Was it a dream?

di Meow_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quello strano sogno ***
Capitolo 2: *** Lettera da Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Di conversazioni strane e pozioni ***
Capitolo 4: *** Memoria ***
Capitolo 5: *** 20 punti in meno a Grifondoro ***
Capitolo 6: *** L'Erede di Serpeverde ***



Capitolo 1
*** Quello strano sogno ***


CAPITOLO PRIMO
Quello strano sogno



 

Era tardi, avevo sonno, mi bruciavano gli occhi; ero sdraiata sul mio letto e stavo leggendo. Stavo leggendo Harry Potter e La Pietra Filosofale, di J.K. Rowling. Ho già letto tutti i sette libri, più volte, ma ormai è come un rito: devo rileggerli tutti. Non stavo leggendo da molto, ero arrivata circa al capitolo tre, e non avevo intenzione di smettere. Era stata una giornata faticosa; una persona normale si sarebbe infilata sotto le coperte e si sarebbe messa a dormire, ma io forse non sono una persona normale!
Stavo leggendo di quando Harry scopre di essere un mago, momento che io trovo fantastico. Ho sempre sognato di trovarmi in una situazione simile, e anche se a undici anni non mi è arrivata nessuna lettere da Hogwarts, io sotto sotto continuo a sperarci. Sono una stupida, direte, e posso anche darvi ragione.
Harry e Hagrid stavano facendo le compere a Diagon Alley. Ma vi immaginate quanto sarebbe bello poter andare a fare shopping nei negozi interamente dedicati alla magia? Altro che i negozi babbani! Harry stava andando a comprare la sua bacchetta. Non so cosa darei per avere una bacchetta –che funzioni, magari- !
Continuavo a leggere, nonostante i miei occhi mi stessero maledicendo; Harry stava salendo sul treno. Aveva appena attraversato la barriera magica.
Proprio mentre stava cercando uno scompartimento… Poof. Non mi ricordo più niente, solo un vuoto di qualche ora.
Mi sono risvegliata qui, in una stazione in cui non sono mai stata. Forse l’ho già vista da qualche parte, ma non mi ricordo bene. Anche perché c’è buio e non ci vedo un bel niente. Ci sono ragazzi di tutte le età, credo che vadano circa dai dieci ai diciotto, ma non ne sono sicura. Ma perché i ragazzi della mia età mi sembrano tutti così alti? E, un momento, perché i bambini sono alti quanto me?
Guardo il riflesso in un finestrino del treno, –che treno antiquato, tra parentesi- a malapena ci arrivo. Ecco che a momenti urlo: sono tornata indietro di non so quanti anni. Ho il viso di una bambina, il corpo di una bambina, sono una bambina!
E per di più non mi ricordo niente. Sto cercando di fare mente locale, ma è come se il mio cervello fosse stato resettato. Mi ricordo che ho avuto un vuoto di memoria, cioè, mi ricordo che non mi ricordo di ricord… Insomma, quello. Ma che cos’è successo prima? Ho sbattuto la testa, sono svenuta, cosa? Mi viene in mente Harry Potter; cosa c’entra Harry Potter?
Resto confusa per qualche istante, poi guardo il treno. È un treno rosso scarlatto. Guardo i vestiti, o meglio, le uniformi degli altri ragazzi e anche la mia –perché sono vestita come loro?- e ad un certo punto è tutto chiaro: sono alla stazione di Hogsmeade.
Ok, niente panico, è solo un sogno. Mi sono addormentata mentre leggevo il libro ed ecco che sto sognando Harry Potter, com’è successo un sacco di volte. Non mi resta altro che godermi il sogno.
Hagrid ci sta portando verso il Lago Nero, so esattamente cosa succederà, al contrario di tutti quegli altri undicenni spaesati.
«Ehi» mi chiama una ragazzina che sta camminando poco dietro di me. Mi giro, la guardo. E questa chi è? Mi rigiro e continuo a camminare, convinta che la ragazzina non stesse dicendo a me.
Ma poi mi sento una mano che mi tocca la spalla, mi giro e scopro che la mano è della ragazza di prima.
«Che vuoi?» le sto per dire, ma poi la guardo bene: è Hermione Granger!
«Oh, ciao Hermione» le dico. Se lei mi stava cercando vorrà dire che abbiamo fatto amicizia sul treno, no?
Lei per un attimo mi guarda, e il terrore di aver fatto una figuraccia mi assale.
Ma poi lei mi sorride e mi saluta a sua volta «Ciao Sofi».
Oddio, sono amica di Hermione Granger? Da non crederci.
Continuamo a parlare fino all’arrivo al castello, e lei è davvero sorpresa di quante cose io sappia su Hogwarts; cose che anche lei sa, ovviamente, ma «Credevo di essere l’unica ad aver studiato Storia di Hogwarts ancora prima di arrivarci» spiega lei.
«A quanto pare no» rido io.
Continuiamo a scambiarci pareri sulla scuola, e lei è sempre più stupita per tutto quello che so.
È fatta, ormai crede che io sia una secchiona irrimediabile, proprio come lei. Poi ci penso bene, forse ad Hogwarts sarei stata davvero una secchiona.
Finalmente arriviamo al Castello. È meraviglioso: più di quanto si possa immaginare dai libri e più di quanto i film abbiano cercato di farlo sembrare. Non ci sono, davvero, parole per descriverlo.
Ma questo è il mio sogno, e questo non è il Castello che mi immaginavo. Perché lo vedo diverso? Non dovrebbe essere come lo immagino?
Non ci pensare, mi dico. Tra poco ci sarà la cerimonia dello smistamento.
Vorrei essere una Serpeverde. So già che Hermione sarà una Grifondoro, e un po’ mi dispiace per questo. Ma potremo essere amiche lo stesso, come con Harry, Fred e George e tutti gli altri! Chi l’ha detto che un Serpeverde e un Grifondoro non possono essere amici?
Mi giro e vedo il famoso Harry Potter, tutti lo stanno guardando. Ma io non gli presto molta attenzione, ormai è come se fossimo vecchi amici, dopo tutti questi anni.
Distolgo lo sguardo, e chi vedo? Draco Malfoy. Il mio cuore perde un battito. È proprio come lo descrive nei libri, solo che nei libri la Rowling ha dimenticato un piccolo particolare: è bellissimo.
Ok, devo assolutamente finire in Serpeverde. Però lui non mi sta degnando nemmeno di uno sguardo, ovviamente è troppo impegnato a fissare Potter.
Abbasso lo sguardo, e noto una cosa che non mi torna. I capelli. Non sono del loro solito colore, sono biondi.
OH-MIO-DIO. Oltre ad avere anni in meno, ora sono pure bionda? Cos’altro è cambiato del mio aspetto. Improvvisamente ho paura, girare con una faccia che non sai nemmeno tu che aspetto abbia non è una bella cosa. Cerco qualsiasi cosa che possa assomigliare a uno specchio, ma non trovo nulla. Faccio un breve giro delle ragazze che ho intorno a me, e finalmente riesco a recuperare uno specchietto. A momenti non mi prende un infarto quando mi vedo. Sono biondissima, ho un accenno di lentiggini e ho gli occhi talmente azzurro chiario che sembrano di ghiaccio. Però non mi dispiace più di tanto, quell’aspetto. A parte lo shock iniziale.
È arrivato il momento dello smistamento. Ansia, ansia allo stato puro.
E se poi finisco in Tassorosso? Cerco di svegliarmi all’istante,tanto questo è il mio sogno.
Ma il cappello parlante tiene conto di cosa pensi, quindi non dev’essere difficile.
«A proposito, in che casa vorresti finire?» mi chiede Hermione.
Non posso mentire. «Serpeverde, tu?»
Lei mi guarda malissimo e si allontana. Cerco di fermarla, ma lei mi sposta la mano di dosso.
Ma che se ne vada al diavolo! Mi rigiro e trovo Malfoy che osserva la scena divertito.
«Lasciala perdere. Ho chiesto in giro, e sai che mi hanno detto? È una natababbana!» dice lui a metà tra il divertito e lo schifato.
Io gli sorrido, e gli dico che ha ragione.
Poi lui mi porge la mano, e io a momenti svengo.
«Draco Malfoy, piacere, tu come ti chiami?»
Mentre gli stringo la mano sento la mia tremare. Non è roba da tutti giorni stringere la mano a Draco Malfoy.
«Io sono Sofia…» non finisco la frase. Non ho idea di quale sia il mio cognome, non ho idea di chi siano i miei genitori e non so se sono Purosangue, mezzosangue o natababbana.
A rigor di logica, sarei una natababbana. Però, considerato il mio cambiamento drastico di aspetto fisico ormai non do più niente per scontato. Fortunatamente la nostra conversazione viene interrotta dalla voce della McGranitt che chiama il nome di Draco. Serpeverde ovviamente, senza alcun dubbio. Dopo di lui vengono smistati alcuni ragazzini, quando finalmente è il mio turno. Il mio cognome è qualcosa con Gun, Gat, non ho capito bene. Però quando lo sento, so per istinto che sono io. Che cosa strana…
Mi preparo psicologicamente a pensare “Serpeverde, Serpeverde” Ma faccio appena in tempo a sedermi, la McGranitt prende il cappello parlante e ancora prima di poggiarmelo in testa, grida «Serpeverde!» sorrido, mi sono tolta un peso.
Ora sono ufficialmente una Serpeverde, sprizzo gioia da tutti i pori. I Grifondoro mi guardano malissimo, manco avessi appena gridato «Viva Voldemort!», mentre io vado a sedermi al tavolo dei Serpeverde, e vedo Draco che mi sorride.
«Non mi avevi detto di essere una Gaunt» afferma.
Io a momenti mi strozzo con la mia stessa saliva. Cosa? Una Gaunt? Ma se il loro unico discendente è Voldemort. Ok, sicuramente devono esserci altri Gaunt in circolazione, oltre alla mamma, nonno e zio di Voldemort. Mi fermo un attimo a pensare, se io sono una Gaunt, questo vuol dire che… Che sono imparentata lontanamente con Voldemort. Porca merda. Ci credo che il cappello non ha avuto dubbi.





Mmh allora, prima di tutto vorrei chiarire una cosa: questa storia è un esperimento. Non mi convince, ma ho voluto provarci lo stesso. I miei sforzi si concentreranno più che altro sull'altra ff Sometimes love comes back. Questa diciamo che è un po' come un passatempo... Beh insomma, volevo solo avvisarvi di non aspettarvi chissà quali cose, perché magari potreste rimanere delusi :)
Mi farà comunque piacere ricevere i vostri pareri, come sempre.
Un bacio a tutti 

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Capitolo 2
*** Lettera da Hogwarts ***


CAPITOLO 2
Lettera da Hogwarts




    Durante la cena parlo del più e del meno con tutti i Serpeverde, che sono sorpresi quanto me del mio cognome. Draco non sta zitto un attimo, mi fa mille domande una dietro l’altra. Si vede chiaramente che è affascinato dalla mia dinastia, probabilmente il mio sangue è puro quanto il suo. Ma un momento, questo è solo un sogno; i miei genitori sono babbani, lo so benissimo, e quello che sto vivendo ora non è reale. Eppure sto provando una strana sensazione… In genere, quando sogno mi accorgo di stare sognando, anche se con fatica ma me ne accorgo. Stavolta è diverso, è come se stessi vivendo veramente. Devo risolvere questa situazione, perché io non ho la più pallida idea di come ho vissuto quegli undici anni da ‘strega’.
    Ma decido di non pensare alla realtà, non ora. Voglio vivere il mio bellissimo sogno fino in fondo, fino a quando non mi dovrò svegliare domattina e dovrò tornare a scuola, per l’ennesimo noiosissimo anno, maledicendo tutto e tutti perché la mia scuola non è Hogwarts. Ma in quel momento la mia scuola è Hogwarts, quindi devo approfittarne. Poi Draco continua a farmi mille domande, e per quanto possa cercare di ignorarlo, a qualcuna devo pure rispondere.
     «I miei genitori saranno molto felici quando sapranno che sono diventato amico di una come te» afferma Draco.
Oddio, Draco Malfoy che nomina la parola ‘amico’? Questa è bella. Deve essere proprio affascinato dalle mie origini.
     «Eh, già. Se non si diventa amici tra le famiglie come le nostre…» rispondo, non molto convinta.
Lui sembra essere entusiasta della mia risposta, e annuisce con forza.
     «Ben detto, Sofia, ben detto!» mi risponde «Guarda la mezzosangue e i suoi amichetti come ci guardano. Che invidiosi»
Sorrido nervosamente, non so cosa dire. La conversazione sta prendendo una piega che non mi piace per niente.
     «È una vergogna, non trovi? Che gente come loro possa stare nella stessa scuola di gente come noi! Per fortuna a Serpeverde sono quasi tutti Purosangue. Infatti non avevo dubbi sulla Casa in cui sarei stato smistato, tutta la mia famiglia è sempre stata a Serpeverde. Anche la tua, immagino» continua Draco.
      «Sì, infatti…»rispondo io, distratta.
      «Secondo me, la gente come loro non dovrebbe nemmeno mettere piede a Hogwarts» dice Draco, evidentemente ha intenzione di continuare con quel discorso ancora per molto. Non che mi dispiaccia parlare con lui, per carità, ho sempre avuto un, ehm, debole per il caro Malfoy… Ma insomma, io l’ho sentito parlare per 7 anni di queste cose! Le so a memoria! Ma forse lui questo non lo sa… In teoria siamo tutti appena arrivati ad Hogwarts, felicemente.
      Nessuno sa cosa succederà l’anno prossimo, o gli anni dopo ancora, mentre io sì. E lo so a memoria, se vogliamo dirla tutta. È una sensazione orribile, mi sento un po’ come la professoressa Cooman, solo che io il futuro lo so per davvero. Il futuro di tutti quei ragazzi è stato già scritto, è stato letto da milioni di persone, ma loro sono ignari di tutto. Draco non sa che tra soli cinque anni sarà costretto a prendere il Marchio Nero, Harry non sa che tra sei anni dovrà abbandonare Hogwarts in cerca degli Horcrux, Silente non sa che tra cinque anni morirà per mano di Piton, sono tutti così spensierati…
     Era una cosa molto triste, infatti il mio sguardo non passò inosservato. Stavo fissando da un bel po’ il mio piatto, senza nemmeno sentire quello che mi stava dicendo Draco. Al tavolo tutti i Serpeverde avevano riso a crepapelle per qualche battuta, io invece non avevo nemmeno alzato lo sguardo.
     «Che ti succede?» mi chiede Draco.
Io scuoto la testa, sembro cadere dalle nuvole. Gli sorrido.
     «Niente, è solo che sono stanca… E non ho più nemmeno fame» rispondo, fingendo tranquillità.
     «Già, nemmeno io. Però dobbiamo aspettare la fine del banchetto perché i prefetti ci devono far vedere dove sono i dormitori» risponde Draco, con un certo fastidio nel tono della voce.
Sbuffo impaziente. Non ne posso più di stare in mezzo a tutta quella gente, ho bisogno di capire cosa mi sta succedendo. Sono successe troppe cose nel giro di pochissimo tempo. Ma non potevo sognare un giorno bello e libero dagli impegni? No eh? Almeno potevo godermi la bellezza di Hogwarts. Invece dovevo sopportarmi la stanchezza del lungo viaggio, incredibile.
  Che poi, essendo un sogno, non dovrei essere stanca di un viaggio che non ho fatto, no? Strano. Comunque, finalmente la cena finisce e i prefetti ci guidano verso i dormitori. Come so bene, i nostri sono nei sotterranei. Dentro c’è un po’ di umidità, ma è un bellissimo posto. Sicuramente migliore dei dormitori dei Grifondoro, questo è poco ma sicuro.
    Ci sediamo sulle poltrone e sui divani della sala comune, e continuiamo a parlare delle stesse cose di cui stavano parlando a cena. Sono molto stupita del comportamento di Draco, a quanto pare mi considera una sua pari. Penso che non sia interessato a nessun’altro quanto gli interesso io, e non mi dispiace per niente. Sento che potremo diventare molto amici, e magari divertirci a fare scherzi bastardi ai Grifondoro e ai Tassorosso. Potrete pensare che io sia una cattiva persona, ma vorrei dirvi che secondo me è divertente. Insomma, mica è colpa nostra se sono dei mollaccioni, no?
Poi mi rendo conto che sto facendo progetti su una cosa che non succederà mai. Perché me lo sento, quando chiuderò gli occhi tutto quello finirà e io mi ritroverò alla mia solita vita monotona e noiosa. Ma io non voglio che questo finisca; Hogwarts è la mia vera casa! Perché nessuno lo capisce?


    Poi, all’improvviso, succede. Chiudo gli occhi, sprofondo nel sonno. Non capisco più cosa stia succedendo, non riesco a capire se sto dormendo veramente o se sto tornando alla realtà. Sono in casa mia, nella mia camera. Però è diversa da come me la ricordavo… I libri nella libreria sono diversi, i vestiti nell’armadio, tutto è diverso. Poi mi guardo allo specchio, e riesco a malapena a trattenere un grido di terrore. Ho undici anni, di nuovo. O meglio, ancora? Non lo so. Però il mio aspetto è diverso, non ho i capelli dello stesso colore che avevo nel… sogno ad Hogwarts. Sono io, esattamente come ero prima, solo che di diversi anni più piccola. Non vi nascondo che la faccenda mi terrorizza abbastanza. Perché nonostante io sia tornata indietro con gli anni per l’aspetto, il mio cervello è lo stesso di prima. Pensate un po’ voi come reagireste se all’improvviso il vostro corpo tornasse indietro di molti anni. Ecco, io mi sento esattamente così.
    Decido di andare dai miei, che stanno facendo colazione in cucina, li sento. Se non noteranno niente di strano, beh, cercherò di capire che diamine sta succedendo. Se invece grideranno spaventati… questo è un altro problema. Come sospettavo, quando entro in cucina non succede niente di strano. Mi salutano con un ‘Buongiorno’ in tono molto assonnato, e mia mamma mi mette davanti una tazza di latte con i biscotti. Non hanno notato niente di strano, e non penso che siano addormentati a questo punto. Poi mio padre esce a prendere la posta, e rientra lamentandosi delle solite bollette. Poi passa una lettera a mamma, scritta da qualche sua amica. Arriva all’ultima lettera e spalanca gli occhi, in un mix tra spaventato e stupefatto. Fissa la lettera per qualche secondo, poi la fa vedere a mia mamma e anche lei fa la stessa faccia di mio padre. Che cazzo sta succedendo? Cerco di vedere cosa c’è scritto nella lettera, ma mio padre la sposta immediatamente dalla mia visuale.
     «Che succede?»chiedo, cercando di sembrare indifferente.
Se c’è una cosa che mi ha sempre caratterizzata, questa è la curiosità. Io devo sempre sapere tutto, non sopporto quando una persona non vuole dirmi o farmi vedere qualcosa.
Né mio padre né mia madre rispondono, così faccio schioccare le dita e chiedo: «Ehi? Siete vivi?».
Mia mamma mi guarda per qualche secondo, ma poi distoglie lo sguardo immediatamente. Nessuno vuole dirmi cosa sta succedendo e io sto iniziando leggermente ad alterarmi.
     «Allora?»chiedo, impaziente.
Mio padre sembra risvegliarsi da una lunga trance, e mi grida: «Vai in camera tua!»manco avessi combinato qualche guaio.
Mi alzo, facendo finta di obbedire a mio padre; ma quando arrivo alla porta, la chiudo in un attimo a chiave, e nascondo la chiave nella tasca dei miei pantaloni, che fortunatamente è molto stretta e profonda; non sarà facile prendermela con la forza.
Mio padre mi guarda furioso, e dice: «Non hai sentito quello che ho detto?».
    «Ho sentito benissimo, ma forse tu non hai sentito quello che ho detto io prima!»rispondo, nervosa.
    «Non sono affari tuoi!»sbotta.
Quindi mi aveva sentito e stava facendo finta di nulla, simpatico. Ma proprio mentre mi stava gridando contro, inconsapevolmente ha girato la busta dall’altro lato. Non ci vedo benissimo da lontano, ma sono sicura di leggere il mio nome. È scritto con l’inchiostro verde, strano per essere una lettera… Guardo la carta, sembra una vecchia pergamena. Un momento! Quello è il simbolo di Hogwarts, oh Merlino. Il cuore inizia ad accelerare e il respiro viene a mancare.
    «Dammi… la… lettera»questa volta è un ordine, rivolto a mio padre. Scandisco bene ogni parola, in modo da fargli capire che deve assolutamente fare quello che gli ho chiesto.
Fatemi capire, ho appena scoperto di essere una strega, cosa che desidero da circa… Sempre? Ho ricevuto la mia dannata lettera da Hogwarts e questi due babbani dovrebbero impedirmi di andarci? Oh, no, assolutamente no. Mi ricordano tanto Vernon e Petunia Dursley. Ehi, ma tanto verrà Hagrid a prendermi! Sì, come no, mica sono Harry Potter io. Al diavolo, io leggerò quella lettera!
    «Non se ne parla!»urla mio padre.
    «Sofia, facci uscire, dobbiamo prepararci per andare a lavorare»gli fa coro mia madre.
    «E io voglio quella lettera!»rispondo io.
Mio padre fa una breve risatina. «Oh, andiamo, non crederai che sia vero!»dice.
    «Lo sapete benissimo che è vero! Lo sapete anche voi!»gli urlo in risposta. Mi stanno facendo imbestialire.
    «E come potremmo non saperlo? Ci hai fatto una testa così su questo dannato Harry Potter! Ma devi capire, Sofia, che questa non è la realtà. Questa lettera è sicuramente uno scherzo, fattene una ragione»cerca di persuadermi mia madre.
    «Le ho viste le facce che avete fatto, lo sapete anche voi che è come dico io! Sentiamo, visto che credete che sia uno scherzo, perché non me la fate leggere?»chiedo.
    «Perché non è importante, infatti ora la butterò»risponde mio padre.
    «Non ci provare» lo minaccio io.
Lui ride ancora, evidentemente pensa che una bambina di undici anni come me non possa fare tanto contro due adulti. Ma si sbaglia, dentro di me sento una forza incontrollabile. Sento che se non mi farà leggere quella lettera entro dieci secondi potrei far esplodere la casa.
    «Dammi la lettera!» gli ripeto per l’ultima volta.
Ma invece di darmela, si sta dirigendo al cestino. Non sa quale grave errore sta per compiere. Sto per scoppiare, non riesco nemmeno più a capire cosa mi stia prendendo. Il cestino improvvisamente si alza da terra e diventa sempre più grande, si capovolge e si avvicina pericolosamente a mio padre. Ormai, più che un cestino per le cartacce sembra una gabbia gigantesca. Infatti, due secondi dopo, mio padre viene intrappolato dal cestino-gabbia, e urla terrorizzato. Pure mia madre sta urlando, e sembra intenzionata ad alzarsi per aiutarlo.
    «Non ti muovere»le dico, stranamente lucida. Eppure in una situazione del genere, una persona normale sarebbe tutto fuorché lucida.
    «Dammi la lettera»ormai mio padre non ha più altra scelta, è imprigionato ed è visibilmente terrorizzato da quello che sta succedendo. Scuote la testa, incapace di parlare. Lo guardo con rabbia, e in quel momento succede quello che non avrei mai ritenuto possibile. La lettera vola via dalle sue mani e sfreccia nelle mie, come se l’avessi chiamata con un Incantesimo di Appello. Apro la porta, corro in camera mia e mi chiudo dentro. Nessuno potrà rovinarmi questo momento magico, questo momento che attendo da sempre.
   Sono seduta sul letto, il cuore che mi batte a mille, e sto scartando piano la lettera; ho paura di romperla. Finalmente riesco ad aprirla, e tutti i miei sospetti vengono confermati.

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente


(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed.  Internaz. dei Maghi)

    Cara Signorina Gaunt,
    siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. 
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.


Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice


Rileggo la lettera più volte, non posso crederci, non mi sembra vero. Ci avevo sperato fino in fondo, ed ora era successo davvero. Poi mi torna in mente un terribile pensiero: quello era solo un sogno. Eppure anche quello di Hogwarts era un sogno, ma io non ci stavo più capendo nulla. Sembrava più un ricordo, che un sogno. Dopo aver riletto la lettera per la quindicesima volta, svengo per l’emozione.
   Non capita mica tutti giorni di ricevere la lettera per Hogwarts!
   «Sofia…» chi è che osa disturbare il mio sonno?
   «Sofia…» insiste? Voglio dormire!
   «SOFIA…» ancora? Ma chi diamine è?
   «SOFIA!!» mi chiama per la quarta volta quella che riconosco essere la voce di Draco Malfoy.
Mi sveglio, spaventata da quell’urlo. Mi guardo intorno, sono ancora nella sala comune di Serpeverde. Ora è ufficiale: non ci sto più capendo nulla. Un sogno dentro un sogno? Com’è possibile?
   «Ti sei addormentata qui! È ora di andare nei dormitori» mi spiega Draco.
In effetti, nella sala comune non c’è più nessuno. E lui che ha fatto, tutto quel tempo? Mi ha guardato mentre ronfavo tranquillamente? Che vergogna.
   «Buonanotte» gli dico, e mi dirigo verso i dormitori femminili. Che giornata strana, spero solo di non tornare alla realtà, una volta che mi addormenterò seriamente. Domani inizieranno le lezioni a Hogwarts e io non ho intenzione di perderne nemmeno una!



Dopo due settimane sono riuscita ad aggiornare, yeah. 
Ringrazio infinitamente quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e che seguono la storia, grazie davvero ♥ 
Sappiate che sono dubbiosa riguardo questa storia, quindi ditemi cosa ne pensate ^^
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, che non so esattamente quando sarà, ma spero presto. Diciamo che dipende anche da voi uu
Twitter: @MeowSlytherin
 

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Capitolo 3
*** Di conversazioni strane e pozioni ***


   CAPITOLO 3
Di conversazioni strane e pozioni






   La mattina dopo mi sveglio agitata. Mi guardo intorno e con orrore riconosco la mia solita camera da letto. Sbuffo; era stato proprio un bel sogno, sarebbe stato bello se fosse stato vero. Ma d’altronde, come poteva esserlo?
   Mi alzo con fatica e mi guardo allo specchio, sono la stessa di sempre. Non ho né undici anni né i capelli biondi; che peccato. Quasi iniziavo ad abituarmi.
   Vado in cucina per fare colazione, i miei genitori sono già lì. Sembra tutto come quel sogno che avevo fatto dentro io sogno… Oh, insomma, avete capito!
   «Buongiorno Sofia» dice mia madre, dolcemente.
   «’giorno» rispondo io con uno sbadiglio.
Mi siedo e inizio a prendere un po’ di roba a caso, ho una fame incredibile. Mia madre mi guarda con fare di rimprovero, ma non mi dice nulla. Mio padre sta bevendo il suo caffè in silenzio.
   «Sapete, ho fatto uno strano sogno…» dico.
Mia madre, per qualche strano motivo, mi guarda preoccupata. Mi fa segno con la testa di continuare.
   «C’eravate anche voi, ed eravamo proprio qui in cucina» continuo.
Mia madre e mio padre si guardano preoccupati; c’è qualcosa sotto.
   «E io ero strana… Avevo undici anni! Ed ero bionda, e poi…» continuo, ma mia madre mi interrompe.
   «Oh, andiamo, tesoro! Sono sciocchezze, lo sai, vero?» mi chiede, ma dal tono della voce sembra non crederci molto. Io le lancio un’occhiataccia, ho sempre odiato quando mi diceva che le mie cose erano semplici invenzioni di fantasia. O peggio ancora, sciocchezze.
   «Dicevo… Avevo undici anni e i capelli biondi, e quando sono scesa qua in cucina, voi avevate una lettera. Non volevate farmela leggere, così ho trasformato il cestino in una grande gabbia e ho immobilizzato te e papà, l’ho presa e…» riprendo a dire, ma mio padre, questa volta, mi interrompe.
   «Ora basta , ne ho abbastanza delle tue stupidaggini!» mi urla contro mio padre.
Io resto shockata, non avevo fatto niente di male.
   «Ma che avete voi due, eh? Che vi ho fatto? Vado a prepararmi!» urlo, sbattendo la porta della cucina.

   Mi preparo velocemente e vado a scuola; sto facendo il quinto anno delle superiori. Finalmente l’anno prossimo sarà tutto finito, ma non potevo essere ad Hogwarts? Ripenso al sogno che ho fatto e sorrido.
   Le lezioni sono più noiose del solito, sono solo alla seconda ora e non ne posso già più. In classe c’è la professoressa più idiota di tutti i tempi; ognuno fa quello che vuole, lei continua a spiegare come se niente fosse. La lezione non è poi così importante, riuscirò a studiare gli argomenti a casa e senza problemi. Non sarà, quindi, un grave problema se chiudo gli occhi un attimo e mi riposo…
   Mi accascio sul banco, incurante di tutti i miei compagni, chiudo gli occhi un attimo e dopo meno di due minuti sprofondo nel sonno.

   «Sofia, dai, alzati! Oggi abbiamo pozioni!» mi urla qualcuno.
Apro piano gli occhi e… meraviglia! Sono di nuovo ad Hogwarts! Pansy Parkinson sta cercando di farmi alzare, ma quando vedo tutto quello splendore non ci penso due volte, mi alzo e mi preparo velocemente.
   Scendiamo nella sala comune e sento Draco dire: «Oh, vedrete, Pozioni non ha niente a che vedere con quelle schifezze che abbiamo visto ieri e avantieri. Piton è il mio padrino ed è un amico di famiglia, vedrete che ci farà dei favoritismi. E poi, che materia affascinante, pozioni…»
   Concordo in pieno, pozioni sarà sicuramente fantastica.
   Quando siamo più o meno tutti arrivati, ci dirigiamo verso la sala grande. Saliamo le innumerevoli scale e finalmente arriviamo alla sala grande. I grifondoro sono già tutti seduti; vedo Harry e Ron vicini, mentre Hermione legge indisturbata La Gazzetta del Profeta. Non appena ci sediamo ci lanciano subito delle occhiate di puro odio, ovviamente ricambiate. Draco ovviamente guarda Potter, che a sua volta guarda Draco. Penso proprio che ci sarà da divertirsi, a pozioni. Mi pregusto già la scena, immaginando le battute sarcastiche che Piton s’è preparato per Potter.
   La colazione, ad Hogwarts, non ha niente a che vedere con quella nella mia vita reale. C’è veramente di tutto, dal dolce al salato, per qualsiasi gusto.
   Mi metto due uova nel piatto e le divoro immediatamente, poi mi cerco qualche tost e lo riempio di marmellata. Che delizia.
   Dopo l’abbondante colazione, scendiamo insieme ai Grifondoro verso l’aula di Piton. Ovviamente stiamo a debita distanza, ma li sento mormorare qualcosa. È Weasley, che sta dicendo a Potter quanto io sia malvagia per via del mio cognome. Potrei fare una serie di battute talmente cattive da non fargli mettere più il naso lentigginoso fuori dalla sala comune, ma mi risparmio. Bisogna compatire le persone più stupide, no?
   Arriviamo all’aula di Piton. È molto umida, fredda e buia. Ma nonostante questo, ha qualcosa di affascinante. Sarà che il mio animo Serpeverde preferisce questo genere di cose.
   Piton inizia a parlare della sua materia, ci spiega un po’ gli aspetti principali. Poi il suo sguardo cade su Harry, si vede chiaramente che lo odia. Inizia a fargli domande a raffica, domande alle quali io, dopo tutti questi anni, riuscirei a stento a rispondere. Ovviamente Hermione solleva la mano quasi fino a sollevare il soffitto. Harry non risponde nemmeno a una domanda; Hermione tiene sempre la mano alzata.
   All’ultima domanda decido di fare un po’  la strafottente, alzo la mano e chiaramente Piton mi dà la parola. Rispondo correttamente a tutte le domande.
   «Venti punti per Serpeverde» dice Piton, con un ghigno di soddisfazione. I miei compagni di Casa applaudono entusiasti, mentre i Grifondoro mi guardano con odio.
   «Non è giusto!» dice, improvvisamente, Seamus Finnigan.
Piton lo guarda divertito. «Come, prego?» chiede.
   Seamus cade nella trappola e risponde alla provocazione. «Non è giusto, Hermione aveva la mano alzata da molto prima ma lei ha dato la parola alla Gaunt!» dice Seamus.
   «Cinque punti in meno a Grifondoro, per la tua prepotenza» dice Piton.
I grifondoro iniziano a protestare, alzando sempre di più la voce.
   «Altri cinque punti in meno a Grifondoro! Che diventeranno cinquanta se non state zitti immediatamente!» dice Piton, col suo solito tono di voce strascicato.
I Grifondoro tacciono immediatamente, mentre i Serpeverde iniziano a ridacchiare divertiti.
   La lezione va avanti così per due ore, mentre Piton ci ha dato da fare una semplice pozione. Molti sono totalmente incapaci anche di fare una semplice pozione come quella, per esempio Neville Paciock e Weasley, mentre io, Draco e Hermione risultiamo essere i più bravi.
   Ovviamente, le gesta di Hermione passano totalmente inosservate al professore, mentre io e Draco riceviamo dieci punti a testa. E così, in una sola giornata, ho fatto guadagnare ben trenta punti alla mia casa.


Mi sveglio con una gomitata sul fianco, che dolore. È la mia compagna di banco.
   «Svegliati! La professoressa ti ha fatto una domanda, avanti» mi sussurra.
Ma dico io, quella in cinque anni non ha mai fatto una domanda, e per una volta che ne fa una deve chiamare proprio me, mentre io ero impegnata in un sogno fighissimo?
  Mi ripete la domanda, seccata. Per fortuna avevo letto quell’argomento, in un momento di noia. Rispondo correttamente e lei fa una smorfia, «Bene» dice.
   Sperava di fregarmi, invece ho fregato io lei, ah-ah, vecchia megera!
   «Ma quanto ho dormito?» sussurro alla mia compagna di banco.
   «Sì e no dieci minuti» mi risponde lei, senza spostare lo sguardo dalla lavagna.
Che strano, mi sembrava di aver dormito per ore e ore.

   Torno a casa e assisto ad una cosa parecchio strana. I miei genitori stanno discutendo, non mi sentono nemmeno entrare. Sento perfettamente ciò che dicono, sono sconvolta. Stanno parlando di me, non riesco a capire esattamente l’argomento, ma sono preoccupati.
   Poi sento una frase che mi sconvolge. “Quella cosa della memoria, sta funzionando male. Me l’ha detto anche Silente, presto Sofia dovrà scoprire la verità”

   Apro la porta con uno scatto. «Sapere cosa? chiedo.




Ciao a tutti! Mi scuso per l'attesa infinita, ma proprio non ce l'ho fatta ad aggiornare prima. Ho voluto dare la precedenza alle storie più seguite e con più recensioni. Scusatemi :C

Comunque, vi chiedo per favore di darmi un parere su questo capitolo, se no mi viene il blocco e non riesco a più a continuare D: 

Ringrazio chi segue, legge e recensisce. 

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A presto, Meow_



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Capitolo 4
*** Memoria ***


Capitolo 4
Memoria




I miei genitori si girano verso di me e spalancano gli occhi, sconvolti, come se avessero appena visto un fantasma. Tutto questo mi diverte.
«Allora, cosa devo sapere?» chiedo di nuovo.
Un leggero rossore invade le guance di mio padre, mentre mia madre diventa pallida. È buffo osservare le loro differenti reazioni.
«Io… Cioè noi… Ecco… Insomma… Ecco, sì, abbiamo deciso che… Che prendiamo un cane!» balbetta mia madre, e appena finisce la frase, la sua faccia assume un’espressione confusa; anche lei crede che sia una scusa banale.
«Mamma, noi abbiamo già un cane. E perché balbetti?» chiedo, divertita. Ho sentito chiaramente il nome di Silente. So che cosa mi stanno nascondendo, lo sapevo che era tutto vero.
«Be’, ne prendiamo un altro… È bello avere molti cani» cerca di giustificare mio padre.
«Certo, e magari questo lo chiamiamo Silente, non è vero?» chiedo.
Le ginocchia di mia madre tremano per un secondo e lei barcolla.
«Si-silente? Perché no, è un b-bel nome!» continua lei con la sua storiella.
«Okay, adesso basta. Era divertente fino a poco tempo fa, ma ora voglio sapere la verità. Tutta» dico.
«Questo è tutto quello che dovevi sapere, non c’è altro. Vai a studiare, adesso!» dice mio padre, ma non è molto convinto nemmeno lui.
«Se mi permetti, questa è la mia vita. Voi non avete nessun diritto di tenermi nascosto qualcosa del genere!» dico, alzando il tono di voce.
«Ma cosa credi che dovremmo dire?» ridacchia mio padre, «Pensi forse che quelle storielle nei tuoi libri siano la realtà? Cresci, Sofia!».
«È curioso, sai? Io non ho nemmeno accennato alle storielle dei miei libri, eppure tu hai subito pensato a quello… Che coincidenza, eh?» dico.
«B-be’, è ovvio, no? Tu parli sempre e solo di quello» cerca di difendersi lui.
«Papà, basta. Davvero. Voglio sapere cosa mi state nascondendo, lo voglio sapere ora!» urlo.
«Sofia, basta. Vai in camera tua» risponde mia madre.
«No!» strillo.
Non me ne voglio andare, voglio sapere cosa mi hanno nascosto. Voglio sapere cos’è veramente la mia vita. È chiedere troppo?
I miei genitori approfittano del mio breve momento di distrazione per prendermi di peso e portarmi in camera mia, chiudendomi poi a chiave.
Questo mi fa sentire molto come Harry, ma in fondo se questo è il prezzo da pagare per essere magici, io ci sto.
Quei due non sembrano intenzionati ad aprirmi, così prendo un libro per passare il tempo. Ovviamente voglio restare in tema: prendo Harry Potter e la Pietra Filosofale, c’è ancora il segnalibro dall’ultima volta che l’ho letto.

«Sofia? Ti sei addormentata di nuovo?» chiede Draco.
Apro gli occhi immediatamente, stavolta siamo nell’aula di Storia della Magia, una noia mortale. Il professor Rüf, o meglio: il suo fantasma, spiegava con un tono di voce così monotono che era impossibile seguirlo, solo Hermione ci riusciva. Ci credo che mi ero addormentata.
«Ti stavo chiedendo» riprende Draco, «Se tornerai a casa per Natale».
Natale?! Il giorno prima ero praticamente appena arrivata… Non era possibile! E poi, io e Draco eravamo diventati così amici? Ogni volta che mi trovavo ad Hogwarts, ero sempre con lui, e ora siamo seduti nello stesso banco. Mi giro e vedo Pansy che mi lancia occhiate furiose, ma diventa rosso e distoglie lo sguardo non appena si accorge che la sto guardando. Sorrido appena, Draco Malfoy preferisce me.
«Sofia?» continua Draco.
«Sì, scusami» rispondo, poi penso alla domanda che mi ha fatto. Cerco di non arrossire, ma la temperatura è salita di parecchio. Casa? Non ho nemmeno idea di chi siano i miei genitori nel Mondo Magico, non so nemmeno se ho una casa che mi aspetta, non so assolutamente niente.
«Credo che rimarrò qui ad Hogwarts. Sai, i miei genitori mi mancano, ovviamente, ma questo è il primo anno qui e voglio divertirmi completamente. Tu che fai?» dico, cercando di essere disinvolta.
«Ah» risponde lui, e vedo chiaramente l’entusiasmo sparire dal suo volto. «Io devo tornare a casa e sai, pensavo che tu e la tua famiglia sareste potuti venire qualche volta, alla villa. I nostri genitori si tengono in contatto, com’è normale nelle famiglie di Purosangue, ho sentito mio padre nominare i tuoi genitori, a volte. Ma va be’, non importa».
«Sai, Draco, potremmo fare qualcosa di più divertente» dico all’improvviso.
Il suo volto si illumina. «Cosa?» chiede.
«Perché non li convinci a lasciarti qui? Potremmo divertirci un sacco, potremmo spiare Potter e fargli qualche scherzo…» propongo.
«Mi piacerebbe un sacco» risponde, e un’ombra di malvagio divertimento gli attraversa gli occhi, «Ma non credo che ci riuscirò».
«Fallo per me» dico, sorridendo.
«Ti prometto che ci proverò» risponde, sorridendomi a sua volta.

«Sofia, c’è una persona per te» mi sveglio e sono di nuovo in camera mia, c’è mia madre che mi sussurra per farmi svegliare.
Mi sono addormentata con il libro addosso, di nuovo. Mi alzo svogliatamente, delusa per l’interruzione del sogno, e scendo giù.
Quasi non credo ai miei occhi, quando vedo la figura che mi attende all’ingresso.
Barba e capelli grigi e lunghissimi, occhiali a mezzaluna, occhi di un azzurro penetrante, naso aquilino: è proprio lui, Albus Silente.
«Che… Che cosa?» chiedo, senza parole.
«Cara Sofia… Ci incontriamo di nuovo» risponde lui, con un sorriso divertito.
«No… Io non l’ho mai vista, non nella realtà» rispondo, confusa.
Ma poi rifletto: qual è la realtà e qual è la finzione? E se tutti i sogni che faccio non fossero semplici sogni?
«Mi può spiegare che cosa sta succedendo, per favore?» chiedo, supplicante.
«Oh, Sofia. Lo capirai altre mille volte, non ce n’è bisogno» risponde, sempre allegro.
Ma che ha da ridere? Gli sto chiedendo una cosa importante, non lo vede che non sono per niente divertita?
«Facciamo questa cosa in fretta, per favore» dice mio padre.
«Cosa?» chiedo.
«Shh» risponde Silente, e mi punta la bacchetta addosso.
«No, no, fermi, voi non potete! Qualsiasi cosa stia…» e poi crollo.

Mi risveglio dopo qualche ora, credo, nel mio letto. È come se stessi dimenticando qualcosa di molto importante, ma non mi ricordo cosa. Poi mi viene in mente: devo studiare per la verifica di matematica, cos’altro poteva essere, se non quello? 


Alla fine ce l'ho fatta, ho aggiornato seriamente! Sono solo in ritardo di 6, 7 mesi, ma roba da niente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio chi segue la storia e recensisce.
La prossima volta prometto che aggiornerò in tempo, tra circa 2-3 settimane. A presto!
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Capitolo 5
*** 20 punti in meno a Grifondoro ***


Capitolo 5
20 punti in meno a Grifondoro





Mi alzo immediatamente e guardo l’ora: ho già sprecato buona parte del pomeriggio.
Scendo giù per bere la mia solita tazza di caffè, prima dello studio. È incredibile come quella bevanda, nel giro di poco tempo, riesca a svegliarmi e darmi energia.
Mentre preparo il caffè, mia madre entra in cucina.
«Mamma, perché non mi hai svegliata?» chiedo.
Lei fa uno scatto e alza lo sguardo, poi si rilassa. «Pensavo stessi studiando» scrolla le spalle.
«Ma…»  sono confusa, «Non ti avevo chiesto di svegliarmi, prima che mi addormentassi?» chiedo.  Non mi ricordo niente, è strano. Ho un vuoto di qualche ora, proprio delle ore prima della dormita.
Mia madre mi guarda nervosa per un secondo, poi sorride. «No, tesoro. Abbiamo pranzato e sei crollata sul divano, ti abbiamo portata a letto in braccio. Anche se sei diventata più pesante da quando eri piccola» fa una risata, che mi sembra abbastanza forzata. Ma non capisco, perché si comporta così?
«Ah, non mi ricordavo nulla. Va bene, vado a studiare» dico, con lo stesso entusiasmo di un condannato a morte. Io e la matematica non ci capiamo molto, non potrei studiare… Che ne so, Pozioni? Incantesimi? Sarebbe tutto più semplice e interessante.
«Cosa devi studiare?» chiede mia madre.
«Pozio… Cioè, matematica» mi correggo. Perché ho detto pozioni, poi? Harry Potter mi sta fondendo il cervello.
La faccia di mia madre quando sente quel “pozio-“ è indescrivibile. Diventa pallida e per un attimo sembra svenire.
«Ah, matematica» dice mia madre, e sembra riprendersi.
«Ma che succede?» chiedo.
Mi hanno fatto un po’ di storie, a volte, dicendomi che sono ossessionata con Harry Potter (come dar loro torto…), ma quella reazione mi sembra davvero eccessiva.
«Stavo pensando a Harry Potter e mi è venuto da dire Pozioni, non ero seria, tranquilla. Il cervello non mi ha ancora abbandonato totalmente» scherzo.
Lei ride a forza, di nuovo. «Lo so, tesoro, ho avuto solo un calo di pressione. Vai a studiare matematica, non preoccuparti» dice.

Faccio come dice e torno in camera mia.
Apro il libro di matematica, mi sembra di leggere arabo. Cinque anni di questa roba e continuo a non capirci niente, la scuola Babbana non fa per me, proprio no.
Mi perdo di nuovo a fantasticare su come sarebbe la mia vita se fossi a Hogwarts, mentre guardo il letto, che ha quell’aria così invitante. Il caffè stavolta non ha fatto molto effetto. Ma sì, c’è ancora tempo, un altro po’ di sonno non mi farà di certo male…
Durante il dormiveglia sento una conversazione. Non so se la sto ricordando o sognando, non mi ricordo di averla mai sentita prima, eppure…

«Cosa le succederà? Sarà come le altre volte?»
«All’inizio sarà confusa, avrà vuoti di memoria, molto sonno. Come sempre»
«Ma ricorda sempre più in fretta, cosa facciamo?»
«Sta diventando più forte. Prima o poi dovrà sapere la verità»
Stanno parlando di me? E chi sono? Prima di poterci pensare sopra, sprofondo nel sonno.

Sono nella Sala Grande, al tavolo dei Serpeverde. Seduto a fianco a me, ovviamente, c’è Draco Malfoy. Lo guardo bene, e mi accorgo che è più grande. Ma non è possibile, l’ultima volta che l’ho visto era decisamente più piccolo!
«Sofia, ci sei?» mi chiede Draco, e vedo Pansy lanciarmi un’occhiataccia. Non può guardarmi così ogni volta che Draco mi rivolge la parola, dovrò dirle due paroline.
«Sì, sì, scusa» dico.
«A volte fissi lo sguardo e ti perdi nel nulla. Mah, almeno non ti addormenti più ogni dieci minuti come facevi l’anno scorso!» dice Draco, le sue parole vengono seguite da qualche breve risata.
L’anno scorso?! È passato un anno? Non è possibile.
«Secondo te chi è l’erede di Serpeverde?» chiede Draco. Tutti i ragazzi attorno a noi ci fissano.
Per un momento mi viene da dirgli “Voldemort, logicamente”, ma mi rendo conto che non posso. È uno spoiler, giusto? Non ci capirò mai niente, di questa situazione.
«Non ne ho idea. Sicuramente non Potter» rispondo, scrollando le spalle.
«Potter?» ripete Draco. Tutti scoppiano a ridere. «Perché mai dovrebbe essere lui?» chiede.
Oh, merda. Non siamo ancora arrivati a quel punto? Ops.
«Non so, giravano voci» cerco di fare l’indifferente.
«Non ho sentito niente» risponde lui, «Non starai mica frequentando quella… Feccia?» chiede, disgustato, indicando il tavolo dei Grifondoro.
«Certo che no!» rispondo, offesa. Ma come si permette? Io e i Grifondoro? Puah! «Ho sentito Her… la Granger che ne parlava» mi correggo, sperando che non mi abbia sentita.
A quanto pare no, visto che si limita ad una scrollata di spalle.
Mi rendo conto che non ho nemmeno idea di che giorno sia, non so nemmeno se è ora di pranzo o cena.
«Draco, cosa abbiamo dopo?» chiedo, sperando che sia pranzo. Dalla luce non riesco a capirlo.
«Non dovevamo andare in biblioteca a ripassare Pozioni? Stavolta dobbiamo prendere più della Zannuta» dice Draco. Mi dà fastidio quando offende Hermione, lei mi sta simpatica. Secondo me non ci fa niente con Potter e Weasley, lei è molto intelligente. Mi piacerebbe essere sua amica, ma non potrei mai.
«Certo, me l’ero dimenticata per un momento, scusa» rispondo. Devo essere proprio brava in pozioni, dopo tutte le volte che ho letto e riletto i libri… Ah, altro che matematica. Dopo quel pensiero rimango un attimo stordita: la matematica è una materia che studiano i Babbani, l'ho sentito dire, ma cosa ne so io? 

Finito il pranzo, usciamo dalla Sala Comune. Vicino a noi stanno passando Potter e Weasley, che non ci risparmiano delle occhiatacce.  
Ovviamente il mio gruppo risponde.
«Ehi, Potter, ti sei sporcato tutta la divisa! La mammina non ti ha insegnato a usare il bavaglino? Ah, giusto…» dice Draco, e subito Harry gli è addosso. Un’altra cosa che non mi piace di Draco è quando prende in giro Harry per i suoi genitori. Nemmeno a me sta simpatico, ma mi sembra esagerato.
Ron si lancia subito per fermare l’amico, ma Draco attacca subito anche lui: «Weasley, non ti scaldare. Se strappi la tua divisa poi i tuoi genitori non te ne possono comprare una nuova!».
Ron arrossisce violentemente, molla la presa su Harry e insieme si gettano su Draco, che urla per la sorpresa. «Toglimi le mani di dosso, pezzente! Aspetta che mio padre lo venga a sapere».
«Al diavolo tu e tuo padre, Malfoy, mi fate schifo!» risponde Ron.
Tiger e Goyle intervengono, e scoppia una vera e propria rissa. Pansy strilla il nome di Draco e si mette le mani davanti alla bocca, quanto è fastidiosa.
«Ronald! Harry!» urla Hermione, raggiungendo i due amici, «Fermatevi!»
Ma i ragazzi non li ascoltano, e continuano nella loro rissa. Ormai Draco ne è uscito, di Harry e Ron si stanno occupando Tiger e Goyle.
Mi avvicino a lui, mentre si sistema la divisa e Pansy lo assilla di domande come “Ti hanno fatto male?”, “Stai bene?” eccetera, ma lui la ignora. Questa scena mi fa sorridere.
Draco mi sta dicendo cosa succederà a quei due, non appena suo padre lo verrà a sapere, quando arrivano Piton e la McGranitt.
«Cosa sta succedendo?» chiede Piton con il suo solito tono strascicato.
«Sì, Potter, Weasley, mi volete spiegare?» si aggiunge la McGranitt, con le narici che fremevano, tipico segno di quando era arrabbiata.
Harry e Ron, alla vista della McGranitt infuriata, sbiancano. Tiger e Goyle sghignazzano, invece.
«Professore, mi hanno messo le mani addosso» si lamenta Draco con fare teatrale, stringendosi il braccio, probabilmente fingendo di provare dolore. In realtà Ron e Harry l’hanno a malapena sfiorato.
«È così, Potter?» chiede la McGranitt, se possibile ancora più adirata.
«Ma, professoressa, ha fatto una battuta su mia madre…» tenta di giustificarsi Harry.
La McGranitt non mostra nemmeno un filo di compassione, mentre gli occhi di Piton si addolciscono per un momento. Nessuno sembra notarlo. D’altronde, credo di essere l’unica a sapere cosa Piton provava per Lily.
«Questa non è una buona scusa per mettere le mani addosso ad un altro studente! 20 punti in meno a Grifondoro, a testa!» dice la McGranitt.
Ron e Harry provano a lamentarsi, ma lei è irremovibile.
«A Serpeverde non hanno tolto nemmeno un punto» borbotta Ron, mentre se ne vanno.
«Legittima difesa, Weasley» risponde Piton, da dietro le sue spalle «5 punti in meno a Grifondoro, che diventeranno 50 se osi mettere in discussione i miei metodi un’altra volta».

Ron non si volta nemmeno, ma quando lui, Harry e Hermione si allontanano, lo sento imprecare vivacemente. Sento anche Hermione che lo rimprovera, scandalizzata.
«E anche oggi siamo riusciti a togliere un po’ di punti a quei deficienti» dice Draco, in tono di vittoria. Ridiamo tutti, ma il sorriso più grande lo fa a me, anche se non ho fatto niente. È in questi momenti che mi sento speciale.





Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. E ora mi rivolgo a voi, lettori Serpeverde: non è bellissimo poter togliere punti ai Grifondoro? Oh, sì. 
Comunque, ringrazio chi ha letto e recensito lo scorso capitolo, ma anche chi segue la storia in silenzio. Grazie a tutti voi! A presto e un bacio.

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Capitolo 6
*** L'Erede di Serpeverde ***


Capitolo 6
L'Erede di Serpeverde





Mi sveglio intorno alle 7 nei dormitori femminili di Serpeverde. Do un’occhiata in giro: tutte le altre stanno dormendo. Pansy ha un’espressione arrabbiata, mi chiedo cosa stia sognando, forse sogna di strangolarmi. 
Salgo verso la Sala Grande per fare colazione; i corridoi sono praticamente deserti, così come lo è la Sala Grande. Ma fortunatamente gli elfi domestici preparano la colazione molto presto, ho davvero fame. 
Mi siedo al tavolo dei Serpeverde e inizio ad ingozzarmi di qualsiasi cosa: uova, pane, marmellata, il tutto in un ordine che farebbe rivoltare lo stomaco alla maggior parte delle persone, ma ho troppa fame per curarmene. 
Alleviati i morsi della fame, inizio a mangiucchiare più lentamente: voglio essere ancora qui, quando arriveranno i miei compagni di Casa, specialmente Draco. 
Durante l’attesa mi torna in mente il sogno che ho fatto. Inizialmente ricordo solo che era davvero strano, poi i particolari tornano a galla. Mi venisse un colpo! Nel sogno ero una Babbanain una casa da Babbana e con una vita da Babbana. Scrollo le spalle, mandando via il disgusto, e cerco di continuare la colazione. Ma la mia mente si riempie di nuovo dei particolare del sogno: i miei genitori reputavano la magia “una sciocchezza”, studiavo la Matematica, la Fisica, e tante altre materie Babbane.  Ma come facevo a sapere tutte quelle cose? Ovviamente i miei genitori non mi hanno mai parlato delle usanze dei Babbani, e nemmeno qualsiasi altra persona che conosco. Com’è possibile? E soprattutto, perché ho fatto questo sogno assurdo? 
Finalmente vedo entrare qualche Serpeverde, ma sono comunque pochi. Una testa chiarissima si distingue tra loro: Draco. Gli sorrido, mentre ogni pensiero sui Babbani sparisce. 
Draco mi saluta, si siede accanto a me e inizia a riempirsi il piatto di varie cose. 
«Come mai così poca gente?» chiedo. 
«Oggi è sabato» risponde. 
«Oh, giusto» dico, ma effettivamente non avevo la minima idea di che giorno fosse oggi. Ultimamente sono un po’ confusa. 
«Senti» dice Draco, guardandosi intorno, «Tra due ore ci sono gli allenamenti di Quidditch, vieni a vederli insieme a me?».
Cerco di non pensare a quanto quella frasi sembri un invito ad un appuntamento, e chiedo: «Tu non ti alleni?».
Draco si guarda nuovamente in giro, «Non ne ho voglia, dirò che sto poco male» risponde, con una scrollata di spalle. 
Le mie sopracciglia schizzano in alto, come si può non aver voglia di giocare a Quidditch? Ma non dico nulla. 
«Va bene, ma perché?» chiedo. 
Guarda per l’ennesima volta verso gli altri tavoli, ma c’è così poca gente e sono tutti così assonnati, che lascia perdere. 
«Dobbiamo parlare di una cosa molto importante» spiega. 
«E cioè?» chiedo. 
«Riguarda la Camera» risponde nervosamente, e capisco che non ha nessuna voglia di parlarne in pubblico. 
«Oh, certo» tutti noi Serpeverde siamo molto incuriositi da questa storia della Camera dei Segreti e dell’Erede di Serpeverde. È ovvio: l’Erede si nasconde tra noi! «Ma perché al campo di Quidditch?».
«Già normalmente non viene quasi nessuno, oggi c’è un vento fortissimo: è il posto ideale per poter parlare senza essere disturbati e SENZA ORECCHIE INDISCRETE» quasi urla le ultime tre parole, e mi accorgo che Harry è arrivato e lo sta fissando, ora leggermente imbarazzato. 
«Vieni, andiamocene» dice, alzandosi. 
Lo seguo e torniamo in Sala Comune, già più affollata. 
Iniziamo a fare i nostri temi di Pozioni, ognuno per conto proprio (non abbiamo mica bisogno di copiarci a vicenda!), quando passa Pansy Parkinson, che saluta Draco e lancia un’occhiata velenosa a me. Draco la saluta senza nemmeno alzare gli occhi dalla pergamena. 
Mi sono stufata del suo comportamento, così le chiedo se mi può seguire nel nostro dormitorio, per dirle due parole. Lei accetta, ma è visibilmente irritata. 
Pansy sbatte la porta, sfogando la rabbia che prova nei miei confronti. Millicent Bulstrode, vedendola, decide di andarsene. Pansy sembra davvero sul punto di scoppiare.
«Senti» esordisco, nemmeno io sono tanto calma, «Qual-è-il-tuo-problema?» scandisco bene ogni parola.
«Il mio problema?» Pansy alza il mento, con fare altezzoso.
«Ogni volta che mi vedi, sembra che tu ti trattenga a malapena dalla voglia di strozzarmi, quindi sì, qual è il tuo problema?» chiedo nuovamente.
«Ma sei davvero così ottusa? Come fai a non capirlo?» mi urla contro.
«Draco. Tu sei gelosa di Draco?» chiedo.
«Vedi un po’ tu! Me l’hai rubato» afferma, con disprezzo.
Arrossisco lievemente. «Io non ho rubato un bel niente. Io e Draco siamo solo amici!» mi difendo.
«Io e lui siamo cresciuti insieme. Eravamo inseparabili, lui mi adorava» continua Pansy.«Ma da quando ti ha conosciuta, non mi guarda più in faccia!».
E a quel punto, sbotto.
«Non hai mai pensato che magari potrebbe essere perché tu sei un’oca? Non fai altro che sbattere le ciglia in continuazione e stargli sempre appiccicata, sperando che lui ti noti! Se usassi il cervello, ogni tanto, magari lui parlerebbe di più con te! Non è colpa mia se sono più intelligente di te…» e a quel punto mi afferra i capelli e inizia a tirarmeli.
«Come ti permetti? Solo perché prendi voti più alti di me non vuol dire che sei più intelligente di me!» urla Pansy, e io le tiro uno schiaffo.
«No, infatti, è il mio cervello che mi rende più intelligente di te! E a quanto pare anche Draco la pensa così, visto che ormai per lui non esisti più» rispondo.
Pansy mi molla i capelli e afferra la sua bacchetta, ma io sono più veloce: «Petrificus Totalus!» urlo, e Pansy cade a terra, come una statua di pietra.
Riprendo fiato e mi sistemo i capelli.
«Mettimi le mani addosso un’altra volta» le dico «E giuro che di pietra ci diventi sul serio».
Alcune ragazze bussano alla porta, probabilmente hanno sentito le nostre urla.
«Non è successo niente» dico, uscendo, mentre loro si precipitano da Pansy, spaventate.


Draco ed io ci dirigiamo verso il campo da Quidditch. Il vento è fortissimo, e camminare è una fatica immensa.
«Ma come fate ad allenarvi con questo vento?!» Draco è vicino a me, ma nonostante questo devo urlare, per farmi sentire.
«Infatti io non lo faccio, troppa fatica» dice senza problemi.
«Magari riusciresti a prendere il boccino prima di Harry qualche volta, se lo facessi» dico a bassa voce.
Riusciamo finalmente a raggiungere le scalinate, che sono vuote, come Draco aveva predetto. In lontananza vedo una manciata di studenti che si avvicinano, devono essere proprio dei fanatici del Quidditch.
«Quindi, di cosa dovevi parlarmi?» urlo a Draco.
«Shh» mi dice lui, «Avvicinati, o ci sentiranno!».
Probabilmente non ci sentirebbero nemmeno se usassimo un autoparlante, ma mi avvicino comunque, non sono molte le occasioni in cui possiamo stare così vicini.
«Ora puoi dirmi tutto. Lo sai, con me ti puoi confidare!» mi dice Draco, attingendo a tutte le capacità di persuasione tipiche dei Serpeverde.
«Di cosa stai parlando?» chiedo.
«Te l’ho detto, dell’Erede…» risponde.
«Sì, ma ti ho già detto tutto quello che so. Non ho idea di chi sia» dico.
«Oh, andiamo. Lo sanno tutti che i Gaunt sono i discendenti di Salazar Serpeverde» continua Draco.
«Tu…» sono senza parole, «Tu credi che io… Credi che l’Erede di Serpeverde sia io?!» chiedo, un po’ troppo a voce alta.
«Ssh» ripete lui, «Be’… Mi sembra logico».
«Draco, posso giurarti su quello che vuoi che non sono io. Non potrei mai fare una cosa del genere ad altre persone!» mi difendo.
«La feccia merita questo trattamento» risponde Draco.
«Seriamente, pensi che meritino di morire solo perché non hanno genitori magici? Draco! Non è colpa loro» gli spiego.
«Tu… Tu stai diventando una traditrice del tuo sangue?» chiede Draco, disgustato.
«No, solo che penso che nessuno dovrebbe morire a causa delle sue origini. E sono sicura che anche tu la pensi così, anche se non lo vuoi ammettere» rispondo.
Draco non dice nulla.
«E comunque, io non sono l’Erede, e non ho nemmeno idea di chi sia!» dico.
«D’accordo» risponde Draco, un po’ deluso e un po’ ancora arrabbiato.
«Ora possiamo tornare al caldo?» chiedo.
«Certo» risponde, alzandosi.
Il vento è sempre più forte. Mi giro per guardare le nuvole, cercando di capire se ci beccheremo pure un acquazzone, quando vedo tre persone che non sarebbero dovute essere qui: Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger, tutti e tre con uno sguardo colpevole. Do un colpetto a Draco.
«VOI!» urla lui, «Stavate origliando?!» e afferra la bacchetta.
«Sta-stavamo solo guardando gli allenamenti…» balbetta Ron, rosso in faccia.
«Oh, certo» dice Draco, ironico.
Tutti stringiamo le nostre bacchette, tesi.
«Potter, la tua mammina non ti ha insegnato...» inzia Draco, ma in quel momento Harry e Ron muovono le bacchette. Draco, io e Hermione facciamo lo stesso.
Ron, con la sua bacchetta rotta, ottiene l’unico risultato di farsi rimbalzare un spiacevole incantesimo Mangia Lumache addosso.
Io e Hermione, invece, abbiamo la stessa idea. Lei disarma Draco, io Harry. Per un attimo ci sorridiamo a vicenda, poi lei distoglie lo sguardo.
«Andiamo via» dice Hermione ai suoi due amici.
«Anche noi, Draco» dico io.
Tutti e cinque ci allontaniamo dallo stadio, io e Draco lontani dal trio, e Ron che ogni tanto vomita qualche lumaca. 




Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (anche se sono un po' in ritardo, scusatemi). Ringrazio chi segue la storia e recensisce. 
A presto!
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