After The Departed

di debbythebest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- La Morte Della Doppelganger ***
Capitolo 2: *** 2-La vita che tutto toglie ***
Capitolo 3: *** 3- L'occhio di Selene ***
Capitolo 4: *** 4-Il Corvo ***
Capitolo 5: *** 5-La città ventosa ***
Capitolo 6: *** 6-Spia ***
Capitolo 7: *** 7-Klaus ***
Capitolo 8: *** 8-L'incantesimo ***
Capitolo 9: *** 9-Andromeda ***
Capitolo 10: *** 10-La Luna ***
Capitolo 11: *** 11-Il Risveglio ***
Capitolo 12: *** 12-Il Ritorno ***
Capitolo 13: *** 13-I Sogni ***
Capitolo 14: *** 14-La Rivelazione ***
Capitolo 15: *** 15-La Sacerdotessa ***
Capitolo 16: *** 16-La Verità ***
Capitolo 17: *** 17-Selene ***
Capitolo 18: *** 18-Scende Il Gelo ***
Capitolo 19: *** 19-The Five ***
Capitolo 20: *** 20-Solo l 'inizio... ***
Capitolo 21: *** 21- La Progenie Della Luna ***
Capitolo 22: *** 22-Felicità,semplicemente felicità ***
Capitolo 23: *** 23-Tutto ciò che siamo... ***
Capitolo 24: *** 24-La Foresta Delle Ore ***
Capitolo 25: *** 25-Nostalgia di ciò che eravamo... ***
Capitolo 26: *** 26-La Famiglia ***
Capitolo 27: *** 27- Il Mondo Di Ghiaccio Intorno A Noi... ***
Capitolo 28: *** 28-Quando tutto è buio e tu piangi... ***
Capitolo 29: *** 29-Picture Of You ***
Capitolo 30: *** 30-Without Hope and Faith... ***
Capitolo 31: *** 31-La quiete prima e dopo la tempesta... ***
Capitolo 32: *** 32-Katerina... ***
Capitolo 33: *** 33-T,come Tradire... ***
Capitolo 34: *** 34-After The Departed we are still alive,after all... ***



Capitolo 1
*** 1- La Morte Della Doppelganger ***


After The Departed

 Non avevo mai pensato alla morte come a un dato di fatto, ma più come ad un cosa astratta che ci accumuna tutti. La vita è fatta di momenti. Possono durare un'eternità, oppure un battito di ciglia. Ed è strano dire che in realtà sono quelli più corti che cambiano la vita di una persona. Quei momenti cruciali che cambiano la nostra vita li vivremo e rivivremo nella nostra mente in continuazione. E non saranno solo ricordi, ma vere e proprie scelte, che determineranno ciò che saremo. Il giorno della mia morte dovetti fare una scelta che cambiò per sempre il mio modo di vivere. Una scelta che avrei dovuto fare da tempo, che avrebbe risparmiato sofferenza ai miei cari, e a me. E se vi dicessi...che alla fine il mio destino non era colui che avevo scelto?
   
 
1-La Morte Della Doppelganger
 
 -Se ne é andato Elijah! Non ho potuto fare niente per fermarlo!-

 Queste erano le parole con cui tutta la vicenda era iniziata. La bionda vampira si buttò tra le braccia dell'altro, che accogliendola senza risentimento condivise le sue lacrime per il fratello scomparso. Le accarezzò la testa dolcemente, mentre delle parole deboli gli giungevano all'orecchio.

 -Però non dovremo più preoccuparci!-.

 Si staccò da lei non capendo. Dopo tutto questo diceva che non dovevano più preoccuparsi? Era appena iniziato invece. Alaric non si sarebbe arrestato se non alla morte della doppelganger.

 -Non dovremo più scappare da stanotte!-. Disse Rebekah decisa.

-Che vuoi dire?-.
 Chiese il fratello immaginando il peggio. Aveva un patto con Elena. Lei si era fidata di lui anche quando non ce ne sarebbe stato bisogno, poiché dare a lui e alla sua famiglia il corpo di Klaus era solo un favore che aveva voluto fargli. Lei era compassionevole, e la sua compassione era un dono che non andava buttato via.

 -Elena sta per avere un infortunio. Ho soggiogato Stefan. Non resta che aspettare.-. Disse con crudeltà mista a dolore Rebekah. Elijah sgranò gli occhi.

 -Che cosa hai fatto?-. Chiese intimorito il vampiro. La guardò deluso. Bekah alzòle spalle.

-L'ho fatto per tutti noi! Cosìnon dovremo passare un altro mezzo secolo o forse di piùa fuggire...-. Disse lei abbassando lo sguardo.

-Dimmi che cosa hai fatto!-. Quasi urlò  prendendola per le spalle.

 -Andrà giù da Wickery Bridge con la sua macchina!-.

Prima di poter dire qualcos’altro la vampira si ritrovò sola.
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Elijah arrivò giusto in tempo per vedere un pick up fare un volo nelle acque del fiume sotto Wickery Bridge.

-No!- pensò mentre si toglieva la giacca e si buttava nelle acque. O forse l'aveva detto ad alta voce, per questo aveva sentito le parole riecheggiare nel vuoto della sera.
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Vidi l'acqua entrare dal finestrino e cercai con tutta me stessa di mantenere la calma. Era importante per me. Mi era successo un'altra volta. Il destino invece di aiutarmi mi faceva ricadere sempre nelle stesse situazioni. E fu stressante, in una maniera che mi tolse il fiato. Provai a chiuderlo, ma la pressione era forte, e in un attimo mi ritrovai sommersa dall'acqua. A questo punto cos'avrei dovuto fare? Matt, accanto a me  aveva già perso conoscenza. Lo scossi, cercai di farlo rinvenire, invano però. Il panico saliva lentamente in me, però non dovevo permettere alla paura di crescere. Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciòche significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
  Mai avrei pensato all'eventualità di riaprire gli occhi. Ero forse nell'aldilà? Esisteva quindi? Anche se  indefinito sentii qualche suono provenire dal mondo esterno che mi circondava. Sembravano voci umane. Poi, un leggero e indistinto tocco mi sfiorò la guancia, tanto che pensai di essermelo immaginato. Poco dopo i miei occhi si aprirono da soli. Era tutto buio intorno a me, e la prima cosa che vidi fu la luna, che beata brillava nel cielo non preoccupandosi minimamente delle cose che succedevano sulla Terra. Meglio così. Se la dea Selene stava osservando tutto ciò che accadeva all'umanità ultimamente, sarebbe rabbrividita. Il mio busto si piegò in avanti come se avessi vita propria, e l'acqua mi uscì dalla bocca. Poi ricaddi a terra, e girando la testa incrociai gli occhi di Matt, lì, accanto a me. Ma mentre perdevo di nuovo conoscenza, non mi chiesi come fossi finita sulle rive del fiume, bensì se fosse stato Stefan a salvarmi.
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La seconda volta che aprii gli occhi sentii delle voci.

 -É tutto a posto!-. Un'infermiera di colore mi stava davanti sorridendomi in modo rassicurante.

 -Cosa...?-.

-Signorina Gilbert, ha avuto un incidente!-. Disse scandendo bene le parole.

 -Io...-. Non riuscii a dire altro.

 -Non si preoccupi ci penso io.-.Disse una voce maschile.

-Stefan??-. Chiesi insicura. L'infermiera se ne era andata, e sentii una mano che si pesava sulla mia fronte.

 -Matt sta bene. C'é una notizia che non ti piacerà, ma ora riposa.-. Quando riconobbi il tono freddo, e quella voce mi alzai di scatto, e lui sembrò a disagio. Come colto in flagrante.

 -Cosa...io non ricordo...-. Si sedette sul letto accanto a me, Ma mantenendo le distanze. Era bagnato da capo a piedi, la giacca era asciutta però. O almeno lo sembrava. Ma allora...

 -Te l'ha detto l'infermiera, ma c'é dell'altro. Non credo sia il momento di parlarne. Okay?-. Annuii soltanto.

-Come sono arrivata in ospedale? Dove sono Stefan e Damon? E Jeremy?-. Mi fece stendere di nuovo. Neanche avessi quaranta gradi di febbre.

  -Jeremy é al sicuro, credimi. Mi dispiace Elena. Stefan non l'ho piùvisto. Ora hai bisogno di riposo, perché in un primo momento ti sentirai molto debole.-. Si alzò, ed io provai a fare ciòche mi aveva detto. Sprofondai nel sonno, ma perché ero talmente stanca da non poter preferire più parola, non perché mi sentissi talmente in pace con me stessa da poter chiudere occhio.
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 -Ne ésicuro? -. La voce dell'infermiera di prima mi riportòalla realtà. Capii di aver dormito un'ora o due, come un sesto senso appena risvegliato.

 -Mi creda, posso, e la porterò via. Tanto vale firmare la liberatoria. Il suo amico sta bene, ma Elena verrà con me. Ha capito?-.

 -Ho capito!-. Ripeté come un'automa la donna. Elijah l'aveva soggiogata.

-Vieni!-. Disse rivolto a me porgendomi la mano. Prima esita, poi mi lasciai aiutare e mi alzai, seguendolo. Una volta in macchina gli rivolsi la parola.

 -Cos'èquesta storia?-. Chiesi curiosa. Lui mi sembrò pensieroso in quel momento, come se tutto ciò fosse più che strano.

  -Vedi...-. Iniziò. Ma non mi guardò in faccia, rimase con lo sguardo fisso nel vuoto. I suoi occhi scuri erano spenti.

 -Dov'èStefan?-. Ispirò, poi si voltò verso di me.

-Elena...-. Incominciò.

-Dove?-. Sbottai io irritata.

 -Rebekah ha usato la compulsione su di lui, Elena. Adesso sarà da qualche parte con lei e Kol...non lo so sinceramente!-. Rimasi allibita. L'avevo perso un'altra volta, allora? Delle lacrime mi uscirono solitarie dagli occhi.

-E Damon?-. Domandai ancora scossa.

 -Écon Jeremy, lui non ti abbandonerà vedrai.-. Scossi la testa e abbassai lo sguardo.

 -E tu?-. Chiesi stanca.
-Dovresti ripartire, Alaric é in giro, e se ti trova...-. Lui negò. Mi prese la mano, come intimorito dalla mia reazione e mi guardò negli occhi.

-Alaric èmorto.-. Disse solamente. Non capii subito.

-Ma come? L'unico modo per ucciderlo era che...-. Lui mi interruppe.
 
-Sei in transizione, Elena!-.

Nda:
 Allora...ufficialmente è la prima fan fiction che pubblico, e dopo aver scritto i primi capitoli mi sono decisa a pubblicarla. Se siete arrivati fin qui vuol dire che siete coraggiosi, e vi meritate un bel "Grazie Mille" almeno per averla letta. Se è un po' criptica o altro, non esitate a dirlo, anche se la verità, insieme ad altri misteri verrà fuori nei prossimi capitoli. Recensite per farmi sapere ciò che ne pensate e...al prossimo capitolo se varrà la pena pubblicarlo.

Debbythebest 

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Capitolo 2
*** 2-La vita che tutto toglie ***


2-La vita che tutto toglie
 
-È uno scherzo poco divertente!-. Sibilai scendendo dalla macchina. Mi sentii subito debole. Per la situazione, per tutto ciòche mi era stato buttato addosso con tanta facilità. Da piccola mia madre mi diceva sempre che la vita é la nostra guerra personale. Che ogni giorno che viviamo, é una battaglia. Era vero. Ma ora cos'avrei fatto io? John aveva dato la vita per farne avere una nuova vita a me, ed io ora ero diventata ciò che mai sarei voluta divenire. O almeno lo stavo per fare.

-In alcun modo ti farei uno scherzo del genere!-. Disse Elijah seguendomi.

-Lasciami in pace!-. Trattenni a stento le lacrime. Un singhiozzo mi uscì dalla bocca.

-Sistemeremo tutto. Tu ti sei fidata di me e della mia famiglia. Mi sento responsabile per le azioni di mia sorella, e quindi non scapperò come un codardo Elena!-. Esclamò coinciso. Mi voltai, e vidi che mi fissava intensamente. Mi appoggiai all'auto non smettendo mai di fissare il suolo.

-Perché te ne sei andato?-. E quella domanda lo colse alla sprovvista, anche se sapevo che non era il momento giusto io gliela feci.Finalmente alzai lo sguardo, e lo trovai interdetto.

-La domanda èpiuttosto: perché quella lettera? Insomma te ne saresti potuto andare senza scomodarti, senza...-. Non mi lasciò finire.

-Non sono come gli altri Elena! Io non spengo i sentimenti come Niklaus!-. Si avvicinòa me, e si appoggiò alla macchina vicino a me.

-Perché no?-. Cercai il suo sguardo.

-Perché quando lo faccio...capisco ciò che siamo veramente...una maledizione, che si protrae da secoli ormai...mostri che...-. Ci guardammo per un lungo momento, poi distolsi lo sguardo.

-Tu non sei così Elijah. É vero, quando ci siamo conosciuti mi hai fatto un po' paura, ed anche prima che lasciassi la città. Ma non sarai mai come Klaus!-. La sua risata mi fece rabbrividire.

-Tu non mi conosci Elena! Parlo tanto di onore, ma quando ha fatto comodo, anche io ho torturato e mutilato...usato gli innocenti...-. Mi fissò di sfuggita.

-Io...-. Mi aprì lo sportello e mi fece cenno di entrare.

-Sali in macchina! Devi nutrirti, o morirai.-. Senza degnarlo di uno sguardo rientrai in macchina come un automa. Era quello che ormai ero diventata. E per quanto l'idea di spegnere i sentimenti mi ripugnasse, per mettere fine al tormento forse non sarebbe stato altro che una buona cosa.
Il viaggio fu silenzioso. Quando arrivammo a casa mia osservai a lungo gli sguardi increduli di Jeremy e Damon, prima di abbracciare mio fratello come se ne dipendesse la mia vita. Lo sentii ricambiare la stretta, poi si irrigidì.

-Cosa c'é?-. Domandai guardandolo.

-Che ci fa quello qui?-. E indicò Elijah dietro di me che ci fissava con sguardo indecifrabile. Io mi strinsi nelle spalle.

-Elijah mi ha salvato Jeremy!-. Dissi temendo il suo sguardo. Damon, che non aveva nemmeno aperto bocca, gli mise una mano sulla spalla.

-E Matt?-. Sgranai gli occhi. Mi ero davvero preoccupata così tanto di me stessa da lasciar perdere Matt? Il vampiro più anziano si avvicinò a me e mi posò una mano sul braccio.

-Sta bene! Non ha gravi lesioni o altro. Solo bisogno di riposare! -. Jeremy non smise un secondo di guardarlo con astio. L'altro era più concentrato su di me.
 
-Il problema piùurgente é Elena!-. E immediatamente sentii la voce di Damon.

-Allora...non hai fame?-. Chiese diretto a me.

-Damon io...non credo sia il momento...-. Esclamai insicura. Sapeva o non sapeva ciòche mi era accaduto?

Indicò la cucina con lo sguardo. Poi si rivolse a mio fratello.

-Hey Jer, perché non vai a fare due passi? Magari al polo nord?-. Ammiccò alla porta.

-Oh ma stai zitto. Ho capito che non volete avermi tra i piedi! Ma non potete sequestrare mia sorella per tanto. Capito?-. Damon annuì,mentre io mi dirigevo verso la cucina. Sentii la porta sbattere e capii che Jeremy era uscito.Una volta entrati l'altro vampiro iniziòa parlare.
 
-Lui sa tutto Elena, ma Jeremy...non credo ci sia arrivato subito...credo che la passeggiata lo aiuterà a schiarirsi le idee!-. Mi sedetti su una sedia a caso.
 
-Allora...che gruppo sanguigno vuoi? Lo zero negativo é raro perché fa schifo. AB lo stesso...ed anche se ognuno ha i suoi gusti non ti consiglio...-.

-Damon!!-. Lo ammonii io. Lui mi fissò rattristendosi all'istante.

-Lo so!-. E si avvicinò a me.

-Credimi, non ti lascerò, mai! E so che sarà sempre Stefan ma...io sarò sempre qui per te.-. Non volevo vederlo così. Era vero, provavo qualcosa per lui, ma sapevo che Stefan era stata la mia scelta, ed ormai lo avevo perso. L'avrei ritrovato? Mi alzai e lo abbracciai. Non potevo fare altro, per smorzare la sensazione che mi dilaniava internamente. Pura angoscia.

-Stefan...-. Iniziò, ma non  terminò mai quella frase.

-So di lui! Tu come lo sai?-. Guardòil pavimento. Poi, i suoi occhi tornarono sulla mia figura stanca.

-Ero lì Elena!-. Rabbriviii.

-Che significa?-. Si aggiustò la maglietta staccandosi da me, mentre Elijah, da spettatore fissava la situazione in silenzio. Come fosse racchiuso in un piano ancestrale, e stesse osservandoci dall'alto di tale dimensione.

-Significa che ho visto quando Barbie l'ha preso per il collo e gli ha imposto di non salvarti! Sarebbe dovuto restare lì a guardati morire!-. "Oh mio dio..." pensai sul momento.

-Quindi eri anche tu lì! Perché é stato Elijah allora a salvarmi! O sei stato tu?-. Chiesi un po'  spazientita. Perché allora non aveva fatto nulla?

-Non potevo farlo perché la strega aveva soggiogato anche me! E siccome eravamo a corto di verbena a Stefan é toccato di peggio. Mi ha stordito, poi se l'éportato via Elena. Mi dispiace io...-. Guardai l'altro vampiro, che a disagio fissava la finestra con apparente interesse.

-Damon non c'era niente che tu potessi fare!-. Dissi osservando i suoi begl'occhi azzurri e perdendomi nelle iridi blu come il mare.

-Avrei potuto...-. I suoi occhi si inumidirono.

-Shh-. Sussurrai accostandomi a lui con cautela.

-Cosa..? Dopo tutto il casino che abbiamo fatto fino a qualche mese fa per riprendercelo...ora me lo sono lasciato scivolare via come sabbia tra le dita!-. Gli presi il viso tra le mani.

-Non farlo Damon! C'é speranza...e se non c'é...andremo avanti!-. Lui annuì. Mi sentii morire di nuovo. Niente era mai stato facile da quando avevo conosciuto lui e Stefan.

-Ti darò una mano anche io!-. Disse Elijah tornando tra noi. Lo osservai.

-Non ti lascerò!-. Annuii leggermente scossa.

-Grazie!-. Pronunciai quelle parole tenendo l'occhio Damon che aveva un'aria da lunatico.

-Come mai Sua Originalità ci fa l'onore? Non sarà che si sente in colpa per Barbie- Klaus! Per cosa, poi? Tradirci proprio sul più bello perché la famiglia viene prima di tutto? Anche prima dell'onore?-. Un difetto di Damon era che esagerava sempre. Non sapeva quando fermarsi.

-Ripeti?-. Disse l'originario alzandosi minaccioso.

-Hai sentito!-. Ripetè il vampiro piùgiovane fronteggiandolo.

-Ma cosa ne sai tu dell'onore, moccioso?-. Chiese divertito Elijah. Sarei dovuta intervenire subito. Metterli in guardia che non poteva continuare così.

-Hai ragione! Non lo so...ma almeno farò tutto ciò che é in mio potere per tenere Elena al sicuro. Per tenerla lontana dal quel demone delle tinte fatte in casa! Tu?-.
Mi fissarono entrambi per quella che parve un eternità. Sprofondai. La mia esistenza  era solo in mano alla vita che tutto toglie. Niente mi diede l'impressione che tutto sarebbe potuto andare peggio.

-Comunque...che ci fai ancora qui. Non togli le tende?-. A prendere parola fu ancora Damon. L'altro lo squadrò, poi si rivolse a me.

-Devi nutrirti Elena!-. Feci cenno di si. Lanciando un ultima lunga occhiata minacciosa a Damon, Elijah si diresse verso la porta.

-Io non mi fiderei!-. Mi avvertìil vampiro più giovane.

-Pensa a Jeremy! Torneremo il prima possibile!-. Rimase leggermente interdetto.

-Spero tu non abbia detto quello che mi sembra di aver sentito! Usa il singolare per favore!-. Le sue parole echeggiarono nella casa mentre chiudevo la porta. Non sapevo ancora dove la scelta di accettare l'aiuto dell'originale mi avrebbe portato, ma avrei fatto qualsiasi cosa per far passare il tempo il piùin fretta possibile. Una volta usciti Elijah assunse l'atteggiamento che aveva assunto il primo periodo in cui ci conoscemmo. Si aggiustòla cravatta, poi guardandomi di soppiatto parlò.

-Sai che puoi fidarti, vero?-. Sorrisi amaramente. Entrammo in macchina e mi abbandonai ai ricordi, poi notando che mi guardava presi parola.

-Damon non si fida un minimo di te. Nemmeno Jeremy...non sanno perchélo faccio...-.

-Perché lo fai?-. Chiese di rimando lui. Una conversazione tipo questa ce l'avevamo avuta tempo prima, quando a casa dei Salvatore lui mi aveva portato l'elisir. Chiusi gli occhi un momento. All'epoca mi ero fidata di lui, ma poi c'aveva traditi. Cosa avrebbe fatto ora?

-Non lo so...-. E poggiai la testa al finestrino mentre la malinconia prendeva parte al miscuglio di emozioni che mi si rimescolavano in corpo.

-So quello che stai pensando. Ma la situazione èdiversa, non ti pare?-. Non lo guardai. Mi limitai a starsmene in silenzio.

-La situazione si, ma tu?-.


NDA: Un grandissimo grazie a Delena92 e a TVD Forever Delena per aver aggiunto la storia tra le seguite, e un grazie anche a tutti quelli che l'hanno letta. Recensite per farmi sapere cosa ne pensate. Sto già lavorando al capitolo 3, e spero ne varrà la pena perchè mi è uscito meglio rispetto ai precedenti.

Debbythebest



 
 

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Capitolo 3
*** 3- L'occhio di Selene ***


3- L'occhio di Selene
9 Giorni Dopo

Mi affacciai alla finestra osservando il panorama. Sempre se così vogliamo chiamarlo. Mistyc Falls era sempre la stessa. Le macchine che viaggiavano sulle strade tranquille, i pedoni frenetici si affrettano ad attraversarle. In quei giorni non avevo fatto altro che annoiarmi. Era cambiato tutto. Non c'era dubbio. Sentivo come una strana forza, un'adrenalina assopita che si era risvegliata. Non faceva che tormentarmi. Dovevo stare nella mia camera a fare un bel niente. Damon insisteva che io uscissi, che sperimentassi, ma Elijah non era della stesso parere. Secondo lui dovevo imparare a controllare i miei istinti sperimentando la noia, restando a meditare. Mi buttai sul letto. Chi l'aveva avuta vinta? L'originale, ovvio. Chiusi gli occhi un momento. Sembravo una bambina in punizione. Curiosa di provare i miei poteri tesi l'orecchio alla parete.

-Perché non la facciamo uscire? So come gestirla!-. Questo era Damon.

-Elijah ha detto di no, Damon. Ha centinaia di anni piùdi me e te! Vuoi dargli retta? Neanche a me piace, ma mai una volta l'ho visto perdere il controllo, e questo significa che ha esperienza!-. Jeremy lo sgridò. Mi sfuggìuna risata. Damon che si lasciava sgridare da mio fratello?

-Si ma adesso il vichingo non c'é. Perché non posso?-. Dal piano di sotto qualcosa si mosse. Poi sentii la porta dell'ingresso aprirsi.

-Parli del Diavolo...-. Concluse Jeremy. Restai in silenzio per quelli che mi parvero dei minuti abbondanti. La porta della mia camera si aprì.

-Ti ho portato il B+!-. Mi misi un cuscino sulla faccia. Elijah mi si avvicinò con cautela, ma prima chiuse la porta a chiave.

-Non sei in carcere ,sai?-. Si sedette sul letto.

-Per questo hai chiuso la porta a chiave?-. Chiesi sbucando dall'ammasso morbido nella quale avevo cercato rifugio fino a pochi istanti prima. Mi guardò con un sorriso appena accennato. Piegai la testa curiosa. Era la prima volta che lo vedevo sorridere in nove giorni.

-Hai un'autocontrollo sorprendente Elena! Non hai cercato una volta di scappare, ma meglio rimanere sul sicuro!-. Afferrai la tazza col sangue annoiata. Il sapore ferreo mi invadè le membra, e mi lasciai trasportare dallo strano calore che mi riscaldava in tutto il corpo. Non era così orribile come pensassi. La sete era tremenda, ma se pensavo al fatto che non avevo niente da fare, e mi lamentavo per quello, non ci pensavo. Forse era quella la tattica dell'originale. Risvegliare la ragazzina annoiata che era in me, piuttosto che il vampiro. Meglio una Elena che si lamenta ogni cinque secondi perchénon ha il cellulare, che una vampira assetata di sangue. E in effetti, funzionava alla grande.
Finii il liquido, poi gli porsi la tazza fissando il soffitto.

-Vuoi parlare?-. Lo guardai come se fosse pazzo. Scossi la testa divertita.

-Di cosa?-. Alzòle spalle, e stavolta il sorriso che intravidi era non solo accennato.

-Quanto tempo mi terrete lontana dal mio cellulare?-. Domandai.

-Il tempo necessario. Caroline non vedeva l'ora di rivederti. A quanto pare Tyler évivo...non so come ma é così! Naturalmente ogni contatto con Caroline o Bonnie é severamente proibito finché non impari a controllare bene i tuoi istinti!-. Sbuffai.

-Perché?-. Mi ammonì con lo sguardo, poi si alzò e si diresse verso la porta.
-Posso vedere Jeremy?-. Lo guardai speranzosa.
-No!-. Disse solamente, poi uscì. Ripresi il cuscino che tornòvolentieri sulla mia faccia.
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Il tempio era buio.  Al suo interno, la medium cercava di fare ciòche il cliente aveva richiesto.
"Cercare lo spirito di un vampiro...pura pazzia. Ma almeno mi pagano profumatamente!". Questi erano i pensieri di Andromeda mentre prendeva la mano della ragazza davanti a sé. Sembrava una ragazzina viziata qualunque, non c'era dubbio. Doveva aver passato anni a sembrare tale. O forse giorni...chi lo sa...non importava in quel momento. Il profumo dell'incenso le arrivò alle narici, e la ragazza mora ebbe un improvviso sussulto. I suoi occhi verdi si spalancarono all'improvviso. La fiamma della candela vacillò un momento, prima di riprendere il suo beato splendore argentato.
-Io...non ho trovato niente!-.

Disse turbata dalla sue stesse parole. E la cosa sconvolgente, era che alla fine c'aveva creduto davvero di poter rintracciare l'essenza del defunto in questione.

-Che significa??-. La vampira di fronte alla ragazza si alzòdi scatto minacciosa. Prima che potesse fare qualcosa di affrontato una mano si poggiò ferma sulla sua spalla bianca, resa anche più pallida dalla luce innaturale delle candele. Magiche per la precisione, rese tali dalla magia dell'occhio di Selene. Una pietra che non era stata affatto distrutta come si credeva, altrimenti la sua magia sarebbe svanita. Ma questo in pochi lo sapevano. La famiglia di Andromeda era sempre stata a conoscenza del segreto. Da generazioni esso era stato mantenuto con prudenza e religiosità.

-Bekah stai calma. Andromeda è l'oracolo delle Selenadi! Se c'équalcuno di cui ci si puòfidare...é lei!-. Notò come la pelle olivastra della ragazza brillasse alla luce innaturale che le candele magiche emanavano. Era ancora in trance, ma consapevole di ciò che accadeva nel mondo esterno. Anche nei minimi particolari.

-Kol...noi non l'abbiamo perso,vero?-. L'accolse tra le braccia.

-Ma che dici Bekah! Vedrai ci sarà un modo...ora lasciami solo con la ragazza, vuoi per favore?-. Con la testa bassa la bionda annuì, mentre usciva dalla tenda. Una volta solo Kol si rivolse alla ragazza dai lunghi e ondulati capelli neri.

-Secondo te erano vere quelle storie amica mia?-. La ragazza tornò nel mondo dei vivi. I suoi occhi verdi brillarono. Guardò il vampiro impassibile, mentre si metteva il leggero velo bianco sul bel volto.

-Se mai l'essenza di tuo fratello ha lasciato questa realtà, non si trova di certo nel mondo degli spiriti! Quando un vampiro muore, vecchio amico...non si sa cosa accade...é possibile che egli si dissolva semplicemente. E che con lui la sua anima vaghi...nel nulla! Tuttavia mi hai detto che delle medium in Virginia hanno trovato qualche frammento dell'anima di Finn, se non sbaglio. Io non c'ho fatto molto caso a dire il vero. Ero più concentrata sull'incarico.-. Kol prese un profondo respiro. Non necessario al suo corpo, ma alla sua mente. Quindi era così che finivano i vampiri? Niklaus era tutto tranne che un buon fratello, ma nonostante tutto era sempre figlio della loro stessa madre. Non si sceglie la famiglia. Si può scegliere di ignorarla certo, ma mai di non farne piùparte. Gli occhi marroni si rattristarono.

-Kol...mi dispiace, ma ci sono due possibilità: O tuo fratello é morto, e con lui il suo spirito, o é ancora nel mondo dei vivi a vostra insaputa!-. Rabbrividìa quella ipotesi. Sarebbe davvero stato cosìcrudele da mettere in scena la sua morte?

-Non lo credo capace di tanto...-. Disse solamente prendendole la mano. Lei ricambiò la sua stretta. Erano piùdi cent'anni che non si vedevano, e se quella strega della sua sorellina non li avesse interrotti prima,gli  avrebbe già dimostrato quanto le era mancato con un bacio.

-Io si però!-. Esclamò la ragazza alzandosi di scatto.

-Pensaci bene...sarebbe da lui. Sono una Selenade, Kol. Vedo le verità in ogni parte del mondo dei morti. E la sua anima...poof! Non se ne trova un solo frammento!-. Gli diede le spalle. Si affacciò all'entrata, come per verificare che nessuno lì stesse ascoltando.

-Vieni via con me!-. Si alzòanche lui e le accarezzòle spalle. Lei rabbrividì.

-Sai che non posso! Proteggo un segreto da più di due millenni! E deve restare tale!  Non posso! Sono l'ultimo oracolo dell'Occhio Di Selene, Kol!-. La sua voce si scheggiò di dolore, e il suo corpo fragile fu scosso da un tremito. Lui la abbracciò.

-Non ti chiedo di abbandonare la tua missione sacerdotessa...solo scegliere sia la tua missione che me!-. Disse lui con voce spezzata.Lei rise amaramente.

-Questo discorso l'abbiamo fatto quasi due secoli fa! Non posso! I miei poteri sono necessari al tempio! Come Apollo aveva il suo oracolo, ce l'aveva anche la dea Selene! Con la differenza che io non dico parole sconnesse, e suoni struggenti, e non ho bisogno di essere interpretata! Ésempre stato così: L'oracolo di Delfi può vedere la verità nel mondo dei vivi, e siccome la realtà dei viventi é assai caotica e maligna la sibilla non riusciva a sopportare tutto quel peso nella sua mente. In più era mortale! Le convulsioni prendevano possesso del suo corpo facendola soffrire. Col tempo...le sibille di Apollo sono scomparse. Ma io no: il mondo degli spiriti émolto calmo, ed ho passato anni a controllare la mia forza psichica. Ciò che vedo posso riferirlo con estrema chiarezza. Il mio potere é smisurato amore mio. E sai perché?-. Kol era rimasto incantato dalle sue parole. Era così innocente...eppure così consapevole della crudeltà del mondo da spaventarlo. Si perse nei suoi occhi, e si rese conto che lei era la sua umanità, lo era sempre stata.

-Perché l'occhio di Selene é ancora intatto, da qualche parte la fuori...-. Continuò lui per lei. Andromeda sorrise. Si tolse il velo dalla faccia. Gli accarezzò la guancia fredda, poi lentamente posò le labbra su quelle del vampiro. Kol sorrise. Un semplice e casto bacio, che bastò per farlo restare senza parole.
-Non fidarti mai delle apparenze Kol! Capito?-. Il non-morto annuì. Le riabbassòil velo sulla testa, consapevole che mai l'avrebbe avuta veramente.
-Devo andare ora!-. E prima che l'altro dicesse qualcosa le candele si spensero, e lei scomparve.
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I passi risuonarono nella stanza con pesantezza nella testa di Stefan. Guardòla vampira, che nervosa passeggiava su e giùper la stanza con la grazia di un cigno. Eppure la sua testa doleva in maniera insopportabile nonostante i passi della giovane fossero delicati.

-Potresti smetterla?-. Disse debole abbassando il capo, come per accenarle un inchino.

-Sta zitto!-. UrlòRebekah furiosa. Qualche minuto dopo Kol fece la sua comparsa.

-Allora?-. Chiese voltandosi guerrigliera verso il fratello. Per un attimo gli parve di scorgere un lampo di tristezza nel suo sguardo, ma quella sensazione duròsolo un istante. Poco dopo suo fratello riprese la sua solita maschera di strafottenza.

-Allora c'é che di possibilità ce ne sono due-. Guardòla sorella indifferente. -O Niklaus é morto, e con lui la sua essenza, o c'ha giocato un brutto tiro ed é ancora vivo!-.
Rebekah lo fissòspaventata.

-No! Non avrebbe mai fatto questo! Prenderò quella sgualdrina per il collo e mi farò dire la verità!-. Fece per avviarsi verso la collina sulla quale era situato il tempio di Selene, ma Kol la fermò con sguardo glaciale.

-Non sarebbe da lui sorellina? Forse ci siamo dimenticati di chi era! Secondo me ne écapace invece!-. Gli occhi della vampira a quelle parole si riempirono di lacrime. Stefan, con tutto il suo orribile mal di testa, sbadigliò.

-No Kol! Io L'ho visto morire capisci?-. Il Vampiro sorrise sornione.
-Hai visto morire il suo corpo Bekah! Ma ti ricordi qual éuno dei suoi trucchetti preferiti*?-. Lei raggelò.
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La sera offuscava la ormai stanca Mistyc Falls. Caroline scostò la tenda per osservare fuori dalla finestra con sguardo assente. Erano giorni ormai che lei e Bonnie non vedevano Elena. Lo sapeva, era per il suo bene, e a sentire Elijah stava superando il periodo successivo alla transizione più che bene, però le mancava da morire. Voleva raccontarle tutto. Dirle che Tyler era vivo, farle sapere che era sempre con lei.

-Che fai?-. Una voce interruppe i suoi pensieri. Si voltò, e vide che l'ibrido le sorrideva sfacciato, come se negli ultimi mesi non fosse successo niente.

-Cosa ti sembra che faccia? Guardo fuori dalla finestra, ovvio!!-. Lui le si avvicinò.

-E...non stai pensando a Elena, vero?-. Lei sorrise colpevole.

-Colpita. É solo che é una delle mie migliori amiche Tyler...é normale che sia preoccupata per lei!-. L'altro la osservò. La vita sarebbe tornata normale, o almeno era quello che sperava per lei. Non sapeva se per lui la normalitàsarebbe mai tornata.

-Rilassati. Starà bene...-. Prima che potesse dire altro si trovò a ricambiare il bacio della bionda vampira.
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Mi stiracchiai come un gatto. Aprii gli occhi e sorrisi al soffitto. Non so perché ma mi sentivo di buon umore. Sentii dei passi per le scale e capii che qualcuno stesse arrivando. Mi alzai, e poi la porta si aprì. Un Elijah insolitamente stanco entrò nella stanza con la solita tazza di B+.

-Hai l'aria di uno che ha passato tutta la notte a...-. Lui mi interruppe alzando la mano. Lo guardai con sospetto. Da quando faceva così? Sembrava che fosse stato investito da una macchina.

-Non immaginarai chi ha chiamato al tuo cellulare!-. Sgranai gli occhi. Possibile...

-É per questo che sembra che un trattore ti sia passato sopra?-. Ma me ne pentii immediatamente. Il suo sguardo si fece truce. Prova che era molto, molto incavolato per qualcosa. Mi avvicinai a lui con cautela, neanche fosse una mina vagante. Ci sedemmo entrambi sul letto, e rimasi sorpresa quando mi porse il mio vecchio cellulare. Quello nuovo era andato perso in acqua, ma per fortuna la rubrica e tutto ciòche mi serviva era anche in quello vecchio. Esitante lo afferrai, poi andai alle ultime chiamate. C'era un numero che non avevo mai visto prima.

-Evidentemente Kol sapeva che hai ripreso il tuo vecchio numero. Deve averglielo detto Stefan!-. Disse solamente Elijah porgendomi anche la tazza.

-Cosa voleva?-. Chiesi scocciata. Cosa diavolo voleva da me quel pallone gonfiato?

-Dice che sono andati dalle medium e streghe di tutta la Virginia, e che Klaus non énel regno dei morti! Sono andati addirittura in Grecia da una vecchia amica.E poi si élamentato tutto il tempo di Rebekah!-. Si portò una mano alla testa.

-C'ho rimurginato tutta la notte Elena. Io...davvero non so cosa pensare...potrebbe essere una trovata geniale, e appositamente per imbrogliarci tutti! Non conosci Kol, lui éastuto e diabolico in una maniera che...-. Sospirò sconsolato, poi mi guardò intensamente, il suo sguardo che mi faceva rabbrividire. Gli posai una mano sulla spalla. C'eravamo avvicinati molto in quei giorni. Inutile dire che ora era diventato mio amico.

-Cosa vuoi dire?-. Chiesi semplicemente. Si alzòe si avvicinòalla finestra. Si sedette.

-Che Klaus porrebbe non essere morto!-.
 
* Quando Elena parla con Elijah nell'episodio 2x19 "Klaus" della seconda stagione, lei gli dice che Klaus é lì, ed é nel corpo di Alaric. Elijah le dice che quello é uno dei suoi trucchi preferiti, ovviamente Kol si riferisce al fatto che con l'aiuto di una strega (Bonnie) l'ibrido può aver preso possesso del corpo di qualcun'altro, come si vede in The Departed.

NDA: Grazie mille, ma proprio mille a chi ha aggiunto la storia tra le seguite. Per me vuol dire tantissimo. Questo capitolo chiarisce qualcosa in più, ma siccome è una long-fic, ci vorranno più capitoli per capire tutto. A chi si è sorbito questo schifo ancora grazie.
Un grosso bacione a :

angelika4ever

Delena92

Mae

Sere Le Fay

TVD forever Delena



Siete i miei angeli per la quale continuo a postare. Se ho sbagliato  scrivere i nomi scusate questa mente "mezza-matta" come dicono le mie amiche. Alla prossima...e recensite.

Debbythebest

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Capitolo 4
*** 4-Il Corvo ***


4-Il Corvo



Il paesaggio intorno a me sembrava non aver significato. Correvo tra le grandi chiome nere che si stagliavano dinnanzi al mio sguardo, e l'aria della notte mi fece venire i brividi. Non c'era dubbio, ora sapevo di trovarmi in una foresta, e che tra gli alberi c'era qualcosa di strano, che mi fece fermare ad osservare piùda vicino. Iniziai ad agitarmi, mentre delle ombre scure mi passavo davanti agli occhi. Sembrava che volessero divorarmi, ed io ero lì inerme, non riuscendo a fare niente.  Un strana forza si faceva strada in me. Tutto ciò che dovevo fare era liberarla. Ma come?

Mi ritrovai urlando nel mio letto, e la consapevolezza che era stato solo un sogno mi prese alla sprovvista. Sembrava così reale, così vero...
Delle mai mi tenevano ferma, e dalla stretta decisa ma delicata capii di chi si trattava. Il volto era celato nell'ombra, ma l'acqua di colonia che mi arrivava alle narici mi fece capire che avevo pensato giusto.

-Perché tu sei qui a quest'ora di notte?-. Chiesi assonnata. Lui si fece leggermente indietro. Riuscii a vedere finalmente la sua espressione, che assonnata mi guardava con rimprovero.

-Che c'é?-. Domandai ancora non capendo. Elijah sospirò, poi chiuse gli occhi un attimo come per recuperare la calma. Aveva i capelli spettinati, e notai che non portava la maglietta. Quando aprìgli occhi mi trovòcon lo sguardo scettico.

-Che hai da urlare, sono le due del mattino?!-. Ancora scossa dal sogno mi persi nel ricordarlo. A farmi tornare alla realtà fu la mano del vampiro che si strinse attorno al mio braccio.

-Che é successo?-. Chiese annoiato. Io mi coprii meglio con le coperte, poi guardando a terra parlai.

-Ho solo avuto un incubo...perché sei senza maglietta e a casa nostra?-. Incrociai le braccia al petto. In un batter d'occhio la sensazione del sogno era scomparsa, per lasciar posto ad un atteggiamento inquisitorio. Mi soffermai un attimo ad analizzare il suo torace, per poi distogliere lo sguardo in un secondo. Non era affatto come me lo ero immaginato. Era...da Elijah. Muscoloso a dire il vero. Così come le braccia. Avevo sempre pensato che lui fosse un tipo piùintellettuale, e in un'attimo mi accorsi di aver appena pensato a come fosse il torace di Elijah. Scossi impercettibilmente la testa.

-Elena, dormo sul vostro divano da giorni ormai! Sono il "secondino" come dice Jeremy.-. Io assunsi un'aria un po' confusa.

-Si scusa...é solo che pensavo restasse Damon...-. Lui annuì. Mi baciò sulla fronte come se fosse un gesto di normale routine, e io sentii una scossa elettrica che ci attraversava. Come seppi che aveva attraversato anche lui? Ci tiriamo indietro nello stesso momento, ed io per la furia del momento andai a sbattere contro la spalliera del letto facendomi male alla testa. Ma non era ciòche mi sconvolgeva al momento. Sgranai gli occhi.

-Beh...buonanotte...dormi okay?-.

Sembrava a disagio,mi guardò un ultima volta e tornò di sotto. Io rimasi a fissare il soffitto per delle ore, pensando a tutto ciò che era successo. Perché ero rimasta così, interdetta? Possibile  una potente scarica di energia elettrostatica avesse attraversato i nostri corpi e l'aria circostante proprio in quel momento? Ci rimurginai su per un bel po'. Come risultato la mattina dopo avevo delle pessime occhiaie che mi scavavano gli occhi. "Non ésuccesso niente di sconvolgente Gilbert! Ésolo l'energia elettrica...si che deve avermi mandato il cervello al manicomio...parlo da sola...".

Mi alzai a sedere sul letto come un'automa. Di fronte ad esso c'era lo specchio, e sussultai nel vedere quella che sembravo io. Con una velocità che non riuscii a controllare mi rimisi a dormire, e stavolta il sonno arrivò. Circa cinque minuti dopo fui svegliata dalla sveglia. Staccai la spina scocciata e cercai di continuare il mio sonno.

-Che vuoi dire? Oggi può uscire?-. Scattai verso la porta a quelle parole. Capii di aver appena usato la velocità da vampiro. Tesi l'orecchio verso il legno, e dopo aver sentito una specie di ronzio, come se la radio si stesse sintonizzando, captai le altre parole.

-Forse...non lo so Jeremy! Aspetterei ancora qualche giorno, ma Caroline mi ha sfinito di chiacchiere ieri sera!-. La risata di Jeremy riecheggiò tra le pareti.

-Quindi...é un si?-. Alla risposta saltai in aria nonostante la stanchezza gridando di gioia. Se ne accorsero all'istante di sotto, perché in un momento me li ritrovai tutti e due in camera. Jeremy dopo un po' di tempo in più, perché era  umano...o almeno credevo lo fosse. Erano giorni che non lo vedevo. Elijah gli mise un braccio davanti, intimandogli di non andarvi oltre.

-Sembra che tu non dorma da settimane!-. Disse mio fratello guardandomi come fossi un alieno.

-È solo che...-. La stanchezza si fece risentire, e sprofondai nel letto. -Non ho dormito bene questa notte...-. Sbadigliai.

-Prima di uscire dovremmo chiarire qualche cosetta!-. Esclamòil vampiro.

-Come domande tipo: "Che vuole il mio ex-quasi-amico Kol da mia sorella? Ci sta giocando uno dei suoi scherzetti? Caroline non la chiuderàmai quella boccaccia, vero? -. Sorrisi nel sentire Jeremy dire quelle parole. Elijah lo ammonì con lo sguardo. La mia risata peròsi poté sentire anche dalla casa dei vicini, così come quella di Jer che la seguì.

-Kol! Capisci, Kol che telefona al tuo cellulare per dire che sua sorella é sciroccata!Come siamo finiti in basso...-.

-É una cosa seria! Voi non lo conoscete e...-. L'originale alzò gli occhi al cielo irritato. Io non smisi un secondo.

-Jenna era la donna delle meraviglie se ha avuto voi due per casa tutto quel tempo.Ora so cosa vuol dire avere a che fare con degli adolescenti per più di nove giorni. Complimenti: Mi butterei giùda Wickery Bridge oggi stesso!-. Non smettemmo di ridere.
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Dopo varie raccomandazioni da parte dell'originale finalmente ci trovammo davanti all'entrata del Grill. Mi guardai attorno come se fosse la prima volta che c'entravo. Tutto intorno a me era così...intenso, ricettivo. Riuscii a sentire due ragazze in fondo al locale che parlavano di riviste scandalistiche, e mi elettrizzai. Guardai Elijah che era dietro di me come un body guard, e gli sorrisi, ma lui riusciva a percepire come fossi su di giri, e mi ammonì. Vestito tutto di nero e formale sembrava davvero la mia guardia del corpo. Dandomi un'ultima occhiata in giro individuai la bionda e la mora sedute ad un tavolo. Guardai la mia guardia del corpo insicura, e lui mi fece segno di raggiungerle. Al tavolo con loro c'erano anche Tyler e Matt. Quest'ultimo mi abbracciò come se fossimo ancora fidanzati, mentre l'ibrido guardò con occhi leggermente impauriti Elijah, che non mancò a notarlo. Sorrisi impercettibilmente, per poi correre tra le braccia di Caroline e Bonnie come se non ci vedessimo da anni.

-Come stai?-. Chiese preoccupata Caroline.- É scorbutico, vero?-. Si rivolse ad Elijah.

-No, davvero...-. Rimasi leggermente divertita. Bonnie aveva gli occhi lucidi, e mi guardava con affetto.

-É tanto difficile questo periodo, Elena?-. Ricambiai lo sguardo. -Ho saputo di Stefan...-. Continuò.

-No, non come me lo ero immaginato,almeno.-. Lei annuì. Ci sedemmo, e la conversazione fu una delle più strane della mia vita. Dovevamo fare tutto come se fosse assolutamente normale, ma non lo era, e questo fece nascere un profondo sconforto in me. Quando Damon entrò nel locale, captai anche da lontano il suo atteggiamento fanatico. Non riuscii a crederci, era davvero così cambiato in così poco tempo? Era una mia impressione e basta?
Sorrise sfacciato alla barista, poi con una bottiglia di Barboun ci venne in contro come se niente fosse successo in quei giorni, come se non avesse mai conosciuto il suo lato umano.

-Hey! Vedo che avete lasciato uscire il prigioniero!-. Ammiccò nella mia direzione.

-Damon ma che...-. Non riuscii a finire. Tale era il mio stupore.

-Mettiamo delle cose in chiaro: Avevi ragione! Se quell'idiota di Stefan se ne é andato non édi certo colpa mia! Quindi te lo dico: Ho già dimenticato le cose tra noi. Che importanza hanno avuto, quando sono finalmente tornato in me?-. Si avvicinò a me con la sua velocità, ed in mezzo a molti umani per giunta. Sembrava esser tornato lo stesso che era quando arrivò a Mistyc Falls. Vidi Elijah che si stava trattenendo. Da un momento all'altro si sarebbe avvicinato e gli avrebbe strappato via il cuore. Non ero la sola a guardarlo come se fosse un toro con tre teste, tutti gli altri mi imitavano. Senza che potessi ribattere si allontanò con sguardo malvagio. Lanciai un'occhiata isterica a Elijah, che fissandomi a sua volta non battèciglio.

-Chi di voi sapeva che il corvo* é tornato?-. Chiese repentina Caroline.
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Lo squillo del mio cellulare mi fece sussultare. Sgranai gli occhi nel vedere chi era che mi chiamava, e per di più a quell'ora.

-Elena spegni quel coso!-. Caroline sbucò dal suo sacco a pelo rosa assonnata. Io le feci cenno di tacere, e senza andare di sotto a chiamare Elijah risposi.

-Pronto?-. In quel momento giuro di esser riuscita a vedere il sorriso di scherno sulla faccia di Kol.

-Ciao Dolcezza. Turbolenze nella città mistica? Non mi ero sbagliato: sei viva.-. Rimasi allibita nel sentire la sua voce. Anche se me lo ero aspettato. Avrei voluto lanciare a quel presuntuoso un pugno in faccia.

-Elena ma chi...-. Caroline si azzittì da sola. Mossa saggia. Accesi la bajour e mi misi a sedere.

-Che vuoi?-. Chiesi fredda come il ghiaccio. D'altronde sembrare arrabbiata non sarebbe servito a molto, no?

-Non ho in mente niente: Dì questo a mio fratello. Devo parlarvi. Solo noi tre. Niente Salvatore, niente Jeremy o altri amici. Chiaro?-. Ci pensai, e mentre Caroline negava come per suggerirmi la risposta, io presi un profondo respiro.

-Che hai in mente?-. Domandai ancora con voce atona e distaccata.

-Ti do fino a domani per pensare e dirlo a mio fratello. Dopo di che la vostra possibilità di venire a conoscenza di ciò che a quanto pare vi serve sapere...farà poof amore!-. Rimasi ancora per qualche secondo ad ascoltare il "tu-tu-tu" del telefono, prima di poggiarlo sul comodino. Pronta a subire il terzo grado di Caroline mi voltai verso di lei.

-E tu hai accettato?-. Il tono della voce era abbastanza basso, ma io indicai il pavimento, e ancora una volta la invitai a fare silenzio.

-Oh-. Disse solamente. Mi alzai attenta a non far scricchiolare il pavimento, poi presi un taccuino e una penna.
Scrissi, poi glielo passai.

"Se hai sentito ho tempo fino a domani per accettare, ed Elijah sarà con me. Chissà cosa dovràdirci. Non mi fiderei".
La vidi scrivere qualcosa e provai a sbirciare, ma mi fece segno di indietreggiare.

"Io avrei detto di no a prescindere." 
Anuii, poi spensi la lampada. La mattina dopo sarebbe stato un ottimo argomento di cui parlare a colazione.

-Quindi...secondo te Elijah come sta senza maglietta?-.

*Quando la serie ha avuto inizio, 1x1 si vedeva che Damon mandava dei corvi. Il fatto che Caroline lo chiami "Corvo" deriva piùche altro dal libro, dove é Damon stesso che si trasforma in corvo.


NDA: Eccomi che torno con un capitolo dove finalmente "il Prigioniero Viene Liberato". So di essere Rompi-Scatole se vi chiedo di recensire, ma non posso che domandarmi "è una cosa buona o cattiva che non recensiate?". Ma purtroppo per chi mi conosce sono tenace e testarda. Non mollo, quindi penso che continuerò a postare. A proposito!! :-) Grazie mille agli angeli che l'hanno messa tra le seguite e le preferite. Mi da un enorme conforto sapere che mi leggete ragazzi! Non potete immaginare quanto. Quindi ecco di nuovo la lista dei Ringraziamenti.

A: (li metto in ordine alfabetico)


angelika4ever
bluesea
Delena92
Freedoom111
Mae
Sere Le Fay
Tvd forever Delena



E un bacione grande anche a:

giada cattaneo

che l'ha aggiunta tra le preferite <3

A presto,

Debbythebest


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Capitolo 5
*** 5-La città ventosa ***


Nda: Lo so sto mettendo le note prima ma...cosa ne pensate? è un po' che ci lavoro, e mi sembrava riuscita bene come immagine per la fic...Fa così pena? Continuo a parlare giù...

5-La città ventosa 


L'aria che si sentiva nella stanza sapeva di saturo. Kol osservò la lampada in stile antico con un misto di ribrezzo e noia. Aveva fatto ciò che si sentiva di fare. Non gli era mai piaciuto tenere all'oscuro il fratello, e anche se doveva disubbidire a sua sorella, poco importava. Sapeva che Elijah avrebbe potuto non credergli, ma troppe cose stavano succedendo. Guardòalla sua destra la ragazza che priva di vita lo fissava coi grandi occhioni verdi. Gli ricordava vagamente Andromeda, per questo aveva scelto lei. Si pulìil mento ancora sporco del suo sangue e pensòalla sua amata sacerdotessa. Molto presto si sarebbero rincontrati se tutto procedeva secondo i piani.

-Allora?! Spero tu non abbia ancora in mente quelle strampalate idee!-. UrlòRebekah furiosa entrando nella stanza in stile vittoriano.

-Non ti sento!-. Si giustificò l'altro tappandosi le orecchie.

Lo squadrò da capo a piedi con leggero ribrezzo, poi iniziòa fare rumore con i tacchi sul pavimento, per attirare l'attenzione. Sbuffando Kol finìdi pulirsi  la bocca con l'immacolata manica di seta della camicia, per poi alzarsi e lanciandole una lunga occhiata che sapeva di indefinito.

-Chiama il tuo cagnolino e fagli ripulire questo macello!-. Indicò la ragazza, poi la guardò con sfida. Lei ricambiò lo sguardo. Non seppe per quanto rimasero così, ma una cosa era certa. Che lei volesse crederci o no, la vita riservava davvero brutte sorprese a volte. In un lampo arrivò alla porta aperta, ma prima di lasciare la stanza lanciò un ultima delle sue argute osservazioni.

-E dannazione Bekah, smettila di atteggiarti da ragazzina viziata e metti un po' di sale in zucca! Aprì gli occhi, o fa quello che ti pare, ma scendi dal piedistallo di Barbie e guarda in faccia alla realtà! Niklaus c'ha fregati un'altra volta. Ogni giorno che andiamo avanti me ne rendo sempre piùconto!-.
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-Credo che abbiamo rimandato l'argomento anche troppo!-. Elijah camminava su e giù per la cucina, mentre io e Jeremy facevamo colazione. "Si fa per dire". Pensai mentre sorseggiavo la mia tazza di B-.

-Lo credo anche io!-. Damon entrò dalla porta sedendosi accanto a me. Lo guardai con leggero astio, ma poi distolsi lo sguardo come se nessuno fosse entrato.

-Come dicevo-. Continuò l'originario
 -Questa ipotesi secondo la quale Klaus sarebbe ancora vivo non é così...malevola!-. Si voltòa fissarmi. Chissàse anche lui nelle ultime ore aveva pensato solo un minimo al bacio sulla fronte che mi aveva stampato la sera prima.

-Male, che?-. Damon si beccò un'occhiataccia da me, ma non servì  farlo smettere di ridere. Ma che gli prendeva? Sembrava che fosse stato rimpiazzato da un gemello cattivo. O forse era solo arrabbiato del fatto che avevo scelto Stefan. Aveva avuto piùo meno la stessa reazione in seguito al ballo degli originali. Me la voleva far pagare? Bene.

Elijah lo guardò severo, poi continuò.

-Dovremmo almeno sentire quello che Kol ha da dire!-. Damon si alzò di scatto, mentre Jeremy stava per sputare la sua tazza di latte al cioccolato.

-Certo...poi ci facciamo una passeggiata allo zoo e entriamo nel recinto dei leoni?-.
Salvatore assunse un'aria sconvolta.

-Mi rincresce ma lo squilibrato ha ragione ragazzi! É troppo...strano che Kol voglia solo parlare!-. Insistette mio fratello appoggiando il vampiro.

-Ma se fosse vero? Se l'unica possibilità che abbiamo di saperne di più fosse parlare con Kol e sapere con più dettagli come é arrivato a trarre le sue conclusioni?Se non fosse una trappola?-. Elijah mi toccò la spalla con la mano, e girandomi vidi che mi fissava intensamente. Ripensando a lui che senza maglietta mi sfiorava con le labbra avvampai. Non mi succedeva dai tempi di Stefan. Girai la testa un attimo dopo sentendomi a disagio.

-Che succede tra voi due?-. Domandò Jeremy fin troppo curioso. Io mi sarei messa a fischiettare indisturbata, ma lo sguardo inquisitorio di certe persone me lo impediva leggermente .

-Niente!-. Dissi sicura. Almeno provai a esserlo. In contemporanea Elijah si grattava la nuca imbarazzato.

-Comunque secondo me dovremmo provare!-. Dissi proseguendo.

-Chiamo Kol allora!-.
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Circa cinque ore dopo eravamo in macchina. Mentre l'originario o il "vichingo" come lo chiamava Damon guidava concentrato io mi annoiavo. Avremmo potuto parlare. Già ma di cosa? Lo osservai lentamente, per poi distogliere lo sguardo come se mi fossi presa una scossa. Kol aveva detto a Chicago. Prova che ancora si trovavano in America perlomeno. Evidentemente a "Bekah" piaceva molto. Ricordo l'ultima volta che sono stata a Chicago. Era per Stefan, e se avessi avuto la possibilità anche stavolta sarebbe stato per Stefan. L'avrei riportato con me. Non m'importava cosa era successo Damon. Ero sicura che sarebbe stato sempre Stefan.

-Senti, Elena. L'altra notte ero mezzo addormentato e...-. Rimasi scossa nel sentire quell'affermazione. Mi strinsi nelle spalle.

-Si, beh....di sicuro è stato colpa di una potente scarica elettrostatica...-. Mi morsi la lingua e feci la vaga. Mi sarei voluta buttare giùda un tram. Possibile che un semplice contatto delle sue labbra sulla mia fronte mi avesse scosso così?

-Comunque...allora la scossa l'hai sentita anche tu?-. Annuii mentre mi voltavo verso il finestrino con un sorriso stupido.

-Credo che la storia della carica elettrostatica e noi due come catalizzatori del processo non sia tanto...stupida allora.-. Tornòa guidare e lo guardai di sottecchi. Aveva un leggero sorriso soddisfatto sulle labbra, che non mi fece per niente rassicurare.

-Allora. Quando Kol sarà nel posto indicato ricordati che meno parli, più resti viva. D'accordo?-. Feci cenno di si.
-Bene-. Proseguì tranquillo. Come se stessimo andando a fare una scampagnata.

-Ma perché vuole far venire anche me?-. Chiesi rendendomene conto.
-Non ne ho la più pallida idea in effetti. Ma non preoccuparti, sono leggermente più forte di Kol e ti proteggerò se avesse in mente qualcosa.-. Mi sentii subito più sicura.
Il viaggio proseguìcome era iniziato, ossia nel quasi più totale silenzio. Mi guardavo intorno curiosa lanciando di nascosto qualche occhiata a Elijah di tanto in tanto. Lo ricambiavo con la stessa moneta visto che lui aveva fatto così sin dalla partenza. Ci fermammo e lo vidi prendere il cellulare. Rilesse un'ultima volta qualcosa, poi fermò la macchina e rimase per qualche secondo ad osservare un lato della strada. Non capivo cosa stesse facendo, ma lui interruppe i miei pensieri facendomi segno di scendere. E fu quello che feci. Ci avviammo verso un  bar all'angolo. Sgranai gli occhi all'improvviso, e lui mi guardò come se stesse per perdere la pazienza. Che si aspettava? Dentro, ad un tavolo vicino alla vetrata Kol leggeva quello che sembrava essere il menùtranquillo. Senza alzare lo sguardo ci fece segno di raggiungerlo. Presi un profondo respiro ed entrai. Una volta entrati mi fissava come se niente fosse. Non distolse mai lo sguardo, finchéio e il fratello non ci sedemmo. Allora guardò Elijah con sguardo fiero.

-Fratellone!-. Elijah fece un segno col capo in segno di saluto. Io mi guardai attorno in cerca di un uscita in caso di futura fuga.
 
-Vedo che hai portato anche la nostra dolce Elena!-. Fui costretto a guardarlo in faccia, perché non si accorgesse di quello che stavo facendo. I suoi occhi marroni mi scrutarono senza una particolare espressione.

-Allora fratello, si può sapere come sei arrivato a tali conclusioni, e perché hai voluto qui Elena?-. Il "vichingo" prese parola ammonendo il fratello.

-É dell'ottima compagnia femminile vecchio poeta con l'ossessione della morale nella favola!-. Kol alzò le spalle, mentre io guardavo Elijah confusa. L'altro vampiro ammiccò nella mia direzione, poi si avvicinò pericolosamente al mio orecchio.

-Sai, durante il rinascimento era fissato con la poesia. Credo che un po' di quello'epoca gli sia rimasta ancora nelle vene.-. Finzi di restare tranquilla ma non c'era molto da fare. Quel tipo mi dava i brividi peggio di Klaus. Si allontanò e fui tentata di sospirare di sollievo.

-Come mai sei con nostra sorella, Kol? Sei sempre stato un tipo solitario, tu.-. Sempre mantenendo un'espressione autorevole e distaccata il vampiro non si mosse di un attimo.

-Lo sai, alla fine di tutto questo ti chiederò come andò a finire con la nostra Katerina, ma non ora! Adesso preferisco parlare di come diavolo nostro fratello sia riuscito a sopravvivere!-. Elijah stava per rispondere ma arrivò una cameriera che porse a Kol un bicchiere con un liquido ambrato dentro. Una volta che se ne fu andato poté preferir parola.

-Dimmi qual é l'altra opzione. Abbiamo contattato quasi tutte le medium della Virginia e siamo arrivati in Grecia per contattare Andromeda. Un piccolo frammento dell'anima di Finn c'é. Ma non di quella di Nik! Vuoi darmi tu la risposta?-. L'altro si sistemò la cravatta concentrato, e assunse un'aria da pensatore.
 
-Suppongo che sia la cosa più plausibile! Inoltre spiegherebbe perché i Salvatore e Tyler Lockwood non siano morti!-. Kol sorseggiò il liquido nel bicchiere e annuì.

-Per l'appunto! Quando lo troviamo voglio strappargli il cuore dal petto con le mie mani. Me lo lascerai fare?-. L'uomo della morale accanto a me sembrava non ascoltarlo.

-Ed oltre a questo?-. Lo guardò gelidamente.
-Perché non chiedi a Rebekah di aiutarti a trovarlo?-. Kol sbuffò.

-La conosci: non lo ucciderebbe mai. E poi non voglio avere a che fare con lei in questo momento. É troppo sciroccata!-. Mi guardò divertito.

 -Voglio stare coi buoni e scovare quel cretino. Siamo d'accordo?-. Io guardai Elijah a disagio. Tutto intorno a me si era fermato. Il locale dai mille colori sembrava sprofondato nel più profondo silenzio solo per  ascoltare la risposta dell'antico.

-Si. Va bene. Ma se nuocerai a qualcuno te la vedrai con me. Non mi fido di te Kol!-.  Sul viso dell'altro apparve per un attimo il dolore. Prima di tornare strafottente.

-Beh questo fa male, lo sai? Detto dall'unico della nostra famiglia assurda che si merita il mio rispetto. Sai perché? Hai ragione!-. Poi si rivolse a me sorridendo enigmatico.

-C'éun motivo se l'ho invitata signorina Gilbert.-. Sorrise diabolico.

-Si tratta di Stefan!-.


NDA2: Salve!! Ed ecco il quinto capitolo. Che dite il mistero si infittisce? Grazie a tutti coloro che l'hanno aggiunta tra le seguite e a coloro che l'hanno aggiunta tra le preferite!!! Grazie di cuore anche a chi ha recensito.

Seguite :

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E un Bacione grande grande a chi ha recensito :-*


Sere Le Fay
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Ragazzi non smettete mai di darmi la forza per continuare a scrivere!! Grazie ;-)
Alla Prossima
Debbythebest

 

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Capitolo 6
*** 6-Spia ***


6-Spia

NDA: Salve!!! Stavo lavorando su varie immagini, ma non le posterò tutte...solo quelle un tantino decenti. Per adesso eccone un'altra che mi è venuta mentre stavo scrivendo il primo capitolo.



 
Rimasi in silenzio per dei secondi netti, mentre Elijah mi guardava un po' turbato.

-Cosa riguardo lui?-. Chiesi solamente. Kol sorrise sornione, mentre un'ombra sinistra si faceva strada sul bel viso.

-Possiamo dire così: Il suo amore per te é molto potente, e ha imparato a mentire a Bekah notevolmente! Édalla nostra!-. Il sollievo che provai fu indescrivibile. Mi sentii sollevata in una maniera senza limiti. Si. C'era ancora speranza. Niente e nessuno c'avrebbe mai separato. Tuttavia rimasi con un po' di tensione.

-Nostra?? E tu hai fatto venire Elena qui per dirle che il suo ragazzo é con i "buoni"??-. Domandò il fratello scettico.

-Non penso al telefono mi avrebbe creduto, anche se può suonare stupido in effetti!!Come dicevo.-. Sotto lo sguardo attento dell'altro il vampiro proseguì.

-Bekah ha contattato dei medium per cercare un modo di riportare in vita Nik!-.

-Ma se lui é ancora vivo...-. Era la seconda volta che prendevo parola, e quando accadde i due puntarono lo sguardo dritto su di me.Mi sentii imbarazzata. Kol continuò per me.

-Sarà un po' inutile non trovate? Perciò faremo così: Io vengo con voi nella città mistica, mentre Stefan continua a fare la parte dello schiavetto di Bekah e ci fa da spia! O perlomeno ci copre le spalle!!-. Elijah mi guardò come per cercare la mia approvazione. Annuii leggermente sconsolata. L'idea di avere quel pallone gonfiato intorno non mi entusiasmava, ma almeno c'avrebbe dato una mano, e se non fosse stato così c'avrebbe pensato Elijah. Quest'ultimo guardò il fratello con leggero sospetto, mentre io riprendevo parola.

-Quindi...Stefan non é mai stato sotto il controllo di Rebekah??-. E questo fece male. Pensare che mi avesse guardata morire senza essere in realtàsotto il controllo della diavolessa.

-All'inizio si! In seguito sono stato io a liberarlo dalla compulsione di mia sorella. Sapevo sarebbe stato dalla mia parte!-. Il dolore sparìlentamente.

-E una volta che questa storia sarà finita potràtornare a casa?-. Kol annuì, poi alzò un sopracciglio.

-Ma come fa Klaus ad essere vivo se Damon e Rebekah hanno visto il suo corpo bruciare?-. Il vampiro sbuffò alla mia ennesima domanda.

-Uno dei suoi trucchi preferiti era quello di impossessarsi del corpo di qualcun'altro! Potrebbe averlo fatto con l'aiuto di una strega!-. Posò il bicchiere ormai vuoto e fissò il fratello.
-Allora si parte?-. Elijah gli lanciòun'occhiataccia.
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-Kiss me, Ki-ki-kiss me....-. Presi il mio mp3 e misi il volume al massimo. Io ed Elijah ci scambiammo un'occhiata, mentre Kol con gli occhi chiusi continuava a cantare. Lo guardai. Sdraiato orizzontalmente sui sedili posteriori ,e con gli occhi chiusi, cantava a squarcia gola da quando eravamo partiti. Il vampiro alla guida mi guardò d'intesa e mi indicò la cintura facendo segno di stringermi forte. Non capii all'inizio, ma quando sentii la macchina frenare all'improvviso ci arrivai. Sentii un gemito provenire da dietro le nostre spalle, poi qualcosa che sbatteva contro lo schienale. Kol aveva smesso finalmente di cantare.

-Cosa??-. Scattò impaurito sbucando tra i sedili anteriori.

-Beh, Katy Perry, volevamo informarla che il tour é finito!-. Rimasi sorpresa nel sentire quelle parole in tono sarcastico uscire dalla bocca dell'altro.

-Siamo arrivati?-. Chiese ancora il pallone gonfiato toccandosi la testa con una smorfia di dolore.

-Era una battuta.-. Specificaii io. Elijah si portò la mano sulla fronte mentre una macchina dietro suonava il clarckson.

-Oh...e perché ci siamo fermati?-.
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-Mi fa male la testa!-. Sbottai entrando dalla porta d'ingresso. Ancora non ci credevo. Non era servito a niente. Eravamo ricorsi a mille espedienti, ma Kol aveva continuato a cantare Katy Perry e Mika per tutto il viaggio. La testa mi scoppiava. Elijah entrò dopo di me con sguardo glaciale. Sapevo che era incavolato. Glielo leggevo in faccia. Gelido in volto si avvicinò al congelatore ed estrasse due sacche di sangue. Me ne porse una. Qualche secondo dopo anche il cantante fece la sua comparsa.

-Sembrate due cadaveri!-. Constatò divertito. Entrambi lo folminammo con lo sguardo, e lui rimase sulla soglia.

-Mi invitereste ad entrare?-. Io ed Elijah ci scambiammo un'occhiata.

-Non posso farlo io, deve essere Jeremy a farlo...-. Mio fratello era di sopra, e quando scendendo dalle scale intravide Kol si appiccicò alla parete come se l'altro potesse entrare da un momento all'altro. Restando ancorato al muro ci raggiunse spaventato. Il vampiro era rimasto a fissare la scena con ilarità.

-Un altro?-. Si rivolse a me.

-Ci darà una mano a scoprire se Klaus é vivo!-. Dissi fiduciosa guardando Kol di traverso.

-Beh...dove starà sentiamo?-. Mio fratello si mise le mani sui fianchi con fare inquisitorio. Questo in effetti era un problema. Dubito che Damon l'avrebbe ospitato a casa sua. C'era una stanza, ma era quella di Jenna poi divenuta di Alaric e non sapevo cosa fare. Restai un minuto a pensarci.

-Elijah tu potresti stare nella stanza di sopra, e Kol si sistemerà sul divano...-. L'originario annuì capendo quanto mi costasse dire quelle parole.

-Hey! Io sono ancora qua fuori!-.

-Entra!-. Disse Jeremy porgendomi la mano sulla spalla. Quando il vampiro mi arrivò davanti mi alzai fronteggiandolo sicura di me.

-Mettiamo in chiaro le regole della casa! 1: Se hai fame ci sono le sacche di sangue nel frizer. Niente umani!-. Lessi negli occhi di Elijah una certa ammirazione, poi proseguii. -2: Niente battute stupide e niente canto se non quando non possiamo sentirti. 3: Rispetta gli abitanti di questa casa e loro rispetteranno te. E ricorda che sei un'ospite!-. Mi guardò spaesato, mentre il fratello assunse un'aria consapevole.

-Elijah vive così! Non io! Ho bisogno...e poi sul divano...-. Venne ammonito per l'ennesima volta. -Va Bene! Okay!-. Gli lanciai un'ultima occhiata prima di salire le scale. Avevo urgente bisogno di una doccia per smaltire la giornata.

Una volta sotto la doccia ripensai al giorno appena trascorso. Era stata veramente piena di sorprese. Mi rallegrai leggermente al pensiero che Stefan quando tutto fosse finito sarebbe tornato da me. Se davvero Klaus era vivo era probabile non fosse nel suo corpo, come aveva detto Kol. In effetti sotto questa prospettiva  filava. Era la parte della strega che mi spaventava. L'unica strega nelle vicinanze era Bonnie, e lei non l'avrebbe mai fatto. Ancora faticavo a credere in tutto quello che era successo. Avevamo seppellito Alaric da poco, e già Elijah prendeva la sua stanza. Non mi spaventava molto il fatto che fosse lui a prendere la sua stanza, quanto il fatto che sia Jenna che Alaric c'avevano dormito, ed entrambi mi erano stati strappati via. Che cosa sarebbe successo se avessi perso Elijah? Sarei scoppiata a piangere o avrei solamente superato la cosa in un paio di giorni? No. Mi ero affezionata molto a lui, e ci sarei rimasta male per molto, molto tempo. Uscendo presi l'asciugamano e me lo avvolsi attorno al corpo. Un altro intorno ai capelli a mo' di fagotto.

L'aria fredda della mia stanza mi arrivò sulla pelle, e mi accorsi di aver lasciato la finestra aperta. "Fantastico!". Pensai sarcastica. Mi asciugai, poi indossai il pigiama e andai a letto. Di sotto potevo sentire Jeremy che faceva il suo spuntino di mezza notte. Sorrisi. Almeno le vecchie abitudini non erano cambiate. Con questo pensiero mi addormentai.
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Continuai a correre. Ora riuscivo a vedere chiaramente una figura che si muoveva tra i fusti degli alberi. Era lo stesso sogno dell'altro notte, solo che stavolta le ombre non erano più così spaventose. Smettendo di muovermi mi addossai ad un albero, e quello che vidi fu impressionante. Le ombre che vedevo erano una figura. Una ragazza che correva spaventata, ora che ci facevo caso. Quest'ultima era identica a me. I capelli ondulati le ricadevano sugli occhi mentre scappava.

-Fallo, e condannerai tua sorella alla solitudine eterna Daina!-. Era una voce ancestrale, come se fosse sbucata all'improviso dal nulla. La ragazza cadde a terra spaventata. Indossava quella che sembrava una tunica, che le si strappò all'estremità inferiore. Si rialzò e continuò a correre. La osservai un ultima volta. Poi mi voltai, e davanti a me vidi una figura tutta nera. Sembrava volesse uccidermi, e non so da dove questa consapevolezza mi arrivasse, ma come dettato da un'impulso primordiale urlai con tutta me stessa.
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Mi risvegliai nel mio letto ancora scossa e tremante. Ansimavo. Vidi un ombra oscura alla porta e mi tirai indietro spaventata ancora a morte.

-Elena?-. Si avvicinò, e una volta accesa la lampada, vidi il volto di Elijah che mezzo addormentato si sedeva sul letto.

-Elijah...-. Ancora faticavo a respirare. Tale era stato lo spavento. L'originario mi tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Ancora incubi?-. Annuii fissando tutto tranne lui. Quel semplice contatto mi aveva fatto provare qualcosa di indescrivibile. Elijah sembrava preoccupato.

-Vedrai che passeranno. Ricorda che sono gli incubi ad avere paura di te...-. Lo disse come se gli incubi fossero delle creature, e mi fece raggelare. Notai che nemmeno stavolta portava la T-shirt,ma solo dei pantaloni. Probabilmente del pigiama. Spostai lo sguardo altrove, e lui a disagio si alzò dirigendosi alla porta. Che stesse pensando che non lo volevo qui?

-Buonanotte!-. Ma prima che potesse varcare la porta le mie parole lo bloccarono.
-No!-. Scattai. Lui che si era girato sussultò. Si girò verso di me insicuro di aver sentito quelle parole uscire dalla mia bocca, e io lo fissai seria. Non dandogli del tempo per rispondere continuai.

-Potresti restare qui con me?-. Non riuscivo piùa controllare ciò che dicevo, volevo solo che lui restasse lì con me in quel momento. Avevo bisogno di sentirlo vicino. Lentamente lui si avvicinò, e mi guardò leggermente intimorito.

-Sicura?-. Feci cenno di si, e scostai le coperte facendogli segno di raggiungermi. Gli feci spazio, e poi lui si stese accanto a me.Le sue braccia mi circondarono la vita e io poggiai la testa contro il suo petto. Mi sentivo bene. Il sogno sarebbe sparito, ne ero sicura. Quando poggiò le labbra contro la mia fronte sentii un'altra volta la scossa, ma stavolta non rovinai il momento, anzi restai ferma e prima che me ne rendessi conto sprofondai nel sonno.

Mi svegliai riposata. Continuai a godermi il torpore del risveglio ancora qualche istante, poi sentii un peso contro la mia schiena. Aprii gli occhi e notai Elijah ancora addormentato che aveva la testa contro il mio collo e il braccio attorno alla mia vita. Si stava bene così, ma delicatamente scostai il braccio dell'originario e lo sentii lamentarsi debolmente. Sgusciando lentamente dal suo abbraccio mi girai verso di lui e non potei far a meno di notare di come sembrasse....umano quando dormiva. Non si poteva sospettare di certo che fosse un vampiro millenario e assetato di sangue. Okay...magari l'ultima cosa un po' di meno del fratello che dormiva sul divano al piano di sotto. Aprì lentamente gli occhi e mi sorrise. Mi presi uno spavento. Lo credevo addormentato.

-Buongiorno.-. Esclamò come se niente fosse successo.

-Da quando se sveglio?-. Chiesi sospettosa.

-Da molto prima di te. Ma non volevo svegliarti!-. Si giustificò lui fissandomi intensamente negli occhi. Io scossi la testa e mi alzai, ma mentre mi chiudevo in bagno sentii che mi seguiva con lo sguardo. Era cambiato qualcosa da quella sera tra noi, lo sentivo sottoforma di una consapevolezza racchiusa in me.
Scendendo giù vidi due occhi che mi fissavano.

-Cosa?-. Chiesi dirigendomi verso il frizer. Damon mi guardò stralunato.

-Che ci fa Kol qui?-. Notai che i suoi occhi azzurri scintillarono di ira repressa. Mi sedetti per calcolare la risposta. Il vampiro in questione ancora dormiva sul divano con un braccio di fuori. Mi strinsi nelle spalle.

-Ci da una mano!-. Dissi semplicemente cercando di sembrare vaga. Lui mi guardò ancora sospettoso, poi Jeremy scese dalle scale e mi trascinò come una furia in disparte. Ma che gli prendeva? Mi guardò con rimprovero.

-Che ho fatto??-. Chiesi allibita. Lui si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, poi si rivolse a me.

-Sei andata a letto con quello? É?-.
Sgranai gli occhi. Ma che si era bevuto?

-Ma ti sei bevuto il cervello?-. Mi venne da ridere, e mi coprii la bocca con una mano per non darlo a vedere.

-Non me la racconti: L'ho visto uscire  in certe condizioni dalla tua camera!-. "Oddio.." Ma che faceva, spiava? Pensavo quello fosse stato deciso come compito di Stefan. E poi cosa voleva dire con "in certe condizioni"?

-Jeremy non sono andata a letto  con lui!-. Dissi chiarendo la questione. Lui ancora un po' arrabbiato mi lasciò sola. Che cosa ridicola che gli era venuta in mente...
Tornando non molto entusiasta in cucina trovai Damon a braccia conserte.

-Cosa vuoi che ti dica?-. Sbottai arrabbiata piùche altro con mio fratello. Lui mi lanciò un'occhiataccia, poi fece segno di resa con le mani e indicò il divano.

-Non può dormire fino a mezzogiorno! Ci pensi tu o io?-. Un sorriso maligno si fece strada sulla mia faccia. Era ora di fargliela pagare per Katy Perry. Lentamente mi avvicinai al divano e al mio tre buttammo Kol giù dal divano ridendo.Quando l'altro si svegliò assunse un'espressione confusa. Guardò Damon e sorrise sornione. Io mi preparai al peggio.

-Dì, tesoro, vuoi che vada a prendere la mazza da baseball*?-. L'altro lo guardò con astio.

-Basta!-. Mi misi tra loro. Non avrebbero avuto una lite nel bel mezzo di casa mia. Ma dov'era Elijah quando serviva?

Come se l'avessi chiamato l'originale scese dalle scale perfettamente vestito e pettinato. Mi fece vergognare del mio pigiama di Minnie.

-Elena ha ragione! Se volete fare una rissa andate fuori!-. Lì guardò entrambi con rimprovero.

-Voi scherzate e fate tutto ciò che io reputerei stupido! Non capite la vera gravità della situazione. Klaus forse é vivo, e noi siamo qui a comportarci da bambini!-. Damon rise divertito. Aveva una strana espressione maligna.

-E se fossi proprio tu Klaus?-.

*Nell'episodio 3x19 Kol picchia Damon con una mazza da baseball e lo chiama "Darling": "Tesoro".


NDA: Rieccomi!!! Grazie sempre a tutti gli angeli che mi seguono!! ;-) Lo so sono troppo "ringraziosa" però sappiate che siete di moooooltissiiiiimo aiuto!!
Un grazie in particolare a (in ordine alfabetico) :
MaryluckHazza90
Sere Le Fay

PS: Giorgi!! Grazie per la sopportazione e posta!! ;-p 




A presto,
Debbythebest

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Capitolo 7
*** 7-Klaus ***


7-Klaus

 
Vidi Elijah alzare il sopracciglio. Fissai Damon come se fosse pazzo, poi lui alzò le mani in segno di resa. Mi portai una mano sulla faccia esasperata.

-Hey scherzavo! Non potrebbe mai essere vero! Dico bene?-. Kol gli posò una mano sulla spalla, con fare sarcastico.

-Sai...pensavo addirittura che tu fossi meno squilibrato di così...-. Rideva sotto i baffi.

-Ora credo che dobbiamo trovare Klaus e...farlo essiccare da Bonnie. Poi il suo corpo lo nasconderemo...non lo so ma dobbiamo distruggerlo ragazzi...disintegrarlo...lo fermeremo per sempre!-. Gli occhi di Elijah si velarono leggermente di lacrime, mentre io pronuciavo quelle parole. Mi accorsi di aver esagerato, e gli presi la mano in segno di conforto. Damon sgranò leggermente gli occhi e sorrise amaro. Lo vidi scomparire dalla porta e lo seguii.

-No!-. Mi avvertì  sentendomi arrivare. Il mio sguardo si rabbuiò.Sapevo che stava soffrendo. Riuscivo a sentirlo da lontano. Forse gli altri no...ma io si. Quella del duro era solo una scorza. Prima poteva essere stato cattivo, ma ora non lo era di certo. Mi avvicinai a lui ancora in pigiama e osservammo per qualche secondo la pioggia che cadeva. Si voltò a guardarmi.

-Cosa c'é tra te e il vichingo?-. Lo guardai con tenerezza. Feci per avvicinarmi ma lui mantenne le distanze.

-Niente!-. Dissi semplicemente. Mi guardò neanche fossi matta.

-Come no...e io sono identico a Stefan il mangia conigli...-. La sua espressione rimaneva delusa.

-Davvero...niente...-. E nel dire quelle parole sentii l'amaro in bocca. Ogni volta che toccavo Elijah ultimamente sentivo le scintille. Ma non era normale. Dovevo farmi curare e alla svelta. Però sapevo anche che lui sarebbe venuto in terapia con me.

-Ho sentito Jeremy. Hai dormito con lui, vero?-. Rimasi sorpresa a quella osservazione. Cosa stava insinuando..? "Oh no! Non crederà che...".

-Si...ma non nel senso in cui credi tu!-. Alzò un sopracciglio divertito. Ero nel pallone. Sgranai gli occhi e lo avevertii.

-Ci sono diversi sensi in effetti...-. Gli diedi una gomitata.

-Avevo fatto un brutto sogno...e lui...era...lì-. Mi resi conto di essermi contraddetta da sola. Avevo mentito. E la cosa sconvolgente era che per la mia testa non lo stavo facendo, ma per il mio corpo si.

-Non me la dai a bere. C'é sempre stata una strana chimica tra di voi...ma non pensavo prima o poi sarebbe scoppiata per davvero. Sai, questo me lo ha fatto notare Stefan. Già da quando gli hai rivelato i piani di Esther avevo notato che era scattato qualcosa. Quando gli hai voluto cedere il corpo di Klaus...c'é qualcosa tra te e lui, Elena. E forse tu non te ne rendi conto ma...io ho visto il modo in cui ti ha sempre guardato!-. Nella sua voce c'era dolore. Sapevo che lui mi era stato vicino quando nessun'altro lo era stato, e questo mi fece venire le lacrime agli occhi.

-Damon...-. Lo strinsi e lui si irrigidì, ma dopo poco lo sentii ricambiare la stretta.

-Diventare un vampiro ti ha fatto male!-. Alzai gli occhi incontrando il suo sguardo. Sorrise rassicurante.

-Damon io amo Stefan. Lo sai che...-. Negò leggermente divertito.

-Lo so. Cosa credi? Anche se metterti con Mister Morale, metterebbe fine al triangolo, non ti pare?-. Lo strinsi di più, e lo baciai sulla guancia. Ora sapevo cosa provava lui. Le emozioni quando si é un vampiro aumentano d'intensità, e se già io ero sensibile da umana, figuriamoci adesso...

-E poi...Elena?-. Prima che potessi formulare qualcosa nella mi testa le labbra di Damon si posarono sulle mie senza cerimonie. Lottai brevemente, ma poi mi lasciai andare. Qualcosa però era cambiato. Non era come la prima volta che c'eravamo baciati, e nemmeno come la seconda. Era...piacevole, d'accordo. Ma questa volta non c'era la scossa. E il fatto che dovesse esserci come quando Elijah mi aveva baciato  sulla fronte, mi fece sentire in colpa. Posai le mani sul suo petto e lo allontanai leggermente. Sorrisi contro le sue labbra. Ma nonostante il mio sorriso sembrasse felice, dentro mi sentivo da schifo. Le lacrime mi inumidirono le guance e lo allontanai ulteriormente.

-Non é giusto, Damon...-. Sorrise sarcastico. Tornòa fissare la pioggia che cadeva.

-Ammetti  che Stefan o non-Stefan provi qualcosa per lui?-. Lo rimproverai con lo sguardo.

-Ma che dici?-. Mi posò una mano sulla testa e mi avvolse in un abbraccio.

-Va tutto bene Elena...é okay!-. Scoppiai a piangere sfogandomi per tutte le cose successe negli ultimi giorni. Ne avevo bisogno, e mi fece sentire meglio. Anche se il mio umore non sarebbe migliorato, magari sfogarmi avrebbe dato un po' di pace alla mia anima stanca. Era tutto ciò che bramavo al momento:un po' di pace.
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Nellla cucina di casa Gilbert intanto il discorso "Klaus" andava avanti.

-Iniziamo a fare la lista dei sospettati-. Il vampiro prese carta e penna e fissò spazientito gli altri due che non lo ascoltavano minimamente, troppo presi da qualcosa fuori dalla finestra.

-Cosa state...-. Elijah si fermò come fosse stato messo davanti alla traiettoria di un proiettile. Deglutì. Damon ed Elena si stavano baciando, e lei gli sorrideva. Mantenne lo sguardo impassibile ed uscì dalla stanza come se lo stessero inseguendo. Kol si voltò alla ricerca del fratello.

-Ma dove...Elijah dove scappi?-.

L'originale arrivò in quella che era la "sua" stanza e posò le mani sul davanzale della finestra. La aprì respirando l'aria fresca che proveniva dall'esterno mentre il suo sguardo diveniva spento, inespressivo. Provò a mantenere la calma e per qualche secondo riuscì, ma poi un sussulto gli sfuggì e strinse di più il davanzale. Una lacrima uscì solitaria dal suo occhio, si sentiva pieno di amarezza.

Prese un profondo respiro e si diede dell'idiota. Quando un vampiro soffriva, lo faceva con tutto se stesso. Anche per una cosa all'apparenza insignificante. Ma quando amavano...lo facevano per davvero. Non aveva mai scacciato le sue emozioni. Più che altro aveva imparato a controllarle. Ma quando stava con Elena...tutto si amplificava, e se la prima volta che l'aveva vista era rimasto pietrificato per quanto assomigliasse a Katerina, poi si era ricreduto. Lei si sarebbe sacrificata volentieri pur di salvare la sua famiglia e i suoi amici. La ammirava molto, e da tempo aveva già capito di esserci caduto un'altra volta. Era stato innamorato di Tatia e Katerina in maniera abbastanza infantile. Innamorato dell'idea dell'amore. Lui e suo fratello si erano allontanati per via di quelle due. Ma con Elena era...stupefacente. Ogni suo respiro gli dava forza. Lei non sarebbe mai diventata un vampiro. Ma lui sapeva perché si aveva lottato contro il proprio istinto. Per chi aveva lottato. Per suo fratello Jeremy. Tale era la forza che legava la bella Elena alla famiglia. Perchésuo fratello altrimenti sarebbe rimasto solo. Sorrise inconsciamente. Non aveva il diritto di intromettersi nella sua vita. Meritava di essere felice, e se la felicità per lei aveva il volto di Damon Salvatore in questo momento...chi era lui per giudicarla? Ne avrebbe sofferto in silenzio piuttosto. Si era illuso che anche per lei quella notte fosse cambiato qualcosa, ma era evidente quanto fosse in errore.                                                                              
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-Ma che gli prende? Sembra che l'abbiano pugnalato!-. La voce ironica di Kol mi arrivava alle orecchie. "Oh Dio no...". Ero stata davvero cosìstupida da credere che non c'avrebbe visti?
Mi staccai da Damon pietrificata. Lui mi fissò confuso, ed io scappai dentro.

-Si...non provi proprio niente per lui vero?-. Sentii quelle parole raggiungermi una volta dentro. Sapevo che l'altro non poteva sentirle, ma lo ammonii comunque.

-Dov'è?-. Chiesi a Jeremy. Lui sorrise da idiota, poi indicò il piano di sopra. Con molta attenzione salii le scale con la mia nuova velocità. Entrai nella stanza che era stata di Jenna e lo vidi chino sulla finestra. Mi dava le spalle.

-Elijah?-. Nella mia voce c'era dolore che non riuscii a mascherare. Lo vidi sussultare.

-Si?-. Non si voltò verso di me. Restò lì dov'era calmo e pacato. Ci rimasi male.

-Niente...perché sei scappato su?-. Indicò il letto. Sopra c'erano taccuino ed una penna. Ancora dandomi le spalle continuò.

-Avevo dimenticato la carta e la penna sulla quale scrivere...perché?-. Scossi la testa. Chissà che mi ero immaginata invece...

-Oh...-. Abbassai la testa e feci per uscire. Lo guardai un ultima volta, poi come presa da una forza incontrollabile andai verso di lui e lo feci voltare, sicura di trovare una qualche prova che fosse rimasto turbato. Mi guardava impassibile invece.

-Beh?-. Indietreggiai imbarazzata.

-Ti ho fatto paura?-. Mi sarei schiaffeggiata, ma non avevo sul serio trovato nient'altro da dire. La sua espressione si tinse leggermente di divertimento.

-Io cioè...devo andare...-. Rimase leggermente interdetto e si scostò per farmi passare. Una volta sulla soglia ci pensai attentamente. "Al Diavolo...!".

-No! Sai una cosa? Mi sono stufata. Facciamola finita!!-. Successe tutto in pochi istanti. Dovevo scoprire se provavo qualcosa per lui. Mi guardò incuriosito quando dissi le parole. Non dandogli tempo di pensare scattai verso di lui e  lo baciai avvolgendogli le braccia intorno al collo. Rimase di stucco. Gli diedi qualche istante, poi lo sentii ricambiare piùche volentieri e le sue braccia mi cinsero la vita. Mi avvicinò più a se affamato del bacio, che di tenero non aveva niente. La sensazione che provavo era indescrivibile. Sentii una scossa tra di noi, che mi percorreva come fosse parte integrante del mio corpo. Ad ogni suo tocco mi sentivo...viva. Niente di più complicato e semplice da descrivere. Le sue mani vagarono sulla mia schiena. Sorrisi debolmente ma lui non se ne accorse mentre le mie mani vagavano sul suo petto. Arrossii nel ricordo della notte in cui mi aveva baciato sulla fronte. Mi passò per la mente che in effetti io avevo già pensato a come sarebbe stato toccare i suoi muscoli. Mi diedi della matta. Gli presi i lati della testa per allontanarlo leggermente, perché tutto questo era sbagliato, ma mi spinse contro il muro e si staccò da me leggermente, per incontrare il mio sguardo frastornato. Incrociai i suoi occhi e rimasi sorpresa. Erano uno spettacolo a cui non avevo mai assistito mai in sua presenza. Le sue iridi scure trasmettevano desiderio. Imbarazzata cercai di baciarlo di nuovo cosìche non vedesse le mie gote tinte di rosso, ma non ci riuscii. Tale era l'intensità di quel momento. Mi baciò un ultima volta a stampo, mentre imbarazzato mi lasciava andare. Inutile dire  che nessuno dei due aveva previsto una mia simile reazione alla situazione. Tutto mi ricadde addosso come una doccia gelata. Ma che avevo fatto...?...Perché...?

La risposta mi arrivò da sola sottoforma di domanda.

-Cos'é  stato questo, Elena?-. Si guardava attorno spaesato. Quando incontrai il suo sguardo mi sentivo le ginocchia di gelatina. Cos'avrei dovuto dire...?
-Io...Quello che é stato il bacio sulla fronte dell'altra notte!-. Mi sedetti sul letto e gli feci segno di raggiungermi. Lui non se lo fece ripetere.

-Non preoccuparti. Ti ho visto giù con Salvatore. Non serve spiegare...vi auguro tutta la felicità...-. Non lo lasciai finire. Avevo ragione. C'aveva visto, e come succede nei film, non aveva ascoltato fino alla fine.

-Io e Damon stavamo discutendo di te. Di te e me, e del fatto che...c'équalcosa. C'é sempre stato qualcosa tra me e te!-. Neanche fossi stata un alieno lui mi guardò sgranando gli occhi. Era la prima volta che rimaneva senza parola. Riuscii a dire le parole successive tirando fuori tutto il coraggio che avevo.

-Provi qualcosa per me, Elijah?-.

NDA: Ciiiiaaaaoooo!! (non fateci caso oggi sono stranamente di buon umore)!
So che sono sempre criptica quando scrivo, e che molti di voi si staranno chiedendo come andranno a finire i prossimi capitoli e cosa succederà! Ma come ogni autrice che si rispetti non è che posso scrivere cosa accadrà nel prossimo capitolo :-/

Ragazzi grandissimi abbracci a chi mi segue!!!

Un bacio a (ordine alfabetico) Freedom111, Sere Le Fay e taisha per aver recensito.

Ps:  ci saranno terremoti nella "città mistica" ,come la chiama Kol. (Non anticipo di più scusate) 

A presto,
Debbythebest

 

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Capitolo 8
*** 8-L'incantesimo ***


9-L'incantesimo




La vita ci riserva più sorprese di quante potremmo immaginarcene. Ed é proprio questo il bello. Ciò che ci spinge a tirare avanti nonostante il mondo che ci circonda. Perché tutti coloro che aprono gli occhi, non vedono altro che un universo caotico, impregnato nelle menzogne che lui stesso a creato, e alle quali lui stesso si impegna a credere. Basti pensare all'acqua. Siamo noi che le abbiamo dato quel nome. E tutti la chiamiamo così. Ma siamo davvero sicuri che sia quello il nome che qualcosa di superiore ha dato a quell'elemento? Abbiamo le nostre interpretazioni, e ci crediamo perché non ne abbiamo delle altre. Ma se ne avessimo? Se avessimo delle altre scelte proprio davanti agli occhi? Io avevo una scelta ora, e ciò che provavo nel momento in cui ho scritto queste righe era nient'altro che ansia e paura. Angoscia. Pensavo a Stefan, che sarebbe tornato presto a casa se il piano avesse avuto successo, e che non mi aveva abbandonato come pensavo. Ma io? Avevo forse abbandonato lui nel momento in cui le mie labbra si erano posate su quelle di Elijah?
Colui appena nominato mi guardòintensamente. L'attesa risposta gli uscì dalle labbra fluida, come fosse acqua di sorgente.

-L'ho sempre fatto in verità!-. Rimasi scossa e non poco nel constatare che Damon aveva ragione. Mi alzai di scatto fissando la finestra e mi avvicinai ad essa come un'automa.

-Oddio...-. La mia voce era incrinata. Gli diedi le spalle  e lui mi arrivò dietro facendomi irrigidire. Mi prese per la vita facendomi voltare.

-Vuoi che dimentichiamo tutto questo?-. Boccheggiai insicura. L'avrei davvero fatto?

-Voglio solo tornare giù... -. Divincolandomi dalla sua stretta repentina mi diressi verso il piano di sotto senza piùguardarlo. Scesi giù e sentii gli altri che discutevano.

-Ti senti bene?-. Jeremy era preoccupato. Faceva cosìschifo il mio aspetto in quel momento? Mi sedetti abbozzando un sorriso forzato e mormorando un timido "si", prima che l'originale facesse il suo ingresso in cucina con carta e penna. Salì il silenzio per qualche secondo, poi Kol lo interruppe.

-Che musi da cadaveri che camminano...-. Damon tossì probabilmente a disagio, mentre io fissavo Elijah un po' piùche scossa.Mi sentivo una codarda ed era normale. D'altronde  cos'altro avrei potuto fare? Nella mia testa c'era talmente tanta confusione che non sapevo piùquali fossero i pensieri coerenti e quelli che invece erano tutt'altro. Mi portai una mano sulla fronte reggendomi la testa e Jeremy mi fissò.

-Cos'hai?-. Negai per fargli intendere che non c'era nulla di cui preoccuparsi, ma dubito ancora oggi che c'abbia creduto per davvero. Comunque distolse lo sguardo e continuò a seguire Elijah che parlava.

-Come dicevo prima...Klaus potrebbe in sintesi essere chiunque. E se lo conosco bene si sarà scelto un ruolo insospettabile! Dobbiamo restare calmi e non parlare di questa cosa con nessuno. Deve rimanere segreto,e spiegheremo la presenza di Kol dicendo che gli mancava la terra natia... -.

Mentre uno sguardo strano si faceva strada sulla faccia di Damon, Kol incrociava le braccia sul petto in seno di sfida. 

-Tutto qui musone? -. Negli occhi del fratello lessi confusione.

-Che significa: "Tutto qui?-. L'altro alzò le spalle.

-Voglio dire...nostalgia della terra natia? Siamo nati nell'attuale Svizzera e passato i primi anni della nostra vita nell'Europa dell'est!-. Elijah scosse la testa.

-Ma siamo cresciuti in America, Kol!-. Alzai gli occhi al cielo.

-Quello che é importante ragazzi, é che le sue parole-. E indicai Elijah. -Non escano da questa stanza! Sono stata chiara?-. Il mio atteggiamento battagliero sembrò colpirli, e mio fratello mi guardò stralunato.

-Io non ti capisco più, Elena!-. Uscì dalla stanza e lo presi per un braccio.

-Ma hai capito che non devi assolutamente...-. Mi interruppe staccandosi di colpo dalla mia presa.

-Si!-. Salì di sopra come se lo avessero chiamato "poppante". Mi portai una mano al viso e mi tirai i capelli indietro. Elijah si affacciò dalla porta della cucina e mi guardò preoccupato.

-É un adolescente!-. E suonò più come una domanda  che come un dato di fatto. Ma non mi lasciai intimorire da questo, anche se in effetti l'aver fatto reagire Jeremy in quel modo mi faceva sentire un attira-infelicità.

-Da dove iniziamo col cercare Klaus?-. Kol prese parola alzando gli occhi verso me  e il fratello.

-Suppongo che "iniziare le ricerche" desti un po' di sospetto, così che ne dite di tenere gli occhi aperti e basta?-. Damon si appoggiò al tavolo spiegando la sua teoria.

-Suppongo che per il momento sia la cosa più saggia, ragazzi!-. Gli altri annuirono alla nostra affermazione. Mi morsi il labbro e mi diressi di sopra. Avevo ancora il pigiama e sapevo quanto sembrassi ridicola.
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La sera era scesa su Mistyc Falls col suo mantello leggero e sobrio. Chi non era ancora rientrato in  casa si affrettava a farlo, poiché una forte tempesta si apprestava ad arrivare. Bonnie si strinse nella felpa, e guardò il ragazzo davanti a sé incurante del tempaccio che sarebbe presto arrivato. Lui la fissò altezzoso.

-Dimmi Bonnie, quando sarò nuovamente me stesso?!-. Il suo tono era atono, e si addiceva con l'atmosfera.

-Abbi pazienza Klaus! I miei poteri hanno bisogno di essere appoggiati da un evento celeste per effettuare l'incantesimo. Tra tre giorni sarai di nuovo in possesso del tuo corpo, con la luna piena.-. L'altro annuì. Le diede le spalle, e se ne andò, mentre la strega pensava a quanto avesse deluso Elena.

Bonnie prese un profondo respiro. Se avesse lasciato morire Klaus quel giorno Elena probabilmente adesso non sarebbe un vampiro con uno straordinario autocontrollo, ma un cadavere in una fossa di due metri. Non si pentiva di ciò che aveva fatto per salvare le sue due migliori amiche e sua madre. No. Il suo unico rimorso era che quell'essere sarebbe stato ancora a piede libero. Chiuse gli occhi e lasciò che il freddo vento le scompigliasse i capelli. Sarebbe stata dura mantenere il segreto, ma una volta riavuto il suo corpo Klaus se ne sarebbe andato, e le loro strade si sarebbero separate per sempre.
 
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Quella notte gli incubi tornarono a tormentarmi .

Ero in un strano luogo. Intorno c'erano delle strane colonne che sembravano essere corinzie. Pesanti e maestose imponevano la loro presenza nel luogo ricoperto di marmo. Mi accorsi che ai piedi portavo uno strano tipo di calzature simili a sandali, ed una specie di tonaca tutt'altro che sobria. I miei occhi erano velati di trucco perlaceo che metteva in risalto i miei occhi verdi...un momento !! Fissai nello specchio quella che non ero certamente io. Era una ragazza della mia età,con dei capelli neri ondulati e dei profondi occhi verdi. La pelle era molto chiara, come qualcuno che ha passato la vita nell'oscurità. Era molto bella, come una dea, e dal modo in cui vestiva mi venne in mente solo una dea greca. L'abito argentato e bianco che portavo era anche intonato con un velo che sembrava quello di una sposa sulla mia testa. Come se tutte le mie mosse fossero già scritte la mia forza di volontà sparì, e rimasi immobile ad osservarmi. Poi mi voltai di scatto, per vedere la ragazza identica a Katherine che entrava nella stanza di soppiatto. La fissai curiosa, ed una voce che non era la mia uscì da quella che in effetti non era la mia bocca. Era come se un burattinaio mi avesse messa in un altro corpo dove non ero che uno spettatore di me stessa.

-Daina! Domani c'é l'incontro con il popolo. Dobbiamo prepararci e pregare la dea Selene, e tu dovresti già essere a riposarti. I tuoi poteri non sono meno forti dei miei, ma sappiamo che dopo un po' la stanchezza raggiunge i tuoi sensi e crolli. Avanti, a dormire!-. Quella che sembravo io mi raggiunse. Solo allora mi accorsi della somiglianza effettiva tra me e lei. Gli stessi lineamenti, e gli stessi tratti somatici. Ma io avevo gli occhi e i capelli castani. Per il resto, la me del sogno e la ragazza che adesso le stava davanti sembravano sorelle quasi gemelle.

-Oggi ho scoperto una cosa per la quale non posso piùrestare Andromeda! Sono incinta. Sono sicura che sapevi della mia relazione con Apolinaris, quindi non fingerti sorpresa!  -. Sentii i miei occhi che si sgranavano. I miei passi che indietreggiavano. Con quale arroganza la ragazza eveva pronunziato quelle parole...!
 
-Non puoi lasciarmi sorella mia! Sono mille anni che serviamo la nostra dea insieme. Come puoi anche solo pensare di andartene? Di abbandonarmi qui...-.
 
Tutto intorno a me sfumò e mi ritrovai ansimante nel mio letto. Confusa provai a sollevarmi ma sentii un peso contro il mio corpo. Accesi la luce e scoprii di cosa, o meglio di chi si trattava. Appoggiato alla mia spalla Elijah dormiva tutt'altro che silenziosamente. Mi venne da ridere, ma poi ci ripensai e lo scostai. Lui si girò tranquillo e continuò a dormire dall'altra parte del letto. I ricordi della sera prima mi tornarono a mente, ma non individuai niente che potesse farmi pensare a come l'originale fosse finito nel mio letto. Fui tentata di svegliarlo e fargli il terzo grado, ma troppo stanca per formulare un pensiero coerente spensi la luce e tornai a dormire. L'indomani mi avrebbe dovuto piùche una spiegazione.
 
Stiracchiandomi come un gatto mi svegliai abbastanza riposata. Il mio quasi-buon umore svanì quando sentii qualcuno borbottare.
 
-No! Non é vero che i miei capelli...non sono ossessionato...no-. Incuriosita lo osservai che ancora dormiva "beato".
"Si fa per dire...".

Mi alzai e mi chiusi in bagno senza svegliarlo. Ma più tardi mi avrebbe sentita, si signore. Dopo essermi sistemata uscii e senza rendermene conto sbattei la porta. Feci una strana smorfia e lo vidi sveglio.
 
-Buongiorno.-. Mi misi le mani sui fianchi come se quella parola non mi avesse fatto effetto. Le aveva pronunciata in tono flebile, ma era così sexy pronunciata in quel modo...okay. Basta.
 
-Che ci fai nel mio letto?-. Chiesi seria mordendomi il labbro inferiore. Alzò un sopracciglio in modo interrogativo e si alzò venendomi incontro. Mi coprii gli occhi nonostante lo avessi già visto a petto nudo. Quando le sue braccia mi cinsero i fianchi capii che doveva aver usato la velocità da vampiro. Sussultai leggermente, per poi restare tesa.
Ce ne restammo fermi per qualche secondo, poi mi tolsi la mano da sopra gli occhi e sbirciai. Mi fissava come fossi un Picasso. In modo enigmatico e curioso, che cerca di capire cosa ci sia dietro il mistero senza leggere le descrizioni.
 
-Non hai risposto alla mia domanda!-. E sostenni il suo sguardo fiera. Cioè...dentro stavo lottando per rimanere in piedi, ma fuori non sembrava, ed un giorno sarei potuta essere una brava attrice, chissà.
 
-Non riuscivo e prendere sonno. Ti basta?-. Un brivido mi percorse la schiena nel sentire quelle parole. Se usava quel tono sexy non si andava a finire bene, per niente.

-E perché proprio nel mio letto? Senza la camicia del pigiama che sono sicura hai? Mmh?-. Cercai di sfuggire dall'abbraccio, ma era piùforte di me e mi trattenne facilmente.
 
Le mie guance si tinsero di porpora, e cercai di respingere l'impulso di scappare via. Il mio sguardo incrociòil suo di nuovo, però trattenni un respiro non necessario.

-Ma per favore!-. Una risata gli sfuggì dalle labbra. Mi strinse di più contro il suo petto e sentii le gambe di gelatina. "Oh Madre Santa...".

-Cosa?-. Ingoiai cercando di far sembrare la voce il piùsicura possibile.

-Elena lascia stare il letto. Dobbiamo parlare di ieri mattina. E non fare la acida!-. Mi inumidii le labbra.

-Ieri mattina. Elijah é stato...-. Finì per me.

-Magnifico. E so che anche tu hai sentito quello che ho sentito io!-. Adesso la tensione non era più molta. Piuttosto ero assai curiosa di sapere cosa avesse provato lui. "Ma io amo Stefan. Sia chiaro!". Senza che chiedessi alcunchémi guardòintensamente e rimasi incatenata al suo sguardo come in trance. Era questo l'effetto che lui aveva su di me. Rimanevo in trance.

-Qualcosa di indescrivibile. Come se stessimo andando a fuoco ma avrei continuato a bruciare in quel fuoco per ore e ore. Delle scosse che partivano dal mio corpo e raggiungevano il tuo e viceversa. C'éla scintilla...Elena. E se tu non hai provato questo...allora che idiota sembrerò quando ti dirò che ho capito di amarti con tutto me stesso dal momento in cui mi fissasti negli occhi dopo avermi risvegliato dalla morte...-.

 Il mio cuore andò in mille pezzi. Lui mi amava. Ed io non ero giusta per lui. Allora ero ancora convinta di esser innamorata di Stefan, e poi c'erano le cose mezze irrisolte con Damon. Qualche notte fa i miei ricordi erano tornati, ed avevo visto tutto ciò che lui mi aveva fatto dimenticare. Provavo qualcosa per i fratelli Salvatore, ed anche se ciò che provavo per Elijah era sorprendente, non potevo decidere così.
Scossi la testa impercettibilmente.

-Quando...-. Continuò.

-Quando mi invitasti ad entrare dopo avermi dato il pugnale. Provavo da prima qualcosa per te ma...non me ne ero mai reso conto. Mi sentii terribilmente tradito quando lasciasti che la lama sprofondasse nel mio cuore, ma solo quando il tuo sguardo mi fece capire che non saresti mai stata come Tatia o Katerina potei provare che i miei sentimenti erano veri. Pensavo di essere attratto da te perché me le ricordavi ma...non sei neanche lontanamente come loro, Elena.-. Nella sua voce c'era una rilevante emozione, e nel mio cuore la crepa si allargòdi più. I miei occhi si inumidirono, e la vista si appannò. Damon aveva ragione. Diventare vampiro mi aveva fatto male. Ero diventata piùemotiva di una madre il giorno delle nozze di sua figlia.

-C'é qualcosa tra te e me ,Elena?-.

NDA: Eccomi qui con una altro capitolo....il mistero s'infittisce? Ringrazio di cuore a tutti quelli che l'hanno messa tra le preferite, tra le seguite ecc... ragazzi non smetterò mai di dirvi che siete la ragione per la quale scrivo questi capitoli :-)
Un grazie tante anche a (ordine casuale) elyforgotten, taisha, Sere Le Fay, Freedom111, Katherine Deena.

Ke dire.....alla prossima.

Debbythebest

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Capitolo 9
*** 9-Andromeda ***


9-Andromeda






Bella domanda. Si! Avrei voluto rispondere così, ma come già accennato non era il momento giusto, ed anche se mi sarei sentita un mostro, risposi in modo atono.

-No. Mi dispiace Elijah...-. Annuì con sguardo austero, e mi sorpassò ferito.

-Grazie per la tua onestà comunque!-. Vidi una lacrima scendere dal suo occhio, e capii quanto fosse incasinata la mia vita ultimamente. Sapevo che lo stavo ferendo, e mi sentii morire. No. Non c'era più niente per la quale avrei rinunciato ad una vita migliore per tutti e due.
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Quel pomeriggio io, Caroline e Bonnie andammo a fare shopping. Non avevo visto Elijah tutto il giorno, e sapevo che me la stava facendo pagare. Era meglio così. Gli sarebbe passata, ed anche a me. Ora avevo Stefan. Il mio Stefan che sarebbe tornato da me prima o poi. Caroline notò il mio sguardo assente insieme a  quello della strega, e sembrò arrabbiata.

-Ma che vi prende? Elena, la trasformazione dovrebbe renderti super-attiva, non depressa!-. Alzai le spalle regalandole un sorriso falso. Si rivolse a Bonnie.

-E tu! Dannazione dovremmo essere tutte contente e festeggiare il fatto che siamo riunite, invece sembrate uscite da Zombie Island!-. Non ce la facevo ad essere felice. Non ci sarei mai riuscita fin quando i miei sentimenti non si fossero chiariti, e sapendo che stavo diventando un peso per chi mi circondava, tirai fuori l'idea dello spegnimento dele emozioni. Mi avrebbe fatto solo bene.

-Allora? Su con la vita ex-doppelganger!!-. La fissai senza una particolare espressione.

-Non mi sembra il caso Caroline!-. Sia lei che Bonnie mi guardarono curiose.

-E da quando? Ora tu mi racconti tutto!-.
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Circa un'ora dopo eravamo sedute ad un tavolo del Grill e io mi sentivo...svuotata. Di tutti i problemi che tenevo solo per me stessa, di tutte quelle cose che sentivo ammontare dentro di me e che sapevo non avrei mai detto a nessuno.
Bonnie e Caroline si scambiarono un'occhiata, poi mi fissarono con quella che ai miei occhi parve compassione.

-Elena...-. Non lasciai che quella frase terminasse.

-No, la mia vita é incasinata ragazze...lo so.-. Iniziai a miscelare il mio caffè con il cucchiaino.

-Ma perché non c'hai detto tutto questo prima? Siamo le tua migliori amiche Elena. Esistiamo per questo, no?-. Caroline annuì mentre Bonnie pronunciava quelle parole. Mi vennero le lacrime agli occhi. Era vero. Avrei dovuto pensarci prima. Mi alzai di scatto ed in un attimo ci ritrovammo abbracciate. Mi era mancato moltissimo avere le mie migliori amiche vicino. Adesso i rapporti con loro erano sistemati. Mancavano solo Jeremy, Elijah, Damon e tutti gli altri. Sarebbe stata dura, ma ce l'avrei fatta. La vecchia Elena Gilbert era tornata, e non se ne sarebbe andata tanto presto. Sorrisi alla nuova vita che sarebbe iniziata non appena avessi varcato l'uscita del Grill.
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-Voglio tornare a scuola!-. Mi guardò freddo come il ghiaccio, poi tornò ai fornelli.

-Bene!-. Non si voltò quando pronunciò quelle parole, ed una fitta attraversò il mio cuore. Degludii. "Niente cattivo umore...".

-Si!-. Sorrisi a trentadue denti come se potesse vedermi. Continuò a cucinare tranquillo. Negli ultimi giorni era lui che si metteva ai fornelli per Jeremy.

-Elijah?-. La mia voce tremò leggermente. Ero stata una codarda l'altro giorno. Ed anche se non avrei cambiato idea, volevo scusarmi.

-Io...l'altro giorno...-. Si voltò a guardarmi interessato.

-Non c'é bisogno che tu dica nulla. Mi passi lo straccio?-. Ed indicòl'isola della cucina.

-Si invece.-. Insistetti io. Sapevo che era tutto sbagliato ecc... Ma volevo sistemare quella cosa una volta per tutte.

-Elena...ho capito. Non sono una "ragazzina". Non é la prima volta che vengo respinto.-. Si appoggiò ai fornelli dandomi le spalle. Come per un sesto senso però, riuscivo a perecepire il suo sguardo malinconico. Mi morsi labbro inferiore e gli andai dietro. Si voltò leggermente sorpreso.

-Non ce la faccio a continuare così.-. Ammisi più a me stessa che a lui. Il suo sguardo tornò torvo e illeggibile.

-Credo che sia una buona idea tornare a scuola.-. Si voltò come se non avessi parlato.

 -Dì a Jeremy che é pronto!-. Abbassai lo sguardo a disagio. L'avevo perso, ed era solo colpa mia.

Dopo aver chiamato Jeremy anche Kol ci raggiunse. Non mancarono le battute ed i commenti su come il fratello avesse cucinato. La sera si concluse piuttosto bene, se non si conta che io ed Elijah non ci rivolgemmo più la parola per tutta la durata della serata. Ma non lo potevo biasimare. Era stata colpa mia, ed ora ne dovevo accettare le conseguenze. Sarei dovuta essere contenta, perché tecnicamente era tornato tutto come prima e l'unica cosa che mancava all'appello era la presenza di Stefan. Ma c'era qualcosa in me che non andava. Non sapevo più perché non riuscivo a sentirmi indifferente alla presenza di Elijah da quando c'eravamo baciati.
Quella sera, decisa entrai in camera sua senza bussare e lo trovai sul letto che leggeva. Mi squadrò, poi tornò alla sua lettura senza tempo.

-Cosa leggi?-. Chiesi mettendomi le mani in tasca. Sollevò lo sguardo solo per un attimo.

-Anna Karenina.-. "Wow...entusiasmante...". Non mi persi d'animo. Non l'avrei fatto più.

-Di Leo Tolstoy, no?-. Sembrò sorpreso. Mi fissòleggermente compiaciuto.

-Si. Contento che nelle scuole americane insegnino almeno questo!-. Sorrisi e mi avvicinai a lui, che non mi perse mai di vista.

-Tolstoy diceva che ci sono tanti tipi di amore quanti sono i cuori delle persone. E per quanto riguarda l'Anna Karenina l'ho letta. Émolto...triste alla fine.-. Abbassò il libro e mi dedicò la sua attenzione. "Bene. Mi sta prestando un po' del suo tempo!".

-Cosa ne pensi di Karenin?-. A quella domanda seppi come rispondere. Era di libri vecchi che voleva parlare? E di quelli avrebbe parlato.

-Penso che sia stato sfortunato nello scegliersi la moglie!-. Feci spallucce e vidi un sorriso accennato sfiorargli le labbra.

-Leo diceva che era il suo personaggio preferito. L'aveva ideato per farlo essere una "vittima degli eventi". Però poi l'ho convinto a farlo reagire almeno un po'.-. La sua voce era atona. Come se quello che aveva appena detto fosse un cosa normalissima.

-Tu hai conosciuto Leo Tolstoy??-. Mi appoggiai al letto curiosa.  Stavolta fu lui ad alzare le spalle.

-Ero in Russia in quel periodo, e lui era un mio caro amico. Niklaus era in Inghilterra invece. Si nascondeva poiché Mikael era in nello stesso emisfero...-. Annuii come se mi interessasse davvero. Stava funzionando.

-Come mai l'altra notte non riuscivi a prendere sonno??-. Sbuffò e il suo sguardo si fece vago.

-Elena. Ti ho già detto che questo argomento é...-. Gli diedi una botta sulla spalla nervosa. Si fermòe vidi il suo sguardo leggermente offeso.

-Me la devi questa spiegazione!-. Lo incoraggiai. Alzògli occhi al cielo, poi si guardòattorno come se fosse osservato.

-Non era che non riuscivo a dormire. Facevi brutti sogni, e quando mi sono messo vicino a te hai smesso e ti sei tranquillizzata. Contenta?-. Rimasi leggermente delusa, anche se non sapevo cosa aspettarmi. In effetti quella notte avevo fatto quello strano sogno.

-Oh...-. Tornò alla sua Anna Karenina e senza cerimonie uscii dalla stanza.
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Dormiva. Sembrava semplicemente addormentato, ma lei sapeva che in realtà quel corpo dai lineamenti senza tempo era totalmente privo di vita. Mancavano solo due giorni all'incantesimo, e nessuno era riuscito a capire niente. Per fortuna. Bonnie si tiròi capelli dietro l'orecchio e continuò a pronunciare la formula.

*-Pesmatos, intergrum...Pesmatos...ono sortire, dise brav. Onorsmi gangie, alie oro salvdox. Onorismi gangie...en dugas, duas...animos!!-. Iniziòa tremare, e quando si accorse che l'incantesimo funzionava si ritrasse.

Avrebbe funzionato, e una volta fatto questo, Klaus sarebbe sparito dalle loro vite.
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Con uno strano scatto mi voltai dall'alta parte non riuscendo e prendere sonno. Scalciai via le coperte innervosita, come se avessi caldo e fosse una notte di fine estate. Ma era novembre, e tutto quello che avrei dovuto provare era freddo. Invece ora ero un vampiro, e per quanto volessi sembrare ,a me stessa e agli altri, umana...non ci riuscivo minimamente. Fissai il soffitto come se fosse facile intravederci qualcosa. Nella casa non sentivo altro che silenzio. Però al piano di sotto c'era qualcuno che faceva un leggero rumore. Inoltre la tv era accesa.
Scesi lentamente le scale e Kol, raggomitolato sul divano, guardava un film in cui una ragazza piangeva. Mi avvicinai sempre di più e mi accorsi che il film era niente di meno che Titanic. Alzai le spalle e gli posai una mano sulla spalla per fargli sapere che ero lì. Si prese un infarto. Sgranò gli occhi e si andòa nascondere in un angolo buio della stanza.
La tv continuava a trasmettere il film, e noi eravamo ancora lìfermi, da due minuti. "Ma stava davvero guardando Titanic?".
 
-Kol...-. Provai a chiamarlo leggermente divertita.

-Shh!!-. Sbucó dal suo nascondiglio e vidi che aveva gli occhi lucidi.

-Tu stavi guardando...Titanic??-. Prima che potessi scoppiare a ridere arrivò da me in un baleno e mi tappò la bocca. La risata uscìlo stesso, anche se contro la sua mano.

-Hai finito?-. Alzò gli al cielo e mi lasciò andare. Lo guardai interrogativa, mentre si sedeva di nuovo e mi faceva segno di raggiungerlo. Mi sedetti accanto a lui, poi osservai chiaramente che delle lacrime scendevano dai suoi occhi nocciola.

-Lei non sarà mai mia, Elena!!-. Mi irrigidii quando mi abbracciòcon slancio.

-Ma chi, Rose?-. Mormorai quasi strozzata.

-No!-. Esclamò lui soffocando un pianto nella mia camicia di Minnie. Presi un profondo respiro. Si. A quanto pare ero una calamita per pianti e lacrime di dolore. Bene. Ero la scaccia-lacrime dei vampiri. Con calcolata cautela risposi all'abbraccio. Kol mi strinse di più continuando a piangere. Intanto come sottofondo c'era Rose che stava lasciando andare la mano di Jack, nel finale del film.

-Kol...così mi stritoli!!-. Mormorai appena, e lui non si mosse, anche se allentòla stretta.

-Ti va di parlarne?-. Chiesi compassionevole sorridendogli gentile. Annuì, poi sentii il fiato tornarmi in gola. Si era seduto sul lato opposto del divano.

-Si chiama Andromeda..-. Disse fissando il tappeto.

-È un bel nome.-. Constatai leggermente sulla difesa.

-Già...-. Non distolse lo sguardo dal tappeto.

-E cosa è successo tra di voi?-. Alzò le spalle come se non ne volesse parlare, poi rispose.

-Quasi niente. È questo il punto, Elena.-. Dunque anche Kol senza cuore era emotivo....
 
-Oh...-. Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre continuava a parlare.

Da quello che appresi era una storia tormentata la loro. Lei era greca ed era una specie di sacerdotessa, e lui un vampiro millenario che l'aveva incontrata per un motivo ben preciso. Kol mi aveva detto che si erano conosciuti quando lui era appena stato trasformato. Lei aveva previsto il suo arrivo, e lui era andato da lei per cercare di ritrovare lo spirito di Esther. Era stato amore a prima vista per loro, ma lei aveva un sacro compito, e non poteva abbandonare la missione. Quindi non era mai successo qualcosa di rilevante tra i due. Rimasi sorpresa che anche Kol fosse innamorato di qualcuno. Non l'avrei mai detto. Ma la cosa che più mi sorprese era che lui non l'aveva mai raccontato a nessuno.

-Vedrai che lei si accorgerà presto che sei meglio tu che degli stupidi spiriti.-. Rise. Cosa che mi fece supporre quanto fosse stanco. Mi sentii osservata. Come se qualcuno fosse stato lì a guardarci  tutto il tempo. Provai a sentire meglio ma doveva esser stata solo la mia mente, perché non sentii nulla di sospetto.
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In piedi sulla scala, Elijah li guardava. L'ombra di un dolce sorriso apparve sul viso, e gli occhi gli si fecero lucidi. Era questo quello di cui aveva sempre parlato. Elena riusciva a far provare sentimenti a tutti. Riusciva a far star meglio chiunque entrasse in contatto con lei. Perfino suo fratello Kol. Non la perse di vista un solo attimo. L'amava, ma lei l'aveva rifiutato. Non era un rifiuto fatto col cuore però, perché quando le parole erano uscite dalla sua bocca la sua espressione la tradiva, segno che stava mentendo. Le avrebbe dato il tempo che le serviva, dopotutto lei si sentiva ancora molto leale con Stefan, e la rispettava per questo.
Chiuse gli occhi un attimo pensando al loro bacio. Si. Era stato magico.
 
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Faceva delle strane smorfie quando dormiva. Era questa la cosa più buffa e dolce che aveva notato in lei negli ultimi giorni. Ma non sarebbe durato. Sapeva che una volta tornato in sé, lei lo avrebbe odiato di nuovo. La strinse di più, e lasciò che il profumo del suo balsamo ai fiori tropicali gli raggiungesse le narici. Rimase ad abbracciarla per qualche secondo ancora, poi guardò la luna. La sera seguente l'incantesimo lo avrebbe liberato da quel corpo, e Klaus sarebbe tornato quello di sempre.
 
-Ancora una notte amore mio...-. Mormorò nel vuoto della stanza.


NDA: Saaaalllllvveeee Ragazzuoli! Allora....sarò Veloce Veloce (lo diceva cettina)...so che state preparando le balestre e che vorrete ammazzarmi..ma vi avverto, nel prossimo capitolo ci sarà un cambiamento radicale, e sono sicura che sarà un colpo di scena ben assestato ma amato...(almeno è ciò che confabula la mia mente perversa)....Cmq...
GRAZIE A TUTTIIII! Per essersi innanzitutto sorbiti i piagnistei di Elena che vi assicuro non ci saranno più nel prossimo capitolo. Poi UN BACIONE GRANDISSIMOO a chi ha recensito (in ordine casuale come sempre) 

taisha
Sere Le Fay
elyforgotten
Freedom111





Ma un bacio anche a chi 
l'ha aggiunta tra le preferite
l'ha messa tra le seguite
l'ha semplicemente letta

A presto,

Debbythebest

 

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Capitolo 10
*** 10-La Luna ***


10-La Luna

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C'era un'atmosfera da Apocalisse a Mistyc Falls. Gli alberi, scossi dal vento ondeggiavano così vicini al suolo da poterlo quasi toccare, e si susseguivano in una sorta di inquietanti inchini. Il vento li scuoteva a più non posso, e la paura che Eolo stesse scatenando tutta la sua ira sulla cittadina aveva più volte sfiorato la mente degli abitanti. Una leggera rugiada si stava asciugando . Era come se i fili d'erba stessero piangendo mentre dei passi eleganti risuonavano per il vialetto. O almeno questo era ciò che arrivava alle sensibili orecchie di Elena, che riusciva a percepirli anche dalla finestra della sua camera. Elijah camminava sicuro e rilassato davanti casa loro come fosse una sorta di rito propiziatorio. Le venne in mente la danza della pioggia, e non seppe spiegarsi perché. Lo sentì pronunciare qualche parola in una strana lingua, e capì che forse l'idea del rito non era poi così...malevola. Come avrebbe detto Elijah.
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Quando lo vidi rientrare mi chiesi che cosa stesse facendo. Tranquillo si sedette sulla sedia della cucina con nochalancee e lo seguii.

-Che facevi?-. Passò qualche attimo prima che mi guadagnassi il sul sguardo.

-Mi rilassavo. Ogni tanto serve anche a a me, sai?-. Restai in silenzio.

-Vado di sopra.-. Annunciai. In un lampo si diresse verso l'uscita. Mi guardò solo un attimo prima di uscire dalla porta di ingresso. Una cosa strana stava vagando nella mia mente negli ultimi giorni. Era come se fosse diventato ansioso, in attesa di qualcosa. Quel giorno era più strano degli altri.
 
Con quell'atteggiamento Elijah sembrava proprio....
...maleducato.
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Il discorso durò più di cinque minuti. Cosa avevano da dirsi quei due? Restò a fissare il vuoto mentre sentiva sempre di più che i suoi sospetti erano fondati.
La ragazza dietro la porta continuòa parlare.

-Stasera. Ti ho detto che stasera avverrà.-. Bonnie fece un passo indietro sentendosi come osservata. Davanti a lei, Klaus assumeva un atteggiamento sicuro di sé. La sensazione non la abbandonò un attimo mentre continuava il discorso.

-Però devo ammettere che essere nel corpo di Tyler ha i suoi vantaggi. Posso stare vicino a Caroline...-. Jeremy degludì. Sperò di non aver sentito quello che gli era entrato nella testa con inaudita violenza. "Mio dio..." pensò sconvolto. Klaus era davvero vivo, ed era nel corpo di Tyler a giudicare dalla voce e dalle parole.
Bonnie si mise a braccia conserte.

-Ma per favore. Preparati per stanotte piuttosto. Ho mantenuto il tuo corpo con un incantesimo, quindi ci tornerai intatto. Avevamo bisogno di un evento celeste, e stasera c'éla luna piena. Tutto ciò che resta é osservare. Ci vediamo alle 21:00 vicino alle rovine della casa delle streghe.-. Fece per andarsene ma trovò la porta quasi bloccata. Come se qualcuno ci fosse dietro. Raggelò e spinse  contro il legno. Dopo un paio di spinte la porta si aprìed uscì.
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Mi strinsi nel cappotto come se avessi freddo. Mi mancava essere umana. Ogni singolo istante della mia non-vita. Ma Jeremy aveva bisogno di me, e mai sarei stata disposta a morire sapendolo triste. Lui era la mia famiglia, e la famiglia non si abbandona mai. Sarei vissuta ancora un po', poi, quando Jeremy ed i suoi nipoti sarebbero trapassati oltre, mi sarei lanciata uccidere. Non avevo più legami su questa terra. Niente per la quale valesse la pena lottare.
O forse...si. Forse. Avevo Stefan, e Damon, e le mie amiche. Ma mentre Bonnie sarebbe morta prima o poi, Caroline no. L'avrei lasciata? Avrei abbandonato lei e i Salvatore? Non seppi rispondere subito a questa domanda. Ce n'era Un'altra nella mia testa.

Avrei abbandonato Elijah? Sarei riuscita a guardarlo negl'occhi e a dirgli che non sarei sopravvissuta oltre? Mi sentivo già a pezzi per quello che era successo ieri, se aggiungevo anche tutto il resto...mi sarei conficcata un paletto nel cuore da sola.

Presi un respiro. Il sole stava tramontando, e faceva capolino tra i tetti delle case dell'isolato. Mi appoggiai all'albero fissando il vuoto. Mentre il cinguettio degli uccelli sollecitava il mio udito, l'aria plumbea di quella sera creava un magnifico contrasto con il sole, dando scena ad uno spettacolo mozzafiato. Era in quei momenti che pensavo si trattasse di un altro pianeta. Era una bellezza soprannaturale. Mi faceva venire la pelle d'oca. In più la luna piena faceva capolino timida e scostante dietro una nuvola. Sarebbe stata una serata magnifica. Ammirai l'atmosfera ancora per qualche secondo, prima che Jeremy corresse come un maratoneta nella mia direzione.

-Cosa c'é?-. Domandai preoccupata.

Si fermò ansimante per riprendere fiato, poi cercò di parlare.

-Non immaginerai chi...-. Non ce la fece a dire tutta la frase.
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Dieci minuti dopo eravamo tutti nella cucina di casa Gilbert, che oramai era diventata il fulcro di tutte le nostre riunioni. Strinsi le braccia al petto rabbrividendo.

-Quindi stanotte dobbiamo assolutamente fermare questa cosa!-. Elijah pronunciò quelle parole severo, ma anche un po' scosso. Dalla situazione presupposi.
 
-Ma vi rendete conto che tutto quello che avevamo soltanto ipotizzato é vero?-. Kol urlò quasi alzandosi dalla sedia. -Non lo credevo capace di tanto Elijah..-. Si rivolse al fratello. Damon guardava la scena assente. Non era sorpreso della situazione. Probabilmente era addirittura annoiato.
 
-Qui tutti siamo un po' sconvolti. Ma non possiamo trovare il tempo di auto-commiserarci ora. Dobbiamo trovare un modo per interrompere l'incantesimo!-. Tutti si votarono verso il vampiro dagli occhi azzurri.
 
-Ha ragione!-. Lo appoggiai io sicura. Le mie insicurezze sarebbero dovute sparire. E con loro il mio atteggiamento un po' strano che avevo negli ultimi giorni.
 
-Bene allora. Siamo d'accordo..?-. Lo interruppi alzando la mano.

-Ma non dovete assolutamente toccare Bonnie. É probabile che sia stata soggiogata, e poi é una delle mie migliori amiche!-. Damon mi rivolse un'occhiata leggermente seccata.

-E se l'unico modo per fermare Klaus fosse...ucciderla?-. Alzò il sopracciglio credendo di avermi messo alle strette. Possibile che non avesse imparato a conoscermi bene?

-Suppongo che Klaus tornerebbe nel suo corpo!-. Strinsi gli occhi a due fessure.

-No!-. Urlò.

-Damon credo che Elena abbia ragione. Non possiamo ucciderla, ma trasformarla si.-. Rimasi allibita nel sentir provenire quelle parole dall'originario. Sgranai gli occhi. Non era possibile che anche lui si stesse mettendo contro di me. Il mio sguardo vagò su tutti i presenti.

-Non potete farlo! Bonnie non ve lo perdoneràmai! E neanche io!-. La mia rabbia si scagliò contro di loro. Sarebbe stata una lotta che avrei vinto. Non potevamo rischiare la vita di Bonnie. Non avrei lasciato che  accadesse.

Jeremy, che era rimasto tutto il tempo dietro di me, mi mise una mano sulla spalla e il sguardo si fece indefinito. Capii ciò che stava pensando orripillata.

-No!-. Urlai e mi divincolai da qualsiasi contatto con quelli che dovevano esser stati i miei alleati un tempo. Fui catturata dallo sguardo di Elijah. All'Apparenza impassibile, ma con un punta di malinconia. Sorrisi amara e feci per uscire, ma la mano di qualcuno si aggrappò al mio braccio fermandomi. Gli occhi marroni e intensi di Elijah mi perforarono l'anima. Ma nonostante questo la mia espressione restò dura.

-Avevi detto che non mi avresti tradita più! Ma ho già imparato a non fidarmi di ciò che dici, se questo può andare contro i tuoi scopi!-. Mi divincolai con forza, lasciandolo lì insieme agli altri. Gli avevo inflitto un colpo basso, lo sapevo. Ma non era bastata questa consapevolezza a fermare la mia ira.

Corsi in camera mia, e una voglia micidiale di spaccare tutto quello che incontravo prese possesso del mio corpo. La ragione tornò vedendo sul comò il mio diario. Si. Quello era l'unico amico che era sempre e comunque stato lì per me. Chiusi gli occhi. Non avrei permesso che Bonnie fosse uccisa. In quel momento odiavo Elijah con tutta me stessa per quello che aveva suggerito. Conoscevo la mia amica, e sapevo che non avrebbe resistito due giorni come vampiro. Perfino io, che avevo un autocontrollo straordinario avevo avuto più volte un'irrefrenabile istinto omicida e suicida durante il periodo successivo alla transizione. Come avrebbe reagito lei? Sapendo di non possedere più i suoi poteri da strega poi...

Delle lacrime scivolarono delicate lungo le mie guance, e solo quando il sapore salato mi arrivò in bocca capii che stavo piangendo. Credevo che quando si diventavasse vampiri si fosse quasi invincibili, con la forza che ti scorre nelle vene, invece si respingevano  le emozioni? Però avevano ragione. L'umanità era la più grande debolezza di un vampiro. La si poteva respingere fino allo stremo, però essa continuava a lottare per tornare a galla. Sempre e comunque. Ed era una tortura lenta e invisibile che ti divorava dall'interno senza che
te ne rendessi conto.
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Sentii una forza scorrere vorace in me mentre scendevo le scale facendo di ogni mio passo un traguardo finalmente raggiunto. Riuscire a scendere di sotto era come una missione suicida, ma necessaria.

In cucina c'era silenzio. Arrivata alla porta e mi resi subito conto del silenzio che regnava.

-C'hai ripensato?-. La voce di Damon mi accolse tutt'altro che calorosa.

-Assolutamente no!-. Mi arrabbiai io.

-Ma deve esserci un altro modo!-. Continuai.

Vidi Elijah distogliere lo sguardo, ferito. L'avevo deluso anche troppo ultimamente, e questo faceva male anche a me.

-Forse!-. Intervenne Kol alzando le spalle. -Ma sarebbe un suicidio!-. Lo disse con una strana calma che mi fece capire quanto sembrasse freddo all'apparenza.
 
-Suicidio o no-. Mi guadagnai lo sguardo del gruppo. -C'é un altro modo!-. Mi morsicai il palato mentre leggermente insicura pronunciavo quelle parole.

-Facciamo in modo che Klaus torni nel suo corpo, e poi interveniamo!-. Lo sguardo di Damon si fece basso. Elijah mi toccò un fianco con la mano e sussultai leggermente mentre incontravo il suo sguardo intenso come la notte.
 
-L'incantesimo che Bonnie tenta di fare ha due sortilegi diversi in se! E se eseguito con successo...la ucciderà!-. Rimasi orripilata.

-Dubito che Klaus l'abbia informata di questo.-. Constatò Jeremy fissando il pavimento.

-Ma se uccidiamo Klaus prima del rituale muore anche Tyler!-. Sibilai addolorata.

-Non se..-. Non lo lasciai finire. Tolsi la mano che mi aveva posato sul fianco.

-No! Perdere i suoi poteri sarebbe peggio che morire per lei!-. Kol era serio, e Damon si tratteneva.

-La scelta é  tua! Puoi vedere la tua amica morire...oppure possiamo trasformarla e salvare sia lei che Tyler!-. Mi strinsi nelle spalle fissando nel vuoto.

-Prima di tutto impediamo che l'incantesimo inizi! Poi, se non ci riuscissimo...-.
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Ciòche continuava a ripetersi da giorni éche quella sera tutto sarebbe sparito. Niente piùsofferenze, niente piùagonia. Sarebbe tornato se stesso. Appoggiato ad un albero guardava la luna come se fosse un opera d'arte. E lo sembrava. Talmente intensa e suggestiva da far venire la pelle d'oca. Un po' gli dispiaceva per la strega, ma era solo un mezzo per raggiungere un fine dopotutto. Come Greta. Alle 21:00 sarebbe venuta per lui l'ora tanto attesa. Sapeva che Elena aveva chiesto l'aiuto di Elijah, ma nessuno aveva scoperto niente per fortuna. Si chiese a chi avrebbero collegato la morte di Bonnie. Di certo non a lui. Rise maligno e il vento accarezzòil bel viso di Tyler.
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L'aria intorno a noi era gelida e lugubre. Il bosco era spaventoso di notte, ed anche se ora non ero più una mortale, mi faceva ancora rizzare i capelli in testa. Guardai davanti a me i vampiri, che silenziosi controllavano la zona per poter darci il via libera. Elijah era accanto a me. Lo guardai solo un attimo, ma incrociai il suo sguardo. Lo distolsi immediatamente scostante. Avevamo lasciato Jeremy a casa per la paura che non gli accadesse qualcosa. Eravamo quattro vampiri, noi potevamo cavarcela, ma lui era umano, ed era meglio rimanesse al sicuro. Anche se si trattava di Bonnie.

Mi presi quasi un infarto quando mi ritrovai a due centimetri dalla faccia di Damon. Lo fissai severa, ma lui era divertito. Come avrebbe fatto in un giorno normale. Ma questo non lo era. Era un giorno in cui rischiai veramente molto.
 
-Sappiamo dove  faranno l'incantesimo!-. Disse facendo in modo che tutti sentissero.

-La vecchia casa delle streghe morte e sepolte!-. Continuò Kol senza una punta di ironia nella voce.

-Bene!-. Esclamai decisa.
 
Quando raggiungemmo il luogo tutto era buio, e sembrava che non ci fosse nessuno all'interno, ma poi con il mio udito riuscii a captare delle voci.  "Hanno ragione Bonnie é qui!". Feci per avviarmi ma qualcosa me lo impedì. Lanciai uno sguardo agli altri e vidi che loro stavano cautamente entrando. Io però ero bloccata. Ci riprovai e vidi che finalmente riuscivo a passare. Cosa era stato a bloccarmi? Scossi la testa e continuai a proseguire il cammino.
La sorpresa nel vedere Bonnie che mi passava davanti non accorgendosi minimamente che ero lì, mi colse alla sprovvista.
Kol mi guardò leggermente spaventato dalla situazione e io ricambiai.
 
-Tranquilli!-. Damon prese parola. -Credo che siano le streghe nell'aldilà! Non vogliono che l'incantesimo venga portato a termine, cosìci stanno aiutando! -.
 
-Presto allora! -. Concluse Elijah scattando verso l'esterno. Lo seguii senza indugio, mentre fuori dalla casa Bonnie si preparava all'incantesimo. C'era un semicerchio fatto di torce attorno al corpo di Klaus, e lei stava iniziando a mormorare una strana formula. Provai ad afferrarla e portarla via, ma proprio quando stavo per sfiorarla...lei semplicemente svanìda sotto le mie mani.

-Pesmatos, intergrum...Pesmatos...ono sortire, dise brav. Onorsmi gangie, alie oro salvdox. Onorismi gangie...en dugas, duas...animos! Che gli antichi dei sentano la mia supplica. Benedite queste parole con la vostra eterna gloria! Incantatum overs omnia sicut erat!!-.

Ci provai ancora e ancora. Nemmeno gli altri riuscivano ad intervenire. Sembrava che le streghe fossero contro di noi.
Damon e Kol si guardarono spaventati, e una lampadina si accese nel mio cervello.

Bonnie aveva fatto giàun torto alle streghe. Quando aveva riportato in vita Jeremy, ed aveva per sempre perso il legame che aveva con loro. Era chiaro: le streghe volevano che Bonnie morisse. Spaventata e scossa iniziai ad urlare ed a schiamazzare intorno a lei cercando di farmi notare. Incitai anche gli altri a farlo. Kol e Damon mi aiutarono, ma Elijah rimaneva immobile a fissare la scena. Lo interrogai con lo sguardo, ma non mi diede ascolto. Lentamente, con passi decisi e felini si avvicinò alla strega e all'ibrido serio in volto. Nonostante l'espressione rigida e composta i suoi occhi erano lucidi, e delle lacrime di cristallo erano scese dai suoi occhi. Ma che diavolo voleva fare?

Lo afferrai per il braccio trattenendolo. Si divincolò scostante.

-Bonnie non morirà stasera!-. Disse semplicemente rivolto a me.

-Ma che dici?-. Domandai seccata.

 -Non c'é più niente da fare ora! Bonnie morirà oppure lo faràTyler! Non c'é modo Elijah!-. Lo supplicai con gli occhi di tornare da me, di togliere tutta la sofferenza che ormai sempre più violentemente si faceva strada in me. Ma non volle guardarmi. Tale era il suo orgoglio. Prima che potessi anche solo pensare di come muovermi nell'area circostante sentii un forte botto. Mi voltai verso i due alle mie spalle, ma quando la verità raggiunse miei occhi un urlo uscì disperato dalle mie labbra secche.
 
-Elijah!!!!!!-. Non sapevo cosa era successo esattamente, sapevo solo che Bonnie, Klaus e Tyler erano a terra ansimanti, e vivi. Ma qualcuno mancava all'appello. Mi guardai intorno spaesata. Lo chiamai ancora, senza una risposta. Kol cercava di venir a capo della situazione, e Damon mi tratteneva.

-No!!! Lasciami!!!-. Urlai cercando di divincolarmi. Dovevo trovarlo, aiutarlo, sapere che stava bene. Non mi importava se il giorno seguente la sua rabbia nei miei confronti saliva alle stelle.

Sentii un debole rantolo aldilà delle torce ancora accese, e capii che era lui. Il mio cuore se lo sentiva. Ecco cos'era il mio sesto senso:Il mio cuore.
Riuscii a liberarmi dalla stretta di Damon, o forse mi lasciò andare lui...non me lo ricordo.
 
-Va a chiamare gli altri! Sbrigati, tutta la banda sbandata!!-. Urlò il vampiro dagli occhi azzurri a Kol. L'altro scattò ubbidendo.

Fui più veloce del fulmine che in quell'istante squarciò il cielo. Steso a terra, inerme, Elijah non se la passava bene. Piùche altro non se la passava e basta. Lo scossi, mentre un pianto senza precedenti scuoteva la mia cassa toracica accompagnato dai singhiozzi.

-Elijah!!-. Continuai ad urlare al vento. Fui presa dal panico. Inizai a comportarmi da isterica, e continuai a scuoterlo.
Però lui non si muoveva, e il suo torace scolpito non dava segno di vita.

-Oh mio Dio, No!!-. Mi accasciai su di lui, ed il resto del mondo scomparve. Non notai Bonnie che si rialzava, Klaus e Tyler che fissavano la scena come degli ebeti. Tutto si era fermato, ed una consapevolezza si fece strada in me. Era proprio vero quel vecchio proverbio che diceva che le persone e le cose che si hanno intorno non le si apprezza se non quando le si perde.
 
-Ti prego non lasciarmi...-. Mormorai contro il suo collo. Lo strinsi a me come se il mondo dipendesse da quello.

-Elijah ti prego! So che é tardi dirti una cosa del genere però...ritorna da me! Perché...-. Gli accarezzai il volto mentre non smettevo un momento di piangere. Tutto in me si era completamente spento, e la vita aveva ormai abbandonato il mio corpo immortale. Senza  di lui...tutto era invano. Sentivo che continuare a vivere sarebbe stato solo uno strano tentativo di imitare la vita che un tempo aveva animato il mio corpo.

Lo baciai sperando che come nelle favole si sarebbe ridestato da un momento all'altro, ma non successe niente. Gli Strinsi la mano, e il mio anello solare fece contatto con il suo.

-Ti prego non puoi farmi questo! Io ti amo brutto idiota! Hai capito? Ti amo!!-. Anche Caroline era arrivata. Gli altri c'avrebbero messo un po' più di tempo, ma alla fine c'avrebbero raggiunto. Klaus la fissava impaurito, e Tyler e Bonnie erano semplicemente tristi. Lei mi si avvicinò e mi strinse. La lasciai fare, soffocando i singhiozzi nella sua giacca firmata.
Strinsi di piùla mano di Elijah, mentre Damon aveva gli occhi impiegati d'acqua salata.

-Stai piangendo!-. Gli fece notare l'ibrido biondo con voce atona.

-É che sudo in modo strano!-. Si giustificò il vampiro cercando di far uscire dalla sua bocca quelle parole come se fossero una battuta. Tutto ciò che ottenne fu la voce corrotta dal pianto.

Anche la furia omicida di Kol nei confronti del fratello sembrava sparita. Si avvicinò passo dopo passo.

Poi, qualcosa catturò il mio interesse. Sentii qualcosa che si stringeva attorno al mio dito. Un movimento...caldo. Sussultai sentendolo di nuovo, e la bionda mi lasciò andare.
Fissai il corpo ancora immobile del mio Elijah e mi morsi la lingua talmente forte da farne uscire del sangue. Si! Perché ora sapevo che era stato il mio Elijah nei momenti in cui c'eravamo avvicinati. Perché lui mi amava, ed io non ero all'altezza del suo amore dopo averlo trattato così. Scossi impercettibilmente la testa. Eppure mi era sembrato...
Mi presi quasi un infarto quando la stretta sulla mia mano aumentò, e sentii un rantolo. Vidi le palpebre che cercavano di schiudersi. "Mio Dio Santissimo...!".

-Elijah ...-. Mormorai appena.

Era vivo. Lo capii quando iniziò ad ansimare in cerca d'aria.

-..lena..-. Disse a malapena, e in quel momento sapevo che un'entità superiore aveva ascoltato le mie preghiere. Sorrisi.

-Amore sono qui!-. Continuai a piangere, ma di gioia. Sorrisi come non facevo da tempo ed iniziai a baciarlo su tutto il viso. Gli altri ero sicura contemplassero il mio stupore e la mia gioia.

-Elena.-. Disse più forte, e annuii contenta. Provò a rialzare la schiena ma io lo riportai giù. Un attimo dopo ero stretta a lui, e la mia bocca divorava la sua. Ero così felice, che le mie emozioni non venivano più controllate. Il bacio era dolce, al contrario dell'altro che avevamo avuto a casa mia. E sapeva...di amore, di scossa, quella magia che ci attraversava ogni volta che stavamo insieme.Lo sentii irrigidirsi e mi staccai.
Mi fissò confuso.
 
-Cosa c'é?-. Ero un po' preoccupata adesso.
 
-Ho il sapore del tuo sangue in bocca...-. Sembrò pensieroso.

-E...?-. Lo incitai.

-Édisgustoso!-. Se ne uscì sconvolto. Sgranai gli occhi e lle feci stendere di nuovo.

Come poteva essere...? Il sangue non era disgustoso quando si é un vampiro. E se non stava facendo una battuta dannatamente stupida allora...
Quando un battito cardiaco mi arrivò alle orecchie col super-udito capii tutto.

-Elijah?-. Il suo sguardo era attento.

-Mmh?-. Faticai non poco a dire quelle parole. Erano talmente innaturali che la mia bocca si rifiutava di far contatto col mio cervello.

-Credo tu sia leggermente umano ora come ora!-.

NDA: Salve! Ho ritardato di qualche giorno perchè internet faceva cilecca e potevo connettermi solo con lo smartphone...Cmq...senza che io stia ad annoiarmi notevolmente....Che ne pensate dei risvolti che la storia sta prendendo?...So che nei precedenti capitoli avreste voluto strozzarmi perchè era sempre un tira e molla...cosa dite adesso?

Come sempre un grazie tante, ma tante , ma tante a coloro che hanno recensito ultimamente:

elyforgotten

taisha

Freedom111


Grazie anche a chi la aggiunta tra le preferite (ordine alfabetico):

borgant

debby_88

giada cattaneo

katherine delena

Mae

MaryluckHazza90 

Sere Le Fay




Un grazie anche a chi la aggiunta tra le seguite(sempre in ordine alfabetico):

angelika4ever

bluesea

Cate96

debby_88

elyforgotten

Freedom111

katherine delena

lablanche76

Mae

Sere Le Fay

taisha

TVD forever Delena




Quindi che dire....grazie anche tanto a chi la legge e...

A presto,

Debbythebest







 

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Capitolo 11
*** 11-Il Risveglio ***


11-Il Risveglio

Londra 1922

 
-So che sai dov'è!-. La voce risuonò nella stanza vuota con fragore.

-No!-. Disse semplicemente una voce maschile. Come se quelle parole fossero uscite con la più improbabile naturalezza dalla sua bocca. Fissava il fuoco. Lo rilassava, e se si concentrava sui ricordi poteva quasi ricordare cosa si provasse ad avere freddo, ed ad avere bisogno del fuoco per riscaldarsi.

L'altro lo osservò severo. Gli dava le spalle, seduto su una poltrona davanti al caminetto della villa vittoriana.

-Non scherzare con me ragazzo!-. In tono atono gli si parò davanti, proprio mentre l'altro stava per alzarsi. Lo spinse a sedersi. I suoi occhi azzurri vagarono per la stanza, quasi assenti, ma l'uomo davanti a lui sapeva che non avrebbe potuto azzardare una mossa falsa.
 
-Non parlerò.-. Con innata calma si alzò incurante dell'atteggiamento dell'altro.
 
-Dico sulserio Elijah!-. Il vampiro sorrise sornione, poi si avvicinò al bar e prese tirò fuori lo scotch. Fissò il padre di sottecchi, portandosi il bicchiere alle labbra.

-Ed io dico sulserio Mikael! Non ti devo niente, ed anche se sapessi dove sono lui e Bekah non te lo direi!-. Successe tutto troppo velocemente. Un attimo prima stava sorseggiando lo scotch, quello dopo era sbattuto contro la parete. Sgranò gli occhi nel constatare che il paletto di Mikael era puntato al suo cuore.
 
-Lo farai davvero? Al tuo figlio prediletto "padre"?-. Sputò arrogante quelle parole. Come si permetteva quel vecchio di entrare in casa sua e fargli un torto simile? Sembrò reagire piuttosto male a quella specie di battuta. I suoi occhi erano glaciali. No. In realtà il vampiro sapeva che dietro quell'espressione assente Mikael stava escogitando qualcosa per rendere la sua, una morte lenta e dolorosa. Terribilmente dolorosa, conoscendolo.

 -Tu non sei più mio figlio!-. Urlò. -Tu sei un demone, una piaga. Tutti voi lo siete. Una maledizione incarnata in terra, ecco la vostra natura. Questo sarà anche il corpo di mio figlio...-. Disse squadrandolo con disprezzo. -Ma questo non é altro che un demonio. Che tu ne sia consapevole o no!-.
 Strinse la presa ed Elijah serrò i denti mentre la punta del paletto gli procurava un dolore accecante penetrando la carne del petto tonico.

-Ora! Puoi barattare la tua misera vita con la loro collocazione...oppure non ci penserò due volte "figlio"!-.

Prese una delle decisioni più difficili della sua vita quella fresca sera di fine maggio. Che lo tormentò sempre e per sempre. Guardò a terra,poi parlò.

-Chicago. Non so in quale zona.-.

Si ritrovò solo nella stanza l'istante successivo. Si accasciò a terra rendendosi la mano sulla bocca per non vomitare. Un sungulto gli uscì, e prese un profondo respiro mentre si rialzava. Guardò allo specchio la figura che ora era Elijah Smith, professore universitario di letteratura antica, ma che non aveva nemmeno un ombra di Elijah, il figlio di Mikael. Era così cambiato, da aver tradito suo fratello. Quasi vent'anni che non vedeva Kol, ed era sicuro che avesse deluso Klaus in qualche modo. Ora giaceva sicuramente in un bara, ed il prossimo sarebbe stato lui. Una lacrima scivolò silenziosa dalle sue iridi scure, e fu scacciata subito. Sospirò e prese la bottiglia dello scotch. Sarebbe stata una lunga notte. Solo lui e il suo amico alcol.
 
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Ancora non ci credevo. E nemmeno lui data l'espressione.

-Oddio...-. Constatò facendo due più due.

-Credo di avere qualche pezzo rotto!-. Disse facendo una smorfia di dolore. Sorrisi dolcemente e mi sentii subito in imbarazzo per il mio comportamento.Ero sembrata una vedova che perde suo marito. Invece lui ora ce l'aveva con me.

-Elena?-. Sussultai preparandomi al peggio. E ora...?

-Si...-. Cercai di sembrare leggermente indifferente.

-Mi hai detto che mi ami e mi hai chiamato "amore mio"?-. Il suo tono era dolce e stanco, non sarcastico. Non serve sottolineare che sbiancai. Aveva sentito tutto. "Dannata me!". Presi un respiro e gli strinsi  di piùla mano. Mi guardòcon quello che interpretai come amore, e mi sentii sul lastrico.

-Si!-. Ammisi imbarazzata. Non preferì parola. Si limitò ad accarezzarmi il viso con lo sguardo distante e sorrise debolmente. Per quanto il dolore glielo permettesse. Continuammo a guardarci negli occhi per quello che parve un secolo. Poi il mio viso si avvicinò sempre di più al suo, e lo baciai leggermente sulle labbra.

-Ti amo!-. Quelle parole mi colpirono. Me lo aveva già detto, ma ora sapevo cosa provavo per lui, ed era diverso. Sorrisi contro la sua bocca, e poi mi sollevai voltandomi verso gli altri.

Erano rimasti immobili. Tyler corse ad abbracciare Caroline, e Kol e Klaus avevano per ora messo da parte le armi. Quest'ultimo camminò verso di me, e non ebbi la forza di guardarlo con odio. Si inginocchiò e sorrise a Elijah. Damon si voltò e capii che anche gli altri dovevano essere arrivati. Vidi correre Meredith verso di noi. I capelli raccolti e professionali tradivano la sua espressione.

-Come sta?-. Le feci posto e tirai Klaus indietro, che con mia enorme sorpresa si lasciò scostare. Cosa era successo a tutti?
Iniziò a toccargli il braccio sinistro e lui fremette di dolore.

-Ce la fai a muoverlo?-. Domandò professionale. Egli scosse la testa. -Bene perché credo che sia rotto! Ti fa male solo qui?-. Indicò il fianco.
Lei gli sbottonò la giacca e poi toccò il punto indicato facendogli mordere il labbro.

-Ed hai due costole ammaccate, se non rotte!-. Mi rivolse un'occhiata, poi lanciò uno sguardo d'odio a Klaus e fece cenno di seguirla. Guardai Elijah un'ultima volta e lui annuì. La seguii in disparte.

-Voglio che tu sappia...-. Iniziò. -Che non so perché ma non guarisce...-. Sembrava spaventata.

-É umano adesso...-. Sibilai sconvolta delle mie stesse parole. Lei mi guardò come se fossi stata matta.

-Allora dagli il tuo sangue!-. Ero a disagio. "Ma perché non c'ho pensato prima...razza d'idiota...".

-Suppongo sia una buona idea!-. Constatai avviandomi.

-Ah,ed Elena?-. Mi voltai bloccandomi.

-Mi dispiace di averti dato il sangue di vampiro. So che non volevi diventare una non-morta...-. Sorrisi rassicurandola.

-Non preoccuparti Meredith. Sarei due metri solo terra se non l'avessi fatto!-. E in un lampo tornai al capezzale dell'ex vampiro.
Lo guardai un lungo momento prima di tirare fuori le zanne e modermi il polso. Gemetti di dolore. Faceva più male di quanto pensassi. Mi guardò come per accettarsi che stessi intendendo sul serio. Gli portai il polso alle labbra e lui le dischiuse. Un attimo, poi mi prese il polso con la mano ed iniziò a bere avido. Trattenni un gemito. Continuò a bere ancora un po' poi si staccò per respirare. Chiuse gli occhi. Lo guardai affascinata dalle espressioni che gli sfioravano il viso. Sorrisi dolcemente per rassicurarlo ed Elijah mi strinse la mano. Mi sentivo felice in una maniera indescrivibile del fatto che stesse bene. E questa consapevolezza mi fece rattristare. Perché per un po' ultimamente non avevo pensato a Stefan.

-Come ti senti?-. Domandai. Sorrise leggermente, poi provò a rialzarsi e con mia grande sorpresa ci riuscì.

-Bene. Bene.-. Mi ritrovai tra le sue braccia, e lo strinsi forte affondando la testa nella sua spalla. Chiusi gli occhi abbandonandomi, e solo per un secondo potemmo dimenticare tutto ciò che era successo. C'eravamo solo io e lui. Però poi tornarono i ricordi, e scostandolo lo schiaffeggiai.

Sembrò sorpreso.

Il mio sguardo ora era severo e arrabbiato.

-Si può sapere perché l'hai fatto??-. Mi fissò confuso, m rimasi impassibile. Mi aveva fatto prendere un infarto quando si era messo tra Bonnie e Klaus.
 
-Volevo salvare Bonnie, Tyler...volevo morire...-. La sua voce era rotta dal pianto, e la mia impassibilità sparì facendo un sonoro poof.
 
-Avevi me! Avevi...-. Non mi lasciò finire però.

-No. Sappiamo che non era così!-. I suoi occhi scuri mi supplicarono di qualcosa che non seppi decifrare.
 
-Non era. Ma ora si.-. Specificai io scandendo parola per parola.
Qualcuno si schiarì la voce. Se un attimo prima davanti ai nostri occhi c'era stato Klaus, ora era sparito con la super-velocità. L'unica cosa che mi consolava  era che per un bel po' non lo avremmo rivisto. Kol, Caroline, Bonnie, Damon e Tyler mi fissavano indecisi sul da farsi.
 
-Ragazzi potete andare se volete. Voglio dire...dobbiamo stare un po' da soli io e il vichingo!-. Uno alla volta se ne andarono lasciandoci soli. Elijah mi guardava stranito. Incrociai le braccia al petto.

-Elena...-. Iniziò. Non sapeva cosa dire, e mi ritrovai a pensare a quanto fragile sarebbe stato da oggi in poi. Era umano ora, e non pensavo che volesse tornare vampiro tanto presto. Si toccò il petto e poi mi guardò intensamente.

-I ruoli si sono invertiti!-. Constatò sorridendo come un'idiota. Alzai gli occhi al cielo. Davvero...tutto quello che gli usciva dalla bocca era questo?
 
-Già...-. Si morse il labbro inferiore imbarazzato. Io ero piuttosto seccata di come avesse cambiato cosìin fretta argomento invece. Ma lui pensava che io non me ne fossi accorta a quanto pare.

-Dicevi sulserio prima?-. Mi guardò speranzoso. "Okay....da ritirare la cosa del cambio di argomento. Ma solo a metà!".
 
-Secondo te?-. Domandai alzando un po' troppo la voce, dovetti ammettere.
 
-Non so piùcosa pensare...-. Alzai un sopracciglio a quelle parole e lui continuò.

-Ti amo Elena. Farei di tutto per te. Ed é proprio questo il punto. Ma tu mi hai detto che mi "ami brutto idiota", oppure era un'allucinazione?-. Piegò la testa di lato con sguardo suggestivo.

-Ti amo!-. E rimasi tremendamente sorpresa da come quelle parole fossero scivolate con tanta facilità dalla mia bocca. Sorrise ebete. "Gli si é bloccata la mascella?".
Le sue labbra si incontrarono con le mie in un bacio affamato. Lottavamo l'una contro l'altro cercando un contatto che imprimesse quel fatidico momento sulle nostre pelli per sempre. Quello era il nostro primo vero bacio. Perché ora sapevo che lo amavo, e che il resto del mondo sarebbe potuto scivolare via anche subito. Perché quando ero nelle sue braccia tutto si fermava, ed il tempo sembrava solo sabbia che scorre silenziosa in una clissidra.
Sentii che qualcosa dentro di me scattava. Lo spinsi all'indietro e lo feci stendere a terra. Le sue iniziali e soffocate proteste, non mi fermarono. Era un'istinto da predatore che mi divorava. Eppure non volevo fargli alcun male. Mi accarezzò i fianchi con le mani mentre le nostre bocche non si erano staccate un attimo, e sentii la pelle d'oca. Sapevo che doveva riprendere fiato. Mi staccai da lui, e lessi nei suoi occhi il desiderio, come quella mattina quando c'eravamo baciati. Sorrisi nel vedere l'espressione buffa sulla sua faccia. Ansimava in cerca d'aria, ed io ero lì che lo fissavo neanche fossi una maniaca.

-Dovremmo andare a casa.-. Conclusi frettolosa alzandomi. Lui era rimasto sdraiato e mi fissava con uno sguardo che sinceramente non seppi identificare.
 
-Alzati, su!-. Feci teatrale. Si mise a sedere e si guardò intorno.
 
-Sono davvero umano, allora?-. Mi misi le mani sui fianchi, ma mi resi conto di quanto fosse indifeso rispetto a me ora. Gli porsi una mano e lui la afferò. La natura della mia forza mi prese leggermente alla sprovvista.Non pesava quasi nulla. Essere un vampiro per certi aspetti non era così male dopotutto. Una volta che ce l'avevo avanti, dedussi che la sua altezza non mi faceva più paura. Mi misi a ridere quando mi accorsi del suo aspetto. L'abbigliamento era tutto fuori posto, e i capelli erano peggio di quelli di Stefan quando non aveva il gel.
Iniziò ad incamminarsi verso la via del ritorno. Lo raggiunsi in un attimo.

-Cosa si prova a tornare umano dopo tutto questo tempo?-. Non rispose all'inizio. Guardòla luna, e poi me.

-É strano...e mi sento terribilmente debole.-. Ammise. Fui tentata di abbracciarlo di nuovo, ma qualcosa me lo impedì.
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Tornammo a casa nel più assoluto silenzio. Jeremy sgranò gli occhi quando lo vide esausto.

-É vero allora?  É umano adesso?-. Elijah annuì stanco e si buttò sul divano.

-Quindi ora tu sei la vampira e lui l'umano??-. Risposi di si a quella domanda. Elijah stava bene ora. Ma dovevo chiarire delle cose con un altro vampiro adesso. So che sarebbe potuto restare un po' da solo. Presi la giacca, e quando mi interrogò con lo sguardo gli sorrisi debolmente, prima di uscire in un battibaleno.
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Beveva quando si trovava in difficoltà per qualsiasi cosa. Era questa la cosa che avevo notato da quando lo avevo conosciuto. Aprii la porta di casa Salvatore e lo vidi davanti al camino.

-É Barboun! Ti va?-. Non si volt òneanche, ma restò davanti al fuoco tranquillo, o almeno all'apparenza lo sembrava.

Quando mi avvicinai a lui notai che aveva lo sguardo tetro e spento. Perché tutti intorno a me stavano male a causa mia? Mi sedetti sulla poltrona accanto a lui e rimasi in silenzio.

-Così lo ami, è?-. Sorrise ironico e mi diedi dell'idiota. Ora lo sapevano tutti, compreso Klaus. Perfetto. Non avevo pensato alle conseguenze del momento.

-É così!-. E guardai per terra.

-Caroline dice che siete una bella coppia e che se non fosse che  é scorbutico farebbe il tifo per lui.-. Nelle sue parole c'erano un misto di dolore e sarcasmo. E fece male, a dirla tutta.

-Damon...-. Ma non mi lasciòfinire.

-É solo che mi mancano i vecchi tempi, Elena. Quando tu stavi con Stefan e io ti ammiravo da lontano sapendo che un giorno prima o poi saresti stata mia. Ero sicuro di me stesso allora. Ma da un po' mi sono rammollito...-. Si portòil bicchiere alle labbra.

-Non ti sei rammollito. Sei semplicemente diventato una persona migliore!-. Lo presi per le spalle, e lui si lasciòvoltare.

-Supereremo tutto, vedrai.-. Rise, ed i suoi occhioni azzurri divennero lucidi.

-Ci riusciamo sempre, in un modo o nell'altro, vero?-. Sorrisi, fui consapevole di una cosa. Lui era sempre stato lìper me, e ci sarebbe sempre stato. Amavo Elijah, ora ne ero sicura, ma come dire a Stefan questo, una volta tornato?

-Ricordo tutto.-. Esclamai con chiarezza. Il bicchiere gli scivolò le mani, e il suono del vetro infranto non raggiunse le mie orecchie.

-Da quanto?-. Domandò lui preoccupato. Le sue iridi scintillavano.
 
-Dal giorno dopo la trasformazione...-. Mi morsi la lingua leggermente.
 
-E...-. Sembrò sconvolto e si lasciò cadere a terra. -come...non so neanche che domande farti...-. Le lacrime mi inumidirono gli occhi.

-Sono stata così stupida Damon...-. Poteva perdonarmi per averlo trattato con indifferenza anche se ricordavo tutto quello che mi aveva fatto dimenticare? Supposi di no.

-Perché mi dici questo solo ora?-. Si voltòa guardarmi.

-Ora sento di essere più forte di quanto non lo sia mai stata. E c'é voluta un'enorme forza per fare questo Damon!-.
Non replicò.
Chiusi gli occhi un momento e mentre le famme del camino divoravano affamate la legna che bruciava mi allontanai nella notte.
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La brezza notturna scompigliava i miei capelli mentre tornavo a casa. Un rumore distolse la mia attenzione dalla traiettoria. Mi fermai. Intorno non c'era nessuno. Eppure giurai di aver sentito qualcosa. Il mio orecchio si sintonizzò sulla frequenza che mi interessava come fosse una radio. Sussultai. Ora l'avevo sentito per davvero, e qualcosa mi diceva di scappare. Quando mi voltai, sorpresa mi ritrovai un paio di occhi verdi che mi scrutavano come fossi stata una statua greca.
Il cielo e le stelle sopra di me osservano interessati la scena.
 
-Stefan...????-.

NDA: Hey ragazzi!! Vedo che vi avevo lasciato davvero in sospeso e I'm sorry! Mi rifaccio con questo capitolo sperando che vada bene e non sia troppo schifoso....perchè tra le altre cose l'ho scritto di fretta! Tutta colpa dei compiti :-O mannaggia!!

Un grosso abbraccio a tutti quelli che me l'hanno aggiunta tra le preferite, tra le seguite e la leggono (per la fretta non faccio l'elenco "stile papiro")


Grazie a chi ha recensito ossia taisha, Sere Le Fay e Freedom111

che dire...mi sopportate sempre ;-)

A presto a tutti,

Debbythebest


Ps : Questa foto mi ha mui ispirato per il look di Elijah anni venti *-*




 

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Capitolo 12
*** 12-Il Ritorno ***


12-Il Ritorno


San Pietro Burgo  1848

Il cielo brillava in una maniera incredibile quella notte di dicembre. Lo ammirò pensando alla sua vita. La luna rispecchiava la sua innata calma. Le stelle rappresentavano i peccati che bucavano la sua anima immortale. C'era tutto ciò che aveva sempre desiderato in quella città. Potere, fama, amore. Forse l'ultimo no, ma le altre due cose si. E c'era anche un caro amico.

-Ti innamorerai mai di una donna Elijah?-. Si voltò a guardare il ragazzo davanti a sé. Gli occhi cioccolato lo scrutavano intelligenti.

-Ho già dato e terminato la mia dose di amore con chi non lo meritava, Leo!-. Rise. Il suo sorriso era luminoso come il sole, la sua anima no. Forse il suo aspetto poteva ingannare, ma non la sua astuzia omicida.

-Tu sei semplicemente troppo astuto per farti ingannare. Io no!-. Constatò il ragazzo sorseggiando  la vodka con tranquillità, ma subito dopo la sputò disgustato.

-Non devi bere quello schifo!-. Si alzò dalla sedia dietro la lussuosa scrivania di mogano e gli tolse di mano il bicchiere con poca grazia.

-Ma tu lo fai!-. Si lamentò Leo cercando di toglierglielo di mano. Non ci riuscì.

-Io non rischio di diventare alcolizzato! E non devi nemmeno giocare d'azzardo! -. Si rivolse Elijah al ragazzo dai capelli castani. Aveva un gran potenziale davanti a sé. Perché sprecarlo così? Se si incominciava a bere anche solo un po', si finiva per bere come spugne prima o poi. Glielo ripeteva suo padre da ragazzino.

-Ah, già!-. Si portò una mano sotto il mento.

-E se nel futuro ti innamorassi ancora, e lei ricambiasse?-. Lo guardò come se fosse stato matto.

-Non succederà mai! Il mio cuore é chiuso, Leo. Non riuscirò mai più a darlo ad una donna!-. Disse Elijah severo. Tatia l'aveva ferito da morire, e da allora aveva imparato che l'amore era la più grande debolezza di un vampiro. La lezione che Nik gli aveva dato qualche secolo prima era vera.
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Rimasi impallidita.

-Stefan!-. Gli sfiorai la guancia e non potei far a meno di notare che fosse reale.

-Elena!-. Mi sorrise, ed allargò le braccia. Si aspettava che lo abbracciassi. Presi un respiro profondo e lo strinsi.

-Ti accompagno a casa!-. Disse premuroso, e cercò di baciarmi. Io mi ritrassi leggermente, non sapendo nemmeno perché. Era stato come un riflesso involontario.

-Scusa é che sono troppo stanca!...-. Inventai. E seppi per certo che suonava come una bugia. Perché lo era. Il suo sguardo si fece cupo.

-Andiamo, dai!-. Disse frettoloso. Iniziò ad incamminarsi verso casa mia ed io lo seguii.

-La strega bionda ti ha lasciato andare, dunque!-. Notai cercando di mascherare il nervosismo che la sua presenza mi dava.

-Più che altro sono riuscito a scappare.-. Sottolineò vago. Lo guardai Incuriosita e dispiaciuta. Gli avrei detto di me ed Elijah. Dovevo farlo.

-Elena...-. Mi morsi il labbro.

-Si?-. Si fermò e si guardò intorno probabilmente a disagio.

-Ho parlato con Damon, prima. Era triste....e mi ha detto una cosa...-. "Ma che diavolo....oh no...". Rimasi interdetta e Stefan sorrise.

-Mi stavo giusto chiedendo come fossi viva. Me lo ha detto Kol che eri stata trasformata...ma...lo ami davvero?-. Presi un profondo respiro e cercai le parole giuste. Avevo immaginato questa conversazione a casa mia, davanti ad una tazza di caffè ed a dei testimoni che avrebbero potuto testimoniare la mia scomparsa, in caso di "Stefan Impazzito". Le parole che cercavo non vennero fuori, così mi astenni a parlare, e mi limitai ad annuire.

-Suppongo che sia questo il motivo per la quale non mi hai voluto baciare...-. Ripresi a camminare e quindi seguì.

-Si Stefan. E se devo dirla tutta...mi sei mancato da morire. E non si può dire che non abbia lottato...che non sia stata lìmomento per momento a ripetermi "Tu Ami Solo Stefan"! Ma...-. Mi baciò i capelli, e rimasi in silenzio.

-Ma i tuoi sentimenti non sono molto controllabili come quelli umani...vero? E sono stati più forti di tutto. Tu ami Elijah, ora.-. Colse nel segno. Sentivo qualcosa che mi legava al vampiro dalla prima volta che l'avevo incontrato per girare anche l'altra faccia della medaglia, e Stefan sembrava capirlo.

-Come lo sai?-. Nelle mie parole trapelò il nervosismo.

-Perché è come mi sentii quando capii di amarti! Una volta soltanto avevo provato l'amore da vampiro...-. Il suo sguardo si fece triste e distante. L'idea che avesse già amato qualcuno prima di me mi scosse leggermente, e lo lasciai continuare.
 
-Si chiamava Callie Gallagher* e...éstata la prima ragazza che ho amato come vampiro. Poi successe una cosa. Promisi a me stesso che mai sarei caduto nella trappola un'altra volta. Ma rimase una promessa vana.-. Da come parlò capii che non doveva esser stato un'amore felice il loro. Lo guardai compassionevole, e Stefan sorrise per rassicurarmi.

-Cosa le successe?-. Chiesi lapidaria.

-Damon la uccise. Diede la colpa a me della morte di Katherine...e si vendicò uccidendo Callie. Io e lei dovevamo andare via da New Orleans e vivere una vita felice, sai??-. Gli sorrisi, e gli accarezzai una guancia.

-E io mi ero ripromessa di non innamorarmi mai più di un vampiro...-. Aggiunsi sarcastica. Rise anche lui a quell'affermazione.

Ci incamminammo verso casa con la luna e le stelle che ci davano compagnia. Ogni passo che facevo sembrava pesasse il doppio di me. La verità sarebbe venuta presto a galla , e dubito che Damon gli avesse dato la notizia bomba.
Davanti la porta c'era Jeremy. Sembrava una madre che a colto in flagrante una figlia che ha saltato il coprifuoco. Guardò Stefan come fosse un fantasma, e il suo sguardo allibito poi si puntò in direzione della mia figura.

-Ma...sei tornato?-. Annuì ed andò ad abbracciarlo.

-Mi se mancato Jeremy!-. Disse Stefan scompigliandogli i capelli affettuosamente.

-Anche tu!-. Sorrise mio fratello. Mi guardò ancora, e compresi. Si stava probabilmente chiedendo se sapesse dell'ex vampiro in casa nostra.
I miei sospetti ebbero risposta quando Elijah scese dalle scale fissando Stefan allibito. Non sentii alcun rumore provenire dalla sua bocca per parecchi secondi. Nessun respiro. Era in pigiama, e finalmente ebbi l'onore di far conoscenza della maglietta grigia a maniche corte che era il pezzo superiore dell'indumento.Entrai in casa iniziando a salire le scale in sua direzione. Era rimasto bloccato sul sesto gradino con una faccia da stoccafisso.

-Elijah?-. Si riscosse cercando una risposta nei miei occhi. Tremai leggermente al suo sguardo intenso e bisognoso si attenzioni.

-Ciao!-. Fece Stefan arrivando in un battibaleno vicino a me. L'altro fece un cenno di saluto con la testa, mentre vedevo Jeremy rifugiarsi in cucina.

-Vi lascio soli. Immagino abbiate passato poco tempo insieme!-. Il suo sguardo si rabbuiò leggermente, e fece marcia indietro iniziando a risalire i gradini. Lo fermai per un braccio, stando attenta a non stringere troppo.

-Sa tutto.-. Dissi cercando di essere il più fredda possibile. Scosse leggermente la testa e mi fissò incuriosito.

-Proprio tutto?-. Sottolineò fissando Stefan deciso.

-Beh cos'altro c'é?-. Chiese il diretto interessato scrutandomi.

-Damon cosa ti ha detto?-. Domandai.

-Ha detto "l'abbiamo persa, si é innamorata del vichingo traditore"! Ho supposto fossi tu.-. E fece cenno verso Elijah. -Senza offesa, ovvio!-.
Mi portai una mano alla fronte.Non sapeva praticamente niente.

-Credo sia ora di fare due chiacchiere Stefan!-. L'ex vampiro chiuse gli occhi e si portò una mano alla bocca sbadigliando.

-Sto morendo di sonno.-. Biascicò con l'aria stanca.

-Vai a dormire se vuoi...-. Gli sorrisi, e lui mi baciò sulla fronte prima di salire.

Stefan alzòun sopracciglio. Io feci un sorrisetto nervoso scattando in salotto.

-Ha sonno??-. Chiese mezzo arrabbiato seguendomi.

-Si!!-. Esclamai alzando le spalle. Ma sulla faccia di "quello con gli occhi verdi", non era apparsa altro che una strana smorfia allibita.
Stavo per parlare ma mi precedette.

-Ho sentito il battito del suo cuore!-. Mi lasciai cadere sul divano e cautamente anche lui si lasciò scivolare seduto affianco a me. Respinti l'impulso di saltare dalla finestra e gli offrii quello che sarebbe dovuto apparire come un sorriso rassicurante. Ma era sinistro, ne ero certa.
-Già...-. Ero vaga. Ma lui sapeva ciò che provavo, ed io mi strinsi nelle spalle a disagio.

-Come?-. Cercò risposte nel mio sguardo assente, e non ci riuscì.

-É una storia lunga...-. Constatai.

-Ho l'eternità!-. Con un ampio sorriso mi accolse a dirgli tutto.

-Forse non sarà un'eternità..-. Biascicai insicura.

-Perchè no?-. Si fece leggermente timoroso.

-Elijah é mortale. Io...non so se ce la farei vivere dopo che lui e Jeremy saranno andati in cielo. E dubito che lui voglia tornare un vampiro...-.

NDA: Sono tornata!!! :-) Allora che ne dite? La situazione con Stefan si sta scaldando, anche se lui sembra aver accettato il loro...beh amore!
Un abbraccione a voi che mi seguite sempre ragazzi! (Non scrivo ragazze magari c'è una remota possibilità che qualche maschio segua la storia)...
Grazie per le recensioni a Freedom111, taisha e Sere Le Fay...
Ma un grazie grande grande e sbilanciato anche agli altri sia chiaro ... *-*
A presto,
Debbythebest

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Capitolo 13
*** 13-I Sogni ***


13-I Sogni





Sgranò gli occhi verdi.

-Tu cosa? No! Ti impedirò di fare questa sciocchezza. Ho sopportato anche troppo questa cosa. Quando Damon mi ha detto che amavi quello...stavo esplodendo di rabbia. Ma ho fatto il comprensivo e me ne sono stato in silenzio!!-. Mi scostai leggermente. "Okay...dove sono i testimoni che mi servivano in caso di Stefan Impazzito???".

-È la mia vita. Decido io come viverla Mister Mangio I Conigli!!-. Mi alzai e lo fronteggai arrabbiata.

Non si mosse di un millimetro.

-É proprio perché é la tua vita che non permetterò che tu la viva nel rammarico!!-.

Strinsi gli occhi che divennero due fessure in un modo improvviso.

-Non é così semplice! E tu lo sai!!-. Mi alzai dal divano  fissandolo dall'alto con quella che autodecifrai come fierezza.

-Invece si!! Secondo me non ci stai neanche ragionando su questa cosa. A mio parere stai solo dando troppa importanza ad un'idea assurda!-. Me lo ritrovai in un attimo davanti, e il fatto che fosse piùalto di me fece scattare un campanello. Cosa diceva quel campanello...? Che mi stavo cacciando in un vespaio.
Sapevo che carsicamente non mi avrebbe mai attaccato, ma come la vita era temporanea, e il cielo era azzurro, io mi sentivo tutt'altro che rassicurata in quel momento.
 
-Ma cosa ne sai tu di me e delle mie scelte ora come ora? Che pretendi? Tu stesso mi hai detto che mi capisci poco fa!!-. Prese un profondo respiro, portandosi la mano alla fronte.
 
-Ma quando morì Callie io andai avanti! Lo feci per lei!! Perché sapevo che sarebbe stato da idiota uccidermi! Vuoi almeno metterti in testa questo???-.

Ci pensai. In fondo aveva ragione, ma come avrei fatto a vivere con la paura di amare qualcuno dopo lui? Sarei stata un'insensibile oppure una che va avanti?

-Senti Stefan!-. Iniziai indicando il soffitto. -Lo so  che potrà sembrarti stupido, ma io voglio decidere per me stessa!-. Restò in silenzio. Dopo circa dieci secondi di imbarazzante silenzio alzò le mani in segno di resa e si incamminò verso l'uscita. Mi sentivo arrabbiata e triste. Avevo bisogno di rilassarmi o sarei impazzita. E stavolta non ci sarebbe stato Elijah a rimettere il mio autocontrollo a posto. Quando sentii la porta che sbatteva con passi pesanti e pieni di monotonia mi diressi verso le scale. "Perfetto!!!!". Non erano passati venti minuti ed avevo discusso con Stefan. Mi portai una mano e tirai i capelli all'indietro presa dalle emozioni che contrastavano indisturbate la mia anima. Continuai a salire le scale senza approfittare della mia velocità soprannaturale, e quando arrivai davanti alla porta della mia camera non potei far a meno di notare che ci fosse qualcuno. Ammisi con me stessa che in effetti era stata mia la colpa se lui ora aveva preso quel vizio. Aprii la porta e lo vidi di spalle nel letto. Sembrava addormentato, e magari lo era. Mi chiusi in bagno, ed una volta cambiata mi infilai sotto le coperte senza particolare attenzione a ciò che mi intralciava durante il cammino. Dovevo solo calmarmi. Poi il resto non sarebbe importato per adesso.

-Non devi farlo!-. La voce assonnata e flebile raggiunse il mio orecchio con facilità. Sapeva che potevo sentire. Mi voltai solo per vedere i suoi grandi occhi scuri che mi fissavano espressivamente. Chiusi gli occhi un momento, e poi li riaprii senza fatica nell'affrontare la situazione che si stava creando.

-Cosa?-. Le mie spalle si alzarono istintivamente come se non sapessi di cosa parlava, ma lo sapevo, e fece male sapere che adesso anche lui avrebbe criticato le mie scelte.
 
-Lo sai, Elena!-. Alzai gli occhi al cielo.

-E allora? Cosa c'é vuoi farmi la paternale anche tu, adesso? Perché puoi aspettare domani Elijah!!-. Feci per girarmi ma prendendomi per un braccio lui me lo impedì. Ritrovandomi a fissarlo di nuovo non ce la feci a fare la parte della regina dei ghiacci.

-Non voglio farti la predica. Voglio solo che tu faccia la scelta giusta per te! Qualche volta conti anche tu,sai?-. Quindi era questo? Ero troppo altruista? Non sarei mai stata egoista, e non riuscivo a pensare a me stessa in certi momenti. Non ci riuscivo.

-Elijah...-. Cercai la risposta nell'area circostante, ma senza riuscirci molto, in verità. Mi strinsi a lui appoggiando la testa sulla sua spalla, e sentii le sue braccia forti che mi cingevano la vita. C'era solo una strana tenerezza che c'aveva unito nell'ultimo periodo. Era leggermente inquietante come nelle ultime settimane avessimo scoperto di amarci. Prima, se qualcuno mi avesse rivelato che avrei amato Elijah gli sarei scoppiata a ridere in faccia. Ma éla vita. Non ci si aspetta mai niente di quello che accade.

-Dormi ora.-. Mormorai contro il suo collo. Ma quando non sentii risposta capii che doveva giàaverlo fatto. Sorrisi e lo strinsi di piùlasciando che il calore del suo corpo mi riscaldasse lo spirito. Sarebbe stato sistemato tutto l'indomani.
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La radura era sin troppo silenziosa. Cercò di mantenere i nervi saldi mentre la sicurezza che niente sarebbe stato uguale a prima la raggiungeva. C'erano diversi fattori da analizzare. Uno dei due fattori più importanti si stava avvicinando con i suoi stivaletti firmati. Aveva l'odio stampato in faccia, e Bonnie capiva perché, in effetti.
 
-Tu non sei mia amica!!-. Quando lo schiaffo le arrivò sulla guancia un singhiozzo le sfuggì come risposta.

-Caroline...-. Cercò urgente le parole, che però non uscivano dalla sua bocca.

-Silenzio!!-. Urlò arrabbiata l'altra. Tutti se ne erano andati, e una volta portato a casa Tyler la bionda era tornata indietro sicura di trovare la strega lì.

-Perché non siamo più amiche. Anzi forse non lo siamo mai state!-.
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C'era tutt'altro che silenzio in casa Gilbert quella mattina. Dopo che Klaus era fuggito quasi uccidendo Bonnie, Tyler ed Elijah tutti volevamo vendetta. Personalmente volevo solo che sparisse dalle nostre vite, ma gli altri (soprattutto Kol) volevano la sua testa.

-Davvero ha fatto poof? Non sappiamo per davvero dove quell'idiota sia andato a cacciarsi???-.

Caroline era spiazzata.

Alzai le spalle leggermente imbarazzata. Io ed Elijah ci scambiammo un'occhiata e gli sorrisi leggermente, cosìcome lui aveva fatto a me qualche secondo prima. Stefan e Damon non mancarono a notarlo, ma mentre il secondo fece finta di niente, il primo non riuscì a mascherare bene la sua rabbia repressa. Guardò altrove, e un pensiero invadente sfiorò la mia mente. Era colpa di Klaus se quella mattina Bonnie era partita per andare a stare con sua madre nella vecchia casa di quest'ultima. Avevo perso Bonnie per quell'ibrido, eppure non volevo ucciderlo, perché se non fosse stato per la sua cattiveria io ed Elijah non saremmo stati insieme. Strinsi leggermente gli occhi appoggiandomi all'isola della cucina.

-No! É scappato!!-. Urlò Kol sbattendo un pugno su un povero mobile.

La testa mi esplodeva di pensieri, e sapevo con estrema certezza che sarebbe stata una cosa difficile far riabituare Elijah alla vita umana, e al contempo far fronte a tutti problemi che questo aveva comportato. Distratta e scocciata Caroline si appoggiò ad una sedia. Damon aveva un'espressione abbastanza nota sulla faccia, e sapevo che da un momento all'altro una battutaccia sarebbe uscita dalle sua labbra.

-Secondo voi quanto ci metterà a tornare? Voglio dire: é sempre tornato per qualche ragione a Mistyc Falls!-. Esclamò Matt facendo capolino da dietro la spalla di Jeremy, che invece sembrava in pensiero. Capivo ciò che provava mio fratello. In effetti era ancora innamorato di Bonnie, ed avere la notizia che aveva lasciato la città doveva averlo fatto a pezzi.

-Non credo che tornerà tanto presto!-. Rispose Stefan. -Non c'é più alcun Doppelganger. E i suoi piani sono eternamente  rovinati!-. Almeno di quello rimasi sollevata.
 
-Allora ora non c'é piùalcun modo per creare ibridi!-. Osservai interessata. Lui scosse la testa mentre la mia si voltava verso la figura dell'ex vampiro, alla mia destra. Sembrava assente, intrappolato nei suoi sogni.
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Parlando di sogni...i miei quella notte tornarono.

Mi trovavo nello strano luogo che sembrava un tempio, e davanti a me c'era la ragazza che somigliava a me e a Katherine. Nonostante fossi davanti a lei non sembrava notare la mia presenza, e quando per andare incontro a qualcuno mi passò attraverso come succede ai fantasmi nei film, supposi che non ci fosse niente di normale. Un ragazzo biondo la guardava con curiosità. Lei aveva l'aria severa, e una volta raggiunto il giovane, uno schiaffo era riecheggiato tra le mura ricoperte di preziosi marmi. Il silenzio tombale di quel luogo era come sacro, e il rumore aveva stonato molto con l'ambiente circostante.
Gli occhi azzurri dall'altro si erano sgranati, e c'era stato il silenzio per un minuto netto. Mi avvicinai e vidi le lacrime scorrere sul bel viso della ragazza. I lineamenti decisi e scolpiti del probabile guerriero erano impalliditi alla luce della luna invece .

-Ma come hai potuto??-. Il suo urlo mi perforò le orecchie in modo piuttosto innaturale.

-Cosa? Io amo te Andromeda, lo sai!-. Il biondo si stava avvicinando sempre di più alla sibilla, ma lei indietreggiava prontamente.

-No! Vattene via dalla mia vita e da quella di mia sorella Apolinaris!-.  Lui scosse la testa e gli occhi gli ai tinsero di acqua salata.
 
-L'ho fatto solo per farti ingelosire. Non immaginavo che lei avrebbe...-. Si fermò guardandola con profonda tristezza. -Fatto qualunque cosa per separarci.-.
 
Andromeda si girò senza lanciargli nemmeno un'ultima occhiata. Provai un immensa pena per loro. Mi erano sembrati una bella coppia, ed anche se non riuscivo a capire bene cosa era successo tra di loro ero sicura che ci fosse lo zampino di quella Daina.
Poi però ripensai ad una cosa.
 
-Andromeda!-. Esclamai a me stessa. Aveva gli occhi verdi, a quanto pare era una sacerdotessa, e quello era un tempio. Doveva senz'altro essere la ragazza di cui Kol era innamorato da quasi mille anni, ma cosa c'entrava coi miei sogni?
Ricollegai tutto senza però riuscire a individuare qualcosa di particolarmente rilevante.

-Dìa Kol che ci rivedremo presto!-. Quando quelle parole mi raggiunsero mi voltai per vedere la ragazza dai lunghi capelli corvini guardarmi. Mi voltai, come per vedere se si stesse rivolgendo a qualcuno dietro di me, ma la sala era vuota. "Possibile che...". Ma seppi che si rivolgeva a me.

-Questo è solo l'inizio Elena!-.

NDA: SORRY,SORRY,SORRY, ancora un miliardo di scuse ragazzi! Non sono morta per vostra sfortuna, e lo so che vi ho fatto aspettare tanto per questo capitolo! Accidenti a me! Mi faccio perdonare postando insieme al cap 13 anche un'immagine che dovrebbe rappresentare Elena ed Andromeda.

Un bacione grande grande a elyforgotten, taisha e Sere Le Fay....
Ma anche a tutti gli altri che la seguono, è!!
...mannaggia a me che vi ho fatto aspettare tutto questo tempo...

Ps: Ci vediamo alla prossima

Debbythebest

 

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Capitolo 14
*** 14-La Rivelazione ***


14-La Rivelazione




Roma 1889

Gli era sempre piaciuta l'italia. Aveva quel "non so che" di poetico per lui. Normalmente era un tipo solitario, qualità presa da suo fratello maggiore, ma ora voleva stranamente passare un po' di tempo con la sua famiglia.  Sbadigliò entrando nella sala. Lanciò uno sguardo al fratello e fece per andare al piano superiore. L'altro intanto stava bevendo davanti al fuoco.

-Aspetta!-. Nik aveva un'aria agitata. Cosa stava macchinando?

-Cosa vuoi?-. Domandò scocciato Kol incrociando le braccia al petto.

-Volevo solo parlare...-. Si avvicinò all'altro con nochalance.

-Non puoi farlo domani?-. Klaus negò prontamente.

-Perché vuoi andare via?-. Il vampiro alzò le spalle. Lui sapeva com'era il suo carattere. Perché voleva trattenerlo?

-Mi conosci Nik!!Sono un tipo solitario. Non sono fatto per la vita con la famiglia a lungo. Andrò a stare in Russia da Elijah!-. Sorrise accattivante.

-É ancora lì?-. Sembrò spiazzato a quell'eventualità. L'espressione sul volta di Kol era strana.

-Si...-. Disse semplicemente un po' sospettoso. Niklaus gli sorrise come se niente fosse accaduto, poi tornò alla sua precedente attività. Quando raggiunse il primo gradino della scalinata sentì il vuoto nello sterno. Non ci mise molto a capire che c'era qualcosa che non andava. Strinse i denti mentre un dolore lancinante lo prendeva al petto. Abbassando lo sguardo potè notare chiaramente una punta accuminata che spuntava dal suo costato.

-Come hai...potuto...-. Gli quasi urlò riuscendo a biascicare quelle parole prima che una consapevolezza lo raggiungesse. Andromeda aveva ragione. Suo fratello stava complottando contro di loro. Una lacrima dolorosa sfuggì dai suoi occhi nocciola. Poi la sua vista si fece debole, e tutto scomparve.

-Mi dispiace Kol...-.
 
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Mi risvegliai di soprassalto sentendo qualcuno che sussultava insieme a me quando scattai in avanti per accedere la luce. Una volta che la luminosità della bajour mi raggiunse, gli occhi verdi della ragazza mi tornarono in mente. Così come le sue parole.

"Questo è solo l'inizio Elena!". Cosa voleva dire? E era davvero rivolta a me quella frase? Era impossibile. Eppure quello era solo un sogno, no?

Una strana inquietudine si fece strada nel mio cuore. E se fosse stato tutto vero? Quando mi voltai vidi che un terrorizzato Elijah mi fissava.

-Non é niente!-. Lo rassicurai. Alzò un sopracciglio. Perché non riuscivo a dargliela a bere in certe occasioni...non mi veniva proprio in testa.

-Racconta!-. E mi strinse a sé. Mi sentii improvvisamente al sicuro tra le sue braccia forti. Mi accucciai contro di lui e cercai di rimettere in sesto i miei pensieri.

-Stanno succedendo troppe cose strane Elijah!-. Mi accarezzò la nuca con dolcezza.

-Lo so. Prendi me: Attualmente sono solo un effetto collaterale di un'incantesimo potentissimo, o no?-. Lo disse con voce ironica, e mi fece ridere leggermente.

-Come me. Ci pensi: sono stata creata per spezzare una maledizione!-.

-Cosa sogni per disturbare il mio sonno?-.

-Non ora!-. Ci guardammo negli occhi e poi lo baciai senza farlo ribattere. Lo spinsi supino mentre le nostre labbra ancora si univano, poi sollevai la testa e cercai il suo sguardo.

-Ho bisogno che tu mi stia vicino in questo momento. Lo so che...sei tu quello più debole in questo momento...ma...-. Mi accarezzò la guancia dolcemente e mi abbandonai a tutto quello che sembrava essere ciòche avevo al momento. L'amore di chi mi circondava.

-Va tutto bene. Quello più vecchio sono io qui. Rammenti??-. Sorrisi a quella sua affermazione. Era vero. E sarebbe continuato ad invecchiare finché il suo corpo non sarebbe stato altro che polvere. Una possibilità c'era, certo. Ma sarei stata così crudele da decidere per lui? Lui non voleva tornare vampiro, glielo leggevo negli occhi. L'avevo visto quella sera quando lui e Jeremy ridevano come dei matti perché Kol aveva fatto cadere tutta la farina per terra, e se l'era rovesciata addosso. L'avevano chiamato "l'omino della farina". Avevo visto la sua voglia di vivere. L'umano dentro di lui che durante la sua trasformazione era rimasto assopito e in continua lotta con la sua brama di sangue.

-Pensi mai ad avere una vita normale? Sposarti, avere dei figli....-. Il suo sguardo era leggermente spaventato da ciò che dicevo. -Invecchiare.-. Sussurrai facendo in modo che mi sentisse. Chiuse gli occhi per un momento, poi scosse la testa e mi strinse di più.

-Non sono pronto a perderti. Non lo sarò mai. E per quanto questa frase possa suonare affrettata e impulsiva...tu sei da tempo tutto ciòche amo!-. Gli offrii un sorriso sbiadito, pregando che sembrasse vero. Ma era abile nel leggermi ormai, e mi fiss òcon tenerezza. Facevo pena, allora?

-Elijah torniamo a dormire!-. Presi le distanze dandogli le spalle e spegnendo la luce. Una risata raggiunse le mie orecchie trenta secondi dopo. Fui tentata di chiedergli perchéstesse ridendo, ma poi sentii il suo torace contro la schiena, e rabbrividii quando le sue labbra sfiorarono il mio orecchio.

-Se ci vorranno cento anni per farti capire che resterò con te per l'eternità, io sarò lì a romperti le scatole per cento anni. Non smettendo mai di farti notare quanto tu sia la donna più bella, intelligente e altruista che io conosca. E se gli altri non lo vedono, o non ti apprezzano per ciòche sei, sono pazzi.-.
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Una leggera brezza mattutina entrava dalla finestra aperta. Aprii gli occhi riposata, e mi coprii di più come se avessi davvero freddo. Rintanata nell'angolo più remoto del mio letto lo fissai un momento. Come se da un momento all'altro si fosse svegliato. Ma era normale adesso, ed io ero il vampiro. Una cosa che nelle ultime due notti avevo notato,era che si prendeva tutto il letto, e a me toccava l'angoletto. Aveva anche lui una camera. Ma purtroppo per me preferiva farmi compagnia. "Cielo...".

Spinsi il suo braccio più in là, e ormai del tutto sicura che avesse un sonno piuttosto pesante come umano, scattai fuori dal letto stiracchiandomi. Mi rinchiusi in bagno, e dopo essermi vestita scesi di sotto cercando di fare meno rumore possibile.

-Ti direi che sei mattiniera, ma sono le undici!-. Sobbalzai quando la voce un po' acida di Kol mi raggiunse. Cercai di non far sparire il buon umore che stranamente si stava stabilendo sempre meno permanentemente in me.
 
-Dormo quanto voglio!-. Mi limitai ad avvisarlo con determinazione. Notai con un po' di divertimento che ancora indossava la tuta usata come pigiama. Non ero l'unica "mattiniera". Camminai verso la cucina e mi appoggiai allo stipite della porta notando che Jeremy stava lavando i piatti della sera prima.

-Hey, ma che fai, lavi i piatti?-. Mio fratello si voltò per vedere l'espressione che Kol aveva sulla faccia.

-Sta zitto "omino della farina"!!-. Mi venne da ridere ma cercai di trattenermi.

-Parlando in proposito di ieri sera...dov'èquel cretino di mio fratello?-. Lo ammonii con lo sguardo, poi mentre si sedeva al tavolo sentii che la combriccola si stava per riunire nuovamente.
Damon e Stefan fecero il loro ingresso. Il secondo salutò appena, e dedussi senza bisogno di alcuna traduzione che fosse venuto solo per salvare l'apparenza che il nostro rapporto avrebbe dovuto avere. Di sicuro non aveva detto niente a Damon, e con ancor più certezza non aveva perdonato me.

-Sapete ho notato un sacco di cose negli ultimi giorni...per esempio come sia divertente vedere Jeremy che lava i piatti...ha una strana espressione disgustata mentre lo fa! Ma anche che ogni mattina la banda si riunisce in cucina, o che Elena raramente si toglie il pigiama così"presto" la mattina...o-. Alzai gli occhi al cielo e gli diedi uno scappellotto dietro la testa.

-Si , sei un acuto osservatore!! Ora finiscila o dico a tutti dell'altra notte!-. Sentii qualcosa che si frantumava a terra, poi un'espressione allibita si dipinse sulla faccia di  mio fratello. I vampiri appena entrati stavano decidendo se intervenire o meno. Con il udito, ora molto piùche sviluppato, riuscii a captare un urlo che gli si fermava in gola.

-E adesso che c'é??-. Non rispose, troppo preso a guardare un punto indefinito davanti a sé. Il momento successivo lo scuotevo in preda al panico, ma sembrava come preso in un qualche strano stato catatonico. Damon mi si avvicinòleggermente, mentre il fratello si teneva distante.
 
-Hey!-. La cosa più strana é che sapevo con esattezza cosa stava provando. Prima paura, poi familiarità, e alla fine nostalgia.

-Non può essere...non é...no!!-. Mollai la presa scottata dalle mie stesse emozioni. Qualunque cosa stesse vedendo Jeremy non voleva fargli del male. Anzi...un istinto primordiale in me aveva costretto il mio corpo a lasciare la presa.

-Cosa vedi??-. Kol si fece avanti preoccupato.

-Ciao Rose!-. L'altro fece un cenno con la testa, come se noi tutti non fossimo altro che ombre offuscate dalla luce che prevaleva, davanti ai suoi occhi.
 
-Jeremy cosa...-. Il mio sguardo si fece vacuo.
 
-Non credo possa sentirci! É troppo preso da lei, non vedi? Ho visto questo tipo di trance solo da una parte Elena!-. E cercò i miei occhi. Annuii. Avevo capito al volo cosa voleva farmi intendere. Parlava di Andromeda ovviamente. Ero abbastanza loquace da capirlo.
 
-Ma perché Jeremy ha questo tipo di trance? Non lo so...esistono vari tipi di questa cosa??-. E gesticolai nervosa nell'area circostante come per cercare di spiegare qualcosa che neanche io avevo capito. Per questo chiedevo.
 
-Ne so ben poco...sulle trance intndo...ma quello che so con esattezza é che é rara come cosa.-. Ancora non riuscivo a parafrasare bene la situazione. Ed era normale?
Ma ero troppo preoccupata per mio fratello che parlava con un fantasma per prendere coscienza di quanto sembrassi idiota in quel momento.
 
-D'accordo...come facciamo?-. Mi abbassò le mani e mi fece un gesto che con molta probabilità stava a significare che dovevo calmarmi.

-L'unica persona che conosce tutto su tutti é...-. Vidi del dolore e non lo lasciai continuare. Avevo compreso. E se L'avevo fatto bene significava che non ci sarebbe stata molta possibilità. Lei di sicuro non si sarebbe schiodata dalla sua Grecia, ed a me stavano succedendo troppe cose strane per pensare di farmi una "vacanza" nella penisola.

-Scusate?-. Mi voltai incontrando lo sguardo stralunato di Stefan. Lo distolsi fissando interessata il pavimento, ma comunque ascoltando ciò che usciva dalla sua bocca.
 
-Potreste parlare la nostra lingua??-. Lasciai che fosse l'originale a rispondere.
 
-Dolcezza ma da dove sei sbucato tu? Da dietro le spallucce di Tesoro?-.. La faccia che Stefan e Damon avevano era da film comico.

-Ci rinuncio!!-. In un lampo sentii la porta sbattere, ed un Damon confuso che mi fissava. Stavo per uscire e scoprire qual era il problema di Stefan quando mio fratello rivolse i suoi occhi color terra di siena bruciata su di me.

-Non sarà tutto rose e fiori Elena. Non é neanche veramente iniziata. Tutto questo faceva parte di un...-. Strinse gli occhi e i denti e si tenne la testa tra le mani. Balzai verso di lui sostenendolo.

-Hey!!-. Lo scossi, e quando si fu calmato Rose era lì,davanti a me.
 
-Ciao "Luce"!-. Rimasi non poco sconvolta. Cercai di guardarmi intorno, ma tutto ciò che vedevo era bianco. Non eravamo più nella mia cucina.

-Ma che...-.  Jeremy sorrise rassicurante.

-Sta tranquilla. Tra poco tornerai in cucina, "Luce".-. L'altra continuò a guardarmi in modo assai benevolo.

-Non é nostro il compito di istruirla su ciòche devo essere. Dev'essere lei! Tutto é cambiato, gli Dei lo sanno e la stanno preparando.-. Cosa? Perché sinceramente non avevo capito molto. Istruirmi  su cosa innanzi tutto?
 
-Scusa Rose ma...-. Non feci in tempo a dire qualcos'altro. Mi ritrovai tra le braccia di Elijah che mi stringeva possessivo. Tutto era sfocato, ma riuscii a percepire chi mi stesse sostenendo dall'odore del detersivo che avevo usato un giorno prima per lavargli la maglietta del pigiama. Lavanda. Lo stesso che usavo per me, mentre Jeremy e Kol preferivano lavarsi i panni da soli. Menomale.
 
Agguantai la stoffa con la mano come se fosse l'unico legame col mondo terreno. In un certo senso lo era. Mano a mano che la mia percezione si faceva più profonda riuscivo a entrare in contatto con il mondo esterno sempre di più.
Sentii che le sue labbra si posavano sulla mia guancia e lo strinsi a me di più.
 
-Mi hai fatto prendere un infarto!-. Sussurrò al mio orecchio con flebile voce.

-Ma non sei in ospedale!-. Lo abbracciai godendomi il momento. Ma poi mi tornò in mente la situazione, e osservai i visi preoccupati dei presenti.
 
-Dove eri?-. Sgranai gli occhi a quelle parole.

-Dove eri tu. A sentire le strane parole criptiche di Rose...-. E sembrò che l'avessero schiaffeggiato.

-Elena sei rimasta svenuta per piùdi due ore...io non ero con te.-.

-Cosa??-. Spalancai gli occhi fissando Elijah spaventata.

-Ma allora chi...cosa...un'allucinazione?-. Kol scosse la testa.

-Un'allucinazione no. Gli spiriti si!-.

NDA: I'm back!!! Dunque....vi sta continuando a piacere?...perchè con esattezza ci sto ancora lavorando, ma so che alla fine (almeno per me) verrà qualcosa di grande. Come al solito un GRAZIE UN MILIONE DI VOLTE a chi mi segue, a chi mi ricorda e a chi legge.

Un Abbraccio  a chi recensisce: taisha, Sere Le Fay....

Un bacio ragazzi,


Debbythebest

 

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Capitolo 15
*** 15-La Sacerdotessa ***


 15-La Sacerdotessa





NDA: Scrivo prima giusto per dirvi che forse nei prossimi capitoli posterò anche altre immagini...forse...la mia vena artistica dopo settimane di verifiche torna... ^-^
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Scossi la testa divertita. Che cavolo c'entravano gli spiriti ora?

-Non potrebbe essere. Avevi diciotto anni alla tua trasformazione...-. Si mise la mano sotto il mento a mo' di pensatore. Perfetto. Ci mancava solo Kol che pensa.

-Beh Detective Conan noi vorremmo sapere la verità il più velocemente possibile!!!-. Sbottò"Tesoro" alzando le mani.

-Ma come...che spiriti?-. Nessuno sembrò sentirmi. Il vampiro continuava a passeggiare pensando, e gli altri lo seguivano con lo sguardo. Tranne Elijah, che mi guardava con sollievo.

-Spiegherebbe il tuo straordinario autocontrollo e la tua strana reazione alla fame. Non ti é venuta voglia di mordere Elijah in modo intenso, vero?-. Scossi la testa interessata.

-Dobbiamo fare un viaggietto e chiarire questa storia. Ti va?-. Mi guardai attorno spaesata e cercai la risposta fissando il muro. Se avessi detto di si avrei dovuto lasciare tutti e tutto per un po'. Se avessi detto no non avrei scoperto cosa mi stava accadendo. E la curiosità era troppa. Ma era anche veritiero che ora che ero un vampiro tutti i miei pregi e i miei difetti si erano moltiplicati. E se ero troppo altruista da umana....figuriamoci da vampiro.
 
-Io...non lo so...-. Ammisi alzando le spalle.

-Devi!!-. Interruppe la questione l'ex vampiro arrivandomi dietro. Lo fissai e sgranai leggermente gli occhi. Il suo sguardo era deciso. "Bene!! Aiuto, sembra deciso!".

-Ma...Jeremy, tu, la casa, io non posso...hai bisogno di qualcuno che ti aiuti con il tuo Nuovo Te!-. Sorrise e scosse la testa.

-Ce la faremo. Siamo uomini adulti Elena. E poi potrei venire con te.-. Uno strano sorriso si dipinse sulle mie labbra in quel momento. Non c'avevo pensato.

-Rimane la questione di mio fratello!-. Lo sfidai incrociando le braccia sopra al petto.

-Starà da Teso....voglio dire dai Salvatore!-. Damon annuì e anche Jeremy.

-Allora...che dire?-. Alzai le spalle.

-Non vuoi sentire ciò che mi ha detto Rose prima che tu svenissi?-. Mi ritrovai ad annuire come un'idiota.
 
-Ha detto cose strane...del genere..."Dall'altro lato tutto é cambiato."...e apparte la strana e lugubre rima...non so cosa significhi...e poi "Si desterà e quando sarà il momento brillerà della sua stessa luce"...-. In effetti aveva ragione. Cosa poteva significare?Lo sguardo di Elijah sembrava preoccupato. Che sapesse qualcosa di cui io ero all'oscuro?
 
-Anche a me sembra senza significato!-. E mi buttai sulla prima sedia lasciandomi andare.
 
-Inizia a fare le valigie Elena. Stasera partiamo, e ci libereremo da questo peso il piùpresto possibile!-. Il gruppo si sciolse. Kol e Elijah andarono di sopra,  e Damon stava per uscire quando lo fermai.
 
-Devo parlarti!!-. Sembrava sorpreso dalle miei parole.

-Di cosa?-. Invece sapeva di cosa, e quella sua reazione mi diede un po' fastidio.

-Come sta? Non era neanche più qui quando mi sono risvegliata!!-. Incrociai le braccia al petto un po' a disagio.

-Devi sapere che...sta da schifo okay??-. Mi morsi il labbro per non piangere e permettere alle mie emozioni di controllarmi. Ero molto, molto emotiva, ed era un vantaggio come uno svantaggio. Stavo male per Stefan. Mi sentivo terribilmente, irrimediabilmente sull'orlo di un burrone che non sapevo come evitare. E presto ci sarei caduta dentro con tutte le scarpe.

 
-E basta?-. Chiesi con voce flebile.

-Dipende da ciò che intendi con "da schifo"! Per esempio io intendo che non l'ho mai visto così. Devi parlargli, fargli capire quello che hai fatto capire a me. Tu ami Elijah ora, e mentre io riesco ad accettarlo un minimo, lui non lo fa. Non vuole pensare neanche di averti perso!-. Annuii, e poi lo abbracciai. Non potevo fare altro, non potevo provare altro.
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Una volta salite le scale, si era precipitato in camera sua a preparare cose che servivano per il viaggio. Elijah sorrise. Lei era tutto ciò che contava ora per lui, e avrebbe trovato il modo di farla divertire in quel viaggio, anche se non era una vacanza dedicata al divertimento. Kol lo guardava in modo buffo, sullo stipite della porta, mentre come una furia metteva i suoi vestiti nella valigia.
 
-Non andiamo a Disneyland, sai? So cosa ti frulla per la testa Elijah! Non abbiamo tempo per divertirci! Se ciò che sta succedendo é davvero ciò che penso io...la profezia si avvererà e io e te saremo spacciati!-. Il suo sorriso si spense leggermente. Aveva ragione purtroppo.
 
 
-Lo so ma...io la amo Kol, okay? Magari dopo esser passati dalla tua amica potremmo...che so...fare qualcosa di istruttivo...tipo farle visitare un museo o...-. L'altro scosse la testa divertito, mentre rideva.
 
-Sei proprio cotto!-. Si beccò un'occhiata mezza rimproveratoria e mezza consapevole.
 
-Lo so!-. Si sedette sul letto sospirando. -Ed é  un male, fratello?? Essere innamorato della mia rovina?-. Kol alzò le spalle. Non era di certo una cosa spiacevole. Adesso gli piaceva Elena. Era un'amica sincera.
 
-Nel tuo caso no...-. Sembrò leggermente rabbuiarsi.
 
-Ma nel tuo si!!-. Quelle parole parvero colpirlo in pieno. Cosa ne sapeva esattamente il fratello? Cosa gli aveva detto lei?
 
-L'altra sera, quando le hai raccontato tutto...io ero sulla scala. Tu eri quello senza cuore, é?? Il lupo solitario, il macellaio!-. Sulla faccia del vampiro c'era un'espressione abbastanza stralunata.
 
-Non avresti dovuto sentire. Era una cosa  che avevo deciso di confidare ad Elena, e doveva restare un segreto tra me e lei...-. Prima che potesse rendersene conto, Elijah aveva ferito molto suo fratello, il quale era scappato dalla sua traiettoria visiva appena aveva detto quelle parole.
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-Stefan??-. Entrai in casa Salvatore un po' timorosa della reazione che avrebbe potuto avere nei miei confronti. E se lo Squartatore fosse tornato?
 
-Sono qui!-. Aveva detto una voce nell'oscurità. Ma non sembrava la sua.
 
Quando però il vampiro uscìdall'ombra in cui si era spudoratamente rifugiato, capii che era davvero ridotto male. Si era lasciato andare, e stava prendendo il brutto vizio che aveva anche Damon:Bere.
 
-Ma quanto hai bevuto???-. In un lampo fui da lui, a sorreggerlo per impedire che cadesse. Il suo sguardo era vacuo, e non sembrava felice di vedermi.
 
-Il necessario!-. Si lasciò cadere sul divano e prese un profondo respiro, non necessario.
 
-Il necessario a renderti un cadavere ambulante direi!!-. Rise. Ma io ero preoccupata, e non mi veniva per niente da ridere.
 
-Non ti sei resa conto della comicità di ciò che hai detto? Siamo cadaveri ambulanti Elena!! Io sarei dovuto morire più di cent'anni fa, e tu due settimane fa !! Sarebbe stato meglio, almeno non starei così male perché tu te la fai col Moralista che fa solo filippiche...-. Tossì. -Su filippiche...-. Delle lacrime mi stavano per uscire dagli occhi. Come poteva dire questo? Era sotto l'effetto dell'alcol era vero, ciò non giustificava però il suo comportamento.
 
-Ma come puoi dire questo???-. Gli urlai contro.
 
-É vero. Quanto credi che durerà, a proposito? Quanto credi che ci vorrà prima che tu lo trasformi o lo dissangui? Non hai tutto quell'autocontrollo!! Lo sappiamo, no??-. Distolsi lo sguardo. Per ora sapevo controllare la mia sete. Benissimo avrei osato dire. Ma quanto avrei resistito controllando i miei istinti?
 
-No. Non é vero io...non gli farei mai del male. Mai!!-. Si alzò fronteggiandomi, e mantenni lo sguardo.
 
-La cosa più difficile per un vampiro é non lasciare che il proprio lato umano prevalga. E con esso tutti gli istinti che la trasformazione comporta...-. Mi squadrò, mentre fredde lacrime salate scendevano dai miei occhi. Fredde come me, come il mio corpo che non era più impreganto dalla vita.
 
-E sappiamo che i tuoi lati umani sono...prevalenti...! O no?-. Lo schiaffeggiai senza pensarci due volte, e mi accorsi di essermi tradita.
 
-Questo ne é la prova!!-.
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Scoppai al piano di sopra mentre lo sconforto mi assaliva. Mi sentivo...semplicemente distrutta. Che diritto aveva Stefan di scaricare così la sua frustrazione su di me? Era vero ciòche aveva detto? Prima o poi avrei fatto del male ad Elijah? Questo pensiero mi distruggeva. Come per un sesto senso quello appena nominato fece il suo ingresso. Aveva un'aria preoccupata. Anche se non lo vedevo sapevo che era così.
 
-Cosa é successo??-. Mi buttai sul letto affogando nel cuscino. Non volevo che nessuno mi stesse intorno adesso. Avevo bisogno di riflettere.

-Hey!!-. Sentii il peso del suo corpo sul materasso, e la sua voce si era affievolita.
 
-Ti prego ho bisogno di riflettere!!-. Lo scacciai con la mano. Come una ragazzina viziata e ancora nell'adolescenza. Perché era quello che ero. E che sarei stata per sempre.
 
-É stato lui? Che ti ha detto? Lo ammazzo!!-. Aveva davvero capito?? Cercai di asciugarmi le lacrime che scendevano copiose e mi buttai tra le sue braccia.
 
-Non puoi. Non devi.-. Mormorai debolmente contro la sua immacolata maglietta bianca. Lo Strinsi di più.
 
-Si invece. Se tu mi...-. Scossi la testa.
 
-Non voglio. Non dopo quello che...non voglio che corri rischi, sei troppo um...-. Ma non finii la frase finendo per mordermi la lingua a sangue. "Dannata boccaccia!!!".
 
-Finisci la frase!-. Disse fissandomi negli occhi. E capii che aveva capito tutto. Lo faceva da sempre.
 
-No...non era quello che volevo...Elijah mi dispiace!!-. Con sguardo ferito guardòla finestra.
 
-Non preoccuparti. Non sarò mai quello di prima...non sarò mai più in grado di proteggerti dato che tu non vuoi fare la cosa più ovvia che ci permetterebbe di stare insieme per sempre...-. Aveva gli occhi lucidi. Gli presi il viso con le mani e lo costrinsi a incontrare il mio sguardo.
 
-Ti amo. Lo vuoi capire??-. Chiuse gli occhi un momento, per poi riaprirli appena accostai le mie labbra alle sue. Un po'  insicura esistai un attimo.
 
-Perché troviamo sempre un pretesto per...non stare insieme??-. Risi prima di baciarlo. Ma come per magia fummo interrotti dal campanello.
 
-Ma chi sarà??-. Mi alzai e scesi di sotto come un lampo, ma quando la porta rimasi in uno stato catatonico.
 
-Tu...-. La voce di Kol mi arrivòai padiglioni auricolari come un rimbombo.

-Andromeda!!-.

NDA : I Flashback con Elijah ci saranno nei prossimi capitoli, e spero che non vi deluderò! ^-^
Che colpo è? è tornata la nostra greca, chissà cosa succederà...

CMQ UN GRAZZISSIMO (non mi importa se non si può dire, ma lo sento dentroche si può)
 A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO!!

Quelli che l'hanno aggiunta tra le seguite:

 

angelika4ever 

bluesea

Cate96

debby_88 

duinwen 

elyforgotten

 fan_harry_potter_twilight 

Freedom111

katherine delena

lablanche76

Lady Elizabeth 

 Mae

 Sere Le Fay 

taisha 

TVD forever Delena 

A chi l'ha messa tra le Preferite:


borgant 

debby_88 

giada cattaneo 

Mae 

MaryluckHazza90 

Sere Le Fay 

Un Bacione grande grande a chi l'ha recensita:

Sere Le Fay

taisha 

elyforgotten


Un abbraccione Ragazzi, prometto di farmi sentire presto,

Debbythebest




 

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Capitolo 16
*** 16-La Verità ***


16-La Verità





Mistyc Falls, 1012 D.C.

 
La folla copriva ogni suono distinto, facendole percepire nient'altro se non caos. Corse verso una capanna e batté forte sul legno apparentemente marcio della porta. Una donna le aprì. Sembrava particolarmente agitata quella sera di fine novembre, ma forse era solo per la pioggia che sarebbe arrivata da un momento all'altro.
 
-Per Odino, Tatiana! Sembra l'ora di far visita, questa?-. L'altra scosse la testa, probabilmente a disagio.
 
-No...ma speravo che mi dicessi il motivo per la quale Niklaus ed Elijah sono cosìscostanti ultimamente!-. Aveva un barlume di dispiacere negli occhi cioccolato, e alla donna quasi dispiaceva dover fare quello che avrebbe fatto.
 
-Per colpa tua, ovvviamente!!-. Lo disse con una tale naturalezza che fece rabbrividire la Petrova nel profondo del suo già infreddolito animo.
 
-Ma Esther...-. Non potè dire altro, la strega la trascinò dentro e le puntò un coltello alla gola.
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Scossi la testa per riprendermi. Era davvero possibile che non fosse un sogno? La ragazza era vestita in modo normale. Non aveva quella strana tonaca, ma solo jeans e felpa. Il che mi sconvolse anche di più.Sorrise a qualcuno dietro di me con timidezza, poi mi guardò come se mi conoscesse da sempre.
 
-Ciao...-.
 
-Tu...-. Continuai a balbettare insicura. -Sei reale??-. Riuscii solo a dire.
 
-Beh...si!!-. Si fece avanti e mi porse la mano. Gliela Strinsi riprendendomi abbastanza per farlo. Nei suoi occhi verdi non riuscivo a scorgere nient'altro se non sicurezza, e la cosa era strana contando che aveva intorno due vampiri.
 
-Devo parlarvi!-. E si guardò intorno leggermente a disagio.
 
-Entra!-. La feci passare ed iniziò ad ammirare la casa un po' disorientata. Sinceramente non sapevo cosa dirle. Ero ancora in coma.
 
-Che ci fai qui??-. La voce del vampiro originale era insolitamente nervosa.
 
-Ho bisogno di motivi prettamente soprannaturali per venire a trovare Kol Mikaelson e la Doppelganger??-. Si voltò seria ma con un sorriso leggermente di scherno sul viso.
 
-Si...-. Rispose semplicemente l'altro.
 
-Perdonami!-. Adesso il sorriso era piùaccennato. -Ex Doppelganger. Ma la tua natura non é andata molto lontano, perché non sei un vampiro come gli altri. Dico bene? C'é fin troppa umanità in te!-. Mi sentii strana a quelle parole. Cosa ne sapeva esattamente su quello che stava succedendo?
 
-Io...ho un autocontrollo abbastanza...-. Fui interrotta da Kol.
 
-Sa controllarsi molto bene, si. Ed ha un evidente contatto con gli spiriti, nello stesso modo che ho visto solo a te...ma seriamente...perchései venuta??-. Gli occhi erano torvi e scostanti, e lessi angoscia nello sguardo del vampiro. Era ovvio che la loro storia non si era mai realmente chiusa, ma perché reagire così?

-É una lunga storia!-. Sorrisi.
 
-Ce la racconterai tutta allora. Abbiamo tutta la mattina.-.
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In salotto l'aria stava iniziando a divenire lugubre. Mi sentivo strana, e forse era la sua presenza a intimorirmi così. Non che mi facesse paura, ma era assai strano trovarsi l'oggetto che é la  causa delle proprie stranezze a due passi. La mano di Elijah si strinse nella mia, e ricambiai cercando di non dare nell'occhio.
 
-Quindi...ti sei fatta tutta questa strada, e hai abbandonato il tuo amato tempio per conoscere mia sorella??-. Jeremy sembrava ancora scosso quanto me.
 
-In sintesi!-.Concordò Andromeda. -Ma credo sia meglio cominciare dall'inizio!-. Sorrise, e notai che Kol aveva ragione quando diceva che aveva un sorriso da far commuovere un angelo.
 
-Sono nata più di duemila anni fa. Non conobbi mai mio padre, ma mia madre é sempre stata con me. Lei é Selene.-. Damon, che aveva portato alla bocca una tazza colma di sangue la sputò proprio sul tappeto persiano dei miei. Quello che era il preferito di mia madre. Strinsi il ginocchio di Elijah per trattenere la rabbia, ma rimossi subito la mano conscia di ciò che avevo fatto. Lui mi rassicurò con lo sguardo, anche se avevo sentito il suo rantolo di dolore. Entrambi guardammo il vampiro con rimprovero.
 
-É che non mi aspettavo dicesse una cosa del genere!!-. Si giustificò lui alzando mani.
 
-Comunque...passai anni ad addestrarmi, ed anche se mia sorella Daina sembrava essere più potente di me, perdeva sempre il controllo. Non riusciva a restare cosciente durante tutto il processo di canalizzazione del potere...-. Scossi la testa leggermente imbarazzata
 
-Daina!-. Dissi a me stessa. L'avevo già sentito quel nome. Era l'arrogante. La cattiva. Quella che aveva combinato guai con quel ragazzo e aveva separato lui da Andromeda.
 
-Si!-. La Sacerdotessa sorrise amara.
 
-Lei ha sempre avuto una certa invidia nei miei confronti, ma non capisco perché abbia fatto quello che ha fatto. Prima ha iniziato a usare i suoi poteri da irresponsabile, poi ha distrutto la mia quasi-relazione con un ragazzo romano, e per finire si é fatta mettere incinta da quest'ultimo per incastrarlo. Ma lui l'ha rifiutata, così é scappata. Dopodiché ho quasi perso le sue tracce per sempre...-. Era triste nel dire quelle parole. Glielo leggevo in faccia.
 
-Si ma che c'entro io??-. Mi giustificai alzando le spalle.
 
-Tu sei come me e lei. Era stata predetta la tua nascita. Sei anche la sua Doppelganger. Come lo era Katerina, che però era solo un mezzo per arrivare a te!-. Osservòguardandomi negli occhi. Mi morsi le labbra.
 
-Non abbiamo notizie di una Doppelganger di nome "Daina"!-. Fece notare Damon. Kol scosse la testa ridendo.
 
-Di Daina no.-. Tutti gli occhi si puntarono su Andromeda. -Ma Tatia...vi dice niente??-. Scossi la testa e sentii Elijah tossire. Sembrava che tutti tranne me sapessero chi era colei nominata.
 
-Chi é??-. Damon fissò indeciso Kol e l'altro, che annuirono.
 
-La prima Doppelganger, Elena. La capostipite delle Petrova! Daina...dopo essere scappata assunse l'identità di Tatia.-. Sentii tutto cedere.
 
-Oh...-. "Mio Dio...". Mi portai una mano alla fronte cercando di metabolizzare il tutto.
 
-E non è tutto!-. Aggiunse dispiaciuta Andromeda.
 
-C'é dell'altro? A parte sapere che discendo da una semidea, a quanto pare??-. Lei scosse la testa.
 
-Mille anni fa...un equilibrio fu spezzato. Una strega di nome Esther trasformò i suoi figli in creature mai risvegliate prima!-. E guardò Kol. Quest'ultimo distolse lo sguardo.
 
-Questa cosa, inutile dirlo, sconvolse totalmente l'equilibrio della Terra. Ma la cosa più sconvolgente...é che negli ultimi mille anni gli spiriti si erano adattati a questo nuovo equilibrio...ed avevano anche previsto una sorta di piano di emergenza nel caso venisse rotto di nuovo...tutto però sembrava essere normale...-. Si sedette.
 
-Finché non si é scatenata una serie di eventi che lo ha spezzato di nuovo. Klaus ibrido, la tua trasformazione in vampiro che non era prevista affatto, e che é avvenuta prima del tuo risveglio...ma la cosa che ha fatto crollare la barriera é stato un colpo finale. Elijah umano!-. Degludii e sentii che l'ex vampiro chiudeva gli occhi consapevole. Cosa sapeva che a me sfuggiva?
 
-Quindi tutto ciò che é successo ultimamente é la causa della rottura di questa barriera? Di nuovo??-. Andromeda annuìsotto lo sguardo allibito dei presenti. Scossi la testa. Tutto stava tornando confuso, e proprio quando pensavo che tutto sarebbe finalmente stato sistemato si era complicato invece. Presi un respiro. Dopodichémi alzai e andai incontro alla greca,che a quanto pare era una specie di mia pro-zia.
 
-Ho avuto bisogno di spiegazioni. E tu me le hai date...ma perché ho i tuoi stessi poteri?-. Sembrò sorpresa a quella affermazione. Si alzò toccandomi la fronte. Come se stesse leggendo un libro mi scrutava, e io non facevo altro  che sentirmi violata nella testa.
 
-Non riesco a leggerti...hai un'aura più potente di quella di Daina...hai i poteri che assomigliano ai miei ma sono...strani...più puri...Sai cosa potrebbe significare??-.

NDA: In sintesi sarebbe tanto che non mi faccio sentire, e me ne scuso tanto, ma con gli impegni che ho e le feste non è che potessi postare a Natale...cmq natale nuovo vita nuova!!!....spero si stato felice per tutti quanti e che vi abbiano fatto dei bei regali ^-^. 
Un grazie mille mille mille a tutti quelli che hanno recensito il precedente capitolo :elyforgotten, Sere Le Fay ma anche a taisha (ha recensito quelli precedenti).
Un bacio enorme a tutti quelli che la seguono e che l'hanno messa tra le preferite!!!
Vi lascio un po' presto e mi scuso per la fretta che sempre più ultimamente ho. :-/
Ps :se la storia sta prendendo una piega un po' strana scusatemi sono matta o.O... vado in vacanza anch'io quindi posterò di nuovo dopo le vacanze!! 
Debbythebest


 

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Capitolo 17
*** 17-Selene ***


17-Selene




Vienna 1921
 
-Ci raggiungerà, dici???-. Le parole dell'uomo vennero scandite con precisione e chiarezza dalla sala. C'era un'ottima acustica. Davvero buona, avrebbe osato dire. Appoggiandosi alla parete notòl'atteggiamento guerrigliero della sorella. Quest'ultimo si era accentuato di piùdall'inizio del ventesimo secolo. Le donne avevano ottenuto piùdiritti...grande baggianata a suo pensiero. Ma non a quello di Bekah chiaramente, poichéin parte era merito suo se adesso anche le signore potevano votare. E tutta quella contentezza, e quell'atmosfera di novitàfinalmente concesse dopo lunghe battaglie intrise di sangue, sua sorella le incanalava dentro se stessa con il risultato che lui doveva stare attento anche a quello che diceva ora.
 
-Rebekah é sua la scelta! Se non vuole ritornare dalla sua famiglia, peggio per lui!!-. Cercando di mantenere la calma si sedette sulla prima sedia che trovò con eleganza.
 
-Io lo so perché non torna!!!!-. Urlòla vampira battendo un piede a terra. Sembrando nient'altro che non una bambina viziata.
 
-Perché, sentiamo...-. Si lasciò sfuggire sconsolato Klaus. Qualche volta aveva pensato di prendersi una vacanza da sua sorella, ma poi si era ricordato mentalmente che lei era l'unica famiglia che gli era stata vicina sempre e comunque. Era uno strazio alle volte, ma pur sempre sangue del suo sangue.
 
-Per colpa tua Nik!! Ha paura di te e di cosa gli farai!! Tu non perdoni, e questo tuo difetto riecheggia nei tuoi rapporti con gli altri. Credi che non sappia cosa succederà quando anche io ti deluderò? Credi che non viva anch'io nella paura costante di deluderti?-. Delle lacrime scesero silenziose dagli occhi cerulei della ragazza. Perchéquesto era rimasta dopotutto. Una ragazza di a malapena diciotto anni con uno straziante bisogno di amore e di legami che la portassero via da tutto questo. Ma era sempre stata sfortunata. Mai nessuno l'aveva amata abbastanza. Mai nessuno.
 
-Oh per favore, risparmiatelo!-. Disse indifferente Niklaus con un sorriso di scherno appena trattenuto sulla faccia.
 
-Sei un asino, Nik! Io me ne vado, e non tornerò!!-. Si voltò e si fermò un attimo a prendere fiato. Appoggiò la mano ricoperta da un sottile guanto bianco sullo stipite della porta e prese fiato. Quel momento era cruciale per lei. Come avrebbe reagito suo fratello sarebbe stata la sua sorte.
 
-Dico sulserio Nik! Lo faccio!-. Come risposta ebbe una risata giovale che le riecheggiònelle orecchie come un tumulto. La sala dorata del palazzo quasi tremò.
 
-Vai, queste parole le dicesti anche quando Elijah se ne andò, o anche quattrocento anni orsono, e due decenni fa. Ho perso il conto Bekah, perché sei sempre ritornata con la coda fra le gambe!-. Un singhiozzo le sfuggìe sentì il corpo scosso da fremiti. Perché Elijah l'aveva lasciata con quel matto? Perché anche Kol? Tutti se ne erano andati da lui come se avesse la peste, ma si erano dimenticati della piccola Bekah. Quella che proteggievano sempre da qualsiasi cosa nell'infanzia, quella che amava fare delle ghirlande di margherite per i suoi fratelli e li costringeva ad indossarle per tutto il villaggio.
 
-Farò come ha fatto Kol: andrò da Elijah. Almeno lui non mi tratta così! E tu rimarrai solo come un cane! Senza nessuno che ti voglia bene, perché non smetterò mai di ripeterlo Nik "nessuno si  siederà mai intorno ad un tavolo per raccontare le avventure di un uomo che non sapeva amare"...-. Klaus sorrise e si portò alla bocca un bicchiere di scotch. Povera ingenua, aveva creduto alla favoletta su Kol...
 
-Kol é morto!-. E si morse il labbro notando il sussulto involontario che aveva scosso il corpo della sorella.
 
-Beh io no!-. E quando sentìla porta sbattere il suo atteggiamento non mutò di un solo movimento.
 
-Tornerai!-. Mormorò alla stanza vuota. E forse aveva ragione.
 
 
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-No!-. Dissi indietreggiando. -No, non lo so!-.
 
-Che nonostante la tua trasformazione i tuoi poteri sono rimasti intatti. Anzi, sono tornati alla luce!-. Si tiròindietro e mi fissò.
 
-E...é per questo che non sono un comune vampiro??-. Annuì sotto il mio sguardo sempre più sorpreso.
 
-E gli spiriti l'avevano predetto. Per questo hai avuto quelle visioni. Inoltre io stavo cercando di comunicare con te da tempo, ma la tua nuova natura me lo impediva clamorosamente, così sono stata costretta a contattarti in sogno!-. Elijah alzò un sopracciglio.
 
-I miei incubi!-. Capii che doveva essere una risposta affermativa quando alzò le spalle.
 
-Mi dispiace, ma ora che l'equilibrio si é spezzato avevo bisogno del tuo aiuto! Anzi non solo del tuo! Dobbiamo...-. Le offrii un sorriso abbastanza secco, come le mie labbra in quel momento. Forse era perché non sapevo più cosa dire...
 
-In che senso hai bisogno di lei? Non puoi farle questo!! La sua trasformazione avrebbe dovuto annullare tutto! Ha ancora diciotto anni!!-. Kol si alzò urlando quelle parole, e non mi sfuggì ciò che stava accadendo. Sapeva senz'altro qualcosa che io non conoscevo. Mi concetrai cercando di captare ogni parola che sarebbe uscita dalla bocca di uno dei due. Invece fu Elijah a proferir parola.
 
-Mio fratello ha ragione. Conosciamo la gravità della situazione, ma ciò che vuoi fare non é sfuggito neppure a me. Non puoi Greca!! Non ha vent'anni!!-. Andromeda era a disagio. Vedevo il suo sguardo spaventato come una sorta di specchio, in cui si riflettevano le mie stesse emozioni. Feci vagare gli occhi sulla figura dell'uomo che amavo, e lui mi fissòcome fossi una martire. Sapeva davvero qualcosa che a me sfuggiva totalmente.
 
-Non capite, invece!! Ne dipende l'equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti!! Non lo faccio di certo per cattiveria!! Gli spiriti hanno deciso, nonostante le mie continue preghiere...Elena é ciò che sarebbe dovuta essere  nonostante tutto...-. Con odio L'ex-vampiro la fronteggiò non permettendole di terminare la frase.
 
-Secondo me non hai pregato abbastanza!!-. La sacerdotessa aveva gli occhi lucidi, cosìcome il fratello dell'uomo, che oramai non riusciva piùa fingere che non gli importasse nulla di lei.
 
-Elijah troveremo un modo...Lei c'ha davvero provato, glielo leggo nello sguardo!! Lo sai bene che ciò che decidono non sempre si può raggirare!-. Tirò leggermente indietro l'altro sotto lo sguardo allibito di Damon, Jeremy e me.
 
-Non la perderò, Kol!! Non permetterò che gli Dei mi portino via anche lei!!-. Mi alzai e toccai il braccio dell'ex originario, che si giròfurente, per poi addolcire lo sguardo.
 
-Vorrei sapere l'argomento del giorno, se ai signori non dispiace!-. Feci presente.
 
-La questione é semplice: Gli Spiriti vogliono riparare l'equilibrio che si é spezzato definitivamente quando Elijah é tornato umano. Ma per farlo hanno chiesto un prezzo: che I Cinque si destassero. Cosìhanno usato tuo fratello per passarti i poteri, che ti sarebbero dovuti appartenere al ventesimo anno di età. Ma questa cosa era stata stabilita piùdi mille anni fa. La storia del Doppelganger e del vampiro avrebbero dovuto annullare il tutto. Comunque hanno ordinato ad Andromeda di istruirti, e l'hanno mandata qui...-. Non continuò. Rimase in silenzio a fissare la donna.
 
-Per venirti a prendere!! Dovresti andare al tempio e restare reclusa durante tutto l'addestramento!!!-. FinìElijah per lui. Mi sentii morire. Come potevano farmi questo...?
 
-E...proprio ora che io e te c'eravamo accorti di amarci? Proprio adesso doveva succedere?-. Mormorai mentre le lacrime amare che fino a prima avevo tenuto dentro di me scendevano lente e caute dalle mie gote.
 
-Pensa alla catena di eventi: se tu non avessi scoperto di amarmi ora non saremmo in questa situazione...-. Stava forse dando la colpa a me...?
 
-Ma non cambierei ciò che é successo per nulla al mondo. Per niente Elena, perché quando mi hai detto "Ti amo" il mondo si éfermato, e sentivo che sarei potuto morire anche in quel momento. Non sono disposto a perderti! Non te!-. Sorrisi a quelle parole. Mi guardòdolce come non mai, e mi sentii fiera di esser sua. Era una sensazione che divampava in ogni fibra del mio corpo morto. Era puro orgoglio.
 
-Ma questo non cambia ciò che deve esser fatto! Gli spiriti e gli Dei non tollerano che una scorciatoia venga presa. Sono intervenuti personalmente a quanto pare. Nonostante avessero promesso di non farlo più!-. Finìla ragazza dispiaciuta. Sapevo che lo era. Come per un sesto senso che mi legava a lei sapevo che stava davvero male.
-Troveremo un altro modo. L'abbiamo trovato sempre. Anche quando sembrava che non ci fosse via d'uscita. La risolveremo ragazzi!!-. Damon si fece avanti apooggiamdomi.
 
-Ha ragione, troveremo qualcos'altro!-. Anche Jeremy tornò a prender parte alla conversazione.
 
-Non credo sia così semplice...gli Dei sono arrabbiati con tutti voi, ma in particolare con Elijah. Quando Bonnie stava facendo l"incantesimo per riportare Klaus nel suo corpo...non erano le streghe ad ostacolarvi, ma gli spiriti della terra. Avrebbero interrotto loro l'incantesimo. E se non ci fossero riusciti sarebbe comunque stata una fortuna, perché Elijah non si sarebbe sacrificato tornando umano e rompendo l'equilibrio di nuovo...non credo ci sia via d'uscita contro la loro ira!-. Ma non mi arresi. Restai dell'idea che doveva pur esserci una soluzione accessibile.
 
-Cercheremo una scappatoia. Io non vengo con te lì, e sono sicura che riusciremo a convincere gli spiriti a lasciarmi con i miei cari!!-. Andromeda sorrise.
 
-Mi auguro che le tue speranze divengano fatti, Elena! Lo spero davvero!!-. Annuii guardando i presenti.
 
-Iniziamo la ricerca della situazione. Per prima cosa vado a riprendermi Bonnie!!-.
 
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-Cosa stiamo facendo esattamente??-. La macchina sfrecciava silenziosa sulla strada, e purtroppo per le mie orecchie il motore non era abbastanza rumoroso da coprire la voce squillante di Caroline.
 
-Te l'ho detto: Potevi anche non venire!!-. Mi fissò come fossi matta. Forse era per lei che lo stavo diventando.
 
-E lasciare  che tu e Mister Ora-Sono-Umano facciate un viaggietto tutti soli? Non credo!!Damon ha detto di controllarvi!!-. Elijah alzò gli occhi al cielo conscio che quello era solo l'inizio.
 
-Caroline non devi controllarci, non siamo adolescenti in fuga!!-. Mi squadrò, poi si tiròindietro sul sedile posteriore.
 
-Tu lo sei!!-. Sbuffai.
 
-Anche tu se é per questo, cara!-. Quando il silenzio giunse alle mie orecchie mi sarei messa a urlare di gioia. "Menomale...!".
 
-Secondo voi Bonnie sarà felice di rivedermi?-. Non risposi subito. L'ex vampiro continuò a guidare, ma mi lanciò un'occhiata che non seppi leggere.
 
-Beh dopo che le hai detto in faccia che non é più tua amica non credo farà i salti di gioia Miss Mistyc Falls!! Ricordiamoci che per lei salvare Klaus significava salvare voi!!-. Si beccò uno sguardo piuttosto disapprovevole della bionda vampira, poi con una sorta di sorrisetto tornò alla sua guida.
 
-Lo vedi? É scorbutico! Tiferei per voi se non fosse per quello là!Non lo sopporto...tu come fai?-. Scossi la testa portandomi una mano alla fronte .
 
-Forse perché con lei non faccio così??-. E sentii la voce dell'ex vampiro farsi ancora strada tra la tensione che prevaleva nella vettura.
 
-Secondo voi Klaus che starà facendo? Complotterà ancora contro di noi??-.
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Era tornata la notte nella città eterna. Le luci che accendevano l'anfiteatro Flavio lo colpivano al cuore, tirando fuori memorie perdute da tempo, e tormentandolo con il rimorso. Ricordava l'ultima volta che era stato a Roma. Avrebbe rimembrato quel periodo come il peggiore della sua vita se non fosse stato per Bekah. Guardò come incantato i passanti alla ricerca di una preda. Ma tutto ciò che gli venivano in mente erano brutti ricordi legati alla sua famiglia. Era lì che aveva ucciso Kol, ed era lì che Rebekah due secoli prima l'aveva lasciato da solo per una scappatella da due soldi con uno del luogo. Ma era tornata, e questo lo consolava. E poi c'era Elijah, che dopo gli avvenimenti di Katerina l'aveva abbandonato come un codardo. Non l'aveva rivisto per cinquecento anni, ed aveva perso le sue tracce per molto tempo.
Una ragazza con dei lunghi capelli biondi lo colpìin particolare. Non seppe perchéma gli ricordò  Caroline, e questo gli fece solo rimembrare le ultime cose successe a Mistyc Falls. Elijah umano. Si era lasciato andare per qualche secondo all'umanità, e ora ne pagava le conseguenze, perchéogni volta che pensava a ciòche era successo il suo pensiero andava a colei che al momento lo colpiva di più. Miss Mistyc Falls, la biondina, la signorina Forbes. Ed era forse normale, desiderare un po' d'amore? Mai in vita sua non aveva avuto un amico sincero, a parte Stefan Salvatore per un breve periodo. Chiuse gli occhi un secondo, poi scacciò via i pensieri e partìall'azione.
 
-Scusami!-. Le toccò la spalla e non fece in tempo a guardarla, che lei si giròmettendo in mostra gli occhi blu come la notte. Un po' insolito per una ragazza coi capelli cosìchiari da essere tendenti al platino e la carnagione nivea.
 
-Si?-. Sembrava avesse non piùdi diciannove anni dalla statura e tutto il resto.
 
-Sa che ore sono?-. Se ne uscìcon la prima volta che gli venìin mente, e sembrònon avere l'effetto desiderato.
 
-Non serve Niklaus!-. Sbigottito fece un passo indietro. Possibile che fosse quello il suo vero aspetto...? Colei per la quale aveva fatto tutta questa strada?
 
-Tu...-. Lei sorrise.
 
-Ti sto venendo incontro. Ed é  già tanto che voglia sentire le tue motivazioni,  o no?  -. Annuìancora sotto shock.
 
-Bene. Ora vuoi dirmi perchésono stata destata?-.


NDA: Mi faccio risentire!!! Lo so, in super mega ritardo, ma ero in vacanza ;-)...come sono andate le vostre? Spero bene, e che Babbo Natale e la Befana vi abbiano portato dei bei regali (beh nel caso della befana delle belle calze )
Cmq...che ve ne pare? Mi ucciderete xkè sto divagando troppo coi nostri eroi? o.O

Un grazie mille a Elyforgotten e a Sere Le Fay! Grazie un mondo ragazze, se non ci foste voi forse avrei interrotto da tempo ;-)...forse...

Un bacio grande grande anke a chi segue come sempre...so che ci siete... :-p

Ps: (Scusate sembro ubriaca) A presto raga,

Debbythebest

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Capitolo 18
*** 18-Scende Il Gelo ***


18-Scende Il Gelo


San Pietro Burgo 1849
 
L'atmosfera era magica quella notte di metà gennaio. Le feste erano passate, ma l'entusiasmo ancora vivo della folla si faceva sentire nonostante il periodo. Le stelle brillavano nel firmamento, ammirando annoiate lo spettacolo che l'ignaro uomo offriva. I passanti sembravano stranieri di passaggio, nonostante Leo ne conoscesse la maggior parte. E questo lo stupì. Che si trovasse in uno dei suoi strani sogni? Un carillon suonava nella lontananza di un negozio, e gli tornò in mente la sua spensierata infanzia. Prima che tutto cambiasse, ancor prima che incontrasse il suo mentore. Le lunghe chiacchierate con suo padre su cosa volesse dire essere un uomo d'onore, le storie della mamma prima di andare a letto e le brevi chiacchiere che nonostante tutto aveva scambiato con quella pettegola della cugina Marijah. L'unica che lo capisce, l'unica con cui poteva essere se stesso. Gli sembrava surreale come fosse rimasta comunque e sempre la sua amica del cuore, nonché cugina prediletta. Ispirò una boccata d'aria fresca, che sapeva di zucchero filato. Tutto in quella strada era rimasto esattamente come l'aveva lasciato. Aprì gli occhi di più solo per osservare l'uomo accanto a lui, che indisturbato sembrava essere uno dei tanti passanti.
 
-Scappa!!-. Quella voce lo colpìcome un fulmine a ciel sereno. Si voltòa guardare Elijah, che con fare insolitamente  giocoso si lanciava in una corsa tra la folla.
 
-Ma che...-. Non finì la frase e sgranò gli occhi cioccolato. Un attimo dopo anche lui stava correndo. Ma sul suo volto non c'era un sorriso, bensì un'espressione di puro terrore. Del genere "ora sono morto".
 
-Mi spieghi cosa c'é da ridere, Mr??-. Non rispose subito. Si limitò a guardare ancora diverto gli uomini armati che lì inseguivano rompendo l'atmosfera che si era creata attorno al quartiere.
 
-Zitto e corri Tolstoy! Non dobbiamo far scoprire a mio fratello dove mi trovo!!-. La giacca stava per fondersi col panciotto per quanto la velocità lo stesse vincendo. Poi Elijah si ricordò di chi c'era  al suo fianco, e rallentò per poi fermarsi di botto. Ma durò massimo mezzo secondo, perché riprese la sua corsa.
 
-Non ce la faccio Super Uomo!!-. Lo avvertì l'amico col fiatone.
 
-Ancora un po'. Dobbiamo portarli in via Petrov, poi lì elimino io!-. Leo annuì.
 
-Cosa hai fatto a tuo fratello Niklaus??-. Cercò di raccogliere le ultime forze per non svenire dalla stanchezza.
 
-Édifficile da spiegare!!-. E corse più forte mentre un vuoto trapassava il suo petto con uno scossone. Strinse gli occhi cercando anche di ignorare il nome della via appena pronunciato. Petrova, Petrov. Era per quello che scappava.
 
-C'entra Katerina, no?-. Si tappò la bocca subito dopo averlo detto, consapevole.
 
-Ecco via Petrov!!-. Con una mano si aiutòa svoltare l'angolo aggrappandosi ad un lampione e finse di non sentire il commento. "É giovane!" si ripeté mentalmente.
 
-Ora!!-. Leo si allontanò, e mentre gli uomini con la divisa da guardie dello zar girarono, si ritrovarono il cuore nelle mani di Elijah. Disgustato Leo si era coperto gli occhi, cercando di ripetersi che doveva farci l'abitudine.
 
-Che schifo...non mi ci faròmai l'abitudine!-. Esclamò l'altro pulendosi le mani.
 
-Una pistola no?-. Si limitòa constatare Leo.
 
-Orribili e crudeli armi di voi umani!-. E si riaggiustò la giacca tornando apparentemente disinteressato a qualsiasi cosa lo circondasse.
Una volta tornati nella strada Tolstoy sentìancora il profumo di zucchero, e il carillon, che perògli parvero solo cose infantili a cui aggrapparsi per riportare i ricordi a galla.
 
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
La casa che sfacciata e imponente si ergeva davanti al mio sguardo sembrava avesse la stessa personalità di Bonnie incastonata tra il cemento e i mattoni.
Rimasi in silenzio mentre scendevo dalla macchina e cercavo di rimanere costantemente calma. Caroline era stranamente silenziosa, ed Elijah mi guardò come per assicurarsi che fossi ancora lì.
 
-Non ce la faccio!-. Esclamò di botto la bionda cercando di tornare nell'automobile. Le presi il braccio e la bloccai costringendola a guardarmi negli occhi.
 
-Si invece. Superala Caroline! Fallo per me!!-. Alzò gli occhi al cielo prima di stringersi nelle spalle.
 
-E se mi odia??-. Chiese insicura. Indietreggiai lentamente e le indicai la porta.
 
-C'é solo um modo per saperlo!-. La sfidai. Sbuffò, poi arrivò all'uscio, ma si fermò col dito sul campanello. Si voltò, poi ci guardò come se la stessimo costringendo al suicidio.
 
-Quanto odio dover fare questo!!-. La ammonii.
 
-Sbrigati !-. E quando il motivetto della disney mi raggiunse le orecchie capii che Bonnie non sarebbe mai cambiata, a prescindere dal suo stato d'animo.
 
Raggiunsi Caroline sulla soglia e mi preparai alla scenata, ma quando la Bennet ci aprì la porta non c'era alcuna sorpresa in lei. Anzi, era come se ci stesse aspettando. Si tirò una ciocca di capelli indietro e aprì la porta per farci entrare, però non degnò di uno sguardo Caroline. La vampira emise silenziosamente un sospiro di sollievo.
 
-Bonnie ma che...-. Le parole mi si paralizzarono in gola quando mi trovai davanti un uomo sulla trentina che sembrava mi conoscesse. Le lunghe e fine sopracciglia si alzarono quando tirai indietro le mie amiche cercando di proteggerle. Non lo conoscevo, e già sapevo che era un pericolo.
 
-Si calmi, la prego signorina Gilbert!-. La voce melodica raggiunse i miei padiglioni auricolari come una risposta positiva a tutte le mie supposizioni.
 
-Chi é lei??-. Domandai sulla difensiva. Sentii Elijah fermarsi sulla porta, e cercando di non farmi notare gli feci cenno di andarsene. Ma lui avanzò, ed andò dritto verso la figura seduta sul divano di Bonnie. Feci caso al suo aspetto solo in quel momento. Vestiva formale, proprio come Elijah, ma aveva anche un "non so cosa" di casual, che contradistingueva completamente il suo modo di vestire da quello dell'ex vampiro. I suoi grandi occhi cioccolato rispecchiavano una strana e inquietante furbizia e i lineamenti perfetti potevano far pensare ad una persona nobile. Quando sorrise come la Monalisa alzandosi e andando in contro all'uomo che amavo sentii il sangue ribollire. Percepii la sua presenza come qualcosa che di certo non era umano, e sentii che me la sarei potuta dare a gambe in dieci secondi.
 
-La tua ragazza é uguale alla tua ex, lo sai??-. "Okay, adesso gli avrei spaccato la faccia a quell'impertinente!!".
 
-Katerina non era la mia ex, Leo. Solo la donna che mi ha fatto tener lontano da mio fratello per cinquecento anni!-. Elijah sorrise, e non credetti ai miei occhi quando i due si abbracciarono come due compari sotto il mio sguardo.
 
-È impossibile!!-. Quello che il mio ragazzo aveva chiamato "Leo" si tirò indietro impietrito.
 
-Dovremo farci l'abitudine! L'equilibrio si éspezzato.-. Elijah alzò le spalle e sorrise.
 
-Ma come...-. L'altro si sedette di nuovo mentre io rimanevo ancora paralizzata e allerta, e Bonnie e Caroline dietro di me sembravano uscite da "L'urlo" di Munch.
 
-Inutile dire che sia una lunga storia...ma che ci fai qui?-. La vampira bionda si fece avanti, e Bonnie la squadrò senza dire una parola.
 
-Ho avuto una delle mie...beh lo sai no? E mi ha portato a casa della streghetta. Simpatica direi!-. Offrì un sorriso piuttosto smielato alla mia amica, e lasciai che le mie difese leggermente venissero abbassate. Ma non cambiava il fatto che non mi fidassi per niente di quel tizio.
 
-Quindi tu sei una sorta di suo vecchio amico??-. La voce di Caroline si insinuò tra i due.
 
-Si!-. Continuò a sorridere Leo, mentre Elijah mi guardava.
 
-Volevo presentarti Elena!-. Indietreggiai inconsapevole a quella affermazione. Come già spiegato il tizio non mi piaceva particolarmente, e sapere che stavo per essergli presentata non faceva che aumentare le mie paure.
 
-Vieni!-. Elijah mi porse la mano, e riluttante lo raggiunsi. Sembrò capirlo, e mi passò un braccio intorno alla vita stringendomi possessivo. Mi sentii meglio. Più sicura.
 
-Ho l'alito cattivo?-. Chiese rivolgendosi a me l'altro. Possibile che avesse intuito che lo tenevo d'occhio? Strano, ma sentivo tra me e lui lo stesso legame che avevo con Andromeda.
Allungò la mano aspettandosi che gliela stringessi, e non so perché questo mi risultava strano. Tutto in quella persona mi diceva che c'era qualcosa che non andava. Che non ci si poteva fidare. E pensato da una sorta di semidea-vampira non era rassicurante.
 
-Sono Leo!-. Sotto lo sguardo incoraggiante di Elijah gli strinsi la mano sentendo una strana paura che saliva dentro di me.

-Elena!-. Sorrisi, e mi resi conto che era il sorriso più falso che avessi mai fatto. Lasciai la sua mano come se fosse stato un carbone ardente.
 
Bonnie mi lanciò un'occhiata piuttosto insolita, e mi congedai facendole segno di seguirmi. Ci chiudemmo in bagno, che al momento mi era sembrato l'unico posto sicuro in cui rifugiarci.
 
-Chi é? Perché emana quelle vibrazioni? Perché é a casa tua?-
 
-Dice di essere un vecchio amico di Elijah. É molto potente, Elena. Non ho mai visto niente di simile. Sembra che possegga la natura stessa, e ieri é venuto qui dicendo che oggi sareste arrivati. Non gli ho creduto, ma diceva che era dalla nostra parte, che cose fuori dalla nostra portata stavano per accadere e...-.
 
Non finì perché sentii qualcuno dal piano di sotto che mi chiamava. Così metabolizzai il più in fretta possibile mentre forzavo un sorriso sulla faccia e scendevo le scale.
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Le scesi ancora irrequieta. Di sotto c'era uno strano silenzio, ma mi tranquillizzai quando udii una giovale risata di Elijah.
 
-Sembra ieri!-. Nel salotto sembrava che tutto fosse apposto. Caroline e l'altro ridevano tranquilli alle battute all'inglese che Leo proponeva.
 
-E ti ricordi quando gli dissi: "Sicuramente i suoi ideali non incarnano quelli di cui una nazione come questa avrebbe bisogno!". Chi altro l'avrebbe potuto offendere così, quando ebbe successo?-. Non sapevo di chi stesse parlando, ma compresi che Elijah non sospettasse nulla. Era forse cieco, insieme a Caroline? Io e la strega eravamo matte?
Il suo sguardo si posòsu di me, e percepii una strana aria fredda che mi congelava. Come se mi stesse studiando senza volermelo far notare sorrise caloroso. Ma rabbrividii solamente.
 
-Dunque...non volete sapere perchésono tornato?-.

NDA: I'm back, what do you think? Emmm...scusate era la modalità britannica che a forza di fare inglese sembra sempre più spesso prendere possesso del mio corpo...o.O...tornando a noi...cosa ne pensate? Ho lavorato molto sul personaggio di Leo, e volevo che fosse il più umano possibile. Nella mia mente lui ha avuto un passato molto travagliato e difficile, ma è comq riuscito a mantenere la sua integrità...l'ho fatto tornare insomma! Si scoprirà molto di più sui nostri eroi nei prossimi capitoli, e vi avverto che ci sarà una New Entry molto interessante...
Basta con le farneticazioni!
Come sempre un grazie a Sere Le Fay e a Taisha che hanno recensito, ma anche a Elyforgotten . So che tutte amate gli Originari come me ;-) e non smetterò mai di ringraziarvi per il vostro supporto ^-^

Ma grazie anche a tutti quelli che mi seguono, e che se ne stanno in silenzio. Vi apprezzo ragazzi....che dire....
Alla prossima,
Debbythebest

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Capitolo 19
*** 19-The Five ***


19-The Five





Mosca  1849
 
-Guarda!-. Quando vide la penna stilografica volare nella sua direzione il vampiro sussultò. Non se lo aspettava di certo.
 
-É stupefacente vecchio mio!-. Sorrise e si avvicinò all'amico. Leo rideva sornione, come un bambino che ha detto "mamma" per la prima volta in presenza di un pubblico.
 
-Ci credi? Mia madre dice che sono uno dei Cinque, che vuol dire?!-. Ma quando quelle parole raggiunsero le orecchie dell'originale una sveglia dentro di lui suonò. E un pensiero emergeva da tutti gli altri. "No...non lui...".
 
-Elijah? Che cos'hai?-. Distolse lo sguardo dal suo migliore amico e con passi felini raggiunse la finestra.
 
-Leo ne sei sicuro? Voglio dire: Te l'ha detto proprio tua madre?-. Annuì senza esitare, ed Elijah chiuse gli occhi. Prese un profondo respiro.
 
-É magnifico amico mio. Ho dei poteri...simili ai tuoi...sono...-. Poi il suo entusiasmo si affievolì come una candela sotto la pioggia.
 
-Cosa c'é che non va in me ,quindi?-. Era stato sempre arguto, furbo, e di un'intelligenza che spiccava tra quella dei comuni mortali. Ora capiva perché. Era solo mezzo umano...
 
-Dovrei scappare ora!!-. Si voltò, e con gli occhi lucidi fissò lo sguardo impaurito di Leo.
 
-Cosa...che diavolo sono io?-. Riuscìsolamente a dire prima di sprofondare nella poltrona.
 
-Cosa ti ha detto esattamente tua madre?-. Sospirò, e gli si sedette di fronte, mentre sentiva che mille aghi gli si conficcavano nel cuore. Perché le persone intorno a lui lo deludevano sempre...? Anche inconsapevolmente?
 
-Ha detto: "Èora che ti dica una cosa. Non sei umano, ma appartieni ad una stirpe diversa. Ce ne saranno solo altri quattro come te, ovvero i Cinque. Tu sei il numero quattro e bla bla..."-. Prese un sorso di vodka cercando di non sputarla.
 
-Sai che vuol dire?-. Negò prontamente.
 
-Leo sei un semidio. Ci sono stati altri come te nel tempo, secondo una legenda Zeus avrebbe deciso di ritirarsi, e con lui tutti i suoi figli e fratelli lasciando il mondo agli spiriti e agli umani. Non avrebbero più fatto parte della vita dell'uomo. Tuttavia la profezia diceva anche che gli ultimi cinque figli degli dei sarebbero nati per proteggere la razza umana, in caso di una possibile e permanente rottura dell'equilibrio al posto degli dei. Ma era una leggenda...-. Scosso dalle sue stesse parole si portò una mano a sorreggersi la tempia.
 
-E questo equilibrio si é rotto?-. Interessato alla vicenda Leo posòil bicchiere.
 
-Non ancora, ma data la tua esistenza accadrà. E quando la Quinta avrà i suoi poteri...io e i miei fratelli potremmo essere spacciati!-.
 
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-Sono qui perché come mi hai spiegato tu tempo fa l'equilibrio si èspezzato. E sei stato tu a romperlo, amico mio...-. Guardai Elijah non capendo.
 
-Ti ricordi quella cosa dei Cinque?-. Mi chiese. Io annuii.
 
-É per questo che siamo qui. Per cercare una via di uscita con i poteri di Bonnie!-. Chiuse gli occhi un momento, per poi riaprirli di scatto.
 
-Elena quella sorta di piano d'emergenza che gli spiriti avevano era destare i Cinque. Tu sei il Cinque, Leo é il Quattro, Andromeda era l'Uno e Tatia/Daina il numero Due...-. D'accordo...la cosa stava diventando parecchio strana ora...e il Tre?
 
-E il Tre??-. Tossì leggermente.
 
-Non si sa! La figlia di Afrodite sembra sparita nel nulla...-. Leo alzò le spalle.
 
-Ed é un bene?-. Chiesi scioccata.
 
-Per noi si. Finché tutti non veniamo svegliati o destati i vampiri sono al sicuro, così come voi. E poi anche se trovassimo il Tre rimane il fatto che Tatia é morta mille anni fa!-. Elijah si schiarì la voce.
 
-Comunque non spiega perché io abbia i miei poteri anche se sono una vampira e una Doppelganger.-. Lo sguardo di tutti era puntato su di me.
 
-Tu sei la Quinta. Il pezzo grosso, la più potente. Sei stata destata dagli Dei in persona. Tu non avevi bisogno di essere una semidea. Tu sei una Dea. La compassione,la giustizia e la "Luce"!-. E quelle parole mi colpirono. Più che altro l'ultima. "Luce". Come mi avevano chiamato gli spiriti nella sola e unica visione che avevo mai avuto...
 
-"Luce"...-. Riflettei tra me e me.
 
-Il tuo nome, "Elena". In greco significa letteralmente "Luce"!-. Quelle parole mi sorpresero. Ma mi sorprese ancora di più che ne fossi totalmente all'oscuro. Avevo sempre pensato che il mio nome fosse solamente quello dell'Elena dell'iliade, non che avesse un significato così semplice e profondo.
 
-Fico!!-. Mi voltai verso Caroline leggermente confusa.
 
-In realtà c'é ben poco di "Fico"...-. Constatò Leo.
 
-Significa che non avrei una vita normale neppure da vampiro!!-. E sprofondai nel sofa chiudendo gli occhi.
 
-Ma a meno che tu non abbia ereditato anche i poteri di Tatia non potremmo essere destati, e quindi la cosa svanirebbe nel nulla!-. Elijah cercò di rassicurarmi, come faceva sempre d'altronde, ma non so neppure adesso se in effetti quella volta ci riuscì.
 
-Non può essere così semplice...perché Andromeda sarebbe venuta ugualmente? Perché tutto questo starebbe accadendo?-. "Perché non posso mai avere una vita banale??".
 
-Non lo so, ma per qualunque motivo tutto questo stia accadendo...solo gli spiriti lo sanno!-. E non si rese conto di quanto quella frase fosse azzeccata. "Ma certo! Gli spiriti!".
 
-Sei un genio!-. Bonnie sembrò capirlo prima di me, e per la fretta gli baciò la fronte avviandosi al piano di sopra.
 
-Oh Bonnie!-. Scoppiai a ridere. L'unica che non rideva era Caroline, che come Leo sembrava averci capito ben poco. Si scambiarono un'occhiata.
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-Come intendi contattare gli spiriti?-. Chiesi entrando nella stanza della mia amica.
 
-Con un semplice incantesimo di trasferimento...-. Guardò a terra, e mi rivolse un sorriso stanco, piùche morto.
 
-Niente magia nera, ho imparato la lezione...-. Era distrutta, e nonostante avessi creduto per poco che giù si fosse ripresa almeno un po' non lo aveva fatto. Bonnie era spenta come una stella morente per colpa mia e di Caroline,tanto prese dai nostri improvvisi cambiamenti da gettare lei nel dimenticatoio senza averne nessuna consapevolezza. E mi faceva capire quanto ultimamente avessi trascurato le mie amiche...da quando ero un vampiro.
 
-Niente che posa mettere a rischio la nonna...-. Mormorò debolmente a se stessa, ma ero un vampiro, e sentii ogni singolo sungulto che le uscìdalla bocca successivamente.
 
-Cosa c'entra tua nonna adesso?-. Domandai allarmata. La signora Bennet era morta, e da parecchio anche. Almeno per i miei standard.
 
-Niente! Io L'ho solo...pensato!-. Esclamò sorpresa quanto me.
 
-Ma allora...-. Che cavolo succedeva? Perché stava succedendo tutto questo? Scossi la testa e mi sedetti sul letto insieme a lei.
 
-Cosa c'entra tua nonna, Bon?-. Deviò il mio sguardo inquisitorio con estrema destrezza. Mi mentiva, adesso.
 
-Niente, Elena! Solo che...sono successe cose tanto importanti per me ultimamente, ma so che a te non importano quindi...-. Alzò le spalle facendo la vittima.
 
-Ma che dici??-. Mi arrabbiai io.
 
-Tu e Caroline siete così occupate da voi che non badate quasi piùa me...e vi capisco perché le vostre preoccupazioni sono giuste, e io ho smesso di sentirmi ignorata!-. Batté le mani sul materasso e si avvicinò alla console dal lato opposto della camera specchiandosi.
 
-Quando feci l'incantesimo per ridare il suo corpo a Klaus in qualche modo sapevo che era soltanto l'inizio della fine. Avevo usato la magia nera perché avevo esaurito gran parte della mia energia quando ho essiccato Klaus. -. Mi guardò con lo sguardo perso nel nulla, ma sempre nella mia direzione.
 
-Però non avevo previsto le conseguenze!-.


NDA:Lo so, capitolo corto...quel nuovo personaggio di cui vi avevo parlato arriverà nel prossimo capitolo quindi tenetevi pronti...e mi farò perdonare per il ritardo cercando di farlo più lungo ;-)
Ancora nn me ne rendo conto che siamo già arrivati a 19,mamma mia quanto scorre il tempo...

Come al solito un bacione a tutti quelli che mi seguono, e un abbraccio speciale a Sere Le Fay Taisha
....

Scusate se vado di fretta,


Debbythebest

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Capitolo 20
*** 20-Solo l 'inizio... ***


20-Solo l'inizio...



Firenze 1923
 
Si gelava di freddo fuori ma poco importava. Batté i piedi per terra e mentre entrava con la legna in mano non potè fare a meno di notare che una lettera si era impigliata tra lo stipite della porta e il muro acerbo della casetta. La afferrò e chiuse dietro di sé l'uscio con un calcio. Adorava quella città, ma non d'inverno. Anche se faceva di gran lunga meno freddo che a Mosca. Forse invece era dove viveva che non gli andava giù. Con un tonfo il legname cadde accanto al caminetto.
 
-Zio Leo stamattina uno strano tipo ti cercava!-. La voce di sua nipote Irina lo raggiunse solo in un secondo momento. Andò verso la cucina e la trovò intenta a preparare la sua famosa torta alle mele.
 
-Iri, chi era?-. Chiese sospettoso. Non voleva aprire il pezzo di carta finchénome ne avesse saputo di più.
 
-Non lo so, ma era un bel...voglio dire un signore con uno strano accento, tipo...-.
Facendo dei segni indistinti con il cucchiaio cercò delle parole che forse neanche esistevano.
 
-Oh...com'era?-. Un sorrisetto si dipinse sul giovane viso della ragazza.
 
-Beh...aveva un suo fascino...si chiamava Demetri...-. Un sospiro di sollievo uscìdalle labbra di Leo. Per un attimo aveva creduto che...
 
-Diceva che l'aveva mandato il suo Signore...un certo Elijah....-. L'altro si bloccò. Con la gola secca si tolse il cappotto.
 
-Va tutto bene?-. Irina gli si avvicinò preoccupata.
 
-No, scusa é che sono cose da adulti!-. Sorrise per rassicurarla, ma aveva preso da sua nonna Marijah, e sapeva di non poterle mentire.
 
-Non c'entra per caso il tuo amico di San Pietro Burgo?-. Domandò inquisitoria.
 
-Ma che dici...!-. Esclamò fingendosi offeso.
 
-Va ad accendere il fuoco, su!-. Scuotendo la testa tornòalle sue faccende, mentre lui tornava di là.
Come una furia recuperòla lettera lasciata in disparte e la aprì.
 
Solo dalla scrittura elegante e perfetta capìchi l'aveva scritta.
Cosa voleva da lui Elijah? Non che non fosse felice di sentirlo, ma dopo che il tuo migliore amico non si fa sentire per settant'anni la prima cosa che ti chiedi é"cosa gli serve?".
Aveva ragione. Dalle parole incise con delicatezza sul pezzo di carta intestata doveva aver combinato qualcosa che lo aveva costretto a rivolgersi a lui.
 
"Leo,
Benchéio sappia che il perdono é l'ultima cosa che la mia anima meriterebbe, è ciò che ti chiedo. Di perdonarmi per ciò che ho fatto, perché mentre lo facevo il mio onore non aveva voce in capitolo. Ma solo la mia codardia, che ultimamente divora il mio spirito e annerisce la mia coscienza. Alla lista di disumanità commesse si aggiunge il tradimento al mio stesso sangue. E anche se quest'ultimo non merita il mio rispetto, é  pur sempre parte della mia famiglia.
Ti prego di considerare la possibilitàdel perdono, poichénon avròpace finchéil mio orgoglio non tornerà tale.
 
Elijah
 
Ps:Segui le istruzioni qui in seguito se mai vorrai riallacciare la nostra amicizia."
 
Con gli occhi pieni di rabbia ma anche di tristezza si affacciò in cucina.
 
-Irina, quando Greta torna, dille che vado per un po' a nord, d'accordo?-.
 
Prima che l'altra potesse replicare sentìla porta sbattere, e intravide il fuoco che non era mai stato acceso. Sorrise e andò a recuperare la legna.
 
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Mentre il mio sguardo vagava per la snella figura di Bonnie Bennet sentii un formicolio alla nuca. Come se il mio corpo si stesse preparando al peggio. "Già...ma al peggio di cosa...?".
 
-Che genere di conseguenze?-. Prendendo coraggio inspirando si voltòverso di me.
 
-Un genere che non avevo mai previsto...cose allucinanti che c'entrano con gli spiriti e l'Altro Lato! La nonna dice che lìora non é più come prima...qualcosa...o meglio qualcuno cerca di tornare nel nostro mondo senza il permesso...-. Sembrava particolarmente spaventata quando pronunciò quelle sillabe.
 
-Chi é?-. Non rispose. Mi ignorò e basta.
 
-Quando feci l'incantesimo con la magia nera, mi apparve lo spirito della nonna dicendomi che dovevo stare attenta alla magia, o Loro se la sarebbero presa con me...-. Iniziò a camminare in circolo.
 
-Chiunque loro fossero sapevano che qualcosa stava accadendo o per accadere, così mandarono mia nonna ad avvertirmi. E le fecero del male come anticipo, Elena!-. Si fermò a singhiozzò mentre lacrime amare scendevano dai suo begl'occhi verdi. Con un balzo mi alzai ed andai ad abbracciarla. Pensavo che lei avesse avuto una vita normale rispetto alla mia ulimamente. Mi sbagliavo.
 
-Poi dovetti fare l'incantesimo per riportare Klaus nel suo corpo, così lui se ne sarebbe andato e avrebbe ridato la pace alla nostra città. Ma...Loro mi punirono facendo di nuovo del male alla nonna nell'aldilà...-. La Strinsi di più cercando di non scoppiare in lacrime anche io. "Dannati sentimenti da vampiro!!".
 
-E poi, Caroline, il mondo che sembrava crollarmi addosso e questo!-. Si divincolò indicando qualcosa di impreciso nell'aria circostante.
 
-C'é qualcosa di anomalo Elena. Altrimenti tu non saresti la Quinta ora. Andromeda non sarebbe venuta a prenderti...-. Annuii. Era quello che avevo puntualizzato giùio.
 
-E sono più che sospettosa del fatto che possa trattarsi di qualcosa che ha a che fare con quello che sta succedendo nell'altro'Altro Lato!-. Dissi decisa.
 
-È probabile!-. Constatò Bonnie tirando fuori da un armadietto delle strane essenze e candele.
 
-Cosa...?-. Lei mi anticipò.
 
-L'incantesimo di trasferimento. Useremo la tue abilità di entrare in contatto con gli spiriti  per avere risposte. Trasferiremo i tuoi pensieri e ciòche hai visto anche a me!-. "Facile...efficace.".
 
-Oh!-.
 
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-Mi hai fatto venire fin qui...per convincermi ad unirmi ai buoni?-. Sembrò sconvolto a quell'eventualità, e le parole che erano uscite poco prima dalla sua bocca non gli parvero neanche le proprie.
 
La ragazza davanti a lui alzò gli occhi al cielo. Gli occhi azzurri e furbi si dilettavano in acrobazie che Klaus aveva visto solo nei cartoni. Non che li guardasse per davvero...qualche volta gli era capitato di fissare la televisione che trasmetteva Topolino per non angosciarsi troppo della sua inutile vita.
 
-Ti ho già detto di no! I cattivi saremmo proprio noi!!-. Si portòle sottili braccia al petto incrociandole.
 
-Ma...tecnicamente da un mio punto di vista saremmo noi i Buoni!-. L'ibrido si alzò dalla sedia e la fronteggiò. Lei rimase con lo sguardo impassibile, come quello di una dea guerriera che non conosce paura.
 
-Il tuo punto di vista é quello di un'idiota che non capisce niente!-. Ribatté lei seria. All'altro sfuggìuna risata divertita. Si tiròindietro facendo un leggero e comico inchino, incorniciato da un sorriso di scherno che alla ragazza non piacque. I suoi capelli come la polvere di stelle brillarono sotto la luce innaturale dei lampadari.
 
-Mi piace la tua insolenza. Hai carattere! Un po' troppo maleducata ma carina, non c'éche dire, Itala!-. Lei scosse la testa arrabbiata.
 
-É Itaca idiota! E non starò qui un minuto di più a sentire le tue cavolate! Quindi forza "Incrocio tra un cane e un pipistrello", si o no?-. Ammirando i suoi occhi chiari e pacificatori annuì sconsolato.
 
-Posso farti una domanda però, Itaca?-. Lei alzòle spalle.

-Che cosa sarebbe successo se tua madre fosse stata Diana e non Afrodite? Da lei hai preso solo gli occhi!!-. Si beccò un 'occhiataccia.
 
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sentendo il profumo dell'incenso e di non-so-quale-erba mi tornò in mente la mia spensierata infanzia. Era vero, la maggior parte delle cose che ricordavo erano pomeriggi passati con Bonnie e Jeremy, ma c'era anche qualcosa che mi faceva ricordare di Caroline e le sue Barbie...
Strinsi gli occhi cercando di concentrarmi e fare quello che la streghetta mi aveva suggerito. "Pensare agli spiriti....certo...se sapessi come sono fatti, magari...".
 
-Non pensare alla loro forma, pensa alla loro potenza. A come emanano energia. Senti quell'energia e falla tua. Raggiungila!-. Disse Bonnie ancora con gli occhi chiusi. Cercai di sbirciare ma lei mi ammonì con un severo "Ah-ah".
Sbuffai.
 
-Non ci riesco, é inutile! Perché non lo fai fare ad Andromeda?-. Poi non sentii piùla sua risposta, e nemmeno l'incenso. Solo, calmo, silenzioso e incessante vuoto. Aprii gli occhi di scatto, e ammirando ciòche mi circondava non riuscii a trattenere un urlo.
 
-Ma che diavolo...-. Mormorai a voce alta. C'era un non so che di lugubre e terrificante in tutto ciò. Intorno a me c'erano le mura di una stanza circolare, ma era come se quella stanza non esistesse, perché la mia aura non percepiva alcun muro. Ero semplicemente nel vuoto più assoluto. Sentivo che da un momento all'altro sarebbero arrivate le urla isteriche.
Soffrivo di Claustrofobia!! Ma nessun urlo arrivò, e tutto ciò che la mia mente formulava erano pensieri tutt'altro che coerenti. Vagavo nei meambri più sconosciuti della mia fantasia stando ferma. Seduta. Senza muovermi. Per impedire che le urla potessero arrivare da un momento all'altro.
 
-Stupefacente, vero "Luce"?-. Quando quella voce raggiunse le mie orecchie fui costretta ad alzare lo sguardo.
 
-È Elena!-. Precisai rabbrividendo. La figura incapucciata dinnanzi a me non camminava, strusciava sul suolo come se non avesse le gambe. "E forse nemmeno ce le ha...". Sembrava fosse una pedina degli scacchi mossa da una mano invisibile che la fa scivolare da una casella all'altra.
Mi tirai leggermente indietro.
 
-Ma in greco significa "Luce", te lo hanno detto, vero?-. Annuii profondamente intimorita mentre il cappuccio veniva verso di me.

-Chi sei?-. Chiesi sulla difensiva. Una risata agghiacciante prorruppe nella sala.
 
-Non devi avere paura di me! Semmai é dei miei fratelli che dovresti! Io non sono altro che una viandante stanca e sola nella grandiosità del tempo. Importante quanto insignificante. Sola quanto non sola. Morta ma comunque viva. Non é di me che devi temere. Non più, non tu, almeno. Mi hai già sfidata e hai vinto...ma gli spiriti superiori...è di loro che il tuo cuore e quello degli altri deve fremere per la paura!-. Mi porse una mano ossuta, e capii che i miei sospetti avevano ragione. "Che sia...?". Tutto intorno divenne spento, morto, e il mio timore crebbe sempre di più. Non che la mia paura del buio aiutasse il tutto poi.
 
-Sei la Morte?-. Non ricevetti mai risposta a quella domanda. Mi limitai a seguirla, perché se era davvero la Morte quella là...non credo che il fatto di essere sia un vampiro che La Quinta aiutasse. Avevo vinto contro di lei. Ero una non-morta e una dea.
 
Vidi l'area circostante trasformarsi, e ne ebbi timore. Tutto in quel luogo mi faceva paura. Anche se non ne sarei dovuta essere spaventata.
 
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-Elena! Elena!-. La scosse. Doveva farlo, doveva provarci.
 
-Elijah! Caroline!-. La vampira era lìun secondo dopo. Sul viso sconvolto, l'amarezza di incontrare gli occhi supplucanti della sua amica. O forse ex-amica . L'aveva perdonata?
 
Elena se ne stava lì, ferma e con gli occhi spalancati senza dar segno di vita. E come avrebbe potuto? Non respirava!
 
-Da quanto sta così???!-. Chiese una voce arrabbiata facendosi spazio tra la piccola folla che si era creata.
 
-Da...non lo so, ma so che non énaturale Elijah! Qualcosa deve essere andato storto!!!-. Singhiozzòla strega.
 
-Elena, amore!-. Invano la scosse più forte che potè.
 
-Non serve!-. Dichiarò Leo entrando nella stanza.
 
-Che dici??-. Sibilò sconvolto l'ex vampiro. Tutto ciò che voleva ora era riportarla con se nel mondo dei vivi.
 
-É in trance, non vedi?-.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
Quando io e Mr Cappuccio raggiungemmo il luogo predestinato sentii una scossa elettrica che quasi mi friggeva il cervello.
 
-É Normale!-. Mi avvertì con una strana e inquietante nochalance.
 
-Se lo dici tu...-. Mi limitai a constatare. Tutto ciò che poco prima era stato oscuro e ostile, facendomi sentire come Dante ne la "Divina Commedia", ora sembrava svanito. Perché?
Semplice. Intorno a me non c'era piùalcuna oscurità, e ciòche era sembrato ai miei stanchi occhi buio e tenebra, ora era solo luce.
 
Brillante, e calda contro la mia pelle fredda. Entrammo in quella che sembrava un'altra sala. Ma questa era piena di quella che sembrava nebbia. Non naturale però, mi resi conto non appena ebbi l'occasione di adocchiarla meglio.
 
Il secondo dopo ero sola, e mentre i miei ricordi venivano proiettati qua e la nella stanza di nebbia, mi venne in mente che quello che Andromeda aveva detto aveva un fondo di verità.
 
-Solo l'inizio...-. Mormorai inconsciamente.


NDA: Hey ragazzi vi avevo promesso che il capitolo sarebbe stato più lungo....cosa ne pensate? è anche arrivata la ragazza nuova, e poi stavano succedendo tutte queste cose ultimamente, ma vi siete mai veramente chiesti perchè?
Im so so sorry per il ritardo e spero di essermi fatta perdonare ;-)

UN BACIONE a chi la Segue, a chi la Recensisce (Sere Le Fay,Taisha, Elyforgotten) e anche chi l'ha aggiunta tra le preferite... <3

:-*

Debbythebest

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Capitolo 21
*** 21- La Progenie Della Luna ***


21-La Progenie Della Luna



-Che diavolo dovrebbe significare???-. L'aria nella stanza lo soffocava, e come se non bastasse anche la finestra aperta gli dava fastidio.
 
-Quello che ho detto! Si risveglierà quando Loro vorranno che questo accada. É già stata prima in questo stato?-. Elijah si limitò ad annuire, mentre continuava a tenere Elena stretta a sé. Non lasciava che nessuno le si avvicinasse. Nemmeno Bonnie o Caroline. Nemmeno Leo, che era come lei...e che aveva i poteri molto simili ai suoi.
 
-Una volta. Eravamo a casa sua e gli Spiriti l'hanno chiamata "Luce", e...-. Prese un profondo respiro e degnò il Quattro di un'occhiata.
 
-É stata la prima volta che è entrata in trance. La prima e speravo l'ultima!-. 
Sibilò.
Con aria comprensiva Leo gli appoggiò una mano sulla spalla. Si sedette con lui sul divano dove giaceva il corpo di Elena e abbassò lo sguardo. Lo sorprendeva molto come il suo amico si fosse innamorato di quella ragazza. Un tempo era sicuro fino allo stremo delle forze che nessuna donna sarebbe mai più riuscita a conquistare il suo cuore. E invece eccolo lì, umano, a stare in pena per una dea immortale che con molta probabilità era a discutere del piùe del meno con gli Spiriti. Anche se non lo dava  a vedere però era geloso della ragazzetta. Elijah sembrava avere attenzioni solo e solamente per lei. Neanche scambiava più   stupide battute con lui.
 
-Quanto tempo é stata in trance la scorsa volta ??-. Chiese lungimirante.
 
-Due ore...perché?-. Le sistemò addosso una coperta. L'aria della sera incominciava a farsi sentire, e benché la finestra aperta lo facesse morire di freddo, la stanza lo soffocava.
Delle nuvolette di vapore uscirono dalla sua bocca.
 
-Perché solitamente la seconda trance dura il doppio della precedente. E cosìfino all'infinito se non imparerà a controllare i suoi poteri.-. Spaventato da quell'eventualità l'altro lo fissò incredulo.
 
-Non lascerò che Andromeda e gli Spiriti la portino via da me. Mai. Mi hanno già portato via il mio migliore amico!-. E quando quelle parole raggiunsero le orecchie di Leo, capì che in fondo Elijah aveva ragione. Lui non era più il ragazzo di San PietroBurgo che adorava scrivere e ascoltare la dolce melodia dei carillon. Quello che odiava ma amava sua cugina Marijah in maniera spropositata. Quello che non aveva mai seguito i consigli del padre e mai sopportato il fratello Nikola.
Non era più Leo. Era il Quattro. E tale sarebbe rimasto.
 
-Hai ragione!-. Ammise senza peli sulla lingua. Aveva imparato con anni di esperienza tutti i modi in cui fosse speciale. Era Immortale, agile e forte, ed aveva poteri psichici inimmaginabili...eppure...era rimasto qualcosa di umano in lui? Forse si, ma non gli era mai capitato di vederlo.
Capiva la paura di Mikaelson. Che lei potesse cambiare e non amarlo più. Diventare come Andromeda e mettere la missione prima del suo cuore e il resto. Ferendo non solo se stessa,  poiché quando Andromeda era andata a prenderlo aveva passato trent'anni ad auto-padroneggiarsi. Scoprire che suo padre era un Dio non era stato una bazzecola. Il figlio di Apollo...e chi mai l'avrebbe detto? Riusciva a scorgere la verità del mondo dei vivi, e tutto gli era chiaro anche prima che lo conoscesse. Ma tale conoscenza aveva avuto un prezzo...
 
-So che sei là dentro, comunque!-. Sorrise, ma non troppo.
 
-Lei non soffre il freddo!-. Gli fece notare Leo indicando Elena.
 
-Si, a modo suo. Lei fa di tutto per auto-convincersi di essere ancora umana. E io glielo lascio fare, perché sembra l'unica cosa che le impedisce di non cadere. O perlomeno di rialzarsi...-. Sembrò leggermente rattristato da quelle parole.
 
-Ti ama molto! L'ho letto nel suo sguardo, e lei ha letto nel mio la mia consapevolezza. Ma non se ne é vergognata, anzi, ne èstata fiera! Fiera del vostro amore.-. Elijah accarezzò una guancia di Elena, non smettendo di contemplarla.
 
-É fiera di te, Elijah. E sta lottando per te e i suoi cari. Lei é"Luce"-. Poi si alzò di scatto, e prima di raggiungere lo stipite della porta si voltòun ultima volta.
 
-Vuoi che soffra le pene dell'inferno perché non riesce a controllarsi? Vuoi fare la parte dell'egoista?-.
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Mentre i ricordi continuavano a svolazzare come volatili nell'area circostante chiusi gli occhi assumendo un'espressione decisa. Elena la sofferente sarebbe sparita. Ero una Dea? Quello sarei stata. Niente Spiriti a comandarmi. Nessuno che mi avrebbe dato più ordini.
Solo io. Sarei stata io la mia legge e la mia giustizia.
 
Iniziai a camminare in tondo come se fosse una litania, e mentre i ricordi scorrevano incessantemente la vista di un volto familiare mi fece rabbrividire e provare rabbia all'istante. Forse mi avevano in pugno, perché a quanto pare gli Spiriti sapevano dove ferirmi.
 
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-Cosa c'entra San PietroBurgo in tutto questo?-. Chiese dando un'occhiata al biglietto aereo.
 
-É lì che dovrebbe trovarsi il Quattro!-. Disse solamente Itaca con naturalezza. Era ovvio che non sapesse precisamente dove fossero gli altri, ma sembrava normale. Per trovarsi loro potevano contare sui loro poteri ben sviluppati, invece lei era sicura che non sapessero nemmeno della sua esistenza. Era rimasta nell'ombra per volere di sua madre. Per proteggersi. Finchénon era stata destata. Allora, solo allora aveva capito che tutto ciòera inevitabile, e che il tempo in cui era rimasta nascosta era stato solo d'intralcio. Perchéora non sapeva neppure come usare le sue doti, o addirittura se ne aveva.
 
-Dovrebbe??-. Chiese scettico. Lei si mise le mani sui fianchi.
 
-Non é colpa mia se quella Barbie di mia madre non tollera che la sua piccola corra rischi...-. Sconsolata si lasciò cadere su una sedia. Klaus rimase leggermente sconvolto. Non era di abitudine vederla ridotta così. Prepotente, guerrigliera....caso mai...
 
-Tu non sei piccolina. Prepotente, poco femminile, coraggiosa in modo ridicolo e arrogante forse...non piccola nè indifesa!-. E questo sembrò sollevarla di morale. In modo disgustosamente dolce avrebbe osato ammettere. Ed era stata colpa sua. Ma non avrebbe sopportato di vedere un broncio stampato su quella faccetta infantile per tutto il viaggio.
Perché il mondo sembrava avercela ogni volta con lui? Caroline, tutti bramavano la sua dipartita. Nessuno escluso.
Lo faceva sentire solo, ed ora che non aveva nemmeno più Bekah doveva accontentarsi di Itaca, una ragazzina che si comportava da comandante quando non era nessuno.
 
-Non credo che tu lo pensi sulserio!-. Rialzandosi gli lanciò un'occhiata severa, e poi fece per salire le scale della grande villa nela periferia di Roma.
 
-Vado a fare le mie "valigie"!-. E un attimo dopo era scomparsa di sopra. Non si era accorta di aver usato una velocità che superava anche quella di un vampiro originale. Ma Klaus si, e mentre un sorrisetto maligno si faceva strada sul suo bel viso si ritrovò a pensare che dopotutto non era così inutile, la ragazza.
 
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-Hey!-. Caroline entrò nella stanza con la paura che le saliva in ogni vena, in ogni capillare.
 
-Hey!-. La salutò di rimando Bonnie restando di spalle.
 
-Sai...vorrei sapere una cosa e...-. Prese un profondo respiro. -Scusarmi per quella sera. Ero incavolata e non ho visto più niente. Sono stato cieca, mi dispiace davvero!!-. Si stritolò le mani mentre attendeva la risposta.
 
-Ti ho già perdonata se è quello che vuoi sapere!-. Esclamò l'altra lavando i piatti in modo piuttosto nervoso.
 
-Bene...Fantastico!-. Voltandosi non potè fingere di trovarsi in ansia anche in adesso. L'aveva perdonata....e allora perché il vuoto dentro di lei non era stato colmato?
 
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Presi tutta la forza che avevo in corpo e cercai un appiglio per non crollare proprio lì, in un mondo senza neppure una regola logica. Gli occhi impregnati di lacrime di mia madre mi pregavano per qualcosa. Di toglierla da quel tormento.
 
-Mamma!!-. Cercai di andare incontro a quel volto così bello e inverosimile ma le passai attraverso, come quel giorno con Bonnie...quando rischiai di perdere le persone care. Quel giorno, che odio, ma che amo più di ogni altro giorno. Quei momenti che si intersecano con mille altri momenti creando un lasso di tempo nella quale é successo il peggio. Sembra che tutto mi sia sempre e comunque tornato addosso con violenza. In quella giornata capii di amare colui che é quasi sempre nei miei pensieri, ma si spezzò anche l'equilibrio...
 
-Tesoro, non temere sono reale!-. Esclamò con un dolce sorriso Miranda Sommers,  mentre io tentavo di formulare quei pensieri nella mia testa. Era ovvio, se i miei ricordi erano proiettati nella stanza, così lo erano anche i miei pensieri, diventando alla mercé di chiunque volesse leggerli, ma anche usarli contro di me.
 
-Vorrei crederti...-. Riuscii soltanto a sibilare mentre delle lacrime scendevano calde e copiose dalle mie ciglia.
 
-Sono qui, bambina, con te. Sono davvero qua!-. Ma quando fece per avvicinarsi Indietreggiai senza rimpianti.
 
-Non puoi essere tu...Bonnie dice che...-. Mi chiusi la bocca bloccando il singhiozzo che sentivo salirmi in gola.
 
-Dall'Altro lato tutto é cambiato!-. Finì lei per me. Se quella era solo una farsa, sembrava mia madre per davvero...
 
-Come...-. Chiusi gli occhi un istante.
 
-Sei sempre stata un libro aperto Elena, ricordi quella volta che baciasti Matt sulla porta di casa sicura che io e tuo padre non avessimo visto niente?-. Annuii. Volevo vedere fino a che punto poteva arrivare la cattiveria di una qualche entitàsuperiore in vena di scherzi.
 
-Era vero, non avevamo visto nulla, ma tu non sei cosìbrava a mentire! Ti batte forte il cuore  e ti sudano le mani!-. Avevano fatto un ottimo lavoro.
 
-É per questo che non devi mentire nemmeno a te stessa!-. Continuò.
 
-Segui la tua strada, e capirai qual é il tuo destino!-. Quando sentii il suo dito sul mio petto mi sentii cedere. Volevo abbracciarla, dirle quanto mi mancasse, ma avrei accettato di abbracciare un illusione...eppure sembrava cosìvera, cosìsolare...CosìViva!!...
 
-Il tuo cuore é la tua Luce, Elena! Tu stessa lo sei ma...segui la luce che ti porterà a casa, nel posto che sai essere speciale. Sii forte piccola, perché la vita é la nostra guerra, e un giorno equivale ad una battaglia. Ne hai vinte tante, perché perdere la guerra??-. Le lacrime adesso scendevano anche sulle guance e su quelli che sentivo come dei vestiti, ma non potevo essere sicura che fossero veri. Tutto in quella sorta di dimensione ancestrale sembrava esser fatto di nulla.
 
-É difficile, mamma. Jeremy, la mia vita, è pesante come un elefante...tutto sulle mie spalle...-. I suoi occhi castani mi fissarono compassionevoli. Intrisi nella stessa compassione che di tanto in tanto inquinava i miei. Ecco da dove veniva il mio "dono", la mia scintilla. Da mia madre.
 
-É orribile. Non so quale sia il mio posto, nemmeno da vampira posso avere una vita normale....non sento di potercela fare!-. L'illusione mi aveva completamente preso, ora lo ammettevo. Forse era davvero mia madre, o forse no.
 
Nei suoi occhi pieni di lacrime lessi quasi disperazione.
 
-Il mio tempo sta per scadere, quindi te lo dirò Tesoro caro, ciò che é la causa di tutto questo, potrete trovarlo nel passato e nel futuro. Nell'occhio che tutto vede é scritto che succederà tra non molto. Dovrete essere pronti ad andare contro gli Spiriti se volete proteggere chi amate. Avevi ragione, c'é un motivo se il meccanismo si é sbloccato lo stesso. Non posso dirti tutto, ma ricorda che non sempre la morte é la fine della vita, e che chiunque puòessere risvegliato con i giusti mezzi. Con i giusti passaggi...con le giuste azioni...-. Mi sorrise un'ultima volta e accarezzandomi la guancia mormoròdelle ultime parole.
 
-La risposta é nella progenie della Luna, ed é di tale progenie che dovete avere paura!-. Sgranai gli occhi a quelle parole senza senso, e mi aggrappai alla sua mano desiderando ardentemente che non svanisse. Che non mi lasciasse da sola con la mia vita.
 
Come se fosse stato un brutto sogno mi risvegliai con il cuore in gola, ma non riuscii a reagire, troppo indebolita. Sentii ancora il calore della mano di Miranda sulla guancia, ma non la trovai lìquando i miei occhi si riaprirono.
 
-Non farmelo mai più!!-. Delle braccia forti mi strinsero quasi fino a stritolarmi, e provai sollievo quanto delusione.
Era il mio Elijah. Ero tornata nel mondo reale, e benché fossi contenta di poterlo sentire vicino a me, la mamma mi mancava. Sapevo che sembrava una frase idiota e infantile, ma volevo la mamma. Ed era doloroso.
Affondai le testa nel suo collo e lo strinsi rilassandomi. Notai un paio di occhi indiscreti che ci fissavano leggermente seccati dallo stipite della porta, e mi venne voglia di fargli la linguaccia.

-Sai, io te lo avevo detto che entro al massimo quattro ore si svegliava!-.Leo alzò le spalle sotto il mio sguardo severo. Non mi andava ancora troppo giù quel tipo. Era visibilmente geloso di Elijah.

-Quindi cos'hai visto?-.

NDA: Ragazzi allora ? è tanto che non sento alcune persone e mi sto chiedendo perchè. Non è arroganza, ma piu che altro paura...sto andando fuori traccia? 
Tornando in me: Buon San Valentino a tutti!!! Specialmente ai single ;-) 
Spero che sia stata una buona giornata a tutti. Che ne dite della piega che stanno prendendo i nostri personaggi? Ci sono domande che posso chiarire?
Come al solito ringrazio sempre con dei bacioni chi segue,recensisce ecc....stavolta un grazie grandissimo a Sere, che dai primi capitoli mi sopporta ;-)

Ragazzi scusate per la fretta e alla prossima,
Debbythebest

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Capitolo 22
*** 22-Felicità,semplicemente felicità ***


22-Felicità, semplicemente felicità





Siberia 1923
 
La landa gelida e desolata si estendeva per quelli che sembravano chilometri. I suoi scarponi marciavano ormai automaticamente sulla neve, e si ritrovò a desiderare di non aver mai intrapreso quel lungo e faticoso viaggio. Anche se era strettamente necessario per la sua incolumità.
Nuvolette vaporose gli uscivano dalla bocca, ma lui neanche ci faceva caso, troppo preso dal fatto che non si sentiva più le gambe. Cosa strana a dire il vero, poiché non avrebbe neanche dovuto sentire il freddo. Chiuse gli occhi concentrandosi un attimo, e poi intravide la tanto agognata meta. Si mise a ridere come un idiota per il sollievo di avercela fatta.
 
-Ti sembra divertente? Incominciavo davvero a pensare che saresti morto, brutto pazzo!-. Chiese Leo scorgendo in lontananza l'amico.
 
-Ti sembro morto?-. Arrivando gli diede una pacca sulla spalla, divertito perlopiù dal suo atteggiamento da "mogliettina preoccupata".
 
-La tua morte sarebbe stata divertente??-. Non capendo sbuffò. Erano settant'anni che non si sentivano, e quando gli era arrivata la lettera di Elijah sembrava fosse arrivato il giorno del giudizio. L'amico si era allontanato notevolmente da lui, negli ultimi decenni, ed anche se si erano visti qualche volta di sfuggita, la loro amicizia non era più quella di prima. Sapeva perché aveva bisogno di lui. Per non cedere all'impulso di suicidarsi dopo quello che aveva fatto. Ed essendo lui l'unico legame che aveva a parte la sua famiglia era stato importante.
 
-No, é divertente il fatto che Klaus creda di essere più furbo del sottoscritto!-. Esclamò l'altro fermandosi a pochi passi dall'amico. Lo salutò con un cenno del capo, restando sempre allerta.
 
-Elijah...mi spieghi perché non sei voluto venire con me in treno?-. Alzò le spalle. Poteva spiegarglielo gentilmente e non avrebbe capito. Avrebbe potuto farlo in modo brusco e l'avrebbe allentanato per sempre. L'unica persona a cui voleva bene e che non fosse un membro stampalato della sua assurda famiglia. Ma Leo non era più lo stesso, e da codardo che era diventato, Elijah cercava di tenerlo alla larga il più possibile. Le sue azioni gli si sarebbero ritorte contro, certo, ma almeno per ora preferiva non correre rischi. Aveva l'eternità per rimettersi in buoni rapporti con i suoi "cari". L'eternità sarebbe iniziata adesso.
 
-Ai miei tempi si viaggiava senza tutti questi mezzi! Una volta...-. Ma non lo fece terminare.
 
-Se incominci di nuovo con il discorso di "Ai miei tempi era meglio", ti lascio qui fuori!-.
Replicò categorico Leo. Preferiva non chiedere.
 
-Scusa é che devo distrarmi, non posso credere ancora di averlo fatto veramente! Mi sento come se da un momento all'altro potessi cadere a terra e non rialzarmi più...-. Il suo volto sembrò leggermente scosso.
 
Entrando nella casa ripensò su tutto ciò che aveva detto a se stesso mentalmente. Ne era valsa la pena. Certo, si stava nascondendo da suo fratello, ma aveva scelto quel posto non solo per il fatto che era isolato. Per il fatto che fosse l'unico luogo capace di farlo sognare, di farlo restare in simbiosi con il mondo che aveva lasciato. Che lo facesse sentire a casa.
 
-Io prendo la stanza al piano superiore!-. Avvertì l'amico con sguardo truce.
 
-Certo, la babysetter ha meno considerazione, vero?-.
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Sarebbe stato facile rispondere a quella domanda in modo piuttosto loquace. Ma una piccola voce dentro di me diceva che era meglio dire una bugia. Il perché, ancora mi sfuggiva, per adesso.
Spinsi sulle braccia e mi misi a sedere fissando Elijah in modo piuttosto innocuo.
Lui mi sorrise, e con i pensieri che si allontanano da qualsiasi logica  io contraccambiai.
 
-Come ti senti?-. Tagliò corto L'ex vampiro ignorando la precedente domanda di Leo.
 
-Ho la testa a pezzi!-. Farfugliai buttando giùla prima frase che mi veniva in mente.
 
-Beh, penso sia normale!-. Constatò con una certa acidità nella voce il semidio che ora era perfettamente nella mia traiettoria visiva.
 
-Non fare l'acido!-. Lo avvertì scherzosamente l'altro.
 
-Devi imparare a controllarti, o succederà che le trance inizieranno a divenire sempre più lunghe!-. Quella ammissione mi sconvolse. Forse sarebbe stato insano rimanere apparentemente indifferente, ma fu quello che feci, mentre ragionavo meglio sulle parole di Miranda. "La progenie della Luna...". All'inizio mi erano sembrato solo parole senza senso, ma poi avevo collegato il tutto e arrivata ad una conclusione piuttosto convincente. La Luna nell'antica Grecia era associata a Selene, e la progenie di Selene era ...
Scossi la testa intrappolata nella confusione della mente. Non poteva essere. Non doveva essere. Andromeda era dalla nostra parte! Perché non ci si doveva fidare di lei? Cioè praticamente era innamorata anche lei di un vampiro, quindi a cosa sarebbe servito tradirci se la profezia non si sarebbe potuta avverare? Sembrava così stupido pensare ad  Andromeda come ad una traditrice che mi sentii meschina. Ma le parole di mia madre non mentivano, e a meno che Miranda Sommers non fosse stata solo un'illusione degli Spiriti...non sapevo da che parte stare. Quando una voce mi riportò definitivamente nel mondo dei vivi incontrai gli occhioni scuri che amavo.
 
-É Okay?-. Annuii un po' stordita.
 
-Bene! Quindi cos'è che hai visto, ragazzina?-. Se mai Leo mi era sembrato un po' sopportabile nelle ultime ore, ora ritiravo tutto. Era un pallone gonfiato  acigno.
Mi chiesi se una donna avesse osato amarlo. Secondo me no. Sarebbe stato un suicidio persino per la più paziente delle sante.
 
-Era tutto molto confuso!-. Mi limitai a rispondere tendendomi la testa con la mano.
 
-Quindi siete venuti fin qui, e Bonnie ha fatto quell'incantesimo per farti vedere confuso?-. Ne sapeva qualcosa, e quello era il motivo per cui non mi fidavo. Avanzando verso di me assunse un'aria altezzosa che purtroppo per me lo rendeva anche sexy, trall'altro. Non avevo a che fare con un semplice veggente, ma con il figlio del dio del sole, e chissà quali poteri possedeva...
 
-Non ti pare di esagerare, Leo?-. Chiese confuso Elijah. Io lo guardai con sfida, sapendo per la prima volta di essere più forte persino di lui.
Con esasperazione l'altro mi rivolse uno sguardo di rimprovero.
 
-È in gioco molto, lo vuoi capire, carina??-. Strinsi gli occhi.
 
-Lo so!-. Mantenni lo sguardo.

-Allora perché non capisci che non sono io, il Nemico??-. Quella frase in particolare mi colpì. Non sapevo quali dote avesse, ma se davvero la maggior parte dei Cinque aveva la veggenza, allora sapevo che quella, il mio comportamento, e il legame che mi univa con ognuno di loro contribuiva a rendermi un libro aperto.
 
-Non ho mai detto questo!-. Quasi urlai.
 
-Ma lo pensi!!-. Si giustificò imitandomi.
 
-Bene! Volete sapere cosa ho visto? Mia madre che con molta probabilità mi ha detto che non mi devo fidare di Andromeda! Contenti?-. Sotto gli sguardi allibiti (per sminuirli) dei presenti me ne andai via.
 
In cerca dell'aria fresca che tanto sapevo di meritare uscii sperando che nessuno mi seguisse. Ma le mie speranze rimasero vane, perchésentii qualcuno che si schiariva la voce.
 
-Sparisci dalla mia vista!-. Mi limitai ad avvertirlo prima che perdessi il controllo.
 
-Non stai guardando nella mia direzione!-. Avrei avuto l'occasione di dargli un pugno in faccia, e nessuno se ne sarebbe accorto, ma a quanto pare...
 
-Che vuoi da me? Ti ho detto quello che ho visto! Ora dileguati!-. E feci un gesto con la mano.
 
-I Cinque dovrebbero rimanere in buoni rapporti, Elena. Per cui, nonostante tutto questo io e te dobbiamo andare d'accordo!-. Quando mi voltai notai che era serio. Perfetto. Niente di meglio che un patto col diavolo...
 
-E perché?-. Incrociai le braccia al petto.
 
-Perché so qualcosa che potrebbe interessarti!-. Leggermente incuriosita mi sporsi in avanti.
 
-Cosa?-. Sapeva di aver ottenuto la mia attenzione, così sorrise.
 
-Si tratta di Elijah. Tu credi che a lui piaccia essere umano, ma non é così. All'inizio lo esaltava, poi però si é stancato. E lo sai perché?-. Con gli occhi incrociati a quelli di Leo speravo che stesse mentando.

-Per te. Che gli Dei mi perdonino ma resiste solo per farti contenta!-. Mi schiarii la voce guardando alle sue spalle. Speravo che Elijah non ci stesse sentendo adesso.
 
Lo trascinai lontano e con mia grande sorpresa il pallone gonfiato non oppose resistenza.
 
-Di che cosa stai parlando? Lui era così spensierato, così vivo...-. Leo alzò gli occhi. Prese un respiro fissando i miei occhi ansiosi, poi mi mise le mani sulle spalle.
 
-Sto parlando del fatto che lui si sente inutile. Prima poteva proteggerti, poteva insegnarti ad essere un vampiro. Poteva essere lui quello forte, saggio e...Elena, lui ti ama, ma si sente un cretino.-. Sbattei le palpebre più volte riuscendo a capire solo ora. Aveva ragione probabilmente. Ero stata così cieca da non vederlo. Ed ero stata egoista. Stavo tenendo Elijah incollato a me per paura che tornasse ad essere quello di prima. Quello che mi aveva tradito, quello che mi aveva buttata in un tunnel sotterraneo per salvarsi la pelle...
Ma poi ripensai anche che quello stesso Elijah aveva avuto paura di innamorarsi di me all'inizio, e me lo aveva confessato con sguardo pieno di emozioni. Quell'Elijah che mi aveva scritto una lettera che mi aveva commosso nel profondo...quello che per farmi una cortesia non mi aveva strappato via dai miei cari. Lo stesso Elijah che si considerava un mostro, ma che era così umano...
Ora invece lo rendevo infelice per me stessa. Guardai a terra mentre Leo cercava il mio sguardo.
Sembrava leggermente preoccupato
 
-Ho bisogno del tuo aiuto...-. Dissi assente.
 
-In cosa...?-.
 
-Elijah. Tu sei il suo migliore amico. Aiutami a renderlo felice...-. Un sorriso si dipinse sui bei lineamenti del russo.

NDA: Hey!!! Lo so che ultimamente sto facendo molti ritardi e mi dispiace, ma davvero sono molto impegnata tra la famiglia e lo studio. Spero che il capitolo vi piaccia.

Un grandissimo grazie come sempre a chi mi segue, e soprattutto a chi mi sopporta sempre. ;-)

Un bacione e alla prossima,

PS: nell'immagine ci sono Itaca e Klaus e si scoprirà di più nei prox caps.

Debbythebest

 

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Capitolo 23
*** 23-Tutto ciò che siamo... ***









 

23- Tutto ciò che siamo...




-Non c'é!!!-. Avrebbe spaccato tutto da un momento all'altro. Si mise letteralmente le mani nei capelli e ringhiò in direzione dell'ibrido. Di fronte a lei Niklaus rideva.
 
-Ne avevo il leggero sospetto!-. Le sue fossette si stesero in un ghigno.
 
-Come é possibile? Come cavolo può essere...-. Itaca diede un calcio ad un mobile, che si danneggiò considerevolmente. Avevano fatto tutto ciò che andava fatto. Doveva rintracciare gli altri, far loro sapere che c'era anche lei. La compagnia non era delle migliori e come se non fosse bastato il russo non c'era.
Strinse nelle mani il cellulare e ignorando Klaus composte un numero.
 
-Si?-. Prendendo un respiro profondo la biondina fece un sorriso stirato.
 
-Mamma, ho bisogno di te. Accetto il tuo aiuto. Non era ciò che volevi??-. Quando un urlo le perforò il timpano capì di aver ragione.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-Cosa hai in mente??-. Leo sorrise.
 
-Semplice.-. Constatò. -Trasformalo!-. Stavo per scoppiare a ridere perché pensavo fosse una battuta, ma poi ci arrivai.
 
-Non stai scherzando, vero??-. Incrociai le braccia al petto.
 
-No, io non scherzo mai. Innanzi tutto assicurati che lui te lo chieda, poi...beh, lo fai!-. Risi amara.
 
-Come se fosse facile! Dovrei ucciderlo!-. Leo mi guardò con comprensione.
 
-Lo so che per te é difficile, ma devi pensare al fatto che non correrà più alcun rischio...-. Mi avvicinai alla finestra e osservai Elijah, che seduto sul divano si guardava intorno annoiato. La sua percezione era molto ridotta rispetto alla mia. Era meno forte, meno agile e veloce, meno ricettivo...meno immortale. Fu quell'ultima parola a sconvolgere il resto dei miei pensieri. Avrei dovuto decidere prima o poi, e mentre le parole di Stefan riecheggiavano nella mia testa con la pesantezza del piombo io pensavo a come questa scelta sarebbe stata sempre più vicina. Da umano Elijah continuava ad invecchiare, e non era un bene per me.
Ci pensai, poi tornai con lo sguardo verso Leo.
 
-Io dovrei pensarci bene!-. Conclusi imboccando la porta.
 
-Elena!-. La sua voce mi fermò un istante.
 
-Gli voglio bene , sai? Dopo tutto quello che é successo gli voglio ancora bene....non farei mai qualcosa che potrebbe nuocere ad Elijah. Sono dalla tua parte, é ora che tu lo capisca!-. Annuii e tornai dentro.
 
-Lo so...-. Sussurrai più a me stessa che a lui tornando dentro.
 
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-In America???-. Urlò sconvolta. Klaus alzò le spalle indifferente, mentre la donna davanti a lei si tirava indietro una ciocca rossiccia. Tipico. Lei aiutava sua figlia e quello che riceveva era nient'altro se non un atteggiamento intollerante.
 
-Beh, é dove sono!-. Si giustificò. Itaca si portò una mano alla fronte piuttosto sconvolta. "Come se non bastasse...". Pensò.
 
-Quindi che si fa? Si va in Virginia?-. Si intromise tra le due l'ibrido.
 
-Si, si torna a casa!-. Esclamò la ragazza cadendo sulla prima sedia. Diede un'occhiata alla madre e sbuffando la fronteggiò.
 
-Posso mamma???-. Chiese supplicante. Odiava dover fare la ragazzina viziata ma era l'unico modo per farla cedere.
 
-Si!-. Rispose sconsolata la dea.
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Quella sera  fummo fortunati, davvero fortunati. Bonnie accettò di tornare con noi a Mystic Falls e senza dire una parola salì sull'automobile con Caroline.
 
Erano ormai due ore che eravamo in viaggio ed Elijah non aveva ancora proferito parola. Lo Fissai leggermente preoccupata e gli accarezzai il braccio per fargli sapere che ero lì, al suo fianco. Non mi piaceva quando era troppo pensieroso. Tendeva a chiudersi in se stesso. Mi sorrise rassicurante e continuò a guidare.
 
-Cos'hai?-. Chiesi solo.
 
-Cosa?-. Sembrò risvegliarsi dal più profondo dei sonni a capii di aver ragione.
 
-Cosa ti succede??-. Fece spallucce come se stessi dicendo la cosa più normale del mondo.
 
-Nulla. Va tutto bene! E tu?-. Si voltò verso di me con uno sguardo preoccupato.
 
-Sto bene!-. Sibilai sospettosa. Ma che gli prendeva??
Tornò il silenzio. Accidenti a Caroline ed a Bonnie che erano andate in macchina con Leo! Ci avevano lasciati qui da soli pensando di farci un favore e invece...
 
-Sicura?-. Domandò ancora.
 
-Non rigirare la frittata !!-. Lo sgridai irrequieta. Perché era quello che aveva fatto. Ribaltare la situazione a suo piacimento in modo che fossi io a chiedermi che cosa avessi fatto. Ma era lui dalla parte del torto qualunque cosa fosse.
 
-Io non sto....-. Lo vidi respirare un attimo per poi fermare la macchina di botto. Per poco non andai a sbattere contro il cruscotto cercando di parare la testa con le mani. Non mi avrebbe fatto tanto male data la mia immortalità, ma non amavo comunque rischiare.
La rabbia e la preoccupazione dentro di me crescevano. Ripresi lentamente il respiro e subito dopo sentii una voglia incondiscendibile di urlare.
 
-Ma sei impazzito????!!!!!-. Gli Urlai contro dandogli una botta sulla spalla. Dopo aver represso un sibilo di dolore mi fissò con le sue iridi scure. Sembravano incendiate. Cosa gli avevo fatto??
 
-É sempre così non é vero??? Io che sono quello da proteggere e da controllare. Sono debole e indifeso, mi pare giusto!!-. Non feci in tempo a controbattere che lui scese dalla macchina fermandosi nel bel mezzo del nulla. Lo seguii senza dire una parola mentre si appoggiava allo sportello ormai chiuso del conducente.
 
-Elijah ma che dici???-. Cercai il suo sguardo, ma quello che ottenni furono solo due tizzoni ardenti di carbone. I suoi occhi non sembravano più quelli dell'uomo che amavo. Offuscati da una rabbia rossa e fiammeggiante che non avevo mai visto.
 
-Si Elena, é così! Ammettilo!-. Mi accusò non volendo sentire scuse e ne fui spaventata. Quello non era lui...

-Elijah ascoltami! Ora basta ascoltami!!-. Gli presi il viso tra le mani e deviò il mio sguardo fissando un punto indefinito alle mie spalle.
 
-Io cerco di farti sentire quello che eri prima ma...-. Sentivo le lacrime pungere i miei occhi stanchi e seppi perché. Si stava comportando così perché si sentiva inutile, esattamente come aveva detto Leo. "Forse anche troppo esattamente...". Pensai tra me e me.
 
-Elena non sarò mai più quello di prima! Mai!-. Si divincolò e mi diede le spalle. Ma non mi arresi.
 
-Tu sei quello di prima! Sei ancora lui: L'Elijah che mi ha fatto innamorare! Solo più umano...-. Lo raggiunsi ancora.
 
-É questo il punto! Io non tornerò mai più ad essere uno dei vampiri più forti in assoluto. Semmai tu deciderai di trasformarmi tornerei ad essere di sicuro un novellino...-. Sobbalzò, e incontrando il suo sguardo capii che stava piangendo.
"A questo punto arrivava la nostalgia che provava nei confronti del suo essere stato ...".
 
-Non sarai mai come gli altri!-. E mentre si asciugava gli occhi lo guardai con amore.
 
-La tua compassione é un dono Elena Gilbert!-. Uff. Ma perché non capiva???
 
-Non si tratta di compassione!! Lo vuoi capire? Si tratta di te.-. Sorrise amaro. -Di te e me!-. Continuai. -Di te e me che lo supereremo insieme, come abbiamo sempre fatto ultimamente per tutto!-. Se c'era una cosa che sapevo di Elijah era che era cocciuto e orgoglioso in una maniera ridicola. Convincerlo era come sradicare un albero con tutte le radici.
 
-A me non é sembrato. Tu sei una dea Elena. Cosa sono io? Il tuo cagnolino? Il tuo lacché preferito?-. Mi sfidò con lo sguardo.
 
-L'uomo che amo...-. Mi limitai ad osservare con la voce ridotta ad un sottile filamento. Restò in silenzio per quelle che mi parvero ore.
Sospirai stanca di tutto ciò e feci per tornare nell'auto, ma quando stavo per farlo sentii qualcosa di pesante che mi voltava. Subito pensai che qualcosa di brutto stesse per succedere e mi misi allerta, poi però la mia schiena sbatté contro lo sportello chiuso e sentii le sue labbra che si schiantavano contro le mie con violenza. Rimasi di stucco e solo in un secondo momento contraccambiai. Mi aveva totalmente e piacevolmente preso di sorpresa.
Si premette di più contro di me mentre gli avvolgevo le braccia intorno al collo e lo attiravo di più a me. Quando mi prese per la vita e mi sollevò sentii il mondo girare. Era aggressivo. Non sembrava lui. Mi staccai dal bacio cercando una risposta nei suoi occhi color della notte più scura, ma non vidi altro se non buio. Qualcosa succedeva ad Elijah, e non era solo colpa della sua rabbia repressa. Antecedendo ogni mia mossa mi accarezzò la guancia con dolcezza insolita.
 
-Trasformami!-. Sembrava un ordine. E forse lo era dato il tono che aveva usato. Altezzoso, reale, il tono di un capo. Il tono del vecchio Elijah.
.
Ma c'era anche qualcos'altro. Bisogno nella sua voce. Fu proprio quella necessità che gli sentivo che comandò la mia bocca.
 
-Si...-.
 

Nda: Eccomi tornata con un altro capitolo (corto trall'altro)!! Cosa ne pensate? La trama si sta di nuovo complicando un pochino, ma vedrete che dopo dure,dure,dure prove i nostri ragazzi ce la faranno.
Do uno spoiler: tra poco succederà qualcosa di veramente grosso che cambierà radicalmente Elena.

Come al solito grazie grazissime a chi mi segue, e spero continuiate a farlo :-p


Debbythebest

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Capitolo 24
*** 24-La Foresta Delle Ore ***


24-La Foresta Delle Ore






Mosca 1923
 
-Elijah!!!!-. Entrò non chiedendo neanche permesso. Stavolta l'aveva combinata grossa. Dietro di lui la porta si chiuse facendogli rizzare i peli dietro la schiena. Armeggiò col pugnale e lo intrise di cenere.
 
-So che sei qui fratellone. Ti piace il freddo é? Avessi avuto almeno la prudenza di cambiare zona!!!-. Rise come un sadico e si precipitò con la sua velocità verso le scale. Non sapeva se l'avrebbe trovato ora e qui, ma era intenzionato a cercarlo ovunque pur di fargliela pagare. Chi altri conosceva la loro posizione? Chi altri poteva aver avvertito Mikael? Di certo solo lui.
 
-Non rispondi??-. Stava incominciando a perdere la speranza così come la pazienza ,lo ammetteva. Ma nient'altro.
Una voce gli arrivò da dietro spaventandolo e quando si accorse che era il suo assistente cercò di sembrare calmo e pacato. Ma si era spaventato.
 
-Qui non c'é Niklaus !!-.  Avvertì Noan entrando nell'atrio dopo di lui.
 
-Dove altro potrebbe essere??-. Chiese Klaus non prestando attenzione all'altro.
 
-Beh ho saputo che di recente uno dei suoi lacché é stato in Italia per un compito..."insolito"...-. Marcò su quest'ultima parola. Venne interrogato con lo sguardo e continuò.
 
-A Firenze. Da una certa....Irina Hindemburg...-.
 
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
In lontananza sentii la voce di Caroline.
 
-Hey, vi abbiamo raggiunti! Ci fate strada o preferite fare gli autostoppisti??-. Elijah mi mise giù all'istante mentre la macchina si avvicinava. A bordo c'era un Leo piuttosto interessato.
 
-Si é bucata una ruota!-. Dissi lì per lì e mi risistemai come meglio potevo. Sapevo che in quel momento avevo gli occhi di tutti puntati addosso, ma che potevo farci se erano tremendamente inopportuni?
 
-Dannazione avevo promesso a Damon di tenervi d'occhio !!!-. Si lamentò la bionda. Scossi la testa imperterrita.
 
-Caroline ora basta. Andate ora vi raggiungiamo!!-. Il Quattro ci fissò come per assicurarsi che andasse tutto bene e io annuii ancora un po' diffidente. Avevo troppa sfiducia nei suoi confronti.
 
-Noi andiamo allora...-. Mormorò Bonnie prima che sentissi la macchina sfrecciare lontana da noi.
 
-Senti...-. Iniziai. Ma Elijah salì in macchina e mi fece cenno di salire.
 
-Lo farai? O era solo una risposta dettata dall'impulso di farmi calmare?-. Sbuffai. Mi sedetti di fronte a lui easpettai che continuasse. Troppo stava succedendo, troppo mi stava tornando addosso. Perché?
 
-Elena non ce la faccio. Non mi sento più...-. Lo vidi ridere. -Mi farai tornare quello che ero? Mi aiuterai? Perché ti giuro che c'ho provato ad essere umano ma é più difficile di quanto ricordassi...-. Non sapevo più neanche cosa pensare. Volevo solo uscire da questa situazione il più in fretta possibile. Magari ci sarei riuscita, o magari no...
Cosa importava in questo momento? Beh, in questo momento sentivo tutta me stessa in tumulto. Sul punto di cadere in un qualche burrone dove ad aspettarmi c'era quella cosa chiamata sorte. E a governare la mia sorte erano gli Dei. Ma non ero io quella che credeva che il destino lo si crea con le proprio azioni? Si. Quella ragazza fui io. Ma non ero più lei. Ora ero un vampiro, un mostro egoista...
Prendendo la forza in me poggiai una mano sul braccio dell'uomo che amavo sperando  che capisse. O meglio che mi capisse. Ma ultimamente sembrava assorto nel proprio mondo, in cui io non sembravo essere tra le priorità. Però capivo. Non dovevo per forza essere al centro del suo universo. Anche se questo faceva male lui era libero, e lo sarebbe stato per sempre. Sembravo una pessimista a pensarla così, ma chi l'avrebbe detto che fra qualche anno lui non si sarebbe potuto innamorare di un'altra?? Dopotutto viveva da secoli, e chissà a quante donne aveva promesso il suo cuore...non lo sapevo...e magari neanche volevo saperlo, perché avrebbe fatto male...
 
-Elijah io non...sento che questo, tutto questo, si sta come allontanando da me e...sento una forza che mi unisce a te. Ma un'altra che mi separa da quell'altra fo...non so come spiegarlo....-. E mi portai una mano sulla fronte. Lui mi fissò un attimo indeciso prima di sospirare e intrappolare il mio viso nelle sue mani.
 
-Hai minimamente paura di perdermi come io ho paura di perdere te??-. Vedevo timore nei suoi occhi. Solo paura e ansia. Cosa temeva? Che gli rispondessi di no? Lui era così radicato nel mio cuore che neanche gli Dei avrebbero potuto cancellarlo da me. Ma ci credeva?
 
-Io ho paura di perderti in ogni momento. Adesso, ieri, tra due giorni...è da quando ho sentito cosa si prova a perderti che sono sicura che sei così importante per me da non poter andare avanti senza te al mio fianco ...tu sei parte di me!-. Quelle parole uscirono dalle mie labbra con tanta facilità che quasi non me ne accorsi.
 
-Beh é più o meno quello che sento io...solo non saprei metterlo in modo così poetico...-. Dopo tanto riuscii a scorgere un po' di felicità nel suo sguardo etereo. Era bastato questo? Una frase?
 
-Vuoi sapere perché non voglio più essere umano??-. Chiese rabbuiandosi. Strinsi la sua mano e pregai con tutta me stessa  che nessuno passasse di lì con una macchina rovinando il momento.
 
-Perché ti amo così tanto, che la sola idea di perderti mi distrugge devastando il mio essere. Perché per una volta in vita mia, non voglio accettare il fatto che niente duri per sempre. Voglio solamente che questo non abbia mai fine.-. Si morse il labbro inferiore e fissò a terra.
 
-Ho la tremenda paura che tu un giorno decida che non sono abbastanza per te...e sono egoista lo ammetto, ma farò in modo di essere sempre abbastanza per te!-. Sentivo che la commozione sarebbe arrivata da un momento all'altro. Cosa avevo fatto per meritarlo? Ero io che non ero alla sua altezza.
 
-So di esser stata tremendamente egoista a non farti tornare prima vampiro, ma pensavo tu fossi...-. Mise un dito sulla bocca per farmi stare zitta, e seppi che qualunque cosa avessi detto, in qualunque momento l'avessi detta sarebbe stata una cosa che ci avrebbe solo fatti allontanare di più. Ora, proprio ora, la nostra relazione si basava sulla nostra capacità ci capirci senza le parole. E devo ammettere che stavo diventando piuttosto brava in quello. Il suo sguardo intenso per esempio mi diceva che stava pensando ad una pazzia, e quando aprì bocca capii di aver regione.
-Passiamo la notte nel bosco!-. Era totalmente serio, e interdetta mi voltai verso il finestrino notando solo in quell'attimo che stavamo viaggiando tra due parti di una foresta.
 
-Ma...-. Mi azzittii notando la scintilla nel suo sguardo.
 
-Ma non dormo per terra!-. Lo avvisai con una punta di ironia nella voce. Era una pazzia. Sapevo con ogni parte di me che lo era, la mia ragione lo gridava con tutte le sue forze. Ma io non ascoltavo la mia parte illuminista in questo momento.
 
-Certo che no! Ma sai una cosa? Io lo facevo quando ero ragazzino...-. Piegai la testa di lato ora che il suo sguardo si era fatto nostalgico. Poi, come per un temporaneo e istintivo atto di pazzia lo vidi cambiare totalmente atteggiamento.
 
-Beh, farà freddo e io sono umano. Di conseguenza é meglio se vado a cercare del legname per il fuoco!-. Una risata mi uscì spontanea e scesi dalla macchina a ruota dopo di lui.
 
-Non farti male!!-. Lo avvisai scherzosa. La sua reazione in confronto a come l'avevo immaginata fu molto tranquilla.
 
-Questo contribuisce ad alzare la mia autostima, grazie!-. Si voltò verso di me mentre indietreggiava verso l'oscura foresta.
 
-Seriamente!-. Dissi ora senza alcun sorriso sulle labbra. Annuì e poi lo vidi scomparire. Come se gli arbusti lo avessero inglobato. Sospirai nervosa e mi appoggiai contro l'automobile. Non ci misi molto a comprendere che era stata una cattiva idea quella di mandarlo da solo nel bosco, e per di più di notte. Ma se l'avessi seguito si sarebbe allarmato, ed avrebbe pensato che non mi fidavo di lui. Bel casino. Mantenni la calma il più possibile e mi avvicinai al ciglio della strada, dove iniziavano a troneggiare gli alberi. Appoggiandomi ad uno di essi e stando attenta al minimo rumore percepii nient'altro se non il vuoto, e questo mi mise più che allerta. "Dovrei sentire i suoi passi...". Pensai.
Subito pensai al peggio. No. Che fine poteva aver fatto in dieci secondi??? Ma soprattutto, perché non ero andata con lui???
 
-Elijah????-. Lo chiamai scattando all'interno. Ma non sentii nulla. Allora divenni più che isterica. Mi passai le mani nei capelli iniziando a pensare a tutto ciò che sarebbe potuto succedere in dieci secondi. Cosa? Neanche il tempo di fare qualche passo...
-Elena!!-. Quella voce mi fece saltare per la sorpresa, e poi notai chiaramente Elijah seduto contro un albero.
 
-Mi hai fatto prendere un infarto!-. Gli urlai conto mentre se la rideva. L'aveva fatto a posto per caso?
 
-Ma non sei in ospedale!!-. Disse alzando le spalle. Perfetto, mi citava. Mi misi le mani sui fianchi indecisa sul cosa farne del cretino che avevo davanti.
 
-Molto divertente!!-. Lo fulminai. Il mio sguardo però cambiò totalmente quando notai una certa sofferenza sul suo volto.
 
-Mi aiuti??-. Chiese. Il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore acerbo quando  prendendogli il braccio per aiutarlo ad alzarsi lo tirai su.
 
-Ma che hai combinato in dieci secondi???-. Domandai  inespressiva notando che non ce la quasi faceva a reggersi in piedi.
 
-Hai visto quel ramo?-. E indicò con la testa una radice che spuntava da terra.
 
-Si...-. Alzai gli occhi al cielo.
 
-Beh io non l'ho fatto! E comunque non sono stati dieci secondi, almeno un'ora!-. Ammutolii all'istante. Pensava davvero che ci cascassi??
 
-Elijah, sono passati pochi istanti!-. Esclamai con voce solenne. Rise come se lo stessi prendendo in giro, poi indicò qualcosa alle mie spalle.
 
-Elena, quelle sono le legna che ho raccolto. Secondo te lo avrei fatto in pochi istanti???-. Volando lentamente la testa come se fossi in un film horror rabbrividii. Ma allora che mi era preso??
 
-Elijah, dobbiamo uscire immediatamente da questo bosco!-. Sentenziai iniziando ad avere paura. Qualunque cosa stesse succedendo non era di certo colpa di un cambiamento improvviso di fuso orario.
Quella foresta, o bosco, o qualunque cosa fosse mi aveva già messo paura da prima che mi ci addentrassi, e ora stavo seriamente pensando di darmela a gambe.
 
-Elena, non é colpa del bosco credimi!!-. Lo fissai come se fosse matto prima di trascinarlo via.

-Oh, e di cosa allora???-. La mia bocca emise un suono stridulo che somigliava ad un urlo, ma era stato  più che altro simile al lamento di una papera strozzata.
 
-Elena, mentre raccoglievo le legna, facevo in modo di tenerti d'occhio...-. Interessata a quello che probabilmente era uno strampalato tentativo di darmi la colpa rimasi ad ascoltare battendo col piede a terra.
 
-Così sarebbe colpa mia, é???-. Con atteggiamento inquisitorio lo lasciai e vidi che si appoggiava all'albero.
 
-Beh, no! Ma se tu mi lasciassi spiegare...-. La situazione iniziava a divenire piuttosto scaldata adesso. Ricordai di quando in proposito di momenti come questo dicevo che più si stava zitti, meglio era...
 
-Cosa?? Io sono stata lì, io...AVANTI!!!-. E alzai le braccia on segno di resa. Sulla testardaggine vinceva lui per stavolta. In più ero curiosa di sapere i suoi motivi. O (meglio sottolineare) i suoi Ridicoli motivi.
 
-Sei sparita. Tenevo sempre fisso lo sguardo su di te, e all'improvviso sei sparita! Come per magia! Poof!!!-. Sembrava un pazzo. Ne era davvero convinto. Io non ero sparita.
 
-Ma ora sono qui!!-. Lo incitai fissandolo negli occhi. Scosse la testa e rise.
 
-Infatti la cosa interessante è come sei ricomparsa! Stavo portando la legna al mucchio, e pensavo che tu fossi in macchina, quando all'improvviso eccoti ricomparirmi davanti nella stessa posizione in cui eri prima di sparire! Sono rimasto talmente scioccato che non ho visto più dove mettevo i piedi e sono inciampato con tutte le legna!!!-. E indicò il legname a terra. Ma allora...se era andata come diceva lui....cosa ne era stato di me??
 
-Elijah...ma allora dove sono stata tutto quel tempo...-. Sgranai gli occhi e lo interrogai con lo sguardo. Lui parve pensieroso, e poi mi fissò come se si fosse improvvisamente accesa la luce nel suo cervello.
 
-Hai piena coscienza di chi sei? Dei poteri che hai?-. Che c'entrava adesso? Io sparivo e andavo come avanti nel tempo e lui.....Ohhhhhh!!!
 
-Beh...non proprio...-. Dissi portandomi un braccio dietro la nuca.
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-Sai, non sono tanto sicuro che siano ancora lì!!-. Mentre guidava lei lo fulminò con lo sguardo. Questo era il colmo. Farsi comandare quasi a bacchetta da una ragazzina per la sua "redenzione".
 
-Zitto e pensa a guidare!!-. Disse Itaca con la mappa in mano.
 
-Perché é così importante trovarli? Voglio dire: fino ad ora se la sono cavata senza di te, non sapevano neanche che esistevi e non gliene fregava...loro...loro stanno meglio senza...-. Senti qualcosa arrivargli in un occhio e chiuse istintivamente anche l'altro. Un bel po' di tempo e ancora non imparava che quella ragazzetta all'apparenza tanto innocua era un vero e proprio demonietto. Era stata capace di sbattergli in faccia la mappa mentre guidava. Brutta mossa.
 
-Non funziona!! Zitto e guida!!-. Lo avvertì lei tornando a guardare fuori dal finestrino. Klaus sbuffò e si rassegnò. Si ritrovò a rimpiangere Rebekah.
 
-Sei una rompiscatole, lo sai Itaca???-. L'altra annuì sorridendo alle sue spalle. I suoi occhi scintillarono alla luce flebile del crepuscolo. Osservò la foresta ai lati della strada.
 
-Lo dice sempre anche mia madre!-. Ad un tratto però sentì come una scossa che le lacerava il torace, e si appoggiò al cruscotto.
 
-Sento...sono vicini. Ho sentito lei, sono molto vicini!-. E sorrise mentre l'ibrido la guardava piuttosto preoccupato.
 
-Lei chi?-. Chiese solamente.
 
-Colei che risplende della sua stessa luce.-. L'altro inchiodò la macchina per non andare a sbattere contro una Mercedes nera come la pece. Una macchina dallo stile familiare...
 
-É fin troppo vicina Klaus...-.

NDA: Salve, salvino (cito Flanders :-D) allora molte cose vi sembreranno strane da qui in poi....vi dico solo che il disegno nella mia testa è ampio ma ben formato, e vedrò di risolvere la trama in modo più breve possibile ;-)

Come sempre grazie tante,ma tante, ma tante a chi recensisce, a chi l'ha messa tra le seguite e a chi la legge e basta. Una volta finita After The Departed stavo lavorando ad un'altra fic, che spero vi piacerà anche solo lontanamente...

Un bacione a tutti e alla prossima :-)

Debbythebest

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Capitolo 25
*** 25-Nostalgia di ciò che eravamo... ***


25-Nostalgia di ciò che eravamo...




Ekaterinburg 1912
 
Provava qualcosa che lo faceva sentire strano. Non era qualcosa di forte, o forse si. L'unica cosa che Leo sapeva era che niente sarebbe più stato come prima. Anzi, niente era come sarebbe dovuto essere ormai da anni. Per lui il tempo scorreva lento ed inesorabile come se si fosse trovato in una clessidra rotta. E mentre le persone a lui care morivano e crescevano, o semplicemente vivevano la loro breve vita, lui rimaneva intrappolato. Soggiogato dal tempo. All'inizio pensava di essere invincibile, che l'immortalità fosse il dono più bello del mondo. Aveva imparato ben presto cosa significasse però. Strinse il foglio che si ritrovava in mano con forza, cercando di mascherare il fatto che le mani gli tremassero più del normale. "Doveva succedere...". Si ripetè stanco. "Doveva succedere prima o poi Tolstoy...". Un uomo, quello che gli aveva portato quell'inutile pezzo di carta straccia con il potere di sconvolgere la sua vita, lo fissò preoccupato. Dal suo cipiglio austero non doveva aver capito molto di lui.
 
-Vuole che...-. Come se quella voce lo stesse riportando alla realtà Leo lo zittì. No, voleva restare ancora un po' nei suoi sogni prima di tornare alla cruda realtà. Nella realtà dove tutte le persone che amava erano morte. Strinse i denti e strizzò forte gli occhi, per impedire a qualsiasi cosa di farlo svegliare.
 
-Signor Hindemburg, sua zia le ha lasciato una...-. Ignorando l'anziano uomo baffuto che era l'assistente di sua cugina cercò di rimanere ancora nei suoi pensieri. Ma ben presto si rese conto che nonostante tutto non sarebbe servito. Tutto intorno a lui era avvizzito e invecchiato, persino la sua adorata Marijah.
 
-Senta, Ivan, lo so che io e lei non siamo mai andati d'accordo negli ultimi anni...potrebbe però lasciarmi in pace per un po'?-. Sottolineò l'intera frase tentando di mantenersi distaccato il più possibile.
 
-Ma signor Hindemburg é della massima urgenza! La signora Tolstoy non...-. Leo si voltò con sguardo furioso verso di lui. Aveva una profonda rabbia dentro di sé, e Ivan Covoskj aveva avuto la brutta sfortuna di istigarlo.
L'uomo non indietreggiò spaventato come il ragazzo si era aspettato, anzi si avvicinò di più a lui.
 
-Leo ora basta. Sto parlando dal corpo di questo uomo per avvertirti che ciò che stai per fare è profondamente sbagliato. Non devi lasciarti dominare dalla rabbia, figliolo...-. E lo indicò con lo sguardo. L'altro rabbrividì e fece qualche passo indietro. E ora? Chi era quello?
 
-Sai chi sono ragazzo. Lo sai. Ho fatto in modo che la tua amata Marijah vivesse una vita piena di spensieratezza, ma la sua ora era arrivata. Non c'era niente che tu potessi fare!-. E marcò sull'ultima frase piuttosto coinciso. Lo sguardo attonito del ragazzo di fronte a lui era come una pugnalata al cuore per lui.
 
-T-Tu...tu sei...no!-. Mormorò sbigottito mentre calde lacrime si facevano prepotentemente strada fuori dai suoi occhi.
 
-No!-. Urlò a sè stesso.
 
-Si!-. Rispose L'uomo con violenza. -E ora, dato che hai passato tutta la tua vita a vagabondare da una città all'altra, ed a trascinare la tua misera esistenza di luogo in luogo usando i tuoi poteri da irresponsabile...-. Si fermò come per riprendere fiato. Poi continuò. - Ti sei preso gioco di me in un certo senso. Invano pregavo gli altri di lasciarti fare le tue esperienze, ma i Dodici non perdonano neanche uno dei Cinque! Ora...vedi di prenderti le tue responsabilità e di non  usare i tuoi poteri in modo così scoperto. Leo Tolstoy deve morire!-. E dicendo questo Ivan cadé a terra svenuto prima che l'altro potesse aggiungere qualcos'altro. Con occhi spalancati Leo cercò di farsi forte, e trascinò l'uomo sulla poltrona più vicina. Ultimamente succedeva tutto a lui. Non invecchiava, quindi dovette abbandonare la sua vecchia identità ed assumerne una nuova. Mentre grazie ad un incantesimo un "vecchio sé" passava i suoi ultimi anni con la "sua" famiglia e pubblicava i libri a suo nome riscuotendo molto successo, lui se ne stava in disparte. A guardare lo spettacolo di quella che sarebbe dovuta essere la sua vita. Sua cugina era così diventata sua zia, e lui da Lev (Leo in russo) Tolstoy aveva preso l'identità di Vladimir Hindemburg. Sospirò pensando a ciò che era appena successo. Suo padre Apollo aveva trovato un altro modo per sgridarlo.
 
-Usi i tuoi poteri con irresponsabilità !-. Disse imitando l'accento del padre. Aveva imparato a conoscerlo nel tempo, e non riuscì a capire come sua madre avesse potuto amarlo. Era semplicemente...insopportabile. Era un pallone gonfiato troppo che quando era di buon umore parlava in rima...
 
Quando Covoskj si riprese sulla sua faccia c'era uno sguardo piuttosto confuso.
 
-Cosa é successo signor Hindemburg?-. Leo alzò le spalle.
 
-Le é venuto un attacco d'ansia, Covoskj! Ora mi dica, avanti!-. L'uomo si mise composto e si aggiustò la camicia. Dagli enormi baffi grigi il semidio lesse nient'altro se non preoccupazione. Per quello che stava per fare. Paura della sua reazione. Erano utili alla fine i suoi poteri.
 
-Come sa sua zia ha lasciato tutto a lei, e questo fa di lei uno degli uomini più ricchi e nobili di tutta Russia...ma...-. "Niente di buono...". Pensò l'altro.
 
-Ma??-. Lo incitò ancora.
 
-Ma c'era una clausola. Sul letto di morte la duchessa mi ha riferito una scioccante verità: sua figlia Marianna, avrebbe avuto una figlia  prima di morire dieci anni fa. É morta di parto, signor Hindemburg!-. E a quelle parole Leo sussultò inconsciamente. Cosa? La piccola Marianna una figlia? Aveva a malapena diciotto anni...
 
-Quindi...-. Si portò la testa fra le mani quandi Ivan gli passò una lettera.
 
-Qui è descritto tutto dettagliatamente!-. Leggermente barcollante Covoskj si alzò dalla poltrona e raggiunse la porta. Prima però lo fissò con compassione.
 
-Lo so che lei é un giovane a cui piace il gioco e il divertimento Vladimir, ma la prego di mostrare compassione per quanto leggerà, e di prendersi le sue responsabilità!-. Ancora, ancora, ancora responsabilità...tante volte ormai questa frase era risuonata nella sua testa. Dopo che l'uomo uscì con uno scatto improvviso l'altro poggiò il capo contro il vetro della finestra all'altra parte della stanza.
 
-Cosa ti sei inventata Mari? Cosa stavolta?-. Disse ad alta voce. Quando gli era arrivata la notizia della sua morte era a Mosca cercando di nascondersi dai suoi nemici e dagli sguardi indiscreti. Una volta la cameriera di Marijah l'aveva guardato spaventato, ed aveva detto spaventata "Ma che demonio sei tu?". E quello era bastato per fargli capire che doveva lasciare quella città. Se la cameriera l'aveva riconosciuto, figuriamoci gli altri. Troppi ricordi della sua infanzia passata insieme a Marijah. Naturalmente lei era di dieci anni più piccola, e non la si poteva definire esattamente "infanzia", ma era proprio su quella finestra che lei e lui avevano allacciato i loro rapporti. Discutendo di letteratura. E quando suo padre lo portava alla loro residenza estiva, Leo sapeva che nella casa di fronte c'avrebbe trovato la sua Marijah. L'unica in grado di capirlo e sostenerlo, il suo mondo intero. Ed ora lei non c'era più!
Chiuse gli occhi un momento e con fretta e furia aprì la busta laccata.
 
"Caro Leo,
Questa lettera non é scritta da me, ma da Ivan. Da anni egli é a conoscenza del nostro segreto. Ti prego di non avere dispiaceri, poiché in cuor tuo sapevi che sarebbe arrivato il momento in cui ci saremmo arresi alla potenza del tempo. La mia vita é al suo crepuscolo, e sento che sperare di sopravvivere sarebbe solo un volgare tentativo di spingere il mio esausto corpo all'impossibile. Rimembri quando nella gioventù che  ancor ricordo con nostalgia, mi parlavi di Anna? Io ti dicevo che non avrebbe funzionato tra voi due, ed é stato così. Non che volessi portarti sfortuna, ma a quanto pare la povera Anna aveva un destino ben diverso. Ed è di questo che si tratta. Di Destino. Di quel filamento sottile che si contrappone tra il tempo stesso e la potenza divina. Perché a volte é semplicemente impossibile sfuggirvi, ma a volte gli si può addirittura ridere in viso. A te vanno tutte le nostre proprietà, compresa la casa con la famosa finestra. Ma non sei l'unico ad essere titolare dei miei beni, poiché qualcuno di cui non ti ho parlato, sarà al tuo fianco. Ti prego di trattarla come tratteresti me, Leo. E non solo perché mi assomiglia in una maniera impressionante, ma perché é sangue del tuo sangue. Quando Marianna morì, che Dio sia sempre con lei, diede alla luce una bambina. Fu tenuta nascosta, per non suscitare lo scandalo. La nascondemmo persino a te. Irina é il suo nome. Se sul tuo viso ora ci sono dipinte delle rughe di rabbia, posso capirti. Ma lo posso fare ancora di più,se il tuo viso é pieno di quelle lacrime tanto strane che hanno sempre illuminato i tuoi occhi.
Leo, mia nipote é la cosa più preziosa che Marianna ci ha lasciato, e come tale ti chiedo di istruirla come se fosse tua figlia. Tanto difficile é non amarla, che il compito ti risulterà più che facile. Se ci hai tenuto a me, sai cosa fare.
 
Tua Marijah."
 
Represse un singhiozzo con il polso e strinse gli occhi ancora. Guardò fuori il paesaggio ricoperto di ghiaccio con nostalgia. Prima scoppiare in un pianto respirò lentamente e si sedette con strana calma.
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Era troppo preso a studiare la macchina che non aveva neanche sentito il modo in cui l'aveva chiamato. Se le sue orecchie fossero stata attente avrebbe ascoltato la voce melodiosa della ragazza che per la prima volta lo aveva chiamato per nome.
Mai un attimo aveva smesso di definirlo "incrocio tra un cane ed un pipistrello".
 
-Tu credi che...-. La fissò mentre decisa scendeva dalla macchina e toccava l'automobile come se ci vedesse qualcosa. Itaca chiuse gli occhi e si concentrò sulle vibrazioni che emanava il metallo del cofano posteriore. Sembrava...impregnata della stessa forza che aveva attraversato il suo torace.
 
-Ma che fai? Sei completamente impazzita??-. Sentì una mano che le afferrava la spalla e incontrò un paio di occhi azzurri che le intimavano qualcosa.
 
-Che stai dicendo? Sono vicinissimi, lo sento!-. Lui scosse la testa mantenendo un'espressione piuttosto cattiva.
 
-No, non lo sai!-. E la trascinò indietro.
 
-Certo che si!!-. Si infuriò lei ribellandosi. Lo spinse via con una forza che non sapeva di possedere, e che sorprese tutti e due.
 
-Itaca torna in macchina!-. La avvertì lapidario. Ma lei non ascoltò. Perché ora che era così vicina al traguardo la teneva lontana da tutto ciò che cercava??
Nik sembrava un lenzuolo bianco, un vero straccio. Un momento dopo si era ricordato del perché lo stile di quell'automobile gli fosse così familiare. Era lo stile di Elijah. E se la ragazzina aveva ragione, lì c'era anche L'ex Doppelganger. Il che significava che c'era suo fratello, e a lui proprio non andava di farsi trascinare dai ricordi e dai legami familiari. Aveva seguito Itaca per uno scopo puramente egoistico: trovare la chiave del mondo dei morti ed essere totalmente immortale. Pensava di esserlo prima, ma poi Elena ed i suoi amichetti avevano giocato ai "maghetti" ed erano riusciti ad ucciderlo. Era partito tutto per una sua mania, ma poi si era lasciato trascinare anche dalla storia della redenzione.
 
-Io non ci torno in macchina, Niklaus!-. E si tirò indietro amareggiata. Vedeva lo sguardo spaesato dell'ibrido, e capì che era spaventato. "Di cosa??". Si chiese mentalmente mentre tante idee sfioravano il suo cervello. Cosa poteva spaventarlo al punto di reagire così..."Cinque"?...
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In lontananza mi sembrò di sentire una macchina che frenava rumorosamente, ma non ci feci molto caso presa com'ero dalla situazione. Ora che ci pensavo quello che aveva detto Elijah aveva un senso. Potevo avere altri poteri...anche se non  sapevo bene quali, ero certa che questi trall'altro non fossero gli unici.
 
-Mio Dio...-. Constatai. Elijah fece fatica ad alzarsi, ma alla fine ci riuscì.
 
-Elijah...io...mi dispiace...-. Accorgendomene solo in quel momento lo feci appoggiare di nuovo all'albero per non fargli sforzare la caviglia che evidentemente non stava molto bene.
 
-Non é niente, credo sia solo una distorsione!-. Mentre provava a mettersi più comodo gli uscì un rantolo, così cercai in un modo che neanche io conoscevo di alleviare il suo dolore.
 
-Solo una distorsione??-. Chiesi allarmata. Di certo una distorsione causava un bel dolore, e se consideravo che lui era umano faceva molto male. Da piccola avevo passato quella brutta esperienza. Quando i miei genitori erano ancora vivi c'eravamo fermati per un weekend alla casa sul lago. Per stare un po' lontani dal mondo che ci circondava, per stare uniti come famiglia. Ed era proprio lì, che sulla sponda del lago ero caduta nell'acqua scivolando e distorcendomi la caviglia. Era una cosa da niente forse, ma ne rimasi segnata per molto tempo. Talmente da tanto tempo quell'esperienza faceva capolino tra i miei ricordi, che ora se mi concentravo anche solo minimamente riuscivo a sentire ancora il dolore. E questo si rifletteva sul mio ragazzo.
 
-Si, e allora?-. Sbattei le ciglia più volte come se non avessi capito bene.
 
-Come "allora"?-. Lui alzò le spalle come se non fosse successo niente, e la mia pazienza iniziò a scarseggiare. Mi offrì un sorriso che poteva sembrare rassicurante, ma che sapevo era una smorfia di dolore trattenuta. Riuscivo a sentire il suo battito cardiaco aumentare, e sapevo con certezza che non stava bene ed aveva paura.
 
-É una distorsione. Non é la prima nella mia vita. Quando ero ancora umano sono caduto almeno tre volte da cavallo rompendomi qualcosa!-. Lo disse con una tale normalità da farmi quasi pensare che non fosse mai stato umano. Riusciva a restare serio anche nelle situazioni più strane. Estraniandosi da una qualunque situazione egli volesse e riferendo tutto con una naturalezza inquietante. Ad esempio ora descriveva quello che era successo come se fosse stata non una parte della sua vita passata, ma una lontana esistenza della quale non conosceva altro se non un'ombra...nient'altro che un'ombra di  Elijah il figlio di Mikalel e di Esther...
 
-Quindi non ti fa male?-. Lo sfidai imperterrita e puntai un piede al suolo più silenziosamente di quanto avrei voluto .
 
-Non ho detto questo!-. La sua voce cambiò di espressione e mi rilassai un po'. Con un gesto meccanico mi portai io polso alla bocca e sentii i miei stessi denti conficcarsi nella vena. Prima che guarisse glielo porsi. Lo vidi un po' esitante, ma alla fine se sentii le sue labbra sulla mia pelle e degludii quando iniziò a bere. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da un qualcosa che non avevo mai visto in lui. L'altra volta, quando era ammaccato persino più di così, avevo sentito la mia forza fluire in lui, e tutto ciò che fino a poco prima avevo saputo sul cosa volesse dire dare il sangue ad un umano era stato riscritto nella mia mente a fuoco. Più che riscritto, ristampato ...
Non avevo mai visto Elijah lasciarsi andare così. Sembrava ammaliato dal sangue, come se non fosse mai stato un vampiro e non conoscesse nulla su questo.
 
-Ora basta!-. E sentii che lasciandava andare il mio polso. La ferita che rimarginava piuttosto in fretta.
 
-Come ti senti...-. Dissi incerta, anche se suonò come una domanda storpiata dalle mie labbra.
 
-Bene credo. Io...non ero molto preso dalla guarigione...-. Sussurrò vago e provò a mettersi in piedi.
 
-Sembra sia a posto...-. E mi sorrise come un bambino. Ecco. Era in questi momenti che sentivo di poter essere felice. Forse perché il mio umore ormai era legato al suo...
 
-Vieni qui!-. E non me lo feci ripetere due volte.
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Le nuvole si vedevano ancora nel cielo notturno. Non erano bianche, certo, ma davano ancora quell'aspetto diurno al firmamento che invece era tinto di un azzurrino sbiadito. Era quel periodo della giornata quando la sera é già arrivata, e si fonde in una danza di colori con il giorno che invece va via minuto dopo minuto. Quel periodo del dì che sembra non aver nome. Pensandoci bene, un nome forse ce l'aveva, ma non le andava di mettersi ad archiviare tutti i suoi ricordi cercandolo. Ora le andava solo di godersi quello spettacolo. Si sentiva spenta, stranamente vuota anche se non capiva perché. Tyler era di nuovo con lei, Klaus non si faceva più vedere e Bonnie era di nuovo sua amica. Allora perché stava così male? I pensieri della ragazza furono interrotti dalla voce dell'uomo alla guida.
 
-Che silenzio...-. Constatò Leo con gran voce. Ma non ebbe risposta. Caroline lo guardò di sfuggita, mentre spostava poi lo sguardo sulla strega. Bonnie sembrava assorta quanto lei nel paesaggio.
 
-E tutti risposero!-. Fissò la ragazza nel sedile vicino al suo ed ebbe una sorta di istantanea simpatia per lei. Non seppe perché, e neanche se lo chiese, ma in un primo momento gli aveva ricordato sua cugina. Quel suo essere schietta e non aver peli sulla lingua. In un primo momento, certo. Poi aveva visto questo suo lato triste e vuoto, e comunque la sua opinione non era cambiata. Non gli ricordava sua cugina, era esattamente come lei. Probabilmente era a causa del suo essere leggermente "nevrotica" a causare senza motivo tristezza. Le sorrise senza che lei lo notasse.
 
-Vuoi parlare, Caroline?-. Chiese improvvisamente. Ottenne la sua attenzione così. La vampira si voltò lentamente verso di lui, come a voler sottolineare la stranezza della situazione per lei.
 
-Non lo so io...-. Lanciò un'ultima occhiata a Bonnie e poi titubante spostò definitivamente lo sguardo su di lui.
 
-Non mordo mica, sai?-. Sorrise e guardò la strada davanti a se stesso.
 
-No, penso di no. É solo che non so di cosa dovrei parlarti...-. Leo si voltò verso di lei con uno sguardo tra io divertito e lo scettico. In quel preciso momento Caroline sarebbe voluta sprofondare. Non sapeva perché si sentiva così. Aveva un miscuglio di sensazioni dentro che non sapeva definire. Confusione, sfinimento...il tutto mescolato all'imbarazzo che provava nello stare di fronte al semidio.
 
-Oh andiamo! Lo so che non sei per niente taciturna. Te lo leggo negli occhi. E poi mi sei davvero molto simpatica...-. Aggiunse quest'ultima frase leggermente vago, per farla indagare sul suo atteggiamento. E se il fatto che gli sembrasse come sua cugina aveva un fondamento, ora lei avrebbe indagato.
 
-Come mai? Neanche ti sarai fatto un'impressione ....-. Sorrise lei nervosa. A Leo sfuggì una risata. "Proprio come Marijah...". Pensò elettrizzato.
 
-Mi ricordi una persona!-. E incrociò il suo sguardo azzurro come il cielo.
 
-Chi?-. Si interessò lei.
 
-Mia cugina. La mia migliore amica!-. Rispose loquace. Alla bionda questo non sfuggì, e si chiese se lui si aspettasse che gliel'avrebbe chiesto. Forse...
 
-Eri amico di tua cugina? Io e mio cugino non facciamo altro che litigare...-. Lo disse come se la precedente affermazione fosse stata la cosa più strana su questa terra.
 
-Si. Lei era tutto il mio mondo. Mi fidavo più di lei che di tutta la mia famiglia messa insieme...quando lei é morta io....é stato...-. Si fermò improvvisamente e le offrì un sorriso rassicurante, anche se dentro di lui c'era solo rammarico. Ma ora non era di questo che voleva parlare. Meglio non riportare in vita ricordi solamente dolorosi , no?
 
-Mi dispiace...-. Ammise con sincerità la bionda.
 
-Quindi...cos'è che ti turba?-. Domandò riprendendosi all'istante. Almeno in apparenza.


NDA: OH MY GOD o.o nn smetterò mai di scusarmi per aver postato così tardi ragazzi, mai mai. Ultimamente lo studio e gli altri impegni si succhiano via così tanto tempo che a malapena riesco a postare...infatti quando lo faccio ,lo faccio in ritardo... -.-
Come sempre un grazie mille mille mille (tremila :-D) a chi recensisce e segue la mia storia :-P so di essere un tipo piuttosto difficile ... emmm...quindi...che ne pensate?

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Capitolo 26
*** 26-La Famiglia ***


26-La  Famiglia


Con un sospiro mi lasciai andare contro l'albero.
 
-Credi sia ancora una buona idea rimanere qui?-. Chiesi. Lui si limitò ad alzare il sopracciglio.
 
-Cosa c'é?-. Risi.
 
-Hai forse paura del bosco di notte...?-. Mi provocò con una leggera interrogazione nella voce. Che domanda era? Io? Paura?
Io non avevo paura del bosco di notte, ne ero letteralmente terrorizzata. E mentre adesso la sera ancora non avvolgeva del tutto la foresta con il suo freddo mantello, io speravo non lo facesse mai. Andiamo, chi sarebbe capace (a parte lui a quanto pare) di stare nel bosco quando é buio? Io no di certo, ed é per questo che mi sentivo tremendamente spossata...
 
-Si!-. Ammisi incrociando le braccia al petto. Vidi una risata trattenuta sul suo volto, e cercai di far passare l'imbarazzo.
 
-Bene. Ci sono io!-. Si indicò come se non mi fosse stato ovvio che ci sarebbe stato anche lui.
 
-Lo so, ma io ho paura lo stesso...-. Dalla sua espressione contraddetta dedussi che sarebbe stato meglio fermarlo prima che saltasse alle ovvie conclusioni.
 
-E con questo non voglio dire che é perché non puoi proteggermi. Intendo dire che è inquietante e che avrei paura in ogni caso. Quindi non farti i complessi!!-. Alzò le spalle e si avvicinò al mio orecchio facendomi rabbrividire.
 
-Io pensavo di chiederti se vuoi tornare a casa, ma così é stato più divertente!-. Prima che potessi aggiungere altro mi ritrovai a sbattere le ciglia più volte.
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-Quindi...questo Tyler é l'amore della tua vita!-. Esclamò non perdendo mai di vista il volante.
 
-Non ho detto questo. Ho detto che molto probabilmente passerà un bel po' prima che io mi possa innamorare di qualcun'altro. Cioè...lui al momento é tutto ciò che voglio!-. Ribatté decisa la bionda. Bonnie si era addormentata a forza di sentirli parlare di cavolate, e Caroline in un certo senso ne era sollevata perché così avevano più privacy.
 
-Quindi non escludi la possibilità di lasciarlo un giorno...-. E un sorriso di scherno si dipinse sulla sua faccia.
 
-No. Non lo escludo, ma per ora non voglio parlarne...-. Guardò fuori dal finestrino stringendo la maniglia della portiera.
 
-E poi perché questo dovrebbe entrarci col fatto che mi sento vuota?-. Leo rise e la guardò negli occhi.
 
-Sei tu che quindici minuti fa...-. Specificò guardando l'orologio. -Hai iniziato questo discorso che in sintesi per te sarebbe stato molto breve!-. E tornò a fissarla.
 
-Scusa...-. Si lasciò sfuggire in un sussurro Caroline. In un attimo diventò rossa e si ricordò che lui tecnicamente era uno sconosciuto, e non doveva sfogarsi così.
 
-È tutto a posto. Ci sono cose che puoi confessare solamente ad uno sconosciuto...-. Come se le avesse letto nel pensiero fece spallucce.
 
-E poi sai una cosa Caroline?-. Cercando il suo coraggio la biondina si decise ad incontrare il suo sguardo di nuovo.
 
-Mia cugina arrivava ai quarantacinque minuti solo per descrivere un nuovo vestito!-. Affermò ancora.
 
-Tu non sei uno sconosciuto Leo!-.
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Dei passi pesanti risuonavano per la sala. Il fuoco scoppiettava nel camino divorando il legname e facendolo innervosire ulteriormente.
Damon non si dava pace. Come aveva potuto quell'inetto di suo fratello trattarla così? Come aveva osato. D'accordo, lo aveva ferito, ma perché comportarsi così? In modo semplicemente...cattivo? Non gli venivano fuori altri termini per descriverlo. Nessun'altra parola.
Si fermò davanti al camino e pensò bene a Stefan. Non sembrava lui, era totalmente diverso dal fratello che ricordava.
 
-Non ero in me!-. Disse scendendo le scale il vampiro in questione.
 
-Come hai potuto farle questo? Tu! Tu che eri il primo a sostenerla, a metterti contro di me quando si trattava di farle prendere le sue decisioni...-. Con sguardo triste Stefan si appoggiò al divano e sospirò.
 
-Non ero in me, Damon. Non ero in me. Era come se un qualcosa che voleva ferirla si prendesse gioco delle mie inibizioni, e giocasse col mio corpo...-. Rendendosi conto di ciò che aveva detto chiuse gli occhi.
 
-Che cosa potrebbe esser stato?-. Chiese il fratello. L'altro negò e si voltò verso di lui.
 
-Non ne ho idea. Ma più mi avvicinavo ad Elena, più perdevo il controllo. È come se...stando lontano da lei io riesca ad essere me stesso, però quando é in qualche modo vicina a me io svanisca per lasciare posto allo Squartatore!-. Il vampiro dagli occhi azzurri rimase un attimo a pensarci, poi ebbe una leggera e momentanea compassione per il fratello. Che durò solo qualche secondo.
 
-Lei ha detto che eri ubriaco! É normale che se ti ubriachi le tue inibizioni si abbassino! E se poi contiamo che hai ripreso a bere sangue umano...-. Si fermò un secondo per vedere la reazione sul volto del fratello. "Come immaginavo!".
 
-Ma che stai dicendo? Io non bevo più sangue umano da quella notte su Wickery Bridge! Sai l'effetto che mi fa!!-. Damon rise di gusto. Perfetto...
 
-Stefan, alla mia scorta mancano delle sacche, e come se non bastasse due giorni fa ti ho visto io!-. Notando lo spavento immediato sul volto di Stefan un'espressione piuttosto strana si dipinse sulla sua faccia.
 
-Ma tu di questo non ne hai la minima idea, vero?-.
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Accumulando le legna vicino al fuoco sentii che la tensione stranamente stava passando. Non mi sentivo più alla prova ora. Adesso che ero sola con lui. Era come se potessi essere me stessa senza barriere. Quando stavo con Stefan era una continua prova, un timore da sempre nascosto in me di deluderlo. Con Elijah invece...ero io. Spostando un tronco che non faticai a sollevare lo misi vicino a dove avremmo acceso il fuoco. Sembrava tutto perfetto per stasera. Non c'era un dettaglio fuori posto che mi fosse sfuggito. Eppure ora che ci pensavo bene c'era qualcosa di strano nell'aria. Mi fermai un momento a constatare se fosse solo una mia immaginazione. Rimasi ferma per dei momenti che parvero indefiniti. E in quegli istanti di silenzio, riscoprii la potenza dei miei sensi. A quanto ora fossi diversa dall'umana che ricordavo di essere. Lo ammettevo, mi mancava terribilmente essere normale. In modo sproporzionato. Ma forse in quel modo sarei stata solo una persona comune in mezzo a tante altre persone comuni. Non sarei divenuta nessuno, ma sarei comunque restata me stessa. Tuttavia, anche adesso sembravo essere me stessa...appunto sembravo. Ma lo ero? Ero ancora Elena Gilbert?
Le ultime melodie giornaliere degli uccelli solleticavano il mio udito. Dopo il crepuscolo non avrebbero più cantato, e la sera sarebbe scesa inesorabilmente. La calma avrebbe avvolto il mondo, e io sarei stata una sera lontana dalle mie preoccupazioni. Gli animali si muovevano tra le piante e percepii con chiarezza un piccolo scoiattolo che tornava nel suo albero. Mi venne da ridere prima che percepissi anche qualcos'altro.
 
Mi ritrovai a fissare gli occhi confusi di Elijah con spavento.
 
-Non sarebbe dovuto tornare!!-. Mi limitai a constatare arrabbiata come non mai. Lì fuori, vicino al ciglio della strada, non avevo potuto far a meno di sentire delle voci. Una di queste, apparteneva a qualcuno che mai avrei voluto incontrare di nuovo.
 
-Amore, ma dove vai?-. Sentii ormai in lontananza la voce dell'ex vampiro. Le mie gambe si erano mosse da sole, non ascoltando neanche un po' il mio cervello. Ogni parte di me era infiammata dalla rabbia.
Arrivata al ciglio della strada lo vidi. Stava cercando di costringere una ragazza della mia età  a salire in macchina.
 
-Non voglio Nik. L'abbiamo trovata!!-. Di chiunque stessero parlando, non ci misero molto  a smettere. Klaus si tirò indietro impaurito quando mi vide, invece la ragazza sorrise come vittoriosa. Beh, modestamente l'avevo salvata da Klaus...
 
-Sei tu! Lo sapevo che non mi sarei sbagliata!-. La rabbia si dissolse subito per lasciar posto ad una strana confusione. "Aspetta...". Pensai un po' irritata.
 
-Elena...-. Lanciai un'occhiata carica d'odio a Klaus, che confuso mi fissava come se fossi un fantasma.
 
-Chi sei tu?-. Chiesi alla ragazza quando percepii una sorta di strano legame era tra me e lei. Lo stesso che avevo con Andromeda e Leo. Ma era impossibile...a meno che lei non fosse la Tre...allora cambiava tutto!
 
-Oh scusa, Elena!-. Si mise la mano sulla fronte per scusarsi e poi me la porse cordialmente. Ancora intontita la strinsi cercando di leggere nel suo sguardo qualcosa che mi aiutasse a capire chi era. Aveva i capelli di un biondo chiarissimo, e gli occhi blu come la notte. Ma la notte inoltrata. E questo bastò a farmi capire che di certo non era umana.
 
-Io sono Itaca! Non hai idea di cosa io abbia dovuto fare per trovarti. Ora dobbiamo trovare gli altri! Sta succedendo...-. La bloccai con una mano ancora nel mondo della confusione mentale.
 
-Aspetta, aspetta...tu...chi sono gli altri? Chi sei veramente tu?-. Si morse il labbro e lanciò un'occhiata a Klaus.
 
-Io sono la figlia di Afrodite, Elena. Gli altri sono come noi, ma credevo lo sapessi....-. Scossi la testa alle sue parole, ma non per negare. Per riprendermi. Di tutte le cose che avrei dovuto pensare in quel momento, i miei pensieri andavano alla serata con Elijah. "Addio momentaneo relax...". Mi dissi.
 
-Si, li conosco. Andromeda e Leo.-. E le piegai le labbra in un breve e pallido sorriso smorto.
 
-Beh é fantastico. Non immagini cosa ho passato ultimamente per colpa di questo cretino!-. E indicò l'ibrido biondo che aveva lo sguardo  piantato al suolo. Rimasi leggermente interdetta nel vederlo così. "Strano...".
 
-Beh, credo che...-. Itaca mi interruppe continuando con me.
 
-Oh si. Abbiamo molte, molte cose da dirci!-. E mi sorrise sornione. Subito dopo aver pronunciato quella frase emise un urletto di contentezza. Non sapevo niente di questa ragazza, ma sapevo di per certo che era una ragazzina esuberante.
Sapevo già di esser legata a lei molto più di quanto non lo fossi con Leo e Andromeda.
 
-Oh mio Dio,ci sono riuscita!-. Un sorrisetto stava sfuggendo anche a me. Avevamo comunicato nel pensiero in un certo senso, e probabilmente lei non lo aveva fatto volontariamente. Era una novellina, come me. Ecco forse perché mi stava così simpatica. Non mi faceva sentire come un pesce fuor d'acqua. Ma questo io ancora non lo sapevo in un certo senso.
 
-A fare cosa?-. Chiesi per essere sicura.
 
-Oh, scusa. Io sto ancora sperimentando i miei poteri in un certo senso e...mi dispiace, non avrei dovuto...-. In quel momento, non so come ne perché, io sapevo quello che stava per dire.
 
-Non preoccuparti Itaca. Anche io sto ancora scoprendo i miei poteri!-. Le sorrisi rassicurante, e la vidi riprendersi dall'imbarazzo immediatamente.
 
-Oh grazie al cielo...-. Sentendo con un orecchio dei passi nel bosco mi ricordai subito di chi ci avevo lasciato.
 
-Elena cosa...-. Si interruppe non appena arrivò a qualche centimetro da me.
 -Nik!!-. In un attimo cambiò totalmente espressione. Sul viso del mio Elijah ora, non c'era niente se non vuoto. Mi fissò un attimo, prima di spostare nuovamente gli occhi sul fratello tanto odiato.
 
-Beh, Niklaus, avrei osato sperare che un gatto ti avesse mangiato la lingua biforcuta, ma poi mi sono ricordato di chi sei!-. Sibilò con la cattiveria di un serpente. Mi capitò di pensare al fatto che lo amavo. Era vero, si era radicato così profondamente in me che niente avrebbe potuto separarci, ma era anche vero che Elijah aveva lati oscuri di cui non conoscevo nemmeno l'esistenza fino a quel momento. O meglio...lì ignoravo e basta, perché sapevo che c'erano. Però non mi ero mai fermata a pensare a quanti e come potessero essere.
 
Con mia grande sorpresa Klaus non si mosse. "Forse un gatto gli ha mangiato l'anima, più che la lingua...". Elijah avanzò ancora, per attirare l'attenzione dell'altro, ma ne io, ne Itaca, ne Niklaus Mikaelson ci muovavamo.
Poi provai a reagire. Sapevo che era arrabbiato con suo fratello, e lo ero anche io, non erano così che le cose si sarebbero dovute risolvere però.
Mi feci avanti e chiamai l'ex vampiro.
 
-Elijah!-. Con uno scatto mi posi tra lui e la macchina alla quale era ancora appoggiato l'ibrido.
 
-Elena, spostati!-. Disse freddo come il ghiaccio. Non lo feci, ovvio. Anzi, camminai ancora di più contro di lui e trattenni una risata. La situazione era semplicemente ridicola.
 
-No!-. Esclamai severa. Presi il suo viso tra le mani per ottenere la sua attenzione. Lo fissai dritto negli occhi scuri, ma schivò scottato il mio sguardo.
 
-Lo so!-. Itaca alle mie spalle si spostò con una velocità sorprendente verso Klaus.
 
-Hey! Lo so. Fa male rivederlo e merita il tuo disprezzo senza riserve. Ma non c'é tempo!-. Quando finalmente i suoi occhi si incontrarono con i miei, sospirai di sollievo, nonostante sentissi uno strano malessere in me.
 
-Qualcosa di grande sta succedendo Lijah. Qualcosa al di sopra di noi che nessuno può controllare al momento. E non credo sia una cosa buona...-. Riuscii a dire questo. Poi tutto si fece buio, e un senso di nausea e svenimento prese possesso del mio corpo. Riuscii a sentire delle grida allarmate come suoni ovattati prima di scivolare fuori dalla realtà. "Oh no...la trance...". Pensai solamente.


NDA: Accidenti ragazzi, lo so che le cose si stanno mettendo sempre più male, e vi do un grosso spoiler: QUALCOSA DI VERAMENTE GROSSO STA PER SUCCEDERE,e questo cambierà la maggior parte dei personaggi, specialmente la protagonista. Ma non vi dirò di più sono cattiva :-p però nn c'entra nulla con Jeremy come nella serie nn vi preoccupate. Okay. Tornando a noi:

UN GRANDISSIMO GRANDISSIMO BACIONE A TUTTI QUELLI CHE SEGUONO, RECENSISCONO E LEGGONO LA MIA FIC. Ogni giorno è per me un conforto grande grande sapere che ci siete ;-)

spero davvero che la trama nn stia iniziando a deludervi ragazzi, perchè purtroppo ho questa mera impressione, che mi porta a pensare: sto andando nel verso giusto? Non lo so, rispondetemi voi :-/

Al prossimo capitolo ;-)

Debbythebest

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Capitolo 27
*** 27- Il Mondo Di Ghiaccio Intorno A Noi... ***


27- Il Mondo Di Ghiaccio Intorno A Noi




Mystic Falls 1012 DC
 
Strinse i denti sentendo la pelle a contatto con la lama.
 
-Esther, non lo fare!-. Pregò piangendo. Ma la strega non la stava ascoltando, troppo presa dall'incantesimo, che sembrava averla totalmente soggiogata.
 
-Esther, ti prego. Nessuno ha mai osato fare questo tipo di incantesimo! L'equilibrio della natura si spezzerebbe, Silas si era raccomandato! Perché pensi che lo avesse nascosto? É innaturale, come la magia che serve per risvegliare questo tipo di demoni. "L'espressione" é una maledizione Esther! Si ritorcerà contro di te!!-. Daina chiuse gli occhi sperando che sarebbe andata per il meglio. Per Drian, per tutti coloro che avrebbero sofferto di questo male. Che gli Dei perdonassero Esther Mikaelson, che la salvassero dall'ira funesta dell'Ade in cui sarebbe sprofondata. Dall'oscurità dell' "Altro Lato".
 
-Esther...-. Provò ancora a chiamarla. Quando le gocce di sangue caddero dal taglio sul suo braccio nell'utensile in terra cotta, Tatia capì di aver fallito.
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Faceva freddo. Mio Dio, si congelava. Come se fossi in una ghiacciaia sentii il gelo su ogni parte del mio corpo. Ancora non aprivo gli occhi, eppure già sapevo che non mi trovavo in luogo piacevole.
Aprii gli occhi con una fatica straordinaria. Era come se mi avessero chiuso le palpebre con della colla. Alla fine ci riuscii. Vedevo nient'altro che una landa gelida e desolata intorno a me. Ero nel bel mezzo del nulla, e stavo morendo di freddo.
Quando percepii una presenza mi alzai a sedere di scatto. Ero stata sdraiata fino a quel momento, e la posizione non era stata delle più comode.
Ancora. Ora ne ero sicura. C'era qualcuno dietro a me.
Mi voltai di scatto, e capii che avevo ragione. Di fronte a me, c'era una ragazza che sens'altro era Daina. Portava una lunga veste bianca, in tinta con il luogo. Mi sorrise rassicurante, ma diffidai di lei sin dal principio.
 
-Elena, sono tua amica. Vogliamo la stessa cosa!-. Con la premura di una madre si chinò e si avvicinò a me. Io invece indietreggiai facendo uno strano rumore sul ghiaccio.
 
-Ne dubito. Tu non sei buona!-. Con la confusione nello sguardo piegò la testa di lato. Un gesto che facevo anche io...
 
-É riuscita a fare questo, allora? A convincerti di essere dalla parte del giusto?-. Strinsi gli occhi per non ascoltarla.
 
-Mio Dio, é riuscita a fare questo a te...-. Si alzò in piedi, lontana da me, allora alzai le palpebre.
 
-Di chi stai parlando?-. Chiesi con disprezzo.                                                                              
 
-Di mia sorella. Non le é bastato prendere i miei poteri e costringermi a scappare dal ragazzo che amavo...lei é arrivata a questo. L'ha fatto innamorare di lei, non so come, e poi lui si é convinto che io li stessi ostacolando! Non avevo più i miei poteri quando Esther mi ha presa. Non credi che mi sarei difesa?-. Non volevo ascoltare. Non dovevo. Ma quello che stava dicendo aveva un senso, e mi vennero in mente le parole di mia madre. "La risposta é nella progenie della Luna, ed é di tale progenie che dovete avere paura!". "Andromeda ...ecco di chi parla...". Mi coprii la bocca con una mano senza che potesse vederlo.
 
-Stai mentendo! C'é il male più primordiale nei tuoi occhi!-. Mi alzai e mi allontanai dalla figura ulteriormente.
 
-Non mento Elena! Ed é di questo che hai paura: della possibilità che ciò sia la verità. Sai come si chiamava mio figlio?-. Non mi interessava. Non ero una che si faceva corrompere così. E riguardo al male nei suoi occhi...non solo lo vedevo, ma lo sentivo.
 
-Cosa c'entra tuo figlio??-. Lei si avvicinò ancora. Con quel buio che predominava nel suo sguardo.
 
-Drian era il suo nome. L'ho amato con tutta me stessa, ma quando aveva solo sette anni Esther mi prese per il suo incantesimo, e usò il mio sangue per generare gli Originari! Non mi uccise, no. Ma a finirmi ci pensò lei: Andromeda!-. Sentivo la paura prendere possesso della mia anima. E sapevo che la creatura dinnanzi a me si stava nutrendo proprio di quel terrore.
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-Oh dannazione!-. Prima che potesse cadere al suolo la sorresse. Si era talmente fatto prendere dalla situazione, che aveva dimenticato quanto di volta in volta divenissero deboli i suoi tentativi di farla restare nel mondo tangibile.
La prese in braccio con una strana fatica, e con lo sguardo perso chiese un silenzioso aiuto. Era tutto cambiato, non c'era che dire. Gli mancava terribilmente essere un immortale. Perché essere un demone in quel caso significava poterla proteggere di più di quanto lei stessa non avrebbe saputo fare. Perché ora non era niente se non un umano. La strinse di più contro se stesso, come se da un momento all'altro sarebbe potuta andare via da lui. Ed era proprio questa la sua paura. Finalmente aveva trovato qualcuno che lo amava, e non l'avrebbe lasciata andare via.
 
Itaca guardò la scena spaventata. Cosa era successo adesso? Aveva sentito parlare delle trance, ma non ne era stata mai sicura. Oltre ai sensi sviluppati tutti gli altri come lei avevano anche qualche potere mentale che lei non possedeva, e questo a quanto pare causava un ulteriore padroneggiamento dei propri poteri. Ma se la Cinque non aveva ancora imparato ad usarli allora...
 
-Non ha ancora imparato a controllare le visioni?-. Chiese preoccupata aiutando Elijah a portare Elena nella sua auto.
 
-Otto ore....e stanno diventando più frequenti...-. Lacrime silenziose scendevano dai suoi occhi pieni d'ombra. Non doveva lasciarla andare via. Non voleva.
 
-Elena...-. Mormorò mentre le accarezzava il bel volto con le dita tremanti. Cercò di restare calmo, ma quando si trattava di lei non tutto andava come avrebbe voluto.
 
-Hey, hai sentito quello che ho detto?-. Domandò ancora. Lui negò.
 
-Serve aiuto con la semidea?-. Quella voce in lontananza bastò a farli voltare entrambi.
 
-Non da te!-. Disse Elijah fra i denti. Itaca si avvicinò lentamente, e quando arrivò dinnanzi a Klaus lo schiaffeggiò un paio di volte. Lui le bloccò  la mano prima che un altro schiaffo potesse scalfirgli la faccia.
 
-Che diavolo stai facendo ragazzina??-. Sbottò arrabbiato l'ibrido.
 
-Si, sei tu!-. Constatò acida la semidea. Per tutta risposta lui alzò il sopracciglio, e lei gli diede un calcio proprio sotto il ginocchio.
 
-E questo é per avermi dato della 'ragazzina', idiota!-. Klaus si ritrovò piegato su se stesso con un dolore alla tibia più che insopportabile. Aveva quasi dimenticato con chi aveva a che fare. Roba da matti...
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Sul volto di Stefan Salvatore c'era solamente stupore in quel momento.
 
-Io...non lo so...-. Disse chiudendo gli occhi e cercando di ricordare. Da quando era tornato però non era più lo stesso. Ricordava perfettamente il periodo con Rebekah, ma é come si fosse allontanato da lei che rimaneva ancora un mistero. Quel pensiero bastò per fargli rizzare i peli dietro la schiena. Nella sua mente troneggiava la fuga. Sapeva per certo che era scappato da lei, ma non ricordava affatto come.
 
-Qui sta succedendo qualcosa che sta sfuggendo dal nostro controllo...-. Damon si avvicinò cautamente al fratello mantenendo comunque le distanze.
 
-Rebekah!-. L'altro si alzò di scatto come se gli si fosse improvvisamente accesa la lampadina.
 
-Cosa?-. Domandò confuso il fratello.
 
-Sono sicuro che c'entra lei!-. Disse Stefan deciso.
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-No! Andromeda é buona!!-. Presi improvvisamente posizione continuando però ad indietreggiare.
 
-Ed é una verità o una supposizione??-. Chiese Tatia restando ferma lì dov'era.
 
-Una verità!-. Dissi sibilando quelle parole. E mi accorsi di aver fatto un grosso sforzo per pronunciarle, perché una piccola, minuscola parte della mia anima ormai in pezzi mi diceva che forse era una supposizione e non una verità.
 
-Bene...-. Con una sorta di inchino mi salutò, poi chiuse gli occhi come in sofferenza e svanì nel nulla. Rimasi turbata da tutto ciò. Perché Daina aveva reagito così?
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Nel momento in cui aprii gli occhi la prima cosa che sentii fu una sorta di saetta che mi penetrava nella testa. Un dolore lancinante la seguì. Come fosse stata una punizione divina. Arrancai stanca cercando di aprire gli occhi, e fu allora che capii che qualcosa non andava.
 
-Lijah...?-. Chiesi subito con un filo di voce. Provavo a riprendere le forze, ma non mi riusciva troppo bene se al momento non riuscivo neanche ad aprire gli occhi.
 
-Sono qui!-. Una mano si posò sulla mia guancia, e mi tranquillizzai all'istante.
 
-La testa...-. Dissi solamente. Quando finalmente riuscii a mettere a fuoco vidi che eravamo in viaggio. Elijah mi sorrise dal posto del conducente, e io ricambiai con un sorriso stanco e allo stesso tempo troppo nervoso per essere il mio.
 
-Quanto stavolta?-. Domandai confusa cercando una risposta nei suoi occhi spenti.
 
-Hai dormito otto ore, come previsto.-. Prese un respiro profondo e notai che le mani gli tremavano leggermente, ma cercava di nasconderlo. -Abbiamo tentato di aspettare il tuo risveglio lì, ma poi Itaca aveva fame e ci siamo messi in viaggio...-. Abbozzò un sorriso visibilmente finto.
 
-Io...dove siamo?-. Guardai a fatica fuori dal finestrino e non vidi gli alberi che ci avevano accompagnato per tutto il tragitto all'andata. Elijah continuò a guardare la strada e solo dopo qualche secondo mi rispose.
 
-Stiamo prendendo una scorciatoia. Arriveremo a Mystic Falls in qualche ora, vedrai!-. Leggermente nervosa mi massaggiai il collo dolorante.
 
-Come va?-. Lo spronai ad una conversazione. In un primo momento sembrò non capire, però dopo si rese conto del significato della domanda e le sue mani tornarono a tremare un po'.
 
-Non voglio mai più vedere la sua faccia, eppure continuo a ritrovarmelo davanti in continuazione!-. Sbottò sarcastico. Povero Elijah. Sapevo che ciò che stava provando era tutt'altro che piacevole, eppure non riuscivo a trovare un modo per porre fine alle sue sofferenze.
 
-Non devi preoccuparti, ci sono qui io con te.-. Gli accarezzai la spalla e con occhi pieni di nostalgia lo guardai profondamente. Sentii che mi mancava il vecchio Elijah, quello deciso che mi aiutò  nei momenti difficili e che si sacrificò  per Bonnie e Tyler. Non che non lo ammassi così come era adesso, però c'era qualcosa di diverso in lui che non faceva che renderlo triste e cupo. Prima sembrava un po più...felice. Abbandonai totalmente la teoria della sua contentezza da umano quando mi resi conto che non era così. Volgendo lo sguardo verso di me piegò la testa di lato curioso, come aveva sempre fatto prima di tornare umano. Le sue iridi color cioccolato si illuminarono solo per me, e si avvicinò piano piano al mio viso. Proprio quando stava per baciarmi si fermò e rimasi a fissare i suoi occhi curiosa di quale sarebbe stata la sua mossa. Ferma, ad osservare con i miei occhi l'incantesimo che si impossessava di noi in questi momenti.
 
-Elena, la tua bellezza é per me, come quei navigli nicei d'un tempo che, mollemente, sull'odorato mare riportavano il pellegrino stanco d'errare alla sua sponda natia...-. Del tutto concentrato sul mio sguardo sfiorò le sue labbra contro le mie, e questo lo capii solo qualche momento dopo, quando approfondì il bacio. Gli portai una mano al viso ancora mezza stordita allontanandomi dolcemente. Risi.
 
-Stai guidando, e non ci siamo solo noi sulla strada ...-.
 
Itaca e Klaus, dalla macchina affianco alla nostra gridavano impauriti.
 
Poi tutto scomparve in una satura nuvola di fumo. Due voci raggiunsero i miei padiglioni auricolari, ma non riuscii ad avvisarlo. Una cosa che tutt'ora pesa sulla mia coscienza. Non so perché, forse non fu neanche colpa mia. Eppure seppi che se mi fossi svegliata più tardi, o se semplicemente avessi tenuto la bocca chiusa niente sarebbe accaduto. Suoni stridenti, struggenti e ruggenti mi trapanarono l'udito. Mille voci, mille urla. Sbattei contro il vetro e poi sbalzai in un secondo fuori dall'abitacolo della macchina. Avevo delle schegge di vetro conficcate nella carne, lo sapevo. Ma non era il dolore, e nemmeno il fatto che avessi qualche osso rotto a fermarmi. Facendo leva sul braccio che mi faceva male di meno mi alzai da terra con un enorme fatica. Intorno sembrava essersi scatenato l'inferno. Sentii un paio di braccia maschili che mi aiutavano e per un attimo pensai si trattasse di lui. Però quando due enormi occhi blu elettrico mi fissarono indecisi capii che era di Klaus che si trattava. Rimasi fissa sui suoi occhi cercando isterica una risposta. Respiravo così velocemente che mi sembrava che i polmoni potessero scoppiare da un momento all'altro. Mi faceva male inspirare, ma neanche questo mi fermò. La prima cosa che feci fu tornare all'auto.
 
-Elena!!!-. La voce di Itaca in lontananza mi chiamava disperata senza che io l'ascoltassi. Aprii lo sportello come una furia e un urlo mi uscì da solo dalla bocca. Improvvisamente diventò tutto in terza persona, e mi sembrò che non fosse stata la mia voce ad urlare come una pazza, ma una donna disperata.
"Troppo sangue, troppo sangue....". Singhiozzai cercando di capire quale fosse l'espressione sul viso di Elijah, ma c'era troppo sangue....troppo sangue...
Liquido rosso che usciva dalla sua bocca, dal suo naso, dallo squarcio sulla sua testa...
Mi ritrovai a sentire il dolore fisico in me moltiplicato di cento mila volte. Provai a dire qualcosa ma sentii la bile salire in gola e la bocca asciutta. Come se tutto ciò che mi avesse fatto andare avanti fino ad allora fosse svanito. Come se la mia ancora di salvezza fosse affondata lasciandomi sulla nave...
 
-Elijah....-. Toccai tremante la sua mano e percepii un leggero battito cardiaco che di momento in momento si affievoliva sempre di più.
La strinsi di più sapendo quello che inevitabilmente sarebbe successo di lì a poco. Ma non potevo, non volevo accettarlo.
 
-Ti prego amore resisti...lo fai per me...?-. Provai a dire altro per tenerlo il più possibile con me, eppure non mi uscirono altre parole.
 
Le braccia sottili di Itaca mi portarono via e protestai animatamente. I miei occhi iniziarono a vedere cose che non esistevano e sapevo con esattezza che non sarei più stata io. Conigli rossi con gli occhi bianchi passeggiavano indisturbati tra prati di erba blu sotto un cielo verde mela. Elijah sorrideva felice e mi teneva la mano.
Anch'io sorridevo, ed era tutto rosa, tutto fatto di colori pastello e si stava bene. Sembrava che tutto intorno a noi due fosse fatto del più puro nulla, e che noi fossimo le uniche cose vere. Sorrisi, lui con me. Ad un tratto vidi qualcosa di macabro nel suo sguardo, che mi fece rabbrividire.
 
-Elijah...-. Mormorai con un tono che fece divenire quell'affermazione una domanda.
 
-Elena non mi sento bene...-. E si toccò il petto spaventato. Io cercai di aiutarlo, ma lo sentii svanire sotto le mani, e fu orribile, perchè mi sentii totalmente impotente. Io, che ero una dea. Elijah iniziò a tossire, e giù sull'erba blu come il cielo vidi cadere del sangue. Orripilata cercai di afferrarlo.
 
-Elijah!!!!-. Mi allontanavo sempre di più da lui. Qualcosa mi portava via dall'uomo che amavo senza che potessi fare nulla. Con occhi spaventati e confusi mi fissò e non riuscii più a parlare. Che scherzo era? Un altro colpo di tosse lo scosse. E un altro, e poi un altro ancora fin quando non lo vidi sparire sotto il mio sguardo in una nuvola sfocata. Tentai ancora di urlare, ma era come se fossi muta, e in attimo mi ritrovai davanti ad una figura tutta bianca.
 
Intorno a me tutto era diventato nero, come quando avevo incontrato la presunta morte. La figura si avvicinò ed io feci un passo indietro. Sembrava non avesse faccia. Portava una veste bianca semi-trasparente e aveva un velo davanti al volto.
 
-Chi sei, cosa volete ancora da me?????!!!!-. Urlai alzando gli occhi e rivolgendomi agli spiriti e agli dei. Ammesso che esistessero e mi stessero sentendo quale scopo aveva ucciderlo???
 
-É okay tesoro, sono io...-. La voce della figura bastò per sconvolgermi. Mi inginocchiai a terra con gli occhi sgranati.
 
-Cosa hanno fatto ad Elijah? Perché? Per vedermi soffrire?-. La figura si tolse il velo rivelando il suo viso e mi sentii cadere in un baratro.
 
-Oh tesoro, no. Ma dovevano pur iniziare a ristabilire l'equilibrio da qualche parte,no?!-. Una cosa che avevo sempre notato di Miranda Sommers era che qualsiasi cosa le si dicesse, lei ne trovava il lato buono. Questo lato però non era così buono.
 
-Uccidendolo?-. Mormorai debolmente. Mi venne vicina e si chinò alla mia altezza.
 
-Hanno grandi cose in mente, bambina! Mio Dio vorrei potertelo dire...-. Si morse il labbro. -Ricordati quello che ti dissi la volta scorsa!-. Io annuii.
 
-Me lo ricordo!-. Sentenziai sicura. Mi sorrise.
 
-Bene. Inizia da quello, poi risolvi il puzzle. Tasselli mancano, ma sono pochi! Riuscireste a trarre le conclusioni anche adesso se tu e Jeremy vi impegnaste...-. Chiuse gli occhi un momento e io l'abbracciai d'istinto.
 
-Ti prego Elena sta attenta e resisti. Anche quando tutto ti sembrerà andare incontro resisti! Nei hai passate troppe bambina mia, ma é proprio per questo che devi finire questa storia...-. Chiusi gli occhi solo un istante...
 
-Elena, stai tranquilla!!!-. Smisi di dimenarmi e vidi dei dottori intorno alla macchina di Elijah. Ormai era ridotta ad un catorcio.
 
-É vivo?-. Chiesi speranzosa con le lacrime che mi incendiavano gli occhi. Itaca restò un attimo in silenzio, poi arrivò Klaus e mi abbracciò improvvisamente.
"Ma che...". Rimasi impalata all'inizio. Era davvero l'ultima cosa che mi aspettavo. Quando ricambiai l'abbraccio più che sospettosa sentii un singhiozzo contro il collo, e mi strinse di più.
 
-Mi dispiace...-. Mormorò l'ibrido nel mio orecchio.
 
-Cosa...-. Mi staccai da Klaus e notai il suo sguardo confuso.
 
-Lui davvero...-. Lo supplicai con lo sguardo di mentire, di dirmi che era vivo. Così avrei potuto vivere nella mia illusione.
Si limitò ad abbassare lo sguardo.

-I medici sono arrivati tardi, io...io...-. Annuii in preda al pianto. Mi tappai la bocca con la mano per soffocare i singhiozzi e lo accettai. Stavolta sarei davvero morta insieme a lui. Elena Gilbert non esisteva più.

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Capitolo 28
*** 28-Quando tutto è buio e tu piangi... ***


28-Quando tutto è buio e tu piangi...



Arrivati ad un certo punto della vita cadiamo tutti. Non si può sfuggire, o saltare questo ostacolo. Tutti siamo destinati a cadere prima o poi, é una certezza. L'incertezza é...ci rialzeremo? O lasceremo che le tenebre ci avvolgano e ci trascinino nell'oscurità?
Io mi sono fatta trascinare. Ho cercato di chiudere  totalmente con il mio lato umano per ora, e ho fatto quello che meno avrei dovuto fare. Spegnere il pulsante.
 
-Vuoi...-. Smetto di scrivere e alzo lo sguardo. Itaca si avvicina lentamente , come se avesse paura e in fretta chiudo il diario. Ho deciso di scrivere tutto, ogni singolo momento di ogni singolo giorno dopo la mia trasformazione. Come i miei antenati prima di me lo terrò ben nascosto e poi forse un giorno qualcuno dei miei discendenti lo aprirà e leggerà il suo contenuto inverosimile. Poi penserà che io sia una pazza e lo rimetterà a posto, ma perlomeno non verrà dimenticato da tutti. Per adesso ho scritto fin qui. Fin dove la mia vita é finita. Ancora non riesco a credere che sia successo tutto così in fretta.
 
-Elena, il medico ha detto che puoi vederlo se vuoi...Klaus é appena entrato!-. Nego prontamente. No. Basta. Non sopporterei la vista del suo cadavere ripulito dal sangue e con il volto inespressivo. Ho smesso di essere umana, di provare sentimenti che mi fanno soffrire. Ma ora che ci penso io non sono umana da parecchio ormai, quindi perché preoccuparsi, no?
 
-Voglio solo andare a casa...-. Sentenzio guardando fuori dalla finestra  la pioggia che batte forte sull'asfalto del parcheggio.
 
-Elena lo so. Anche io ho perso il ragazzo che amavo, ma se reagisci così rovini la tua esistenza...-. Mi tocca la spalla come conforto.
 
-Lui non era il ragazzo che amavo!-. Dico fredda come il ghiaccio. Poi continuo.
 
 -Lui era l'unica cosa capace di tenermi ancora qui, a parlare con te. Lui era ciò che mi permetteva di respirare senza provare dolore ad ogni respiro. Lui era tutto...mi rimane solo mio fratello Jeremy. E se perdessi anche lui?-. Gli occhi mi si fanno lucidi e succede. Scoppio per l'ennesima volta a piangere come una cretina. Ci sarà tempo per imparare a scacciare le emozioni umane. Adesso ne ho bisogno.
 
-Oh Elena mi dispiace così tanto!-. Itaca mi abbraccia d'istinto e io mi lascio andare. Mi sfogo di tutte le lacrime che non ho versato durante il tragitto per arrivare in ospedale.
 
-Sai qual é stata l'ultima cosa che ha detto??-. Domando leggermente. Lei mi fa segno di rispondere.
 
-Mi recitava "A Elena" di Edgar Allan Poe...-. Mi stringo nelle braccia lasciando andare la semidea e respiro profondamente. Mi fa male respirare. Ogni volta che inspiro penso al fatto che lui non possa farlo più. Una volta ero tutta un'altra persona. Piena di speranze, con un futuro roseo a cui andare in contro...
Cosa sono ora? Una ragazza sola, disperata e confusa? Una dea? Ma a cosa serve essere una dea in momenti come questo?
 
-Che dolce...-. Mi consola Itaca. Io mi tiro una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrido nervosa e stanca.
 
-Il modo in cui la diceva, senza neanche una punta di ironia nella voce, con quello sguardo da pensatore e quella sua aria da poeta incompreso...-. Mi ritrovo a ridere come una matta. Le lacrime continuano a scendere dai miei occhi, ma ormai non ci faccio più caso.
 
-È stato questo che lo ha sempre reso speciale, sai?-. Con gli occhi lucidi la ragazza abbozza un sorriso.
 
-Lo era anche Xavier. Lui era mezzo folle, viveva nel suo mondo...eppure riusciva a farmi entrare in quel mondo insieme a lui ogni volta che stavamo insieme. Eravamo solo noi due, e mi innamorai in un batter d'occhio. Ma era umano, e io no, e come ogni storia d'amore del genere che si rispetti, non ci fu un lieto fine...-. Fissa un punto indefinito nel muro e capisco immediatamente quanto gli costi dire queste parole.
 
-Hai sofferto anche tu, e mi dispiace. Ma io so che non vivrò più da oggi in poi. Io sopravviverò, che é una cosa completamente diversa é mio timore...-. Stringo tra le mani il bracciolo della sedia e cerco di non pensarci troppo. Ma fa male ancora.
 
-Vivi per tuo fratello Elena. Fallo per lui...-. Io mi alzo di scatto.
 
-Non ce la faccio, non adesso.-. E scappo verso la porta di servizio.
Una volta fuori sento la pioggia battere su ogni parte del mio corpo. Mi accascio a terra lentamente. Davvero non ce la faccio. Non voglio andare avanti, non ne ho più la forza.
 
-Elena, ma sei matta?-. La voce un po' roca di Klaus mi fa girare.
 
-Come hai fatto a guardarlo? Come hai fatto?-. Chiedo con voce tremante.
 
-Come avrei fatto a non guardarlo...-. Risponde, e si avvicina con l'ombrello.
 
-Ma, tu più di me. Ti odiava e non hai potuto far nulla per cambiarlo prima che morisse...come hai fatto?-. Alza le spalle con lo sguardo stanco.
 
-Era mio fratello, penso che anche tu avresti fatto lo stesso...-. Faccio cenno di si. So che è sbagliato,ma ho bisogno di dargli un addio decente. Ho bisogno di guardarlo e di abituarmi al fatto che stavolta se ne è andato veramente.
 
-È cosi strano che io voglia vederlo?  Puoi accompagnarmi per favore ?-. Klaus sbatte le ciglia un paio di volte, poi mi ripara con l'ombrello e mi passa il giubbotto asciutto sulle spalle. Quando entriamo dentro l'ospedale mi accorgo di tutto. Sono bagnata da capo a piedi tranne che per la giacca di Klaus.
Penso irrimediabilmente a quando mi sono risvegliata in ospedale qualche tempo fa. Anche lui era nella mia stessa situazione, ed era un po' ridicolo. Sorrido nostalgica al pensiero.
 
-Tutto bene?-. Domanda Klaus. Io annuisco e un attimo dopo ci ritroviamo davanti un'Itaca molto preoccupata.
 
-Elena, il dottore vuole vederti, vuole sapere se vuoi vederlo...-. Tutti e tre ci guardiamo d'intesa.
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Seguo l'uomo con una strana inquietudine dentro. Klaus, a pochi passi da mantiene le debite distanze. Qui, nel seminterrato dell'ospedale di Saint John,Elena Gilbert sta per fare un passo davvero molto importante. Prendo un respiro profondo e continuo a camminare. Ora capisco perché é qui giù che c'é il reparto "legale". É semplicemente tutto morto. I corridoi desolati, le porte cigolanti...una luce si accende e si spegne alle mie spalle e percepisco la morte.
 
-Mi segua signorina Gilbert!-. Il dottor Vaughn apre una porta e mi invita ad entrare, poi la richiude in fretta, lasciando fuori l'ibrido.
 
-Dottore perché mi ha chiamato?-. Chiedo confusa. Siamo in una sorta di studio, e solo in un secondo momento mi accorgo che non sono qui per Elijah.
 
-Cosa...-. Faccio per aprire la porta ma con una forza quasi superiore alla mia Vaughn mi ferma.
 
-L'ibrido resta fuori!-. Dice deciso, e io indietreggio spaventata. Chi diavolo é? Che vuole da me?
 
-Chi è lei?-. Non risponde. Come per magia sento la porta sbattere e capisco che Klaus sta cercando di forzarla per provare ad entrare. Deve aver capito che qualcosa non va.
 
-Deve stare tranquilla Elena, non voglio farle del male!-. Mi appoggio alla scrivania stando ben allerta e pronta a scattare verso la porta.
 
-Chi é lei?-. Chiedo ancora a denti stretti. L'uomo si inginocchia davanti a me e io sgrano gli occhi.
 
-Voglio solo porgerle le mie scuse da parte dei Dodici! Ci è dispiaciuto dover uccidere il suo amico così!-. Se prima era stato sconvolgente ora era anche peggio. Mi sento usata, una nullità.
 
-Lei...-. Annuisce e si alza. Mi sembrava solo un giovane dottore e invece deve essere uno dei Dodici.
 
-Sono il padre di Leo!-. Klaus continua a battere contro la porta, non si arrende. Io mi tengo ancora pronta per andargli incontro.
 
-Elena, cosa succede????-. Urla l'ibrido biondo al di fuori della stanza.
 
-Cosa volete ancora da me??? Non vi è bastato portarmi via tutto???-. Chiedo improvvisamente guerrigliera fronteggiandolo. Apollo nega.
 
-Non tutto, se ne accorgerà. Avevamo bisogno di un punto di partenza, perché tutto deve avere un inizio. Voglio solo avvertirla.-. Improvvisamente si fa minaccioso. -Se cercherà di ostacolare il ristabilimento dell'equilibrio saremo costretti ad intervenire, e non sarà bello!-. Io rido come una matta ma lui rimane impassibile.
-Cosa potreste farmi ancora, è? Mi avete tolto tutto, tutti...pensate che io sia una vostra pedina? Che basti far del male alle persone care per farmi mettere in riga? Avete fatto un passo falso, quello di scatenare la mia ira! Non sapete di cosa sono capace, non ne avete veramente idea!!-. Alza un sopracciglia e si allontana.
 
-Veda di non sfidarci, anche noi siamo molto più potenti di quanto lei crede! Io non sono nulla in confronto agli altri, così come lei. Può essere forte come me, ma non sarà mai forte come Noi!-. Adesso capisco da chi ha preso Leo..
 
-Io non vi sfido, io non vi obbedisco! Non credo nel destino, ma nelle coincidenze!-. Alzo le spalle e in un secondo sono alla porta. La apro e un momento dopo mi ritrovo davanti Klaus. É tutto rosso, sembra che abbia lottato contro una squadra di football.
 
-Il dottore, lui...-. Cerco di spiegare frenetica e lui mi interrompe.
 
-Quale dottore?-. É confuso. Come quale dottore?
 
-Il dottor Vaughn!!-. Dico rabbrividendo.
 
-No, il dottor Vaughn é nel corridoio più in la ad aspettarti!-. Rimango con la bocca asciutta.
 
-Ma...io...-. Provo a spiegare. Lui apre la porta ed entra dentro guardandosi intorno.
 
-Sei entrata dentro, Elena. Con te non c'era nessuno!-.
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Mi dirigo in fretta verso il corridoio indicato da Klaus. Sento tutto strano dentro di me. Possibile che non abbia visto Apollo? Che l'abbia visto solo io?
Ma la vera domanda che mi frulla nel cervello é : Perché avvertirmi? Ovvio, non volevano arrivare alla forza, e quando si evita di arrivare alla forza significa che si ha timore. Di cosa? Di me? Forse i Dodici hanno davvero paura dei Cinque?
Scuoto la testa impercettibilmente. "No! Che assurdità! Loro hanno solo una faccia tosta, non paura!!! O forse...".
Mi interrompo quando vado quasi a sbattere contro una porta. Ingoio dolorosamente. Era stato bello abbandonarsi ai propri pensieri per qualche secondo, ma ora la realtà mi era stata letteralmente sbattuta in faccia. Sento che sto tremando. "Oddio...". Penso. "Ma perché ho voluto farlo????". Chiudo gli occhi e afferro la maniglia spingendo verso l'esterno. Ecco. Sono dentro adesso, e un uomo sulla trentina mi sorride con leggera amarezza.
 
-Elena, lui é il dottor Vaughn!-. Fa alle mie spalle Klaus, e forzando un sorriso sul mio volto stanco porgo la mano al dottore.
-É un piacere signorina Gilbert...-. Un cipiglio si fa strada sul bel volto del vero Vaughn, e mi accorgo che sto guardando a terra.
 
-Senta se vuole...-. Incomincia.
 
-No!-. Lo interrompo io. -É una cosa che sento di dover fare!-. Ammetto decisa, e annuendo l'uomo ci fa entrare in una stretta area sterile e buia. Mi mordo il labbro inferiore. So esattamente dove sono, e mi viene da vomitare e da piangere allo stesso tempo. Nell'aria c'é uno strano odore di detersivo per pavimenti. Odore piuttosto sterile. "Beh...e di cosa dovrebbe odorare?". Mi faccio compagnia con me stessa.
 
-Ciao amore...-. Dico debolmente. É lì, di fronte a me. Il volto non é inespressivo come me lo immaginavo, ma i medici per un crudele scherzo gli hanno dipinto sulla faccia un sorriso beato. Come se stesse dormendo. "Ma non sta dormendo Elena!". Mi dice la mia coscienza. "É morto!!". Mi tormenta ancora. Il tremore inizia a scuotere il mio ormai fragile corpo. Alla mia sinistra Vaughn ni fissa distaccato, ma comunque interessato.
 
-Era il suo fidanzato?-. Domanda curioso. Con una mano asciugo la lacrima che sta per uscire dal mio occhio destro e annuisco silenziosa.
 
-Si, ora dottore potrebbe lasciarci un po' da soli con...-. Prima che Klaus possa finire il dottor Vaughn si fa austero e si chiude la porta dietro uscendo. Rimango a fissarlo per non so quanto tempo. Sono talmente concentrata sulla sua espressione che mi dimentico persino di respirare. Neanche l'ibrido prende aria, forse per non farmi sentire a disagio. Guardo il bel volto di Elijah come se fosse ancora vivo. Per un attimo penso che abbia mosso il sopracciglio, ma poi mi ricordo che se fissi una statua o un quadro per troppo tempo succede la stessa cosa. È dunque questo che sembra lui adesso? Una statua, che i medici hanno modellato a tal punto da non far sembrare artificiale?
 
-Vuoi che me ne vada ,vero?-. Per quanto mi sforzi di odiarlo non posso, non ora almeno. Non adesso che ho bisogno di amici con cui piangere. Odio tutto il male che lui ci ha fatto, che gli ha fatto. Ma che scelta ho se non quella di abbandonare i vecchi rancori almeno per ora?
 
-Non te lo chiedo.-. Esclamo ferma.
 
-Ma é così!-. Chiarisce. Io lo fisso stanca e ferita. Non ho la forza di odiare, e sento che tutto sta di nuovo precipitando. Le trance sono più frequenti e lunghe, Elijah, l'aldilà...cosa ancora? Cos'altro? Non solo i Dodici ce l'hanno con me e cercano in ogni modo di mettermi in riga, ma io stessa mi sento uno schifo.
 
Però non mi arrendo. Vendicherò Elijah, e farò qualsiasi altra cosa che servisse a riportarlo anche momentaneamente da me.
 
-Io vado, ti aspetto con Itaca di sopra...-. Stringe gli occhi come con sofferenza e facendo uno strano movimento con la testa se ne va anche lui. Perfetto. Rimaniamo io e l'ex-vampiro.
 
Le palpebre iniziano a tremare, e le lacrime vorrebbero uscire dai miei occhi, ma non lo permetto loro. Assolutamente no.
 
-Mi dispiace così tanto...-. La mia voce tentenna lo so. E so che lui non può sentirmi, ma forse il suo spirito può. Sono patetica mentre cerco di forzare un sorriso, eppure questo non mi ferma.
 
-É stata colpa mia!-. Ammetto senza rimpianti. -Tu diresti che non é così perché c'eri tu al volante, ma é stata colpa mia. Dannazione tutto questo lo é!-. Allargo le braccia a vuoto e mi poggio ad un mobile la vicino. Avrei bisogno di dormire, di farmi una doccia e rinfrescarmi, però non ce la faccio.
 
-Se io non fossi tornata come vampiro...se io non fossi tornata adesso tu non saresti lì, ma probabilmente saresti in qualche posto che ti piace tanto!-. Sorrido a quell'idea. Nell'immaginarmelo su qualche spiaggia assolata che si diverte.
Anzi ora che ci penso a lui sarebbe piaciuto di più qualche luogo ghiacciato.
 
-Dio, come vorrei poter morire adesso!-. Dichiaro apertamente. -Poter porre fine a questo. Ma non posso, e sai perché?-. Tremo leggermente al pensiero. -Per Jeremy, perché lui non merita questo, e poi perché devo saperne di più sui Cinque...-. Ogni cosa ha un inizio e una fine, io invece ho avuto solo inizi. Avrò mai fine?
 
-E tutto senza di te! Dio, ma ti immagini una leader senza il suo consigliere? Una macchina senza benzina? Una dea...tsè!-. Mi sto prendendo in giro da sola. -Io non sono mai stata veramente tutto questo. Eri tu che mi incoraggiavi, che mi capivi veramente...ora...tornerò al vecchio principio quando sentivo di non appartenere a niente e nessuno...quando mi sentivo incompresa...-. Basta, sto esagerando! "Come  se lui mi rispondesse...". Mi chino leggermente su di lui e gli bacio le labbra. Spero silenziosamente che siano anche minimamente calde, calorose...e invece sono fredde come il ghiaccio. Non le sento veramente fredde, perché io sono fredda come un morto, quindi le sento alla stessa mia temperatura. Ma rispetto a come le sentivo prima questo é un enorme cambiamento, che a dirla tutta non sarei neanche pronta ad accettare. Però sopporto, e mi tengo pronta ad affrontare nuove battaglie. Non l'ho superato, probabilmente non riuscirò mai a farlo. Soffro come non mai,giusto ora. Eppure non posso lasciarmi collare dal dolore, perché se lo facessi cadrei e stavolta non ci sarebbe lui a rialzarmi. Farò ciò che va fatto. Sarò quella che sarei dovuta essere quando sono caduta da quel ponte: morta.
Prima di chiudere gli occhi e sperare che tutto questo svanisca, gli accarezzo la guancia un'ultima volta. "Addio amore. Stavolta per sempre...".
 

Nda: Allora, ci sananno belle sorprese nel futuro, ma nn vi anticipo nnt. Vi dico solo che niente è come sembra...
Un bacione grande grande a Sere che mi segue sempre.
Alla prossima,
Debbythebest

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Capitolo 29
*** 29-Picture Of You ***


29-Picture Of You




Firenze 1923
 
Le corte giornate siberiane facevano riflettere sulla natura di ciò che ognuno di noi é. Questo pensava Leo mentre si affrettava a scendere dal treno. Era stato bello dopotutto. Naturalmente per quello che può significare "bello" quando incontri di nuovo il tuo migliore amico dopo settanta lunghi anni. Sentiva freddo, il che gli fece capire che qualcosa non andava. Se non aveva freddo in Siberia, figuriamoci in una poco- fredda città italiana. Il cielo era pieno di nuvole, ma non quelle grige che segnavano l'inizio di un temporale. Era stracolmo di quelle piacevoli e soprannaturali nuvolette bianche che avevano accompagnato la sua infanzia. Si strinse nel cappotto e prese i suoi bagagli. Il trabiccolo rampante ancora sbuffava fumo, come se anche lui sentisse la rigida temperatura che si apprestava ad arrivare. In un attimo il sole scomparve, e un'atmosfera nevosa sembrò sovrastare tutto.
"Perfetto...". Pensò il semidio leggermente sconfitto. Riusciva già a vedere la neve che scendeva giù dal firmamento con quel suo candore argentato e quell'innocenza festiva. Doveva tornare a casa il più in fretta possibile. L'aveva promesso a Irina. Qualche settimana prima le aveva scritto, e l'aveva rassicurata che sarebbe tornato il prima possibile. Sbuffò e si avviò verso l'uscita. Sua nipote era l'unica cosa che gli era rimasta. La sola cosa che lo tenesse ancorato alla sua umanità. Lei e Greta (la bambinaia) costituivano la sua famiglia, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerle. Era un gentiluomo: manteneva la parola data.
 
Facendo rumore con gli scarponi perché lei lo sentisse arrivare e gli andasse incontro felice sorrise. Erano tre mesi che non la vedeva.
Continuò così per tutto il viale, ma non la sentì corrergli incontro. Un po' confuso smise di fare rumore e subito il peggiore dei pensieri gli si incatenò dentro. Un attimo dopo stava correndo come un ossesso verso la porta d'ingresso, e quando la vide forzata strabuzzò gli occhi.
 
-Irina!!!-. Urlò subito preso dal panico. Iniziò ad ispezionare la casa. Dove poteva essere andata? Cosa poteva esserle successo? Fermandosi un secondo si prese la testa tra le mani e cercò di fare il punto della situazione. Non c'erano né Irina né Greta, e la porta era stata forzata. Chi aveva fatto loro del male??
 
Poi, entrando in cucina, la prima reazione che ebbe fu emettere un urlo. Un urlo agghiacciante persino per se stesso.
-Noo!!!-. Si inginocchiò vicino a lei. No. Non poteva essere. Non lei. Strinse gli occhi, mentre quelli azzurri di Irina lo fissavano impauriti e scostanti. Il suo bel volto era del tutto sporco di sangue, come se ci avesse fatto il bagno. Incapace di proferir parola Leo sentì che un singhiozzo sottile e acuto scivolava fuori dalle labbra di Irina.
 
-Volevano fargli del male, hanno detto questo!-. Pianse lei, e lo abbracciò più forte che poté.
 
-Chi? Chi l'ha detto Iri???-. La prese per le spalle e la scosse.
 
-Dei demoni. Sembravano umani, ma non lo erano, e hanno catturato Demetri e poi...-. Sembrava sconvolta. Probabilmente non sapeva neanche quello che le era veramente successo. E come avrebbe potuto povera la sua bambina?
 
-Sai i loro nomi, vero?-. Lei annuì confusa.
 
-Sì. Hanno ucciso Greta, e poi non ricordo niente, so solo che mi sono risvegliata e ho sete!-. Leo strinse i denti  e la guardò come se fosse ancora lei. E probabilmente lo era, ma sarebbe stato lui a non vederla più così.
 
-I nomi Irina!!-. La scosse ancora in preda al panico e alla disperazione.
 
-Klaus.Noan.-. La ragazza iniziò a tremare, e prima che potesse dire altro si ritrovò il cappotto di Leo sulle gracili spalle.
 
-Ora ti dovrai fidare di me, Iri. Okay?-. Lei annuì senza pensarci due volte. Leo si guardò il polso per un tempo che parve indefinito, dopodiché glielo porse. Lo fissò interrogativa, e gli chiese cosa succedesse silenziosamente.
Quando sembrò avere le risposte indecisa posò le labbra sul polso di Leo, e come per un istinto primordiale lo morse e iniziò a bere il sangue mentre silenziose lacrime scendevano dagli occhi di Tolstoy. Questo era ciò che serviva per tenerla in vita, per completare la transizione.
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É orribile quando si perde una persona che é ti é sempre in qualche modo stata vicina. Si prova una strana sensazione allo stomaco, che sarà solo l'inizio di una tristezza che raggiungerà l'anima nel quotidiano. Proprio lì infatti risiederà il dolore. Quando morirono i miei, io e Jeremy ci sentivamo persi. Più lui che io in realtà, perché non era pronto ad accettare il fatto che Miranda e Grayson se ne fossero andati per sempre. Io sento che l'ho accettato, ma che non posso superarlo lo stesso. Sentirò la sua mancanza nelle piccole cose. Quando andrò a letto e sarò sola, quando prenderò una sacca di sangue dal frizer e lui non farà più finta di ignorarmi. Pensavo che saremmo stati insieme per sempre. Ma il "per sempre" non é stato che l'inizio della fine. Abbraccio Jeremy, Caroline, persino Meredith singhiozza contro la mia spalla, e mi ricorda che lui sarà sempre insieme a me. Io resto tuttavia impassibile. Provo dolore, ma non piango. Avevo già deciso cosa fare prima. Avrei spento l'interruttore. Non so come ma Caroline e Bonnie se ne accorgono, e mi fissano più preoccupate che tristi. Ma se hanno capito cosa sto facendo allora sanno anche che per me é meglio così.
Con la testa poggiata sulla spalla di Jeremy riesco a malapena a respirare. Stringo forte il suo braccio e le ricaccio di nuovo indietro, le lacrime. Mi limito a fissare il vuoto con distacco. Sognando e immaginando tutti i modi in cui lui potrà tornare da me. I miei amici mi lasciano stare, non so come ma sanno che devo stare un po' isolata. Ci sono tutti, ma Damon e Stefan non sono qui. Non so perché, ma nemmeno Kol e Andromeda. Non hanno voluto dire nulla, sono semplicemente troppo impegnati o non so...
Lancio uno sguardo alla porta, dove Leo e Itaca parlano animatamente. Lui ha gli occhi rossi, e non sembra darsi un minimo di pace. Sembrano totalmente presi dalla loro conversazione, e una strana curiosità cresce dentro di me. Soprattutto quando mi fissano all'unisono con preoccupazione e poi tornano alla loro animata chiacchierata. Allora sfrutto i miei sensi sviluppati e ascolto qualche parola.
 
-Che vuoi dire?-. Chiede la bionda.
 
-Voglio dire che riesco a vedere la verità del presente e so cosa succederà stasera alle 22:13. Lei non deve rimanere qui, deve andarsene e iniziare l'addestramento al più presto.-. Leo sospira.
 
-Scusami ma non sono d'accordo. Perché non glielo dici? Sarebbe molto più...-. Ma  l'altro non la lascia finire.
 
-Hai idea di cosa succederebbe se i Dodici decidessero di attaccarci? Deve imparare a controllarsi, é per il nostro e il suo bene!-. Sembra deciso, e il modo in cui inserisce "il nostro bene" prima del "suo" mi fa capire che in qualche modo sta cercando di manovrare Itaca. "Ma di che parlano? Cosa dovrebbero dirmi?". Penso alzando di scatto la testa.
 
-Ma non sappiamo cosa succederebbe se lei spegnesse tutte le emozioni. É meglio un doloroso ma temporaneo addio che un indefinito saluto funebre! Credimi!-. La semidea non perde le speranze. Leo scuote la testa e le posa entrambe le mani sulle spalle sottili.
 
-É già successo. Non c'é niente che possiamo fare per farla tornare da noi! Ha solo bisogno di controllo!-. "Controllo? Vogliono mandarmi con Andromeda?". Levandosi improvvisamente le mani del ragazzo di dosso Itaca assume un atteggiamento guerrigliero. Deve essere un bel tipetto che si fa rispettare.
 
-Beh la farò tornare indietro! Non può dire addio all'unica cosa che la rende umana. La forza della Quinta sta proprio nel suo lato umano. Hai idea di come sia una dea? Io si. Ho vissuto per cinquecento anni sotto il controllo di mia madre, e ti posso assicurare che lei di umano non aveva niente!-. Prende una pausa. -Non che non mi amasse, ma dopo un po' di tempo ho notato che gli umani avevano una scintilla in più. Una sorta di fragilità interna che invece manca agli Dei. Elena non può permettersi di spegnere la sua umanità perché non la renderebbe più forte, la distruggerebbe rendendola una di loro! Siamo più forti uniti Leo, e loro non vogliono che lo scopriamo!-. Il figlio di Apollo sembra pensarci un po' su, poi si allontana dalla ragazza e le regala un sorriso di scherno.
 
-L'umanità non é potere, é debolezza!-. E alza le spalle. Riesco a percepire come Itaca sia combattuta. È come se lo sentissi lontano. Resta un attimo in silenzio, poi abbassa la testa e la scuote.
 
-É debolezza per chi sa che lo renderebbe debole. I deboli hanno paura della debolezza...-. E si allontana da Leo con le mani in tasca. La porta scorrevole nell'ospedale si apre e la fa entrare. Silenziosa, triste atmosfera meccanica da ospedale che ho sempre detestato.
La loro conversazione mi ha incuriosito. Cosa succederà alle 22:13? Qualcosa di brutto? Perché dal tono che Leo ha usato poteva essere solo qualcosa di brutto. Mi giro lentamente verso Caroline e lei non sembra prestarmi troppa attenzione. Prende Tyler per un braccio e dopo aver scoccato un'occhiata strana a Klaus diventa improvvisamente discreta. So di cosa sta parlando, é come se glielo leggessi nella mente. "Il funerale...". Mi limito a pensare inespressiva persino nella mia testa. Tiro su col naso mordendomi leggermente il labbro. "Ho bisogno di aria, di riposare, di fare una doccia...". Non sopporto di stare qui senza far niente. Odio avere tempo per riflettere, perché così penso di più a lui è al dolore che dovrei provare. Scaccio quei pensieri e guardo Jeremy chiedendogli di capirmi. Lui sembra farlo, e si avvicina cautamente al mio orecchio.
 
-Sai...prima che rilascino...-. Si ferma un attimo. -"lui"...ci vorrà domani, e non possiamo restare qui tutta la notte. Andiamo in un qualsiasi albergo e ci restiamo per un po' ,uh?-. Come un automa annuisco. Si. Voglio andarmene da qui, da questo luogo che confonde l'odore della morte con detersivi di sottomarche straniere.
 
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Entrando nella doccia non sento quello che dice mio fratello nell'altra stanza. Ho bisogno di questo, di dimenticare. Di racchiudermi nel mio mondo in cui non lascerò entrare più nessuno. Nessuno.
Lo scroscio dell'acqua mi fa venire voglia di pensare, di riflettere. Ma non mi lascio andare ai pensieri tristi neanche per un secondo. Con gesti calcolati e precisi prendo la spugna e inizio a lavarmi.
 
Quando esco dal bagno scopro che Jeremy non c'é nell'altra stanza. Dev'essersene andato da un po'. Sospiro e vedo che é già sera. "É da un po' che non mi nutro...". E mi tocco lo stomaco. Si. É da un po' in effetti, ma non sento molta fame, perché lo stomaco mi si é chiuso così tanto che a stento riesco a credere ancora di averlo.
 
Mi metto a letto e cerco di dormire.
 
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Le veniva da piangere. Irrimediabilmente ogni volta che cercava di aiutare c'era sempre qualcuno a contrastarla, e questo era da insolenti. Si guardò intorno come una pazza. Odiava essere seguita da qualcuno, specialmente da un russo tirato a lucido fino all'estremo da una che aveva duemila anni. Era stato trasformato. Prima Leo sapeva divertirsi. Si erano già incontrati prima, nel lontano 1853, e non era certo il tipo che si faceva pregare. Itaca sospirò. Le dispiaceva in una maniera incredibile per Elena. Sapeva cosa si provava a perdere la persona amata a causa della mortalità, anche se era sicura che nel caso della Gilbert c'entrassero i Dodici. E quel che temeva di più, é che fosse stata di sua madre l'idea. Certo, c'era stata la possibilità che fosse stato lo zio Ares, ma al contrario di quello che tutti credevano era un mollaccione, e non ne sarebbe stato mai capace veramente. Ma sua madre...beh. Perfida di natura come era di sicuro c'aveva messo qualcosa di suo. Le voleva bene certo, ma a volte desiderava solo che non l'avesse mai messa al mondo. Perché desiderava essere solo umana.
 
-É inutile che sei triste. Io sono addolorato per Elijah, perché era il mio migliore amico, ma sono anche felice di essere qui con te.-. Come un fulmine a ciel sereno la voce di Leo sembrò colpirla dritta al cuore.
 
-Inutile...?-. Stava per esprimere tutto quello che aveva in testa quando lui la bloccò. Le mise l'indice sulle labbra delicate con la grazia di un'elefante.
 
-Si inutile! Siamo tristi, e allora? Questo lo riporterà indietro?-. Fece spallucce noncurante. Itaca era tutt'altro che felice, e l'atteggiamento di lui contribuiva.
 
-Il tuo Jaque?-. Chiese ancora. Itaca sentì il cuore spezzarsi in quel preciso momento. Nessuno negli ultimi duecento anni aveva più nominato Jaque Xavier. Nessuno lo aveva chiamato per nome almeno. Nemmeno lei.
 
-Morto. Gli ho cancellato la memoria per fargli avere una vita felice. Morì  nel 1911 a Parigi circondato dalla suocera che odiava e dai suoi sei figli.-. Anche lei cercò di sembrare noncurante.
 
-Beh é una storia triste, e tu non sei triste in questo momento. Quindi o sei molto molto brava a mentire, o non é stato veramente importante per te.-. Sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi la fissò dritta negli occhi.
 
-Dubito sia la seconda dato come lo guardavi. Neanche un umano avrebbe potuto guardare così un'altra persona. E poi stavate sempre appiccicati come due sanguisughe. Beh e poi...-. Uno schiaffo colpì la guancia di Leo prima che potesse aggiungere qualcos'altro. Non si mosse, aspettò la prossima mossa della ragazzina.
 
-So che hai represso tutte le emozioni da tanto ormai. All'inizio lottavi, ma da cento anni le hai totalmente cancellate. Sei diventato come colui che odi di più Leo, ma tu non te ne rendi conto vero?-. Ancora nessuna risposta. -Ma una cosa la provi ancora. La gelosia. Dio, sei geloso di lui anche dopo la sua morte.-. Rimase allibita da quello che aveva detto.
 
-Si, perché tu lo ami ancora!-. La prese per le spalle con violenza e la fece sentire una nullità.
 
-Io ti amavo...-. Iniziò. -Anche se non sapevo chi eri...-. Rise come un sadico e si appoggiò ad una panchina.
 
-Forse hai ragione, lo amo ancora. Ma non sono come una Dea vera e propria. Non posso cancellare delle persone dalla mia vita. Non ci riesco!!-. E si divincolò. Lui tirò su col naso e chiuse gli occhi, mentre una brezza leggera scompigliava i capelli di  luna della ragazza.
 
-So perché ti comporti così, Leo. Sei arrabbiato con Klaus, per quello che ti ha fatto. Ma lui credeva di colpire Elijah, non te!-.
 
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-Rebekah???-. Domandò Damon incredulo.
 
-Pensaci: non mi ricordo come me ne sono andato via da lei. Deve avermi soggiogato così che quando sarei stato vicino ad Elena non sarei stato più io!-. L'altro ci pensò su. Mancava solo Rebekah ora! Tante cose stavano già succedendo!
 
-Beh, avrebbe un senso, ma perché Rebekah ti avrebbe fatto tornare?-. Stefan rese.
 
-Evidentemente voleva fare del male ad Elena. Deve aver scoperto che é viva.-. Gli occhi azzurri di Damon si illuminarono. Come aveva fatto Barbie Klaus a scoprire che Elena era viva?
 
-Viva si fa per dire. E poi chi gliel'avrebbe detto?-. Le spalle del minore dei Salvatore si alzarono in segno di indifferenza.
 
-Magari sono stato io e non lo ricordo. É un'originale, può soggiogarmi! Mentre strani pensieri si susseguivano nella mente di Damon, la porta si aprì di scatto, e Kol entrò visibilmente agitato.
 
-Si tratta di Elena!-. Disse solamente.
 
-Cosa ancora??-. Chiesero all'unisono i due.
 
-Elijah...é morto. E le trance aumentano di lunghezza. Se non torna qui...-. Prima che potesse finire Damon si era già infilato la sua giacca di pelle.
 
-L'andiamo a prendere! E portiamo il Mangia-conigli e la Principessa dello zodiaco con noi!-. Kol sbuffò.
 
-No, c'é dell'altro , e per risolvere la questione dobbiamo volare subito in Grecia!-.
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Mi sembra di impazzire qui dentro. Sospiro. La notte é già scesa su Charlotte, e dal letto riesco a vedere delle luci al neon che si riflettono sul parquet creando un gioco di ombre. Ombre. Quello che é rimasto di me stessa:solo un'ombra.
Per tenermi compagnia accendo la radio, e spero che tutto svanisca dalla mia mente il più velocemente possibile. Questo però non sembra accadere,  anzi, é come se tutto stesse tornando ad andare contro corrente. La domanda che in questo preciso momento aleggia nella mia mente é : non é sempre tutto andato contro corrente? Probabilmente si.
 Lentamente mi avvicino alla finestra e la canzone in sottofondo cambia.
 
I will endure till the end of time
Torn away from you
 
Mentre la voce di Amy, la cantante, infrange la mia anima con la sua melodiosa voce sento che tutto ciò che é successo ancora cerca di cadermi addosso. Ma io lo scaccio, essendo tremendamente tentata di spegnere la radio trall'altro.
 
I pull away to face the pain
I close my eyes and drift away
Over the fear that I will never find
A way to heal my soul
And I will endure till the end of time
Torn away from you
 
Sono le 22:12, é tardi per i miei standard e dovrei andare a dormire seriamente. Eppure non ci riesco. Spingo giù le palpebre e cerco di disperdere la mia mente.
 
-Io e te resteremo sempre vicini Lijah?-. Con gli occhi ancora chiusi rido come una pazza, come se lui fosse lì con me. E me lo immagino, che mi osserva col suo sguardo che sa di infinito e mormora il mio nome con quel suo tono dolce ma fermo.
 
My heart is broken
Sweet, sleep my dark angel
Deliver us from sorrow’s hold
Or from my hard heart.
 
 
Si, il mio cuore sarebbe spezzato se dopo questo io ne avessi ancora uno. Afferro con le mani il davanzale e percepisco sulla mia pelle le luci azzurrine della città. Ho sempre desiderato vedere Charlotte. Ma non così. Quando la canzone continua prendo un respiro. Fai bei sogni mio angelo oscuro, riposa tra le braccia dell'altro lato. Non ci credo ancora che tutto questo possa finire così. É troppo surreale. Il mio cuore é rotto, un giocattolo che non funzionerà più per molto tempo.
 
I can’t go on living this way
And I can’t go back the way I came
Shamed of this fear that I will never find
A way to heal my soul
And I will endure till the end of time
Half a life without you
 
Non posso continuare così, ho promesso a me stessa che avrei spento la mia umanità, che ti avrei cancellato dalla mia vita, ripulito la mia anima dalla tua presenza. Ma la tua essenza é come l'ombra della mia anima, dalla quale non ci si può separare.
 
My heart is broken
Sweet sleep, my dark angel
Deliver us
Change – open your eyes to the light
Say goodbye, goodbye
 
Quando sento il telefono squillare tutto mi crolla addosso come una bufera. So per certo che sarà Jeremy, e l'idea di parlargli non so perché non mi alletti più di tanto.
Svogliata afferro il cellulare, ed un attimo dopo cade a terra. "No!! Stai sognando!!"
Se questo é un pessimo scherzo da parte di qualcuno gli staccherò la testa con le mie mani.
Lo lascio squillare ancora un po', mentre il nome di Elijah e la sua faccia sorridente lampeggiano sullo schermo. La chiamata in arrivo non può essere che uno scherzo crudele, ma non so presa da quale forza rispondo e dall'altra parte sento strani rumori, poi un singhiozzo. "Qualcuno sta piangendo...".
 
-Elena?-. Un attimo dopo il cellulare  si rompe in mille pezzi, come fosse lo specchio della mia anima.
 
-Lijah...-. Mormoro alla stanza .

NDA: Come al solito un bacione  a chi mi segue sempre, siete tutti miticissimi. Ve l'avevo promessa la sorpresa no? Che ne dite ? 

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Capitolo 30
*** 30-Without Hope and Faith... ***


30-Without Hope and Faith...


Roma 1853

L'aria gelida della città eterna provocava dei brividi lungo la schiena di chiunque quella sera di venerdì tredici dicembre. A rendere così fredda l'atmosfera semplicemente il vento, che strascicando deboli suoni di luogo in luogo impediva quasi di respirare. Era un vento che trascinava, che si sente normalmente durante una tempesta. Ascoltando il fischio dell'aria che proveniva da fuori Itaca si strinse nel cappotto. Batté i denti leggermente prima di fissarsi intorno spaesata. Non era abituata a stare intorno a tanta gente. Quando aveva chiesto a sua madre di portarla ad una festa non aveva minimamente capito che la parola "festa" per la rossa testa riccioluta significasse un sacco di gente in ghingheri nel loro atrio. Fu subito tentata di andare fuori a prendere una boccata d'aria, ma sarebbe stato "inopportuno". Una nuvola di vapore uscì di botto dalla sua bocca.
 
-Mi pare di capire che la festa non é di vostro gradimento...-. Si girò spaventata per notare davanti a sé due profondi occhi marroni che la scrutavano con una strana furbizia. Le sembrava di essere divenuta una preda tutto d'un tratto.
 
-Non vi ha insegnato nessuno che non si prende una donna alle spalle?-. Lo sgridò senza pudore. L'uomo la osservò con più attenzione. Non sapeva come nè perché, ma lei lo incantava completamente...
 
-Siete una romantica?-. Domandò lui sfacciato sorseggiando il suo Champagne.
 
-Cosa?-. Itaca era perplessa, questo tizio era troppo strano.
 
-Stavate di sicuro pensando al vostro amore sfortunato guardando fuori dalla finestra in una fredda giornata invernale. Sono bravo a classificare le persone, e voi dovete essere una romantica!-. "Non sai quanto ti sbagli...". Pensò lei in quel momento, ma si limitò ad osservarlo senza proferir parola.
 
-Vladimir Hindemburg!-. Le porse cortesemente la mano la ragazza non poté fare a meno che accettare quel segno di saluto. Ora che lo guardava era davvero bello, tuttavia c'era qualcosa di strano in lui che non riusciva a identificare.
 
-Elizabeth Winters!-. Decisa gli strinse la mano e sentì una sorta di scottatura che la raggiungeva al petto. Non era naturale...
 
-Siete una romantica, lady Elizabeth?-. Leo tornò ad ammirarla mentre aspettava la risposta.
 
-Diciamo di si, ma allo stesso tempo no...-. Fece lei vaga. E funziono alla perfezione, perché Hindemburg si passò una mano tra i capelli e le sorrise solare.
 
-Siete davvero la sorella di Sunshine Winters, non é così?-. Domandò scherzando lui. Itaca provò disagio a quella richiesta. Era strano sentirsi dire di essere la sorella della propria madre. Ma con gli dei, si sa...
 
-E voi? Siete davvero Sir Vladimir Hindemburg?-. Con una risata civettuola si voltò un'ultima volta verso la finestra. Le cime innevate dei tetti coccolavano il paesaggio rendendolo più morbido e piacevole alla vista.
 
-Lo sono!-. Esclamò l'uomo bevendo ancora una volta dal calice di cristallo. Solo un secondo e si fermò. Si avvicinò a lei e la osservò con costanza.
 
-Sapete anch'io sono un romantico, e se voi davvero stavate pensando al vostro amore sfortunato, non posso tentare di capirvi perché ci sono tanti tipi di amore quanti sono i cuori delle persone di tutto il mondo...-. Non seppe perché si trovò a citare l'affermazione di suo padre. Ci pensò su un attimo, poi desiderò ardentemente di aver tenuto la bocca chiusa.
 
-Cioé volevo dire che...-. Lei proseguì scrutandolo intelligente coi suoi occhi color della notte più blu.
 
-Voleva dire che l'amore cambia di persona in persona, che ognuno da amore come vuole e come può.-. Sul viso di Leo si dipinse un sorriso sincero. Era brillante oltre che bellissima. Era una meraviglia, e lo aveva incantato sin da subito. Poggiò il bicchiere su un mobile vicino e notò che lo sgaurdo di Elizabeth ancora ondeggiava indeciso sulla finestra.
 
-Vi va di fare un giro fuori? Potrete raccontarmi perché siete così triste!-. Bastò un solo sguardo per dettare la risposta. Itaca afferrò la mano che le porgeva con piacere e sentì che in quel momento, qualunque cosa sarebbe successa, si sentiva davvero bene. Anche se si trattava di uno sconosciuto.
-----------------------------------------------------------------------------------------Quando aprì gli occhi si ritrovò in una strana stanza tutta bianca. Dapprima non si preoccupò dove fosse, ma cercò di rimembrare cosa fosse successo, quale fosse il suo ultimo ricordo. Provò per vario tempo ma niente. Sembrava che l'ultima cosa che aveva visto fossero gli splendidi occhi di Elena sotto la luce pomeridiana. Poi...poof. Si stropicciò gli occhi è sentì la gola asciutta. Non era normale sete, era...scattò a sedere subito. No...purtroppo ricordava quella sensazione. Elena. Doveva trovarla, ed ora che si guardava meglio intorno i suoi sospetti diventavano realtà. "Sono morto. Di nuovo...". Pensò disperato.
 
-Elena!!-. Disse con voce solenne un secondo dopo. Si alzò con il corpo dolorante in ogni punto e notò che in una vaschetta lì vicino c'erano i suoi effetti personali. La prima cosa che fece fu afferrare il cellulare come se potessero rubarglielo da un momento all'altro.
Mentre continuava a squillare tutta la situazione iniziò a pesare e dei singhiozzi gli uscirono dalla bocca.
-----------------------------------------------------------------------------------------
Corro più veloce che posso, mi sforzo di agire e non pensare. So che é l'ultima spiaggia, e che probabilmente era la mia immaginazione, ma devo vederlo con i miei occhi. Se tutto fosse solo una crudele allucinazione o un sogno, il peggio che potrebbe succedere sarebbe trovarmi davanti il suo corpo senza vita.
Arrivo davanti al palazzo bianco come la vita ma triste come la morte in un secondo. Nella sala di aspetto riesco chiaramente a distinguere le sagome di alcuni dei miei amici, così mi avvicino ora esitante. Io avevo bisogno di riposo, ma non mi sono affatto riposata. E come potevo riuscirci anche con tutta la volontà possibile?
Quando Caroline mi vede entrare la prima cosa che fa é quella di scattare in piedi spaventata.
 
-Tesoro, che ci fai qui???-. Domanda impaurita, poi sento qualcosa cadere e vedo Bonnie piuttosto scioccata nel vedermi. Tutti sembrano esserlo.
 
-Dovresti riposare!-. La strega si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla. Fredda come il ghiaccio io fuggo da loro come una furia. Inizio a scendere le scale come un'ossessa e pochi secondi dopo mi ritrovo davanti alla porta. "Ora!!". Mi ordino lentamente afferrando la maniglia. Se tutte le volte che ho perso qualcuno fosse andata così tutti i miei famigliari sarebbero vivi. E invece non lo sono. Senza pensarci tanto faccio per aprirla, però qualcuno mi precede. Inizialmente non capisco cosa succede, e mi ritrovo senza  una precisa direttiva da parte del mio cervello. Nelle ultime ore sono diventata piuttosto meccanica, come un robot che aspetta ordini dal suo padrone. Il mio padrone é Il mio cervello.
Tutto si oscura lentamente perché i miei occhi si sono cautamente chiusi. Non fa freddo, anzi fa caldo ed un paio di braccia mi stringono ostili. Come a voler marchiare la mia presenza su se stesso qualcuno mi abbraccia.
 
-Non sono più quella che conoscevi...-. Solo ora capisco che l'ho fatto davvero. Ho spento tutto. Mormoro quelle parole tirandomi indietro bruscamente, così da poterlo guardare in faccia. Sembra sconvolto, il viso oscurato da un ombra di paura. Sa cos'ho fatto? Che ho spento la mia umanità?
Invece di scoppiare in lacrime o essere tremendamente felice sono solo sollevata. Non del fatto che sia vivo, ma del fatto che io non sia pazza. Con tutta la calma possibile  entro e chiudo la porta. Lo squadro lentamente e poi lo aiuto a sistemarsi il più possibile. Entrambi restiamo in silenzio, ma il suo atteggiamento parla da solo. "Sembra debba andare a morire...". Penso mentre si scaccia una lacrima solitaria dall'occhio sinistro. Rimango con lo sguardo fisso nel vuoto per quelle che mi sembrano ore mentre gli sistemo i capelli spettinati. Quando ho finito gli lancio un'occhiata.
 
-Il tuo sangue...quello che mi hai dato per guarirmi nella foresta deve avermi salvato. Però non ricordo come sono...-. Apro la porta di nuovo e controllo che fuori non ci sia nessuno.
 
-Devi nutrirti per completare la transizione!-. Lo interrompo. Lui abbassa la testa e annuisce.
 
-Torno al massimo tra cinque minuti!-. Lo avviso prima di uscire.
-----------------------------------------------------------------------------------------
Quando lei uscì sentì di potersi sfogare. Cosa diamine le era capitato per renderla così disumana? La sua morte aveva davvero influito così tanto su di lei da farle spegnere i sentimenti?? Gli veniva la voglia di spaccare tutto. Ogni cosa in quella stanza poteva essere fracassata, e lui poteva farlo senza problemi, ma a quale scopo? La cosa che temeva di più al mondo era di perderla, e aveva capito che era successo  nel momento in cui l'aveva vista. Quella non era Elena, la donna che amava. Quella era Elena, la dea. Si aggrappò al lettino sulla quale era stato sdraiato e si sentì tremendamente debole. Forse non sarebbe stato un normale vampiro dato che era stata lei a trasformarlo, ma a quale scopo? Era pressoché impossibile farla tornare in sé dopo quello che aveva fatto. Non era un comune vampiro, che con un po' di esercizio sarebbe tornato sulla retta via prima o poi. Lei era qualcos'altro...
-----------------------------------------------------------------------------------------
Mentre cammino a passo spedito tornando dalla riserva di sangue mi interrogo su cosa ho provato quando l'ho abbracciato. Niente. Era come se avessi abbracciato un qualsiasi umano. E tra tutti gli uomini in fondo, cos'era che rendeva Elijah diverso?
Non era forse un uomo comune prima di divenire vampiro? Sospiro e mi dirigo verso la stanza in questione di nuovo.
Lo trovo ad attendermi seduto su una sedia, con i capelli di nuovo in disordine e un'aria da pazzo.
 
-Elijah...-. Lo chiamo cercando di essere delicata il più possibile. Lui si alza e afferra la sacca di sangue dalle mie mani. Sembra esitante, come se stesse valutando la situazione in ogni suo singolo aspetto. Alza la mano e mi accarezza la guancia. Io non lo scaccio, non arrivo fino a questo punto. Ma comunque non provo niente. Elena Gilbert é morta nel momento in cui é morto lui.
 
-Troverò un modo per guarirti Elena.-. Alzo un sopracciglio e poso la mia mano sulla sua. La accarezzo lentamente con le dita, per sentire un contatto di cui non ho bisogno. Lo guardo negli occhi, ma non é come una volta. É solo vuoto in me oramai.
 
-Io sto bene Elijah. Sono come prima, soltanto meno debole...-. Sorrido leggermente forzando la mia bocca. -Ora bevi!-. Torno seria mentre con lo sguardo gli indicò la sacca di sangue.
 
-Troverò il modo...-. Mormora più a sé stesso. Eppure io lo sento.
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Il mare sotto di loro si estendeva per miglia e miglia, ed il cielo azzurro rispecchiava in esso il suo colore tranquillo e pacifico. Ma non c'era pace nella mente del vampiro, anzi, tutto sembrava andare a rotoli.
 
-Continuo a pensare che sia una missione inutile!-. Sbottò Stefan guardando fuori dal finestrino dell'aereo. Damon emise una sorta di grugnito soppresso e si estraniò ai propri pensieri. L'avevano lasciata in America, e da come si stavano comportando sembravano degli insensibili.
 
-Elena é lì, da sola, e noi siamo ad una caccia al santo graal!!-. Andromeda lo ammonì con lo sguardo. Si mise le mani sul grembo tornando alla sua innata calma.
 
-No Damon. Questa é una cosa reale, e credo di aver trovato la chiave della situazione!-. I tre vampiri si guardarono in faccia, e Kol la fissò  solo un attimo prima di distogliere lo sguardo dalla sua diafana figura. Andromeda rimaneva sempre e comunque una semidea, lo si poteva intuire già dal suo aspetto regale. 
Secoli aveva passato a sperare che finalmente potessero stare insieme, ma lei sembrava totalmente presa dalla sua missione.
 
-Cosa cerchiamo esattamente??-. Domandò Stefan incuriosito.
 
-Una cosa che ho nascosto tanto, tanto tempo fa!-. Rispose lei piuttosto vaga.
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Quando lo vedo bere con brama dalla sacca di sangue mi passa per la mente una cosa. "Avrà ancora il suo autocontrollo? O sarà un novellino?". Perché nel caso fosse di nuovo un novellino sarei io a doverlo istruire. E cosa posso fare per non farlo pensare al sangue, sequestrargli il cellulare come lui fece con me? Penso che non funzionerebbe. Poggia una mano sulla scrivania vicino alla sedia sulla quale é quasi seduto e chiude gli occhi. Quando li riapre sono rossi, in fiamme. Mi prende una mano e la stringe come per controllarsi, ma io non sono più quella che ricorda, e non trovo il modo di farlglielo capire. Mi avvicino a lui cauta e finalmente lascia andare la sacca di sangue ormai vuota. La vista dei suoi canini e del suo volto deformato mi fa capire quanto poco lo conosca veramente. Di tutto il tempo che ho passato con Elijah infatti, non l'avevo mai visto trasformato. Fa paura, non mi vergogno ad ammetterlo. Con il suo viso contorto in una smorfia di fame soprannaturale resta fermo per qualche secondo, per poi avvicinarsi a me come un predatore. Dapprima sono tentata di scappare, pensando che sia tornato l'originale che ha staccato la testa di Trevor con un braccio. Ma il mio pensiero si ferma quando sento le sue labbra attaccarsi ferocemente alle mie. Non ho mai visto questo lato di lui, e non so perché ma mi piace. Forse perché non ha nulla di umano, esattamente come la sottoscritta. Gli afferro i capelli e mi spingo ulteriormente verso di lui mentre il sapore del sangue mi arriva alla bocca. Finché la situazione resta così non mi dispiace, dopotutto non vuol dire che baciandolo stia tornando alla mia umanità. Con una velocità che non riesco a percepire sento qualcosa di rigido contro la schiena, e capisco che mi ha spinta sulla scrivania. Con forza lo stacco da me per esaminare la sua espressione. I suoi lineamenti sono tornati quelli di un'eterea creatura della notte, sul suo viso é dipinta un'espressione indefinita, ed i suoi occhi scuri sussurrano qualcosa che da molto tempo non riuscivo a leggere in lui: Desiderio. Sorrido maliziosa e piego la testa di lato percorrendo i suoi lineamenti con l'indice. Poi tutto sfuma in una nebbia di colori che so non essere amore. Forse non ho mai saputo nemmeno cosa significasse, o se l'ho provato non me lo ricordo. Ora percepisco solo il mio corpo che nell'ombra della notte bada solo a sé stesso, e stanco delle emozioni degli umani cerca di trovare appagamento. Non é amore, no. Almeno di questo sono sicura, come sono sicura del fatto che domani Elijah avrà il cuore spezzato. Sempre se la trasformazione non ha mutato ogni cosa in lui.
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-Hey...-. La sua voce da appena sveglio mi solletica appena l'udito. Resto con gli occhi chiusi ancora qualche secondo, poi sento le sue braccia stringermi come nel più romantico romanzo rosa. Ma sono io a rovinare tutto. Prima che possa riaddormentarsi contro la mia scapola salto sull'attenti e mi guardo intorno alla ricerca dei miei vestiti. Il motivo? Ho sentito delle voci in corridoio, e deve averlo fatto anche lui, perché mi chiede:
 
-Chi é?-. Ci scambiamo un'occhiata allarmata e corro vicino alla porta. Mi sembra ancora notte, ma non so per quanto tempo ho dormito, e come se non bastasse siamo in un seminterrato e di giorno la luce non filtrerebbe lo stesso.
 
-Vestiti!-. Gli intimo a bassissima voce, e continuo a percepire le voci.
 
-Avete controllato bene sul tetto?-. Questa é Caroline.
 
-Vi avevo detto all'inizio che l'unico posto dove può essere andata era questo!-. Klaus usa un tono piuttosto indelicato per esprimere la sua opinione, e voltandomi verso Elijah noto che il suo viso é intriso di rabbia. Deve sentire tutto anche lui.
Recupero il più silenziosamente possibile i miei vestiti e li indosso, mentre il vampiro dietro di me fa lo stesso. Prima che io esca dalla porta mi ferma, e vado a sbattere dritta contro di lui. Il suo sguardo é serio. Non dice una parola e mi bacia di nuovo, stavolta piano.
 
-Non ti permetterò di andare via così. Lotterò per farti tornare come eri prima.-. La sua voce é ferma, così come la sua espressione. Mi divincolo con un sorriso canzonatorio sulla faccia e riesco a percepire la sua espressione triste anche senza guardarlo.
 
-Sono qui, e c'é una sorpresa!-. Gli sguardi allibiti di tutti non mi fanno nessun effetto. Anzi, la mia priorità é che ho fame.
 
-Sono affamata, quando si torna a casa?-.

NDA:Allora, innanzi tutto partiamo con i ringraziamenti per chi mi ha sostenuto per tutti questi trenta capitoli :-*
un bacione a Sere, che mi sostiene sempre e che adoro ;-)
Allora, ho combinato pasticci, casini e altre cose, ma a quanto pare ho continuato a scrivere nonostante tutto :-)  nei prossimi capitoli si affronterà molto l'argomento della Elena senza umanità, e tutta, ma proprio tutta la verità verrà a galla...
Alla prox,
Debbythebest

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Capitolo 31
*** 31-La quiete prima e dopo la tempesta... ***


31-La quiete prima e dopo la tempesta...



3 settimane dopo:
 
Sono passate settimane da quando non provo più niente. Cosa ne penso al riguardo? É sfibrante! O almeno...Elijah lo é. Continua a non arrendersi, a provare in ogni singolo momento di ogni singolo giorno a farmi dire che lo amo. Beh, non ho mai visto tanta determinazione in vita mia, questo lo ammetto. O forse ha la mia stessa determinazione quando si trattava di far tornare umano Stefan. Forse...
Apro gli occhi e dò il "buon giorno " al mondo. I problemi perlomeno sembrano spariti.Non sono più caduta in trance, e non sto più sperimentando i miei nuovi poteri. Sarebbe il fatto che ho spento la mia umanità a causare tutto ciò. Almeno secondo Caroline...tuttavia sento che qualcosa di molto grande sta per succedere. È come se fossi consapevole che questa è la calma che agita il cielo prima della tempesta.
 
-Buon Giorno mondo...-. Dico assonnata alla stanza. Mi giro nel letto e non trovo nessuno dall'altro lato. Mi fa sentire...strana. Ma non triste, sia chiaro. Mi alzo e inizio a vagare per la stanza. Poi la porta si apre, ed Elijah entra con un'espressione piuttosto loquace.
 
-Bonjour mon amour!-. Scettica lo guardo mentre sulla sua faccia leggo nient'altro se non  dannata felicità. Mi porge una sacca di sangue e io l'afferro senza ritegno. Però prima che possa togliergliela di mano sento una risata, e poi mi ritrovo schiacciata contro il suo petto.
 
-Sul serio?-. Chiedo. -Oltre alla rima scadente in francese devo anche sorbirmi questo?-. Invece di cambiare espressione lui continua a sorridere e mi bacia ignorando le mie proteste.
 
-Ti amo anche io...-. Sussurra dolcemente contro le mie labbra. Non so come, non so in che frangente, ma Elijah é tornato ad essere un vampiro originario. Secondo Bonnie é merito mio, perché essendo una dea il mio sangue é speciale. Come se fosse una novità...il mio sangue non sarà mai normale.
 
-Puoi lasciarmi andare per favore?-. Domando quasi disperata. É una frustrazione tremenda vederlo così...imperterrito.
 
-Come sua altezza comanda...-. E mi ritrovo sola un attimo dopo. Sbuffo e addento la sacca di sangue. "No...conoscendolo questo non avrà mai fine...".
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Come già affermato, sono passate settimane da quando ho spento la mia umanità, e non me ne pento per niente. Come potrei anche volendo? Non provo niente...
Ma cambiando discorso...Damon e Stefan ieri sera hanno chiamato dicendo di avere delle novità. Con loro ovviamente ci sono anche Andromeda e Kol, e ripensando a quest'ultimo mi viene voglia di sentirlo. É uno che si sa divertire, ed é mio amico. Quando tornerà dovrò chiedergli un aiutino. Lo chiederei a Damon, ma lui a mio parere si comporterebbe come gli altri. Scendendo le scale di casa mia noto delle false espressioni indifferenti sui volti dei presenti. Dopo avermi lanciato delle occhiate piuttosto strane, Elijah torna al suo giornale, e Jeremy sembra totalmente preso dalla sua tazza di latte e cereali. Ignorandoli prendo la borsa e faccio per uscire, quando una mano mi blocca sulla maniglia. Immediatamente penso al gesto. La stessa cosa che ha fatto quando si é introdotto grazie a Jenna in casa mia. Afferro in modo leggermente subdolo la sua mano, sentendolo fremere.
 
-Perché?-. Chiedo annoiata.
 
-Hai spento la tua umanità. Cosa credi di fare? -. Lascio andare la maniglia e sorrido laconica.
 
-Stavo andando a scuola Elijah. Mi annoio qui...-. Anche se so che forse il mio broncio non funzionerà, io lo sfodero con il più deluso degli sguardi.
Il vampiro tentenna, poi la voce di Jeremy si fa strada tra di noi.
 
-Sarebbe una buona idea, potrei tenerla d'occhio io!-. Sbatto le ciglia un paio di volte mentre l'originario non toglie mai lo sguardo da me.
Lascia andare la maniglia e apre la porta. "Evvai!".
 
Seguendo Jeremy di fuori sento la necessità di tornare alla vita quotidiana. Per un momento, solo un attimo penso all'altra notte con Elijah. Mi ricordo di non aver provato niente, solo piacere fisico a causa della mia scelta. Lui deve avermi dato tutto sé stesso invece. Mi sembra quasi di sentire qualcosa,ma solo per un istante.
Salgo in macchina e lo vedo sulla porta che ancora mi fissa intensamente. So che ci sta provando, che ci sta mettendo tutto se stesso, ma così io sto in pace con me stessa, e non devo soffrire più. Niente sofferenza...
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Tutto intorno sembrava morto, spento. Quella era Atene, dicevano fosse bellissima. La città, forse. Il punto in cui erano loro era tutt'altro che amabile, (come lo aveva definito Andromeda) anzi sembrava uscito da un film horror. Forse perché erano sotto terra...
L'aria di saturo gli raggiunse le narici procurandogli uno starnuto che fermò giusto al momento opportuno.  Là sotto sembrava un labirinto, un'intreccio di cunicoli lunghi centinaia di metri e vecchi migliaia di anni.
 
-Ci siamo quasi!-. Disse con voce ferma Andromeda svoltando l'angolo. Lei sapeva esattamente dove andava, al contrario dei tre vampiri che la seguivano. Mentre Damon e Stefan si guardavano intorno interessati, Kol non traspariva nessuna emozione. Si limitava a trascinarsi stanco e severo a qualche metro dalla sua amata. Il vampiro con gli occhi di ghiaccio invece pensava ad Elena. Quando Caroline lo aveva chiamato dicendogli della Gilbert era letteralmente divenuto cereo. No. Era l'ultima cosa che lei avrebbe dovuto fare...e tutto per colpa di Elijah!
Da quando l'originale era entrato nelle loro vite non aveva fatto altro che portare scompiglio, ed ora persino questo!!
Chiuse gli occhi un secondo prima di fermarsi per non andare a sbattere contro un muro. Era così preso dai suoi pensieri che non aveva notato una stupida parete di pietra. Seccato affrettò il passo e li raggiunse. Proprio quando Andromeda passò sotto un arco di volta con delle strani incisioni, Kol si accorse di non poter andare oltre.
 
-É uno scherzo??-. Chiese alterato. Stefan fece la stessa fine.
 
-I vampiri non possono andare oltre. Mi dispiace ragazzi, ma posso andare solo io. Non preoccupatevi vi farò sapere cosa...-. Ma fu interrotta.
 
-Cosa? No!-. Urlò l'originario adirato. Andromeda rise leggermente e si avvicinò cauta a lui.
 
-Starò bene Kol. -. Disse sorridendo rassicurante. -Starò bene.-. E gli accarezzò una guancia.
 
-Non fare niente di stupido...-. La supplicò lui preoccupato. Si spinse contro la sua mano e notò che la barriera  lo teneva indietro.
 
-Sembra che abbiamo scoperto chi ha insegnato il truccheto della "vecchia cantina stregata " ai Lockwood ...-. Commentò sarcastico Damon per smorzare la tensione. Si appoggiò ad un muro e vide Andromeda e la sua torcia che sparivano eteree dietro l'ennesimo angolo. 
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Quando si parlava di alberghi solitamente era la prima a scegliere quell'opzione, ma dato che pagava una persona in particolare finché restavano a Mystic Falls, la situazione cambiava.
Dalla sua lussuosa stanza Itaca fissava la finestra con nostalgia. Le mancava quella strana ed inquietante normalità con la quale conviveva a Roma. Persone, situazioni, guerre e periodi storici erano passati dalla città eterna, ma lei e sua madre non si erano mosse. Abitavano ancora nella villa settecentesca nella quale lei e Leo si erano conosciuti. Sentì la porta aprirsi, ed una fredda presenza inondare la stanza.
 
-Una romantica...sei sempre stata questo, non é così lady Winters?-. Lei rise. Era buffo come ogni volta cercasse di farla innervosire.
-Non so cosa stai architettando, ma credimi quando ti dico che non funzionerà!-. Incuruosito Leo la guardò con attenzione.
 
-Cosa starei architettando?-. Itaca si voltò e incontrò il suo sguardo.
 
-Fai l'amico, ma sappiamo tutti da che parte stai! Stai dalla loro!-. E marcò sull'ultima parola così che potesse sentirla meglio.
 
-Itaca ma che...-. Lei  si avvicinò e gli  mise un dito sulla bocca per zittirlo.
 
-Tu non sei più il ragazzo che mi ha aiutato ad uscire dal mio scudo di solitudine. Sei solo un guscio vuoto.-. Delusa chiuse gli occhi e lo sorpassò ma lui la afferrò per un braccio.
 
-Non è vero questo. So cosa voglia dire amare: ho amato te. Vorrà pur dire qualcosa?-. I suoi occhi andesso erano supplicanti, e per un secondo Itaca si ritrovò a perdersi in essi. Ma durò solo un attimo, solo il tempo di un battito di ciglia.
 
-Ho promesso a Klaus che stasera l'avrei accompagnato ad una cena alla quale saranno presenti anche "Caroline" e suo fratello.Non ce la fa a stare da solo in quella gabbia di squali!-. Cambiando totalmente discorso tirò il braccio via dalla sua presa e gli diede le spalle.
 
-Cosa ti fece scegliere Jaque al posto mio??-. Chiese Leo come ultima cosa.
 
-Non lo so...non si sceglie chi si ama...-. Esclamò con felina eleganza lei prima di uscire dalla porta.
 
Lui sospirò.
 
-Condivido pienamente!-. Rispose come un automa alla stanza.
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Tocco la stoffa tra le mie mani come se fosse oro prezioso. No, non basterà questo a farmi tornare umana. Per fargli capire ció che intendo a malincuore abbandono la seta azzurra del vestito più bello nella storia dei vestiti, e lo metto fuori dalla porta accuratamente riposto nella scatola. Mi accorgo che sto per ripensarci, ma stoppo quel pensiero con un altro. "Non devo legarmi a queste cose, lo fanno gli umani!!". Sospiro. Questa sera l'ultima cosa che farò sarà andare a cena con loro. Voglio restare a casa con me, me stessa e me medesima invece.
Sento dal piano inferiore la voce di Itaca che mi chiama.
 
-Cosa...?-. Chiedo scendendo le scale. La vedo al di sotto di me con uno splendido vestito di broccato, e provo leggero rimorso per come ho riposto il vestito "di Elijah". Con uno stiletto ticchetta a terra, come se fosse una madre che ha sorpreso la figlia a commettere un qualche peccatuccio. Questo devo sembrarle:una bad girl, che si è tinta una ciocca di rosso e che ha ripreso a far parte della squadra delle cheerleder.
 
-Avevi promesso!-. Mi indica spudoratamente.
 
-Beh, ho un sacco di compiti da finire! Ho ripreso la scuola, sai? E sono anche nella squadra delle cheerleder!-. Con uno sguardo acuto e scettico incrocia le braccia al petto.
 
-Vatti a mettere QUEL VESTITO!-. Sottolinea piuttosto acida. "Aspetta!! Qui é lei la ragazzina, perché mi faccio dare ordini?". Inizio a tornare di sopra ma prima che possa fare qualche altro passo un volto conosciuto proprio davanti a me mi fa trasalire.
 
-Non vieni?-. Chiede deluso. Si aggiusta la cravatta argentata e mi fissa supplicante.
"Ah ah...non attacca!". Penso indifferente.
 
-No, andate a festeggiare senza di me!-. Sbatto le ciglia annoiata aspettando una qualsiasi reazione. Non si muovono, nè Itaca nè Elijah. Restano fermi lì finché il clarckson di una macchina non suona facendomi quasi trasalire.
 
-Klaus non ha la tua pazienza...-. Commenta Itaca rivolgendosi al vampiro.
 
-No, certo che no!-. Risponde distante lui. Non smette un attimo di fissarmi, e questo mi infastidisce.
 
-Pensavo che azzurro pastello fosse il tuo colore preferito!-. Sorride. Inarco un sopracciglio.
 
-Si lo è. Ora andate?-. E indicó la bionda ai piedi delle scale.
 
-Itaca io rimango a casa, credo che mi aiuterebbe a meditare!-. Neanche adesso guarda Itaca, ma si limita a prestarle attenzione con la voce.
-Sicuro??-. Domanda lei preoccupata. Elijah finalmente la guarda e fa spallucce.
 
-Tengo d'occhio il prigioniero!-. Mi guarda e ride allegro. Io invece sono seccata e basta.
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-La smetti di fissarmi???-. Cerco di concentrarmi sul libro di storia dell'arte invano. Sono svariati minuti che mi guarda senza sbattere ciglio. "É inquietante!".
Non risponde. Allora mi altero ancora di più.
 
-Senti, non sono una bambina! Non ho bisogno della tata, e tu non sei la mia guardia del corpo!-. Gli lancio addosso il libro e sbatto la porta uscendo dalla stanza.
Non riesco a vedere il sorrisetto maligno che gli si dipinge in volto una volta che non ci sono più.
 
Entro nel bagno e nervosa mi guardo allo specchio. Senza quella lagna di Elena Gilbert a rovinare la festa il mio volto si é molto rilassato. Mi tocco il viso e chiudo gli occhi massaggiandomi la pelle sopra le guance.
Un attimo dopo sento qualcuno alle mie spalle, e quando alzo le palpebre sussulto come se non avessi percepito la sua presenza. Non gli do corda, neanche quando inizia ad accarezzarmi la spalla provocante. So cosa vuole fare. "Oh no Furbetto mio, è passato il tempo in cui mi fregavi...". Eppure non riesco a dire 'basta'. I suoi gesti ipnotici dicono tutto, i suoi movimenti da serpente fanno rima con i suoi occhi da demone. Il mio sguardo inespressivo si riflette nello specchio e si fonde con il suo, carico di qualcosa che neanche io stavolta riesco a decifrare.
 
-Mi manchi...-. Sospira vago mentre a me serve un respiro. Qualunque cosa subdola abbia architettato per farmi tornare la piccola piagnucolosa che ero non fonzionerà.
 
-Elijah...-. Sussurro concentrata per non ridere. Quando una fiamma si accende nel suo sguardo languido capisco che è questo che stava aspettando da me: un segnale che la vecchia Elena fosse tornata.
 
-Si, sono qui.-. Dice fermo e poi mi cinge la vita e si china sul mio collo molto lentamente. Non capisce di certo che lo sto prendendo in giro. Proprio non ci arriva. Tremo quando sento i suoi canini affilati sfiorarmi la carotide, ma non mi muovo. Non mi fará del male, lo so. Eppure sono convinta che lui non perderà mai la speranza. "Snervante!".
 
-Elena...-. Dice piano contro il mio orecchio. Un sorriso mi sfugge e in un attimo lui è sbattuto contro la porta e io ho uno sgaurdo piuttosto arrabbiato sulla faccia.
 
-Quante volte te lo devo dire? Elela Gilbert é morta insieme ad Elijah Mikaelson!-. Sono così furiosa che non ci vedo. "Come osa continuare a fare così!!!". Penso adirata. Sul suo viso c'é un'espressione soddisfatta e cattiva. "Ma che cavolo...". Sono furibonda, e lui sembra il dottor Frankenstein che ha appena visto il mostro prendere vita.
 
-Sai...non sei l'unica ad essere diabolica quando vuoi. Ho mille anni di esperienza, e ti assicuro che in quanto a tattiche sono pressoché imbattibile!! Non hai idea di quello che ho progettato per te, amore mio!!-. Faccio per rispondere ma lui mi piomba addosso favendomi urtare il lavandino.
Ora so che ha veramente qualcosa in mente, ed io lo scoprirò a tutti i costi. Sento la sua bocca contro la mia e mi irrigidisco subito come uno stoccafisso. Tento di tirarlo via, eppure una malata parte di me non vuole. É come se provassi ancora la...la...la scintilla...
 
É questo a farmi stare di scatto sull'attenti. Lo spingo lontano da me e lo fulmino con lo sgaurdo. Lui mi ride beffardo in faccia.
 
-Lo hai sentito vero?-. Ha un 'non so che' di dolce nella sua voce che tende a mascherare lo scherzo sulal sua espressione.
 
-Stanotte dormi sul divano!!-. Lo avviso minacciosa puntandogli l'indice contro.
 
 
"Mio Dio...". No. Non può essere. Una volta in camera mia mi appoggio alla porta e cerco disperatamente di cancellare l'accaduto. Ora ho capito cosa cerca di fare, e stranamente c'è riuscito. Se non può suscitare sentimenti piacevoli cerca di far raffiorare quelli negativi, purché io provi qualcosa. Mi ricorda molto Lexi quando cercava di far tornare l'umanità a Stefan. Ma io non voglio tornare umana, perché so che quando lo desidererei tutti i sensi di colpa, il rimorso, il mio carattere troppo sensibile per essere vero tornererebbero. No, non lascerò che questo accada. Mi passo nervosa una mano tra i capelli e mi stringo le ginocchia con le braccia. Ci vuole qualcosa di nuovo, ci vuole...ho trovato!!!
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Quando Kol la vide tornare indietro sospirò perplesso. Andromeda aveva qualcosa in mano, avvolta in uno strano e macabro telo nero.
 
-Ma cosa...-. Lei lo zittì prima che potesse dire qualcos'altro. 
-È molto più importante di quanto tu possa credere!-. Sospirò quasi silenziosa la semidea. Si portò una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio e ripose quella strana cosa nella borsa.
 
-Non possiamo neanche vederlo?-. Chiese incuriosito Damon. Dopo che lei ebbe negato, si accorse che stava mormorando anche altro.
 
-A tempo debito e non qui! L'occhio di Selene può essere tenuto in mano solo da qualcuno che vede oltre, o rischia di rendere la tua anima così oscura da cancellare per sempre la tua umanità...-.
 

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Capitolo 32
*** 32-Katerina... ***


32-Katerina...



-Sapete...qualche volta mi sono chiesta sul serio se non fossi solo una mezza matta!!-. Ridendo Itaca continuò a sorseggiare il suo champagne piuttosto serena. Caroline le lanciò un'occhiata amichevole. Non sapeva perché ma si sentiva a disagio con quella ragazza nei paragi. Non che non le stesse simpatica, ma stare dinnanzi ad una semidea bellissima e apparentemente sicura di sé la lasciava un po' interdetta. E oltre a quello guardare che ogni uomo nelle vicinanze la fissasse come fosse un raro reperto archeologico: con un misto di stupore e disagio.
 
-Beh alla fine non lo eri, povero me!-. Rise Klaus fissando la ragazza con charme. L'altra stava quasi per sputare lo spumante nel bicchiere, ma si trattenne il più possibile e ingoiò a forza il contenuto del calice. Conosceva quello sguardo dell'ibrido, quell'espressione da pesce lesso...oh...
E non seppe perché ma si ritrovò a desiderare ardentemente di uscire fuori di lì. Proprio quando stava per alzarsi sul serio da tavola sentì una voce in lontananza, e poi Leo apparire come per magia da dietro il separé  lì vicino.
 
-Hey ragazzi!-. Il semidio si avvicinò al tavolo con disinvoltura,  beccandosi gli sgaurdi incerti di tutti. Sapeva  bene che Klaus aveva una cotta per la ragazza che aveva amato, e dopo quello che aveva fatto a Irina rendergli la vita un inferno era il minimo. Tyler guardò Caroline leggermente contrariato,  mentre Bonnie e Jeremy si scambiarono un'occhiata laconica.
 
-Leo!-. Itaca sembrava stesse per strozzarsi con il paté di tonno quando aveva urlato il suo nome, così il russo sorrise soddisfatto.
 
-Как ты, дорогой? [(Kak ty, dorogoy?)=(Tutto bene, cara?)]-. Si sedette tra lei e Klaus e la fissò intensamente.
 
-Io...benissimo...-. Biascicò lei cercando di riprendere fiato.
 
-Mi era sembrato di capire che non venivi!-. Klaus alzò un sopracciglio mentre piuttosto contrariato pronunciava quelle parole.
 
-Beh si...ma poi ho pensato che la nostra Itaca si sarebbe sentita a disagio con delle persone che non conosce bene, sai io la conosco.-. Si aggiustò la cravatta mentre parlava. -La vera lei, quella indifesa, fragile e puramente femminile...o forse sei tu che ti senti a disagio dato che hai praticamente fatto soffrire tutta Mystic Falls?-. Le sue labbra si sollevarono in un sorriso piuttosto ironico a quell'ultima affermazione. Colpito e affondato.
 
-Sai io non farei tanto lo sbruffone. ..-. Sibilò l'ibrido. Fece per alzarsi ma Itaca lo fermò e lo guardò dritto negli occhi. Scosse leggermente la testa, quel tanto che bastava per fargli capire che non doveva fare il suo gioco.
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Uscendo dal bar un sorriso mi si dipinge troppo facilmente sulla faccia. So di aver combinato un casino, e sinceramente non me ne importa un fico secco. Devo far capire a tutti loro che niente e nessuno potrà distruggere la nuova Elena. Non riusciranno a farmi tornare quella che ero.
L'aria della notte gioca coi miei capelli, e invece di esserne infastidita chiudo gli occhi e inizio a muovere la testa al ritmo di una musica che sento nella testa. È una melodia rossa, vermiglia. Sa di sangue...beh di cosa dovrebbe sapere? Mi pulisco la bocca con poca grazia, dirigendomi verso casa. Non vedo l'ora che lui lo scopra. La sua reazione sarà...degna di uno che vede una strage?
Continuo a fare lenti passi senza fretta alcuna. Poi sento una voce alle mie spalle e sorrido fredda e soddisfatta.
 
-Ti prego dimmi che non è vero...-. Le sue parole echeggiano tremanti nella mia testa. Per un secondo mi fermo a pensarci. Avevo pensato a rabbia, sfida nel suo tono. Non...che cos'era,  dolore?
 
-Lo è! -. Mi giro con una sorta di piroetta verso di lui. Sorrido ancora malgrado la sua espressione spaventata.
 
-Come hai potuto? Come puoi tu tra tutti provare piacere in una cosa così crudele? Sei davvero così cambiata?-. No. So che sono cambiata ma non so in che modo. Alzo le spalle noncurante. Le mie labbra si piegano in una smorfia incerta. Sono una bambina che non sa quale errore abbia fatto dopotutto...
 
-Andiamo, sono stufo di correrti dietro per tutta la città!-. Salto letteralmente per aria sentendo il suo braccio afferrarmi rigidamente. Un attimo prima era a dieci metri di distanaza...
 
-No!-. Cerco di divincolarmi, ma fissando il rosso nei suoi occhi mi zittisco quasi terrorizzata. Deve davvero essere molto incavolato se ha rinunciato al suo autocontrollo così. Si ferma e continua a guardarmi con quegl'occhi da demone. Forse ho toccato il fondo stavolta.
 
-Adesso andiamo a casa, e poi ti ci rinchiuderò dentro per così tanto tempo che dimenticherai di che colore è il sole...-. Si morde il labbro e sorride crudele. Istintivamente io trasalisco. Non l'ho mai visto così cattivo.
 
-Sarò il tuo peggior incubo! Non sapevo avresti mai conosciuto questo lato di me!!-. Dentro di me non posso fare a meno di rabbrividire. La paura sembra l'unica cosa che sono in grado di provare. Spero solo che lui non se ne accorga.
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-Che cosa ha fatto??-. Dal piano di sotto le urla di Caroline mi arrivano alle orecchie come se la vampira fosse a pochi centimetri di distanza da me. "Ha una voce così squillante!". Sento Elijah ridere leggermente.
 
-Credimi quando ti dico che se ne pentirá amaramente! -. Dice con voce gelida, e io mi ritrovo a pensare che forse stavolta ho esagerato...aspetta! No, non dovrei avere neanche la smania di pensare ad una cosa del genere.
Sono quasi due ore che sto chiusa nella mia camera come un'adolescente in punizione,  e dire che non ho niente da fare è riduttivo.
 
-Cosa intendi fare?-. Chiede ancora la bionda. Elijah non risponde, ma so che sta pensando a qualcosa di diabolico per farmi tornare indietro.  Cosa vuole provare ad inventarsi? Non capisce che sono io a non voler tornare umana? Evidentemente no, perché altrimenti avrebbe preso in considerazione la possibilità di arrendersi.
 
-Non sono stupido, non lo dico ad alta voce!-. Replica pacato il vampiro anziano. "Dannazione!!". Do un colpo alla porta e mi accorgo che hanno smesso di parlare poco prima che l'uscio principale si apra. Non so chi sia, ma forse posso dedurlo.
 
-È vero???-. Domanda la voce piuttosto sconvolta di Bonnie.
 
-Non mi aspettavo facesse una cosa del genere. Chi hai detto che le insegnava a controllare i canini, Care?-. Si accoda anche la voce di Klaus. Starà succedendo un putiferio là sotto, ed io sono qui a perdermelo.
 
-Primo : Non ti azzardare mai più a chiamarmi "Care"!-. Inizia la vampira bionda.
-Secondo: non incolpare tuo fratello. Terzo: Chiudi il becco su questioni che non ti riguardano. Non vedi quanto tutti ci stiamo male?-. Il tono della mia amica è così acido che sono tentata di andare giù e farle ingoiare un po' di zucchero tanto per vedere se riuscisse a calmarla solo quel poco che basta.
 
-Allora dobbiamo trovare un modo per farla tornare in sé! -. Quella voce sbuca dal nulla, come un miraggio nella mia testa. E se l'avessi immaginata?.
 
-Guarda, guarda chi è tornato...piaciuta la visita d'istruzione? -. Chiede ancora l'ibrido. Io per tutta risposta apro la porta e mi dirigo in men che non si dica di sotto. La prima cosa che faccio è fermarmi sulle scale per osservare la situazione,  ma è più la situazione che osserva me. Tutti gli occhi sono puntati sulla mia figura in una sorta di terrore unanime.
-Che diavolo hai fatto ai capelli?-. Ignorando il commento di Damon sulla porta continuo a scendere di sotto gradino dopo gradino.
 
-Elena, torna immediatamente in camera tua!-. Mi ammonisce severo Elijah. Io però non lo ascolto, e arrivo davanti ad Andromeda con una sensazione.
È come se mi fosse...mancata.
 
-Elena!-. Sento la presa rigida del vampiro sul braccio e il suo corpo dietro al mio. Ora non mi sta ammonendo, me lo sta intimando. Sento il dolore crescere in pochi secondi e con una mossa mi trovo faccia a faccia con lui per fronteggiarlo. Come se non fosse ovvio gli occhi di tutti si puntano amcora una volta su di me.
 
-Non sono una bambina, Lijah!-. Lo canzono piegando la testa di lato. Solo per un secondo vedo una scintilla di dolore nei suoi occhioni scuri. Deve aver capito che ho usato quel gesto contro di lui. Di solito quando facevo così sul mio viso era dipinta un'espressione dolce, invece ora lo sto esplicitamente prendendo in giro, facendomi beffe della sua umanità.
 
-Beh ma a me hai dimostrato esattamente il contrario!-. Ride come se mi stesse prendendo in giro anche lui. Il suo volto è sereno, non mostra neanche per un millisecondo il modo in cui devo averlo ferito.
 
-E allora trova un altro modo per punire questa bambina cattiva, no?-. Con un broncio che sembra quello di Katherine sorrido con gli occhi apparentemente luminosi. Mi avvicino lentamente a lui.
 
-Vai. Subito. È l'ultimo avvertimento! -. Dice accennando appena un po' di calma.
 
-Altrimen...-. Non riesco a finire la frase, sento solo un rumore strano e poi perdo conoscenza. Sembra quasi il rumore di un osso che si spezza.
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Quando apro di nuovo gli occhi sono nel mio letto. Contro la mia spalla sento un peso, e posso immaginare già di chi si tratta. Ci metto un secondo per realizzare quello che è successo quando sento un dolore abbastanza persistente alla laringe.
"Mi ha spezzato il collo!". Penso stupita. Non lo avrei mai creduto capace di una simile azione. Perlomeno non con me. Sono così presa dai miei pensieri che mi spavento quando sento qualcosa tirarmi improvvisamente indietro nel letto. Elijah emette un verso strano e mi usa come cuscino. "Perfetto! ". Sbuffo e gli do una gomitata nello stomaco. Lui per tutta risposta mi copre di più con la coperta e mi fa segno di stare in silenzio.
 
-Non azzardarti a...-. Non so come ma mi ritrovo a pochi centimetri da lui e dalla sua dannata faccia.
 
-Ho sonno: puoi stare zitta? Occupo molto del mio tempo a farti la guardia!-. Lo guardo esasperata. Ma che...?
 
-Io...-. Ho capito che nonostante io non abbia più la mia umanità un po' di paura di far arrabbiare l'originale un po' ce l'ho. Quindi mi appoggio sbuffando alla sua spalla e cerco di prendere sonno. "Se davvero non c'è altro modo...". Qualche volta ultimamente mi sono soffermata a pensare che deve essere bello vivere l'ultimo anno di liceo come una persona normale. Bonnie e Caroline ci stanno riuscendo,  ma io? Per niente. Ma poi a me cosa importa del diploma e di tutte quelle altre cavolate? Non sono umana,  no? Non ci tengo.
Solo che...non so, è come se fossi in un continuo combattimento con le mie emozioni, tentando di farle andare via. Come se fossero ancora lì, da qualche parte dentro di me.
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Aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa di poetico nella mattina. Il giorno che inizia, le persone che incominciano una solita giornata...no. Questi erano più pensieri da Elijah. Alla fine l'aveva riaperta quella vecchia catapecchia. Non sapeva come ne perché,  ma alla fine gli era sempre tornata utile. Un posto che potesse chiamare "casa". I suoi fratelli c'erano tutti, mancava solo la piccola Bekah all'appello. Schiarendosi la voce ottenne l'attenzione di tutti nell'atrio che un tempo aveva ospitato la festa in onore di sua madre.
 
-Allora: mentre Elijah tiene occupata la doppelganger trovo sia opportuno iniziare questa sorta di riunione. A chi la parola?-. Tutti intorno a lui fissarono Itaca all'unisono,  così leggermente imbarazzata la semidea bionda si decise  a proferire parola.
 
-Elena ha spento la sua umanità. Una tragedia per tutti e tutto in questo momento, che sembrerebbe aver reso il viaggio di Andromeda un po'...inutile. "Sembrerebbe"!-. Avvicinandosi alla ragazza la mora appena nominata intervenne.
 
-Elena, o meglio "I Cinque " fanno parte del piano dei Dodici per ristabilire l'equilibrio. Una cosa che i nostri genitori non avevano previsto, è che noi essendo in parte umani avessimo i sentimenti.-. Si guardò intorno per controllare che Leo ed Itaca la stessero guardando. -C'era un equilibrio,  un confine che dovevamo ristabilire nel caso in cui quest'ultimo si rompesse. Beh è successo, si è rotto. Ma proprio per la nostra umanità e il nostro attaccamento ai vampiri non siamo riusciti a ristabilirlo.- Fece segno alla ragazza accanto a lei di continuare.
 
-È una mia opinione che i Dodici abbiano paura di noi. La nostra umanità ci rende potenti, così vogliono spegnerla. Uccidendo Elijah sono riusciti ad innescare due fattori.- . Indicò con le dita il numero due. -Il primo è il ristabilimento temporaneo dell'equilibrio. Il secondo è l'umanità di Elena svanita. Quindi secondo me...-. Leo si avvicinò alle due e interruppe la donna che diceva di amare.
 
-Secondo Miss Winters papà e mamma stanno facendo un"tolto di mezzo il più forte, li togliamo di mezzo tutti". Finito il rischio,  finita la paura.-. Sorrise alzando le spalle e scuoté la testa divertito.  -Quegli infami sanno come sconfiggere i loro nemici!-. Condividendo un'occhiata di preoccupazione con la bionda, Andromeda sospirò.
 
-Ha ragione, stanno ristabilendo sia l'equilibrio che noi. Ci rendono...meno umani. Ma c'è di piu!-. Ecco, proprio in quel momento l'attenzione si spostò su Damon e Stefan.
 
-Che c'è,  dobbiamo venire anche noi lá in mezzo?-. Il commento sarcastico del maggiore dei fratelli Salvatore non scosse minimamente i tre.
 
-Okay lo dico io: Daina, Tatia o comunque si chiamasse è morta.-. Con un colpo d'occhio fece intendere a Stefan che sarebbe dovuto essere lui a continuare.
 
-Per ristabilire l'equilibrio servono tutti i Cinque, e noi ne abbiamo quattro. Però come già detto gli Dei sono Dei, così anche se la prima Petrova è morta, ci  sarebbe qualcosa per farla tornare tra i vivi per far compiere la profezia.-. Tutti si fissarono con una sorta di suspence nella sala, a voler sottolineare lo stupore. Da Bonnie,  a Caroline a Kol, tutti si fissavano perplessi abbastanza da poter girare un documentario sulle loro espressioni.
 
-Come?-. Chiese la vampira bionda per loro.
 
-Con l'Occhio Di Selene!-. Affermò Andromeda piuttosto seria. -È l'unico collegamento tra il mondo dei morti e quello dei vivi ancora esistente! -. Bonnie la fissò perplessa.
 
-Quindi grazie a questo Occhio...Daina tornerà in vita?-. La sacerdotessa annuì. 
 
-L'unica in grado di fermare tutto questo è Elena, ma avendo perso la sua umanità,  ha perso anche i suoi poteri psichici, strettamente legati ad essa!-. Ammise sconsolata la ragazza.
 
-In poche parole ce l'hanno giocata davvero brutta. Speriamo che il "Vichingo Traditore" sappia far tornare quella lagna di Elena Gilbert! -. Commentò ancora Damon.
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Mi aspettavo di trovarli tutti nel mio salotto, ma qui con me c'è solo Elijah. "Meglio per me...". Penso, e inizio a camminare per la cucina senza una meta precisa. Forse qualche volta è necessario essere più che cattivi per trovare se stessi. Io ho fatto una strage giusto ieri, però non mi sento così cattiva. Tutto è in qualche modo cambiato da quando ho baciato Elijah, ma non so come spiegarlo...
È tutta colpa di quell'originario! Sarebbe dovuto morire quando quella macchina c'è venuta addosso. Almeno ora sarei in grado di gestire le mie emozioni....no, ma che dico?
Me ne rendo conto in quel momento. Io ho spento i sentimenti,  ma non so perché devo ancora gestirli...ma allora...sto forse lentamente retrocedendo?
 
-Perché non sei in camera tua? -. Ero talmente distratta da me stessa che non mi accorgo della sua presenza se non quando sento la sua voce.
 
-Avevo fame, forse? -. Domando un po' divertita.
 
-Beh dato che ti sei nutrita abbastanza ieri sera, sappiamo entrambi che non è questo il motivo!-. Si alza sulla sedia dalla quale si era seduto e mi fissa dall'alto al basso. Il mio sguardo scettico lo percorre tutto, fermandosi sui suoi occhi scuri e completamente vuoti di emozione. Rabbrividisco leggermente nel fissarli per di più di due secondi.
 
-Dì la verità: ti annoiavi!-. Faccio spallucce. Si, penso sia questo il motivo. Dunque?
 
-Forse si. E allora?-. Chiedo sbattendo le ciglia. In quel preciso istante le sue iridi si illuminano di qualcosa. Non so cosa sia, ma da i brividi.
 
-Eri annoiata. È una sensazione,l'ombra di un'emozione chiamata tristezza!- . Spalanco gli occhi e indietreggiò fino ad andare a sbattere contro il frigo. No, no,no.
È una tattica, quella di cui parlava. Mentire... Dev'essere questo,  deve.
 
-E di cosa sei rattristata, amore? Del fatto che ti abbia tarpato le ali?-.
Noto che sul suo volto ora c'è un'espressione di divertimento e che sta trattenendo un sorriso. Si, mi sta imbrogliando. Allora rido di me stessa e mi avvicino a lui.
 
-Non so se tu stia mentendo o meno, ma la noia non è l'anticamera della tristezza. Gli umani sono tristi,  non io!-. Gli appoggio una mano sulla spalla e ammiro il suo sguardo di sfida. -La noia è solo un periodo di tempo nella quale posso escogitare piani per liberarmi di te e di quegli avvoltoi che un tempo chiamavo amici! Sta attento,  sono una dea. Prima o poi troverò qualcosa!-. Rido e lo bacio sulle labbra. Con mia grande sorpresa non si ritira, ma mi cinge la vita e dopo aver allontanato la sua bocca dalla mia si avvicina al mio orecchio.
 
-Che patetica,  patetica esistenza devi star conducendo se non ti importa nemmeno di te stessa amore mio...-. Un attimo dopo sono sola. Mi ha fatto male, mi ha...
No, non può avermi ferito!! Prendo una tazza e la scaglio contro il lavandino mettendomi letteralmente le mani nei capelli.
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-E per quanto riguarda appunto l'umanità di Elena,  cosa pensiamo di fare?-.
Jeremy compì un passo avanti e si ritrovò faccia a faccia con il gruppo intero.
 
-Elijah ha un piano!-. Iniziò Caroline. -Non so quale, ma ha l'aria di essere un gran bel piano che saprà metterla alla prova...-. Non sapeva neanche lei cosa saltasse in mente all'originario, ma era di sicuro qualcosa di eccellente se per secoli era stato lui a pianificare tutte le mosse strategiche di Klaus.
 
-Lo sarà infatti...-. Quella voce si fece strada tra tutte come la lama affilata di un coltello. La figura avanzò lentamente ponendosi proprio dinannzi al fratello.
 
-Ci serve Katerina, Niklaus! -. Esclamò deciso Elijah dando l'ordine al fratello minore. Normalmente il vampiro l'avrebbe aggredito e avrebbe ribadito che l'ibrido era lui,  che a dettare legge sarebbe dovuto essere egli, ma questa situazione non era normale, così Klaus annuì silenzioso e evitò di guardarlo negli occhi. Quegli occhi ora tinti di una cosa che ultimamente non aveva osato neanche sfiorarli: speranza.


NDA:Allora...innanzi tutto scusatemi tantissimo per l'enorme ritardo, ma spero di essermi fatta un po' perdonare...spero... ;-) Nei prossimi capitoli se ne vedranno delle belle ve lo assicuro, e ci avviciniamo sempre di più al gran finale...

Un bacione enorme a chi mi sostiene sempre, ossia Elyforgotten e Sere Le Fay <3 ragazze thank you so much... ;-)

Scusate se per la fretta non  scrivo altro, ma ultimamente di tempo non ne avevo più neanche per pubblicare :-/
Un bacione enorme a chi mi segue, chi mi legge e chi mi preferisce :-*
♥ Debbythebest ♥

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Capitolo 33
*** 33-T,come Tradire... ***


33-T,come Tradire...



Parigi 1787
 
L'atmosfera nella città romantica non era delle migliori in quel periodo. La rivoluzione si sentiva in ogni poro della pelle della povera gente, ma Maria Antonietta continuava comunque a mangiare tranquilla le sue brioche insieme all'alta società
 
-Lo giuro...non l'ho più vista.. -. Sibilò l'uomo con l'unica voce che gli usciva dalle corde vocali: un tono strozzato e soffocato.
Elijah invece strinse la presa fino a far uscire dalla gola del vampiro un urlo acuto.
 
-Dimmi dov'è! Te lo ripeto per l'ultima volta. Prendi la verbena, vero. Ma conosco tanti mezzucci per fartela uscire dal sangue piuttosto velocemente!-. Il suo tono era calmo, pacato. Non sembrava affatto che in lui giacesse un demone, ma piuttosto un uomo sereno dato il temperamento che dimostrava di avere. In realtà dentro di sé sentiva la rabbia crescere a mille. E per questo doveva ringraziare solo quella disgraziata.
 
-Io...-. Il vampiro più giovane esitò ancora, così l'originario strinse ancora di più la presa sul suo collo che iniziò lentamente a spezzarsi. Era un dolore assurdo ed efficace.
 
-Allora?-. Domandò Elijah sorridendo.
 
-È alla locanda De La Mer, l'ultima stanza, terzo piano!-. Tossì quando l'altro lo lasciò andare. Si toccò il collo sentendo il processo di guarigione iniziare lentamente.
 
-Non era così difficile no?-. Chiese ancora il vampiro più anziano pulendosi le mani con un fazzoletto di alta classe.
 
-No, signore...-. Sibilò Trevor con sguardo supplichevole.
 
-Sai ragazzo...ci sono quasi passato su, e sappi che se scopro che mi stai mentendo. ..la prima cosa che farò quando ci rivedremo sarà uccidere la tua Rose...- Esclamò vago. L'altro annuì con foga.
 
-Katerina Petrova...-. Mormorò ancora con tono stanco. -Suppongo che tu sia ancora innamorato di lei anche dopo quello che ti ha fatto...-. Trevor non rispose, si limitò ad abbassare la testa colpevole. Fu allora che il corpo di Elijah fu scosso da una risata giovale.
 
-Che patetico, patetico omuncolo sentimentale...-. Bisbigliò nell'orecchio del giovane vampiro prima di sparire.
Poco dopo una figura uscì cauta dall'ombra. I boccoli acconciati mettevano in risalto gli occhi scuri e grandi della donna che ne sapeva una più del diavolo.
 
-Come ha fatto a non sentire la tua presenza? ?-. Domandò ancora scosso il ragazzo.
 
-Un incantesimo! -. Rispose Katherine sorridente mantenendo lo sguardo distante.
 
-È la terza volta in duecento anni che gli sfuggi, non ti sei stancata??-. Lei negò e lo aiutò ad alzarsi.
 
-Sono disposta a qualunque cosa per salvarmi la vita Trevor...-. Disse quelle parole con tanta serietà che il vampiro si ritrovò a rabbrividire.
 
-Ora dimmi dove hai nascosto Rose!-. Lei prese una chiave nascosta con cura nel busto del vestito e gliela porse.
 
-Sai, una volta mi amava penso...e amava Tatiana Petrova. Immagina che lui si annamori della prossima doppelganger...-. Una risata glaciale ne seguì.
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-Sono qui!-. Rispondo dal mio letto. Non riesco a prendere sonno, non ci proprio riesco. E per finire,  quando stavo per divenire leggermente assonnata ho sentito la sua voce dal piano di sotto che mi chiamava. Sento la porta aprirsi,  poi lui entrare cauto e sdraiarsi vicino a me delicatamente. Mi giro stizzita solo per incontrare il suo sguardo.
 
-Ciao...-. Sussurra dolce, e mi stringe la vita. Alzo gli occhi al cielo ma lo lascio fare.
 
-Lunatico,  ecco l'aggettivo giusto! -. Dico ironica. Lui ride e mi bacia la fronte. Decisamente lunatico...
 
-Mi dispiace averti svegliata. Vedi, stai migliorando,  non hai ucciso...-. Lo zittisco mettendogli un dito sulle labbra.
 
-Si, perché tu e quella streghetta mi avete sigillata dentro casa con un incantesimo! -. Ecco, adesso il mio umore è peggiorato di gran lunga. No, ma che dico, io non ho un umore.
 
-È per il tuo bene!-. Dice cauto. Sono realmente tentata di dargli un pugno, ma rimango calma. Forse la sua strategia è quella di vedere come reagisco ai suoi continui sbalzi di umore.
 
-Ed è proprio questo il punto. Perché non volete capire che sono sempre io? Che è proprio perché sono io che non voglio più soffrire? ?-. Lo ammetto, sembra che adesso la mia umanità sia tornata. -La vita non mi ha portato che dolore Elijah...io, non posso,  non voglio riavere indietro la mia umanità! -. Sento qualcosa di caldo contro la mia guancia. Non so cosa sia, ma è bagnato. Prima che possa rendermene conto mi giro dall'altra parte per impedire che lui la veda, la lacrima. No. Ricaccio tutto dentro e fremo alla sensazione delle lacrime sulla mia pelle.
 
-Tornerai. Ti farò tornare...-. Sussurra lentamente nel mio orecchio prima che io cada nel baratro del sonno.
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La mattina si era oramai inoltrata su Mystic Falls. Tutto sembrava essere normale,  privo di qualsiasi stranezza. Da secoli era così. Niente era mai stato normale,  eppure gli abitanti avevano sempre continuato a vivere la loro vita piuttosto tranquilli. Solo alcuni avevano aperto gli occhi ed avevano capito che in realtà niente lì era come sembrava. Per quelle strade, per quelle viuzze di campagna che costeggiavano la città,  c'era sempre qualcosa di strano. Elijah aveva subito notato come quella cittadina della Virginia fosse speciale. Ora camminava tranquillo per il viale che portava alla casa del fratello,  e tutto quello che aveva in mente era solo il piano. Sarebbe andato bene, se lo sentiva.
 
-Così a cosa vi servo??-. Domandò una voce piuttosto arrabbiata all'originale. Non aveva fatto in tempo ad entrare che gli si era quasi buttata addosso dalla rabbia.
 
-Ci servi e basta!-. La voce di Klaus si sovrappose a tutto un attimo prima che ella fosse bruscamente tirata indietro.
 
-No!-. Urlò acida Katherine. L'ibrido alzò un sopracciglio. C'era qualcosa di strano in lei, non aveva osato ribellarsi con la forza,  ma solo con le parole. Come se avesse perso tutti i suoi poteri da vampiro. Pensare che per un secondo gli era pure sembrato di non sentire la sua aura da non morto...
 
-Non credo che tu in questo momento sia in grado di ribellarti. O ci aiuti,  o ti finisco adesso Katerina!!-. Sibilò minaccioso.
 
-Quindi sei riuscito a rintracciarla?-. Domandò curioso il vampiro. Klaus annuì e la indicò con una mano. -Avanti! Ora dimmi qual è il piano: fare leva sull'odio della doppelganger? -. Elijah rise e negò. L'altra invece rimase interdetta. Ritrovarseli davanti tutti e due era una cosa che non credeva possibile.
 
-No: su quanto lei ci tenga a me!-.
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Sento qualcosa che mi impedisce di creare il buio totale nei miei ricordi,  che mi intima di aprire gli occhi e guardare,  ma io rimango ferma.
 
-Come glielo dirai?-. Quella voce, è quella a farmi scattare in piedi. Mi avvicino alla finestra e li vedo, lì fermi a parlare.
 
-Non glielo dirò neanche quando la sua umanità sarà tornata. Ci serve, i suoi poteri ci servono. Magari quando sarà finita, allora potrò farle un accenno!-. Stringo il davanzale della finestra e rimango indietro nell'ombra,  così che anche alzando lo sguardo non possano vedermi. Cosa ci fa Katherine qui? Che cosa vuole? Perché sta parlando di qualcosa che riguarda me con Elijah?
Lui ride, un sorriso luminoso e intenso che ben poche volte gli ho visto sulla faccia. Non sarebbe capace di fingerlo così bene, nel caso in cui stesse cercando di ottenere qualche informazione dalla vampira. Ed è questo che fa male, che quel sorriso possa essere rivolto ad un'altra.
 
-Non posso aspettare! -. Dice Katerina mettendo il broncio. L'originale nega un po' serio e le porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Rabbrividisco.
 
-Pazienta, Katerina. Abbiamo aspettato settimane!-. Ancora quel sorriso, e uno sguardo che ha sempre dedicato solo a me. Quello sguardo intenso che mi ha fatto innamorare. Ed ora...
 
 
-Elena crede ancora che io sia tornato ad essere lo smidollato cotto di lei che ero prima della mia seconda transizione...-. Poi le sue labbra si piegano in una smorfia di divertimento, e avvicina la donna  a sé.
 
-Non sarà sveglia?-. Domanda quest'ultima guardando dritta verso la mia finestra. Come se sapesse che sono lì ad osservarli.
 
-No, dorme profondamente fino alle dieci!-. Ribadisce lui, e un attimo dopo sono abbracciati l'uno all'altra e si stanno baciando. Non so se sia un sogno o sia realtà, ma sento qualcosa in me spezzarsi. È così allora? Avevo ragione, Elijah era tornato diverso?  Lentamente indietreggiò e mi lascio cadere sul letto sconvolta. Non può essere stato tutto un piano per far tornare la mia umanità?  Suppongo di si, e allora perché non riesco a dirlo a me stessa? Elijah non avrebbe mai baciato Katherine amando me, neanche per estorcerle delle informazioni. E se inveve mi avesse ingannato sin da dopo la sua trasformazione?
 
-Ne è valsa la pena? -. Domanda ormai in lontananza l'uomo che amavo. Katherine sorride civettuola e annuisce.
 
-Sai un po' mi dispiace per lei...molto in fondo...-. È ufficiale,  sono spezzata,  come una bambola rotta.
 
-Non deve dispiacerti almeno per ora. Non ha la sua umanità,  anche se ci vedesse ne resterebbe del tutto indifferente...-.
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Erano alcuni dei momenti più difficili di tutta la sua lunga vita. Sapeva che li stava osservando,  sentiva anche da quella distanza i suoi grandi occhi marroni guardarli. Non sapeva cosa provava certo, e sapeva benissimo che quello stava facendo più male a lui che a lei, ma doveva tentare. Tutto si basava su un fattore:se lei lo avesse mai amato abbastanza. Pregava iddio che fosse così,  che lei ne stesse soffrendo,  o perlomeno che non fosse rimasta  indifferente a ciò che era successo tra lui e Katerina, perché se così non fosse successo,  lui sarebbe morto dentro.
 
--Beh allora possiamo...-. Sorrise dolcemente all'apparenza,  mentre ad ogni secondo che passava mille spine velenose si insinuavano mortali nel suo cuore.
 
-Non c'è solo lei amore. Potrebbero vederci gli altri, e riferirglielo. Dobbiamo contare sull'amore di Elena per la stirpe dei vampiri,  o aiuterà gli dei a distruggerci, e noi non vogliamo questo!-. Katherine annuì sconsolata e mise una mano sulla spalla. Niklaus gli aveva parlato di quanto fosse strana la vampira da quando l'aveva catturata. Era stato fin troppo facile scoprire dove si nascondesse,  tanto da far pensare che fosse lei a volere che la trovassero. Da quanto diceva suo fratello non si era neppure ribellata se non verbalmente.
 
-Elena, elena elena....-. Disse come in una cantilena.  -Colei che brilla della sua stesse luce, la dea, il pezzo grosso...-. Con una risata glaciale si tenne in equilibrio per qualche secondo su una gamba sola giocherellando.  -Però le manca qualcosa trovo...la capacità di avere uomini che la amino per quello che è: i Salvatore l'hanno avvicinata solo perché pensavano che fosse me all'inizio, tu hai amato un po' tutte le doppelganger...c'è qualcosa che non va in quella mocciosetta...-. Prima che continuasse oltre Elijah l'afferrò per un braccio e le intimò di smetterla. Stava decisamente esagerando adesso...
 
-Non facciamoci sentire...-. Ripeté calmo prima di andarsene per la sua strada. La bomba era stata sganciata, lui era stato così bravo che si era fatto del male da solo, ma ne sarebbe valsa la pena?
Un dolore insopportabile giaceva nel suo spirito ultimamente. La consapevolezza di averla forse persa per sempre lo distruggeva. Solo una cosa gli permetteva di andare avanti:la speranza.
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Mi lascio scivolare lentamente nel letto quando lo sento salire le scale. Apre la porta e mi fissa per qualche secondo, poi la richiude canticchiando. È venuto per assicurarsi che stessi ancora dormendo, ecco cosa. Non riesco a pensare ad altro. È dunque questo il suo piano? Farmi restare affezionata ai vampiri così che non mi allei agli altri per ucciderli? Non riesco quasi più a respirare. La mia umanità è tornata,  e non ricordo più come si faccia a spegnere l'interruttore,  non lo trovo neanche più. So solo che tutto ciò che c'è in me è dolore, nient'altro. E fa male, profondamente. Sapere che ha baciato "quella". Cerco di non pensarci, ma è inevitabile in un certo senso.
Poco dopo mi alzo, e come se non fosse successo nulla scendo le scale. So che scoppierò prima o poi, magari oggi. Ma che altro posso fare se non fingere che non abbia ancora riacquistato la mia umanità? Non gli darò la soddisfazione di vedermi cadere, di guardarmi cedere. Lascerò che tutto accada lentamente,  e quando sulla sua faccia si tingerá un'espressione di stupore,  io sarò lì a chiudergli la porta. Arrivo in cucina e me lo trovo davanti, che come se non fosse successo niente legge il giornale. Ha un'aria strana. I suoi occhi sono segnati da qualcosa,  forse da quelle che la gente normale definirebbe occhiaie. Prima non le aveva però. È come se avesse pianto o qualcosa di simile...
 
-Quella faccia da morto adesso cos'è?-. Chiedo leggermente divertita. Mi scocca un'occhiata laconica, poi torna alla sua lettura.
 
-Sai mi stupisco di come tu sia lunatico ultimamente! Di giorno severo, di notte incredibilmente comprensivo...-. Mi avvicino a lui e gli accarezzo la testa. Riesco a guadagnarmi il suo sguardo.
 
-Ora ho capito tesoro. Di notte è buio, e io da mezza addormentata posso sembrare quasi la tua adorata Katherine! -. Marco su quel nome e lo vedo sussultare. Fa per alzarsi e lascia il giornale,  ma io lo fermo e lo faccio tornare a sedersi.
 
-Elena...-. Inizia. Io alzo le spalle.
 
-Non mi interessa quello che fai...non mi è mai interessato da quando ho represso i miei sentimenti! -. Gli sorrido quasi dolce e lo vedo pietrificato.
 
-La cosa che mi...-. Cerco la parola giusta. -secca, odio ammetterlo,  è che tu abbia creduto che sia una stupida! -. Lo vedo alzarsi prima che possa controbattere. Si avvicina a me e mi fissa coi suoi occhi scuri come la notte. Non c'è emozione dietro, nemmeno una piccola scintilla.
 
-Mi dispiace! -. Dice inespressivo. Fa per toccarmi una guancia,  ma la sua mano resta ferma a mezz'aria. Io piego la testa di lato, però non oso mostrare il dolore che provo. Annuisco  e mi giro verso il frigo dove afferro una sacca di sangue dal congelatore e la addento senza ritegno. Quando mi volto di nuovo lui non c'è, suppongo sia tornato dalla sua Katerina. Rimango sola, neanche Jeremy vuole più stare in casa con me. Tutti oramai hanno paura del mostro che sono diventata,  persino mio fratello che ultimamente si è trasferito dai Salvatore. Ora ho un po' di tempo per me, e in men che non si dica scivolo a terra in lacrime. Non sono durata così tanto...
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Mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi scuri tutto ciò che sentì fu odio verso tutto, verso tutti. Persino verso sé stesso. Era meglio non metter il piano in atto, almeno avrebbe continuato a vivere nel l'illusione di essere stato importante per lei. Niente dura per sempre. Continuava a ripetersi questo. E allora perché l'Elena senza sentimenti non sembrava avere fine? Non riuscì a trattenersi,  entrò in macchina sbattendo lo sportello e scivolò in silenziosi singhiozzi sul volante. Accese la radio.
 
 
This waking nightmare lingers
when will the mirror stop telling lies
I don't know where i've been
or where i'm going
But I can't do it alone
I'm reaching out
 
Quella canzone in particolare lo colpì. Ricordava di averla sentita una volta, sull'i pod di Elena. Era una delle sue preferite, e si chiese che cosa ne sarebbe stato adesso della ragazza che voleva cambiare il finale delle storie a tutti i costi per farle finire bene. Perché non cambiava il finale della loro storia? Perché non lasciava che lui la salvasse?
 
 
Rescue me
Show me who I am
'Cause I can't believe
This is how the story ends
Fight for me
If it's not too late
Help me breathe again
No, this can't be how the story ends
 
Perché non lasciava che lui le mostrasse chi era in realtà,  che le facesse capire che cambiare il finale della loro storia era possibile? L'avrebbe aiutata a respirare di nuovo, a comprendere come fosse bello sentirsi vivi quando si sta con la persona che si ama.
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I'm wrapped up and waiting for you
I've lost so much more then i'll ever know
The past, the truth forgotten
find me now
Before I lose it all
I'm cryng out...
 
Le note della canzone mi fanno pensare a ciò che provo anche di più. Perché? L'ascoltavo ogni santo giorno prima che tutto succedesse. Quando conobbi Elijah per la prima volta non so perché ma mi ritrovai a pensare a lui. Al fatto che forse la sua storia sarebbe potuta finire in modo diverso se lui non fosse stato trasformato in vampiro. Era una cosa ridicola, lo so questo. Eppure ero così,  amavo pensare che chiunque potesse essere redento e avere altre possibilità.
Continuo a versare lacrime come se fosse la più brutta delle pene, sentire una canzone che mi colpisce dritta al cuore.
 
Rescue me
Show me who i am
'Cause i can't believe
This is how the story ends
fight for me
if it's not too late
help me breathe again
no, this can't be how the story ends
 
Perché non mi hai salvato Elijah? Perché mi hai ingannato così dopo tutto quello che abbiamo passato?  Non mi hai mostrato chi sono, no. Non siamo riusciti a cambiare il finale della nostra fiaba stavolta. E perché? Semplicemente perché non siamo in una fiaba, ma nella vita reale. Quella dove chi sogna non è preso sul serio,  ma è deriso. Gli dei ci hanno deriso, a tutti noi. Spengo la radio di colpo e mi rannicchio in un angioletto. Avrei solo bisogno di lui in questo momento.
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Stando attenta a quello che faceva Andromeda prese la pietra tra le mani e l'accarezzò delicatamente. Avevano fatto di tutto per arrivare a questo, ed ora che Elena aveva riacquistato la sua umanità-perché l'aveva sentito nel momento in cui era successo-niente sarebbe più andato storto. La cosa che la preoccupava però non erano gli dei, ma il loro gioco imprevedibile. Se c'era una cosa che sapevano fare era battere i loro nemici. Ed adesso come adesso le loro nemesi erano loro. Sospirò. Aveva dato tutta la sua vita  a quella causa, combattuto fino allo stremo mettendo tutto e tutti dopo la missione. Ma poi...beh poi era arrivato Kol. Con il suo lato spietato,  ma allo stesso tempo tenero. Con la sua anima ardente e testarda così come impulsiva. C'è chi li avrebbe definiti difetti, invece per lei che era sempre cresciuta tra rigide regole era stato il pretesto per disgredire un po'. Aveva amato solo due uomini nella sua vita. Uno era stato Apolinaris, l'altro il vampiro. Stava facendo tutto quello in suo potere per salvarli, lui e la sua stirpe. Ora ci mancava solo sua sorella. Sapeva che aveva cercato di convincere Elena che la colpa della sua morte fosse la sua, e aveva ragione in parte. Si sentiva colpevole,  una vera assassina. In un certo era stata colpa sua se tutto questo adesso stava succedendo. Se non l'avesse fatto però non avrebbe conosciuto neanche Kol. Quando era scappata quella notte aveva assorbito i poteri di sua sorella nella pietra che adesso toccava. Daina aveva cercato in tutti i modi di riprendersi il sasso, tanto che aveva profanato la statua di loro madre per rubare poi l'occhio sbagliato. Era stato così. In realtà all'inizio c' erano due occhi di Selene, intagliati in una pietra rara che si dicesse fossero le lacrime della dea stessa. Il tempio delle Selenadi era un santuario un tempo. Sperduto e invisibile agli occhi di chi non possedeva la "vista". Daina aveva preso uno degli occhi della statua ed era fuggita perché Apolinaris l'aveva respinta. Se Tatia non fosse scappata,  Elijah e Klaus non si sarebbero innamorati di lei; Esther non avrebbe fatto l'incantesimo con il suo sangue; I vampiri non sarebbero nati spezzando l'equilibrio della natura e Elena non sarebbe mai nata. Erano state le azioni di sua sorella a portarla alla morte, certo. Ma adesso lei aveva il pretesto per farla sembrare un mostro agli occhi della sua discendente. Mentendole con la realtà.
Sentì un sospiro, poi una voce .
 
-Quella è la pietra di luna...-. La sorprese il vampiro.
 
-Ah è così che la chiamavate?-. Kol si avvicinò lentamente e la abbracciò. Andromeda si lasciò cullare lentamente.
 
-È stata l'ossessione di Klaus per secoli, come potrei scordarla?-. Lei rise e la rimise  a posto.
 
-Questa è diversa: al suo interno ci sono i poteri di mia sorella!-. Lui strabuzzò gli occhi e fissò quelli verdi di lei. Limpidi come il più puro dei laghi.
 
-Come facciamo a impedire che lei torni? -. L'altra alzò le spalle.
 
-Non ne ho la più pallida idea, è questo il punto...-. Si portò una mano alla testa. -È come se potessi vedere solo piccole ombre di quello che accadrà! -. Si sedette sulla prima sedia che le capitò a tiro.
 
-Sarà solo una cosa temporanea,  vedrai...-. La consolò lui.
 
-E se non lo fosse? Se stessi perdendo i miei poteri proprio ora che ne abbiamo bisogno??-. Rimase scioccata con sé stessa a quell'eventualità. Non poteva, non doveva succedere.
 
-Non succederà  niente! -. In un attimo era di fronte a lei e la guardava severo.
 
Furono interrotti dalla porta che sbatteva. Il vampiro si affacciò e vide chiaramente suo fratello come se fosse stato un lenzuolo. "Elena...". Pensò solo.
 
-Quella faccia da Casper...-. Ma prima che potesse finire la voce acida di Elijah lo fece gelare.
 
-Risparmia le tue cretinate per te, Kol!-. E continuò a camminare spedito verso la camera di Niklaus. Ci mise alcuni momenti per riprendersi. Non lo vedeva così arrabbiato da tanto. Si vedeva che aveva pianto, dalle occhiaie sotto i suoi occhi.
"Ahia...".

 

-Elena starà peggio di lui...-. Disse la greca alle sue spalle.
 
-Cosa???-. Chiese ancora scioccato il vampiro originario.
 
-Ha recuperato i suoi sentimenti! -.



 

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Capitolo 34
*** 34-After The Departed we are still alive,after all... ***


34-After The Departed we are still alive,after all...



Cornovaglia  1942
 
Quel luogo gli piaceva, gli fece ricordare sin da subito la sua terra natia. Le foreste di abeti a nord, i boschi puri e incontaminati. Era un bel posto per...pensare. Ed anche per nascondersi dal suo passato. Un passato che lo rincorreva in ogni modo. Prese il diario e lo rinchiuse nel fondo di un cassetto. Nessuno lo avrebbe trovato lì. Nessuno. Qualche volta gli veniva voglia di pensare alla sua casa, alle sue origini e a come tutto era iniziato. Alla vita che tutto toglieva ma tutto dava. Si affacciò alla finestra e chiuse gli occhi solo per un secondo, lasciando che la brezza della notte lo investisse. Non sentiva come era fredda. Percepiva il vento certo, ma non la sua temperatura reale. Sarebbe potuto stare nel bel mezzo del deserto nella giornata più calda e indossare giacca e tweed comodamente. Aveva scelto la casa dove si trovava per restare isolato. Su uno strapiombo che finiva in un fiume, circondata da mille e bellissimi paesaggi surreali. Lá fuori c'era una guerra, e lui ne aveva combattute così tante che si era stufato oramai di gettarsi nella mischia. Aveva una certa età,  e le cose così infantili alle volte seccano.
Bastò un secondo. Percepì la sua "vicina", -se così si poteva definire la signora Watson che abitava a due kilometri da lì- che parlava con un uomo. Un volto troppo familiare per essere vero. In un battibaleno si ritrovò nel panico. Erano all'ingresso,  come e dove sarebbe potuto scappare adesso?
 
-Signor Mikaelson,  c'è un uomo che dice di essere suo fratello, un certo Klaus! -. Non rispose, si mise le mani nei capelli e pensò alla svelta. Certo, non prima di aver chiuso la porta a chiave. Come se questo fosse servito a placare l'ira  di un vampiro originario.
 
-Signor Mikaelson??-. Sentì ancora di sotto. La prima cosa che gli venne fu la più folle e la più geniale allo stesso tempo. Si levò la giacca, poi calcolò mentalmente la distanza che serviva per fare un volo sull'acqua anziché sulle roccie.
Prese un profondo respiro prima di gettarsi nelle acque gelate del fiume e nuotare il più lontano possibile da quel posto.
Quando Klaus forzò la porta era ormai troppo tardi. Diede un calcio ad un mobile, per poi afferrare una lampada e scagliarla a terra. Gli era sfuggito un'altra volta,  ancora non riusciva a crederci veramente! Pensò a dove potesse essere scappato. Si era lanciato nel vuoto,  oppure era ancora lì?  Non sarebbe stato così stupido, o forse era su questi suoi pensieri che contava. Iniziò a cercare da per tutto:dietro le tende, un possibile passaggio segreto,  ma dopo un'ora di discreta eppure approfondita ricerca niente. L'altra opzione era rimasta. Che lui si fosse buttato nel vuoto? Di certo aveva il coraggio necessario,  ma al buio, in una notte senza luna? Scosse la testa. Ne aveva viste di follie, ma con suo fratello doveva sempre ridefinire il vero significato della parola "pazzia".
Emise un gemito soppresso,  poi tornò di sotto. L'avrebbe trovato ancora, a costo di impiegarci vent'anni di nuovo.
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Villa Mikaelson era stranamente silenziosa quella sera. Klaus la guardò negli occhi e glielo disse, schietto,  come non aveva mai detto niente a nessuno.
 
-Credo di essermi innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto...-. Dapprima lei pensò ad uno scherzo,  e scoppiò a ridere come una pazza. Lui rimase piuttosto triste da quella reazione.
 
-Non scherzo...-. Disse semplicemente abbassando lo sguardo,  al che lei sgranò gli occhi e sputò l'acqua nel bicchiere. Ultimamente le facevano provare sempre questo tipo di emozione quando beveva, tsé!!
Restò un po' in silenzio prima di rispondere.
 
-È perché sono la figlia della dea dell'amore Klaus! -. Stavolta era lei ad abbassare lo sgaurdo.
 
-No, non è per questo! -. Ribattè lui convinto. Le prese le mani con le sue fissando impaurito la sua faccia pietrificata.
 
-Si, io...-. Lui negò.
 
-Credimi,  lo saprei. In tutto questo tempo, ho capito quanto sei speciale,  e ho scoperto che quella redenzione che andavo cercando...-. Cercò le parole in ogni dove, da ogni parte della stanza come se le parole fossero scritte sui muri.
 
-Tu sei la mia redenzione! -. Itaca gli mise sulle spalle e lo guardò con le lacrime negli occhi. Sapeva che i suoi sentimenti non erano reali, lo percepiva come un sesto senso. Lo allontanò da sé dolcemente e scappò giù per le scale con una velocità da dea.
-------------------------------------------------------------------------------------------------È scesa la notte ancora ed inesorabilmente su Mystic Falls. Sento la porta aprirsi dal piano di sotto, poi una voce.
 
-Elena...-. Ah, è solo mio fratello...un momento! È Jeremy!!
 
Prima che possa vedere da dove arrivo mi butto tra le sue braccia e lo stringo forte.
 
-Elena...-. Dice ancora, stavolta però ha un tono strano. Sembra sorpreso. Mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi con una silenziosa domanda. Annuisco in preda alla commozione e ricordo le parole di Damon. "Diventare un vampiro ti ha fatto male!"-"Decisamente! ".
 
-Sono così contento. Non hai idea!!-. Sospira contro il mio collo. Ci accasciamo a terra e rimaniamo così finché non sento la porta aprirsi di nuovo. Ci metto un secondo a staccarmi da lui e ad assumere un'aria da Katherine. Jeremy mi fissa sconvolto,  ed io gli faccio segno di stare zitto.
 
-Beh, guardate tutti me?-. Chiede l'originario entrando in casa con una busta. Un attimo dopo è in cucina a sistemare delle sacche di sangue in frigo.
 
-Sai, Elena...-. Gli faccio ancora segno di chiudere il becco, e solo allora mio fratello sembra capire veramente. Elijah si volta lentamente.
 
-Cosa...?-. Chiede curioso con una punta di ironia nella voce. Sembra essersi ripreso dalla situazione "Katherine". Bene, non lo sarà ancora per molto. Sento un dolore immenso dentro di me. Tutte le persone che ho ucciso, tutte quelle che ho ferito...le mie mani si sono irrimediabilmente sporcate di sangue innocente,  ed anche se attualmente non lo do a vedere mi sento completamente distrutta in tatti piccoli pezzi che non so come rimettere a posto. Ah, e in più c'è la mia situazione sentimentale a completare il tutto.
 
-No, niente...quei capelli le stanno così. ..male-. La bitta giu lì per lì. Vorrei strozzarlo ma mi trattengo. Il vampiro si gira un attimo verso di me, con uno sguardo indecifrabile,  poi torna alla sua faccenda.
 
-Come mai sei tornato,  Jeremy?-. Chiede senza guardarlo. Si, in effetti perché è venuto? Sono curiosa anche io!
 
-Andromeda,  lei voleva che Elena le parlasse! -. Sospiro pesantemente. Come farò a farle credere che sono ancora in modalità "umanità in stand by"?
 
-Okay, penso che più tardi potremmo raggiungerla...-. Sussurra Elijah ancora di spalle.
 
-Potremmo?  Vuole parlare con me, non con te!!-. Sbotto io arrabbiata. Oh no! Mi trattengo ancora e prendo fiato. Devo controllare le emozioni,  controllarle!!
Questa cosa mi scuote. Se non riuscissi a tenere la mia umanità nascosta dinnanzi ad Andromeda e lei lo dicesse in presenza di Elijah? Sarei rovinata,  e lui avrebbe vinto.
 
-Può accompagnarmi mio fratello,  se proprio qualcuno deve!-. A quella mia ammissione l'originale si volta verso di me e poi si avvicina. È di fronte a me con un'espressione strana sulla faccia. Resta qualche secondo impassibile,  poi inizia a ridere come un matto. Ci rimango male, ovvio. Che diavolo sta facendo?
 
-Cosa diavolo stai facendo?-. Chiedo scettica. Cerca di rifarsi serio appoggiandosi all'isola della cucina.
 
-Tu credi davvero che manderei una serial-killer immortale a zonzo per la città con un ragazzino come scorta? -. Fa male,  in una maniera che non avrei mai immaginato.Sento che le lacrime pungono, e prima che lui riesca a dire qualcos' altro io sparisco al piano sopra. Non posso, non devo pensarci troppo. Mi appoggio allo stipite della porta e lentamente scivolo a terra. Mi tengo seria cercando di respirare il più possibile. Se piango lui sente tutto, e devo trattenermi. Quando ci sono riuscita mi siedo sul letto sentendo dei passi sulle scale.
Apre la porta e mi fissa con rimprovero.
 
-Non te la sarai mica presa,  no?-. Rimango zitta e lo fisso scettica.
 
-Presa per cosa?  Tu, che fai da guardia del corpo, a me? Non mi devi più nulla, tranquillo,  non devi fingere che ti importi qualcosa di me, non più! Posso benissimo. ..-. Ma mi interrompe e mi fissa ora a pochi centimetri dal mio viso.
 
-Sei patetica,  non te ne rendi conto?-. Sussurra cattivo. Io stringo gli occhi.
 
-Sei tu quello patetico,  se credi di poterti prendere gioco di me! Mi sono stufata,  di essere l'unica che viene sempre giudicata!-. Mi alzo e mi scaglio contro di lui. Sono fuori controllo adesso. Quando ripenso a lui che bacia quella donnaccia l'interruttore scatta e non sono più io.
 
-Tu, che mi hai ingannato per tutto questo tempo! Tu che dicevi di essere un uomo di onore, quando eri legato a Katerina Petrova per tutto questo tempo!-. Si alza minaccioso verso di me. Avrei paura in momenti come questo, ma la mia rabbia non mi lascia ragionare.
 
-Tu, razza di farabutto! L'hai baciata davanti me, l'hai fatto davvero!-. Sto per mollargli un ceffone ma lui mi blocca. Vedo i suoi occhi divenire rosso sangue.
 
-A te non importa più niente di me!-. Dice glaciale,  e io rido come una pazza.
 
-La mia umanità è tornata da giorni,  idiota!-. Sembra sbiancare a quella frase. Si fa improvvisamente indifeso e mi fissa come se fossi un fantasma.
Non dandogli alltro tempo gli do uno schiaffo e mi allontano da lui.
 
-Stai lontano da me il più possibile! -. Urlo adirata e ferita. Alla fine è successo, ho mostrato la mia debolezza. Tento di uscire dalla stanza ma lui mi sbatte contro la ports chiusa e mi fissa negli occhi.
 
-Lasciami spiegare! -. Dice con gli occhi impregnati di lacrime. Vederlo piangere fa solo più male, ma non toglie un secondo gli occhi dai miei.
 
-Non c'è nulla da spiegare! -. Sibilo arrabbiata come un serpente.
 
-Si invece!-. Mormora molto lentamente e con la voce rotta. Davvero? Cosa c'è da spiegare?
 
-Era una strategia,  Elena. Cercavamo di...-. Basta questo a farmi sentire una scema. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto capire che non sarebbe mai arrivato a tanto...ma quegli sguardi,  quei sorrisi...allora li ha finti veramente?
 
-Io...-. Non ho il coraggio di guardarlo adesso. Guardo il pavimento con una faccia da cane bastonato che so di avere in questo preciso istante.
Mi prende il viso tra le mani e mi fissa così intensamente che sento di poter svenire.
 
-Non importa cosa accadrà,  noi ci ritroveremo sempre,  non è così?-. Sorride leggermente e poi le sue labbra si poggiano lentamente sulle mie. Ora ricordo cosa si prova a sentire il cuore battere all'impazzata quando si sta con la persona amata. Mi è mancato,  terribilmente. È come se gli fossi stata lontana mesi,  e non settimane. Porto una mano ad accarezzargli una guancia, stando ben attenta a non lasciarlo andare. Pochi secondi dopo lui mi cinge la vita con le braccia e mi stringe di più approfondendo il bacio. Ecco, adesso penso che potrei davvero perire in santa pace. E stranamente non c'è nessuno scocciatore nelle vicinanze che rovina il momento. Direi che l'ultima parola non è veramente l'ultima,  ma in questo caso lo è. Voglio solo stare con lui adesso,  senza scocciature.
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In quella serata di fine febbraio il vento era così forte, che le strade di Mystic Falls erano totalmente vuote. I negozi erano quasi tutti chiusi, eccetto forse qualche supermercato e l'emporio della signora Flowers, accanto alla sua pensione. Quell'atmosfera irrequieta sembrava riflettersi su una testa bionda, che uscì di corsa da casa Mikaelson come se l'avessero scacciata via nella peggiore delle maniere. Continuò a camminare con passo spedito fino alla macchina. Lui la seguiva, ma a lei poco importava al momento. Avrebbe anche potuto chiederle tutte le scuse del mondo in tutte le lingue, e lei comunque non gli avrebbe dato quello che cercava:un pretesto per non essere infelice.
 
-Itaca, ti prego aspetta! -. Aprì lo sportello dell'auto con una velocità superiore alla sua e mise in moto. Non esitò neanche quando si mise davanti alla macchina per non farla partire.
 
-Stai lontano da me!-. Sibilò la ragazza arrabbiata. Doveva cercare di allontanarlo da sé,  non poteva gestire una situazione del genere e passare il resto della giornata con la mente intatta.
 
-Ti prego Itaca,  sai che è importante per me!!-. La interrogò con lo sgaurdo.
 -Possiamo almeno parlarne?-. La semidea aprì il finestrino e incurante delle gelide folate di vento che penetravano nell'abitacolo lo invitò ad esprimersi.
 
-Io...l'ho detto perché lo provo...io...-. Lei alzò gli occhi al cielo e lo fissò poi arrabbiata.
 
-Tu ami lei, non me. Non è reale! È un effetto creato dalla mia aura,  lo sappiamo. E poi non provo niente per te in quel senso!-. Klaus abbassò la testa e cercò un modo per non mostrare la sofferenza che si celava nel suo sgaurdo azzurrino. Gli occhi blu notte della ragazza lo scrutarono ancora un po' seccati.
 
-Non sai quello che provo, non sei entrata nella mia testa!-. Si ritrovò a ridere a quell'affermazione,  perché le venne in mente che in effetti lei non poteva. Tutti gli altri avevano dei poteri psichici si, ma lei no. Sua madre diceva che era perché aveva la forza di un titano. Era vero, era il braccio del gruppo nonostante la sua minuta statura. Lei ed Elena lo erano. Sarebbe servita a qualcosa di davvero utile un giorno?
 
-Io...quando ti avevo promesso di aiutarti nella tua redenzione non intendevo questo! -. Esclamò mordendosi poi il labbro inferiore. Klaus alzò gli occhi a guardarla, facendo però molta attenzione a non essere troppo pesante.
 
-Itaca ti prego...è vero, quando ci siamo conosciuti amavo ancora Caroline, ma lei non mi ha mai considerato e ...-. Sorrise leggermente. -Le donne hanno sempre fatto a gara nei secoli per ottenere la mia attenzione,  e ora sono una specie di sfigato che...-. Con sguardo scettico lei lo fissò ancora.
 
-Oh ti prego, risparmiatelo, lei è gelosa di te!-. A quella affermazione l'ibrido saltò di curiosità e le chiese silenziose spiegazioni.
 
-Non sarò una sensitiva come Elena o Andromeda,  ma riesco a capire quando una donna è gelosa. Caroline è come se ti considerasse di sua proprietà! -. Gli sorrise stanca e afferrò il volante.
Lo lasciò lì, a rimuginare sul suo amore proibito e guidò il più in fretta possibile verso l'hotel. Quando entrò in camera lo vide, che stava seduto sulla sedia dinnanzi alla sua finestra. Non si aspettava che fosse così insolente da entrare addirittura nella sua camera.
 
-Ho visto tutto!-. Disse solamente non degnandola di uno sguardo. Beh certo, riusciva a vedere la verità del presente!! Lei si portò le braccia al petto e lo fissò scocciata. Non era proprio la serata giusta.
 
-Beh, sono sicuro che tu sia felice di questo,  ora esci dalla mia camera!-. Gli ordinò categorica. Leo si voltò lentamente verso di lei e le si avvicinò. La fissò dall'alto al basso con un'espressione di puro dolore. Sembrava quasi che fosse tornato a provare emozioni umane.
 
-Mi dispiace, per tutto quello che ho fatto in passato...-. Sussurrò con voce spezzata. -Per essermi messo tra te e Xavier...-. Riuscì ad intravedere i suoi occhi lucidi e rimase completamente interdetta. -Il fatto è che sei stata l'unica donna che io abbia mai amato, e una delle poche persone che mi siano mai veramente state vicine quando ne avevo bisogno! Io non volevo perderti,  né lo voglio adesso!-. Non si scostò quando le accarezzò dolcemente la guancia,  facendo sembrare il suo tocco più leggero di un sospiro della luna. Lei lo guardò finalmente con i suoi occhi blu, e solo per un attimo poté intravedere l'ombra del vecchio Leo. Quello che lei chiamava Vladimir Hindemburg.
 
-Leo...-. Lui annuì e si allontanò.
 
-Un giorno sceglierai me, lo so!-. Disse tornando al suo solito tono da noncurante.
 
-Sai che non potrà mai...-. Ma lui la bloccò ancora.
 
-L'amore è più forte di quanto immagini. Non a caso non è svanito neanche quando mi sono rimosso dal corpo la freccia di tuo fratello! -. A quest'ultima frase la ragazza prese a ridere silenziosamente e gli diede le spalle. Eros e i suoi tentativi di farla accasare...
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Se una volta mi avessero detto che sarei stata insieme ad Elijah un giorno,  io sarei scoppiata a ridere. Ancora di più se mi avessero detto che l'avrei amato. Ma la vita si sa, è più imprevedibile di quanto possiamo anche solo immaginare. Mi stracchio e lo vedo lì accanto a me. È notte piena, riesco a sentirlo. Non so perché mi sono svegliata,  ma so che non riuscirò più a chiudere occhio per stanotte. Troppe cose sono successe,  davvero troppe. Siamo stati talmente tanto a compiangerci che siamo finiti col crollare addormentati come dei bambini dopo aver visto in tv il suo film preferito. Mi alzo e vado dritta verso la finestra,  come per un gesto automatico. Non so per quanto ancora continuerà il destino a separarci, ma riesco a percepire una cosa: attraverserei mari e monti per ritrovarlo, non esiterei neanche per un secondo. L'ho perso già troppe volte,  e non voglio assolutamente rischiare di farlo ancora. Apro gli occhi e spingo la maniglia aprendola appena. Fuori c'è un così bel panorama...mi viene voglia improvvisamente di uscire, poi ci ripenso e mi limito ad affacciarmi come succede alla fine di uno di quei film romantici,  quando la protagonista si mette a guardare le stelle. Io però non sono alla fine,  ma forse all'inizio di una vicenda che si sarebbe dovuta concludere anni fa. Tengo gli occhi fissi sulla luna piena e non riesco a non pensare alla notte in cui sono morta. C'era la luna piena, sia quando Klaus mi sacrificò che quando morii su Wickery Bridge. Ironia della sorte, in entrambi i casi c'era Elijah. Lo guardo e non posso fare a meno di sorridere piano. Facendo in modo che non se ne accorga mi avvicino in un nano secondo al letto e lo fisso mentre dorme. Forse è sveglio,  forse no. Rimango ferma per secondi,  dopodiché allungo una mano e gli sfioro delicatamente i lineamenti. Potrei disegnare perfettamente il suo viso nella mia mente, non ne scorderei nemmeno un tratto. Sono assorta, e non mi accorgo di niente quando apre gli occhi e sorride. Solo in un secondo momento me ne rendo conto, quando mi chiama e io sussulto.
 
-Sei sveglio? -. Chiedo allarmata. Lui annuisce e affonda la testa nel cuscino.
 
-Mi hai svegliato nel momento in cui hai aperto gli occhi!-. Dice assonnato guardandomi negli occhi.
 
-Ah bene. Perché ho intenzione di tenerli aperti per tutta la notte se il mio umore non migliora! -. Mormoro guardando il soffitto.
 
-Cosa ti turba?-. Chiede come risvegliandosi all'improvviso. Io non rispondo. Lo sa, conosce bene quel fatidico "perché"...allora perché me lo domanda? Sadismo?
 
-Nulla, a parte tutta la mia vita...-. Sospiro stanca. Il suo sguardo si fa incredibilmente dolce a quella ammissione.
 
-Dovresti dormire, domani dobbiamo dare agli altri la bella notizia!-. Sottolinea accarezzandomi il volto. Chiudo gli occhi al suo contatto tiepido. La sua pelle non è altro che quella di un morto. Alla mia stessa temperatura certo, ma non calda come quando era umano. Mi fa ripensare irrimediabilmente al suo essere umano. Tutto si ricollegava sempre a me. Alla necessità di non essere un peso o a quella di essere meno mortale. Tutto per colpa mia...
Se non ci fossi stata io, a lui sarebbe piaciuto essere umano?
 
-Elijah...-. Resto qualche attimo in silenzio prima di parlare. -Se non mi avessi mai conosciuta, e avessi avuto la possibilità di tornare mortale...cos'avresti fatto?-. Quella domanda parve coglierlo impreparato,  e si estraniò per qualche istante dal tutto.
 
-Suppongo che non avrei accettato. Ti dissi che non spengo i sentimenti come Niklaus,  ma lo facevo spesso prima di conoscerti a dirla tutta. Mi piaceva spassarmela, vivere senza rimorso e quando iniziavo a sentirmi leggermente in colpa mi attenevo al mio codice morale per far passare il fastidio della mia coscienza. Sono andato avanti così per secoli, pensando di essere la perfezione e credendomi meglio dei miei fratelli perché loro si facevano trasportare. Non avrei mai rinunciato alla mia immortalità per tornare ad essere un patetico umano...-. Mi guardò con una tale intensità che sentii subito l'istinto di abbracciarlo.
 
-Certo, questo prima di incontrarti...poi ho capito che c'è solo un caso in cui vorrei tornare mortale...-. Ride un po' nervoso e si passa la mano fra i capelli. Io sono piuttosto incuriosita ora come ora.
 
-Nel caso in cui tornassi ad essere mortale anche tu. Se sapessi che potremmo avere una famiglia, invecchiare insieme... In quel caso tornerei volentieri umano!-. Sono delle parole che mi fanno commuovere, davvero. Il modo in cui le ha dette, come se potessero divenire realtà da un momento all'altro, il significato di per sé. Riesco ad immaginarmi la scena, lui che porta i bambini a scuola e io che esco dopo di lui a comperare qualcosa di già pronto perché non so cucinare. Una famiglia,  tutto ciò che volevo quando ero ancora umana. E se ne avessi la possibilità,  anche solo per un secondo di averne una con lui, mollerei subito tutto e volerei tra le sue braccia. Essere un vampiro ha i suoi vantaggi,  ma non era l'immortalità che bramavo. Bensì a stare con lui e con le persone che amo per sempre.
 
-Hey...-. Come uno spettro la sua mano vola ad accarezzarmi la guancia. Chiudo gli occhi un secondo,  come non faccio da molto oramai.
 
-È così orribile quello che ho detto?-. Chiede con voce innocente. Ma io so che sta scherzando,  come per un sesto senso.
 
-No è che...-. Scuoto leggermente la testa prima di rispondere. Lo guardo sfoggiando il più dolce dei sorrisi e lui sorride ricambiando. -Sarebbe bellissimo...-. Dico solamente. Ed è così,  sarebbe bellissimo, mi darebbe tanta di quella gioia...sentire Jeremy che viene chiamato zio in lontananza,  e non dai figli di Bonnie o di Matt, ma dai miei. Era una cosa a cui pensavo spesso quando avevo sedici anni. Non sapevo affatto cosa volevo, però mi fermavo a pensare a come sarebbe stata la mia vita con Matt. Certo,  all'epoca in cui stavamo insieme... Poi successe la tragedia.
 
-Si lo sarebbe...-. Mi fa eco lui tutto d'un tratto sovrappensiero.
 
-Già...-. Continuo vaga. Mi appoggio alla sua spalla e lo sento cingermi la vita per attirarmi di più a sé,  quel tanto che basterebbe per non lasciarmi più andare via da lui. E lo spero,  di non allontanarmi più da nessuno dei miei cari ma soprattutto da lui. Non voglio altro che ... Un momento.
 
-Andromeda voleva parlarmi. Temo che sia molto, molto importante! -. Aggiungo saltando letteralmente giù dal letto. Prima mi becco uno sguardo torvo e stanco, poi si alza allarmato quanto me.
 
-E proprio adesso te ne sei ricordata? -. Si lamenta con quella sua voce profonda.
 
-Beh, è adesso che mi è venuto in mente!!-. Mi giustifico io alzando le mani in segno fi resa. Mi arrendo,  davvero. Tutto questo continua irrimediabilmente a stupirmi di continuo.
 
-Beh, domani...-. Ma lo fermo prima che possa continuare. No, non posso aspettare domani. Sento che quello che aveva detto Andromeda riguardo alle trance mi riguarda adesso più che mai. Non posso permettermi una vita normale,  non ora almeno. So cosa devo fare.
 
-Torno il più presto possibile! -. Dico flebile mentre mi infilo la giacca con uno scatto. Recupero gli stivali e inizio ad indossarli, però Elijah mi guarda scettico.
 
-Elijah,  credimi quando ti dico che vorrei restare qui adesso. E avremo molto, molto tempo da passare insieme quando tutto questo sarà finito!-. Mi viene incontro senza dire una parola. Adesso che sono tornata sono ritornate anche le responsabilità e le paure, insieme alle angosce dell'essere una semidea. È orrendo per certi versi, ma sento che una volta che sarò riuscita a battere tutto questo potrò finalmente,  anche solo per un secondo,  avere la felicità che voglio.
Il vampiro mi accarezza la guancia lentamente e si china su di me. Rimango ferma, sentendo che con un'innata calma si avvicina alle mie labbra. Poi però cambia strada, e invece mi scocca un dolce bacio sulla fronte. Lento, che mi fa rimanere letteralmente di stucco. Poso la mia mano sulla sua e lo fisso supplicante. Non deve prendersela per questo,  sa che lo faccio per il bene di molte anime.
 
-Torna presto.-. Sussurra semplicemente. Annuendo rassicurante lo bacio velocemente sulle labbra prima di correre via da casa mia. C'è una cosa che non ho pensato: dove diavolo sarà Andromeda? Ma come per un sesto senso percepisco che è in casa degli originari che si trova. Salgo in macchina ed è lì che mi dirigo come prima cosa. Se c'è una cosa che ho imparato in questi ultimi tempi, è che il mio sesto senso ha sempre dannatamente ragione. 
 

NDA:Come sempre in ritardo, lo so che tecnicamente dovrei postare ogni settimana come prima ma sinceramente con tutti gli impegni che si stanno presentando davanti alla porta di casa non ce la faccio...
Che dire...cercherò di portarla avanti fino alla fine , è una promessa :-)

Un bacione a tutti quelli che mi seguono :*, in particolare  a Sere, che mi ha sempre sostenuto fin dall'inizio ;-)

 

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