Quando l'amore va oltre i confini.

di AlexWrite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piacere, Giulia. ***
Capitolo 2: *** Una richiesta di amicizia: Alessandro Sermi. ***
Capitolo 3: *** La storia di Alessandro. ***
Capitolo 4: *** Occhi verdi. ***
Capitolo 5: *** Aggressione. ***
Capitolo 6: *** Il ragazzo misterioso. ***
Capitolo 7: *** Saprò aspettare. ***
Capitolo 8: *** Una nottata...insolita. ***
Capitolo 9: *** Claudia. ***
Capitolo 10: *** Sensi di colpa? ***
Capitolo 11: *** Confessione. ***
Capitolo 12: *** L'incontro. ***
Capitolo 13: *** Come va, va. ***
Capitolo 14: *** Il primo bacio non si scorda mai. ***
Capitolo 15: *** Finalmente felice. ***



Capitolo 1
*** Piacere, Giulia. ***


I Capitolo.

Che cos'è la vita a 17 anni? Beh nulla, solo amore, lacrime, tradimenti, passione, amicizie, dolore, follie.

Giulia ha 17 anni, conduce una vita assolutamente normale, in una scuola normale, con amici normali, un fratello normale, e due genitori normali. Lei è una normale ragazza di 17 anni. Cosa c'è di strano in questo? Nulla.
...
Primo giorno di scuola, 4° liceo classico.
Il casino nel cortile della scuola, gente che si abbraccia, ragazzi depressi che non aspettano altro che le vacanze di Natale, studenti che cercano di copiare i compiti all'ultimo minuto. E lei. Quella ragazza dai capelli rossicci, che seduta come sempre sul muretto dell'istituto, legge un libro senza dare troppo nell'occhio.
Driiiiin. L'incubo è iniziato.
Solita classe, soliti professori, soliti compagni, che anche al primo giorno di scuola, riescono ad arrivare in ritardo.
Saluto i miei compagni di classe, e naturalmente, mi siedo come ogni anno di fianco alla mia migliore amica, Sofia. Sarei persa senza di lei, una persona fantastica, senza la quale non avrei mai passato gli anni della mia vita. Sofia la conosco da quando ero piccola, abbiamo frequentato lo stesso asilo, la stessa scuola elementare, le stesse scuole medie, ed eccoci ancora qui, più unite che mai, per affrontare un nuovo anno scolastico.
Entra in classe la prof. di Greco, e dopo averci squadrati tutti, ci accoglie con un sorriso sfavillante.
- Seduti prego.
Ci siediamo, e iniziamo a parlottare tra di noi, senza farci troppo notare. Io e Sofia iniziammo a raccontarci delle vacanze estive, e di come le avevamo passate. Il resto della classe, chiaccherava del più e del meno.
- Bene ragazzi, iniziamo con l'appello.
Fu allora che qualcuno bussò alla porta.
- Avanti - disse la prof.
Un ragazzo alto, capelli castani e occhi verdi sbucò dalla porta.
- Salve, ehmm, dovrei essere in questa classe - disse.
- Si certo, mi avevano detto di un nuovo alunno, entra pure - rispose la prof.
Non gli toglievo gli occhi di dosso, quel ragazzo era davvero molto carino. Non sembrava il tipico ragazzo sbruffone, che si crede un Dio, piuttosto, sembrava un ragazzo normale, timido, ma dall'aria sveglia.
- Puoi sederti pure in quel banco vuoto, è l'ultimo rimasto - lo incitò la prof.
- Certo, grazie mille.
Attraversò l'aula con gli occhi bassi, dirigendosi nel posto indicato dalla professoressa.
La lezione iniziò, ed io cercai di prestare attenzione. Non facevo altro che pensare a quel misterioso ragazzo dagli occhi verdi, quando ad un tratto, notai che mi stava fissando.
Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, e giurai di aver visto un mezzo sorriso comparire sulle sue labbra, prima che riabbassasse lo sguardo sui sui appunti.
Passarono le ore, finalmente la campanella suonò.
Driiiiin.
Riposi con cautela i miei libri nello zaino, e sempre chiaccherando con Sofia, ci dirigemmo all'uscita.
- Hai visto che carino il ragazzo nuovo? - mi chiese lei.
- Si, abbastanza. - risposi arrossendo.
- Come mai quel faccino rosso? -
- No nulla, è solo che durante la lezione mi fissava, tutto qui.
- Ahhh, capisco. Beh che si fa oggi pomeriggio? Usciamo?
- Mmm, si dai, tanto non abbiamo compiti. Godiamoci questi giorni.
- Perfetto, alle 16 in piazzetta, ci stai?
- Si d'accordo. Ci vediamo li. Ciao :)
Ci salutammo, e ognuno per la propria strada.
Voltai l'angolo, ma non mi sentivo sola. Dei passi dietro di me mi avvertirono che qualcuno stava venendo nella mia stessa direzione.
Mi girai. Sigaretta alla mano, zaino in spalla, e quegli occhi verdi che mi fissarono, trapassandomi da una parte all'altra.
- Ciao, siamo in classe insieme, ricordi?
- Ciao. Si certo che mi ricordo Sei quello nuovo.
- Già! Piacere io sono Alessandro, per gli amici, Ale.
- Piacere Giulia! :)






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Spazio autore:

Ciao a tutti! E' la mia prima storia, spero che riesca ad appassionarvi come ha appassionato me mentre la scrivevo.
Mi piacerebbe una vostra recensione, anche negativa, così da essere sicura che qualcuno la legga.
Buon proseguimento!



 

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Capitolo 2
*** Una richiesta di amicizia: Alessandro Sermi. ***


II Capitolo.

- Piacere, sono Alessandro, per gli amici, Ale :)
- Piacere Giulia! :)

Rimanemmo a parlare per tutto il tragitto verso casa, mentre lui fumava la sua sigaretta, e io, vergognosa, cercavo di guardarlo il meno possibile dritto in quei suoi occhi verdi.
Mi raccontò un pò di dettagli sulla sua vita. Suo padre lo aveva abbandonato quando aveva solo 6 anni, e sua mamma, dalla disperazione, si era data alla droga, che la portò alla morte solo 6 anni dopo, quando lui era ancora un bambino. Lo mandarono in una casa famiglia. Rimasi scossa e molto turbata dopo quella rivelazione, ma soprattutto rimasi scioccata nel vedere come ne parlava con naturalezza, senza rancore, senza sentimento, senza dolore. Il ragazzo di ghiaccio.
Di me non c'era molto da raccontare, la mia vita era semplice, nulla di così complicato.
La strada era finita, la sua sigaretta ormai era solo cenere sparsa sul marciapiede.
- Beh, questa è casa mia, è meglio che vada.
- Si, ehm, certo.
- Mi ha fatto piacere parlare con te, sei un tipo simpatico.
- Anche a me ha fatto piacere! :) Ci si vede domani allora. Ciao
Detto questo si avvicinò a me, baciandomi sulla guancia destra. Arrossii, ma il poco trucco che avevo messo in viso la mattina mi rimase fedele.
- Ciao
Entrai, ancora scossa da quel piccolo segno di affetto. La mia mano era costantemente sulla mia guancia, per convincermi del fatto che lo avesse fatto davvero, che quel bacio non era un sogno, ma la realtà.
Mi accorsi che avevo la faccia sognante quando entrai in casa perchè mia madre non faceva altro che chiamarmi, e vedendo indifferenza e vuoto nei miei occhi, iniziò a farmi gesti davanti al naso.
- Giulia, tesoro. Giulia ti senti bene? Giu, ehi che hai? Giuliaaaaa!
- Eh?! Mi hai chiamato? Sisi è andata bene la scuola, molto bene! :) Vado in camera.
- Mah, giovani d'oggi! Fai presto che c'è pronto in tavola.
Entrai in camera e gettai il mio zaino per terra, come facevo sempre. Andai a lavarmi le mani, una sciacquata alla faccia e scesi in cucina.
- Cosa hai preparato di buono?
- Pasta! :) Ecco tieni, mangia che se no si fredda tutto.
- Grazie! Mmmm che buona! :) Senti mamma, ehmm, oggi vado con Sofia a farmi un giro ok? Non abbiamo compiti, perciò non ti dispiace se esco un pò?
- Nono, figurati, vai pure. Ma non tornare tardi, sai che poi tuo padre non la prende bene.
- Sisi, certo, torno per le 19. Ecco il piatto! Vado in camera. 
Mi avvininai a mia madre e stampai un bacio sulla sua guancia. Rimase stupita, ma le spuntò un sorriso felice subito dopo.
Andai in camera mia, chiusi la porta e accesi in pc. Facebook. 10 Notifiche. Mara ha commentato la tua foto. Silvia ti ha taggato in un post. Luca e Francesco hanno commentato il tuo stato... 1 Richiesta di amicizia. Alessandro Sermi. E questo chi è?! mmm carino, vediamo le foto! Andai sul profilo, cercai tra le foto, e li vidi. Quegli occhi verdi, quello sguardo penetrante, quel sorriso magico che mi aveva sorpreso subito. Senza pensarci, accettai.
Era in linea, ma non avevo il coraggio di scrivergli, doveva essere lui a farlo.
Ore 15. Era tardi, dovevo vedermi con Sofia, non potevo stare al pc tutto il pomeriggio. Mi scollegai e andai in bagno a prepararmi. Alle tre e mezza ero pronta. Presi borsa, macchina fotografica, soldi e cellulare e andai in salotto. Salutai mia madre e iniziai a camminare verso la piazzetta, dove avrei trovato Sofia.



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Spazio Autore:
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto questa storia e ringrazio (anche se soltanto una) la ragazza che mi ha recensito.
Spero di non deludere i vostri propositi e spero di riuscire ad emozionarvi.
Grazie di cuore a tutti.
Alex.

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Capitolo 3
*** La storia di Alessandro. ***


III Capitolo.

Erano le 16 quando arrivai in piazzetta, ma non c'era nessuno. Bene, si prospettava un bel pomeriggio. Mi sedetti su una panchina, e decisi di aspettare, magari sentendo un pò di musica. I-pod alla mano e play. Chiusi gli occhi, faceva molto caldo, e quella panchina all'ombra era davvero perfetta per stare in tranquillità. Non mi accorsi dei minuti che passavano, ero tranquilla, nel mio mondo. Si, avevo un mondo tutto mio, fatto di musica e libri, le mie passioni più grandi.
Ad un tratto, la musica si fermò, e sentii una mano togliermi l'auricolare dalle orecchie. Senza aprire gli occhi...
- Oh Sofi, ce ne hai messo di tempo per arrivare!
Una risata. Aprii gli occhi. Non era Sofia. A guardarmi erano due occhi verdi, un sorriso meraviglioso e lui, Ale.
- Non sono Sofia, spero non ti dispiaccia! :)
- Ehm no, figurati, la sto aspettando da un pò, pensavo fosse lei :)
Ci furono alcuni minuti di silenzio, rotto solo dalle risate dei bambini che si rincorrevano sulla piazzetta.
Dopo qualche minuto...
- Che bello essere bambini, vorrei tornare indietro per vivere ciò che ho perso - mi disse.
- In che senso ciò che hai perso? Tutti siamo stati bambini.
- Si, è vero. Ma io ho completamente rimosso dalla testa quel periodo. Dopo che mio padre se ne è andato, la mia infanzia è sparita. Ho dovuto crescere velocemente, ho dovuto diventare uomo. Una figura maschile in casa ci deve essere, e quella sono dovuto essere io. Mia mamma che si drogava e beveva non erano scene meravigliose. Lei che puzzava di alcol, lei che mi tirava schiaffi perchè mi rifiutavo di darle da bere. Ho completamente cancellato questo periodo dalla testa. Quando è morta il mondo mi è caduto addosso. Ora lei non c'è più, mi guarda da lassù, ma mi piacerebbe ritornare ad essere piccolo, ad essere bambino, e rivivere quei momenti felici con i miei.
Una lacrima rigò il mio viso, ma lui non se ne accorse, e prima che questa provocò dolore, mi squillò il telefono. Con la manica della maglia mi asciugai quella piccola goccia d'acqua, afferrai il cellurare e lessi sul display: Sofia.
- Pronto?
- Ohi tesoro scusami, ma non posso venire all'appuntamento, mi dispiace.
- Beh almeno potevi avvisarmi mezz'ora fa no? Vabbhè, non importa, sarà per un'altra volta. Ci vediamo domani a scuola, un bacio. Ciao!
- Ciao tesoro e scusa ancora. A domani!
Chiusi la chiamata.
- Fantastico, Sofia non viene, beh è meglio che vada allora!
- Come? Di già? No dai, facciamoci un giro, ti offro un gelato! :)
- Un gelato dici? Mmm ok ci sto! Adoro il gelato :)
- Golosona! :)
- Ahahaahh dai andiamo!
Camminammo verso la gelateria, prendemmo i nostri gelati e ci accomodammo a un tavolino fuori sulla piazza. Incominciammo a parlare del più e del meno, iniziammo a conoscerci. Mi stava davvero simpatico Ale, era davvero carino e molto dolce.
Arrivò l'ora di tornare a casa, si offrì di accompagnarmi.
- Beh eccomi arrivata! Sono stata bene con te, mi ha fatto piacere passare con te il pomeriggio!
- Si, anche a me!
- Beh vado, ci vediamo domani a scuola!
- Okkei, Ciao!
Si avvicinò e mi baciò sulla guancia, poi si girò e si allontanò, verso casa sua.
Rimasi li a fissarlo fino a che la sua immagine non scomparì dietro le case. Poi decisi di salire. Quel ragazzo mi affascinava troppo.
No aspetta. Che cosa mi stava succedendo?   




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Spazio Autore:
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Finalmente si sa la storia di Alessandro, spero che continuerete a seguire i miei capitoli, da qui si faranno decisamente più interessanti.
Ringrazio ancora le persone che mi hanno recensito la storia, fa piacere sapere che qualcuno la legge, ma mi piacerebbe sapere se vi piace o magari sapere in cosa devo migliorare.
Vi aspetto per il prossimo capitolo. Un bacio.
Alex.
  

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Capitolo 4
*** Occhi verdi. ***


IV Capitolo.

Quella sera rimasi a pensare costantemente alle parole di Ale, ai suoi gesti, a quegli occhi verdi. Non avevo fame, ero molto stanca. Andai a dormire con le cuffiette nelle orecchie, ascoltando le mitiche canzoni di Max. Mi facevano stare bene, le canzoni.
Alla mattina mi svegliai con il promufo dei cornetti, e una voce squillante! Era Sofia.
- Tesoro svegliati, si va a scuola!
- Sofi ma perchè sei qui alle 7 di mattina?
- Dovevo farmi perdonare! - mi disse sfoggiando uno di quei suoi soliti sorrisi.
- Scema non c'era bisogno, comunque grazie! - dissi alzandomi dal letto e stringendola in un forte abbraccio.
- Beh ti aspetto giù, andiamo insieme a scuola. Non metterci troppo - disse uscendo dalla camera.
Presi un jeans stretto, una canotta e una camicia da legare sopra il seno, superga bianche e capelli raccolti in una coda. Un filo di matita sugli occhi, una spruzzata di profumo. Afferrai lo zaino, libri, quaderni, diario, astuccio, soldi, cellulare e I-pod.
Scesi dalle scale e andai in cucina, dove Sofia e mia mamma si raccontavano delle esperienze estive.
- Eccomi qui.
- Tesoro dobbiamo andare a scuola, non ad una sfilata di moda!
- Dai su mamma smettila, mi fai arrossire...
- Okkei okkei, ci vediamo a pranzo! Buona giornata! Ciao Sofia!
- Salve signora :)
Presi i miei cornetti e insieme a Sofia andai in fermata per prendere l'autobus. Raccontai a Sofia del pomeriggio passato con Ale, di quello che mi aveva raccontato, delle mie sensazioni e del fatto che Ale mi iniziava a interessare. Sofia non si scandalizzò, anzi, era come se si aspettasse una notizia del genere. Dopo Riccardo non mi ero interessata a nessun ragazzo, avevo lasciato perdere, ci ero rimasta troppo male, era stata davvero una forte delusione.
Parlando e raccontandoci un pò tutto, arrivammo a scuola. Lo aspettavo, nel cortile c'erano tanti bei ragazzi, i ragazzi di sempre, i classici bulletti montati che pensano solo a farsi le "tipe" come le chiamano loro. A me però, non interessavano. Mi interessava solo una persona, che quella mattina, tardava ad arrivare. Decisi di andare in classe, lo avrei aspettato li.
* Driiiinn*
Suona la campanella, tutti a posto. Lui non c'era.
Arriva la prof., fa l'appello. Assente. Lo ammetto, ci ero rimasta male, avevo bisogno di vedere quegli occhi verdi, quelle fossette, quella voce calda.
Sofia notò la mia reazione, non mi chiese nulla, aveva capito tutto. Apprezzai quel gesto, ero piuttosto timida, non esternavo spesso i miei sentimenti.
La prima ora di matematica passò rapidamente, era leggera come materia, non feci fatica nel comprendere il nuovo argomento. Alla seconda ora non si presentò, nemmeno alla terza, nè alla quarta. Rassegnata, anche la quinta ora passò. Quel giorno ci diedero numerosi compiti, versioni di latino, compiti di inglese, formule e reazioni chimiche. Si prospettava un pomeriggio molto intenso.
Anche la sesta ora finì, e riposti i libri nello zaino, con Sofia uscì da scuola. Stavo spiegando alla mia amica che mi dispiaceva molto di non averlo visto a scuola, quando alzando lo sguardo verso il muretto davanti a scuola, notai due occhi verdi e un sorriso smagliante puntare dritto nella mia direzione.




 
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Spazio autore:
Grazie infinite per tutte le recensioni e grazie per continuare a seguire la storia, mi fa enormemente piacere.
Mi piacerebbe sapere una vostra opinione, se mi lasciate una recensione sarei più felice!
Un bacio a tutti, vi aspetto al prossimo capitolo.
Alex.

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Capitolo 5
*** Aggressione. ***


V Capitolo.
 
- Ciao bella! :)
- Hei Ale! Ciao :) Come mai oggi non c'eri?
- Non avevo molta voglia di venire a scuola, ero demotivato...
- Ah capisco. Beh ci si vede! - dissi un pò scocciata, e feci per andarmene, quando una mano pesante mi fermò per un braccio.
- Ehi aspetta, dove vai?
- A casa, dove vuoi che vada?!
- Ma che ti succede? Sembri strana, diversa...
- Diversa io?! Non credo proprio. Ora lasciami, voglio andare a casa.
Strattonai leggermente il braccio e riuscii a levarmelo di dosso. A passo sostenuto raggiunsi casa mia, entrai sbattendo la porta e salii in fretta nella mia camera. Demotivato. Certo che stupida, io che credevo che magari potesse provare le stesse cose che provavo io quando lo guardavo dritto negli occhi, io che pensavo che tra di noi ci potesse essere qualcosa. Tutte cazzate. Mi scese una lacrima. No, non poteva essere, non doveva essere. Non potevo stare male, non per lui, non di nuovo. L'asciugai molto rapidamente con la manica della camicia e scesi in cucina per mettere qualcosa tra i denti. Optai per un panino, mia mamma non mi aveva lasciato nulla di pronto, e in quello stato non avevo gran voglia di cucinare. Mandai giù a forza tutti i bocconi del pane, e risalii di sopra. Dovevo fare i compiti. Non avevo gran voglia di iniziarli, preferivo di gran lunga restare in vacanza, ma se non si comincia non si finirà mai. Quindi forza Giulia, apri il diario e incomincia.
Erano le 18 quando finalmente riuscii a finire i compiti. Non avevo voglia di stare in casa, i miei genitori sarebbero arrivati alle 19, quindi avevo un'ora di tempo per fare quello che volevo. Decisi di uscire, volevo respirare aria. Presi I-pod e cellulare e lasciai un biglietto attaccato sul frigor per mia mamma. Chiusi casa e iniziai a camminare. Non sapevo esattamente dove mi stavano portando le mie gambe, ma non mi fermai. Penso fosse un parco dato l'enorme distesa di verde che si estendeva davanti a me. Qualche metro più in là c'era un'altalena deserta, come il resto del parco. Mi avvicinai alla panchina, anche questa deserta e mi sedetti, ascoltando la musica. Volevo stare da sola, non volevo nessuno. La musica era droga per me, vivevo di quella. Chiusi gli occhi, e mi addormentai.
Ad un tratto qualcosa di freddo mi bagnò la fronte, aprii gli occhi di scatto. Il cielo si era annuvolato, e qualche goccia di pioggia iniziava a cadere qua e là, bagnando il terreno e rendendolo umido. Merda, pensai. Non avevo l'ombrello, era buio e non sapevo con esattezza dove mi trovavo. Uscii rapidamente dal parco e cercai di ritrovare la strada di casa mia. Niente. Mi ero persa, persa nei miei pensieri, persa nella mia città. In giro non c'era anima viva, e le goccie di pioggia aumentavano sempre più. Poco lontano da me vidi un locale, si sentivano delle voci provenire da li. Mi avvicinai, sperando in un aiuto, ma qualcosa mi disse che non avrei dovuto mai farlo. Erano ubriachi, tutti. L'odore di alcol e fumo si sentiva a dieci metri di distanza, era impressionante.
- Ehi bella vieni. - Disse uno con la bottiglia di Vodka in mano.
Restai immobile, pietrificata.
- Su avanti vieni a divertirti con noi - disse un'altro avvicinandosi.
Immobile, restai assolutamente immobile. Il tizio di prima continuava ad avvicinarsi, sempre di più.
- Tesoro vieni, non sono un mostro - disse barcollando e mettendomi un braccio attorno alle spalle.
Cercai di scansarmi e di togliermelo di dosso, ma mi ritrovai bloccata da altri due uomini alti, con la bottiglia in mano, che cercavano di convincermi a rimanere con loro.
- Lasciatemi, toglietemi le mani di dosso - continuavo a ripetere, cercando di levarmeli di torno.
Avevo le lacrime agli occhi, avevo paura, paura che succedesse qualcosa. La pioggia era sempre più fitta, e il buio calava sempre di più. Stavo per perdere i sensi, mi sentivo morire.
Non ricordo molto di ciò che successe dopo, solo una macchina che puntò i fari dritti contro di me, delle mani forti che mi allontanavano da "i tizi", una voce che mi sussurrò all'orecchio "Ci sono io qui ora" e due occhi meravigliosi che preoccupati mi accolsero tra le sue braccia. Stop, niente più. Svenni, tra le bracca di un "forse" sconosciuto.






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Spazio autore:
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Questo mi è particolarmente piaciuto quanto mi ha particolarmente impressionato, è stato difficile scriverlo ma alla fine penso di essere riuscita a esprimermi nel modo migliore. Recensite in tanti, ho bisogno di sapere la vostra opinione. Un bacio, al prossimo capitolo!
Alex.


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Capitolo 6
*** Il ragazzo misterioso. ***


VI Capitolo.

- Che cosa ci faccio qui?
Mi ripresi dallo svenimento. Non ricordavo molto di quello che era successo nell'ultima ora. Ero stesa sul letto, qualcuno mi aveva messo addosso una coperta. Davanti a me, c'era ancora una volta lui, il ragazzo dagli occhi verdi, che era entrato in punta di piedi nella mia vita e l'aveva resa migliore.
- Sei svenuta. Dei tizi ubriachi stavano cercando di violentarti probabilmente, ma sono arrivato in tempo. Non è successo nulla, dalla paura sei solo svenuta, ma adesso stai bene, è tutto finito.
La sua voce sembrava alquanto preoccupata, mentre io ancora scossa dall'episodio, mi trovavo ancora distesa sul mio letto.
- Oh, si ora mi ricordo. Però, posso farti una domanda?
- Certo piccola, dimmi tutto.
Piccola? Mi ero persa qualche passaggio? Vabbhè...
- Si, ehmm...Tu come facevi a sapere dov'ero?
- Non lo sapevo.
- E come hai fatto a trovarmi?
- La domanda non era una? Ahahahha
Quel suo sorriso, quella sua risata, mi fecero morire.
- Non lo sapevo dov'eri, mi sentivo strano questo pomeriggio, avevo il bisogno di uscire. Ho preso la macchina e ho iniziato a girovagare nella città. Ad un tratto sono passato davanti al bar dove stavano quei tizi, e ti ho visto. Avrei voluto prenderli a calci tutti quanti, avrei voluto...ma non l'ho fatto. Probabilmente se non fossi venuta le cose sarebbero andate diversamente, ma non potevo preoccuparmi di loro, se avevo tra le mani la persona più importante. Ho lasciato perdere, ti ho portato a casa e ora sono qui, insieme a te.
Non avevo parole, ma qualcosa riuscii a dire.
- La persona più importante?
Ale arrossì tutto a un tratto.
- Speravo non ti accorgessi di quella frase.. - mi disse abbassando la testa.
- Perchè? E' una cosa meravigliosa quella che hai detto. Nessuno mi ha mai detto questa frase, ma speravo fossi proprio tu il primo.
A quelle parole alzò la testa all'improvviso, e i nostri sguardi si incontrarono, fondendosi in un tutt'uno.
- Beh si, tu per me sei la persona più importante. Da quando i miei genitori sono morti, non sono più riuscito a sorridere, ma quando ti ho incontrato, ho ritrovato la felicità. Accanto a me ho una persona che mi sa capire, una persona che mi sa ascoltare. Ti voglio bene Giù, davvero molto.
Non c'erano parole per descrivere l'atmosfera che si era creata tra di noi. Mi alzai dal letto e gli corsi in contro, gettandogli le braccia al collo e appoggiando la testa nell'incavo del suo collo.
- Ti voglio bene anche io Ale.
Alzai la testa e mi stampò un bacio in fronte. Dopo un paio di minuti che eravamo attaccati, mi ricordai dei miei genitori. Mi aveva detto mia mamma di non fare tardi, erano le 21 passate, dovevo assolutamente chiamarli.
- Ale cazzo, i miei genitori!
- Tranquilla, chiamali e digli che resti da me questa notte.
- Cosa?
- Si, di posto ne ho, puoi dormire qui, io starò sul divano.
- Non se ne parla, starai scomodo. Quella che va a dormire sul divano sono io.
- No, gli ospiti vanno trattati bene, quindi tu dormirai qui. Insisto.
- Okkei, aspetta che avviso mamma.
Prendo il mio cellulare, la batteria era quasi scarica.
- Pronto?
- Mamma sono io, Giulia.
- Tesoro ma dove sei? Lo sai che ore sono?
- Si mamma lo so. E' solo che...ho incontrato un amico, mi ha invitato a casa a bere un caffè e ci siamo accorti solo ora dell'orario.
Ale mi guardò con la faccia stupita, ma sorrise alla bugia detta a mia mamma.
- Ah okkei, ma ora dove sei? E' buio fuori, e piove, non vorrai tornare a casa da sola vero?
- Ecco è di questo che volevo parlarti. Ale mi ha invitato a rimanere qui per questa notte, domani vado a scuola con lui, tanto siamo in classe insieme.
- Si okkei, ma mi racomando, niente scemenze, chiaro?
- Certo mamma, grazie. Buona notte!
- Buona notte tesoro!
Chiusi la chiamata e guardai Ale.
- Ha detto che posso rimanere.
- Fantastico! :)
- Beh, avrei fame, che si mangia?
Ci guardammo e scoppiammo in una fragorosa risata.
- Sempre a mangiare pensi eh? Ahahahahh
Ancora quella risata, quella felicità dipinta sul suo volto che mi faceva davvero impazzire.
- Ordiniamo una pizza, ti va? - mi chiese.
- Certo! Io margherita :)
- Ahahhah due margherite allora! Chiamo la pizzeria, intanto se vuoi vai pure a sciacquarti un pò.
- Mmmm okkei! Però non ho il pigiama...
- Ti do una mia maglietta, tanto ti starà larga
- Okkei grazie mille.
Aprì un cassetto e tirò fuori una maglietta bianca, con sopra disegnata una città.
- Amsterdam eh? - gli feci notare.
- Si, vorrei tanto andarci, mi fa impazzire.
- Già, è molto bella. Vado a farmi la doccia, 15 minuti e sono pronta.
Mi voltai e camminai verso il bagno, desiderosa di sciacquare oltre me, anche i rumorosi pensieri che mi assillavano nella mente.






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Spazio autore:
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Finalmente si scopre chi è il ragazzo misterioso che ha salvato Giulia...e gli fa una "quasi" dichiarazione!
Bene, che dire, recensite in tanti, spero vi sia piaciuto il capitolo, a domani con il prossimo!
P.s. Mi è stato chiesto chi fosse Riccardo, è l'ex ragazzo di Giulia, l'ha fatta molto soffrire e per colpa sua non ha affrontato un periodo meraviglioso della sua vita...non verrà menzionato nella storia, o almeno non molto, ma spero sia chiaro il suo personaggio.
Baci. Alex.

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Capitolo 7
*** Saprò aspettare. ***


VII Capitolo.

Fare la doccia era una delle cose che più mi piacevano, sciacquava via tutti i pensieri, rumorosi, che assillavano la mia inutile testolina. Dopo quelle che sembravano ore, uscii dalla doccia e iniziai a vestirmi. Avevo addosso solo ed esclusivamente la maglia di Ale. Mi stava larga, e non mi ero mai fatta problemi a stare vestita in quel modo in casa mia, ma qui non ero a casa, e la maglia era piuttosto provocatoria.
Uscii e andai in cucina, dove Ale aveva preparato la tavola.
Non lo trovavo, non era in cucina. Iniziai a cercarlo, in sala non c’era, in camera nemmeno, e dal bagno ero appena uscita, dubito che si trovasse lì.
Notai la porta del terrazzo leggermente aperta, andai a controllare, ed eccolo li, appoggiato alla ringhiera del balcone, che guardava il paesaggio intorno e scrutava il cielo.
- Ehi, che ci fai qui?
- Fisso il cielo e mi accorgo di quanto belle siano le stelle.
Detto questo abbassò lo sguardo su di me, sgranando lievemente gli occhi.
- Ma a quanto pare non sono le uniche cose belle che ho la possibilità di osservare questa sera.
Arrossii, nessuno aveva mai fatto un complimento al mio aspetto.
- Dai non dire cazzate, faccio pena.
- Come vuoi, è ciò che penso però.
Quel momento fu interrotto dal campanello, che suonò e ci avvertì dell’arrivo del fattorino delle pizze.
- Vado ad aprire – mi offrii.
Non feci in tempo a fare un passo che Ale mi bloccò per un braccio e mi oltrepassò.
- Vado io, prima che il fattorino di salti addosso.
Mi spuntò un lieve sorriso sulle labbra, mi piaceva il fatto che fosse così protettivo nei miei confronti. Andai in cucina, tenendomi alla larga dalla porta, non volevo che si arrabbiasse. Dopo pochi secondi, sentì lo scatto di una porta che si chiude, mi voltai, e me lo trovai di fronte.
- Una pizza margherita per la qui presente signorina, con tanto di birra, e una margherita per il sottoscritto – sorrise.
- Grazie mille – sorrisi guardandolo dritto negli occhi.
Incominciammo a mangiare, silenziosi come non mai. Il silenzio era quasi imbarazzante, interrotto soltanto dai nostri denti che masticavano la pizza. Finimmo dopo circa 10 minuti, eravamo davvero affamati.
- Bene, che facciamo ora? – mi chiese.
- Mmm film in camera? – proposi.
- Andata per il film! Vai pure in camera a sceglierlo, sono nello scaffale di fianco alla scrivania i dvd, ti raggiungo appena finisco di sistemare qui.
- Maddai, ti aiuto!
- Non se ne parla, vai a scegliere il film, 2 minuti e arrivo.
Mi voltai e salii le scale, entrai nella sua camera e mi avvicinai allo scaffale dei dvd. Lessi un po’ di titoli, qualche thriller, commedie strappalacrime, horror…
Ero così presa a legger i titoli dei libri, che mi spaventai quando sentì sui miei fianchi, due grosse mani. Era Ale, che avendo finito di pulire la cucina, mi aveva raggiunto in camera. Mi voltai, e trovai il suo viso a pochi centimetri dal mio. I suoi grandi occhi verdi si incontrarono con i miei, e il suo viso si stava lentamente avvicinando al mio. Volevo averlo tutto mio, volevo baciarlo, avrei voluto, ma non capisco che mi successe. Mi spostai appena in tempo, e il suo bacio finì sulla mia guancia. Mi guardava incuriosito.
- Non prenderla male, è solo che vorrei aspettare, sei importante ormai e non vorrei soffrire – gli dissi.
- Non ti preoccupare, aspetterò volentieri. Allora? Che film hai deciso?
- Ehm, in realtà, non ho ancora deciso, non saprei che scegliere. Lascio a te questo compito – dissi indicando lo scaffale pieno di dvd.
- Ecco, vediamoci questo.
Girò la scatolina e mi fece vedere la copertina. L’esorcista.
- Oh no! Io ho paura! – dissi con una faccina da bambina.
- Tranquilla piccola, ci sono io qui con te a vedere il film.
Gli sorrisi, e mi stesi sul letto, con il cuscino dietro alla testa. Dopo neanche 20 secondi, Ale si stese accanto a me, mettendo un braccio sopra le mie spalle e stringendomi a se.
- Pronta? – mi chiese.
- Pronta – risposi titubante.
Ale sorrise, e schiacciò Play.




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Spazio autore:
Eccomi di nuovo qui! Scusate la mia assenza di ieri, ma ero molto impegnata e non sono riuscita a postare il capitolo.
Come avete notato, si incontra un nuovo lato di Ale, dolce e romantico..ma le cose rimarranno così?
A domani per il prossimo capitolo, continuate a recensire, mi raccomando.
Un bacio.
Alex.

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Capitolo 8
*** Una nottata...insolita. ***


VIII Capitolo.

Stare li accanto ad Ale, stretta a lui, era una delle cose più belle che mi potesse capitare. Aveva un profumo dolce, mi faceva stare bene. Non badai molto al film, ero più preoccupata a farmi film mentali. Il film terminò verso mezzanotte, Ale scese in salotto, dandomi sulla fronte il bacio della buona notte. Io rimasi nella sua stanza, era lì che avrei dormito.
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Era notte fonda, mi continuavo a rigirare nel letto. Ad un tratto mi svegliai, ero tutta sudata, avevo le lacrime agli occhi. Probabilmente un brutto sogno.
Decisi di scendere in cucina a prendere un po’ d’acqua, almeno mi sarei calmata.
Il salotto era esattamente attaccato alla cucina, perciò badai bene a non far rumore, non volevo che Ale si svegliasse.
Aprii il frigor, e una ventata fredda mi si scaraventò in faccia. Era una sensazione meravigliosa.
Presi la bottiglia di acqua e la versai nel bicchiere. Era ghiacciata. L’acqua fredda mi risollevò parecchio, il caldo era quasi passato.
Sentì dei piccoli rumori provenienti dal salotto, così mi girai.
Ale si era appena alzato dal divano, e a piccoli passi veniva verso di me. Indossava una maglietta a maniche corte e i boxer. Arrossii leggermente, ma non lo diedi a vedere.
- Piccola che hai? – disse avvicinandosi.
- Nulla, solo che non riuscivo molto a dormire, probabilmente ho fatto un brutto sogno – risposi con il sorriso.
- Nemmeno io riesco a dormire, ti va se ci mettiamo sul divano e parliamo un po’? – propose.
- Ma certo. Poso l’acqua e arrivo.
Mi girai e riposi l’acqua al suo posto nel frigor, subito dopo andai a sedermi sul divano con Ale.
Parlammo di quando eravamo piccoli, della famiglia, della scuola, degli amici. All’alba delle 5 ci addormentammo sul divano, abbracciati.
La sveglia suonò alle 7, ci saremmo dovuti preparare per andare a scuola. Ci alzammo, sembravamo zombi, avevamo dormito davvero pochissimo. Facemmo una doccia e ci vestimmo. Alle 7.45 uscimmo di casa per andare a scuola.
Arrivammo insieme, e molti si fecero delle domande.
La campanella suonò, io e Ale entrammo in classe, e ci sedemmo ai nostri posti. Eravamo lontani, in due punti della classe opposti, e non avremmo potuto parlare.
Avrei avuto Sofia per parlare, infatti quando entrò in classe, in ritardo come suo solito, iniziò a farmi l’interrogatorio.
- Signorina, mi deve dire qualcosa?
- Cioè? – chiesi con la faccia stupita.
- Beh, mi hanno tartassato di domande quando sono entrata dal cancello. “Ma Giulia è fidanzata con il ragazzo nuovo?” “ Ma stanno insieme?” “Non sapevo si fossero fidanzati Giulia e Alessandro”. – disse scimmiottando gli amici che gli avevano fatto le domande.
Risi, non immaginavo fosse capace di imitarli così bene.
- Allora? Devo sapere qualcosa?
- Mannò, non è successo assolutamente nulla. E’ solo che ero triste, sono uscita per fare una passeggiata. Il parco era deserto, ma mi sono addormentata su una panchina. Ha iniziato a piovere, e con il buio credo di essermi persa. Mi sono avvicinata ad un bar, erano tutti ubriachi e volevano andassi con loro. Per fortuna che è arrivato Ale in macchina, ha detto che era in giro, mi ha preso mentre ero svenuta e mi ha portato a casa sua. Quando mi sono svegliata era tardi, non potevo tornare a casa, così Ale mi ha proposto di rimanere a casa sua a dormire. Ho accettato e quando ci siamo svegliati siamo venuti a scuola insieme. Tutto qui. – raccontai a Sofia, che mi guardava con una faccia incredula.
- E tu mi vuoi dire che dopo essere stati tutta la notte nella stessa casa, tra di voi non è successo nulla?
- Esatto, proprio così. Ha tentato di baciarmi, ma mi sono scansata. Sai quanto Riccardo mi abbia fatto soffrire, non voglio che accada di nuovo. – dissi abbassando la testa.
- Certo, ti capisco.
- Dai seguiamo la lezione, sennò a settembre ci troviamo il debito in greco.
- Ahahahah hai ragione, seguiamo.
Sorrisi, e per il resto delle 5 ore, presi appunti riguardanti le lezioni. Riuscii a non pensare ad Ale per il resto della giornata, anche se lo avevo in classe, cercai di dimenticarmelo. Ma il problema si ripresentò, quando insieme a Sofia uscimmo da scuola, e davanti agli occhi, mi trovai un immagine che avrei preferito non trovarmi.





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Spazio autore:
Ciao a tuttiiiii! Bene, ecco a voi il nuovo capitolo, che ne pensate? Spero di essere stata in grado di scriverlo come nei vostri propositi, nel caso recensite e ditemi in cosa potrei migliorare. Che immagine avrà visto Giulia? Tutto nel prossimo capitolo.
Baci. Alex.

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Capitolo 9
*** Claudia. ***


IX Capitolo.

Non avrei mai voluto trovarmi di fronte a quella scena, c'era Ale, si lui, il ragazzo dagli occhi verdi di cui mi ero presa una cotta, abbracciato a una ragazza. A prima vista non sembrava nulla di che, poi la ragazza bionda alzò la testa, e intercettò il mio sguardo. Una scintilla comparve nei suoi occhi, era come se sapesse chi ero, ma io, di lei, non sapevo nulla. Comparve un sorriso malizioso sulle sue labbra, e prima che Ale potesse staccarsi da lei o semplicemente reagire, alzò la testa e le loro labbra si unirono in un bacio. Una lacrima salata mi bagnò il viso, ma fui veloce nell'asciugarla, non avrei dato a quei due alcuna soddisfazione. Si esatto, quei due. Giudicavo Ale colpevole quanto lei. Perchè la sera prima aveva tentato di baciarmi, se ora era tra le braccia di un'altra? Perchè ci aveva provato con me, se in fondo non gli interessavo? Non volevo vedere altro, quei pochi secondi mi bastarono per capire che era il caso che me ne andassi, non avrei continuato a rigirare il coltello nella ferita. Feci per andarmene, mi girai, ma mi sentì chiamare da una voce nuova. Mi rigirai verso quella scena, ma i due erano in movimento, venivano verso di me.
- Ehi ciao tu devi essere Giulia giusto? - mi chiese con una faccia di sfida la ragazza bionda.
- Si, sono io. Ma ci conosciamo? - domandai perplessa, anche se in fondo non avrei mai voluto sapere chi era la ragazza.
- Ora si, sono Claudia, la nuova ragazza di Ale. O meglio, lo sono sempre stata, vedi io e Ale siamo migliori amici da sempre, ma qualche anno fa abbiamo iniziato a frequentarci, le cose non sono andate...
La ragazza continuava a parlare, ma non le diedi ascolto. Ero concentrata su Ale, sui suoi movimenti, o meglio, i movimenti che non faceva. Teneva la testa bassa, ormai aveva imparato a memoria ogni singolo graffio delle sue scarpe, come se si vergognasse, come se le parole dette da Claudia non volesse fossero vere.
- ...beh ma ora stiamo insieme, siamo felici e nessuno ci dividerà.- la ragazza terminò quel suo scocciante racconto su quanto lei e il ragazzo dagli occhi verdi si amassero. Tutte frottole, a parer mio.
- Bene, beh mi fa piacere vedervi così innamorati, spero starete bene insieme-
A quelle parole Ale alzò di scatto la testa, come se percepì un cambiamento nella mia voce.
Si, il cambiamento c'era stato eccome, mi rendeva triste ammettere che Claudia e Alessandro stessero insieme, ma era così, ora era la realtà.
- Oh si, certo che saremo felici, vero amore? - disse Claudia, fissando il ragazzo, cercando in lui un sostegno.
- Certo - rispose Ale, abbassando di nuovo la testa, e tornando a fissare le sue scarpe bianche.
- Beh ragazzi vado, mi ha fatto piacere conoscerti Claudia, ci si vede eh?! Ciao Ale.
Me ne andai con il sorriso forzato, con un sorriso falso, quei sorrisi che non fanno altro che ammettere tutto l'odio che provavi verso una ragazza ormai non più sconosciuta. Dentro però stavi morevo, volevi morire, volevi sparire dalla faccia della terra. No Giulia, che stai dicendo? Non darai a quei due la soddisfazione di stare male per loro, sei forte e supererai anche questo. Si, ma come? Ale è in classe mia, non avrei potuto evitarlo più di tanto.
Tornai a casa, il tragitto non fu affatto facile, il mio pensiero costante erano loro due, l'immagine di loro che si baciavano. Come aveva potuto colui che consideravo il mio migliore amico farmi questo? Aveva dimostrato di tenerci davvero a me e ora? Era cambiato tutto nel giro di 24 ore? No, non poteva essere. Mangiai un panino, non avevo fame ma non ci tenevo a finire in ospedale, mia madre mi avrebbe ucciso di rimproveri.
Salii in camera e iniziai le versioni, i compiti di inglese e qualche esercizio di fisica. Finii, ma non avevo vglia di uscire, mi sentivo stanca, avevo bisogno di dormire.
Presi il mio I-pod e lo infilai nelle orecchie, misi la Playlist e addio mondo. Mi addromentai con la canzone più depressiva che avessi, con le lacrime che non volevano uscire, gli occhi rossi e troppi pensieri per la testa. Quando mi svegliai era ora di cena, avrei dovuto scendere, ma non lo feci. Avvertii mia madre che avevo mangiato molto a pranzo, e che non avevo voglia di mettere altro cibo dentro il mio piccolo stomaco. La cartella e le cose per il giorno dopo erano pronte, così decisi di mettermi un pò su Facebook, prima di andare a dormire. Solite notize, foto già viste mille volte. Una richiesta di amicizia. Claudia. Cosa faceva pensare a quella ragazza bionda, ingenua, che io avrei accettato la sua richiesta di amicizia? In fondo, io non volevo esserle amica, non lo volevo. Ma non volevo nemmeno sembrare maleducata e gelosa, non volevo si sapesse la mia cotta per Ale. Accettai. La ragazza bionda era il linea, e tutto divenne un incubo quando mi contatto.
- Ehi Giuli!
Giuli? Ma tutta sta confidenza che non gli ho mai dato? Vabbhè non fare la maleducata Giulia, sii cortese.
- Ehi Cla! Tutto ok?
- Si tutto bene, sono appena tornata a casa, sono uscita con Ale
Eccolo, la lama pungente, di nuovo lui, Ale. Ora che avevo cercato di farmi piacere Claudia, lei mi parla di lui. Ma perchè?
- Wow! Spero vi siate divertiti...
- Certo! Non facciamo altro che sbaciucchiarci
- Ahahah bene bene! Scusa ma ora devo andare, sono molto stanca. Ci vediamo in giro in questi giorni
- Perfetto! Si penso che domani non ci sarò davanti a scuola, magari il giorno dopo.
- Okkei ci si vede allora, Ciao!
- Ciao Giu!

Conversazione finita, cuore spezzato. Non volevo nemmeno immaginare Ale e Claudia che si baciavano, felici e sereni, innamorati. Non ci volevo pensare, mi faceva solo stare male. Decisi di spegnere il computer, volevo andare a dormire, cercando di dimenticare tutto ciò che era successo in quella giornata. Giornata difficile, pesante, piena di emozioni forti, troppo forti per il mio cuore fragile.
Chiusi lentamente gli occhi, e mi feci cullare da quelli che erano i miei sogni più ambiti.





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Spazio autore:
Ecco a voi il capitolo, ecco cosa vede Giulia, ecco come ci rimane Ale...Tra i due continuerà a crescere qualcosa o Giulia getta la spugna?
Seguite la storia e recensite in tanti, a domani per il prossimo capitolo!
Baci. Alex.




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Capitolo 10
*** Sensi di colpa? ***


X Capitolo.

Erano le 7 quando la mia sveglia suonò, interrompendo quel sogno meraviglioso, di cui ora non ricordavo più nulla. Scesi in cucina a fare colazione. Latte e biscotti. Non avevo molta fame, ma mia madre quando ero piccola, non faceva altro che ripetermi che la colazione è il pasto più importante di tutta la giornata, non potevo deluderla. Risalii in camera e iniziai a vestirmi. Non avevo voglia di andare a scuola, non che l'avessi mai avuta, ma quella mattina in particolare, non volevo trovarmi davanti quei due occhi verdi e quel sorriso meraviglioso. Presi un jeans dall'armadio, una maglietta bianca con sopra la città di New York, la mia sciarpa viola, converse bianche e zaino in spalla. I miei capelli mossi e rossicci li lasciai liberi e ribelli sopra le mie spalle, una spruzzata di profumo e solo un filo di matita sotto gli occhi. Non amavo truccarmi, rimanevo semplice e me stessa.
Scesi e andai alla porta. Uscii di casa e iniziai a camminare verso la fermata. Il cortile della scuola era come tutte le mattine affollato da decine e decine di ragazzi che parlottavano tra loro. Non feci caso a tutto il baccano e entrai in classe. Non rivolsi nemmeno uno sguardo al suo banco, non mi importava se era arrivato o no. Andai al mio di banco, vicino alla finestra. Guardavo il paesaggio fuori, iniziai ad osservare ciò che per 4 anni non avevo mai notato, la mia città. Ma a un tratto, una voce parlò, rovinando tutti i miei pensieri.
- Ciao.
Mi voltai, ed eccolo, li davanti a me, Alessandro.
- Ciao. Scusa ma non mi va di parlare con te.
Detto questo mi alzai dalla sedia e feci per andarmene, quando mi trattenne per un braccio.
- Cosa c'è che non va? - mi chiese il ragazzo dagli occhi verdi.
- Cosa c'è che non va? Nulla. Proprio nulla, tutto alla perfezione.
- E allora perchè non vuoi parlarmi se non c'è nulla?
- Perchè no. Anzi no, qualcosa si, oh si. C'è che l'altra sera hai cercato di baciarmi, c'è che l'altra sera mi hai detto che ero la persona più importante, che dalla morte dei tuoi genitori non ti sentivi così felice come lo eri con me. Se pensi che mi sia dimenticata tutto, beh ti sbagli caro mio. Ricordo ogni singola parola del nostro discorso, come ricordo ogni singola immagine che ho dovuto vedere ieri pomeriggio in cortile. Claudia eh? E' così che si chiama? Cos'è, ti eri dimenticato un piccolo particolare della tua vita? Beh non penso fosse molto piccolo dato che vi conoscete da quando eravate piccoli. Ma certo, dimenticatene pure, tanto cosa credi che penserà Giulia quando lo saprà, ci resterà solo di merda no?! Alessandro mi hai deluso, non pensavo fossi così, come tutti gli altri. Anzi no, almeno agli altri non ti ci affezioni, è solo per passare una notte diversa. Loro sono migliori - dissi decisa e arrabbiata.
Alessandro non parlò, non mi guardò neppure in faccia, teneva la testa bassa, di nuovo fissava le sue scarpe bianche.
- Potresti lasciare il mio braccio? Sai ho cose migliori da fare che stare qui con te.
Mi lasciò il braccio, senza nemmeno dire una parola. Me ne andai, uscii in corridoio e andai in bagno. Chiusi a chiave la porta e scoppiai a piangere. Non credevo nemmeno io che sarei riuscita a dirle tutte quelle cose, ma in fondo era ciò che pensavo. Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da lui, non un'altra volta. Il ricordo di Riccardo era ancora vivo dentro di me, era ormai passato un anno da quando lo vidi uscire dalla mia vita, ma i pensieri non se ne erano ancora andati. Ale sembrava lui, me lo ricordava. Come Riccardo, anche Ale mi aveva illuso, aveva detto cose belle, e poi tutto ad un tratto, era finito nelle braccia di un'altra. Ma con Ale ero ancora in tempo, potevo ancora fermare quel sentimento per cui tutti versano lacrime, quel sentimento che distrugge, che ti lacera il cuore.
La campanella suonò, mi riasciugai le lacrime, controllai il mio viso allo specchio. Gli occhi erano rossi, ma la matita nera era rimasta. Aprii la porta, e dopo aver persorso i 20 metri di corridoio, entrai in classe. La prof. non era ancora arrivata, nessuno era al proprio posto, tranne lui, Alessandro. Aveva di nuovo la testa bassa, non parlava con nessuno. I sensi di colpa, pensai. Andai dritta al mio banco, e mi sedetti, nell'attesa dell'inizio della lezione. Sofia mi vide, e venne da me.
- Amore mio, che è successo?
- Ehi tesoro! E' per quello che è successo ieri, ho appena "litigato" con Ale. Beh, ho parlato solo io in realtà. Gli ho detto tutto, mi sono sfogata.
- Oh bene! Cavolo è arrivata la prof, meglio seguire prima che ci divida.
- Concordo.
Quel giorno passò molto lentamente, Ale teneva sempre la testa sul banco, la prof. lo richiamò parecchie volte, ma lui non si smuoveva. Un pò mi dispiaceva, forse ero stata troppo dura con lui, ma in fondo, perchè dovevo stare male io?
La lezione terminò, e riposti i libri nello zaino, uscimmo. Salutai Sofia, ma un'altra sfida mi aspettava. Si, avete capito bene, Ale era dietro di me, mi seguiva forse. Non mi girai, aspettai che fossi sotto casa mia. Eccoci arrivati, ecco arrivato il grande momento, il momento tanto atteso, quello della verità. Mi voltai, pronta ad affrontare il ragazzo dagli occhi verdi.





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Spazio autore:
Ecco a voi il capitolo come promesso! Bene, Giulia si è "sfogata", Alessandro sembra giù di morale. Cosa succederà tra di loro? Tutto nel prossimo capitolo.
Baci. Alex




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Capitolo 11
*** Confessione. ***


XI Capitolo.

- Ho bisogno di parlarti – mi disse il ragazzo dagli occhi verdi non appena mi girai e lo fissai.
- Parla allora, ti ascolto – lo incitai.
- Bene. Non ti ho mai parlato di Claudia perché lei non è mai stata troppo importante per me. Si, è vero, io e lei ci conosciamo sin da quando eravamo piccoli, siamo sempre stati buoni amici, forse perché i nostri genitori lo erano. Io e lei siamo sempre stati obbligati ad avere un rapporto, non ci siamo mai avvicinati nostra spontanea volontà, o almeno parlo per me. Due anni fa, quando il ricordo della morte di mia madre era ancora vivo, lei è stata una delle poche persone che venivano a trovarmi una volta alla settimana nella casa famiglia. Non nego che la sua presenza li dentro fosse davvero meravigliosa, voluta anche da me. Era l’unica persona con cui ero riuscito a tenere un rapporto di amicizia, forse perché sentivo mia madre ancora legata a lei, forse perché vederla mi ricordava proprio lei, mia madre. Quando all’età di sedici anni mi hanno fatto uscire dalla casa famiglia, abbiamo iniziato a frequentarci, forse perché era la mia unica amica. Mi piaceva il fatto di avere qualcuno con cui parlare, con cui sfogarmi, qualcuno che mi considerasse importante. Tra di noi è nata qualcosa, qualcosa che va oltre all’amicizia. Dopo 4 anni finalmente ero felice e sereno con me stesso, perché al mio fianco avevo lei. Ma la nostra storia non durò molto, dopo tre mesi ci lasciammo, lei aveva vinto una borsa di studio in una prestigiosa scuola del sud, si trasferì tutta la sua famiglia, ma io non potevo seguirla. Non me lo lasciarono fare, non avevo ancora 18 anni, non ero maggiorenne ed ero ancora affidato alle suore che si presero cura di me quando mia madre morì. Ci restai male, mi avevano portato via la persona che mi faceva stare bene, ma in fondo, lei voleva andare via da me, si era stufata probabilmente della solita routine. Iniziato il liceo, sono finito in classe tua, abbiamo iniziato a conoscerci, e credimi se ti dico che mi piaci davvero Giulia. La tua presenza è un raggio di felicità, la stessa felicità che mi sapeva dare Claudia, qualche tempo fa. Ieri lei è tornata, si è presentata fuori scuola, senza nemmeno avvertire, senza dirmi nulla. Quando me la sono trovata davanti, i ricordi passati con lei mi sono riaffiorati nella mente, ho ricordato tutto, ogni singolo particolare. Mi ha baciato. Quel bacio, beh non me lo aspettavo, ma non nego che mi sia piaciuto. Avevo bisogno di lei, ma lei non c’era. Ora c’è, e io non so più cosa voglio. Tu mi piaci Giulia, mi piaci davvero, ma in questo periodo sono confuso, troppo forse. E tutto, è finita qui.

Il ragazzo dagli occhi verdi, Ale, finì il suo discorso, ma questa volta, non teneva la testa bassa come qualche ora fa in classe, no. Questa volta, mi guardava dritto negli occhi, e questo mi fece capire che non stava mentendo, quello che aveva detto era la realtà, la verità dei fatti. In tutto il suo discorso, non mi smossi nemmeno di un centimetro, rimasi impalata a fissare quegli occhi, che mi avevano ipnotizzata. Ora il discorso era finito, ma io non sapevo cosa dire, non avevo parole per quel meraviglioso ragazzo. Ci rimasi un po’ male nel sapere che il bacio con Claudia gli era piaciuto, ma d'altronde, lei gli era stata vicina in un momento della sua vita in cui nessun’altro c’era, non provare amore per quella ragazza bionda sarebbe stato impossibile.

- Beh, ti capisco. Forse sono stata una stupida, anzi no, senza forse, lo sono stata e basta. Non avrei dovuto reagire così, non avrei dovuto dirti tutte quelle cose. Avrei dovuto cercare di parlarti, ma la verità è che forse sono gelosa. Ti chiederai perché, ma vedi, forse mi piaci. Si, mi piaci Ale. Non so cosa tu abbia di così tanto speciale, ma è così. Mi incuriosisce ogni cosa che fai, ogni tuo gesto per me è importante. Lo so, non dire che ti dispiace, non dire che ricambi perché non serve a nulla. Tu ora stai con Claudia, ed è giusto così. Tu e lei siete fatti per stare insieme, vi compensate. Siete perfetti, mentre io e te no. Insieme non siamo nulla, e mai lo saremo. Ora penso proprio che andrò a casa, mi sento una stupida e non voglio continuare questo discorso, non voglio continuare ad infliggermi del male da sola. Perciò ti dimenticherò, saremo amici, buoni amici, e continueremo la nostra vita. Ci stai? – dissi porgendole una mano in segno di amicizia.
Lui mi guardò stupido, forse imbarazzato, ma alla fine strinse la mia mano. Si, forse eravamo davvero diventati amici, anche se quella parola, “amici”, mi faceva stare male. Ci sorridemmo, un sorriso falso, da entrambe le parti, ma d'altronde che potevamo fare?
Ci salutammo, era arrivato il momento di entrare in casa, era arrivato il momento di salutarci. Niente smancerie, niente baci sulla guancia, nulla. Eravamo entrambe imbarazzati da quel momento, dalle nostre bocche uscì solo un semplice “Ciao”, e io mi avviai alla porta di casa mia. Girai la chiave, e aprii. Ero sola in casa, un biglietto sul frigo mi diceva che mamma sarebbe tornata per cena, mio fratello restava a scuola fino alle 18 e mio padre probabilmente non tornava nemmeno per cena. Perfetto, sola. Sola con me stessa, sola con il mio dolore, sola con la mia tristezza. Mi scese una lacrima, ma la fermai. Feci un grande sospiro e un mega sorriso, consapevole che forse, non avrei più provato dolore. O forse si. Ora dovevo pensare solo a me stessa, forse mi avrebbe fatto bene.





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Spazio autore:
Bene, scusatemi se non ho aggiornato ieri ma ero molto impegnata e non ho avuto molto tempo libero..Riguardo al capitolo, che ne pensate? Alessandro finalmente racconta tutto a Giulia, proprio tutto, e si "confessa". Giulia non la pensa nello stesso modo di Alessandro e decide di darsi tempo...Che succederà nel prossimo capitolo?
Recensite e fatemi sapere che cosa ne pensate, a domani con il seguito.
Baci. Alex.



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Capitolo 12
*** L'incontro. ***


XII Capitolo.

Il pomeriggio non finiva mai, le lancette dell’orologio sembrava si fossero fermate.
Continuavo a fare i compiti, cercando di svagare la mia mente, cercando di indurla a pensare ad altro, e non solo a quel ragazzo dagli occhi verdi. Chimica e biologia già le avevo affrontate, mancava da affrontare greco. Presi il dizionario per iniziare una nuova versione, carta e penna nella mano. L’inchiostro non era ancora uscito da quella piccola fessura della biro che sentì un rumore: piccolo, lieve, una vibrazione.
Corsi a prendere il mio cellulare, consapevole del fatto che il rumore non me lo ero inventato, era successo, lo avevo sentito. Andai il salotto per vedere se quel piccolo rumore era reale, e così fu. Il display era illuminato, e un messaggio attendeva di essere letto. Presi il cellulare in mano, ma d’un tratto il mio cuore si fermò. Non sapevo cosa fare: aprire il messaggio e scoprire il destinatario, o cancellarlo senza nemmeno una piccola occhiata, evitando di procurarmi altro dolore.
“Avanti Giulia, non essere codarda”, pensai tra me e me.
Cliccai visualizza, e il messaggio si aprì. Numero sconosciuto, non sapevo chi fosse e cosa volesse. Ma lo scoprii presto.
Messaggio: So che con questo mi farò solo del male, ma ho bisogno di vederti, ho bisogno di parlarti. Alle 5 davanti alla fontana della piazza, ti prego vieni.
Mi si gelò l’anima nel leggere quel messaggio, l’emittente era anonimo, ma perché? In mente avevo solo Ale, pensavo fosse lui ad avermi mandato quel messaggio, pensavo fosse stato lui a cercarmi, ma perché con il numero sconosciuto? Non poteva farsi riconoscere e rendere le cose più facili?
Mi andai a preparare, erano le 16 e non volevo fare tardi. Si, avete capito bene, volevo andare all’appuntamento di quello sconosciuto. Qualcosa mi diceva che non era pericoloso, qualcosa mi diceva che avrei potuto fidarmi. Mi vestii normalmente, un paio di jeans e una felpa leggera dell’Abercrombie, con le mie superga bianche. La mia solita scarpetta al collo e una spruzzata di profumo. Non mi truccai, ancora un leggerissimo filo di matita nera era rimasto dalla mattina, poteva bastare per quello sconosciuto. Decisi di lasciare la mia chioma rossiccia sciolta, mi sentivo meglio così.
Alle 16:45 uscii di casa, chiusi a chiave la porta e con le cuffie nelle orecchie iniziai a camminare verso la piazza. La strada sembrava infinita, non volevo arrivare troppo presto a destinazione. Avevo paura di ciò che mi sarebbe potuto accadere. Non paura per quello sconosciuto, no. Paura nei suoi confronti non ne avevo nemmeno un po’, forse perché immaginavo chi fosse. Avevo paura delle cose che mi avrebbe detto. Già mi immaginavo Ale, bello come al solito pronunciare la frase “Io la amo, resto con lei. Con te ho chiuso”. Forse sarebbe stato migliore, forse se quelle parole fossero uscite davvero dalle sue labbra, avremmo evitato entrambe di soffrire, avremmo evitato di stare male inutilmente. Ma in cuor mio sapevo che non era quello che volevo. Io volevo almeno essergli amica. Anche se era pochissimo tempo che ci conoscevamo, lui per me era diventato importante, provavo un sentimento di affetto per quel ragazzo dagli occhi verdi.
Pensando, arrivai in piazza. Era deserta, non era arrivato nessuno. Mi guardai intorno per controllare di essere sola, e così fu. Erano appena le 5 di pomeriggio, magari il “forse” sconosciuto era in ritardo. Aspettai seduta su una panchina, sempre con la musica nelle orecchie, sempre ad ascoltare lui, Max. Le sue canzoni mi facevano sognare, almeno per quello non si soffriva. Qualcosa cambiò nei minuti successivi. Da lontano si vedeva una figura che procedeva a passo lento verso di me. Non l’avevo ancora riconosciuta, era troppo lontana perché si potesse distinguere. Indossava un jeans e una maglia, questi particolari sono gli unici che riuscii a percepire, perché mi persi a fissare i suoi occhi. Non erano verdi. E i suoi capelli, non erano castani.
Lo sconosciuto si avvicinò a me, ma sconosciuto forse non lo era più. Sapevo benissimo di chi si trattava, forse della persona che mai mi sarei aspettata di trovare, tutti, tranne quella persona. Non parlai, aspettai che fosse lei a cominciare.
- Ciao Giulia – disse con un mezzo sorriso.
- Ciao Claudia – risposi io, sbalordita e senza parole.




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Spazio autore:
Tadaaaaaaaannn! Ecco a voi il nuovo capitolo, scusate il ritardo ma la scuola è iniziata anche per me. Mi fa piacere sapere che mi seguite in molti, ma mi farebbe piacere anche vedere le vostre recensioni, belle e brutte che siano. Un bacio e al prossimo capitolo.
Baci. Alex.



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Capitolo 13
*** Come va, va. ***


XIII Capitolo.

Mi sarei aspettata di trovare tutti, ma non lei, non Claudia. Continuavo a fissarla, a osservare ogni minimo particolare di lei, cercando di capire dai suoi movimenti, dai suoi gesti, il perchè mi avesse chiamato lì, il perchè avesse chiamato me, proprio me.
Aspettavo che parlasse, da quando era arrivata, non aveva fatto altro che accomodarsi alla panchina, fissarsi le mani e torturarle, cercando forse le parole giuste per parlarmi. La vedevo in imbarazzo, in realtà, entrambe lo eravamo. Non eravamo mai uscite insieme io e lei. A dir la verità, non eravamo mai state amiche. Non una conversazione, non un saluto. Ci conoscevamo da solo 36 ore, eppure eravamo li, insieme, sedute sulla stessa panchina. Io e lei eravamo totalmente opposte, diverse in tutto. Lei bionda, io rossiccia. Lei gli occhi azzurri, io gli occhi castani. Lei estroversa e intromettente, io riservata e timida. Ma una cosa noi due in comune la avevamo. Ale. Il nostro migliore amico, quello di entrambe. Io lo conoscevo da poco, lei da una vita. Un'altra differenza tra me e lei, tra Giulia e Claudia.
I secondi passavano, e la curiosità mi assaliva. Perchè mi aveva voluto vedere? Sarebbe stato facile scoprirlo, bastava pronunciare quelle parole, ma sembrava che il gatto mi avesse mangiato la lingua. Le parole non uscivano, avevo paura forse, di una cattiva notizia.
Passarono circa 10 minuti di assoluto silenzio, ma alla fine, stanca di aspettare, porsi alla bionda la domanda fondamentale.
- Perchè mi hai chiamato? Cosa vuoi da me? - domandai decisa alla ragazza.
Sorrise, un sorriso finto. Una lacrima le rigò il volto, silenziosa. La asciugò e alzò gli occhi, finalmente, verso di me.
- Scusa, è solo che mi sto autoconvincendo di ciò che voglio dirti - rispose, sempre con il solito sorriso amaro sulle labbra.
- Claudia, è successo qualcosa che devo sapere? - domandai spaventata.
- No, tranquilla, non è successo nulla di grave.
- E allora perchè vuoi parlarmi? Dimmi, non mangio mica!
- Si. Ecco, ti ho chiamato per chiederti scusa. Ti prego non interrompermi, fammi finire. Quando l'altro giorno ho sentito Ale per telefono, mi ha raccontato di te. Mi ha detto di essere finalmente felice, dopo tanto tempo. Ero gelosa, di una sconosciuta. Non sapevo chi fossi, ma già in un certo senso, ti odiavo. Avevo fatto tanto per lui, mi sentivo uno straccio. Non mi ha mai ringraziato, non che dovesse farlo, ma almeno ammettere che sono stata vicino a lui in un momento della sua vita in cui era rimasto solo, c'ero solo io. Sembrava come se si fosse dimenticato di tutto, dimenticato di quando eravamo felici, io e lui. Come se si fosse dimenticato del mio affetto, del mio quasi amore per lui. Per lui forse non è significato nulla, ma per me, lui è stato molto importante, e ancora dopo tutto, lo è. Ho deciso di vedere la situazione con i miei occhi, così ho preso il primo treno, e sono piombata qui, senza nessun avviso. Vederlo è stato sorprendente, è come se i ricordi fossero diventati realtà. Quando ti ho visto uscire da quel portone l'altro giorno a scuola, ho subito capito chi fossi. Ti ho riconosciuta dal primo istante, Ale mi aveva così tanto parlato di te che era come se già ti conoscessi. Volevo mettere i bastono tra le ruote ad entrambe, volevo baciarlo, vedendolo ti saresti ricreduta su di lui, e lui sarebbe caduto facilmente tra le mie braccia. E così è stato. Ma quando Ale mi ha raccontato della vostra "discussione", ci sono realmente rimasta male. Non lo avevo mai visto così, era affranto, non smetteva di piangere. Era come se fosse stato abbandonato una seconda volta. Come ho già detto, ci tengo davvero a lui, e vederlo stare male, fa stare male anche me. Così sono venuta qui. Ho già salutato lui, gli ho lasciato un biglietto in camera spiegandoli tutto. Ma ora volevo semplicemente chiudere questo malinteso con te. Dirti che lui ti vuole bene davvero, che non ti ha solo usata come magari pensi, ma ti considera una persona importante. Tra qualche ora ho il treno che mi riporterà a casa, la mia casa. Voi due provate qualcosa per l'altro, siete solo troppo orgogliosi per ammetterlo. Non lasciarlo solo, dalle una seconda possibilità. Scomparirò, probabilmente non tornerò più a infastidirvi. Sappi solo che si merita il tuo perdono, è una persona davvero speciale Alessandro, prenditene cura.
Detto questo la ragazza bionda si alzò, mi carezzo la guancia sfoderando un sorriso vero, grazioso, e voltate le spalle iniziò a camminare verso la direzione da cui era arrivata. Ero rimasta scioccata, la ragazza che fino a dieci minuti fa odiavo perchè pensavo fosse la causa delle discussioni tra me e Ale, ora mi aveva detto di andare da lui e perdonarlo, mi aveva detto di starle vicino.
Sapevo che Claudia ci tenesse a lui, ma non pensavo così tanto. Pensavo che il sentimento che lei provava per lui, fosse un semplice sentimento di amicizia, invece mi ero accorta che era molto più grande di una semplice amicizia. Forse lo amava davvero. Mi sentivo crudele per aver cercato di allontanare lei da lui, mi sentivo strana; ma in fin dei conti, non ero io la causa della rottura del loro rapporto, forse era solo il destino che si era messo in mezzo. Si, quel maledetto destino, che mi aveva trascinato in questa storia, lasciandomi ora da sola, su questa panchina della piazza principale, a cercare di capire cosa potessi fare per rimediare in tutta quella situazione.
Una vocina dentro di me, mi incitava ad andare da lui, ma allo stesso momento, un'altra vocina mi diceva di non farlo, che avrebbe significato dargliela vinta. Non sapevo più cosa fare, ero totalmente spaesata. Ma ad un tratto, senza nessun comando da parte mia, le mie gambe mi fecero alzare. Ero decisa, e sempre con decisione, iniziai a camminare verso casa di Alessandro. "Al diavolo l'orgoglio", pensai tra me e me. Cosa potevo fare, se non andare da lui e cercare di sistemare la situazione? L'orgoglio in una situazione come questa andava soltanto messo da parte, ci aveva portato quasi alla divisione, quel maledetto orgoglio.
La casa di Ale sembrava tremendamente lontana, come se il tragitto fosse una via lunga chilometri e chilometri. Ma finalmente arrivai. Quel portone verde era l'unico ostacolo da superare, oltre, ci sarebbe stato lui. Cercai di immaginarmila scena successiva, mi avrebbe perdonato o mi avrebbe respinto? Si, avevo paura, rimanevo codarda fino alla fine. Ma alla fine lo oltrepassai, aprii il portone, che mai era stato chiuso con la chiave, e iniziai a salire le scale, desiderosa di arrivare presto davanti alla porta di casa sua. Nel suo palazzo non c'era l'ascensore, dovetti farmi 3 piani a piedi, sembravano 20 quel pomeriggio.
Arrivai, di fronte a quella porta, di fronte al mio destino. "Come va va", mi dissi, e schiacciai quel pulsante, il campanello di casa sua.




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Spazio autore: Scusate l'enorme assenza, mi rendo conto che non pubblico da molto tempo, ma sono stata troppo impegnata.
Ecco a voi il seguito che aspettavate, spero di ricevere tante recensioni.
Un bacio, vi aspetto al prossimo capitolo.
Alex.

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Capitolo 14
*** Il primo bacio non si scorda mai. ***


XIV Capitolo.

La porta si aprì, e inevitabilmente i nostri sguardi si incrociarono. Restammo in silenzio per qualche minuto, in cui i nostri occhi si esplorarono timidamente. Non volevo essere io a rompere quel silenzio, volevo che lui capisse, che si rendesse conto il motivo per il quale ero li: era troppo importante per lasciarlo andare. Dopo qualche minuto si decise a parlare.
- Cosa ci fai qui? – mi chiese timidamente. Aveva pianto, i suoi occhi erano lucidi, e leggermente arrossati.
- Ho appena finito di parlare con Claudia, mi ha detto tutto.
- Ah, allora mi credi?
- Ci credevo anche prima. Solo che non mi spiego ancora il perché tu non me lo abbia detto. Insomma, è vero che ci conosciamo da poco tempo e che forse avevamo altro di cui parlare, solo che non mi sembra un particolare inutile e indifferente della tua vita.
- Hai ragione, scusa. – ammise, abbassando leggermente gli occhi.
- Ehi, è tutto ok. Non importa, ormai è passato. Abbiamo sbagliato entrambe, non sei il solo a dover chiedere scusa.
Accennò un sorriso, uno di quei suoi sorrisi mozzafiato. Alzò lo sguardo, e i suoi occhi puntarono dritti i miei. Occhi verdi contro occhi color nocciola. Non ci sono paragoni, stravince lui 10 a zero. In quel momento però, mi sentivo strana, felice. I suoi occhi mi davano sicurezza, quella sicurezza che non avevo mai avuto. Ale mi prese per mano, e mi fece delicatamente entrare in casa. Andammo in camera sua, e sedendoci sul letto iniziammo a parlare del più e del meno, soffermandoci sui dettagli questa volta. Mi parlò di Claudia e di tutto ciò che era successo tra di loro. Dei suoi sentimenti, e delle sue emozioni. Sembrava strano anche lui, ma questa volta, era felice. Sembrava come se la sua felicità dipendesse da me. Ogni qual volta i nostri sguardi si incrociavano, sorridevamo, abbassando entrambi lo sguardo, come se ci vergognassimo dell’altro.
- Claudia mi ha detto che tu per lei non senti più nulla, è così? – chiesi timidamente dopo una mezz’oretta di chiacchiere.
- Si, è così. Non ho mai provato grandi sentimenti per lei, te l’ho detto, siamo stati costretti a frequentarci sin da piccoli per via dei nostri genitori. Certo, le volevo bene, e ancora oggi gliene voglio, ma non sarà mai amore, non sarà mai come ciò che sento per te.
- E cosa senti per me? – chiesi curiosa.
- Sento di potermi fidare. Quando sto con te, beh le cose sono diverse. Non voglio fare lo sdolcinato, ma da quando ci sei, la mia vita è migliore. L’ho capito subito che tu e Claudia siete diverse. Claudia rappresenta la tipica figlia di papà, quella ragazza che non accetta un “no” come risposta. Quella ragazza viziata, che pensa solo a stare con il ragazzo più bello e affascinante della scuola solo per farsi vedere bella e grande davanti alla amiche. Tu invece non sei così. A te non interessa la bellezza in una persona, ma il carattere, la personalità. Sei come me, insomma. Quando ci siamo incontrati la prima volta, mi sono fidato subito. Sapevo che non me ne sarei pentito, e così ho fatto. Ti ho raccontato la mia storia, ti ho raccontato dei miei genitori. In questi anni che sono rimasto solo, solo qualche persona ne è venuta a conoscenza, solo le persone di cui mi fidavo davvero, e tu sei una di quelle. Penso che venire qua sia stata un’opportunità meravigliosa. All’inizio odiavo questa città, mi opprimeva, ostacolava la mia felicità. Ma da quando ho incontrato il tuo sguardo il primo giorno di scuola, ho capito quanto bella invece sia, ho capito che io e te saremmo stati qualcosa. Ed è così. Non sei solo una amica per me, sei qualcosa di più. Ho promesso che ci saremmo conosciuti prima di diventar qualcosa di più che semplici amici, e così farò. Voglio conoscerti Giulia, lo voglio davvero.
Ero affascinata da quelle parole, mai nessuno aveva detto cose simili a me. Mi consideravano tutti la classica sfigatella, quella che va a scuola perché gli piace davvero imparare, quella che starebbe le ore sui libri classici, quella che crede nell’amore, quella che ai sogni non ha ancora smesso di credere. Beh, finalmente avevo trovato qualcuno che mi apprezzasse davvero, qualcuno che mi aveva capita, qualcuno che voleva davvero conoscermi, e non fermarsi solo all’apparenza giudicandomi. Anche io avrei voluto conoscere Ale, volevo farlo, anche se avevo paura. Si, vi chiederete come mai, ma avevo paura. Paura di soffrire ancora, come avevo sofferto in precedenza con Riccardo. Avevo dato l’anima per lui, e cosa mi ero ritrovata in mano alla fine? Nulla, solo un cuore spezzato e tante illusioni, troppe. Ma questa volta era diverso, non era Riccardo la persona che voleva conoscermi, era Ale. Il ragazzo dagli occhi verdi, che mi faceva provare emozioni anche solo con un semplice sguardo, il ragazzo fantastico, bello e solare. Non volevo soffrire, stare male, perciò glielo dissi direttamente, sarebbe stato più efficace, e sicuramente, avrebbe capito, lui.
- Anche a me piacerebbe conoscerti Ale, solo che ho paura di soffrire come con Riccardo. La storia la sai, è inutile che te la ripeta. Ho paura che tu un giorno venga li e faccia ciò che ha fatto lui, ho paura di perderti, sento che scomparirai dalla mia vita proprio come ha fatto lui, tradendomi con un'altra proprio sotto ai miei occhi.
- Ehi, guardami – disse prendendomi la faccia tra le mani e facendo in modo che i nostri sguardi si incrociarono per l’ennesima volta – io non sono come lui. Non lo sarò mai. Non sarei capace di far soffrire una ragazza come te. Io voglio conoscerti davvero, non per usarti come aveva fatto lui, ma perché mi piaci. Mi piaci così come sei Giulia, per me non devi cambiare.
A quelle parole gli gettai le braccia al collo, e lo abbracciai. Alcune lacrime rigarono il mio viso, mentre un angelo forse, mi accarezzava i capelli con la mano. Era un momento perfetto, l’immagine era perfetta. Io e lui, lui ed io. Nessuno era li a rovinare quel momento, nessuno ci avrebbe disturbati quella volta. Ci staccammo da quel caloroso abbraccio, ma i minuti successivi forse furono quelli che cambiarono la mia vita. I suoi occhi verdi fissarono i miei, e i nostri volti si avvicinarono. La distanza che ci divideva era quella di un respiro, troppo sottile per non essere infranta. Le nostre labbra si sfiorarono dolcemente, sentivo il suo respiro nella mia bocca. Ci avvicinammo sempre di più, fino a far diventare quel piccolo bacio, un vero bacio.





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Spazio autore:
Tadaaaaann! Ecco a voi il capitolo. Come promesso ho postato presto, ma vi avverto che non sarò sempre così veloce nell'aggiornare, ho anche io i miei impegni e non sempre trovo il tempo necessario per scrivere.
Che ve ne pare? Finalmente i due hanno fatto chiarezza e si sono baciati. Mi piacerebbe sapere che ne pensate, recensite in tanti.
Al prossimo aggiornamento. Un bacio.
Alex.




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Capitolo 15
*** Finalmente felice. ***


XV Capitolo.

Quella sera a casa non dormii. Avevo mille pensieri in testa, ripensavo continuamente alle parole di Ale, e a quel bacio, il nostro. Una domanda in particolare continuava ad assillarmi: “E ora cosa sarebbe successo?”. Lo ammetto, quel bacio mi era piaciuto, era stato caldo, passionale, voluto da entrambe. Ma consideravo Ale un amico, un vero amico. Non lo amavo, ma gli volevo un gran bene.
Era l’1:OO, quando il display del cellulare, posto sul comodino di fianco al letto, si illuminò di una luce fioca, emettendo una leggera vibrazione. Mi era arrivato un messaggio, ed il mittente, era proprio lui, il ragazzo dagli occhi verdi.

“ Ei Giuli, grazie per oggi, grazie per avermi creduto, grazie per avermi perdonato, e grazie per avermi fatto passare un meraviglioso pomeriggio. Ma penso che per ciò che è successo, ne dovremmo riparlare. Non me ne sono pentito, affatto. Solo che è ancora presto, forse. Con te voglio fare le cose per bene, non voglio correre troppo. Voglio assaporarmi ogni momento, voglio percorrere la nostra strada per mano, insieme, e non mille miglia avanti a te, mentre tu mi insegui cercando di starmi accanto. No. Voglio che siamo sicuri, voglio che lo siamo entrambe. Buona notte piccola donna, ti voglio bene. A domani.
P.S. Scusa per l’orario. Spero non mi odierai. “

Come potevo odiarlo? In fondo, erano le mie stesse preoccupazioni. A lui ci tenevo davvero, non volevo arrivare subito al punto di metterci insieme e vivere felici senza nemmeno conoscerci. No, volevo sapere tutto di lui, volevo essergli amica, volevo stargli accanto in ogni momento, e come aveva detto lui, volevo percorrere la strada insieme a lui, mano nella mano, con gli stessi tempi. In fondo, anche io volevo le sue stesse cose. Risposi al messaggio.

“Ehi piccolo uomo! Non fa nulla per l’orario, non stavo ancora dormendo. Penso anche io le tue stesse cose, ciò che è successo, è stato fantastico, ma forse è meglio se rallentiamo un po’. Voglio conoscerti, e lo voglio davvero. Voglio esserti amica, e voglio passare ogni minuto con te. Ci vediamo domani a scuola, così ne riparliamo.
Buona notte, ti voglio bene, ricordalo”.

Mi addormentai con il sorriso sulle labbra, questa volta un sorriso vero, felice.

Ero in un prato con tanti fiori, faceva caldo. Sentivo solo il rumore di un ruscello poco lontano da dove mi trovavo, il cinguettio degli uccelli sugli alberi, e un sole accecante, che gettava sulla radura un bagliore immenso. Mi sentii chiamare, mi voltai di scatto. Indossavo un pantaloncino di jeans e una canotta verde, con le Superga bianche. Un ragazzo alto, con i capelli biondi, mi si avvicinò. Il viso era sfuocato, non riuscivo a riconoscerlo. Non sembrava una faccia conosciuta, anzi, sembrava un perfetto estraneo. Eravamo distanti si e no qualche metro. Ci prendemmo la mano, ci avvicinammo, e il ragazzo mi abbracciò. Un abbraccio caloroso, perfetto.

- Giulia, Giulia, Giulia! Tesoro alzati che fai tardi a scuola!
Aprii gli occhi, era soltanto un sogno. Sorrisi a mia mamma, che uscì dalla stanza per darmi il tempo di lavarmi e prepararmi. Feci una doccia molto veloce, rinfrescante. Aprii l’armadio e presi un jeans chiaro, una maglietta abbastanza larga, le mie Superga bianche e lo zaino. Raccolsi i capelli in una lunga coda, una spruzzata di profumo, un velo di trucco, I-pod alla mano, cellulare e soldi nello zaino. Scesi in cucina, dove la mia famiglia era radunata al tavolo per fare colazione. Mi sedetti anche io tra di loro. Mio padre teneva gli occhi fissi sul giornale, mio fratello spalmava la marmellata su una fetta biscottata, e mia mamma sorseggiava tranquilla la sua tazza di thè. La famiglia perfetta, ecco cosa sembravamo. Mi sentii nuovamente felice. Presi un bicchiere dalla credenza, e versai del succo d’arancia. Presi come mio fratello una fetta biscottata, e iniziai a spalmarci sopra della Nutella. Adoravo quel modo di fare colazione, mi faceva tornare il sorriso anche in una giornata di pioggia. Si, ecco che cos’era, una giornata di pioggia. Giornata del tutto diversa da quella del mio sogno. Lì il sole scaldava e risplendeva il prato, qui era la pioggia a prendere il sopravvento. Finii di fare colazione, presi il mio zaino e un ombrellino per ripararmi. Diede un bacio in guanci a mia madre e uno a mio padre, e una leggerissima sberla sulla testa di mio fratello, il quale alzò lo sguardo e mi sorrise, consapevole che quel gesto, era un simbolo di affetto. Con il sorriso sulle labbra uscii di casa, pronta per una nuova ed intensa giornata.





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Spazio autore:
Ecco il capitolooo :)
Speravo di riuscire a postarlo ieri ma ho avuto dei problemi con il computer, ora è tutto per voi!
Buona lettura, spero sia di vostro gradimento!
Un bacio.
Alex.





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