Il mio perchè

di postergirl84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riesce sempre a spiazzarmi ***
Capitolo 2: *** È inaspettata ***
Capitolo 3: *** È un burrone in cui cadere ***
Capitolo 4: *** Non fa mai domande ***
Capitolo 5: *** Mi accetta ***
Capitolo 6: *** Sa di noi ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Riesce sempre a spiazzarmi ***


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Ricordo tutto di quella mattina. La mattina in cui la vidi per la prima volta. È assurdo, ma ogni dettaglio è impresso nella mia memoria  come  la pellicola di una fotografia. E dire che ho sempre creduto che tutta questo  fosse roba da donna e che di certo non sarebbe mai successo a me una cosa simile. Eppure… in questo preciso istante, in questo momento, in cui potrei perderla, tutto mi torna alla mente.  E allora mi chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente, cosa avrei potuto dire o fare prima di arrivare a questo punto. Il punto in cui  mi devo giocare il tutto per tutto per non farmela scivolare via come sabbia fra le dita. Perché lei semplicemente è il mio perché.

 


 

Capitolo 1

Riesce sempre a spiazzarmi

 

“Un caffè doppio.” Mi  appoggio al bancone della caffetteria dell’ università e la cameriera mi sorride voltandosi versa la macchinetta.  Osservo il suo sedere fasciato da un paio di jeans stretti. Non è niente male la ragazza, deve essere nuova o l’avrei notata prima. Torna a sorridermi porgendomi la mia ordinazione e mentre apro la bocca per chiederle il nome, la tazza vola via dalle mie mani per finire alla bocca di quel coglione del mio migliore amico che mi sorride angelico bevendosi tutto il mio caffè.

“Grazie, Embry. Ne avevo proprio bisogno.” Sbuffo guardando l’ora, tempo per ordinarne un altro non ne ho proprio.

“La tua fidanzata non ti fa più la colazione , Jake?”

“Era in ritardo stamattina.”

“Lo sono anche io. Ci vediamo.”  Mi avvio verso l’uscita della piccola caffetteria e Jacob mi è subito a fianco.

“Che fine hai fatto ieri sera? Ti aspettavamo a casa di Jared.” dice.

“Dovevo uscire con Miriam.”

“Waw, amico mi sorprendi. Cos’è quasi un mese?”

“Probabile, ma l’ho lasciata. Iniziava a fare troppo domande.”

“Embry, lo sai che non deve essere per forza così.”

“Jake non rompere ho lezione e non ho voglia di sentire tu che ripeti le solite cose. Ci vediamo più tardi in biblioteca.”

Svolto l’angolo ed entro in classe per la prima lezione del giorno, ringraziando di aver potuto usare quella scusa per troncare il discorso con Jacob. La realtà è che, da quando lui e Bella si sono messi insieme, è diventato ancora più rompipalle di quando soffriva per lei. Lui e la sua teoria sul grande amore. Ridicolo!  Prima o poi incontrerò il mio fottuto  imprinting e allora che senso ha legarmi a qualcuno con la certezza che tanto non  durerà?

Non che l’idea dell’imprinting mi faccia impazzire, anzi mi terrorizza abbastanza la totale perdita di liberta. Alla stronzata dello spostamento di gravità e al fatto che sia la cosa più sensazionale del mondo, non ci ho mai creduto, ma è quello il mio destino quindi è inutile cercare di andare contro corrente, l’accetterò come tutto il resto. Per Jake è diverso, è l’Alpha , da sempre il più forte del branco. Sono  certo che lui  riuscirebbe a combatterlo, ma non penso davvero  di poter fare altrettanto e allora perché sprecare energie in una relazione già condannata in partenza?

Mi sento tremare come ogni volta che mi soffermo troppo su questi pensieri perciò li cerco di allontanare concentrandomi sulla voce monotona dell’insegnante.

 

Non ho lezione di pomeriggio e il mio turno di ronda inizia solo alle sei, il che mi lascia un discreto margine di tempo per iniziare  a lavorare sulla tesina di fine trimestre.

Faccio scorrere il budge nel tornello elettronico ed entro in biblioteca. Jake è seduto al nostro solito tavolo vicino alla finestra, la testa posata sul libro che in teoria dovrebbe studiare, mi avvicino dandogli una gomitata. Alza gli occhi su di me e sbadiglia.

“Odio le ronde notturne.” Dice infine afferrando una matita.

“Che poi che senso ha continuare a farle, non vediamo un vampiro da mesi.”

“Sam pensava fosse una buona idea proseguirle.”

“Adesso sei tu l’Alpha, potremmo anche cambiare alcune cose.”

“Ho già cambiato le  cose, ad esempio ti lascio le serate libere per i tuoi appuntamenti.”  Sghignazza e io faccio altrettanto prima di aprire i libri. Devo passare di nuovo in caffetteria  e procurarmi il numero di quella tipa.

La verità è che in un branco in cui la maggior parte dei lupi ha subito l’imprinting essere uno dei pochi a non averlo è una fregatura. E non per i motivi che si possano pensare. Se ad esempio Jared e Paul volevano la serata libera, bastava che inventassero una balla assurdo su un bisogno fondamentale delle loro compagne e buff, il grande e temuto Alpha gli concedeva tutto. Tanto c’eravamo io e Seth a parare il culo a tutti e a coprire i buchi. Aggiungiamo pure questa alla lunga lista del perché odio l’imprinting.

“Domani ricordati del compleanno di Claire.” Mi dice all’improvviso  Jake.

“E chi se lo scorda?  Non mi perderei per nulla al mondo Quil vestito da principessa.”

“Ho preparato la video camera.” Scoppiamo entrambi a ridere incuranti di mezza biblioteca che si volta a guardarci. Provo a smettere ma ogni volta che mi calmo l’immagine di Quil con una coroncina in testa mi balena davanti agli occhi provocandomi altri attacchi. Nascondo il viso contro il braccio appoggiandomi al banco e continuo a ridere fin quando qualcuno mi punzecchia il gomito probabilmente con la punta di una penna.

Alzo gli occhi e spalanco la bocca. La ragazza che ho davanti è… da mozzare il fiato.

“Sai, c’è gente qua che vorrebbe studiare, se non vi è di troppo disturbo.” Scuoto  la testa ma le parole non vogliono proprio saperne di uscire. Jake mi guarda e poi interviene al posto mio.

“Scusaci. Faremo i bravi.” Sfodera quello che sono certo sia il suo miglior sorriso ma lei sbuffa e ci dà le spalle tornando a sedersi un paio di file avanti a noi. Fisso con insistenza la sua nuca, come se potesse girarsi solo con  la forza del pensiero, finché  Jake non fa scorrere la mano davanti ai miei occhi.

“Amico, stai bene?”

“Ma l’hai vista?”

“La secchiona rompipalle?”

“Cazzo è…”

“Imprinting?” Sbuffo. È proprio una fissazione la loro.

Rifletto alcuni istanti. La gravita è ancora al suo posto, nessuna corda d’acciaio che mi trascina verso  di lei, anche se la voglia di seguirla c’è eccome, tutto sommato mi sento ancora me stesso.

“No. Però cavolo…” 

“Beh, Embry ,di sicuro è rimasta colpita anche lei da te, avevi una faccia da coglione che non si dimentica.”

La vedo  chiudere il libro con un rumore secco e poi infilare tutte le sue cose nella borsa, probabilmente irritata dal fatto che non abbiamo ancora smesso di parlare, ci passa accanto lanciandoci un’ occhiata capace di gelare l’inferno ed io sono  certo di non aver  mai visto occhi così belli anche da arrabbiati.

“Io… si .. ciao, Jake.”  Metto via i miei appunti e corro fuori dalla biblioteca. Ho fatto una figura da idiota, Jake ha ragione, tanto vale seguirla e cercare di rimediare.

La trovo ferma a pochi passi dall’uscita della biblioteca, intenta a leggere alcuni avvisi appesi in bacheca, probabilmente gli orari di qualche esame. La sessione invernale è ormai prossima. Mi avvicino. E perché diamine le mani mi sudano? 

“Ciao.” dico strofinandole contro la stoffa dei jeans, sembra non accorgersi della mia presenza. Riprovo. “Mi spiace per prima.” Finalmente si volta dandomi un occhiata che mi fa sentire incredibilmente idiota. “In biblioteca.” Specifico.

“Sì, mi ricordo.” E torna a leggere la bacheca.

“Posso…offrirti un caffè?”  Si volta di nuovo a guardarmi.

“Perché?” Perché? Che vuol dire perché? Nessuna ragazza ha mai risposto così ad un mio invito. Anzi… di solito mi basta guardarle per ritrovarmi il loro numero fra le mani. Mi sforzo di trovare una scusa qualsiasi, è assurdo ma voglio davvero fermarmi a parlare con lei.

“Perché sono stato un cafone in biblioteca e vorrei farmi perdonare.” Sorrido. Il sorriso funziona sempre , spero lo faccia anche stavolta. Lei sembra pensarci alcuni istanti che mi paiono incredibilmente lunghi e  poi alza le spalle .

“Non bevo caffè… ma puoi offrirmi una coca. Ah sono Vivian.”

“Embry.” Mi stringe la mano, decido di catalogare come del tutto normale  quel brivido che provo al contatto con la sua pelle e mi avvio con lei verso la caffetteria.  Nonostante l’ora riusciamo a trovare un tavolo libero, lei si siede e io vado a prendere le ordinazioni per entrambi. Quando torno la trovo con gli occhi sprofondati in un libro. Metto la sua coca sul tavolo mentre lei posa il libro per bere un sorso.

“Grazie.”

“Davvero non bevi caffè? Come fai quando devi preparare un esame?” Mi sorride per la prima volta e qualcosa mi colpisce allo stomaco. Sorride con gli occhi  non solo con le labbra.

“Cerco di sbrigarmi prima che arrivi il sonno.”

“Non sembra male. Potrei provarci qualche volta.”

“Certo dipende dalle materie , con alcune restano solo i pizzicotti.” Scoppio a ridere e lei fa altrettanto e di nuovo avverto quella morsa allo stomaco.

Quando metà della tua vita si svolge nelle sembianze di un grosso lupo impari ad innalzare un muro intorno a te. Insomma, mai essere troppo spontaneo con la gente, mai parlare davvero di te, mai lasciarsi andare. Eppure mi sembra che con questa ragazza sconosciuta si sia appena aperta uno spiraglio, minuscolo intendiamoci, ma è sempre più di quanto abbia mai fatto chiunque altro. E’ qui davanti a me mi guarda ed ascolta, non fa nessuna domanda, aspetta che sia io ad iniziare un discorso e persino i silenzi non sanno di vuoto.

Con rammarico guardo l’ora e maledico il mio turno di ronda.

“Devo andare… a lavoro.”

“Sì, dovrei andare anche io. Allora grazie per la coca.” Si alza in piedi e prende la sua borsa.

“Possiamo rifarlo?”

“Io che ti sgrido o la chiacchierata?”  chiede lei con un sorriso.

“Tutte e due?”

“Domani mattina mi trovi in biblioteca a studiare.” Non aggiunge altro ed io rimango fermo come un idiota a guardarla camminare fuori dalla caffetteria. Scuoto la testa e mi avvio alla porta. Di  sicuro domani mi alzerò incredibilmente presto o meglio, data la ronda notturna, credo che non ci andrò proprio a dormire.

 

La mattina dopo entrando in biblioteca il suo profilo è il primo che cerco fra gli studenti chini ai tavoli. La vedo e mi avvicino posando vicino a lei una lattina di coca cola. Sorrido sedendomi di fronte a lei. 

“Volevo essere gentile e portarti la colazione… ma davvero questa cosa del caffè mi spiazza.” Lei alza gli occhi su di me, ma torna subito al suo libro. Platone? Chi diavolo legge Platone al giorno d’oggi? Ah giusto,  studia filosofia.

“Non bevo  caffè ma non vuol dire che sono un’aliena. E poi perché volevi essere gentile? ci conosciamo bene.”  Com’è possibile che  riesca sempre a farmi domande che mi spiazzano? E cosa dovrei risponderle ora?

Il messaggio è abbastanza chiaro, non gli interesso e mi sto rendendo ridicolo. Sospiro e sposto la sedia per alzarmi ma la sua voce mi blocca.

“Embry?” La guardo e stavolta mi regala un vero sorriso.

“Brioche al cioccolato.” Inarco un sopracciglio senza capire che cosa voglia dire e lei continua.

“Di solito è quella la mia colazione.” Arrossisce e torna a sottolineare i suoi appunti. Non posso trattenere un enorme sorriso mentre tiro fuori il mio libro e mi ci immergo facendo finta di leggere statistica in realtà studio ogni dettaglio del suo viso, e ok è vero anche della scollatura del suo maglioncino.

 

 

 

 

Angolo autrice

Come vi avevo anticipato  da oggi vi farò  compagnia con questa nuova storia per circa sei settimane.

Dovevo postare venerdì… e tutti gli altri capitoli verranno appunto di venerdì, ma oggi è stata una giornata molto pesante e strana ed avevo bisogno di questo momento.

Fra tutte le storie che ho scritto è questa quella a cui probabilmente tengo di più, c’è sempre un pezzo di noi fra le nostre righe ma qua c’è ne davvero tanto.

Avevo bisogno di scriverla, di dare vita all’Embry che io immagino e di cui sono follemente innamorata. Avevo bisogno di scrivere di quello che provo io attraverso gli occhi di Vivian.

Su di loro avevo già scritto una shot

Father's Day. Questa è una sorta di prequel.

Per cui grazie già da adesso a chiunque leggera e a chi vorrà lasciarmi il suo parere.

Grazie a aniasolary per la consulenza. Grazie a Ellie per il banner. A voi dedico queste pagine. Dedico il loro amore, i loro sorrisi , le loro lacrime. A voi dedico il nostro Embry.

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Capitolo 2
*** È inaspettata ***


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Capitolo 2

È inaspettata

 

Sedermi al tavolo con lei in biblioteca diviene presto un’abitudine, credo di non aver mai studiato tanto come in queste ultime settimane.
Non posso fare a meno di avvicinarmi a lei e non ne capisco il motivo. Non capisco il perché non le abbia ancora chiesto di uscire e perché noto di lei particolari mai notati prima in nessun’altra donna. Porta sempre i capelli alti sulla nuca tenuti legati da una matita, gli occhi sono verdi, ma la iride sinistra è più scura della destra, la montatura degli occhiali sottile.
La montatura degli occhiali? Perché mi ricordo della montatura degli occhiali?  Dovrò evitare le ronde con Paul giusto per mantenere un minimo di dignità.
Non sorride spesso, ma quando lo fa sembra illuminare tutta la stanza.  Non è perfetta: è alta e forse troppo magra, si mordicchia le unghie quando legge una pagina particolarmente difficile ma mi attrae come nessun’ altra.
Un pomeriggio mentre l’accompagno in aula per una lezione si volta a guardarmi. Sembra perdersi in qualche pensiero, si mordicchia le labbra e parla senza fermarsi a prendere fiato.
“Senti , pensavo non è un po’ assurdo che ci incontriamo sempre in biblioteca? Insomma non che mi dispiaccia ma che ne dici se venerdì sera facciamo qualcosa di un po’ più divertente tipo una pizza? Secondo me pensi che vivo sempre con un libro in mano.”
Ancora una volta mi spiazza, ci riesce sempre  con un gesto o con una frase. Sorrido.
“Perché non è vero? Hai sempre un libro in mano.” Lei sbuffa e mi guarda male.
“Lascia stare. Devo entrare adesso.” Fa un passo verso l’aula, ma io la blocco per un braccio. Sussulta, come ogni volta che ci sfioriamo inavvertitamente.  Perché devo avere la temperatura corporea di una stufa?
“Venerdì avrei un impegno, una specie di tradizione della riserva dove vivo.”
“Embry, davvero non è importante… fai finta che non abbia detto niente.”
Sembra delusa. Le mie labbra formulano la frase successiva senza chiedere permesso al cervello.
“Che ne dici di venire con me? Non è niente di sensazionale ma non ci saranno libri.”
“Sicuro? Non vorrei…”
“Certo che sono sicuro. Ci possiamo incontrare qua davanti alle… sette.”
“Alle sette ok. Allora  a venerdì.”  Entra in classe senza guardarmi.
Cazzo in che casino mi sono cacciato? L’ho appena invitato a un falò a La Push, uno di quei falò. Devo cercare Jake e metterlo dalla mia parte prima che gli anziani chiedano la mia pelliccia.

 

“Quindi ti piace davvero questa Vivian. Non hai mai portato nessuna qua a La Push.”
“Non ci ho neanche pensato, voleva uscire venerdì sera e mi è sembrato una cosa normale.”
“Appunto ti piace.”
“E’ una bella ragazza, sì.”
“Ne hai avute di più belle.”
“Jake, se vuoi dirmi qualcosa dilla e basta, ok?”
“No, io non ti devo dire niente, sei abbastanza intelligente da arrivarci da solo.”  Ride ed inizia a posizionare i pezzi di legna per il falò in una catasta. Mentre lo aiuto mi ritrovo a pensare alle sue parole. Odio dargli ragione, il suo ego smisurato non ne ha certo bisogno eppure… Vivian mi piace. Perché negarlo? Perché sono un licantropo  mi sembra un motivo abbastanza valido. Perché esiste una piccola cosa insignificante chiamata imprinting, altro motivo più che valido. Jared e Paul si avvicinano con altra legna ed io estraggo il telefonino dalla tasca per guardare l’ora.
“Devo andare… a più tardi.”
“Ok, Bella non vede l’ora di conoscerla.”
“Chi? La viso pallido che non gliel’ha ancora data?” Chiede Paul sghignazzando.
“La cosa è più grave, lui non ci ha neanche provato, il nostro playboy si è preso una bella cotta.” La voce ironica di Jared.  Sbuffo.
“Credete di riuscire a comportarvi come essere normali per una sera?”
“Hai paura che ti faremo fare brutta figura?” Ridono ancora. Degli imbecilli, i miei amici sono dei completi e totali imbecilli. 
“Basta. Embry valla a prendere, al massimo gli darò un ordine Alpha per farli stare tranquilli.” Dice Jacob prima di scoppiare anche lui in un risata. Rassicurante, rassicurante davvero.

 

Non l’ho mai vista con i capelli sciolti, non so perché fra le tante cose è questo il mio primo pensiero mentre la osservo camminare verso di me  nel posteggio.
Indossa un berretto di lana calata in testa e i boccoli rossi le ricadono sulle spalle. Sciarpa e guanti per non sentire il freddo, di sicuro io la scalderei volentieri.
Si avvicina e sorride, perché non lo fa più spesso? È  davvero bellissima. Quando mi è di fronte le poso un bacio sulla guancia e poi le tiro giù il berretto sugli occhi. Lei sbuffa, rimettendoselo apposto.
“Ma le giacche per te sono un accessorio fuori moda?”
Rido. Rido forte .
“Non soffro il freddo.”
“Ma ci sarà un grado stasera.” Mi alzo nelle spalle e le apro la portiera della macchina.  
“Sicura di non voler andare a casa a prendere qualche libro? Sai non vorrei ne sentissi troppo la mancanza.”
“In questo momento se ne avessi uno te lo tirerei in testa, quindi è meglio di no.” Sorrido di nuovo ed inizio a guidare verso la riserva.
Siamo circa a metà strada quando alla radio passa una canzone degli Aerosmith. Lei si blocca e mi guarda.
“Posso alzare?” Annuisco. Sorride.
“Adoro questa canzone. È da viaggio.”
“Che vuol dire da viaggio?” le chiedo guardandola con la coda dell’occhio.
“Ma si… hai presente quando sei in macchina e passa una canzone che è il sottofondo perfetto. A quel punto non ti resta che abbassare i finestrini ed iniziarla a cantare, e sai che ogni volta che l’ascolterai di ricorderai di quel momento preciso.”
Alzo ancora di più il volume ed abbasso il finestrino.
“Intendi una cosa del genere?”
“Si… ma adesso devi cantare.”
“No, sono stonato.”
“Chi se ne frega, Embry. Dai.”
Inizia ad intonare la canzone, scuoto la testa sorridendo e mi ritrovo a fare altrettanto.  La sua teoria è vera, sono sicuro che non lo dimenticherò mai questo viaggio. Quando la canzone finisce siamo praticamente arrivati. Posteggio la macchina e lei diventa improvvisamente pensierosa.
“Ehi… che c’è?”
“Sei sicuro che sia una buona idea?”
“Ormai siamo qui.. sarebbe stupido tornare indietro.” Mi sembra la cosa più naturale tenderle la mano, lei la stringe e ci avviamo verso il falò.
Siamo gli ultimi. Le ragazze stanno sistemando piatti e bicchieri su un tavolo, Jake  e Seth controllano la legna  mentre gli altri si passano un pallone da calcio. Paul ci vede blocca la palla fra le mani e ci viene incontro.
“Ehi, tu devi essere Vivian.  Embry ci ha parlato tanto di te.” Ridacchia ricalcando la parola parlato.
“E tu sei?” Gli chiede Vivian senza scomporsi.
“Paul. L’amico bello di Embry”
“No, mi spiace io non ho mai sentito parlare di te.”  Jared scoppia a ridere, prima di presentarsi anche lui. Non so perché sono nervoso, forse ci tengo solamente che Vivian si trovi bene con loro, il che è assurdo, perché non mi è mai interessato presentare le ragazze con cui esco ai miei amici. Non ne ho mai avuto un vero motivo eppure… la osservo ridere con le ragazze e mi sento sollevato.

Quando la cena finisce Billy si prepara per iniziare il racconto. Sorrido e lei si siede vicino a me.
“Che succede adesso?”
“Il capo tribù racconta le nostre leggende. Sei l’unica estranea a parte Bella- indico con una mano la ragazza abbracciata a Jacob - ad ascoltarle.”

Fin dall’inizio i Quileute erano un piccolo popolo. E siamo ancora un piccolo popolo ma non siamo mai scomparsi. Questo perché nel nostro sangue c’è sempre stato un potere magico…”

La voce di Billy inizia a tessere la storia. La storia che ascolto una volta al mese da anni. Le nostri origini, le leggende che si sono rivelate vere. È  sempre stato un momento solenne per noi lupi, una presa di coscienza di ciò che davvero siamo, fra le risate  le prese in giro, è qua che emerge il profondo senso del nostro dovere. Sulle nostre spalle il peso di proteggere un popolo e soprattutto la consapevolezza di essere diversi. Per quanto possiamo ignorare, noi non torneremmo mai  gli adolescenti spensierati e cazzoni di quattro anni fa, siamo cambiati. I vampiri, le guerre, le responsabilità. È troppo per sperare che non abbia lasciato segni profondi dentro di noi. Siamo venuti a conoscenza che tutto quello di cui da piccoli avevamo paura si nascondesse nel buoi esiste davvero.
Siamo ragazzini cresciuti troppo in fretta che nascondono dietro sorrisi e buoni umori un profondo disagio.
Guardo il profilo di Vivian, la luce tenue del falò le illumina il viso, ancora una volta mi trovo a chiedermi perché l’abbia invitata. Questa è la mia vera vita, una vita da cui tengo lontano persino mia madre.
Forse sono  solo stanco della solitudine. Forse c’è una parte di me che chiede qualcosa che non sono ancora pronto a dare.

“...il tempo trascorse e i discendenti  di Taka Aki non si trasformarono più in lupi, raggiunta l’età adulta. I lupi sarebbero tornati soltanto in casa di necessità nel caso in cui un freddo si fosse avvicinato di nuovo.”

 Billy e il vecchio Ateara si guardano ed annuiscono, il racconto finisce così per questa riunione, la presenza di Vivian  li ha costretti a saltare l’ultima parte della leggenda quella di cui noi siamo protagonisti.
Il ritorno dei freddi, la nuova guerra.
Jared ulula e spezza così la tensione. Kim  scuote la testa e gli pizzica il fianco, rivolgendosi  poi a Vivian.
“Giuro che ogni tanto sa comportarsi normalmente. Evidentemente non oggi.”
“Qualcuno dorme sul divano stanotte.”  Lo schernisce Paul prima che la risposta di Rachel lo metta a tacere.
“Sì e probabilmente sarai tu.”  Altre risate, battuti e scherzi e poi a poco a poco ognuno si congeda.
“Ti sei annoiata?” chiedo a Vivian mentre taglio per la spiaggia per tornare alla macchina.
“No, è stato davvero inaspettato.”
“Inaspettato?” Lei annuisce e si ferma.
“Sai da dove vengo io non c’è nessuna storia del genere da raccontare intorno al falò.”
“A proposito, non me l’hai mai detto da dove vieni?” La sento sbuffare e la guardo.
“ E dai, tu sai che discendo dai lupi e io non so neanche dove sei nata. Non mi pare corretto.”
“E va bene, te lo dico ma non fare battute cretine… Las Vegas.”
Scoppio a ridere.
“Ecco appunto.”
“Scusa e che non hai l’aria di una di Las Vegas.”
“Ti potrà sembrare strano, ma non ci vivono solo spogliarelliste e criminali.”
“Certo che dalla città del divertimento a quella del eterna pioggia è un bel salto.”
“Volevo solo un posto tranquillo. Questo mi sembrava lo fosse.”
Se si escludono armate di vampiri inferociti è senz’altro un posto tranquillo.
“Ogni tanto sparisci, sembra che rincorri un pensiero che ti porta decisamente non nello stesso posto dove sono io.”
La guardo, come diavolo ha fatto ad accorgersene? Sorrido cercando di cambiare argomento.
“Posso garantirti che esattamente qui che vorrei essere.” Mi chino sul suo volto lentamente, lei non si muove anzi incurva le labbra in un lieve sorriso e la bacio.
Le sue labbra sanno di ciliegia, probabilmente è il gusto del suo burro cacao. Si stringe di più a me posando le mani sulle mie spalle mentre le nostre bocche si aprono approfondendo il contatto, risponde al mio bacio come mai mi sarei aspettato. La lascio dettare il ritmo  e tutto quello che ho imparato a conoscere di lei in queste settimane è l’esatto opposto di quello che scopro con il nostro bacio.
Sembra spingersi dentro di me, la percepisco , non è quello che voglio ma mi sembra impossibile tirarmi indietro. Non mi accorgo neanche della pioggia che incomincia a cadere e quando ci stacchiamo per riprendere fiato la guardo incredulo. Che cazzo mi prende?
Lei scoppia a ridere piegando la testa all’indietro.
La pioggia cade sempre più forte  e oramai è completamente bagnata, torna a baciarmi e di nuovo non sento più l’acqua.  Le accarezzo la schiena e appoggio la fronte contro la sua.
“Lo sai che piove vero?”
“Credo di averlo intuito.” Sorride.
“E sai anche che sei completamente zuppa?”
“Avevo capito anche questo.”
“Non ti sfugge niente allora.”
“Mi sfugge il perché hai smesso di baciarmi.”
“Scusa.” Le dico prima di tornare sulle sue labbra



Angolo autrice.

 
Le  leggende narrate da Billy, evidenziate in grassetto,  sono riprese da “Eclipse.”
Per il resto grazie davvero a chi ha iniziato a seguire questa  storia e a chi  ha lasciato un parere. E un enorme grazie ad un amica speciale che so essere la mia prima fan. (<3) .
A venerdì prossimo
Noemi

 

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Capitolo 3
*** È un burrone in cui cadere ***


 

Capitolo 3
È un burrone in cui cadere

 
Quando alla pioggia si aggiunge il rumore del tuono mi è davvero impossibile continuare ad ignorare. Le sorrido e poi la prendo per mano correndo verso casa. Arriviamo sotto il piccolo portico e le bacio la fronte.
“È meglio asciugarsi, se ti riporto indietro così ti ammali.”
Lei annuisce mentre io apro la porta. Siamo soli in casa, mia madre ha il turno di notte, ma lei sembra non provare imbarazzo. Mi segue in camera mia e io tiro fuori dall’armadio una felpa.
“Ti sarà enorme ma meglio di quelli zuppi. Il bagno è la prima porta in corridoio.”
Prende la mia felpa e si incammina verso il bagno. Esco dalla stanza per entrare nello stanzino dove c’è la lavatrice  e mi levo la maglietta che non si è ancora asciugata dal tutto. Licantropo o meno mia madre troverebbe  di certo il modo di farmi fuori se le bagnassi tutto il pavimento.
Sono ancora lì, intento a scrutare tutti quei dannati pulsanti, quando sento Vivian alle mie spalle.
Mi volto.
Ha indossato la mia felpa e come previsto le fa da vestito. Ha legato i capelli e non ha più trucco sul viso, ha i suoi vestiti bagnati in mano ma è… bellissima non basta davvero come termine per descriverla.
“Se mi dai i tuoi vestiti li faccio asciugare. Sempre se capisco come funziona.” Cerco di dire con un intonazione di voce normale. Lei rotea gli occhi ed entra nello stanzino.
“Perché per gli uomini la lavatrice è come un computer della nasa? Spostati, faccio io.”
Si avvicina buttando nello sportello i vestiti.
“Quelli non li levi?” chiede indicando i miei pantaloni.
“Ecco…cioè...”
Lei alza le spalle. “Non mi scandalizzo per così poco.”
Perfetto, sto facendo la figura del ragazzino idiota.
“Giusto, sei di Las Vegas.”
“Non dovevo dirtelo.”
“Cosa? Da dove vieni o che non ti scandalizzi?”  Le chiedo levando i pantaloni.
“Probabilmente tutte e due.” Chiude lo sportello con il ginocchio e poi si volta a guardarmi. “Dove eravamo rimasti?”
“Cosa?”  Alza gli occhi al cielo… cazzo amico da quand’è che sei così coglione? Dovresti prendere in mano tu la situazione a questo punto. Si avvicina.
“Secondo te? Ma se vuoi posso iniziare a parlarti di Epicuro.”
Passo le mani sulla sua schiena, schiacciandola al mio corpo.
“Non mi pare carino parlarmi di un altro adesso.”
“Non è un altro… è un filosofo.” dice contro le mie labbra.
“Allora magari me lo spieghi dopo.”
“Dopo cosa?”  decido che dimostrarglielo è molto meglio che dirglielo.
La sollevo in braccio posandola sulla lavatrice,  le bacio il collo prima di rincontrare le sue labbra mentre accarezzo le sue cosce scoperte.
Sono stato a letto con decine di donne, alcune di loro mi piacevano davvero, ma la verità e che non mi sono mai sentito come in questo momento con Vivian, mentre lei stringe le gambe al mio bacino non percepisco nient’altro. La voglio come non ho mai voluto nessun altra, è dentro la mia testa. Ogni mio gesto sembra essere per lei.
Le levo la felpa e bacio il suo seno mentre le sfilo il reggiseno. Le sue mani vagano sulla mie schiena,  alzo gli occhi ed incontro il suo viso. Ha le guance  rosse e lo sguardo acceso. Tuffo le mani nei suoi capelli liberandola della coda. Cazzo è perfetta. Torno a baciarla, ad accarezzarla, i nostri gemiti si confondono, mi perdo dentro di lei. Rallento i movimenti, le bacio le labbra, il viso, il collo.
Cazzo, cazzo, cazzo, perché mi sento così? Ogni  spinta mi porta di più sul orlo di un burrone.
Il lupo dentro di me ringhia. Le stringo le braccia intorno alla schiena e la sento tremare quando raggiunge l’orgasmo mordendosi le labbra. La seguo poco dopo con un’ ultima spinta. Incontro i suoi occhi e capisco che in quel burrone ci sono appena caduto.

 

Attimi, momenti, sensazioni. Vita vissuta con lei. Tre mesi. Un vero record. E ancora non stancarsi. Lei e sempre lei.
“Dimmi l’articolo 34 comma D.”
“Eh?” Sposto le labbra dal ginocchio di Vivian che sto baciando e alzo il viso incontrando il suo. Lei sorride rilassata. Quel sorriso. Negli ultimi mesi gliel’ho visto addosso sempre più spesso.
“Ti ho chiesto di dirmi l’articolo 34 comma D.”
Sta scherzando, vero? Siamo sdraiati nel letto in camera sua e sinceramente mi sarei aspettato di sentire tutt’altro uscire dalle sue labbra.
“Vivian, non puoi interrogarmi mentre sto cercando di fare l’amore con te.” Sbuffo.
“Bene, e cosa dirai al professore durante l’esame di domani?”
“La mia ragazza è molto sexy?” Riprendo a baciarle il ginocchio salendo poi lungo le cosce.
“Embry, non sto scherzando. Articolo 34 coma D.”
“Ma che ne so. Non credo esista  un comma D nel articolo 34.” Lei scatta seduta e si sporge dal letto afferrando il mio libro di diritto dal pavimento.  La scrivania ci è stato molto utile per altro.
“Sì che ce n’è, sono sicura. L’abbiamo letto ieri.”
“Evidentemente ieri avevi la testa altrove.” dico rivolgendole un sorriso malizioso. Lei sfoglia il libro freneticamente e poi si ferma.
“Non esiste il comma D.”
“Bene, ora che abbiamo appurato che ho ragione potresti tornare a sdraiarti e magari anche levarti quella maglietta?”  Ride e scuote la testa.
“Non mi piace spogliarmi da sola.”  La bacio e le levo la t-shirt.
“Embry?”
“Mhm.”
“Da quand’è che abbiamo iniziato a fare l’amore e non più sesso?” Cazzo. Da quando? Probabilmente da sempre.

 

Quattro mesi. Troppo. Troppo poco. Lei. Lei e nessun’ altra.
Ieri sera al pub Seth mi ha tirato una gomitata. Al tavolo vicino al nostro una ragazza  non mi levava gli occhi di dosso. Aveva due tette da favola… terza, forse quarta. Non me n’ero neanche accorto. Ho preso la birra e ho mandato un messaggio a Vivian per darle la buonanotte. Ho sorriso leggendo la risposta. Seth ha sbuffato.

 

Angolo autrice.

 Grazie davvero a tutti coloro che stanno  leggendo questa storia.
Forse vi devo una piccola spiegazione, come ormai avrete capito Jacob e Bella  in questo racconto stanno insieme, questo perché non riesco a vedere la riserva di La Push senza loro due. Nel mio universo hanno avuto il loro lieto fine e se volete sapere come è andata potete leggere questa mia storia.

BIANCHI BAGLIORI.
E se leggendo di Embry vi siete innamorate di lui ecco un altro piccolo racconto sul nostro rubacuori preferito:

Di vampiri , licantropi e lingerie.
A venerdì prossimo, con affetto
Noemi

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Capitolo 4
*** Non fa mai domande ***


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Capitolo 4
Non fa mai domande

Siamo di nuovo in emergenza vampiro. Certo che la sfiga non ti abbandona mai. Ed essere un licantropo non è come fare parte dell’esercito. Un paio di missioni e se sopravvivi ti congedano, magari con una medaglia al valore. Qua no. Siamo sopravvissuti a due guerre. Quasi tutti. La notte a volte ho ancora gli incubi sulla morte di Colin. Eravamo nella sua mente. Abbiamo vissuto con lui quegli ultimi attimi prima che uno dei Volturi gli spezzasse il collo. Cazzo, fa ancora male. Ma la guerra è guerra e noi dovevamo difendere le terre e Bella.
Abbiamo combattuto, abbiamo vinto e da allora è stato tutto diverso. Tutto tranquillo. Fino a un mese  fa.
Jake non ne è certo, ma crede sia solo un gruppetto di nomadi che si sta divertendo a tenerci in allerta. Gran bel divertimento del cazzo. Corrono lungo il Confine, sembrano voler attirare la nostra attenzione. E non possiamo abbassare le guardia. Abbiamo di nuovo turni di ronda massacranti, non succedeva da un anno. E di nuovo la nostra vita è stata accantonata. Il dovere prima di tutto. Gli esami all’Università dovranno aspettare, il poco tempo libero fra una ronda e l’altra mi serve per dormire.  E poi c’è Vivian. Ho perso il conto delle volte in cui le ho dato buca nelle ultime settimane e senza una spiegazione. Ma che dovevo dirle? Una bugia?
Il problema con Vivian è che lei non fa mai domande. Non è una di quelle ragazze che deve per forza riempiere i silenzi. A lei piace il silenzio, ci si trova a suo agio. Non ti chiede mai cosa pensi, anche perché la maggior parte delle volte non serve che lo chieda. Non so come faccia ma sembra leggermi dentro. Lei va dritta al mio perché, senza giri di parole. E anche stavolta non è stato diverso. Lei non fa domande ed io do risposte. 
Sono davanti alla porta della sua stanza. Jake e Quil sono stati grandi. Doppio turno per loro e serata libera per me.  Non è stata una mia idea ma mi sento uno schifo lo stesso. La verità è che però mi serviva questo tempo. Ho bisogno di lei ed odio ammetterlo. 
Le mie nocche colpiscono il legno lucido, due, tre, quattro volte.
La porta si apre. Indossa gli occhiali e la solita matita a tirarle su i capelli. Mi manca il respiro. La maglietta è corta, le lascia scoperto l’ombelico.  La voglio. Sospira e si sposta per farmi entrare.
Si siede sul letto a gambe incrociate senza spostare i libri. Mi torturo le mani. Che cazzo dovrei dirle adesso?  Non voglio parlare. A che serve parlare e raccontarle una bugia?  Magari mio padre faceva così con mia madre. Una sveltina e una marea di frottole. Io non sono lui.
La sento sospirare prima di parlare.
“Hai saltato l’esame.”
“Lo so.”
Mi siedo sulla sedia della scrivania.  È bella. Vorrei solo fosse mia davvero.  Si alza in piedi e si leva la maglietta. La guardo. Sbottona i jeans  e li fa scivolare lungo le gambe. Le sue gambe. Dio, mi sto eccitando.
Si avvicina. Si mette a cavalcioni su di me e mi bacia il collo, mentre si slaccia il reggiseno. Non riesco neanche a toccarla. Sta facendo tutto lei. Mi leva la maglietta e mi bacia il petto. Sussulta come ogni volta che tocca la mia pelle bollente. Un'altra bugia. Mi  apre i pantaloni e infila la mano dentro i boxer.
La fermo.
“Non vuoi sapere il perché?”
“Non devi darmi un perché. Siamo questo, noi.”  Inizia a muovere la mano. E io reagisco al suo tocco, il mio respiro si spezza. Cerco da qualche parte un grammo di lucidità.
“Che… si… significa?”
“Quello che ho detto, non hai sentito?” Muove la mano più veloce.  Mi mordo la lingua , sposto le mani sul suo sedere e mi alzo in piedi portandola sul letto.
Mi levo i pantaloni e i boxer in un unico movimento.

Fanculo, Vivian. Lo sai che non è così. Le cose che sento non sono a senso unico. Che cazzo vuoi, Vivian? Una sana scopata? Lo so che non è quello che cerchi. Lo so che non è mai stato così, fra noi.
Mi sdraio su di lei, la tocco. Si morde le labbra, trattenendo i gemiti. Le bacio il seno. Ha il respiro corto e stringe gli occhi mentre raggiunge l’orgasmo. Si sposta. Torna sopra di me, muove le labbra sul mio petto e scende. Cazzo. Mi stuzzica con la lingua. E mi sento morire. Non l’ha mai fatto prima. Lo prende in bocca e un ringhio esce fuori dal mio petto. Mi aggrappo alle lenzuola e mando a puttane tutto. Non resisto più. Sposto le mani sui suoi fianchi, la sollevo appena mentre  mi metto seduto e con un'unica spinta affondo in lei. Si muove sopra di me e asseconda le mie spinte.  Vado veloce, troppo. Geme. Rallento. Pianta le unghie nella mia schiena. Aumento di nuovo il ritmo. Mi graffia. Le cerco le labbra. Spingo la lingua nella sua bocca. La morde. Forte. Il sapore del sangue mi inonda il palato. Mi asciugo la bocca con una mano e le accarezzo la guancia. La guardo negli occhi ma lei volta il viso. Le bacio il mento e le faccio girare di nuovo la testa.
Adesso mi sta guardando. È questo quello che voglio. I suoi occhi.  Non una semplice scopata. Li chiude.
“Cazzo... per… ché… fai… cosi?”
“Non ti sta piacendo?” lo dice gemendo prima che l’orgasmo la travolga. Si lascia andare contro il mio petto ed io stringo le braccia alla sua schiena mentre la raggiungo.
Qualcosa di umido scivola contro il mio petto. Sento l’eco dei suoi singhiozzi per la stanza.
“Fanculo, Embry. Sei contento, adesso?”
Cerco di sollevarle il viso ma lei si stringe di più contro di me.
“Ti odio… ti odio… stronzo.”
“Vivian…”
I singhiozzi diventano più forti.
“Vivian…”
“Stai zitto. Che altro c’è da dire?”
“Ti amo.” Lo sapevo.
Sono fottuto.
La amo.
Le hanno spezzato il cuore a diciassette anni. Non ha mai più detto ti amo a nessuno. Non crede al per sempre. Non crede neanche più tanto all’amore. Non sono mai stato innamorato prima. Ma amo lei. Non vuole innamorarsi ma leggo i suoi occhi.
Si alza all’improvviso come ustionata da quelle parole che non sono riuscito a trattenere. È nuda, ed è stupenda. Le lacrime le bagnano ancora le guance. Afferra un libro e me lo scaglia contro. E poi un altro.
“Mi ami? Tu non sai un cazzo dell’ amore.” Prende la maglietta, gli slip e li infila velocemente camminando per la stanza. Si morde le unghie. Torna a guardami.
“Se tu mi amassi non sarei stata ad aspettare una tua telefonata per due settimane.”
“Io…”
 
“Se tu amassi saprei che cosa ti sta succedendo. Se tu mi amassi saprei dove vai tutte le sante sere.” Mi alzo anche io e mi avvicino abbracciandola.
“Mi spiace.”
“Ti odio.” Ricomincia a piangere.
“Ti amo.”

 
Vivian ha una sveglia a led sul comodino, con la luce rossa che proietta l’ora sul soffitto. Ho sempre odiato quell’ affare. Quello stupido segnare il tempo anche quando l’unica cosa che voglio è che tutto si fermi in questi attimi vissuti con lei. Stanotte la odio ancora di più.
Lei dorme, con i boccoli rossi sparsi sul mio petto. Sembra calma. Ha pianto. Ancora. Mi ha chiesto di andare via. Abbiamo fatto di nuovo l’amore. Sì, l’amore. Fa ancora paura quella parola ma tanto ormai non posso più negarlo. Mi ha scagliato addosso anche il dizionario, non solo i libri. Alla fine si è seduta sul letto come svuotata di tutte le energie e l’ha confessato a se stessa prima che a me.
“Di tutte le persone proprio di te dovevo innamorarmi.”
L’ho abbracciata, era l’unica cosa che potevo fare. In silenzio. Perché quel grosso elefante c’è ancora nella stanza. Quella domanda che lei non mi farà mai e alla quale io non so se avrò  mai il coraggio di rispondere. Che cosa mi nascondi?
Mi alzo dal letto piano. Sono le cinque del mattino. Devo dare il cambio a Jake e Quil alle sei. Mi rivesto cercando di non svegliarla. Ma è inutile. Quando infilo le scarpe lei mi sta fissando. Mi chino su di lei e le sfioro il naso con il mio. Sorrido. Lei allaccia le braccia al mio collo e mi tira più vicino a sé. Non dice niente. Nasconde il viso sulla mia spalla. Ha il cuore che le batte forte. Troppo. Mi stacco da lei a fatica.
“Ti chia…”
“Non dirmi cazzate, ok?”
“Vengo appena posso.” Sospira e si volta dall’altra parte. Si alza la coperta sopra la testa. Mi chiudo la porta alle spalle. Non sta piangendo e mi chiedo se questo sia meglio per lei e peggio per noi.

 
La ronda è finita. Non ho voglia di tornare a casa. Vivian dovrebbe essere  a lezione. Potrei… ma poi per cosa? Darle un bacio e scappare? Lo so che merita di più e solo che quel di più non posso darglielo io. Mi siedo e incrocio le gambe. È il punto più alto della scogliera. È qui che ci lanciamo di solito, quando abbiamo tempo di pensare a qualcosa che non siano i vampiri. Succhiasangue  bastardo, giuro che quando ti prendo, non me ne frega quanto gli altri si lamentino, non gliene lascio neanche un pezzo. Stringo le mani contro la gamba e scuoto la testa cercando di calmare il tremito. Il mio leggendario autocontrollo sta andando a farsi fottere come il resto della mia vita. Grazie papà, davvero. Non bastava aver messo incinta mamma ed essere sparito. No, dovevi pure avermi lasciato questo bel regalino ingombrante e peloso con cui vivere. L’udito del lupo sente i passi alle mie spalle prima che gli occhi li vedano. Si siedono di fianco a me e Quil mi porge una bottiglia di rum.
“Adesso beviamo anche di pomeriggio?”
“Tanto non ci ubriachiamo, quindi a che serve aspettare la sera?” afferma  Jake scagliando una pietra in mare.
“Appunto. Quindi bere non mi farà dimenticare i miei problemi.”
“Era solo un modo per attaccare bottone .” mi dice Quil alzando le spalle.
“E da quando vi serve un motivo per attaccare bottone con me?”
“Da quando la tua mente è così incasinata, amico. Lo sai che Leah mi ha chiesto di non metterla più di ronda con te?”
“E non capitava dai tempi gloriosi delle seghe mentali del grande capo qua presente.” conclude Quil sogghignando. Jake sbuffa e si volta a guardarmi.
“Dovresti parlarle.”
“Per dirle cosa?”
“La verità.”
“Non posso.”
“L’Alpha sono io e ti sto dando il permesso.”
“Se il consiglio lo viene a sapere chiederà il tuo scalpo.”
“Siamo noi però che rischiamo il culo cacciando vampiri, non loro.”
“Vivian  lo farà a me il culo, se le dico che sono un licantropo. E  poi chiamerebbe il manicomio.”
“Io dico che te lo fa se non glielo dici.”
“Su Cosmopolitan c’era un articolo su come dire alla donna che ami i tuoi segreti oscuri?”
“Avevo quindici anni, quando la finirete con questa storia?”
“Se ti dice culo quando Claire sarà adulta... no, forse ripensandoci nemmeno allora. Voglio proprio raccontarla a tuo figlio.” esclama Jake alzandosi in piedi, mentre io scoppio a ridere.
“Senti, il permesso di parlare io te l’ho dato, la decisione è tua adesso.”
“Non sono tutte come Bella.  Perché pensi  che riuscirebbe a capire?”
“Perché la ami.”
“E se è riuscita a farti innamorare è sicuramente in grado di reggere una notizia da niente come il fatto che sei un licantropo.” esclama Quil mettendosi in piedi a sua volta.
“Ti lascio il giorno libero domani. Vedi tu come passarlo.”
Vorrei ribattere ma sono già spariti nel bosco.

 

Angolo autrice

 Nessuna storia d’amore può essere davvero semplice e forse sono proprio la difficoltà che la fanno crescere. Sono i momenti in cui tutto sembra perduto che ci fanno capire veramente quanto qualcuno sia importante per noi. Questo è il momento di Embry e Vivian, il loro momento chiave, il punto in cui tutte le carte si mettono in tavola.
Mi rendo conto che è un capitolo un po’ pesante, ma se siete arrivati fino in fondo avrete sicuramente notato la ricomparsa di un vecchio amico. Il saggio Quil e il suo fedele Cosmopolitan.  Ve lo ricordate? no? Allora rinfrescatevi la memoria.

'I consigli del Dott. Quil'
Per tutto il resto appuntamento a venerdì prossimo.
Noemi.

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Capitolo 5
*** Mi accetta ***


Capitolo 5
Mi accetta

 
Chi è che ha detto che innamorarsi è la cosa più bella che possa accadere? Probabilmente qualcuno a cui non è mai  successo.  Non mi sono mai sentito così perso in tutta la mia vita. È la prima volta che non so davvero che cavolo dovrei fare o dire adesso. Non so neanche se lei mi ascolterà o mi manderà a quel paese. Non l’ho chiamata. Mi ha chiesto lei di non farlo e io sono stato così maledettamente vigliacco da ascoltarla. Vigliacco io? Io che affronto i vampiri,  che  gioco a fare il supereroe e che alle volte mi sento così simile ad un dio?
Mai mi sarei considerato così, eppure ora capisco che nella mia vita non ho mai rischiato.
Non ho mai detto a mia madre la verità, per non sconvolgerla, per proteggerla. Per non dover affrontare i suoi occhi che mi avrebbero visto in maniera diversa, in realtà.
Una ragazza diversa ogni sera, sesso facile e senza impegni. Evitare di mettersi in gioco per l’imprinting e la lealtà alla tribù. Stronzate. Enormi stronzate  dietro le quali mi sono sempre nascosto. Sono io in realtà a non volermi mettere in gioco, a non volermi esporre, a non rischiare per non essere rifiutato. Perché se neanche mio padre è stato in grado di amarmi, perché qualcuno dovrebbe farlo?
E poi è arrivata lei. Senza parole, senza domande. Lei e tutto il mio mondo è andato in pezzi, pezzi che ora  rischiano di non essere più messi insieme.
Mi appoggio con la schiena al muro di fianco alla porta della sua classe. Fra pochi minuti uscirà e allora davvero saremo alla resa dei conti.
Se sono qua vuol dire che ho deciso di smetterla con le bugie. Le mie mani tremano, le caccio in tasta e respiro a pieni polmoni.
Mi devo calmare.
Andrà tutto bene.
La amo.
La porta si apre e la gente inizia ad uscire. Chiacchierano tranquillamente, argomenti stupidi, risate da fine lezione. Il suo profumo mi arriva  alle narici ancora prima che io la veda. Ispiro e  mi passa accanto. Si ferma. Mi guarda e sposta la borsa nera sull’altra spalla.
Sento qualcosa all’altezza dello stomaco ma sorrido e mi avvicino di un passo. Allungo una  mano e le accarezzo la guancia, lei si lascia andare contro il mio palmo aperto.
“Ehi Vivian.” Un ragazzo si ferma alle sue spalle, lei si volta e gli sorride.
“Dimmi, Jensen.”
“Per domani siamo d’accordo? Alle quattro?” Posa gli occhi su di me, sembra nervoso. Vivian annuisce con la testa e lui si allontana veloce.
“Chi cazzo era quello?” La mia voce risuona dura. Non sono io questo. Ma il qualcosa nello stomaco ora si è straformato in rabbia.
Lei sbuffa e inizia ad incamminarsi.
“Sai, per fare il fidanzato geloso dovresti comportarti da tale.”
“Vivian…”
“Lascia stare, Embry. Ho davvero tanto da studiare quindi dimmi che vuoi.”
“Voglio sapere chi era quello.” Sbuffa e si ferma.
“Ma ti sei visto? Credo che la tua mole scoraggi qualsiasi nuovo spasimante.”
“Ah, e ne hai molti?” sorrido ora.
“Sì, Embry, una fila chilometrica. Piantala di fare l’idiota, ok?”
“Ti va una coca?”
“Hai già usato questa scusa.”
“Va bene, se ti chiedo di venire in un posto con me ci vieni?”
“Ho altra scelta?”
“Potresti dire di no, ma poi mi toccherebbe seguirti e supplicarti.”
“Non sarebbe male vederti supplicare. Ma solo se ti metti in ginocchio.”
Mi sorride ed in quel momento un tassello della mia vita torno apposto. Le tendo la mano, mi guarda storto e sorrido di nuovo. La amo.
Saliamo in macchina, posa la borsa con i libri sul sedile posteriore e punta lo sguardo sul finestrino. È nervosa. Ha una ruga sulla fronte, sta cercando di non pensare a qualcosa che le dà fastidio. Accendo la radio e le sorrido, so che mi sta guardando dal riflesso del vetro anche se cerca di non farmene accorgere.
“Non vuoi una canzone da viaggio oggi?” chiedo.
“Non so se sarà un viaggio che voglio ricordare.”
Colpito. Non lo so  neanche io. Magari sarà l’ultima volta che la vedrò. Scuoto la testa e allontano i pensieri.
“Hai consegnato la tesina?”
“Embry, sei strano, lo sai, vero?”
“Però ti piaccio lo stesso.”
“Si vede che sono strana anche io.”
Non parliamo più finché non fermo la macchina, posteggio non troppo lontano dalla spiaggia di La Push e scendiamo. È lei la prima a rompere il silenzio.
“Dobbiamo rivangare i nostri momenti gloriosi? Dopo di questo torniamo a casa tua magari a fare una lavatrice?”
“Volevo solo un posto tranquillo per parlare ma anche la tua idea non è male.”  Si siede sulla spiaggia e muove la sabbia con un dito.
“Senti, Embry, dimmi quello che devi e facciamola finita.”
“Non è facile.” Mi mordo la guancia e resto in piedi, cerco di organizzare il discorso ma davvero non so neanche da dove iniziare. Cazzo. Non poteva essere solo una sana scopata? Non sarei qui ora e sarebbe tutto meno complicato. L’avrei rivista solo un altro  paio di volte e non si sarebbe aspettata niente da me, né io da lei. E invece sono qua e so che se la perdo niente potrebbe mai tornare come prima. Io non sarei mai quello di prima.
“Non è facile per te? Te le semplifico io le cose, Embry: ci lasciamo. Io non ce la faccio più e tu ti sei stufato di avere obblighi nei miei confronti.
Certo che il viaggetto fino a qui te lo potevi pure risparmiare, per dirmi questo.”
Si alza in piedi e riprende a camminare verso il posteggio. No, no, no. Non deve andare via, non può farmi questo. La raggiungo con un solo passo e l’afferro per il braccio, troppo forte, sbatte contro il mio petto e l’abbraccio. Lei  prova a divincolarsi ma io non allento la presa.
“Lasciami, Embry.”
“No.”
“Ma si può sapere che diamine vuoi da me?”
“Solo che mi ascolti per cinque minuti.”  Sospira e porta le mani sul mio petto spingendomi via. Faccio un passo indietro e le prendo il mento, alzandole il viso.
“Non voglio lasciarti. Ti amo.”
“Odio quando me lo dici.”
Le sorrido e le bacio la fronte. Respiro il suo profumo, indietro non si torna.
“Ti ricordi la sera del falò?” Mi guarda male e annuisce con la testa.
“Ti ricordi delle leggende che Billy ha raccontato?”
“Cos’è, un interrogazione?”
“Scusa. È che… oh, va bene insomma, non sono solo leggende, è la verità.”
“Cosa è la verità?”
“La storia dei lupi. Noi…cioè, non tutti, ma alcuni sì. Ci trasformiamo in lupi.”
Scoppia a ridere e si volta verso il mare.
“Bene, Embry ,ora che abbiamo scherzato possiamo parlare seriamente del perché siamo qui?”
“Vivian, è la verità. È questo il motivo per cui ultimamente non ci sono mai, è questo quello che ti nascondevo.”
“Fammi capire, Embry, tu saresti un licantropo. Cioè, diventi un lupo gigante con la luna piena? Sai, anche io ho un segreto. In realtà sono Buffy, è per quello che sto sempre in biblioteca, lì lavora il mio osservatore.” Prende una pietra e la scaglia in mare. Rimbalza tre volte e ne prende un'altra.
“Di tutte le scuse idiote che ho sentito questa è… complimenti per la fantasia, davvero. Portami a casa, ora.”
“Perché devi essere così testarda?”
“Se io sono testarda non voglio dirti cosa sei tu.”
Le mie mani iniziano a tremare, le stringo a pugno fino quasi a farmi  male. Respira. Respira. Devi stare calmo. Il lupo ringhia, posso tenerlo a bada.
“Non mi credi.”
“Alla prossima luna piena chiamami, così magari ti credo.” Bene, perfetto. Se è questo quello che vuole. L’afferro per un gomito e mi incammino verso il bosco poco distante.
Lei sbuffa alle mie spalle, riempiendomi di epiteti che decisamente è meglio non ripetere.
“Che cavolo vuoi fare ora? Uccidermi e seppellire il mio cadavere nel bosco?”
“Non mi serve la luna piena per trasformarmi. Basta che mi arrabbi e tu ci sei riuscita benissimo  a farmelo fare. Ora stai zitta e siediti lì.”
“Preferisco stare in piedi, grazie.”
“Come vuoi.” La guardo. Ha le braccia incrociate al petto e i capelli sciolti. Cazzo quanto è bella. La amo. Le sorrido e mi slaccio i jeans. Lei serra gli occhi.
“Non faremo sesso.”
“Non voglio fare sesso.”
“Strano.”
“Ehi, così mi offendi.” Accenna un sorriso ma subito si morde le labbra cancellandolo. Mi finisco di spogliare e lei mi guarda.
“Bene, grande lupo non ti offendere ma a me sembri il solito stronzo.”
Il calore inizia ad incendiare la colonna vertebrale ed i tremiti diventano sempre più forti. Vivian spalanca gli occhi, la sto spaventando e mi odio per questo. Non posso fare niente per calmarmi, l’unica cosa che mi resta è lasciarmi andare.
L’aria intorno a me vibra, sento la pelle staccarsi dal corpo nell’ormai familiare esplosione.
Le prime volte mi lasciava quasi stordito e lacerato. Faceva male, troppo.  Ormai è poco più che una puntura di spillo, mi sono abituato a trasformarmi in un mostro.
In un secondo tutta la mia prospettiva cambia. Non sono più le mie  gambe a reggermi in piedi ma le zampe. I rumori della foresta diventano più forti, così come il respiro di Vivian, ora riesco a cogliere tutto, anche il martellio del suo cuore. È accelerato.
Mi piego sulle  zampe, non voglio spaventarla troppo. Ho la testa girata dall’ altro lato.
I piccoli animali del bosco sono corsi via veloci appena sono apparso. Istinto di sopravvivenza, lo chiamano. Il mio si è perso non appena ho incontrato lei in quella biblioteca. Non me ne frega più niente della mia vita se lei non ne fa parte. Ho paura, cazzo, ma mi costringo a guardarla. È a terra, mi fissa senza muovere un muscolo, come se potessi attaccarla da un momento a l’altro. È ridicolo, non potrei mai farle niente, è lei che ha il potere di distruggermi. Si alza in piedi, le tremano le ginocchia ma fa un passo verso di me.
“Embry?” La sua voce è un soffio appena. “Non mi hai  detto una bugia.” Cosa? Mi sono appena trasformato in un mostro e lei pensa solo che non le ho mentito?
Scuoto la testa, sperando di non farla scappare e lei accenna un sorriso.
La amo.
Allunga la mano ma poi pare ripensarci e si morde le labbra.
“Puoi… cioè, tornare su due gambe? Mi sento un po’ idiota a parlare da sola.” Non riesco a trattenere un risata che risuona  come un basso ululato.
La prima volta che mi sono trasformato ci ho messo  quattro giorni a tornare umano. Non sono stato neanche il peggiore, Paul ci ha impiegato due settimane. Era comunque difficile, dovevi ritrovare te stesso in quella marea indefinita di sensazioni e istinti animali. Dovevi riuscire a risentirti uomo in una forma che non riconoscevi ancora come tua. Col tempo è diventato sempre più facile. A volte è più semplice se ti aggrappi ad un ricordo o ad una sensazione e ora qua con Vivian vicino mi sembra la cosa più naturale del mondo tornare me stesso. È come se lei mi tendesse una mano per ritrovarmi, come se fosse il mio salvagente.
E lei non dovrebbe essere quella giusta per me solo perché non è il mio imprinting? Non ditemi cazzate.
Ritorno umano e si getta fra le mie braccia. Lascio andare il respiro che non mi ero neanche accorto di aver trattenuto.  Le bacio la testa e lei si stringe più forte al mio corpo.
“Non volevo spaventarti.” Sussurro contro il suo collo.
“Non l’hai fatto.”
“Ma…”
“Oh, stai zitto, Embry. Ti amo.”
“Anche se sono un mostro?”
 Fa un passo indietro e si alza sulle punte, sfiorando le mie labbra.
“Ti sei fidato di me… non mi importa del resto.” Sono io a cercare le sue labbra adesso, la bacio.
La amo.
Posso amarla davvero.
“Avrai mille domande da farmi.”
“Mi puoi rispondere?”
“Adesso sì, basta segreti.”

Angolo autrice.

Siamo a più di metà storia, quindi se siete arrivati fin qua a leggere il mio grazie è per voi. Per chi segue, per chi lascia due parole , per chi la ama.
Ormai ci avviciniamo alla fine , il primo grosso ostacolo sembra superato. Ma come reagirà lei quando Embry le racconterà davvero tutto dei lupi?
Aggiornamento venerdì prossimo
Con affetto
Noemi.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Sa di noi ***


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Capitolo 6
Sa di noi.

 
Vivian afferra il cuscino e me lo tira addosso, lo evito con un movimento secco e mi butto sopra di lei schiacciandola sul materasso.
“Riflessi da licantropo. Dovrai impegnarti di più se vuoi colpirmi.”
Allaccia le gambe alla mia schiena e le mordo la spalla.
“Uff, che ingiustizia.”  Scoppia a ridere. La sua risata mi riempie la testa e mi sembra che tutto all’improvviso cambi forma e significato.
Sono un lupo, sono un uomo, sono un ragazzo che non ha mai conosciuto il padre.  Sono solo uno che stringe fra le braccia la donna che ama.  Sono io, io e io soltanto e ho lei.
Indossa una mia maglietta, talmente grande che le fa da vestito. I capelli sono sciolti e il corpo accaldato per il contatto con il mio. La guardo negli occhi e lei guarda me. Le bacio la fronte e con le labbra disegno i contorni del suo viso fino ad incontrare le sue labbra. La mia lingua esplora la sua bocca e le mani accarezzano le cosce.  Stringe di più la presa al mio bacino e poi sbuffa interrompendo il bacio.
“Te l’avevo detto che era inutile che ti rimettessi i boxer.”
Sorrido e le mordo le labbra.
“Non ci vuole niente a levarli.”
Mi accarezza la schiena e poi improvvisamente scioglie la presa dai miei fianchi e si appoggia alla testata del letto, mettendosi seduta. 
“Embry?” Le sorrido e mi siedo di fianco a lei. Posa la testa sulla mia spalla e cerco le  sue mani, le accarezzo il dorso e lei continua.
“ È per quello che sei sempre così caldo e tremi quando litighiamo? È il lupo?”
Annuisco e le bacio la fronte.
“Sì, ma non ti farei del male, so controllarmi bene.” Si alza nelle spalle e chiude gli occhi.
“Non ho paura di te.” Come cavolo riesce a farmi innamorare ancora di più? Le passo due dita sotto il  mento e le alzo il viso.
“Non ti ho raccontato ancora tutto.” La solita ruga sulla fronte , proprio lì fra i sopraccigli. Cazzo, fra tutte le cose proprio questa non vorrei dovergliela spiegare.
“C’è una cosa che dovresti sapere prima di … non lo so, decidere se restare.”
“Sono praticamente nuda nel tuo letto. L’ho già presa quella decisione.”
“Potresti cambiare idea.”
“Credevo mi conoscessi un po’ meglio.”
“C’è una cosa chiamata imprinting che…”
“Sei un lupo, mica una papera, Embry.”
Scoppio a ridere.

Qual è il tuo trucco Vivian? Come fai a far perdere importanza a tutto il resto?
“Forse abbiamo qualche gene in comune. L’imprinting è il modo in cui il nostro lupo sceglie la compagna ideale. Una sorta di selezione naturale.”
“Non capisco, scusa.”
“Quando incontriamo la persona che ci possa garantire una più forte discendenza è come se una molla scattasse dentro di noi. Vedi lei e all’improvviso non ne puoi più fare a meno.”
Sospira e si tortura il labbro fra i denti. So che sta decidendo se fare o meno l’ultima domanda.
“Non sono il tuo imprinting.”
Scuoto la testa e non mollo i  suoi occhi. Spero che sia brava a leggerci dentro come ogni altra volta.
“Ma non vuol dire niente, Vivian, io ti amo.”
“E quando incontrerai lei lo dimenticherai.” Si alza in piedi e corre fuori dalla stanza.
 Porca puttana. Non sono una papera, ha ragione. Sono un combattente solo che non avevo niente per  cui valesse la pena farlo prima di adesso.
La raggiungo, è appoggiata contro il muro, in sala. Ha la testa bassa e sento il suo cuore. Mi concentro su quel suono e faccio un altro passo. Lei alza il viso e mi blocca con una mano.
“No. Sto bene, Embry.”
“Ascolta...”
“Ti ho detto che sto bene. Insomma, un giorno te ne andrai, è normale. Tutte le storie d’amore finiscono.”
Scivola sul pavimento, me ne frego delle sue proteste e mi inginocchio accanto a lei. Le passo le braccia dietro la schiena e la stringo a me.
“Sei qua per ora.” sussurra alla fine, alle mie orecchie.
“Sono qua.” La bacio. Porta le mani sul mio viso e mi preme di più contro le sue labbra, quasi con rabbia. È lei che cerca la mia lingua, la succhia e io respiro lei. Sono qua. Si aggrappa alle mie spalle e mi rialzo prendendola in braccio. Non voglio essere in nessun altro posto.
Torniamo in camera e la sdraio sul letto. La bacio ancora e le levo la maglietta. È nuda, è perfetta, è mia.  Mi chino su di lei e bacio il suo corpo. Geme e stringe le mani contro il cuscino quando le apro di  più le gambe. Il mio nome le resta incastrato in gola e  poi lo lascia andare raggiungendo l’orgasmo. Ha il respiro  corto, adesso, e gli occhi li brillano.
Si sposta sopra di me e mi bacia il petto. L’afferro per i fianchi ed entro dentro di lei, piano. Inizia a muoversi e stringo un po’ di più la presa.  Il lupo ringhia. Lo metto a tacere. Sono qua e la voglio amare. È lei. Lei e nessun’ altra.  Le sue unghie mi graffiano la schiena. Sono dentro di lei ed è questo il mio posto. È qui che sono me stesso.
Accelero i movimenti e cerco ancora i sui occhi.

Mi vedi? Non è il lupo, sono io. Stiamo facendo l’amore, è solo questo conta. Io e te.
Un'altra spinta, un gemito e un sospiro. Raggiungiamo  l’orgasmo quasi insieme e il lupo tace. È lei e basta. Crolla sopra di me e le accarezzo la  schiena baciandole la fronte.
È sudata, ha il mio profumo addosso. Il nostro odore mischiato. Sa di amore, sa di casa. È mia.
Le  alzo il viso e la bacio sulle labbra.
“Vivian.” Scuote la testa. Non le piace parlare dopo aver fatto l’amore. Ma stavolta mi deve ascoltare, perché sa di noi, il mio perché.
“Non ti farò promesse che non posso mantenere e non  garantisco che sarà per sempre. Ma cazzo, ti amo, e se avrò l’imprinting combatterò con tutto quello che sono per tornare da te.”

Angolo Autrice

 E questo era l’ultimo capitolo.
Ora lei sa veramente tutto e ancora una volta ha scelto lui.
La prossima settimana posterò l’epilogo e allora sarà il momento dei veri saluti, per ora, ancora una volta: GRAZIE.
Con affetto
Noemi

 

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


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Epilogo

 
Vivian è sdraiata sulla spiaggia, una mano sorregge un libro e l’altra è affondata nei miei capelli, mi accarezza  e io sorrido baciandole la pancia.
“Perché non la sento muoversi?”
Scoppia a ridere e scuote la testa.
“È troppo presto, Embry. Dovrai aspettare ancora un po’.”
“Però sente la mia voce?”
“I libri così dicono.”
Sorride.
“Bene… Ehi, tu, là dentro. Lo sai che mamma e papà si sposano domani?” Mi dà un pizzicotto sul fianco.
“Smettila di chiamare mia figlia “ehi, tu” o potrei cambiare idea sul matrimonio.”
“Non ci provare. Insomma, te l’ho dovuto chiedere cinque volte per farmi dire di si.”
“Era divertente.”
“Tua mamma è una vera strega, piccolina.  E comunque, come fai a essere certa che sia una femmina?”
“Non lo so, ma mi sento così.”
“Perfetto, dovrò difenderla dai figli di Sam, Paul e Jared. Diventerò  pazzo, già lo so.”
“Non iniziare a fare il papà geloso.”
“Ma devo. Pensa se ti assomiglia e quei tre sono… non mi fiderò  mai.” Scoppia a ridere ed io la bacio. Sempre e solo lei. Le sfioro il naso, quando sento dei passi alle mie spalle.
“Ziooooooooooo… zioooooooooooooo.” Mi alzo in piedi e Nickolas mi vola fra le braccia. Lo afferro per  le gambe e lo faccio penzolare a testa in giù. Ride e lo rimetto a terra. Non vedo Paul e Rachel da nessuna parte.
“Dove sono mamma e papà, Nick?” Lui mi guarda con aria seria ed esclama.
“Scappato io.”
“Come sei scappato, perché?”
“Mamma camicia. Non vuole io.”
Gli scompiglio i capelli.
“Sei proprio uguale  a tuo padre.” Si avvicina a  Vivian e la guarda, posandole una manina sulla pancia.
“È vero che  lì c’è bimbo, come in pancia di zia Bella?” Vivian sorride e annuisce. Nick sembra riflettere prima di parlare.
“Ma zia Bella palla, tu no.” Vivian scoppia a ridere .
“La bimba di zia Bella è più grande, lei è  ancora piccola, piccola.”
“E poi palla anche tu?”
“Probabile.”
“Ehi, eccoti.” Jake corre verso di noi, si ferma e  sospira di sollievo quando vede Nick tranquillamente accoccolato vicino a Vivian.
“Che razza di Alpha sei se non riesci a tenere a bada un bambino di tre anni?” Gli dico dandogli una gomitata. Lui sbuffa e mi guarda storto.
“Mi sono girato un secondo e non c’era più. Giuro che mia figlia la lego. Andiamo a casa, Nick, prima che tua madre mi uccida.”
“Lo porto io.” Interviene Vivian, rimettendosi in  piedi. “Voi non dovevate uscire?”
“Ci aspettano tutti a casa di Jared fra mezz’ora.”
“Bene, allora divertitevi. E non fate tardi.”
“Tranquilla, Vivian. Lo portiamo in tempo all’altare.”
“Come al tuo matrimonio, Jake?”
“Ehi, abbiamo tardato solo dieci… venti minuti.”
“Sì, ma io non sono Bella e giuro che me ne vado.”
Si alza sulle punte e posa le labbra sulle mie.
Sono passati  quattro anni da quando ha stravolto tutta la mia  vita. Ancora niente imprinting ma ormai lo so.
È lei la mia magia ed il mio perché.

 

 L’amore, il vero amore è magia
e non una magia qualsiasi
ma la magia più potente di tutte.

ANGOLO AUTRICE

È sempre strano quando si mette la parola fine ad una storia ma è inevitabile.
E così… eccomi qua a salutarvi e a ringraziarvi per essere passate di qua, per essere rimaste e per aver fatto entrare nel vostro cuore Embry, Vivian e me dietro di loro.
Grazie a Ania per aver amato oltre ogni misura questo piccolo racconto.
Grazie a Angel perché non sapevi niente di lui ma hai letto, mi hai incoraggiata e sei semplicemente tu ed io sono me con te  (<3).
Grazie a Ellie che ha creato il banner  e soprattutto perché dove c’è Embry ci sono le Embry’s  Girls e dove ci sono io tu.
Grazie a Erika, Steffy , Maria, Penny e Noemi. Le mie lettrici fidate . Vi adoro e grazie per  fiducia che mi date sempre e la passione che mi dimostrate con le vostre recensioni.
Grazie a concu300 per non aver perso neanche un capitolo e per tutto il tuo entusiasmo.
Grazie a chiunque è passato di qua, ha lasciato  due parole  o ha semplicemente letto.
Non ho ancora finito di raccontare la storia o le storie di Embry quindi vi prometto che arriveranno altri racconti dedicate a  lui.
Nel frattempo venerdì prossimo torno a raccontarvi di Bella e Jake qua: Una favola non è . E un po’ di Embry lo ritroverete fra quelle righe.
Alla prossima storia
Con affetto
Noemi

 

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