My last holiday.

di sopra_al_rumore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I met him but,I don't knew. ***
Capitolo 2: *** One week later,It started all for the case. ***
Capitolo 3: *** I can't fly. ***
Capitolo 4: *** Everything will come back as before. ***
Capitolo 5: *** The our last day. ***
Capitolo 6: *** It will arrives always the end. ***
Capitolo 7: *** The end. (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** I met him but,I don't knew. ***


In una calda mattinata di inizio Luglio seppi che la scuola mi aveva scelta per partecipare ad un P.O.N di Inglese con certificazione finale firmata Trinity della durata di un mese in Irlanda.
Accettai senza esistare,avevo già fatto la stessa esperienza un anno prima in Inghilterra. Volevo solo avanzare di livello e visitare un nuovo Paese.
Partì in buona fede,non aspettandomi nulla di tutto ciò che sarebbe accaduto.

Quando parto sono solita a lasciare cuore e sentimenti a casa,ma quella volta fù diverso.

Mi chiamo Ann,ho 16 anni e vivo in Italia.
Al sud,dove la gente del nord non vede nulla di buon occhio ma ci passa le vacanze per le splendide spiagge,il sole che brucia la pelle e l'armonia dei cittadini del posto che cantano e ballano con qualche alcolico in mano non curandosi del resto.

Mi è sempre piaciuto viaggiare,per la mia età ho visto già un sacco di posti,ma nessuno di questi è tra quelli che desidero,però non rifiuto mai nessun viaggio.
Ogni volo è un'avventura,ogni paesaggio è un ricordo,ed ogni arco di tempo ha la sua importanza.
E' per questo che ho accettato di lasciarmi cullare per un mese dalla piccola Irlanda,piena di verde e gente bionda con occhi chiarissimi,è per questo che ora sono qui a raccontarvi questa storia.

Un gruppo di 34 persone,professori compresi,era pronto all'aereoporto di Roma,Fiumicino.
Quel pomeriggio ero euforica,nel bus per arrivare alla Capitale avevo già fatto amicizia con i ragazzi che non conoscevo e con cui avrei trascorso un mese.
Avevo ripreso i contatti con quelli che già conoscevo ed ero pronta a tutto.
Al cibo spazzatura,alla temperatura fredda e al cielo piovoso,allo studio costante per 20 ore settimanali a parte i compiti 'a casa'.

In attesa del chek-in,ci sistemammo in fila indiana con i nostri carrelli carichi di valigie.
Avevo da poco fatto amicizia un ragazzo che frequantava la mia stessa scuola,che conoscevo di vista ma che non mi ero mai soffermata a parlare.Edo,era il suo nome.
Era dietro di me accanto ad un altro ragazzo che invece conoscevo bene,David,un amico che conosco dai tempi delle elementari.
Tra una chiacchiera e l'altra ci ritrovammo a parlare di calcio,ero un'espera di questo sport e dialogando sull'ultimo Europeo,non badai al mio tono di voce più tosto alto per una ragazza,in luogo pubblico tra l'altro e dissi senza vergognarmi:
''Perché ti sembra normale come sia passata la Spagna? Ammettiamolo,si sarà guadagnata tutte le partite,anche la finale,ma contro il Portogallo non meritava,assolutamente!''

Una voce,che non era delle persone a cui avevo rivolto la frase,s'intrufolò nel discorso:
''Wow,una ragazza che ne capisce di calcio...''
Sorrisi rendendomi conto che forse avevo reso un pò troppe persone partecipi in quel discorso a tre.
Mi girai senza dar troppo peso a quelle parole e non degnando nemmeno di una sguardo quel ragazzo e cambiai discorso ritornando tra le mie vecchie conoscenze,lamentandomi sul fatto che eravamo in fila da 3 ore. 

Il volo fù un inferno nel vero senso della parola. Partimmo di sera,dovrebbe essere rilassante,le luci in profondità su un piatto nero,un viaggio verso un posto sconosciuto,un aereo di prima scelta,un' avventura alle porte. Invece,non riuscì a chiudere occhio,dietro di me avevo 6 uomini a cui non sfiorò nemmeno per un secondo il fatto che qualcuno desiderasse dormire e continuavano a parlare del futile ad alta voce,come se a qualcuno potesse importare dei loro metodi di caccia o di quei poveri animali che sterminavano per divertimento.
Accanto a me era seduto un ragazzo diciannovenne che era nervoso perché non aveva mai preso prima d'ora l'aereo e mi tormentava per ogni minima cosa,dalla cintura di sicurezza,alle domande alle Hostess di volo.
Poi ancora un ragazzo che dopo 10 minuti dal decollo riuscì ad addormentarsi serenamente,beato lui.

Dall'aereoporto di Cork,dopo 3 ore e mezzo di volo,un bus ci attendeva per scortarci fino a Galway dove avremmo trascorso una settimana in attesa di stabilirci definitivamente a Dublino per le restanti 3 settimane.

Il mattino dopo fù un dramma,il sonno era ancora vivo ma il doveva chiamava e dopo una colazione affrettata e un giro per il College,ci attendeva in tanto temuto test d'ingresso per essere smistati nelle classi secondo il giusto livello di conoscenza dell'inglese.

Il mio test non fu dei migliori,infatti mi ritrovai in una classe dove facevo da interprete a chi era venuto non avendo nemmeno una base d'inglese e chi era troppo pigro per applicarsi.
Dopo il test cominciò la lezione ed afflitta capì che non potevo far nulla per cambiare le cose,ma un ragazzo che sedeva accanto a me decise di consolarmi ed io non feci a meno di lasciarlo fare.

Quella settimana trascose così veloce che non ebbi il tempo di iniziare il mio conto alla rovescia.
Riuscì ad avanzare di livello ma rimasi nella stessa classe perché l'altra,quella per ragazzi di un certo livello,era ormai piena.
Conoscevo poche persone in quella classe di medio livello,ero capitata giusto con quelli che non avevo avuto il piacere di conoscere durante il viaggio di andata.
Alla fine non chiesi nemmeno il nome al ragazzo che mi consolò,mi limitai ad apprenderlo dall'appello gionaliero.
Louis,si chiamava così.
Io invece,che avevo una strana tendenza asociale,mi distaccai subito da quella classe e quel ragazzo,cercando il posto a sedere più isolato possibile ma,fortuna volle che ci affidarano un compito ed essendo la più dotata,il ragazzo di nome Louis ed un altro elemento ancora sconosciuto,si imposero come miei compagni.Anche non volendo accettai,cercando di lasciarmi alle spalle la mia strana tendenza,ma acida,è sempre stato il mio secondo nome,e questo Louis lo capì presto tant'è che per lui ero la 'ragazza-asociale' o 'l'acidità in persona'.
Alla fine poco mi importava,non avevo intenzione di affezionarmi a nessuno,era un mese,niente di più,dopo di ché ognuno sarebbe tornato alla propria vita ed io tra le tante cose,avevo anche da pensare alle cose lasciate in Italia,come il mio amore profondo e mai ricambiato per un ragazzo di nome Liam.

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Capitolo 2
*** One week later,It started all for the case. ***


Chi mi conosceva sapeva bene di Liam.
La cosa buffa o forse dovrei dire deprimente è che tutto il mondo sapeva quanto lo amassi tranne lui,o probabilmente fingeva di non saperlo per evitare di stroncare la nostra 'amicizia'.
M'innamorai di Liam quand'ero ancora bambina,non che ora sia adulta,ma allora avevo 11 anni e diciamo che di tempo nè è passato,sono cresciuta ed ho capito come vanno certe cose.

Con Liam iniziò tutto per colpa di una professoressa,il primo anno di scuole medie per me era inesistente anche se condividevamo la classe,l'anno dopo diventò il mio compagno di banco per colpa della spietata insegnante di matematica.
Dal primo giorno,o meglio,dalle prime ore passare accanto a lui,capì che sarei rimasta intrappolata per molto tempo.
E così,giorno dopo giorno,anno dopo anno,ho stravolto tutta la mia vita in cerca di quelle sue attenzioni che non sono mai arrivate o che se arrivavano,gelavano doppi fini.

Il punto è che non ho mai amato nessun altro da allora ed ogni volta sono sempre più sicura che ormai io ami il suo ricordo,e che mi voglia semplicemente auto-convincere che anch'io ho qualcuno da amare là fuori.Probabilmente non amo nessuno,ma l'idea di non aver nessuno da amare mi terrorizza,per questo mi rifugio nel nome di Liam ogni volta che qualcuno mi chiede chi mi piace.

Puntualmente a settembre mi riscopro innamorata di lui e ogni anno a giugno soffro per le vacanze che ci terranno lontani 3 interi mesi,perché noi come mezzo di contatto abbiamo solo la scuola,non per mio volere certo,ma se lui non mi cerca,non mi va di rompergli le scatole quando magari se la sta spassando con qualcun'altra o quelle persone che definisce suoi intimi amici quando a priori mi stanno sullo stomaco con i loro volti da Scarface,il cuore di ghiaccio e la bocca piena di fesserie.

Liam è un ragazzo comune,una bellezza nella norma,occhi marroni,capelli castani,alto ed esile al punto da vedere le ossa.
Dotato di una senso dell'umorismo spesso non compreso,amichevole e socievole sotto tutti i punti di vista ma spietato quando qualcosa non gli va per il verso giusto,Liam un paio d'anni fa era il mio migliore amico,con questa storia m'innamorai di lui.
Oggi frequentiamo la stessa scuola ma con due indirizzi diversi.
Lui ha una bella famiglia,economicamente sta bene,non sa cosa significhi la parola sacrificio o divorzio.
E' sempre tranquillo e spensierato,sa godersi la vita sotto ogni punto di vista e non gli sfiorano per la mentre preoccupazioni riguardanti l'umanità o la gente che lo circonda.
Ha la mia stessa età ed il suo cervello gira intorno a quel numero.
Credo sia giusto,dopo tutto.

Io invece sono il suo opposto sotto tutti i punti di vista,caratterialmente,fisicamente,moralmente,psicologicamente,insomma,non c'è nulla che mi accomuni a lui.
Delle volte mi chiedo anche come io,piena di valori,ambizioni e idee che vanno fuori la mia fascia d'età,abbia potuto perdere la testa dietro un ragazzo del genere,uno che la testa non cel'ha sulle spalle,per niente.

Ma c'è un detto che dice: ''Gli opposti si attraggono...''  
Io so che lui è il mio opposto,ma lui non lo ha ancora capito.Che peccato.

Ora Liam è come al solito in campeggio,dove trascorre i 3 mesi estivi di vacanza,mentre io ho iniziato quest'avventura in Irlanda.

La settimana a Galway passò in fretta e il mio legame con quella classe e quel gruppo di studenti diventava sempre più forte,mai avute esperienze simili.
Ho davvero voluto bene a tutti cosa che non ho mai fatto in vita mia dopo aver donato tutta me stessa a  Liam, per paura di prendere grosse delusioni.

Con le ragazze non ho mai avuto grandi rapporti,mi trovo meglio con i ragazzi,meno smancerie,più fatti,si può dialogare di tutto o meglio,delle cose serie della vita,dicono le cose senza pensarci e senza doppi fini,almeno finché ti sono semplici amici e lì finisce.
Infatti,ero sempre circondata da ragazzi,ero la mascotte,piccola d'età in confronto a loro,ma piena di qualità che hanno da subito apprezzato.
Il mio amore per il calcio,il mio poco interesse per le cose futili come trucchi,smalti o vestiti,e le mie doti da perfetta casalinga.
Perché quando hai 3 sorelle minori,una mamma sbarazzina e una famiglia sotto sopra,qualcuno deve pure prendere il comando in casa.
Per cui mi offrivo molto volentiri di aiutarli a piegare la roba,lavarla o stirarla perché in fondo i ragazzi sono così,bambini cresciuti da accudire.

A Dublino il college era diverso quanto migliore,mi ritrovai in un mini appartamento con una ragazza tranquillissima,una prof che non c'era mai e quando rientrava passava tutto il tempo nella sua camera e tre ragazzi.
Uno era un ex di una mia ex compagna di classe,ragazzo educatissimo e invisibile,nel senso che usciva e non dava fastidio rientrando.
Un altro che pensavo fosse un grandissimo rompi palle,si è dimostrato col tempo un ottimo coinquilino e c'era sempre da ridere in sua presenza.
L'altro era Louis.

Ognuno aveva le sue stanze,in comune c'era solo la cucina e un piccolo salotto.
Ognuno aveva la sua privacy a meno che una sera non volesse condividersi con il resto e così ci si ritrovava in salotto.

I ragazzi uscivano ogni sera sul tardi mentre io e la ragazza tranquilla che di nome fa Kris restavamo in casa.
Anche lì,la prima settimana sembrò volare,poi io e i miei 'auto-imposti' compagni dovevamo finire il progetto e così la terzultima settimana iniziammo il nostro cartellone sui celebri personaggi Irlandesi.

Dei pomeriggi io e Louis restavamo da soli in cucina o in salotto e lì tra una frecciatina e l'altra iniziò un gioco al quanto pericoloso destinato a finire male.
Lui fumava beato le sue sigarette mentre io finivo i miei compiti prima di fare qualsiasi altra cosa.
Ogni tanto osservavo i suoi movimenti attenta a non farmi scoprire,poi ritornavo con la testa sui quaderni e continuavo quello per cui ero approdata in Irlanda,un livello che mi avrebbe permesso di frequentare l'Universita a cui tanto ambivo.
Scienze Internazionali e Diplomatiche,anche se per frequentarla avrei dovuto trasferirmi al nord.
Poco mi importava,non avevo affetti nella mia terra e sapevo che alla fine dei superiori avrei dovuto fare i conti con gli anni sprecati inutilmente dietro Liam.
Avevo tre scelte,andare all'Università possibilmente lontano da casa,entrare nell'esercito o trovare lavoro al nord o in qualche posto lontano dalla mia città natale.
Il punto è che per il lavoro che desideravo fare avevo bisogno di quell'università quindi le tre scelte si riducevano a due:
-Se vuoi fare il lavoro che desideri devi andare all'Università.
-Se vuoi finire la tua vita 'forever young' vai nell'esecito.

Di tutto questo Louis ne era al corrente dal primo giorno quando mi consolò chiedendomi perché fossi così giù per il livello d'inglese raggiunto.
Nell'esercito diceva di non vedermi,forse era maschilismo,non lo so ancora.
Ma quando gli parlavo delle mie ambizioni,ecco è da li che probabilmente,ho iniziato a colpirlo a mia insaputa,non volendo.
Le nostre chiacchiere erano sempre troppo poche ma in quel poco c'era tutto l'essenziale.
Parlavo sempre io però,di lui sapevo poco.
Chiamava me asociale quando per fargli dire quelle poche cose su se stesso ho dovuto usare tutto le forze in mio possesso.

Avrebbe compiuto 21 anni a Novembre,aveva finito il quinto anno scontando un anno di bocciatura e un anno sabbatico.
Aveva un volto semplice segnato da qualche cicatrice e un fisico mozzafiato.
La prima volta che lo vidi senza maglia quasi ebbi uno shok,in confronto all'ammasso di ossa di Liam,Louis senza maglia era tutta un'altra storia.
Ebbi difficoltà a guardarlo negli occhi dopo aver notato che gironzolava tranquillamente per casa senza t-shirt.
Col tempo però,mi ci abituai e guardarlo era diventato facile anche quando distrattamente non indossava la maglietta.

Tutto però ha una spiegazione.
Per quanto statuario fosse il suo fisico,gelava 11 anni di allenamento in una disciplina psico-fisica.
Complimenti al campione di Judo.

Una sera,dopo le mille volte in cui mi aveva fatto avance anche pubbliche,come frasi inerenti alla mia situazione sentimentale.
Al fatto che a suo parere ero una pazza ad aver sprecato tutto quel tempo dietro un ragazzo della mia età per giunta,e che dovevo essere attratta da uno più grande.
Ero al buio con il mio cellulare in mano che leggevo notizie sulla mia squadra quando entrò in salotto per mi strattonò vicino a lui,si stemò al mio fianco sul divano e mi tenne compagnia 
facendomi vedere qualche video strano e comico,quella sera mi diede anche un nuovo nomignolo,'la ragazza morta',solo perché ero in pace con me stessa e il mio mondo prima che arrivasse.
Sparì poco dopo avermi mostrato le sue nipotine.
Perché tra l'altro,lui era fidanzato.Una seria relazione che andava avanti da un paio di anni.
Andò a lavarsi e sistemarsi e decise di rimanere in casa a far compagnia a me,Kris e un ragazzo silenzioso quanto strano che aveva bisogno dell'aiuto di Kris per finire i suoi compiti.
Eravamo tutti il salotto quando giunse e si unì a noi.
Io ero in pigiama.
Il suo profumo intasò l'aria di quella stanza,si accomodò vicino a me senza alcuna grazia,e mentre io ero seduta composta,il suo corpo era volutamente poggiato al mio mentre decise di sdraiarsi per avere ogni comodità.
Quella sera accadde qualcosa di importante che segnò il resto del tempo che avrei passato in sua compagnia.




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Capitolo 3
*** I can't fly. ***


Sapevo che sarebbe stato tutto un pò diverso,sapevo che il nostro rapporto stava crescendo,sapevo che c'era quell'intimità che a pochi avevo donato.
Louis entrò in salotto,tutto cadde in silenzio,Kris aveva già notato movimenti strani,sguardi incerti e risate isteriche.
Anche Mauro,un caro amico che sfortunatamente non era mio coinquilino,capì che le cose stavano cambiando.
Io ero l'unica,anche se protagonista,a non aver ancora capito nulla.
O forse,non volevo capire.

Parlavo nervosamente di Liam anche quando il discorso non lo permetteva,volevo tenermi sulle mie e non dare modo a Louis o a nessun altro di ipotizzare una possibile complicità tra me e il primo in questione.

Dopo un pò mi arresi anche io a tutti quei pensieri che mi bombardavano e decisi di lasciarmi cullare da ciò che stava inevitabilmente accadendo.

Quella stessa sera non mi sentivo molto bene e per questo Kris mi offrì una bustina di anti-dolorifico,bevvi il contenuto del bicchiere in un solo sorso e pochi minuti dopo stavo già meglio.
Mi liberai dal corpo di Louis che giaceva tranquillo sul mio davanti agli occhi indifferenti della mia amica e del suo 'allievo'.
Posai il bicchiere nel lavandino e tornai al mio posto ma questo,era occupato.
Mi piazzai davanti a Louis che parlava di non so cosa con gli altri due e gli dissi di spostarsi perché quello era il mio posto.
Fece finta di non sentirmi,così gli toccai il volto,per costringerlo a guardarmi e il quell'esatto momento mi ritrovai seduta sulle sue ginocchia.
Non capì nemmeno come successe.
Mi guardò negli occhi e in quel momento avrei preferito sprofondare nelle calde sabbie mobili egiziane,invece gli misi le braccia intorno al collo,come per mostrargli di essere pronta alla mossa successiva.
Si alzò,con il mio peso tra le braccia,si rigirò verso il divano e mi abbandonò subito dopo.
Probabilmente avevo il viso rosso come quello di una bambina che sel'è appena fatta addosso.
Misi le mani sulla mia faccia e risi imbarazzata dalla cosa.
Forse aveva usato le sue arti agonistiche su di me e i due che avevano assistito allo spettacolo chiesero il bis mentre io cercavo ancora di ristabilirmi.

Mi chiese di rialzarmi e di aiutarlo,facendogli da partner per mostrare al ragazzo curioso le sue tecniche.
Un pò avevo paura,sapevo che un movimento non controllato mi avrebbe potuto rompere qualcosa,dato che gli avevo permesso di prendermi in braccio senza nemmeno accorgermene,sarebbe stato impossibile tentare di riuscire a schivare un suo colpo.

''Ti prego non farmi male...''
Fà l'unica cosa che riuscì a dirgli prima di avere le sue mani sul mio corpo.
''Avvicinati,non ti faccio male,puoi rilassarti...''
Ma io,che avevo già provato il dolore di sentire le ossa rotte,non ero fiduciosa e per questo ero così tesa che di sicuro sotto il suo palmo se ne era accorto anche lui.
Mi muoveva avanti e indietro e io immaginavo quelle mosse velocizzate,di sicuro avevano molto più effetto ma anche così facevano paura.

Dopo poco tornai al mio posto e trascorremmo così la serata tra una chiacchiera e l'altra e quando finalmente ci stancammo ognuno tornò nelle propria stanza.
Solo mettendomi a letto e portando le mani vicino al volto,mi accorsì che ero piena del suo profumo e che non appena respiravo le mie narici si saziavano di quell'odore assolutamente maschile.







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Capitolo 4
*** Everything will come back as before. ***


I giorni passavano sempre più velocemente,perché si sa,quando ci si diverte il tempo vola.
La classe di studio non era impegnativa nonostante le 4 ore,in fin dei conti avevo anche Louis in classe con me e tra una battuta e l'altra finivamo sempre per ridere su tutto.

Ho sempre avuto una certa indole nel specificare l'ovvio,non sono una 'cervellona' ma quando una cosa la so e ne sono davvero sicura,mi piace correggere chi sbaglia,anche a titolo informativo verso l'altra persona.
Il più delle volte però nessuno mi capiva e questo mio comportamento innocuo veniva scambiato per infantilità o cose del genere.
Infatti una sera Louis,in presenza di due professori decise di presentarmi a ingenua e salutarmi a viziata.
Quando si accorse che mi stava offendendo,lasciò perdere il resto e mi abbracciò,ma quella dimostrazione d'affetto non avrebbe scusato molto del suo di comportamento.

Una sera i ragazzi decisero di partecipare ad un torneo di calcio,ed io in quanto esperta di questo sport decisi di accompagnarli al campo.
Tutti erano entusiasti e lui mi abbracciava non appena ne aveva l'occasione.
Giunti in semi-finale,prima di rientrare in campo,mi raggiunse fuori e mi confidò che a suo parere io ero il loro porta fortuna,
mi limitai a sorridere fino a quando non allungò le braccia,lì lo assecondai,e mentre fuori faceva freddo,i nostri corpi si strinsero in un bellissimo abbraccio.
Le sue braccia intorno ai miei fianchi,le mie braccia intorno al suo collo e mentre disse:
''Visto,siamo arrivati in semi-finale...ora portaci più fortuna di prima...''
...gli sussurai con le labbra poggiate al suo collo ma in posizione da poter udire tutto sotto il suo orecchio:
''...tanto avrei tifato per voi comunque...''

Alla fine vinsero anche quella partita e volarono in finale che gli aspettava la settimana dopo,prima di allora accaddero ancora molte cose tra me e Louis.
Piccoli attimi,sguardi sfuggenti,abbracci timidi e bocca attenta.

Un pomeriggio,eravamo in tre in salotto,mentre io mi dedicavo allo studio come sempre finendo i miei compiti,
lui fumava con il nostro coinquilino,come sempre,le sue dannatissime sigarette.

In un attimo ci ritrovammo a parlare di fidanzati e vite sentimentali,abbassai lo sguardo e mi concentrai sui miei compiti,
non volevo entrare in quel discorso,non volevo ancora una volta parlare di Liam e soffrire,avere gli occhi lucidi e un groppo alla gola.
Ma la vita è così,non rispetta mai le tue decisioni.

''Che tipo di ragazzo ti piace...?'' Louis pronunciò questa frase come fosse la più scontata del mondo.
Non volevo rispondere,non lo avrei fatto,ma ci tenevo a specificare che non ero una ragazza con pensieri futuli,anche se questo lui lo sapeva già,ma lo affermava solo per farmi innervosire e consolarmi subito dopo.
Volevo dimostrargli ancora una volta di non essere ingenua,infantile o viziata.
''Non ho un modello di ragazzo ideale,nel senso che per me non conta la bellezza,sono una che si sofferma sul carattere...''
Mi guardò accennando un sorriso,e poi a mia sorpresa continuò:
''Allora,ricordati queste parole,un giorno ci ripenserai e dirai: Quello stupido aveva ragione...''
Lo guardai e gli feci cenno di continuare e così fece:
''...ti innamorerai di una ragazzo a cui non importerà mai niente di te,farei i salti mortali per lui e non verrai mai apprezzata.''
Avrei voluto dirgli che era una cosa che sapevo già,una lezione giù vissuta e imparata ma rimasi in silenzio mentre il suo amico s'intromise.

''Ero bravo con le donne,finché non ho provato la sofferenza.Da allora le reputo tutte troie,non fraintendermi,non nel senso che si danno via subito,ma nel senso che sanno giocare con i sentimenti
meglio di un uomo.''

Mi sentì chiamata in causa e risposi cauta:
''Non tutte le donne sono così,magari un giorno incontrerai la donna che ti farà cambiare opinione,anzi ne sono certa. Un giorno anche voi incontrerete quella giusta,bisogna solo aver pazienza...''
E con quelle parole cercavo di convincere più me stessa che loro,poi Louis ancora una volta s'intromise nel discorso:
''Ti faccio un esempio. Io sono fidanzato da qualche anno,ma non sai la mia storia...''
Distolsi lo sguardo dai quaderni e lo guardai incuriosita.
Stava ammettendo di essere fidanzato,anche se io questo,lo sapevo già.
''...quando chiesi alla mia ragazza di fidanzarci lei mi respinse,così,iniziai ad uscire con quante più ragazze potevo e lei diventava sempre più gelosa,fino a che gli dissi di non esserlo perché lei non era nessuno in quanto mi aveva già rifiutato,dopo tutto questo,anche lei si rese conto di volermi e così ci fidanzammo...''
Storia interessante pensai,chissà cosa direbbe ora del tuo comportamento così aperto con in sesso opposto,con me.
Lasciai stare e cercai di cambiare argomento,quella conversazione mi aveva già turbata parecchio.


Lì,non avevo sfoghi e l'unica compagnia erano gli immensi prati verdi e il cielo nuvoloso.
Fortunatamente però riuscivo a tenermi in contatto con il mio mondo attraverso internet e di giorno in giorno raccontavo ad una della mie migliori amiche,tutti gli avvenimenti.
Alla fine le raccontavo di Louis,perché la mia giornata iniziava con lui e finiva nello stesso modo.
Il tempo passava ed io mi abituavo sempre più alla sua presenza in generale e nella mia vita,ma ogni volta che ascoltavo le sue telefonate,capivo che saremmo stati uniti solo in quel posto,
in quel momento e che una settimana dopo ognuno sarebbe tornato alla propria vita,così come avevo sempre pensato riguardo a queste vacanze studio.

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Capitolo 5
*** The our last day. ***


Quella sera desideravo solo che mi stesse vicino.
Non avevo un motivo ben preciso,ma desideravo che mi desse attenzioni che non arrivavano.
Louis si rinchiuse in camera e io andai convinta in salotto,mentre la mia amica si lavava nella sua camera,per finire il mio libro.
Un libro che avevo iniziato in Italia,proseguito in Irlanda e che intenevo finire lì.
Mi misi comoda,mi mancavano pochi capitoli.
La storia era pesante,uno dei libri più noiosi che avessi mai letto.
Però io ero fatta così,se iniziavo una cosa,dovevo portarla a termine,che fosse un libro,un racconto personale,un progetto,un compito o qualsiasi altra cosa.
Ero giunta alle ultime 3 pagine quando la porta si aprì e Louis entrò per prendere qualcosa che non avevo visto poiché impegnata a tenere gli occhi saldi sulla pagina davanti a me.
Non disse nulla e così come entrò uscì.
Tirai un sospiro di sollievo,credevo davvero che fosse finita lì,invece bussò a quella porta che divideva il salotto dal corridoio,senza nessun motivo apparente.
Non era chiusa a chiave,era aperta,perché disturbarmi?
Lo ignorai,finché capì che ciò che desiderava era attirare la mia attenzione.
Mi alzai e aprì la porta.
''Non te ne stai andando? Su,la porta è alle tue spalle!''
Rise e io aggiunsi:
''Dai,devo finire il libro,lasciami in pace!''
Anche se dentro me sapevo bene che desideravo tutt'altro.
Mi guardò e nei suoi occhi quasi intravidi la tenerezza e l'impotenza. 
Forse voleva fare qualcosa che non poteva e per questo si limitò a sfiorarmi la guncia con la mano.
Una piccola carezza che mi diede i brividi,non ebbi il tempo di aprir bocca,di spingerlo via o di fare qualsiasi altra cosa,perché dopo quel gesto mi abbracciò.
Era un abbraccio da togliere il fiato,non restammo fermi sul posto.
Mi spinse dentro il salotto e lasciai la porta che si richiuse con facilità dietro le sue spalle,davanti ai miei occhi.
Continuava a tenermi stretta e ad un certo punto,paurosa d'incontrare il muro alle mie spalle,mi fermai.
''Lasciami...'' dissi debolmente ''...ritornerò in città con l'influenza se non mi lasci!''
Era la scusa più credibile che potessi usare per spingerlo ad allontanarsi e dimostrargli che di quell'abbraccio non me ne importava nulla.
''Non fa niente...'' fù la sua risposta.
Restammo così ancora qualche secondo finché continuai:
''Insomma,da noi è estate,non puoi farmi tornare al caldo con l'influenza...''
Rise e mi lasciò,disse qualcosa che ora non ricordo,perché allora,mi concentrai sul profumo che emanava la sua bocca.

Sapeva quanto ci tenessi alla mia igiene personale e il mio brutto vizio di lavarmi i denti 4  volte al giorno.
Per me era una fissazione! E la condividevo con gli altri senza alcun problema,quando anche lui la seppe,questo fù il risultato.

Quando andò via,ritornai a sedere con il mio libro,con capì nulla delle pagine che mi ostinavo a leggere per finirlo,
e non nego che a scatti,ridevo tra me e me per il comportamento di Louis,per il profumo di menta che emanava la sua bocca,
e per quell'abbraccio che oltre all'affetto tramava un desiderio soffocato di poter essere qualcosa di più.


L'ultimo giorno a Dublino non tardò ad arrivare e quella mattina il mio umore non era descrivibile.
Avevamo un'ultima escursione prima del volo che ci attendeva il mattino dopo,e così ci incamminammo verso un innominato castello di cui non capì nemmeno a chi appartenesse.
Ero così scombussolata da tutto che ormai erano poche le cose che notavo.

Nel tragitto ripensai a tutto quello che mi era successo,dai primi giorni a Galway,all'esame finale presso l'UCD (University College Dublin) che avevo superato senza problemi anche dopo la nottata insonne che Louis mi aveva fatto passare.
Si perché la notte prima dell'esame il signorino non aveva chiuso occhio e avendo le stanze separate solo da un muro di cartongesso io sentivo ogni minimo rumore.
A partire dalla sua tosse incessante a finire al suo rientro in camera alle 3:45 di notte.
Il mattino seguente,come per coronare il tutto,decisi anche di aiutarlo a ripassare la sua tesi,così tra una domanda e l'altra scoprì che uno dei suoi sogni era quello di aprire una scuola di Judo.
Ironica dissi: ''Ti porterò mio figlio...!''
Sorpreso da tale affermazione rispose: ''Ah...va bene.''

Insomma,ogni piccola parola o azione era entrata nella mia testa e sembrava non voler più uscire.
Decisi che fino a quando sarei stata nella terra dei folletti con pentole d'oro e arcobaleni giganti,avrei assecondato la mia stupidità mentale.

Arrivammo a destinazione e prima della visita,nel tempo libero che c'era stato concesso,
ne approfittammo inconsapevolmente per scambiarci quelle che sarebbero state le ultime parole affettuose e gli ultimi abbracci.

Era bello come riuscivo a percepire i suoi tratti di gelosia che non voleva dar a vedere,perché se c'era una cosa che ci accumunava,era il fatto di non voler chiedere nulla a nessuno,
di farci vedere diversi dalla massa anche talvolta,sopprimendo le nostre emozioni,perché a mio parere,anche la gelosia è un emozione.

I gesti delle volte parlano più delle parole e quando per gioco un nostro amico allungò un braccio dietro le mie spalle lui non perse occasione per tirarmi a sè e con una scusa parlarmi di qualcosa 
che mi tenesse sotto il suo controllo senza dare nell'occhio.
Una volta che questo amico scomparve dai paraggi mi lasciò andare,lo capì soltanto dopo,che voleva marchiare il 'suo territorio'.
I maschi sono così.
Il problema è che io non ero il 'suo territorio',e non lo sarei mai stata.

Gli piaceva puntualizzare l'ovvio in mia presenza e contraddirmi ma astuta come son sempre stata,non gli ho mai permesso di averla vinta.
Perché da quando lo conoscevo,la mia memoria aveva fatto seri progressi,di fatto mi ricordavo tutto.
Ma forse erro,ricordavo solo tutto ciò che riguardava me e lui,noi.
Così non appena iniziava a chiamarsi fuori dai miei auto-complimenti per il lavoro svolto in quel mese con i ragazzi che non si sapevano autogestire,gli ricordavo che per quanto gli urtasse,
anche lui aveva avuto bisogno del mio aiuto e così tornavo a rinfacciarglielo,solo perché ero costretta dal suo comportamento.

Quella mattina,come al solito,la pioggia si alternava e quando scendeva era troppo violenta,così violenta che un ombrello non poteva tenerle testa.
Tirava vento quand'essa cessava e con i nostri vestiti inzuppati,un raffreddore era assicurato in meno di 24 ore.
La cosa più calda della giornata,fù un suo abbraccio.
Ero con le spalle poggiate sui cancelli della regina quando per schivare una delle sua mosse da perfetto lottatore,lo guardai e dissi:
''Guarda,un altro livido! Mi stai uccidendo...''
E,l'ultima frase non era solo per i suoi colpi,ma anche per la sua essenza. Tutto di lui mi stava uccidendo.
Tutta la mia sicurezza,il mio amore per Liam,il miei sani principi,lui metteva tutto in dubbio e questo non faceva altro che uccidermi,lentamente.
Mi guardò come si guarda qualcosa che non si sa come prendere,perché troppo preziosa e fù lì che tacque stringendomi a se.
Facendo aderire perfettamente i nostri corpi ancora bagnati dall'acqua piovana,l'uno contro l'altro.
Forse sentì i brividi sotto i miei vestiti,ma fortunatamente un soffio di vento mi aiutò a spiegare quell'azione involontaria e lui,invece di distaccarsi,mi strinse ancora più forte tra le sue braccia.
Come a volermi proteggere da quel vento gelido che avrebbe potuto frantumare le mie ossa ormai deboli.

Rientrammo nel dormitorio ormai stanchi e bisognosi di una doccia calda.
Finì anche di preparare la mia valigia e poco dopo raggiunsi tutti i miei coinquilini in cucina.
Preparai il caffè a cui Louis era tanto legato quotidianamente,anche se chiedermelo gli costava sempre una punta d'orgoglio.
Anche la silenziosa e solitaria prof,l'ultima sera,s'intrattenne un pò con noi e quando restammo soli impiegammo il tempo a giocare con le carte da tavola.
Uno stramo ragazzo di nome Rich s'introdusse nel nostro appartamento e calorosi come eravamo,invitammo anche lui a restare e a farci compagnia.

Louis e Rich cercarono anche di insegnarmi un nuovo gioco e appresi qualcosa,ora ormai,con la memoria atrofizzata che mi ritrovo,non sarei capace di ricordarmi nemmeno una mossa.
Il gesto di quei due mi rimarrà per sempre impresso,il loro voler tentare il tutto per tutto per insegnarmi,il mio voler mettere in gioco tutta me stessa per imparare,
le risate e le battute non appropiate in quanto guanti di sfida e tutto il resto,resteranno per sempre nei cassettini della memoria,
quelli che rispolveri solo quando,dopo anni senti un nome familiare o magari vedi un oggetto o un profumo che per te significano qualcosa.

Andai a dormire con la speranza di trovare come per magia, i tasti Replay o Delete che mi aiutassero a capire cosa delle due azioni,volevo fare davvero.





Demi Lovato - Lightweight (http://www.youtube.com/watch?v=JFppCKlXxrE)

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Capitolo 6
*** It will arrives always the end. ***


La mia dormita sfiorò a malapena le 4 ore e così di buon mattino ci svegliammo tutti per ritornare a casa.
Quando uscì dalla mia stanza ero pronta e andai a chiamare Kris per vedere a che punto fosse.
Louis spuntò dal nulla fresco come non mai pur non avendo riposato per far nottata con i suoi amici.
Quello sarebbe stato il nostro ultimo giorno insieme.
Un volo insieme,e un tragitto in uno di quei grandi bus che affittano per le gite scolastiche.
Ogni parola che mi rivolgeva,ogni sguardo,ogni tocco per me era un'agonia,una lentissima agonia fino all'arrivo.
Il volo Dublino-Napoli fù una meraviglia.Nessun problema,tutto tranquillissimo.
Arrivai in Italia imbottita come non mai per poi cambiarmi e mettere il primo pantaloncino che trovai in valigia con la mia fedele maglia della Nazionale Brasiliana.
Uscì dal bagno delle signore e all'ascensore ci trovai Louis con due suoi amici,presi Kris per il braccio e le indicai le scale,in quel momento preferivo usare quelle.
Passai come un flash sotto gli occhi di Louis che captarono il segnale di disagio che ormai provavo ma che comunque non riuscì a distaccare i suoi occhi da me per quella manciata di secondi .
Sistemammo i nostri bagagli nel bus e così tutti insieme partimmo per un viaggetto di poche ore che ci avrebbe condotto a casa,finalmente.
Ero seduta pochi posti dietro di lui,mi bastava aprire gli occhi per vederlo e così puntualmente alzavo il volume alla canzone del momento e chiudevo gli occhi,
cercando un sonno che mi salvasse dal voler guardare Louis per ogni minuto delle tre ore di viaggio.
Non riuscivo a capire cosa mi stesse accadendo e tra l'altro mi sentivo maledettamente in colpa e anche triste perché la fine era davvero vicina.
La camicia che indossava in quel caldo pomeriggio d'agosto scendeva sul suo petto come un perfetto velo che serviva per immaginare senza vedere.
Il caldo era così forte che la sbottonò e lì capì che dovevo necessariamente addormentarmi e così fù.
Feci parite sull'I-pod tutte le canzoni più smielate che possedessi in modo da favorirmi il sonno con una dolce melodia e non mi sorpresi affatto che dopo poco già dormivo.
Anche se il mio sonno era una dormiveglia e ogni volta che qualcuno puntava gli occhi su di me automaticamente gli aprivo per mostrare che non ero debole,ero forte e sveglia.
Ogni volta che gli aprivo guardavo nella sua direzione e quando vedevo i suoi occhi aperti subito mi riaddormentavo nelle posizioni più comode e meno sconce possibili.
I suoi occhi si posarono su di me un paio di volte,riuscivo a sentirli ma quando a guardarmi era lui,non sentivo affatto il bisogno di mostrarmi energica quando in realtà ero solo stanca morta.
Restavo semplicemente me stessa perché alla fine sapevo che lui riusciva a guardami dentro senza il bisogno che aprissi bocca,o in questo caso,occhio.

Quando ormai mancavano solo 20 minuti all'arrivo in città,e tutti eravamo svegli e freschi per parlare,fare gli ultimi ringraziamenti e commenti sul viaggio,
partirono i primi applausi mentre Louis e il suo amico commentavano ogni persona del gruppo:
''Un applauso a quello,un applauso a quest'altro...'' e tutti ridevano contenti e sereni beccandosi anche qualche parola di troppo.
Io continuavo a stare ferma al mio posto e a sorridere e applaudire di tanto in tanto per sentirmi partecipe e quando i suoi occhi si rivolsero a me,
lasciò perdere i commenti del suo amico che ancora parlava e mi lanciò uno sguardo di sfida:
''Un applauso ad Ann,colei che sa tutto ma alla fine non sa mai niente...''
Un grande boato si fece spazio nel bus e risi anch'io non dandogli la soddisfazione di vedermi offesa per quell'affermazione anche se alla fine un po' lo sapevo 
che gli piacevo quando ero offesa,arrabbiata o cose del genere e lo faceva a posta ad esserne lui la causa,in modo da potermi abbracciare o dire cose dolci in seguito,
ma quella volta non glielo permisi e anche lui restò senza parole e senza gesti,continuando a parlare degli altri senza far vedere la delusione che io gli leggevo chiara in volto.

Arrivammo al punto dove tante macchine colorate e tanti volti abbronzati attendevano i propri figli,fratelli o fidanzati.
Mentre scendevo dal bus mi disse:
''Bella maglia,me la regali?''
''Se me lo avessi detto prima,lo avrei fatto,ma ora non ho nulla sotto e non posso e poi,siamo arivati...''

Sorrisi e lui rimase scioccato dalla mia risposta perché sapeva quanto valesse per me quella maglia e non si sarebbe mai immaginato una tale risposta che a dir la verità,
sorprese anche me per il medesimo motivo.
Presi le valigie e salutai tutti quelli che si apprestavano a venirmi incontro per dire ''Addio,è stato un piacere...''.
Arrivavano tutti tranne lui e la cosa mi dispiacque un pò,non darsi nemmeno un addio era troppo pietoso,per entrambi.
''Kris...'' chiamai la mia ormai ex coinquilina ''...prendi le tue valigie e andiamo dall'altra parte della strada ad attendere i nostri genitori fuori da questo caos...''
Lei accettò facendo cenno con la testa e ci incamminammo tra la folla,tra un ''Permesso'' e l'altro,incontrai i suoi occhi.
Stava per afferrarmi quando un ragazzo che mi era mancato al saluto s'intromise e vidi Louis inditreggiare per lasciargli spazio.
Mi distaccai veloce per non far si che Louis andasse via e mentre vidi esattamente ciò che non volevo vedere,ripresi la mia valigia per portare a termine le mie intenzioni con Kris,
ma prima che potessi muovermi di un solo millimentro i suoi occhi,il suo corpo,e le sue azioni tornarono su di me.
''Ann...''
''Si...'' sorrisi debolmente,trattenendo emozioni strane.
''Allora ciao,ci rivredremo.Tranquilla,poi ti aggiungo su Facebook,tanto so il tuo nome...''
''Si...'' dissi ancora volta,leggermente scossa.
Mi abbracciò forte e ricambiai l'abbraccio,ma il tutto durò pochissimo.
Era il momento di tornare alle nostre vite.

Mia madre arrivò poco dopo e una volta sistemati i bagagli in auto e salutato le mie sorelline,scoppiai in lacrime.
Non riuscì più a trattenermi e tutti in macchina si sorpresero della mia reazione,perché chi mi conosceva sapeva che non ero solita alle facili lacrime.
Mascherai il tutto dietro l'emozione di rivedere la mia famiglia ma una mamma certe cose le capisce e senza rispetto per il momento mi spiazzò chiedendomi:
''Ti sei innamorata?''
Alzai il volto guardando il cielo,il sole era alto e splendente,illuminava tutto,compreso il mio volto pieno di lacrime.
Mi guardai attorno,sistemai la borsa sotto il sedile,e guardai di fronte a me,mentre la macchina con Louis all'interno si scontrava con la mia per poi allontanarsi per sempre dalla mia vista.
''No.No mamma,non posso amare un altro che non sia Liam.''










Salutandoti affogo - Tiziano Ferro (http://www.youtube.com/watch?v=67CHN0cZxEU)

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Capitolo 7
*** The end. (Epilogo) ***


Non rividi Louis mai più,anche se i Social Network mi tenevano informata sulla sua vita privata e non.
Tornai alla mia vita di sempre e quando finalmente Settembre e il nuovo anno scolastico arrivarono,mi ritrovai Liam davanti.
Lo fissavo cercando quella scossa che avrebbe riacceso tutto,ma nulla.
Guardavo Liam e in lui ci vedevo un estraneo,avrei voluto un pò di morfina per aiutare il mio cuore ma capì che forse era giusto così.
Sarebbe dovuta andar così,mentre sotto i miei occhi non appena il monitor si accendeva,passavano le foto di Louis con delle neonate dalle splendide tutine rosa,tra le sue braccia.
Le sue nipotine come mi disse,quelle bambine della famiglia della sua fidanzata che ora e per sempre arebbero fatto parte della sua famiglia.


Se oggi ripenso a tutto ciò che mi è accaduto,non riesco a trovare le spiegazioni giuste per il mio mancato auto-controllo.
Mi sono fatta del male da sola e illusa allo stesso modo. Non avrei mai dovuto permettere a me stessa una simile auto-distruzione.
Me ne pento tanto,ma se potessi tornare indietro,lo rifarei.
Ancora,ancora e ancora.
Perché per la prima e unica volta in vita mia,mi sono sentita amata da qualcuno,anche se quel qualcuno era estremamente sbagliato e impossibile.

Fine.

Bruno Mars - It will rain (http://www.youtube.com/watch?v=GlJgLxkAx4A)



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