Chaos Freed

di Nico_Di_Angelo
(/viewuser.php?uid=207843)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** No, non è un sogno. ***
Capitolo 2: *** Incontriamo dei mostri assetati...di sangue! ***



Capitolo 1
*** No, non è un sogno. ***


Un ragazzo normale.
Questo pensavo di essere: un semplice ragazzo di Los Angeles, con qualche problema dovuto alla mia iperattività e al fatto che sono daltonico (motivo per il quale a scuola vengo anche preso in giro).
Non sapevo ancora chi ero e cosa mi aspettava, ma presto lo avrei scoperto.
Oh, scusate, non mi sono ancora presentato...che sbadato!
Mi chiamo Austin Harrison e ho tredici anni.
Frequento la Nixon Academy e si può dire che io sia il
CERVELLONE della mia classe.

Attenzione: ho detto cervellone, non secchione!
Tutti i miei compagni, che ridono di me per questo e per la storia del daltonismo, dicono il contrario. Ma a me non importa nulla di quello che pensano loro. A me non piace studiare, ho solo un cervello, cosa che loro non hanno.
Si nota che non sono un tipo che fa amicizia con tutti?!
Infatti gli unici amici che ho sono Anyely Sanchez e Grover Underwood.
La prima la conosco dall'asilo. È nata in Spagna, ma i suoi si sono trasferiti a Los Angeles per motivi di lavoro quando aveva uno o due anni. È simpatica, gentile e generosa. Non è molto alta e ha molti capelli ricci e castani.
Grover invece è un ragazzo disabile, anche se il giorno delle
enchiladas lo potete veder correre verso la mensa. All'inizio ero insospettito, poi però con il tempo ci ho fatto l'abitudine ed è diventata una cosa buffa. L'ho conosciuto l'anno scorso, quando si era appena trasferito nella nostra scuola e un gruppetto di bulli lo stava prendendo in giro. Adesso vi dico che io odio le ingiustizie, tanto che ho finito per prenderle a costo di difenderlo. Da quel momento siamo diventati buoni amici e ora siamo, insieme ad Any, un terzetto inseparabile.
Bene, ora che ho finito le presentazioni, posso cominciare a raccontare (non pensate che sia tutto inventato, è una storia
vera).
Era una notte buia e tempestosa e...no.
Era una mattina di fine maggio.

Mentre il professore di aritmetica spiegava qualcosa sugli esami che si sarebbero tenuti di lì a poco, io guardavo fuori dalla finestra, perso nei miei pensieri.
Ora, prendetemi pure per pazzo, ma a me è sempre piaciuta la matematica, ma in quel momento non riuscivo a stare attento.
“Sarà la stanchezza, come ogni anno.” pensavo, mentre continuavo a guardare il prato, il cielo, le auto, le persone che passavano ed ogni altra cosa ci fosse lì fuori.
Ad un certo punto ricevetti un colpo sul mio piede destro: era Grover che con le sue stampelle cercava di riportarmi alla realtà. Infatti il professor Brown (così si chiamava) mi aveva fatto una domanda e aspettava una risposta.
- Mi scusi, ero distratto. - borbottai con tono dispiaciuto e rassegnato.
- Per questa volta fa niente, Grover? - disse ripetendo la domanda al mio amico.
- 6x = 3*2 , quindi x = 3*2 : 6 = 1 - rispose a sua volta Grover.
In quel preciso istante suonò la campanella e ci dirigemmo tutti nel giardino della scuola per la ricreazione. Era un grande cortile a forma di cerchio. Per la precisione, erano due cerchi concentrici, quello intorno coperto e l'altro centrale all'aperto.
Come sempre Any, Grover ed io ci dirigemmo verso la fontana che era situata al centro del cortile. Lì intorno c'erano delle panchine dove ogni giorno ci sedevamo a parlare.
Non ricordo di cosa discutemmo, ma ricordo benissimo cosa successe qualche minuto dopo: Ashley Moore, la ragazza che più odiavo sulla faccia della terra,riferendosi a me, urlò sogghignando – Buon bagno, Austin! Ihihihihih -
Subito un paio di ragazzi sbucarono dal nulla e mi spinsero nella fontana.
Non ci vidi più.
Mi rialzai subito e, fregandomene del fatto che Ashley fosse una ragazza (si può dire anche che fosse carina, capelli rossi e lunghi, occhi scuri, media statura...), la spinsi e questa cadde, con la faccia rivolta a terra.
In quel momento il professor Brown ci vide e ci spedì in presidenza, ma non Ashley, bensì i miei amici ed io; solo allora mi resi conto che Any e Grover avevano messo k.o. i due ragazzi.
Il preside esordì con un – Bene bene, guarda chi si vede! -
Aveva un sorriso in volto che non mi convinceva... Sembrava quasi malefico.
- Sapete, vi stavamo osservando da molto tempo... - continuò.
- Come OSSERVANDO?! - chiedemmo quasi in coro noi tre.
- Esattamente, volevamo essere sicuri che foste quel che credevamo... e ora che ne abbiamo la certezza... -
- Aspetti un secondo, che vuol dire “volevamo essere sicuri che foste quel che credevamo”?... chi dovremmo essere ?! - lo interruppi io.
- Eheh, mio caro, non mi prendere in giro. Sappiamo benissimo che siete dei Semidei, mentre il ragazzo è un Satiro. E ora non avete modo di svignarvela!
Ahahahahahahahahahah! -
La sua risata diventava sempre più forte. Poi lo notai: stava diventando... un gigante!
- Un Lestrigone! - urlò Grover. - Scappiamo! VELOCI! - finì.
Poi entrarono insieme Brown e Ashley, seguiti dai due ragazzi che mi avevano fatto quel brutto scherzo.
- Deve essere un sogno, sto sognando! - pensò a voce alta Any.
Infatti anche quest'ultimi si stavano trasformando.
- Ma che... - iniziai a parlare, senza però finire la frase: infatti Grover mi interruppe.
-
Beeeeeeeeh! -
Grover stava belando?!
Ok stavo iniziando ad avere le
traveggole, eppure non mi svegliavo ancora. A quanto pare non era un sogno.
Poi il mio migliore amico fece una cosa che mi ricorderò a vita: si levò i pantaloni.
Rimasi di sasso. Any svenne.
Al posto dei piedi aveva degli zoccoli caprini. Grover era...una capra?!
Subito si mise in...
groppa Any e mi invitò a calmarmi e a correre, dicendo che mi avrebbe spiegato tutto in seguito. Non so perchè, ma gli diedi ascolto.
“Semidei” pensai. Il preside ci aveva chiamati semidei. Che voleva dire? Che cosa stava succedendo? Quante domande senza risposta.
In qualche modo riuscii a schiave un paio di pugni dei mostri che avevamo di fronte, la presidenza venne messa sotto sopra nel giro di un minuto. Eravamo in trappola.
Dalla porta non si poteva passare: erano in quattro. Dalla finestra neanche perchè c'era colui che una volta era il mio preside.
Che dovevamo fare?! Ero nel panico.
Poi capii.
“Tra le gambe” mimai con le labbra a Grover.
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa e scivolammo tra le gambe dei giganti che erano troppo goffi nei movimenti per impedircelo, poi ce la svignammo seguiti a ruota dai Lestrigoni.


Note:
Buonasera a tutti !
Questa è la mia prima fan fiction e spero che vi piaccia!
Per prima cosa vorrei ringraziare Aelle Amazon che mi ha spinto a scrivere questa fan fiction e mi ha aiutato molto anche con varie scelte! Grazie mille ! Vi consiglio anche di leggere le sue fan fiction e originali, è una scrittrice bravissima!
È importante anche che leggiate
L'Amazzone del Mare sempre sua...anche perchè, se me lo permetterà, ci sarà anche un suo personaggio!
Tornando a noi... lo so questo capitolo non è il massimo ed è piuttosto corto, purtroppo ho avuto poco tempo e molta fretta di pubblicarlo perchè avevo degli impegni! Mi spiace :(
Per il prossimo capitolo cercherò di fare di meglio!
Grazie a chi leggerà e a chi recensirà, si accettano critiche...mi aiuteranno a crescere
e a migliorare!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incontriamo dei mostri assetati...di sangue! ***


- Grover...mi vuoi dire...c-che diamine sta succedendo?! - chiesi con il fiatone.
Stavamo correndo ininterrottamente da chissà quanti isolati. Any doveva ancora riprendere coscienza.
- Ho detto che te lo spiego dopo! Ora dobbiamo solo seminare quei cosi. - rispose.
Mi guardai intorno: niente. Non c'era traccia dei Lestrigoni. Dietro di noi si vedevano
solo un paio di signori alla fermata dell'autobus e nient'altro: case e appartamenti da una parte, la spiaggia dall'altra.
Mi domando come la mezza forma caprina di Grover potesse passare inosservata...boh.
- Ma non ci sono più! Ormai li abbiamo seminati! -
- No. Ci stanno ancora seguendo. Sono lontani, sì, ma non ancora abbastanza! -
- Proviamo a...mandarli fuori pista, no?! Ci sarà un modo per farlo! -
Per un attimo ci fermammo.
- Forse...forse c'è un modo! Dammi il tuo cellulare! -
Ubbidii. Mi fidavo, era pur sempre il mio migliore amico!
Compose un numero ma, prima di rispondere, lanciò il telefono in un vicolo piuttosto stretto e buio.
- EHI ! È il mio telefono! -
Feci per andarlo a prendere, ma Grover mi fermò.
- Questo li terrà occupati per un po'. Comunque non ti preoccupare,non te lo avrebbero fatto tenere comunque! -
Di chi parlava?! Sorvolai l'argomento e rinunciai a malincuore al cellulare
- Dove andiamo? - chiesi ormai rassegnato.
- Ho due amici alla Madison High School, ma ci metteremmo troppo per arrivare. Per fortuna ho sempre una dracma d'oro con me. -
- Una che ?! -
- Dracma d'oro. Fidati di me, appena arrivati ti spiegherò tutto. Ti do la mia parola. -
- Ok... -
Ci allontanammo di un paio di isolati, giusto per essere sicuri che non ci avrebbero raggiunti.
Inaspettatamente mi fece una domanda stupida.
- Austin, tu...tu COSA hai visto di preciso? -
- Cosa ho visto?! Il mio preside, Brown, Ashley e altri due ragazzi trasformarsi in mostri giganti per poi cercare di ucciderci! Ecco cosa ho visto! -
- Ok, capito. La situazione è sempre più strana, sbrighiamoci! -
Aveva un atteggiamento strano. Sembrava...sorpreso, scosso. Come se fosse stato preso alla sprovvista. Beh, in effetti essere attaccati da cinque Lestrigoni...non era in programma! Però c'era dell'altro oltre a questo, ne ero più che sicuro.
Poi il “caprone” (quanto mi piace chiamarlo così) dis...
*
Ehi, non sono una CAPRAAAA ! Guai a te se mi dai ancora del caprone. Te la farò pagare. Sono un satiro, s-a-t-i-r-o!*
Okok scusami :D

Dicevo: Grover mi disse che avremmo avuto bisogno di un arcobaleno.
- Un arcobaleno?! E dove vuoi che lo troviamo un arc...in spiaggia! -
Tipico mio. Ogni tanto ho delle “illuminazioni” dal nulla, anche nei momenti meno opportuni. Vi faccio un esempio? Eccovi accontentati.
L'anno scorso il professor Brown, per quanto professore possa essere, ci aveva assegnato dei problemi di matematica da svolgere per il giorno seguente.
Li avevo risolti tutti tranne uno. Avevo provato anche a chiedere a Grover e Any, ma neanche loro ci erano riusciti.
Allora, non volendo lasciare il lavoro incompleto, ci provai per tutto il giorno, senza però ottenere risultati.
Ormai rassegnato andai a dormire e, alle 02.00 di notte, mi svegliai con la soluzione! o.O
Ecco fatto, ora che vi ho raccontato quell'episodio e che potete dirmi che ho dei problemi seri e che devo farmi curare, posso continuare.
Arrivammo di fronte al cancello della spiaggia, un alto cancello di ferro dipinto in bianco. Alzai lo sguardo e vidi una specie di cartello su cui era scritto il nome della spiaggia :
Des Bains. Era chiuso a chiave.
Fu a questo punto che Any riprese coscienza.
- Che...che sta succedendo? Ricordo di aver fatto un incubo: dei giganti volevano ucciderci e Grover era un... -
Poi si rese conto di essere sulla groppa del satiro e inizio ad urlare, come quando vede un ragno o qualche insetto.
In qualche modo riuscii a calmarla e a spiegarle tutto quel che era successo (per quello che ci avevo capito) prima che svenisse nuovamente.
A questo punto Grover inizio a “scalciare” al cancello, riuscendo ad aprirlo.
- E ora ? - chiesero in coro i due.
- Alle docce! Non volevi un arcobaleno? - risposi stile
”Elementare Watson [cit. Sherlock Holmes]”. Ero soddisfatto della mia idea.
La spiaggia era deserta. Subito dopo l'entrata vi erano degli scalini. Poi quella che riconobbi come una specie di.. reception, subito dopo un negozio di giochi.
Girammo a destra e passammo sotto un gazebo. Tutto intorno vi erano delle piante e dell'erba tagliata da poco: quanto verde per essere una spiaggia!
Passammo anche per il bar. Riuscimmo a scorgere le prime capanne.
Proseguimmo per poi svoltare nuovamente a destra e ci dirigemmo nel bagno delle ragazze. Fortunatamente (per me e Grover soprattutto) non c'era nessuno.
Aprii l'unica doccia che era sotto il sole e, come previsto, si formò un arcobaleno in miniatura.
Il nostro amico-satiro tirò fuori una moneta dorata e la lanciò nell'acqua.
- Oh, Iride, dea dell'arcobaleno,
accetta la mia offerta! - esclamò invocando la dea ad aiutarlo. - Percy Jackson, Madison High School. -
Poi una specie di nube si formò davanti a noi, e comparve un'immagine.
- Ehm...ragazzi... mi spiace interrompervi ma...ecco...abbiamo un'emergenza! - disse imbarazzato e dispiaciuto Grover.
Nell'immagine erano comparsi un ragazzo piuttosto alto, con i capelli neri, gli occhi verde intenso del mare e anche abbastanza muscoloso. Un bel ragazzo insomma.
Con lui, o meglio, attaccata a lui (più precisamente alle sue labbra) una ragazza dai capelli ricci biondo dorato, occhi di un grigio intenso, alta, in forma e atletica. Sembrava una tipica ragazza della California solo con l'abbronzatura naturale.
- Grrrrrrrrrr, GROVER ! Quante volte ti ho detto di non sbucarmi alle spalle con un messaggio Iride?! EH?! - ruggì il ragazzo.
- Ehm...Percy, scusami, ma la situazione è critica. Dei Lestrigoni ci stanno alle calcagna e...c'è qualcosa di strano. Molto strano. Sapete benissimo che i mostri non si fanno più vedere molto spesso dalla sconfitta di...se non per motivi particolari. -
- Veniamo subito, Grover. Dicci più precisamente dove vi trovate e arriviamo. – concluse Annabeth, sorridendo.
Grover non ne aveva idea. Ma io sì, lo avevo letto nel cartello.
- Spiaggia
Des Bains, alle docce. - intervenni io.
Poi la nube svanì, l'immagine divenne sfocata, traballò e scomparve.
Lestrigoni. Grover aveva parlato di Lestrigoni. Avevo già sentito questo nome...ma dove?! Mmm...certo!
- Una domanda...i giganti che ci hanno attaccato...li hai chiamati Lestrigoni, sono quelli che Ulisse “incontra” nell'Odissea?! - chiesi.
Ero un appassionato di mitologia e poemi epici come Iliade ed Odissea, sin da quando avevo 5 anni.
- Sì, loro. - confermò.
Era cupo in volto.
- E...uno di loro, il preside, ci ha chiamati Semidei. Ma... non è possibile che...
Insomma, Semidei! Non sono i frutti della relazione tra un umano e una divinità?! -
Ero molto confuso. Non ci capivo più niente. -
Grover aveva lo sguardo basso e perso nel vuoto.
- Austin, è giunto il momento che tu sappia tutto.
Come potrai ben capire, gli Dei dell'Olimpo sono reali. Esistono davvero.
Vivono ancora e la loro “dimora” si sposta continuamente, come moltri altri luoghi della mitologia che continuano ad espandersi e spostarsi nel mondo.
L'Olimpo si trova ora sull'Empire State Building. Ma questa è un'altra storia.
Il punto è che molti di loro...scendono tra gli esseri umani e talvolta hanno delle relazioni con loro. Prendono la forma che più piace a loro, sono attraenti, irresistibili. Spesso hanno figli, molti figli. Questi sono i Semidei, detti anche Mezzosangue. -
- Quindi stai dicendo che Any ed io siamo... -
- Ti devo dire la verità: credevo che lo fosse solo Any.
Insomma...noi satiri siamo incaricati di reclutare nuovi Semidei; li andiamo a prendere secondo le indicazioni che ci danno e li portiamo al Campo Mezzosangue, una specie di campo estivo (anche se qualcuno ci sta 24 ore su 24) dove quelli come...noi, si allenano, imparano a combattere mostri e vivono la loro vita.
Comunque, dicevo, ci avevano detto che qui c'era una Semidea.
Appunto questa era Any. Solo che...i Lestrigoni parlavano chiaro: entrambi siete Mezzosangue. E la conferma è che tu possa vedere attraverso la Foschia, che annebbia le menti umane e non permette agli uomini di vedere dei, mostri e accadimenti mitologici. È tutto. -
Non ci potevo credere. Non poteva essere vero.
Fissavo un punto fisso a terra, ipnotizzato e immerso nei miei pensieri.
Any era stata zitta per tutto questo tempo. Non era da lei, visto che di solito non la smetteva mai di parlare. Di solito era molto allegra. Chi non la conosceva la prendeva per pazza quasi sempre. Faceva morire dal ridere.
Trovai in qualche modo il coraggio di prenderle la mano, sorriderle e farle l'occhiolino. Speravo di farla sentire al sicuro.
Ricambiò al sorriso.
- Beh, tutta questa storia ha avuto un'influenza positiva, dopo tutto! Non ti guardi allo specchio e non ti preoccupi di metterti a posto i capelli o altro, ahah! - dissi ridendo.
Any era una fanatica dell'aspetto fisico. Doveva sempre essere perfetta.
- Oh, cavolo! Menomale sopra il rubinetto c'è uno specchio! - rispose andando piazzandovi davanti e iniziando a darsi una sistemata.
- Guarda qui, che disastro che ero! - esclamò.
Dopo circa un quarto d'ora Grover iniziò ad urlare.
- PERCY, ANNABETH!!! SIAMO QUI ! -
Alzai lo sguardo al cielo. Sgranai gli occhi. I due ragazzi che avevamo contattato prima stavano arrivando...in volo?! Sì, in groppa a dei cavalli alati.
- Pegasi ?! - chiesi meravigliato.
Tre splendidi animali bianco-latte con le ali. Questo erano.
Ero a dir poco meravigliato.
Atterrarono vicino a noi, Percy Grover e Annabeth si salutarono, poi si scambiarono delle occhiate.
- Piacere, Percy. Lei è Annabeth, la mia ragazza, come avete notato prima...VERO GROVER?! -
Scoppiammo tutti a ridere, compresa Any. Ero felicissimo di vederla nuovamente allegra. Poi ci presentammo.
- Bene, Annie, tu e Anyely montate su Guido, Grover tu su Porkpie, tu ed io su BlackJack. - così ci “smistò” il ragazzo. Io ero dunque con Percy.
- Allora? Destinazione? -
- Dobbiamo arrivare ai piedi della collina Mezzosangue, devo incontrare una ninfa amica di Juniper che le deve dare un messaggio...sai com'è, non possono allontanarsi troppo dal loro albero! - rispose il satiro.
Salimmo nel cielo, oltre le nuvole. Che spettacolo!
Guardai Grover, che sembrava terrorizzato, probabilmente non gli piaceva più di tanto volare a quest'altezza. Anche Percy sembrava un po' a disagio, che strano. Poi mi voltai verso Any, che scherzava con Annabeth. Quanto era bella quando rideva, in più il vento che le spettinava i capelli...sembrava una vera Dea.
“Ma che stai dicendo?! Nono, siamo solo amici. Niente più di questo.” pensavo.
Ma qualcosa mi diceva che avrei voluto fossimo più di questo.
Durante tutto il viaggio ripensai all'attacco dei Lestrigoni, a quello che mi aveva detto Grover, perfino ad Any, o meglio, a noi due.
Ma che dico?! Solo ottimi amici. SOLO questo.
Ogni tanto scambiavo due chiacchiere con Percy. Era un ragazzo simpatico.
Riuscì un po' a chiarirmi le idee, mi spiegò che anche lui era un Semidio, figlio di Poseidone. Mi raccontò di tutto quel casino che era successo nei sette anni precedenti, da quando era arrivato al Campo. Mi parlò anche di una guerra contro Crono e i Titani, quante avventure!
Dopo tre, quattro o chissà quante ore passate molto in fretta, arrivammo ai piedi di una collina.
Grover mi indicò un pino enorme, che stava in cima alla collina. Lì c'era il confine del Campo Mezzosangue. Percy mi aveva raccontato la storia di quel pino, che rafforzava i confini del Campo e che prima vi era Talia Grace, figlia di Zeus, in quel pino.
Eravamo a Long Island. In poche ore avevamo attraversato tutti gli USA. Niente male!
Prima di passare i confini dovevamo andare a visitare una ninfa.
Ci addentrammo nel bosco, era notte, con il buio si vedeva poco.
Poi ad un certo punto vedemmo una ragazza, seduta su di un tronco d'albero tagliato, che piangeva.
Da quel che si poteva vedere non aveva più di quindici-sedici anni, ma penso ne avesse molti molti di più. Era bionda, gli occhi erano chiari, probabilmente verdi. Non era più alta di un 1,65/1,70 metri.
Continuava a piangere e il trucco che aveva sugli occhi le colava.
- Jasmine! Che succede?! - urlò Grover, avvicinandosi alla ragazza.
- G-G-G-Grover...non avvicinarti! STALLE DISTANTE! - strillò invece Annabeth.
Poi capii: se la si osservava bene, anche se con il buio che c'era, si notava qualcosa di strano. Non avevo mai visto una driade, ma ero sicuro che qualcosa non andasse bene.
Aveva qualcosa da...mostro!
Subito dopo la ragazza si volto, con un sorrisetto malefico.
Poi scoprì le zanne. Esatto.
Aveva i canini da...vampiro!
- Una Lamia! Attenti, vuole succhiarci il sangue! Non farti mordere o potreste diventare uno di loro, o peggio...morire. - ci informò Annabeth, mettendoci in allerta. Era sicuramente una figlia di Atena.
Poi ne sbucarono altre. Erano in quattro.
-
Consegnateci il ragazzo, ci basta lui, e nessuno ci lascerà le penne per ora! Solo un morsetto a testa! - disse una di loro. Avevo la pelle d'oca.
Parlava di me. Mi volevano. Perchè? Non ne avevo idea.
- Mai. - ruggì Percy. - Farete anche voi una brutta fine! -

A questo punto tirò fuori una penna. UNA PENNA! Come voleva competere con quei cosi...avendo a disposizione una penna?!
Poi però dovetti ricredermi quando tolse il cappuccio e in mano gli comparve una spada. Annabeth, invece, aveva intenzione di combattere con un coltello.
Le Lamie partirono all'attacco, volando sopra le nostre teste. Ci abbassammo tutti.
Da terra Percy menò un fendente e una di queste si dissolse in polvere. Grover tirò fuori un flauto e iniziò a suonare. Dalla terra delle radici ne immobilizzarono un'altra, fino a stritolarla: 2-0 per noi.
Ne erano rimaste due. Purtroppo erano le più forti. Una delle due disarmò Annabeth ferendola ad una spalla.
Percy partì all'attacco. Purtroppo era colmo di rabbia, e, per questo, privo di lucidità.
La Lamia che si era finta Jasmine lo disarmò, rubandogli a tutti gli effetti l'arma.
Grover non riusciva più a fare una delle sue magie, la prima lo aveva sfinito.
Poi, sempre “Jasmine”, partì all'attacco.
Puntava verso di me.
Any si mise in mezzo. Non feci in tempo a spostarla.
Grida di dolore riempivano il silenzio della notte: la mia migliore amica era stata morsa sul collo. Adesso giaceva, prona sul terreno. Era ancora viva.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. L'errore più grande che avrebbe mai potuto fare un vampiro.
Non ci vidi più dalla rabbia.
La Lamia stava continuando a succhiarle il sangue: dovevo scacciarla.
Feci la cosa più ovvia: essendo disarmato le tirai un calcio sullo stomaco, questa si allontanò da Any, non prima di ricevere un pugno su uno dei canini, che rimase letteralmente
attaccato alla mia mano.
Adesso avrebbe avuto difficoltà a mordere chiunque, con un solo canino.

- MALEDETTA! Questa me la pagate, tu e la tua amica! Non dovevi toccare Any. -
Ero furioso. Iniziai ad urlare con tutta la forza che avevo in corpo. Che mi stava succedendo?
Improvvisamente, dietro di noi, una crepa nel terreno si aprì, e, a sorpresa di tutti, ne uscirono fuori cinque scheletri con delle lance in mano e un mantello sulle spalle e due specie di...cani giganti? Sì beh, più o meno possono essere definiti così. Erano tutti di un rosso fuoco, con delle zanne vere e proprie affilatissime, zampe grosse come il resto del corpo.
Percy, Annabeth e Grover erano esterrefatti.
- Segugi infernali e cinque scheletri zombie?! Ma come... -
Annabeth non finì la frase.
I cinque scheletri lanciarono le proprie armi addosso alla prima Lamia. Cinque centri su cinque!
Poi toccò ai segugi. Questi fecero un balzo di almeno cinque metri per poi atterrare l'ultima Lamia, quella che aveva morso la mia amica.
Prima le graffiarono le ali, poi le staccarono la testa a morsi.
Le urla di dolore, un dolore straziante concluso con la morte della Lamia finirono in quell'istante. Si sentivano solo i segugi masticare quella che era la sua testa.
Stavo per vomitare, ma non riuscivo a non guardare.
Era quello che si meritava. Non doveva fare quell'errore.
Tutti si erano coperti gli occhi per non vedere.
Poi “Jasmine” si dissolse in polvere.
Solo allora mi resi conto di quanto ero stanco. Avevo sprecato tutte le mie energie.
Fu allora che sentii il dolore per il dente che ancora era impiantato nella mia mano.
Dalla mia bocca uscì un urlo striminzito, soffocato.
Ero sfinito. La mia vista si annebbiò.
Guardai per un'ultima volta Any che era distesa a terra, priva di coscienza, poi caddi a terra.
- Percy, qui dobbiamo parlare
subito con Chirone. - disse Grover preoccupato.
- Penso anche io. Un altro figlio di A... Ma che?! -
Percy era stralunato.
Ero ancora sveglio, le forze mi stavano abbandonando, ma riuscii ad alzare lo sguardo: sopra la mia testa era appena apparso il simbolo di un teschio, come quello sulle bandiere dei pirati...ma non solo. Dietro il teschio si intravedeva un'altra figura, un animale che non riuscii a riconoscere. Che voleva dire?! -
In quel preciso istante svenni definitivamente, mentre tutti mi fissavano sbalorditi.




Note:
Ed eccomi qui, scusate la lunga attesa, purtroppo ho avuto problemi causati dai compiti estivi .-.
Ringrazio chiunque abbia messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Grazie mille *-*
Recensite in tanti, spero vi piaccia !
Nico.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1210480