Dolce come te. Amaro senza te.

di Nay Nay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'illusione di non amarti. ***
Capitolo 2: *** Aula Glee ***
Capitolo 3: *** Corda. ***
Capitolo 4: *** Bigliettino (''Pesce'' d'aprile) ***
Capitolo 5: *** Una piccola e amara Illusione ***
Capitolo 6: *** Una piccola guerra alla frutta 1°P ***
Capitolo 7: *** meglio soli, che mal'accompagnati. ***
Capitolo 8: *** Corri Santana! Corri! ***
Capitolo 9: *** Un ''Innocente'' Blocco ***
Capitolo 10: *** Un messaggio provocatorio ***
Capitolo 11: *** Dolce come te, amaro senza te.. ***



Capitolo 1
*** L'illusione di non amarti. ***


                           L'illusione di non amarti.

I loro corpi erano intrecciati da ormai due ore. I loro respiri si fondevano. Santana deglutii, mentre accarezzava quel petto così perfetto, così forte. Lo graffiò dolcemente, sorridendo e alzò lo sguardo verso di lui, il ragazzo che era li a guardarla con occhi rapiti. Noah spostò una ciocca corvina dietro l’orecchio dell’ispanica, prima di baciarle dolcemente il capo -Ti hanno mai detto che sei stupenda?- Disse il ragazzo con voce pacata, bassa, sensuale. Santana sentii un brivido lungo la schiena, un brivido che era difficile da nascondere, ma ci riuscì. Sorrise e si avvicinò al viso del ragazzo -Ah ah. Claro ma.. Dimmelo ancora.- Sussurrò a poca distanza dalle labbra di lui che portò la mano che accarezzava l’orecchio al mento, sfiorandolo con le dita -Sei stupenda.- disse ancora. Santana rimase li, rapita dalle labbra di lui che si muovevano in modo lento, duro, marcato. Deglutii per la seconda volta. Prima di graffiare volontariamente il petto di lui che tramutò la sua espressione da predatore a sofferente. Santana sorrise e fermò il suo urlo con le labbra, baciandolo lentamente. Un gemito uscii da tutti e due, quel piacere, quella sensazione che solo loro potevano sentire, quel movimento che si completava grazie alla movenza di entrambi; Le mani di lui accarezzavano lente il collo di lei, teso per raggiungere le labbra di Noah. Santana sorrise e si staccò dal bacio leccandosi le labbra -Mm Mm.. Muy Sexy!- Disse la ragazza facendo nascere in Noah un espressione confusa. -Sei adorabile..- Si fece scappare la latina. Non era da lei lasciarsi a tanta dolcezza ma, in fondo.. Chi poteva conoscerla meglio se non lui? Si, lui era un famoso giocatore di Football, lei una famosa Cheerio. Entrambi al secondo anno. Tutto era nell’inizio, tutto era nel centro della popolarità. Ma forse tra loro, c’era altro. Noah lo sentiva, anche Santana poteva sentirlo; dolcemente il ragazzo scacciò i pensieri della Cheerio accarezzandole i capelli e sorridendo “Quel sorriso..” Pensò la ragazza “Dio quando sei adorabile..” Pensò ancora. Pensieri che avrebbe tenuto per lei, ora, domani, tra un anno.. Per sempre. Noah si sentiva sprofondare in quegli occhi così scuri, così densi “Come caffè” disse tempo fa. Si, i suoi occhi erano dello stesso colore del caffè, Ma non solo. Erano amari, caldi, scontrosi.. Ma se uno li conosce bene, come sapeva lui, non erano così amari come la gente credeva.
Santana arrossì vedendo lo sguardo concentrato di lui e distolse il suo. Noah corrucciò la fronte e riportò il viso di lei di fronte al suo -Tutto bene?- Sussurrò. La luce della stanza era opaca, dolce. Un arancione sfumato nel rosa pesca che rendeva giustizia ai muscoli ben definiti di lui. Delineava ogni particolare delle spalle, dei bicipiti. Il profilo, il suo profilo sembrava ancora più bello grazie a quella luce. Una bellezza che non avrebbe trovato in nessun’altra persona. Noah la guardava bene, in effetti, quella luce la rendeva ancora più scura, i suoi occhi sembravano illuminarsi in quel momento. Un momento strano, dolce e amaro nello stesso tempo. Dolce come il suo profumo, amaro come quando si sarebbe alzata per andare via da li. -Devo andare..- Sussurrò lei. Noah strinse la mascella e annuì “Non deve capire..” Pensò. La liberò dal suo abbraccio e si tirò su, guardando la figura nuda ed esile della ragazza alzarsi e vestirsi. Continuava a guardarla, come se non volesse lasciarla andare. Santana, sapendo e sentendo i suoi occhi puntati contro, non voleva girarsi, non poteva.. “Non andare..” Pensò il ragazzo, continuando a guardarla; Lei indossò in fine la gonna della tuta di poliestere e si risistemò la coda. Noah sospirò e sorrise amaramente vedendola alzarsi e dirigersi verso la porta. La aprii lentamente, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Si girò, guardando l’espressione del ragazzo. Sorrideva. Non era vero, e lei lo sapeva. -Notte..- Sussurrò, sorridendo. -Notte Santana..- Rispose lui con tono basso. “Ciao Amore..” Pensò Noah, appena Santana uscii dalla stanza. “A domani, Amore..” Pensò invece l’altra, mentre la porta era ormai chiusa, e la sua schiena era poggiata con pesantezza sul legno bianco che ormai divideva lei, da lui.

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Capitolo 2
*** Aula Glee ***


Aula Glee

-Ti sei accasato Puckerman?-
La voce di Santana risuonava nell’aula del Glee rivolta al ragazzo seduto nell’angolo -Quella dedica era al quanto patetica!- Continuò -Le mie orecchie sembravano essere state violentate dalla tua stupida chitarra e dalle tue stupide parole!!- Continuò pungente, ma il ragazzo rimase li, impassibile. La guardava come se niente fosse -Hai perso il treno Lopez!- Disse il ragazzo alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso l’uscita, ma la ragazza poso una mano sul petto di lui, fermandolo e spingendolo facendogli fare tre passi indietro -Quale treno, Pucherman? Il PuckzillaExpress mi ha dato buca? non ti è passato per quella testolina che sono stata io stessa a volergli dare buca?- disse con tono pungente. Noah sorrise divertito e si avvicinò a lei -Io, vorrei tanto capire una cosa.. -  cominciò il ragazzo, guardandola negli occhi, occhi che Santana conosceva benissimo. Deglutii a fatica, sostenendo quello sguardo difficile. -Prima Mercedes, Poi Lauren. Ad ogni ragazza che io ho, tu sei li, in mezzo. - Disse il ragazzo camminando verso l’ispanica che invece indietreggiava -Mentre, Quando c’è Quinn di mezzo, ti ritiri. Paura della Fabray?- Chiese con tono altezzoso, inarcando in sopracciglio in modo compiaciuto. Santana continuava a guardarlo, senza dire una minima parola. Continuava a cercare uno spiraglio, una.. Una possibilità! -Io non ho paura di niente, Noah!- Disse a denti stretti, guardandolo e assottigliando lo sguardo. Mosse la testa a scatti e incrociò le braccia sotto al seno. Noah però, in quel momento, rimase impassibile, fermo sui suoi occhi; Camminò ancora verso la Lopez, fino a farla scontrare contri il grande piano a coda. “Mierda..” Pensò, rendendosi conto di essere troppo vicino a quel viso, a quel profumo … Noah sorrise, portando le mani ai lati di lei, poggiandoli sul piano, in modo che lei era li, incastrata tra il suo caldo corpo, muscoloso, forte e imponente, contro quello freddo, rigido e scazzato della Lopez -Non osare toccarmi.- Sussurrò Santana, guardandolo negli occhi, Noah divenne serio, guardandola -Non lo farò..- Sussurra a sua volta, compiaciuto del tono di Santana. Segno che stava per cedere al suo corpo. Santana deglutì e continuò, lenta, ad avvicinarsi -Vai via..- Sussurrò ancora, ma questa volta, in modo più dolce. Noah scosse la testa e sorrise -No.- Affermò fermo, mentre l’ispanica scioglieva quella posa di difesa, portando le mani attorno al collo del ragazzo -Va via..Noah vai ..- Sussurrò in modo dolce, sta volta non riuscì a finire la frase; fissava le sue labbra, Labbra perfette, pensava lei.. Labbra che sapevano baciare. “Lui era così duro ma.. Il suo modo di baciare, è così dolce..” pensò una volta Santana; Erano troppo, troppo vicini. -Perché dovrei?- Chiese Noah, sta volta più dolce, preso anche lui dalle labbra e dalle movenze lente di lei. -Perché…- Cominciò, ma.. Santana non riuscì a resistergli, si alzò sulle punte, dolcemente, avvolgendo il collo con le sue braccia, sente le mani di Noah prenderle i fianchi e portarla a se, prima che le loro labbra si unissero in un bacio, bacio che non aveva niente di malizioso. Sembrava più un bacio da bambini, un bacio, dolce, infantile. Santana si staccò, guardò negli occhi il ragazzo. Il cuore di entrambi era a mille. Per quanto si stringevano, l’uno poteva sentire i battiti dell’altro; Santana si staccò d’improvviso, abbassando lo sguardo -Spero tu stia bene con Lauren.- Disse pungente l’ispanica, come se nulla fosse successo, prima di lasciare l’aula del Glee, con il ragazzo li, fermo e confuso. "Scusami Noah.." Pensò la ragazza una volta fuori, prima di riprendere il suo solito atteggiamento da cattiva, e andare via, per le aule....
 
Continua..

****
eh si l'amour che mi fa fare xD
La continuiamo dai! Tutti questi capitoli sono dedicati alla mia Pat <3

By By
NayNay

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Capitolo 3
*** Corda. ***


"Corda."

“Forse era così che una donna si sentiva quando non sapeva cosa significa la parola, Amore. Sentivo quell’enorme corda ruvida scivolarmi dalle mani, mani bagnate, umide. Tiravo, tiravo forte ma niente. La corda scivolava e sentivo le mani bruciare, bruciare la pelle. I polpastrelli erano quasi consumati, e facevano male. -Dio!- urlai, ringhiai ancora, senza sosta, cercando di tirare su ma, niente. Cominciai a tremare, mentre continuavo a gemere per la fatica sentendo delle gocce di sudore scendere lente, lente sul naso, e cadendo dal naso rimbombavano, ogni goccia che cadeva su quel pavimento nero rimbombava, come delle bombe schiantate contro il muro, muro nero e infinito. Deglutì cercando di stringere le dita contro quella corda, spinsi i piedi a terra e con uno strattone fermai la corsa indefinita di quell‘intreccio ruvido e pungente. Improvvisamente, la corda sparì e io, mi ritrovai nella confusione di quella sera, di quella notte così strana. Deglutii, guardandomi attorno.. Come ero finita nella camera degli ospiti, con solo Puckerman vicino a me?.. Deglutii, cercando di capire cosa diavolo era successo, ma il mal di testa mi vietava di ragionare, di pensare -Madre de Dios- sussurrai, vedendomi in condizioni pietose..”
 
 
* Poche ore prima. *
 
-Escuchar, Noah! Guai a te se mi tocchi, Claro?- Ringhiò l’ispanica, cercando di rimanere distante dal ragazzo. Noah sbuffò, e si girò verso Santana che era sfuggita dalla sua presa, cioè quella che usa sempre “Donne contro al muro, donne in trappola!” Aveva sempre pensato ma, in effetti, Santana non era una delle solite, santana non era la classica Donna che si faceva intrappolare. Santana era l’unica, Santana era LA Donna. Sorrise e si avvicinò -Andiamo Santana, non mi sembra il caso di arrabbiarti così!- Disse il ragazzi, avvicinandosi piano a lei -Non osare sfiorarmi Pucherman!- Avvisò. La porta era stata precedentemente chiusa a chiave dallo stesso Noah. La festa continuava, ma lui era riuscito a prendere di parte Santana, Con una scusa che, Santana, Aveva capito fosse solo una stupida palla. Deglutii guardando negli occhi marroncini del ragazzo, che avevano cambiato espressione. -Ritorniamo di la..- Disse Santana, con il cuore in gola. Noah era Noah, anche ubriaco, Noah era il solito ragazzo che sapeva il fatto suo; La sua testa girava, gli occhi erano pesanti e sembrava non rispondere alle proprie azioni. Erano passate settimane da quell’incontro del Glee. Quel bacio strappato, Forse voluto. Non lo sapeva, non voleva incantarsi a quel corpo così perfetto, muscoloso, scuro, dolce.. Così.. Così “BASTA si oppose a sé stessa. Non poteva immaginare cose del genere proprio in quel momento, mentre Pucherman si avvicinava lento e pericoloso verso l’ispanica. Santana distolse lo guardo, ma si rese conto che i suoi polpacci toccarono il bordo del letto. Noah era silenzioso “No, ti prego..” Pensò Santana, non voleva succedesse, non in quel momento, non in quel modo. Noah sorrise, guardandola negli occhi e posando una mano sul volto dell’ispanica -Io voglio rimanere qui.- Disse a tono basso, avvicinandosi a lei che dovette aggrapparsi alle sue spalle per non cadere sul letto. Noah portò le mani sui suoi fianchi, tirando di poco la maglietta su. Santana sentì le mani calde sfiorare la pelle. Santana cominciò a rabbrividire, e ansimò, abbassando lo sguardo -Noah..- sussurrò la ragazza, sapendo di aver donato un sorriso al ragazzo che faceva salire le mani dolcemente. -Si, Santana?- Chiese lentamente, salendo ancora più su “..Ah, Dio si....” pensò, deglutì a quel piccolo pensiero, serrando gli occhi -Io..- Sussurrò, Prima si stringere le mani sulle spalle dure del ragazzo, che era arrivato a sfiorare con le mani in reggiseno di pizzo dell’ispanica. Deglutì, sentendo la mano di Puck addentrarsi nel suo reggiseno “Non fermarti....” Pensò, sentendo la calda mano di Noah circondare il capezzolo già turgido -Noah..- Ansimò, graffiandone le spalle. Il ragazzo si chinò verso Santana, sfiorandole l’orecchio con la punta del naso -Ti voglio..-
 
 
*
 
-PUCKERMAN!!- urlò la ragazza, facendo sussultare Noah fino a rotolare giù dal letto -Ma.. Che.. Dio!-
-Abbiamo fatto sesso??- chiese, raggiungendolo a gattoni. Il suo viso era scioccato, perplesso “Ho fatto sesso con lui??” Si chiese. “No, impossibile!” Rispose subito Il cuore batteva forte, se fosse successo sul serio, non voleva dimenticare, non poteva -No Lopez..- Disse con voce assonnata, sedendosi al letto e accarezzandosi la cresta -Non volevo.. Mi hai praticamente pregato di non farlo.- Disse intontito. Con gli occhi chiusi si girò verso Santana, che, quasi delusa, li guardò -E io non volevo approfittarmene.- Disse, aprendo quei grandi occhi marroncini, con quell’espressione così dolce, così bella.. Santana deglutì, e lo guardò meglio “Non posso..” Pensò ancora “Non cederò a questo fascio di muscoli così.. così per.. No. Santana. NO!!” Si impose, prima di alzarsi e rivestirsi -Maiale..- Disse in un sussurro, uscendo dalla porta della stanza e sbattendola forte. Noah sentii una scossa, un trapano nel cervello attivarsi, si lamentò. Buttandosi sui cuscini e massaggiandosi la tempia -Ma quando imparerai..- si rimproverò, girandosi sul lato, e ritornando a dormire, con l’immagine di una Santana arrabbiata, e piena di furia.. Ma, alla fine, per cosa?

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Capitolo 4
*** Bigliettino (''Pesce'' d'aprile) ***


"Pesce" d'aprile

Era il primo di aprile, e Noah camminava nei corridoi, confuso e arrabbiato. I pugni chiusi lungo i fianchi e un obbiettivo in testa. Arrivò nello spogliatoio di Football. Arrabbiato e “Gli spacco la testa” a quanto pare, furioso. Girò frettoloso tra gli spogliatoi,  in un finché non trovò lui, il suo obbiettivo -Evanz!- urlò, il ragazzo si girò e sbuffò -Evans Noah, il mio cognome è EVANS- Scandì, guardandolo tranquillo. In un secondo, il biondino si ritrovò schiantato contro gli armadietti rossi, con le spalle doloranti e con la schiena curvata -Ma ti sei impazzito??- Urlò il ragazzo, posando le mani sugli avambracci duri di Noah, che avena i pugni stretti sul bordo della maglietta di lui che arrivò a pochi centimetri dal viso attonito di Sam. -Se posi le tue labbra di pesce su di lei. Sei morto- disse ringhiando, minaccioso e furioso. Sam strinse forte le mani, lasciando che i polpastrelli diventassero bianchi -N..Noah che.. Che diavolo- chiese con fatica. Noah tirò a se Sam, per poi farlo riscontrare con violenza contro gli armadietti -Hai capito?- urlò contro, Sam aggrottò le sopracciglia, confuso -Ma di che diavolo parli??- Chiese il ragazzo, prima di prendersi un altri spintone dal “cresta“. Sam deglutì, girando lo sguardo verso Finn che si avvicinò frettoloso, posando una mano sul petto di Noah -Hei, Amico! Che diavolo ti passa per la testa?- Chiese alterato Finn, guardando negli occhi l’amico -Non deve toccarla!- Urlò “Cosa diavolo sto facendo” Pensò, ma ormai, Puckerma, era in un gran pasticcio. Sospirò, cercando di rilassarsi, ma Sam, ancora più confuso. Finn si piazzò d’avanti ai due ragazzi, mentre Sam si aggiustava la maglietta guardando gli occhi furiosi di Noah -Toccare chi?- Chiese Finn, ancor più confuso.. Li Noah capì che, Santana era una grande Stronza!
 
* Due ore prima *
 
L’aula di Shuster era piena, troppo piena. L’aria mancava, e Santana era molto annoiata -Puckerman! Testa sul compito!- Richiamò Will, facendo sbattere la biro contro al libro aperto. Noah storse le labbra e si girò verso Santana, che, con la testa poggiata sulla mano, segnava tranquilla il compito. Noah la guardò e si incantò a tanta bellezza. Era sempre lei, la Santana forte e decisa, anche se era senza divisa, era sempre la bellissima donna che lui tanto voleva per se. Ma ora stava con Lauren “Lauren..” Pensò, cosa aveva trovato di tanto bello in lei? Lo sapeva. Lui lo sapeva. Il suo carattere somigliava molto a quello dell’ispanica, ispanica che lui bramava da ormai un anno intero. Scrisse un semplice bigliettino, un classico di Puckerman. Prese la penna e stracciò il foglio della prova, scrivendoci sopra “Stasera a casa mia?” Provò, prima di posarglielo sul libro -Pucherman!- Richiamò un ennesima volta il professore, e Noah sbuffò -Mi scusi!- Disse scazzato, prima di guardare la faccia di Santana, Faccia confusa, quasi schifata ma, in un secondo, i suoi occhi cambiarono, in uno sguardo malizioso; Santana fissava il foglio, con orgoglio. Era sempre nelle sue mani, era sempre li pronto a donarsi, a chinarsi al suo potere ma, lei doveva farsi desiderare, o semplicemente, farlo innervosire “Stasera ho un appuntamento con Sam, a casa sua.” Scrisse. In realtà, non aveva nessun impegno ma.. Ormai aveva scritto no?; senza guardarlo, gli passò il foglio, dopo di che sbadigliò, poggiando nuovamente la mano contro al viso. Noah sentii un ribollio nello stomaco, la pelle gli si accapponò e sentii lo stomaco stringersi, contrarsi, morire dentro -Hm!- Fece soltanto, lasciando uscire un sorriso malizioso e soddisfatto sulle labbra di Santana, che per tutto il resto dell’ora, non lo calcolò di uno sguardo. “Io lo uccido”
 
**
 
-Io ti uccido!- Ringhiò nuovamente, spostando Finn e arrivando ad un palmo dal naso di Sam, che era li, fermo, non reagiva (Semplicemente per non avere casini ). -Guai a te, se la tocchi..- Sussurrò, prima di girarsi e uscire furioso dallo spogliatoio. 

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Capitolo 5
*** Una piccola e amara Illusione ***


Una piccola e amara illusione.

Dopo esser stato nelle strade di New York, per cantare una serenata a Finn e Rachel, quasi scoppiò in un pianto vedendo Rachel andare via, via da Finn. Deglutii e dopo aver smesso di suonare la sua Fisarmonica, la posò sulle gambe di Artie che, confuso, aggrottò le sopracciglia -Amico tutto bene?- Chiese in un sussurro quasi per non farsi sentire dallo stesso Finn, immobile, ferito. Si avvicinò a passo lento verso l’amico, e posò una mano sulla spalla di lui -Finn..- Sussurrò, prima che il ragazzo alzò gli occhi verso quelli del cresta. Noah deglutii e forzò un sorriso -Mi dispiace.- Concluse, prima di abbracciare l’amico. Finn sentiva le lacrime spingersi forte ma, non voleva piangere. Sapeva che Puck lo capiva, lo comprendeva. Si strinsero forte, prima di tirare su col naso e guardarlo -Ora devo fare una cosa..- Disse, prima di dare una pacca sulla spalla a Puck e alzare un angolo della bocca, lentamente, malinconicamente. Prima di allontanarsi e salutare tutti con un cenno. Appena voltò l’angolo, prese il telefono e schiacciò il pulsante della chiamata -Devo parlarti.- Disse serio, prima di incamminarsi nel buio di una New York triste, e, a quel che vedeva lui, spenta.
 
_
 
-Peccato per Finn..- Pronunciò lento Sam, abbassando lo sguardo -Già, Rachel poteva anche dargli una misera opportunità!- Continuò Artie, e Puck scosse la testa -Non è così semplice amico!- Intervenne Noah, scuotendo il capo -Le donne sono difficili, così .. Complicate!- Continuò, Sam sorrise e diede un pugno sul braccio muscoloso del ragazzo -Ne sai qualcosa eh Puckerman?- Chiese furbo, Noah sorrise e scosse la testa -Ovvio, sono anni che riprova a prendersi Santana!- Disse Artie, stuzzicandolo. Noah strinse le labbra, fermandosi -Meglio che vada.- Disse serio, appena si girò, una figura più bassa di lei lo fermò e sussultò -Puckerman..- Salutò la ragazza. Noah sembrò sbiancare. Il silenzio piombò in quella stradina, e tutto sembrava aver preso un freddo polare. Noah deglutì, e guardò gli occhi scuri che lo fissavano. Con insistenza, curiosità. -Noi andiamo..- Disse Sam, dando in colpetto sulla spalla al ragazzo sulla sedia a rotelle e si allontanarono silenziosi.
 
Ora erano soli.
Soli…
 
-Ciao Santana..- Disse Noah, cercando di rimanere serio, tranquillo, ma le mani sudate non glielo permettevano. -Facevo due passi.- Disse la ragazza, sorridendo. Noah rimase li, incantato. Quel sorriso così bello, così ammaliante. Era adorabile quando sorrideva così. Noah sorrise, guardandola meglio. Un lungo giubbotto bianco le circondava il corpo, stretto alla vita grazie ad una cintura di velluto bianco. Tacchi neri uscivano da sotto il lungo giubbotto. Tacchi, più stivali. Stivali con frange, archese sembravano morbide al tatto. Santana si avvicinò al ragazzo, incantato per tanta bellezza. I suoi occhi, un trucco lieve circondava quell’occhio definito, rendendolo ancora più tagliente, più sensuale. I lunghi capelli, finalmente sciolti, cadevano sulle spalle, lisci, lisci come spaghetti. -Tutto bene?- Chiese l’ispanica, ancora con quel sorriso. -Cosa ci fai qui?- Chiese confuso.. Santana sorrise, e scosse la testa divertita..
 
* Pochi minuti prima..*
 
-Devo parlarti.- Disse serio al telefono, facendo passi lunghi e sonori -Dimmi balenottera, hai bisogno del numero verde del WWF?- Disse acida come sempre Santana, che si guardava le unghie mentre, con l’altra mano, teneva all’orecchio l’apparecchio in modo scocciato. -Rachel e andata via. E so cosa si prova ad essere ferito- Disse Finn. Sul volto di Santana apparve una espressione da punto interrogativo -E dimmi, Ciccio Bello. Cosa c’entro io in tutto questo?- .
- Noah tiene a te. Ogni volta che ti vede, ogni volta che sente la tua voce.. Ora capisco come si sente.-
Disse con tono debole. Santana si alzò dal letto, aggiustandosi il vestito nero, togliendo le pieghe che si erano create -Finn, non ti seguo..- .
-Ti ama! Santana.. Ti ama più di quanto tu possa immaginare. - Disse, fermandosi sul posto, gesticolando con l’altra mano che pizzicava dal freddo. Santana deglutì, e si morse le labbra -Non farlo soffrire, non più … va da lui, non perdere altro tempo..- Continuò Finn, e prima che Santana potesse dire qualcosa di (Secondo lui) Acido, staccò la chiamata, dirigendosi verso l’albergo. Arricciò il naso, confusa.. “Noah mi ama?” Quasi le scappò una risatina a quel che aveva appena ascoltato. Poi, il telefono vibrò, nuovamente. Si accinse a prenderlo e aprì il messaggio *Central Park. Finn.* C’era scritto. Santana rimase li qualche secondo, a fissare lo schermo che dopo poco, si spense. Si guardò attorno, cercando di capire cosa poteva fare, poi.. Decise..
 
*
 
-Un uccellino mi ha detto che un tipo con la cresta passeggiava nelle vicinanze di Central Park.- Disse Santana, sorridente. Noah cercò di capire ma, scosse solo il capo divertito vedendo la ragazza avvicinarsi -Posso chiederti una cosa?- chiese la ragazza. Noah annuì, in silenzio. -Mi ami?- Chiese in un soffio. Noah sgranò gli occhi. “Cosa le dico..” Pensò.. “Cosa faccio..” Pensò ancora. Santana si avvicinò, posando le braccia attorno al collo di lui -Rispondimi..- riprese seria. Noah la guardò. Si ricordò tutte le cose che aveva fatto, i casini che aveva combinato per lei. Le sofferenze … Noah posò le mani sulle braccia di Santana, e la allontanò -Sbagli persona..- Disse Puck, allontanandosi di poco. Santana lo guardò, confusa.. Che avesse sbagliato? Che tutti avessero confuso; Si allontanò, di poco, abbassando lo sguardo e mordendosi le labbra -Ne ero convinta.- Disse Santana, in sue difesa -Non meriti tutto questo- .
- Sono fidanzato, Con Lauren.- Disse Noah, facendo scoppiare in una risata Santana - Lauren? Noah, non prendermi in giro.-
 
-Lei non mi fa soffrire..- Disse … Santana deglutì e lo guardò. Prima di sentire un coltello che entrava lento nel cuore. Sospirò e sorrise -Sono felice per te..- Disse Santana, andando via.. Noah guardò la figura andare via, lenta. Noah sentì il cuore andare a pezzi “Devo..” Pensò “Dovevo farlo..” Continuò … Poi, l’istinto. Prese un passo, un altro, avvicinandosi veloce e prenderle il braccio, girarla e posare una mano sul suo viso -Si Santana..- Sussurrò, prima di baciarla. Solo in quel momento, notò le lacrime calde toccargli le mani, mani che erano posate sul viso freddo e leggermente arrossato di lei. Un bacio che, lento, divenne passionale, intenso. La mano di Santana andò ad accarezzargli il collo, mentre Noah la stringeva forte, portando Santana a poggiarsi sulle punte.. Quel bacio, quel sapore … Avrebbe voluto tanto farlo. Ma, Lei era andata via, e lui era li, fermo.. Immobile, sentendosi sempre e soltanto più in colpa..

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Capitolo 6
*** Una piccola guerra alla frutta 1°P ***


Una piccola guerra alla frutta. {Parte Prima}.


-Ricordami di non ascoltare più te e la tua logorroica ragazza!-
-E’ stato.. Umiliante!-
 
I ragazzi commentavano insieme a Finn Hudson la performance alla mensa di poco prima.
Erano ritornati a scuola da poco più di due giorni, e già avevano fatto un bel danno..
Noah sospirò, girandosi verso Finn che, con sguardo preoccupato, cercava di pulire a meglio Artie 
-Si.. Mai più Hudson!- Ridisse Noah, ancora più incavolato. Finn sbuffò e si girò verso Puck che era impegnato a pulirsi i lunghi pantaloni neri -Hei, amico! Non rompere! Ci abbiamo provato! Almeno non avremmo rimpianti!-
-Ma avremo le mamme Infuriate!- Disse Mike, poi si girò verso Kurt -O i Papà.- Kurt sorrise scocciato e toccò il Gilè con faccia schifata -No, Oddio! No.. Il sugo sulla pura seta! L’olio! Oddio.. Rimarrà l’alone per sempre non si toglierà nemmeno se il Dio mi presta la sua personale lavatrice!- Disse, poi, imprecando e ringhiando se ne andava, verso i bagni. Finn sbuffò di nuovo e guardò Artie -Mi sembrava una buona idea..- Disse colpevole.. Noah guardò l’amico chinato sulle ginocchia vicino a Artie, che lentamente, dopo, si alzò da quella posizione, girandosi -Mi dispiace..- Disse, facendo quella solita faccia da pesce lesso -.. Beh, dai. In effetti, non è colpa tua.- Disse Mike a sua difesa. Noah sorrise e posò una mano sulla spalla di Finn e subito la ritirò con faccia schifata -Oddio, odio la pasta molla e bianchiccia raffreddolita è…E' così...Blah!-
-Sembri tanto Kurt!- Disse Artie, stuzzicandolo. Finn rise e Mike lo guardò stranito -No! Mi fa solo schifo e senso!-
 
-
 
Noah, dopo quella giornata d’inferno, era ritornato a casa, casa che, come sempre era vuota.
Forse..
Si guardò attorno, andando frettoloso in bagno e chiudendosi a chiave. Velocemente e schifato, tolse la maglietta con quell’odore nauseante -Ah!- Gemette in un misto tra orrore e schifo. Prima di buttare definitivamente gli indumenti nel cestino della spazzatura poco vicino al lavello. Deglutì.
Una volta trovatosi in mutande, si rese conto che la cosa era ancora peggio di quello che credeva: Sugo e aloni di cibo e olio spiaccicati sul suo petto che, Lui, riteneva perfetto. Strinse le labbra e allargò di poco le narici, infastidito. Si tolse i boxer neri e buttò, purtroppo, anche quelli.
Si infilò in doccia, sentendo un brivido salire, colpa della ceramica fredda contro la pianta dei piedi. Sospirò, poi, avere un minimo contatto con se stesso, aprì il getto dell’acqua.
-Ma ca….. Diamine!- Disse, mordendosi le labbra per il getto di acqua fredda che lo aveva preso in pieno. Regolò l’acqua nel modo in cui lui piaceva.
Calda… No tiepida.
Ma calda..
Adorava quel leggero vapore uscire e respirare sotto quel piccolo getto che portava via tutte le sporcizie da quel corpo che, lui, riteneva perfetto. Si.. Perfetto..
Ma allora perché proprio la donna che voleva non veniva da lui?
E perché, Lauren, lo aveva lasciato?
Sospirò sentendo le gocce calde sfiorare ogni parte del suo corpo. Sentire la voce di Santana mentre cantava era divino ma.. Lui si era ostinato a non degnarla di uno sguardo. Di non calcolarla. Deglutì rumorosamente. Ricordandosi l’ultima volta che aveva parlato con l’ispanica.
Quella maledetta sera a New York.
Passò lentamente la mano sulla cresta, massaggiandosi il collo fino a far scendere le mani sul petto umido.
Prese il flacone del sapone, posandosene un po sulla mano, incominciando a strofinare sulla propria pelle.
Sentiva uno strano pensiero in testa. Non doveva farlo vincere.
“Dio no, non devo..” Pensò tra se e se, concentrandosi semplicemente. Ma Pensare a quel corpo che lento si muoveva, poi, freneticamente.
Per un istante era passato vicino a lei. Lei saliva, lui scendeva ma.. In quell’istante, aveva sentito nettamente il suo profumo.
Dopo essersi insaponato, deglutì prima di posare le spalle sulle piastrelle fredde e ansimò lentamente, in modo rauco.
Non poteva maledirsi per lei, non poteva sentirsi eccitato ogni santa volta che pensava alla sua bocca che lo mordeva, al suo corpo nudo sotto di le che si dimenava per un prepotente orgasmo, alle sue mani che tiravano, prendevano, graffiavano.
Sospirò, facendo cadere alcune gocce nella sua bocca socchiusa e ingoiò.
Chiuse gli occhi, immaginando quel corpo perfetto che lui voleva, che voleva baciare, assaporare. -Dio..- Sussurrò, pensando a quanto gli mancava il sapore di lei, quel sapore così dolce, così forte
Piano, le sue mani scivolavano sul ventre scolpito, mentre l’acqua bollente scendeva senza sosta. Si guardò, notando che, la sua, purtroppo, erezione, aveva bisogno di uno sfogo. Sollevò il capo, tendendo dolcemente il collo, finché la sua mano non tocco quell’erezione dura e pulsante.
Gemette, lasciandosi andare a quella piccola follia mentale.
 
*
 
Santana era appena uscita dall’ufficio della Coach. Sospirò, pensando a cosa diavolo stava facendo, e solo per la popolarità..
Scosse il capo, andando nei corridoi e notando Kurt e Blaine, Fermò una cheerio, prendendola per il polso e la guardò dritta negli occhi -Ascolta cosa dicono quei due!- Ordinò la latina, suscitando alla piccola cheerio un piccolo e sicuro terrore. Annuì frettolosamente, prima di lasciare la presa al braccio e sorriderle -Brava Topolino. Va va!- Disse, allontanandosi dalla ragazza.
Poco dopo, le arrivò un messaggio, e subito sorrise *I due Gay si troveranno alle ore 14 fuori all’atrio principale della mensa. Per una stupida canzone del Glee.* Santana sorrise ampliamente, prima di inviare un messaggio a tutte le cherio *Tutte fuori tra mezz‘ora.. Abbiamo un piano da far bruciare velocemente!*.
 
_
 
-Ragazzi un applauso al nuovo componente del Glee Club, Blaine Anderson!- Disse Will contento e fiero. Blaine sorrise, ritrovandosi avanti all’aula completa da tutti i componenti del Glee. -Grazie a tutti, è una grande emozione essere qui e sarà di sicuro un anno fantastico e… Arriveremo alle nazionali!- Disse, facendo scoppiare la maggior parte dei ragazzi un una ovazione acuta. Dopo poco, però Will guardò i ragazzi, con sguardo preoccupato -Qualche problema, ragazzi?- chiese il professore, notando alcune facce poco convinte.
Finn prese subito la parola, senza indugiare -Vorrei soltanto che Blaine sapesse che, non siamo gli Usignoli!- Blaine roteò di poco gli occhi e , sconcertato, confuso, andò a sedersi poco dietro Finn -Non ci piacciono i fischietti, i campanelli e .. Non ci piace chi non passa la palla!- 
-A. A.. Scusatemi ho fatto qualcosa che non andava?- Chiese il ragazzo, confuso e a dir poco.. Si. Confuso!
-Beh si! Praticamente, hai dato fuoco al cortile!- Contestò il Ragazzo, guardandolo a malapena, Prima che Blaine potesse ribattere, Santana prese la parola, con un sorriso beffardo stampato orgoglioso sulle labbra. Si chinò in avanti, guardando Finn -Forse dormivi ma è stato un atto di protesta politica!- Disse Santana, fiera dell’azione che aveva fatto ore prima. - Ecco proprio il prossimo punto all’ordine del giorno.- Disse Will, avvicinandosi alla ragazza che subito cambiò espressione, diventando seria -Santana. Te ne devi andare!- Santana a quella frase alzò lentamente le sopracciglia, sorpresa da quell’affronto -Tu e i cheerio avete dato fuoco al Piano forte. Come hai potuto?-
-Mi ha costretta Sue, Professore!- Disse a sua difesa, cercando di convincerlo. Ma mai come in quel momento, sentiva un ansia girarle nello stomaco. -Brittany non lo ha fatto..- Disse come se la cosa fosse ovvia. -Avrei dovuto aiutarli ma sono nata sotto un segno d’acqua!- Santana spostò lo sguardo da Brittany a Will. Era furiosa con se stessa ma.. “No.. Non devono accorgersene!”
-Sei bandita dal Glee Club … Non tornare finche non saprai essere leale con questo club come tutti gli altri club … - Quelle frasi sembrarono prenderla in pieno. Taglienti erano entrate lente dentro di lei.. Sentendo umiliazione e colpa.
Guardò per un istante il professore che, allargò il braccio, indicandole la porta.. Non poteva crederci. Non poteva farlo… O forse si?
Dopo un po di silenzio. Ritornò con quello sguardo da bastarda. Guardando Shuster negli occhi -In effetti..- Si alza, guardando seria il professore -Mi serviva una pausa..- Disse lentamente, poi, con altrettanta lentezza, arrivò alla porta, uscendo senza girarsi..
Noah non la rifilò di uno sguardo.. Ma i passi di Santana allontanarsi, gli facevano sempre un colpo al cuore …
 
_
 
*Oggi vengo da te..* Inviò, senza accettare nessuna scusa *Non ho voglia di vederti!* Rispose.
Deglutì e uscì dalla scuola *Cazzate Lopez! Oggi verrò da te, che tu voglia, o meno!* Scrisse Noah, prima di posarsi il telefono nei pantaloni, avvicinandosi alla sua macchina …
 
To Be Continued …

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Capitolo 7
*** meglio soli, che mal'accompagnati. ***


"Meglio soli, che mal'accopagnati.."

Noah arrivò sotto casa Lopez. La grande casa era piena di fiori e alberi di ciliegio che la circondavano e lenti cadevano sul suolo. Le mura bianche e il cancello di ferro battuto molto appuntito, notò. Bussò al citofono ma, ovviamente, Santana non rispose.
La seconda volta, Noah fu più insistente. Guardò le finestre del piano superiore: Una lunga rosa rampicante era attaccata ad un intreccio di rovi, che andava ad abbracciare il balconcino che univa la camera di Santana e il bagno personale. Sbuffò, e si passò una mano fra i capelli -Andiamo! Santana! Apri questo cancello!!- Urlò.
Noah stava nuovamente perdendo la pazienza. Santana quando voleva era cocciuta e non dava ragione a nessuno di capirla. Sospirò, pensando a quando quella figura stupenda e sensuale, sicura. Fosse così debole. Deglutì e decise di far comandare la sua testa, il suo istinto. -Ok, Lopez!- Disse a fatica, sollevandosi sopra di grande cancello grigio -Tu non apri..- Continuò, con voce bassa e affaticata. Si trovò dopo pochi istanti sopra le grandi punte affilate del cancello. Quest’ultimo era di quasi due metri di altezza ma, non era un problema per Puckerman -E, io entrerò lo stesso!- Disse. Prima di superare le piccole lance però -Noah Puckerman! Scendi immediatamente dal Mio cancello!!- Urlò, aprendo di scatto la porta e osservandolo. Noah, preso alla sprovvista, sussultò facendo si che una gamba si tagliò al contatto della grande lancia appuntita. Cadde a terra in un rumoroso tonfo, con il lato destro del corpo.
Santana sgranò gli occhi, paralizzata dal pericoloso colpo che Noah aveva appena preso. -N..Noah..- Disse tremante, avvicinandosi poi a gran fretta, chinandosi sulla figura del ragazzo che aveva labbra e occhi serrati in una espressione dolorosa. Si lamentava, portando la gamba chiusa verso il petto e una mano tenere il braccio che aveva urtato -Ma che cazzo!!- Imprecò il ragazzo, stendendosi sulla schiena -Che diavolo volevi fare? Tarzan con la cresta?- Disse La ragazza, inginocchiata vicino ad un Puck al quanto sofferente. -Fanculo Santana! T.. Tu e sto cazzo di isolamento! Potevi anche aprire il cancello!- Disse Prima di tentare di alzarsi -Aspetta..- Disse lei, aiutandolo ad alzarsi -Sei un caprone!- Commentò, con un lieve sorriso. Noah si girò con il capo, guardandola -Molto gentile..- Rispose. Sorridendole.
Quel sorriso. Noah sapeva che si sentiva in colpa ma, Stava bene, Stava sul serio bene. Lei era li, la sua mano poggiata sulla sua Schiena e il suo sorriso la diceva lunga. Cercò di muovere il braccio e, fortunatamente, riusciva a muoverla. Santana guardò il braccio con attenzione, sangue scendeva dalle ferite, anche la gamba non era da meno -Vieni Cretino! Ti medico..- Disse, prima di aiutarlo per sollevarlo -Ce la faccio.-
-Non fare il deficiente! Sei caduto da due metri e mezzo di altezza! Solo un cretino targato Puckerman poteva fare una caduta del genere!-
-Ma sentila! - Commentò il ragazzo, portando una mano sulle spalle di lei ed entrando in casa. -Ce la fai a fare le scale, caprone?-
-Smettila di chiamarmi caprone, Lopez..-
-Ma sentici! Sembriamo due bambini!- Noah scoppiò a ridere, insieme a Santana che, piano, chiuse la porta alle sue spalle. -Forza Puck Cong. Va a sederti sul divano!- disse la ragazza, con tono menefreghista e pungente -No, aspetta, Puck Cong? Per chi mi hai pesto? Per quell’orribile orango pieni di peli?-
-Vuoi dirmi che tu sei privo di peli? Puckerman?- Disse Santana, sbeffeggiandolo. Lo accompagnò al divano e lo fece sedere. -Beh.. Al petto no.- Commentò, quasi imbarazzato. Santana si chinò su di lui, guardando i tagli sul braccio -Guardati caprone! Sei caduto come un deficiente e adesso mi tocca sprecare delle medicazioni per te!.- Disse l’ispanica. Noah sorrise, l’espressione di lei era preoccupata, si vedeva che faceva così solo per distrarlo. Sorrise a sua volta, posando una mano sul polso di lei che, lentamente, girò il viso verso quello di Noah. -Cosa c’è?- chiese la latina, guardandolo negli occhi.
Sentiva il fuoco ardere dentro, il respiro calmo e lento di Noah era troppo vicino per lei …
“Dio, che labbra..” Pensò la latina, che, dopo quel pensiero, si ritirò, guardandolo -Vado a prendere le medicazioni!.. Non sporcarmi il divano di sangue Mr.SonoTarzanPuckerman!-
-Non sporcherò il tuo bel divano da quattro soldi ispanica!- Ribatté Noah, ma con un sorriso, sentendo la dolce risata di lei aleggiare nell’aria come piccole particelle di felicità. Si guardò a torno, doveva ammettere che non si era mai soffermato così tanto sul buon gusto dei suoi sull’arredamento: Le pareti erano di un dolce ocra pallido, intonati perfettamente con il parquet di legno scuro che percorreva tutto il salotto. Alzò lo sguardo, notando mensole bianche laccate con vari dischi e premi in bella vista. Storse il naso, vedendo quanto i Lopez venerassero la propria figlia. Ovunque si girava, foto di lei erano appese, e ogni fono, Noah sembrasse non riconoscerla. Guardò di fronte a sé, notando quel gran camino di marmo bianco con dolci venature azzurre dominare l’arredamento. Un grande tappeto morbido ai piedi dei due divani al centro della sala e una poltroncina, tutti in pelle bianca, molto trattata -Caspita..- Sussurrò, notando che in tutti questi anni, non si era mai reso conto di tanto gusto -Puckerman, cos’hai da farfugliare?- Noah si girò lento, guardando la latina con la cassetta del pronto soccorso -Beh, Avete una bella casa..- Disse il ragazzo, Santana alzò un sopracciglio e curvò un angolo della bocca in un “Sorriso alla Lopez” -In tutti questi anni che vieni a casa mia, Ti rendi conto solo adesso dell’arredamento che ho?- Disse, quasi sconcertata ma, Sorrise beffarda, sedendosi affianco a lui. Noah stranamente arrossì ma si girò, guardando avanti a lui -Tutta via, si può dire che forse eri troppo preso dal prendermi e portarmi in camera..- Continuò, mentre apriva la scatola della garza. Noah si girò, aprendo gli occhi -Beh, era tutto sesso, divertimento. Ovvio che non ti interessava della vita che facevo o di cosa pensavo..- Continuò a dire, Noah rimase li a guardarla, il capo chinato sul pacco che aveva ormai aperto e srotolava la garza di poco, prima di prendere dell’ovatta e dell’acqua ossigenata. -Insomma, Io sono una figa, tu.. Insomma, si. Avevi la tua popolarità!.. La nostra era una coppia di copertura al quanto infallibile.- Disse in fine. Noah deglutì, sentendo dentro di se i pezzi cadere lentamente verso il fondo, rompendosi come un vetro infranto -Oh..- Commentò soltanto.
Santana alzò lo sguardo, inarcando il sopracciglio -“Oh” cosa?- Chiese, in quel momento, Noah non sapeva cosa dire, se aveva ragione, o se semplicemente.. Si. Si sentiva preso in giro. -“Oh” per dire, certo. Ora capisco cos’eravamo.- Disse subito Puck, per riparare il danno.
Santana abbassò lo sguardo sulla ferita, cominciandola a pulire -Perché? Eravamo altro?- Noah non rispose, lasciando si che quel silenzio prese il sopravvento, lentamente nella sala; dopo aver pulito la ferita, Santana cominciò a medicarlo -Comunque, Caperman. Come mai così ostinato a venire qui?- Chiese la latina, una volta chiusa la garza e posando una mano sulla spalla, osservando se ci fossero altri tagli. Noah abbassò lo sguardo ai piedi -Volevo capire, perché oggi ti sei messa a dar fuoco al piano.- Santana lo guardò, poi, scoppiò in una risata alzandosi -Oddio Puckerman! Credevo le sapessi le regole.-
-No, non le so..- Disse, guardandola mentre lei ormai dava le spalle -Spiegamele Santana, perché, io non capisco..- Disse Puckerman, cercando di essere tranquillo, serio. Santana si girò, seria -Ho solo deciso di prendere la mia strada.- . 
-La tua strada e voltare le spalle a tutti noi?-
-No! Per l’amore de Dios Mi fai salire la nausea!- Disse disgustata, guardandolo. Noah si alzò, prendendo il polso di Santana, fermandola -Non farlo..- Sussurrò, Santana sentì il cuore in gola.
Cosa diavolo stava succedendo?
Perché lo stava facendo?..
D’improvviso, sentì gli occhi bruciare, notando la figura del ragazzo poco nitida d’avanti a lei.
“No, no no! NO!” Si impose, girandosi di scatto distogliendo lo sguardo, già erano state versate abbastanza lacrime, si stava pentendo di ciò che aveva fatto ma, hei.. lei era Santana Lopez.. -Si  dice "Meglio soli che mal'accompagnati. Puckerman..- Disse Santana, fredda e distaccata.
-Non lo sei.. Non sei, Sola.- Continuò il ragazzo, portando la mano sotto al mento di lei e, senza aggiungere altro, posò dolcemente le labbra su quelle carnose di lei, facendola stupire. Quella sensazione, le era mancato, tanto.
Ma.. Non poteva, lei ormai aveva Brittany, non poteva..
“Oddio, no. La sto tradendo!”
A quel pensiero, la mano volò forte contro il viso di Noah, facendogli bruscamente voltare il viso. -Non, provarci, più, Puckerman..- Sibilò, lentamente, quasi come stampargli quelle parole dritte in testa.
Noah rimase li, silenzioso, con il viso rivolto verso il divano e le labbra serrate. Annuì, prima di girarsi e, zoppicante, uscire fuori dalla casa.
Santana lo guardò andare via, e lenta, si portò due dita alle labbra, labbra che, poco dopo, si aprirono in un dolce e debole sorriso.

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Capitolo 8
*** Corri Santana! Corri! ***


Corri Santana, Corri!

S
i rigirava e girava dal letto, ma a quanto pare, il sonno non ne' voleva sapere di arrivare. Svogliatamente si alzò da letto, portandosi una mano tra i capelli e sospirò, chiudendo gli occhi. L’aveva baciata, di nuovo. E per di più, l’aveva fatto quando stava con Brittany. Relazione segreta, ma.. Le stava con la sua Brittany. Non poteva farla soffrire -Dio..- Sussurrò, stringendo forte la mano attorno alle lenzuola bianche. Respirò in modo tremolante e, lentamente, portò due dita sulle labbra calde, sfiorate proprio quel giorno da lui, da quel Noah così stupido, è incosciente. Sorrise amaramente, pensando a lui, a come aveva reagito a quelle frasi ma, doveva dirle. Doveva capire la sua reazione, reazione che non aveva mancato ad arrivare.
D’improvviso, cominciò a capire..
Le mancava, le mancava e lui non sapeva quanto. Sarà perché lui non esisteva li accanto a lei, e adorava immaginarlo come lo voleva lei, così le sembrava che era li, accanto a lei, che la stringeva forte.
Ma, non poteva farsi amare, non poteva e, in fondo, pensava, a cosa sarebbe servito amare una persona che non poteva amare?
Aveva aspettato, tanto. Ma lui, non era mai stato capace di prenderla come, lei, sperava tanto. Ma le mancava, le mancava talmente tanto.. Lenta sentì le lacrime scendere copiose sul suo viso, seguito da un singhiozzo che spezzava quel silenzio che invadeva la sua stanza. Chiuse il pugno, portandolo sulle labbra, come per soffocare quei singhiozzi che uscivano rumorosi da lei.
Deglutì e sospirò, asciugandosi una lacrima ma.. Non poteva non pensarci.. Le mancava.
E non avrebbe avuto mai il coraggio di diglielo. Non sapeva se fosse ritornato dopo quel pomeriggio ma, avrebbe sicuramente sentito la sua mancanza. Le mancava quando rideva fino alle lacrime, e peccato che non lo vedeva, non riusciva ad immaginarlo con quel sorriso.. Forse perché non rideva spesso.. Ma quella notte sentiva che le mancava da morire.
Le mancava quella sua leggerezza che usava per affrontare il mondo, e la tristezza, anche che nascondeva ad ogni problema. Le mancavano i suoi occhi, così profondi, caldi, che la sapevano accarezzare, e che illuminavano i suoi.. No, non poteva saperlo quando le mancava.. Doveva evitare, ma non capiva per quale motivo le lacrime continuavano a scendere prepotentemente sul suo viso. Sospirò in modo tremolante, cercando di calmarsi. Deglutì e alzò lo sguardo, notando che era tardi ma, se lui aveva fatto follie, perché non doveva farle anche lei?.
Si vestì in gran fretta, in modo comodo, sportivo, e uscì di fretta dalla casa. La porta si chiuse dietro di lei, prima che potesse rientrare e prendere la borsa -Ma vaf..!- Imprecò, nella borsa aveva chiavi della macchina e della casa, Come avrebbe fatto?. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, prima di dirigersi verso il cancello e incominciare a correre.
Sentiva i passi pesanti schiantarsi contro l’asfalto, l’aria che usciva dai polmoni velocemente, prima di ritirarne dell’altra, fresca e pungente. Le mani che oscillavano, mentre lei correva, correva senza sosta. Le mancava troppo, e si era stancata, era stufa di sentirsi da sola, senza lui. Lo amava, lo amava tanto, forse non sapeva nemmeno lei quanto lo amava. Ma si era decisa, non potevano soffrire ancora per molto. Continuò a correre, senza fermarsi. La casa di Noah non era poi così distante ma, considerata l’ora tarda, doveva sbrigarsi. Corse ancora, il suo petto sembrava andare a fuoco e, più correva, meno aria entrava nei polmoni. Si sentiva soffocare. Deglutì, e, con affanno, raggiunse la casa di Noah. Si fermò avanti alla porta, chinandosi sulle ginocchia, posando una mano sulla gamba, e l’altra sul cuore.
Batteva forte, sembrava un tamburo ma, perché batteva così? Era per la corsa? O per il pensiero che avrebbe sputato tutto in faccia a lui, tutte le parole mancate, quelle mai dette, quelle che le piombavano del cuore e forti spingevano per uscire. -PUCKERMAN!!!- Urlò, prima di ritornare a respirare forte. Si tirò su, e lenta si avvicinò ancora di più alla porta, bissando forte -Noah! Apri questa maledetta porta!- Urlò ancora, pochi istanti dopo, la porta si aprì, facendo sussultare l’ispanica. Un Noah con gli occhi pesanti, e serio si presentava sul’uscio dell’abitazione, guardandola confuso, ma serio -Spiegami cosa ci fai qui alle 4 di mattina..- chiese Puckerman, posando la mano sulla porta aperta, sollevandola, mentre guardava Santana. Il suo petto si alzava e si abbassava a ritmo irregolare, e i suoi occhi sembravano lucidi. -Sei un cretino!- Insultò a gran voce, rimanendo ferma li, a guardare il suo sopracciglio sollevarsi -Sei venuta fino qui a dirmi che sono un cretino?- Chiese il ragazzo, al quanto confuso e stupito dalla Lopez. -E che..- Continuò Santana, ma si bloccò. Il cuore prese ad accelerare ancora di più, sembrava volesse sradicare le sue cani, uscire fuori e donarsi completamente a lui, unendosi ed entrando nel suo petto. Si avvicinò, senza indugiare troppo, prima di portare le sue mani intorno al suo collo e posando le sue labbra contro quelle di Noah che, sgranò gli occhi, incredulo dalla mossa che aveva fatto lei … E da adesso? Cosa sarebbe successo? Cosa avrebbe fatto lei? Cosa avrebbe fatto lui? .. Noah chiuse dolcemente gli occhi, portando le mani attorno ai fianchi di lei "In questo momento, non mi interessa nulla.."

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Capitolo 9
*** Un ''Innocente'' Blocco ***


Un "Innocente" Blocco

-Cos’era quella cosa?-
 
-Cosa? Puckerman?-
 
-Quella canzone dedicata a Brittany!.- Disse sotto voce il ragazzo tirando con forza il braccio dell’ispanica. Santana lo guardò assottigliando lo sguardo in modo minaccioso -Io amo, Brittany.- Disse con tono fermo e indiscutibile. Noah la guardò in modo beffato, e deglutì sentendosi deluso e frustrato. Poi, lentamente abbassò lo sguardo e lasciò di poco l’avambraccio e Santana si tolse da quella presa -Ascoltami, quel bacio è stato un errore, ok? Un errore fatto 4 mesi fa. Da li, non c’è mai stato nulla tra me e te.- Noah deglutì alla voce sicura della ragazza che subito portò le mani conserte al suo petto, guardandolo in modo distaccato. Prima che potesse aprire bocca, Brittany si avvicinò e abbracciò la propria ragazza -San! Andiamo! Mi hai promesso di andare a ballare sul pavimento illuminato della Coach Silvester!- Esclamò eccitata Brittany. Santana sorrise e distolse lo sguardo da Noah, lentamente, posandolo su Brittany e sorrise -Andiamo.- Disse in un sussurro quasi impercettibile. Appena si girarono, il classico istinto di Noah salì allo stomaco. Si avvicinò alla coppia e posò una mano sulla spalla di Brittany -Lo sai, tu lo sai..- Brittany lo guardò. E sorrise -.. E tu non hai capito nulla.- Rispose. Santana abbassò lo sguardo e si morse il labbro. Brittany senza dire altro, si allontanò nei corridoi insieme alla sua ragazza. Noah alzò le mani e sbuffò. Girandosi e andando nello spogliatoio.
 
-Era il caso?- Chiese Santana, entrando in macchina e sbattendo la portiera -Il caso? Non ho fatto nulla Santana.- Disse con voce tranquilla e rilassata attaccando la cintura di sicurezza. Con una mossa continua e leggera, seguì anche l’ispanica allacciandosi la cintura -Ascolta, io voglio ess.- -Mi hai tradita, e mi hai promesso che non lo facevi più … - Santana deglutì, per poi girare le chiavi nella toppa -Senza te sono sola..- Continuò dolcemente. Santana sospirò e mise la prima, e senza dire altro andò via. 

Continua....

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Capitolo 10
*** Un messaggio provocatorio ***


Un messaggio provocatorio.


“Se non hai coraggio, ok. Non venire.. Sappi che passerò una bellissima Notte con lui.. By, Q.”
Scrisse con poca voglia, prima di inviare e girarsi verso il ragazzo al quanto, furioso.
-Lo sa! Lei lo sa!!-
-Noah, non puoi farne un dramma.. Dopo tutto, si sapeva dagli antipodi che stavano insieme.-
-Questo non significa che non doveva dirmelo!-
-Puck.. Avvolte sei davvero stupido.-
 
Il ragazzo si voltò verso la ragazza, arricciando le labbra -Non è semplice, Noah.- Disse in un sospiro, sedendosi pacata sul divano di casa Puckerman. Quinn si sistemò la gonna e accavllò le gambe, sbuffando per la frenesia che aveva in ragazzo nell’andare avanti e indietro. -DIO! Mi stai facendo girare la testa! Sta fermo..- Disse lentamente, portandosi la mano sulla tempia -Lei lo sa! E.. Santana sta al suo gioco!-
-Forse si amano, Noah … - 
-Cosa ne sai? Tu cosa ne sai?- Disse, girandosi verso la ragazza. Noah era furioso, deluso e amareggiato. Non si sarebbe mai aspettato una Brittany meschina. Oppure così ingenua da dare lei una furbizia assurda. Il campanello suonò, e Sul viso della Bionda un sorriso malizioso salì.. Noah sospirò e andò ad aprire, seguito da una Quinn al quanto furba. Appena Noah aprii la porta, Quinn si avvinghiò a lui, portando le mani Sul ventre di lui e abbracciandolo da dietro. -Q..Quinn?- Disse Noah guardandola, mentre la porta, ormai aperta, fece scatenare l’inferno. Noah alzò lo sguardo, guardando una Santana irritata e nervosa. Deglutii a vista notando come le mano si muovevano lente sul suo corpo e, la biondina, si mise sulle punte, baciando il collo del ragazzo mentre guardava Santana -No, Prego, me ne vado!- Concluse l‘ispanica, girandosi a gran velocità e a passo deciso -Cosa c’è Santana? Ti da fastidio?- Sussurrò rauca Quinn. L’ispanica si girò, mentre Noah ormai si era staccato da una Quinn convinta nel suo intento, si avvicinò all'ispanica, con un sorriso da... da Quinn. -Ti da fastidio?- La derise, mentre Santana a stento riuscii a tenere le mani ferme -Lo sai che Noah è sempre il solito campione del sesso?- Sussurrò la ragazza, sporgendosi piano verso la Lopez, ormai furiosa. Si leccò le labbra e si avvicinò di più. Quinn arrivò a guardare l’ispanica negli occhi, notava gelosia, rabbia, frustrazione.. Ira. Ecco cosa le invadeva la mente, l’ira! -Ti hanno morso la lingua?- Continuò la Bionda. -Quinn, Credo che tu debba andare.- Concluse Noah, ma prima che lui riuscii a raggiungerla, un pungo in pieno viso prese Quinn facendola ruzzolare a terra. Santana, ormai furiosa, si portò sopra la donna e cominciò a tirare pugni a caso. La Ex Cheerlider, con tutta la forza che aveva, le tenne i polsi e la guardò -Sei una puttana Fabray!!- Urlò contro con voce tremante, Quinn portò i Polsi di Santana sulle gambe di lei e si alzò con il busto -Dopo un parto!! Dopo che ti senti le vene uscire dalla pelle, Dopo che ti senti Squarciare per intero e dopo un incidente! Non sarai tu a farmi paura!!- Urlò con rabbia, ribaltando la situazione. Quinn si trovò sopra, stringendo i pugni della Lopez contro il terreno umido -Quinn!- Urlò Noah, ma la bionda si girò in tempo per fulminarlo con lo sguardo. Poi, silenziosamente, e con affanno, si girò verso Santana.
Piangeva.
Piangeva tanto..
Quinn deglutii e sospirò -Smettila di farti manipolare, e sfogati di più..- Sussurrò la Bionda, porgendole un sorriso dolce. Santana chiuse gli occhi e respirò in modo tremolante -Stai meglio?- Sussurrò la bionda, lasciandole la presa ai polsi. Noah era li perplesso, Solo in quell’istante, aveva capito le intenzioni di Quinn. Sospirò e si portò una mano fra i capelli. Santana cercò di trattenere quelle lacrime di rabbia. Lacrime che lente salivano alla testa e, forse, doveva solo ringraziare Quinn per quella sfuriata. Annuì prima di aprire gli occhi: Del sangue scendeva lento dal labbro della Fabray, ma lei sorrideva, sorrideva in modo gentile, come non mai. Deglutii pensando che aveva fatto il suo gioco, e che, aveva rischiato tanto, pur di farla stare meglio. Si alzò con il busto, abbracciandola e Quinn, di tutta risposta, non poté non rispondere a quell’abbraccio. Si girò verso Noah, con espressione dolorante -Ghiaccio, acqua ossigenata e medicazioni, grazie.-
 

2
 
*Tok tok*
 
-Si?-
 
-Posso?- Chiese Quinn, aprendo piano la porta e sorridendo alla figura seduta sul bordo della vasca -Stai bene?- -Io si, tu.. Non tanto!- Disse tra una risatina. Quinn sorrise e scosse il capo -Pazzie, se vuoi far star meglio un’amica che ti ha dato tanto.. Ma, ora devi fare un favore a me.- Concluse Pacata e lenta la ragazza, avvicinandosi a Santana -Non perderlo, non fartelo portare via dal tempo. Scopri chi ami sul serio. Tra due settimane, tutto sarà finito, e noi non ci vedremo più. Quindi..- Si fermò, sospirando e guardando gli occhi della ragazza che, lenti, si abbassavano -Fa la cosa giusta, Santana.- -Come? Come puoi fare la cosa giusta se ti trovi in catene?- Quinn sorrise dolcemente, guardandola con dolcezza. -Forse le chiavi delle catene, le ha proprio la persona che meno ti aspetti, Lopez.- Sussurrò, prima di uscire dal bagno e lasciare Santana da sola.
 
 
“Come faccio? E brutto sentirsi in catene, sentirsi come, come.. Come quella corda. Quella corda che mi scivolava veloce tra le mani. Quel sogno, sogno ricorrente che, forse non aveva nessun significato.
Forse così doveva sentirsi una donna? Una donna.. Incatenata al proprio destino.. Sentire l’amore scivolare dalle mani, e faceva male.. Male come quella corda ruvida e pungente tagliava le mie mani e consumava la mia pelle.. D’un tratto, la corda finì scivolandomi dalle mani e io.. Mi svegliai nella piena della notte, sospirando.. E capendo, che ormai, non potevo più aspettare..”

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Capitolo 11
*** Dolce come te, amaro senza te.. ***


Dolce come te. Amaro senza te..

Passò tanto tempo, tutti erano partiti. E Santana ormai era alla stazione di lima, aspettando il suo treno. Rimpiangeva tante cose, e di fianco a lei, l’unica persona che poteva starci, Brittany. Una Brittany confusa e.. distrutta. -Mi dispiace..- Disse la Mora, dopo un seguire di parole che per Brittany erano troppe. Sapeva che viveva nella menzogna. E non poteva più vivere così- Santana era sicura, non riusciva ad amare Brittany, se il suo cuore non apparteneva a lei. Il treno era arrivato, e appena arrivò, Brittany le diede le spalle, e la lasciò, mentre le lacrime scendevano. Entrambe stavano soffrendo, e Santana non riusciva a mentire proprio a lei; il capo treno scese, e Santana lo guardò - New York? - Chiese, il capo treno le fece cenno di salire e la mora annuì. Sapeva bene cosa stava facendo, sapeva che, dicendo addio a Lima, diceva addio alla stessa persona, che aveva amato.. E che amava ancora.
 
* Circa un ora prima....*
 
-Noah!!- Il ragazzo venne riportato alla realtà, grazia alla voce ferma e dura dell’amico che era di fianco a lui -Ma a chi aspetti?- Noah sollevò il sopracciglio, e arricciò le labbra -A chi dovrei aspettare? È un caso perso!- Disse, sospirando e portandosi una mano fra la cresta. Sam sospirò e si grattò il capo -Tu sei un caso perso!..- Disse reso, scuotendo il capo. Erano li da più di un ora, a parlare di tutta la situazione successa con l’ispanica. Sam conosceva bene Noah, sapeva che teneva a lei, ma qualcosa lo bloccava. -Insomma, non puoi arrenderti!.- -Sam! Che senso ah? Vado li, per fare cosa? Per rendermi conto ancora di più che lei non mi vuole? Sono stato uno stupido a New York! Dovevo prenderla li!- Disse, alzandosi di scatto dalla sedia della camera di lui e andando verso la finestra. -Si, Sei stato uno stronzo! Fattelo dire!- rispose, sollevandosi piano e raggiungendolo -Non è tardi.. Manca ancora un ora alla sua partenza.- Continuò, posando una mano sulla spalla al ragazzo che scosse il capo -Un ora? E casa tua dista da lima un ora e mezza..- disse. Sam sospirò e andò di fronte a lui -Provaci, almeno non puoi dire di non averci tentato un ultima volta..-
 
* Alla stazione *
 
Il fischio del capo treno fece sospirare la mora. Scosse il capo e salì sul treno. Posò le valigie al vagone e un magone cominciò a salirle.. Non poteva lasciare tutto li.. Non poteva rimanere così in sospeso una storia così importante, così forte.. Si sedette, e prima che potesse ancora pensarci, sospirò, mettendosi l’anima in pace, pensando che ormai, a momenti, il treno sarebbe partito.
 
*
 
Noah correva forte una volta uscito dalla macchina. L’aria mancava e i passi erano forti sull’asfalto della stazione -Santana!- urlò, cercando di trovarla fra la folla. Scese il sottopassaggio e correndo, facendo le scale due a due, arrivò al binario dove, ormai, il treno stava partendo. Corse verso un capotreno, e lo fermò, posando una mano sulla spalla di lui che sgranò gli occhi -Il treno per New York??- chiese impaurito, guardandolo cercando un briciolo di speranza.. Il capo treno arricciò le labbra e le schioccò -Mi dispiace, ma è questo che sta partendo, dovrai aspettare il prossimo.- -No no! Io voglio questo!- urlò, prima di girarsi e correre verso il treno. Correva forte, come se potesse fermarlo. Correva, con la speranza che qualcuno lo vedesse e che, quel qualcuno, potesse fermarlo. Il treno cominciava a prendere più velocità e lui, ormai senza fiatò, lo lasciò andare, rallentando la propria corsa. Si stava maledicendo, non era riuscito a fermarla, non era riuscito a prenderla, a dirle quanto l’amava, a dirle quanto era importante per lui.. Sospirò, sentendo ormai un magone forte spingergli lo stomaco, causandogli gli occhi lucidi e ormai persi. -Noah?- Il ragazzo a quel chiamare si girò, tutta quell’aria che era riuscito a riprendere sparì di colpo, vedendo lei li, confusa e con le valigie al suo fianco. -Cosa ci fai qui?- chiese ancora, confusa, e guardandolo mentre si avvicinava. Non ricevendo risposte, incominciò ad innervosirsi e notando che si avvicinava a gran velocità -Vuoi rispondermi o qualcuno ti ha staccato la lingmm …- la frase venne spezzata da lui che, senza alcun preavviso, prese i fianchi di lei e la attirò a se, baciandola. Santana sgranò gli occhi, ma questa volta, non oppose nessuna resistenza. Si strinse a lui, come lui fece con lei..
Questa volta erano solo loro. E stavano bene. Ora, domani, tra 6 mesi.. Per sempre. Solo loro due, e il loro amore che non aveva mai scritto la parola fine..
Oppure, proprio come quella volta, quella volta che Noah si immaginò una vita senza lei..
 
“Dolce come te, amaro, senza di te..”




Mi dispiace ma credo sia finita. Non so da dove sia uscita ma si.. finita YUPPY!!
Sappiate che non avevo idee. Ma dovevo pur concluderla. Grazie per chi a letto è.. alla prossimaaa xD

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