Koi No Yokan

di xuehua
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I think of you - often ***
Capitolo 3: *** The hedgehog's dilemma ***
Capitolo 4: *** I feel lost in your eyes ***
Capitolo 5: *** When your heart breaks, it doesn't make any sound ***
Capitolo 6: *** Life is a endless moment, a moment between me and you ***
Capitolo 7: *** Your arms are the ocean ***
Capitolo 8: *** Never let me go ***
Capitolo 9: *** Goodbye my lover ***
Capitolo 10: *** P.S: I love you ***
Capitolo 11: *** Wish you were here - next to me ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Koi No Yokan

Prologo

Il telefono squillò già alle sei del mattino, quando i raggi del sole avevano appena iniziato ad accarezzare le vetrate degli edifici di New York. Dall'altra parte della cornetta la voce del suo capo le pregava di sbrigarsi e farsi trovare il prima possibile nel suo ufficio, quel giorno ci sarebbe stata una riunione importante e tutto doveva essere perfetto. Meiko annuì, ancora assonnata, buttò giù il suo caffè in fretta e furia e cercò qualcosa da mettersi; legò i lunghi capelli rossi in uno chignon, truccò leggermente gli occhi e uscì, leggendo appena una mail che le aveva inviato sua sorella. Le mancava da morire, così come le mancava Tokyo, ma presto sua sorella sarebbe arrivata a trovarla in occasione delle vacanze estive, così avrebbero potuto stare finalmente insieme, sempre che il suo capo glielo avrebbe permesso: incredibile come la chiamasse per qualsiasi cosa, anche la più stupida, la faceva correre da un capo all'altro della città, cosa che non avrebbe mai fatto per un qualsiasi altro uomo e questo la stupiva ogni giorno. Cercava di mantenere sempre un distacco professionale, ma il destino aveva voluto che il suo capo fosse un ragazzo meraviglioso, però dal carattere decisamente difficile. 
Prese un taxi ed arrivò alle sei e mezza nel grande edificio dove si trovava il centro scientifico Shirogane, gli uffici erano ancora deserti, si sentiva solo il rumore delle sue scarpe contro il pavimento. Era straordinario come un ragazzo così giovane riuscisse a mandare avanti tutto quello, certo i suoi genitori avevano costruito delle basi solide prima di andarsene, ma il tutto stava andando avanti egregiamente, l'unica cosa che le dava sui nervi era il fatto che più che una ricercatrice stava facendo la segretaria del signor Shirogane. 
Vai al diavolo, Ryo. 
La sua rabbia svanì nell'istante in cui entrò nel suo ufficio e incontrò gli occhi color oceano del ragazzo.
"Scusa se ti ho messo fretta" le disse lanciandole un'occhiata.
Meiko prese posto su una delle sedie di fronte alla scrivania. "Accetto le tue scuse", come al solito, pensò. "Però dovrei chiederti un favore". 
Ryo si sedette accanto a lei, nella sedia accanto. "Dimmi".
"Domani arriva mia sorella, quindi avrei bisogno di una mattinata libera per andarla a prendere all'aeroporto".
"Sì, non c'è problema". Si alzò improvvisamente e tese una mano alla ragazza. "Però adesso, signorina Momomiya, è ora di metterci al lavoro. Tra poco dovrebbe arrivare Keiichiro".
Meiko prese la mano del ragazzo e si alzò, sorridendogli e ritrovando le labbra di lui sulle sue.

 

Eccomi qua, decisa a riprendere e terminare una mia fanfiction lasciata morire qualche anno fa. Spero che il prologo vi sia piaciuto, vi aspetto al prossimo capitolo, preparatevi a vederne delle belle.

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Capitolo 2
*** I think of you - often ***


Koi No Yokan


I think of you - often

L'aereo per New York era quella sera, Ichigo aveva iniziato a preparare i bagagli, entusiasta di raggiungere la sorella e vedere finalmente quella città che tanto la affascinava; era un anno che non vedeva Meiko, ma si erano scritte praticamente ogni giorno, così era sembrato che non fosse mai partita. L'unica cosa che le dispiaceva era lasciare a Tokyo il suo ragazzo, sapeva le sarebbe mancato e che lei sarebbe mancata a lui.
Ti penserò sempre, pensò la ragazza fra sé, e intanto prendeva alcuni abiti e li riponeva nel suo bagaglio, in maniera stranamente ordinata. Chiuse la valigia, tra poco i suoi genitori l'avrebbero accompagnata all'aeroporto. In quel momento squillò il cellulare, era un messaggio di Masaya, le augurava un buon viaggio. Ichigo arrossì istantaneamente, ogni volta che le scriveva o semplicemente le rivolgeva la parola sentiva tante farfalle svolazzarle nello stomaco.
Sono innamorata? Se lo chiedeva spesso ultimamente. Ne aveva parlato con Meiko, la quale l'aveva sempre spinta a farsi avanti, a cogliere ogni occasione e, effettivamente, aveva funzionato; nonostante questo sapeva che Meiko era una frana nelle relazioni sentimentali, le aveva accennato ad un ragazzo, ma senza mai andare nei dettagli, era nel suo carattere, era una persona riservata - a differenza di lei. Sospirò, anche le sorelle maggiori hanno bisogno di consigli, Meiko soprattutto.
Dal piano di sotto le urlarono che era ora di andare. Prese il suo bagaglio e scese, con il cuore pieno di aspettative e di emozioni.

La riunione era andata per il meglio, la sala era deserta eccetto per Ryo e un altro uomo, alto e dai lunghi capelli castani, che discutevano. Meiko osservò la scena da dietro la vetrata della porta d'entrata, senza entrare, teneva una pila di documenti in mano che avrebbe dovuto dare a Keiichiro, ma non voleva disturbare. La luce del tramonto filtrava attraverso le grandi finestre, accarezzando dolcemente il tavolo in legno e le varie sedie. Decise che era il momento e bussò delicatamente contro il vetro.
"Scusate il disturbo" disse avvicinandosi ai due "Questi sono per te, Keiichiro".
"Grazie mille, Meiko". Le sorrise, era sempre gentile ed era un buon amico. Ricambiò il sorriso, dopodiché Keiichiro si congedò, lasciando da soli Ryo e la ragazza. Era calato un silenzio imbarazzante, Ryo osservò come la luce alle spalle di Meiko rendesse i suoi capelli ancora più rossi.
"Cosa fai questa sera?" le chiese posando lo sguardo sugli occhi della ragazza, due iridi color oltremare, gli piacevano i suoi occhi.
"Penso recupererò il sonno che mi hai fatto perdere questa mattina".
"Stai cercando di farmi sentire in colpa?".
"No, era una constatazione".
Ryo le sorrise e si alzò. "Andiamo a mangiare".
"Andiamo?". Ryo le diede un'occhiata e Meiko si sentì stranamente a disagio: perché doveva comportarsi così? Non capiva il suo atteggiamento, un momento la trattava come la sua semplice sottoposta da utilizzare come segretaria all'occasione - nonostante avesse già una vera segretaria -, il momento dopo la baciava, facevano sesso e il giorno dopo la trattava freddamente, per poi ritornare a cercarla, di nuovo. Lo maledisse con il pensiero. Probabilmente nel suo giochino un po' sadico non teneva affatto conto di avere a che fare con un essere umano e, quindi, con dei sentimenti. In realtà c'erano momenti in cui era incredibilmente empatico, momenti in cui parlavano a lungo di loro stessi, di come stavano, molte volte in lui aveva trovato un conforto, un amico; altri momenti, invece, era incredibilmente lontano, come se non la conoscesse, e in quei momenti si rendeva conto che la sua indifferenza la faceva soffrire. Non posso innamorarmi di Ryo Shirogane, si ripeteva, ma quella vocina si ammutoliva quando era incredibilmente vicino, quando era a un soffio dalle sue labbra, quando erano a letto insieme e si sentiva una cosa sola insieme a lui. Lo maledisse di nuovo.
Uscirono dall'edificio e si diressero verso un ristorante non molto lontano da lì, ai vari tavoli c'erano centritavola fatti con fiori freschi, tutti sulle tonalità del viola e del rosa, e il profumo si respirava ovunque, anche appena entrati. Era un ristorante abbastanza piccolo, non era la prima volta che andavano lì insieme. Presero le ordinazioni e calò di nuovo il silenzio, Meiko si domandava in quale dei suoi vari mood si trovasse Ryo quel giorno.
"Da quanto tempo non vedi tua sorella?" le chiese improvvisamente versando del vino rosso in entrambi i bicchieri.
"Da un anno" rispose Meiko senza guardarlo "Perché?".
"Mi andava di chiedertelo. Ti manca?".
"Molto".
Calò di nuovo il silenzio, i due si guardarono un istante, distolsero lo sguardo solo quando arrivarono le loro portate.
Dopo qualche minuto in cui avevano mangiato in silenzio, Meiko richiamò a sé tutto il suo coraggio per fargli la domanda che voleva fargli da un po'. "Sono confusa" esordì, guardando nel suo piatto, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Riguardo?".
"Riguardo quello che c'è fra noi due".
Ryo la guardò un attimo in silenzio, non sapeva cosa risponderle. "Attrazione fisica non ti basta come risposta?". Come al solito era riuscito a darle solo una risposta cinica, se ne pentì immediatamente, ma era tardi, ormai aveva detto quella frase. Cercò una reazione nel viso di Meiko, ma era rimasta impassibile. L'aveva ferita.
Finirono di mangiare in silenzio, usciti dal ristorante Ryo la riaccompagnò a casa in macchina, ma nessuno dei due osava dire una parola. Attrazione fisica, ma come ti è venuto in mente? continuava a chiedersi: sapeva che Meiko le piaceva in maniera diversa, anche il sesso con lei era diverso, sentiva di essere emozionalmente coinvolto, ma non riusciva a dare un nome a quello che provava per lei. Arrivati di fronte all'edificio dove si trovava il suo appartamento spense la macchina, lei aspettò qualche minuto prima di scendere, senza dire una parola. Il sole era completamente calato, tonalità viola e blu tingevano ora il cielo.
Meiko scese ed entrò velocemente nel portone, senza nemmeno salutarlo. Ryo guardò qualche istante verso la porta chiusa, dopodiché scese dalla macchina e suonò al suo campanello. Sentì un rumore, significava che stava ascoltando, ma non la sentì dire nulla.
"Mi dispiace" sussurrò. Lo pensava davvero, sperava che lei lo capisse. Il portone si aprì, entrò e salì fino al settimo piano, il penultimo di quel palazzo. Vide la porta dell'appartamento di Meiko aperta, intravide una ciocca di capelli rossi dietro l'entrata; si avvicinò chiudendo la porta alle sue spalle, lei aveva un'espressione triste, si sentì un perfetto idiota. Prese il suo viso fra le mani e lo avvicinò al suo, così che potesse guardarlo negli occhi. Gli dispiaceva vederla così.
"Perché hai dovuto ferirmi?" chiese improvvisamente, allontanandosi da lui.
Ryo si avvicinò di nuovo, accarezzò una ciocca di capelli, le incorniciava la parte sinistra del viso. Meiko sospirò, sapeva non avrebbe risposto. Perché era così difficile comunicare, soprattutto con lui? Lo lasciò avvicinare, lasciò che le loro labbra si incontrassero, che le sfilasse i vestiti, tanto era inutile opporre resistenza, quando era insieme a lui crollavano tutte le sue difese. Non posso innamorarmi di Ryo Shirogane. 
Ryo la prese in braccio, senza abbandonare nemmeno per un istante le sue labbra, si ritrovarono nel suo letto, per l'ennesima volta. Poco dopo erano entrambi nudi, ogni lembo di pelle a contatto. Meiko si allontanò leggermente da lui, quanto era sbagliato tutto quello?
"Non giocare con i miei sentimenti" gli sussurrò, gli aveva aperto un poco del suo cuore, ancora più sbagliato.
"Cosa provi per me?".
Una domanda pericolosa. "Ti penso. Spesso". Una risposta altrettanto pericolosa.
Sentì il corpo di Ryo sopra il suo e qualche istante dopo si sentì invasa da un intenso piacere.

La luce del mattino svegliò Meiko, era ancora stretta tra le braccia di Ryo, sentiva il suo respiro regolare sulla nuca. Cercò di decifrare l'ora segnata sulla sveglia.
Dieci e un quarto. Strofinò leggermente gli occhi, quando si ricordò improvvisamente che sua sorella sarebbe arrivata tra venti minuti. "Cazzo!".
Si alzò in fretta e furia, svegliando Ryo che la guardava, confuso. Meiko corse in bagno per tornare poco dopo, prese i primi vestiti che le capitarono tra le mani.
"Mia sorella" disse abbottonando i jeans "Arriva tra venti minuti".
Ryo si alzò e iniziò a rivestirsi con calma. "Ti accompagno io".

Ichigo aspettava il suo bagaglio, l'aeroporto era affollatissimo, si sentiva elettrizzata all'idea di trovarsi a New York. Finalmente vide arrivare il bagaglio, lo prese e si diresse verso l'uscita, non aveva la minima idea di dove Meiko l'avrebbe aspettata e ieri sera non aveva risposto alla sua chiamata, poco prima di salire sull'aereo. La cercò nella folla, ma non la notò. Accendendo il cellulare trovò un suo messaggio: Sto arrivando, aspettami dall'uscita degli arrivi. 
"Strano, non è mai stata in ritardo" disse tra sé, si diresse verso il luogo indicato, ma non era ancora arrivata. Mandò un messaggio a Masaya dicendogli di essere arrivata e che era tutto a posto, le era sembrato preoccupato. Finalmente vide una chioma di capelli rossi come i suoi, solo più lunghi, venirle incontro, era insieme ad un ragazzo.
Meiko le corse incontro e la abbracciò, Ichigo ricambiò l'abbraccio, era così bello essere di nuovo insieme.
"Come è andato il viaggio?" le chiese Meiko senza lasciare l'abbraccio.
"Tutto bene, grazie".
Le due sorelle si lasciarono, Ichigo vide il ragazzo avvicinarsi, rimase colpita dal suo portamento elegante, da quegli occhi colore del cielo, pensò che probabilmente era quello di cui Meiko le aveva parlato. Ryo la guardò intensamente, quella ragazza assomigliava tantissimo a Meiko, ma allo stesso tempo le trovava diverse, forse per via dei loro occhi, quelli di quella ragazza erano due perle color cioccolato, rimase incantato a fissarla qualche istante.
"Lui è Ryo Shirogane" disse Meiko "Lei è mia sorella, Ichigo".
I due si strinsero la mano, Ichigo gli sorrise, Ryo ebbe come un tuffo al cuore.
Era bellissima.

Spazio dell'autrice

Ebbene, eccomi con il primo vero capitolo di questa fanfiction! Voglio ringraziare ciccia98, ilapietro91 e ryanforever per aver recensito, Cherry87 e silvia the best per aver recensito e aver inserito la storia nelle seguite, e Scarlett_92 e jane v per aver inserito la storia nelle seguite ! Vi ringrazio tantissimo, avere un parere è estremamente importante e spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle aspettative. 

Un bacione,

xuehua

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Capitolo 3
*** The hedgehog's dilemma ***


Koi No Yokan

The Hedgehog's Dilemma


Quella mattina Ryo arrivò al lavoro soltanto alle undici passate, trovò Keiichiro nel suo ufficio ad aspettarlo, sembrava essere lì da un po'.
"Sì, lo so, sono in ritardo, ho avuto un contrattempo" disse anticipando il monito dell'amico.
"Cosa è successo?". Keiichiro sospirò, com'era difficile stare dietro a quel ragazzo, ma, nonostante tutto, non sapeva come, in quello che faceva, nel suo lavoro, riusciva ad essere sempre impeccabile.
"Ho dovuto accompagnare Meiko in aeroporto, doveva andare a prendere sua sorella".
"Questo sì che è un contrattempo convincente! Il che significa che eri di nuovo insieme a lei".
"Beh, no, l'ho incontrata per caso".
"Non sei molto bravo a mentire, Ryo Shirogane".
Il ragazzo si sedette e tirò un lungo sospiro: non gli piaceva parlare delle sue questioni personali, figuriamoci di quelle sentimentali; inoltre non aveva smesso nemmeno un istante di pensare agli occhi di quella ragazza, Ichigo, era stato un po' come perdersi. "Beh sì, ok, ero da lei".
"Non ferire i suoi sentimenti".
"Me lo ha detto anche lei", ma è inevitabile. Come è possibile non ferirsi quando si è così vicini? Il dilemma del riccio, pensò, più lui e Meiko si avvicinavano, più si ferivano con le loro spine, ma allo stesso tempo stare vicini era quasi necessario. Ripensò al suo sguardo della notte passata, al blu che giaceva sul fondo dei suoi occhi, alla sua totale mancanza di difese.


"Ma che bell'appartamentino!" commentò Ichigo osservando il salotto dell'appartamento di Meiko, le pareti erano color azzurro pastello, le davano un'immensa tranquillità. Andò a sedersi sul divano color panna per testarne la comodità. "Dove dormirò, per curiosità?".
"Il mio è letto è matrimoniale, quindi possiamo dormire insieme" le rispose Meiko portando dentro la valigia della sorella, era più pesante di quello che pensava.
"Sinceramente" disse Ichigo provando un certo brivido di disgusto "Non voglio dormire dove tu fai certe cose con quel tizio".
"Io non faccio certe cose con quel tizio" ribatté Meiko guardandola storto.
"Il fatto che fosse con te questa mattina ne è la prova".
"Sei troppo piccola per pensare a certe cose". Le lanciò un cuscino in testa, era rossa in viso dalla vergogna.
"E' lui il tizio di cui mi hai parlato, no?".
"Sì, ma direi che è ora di andare a mangiare e di iniziare la tua personalissima visita per New York".

Le due sorelle scesero, Ichigo osservava incantata l'ambiente che la circondava, era un posto decisamente caotico, ma con il suo fascino; era molto caldo, le strade erano affollatissime anche di turisti, si trattava di un mondo con una facciata luminosa, troppo. Per resistere alle ore più calde della giornata, Meiko e Ichigo cercarono un pezzetto di ombra a Central Park, dove già in parecchi sonnecchiavano alla luce della calura estiva. Quel posto le ricordava il suo primo appuntamento con Masaya*, le mancava, parecchio, le sarebbe piaciuto condividere quella sorta di vacanza insieme a lui.
"Vi siete appena messi insieme e già sei così persa di lui?" commentò Meiko sorseggiando una granita alla menta. "Hai proprio diciassette anni".
"Non fare la donna vissuta, e poi lui è così... dolce".
Meiko le fece una smorfia, Ichigo sbuffò, incompresa. "Ma, adesso, parliamo di te! Anzi, di lui!".
"Cosa intendi?".
"Ti ho scritto mail chilometriche su Masaya, mentre tu non mi hai mai raccontato di questo Ryo, solo che è il tuo capo".
"Beh, cosa vorresti sapere?".
"Com'è, come si comporta con te, cosa c'è fra voi".
"E' uno stronzo".
"Ah, fantastico". Ichigo fissò alcune nuvole che oscurarono per qualche secondo il sole, per poi scivolare via, lontane e indifferenti. "Ma sei innamorata di lui?".
Meiko rimase qualche secondo in silenzio, non aveva idea di come rispondere a quella domanda. Lei non voleva essere innamorata di Ryo, ma ormai si rendeva conto, giorno per giorno, che volente o nolente molto probabilmente lo era perché, forse, amava tutto di lui, anche i suoi difetti, anche quando la faceva soffrire. Che idiota, pensò fra sé.
"Non lo so" rispose e iniziò a mordere nervosamente la cannuccia. "E tu? Sei innamorata di questo Masaya?".
Ichigo arrossì istantaneamente. "Beh, credo di sì".
In quel momento il cellulare di Meiko squillò, la ragazza sbuffò non appena lesse di chi era la chiamata sul monitor del cellulare.
"Che succede, Ryo? Lo sai che mi sono presa la giornata libera, te l'ho detto ieri!".
Ichigo osservò l'espressione della sorella: le sembrò tutto fuorché realmente stizzita, i suoi occhi tradivano il tono di voce.
"No, non ci vengo".
Pensò a quando, durante le loro lunghe telefonate, l'avesse sempre spinta alla conquista di Masaya, come le avesse sempre consigliato di non avere paura dei suoi sentimenti: perché adesso lei fuggiva dai suoi? Perché non diceva a questo Ryo cosa provava chiaramente, evitando così qualsiasi fraintendimento?
"Capisco".
Il dilemma del riccio.
"Arrivo". Meiko si alzò, sbuffando. "Dobbiamo un attimo andare al lavoro" disse "Spero sia una questione di pochi minuti".


Entrata nel palazzo che ospitava il centro di ricerca Shirogane, Ichigo iniziò subito a sentirsi a disagio, sentendo di essere totalmente estranea a quell'ambiente. Meiko le porse un cartellino dei visitatori ed entrarono nell'atrio, per poi salire fino all'ultimo piano in ascensore: la salita le sembrò durare un'eternità, e c'era un odore strano in quel posto. Si sentiva in soggezione.
Quando si aprirono le porte, si ritrovarono subito Ryo di fronte a loro.
"Ci hai messo un sacco di tempo" disse rivolgendosi a Meiko, poi il suo sguardo si spostò su Ichigo. Quegli occhi.
"Mi hai chiamata cinque minuti fa!" gli rispose la ragazza guardandolo storto "Qual è il problema?".
Ryo le porse un foglio che Meiko cominciò a leggere avidamente. "Dovresti essere contenta".
Le si illuminarono gli occhi per qualche istante, Ichigo la guardò senza comprendere. "Tu occupati di lei" disse improvvisamente sua sorella rivolta a Ryo "Io... arrivo tra poco".
Ichigo la guardò allontanarsi lungo il corridoio.
"La sua ricerca ha fruttato buoni risultati" sentì improvvisamente dire al biondino, si voltò di scatto a guardarlo, non sapeva cosa rispondergli. Sempre quel maledetto senso di soggezione. "Andiamo, è inutile trattenerti qua".


Quella che Meiko aveva definito una questione da pochi minuti si rivelò essere di qualche ora, perciò Ichigo si ritrovò a girovagare con quel tizio, con quel Ryo, per tutto il pomeriggio. Era sicuramente un ragazzo affascinante, ma non capiva cosa ci trovasse di straordinario sua sorella, le sembrava un ricco ragazzo qualunque.
"Non dovresti rimanere al lavoro?" gli chiese, guardandolo di sottecchi.
"Io? Non necessariamente".
Ichigo pensò che sì, probabilmente era uno stronzo, sua sorella aveva ragione. Però le era sembrato di vedere un'ombra di malinconia nel suo volto. Parlarono del più e del meno, le parlò anche di sua sorella, che definì come una "ape operaia", forse troppo testarda, ma decisamente una brava persona. Le sembrò di notare subito un diverso atteggiamento nei confronti della loro situazione, ma altrettanta confusione.
"Guarda che so cosa c'è fra te e mia sorella" commentò maliziosamente Ichigo.
"Ovvero?" domandò altrettanto maliziosamente Ryo, si soffermò a guardare i lineamenti del viso di Ichigo, notò come i capelli rossi, più corti di quelli di Meiko, le incorniciassero perfettamente il viso. Avrebbe voluto accarezzarla. "Non stiamo insieme".
"Sì, ok, però hai le chiavi di casa sua".
"Come fai a saperlo?".
"Me lo ha detto lei".
"Infatti è meglio che ti riaccompagni a casa".
Ichigo gli fece una linguaccia alle spalle. Ryo continuò a camminare in silenzio e pensò a quanto potesse significare quel semplice fatto per Meiko, mentre lui non ci aveva mai riflettuto veramente: gli permetteva di entrare a casa sua a piacimento e stava facendo la stessa cosa con il suo cuore. Quanto era davvero coinvolto? Si rese conto che la loro era una relazione semplicemente non ufficiale: pensava a lei, usciva con lei, cenava con lei, parlava con lei, faceva l'amore con lei, non poteva fare sesso con lei. Improvvisamente ebbe paura, come se un minimo movimento fosse in grado di ferire entrambi. E poi c'era quella Ichigo: gli piaceva il suo sorriso, il suo viso, i suoi occhi, la conosceva appena ma in quel pomeriggio si era sentito bene, senza la paura di far soffrire qualcuno. Trovava fosse totalmente diversa da Meiko, soprattutto come carattere e c'erano stati momenti in cui si erano appena sfiorati in cui aveva avuto come un sussulto al cuore.
Quando salirono all'appartamento di Meiko lei non era ancora arrivata, la luce del tramonto trasformava l'azzurro pastello delle pareti del salottino in un rosa tenue e tutte le stanze erano come inondate di una luce arancione. In quell'istante Ichigo lesse un messaggio di sua sorella, sarebbe arrivata tra poco.
"Aspetto comunque che arrivi" le disse Ryo sedendosi sul divano.
"Non ho sei anni, posso stare in casa anche da sola" commentò la ragazza, ma Ryo non si mosse di lì, perciò si arrese. Iniziò a preparare l'acqua per il tè e si sedette dall'altra estremità del divano. Osservò il ragazzo, ora che lo guardava meglio si rese conto della sua bellezza, guardò le sue mani, mani perfette, chissà quante volte avevano accarezzato la pelle o i capelli di sua sorella. Provò un'improvvisa attrazione verso di lui, ma se ne vergognò immediatamente.
Come puoi fare certi pensieri, Ichigo, pensò.
"Perché sei rossa in viso?" le chiese immediatamente Ryo guardandola, al che la ragazza divenne viola dalla vergogna.
"No, niente, sarà il caldo!". Si alzò e versò il té in due tazze, ne porse una a Ryo.
"Non è strano bere té caldo in estate?" le chiese il ragazzo sorseggiandone un po' dalla tazza perfettamente circolare.
"A me piace sempre, e poi se non ne volevi bastava dirlo" rispose stizzita Ichigo soffiando leggermente sulla superficie del liquido verde.
Finito il té posarono entrambi le tazze sul tavolino di legno di fronte al divano e calò un imbarazzante silenzio. Ichigo continuava a fissare l'ora chiedendosi quando Meiko sarebbe arrivata, sentiva una strana tensione e non capiva di cosa si trattasse. Poco dopo finalmente sentì la chiave girare nella serratura e vide sua sorella entrare.
"Cosa ci fai ancora qui?" domandò rivolta a Ryo.
"Ho aspettato".
"Non ce n'era bisogno".
"E' quello che sostenevo anche io" sbuffò Ichigo.
"Ad ogni modo, ora vado". Ryo si alzò e poco prima di uscire si fermò di fronte a Meiko: notò qualcosa nella sua espressione, forse paura. "Dovresti essere felice dei risultati della ricerca, ma non sembra che tu lo sia... Qualcosa non va?".
Meiko distolse lo sguardo. Come poteva dirglielo? Vide di sfuggita sua sorella, non poteva dirlo nemmeno a lei. Non sapeva che fare, si sentiva in trappola. Il ciclo in ritardo e lei non ci aveva mai pensato fino a due ore fa.
"No, tutto ok".
"Io vado a farmi una doccia, ciao Ryo Shirogane!" urlò Ichigo, sapeva che quello non era esattamente il momento per stare in mezzo, in quel momento era di troppo. Eppure era come se continuasse a sentirsi il suo sguardo addosso.
"Sei sicura?".
"Sì".
Ryo la abbracciò, forse in quel momento si stavano ferendo a morte, i ricci non si abbracciano. Era così diversa da Ichigo: lei si sarebbe fatta abbracciare, senza farsi male. Le diede un bacio fugace e uscì di corsa: si sentiva indifeso di fronte a quello che stava accadendo, dinanzi a quel turbinio di pensieri - e sentimenti - che lo avevano mosso dentro insieme a quella ragazza, non poteva e non voleva essere vulnerabile, non l'avrebbe più rivista, sarebbe stato soltanto un momento di confusione isolato. Non farla soffrire. Cosa ti succede, Ryo?

 

*come accade nel primo episodio dell'anime, ndA


Spazio dell'autrice:

Ed eccomi qui con il terzo capitolo! Come vedete le cose stanno iniziando a complicarsi e, in sintonia con il significato del titolo della storia, Ryo si sente confuso per quello che ha sentito stando vicino a Ichigo, ma allo stesso tempo sente di essere coinvolto dalla sua relazione "speciale" con Meiko - la quale evidentemente ha fatto una scoperta inattesa. Ringrazio di nuovo silvia the best, ciccia88, Cherry87 e ryanforever per aver recensito, vi ringrazierei mille volte! E ringrazio Gabrix per aver inserito la storia nelle seguite! Spero che questo capitolo non vi abbia deluse e che, anzi, vi abbia messo curiosità! In realtà questo è solo l'annuncio dei tempi duri che dovranno affrontare i nostri protagonisti! 
Ci vediamo al quarto capitolo, un bacione, xuehua

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Capitolo 4
*** I feel lost in your eyes ***


Koi No Yokan

I feel lost in your eyes

Subito dopo una cena abbondante, Ichigo si addormentò placidamente, stanca dopo il viaggio e la giornata di giri per New York; Meiko si sdraiò accanto a lei, dall'altra estremità del letto, si strinse istintivamente al ventre. C'era una nuova vita dentro di lei, una vita che fra qualche mese avrebbe preso forma e sarebbe diventata evidente non più solo a lei stessa, ma al mondo intero, a Ichigo, a Ryo e non avrebbe potuto nasconderlo. Una vita che apparteneva anche a Ryo. Nonostante lo sforzo, due lacrime solcarono le sue guance, ora un po' più pallide: come glielo avrebbe detto? Come avrebbe reagito a quella notizia? Non sapeva nemmeno se l'amava, come poteva andare da lui e dirgli che sarebbe diventato padre?
Ascoltò il respiro di Ichigo alle sue spalle, era regolare e tranquillo. Non le sembrava vero avesse già diciassette anni, tantomeno che lei fosse già arrivata ai ventuno. Aveva provato a parlargliene tutta la sera, ma le parole le erano morte sulle labbra, ne era uscito soltanto uno strano silenzio. L'unica cosa di cui era certa era che avrebbe comunque tenuto il bambino, con o senza Ryo. Senza Ryo. Quanto faceva male quella possibilità? Eppure esisteva e non era nemmeno così improbabile accadesse.
Non so nemmeno se mi ami, pensò chiudendo gli occhi, sperando nei consigli portati dal sonno, E in tal caso, non so se mi ami abbastanza. 


Ryo rimase a lungo sveglio, sdraiato a fissare il soffitto della sua camera, perfettamente bianco; ogni tanto giungeva fino al suo attico il rumore di qualche macchina, o di qualche sirena, in lontananza. Era andato via dall'appartamento di Meiko con l'intenzione di non vedere mai più Ichigo, ma nel frattempo non era riuscito a smettere di pensarla nemmeno per un istante.
Cosa diamine ti succede? Si domandò, perché quella ragazza le faceva quello strano effetto? Quando erano seduti insieme, in quella stanza inondata dalla luce del tramonto, aveva sentito come qualcosa che lo spingeva verso di lei, che gli faceva sentire di desiderarla. Perché? Perché i suoi occhi gli suggerivano di doverla amare?
Si girò nel letto, doveva smettere di pensarci. Doveva smettere di pensare a quegli occhi color cioccolato.


L'odore del caffè era arrivato fino in camera da letto e aveva piacevolmente svegliato Ichigo, che raggiunse sua sorella per la colazione: oltre al caffè appena pronto trovò pronti per essere gustati dei croissant al cioccolato, fette biscottate, marmellata, succo di frutta.
"La domenica è l'unico giorno in cui riesco a fare una colazione decente" commentò Meiko versando il caffè nelle due tazzine "Gli altri giorni della settimana sono sempre di corsa, soprattutto al mattino".
Ichigo addentò un croissant al cioccolato, era delizioso. "Che si fa oggi?" domandò gustando il ripieno al cioccolato, era delizioso.
"Oltre al sano shopping di cui ho bisogno" rispose l'altra spalmando della marmellata ai mirtilli sulla fetta biscottata "pensavo di farti fare qualche giro da vera e propria turista... Sai, cose tipo statua della libertà, empire state building, Brooklyn, quelle cose lì insomma".
Ichigo accettò l'idea. Il suo cellulare squillò, Masaya le aveva mandato un messaggio chiedendole come stava, gli rispose, ma non con lo stesso entusiasmo che si sarebbe aspettata da lei, forse con una leggera indifferenza. Improvvisamente le venne in mente Ryo, con quel suo sguardo glaciale e penetrante, e quella sua voce roca e... sensuale. Smettila, Ichigo. 
"Oh cavolo". L'esclamazione di Meiko la fece ritornare con i piedi per terra. "Che succede?" domandò.
"Oggi è il compleanno di Ryo" disse "Stasera ci sarà una festa, a casa sua".
"E qual è il problema?".
Meiko osservò il fondo della tazzina, sporca di caffè. "Nessuno" mentì "Se non hai voglia di andare, non andiamo".
"No no, invece penso che dovremmo" esclamò Ichigo alzandosi "Devi muoverti e mettere in chiaro cosa provi per lui".
Meiko le sorrise, sentì come un brivido percorrerle la schiena, che avesse dovuto muoversi e dire a Ryo che era incinta? Che aveva fatto il test quella mattina? Che chiaramente quel bambino era suo? Sentì un'improvvisa voglia di piangere, ma si trattenne, non voleva far preoccupare Ichigo.
"Dai, andiamo" disse improvvisamente, e le due sorelle uscirono per cominciare i loro giri.


I preparativi per la festa di quella sera durarono tutta la giornata, Ryo li seguiva attentamente, ma non appena pensò agli invitati di quella sera e pensò a Meiko, si rese conto di come, sicuramente, con lei ci sarebbe stata anche Ichigo. Fissò il vuoto qualche istante prima che Keiichiro lo risvegliò con la sua voce
"Auguri, Ryo. Ventidue anni, ormai stai diventando vecchio" disse sorridendo.
"Sono ancora nel pieno della giovinezza" commentò, guardò l'ora, erano già le due del pomeriggio e Meiko non si era ancora fatta viva. L'aveva lasciata che ancora aveva quell'espressione in volto, temeva potesse esserle successo qualcosa, ma non volesse parlargliene. Quella sera le avrebbe parlato e avrebbe cercato di capire cosa stava succedendo nella sua testa - senza tenere conto del fatto che, invece, non sapeva assolutamente cosa stava accadendo nella propria, di testa.
"C'è qualcosa che non va, Ryo?" domandò Keiichiro vedendo l'amico visibilmente preoccupato.
"Nulla, solo che non ho ancora sentito Meiko e credo ci sia qualcosa che non vada".
"Prova a farti vivo tu" propose.
In effetti non era una pessima idea, probabilmente poteva anche farle piacere. Si allontanò sulla terrazza componendo il suo numero, il telefono squillò varie volte, quando finalmente sentì Meiko rispondere. Ovviamente gli fece gli auguri, ma sentì che anche la sua voce era strana. Gli chiese se fosse tutto ok, ma ciò che lei rispose fu un semplice "stasera dovrei parlarti, però non preoccuparti". Fosse facile, pensò. Ovviamente confermò la sua presenza e quella di Ichigo alla festa.
Poco prima di chiudere la telefonata calò un silenzio imbarazzante.
"C'è qualcos'altro che vorresti dirmi?" chiese, riusciva quasi a immaginarsela, nel suo guscio di riservatezza.
Passò ancora qualche istante prima che sentisse di nuovo la sua voce. Lo sentì pronunciato appena, come un soffio, aveva quasi l'aria di qualcosa che fosse stato tenuto segreto, da tanto tempo. Ti amo. Passò ancora qualche istante, non sapeva cosa dire e sapeva che stava attendendo una risposta, ma quale? Lui non lo sapeva. Dopo un minuto abbondante la sentì riattaccare. Non glielo aveva mai detto, non aveva idea di come sentirsi; probabilmente in quel momento sarebbe stato meglio essere lontano miglia e miglia da lei, solo così sarebbe riuscito a non farla soffrire, forse. Ti amo. Probabilmente una risposta da parte sua l'avrebbe resa felice, ma come poteva mentirle, così insicuro com'era in quel momento? Ripensò all'altra sera, quando le aveva chiesto cosa provava per lui e lei le aveva risposto di pensarlo, spesso. Perché non ho capito niente? 

Una certa brezza scompigliava le chiome degli alberi nei pressi di Brooklyn: Meiko osservò immobile sua sorella scorrazzare e fare qualche foto, mentre ancora le rimbombava in testa il silenzio da parte di Ryo; glielo aveva detto, non nel migliore dei modi possibili, ma lo aveva fatto, aveva rotto il guscio, e lui era stato in silenzio. Non riuscì più a trattenere le lacrime, era in piedi, perfettamente composta, il viso affondato fra le mani; sentì i passi di Ichigo muoversi abbastanza velocemente verso di lei, poi percepì le sue braccia stringerla.
"Hey!" esclamò "Che ti succede, Meiko?" chiese Ichigo, continuando ad abbracciare la sorella.
Meiko continuò a piangere senza rispondere, non riusciva a dire nulla, si sentì soltanto persa e incapace di affrontare quello che stava accadendo.
"Dico che un gelato è la soluzione migliore" propose Ichigo, e iniziò a trascinare la sorella, non sapendo come altro reagire di fronte a quella situazione.


La sera arrivò in fretta, già alle sette Ryo iniziò ad accogliere amici e colleghi; in realtà, dietro la facciata tranquilla e rilassata, un turbinio di pensieri si muoveva nella sua testa, infatti non aveva la minima idea su come comportarsi con le sorelle Momomiya. Ovviamente arrivarono poco dopo, il suo sguardo fu subito catturato da Ichigo, era meravigliosa, più del solito. Cercò lo sguardo di Meiko, notò subito la sua aria abbattuta, la strinse a sé non appena riuscì a raggiungerla. Qualche istante dopo ricambiò anche lei l'abbraccio, senza dire una parola.
"Come stai?" le sussurrò, nonostante conoscesse perfettamente la risposta.
Meiko non rispose, si allontanò leggermente da lui per guardarlo negli occhi.
"Di cosa volevi parlarmi?" domandò ancora, avvicinando la sua fronte a quella della ragazza.
La paura la paralizzò, lo fissò negli occhi, pensò di nuovo a quel silenzio.
"Nulla, assolutamente nulla". Si allontanò e tornò da Ichigo, Ryo la guardò, indeciso sul da farsi. Codarda, si disse fra sé mentre si avvicinava alla sorella.
"Allora?" le domandò Ichigo. Meiko le fece spallucce, comprese che non era il momento di parlarne. Lanciò un'occhiata a Ryo, che fino a qualche istante prima guardava nella loro direzione: rimase colpita dalla sua bellezza, e da quegli occhi cerulei illuminati dalla luce del tramonto che entrava attraverso le porte finestre spalancate. C'era un sacco di gente, Meiko le presentava un sacco di persone, tanto che presto dimenticò praticamente tutti i nomi. Fece la conoscenza di Keiichiro che, le spiegò la sorella, era il collega e amico più stretto di Ryo, le era sembrato subito una persona affidabile ed estremamente gentile. Ovviamente Meiko le passò anche qualche pettegolezzo, soprattutto riguardo presunte coppie o tipi dalle abitudine eccentriche.
"Ce n'è di gente strana qui" commentò Ichigo osservando una tizia che le stava indicando sua sorella, una ragazza alta, dai capelli castani, fisico perfetto.
"Quella è una ex di Ryo" disse.
"Così, per curiosità, quante ex di Ryo ci sono qua dentro?" domandò.
"Almeno cinque" rispose Meiko.
"E da quanto tempo ve la tirate, voi due?".
"Un anno, da quando sono qui".
Ichigo sorseggiò il suo drink, intravide di nuovo Ryo, stava parlando con altri due tizi. "Quelli" le disse Meiko "Sono due sue cari amici, ha studiato per un po' con loro".
"Sai proprio tutto eh".
"Più o meno". E comunque non è bastato. Lo guardò, sorridente, bellissimo, si ricordò la prima volta che si erano conosciuti, era stata praticamente la prima persona che aveva conosciuto lì a New York. Se solo avesse avuto il coraggio sarebbe andata lì e gli avrebbe detto tutto, senza mezze misure, basta fraintendimenti, basta frasi pronunciate a metà o addirittura non pronunciate affatto, ma rimaneva lì, immobile, a guardarlo da quella distanza di sicurezza. Lo vide congedarsi dai due ex compagni e avvicinarsi di nuovo a loro.
Ryo le porse la mano. "Mi concedi questo ballo?" disse con tono scherzoso, ma si rese conto che Meiko non aveva voglia di scherzare.
"No, vado a prendere un po' di aria" disse "Balla con Ichigo".
Ichigo la guardò, rimanendo di sasso.
"Non ti senti bene?" le chiese il ragazzo trattenendola per la mano.
"Ho bisogno di un po' d'aria".
Ryo e Ichigo rimasero impalati, l'uno di fronte all'altra, a guardarsi: non aveva detto che non avrebbe dovuto più rivederla?
Ichigo gli si avvicinò, il suo profumo le invase le narici, era delizioso. "Allora? Balliamo, già che siamo qui".
Ryo la fissò qualche istante, poi la avvicinò a sé: quel contatto lo fece fremere. Ichigo lo osservava, sentiva a malapena la musica attorno a loro, le sembrava di essere da sola insieme a lui in quella stanza. Continuavano a guardarsi, in silenzio, fin quando proprio Ryo non ruppe il silenzio.
"E' come se mi sentissi perso, quando guardo i tuoi occhi". Cosa stava dicendo? Perché lo aveva detto? Gli dava di volta il cervello? Osservò la ragazza arrossire nervosamente, nascose il volto appoggiandosi al suo petto.
"Ma cosa dici?!" disse, la sua voce uscì chiaramente soffocata.
"Non lo so" rispose molto sinceramente il ragazzo.
Ichigo tornò a guardarlo: sentiva un'incredibile attrazione verso di lui. Smettila, pensò, E' il quasi ragazzo di tua sorella, cosa stai pensando?!
Fu un attimo, e si ritrovò a qualche millimetro di distanza dalle labbra di Ryo.
"Cosa fai?" domandò con un filo di voce.
"Non lo so" continuò a rispondere. In quel momento, a quel soffio di distanza dalle sue labbra, nel suo abbraccio, avvolto nel suo profumo, tutti i problemi gli sembrarono incredibilmente lontani, Meiko gli sembrò lontana, come se tutto fosse accaduto qualche anno addietro. Desiderava lei, come non aveva mai desiderato nessuna. Sentiva che anche lei lo desiderava. In quel momento Ichigo non pensava a Masaya, era immersa in quello sguardo, da cui per qualche istante temette di non poter più riemergere. Perché provava tutto quello? Perché proprio con lui? Non poteva fare una cosa del genere a Meiko, ma non riusciva nemmeno lontanamente ad allontanarsi da quelle labbra.


La distanza si annullò.


Si fanno cose che sono vere e proprie domande.


La felicità è un attimo.


L'attimo di un bacio.


Perché? si domandava Ichigo mentre si allontanava leggermente da lui e già desiderava di riprovare quel contatto. Ryo la riavvicinò a sé, pensò che non sarebbe mai stato stufo di quelle labbra, che non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Alle spalle di Ryo a Ichigo sembrò di intravedere sua sorella. Si allontanò immediatamente dal ragazzo, cercò Meiko con lo sguardo, ma senza risultato, non la ritrovò nemmeno dopo, quando ormai la gente cominciava ad andarsene, a notte fonda. Alla fine, Meiko non c'era.


Spazio dell'autrice:

Buonasera a tutte! Innanzitutto ringrazio silvia the best, Cherry87, izayoi007, ilapietro91 e ryanforever per le recensioni, grazie di cuore! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non abbia deluso le aspettative! Grazie alle vacanze e al momento morto di agosto riesco a scrivere tantissimo, e ciò mi rende felice perché posso aggiornare la storia :) E' un momento cruciale del racconto, come avete notato, ma i risvolti li scoprirete nel prossimo capitolo! A presto :)

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Capitolo 5
*** When your heart breaks, it doesn't make any sound ***


Koi no Yokan

When your heart breaks, it doesn't make any sound


Quando quella scena le si era presentata davanti agli occhi, le gambe avevano iniziato a cedere e il cuore a frantumarsi in mille pezzi. Aveva preso le sue cose ed era uscita, lasciando Ichigo là, da sola, aveva preso un taxi ed era tornata a casa, dove il silenzio divenne durante la notte un vero e proprio nemico, complice del suo dolore. Non riusciva nemmeno a piangere, continuava a guardare il soffitto color lavanda di camera sua, il cui colore era comunque indistinto nell'oscurità. Certamente aveva trovato le risposte alle sue domande; ma perché in quel modo? Perché con sua sorella? E perché lei non si era tirata indietro?
Era sola.
Sentii una sorta di tintinnio contro i vetri delle finestre.
Pioveva.
Era a pezzi.
L'indomani sarebbe andata al lavoro, come se nulla fosse successo.
Come se nulla fosse successo. 


"Mi sembra strano che Meiko se ne sia andata via così" disse Ichigo, era seduta in cucina, si sentiva confusa e l'aria fresca portata dalla pioggia la faceva tremare impercettibilmente. "Ha visto, ha visto sicuramente" continuò, parlando più a se stessa che a Ryo, che la osservava dall'altra parte del tavolo. Per la prima volta le cose erano sfuggite al suo controllo, si era comportato in maniera totalmente irrazionale, aveva ferito a morte Meiko. Non giocare con i miei sentimenti. Quella frase rimbombava nella sua testa, però quel bacio lo aveva voluto, fortemente voluto, si può desiderare così irrazionalmente qualcuno?
"Come fai a rimanere in silenzio?!" gli urlò letteralmente la ragazza alzandosi "D'altronde nemmeno ci conosciamo!".
Iniziò a camminare nervosamente, mangiandosi le unghie.
"Perché l'ho fatto?". Iniziò a piangere, non riusciva più a controllare i fremiti che le percorrevano il corpo. Ryo le si avvicinò, le sfiorò una spalla, ma Ichigo si ritrasse immediatamente. "E' inutile piangere sul latte versato" disse.
La ragazza si girò verso di lui, aveva l'aria furiosa. "Come puoi parlare così?!". Provò a tirargli uno schiaffo, che il ragazzo bloccò prontamente.
"Smettila" le disse. "Come hai detto tu, non ci conosciamo nemmeno. E' stato un malinteso, semplicemente. Domani parlerò a tua sorella".
Quella parola la ferì, un malinteso. Era successo tutto soltanto nella sua testa, soltanto lei aveva sentito quella tensione, quel bisogno di avvicinarsi? Lo guardò, sperando che il suo sguardo desse voce alle sue domande; Ryo la guardò a sua volta, doveva dare voce a quello che sentiva, oppure comportarsi come aveva sempre fatto, in maniera razionale? Quegli occhi gli suggerivano tutto fuorché pensieri razionali. Si avvicinò di nuovo a lei e la abbracciò, con delicatezza, per paura di farle male anche solo toccandola. Ichigo alzò lo sguardo verso i suoi occhi, continuava a ripetersi quella frase, d'altronde nemmeno ci conosciamo. 
Le labbra di lui erano di nuovo incredibilmente vicine, e in quel momento avrebbe tanto desiderato annullare la distanza, di nuovo, ma lui si allontanò, sciogliendo l'abbraccio, sentì di nuovo il freddo invaderla.
"Per questa notte sarà meglio che tu dorma qui, comunque" disse, guardò l'orologio, segnava le quattro di notte, fra due ore si sarebbe dovuto alzare. Ichigo si limitò ad annuire, si sentiva totalmente indifesa, incapace di reagire, in grado soltanto di rimanere il più vicina possibile a quel ragazzo. Cosa c'era in lui da attrarla in quel modo pazzesco, magnetico? Possibile che quell'incontro fosse stato fatale, già scritto nei loro destini? Ma perché le loro strade avevano dovuto incontrarsi proprio in quel momento e in quel modo, quando di mezzo c'erano i sentimenti di una delle persone più importanti che aveva al mondo, sua sorella?
La casa era silenziosa, le sembrò tremendamente vuota e il sonno cominciò ad assopirla. Seguì Ryo in camera da letto, sistemò alcune cose e lasciò che si sdraiasse. Guardò il ragazzo sedersi all'estremità del letto, dandole le spalle.
"Perché?" domandò Ichigo a bassa voce, come per paura di svegliare qualcuno, ma in quella casa c'erano soltanto lei e Ryo.
"Non lo so".
"Continui a rispondere che non lo sai, potresti impegnarti di più".
Si sentiva stanco, demolito, come se avesse corso per chilometri. "Vuoi la verità?" chiese.
"Certo".
Ryo sospirò, continuava a dare le spalle a Ichigo, osservando le gocce di pioggia sulle finestre. "Appena ti ho vista ho capito di desiderarti. Era come una certezza, prepotente, indiscutibile". Un lampo illuminò il cielo, seguito poco dopo dal tuono. "Non mi era mai successa una cosa del genere, mai in vita mia, di avere una certezza del genere, così vivida. Avrei voluto non vederti più, ma mi sono reso immediatamente conto dell'impossibilità della cosa. Ho capito subito che se qualcosa fosse successo, non sarei riuscito a trattarla con un certo distacco, come ho sempre fatto, anche con Meiko". Fece una breve pausa, nel frattempo Ichigo si era seduta accanto a lui. "Non riesco a essere distaccato" aggiunse "E' come se un filo invisibile ci avesse sempre legati. Come se ti avessi aspettata, fino a tre giorni fa".
Ichigo appoggiò la testa contro la sua spalla, sapeva che era vero perché era la stessa cosa che provava anche lei.
"Quando ti ho abbracciata" continuò Ryo "Non ho avuto paura di ferirti. Non potevo farlo".
Come se ci conoscessimo da sempre, pensò tra sé la ragazza.
Ryo si voltò verso di lei, guardandola con sguardo interrogativo. "Cosa stai pensando?" le domandò.
"A Meiko" rispose con un filo di voce.
Il ragazzo distolse lo sguardo. "Non pensare che io l'abbia presa in giro fino ad ora" disse stringendo i pugni. Cosa le avrebbe detto quando l'avrebbe vista tra poche ore? Era sicuro ci sarebbe stata, nonostante tutto, ma come l'avrebbe affrontata? Meiko, è successo qualcosa di più grande di me, di te, di noi. 
"Non la ami abbastanza" disse Ichigo "Altrimenti non saremmo qui". Si staccò leggermente da lui.
L'ho amata fin quando non ho capito di avere un'idea sbagliata del verbo amare. E' così brutto l'imperativo del verbo amare. "Ama". Con Meiko era così. Sapevo che mi amavi, e piuttosto che ferirti mi sono detto, ama. Era bello stare insieme a te, mi sono detto, amala. 
Un altro lampo, seguito da un tuono, più forte di quello di prima.
Alla fine, sono riuscito a farti male comunque. 
Il respiro di Ichigo si era fatto tranquillo e regolare, si era addormentata. Ryo la prese fra le sue braccia e la fece distendere, dopodiché si sdraiò accanto a lei, si addormentò, circondato dal suo profumo.


I primi raggi dell'alba lo svegliarono, erano le sei, quelle due ore di sonno lo avevano ulteriormente distrutto fisicamente. Guardò Ichigo sdraiata accanto a lui, dormiva tranquilla, i capelli rossi scompigliati e il vestito ormai stropicciato. Le diede un bacio sul collo, i capelli lo solleticarono un poco; la ragazza si strofinò gli occhi prima di girarsi e svegliarsi di nuovo, i primi albori la accecarono qualche istante, poi ritrovò la figura di Ryo accanto a lei. C'era uno strano silenzio, di quelli lasciati dai temporali che si stanno allontanando con le loro nubi cariche di pioggia, se ne sentiva ancora l'odore nell'aria.
Ryo le accarezzò i capelli, in quel momento Ichigo sentì un fremito percorrerle tutto il corpo; lo vide avvicinarsi e posare di nuovo le sue labbra sulle proprie, in un bacio passionale, non come quello della sera precedente. Affondò le mani tra quei capelli biondi, mentre lui la stringeva in un abbraccio che la faceva sentire al sicuro. Sentì il peso del corpo di Ryo sul suo, ma non le faceva male, sentì le sue labbra scendere lungo il collo, poi lungo il suo corpo. Le vennero in mente Meiko, Masaya, ma le sembrò tutto lontano. Iniziarono a spogliarsi, era come una sorta di danza, una danza nel sole dell'alba.


Era come ritrovarsi.


Come ritornare a casa.


Come rivedersi dopo tanti anni.


Ichigo non aveva paura.


Ryo non aveva più paura.


La sua pelle profumava di fragola.


Le accarezzò i seni, i fianchi, fino alla sua intimità.


Ichigo toccava la sua schiena, aveva un corpo perfetto, quella pelle chiara, così candida, le sembrava una continuazione della sua.


Lo sentì entrare lentamente dentro di lei. Non faceva male. Non poteva fare male. Non potevano farsi male.


Una danza nel sole.


Un miracolo che unisce due persone.


Il raggi dell'alba, come un amore che nasce.


Non abbandonavano mai le labbra dell'altro.


Non ora che si erano trovati.


Non ora.


Forse mai.



La sveglia suonò alle sette, puntuale. Meiko si alzò, il temporale aveva lasciato posto al sole. Non per me, pensò. Fece una doccia, abbastanza fredda, abbastanza da pungerle la pelle e riportarla alla realtà, quella stessa realtà che non voleva affrontare. Non avrei dovuto lasciare Ichigo da sola, si sarà preoccupata, pensò. Uscita dalla doccia, quella casa le sembrò ancora più vuota. Si vestì con cura, con gesti lenti, come quando si decide che è ora di ricominciare. Uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle, pensando che non tutte le porte si chiudono con la stessa facilità. Arrivò al centro di ricerca Shirogane a piedi, respirando a pieni polmoni l'aria fresca lasciata dalla pioggia. Entrò alle otto, puntuale, come al solito, incrociò Keiichiro, che la salutò calorosamente. Salirono insieme in ascensore, poi andarono in ufficio. Meiko guardò in giro più volte, ma Ryo non c'era. Keiichiro le suggerì che probabilmente era in ritardo. Ma arrivava in ritardo soltanto quando era con lei. Prese le sue cose, si richiuse in laboratorio, ermeticamente chiuso dal mondo.


Erano sdraiati, ancora abbracciati, fronte contro fronte, ciglia contro ciglia. L'orologio segnava già le otto e mezza.
"Sono in ritardo" sussurrò Ryo, aveva un che di triste la sua voce quando pronunciò quell'affermazione. "Non ho voglia di andare via".
Ichigo si strinse ulteriormente a lui. "Non lasciarmi".
Tracciò linee immaginarie sulla sua schiena. "Quando parti?" le domandò Ryo.
"Tra quattro giorni".
Improvvisamente l'idea del ritorno apparve a Ichigo come qualcosa di terribile, di doloroso. Quattro giorni e sarebbe andata via, forse per sempre. Come poteva tornare tranquilla e felice in Giappone dopo tutto quello che era successo? Come poteva affrontare adesso la sua vita senza di lui?
Notando la sua preoccupazione, Ryo le strinse le mani fra le sue. "E' poco tempo" commentò, guardandola intensamente.
Ichigo annuì con la testa.
"Cosa fai nella vita?".
La ragazza non comprese subito il perché della domanda.
"Sto finendo le superiori" rispose.
Capì che voleva conoscerla. Capì che anche lei voleva conoscerlo. Quattro giorni, ne erano bastati tre per sconvolgere le loro vite.
"Raccontami di te" la invitò, le sorrise, non gli aveva ancora visto quel sorriso, le fece sussultare il cuore. "Aspetta un attimo".
Lo guardò alzarsi e prendere il cellulare.


Keiichiro ascoltò attentamente l'amico al cellulare: mi prendo quattro giorni liberi, gli aveva detto. Gli disse che andava bene, che non c'erano problemi, che per quel mese gli impegni erano pochi e in tanti ormai erano in ferie. Riattaccò e andò a cercare Meiko, intenzionato a chiederle se ne sapesse qualche cosa. La trovò in laboratorio, stava inserendo dei dati al computer, tutto come al solito.
"Meiko, scusa se ti disturbo" disse toccandole appena la spalla, la ragazza si voltò di scatto, come se l'avesse svegliata da un sonno profondo. "Tutto bene?" domandò.
"Sì, scusa, ero solo concentrata..." disse "C'è qualcosa che vorresti chiedermi?".
"Mi ha appena chiamato Ryo, ha detto che non ci sarà per i prossimi quattro giorni, ne sai qualcosa?".
Vide l'espressione della ragazza cambiare e i suoi occhi rabbuiarsi, tempo qualche secondo ed iniziò a piangere senza controllo; Keiichiro le si avvicinò, abbracciandola, non capiva cosa potesse esserle successo.
"Meiko, che succede? Non sembra che vada tutto bene".
La ragazza continuava a singhiozzare fra le sue braccia, era scossa da fremiti incontrollati.
"Hai bisogno di una passeggiata". Cosa hai combinato questa volta, Ryo? 
I due uscirono, camminando Meiko riuscì a calmarsi. "Scusa" disse "Stanchezza".
"Credi che me la beva?" disse Keiichiro con sguardo inquisitore. "Meiko, che succede?".
La ragazza respirò profondamente. "Promettimi di non parlarne con Ryo" disse. Doveva dirlo a qualcuno, doveva parlarne a qualcuno.
"Dimmi, avanti".
Meiko rimase in silenzio almeno cinque minuti prima di riuscire a parlare di nuovo. "Keiichiro" disse, a bassa voce "Sono incinta".
Lui la guardò con occhi pieni di stupore. "E perché Ryo non dovrebbe saperlo?" chiese, era sottinteso che quel bambino era suo.
"Perché lui è con mia sorella, e questi giorni probabilmente li passerà con lei".
Keiichiro la guardò, incredulo: Ichigo, la sorella di Meiko, e Ryo? Che cazzo stai facendo? si domandò ancora, abbracciò fraternamente la ragazza, accarezzandole i lunghi capelli rossi. Non sapeva cosa fare, gli aveva chiesto di non parlarne con Ryo, ma l'istinto in realtà gli diceva di andare a prenderlo e dargli degli schiaffi.
"Cosa hai intenzione di fare, se non vuoi dirglielo?" chiese, ma da Meiko non arrivarono risposte. "Mi dispiace" le sussurrò. "Lo sai che se hai bisogno io sono qui, come sempre".
Meiko annuì, il viso affondato nel suo petto.
Quando ti si spezza il cuore, esso non fa alcun rumore.
Keiichiro la strinse ulteriormente, come se potesse cadere a pezzi da un momento all'altro.


Spazio dell'autrice:

Tadan! Eccomi qua con il quinto capitolo, che spero vi sia piaciuto! Ichigo e Ryo si sono arresi al sentimento che li ha legati fin dal primo istante, ma adesso rimangono solo quattro giorni prima della partenza della ragazza; inoltre, da personaggio di fondo, riemerge anche la figura di Keiichiro, che assumerà importanza da questo momento nella storia. Insomma, spero di avervi incuriosite per leggere il prossimo capitolo!

Ringrazio come sempre silvia the best, Cherry87, cyber_star, ilapietro91, ryanforever e izayoi007 per aver recensito, e Scarlett_92 per aver recensito e aver inserito la storia nelle preferite, grazie a tutte di cuore, grazie per il vostro sostegno, non avete idea di quanto mi faccia piacere leggere le vostre recensioni :)

Ci vediamo al prossimo capitolo!

Un bacione <3

xuehua

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Capitolo 6
*** Life is a endless moment, a moment between me and you ***


Koi no Yokan

Life is a endless moment, a moment between me and you

-citazione della canzone "Sono solo parole" di Noemi-


Primo giorno

Parlavano ininterrottamente da due ore, Ichigo appoggiata alla sua spalla, le loro mani abbandonate in un intreccio di dita. Quel giorno l'aria aveva particolarmente il sapore d'estate, il sapore delle nuove promesse, delle nuove aspettative, delle nuove speranze. Per Ryo aveva il sapore dell'inverno che se ne va. I capelli di Ichigo erano di un rosso particolarmente vivo nella luce di quel mattino di pieno Agosto.
L'orologio segnava ora l'una di pomeriggio: Ichigo si alzò, si stiracchiò le braccia e sistemò i capelli. "Forse è meglio che torni a casa, ora" disse voltandosi verso Ryo, trovò qualcosa di raggiante in lei, nel suo sorriso, nonostante le avversità. "Voglio parlarle" aggiunse.
"Ti accompagno" disse Ryo alzandosi e indossando un paio di jeans.
"Cosa pensi di fare? Con Meiko, intendo".
Il ragazzo rimase in silenzio, non aveva ancora pensato a come affrontare la situazione, a cosa avrebbe dovuto dirle. "Non lo so, non ancora" rispose. "Andiamo".


Dopo pranzo Keiichiro accompagnò a casa Meiko, convinto non fosse nelle condizioni migliori per fare qualsiasi cosa; casa sua era particolarmente fresca, notò le valigie mezze disfatte di Ichigo, le tende bianche nel salotto si muovevano sinuose ad ogni soffio di vento. Avrebbe voluto fare qualcosa per quella ragazza, cercare di tirarla su di morale, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Gli offrì qualcosa da bere, poi la vide distendersi sul letto in camera sua, la trovava un po' assente dal mondo.
"C'è qualcosa che posso fare?" le chiese, guardandola rimanendo fermo dall'entrata, appoggiato allo stipite della porta.
"Hai già fatto troppo" rispose la ragazza, rannicchiandosi "Keiichiro?".
"Sì?". Rimase qualche istante intrappolato nel suo sguardo.
"Grazie".
Keiichiro la salutò con un sorriso. Nel momento in cui aprì la porta d'ingresso si ritrovò di fronte a Ichigo, ancora vestita come la sera precedente: si spiegò in quel modo il ritardo di Ryo.
"Keiichiro!" esclamò la ragazza, fermandosi "Cosa ci fai qui?!".
"Ho accompagnato tua sorella a casa, non stava molto bene". Le sorrise. Ichigo non rispose, abbassò lo sguardo. "Credo dovreste parlare" aggiunse. Le diede una piccola pacca sulla spalla e scese dalle scale, convinto che avrebbe trovato Ryo all'uscita.
Ichigo entrò, un po' titubante. Chiuse la porta dietro di sé e si avviò verso la camera, dove trovò sua sorella, distesa. Si avvicinò senza far rumore e si sdraiò, accanto a lei: incontrò il suo sguardo, non era arrabbiata, le sembrò solo immensamente triste. Non so se potrai mai perdonarmi, pensò tra sé. Le due sorelle rimasero a lungo in silenzio, era quasi possibile percepire i battiti dei loro cuori; l'aria era diventata calda, si attaccava alla pelle e non la lasciava più. Ichigo fu sul punto di parlare - dopo aver richiamato a sé tutto il coraggio -, ma Meiko la bloccò prima che potesse dire qualsiasi cosa.
"Non voglio spiegazioni" disse "Non ne ho bisogno. Conosco abbastanza Ryo da sapere che se lo ha fatto, se si è lasciato andare, deve aver provato qualcosa di grande. Ti invidio, perché mi rendo conto di come, in realtà, per me provasse poco più che affetto. Nulla di così travolgente, nulla di così vero. E' successo, fine. Evidentemente le cose dovevano andare così". Fece una pausa, Ichigo notò i suoi occhi lucidi, avrebbe voluto abbracciarla. "Certe cose accadono poche volte nella vita, no?" continuò, girandosi a pancia in su e distogliendo lo sguardo dalla sorella. "Non voglio essere un vostro impedimento. Quando si ama qualcuno, si sa anche quando è il momento di lasciarlo andare, nonostante questo faccia un male insopportabile, nonostante la voragine che si crea dentro".
"Io...". Ichigo non sapeva cosa risponderle: probabilmente le costava tantissimo dire quelle parole, probabilmente le costava tantissimo essere forte, essere forte perché le voleva bene, perché non voleva far vedere che l'aveva ferita. Lei non era stata abbastanza coraggiosa per non farle male. "Mi dispiace" riuscì solo a dire, le sembrarono stupide quelle parole.
Meiko sorrise impercettibilmente: sapeva che se avesse detto ora a Ryo che era incinta gli avrebbe imposto una scelta, ed era l'ultima cosa che voleva. "Fra quattro giorni vai via" disse "Goditeli più che puoi, al dopo ci penserete".
Ichigo la guardò, stupita. Si chiese quanto si dovesse amare una persona per riuscire a fare una cosa del genere: a Masaya nemmeno ci pensava più, e già aveva detto di esserne "innamorata", ma adesso capiva cosa significava amare, lo aveva visto, aveva visto come sua sorella amasse Ryo, bisognava avere coraggio per certe cose. Lei ne aveva?
Si avvicinò a Meiko e la abbracciò: le due sorelle rimasero così, in silenzio, un silenzio pieno di significati.
"Grazie" sussurrò Ichigo.
"Ora vai da lui".


Quando vide Keiichiro arrivare, Ryo era immerso nei suoi pensieri: la musica della radio riempiva il vuoto del veicolo, il vuoto lasciato da Ichigo, mentre i suoi pensieri facevano fracasso nella sua testa. Quando sentì la portiera aprirsi ebbe un sussulto, poi vide Keiichiro sedersi accanto a lui.
"Mi hai fatto prendere un colpo" disse appoggiandosi allo schienale del sedile "Cosa ci fai qui?".
"Ho accompagnato Meiko a casa" gli rispose l'altro.
"Cosa devo fare, Kei?".
L'amico lo guardò, era la prima volta che lo vedeva così, sapeva che quella situazione era difficile anche per lui e si domandava come avrebbe reagito quando Meiko, finalmente, gli avrebbe parlato; era sicuro del fatto che non lo avrebbe fatto prima che fossero trascorsi questi quattro giorni. Sei una ragazza forte, pensò.
Ryo vide Ichigo scendere, si era finalmente cambiata, andava nella loro direzione, qualche passo indietro vide Meiko. Scese dall'auto, i loro sguardi si incontrarono, vide un suo sorriso, appena accennato. Non avevano bisogno di parole, nemmeno di gesti. Tutto quello che avevano da dirsi giaceva lì, nei loro occhi. Il suo sguardo venne poi catturato da Ichigo, l'unica cosa che gli venne in mente in quel momento era che, forse, l'aveva cercata fino a quel momento.
Keiichiro scese dalla macchina e si voltò verso Ryo. "L'unica cosa che devi fare" gli disse "E cercare di capire cosa vuoi veramente. Solo così potrai non ferirti, e non ferire".
Quello che voglio veramente, pensò. "Vuoi un passaggio?" gli chiese.
"No, grazie". Gli sorrise cordialmente.
Ichigo lanciò un'occhiata a sua sorella: la ringraziò, silenziosamente, dopodiché salì in macchina con Ryo.
Meiko osservò la macchina allontanarsi, in quel momento si accorse di come tutto era finito e di come mai sarebbe tornato come prima, che avrebbe dovuto, in qualche modo, ricominciare, con ancora quel segreto che si portava dentro. Non può esserci un lieto fine per tutti, pensò tra sé. Keiichiro era ancora lì, non avrebbe voluto lasciare Meiko da sola; le si avvicinò e la strinse a sé, soltanto in quel momento la ragazza riuscì a piangere.


Ichigo guardava le varie persone che camminavano sui marciapiedi, tutto scorreva abbastanza velocemente, volti, vetrine, palazzi, macchine, improvvisamente anche la sua vita; guardò Ryo, studiò il suo profilo, i lineamenti perfetti, quegli occhi, dovevano averli fatti con dei pezzi di cielo. Sorrise istintivamente, sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo, ed era accanto a lui, alla sua partenza ci avrebbero pensato dopo, adesso che si erano trovati - o ritrovati? - non potevano permettersi di lasciarsi andare via.
Ryo cercò la sua mano, la strinse a sé.
Questa, pensò, deve chiamarsi felicità. 
 

.   .   .
 

Ichigo era avvolta dalle sue braccia, i due erano immersi in una dolce oscurità, complice dei loro baci, delle loro carezze e dei loro sguardi furtivi. La ragazza aveva deciso che non avrebbe posto ostacoli fra lei e Ryo: quello che le era accaduto, quello che provava per lui era entrato nella sua vita con una tale potenza da convincerla che, in qualche modo, loro due erano destinati ad incontrarsi. Sono sua, pensò Ichigo mentre le labbra di lui le sfioravano il collo, provocandole un brivido di piacere. Lo sono sempre stata. 
Le loro mani cercavano di imparare i corpi dell'altro a memoria, ogni lembo di pelle un ricordo, palmo contro palmo, anima contro anima.
Non sono sicura, pensava sempre Ichigo indovinando i lineamenti di lui nell'oscurità, ma credo che questo abbia a che fare con l'amore. Quello vero. 
Ryo si fermò a un soffio dalle sue labbra, contemplò il suo viso appena visibile: gli occhi che aveva sempre cercato. In realtà aveva paura di quello che stava accadendo, aveva paura di quel sentimento così forte da scompigliarlo dentro, ma non doveva avere paura di abbandonarcisi. Avrebbe potuto racchiudere la sua vita a quei momenti, anzi, a quel preciso momento, a qualche millimetro dalle sue labbra, Un momento infinito tra me e te, pensò.
"Ryo?". Aveva una voce brillante, allegra, pensò a quanto sarebbe stato bello averla anche nei momenti difficili.
"Dimmi, Ichigo" rispose, il suo nome le si addiceva alla perfezione.
"Non lasciarmi".
Ryo annullò la distanza tra le loro labbra, quel bacio era una promessa. Non ti lascerò. 
 

.   .   .
 

Secondo giornomattino

Un invitante profumo di caffè volteggiava nell'aria, insieme al profumo di brioche al cioccolato appena sfornate. Ichigo si stropicciò gli occhi e vide entrare Ryo con un vassoio e la colazione.
"Sappi" disse il ragazzo "Che non l'ho mai fatto per nessuna". 
Ichigo gli sorrise, un sorriso spontaneo e sinceramente divertito. Addentò una brioche, era deliziosa. 
"Cosa vogliamo fare?" domandò la ragazza sorseggiando il caffè.
"Pensavo di andare a Long Island" rispose Ryo sdraiandosi accanto a lei. "Ho una casa là". 
Ichigo si illuminò per l'idea, le sembrava meravigliosa. 
Ancora due giorni. Ryo ripensò a quelle parole. Non lasciarmi. 

 

Spazio dell'autrice:

Ciao a tutte! Eccomi con il nuovo capitolo! In realtà è perlopiù un capitolo di passaggio, in cui volevo che Ichigo si riconciliasse con Meiko essenzialmente. Due giornate insieme attendono i nostri Ichigo e Ryo, ma cosa accadrà dopo? Ma questa domanda rimandiamola a dopo, per ora pensiamo, come loro, al presente e, nei prossimi due capitoli, cercherò di farvi vivere insieme a loro il sentimento che li lega, un sentimento che inaspettatamente farà anche crescere entrambi.

Voglio ringraziare immensamente chi recensisce questa storia: non sapete quanto mi rende felice leggere le vostre parole, capitolo dopo capitolo, e sapere che questa storia vi sta coinvolgendo, tanto quanto me! E' importante per me sapere il vostro parere, perciò aspetto le vostre recensioni anche per questo capitolo! Grazie a silvia the best, Cherry87, ryanforever, Scarlett_92, izayoi997 e ilapietro91 per aver recensito il quinto capitolo, liliana87 per averla inserita nelle preferite e sanby per averla inserite nelle seguite!

Grazie, di cuore. Un bacione, xuehua

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Capitolo 7
*** Your arms are the ocean ***


Koi no Yokan

Your arms are the ocean

Secondo giorno

La mattina stessa Ichigo e Ryo si misero in viaggio in direzione di Long Island e Long Beach; quella mattina il caldo soffocante aveva momentaneamente risparmiato le coste americane e una dolce brezza entrava nell'abitacolo della macchina del ragazzo. Il vento scompigliava i capelli di Ichigo ed il suo viso era adornato con uno splendido sorriso: vivace, felice, spontaneo, era bellissimo vederla sorridere.
"Fra quanto arriveremo?" domandò cercando di decifrare i vari cartelli stradali.
"Tra meno di un'ora" rispose il ragazzo, sorridendole, era la prima volta che sorrideva così spontaneamente.
"Quindi staremo in casa tua".
"Sì, esatto, la casa l'avevano comprata i miei genitori".
E' la prima volta che fa riferimento ai suoi genitori, pensò Ichigo, in realtà era abbastanza restia a fare domande riguardo ai suoi parenti, dal momento che lui non ne aveva mai veramente fatto parola. Forse quello era il momento giusto per fare domande. "Dove sono ora, i tuoi genitori?". Vide lo sguardo di Ryo rabbuiarsi un poco, si pentì subito della sua domanda.
"In realtà i miei genitori sono morti quando ero piccolo" rispose infine "Keiichiro è stato il mio tutore fino alla maggiore età, praticamente".
Ichigo abbassò lo sguardo, imbarazzata. "Scusami, se avessi saputo...".
"Non devi preoccuparti".
La ragazza sorrise, imbarazzata. I due rimasero a lungo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri: parlare dei suoi genitori era sempre stato difficile per Ryo, era ovviamente sempre una ferita aperta, soprattutto perché la loro morte era avvenuta in circostanze drammatiche, uccisi dal loro stesso esperimento. Il ricordo dell'incendio era ancora perfettamente vivo nella sua mente, il ricordo di come tutto, bruciando, si sgretolava, anche il suo cuore. Keiichiro gli aveva raccontato poco del progetto che stavano portando avanti, il μ-project: lo aveva letto e studiato, era certo qualcosa di geniale, ma ancora evidentemente pericoloso, perciò aveva semplicemente deciso di lasciar perdere.
Guardò Ichigo, ancora si torturava le mani per l'imbarazzo.
"Ci stai ancora pensando?" domandò "Guarda che non devi preoccuparti".
"Sì, è che, insomma, non volevo turbarti".
"E' tutto ok". Le diede un buffetto sulla testa, Ichigo arrossì fino alle punte delle orecchie.


.   .   .


Senza Ichigo l'appartamento di Meiko era tornato ad essere particolarmente silenzioso; erano le undici di mattina e la ragazza non si era ancora decisa ad alzarsi, aveva semplicemente chiamato Keiichiro dicendogli di non sentirsela di andare in laboratorio. In realtà sarebbe dovuta essere entusiasta delle sue scoperte: se fossero riusciti a capire come utilizzarla e a comprenderne veramente le capacità, questa sostanza, che avevano chiamato μ-acqua, avrebbe potuto aiutare l'uomo a ricostruire la Terra dal punto di vista ambientale. Nonostante ciò non riusciva a trovare la voglia di muoversi. Keiichiro le aveva risposto che sarebbe venuto a vedere come stava nel pomeriggio.
E' gentile da parte sua, pensò Meiko. Si alzò dal letto e andò a guardarsi allo specchio: iniziavano a vedersi le occhiaie e i capelli erano un disastro. Si fece una doccia, particolarmente lunga. Continuare ad abitare lì era insopportabile, qualsiasi cosa toccasse, qualsiasi cosa vedesse le ricordava Ryo, o qualcosa che aveva fatto con Ryo; non c'era angolo di quella casa, o spazio della sua vita, che non fosse dedicato a lui.


.   .   .


Finalmente Ichigo e Ryo giunsero a destinazione: vicino a una distesa di sabbia chiara bagnata dal movimento regolare delle onde si stagliava una casa su due piani, di colore bianco. Ryo le fece strada, salirono due scalini che portavano all'ingresso e, aperta la porta, trovarono ovviamente la casa avvolta ancora nell'oscurità. Ichigo entrò, un po' imbarazzata, mentre Ryo spalancava le finestre, facendo entrare luce in casa e rivelandone finalmente l'aspetto: al primo piano c'erano il salotto, la sala da pranzo, la cucina e una piccola cantina, mentre al piano di sopra c'erano due bagni e tre camere. Il pavimento era rigorosamente in legno e ogni tanto scricchiolava un poco.
"E' bellissima" disse Ichigo guardandosi intorno, mentre Ryo portava dentro le loro cose. La ragazza iniziò a guardare in giro: probabilmente Ryo era già stato lì perché le sembrò che tutto fosse perfettamente pulito, non riuscì a vedere nemmeno un filo di polvere; in salotto c'era una libreria con un vasto assortimento di libri e, su una mensola, notò alcune fotografie. Ci si avvicinò e iniziò ad osservarle: una era un ritratto di Ryo da piccino, poi vide delle foto con Keiichiro e infine una con i suoi genitori; la prese in mano, sua madre era una donna bellissima, capì da chi doveva aver preso. Sentì il cellulare vibrare più volte nella tasca dei pantaloncini: un messaggio di Masaya che le chiedeva che fine avesse fatto - ciò la fece sorridere nervosamente - e uno di sua sorella, dove le chiedeva se fosse tutto ok. Le rispose che stava bene, e la ringraziava. Chissà se lei è mai stata qui. 
Sentì due braccia avvolgerle dolcemente la vita. "Ti faccio vedere la camera" le disse Ryo.
I due salirono ed entrarono in una delle tre camere: era estremamente luminosa per via di una grande porta finestra che dava sulla spiaggia, si respirava il profumo del mare; le tende erano dello stesso bianco candido dell'esterno della casa, mentre lenzuola color azzurro chiaro coprivano il letto; sulla scrivania vi era un piccolo vaso con della lavanda, ancora profumata. Ichigo si sedette sul letto, fuori si sentiva il continuo rumore delle onde. "E' bellissima" disse la ragazza, colpita da quella elegante semplicità.
Ryo le si avvicinò e chinandosi su di lei posò le sue labbra su quelle della ragazza: era indescrivibile la sensazione che provava ogni volta, era qualcosa che mai aveva provato, a cui ancora non riusciva a dare un nome. Ichigo si abbandonò a quel bacio e, sdraiandosi sul letto, lasciò che lui si sdraiasse sopra di lei. Le sembrò che i loro cuori battessero all'unisono, insieme alle onde del mare. Le carezze di Ryo le provocarono un brivido: si strinse ulteriormente a lui, erano talmente vicini che i loro respiri diventarono uno solo.
L'orologio sulla parete segnava l'una in punto e lo stomaco di Ichigo iniziò a reclamare.
"Hai per caso fame?" domandò Ryo, ridendo per l'espressione buffa e imbarazzata della ragazza.
"Ehm, sì, un po'" ammise lei, che vergogna!
"Vediamo di soddisfare i bisogni del tuo stomaco".
Si avviarono verso un piccolo ristorante, leggermente appartato rispetto ai grandi locali: all'entrata uno scacciasogni fatto di conchiglie emetteva un dolce suono ogniqualvolta qualcuno entrava nel locale. Ryo e Ichigo presero posto a un tavolo sul terrazzino, molta gente era in spiaggia quel giorno. 
"Posso farti una domanda, Ryo?" domandò la ragazza mentre leggeva il menu e decideva cosa prendere.
"Certo".
"Sei mai venuto qua con mia sorella?".
Ryo alzò lo sguardo dal menu per posarlo sulla ragazza. "A dire il vero, no" rispose "E' la prima volta che vengo con qualcuna, qui". 
Ichigo sorrise, si sentì in qualche modo speciale. Fecero le loro ordinazioni, la ragazza ordinò anche un gelato per dolce. "Comunque" disse la rossa cambiando discorso "Non deve essere stato facile portare avanti qualcosa di grande come il tuo centro di ricerca". Effettivamente, adesso che sapeva che i suoi genitori erano mancati, le sembrava assurdo che un ragazzo potesse mandare avanti tutto quello. Alla fine aveva solo poco più di vent'anni. 
"Mi ha aiutato Keiichiro, ovviamente" rispose "E nulla di ciò esisterebbe se non avessi collaboratori di un certo calibro, come tua sorella. Alla fine si è trattato di lavorare duro per portare avanti ciò che i miei genitori avevano lasciato". 
"Quando Meiko seppe della sua assunzione faceva i salti di gioia in giro per casa". Quel ricordo le provocò una certa nostalgia. "Si è impegnata tanto per raggiungere il suo sogno... A dire il vero ero un po' contrariata al fatto che se ne sarebbe andata, sapevo mi sarebbe mancata". 
Cominciarono ad arrivare i loro piatti, finalmente lo stomaco di Ichigo venne soddisfatto.
"Qual è il tuo sogno, Ichigo?" le domandò il ragazzo.
Lei lo guardò un po' imbarazzata, perché in realtà non sapeva ancora cosa fare esattamente della sua vita. "Non credo di saperlo" rispose sinceramente "In questo momento, però" e arrossì, arrossì nel modo in cui Ryo amava, un rossore di timidezza, insicurezza, dolcezza. "Vorrei che tutto questo potesse non finire". Forse accanto a te riuscirei a capire qual è il mio sogno, disse tra sé, senza dare voce ai suoi pensieri. "Invece qual è il sogno di Ryo Shirogane?". 
"Negli ultimi anni ne avevo due, e si sono entrambi realizzati" disse.
"E sarebbero?" domandò Ichigo, curiosa.
"Il primo era riuscire a far rivivere il centro di ricerca Shirogane, e ci siamo riusciti" rispose, il suo sguardo guardava lontano, verso l'orizzonte del mare, Ichigo non poteva più distinguere i suoi occhi dal cielo "Il secondo era riuscire a liberarmi delle mie barriere, riuscire a ritrovare una certa spontaneità o, forse, una certa felicità". I suoi occhi si posarono nuovamente su quelli della ragazza. "Da quando sei qui, si è realizzato anche questo sogno". 


.   .   .


Il citofono suonò due volte, Meiko si alzò ad aprire. Il vento della mattina aveva nuovamente lasciato posto all'afa estiva, aveva acceso tre ventilatori e soltanto così riusciva a stare abbastanza bene. Ecco perché odio l'estate, pensò, mentre apriva la porta e faceva entrare Keiichiro: aveva in mano un pacchetto bianco, tenuto chiuso da un nastro color lilla. Glielo porse, sorridente. Meiko pensava gli facesse bene il suo ottimismo.
"Cos'è?" domandò prendendo il pacchetto tra le mani.
"Ho pensato avessi bisogno di qualcosa per tirarti su di morale" rispose l'altro "Perciò li ho preparati appositamente per te".
Meiko aprì la scatoletta, conteneva otto dei suoi dolcetti francesi preferiti. "Come facevi a sapere che adoravo i macarons*?".
"Ryo te li comprava sempre per farsi perdonare".
"Grazie" gli disse, gli era sinceramente grata per quello che stava facendo. Assaggiò un dolcetto, magari sarebbero serviti davvero. "Non pensavo fossi così bravo a cucinare" disse, sinceramente stupita.
"Beh, è una delle cose che preferisco fare".
"Avresti fatto fortuna come pasticcere".
Keiichiro le sorrise, era sicuro che dentro stesse molto più male di quanto volesse far intendere. Mi dispiace poter fare così poco, Meiko. 


.   .   .


"Cosa aspetti a buttarti in acqua?". Ryo era già in mare da un po', mentre aspettava che Ichigo si decidesse a muovere qualche passo: rimaneva immobile sul bagnasciuga, provava a immergere un piede e indietreggiava di nuovo. "E' inutile fare così" commentò.
"Ma è fredda! Anzi, gelida!" si lamentò Ichigo, ma sapeva che era inutile rimandare, perciò fece un bel sospiro e si buttò, nuotando in direzione del ragazzo. "E' fredda è fredda è fredda è fredda!" continuò, fin quando non lo raggiunse e si ritrovò avvolta tra le sue braccia.
"Va meglio?".
Ichigo ricambiò l'abbraccio, si appoggiò al suo petto così da sentire il battito del suo cuore; i suoi abbracci erano sempre avvolgenti, un po' come l'acqua quando era entrata. Le tue braccia sono come l'oceano, pensò, e baciò le labbra di lui, adesso salate per via dell'acqua di mare. 
Una volta usciti Ryo la avvolse in un grande asciugamano color lampone, dopodiché la strinse ulteriormente a sé: era come se non potesse fare a meno del suo contatto, si rese conto che il solo pensiero di saperla lontana gli faceva male, lontana dalle sue braccia, dalle sue labbra.
Non lasciarmi.
Verso le sette e mezzo di sera la luce di uno splendido tramonto invase tutta la spiaggia, il cielo si era tinto di rosso, arancione e giallo e l'acqua rifletteva i colori in tinte cangianti; Ichigo guardava il sole tramontare stringendo la mano di Ryo, intrecciando le sue dita con quelle del ragazzo: era uno di quei momenti che si sarebbe portata dentro per sempre, un ricordo che avrebbe custodito con gelosia, un istante felice, felice come non ne aveva mai vissuto. Quel momento l'avrebbe confortata nei momenti difficili. La vita le faceva un po' meno paura se c'era lui a tenerla per mano. Era la stessa cosa che Ryo provava in quel momento, non aveva più paura. 
Man mano che il sole calava il cielo si tingeva di tinte violacee ed era possibile intravedere una timida luna. Ichigo cercò lo sguardo di Ryo, qualcosa era cambiato nei suoi occhi negli ultimi giorni, qualcosa di inspiegabile. Lui la baciò, la prese in braccio e la riportò a casa, lasciando raramente le labbra di lei. Salirono al piano di sopra, nessun rumore tranne quello del mare, dei loro respiri e dei loro cuori: Ryo baciò ogni parte di Ichigo, che ancora aveva addosso il sapore del mare. La spogliò, con dolcezza, non poteva non stupirsi nuovamente della sua bellezza. La baciò lungo il collo, fino ad arrivare ai suoi seni; le accarezzò le gambe, lungo una linea immaginaria, dalla coscia al polpaccio, e ritornando indietro. Si fermò ad accarezzare la sua intimità, aveva un bisogno irrefrenabile di lei, un bisogno disperato.
Entrò con dolcezza dentro di lei, i suoi gemiti gli provocarono un brivido di piacere. La baciò, ardentemente, cercò il contatto con il suo corpo caldo, adesso sudato. Le si avvicinò all'orecchio, scostò una ciocca di capelli rossi. Il suo fiato solleticò leggermente Ichigo. Poi lo sentì parlare, disse quelle parole come un sospiro.
"Ti amo".
Le aveva dette con una semplicità disarmante. Quella cosa che sentiva dentro a cui non riusciva a dare un nome era semplicemente l'amore.
Ichigo sorrise, nella penombra. 

 

 

*Anche io T___T ndA

 

Spazio dell'autrice:

Buon pomeriggio a tutte! Ecco il secondo giorno insieme dei nostri protagonisti! Ho cosparso il testo di citazioni alla storia originale di Tokyo mew mew, dalla storia della famiglia di Ryo alle doti di pasticcere di Keiichiro. Ad ogni modo, spero che il capitolo non vi abbia deluse e di avervi coinvolte nei sentimenti di Ryo e Ichigo! Non è stato facile e spero di non essere caduta nella banalità...
Voglio ringraziare (come sempre), ryanforever, Scarlett_92, silvia the best, Cherry87, cyber_star, izayoi007 e ilapietro91 per aver recensito lo scorso capitolo, non so cosa farei senza di voi! E ringrazio anche vimar per aver inserito la storia nelle preferite! Siete tante e, davvero, non me lo aspettavo, grazie di cuore!
Al prossimo capitolo! Un bacione,
xuehua

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Capitolo 8
*** Never let me go ***


Koi no Yokan

Never let me go

Terzo giorno

Quella mattina il rumore della pioggia svegliò Ryo abbastanza presto: Ichigo continuava a dormire tranquillamente tra le sue braccia, la sua pelle era particolarmente morbida dopo la doccia della sera scorsa. Prese in mano il cellulare e controllò l'ora: le otto del mattino. Si alzò in piedi, infilò un paio di pantaloni e scese di sotto a preparare la colazione. Compose il numero di Keiichiro, voleva sapere se fosse tutto ok e come stava Meiko.
Il telefono squillò tre volte, quando l'amico gli rispose. "Ciao, Keiichiro, sono Ryo".
"Buongiorno! E' successo qualcosa? Perché mi hai chiamato?". Il suo tono di voce gli dava infondeva sempre una certa dose di ottimismo.
"Volevo solo sapere se là era tutto ok, e volevo sapere..." tentennò qualche istante, mettendo il caffè sul fuoco "E volevo sapere come sta Meiko".
"Qua tutto bene... Per quanto riguarda Meiko, penso abbia avuto momenti migliori...". Anche Keiichiro tentennò, fece una breve pausa. "Ryo, cosa hai intenzione di fare? Con tutta questa storia, intendo... Domani Ichigo parte, no?".
Già, domani Ichigo sarebbe partita. "Ma non da sola".
"Cosa intendi dire?". A Keiichiro si gelò il sangue nelle vene: aveva intenzione di andarsene? Non può farlo, pensò.
"Sto pensando di partire insieme a lei". Adesso che l'aveva trovata, non poteva immaginare la sua vita senza Ichigo.
Dall'altra parte del telefono il suo amico era muto. Cosa doveva fare? Doveva dirgli di Meiko, doveva fermarlo? E poi non pensava a tutto il lavoro del centro di ricerca, a tutto quello che lasciava qui? "Ryo..." disse poi, non voleva distruggere i suoi sogni da ragazzo innamorato, ma c'erano delle responsabilità, c'erano cose che non poteva ignorare.
"Kei, sei stato tu stesso a consigliarmi di fare quello che sentivo davvero, no?".
"Sì, certo, ma...". Meiko non avrebbe voluto che lo sapesse in quel modo, ma cosa doveva fare? Se non glielo avesse detto non lo avrebbe più fermato e, a dire il vero, non era poi così sicuro che lei avrebbe mai trovato la forza di dirglielo, ancor meno a vederlo risoluto a partire con Ichigo, sapeva che pur di renderlo felice avrebbe anche tenuto per sé quel segreto - fin quando possibile. "Prima c'è una cosa che dovresti sapere".
Calò il silenzio, si sentiva soltanto il tipico rumore del caffè quando è pronto, quando sale e ribolle. "Cosa?" chiese, improvvisamente i battiti del suo cuore erano aumentati, c'era qualcosa nella voce di Keiichiro che lo aveva fatto preoccupare.
"So che si arrabbierà, ma è evidente che non ho scelta, è giusto che tu lo sappia".
"Riguarda Meiko?".
Di nuovo silenzio dall'altra parte della cornetta. Cosa c'è che non mi hai detto, Meiko? 
"Probabilmente lei non te lo avrebbe mai detto, soprattutto se fossi partito, ma ad ogni modo...".
"Kei, smettila di girarci intorno, che succede?! Sta per caso male?!".
In realtà non so come affrontare la situazione, Ryo, e avrei preferito non parlartene al telefono. "Meiko è incinta".
Lo aveva detto, una frase corta e concisa. Tra i due calò il silenzio. Ryo si sedette, non si era accorto che il caffé stava uscendo dalla caffettiera e macchiando tutto il piano di cottura, in quel momento la sua testa aveva totalmente isolato i rumori del mondo esterno, mentre quella frase rimbombava come se fosse una sentenza. "Perché non me lo ha detto?" riuscì finalmente a dire, tolse il caffè dal fuoco.
"Ha visto quanto tu fossi coinvolto con Ichigo e non se l'è sentita".
"Non... non doveva nascondermi una cosa del genere". Iniziò a tremare, sentiva le lacrime pungergli gli occhi, ma doveva trattenersi, doveva darsi una calmata. Si voltò e vide Ichigo osservarlo appoggiata allo stipite della porta, lo guardava con quei grandi e curiosi occhi, si sentì mancare.
"Cosa succede?" le sentì chiedere.
"Io... ora vado. Torniamo questa sera".
"Mi dispiace avertelo detto in queste circostante, Ryo".
"Era giusto sapessi".
Lo salutò e chiuse la telefonata; affondò il viso tra le mani, ripetendosi che non doveva piangere. Ichigo gli si avvicinò, preoccupata, cingendogli le spalle con un abbraccio. "Ma cosa sta succedendo, Ryo? E' accaduto qualcosa di grave?". Lo sentì tremare, non sapeva cosa fare.
Ryo accarezzò le braccia della ragazza, si sentiva perso e vedeva improvvisamente tutti i suoi piani distruggersi. Come poteva partire sapendo che Meiko aspettava un bambino? Che quel bambino era suo? Non riusciva nemmeno a guardare Ichigo negli occhi: la felicità è davvero un attimo fugace.
"Ichigo" disse dopo dieci minuti di silenzio "Siediti, dobbiamo parlare".
La ragazza prese posto accanto a lui, senza abbandonare le sue mani. "Dimmi, cosa è successo?".
"Ho appena parlato con Keiichiro... E...". Era difficile, accettarlo. "Mi ha detto una cosa, di cui Meiko non mi ha parlato e di cui non aveva intenzione di parlarmi". Strinse ancora di più le mani della ragazza. "Ichigo, tua sorella è incinta" disse finalmente, abbassò lo sguardo.
Ichigo si irrigidì: Meiko era incinta? Non le aveva detto niente, non glielo aveva nemmeno fatto intendere; perché non gliene aveva parlato? Perché si era tenuta quel segreto dentro? Quanto ti ho fatto male, Meiko? Ripensò al discorso che le aveva fatto due giorni prima, a quanto aveva rinunciato, soltanto per le persone che amava. Se solo avessi saputo... guardò Ryo, era muto, continuava a tenere la sua mano come se, se l'avesse lasciata, potesse finire lontano, alla deriva. Mi sarei comunque innamorata di lui, constatò, Ma, forse, non saremmo qui. 
Si avvicinò a Ryo e lo strinse ancora e ripeté di nuovo quelle parole: non lasciarmi. Ma c'era qualcosa di irrimediabilmente rotto.
 

.   .   .
 

Meiko ascoltava quasi distrattamente Keiichiro mentre le parlava: era stata male tutta la notte, così come al mattino, il sonno la distruggeva e a malapena teneva gli occhi aperti; quando giunse al punto si destò e lo guardò con aria stupita.
"Voleva partire insieme a lei" disse a fior di labbra.
Keiichiro le si avvicinò e la abbracciò. "Capisci che ho dovuto dirglielo?". Meiko non rispose. "Tu non lo avresti fatto".
"E' vero" ammise, guardava il cielo, plumbeo.
"Non era giusto che non lo sapesse, Meiko" continuò il ragazzo.
"Se la ama, non è giusto che mi intrometta tra loro".
Keiichiro le prese il volto tra le mani in modo che lo guardasse. "Sei impazzita?" le domandò "In tutto questo c'entra anche Ryo, quanto avresti potuto tenerlo nascosto?".
Meiko lo guardò, ma era comunque distante. "Non volevo rovinare tutto".
 

.   .   .
 

In quel momento c'erano una miriade di cose che Ryo avrebbe voluto dire a Ichigo: innanzitutto che partire con lei era la cosa che più desiderava, avrebbe spostato anche il suo centro di ricerca a Tokyo se fosse stato necessario, ma non poteva permettere che un oceano li dividesse; secondo, che non aveva mai detto a nessuna di amarla, che la sera scorsa era stata la prima volta, e che probabilmente non aveva mai detto nulla di più vero in vita sua; terzo, che la notizia di questo bambino gli era piovuta addosso, non aveva nemmeno mai sospettato, ma che non avrebbe potuto, comunque, ignorarlo. Era una vita, una vita un po' anche sua, che non poteva abbandonare e ignorare. Quello che avrebbe voluto dire a Meiko era che gli dispiaceva: non credeva di essere arrivato a farle male fino a quel punto, perché se non gli aveva parlato della gravidanza lui le aveva dato anche dei buoni motivi per non farlo o, comunque, per rimandare il momento. Il fatto era che, adesso, non poteva stare con lei: come poteva anche solo fare finta di desiderare di starle accanto quando il suo profumo non lo inebriava come quello di Ichigo, quando non si perdeva nei suoi occhi come quelli di Ichigo, quando non aveva il sorriso di Ichigo, quando non lo amava, perché amava Ichigo?
Posò il suo sguardo sulla ragazza, preparava silenziosamente le sue cose: tutto di lei diceva "non lasciarmi". Domani a mezzogiorno sarebbe partita, avrebbe dovuto separarsi dalle sue labbra, dalla sua pelle, dal suo profumo, dal suo sguardo, dalle sue mani, dal suo sorriso, dalla sua voce, dalle sue ciglia, dalla sua spontaneità, dalla sua dolcezza. Tutto già gli mancava, irrimediabilmente. Quando si sarebbe svegliato, non ci sarebbe stata lei accanto, il suo respiro, le sue mani abbandonate sul cuscino. Sarebbe stata lontana e non avrebbe più potuto amarla come avrebbe voluto.
Si avvicinò a lei e la strinse: si accorse che alcune lacrime avevano solcato il suo viso. Le asciugò con dei baci. Non lasciarmi.
"Continuerò ad amarti" le sussurrò "Non ti lascerò, Ichigo". Le diede un bacio sulle labbra. Non si ricordava di essere mai stato così male per qualcuno. Si allontanò qualche istante da lei, frugò in un cassetto e tornò stringendo qualcosa nel pugno: lo aprì e racchiudeva una collana, il ciondolo era una perla, perfetta, dalle sfumature rosa. "E' una promessa" disse, facendogliela indossare.


.   .   .
 

Meiko si era abbandonata sul divano, quella mattina stava malissimo per la nausea e il fatto che adesso Ryo e Ichigo sapessero non la consolava: in realtà sapeva benissimo che Keiichiro aveva ragione, che dovevano sapere della gravidanza e che comunque prima o poi tutto sarebbe venuto a galla, ma in quel momento poteva immaginare quanto fosse doloroso, per entrambi, sapere di doversi abbandonare - almeno momentaneamente. Keiichiro le portò un tè caldo e si sedette accanto a lei.
"Mi dispiace" le disse con un filo di voce.
"Hai fatto quello che avrebbe fatto una qualsiasi persona sana di mente". Si sforzò di sorridere. "Come ben sai, in questo non sono molto forte". Finì di bere il suo tè, si sentì un po' meglio. "Comunque proverò a convincere Ryo a partire".
Keiichiro la guardò stupito. "Per quale motivo?".
"Il suo posto non è accanto a me, per quanto io possa desiderarlo". Posò la tazza sul tavolino e in un attimo si ritrovò tra le braccia del ragazzo.
"Non dire così" le disse "Non puoi metterti sempre da parte. Almeno per ora lascia che ti rimanga accanto. Poi sono perfettamente consapevole del fatto che, se davvero ama Ichigo, sarà impossibile per lui rimanere". La guardò negli occhi, in quel momento gli sembrò lontana: si domandò se avesse paura. In quel momento fece ciò che si era promesso di non fare: si avvicinò e posò le sue labbra su quelle di Meiko. Quando si allontanò, lei lo guardò con aria confusa. "Kei, che stai facendo?".
"Scusami, Meiko". Fu sul punto di andare via, quando fu la ragazza stessa a fermarlo.
"Non importa" gli disse "Ma per favore, non lasciarmi".
Si fermò, guardò a lungo gli occhi color oltremare di Meiko: sapeva quanto era difficile amare qualcuno innamorato di un'altra persona per il semplice fatto che, per lui, era sempre stato così, Meiko amava Ryo e lui era sempre stato, semplicemente, a guardare.
 

.   .   .
 

Il ritorno verso sera fu doloroso, e la pioggia improvvisa non aiutava affatto: Ichigo continuava a guardare il paesaggio scorrere e allontanarsi progressivamente dai suoi occhi, e allo stesso modo si allontanavano i suoi progetti, i suoi sogni e, presto, si sarebbe allontanata fino a diventare un puntino all'orizzonte anche la persona che amava. Accarezzò la collana di cui Ryo le aveva fatto dono, una promessa, ti amo e continuerò a farlo. Continuava a pensare anche a sua sorella, a quanto avesse cercato, fino alla fine, di proteggere la sua, la loro felicità. Era giusto sapere, pensò, la pioggia che picchiettava contro il parabrezza dava il giusto ritmo ai suoi pensieri.
Avevano fatto l'amore un'ultima volta prima di uscire, ma aveva già il sapore dell'arrivederci: si era stretta a lui, non voleva farlo andare via, sarebbe rimasta
lì, per sempre, le bastava saperlo vicino per stare bene.

Il viaggio di ritorno fu stranamente breve, impiegarono più tempo a raggiungere l'abitazione di Meiko per via del tipico traffico di New York; quando arrivarono Ryo spense la macchina e rimase qualche minuto fermo, in silenzio. Poi aprì la portiera e uscì, seguito poi da Ichigo. Doveva parlarle, doveva vedere Meiko, doveva sentirselo dire da lei. Salirono, quel viaggio in ascensore sembrò durare un'eternità: Ichigo non lasciava mai la mano del ragazzo. Non lasciarmi. 
La sua mano rimase sospesa qualche istante a pochi millimetri dal campanello, fin quando non si fece coraggio e suonò; quando aprì Meiko li guardò con aria sorpresa, come se non si aspettasse una loro visita, come se le loro vite si fossero divise per sempre. Abbracciò sua sorella, salutandola, dopodiché i suoi occhi furono catturati da quelli di Ryo: gli ricordavano sempre perché lo amava.
"Ciao, Ryo" disse. Anche Keiichiro li salutò.
"Posso parlarti?". Meiko gli fece cenno con il capo e andarono in camera sua, mentre Keiichiro preparava qualcosa per Ichigo, aveva l'aria distrutta e non aveva idea di come comportarsi.
 

.   .   .
 

"Perché non me lo hai detto subito?" domandò non appena Meiko si chiuse la porta alle sue spalle. La ragazza prese posto sul letto e invitò Ryo a fare altrettanto, perciò il ragazzo si sedette accanto a lei.
"Eri così felice, Ryo..." disse, sembrava dirlo più a se stessa che al suo interlocutore "Non mi sono sentita nessuno per rovinare tutto".
"Ma dovevi dirmelo!" lo aveva quasi urlato, forse per il dolore.
"Se desideri andare in Giappone con Ichigo, vai pure".
"Per chi mi hai preso?! Pensi sarei capace di una cosa del genere?".
"No, ma non voglio saperti infelice".
"Meiko, mi dispiace per tutto questo...".
"Ti dispiace perché non puoi amarmi?".
"Anche".
Ryo fece una breve pausa, poi riprese. "Io ti starò accanto, non posso fuggire". Guardò il ventre di Meiko, istintivamente, presto sarebbe cresciuta una creatura, una vita, una vita che era anche sua. Sarebbe stato padre. Questo pensiero lo sconvolse.
"E Ichigo?".
Strinse i pugni, si sentiva tremare. Si erano appena trovati. "Per ora" disse, non riuscendo più a trattenere le lacrime. "La lascerò andare".


Spazio dell'autrice:
Ebbene, eccoci al punto culminante della storia: il giorno prima della partenza di Ichigo, Ryo scopre che Meiko è incinta e perciò decide di rimanere al fianco della ragazza, rinunciando a partire con la nostra protagonista. E' stato doloroso anche per me scrivere questo capitolo, ma per tirarvi su gli animi, vi ricordo che ancora non è finita: un periodo doloroso attende Ichigo e Ryo, ma, tanto per citare una delle mie canzoni preferite ("Shake it out" di Florence + the machine), è sempre più buio prima dell'alba. 
Come al solito, i ringraziamenti! Grazie a cyber_star, Cherry87, silvia the best, Scarlett_92, ryanforever, ilapietro91 e izayoi007 per aver recensito l'ultimo capitolo, m_j per aver recensito e inserito la storia nelle preferite e nelle seguite, e albalau per aver inserito la storia nelle preferite :) Grazie mille lettrici, come sempre <3
Vi aspetto con le vostre recensioni a questo capitolo e ovviamente al prossimo, "Goodbye my lover", che sarà un capitolo molto particolare e ispirato alla canzone omonima di James Blunt.
Un bacione, xuehua

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Capitolo 9
*** Goodbye my lover ***


Koi no Yokan

Goodbye my lover


L'aereo sarebbe partito tra poche ore: Ichigo aveva finito di riordinare le sue cose, adesso non rimaneva che raccogliere i cocci. Meiko la guardava, guardava i gesti lenti di sua sorella, sapeva che non voleva andare via. "Mi dispiace" riuscì soltanto a dire. Ryo l'avrebbe accompagnata in aeroporto: lei l'avrebbe salutata lì, si era messa tra loro due già abbastanza. Gli occhi di Ichigo erano lucidi, ma non tradivano nessuna lacrima. Le si sarebbe spezzato il cuore a ogni passo che la allontanava da lui. Poi finalmente il campanello suonò.
"E' ora..." disse Ichigo trascinando la valigia vicino alla porta. Le due ragazze si guardarono, dopodiché si sciolsero in un abbraccio.
"Mi mancherai, Ichigo" le disse Meiko stringendo la sorella "Mi dispiace, ho rovinato tutto".
"Non devi preoccuparti" la tranquillizzò "Sono stata la prima a mettermi in mezzo, no? Sono stata così superficiale, Meiko...". Avrebbe voluto dirle mille cose, ma in quel momento riuscì soltanto a dirle un "Ti voglio bene".
"Ti voglio bene anche io" le rispose l'altra "Salutami mamma e papà e dì loro che mi mancano, tantissimo".
"Devo dirglielo?".
Meiko rimase un istante in silenzio. "Forse è meglio di sì".
"Papà impazzirà". Risero insieme.
"Ora vai". Ichigo le schioccò un bacio sulla guancia, prese la sua valigia e scese in ascensore: il cuore le palpitava a mille, fra poco si sarebbero visti, sarebbero stati gli ultimi momenti insieme. Alla fine questo giorno è arrivato. Gli andò incontro: i loro sguardi si incrociarono immediatamente, nel momento in cui vide quegli occhi così tristi il cuore di Ichigo si crepò ulteriormente. Salì in macchina, si guardarono, quando Ryo posò le sue labbra su quelle di Ichigo, senza dire una parola. Questo bacio, pensò la ragazza, ha lo stesso sapore della distanza che ci separerà per.. quanto tempo, amore mio? Quando tornerai per rimanere davvero? Per non lasciarmi? Non devo piangere. 


Did I disappoint you or let you down?
Should I be feeling guilty or let the judges frown?

 

Ryo mise in moto e partì: in quel momento nella sua testa cercava di rivivere, attimo per attimo, i momenti passati insieme a Ichigo; glielo aveva promesso, non l'avrebbe lasciata, ma aveva paura di averla delusa con quella sua decisione. Ma cos'altro poteva fare? Doveva prendersi le sue responsabilità, verso Meiko, verso il bambino, verso le sue stesse azioni: si era sempre comportato come se non esistessero sentimenti, ma soltanto esseri umani fatti di semplici carne e ossa. Ichigo gli aveva insegnato che non era così, gli aveva fatto scoprire che c'era, nel fondo della sua anima, qualcosa che desiderava davvero; Meiko gli aveva insegnato che nello stesso luogo si nascondono le nostre più profonde paure, e lui era stato così cieco.


‘Cause I saw the end before we’d begun
yes I saw you were blinded and I knew I had won.

 

Lo sapevano entrambi che Ichigo, prima o poi, sarebbe dovuta partire: nonostante ciò si erano ritrovati a vivere intensamente attimo per attimo, istante dopo istante, fino a spogliarsi di tutte le loro barriere, di tutte le loro debolezze, delle loro paure: erano stati l'uno di fronte all'altro semplicemente nel loro sentimento più autentico.
Il viaggio più lungo.
Avevano scavato a fondo, dentro loro stessi.
 

So I took what’s mine by eternal right
took your soul out into the night

 

Fin dal primo istante in cui l'aveva visto a Ichigo era venuta in mente una parola: koi no yokan, ovvero la sensazione, provata da due persone, che i due finiranno per innamorarsi; un termine intraducibile con il semplice "amore a prima vista", perché implica una diversa profondità di sentimento, una diversa consapevolezza. Quell'amore l'aveva fatta crescere, fin dalla loro prima notte insieme: era riuscita a superare la sua superficialità, la stessa che le aveva fatto credere di amare Masaya Aoyama. Non avevo capito niente. 


it may be over but it won’t stop there
I am here for you if you’d only care.

 

Continuava a ripeterselo: non lasciarmi. Non lasciarmi sola, non lasciarmi senza di te, non lasciarmi lontana da te. Un semaforo rosso, gli occhi di Ryo che si posano su di lei: E' così che dovrebbero essere i sogni*. Un semaforo verde, gli occhi di Ryo che si distolgono da lei: non potrò trovarti quando di notte ti cercherò accanto a me. 


You touched my heart you touched my soul
you changed my life and all my goals
and love is blind and that I knew when
my heart was blinded by you.

 

L'aeroporto era sempre più vicino: in realtà non sarebbero mai stati lontani, non sarebbero mai stati soli. Il loro incontro aveva cambiato tutto, aveva sconvolto i loro piccoli universi personali, entrati in collisione: erano rimasti come abbagliati. Non si erano limitati a cambiare le loro vite nei loro aspetti più evidenti, ma avevano cambiato ogni fibra del loro essere, perché è questo che fa l'amore: ti fa scoprire ciò che giaceva sul fondo e che entrambi avevano deciso di ignorare, che non esiste un punto di vista univoco delle cose. Riportateci al punto di partenza**.


I’ve kissed your lips and held your hand
shared your dreams and shared your bed
I know you well, I know your smell
I’ve been addicted to you.

 

Ryo si domandava se il profumo di lei sarebbe rimasto, sulle lenzuola, in quella macchina, nella casa a Long Beach; non esiste cosa che abbia una potenza evocatrice più grande di quella del profumo di una persona. Quello di Ichigo se lo sarebbe portato dentro, lo avrebbe conservato e ricordato, gli avrebbe resi meno lontani, se avesse allungato la mano nella notte non l'avrebbe trovata accanto a sé, ma il suo profumo gli avrebbe ricordato che ella c'era, ed era dentro di sé.


Goodbye my lover
goodbye my friend
you have been the one
you have been the one for me.

 

Giunsero in aeroporto, i rumori del mondo esterno non esistevano in quel momento: tenendola per mano la accompagnò a imbarcare il bagaglio, tenendola per mano guardarono insieme la lunga lista degli aerei segnati sul tabellone, fin quando non trovarono il suo, il volo diretto per Tokyo delle ore dodici e venticinque. Rimasero in silenzio, mano nella mano. Sei stata l'unica. 


I am a dreamer and when i wake
you can’t break my spirit
it’s my dreams you take

 

Si guardarono, si erano presi tutto l'uno dell'altra: sensazioni, paure, emozioni, i loro sogni. Per questo quando si sarebbero separati avrebbero sentito il vuoto, il vuoto lasciato dalla vita della persona che si ama.
 

and as you move on, remember me
remember us and all we used to be

 

Stava giungendo l'ora, per Ichigo, di iniziare tutta la lunga serie di controlli per poi imbarcarsi. Ryo la strinse a sé, si inebriò del suo profumo, accarezzò le sue guance, ora rigate dalle lacrime: non avevano bisogno di parole, a loro bastava guardarsi. Ichigo pensò che non sarebbe mai riuscita a staccarsi da quell'abbraccio, Ryo pensò che non sarebbe stato capace di lasciarla andare.
Era giunta l'ora.
"E' un'arrivederci". Ryo si sforzava di non scoppiare. "Tornerai, tornerò".
"Ora ne sono sicura, Ryo" disse Ichigo guardandolo negli occhi. "Io ti amo".


I’ve seen you cry, I’ve seen you smile
I’ve watched you sleeping for a while
I’d be the father of your child
I’d spend a lifetime with you.

 

Si baciarono, le loro labbra avevano il sapore delle lacrime. Ryo strinse un'ultima volta le mani di lei fra le sue: lasciò andare la presa lentamente, fin quando non si ritrovarono semplicemente l'uno di fronte all'altra, come il primo giorno. Quanto coraggio serve per andarsene? Quanto coraggio serve per rimanere? Ryo la guardò allontanarsi, lentamente, senza mai dargli le spalle, fin quando non fu costretta a voltarsi, allora Ichigo cominciò a correre. Farewell. Ogni passo era come una coltellata, più si allontanava più sentiva il vuoto dentro: Se ne va la mia vita. 


I know your fears and you know mine
we’ve had our doubts but now we’re fine
and I love you, I swear that’s true
I cannot live without you.

 

Il ragazzo rimase immobile, a fissare il vuoto lasciato da Ichigo, un vuoto insostituibile. Avrebbe aspettato, perché glielo aveva promesso, non l'avrebbe lasciata. Sentì l'annuncio del suo volo, si invitavano i passeggeri a presentarsi al gate, chiuse gli occhi, quel suono era così lontano. Rimase immobile quando annunciarono la chiusura del gate, rimase immobile quando annunciarono la partenza dell'aereo, rimase immobile, sperando, fortemente sperando, di vederla correre indietro da lui. Ma nessuno gli corse incontro. Era partita. Era partita.


Goodbye my lover
goodbye my friend
you have been the one
you have been the one for me.

 

Si voltò, non riusciva a fare un passo.


And I still hold your hand in mine
in mine when I’m asleep
and I will bare my soul in time
when I’m kneeling at your feet.

 

Avrebbe aspettato, giorni, mesi, anni, ma non l'avrebbe lasciata.
 

Goodbye my lover
goodbye my friend
you have been the one
you have been the one for me.

 

Finalmente riuscì a muoversi, a raggiungere la macchina, a mettere in moto.
 

I’m so hollow, baby, I’m so hollow
I’m so, I’m so, I’m so hollow…

 

E adesso è il vuoto ad ogni passo. Il sole splendeva alto nel cielo di New York, ignaro del dolore degli amanti che devono separarsi.
Il vuoto ad ogni passo.
Non lasciarmi.
Ricordati di me e di tutto quello che eravamo. Che siamo. Che saremo. 



*"Cause this is what dreams should always be", frase della canzone "Losing your memory" di RyanStar

**"Oh take me back to the start", frase della canzone "The scientist" dei Coldplay



Spazio dell'autrice:
Non potete immaginare la mia faccia in questo momento, non sapete quanto è stato doloroso scrivere questo capitolo T_T Intanto vi dico: non allarmatevi! La storia non è ancora finita! 
Il capitolo è più breve del solito, ma ho deciso di concentrarmi praticamente unicamente sulla partenza di Ichigo, aiutata, come avevo anticipato, dalla canzone "Goodbye my lover" di James Blunt, che vi consiglio di ascoltare mentre leggete il capitolo... Cosa aspetterà adesso Ichigo e Ryo? Quando riusciranno a riabbracciarsi? Riusciranno a superare questo momento difficile, riusciranno a conquistare la felicità? 
Voglio ringraziare silvia the best, vimar, Cherry87, cyber_star e ryanforever per aver recensito l'ultimo capitolo, amailove per aver inserito la storia nelle seguite e ylly per averla inserita nelle preferite :) 
Grazie a tutte, di cuore <3 Al prossimo capitolo! 
PS: per chi volesse aggiungermi su FB per fare due chiacchere può dirmelo che vi comunico il mio vero nome per aggiungermi :) 

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Capitolo 10
*** P.S: I love you ***


Koi no Yokan

P.S: I love you


18 Settembre 2012

Ciao Ryo,
E' passato soltanto un mese dalla mia partenza, ma già mi manchi come se non ci vedessimo da anni. Come stai? Keiichiro come sta? E mia sorella? Non immagini la faccia di mio padre quando ha saputo che Meiko è incinta: è diventato improvvisamente rosso e dopo qualche secondo è svenuto, io e mia madre eravamo preoccupatissime, temevamo gli fosse venuto un infarto. Alla fine si è ripreso, l'hanno presa abbastanza bene e probabilmente verranno a trovarla. 
E io? Io mi sento così cambiata, Ryo. C'è a chi servono mesi o addirittura anni o una vita per cambiare, a me è bastata quella settimana. Ho fatto una cosa di cui non mi credevo capace: ho affrontato Masaya. Sono andata da lui e gli ho spiegato il motivo per cui, dal nulla, avevo smesso di rispondere alle sue telefonate, e gliel'ho detto chiaro e tondo: mi sono innamorata, di un altro. Lui mi ha fissato qualche istante, incredulo, forse perché si trovava di fronte ad una Ichigo diversa, più forte, più consapevole, meno superficiale. 
E' ricominciato il liceo e, in realtà, non so ancora cosa fare davvero nella mia vita, ma questo non mi fa più paura. L'unica cosa che non riesco assolutamente a cambiare e la mia incapacità ad arrivare in orario alle lezioni: ogni mattina sono di corsa, a mangiare la colazione correndo, mentre tento di raggiungere la scuola in tempo. La mattina mi manchi particolarmente, mi sveglio e non ci sei, non posso fare colazione con te, non posso riaddormentarmi tra le tue braccia.
Mi manca tutto di quei giorni. Mi manca guardarci, in silenzio. Mi manca tutto di te. 
Salutami Meiko e Kei. 
Ti penso, sempre.
Tua, Ichigo. 


15 Ottobre 2012

Ciao amore mio,
Dì pure ai tuoi che ancora non sappiamo se è maschio o femmina e che probabilmente nascerà a Maggio (sbaglio o sono diventati leggermente paranoici?). Sai, non è facile restare vicino a Meiko: non per colpa sua, ma piuttosto a causa mia; non riesco a stare genuinamente accanto a lei perché i miei pensieri non sono mai rivolti del tutto a lei, in qualsiasi momento, Ichigo, c'è qualcosa a ricordarmi di te, di noi. Vorrei poter guardare Meiko con occhi sinceri e amarla come si meriterebbe, ma non ci riesco. Anzi, mese dopo mese cresce la mia ansia ogniqualvolta la mia testa mi ricorda che sarò padre. Ichigo, non ho la più pallida idea di come comportarmi. L'unica cosa che voglio è tornare da te, ma non posso lasciare Meiko prendersi cura da sola del bambino, non voglio scappare solo perché ho paura. 
Spero che tu stia vivendo più serena. Ricordati che sono accanto a te, ogni istante della tua giornata. Soprattutto quando impazzisci e non capisci gli esercizi di fisica (mi dispiace non poterti dare una mano attivamente). Non arrenderti, la fisica è come l'amore: ha bisogno di pazienza. Immagino la tua faccia rossa di rabbia, con quella espressione tanto buffa quanto adorabile. 
Non smettere mai di essere te stessa.
Ryo

P.S: Ti amo


24 Novembre 2012

Odio questo freddo! E il vento tagliente! E il gelo appena uscita dal mio involucro di coperte. 
Ho seguito il tuo consiglio e ho cercato di portare pazienza con fisica: adesso va meglio, se mi impegno riesco (quasi) a capirla. Decisamente un grande risultato per Ichigo Momomiya. In questi giorni ho iniziato a pensare un po' seriamente al mio futuro... Non ho nessuna dote particolare che mi porti a scegliere di fare qualcosa piuttosto che qualcos'altro, però ho scoperto di amare il mondo della lettura, dei libri, della scrittura insomma. Ok, non voglio giungere a scelte affrettate, ma mi sta frullando per la testa l'idea di venire a studiare lettere lì, a New
York. Non dovremmo più restare lontani. 

Affrontare il freddo sarebbe più facile, con te accanto. 
In realtà sono sicura del fatto che, fin quando non ti rivedrò, non smetterà mai di essere inverno, per me.
Ti amo, Ryo, ti amo come si ama la primavera.
Tua, Ichigo


17 Dicembre 2012

E' ufficiale: è una bambina. Abbiamo deciso di chiamarla Haruka*, dal momento che nascerà in primavera (non immagini quanto ci abbiamo messo a decidere, c'erano troppe proposte, comprese quelle che mi hai mandato dei tuoi genitori). Mi piace Haruka, mi domando spesso a chi assomiglierà, che carattere avrà, come sarà stare insieme a lei. 
Mi mancano i giorni felici insieme, era facile, bastava essere se stessi. 
Sai, credo che Keiichiro sia innamorato di Meiko: possibile che non me ne sia mai accorto? Lei dice di amarmi ancora - mentre io riesco a malapena ad abbracciarla, mi sento tremendamente in difetto nei suoi confronti -, ma sono sicuro che Kei potrebbe darle ciò che io non sono mai riuscito a dare a tua sorella, potrebbe abbracciarla senza avere paura. 
Insieme alla lettera ti ho mandato un piccolo pacchetto: è il mio regalo di Natale per te, fammi sapere se ti piace, mi raccomando.
Mi sono informato anche per le università qui a New York, se inizi a pensare potrebbe essere il tuo futuro ti consiglio di iniziare a mandare le richieste varie per l'ammissione. Sarebbe bello averti qui.
E così quel Masaya ci ha riprovato? Ci metto un attimo a prendere un aereo per venire a disintegrarlo, minaccialo pure da parte mia. 
Mi manchi, immensamente.
Ryo

P.S: Ti amo


1 Gennaio 2013

Felice anno nuovo amore mio! Spero abbiate passato una bella nottata, io sono stata insieme a Moe e Miwa, è stata decisamente una bella serata.
Che desiderio hai espresso a mezzanotte? So che non si dovrebbero dire, ma eviterò di essere superstiziosa: sarò banale, ma ho desiderato di rivederti il prima possibile. Mi manca tutto di te, fino alla più piccola particella del tuo essere e ogni giorno che scorre, ogni mese che passa, il dolore non passa, l'amore resta, ed è sempre più difficile resistere qui, senza di te. Ogni parte di me grida perché ha bisogno di te, perché ha bisogno dei tuoi sguardi, delle tue carezze, della tua semplice presenza. 
Spesso fantastico su come sarà il momento in cui ci ritroveremo, l'uno di fronte all'altra, come la prima volta: cosa faremo per prima cosa, Ryo? Dovremo rimanere vicini abbastanza per recuperare il tempo perduto. Ci abbracceremo per non lasciarci, per non lasciarci più. Ho accennato ai miei a una mia ipotetica iscrizione ad un'università a New York e loro, con sguardo perplesso, mi hanno chiesto perché volessi così tanto trasferirmi in America (aggiungendo con tono drammatico che anche la loro piccola Meiko li aveva lasciati e che non potevo fare lo stesso): gli ho spiegato che era lì che avevo trovato l'uomo della mia vita. Al che a mio padre è venuto di nuovo un mezzo infarto. Ovviamente non ho raccontato tutta la storia, mio padre sarebbe morto sul colpo per davvero, ma penso che, prima o poi, capiranno... Nel frattempo ho iniziato con le richieste di ammissione. 
Cerco di consolarmi, comunque: ogni giorno che passa mi avvicina di nuovo a te, amore mio. 
Tua, Ichigo


7 Febbraio 2013

Ebbene, ho finalmente trovato la forza di tornare alla casa di Long Beach (non potevo lasciare che la polvere la sommergesse): appena ho messo piede là dentro una quantità incredibile di sensazioni e ricordi mi hanno scosso, tutto là dentro mi ricordava te, mi ricordava di noi. C'era il tuo profumo ovunque, Ichigo. Sono rimasto qualche istante a guardarmi intorno, come se fossi spaesato. Non ricordo momenti più felici di quelli, Ichigo, non ricordo di aver mai provato nulla di così forte. 
Per fortuna Keiichiro era con me e mi ha tenuto occupato abbastanza per non rimanere imbambolato di fronte ai ricordi: abbiamo parlato a lungo, dopo tanto tempo, e mi ha chiesto cosa ho intenzione di fare con te dopo che Haruka sarà nata; gli ho detto dei tuoi piani di trasferirti qui a New York, che ciò faciliterebbe un sacco la situazione generale perché non vorrei rinunciare alla bambina, sarebbe triste avere un padre che se ne va in questo modo. Lui mi ha confessato di essere innamorato di Meiko - già da un po' di tempo -, però dato che fin dall'inizio gli era sembrato che io e lei fossimo veramente coinvolti ha sempre preferito non parlarmene. Sai, in un certo senso ciò mi rassicura, perché so che Kei starebbe vicino a Meiko in ogni caso; in realtà non so quali siano i suoi sentimenti, non gliel'ho mai chiesto e non so nemmeno se abbia voglia di parlarne. 
Torneremo a Long Beach, insieme. 
Allora non ti lascerò.
Non più.
Ryo

P.S: Ti amo


19 Marzo 2013

Mi hai fatto il regalo più bello che potessi desiderare**: quando ti ho visto, sotto casa mia, il mio cuore si è letteralmente fermato, mi sono data un pizzicotto credendo fosse soltanto un sogno, invece eri lì, eri reale, eri venuto fino a Tokyo. Quando ti ho riabbracciato ho sentito tutta la sofferenza di questi mesi scivolare via, mi è bastato specchiarmi nei tuoi occhi per ritrovare la felicità.
Davvero, non me lo aspettavo, Meiko non me ne aveva fatto assolutamente parola quando l'ho sentita al telefono, poco prima che tu arrivassi; tutte le paure sono sparite. E' stato così bello baciarti di nuovo, tenerti per mano... E' stato bello fare l'amore, dormire l'uno accanto all'altra, sentire il tuo respiro mescolarsi con il mio. E' stato meglio di qualsiasi sogno, Ryo. 
Nei tuoi occhi ho ritrovato tutto il tempo che abbiamo perduto, lontani; è bastato uno sguardo ed eri di nuovo mio. Questo mi ha convinta ancora di più e oggi ho mandato la mia domanda di ammissione: voglio restarti accanto, Ryo, è questo quello che voglio dal mio futuro. Grazie perché ho ritrovato un po' della forza che stavo perdendo. Rivederti ha annunciato la Primavera.
Ti amo, Ryo.
Tua, Ichigo


3 Aprile 2013 

Sto lottando contro il desiderio di ritornare da te (a meno di un mese di distanza). Meiko ti ringrazia per gli auguri ***e per il regalo... In realtà ultimamente è sempre più irritante e irritata, a volte è quasi difficile starle accanto, e suppongo di non riuscire nemmeno lontanamente a immaginare come si senta in questo momento. In realtà inizio ad essere anche io in fremente attesa, voglio conoscere questa bambina - il mio senso paterno sta decisamente venendo a galla e me ne stupisco. Inoltre ultimamente anche il centro di ricerca è in subbuglio: abbiamo riscontrato strani fenomeni ed è stato necessario riesumare il μ-project dei miei genitori e ora si lavora praticamente giorno e notte, anche Meiko sta seguendo la ricerca sulla μ-acqua. Insomma, non era il momento migliore per tutto questo caos. Si parla addirittura di alieni, te ne rendi conto? 
Scappiamo e andiamo a vivere una vita più tranquilla, ti va? Perché quando accade qualcosa, inevitabilmente esso viene seguito da una serie di sfortunati (e non) eventi? Con te accanto sarebbe tutto più facile.
Ancora nessuna risposta da nessuna università? Tieni duro, prima o poi arriveranno, cerca di dare il massimo fino alla fine.
Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi, per te ci sono, sempre.
Ryo

P.S: Ti amo


24 Maggio 2013

Quante belle notizie tutte insieme! Grazie per la fotografia di Haruka, com'è graziosa! Un po' assomiglia alla zia (deve assomigliare alla zia.), quel ciuffo di capelli rossi e gli occhioni azzurri le danno davvero un'aria birichina. Adesso voglio conoscerla, anche i miei sono impazienti, hanno contemplato per una buona mezz'ora la foto continuando a ripetere "la nostra nipotina, la nostra Haruka". 
Ti sembrerà incredibile, ma insieme alla tua lettera è arrivata una lettera della Columbia: l'ho aperta pochissimi istanti fa, ero terrorizzata all'idea di scoprirne il contenuto, ma ho deciso di farmi forza, e... Ryo, mi hanno presa. MI HANNO PRESA, CAPISCI?! Sto ancora saltando dalla gioia, ho le lacrime agli occhi!
Presto sarò lì a New York, di nuovo! Stiamo cercando di concordare insieme ai miei quando partire (dato che loro vogliono vedere sia Meiko sia Haruka), abbiamo optato per i primi di luglio. Sta diventando una realtà, capisci? Ogni giorno che passa non è più un giorno che si aggiunge a quello in cui sono partita, ma ogni attimo ci rende più vicini.
Di nuovo l'uno di fronte all'altra. Potrò tuffarmi di nuovo nei tuoi occhi.
Sarò ancora più tua.
Sarà di nuovo Estate.
Ichigo


28 Giugno 2013

Fra sei giorni sarai qua, non mi sembra vero. E' passato poco meno di un anno e sarai di nuovo qua. 
Non riesco nemmeno a descrivere come mi sento.
E' che fremo soltanto all'idea di rivedere il tuo sorriso.
Ti sto aspettando. Ogni fibra di me ti aspetta.
Potrò di nuovo dirtelo, senza doverlo scrivere, guardandoti, e non separati da un telefono: ti amo. 

 

*Haruka significa profumo di primavera

**Il compleanno di Ichigo è il 15 marzo

***Il 2 Aprile

 

Spazio dell'autrice:

Rieccomi qua! In realtà spero che siate riuscite ad arrivare fino a qua e che il capitolo non vi abbia annoiate: ho paura che sia terribilmente noioso. In realtà è inevitabile che sia un po' pesante, ho scelto l'espediente delle lettere perché mi sembrava la cosa più carina ed anche più efficace.  Il prossimo capitolo sarà il penultimo: dopo un anno Ichigo e Ryo si riabbracceranno e avranno a che fare con i loro cambiamenti e con Haruka; e ci sarà mai qualcosa fra Keiichiro e Meiko? Beh, vi posso soltanto dire che lo scoprirete nel prossimo capitolo. 
Ringrazio silvia the best, Cherry87, ryanforever, ylly, Scarlett_92 e izayoi007 per aver recensito l'ultimo capitolo, e CartoonWorld per aver inserito la storia nelle seguite :)
Spero di ritrovarvi tutte al prossimo capitolo!
Un bacione, xuehua

 

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Capitolo 11
*** Wish you were here - next to me ***


Koi no Yokan

Wish you were here - next to me


Il cuore gli batteva all'impazzata mentre attendeva che il volo proveniente da Tokyo delle tre del pomeriggio atterrasse: avevano atteso questo momento, cercato di immaginare come si sarebbero sentiti, ma nessuna previsione si avvicinava nemmeno minimamente alla realtà, Ryo non credeva che il suo cuore potesse battere a quella velocità. Ogni annuncio lo faceva sobbalzare, ma mancavano almeno venti minuti prima dell'arrivo dell'aereo su cui si trovava Ichigo: i suoi genitori erano arrivati già da due giorni - avevano anticipato la loro partenza -, mentre la ragazza sistemate le ultime cose si era preparata per partire per New York con l'idea, questa volta, di non dover tornare. Alla tachicardia si aggiungeva anche un sonno notevole: proprio quella notte Haruka aveva deciso di non aver voglia di dormire, perciò era stato sveglio fino alle tre di notte, fin quando la bambina non si era addormentata.
Dopo un'attesa sfibrante finalmente annunciarono l'arrivo del volo. Improvvisamente Ryo sentì le mani stranamente sudate, provava l'agitazione che si è soliti sentire prima di un evento importante. Attraverso le grandi vetrate vide il volo atterrare, i passeggeri scendere e portati a recuperare i loro bagagli, nella zona degli arrivi, dove si diresse, dove ogni passo lo portava sempre più vicino a lei. Passò un altro quarto d'ora prima che vide le prime persone uscire e dirigersi da vari conoscenti, o semplicemente andare a prendere un taxi; dopo i primi istanti di smarrimento, finalmente, incontrò lo sguardo di lei, uno sguardo che avrebbe riconosciuto tra mille. Gli sorrise, con le labbra e con gli occhi, un po' lucidi: Ichigo si avvicinò a piccoli passi, un po' impedita nei movimenti dai due bagagli che aveva appresso.

Finalmente si ritrovarono l'uno di fronte all'altra, come la prima volta: Ichigo si tuffò in quegli occhi color del cielo, una quantità di sensazioni incredibile fece capolino nel suo cuore, tristezza, paura, ma anche gioia, soprattutto amore. Si fissarono, immobili, fin quando la piccola folla creata dalla gente presente sullo stesso aereo di Ichigo scemò. Ryo le accarezzò delicatamente una guancia, dove si era posata una piccola lacrima.
"Non ti lascerò" le sussurrò "Non ti lascerò più".
La fece avvicinare e la avvolse in un abbraccio: il suo profumo, quello che si era portato dentro fino a quel momento non era più un ricordo, era vero, lei era lì, loro erano lì, insieme; la sentì sussultare tra le sue braccia, Ichigo non riusciva più a trattenere le lacrime, non riusciva più a contenere la gioia che sentiva dentro. Alzò lo sguardo, Ryo la guardava con una dolcezza che fino a quel momento non aveva mai conosciuto.
Ichigo si avvicinò ulteriormente a lui e posò le sue labbra su quelle di Ryo.
Ci sono momenti per cui vale la pena aspettare anche tutta la vita: quello era sicuramente uno di quelli, un istante la cui bellezza non viene scalfita dal tempo che passa, dalla distanza, dalla tristezza, sono quei secondi, minuti, che vivono latenti dentro di noi, come il nostro più intimo segreto, per poi giungere con tutta la loro forza e trascinarci, trascinarci nella vita. Quel momento lo avevano atteso entrambi, come quei giorni in cui esci di casa e l'inverno è finito*.

Si allontanarono, abbastanza per guardarsi ancora negli occhi: parlare era inutile, tutto quello che avevano da dirsi giaceva lì, sul fondo delle loro iridi, uno di quei silenzi importanti, che si ricorda tutta la vita.
La vita ricomincia adesso, pensò Ichigo appoggiandosi al petto di lui, si sentiva ancora fremere e il cuore balzava ancora nel suo petto, indomabile. Quante volte avrebbe voluto averlo accanto in quel modo? "Avrei voluto averti qui, qui accanto a me, sempre" sussurrò.
"Mi dispiace per tutto quello che è successo" disse affondando il viso tra i capelli rossi della ragazza "Adesso sono qui, accanto a te, e non ho intenzione di lasciare il mio posto". Si allontanò, percorse con la mano il filo della collana che le aveva regalato e che Ichigo portava sempre al collo. "Te l'ho promesso".


.   .   .
 

Rivedere sua sorella le mosse qualcosa dentro: lei e Ryo erano arrivati giusto in tempo per salvarla dalla tempesta di domande dei genitori; Ichigo l'aveva presa in disparte, mentre Shintaro e Sakura giocavano entusiasti con la piccola Haruka - che ebbe una simpatia immediata per Ichigo.
Abbracciò Meiko - lasciando Ryo in pasto ai suoi genitori -, stringerla di nuovo a sé le diede una gioia immensa.
"Sono contenta che tu sia tornata" le disse Meiko "E complimenti per l'ammissione... Ma, piangi?". Accarezzò i capelli della sorella, quante volte lo aveva fatto? Quante notti insonni aveva passato a consolarla, ad accarezzarle i capelli, a ripeterle che tutto sarebbe andato bene?
"E' che sono felice" riuscì finalmente a dire la ragazza asciugandosi le lacrime.
Meiko le sorrise. "Dai, su, fammi un sorriso".
Ichigo obbedì, le sembrò di aver passato quell'anno lontana dalla sua vera casa. "Com'è bella Haruka" disse infine.
"E' anche una monella dalle capacità notevoli soltanto a pochi mesi" commentò l'altra "Stanotte ha tenuto impegnato a lungo Ryo".
Ichigo rise all'idea, non si immaginava Ryo sveglio nel bel mezzo della notte a cercare di far dormire una bambina. "Come fate con lei?".
"In realtà ieri notte è stato un caso eccezionale, perché ho avuto problemi al lavoro e ho chiesto a Ryo di portarla da lui... Ovviamente non viviamo insieme. Però adora Haruka, così come lei adora lui...". Entrambe spiarono Ryo con i genitori nell'altra stanza. "Sai, Ichigo, all'inizio non riuscivo a non amarlo, ma ero perfettamente consapevole che lui non potesse amarmi. Sapevo che ti stava aspettando... Mi sono sentita in colpa così tante volte, c'erano giorni in cui era davvero giù... Per questo alla fine ho lasciato tutto andare, era inutile rimanere appigliata al mio sentimento. Ti ha aspettata, ogni giorno, capisci?". Fece una breve pausa, osservò come Ichigo continuava a guardarlo. "Bisogna amare davvero per saper aspettare qualcuno... Quindi non preoccuparti, potrete stare tranquillamente insieme...".
Ichigo le prese le mani tra le sue. "Grazie".
"Solo, ogni tanto avrai una marmocchia tra i piedi". Le fece l'occhiolino. "E' importante che stia con Ryo".
"E comunque non devi prendertene cura da sola!" commentò la sorella.
Le due ragazze rientrarono nel salotto, Ichigo prese la piccola Haruka tra le braccia. "Un po' assomigli alla zia!" commentò.
"Tu non eri così carina da piccola" commentò scherzosa Sakura.
"In effetti..." continuò Shintaro, dando man forte alla moglie.
Ichigo fece loro una linguaccia.
 

.   .   .
 

"Sai Ryo..." la voce di Ichigo era appena un sussurro: il suo corpo giaceva abbandonato a contatto con quello di Ryo, mentre le dita delle loro mani si stringevano, intreccianosi; il respiro di lui sulla sua pelle leggermente sudata della nuca le faceva provare piccoli brividi. "la felicità... è meglio di come mi aspettassi". Fece una piccola pausa, il ragazzo la ascoltava, in silenzio. "Fino all'anno scorso non credo sarei mai stata capace di fare tutto questo per una persona", arrossì, Ryo le diede un bacio sulla guance purpuree "Non sarei stata in grado di sopportare la lontananza. Ora... ora mi sento più forte. Non ho più paura".
"Nemmeno io ho più paura" rispose il ragazzo dandole piccoli baci lungo il collo e la spalla sinistra.
"Di cosa avevi paura?".
"Di essere coinvolto" le diede un piccolo morso sempre sul collo, Ichigo finse un "ahi" di dolore, "Che i miei sentimenti venissero coinvolti". Ichigo si voltò verso di lui, stringendosi in un abbraccio. "Non avrei mai dovuto avere paura dei miei sentimenti e l'ho capito solo ora".
La ragazza gli diede un bacio sulle labbra, lui la riavvicinò immediatamente a sé approfondendo il bacio. Non avrebbero più avuto paura, non ora che si erano ritrovati, non ora che erano finalmente insieme, di nuovo. Fecero l'amore a lungo: insieme ai loro corpi mescolarono anche le loro vite.


.   .   .
 

Sakura e Shintaro erano in albergo, Haruka si era finalmente addormentata e la casa era avvolta da un piacevole e ricercato silenzio. In quel momento suonarono al campanello, Meiko aprì e si ritrovò di fronte un Keiichiro che sembrava aver corso le mille miglia.
"Hai corso?" gli domandò, nonostante la risposta fosse abbastanza ovvio.
"Mi hai scritto che era urgente" disse guardandosi intorno in casa, ma sembrava tutto tranquillo. "Hai risolto?".
Meiko gli si avvicinò e lo abbracciò. "No". Keiichiro ricambiò l'abbraccio, confuso, non capiva quale fosse il problema, si aspettava di trovare una Haruka strillante per chissà quale problema, ma era tutto perfettamente silenzioso?
"Che succede?" le chiese infine.
"Avevo bisogno di te".
Keiichiro le prese il volto tra le mani perché lo guardasse: le si avvicinò e posò le sue labbra su quelle di Meiko, trovando questa volta una risposta. Anche io ho bisogno di te.

*Alessandro Baricco, ho deciso di citare il mio scrittore preferito: è sempre riuscito a spiegare al meglio le mie sensazioni e, anche questa volta, in una situazione così, non sbaglia mai.


Spazio dell'autrice: 

Ebbene, eccoci al penultimo capitolo (già mi scende una lacrimuccia). Come avrete notato si tratta perlopiù di spaccati di vita di quella giornata, in cui si sciolgono i vari nodi sorti nel racconto: 1) Ryo e Ichigo si rivedono, e questa volta senza dover pensare a future partenze; 2) Ichigo e Meiko si ritrovano, chiarendo la situazione; 3) Ryo e Ichigo sono giunti ad una nuova maturità, superando le paure che li hanno sempre bloccati e costretti a vivere storie mediocri o comunque non sentite davvero (Ichigo e il povero Masaya che è stato appena citato, così come Ryo e Meiko); 4) Meiko decide di cedere e di lasciarsi andare ai suoi sentimenti per Keiichiro. 
In realtà si potrebbe dire che la storia è ora conclusa, ma nel prossimo e ultimo capitolo vi offrirò gli ultimi spezzati di vita quotidiana dei nostri protagonisti dopo quindici anni, spiegando come sono stati affrontati alcuni problemi, seguito da speciali ringraziamenti. Intanto ringrazio m_j, Cherry87, silvia the best, cyber_star, Scarlett_92 e vimar per le loro dolcissime recensioni... Spero che questo capitolo non vi abbia deluse :)

Ci vediamo al prossimo, ultimo capitolo :)
Un abbraccio,
xuehua

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Koi no Yokan

Epilogo


Ho solo quindici anni, ma una cosa nella vita l'ho imparata: non conta quanto una persona possa essere organizzata, contano soltanto le coincidenze; direi che è un dato di fatto accettabile se detto da una il cui padre naturale è in realtà il marito di sua zia. Quando ho iniziato ad avere coscienza di questa situazione sono rimasta un pochino confusa: chi dovevo chiamare papà? L'uomo che sta con mamma o l'uomo da cui mi manda mamma, il marito della zia? Non ho mai fatto troppe domande, ho sempre accettato questa situazione come un dato di fatto e, anzi, credevo che tutte le famiglie fossero così, ma venni smentita quando andai a casa delle mie amichette alle elementari. Adesso che mia madre mi ha raccontato tutta la storia - mi ha detto "Ora sei abbastanza grande per capire, no?" - capisco tutta la serie di eventi e che no, non tutte le famiglie sono così, ma che in fondo la mia non mi dispiace affatto (mi sono beccata il doppio delle coccole avendo, di fatto, due papà, Keiichiro mi ha sempre voluto bene come se fossi sua figlia); inoltre mi spiego perché il nonno sia stato per alcuni anni infuriato a morte con il mio papà naturale, Ryo, non rivolgendogli la parola fin quando non è giunto il giorno del matrimonio: ad un certo punto, mi ha detto mamma, ha dovuto arrendersi a quello che era successo e accettare che le cose si svolgessero in quel modo un po' particolare.

Come posso definire le cose adesso? Beh, decisamente più serene. Ryo e Ichigo si sono sposati sette anni fa, adesso ho anche un fratellino (non mi piace chiamarlo fratellastro) di cinque anni, Natsuko*, un adorabile biondino le cui cure ogni tanto vengono affidate a me; la zia è diventata giornalista (mamma dice sempre che ancora non riesce a crederci), mentre mamma appunto continua a lavorare al centro di ricerca con papà e Keiichiro. Io sto frequentando il liceo e tra una sfortuna in amore e l'altra ho tanti sogni nel cassetto, alcuni al limite dell'irrealizzabile.

Adesso sono a Long Beach con il mio papà, la zia e Natsuko: credo che il sottile equilibrio che si è creato si sia mantenuto, almeno per me, anche grazie alla costante presenza di Ryo, che non mi ha mai lasciata sola e si è preso sempre cura di me, infatti ho un sacco di bei ricordi insieme a lui e a mamma. Una volta ho chiesto a entrambi se, se potessero, cambierebbero qualcosa di tutto quello che è successo: papà mi ha detto di no, così come mamma, al che a lei ho chiesto se non fosse stata infelice a sapere che papà stava con sua sorella e lei mi ha risposto che sì, all'inizio lo era, ma che amore significa soprattutto saper lasciare andare e che, comunque, poi c'è stato Keiichiro. In realtà so che per nessuno dei due è stato facile e che non è stato sempre rose e fiori, ma con il tempo sono riusciti, tutti e quattro, a costruire qualcosa, una base per la felicità.

E io sono felice? Alla fine dei conti sì. Ammetto che appena ho capito la situazione mi sono arrabbiata tantissimo: è successo tre anni fa, avevo smesso di parlare con tutti, credevo di odiarli, poi mi sono resa conto che era inutile e ho ricominciato a vivere nonostante questo passato particolare. Non so se un giorno questo equilibrio si romperà, ma, sinceramente, non credo.

C'è Natsuko che sta sgambettando verso di me, e quando ha quell'espressione monella in volto significa che vuole qualcosa e che il dovere mi chiama, già la zia gli strilla di tornare dentro che deve fare il bagnetto. Non ho mai avuto la pretesa di avere a che fare con persone normali, sia chiaro, ma, ovviamente, voglio loro un bene dell'anima, alla mamma, alla zia e ai miei due papà, ai nonni, al mio fratellino anche perché, infondo, se non fosse successo tutto quel casino non sarei qui a raccontarlo! E' meglio che porti Natsuko dalla zia, altrimenti lui non ci andrà mai di sua spontanea volontà.


Sì, sono le coincidenze a fare la differenza.



*Natsu significa estate, ndA



Spazio dell'autrice:

Via al pianto liberatorio tipico di ogni volta che finisco una fanfiction! Non ci posso credere, siamo giunte ufficialmente alla fine... La scelta di raccontare tutto dal punto di vista di Haruka mi è balzata in mente stamattina, spero sia piaciuta anche a voi!
Insomma, è l'ora di tirare le somme: vi è piaciuta la storia? Ovviamente voglio i vostri pareri più spietati su tutto, tecnica narrativa, trama, intreccio, personaggi, finale... Io spero vivamente di non avervi deluso e di essere riuscita con questo piccolo racconto di lasciarvi delle emozioni e un piacevole ricordo. 
Grazie a chi ha recensito questa storia, a chi c'è stato sempre, capitolo dopo capitolo, a chi mi ha scritto parole bellissime, a chi si è emozionato, a chi si è sentito vicino ai nostri protagonisti, grazie a chi ha anche inserito la storia nelle preferite o nelle seguite, grazie di cuore ad ognuna di voi, grazie a silvia the best, a Cherry87, a ryanforever, a ilapietro91, a ciccia98, a izayoi007, a Scarlett_92, a cyber_star, a vimar, a m_j, a sanby, a CartoonWorld, ad amailove, a ylly, a liliana87, a LadyDelilah, a Brillantina 10 e ad albalau.
Grazie per avermi accompagnata in questa avventura. Non avete idea dell'importanza che ha avuto per me il vostro contributo, in questo periodo che per me è, artisticamente parlando, un po' difficile (in realtà io sto studiando per diventare fotografa, perciò oltre che di scrittura mi occupo anche e soprattutto di fotografia). 
Inizialmente ero partita con l'idea che questa sarebbe stata la mia ultima fanfiction su Tokyo mew mew, ma ovviamente mi sono già ricreduta: infatti ho iniziato una nuova storia (per ora ho scritto solo un breve prologo), 'Chiharu' (che potete trovare qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1228203&i=1), se avete piacere leggetela, sarebbe un piacere per me ritrovarvi lì. 

E' stata una bellissima avventura, non finirò mai di ringraziarvi.
Vi abbraccio, una per una.

xuehua

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