Auditore's Family

di ZeroMcClane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tradimento ***
Capitolo 3: *** Confronto I ***
Capitolo 4: *** Odio fraterno ***
Capitolo 5: *** Il Gran Maestro ***
Capitolo 6: *** Atto Finale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Auditore's Family

PROLOGO
<< Grazie alla testimonianza di Uberto Alberti, papà e i miei due fratelli sono salvi. >> diceva un felice Ezio Auditore a un molto più felice Lorenzo de Medici. << Ora sono tutti e tre a casa, a riposare. >>

Lorenzo sospirò e sorrise:<< Mi fa piacere sentire questo, giovane Ezio. Uberto Alberti ha fatto un servizio immenso a questa città. Senza Giovanni e la sua "mansione", non avremmo potuto tenere a bada i Pazzi per più di qualche anno. Vedo con piacere che hai "ereditato" le vesti di tuo padre: ti stanno bene. Hai già fatto sistemare la lama celata? >> Ezio sembrò non capire, ma poi prese un oggetto avvolto in uno straccio e lo porse a Lorenzo:<< Questo? Dovrò parlarne con mio padre. >> Lorenzo osservò per qualche istante l'oggetto, poi lo rimise nello straccio e lo riconsegnò a Ezio:<< Credo che Leonardo da Vinci sappia ripararla. >> << Leonardo? >> << Esattamente. A quanto ho sentito ha intenzione di trasferirsi a Venezia per qualche anno. Ha intenzione di partire tra un mese circa. >>

La porta si aprì e entrò Uberto Alberti, che si avvicinò con viso truce a Lorenzo, per poi sorridere lievemente a Ezio:<< Lorenzo, i Pazzi minacciano una rappresaglia. Ho appena avuto a che dire con Jacopo de Pazzi, che stava distribuendo strani sacchi alle guardie. >> Lorenzo, con aria sospettosa, fece cenno a Ezio di andarsene:<< Ezio, grazie per avermi dato queste belle notizie. Salutami la tua famiglia, e dì a tuo padre di venire quando vuole. >> Ezio annuì e accennò un inchino, e lasciò la stanza, richiudendo la porta.
Lorenzo, appena la porta si chiuse, tirò uno schiaffo a Uberto, che rimase scioccato dal gesto:<< Ma sei stupido? Perchè devi venire qui, senza nemmeno salutare o quant'altro, e senza nemmeno avvisare, a spargere queste informazioni ai quattro venti? Ezio non sa niente e non deve sapere niente! >> Uberto chinò la testa:<< Scusami Lorenzo. Non succederà più. >> L<< Cosa contenevano quei pacchetti? >> Uberto rialzò la testa, con espressione rammaricata:<< Fiorini. >> Lorenzo allibì:<< Fiorini? Quindi i Pazzi volevano corrompere le guardie per poterle usare contro di me a un futuro evento! Sembra piuttosto paranoica come visione, ma come ipotesi regge. Uberto, fai arrestare Jacopo e portalo nelle segrete. Quando arriverà Giovanni, saprà lui cosa farne. >> Uberto annuì, e uscì dalla stanza.


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**NOTA DELL'AUTORE**
Inizio qui una storia la cui idea mi è sorta giocando a Brotherhood con indosso la tenuta da nobile fiorentino.

Cosa sarebbe successo se Ezio fosse riuscito a scagionare i suoi familiari dalle accuse che nel videogame li hanno portati alla morte? In questa fan fiction "Nulla è reale, tutto è lecito."

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Capitolo 2
*** Tradimento ***


CAPITOLO I - Cospirazione
<< Vuoi parlare sì o no? >> gridava Giovanni Auditore a Jacopo de Pazzi, legato a una sedia nelle segrete del Palazzo dei Medici. Più Jacopo stava in silenzio, più la faccia di Giovanni diventava di un rosso paonazzo e più infieriva sul prigioniero, che gridava di dolore ogni qual volta i tizzoni ardenti che l'Auditore teneva in mano gli toccavano l'addome.
Lorenzo osservava la scena, insieme a Uberto Alberti e a don Maffei, fedelissimo del confaloniere. Il Magnifico, dopo svariati attacchi di Giovanni a Jacopo, disse:<< Ora basta Giovanni! Sembra non saperne nulla di questa corruzione. Ciò significa che lui non è la persona che stavamo cercando... >> Giovanni gettò a terra i tizzoni ardenti e si girò verso Lorenzo con area perplessa, mentre la sua faccia sprizzava rabbia e sadismo da tutti i pori. << Se Jacopo non è il nostro uomo, Francesco può essere il mandante. >> affermò il confaloniere Alberti, mentre annuiva insieme a don Maffei.

Lorenzo rimase pensieroso e osservò Jacopo per qualche secondo, per poi parlare:<< Liberate Jacopo. Fatelo seguire da qualche nostro soldato e date ordine di catturare Francesco o Vieri nel caso Jacopo li raggiungesse. Successivamente riportateli qui. >>
Uberto fece un accenno di inchino e uscì dalle segrete, seguito da don Maffei. Appena i due uscirono, Lorenzo disse:<< Giovanni, tu sei uno dei miei uomini più fidati. Ho visto che tuo figlio ha ereditato da te la veste da Assassino. Hai già provveduto ad allenarlo? >> << Ho intenzione di mandarlo da mio fratello Mario insieme a Claudia e Petruccio tra qualche settimana. >> << Ah, tuo fratello Mario... Sta a Monteriggioni, giusto?>> Giovanni annuì, e continuò, sorridendo:<< Monteriggioni e Firenze sono come il gatto e il topo. Un anno si amano, l'anno dopo si dichiarano guerra. Non vorrei che questo portasse a destabilizzare l'attuale situazione politica in Toscana. I Pazzi non aspettano altro che una vostra mossa sbagliata per tendervi un agguato e farvi fuori, per poi farvi rimpiazzare da un loro fantoccio. >> Lorenzo rabbrividì all'idea, e si diresse verso un angolo della stanza, dove teneva gli oggetti confiscati a Jacopo durante l'arresto. Aprì il baule e ne tirò fuori una veste da Assassino nera, che consegnò a Giovanni, insieme a due lame celate e una spada che erano nel baule.

Giovanni guardò stranito Lorenzo:<< Cosa dovrei farci? >> << Torni a lavorare per me. A tuo figlio servirà il tuo vestito. Tu usa questo. Che male potrà farti? >> L'espressione di Giovanni mutò in un ghigno maligno e disse:<< Farà più male a te che a me, questo è certo. >>

***

Ezio era indaffarato a riordinare la scrivania di suo padre, quando gli capitò tra le mani una lettera proveniente dal Vaticano: il sigillo di chiusura era rotto, e quindi Giovanni l'avrà sicuramente letta. Ezio se ne fregò e ci diede una lettura:

"A Giovanni Auditore,

visto che mi sono sdebitato? Tu ti unisci alla nostra causa, io salvo il collo a te e ai tuoi figli. Come scambio non è male, no? Comunque, il tuo prossimo compito è uccidere il Magnifico e far entrare le truppe del Vaticano in città. Io sarò in testa al battaglione. Insieme conquisteremo Firenze e all'unisono i nostri compagni rovesceranno i governi delle altre città italiane.

Non vorrei che tuo fratello si intromettesse però... Se hai intenzione di occupartene te mi sta bene, altrimenti dovrò mandare qualcuno dei miei assassini.

Rodrigo Borgia"


Ezio corse fuori di casa e iniziò a correre a più non posso in direzione del palazzo dei Medici, per evitare il peggio.

***

<< Come hai detto Giovanni? >> chiese Lorenzo, mentre l'Auditore si stava vestendo. Quando finì di vestirsi e armarsi, Giovanni si girò verso Lorenzo con un ghigno mostruoso e maligno:<< Firenze non è più dei Medici. Addio. >> Senza aver finito la frase Giovanni tirò fuori la lama celata e la conficcò nel torace a Lorenzo, che sputò sangue per terra. Il Magnifico fu poi colpito ulteriormente da un'altra coltellata alla gola e infine la sua testa gli fu mozzata con un colpo di spada.
Ezio, col fiatone, fu bloccato all'ingresso da padre Maffei e Uberto Alberti. << Cosa ci fai qui Ezio? Tuo padre è occupato! >> << Vuole uccidere il Magnifico! Devo fermarlo! >> A quelle parole, i due Templari placcarono il giovane e lo tramortirono, trascinandolo in un vicolo.
Giovanni uscì dalle segrete brandendo la testa di Lorenzo come trofeo, e uscito in strada, la mostrò ai due compagni, che rabbrividirono ma che risero subito dopo.

<< E' iniziata una nuova era per l'Italia! Che il padre della conoscenza ci guidi! >>


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**NOTA DELL'AUTORE**: vedrò di lavorare sui nuovi capitoli il prima possibile. Spero che vi piaccia.

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Capitolo 3
*** Confronto I ***


Capitolo II - Fuga
Lorenzo era morto. Vedendone il corpo decapitato, il giovane iniziò a provare rabbia nei confronti del padre, e decise di fermarlo, insieme ai Templari. Seguire Giovanni non era un'impresa impossibile, bastava seguire la striscia di sangue che lasciava la testa mozzata del Magnifico: la traccia lo condusse fino alla piazza del Duomo, dove si era radunata una folla di persone, tutte che guardavano e ascoltavano Giovanni, di fronte al portone della chiesa, con nella mano destra la testa di Lorenzo.
Ezio decise di eliminarlo silenziosamente, sperando in bene. Si infilò nel gruppo di persone e si fece largo fino alle seconde file: suo padre era vestito da Assassino, però il suo abito era nero, non bianco. L'espressione di Lorenzo sulla sua testa mozzata era terrificante; Giovanni mostrava quella testa come trofeo, e la gente esultava quando la vedeva.

Ezio capì di trovarsi in mezzo a dei nemici dei Medici, e mise la mano alla spada, per precauzione.
Il padre iniziò a parlare:<< Cari amici, siamo qui oggi per togliere Firenze a una famiglia di mecenati e traditori e passarla a un organizzazione millenaria conosciuta come i Templari. Quello che ho fatto oggi mi ha reso molto felice: la decapitazione di Lorenzo il Magnifico è un autentico terremoto politico per tutta l'Italia. Dopo l'omicidio dello Sforza a Milano, e dopo questo omicidio, anche a Venezia il governo attuale verrà sovvertito e Barbarigo salirà al potere! >> La gente iniziò ad applaudire, e Ezio si fece qualche passo più avanti per sentire di più.

Giovanni, notando Ezio tra la folla, fece cadere la testa a terra e sguainò la spada:<< Ezio! Così TU hai capito! Unisciti alla nostra nobile causa o muori da sostenitore di un governo ladro e corrotto! >> Ezio, capendo che la sua copertura era saltata, si fece avanti e passò la prima fila di persone, sguainando la spada:<< Padre! Perchè hai fatto ciò? Perchè? Salvasti la vita a Lorenzo quando era in giovane età, e da allora le nostre due famiglie sono state unite! >> Giovanni iniziò a ridere:<< Il potere figliolo. Dalla mia ultima missione per conto del Magnifico, ho appreso molte cose. Stiamo perdendo la guerra. E quindi ho disertato, unendomi ai Templari. >> Ezio non iniziò la frase e fu colpito all'addome dalla spada di Giovanni.

Ezio cadde a terra, sanguinando e gridando di dolore. Giovanni si chinò sul figlio. << Figlio mio, mi dispiace per quello che ti ho fatto. Requiescat in p->> disse Giovanni, ma venne colpito al torace dalla lama celata di Ezio. Giovanni si alzò di scatto e corse via, per curare le proprie ferite, mentre il figlio, oramai sul punto di morire, rideva. Prima di svenire, una persona incappucciata gli apparve davanti. Ricordò solo che aveva una cicatrice sull'occhio sinistro.

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Capitolo 4
*** Odio fraterno ***


Capitolo III - Odio fraterno
Una donna in lacrime. Ezio poteva sentire una donna in lacrime, e man mano che riprendeva conoscenza poteva riconoscerla: Maria, sua madre, che veniva retta da sua sorella Claudia e suo fratello Federico. A fianco del letto c'era un bambino: Petruccio.

Ezio provò ad alzarsi ma fu fermato da un uomo piuttosto grosso, che non riconobbe. Il giovane cercò di divincolarsi dalla presa dell'uomo, ma fallì. L'uomo si abbassò e guardò Ezio dritto negli occhi:<< Ezio! Sono io, tuo zio Mario! >> Ezio, ancora stordito, diede un'occhiata ai suoi familiari e poi ritornò a fissare suo zio:<< Zio Mario? Cosa ci fai qui? >> L'uomo si alzò e chinò la testa:<< I miei uomini hanno visto l'esercito del Papa alle porte di Firenze. Ho pensato che la città era in pericolo, e conoscendo mio fratello Giovanni, lui si sarà trovato in mezzo a tutto questo. >> Ezio ripensò a suo padre che lo feriva con la spada, e che poi fuggiva. Se non fosse stato per suo zio, sarebbe morto dissanguato. Ezio osservò il suo addome, fasciato e dolorante, e poi osservò suo fratello Federico:<< L'ho ferito zio. Mio padre è stato ferito. >> Mario allibì:<< Cosa? Dove l'hai colpito? >> << Al torace. Con la lama celata. >> Maria continuava a piangere. Claudia guardò Ezio e disse:<< Fratello, nostra madre piange da quando nostro padre ha disertato. Non riesce ad accettarlo. >> Ezio chinò la testa e richiuse gli occhi, ripensando alle parole di suo padre.

Mario mise una mano sulla spalla di Ezio:<< Nipote, dobbiamo reagire. Nelle tue condizioni non riusciresti a reggere un combattimento a mani nude nemmeno contro un ubriacone. >> Federico si infilò nella conversazione:<< Ma zio, non possiamo fuggire a Monteriggioni? >> << Mi dispiace Federico, ma conoscendo i Templari avranno già bloccato tutte le uscite e le strade si saranno riempite di spie pronte ad eliminarvi. >> << E allora come faremo a contrastare nostro padre? >> aggiunse Federico.

Mario guardò Petruccio, che rispose con un occhiolino. Quel gesto gli provocò un colpo di genio:<< Ci sono! Vostro padre ha ancora quella vecchia cantina? >> I due giovani Auditore annuirono. << Perfetto! So come farti guarire Ezio! >> Ezio si rallegrò:<< Come? >> << La Sindone. La consegnai a vostro padre anni fa, quando la trovai sotto Villa Auditore a Monteriggioni. Quell'esplorazione sotterranea mi provocò la perdita dell'occhio sinistro. Avrei potuto curarlo usando quel manufatto, ma non lo feci. La spedii a Firenze il giorno stesso, a vostro padre. >>

***

Le risa di Giovanni echeggiavano nella cantina. Anche con quella ferita al torace, la sua espressione mostrava rabbia e sadismo. Il caminetto sprizzava lampi di luce che trasformavano il suo ghigno in un espressione mostruosa e terrificante.

L'Auditore stava aprendo un baule, sigillato con un lucchetto oramai arrugginito. Lo ruppe facilmente con la lama celata, e lo aprì. Il bagliore dell'oggetto presente al suo interno trasformò il suo ghigno malefico nell'incarnazione del Male, e continuò a ridere. << Finalmente! >> Si tolse l'abito da Assassino e rimase a petto nudo, con la ferita sanguinante che zampillava sangue. Prese il manufatto e lo porse sulla ferita. Il sangue fu assorbito dalla pelle, che iniziava a ricucirsi sulla ferita. Nel giro di pochi secondi, la ferita al torace non c'era più.

***

La porta della cantina si aprì e due individui entrarono. Uno di loro gridò:<< No! Non è possibile! >> Giovanni, riconoscendo la voce, rispose:<< Cosa pensavi, che non sapessi manco entrare di soppiatto in casa mia, caro fratello? >> L'altro individuo rimase scioccato:<< Padre?! >> Giovanni si voltò, con la Sindone in mano:<< Federico. Che piacere trovarti qui. >> Mario si mise davanti al giovane:<< Lascialo stare Giovanni! E' tuo figlio, per Dio! Hai già rischiato di uccidere Ezio, pazzo maniaco! >> Il ghigno di Giovanni sparì:<< Come hai detto scusa? Pazzo. Maniaco? >> Mario tirò fuori la spada:<< Giovanni, ti avverto. Non fare una mossa. O sei morto. >> Giovanni rise:<< Tu? Vuoi uccidermi? Non sono più un Assassino fratello. Sono un Templare. Sono superiore a te, ora. >> << Lo vedremo. >> disse Mario.

Federico, capendo che le cose stavano andando per il peggio, corse fuori dalla cantina e tornò su ad avvisarli.

<< Quindi, è così che finirà, fratello. >> affermò Giovanni, mentre prendeva la sua spada. << Il destino ci ha legati indissolubilmente, fratello. >> << Come dici te. Mi dispiace che non potrai vedere l'Italia cadere in mano nostra. Un vero peccato. >>

Giovanni scattò verso il fratello, tentando un affondo, che fu prontamente deviato. Mario approfittò del momento per tentare di colpire il fratello con un calcio, ma fu schivato. I due continuarono a combattere, finchè Mario non riuscì a disarmare Giovanni e non lo fece inginocchiare.

Mario teneva la sua spada sul collo di Giovanni, pronto a tagliargli la testa nel caso avesse fatto un passo falso.

<< Fratello, hai vinto. Sei tu il maggiore, era ovvio che avessi vinto tu. Complimenti. >> Mario si sentì orgoglioso di averlo battuto ma prima che potesse rispondere al fratello fu colpito in pieno da un pugno nel torace.

Giovanni sorrise malignamente, prima di togliere la mano dal torace del fratello. In mano brandiva il suo cuore, che pulsò per qualche istante, prima di fermarsi.

Mariò sbiancò, e crollò all'indietro, con una cavità nel torace.

Giovanni mise il cuore del fratello nel baule e lo richiuse. Si rivestì e corse fuori dalla cantina, pronto a portare avanti il piano di Rodrigo Borgia.

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Capitolo 5
*** Il Gran Maestro ***


Capitolo IV - Il Gran Maestro
 << Le armate sono alle porte! >> gridava Francesco de Pazzi. Attorno a lui c'era caos e devastazione: le guardie iniziarono ad arrestare chiunque fosse sospettato di essere amico dei Medici, o chiunque appendesse bandiere con il loro stemma fuori da casa propria. Molte bandiere furono bruciate, altre strappate, altre invece venivano trasportate da dei cittadini "coraggiosi" per le strade della città, evitando possibilmente di incrociare delle guardie.

Francesco notò un cittadino portabandiera e gli corse incontro: lo fece cadere e prima che potesse decapitarlo con la spada fu fermato da Giovanni:<< Francesco. La decapitazione non serve a niente. La gente non impara. Così, ti faccio vedere, la gente imparerà. >> Giovanni fece alzare il cittadino e gli prese il palo: staccò la bandiera e con il palo trapassò il torace dell'uomo. << Visto? >> disse a Francesco, e conficcò il palo per terra, con il poveretto ancora impalato sopra. Francesco rise:<< Non sei affatto male Giovanni. >> e gli mise una mano sulla spalla. I due se ne andarono, e a prima vista sembravano amici di lunga data.

***

<< Come può nostro padre aver fatto una cosa simile? >> disse Ezio, osservando il cadavere di Mario. << Non lo so fratello. Sinceramente non lo so. >> disse Federico. I due erano tornati nella cantina, per controllare il risultato del duello: era finito male. Molto male. Ezio sentì mancarsi le forze e si appoggiò contro il muro: fece segno a suo fratello di controllare il baule, e di non badare a lui. Federico aprì il baule e vedendone il contenuto stava per vomitare. Prese il cuore di zio Mario e lo posò sul tavolo, pensando a come suo padre abbia potuto cavare il cuore al suo stesso fratello. Rovistando nel baule trovò anche un pezzo di stoffa, che mostrò a Ezio:<< Pensi che sia... >> << La Sindone? Proviamo. >> Federico applicò il pezzo di stoffa sulla ferita di Ezio: la ferita iniziò a rimarginarsi, mentre il sangue sparì magicamente. << Funziona. Il pezzo di stoffa tienilo te fratello. A me non serve per il momento. >> disse Ezio. << Va bene. Ora uscirò e andrò a cercare nostro padre, mentre tu... >> << Oh no. Tu rimarrai qui e IO andrò a cercare nostro padre. >> << Perchè sempre te? Guarda come ne sei ritornato! >> << Non importa. Tu rimarrai qui a fare da guardia a nostra madre e a Claudia, va bene? >>

<< E alla mia incolumità nessuno ci tiene? >> chiese Petruccio, sul ciglio della porta. I due fratelli si misero subito di fronte al giovane per non fargli vedere il cadavere di zio Mario. << Zio Mario... Ho visto solo per pochi attimi... E' morto? >> I due fratelli annuirono, riluttanti.
<< Io verrò con voi. >> affermò Petruccio. << No. Firenze è una città pericolosa, e con l'esercito del Papa alle porte lo è ancora di più. >> << Non mi interessa. Vi aiuterò. >> Ezio slacciò la fodera contenente un pugnale e lo consegnò a Petruccio:<< Vuoi aiutarci? Consegna questo pugnale a Claudia. Saprà cosa farne. >> L'espressione di Petruccio assunse un'aria di sfida, e sorrise, correndo fuori dalla cantina.

I due Auditore rimasero fermi, per controllare che il fratello non fuggisse: la porta principale si aprì e i due corsero su per le scale e uscirono in strada. Per terra c'era la fodera del pugnale: i due guardarono in entrambe le direzioni ma Petruccio si era già dileguato.

***

L'esercito del Papa seguiva una carrozza lussuosa, trainata da quattro stalloni di razza. La carrozza si fermò in piazza del Duomo, e ne scese un uomo robusto, che indossava un abito talare viola con un cappuccio. Due persone lo avvicinarono: una gli baciò l'anello al dito, l'altra accennò un inchino. << Il Magnifico è stato ucciso Maestro. >> disse Francesco. Rodrigo annuì e osservò Giovanni:<< Come ti trovi Auditore? Ti piace il potere dei Templari? >> Giovanni non rispose.

Una voce infantile irruppe nella piazza:<< Papà! Come hai potuto! Come hai potuto! Ti fermerò! >> gridò Petruccio. Il bambino corse verso il padre brandendo il pugnale, ma prima che potesse colpirlo fu agguantato dal genitore e tenuto per il collo con un mano. Giovanni disse al piccolo:<< Questo è solo l'inizio. >> e gli fece l'occhiolino. Attivò la lama celata e il volto di Giovanni fu ricoperto di sangue: lasciò andare la presa sul collo del figlio e il suo corpicino cadde a terra.

Giovanni sguainò la spada e iniziò a tirare colpi sul cadavere del figlio, e man mano che continuava sia Francesco che Rodrigo provavano sia disgusto che eccitazione.


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NOTA DELL'AUTORE: premendo il tasto sbagliato sulla tastiera mi si sono aperte diverse schermate di INSERISCI COLLEGAMENTO. Ero quasi alla fine di questo capitolo e ho dovuto aggiornare per forza, perdendo tutto il lavoro. L'ho riscritto e l'ho rifinito rispetto a prima.

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Capitolo 6
*** Atto Finale ***


Capitolo V - Atto finale

Accadde tutto così in fretta, che nessuno riuscì a capirci niente. Persino i Templari rimasero di stucco di fronte a ciò che successe in poche ore. Il corpicino di Petruccio fu smembrato e i suoi resti furono gettati dentro Palazzo Auditore.

***

<< Giovanni, non ti pare strano che dopo diversi anni di odio reciproco tra le nostre famiglie, diventiamo grandi amici? >> disse Francesco, mettendo la mano sulla spalla all'Auditore. Quest'ultimo non rispose. I due erano tornati nelle segrete del palazzo dei Medici. Il cadavere del Magnifico era stato spostato, ma le macchie di sangue c'erano ancora.

<< Non sono tuo amico. E mai lo sarò. >> disse Giovanni, prima di tirar fuori la lama celata e recidere la gola al Pazzi. Il sangue gli schizzò dritto in faccia, e ripensò al povero Petruccio. Una lacrima gli scese sul viso. Francesco cadde a terra, morto.

***

<< Il palazzo dei Medici è vuoto. >> disse Giovanni, ritornato da Rodrigo. << Dov'è Francesco? >> chiese il Borgia. Giovanni chinò la testa. << Come è successo? >> chiese ancora il Borgia. << Poliziano. Lo ha preso alle spalle e lo ha ucciso. >> rispose l'Auditore.

Rodrigo sorrise:<< Poliziano... Non riesco a crederci. >>

***

<< Fermo padre! Non ti permetteremo di uccidere qualcun altro! >> gridarono all'unisono sia Federico che Ezio.
Giovanni si girò verso i figli, mentre Rodrigo gli sussurrava:<< Non li hai ancora fatti fuori?! >>
L'Auditore sorrise:<< Non ancora Rodrigo. Mi torneranno utili. >> Rodrigo sbottò:<< Utili? Firenze è sul punto di cadere ai nostri piedi. Venezia è nella stessa situazione. Non voglio altri intoppi. Uccidili ora. >>

Giovanni si girò verso Rodrigo:<< No. Venezia non è dei Templari. E' in mano agli Assassini. >> Rodrigo allibì:<< E' impossibile! Come fai a... >> Non finii la frase. Giovanni lo trapassò con la spada. Negli ultimi attimi di vita, Rodrigo disse:<< Maledetto Assassino... Traditore. TRADITORE! >>

***

I due fratelli si avvicinarono al padre, scioccati. << Padre... Cosa è successo? >> chiese Ezio.  << Dentro di me c'è grande odio per me stesso e per gli artefici di questa operazione... >> << Quale operazione? >> domandò Federico. << Tutto è iniziato qualche anno fa. Quando Rodrigo Borgia divenne Gran Maestro dell'Ordine dei Templari qui in Italia, fui mandato da Lorenzo il Magnifico a Milano, per impedire l'omicidio dello Sforza. Galeazzo morì, e i Templari presero Milano. Seguii una pista fino a Venezia, e capii che avevano piani di conquista anche lì. Intercettai il corriere dei Barbarigo e giunsi a Roma, dove mi battei con Rodrigo. Rimasi ferito e poi fui arrestato e condannato a morte, insieme a te e Petruccio. >>

<< Come avete fatto a salvarvi padre? >> << Ezio, tu diedi i documenti su Francesco de Pazzi a Uberto. Lui mi scagionò: non per i documenti, ma perchè avevo giurato di diventare un Templare, la sera prima. Questa mia diserzione mi è costata cara: ho perso mio fratello e mio figlio. Era tutta una messinscena degli Assassini: volevamo il frutto dell'Eden di Rodrigo. E ora sappiamo dove lo tiene: a Roma. >>

***

<< Tutto per un frutto dell'Eden? >> sbottò Claudia. I due fratelli annuirono. << Giovanni... Sfruttato per la sete di potere di altri individui... >> disse Maria, piangendo a dirotto. Ezio e Federico confortarono la madre. << E' tutto finito madre... E' tutto finito. >> disse Ezio.

"E' veramente tutto finito figlio mio? O è solo l'inizio?" La voce di Giovanni echeggiò in tutta la casa.

********

Giovanni aprì gli occhi. La stanza era buia, ma il bagliore della Mela dell'Eden nella sua mano destra la faceva sembrare cupa e misteriosa. << E' tutto finito. >> disse Giovanni, e posò il manufatto sul tavolo. Prese un foglio e iniziò a scriverci sopra:
"A Niccolò Macchiavelli,

Ho appena concluso la simulazione usando la Mela. I dati sono scoraggianti: la corruzione dei Templari mi porta a fare degli atti abominevoli, anche se alla fine era tutta una simulazione anch'essa, ideata e scritta a pennello dagli Assassini.
Ti spedirò il manufatto il prima possibile. Il suo potere può facilmente corrompere le menti degli stolti e dei deboli, e se viene usata senza accortezza si rischia di impazzire. Stando alle pagine del Codice, Altair scoprì nuove tecnologie utilizzandola.

Non dobbiamo assolutamente cambiare l'attuale corso degli eventi. La simulazione della Mela potrebbe anche non essere veritiera, ma ho un forte presentimento che cambierà tutto d'ora in poi.


 Giovanni Auditore"

Giovanni preparò la lettera e si preparò ad uscire per spedirla, quando qualcuno bussò alla porta. Giovanni aprì la porta e una guardia lo colpii con un pugno in faccia, facendolo cadere. Le ultime parole che sentii erano:<< Perlustrate la casa! Dobbiamo trovare i figli maschi e arrestarli! >>


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NOTA DELL'AUTORE: è finita piuttosto in fretta. Sinceramente non sapevo come farla finire. Poi mi vennero un paio di idee e scelsi la migliore. Sto lavorando a un'altra fan-fiction e in cantiere c'è anche una serie sci-fi, ma non saprò quando potrò darvene un assaggio.

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