Awakening-Risveglio

di Yuki Kiryukan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prime Impressioni ***
Capitolo 2: *** Inquietudine ***
Capitolo 3: *** Avvertimenti ***
Capitolo 4: *** Presagi ***
Capitolo 5: *** Intrighi ***
Capitolo 6: *** Sospetti ***
Capitolo 7: *** Frustrazione ***
Capitolo 8: *** Desiderio ***
Capitolo 9: *** Rivelazioni ***
Capitolo 10: *** Verità Crudele ***
Capitolo 11: *** Ansia e Confusione ***
Capitolo 12: *** << Lasciami Andare >> ***
Capitolo 13: *** Imperdonabile ***
Capitolo 14: *** Sfida ***
Capitolo 15: *** Attrazione Letale ***
Capitolo 16: *** Complicità ***
Capitolo 17: *** Nella Radura ***
Capitolo 18: *** Passato Buio ***
Capitolo 19: *** Alleata ***
Capitolo 20: *** Riappacificazione ***
Capitolo 21: *** "Brava Ragazza" ***
Capitolo 22: *** Precipizio ***
Capitolo 23: *** "Prendi La Tua Decisione" ***
Capitolo 24: *** Quando La Favola Finisce ***
Capitolo 25: *** Prima Dell'Inizio ***
Capitolo 26: *** Scontro ***
Capitolo 27: *** Incontro Indesiderato ***
Capitolo 28: *** Pazzia ***
Capitolo 29: *** Momento Cruciale ***
Capitolo 30: *** Arrivederci ***
Capitolo 31: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Prime Impressioni ***


 Salve a tutti!! <3 Sono Yuki! :D
Mi sono appena iscritta a EFP e questa è la prima storia che pubblico! >.< Magari come inizio non è un gran chè, ma seguitemi e vedrete che migliorerò! O almeno ci proverò! ^^'' Spero che recensiate in molti! <3
A presto!  
 


               
                                                                                                Prime Impressioni

 
 
 
 
 
 
 

La prima parola che mi venne in mente fu: claustrofobia.

Erano ormai diversi minuti che squadravo con occhi diffidenti quello pseudo edificio che era da poco diventato la mia nuova scuola.
Di norma, almeno l’aspetto esteriore di un edificio scolastico dovrebbe attrarre i futuri studenti, ingannandoli con la prospettiva di un’allegra vita scolastica... Quello invece, sembrava voler esprimere tutto il contrario.

L’architettura complessiva era spigolosa ed ingombrante, chiusa su se stessa. Anche solo il massiccio e arrugginito cancello trasmetteva quella pesante sensazione di chiuso.

La seconda parola che mi balenò nella mente fu: tetro.

Osservavo la pareti dipinte di un grigio scuro e  metallico, le finestre nere, pesanti e sbarrate. Non si vedeva l’ombra di una palestra, ne un giardino ricreativo.


Come diavolo avrei fatto a passare i miei prossimi tre lunghi anni in un posto come quello?

Mi trovavo talmente bene nella mia vecchia Phoenix City, che non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che ci fossimo dovuti trasferire in fretta e furia in Dallas, senza il minimo preavviso.

Mio padre aveva deciso tutto da solo, e questo mi aveva fatto non poco arrabbiare. Mi aveva fatto sentire davvero insignificante. Cos’è, la mia opinione non contava nulla?

Mi sveglio una mattina e la prima cosa che mi dice, al posto del solito: "Buongiorno tesoro, anche oggi hai dormito troppo" ; è invece, un terribile: "Finalmente in piedi! Ho già preparato le tue cose! Si parte! No, non guardarmi con quella faccia tesoro! Sarà un po’ improvviso, ma non preoccuparti, ti spiego strada facendo!"


Ti spiego strada facendo, un corno!

La cosa che mi aveva spiegato, era che la compagnia assicurativa in cui lavorava aveva deciso di trasferirlo in Dallas, con un preavviso di tre giorni.

La mia vita si era ribaltata nel giro di pochi giorni. Le mie certezze erano cadute come birilli, e mi ero ritrovava con solo una valigia in mano, nella macchina di mio padre, diretti per un posto che non sapevo nemmeno qual’era, ma che già odiavo con tutta me stessa.

E la mia nuova scuola non migliorava certamente le cose.

Sopporta, Rebecca Jane Callaway. Qualcosa di buono alla fine potrebbe sempre uscirne.

Ma dove?


Prepariamoci a passare gli anni più bui e monotoni della mia vita. 

Fu l’ultima cosa che pensai prima di varcare la grande entrata.
 



A quel tempo, non sapevo ancora quanto mi sbagliassi.  Non sapevo ancora che dopo aver incontrato lui...la mia vita non sarebbe mai più stata come prima.  

Molto presto, avrei rimpianto amaramente quella monotonia. 






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Capitolo 2
*** Inquietudine ***



                                                                    Inquietudine                                          
 

          
 
 
   << Allora… Lì ci sono le varie aule, di là i laboratori, passando per di qua invece, sali le scale, giri a destra e ti trovi la palestra. Sai, dall’esterno non si vede, ma abbiamo anche il campo di football! Bello grande pure! Devi uscire dalla palestra per accedevi però! E il capanno degli attrezzi è immediatamente alla sinistra! >>

D’accordo…avevo rimosso tutte quelle informazioni nel giro di pochi nanosecondi.

Dopo essere andata in segreteria a consegnare i moduli d’iscrizione, ero stata affidata ad una ragazza, il quale nome credevo fosse Amelia, che avrebbe dovuto farmi fare il giro dell’istituto.

  << “Sei Rebecca Jane Callaway vero?”>> mi aveva detto sorridente  <<  “Amelia Sound! Ma puoi chiamarmi Amy”! >> si era presentata << “Vieni, che ti faccio fare un giro!” >>

E dopo aver fatto diverse volte su e giù tra i vari piani,  ci ritrovavamo in mezzo a corridoi quasi deserti, dove delle persone, che dovevano essere professori, giravano qua e là, rivolgendoci occhiate curiose. Probabilmente mi sbagliavo, ma a giudicare dalle espressioni che assumevano guardandomi, mi sembrava di scorgere nei loro occhi un messaggio fin troppo chiaro: Che diavolo ci fa una ragazza come lei qui?

Beh, nemmeno io volevo trovarmi in quel posto!

Sbuffai, e tornai a concentrarmi sull’architettura dell’edificio. L’interno non era così male, sembrava una normale scuola. I corridoi con gli armadietti di metallo,  le pareti tappezzate di avvisi e comunicazioni, i laboratori, le aule…

Tutto…normale.

Eppure, sentivo impressa sulla pelle, la sgradevole sensazione di inquietudine che si ostinava a non volermi abbandonare da quando avevo varcato il cancello d’ingresso.

Continuavo a guardarmi intorno senza dire nulla, e Amelia mi diede un'energetica  pacca sulla spalla.   << Stai tran-qui-lla! >> esclamò sorridendomi, e  scandendo bene le sillabe  << Ti abituerai presto a questo posto! Quando impari a conoscerlo ti rendi conto che non è così male come sembra! >>

Le rivolsi il miglior sorriso che riuscì a fare, che probabilmente doveva assomigliare più ad una smorfia, ma quelle sue parole non mi fecero sentire meglio.

Per niente.

“Non è così male”… Avevo la netta sensazione di dover scoprire ancora molto di quel posto…e non della sua architettura…

Ma di molto più profondo…

Stavo per chiederle qualcosa, ma fui interrotta da un brusio fastidioso. 
Vidi Amelia sospirare   << Mmh… i corridoi si stanno popolando… >> annunciò.

Il mio cuore accelerò i battiti.

Poi, troppo in fretta per i miei gusti,  cominciò la battaglia contro la marmaglia di studenti, che mi rivolgevano degli sguardi curiosi ed indagatori.

Evidentemente li i nuovi arrivati erano cosa rara….

E in seguito, fu solo un susseguirsi frenetico di bisbigli e occhiate d’intesa fra di loro. E l’oggetto di tanto movimento ovviamente ero io.

Ebbi il presentimento che avrei conosciuto mezza scuola ancora prima di metterci piede. O che loro avrebbero conosciuto me. La cosa non era molto diversa.

Mentre li osservavo passarmi davanti, notai qualcosa.

Impossibile non notarla.

I loro sguardi non erano curiosi, no. Erano…minacciosi.

Rughe di disappunto corrucciavano le fronti pallide di tutti gli individui che ci affiancavano, o che ci camminavano parallelamente, sia maschi che femmine.

I primi, con le mani strette a  pugno, ci rivolgevano sguardi di sfida, come se non sperassero altro che azzuffarsi con noi in una violenta rissa. Mi sembrava addirittura di scorgere con orrore l’adrenalina che brillava nei loro occhi solo al quel pensiero.

Rabbrividii in particolar modo nell’incrociare lo sguardo glaciale di un biondo che teneva un pacco di sigarette stretto in mano, e che sembrava sul punto di stritolare.

Le seconde invece, alcune sbattevano le ciglia con disappunto, altre le vidi mordersi il labbro inferiore, colorato di un rosso acceso. Altre ancora si morsicavano le unghie smaltate.

Mi irrigidii. Decisi di distogliere lo sguardo, e fissai dritto davanti a me. Forse mi stavo facendo solo un sacco di paranoie, anzi, molto probabilmente era così.

Le inutili paure che si creava la “nuova arrivata”. Voltai lo sguardo ad Amelia, che affiancava la mia sinistra e deglutii sgranando gli occhi.

Anche lei aveva dipinto sul volto un ghigno che non riuscii a decifrare. Il luccichio nei suoi occhi mi fece rabbrividire. Anche lei sembrava sul punto di saltare addosso alle persone che ci circondavano.

Le labbra erano contratte in una smorfia, stirate in una linea sottile,  ma sembrava digrignare i denti sotto di esse.

La tipica espressione di un predatore che ha avvistato la preda. Sembrava proprio che l’unica cosa che li trattenesse entrambi dallo scannarsi a vicenda, fosse la mia presenza.

Un brivido mi attraversò al colonna vertebrale. La sensazione di inquietudine si rafforzò e avvertii il crescente bisogno di allontanarmi da li, ed anche in fretta, prima di soffocare sotto il peso di quell’aria carica di tensione.

  << I-io… >> balbettai. Accidenti, dovevo riprendere il controllo  << Credo che tornerò in segreteria… >>

Amelia si voltò verso di me, ed io, incapace di sorreggere il suo sguardo, preoccupata che si accorgesse della mia inquietudine, lo distolsi, fingendomi occupata a rovistare all’interno della mia borsa nera.  << Credo di avere altri moduli da dover consegnare… >>continuai con voce insicura.

Sperai con tutta me stessa che non si fosse accorta dal mio turbamento.

Lei alzò le spalle  << Come vuoi. Ti accompagno >>

  << Non serve! >> mi affrettai a dire, alzando improvvisamente lo sguardo.

Mi scrutò con aria perplessa, poi rivolse lo sguardo intorno a noi, e di nuovo i suoi occhi assunsero uno strano luccichio.  << Sei sicura? >> mi chiese con uno strano timbro di voce, tornando a puntare gli occhi scuri sui miei, contrariamente chiari  << Sai ritrovare la strada? >>

  << Si! >> mentii. In realtà non avevo idea da che parte andare, ma tutto pur di andarmene da quel posto che si stava facendo ogni secondo più teso per una ragione  che non riuscivo ad immaginare.

Mi studiò ancora per qualche secondo, poi scrollò le spalle  << Va bene >>  acconsentì infine << Ci vediamo a lezione. Ho confrontato i nostri orari. Abbiamo letteratura insieme come prima lezione >>

  << Certo  allora ci vediamo a lezione >> acconsentii con un cenno dei capo, prima di riposizionarmi la borsa in spalla, e cominciare a dirigermi a passo svelto alla mia sinistra.

Non feci più di tre passi, che Amelia mi richiamò subito dopo << Rebecca >>

Mi fermai di scatto e deglutii nel voltarmi, mente il mio ritmo cardiaco galoppava senza sosta   << …Si? >>

Incontrando il suo sguardo, ebbi l’amara impressione che avesse capito tutto.  Ma lei mi sorrise, come se nulla fosse, mettendosi le mani sui fianchi  << La segreteria è da quella parte >> mi indicò le scale sulla destra.

Divenni paonazza dalla vergogna. Che razza di stupida. Stupida, stupida e stupida.

Mi maledissi ancora e tornai sui miei passi.

  << Sei sicura di saperla ritrovare? >> continuò Amelia alzando un sopracciglio senza perdere il sorriso, che tuttavia aveva assunto una strana piega.

  << Si, si… >>mugolai con la testa bassa << Mi ero solamente confusa con le scale che stanno dalla parte opposta… >>

Che scusa ridicola.

  << Ah, si… >> accordò lei con un cenno del capo.

  << Allora a dopo >> la salutai, e sgattaiolai per le scale più in fretta che potei.

Le scesi con gran foga, saltando diversi gradini, e rischiando più volte di inciampare. Nel mio percorso incrociai diversi studenti, ma non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo su di loro.

Chissà in che modo mi stavano guardando…

Ok, forse ero davvero troppo paranoica, ma non riuscivo a far rallentare il ritmo del mio cuore, tantomeno l’inquietudine che avevo impressa sulla pelle.

Percorsi diversi corridoi, e svoltando l’angolo, mi ritrovai all’esterno. Imprecai. Possibile che non ci fosse una qualche insegna che servisse per orientarsi?

Rivolsi un’occhiata all’orologio nero appeso alla parete sopra di me e sospirai; mancavano ancora quindici minuti all’inizio delle lezioni.

Ovviamente, il fatto che avessi ulteriori moduli da consegnare era un balla, ma adesso sorgeva il problema di non sapere dove si trovasse l’edificio est, dove dovevo seguire la mia prima lezione.

Impallidii solo al pensiero di dovermi rimettere in pari col programma…

Scossi la testa. A quello avrei pensato dopo. Preoccupiamoci di seguirle le lezioni…

Probabilmente passando per l’esterno sarei riuscita ad orientarmi meglio. Uscii nel giardino e mi guardai intorno. Le pareti di vetro mostravano solo i lunghi corridoi ora affollati da studenti, poi con grande sollievo, riconobbi la strada che avevo fatto all’entrata e mi ritrovai a sorridere.

Da li sapevo che strada fare per raggiungere la segreteria. Mi sarei  fatta spiegare dove si trovasse l’edificio est e mi sarei anche fatta ridare una pianta dell’istituto, dato che quella che mi era stata consegnata in precedenza era rimasta nelle mani di Amelia, che l’aveva utilizzata per indicami in che settore dell’edifico ci trovassimo durante la nostra ronda.

Decisa sul da farsi, continuai il mio tragitto finché non inciampai e caddi contro il terriccio come un sacco di patate.

Non ne potevo davvero più. Ancora un po’ e sarei impazzita sul serio. Imprecai in modo isterico, non sapendo bene contro chi scagliare le mie maledizioni:  Se ci fosse mai stato in Dio lassù, doveva sicuramente avercela in modo particolare con me, quel giorno. 

Mi voltai indietro, per vedere in cosa avessi inciampato e…non potei evitare di imprecare ancora!

Inizialmente non riuscii nemmeno a formulare un pensiero , ma sicuramente, quello che vidi mi lasciò senza parole.

Un ragazzo…

Ero andata a inciampare contro un ragazzo, calpestandolo letteralmente!

Come diavolo facevo a sapere che un ragazzo giacesse lì?!

Era disteso a terra su un fianco, quasi in posizione fetale, con il volto coperto dalle braccia muscolose. La gambe erano rannicchiate sul busto, ed indossava dei jeans sgualciti e scoloriti.

Ero letteralmente basita. Lo osservavo con occhi sgranati. In quella posizione così inusuale sembrava essere un cucciolo abbandonato…davvero molto malconcio e dolorante.

Per qualche secondo non riuscii a muovermi. Che diavolo ci faceva un ragazzo mezzo-morto nel giardino scolastico? Possibile che nessuno se ne fosse accorto prima?!

Quando infine, decisi ad azionare i muscoli, gattonando, mi avvicinai a lui, osservandolo con attenzione, per accertarmi di un piccolo, grande particolare.

Era vivo?!

Sperai con tutta me stessa di si. Ci mancava soltando il ritrovamento di un cadavere per rallegrarmi la giornata!

Mi concentrai sul suo petto, che, in modo flebile, vidi che si abbassava e si rialzava.

Involontariamente, tirai un lungo, molto lungo, sospiro di sollievo. Poi, osservando attentamente,  notai qualcosa che mi fece sobbalzare dal puro terrore.

La camicia sgualcita che indossava era sporca di sangue.

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Capitolo 3
*** Avvertimenti ***


Ed eccomi qui con un nuovo capitolo! In questo periodo sono piena di idee e spero di non deludere chi segue questa storia! Finalmente Zach fa la sua apparizione! xD Ringrazio chi ha recensito, ma anche chi ha solo letto!

Aspetto con ansia altre recensioni, con commenti e sono ben accette delle critiche per migliorare!
Spero che continuate a seguirmi!

Alla prossima! :D

Yuki.

                                                    Avvertimenti
 
 
 
 
 

 

Deglutii a fatica; avevo la gola secca.

Quello era…sangue. Non potevo sbagliarmi.

Era proprio sangue.

Sangue fresco…

Ebbi un tuffo al cuore, e sentii le labbra tremare. Che lo avessero aggredito?!

Perle di sudore gli inumidivano i capelli castani, e scivolavano dalle sue tempie fin sulla punta del naso, mentre respirava flebilmente.

Sarei dovuta correre via chiedendo aiuto, o magari chiamare la polizia, ma non feci nessuna delle due cose.

Istintivamente gli portai una mano sulla fronte. Era bollente.

Lisciai col dorso della mano la sua pelle color miele, come se fosse la cosa più naturale che avessi mai fatto. Lo sentii rilassarsi debolmente al mio tocco.  Il suo viso era liscio, nonostante la sua fronte fosse corrucciata da rughe dovute al…dolore forse?

A vederlo così…sembrava un semplice ragazzo della mia età…che ci faceva svenuto a terra in quel modo?

Quando fui sicura di poter di nuovo contare sulle mie corde vocali, azzardai a parlargli.

  << Emh… >>farfugliai. Spostai la mano dalla sua fronte alla spalla, e mi permisi di smuoverlo delicatamente   << Ehi...Mi senti?!
Scusa ma…. >>lo scossi con più insistenza << Va tutto bene?! >>

Grugnii, e finalmente lo vidi aprire gli occhi,  perdendomi in quei profondi pozzi neri come la pece.

Rimasi senza parole però, quando subito dopo, lo sentii sbuffare, scacciare la mia mano in malo modo dalla spalla, e girarsi dall’altra parte, dandomi così le spalle.

Sgranai gli occhi. Rimasi davvero…paralizzata. Si.

Io volevo aiutarlo e lui si rigirava come se fossi stata la seccatura più grande del mondo!

Non demorsi, anche se stava mettendo a dura prova i miei nervi.

  << Dunque… >>  Alzai la voce, che assunse un tono acido, col preciso intento di disturbarlo   << Mi spiace se ti disturbo… >>mentii   << Ma sai, non è molto normale che tu sia qui straiato, mezzo morto e ricoperto di sangue e stracci … >> gesticolai indicandolo.

Si girò nuovamente, mettendosi supino, si stropicciò gli occhi con l’indice e il pollice della mano destra. Sbuffò  di nuovo, mentre mi rivolgeva uno sguardo annoiato.

  << Voi donne siete certamente la più grossa seccatura che ci sia su questa Terra… >>disse con voce piatta.

Rimasi letteralmente senza parole a sentire quell’affermazione.

È così che ripagava la preoccupazione altrui?! Come diavolo si permetteva di parlarmi in quel modo così arrogante?!

  << Tu… >>bisbigliai, mentre la rabbia si impossessava di me  << …Sei il più grande cafone che abbia mai conosciuto! >>

Mi alzai, girai i tacchi e mi allontanai, maledicendo me stessa ed il fatto di essermi preoccupata per lui.

 Ma si, che morisse pure! Meglio lasciarlo dissanguare li per terra!

Scrocchiai la lingua innervosita. Accendenti, sentivo un nodo alla gola…

  << Certo che hai proprio un caratteraccio tu… >> sentii sempre la stessa snervante voce dietro di me, e dei passi che scricchiolavano sul terreno  << Prima mi disturbi… >> si affiancò a me  << …Poi mi offendi pure! >>

  << Ma che “disturbare”! >> ribattei rossa di rabbia  << Sei tu che te ne stavi disteso là, più morto che vivo! >>esclamai indicando il punto in cui lo avevo trovato << Chiunque si sarebbe preoccupato al mio posto no?! >>

Sentii la voce morirmi in gola prima che potessi aggiungere altro. Lottai con tutta me stessa per impedire alle lacrime di debordare. Avrei solo fatto la figura della stupida.

Ma che potevo farci se mi ero presa davvero un colpo?

  << Non scaldarti tanto >> mi interruppe lui, distogliendomi dai pensieri  << Tanto non ci conosciamo nemmeno… >>
Alzai gli occhi al cielo, ricacciando definitivamente indietro le lacrime. Va bene, non ci conoscevamo ma…per l’amor del Cielo, ovvio che mi fossi preoccupata nel vedere un ragazzo sporco di sangue steso a terra!

Mi bloccai di colpo.

Cavolo...

Il sangue!

Mi voltai con uno scatto verso di lui e presi a fissarlo. Come avevo fatto a dimenticarlo?

Mi avvicinai e cominciai a tastargli accuratamente il petto, le spalle, e la schiena. Il sangue sulla sua camicia sembrava essersi già seccato…ma non vi era traccia di ferite. Che quel sangue non fosse il suo?

Non potei trattenermi dal sospirare di sollievo, per la seconda volta.

  << Ehi, ma che fai? >> protestò lui, scostandosi dalla mia presa  << Mi metti anche le mani addosso adesso? >> un ghigno malizioso gli si formò sul volto  << Non ti facevo così intraprendente… >>

Lo guardai malissimo, e lo sentii trattenere una risata  << Ora tu devi andare dritto in ospedale! >> gli ordinai in tono autoritario.

  << E perché dovrei? >>chiese scrutandomi.

Gli presi i lembi della camicia sgualcita e gli e la misi sotto il naso  << E tutto questo sangue?! >>

Lo vidi rivolgere distrattamente lo sguardo al tessuto macchiato di rosso che gli avevo messo davanti agli occhi  << Ah, questo… >> farfugliò, con il tono di voce più tranquillo di questo mondo  << Non è niente… >>

  <<  “Non è niente”?! >> gli feci eco  << Si può sapere cosa vai facendo di notte tu?! >>

  << E a te che importa? >> sbuffò lui, mettendosi sulle difensive.

  << Mi importa invece! >> ribattei << Sai che non è una cosa molto normale?! >>

La sua fronte era corrucciata in una ruga di irritazione. Si portò una mano alla testa e si scompigliò i capelli  << Quanto rompi… >> si stropicciò gli occhi, poi li riaprì e mi guardò distrattamente  << Solo una rissa… >> si degnò di spiegarmi con svogliatezza.

Non seppi perché…ma ebbi tutta l’impressione che quella fosse la prima scusa che gli fosse venuta in mente per liquidarmi.

  << Ah… “solo una rissa”… >> ripetei, spostando lo sguardo dai suoi occhi a quel sangue che mi faceva rabbrividire  << Quindi sei un poco di buono tu eh…. Se vai a pestare la gente… >>

Si scostò da me con un brusco scatto  << Ma che vuoi? Non sai proprio niente, eppure dai aria alla bocca! >>

  << Dico solo quello che vedo! >>mi difesi innervosita dal suo comportamento.

Lui mi scrutò da capo a piedi. Mi sentii completamente denudata sotto il suo sguardo indagatore.

Come se non avessi difese a quei occhi così scuri.

  << Tu…sei nuova di qui vero? >>si decise a chiedermi alla fine.

Sobbalzai. Ci misi tutta me stessa per non dare a vedere quanto fossi turbata. << E…e con questo? >>

Aprì la bocca per parlare, ma non disse niente. I suoi occhi si spostarono da me, verso qualcosa alle mie spalle, e il suo sguardo si indurì.

Solo dopo qualche secondo capì cosa.

  << Rebecca! >> mi sentii chiamare da una famigliare voce e mi voltai di scatto, rivolgendo l’attenzione alla ragazza dai capelli color mogano che veniva verso di noi.

Amelia guardò prima me, poi il ragazzo che avevo di fronte.

Rabbrividii.

Ecco che quell’inquietudine si riaffacciava. L’avvertivo provenire sia dallo sguardo di Amelia, sia da quello del maleducato e dannatamente sfacciato che avevo “soccorso”.

Si guardavano in cagnesco, come se fossero acerrimi nemici.

Stranamente, Amelia non fu sconvolta quanto me, nel notare il sangue sulla sua camicia.

  << Che ci fai qui? >>mi chiese infine, affiancandomi.

Inizialmente non capii, poi il cervello collegò gli eventi precedenti.

Già, la scusa della segreteria…e…le lezioni! Che ore si erano fatte?!

Feci una risatina stentata  << Alla fine mi sono persa davvero… >> dissi con la bocca semichiusa, intrecciando le dita fra loro con nervosismo 
<< Mi sa che era meglio darti retta… >>

Rise anche lei, ma avvertì comunque un’innaturale rigidezza nei suoi gesti  << Menomale che ti ho trovato allora. Le lezioni cominciavano, ma vedendo che non tornavi sono venuta a cercarti >> mi spiegò << In effetti avevo il sospetto che ti fossi persa… >>

Mi diede una pacca sulla spalla, invitandomi a seguirla  << Andiamo, allora >>

Annuii distrattamente, rivolgendo un’occhiata obliqua al ragazzo che non aveva più parlato dall’arrivo di Amelia.

Anche lei fece lo stesso, rivolgendogli però uno sguardo sprezzante.  << Le lezioni iniziano anche per te, Hudson >> gli disse  << Sarebbe meglio se ti cambiassi e non facessi tardi >>

Il suo tono era posato ed educato. Ma riuscivo comunque a percepire una nota di disprezzo nella sua voce.

Lui non si scompose. Si limitò a scoccare la lingua, portandosi le mani sui fianchi.

Mi sentii i suoi occhi addosso, ma non feci in tempo a dire niente che Amelia mi prese sotto braccio e mi ritrovai “costretta” a seguirla.

Camminava a passo svelto, come se volesse allontanarsi da li il più in fretta possibile.

Rivolsi lo sguardo dietro di noi. Quel ragazzo non si era mosso di un centimetro, e aveva ancora gli occhi puntati in nostra direzione.

Non credevo si trattasse ancora di una sensazione dovuta alla mia mente, presa da troppe paranoie.

Aprii la bocca per chiedere informazioni a tal proposito, ma Amelia fu più lesta nel parlare  << Ti ha fatto qualcosa? >> mi chiese.

Rimasi perplessa. Fu così veloce a pronunciare quelle parole così dirette, che ci misi qualche secondo per capirne il senso. Quindi non ero l’unica a pensare che quel ragazzo fosse un “poco di buono”…

La sua fama  non doveva essere delle migliori a scuola.

Scossi la testa  << No…anzi l’ho incontrato che era ridotto male… >> dissi, facendo riferimento al sangue sulla sua camicia, sperando che mi capisse.

Doveva avermi inteso, perché notai che si irrigidì notevolmente.

  << Si, beh… >>disse, guardando dritto davanti a lei  << …Non sarebbe  una novità per Zach Hudson… >>

Non potei non far caso a quanto disprezzo ci fosse nella sua voce solo a pronunciare quel nome.

Zach Hudson quindi…

Doveva essere per questo che non era rimasta impressionata da tutto quel sangue a differenza di me…

  << Lo conosci bene? >> azzardai a chiedere. Sembrava che quell’argomento fosse un territorio minato, e non volevo farla innervosire.

  << No! >>rispose immediatamente. Sembrava ci tenesse particolarmente a mettere in chiaro quel mio dubbio  << Ma se frequenti questa scuola, è impossibile non sentir parlare di lui… >> continuò subito dopo, modulando il tono di voce.

Mi stupii  << È  così popolare? >>

Scosse la testa e sorrise amaramente  << Un po’…ma non si tratta di questo…diciamo che frequenta certe compagnie, come dire… >> fece una pausa  << …“Poco raccomandabili” ecco >>

Oh…certo, adesso era tutto più chiaro.

  << Quindi… >> continuò Amelia  << È meglio che tu giri alla larga dai tipi come lui >>

Sembrava essere tremendamente sincera. E questo bastò ad impensierirmi più di quanto fossi già.

Non seppi cosa ribattere, quindi mi limitai a restare in silenzio, facendole un leggero cenno del capo come segno d’assenso.

Con il cuore ancora in tumulto raggiungemmo l’edificio est.

Quel mio primo giorno di scuola era stato più movimentato di quello che avessi previsto.

Non potei trattenermi dal sospirare rumorosamente. Eravamo solo ad inizio giornata, e non volevo nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedermi giorni a seguire.


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Capitolo 4
*** Presagi ***


Ed eccoci al quatro capitolo! *------------*
Non mi aspettavo di riuscire a caricarlo in giornata! Yeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Le cose vanno ancora a rilento, ma quando la storia entrerà nel vivo, vi prometto dei colpi di scena! ;)  Per il momento, un pò di pazienza e mi raccomando continuate a seguirmi! :)
Spero recensiate in molti!
Baci, Yuki.                         
        

                                                     



                                                                    Presagi
 

 
 
 
 
 

Ragazza  minorenne sgozza una bimba di dieci anni: ''Volevo vedere cosa si prova''

Contea di Collin.  McKinney.- Una ragazzina americana è diventata un'assassina per il semplice gusto di vedere cosa si provasse nel farlo,  ed infine  l'ha confessato ad un giudice senza mostrare alcuna emozione, o segni di pentimento. Si esclude l'ipotesi di ifermità mentale. La giovane assassina risulta essere nel pieno delle sue facoltà.

È accaduto nella  cittadina di McKinney, dove l'adolescente Alyssa Grey, ha confessato di aver ucciso Elizabeth McOlten, una bambina di soli dieci anni appena compiuti.
La ragazza, ha detto di aver prima strangolato la piccola e poi di averla sgozzata con un coltello. Nella sua deposizione, Grey  ha stupito la corte, per la freddezza con cui rispondeva alle domande del giudice. « L'ho strangolata - ha detto - pugnalata al petto, nell'addome e alla gola. Sapevo esattamente cosa stavo facendo, ma non mi sono fermata ».
La giovane donna, è accusata di omicidio di primo grado aggravato, rischia ora da un minimo di 10 ad un massimo di 30 anni di carcere.

 

 

Nell’aspettare il bus che mi avrebbe riportato nel quartiere urbano dove mio padre aveva affittato la nostra casa, non potei far a meno di leggere quello sconcertante articolo in prima pagina nel giornale abbandonato nella panchina della fermata.

Uccidere per scoprire cosa si provi nel farlo…

Rabbrividii solo al pensiero che potessero davvero esistere al mondo persone di quel genere.

Semplicemente assurdo.

Altro che trent’anni. Avrebbe dovuto marcirci in carcere.

 

 

  << Bella la “cittadina tranquilla”, come l’avevi definita tu >> ironizzai una volta tornata a casa con un tocco di acidità nella voce, poggiando il giornale che avevo portato con me sotto gli occhi di mio padre, intento a leggere un libro di cucina.

Da scuola ero uscita alle due, ma mi ero imbranata sull’auto da prendere e mi ero ritrovata costretta a fare il giro del centro città almeno due volte prima di riuscire ad orientarmi quel minimo per tornare a casa.

Così si erano fatte le cinque passate. Assurdo ma vero.

Mi sentivo esausta. Fare un giro turistico di Dallas non era proprio quello che avevo in mente.

Morivo dalla voglia di tornare a casa, togliermi le scarpe e rilassarmi sul divano.

  << Ciao anche a te >> mi salutò mio padre guardandomi di striscio.

Poi, spostò gli occhi dalla ricetta dei maccheroni al formaggio, al quotidiano ingiallito che avevo buttato sul tavolo.

Si irrigidì notevolmente, e il volto gli si contorse in una smorfia di disgusto. 

<< So che ce l’hai ancora con me per il trasferimento…ma tesoro, così mi fai passare la voglia di mangiare! >> esclamò riponendo il libro di cucina e togliendosi gli occhiali dalla montatura blu.

  <<  “Ancora”? >> obbiettai  << Ovvio che ce l’ho con te, e sappi che non mi passerà tanto in fretta! >>

  << Quanto sei testarda! Ti stai ostinando portarmi il muso ammettilo! >>

Gli feci una linguaccia  << Anche! >>

Aprii il frigo e vi ci rovistai in cerca di qualcosa, senza sapere nemmeno cosa mi andasse.

Presi pomodori e insalata, insieme a delle fette di pane.

  << Vabbè, parliamo di cose più piacevoli… >> girò la sedia in mia direzione, che intanto mi stavo preparando un sandwich, e accavallò le gambe   << Com’è andato il primo giorno di scuola? >> volle sapere, con una nota di palese curiosità nella voce.

Per un pelo non mi andò di traverso il primo boccone.

Ah, così era quello il suo argomento “più piacevole”.

Mugolai qualcosa con la bocca piena, poi deglutii  << Bene >>  mi limitai a dire.

Avevo seguito tutte le lezioni di quel giorno, ed Amelia era stata la mia “tutrice” tutto il giorno.

Era andato tutto più o meno bene, se tralasciamo il fatto che non ha smesso un solo secondo di mandare sguardi omicidi a tutti gli studenti che ci passavano intorno.

  << E…? >> mi incitò mio padre.

Mi voltai verso di lui e alzai un sopracciglio, addentando un altro morso  << E…cosa? >>

Alzò le spalle  << Tutto qui? Solo “bene”? >>

  << Beh, mi spiace deluderti ma…si solo, bene >>

Anche perché se pensavo a cosa potessi ulteriormente raccontargli, mi veniva in mente solo un nome.

Zach Hudson e le sue “compagnie poco raccomandabili” come le aveva definite Amelia.

Ed era meglio evitare di rivangare quel cafone patentato.

Non potevo nemmeno optare per la mia socializzazione con gli altri studenti, visto che avevo conosciuto solamente Amelia, e perché quell’astio che percepivo nel suo sguardo non mi aveva permesso di entrare in relazione ancora con nessuno.

Sospirò  << Che poi sarebbe “male”, dì la verità… >>

Mi pulii la bocca, un tantino innervosita  << Mi hai chiesto una cosa e io ti ho risposto >> dissi   << Non chiedermi niente se poi trai conclusioni per farti tuoi >>

Mi studiò un poco, poi sospirò rumorosamente  << Va bene, va bene, lasciamo perdere. Se dici che è andata bene, allora è andata bene >>

Si grattò il mento, rivestito da uno strato di barba  << Mangi solo quello? >> Cambiò argomento velocemente.

Finii in un ultimo boccone il sandwich e annuii  << Non ho molta fame >>

Lo vidi aprire la bocca, già in procinto di protestare, ma poi la richiuse senza dire niente. Si grattò le testa e si alzò dalla sedia, rimettendola apposto  << Ok, oggi sei di pessimo umore, ma cerca almeno di fartelo passare >>

Feci per ribattere, ma mi fermai vedendo che era intento a sistemarsi la giacca da lavoro.

  << Stai uscendo? >> chiesi  << Devi andare a lavoro? >>

  << Si, ho un po' di scartoffie arretrate da sistemare >> rispose mentre si aggiustava il colletto  << Sto aspettando che venga David, però intanto mi preparo, prima che mi rinfacci la solita storia del mio essere ritardatario >>

Sorrisi. Quel tratto del suo carattere l’avevo ripreso da lui.

Prima che potessi parlare, sentii suonare alla porta. Mio padre imprecò a bassa voce per l’innata puntualità di quell’uomo ed andò ad aprire.

David Correald fece il suo ingresso in casa.

I capelli biondi tirati all’indietro, zigomi alti, mento sporgente, sguardo di ghiaccio, giacca e cravatta nera. Era un collega di mio padre, e a quanto sapessi, si conoscevano fin da prima della mia nascita.

  << Immaginavo di trovarti ancora in questo stato George >> disse chiudendo la porta alle sue spalle e massaggiandosi la fronte.

  << E non sputare sempre veleno! >> scherzò lui dirigendosi verso le camere indaffarato  << Ridi pure qualche volta! È gratis lo sai? >>

David scrollò le spalle, ignorando il suo pessimo umorismo, ed entrò in cucina  << Ciao Rebecca >>  mi salutò non appena entrai nel suo campo visivo, rivolgendomi un’occhiata dal basso all’alto.

Stirai le labbra in una riga sottile e sorrisi, nei limiti del possibile  << David >> dissi con un cenno del capo.

La sua aria era sempre così misteriosa ed ostile che mi intimoriva ogni volta che ci incontravamo.

  << Un attimo e sono pronto >> farfugliò mio padre cercando di farsi un nodo alla cravatta bluette, con cui si era cinto il collo.

Soppressi una risata. Da come la maneggiava, sembrava volesse impiccarsi.

David sospirò rumorosamente e si accomodò ad una delle sedie della cucina  << Quando perderai il vizio di fare le cose sempre all’ultimo momento… >>

Tamburellò il dito sul tavolo, poi il suo sguardo fu rapito dal giornale ancora poggiatovi sopra  << Ti tieni aggiornato >> constatò  avvicinandoselo << Sentito le ultime notizie? >>

Capii che si riferiva alla brutale uccisione che anchio avevo letto.

  << Cose da far raccapricciare la pelle… >> la voce di mio padre proveniva dal bagno, e ci raggiunse con la sua cartella in mano  << Preferisco di gran lunga la cronaca sportiva >> e sfilò un esile foglio dal mazzo. 

Lo sguardo di David si indurì di colpo. Non capii il perché di quel cambiamento così improvviso.

  << Meglio andare >>disse alzandosi e portando con se il giornale  << Sai che abbiamo del lavoro di cui occuparci >>. Il suo tono si era fatto più duro del solito.

Anche mio padre si fece serioso  << Si, lo so >>. Poi rivolse lo sguardo verso di me e si raddolcì  << Le chiavi le ho poggiate sul comodino di là >>  disse indicandomi la sua stanza  << Non so se sarò di ritorno per cena, potrebbe farsi tardi. Ti arrangi per il mangiare? >>

Annuii  << Non sarebbe certo la prima volta. Come mai tutte queste paranoie? >>

Sospirò << Non sono paranoie. Ovvio che mi preoccupi no? >>

Sorrisi << Vai tranquillo, pà >>  dissi, incrociando le braccia dietro la schiena 
<< Preparo qualcosa anche per te va bene? >>

Sorrise  e mi fece un cenno del capo prima di uscire  << Thanks you! >> 

David lo seguì a ruota, salutandomi con un cenno della mano.

La porta si chiuse, e sospirai rumorosamente, rimasta sola a casa.

Mi lasciai sprofondare nella sedia, precedentemente usata da David. Controllai l’orologio. Mancava poco alle sette.

Lo stomaco brontolò e sbuffai. Possibile che fosse sempre così incoerente? Poco prima avevo fatto i salti mortali per ingurgitare quel sandwich…

Il frigo era davvero poco provvisto, e, a meno che non volessi cenare con pane e olio, menù degno di un carcerato, sarei dovuta andare a fare la spesa.

Mi rimisi in spalla il giubbotto di jeans e presi le chiavi sul comodino come mi aveva detto mio padre.

Sperai soltanto di non perdermi di nuovo, altrimenti sarei rincasata direttamente la mattina dopo, e addio cena. Non poteva essere così difficile trovare un supermarket…

Uscii e l’aria fresca della sera mi avvolse. Le vie erano ancora abbastanza popolate e mi tranquillizzai nel percorrerle. Avere tanta gente intorno mi faceva sentire a mio agio.

A meno che non ci fossero scambi di odio reciproco come avevo percepito a scuola…

Fu impossibile non notale il market infondo allo stradone che stavo percorrendo. L’insegna era così luminosa che persino un cieco l’avrebbe notata.

Entrai e feci un rifornimento che si sarebbe bastato per i prossimi quattro giorni, e fui soddisfatta dei prezzi accessibili che c’erano in Dallas.

Optai per l’uscita del retro del market. Avrei risparmiato strada.

Non l’avessi mai fatto.

Inizialmente, fu solo il buio che mi attanagliò non appena uscii dal negozio a spaventarmi. L’unico lampione di quel vicolo aveva una luce talmente flebile che non avrebbe fatto differenza se fosse stato spento. La luce tremolava, andando ad illuminare i bidoni della spazzatura sul lato destro della stradina deserta a buia.

Deglutii e sentii la saliva raschiarmi la gola, tanto era secca. Presi coraggio e cominciai ad incamminarmi per quel vicolo buio, che mi avrebbe riportato allo stradone percorso in precedenza.

Avevo fatto solo qualche passo, quando sentii dei rumori alle mie spalle.

Inizialmente mi impalai per lo spavento. Piantai i piedi a terra incapace di muovermi. Aguzzai l’udito, senza avere il coraggio di voltarmi.

Era un rumore sordo e regolare.

Erano passi.

Quella consapevolezza bastò a far accelerare ancora di più il mio ritmo cardiaco.

Più rimasi ad ascoltarli studiandoli, più mi convincevo che avevo ragione.

Mi tornò in mente l’articolo di giornale che avevo letto e rabbrividii. Che ci fosse qualche altro pazzo in giro, desideroso di assaporare la sensazione di uccidere?!

Mi dispiace, ma io non sarei diventata la cavia di nessuno!

Animata da un’improvvisa determinazione, mi voltai di scatto, ma non vidi altro che il buio.

Accantonai le buste della spesa in un angolo e restai in attesa di sentire di nuovo quel rumore…che mio malgrado, non tardò ad arrivare.

Il ritmo dei passi si era fatto più veloce e…si stavano allontanando! Quindi non ero io il bersaglio.

Sospirai di sollievo, ma un’altra paura di affacciò alla mia mente. Se c’era davvero uno psicopatico in giro, e se appartenevano a lui i passi che avevo sentito, allora poteva esserci anche una vittima.

Che fossi io o meno perdeva importanza. Un’altra persona poteva rimetterci. E se ero conscia del potenziale pericolo, non potevo semplicemente girare i tacchi e andarmene per la mia strada.

Decisa sul da farsi mi diressi nella direzione opposta a quella dove sarei dovuta andare.

Mentre la mia coscienza mi urlava di tornare indietro, io mi appostai all’angolo che ridava su un’altra stradina buia.

Sbuffai, troppo rumorosamente. L’illuminazione era un optional da quelle parti?!

Poi, con orrore, scorsi qualcosa.

Era una figura di cui non riuscivo a distinguere bene i contorni. Era accovacciata a terra e mi dava le spalle.

Avrei potuto tramortirlo…ma scartai immediatamente quell’idea assurda. Che diavolo andavo a pensare?

E se mi ero solo fatta tanti castelli in aria e non si trattava di un pazzo, ma un semplice passante? Mi sarei beccata una bella denuncia.

Ma quale “semplice passante” se ne sta accovacciato a terra come se stesse per tendere un agguato?

Se mi fossi fatta avanti, probabilmente sarei diventata io il suo bersaglio, e me la sarei vista davvero brutta. Nessuno mi avrebbe sentito chiedere aiuto.

Nel peggiore dei casi, avrei fatto solo una colossale figura di merda.

Valeva la pena rischiare?

Senza aspettare una risposta dalla parte razionale del mio cervello, che ancora si ostinava ad urlare affinché tornassi indietro, decisi a raggiungere quella figura.

Avevo seguito un corso di difesa personale ed ero anche cintura blu di karate, anche se nessuno avrebbe mai scommesso su di me, per la mia corporatura essenzialmente esile.

Sapevo badare a me stessa. O almeno così cercavo di auto convincermi.

Feci qualche passo, mi avvicinai quatta quatta, ma un paio di mani mi afferrarono i polsi, immobilizzandomi.

Colta alla sprovvista, aprii la bocca per urlare, ma l’altra mano mi coprì lesta la bocca impedendomi di fare alcun suono.

La figura oscura era ancora a qualche metro da me quindi…che ci fossero più psicopatici in giro?

Il mio assalitore mi trascinò indietro di peso. Era fortissimo.

Chiusi gli occhi in una morsa, e sentii le lacrime offuscarmi la vista.

Ero stata incauta…

Fu l’ultima cosa che pensai.

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Capitolo 5
*** Intrighi ***


 Ed ecco il quinto capitolo! =3    Da qui le cose iniziano a muoversi un pò, anche se lentamente! continuate a seguirmi! Aspetto con ansia le vostre impressioni! Ringrazio chi ha recensito i precedenti capitoli!
A presto! <3
Yuki.                      
              
                                           

                                                      Intrighi 





Mi sentivo letteralmente un topo in trappola.

La forza delle braccia che mi tenevano ben stretta era impressionante.

La mia schiena era poggiata di peso al petto del mio assalitore e rabbrividii a quel contatto.

Era successo tutto nel giro di pochi secondi, che ancora faticavo a rendermi conto della situazione in cui versavo.

E che situazione!

Dopo lo schok iniziale, cominciai a divincolarmi. Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da nessuno!

Analizzai la situazione: le braccia erano off limits. Completamente imprigionate nella sua stretta, non riuscivo a muoverle nemmeno di un millimetro.

A mordergli la bocca nemmeno a pensarci. Le labbra erano serrate sotto il peso della sua mano.

Beh, dovevo già ritenermi fortunata per il fatto che non mi avesse stordito col cloroformio.

Infine, optai per le gambe. Erano la mia unica speranza.

Con tutta la forza che avevo in corpo, cercai di pestargli i piedi, ma mi accorsi, mio malgrado, che, oltre che forte, era anche tremendamente agile.

Il mio tentativo fallì miseramente, e mi sentii una perfetta stupida. Odiavo essere così inerme ed impotente.

Con un sospiro, lo sentii avvicinarsi pericolosamente al mio viso, ed impallidii. Non avevo idea di cosa avesse in mente di fare, ma sapevo che non mi sarebbe piaciuto di certo.

Avvertii una leggera pressione al mio orecchio sinistro, solleticandomelo.

Labbra?

Il mio cuore sussultò e rabbrividii. Oddio, erano le sue labbra!

  << Schh… >>  mi intimò  << Datti una calmata, scalci come una cavalla impazzita… >>

Una voce bassa ed un po’ roca. Dove l’avevo già sentita una voce così? Quel tocco di arroganza misto a svogliatezza…

Sgranai gli occhi. Ma certo! Apparteneva sicuramente a lui!

Zach Hudson.

Involontariamente smisi di divincolarmi, e voltai lentamente la testa dalla sua parte.

Contemporaneamente, avvertii la sua stretta ferrea alleggerirsi, fino a lasciarmi libera.

Con uno scatto mi allontanai da lui, ansimando, potendolo finalmente guardare bene in faccia, o almeno per quel che permetteva la scarsa illuminazione di quel posto.

Era proprio lui. I capelli castani sembravano biondi sotto la luce del lampione, ma i suoi occhi erano sempre dei pozzi neri in cui mi sembrava annegare.

Mi costava ammetterlo, ma era bellissimo.

Per fortuna almeno, questa volta non aveva del sangue addosso. Jeans e maglietta scura e un paio di scarpe da tennis nere.

Mi guardava con un’espressione che non seppi decifrare.  << Sei un tipo agguerrito eh… >>constatò massaggiandosi i polsi, sorridendomi arrogantemente.

Ero ancora sconvolta. Prima mi aggrediva alle spalle come se fosse uno psicopatico, e ora ci comportava normalmente?! Si permetteva addirittura di sorridere?!

  << C-c… >> provai a parlare  << Cosa …cosa d-diavolo stai facendo?! >> balbettai come un’idiota.

Sembrava confuso. Alzò le spalle a mo di “sono innocente”.

  << M...mi hai fatto prendere un…colpo! >> continuai col fiatone, mettendomi una mano sul cuore.

  << Non dovresti aggirarti in questi vicoli da sola >>  mi riprese, con tranquillità   << Non c’è brava gente, e saresti un facile bersaglio. Ti ho solo portato via prima che ti succedesse qualcosa >>

Alzai un sopracciglio. Stava cercando di spacciarsi per il mio salvatore adesso?

Era lontano anni luce dal’essere un supereroe!

  << E non potevi usare un metodo più normale nel farlo?! >> esclamai infine, più urlando che altro.

Sorrise  <<  “Il fine giustifica i mezzi” >> fece ironia.

Mi stava prendendo in giro? Sentii il sangue salirmi alla testa…

  << Vai al diavolo! >> non riuscii a trattenermi.

Non perse il sorriso   << Mmh…non era proprio quello che mi aspettavo di sentire come ringraziamento… >>

Non sapevo nemmeno io come mi sentissi.

Ero ancora scossa e tremante, ma probabilmente non era il modo di trattarlo dato che “mi aveva fatto un favore”…

Ma perché non riusciva a comportarsi come una persona normale accidenti?!

  << Perché ti sei disturbato ad aiutare questa “grande scocciatura mai esistita sulla faccia della Terra”? >> ironizzai con un tocco di acidità nella voce dopo un po’   << “Tanto nemmeno ci conosciamo” >>

Gli sbattei volontariamente in faccia le stesse parole che lui aveva rivolto a me.

  << Oooh…sei un tipo vendicativo quindi… >> rispose calmo, riponendo le mani nelle tasche dei jeans.  << Mi piaci >>
 
<< Non sono vendicativa! Semplicemente ti ripago con la stessa moneta! >>
 
 << Che in altre parole equivarrebbe a dire che sei vendicativa… >>

Stetti in silenzio. Ok…Forse aveva ragione.

Rossa di rabbia gli diedi le spalle, e mi diressi dove avevo lasciato le buste della spesa incustodite. Le raccolsi e le pulii dalla sporcizia.
Poi lo riguardai. Non si era mosso di un centimetro.

  <<Se qui non c’è brava gente…tu cosa ci fai da queste parti? >> chiesi riducendo gli occhi a due fessure.

Si irrigidì un po’, aprì la bocca per parlare, ma io lo precedetti  << Ah già, dimenticavo. Tu pesti la gente… >>

Erano queste le sue “compagnie poco raccomandabili”? Amelia aveva ragione a dire di stare alla larga da lui allora…In quel momento mi sentii inquieta nello stare in un posto come quello, in compagnia di quel tipo.

Lui scoccò la lingua  << Tzè,  dai ancora aria alla bocca >> dal suo tono di voce, dedussi che si era innervosito.

  << Ma se sei stato tu a dirmelo! >> mi difesi.

  << Quello era perché… >> fece morire lì quella frase  << Lasciamo perdere. Piuttosto, sbrigati ad andartene, questo non è posto per te >>

  << Invece lo è per te? >>

  << Ma che ti importa! Quanto sei petulante! >>

Non ne potevo davvero più di quel tipo << Hai ragione, non me ne importa un fico secco! >> sbottai  << E se sono così petulante, la prossima volta non ti disturbare a… “salvarmi” >> mimai, muovendo in su e in giù l’indice e il medio di entrambe le mani.

Mi allontanai, ma sentii la sua voce alle mie spalle  << Comunque, un “grazie” è sempre gradito >>

Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo  << Buffo! Pretendi l’educazione dagli altri, quando tu sei il primo arrogante! >> esclamai, alludendo al nostro primo incontro.

Mi intese, e un ghigno si fece strada sul suo volto  << La situazione era diversa >> alzò le spalle  << Io non avevo bisogno del tuo aiuto, tu invece si >>  ridusse gli occhi a due strette fessure  << Eccome se ne avevi bisogno... >>

Alzai gli occhi al cielo. Ragionava con una logica tutta sua. Inutile continuare a parlarci.

  << Convinto tu! >> mi rivoltai   << Buonanotte! >>

Lo sentii ridere  << Buonanotte…Rebecca >>

Sussultai sentendo il mio nome venir pronunciato da lui, ma cercai di non darlo a vedere. Doveva averlo sentito da Amelia. Soppressi il violento istinto di rigirami e alzargli il medio.

Rigai dritto, guardando avanti, e con sollievo, cominciai a sentire i brusii e le luci provenienti dallo stradone.

Tuttavia, non riuscii a trattenermi da rivolgere un’occhiata di sottecchi dietro di me.

Lui era ancora li, e mi stava guardando.

Incrociai il suo sguardo e, sarei pronta a giurarlo, rideva.
 
 
 
 La mattina dopo mi svegliai e sentii qualcosa di diverso.

Non capii inizialmente cosa. La mia stanza era uguale a come l’avevo lasciata la sera prima. Le pareti di un giallo spento, un piccolo comodino a sinistra pieno di cianfrusaglie, un armadio ancora da riempire…

La luce filtrava dalle tendine bianche della finestra. Poi, la mia mente tornò lucida, e arrossii di botto ricordandomi il sogno che avevo fatto.

Come avevo potuto sognare quel deficiente di Zach Hudson?!

Nel sogno era buio pesto, e l’unica figura che riuscivo a scorgere vicino a me apparteneva a lui.

Mi affiancava e mi abbracciava dolcemente, mentre attorcinava le dita tra i miei capelli bronzei e mi ricopriva il collo di baci.

Santo Iddio!

Mi schiaffeggiai le guance. I sogni rappresentano i desideri? Ma nemmeno a pensarci! Dovevo sicuramente essermi lasciata influenzare dallo scambio poco piacevole che avevamo avuto la sera prima per cause di “forza maggiore”.

Scesi giù dal letto, diretta al bagno, con tutta l’intenzione di scacciare quei pensieri…
osceni.

Fu il primo aggettivo che mi venne in mente per descriverli.

Quando scesi al piano inferiore dell’abitazione notai che era deserto. Mio padre doveva aver rincasato tardi, e molto probabilmente era intento a ronfare a letto.

Feci colazione di fretta, divorando qualche cucchiaiata di cereali e un po’ di succo d’arancia direttamente dal cartone, reduci dalla spesa della sera precedente.

Uscii di casa e constatai sbuffando che la notte doveva aver piovuto. Fui sul punto di scivolare diverse volte per raggiungere la fermata del bus.
Dovevo assolutamente convincere mio padre a farmi un’auto. E alla svelta anche.

Arrivata, notai Amelia vicino all’ingresso, in compagnia con altri ragazzi.

Cercai di passare inosservata, ma la sua voce squillante mi fece sussultare  << Becky! >>

Corrucciai la fronte. Da dove veniva quel diminutivo assurdo? Mi sforzai di sorridere e la raggiunsi con passo lento. In un attimo, mi ritrovai al centro dell’attenzione.

  << Sei Rebecca Jane Callaway vero? >> a parlare era stata una ragazza che non avrei certo fatto rientrare nella categoria “magre”. I capelli rossicci raccolti in una buffa e stentata coda di cavallo  << Mi chiamo Susan Pevens >> si presentò.

Abbozzai un sorriso  << Ciao >>

  << Come ti trovi in Dallas? >>si fece avanti un ragazzo alto e robusto. Capelli neri e occhi nocciola  << Mark Constant >>  aggiunse infine.
 
<< Devo ancora ambientarmi, ma per il momento bene, grazie >> mentii. Continuavo ad odiare quella città.

Conobbi una ragazza bionda che sembrava provenisse da una rivista di moda, Gwen Ofman, e un tipo palestrato dai capelli rossicci, di nome Derek Collins.

Non riuscii a capire il motivo per cui Amelia sembrava avercela con la maggior parte degli studenti di quella scuola, tranne che con loro. Si comportava normalmente, rideva, scherzava.

Poi, sentii un mormorio tra gli altri studenti che affollavano il cortile. Mi voltai nella direzione in cui erano rivolti gli sguardi di tutti i presenti, compreso il gruppo con il quale mi stavo intrattenendo, e sussultai.

Zach Hudson, capelli scompigliati e attraenti, occhi magnetici, profondi e sicuri di se, stava facendo il suo ingresso in scena, seguito a ruota da altri ragazzi.

Il gruppetto che lo circondava era formato da altri quattro ragazzi.

Riconobbi la figura del biondo che avevo incrociato il primo giorno di scuola, che aveva una sigaretta accesa tra le labbra e si guardava intorno con aria da strafottente, congelando chiunque sotto il suo sguardo di ghiaccio.

Al suo fianco, una ragazza dai capelli corvini lunghi fino a metà schiena. Gli occhi erano di un blu elettrico. Era bellissima.

Un’altra ragazza dai capelli color nocciola con un taglio corto e asimmetrico. Gli occhi verde palude e la pelle diafana.

Infine, un ragazzo dai boccoli scuri e il fisico scolpito. Si fece passare una sigaretta dal biondo e seguì il suo esempio.

La maggior parte degli altri studenti li ammirava sorridendo, parlottando tra se, un’altra parte li seguì entrando nell’edifico scolastico.

Mi voltai verso Amelia, e l’ennesimo brivido mi attraversò la colonna vertebrale. I visi del gruppo che mi circondava si indurirono notevolmente.

Il tipo alto, Mark Constant, digrignò i denti, e Susan Pevens prese a torturarsi l’unghia del pollice con aria inquieta. Gwen Ofman si lisciava con insistenza una ciocca di capelli e Derek Collins si scroccò le ossa del collo.

Amelia non fece una sola piega. Lo sguardo truce ed impassibile. Ebbi l’impressione che più che essere rivolto al bell’imbusto di Zach Hudson, stesse fissando con insistenza il tipo biondo, che ora era intento a schiacciare il mozzicone di sigaretta col piede.  

Il gruppo che aveva così tanto attirato l’attenzione su di sé, ci passò davanti senza fare una piega. Poi, Zach Hudson posò lo sguardo su di me, imprigionando i miei occhi ai suoi.

Il mio cuore perse un battito, quando, sotto gli occhi sbigottiti dei presenti,  lo vidi muovere una mano in mia direzione, ed intrecciare le due dita affusolate ad un mio boccolo ramato, esattamente come nel mio sogno.

Arrossii solo al ricordo. Perché mi venivano in mente certi pensieri? E soprattutto, perché si comportava in quel modo assurdo, e totalmente incoerente?!

Mi sorrise, in un modo tale che mi mozzò il fiato  << Ci vediamo a lezione, Rebecca >> mi sussurrò, liberando il mio boccolo.

Incapace di distogliere lo sguardo da lui, lo osservai entrare a scuola, e sparire tra i corridoi.

Deglutii, improvvisamente assetata.

Ebbi tutta l’impressione che sarebbe stata una lunga giornata.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Sospetti ***


Yeeeeeeeeeeeeee! 
Ce l'ho fatta ad aggiungere anche il sesto! xD
Dai prossimi capitoli, ci si avvicina al nocciolo della storia finalmente! ^^''  Ma non prima che Rebecca e Zach si saranno avvicinati un pò di più! Eh eh eh! Vi lascio con la suspance!
Ringrazio molto Giagiola per aver recensito tutti i capitoli fino ad ora e anche a MoodyDreamer! Mi fa molto piacere!

Aspetto le vostre impressioni sui capitoli!
A presto! :D
Yuki.                                             


                                                       Sospetti





Tamburellavo la matita sul banco. L’ultima pressione fu così forte che la mina si spezzò.

Stavo perdendo letteralmente la pazienza.

Concentrazione.

Esatto! Ci voleva soltanto un pò di pura e semplice concentrazione.

Coraggio, Rebecca. Concentrati. 
Mi portai le mani tra i capelli, abbandonandomi in malo modo sul banco.

La faccenda si stava facendo impossibile da sopportare, estenuante e tremendamente irritante!

Feci un respiro profondo e mi imposi di calmarmi. Dovevo mantenere un rigido controllo sul mio stato d’animo. Dovevo concentrarmi nel seguire la lezione di scienze. Mi era sempre piaciuta come materia, bastava concentrarsi appunto!

Il problema, era riuscirci. 

Fare finta di niente, era la soluzione! Esatto: ignorarlo con eleganza senza concedergli la minima soddisfazione.

Al contrario di come avevo appena deciso, voltai di poco la testa e, con la coda dell’occhio, osservai con timore e rassegnazione il fondo dell’aula.

Magnetici, scrutatori e profondi.

Non riuscivo a trovare altre parole per descrivere quegli occhi.

Neri come la notte, profondi da dare la viva impressione di poterci annegare dentro: una sensazione claustrofobica mi fece mancare qualche battito. Quei due pozzi di tenebra sembravano scavarmi l’anima e portare alla luce i miei più segreti più profondi.

L’idiota che mi stava fissando con insistenza da quella mattina, era niente meno che Zach Hudson.

Chi se non lui era la causa dei miei problemi?! Quindi quando aveva detto “ci vediamo a lezione” si riferiva a quello.

Maledetto!

Perché diavolo si era messo a fissarmi? Non aveva niente di meglio da fare? Seguire la lezione ad esempio! 
Fui posseduta dalla paranoia, e la volontà di concentrarsi sulla spiegazione andò all'aria.

Ero abituata a sentirmi gli sguardi addosso, ero la nuova arrivata dopotutto, ovvio che mi rivolgessero occhiate curiose, ma la sua era davvero troppo!

Rivolsi un’occhiata indietro. Inutile, era ancora li, con il mento poggiato sul palmo della mano, le gambe accavallate, che mi fissava senza il minimo pudore!

Dannazione, anche se mi dava sui nervi, in quella posizione non potevo evitare di trovarlo decisamente attraente...

No, cavolo! L'unica cosa di cui avevo bisogno, era di rimanere incantata da quel tipo! Dovevo rimanere concentrata, e capire cosa diavolo avesse da fissare con tanta spudorata insistenza.

Potevo addirittura sentite il peso estenuante di quello sguardo, che mi trafiggeva come lancia in pieno petto, facendo accelerare il mio ritmo cardiaco.

Sospirai innervosita, mentre già avvertivo l'inizio di una lunga emicrania. Tutta colpa di quell'idiota! Non sarei stata così nervosa se avesse smesso di fissarmi!

Senza poterne fare a meno, gli rivolsi l'ennesima occhiata…ed eccolo lì.

Forse, la soluzione era lanciargli un occhiataccia talmente intensa da fargli passare la voglia di fissarmi. Ci prova ma, in tutta risposta, ottenni un sorrisetto divertito ed un occhiolino.

Trasalii visibilmente, e mi voltai di scatto, così velocemente che mi fece male il collo. Odiavo ammetterlo, ma quel sorriso mi aveva mandata in tilt. Sobbalzai quando sentii la campanella segnalare la fine delle lezioni.

Grazie a Dio!

Con lentezza, riposi i libri nella borsa a tracolla, e controllai quale fosse la prossima lezione. Letteratura inglese, edificio 4. Sperai solo di riuscire a trovare subito l’aula.

Proprio quando stavo per alzami, una mano si poggiò al mio banco. Non volevo alzare gli occhi per vedere a chi appartenesse, ma in cuor mio temevo di sapere già di chi si trattasse.

E la voce che parlò subito dopo mi diede ragione.   << Piaciuta la lezione? >>

Zach Hudson mi guardava con occhi divertiti, la sua voce era bassa, quasi appena accennata, ma allo stesso tempo, di una tale intensità che mi fece trasalire.

In quel momento lo odiai. Sapeva bene che non aveva fatto altro che disturbarmi per l’intera ora. Ed il fatto che sapesse che il suo sguardo mi aveva mandato il tilt mi fece sentire solo peggio.

Mi alzai e cercai dal trattenermi dal sobbalzare trovandomelo a pochi centimetri di distanza.   << Sarebbe potuta andare meglio >> dissi con stizza, ritraendomi imbarazzata. Sperai non se ne fosse accorto.

Che illusa.

Sghignazzò divertito, e mi seguii mentre uscivo dall’aula  << Qual è la tua prossima lezione...Rebecca Jane Callaway? >>

Sobbalzai nel sentilo pronunciare il mio nome per intero. Come diavolo faceva a saperlo?

Grugnii. Non avevo nessuna voglia di conversare con lui  << Attento, o diventerai tu il tipo petulante >> gli dissi con un sorriso stirato.

Non perse il sorriso, che anzi, gli si allargò  << Ecco che ritorna la mia tipa vendicativa >>

Da quando in qua ero diventata la sua tipa?!

Divenni rossa di rabbia.  Possibile che dovesse sempre averla vinta lui?!  << Letteratura inglese. Edificio 4 >> risposi infine, solo per metterlo a tacere.

Rise di gusto, ed io mi innervosii.  << Cosa c’è di divertente? >> chiesi.

  << Se vuoi ti accompagno >> mi propose, ignorando la mia domanda.

  << Non ce n’è bisogno, grazie >>
 
<< Insisto invece, dato che anchio devo andare li >>

Sgranai gli occhi. Avevamo un’altra lezione in comune?! Lo guardai, e non potei evitare di parlare con un tono decisamente troppo alterato 
<< Scherzi? >>

  << Affatto >> non aveva perso il sorriso  << Perché, c’è qualcosa che non va? >>
 
<< No, niente >> mentii, e accelerai il passo andando dritto, ma sentii la sua mano prendermi per un braccio, trattenendomi.

Sobbalzai a quel contatto, tanto che mi scansai malamente da quella stretta.

Mi voltai nel vedere se ci fosse rimasto male, ma lui sorrideva, come divertito da quella mia reazione  << L’edificio 4 è di qua >> e mi indicò il corridoio sulla sinistra.

Divenni rossa di vergogna. Dannato senso dell’orientamento! Quante volte dolevo ripetere lo stesso sbianco?

  << G-guarda che lo sapevo >> farfugliai svoltando l’angolo con lui alle costole, che sghignazzava.

Entrando in aula, notai con orrore che erano rimasti solo due posti liberi…per di più attaccati. Imprecai mentre ci sedavamo vicini.

Pregai con tutta me stessa che non ricominciasse lo stesso rito dell’ora precedente. Sarebbe stato ancora più imbarazzante avere quello sguardo addosso, solo a soli pochi centimetri di distanza.

Non osavo guardarlo, mentre sistemavo il libro sul tavolo, e cacciavo un quaderno per gli appunti. Purtroppo la lezione era su Shakespeare, un argomento che avevo già studiato.  Presi ugualmente appunti senza staccare gli occhi dal quaderno.

Non riuscii a trattenermi dal dare qualche sbirciatina alla mia destra, nascosta dalle ciocche di capelli, e me ne pentii subito dopo.

Mi stava ancora osservando! Di sottecchi, ma mi guardava!

Sobbalzai colta alla sprovvista, nonostante me lo sarei dovuta aspettare, e lui sogghignò divertito da quella mia reazione.

Maledissi me e lui. Adesso basta era davvero troppo! Stava sfiorando i limiti della decenza e della mia sopportazione! Mi trattenni dalla voglia pazzesca di urlargli contro che problema avesse, e non lo guardai più nemmeno di striscio. Fissavo il quaderno, il libro, il professore, poi di nuovo il quaderno…ma mai lui.

La lezione sembrò infinita, e quando finalmente la campanella suonò, mi ritrovai a sospirare di sollievo.

No, non potevo passare tutte le dannate lezioni di scienze e letteratura inglese in quel modo!  E non sapevo se avessimo qualche altra materia in comune…

Feci per parlare, ma una mano mi cinse le spalle con fare amichevole, prendendosi anche troppe confidenze. Mi ritrovai di fianco, un Mark Constant sorridente.   

 << Becky! >> esclamò usando quel diminutivo assurdo  << Ma guarda, abbiamo letteratura insieme! >>

Zach lo fissò con uno sguardo che non seppi decifrare, al contrario di quello di Mark. Oh, il suo era fin troppo chiaro. Sembrava si fosse intromesso nella scena con il preciso scopo di infastidirlo.

  << Si…ciao Mark >> lo salutai timidamente, anche un tantino infastidita da tanta intimità.

  << Hudson… >> disse con stizza subito dopo lui.

Zach si limitò a rivolgergli un cenno del capo. Strano. Tutta la sua spavalderia di prima sembrava essersi dissolta nel nulla.

  << Ci vediamo in pausa pranzo, che ne dici? >> continuò poi Mark, e mi accorsi solo successivamente che parlava con me.

Sbattei le ciglia, tornando alla realtà  << Oh si, va bene >> risposi, senza alternative.

Mi sorrise compiaciuto e trionfante, e mi diede una pacca sulla spalla a mo di saluto. Notai Zach seguirlo con la coda dell’occhio fino a quando non fu uscito dall’aula.

Scoccò la lingua  << Perché frequenti gente del genere? >> mi chiese poi.

Quella domanda mi spiazzò e lo guardai con aria interrogativa.

  << Non è la compagnia migliore che potresti trovare >> continuò, rivolgendo lo sguardo dalla porta a me.

Corrucciai la fronte  << Strano. Mi dicono la stessa cosa di te >> ribattei  << E non parlare male di loro >>

Sembrò innervosirsi  << Ci sono sempre più versioni di una storia >>

  << Beh, non ci tengo a sentire la tua! >>

Presi la borsa a tracolla, me la misi in spalla e lasciai l’aula prima che potesse fermarmi di nuovo  << Ci vediamo >>

Assistetti alla lezione di storia e poi andai in mensa, tralasciando il fatto che feci due volte il giro dell’edificio 4 per raggiungerla.

Non feci in tempo a metterci piede che mi sentii chiamare dalla voce squillante di…Susan Pevens vero?

Nel giro di tre tavoli, tutti si voltarono verso di me, ed io, paonazza, mi avvicinai al loro tavolo.

C’erano tutti quelli che avevo conosciuto quella mattina, e mi sedetti in mezzo ad Amelia, che mi offrì un trancio della sua pizza, e Mark.

  << Così tu e Hudson siete amici? >> mi chiese lui.

Mi andò di traverso il morso che avevo appena fatto, e lo guardai di sbieco. Sembrava non vedesse l’ora di chiedermelo. Tutti i presenti del tavolo si voltarono verso di me.

Non avevo possibilità di sviare quella domanda.

  << Amici è una parola grossa… >> farfugliai, mentre con un fazzoletto di carta mi tamponavo la bocca.  Ma che gli importava delle mie amicizie?! E poi, quella che avevo con Zach Hudson non si poteva nemmeno definire tale.  << Diciamo che abbiamo delle lezioni in comune e basta…>> aggiunsi poi.

  << Ah >> disse Mark, facendo un sorso della sua Cola, fingendosi improvvisamente indifferente.

Le loro facce erano diventate improvvisamente contrariate.

  << Emh… >> azzardai poi  << Come mai tutto questo astio verso lui? >> Era più che naturale quella domanda da parte mia. E pretendevo che mi rispondessero.
 
 << 
Oh…non si tratta di astio >> intervenne Derek.

  << Dagli sguardi che gli lanciate oserei dire di si >> insistetti. Non ero una stupida, e non dovevano trattarmi come tale  << Sembra che non vi stia simpatico nemmeno il suo gruppo >> continuai facendo riferimento ai ragazzi bellissimi che lo avevano affiancato.

Avvertii al mio fianco Amelia irrigidirsi ma non disse niente.

  << Non ci stanno molto simpatici, è vero >> intervenne Susan  << Più che altro tendono ad atteggiarsi troppo da “capetti”…non so se mi intendi>>

L’espressione sul mio volto non migliorò.

  << La cosa è reciproca dopotutto >> aggiunse Gwen, che aveva i capelli biondi legati in una coda di cavallo di una precisione quasi maniacale  <<Nemmeno loro  credo ci reputino i più simpatici in circolazione >>

Ripensai a quello che mi aveva detto Zach e non potei darle torto.

  << Quindi questo astio si basa semplicemente…su…questo>> non riuscii a trattenermi. Non ci credevo. Affatto. Alle mie orecchie suonava troppo come una scusa. O magari, serviva a celare qualcosa di più profondo.

  << Te lo ripeto non è astio…semplicemente antipatia e indifferenza reciproca >> concluse Derek. E sembrava non voler riaprireil discorso.

Certo, perché adesso mi avevano convinta.

Non insistetti oltre, e tornai a concentrarmi sulla mia pizza. Da loro non avrei avuto ulteriori informazioni. Sembravano molto restii a parlarne.
“Ci sono sempre più versioni di una storia”.

La sua voce mi tornò in mente e rabbrividii. Cosa voleva dire? Che dovevo chiedere le risposte che volevo a lui?

Chi mi avrebbe assicurato che mi avrebbe risposto, e soprattutto detto la verità?

Tentar non nuoce…

Finita la pausa pranzo, mi avrebbe aspettato biologia, edificio 3, e per una volta fui contenta di perdermi. Studiai tutta la scuola in sua ricerca. Possibile che quando volevo incontrarlo, lui spariva nel nulla?!

Mio rammarico, raggiunsi l’aula e mi sorbii la lezione sulla riproduzione cellulare. Come se non bastasse, una dei miei compagni di corso era proprio Gwen Ofman. Mi sorride e mi invitò sedermi accanto a lei.

Non parlammo granché, e finita la lezione, la salutai velocemente sgattaiolai fuori. Avevo educazione fisica. Trovare la palestra fu la cosa più facile che mi riuscì quella mattina.

Mentre mi accingevo a raggiungere gli spogliatoi, lo vidi. Lui, Zach. Era fuori, stava attraversando il campo da football.

Le mani in tasca, lo sguardo alto e fiero. Sembrava fissasse qualcosa davanti a lui. Poi, sgranò gli occhi e cominciò a correre.

Sparì in un attimo dal mio campo visivo, e senza avere il pieno controllo sulle mie azioni, mi diressi anchio all’esterno, aprii la porta e il vasto campo sportivo mi si presentò davanti. Voltai lo sguardo nella direzione in cui l’avevo visto correre….ma era sparito!

Imprecai sonoramente. Come diavolo faceva?! No, non mi sarebbe sfuggito ancora! Volevo le mie risposte!

Cominciai a correre anchio, senza sapere dove dirigermi. Il campo era deserto, non vedevo nessuno. Mi stavo avvicinando all’uscita che si trovava sul retro del grande cortile, e facendo lo slalom tra i motorini e le macchine parcheggiate, vidi qualcosa che mi fu difficile descrivere.
Inizialmente solo una sagoma.

Dapprima offuscata, poi più nitida. Mi era distante qualche metro. All’incirca doveva essere alta un metro e sessanta, o settanta. Osservandola più attentamente, capii che era una…ragazza.

Cominciai a distinguerne i capelli biondicci lunghi e crespi, era rannicchiata su se stessa, con la braccia che si cingeva il busto, come se volesse graffiarselo, o strapparsi la pelle.

Solo in seguito mi accorsi che era solo in intimo. Con orrore scorsi dei vestiti strappati sotto di lei…macchiati di sangue.

Sussultai, forse troppo rumorosamente. Si, perché anche lei sobbalzò, e si voltò di scatto in mia direzione. Ansimava. I suoi occhi erano color cremisi. Ma non fu quello a sconvolgermi.

Le sue iridi erano rosse come il sangue. Come se i capillari oculari fossero improvvisamente scoppiati. Era ancora curva su se stessa, come se qualcosa stesse per uscirle dalla schiena, ma stava avanzando in mia direzione.

Ero scossa da tremiti. La mia mente completamente svuotata. Che diavolo stava succedendo? Chi era quella ragazza? Stavo seguendo Zach Hudson e…Dov’era andato a cacciarsi lui?!

Lei si stava avvicinando pericolosamente a me, ma io non riuscivo a muovermi. I piedi incollati al suolo si ribellavano ai miei comandi.
Poi mi saltò addosso.

In quei velocissimi secondi, mi parve di scorgere la figura ansimante del babbeo che avevo deciso stupidamente di seguire, a diversi metri da me, dietro colei che stava per aggredirmi.

Zach Hudson mi guardava allucinato, con un'espressione di puro terrore dipinta in volto.

Fu l’ultima cosa che vidi prima di cominciare ad urlare.

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Capitolo 7
*** Frustrazione ***


Salve a tutti, ed eccomi tornata con un nuovo capitolo! :D Questo è finalmente l'ultimo in cui le cose restano più che altro ferme e nascoste! 
Dal prossimo in poi si entra nel vivo! *----------*
Aspetto le vostre recensioni ed i vostri giudizi!
A presto,
Yuki.

                                   

                                                                              Frustrazione




Troppe cose contemporaneamente per capire cosa fosse successo.

Avevo deciso di seguire Zach Hudson, ma mi ero ritrovata una strana, ma forse l’aggettivo non rende l’idea, ragazza dagli occhi rossi davanti, che stava per aggredirmi.

Mi era sembrato di intravvedere Zach dietro di lei, avevo urlato e…

Ed ora era tutto buio. Ma stranamente non avvertivo dolore. Sentivo il terreno sotto di me, e qualcosa di pesante che mi sovrastava. Poi, i suoni esterni tornarono a raggiungere il mio cervello, e cominciai a riconoscere delle voci attorno a me.

Mi feci coraggio, e azzardai ad aprire gli occhi. Delle figure sfocate mi erano davanti, e si muovevano frenetiche. La prima che riconobbi su Susan. Era vicina a me, come a farmi da scudo. Involontariamente, grugnii. Era più pesanti di quanto pensassi.

Non appena si accorse della mia reazione, mi sorrise a trentadue denti  << Menomale! >> esclamò, troppo forte per i miei gusti  << Temevo ti fossi ferita! >>

Ero sdraiata a terra, ancora nel cortile del retro, e Susan mi aiutò a tirarmi su con la schiena.

Avrei voluto chiederle un mucchio di cose, ma il mio sguardo venne catturato da coloro che erano davanti a me prima che potessi aprire bocca.

Li riconobbi immediatamente. Erano Amelia, e Mark.  Lei era inginocchiata a terra, lui in piedi, la stava aiutando ad alzarsi. Non vedevo più l’inquietante ragazza che aveva cercato di aggredirmi. Erano stati loro a mandarla via?

Trasalii solo al ricordo dei suoi occhi completamente insanguinati.

Ora…la mia domanda era sempre la stessa.

Che diavolo stava succedendo?!

  << Ragazzi! >> urlò Susan, e mi dolsero le orecchie a quella voce così acuta   << Becky sta bene! >>

Mark e Amelia vennero verso di noi, richiamati da lei, e quest’ultima si inginocchiò in mia corrispondenza. Controllò che non avessi riportato ferite esterne e mi guardò negli occhi  << Rebecca, stai bene? >>

Mi fece preoccupare più il fatto che mi avesse chiamato bene per nome, che altro. Annuii incerta. Fisicamente mi sentivo bene…ero solo tremendamente scossa.

Li guardai uno per uno negli occhi, e mi sentii terribilmente in colpa.

Questo perché…In un primo momento, avevo pensato che ad avermi salvata fosse stato Zach Hudson. Ed essermi invece trovata loro davanti, mi aveva fatto provare un senso di…delusione. Si, pura e semplice delusione.

Come potevo essere così irriconoscente nei loro confronti?! Per cosa poi? Per quell’idiota di Zach Hudson!

  << Perché… stai piangendo? >> mi chiese la voce insicura di Mark.

Mi accorsi di avere gli occhi lucidi, e me li asciugai con la mano. Mi imposi di riprendere il controllo.

Guardai Amelia  << Sto bene >> ribadii  << Ma sento che impazzirò se non mi direte subito quello che sta succedendo! >>

Le loro espressioni si indurirono. Mark sospirò  << Beh, questo è un fuori programma inaspettato… >>

Amelia invece fece spallucce  << Si sono solo anticipati i tempi >>  poi mi prese le spalle e le strinse con forza  << Adesso ascoltami, Rebecca >>  era serissima  << Vai a casa, e non uscire fino a domani >> scandì con forza le sillabe, come se parlasse con una minorata mentale.  << Non chiamare nemmeno la polizia >>

Rimasi perplessa  << Per…perché? >> trovai il coraggio di chiedere.

  << Fidati di noi >>  mi stoppò   << Domani vieni a scuola normalmente, e dopo le lezioni ti spiegheremo tutto >>

   << Ma perché non adesso? >> insistetti, come una bambina che fa i capricci.

  << Perché le cose ci sono un po’ sfuggite di mano >> intervenne Susan al mio fianco, rivolgendomi un sorriso stentato  << Dobbiamo fare il punto della situazione >>

Non ci avevo capito niente. Fare ordine a cosa? Do cosa dovevano occuparsi? Sembravano agenti segreti della CIA. Erano così tante le domande che mi ronzavano in testa che rimasi zitta, preda di una violenta confusione mentale.

Mark mi aiutò a rimettermi in piedi. Inizialmente barcollai, poi i piedi mi si saldarono al terreno.

  << Emh…avete per caso visto Zach Hudson? >> chiesi poi.

Mi pentii subito di non essere rimasta zitta, perché le loro espressioni peggiorarono visibilmente  << Perché ci chiedi di lui? >> mi fulminò Mark.

Deglutii. Avrei voluto rimangiarmi le parole   << No…cioè… mi era sembrato di averlo visto… >> mentii, senza via di fuga.

La verità è che lo avevo seguito, e ad essere sincera temevo ci fosse lui dietro a quello che era successo. Ma temevo che se ne avessi parlato con loro, ne avrebbero decretato immediatamente la condanna a morte, quindi restai in silenzio, rimanendo sul vago.

Mark scoccò la lingua   << Così c’è lui di mezzo? >>

Mi si raggelò il sangue nelle vene   << No…forse l’ho solo immaginato…è stato tutto così improvviso >>

Mi sentii una perfetta stupida. Per quale stramaledetto motivo lo stavo difendendo?

  << Lasciamo perdere >>  si intromise Amelia  << Le lezioni stanno finendo >> controllò l’orologio che teneva al polso  << Mark, puoi riportare Rebecca a casa? Noi raggiungiamo Derek e Gwen >>

Sobbalzai. Non volevo rimanere sola con lui…sembrava ancora parecchio innervosito. Sperai si rifiutasse, ma lui invece annuì  << Certo >> Mi guardò e sorrise  << La mia macchina è per di qua >>

  << Non ce n’è bisogno, davvero >> provai a ribattere, più impacciata che mai.

  << Non vorrei che ti succedesse qualche altra cosa spiacevole… >> mi ammutolì lui.

Deglutii e rimasi in silenzio. “Spiacevole”… era un avvertimento?

Mi rassegnai a seguirlo, mentre salutavo Susan e Amelia, la quale era intenta a smanettare al suo cellulare, per poi portarselo all’orecchio. Rimasi sbalordita nel notare la Golf GT grigio perla di Mark.  << Davvero è la tua macchina? >> non potei fare a meno di esclamare alla vista di quel gioiellino.

Lui rise a quella mia reazione, probabilmente un po’ esagerata.   << Finalmente mi hai sorriso >> disse, visibilmente contento  << Peccato però che il merito sia della macchina e non mio >>

Arrossii. Pensandoci, ero sempre stata seriosa con loro…

Entrammo in macchina, e il viaggio fu tranquillo. Mark era loquace,  ne fui contenta.

Non avevo molta voglia di parlare, soprattutto dopo quello che era successo, ma allo stesso tempo non volevo fare la parte della musona. Parlammo per lo più di argomenti futili. Mark non disse una sola parola a proposito della ragazza assatanata che aveva cercato di aggredirmi, ne io faci domande a riguardo, nonostante dentro di me fremessi dalla voglia di risposte.

Per tutto il tragitto mi sforzai con tutta me stessa di non piangere.

Per mia fortuna, arrivammo in fretta, lo salutai cortese farfugliando un “ci vediamo domani”, chiusi lo sportello e mi addentrai in casa, sbattendo la porta dietro di me.

Non so per quanti minuti restai sulla porta, immobile, con lo sguardo perso, prima di entrare in cucina, deserta.
 
<< Papà? >> chiamai, ma non ci fu risposta. Andai in salotto, ma era vuoto. Poi notai il bigliettino stropicciato lasciato sul tavolo della cucina.
Era scritto nella sua solita scrittura disordinata, con le lettere accavallate le une alle altre.

Scusa, ma ho ricevuto una telefonata urgente, e sono dovuto scappare a lavoro. Nel frigo ci sono degli avanzi. Cercherò di tornare per cena, promesso. Bada alla casa mentre sono via.
Papà.

Sospirai. Ma cosa avevamo tutti ultimamente? Il lavoro non lo aveva mai impegnato così tanto…

Poi, la mia mente fece un collegamento insolito. Amelia che fa una chiamata dall’apparenza urgente, e mio padre che riceve una telefonata improvvisa e scappa al lavoro...

No, ora stavo esagerando. Non c’era collegamento tra Amelia e mio padre.

Una parte di me poi, si sentì sollevata.

Così potevo piangere senza trattenermi.
 
 
 
Quella notte non riuscii chiudere occhio, o meglio, quelle poche volte che ero riuscita a prendere sonno, ero stata tormentata da incubi orribili. Quando chiudevo gli occhi, l’inquietante ragazza dagli occhi rossi che mi aveva assalita mi tornava in mente, come  se diapositive dietro le palpebre si divertissero a tormentarmi.  

Quindi, decisi era meglio rimanere sveglia. Purtroppo,  il vento che sbatteva contro la persiana non aiutava per niente a tranquillizzarmi.

Mio padre non aveva rincasato, e avevo sfruttato quella giornata di solitudine piangendo a dirotto.

Quella mattina mi alzai prestissimo, e osservando il mio riflesso allo specchio, constatai con orrore di essere messa peggio di qualcuno appena uscito da vent’anni di coma.

I capelli impazziti, incorniciavano il mio volto in maniera del tutto assurda, gli occhi rossi e gonfi, reduci dal pianto della sera precedente, occhiaie talmente evidenti che sembrava mi avessero picchiata.

Presi in seria considerazione di non andare a scuola quella mattina, ma dovevo assolutamente vedere gli altri. Stavo davvero impazzendo in quella situazione.

Inoltre, avvertivo anche il bisogno di incontrare Zach Hudson.

Assurdo, ma vero.

Aprii il rubinetto e mi sciacquai i viso, scacciando i pensieri.

Mi adoperai a rimettere in sesto il mio viso. Presi un correttore e miracolosamente riuscii a far scomparire le occhiaie, poi mi misi del leggero fard sulle guance. Infine applicai un'abbondante dose di mascara nero, e un lucido sulle labbra color pesca.

Mi sentii subito meglio e più sicura di me stessa.

Mi vestii in fretta, senza badare a quello che mi capitava di mano. Mi diedi un’occhiata allo specchio, giusto per accertarmi che non fossi ridicola, e constatare che fossi almeno decente, ed infine uscii.

L’aria fredda mi punzecchiò le guance mentre mi accingevo a prendere il bus. Dalle stelle alle stalle…pensai ricordando la Golf GT di Mark.

Una volta arrivata, controllai l’orario delle lezioni. Sospirai delusa, quando notai di non avere ne lezione di scienze, tantomeno letteratura inglese.

Tutt’altro. Educazione fisica alla prima ora. Volevano uccidermi? Ci stavano riuscendo. Non avevo nemmeno fatto colazione quella mattina…

Nel raggiungere la palestra, mi guardai intorno, alla disperata ricerca di Amelia, Mark, Susan, e anche Derek e Gwen. Ma di loro nessuna traccia. Eppure si appostavano sempre al cancello…

Raggiunta la palestra, il vasto campo da football raggiunse il mio campo visivo, e rabbrividii. Lo scrutai ma non vidi nessuno.

Mi sentii una perfetta stupida. Che stavo facendo? Chi pensavo di trovare?  Una vocina nella mia testa mi sussurrò un nome, ma mi rifiutai di ascoltarla.

La lezione fu semplicemente tremenda. Talmente presa dalle mie preoccupazioni, non mi accorsi nemmeno del pallone che mi colpì in pieno viso. Imprecai e per poco non tirai giù tutti i santi dal paradiso.

La giornata trascorse pressoché uguale; non ricordavo avessi mai avuto una giornata peggiore. Di Amelia e degli altri, nessuna traccia, tantomeno di Zach, e l’impazienza mi stava logorando le pareti dello stomaco.

A fine giornata accadde.

Lo vidi, come se fosse un’illuminazione.

Stava correndo per i corridoi, con impazienza, guardandosi intorno come se fosse terrorizzato.

I capelli castani inumiditi dal sudore dovuto ad una probabile corsa, indossava una camicia bianca, con le maniche tirate su fino ai gomiti.
Mi persi nei suoi occhi scuri come il petrolio quando finalmente mi guardò.

Ero combattuta dalla voglia pazzesca di corrergli incontro, ancorargli le spalle con le braccia per non permettergli di dileguarsi di nuovo, e mi diedi della stupida per il solo fatto di pensare a cose del genere.

Lui tuttavia, sembrava avere i miei stessi pensieri. Infatti, non appena mise a fuoco la mia figura, venne in mia direzione a passo svelto.

In un attimo, mi ritrovai avvolta dalle braccia calde di Zach Hudson. Mi stava abbracciando. Mi teneva stretta a se, senza avere la minima intenzione di lasciarmi andare.

Affondai il volto nel suo petto, completamente inglobata dalle sue braccia.

Andai nel pallone. Non riuscii più a formulare nessun pensiero razionale. Avvertivo solamente il calore di quella stretta così inaspettata.

Fortunatamente i corridoi non erano molto affollati, ma un brusio di una piccola folla curiosa cominciò a farsi sentire.

Probabilmente fu per questo che sciolse la nostra stretta infastidito, e prendendomi il polso destro, mi trascinò fuori. Camminava talmente velocemente che rischiai più volte di inciampare nei miei stessi stivali nel seguire il suo passo.

Nell’uscire, incrociammo accanito fumatore biondo, che più volte avevo visto in compagnia di Zach. Lui squadrò glacialmente prima me, poi lui. Zach invece, non lo guardò nemmeno.

Una volta nel giardino, mi lasciò andare, e voltandosi imprigionò i miei occhi ai suoi. Io non avevo ancora detto una parola, e non ero sicura di poterci riuscire.

Poggiò una mano sulla mia spalla senza distogliere lo sguardo  << Allora stai bene… >> lo sentii bisbigliare.

Inizialmente non capii. Poi, la scintilla di comprensione mi attraversò il cervello e tutto mi fu più chiaro.

Si stava riferendo alla tentata aggressione del giorno prima da parte di quella ragazza assatanata. Quindi non mi ero sbagliata, lui c’era davvero!

  << Che…che cosa è successo ieri? >> riuscii a dire, con la voce che mi moriva in gola.

Il suo sguardo di indispettì  << Tu che cosa ci facevi la piuttosto? >>

  << Non rispondere ad una domanda con un’altra domanda! >>

  << Lascia perdere >> sbottò.  Mi imbronciai. Dov’era finita tutta la dolcezza di prima?!  << L’importante è che tu stia bene >> continuò.

Quella frase mi fece arrossire, ma risposi a tono  << Non certo grazie a te >>

Cos’era quello che leggevo nei suoi occhi mentre mi guardava?  Tristezza? No…era…

Colpevolezza? Senso di colpa forse?

  << È colpa di quegli idioti che si sono messi in mezzo… >>

Si riferiva ad Amelia, Mark e Susan?  << Non chiamarli idioti! >>  lo ripresi con ira  << È  grazie a loro se sono salva da quella li! Si può sapere chi diavolo era? E soprattutto, tu cosa centri con tutto questo?! Sono davvero stufa di questa storia! >>

Tutte le mie frustrazioni represse, uscirono come un fiume in piena dalla mia bocca, senza che riuscissi a trattenermi.

Lui continuava a guardarmi, ma il suo volto era una maschera inespressiva.

Sentivo le ginocchia tremare  << Sto impazzendo… >> farfugliai, più rivolta a me stessa che a lui, prendendomi la testa tra le mani.

  << Non credo che saresti contenta di sentire le risposte alle tue domande… >> disse dopo un lungo silenzio.

Non ci avrei giurato. Avrei rischiato davvero l’esaurimento se nessuno si fosse degnato di spiegarmi cosa stava succedendo.

Lo guardai dritto negli occhi  << Mettimi alla prova >> lo sfidai.

Si scompigliò i capelli  << Immagino che non ti rassegnerai finché non otterrai le tue risposte >>

  << Immagini bene >>

Un sorriso che mi diede sui nervi comparve sul suo volto << Sappi però che se vuoi davvero delle risposte da me…poi saremo legati in eterno, che tu lo voglia o meno >>

Lo fissai con aria interrogativa.  << Davvero molto romantico >> ironizzai infine.

Rise divertito  << Guarda che parlo sul serio >>  mi si avvicinò  << Accetti? >> mi incalzò.

Stavo per rispondergli che non mi ero mia tirata indietro davanti ad una sfida, ma mi bloccai.

“Fidati di noi. Dopo le lezioni ti spiegheremo tutto”.

La voce di Amelia raggiunse il mio cervello. Lei aveva promesso che mi avrebbe dato le risposte che cercavo…non c’era bisogno si scendere a patti con un tipo poco raccomandabile come lui.

Io mi fidavo di lei.

Distolsi lo sguardo  << No...non importa… >> bisbigliai fissandomi i piedi.

Rimase perplesso  << Credevo fossi disposta a tutto pur di sapere la verità >>insistette. Poi ridusse gli occhi a due fessure  << Ti faccio così schifo? >>

Il mio cuore sussultò. No! Affatto! Il contrario invece!
  << Non è così! >> esclamai, tornando a guardarlo. Mi feci rossa e mi maledissi. Stavo facendo solamente il suo gioco.

Lui sorrise vittorioso, sorpreso, ma allo stesso tempo contento di quella mia reazione così ingenua  << Ah, si? >> Si avvicinò pericolosamente al mio viso  << Ma guarda…adesso proprio non voglio lasciarti andare… >>

Sobbalzai e il mio cuore cominciò a galoppare veloce.  << S-senti… >> provai ad allontanarmi, ma mi aveva circondato la vita con un braccio
<< Meglio che vada… >> riprovai, ma nulla.

In risposta, ottenni un ghigno diabolico  << Non ci sperare >>

Detto questo, mi caricò in spalla e ci allontanammo per una meta che ancora non conoscevo, ma che sapevo non mi sarebbe piaciuta.

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Capitolo 8
*** Desiderio ***


Finalmente siamo arrivati al capitolo 8!!! *--------*
Fino ad ora, questo è uno dei capitoli che preferisco! Fatemi sapere che ne pensate anche voi! :) Rebecca e Zach cominciano a fare passi avanti finalmente! :D Non si muovevano più! xD  (Parla l'autrice ^^'' )  E credetemi, miglioreranno anche! xP Beeeeeeeeene, adesso vi lascio alla lettura, spero che il capitolo vi piaccia!
Yuki! :)



                              

                                                         Desiderio



 

La meta era niente meno che casa sua. Ma questo lo capii solo successivamente.

Mi aveva trascinato nella sua auto, una Peugeot 208 grigia, che faceva concorrenza con l’auto di Mark.

Era davvero prepotente quando ci si metteva!

Senza contare che la sua guida lasciava molto a desiderare. Si imbucava nel traffico senza nemmeno guardarsi intorno, scartando le altre auto e svoltando bruscante agli incroci senza nemmeno mettere la freccia, lasciandoci dietro solo i suoni squillanti dei clacson.

  << Non essere così guardinga verso di me >> mi riprese, osservando con la coda dell’occhio la mia rigidezza, mentre ero seduta nel lato del passeggero, cercando di rimanere il più possibile lontana da lui.  << Non ti mangio mica, sai >>

“Anche se sei una preda succulenta” , mi sembrò che bisbigliò a bassa voce.

  << Potrei denunciarti per sequestro di persona >> dissi con stizza. O per tentato omicidio, visto al sua guida pessima.

Rise divertito, continuando a guardare la strada  << Quanto sei esagerata… >>

  << Mi hai trascinata a forza dentro la tua auto e adesso mi stai portando chissà dove! >> ribbattei  << Tu come lo chiameresti? Senza contare che avevo già un impegno… >> mi lagnai, abbassando gradatamente il tono di voce.

  << E sarebbe? >> ora stava guardando me. Era serio in volto.

Arrossii  << Non sono tenuta a risponderti! E guarda davanti almeno! >> gesticolai smaniosa.

  << Rilassati, Rebecca! >>

Il  calore che mi invase il cuore quando pronunciò il mio nome, fu  immediatamente rimpiazzato dall’orrore quando l’occhio mi cadde sul  tachimetro che  segnalava centoventi. Perché aveva tanta fretta dannazione? << Oddio, Zach! Vuoi rallentare?! Cos'è stai cercando di ucciderci forse?! >>

Senza calcolarmi di striscio, si voltò e mi fissò di nuovo. Sembrava sinceramente… sorpreso.

  << Cosa c’è?! >> sbraitai, alternando lo sguardo dalla strada, al tachimetro, a lui.

  << È la prima volta che mi chiami per nome >> lo disse sorridendo compiaciuto  << Pensavo ti fossi dimenticava come mi chiamassi >> 

E come potrei? Il cuore accelerò i battiti dopo aver formulato quel pensieri. Distolsi lo sguardo imbarazzata. Stupida, stupida e ancora stupida.  

Mi maledissi ancora una volta, poi ritrovai l’uso della parola  << E sarà anche l’ultima se non rallenti, prima che facciamo qualche incidente! >>

Sogghignò e ridusse la velocità, tornando a guardare davanti.

Sospirai scoraggiata. Probabilmente, Amelia e gli altri mi stavano cercando. Avevano detto che mi avrebbero dato delle risposte…e io li stavo allegramente dando buca.

Ero in compagnia di Zach…verso una meta che ancora non conoscevo.

Lo guardai di sottecchi << Allora? >>

Inarcò un sopracciglio  << Cosa? >>

  << Quando ti degnerai di dirmi dove stiamo andando? >>

Si passò la lingua tra le labbra  << A casa mia >>

Mi si gelò il sangue.

Oddio. Oddio. Oddio.

Aprii la bocca per parlare, ma non uscì nessun suono. Chiesi un immenso sforzo alle mie corde vocali  << E… che cosa ci stiamo andando a fare? >>
La voce mi tremava.
 
<<
Appena ci arriveremo lo scoprirai >>. Era così sicuro di se che provai un forte senso di impotenza, e mi feci piccola piccola nel sedile. << E guarda caso, siamo appena arrivati… >>

Non avevo fatto caso al percorso fatto. Appena rivolsi lo sguardo fuori dal finestrino, inizialmente notai solo una grande distesa verde. Poi, gli alberi si diradarono, e deglutii alla vista dell’abitazione. Era una villetta di tre piani, dipinta di un bianco panna molto soft, rettangolare e ben proporzionata. Le forme ariose. Porte e finestre delle forme moderne ed originali.

  << Ti piace? >> mi chiese, notando lo sguardo estasiato che dovevo avere.

Non potei evitare di annuire, forse troppo energicamente  << Caspita! >> Una casa così grande solo per la sua famiglia?

L’auto di Zach si affiancò ad altre quattro, parcheggiate nello spiazzale esterno, riboccante di verde. Aprì lo sportello e scese dall’auto  << Non vieni? >> mi incalzò.

Mi sentivo tremendamente a disagio. Volevo mettere le radici in quel dannato sedile!   << Io ho davvero un impegno oggi >> ci riprovai ma la mia voce non era convincente  << Seriamente Zach, perché mi hai portata qui? >>

Con uno slancio fulmineo fu dalla mia parte, mi aprì lo sportello con nonchalance,  e prendendomi il polso, mi trascinò fuori dalla Peugeot. 
<< Beh, ormai sei qui quindi... >>

Senza lasciare la presa, mi guidò fino alla veranda.

   << Ma non ci sono i tuoi famigliari…? >> continuai ad oppormi.

Non si voltò a guardarmi.  << No, convivo con dei miei compagni >>

Quella frase mi spiazzò. Non abitava con la sua famiglia? Rimasi in silenzio, mentre la mia mente pensava a tutte le possibili cause di tale stile di vita.

I suoi compagni…mi chiesi se non si riferisse al gruppetto che avevo visto a scuola.

Tre gradini, poi aprì la porta. Ci accolse un grande salotto, luminoso ed arioso. Una grande vetrata dalla parte opposta, che ridava sul giardino. Il pavimento di legno era rivestito da eleganti tappeti delle diverse tonalità del bianco. Nel lato orientale vi era una massiccia scalinata curvilinea.

Mi guardai intorno spaesata. Che ci facevo io li?!

Mi accorsi solo successivamente che uno dei ragazzi che avevo intravisto a scuola, quello dai boccoli scuri e dal fisico atletico, stava scendendo la massicce scale.

Guardò attonito prima me, poi Zach, come se volesse sgozzarlo all’istante. Saltando diversi gradini ci raggiunse a passo svelto. Mi irrigidii nel vederlo avvicinarsi così minacciosamente.

  << Che stai facendo Zach? >> esclamò, con le mani serrate a pugni  << Perché hai portato gente come lei qui? >>

Ma grazie, anchio avrei tanto voluto andarmene!

La presa sul mio polso si fece più ferrea  << Fatti i cazzi tuoi Adam >>. Ovviamente, la finezza non sapeva nemmeno dove stava di casa. Lo sorpassò a passo svelto, e fui costretta a stargli dietro.

  << Non credere che perché sei il leader, ti sia concesso di comportarti come vuoi! >> continuò il cosiddetto Adam dietro di noi, che aveva preso a seguirci  << È bastata già Alyssa a combinare un casino! Non mettertici anche tu! Chi lo sente poi Stain! >>

Non capivo un accidente di quello che stava dicendo. Stain? Leader? Zach? Di cosa? Chi era questa Alyssa poi? Una delle ragazza che avevo visto a scuola?  Eppure il suo nome mi ricordava qualcosa…

Zach non lo ascoltava nemmeno, svoltò a destra di un corridoio tappezzato di quadri dalle spesse cornici, e ci tuffammo nella prima porta sulla sinistra.

La stanza era spaziosissima, forse a causa del’assenza di mobili.

Vi era soltanto un grande divano di pelle nera, due armadi affilati di un legno scuro, una scrivania spaziosa, e degli scaffali pieni zeppi di spessi libri. Uno dei pochi titoli che riuscii a leggere fu: anatomia del corpo umano.

Non seppi il perché ma mi stupii. Si interessava di medicina?

Zach sbatté la porta dietro di se e sbuffò, facendomi tornare alla realtà. 

Sentii dei pugni contro la porta, provenienti da fuori  << Dannazione Zach! >>  era ancora Adam  << Così metti anche noi nei casini! >> Dei passi pesanti, e poi silenzio assoluto.

  << Che rompipalle! >> sbottò. Si voltò verso di me, e si accorse di quanto fossi sconvolta.  << Mi dispiace dello sgradevole benvenuto >> si scusò, e sembrava sinceramente rammaricato.

Feci spallucce, cercando di mostrarmi indifferente  << Se la mia presenza è un disturbo, posso andarmene… >>

Mi rivolse un sorriso sghembo <<  Ti piacerebbe eh… >>

  << A dire la verità si >>. Mi feci seria  << Sul serio, che cosa c’è che  non va? >>. Allusi al comportamento del così detto Adam.

Distolse lo sguardo   << Lascia perdere quello là >>

  << Difficile farlo. Sembrava parecchio adirato >>

  << Gli passerà >>

  << Sei sicuro? >> insistetti  << Non sembrava proprio… >>

Sbuffò  << Non ti ho certo portata qui per parlare di lui! >>

  << Giusto, in effetti mi piacerebbe saperlo perché cavolo sono qui, dato che non l’ho ancora capito! >>

Il suo sguardo si indurì  << Bene >> disse semplicemente.

Il un attimo, una presa ferrea mi attanagliò i polsi, e mi sentii sprofondare nel divano nero.  Lui troneggiò su di me, le sue gambe ferme sulla mia vita, mi imprigionava i polsi sopra la testa.

In quel momento ebbi seriamente paura.

Mi imposi di rimanere calma. Non dovevo fare il suo gioco.  << Che stai facendo? >> riuscii miracolosamente a chiedere, ma la voce mi morì in gola.

Lui sogghignò divertito dalla mia reazione.  << Ti ho detto che se volevi le tue risposte poi saremo stati legati in eterno…e tu hai accettato di correre il rischio… >>

  << Questo l’hai deciso da solo >> gli ricordai, fissandolo malamente  << Mi sembra di ricordare di averti detto che avevo già un impegno… >>

  << Non fa molta differenza >> mi stoppò.

I suoi occhi scuri mi scrutarono e mi sentii senza difese. Completamente denudata.   << Sai, fin dalla prima volta che ti ho visto…non mi hai fatto una bella impressione >> cominciò, serio in volto.  << Mi sei comparsa improvvisamente davanti…e mi sono davvero sentito... >> assottigliò gli occhi  << Ribaltare le viscere, si… >>

Feci una smorfia  << Non puoi usare un paragone più carino? >>

Rise  << Diciamo che mi sentivo ribollire il sangue. Ero… scombussolato ecco. Come se il mio corpo non funzionasse più a dovere >> un sorriso beffardo  << Va meglio così? >>

Feci spallucce, nei limiti che mi imponeva la posizione in cui mi costringeva a stare  << È  un inizio >>
 
<< Dicevo… >> riprese a parlare  << Per questo inizialmente provai solo antipatia verso di te…Chi eri tu, piccola ed insignificante ragazzina tutto pepe, per farmi sentire in questo modo? A me poi? >>

La sua mano libera cominciò ad esplorare la mia guancia, scendendo nell’incavo tra il mento ed il collo. Sussultai al suo tocco, mentre il cuore batteva frenetico.

  << È stato… È, davvero frustrante >> continuò  << Provo un senso di impotenza quando sei nei paraggi che non ho mai avvertito… >>
 
<< Queste…sensazioni… >> farfugliai, notando che aveva cominciato ad usare il presente  << …Le provi ancora? >>

Annuì  << Anche adesso, se vuoi saperlo >> Con una mano si accarezzò il petto  << Il mio corpo è in subbuglio Rebecca…e non so perché. Questa sensazione mi distrugge. Credevo di non farcela a reggere… >>

Ecco che tornava il tempo passato.

Ridusse gli occhi a due fessure  << Ma poi, poco alla volta, e schiarendomi le idee…mi sono ritrovato a pensare che provare solo astio verso di te sarebbe stato solo…uno spreco >>

Non capii.

  << Spreco…? >> ripetei, senza capire.

Annuì, quasi impercettibilmente  << Le nuove sensazioni che mi fai provare, inizialmente mi infastidivano è vero, ed in qualche modo riuscivano anche a spaventarmi… >>  le sue dite affusolate tornarono ad accarezzarmi il collo  << Eppure, non sono riuscito ne ad allontanarti, ne a lasciarti perdere… >> rise, amaramente  << Ironico no? >>

Deglutii. Stavo sudavo freddo.  << Non ti sto capendo Zach… >>  sussurrai, sperando che riuscisse a sentirmi  << Cosa stai cercando di dirmi? >>

Si avvicinò al mio viso   << Quello che voglio dire, è che sto rivalutando il tutto >> mi alitò  << Vedo tutto sotto un’ottica diversa…e tutto questo mi fa desiderare qualcosa di inaspettato… >>

Ancora un po’ e sarei andata in iperventilazione.  << E cosa? >> riuscii, non so come, a chiedere.

Sorrise, con aria compiaciuta, e pronunciò una sola parola che bastò a sconvolgermi:  << Te >>

Eravamo così vicini che riuscivo a sentire il suo profumo virile ed irresistibile. Credevo volesse baciami, ma inaspettatamente continuò a parlare  << Per questo ti ho portata qui e ti ho detto che ti dirò quello che vorrai sapere, legandoti così a me. Non mi importa se non vuoi >> un sorriso maligno occupò le sue labbra  << È egoista, ma non posso farci niente >>

“Col cazzo!” fui tentata di dirgli, ma lui parlò ancora:  << Sei la prima cosa che mi capita di desiderare dopo tanto tempo…Permettimi di essere egoista… >>

Fui spiazzata da quelle parole che sembravano essere tremendamente sincere. Non mi guardava, fissava il vuoto.

Un calore mi esplose nel cuore e si diffuse nel mio organismo come un caldo liquido. Improvvisamente mi sentii il corpo bollente, e tanti sentimenti mi assalirono contemporaneamente. Non ero più sicura di niente, persi di vista quello che mi circondava.

L’unica cosa che vedevo era Zach sopra di me.

Benché fossi ancora immobilizzata nella sua presa d’acciaio, mi sporsi verso di lui, inarcando la schiena, nei limiti del possibile. Riuscii a rubargli solo un bacio a fior di labbra, scomoda com’ero.

Lui rimase immobile, lo sguardo improvvisamente tornò a posarsi su di me. Era fin troppo facile intuire che fosse più che sorpreso.

E un secondo dopo, lo trovai intento a divorarmi le labbra. Il contatto che percepii, mi diede una scarica talmente intensa che pensai di svenire.

Le labbra di Zach erano morbide e calde, dal sapore irresistibile. Con lentezza, continuava a passarmi la lingua sul lato superiore del labbro, per poi scendere giù, e risalire di nuovo, stuzzicandomi irresistibilmente.

Mi lasciò finalmente liberi i polsi, prendendomi il mento con le mani, approfondendo il danzare delle nostre lingue. Io intrecciai le dita ai suoi capelli castani, attirandolo ancora di più al mio corpo.

Mi stupii che a rompere quel contatto fu proprio lui. Con la schiena, tornò in posizione eretta, sedendosi sul bordo del letto. Si leccava le labbra...e mi fissava. Intensamente.

Il suo sguardo era inconfondibile.

Mi bramava, mi voleva.

  << Che palle, ci interrompono sul più bello… >> lo sentii bisbigliare infastidito, mentre io non riuscivo ancora a pensare.

Sembrava che la razionalità mi avesse abbandonata. Che cavolo avevo fatto?!

Subito dopo, la porta si spalancò, e la ragazza dai lunghi capelli scuri e dagli occhi blu elettrico entrò bruscamente e con passo deciso. Mi rivolse uno sguardo che indugiava tra la sorpresa e la voglia di uccidermi. Poi, fulminò Zach.

Ebbi una fitta di gelosia nei suoi confronti. Anche se furiosa, rimaneva comunque bellissima.

Credevo che cominciasse anche lei la stessa storia di Adam, ma forse c’era qualcosa di più importante della mia presenza li, in quel momento.

  << Zach! Muovi il culo, ci stanno attaccando! >>. La delicatezza dei suoi lineamenti stonava con le parole volgari che aveva pronunciato, ma la sua voce era un trillo di campanelli, anche se allarmata.

Rimasi di sasso, e sentii Zach irrigidirsi  << Cazzo! >> imprecò sonoramente  << Non dirmi che è il Red Shield! >>

Lei fece un cenno affermativo con la testa, senza parlare. Nei suoi occhi si leggeva l’adrenalina.

Zach imprecò ancora  << Si può sapere che vogliono?! >>

  << Se porti qui una ragazza come lei qui, non chiederti che cosa vogliano! >>

Grr. Ecco che tiravano di nuovo in ballo me. Zach aveva detto di voler chiarire i miei dubbi…ma non ne aveva avuto il tempo.

Lui si voltò verso di me, la fronte corrucciata da rughe di preoccupazione  << Tu resta qui! >> mi ordinò, e schizzò fuori dalla stanza seguito a ruota dalla ragazza che avrebbe fatto concorrenza ad una modella.

La porta sbatté, e mi ritrovai sola in quella stanza così grande. Fissavo il vuoto. Ok, era ora di riprendersi.

Non avevo idea di cosa mi fosse successo con Zach appena un minuto prima, ma mi imposi di non pensarci.
Almeno non in quel momento.

Se nessuno mi aveva ancora detto cosa stava succedendo, lo avrei scoperto da sola. Poco ma sicuro.

Balzai giù dal divano nero, e barcollando scattai verso la porta. Mi aveva detto di restare li ma…Nessuno poteva dirmi cosa fare, nemmeno Zach.
Percorsi la stesso corridoio bianco panna di prima, scesi le pesanti scale, poggiandomi di peso al corrimano liscio come seta.

Quello che vidi mi lasciò senza fiato.

La prima cosa che si presentò al mio campo visivo, fu la vetrata del salotto sporca di sangue. Un gruppo di persone all’esterno, erano le una di fronte alle altre.

Alcune mi davano le spalle. Erano Zach, la ragazza bruna, quell’ Adam, ferito ad un braccio, il tipo biondo e la ragazza dai corti capelli castani.
Con orrore, riconobbi anche coloro che vi si opponevano. I primi che vidi furono i colossi di Mark e Derek. Affianco a loro, Amelia era in corrispondenza del biondo, e si guardavano in cagnesco. Susan e Gwen dietro di lei.

Poi, c’era un tizio che non conoscevo, ma che non riuscivo a scorgere con chiarezza.

Il cuore accelerò i battiti. Oddio, e loro che ci facevano qui?! La ragazza mora aveva detto che li stavano attaccando ma…loro? E poi questo Red Shield…

Parlavano, ma non riuscivo a sentirli. Poi, cominciarono ad attaccarsi.

I primi a muoversi furono Amelia ed il biondo. Il loro combattimento era una danza guerresca e violenta, ma allo stesso tempo era come se scintille di passione si sprigionassero dai loro movimenti.

Mark e Derek si stavano concentrando su Adam, Susan faceva di tutto per trattenere la ragazza dai capelli lunghi, mentre Gwen braccava la tipa castana e minuta.

Il ragazzo che non conoscevo invece, se la stava prendendo con Zach.

Non avevano armi in mano, ma sembravano più agguerriti di un esercito. Sentivo il loro odio che si diffondeva nell’aria. Era semplicemente terribile, e soprattutto sbagliato.

No…Non potevo vederli in quello stato. Nessuno di loro.

Corsi in loro direzione, ma prima che potessi raggiungerli, Adam aveva scaraventato via Derek, che finì a capofitto sulla vetrata, sfondandola. Fui costretta ad fermarmi, e mi coprii il volto con le braccia, evitando che le schegge mi colpissero il viso.

Quando riaprii gli occhi, gli sguardi di tutti erano puntati su di me. Incrociai quello di Zach, e potrei scommettere che mi stesse gridando mentalmente qualche insulto per la mia incoscienza e avventatezza.

E non potevo dargli torto.

Derek si alzò a fatica, ferito dalle schegge di vetro. Mi guardò sollevato << Rebecca è qui! Possiamo filarcela! >>urlò agli altri.

Sobbalzai. Erano li per me?!

Un’ombra mi si parò davanti, e mi sentii sollevare da terra, inglobata in una presa ferrea sotto le ginocchia e sulle spalle.

Il ragazzo che non conoscevo mi aveva presa in braccio con estrema facilità, e mi guardava fisso. La prima cosa che pensai guardando il suo volto, fu che era l’esatto opposto di Zach.

I capelli mossi e neri come la pece, e gli occhi castani, color nocciola.

Ma Zach era Zach…Semplicemente unico.

Distolsi lo sguardo da lui, e lo puntai su Zach. Aveva lo stesso sguardo che dovevo avere io in quel momento. Vi ci lessi pura e semplice preoccupazione, mista ad una rabbia crescente.

  << Andiamo >> Era la voce del ragazzo che mi custodiva tra le braccia.

In un attimo divenne tutto buio, e l’ultima cosa che udii fu la voce di Zach che urlava il mio nome.

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Capitolo 9
*** Rivelazioni ***


Salve a tutti, ed eccoci al capitolo 9! :D
Essendo questa una storia del genere sovrannaturale, in questo capitolo, si parla finalmente della creature non umane che la caratterizzano.
Visto che ero stufa di vampiri, licantropi e angeli, (ma questo non vuol dire che non mi piacciano, anzi!) ho deciso diciamo di  "inventare" (se così si può dire) delle crature particolari....ed ecco il risultato!
Vi prego, siate clementi con meeeee! ^^'' 
Non vorrei deludere le aspettative su questa storia...quindi aspetto con ansia infinita le vostre impressioni! 
A presto!
Yuki!



                                                                   Rivelazioni




Aprii lentamente gli occhi. La stanza dove mi trovavo, era illuminata da piccole luci sul soffitto bianco. Sentivo il rumore di un monitor. Alla mia sinistra una flebo attaccata al mio braccio. Solo in quel momento capii di trovarmi nel letto di un ospedale.

Cercai di alzarmi, ma percepii una fitta al braccio che mi costrinse a rimanere sdraiata. Mi risdraiai e poggiai la mano destra sulla fronte. Febbre non ne avevo.

Le immagini di quello che era successo precedentemente raggiunsero il mio cervello violentemente.

Troppo. Una fitta alla testa mi fece gemere di dolore.

Zach.

Fu il primo pensiero che riuscii a formulare. Il monitor vicino a me segnalò che il mio battito cardiaco era accelerato.

Si, mi aveva portata a casa sua, mi aveva fatto quel discorso sulla sensazione che provava standomi vicino…Arrossii al ricordo del nostro bacio, e il suono del monitor si fece sentire ancora.

Poi era successo tutto troppo velocemente. Tutti gli altri erano arrivati, si erano messi a combattere…quel ragazzo mi aveva presa in braccio…e adesso che ci facevo in ospedale? Non ricordavo di essermi ferita.

Avevo solo dei leggeri tagli alle braccia, causati dalla schegge della vetrata andata in frantumi. Il segno che quello che avevo vissuto non era stato un sogno troppo fantasioso della mia mente.

  << Rebecca..? >>

Mio padre era in bilico sulla porta. La sua voce mi fece sobbalzare di stupore, e lui se ne accorse  <<Va tutto bene? >> aggiunse.

  << O…oh…Papà... >>

Mi sembrava di non vederlo da anni. Quei giorni era stato impegnato dal lavoro, e trovarlo a casa era diventata cosa rara. La sua presenza mi fece rasserenare almeno un poco.

George mi si avvicinò e si sedette sullo sgabello accanto al letto.

  << Come mai siamo in ospedale? >> gli chiesi.

Mi sorrise con aria paziente  << Non siamo in ospedale. Bensì nell’infermeria della base dove lavoro >>

Oh. Sbattei le ciglia, spaesata.  << Siamo…all’agenzia assicurativa? >>

A meno che non avessi subito seriamente qualche danno, mio padre lavorava ad un’agenzia assicurativa.

Lui scosse la testa  << No, Rebecca >> parlava come si parla ai bambini  << Quella era solo una copertura. Io non lavoro ad un’agenzia assicurativa. >>

Ok, facevo fatica a seguirlo.

  << Non mi capisci vero? >> continuò lui.

Scossi la testa. Non potevo negarlo.

Mi prese le mani e me le strofinò energicamente  << Si, lo so… >>  il suo tono era grave e rauco  << Facciamo così >> mi tolse l’ago dal braccio  << Rimettiti in sesto, poi raggiungici al piano terra. Sala riunioni ok? >>

Non sapevo a chi si riferisse, ma restai immobile, limitandomi ad annuire.

Mi diede una pacca sulla spalla, e uscì silenziosamente dalla stanza, chiudendo la porta dietro di se.

Per qualche istante rimasi immobile. Sembrava così triste. Così distante. E non sapevo il perché.

Chiusi gli occhi, cercando di sgombrare la mente dai pensieri. Respirai affondo.  Da quanto stavo aspettando delle risposte? Avevo la netta sensazione che finalmente sarebbero arrivate.

Mi alzai dal letto, e notai di essere vestita come avevo lasciato casa di Zach. Una camicetta blu e dei jeans chiari. Le scarpe da tennis erano ai piedi del letto. Me le infilai in fretta, e mi diedi un’occhiata allo specchio sulla sinistra prima di scendere.

I capelli erano in ordine, nei limiti di quella parola. Le occhiaie erano ancora evidenti, ma diminuite rispetto alla mattina precedente. Lisciai le pieghe della camicia e decisi che ero presentabile.

Aprii la porta, e mi ritrovai un lungo corridoi deserto. Delle porte chiuse vicino alla mia. Scesi la rampa di scale che trovai sulla sinistra, fino al piano terra. Diedi un’occhiata fuori dalla grande finestra che mi accompagnò nella discesa. Era quasi sera, vicini al crepuscolo. Mi chiesi per quanto tempo fossi rimasta incosciente.

Arrivata, lessi il cartello in alto a sinistra. A caratteri cubitali emergeva “Sala Riunioni” con una freccia nera che indicava di svoltare a destra.
Almeno, non mi sarei persa come mio solito. Mentre proseguivo, sentii delle voci, e mi bloccai prima di svoltare l’angolo.

  << Dovevi essere preparato a questo! >>  Era la voce metallica di David  << Sapevamo che sarebbe accaduto qualcosa del genere! Che sarebbe successo se non fossimo riusciti a recuperarla? Nelle mani del nemico per sempre! >>

Nemico? Si stava riferendo a Zach? No, lui non era un nemico!

  <<Lo so, lo so, ma come diavolo potevo sapere quando sarebbe accaduto?! >> ribbattè mio padre.

  << Ritengo sia opportuno che da oggi Rebecca entri nello Scudo Rosso >> la voce di David era tesa.

Sobbalzai dallo stupore. Scudo Rosso. Il Red Shield come aveva detto Zach. Ma che cos’era? Perche dovevo andarci?

  << E dovrei lasciare tutto a voi? >> chiese mio padre con voce tesa.

  << Nulla lasci a pensare che perché tempo fa si era stabilizzata, la situazione non possa degenerare… >> la voce di David era altrettanto spaventosa.

Che diavolo stavano dicendo?

  << Ma Rebecca… >> ribatté mio padre  << Non vedo come tutto questo possa renderla felice… >>

  << Felice? Ti sei dimenticato lo scopo della sua esistenza? Rebecca è l’unica al mondo che possa farlo; non c’è niente di più importante >>

  << Ma lei è mia figlia >>

  << Pensi di poter continuare a vivere alla famiglia contenta e felice con tutto quello che sta succedendo? E Rosalie? Ti sei dimenticato per cos’è
morta? >>

Sobbalzai. Quella conversazione mi stava sconvolgendo. Rosalie era il nome di mia madre.

Ma era morta di parto. Cosa c’era da ricordare?

  << I nostri controlli lo hanno evidenziato chiaramente >> continuò David  << Rebecca è destinata a combattere e nient’altro. Questo è l’unico
scopo per cui è al mondo. E… purtroppo nulla potrà mai cambiarlo >>

Ero ancora impietrita. Di quella conversazione ci avevo capito poco e niente, eppure, perché faceva così male?

Da dietro il muro, aspettai che il tremolio che mi invadeva corpo si placasse, e mi asciugai le lacrime agli occhi. Inutilmente, perché continuavano a cadere copiose sulle guance.

Sentii le gambe molli e tremanti. Improvvisamente cedettero, e sarei caduta al suolo se un braccio forte non mi avesse circondato i fianchi, sorreggendomi.

Per la sorpresa le lacrime smisero di cadere, e d’istinto afferrai con forza il braccio che mi teneva sospesa a mezz’aria, prima che riuscissi a poggiare di nuovo i piedi per terra.

Quando fui sicura del mio equilibrio, mi voltai a guardare il mio salvatore.

Sobbalzai quando riconobbi lo stesso ragazzo che mi aveva presa in braccio, trascinandomi via da casa di Zach. Non l’avevo sentito arrivare.

Portava una camicia sbottonata ai primi bottoni e dei jeans scuri. I capelli nerissimi e boccolosi erano scompigliati, e gli ricadevano sul collo. Gli occhi color nocciola mi studiavano.

No, non erano nocciola. Ora che potevo guardarlo meglio, i suoi occhi erano una distesa di scaglie dorate in uno sfondo ambrato scuro. 

Dovevo ammettere che era il più bel ragazzo che avessi mai visto…dopo Zach ovviamente.

  << Non è carino origliare >> mi disse con voce bassa. Aveva ancora il braccio attorno alla mia vita, rendendoci pericolosamente vicini, e lentamente mi lasciò andare.

Ero troppo esausta per ribattere, quindi mi limitai ad abbassare lo sguardo << È stato un caso. Non era mia intenzione >> La mia voce ebbe comunque un tono acido.

Non ero mica una pettegola, cosa credeva!

  << Non hai una bella cera >> osservò poi, senza togliermi gli occhi ambrati di dosso.

“Genio!” avrei voluto dirgli, ma restai in silenzio.

Notando il mio silenzio, mi prese una spalla, spingendomi delicatamente, come una poppante  << Muoviamoci, stanno aspettando tutti te >>

Mi innervosii, e cercando di essere meno maleducata possibile, mi sottrassi dalla sua presa  << So camminare da sola >>

Bene. Stavo ritrovando la grinta.

Le sue labbra sottili si piegarono in un sorriso   << Ecco, così va decisamente meglio >>

Arrossii come una stupida. Cercai di non darglielo a vedere, ma dal sorriso che si ostinava a non abbandonarlo, capii che era troppo tardi.

Affiancata dal ragazzo di cui non sapevo nemmeno il nome, svoltammo l’angolo, ritrovandoci mio padre e David, scuri in volto, davanti ad una porta chiusa.

  << Ah, Rebecca! >> mio padre scattò in mia direzione non appena mi vide. Poi sorrise al ragazzo che mi stava di fianco  << L’hai accompagnata tu, Kyle? Ti ringrazio >>

  << Ci siamo incontrati per la strada >> precisò lui.

Incontrai lo sguardo di David, e gli rivolsi un cenno del capo. Lui guardò prima me, poi Kyle.  << Mancavate solo voi. Possiamo iniziare >>

Detto questo, aprì la porta.

La sala riunioni era ampia e spaziosa. Il soffitto era alto, una moquette sul bianco e il giallo pallidissimo. Due grandi finestre, a destra e a sinistra, con delle tende blu scuro. Un grande tavolo circolare di legno scuro, accerchiato da una fila di sedie alte e nere, sette delle quali erano occupate.

Cinque figure le riconobbi subito. In fila: Amelia, Mark, Susan, Derek e Gwen.

Mi fece uno strano effetto vederli seduti li, dopo l’attacco a casa di Zach.

Derek aveva le braccia fasciate, e un cerotto sulla fronte; reduce dalla caduta sulla vetrata. Per fortuna non si era fatto niente di serio.

Le altre due figure mi erano sconosciute. Un uomo robusto dalla carnagione abbronzata, capelli raccolti in dei rasta scuri, vispi occhi neri ed un pizzetto sul mento, ed una donna dai lunghi capelli color caramello, occhi castani, contornati da degli occhiali di una fine montature blu.

Avevano tutti dei bicchieri di carta in loro corrispondenza. Forse the, o caffè.

Quelli di Amelia e Mark erano ancora integri, Derek l’aveva appena finito, quello di Gwen era a malapena iniziato, e Susan ne aveva addirittura tre, tutti vuoti.

Non appena entrammo, tutti si voltarono in nostra direzione, alcuni si alzarono in piedi, tra i quali Amelia e Susan.

  << Come stai Rebecca? >> mi chiese quest’ultima.

Feci un sorriso stentato  << Bene >>. Non capivo ancora per cosa avrei dovuto star male.

Amelia mi sorrise, e mi fece cenno di sedermi nel posto vuoto vicino a lei. Kyle mi seguì, e mi sedetti in mezzo a loro due.

Anche mio padre e David presero posto, vicino ai due individui che non conoscevo.

  << Bene >> parlò David  << Ora che si siamo radunati, possiamo iniziare >>

Cercavo di regolare il ritmo del mio cuore, inutilmente. Avevo assiduamente preteso che mi si dessero delle risposte, ma ora che era arrivato il momento…avevo paura.

Amelia si accorse del mio turbamento, e mi strinse forte la mano. La guardai sorpresa, e mi sorrise ancora.

La ringraziai mentalmente. Sospirai, più approfonditamente.

  << Rebecca… >> continuò David, posando lo sguardo su di me.

Ovvio, ero io la diretta interessata della conversazione. Tutti in quella sala sapevano cosa stava succedendo.  << Innanzitutto è bene che tu sappia che tutti noi qui presenti, facciamo parte di un’organizzazione del governo, chiamata Red Shield. Lo “Scudo Rosso” >>

  << Scudo…Rosso…? >> ripetei, mentre rivolgevo delle occhiate a quelli che credevo fossero dei semplici compagni si scuola. Avevano tutti delle espressioni tremendamente serie.

Mi avrebbero dovuto molte spiegazioni…

Poi osservai mio padre. Fissava il vuoto, ma avvertivo la sua rigidezza. Al diavolo l’agente assicurativo…

  << Esatto. Lo  scopo di questa organizzazione è l’annientamento di specifiche entità, ovvero gli esseri chiamati Chimeri , che tu stessa hai incontrato >> continuò la voce apatica di David.

Ok, era solo la prima frase, ma già ci avevo capito poco e niente. Chimeri? Aveva detto che li avevo già incontrati?

Va bene, una domanda alla volta.  << C…Chimeri? >> chiesi.

  << Sono delle creature con delle capacità ed esigenze che li rendono…non umani >>

Mi sentii gelare, ma cercai di rimanere composta.

  << Il loro nome deriva dalla “Chimera” che viene impiantata negli organismi che fungono da “ospiti”. Possiamo paragonarlo ad un virus, una sorta di batterio che si insinua nei corpi ospitanti, diventando tutt’uno con essi, modificandone in modo irreparabile il DNA, trasmettendogli delle caratteristiche sovraumane. Ovviamente, se l’ospite muore, anche alla Chimera toccherebbe la stessa fine. E viceversa. >>

A parlare era stata la donna dai capelli color caramello. Si era alzata in piedi ed aveva consultato le carte che teneva con se.

  << Sono Julia Endry. Medico e ricercatore dello Scudo Rosso >> si presentò poi, sfilandosi gli occhiali  << Molto lieta, Rebecca >>

Mi sentii in imbarazzo   << Piacere… >>

Quei discorsi mi sembravano completamente senza senso. Chimera, Chimeri, e caratteristiche sovraumane…

Come potevo da un momento all’altro credere a cose del genere? O meglio, come pretendevano che ci credessi?

Mentre Julia si risedeva, non potei trattenermi dal fare altre domande. Cominciai con quella che mi spaventava di più.  << Avete detto che li ho già incontrati…a chi…a chi vi riferite? >> 
Dovevo togliermi quel peso. 

Avevo parlato in generale, ma la domanda era rivolta a David.

Il cuore mi martellava nel petto, quasi mi faceva male. Avevo paura di sentire la risposta, perché in cuor mio credevo di conoscerla già. Prima che potessi rendermene conto, stavo stringendo la mano di Amelia.

Il silenzio calò nella sala. David ci impiegò qualche minuto per rispondere, forse indeciso dalle parole da usare.

Fu l’attesa più lunga della mia vita.

  << Qui in Dallas purtroppo, come in altri luoghi americani da noi accertati, si sono presentati parecchi casi di persone che sono diventati ospiti di Chimere… >> cominciò  << E in base ai nostri dati, stanno addirittura aumentando… >> si schiarì la voce con un colpo di tosse  << E, per
quelli che abbiamo registrato, sono i ragazzi che anche tu hai incontrato Rebecca >>

Sentii il cuore saltare qualche battito. No, mi rifiutavo di crederci. Non ci avrei creduto finché non avrei sentito chiaro e tondo il suo nome.

  << Abbiamo svolto un’accurata ricerca… >> prese la parola il tipo col pizzetto  << …Fino ad entrare in possesso della loro identità, in modo da non confonderci in alcun modo >>

Sfogliò alcuni documenti, mentre desideravo solo fuggire da quella sala.   << Dunque… >> sfogliò qualche altro foglio.

  << Non ce n’è bisogno >> fu la voce di Mark a parlare  << Noi li conosciamo fin troppo bene >>

 No…Basta…

  << Ryan Cooper… >> cominciò Mark. Amelia al mio fianco ebbe un sussulto, e dedussi  che il nome appartenesse al tipo biondo  << … Lilith
Wedd, Misa Albam… >>

Non volevo sentire…

  << …Adam Written ed infine Zach Hudson come leader del gruppo >>

Il cuoremi sispezzò.

Ebbi il presentimento che Mark avesse pronunciato il suo nome per ultimo di proposito. Ma in quel momento, non avevo la forza per avercela con lui, o di arrabbiarmi.

Mi sentivo lo sguardo dei presenti addosso, compreso quello di Kyle al mio fianco.

Le mani che avevo in grembo mi tremavano, e mi morsi un labbro per trattenere le lacrime. Amelia intensificò la sua stretta.

Cosa stavano dicendo? Non li capivo…Zach era una specie di mostro?

  << Inoltre, è da poco stata accertata anche la presenza di Alyssa Grey come Chimera >> continuò il tipo barbuto, probabilmente indispettito dal fatto che Mark gli avesse rubato la scena.

Il mio cuore sussultò.

“È  bastata già Alyssa a combinare un casino!”

Ecco dove avevo già sentito quel nome. Era sul giornale. Quella ragazza in arresto per omicidio.

La stanza cominciò a girarmi intorno. Oddio…

  << Io non capisco… >> la mia voce si sentì appena.

Calò il silenzio. Avevo dieci paia di occhi addosso  << Loro…hanno questo “batterio” in corpo giusto? >> continuai  << Perché questa organizzazione gli da la caccia? Non basterebbe trasportargli in un’apposita struttura ospedaliera, curargli dal virus e basta? >>

Alcuni dei presenti scossero la testa. Finalmente Mark bevve dal suo bicchiere, lasciandolo mezzo vuoto.

  << Magari fosse così semplice… >> a parlare era Julia  << Una volta che la Chimera viene impiantata nell’organismo ospitante, non è più possibile espellerla, purtroppo >>  si fece scura in volto  << Inoltre c’è un altro motivo per cui è necessaria l’esistenza di un’apposita organizzazione che dia loro la caccia… >>

Rabbrividii a quell’ultima parola.

Caccia…

  << Questo è perché… >> per la prima volta, a prendere la parola fu mio padre  << …Per sopravvivere, i Chimeri hanno bisogno di assorbire sangue umano >>

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Capitolo 10
*** Verità Crudele ***


E le spiegazioni continuano sul capitolo 10!
Qui si avranno altre rivelazioni...Ovviamente, Rebecca non poteva essere una persona normale! ^^'' Poveretta, come sono crudele xD
Vabbè, non faccio spoiler, vi lascio al capitolo! :)
Aspetto le vostre impressioni così da migiorare!
A prestooo!
Yuki.



                                               Verità Crudele




  << La dipendenza dal sangue dipende esclusivamente dalla Chimera presente nei loro corpi. È quella creatura che ne ha bisogno come nutrimento. Se non ne assorbe, comincia a prosciugare dall’interno il corpo che la contiene, procurandone così la morte >>

Julia parlava, ma la sua voce mi arrivava come da molto lontano.

Stavano dicendo che Zach era un Chimero, un mostro assetato di sangue…e non riuscivo a sopportarlo.

  << Queste sono solo sottigliezze >>  si intromise David  << Che cosa li spinga a cibarsi di sangue non è importante. È il fatto che aggrediscano persone innocenti per i loro bisogni, la cosa grave! >>

Rabbrividii. Zach…aggrediva delle persone?

Mi venne in mente il giorno in cui lo avevo incontrato. La sua camicia era sporca di sangue. Si era giustificato dicendo che era colpa di una rissa eppure…che avesse…

Non riuscii a terminare quel pensiero a dir poco spaventoso.

Non poteva essere vero…

  << Le statistiche sulle aggressioni mostrano un aumento non indifferente… >> l’uomo col pizzetto prese la parola  << Ed in base alle mie ricerche, è esclusivamente a causa loro >>

Mi guardò, come se solo allora si fosse ricordato che non avevo la più pallida idea di chi fosse  << Dorian Federik >>.   Finalmente si presentò 
<<
Statista e capo computer dello Scudo Rosso >>

Annuii, ma non stavo prestando attenzione. Zach in quel momento era il mio unico pensiero.

Aveva detto che mi avrebbe svelato la verità…intendeva rivelarmi che era un Chimero?

Poi, un altro interrogativo si fece strada nella mia mente << Scusate… >> la mia voce si sentiva appena  << Io…cosa centro con tutto questo? >>

Perché mi stavano mettendo a conoscenza di simili verità?

Amelia al mio fianco, sorseggiò per la prima volta dal suo bicchiere, mordendone l’estremità di plastica con nervosismo. David guardò mio padre che ricambiò lo sguardo. Era pallidissimo.

Sentivo che la parte peggiore doveva ancora arrivare.

Susan si alzò in piedi  << Becky vuoi del caffè prima di sentire il resto? >>  mi chiese  << Tanto anchio ne voglio un altro… >>

Sorrisi a stento. Non volevo deludere quell’espressione speranzosa. Stava cercando di aiutarmi   << Credo che ne avrò bisogno, grazie >>
 
 
 
Guardavo fisso la tazza di caffè che mi era stata servita, ma che ormai doveva essere diventata fredda. Avevo lo stomaco sottosopra, e temevo di rimettere se avessi ingerito qualcosa.

  << I Chimeri, sono creature essenzialmente difficili da uccidere >> cominciò David.

Mi venne la pelle d’oca. Uccidere…

  << La Chimera rende il corpo ospitante immune dalle comuni malattie, quindi è escluso che possano morire per cause  naturali >> intervenne Julia  << Inoltre, gli ospiti acquisiscono capacità mentali e fisiche inumane, che aumentano la loro resistenza, tanto da riuscire a sopravvivere anche ad incidenti mortali per chiunque… >> continuò.

  << Tuttavia >> riprese il discorso David  << Da quel che sappiamo, esiste un solo modo per ucciderli. Un metodo che, dagli esperimenti che abbiamo eseguito, è risultato impeccabile >>

Il silenzio regnò nella sala per diversi minuti.

Sospirai, decisa a rompere quel silenzio sacrale  << E quale sarebbe? >>

Mio padre mi guardò negli occhi  << Sei tu, Rebecca >>

Mi sentii gelare il sangue nelle vene. Aveva detto…che io potevo uccidere i Chimeri?

Io?!

  << C…come? >> mi sforzai di rimanere calma.

  << Di norma, non sarebbe possibile una cosa del genere >> David fissava il vuoto  << In principio, la colpa di tutto è stata nostra >>

  << Smettila David >> lo riprese Dorian  << È una cosa che appartiene al passato! >>

  << Stai negando il fatto che fu tutta colpa di una nostra negligenza! >> David aveva alzato il tono di voce.

  << Cosa pensi che si risolva incolpandoci di quel fatto? >>

  << Sto solo dicendo come sono andate realmente le cose! >>

  << Adesso basta, dannazione! >>  sbottai infine.  << Non capisco un accidente di quello che stata dicendo, voglio solo che mi diciate cosa diamine centro Io in tutto questo, senza giri di parole! >>

I due litiganti restarono attoniti, e sentii una risata soffocata proveniente da Kyle.

David si ricompose, riappropriandosi della sua maschera inespressiva  << Si…Dunque... >> mi guardònegli occhi  << Più che in “te”, l’arma più efficacie contro i Chimeri, è il tuo sangue, Rebecca >>

Il mio sangue...?

  << Esso possiede delle caratteristiche ematiche che nessun’altro possiede >> continuò ilsuo discorso Julia  << Vi è la presenza di particolari tipi di enzimi, o proteine enzimatiche, presenti anche nelle tue cellule ematiche. Inoltre, anche il gruppo sanguineo, determinano da particolari glicoproteine, presenta una stranezza >> una pausa  << Come saprai, esistono tre tipi di antigeni sanguigni, l'antigene 0, A e B che danno origine a quattro gruppi sanguigni -0, A, B, AB-, che possono avere inoltre fattore Rh positivo o negativo >> fece un'altra pausa, questa volta più lunga  << Ebbene nel tuo caso nessuno di questi antigeni è presente nel sangue >>

Avevo capito poco e niente di quello che aveva detto. Troppi termini medici, troppi paroloni complicati.

Una cosa però mi era chiara. Avevo qualcosa che non andava.

Oh, su quello non c’era proprio dubbio.

 << Che vuol dire…? >> farfugliai  << Sono una specie di mostro? >> Avevo guardato mio padre cercando conforto, ma lui fissava il vuoto.

Cercai conforto nei volti dei miei compagni di scuola, ma avevano lo sguardo basso.

Nessuno fiatò. Il fatto che nessuno di loro mi avesse smentito mi fece sentire malissimo.

  << No, non un mostro… >> la timida voce di mio padre si fece avanti  << Presenti solo delle anomalie… >>

Bel modo di porre la questione.

Se quello era il suo modo per farmi sentire meglio, allora preferivo che restasse in silenzio.

  << Perché? >> chiesi poi  << Perché queste… queste… >> cercai delle parole adeguate, senza successo  << …anomalie? >> mi arresi infine.

Perché io?!Avrei voluto gridare.

  << Perché… >> questa volta David rispose immediatamente  << Seppur indirettamente, sei stata infettata da una Chimera >>

Silenzio.

Questo era davvero troppo. La mia mente non avrebbe retto ancora per molto. Mi rifiutavo di crederci.

  << Come sarebbe? >> parlavo, ma mi fischiavano le orecchie. Non riuscivo a sentire la mia voce  << Tutto questo non ha senso! Mi state paragonando a quegli esseri? Io non ho mai avvertito necessità di… sangue, o che altro! >> mi vennero i brividi nel pronunciare quelle parole.

  << Ho detto indirettamente, infatti >> mi corresse David. Era talmente calmo che mi diede sui nervi.

  << E quando sarebbe successo?! >>  L’ira stava prendendo il posto della paura.

Silenzio. Solo il tamburellare frenetico del mio cuore.

  << Nel grembo di tua madre >>

Le parole di David mi trafissero. Guardai mio padre in cerca di sostegno, un appiglio a cui aggrapparmi; ma sembrava essere più disperato di me, in quel momento.

Trovai conforto unicamente nella stretta di Amelia, che era tornata a farsi sentire.

  << Rosalie Callaway… >> sentire il nome di mia madre, venir pronunciato dalla voce metallica di David, mi fece innervosire ancora di più  << …Fu la prima persona che divenne una Chimero. La prima persona in cui quella creatura si insinuò >>

Quelle parole si persero nella stanza. Non riuscii a coglierne subito il significato.

Mia madre…era una Chimero? Aveva dentro di se quella creatura…quel batterio orribile?!

  << Successe quando eri già stata concepita, ormai >> a continuare fu Julia  << Era già il quinto mese di gravidanza. Non si poteva ne procedere con l’aborto, ne misurare le conseguenze di quello che sarebbe successo>> si aggiustò gli occhiali sul naso  << Non sapevamo come procedere. Eravamo non solo inesperti di fronte al fenomeno delle Chimere, ma anche impreparati. Che cosa sarebbe diventato…il figlio di una persona divenuta l’involucro di una Chimera? >>

Mi stavano facendo sentire un mostro. Un perfetto fenomeno da baraccone. Altro che “qualche anomalia”!

  << Noi dell’equipe medica dello Scudo Rosso, svolgemmo ogni tipo di analisi e ricerca…monitorando gli sviluppi della gravidanza passo per passo…fino al nono mese e assistendo al parto >> continuò la donna  << Le ecografie non mostravano nulla di insolito, anche la amniocentesi era buona…insomma, sembrava una gravidanza normale  a tutti gli effetti. Inoltre non potevamo mettere a rischio la tua vita con ulteriori test rischiosi…Tua madre si opponeva a tutte le analisi che potessero anche minimamente nuocere alla tua salute, sai? >> nel dire l’ultima frase un flebile sorriso si fece strada sul suo volto.

Mi vennero gli occhi lucidi. Mia madre…Non l’avevo mai conosciuta, ma non avevo mai messo in dubbio il fatto che lei mi avesse amata tantissimo.

  << Purtroppo, Rosalie, nonostante la sua ammirevole forza di volontà, avendo dentro di se una Chimera, era obbligata ad assumere sangue… >>

Rabbrividii a quella frase.

  << Glie e lo somministrammo per flebo, e sembrava andare bene. La “fame” della Chimera si placava. Naturalmente, non sapevamo quanto
questa procedura potesse influire sullo sviluppo della gravidanza, e questo rappresentò un’ulteriore punto oscuro sulla tua nascita… >>

  << L’unica cosa che era certa… >> David riprese la parola  << Era che sicuramente non saresti stata del tutto… umana >>

  << E quando arrivò il momento del parto, ne avemmo la certezza >> disse Dorian in un sospiro amareggiato.

Ma grazie! Non ero certo stata io a scegliere di presentare tante “anomalie”!

  << La mattina del cinque maggio… >> sussultai quando fu pronunciata la data del mio compleanno da Julia   << Rosalie cominciò improvvisamente ad avvertire delle doglie dolorosissime. E questo ci fece andare in allarme. Perdeva sangue ovunque…Bocca, naso, orecchie persino, e…dalla vagina. E quando si ruppero le acque, cominciò una vera corsa contro il tempo per salvarle la vita >>
Una smorfia di puro dolore si dipinse sul volto di mio padre. Ma riuscivo a scorgerla anche negli altri.

  << Rosalie insisteva perché dessimo la priorità a far nascere te, piuttosto che salvare lei… >> continuò Julia, dopo una breve pausa  << Noi eravamo tutti basiti. Le analisi erano andate sempre bene, non riuscivamo a capire il motivo per cui tutto stava precipitando così in fretta… >>
Nel parlare, si stava torturando le mani, staccandosi qualche pellicina da quelle unghie già perfette.

  << Non potevamo sapere che, all’interno della placenta, tu avessi sviluppato…come definirli… degli “anticorpi” contro il gene delle Chimere…l’esatto opposto di quello che essenzialmente era tua madre. Un po’ come il diavolo e l’acqua santa.
Per questo si era scatenato un conflitto. Il vostro sangue era praticamente opposto. E non potevate coesistere. Specialmente in uno stesso corpo.
Rotte le acque, e quindi l’unico involucro che ti separava da tua madre, era scatenata una vera guerra tra il vostro sangue…Benché eravate madre e figlia. Stavate lentamente morendo entrambe >>

Riprese fiato con un lungo respiro, che mi sembrò interminabile.

  << Dovevamo fare una scelta. Solo una delle due poteva sopravvivere. Se non fossimo intervenuti, vi sareste uccise a vicenda, seppur involontariamente. E Rosalie naturalmente…sapeva già che scelta fare >>

Seguì un lungo silenzio. Per rispetto verso di lei.

  << Rosalie ci mise tutta la sua forza per farti nascere, ignorando il dolore, ed il fatto che si sentisse letteralmente bruciare le viscere. Ho assistito personalmente alla sua autopsia. Le pareti vaginali erano ustionate, e non trovammo traccia ne dell’utero, ne  delle ovaie >> una smorfia  << Dovevano essere esplose…Benché la causa del decesso fu per arresto cardiaco >>

Mi sentii salire qualcosa dalla bocca dello stomaco. Un senso di nausea si impossessò di me.

Mi feci schifo da sola. Avevo fatto una cosa del genere…alla mia stessa madre?

  << Con il suo sacrificio, Rosalie ci ha regalato l’arma più potente contro i Chimeri >>  Mi sembrava di aver dimenticato la voce di David, quando parlò di nuovo   << Il tuo sangue, Rebecca, è in grado di annientare le Chimere, malgrado in un certo senso, tu sia nata da loro. Sei l’unica speranza che abbiamo di poterli uccidere tutti >>

  <<
È qualcosa di straordinario, oltre che unico >> commentò Dorian, massaggiandosi il mento.

Troppe cose…tutte in una volta.

Ero un’arma…Uno strumento di cui volevano servirsi. E la cosa peggiore, era che mio padre sembrava essere d’accordo con loro.

  << Perché mia madre, nonostante fosse una Chimero…non la consideravate alla stregua di un mostro, così come ora fate con gli altri? >> chiesi, con le labbra tremanti.

  << Tralasciando il fatto che tua madre fosse una nostra preziosa compagna, oltre che membro del nostro gruppo di ricerca, allora eravamo ancora inesperti. Non sapevamo cosa fossero ancora questi virus chiamati Chimere. Ora che abbiamo approfondito le nostre ricerche, possiamo affermare con certezza che sono soltanto delle creature che rappresentano un pericolo per la popolazione. Non hanno una coscienza; si limitano a nutrirsi e basta. E non possiamo lasciarli compiere una carneficina indisturbati! >>

Le pareti della stanza avevano intrapreso una danza bizzarra, e non sentivo più nemmeno il pavimento sotto i miei piedi.

Ma c’erano ancora troppi dubbi che volevo chiarire, per svenire così.

Richiamai tutta la concentrazione che avevo in corpo  << Se…se queste Chimere…sono “batteri” che si insinuano nei corpi…Vuol dire che tutti 
noi potremmo diventare dei Chimeri da un momento all’altro? >>

  << No, Rebecca >> mi corresse miopadre con voce piatta  << Quegli esseri sono stati trapiantati manualmente nei corpi >>

Sobbalzai  << Manualmente…? >>

  << Le Chimere sono esseri creati in un laboratorio. Esperimenti. Che poi, tramite chirurgia vengono impiantati nei corpi ospitanti >> mi spiegò Dorian.

Ora mi sentivo peggio di prima. Mi stavano dicendo…che c’era una mente ideatrice dietro le Chimere?

Ma le brutte sorprese non finivano mai?

  << E chi è stato…a crearle?! >> avevo involontariamente alzato il tono di voce.

David si alzò in piedi  << Saperlo, Trovarlo ed ucciderlo è il compito finale dello Scudo Rosso >>

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Capitolo 11
*** Ansia e Confusione ***


Ed ecco il capitolo 11! :D
Rebecca sta passando un brutto periodo...ho cercato di esprimere al meglio il suo stato d'animo. Spero di esserci riuscita!
Aspetto le vostre opinioni!  Baci
Yuki :)

                                        Ansia e Confusione



La riunione si concluse così. Lasciandomi dentro solo una grande vuoto ed un profondo senso di amarezza.

David, Julia, Dorian, quel Kyle e mio padre furono i primi ad uscire dalla sala. Quest’ultimo mi disse di aspettarlo all’uscita per tornare a casa.

Amelia, mi mise una mano sulla spalla, facendomi segno di alzarmi. 

  << Come ti senti? >> mi chiese Susan, avvicinandosi.

Che bella domanda retorica.

Come voleva che mi sentissi dopo aver ascoltato cose del genere? Avevo scoperto l’esistenza di quei Chimeri, che Zach era uno di loro, che mio padre era una specie di agente segreto di un’organizzazione ammazza - mostri, di essere una specie di mostro anchio, di aver ucciso la mia stessa madre…

Difficile dire come mi sentissi.

Molto, difficile.

  << Non lo so >> risposi infine.

  << Meriti delle scuse da parte nostra >> intervenne Amelia  << Noi sapevamo tutto di te. Tutto quello che ti hanno appena spiegato, dato che facciamo parte dello Scudo Rosso. Ci era stato affidato il compito di tenerti d’occhio a scuola, affinché non ti avvicinassi troppo ai nemici di cui non conoscevi ancora l’esistenza... >> una pausa  << Devi sapere che il Dallas è il territorio per eccellenza delle Chimere. La nostra scuola è il posto su cui loro vogliono governare per farci “capire chi comanda”. Ecco perché ci sono due fazioni opposte >>

Ora spiegati tutti quegli sguardi omicidi.

  << Noi controlliamo la regione del Dallas, ma ci sono altre nostre sedi dell’organizzazione che tengono sotto controllo altre parti dell’America dove si sono registrati avvistamenti di quelle creature >> continuò Mark.

Li guardai in faccia, uno per uno    << Voi fate parte dello Scudo Rosso? Come mai? Avete anche voi…qualche anomalia? >>  mi ero affezionata ormai a quel termine. Mi piaceva pensare che fossi in qualche modo “anomala”, piuttosto che un mostro.

  << No, noi siamo normali… >> mi rispose Derek facendo spallucce.

Tutti lo fulminarono con lo sguardo. Io invece mi guardavo i piedi. Non mi ero offesa. Ormai avevo capito di none essere “normale”…

  << Cioè… >> continuò goffo, cercando di rimediare  << Non abbiamo nulla che ci renda…emh…speciali >>

Oh. Adesso ero speciale, certo.

  << Non preoccuparti, Derek >> dissi infine, sospirando.

  << Comunque… >>  intervenne Mark  << Malgrado la nostra età, facciamo parte dello Scudo Rosso semplicemente per il fatto che i nostri genitori ne sono membri >>

  << O perché abbiamo avuto dei contatti… troppo ravvicinati con i Chimeri... >> aggiunse Gwen, con un tocco di tristezza nella voce  << Non ce la fai ad andare avanti come se niente fosse successo, e allora ti aggreghi… >>

  << Già… >> Amelia sospirò.

Capii che ci doveva essere una storia dolorosa dietro quelle parole, ma non dissi niente a tal proposito.

  << Ora che sai anche tu la verità, andrà meglio >>  Mark scroccò le ossa delle mani e del collo  << Così non dovremmo più fingere di essere amichevoli con quelli >>

Quelli…intendeva anche Zach. Anzi, ero sicura che avesse pensato a lui prima di tutti gli altri.

  << Che cosa avete intenzione di fare con loro? >>

  << Ci limitiamo a tenergli d’occhio >> disse Susan  << Poiché siamo i più giovani componenti dello Scudo Rosso, solo noi possiamo tranquillamente studiargli in posti come la scuola >>

  << Purtroppo, non abbiamo prove schiaccianti che ci possano autorizzare a dargli veramente la caccia >> mi spiegò Mark.

  << Capita anche di pedinargli >> disse Derek  << Sai, per coglierli in fragrante… >>

Capii che si riferiva al momento in cui si preparavano a “cibarsi”. Quando aggredivano dunque.

  << Ma con le loro capacità sovraumane l’hanno sempre vinta loro >> Gwen sospirò.

  << Sono più Intelligenti, più astuti >> Amelia si portò le mani sui fianchi  << Più forti e più veloci di noi, semplici e poveri umani. Ma sono sicura che senza quelle Chimere sarebbero delle mezze calzette >>

Rimasi in silenzio  << In fin dei conti non è colpa loro no? >>  azzardai infine  << È colpa di quelle Chimere se fanno quello che fanno >>

Tutti si irrigidirono.

  << Certo che è colpa loro! >> sbottò Mark  << Non sono mica obbligati a far del male alle persone! Ci sono altri modi per avere del sangue! Proprio come faceva Rosalie! >>

Le sue parole mi zittirono. Non potevo dargli torto, così rimasi in silenzio.

  << Comunque, ora che abbiamo te, non avranno più scampo >> Derek sorrise, mentre si massaggiava il braccio fasciato.

Non sapevo come sentirmi. Se felice perché potevo evitare che delle persone morissero…o tremendamente triste per il fatto che mi considerassero alla stregua di un’arma.

Mi limitai a scrollare le spalle. Ero troppo stanca  << Immagino di si >> Mi strinsi la camicetta al corpo, prendendomi le spalle.  Avevo freddo  <<
Sarà meglio che vada adesso. Mio padre mi sta aspettando >>

Non era una balla. Ma avvertivo l’urgente bisogno di scappare via.

Amelia mi strofinò la mano sulla schiena e mi sorrise  << Ci vediamo domani a scuola >>

Non era una domanda, ma intuii che avevano bisogno di una mia risposta. Così cercai di rivolgergli il sorriso migliore che potesse uscirmi in un momento del genere  << Certo >>

Diedi loro le spalle e uscii dalla sala riunioni. Mi avvolse l’oscurità. I corridoi erano scarsamente illuminati.

Seguii le indicazioni e ritrovai l’uscita senza troppe difficoltà. In quella giornata, perdersi sarebbe stato davvero troppo.

Vedevo l’auto nera di mio padre parcheggiata poco distante. Lui non era ancora arrivato.

Poggiai la schiena contro il muro e chiusi gli occhi, dovevo resistere solo un altro po’. Quando sarei stata a casa, mi sarei sfogata senza sosta.

Mi massaggiai le tempie e sospirai rumorosamente. Non mi avevano ancora buttata a terra.

  << Credevo che stessi piangendo >>

Una voce inaspettata mi fece sobbalzare.

L’imponente figura di Kyle emerse dal buio dei corridoi. Mi scrutava attentamente con gli occhi ambrati.

In effetti, ci aveva quasi preso. Non poteva nemmeno immaginare quanto fossi psicologicamente provata, ma risposi ugualmente a tono  << Mi dispiace deluderti, allora >>
Sorrise  << Oh, non sono deluso. Tutt’altro. Anzi, da te me l’aspettavo >>

Mi indispettii  << Che vuoi dire? >>

  << Che tu non sei il tipo che si lascia abbattere facilmente, vero? >>

Non ci conoscevamo nemmeno da un giorno, e già pretendeva di sapere tutto su di me.

  << Grazie per il complimento >> dissi con stizza.

Sogghignò divertito  << Non c’è di che. Sappi comunque che non si sarebbe niente di sbagliato a sfogarsi >>

Quel ragazzo era totalmente incoerente.

  << Non ne ho bisogno >> dissi tra i denti  << E sappi che non mi serve ne la tua compassione ne consolazione >> Odiavo sentirmi debole.

Lui, invece di essere indispettito dal mio comportamento, continuava a sorridere  << Lo immaginavo >>

In quel momento, mio padre fece capolino da una delle stanze, chiudendo la porta dietro di se. Guardò prima Kyle, poi me  << Possiamo andare >>

Salutò Kyle con una pacca sulla spalla, e mi sorpassò, uscendo.

  << Ci vediamo presto >> mi salutò Kyle.

Mi insospettì quel “presto”, ma feci finta di niente. Mio malgrado, feci un cenno affermativo del capo  << Ciao >>

Seguii mio padre nello spiazzale deserto, fino alla Toyota nera. Mi accomodai nel sedile del passeggero e vi ci sprofondai.

Svogliatamente mi allacciai la cintura mentre mio padre metteva in moto.

  << Papà…Tu l’hai sempre saputo vero? >> chiesi, dopo diversi minuti di silenzio reciproco.

  << Si. Perdonami se…se non ho mai… >>

  << Non fa niente… >> lo interruppi, chiudendo gli occhi.

  << No Rebecca, stammi a sentire. Voglio che tu capisca che era una situazio… >>

  << Davvero, papà >> lo sovrastai di nuovo << Basta così >> la voce mi morì in gola, e lui tacque, rafforzando la presa sul volante, fino a far diventare bianche le nocche delle mani. Non volevo sentite più niente. Quello che mi avevano già detto bastava e avanzava. 

Per il resto del tragitto restammo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Io non sapevo nemmeno a cosa pensare.

Arrivati a casa, non dissi una parola, e mi addentrai in camera mia. Chiusi la porta, forse troppo forte, e mi buttai a capofitto sul letto.

Avevo smesso di pensare.

Piangevo e basta.
 
 
La mattina successiva fu tremenda. Mi risvegliai peggio della sera precedente, senza ricordarmi come si azionavano i muscoli.

Non avevo affatto voglia di andare a scuola, ma l’avevo promesso ad Amelia e agli altri, e non volevo farli impensierire.

Inoltre…Il cuore era tormentato da un’ansia che mi attanagliava il petto in una morsa. Volevo, e allo stesso tempo non volevo incontrare Zach.

Non avrei saputo come guardarlo. Dopo quello che era accaduto a casa sua…Dopo quello che avevo sentito su di lui e sui suoi compagni…Dopo aver saputo quello che erano. E quello che ero io.

Mi alzai da letto, e notai che mi ero addormentata con i vestiti addosso. Sospirai, aprii l’armadio e presi le prime cose che mi capitarono tra le mani, poi andai in bagno, intenzionata a fare una bella doccia.

Poi, trascinandomi al piano terra come uno zombie, trovai mio padre in cucina, che scodellava qualcosa. A giudicare dall’odore, delle uova.

  << B..Buongiorno >> mi salutò con timidezza. Io non risposi, e mi accomodai sulla sedia.

Non avevo voglia di fare colazione, ma vedendo che era così intento a cucinare, che rimasi in silenzio.

  << Tesoro… >> mi chiamò poi  << Ti sei messa la maglia al contrario >>

Mi guardai, e notai che aveva ragione.  << Dopo me la giro… >> farfugliai.

Lui mi rivolse un sorriso stentato  << Non credevo avessi voglia di andare a scuola… >>

  << Stare a casa non mi aiuterebbe. Inoltre, non avrei niente con cui distrarmi >>

  << Forse hai ragione. Ecco la colazione >>  Mi depositò sotto il naso un piatto con un uomo a occhio di bue, toast con marmellata di ciliegia, poi un bicchiere con un succo d’arancia.

Notando che non mi muovevo a mangiare, disse:  << Non ti va? Preferivi qualcos’altro? >>

Scossi la testa, e sorseggiai dal bicchiere. Poi, suonarono alla porta e sussultai. Mio padre invece non sembrava molto sorpreso. 

  << Oh, sono in anticipo >>

Lo seguii sulla porta con un terribile presentimento, e mi trovai Amelia, Mark, Susan, Derek, Gwen e persino quel Kyle davanti.

  << E voi che ci fate qui? >> chiesi, con un tono di voce fin troppo alto.

Susan mi rivolse un sorriso caloroso  << Siamo venuti a prenderti. Andiamo a scuola insieme >>

  << P…Perché? >>

  << Dopo quello che è successo, quelli la avranno certamente capito che sei dei nostri >> disse Kyle  << Diciamo che è una precauzione, almeno per i primi tempi >>

Il cuore accelerò i battiti. Zach…sapeva tutto quindi?

  << Su, che aspetti >> la voce di mio padre mi arrivò da molto lontano, nonostante fosse li accanto a me   << Prendi la borsa e vai >>

  << E girati la maglia >> mi fece notare Amelia ridendo.

Divenni bordeaux.  << L-lo so! >> esclamai salendo le scale come una forsennata.

Mi rigirai la maglia in un nanosecondo, controllai per precauzione che l’avessi messa bene, presi la borsa, mi risistemai le scarpe, mi lavai i denti in un tempo record, un’ultima pettinata ai capelli e scesi giù, dove li trovai come li avevo lasciati.

  << Pronta >> dissi, mettendomi la borsa in spalla.

  << Bene >> mio padre mi diede una pacca sulla spalla, spingendomi sulla porta. << Ci vediamo dopo >>

Feci un cenno affermativo, e seguii il gruppo. Riconobbi la Golf GT di Mark parcheggiata sul viale e sorrisi. Almeno il tragitto sarebbe stato piacevole.

Mi incamminai verso l’automobile, ma la voce di Kyle mi trattenne  << Dove vai? >>

Mi voltai perplessa   << L’auto di Mark… >> dissi indicandola.

Sorrise  << Desolato, ma tu vieni con me >>

  << Con te..? >>

Mi indicò una moto rossa e nera parcheggiata poco distante ed impallidii. Non mi erano mai piaciute le motociclette. Le trovavo tremendamente instabili.

Mi voltai verso gli altri, e trovai Gwen che si stringeva le spalle  << Tutti non ci entriamo nella macchina di Mark >>

  << Perché io? >> mi lagnai. Proprio in moto, e proprio con Kyle!

Gwen mi fece spallucce  << Emh, l’ha deciso lui. Sai, è il capo… >>

Kyle, il capo del gruppo? Grandioso.

Sospirai  << Ho capito >>  mi rassegnai a seguire Kyle verso il mezzo a due ruote.

  << Tieni >> mi porse un casco nero, mentre lui si era già infilato il suo. I vetri erano scuri.

Mugolai un grazie e salii.  << Ci sai andare su questo coso? >> non potei fare a meno di chiedere.

  << Per chi mi hai preso? >>

  << Era per dire… >> mi giustificai, cercando di mettermi comoda. Almeno era omologata per due.

Lui mi prese le mani e me le guidò fino ai suoi fianchi, costringendomi a stringermi a lui

  << Aggrappati a me, o ci sbilanceremo >>

Nonostante non vi fosse nemmeno l’ombra di romanticismo in quella frase, arrossii come una stupida.

Mi maledissi, poi mi decisi ad obbedire in silenzio, mentre lui metteva in moto e partiva.

  << Sai la strada? >> chiesi, quasi urlando perché mi sentisse.

  << Ovvio no? Fai delle domande assurde, tu >>

Mi innervosii e mi zittii seccata. Dopo un po’, riprese a parlare: << Piuttosto, stai meglio? >>

Mi stupii di quella domanda  << Più o meno >> farfugliai, mentre i capelli mi volarono in faccia.

Fece una curva improvvisa ed io imprecai. La sua guida mi ricordava quella spericolata di Zach. Ma questo pensiero lo tenni per me.

Gli altri arrivarono prima di noi. La Golf era parcheggiata all’entrata, ma loro erano ancora dentro. Stavano aspettando noi. Non appena videro la moto di Kyle, scesero.

Con uno scatto agile, Kyle fermò la moto. Fu così improvviso e veloce che involontariamente sbattei la fronte sulla sua schiena.

  << Scusa… >> mugolai, mentre scendevo dal mezzo, combattendo contro la chiusura del casco.

Dal vetro scuro, vidi qualcosa che mi fece impallidire.

Zach, e tutto il gruppo, erano appostati all’entrata principale. Il primo che notai fu proprio lui, con i capelli castani, che quella mattina sembravano avere riflessi d’oro, e quegli occhi profondi e scuri.

Alla sua sinistra, c’erano il tipo biondo, che supponevo si chiamasse Ryan, alla sua destra la ragazza dai lunghi capelli scuri. Dietro di loro, Adam e la tipa dai capelli corti e castani. Mi chiesi chi fosse tra le due Lilith, e chi Misa.

Erano tutti bellissimi. Difficile credere che fossero…quello che David e gli altri mi avessero descritto.

Sembravano in attesa, e qualcosa mi diceva che attendevano proprio noi. La cosa peggiore, fu che dopo aver adocchiato Amelia e gli altri, Zach posò lo sguardo verso me e Kyle. Il mio ritmo cardiaco aumentò. Desideravo non togliermi mai quel casco di dosso.

  << Che stai aspettando? >> La voce di Kyle mi fece sobbalzare.

Gli rivolsi un’occhiata obliqua.  << No…nulla… >>

Mi scrutò  << Non riesci a toglierlo? >> detto questo mi ci avvicinò, e, prima che potessi impedirglielo, in pochi secondi mi slacciò la chiusura. Le sue dita fredde mi solleticarono il mento.

Poi, prese il casco e me lo tolse, lasciando che la lunga cascata di capelli ramati mi ricadesse sulla schiena.

Non avevo il coraggio di guardare dalla parte di Zach.

Amelia mi si avvicinò  << Bene. Andiamo? >>

“Andiamo”, equivaleva a dire…passare di fronte a Zach e gli altri. Ci misi un po’ ad azionare le gambe, decidendomi a seguirli.

Rivolsi un’occhiata a Kyle  << E tu perché ci stai seguendo? >> chiesi.

Lui scrollò le spalle  << È solo per assicurazione. Tranquilla, non rimango mica >> mi zittì. Il suo sguardo era rivolto altrove. Anche senza seguirlo, sapevo che stava fissando Zach.

Gli altri mi avevano accerchiata. Amelia era in testa. Io ero in mezzo ai due colossi di Mark e Kyle. Il primo alla mia sinistra, il secondo alla mia destra. Qualche passo dietro di noi, Susan, Derek e Gwen.

Volevano sottolineare la loro potenza. Riuscivo a percepire l’aura di sfida che emanavano, in particolar modo da Mark e Kyle.

Cercavo di farmi piccola piccola in mezzo ai due che mi circondavano. Inutile. Mi sentivo gli sguardi di tutti addosso.

Con la coda dell’occhio cominciai ad osservarli anchio, quando gli passammo davanti.

Adam era attonito nel vedermi in compagnia della fazione avversaria, così come la ragazza minuta dai capelli corti. Lei più che altro sembrava curiosa.

Avvertivo invece lo sguardo sprezzante proveniente dalla ragazza ai lunghi capelli scuri e dal biondo, Ryan, che però, dopo avermi rivolto un’occhiata fugace, si mise a fissare Amelia, che non lo degnò di uno sguardo, con un luccichio negli occhi che non seppi decifrare.

E poi, arrivai all’altezza di Zach.

Fui tentata di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscii. I suoi pozzi scuri mi catturarono immediatamente.

Una sensazione di claustrofobia mi tolse il respiro, come se non riuscissi più ad emergere da quegli occhi di tenebra.

Come interpretare quello sguardo? Sembrava frustrazione, mista a…rabbia ed incredulità.

Poi, Kyle si mise in mezzo a noi, interrompendo il nostro contatto. In un certo senso gli fui grata. Non avrei retto quello sguardo ancora per molto, e sentivo le gambe molli. 

Sentii la sua mano sulla mia spalla, e mi avvicinò al suo petto  << Non preoccuparti >> mi sussurrò in un orecchio, solleticandomelo.

In effetti ero preoccupata, ma non per i motivi che poteva immaginare lui.

Tirai un sospiro di sollievo una volta dentro.

Kyle ci salutò, dicendomi che sarebbe tornato all’uscita. Avrebbe ripetuto quel rito almeno per i primi tempi.

Io controllai l’orario delle lezioni, ed un brivido mi attraversò la schiena.

Era martedì, e mi avrebbero aspettato lezione di scienze e letteratura inglese in comune con Zach Hudson.

 

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Capitolo 12
*** << Lasciami Andare >> ***


Salve a tutti! Eccomi tornata con il capitolo 12! :D
Qui sembrerà che la situazione tra Zach e Rebecca precipiti...ma continuate a seguirmi, e vedrete che le cose si sistemeranno ;)
Vi lascio al capitolo! Spero vi piaccia!
A presto! :)
Yuki!




                                                            << Lasciami Andare >>


 

Scienze era la lezione della seconda ora, letteratura della terza. Erano affilate per di più. Perfetto!

Durante la prima lezione, non prestai affatto ascolto al resoconto della seconda guerra mondiale, e mi sforzai di concepire un qualche piano per non incontrare Zach.

Il che, era impossibile.  Ma nonostante lo sapessi, non riuscivo a rassegnarmi. La campanella suonò prima di quanto mi aspettassi ed imprecai in silenzio.

Raccolsi i libri nella borsa con estrema lentezza, desiderando perdermi tra i corridoi e non raggiungere mai l’aula di scienze.

La marmaglia di studenti mi passò davanti e cerca di confondermi tra la folla.

Mi venne in mente che Mark aveva lezione di letteratura con me, e mi sentii sollevata. Mi sarei seduta vicina a lui, evitando Zach, ma il problema principale rimaneva sopravvivere alla lezione di scienze.

Ad un tratto mi sentii arpionare per un braccio e trascinare dentro una stanza buia e piccola, che solo dopo capii si trattasse dell’aula multimediale.

Il cuore saltò qualche battito per lo spavento. Fu così improvviso che non potei nemmeno chiamare qualcuno per aiutarmi. La porta si chiuse in un tonfo grave, lasciandomi in penombra.

Sentivo le braccia immobilizzate dietro la schiena da una presa d’acciaio che mi toglieva il respiro.

Ansimai. Credevo di sapere di chi si trattasse, e sperai con tutta me stessa di sbagliarmi.

  << Non credi di dovermi qualche spiegazione? >>

La sua voce mi tolse ogni dubbio, raggiungendomi come una freccia in pieno petto. Voltai la testa e con la coda dell’occhio vidi Zach guardami con ira.

Era a pochi centimetri dal mio viso. Sentivo il suo respiro solleticarmi le guance.

L’istinto che mi invase il corpo, era quello di catturare immediatamente le sue labbra, ma cercai di riacquistare un minimo di ragione.

  << Io non ti devo proprio niente… >> farfugliai. Non dovevo dimenticarmi chi era Zach, e chi ero io.

Il nostro sangue ci bollava come nemici.

  << Tu dici? >> sibilò in un ringhio acuto  << Io credo di si invece! >>

Con uno scatto mi fece girare in sua direzione, mi prese i polsi e mi immobilizzò sbattendomi sulla porta.

Il suo volto mi si presentò davanti, a pochi centimetri dal mio, ed ebbi un mancamento. Averlo così vicino mi fece sussultare il cuore.

Ed una cosa dal genere non doveva accadere…

  << Sto aspettando >> disse.

  << Si può sapere cosa vuoi che ti dica?! >> sbottai, cercando di divincolarmi, senza riuscirci.

Ah, giusto, la forza sovraumana dei Chimeri…

Non capivo perché voleva che gli dessi spiegazioni. Non era fin troppo chiaro che facevamo parte di due fazioni opposte.

  << Perché non cominci dicendomi chi era quello?! >> ringhiò lui, intensificando la presa sui miei polsi, fino a farmi male.

Rimasi di sasso. Si riferiva a Kyle?  Gli premeva di più sapere in che rapporti fossi con Kyle, piuttosto del fatto che fossimo nemici giurati? Si stava comportando come un fidanzato geloso…cosa che non era.

Il mio cuore galoppò lieto di tale interesse, ma la mia reazione fu tutt’altro  << Non sono affari tuoi! >>

Qui c’era in gioco la vita e la morte! Non potevo curarmi di simili sottigliezze.

  << Certo che sono affari miei! >> ribatté, più irato che mai  << Prima osa sfidarmi, venendomi ad attaccare in casa mia, poi ti porta via da me, e adesso ti vedo venire a scuola con lui! >> un ringhio roco uscì dalla sua gola, e mi fece rabbrividire  << Dimmi tu, cosa dovrei pensare! >>

Il mio cuore non si decideva a diminuire la sua corsa. Tutta la rabbia che avevo visto repressa nel suo sguardo all’entrata, la stava buttando fuori in quel momento, sotto i miei occhi.

Ma cosa voleva che gli dicessi? Avevo una confusione tale in testa che era un miracolo se mi ricordavo ancora come mi chiamassi…

  << Davvero, Zach… >> bisbigliai, distogliendo lo sguardo  << Non capisco cosa vuoi che ti dica. Adesso lasciami andare… >>

  << Non trattarmi come un estraneo! >> urlò  << Noi ci siamo baciati, quindi non far finta che tra di noi non sia successo niente! >>

Il mio cuore andò i tilt al solo ricordo. Lui digrignò i denti  << Almeno delle spiegazioni me le devi! >> continuò.

  << Proprio tu mi parli di spiegazioni! >> gli esclamai in faccia, presa da una collera crescente   << Quando avevi intenzione di dirmi che sei un Chimero, sentiamo! >>

Avevo colto nel centro. Si ritrasse e la sua espressione divenne combattuta. Distolse lo sguardo da me, come se si vergognasse  << Quindi quelli la ti hanno detto tutto… >>

  << Beh, menomale che qualcuno l’ha fatto >>

Corrucciò la fronte  << Anchio l’avrei fatto! Se non fossero venuti quelli a portarti via…  >>

  << Non ci giurerei. Il nostro discordo aveva preso una strada piega… >> com’era prevedibile arrossii nel parlare.

Lui rimasi impassibile  << L’avrei fatto >> ribadì con fermezza. << Ti avevo portato da me per parlartene >>

  << Che differenza può fare ora? Ormai non ha più importanza! Le cose stanno così quindi… >>

  << Così come?! >>

Alzai gli occhi al cielo. Perché diavolo insisteva in quel modo?!

  << Noi siamo nemici Zach! >> urlai infine  << Sto con lo Scudo Rosso! Sono la cosa più pericolosa per voi altri! Il mio sangue vi ucciderebbe! >>

Vomitai di getto tutte quelle parole, senza riuscire a fermarmi. Ripresi fiato, e lo guardai.

Era sconvolto. Mi guardava con gli occhi scuri sgranati e la bocca semiaperta.

Lentamente lasciò la presa che teneva imprigionati i miei polsi e indietreggiò di qualche passo.

Le sue gambe andarono a sbattere contro la cattedra, e vi ci poggiò sopra la mano per non perdere l’equilibrio.

  << Quindi è vero… >> farfugliò, più rivolto a se stesso che a me  << Ce l’aveva detto… dell’esistenza di un’arma letale per noi… >>

  << Io non sono un’arma! >> ribattei  << E poi di chi stai parlando? >>

Con la mano tastai il muro e trovai l’interruttore della luce. Finalmente uscimmo dalla penombra, e fummo l’uno davanti al’altro.

Ormai non ero più imprigionata nella sua presa e sarei potuta andarmene, ma i miei piedi erano incollati al suolo.

Zach mi ignorò. Gli occhi fissavano il vuoto. Poi lentamente, gli occhi rotearono in mia direzione  << Quindi la sensazione che provo quando mi sei vicina…quel subbuglio interiore… >>  le sue sopracciglia si corrucciarono  << Erano dei segnali che mi avvertivano di starti lontano… Perché rappresenti la mia morte… >> Un sorriso amaro si fece strada sul suo volto  << Stupido io a credere che potessero significare qualcos’altro… >>

Rappresento la sua morte… Non poteva usare parole più dolorose per me.

Non l’avevo scelto io! Non l’avevo voluto io!

Mentre mi  torturavo le mani, alzai lo sguardo e lo inchiodai al suo  << Quando ci siamo incontrati…tutto quel sangue… >> deglutii  << Non era una rissa vero? >>

Quell’interrogativo me l’ero posto troppe volte. E adesso doveva darmi la risposta che cercavo, ma che allo stesso tempo avevo paura di sapere.

La sua espressione si indurì  << No >> disse tra i denti  << Dovevo nutrirmi >>

Raggelai. Un brivido mi attraversò la spina dorsale e distolsi lo sguardo. Non riuscivo più a sorreggerlo.

Non solo. Non riuscivo più a guardarlo in volto. Se lo facevo, vedevo solo sangue. Ora riuscivo a dare un senso allo sguardo che gli rivolse Amelia quel giorno, e anche a tutti gli altri che rivolgeva al suo gruppo.

Lui se ne accorse  << Hai paura? >> mi chiese, con un volto impassibile  << Ti faccio ribrezzo? >>

Inizialmente non risposi.

Mi aveva già rivolto una domanda simile, e gli avevo risposto l’esatto contrario, ma quella volta no, non riuscivo a parlare.

Poi, ordinai alle mie labbra di smettere di tremare   << Perché Zach? >> chiesi con un fil di voce  << Non provi niente a far del male alle persone?! Non giusto in questo modo! >>  Nel parlare, ricordai le parole di Mark il giorno prima   << Ci sono altri modi di nutrirsi! >>

  << Cazzate >> mi interruppe, gelido  << Non esistono altri metodi. Quelli del Red Shield vogliono solo riempirti la testa di stronzate! >>

  << Sei tu che dici stronzate! >> alzai il tono di voce  << Non posso accettare l’idea che uccidiate delle persone! È imperdonabile! >>

  << Prova tu a passare quello che abbiamo subito noi! >> Zach sovrastò al mia voce, visibilmente alterato  << Prova tu ad avere una Chimera dentro solo perché vuoi avere giustizia! Poi parleremo di quello che è davvero imperdonabile! >>

Corrucciai la fronte  << Non ti capisco Zach >>

Lui distolse lo sguardo  << Non importa >>

  << Anche quando ci incontrammo in quel vicolo… >> parlai poi  << Quella sera…cosa stavi facendo? >>

Ovviamente, era una domanda retorica. Stavo aspettando solo la dolorosa conferma dei miei sospetti.

Ci mise un po’ a rispondere:  << Ryan e Adam dovevano… “fare rifornimento” >> disse << Ed io gli ho accompagnati…Di solito andiamo in gruppo a… “rifocillarci” >> mi squadrò  << Quello a cui ti stavi avvicinando era Ryan…E lui non la prende troppo bene quando gli fanno perdere la concentrazione… >>

Ero shoccata. Ma cercai di mantenere il controllo, mentre lui continuava a parlare:

  << Per fortuna ti ho vista in tempo e ti ho portata via…altrimenti si sarebbero sfogati su di te… >> lo vidi irrigidirsi chiudere le mani a pugni.

“Non dovresti aggirarti in questi vicoli da sola. Non c’è brava gente, e saresti un facile bersaglio. Ti ho solo portato via prima che ti succedesse qualcosa”.

Alla fine quel giorno non mi aveva mentito. Aveva semplicemente, e volontariamente tralasciato di dire, che la “cattiva gente” a cui alludeva, fossero proprio loro!

Stavano tendendo un agguato. Quella sera qualcuno era stato…

Ed io me n’ero andata via come se niente fosse dando retta a Zach, mentre quelli li facevano il comodo loro!

  <<  “Per fortuna”… >> ripetei le sue parole  << Perché ti sei scomodato a salvarmi da loro? Potevo benissimo diventare io una comune preda no? >>

Il suo volto era una maschera inespressiva. Gli occhi erano puntati su di me, ma sembrava non mi vedesse. I suoi pozzi scuri per la prima volta mi fecero davvero paura   << Non lo so >> ammise infine. << So solamente che la prima cosa che pensai fu di allontanarti da li il prima possibile… >>

Rimasi in silenzio. No, non poteva dirmi frasi del genere. Altrimenti avrei ceduto.

  << E quella ragazza inquietante che ha tentato di attaccarmi a scuola? >> chiesi ancora, cambiano argomento   << Era...era Alyssa Grey vero? >>

Annuì in modo quasi impercettibile  << Quando si è appena diventati Chimeri, si è molto instabili. Aveva perso il controllo. Per fortuna sono riuscito a fermarla in tempo, senza farmi notare dai tuoi amichetti >> un sorriso stentato  << Non riuscivo davvero a capire perché dovessi trovarti sempre in mezzo. Mi hai fatto venire una paralisi quel giorno. Sembra che tu sia una calamita per i guai... >>

Non l’ascoltai   << Anche in quell’occasione mi hai salvata... >> mugolai.

  << Non ho potuto fare altrimenti. Mi ha guidato l’istinto >>

  << Ma perché? >> chiesi ancora  << Perché ci tieni tanto? >>

  << Te l’ho detto. Non riesco a trovare una motivazione al fatto di non volerti morta, quando ciò mi, ci porterebbe solo vantaggi >>  gli angoli della sua bocca si piegarono leggermente  << Probabilmente perché sei la prima persona che ha mostrato preoccupazione verso di me… >>

Rimasi di sasso. La prima persona? Non mi pareva possibile. Affatto. Si stava dimenticando dei suoi genitori forse?

  << Che stai dicendo…? >>

Sorrise amaramente  << Sei libera di non credermi se non vuoi >> poi tornò ad avvicinarmisi.

Avevo la porta dietro di me e non potevo indietreggiare.

La punta del suo naso mi accarezzò la guancia sinistra, poi scese giù, lungo il collo.

Mi ero pietrificata a quella vicinanza. Non riuscivo nemmeno a respingerlo.

Forse perché non volevo farlo.

Non dovevo. Non dovevo assolutamente lasciarmi andare, o perdere il controllo.

Il fatto che non volesse che morissi era poco rilevante. Era ugualmente un assassino. E non potevo ignorare una simile realtà. Cercai la maniglia della porta con le mani, ma lui lesto, me le prese tra le sue, intrecciando le nostre dita. Digrignai i denti. Di quanto sangue si erano macchiate quelle mani che ora stingevano le mie?

  << Lasciami andare >> dissi tra i denti.

  << È davvero quello che vuoi? >>

Non lo sapevo nemmeno io. Provavo una tale confusione… Il suo sguardo mi crocifiggeva. Mi sentivo risucchiare dentro quei pozzi oscuri, e mi mancava il fiato.

Il mio cuore palpitava frenetico, per un motivo che non riuscivo a chiarire. Forse la vicinanza di Zach, forse la paura…

Ma di una cosa ero certa. Volevo andarmene via. E alla svelta.

  << Si >> lo guardai negli occhi  << Ti prego, adesso lasciami >> 

La presa si allentò, e mi fece quasi male quando non sentii più niente che  mi teneva legata a lui.

  << Quindi è così che finisce... >> lo sentii sussurrare.

Distolsi lo sguardo  << Finire...? >> sussurrai, senza nemmeno sentire la mia voce. Il petto mi scoppiava.  << Non è mai iniziato niente Zach >> quelle mie stesse parole mi fecero un gran male  << E non sarebbe mai potuto iniziare qualcosa. Lo capisci? Siamo nemici...punto e basta >>

Le mie parole lo colpirono come schegge. Me ne accorsi dal suo sguardo.  << Nemici >> ripeté, con tono autoritario.

Titubante rivolsi i miei occhi al suo volto, e lo trovai concentratissimo << Nemici >> ripeté ancora, come in trans.

Poi, si ridestò e mi guardo   << Non  c’è niente da fare è vero >> i suoi occhi si fecero improvvisamente minacciosi  << Quindi ti consiglio di alzare la guardia d’ora in poi. Non ho più scrupoli che mi trattengono, e la prossima volta che ci vedremo, niente potrebbe impedirmi di farti fuori >>

Una pugnalata al cuore avrebbe fatto meno male di quelle parole dette con così tanto astio.

Un’ultima occhiata fugace, poi mi sorpassò, aprì la porta con uno scatto secco, sbattendo violentemente la maniglia, e poi mi ritrovai sola, nell’aula multimediale, che non mi era mai sembrata così grande.

Poco dopo, sentii la campanella squillare. Avevo completamente saltato lezione di scienze. Mi sforzai di non scoppiare a piangere, e uscii anchio, percorrendo i corridoi come uno zombie.

Mi aspettava l’edificio 4...letteratura inglese...

Se non mi fossi presentata, Mark sicuramente si sarebbe insospettito, notando la mia assenza, quindi preferii non dargli dei grattacapi, presentandomi puntualmente a lezione.

Entrando in aula, notai che mi stava tenendo il posto vicino a lui, e mi avvicinai.

  << Ben arrivata >> mi saluto mentre poggiavo la borsa e sprofondavo nella sedia.

Gli rivolsi un sorriso stentato. Non ce la facevo proprio a parlare.

Avevo il terrore di vedere Zach comparire sulla soglia della porta, ma ciò non accadde. La lezione iniziò, e di lui nemmeno l’ombra.

E Mark se ne accorse.  << Hudson non viene oggi... >> sussurrò, come se la cosa non lo toccasse particolarmente, mentre mi sentivo il suo sguardo addosso  << Strano, eppure non perde mai una lezione >>

Lo sentii avvicinarsi e mi irrigidii  << Se non mi sbaglio, prima di questa, avete un’altra lezione insieme voi due, vero? >>

Speravo che non si accorgesse del tumulto del mio cuore. Che diavolo voleva da me?!

  << Mmh, si >> mugolai, con gli occhi puntati sul libro di testo.

  << Ed era presente? >>

Che dovevo fare? Dirgli del nostro incontro nell’aula multimediale mi sembrava l’ultima cosa giusta da fare.

  << Non so dirtelo... >> sussurrai insicura. Non ero mai stata brava a mentire, e cercai di migliorare almeno il tono di voce   << Non mi sono presentata a lezione perché non mi sentivo molto bene e ho fatto un salto in infermeria... >>

Optai per quella scusa perché avrebbe potuto scoprire con facilità se mi fossi presentata o meno a lezione. E se anche avesse saputo che nemmeno Zach era stato presente, ciò non avrebbe implicato il fatto che lo avessi incontrato.

  << Oh...Stai meglio ora? >>

  << S-si, era solo una leggera emicrania >>

  << Menomale allora >>  lasciò morire lì il discorso e glie ne fui immensamente grata.

La giornata fu lunga e pesante, e per tutto lo scorrere della mattina, non vidi più ne Zach ne il resto della sua compagnia.

Mi sentivo una stupida, perché per tutto il tempo, non avevo fatto altro che cercare lui con lo sguardo, o chiunque altro che potesse condurmi a lui.

Quando arrivò la tanto attesa uscita, trovai Kyle appostato al cancello, appoggiato alla sua moto. Impallidii all’idea di doverci salire di nuovo.

Salutai gli altri, e lo raggiunsi con passo molle.

  << Tutto bene? >> mi chiese.

  << No >> dissi, schietta. Presi il casco poggiato sul sellino e me lo infilai alla svelta, facendogli palesemente capire che non avevo ne voglia di conversare, tantomeno dargli spiegazioni riguardo al mio umore.

Lui sembrò capire e non disse niente. Si limitò a mettersi il casco a sua volta e mise in moto. Mi aggrappai a lui, cercando nel possibile di rimanere sempre ad una certa distanza.

Dopo qualche minuto, sentii squillare un cellulare. Quello di Kyle sicuramente. Io avevo il silenzioso.

Lui fermò la moto e si portò l’apparecchio all’orecchio  << Pronto >> rispose con voce apatica.  << Cosa?! >> esclamò poi  << Siete sicuri? Si... Rebecca è qui con me, si... >> la mascella contratta la fronte corrucciata  << No, pensateci voi. Ok, arriviamo subito >>

Rimise il cellulare in tasca e mi guardò  << Cambio di programma. Si va alla sede dello Scudo Rosso >>

Il cuore accelerò i battiti  << Cos’è successo? >> chiesi, con un terribile presentimento.

Kyle intanto aveva rimesso in moto, a sfrecciavamo ad una velocità superiore al limite consentito. Ma in quel momento mi importava relativamente della sua guida.

  << Hanno trovato un cadavere di una ragazza >> disse, forse troppo in fretta. Ci misi un po’ ad elaborare quell’informazione.

Un cadavere...se il caso era sotto la giurisdizione dello Scudo Rosso, era perché sicuramente c’erano di mezzo...loro.

  << La morte è recente,  avvenuta per dissanguamento... E la cosa peggiore è che sono stati ritrovati segni fin troppo chiari di tre morsi alla base del collo, al polso destro, e alla’avambraccio sinistro >> una pausa  << Sono stati i Chimeri >>

Proprio come temevo.

  << Non potrebbero essere punture di insetti quelle ferite? >> chiesi, anche se consapevole che fosse una domanda stupida.

  << Quando si nutrono, i Chimeri lasciano delle tracce del loro virus nei bordi delle ferite...quindi se ti dico che sono stati loro...fidati che è così >>

Rabbrividii. Erano loro...erano stati loro...

Zach!

Non potevo credere che aveva saltato la scuola per....

  << Il cadavere è stato rinvenuto di fronte all’entrata della sede... >> continuò Kyle.

Era un’azione fin troppo avventata. Perché si sarebbero scomodati a portare il cadavere fin li, nella tana del lupo? Così era fin troppo facile capire che ci fossero loro dietro...

  << Ma...perché l’avrebbero fatto? >>

  << Semplice >> la  voce di Kyle era quasi un sussurro  << È una dichiarazione di guerra >>

 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Imperdonabile ***


Saaaaaaaaaalve :D Oggi sono riuscita a postare anche il capitolo 13! O.o
Non crediate che sia sempre così veloce ^^'' (Magari!)  è perchè sono riuscita a revisionarlo molto velocemente!
Credo che questo capitolo sia essanzialmente forte, sia per la crudele morte di Melissa, sia per il mancato rispetto della vita umana che emerge dal pensiero e dalle azioni dei Chimeri.
Ma è solo unamia opinione! Aspetto di sentire anche le vostre, insieme all'idea che vi siete fatta di Ryan!

Ringrazio infinitamente chi segue la mia storia, chi recensisce ogni capitolo, e anche a chi legge soltanto!
A prestooooooooo :)
Yuki!




                                                            Imperdonabile


 

  << Qualcuno mi spieghi come diavolo hanno fatto quei bastardi a portare qui il corpo senza che nessuno se ne accorgesse! >>

Era la prima volta che sentivo David urlare, e mi augurai che fosse anche l’ultima. Mi faceva gelare il sangue nelle vene.

Quando Kyle ed io arrivammo, c’erano alcuni agenti fuori dalla sede che esaminavano il luogo dove avevano trovato il corpo, come un pacco regalo inaspettato.

Kyle parcheggiò la moto affianco alla Golf di Mark e ci addentrammo nell’edificio.

Vi trovai anche mio padre.

Lui, David, Dorian ed altri uomini che non conoscevo, stavano discutendo animatamente, gesticolando.

Da quello che capii, Julia e l’equipe medica aveva già effettuato l’autopsia, e Dorian si era già attuato per il riconoscimento del corpo con in dati del comune del Dallas.

Derek, Gwen e Mark erano stati mandati dai famigliari della vittima, sempre rintracciati dallo statista.

Julia aveva scoperto che la ragazza in questione era allergica alle api, quindi si poteva facilmente camuffare la vera causa di quelle punture dando la colpa a quei poveri insetti.

Cercai di non pensare alla sua famiglia. Distrutta. Senza più una figlia, e ingannati persino sulla sua morte.

Ma non si poteva fare altrimenti, come mi aveva precedentemente detto Kyle. Sapevo che aveva ragione, ma faceva male lo stesso.

Probabilmente loro ci erano abituati, ma io no.

Amelia e Susan erano state mandate insieme ad una squadra di controllo ad ispezionare la zona circostante, e rabbrividii quando le intravidi uscire dall’edificio con delle pistole a gas in mano.

Dorian riattaccò il cellulare, dove aveva appena avuto un’animata discussione  << Mark e gli altri arriveranno tra poco con i genitori della ragazza. Non hanno avuto problemi a trovarli >>

Tutto ciò era inaccettabile. Come ci si poteva abituare a cose del genere?

Zach....e tutti gli altri al suo seguito...Come potevano compiere quelle azioni? Per cosa poi? Ci stavano sfidando? Volevano dimostrarci la loro superiorità?

No. Non così. Non a discapito di altre vite.

Mi avvicinai a loro titubante, mentre Kyle mi rimaneva di fianco  << Come si chiamava? >>

Mi guardarono spaesati, poi Dorian mi rispose  << Melissa Ford. Quindici anni, viveva in un paese qui vicino >>

Rabbrividii. Aveva solo quindici anni...e tutta una vita ancora davanti. Così come tutte le loro altre, numerose vittime.

  << Voglio vederla >> dissi.

  << Non è il caso... >> balbettò mio padre, visibilmente a disagio da quella mia richiesta inaspettata.

  << A cosa servirebbe? >> David mi scrutò con gli occhi di ghiaccio.

  << Voglio vederla >> ripetei, più decisa  << La sua è una morte assurda. Fa...faceva parte delle persone che dobbiamo assolutamente proteggere. Merita il nostro rispetto >> fronteggiai il suo sguardo  << E soprattutto le nostre scuse per non essere stati in grado di garantirle la cosa più semplice e importante di tutte. Vivere >>

Me lo aveva detto lui stesso. Lo Scudo Rosso esisteva allo scopo di impedire che degli innocenti ci rimettano a causa dei Chimeri. Solo noi dell’organizzazione sapevamo della loro esistenza.

Dunque, solo noi avevamo il doveredi fare qualcosa.

Quindi avevo ragione.

Lo aveva capito anche lui, perché chiuse gli occhi, e quando gli riaprii guardava un uomo dai capelli castani che non conoscevo  << Portala dov’abbiamo collocato la ragazza >> disse semplicemente.

Vidi mio padre sorridere flebilmente, e capii che mi appoggiava anche lui.

  << Ti accompagno >> disse Kyle. Avevo anche la sua approvazione. Bene.

Il tipo castano annuì e voltandosi verso di me mi sorrise  << Da questa parte >> e indicò il corridoio alla sinistra.

Lo seguii in silenzio, accompagnata da Kyle.

  << Sei una delle poche persone che riesce a fronteggiare David >> disse poi l’uomo, sorridendo.

Normalmente, un’affermazione del genere mi avrebbe fatta ridere. Non so dove avessi trovato la forza di tenergli testa in verità. David mi aveva sempre intimorita.

  << Mmh...non proprio >> mugolai, intrecciandomi una ciocca di capelli al dito  << Sarà stato perché anche lui la pensa come me >>

Quello continuò a sorridere mentre imboccammo un altro corridoio  << O perché non sa dire di no a sua nipote >> disse poi, con infinita nonchalance.

Mi fermai di colpo. Che aveva detto? Io la nipote di David? Ma quando?!

Il volto di Kyle assunse una strana espressione, e l’uomo davanti a noi, guardando prima me poi lui, si coprì la bocca con una mano, come se avesse appena commesso una gaffe terribile.

  << No cioè... >> balbettò paonazzo.

  << Non aggiungere altro, che è meglio >> lo zittì Kyle, che poi guardò me   << Immagino che dirti “lascia perdere” sia superfluo, quindi ti spiegherò tutto senza giri di parole >> fece un respiro profondo  << Tu non lo sai, ma tua madre Rosalie era la sorella minore di David >>

Kyle mi piaceva per la sua schiettezza ed estrema chiarezza. Ma in quel momento avrei mille volte preferito se mi avesse liquidata con un banale “lascia perdere”.

Che aveva detto?

David era mio zio?!

Avevo sempre creduto che mia madre fosse figlia unica...

  << Sembra assurdo, lo so >> continuò Kyle.

  << Io...pensavo lo sapesse ormai... >> mugolò l’uomo, che si allentava la cravatta in imbarazzo.

Il mondo cominciò a girare.  << Oddio >> riuscii solo a dire.

Mio zio. Quel David!

Certo, avevo visto alcune foto di mia madre, ed effettivamente aveva i capelli biondi e gli occhi chiari ma non avrei mai immaginato che fosse consanguinea con David!

  << Perché non ne sapevo niente?! >> esclamai, più urlando.

  << È stato David a decidere così >> mi spiegò Kyle impassibile  << E pregò tuo padre di non fartene parola.  Sai, in quel periodo con l’avvento dei Chimeri e la morte di Rosalie...Non era davvero in se >>

In quel momento capii. Era fin troppo chiaro.

David non aveva voluto che sapessi che era mio zio, e non mi aveva riconosciuta come sua nipote, semplicemente perché mi odiava.

Io avevo ucciso mia madre. Avevo ucciso sua sorella. Era ovvio che mi odiasse.

Ero l’essere che aveva portato in grembo con tanto amore, e che alla fine aveva estirpato senza pietà la sua vita.

Non lo biasimavo, però mi vennero gli occhi lucidi ugualmente.

  << Fai finta di niente, per favore >> disse poi Kyle  << È stato un fiori programma che tu lo venissi a sapere >>

Annuii e riprendemmo a camminare. Scendemmo una rampa di scale in un silenzio religioso. L’uomo castano non osava più parlare dopo la gaffe che aveva fatto.

Arrivammo in una stanza chiusa da una massiccia porta bianca. L'uomo la aprì ed entrammo.

Era più piccola di come avessi immaginato, e tremendamente spoglia. Una grande finestra davanti a noi, dalle tendine bianche. C’erano alcune sedie ai lati, un comodino dal legno scuro, e un letto dalle coperte rosa pallido ad una piazza dove era adagiato un corpo.

Era Melissa.

Ne osservai i ricci capelli biondo cenere sparsi sul cuscino. Gli occhi chiusi, e mi chiesi di che colore fossero.

Le palpebre leggermente violacee, così come la punta delle dita affusolate delle mani, che aveva in grembo. Le labbra erano screpolate e secche,
come se avesse passato mesi nel deserto senza bere.

Era magra. Magrissima. Gli zigomi sembrano voler bucare lo strato di pelle perlacea. Come se l’avessero prosciugata. Cosa che in effetti era successa.

Provai un’immensa pena per lei. Poi, con orrore scorsi i tre paia di buchi che emergevano sul suo corpo bianco cadaverico.

Due erano sulla base del collo. Erano i più grandi e sembravano essere anche i più profondi. Doveva averla morsa con violenza. Altri morsi martoriavano il suo polso destro ossuto, e l’avambraccio sinistro.

L’avevano prima prosciugata, poi lasciata morire dissanguata.

La rabbia si impossessò di me. Provavo tantissime emozioni ed ero scossa da violenti tremiti.

Rabbia. Odio. Vendetta.

Era Imperdonabile. Inconcepibile. Inaccettabile.

E molto altro ancora.

  << Nell’ultimo anno in Dallas le morti, oltre che a essere aumentate, sono state dovute principalmente all’azione dei Chimeri >> Dorian comparve sulla porta, ma non mi voltai nemmeno. Gli occhi erano ancora puntati sul cadavere di Melissa.

Mi sentii uno schifo. Colpevole. Macchiata del suo sangue e di tutte le vittime dei Chimeri.

Ero stata indecisa fino a quel momento. Le emozioni che provavo per Zach mi avevano confusa, annebbiata, lasciandomi trasportate dall’indecisione.

Avevo fatto il suo gioco. Voleva prendersi gioco di me, così da rendermi inoffensiva. E ci stava riuscendo.

Ma vedendo Melissa, qualcosa dentro di me scattò.

In quel momento, pensai solamente: Non hanno il diritto di vivere.

Ovviamente, Zach compreso.

Non potevo accettare un simile dolore. Non aveva senso. Non poteva averne.

Non riuscii più a reggere la vista di Melissa, e fuggii via da quella stanza. Mi lasciai tutto alle spalle, la voce di Kyle che continuava a chiamarmi, l’immagine di mio padre e David quando li superai correndo verso l’uscita.

Era tutta colpa dei Chimeri.

Colpa loro del dolore, della perdita, delle lacrime, della morte di mia madre, dell’odio di David per me, del fatto di essere io stessa un mostro.

Se solo non ci fossero loro!

Correvo senza sosta, senza avere una meta. Quando mi mancò il fiato, e i muscoli erano ormai atrofizzati, mi fermai. Dopo aver ripreso grosse boccate d’aria, mi guardai intorno.

Mi sorpresi del fatto che fossi davanti al cimitero. Attorno a me c’erano tutti alberi ed una radura che portava la bosco li vicino.

Non conoscevo la strada per arrivarci, sapevo solo che era nei pressi della mia scuola. Mi  ritrovai a pensare che il mio subconscio mi ci avesse portata. Emotivamente ero molto provata.

Mi avvicinai al cancello di ferro arrugginito.

“Nell’ultimo anno in Dallas le morti, oltre che a essere aumentate, sono state dovute principalmente all’azione dei Chimeri”

Sentii all’orecchio le parole di Dorian e mi chiesi quante delle persone che quel luogo custodiva, fossero morte per mano dei Chimeri.

Poi, sentii un rumore ed un brivido mi attraversò la colonna vertebrale da cima a fondo. Mi voltai di scatto, tanto velocemente che mi dolse il collo.

Dagli alberi, vidi comparire la figura alta e robusta di...

Ryan Cooper.

I capelli biondi gli seghettavano la fronte e gli occhi di ghiaccio si puntarono su di me. Una sigaretta accesa sulle labbra sottili. Indossava una camicia blu notte e dei jeans consumati.

Era indubbiamente bellissimo.  Mi chiesi come avesse reagito Amelia se fosse stata con me in quel momento.

  << Ma guarda... >> gli angoli della bocca si incurvarono in un ghigno diabolico. Era la prima volta che sentivo la sua voce. Anche se era difficile capirlo dato che parlava con la sigaretta in bocca.

Avanzò di qualche passo, senza distogliere lo sguardo da me, che ero immobile davanti al cancello di metallo. Sembrava sinceramente sorpreso di vedermi li.  << Vengo qui per rilassarmi e chi trovo? >>  continuò, come se mi avesse porso un indovinello.

Certo, uno strano posto per rilassarsi.

No, non strano. Inappropriato.

Del tutto inappropriato!

  << Come puoi dire cose del genere? >> dissi con disprezzo, senza riuscire a fermarmi.

Lui sembrò stupito. Evidentemente si aspettava che tremassi come una foglia alla sua presenza, o che scappassi a gambe elevate.

Non aveva capito niente di me. E quel giorno ero decisamente di pessimo umore.

  << Almeno metà delle persone che si trovano qui sono morte per causa vostra, e tu vieni qui per rilassarti?! >> urlai fuori di me  << Come puoi fargli questo?! Mostra almeno un po’ di rispetto! >>

Non rispose. Lo sguardo brillava di curiosità. Si limitò ad inspirare una profonda boccata dalla sigaretta.

Espulse il fumo dalla bocca socchiudendola leggermente e prese la sigaretta tra l’indice e il medio destro.  << Cosa vuoi che ti dica? Tanto sono morti. A che servirebbe il rispetto? >> la sua voce era così calma che fui investita dalla voglia irrefrenabile di ucciderlo.

  << Quello che fate...quello che siete è imperdonabile! >> urlai ancora.

A quella frase, sembrò irritarsi  << Chiudi quella fogna >> mi intimò  << Non credere che perché sei nelle grazie di Zach non possa darti una bella lezione >>

  << Non me ne frega niente di Zach! >> continuai ad urlare.

Quanto era vera quella frase? Sicuramente non al 100%.  << Qui si sta parlando di vite umane! >> continuai  << E voi non potete disporne a vostro piacimento! Non ne avete il diritto >>

  << E chi lo dice? >> mi sfidò  << Tu forse? >> un ghigno di scherno  << A malapena ti reggi in piedi >>

Stava scherzando col fuoco. Il mio sangue poteva ucciderli. Ero sicura che non se ne fosse dimenticato.

  << Noi ci limitiamo a fare quello che serve per sopravvivere >> continuò glacialmente lui.

  << E non ci trovi niente di sbagliato?! >>

Fece spallucce   << Voi quanti animali uccidete per mangiare? Se ci pensi, la cosa non è molto diversa >>

Considerava le persone come carne da macello. Come si poteva ragionare con un tipo del genere?!

  << Io...io vi odio! >> urlai, scoppiando a piangere.

Non so perché lo dissi. So semplicemente che quell’urlo carico di rabbia mi uscì da dentro, e non potevo reprimerlo. Più lacrime versavo davanti a quel tipo, più mi rendevo conto di star perdendo dignità. Ma non mi importava.

  << Vi odio! >> ripetei  << Quello che fate è disumano! Non vi perdonerò mai! >> puntai lo sguardo sul ghiaccio dei suoi occhi  << Il mio sangue è alla pari di una veleno per voi >> gli ricordai. << E la mia missione è uccidervi >>

Venivo considerata come un’arma, ma in quel momento fui felice di esserlo. Almeno potevo combattere.

Almeno, potevo fare qualcosa.

  << E stai pur sicuro che lo farò! >> continuai mentre il cuore mi martellava nel petto  << Farò tutto quello che sarà necessario per fermarvi! >>

Al pensiero di uccidere Zach il mio cuore vacillò, colto dall’esitazione, ma strinsi di denti, scacciando quel pensiero.

Era quello che voleva Zach. Voleva confondermi. L’aveva detto lui stesso che mi avrebbe ucciso, quindi l’insicurezza era del tutto fuori luogo.

Il volto di Melissa mi diede coraggio, e continuai a guardare Ryan negli occhi.

Non dovevano montarsi la testa. Io non ero affatto meno forte di loro. Forse fisicamente potevano anche avere la meglio, ma la determinazione non mi mancava di certo.

  << Hai finito? >> la sua voce mi raggiunse pungente come frecce. << Non ti conviene sfidarmi ragazzina >> disse, visibilmente irritato << Potrebbe andar a finire male per te >>

Ryan puntò lo sguardo verso di me. Buttò la sigaretta a terra e la schiacciò col piede. Poi sparì dal mio campo visivo. In un lampo me lo ritrovai davanti.

Non feci in tempo a muovermi di un solo millimetro, che una botta secca mi colpì al petto, caddi all’indietro e sentii lo schianto del mio corpo contro un albero.

Ero tramortita. Non sentivo nemmeno il dolore. Non riuscivo a respirare. Eppure sarebbe bastato il mio sangue…

Lui si avvicinò lentamente.

  << Non parli più? Dove sono finite tutte le parole di prima? >> mi chiese gelido.

Con gli occhi appannati, forse dal sangue, non riuscii a veder bene la scena, ma sentii prima l’aria fredda, poi qualcosa che mi fracassò sulla faccia. Sentii bruciare il cranio più di quanto mi facesse male prima, e una fitta acuta ai fianchi ed al petto.

Ero stata scaraventata verso il cancello d’acciaio del cimitero.  Caddi a terra a peso morto, mentre sentivo il sangue scendere caldo da ogni parte del mio corpo.

Pensai di morire in quell’istante, tanto era forte il dolore. Poi, sentii i suoi passi farsi sempre più vicini.

Cercai di strisciare via, spingendomi con le braccia e le gambe, ma in un istante lui fu sopra di me, e mi schiacciò la gamba con un colpo secco del suo piede pesante.

Mi lascia scappare un urlo agonizzante.

  << E tu saresti l’arma schiacciante dello Scudo Rosso... >> mi schernì.  << Mi aspettavo molto di peggio. Alla fine, se evitiamo contatti diretti col tuo sangue, sei totalmente inoffensiva >> La sua voce era un delusa ed annoiata  << Patetico >>

Sentii le lacrime agli occhi. Possibile che non riuscissi a combinare niente?

Il dolore alla gamba mi toglieva il respiro, e fu sul punto di rompersi, quando, inaspettatamente, la pressione sparì.

Improvvisamente mi sentii più leggera, come se fluttuassi nell’aria. Non avvertivo più il pavimento sotto di me. Tra il dolore e lo stordimento, vidi qualcosa di sfocato e nero.

  << Adesso smettila >>  Era una voce che mi arrivava da molto lontano...ma riuscii ugualmente a captare tutto l’odio che contenesse  << Prova a toccarla di nuovo, e giuro che ti faccio saltare la testa >>

  << È stata lei a sfidarmi >> si difese il mio assalitore, ma la sua voce rimaneva calma e atona << Voleva un assaggio della nostra forza, e io l’ho accontentata >>

L’altra voce ringhiò e mi sentii gelare   << Io ti ho avvertito >> tuonò  << Ti assicuro che non sto scherzando. Non riprovarci Ryan. Lei è mia >>

Quella era una vera e propria minaccia. Ma chi si credeva di essere quello? Io non ero proprietà di nessuno!

  << Me lo stai chiedendo come Leader, o come un tuo interesse personale? >>

Un suono che somigliava ad un ghigno diabolico  << Entrambi >>

Fui tentata di aprire gli occhi, ma una pressione alla testa me lo impedì. 

E poi, il buio mi inglobò. 

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Capitolo 14
*** Sfida ***


Eccovi servito il capitolo 14! :D
Per quanto riguarda le facoltà rigenerative di Rebecca, che leggerete in seguito, è un particolare che ho aggiunto per il semplice fatto che altrimenti, per le ferite che le aveva inferto Ryan, sarebbe dovuta rimanere in ospedale minimo per 3 mesi xD
Ok, detto questo, prima di lasciarvi alla lettura, devo dire che non sono proprio soddisfatta di questo capitolo...Non so perchè, ma sento che manca qualcosa...Qualche passaggio forse...
Voi che ne dite? Aspetto di leggere le vostre risposte!
Un grazie infinito a chi recensisce questa storia e a chi l'ha messa nelle seguite! <3
Baci Yuki :)




                                                                          Sfida



Tutto era calmo. Era silenzioso. Non avvertivo alcun male. Ero in pace.

Stavo ancora fluttuando. Fluttuavo in qualcosa di morbido.

Quando uscii da quel tepore, tutto quello che mi circondava divenne improvvisamente nitido.

Eravamo ancora nei pressi del cimitero. Avevo la schiena poggiata contro un albero, e vidi le figure di Kyle e Amelia davanti a me.

Dietro di loro c’era un camioncino bianco e Dorian, poggiatovi la schiena parlava al telefono gesticolando.

  << Kyle…Amy >> bisbigliai  << Cosa…io… >> un’ improvvisa fitta alla testa mi impedì di continuare

  << Non sforzarti, Rebecca. Eri ridotta parecchio male >> Amelia mi poggiò una mano sulla fronte, e Kyle mi fu subito vicino.

Scossi il capo  << No…c…cos’è successo? >>

  << È stato Cooper a farti male vero? >> volle sapere Kyle.

I flash di quello che era successo mi assalirono la mente e tremai come una foglia. Era stato tremendo.

Ora che la mente aveva ritrovato un minimo di lucidità, mi accorsi di non sentire più dolore. Mi guardai i fianchi, le mani, la gamba, che stava per spazzarsi sotto la pressione di Ryan, e mi tastai accuratamente  la testa, passandomi le dita tra i lunghi capelli.

Niente. Nessun taglio. Niente perdite di sangue.

Eppure tutto quel dolore non me l’ero immaginato…

  << L-le mie ferite… >> balbettai confusa.

Amelia mi guardò, con un’espressione che non riuscii a decifrare  << Becky…le tue capacità rigenerative non sono come quelle normali >>

Mi trattò come una bambina che non riusciva a capire qualcosa di elementare.

Era già successo che delle ferite guarissero più in fretta del normale.

Anche  da piccola succedeva spesso. Ricordavo di non trovarmi più le sbucciatura dovute alla caduta dalla bicicletta il giorno dopo essermele fatte, ma si era sempre trattato di taglietti.

Quelle che Ryan mi aveva procurato…

Istintivamente, presi una pietra appuntita dal terreno sottostante, e mi tagliai il palmo della mano. Cercai di ignorare il dolore e mi concentrai sul palmo insanguinato.

Il tempo che la pietra, sporca del mio sangue, ci impiegò per ricadere sul terriccio , e il taglio si era già rimarginato.

Le cellule del mio corpo avevano dato vita ad un lavoro fuori dagli schemi del normale, e la mia pelle si era riattaccata come fosse colla, e il sangue, subito coagulato.

Rimasi per diversi secondi a fissare la mia mano, come fossi in trance,  finché Kyle non la strinse in una calorosa stretta.

Per quanto ancora la mia mente si sarebbe ostinata a non accettare il fatto che io non ero una persona normale? Anzi, l’appellativo persona, potevo ancora utilizzarlo per parlare di me stessa?

Sentii gli occhi diventare lucidi, e Kyle mi strinse a se, come per consolarmi.

Certo, Julia mi aveva parlato delle anomalie ematiche che presentavo...ma quello era davvero troppo. Perché la vita era così crudele verso di me? Non avrei retto ancora a lungo.

Quando avrei capito cosa fossi veramente?

Mi allontanai, cercando di controllarmi  << Questo Julia aveva tralasciato di dirmelo... >>

Quante anomalie dovevo ancora scoprire di presentare? Avevo giurato a me stessa di portare a termine la missione che il mio sangue mi imponeva si svolgere, quindi cercai di non depolarizzarmi.

Non dovevo cedere.

Guardai i due di fronte a me, poi mi concentrai su Kyle. Alcuni passaggi della faccenda non mi erano ancora chiari.   << Sei stato tu a salvarmi Kyle giusto? >> chiesi sospirando. Per la seconda volta.

Lui sbatté le palpebre più volte, poi increspò le labbra. Cercava di farlo assomigliare ad un sorriso, ma era più simile ad una smorfia  << Si >>

Sorrisi  << Ti ringrazio >>

Ricordavo di aver sentito delle voci maschili parlare, ma non ricordavo di cosa. Amelia guardò prima lui, poi me. Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma restò in silenzio.

Cercai di alzarmi, e lei mi aiutò  << Non sono proprio pronta per affrontarli eh... >> dissi mentre mi stiracchiavo  << Non che fosse mia intenzione...l’ho incornato per caso... purtroppo... >> mi lasciai sfuggire facendo una smorfia.

  << Dopo che sei scappata di corsa ti ho inseguita... >> mi spiegò Kyle 

  << ...E si è incontrato con noi che stavamo rientrando dalla perlustrazione >> concluse Amelia  << Ci siamo divisi per cercarti, e menomale che ti abbiamo trovata in tempo... >>

Rivolse un’occhiata obliqua a Kyle, che la ignorò.

  << Devi essere più prudente >> mi riprese lui   << Non sei addestrata, e non sai maneggiare armi, quindi per loro sei un facile bersaglio >>

Mugolai un “si” e poi raggiungemmo Dorian al furgone. Tornati alla sede dello Scudo Rosso, mio padre mi rimproverò per un quarto d’ora abbondante, e altrettanto tempo ci impiegò per ringraziare Kyle e Amelia.

Persino David mi riproverò. Ma lui, più che preoccupato, sembrava seccato di quello che avessi fatto.

Mi imbarazzava guardarlo negli occhi, ora che sapevo fosse mio zio. Ma preferivo di gran lunga far finta di non sapere nulla. Tanto, non ci sarei mai riuscita a chiamarlo “zio”.

I genitori di Melissa si erano portati via il corpo, e i funerali ci sarebbero stati il pomeriggio dopo. Avevo già deciso che ci sarei andata.

David decise di mandare delle squadre ad ispezionare la città, incaricate di seguire i Chimeri quando li avrebbero avvistati.

Purtroppo, continuavamo a non avere prove che fossero colpevoli, quindi  non potevamo semplicemente presentarci alla loro porta e ucciderli.

A fine giornata, Kyle si offrì di riaccompagnarmi a casa, ma declinai l’invito. Sarei tornata con mio padre. Ci stavamo distaccando ultimamente, quindi volevo approfittare anche di quei momenti apparentemente così insignificanti.

Mentre aspettavo che mio padre finisse la riunione con altri membri, Amelia mi si avvicinò, e si sedette vicino a me. Mi offrì una bibita uguale a quella che stava bevendo, ed io accettai con piacere. Dalla faccia che aveva, dedussi che dovesse parlarmi di qualcosa.

Ed avevo ragione.

Fece un sorso della sua Cola, poi parlò  << Senti, Rebecca... >> cominciò. Quanto mi chiamava per nome completo non erano mai belle notizie.

  << Si? >>  Non immaginavo proprio cosa ci fosse che non andava.

  << Vedi quando ti abbiamo soccorso? >>

Annuii, continuando a non capire dove volesse arrivare.

Lei serrò le labbra  << Ecco... >>  passava le dita sul contorno della bibita  << Mi pare giusto dirti la verità >> continuò.  Mi guardò negli occhi  << Non siamo stati noi a salvarti >> disse in un sussurro veloce, come se temesse le sue stesse parole  << Almeno non i primi >>

Sbattei le ciglia  << Non capisco >>

  << Era già intervenuto Zach Hudson a fermare Ryan >>

Silenzio.

La prima cosa a cui feci caso, fu che il tipo biondo l’aveva chiamato solamente per nome.

La seconda cosa invece, mi fece accelerare il ritmo cardiaco. Cosa?! Zach...mi aveva salvata da Ryan Cooper?!

  << Non ci credo... >> bisbigliai.

  << Nemmeno io >>  ammise  << Ma quando siamo arrivati noi, ti aveva tolto dalle sue grinfie, tenendoti in braccio. E  appena ci ha visto, ti ha consegnato nelle braccia di Kyle senza che gli dicessimo assolutamente niente >>

Da come parlava, capii che era sorpresa quanto me. O forse anche di più.

Cercai di far funzionare il cervello. Ricordavo di aver sentito qualcosa mentre ero stordita... 

Prova a toccarla di nuovo, e giuro che ti faccio saltare la testa.

Non riprovarci Ryan. Lei è mia.


Quella voce che avevo sentito...oddio, era di Zach!

Inizialmente non ero riuscita a riconoscerla. Credevo appartenesse a Kyle, ma adesso, ragionandoci su...

Non credere che perché sei nelle grazie di Zach non possa darti una bella lezione.

Nelle grazie di Zach...

Perché diavolo mi aveva salvata?! Aveva detto che mi avrebbe uccisa non appena ne avrebbe avuto la possibilità! Perché si contraddiceva in continuazione?!

E poi cosa vuol dire che sono sua?!  La possessività di quel ragazzo non doveva riguardarmi nemmeno di striscio!

  << Quindi, se sei salva è solo grazie a Hudson >> continuò Amelia  << Kyle mi aveva detto di non dirti niente...ma non mi sembrava giusto. L’ho fatto per correttezza, non vuol dire certo che abbia cambiato idea su Hudson >>

Annuii con estrema lentezza.

Mi guardò  << Non volevo che ci fossi riconoscente nonostante non avessimo fatto  niente... >>

Non riuscivo a decifrare il suo sguardo. Forse frustrazione per non essere riusciti a salvarmi loro. Forse rabbia nei confronti di Zach e Ryan Cooper per l’impotenza che avevano dimostrato di fronte a loro.

Di una cosa però, ero certa. Avevo bisogno di spiegazioni.

E le volevo unicamente da Zach.
 
 
Non ero mai stata tanto smaniosa di andare a scuola, quanto quel giorno.

Una volta entrata nell’edificio, non feci altro che guardarmi attorno, squadrando tutto, o meglio tutti, quelli che mi circondava. Alla ricerca di una sola persona ovviamente.

Zach.

Ne avevo abbastanza della sua totale incoerenza. Non poteva prima dire che mi avrebbe uccisa, e poi salvarmi, reclamando prepotentemente la mia proprietà.

Passavo sotto scanner l’intera scuola, sotto il martellare del mio cuore, che si fece molto più intenso quando finalmente lo adocchiai.

Era il cambio dell’ora. Stava scendendo le scale del secondo piano con aria da strafottente.

Era da solo.

Non ci pensai due volte a raggiungerlo. In pochi passi gli fui davanti, e lessi nei suoi occhi non poca sorpresa del fatto che lo avessi avvicinato.

  << Non abbiamo nulla da dirci, o sbaglio? >> mi chiese.

  << Ne abbiamo eccome! >>  ribattei irata  << Perché non fai pace col cervello invece di dare aria alla bocca? Prima mi minacci di morte, e poi mi salvi?! >>

Sgranò gli occhi, per poi ridurli a due fessure, scrutandomi nel profondo.

Non distolsi gli occhi dai suoi.

Non quella volta.

Fece per andarsene, ma lo bloccai sbattendo una mano sul muro, impedendogli la fuga.

  << Che fai, scappi? >> lo sfottei.

  << Perdo solo tempo a parlare con te >>  ringhiò  << Levati di mezzo Rebecca >>

  << Non ci penso proprio>>  ribattei  << Se ci tieni tanto ad andartene, questa volta dovrai  ammazzarmi sul serio >> Non sapevo nemmeno io cosa stessi dicendo. Che senso aveva sfidarlo in quel modo? Era un suicidio vero e proprio.

  << Non sfidarmi >> mi intimò 

  << Questa volta voglio delle risposte! Se non vuoi avermi di mezzo, perché ti disturbi a salvarmi ogni santa volta?! >>

Il suo sguardo mi trafisse  << Non farti venire strane idee. L’ho fatto solamente perché non volevo che Ryan mi togliesse il divertimento >>  una pausa  << Devo essere io a sistemarti no? >>

Mi prese con forza le spalle, e mi strattonò, avvicinandomi a lui   << Pensavo non ce ne fosse bisogno, ma ribadisco il concetto >> i suoi occhi si inchiodarono ai miei   << Tu sei mia. E te lo ripeterò finché non ti entrerà in testa. Nessuno può osare nemmeno sfiorarti, eccetto me. E ciò ovviamente, vuol dire che è compito mio occuparmi di te >> un ghigno a dir poco diabolico si fece strada sul suo volto   << Nel bene e nel male >>

Quelle parole mi fecero gelare il sangue.

  << Col cazzo! >> sbottai, scansandomi in malo modo dalla sua presa.

Cercai di non darglielo a vedere...ma ero sconvolta.

Nel bene e nel male...

Il male...

Voleva uccidermi. Non c’erano dubbi. Non voleva perdersi il gusto di togliermi la vita.

Ma d’altro canto, che cosa mi aspettavo? Cosa credevo che mi dicesse? Anzi, la domanda giusta era: Cosavolevo che mi dicesse?!

Credevo forse che mi avesse salvata perché teneva a me?
La mia stupidità non aveva limiti. Nonostante tutto, continuavo a credere che a lui potesse importare qualcosa di me.

Ma d’altro canto, che cosa ci facevo io della sua apprensione verso di me? Per quale stramaledetto motivo ci tenevo tanto al fatto che lui tenesse a me?!

  << Ci tieni tanto ad uccidermi quindi? >>  dissi, senza guardarlo in volto  << è davvero così?! >> sbraitai   << Bene, nemmeno io chiedo di meglio! >>  lo guardai negli occhi furente, mentre sentivo le lacrime pungere sotto gli occhi, desiderose di uscire   << Facciamola finita subito allora! >>

  << Attenta a quello che dici. Potresti pentirtene quando sarà troppo tardi >>

Quella era una minaccia vera e propria. Ma non bastò a fermarmi.

  << O magari quello che si pentirà sarai tu >>

In quel momento, con uno scatto lesto mi prese con forza il mento con la mano sinistra, avvicinando i nostri volti con prepotenza. Non seppi decifrare la miriade di emozioni che mi travolsero, nel trovarmelo, per l’ennesima volta, così tremendamente vicino.

  << Non dimenticarti queste parole >> mi minacciò, poi gli angoli della sua bocca si piegarono in un crudele sorriso di sfida   << Ci vediamo questo pomeriggio nella radura ad ovest della città >>

In un lampo, lasciò la presa e si allontanò, senza darmi nemmeno il tempo di ribattere.

Per qualche minuto restai impalata a fissare il vuoto.

Forse ero stata troppo frettolosa ed avventata. Mi ero scavata la fossa da sola. Non mi era bastata la lezione che mi aveva dato Cooper. Adesso avevo deliberatamente sfidato anche Zach!

Dovevo in qualche modo essere masochista. Non c’era altra soluzione.
 
 
Quella mattinata sembrò la più pesante della mia vita.

Non incontrai più Zach, e in un certo senso ne fui lieta. Non avrei sopportato di rivederlo dopo il nostro scambio poco piacevole.

Quel pomeriggio si sarebbe tenuto il funerale di Melissa, ed ero intenzionata a prendervi parte.

Kyle passò puntualmente a prendermi, ma prima di separaci, mi mise in mano un oggetto inaspettato.

  << Prendilo per precauzione >>  disse, porgendomi un pugnale dalla lama affilata,  lungo circa venticinque centimetri. Mi donò inoltre, una cintura da legare alla vita, provvista di fodero dove riporlo.

Kyle mi strinse calorosamente la mano   << Così che non accadano più incidenti spiacevoli >>

Sorrisi a stento. Ce l’avevo ancora con lui per il fatto che si fosse preso il merito di Zach per avermi salvata, anche se lui non sapeva che fossi a conoscenza della verità.

  << Ho dato a tuo padre anche una spada >>  aggiunse   << Sai, un’arma “vera”  è sempre meglio averla a portata di mano. L’ha riportata a casa, ma dovrai seguire delle lezioni per saperla maneggiare >>

Annuii distrattamente  << Grazie, Kyle >>

Lui sorrise e mi diede una leggera pacca sulla spalla   << Questo e altro... >>

“Per te”, mi sembrò che aggiunse sottovoce.

Feci finta di nulla, imbarazzata più che mai, e salutandolo, entrai a casa, dove trovai mio padre già pronto per partecipare al funerale.

Le parole di Zach sul nostro “appuntamento” mi frullavano ancora in testa, ma non avrei abbandonato Melissa per andare da lui. Questa convinzione, non mi impedì però, di continuare a pensare a lui per tutto il tempo a seguire.

E quando vidi la tomba di Melissa mi sentii solamente peggio.

La prima cosa che pensai, quando osservai la tomba di legno scuro che conteneva il copro prosciugato che anche io avevo visto, fu: il suo assassino è libero, e mi sta aspettando.

Non potevo starmene li impalata senza far nulla, mentre Melissa era in quella bara, che aspettava solo di avere giustizia.

E chi poteva e doveva dargliela?

Io.

Non aspettai nemmeno che la celebrazione iniziasse, che scappai via, correndo a tutto gas.

Avevo la cintura col pugnale ben fissata alla vita, ma feci un salto a casa per prendere la spada menzionata da Kyle. Come immaginavo, la trovai ben riposta in cantina.

La afferrai lesta e mi precipitai fuori, diretta alla radura ad ovest, dopo aver gettato un’occhiata sfuggente all’orologio.

Erano le quattro passate, pieno pomeriggio.

Mi precipitai nelle vie della città, e stranamente, non fu difficile ritrovare la radura. Scavalcai con infinita goffaggine la recinzione di legno, rischiando più di una volta di finire col sedere per terra.

Mi addentrai nella vegetazione, e sobbalzai non appena lo vidi.

Aveva quell’aria fiera e strafottente che era solita accompagnarlo, le mani nelle tasche dei jeans, che fissava il vuoto. Non appena si accorse di me, mi scrutò a fondo.

Ci impiegò qualche secondo a parlare   << Quindi sei venuta.... >>

Il suo tono era...deluso? No, non era delusine.

Era... preoccupazione forse?

  << Io non mi tiro indietro >>  risposi, avanzando verso di lui.

Ad ogni passo che facevo sentivo dolermi il cuore. Come se una mano invisibile lo stesse stringendo.

Zach gettò un’occhiata alla spada che stringevo in mano, poi tornò a guardarmi  << Fai sul serio quindi >>

Il mio cuore galoppava frenetico.

Niente cedimenti. Niente cedimenti. Niente cedimenti.

Per il bene di tutti. Per Melissa.
 
<< Come te d’altronde, no? >>  risposi gelida.

Lui chiuse gli occhi e scrollò le spalle. Un lungo sospiro, poi quelle parole cruciali  << Cominciamo allora >>

 

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Capitolo 15
*** Attrazione Letale ***


Finalmente sono riuscita a postare anche il capitolo 15!! *---------* Non vedevo l'ora! Questo è uno dei capitoli che mi piace di più, e che ho scritto con il cuore in gola!
Zach e Rebecca stanno facendo scintille...eh eh eh e quindi correte a leggere!
Aspetto di sentire le vostre impressioniiiiiiiiii! :D
Yuki!



                                           Attrazione Letale 



Per un momento, non vidi niente.

Stavo concentrando tutta me stessa per seguire i movimenti di Zach, ma lui fu così veloce che sparì dal mio campo visivo. Si scagliò verso di me senza indugio, ed io sollevai la spada cercando di colpirlo.

Scivolando con fluidità alla mia sinistra, schivò il mio colpo, e mi colpì di spalle, scaraventandomi violentemente a terra.

Sbattei la testa al suolo erboso, e il sangue mi scese caldo sulle tempie. La spada mi scivolò di mano.

Cercai di rialzarmi, ma barcollando, ricaddi a terra a peso morto. Con le mani tastai il terreno alla cieca, alla ricerca dell’arma, senza trovarla. Era finita troppo lontano, in mezzo ai cespugli, perché potessi raggiungerla in quel modo così patetico.

Senza contare che sicuramente non mi avrebbe concesso il tempo di andare a riprenderla.

Mi chiesi perché non tornava all’attacco. Era il momento ideale no? Ero inerme, senz’arma.

Voltai la testa e lo vidi in piedi, a diversi metri da me, che mi fissava combattuto. Mi assalì la voglia di fuggire via, ma resistetti.

Tastai la cintura che portavo alla vita e ne estrassi il pugnale che mi aveva dato Kyle in caso di evenienza.

Con tutta la forza che avevo in corpo mi rialzai, e mi misi in sua corrispondenza, puntando la lama sottile ma appuntita del pugnale in avanti.

Un ghigno malefico si aprì sul suo volto   << Ostinata >>

  << Non sai quanto! >> lo sfidai senza distogliere lo sguardo. Non gli e l’avrei data vinta.

No. Non quella volta.

Non perse il ghigno, e si leccò le labbra  << Per questo mi piaci >>

E sparì di nuovo. Con la sua velocità inumana, ci misi molto a capire che mi era arrivato alle spalle.

Mi immobilizzò le braccia e mi divincolai come una pazza per sfuggire alla sua presa. Se ci riuscii, fu solamente perché Zach mi lasciò volontariamente andare.

Fu così improvviso, soprattutto inaspettato, che persi l’equilibrio e caddi di peso sul terriccio sul fianco destro. Ebbi una dolorosa fitta al bacino e alla spalla, mentre il braccio era schiacciato dal peso del corpo.

Mugolai di dolore. Strinsi i denti per non frignare come una bambina. Non ero pronta per affrontarlo. Se stavo ancora respirando lo dovevo solamente al fatto che Zach non stesse facendo sul serio.

Ma perché? Perché esitava? L’aveva detto lui stesso che mi avrebbe uccisa!

Quelle sue parole mi avevano fatto tremendamente male, quindi adesso non poteva tirarsi indietro!

Feci leva sui gomiti, poi sulle mani e sulle ginocchia, e cercai di alzarmi. Quante buone occasioni stava sprecando, invece di attaccarmi. Mi avrebbe finita in pochi minuti, debole e misera com’ero.

Lo guardai di traverso, e lo trovai immobile, con le braccia lungo i fianchi. Lo sguardo attento in mia direzione. Quando capii cosa attirasse in quel modo la sua attenzione,  arrossii violentemente.

Stava osservando maliziosamente le mie gambe. Mi maledissi per aver indossato quei pantaloncini così corti  << Ehi, dove stai guardando?! >> sbottai.

Mi sorrise  << Mi piace guardare ciò che mi piace >>

  << Oh. Molto filosofo >> ironizzai, riuscendo finalmente ad alzarmi da terra.

Poi capii il vero significato di quella frase.

Lui mi fissava sempre. A scuola, fuori…

Il cuore cominciò ad andare per conto suo. Mi stava dicendo che gli piacevo?

L’ennesima insicurezza prese il sopravvento sul mio corpo, e lui ne approfittò per imprigionarmi i polsi nella sua presa d’acciaio. Il suo scopo era disarmarmi.

Animata dalla grinta che non avevo ancora perso, mi divincolai dalla sua presa. Con uno scatto lesto, mi misi a cavalcioni su di lui, puntandogli l’arma alla gola.

  << Oh, non sapevo ti piacesse stare sopra… >> ironizzò lui, inerme sotto di me, mentre sorrideva malignamente.

Una parte di me sapeva che mi aveva concesso quel vantaggio su di lui di proposito. Il mio cuore batteva all’impazzata.

Non credevo sarei mai arrivata a quel punto di non ritorno. Lo avevo sotto di me, sarebbe bastato una lieve pressione al pugnale, e avrei potuto sgozzarlo. Proprio li, seduta stante.

Niente più uccisioni, niente più sofferenza…niente di niente. Ma nonostante questo…la mano non si muoveva.

Lo guardavo dritto negli occhi e mi morsi un labbro. Perché mi fissava così intensamente? Se faceva così…non sarei più stata in grado di fare niente.

Zach si era fatto tremendamente serio  << Perché non ti muovi? >> mi chiese dopo un po’, continuando a guardarmi fisso. Il suo tono era piatto. Senza nessuna emozione << Che cosa stai aspettando? >>  aveva alzato il tono di voce.

Già, cosa stavo aspettando? Non lo sapevo nemmeno io. Ero li, sopra di lui, con la lama del pugnale puntata alla sua gola…ma non riuscivo ad andare avanti.

Non volevo.

La vista mi si annebbiò, e capii che era troppo tardi per trattenere le lacrime. I goccioloni debordarono, cadendo sulle guance di Zach.

Lui corrucciò la fronte, scoccò la lingua, ed in un attimo mi prese per le spalle e spingendomi, capovolse le posizioni, facendomi finire sotto di se.

Io non smisi di puntargli l’arma alla gola. Averlo sopra di me non avrebbe fatto molta differenza.

Zach era serio in volto.  << Perché è andata a finire così, Rebecca? >>

Cercavo di trattenere i singhiozzi. Non ne avevo idea.  Del perché proprio a me…proprio a noi.

  << Io non riesco a darmi per vinto… >> continuò avvicinandomisi  << Io… >>

Sentirlo sopra di me, il viso separato dal mio solo da quella sottile lama di metallo, il suo profumo così virile…mi fece esplodere un calore nel petto che si divulgò nel mio corpo.

Come se si fosse scordato della lama che gli puntavo alla gola, continuò ad avvicinarsi al mio viso. Mi guardò prima negli occhi, poi il suo sguardo si posò sulle mie labbra, che tremavano.

  << Desidero baciarti così ardentemente, che alla fine, a stento ricorderai il tuo nome >>

La sua voce, bassa e un po’ roca, ma così seducente, mi fece tremare di desiderio.

In un attimo, posò le sue labbra bollenti sulle mie e mi dimenticai di tutto.

Le sue labbra si muovevano abili e veloci. Risposi subito al bacio, e allentai la presa sul pugnale, fin quando non cadde a terra. Finalmente a mani libere, gli buttai le braccia al collo, approfondendo il nostro contatto.

Da quanto tempo desideravo che accadesse di nuovo? Da quanto, nei miei sogni avevo immaginato di baciarlo un'altra volta così?

Da troppo.

La lingua di Zach pian piano spingeva sempre di più ardentemente per entrare completamente nella mia bocca. Io acconsentii voracemente, prendendolo per le spalle, e avvinghiandolo a me.

In attimo, mi ritrovai di nuovo sopra di lui, e sentii le sue mani accarezzarmi la schiena, scendendo sempre più giù.

Non avevamo interrotto il nostro bacio nemmeno per un secondo, e mi mancava il fiato.

Lui se ne accorse e si staccò da me. Mettendosi a sedere, mi mise una mano sulla nuca, e l’altra dietro la schiena. Inarcai la schiena all’indietro, mentre Zach mi ricopriva il collo di teneri e allo stesso tempo, passionali baci.

Ansimai, nel sentire il suo corpo desideroso a stretto contatto con il mio.

E di nuovo, il terreno fu sotto di me, mentre gemevo sotto le carezze di Zach, che mi sovrastava.

Tutto quello era tremendamente sbagliato. Lo sapevo. Dentro di me era rimasto ancora uno straccio di ragione che me lo sussurrava all’orecchio.

Ma una passione così dolce come poteva essere un errore?

Zach si staccò da me, e mentre ansimava, i nostri respiri di fusero, diventando tutt’uno.

Mentre lo guardavo negli occhi, capivo sempre di più che lui era l’unica cosa che desiderassi in quel momento, ma allo stesso tempo, ebbi una fitta al cuore.

I volti dei miei compagni e di Melissa assalirono la mia mente confusa dal desiderio, e gli occhi tornarono lucidi, mentre il senso di colpa mi attanagliava lo stomaco.

Zach aveva posato di nuovo le sue labbra sulle mie, ma questa volta ero rimasta immobile. 

  << Che cosa stiamo facendo, Zach? >>  gli chiesi sulle labbra, con la voce che mi moriva in gola  << Tutto questo non ha senso… >>

Lui si allontanò lentamente da me. Era  serissimo  << Deve averne per forza? >>

  << Noi dovremmo ucciderci >>  gli ricordai, per quanto doloroso fosse anche il solo pronunciare quella frase.

  << E questo chi lo dice? >>  sembrava irritato. Si ostinava a non voler guardare in faccia la realtà.

Deglutii, mentre una lacrima mi rigava la guancia  << Il nostro sangue >>

  << Al diavolo! >> sbottò, mentre si avvicinava al mio viso  << Non me ne frega niente! Io sono pronto a rinnegare tutto… >>

Sentii le sue labbra solleticarmi l’orecchio, e i denti stuzzicarmi il lobo, mentre la sua mano leggera mi accarezzava abilmente i seni, per poi scendere fin sui fianchi.

Fui tentata di lasciarmi andare di nuovo alla passione che mi travolgeva, ma con uno sforzo immenso, mi trattenni  << Non puoi rinnegare quello che sei, Zach >> dissi con un fil di voce  << E nemmeno io… >>

Si staccò da me e mi trafisse con lo sguardo  << Che vuoi dire? >>

  << Che è sbagliato, cazzo! >> scoppiai a piangere e mi alzai da terra, singhiozzando.

Era assurdo. Perché l’amore che provavo per Zach doveva essere così dannatamente sbagliato?

Perché si, era amore. Senza dubbio.

Sentii il terreno scricchiolare, e dedussi che si era alzato da terra anche lui.

<< Rebecca >> mi chiamò, ma non ebbi il coraggio di voltarmi.

  << Ti prego, lasciami stare… >> farfugliai tra i singhiozzi.

  << Come puoi chiedermi una cosa del genere?! >> esclamò facendomi sussultare. Sentii i suoi passi dietro di me, ma mi allontanai.

Mi sentivo sporca. Completamente distrutta. Dall’amore e dal senso di colpa.

  << S…scusa >> riuscii a balbettare  << Dimentichiamo quello che è successo… >>

Una parte di me voleva fuggire lontano. Un’altra parte desiderava che Zach mi stringesse tra le braccia.

  <<  “Dimentichiamo”? >> ripeté lui, con una voce intrisa di rabbia e incredulità.

Non so dove trovai la forza di rispondere.  << Si >>

Un ringhio acuto  << Non dire stronzate! >>

Cercai di ignorarlo. Con le gambe tremanti, raccolsi il pugnale ancora a terra e lo rimisi nella fodera della cinta che portavo alla vita. Avrei dovuto recuperare anche la spada finita nei cespugli.

Era il momento di finirla. Finire qualcosa che in realtà non era mai iniziato.

  << Rebecca >>  mi richiamò  << Non andare >>

Come potevo resistere se mi parlava in quel modo? Così dolce e…terribilmente solo.

Strinsi i pugni, e mi morsi con forza il labbro inferiore. Niente cedimenti. Per il bene di tutti. La mia famiglia, i miei compagni…Tutto come prima.

Ma a chi volevo darla a bere? Senza Zach niente sarebbe stato “come prima”.

Con il cuore a pezzi continuai a camminare dandogli le spalle.

  << Rebecca! >>  esclamò ancora. La sua voce era agonizzata. 

Ti prego basta. Perché rendeva tutto ancora più difficile?! 

  << Io ti amo >>

Il cuore cessò di battere, ed il tempo smise di scorrere. Mi dimenticai di respirare. Cos’aveva detto?

Ti amo.

Si, proprio questo. Aveva detto di amarmi.

Mi voltai verso di lui. Tutto intorno a me perse significato.

L’unica cosa che vedevo era Zach davanti a me, con gli occhi scuri che brillavano di sincerità. Lui ed unicamente lui. Non dubitai nemmeno per un istante di quelle parole.

Zach mi amava.

Ed io amavo lui.

Che cosa ci serviva più di questo?

  << So che sembra un pazzia >> continuò Zach. Non l’avevo mai visto tanto serio  << Anzi, forse lo è. Mi rendo conto che ti sto chiedendo di tradire tuo padre, ed i tuoi compagni… >>

Avvertii un calore nel petto. Conosceva le mie paure e le comprendeva.

  << Ma ti amo >> ripeté, e ancora non mi sembrava vero  << E malgrado sappia, che in tal modo ti farei precipitare in un baratro oscuro dal quale non potremmo più riemergere… >> continuò  << Io ti voglio. Ti desidero con tutto me stesso >>

I suoi occhi si inchiodarono ai miei.  <<  Amami >>

Vedevo tutto bianco e sfocato. Capii che stavo piangendo più forte di prima, ma non me ne curai.

Zach si era spogliato di tutto il suo orgoglio, mettendosi in gioco fino all’ultimo. E sapevo quanto gli fosse costato. Un tipo fiero e spavaldo come lui…

Ora aspettava solo una mia risposta. Che poteva essere solo una.

Ma certo.

Certo che ti amavo!

In attimo, corsi verso di lui, come se non lo rivedessi da anni. Quando finalmente gli fui vicina, gli buttai le braccia al collo, stringendolo a me, intenzionata a non lasciarlo più andare.

Mai più.

Inspirai il suo profumo e mi sentii rinata. L’impatto fu parecchio forte, e cademmo entrambi all’indietro.

Non l’avevo lasciato nemmeno per un attimo, ed ero ancora aggrappata alla sua camicia.

Sentii la sua stretta sui miei fianchi, mentre mi accarezzava i capelli. Una risata  << Lo prendo per un si? >> chiese

Dalla sua voce emergeva fin troppo bene la sua contentezza.

Annuii vistosamente, incapace di parlare. Avevo un nodo in gola. Avrei voluto anchio dirgli “ti amo”, ma mi limitai a stringerlo ancora più forte.

Poi, mi alzai leggermente, e prendendogli il volto tra le mani, lo baciai con trasporto. Lui ricambiò immediatamente, ed in un attimo le nostre lingue ricominciarono a danzare euforiche.

Quando ci staccammo, mi abbracciò forte, e sprofondai nel suo petto, ascoltando il suo cuore che batteva forte, proprio come il mio.

Dopo tanto tempo, mi sentii finalmente a casa.

Ovviamente, non volevo tradire mio padre ed i miei compagni. Mi faceva male il fatto di dovergli dare le spalle.

Ma allo stesso tempo, sapevo benissimo che non avrei mai potuto combattere contro Zach, tantomeno odiarlo.

Non ci sarei mai riuscita.

E detto questo, la mia decisione era praticamente già presa.

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Capitolo 16
*** Complicità ***


Saaaaaaaaaaaalve! :D Ecco il capitolo 16!! *---*
Adesso che i due piccioncini hanno finalmente accettato i loro sentimenti, seguiranno due capitoletti di "tranquillità" diciamo, in modo da far carburare il loro rapporto amoroso xD Spero non vi annoierete! ^^''
Poi, seguiranno alcuni eventi che occuperanno altri 3 capitoli massimo, ed infine ci concentreremo sulla guerra tra le due fazioni! 
Continuate a seguirmi! Ho in mente numerosa sorprese!
Baciiiii
Yuki :)

                                          Complicità




  << Devi proprio andare? >>  mi lamentai.

Con le mani torturavo il colletto della sua camicia, già abbastanza stropicciata dopo tutto quello che era successo.

Zach sorrideva, contento del mio comportamento infantile, e giocherellava con i miei capelli, intrecciandoseli alle dita.

Eravamo usciti dalla radura, e stavamo bighellonando nei pressi della città, in disparte dalla folla.

  << Mi piaci quando fai i capricci… >> mi sussurrò all’orecchio, mordicchiandomelo maliziosamente.

Gemetti, e gli rivolsi un’occhiataccia  << Puoi essere serio per una volta? >> mi finsi seccata.

Sogghignò  << Sono serio. E purtroppo devo davvero andare. Quelli lì mi staranno cercando >>

Misi il broncio, sospirando rumorosamente. Sapevo che doveva andare. Ma non volevo che quella magia finisse.

Quando ci saremmo separati, saremmo tornati alla realtà, dove eravamo nemici giurati. E niente poteva farmi più male. 

Ora che ci eravamo aperti l’un l’altro, come potevo fingere che le cose andassero bene così com’erano?

Ovviamente, non avevo cambiato idea sui Chimeri, e nemmeno sul fatto che il loro comportamento fosse più che sbagliato.

Non avevo dimenticato Melissa, e la sua assurda morte. Il suo volto, mi lampeggiò in mente e sussultai.

  << Rebecca? >> Zach si accorse del mio cambiamento.

Lo guardai negli occhi, senza nascondere il terrore  << Zach... perché avete ucciso Melissa? >> stavo tremando << Non è giusto! Quella ragazza...non meritava certo che... >> non terminai la frase.

Gli occhi tornarono lucidi.

Lo vidi irrigidirsi notevolmente. Chiuse gli occhi, e poi li riaprii dopo un lungo sospiro  << Perdonami >> mi disse  << Non sono riuscito ad impedirlo, nonostante in quanto leader abbia il compito di sorvegliarli quegli idioti... >>

Sbattei le palpebre.  << Che vuoi dire? >>

  << Beh, alcuni di noi si erano parecchio innervositi dalla vostra entrata di massa a scuola. Ci stavate deliberatamente sfidando. E...loro hanno raccolto la sfida. Hanno ucciso quella ragazza per... ripicca >>  la bocca mutò in una smorfia. Sembrava davvero disgustato   << Scusa... >> ripeté 
<< Non sarebbe dovuto accadere. È stata colpa di una mia tremenda negligenza. Quel bastardo ha preso l’iniziativa... >>

Facevo fatica a riflettere  << A...a chi ti riferisci? >>

  << Ai deficienti di....Adam, Lilith e...Alyssa >>  si grattò la testa  << Lei si è unita da poco a noi e non sa nemmeno andarci piano... >>

Certo che parlava proprio amorevolmente dei suoi compagni. Ma in quel momento non ci diedi troppo peso.

  << Ma...quindi...quando non ti sei presentato a lezione...non eri andato ad ucciderla... >> mugolai, ancora incredula

Zach alzò un sopracciglio   << Mmh? No, ho solo abbattuto qualche decina di alberi per la rabbia... >>

Il mio cuore cominciò a galoppare frenetico. Ma non per la rabbia, o per l’odio.

Per la felicità.

Non era stato Zach ad uccidere Melissa, e nemmeno ad ordinare la sua morte. Anzi. Lui se ne rammaricava addirittura.

E io non potevo esserne più felice.  Mi rendevo perfettamente conto che quello era puro e semplice egoismo.

Perdonami, Melissa.

  << Di solito...quando dobbiamo cibarci andiamo sempre a gruppi... >> continuò Zach senza guardarmi   << La quantità di sangue che serve alla Chimera è limitata, e  non provocherebbe la morte della vittima per dissanguamento. Ma se la lasciassimo in vita, ciò rappresenterebbe solo un guaio per noi. Per questo andiamo a “caccia” numerosi. Solitamente siamo circa in tre. E allora, la vittima muore davvero. Ma è una morte che calcoliamo >>

Fece una pausa fin troppo lunga, poi continuò:  << Questo succede quando dobbiamo cibarci. Quello che invece hanno fatto a quella ragazza non è accettabile, lo capisco. Non centrava la nostra sopravvivenza. Era solamente una dichiarazione di forza >>

Non lo immaginavo a farmi un discorso simile. Credevo che non si curasse degli altri. O delle vite che estirpavano. Lo credevo glaciale e senza scrupoli. Schiavo della propria natura. Di quella Chimera che assediava il suo corpo.

Mi ero sbagliata del tutto. Avrei dovuto saperlo che Zach non era così.

Lui dava il giusto valore alla vita. Anche per questo lo amavo.

  << Perché stai piangendo adesso?! >> chiese poi, colto alla sprovvista.

Me ne accorsi solo quando me lo fece notare. Mi asciugai le lacrime che erano scivolate sulle guance con la manica della maglia.   << No, niente... >> farfugliai, indiscutibilmente felice, consapevole ugualmente di non doverlo essere.

Poi lo guardai e non potei evitare di sorridere  << È perché hai rispetto per la vita >>

Si stupì di quella mia affermazione. << Ovvio no? >> si accigliò.

Scossi la testa  << No, non è affatto ovvio. Credimi >> gli presi il viso dalle mani e lo avvicinai al mio  << Ne sono tanto felice >>

Lui prese le mie mani e le strinse forte  << Credimi, noi capiamo bene il peso ed il dolore dell’esistenza >>

Noi. Intendeva tutti gli altri?

  << Ne dubito >> risposi con stizza. Quegli altri non sapevano nemmeno cosa fosse il rispetto per la vita altrui. Ne avevo avuto prova diverse volte.

Troppe.

  << È  così >> mi contraddì, con un sorriso paziente, che non avevo mai visto sul suo volto  << Siamo tutti reduci di esperienze di dolore, e sappiamo quello che si prova >>

  << E allora perché... perché fanno quello che fanno? >>

Evitai di dire “fate”.

  << Semplicemente perché ognuno ha elaborato in maniera diversa il dolore che ha subito >> lo sguardo di Zach si perse in pensieri noti solo a lui  << C’è chi risponde al dolore col dolore, chi invece con l’esatto contrario >>

Rimasi in silenzio. Non avevo capito molto bene...e lui se ne accorse. Così, sorrise e mi baciò la fronte  << Non preoccuparti. Lascia che mi occupi io di loro. Quello che è successo non si ripeterà >>

Rimasi in silenzio per qualche secondo  << La tua esperienza dolorosa... >> bisbigliai, mentre assaporavo quel calore così piacevole  << ...Me la racconterai un giorno? >>

Non volevo essere invadente. Non l’avrei certo obbligato a dirmi qualcosa che non si sentiva di raccontarmi.  Volevo semplicemente conoscerlo. Curare la profonda solitudine che sembrava affliggerli l’animo e condividere il dolore che diceva di aver patito.

E io gli credevo.

Mi si avvicinò ancora e mi baciò sulle labbra. Lento e dolce, quasi sfiorandole appena. Ma con un’intensità tale che mi sentii pervasa da una scarica elettrica.   << Un giorno >> mi sussurrò sulle labbra.

E poi scomparve.

La sua velocità sovraumana mi lasciava ancora senza fiato.

Mi imbronciai. Non mi aveva nemmeno salutata come si deve. Chissà quando saremmo di nuovo potuti rimanere da soli.  Ma forse aveva fatto bene. Conoscendomi, l’avrei trattenuto ancora per le lunghe, e conoscendo lui, sicuramente non avrebbe resistito ai miei capricci.

Sospirai. Per quella volta era perdonato.

Rimasta sola, mi strinsi le spalle. Il funerale probabilmente era già finito. Meglio tornare a casa.

Ora, l’unica cosa che mi chiedevo era: E adesso?

L’unica soluzione a cui arrivavo, era che dovevo continuare a fingere davanti agli altri. Per forza. Come potevo dir loro che mi ero innamorata di Zach? Era ovvio che non avrebbero mai capito.

E non li biasimavo certo.

Non volevo nemmeno immaginare che reazioni avrebbero potuto avere tipi come Kyle, Mark e Amelia. Quindi, l’opzione verità era scartata.
Cos’altro mi rimaneva da fare? Mentire?

Avevo giurato che avrei portato a termine la mia missione. Ovvero, uccidere i Chimeri. Non volevo che continuassero a fare del male.

Sapevo bene che, anche se Zach era diverso da loro, gli altri non si facevano scrupoli ad uccidere. E andavano assolutamente fermati.  Chi poteva e doveva farlo? Ovviamente io.

E volevo farlo.

Ma nel combattere contro di loro, Zach da che parte si sarebbe schierato? Poteva voltare le spalle ai suoi compagni e a quelli che in fondo erano...suoi simili?

Ne dubitavo. Esattamente come io non sarei riuscita a voltare la spalle allo Scudo Rosso e ai suoi componenti. Nessuno escluso.

L’unica soluzione per la quale io e Zach saremmo potuti stare insieme sotto la luce del sole, era che uno di noi passasse dalla parte dell’altro.
Cosa che non sarebbe mai successa.

Zach allo Scudo Rosso, o io dai Chimeri? Mi venne da ridere solo all’idea.

Poi, mi diedi della perfetta stupida. Mi ero dimenticata il particolare più importante. Il nostro sangue ci avrebbe ucciso. Era scritto nel nostro DNA che eravamo nemici.

E quella era una cosa che non sarebbe mai cambiata.
 
 

Tornata a casa, trovai mio padre intento a lavare i piatti.

  << Ciao Rebecca! >> mi salutò, lasciando immediatamente la sua occupazione. << Come stai? >>

Mi stupii, ed arrossii << In... che senso? >>

  << Sei fuggita via dal funerale in quel modo... >> mi ricordò  << Ma stai tranquilla tesoro, nessuno ti biasima. Sappiamo tutti che emotivamente sei la più provata... >>

Sospirai. Per fortuna.

  << Dove sei stata? >> volle sapere poi. Era semplicemente curioso e preoccupato. Non vi era nota di sospetto.

Ma mi irrigidii ugualmente e la fortuna di prima andò a farsi benedire.

Sai papà, ho incontrato Zach Hudson, abbiamo pomiciato per un po’, e ci siamo messi insieme!

Non potevo certo dirgli una cosa del genere!

Poi arrossii violentemente per il mio stesso pensiero. Io e Zach stavamo insieme? Potevamo definirci una coppia a tutti gli effetti? Un po’ strana come coppia...

  << Rebecca? >>

Sobbalzai, colta dal panico  << Ho bighellonato >> mentii spudoratamente  << Dovevo rinfrescarmi un po’le idee.... >>

Mi chiesi se non si fosse accorto che la mia voce stava tremando.

Ma lui annuì con estrema lentezza  << Si...ho capito >> scrollò le spalle e si diresse ai fornelli  << C’è qualcosa in particolare che ti andrebbe per cena? Pensavo a ordinare della pizza... >>

Annuii distrattamente << Perché no? Vado di sopra, ho un sacco di compiti da fare...Chiamami per la cena! >>

Afferrai lo corrimano ruvido delle scale, e saltando qualche gradino, salii al piano di sopra, chiudendo la porta della mia stanza dietro di me.

Per poco, non urlai per lo spavento.

Zach era comodamene allungato sul mio letto, le braccia dietro la testa, le gambe incrociate, che mi guardava sogghignando.

  << Cristo, Zach! >> cercai di dare un contegno alla mia voce, senza riuscirci.

  << Ehilà >>  Si alzò, fischiettando, visibilmente di buonumore, contento di avermi colta alla sprovvista.

Vacillai, e mi lasciai cadere in ginocchio sul pavimento. Lui mi si avvicinò sorridente, con una faccia da schiaffi.

  << Ops, scusa >> si sforzava di non ridermi in faccia.

  << Accidenti a te...che diavolo ci fai qui? >> mormorai mentre lui mi prendeva appena sotto le spalle e mi sollevava con estrema facilità, come se pesassi venti chili, rimettendomi in piedi.  << Non avevi detto che dovevi tornare dagli altri? >>

  << E infatti l’ho fatto >>  disse  << Sono tornato a casa, ho detto loro che andavo a caccia da solo...ed eccomi qui >>

  << Come la fai semplice adesso! >> ribattei, con un tono di voce involontariamente troppo alto << E dire che solo un’ora fa facevi tanto il prezioso! >>

  << Ssh... >>  mi sussurrò all’orecchio, chiudendo a chiave la porta alle mie spalle  << Vuoi che ci senta tuo padre? >>

Rimasi in silenzio, finché il martellare del mio cuore non cessò.

  << Come sei entrato? >> chiesi poi.

  << Dalla finestra >> rise  << È stato molto emozionante. Non sapevo di essere così bravo >>

  << Quanta modestia... >> mormorai, passandogli le mani tra i capelli chiari, attirandolo a me  << Non ce la fai a starmi lontano vero? >> chiesi maliziosa e felice.

  << No, proprio non ce la faccio... >>  fece aderire il suo corpo marmoreo al mio, e sussultai a contatto con le sue forme perfette. Mi ritrovai il suo collo davanti al viso, mentre mi baciava i capelli e non resistetti. Lo baciai con delicatezza, salendo sempre più su. Lo sentii deglutire, e fui soddisfatta del’effetto che gli stavo procurando.

Sorpassai il pomo di Adamo, e arrivai al mento. Salii ancora un po’, fino a trovare la bocca.

Lo sentii sorridere sulle mie labbra  << Cazzo Rebecca... >> sussurrò, attanagliandomi i fianchi con forza  << Mi stai facendo impazzire... >>

Sentii la porta sbattere contro la mia schiena, scivolammo giù, e il pavimento freddo della mia stanza fu sotto di me. Zach mi sovrastò e mi imprigionò nella sua stretta  << Tu sarai la mia rovina... >>

Sorrisi raggiante, mentre lui si concentrò sul mio collo, baciandolo, e scendendo sempre più giù...

  << Perché finiamo sempre a terra noi due? >> chiesi, ridendo.

  << Che c’è di male? >> sogghignò divertito << Io lo trovo eccitante >>

Il mio sorriso si estese  << Non avevo dubbi... >>

Sapere che mio padre era al piano di sotto mi inquietava, ma per nulla al mondo lo avrei allontanato, o interrotto quel contatto così...nostro.

Ogni secondo in più che passavamo insieme, mi accorgevo di quanto ne fossi innamorata.

  << La verità... >> disse, alzando la testa per guardarmi negli occhi  << È che quando non mi sei vicina, non mi do pace. Vorrei averti accanto in ogni momento... >> mi guardò così intensamente che mi mancò il fiato  << Sto morendo dalla voglia di farti mia >> confessò, con un luccichio negli occhi  << Proprio, qui, in questo preciso momento... >>

Corrucciò la fronte, senza distogliere gli occhi scurissimi dai miei  << È un desiderio così intenso che quasi mi spaventa... >>

Mi accarezzò una guancia col dorso della mano  << È la prima volta che mi capita di bramare qualcosa...qualcuno in questo modo >> sorrise dolcemente  << Come puoi essere così speciale, Rebecca? >>

Il mio corpo vibrò di eccitazione e desiderio. Mi alzai con busto, e buttandogli le braccia al collo, lo abbracciai forte, stringendolo con tutta la forza che avevo in corpo.

  << Anche per me è la stessa cosa >> confessai, con la bocca vicino al suo orecchio.

Ed era la pura verità. In quel momento, mi dimenticai dei Chimeri, dello Scudo Rosso, di chi fosse Zach, e di chi fossi io. C’eravamo solo noi due, e il nostro amore. Non contava nient’altro.

  << Zach... >> sussurrai il suo nome con dolcezza infinita, e mi sembrò la parola più bella del mondo  << Non lasciarmi. Voglio che resti con me >>

Quello, era il grido del mio cuore. Non volevo altro che Zach mi stesse vicino. Mi bastava lui per essere felice.

Lui, in risposta, mi stinse ancora più forte, quasi volesse stritolarmi.    << Non chiedo altro >>

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Capitolo 17
*** Nella Radura ***


Caricato anche il capitolo 17! *----*
Anche qui ci concentriamo sulla nostra coppia novella, ma ci saranno anche accenti sulle Chimere...e nel prossimo capitolo si parlerà del passato di Zach e degli altri...con un finale....Beh, lo leggerete domani! xP
Continuate a seguirmi! Aspetto le vostre recensioni, spero che siano numerose! :D
A presto, 
Yuki <3


                                                     Nella Radura





Da quel giorno, le mie, le nostre giornate, furono particolarmente frenetiche.

Facevamo tutto il possibile per appartarci a scuola, e passare un po’ di tempo insieme.

Ovviamente, andavo e tornavo da scuola con Kyle e la sua inseparabile moto, cosa che faceva imbestialire Zach.

A mensa mi sedevo con i componenti dello Scudo Rosso, a letteratura inglese mi sedevo al fianco di Mark anziché di Zach, e anche quest’altro punto lo mandava in escandescenza.

  << Che immensa rottura di palle! Io non voglio dividerti con nessuno >> si lamentò un giorno, mentre ci eravamo incontrati in infermeria  << E quei tipi mi danno sui nervi. Chi si credono di essere? >>

  << È la mia routine Zach >> gli ricordai intrecciando le mie mani alle sue  << Non posso cambiarla. Desterebbe sospetti. E non è quello di cui abbiamo bisogno no? >>

Lui sbuffò, ed io continuai  << E poi anche tu passi la maggior parte del tempo con loro... >>

Già. I suoi compagni Chimeri.

Sorrise soddisfatto, baciando seducentemente ogni centimetro di pelle del palmo della mia mano  << Gelosa? >>

  << Mai quanto te >> dissi facendo una smorfia, e ridendo allo steso tempo.

Avevo saltato lezione di chimica con la balla del mal di stomaco, e il suono della campanella mi fece tornare alla realtà.

  << Devo andare! >> esclamai, scattando giù dal letto dalle lenzuola bianchissime  << Kyle mi starà già aspettando >>

Zach tornò di pessimo umore  << Sento che un giorno di questi  lo ucciderò sul serio, quello >> disse, alzandosi anche lui, scompigliandosi i capelli   << Ogni volta che mi guarda, 
mi sorridende con aria da superiore, mi fa incazzare! Se giorno di questi ti bacio davanti a lui, non prendertela >>

Divenni paonazza immaginando la scena   << Non provarci! >>

  << Ti ho avvertita >> sogghignò, avvicinando le sue labbra alle mie.

  << Fallo e ti uccido direttamente io, prima che ci pensi lui >> farfugliai con le sue labbra che assaggiavano le mie.

Contrariamente a quanto mi aspettavo, non vi fu ombra di un sorriso sul suo volto. Non sembrava nemmeno intenzionato a rispondermi a tono.

  << Non mi fa molto ridere... >> disse con aria rattristata  << Considerando che la tua missione è uccidermi sul serio... >>

Oh. Avevo scherzato col fuoco.

Abbassai la testa  << Non c’era bisogno di ricordarmelo... >>

In quei giorni, avevo fatto di tutto per non pensarci.

Cercavo anche di ignorare gli incubi che mi perseguitavano di notte, dove tutti mi urlavano di essere una traditrice, e dove la figura di Melissa mi chiedeva disperatamente giustizia.

Non potevo nemmeno sfogarmi con qualcuno. Nemmeno con Zach. Altrimenti, sarebbe stato solo peggio.

Zach mi guardò in silenzio, poi sorrise come suo solito, e sdrammatizzò la situazione  << Beh, se proprio devo morire, sarei felice se ad uccidermi fossi tu >>

  << Non dire scemenze! >> lo ripresi, con l’umore più a terra di prima  << Mai e poi mai! >>

Non perse il sorriso, e lentamente mi baciò sulla guancia.  << Non eri in ritardo? >> mi ricordò, quando si staccò da me.

Sobbalzai  << Si, cazz... >>

Raccolsi la borsa da terra, e mi affrettai ad abbandonare l’infermeria. Prima di varcare la soglia, mi voltai e gli strappai un bacio a stampo dalle labbra pallide.

Lo sentii sorridere gioioso, e lasciai la stanza in una folata di vento.

La mia routine quotidiana continuava. Dopo scuola, andavamo alla sede dello Scudo Rosso, e sopportavo pazientemente le lezioni di Kyle sull’uso della spada.

Aveva insistito talmente tanto nel voler essere il mio insegnante, che non ero riuscita a ribattere. Neanche la mia goffaggine innata nel maneggiare la spada sembrava scoraggiarlo, anzi, ogni occasione era buona per appoggiare le mani sulle mie.

Quando tornavo a casa, mi chiudevo in camera, e la maggior parte delle volte, trovavo Zach ad aspettarmi a braccia aperte.

Quella sera ero particolarmente stanca. Kyle ci era andato davvero pesante. Non so come ero riuscita a trascinarmi in camera, mi buttai sul letto e affondai la testa sul cuscino.

Mi chiesi quando la situazione si sarebbe sbloccata. Eravamo fermi ad un punto morto, la missione non aveva sviluppi, e non avevamo più notizie sulle azioni dei Chimeri.

Quando avevo esposto i miei dubbi a David, lui mi aveva risposto che finché io non sarei stata pronta a dovere, non sarebbe potuto cominciare nulla.

Dovevo ammettere che parlare con David mi imbarazzava ancora più di prima. Sarebbe stato meglio se non avessi mai saputo che era mio zio...
L’unica cosa che mi rincuorava, era che il fatto che, se non si registravano dati preoccuapanti sui Chimeri da quasi due settimane.

Ciò significava che Zach stava riuscendo a tenerli a bada.

Sapevo che non sarebbe durato per sempre, dato che anche lui stesso aveva bisogno di nutrirsi prima o poi, e che quindi, vi sarebbe stata un’altra, inevitabile vittima, ma ero orgogliosa di lui ugualmente.

Sei un’ipocrita, Rebecca Jane Callaway.

Dirselo da sola faceva un po’ ridere, ma era vero.

  << Zach... >> farfugliai, con la bocca nascosta nel cuscino.

Immediatamente, sentii qualcosa accarezzarmi i capelli, e la sua voce si diffuse nella stanza come una soave musica << Mi hai chiamato? >>

Sobbalzai, e alzando la testa di scatto, mi ritrovai il suo viso squisito solo a pochi centimetri dal mio.

Sorrisi a trentadue denti  << Zach! >> ripetei, buttandogli le braccia al collo.

Lui rise contento, e mi sentii completa.

Zach mi prese il viso tra le mani e mi studiò  << Ti vedo spossata >> osservò  << Sono gli allenamenti? >>

  << Si >>  Annuii  << Ma non posso farci nulla >>

Sorrise  << Allora oggi ho quello che ci vuole >>. Si avvicinò alla finestra, la spalancò e mi porse la mano  << Andiamo! >>

Lo guardai basita.  << Come? >>

  << Andiamo >> ripeté  << Voglio portarti in un posto >>

  << Adesso? >>

Annuì  << Hai già cenato no? Non dovrebbero esserci problemi >>

Avevo già salutato mio padre, e lui sapeva che quando mi rintanavo in camera non volevo essere disturbata. Inoltre, sapeva quando fossi stanca, quindi aveva sicuramente dedotto che mi sarei coricata presto.

Sorrisi raggiante << Ok >>

Presi il giacchino che avevo lasciato sulla scrivania, lo indossai di fretta, e mi precipitai ad afferrare la sua mano, stringendola forte  << Dove mi porti? >>

  << Non sperare che te lo dica >> mi disse, mentre il suo braccio sinistro mi avvolgeva la vita.

  << Avanti... >> mi lagnai, avvicinando la mia bocca alla sua mascella.

  << Niente da fare >>mi rivolse un sorriso sghembo che mi tolse il fiato  << Non riuscirai a corrompermi >>

  << Uffa >> mi arresi, aggrappandomi a lui, ed osservando il terreno sotto di noi. Non eravamo particolarmente in alto, quattro metri scarsi,  ma cadere da li avrebbe sicuramente slogato un femore ad una persona normale.

Lo strinsi più forte e Zach si avvicinò al mio orecchio  << Se ci sono io, non hai nulla da temere >>

  << Questo lo vedremo >> lo sfidai.

Il suo braccio mi strinse forte, e poi sentii solo una grande folata di vento graffiarmi la faccia ed un tuffo al cuore. Non sarei riuscita a vedere nulla nemmeno volendolo, ma strinsi gli occhi ugualmente.

Quando gli riaprii, non so come mi trovavo sulle sue spalle  << Che ne dici? >> mi incalzò, sorridendomi vittorioso.

  << Non è male >>  farfugliai, riprendendo fiato.

  << E non hai ancora visto nulla. Aggrappati forte >>

Gli circondai le spalle con le braccia, poggiando il viso sul suo collo, inspirando il suo profumo così fresco e virile.

  << Andiamo >>

E senza aspettare una mia risposta, sentii altro vento freddo. Riparai il viso dietro le sue spalle, sentendo l’aria scorticarmi le palpebre chiuse.

  << Sei...s-sei veloce >> boccheggiai, facendo fatica a respirare.

Lo sentii sogghignare  << Anche i Chimeri ce l’hanno qualche qualità, sai. Stiamo andando all’incirca ad una velocità di centoventi chilometri all’ora >>

  << Wow! >> riuscii a dire, in mancanza di altre parole che potessero esprimere l’idea.

Certo, me ne avevano parlato abbastanza delle capacità sovraumane dei Chimeri, tanto da farmene una vaga idea; ma provarlo di persona faceva tutt’altro effetto.

  << Questo non è niente. Ryan arriva persino a centosessanta quando ci si impegna >> continuò Zach, visibilmente di buon umore  << Adam invece brilla in forza più che in velocità >>

  << Avete tutti...delle specifiche capacità? >> chiesi, mentre i capelli mi volavano in bocca.

  << Non proprio. Tutti abbiamo i sensi e capacità fisiche nettamente superiori al normale. Può capitare che qualcuno di noi brilli di più in alcune, anziché in altre, tutto qui >>

Una pausa, poi continuò  << Misa ha una memoria prodigiosa. Riesce a memorizzare tantissime cose contemporaneamente e a tenersele tutti a mente. Un vero e proprio database. Lilith invece è la più intelligente. Nel senso che riesce a fare calcoli più velocemente di tutti noi messi insieme, e ragionamenti logici sensazionali. Non a caso è una secchiona. Non si direbbe guardando il suo aspetto vero? È più simile ad una top model... >>

Capii che si stava riferendo alla ragazza dai lunghi capelli scuri. Provai una fitta di gelosia.

  << Anche tu la trovi... attraente? >>

Era una domanda stupida. Chi non la trovava bellissima? Ero io la prima a riconoscerle tale titolo. Volevo solo sapere se...

  << Mai quanto te, se è quello che vuoi sapere >>

Arrossii violentemente, e nascosi la testa tra le sue spalle  << Sei davvero un’abile bugiardo >>

  << Non è una bugia. Se mi fossi mai sentito attratto da lei in quel senso, mi ci sarei messo tempo fa >>  Anche se tenevo gli occhi chiusi, ebbi l’impressione che avesse rivolto lo sguardo verso di me  << Con te invece...l’ho sentito subito. Quella fitta in prossimità del petto >>

Intensificai la mia stretta, affondando ancor di più in lui.

Mi sentii tremendamente invidiosa dei suoi compagni. Chissà da quanto tempo convivevano, e chissà quante cose sapevano su di lui, che io non immaginavo nemmeno.

Ma ero intenzionata a mettermi alla pari con loro.

Feci per fargli un’altra domanda, ma improvvisamente il vento cessò. Mi accorsi che ci eravamo fermati. Mi guardai intorno, e vidi solo la fitta vegetazione ad incorniciarci. Eravamo nella radura.

Piano, mi fece scendere, e non lasciai la presa da lui finché non sentii le gambe sicure e ben piantate nel terreno.

  << Come mai qui? >> chiesi.

Mi indicò alla nostra destra  << Mi chiedevo se ci fossi mai stata in questo punto >>

Solo allora notai un luccichio argenteo e mi accorsi che eravamo a pochi metri da un grande lago. Era incorniciato da uno steccato di legno, con dei coraggiosi fiori cresciuti selvaggiamente intorno.

Sul alto destro, un gigantesco salice piangente sembrava immergere le sue foglie nel lago. Le lucciole che vedevo immergere di rado dalle betulle conferivano al tutto un’atmosfera assolutamente suggestiva.

  << Ti piace? >> Zach mi distolse dalla mia contemplazione.
 
<< È...è bellissimo >> farfugliai senza parole. 

Sorrise compiaciuto  << Sono contento. Ci tenevo a portarti qui. Sai, io ci vengo spesso >>

Quando fu al mio fianco, intrecciò le sue dita alle mie, guidandomi verso il lago d’argento   << Che ne dici di un bagno di mezzanotte? >>

  << Si! >> trillai entusiasta  << Sono senza costume però >>

  << Sottigliezze >>

Ed in un attimo mi caricò in spalla, dandomi appena il tempo di slacciarmi il giubbotto e buttarlo a terra.

L’acqua del lago ci inglobò in una frazione di secondi. Era freddissima, e non riuscii a trattenere dei brividi, che passarono subito quando Zach mi strinse al suo petto largo.

La camicia che indossava aderiva perfettamente al suo corpo perfetto, e la stessa cosa doveva succedere a me, quando notai che il suo sguardo si posava molto spesso in prossimità del mio petto, e lui avvampava vistosamente.

I suoi capelli bagnati gli seghettavano la fronte, e sembravano ricoperti da uno strado di gel lucido. I miei erano appiccicati sulle spalle, e lui vi ci passò le dita.

Mi venne la pelle d’oca al suo tocco. Lui se ne accorse, e mi strofinò le braccia col palmo delle sue mani. Inutile. Non erano brividi dovuti al freddo, ma alla sua vicinanza, che esercitava un’attrazione letale per me.

  << A pensare... >>  disse dopo un po’  << Che potevamo non incontrarci affatto, che tu mi avresti visto la prima volta sul campo di battaglia, pronta ad uccidermi...e che io avrei sicuramente cercato di fare altrettanto... >> fece una pausa  << Non ti vengono i brividi? >>

  << Si... >>  mi accoccolai sul suo petto  << Per una volta tanto, ringraziamo il mio mancato senso dell’orientamento... >>

Rise   << Ci credi nel destino, Rebecca Jane Callaway? >>

  << No...ma con tutto quello che è successo ultimamente forse dovrei ricredermi... >>

Zach non rispose, e avvicinò le sue labbra alle mie, baciandomi dolcemente. Sentii l’acqua fredda scivolarmi sulle gambe e l’erba solleticarmi i polpacci.

Ero prigioniera del suo abbraccio caloroso. Mi teneva stretta al suo corpo, facendomi sentire a casa.

  << Non credo che tutta questa tranquillità durerà ancora a lungo... >> quelle sue parole ruppero la magia di quel momento.

Alzai la testa e fissai gli occhi nei suoi.

  << Le Chimere... >> mi spiegò, in sole due parole   << Non riuscirò a tenere a freno gli altri per molto ancora...e nemmeno io... >>

Rimasi in silenzio per un po’. La realtà, per quanto ormai la conoscessi bene, mi faceva sempre un gran male.

  << Voi... >> bisbigliai  << Voi prima eravate semplici umani no? Perché poi... >>

Non serviva terminare la frase.

Inizialmente non rispose, tanto che mi ero rassegnata all’idea che non si sarebbe mai aperto con me.  Per questo, quando cominciò a parlare rimasi sorpresa.

  << Noi siamo... >> deglutì  << ...Esperimenti >>

Quella parola vagò nella mia mente senza trovare un suo posto. Anche Dorian aveva usato quel termine per definire le Chimere.

  << La Chimera che ci ha impiantato dentro...era un test per vedere quando quegli esseri fossero perfetti e ben riusciti. Naturalmente col nostro consenso >>

Rabbrividii. Alzai di scatto la testa e lo guardai con gli occhi sgrananti  << Zach...stai dicendo che hai acconsentito a farti impiantare quella cosa dentro di te?! >>

  << È stato il prezzo da pagare per ottenere la forza e libertà >> i suoi occhi guardavano il vuoto dietro di me   << Tutti noi...eravamo scarti della società >>

Il suo volto aveva dipinta un’espressione che non riuscivo a decifrare. Indecisione? Dolore? Rabbia?

Si voltò verso di me, e mi rivolse uno strano sguardo  << Non avevi detto di voler sentire la mia storia? >>

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Capitolo 18
*** Passato Buio ***


Salve a tutti! :)
Ecco il capitolo 18! *----*
Qui si parla del passato di Zach e, appena accenntato, anche quello degli altri Chimeri! Spero vi piaccia! Il finale è un pò ambiguo, ma si spiegerà nel capitolo 19 che posterò a breve!
Fatemi sapere che ne pensateeeeeeeee!
Un bacio <3
Yuki :)


                                                 Passato Buio




  << Io sono nato nel New Messico, e la mia famiglia non l’avrei mai augurata a nessuno >>  cominciò Zach  << Mio padre era un ubriaco giocatore d’azzardo, che ci mandò sul lastrico per le sue scommesse fallite. E ovviamente, quando perdeva al gioco, si sfogava su di me e su mia madre >>

Rimanevo in silenzio, avvinghiata a lui, incapace di parlare.

  << Mi costringeva ad elemosinare soldi ogni giorno che Dio mandava in terra... >> continuò Zach  << E credo tu possa immaginare bene cosa mi attendeva se non riportavo soldi a casa, con i quali lui potesse comprarsi altro vino. Molte volte sono ricorso al furto pur di non fargli alzare le mani >> 

Una pausa  << Non mi preoccupavo molto per me, ma per mia madre >> si fece scuro in volto  << Quando la vedevo viola dai lividi mi sentivo così impotente. Che poteva fare un ragazzetto di undici anni pelle e ossa, contro quello schifoso? >>

La sua presa si strinse sulla mia schiena   << La goccia che fece traboccare il vaso, fu quando mia madre morì di crepacuore dopo aver subito l’ennesima violenza >>  digrignò i denti  << Poi conobbi lui >>  aggiunse  << E mi si presentò l’occasione di riscattarmi. Il prezzo da pagare era permettere che mi fosse impianto uno speciale essere nel corpo. Ma in quel momento, non mi importava affatto del prezzo o delle conseguenze >>  

Il suo sguardo divenne quello di un assassino  << Volevo solo fargliela pagare >>

Deglutii, mentre il mio cuore accelerava i battiti. Oppressi l’istinto di chiedere chi fosse quel “lui” e mi concentrai sulla sua storia.

  << Non ricordo quasi nulla dell’impianto della Chimera. Solo che appena sveglio, mi sentii tremendamente diverso da prima. Ci volle una settimana intera perché mi abituassi ai cambiamenti che il mio corpo aveva subito, e imparassi a gestire le mie nuove...capacità >>  un sorriso amaro  << La prima cosa che feci poi, fu uccidere quel bastardo >>

L’aveva detto troppo velocemente, e mi colse alla sprovvista. Dal silenzio che ne era seguito, dedussi che stava aspettando che dicessi qualcosa.

  << Hai... >> balbettai senza voce  << ....Hai bevuto... il suo sangue? >>

Non mi era venuto in mente nient’altro.

  << Scherzi?! >> il suo volto si deformò per il disgusto  << Mi avrebbe fatto troppo schifo >> nella sua voce vibrava ancora l’odio che doveva provare verso di lui  << L’ho ucciso lentamente, il bastardo, massacrandolo di botte. In quel modo è riuscito a capire che razza di vita aveva fatto condurre a me e mia madre per tutto quel tempo. Ha avuto quel che meritava >>

Calò il silenzio. Si sentivano solo i grilli di sottofondo.

  << Sono proprio un mostro eh? >>  la sua voce racchiudeva tristezza.

Ancora incapace di parlare, lo strinsi forte a me, provando una tenerezza infinita verso quel ragazzo che appariva sempre così spavaldo.  << No... >> bisbigliai, certa che potesse sentirmi  << Certo che no...hai sofferto così tanto...come potresti essere un mostro? >>

Sentii le sue braccia stringermi forte  << Non sono l’unico ad aver sofferto. Adam e Lilith sono reduci da un orfanotrofio di cui si avrebbe molto da ridire. Misa ha una storia simile alla “Piccola Fiammiferaia”, passi per le violenze paterne che è stata costretta a subire, e Ryan è stato addirittura venduto dai suoi, che erano andati in bancarotta >>

Improvvisamente, tutto l’odio che il rimorso che provavo per quei ragazzi si affievolì, e provai un’immensa pena per loro.

  << E...Alyssa? >>

Ricordavo fin toppo bene quella ragazza spaventosa. Non tanto per il fatto che avesse cercato di uccidermi, ma perché aveva sgozzato quella bambina di soli dieci anni, proprio come diceva il giornale.

  << Lei è la più...instabile tra noi. È diventata una Chimero solo da poco >>

  << Ha sgozzato quella bambina...>> ricordai le parole del giornale che avevo letto, talmente spaventose che era impossibile dimenticarle  <<  “Per vedere cosa si prova ad uccidere...” >>

Zach ridusse le labbra ad una riga sottile  << Anche noi ne siamo rimasti abbastanza basiti. Di solito, non uccidiamo che per cibarci. Sai cosa ci ha risposto quando gli e lo domandammo? “Dato che da adesso sarò costretta ad uccidere per sopravvivere, volevo essere preparata a quello che mi avrebbe aspettato d’ora in avanti" >> una pausa  <<  "Devo abituarmi a far scorrere del sangue” >>

Ebbi una fitta al cuore.  << O...oh... >> fu tutto quello che riuscii a farfugliare.

  << Nemmeno il suo passato è dei più rosei. È rimasta orfana da poco, e subiva abusi dalla famiglia a cui era stata affidata >>

Oddio. Possibile che esistesse tanto male nel mondo?

  << Lui ci sceglie appunto per questo. È alla ricerca di persone dalla storia come la nostra. Questo è quello che si nasconde dietro a noi Chimeri >>  continuò Zach  << Tutti noi veniamo da esperienze accomunate dallo stesso dolore. Derelitti disposti a tutto pur di riscattarsi e riacquistare una qualche dignità. Anche a diventare qualcosa che va oltre l’umano. Ma ormai siamo, sono abituato ad essere quello che sono, e anche alla presenza di Rufus >>

Mi accigliai   << Rufus? >>

  << La mia Chimera >>

Lo guardai allucinata  << Gli hai dato un nome? >> Non potevo crederci.

Fece spallucce  << Ci convivo ormai da cinque anni. È parte di me. In qualche modo devo pur riferirmi a lei, così per agevolarmi le ho dato un nome >>

Sbattei le ciglia, allibita  << A-ah... >>

Rise  << Assurdo? >>

  << Non...non proprio... >> minimizzai, ma era quello che pensavo.

Non del fatto che avesse dato un nome alla cosa che aveva dentro di se. Ero allibita soprattutto  per il fatto che tutti loro fossero riusciti ad andare avanti dopo tutti i traumi che avevano subito.

  << Ti sei incupita >>  osservò Zach  << Forse era meglio che non ti raccontavo niente... >>

Scossi la testa con decisione  << No anzi, sono contenta che tu me ne abbia parlato, sul serio. Solo... >>  mi morsi il labbro inferiore  << Emh, chi è...lui? >>

Zach si irrigidì notevolmente, e mi pentii della domanda appena fatta. Ma la voce di David insisteva nel torturarmi.

“Scoprirlo, trovarlo ed ucciderlo è il compito finaledello Scudo Rosso”

  << È colui che ha creato le Chimere >>  Mi rispose semplicemente.

Grazie. Fino a quello ci ero arrivata. Ma chi?!

  << Ha raccolto le persone più derelitte e sventurate, e ci ha trasformati >> aggiunse Zach.

Per un momento, pensai che quello che aveva fatto non era poi così sbagliato. Li aveva aiutati in fondo, no?

Poi, mi resi conto che allo stesso tempo li aveva trasformati prima in qualcosa di non umano, e poi in assassini, costretti ad uccidere delle persone per sopravvivere, e scartai immediatamente quell’idea assurda.

Da come si era mantenuto sul vago Zach, dedussi che non era sua intenzione parlarmi di lui così come aveva fatto di se stesso e degli altri.

  << Immagino che ucciderlo sia uno degli scopi del Red Shield, vero? >> mi chiese poi.

Quell’insinuazione mi colse impreparata, perché era la pura e semplice verità.

Prese quel mio silenzio per un si.

  << Scusami >> disse, senza guardarmi   << Ma non lo tradirò. Mi capisci? Gli siamo tutti debitori >>

  << Per avervi trasformati in assassini assetati di sangue?! >> non riuscii a trattenermi.

Quella volta nel rispondermi, si voltò e fissò i suoi occhi scuri nei miei   << Per averci restituito un minimo di dignità >>

Mi zittii e distolsi lo sguardo. Sarà stato pure vero però...

  << Con noi ha creato una famiglia >> continuò Zach.

  << Ha creato solamente un esercito di suoi esperimenti! >> ribattei irata.  << Ha scelto persone come voi perché sapeva che in questo modo avrebbe ottenuto cieca fedeltà e riconoscenza! >>

Il suo sguardo si indurì  << Non puoi capire >>

Per un momento, ebbi davvero paura.

Cosa c’era da capire? Era fin troppo evidente che quel lui fosse una persona più che orribile.

Ma poi, Zach mi prese il mento e me lo portò in su, costringendomi a guardarlo  << Scusa... >> mugolò  << Ma cerca di capirmi. Gli dobbiamo molto. Sono sicuro che io starei ancora elemosinando se non lo avessi incontrato. Così come tutti gli altri. È come se fosse un “padre”... >>

Come? Come poteva addirittura definirlo padre?!

  << Non posso e non voglio tradirlo >> concluse. E dalla sua espressione capii che non c’era modo di fargli cambiare idea.

  << Ma... >> insistetti  << Se non ci fosse stato lui, noi potremmo amarci liberamente, senza temere di ucciderci da un momento all’altro! >>

Lui non sarebbe stato un Chimero, e di conseguenza nemmeno io avrei avuto tutte le anomalie che presentavo, dato che mia madre era stata una di loro.

Avremmo potuto vivere felicemente!

  << Se non ci fosse stato lui, noi nemmeno ci saremmo conosciuti, Rebecca >> mi corresse Zach.

Non potei dargli torto. Così rimasi in silenzio.

Quella, era l’unica cosa per la quale dovessi ringraziarlo.

  << E va bene >>  mi arresi infine  << Non importa >>

Ci sarei arrivata da sola, al bastardo incognito, che ci aveva sconvolto la vita.  Non pretendevo certo che Zach tradisse i suoi compagni e colui che reputava il suo “salvatore”.

  << Grazie >>  mi sussurrò a fior di labbra, mentre mi regalava un bacio dolcissimo. Gli circondai il collo con le braccia, attirandolo a me.

Un rumore di passi veloci ci fece sussultare.

Riaprii gli occhi e vidi che Zach aveva sollevato il viso dal mio e guardava qualcosa dietro di noi. O qualcuno.

Mi voltai anchio, e vidi con orrore che si trattava di Amelia.

Teneva le mani strette a pugni. La sua pistola allacciata alla cintura che le circondava la vita sottile.

Il mio cuore perse un battito. Oh, no.

Mi svincolai da Zach, che non sembrava intenzionato a lasciarmi, e mi alzai.

  << A-Amy.... >> balbettai  << Non è come sembra... >>

Che frase idiota. Invece era proprio come sembrava.

Lei aveva gli occhi verdi sgranati. Il suo sguardo si spostava lentamente, da Zach a me, e da me a lui. Aveva la bocca semi aperta dalla sorpresa. La chiuse, e fissò gli occhi nei miei. Mi guardava con furore.

Ma non disse niente. Si limitò a darmi le spalle, e a camminare velocemente, scomparendo nella boscaglia.

  << Amelia! >> le gridai dietro. Feci per correrle dietro, ma sapere che Zach era li con me mi bloccò.

Che dovevo fare?! La situazione era precipitata nel giro di pochi secondi. Mi voltai verso Zach, con un’espressione disperata.

Lui si era alzato da terra, e si massaggiava la testa. Dallo sguardo che mi rivolse, capii che comprendeva il mio panico.   << Vai. Avanti, inseguirla >>  mi si avvicinò e mi diede un rapido bacio a stampo  <<  Ci vediamo domani...almeno spero >>

Lo ringraziai mentalmente, e raccogliendo il giubbotto da terra, corsi nella direzione in cui l’avevo vista dirigersi.

Correvo alla cieca, alla sua disperata ricerca. Pregavo di vedere la sua figura nella boscaglia, in modo da poterle spiegare.

Che cosa poi? Cosa volevo dirle, dopo averla raggiunta?

Solo altre bugie.

Sentivo però di doverla seguire. Almeno questo, gli e lo dovevo.

Poi, intravidi la sua figura come un miraggio. Accelerai il passo, fino a raggiungerla.  << Amelia! >>  esclamai.

Lei si voltò verso di me, con una tale lentezza che mi sembrò andasse a rallentatore

  << Perché ti sei disturbata a seguirmi? >>  mi chiese, gelida  << Eri già abbastanza impegnata, da quanto ho visto >>

  << Ti prego, lascia che ti spieghi! >>

Cosa? Cosa volevo spiegarle?

  << Non ce n’è bisogno >> si voltò e fece per andarsene, ma io la trattenni per il braccio  << Di solito vengo qui per allenarmi, ma vorrà dire che per oggi mi cercherò un altro posto. Non volevo disturbarvi, scusami >>

  << Ti prego! >>  la supplicai  << Non voglio...che tu mi odi >>  Sentii le lacrime agli occhi. Le avrei detto la verità. Era meglio di qualsiasi altra bugia volessi rifilarle per giustificarmi.

  << I-io... >> cominciai, tremante  << Cioè, noi... >>

Oddio, ma cosa volevo spiegarle? Tanto si era capito che tipo di relazione ci fosse tra me e Zach no?!

  << L’ho capito... >> disse lei  << ...Che qui c’è un noi >>

Deglutii, mentre sentii le lacrime inondarmi copiose le guance.

Era la fine. L’avrebbe rivelato a tutti nello Scudo Rosso. Avrei perso la fiducia dei miei compagni e quella di mio padre, e chissà a quali conseguenze sarebbero ricorsi.

Chissà poi, cosa avrebbero fatto a Zach.

  << Tanto lo so... >> continuò Amelia  << Che quando ci si mette di mezzo l’amore, alla fine non ci si può che arrendere. Anche tra nemici di sangue >>

Sobbalzai. Che aveva detto? Mi capiva?

  << D...davvero? >> farfugliai incredula.

Lei scrollò le spalle, sospirando  << Credo che noi due dobbiamo farci una bella chiacchierata >>

Non riuscivo a capirla. Non era arrabbiata? Non mi considerava una traditrice della peggior specie?

  << Posso autoinvitarmi da te? >> mi chiese poi.

Annuii, con la testa vuota  << Si... >>

  << Bene, allora andiamo. Abbiamo parecchie cose di cui parlare >>

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Capitolo 19
*** Alleata ***


Eccovi servito il capitolo 19! *-----*
Qui ci concetriamo sulla seconda coppia su cui si incentra questa storia! :) Eh eh eh!  Fatemi sapere che ne pensate dell'accoppiamento appena leggete!
Amy è uno dei personaggi che mi piace di più! è la mia amica ideale!xD Voi che pensate di lei?? 
Devo ammettere di essere un pò scoraggiata dalle poche recensioni degli ultimi capitoli.... Mi piacerebbe che mi diate i vostri consigli, così che io possa migliorare la storia! ^^
A presto!
Yuki! 

                                                      Alleata



Rientrare a casa si rivelò uno sforzo disumano.

Ci misi tutta la forza che possedevo per arrampicarmi sull’albero di fronte alla finestra e a stracinarmici dentro. Sbattei il ginocchio al davanzale ed imprecai in silenzio.

Tutto più semplice per Amelia invece. Suonò normalmente il campanello non appena io fui al “sicuro” in camera mia, mio padre andò ad aprirle, lei gli rifilò una scusa, e lui la fece accomodare in salotto.

  << Rebecca! >> lo sentii chiamarmi dal piano di sotto  << C’è Amelia per te! >>

Scesi le scale, ignorando il dolore al ginocchio, e feci il più finto dei sorrisi   << Ciao, Amy. Come mai qui? Vieni pure di sopra >>

Chiusi la porta dietro di noi, e sprofondai nel letto, mentre Amelia si accomodava sulla sedia della scrivania.

La guardai di traverso. Non faceva una piega.

  << Innanzitutto... >> cominciai  << Voglio ringraziarti >>

Lei non mi guardava   << Per cosa? >>

  << Per tutto >>

Fece un amaro sorriso   << Non me lo merito, sai >>

Mi accigliai  << In che senso? >>

Si lisciò una ciocca di capelli color mogano con fare nervoso  << Perché anchio... un po’ di tempo fa...commisi il tuo stesso errore. O meglio.... >> mi guardò stranita  << Avevo iniziato una relazione un tantino pericolosa...e fuori dagli schemi >>

La guardai allibita, senza riuscire a credere a quello che mi aveva detto.  << Con...con Zach? >>

  <<  Ma no! >> esclamò  << Non con lui! >>

  << E allora? >> chiesi, impaziente.

Distolse lo sguardo senza rispondermi.

  << Oh, andiamo, non puoi lasciare la frase a metà adesso! >> mi lamentai.

Che strana situazione. Sembravamo due vecchie amiche che pettegolavano sulle ultime novità. 

Lei mi guardò rossa in viso, poi mugolò a denti stretti l’ultimo nome che mi sarei mai immaginata di sentire.

Ryan Cooper.

La fissai con gli occhi sgranati. Non sapevo nemmeno io cosa avrei dovuto pensare. Come potevo immaginare che Amelia e quello sbruffone di Ryan Cooper se la intendessero?!

  << Oh >> dissi semplicemente.

Lei alzò un sopracciglio  << Tutto qui? >>

  << Non so davvero cosa dire >>  ammisi, con un sorriso stentato.

  << È comprensibile >>  si strinse le spalle   << Mi reputerai una sciocca... >> continuò dopo un po’  << Ma credevo davvero che potesse funzionare >>

  << Non è sciocco >> dissi seria  << Lo credo io, che possa funzionare tra me e Zach, anche se possiamo ucciderci vicendevolmente senza muovere un dito >>

Rise a stento  << Ok, forse la tua situazione è un po’ più stramba >>

  << Un po’ di molto >>

Riuscii a strapparle un sorriso sincero, e mi sentii fiera di me stessa.

  << È successo circa qualche mese prima del tuo trasferimento qui. L’incontro che ho avuto con Ryan è stato molto traumatico >> disse poi  << È stato lo stesso giorno in cui sono venuta a conoscenza dell’esistenza dei Chimeri >> guardò il vuoto  << L’ho sorpreso a...cibarsi >>

Mi venne la pelle d’oca.

  << Quando lo Scudo Rosso intervenì, in mancanza di alternative mi spiegò tutta la situazione, e diventai un loro membro. D’altro canto, come sarei potuta andare avanti, dopo aver visto una cosa del genere? >> 

Fece un respiro profondo  << Poi, le cose andarono avanti da sole. Lo incontrai spesso in giro, specialmente a scuola. Nonostante sapessi che fosse un mostro, e nonostante avessi assistito di persona a quello spettacolo sanguinario...non riuscivo ad esserne del tutto disgustata. Buffo no? >>

La stessa cosa che era successa a me con Zach.  << Non c’è persona che può capirti meglio di me >> dissi in un sospiro.

  << La maggior parte delle volte era davvero odioso. Ma poi, scopriva certi lati inaspettati del suo carattere, che riuscivano letteralmente a rapirmi >> continuò Amelia.

Alzai le sopracciglia, scettica. Mi chiesi quali lati così fantastici potesse nascondere un tipo come Ryan Cooper. Ma se lo diceva Amelia, allora dovevano esserci.

  << E mi scoprii essere innamorata di lui >> concluse poi lei.

Rimanemmo in silenzio per un po’.

  << Perché poi è finita...male? >> azzardai a chiedere.

Non sembrò turbata dalla domanda. Rimase impassibile anche nel rispondere  << Sapevo di star facendo qualcosa di rischioso, e non sai quanta fatica tenerlo nascosto a quelli dello Scudo Rosso. Ma stupidamente, ero così inebriata dai miei sentimenti, che per me lui era diventata la cosa più importante. E sembrava che anche per lui fosse lo stesso >> rise amaramente  << Che illusa che fui >> 

Mi guardò negli occhi   << Sai quale fu il mio peccato più grave? >>

Scossi la testa, con il cuore in tumulto.

  << Lo amavo così tanto, che pur di non fargli uccidere più nessuno...gli offrii il mio stesso sangue >>

Quelle parole si persero nella stanza.

  << Il sangue che serva ad una Chimera è limitato sai... >> mi spiegò.

Me ne aveva parlato già Zach di quel punto, quindi ne ero già a conoscenza.

  << Quindi non me ne portava via un’eccessiva quantità. Qualche compressa per l’anemia e tutto era risolto. Ero così contenta che in quel modo non dovesse più uccidere, e allo stesso tempo potesse sopravvivere... >> continuò lei.

In quel momento, la ammirai tantissimo. Aveva trovato un modo per far sopravvivere la persona che amava senza che dovesse più uccidere...a discapito della sua salute.

A me non era concesso nemmeno quello. Una sola goccia del mio sangue, e Zach sarebbe morto all’istante.

  << Non...non c’è gesto d’amore più grande... >> bisbigliai, davvero colpita.

Scosse la testa. Sembrava sul punto di piangere   << Peccato che lui non la pensasse allo stesso modo. Scoprii ben presto che andava ad uccidere ugualmente, e che aveva pochissima considerazione di me. Da un giorno all’altro, non accettò più il mio sangue, e mi liquidò dicendomi che ormai lo annoiavo >>

Delle lacrime debordarono dai suoi occhi di smeraldo, e le rigarono elegantemente le guance  << Mi si spezzò letteralmente il cuore, Becky >> disse, con voce rotta, mantenendo comunque un’invidiabile compostezza.

Sembrava non accorgersi delle lacrime che stava versando  << Credevo che anche se non era umano, non fosse immune dal provare sentimenti. Che anche i così tremendi Chimeri potessero amare. Ma bastarono poche sue parole per far crollare quelle mie certezze così idiote. Sbattei la testa contro la realtà, e realizzai quanto fino a quel momento, la mia ragione fosse stata annebbiata. Quanto fossi stata soggiogata dal nemico >>

Si stoppò, e finalmente si asciugò le lacrime con la manica della maglietta. Ero così rapita dalla sua storia, che non mi passò nemmeno per la testa di offrirle un fazzoletto.

  << È tutto qui >> concluse poi  << Anchio mi sono macchiata di tradimento, quindi non sono certo nella posizione di biasimarti o giudicarti, Becky. Guardando te, rivedo me. Mi sono alterata prima perché ho ripensato a come sono stata presa in giro, e vorrei solo che non ti succedesse la stessa cosa >>

  << Zach è diverso >>  dissi, guardandola negli occhi. Avevo una cieca fiducia in Zach. Sapevo che lui mi amava.

Lei mi sorrise  <<  Non conosco molto bene Hudson, ma so la fama che lo precede. Purtroppo non riesco a fidarmi di nessuno di loro ma... lo spero davvero >>

Le sorrisi a mia volta, e la vidi rilassarsi  << Sai, sei la prima persona a cui lo abbia mai raccontato >> mi disse  << Devo ammettere di sentirmi molto più leggera. Inoltre, provo una grande empatia verso di te >>

  << Anche io >>  ammisi, ed era la pura verità.

Il fatto che qualcuno mi avesse scoperta, inizialmente mi aveva fatto gelare il sangue dalla paura. Ma adesso mi sentivo più rilassata  << Sono contenta che a scoprirmi sia stata tu, Amy >> dissi, sincera.

Mi rivolse un grande sorriso  << Non so da quanto vada avanti la vostra tresca...ma immagino che sia stata dura per te nasconderlo, no? Se vuoi parlarmene... >>

Mi morsi il labbro inferiore. Aveva davvero voglia di sfogarmi con qualcuno.

Solo che...

  << Non ho intenzione di fare la spia >> Amy verbalizzò le mie paure  << Senza contare che anche tu potresti farla su di me >>  mi strizzò l’occhio  << Si tratta di fiducia reciproca. Se te la senti di fidarti di me, io ti ascolto >>

Mi bastò un secondo per decidere.

Mi misi comoda sul letto, e cominciai a raccontarle tutto. Dall’inizio alla fine. Mi accorsi solo nel raccontarla, di quanto fosse lunga ed intricata.

Lei mi ascoltava in silenzio, senza fare una piega. Qualche volta interveniva facendo un piccolo commento, o rideva quando le verbalizzavo i miei pensieri.

Quando conclusi, mi sentii bene. Svuotata. Libera.

Invitai Amy a dormire da me e lei accettò. 

Le prestai un mio pigiama, e rimanemmo a chiacchierare fino a notte inoltrata, della vita che facevamo prima dello Scudo Rosso e dei Chimeri, di come affrontavamo la cosa, rivangando qualche volta Ryan e Zach.

Quella mattina mi svegliai decisamente di buonumore. Aver trovato qualcuno con cui parlare liberamente, con cui potermi sfogare, e a cui chiedere consiglio.

Quando Kyle venne a prendermi, si stupì non poco della presenza di Amy,  ma, rassicurandosi della sua compagnia, si dileguò facendomi prendere il bus con lei, dicendomi di aspettarlo all’uscita.

Arrivata a scuola non potei evitare di guardarmi intorno, alla disperata ricerca di Zach. Dovevo assolutamente fargli sapere che tutto era andato bene.

Amy si accorse della mia impazienza  << Vuoi andare da Hudson vero? >>  mi chiese con un flebile sorriso.

Sussultai.  << Beh, s...si... >>  ammisi.

Il fatto che ora Amy sapesse tutto, e che in qualche modo fosse mia “complice”, mi sembrava ancora strano. Dovevo cominciare a farci l’abitudine.

Ma ugualmente, sapevo di potermi fidare di lei.

Mi diede una pacca sulla spalla  << Che io sappia, prima delle lezioni, tutta la loro combriccola si riunisce vicino alle scale anti incendio, nell’uscita del retro. O almeno così mi aveva detto lui tempo fa... >> 

Dal tono con cui pronunciò quel pronome maschile, capii che si riferiva a Ryan Cooper, ma non dissi nulla a riguardo.

Amy mi guardò  << Vuoi che ti ci accompagni? >>

Mi stupii   << Dici davvero? >>

Annuì  << Per me non ci sono problemi. Non li temo affatto. Il problema saresti tu. Passi per Hudson, ma gli altri ti considerano tutti un nemico da eliminare >>

Il suo ragionamento non faceva una piega. Aveva pienamente ragione, non era una buona idea andare da loro.

Ma il desiderio di vedere Zach era troppo forte.

Guardai gli occhi verdi di Amy e sorrisi   << Correrò il rischio >>

Anche lei sorrise  << Lo immaginavo. Per di qua allora >>

Oltrepassammo il corridoio del piano terra, e sbucammo nel cortile del retro. Ero un po’ intimorita di incontrare il gruppo al completo, ma avere Amy al mio fianco mi rendeva più sicura di me stessa.

Stavo per parlare, per ringraziarla un’altra volta di essere li con me, ma qualcosa me lo impedì.

O meglio, qualcuno.

Delle braccia mi intrappolarono la vita, trascinandomi lontana da Amy. 

Inizialmente, credevo fosse Zach. Ma il suo calore, le sue braccia, le avrei riconosciute tra mille.

E quelle non erano sicuramente le sue.

La voce che parlò subito dopo, mi tolse ogni dubbio:  << Tu sei troppo coraggiosa per i miei gusti >>

Ryan Cooper sembrava più pericoloso che mai. Con un braccio mi immobilizzava la vita, con un altro le spalle.

Voltai la testa ed incrociai il suo sguardo di ghiaccio, che mi fece rabbrividire.

  << Che diavolo...! >> mi lamentai, cominciando a divincolarmi.

La sua forza mi lasciava senza fiato. Per quanto mi impegnassi nel cercare di sfuggire dalla sua presa, mi sembrava di rimanere immobile.
Immediatamente Amelia intervenì, cacciò la pistola dalla cintura che portava sempre con sé e la puntò senza nessuna esitazione alla tempia destra di Ryan.

Si mosse nel giro di pochi secondi, tanto che feci fatica a seguire i suoi movimenti fulminei.

Lui spostò lo sguardo su di lei  << Quanta imprudenza...venire qui come gli agnelli tra i lupi... >>

  << Lasciala. Immediatamente. Andare >>  si limitò a dire lei, ricambiandolo con uno sguardo altrettanto truce.

Era davvero molto difficile immaginare quei due come degli innamorati. Sprizzavano intenti omicidi da tutti i pori.

Io d’altro canto, ero davvero paralizzata. Non era stato molto piacevole il mio primo incontro con Cooper, e quel tipo mi faceva davvero paura.

  << Che fretta c’è? >> Ryan era di una calma impressionante  << Siete state voi le prime a venire qui ben consapevoli della nostra presenza... >>  ridusse gli occhi a due fessure sottili   << Non vuoi divertirti un po’ con me, Amy? >>

  << Non osare chiamarmi in quel modo!! >> tuonò lei in un modo tale che mi si gelò il sangue. Rafforzò la presa sulla sua pistola, premendola con maggior intensità sulla sua tempia  << E adsso lasciala >> ripeté.

Ryan stava per ribattere, ma un’altra persona intervenì nella scena.

Un braccio circondò il collo del biondo, stringendolo forte, quasi volesse soffocarlo. La sua  presa ferrea sul mio corpo si fece più leggera, ma non mi lasciò andare.

Con gioia immensa, riconobbi la figura di Zach.

I suoi occhi scuri erano inquietanti. Era facile capire che fosse posseduto dalla rabbia.

  << Ti avevo avvertito che se l’avessi toccata di nuovo ti avrei fatto saltare in aria la testa >>  disse, scoprendo i denti  << Sei curioso di scoprire se dicevo la verità? >>

La sua presa si fece più stretta, e sentii Ryan gemere silenziosamente.

Amelia rimase di stucco dall’intervanto di Zach, e ritirò la pistola, non appena il biondo mi lasciò definitivamente andare.

A stento mi ricordai come si azionavano i muscoli, e mi allontanai in fretta, ansimando.

Era davvero impressionante di come Ryan continuasse ad avere quell’aria così tranquilla  << Tzè, quanto sei diventato noioso Zach. Non ci divertiamo più come una volta >>

Zach lo ignorò, e lo lasciò libero, per poi venire verso di me, senza calcolare di striscio Amy   << Stai bene? >>

Solo in quel momento, passata l’aria omicida di poco prima, capii quanto potesse essere preoccupato.

Cercai di rassicurarlo col miglior sorriso che mi uscì in quel momento  << Si, tutto ok >>

Dopo avermi scrutata, assicurandosi che non avessi ferite, tornò a fulminare Ryan con o sguardo.

Lui si permise di sorridergli e fece spallucce.

Poi Zach, guardò Amy, come se si fosse ricordato della sua presenza solo in quel momento.  << E tu... >>

Mi rivolse un’occhiata obliqua ed io annuii  << Va tutto bene. Amy è dalla nostra parte. Non dirà nulla a nessuno >>

Zach assottigliò lo sguardo  << Ma possiamo davvero fidarci di lei? Non mi convince affatto >>

In tutta risposta, Amy gli punto l’arma alla testa.

Zach non fece una piega, così come Ryan, che si limitava a vedersi lo spettacolo. Io invece sgranai gli occhi, venendo posseduta dal terrore.
  << A-Amy... >> balbettai, impaurita da quel gesto improvviso.

  << Non mi piace che si metta in dubbio la mia sincerità >> disse con tono piatto  << Ma una cosa devi ricordartela, Hudson. Sono dalla parte di Becky, non certo dalla tua. Un passo falso contro di lei, e sarò io a farti saltare la testa >>

Quelle parole sembravano così sincere che non dubitai nemmeno per un momento che stesse scherzando, o esagerando.

Zach, al contrario di me, pareva essere del tutto rilassato, come se non avesse notato di avere una pistola puntata contro. Anzi, addirittura, si mise a ridere  << Mi piace come ragioni >> disse  schietto  << Se sei dalla parte di Rebecca, allora sei anche dalla mia >>

  << Lo spero per te >>  detto questo, Amy ripose l’arma nella fodera della cintura.

Tirai un sospiro di sollievo appena l’arma sparì.

  << Io non voglio avere nulla a che fare con questa storia della tresca >> si intromise poi Ryan  << È fin troppo assurda >>

Zach lo squadrò  << Non mi aspettavo una frase simile proprio da te, Ryan >>

Quella volta, fu il biondo a fulminarlo con lo sguardo  << Non scherzare col fuoco Zach. Anche io posso essere pericoloso >>

Il tono con cui lo disse, mi fece sobbalzare dal terrore. Zach invece, sembrava completamente a suo agio  << Come vuoi. Basta che tu non faccia la spia, o dirai addio a quei capelli ossigenati con tutta la testa >>

L’altro sbuffò, passandosi una mano nei sottili capelli biondi  << Perché ce l’hai con la mia testa ultimamente? >>

Poi, i suoi occhi si puntarono su Amelia.

Non saprei descrivere quante sensazioni, quanti messaggi segreti, potesse nascondere quello sguardo.Notai che Amy lo ricambiava, e nei suoi occhi di smeraldo, scorgevo la stessa luce che vi era in quegli zaffiri di lui.

Poi, Ryan girò i tacchi, e con le mani nelle tasche dei jeans scoloriti, e aria fiera, si dileguò ad una velocità inumana.

Amy continuava a guardare nella direzione in cui era sparito, e qualcosa, forse l’intuito femminile, mi sussurrava che i suoi sentimenti per il biondo non fossero proprio “acqua passata”.

Il sospiro di Zach mi fece tornare alla realtà. Lo guardai scompigliarsi i capelli, come se stesse decidendo il da farsi.

Guardò Amy e scrollò le spalle   << Almeno adesso abbiamo un’alleata >>

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Capitolo 20
*** Riappacificazione ***


Eccoci arrivati anche al capitolo 20! ^----^
Innanzitutto, auguro un Buon Ferragosto a tutti! :D
Oggi, col fatto che appunto è ferragosto, ed è anche il compleanno di mio fratello, posterò un solo capitolo! Spero che vi piaccia! =3
Vorrei che mi faceste sapere, se a vostro avviso sono stata troppo frettolosa nell' appunto "riappacificazione".  Il fatto è che ho in mente un sacco di cose, e ho paura che la storia possa andare troppo per le lunge poi. ^^''
Aspetto le vostre recensioni e le vostre impressioni sulla coppia! :)
A presto!
Yuki :)


                                           Riappacificazione 




Con Amy dalla mia parte, era tutto decisamente più facile.

Oltre che sentirmi più sicura e protetta grazie alla sua complicità, quando volevo incontrare Zach, mi copriva in modo impeccabile, senza insospettire quelli dello Scudo Rosso, con delle scuse, a mio avviso, degne di un oscar.

Ma non era soltanto il fatto che mi aiutasse con la mia relazione con Zach a rendermi allegra.

La cosa che mi rendeva più felice, era sopratutto il fatto di aver trovato un’amica di cui potermi fidare ciecamente. A cui confidare i miei problemi e frustrazioni senza sentirmi giudicata.

Mi faceva sentire così bene, che cominciai a pensare che anchio dovessi fare qualcosa per lei. Non era giusto approfittarsi della sua gentilezza in quel modo.

Ero più che sicura, che un tasto dolente per lei, portasse il nome di Ryan Cooper. Ero più che certa che provasse ancora qualcosa per lui, o perlomeno, che la ferita che gli aveva inferto fosse ancora aperta e sanguinante.

Se potevo fare qualcosa per lei, l’avrei fatto sicuramente.
 


  << Ryan e Sound? >> Zach sembrò sorpreso da quella mia domanda improvvisa.

Era venuto a trovarmi a casa mia, ovviamente intrufolandosi dalla finestra, e giacevamo sul mio letto, a farci le coccole   << Non c’è dubbio che stiano bene insieme quei due >> continuò, come se l’argomento non lo toccasse particolarmente  << Sono due teste calde convinte di avere sempre ragione, fiere e determinate >>

Mi stupii di come Zach avesse tracciato un profilo di Amy dopo averci parlato una sola volta.

  << Quindi sai che loro hanno avuto una... >> lasciai la frase a metà, sicura che mi avrebbe inteso.

  << Relazione? >> terminò la mia frase, mentre giocherellava con i miei capelli, intrecciandoseli alle dita.

Annuii, e lui sospirò  <<  È una storia un po’ lunga...a che ti serve saperlo? >>

  << È perché credo che non sia acqua passata. Almeno, non per Amy... >>

Alzò un sopracciglio   << Vorresti farli rimettere insieme, Cupido? >>

  << Almeno farli chiarire >>

Zach sospirò ed intrecciò le mani dietro la testa  << Non rivangare il passato. A Ryan darebbe solo fastidio e si indispettirebbe....io non voglio averci nulla a che fare quando è di pessimo umore... >>

  << Ma voglio poter fare qualcosa per Amy >> ribattei.

  << Te l’ha chiesto lei? >>  volle sapere.

Mi accigliai  << N-no però... >>

  << Allora lascia perdere >>  concluse Zach con noncuranza e menefreghismo  << Saranno pure fatti suoi no? >>

  <<  Insensibile! >> misi il muso  << Non capisci un H di sentimenti, tu! >>

  << Non è questo >> ribatté Zach, avvicinandosi maliziosamente al mio volto  << Non posso preoccuparmi anche per gli altri. Ci sei già tu ad occupare ogni angolo della mia mente >>

Quella frase mi fece entrare in iperventilazione.

Inutile dire che non riuscii più a pensare a nulla, e non ebbi più l’occasione di parlare dell’argomento con Zach, che mi teneva fin troppo impegnata.

Ma daltronte mi succedeva spesso. Quando ero con Zach mi dimenticavo di tutto.

E quella flebile illusione, anche se durava poco, mi permetteva di diminuire il senso di colpa che si ostinava a tormentare il mio cuore, innamorato del mio nemico di sangue.

Perché si, il senso di colpa non scompariva mai.

Soltanto, che l’amore per Zach era più forte e lo sovrastava. Soltanto grazie a quello riuscivo ad andare avanti senza cadere a pezzi.

Per la questione di Amy e Ryan...chi mi impediva di andare a chiedere spiegazioni al diretto interessato?

Ovviamente, la mia vena suicida non mancava mai. Da dove venisse la strana voglia di parlare con quel losco individuo ossigenato, non lo sapevo nemmeno io.

Ma lo facevo per Amy. E quella era una motivazione più che sufficiente.
 
 

  << Si può sapere a te, che cazzo te ne frega? >>

Uno: maleducazione ai massimi livelli.
Due: galanteria sotto i piedi.
Tre: arroganza innata.

Quello era Ryan Cooper.

Ok. Mantieni la calma, Rebecca. Non commettere un omicidio proprio ora. È per Amy. Per Amy capito?

Era stato un caso averlo incrociato all’uscita di scuola, mentre si dirigeva verso la sua auto. Io non mi ero lasciata sfuggire l’occasione, e l’avevo raggiunto. E quello era stato il risultato.

Cooper era sempre intrattabile, ma era bastato nominare Amy, che il suo umore era drasticamente peggiorato.

  << E adesso levati dalle palle >> continuò il biondo con il suo solito  linguaggio scurrile   << Non voglio subirmi di nuovo la gelosia morbosa di Zach. Ci tengo alla testa io >>

  << Stiamo solo parlando. Non ha motivo per decapitarti >> ribattei io, facendo spallucce, e portandomi le braccia dietro la schiena.

Mi gelò con lo sguardo  << Non c’è niente di cui parlare >>

  << Amy per te è “niente”? >>

Dalla sua espressione, dedussi che il suo umore stava peggiorando a vista d’occhio.

  << Te lo ripeto >> disse, con fare omicida  << Non. Sono. Cazzi. Che. Ti. Riguardano >> scandì bene le sillabe, come fossi una minorata mentale.

  << Se centra Amy, non è vero che non mi riguarda >> insistetti.

Dove trovassi tutta quella spavalderia nel fronteggiarlo era un mistero bello e buono.

  << È proprio questo il punto >> disse lui a denti stretti  << Quella non centra nulla. Se ti ha rivelato che in passato ce la intendevamo, ora ci penso io a dissipare i tuoi inutili dubbi >>

Detto questo, mi prese per le spalle, e mi strattonò con una tale forza che i cadde la borsa per terra.

Cercai di rimanere calma ed impassibile, ma il martellare del mio cuore impaurito mi tradì.   << Ecco, adesso si che potrebbe decapitarti... >> mugolai.

Lui mi ignorò  << Stammi bene a sentire >> tuonò  << In quel periodo avevo perso un po’ la testa, e lei si è rivelata essere una distrazione più che appagante >> un ghigno malefico si estese sul suo viso  << È tutto qui. Appena ne ebbi abbastanza, la scaricai >>

Certo, era quello che mi aveva detto anche Amy più o meno, ma il modo in cui lo descrisse lui, mi fece ribollire il sangue dalla rabbia.

“Mi si spezzò letteralmente il cuore, Becky...”

  << Come puoi parlare in questo modo?! >> urlai irata  << Amy ti amava veramente! Ti ha dedicato tutta se stessa! >>

Gli aveva persino donato il suo sangue, e lui la ripagava in quel modo?!

  << La stupida è stata lei a fidarsi di me, nonostante sapesse più che bene quello che ero, quello che sono >>

Mi lasciò andare, e la rabbia crescente mi scosse il corpo con dei leggeri tremiti. Strinsi le mani a pugni. Era proprio uno stronzo! Un bastardo di prima categoria!

  << Adesso che ho chiarito i tuoi dubbi, vattene e non farti più vedere >> continuò Ryan  << Amelia è sempre stata un passatempo, capito? >>

  << Questo non è del tutto vero, o sbaglio? >>

L’incantevole voce di Zach si intromise nella scena. Ci raggiunse camminando con tranquillità, lo sguardo fiero, ed un ghigno sul volto. In pochi passi, mi affiancò.

  << Che diavolo vuoi anche tu? >> sbottò Ryan.

  << Non essere timido, Ryanuccio! >>  Zach non perse il sorriso malefico  << Me l’hai detto tu stesso che quella ragazza ti piaceva sul serio, o no? >>

Io sgranai gli occhi. Stava dicendo sul serio?

Ryan scoprì i denti  << Chiudi quella fogna >> lo minacciò.

  << Non ti scaldare. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Lo sappiamo che ti comporti così soltanto perché Adam ti ha minacciato >>

Il mio ritmo cardiaco accelerò. Adam? Il loro compagno? Aveva minacciato Ryan?

  << Che vuol dire? >> chiesi.

  << Niente >> ringhiò Ryan  << A Zach piace dare aria a quella boccaccia che si ritrova >>

  << Ma questa boccaccia dice la verità >> Forse era solo una mia impressione, ma sembrava che Zach si stesse divertendo un mondo a stuzzicare Ryan.

  << Gli altri avevano notato che non partecipavi più alle cacce, e che passavi tutto il tuo tempo con la Sound... >> continuò  << E Adam ti rivelò che la considerava una preda succulenta anche lui, no? >>

Guardai Ryan allibita.

  << Te lo dico sinceramente >>  il sorriso di Zach si raddolcì un poco  << Adam l’ha fatto solamente per stuzzicarti. Non gli interessava Sound. Ma solo la reazione che avresti avuto tu. E devo dirti che non ci hai delusi. Hai tagliato immediatamente i ponti con quella ragazza, pur continuando a tenerla d’occhio per paura che Adam potesse farle qualcosa... >>

Zach fece un cenno con la mano verso di lui  << Tanto di cappello. Devi tenerci proprio tanto >>

Fissavo allibita Ryan.  Ancora stentavo a credere a quello che Zach aveva detto.

Il biondo giaceva in uno stato di rigidezza assoluta. Le mani serrate a pugni, lo sguardo sprezzante fisso su Zach. Serrò le labbra, e sembrava sul punto si scannare Zach da un momento all’altro.

Ma poi, sorprendentemente, si rilassò, e chiuse gli occhi, per poi riaprirli con estrema lentezza.   << Che tu abbia spifferato tutto, razza di pettegolo dei miei stivali, non cambia le cose >> disse, con voce atona.

Io non riuscivo ancora a crederci. Provai a dire qualcosa, ma non mi veniva in mente nulla. Mi rimangiai le miriadi di offese che gli avevo scagliato mentalmente. Non se le meritava, al contrario di come credevo.

Aveva lasciato Amy...per il suo bene. Non credevo fosse il tipo da fare cose del genere.

Ryan mi guardò, per poi rivolgersi nuovamente a Zach  << Attento alla tua tresca, invece di pensare ai cavoli miei  >> disse   << Se gli altri la scoprono, andrà a finire proprio come me e Amelia >>

Cacciò di tasca un pacchetto di sigarette e se ne portò una alla bocca  << Adam sembra divertirsi a fare lo stronzo >> concluse accendendola, ed inspirando una grande boccata.

Zach annuì con estrema lentezza, e contrasse la mascella   << Lo so >> disse a denti stretti.

Ok, la mia stima verso Ryan Cooper stava salendo a dismisura. Cosa che non avrei mai pensato potesse succedere.

  << Bene >> detto questo, Ryan fece per andarsene, ma Zach lo trattenne.

  << Ah, no, aspetta >> lo richiamò  << Non è ancora il momento di filartela! >>

Ryan lo squadrò  << Che vuoi ancora? >>

Zach gli rivolse un sorriso diabolico, e indicò dietro di se, verso l’entrata scolastica.   << Piaciuto lo spettacolo, Sound? >> chiese, senza voltarsi nemmeno.

Sobbalzai dallo stupore.

Guardai nel punto indicato da Zach, e vidi con sorpresa assoluta, la figura di Amy uscire dal suo nascondiglio. Pareva tranquilla ed impassibile.

Se io ero estrefatta, a Ryan stava per venire un attacco di cuore.Gli occhi azzurri sgranati, la bocca semi aperta, tanto che la sigaretta fuoriuscì dalle sue labbra sottili, e cadde a terra.

Ryan fissava Amy come fosse un fantasma.

Scollai le spalle, sospirando senza farmi sentire. Poveretto, la sua copertura da gran figo impassibile, era andata i mille pezzi.

  << In effetti si >> rispose Amy avvicinandosi  << Quindi era questo il tuo piano Hudson. Sei davvero diabolico quando ti ci metti >>

Lui sogghignò  << Grazie >>

Sorrisi flebilmente. Ebbi tutta l’impressione che quei due sarebbero diventati grandi amici.

   << Brutto stronzo infame! >> sbottò Ryan indicando Zach  << Che cos’è questa pagliacciata?! >>

Zach fece spallucce, a mò di “sono innocente”.  << Era da un po’ che Rebecca mi stressava con il suo “Peace e Love” nei vostri confronti >> si giustificò, ed io mi feci rossa come un peperone  << Ho pensato che questa fosse una buona occasione per metterla a tacere una volta per tutte >> nel completare la frase, si era votato verso di me, e mi aveva strizzato l’occhio.

  << Ma grazie >> mi finsi seccata.

  << Mi ero insospettita del fatto che Becky tardasse così tanto ad arrivare >> aggiunse poi Amy, scostandosi una ciocca di capelli mogano dal viso  << E poi ho incrociato Hudson, che mi ha detto di seguirlo, perché mi avrebbe rivelato una cosa interessante >>

Ryan era rosso dalla rabbia per essere stato soggiogato in quel modo. Ci stavo mettendo tutta la mia concentrazione per non scoppiare a ridergli in faccia.

  << Quindi? >> Zach incalzò Amy  << Che ne dici? >>

Amy stette in silenzio per un po’, spostò il peso da una gamba all’altra, e poi fissò gli occhi in quegli di Ryan.   << Tu... >> cominciò  << Sei soltanto un emerito coglione! >>

Al diavolo la sua apparente tranquillità di prima. Tutto mi sarei aspettata, tranne quella frase così scurrile.

Pensavo che avrei assistito ad una di quella scene strappalacrime  dei film, dove i due innamorati che finalmente si ritrovavano, si buttavano l’uno nelle braccia dell’altro.

Ma dovevo immaginarmi che ne Amy ne Ryan erano il tipo da fare cose del genere.

  << Ma cosa pensavi?! >> continuò a sbraitare Amy   << Credi forse che io sia una principessina da salvare? O che forse non sia capace di difendermi?! >>

  << Sta zitta >> mugolò Ryan a denti stretti. Sembrava sul punto di esplodere come un vulcano.

  << Oppure cosa?! >> continuò a strillare Amy, ma questa volta, delle lacrime di rabbia le debordarono dagli occhi   << Pensavi forse che il nostro amore non valesse abbastanza da poter rischiare?! >>

  << Non piangere!! >> urlò sopra di lei Ryan.

In un attimo, sparì dal mio campo visivo, e lo ritrovai avvinghiato ad Amy.

Con una mano dietro al sua nuca, e l’altra dietro la schiena, l’aveva attirata a se, e la stava baciando con una passione che non avevo mai visto prima.

In un primo momento, Amy provò a respingerlo, ma la passione ed il desiderio che Ryan stava riversando su di lei, avrebbe disarmato chiunque.
La ragazza gli circondò il collo con le braccia, avvinghiandosi a lui.

  << Tzè, ci voleva così tanto per rimettere le cose a posto? >> sbottò Zach, fingendosi seccato  << Hanno fatto i preziosi per tutto questo tempo... >>

Forse era giusto lascargli la giusta privacy, ma non riuscivo a distogliere gli occhi da loro.

I loro corpi si incastonavano alla perfezione, quasi da sembrare uno solo, come se fossero stati creati l’uno per l’altro.  Di quel bacio così appassionato, io ero solo una spettatrice, ma il ritmo cardiaco accelerò ugualmente.

  << Non incantarti >> Zach mi cinse le spalle con un braccio e si avvicinò al mio viso, solleticandomi le guance con il suo respiro  << Noi siamo mille volte meglio di loro >>

Risi, e lo baciai anchio con trasporto.

Ero felicissima. Per noi. Per Amy. Persino per quello scorbutico di Ryan. E anche del fatto che il mio intuito femminile non fosse così pessimo.
Quando ci staccammo, tornai a guardare Amy e Ryan.

Li trovai abbracciati. Amy si era raggomitolata nel suo petto, forse per nascondere le lacrime.  << Non credere che tu sia già perdonato... >> mugolava lei.

E Ryan...beh, era la prima volta che lo vedevo sorridere. E che sorriso. Un sorriso che veniva dal cuore.

Era bellissimo.

Tutto era perfetto, fin quando non sentimmo una risata cristallina, simile ad un acuto trillare di campanelle. Sembrava la risata di una bambina.

Quando capimmo da che direzione provenisse quella voce, sgranai gli occhi nel vedere a chi appartenesse. 

Ci misi meno di un secondo per riconoscerla.

Era Misa Albam.
 

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Capitolo 21
*** "Brava Ragazza" ***


Salve a tutti! ^---^
Ecco postato il capitolo 21! :D 
Non ne sono pienamente soddisfatta, e l'ho modificato diverse volte perchè non mi convinceva mai, e questo è il risultato migliore che ne è uscito... ^^'' Spero sia di vostro gradimento!
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di Misa! Non l'ho fatta acida, perchè c'è già Lilith a rompere le scatole xD
Detto questo, vi lascio al capitolo! :)
A prestoooo
Yuki!

                                          "Brava Ragazza"




Misa Albam era comodamente seduta sul tettuccio della Volvo grigia di Ryan, ciondolando le gambe come una bambina divertita.

I capelli corti e castani, raccolti in due codine sbarazzine, svolazzavano al vento, e i vispi occhi color palude erano puntati in nostra direzione.

Indossava una maglia larga e scollata color avorio, e degli attillati pantaloni neri, che mettevano ancora più in risalto le sue gambe magrissime.

Difficile dire quando fosse arrivata, e da quanto tempo fosse li. Io perlomeno, non mi ero accorta di nulla.

E, a giudicare dalle espressioni dipinte sui volti di Zach e Ryan, nemmeno loro si erano resi conto della sua presenza prima di quel momento.

Vidi Amy portare una mano sulla sua pistola, senza però estrarla. Io mi limitavo ad osservarla circospetta.

Lei pareva tranquilla a rilassata. Inclinò di lato la testa con fare curioso, e le labbra, simili ad un bocciolo di rosa, si piegarono in un sorriso  << Proprio bello l’amore, eh? >> disse, ma sembrava che stesse cantando.

Poi, le sue sopracciglia chiare e sottili si incurvarono in una linea di disappunto   << Zach! Ryan! >> esclamò  << Siete cattivi! Perché non mi avete detto che vi siete fidanzati? >>

Sembrava davvero una bambina, e non solo per la sua corporatura piccola ed esile. Non dimostrava affatto i suoi sedici anni.

Il suo sguardo altalenava tra Amy e me. Ma non vi scorsi la minima briciola di rabbia o disprezzo. Sembrava veramente solo...curiosa.

  << Misa...! >> sbuffò Zach, scrollando le spalle.

  << Che diavolo sei venuta a fare? >> sbottò Ryan.

I loro toni erano calmi, ma i loro corpi erano in uno stato di innaturale rigidezza. Amy intanto, mi aveva affiancata.

  << Quanto sei noioso! >> sbuffò lei, riferendosi a Ryan. Scese dal tettuccio dell’auto con infinita grazia, atterrando con precisione, tanto che mi chiesi se non fosse dotata di ali   << Da brava ragazza, sono solo venuta a fare la loro conoscenza! >>

Vedendo che si dirigeva in nostra direzione, saltellando come un elfo, mi irrigidii come un manico di scopa.

Amy invece, rafforzò la presa sulla pistola. Allo stesso tempo, Zach e Ryan ci accerchiarono.

Misa si fermò a qualche passo da noi, e rivolse lo sguardo ad Amy, la più vicina.

  << Amelia Sound. >> cominciò sorridendo  << Sedici anni, nata il ventisette ottobre, segno scorpione. Altezza: 1.67. Peso: 56 kg. Padre: agente immobiliare. Madre: impiegata. La tua media scolastica è dell’8.45 >>

Quando Zach mi aveva parlato della straordinaria capacità mnemonica di Misa Albam, non vi avevo dato troppa importanza.

Ma vederla dal vivo, era davvero sorprendente.

Amy arrossì da capo a piedi, ma prima che potesse ribattere qualcosa, Misa aveva già spostato l’attenzione su di me, riprendendo a parlare:  << Rebecca Jane Callaway. Sedici anni, nata il cinque maggio, Toro. Altezza: 1.65. Peso... >>

Le tappai la bocca senza pensarci due volte   << Tralasciamo questi dettagli! >> esclamai paonazza.

Non sapevo come facesse ad avere tante informazioni su di noi, ma per certo sapevo che fossero giuste. Quindi, non volevo si sapesse in giro che fossi una falsa magra.

Lei mi sorrise, e continuò a parlare divertita   << Padre: agente assicurativo, o così fa credere. Madre: deceduta. La tua media scolastica è del 7.11. Un po’ scarsina, eh >> commentò infine.

Ci rivolse un’ultima occhiata, poi gli occhi si illuminarono << Ah, e fate parte del Red Shield! >>  aggiunse, come se niente fosse. Quasi non sapesse che fossimo nemici giurati.

Quella ragazza era un vero e proprio database!

Zach corrucciò la fronte  << Da quanto tempo ci pedini? >> le chiese gelido   << Dovevi saperlo già da un bel po’ se hai avuto il tempo di informarti così dettagliatamente... >>

  << Non arrabbiarti! >> Misa congiunse le mani, cacciando la lingua   << Ma era fin troppo evidente che ci fosse qualcosa sotto, soprattutto tu Zach! Esci di casa “normale”, e torni col sorriso stampato in faccia come un ebete. Sembri una scolaretta alla sua prima cotta! >>

Zach divenne paonazzo dalla vergogna, e noi tutti ridemmo.

Il mio cuore galoppò frenetico dalla gioia. Davvero gli facevo quell’effetto?

  << Brutta strega! >> esclamò cercando di acciuffarla, ma lei lo schivò rapida come una lepre.

Con la coda dell’occhio, notai Amy rimettere la pistola a posto, pur continuando ad avere uno sguardo attento.

  << Però sono stata molto brava >>  aggiunse, senza perdere il suo innato buonumore << Non ho detto niente agli altri! >>

Zach si irrigidì e Ryan sbuffò rumorosamente   << Almeno fai qualcosa di buono a volte... >>

Misa continuava a sorridere  << Ho indagato da sola! Mi sentivo una vera detective >> Guardò i suoi due compagni   << Sono stata brava vero? Vero? >>

Non potevo evitare di notare quante volte fino a quel momento, avesse ripetuto in continuazione l’aggettivo “brava”; come se volesse auto convincersi, e allo stesso tempo, convincere  noi, che lo fosse.

Ero letteralmente disarmata dalla sua semplicità ed ingenuità, tanto che cominciò a venirmi il sospetto che stesse solo fingendo di esserci tanto amica.

Non dovevo scordarmi che lei era una Chimero.

La stessa cosa sembrava pensare Amy, che  non smetteva nemmeno per un secondo di squadrarla da capo a piedi, con gli occhi di un predatore.

  << Gli altri dove sono? >> le chiese Zach.

Misa gli rivolse un sorriso dolce  << Adam e Lilith sono già tornati a casa. Ci aspetta anche Alyssa. Ah! Noi andiamo a caccia! Kelly ha fame e mi sta uccidendo! È colpa tua Zach, che non ci hai lasciati cacciare fino ad ora! >>

Mi si gelò il sangue nelle vene. L’aveva detto come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo. Capii solo successivamente che “Kelly” doveva essere il nome che usava per riferirsi alla sua Chimera.

Ma cos’era, una moda quello di dare un nome a quelle cose?!

In quel momento, Amy cacciò definitivamente la pistola, e la puntò alla testa di Misa. Fu così veloce che nessuno ebbe il tempo di muoversi.

  << Costernata >> disse Amy impassibile  << Ma in quanto membro dello Scudo Rosso, non posso proprio lasciarti andare. Soprattutto se il tuo scopo è quello di cibarti >>

Ricordavo fin troppo bene cosa mi dissero Amy e gli altri qualche tempo prima: Non erano autorizzati a cacciarli in quanto non avevano tra le mani prove evidenti delle loro “battute di caccia”.

E quella di Misa, era una confessione bella e buona. Ma cos’era, stupida?!

Lei d’altro canto, rimase tranquilla e composta. Non sembrava nemmeno adirata. Piegò la testa, e alzò un sopracciglio, come se non avesse chiaro il contesto in cui si trovava.

  << Non ti conviene >> le disse, ma non suonava come una minaccia. Sembrava un amichevole consiglio  << Sai bene che non avresti possibilità, non mi sembri una stupida >>

Il suo tono di voce era pacato e tranquillo. Ma il suo sguardo, che all’improvviso si era affilato, mi fece venire i brividi.

  << Ehi >>  la voce roca e minacciosa di Ryan costrinse Misa a spostare l’attenzione su di lui.  << Non permetterti >>  la minacciò, come suo solito.

  << Che ho detto? >> si difese, imbronciandosi come una bambina. << Tanto anche senza una lettera scritta, lo sanno che cacciamo le persone no? >>

  << Non posso lasciarti andare >> ripeté Amy, e mi chiesi dove la tirava fuori tutta quella pazienza e autocontrollo infinito. Dovevo prendere esempio da lei se volevo combinare qualcosa in futuro.   << Se insisti, dovrò ricorrere alla forza per fartelo capire >> continuò diretta la mia amica.

Misa tornò a guardare lei e sospirò seccata   << Anch’io dovrò fare lo stesso, allora >>

In attimo sparì, ed Amy fu scaraventata a terra. Cadde in avanti, sbattendo la testa sull’asfalto, e la pistola rotolò lontano dal suo corpo tramortito.

La figura di Misa giaceva a qualche metro da dove fosse prima, con la gamba sinistra ancora leggermente alzata, con la quale aveva sferrato un calcio ben assestato alla schiena di Amy.

Appena mi resi conto di quello che era appena successo, la rabbia si impossessò di me.   << Amy!! >> gridai correndo in sua direzione.

Una folata di vento di scompigliò i capelli. Capii solo dopo che Ryan mi aveva sorpassata velocemente, ed era chino sul corpo inerme di Amy.
La prese e a fece distendere supina sulle sue gambe. Aveva perso i sensi.

Avvicinandomi a loro, notai che del sangue  colava copioso dalla sua fronte.   << D-dobbiamo portarla in ospedale… >> balbettai impaurita  << Servono dei p-punti… >>

Ryan mi ignorò, e puntò lo sguardo assassino su Misa, dietro di noi, che nel frattempo era stata immobilizzata dalla stretta infallibile di Zach, anche lui visibilmente incazzato  << Vattene di qui adesso, se non vuoi che ti ammazzi seduta stante >> ringhiò il biondo,  fuori di se.  << E giuro che lo faccio >>

Quella non era una minaccia. Ma una sicura previsione di quello che sarebbe successo se non avesse eseguito subito il suo “consiglio”.

Lei non sembrava ne impaurita, tanto meno agitata   << Non l’ho mica uccisa >> si difese, ed ero sicura che avrebbe persino fatto spallucce se non fosse stata immobilizzata da Zach  << L’ho solo tramortita in modo che ci lasciasse andare a cacciare. Sono stata brava no? >>

La rabbia che mi possedeva salì ai massimi livelli, e non ci vidi più.

Come poteva ancora definirsi brava?!

Afferrai con uno scatto la mia borsa, ancora a terra, e ne cacciai il pugnale che Kyle mi aveva donato, e che ormai portavo sempre con me.
Lo estrassi buttando la custodia per terra, ma invece di puntarlo contro la Chimero, mi ferii il palmo della mano, facendo in si che il mio sangue gocciolasse copioso a terra.

Sopportando il dolore acuto, infine puntai il palmo insanguinato in sua direzione. Non c’era altro che potessi fare.

Quella era l’arma più potente che possedevo. Che solo io possedevo.

Gli occhi verdi di Misa si spalancarono.

L’espressione di Zach tradì che era sconvolto.

La ferita si era già rimarginata, ma il sangue con cui la mia mano era macchiata, li intimoriva ugualmente. Mi doleva il cuore fare quell’effetto agghiacciante anche a lui, ma ero accecata dalla rabbia.

  << Vattene >> le dissi, e mi stupii io stessa della mia voce agghiacciante.

Misa deglutì e si liberò lesta dalla presa di Zach, alzando le mani, come fosse stata colta in fragrante   << Aah…Il veleno, il veleno… >> farfugliò arretrando  << Fai paura, sorella… >>

Non ero mai stata contenta del fatto di avere così tante anomalie, e che il mio sangue fosse in qualche modo un veleno. Ma vedere che effetto avevo fatto a quella ragazzina impertinente, mi fece misteriosamente sentire fiera di me stessa.

Che andasse a cibarsi insieme agli altri, purtroppo era una cosa che non potevo impedire. Sia per forza fisica, sia perché era inevitabile. Anche Zach presto ne avrebbe avuto bisogno.

Inoltre, in quel momento, la cosa che più mi premeva era occuparmi di Amy e della sua salute.

Misa ci diede le spalle, e con passo felpato si allontanò.

  << Inoltre… >> dissi, rivolta a lei  << Per me, tu non sei affatto una “brava ragazza” >>
Poteva anche aver passato le esperienze più traumatiche di questo mondo, ma non aveva il diritto di prendersela con persone a me care.

La vidi sussultare, come se quello che avessi detto fosse stato il peggiore degli insulti. Si voltò leggermente, e mi rivolse uno sguardo tormentato, in cui lessi pura disperazione.

Sembrava una bambina sul punto di piangere,  ma non provai nessuna compassione per lei. La rabbia non era affatto sparita. Anzi, agitava ancora il mio corpo con leggeri spasmi.

In un lampo, la sua aggraziata figura sparì e Zach mi si avvicinò.

  << Attento >> lo avvertii, riferendomi alla mano ancora insanguinata.

Lui fece come detto, e mi si distanziò. Io, svelta presi un fazzoletto in cui mi avvolsi la mano, e riposi distrattamente il pugnale in borsa, tornando da Ryan ed Amy.

Quello che vidi, mi fece sobbalzare. Dallo stupore, e da qualcos’altro.

Ryan, aveva leccato il sangue dalla fronte Amy e la ferita aveva smesso di sanguinare. Si era pultio la bocca con la manica della camicia.

  << Il nostro… “veleno” tampona momentaneamente la ferita, ma non è dotata delle tue stesse capacità rigenerative. Dobbiamo curarla in fretta >> disse Zach, studiando Amy  << Ha un trauma cranico, ma non dovrebbe essere molto grave >> fissò lo sguardo su Ryan  << Portiamola a casa. Se gli altri vanno a caccia, ci saremo solo noi, e non avremo problemi >>

Ryan annuì in modo quasi impercettibile, e si caricò Amy sulle spalle con una rapidità impressionante  << Andiamo a piedi, facciamo prima >>

Sembrava una frase estremamente contraddittoria ed assurda, ma era la pura verità.

Zach annuì, e senza chiedermi nulla, mi caricò in spalla a sua volta.   << Reggiti bene. Stavolta non ci andrò leggero >> mi avvertì senza guardarmi.

Io annuii,e gli circondai il collo con le braccia, stringendolo a me.

Poi, ci fu solo il vento freddo e pungente che mi assalì il viso.

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Capitolo 22
*** Precipizio ***


Ed eccomi qui! Scusate per il ritardo! ^^'' 
Purtroppo, parte di questa storia era già pronta, e quindi ero veloce a postare. Adesso che devo scrivere i capitoli dall'inizio sono più lenta. >.<''
Detto questo, spero che questo capitolo vi piaccia, anche se scritto un pò di fretta! Se trovate degli errori, o vi sembra fatto male, cercate di capirmi!
Aspetto le vostre recensioni :)
A presto con un nuovo capitolo! <3
Yuki!

                                                   Precipizio 




La prima volta che entrai in quella casa, non mi ero resa conto di quanto fosse grande. E poichè era vuota, lo sembrava ancora di più. Com’era prevedibile, non c’era nessuno se non noi.

Quando arrivammo, accadde tutto molto in fretta. Amy non aveva ancora riaperto gli occhi, e la ferita sulla fronte aveva ripreso a sanguinare.

Ryan era il più impaziente tra di noi, e mi sembrava di scorgere nell’aria, l’ansia che trasmetteva.

Invece di dirigersi vero la massiccia scalinata , imboccammo un corridoio all’immediata destra. Sorpassammo velocemente diverse stanze, per poi ritrovarci in quella che sembrava un’infermeria.

Pareti bianche, una sola finestra dalle tendine giallo canarino, e due letti singoli, distanziati da un’ampia scrivania. Un lavandino e una vetrata contenente libri, confezioni e barattoli di non so cosa.

  << Sdraiala qui >>

Era la voce di Zach, che indicava a Ryan un letto a piazza singola, rivestito di un candido lenzuolo bianco panna. Il biondo obbedì in silenzio, e distese con delicatezza l’esile corpo di Amy.

  << Ok, ci vuole una bacinella d’acqua, pinzette, cotone, disinfettante e cerotti...Ryan ce li abbiamo? Non siamo proprio i tipi a cui servono... >>

Senza nemmeno rispondergli, Ryan si dileguò in un secondo.

Io non aveva ancora spiccicato parola. Il mio stato d‘animo? Il panico più totale.

Zach mi rivolse un’occhiata di traverso, mentre con un panno che aveva preso da un cassetto della grande scrivania, stava tamponando la fronte insanguinata ad Amy.  << Starà bene >> mi rassicurò  << Non è grave >>

Deglutii  << Non era meglio portarla in ospedale? >>

  << E farlo sapere a tutto il Red Shield? >> inarcò un sopracciglio  << Meglio di no. Forse non lo sai, ma alcuni loro agenti sono anche dei medici che lavorano li. Per controllare se magari qualche paziente che viene trasportato in ospedale, è reduce di un “nostro incontro”... >>

Non mi stupii di quell’affermazione. Probabilmente, anche Julia faceva parte di quelle persone.

Eppure, se in quel momento, avessero potuto vedere come Zach si stava impegnando per curare Amy, sicuramente avrebbero cambiato idea su di lui.

In quel momento tornò Ryan con una bacinella d’acqua in mano, e dei panni bianchi.

  << Stronzate come disinfettante e cerotti non ce li abbiamo >> disse secco  << Quindi vedi di poterne fare a meno >>

Zach annuì senza guardarlo, inzuppò un panno nell’acqua, e pulì con maggior precisione la ferita di Amy.

  << Ma tu stai bene? >>  gli chiese Ryan   << Sei bianco come un cencio >>

  << Sono stato peggio >> lo disse, ma sembrava un fantasma.

Capii che si riferiva al fatto che era diverso tempo che non...si cibava. Ed immaginavo che il sangue di Amy non gli rendesse più facile l’operazione.

Mi avvicinai a loro, ma non feci nulla. Non volevo intralciarli.

Ryan fece finta di credergli  << Sembri sicuro di te >>  gli disse, riferendosi alla dimestichezza con cui si adoperava per curare Amy.

Era una cosa che avevo notato anchio.

Lui fece spallucce, concentrato sulla ferita   << Semplicemente, mi interesso alla medicina. Lo sai no? >>

Ricordai i libri di anatomia umana che avevo visto di sfuggita nella stanza in cui mi aveva portata la prima volta, e mi stupii.

Zach, un Chimero...che vuole fare il medico?

Poi mi guardai intorno   << Questa stanza... >> dissi  << Sembra un’infermeria... >>

  << In un certo senso lo è >> mi rispose Zach, che intanto stava posizionando una benda sulla fronte di Amy, con una delicatezza disarmante  << È la stanza che usiamo quando qualcuno di noi sta male >>

Mi stupii non poco di quella risposta.

Julia aveva detto che i Chimeri non potevano morire per causa naturali, e che erano immuni alle comuni malattie. Per cosa mai sarebbero dovuti star male?

  << Male...? >> ripetei, e mi sentii una stupida.

Ryan mi rispose senza guardarmi   << Reazioni di rigetto >> disse secco  << Contro la Chimera >> specificò poi   << Eravamo umani. Tollerare un altro essere dentro di noi non è come bere un bicchier d’acqua, al contrario di quello che ti fanno credere >>

Il mio cuore accelerò i battiti. Quella era una cosa che non mi aspettavo affatto.

Guardai il letto in cui ora giaceva Amy e vi immaginai il mio Zach in preda a queste reazioni di rigetto, che non sapevo bene  in cosa consistessero, e non volevo nemmeno saperlo.

Mi si strinse il cuore.

Nulla lasci a pensare che perché tempo fa si era stabilizzata, la situazione non possa degenerare…

Le parole che David aveva pronunciato tanto tempo prima, mi tornarono alla mente, senza saperne nemmeno io il motivo.

Si riferiva a me senza ombra di dubbio. Io mi ero stabilizzata? Da cosa? Possibile che anche io avessi sofferto di problemi simili in passato?
Possibile che...

  << Fatto >>  la voce vittoriosa e sicura di Zach mi fece tornare alla realtà.

Mi voltai nella loro direzione.

Sulla fronte di Amy vi era una benda di una precisione quasi maniacale. Il sangue era scomparso, presente solo nell’acqua scura della bacinella, con cui avevano tamponato la ferita.

Lei appariva tranquilla. Respirava regolarmente. Anche Ryan si rilassò, scrollando le spalle.

Tirai giù un sospiro di sollievo e andai ad abbracciare Zach.  << Grazie >> gli sussurrai.

Sorrise, pur rimanendo composto  << Ryan mi avrebbe sicuramente ucciso se non l’avessi curata, quindi... >>

Non dissi nulla, e lo abbracciai più forte, ma sapevo bene che se l’aveva curata, non era stato semplicemente per paura di quello che altrimenti gli avrebbe fatto Ryan.

L’aveva aiutata perché voleva aiutarla.

Poi, lo sentii irrigidirsi, e mi allontanai da lui per guardarlo in volto.   << Scusa... >> mugolò, scansandomi  << Devo uscire da qui... adesso >>

Lo guardai precipitarsi fuori dalla stanza come un’ebete.

Feci qualche passo, intenzionata a seguirlo, ma mi bloccai. Riflettei qualche istante con lo sguardo perso.
Poi, capii.

Vi erano ancora residui di sangue. La stanza era impregnata di quell’odore metallico che li rendeva schiavi della crudele natura della loro Chimera.

Mi adoperai a raccogliere di panni macchiati di rosso ancora parsi sul pavimento, e svuotai il contenuto della bacinella nel lavandino.

Guardai Ryan, seduto ai piedi del letto, lo sguardo su Amy.    << A te... >> bisbigliai  << Non da fastidio? >> Mi riferivo al sangue.

Lui mi degnò di una risposta senza distogliere gli occhi da Amy: << Non ci sto facendo nemmeno caso >>

Annuii. Era più che ovvio. La cosa più importante in quel momento, per lui era Amy. Senza rendermene conto, mi ritrovai a sorridere. Chi se lo sarebbe aspettato da lui?

Una volta lavati –per così dire- i panni macchiati, feci per andare da Zach, ma mi bloccai nuovamente. Quella casa era un labirinto, dove sarei andata a cercarlo?

  << Sai dove può essere andato Zach? >> chiesi a Ryan.

Lui fece spallucce, ovviamente, senza guardami  << Prova in terrazzo >>

Stavo per ringraziarlo, quando la mia attenzione fu catturata da Amy che apriva le palpebre.

Ryan scattò in piedi e le si avvicinò.

  << Amy?! >> la chiamai speranzosa.

Lei alternò gli occhi da me a Ryan, poi li sgranò, e scattò a sedere di botto  << Cazzo! >> esclamò. Immediatamente dopo, si premette una mano alla fronte, in prossimità della benda  << Ahi >> si lamentò.

  << Hai preso una bella botta, sta un po’ ferma >> la riprese Ryan.

Apparentemente sembrava scocciato, ma guardando nel profondo, era fin troppo evidente la sua contentezza.

Lei lo guardò con aria interrogativa  << Ryan? >> chiamò, poi guardò me  << Ah, Becky... >> infine si irrigidì  << Quella stronza! >>. Sicuramente si riferiva a Misa.

  << Calmati, Amy >> cercai di rassicurarla.

  << Mi ha...ci ha fregato! >> tuonò lei  << La uccido >> sentenziò  << Giuro che la prossima volta che la vedo... >>

  << Calmati... >> le ripetei, prendendole le spalle.

  << Come puoi chiedermi di stare calma?! Stanno andando a fare fuori un’altra persona! >> mi ricordò.

Strinsi i pugni  << Lo so, maledizione! >> sbottai.

Cosa credeva, che non ci avessi pensato? Che non sapessi che in tutto quel tempo, una persona stava  morendo dissanguata? Strinsi ancora più forte i pugni e le nocche diventarono bianche.

Un’altra persona da avere sulla coscienza...

Il fatto che amassi Zach non significava nulla.

Non comportava assolutamente il fatto che io accettassi le azioni dei Chimeri, o che mi fossi arresa all’orrenda prospettiva di sacrificare vite umane.

Neppure per sogno.

Eppure, è quello che sembra...

Una voce improvvisa e sconosciuta dentro la mia testa mi fece sobbalzare dallo spavento.

Amare Zach Hudson, significa accettare il fatto che egli uccida...continuò la voce.

No...

Accettare che le persone muoiano per lui...

Non è vero.

Invece è così. Tu stessa lo hai pensato

Mentiva. Non avevo mai fatto una cosa del genere!
 
“Che andasse a cibarsi insieme agli altri, purtroppo era una cosa che non potevo impedire. Sia per forza fisica, sia perché era inevitabile. Anche Zach presto ne avrebbe avuto bisogno”
 
Il mio cuore perse qualche battito. Quello...quello...

Sono stati i tuoi stessi pensieri no?  quella voce crudele non mi abbandonava   Inevitabile. Così l’hai definito. Vuol  dire che non si può impedire. Avanti ammettilo. Ti sei arresa all’idea che le persone muoiano

  << Non è vero! >> urlai.

Mi ritrovai gli sguardi di Ryan ed Amy puntati contro. Mi portai una mano alla bocca, e mi accorsi che stavo tremando.  << Becky? >>  Amy mi guardava allucinata. 

  << Scu..scusate... >> balbettai confusa.

Mi ero immaginata tutto? Era stato così reale...così...orribile.

  << Devo ringraziare Hudson >> disse poi Amy, lanciandomi qualche occhiata di traverso  << Mi ha curata lui no? Anche se non me lo sarei mai aspettato >>

Annuii distratta, guardando il vuoto. Dovevo essermi persa il passaggio in cui Ryan le aveva dato spiegazioni...

Amy scese dal letto, sotto lo sguardo apprensivo e preoccupato di Ryan.

  << Sto bene >> sbottò lei, ma con un sorriso. Poi si fermò.

Sentii una suoneria.

  << Il mio cellulare... >> bisbigliò Amy frugandosi nella tasca dei jeans.

All’improvviso, sentii vibrare anche il mio, dalla tasca dei pantaloni.  Mi incupii. Avevo un brutto presentimento. Io ed Amy ricevevamo telefonate simultaneamente? 

Era mio padre.

  << Rebecca? >> gracchiò dall’altro capo del filo.

  << P-papà...ciao, dimmi... >>

  << Sei con Amelia? >> si affrettò a chiedermi.

Mi scompigliai i capelli  << Si...abbiamo fatto un giro... >> improvvisai.

  << Venite immediatamente alla sede >>  La sua voce era fredda e metallica. Per un attimo mi ricordò quella di David.
Scontato che si riferisse allo Scudo Rosso.

  << Papà, che succede? >> chiesi allarmata.

Silenzio.

  << Papà dannazione! >> sbottai isterica.

  << Hanno attaccato due dei nostri >>

Mi sentii mancare. All’improvviso non sentii più il pavimento sotto i piedi.

Forse non avevo capito bene...

  << C...Come...? >>

  << Erano in quattro... >> continuò lui  << Due dei nostri erano in perlustrazione in zona...e.... >>

Non terminò la frase, ma non serviva. Iniziò a mancarmi l’aria. Il cuore in tumulto.

Quattro....Misa...Adam, Lilith...Alyssa....

Boccheggiai, mentre con la mano tremante, tastai i muro nella disperata ricerca di un appiglio al quale potermi aggrappare per non cadere. Sentivo le gambe molli.

Guardai Amy, con il panico negli occhi, e a giudicare dall’espressione sul suo volto, capii che le era stata riferita la medesima, sconcertante notizia.

La mia mano trovò quella di Zach. Era rientrato nella stanza, ma non me ne ero nemmeno accorta. Lo guardai, ma non lo vidi. La mia mente era vuota.

Mi sentivo in bilico. Sull’orlo di un precipizio, dal quale stavo cadendo, molto, molto lentamente.

La voce nella mia testa tornò a farsi sentire. Ghignava crudelmente.

E adesso che scelta farai, Rebecca?

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Capitolo 23
*** "Prendi La Tua Decisione" ***


Ecco postato anche il capitolo 23! ^-----^
Allora...io questo capitolo lo definisco "buio"...Presenta una Rebecca davvero in crisi, quasi degna di un reparto psichiatrico xD E la voce che sente non le agevola le cose, poveretta! ^^''
Beh, vi lascio al capitolo! Aspetto le vostre recensioni e i vostri commenti, e consigli sulla storia! :)
Continuate a seguirmi! 
A presto :***
Yuki!


                                    "Prendi La Tua Decisione"




Arrivai alla sede dello Scudo Rosso con il cuore in tumulto, lo stomaco sotto sopra, e un martello nella testa. Avevamo lasciato in fretta e furia casa di Zach e Ryan, trovando sulla strada del ritorno, un’agente mandato da David a prelevarci.

Il trambusto che regnava sovrano nella sede, non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che si era creato al ritrovamento del corpo di Melissa, che già avevo trovato terribile.

Quello, era un vero e proprio inferno.

Agenti armati correvano da una parte all’altra, passandoci davanti frettolosi. Altri coordinavano le azioni, tuonando ordini a destra e a manca.

  << Non posso crederci che siano arrivati a questo punto.... >> bisbigliò Amy, al mio fianco, mentre percorrevamo con gran fretta i corridoi stracolmi di agenti.

Io mi premevo le dita sulle tempie, sperando inutilmente che l’emicrania potesse diminuire. Non dovevo farmi annebbiare la mente col dolore. Dovevo restare lucida.

Tutto questo succede perché tu non vuoi adempiere alla tua missione

Quella voce demoniaca che aveva infestato ogni parte della mia mente, mi schernì ancora, e le fitte di dolore si fecero più intense.

Ecco, quello non era certo “restare lucida”. Continuavo ad immaginarmi voci e coscienze, cosa che non doveva accadere.

Chissà fin quando continuerai ad ignorarmi” continuava  “Forse fin quando i morti che ti ritroverai sulla coscienza non diventeranno un peso insostenibile...

Mi schiaffeggiai le guance, e mi concentrai su quello che mi circondava.

Guardai Amy   << Dove ci aspettano? >>

Lei continuava a guardare di fronte a se, visibilmente preoccupata   << Nel settore 7. I laboratori dell’equipe medica... >>

Un brivido mi percosse il corpo. I laboratori medici...i due agenti che erano stati aggrediti...che fossero sopravvissuti? O...

Ci ritrovammo davanti un grande ascensore. Amy premette dei pulsanti ad una tale velocità che non riuscii a seguirla. Quando le porte di aprirono, quello che mi si presentò davanti sembrava un vero e proprio reparto ospedaliero.

Il lungo e grande corridoio che stavamo percorrendo era formato da una serie di porte chiuse, tende bianche, e macchinari di ogni tipo. Vetrate che nascondevano laboratori di ricerca.

Il mio pensiero volò a Zach. Lui che si interessava così tanto di medicina... chissà cos’avrebbe pensato di un laboratorio così sofisticato.

Vergognati. Perfino in questo  momento, quando delle persone sono morte,  pensi a lui. Parlavi di rispetto per la vita? Il tuo dov’è adesso?

Mi ricomposi immediatamente, ed ebbi un capogiro fortissimo. Stavo impazzendo. Non c’era altra spiegazione.

Tornai a guardare dritto davanti a me, e scorsi quella che assomigliava ad una sala d’attesa.

Riconobbi immediatamente anche le persone che la presiedevano.

Susan e Gwen erano sedute alle sedie di pelle nera, con lo sguardo basso. Derek camminava avanti e indietro, con le mani dietro la testa.
Kyle era in piedi, la schiena contro il muro, le mani in tasca. Il suo sguardo era alto, ma fissava il vuoto.

Rabbrividii. Mancava Mark.

Io ed Amy accelerammo il passo simultaneamente, fino a raggiungerli.

Nel vederci, sembrarono rilassarsi almeno un po’.   << Ragazze, mancavate solo voi... >> bisbigliò Susan, con gli occhi lucidi.

  << Cos’ è successo?! >> sbraitò Amy.

Io non avevo ancora ritrovato l’uso della parola.

  << Si tratta di Mark...e suo padre >> disse Derek.

Mi si gelò il sangue.

Mark. Mark era morto?!

Kyle mi si avvicinò  << Il padre di Mark, John Constant è il capo dei tiratori scelti dello Scudo Rosso >> mi spiegò  << Era con Mark in perlustrazione. E... >>

  << Erano loro >> la vocetta di Gwen si aggiunse alla conversazione, farfugliando frasi sconnesse  << Loro...li ho visti andarsene. E c’era anche quella nuova... >> si strinse le spalle esili.

Alyssa, pensai.

Ero loro. Non c’erano dubbi. Erano andati a cacciare, e loro erano stati i loro bersagli. Non poteva trattarsi di una coincidenza. Mi rifiutavo di credere che li avessero aggrediti non sapendo che erano agenti dello Scudo Rosso.

Calò in silenzio per diversi minuti.

Infine, mi decisi a chiedere la cosa che più mi premeva   << Sono...Sono... >> deglutii  << Morti...? >>

Kyle sospirò  << John non ce l’ha fatta >>  disse tristemente << Mark invece... Julia lo sta operando in questo momento >>

Amy si lasciò cadere sulla sedia, visibilmente sconvolta. Io invece, non riuscivo a muovermi.

Questo è solo l’inizio della tua punizione, se non ti decidi a prendere una decisione in fretta” la voce riecheggiò nel mio cervello e mi sentii mancare.

Le forti braccia di Kyle mi circondarono, abbracciandomi calorosamente. Non riuscii ne ad oppormi, ne a scansarlo.

In quel momento, stavo solo cercavo di non impazzire per colpa di quella maledetta voce. Cominciai a piangere. Quale? Quale decisione? Per cosa stavo pagando?

Devi decidere da che parte stare

Non ebbi nemmeno il tempo di rispondermi, che delle porte scorrevoli si aprirono, e Julia e David ne uscirono, con delle tute bianche.

  << Siete rimasti tutti qui... >> osservò la donna, poi guardò Amy e me  << Ben arrivate >>

  << Come sta Mark? >> chiesero Amy, Derek e Susan contemporaneamente.

Julia si sfilò gli occhiali, mentre David sembrava impassibile  << Ha subito ferite gravi al fegato e ai reni, e purtroppo, a contribuire al peggioramento delle sue condizioni, è stata la grande perdita emorragica…ma la cosa più preoccupante è il trauma alla testa, ci sono tracce di edema celebrale... >>

  << Ma si riprenderà vero? >> chiese Gwen con gli occhi lucidi.

  << Abbiamo fermato tutte le emorragie... Dobbiamo solo aspettare che si svegli. Mark  un tipo forte. Ce la farà >>

David sbuffò  << Tanto, quando saprà che suo padre è morto, starà solo peggio... >> affilò lo sguardo di ghiaccio, e ci squadrò tutti. Ebbi un sussulto quando i suoi occhi si posarono su di me.

  << Questa volta, non è come il caso di Melissa Ford. Abbiamo molti testimoni pronti a testimoniare, dichiarando la presenza di Misa Albam, Lilith Wedd, Adam Writtened Alyssa Grey. Sapete cosa significa? >>

Senza aspettare una risposta, continuò a parlare:  << Vuol dire che ci prepariamo ad attaccarli, accusandoli del delitto di John Constant e non vorrei anche di quello di Mark. Una volta mandato il rapporto dell’accaduto al governo, riceveremo senza ombra di dubbio l’autorizzazione per l’attacco >>

Ebbi un mancamento.

Oddio. Volevano attaccarli. Volevano ucciderli.

Guardai di traverso Amy. Era bianca come un cencio.

  << Rebecca >>   David mi chiamò, ed io sussultai.  << Ormai hai abbastanza dimestichezza nell’uso della spada no? È venuto il momento per te, di scendere in prima fila >>

Io guardavo in sua direzione, ma non vedevo nulla.

  << Non sarai sola >> sentii Kyle sussurrarmi.

  << Ma.... >> farfugliai.  << I-io... >>

David assunse un’espressione indispettita  << Cosa? >> tuonò.

Non potevo farcela. Non ci sarei mai riuscita. Come avrei potuto sguainare la spada contro Zach? Perché era questo che si aspettavano che facessi. E Ryan e gli altri? Avrei dovuto ucciderli?

Ucciderli...

Esatto. Dovrai ucciderli. Uno per uno. Sei pronta a farlo? O sei brava solo a parole?

No, basta... Perché non mi lasciava in pace?!

  << Becky è solo confusa >> Amy venne in mio soccorso con fare risoluto, circondandomi le spalle con un braccio  << Non dimentichiamoci che è venuta a conoscenza di tutto solo di recente. Diamole un po’ di tempo. Quando arriverà il momento sarà in splendida forma >>

Sembrava sicura di sé, ma la mano che aveva poggiato sulla mia spalla stava tremando.

Rivolsi ai presenti il sorriso più falso che avessi mai fatto   << S...si...esatto >>

Julia mi rivolse un sorriso comprensivo  << La penso anchio così. Non avere fretta, Rebecca. Se avessi un crollo emotivo adesso, sarebbe solo la fine >>

Un crollo emotivo lo avrei avuto davvero, se continuavo così, e soprattutto se quella voce non si fosse decisa ad abbandonarmi.

Ma questo lo tenni per me, altrimenti stata trasferita direttamente al reparto psichiatrico.

David sbuffò pesantemente, e sorpassandomi, si dileguò.

  << Julia, possiamo vedere Mark? >> chiese poi Susan, spezzando il silenzio che si era creato.

La donna annuì  << Certo. È  privo di coscienza, ma sentirvi secondo me gli farà bene >>

Entrammo nella stanza, e tutto quel bianco quasi mi accecò.

L’unica cosa che dimostrasse che Mark era ancora vivo, erano solo i fastidiosi e continuativi bip del monitor alla sua sinistra. Inerme in quel letto con le sbarre, era attaccato ad un respiratore e gli occhi chiusi davano segno di non volersi più riaprire.

Era quasi irriconoscibile in quello stato.

Ebbi una fitta in prossimità del petto. Terribile. Ingiusto. Sbagliato.

La rabbia fece accelerare il mio ritmo cardiaco. In quel momento, mi sentii veramente capace di uccidere quei quattro. L’avevano sicuramente fatto di proposito.

Quindi è così. Le persone devono ridursi in questo stato, per spronarti a reagire. Proprio come Melissa

Strinsi i denti, mentre gli occhi mi diventavano lucidi.

Era davvero così?

La mano di Julia picchiettò delicatamente sulla mia spalla, ma ugualmente mi fece sobbalzare.   << Scusami cara... >> disse gentile  << Potresti seguirmi in laboratorio? Dovrei farti dei prelievi di sangue >>

Mi stupii  << Perché? >>

Mi fece cenno di seguirla, e mi incamminai circospetta con lei al mio fianco fino alla stanza di fianco.

Mi fece accomodare alla sedia di fianco un lettino bianco. Lei prese a preparare l’ago, e si avvicinò a me con diverse provette di plastica in mano.
Le contai. Erano dodici. Lunghe circa dieci centimetri. Di certo non come delle normali provette.

Sarei morta dissanguata così.

  << Perché serve tutto questo sangue? >> chiesi di nuovo, mentre lei cercava la mia vena, nella piegatura del gomito.

  << Non preoccuparti se ti sembra che te ne preleverò una grande quantità. Le cellule del tuo sangue si rigenerano molto più velocemente del normale >>  mi rassicurò, inserendo l’ago nella vena.

  << Mi serve perché costruiremo dei proiettili contenenti proprio il tuo sangue >> mi spiegò finalmente.

Mi accigliai.  << Come, scusa? >>

  << Ormai è quasi ultimata l’invenzione di particolari tipi di proiettili contenenti al loro interno un liquido, in questo caso il tuo sangue, che una volta sparati all’interno di qualsiasi punto dell’organismo, rilasciano la sostanza che contengono >>

Aveva già riempito tre provette. Mi guardò  << È stata una vera illuminazione. Quando i nostri tiratori scelti spareranno ai Chimeri, questi verranno immediatamente contagiati dal tuo sangue >>

Altre due provette riempite  << Ovviamente, la dose di sangue che contiene un proiettile è molto limitata, e non è letale per un Chimero, ma è molto efficace per indebolirlo quel che basta per avere la meglio su  di lui >>

Spostai lo sguardo da lei, al mio sangue, che dalla vena, passava dal sottile tubicino, fino a riempire la provetta.

Un’altra riempita.

Stavo fornendo allo Scudo Rosso l’arma che avrebbero usato contro Zach. Con quel sangue, volevano uccidere Zach!

  << Per favore, basta >> dissi, sentendo salire la nausea  << Non mi sento per niente bene >>

Julia si accigliò, ma non tolse l’ago.

  << Per favore! >> ripetei, in tono supplicante.

La donna confusa, mi tolse l’ago dal braccio, e vi ci prette un pezzo di cotone, guardandomi stranita.

  << Vuoi un po’ d’acqua? >> mi chiese.

Annuii  << Si, per favore >>

Il fatto che non mi sentissi bene, non era una balla. Sentivo di poter svenire da un momento all’altro.

Lanciai uno sguardo alle provette ancora sparse sul letto. Ne aveva riempite sei su dodici. Anche troppe.

  << Forse è un calo di pressione... o di zuccheri.... >> ipotizzò Julia porgendomi un bicchiere di plastica e qualche bustina di zucchero  << Scusami, e dire che avevo detto di lasciarti tranquilla per evitare un crollo emotivo... >>

  << Non importa, sto bene >> biascicai, ingoiando il prezioso e fresco liquido a grandi boccate.

Intanto, Julia sistemò le sei provette piene in un contenitore apposito  << Per oggi va bene così, Rebecca. Perché non vai di sopra? Tuo padre dovrebbe essere in Sala Riunioni. Così andrai a casa >>

Annuii distratta, e farfugliai quello che doveva essere un saluto, prima a lei, poi ai ragazzi, che erano rimasti da Mark.

Amy mi abbracciò, e solo io scorsi tutti i messaggi nascosti che conteneva quell’abbraccio.

Kyle si offrì di accompagnarmi, ma rifiutai, cercando di essere il più gentile possibile.

Come feci a non perdermi, non lo seppi nemmeno io.

Mio padre mi aspettava proprio dove mi aveva riferito Julia, e non appena mi vide, mi abbracciò calorosamente, visibilmente preoccupato per me.

  << Papà... >> dissi  << Per favore, andiamo a casa >>

Lui mi rivolse una lunga occhiata, ma non mi fece domande. Si limitò ad acconsentire   << Va bene, fammi solo prendere le mie cose. La macchina è sulla strada parallela a questa. Avviati, io arrivo subito >> 

Feci come detto, e lo precedetti. Sembravo uno zombie, sia dal mio aspetto distrutto, sia dalla camminata. Sembrava quasi che stessi per cadere a terra, mezza morta.

  << Stanca? >>

Una voce. Quella voce.

L’ultima che avrei mai voluto sentire in quel momento. Mi voltai in sua direzione, e la fulminai con lo sguardo.

Misa Albam non si era cambiata d’abito da quando l’avevo vista al parcheggio della scuola.

Sul volto aveva un’espressione divertita, e i vispi occhi verdi mi studiavano.  << Sei contenta di vedermi? Sono venuta qui solo per te >>

Chissà perché, la cosa non mi lusingava per niente.

  << Tu, maledetta... >> ringhiai, ripensando a Mark e a suo padre   << Come hai potuto?! >>

Lei inclinò la testa di lato, come se non capisse quello che dicevo. Se prima avevo trovato quel suo modo di fare ingenuo e carino, adesso lo consideravo irritante ai massimi livelli.

  << “Come ho potuto”, hai detto? >> mi chiese, con la boccuccia a “o”.

Ancora un po’, e l’avrei presa a schiaffi.

In un lampo, mi si avvicinò, e delicata e graziosa, mi prese il viso tra le sue mani esili, avvicinando i nostri volti.

  << Stammi bene a sentire >> disse, con un tono di voce basso e spaventoso  << Sei stata tu a cominciare >> mi accusò, alitandomi  << Hai detto che non sono una brava ragazza. In questo modo, ti ho fatto vedere come si comportano le vere bimbe cattive >> un sorriso crudele  << Dimmi, sei soddisfatta ora? >>

Io non avevo parole. Possibile che ragionasse davvero in quel modo?

Si allontanò, continuando a sghignazzare  << Siamo pronti a combattere contro di voi, Red Shield >> mi annunciò  << Presto ti pentirai di aver voluto conoscere il nostro “lato cattivo” >>

Scomparve silenziosa, ed io caddi in ginocchio sull’asfalto, sbucciandomi, solo temporaneamente, le ginocchia.

Delle lacrime mi rigarono le guance, scendendo fin sul mento. Ero distrutta. Non sapevo che fare. Non sapevo davvero cosa fare.

Una decisione....ma quale?! Come potevo scegliere?!

Continuai a piangere silenziosamente ancora per un po’, poi mi rizzai.

Le ginocchia erano già tornate immacolate, e mi pulii il sangue con un fazzoletto. Mi asciugai le lacrime. Dovevo tornare in me.

Non mi ero mai lasciata abbattere da niente! E quella situazione non era diversa dalle altre. Avrei trovato una soluzione, per quanto in quel momento, sembrasse impossibile.

Continuando a riempirmi la testa di queste false convinzioni, presi la mia decisione.

 

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Capitolo 24
*** Quando La Favola Finisce ***


Ed ecco postato anche il capitolo 24! ^--^ Non mi sembra vero di essere giunti fino a qui! :')
Anche questo capitolo non è il massimo di felicità ed allegria...ma spero che lo apprezziate ugualmente. Purtroppo, la nostra protagonista non sta passando il miglior periodo della sua vita...Quindi cercate di capirla xD
Dal prossimo capitolo, ci darà inizio alla battaglia! Continuate a seguirmi mi raccomando! ;)
Un grazie infinito a chi recensisce ogni capitolo!
Aspetto i vostri commenti! :D
Un bacio,
Yuki!


 

                                                                                              Quando La Favola Finisce

 


 Io non sono un’ipocrita. 


Nella vita, anche a costo di commettere stupidaggini, avevo sempre percorso la strada che ritenevo giusta. Credendo in quello che facevo.
Non c’era motivo per cui quella volta sarebbe dovuta andare diversamente.

Per natura, sono sempre stata essenzialmente una persona complicata. Ma allo stesso tempo, estremamente chiara nell’esprimere opinioni, e nel prendere posizione.

Perché quella volta era così difficile?

Il mio cuore era diviso, rotto, spaccato in due.

Da una parte, c’era l’amore che provavo per Zach. Un amore fortissimo, che non avrei mai creduto di provare. Un amore per il quale, se mi fossi lasciata andare, avrei buttato all’aria tutto, pur di viverlo.

Dall’altra invece, c’era la fedeltà che dovevo allo Scudo Rosso. A mio padre. Ai miei compagni. Al Mark che in quel momento, bendato ed intubato, lottava per la vita.

Io non sono un’ipocrita.

Sembra quasi che tu te ne  stia auto convincendo

Sospirai, in modo arrendevole. Tra non molto, sarei diventata davvero degna di una suite al reparto psichiatrico. Quella voce era solo frutto della mia mente, non dovevo esserne influenzata in alcun modo.

Mi rannicchiai fra le coperte, affondando la testa nel cuscino. Quei pensieri mi avevano tormentata per tutta la notte, ed in quel momento, giacevo in uno stato vegetativo, abbandonata sul letto. Non ero andata a scuola. Non ne avevo la forza. E vedere Zach, con la consapevolezza, che tutti si aspettassero che lo uccidessi, mi avrebbe fatto crollare definitivamente a terra.

Avevo finito le lacrime. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo più a versarne.

La porta della mia stanza si aprì, e mio padre entrò con fare incerto. Mi guardò, e si scompigliò i capelli neri  << Tesoro… >> bisbigliò  << So che stai giù per il fatto di Mark… >> cominciò  << Ma devi pur reagire in qualche modo… >>

Mi sentii un vero schifo.

Ovviamente, ero davvero preoccupata per Mark, e mi si stringeva il cuore al ricordo di lui  nel laboratori medico, ma la mia mente era occupata quasi interamente da Zach. 

La ragione che mi inchiodava a quel letto, era il fatto che tutti si aspettassero che lo avrei ucciso.

Lo vedi? Sei ipocrita

Mi morsi con forza il labbro inferiore. Nonostante avessi preso la mia decisione, faceva male comunque.

Faceva male da morire.

Mugolai qualcosa di non definito, e mi alzai stancamente  << Hai ragione… scusa se ti sto facendo preoccupare. Eri venuto a dirmi qualcosa? >>

Notai solo in quel momento la borsa che aveva e diverse carte in mano.  Lo guardai alzando un sopracciglio   << Papà? >>

Lui annuì con fare stanco   << È arrivato l’Ok dal governo. Siamo autorizzati ad attaccarli >>

Mi sentii svenire. Persi di vista quello che mi circondava, e sbattei più volte le palpebre per riacquistare la vista.  << E…e… >> balbettai  << Per quando è fissato…l’attac… >>

Non riuscivo a pronunciare quella parola.

  << L’attacco? Per domani sera. Li attaccheremo direttamente nella loro dimora >> l’espressione di mio padre si indurì  << Finalmente, l’occasione che aspettavamo da così tanti anni, è arrivata >>

Nel suo sguardo scorsi tutto il rancore che doveva nutrire nei confronti dei Chimero. Non ci avevo mai pensato prima, ai suoi sentimenti.

Come si era sentito papà, quando mamma era morta? Cosa pensava di me?

Ed io….Io?

Difficile dire come mi sentissi.
Non riuscivo nemmeno a pensare. Nelle orecchie rimbombavano i sussulti del mio cuore impazzito.

Calmati, Rebecca. Mi dissi. Hai già preso la tua decisione. Sai quello che devi fare.

E non tirarti indietro, questa volta

Stavo cominciando ad innervosirmi.

Stupida voce illusoria nella mia testa. Non mi sono mai tirata indietro davanti a nulla.

Strinsi le mani a pugni

Io sono ancora la stessa Rebecca Jane Callaway.

  << Ci trasferiamo alla sede dell’organizzazione fino a quel momento >> mi annunciò poi mio padre.

Mi acciglia. Che aveva detto?   << Cosa… noi >> farfugliai, indicando me e lui.

Annuì  << Esatto. Saranno le “prove generali”, se così si possono chiamare. Kyle finirà di darti qualche dritta sull’iso della spada, e cose del genere. Ah, dovresti fornire altro sangue a Julia. Sai dei nuovi tipi di proiettili vero? >>

Mi girava la testa. Possibile che persino mio padre fosse d’accordo con la mia strumentalizzazione?!

Distolsi lo sguardo, puntandolo sui miei piedi. Scrollai le spalle e mugolai un “si”.

Mio padre mi si avvicinò, mettendomi le mani sulla spalle  << Voglio che tu sappia, che comunque andranno le cose d'ora in avanti, sono fiero di te. Capito? >>

Lo guardai, senza poter evitare di sorridere  << Grazie, papà >> dissi in un sospiro.

Ma non me lo meritavo. Io non meritavo la fiducia di nessuno.

Lo vedi che sei ipocrita? Perché non gli dici la verità? Urlagli quello che pensi davvero!

Mi portai le mani alle orecchie.

Sta zitta. Sta zitta.

Andava bene così. Sapevo quello che dovevo fare.
 
 
Arrivammo alla sede, e c’erano già tutti.

Mancavamo solo noi. Aspettavano me.

Derek, Amy, Susan e Gwen facevano a turni per accertarsi delle condizioni di Mark. Mi dissero che per il momento era stabile, ma aveva già avuto due arresti cardiaci. Per fortuna, erano riuscito a rianimarlo.

Ringraziai infinitamente il cielo che Julia fosse un medico tanto competente.

David ed altri componenti, avevano appena finito una riunione che dedussi, dall’umore dell’uomo messo peggio del solito, fosse durata molto.

David aveva delle occhiaie scure ed evidenti. Probabilmente aveva passato diverse notti insonni.

Non ebbi nemmeno il tempo di parlare con Amy. Kyle mi prese con se, mettendomi la spada in mano.

Quell’allenamento  fu tra i più pesanti che mi avesse mai fatto subire. Mi attaccava senza darmi nemmeno il tempo di rialzarmi, o di riprendere fiato.

  << Che ti prende oggi? >> ansimai, parando un suo colpo.

  << Nulla. Domani combatteremo contro di loro. Mi sto accertando che il nostro asso vincente sia pronto >>

Quella risposta mi fece innervosire. Anche lui mi considerava solo una bomba ad orologeria da scagliare contro i Chimeri? Lasciai cadere a terra la spada, spazientita.

  << Che hai adesso? >> mi chiese Kyle, asciugandosi il sudore.

  << Penso di essere pronta. Voglio andare a riposarmi >> dissi con stizza.

Lui si indispettì  << Spetta a me decidere se il tuo stato di preparazione sia adeguato o meno >>

Non gli risposi, e feci per abbandonare la stanza degli allenamenti, ma lui mi trattenne, prendendomi un polso.

Lo guardai malamente  << Che c’è? >>

  << Dovrei essere io a chiedertelo >> mi rispose brusco  << Cos’hai che non va ultimamente? Ti senti inquieta per domani? Temi di non essere pronta forse? >>

Distolsi lo sguardo dai suoi occhi ambrati  << Non è questo. E non sono cose che ti riguardano. Lasciami >>

  << Non sono uno stupido e non trattarmi come tale >> ribatté  << Non li lascio se non mi dici cos’hai >>

  << Ma cosa te ne importa! Fatti gli affari tuoi, Kyle >>

  << Mi preoccupo per te >> insistette.

  << Non ce n’è bisogno! >> In testardaggine non ero seconda a nessuno.

  << Centra Hudson per caso? >>

Quella domanda fece fare al mio cuore un piccolo salto mortale all’indietro. Cercai di rimanere composta, mostrandomi indifferente, ma  non riuscii.

  << Quindi è così >> ringhiò Kyle  << Cosa ha fatto quel bastardo? >>

  << Non ho detto nulla! >> mi difesi, pateticamente  << Smettila di lanciarmi addosso le tue accuse infondate! Zach non centra nulla >>

Il suo sguardo truce non smise di perforarmi  << Sembri più preoccupata a proteggere lui che altro… >> mi accusò  << Si può sapere cos’ha tanto di speciale quello lì?! >> sbraitò.

Non ci vidi più dalla rabbia   << Proprio tu osi parlare?! Lo disprezzi tanto, ma non ci hai pensato due volte a prenderti il suo merito di avermi salvata quel giorno, vero?! >> urlai  << Lo temi a tal punto?! Cos’è, ti credi così tanto inferiore a lui da dover ricorrere a certi trucchetti per farti bello ai miei occhi?! >>

Non riuscii a trattenermi. Era troppo tempo che reprimevo la rabbia. Lui era visibilmente sconvolto. Poi, sul suo viso si dipinse la rabbia più pura. 

Mi fece paura. Mi divincolai dalla sua presa, senza riuscirci.

  << Dovevo immaginarlo che fossi di parte >> tuonò  << Perché lui?! In cosa dovrebbe essere migliore di me?! >>

Senza avere il tempo di rendermene conto, ritrovai le labbra di Kyle accavallate alle mie. Mi baciava con passione e prepotenza allo stesso tempo.

Il respiro si affannò, ed il cuore prese a galoppare. D’istinto, serrai le labbra, e mi divincolai. Ma lui mi prese con forza il mento, obbligandomi a star ferma, approfondendo il contatto delle nostre labbra, a me non gradito.

No. Mi faceva schifo. Non volevo baciare nessun’alto.

Nessun’ altro che non fosse Zach.

Non so dove trovai la forza di liberare una mano, ma quando l’ebbi libera, lo allontanai da me con lo schiaffo più forte che avessi mai dato ad una persona.

La guancia di Kyle si arrossò immediatamente, mentre io ansimavo, col corpo tremante. Lui si portò una mano sulla guancia dolorante, e mi guardò con furore.

In un attimo, mi precipitai alla porta, scappando via.

Sentii la voce di Kyle rincorrermi per i corridoi:  << Adesso puoi scappare, ma non domani! Domani dovrai ucciderlo Rebecca! >>

Cercai di ignorarlo, e con il cuore in gola, mi barricai nella stanza che mi era stata affidata.

Era piccola, spoglia ed umida. Un letto, una scrivania, un armadio ed un’angusta finestra dalle tende ingiallite. Ma non potevo certo aspettarmi una suite di lusso dallo Scudo Rosso.

Mi afflosciai sul letto, sprofondando nelle lenzuola, che ovviamente non profumavano di lavanda.

Forse mi addormentai. Forse restai in dormiveglia. So soltanto, che furono dei rumori sordi a riscuotermi.

Aprii gli occhi di controvoglia, e quello che vidi mi fece rizzare di scatto.

Zach, bellissimo come sempre, stava agilmente entrando dalla finestra, come suo solito. Mi guardò, e mi rivolse un sorrisetto sghembo che mi tolse il fiato. << Yo! >>

Era un miracolo. Potevo spiegarmi la sua presenza li solo così.

Mi alzai di scatto dal letto e corsi ad abbracciarlo. Lo strinsi forte a me, inspirando il suo profumo virile che mi era così mancato.

  << Sei davvero qui? >> chiesi.

Sentii le sue mani accarezzami i capelli  << In carne ed ossa >>

Lo guardai i volto, e mi sentii rinata. Mi alzai sulle punte dei piedi, e lo baciai con tutta la passione che potei. Ne sentivo il bisogno come mai in quel momento.

Dovevo cancellare ogni traccia del tocco, e del bacio di Kyle. Il brutto ricordo che mi aveva lasciato, si dissolse immediatamente al contatto con le labbra di Zach; come neve al sole.

Con lui era tutta un’altra cosa.

Quando ci staccammo, sorrise compiaciuto  << Anche tu mi sei mancata >> poi, si fece serio  << Senti, si può sapere che sta succedendo? A scuola non sei venuta, casa tua è vuota…ho pensato che questo era l’unico posto in cui potessi trovarti >>

All’improvviso, fui investita dal panico.

Zach era nella sede dello Scudo Rosso. Terreno minato. Praticamente, un suicidio.

  << Non puoi restate qui! >> esclamai, cercando di contenere il panico.

Si imbronciò  << Che fai, già mi mandi via? >>

Ero così tentata di ancorargli le spalle e di lasciarmi cullare dal suo tepore…

Ma non potevo.  

Lo guardai negli occhi  << Vi attaccheremo domani sera. A casa vostra >> dissi, rendendomi conto per l’ennesima volta di quanto agghiaccianti fossero quelle parole.

Sentii il suo respiro mozzato. Gli occhi di Zach fissarono il vuoto per diversi minuti. Poi, si decise a tornare a guardare me.  << È per Adam, Lilith, Misa e Alyssa vero? >>

Annuii con estrema lentezza  << Tutto è già stato programmato >> lo guardai con aria supplicante e mi aggrappai di peso alla sua maglia blu scuro << Ti prego Zach! Tu vai via. Tu e anche Ryan… non centrate nulla con quanto è successo >>

I suoi occhi scuri rotearono da una parte all’altra  << Aspetta… vuoi dire che tu attaccherai con loro? Vuoi davvero combattere?! >>

Annuii decisa.  << Hanno ferito Mark ed ucciso suo padre. E lui potrebbe morire… >> mi interruppi. Non potevo nemmeno pensare a quell’eventualità

  << Io…non posso perdonarli, per quanto mi sforzi di provarci. Davvero non posso >> lo guardai negli occhi  << Ma non potrei combattere contro di te. Quindi ti prego…vattene via. Fuggi lontano >>

Quella era la conclusione alla quale ero arrivata.

Lui scosse la testa  << No… è una follia. Non posso fuggire. Cosa… >>

  << È la mia missione >> lo interruppi  << Lo è sempre stata. Per qualche tempo ho vissuto nell’illusione che potessi sviare da quello che fosse il mio destino…ma ho capito che non è così. Non potrà mai essere così >>

  << Tu non credi nel destino! >> mi ricordò, ringhiando.

  << Sto cominciando a ricredermi >> risposi senza guardarlo. La casualità non esiste. Non era possibile che simili sventure capitassero tutte insieme ad una sola persona.

Ed ovviamente, quella persona ero io.

Lui si ritrasse, e tra di noi cadde il silenzio.  A spezzarlo, fu lui, dopo un tempo che mi sembrò infinito:  << Così facendo… che ne sarà di noi due? >>

Era quello che mi ero chiesta anch’io infinite volte fino a quel momento.

  << Zach… >> bisbigliai il suo nome, ad occhi chiusi, senza perdermi nemmeno una lettera  << Io ti amo >> gli dissi guardandolo nelgi occhi, per la prima volta, ed in cuor mio avevo il terribile sospetto che fosse anche l’ultima  << Ma non abbandonerò la mia missione >> una pausa, per riprendere fiato dopo quelle allucinanti parole  << Io non mi tiro indietro >>

Lui si morse il labbro inferiore. Era visibilmente combattuto.

Poi, mi abbracciò forte, ed io rimasi volentieri prigioniera delle sue possenti braccia.

  << Rebecca…Rebecca... >> ripeteva il mio nome dolcemente, come se se lo stesse imprimendo nella memoria  << Per te la tua missione è più importante di me? >>

Ebbi una fitta al cuore.

   << Zach… io non posso ignorare la missione che il mio sangue mi obbliga a svolgere >> feci una pausa, ma poi continuai  << Non voglio ignorarla >>

Mi allontanò dal suo petto per guardarmi negli occhi.

  << Almeno tu…vattene via. Ti prego… >> continuai con gli occhi lucidi.

  << Allora tu vieni con me >>  avvicinò il suo volto al mio, e mi baciò  << Fuggiamo noi due. Insieme >> continuò staccandosi dalle mie labbra.

Quelle poche parole mi sconvolsero. Il suo sguardo era di una sincerità disarmante. Lui desiderava davvero che andassi con lui.

Io e Zach…fuggire insieme? Lontano da tutto e da tutti?

Sarebbe stato un sogno…un bellissimo sogno.

Già… è solo un sogno

  << Ma…io non posso… >> farfugliai con la testa in panne  << Non posso farlo… >>

Lui mi prese le spalle, e mi scosse  << Rebecca! Vuoi forse che ci uccidiamo a vicenda?! >>

Certo che  no! Che domande erano?!

Io e lui…lontani…ed insieme…

No.

L’immagine di Melissa, Mark intubato, e di tutte le altre persone che sarebbero morte, mi affollarono il cervello, e mi sottrassi dalla sua presa.

Io non sono un’ipocrita.

  << Io non scappo! >> esclamai.

Mancava poco. Ancora un po’, e sarei scoppiata a piangere.

Zach affilò lo sguardo   << Se  non vuoi venire con me, allora nemmeno io fuggirò. Credi forse che possa lasciare i miei compagni così? Abbandonarli alla morte e tagliare la corda? >>

No, ti prego. Almeno tu Zach…

Almeno tu.

Lo guardai negli occhi  << Perché  non vuoi capire? >> gli chiesi, quasi supplicando.

  << Sei tu che non capisci >>

Abbassai lo sguardo, sconfitta. Non riuscivo a calmare il mio subbuglio interiore.   << Allora non abbiamo nient’altro da dirci >> Non potevo credere di star pronunciando quelle parole.

Zach sobbalzò. Era scuro in volto.  Sembrava sul punto di svenire  << Così sembra >> disse poi, a denti stretti.

Mi sentivo morire. Non mi ero mai sentita così male in vita mia.

Zach si voltò, dandomi le spalle, dirigendosi verso la finestra dalla quale era entrato.   << Hai fatto la tua scelta… >> disse. Sembrava quasi una domanda.

  << Anche tu >> risposi, con le lacrime che debordarono.

Avevamo scelto due fazioni diverse. Così com'era sempre stato.

Non c'era altro da fare. Altro da dirci.

Mi rivolse un’ultima occhiata.   << Allora… Tra noi due finisce qui >> disse quelle parole che mi spezzarono il cuore, per poi si calarsi abilmente dalla finestra.

Rimasta sola, mi afflosciai sul pavimento, come un fiore appassito.

“Adesso puoi scappare, ma non domani! Domani dovrai ucciderlo Rebecca!”

Le tremende e crudele parole di Kyle si persero nella stanza, mentre mi lasciavo andare ad un pianto silenzioso.


 

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Capitolo 25
*** Prima Dell'Inizio ***


Salve, ed ecco a voi il capitolo 25! ^.^
Allora, devo dire, che di questo capitolo intanto non mi piace il titolo che ho scelto...Ma non riesco proprio a trovarne un'altro.
sarà il caldo... Non sapete che fatica scrivere i capitoli con quest'afa! >.<''
Non ho molto da dire a riguardo...è sempre un capitolo serio e ricco di pensieri...
Beh, Leggete e vedrete! ;)
Fatemi sapere quello che ne pensate! =3
A presto!
Yuki!

                                           Prima Dell'Inizio

 


L’espressione “mi è crollato il mondo addosso”,  non era nemmeno paragonabile al mio stato d’animo

Sentivo su di me, il peso dell’intero universo.

Quando chiudevo gli occhi, vedevo il viso di Zach, e la sua espressione combattuta nel momento in cui aveva detto che era finita. Sembrava che ci fossero diapositive nascoste dietro le palpebre che si divertivano a tormentarmi.

Non sarei riuscita a sopportare quella notte, se Amy non fosse venuta nella mia stanza, per consolarmi, e per piangere insieme a me.

   << Non l’ho nemmeno potuto avvertire… >> bisbigliò, con la testa poggiata al mio cuscino. Ovviamente, si riferiva a Ryan.  << Domani li attaccheremo. Ed io non… >>

  << L’ho fatto io >> dissi senza guardarla.

Lei sollevò il busto, visibilmente sorpresa   << Quando hai… >>

  << Zach è venuto qui… verso l’imbrunire di ieri >> le confessai.

La vidi sbiancare, ma non disse nulla. Parlò dopo diversi muniti di pesante silenzio  << E… com’è andata? >>

Feci un sorriso amaro, tanto che mi sembrò quasi di sentirne il sapore  << L’ho avvertito dell’attacco. E gli ho detto che lui e Ryan dovevano fuggire. Non centrano con quanto è successo. Ma lui non ha voluto ascoltarmi… >>

Sentii le lacrime pungermi la base degli occhi. Chissà come, riuscii a non farle debordare.

  << Io non posso proprio perdonare quei quattro per quello che hanno fatto >> continuai   << Per questo devo e voglio combattere. Ma volevo almeno che Zach fuggisse… Ma dovevo immaginarmelo che non mi avrebbe dato retta. Non è il tipo da scappare >> mi morsi il labbro inferiore 

<< Ha detto che io considero la missione più importante di lui >>

Infatti è così che deve essere

Amy corrucciò la fronte   << Non può fare certi paragoni! È da immaturo >>

  << Però, pensandoci, forse ha ragione. Io ho una morale, un senso di giustizia… e li ho messi davanti a lui, e all’amore che ci legava >>

La sua espressione divenne ancora più confusa  << “Legava?” >>

Quella volta, non riuscii a trattenere i lucciconi, che mi rigarono le guance  << Ha detto che è finita, Amy. Abbiamo scelto due fazioni opposte. O meglio, noi apparteniamo a due fazioni opposte >> feci una pausa  << No. Noi siamo opposti >>

Fui immediatamente travolta dalla crudele verità delle mie stesse parole.  << Già.. >> continuai  << Non poteva andare che così… >>

Fin dal primo momento. Dal giorno in cui lo trovai steso a terra. Da quando scoprii chi era lui e chi ero io. Anche quando, stando tra le sue protettive braccia, credevo che quell’illusione potesse continuare.

Amy mi abbracciò forte, e mi accorsi che anche lei stava piangendo, dal movimento ritmico delle sue spalle esili. Il suo, era un pianto silenzioso.

La abbracciai a mia volta.

  << Siamo state entrambe sfortunate >>  mi disse, tra i singhiozzi.

  << Amy… forse tu e Ryan potete ancora… >>

 << No >> mi interruppe lei, mentre la sua mano mi accarezzava la schiena, come a rassicurarmi  << Anch’io, come te ho una missione che devo portare a termine. Non ne sarò la protagonista, a differenza di te, ma non posso nemmeno lavarmene le mani. Quando vedo Mark in quelle condizioni… mi sento davvero capace di un omicidio… >>

Tirai in su col naso   << Ma…con Ryan... >>

  << Con Ryan è... è finita tempo fa... >> Capii che stava cercando di non scoppiare in un pianto disperato

  << Ma voi vi amate >> la contraddissi. Non era giusto che anche lei rinunciasse all’amore.

  << Anche tu e Hudson, no? >> Si allontanò da me, fissando i suoi occhi di smeraldo nei miei  << Inoltre, non ti lascerei mai affrontare tutto questo da sola. Come potrei? >>

Altre calde lacrime mi scesero sulle guance, ed Amy sorrise paziente  << Non piangere, Becky. Tutto questo è terribile, ma il peso che porti puoi dividerlo con me. Così sarà più facile >>

  << Grazie…Amy >> singhiozzai, ormai al limite.

Lei mi strinse la mano   << Nella battaglia di domani, ci faremo forza a vicenda. Non so come andrà a finire…ma sento che quando arriverà il momento critico…sapremo cosa fare >>

Annuì, continuando a piangere come una bambina. Mi addormentai così. Con Amy che continuava a rassicurami, come una mamma paziente, sebbene anche lei fosse bisognosa di conforto, tanto quanto me.

Sognai Zach, e la sua figura non mi abbandonò nemmeno quando mi svegliai la mattina seguente. 

Quello, sarebbe stato il giorno più brutto della mia vita. Ne ero sicura.

Di prima mattina, andai nel laboratorio medico a far visita a Mark. Lo trovai uguale a come l’avevo lasciato tre giorni prima. E provai la medesima stretta al cuore.

Soltanto i fastidiosi bip facevano da sottofondo alla mia visita.

Perdonami, Mark. Io facevo l’innamorata felice e contenta, e tu sei finito così. Ti prego, dammi la forza di impugnare quella spada, oggi.

È incredibile che tu debba sempre trovare una fonte da cui prendere coraggio

La voce fastidiosa mi schernì, come suo solito. Incredibilmente, ci stavo quasi facendo l’abitudine.

Cos’è, sei ancora insicura? Vuoi che altre persone si riducano così per spingerti a muoverti? Mark deve forse morire per farti decidere a sguainare la spada contro di loro?!

Un’ondata di rabbia mi investì, e la fronte mi si imperlò di sudore.

No. Non doveva permettersi di dire una cosa del genere. Io non avrei lasciato più nessuno soffrire o… morire.

Tutta quella storia…sarebbe finita quello stesso giorno.
 
 
La sede dello Scudo Rosso era così frenetica, e brulicante di agenti, che quasi stentavo a riconoscerla.

Una squadra di tiratori scelti ci avrebbe affiancati nell’attacco. La stessa che era capeggiata da John Constant. Immaginavo, che per loro, fosse una questione personale, oltre che una missione da portare a termine.

Mio padre era teso come una corda di violino. Quando veniva interpellato, o parlava con qualcuno, balbettava frasi sconnesse, capite solo da lui.

David era scuro in volto. Coordinava gli agenti con fare autoritario e bisbetico, ma sembrava perfettamente padrone dell’operazione.

Quando fu ormai tardo pomeriggio, a tutti vennero distribuite delle tute nere, simili a giubbotti anti proiettile.

Julia, invece, diede dei ricaricatori per le pistole ad ognuno tranne che a me. Rabbrividii nel riconoscerli. Erano i particolari proiettili contenenti il mio sangue.

Facevano sul serio. Dovevo saperlo, ma mi sentivo inquieta lo stesso.

Incontrai Kyle solo quando venne personalmente da me per fornirmi dell’arma con la quale avrei dovuto combattere.

Evitai tutte le volte che potevo di guardarlo in volto. Mi imbarazzava troppo.

L'arma che mi porse, era una spada diversa da quella con cui avevo tenuto i miei allenamenti.

  << Questa è una spada forgiata apposta per te >> mi disse lui, con tono basso e tranquillo, che mi irritò profondamente. Si comportava come se non fosse successo nulla il giorno precedente.

Sguainò l’arma, e mi mise sotto gli occhi la lunga lama affilata  << Guarda qui >>

E mi indicò una sottile rientranza nella lama, lunga quanto essa, che si assottigliava man a mano che ci si avvicinava alla punta dell’arma.
Sembra come…un piccolo canale.

  << In questa rientranza che vedi, devi far scorrere il tuo sangue >> mi spiegò Kyle  << Basta tagliarti il dito con la punta della spada, appena sotto il manico >> e mi indicò un’altro punto  << Così, non appena colpirai i Chimeri, quegli esseri saranno immediatamente contagiati dal tuo veleno >>

Rimasi a guardare l’arma con aria persa.

Vedendo che non mi muovevo, Kyle la ripose nella fodera di colore rosso acceso, e me la mise in mano  << È tua >>

La strinsi con la mano che tremava. Addirittura una spada simile…

Quella missione non permetteva possibilità di sconfitta.

Ma il peggio arrivò quando fummo tutti caricati sulle auto che ci avrebbero portati nel luogo del giudizio.

Durante l’intero viaggio, mi attraversarono la mente tutti i ricordi che avevo in comune con Zach. Dall’ inizio alla fine. E continuavo a pensare solo ad una cosa.

La missione l’avrei portata a termine. Questo è certo. Ma, se fossi stata costretta ad eliminare tutti i Chimeri, Zach compreso, allora l’avrei fatta finita anche con me.

Dopotutto, se non sarebbero esistiti più i Chimeri, la mia stessa esistenza sarebbe diventata inutile, no?

Mi sorpresi a sorridere, seppur flebilmente. Nonostante tutto, mi rendeva felice il fatto che la mia esistenza e quella di Zach fossero legate in modo così stretto.

Stavo stringendo così forte la spada che avevo in grembo che mi si arrossarono le mani.

Amy, seduta al mio fianco, nell’auto guidata da mio padre, mi strinse una mano, imponendomi di abbandonare la presa.

  << Se proprio devi stritolare qualcosa, stringi la mia mano. Credo che ti darà più soddisfazione >>

Le sorrisi, e feci come mi aveva suggerito. Non lasciai la sua mano per tutto il percorso, fin quando non fummo obbligate a scendere dall’auto.

Riconoscevo quel luogo. Percorsa l’angusta stradina asfaltata, la moderna ed ariosa villetta bianca sarebbe stata ben visibile.

Notai la squadra di tiratori sparpagliarsi nella boscaglia di quel luogo un tantino sperduto, e il mio ritmo cardiaco accelerò.

Quella era la realtà.

Concentrati, Rebecca. Sei fuggita abbastanza. Ora basta.

Per chi lo stai facendo?

Quella voce si ostinava a non abbandonarmi anche in un momento così delicato.

Per chi lo stavo facendo? Che razza di domande.

Melissa, il signor Constant, Mark, e chissà quante altre persone morte per mano dei Chimeri…

È  davvero così? Non fare l’ipocrita anche con te stessa. Loro sono solo una scusa e lo sai bene anche tu. Ammettilo che lo stai facendo unicamente per te

Mi sentii mancare a quell’affermazione.

Ma certocontinuò la voce   “ Per rimediare all’odio di David verso di te. Per paura che tuo padre possa disprezzarti. Non puoi deluderti vero? Solo così ti apprezzeranno. Ah, e poi, ci sei tu. Hai scoperto che cosa sei. Non puoi andare contro… te stessa. Lo fai per te. Unicamente per te”.

No. Non era vero.

Blasfemie.

Non avevo mai, nemmeno lontanamente pensato ad una cosa del genere!

Avevo sempre creduto che quella fosse una voce immaginaria nella mia testa, una specie di coscienza, che mi tormentava, approfittando del mio stato emotivo ridotto a pezzi.

Ma come poteva una voce immaginaria, parlarmi con tanta arroganza, di cose che non avevo nemmeno mai pensato?!

Non poteva venirmi a dire che lo stavo facendo unicamente per me.

Non potevo uccidere Zach per  mio compiacimento.

Non aveva senso. Il cuore accelerò i battiti.

Chi sei tu?

Chiesi, sentendomi una perfetta stuoida, a qualcuno nella mia testa, che non si degnò di rispondermi.

  << Ecco la casa! >> disse qualcuno.

Eravamo vicini. Tremendamente vicini.

Derek, a qualche metro da me prese in pugno la pistola. Fu successivamente imitato da diversi agenti, comprese Susan e Gwen. Kyle estrasse la sua spada. Amy non fece nulla. Si limitava a rimanermi di fianco.

Quando fummo distanti solo qualche metro, potei scorgerli.

Erano tutti in fila. Da sinistra a destra: Adam, Lilith, Ryan, Zach, Misa ed Alyssa.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Ci stavano aspettando.

Io l’avevo avvertito! Gli avevo detto di scappare. E lui, loro che facevano?!

David, in testa al nostro gruppo si irrigidì, e si fermò a diversi metri di distanza dallo schieramento nemico.   << Che sgradevole benvenuto >> commentò acido.

Zach scrollò le spalle  << Ci comportiamo da perfetti padroni di casa >> gli rispose a tono, ma guardava me.

Avevo osservato quegli occhi solamente il giorno prima, ma mi sembrava di non vederli da una vita.

  << Deduco che siate a conoscenza del motivo per cui siamo qui, dunque >> continuò David, impassibile.

Zach fece spallucce, permettendosi addirittura di sorridere   << Posso provare ad indovinare. Perché intanto non mi da un indizio, nonnetto? >>

Ma era scemo? Lo stava sfidando? Voleva proprio morire?!

David si irritò. Una vena sulla sua tempia prese a pulsare   << Omicidio multiplo aggravato, tanto per cominciare. Dimmi, ti dice qualcosa? >>

Zach si grattò il mento   << Vediamo… non so… per esempio? >>

  << Per esempio l’uomo, nostro agente, che avete brutalmente ucciso tre giorni fa, tralasciando l'infinita scia di sangue che vi portate dietro >>

Zach continuava a sorridere  << Oh, adesso mi sembra di ricordare. Non poteva essere così chiaro fin da subito? >>

Non lo riconoscevo più. Che fine aveva fatto lo Zach che conoscevo io? Era calato nella parte del nemico spietato fino a quel punto?!

  << Quindi vi assumete la piena responsabilità delle vostre azioni! >> tuonò David  << Non avremo scrupoli a massacrarvi tutti! >>

  << Ve ne siete fatti fin troppi di scrupoli, fino ad ora >>  Adam fece un passo avanti  << Perché invece di continuare ad abbaiare, non ci fate vedere di che pasta siete fatti? >>

Dopo di quello, David perse del tutto la pazienza. Cacciò dalla cintura che potava alla vita una massiccia pistola, e sembrava intenzionato a scaricargli contro l’intero caricatore.

Poi, sentii un brusio intorno a me.

Capii solo successivamente che si trattava del brusio prodotto dalle ricetrasmittenti di cui alcuni degli agenti che componevano il nostro gruppo, erano dotati. Mio padre compreso.

Stavano ricavando qualche informazione.

Dopo qualche secondo, vidi David abbassare la pistola di qualche centimetro  << Mi correggo >> disse, ed ebbi il sospetto che la sua voce stesse tremando    << L’omicidio di ben due agenti della nostra organizzazione… Questo ci autorizza ancor di più a staccarvi quella maledetta testa >>

Mi sentii persa. Aveva detto due…?

Due?!

Vidi mio padre girarsi in mia direzione. Guardò prima me, poi Amy e i miei compagni di scuola che mi circondavano  << Mi dispiace ragazzi… mi dispiace così tanto… >> farfugliò, visibilmente sconvolto   << Ci…ci hanno appena informato >> si massaggiò il mento con fare nervoso. 

Non volevo sentire. Qualsiasi cosa stesse per dire, non volevo sentirla. 

Avevo troppa paura di sapere di cosa si trattasse.

  << Non ce l’ha fatta… >> biascicò poi lui, bianco come un cencio  << Mark… Mark è appena deceduto >>

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Capitolo 26
*** Scontro ***


Salve a tutti! Ecco postato anche il capitolo 26! ^----^ 
Come dice il titolo, qui si descrive lo scontro, ed assisteremo ad una Rebecca incavolata nera! xD
Devo avvisarvi che domani purtroppo non riuscirò a postare un nuovo capitolo per un contrattempo :( ...spero di rifarmi giovedi! ^^''
Detto questo vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia! :D
Grazie a tutti quelli che hanno recensito i precedenti capitoli! <3
A presto
Yuki!

                                                    Scontro





Mark è appena deceduto.

Quelle parole vagarono nella mia testa, senza trovare significato. Che aveva detto? Qualcosa su Mark...

Deceduto. Deceduto...?

Susan, alla mia destra, si accasciò a terra, scoppiando a piangere. Gwen si portò una mano alla bocca, lasciando cadere la pistola. 

Derek, di qualche metro avanti a me, lasciò cadere le braccia molli lungo i fianchi, e chinò la testa. Il movimento appena accentuato delle sue spalle, mi suggeriva che stesse piangendo silenziosamente.

Amy, al mio fianco, aveva gli occhi sgranati, e si guardava intono  << Non è vero... >> disse, a nessuno in particolare   << Vi state sbagliando! Mark non morirebbe certo... >>

Si bloccò, dopo essersi accorta di star piangendo.

Io invece, ero immobile.

Mark... Mark era morto? Morto...

Sgranai gli occhi, come se dovessero uscire fuori dalle orbite.

Era morto!

La figura di Mark, inerme in quel letto bianco, mi occupò la vista. Il suono del monitor, e quei bip che tanto mi infastidivano, si affievolì, fino a scomparire.

No, non dovevano scomparire. Dovevano continuare! Continuate!

L’immagine di Mark si stava allontanando sempre di più. La vista stava diventando nera.

Senza che me rendessi conto, avevo proteso il braccio in avanti, ma quando mi tornò la vista, ero di nuovo nella vegetazione, circondata dai miei compagni, davanti alla villetta bianca, ed incrociai lo sguardo di Zach, che fissava me.

Non riuscii a decifrarlo.  Forse perché la mia mente era occupata da altri pensieri.

Mark era morto.

Inevitabile, non credi anche tu?

Senza pensarci due volte, e senza avere il pieno controllo sulle mie azioni, sguainai la spada che fino a quel momento avevo stretto in pugno, titubante nell’usare.

Tutti rimasero basiti, e mi guardavano perplessi.

Alzai la lama, osservando il mio riflesso. Quasi non mi riconobbi.

Poi, poggiai il pollice destro appena sotto il manico, nel punto esatto indicatomi da Kyle, e premetti con decisione. Sentii il sangue sgorgarmi dal dito ferito, e vidi la scia rossa scivolare lungo il sinuoso canale della lama.

Puntai lo sguardo di fronte a me, e partii all’attacco. Dribblai tutti gli agenti davanti a me, sorpassando lo stesso David.

Sentii la sua voce, quella di mio padre e di Amy dietro di me, ma  non me ne curai. Uscii dal nostro confine, entrando nel loro.

C’era un unico pensiero che mi affollava la mente, in quel momento.

Vendetta.

Esatto. Così, avanti. Fatti guidare dall’odio

Senza bisogno di rifletterci, sapevo già contro chi rifarmela.

Misa Albam era alla sinistra di Zach. Bene, rientrava perfettamente nella mia traiettoria. La sua voce arrogante mi ronzava ancora nelle orecchie: “Presto ti pentirai di aver voluto conoscere il nostro lato cattivo” .

Oh, anche loro si sarebbero presto pentiti. Pentiti di aver voluto cacciare il lato peggiore di me.

Alzai la spada insanguinata, ormai distante da lei solo qualche metro.

L’ultima cosa che vidi prima di attaccare, fu lo sguardo paralizzato di Zach, mentre lo superavo.

Saltai, e in attimo le fui addosso.

Ricordo solo che abbassai la spada con tutta la forza che avevo in corpo, ma la lama affondò nell’asfalto. Con la coda dell’occhio, vidi Misa alla mia destra. La maglia color crema che indossava, era strappata sul lato sinistro; dovevo essere riuscita a colpirla solo di striscio.

Lei corrucciò le sopracciglia, con disappunto   << La mia maglia nuova >> mugolò, mettendo il broncio.

Il mio odio crebbe. Come osava preoccuparsi del suo abbigliamento?! Come?!

Così non andava. Dovevo impegnarmi di più. Alzai nuovamente la spada, pronta ad ucciderla.

Non mi riconoscevo più. Non avevo mai nemmeno lontanamente desiderato di voler uccidere qualcuno. Eppure, in quel momento, quella era l’unica cosa che riuscivo a pensare.

Prima che riuscissi a raggiungerla, sentii delle braccia possenti circondarmi le spalle. Era Adam.

Mi guardai intorno, e constatai che non ero più solo io a combattere. La battaglia era iniziata per tutti.  Dei colpi di pistola ci facevano da sottofondo.  

In quella mischia, non riuscii ad individuare ne Amy, ne Ryan ne Zach.

Scossi la testa. Tutti si stavano impegnando. Io non potevo essere da meno. Feci forza sulle gambe, saltai e mi svincolai dalla sua presa.
Sguainai la spada, ritrovandomi davanti Adam e Misa. Del gruppo, loro erano i peggiori.

Tornai all’attacco, ma loro erano di un’abilità che mi lasciava senza fiato.

Mentre io mi spompavo nel cercare di colpirli con la spada, a loro bastava un movimento appena accentuato per scivolare lontano da me.

Poi, la pesante mano di Adam mi afferrò con prepotenza il polso, cercando di togliermi l’arma di mano.

Povero illuso.

Con un abile movimento, roteai il polso, cercando di ferirlo con la lunga lama.

Ci riuscii.

Scomoda com’ero, riuscii a procurargli soltanto un taglio non troppo profondo alla mano, ma lui si ritrasse immediatamente, come se si fosse scottato.

Notai il bordo del taglio diventare di color viola scuro, e la parte circostante, gonfiarsi notevolmente. Adam stinse i denti  << Cazzo... >> imprecò  << Si è paralizzata... >>

Misa corse al suo fianco   << Il veleno, oh no, il veleno... >> ripeteva a cantilena.

Spostò lo sguardo su di me, gonfiando le guance come una bambina capricciosa  << Gli hai fatto male! >> mi accusò.

Ci mancava solo che mi desse della cattiva, e che scoppiasse a piangere, riparandosi in un angolino.

  << Aspetta che arrivi a te >> la minacciai, tornando all’attacco.

Fui interrotta da un grido acuto. No, erano più grida. Con terrore, mi voltai a sinistra, e vidi più cose.

La prima, fu il corpo di Alyssa a terra. I capelli biondi si espandevano sull’asfalto come raggi luminosi, e sotto di lei una pozza di sangue. Era stata ferita da un proiettile ad una gamba.

Com’era successo con Adam, la parte ferita si gonfiò, e la pelle divenne violacea.

  << La gamba! >> urlava con voce stridula, dimenandosi dal dolore in modo isterico  << Non riesco a muovere la gamba! >>

  << I proiettili contengono il veleno! >> tuonò la voce melodiosa di Lilith.

La seconda cosa che vidi, fu Susan ferita. Era accasciata a terra, insieme ad un altro agente di cui non conoscevo l’identità, e si reggeva il braccio sinistro,  colmo di sangue.

Non conoscevo contro di chi stava combattendo, ma anche lei era stata gravemente ferita.

Involontariamente sospirai: nessuna delle grida apparteneva a Zach. Lo cercai con lo sguardo, e lo trovai alle prese con i proiettili di David e Derek. Rimasi sbalordita nel notare con quanta bravura se la cavasse nel fronteggiare entrambi.

Se già quando entrava nella mia stanza passando dalla finestra lo trovavo terribilmente bravo, in quel momento, non mi veniva in mente nessun’altro aggettivo se non “divino”.

Non potei fare a meno di notare tuttavia, che per quanto fosse agile e lesto, era diverso dal solito.  Non era del tutto lucido. I suoi occhi neri, offuscati da un velo che io definirei di tristezza, più di una volta indugiarono tra i suoi avversari, a me.

Come poteva in un momento del genere, stare a preoccuparsi per me?  Si rendeva conto o no che poteva davvero morire?!

Un colpo alla nuca, ed una violenta spinta alla schiena, mi costrinsero a concentrarmi sul mio scontro. Finii a terra, su di un fianco. Sbattei la testa al suolo ed urlai di dolore. Ci misi tutta la volontà che avevo per non lasciare la presa sulla spada.

Misa era sopra di me. Mi guardava con furore.   << Anche tu sei certo molto cattiva >> mi disse, facendo cenno di “no” con la testa, come un genitore scoraggiato dal comportamento pestifero del figlio.

Ecco cosa succede a preoccuparsi per quello li tuonò la voce nella mia testa  “ Mark è morto. Vuoi vendicarlo o sei troppo impegnata a farti venire il batticuore?!

Sgranai gli occhi, e il cuore cominciò a battermi all’impazzata.

Mark è morto.

Quella tremenda consapevolezza mi assalì di nuovo, e con uno scatto mi rimisi in piedi, afferrando Misa per le spalle e buttandola violentemente a terra.

Le puntai la spada alla gola. L’avevo in pugno.

Misa mi guardava con gli occhi verdi colmi di paura.

Per quanto fossi arrabbiata, piena d’odio e desiderosa di vendetta, la mano non si muoveva.

Lei non si era fatta scrupoli ad uccidere Mark. Per quale stramaledetto motivo io dovevo avere riguardi per lei?!

Mark era morto. Dovevo fargli giustizia.

Armata di una nuova determinazione, mi preparai ad affondare la lama nel suo collo sottile, ma ricevetti un colpo in pieno busto, che mi fece rotolare a terra per diversi metri.

Quella volta, persi la spada di mano.

Con la faccia in giù, e sentendo il sangue bagnarmi caldo le tempie, aprii con fatica gli occhi, e vidi che il mio assalitore era Adam. La mano che gli avevo ferito era stratta in pugno, e tremava. Sembrava messa peggio di prima.

Il colore violaceo si era espanso per tutto il palmo. Sembrava essere andata in cancrena.

Mi sentivo malissimo. Il suo colpo doveva avermi rotto qualche costola. Zach aveva detto che Adam eccelleva in forza fisica...solo in quel momento mi accorsi di quanto aveva ragione.

Le mie capacità rigenerative non tardarono ad arrivare. Con orrore, sentii qualcosa muoversi all’interno del mio corpo, e uno scricchiolare di ossa.

Il dolore fu intenso, ma breve.  Le costole erano già guarite.

Mi misi in ginocchio, tremante, mentre mi pulivo il sangue che mi era colato fin sulla bocca.

Che schifo, pensai di me stessa.

Adam mi guardava con odio   << Sei disarmata. Non puoi fare proprio nulla >>

Odiavo ammetterlo, ma aveva piena ragione. Lo vidi prepararsi a scagliarmi un altro colpo con la mano sana.

Chiusi gli occhi in una morsa. Avrebbe fatto un male tremendo. Chissà se sarei riuscita a guarire altrettanto velocemente delle costole rotte.
Oppure, mi avrebbe uccisa sul colpo.

Aspettai ancora qualche secondo, poi una folata di vento, e mi sentii risucchiare all’indietro.

Qualcosa premeva violentemente sul mio ventre. Ma non era il dolore che mi aspettavo.  Sentii delle ossa rompersi in un suono sordo, ma non avvertivo dolore fisico.

Qualcosa si infranse sulla mia schiena. Capii che era la grande vetrata della villetta bianca.

Il colpo di Adam era stato talmente potente, che ero finita per arrivare fin li. I pezzi di vetro premevano sulla mia pelle, come mille aghi.
Quando trovai il coraggio di aprire gli occhi, quello che vidi mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.

Avevo un corpo disteso sulle mie gambe. Ci misi meno di un secondo per riconoscerlo.

  << Zach... >> bisbigliai, con la labbra che tremavano.

Mi dimenticai del dolore alla schiena, e mi piegai su di lui. Lo misi supino sulle mie ginocchia ferite, e scorsi con orrore il suo petto pieno di sangue.

Il suo liquido rosso e caldo mi scese sulle gambe, e rabbrividii. Sembrava di stesse dissanguando, tanta era la quantità di sangue che stava perdendo.

Il colpo di Adam...l’aveva subito lui. Si era messo in mezzo. Non c’era altra spiegazione.

Zach tossì, e sputò altro sangue.

  << Zach! >> urlai, piena di paura.  << Zach!! >> Mi dimenticai dell’odio, della rabbia, della vendetta. Ero piena di paura, di ansia e preoccupazione. 

Premetti con le mani tremanti sul suo petto, cercando inutilmente di fermare l’emorragia.

Non morire. Non morire. Non morire, ti prego.

Zach sputò altro sangue e aprì gli occhi scuri, che rotearono alla cieca, fino a trovare il mio viso.  << Stai bene... wow >>

  << Zach! Oddio, s-s-sei... >>

  << Mi ha fracassato l’intero torace... >> bisbigliò lui, con la bocca piena di sangue.

  << Perché l’hai fatto. Io guarisco in fretta... tu, tu... avevi detto che era finita... >> cominciai a piangere  << Non dovevi... >>

  << Erano tutte stronzate >> mi interruppe lui  << Ma quale destino, missione, scelta, fazioni diverse... >>

Mi guardò negli occhi, e il suo sguardo mi fece tremare l’animo   << Io ti amo, e di queste cazzate non me ne frega assolutamente niente >> continuò  << A me interessa solo di te. Non permetterei mai che ti succedesse qualcosa... e sai che ti dico? Non me ne importa nulla nemmeno di quello che sta accadendo la fuori. Urlerò che ti amo, e ti porterò via con me...punto e bast... >>

Non poté continuare, perché sputò altro sangue, e mi si accasciò tra le braccia.

  << No, Zach! >> urlai, in pred al panico.

Lui chiuse gli occhi, e non disse più nulla. Lo scossi, cercando di essere il più delicata possibile, ma non cambiò nulla.

Poi, sentii dei passi.

D’istinto mi bloccai, rimanendo immobile.

Tutti erano fuori a combattere. In quella casa c’eravamo solo noi. Chi poteva essere?

Il cuore mi batteva così forte che per un momento pensai che il rumore che avevo sentito provenisse dal mio torace.

Ma il rumore continuò. E più forte e ritmico di prima.

Era dietro di me.

Deglutii, e mi voltai.

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Capitolo 27
*** Incontro Indesiderato ***


Ed ecco anche il capitolo 27! ^--^
Pensavo di riuscire a postarlo solo in serata, ma  ci sono riuscita adesso! *.*
Non ho molto da dire su questo capitolo in verità...diciamo che...non ne sono pienamente soddisfatta, ma nemmeno mi fa schifo...Bah, è un pò strano da dire xD
Aspetto di sapere cosa ne pensiate voi! :D
Un grazie infinito a chi ha recensito i precedenti capitoli! <3
A presto! :)
Yuki!


                                                                                          Incontro Indesiderato 


 

Colui che mi si presentò davanti, era un uomo che non avevo mai visto.

La prima cosa che notai, fu che era alto. Molto alto.

Dimostrava tra i trenta e i quarant'anni. Aveva dei capelli corti e brizzolati del mio stesso color rame, degli occhi color nocciola, contornati da occhiali rettangolari neri. Indossava un soprabito beige, una camicia bianca e dei pantaloni scuri.

Era sceso dalla massiccia scalinata che portava al secondo piano della villa, ed era in bilico negli ultimi due scalini.

Mi guardava visibilmente perplesso, ma allo stesso tempo, sembrava avere il pieno controllo della situazione.

Scese gli ultimi due gradini, senza distogliere i suoi occhi dai miei nemmeno per un secondo, e i suoi passi risuonarono nello spazioso salone.

Fece qualche passo verso di me, poi il suo sguardo calò su Zach, disteso privo di sensi sulle mie ginocchia.

  << Oh, figliolo... >> biascicò, con calma e tranquillità, come se Zach non stesse affatto morendo.

Con altri tre passi ci raggiunse, e si inginocchiò alla mia sinistra, sporcandosi i pantaloni di sangue. Il suo braccio mi sfiorò la spalla. Rabbrividii a quel, seppur misero, contatto.

Mi rivolse un’occhiata obliqua  << Continua a tenergli la mano premuta sul petto >> mi ordinò.

Io sobbalzai, ma feci come detto. Aveva tutta l’aria di sapere quello che stava facendo.

Lui si frugò nelle tasche del suo soprabito, e ne cacciò un pacchetto di pastiglie di color azzurro chiaro. Ne prese una, e mettendola nella bocca insanguinata di Zach, gli e la fece ingurgitare.

L’effetto fu immediato. Dopo qualche secondo, vidi il volto di Zach rilassarsi, ed il sangue che continuava a colare dal suo petto, si arrestò.
Tornò a respirare regolarmente. Sembrava semplicemente addormentato.

Tirai giù un pesante sospiro di sollievo, poi guardai circospetta l’uomo misterioso. Non aveva fatto una piega, rimanendo calmo e composto.

  << Che cosa gli ha dato?! >> chiesi, con affanno.

Forse, la domanda più appropriata da fargli, sarebbe stata “chi sei”, ma ero ancora troppo preoccupata per Zach.

Lui mi guardò, e si massaggiò il mento, rivestito da un leggero strato di barba chiara ed appuntita.   << Semplicemente, un farmaco che potenzia l’azione rigenerativa della Chimera presente in lui >> mi rispose, come se fosse stata a cosa più naturale del mondo.

Sobbalzai, colta di sorpresa.

Quell’uomo…era a conoscenza delle Chimere. E mi trasmetteva la netta sensazione, di avere molta competenza dell’argomento.

  << La Chimera impiantata nel suo corpo, oltre a migliorare le sue caratteristiche fisiche, attua anche un’azione rigenerativa dei tessuti, che aumenta la resistenza dell’individuo a comuni traumi >> continuò l’uomo, con un’invidiabile loquacità, e dimestichezza   << Tuttavia in questo caso, poiché il colpo che ha subito proviene da un altro individuo ugualmente forte, questa particolare capacità è stata…resa nulla >>

Ripose il pacchetto di pastiglie nella stessa tasca dalla quale l’aveva cacciato    << In questo modo, l’effetto è stato ripristinato, in maniera ancor più potente di prima >> concluse.

Involontariamente, annuii   << Capisco… >> mugolai sollevata.

Zach si sarebbe ripreso, ed io non potevo sperare in una notizia migliore.

Il suo sguardo tornò su di me, e sembrava scavarmi dentro    << Stai dalla parte dello Scudo Rosso, e non ti mettono nemmeno a conoscenza di tali informazioni? >> mi chiese, con un tocco di stizza nella voce  << Non conosci nemmeno i nemici che ti fanno combattere? >>

Il cuore accelerò i battiti.

Quell’uomo, sapeva che facevo parte dello Scudo Rosso. Sapeva che ero un nemico. Eppure,  non accennava a volermi attaccare. Non leggevo ostilità nel suo sguardo.

D'altronde, anche se avesse voluto combattere, avendo perso la mia spada, non avrei saputo come difendermi.

Arretrai di qualche passo, distanziandomi da lui, senza però smettere di accudire Zach tra le mie braccia.

Lo vidi studiare quella mia reazione senza fare una piega  << Non c’è bisogno di scaldarsi tanto >> mi disse, senza perdere la sua innata compostezza  << Mi spiace dirtelo, ma non avete possibilità, contro di loro. Sono esseri perfetti >>

Quelle parole mi irritarono, anche senza saperne il motivo.   << Chi è lei? >> chiesi finalmente, corrucciando la fronte.

Com’era prevedibile, non mi rispose. Si limitò a fissarmi con i suoi occhi nocciola.

  << Immagino di non potermi definire proprio un amico >> disse poi, mentre le sue labbra sottili si piegavano in un sorriso flebile.

Se solo Zach avesse ripreso i sensi, sarebbe stato lui a svelarmi l’identità di quell’uomo. Ma non dava segno di volersi riprendere.

  << Tu piuttosto… >> parlò poi, ed il suo sguardo si fece di ghiaccio  << Non ho potuto evitare di notare che Zach non ha esitato un secondo nel proteggerti da Adam >> guardò prima Zach, poi di nuovo me  << Posso chiederti cosa rappresenti per lui? Anche se un’idea me la sono già fatta… >>

Continuai a fissarlo, e senza rispondere, strinsi ancora più forte Zach, avvicinandolo al mio petto, con fare protettivo.

Lui annuì con estrema lentezza  << Come immaginavo… >> sospirò  << Con che abbia qualcosa contro di te cara, ma questo è un problema >>

Perle si sudore, scesero dalla mia fronte, fino ad inumidirmi le guance. Quell’uomo mi trasmetteva una paura isolita. Un’inquietudine che non avevo mai provato.

  << Zach è il leader >> continuò l’uomo   << Non solo per il fatto che sia divenuto un Chimero prima degli altri. Ma dalle sue capacità senza eguali. Guida i ragazzi con risolutezza, organizza le cacce… >> mi guardò  << Non può permettersi di lasciarsi sviare…da una come te >>

La paura stava cominciando a venir sostituita dalla rabbia. Come si permetteva quel tipo?!

Uno schianto mi fece sobbalzare. Veniva dall’esterno.

Come una stupida, mi ero quasi dimenticata che la battaglia li fuori non si era interrotta nemmeno per un secondo. Ora che ci facevo caso, cominciai a risentire il rimbombo degli spari. Tanti spari.

Non potevo rimanere li ancora a lungo. Io ero l’asso vincente. I Chimeri morivano solo grazie a me.

Per quanto non volessi, dovevo tornare li fuori.

Ma come avrei fatto a lasciare Zach da solo in quelle condizioni? Senza contare che non mi fidavo per nulla di quel losco individuo. Poteva anche averlo salvato con quelle sue compresse azzurre, ma il mio istinto mi gridava di stargli alla larga. 

Lui lesse dal mio sguardo , ciò a cui stavo pensando << Mi rincresce >>  disse  << Ma  non posso lasciarti andare >>

Vidi con terrore, che aveva cacciato una piccola siringa dalla sua tasca. Contentava un liquido giallognolo che sapevo già, non era nulla di buono.

Ma quanti oggetti infernali conteneva quel soprabito?!

  << Se uscirai di qui, lo farai da morta >> mi minacciò, dopo aver estratto l’ago.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Quello che avevo davanti, era un pazzo psicopatico. Non c’era altra spiegazione.

Mi si avvicinò con passo lento, e mi ritrovai costretta a lasciare la presa su Zach per alzarmi in piedi ad indietreggiare, finendo con la schiena contro il muro.

Avevo paura. Davvero paura.

Mentre lo guardavo avvicinarsi, mi sembrava di osservare gli occhi di un serial killer.   << Non posso permettere che l’esperimento venga mandato a monte da te >>

Protese la mano in avanti, pronto a infilzarmi il braccio con l’ago sottile.

In quel momento, agii d’istinto.

  << No! >> urlai, mentre con la mano sinistra allontanavo con un brusco scatto la siringa dalla mano dell’uomo.

Mi ferii la mano con l’ago appuntito, e la siringa finì a terra, rovesciando il liquido sul parquet bianco.   Entrambi guardammo in quella direzione, ed entrambi ce ne accorgemmo.

Di quello.

Il sangue colato a terra dalla mia mano ferita, si era mischiato con il liquido giallo sparso sul parquet.

Passarono a malapena cinque secondi, che il liquido giallognolo cominciò ad evaporare, diventando pian piano color bianco, come se ci avessero gettato sopra dell’acido.

Rimasi allibita. Cos’era quel liquido, se il mio sangue aveva avuto su di esso un effetto così corrosivo?

Dall’espressione dipinta sul volto dell’uomo davanti a me, capii che era più che sorpreso. Alternò lo sguardo da me a ciò che era accaduto a terra, poi i suoi occhi sconvolti si concentrarono sulla mia mano, facendolo rimanere ancora più basito.

Seguii la direzione dei suoi occhi, capii cosa lo aveva turbato a tal punto.

Il mio taglio era già scomparso.

Io nemmeno ci facevo più caso: dopo aver dovuto mandar giù il boccone amaro delle mie “anomalie”, tutto mi pareva ormai…scontato.
O meglio, non mi sorprendevo più di nulla.

  << Tu… >> biascicò  << Tu non sei una persona normale >>

Nel concorso per la persona con meno tatto del mondo, lui avrebbe certamente vinto primo, secondo, e terzo premio.

Anche lui non era la persona più “normale” che si potesse desiderare, cosa credeva?!

  << Quello era il plasma del sangue di una Chimera… >> continuò poi  << È pari ad una dose letale di veleno, come hai fatto ad… >>

Si interruppe e nei suoi occhi scorsi uno strano bagliore.  << Comincio a pensare che sarebbe meglio approfondire…questa anomalia… >>

Rabbrividii. Cos’è intendeva farmi diventare una cavia di laboratorio? Voleva fare esperimenti su di me?

  << Non posso assolutamente permettere che l’esperimento venga messo in pericolo… o che venga compromessa la sua validità scientifica… >> continuò l’uomo, portandosi all’indietro i capelli ramati.

La paura si insinuò nuovamente in me.

Chi diavolo era quell’uomo?!


Ma come, non l’hai ancora capito?

  << Non si avvicini! >> gli ordinai, notando che aveva mosso qualche passo verso di me. 

La voce rimbombò nella mia testa, ed ebbi ancora più paura.

  << Si può sapere che cosa vuole da me?! Come fa a sapere delle Chimere?! >> urlai, impaurita   << Chi diavolo è lei?! >>

In quel momento, l’uomo piegò gli angoli della bocca, ghignando divertito.

Notai che aveva una fossetta sulla guancia sinistra, come quella che appariva a me quando ridevo.

  << “Chi sono io”?  “Come faccio a sapere delle Chimere”? >> ripeté, come se fosse scontato   << Semplice >> mi guardò negli occhi  << Io sono colui che le ha inventate >> 

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Capitolo 28
*** Pazzia ***


Save a tutti gente! ^--^ Siamo arrivari anche al capitolo 28! O.o Mi sembra  quasi impossibile!
In questo capitolo ho cercato di descrivere la mente malata del pazzo che ha creato le Chimere...spero che apprezzerete questo sadico! xD
La sua identità verrà svelata solo nella seconda stagione...quindi un pò di pazienza e continuate a seguirmi! ;) Ah, devo dire che non mi intendo affatto di genetica e roba simile, quindi quello che leggerete è tutto approssimato ed inverosimile ^^''
Come sempre, un garzie infinito a chi recensice tutti capitoli! :3
A presto! :D
Yuki!


                                                   

                                                Pazzia




Io sono colui che le ha inventate.

Ci volle un po’, prima che comprendessi il significato di quelle parole.

Era lui.

Non me l’ero immaginato in quel modo. Da come me ne avevano parlato David e Zach, mi ero fatta tutt’altra immagine di lui. A vederlo, era di bell’aspetto, poteva persino risultare attraente.

Ma ciò non cambiava la realtà dei fatti.

Era lui.

Lui!

Il pazzo che aveva sconvolto la mia vita! La nostra vita! Mia e di Zach! Colui che aveva inventato le Chimere, quegli esseri diabolici, che poi aveva impiantato nei corpi di quei ragazzi.

Colui che si spacciava per il loro salvatore, quando li aveva solo resi assassini, schiavi del sangue.

Il colpevole di aver sconvolto la vita di mia madre.

Il colpevole di tutto.

Lui.

Fui investita da un’ondata di pura rabbia. Provai per quell’individuo un odio tale che il cuore cominciò a pompare frenetico, ed ebbi quasi la sensazione che stesse per scoppiare.

Strinsi forte le mani, facendo diventarne bianche le nocche, quasi volessero strappare il sottile strato di pelle.

Lui se ne stava in piedi di fronte a me, apparentemente tranquillo  << Non mi aspettavo questa reazione >> disse, e sembrava essere sincero  << Credevo ti paralizzassi dalla paura. Invece, sembra che tu stia per saltarmi al collo >>

E probabilmente l’avrei fatto sul serio, tanto era forte il mio odio nei suoi confronti.

  << Consideralo un onore >> continuò, cominciando a camminare nello spazioso salone  << Raramente mi mostro allo scoperto, e oggi è una di quelle volte. D’altronde, non potevo fare altrimenti. La mia figlioccia Misa mi ha avvisato che sarebbero stati attaccati dallo Scudo Rosso. Come potevo, da buon padre, restare impassibile? >>

Buon padre. Solo per quell’affermazione arrogante, mi venne da sputargli in faccia.

Lui non era un padre. Non era loro padre. E soprattutto, non era un buon padre!

Avevo sulla punta della lingua tante di quelle offese che avrei voluto vomitargli contro, ma restai in silenzio, con le unghie conficcate nelle mani.

Mi uscii soltanto una piccola parola, carica di significato:  << Perché? >>

Lui mi sorrise malignamente, mostrandomi la sua fossetta   << Domanda da un milione di dollari >> ironizzò  << Cosa intendi dire con “perché” ? >>

  << Non fare il finto tonto >> dissi con stizza.

Il “lei” si era andato a far benedire. Era fin troppo dargli del “tu” a quello sgradevole tizio.

  << Le Chimere…e tutto il resto…perché lo hai fatto? >>

Sembrò divertito da quella domanda.  << Che tu mi creda o no, non era mia intenzione. È stato un…colpo di genio >>

Non risposi, e lui continuò:  << Io lavoravo in un laboratorio di ricerca sulla genetica. Ero il leader del gruppo. Conducevamo studi sull’ereditarietà , sul DNA ed RNA, praticavamo  gli esperimenti di Gregor Mendel, solo che invece di concentrarci sulle piante…la nostra specializzazione era l’essere umano >>

Fece una pausa.  << Fu una volta che stavo lavorando da solo, che ebbi questa… illuminazione. Modificando la struttura dei geni, ed inserendo particolari elementi nella struttura del DNA umano, l’individuo poteva accrescere le sue abilità, fisiche ed intellettuali. L’unico problema, era trovare il modo di farlo >>

Sghignazzò malefico  << Ed ecco che inventai la Chimera >> disse  << Mi cimentai nella ricerca, dedicandone anima e corpo, e alla fine riuscii a coniare questo essere perfetto…>>

  << “Essere perfetto”…? >> ritrovai l’uso della parola solo a sentire quella terribile  blasfemia. << Come puoi definirle in quel modo?! >>

  << Perché lo è >> mi rispose, impassibile.

Fece qualche altro passo nella sala, con le mani intrecciate dietro la schiena   << Sai, più lavoravo alla ricerca, più mi accorgevo di quanto fosse patetico e limitato l’essere umano. Ma dopo aver avuto l’illuminazione sulla Chimera, tutto è cambiato! >>

Un sorriso sadico e malato era dipinto sul suo volto   << E allora, mi sono chiesto... “Perché restare umani, quando possiamo essere molto di più?” >>

Mi guardò divertito  << Più veloci, più forti, più intelligenti... >> allargò teatralmente le braccia  << E la Chimera ti da tutto questo. Mica male, non credi? >>

Quella, era la prova che era completamente pazzo. Non che non me ne fossi resa conto prima. Era semplicemente un’ulteriore constatazione.

  << E non importa che questo preveda la morte di persone innocenti?! >> urlai con ira.

Lui fece spallucce  << Piccolo effetto collaterale >> sorrise malefico  << Ma ogni cosa ha il suo prezzo, no?  E questo è molto piccolo rispetto a quello che puoi ottenere in cambio >>

Ebbi un giramento di testa. Lui definiva “piccolo”, no “molto piccolo”…la morte di persone innocenti?

No…

Quell’uomo mi disgustava.

Provavo una repulsione tale verso di lui, che mi venne la nausea  << Mi fai schifo >> dissi, con disprezzo assoluto.

  << Non essere così dura con me >> non sembrò  particolarmente ferito da quel mio commento   << Dopotutto, quei ragazzi hanno acconsentito di loro spontanea volontà di diventare dei Chimeri >> inclinò la testa di lato  << Te ne sei dimenticata? >>

Il suo comportamento mi ricordò quello di Misa, e mi irritai ancora di più.

  << Li hai manipolati! >> tuonai io  << Hai scelto quei ragazzi solo perché, distrutti psicologicamente com’erano, avrebbero accettato qualsiasi condizione tu gli avessi offerto pur di riscattarsi! >>

Ricordai le parole di Zach quando mi raccontò la sua storia, e mi vennero le lacrime agli occhi.

Le ricacciai indietro, e continuai a parlare  << Per te sono solo degli esperimenti! Non ti importa affatto di loro! >> presi fiato  << Ti spacci per il supereroe, ma non lo sei. Tu sei il cattivo >>

A quell’affermazione, mi trucidò con lo sguardo, e il suo volto si corrucciò. Se gli sguardi potessero uccidere, sarei sicuramente morta.

  << Io sono il Salvatore!! >> urlò per la prima volta, abbandonando il tono di voce pacato e perdendo la compostezza che l’aveva caratterizzato fino a quel momento.

Ma ciò non bastò ad intimorirmi. Ero troppo arrabbiata  << No, no lo sei >>

  << Invece si! >> continuò a sbraitare, muovendo qualche passo in mia direzione   << E non solo di quei ragazzi! Io sono il Salvatore dell’umanità! Tutti lo riconosceranno! >>

Mi afferrò per le spalle, e mi scosse con violenza  << Sono colui che libererà l’umanità dalla sua… umanità >>  la sua presa si fece più intensa   << La svincolerò dai limiti che comporta l’ essere umani!! >> 

Sgranai gli occhi.

Pazzo. Pazzo. Pazzo.

Un’ulteriore ondata di rabbia mi investì  << Nessuno te l’ha chiesto! >> urlai, e non so come, riuscii a scivolare via dalla sua morsa   << Tu stai solo giocando a fare Dio! >> ansimai mentre indietreggiavo, tornando finalmente vicina a Zach  << Ma non lo sei! Perché non ti rendi conto che anche tu sei un essere umano?! Disprezzi anche te stesso forse?! >>

La sua espressione si indurì ancor  di più  << Ti sbagli. Presto anch’io abbandonerò la misera condizione umana. Una volta apportate le dovute rifiniture alle Chimere, creerò la Chimera perfetta, e la impianterò dentro di me >>

Un capogiro mi fece vedere doppio.

Un’altra prova del fatto che fosse solo un pazzo egoista. Non aveva fatto diventare Chimere quei ragazzi per salvarli dalla situazione in cui versavano.

Erano dei test, degli esperimenti per provare quanto fossero perfette le Chimere che aveva inventato, per poi coniarne quella ancora più perfetta, solo per se stesso.

Che schifo.

No, basta. Non volevo più vedere quel tizio. Non volevo stare nella stessa stanza con lui. Pazzo non era nemmeno la parola più adatta per definirlo.

Non era solo pazzo, di più. Andava rinchiuso. Non si poteva lasciare a piede libero un individuo del genere!

Guardai Zach, ancora privo di sensi ed il cuore accelerò i battito. Doveva capirlo anche lui che  non poteva continuare a seguire un tipo del genere.

Dovevo portarlo via da lui.

Tornai a guardare l’uomo davanti a me  << Tu sei pazzo >>. Non riuscii a trattenermi.

Lui fece spallucce, e tornò a sorridere maligno  << Questione di punti di vista >>

Non potevo tollerare la sua vista un minuto di più. Dovevo andarmene di li. E alla svelta. Ma come avrei fatto a portare Zach con me? Anche mettendo che riuscissi a sollevarlo, lui non mi avrebbe mai permesso di andarmene.

L’unica soluzione era forse affrontarlo? Rabbrividii al solo pensiero. Non ce l’avrei mai fatta da sola.

Avevo bisogno di aiuto. Sia per me, che per Zach.

Fuori continuavano a persistere i rumori della battaglia, ed ero preoccupata per come fosse messa la situazione. Loro erano troppo occupati a salvarsi la vita,  per venire in aiuto a me. Lo capivo.

Guardai negli occhi il pazzo che avevo davanti. Avrei dovuto sbrigarmela da sola.

Lui sembrava essere della mia stessa opinione  << Non pensare che io ti lasci varcare quella soglia come se niente fosse >> mi intimò  << Devo studiarti per bene. Tu potresti rappresentare la disfatta a ciò a cui ho dedicato la mia vita >>

Che grave perdita, pensai ironicamente, alzando un sopracciglio.

Con fare minaccioso e sadico, cominciò a dirigersi verso di me. L’adrenalina cominciò a scorrermi nelle vene.

Avevo una voglia matta di saltargli al collo e strangolarlo, tanto lo odiavo. Ma un’altra parte di me era paralizzata dalla paura, al solo pensiero di quello che volesse farmi quello psicopatico.

Presi la mano di Zach e la strinsi forte. Per un momento, ebbi la sensazione che stesse contraccambiando la stretta.

Era ormai solo a qualche metro da me, quando si fermò, guardando qualcosa dietro di me, indispettito.

  << Non muoverti. Alza le mani e mettile bene in vista, o giuro che ti sparo, chiunque tu sia >>

Da come parlava, sembrava un poliziotto, ma riconobbi immediatamente quella voce, provando felicità e sollievo immediato.

Mi voltai in direzione della voce e sorrisi a trentadue denti   << Amy! >>

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Capitolo 29
*** Momento Cruciale ***


Ciao gente! :D Finalmente sono risucita a postare anche il capitolo 29! *.*
Non sapete che fatica disumana ho fatto per scriverlo! E questo caldo non mi agevolava per niente le cose! -.-' Sembrava che le idee dovessi cacciarmele dalla testa con le pinze! ^^''
Beh, questo è il risultato ottenuto...ho cercato di fare il meglio possibile...Spero che apprezzerete! :)
Devo informarvi che il prossimo, sarà il capitolo conclusivo della prima serie! Presto ce ne sarà una seconda, ( spero che la cosa vi faccia piacere^^'') quindi non temete xD
Un grazie come sempre, a chi recensisce i capitoli! Mi fa davvero piacere sapere che la storia vi piace! =3
Detto questo, spero di riuscire a postare domani l'ultimo capitolo! Anche se ho i miei dubbi...
Beeeene, vi lascio alla lettura! 
Un bacione a tutti! <3
Yuki!

                                            Momento Cruciale 




Il sollievo che provai nel sentire la voce di Amy, si dissolse nello stesso momento in cui la guardai, venendo sostituito dalla paura.

Era ricoperta di sangue. Quasi irriconoscibile.

I capelli in disordine, i vestiti strappati. Sul suo volto, era dipinta la disperazione. Non osavo nemmeno immaginare cosa dovesse essere successo li fuori.

Entrò nel salone, e i vetri che avevo rotto per il colpo di Adam scricchiolarono sotto le sue scarpe.

Solo quando mi si avvicinò, notai che le mani con cui teneva la pistola, puntata contro la testa del pazzo, stavano tremando.

Poi mi accorsi della ferita che aveva sul femore destro. Un taglio verticale, profondo e fresco che non accennava a voler smettere di sanguinare.

Il pazzo di fronte a noi, si fermò, facendo spallucce  << Sono arrivati i rinforzi? Un po’ scarsini a quanto vedo… Lo Scudo Rosso è a corto di personale per caso? >>  schernì subdolamente Amy.

  << Zitto! Altrimenti… >> Amy non finì la sua minaccia, che la gamba ferita le cedette e lei cadde in ginocchio sui frammenti di vetro.

L'uomo restò impassibile, mettendosi le mani in tasca   << Com'era prevedibile... >>

  << Amy! >> mi adoperai a raggiungerla, cingendole i fianchi, senza smettere per un attimo di guardare circospetta l’uomo che avevamo davanti.

Lei ansimava, mente teneva premuta la mano sulla profonda ferita.  << S…sto… bene… >>

No, non stava bene per niente.   << Cosa sta succedendo li fuori? >> chiesi, deglutendo. Non ero molto sicura di voler sentire davvero la risposta.

  << Sembra una carneficina… >>  farfugliò   << Stiamo per finire le munizioni…senza di te non ce la facciamo… >>

Ansimai. Il cuore batteva troppo forte   << L…la tua ferita? Come… >>

 << Mentre stavo cercando di venire da te…Lilith Wedd mi ha attaccata alle spalle… >> la sua fronte era corrucciata da rughe di dolore  << Ryan me l’ha scrollata di dosso ma… si è beccato una pallottola di David in petto… >> sembrava stesse per scoppiare a piangere.

A quella notizia, raggelai.

Julia aveva detto che la dose del mio sangue contenuta in un proiettile non era letale, ma averla ricevuta in pieno petto…quando poteva compromettere le sue prestazioni fisiche?

  << Ryan? >> nella voce del pazzo scorsi un pizzico di tremore. Lo guardai di traverso, e notai che il volto si era corrucciato.

Mosse qualche passo in nostra direzione ed entrambe ci irrigidimmo.

  << Mettiamo fine a questa storia >> disse, serio << Il gioco è durato fin troppo >>

Senza perdere tempo, afferrai la pistola dalla mano di Amy, e gli e la puntai contro. Cercai di contenere il tremore che mi scuoteva il corpo. Non potevo mostrarmi insicura.

 << Non avvicinarti >> lo intimai.

Evidentemente, non sembravo minacciosa nemmeno un po’, dato che mi ignorò beatamente, continuando ad avvicinarsi.

Digrignai i denti. Non doveva permettersi di sottovalutarmi. Con gran fatica, premetti il grilletto, che mi sembrò pesantissimo, puntando la pistola al muro dietro di lui.

Il colpo rimbombò nel salone, e finalmente il pazzo si arrestò. Ci guardammo negli occhi. Ero determinata a non distogliere lo sguardo. Non gli e l’avrei data vinta.

Poi, lui sorrise arrogantemente  << Patetico >>

Ero pronta a scaricargli contro l’intero caricatore, ma una mano agile e lesta, afferrò la punta dell’arma, impedendomi qualsiasi altro movimento.

L’elegante e sinuosa  figura di Lilith Wedd mi si presentò davanti. I lunghi e lisci capelli scuri le ricaddero davanti al volto. Nonostante fosse più che evidente il fatto che avesse combattuto duramente, rimaneva bellissima.

Era la prima volta che avevo un contatto così ravvicinato con lei, quindi fui spiazzata dalla sua improvvisa comparsa nella scena. I suoi occhi blu elettrico mi scrutarono con disprezzo.  << Lascia andare la pistola >>

Le restituii lo stesso sguardo sprezzante  << Levati di mezzo >>

Amy al mio fianco, si alzò faticosamente in piedi, estraendo un piccolo pugnale dalla cintura.

Lilith squadrò anche lei  << Avrei dovuto ucciderti prima >>  poi altalenò lo sguardo tra lei e me, poi fissò Zach steso a terra  << Avete corrotto Zach e Ryan. Andate punite >> ringhiò  << Rischiare la vita per due così… >>

In quel momento, io ed Amy agimmo simultaneamente. Io mi svincolai dalla sua presa, e le puntai la pistola alla tempia. Amy, le fu dietro, e le poggiò la lama affilata del pugnale sulla gola.

Lilith non si mosse di un centimetro, rimanendo impassibile.  << Illuse >> disse semplicemente, senza sembrare per nulla intimorita nell'avere due armi puntate contro.

Poi, piegò le ginocchia, e con uno scatto lesto, quasi impossibile da vedere ad occhio nudo, scivolò fuori dalla nostra portata.

Io ed Amy ci lanciammo uno sguardo d’intesa. La battaglia non era finita.  Mi passò il suo pugnale   << Scambio di armi. Devi ferirla col tuo sangue no? >>

Annuii, e prendendo il pugnale, rendendole l’arma da fuoco, mi tagliai il pollice, lasciando che il liquido rosso scivolasse sulla lama appuntita.
Era un’arma improvvisata, niente a che vedere con la mia vera spada, ma il mancanza di alternative…

Aspettammo ancora qualche secondo, poi ci lanciammo su di lei. La prima ad attaccarla fu Amy.

I colpi di pistola risuonarono intorno a noi, ma Lilith li schivava con facilità. Quando si muoveva, pareva una ballerina di danza classica, tanto era aggraziata.

Io cercai di avvicinarmi il più possibile, cercando di ferirla quel che bastava per renderla inoffensiva. Proprio quando ero ad un soffio da lei, un gran boato mi distrasse, facendomi perdere  quella così preziosa opportunità.

La porta d’ingresso era stata sfondata, e un Adam ferito e malconcio fece la sua apparizione.

Scorsi con orrore il corpo sanguinante di Ryan sulle sue spalle. Era immobile, privo di sensi.  Sperai con tutto il cuore che si trattasse solo di quello.

Sentii il respiro mozzato di Amy, qualche passo dietro di me.

Lanciai un’occhiata fuori. Per quello che riuscii a scorgere, c’erano solo uomini a terra. Dalle tute nere che indossavano, erano tutti nostri agenti.

Rabbrividii. Stavamo perdendo?

Per quanto mi sforzassi, non riuscii a scorgere ne la figura di David, ne quella di mio padre. Tantomeno quella di Derek, Gwen e Susan.
Avevo paura per loro. Non potevo pensare che….

  << Padre! >> esclamò Adam non appena vide il pazzo dietro di me  << Dobbiamo ritirarci! >>

A quella frase, mi sorpresi. Non eravamo forse noi quelli in svantaggio?

L’uomo corrucciò la fronte  << I Chimeri non ammettono la sconfitta >> lo contraddisse con fare severo  << Mi stai forse dicendo che vi siete rivelati più deboli di quei semplici umani?! Dopo tutto quello che vi ho dato? Dopo tutto quello che ho fatto?! >> sbraitò, alzando il tono di voce.

Adam mi additò con ira e disprezzo, mostrando in avanti la mano che gli avevo ferito, ormai completamente violacea, come prova della veridicità delle sue parole    << È colpa sua! >> mi accusò  << Quella tizia non è umana! Il suo sangue, padre…ha qualcosa che non va! >>

L’uomo tornò a scrutarmi. Era scuro in volto   << Io sarò il Salvatore! Non ammetto che le mie preziose creazioni siano messe in pericolo da una ragazzetta come lei. Le mie ricerche non possono venir messe in discussione da nessuno!! >> tuonò adirato.

Poi, fulminò con lo sguardo Lilith ed Adam  << Uccidetela >> ordinò.

Mi si gelò il sangue nelle vene per la paura. Amy mi si avvicinò, ma la gamba aveva ripreso a sanguinare, e le era difficoltoso muoversi.

  << Ma Ryan… >> provò ad obbiettare Lilith, guardando il corpo del biondo disteso sopra le spalle di Adam, e il suo così detto “padre”.

  << Ho detto, uccidetela!! >> urlò fuori di sé il pazzo.

In un momento del genere, anteponeva la sicurezza della sua folle ricerca alla salute di Ryan?! Inaudito!

Lilith si scostò i capelli dal viso, e partì all’attacco per prima.

Venne intercettata da Amy, che, spingendo il suo corpo al limite della resistenza umana, me la tenne lontana in modo che potessi pararmi dal colpo di Adam, che aveva adagiato al suolo il corpo malridotto di Ryan.

Mi protessi il viso con le braccia, ed il suo pugno mi fece un male inaudito agli arti superiori, usati come scudo. Probabilmente, mi aveva rotto qualche altro osso, come al solito. Sembrava ci avesse preso gusto ormai.

L’onda d’urto mi fece catapultare all’indietro, e sbattei violentemente la schiena contro il muro.

Per l’ennesima volta, persi il pugnale insanguinato di mano. Caddi a terra tramortita, con un dolore pulsante alla testa.

Mi diedi un occhiata alle braccia.

Rabbrividii. L’osso del gomito destro sporgeva fuori dagli schemi del normale, bucandomi la pelle, completamente dislocato, mentre un lago si sangue di espandeva al suolo.

Un dolore disumano si propagò nei miei muscoli. E si fece ancora più intenso quando sentii con orrore l’osso tornare lentamente al proprio posto, e la pelle riattaccarsi, come colla.

Un crock, e tutto era come prima.

Inutile. Non mi sarei mai abituata ad una cosa del genere. Semplicemente disgustosa.

Mi rimisi in piedi, in corrispondenza di Adam.

  << Inumano… e semplicemente sbalorditivo  >> sentii bisbigliare l’uomo, con la voce elettrizzata dal suo sadismo malato.

Evidentemente, doveva aver assistito a quello spettacolo rivoltante.   << Adam, catturala viva >> si corresse  << Non posso lasciarmela sfuggire. Sarebbe una svolta notevole per le mie ricerche >>

  << Col cazzo! >> sbottai, pronta per ripartire all’attacco. Afferrai da terra un pezzo di vetro, e mi tagliai la mano, inzuppandolo del mio sangue. 

A spingermi ad andare avanti, era solo la disperazione.

Adam sembrava parecchio indebolito, e notai che si muoveva con difficoltà nello schivare i miei, seppur miseri, attacchi.

Solo dopo capii il perché.

Lo stato di cancrena che aveva paralizzato la sua mano, si stava pian piano espandendo su per il braccio. Mi chiesi se consistesse in quello, la velenosità del mio sangue per quegli esseri.

Anche la più piccola ferita, inferta in una qualsiasi parte del corpo, prima o poi contagiava inesorabilmente l’intero organismo, procurandone la morte.

Mi feci paura da sola.

Adam cadde in ginocchio, sorreggendosi il braccio, mugolando dal dolore.

Il pazzo scosse la testa in senso di disappunto  << No, non va… Adam così non va bene… >> disse tranquillo, senza muovere un dito per aiutarlo.

Sembravo essere più preoccupata io che lui.

Provai una pena immensa per quei ragazzi, tanto che mi vennero gli occhi lucidi. Erano solo esperimenti, pedine sacrificali in mano a quel pazzo.
E non se ne rendevano conto.

L’uomo si portò le mani ai fianchi, e si guardò intorno, con fare annoiato   << Che dici, vuoi pensarci tu…Zach? >>

A quel nome sussultai. Mi voltai immediatamente nella direzione in cui avevo lasciato il corpo disteso e privo di sensi della persona che amavo, e con infinto sollievo, lo trovai in piedi.

Guardai i suoi occhi scuri, finalmente aperti, e il mio cuore galoppò di gioia.

Si stava tastando il petto insanguinato, poi si portò una mano alla testa, e si guardò intorno spaesato. Sgranò gli occhi nel vedere Ryan steso a terra in una pozza di sangue, Lilith e Amy l’una contro l’altra, Adam dolorante a terra.

Ma fu ancora più sconvolto nel guardare me e colui a cui aveva giurato fedeltà. Alternava lo sguardo terrorizzato da me a lui, e gli occhi neri roteavano incerti.

  << Allora? >> lo incalzò il pazzo   << Non vuoi dimostrarmi di essere ancora un leader degno ed efficiente, mio caro Zach? >>

Lo sguardo di Zach si fermò definitivamente su di me, e vi scorsi l’orrore e la paura allo stato puro.

Deglutii rumorosamente, e i battiti del mio cuore assomigliarono sempre più alle lancette dell'orologio. L'orologio che stava per segnare la mia ora...?

Per quanto lo amassi, ed avessi fiducia cieca in lui, ebbi paura della scelta che avrebbe fatto.

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Capitolo 30
*** Arrivederci ***


Non posso credere che siamo giunti al capitolo 30! O.o
Questa storia è stata lunga e travagliata, ed è arrivata alla sua conclusione!
No , così sembra troppo targico! xD  Sappiamo tutti che ci sarà al seconda serie, quindi non abbiamo nulla da temere!!
Dunque, non voglio dilungarmi troppo, perchè già il capitolo è lungo...Che dire, spero che vi piaccia! :)
So che il finale non è dei migliori...ma visto che c'è il continuo, non ne sono riuscita ad immginare uno migliore... fatemi sapere che ne pensate!
Dunque...a fine capitolo, andata avanti, e troverete i ringraziamenti, che posterò a breve!
Cos'è una storiasenza i dovuti ringraziamenti? xP
Bhe, detto questo vi lascio all'ultimo capitolo della prima serie, sperando di rivedervi tutti nella seconda, che si chiamerà "Rebirth- Rinascita"
Grazie, grazie, grazie per avermiseguito fino a qui! :')
Yuki!                                         

                                                 Arrivederci 




“Gli dobbiamo molto. Sono sicuro che io starei ancora elemosinando se non lo avessi incontrato. Così come tutti gli altri”.

Le parole che Zach mi aveva detto quel giorno, quando eravamo abbracciati nella radura, mi risuonarono in mente, mentre fissavo terrorizzata il suo volto combattuto.

“È come se fosse un padre”.

In cuor mio, temevo di sapere quale decisione avrebbe preso. Con me in passato era stato molto chiaro. Lui e tutti gli altri dovevano molto a quel tizio.

 “Non posso e non voglio tradirlo”.

Era il loro “Salvatore”.  Era il loro “padre”. Poteva andare contro Ryan, o Adam per proteggermi, ma non contro di lui.

Non lui.

Non c’era nessuna ragione per la quale Zach avrebbe dovuto preferire di salvare me, piuttosto che restare fedele a lui.  Colui che gli aveva restituito la libertà, e la dignità che aveva cercato tanto disperatamente, veniva prima di me.

Eppure…perché faceva così male?

Perché ero combattuta dall’istinto di gridargli contro di scegliere me? Perché non volevo che mi abbandonasse?

Era forse la sua ripicca? Voleva vendicarsi per il fatto che non avessi accettato di fuggire con lui, anteponendo la mia missione al nostro amore?
Proprio adesso che non avrei più voluto lasciarlo…perché doveva accadere?! Perché non capiva che lui era il cattivo?!

Perché non voleva apriva gli occhi?!

Tutti quei perché, ai quali non giungeva risposta, mi affollarono la mente, già abbastanza confusa.

Guardavo Zach con occhi supplicanti. 

Io ti amo. Scegli me. Resta con me!  Perché non riuscivo a dirglielo?

Era forse per la paura?  No, era per la tristezza.  

La crudele e dolorosissima consapevolezza che lui mi avrebbe voltato le spalle, rimanendo fedele a quel pazzo senza scrupoli, mi riempiva il cuore di tristezza.

L’uomo si massaggiò il mento barbuto  << Allora, Zach? >> lo incalzò, con fare impaziente.

I suoi occhi scuri si distolsero con sforzo dai miei, per guardare in sua direzione. Zach rimaneva immobile. Senza dire una parola.

Intanto, Adam continuava a giacere dolorante a terra, con il braccio in cancrena, Lilith aveva definitivamente steso Amy a terra, immobilizzandola sotto di lei, ed impedendole qualsiasi tentativo di movimento.

Ryan era immobile, steso al suolo. Il colorito bianco cadaverico stonava con la pozza di sangue scarlatto che si espandeva dal suo petto. Speravo con tutto il cuore, che non fosse davvero morto come sembrava.

Tornai a guardare Zach. La situazione non poteva andare peggio di così. Presto, ubbidendo a quel pazzo, mi avrebbe reso inoffensiva, permettendo a quello schifoso di studiarmi come cavia da laboratorio.

L’uomo fece qualche passo nel salone. Sembrava sempre più impaziente  << Cosa stai aspettando? >> insistette  << Non farmi attendere >>

Ero quasi sul punto di dirgli di fare in fretta. Non volevo prolungare quell’agonia terribile.

Zach dal canto suo, sembrava essere caduto in trans. Giaceva in piedi immobile. Sembrava avesse smesso addirittura di respirare.

Il pazzo se ne accorse, e assottigliò lo sguardo, riducendo gli occhi color nocciola a due sottili fessure  << Tu non vuoi essere un traditore, vero? >>

A quella fase, Zach si irrigidì notevolmente, e strinse i pugni.

Restò immobile per qualche altro secondo, poi, mordendosi il labbro inferiore, tornò a guardarmi. Non potei fare a meno di notare, che i suoi occhi erano diversi da prima. Adesso, brillavano di determinazione.

Il cuore accelerò il ritmo. Si era deciso.

Lo vidi avvicinarsi a passo lento ma sicuro, e prendere da terra il pugnale precedentemente datomi da Amy, che avevo perso per il colpo di Adam.

Lo strinse forte, facendosi diventare le nocche bianche, e continuò a camminare, fino ad arrivare a soli pochi passi da me.

L’uomo sghignazzò soddisfatto  << Bene, bravo ragazzo. Non ucciderla però, mi raccomando >> E detto questo, ci diede le spalle, camminando lentamente in direzione di Ryan.

Zach contrasse la mascella, stringendo i denti.  << Io... >> disse flebile, per la prima volta da quando si era risvegliato.

  << Non ti tradirò mai!! >> urlò infine, alzando il braccio, pronto a trafiggermi.

Fui tentata di chiudere gli occhi in una morsa, ma resistetti,. Volevo che l’ultima cosa che avrebbero visto i miei occhi fosse Zach.

Nonostante tutto, io lo amavo.

E avrei continuato a farlo. Anche se mi stava tradendo.

Lo guardai divaricare le gambe, per infliggere più potenza al suo colpo, e pensai che avrebbe fatto molto male.

Ma poi, inaspettatamente, si girò col busto, roteando a destra, ed il pugnale si allontanò da me. Zach mi diede le spalle, e con il braccio ancora alzato di preparava a ferire il pazzo, ancora voltato di spalle.

Il cuore cominciò a galopparmi frenetico nel petto, quasi fosse sul punto di uscire.

Il suo “Non ti tradirò mai” allora....era riferito a me!

Mi vennero le lacrime agli occhi, e non mi preoccupai nemmeno di trattenerle, lasciandole debordare.

Ero felice, ma allo stesso tempo, spaventata a morte.

Zach stava per sfidare deliberatamente quel pazzoide, mettendo in gioco la sua vita. Non osavo nemmeno immaginare cosa gli avrebbe potuto fare, scoperto il suo tradimento.

Poi, accadde tutto molto velocemente, e sentii nello stesso istante, due grida, che urlavano parole differenti.

Il prima fu quello di Lilith, che tuonando a gran voce il nome di Zach, si precipitò su di lui, lasciando la presa su Amy, per prendergli il polso ed allontanarlo dal colpire l’uomo, ancora di spalle.

Era accaduto tutto in meno di due secondi, ed avevo fatto fatica a seguire la cosa.

Contemporaneamente, udii la stridula voce di Alyssa, che strisciando all’interno della casa, zoppicando dolorante, chiamava il “padre”.
La sua gamba ferita, anch’essa in cancrena, era ridotta peggio del braccio di Adam.

  << Padre! >> continuava ad urlare  << I bastardi rimanenti del Red Shield, hanno... >> prese fiato  << Loro...hanno preso Misa, e... e stanno venendo qui! >>

Nel salone scese il silenzio.

Il tempestivo intervento di Alyssa aveva fatto distrarre il pazzo, che sembrava non essersi accorto del “quasi” tradimento di Zach, che intanto, sbattuto al muro da Lilith per proteggere l’uomo, non aveva più il pugnale di mano.

Squadrava la scena con occhi confusi, ma uno sguardo in più era sempre rivolto a me.

Solo dopo mi concentrai sulle parole di Alyssa, e il mio ritmo cardiaco accelerò.

Avevano preso Misa Albam?! I componenti rimanenti?

Non potei formulare altro pensiero, che il pazzo imprecò sonoramente  << Cazzo! >>  Camminando veloce, arrivò fino a Ryan e se lo caricò sulle spalle con uno strattone, senza il minimo riguardo per il fatto che fosse gravemente ferito.

  << Dobbiamo andarcene. Quelli dello Scudo Rosso non devono trovarmi qui >> disse, serissimo.  Per la prima volta, sembrava sul serio spaventato.

Lilith provò ad obbiettare:  << Ma p-padre...Misa è... >>

  << Non possiamo fare nulla! >> tuonò lui, rivolgendo a tutti uno sguardo sprezzante  << Volete farvi catturare anche voi forse? Torneremo a prenderla, ma ora non c’è tempo >>

Che razza di “padre” era?! Come poteva anche solo pensare di essere una figura paterna per loro?!

Pensai per la prima volta tuttavia, che aveva ragione. Tutti i Chimeri, fatta eccezione per Zach e Lilith, erano distrutti fisicamente. Non avrebbero avuto la forza di fronteggiare un’altra battaglia.

L’unica fortuna della situazione, risiedeva nel fatto che il pazzo sembrava talmente preoccupato a voler andare via, che non gli premeva più il fatto di avere anche me tra la sua collezione di esperimenti umani.

  << Muovetevi! >> urlò ancora, mentre camminava in direzione di un corridoio sulla sinistra  << Di Misa me ne occuperò in seguito. La recupereremo quando vi avrò perfezionati. In queste condizioni non potete combattere >>

Perfezionati... rabbrividii a quel termine.

Cos’erano, macchine? Come si permetteva di rivolgersi al loro in quel modo?! E perché diavolo non si opponevano? Perché non si facevano rispettare?!

Zach mi aveva parlato di dignità. Era davvero quello l’uomo che gli aveva restituito la dignità che desiderava, a lui e ai suoi compagni?

Ma quale dignità. Quel poco che avevano prima, l’avevano persa definitivamente quando avevano accettato il suo aiuto.

Lilith mordendosi il labbro, andò in direzione di Alyssa, e prendendola per i fianchi, l’ aiutò a camminare.

Io guardai Zach supplicante. No, non poteva andarsene. Lui contraccambiò lo sguardo. Sembrava disperato, ma ben deciso.

Poi, in un secondo, lo ritrovai su di me, intento a baciarmi con tutta la passione che aveva in corpo. Ero così spaventata e confusa, che non riuscii a godere a pieno di quel contatto paradisiaco.

Perché, quello sembrava essere un bacio d’addio?

Aveva detto che non mi avrebbe mai tradito. Non stava mica pensando di andarsene vero?!

Quando si staccò da me, mi guardò dritto negli occhi, ed io cercai di imprimermi nella memoria quei pozzi neri e profondi, che mi avevano fatta innamorare fin dal primo momento in cui li avevo visti.

Guardando quegli occhi di tenebra, tutto il percorso che avevamo fatto insieme, e che ci aveva condotti fino a li, mi passò davanti, e per un attimo, mi sembrò di essere di nuovo nel giardino della scuola, lo stesso giorno in cui ci eravamo incontrati.

Poi, avvicinando le sue labbra al mio orecchio, pronunciò, con la sua voce bassa e un po’ roca, che amavo tanto, una sola parola.

Una parola bella e brutta allo stesso tempo.

Poi, si allontanò da me.

  << No, no Zach! >> urlai, e feci per inseguirlo, ma delle mani mi catturarono le spalle, imponendomi di star ferma.

Amy mi immobilizzò, mentre io continuavo a dimenarmi come un’isterica.

Guardavo disperata Zach prendere il braccio di Adam, metterselo intorno al collo, e sorreggere il compagni ferito, per poi dirigersi verso il corridoio alla sinistra, imboccato anche da Lilith ed Alyssa, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.

  << Zach!! >> continuai ad urlare disparata, fino a farmi bruciare la gola, con le lacrime che debordarono.

  << Rebecca! No! >> urlò sopra di me Amy  << Ma non capisci? Se gli altri vengono qui lo cattureranno o peggio! È questo che vuoi?! >>

  << Aveva detto che non mi avrebbe tradito! >> urlai, piangendo  << E adesso se ne sta andando! Io.... >>

  << Hudson ha preso un duro colpo! Pensi forse che perché si è rimesso in piedi, si sia già ripreso?! >> continuò ad urlare Amy  << E tu sai chi è l’unica persona in grado di curarlo a dovere! >>

Quella frase non aveva bisogno di risposta.

In quel momento, l’unica persona di cui aveva bisogno Zach, era quel pazzo, per quanto me ne rammaricassi.

  << Devi lasciarlo andare per il suo bene! >>

Solo in quel momento me ne accorsi. Amy stava piangendo, disperata quanto me. Quel discorso non voleva solo per me, ma anche per lei. Il suo Ryan era gravemente ferito, e nonostante anche per lei era difficile lasciarlo andare, doveva farlo per il suo bene.

  << Devi avere fiducia in lui, Rebecca! >> concluse Amy, poggiando la fronte sulla mia spalla, piangendo.

Sicuramente, quello che aveva detto a me, era ciò che lei si stava ripetendo.

Smisi di divincolarmi, continuando a piangere.

  << Rebecca... >>

Sentire il mio nome, pronunciato dalla voce del pazzo che disprezzavo con tutta me stessa, mi fece innervosire parecchio.

Alzai lo sguardo annebbiato dalle lacrime, e notai che non aveva ancora imboccato l’oscuro corridoio, che non sapevo nemmeno dove portasse.
Non potei fare a meno di accorgermi, che il suo sguardo era cambiato. Non era più sadico, o malato come prima.

Sembrava... intenerito.

  << È un nome... bellissimo >> Detto questo, si dileguò.

Non capii il significato delle sue parole, e non mi sforza nemmeno di dar loro un significato, o di provare a comprendere i ragionamenti contorti della sua mente malata.

Di quello che pensava quel pazzo del mio nome, non me ne importava nulla.

Quando tutti furono scomparsi un quell’oscuro corridoio, rimanemmo solo io ed Amy in quel grande salone, che sembrava essere tremendamente grande.

Dopo qualche secondo, di pesante silenzio, Amy si alzò faticosamente in piedi  << Dobbiamo coprirli >> disse, asciugandosi le lacrime.

Mi accigliai   << Coprire quel pazzo?! >>

  << Non lui. Hudson e Ryan. Se trovano quell’uomo, trovano anche loro. E hanno bisogno di lui per guarire >>

Rimasi in silenzio, ben consapevole che aveva ragione. Per quanto detestassi l’idea di dover fare un favore a quell’individuo, dovevo proteggere Zach, e anche Ryan.

Subito dopo, sentimmo dei colpi di pistola, e David, mio padre, Kyle, Derek, e altri tre agenti in uniforme fecero irruzione nel salone vuoto.

Mio padre corse ad abbracciarmi non appena mi vide. Solo quando mi fu vicino, notai che era zuppo di sangue. Non mi diede il tempo di chiederli se stava bene, che mi stritolò tra le sue braccia possenti.

  << Oh, Dio, stai bene... menomale, stai bene... >> ripeteva, a cantilena, quasi volesse soffocarmi.

Derek aiutò Amy a reggersi in piedi, sorreggendola per i fianchi.

David invece, squadrò la scena, mentre gli agenti vestiti di nero setacciavano la casa   << Dove sono? >> chiese, semplicemente.

L’espressione dura e seria,  dipinta sul volto di Kyle mi diceva che voleva sapere la stessa cosa.

Quando mio padre mi lasciò libera, lanciai delle occhiate insicure ad Amy, che invece sembrava perfettamente padrona della situazione   << Mi dispiace David >> cominciò  << Erano fortissimi, nonostante fossero feriti. Sai come sono i Chimeri no? Sono fuggiti ad una velocità impressionante... e noi... >>

Scosse la testa   << Rebecca era disarmata, ed io ferita... >> una pausa   << Ci dispiace... >>

Ci avrei creduto persino io, tanto era stata convincente.

Notai che Kyle mi guardava circospetto, così annuii, cercando di mostrarmi rammaricata.

  << Suvvia >> mio padre mi cinse le spalle, con fare rassicurante  << La missione non è stata un completo fallimento. Abbiamo testato la potenza del tuo sangue sui Chimeri, con risultati più che soddisfacenti, e siamo anche riusciti a catturare la Chimero Misa Albam >>

  << Già... >> sospirò David scollandosi le spalle  << Potremmo non solo interrogarla, ma Julia potrà anche studiare le caratteristiche genetiche dei Chimeri, a noi ancora sconosciute >>

Rabbrividii. Ne avevo abbastanza di studi, laboratori e ricerche.

Desideravo solo sprofondare in un lungo sonno buio.

Perché si, senza Zach, tutto mi sembrava oscuro e freddo.

Senza lasciare la presa sulle mie spalle, mi padre mi aiutò a camminare, nonostante non fossi ferita   << Su, andiamo >> mi incitò.

  << Torneranno >> disse poi Kyle, mentre abbandonavamo la casa. Non era un’ipotesi, ma una certa previsione   << E più forti di oggi. Vorranno riprendersi la loro compagna. E noi saremo pronti a riceverli >>

Era vero. Nonostante l’avessero lasciata indietro, sarebbero sicuramente venuti a riprendesi Misa Albam.

Io avrei rivisto Zach. Su quello non dubitavo. In che circostanze ancora lo immaginavo.

  << Dobbiamo essere preparati a quel momento >> intervenne poi David, per poi guardarmi in modo glaciale  << Ti allenerai nella nostra sede a Fitchburg, in Wisconsin >> mi annunciò serio in volto   << Li ci sono i nostri migliori agenti. Riceverai un allenamento che temprerà il tuo fisico in modo che riuscirai a sopraffare i Chimeri senza difficoltà >>

Deglutii. Gli ordini di David erano tassativi, e non osavo nemmeno discutere.

Rivolsi un’occhiata a mio padre, che, come al solito, sembrava essere d’accordo con lui.

  << Verrò anch’io con te >> intervenne Kyle  << Mi sono allenato in quella sede, quindi conosco l’ambiante >>

  << Mi aggrego >> s’intromise Amy, con fare deciso  << Sono desiderosa anch’io di apprendere nuove tecniche. Mi allenerò insieme a Becky >> Dal tono con cui aveva parlato, era facilmente intendibile che non ammetteva che le fosse negata quell'opportunità.

La ringraziai mentalmente. Senza di lei mi sarei sentita ancora peggio.

  << Allora andremo tutti >> decise Derek  << Lo dobbiamo anche a Mark. Non possiamo lasciare tutto sulle spalle di Rebecca. Anche Susan e Gwen saranno sicuramente d’accordo >>

David annuì  << Se avete deciso, inizieremo subito i preparativi >>

Prima di seguirli, rivolsi un’ultima occhiata alla grande casa bianca, che mi aveva separata dalla persona che amavo.

Amy mi affiancò, camminando a fatica.   << Becky... vedrai  che andrà tutto bene >>

Dalla sua voce malferma, sembrava stesse convincendo prima di tutto se stessa.

L’unica parola che Zach mi aveva sussurrato all’orecchio, vagò nella mia mente, e le mie orecchie si riempirono della sua voce. La voce che amavo con tutta me stessa.

"Aspettami".

Si. Lo avrei aspettato per sempre. Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto, e quante cose avrei dovuto sopportare pur di rivederlo.

Era solo un comune arrivederci.

Mi asciugai gli occhi lucidi, ed annuii  << Si... andrà tutto bene... >> sussurrai, poi alzai lo sguardo   << Perché so che Zach tornerà da me >>


 
Ringraziamenti! 
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Capitolo 31
*** Ringraziamenti ***


                                                                                                        Salve a tutti! Sono la vostra Yuki! :D


Siamo giunti ai ringraziamenti!
 
Dunque, per prima cosa devo ringraziare la mia amica Fabiola per avermi sopportato pazientemente quando l’assillavo con la storia di Zach e Rebecca, e per avermi incoraggiata a scriverla! Grazie pazza! xD
 
Poi, un Grazie infinito a tutte le persone che hanno recensito questa storia!
A cominciare da:
Giagiola
MoodyDreamer  
Che hanno recensito questa storta per prime, fin dall’inizio!
Grazie per tutto il vostro incoraggiamento e sostegno, quando la storia non era ancora un gran chè ^^’’! Mi avete sempre dato la grinta e la voglia di scrivere :)

E poi Grazie con a G maiuscola a:
Mariii
Nessi97
Summer1305
Christine_loguart
Smurficecream
_Yume_97
Ginnasta98
Iomiconosco
Marty1998
Seree_
Giulia_b
Fefe99
Marylu93

Posso solo dirvi GRAZIE!
Potete credermi se vi dico che questa storia, senza il vostro incoraggiamento,  non sarebbe mai arrivata fino a qui, figuriamoci a pensare pure ad una seconda serie! xD
Mi avete trasmesso la grinta di andare avanti e di impegnarmi al massimo! Grazie per avermi seguito fino alla fine della prima stagione!
Mi auguro che mi seguirete anche nella seconda! Ci sono così tante cose che devono essere svelate! xP
Ho già in mente molte cose, quindi qualche volta controllate il mio account, e forse troverete già il primo capitolo di “Rebirth” xD
Spero di risentirvi tutti molto presto! :*********
Ancora un grazie immenso ed un bacio grandissimo!
Yuki!

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