Il filo rosso del destino

di Amore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01.Ramen! ***
Capitolo 2: *** 02.Incontestabile ragione ***
Capitolo 3: *** 03.Il quartetto ninja ***



Capitolo 1
*** 01.Ramen! ***


















        IL FILO ROSSO DEL DESTINO

















[Dedico questa storia alla mia nipotina, che non smette mai di farmi sorridere. ^^]










 

01. RAMEN!




 

 

Un odore intenso e meraviglioso invase tutta la cucina. Io seduta al tavolino guardavo impaziente la cuoca che, con movimenti fluidi e presisi, si muoveva tra i fornelli.
Per me, quella, era una danza sublime. Lì davanti, una piccola danzatrice creava una melodia unica di gesti, rumori e odori. In quella piccola stanza, tutto era inconfondibile e irripetibile, ogni cosa sapeva di.. buono. Si, si buono.. in tutti i sensi.
Chiusi gli occhi e sentii il cucchiaio scontrarsi con la grande pentola di rame. Subito immaginai gli spaghetti tuffarsi in una pozza scura di brodo speziato. Le mie papille gustative andarono in fermento. Basta non riuscivo più a resistere.
«Nonna Mai ‘¹’.. quando è pronto il ramen!» dissi sporgendomi sul tavolo per sbirciare i fornelli.
«Un po’ di pazienza..» mi rispose senza girarsi.
«Ma io..» Le parole si bloccarono nella mia bocca. Mi misi composta e rinunciai a fare resistenza.
Avevo un fame da matti. A pranzo non avevo mangiato quasi niente per fare la guardia sul al ponte, e ora mi toccava pure aspettare il mio ramen? Cose da pazzi!
Il mio stomaco brontolò. Appoggiai la testa sul tavolo e iniziai a giocare con le bacchette.
Ho fame.
Ho fame.
Ho fame.
Datemi il mio ramen!
«Su piccolina tirati su..» la voce di nonna Mai mi desto. «Come vanno gli allenamenti con Tezui-sensei?»
«Bene nonna, anche se detto sinceramente non serve poi a molto.. non sto imparando niente» dissi sbadigliando.
Una risata cristallina si diffuse nella stanza. «Fai la brava mi raccomando..» disse mentre buttava altre spezie nella pentola.
«Nonna sto morendo di fame.. oggi mi sono annoiata sul ponte. Non è volata una mosca, non si è visto neanche un ninja.»
«Meglio così non credi?»
«Si, certo, meglio così.» dissi appoggiando la testa sul tavolo.
Per un po’ nessuno parlò, nella cucina si sentiva solo il rumore del mestolo che girava e l’odore del ramen.
«Sei andata da signor Ao oggi?»
Incrociai le braccia, la nonna mi voleva far arrabbiare. Perché parlare di questo ora che ero affamata. Io potevo pensare, volevere e desiderare solo il mio ramen in questo momento, e di certo non ero mentalmente pronta per una predica con i fiocchi. Perchè sapevo benissimo che stava per arrivare.
La nonna intanto aspettava una risposta. Mi presi qualche minuto per riflettere, cosa veramente inutile dato che avevo metà cervello concentrato sulle proteste del mio stomaco. «No, oggi non ho avuto tempo nonna.»
«Mmh» rispose la cuoca che prese a girare più lentamente il brodo.
«Comunque io credo..»
«.. si anche io, credo che ci andrai domani!» disse la nonna Mai interrompendomi.
Scossi la testa disapprovando le sue parole. «Nonna io credo.. credo che non ci andò, ne domani ne dopodomani ne l’altro domani ancora.» L’aria nella cucina si fece elettrica, abbassai gli occhi. Forse era meglio non parlare e aspettare in silenzio il ramen.
«Neyla-chan tu ci devi andare.. è.. è per il tuo bene.»
«Nonna non servirebbe a niente, so già quello che devo fare.»
Il mestolo nella pentola iniziò a girare velocemente ed il tono della cuoca si alzò notevolmente. «No mago‘²’-chan tu non sai quello che devi fare! Rimanere esiliata in questo villaggio sperduto non è una soluzione.»
«Non sono esiliata, a me piace vivere qui..»dissi sorridendo.
«Non fare quel sorriso con me piccolina ti conosco troppo bene. Tu ti nascondi qui, questo è un dato di fatto»
«Nonna non è vero.» risposi seria.
La nonna Mai di tutta risposta si girò verso di me e, con il mestolo in mano, mi puntò. «Allora signorina dimmi quand’è stata l’ultima volta che hai accettato una missione in un altro villaggio?!»
«E questo che centra ora..» Perché stavamo prendendo questo discorso ora? Non volevo viaggiare, e allora? Era un crimine?
«Centra!» disse agitando il mestolo. Si avvicinò a me. «Tu signorina sei una kunoichi di tutto rispetto, allenata dai migliori maestri e con un potere.. che ora, non sei in grado neanche di immaginare.» disse prendendomi il viso tra le sue mani e guardandomi negli occhi. «Potresti fare grandi cose, se solo avessi un po’ di fiducia in te.»
«Nonna.. so di cosa sono capace, e so ancora meglio i limiti che mi devo imporre. Sbaglio o la mia prima maestra mi disse che non dovevo esagerare troppo con i miei poteri?» dissi guardandola. Lei. La mia unica maestra, l’unica che per me avrebbe avuto un titolo del genere. Nonna Mai non rispose e curvò le labbra in giù.
«Comunque lo sai bene che a me tutto questo non interessa. Non mi interessa chi sono, il perché ho quello che ho, e soprattutto che ne dovrei fare. A me basta restare qui, essere Neyla la tua nipotina e proteggerti. E poi se rimango qui è meglio, meglio per tutti.» dissi sorridendole.
«Basta con questi sorrisi!» disse sbattendomi il mestolo sulla testa.
«Aioh» mi massaggiai la testa
«Che discorsi fai! Tu sei.. tu sei la mia nipotina! Non poi permetterti il lusso di rimanere qui e non fare niente. Tu devi tenere alto il nome degli Uzumaki. »
La guardai di sott’occhi. Le sue guance un po’ raggrinzite erano diventate tutte rosse, chi sa se per il brodo o per la discussione. Gli occhi azzurri spuntavano come due lucciole dalla corona di capelli bianchi. Vederla così vicino a me mi fece sorridere. Lei era unica e solo mia; la mia Nonna Mai.
Iniziai a ridere. “Ora Nonna, ti va di ricordare che sono solo un’Uzumaki?”
La mia cara nonnina catturò di nuovo la mia attenzione dandomi un bacio sulla fronte. «Neyla ascolta almeno una volta questa vecchia donna, devi iniziare a vivere la tua vita..capito? Tu devi diventare forte e devi conoscere il mondo, perchè tu piccola mia, sei destinata a cambiarlo.»
«Perché? Perché io! Nonna, sinceramente non credo di essere destinata a qualcosa di così grande.. solo perché lui l’ha fatto, non vuol dire che spetti anche a me. E poi tutto quello che è successo sarebbe solo una motivazione in più per rimane qui dove sono.»
«Allora è questo il motivo.. questo il motivo perché rimani qui. Solo perché lui ha portato tanto odio in questo mondo, tu ti privi della tua felicita?» disse la nonna mettendosi a sedere accanto a me.
«No certo che no.. a me non interessa te lo già detto.»
«E allora se non ti interessa, vai da Ao e accetta la missione!»
«No» dissi alzandomi in piedi. «Nonna non accetterò mai la missione per Konoha.»
«Allora vuol dire che prima mi hai mentito.. ti interessa, ti interessa che lui sia tuo padre.. »
Non volevo sentire una parola di più. Basta così. Perché dovevamo parlare di lui ora? Ora che stavo aspettando il mio ramen! Iniziai a camminare per uscire dalla stanza, quando al capezzale della porta le parole di Nonna Mai entrarono prepotenti nella mia testa.
 «Ti interessa che ti abbia lasciato tutta la sua eredità e che..»
«..e che poi mi abbia abbandoto, nonna? No, te lo già detto. Tutto questo per me non ha nessuna importanza. Lui ha fatto le sue scelte. E io le mie.» dissi e chiusi lo shoji‘³’, non volevo sentire nient’altro.
«Sei veramente sicura di essere libera di prendere le tue decisioni, piccola mago-chan?» la voce di nonna Mai risuono piano nella cucina, un piccolo sussurro che percepii senza sforzo.
Salii in silenzio le scale senza pensare a niente. Entrai in camera e mi stesi sul letto. La pancia brontolò di nuovo e a quel punto la strinsi forte pensando che il ramen sarebbe stato per un altro giorno.  Cercai di svuotare la mente e di non badare ne alla nonna, ne ad Ao ,ne a Konoha, ne al mio “caro” papà. Che ironia! Un uomo con così tante manie di grandezza alla fine era riuscito a rovinare solo la mia vita. Sorrisi piano e nascosi la testa sotto il cuscino. Rimasi lì, immobile per un bel po’ senza riuscire ad addormentarmi, vigile ascoltai i rumori di quello che mi circondava. Il vento che accarezzava il prato, un po’ più lontano la locanda che piano spegneva le luci, vicino alla valle l’acqua del fiume che giocava tra i sassi. Spostai il cuscino e guardai fuori dalla finestra. Che bella luna che c’era quella notte. Bianca e piena. Quasi un presagio. Sospirai. E se fossi andata a Konoha? Se lo avessi cercato e visto, cosa sarebbe successo? Di sicuro uno scontro risulterebbe inevitabile, mi attaccherebbe con l’intento di uccidermi. Il problema è un altro.. io cosa farei? Sapendo l’inevitabile, mi difenderei? Sono sicura che riuscirei ad avere la meglio su di lui, forse potrei anche ucciderlo ma così scatenerei una guerra. L’hokage mi giurerebbe vendetta e con lui tutto il villaggio. E così andrebbe a finire che mi ritroverei contro Konoha e a quel punto? A quel punto potrei anche fare quello per qui sono destinata, no?
Sentii alcuni passi salire le scale e il vorticare dei mie pensieri si interruppe. Alla porta nonna Mai bussò e senza aspettare risposta entrò.
«Già a letto Neyla-chan?» disse accendendo la luce.
«Si nonna.. sono stanca.» risposi.
«Ma non puoi dormire a stomaco vuoto.. tieni ti ho portato il ramen. Mangia.» appoggio davanti a me un vassoio con ciotola e bacchette.
«Su piccolina, va bene così. Non ti preoccupare. Ora mangia.»  
Mi tirai su e presi la ciotola tra le mani. Era calda e il profumo mi stuzzicò il palato. Presi le bacchette e iniziai a  mangiare.
«Lo sai, sei cocciuta come tua madre! Ogni volta che ti guardo me la ricordi..»
«Nonna io..»
«Lasciamo perdere piccolina, ora mangia e finisci tutto.»
«Nonna rispondimi con sincerità. Tu credi che sia un comportamento folle il mio? »
«Folle no.. stupido si. Neyla devi capire che non serve a niente che tu ti privi di tutto per impedire qualcosa, che sinceramente non sai neanche se accadrà. Ti è stata donata una sola vita, e non te ne verrà data un’altra. Quello che perdi oggi non lo recuperi più. Mago-chan.. » disse appoggiando una mano rugosa sulla mia «..anche se la tua vita fino ad ora ti ha dato solo disavventure, non vuol dire che non ti possa donare anche della felicità.»
«Nanna ma io sono felice qui con te.»
«Io non stavo parlando di quella felicità, ma di un’altra.. quella che quando arriva ti stravolge la vita» un sorriso dolce si disegno sul suo viso.
Io iniziai a ridere. «Nonna ma per quello non c’è bisogno di girare il mondo!»
«A no! Cosa vuoi fare.. ti vuoi innamorare di Tongi e passare qui il resto della tua vita?»
Sbarrai gli occhi. Okei, Tongi non era proprio un buon partito, da piccolo passava tutto il tempo a scavare buche per trovare vermi, e non era cambiato poi molto.
«Lo vedi anche tu che qui non hai molte alternative.» disse la nonna sicura di aver fatto centro.
Presi un altro boccone di ramen e non risposi.
«Mago-chan affronta i tuoi dubbi, vai a Konoha.»
«Nonna non voglio, te l'ho già detto. Resterò qui. Proteggerò il villaggio del pettirosso. Proteggerò te. E al resto ora non voglio pensare..» presi un’altro boccone.
La nonna sorrise.
Io continuando a mangiare la guardai sott’occhio. Strano comportamento per una kunoichi di livello S. Mi aspettavo molta più resistenza da nonna Mai. Ammettiamolo, si era arresa troppo facilmente. Finiti gli spaghetti presi la ciotola e bevvi il brodo.
La nonna intanto continuava a sorridere.
«Grazie per il ramen nonna era molto buono.» Dissi mentre riponevo le bacchette nella ciotola vuota.
«Neyla-chan il fatto che tu sia cocciuta non vuol dire che tu abbia ragione. Tu bambina mia te ne andrai di qui che ti piaccia o no, mi dispiace. Fidati l’ho fatto per il tuo bene.»
«Fa-t-to c-osa..?» chiusi gl’occhi e caddi in un sonno profondo.
 


Note per la vostra curiosità:
‘¹’ Mai significa danza in giapponese. ^^
‘²’..Mago significa nipote..
‘³’.. e Shijo sono le porte scorrevoli. 






La vostra piccola AMORE

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Capitolo 2
*** 02.Incontestabile ragione ***






02. Incontestabile ragione





Stupendi lampi di luce disegnavano linee colorate nella mia mente. Confusa e disorientata mi ritrovai a passeggiare in un posto delizioso che non avevo mai visto.
Era una raduna, grande, perfettamente circolare e piena di fiori. Il sole riempiva lo spazio di morbida luce e faceva risplendere il piccolo ruscello che era nei dintorni.
Tutto intorno a me sembrava caldo e familiare.
Il paesaggio era così perfetto da sembrare irreale. Il calore che sentivo, i colori vivaci, i delicati rumori facevano rilassare sia il corpo che la mente.
Mi sentivo libera: camminavo lentamente, a bocca aperta, tra l’erba soffice e i fiori, sfiorata dall’aria calda e dorata.
Ad un certo punto un albero spuntò alto e maestoso al centro della raduna. Istintivamente mi avvicinai. Lì, sotto la verde e folta chioma, i raggi solari filtravano delicati.
Piano mi sedetti sul prato e appoggiai la testa sul tronco. Cercai di rilassarmi e subito una piccola brezza mi scompigliò i capelli.
Rimasi lì, ferma e immobile, perdendo la percezione del tempo, gli occhi chiusi e le mani che accarezzavano i fili d’erba.
Quando qualcosa sfiorò il mio naso, mi destai e tra le mie mani ritrovai una piccola foglia.
“Deve essere caduta dall’albero..” pensai e senza accorgermene sorrisi.
Curiosa iniziai a guardare il seccatore. Era piccolo, con la punta rivolta in su e di colore verde; era rigida ma non molto, matura e vigorosa.
“Una piccina fogliolina un po’ verde e birichina” risi a quelle parole. Come potevo pensare una cosa del genere su una foglia?
Mentre la guardavo rimanere in equilibrio sulla mia mano, improvvisamente prese fuoco.
“Ma cosa..?” Una fiamma rossa divampo nella mia mano e istintivamente la tirai via.
La vivace lingua di fuoco cadde per terra.
Stupita da quanto era appena successo iniziai a massaggiarmi la mano. Stranamente nessuna scottatura era rimasta sulla mia pelle.
Guardai per terra e notai che la fiamma era svanita così come si era creata.
“Cosa è successo?” mi inginocchiai per osservare meglio la fogliolina.
Sul terreno spuntava sola, verde e rigogliosa come prima.
Avvicinai piano la mano all’esserino verde ma, a pochi centimetri da lui, un folata di vento la fece volare via. Con lo sguardo lo seguì. Si alzò in aria e fece qualche giravolta allontanandosi da me.
Subito mi alzai in piedi desiderosa di seguirla, ma appena allungai la mano per cercare di prenderla, la fogliolina scomparve, nascondendosi nella luce del sole. Un bagliore bianco mi colpi e sbattei più volte gli occhi.
Una stanza dal mobilio essenziale si disegnò davanti a me. Allungai una mano e strinsi la coperta del letto su cui ero distesa.
La testa mi girava un po’ e la bocca era pervasa da un sapore amaro e sgradevole. Provai a chiudere gli occhi per riaddormentarmi, ma un brivido mi percorse la schiena. Velocemente tornai vigile e mi misi a sedere.
In quella camera non si vedeva gran che, tutto era in penombra e l’unica fonte di luce proveniva dalla porta socchiusa. Ma il buio non bastava a celare il suo segreto: ne era certo, quella non era la mia stanza, e neanche una fantasia.
Dov’ero?
Allungai la mano vicino alla gamba e controllai di avere ancora le mie armi ninja. Appena toccai il primo kunai mi tranquillizzai.
Non potevo rimanere lì ferma ad aspettare, dovevo capire cosa stava succedendo. Facendo attenzione mi avvicinai alla porta.
Un grande vociare iniziò a  provenire dall’altra parte dell’uscio, non persi tempo e sbirciai aldilà.
Un uomo era seduto davanti alla mia porta, con la testa girata conversava, anzi rimproverava un ragazzino vicino a lui.
Lo riconobbi subito, lì a fare la guardia c’era Ao.
“Cavolo! Deve essere stata nonna Mai!” pensai.
Quando mi guardarmi in torno, tutto fu chiaro. Non ero stata rapita e non dovevo difendermi da nessun nemico. Non ancora.
Quello era il palazzo del Mizukage e io dovevo essere lì per accettare gli ordini del maestro Ao.
“Non è possibile! Come ha fatto la nonna a portarmi qui..”
Ma i miei pensieri furono interrotti dalla loro conversazione.
«Signore, penso si sia svegliata..» disse il ragazzo.
«Me ne sono accorto anche io. Direi.. che è il caso di non calcare tanto la mano.. gli ordini sono stati precisi, aspettiamo che esca.» disse il sensei un po’ preoccupato.
«ahaha.. Ao-sensei ha paura che la Mizukage la punisca un’altra volta?» chiese divertito.
«No, certo che no! Io sono un uomo e non ho paura di nessuno. Aspettiamo e basta.»
Il ragazzo non rispose, ma continuò a ridere.
“E ora che faccio? L’unica cosa che mi resta da fare è cercare di rifiutare la missione in tutti i modi possibili. Sono pronta anche allo scontro.. okei ora non esageriamo, allo scontro no.. Ao mi stende.” Sospirai.
«Nonna giuro che questa me la paghi.» Afferrai il pomello della porta e sussurrai tra me e me queste parole.
Piano e contro voglia l’aprì. Le mie due guardie del corpo alzarono contemporaneamente la testa per guardarmi e poi sorrisero.
«Finalmente ti sei svegliata piccola Neyla.. » disse il sensei.
«Dormito bene?» mi chiese Chojoru con voce premurosa.
Annui ad entrambi, poi sorrisi, cercando di apparire il più normale possibile per celare il nervosismo che provavo.
«Neyla perché stai sorridendo?» chiese Ao.
Un tic poco salutare colpì il mio occhio sinistro.
Ma oggi il sensei voleva farmi arrabbiare?! Perché se quelle erano le sue intenzioni ci stava riuscendo benissimo!
Strinsi la mano per placare la ormai ovvia rabbia che mi ribolliva dentro.
Come avevo fatto a finire in quella situazione..
Lo guardai allargando ancora di più il sorriso. «Sorrido perché mi va di sorridere, no?!» risposi.
L’aria si fece elettrica. Non solo ero stata trasportata li contro la mia volontà.. ora mi toccava anche sopportare le frecciatine di Ao?
Sospirai rassegnata.
«Scusatemi ma.. non ricordo, come sono arrivata fino a qui.. »
In un primo momento nessuno mi rispose. Ao abbasso gli occhi cercando di apparire disinteressato mentre Chojoru prese a mordersi le labbra.
Guardai Chojoru un po’ confusa, perché ora facevano così?
Il ragazzo appena si accorse del mio sguardo, arrossì. «Sensei.. coraggio glielo dica, gli ordini sono stati chiari!» disse un po’ imbarazzato ma poi si fece sfuggire una risata.
«Smettila tu! Porta rispetto.. i giovani d’oggi sono degli scansa fatiche!» urlò Ao puntando il dito contro il suo allievo.
«Certo certo..» rispose il ragazzo continuando a ridere.
Il divertimento di Chojoru contagiò anche me facendomi dimenticare quello che stava succedendo. Risi anch'io pensato a tutte le volte che Ao mi aveva sgridato e a tutte le altre in cui era stato lui ad essere punito dalla Mizukage.
Il sensei per un po’ ci ignorò ma poi stanco, e tutto rosso in volto, si rivolse a me alzano parecchio la voce per farsi sentire. «Allora.. diciamo che possiamo tralasciare il “modo”» disse facendo le virgolette con le dita «.. in cui sei arrivata nel palazzo del Mizukage, direi che è più importante parlare del perché sei qui.»
Smisi di ridere e tornai seria. Il punto di rottura si stava avvicinando.
«Va bene.. credo sia il caso che ne parliamo, una volta per tutte..» Dissi sorridendo al mio nemico.
Lui prese coraggio e disse «La missione Hato‘¹’ del quarto rotolo dell’acqua deve essere assegnata ad un jonin esperto. Il consiglio ha deciso che il miglior ninja a disposizione per svolgerla sei tu.. hai le capacità di affrontare la missione da sola e di portarla a termine nel minor tempo possibile.. ti verrà..»
«No. » dissi decisa interrompendolo. « Sensei può anche smettere di parlare.. non ho intenzione di accettare.»
«Neyla.. non ti sto chiedendo se la vuoi accettare. Ti sto dicendo che devi prepararti perché stai per andare in missione. Mi dispiace.. ma questa volta non hai scelta.»
I miei occhi diventarono rossi come il fuoco.
«E come se ho scelta! Io non ci vado. Non mi importa se lo dice il consiglio o nonna Mai.. io a Konoha non metto piede.» risposi.
«Devi! Agli ordini si obbedisce, quindi preparati tra poco partirai.»
Scossi la testa in disaccordo. «No» sussurai.
Abbassai lo sguardo.
“Perché io?”
«Accetta Neyla-chan» disse piano Chojoru.
«No» ripetei.
«Perché no? Konoha è bella, io ci sono stato. Ti piacerà fidati e poi la missione è facile, ma.. ma se poi non ci vuoi andare perché ti senti sola..ti accompagno, se ti va?» mi chiese dolcemente il ninja.
Un piccolo e grazioso villaggio comparve nella mia mente, ma lo cacciai con la stessa velocità con cui era arrivato.
«No» non potevo cedere.
«Ma..»
« Chojoru, tu non capisci. Non posso.» alzai lo sguardo e guardai intensamente Ao.  «Maestro disobbedirò hai suoi ordini.»
«Ragazzina hai capito cosa ho detto o no? Non puoi decidere a tuo piacimento. La scelta è stata già fatta, e sei tu questa scelta. Quindi mettiti l’anima in pace kunoichi, prendi armi e rotolo e vai a Konoha!»
«No! Non ci vado.»
«Scommettiamo invece che ci vai?» chiese sarcasticamente.
«N..» stavo per dire il mio ennesimo “no” quando un chakra caldo e estremamente magnetico divampò nell’aria. Una porta alla fine del corridoio si aprì piano facendo uscire una donna  dal kimono elegante.
«Volete smetterla di fare tanto baccano. Dico io, ma vi rendete conto di che ore sono? Sono le tre del pomeriggio e io vorrei riposarmi..» Il corpo della donna era slanciato e fasciato di blu, un colore che contrastava la folta chioma rossa. Lo sguardo di fuoco della Mizukage si vedeva anche lontano chilometri.
Iniziai a tremare. Tutti, ma non lei.
E ora cosa avrei fatto?
«Si può sapere cosa sta succedendo qui..?» chiese lei avvicinandosi a noi.
Il maestro Ao sorrise sicuro di avere ormai la vittoria in mano.
Amara era la consapevolezza della sua vincita.
Nessuno rispose alla domanda della Mizukage.
La donna abbastanza innervosita iniziò a fissare Ao il quale dopo aver bisbigliato qualche parola incomprensibile disse. «..signorina Mei, è arrivato il jonin del villaggio del pettirosso‘²’ per prendere parte alla missione.»
«Bene..» disse guardandomi, poi sorrise «Neyla-chan sono contenta che tu abbia accettato di comune accordo la missione, vedrai.. portare i trattati di pace al villaggio della foglia sarà divertente.»
Io diventai tutta rossa.
Un vocina dentro di me iniziò ad urlare: “Un attimo un attimo.. quando avrei acconsentito? E che vuol dire -sarà divertente- ?”
Potevo fare ancora un passo in dietro prima di cadere dal dirupo?
«Mizukage io..» cercai di mettere in fila due parole sensate. Dovevo riuscire a spiegare a Mei Terumi, la regina della lava, che non avevo nessuna intenzione di andare a Konoha.
Averi fatto una brutta fine..
«..hai coraggio da vendere.» Ao bisbigliò queste parole guardandomi ammirato.
Stavo facendo una pazzia? Forse, forse Konoha non era così male.. di certo era meglio di assaggiare la lava incandescente..
I miei pensieri furono interrotti dall’ombra scura della Mizukage che si diffondeva nell’aria.
«.. Hai un corteggiatore da vedere.. » bisbigliò. «.. Hai.Un.Corteggiatore.Da.Vedere. Ao ti avverto per l’ultima volta, la mia vita privata non è affare tuo. Dammi fastidio un’altra volta e ti sciolgo la lingua..» disse la donna seria e con un tono freddo come il ghiaccio.
Io deglutii.
Okei, ammettiamolo Konoha era veramente una bella meta turistica da dover assolutamente visitare.
Il povero uomo vittima di un palese equivoco indietreggiò impaurito.
«Bene!» la voce della Mizukage risuonò pimpante. «Dicevi piccolina?» mi chiese sorridendo.
«..io..»iniziai a balbettare. Chiusi gli occhi rassegnata. «Accetto la missione Hato.» dissi controvoglia. Dette quelle parole non c’era più possibilità di tornare indietro. Avevo detto di si, e per giunta davanti al capo del villaggio.
Rassegnata chiesi «Quando.. quando dovrei partire?»
I miei tre interlocutori sorrisero tranquilli. Ao guardò Chojoru trattenendo una risata.
Vedendo quella scenetta, una domanda fece capolinea nella mia testa.
“Era stata tutta una messa in scena?”
La risposta arrivò subito: si, e ci ero cascata con tutte le scarpe.

 
Quella stessa notte mi misi in viaggio per raggiungere l’ultimo posto in cui sarei mai voluta andare. Ci misi tre giorni. Corpo e mente erano del tutto contrari ad avvicinarsi a quel villaggio, ma bastava la paura dell’ira della Mizukage a muovere i miei piedi.
Quando vidi i primi alberi sempre verdi capii di essere arrivata.
Un maestoso portone di legno si scagliava d’avanti a me; il buoi ne celava il mistero. 
Era una notte di luna piena quando scoprii Konoha.




Note per la vostra curiosità:
‘¹’ Hato in giapponese significa colomba, mi sembrava un nome adatto per una missione di pace... ^^
‘²’ .. il villaggio del pettirosso (nominato anche nel primo capitolo) invece credo che non esista in naruto, quindi concedetimi questa fantasia. 




                                                                                                                                                                                Amore

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Capitolo 3
*** 03.Il quartetto ninja ***


[Come promesso sono tornata attiva. Cercherò di rispettare tutte le scadenze - ehii ci sto provando! - quindi eccomi ritornata anche con IL FILO ROSSO DEL DESTINO. Mi sa tanto di avervi un so fatti incaz**** visto che i miei untimi due aggiornamenti sono andati a vuoto. Totalmente a vuoto, non ho ricevuto nessuna recensione, solo un mucchio di lettori che leggono e spariscono. Questo mi ha fatto venire un sacco di seghe mentali "Sono io che scrivo da schifo? O sono arrabbiati? O troppo pigri? O sono davvero io che scrivo cose così pessime?" insomma pensieri che aumentano la mia autostima. xD Con il terzo capitolo di I-F-R-D-D vi chiedo umilmente una recensione, almeno per non farmi diventare pazza ok? ^^'' Fatemi sapere cosa ne pensate. Buona lettura popolo di Efp e buona notte.
xo xo Amore]  


03. Il quartetto ninja

 

La porta si scagliava maestosa e imponente nella notte scura.
Mossa da chissà quale forza, feci un passo per avvicinarmi.
“Quella era Konoha... ” Pensai.
Una strana sensazione attraversò il mio corpo, mi guardai attorno.
C’era troppo silenzio. Avevo di sicuro attraversato da molto la barriera del villaggio, eppure nessun ninja era ancora venuto a fermarmi. Quando sarebbe arrivata la prima squadra di confine per controllare la falla nella barriera?
Intorno a me nulla si muoveva.
Possibile che un villaggio grande come la foglia non badasse ai sui confini? Possibile che nessuno si era accorto che ero qui? Possibile che non erano stai inviati dei ninja per controllare?
No, impossibile.
Se intorno a me si muovevano solo le foglie portate via dal vento, non era perché non c’era nessuno, ma solo perché chi c’era si stava nascondendo.
Misi in allarme i miei sensi, alla ricerca di un nemico nascosto nell’ombra. E non fu molto difficile trovare i quattro ninja che mi stavano sorvegliando.
Sorrisi.
La mia mano si mosse da sola e, stesa lungo il fianco, accarezzo la punta del primo shuriken.
Le immagini di uno scontro con uno shinobi sconosciuto di Konoha fecero subito capolinea nella mia testa.
Azione. Adrenalina. Justu nuovi e inaspettati.
Uno scontro senza esclusione di colpi si disegnò nella mia mente, ma presto arrivò la figura della Mizukage a frenare ogni mia fantasia. La presenza dei rotoli di pace si fece sentire, così tanto, da farmi rinunciare definitivamente ad attaccare chiunque mi stesse aspettando dietro quegli alberi.
«Ehi voi, lì dietro. Che ne dite di smettere di giocare a nascondino?» dissi piano e con un tono scocciato. Odio ammetterlo, ma uno scontro mi sarebbe piaciuto.
Da bravi shinobi addestrati, non si mossero.
Aspettai altri pochi minuti ma la situazione non cambiò.
Nessuno dei miei nemici fece la prima mossa.
Sospirai scocciata, ma dentro di me sorrisi soddisfatta.
Era proprio quello che volevo, un tacito assenso per uno scontro memorabile.
“Cara Mizukage, io le buone maniere le ho usate.. ma non sono voluti venire fuori..” pensai divertita.
In due secondi scattai alle spalle del ninja più vicino. Lo bloccai, braccia e gambe erano legate con il mio filo di chakra.
Il ninja non ebbe neanche il tempo per opporsi che già lo avevo trascinato giù dall’albero dove si era nascosto.
“Questo avversario è troppo lento.” pensai dispiaciuta.
«Meno uno..» sussurrai.
Mi voltai pronta per catturare un altro ninja, ma la squadra di Konoha mi blocco la strada.
«Il gioco finisce qui.» sentenzio uno dei ninja. «Liberalo.» La sua voce taglio l’aria, in un ordine secco che non ammetteva repliche.
Lo guardai. Aveva la classica tuta da jonin e il coprifronte del villaggio. Un tipo strano, dalla capigliatura insolita che lo faceva assomigliare a uno spaventapasseri. Però aveva un certo carisma, della serie che le sue parole erano state poche ma efficaci, mi avevano messo i brividi.
Per quanto i loro riflessi lasciassero desiderare, sembravano comunque bel addestrati gli shinobi di Konoha. Addestrati ad uccidere. E l’unica cosa che riuscivo a pensare in quel momento era che volevo mettere alla prova lo strano bamboccio che aveva parlato.
Nessuno degl’altri mi interessava, ma lui.. lui mi trasmetteva quella scarica d’adrenalina che cercavo.
«Liberalo. Non lo ripeterò un’altra volta.» sentenziò ancora il ninja dall’aria fiera e arrabbiata. Nella notte scura non riuscivo a vedere nulla del suo viso.
Allentai i fili di chakra e liberai il suo compagno.
«Abbassate le armi ninja scemi del villaggio dell’alga fritta! Sono un ambu del quinto Mizukage, aprite questa diavolo di porta e fatemi entrare. Voglio tornare a casa entro domani.» Dissi in fretta e con un tono di sfida.
Volevo provocarli.
Almeno così, in uno probabile scontro, la mia sarebbe stata legittima difesa.
«Un ambu del paese dell’acqua?» chiese diffidente un membro della squadra. Aveva i capelli scuri e gli occhi stanchi, segno di un turno lavorativo lungo e faticoso. La cosa che colpiva di più nel suo aspetto era il grande shuriken che si portava dietro la schiena. Le punte affilate si vedevano luccicare anche di notte.
Non risposi ne cercai di rassicurarli, attesi la loro reazione sperando per il peggio.
Volevo combattere.
«Cosa vuole la Mizukage per mandare un ambu in piena notte senza avvertire prima?» domando il terzo componente, mentre aiutava il compagno che avevo catturato a rialzarsi da terra.
Cercai di stare in silenzio ma i loro sguardi interrogativi cercavano risposte e mi costrinsero a parlare. «Questa è un informazione che non posso dare a chiunque. Mi è stato ordinato di parlare solo con l’Hokage in carica. Quindi aprite il portone, odio ripetermi.»
«Non è di certo così facile entrare nel nostro villaggio.» Rispose divertito il ninja spaventapasseri.
Io sorrisi tranquilla.
«O voi aprite il cancello, o me lo apro da sola. Decidete.» Avrei tanto voluto dirlo!
Dio quanto avrei voluto!!
Ma l’immagine della Mizukage mi ricordò che quella era una missione “pacifica”, per quanto io odiassi Konoha dovevo trattenermi.
Per questo non dissi niente e aspettai, arrabbiata come non mai.
Davanti a me ora vedevo solo quattro scimmie cretine che non volevano aprire il cancello.
«Se lei è realmente quello che dice di essere non ci saranno problemi se mi mostra il sigillo della missione..» chiese cortese lo spaventapasseri. Il suo tono era cambiato drasticamente dalle prime battute, ora sembrava gentile e cordiale.
Mi stupii di questo cambiamento, ma cercai di non badarci imbarazzata. Sentimento che non capii da dove nasceva.
Infilai la mano sotto la tunica da viaggio e cercai il sigillo dove era scritta la mia missione. Si trattava di un rotolo riconosciuto dai cinque paesi che a contatto con il mio chakra - quello di un ambu riconosciuto - faceva apparire il sigillo dei mio paese d’origine. Una sorta di passaporto legale per entrare negli altri paesi e per svolgere missioni burocratiche come questa.
Un passaporto che.. non trovavo!
Cercai la seconda, terza e quarta volta nelle poche tasche interne che avevo ma niente.
Il panico iniziò a impossessarsi di me.
“Ora va a finire che mi crederanno davvero un impostore e che non mi faranno entrare! E.. e poi la Mizukage chi la sente? Ao? Nonna Mai?” pensai allarmata.
«Allora..?» chiesero i ninja.
Terrorizzata balbettai qualche parola di rammarico e continuai a cercare.
«Il sigillo dov’è? Qui non vogliamo perdere tempo, anche noi vorremmo tonare a casa entro domani.» disse ironicamente il ninja stressato dal lavoro facendosi scappare una risatina.
Cosa che era meglio evitare, perché io odiavo essere presa in giro.
Lo odiavo così tanto, che sentii il mio chakra divampare furioso nel mio corpo e gli occhi infuocarsi.
«NON STO MENTENDO! SONO UN AMBU DEL PAESE DELL’ACQUA. QUINDI O APRITE QUEL MALEDETTO PORTONE DI VOSTRA SONTANEA VOLONTA’ O ME LO APRO DA SOLA. AVETE CAPITO ORA!»
Mi accorsi di aver urlato ad alta voce quello che stavo pensando e ormai era troppo tardi per rimangiarsi qualsiasi parola.
I ninja della foglia si spaventarono nel vedere quella versione di me.
«Ma lei chi si crede di essere?»
«E’ un individuo pericoloso dovremmo allontanarlo al più presto.»
«Si hai ragione non c’è altro da fare. Tecnica di confinamento: Sonno eterno! »
Stava succedendo tutto così in fretta.
Avevo sottovalutato questi ninja.
Uno di loro - quello che avevo catturato in pochi secondi - in altrettanti aveva composto i sigilli e mi stava per addormentare con un jutsu.
Non sapevo cosa fare per fermarli.. io.. io non stavo mentendo!
Il mio chakra si espanse così tanto da creare una sorta di guscio protettivo. Una barriera.
I ninja che mi stavano attaccando mi guardarono spaventati, stavano pensando che li stessi attaccando. Ma la mia era solo una istintiva mossa di difesa!
Nella mia mente una voce urlava che quella sarebbe stata la fine, quei quattro ninja mi avrebbero giudicata colpevole di un attacco kamikaze al villaggio della foglia!
Stavo per essere giustiziata! No peggio, torturata per estorcermi dei segreti di stato.
«Ok va bene calmiamoci. Signorina, cioè ambu del paese dell’acqua mi segua può entrare.» disse calmo il ninja spaventapasseri mostrandomi un sorriso.
Shokata lo guardai.
«Come?» chiesi imbambolata.
Non mi stavano per trascinare in un buia cella per torturarmi fino alla morte?
«Può entrare.» disse sorridendomi.
«Sensei ma cosa dice? E’ un nemico che deve essere allontanato dal villaggio!» dissero in coro i suoi compagni.
“Giusto giusto!” pensai nella mia mente. Io nemico. Loro torturatori.
«Oddio! Non mi dite che non vi siete accorti di niente..» dissi il ninja indicando un punto preciso vicino ai miei piedi.
Abbassai lo sguardo e lo vidi: il sigillo!
Il sigillo splendeva di una luce celeste accesa mostrando quattro piccole onde, simbolo del mio paese.
Il mio cervello velocemente collegò ogni tassello: nella fretta di cercarlo il rotolo doveva essermi caduto per terra, e grazie alla mia barriera difensiva il mio chakra era riuscito a raggiungerlo e ad essere assorbito.
Sorrisi rassicurata.
«Quindi.. se ancora desidera entrare, può seguirmi.» disse Mr. Spaventapasseri con un tono di voce caldo e accogliente.
Lo vidi superarmi e farmi strada verso il grande portone in legno.
Senza indugiare lo seguii e quando gli fui accanto, proprio quando le porte iniziarono a schiudersi, gli bisbiglia  «Arigatou gozaimasu.» assicurandomi che potesse sentire solo lui. 



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