Il mio perchè di postergirl84 (/viewuser.php?uid=153085)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riesce sempre a spiazzarmi ***
Capitolo 2: *** È inaspettata ***
Capitolo 3: *** È un burrone in cui cadere ***
Capitolo 4: *** Non fa mai domande ***
Capitolo 5: *** Mi accetta ***
Capitolo 6: *** Sa di noi ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Riesce sempre a spiazzarmi ***
Ricordo
tutto di quella mattina. La mattina in cui
la vidi per la prima volta. È assurdo, ma ogni dettaglio
è impresso nella mia
memoria come la pellicola di una
fotografia. E dire che ho
sempre creduto che tutta questo fosse
roba da donna e che di certo non sarebbe mai successo a me una cosa
simile.
Eppure… in questo preciso istante, in questo momento, in cui
potrei perderla,
tutto mi torna alla mente. E
allora mi
chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente, cosa avrei
potuto dire
o fare prima di arrivare a questo punto. Il punto in cui mi devo giocare il tutto per
tutto per non
farmela scivolare via come sabbia fra le dita. Perché lei
semplicemente è il
mio perché.
Capitolo
1
Riesce
sempre a spiazzarmi
“Un
caffè doppio.” Mi appoggio
al bancone
della caffetteria dell’ università e la cameriera
mi sorride voltandosi versa
la macchinetta. Osservo
il suo sedere
fasciato da un paio di jeans stretti. Non è niente male la
ragazza, deve essere
nuova o l’avrei notata prima. Torna a sorridermi porgendomi
la mia ordinazione
e mentre apro la bocca per chiederle il nome, la tazza vola via dalle
mie mani
per finire alla bocca di quel coglione
del mio migliore amico che mi sorride angelico bevendosi tutto il mio
caffè.
“Grazie,
Embry. Ne avevo proprio bisogno.” Sbuffo guardando
l’ora, tempo per ordinarne
un altro non ne ho proprio.
“La
tua fidanzata non ti fa più la colazione , Jake?”
“Era
in ritardo stamattina.”
“Lo
sono anche io. Ci vediamo.” Mi
avvio
verso l’uscita della piccola caffetteria e Jacob mi
è subito a fianco.
“Che
fine hai fatto ieri sera? Ti aspettavamo a casa di Jared.”
dice.
“Dovevo
uscire con Miriam.”
“Waw,
amico mi sorprendi. Cos’è quasi un mese?”
“Probabile,
ma l’ho lasciata. Iniziava a fare troppo domande.”
“Embry,
lo sai che non deve essere per forza così.”
“Jake
non rompere ho lezione e non ho voglia di sentire tu che ripeti le
solite cose.
Ci vediamo più tardi in biblioteca.”
Svolto
l’angolo ed entro in classe per la prima lezione del giorno,
ringraziando di
aver potuto usare quella scusa per troncare il discorso con Jacob. La
realtà è che,
da quando lui e Bella si sono messi insieme, è diventato
ancora più rompipalle
di quando soffriva per lei. Lui e la sua teoria sul grande amore. Ridicolo!
Prima o poi incontrerò il mio fottuto imprinting e allora che
senso ha legarmi a qualcuno
con la certezza che tanto non durerà?
Non
che l’idea dell’imprinting mi faccia impazzire,
anzi mi terrorizza abbastanza
la totale perdita di liberta. Alla stronzata dello spostamento di
gravità e al
fatto che sia la cosa più sensazionale del mondo, non ci ho
mai creduto, ma è
quello il mio destino quindi è inutile cercare di andare
contro corrente, l’accetterò
come tutto il resto. Per Jake è diverso, è
l’Alpha , da sempre il più forte del
branco. Sono certo
che lui riuscirebbe
a combatterlo, ma non penso
davvero di poter
fare altrettanto e
allora perché sprecare energie in una relazione
già condannata in partenza?
Mi
sento tremare come ogni volta che mi soffermo troppo su questi pensieri
perciò
li cerco di allontanare concentrandomi sulla voce monotona
dell’insegnante.
Non
ho lezione di pomeriggio e il mio turno di ronda inizia solo alle sei,
il che
mi lascia un discreto margine di tempo per iniziare
a lavorare sulla tesina di fine trimestre.
Faccio
scorrere il budge nel tornello elettronico ed entro in biblioteca. Jake
è
seduto al nostro solito tavolo vicino alla finestra, la testa posata
sul libro
che in teoria dovrebbe studiare, mi avvicino dandogli una gomitata.
Alza gli occhi
su di me e sbadiglia.
“Odio
le ronde notturne.” Dice infine afferrando una matita.
“Che
poi che senso ha continuare a farle, non vediamo un vampiro da
mesi.”
“Sam
pensava fosse una buona idea proseguirle.”
“Adesso
sei tu l’Alpha, potremmo anche cambiare alcune
cose.”
“Ho
già cambiato le cose,
ad esempio ti
lascio le serate libere per i tuoi appuntamenti.” Sghignazza e io faccio
altrettanto prima di
aprire i libri. Devo passare di nuovo in caffetteria
e procurarmi il numero di quella tipa.
La
verità è che in un branco in cui la maggior parte
dei lupi ha subito
l’imprinting essere uno dei pochi a non averlo è
una fregatura. E non per i
motivi che si possano pensare. Se ad esempio Jared e Paul volevano la
serata
libera, bastava che inventassero una balla assurdo su un bisogno
fondamentale
delle loro compagne e buff, il
grande
e temuto Alpha gli concedeva tutto. Tanto c’eravamo io e Seth
a parare il culo
a tutti e a coprire i buchi. Aggiungiamo pure questa alla lunga lista
del
perché odio l’imprinting.
“Domani
ricordati del compleanno di Claire.” Mi dice
all’improvviso Jake.
“E
chi se lo scorda? Non
mi perderei per
nulla al mondo Quil vestito da principessa.”
“Ho
preparato la video camera.” Scoppiamo entrambi a ridere
incuranti di mezza
biblioteca che si volta a guardarci. Provo a smettere ma ogni volta che
mi
calmo l’immagine di Quil con una coroncina in testa mi balena
davanti agli
occhi provocandomi altri attacchi. Nascondo il viso contro il braccio
appoggiandomi
al banco e continuo a ridere fin quando qualcuno mi punzecchia il
gomito probabilmente
con la punta di una penna.
Alzo
gli occhi e spalanco la bocca. La ragazza che ho davanti
è… da mozzare il
fiato.
“Sai,
c’è gente qua che vorrebbe studiare, se non vi
è di troppo disturbo.” Scuoto
la testa ma le parole non vogliono proprio saperne
di uscire. Jake mi guarda e poi interviene al posto mio.
“Scusaci.
Faremo i bravi.” Sfodera quello che sono certo sia il suo
miglior sorriso ma lei
sbuffa e ci dà le spalle tornando a sedersi un paio di file
avanti a noi. Fisso
con insistenza la sua nuca, come se potesse girarsi solo con la forza del pensiero,
finché Jake
non fa scorrere la mano davanti ai miei
occhi.
“Amico,
stai bene?”
“Ma
l’hai vista?”
“La
secchiona rompipalle?”
“Cazzo
è…”
“Imprinting?”
Sbuffo. È proprio una fissazione la loro.
Rifletto
alcuni istanti. La gravita è ancora al suo posto, nessuna
corda d’acciaio che
mi trascina verso di
lei, anche se la
voglia di seguirla c’è eccome, tutto sommato mi
sento ancora me stesso.
“No.
Però cavolo…”
“Beh,
Embry ,di sicuro è rimasta colpita anche lei da te, avevi
una faccia da
coglione che non si dimentica.”
La
vedo chiudere il
libro con un rumore
secco e poi infilare tutte le sue cose nella borsa, probabilmente
irritata dal
fatto che non abbiamo ancora smesso di parlare, ci passa accanto
lanciandoci un’
occhiata capace di gelare l’inferno ed io sono
certo di non aver mai
visto occhi
così belli anche da arrabbiati.
“Io…
si .. ciao, Jake.” Metto
via i miei
appunti e corro fuori dalla biblioteca. Ho fatto una figura da idiota,
Jake ha
ragione, tanto vale seguirla e cercare di rimediare.
La
trovo ferma a pochi passi dall’uscita della biblioteca,
intenta a leggere
alcuni avvisi appesi in bacheca, probabilmente gli orari di qualche
esame. La sessione
invernale è ormai prossima. Mi avvicino. E perché
diamine le mani mi sudano?
“Ciao.”
dico strofinandole contro la stoffa dei jeans, sembra non accorgersi
della mia
presenza. Riprovo. “Mi spiace per prima.”
Finalmente si volta dandomi un
occhiata che mi fa sentire incredibilmente idiota. “In
biblioteca.” Specifico.
“Sì,
mi ricordo.” E torna a leggere la bacheca.
“Posso…offrirti
un caffè?” Si
volta di nuovo a
guardarmi.
“Perché?”
Perché? Che vuol dire perché? Nessuna ragazza ha
mai risposto così ad un mio
invito. Anzi… di solito mi basta guardarle per ritrovarmi il
loro numero fra le
mani. Mi sforzo di trovare una scusa qualsiasi, è assurdo ma
voglio davvero
fermarmi a parlare con lei.
“Perché
sono stato un cafone in biblioteca e vorrei farmi perdonare.”
Sorrido. Il
sorriso funziona sempre , spero lo faccia anche stavolta. Lei sembra
pensarci alcuni
istanti che mi paiono incredibilmente lunghi e
poi alza le spalle .
“Non
bevo caffè… ma puoi offrirmi una coca. Ah sono
Vivian.”
“Embry.”
Mi stringe la mano, decido di catalogare come del tutto normale quel brivido che provo al
contatto con la sua
pelle e mi avvio con lei verso la caffetteria.
Nonostante l’ora riusciamo a trovare un tavolo
libero, lei si siede e io
vado a prendere le ordinazioni per entrambi. Quando torno la trovo con
gli
occhi sprofondati in un libro. Metto la sua coca sul tavolo mentre lei
posa il
libro per bere un sorso.
“Grazie.”
“Davvero
non bevi caffè? Come fai quando devi preparare un
esame?” Mi sorride per la prima
volta e qualcosa mi colpisce allo stomaco. Sorride con gli occhi non solo con le labbra.
“Cerco
di sbrigarmi prima che arrivi il sonno.”
“Non
sembra male. Potrei provarci qualche volta.”
“Certo
dipende dalle materie , con alcune restano solo i
pizzicotti.” Scoppio a ridere
e lei fa altrettanto e di nuovo avverto quella morsa allo stomaco.
Quando
metà della tua vita si svolge nelle sembianze di un grosso
lupo impari ad
innalzare un muro intorno a te. Insomma, mai essere troppo spontaneo
con la
gente, mai parlare davvero di te, mai lasciarsi andare. Eppure mi
sembra che
con questa ragazza sconosciuta si sia appena aperta uno spiraglio,
minuscolo
intendiamoci, ma è sempre più di quanto abbia mai
fatto chiunque altro. E’ qui
davanti a me mi guarda ed ascolta, non fa nessuna domanda, aspetta che
sia io
ad iniziare un discorso e persino i silenzi non sanno di vuoto.
Con
rammarico guardo l’ora e maledico il mio turno di ronda.
“Devo
andare… a lavoro.”
“Sì,
dovrei andare anche io. Allora grazie per la coca.” Si alza
in piedi e prende
la sua borsa.
“Possiamo
rifarlo?”
“Io
che ti sgrido o la chiacchierata?”
chiede lei con un sorriso.
“Tutte
e due?”
“Domani
mattina mi trovi in biblioteca a studiare.” Non aggiunge
altro ed io rimango
fermo come un idiota a guardarla camminare fuori dalla caffetteria.
Scuoto la
testa e mi avvio alla porta. Di sicuro
domani mi alzerò incredibilmente presto o meglio, data la
ronda notturna, credo
che non ci andrò proprio a dormire.
La
mattina dopo entrando in biblioteca il suo profilo è il
primo che cerco fra gli
studenti chini ai tavoli. La vedo e mi avvicino posando vicino a lei
una
lattina di coca cola. Sorrido sedendomi di fronte a lei.
“Volevo
essere gentile e portarti la colazione… ma davvero questa
cosa del caffè mi
spiazza.” Lei alza gli occhi su di me, ma torna subito al suo
libro. Platone?
Chi diavolo legge Platone al giorno d’oggi? Ah giusto, studia filosofia.
“Non
bevo caffè
ma non vuol dire che sono un’aliena.
E poi perché volevi essere gentile? ci conosciamo
bene.” Com’è
possibile che riesca
sempre a farmi domande che mi
spiazzano? E cosa dovrei risponderle ora?
Il
messaggio è abbastanza chiaro, non gli interesso e mi sto
rendendo ridicolo.
Sospiro e sposto la sedia per alzarmi ma la sua voce mi blocca.
“Embry?”
La guardo e stavolta mi regala un vero sorriso.
“Brioche
al cioccolato.” Inarco un sopracciglio senza capire che cosa
voglia dire e lei continua.
“Di
solito è quella la mia colazione.” Arrossisce e
torna a sottolineare i suoi
appunti. Non posso trattenere un enorme sorriso mentre tiro fuori il
mio libro
e mi ci immergo facendo finta di leggere statistica in
realtà studio ogni dettaglio
del suo viso, e ok è vero anche della scollatura del suo
maglioncino.
Angolo
autrice
Come
vi avevo anticipato da
oggi vi farò compagnia
con questa nuova storia per circa
sei settimane.
Dovevo
postare venerdì… e tutti gli altri capitoli
verranno appunto di venerdì, ma oggi è stata una
giornata molto pesante e
strana ed avevo bisogno di questo momento.
Fra
tutte le storie che ho scritto è questa quella a
cui probabilmente tengo di più, c’è
sempre un pezzo di noi fra le nostre righe
ma qua c’è ne davvero tanto.
Avevo
bisogno di scriverla, di dare vita all’Embry
che io immagino e di cui sono follemente innamorata. Avevo bisogno di
scrivere
di quello che provo io attraverso gli occhi di Vivian.
Su
di loro avevo già scritto una shot
Father's
Day.
Questa è una sorta di prequel.
Per
cui grazie già da adesso a chiunque leggera e a
chi vorrà lasciarmi il suo parere.
Grazie
a aniasolary
per
la consulenza. Grazie a Ellie per il banner. A voi dedico queste
pagine. Dedico il loro amore, i loro
sorrisi , le loro lacrime. A voi dedico il nostro Embry.
|
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Capitolo 2 *** È inaspettata ***
Capitolo
2
È
inaspettata
Sedermi
al tavolo con lei in biblioteca diviene presto un’abitudine,
credo di non aver
mai studiato tanto come in queste ultime settimane.
Non
posso fare a meno di avvicinarmi a lei e non ne capisco il motivo. Non
capisco
il perché non le abbia ancora chiesto di uscire e
perché noto di lei
particolari mai notati prima in nessun’altra donna. Porta
sempre i capelli alti
sulla nuca tenuti legati da una matita, gli occhi sono verdi, ma la
iride
sinistra è più scura della destra, la montatura
degli occhiali sottile.
La montatura degli occhiali?
Perché mi ricordo
della montatura degli occhiali? Dovrò
evitare le ronde con Paul giusto per mantenere un minimo di
dignità.
Non
sorride spesso, ma quando lo fa sembra illuminare tutta la stanza. Non è perfetta:
è alta e forse troppo magra,
si mordicchia le unghie quando legge una pagina particolarmente
difficile ma mi
attrae come nessun’ altra.
Un
pomeriggio mentre l’accompagno in aula per una lezione si
volta a guardarmi.
Sembra perdersi in qualche pensiero, si mordicchia le labbra e parla
senza
fermarsi a prendere fiato.
“Senti
, pensavo non è un po’ assurdo che ci incontriamo
sempre in biblioteca? Insomma
non che mi dispiaccia ma che ne dici se venerdì sera
facciamo qualcosa di un
po’ più divertente tipo una pizza? Secondo me
pensi che vivo sempre con un
libro in mano.”
Ancora
una volta mi spiazza, ci riesce sempre
con un gesto o con una frase. Sorrido.
“Perché
non è vero? Hai sempre un libro in mano.” Lei
sbuffa e mi guarda male.
“Lascia
stare. Devo entrare adesso.” Fa un passo verso
l’aula, ma io la blocco per un
braccio. Sussulta, come ogni volta che ci sfioriamo inavvertitamente. Perché devo
avere la temperatura corporea di
una stufa?
“Venerdì
avrei un impegno, una specie di tradizione della riserva dove
vivo.”
“Embry,
davvero non è importante… fai finta che non abbia
detto niente.”
Sembra
delusa. Le mie labbra formulano la frase successiva senza chiedere
permesso al
cervello.
“Che
ne dici di venire con me? Non è niente di sensazionale ma
non ci saranno libri.”
“Sicuro?
Non vorrei…”
“Certo
che sono sicuro. Ci possiamo incontrare qua davanti alle…
sette.”
“Alle
sette ok. Allora a
venerdì.” Entra
in classe senza guardarmi.
Cazzo
in che casino mi sono cacciato? L’ho appena invitato a un
falò a La Push, uno
di quei falò. Devo cercare Jake e metterlo dalla mia parte
prima che gli
anziani chiedano la mia pelliccia.
“Quindi
ti piace davvero questa Vivian. Non hai mai portato nessuna qua a La
Push.”
“Non
ci ho neanche pensato, voleva uscire venerdì sera e mi
è sembrato una cosa
normale.”
“Appunto
ti piace.”
“E’
una bella ragazza, sì.”
“Ne
hai avute di più belle.”
“Jake,
se vuoi dirmi qualcosa dilla e basta, ok?”
“No,
io non ti devo dire niente, sei abbastanza intelligente da arrivarci da
solo.” Ride
ed inizia a posizionare i pezzi di legna
per il falò in una catasta. Mentre lo aiuto mi ritrovo a
pensare alle sue
parole. Odio dargli ragione, il suo ego smisurato non ne ha certo
bisogno
eppure… Vivian mi piace. Perché negarlo?
Perché sono un licantropo
mi sembra un motivo abbastanza valido. Perché
esiste una piccola cosa insignificante chiamata imprinting, altro
motivo più
che valido. Jared e Paul si avvicinano con altra legna ed io estraggo
il
telefonino dalla tasca per guardare l’ora.
“Devo
andare… a più tardi.”
“Ok,
Bella non vede l’ora di conoscerla.”
“Chi?
La viso pallido che non gliel’ha ancora data?”
Chiede Paul sghignazzando.
“La
cosa è più grave, lui non ci ha neanche provato,
il nostro playboy si è preso
una bella cotta.” La voce ironica di Jared.
Sbuffo.
“Credete
di riuscire a comportarvi come essere normali per una sera?”
“Hai
paura che ti faremo fare brutta figura?” Ridono ancora. Degli
imbecilli, i miei
amici sono dei completi e totali imbecilli.
“Basta.
Embry valla a prendere, al massimo gli darò un ordine Alpha
per farli stare
tranquilli.” Dice Jacob prima di scoppiare anche lui in un
risata.
Rassicurante, rassicurante davvero.
Non
l’ho mai vista con i capelli sciolti, non so
perché fra le tante cose è questo il
mio primo pensiero mentre la osservo camminare verso di me nel posteggio.
Indossa
un berretto di lana calata in testa e i boccoli rossi le ricadono sulle
spalle.
Sciarpa e guanti per non sentire il freddo, di sicuro io la scalderei
volentieri.
Si
avvicina e sorride, perché non lo fa più spesso?
È davvero
bellissima. Quando mi è di fronte le
poso un bacio sulla guancia e poi le tiro giù il berretto
sugli occhi. Lei
sbuffa, rimettendoselo apposto.
“Ma
le giacche per te sono un accessorio fuori moda?”
Rido.
Rido forte .
“Non
soffro il freddo.”
“Ma
ci sarà un grado stasera.” Mi alzo nelle spalle e
le apro la portiera della
macchina.
“Sicura
di non voler andare a casa a prendere qualche libro? Sai non vorrei ne
sentissi
troppo la mancanza.”
“In
questo momento se ne avessi uno te lo tirerei in testa, quindi
è meglio di no.”
Sorrido di nuovo ed inizio a guidare verso la riserva.
Siamo
circa a metà strada quando alla radio passa una canzone
degli Aerosmith. Lei si
blocca e mi guarda.
“Posso
alzare?” Annuisco. Sorride.
“Adoro
questa canzone. È da viaggio.”
“Che
vuol dire da viaggio?” le chiedo guardandola con la coda
dell’occhio.
“Ma
si… hai presente quando sei in macchina e passa una canzone
che è il sottofondo
perfetto. A quel punto non ti resta che abbassare i finestrini ed
iniziarla a
cantare, e sai che ogni volta che l’ascolterai di ricorderai
di quel momento
preciso.”
Alzo
ancora di più il volume ed abbasso il finestrino.
“Intendi
una cosa del genere?”
“Si…
ma adesso devi cantare.”
“No,
sono stonato.”
“Chi
se ne frega, Embry. Dai.”
Inizia
ad intonare la canzone, scuoto la testa sorridendo e mi ritrovo a fare
altrettanto. La sua
teoria è vera, sono sicuro che non lo
dimenticherò mai questo viaggio. Quando la canzone finisce
siamo praticamente
arrivati. Posteggio la macchina e lei diventa improvvisamente
pensierosa.
“Ehi…
che c’è?”
“Sei
sicuro che sia una buona idea?”
“Ormai
siamo qui.. sarebbe stupido tornare indietro.” Mi sembra la
cosa più naturale
tenderle la mano, lei la stringe e ci avviamo verso il falò.
Siamo
gli ultimi. Le ragazze stanno sistemando piatti e bicchieri su un
tavolo,
Jake e Seth
controllano la legna mentre
gli altri si passano un pallone da
calcio. Paul ci vede blocca la palla fra le mani e ci viene incontro.
“Ehi,
tu devi essere Vivian. Embry
ci ha
parlato tanto di te.” Ridacchia ricalcando la parola parlato.
“E
tu sei?” Gli chiede Vivian senza scomporsi.
“Paul.
L’amico bello di Embry”
“No,
mi spiace io non ho mai sentito parlare di te.” Jared scoppia a ridere,
prima di presentarsi
anche lui. Non so perché sono nervoso, forse ci tengo
solamente che Vivian si
trovi bene con loro, il che è assurdo, perché non
mi è mai interessato
presentare le ragazze con cui esco ai miei amici. Non ne ho mai avuto
un vero
motivo eppure… la osservo ridere con le ragazze e mi sento
sollevato.
Quando
la cena finisce Billy si prepara per iniziare il racconto. Sorrido e
lei si
siede vicino a me.
“Che
succede adesso?”
“Il
capo tribù racconta le nostre leggende. Sei
l’unica estranea a parte Bella- indico
con una mano la ragazza abbracciata a Jacob - ad ascoltarle.”
“Fin dall’inizio i Quileute erano un
piccolo
popolo. E siamo ancora un piccolo popolo ma non siamo mai scomparsi.
Questo
perché nel nostro sangue c’è sempre
stato un potere magico…”
La
voce di Billy inizia a tessere la storia. La storia che ascolto una
volta al
mese da anni. Le nostri origini, le leggende che si sono rivelate vere.
È sempre
stato un momento solenne per noi lupi,
una presa di coscienza di ciò che davvero siamo, fra le
risate le prese in
giro, è qua che emerge il
profondo senso del nostro dovere. Sulle nostre spalle il peso di
proteggere un
popolo e soprattutto la consapevolezza di essere diversi. Per quanto
possiamo
ignorare, noi non torneremmo mai gli
adolescenti spensierati e cazzoni di quattro anni fa, siamo cambiati. I
vampiri, le guerre, le responsabilità. È troppo
per sperare che non abbia
lasciato segni profondi dentro di noi. Siamo venuti a conoscenza che
tutto
quello di cui da piccoli avevamo paura si nascondesse nel buoi esiste
davvero.
Siamo
ragazzini cresciuti troppo in fretta che nascondono dietro sorrisi e
buoni
umori un profondo disagio.
Guardo
il profilo di Vivian, la luce tenue del falò le illumina il
viso, ancora una
volta mi trovo a chiedermi perché l’abbia
invitata. Questa è la mia vera vita,
una vita da cui tengo lontano persino mia madre.
Forse
sono solo stanco
della solitudine. Forse
c’è una parte di me che chiede qualcosa che non
sono ancora pronto a dare.
“...il tempo trascorse e i discendenti
di Taka Aki non si trasformarono più in lupi,
raggiunta l’età adulta. I lupi sarebbero tornati
soltanto in casa di necessità
nel caso in cui un freddo si fosse avvicinato di nuovo.”
Billy e il vecchio Ateara si
guardano ed
annuiscono, il racconto finisce così per questa riunione, la
presenza di Vivian li
ha costretti a saltare l’ultima parte
della leggenda quella di cui noi siamo protagonisti.
Il
ritorno dei freddi, la nuova guerra.
Jared
ulula e spezza così la tensione. Kim
scuote la testa e gli pizzica il fianco, rivolgendosi poi a Vivian.
“Giuro
che ogni tanto sa comportarsi normalmente. Evidentemente non
oggi.”
“Qualcuno
dorme sul divano stanotte.”
Lo
schernisce Paul prima che la risposta di Rachel lo metta a tacere.
“Sì
e probabilmente sarai tu.” Altre
risate,
battuti e scherzi e poi a poco a poco ognuno si congeda.
“Ti
sei annoiata?” chiedo a Vivian mentre taglio per la spiaggia
per tornare alla
macchina.
“No,
è stato davvero inaspettato.”
“Inaspettato?”
Lei annuisce e si ferma.
“Sai
da dove vengo io non c’è nessuna storia del genere
da raccontare intorno al
falò.”
“A
proposito, non me l’hai mai detto da dove vieni?”
La sento sbuffare e la guardo.
“
E dai, tu sai che discendo dai lupi e io non so neanche dove sei nata.
Non mi
pare corretto.”
“E
va bene, te lo dico ma non fare battute cretine… Las
Vegas.”
Scoppio
a ridere.
“Ecco
appunto.”
“Scusa
e che non hai l’aria di una di Las Vegas.”
“Ti
potrà sembrare strano, ma non ci vivono solo spogliarelliste
e criminali.”
“Certo
che dalla città del divertimento a quella del eterna pioggia
è un bel salto.”
“Volevo
solo un posto tranquillo. Questo mi sembrava lo fosse.”
Se
si escludono armate di vampiri inferociti è
senz’altro un posto tranquillo.
“Ogni tanto
sparisci, sembra che rincorri un
pensiero che ti porta decisamente non nello stesso posto dove sono
io.”
La
guardo, come diavolo ha fatto ad accorgersene? Sorrido cercando di
cambiare
argomento.
“Posso
garantirti che esattamente qui che vorrei essere.” Mi chino
sul suo volto
lentamente, lei non si muove anzi incurva le labbra in un lieve sorriso
e la
bacio.
Le
sue labbra sanno di ciliegia, probabilmente è il gusto del
suo burro cacao. Si
stringe di più a me posando le mani sulle mie spalle mentre
le nostre bocche si
aprono approfondendo il contatto, risponde al mio bacio come mai mi
sarei
aspettato. La lascio dettare il ritmo
e
tutto quello che ho imparato a conoscere di lei in queste settimane
è l’esatto
opposto di quello che scopro con il nostro bacio.
Sembra
spingersi dentro di me, la percepisco , non è quello che
voglio ma mi sembra
impossibile tirarmi indietro. Non mi accorgo neanche della pioggia che
incomincia
a cadere e quando ci stacchiamo per riprendere fiato la guardo
incredulo. Che
cazzo mi prende?
Lei
scoppia a ridere piegando la testa all’indietro.
La
pioggia cade sempre più forte
e oramai è
completamente bagnata, torna a baciarmi e di nuovo non sento
più l’acqua. Le
accarezzo la schiena e appoggio la fronte
contro la sua.
“Lo
sai che piove vero?”
“Credo
di averlo intuito.” Sorride.
“E
sai anche che sei completamente zuppa?”
“Avevo
capito anche questo.”
“Non
ti sfugge niente allora.”
“Mi
sfugge il perché hai smesso di baciarmi.”
“Scusa.”
Le dico prima di tornare sulle sue labbra
Angolo
autrice.
Le leggende narrate
da Billy, evidenziate in
grassetto, sono
riprese da “Eclipse.”
Per
il resto grazie davvero a chi ha iniziato a seguire questa storia e a chi ha lasciato un parere. E
un enorme grazie ad
un amica speciale che so essere la mia prima fan. (<3) .
A
venerdì prossimo
Noemi
|
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Capitolo 3 *** È un burrone in cui cadere ***
Capitolo
3
È
un burrone in cui cadere
Quando
alla pioggia si aggiunge il rumore del tuono mi è davvero
impossibile
continuare ad ignorare. Le sorrido e poi la prendo per mano correndo
verso
casa. Arriviamo sotto il piccolo portico e le bacio la fronte.
“È
meglio asciugarsi, se ti riporto indietro così ti
ammali.”
Lei
annuisce mentre io apro la porta. Siamo soli in casa, mia madre ha il
turno di
notte, ma lei sembra non provare imbarazzo. Mi segue in camera mia e io
tiro
fuori dall’armadio una felpa.
“Ti
sarà enorme ma meglio di quelli zuppi. Il bagno è
la prima porta in corridoio.”
Prende
la mia felpa e si incammina verso il bagno. Esco dalla stanza per
entrare nello
stanzino dove c’è la lavatrice
e mi levo
la maglietta che non si è ancora asciugata dal tutto.
Licantropo o meno mia
madre troverebbe di
certo il modo di
farmi fuori se le bagnassi tutto il pavimento.
Sono
ancora lì, intento a scrutare tutti quei dannati pulsanti,
quando sento Vivian
alle mie spalle.
Mi
volto.
Ha
indossato la mia felpa e come previsto le fa da vestito. Ha legato i
capelli e
non ha più trucco sul viso, ha i suoi vestiti bagnati in
mano ma è… bellissima
non basta davvero come
termine per descriverla.
“Se
mi dai i tuoi vestiti li faccio asciugare. Sempre se capisco come
funziona.”
Cerco di dire con un intonazione di voce normale. Lei rotea gli occhi
ed entra
nello stanzino.
“Perché
per gli uomini la lavatrice è come un computer della nasa?
Spostati, faccio
io.”
Si
avvicina buttando nello sportello i vestiti.
“Quelli
non li levi?” chiede indicando i miei pantaloni.
“Ecco…cioè...”
Lei
alza le spalle. “Non mi scandalizzo per così
poco.”
Perfetto,
sto facendo la figura del ragazzino idiota.
“Giusto,
sei di Las Vegas.”
“Non
dovevo dirtelo.”
“Cosa?
Da dove vieni o che non ti scandalizzi?”
Le chiedo levando i pantaloni.
“Probabilmente
tutte e due.” Chiude lo sportello con il ginocchio e poi si
volta a guardarmi.
“Dove eravamo rimasti?”
“Cosa?” Alza
gli occhi al cielo… cazzo amico da
quand’è che sei così coglione? Dovresti
prendere in mano
tu la situazione a questo punto. Si avvicina.
“Secondo
te? Ma se vuoi posso iniziare a parlarti di Epicuro.”
Passo
le mani sulla sua schiena, schiacciandola al mio corpo.
“Non
mi pare carino parlarmi di un altro adesso.”
“Non
è un altro… è un filosofo.”
dice contro le mie labbra.
“Allora
magari me lo spieghi dopo.”
“Dopo
cosa?” decido
che dimostrarglielo è
molto meglio che dirglielo.
La
sollevo in braccio posandola sulla lavatrice,
le bacio il collo prima di rincontrare le sue labbra
mentre accarezzo le
sue cosce scoperte.
Sono
stato a letto con decine di donne, alcune di loro mi piacevano davvero,
ma la
verità e che non mi sono mai sentito come in questo momento
con Vivian, mentre
lei stringe le gambe al mio bacino non percepisco
nient’altro. La voglio come
non ho mai voluto nessun altra, è dentro la mia testa. Ogni
mio gesto sembra
essere per lei.
Le
levo la felpa e bacio il suo seno mentre le sfilo il reggiseno. Le sue
mani
vagano sulla mie schiena, alzo
gli occhi
ed incontro il suo viso. Ha le guance
rosse e lo sguardo acceso. Tuffo le mani nei suoi capelli
liberandola
della coda. Cazzo è perfetta. Torno a baciarla, ad
accarezzarla, i nostri
gemiti si confondono, mi perdo dentro di lei. Rallento i movimenti, le
bacio le
labbra, il viso, il collo.
Cazzo,
cazzo, cazzo, perché mi sento così? Ogni
spinta mi porta di più sul orlo di un burrone.
Il
lupo dentro di me ringhia. Le stringo le braccia intorno alla schiena e
la
sento tremare quando raggiunge l’orgasmo mordendosi le
labbra. La seguo poco
dopo con un’ ultima spinta. Incontro i suoi occhi e capisco
che in quel burrone
ci sono appena caduto.
Attimi,
momenti, sensazioni. Vita vissuta con lei. Tre mesi. Un vero record. E
ancora
non stancarsi. Lei e sempre lei.
“Dimmi
l’articolo 34 comma D.”
“Eh?”
Sposto le labbra dal ginocchio di Vivian che sto baciando e alzo il
viso
incontrando il suo. Lei sorride rilassata. Quel sorriso. Negli ultimi
mesi
gliel’ho visto addosso sempre più spesso.
“Ti
ho chiesto di dirmi l’articolo 34 comma D.”
Sta
scherzando, vero? Siamo sdraiati nel letto in camera sua e sinceramente
mi
sarei aspettato di sentire tutt’altro uscire dalle sue labbra.
“Vivian,
non puoi interrogarmi mentre sto cercando di fare l’amore con
te.” Sbuffo.
“Bene,
e cosa dirai al professore durante l’esame di
domani?”
“La
mia ragazza è molto sexy?” Riprendo a baciarle il
ginocchio salendo poi lungo
le cosce.
“Embry,
non sto scherzando. Articolo 34 coma D.”
“Ma
che ne so. Non credo esista un
comma D
nel articolo 34.” Lei scatta seduta e si sporge dal letto
afferrando il mio
libro di diritto dal pavimento. La
scrivania ci è stato molto utile per altro.
“Sì
che ce n’è, sono sicura. L’abbiamo letto
ieri.”
“Evidentemente
ieri avevi la testa altrove.” dico rivolgendole un sorriso
malizioso. Lei
sfoglia il libro freneticamente e poi si ferma.
“Non
esiste il comma D.”
“Bene,
ora che abbiamo appurato che ho ragione potresti tornare a sdraiarti e
magari
anche levarti quella maglietta?”
Ride e
scuote la testa.
“Non
mi piace spogliarmi da sola.”
La bacio e
le levo la t-shirt.
“Embry?”
“Mhm.”
“Da
quand’è che abbiamo iniziato a fare
l’amore e non più sesso?” Cazzo. Da
quando?
Probabilmente da sempre.
Quattro
mesi. Troppo. Troppo poco. Lei. Lei e nessun’ altra.
Ieri
sera al pub Seth mi ha tirato una gomitata. Al tavolo vicino al nostro
una
ragazza non mi
levava gli occhi di
dosso. Aveva due tette da favola… terza, forse quarta. Non
me n’ero neanche accorto.
Ho preso la birra e ho mandato un messaggio a Vivian per darle la
buonanotte.
Ho sorriso leggendo la risposta. Seth ha sbuffato.
Angolo
autrice.
Grazie
davvero a tutti coloro che stanno
leggendo questa storia.
Forse
vi devo una piccola spiegazione, come ormai avrete capito Jacob e Bella in questo racconto stanno
insieme, questo perché
non riesco a vedere la riserva di La Push senza loro due. Nel mio
universo
hanno avuto il loro lieto fine e se volete sapere come è
andata potete leggere
questa mia storia.
BIANCHI
BAGLIORI.
E
se leggendo di Embry vi siete innamorate di lui ecco un altro piccolo
racconto
sul nostro rubacuori preferito:
Di
vampiri ,
licantropi e lingerie.
A
venerdì prossimo, con affetto
Noemi
|
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Capitolo 4 *** Non fa mai domande ***
Capitolo
4
Non
fa mai domande
Siamo
di nuovo in emergenza vampiro. Certo che la sfiga non ti abbandona mai.
Ed
essere un licantropo non è come fare parte
dell’esercito. Un paio di missioni e
se sopravvivi ti congedano, magari con una medaglia al valore. Qua no.
Siamo
sopravvissuti a due guerre. Quasi tutti. La notte a volte ho ancora gli
incubi
sulla morte di Colin. Eravamo nella sua mente. Abbiamo vissuto con lui
quegli
ultimi attimi prima che uno dei Volturi gli spezzasse il collo. Cazzo,
fa
ancora male. Ma la guerra è guerra e noi dovevamo difendere
le terre e Bella.
Abbiamo
combattuto, abbiamo vinto e da allora è stato tutto diverso.
Tutto tranquillo.
Fino a un mese fa.
Jake
non ne è certo, ma crede sia solo un gruppetto di nomadi che
si sta divertendo
a tenerci in allerta. Gran bel divertimento del cazzo. Corrono lungo il
Confine, sembrano voler attirare la nostra attenzione. E non possiamo
abbassare
le guardia. Abbiamo di nuovo turni di ronda massacranti, non succedeva
da un
anno. E di nuovo la nostra vita è stata accantonata. Il
dovere prima di tutto.
Gli esami all’Università dovranno aspettare, il
poco tempo libero fra una ronda
e l’altra mi serve per dormire.
E poi
c’è Vivian. Ho perso il conto delle volte in cui
le ho dato buca nelle ultime
settimane e senza una spiegazione. Ma che dovevo dirle? Una bugia?
Il
problema con Vivian è che lei non fa mai domande. Non
è una di quelle ragazze
che deve per forza riempiere i silenzi. A lei piace il silenzio, ci si
trova a
suo agio. Non ti chiede mai cosa pensi, anche perché la
maggior parte delle
volte non serve che lo chieda. Non so come faccia ma sembra leggermi
dentro.
Lei va dritta al mio perché, senza giri di parole. E anche
stavolta non è stato
diverso. Lei non fa domande ed io do risposte.
Sono
davanti alla porta della sua stanza. Jake e Quil sono stati grandi.
Doppio
turno per loro e serata libera per me.
Non è stata una mia idea ma mi sento uno schifo
lo stesso. La verità è
che però mi serviva questo tempo. Ho bisogno di lei ed odio
ammetterlo.
Le
mie nocche colpiscono il legno lucido, due, tre, quattro volte.
La
porta si apre. Indossa gli occhiali e la solita matita a tirarle su i
capelli.
Mi manca il respiro. La maglietta è corta, le lascia
scoperto l’ombelico. La
voglio. Sospira e si sposta per farmi
entrare.
Si
siede sul letto a gambe incrociate senza spostare i libri. Mi torturo
le mani.
Che cazzo dovrei dirle adesso? Non
voglio parlare. A che serve parlare e raccontarle una bugia? Magari mio padre faceva
così con mia madre.
Una sveltina e una marea di frottole. Io non sono lui.
La
sento sospirare prima di parlare.
“Hai
saltato l’esame.”
“Lo
so.”
Mi
siedo sulla sedia della scrivania.
È
bella. Vorrei solo fosse mia davvero.
Si
alza in piedi e si leva la maglietta. La guardo. Sbottona i jeans e li fa scivolare lungo le
gambe. Le sue
gambe. Dio, mi sto eccitando.
Si
avvicina. Si mette a cavalcioni su di me e mi bacia il collo, mentre si
slaccia
il reggiseno. Non riesco neanche a toccarla. Sta facendo tutto lei. Mi
leva la
maglietta e mi bacia il petto. Sussulta come ogni volta che tocca la
mia pelle
bollente. Un'altra bugia. Mi apre
i
pantaloni e infila la mano dentro i boxer.
La
fermo.
“Non
vuoi sapere il perché?”
“Non
devi darmi un perché. Siamo questo, noi.”
Inizia a muovere la mano. E io reagisco al suo tocco, il
mio respiro si
spezza. Cerco da qualche parte un grammo di lucidità.
“Che…
si… significa?”
“Quello
che ho detto, non hai sentito?” Muove la mano più
veloce. Mi mordo la
lingua , sposto le mani sul suo
sedere e mi alzo in piedi portandola sul letto.
Mi
levo i pantaloni e i boxer in un unico movimento.
Fanculo,
Vivian.
Lo sai che non è così. Le cose che sento non sono
a senso unico. Che cazzo
vuoi, Vivian? Una sana scopata? Lo so che non è quello che
cerchi. Lo so che
non è mai stato così, fra noi.
Mi
sdraio su di lei, la tocco. Si morde le labbra, trattenendo i gemiti.
Le bacio
il seno. Ha il respiro corto e stringe gli occhi mentre raggiunge
l’orgasmo. Si
sposta. Torna sopra di me, muove le labbra sul mio petto e scende.
Cazzo. Mi
stuzzica con la lingua. E mi sento morire. Non l’ha mai fatto
prima. Lo prende
in bocca e un ringhio esce fuori dal mio petto. Mi aggrappo alle
lenzuola e
mando a puttane tutto. Non resisto più. Sposto le mani sui
suoi fianchi, la
sollevo appena mentre mi
metto seduto e
con un'unica spinta affondo in lei. Si muove sopra di me e asseconda le
mie
spinte. Vado
veloce, troppo. Geme.
Rallento. Pianta le unghie nella mia schiena. Aumento di nuovo il
ritmo. Mi
graffia. Le cerco le labbra. Spingo la lingua nella sua bocca. La
morde. Forte.
Il sapore del sangue mi inonda il palato. Mi asciugo la bocca con una
mano e le
accarezzo la guancia. La guardo negli occhi ma lei volta il viso. Le
bacio il
mento e le faccio girare di nuovo la testa.
Adesso
mi sta guardando. È questo quello che voglio. I suoi occhi. Non una semplice scopata.
Li chiude.
“Cazzo...
per… ché… fai…
cosi?”
“Non
ti sta piacendo?” lo dice gemendo prima che
l’orgasmo la travolga. Si lascia
andare contro il mio petto ed io stringo le braccia alla sua schiena
mentre la raggiungo.
Qualcosa
di umido scivola contro il mio petto. Sento l’eco dei suoi
singhiozzi per la
stanza.
“Fanculo,
Embry. Sei contento, adesso?”
Cerco
di sollevarle il viso ma lei si stringe di più contro di me.
“Ti
odio… ti odio… stronzo.”
“Vivian…”
I
singhiozzi diventano più forti.
“Vivian…”
“Stai
zitto. Che altro c’è da dire?”
“Ti
amo.” Lo sapevo.
Sono
fottuto.
La
amo.
Le hanno spezzato il cuore a diciassette anni. Non ha mai
più detto ti amo
a nessuno. Non crede al per sempre. Non crede neanche più
tanto all’amore. Non
sono mai stato innamorato prima. Ma amo lei. Non vuole innamorarsi ma
leggo i
suoi occhi.
Si
alza all’improvviso come ustionata da quelle parole che non
sono riuscito a
trattenere. È nuda, ed è stupenda. Le lacrime le
bagnano ancora le guance.
Afferra un libro e me lo scaglia contro. E poi un altro.
“Mi
ami? Tu non sai un cazzo dell’ amore.” Prende la
maglietta, gli slip e li
infila velocemente camminando per la stanza. Si morde le unghie. Torna
a
guardami.
“Se
tu mi amassi non sarei stata ad aspettare una tua telefonata per due
settimane.”
“Io…”
“Se tu amassi saprei che cosa ti sta
succedendo. Se tu mi amassi saprei dove vai tutte le sante
sere.” Mi alzo anche
io e mi avvicino abbracciandola.
“Mi
spiace.”
“Ti
odio.” Ricomincia a piangere.
“Ti
amo.”
Vivian
ha una sveglia a led sul comodino, con la luce rossa che proietta
l’ora sul
soffitto. Ho sempre odiato quell’ affare. Quello stupido
segnare il tempo anche
quando l’unica cosa che voglio è che tutto si
fermi in questi attimi vissuti
con lei. Stanotte la odio ancora di più.
Lei
dorme, con i boccoli rossi sparsi sul mio petto. Sembra calma. Ha
pianto.
Ancora. Mi ha chiesto di andare via. Abbiamo fatto di nuovo
l’amore. Sì,
l’amore. Fa ancora paura quella parola ma tanto ormai non
posso più negarlo. Mi
ha scagliato addosso anche il dizionario, non solo i libri. Alla fine
si è
seduta sul letto come svuotata di tutte le energie e l’ha
confessato a se
stessa prima che a me.
“Di
tutte le persone proprio di te dovevo innamorarmi.”
L’ho
abbracciata, era l’unica cosa che potevo fare. In silenzio.
Perché quel grosso
elefante c’è ancora nella stanza. Quella domanda
che lei non mi farà mai e alla
quale io non so se avrò
mai il coraggio
di rispondere. Che cosa mi nascondi?
Mi
alzo dal letto piano. Sono le cinque del mattino. Devo dare il cambio a
Jake e
Quil alle sei. Mi rivesto cercando di non svegliarla. Ma è
inutile. Quando
infilo le scarpe lei mi sta fissando. Mi chino su di lei e le sfioro il
naso
con il mio. Sorrido. Lei allaccia le braccia al mio collo e mi tira
più vicino
a sé. Non dice niente. Nasconde il viso sulla mia spalla. Ha
il cuore che le
batte forte. Troppo. Mi stacco da lei a fatica.
“Ti
chia…”
“Non
dirmi cazzate, ok?”
“Vengo
appena posso.” Sospira e si volta dall’altra parte.
Si alza la coperta sopra la
testa. Mi chiudo la porta alle spalle. Non sta piangendo e mi chiedo se
questo
sia meglio per lei e peggio per noi.
La
ronda è finita. Non ho voglia di tornare a casa. Vivian
dovrebbe essere a
lezione. Potrei… ma poi per cosa? Darle un
bacio e scappare? Lo so che merita di più e solo che quel di
più non posso
darglielo io. Mi siedo e incrocio le gambe. È il punto
più alto della
scogliera. È qui che ci lanciamo di solito, quando abbiamo
tempo di pensare a
qualcosa che non siano i vampiri. Succhiasangue
bastardo, giuro che quando ti prendo, non me ne frega
quanto gli altri
si lamentino, non gliene lascio neanche un pezzo. Stringo le mani
contro la
gamba e scuoto la testa cercando di calmare il tremito. Il mio
leggendario
autocontrollo sta andando a farsi fottere come il resto della mia vita.
Grazie
papà, davvero. Non bastava aver messo incinta mamma ed
essere sparito. No,
dovevi pure avermi lasciato questo bel regalino ingombrante e peloso
con cui
vivere. L’udito del lupo sente i passi alle mie spalle prima
che gli occhi li
vedano. Si siedono di fianco a me e Quil mi porge una bottiglia di rum.
“Adesso
beviamo anche di pomeriggio?”
“Tanto
non ci ubriachiamo, quindi a che serve aspettare la sera?”
afferma Jake
scagliando una pietra in mare.
“Appunto.
Quindi bere non mi farà dimenticare i miei
problemi.”
“Era
solo un modo per attaccare bottone .” mi dice Quil alzando le
spalle.
“E
da quando vi serve un motivo per attaccare bottone con me?”
“Da
quando la tua mente è così incasinata, amico. Lo
sai che Leah mi ha chiesto di
non metterla più di ronda con te?”
“E
non capitava dai tempi gloriosi delle seghe mentali del grande capo qua
presente.” conclude Quil sogghignando. Jake sbuffa e si volta
a guardarmi.
“Dovresti
parlarle.”
“Per
dirle cosa?”
“La
verità.”
“Non
posso.”
“L’Alpha
sono io e ti sto dando il permesso.”
“Se
il consiglio lo viene a sapere chiederà il tuo
scalpo.”
“Siamo
noi però che rischiamo il culo cacciando vampiri, non
loro.”
“Vivian lo
farà a me il culo, se le dico che sono un
licantropo. E poi
chiamerebbe il
manicomio.”
“Io
dico che te lo fa se non glielo dici.”
“Su
Cosmopolitan c’era un articolo su come dire alla donna che
ami i tuoi segreti
oscuri?”
“Avevo
quindici anni, quando la finirete con questa storia?”
“Se
ti dice culo quando Claire sarà adulta... no, forse
ripensandoci nemmeno
allora. Voglio proprio raccontarla a tuo figlio.” esclama
Jake alzandosi in
piedi, mentre io scoppio a ridere.
“Senti,
il permesso di parlare io te l’ho dato, la decisione
è tua adesso.”
“Non
sono tutte come Bella. Perché
pensi che
riuscirebbe a capire?”
“Perché
la ami.”
“E
se è riuscita a farti innamorare è sicuramente in
grado di reggere una notizia
da niente come il fatto che sei un licantropo.” esclama Quil
mettendosi in
piedi a sua volta.
“Ti
lascio il giorno libero domani. Vedi tu come passarlo.”
Vorrei
ribattere ma sono già spariti nel bosco.
Angolo
autrice
Nessuna
storia d’amore può essere davvero semplice e forse
sono proprio la difficoltà
che la fanno crescere. Sono i momenti in cui tutto sembra perduto che
ci fanno
capire veramente quanto qualcuno sia importante per noi. Questo
è il momento di
Embry e Vivian, il loro momento chiave, il punto in cui tutte le carte
si
mettono in tavola.
Mi
rendo conto che è un capitolo un po’ pesante, ma
se siete arrivati fino in
fondo avrete sicuramente notato la ricomparsa di un vecchio amico. Il
saggio Quil
e il suo fedele Cosmopolitan. Ve
lo
ricordate? no? Allora rinfrescatevi la memoria.
'I
consigli del
Dott. Quil'
Per
tutto il resto appuntamento a venerdì prossimo.
Noemi.
|
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Capitolo 5 *** Mi accetta ***
Capitolo
5
Mi accetta
Chi è che ha detto che innamorarsi è
la
cosa più bella che possa accadere? Probabilmente qualcuno a
cui non è mai successo.
Non mi sono mai sentito così perso in tutta la
mia vita. È la prima
volta che non so davvero che cavolo dovrei fare o dire adesso. Non so
neanche
se lei mi ascolterà o mi manderà a quel paese.
Non l’ho chiamata. Mi ha chiesto
lei di non farlo e io sono stato così maledettamente
vigliacco da ascoltarla.
Vigliacco io? Io che affronto i vampiri,
che gioco
a fare il supereroe e
che alle volte mi sento così simile ad un dio?
Mai mi sarei considerato così, eppure
ora capisco che nella mia vita non ho mai rischiato.
Non ho mai detto a mia madre la verità,
per non sconvolgerla, per proteggerla. Per non dover affrontare i suoi
occhi
che mi avrebbero visto in maniera diversa, in realtà.
Una ragazza diversa ogni sera, sesso
facile e senza impegni. Evitare di mettersi in gioco per
l’imprinting e la
lealtà alla tribù. Stronzate. Enormi stronzate
dietro le quali mi sono sempre nascosto. Sono io in
realtà a non volermi
mettere in gioco, a non volermi esporre, a non rischiare per non essere
rifiutato. Perché se neanche mio padre è stato in
grado di amarmi, perché
qualcuno dovrebbe farlo?
E poi è arrivata lei. Senza parole,
senza domande. Lei e tutto il mio mondo è andato in pezzi,
pezzi che ora rischiano
di non essere più messi insieme.
Mi appoggio con la schiena al muro di
fianco alla porta della sua classe. Fra pochi minuti uscirà
e allora davvero
saremo alla resa dei conti.
Se sono qua vuol dire che ho deciso di
smetterla con le bugie. Le mie mani tremano, le caccio in tasta e
respiro a
pieni polmoni.
Mi devo calmare.
Andrà tutto bene.
La amo.
La porta si apre e la gente inizia ad
uscire. Chiacchierano tranquillamente, argomenti stupidi, risate da
fine
lezione. Il suo profumo mi arriva
alle
narici ancora prima che io la veda. Ispiro e
mi passa accanto. Si ferma. Mi guarda e sposta la borsa
nera sull’altra
spalla.
Sento qualcosa all’altezza dello stomaco
ma sorrido e mi avvicino di un passo. Allungo una
mano e le accarezzo la guancia, lei si lascia
andare contro il mio palmo aperto.
“Ehi Vivian.” Un ragazzo si ferma alle
sue spalle, lei si volta e gli sorride.
“Dimmi, Jensen.”
“Per domani siamo d’accordo? Alle
quattro?” Posa gli occhi su di me, sembra nervoso. Vivian
annuisce con la testa
e lui si allontana veloce.
“Chi cazzo era quello?” La mia voce
risuona dura. Non sono io questo. Ma il qualcosa nello stomaco ora si
è
straformato in rabbia.
Lei sbuffa e inizia ad incamminarsi.
“Sai, per fare il fidanzato geloso
dovresti comportarti da tale.”
“Vivian…”
“Lascia stare, Embry. Ho davvero tanto
da studiare quindi dimmi che vuoi.”
“Voglio sapere chi era quello.” Sbuffa e
si ferma.
“Ma ti sei visto? Credo che la tua mole
scoraggi qualsiasi nuovo spasimante.”
“Ah, e ne hai molti?” sorrido ora.
“Sì, Embry, una fila chilometrica.
Piantala di fare l’idiota, ok?”
“Ti va una coca?”
“Hai già usato questa scusa.”
“Va bene, se ti chiedo di venire in un
posto con me ci vieni?”
“Ho altra scelta?”
“Potresti dire di no, ma poi mi
toccherebbe seguirti e supplicarti.”
“Non sarebbe male vederti supplicare. Ma
solo se ti metti in ginocchio.”
Mi sorride ed in quel momento un
tassello della mia vita torno apposto. Le tendo la mano, mi guarda
storto e
sorrido di nuovo. La amo.
Saliamo in macchina, posa la borsa con i
libri sul sedile posteriore e punta lo sguardo sul finestrino.
È nervosa. Ha
una ruga sulla fronte, sta cercando di non pensare a qualcosa che le
dà
fastidio. Accendo la radio e le sorrido, so che mi sta guardando dal
riflesso
del vetro anche se cerca di non farmene accorgere.
“Non vuoi una canzone da viaggio oggi?” chiedo.
“Non so se sarà un viaggio che voglio
ricordare.”
Colpito. Non lo so neanche
io. Magari sarà l’ultima volta che la
vedrò. Scuoto la testa e allontano i pensieri.
“Hai consegnato la tesina?”
“Embry, sei strano, lo sai, vero?”
“Però ti piaccio lo stesso.”
“Si vede che sono strana anche io.”
Non parliamo più finché non fermo la
macchina, posteggio non troppo lontano dalla spiaggia di La Push e
scendiamo. È
lei la prima a rompere il silenzio.
“Dobbiamo rivangare i nostri momenti
gloriosi? Dopo di questo torniamo a casa tua magari a fare una
lavatrice?”
“Volevo solo un posto tranquillo per
parlare ma anche la tua idea non è male.”
Si siede sulla spiaggia e muove la sabbia con un dito.
“Senti, Embry, dimmi quello che devi e
facciamola finita.”
“Non è facile.” Mi mordo la guancia e
resto in piedi, cerco di organizzare il discorso ma davvero non so
neanche da
dove iniziare. Cazzo. Non poteva essere solo una sana scopata? Non
sarei qui
ora e sarebbe tutto meno complicato. L’avrei rivista solo un
altro paio di volte
e non si sarebbe aspettata
niente da me, né io da lei. E invece sono qua e so che se la
perdo niente
potrebbe mai tornare come prima. Io non sarei mai quello di prima.
“Non è facile per te? Te le semplifico
io le cose, Embry: ci lasciamo. Io non ce la faccio più e tu
ti sei stufato di
avere obblighi nei miei confronti.
Certo che il viaggetto fino a qui te lo potevi pure risparmiare, per
dirmi
questo.”
Si alza in piedi e riprende a camminare
verso il posteggio. No, no, no. Non deve
andare via, non può farmi questo. La raggiungo
con un solo passo e
l’afferro per il braccio, troppo forte, sbatte contro il mio
petto e
l’abbraccio. Lei prova
a divincolarsi ma
io non allento la presa.
“Lasciami, Embry.”
“No.”
“Ma si può sapere che diamine vuoi da
me?”
“Solo che mi ascolti per cinque
minuti.” Sospira
e porta le mani sul mio
petto spingendomi via. Faccio un passo indietro e le prendo il mento,
alzandole
il viso.
“Non voglio lasciarti. Ti amo.”
“Odio quando me lo dici.”
Le sorrido e le bacio la fronte. Respiro
il suo profumo, indietro non si torna.
“Ti ricordi la sera del falò?” Mi guarda
male e annuisce con la testa.
“Ti ricordi delle leggende che Billy ha
raccontato?”
“Cos’è, un interrogazione?”
“Scusa. È che… oh, va bene insomma, non
sono solo leggende, è la verità.”
“Cosa è la verità?”
“La storia dei lupi. Noi…cioè, non
tutti, ma alcuni sì. Ci trasformiamo in lupi.”
Scoppia a ridere e si volta verso il
mare.
“Bene, Embry ,ora che abbiamo scherzato
possiamo parlare seriamente del perché siamo qui?”
“Vivian, è la verità. È
questo il motivo
per cui ultimamente non ci sono mai, è questo quello che ti
nascondevo.”
“Fammi capire, Embry, tu saresti un
licantropo. Cioè, diventi un lupo gigante con la luna piena?
Sai, anche io ho
un segreto. In realtà sono Buffy, è per quello
che sto sempre in biblioteca, lì
lavora il mio osservatore.” Prende una pietra e la scaglia in
mare. Rimbalza
tre volte e ne prende un'altra.
“Di tutte le scuse idiote che ho sentito
questa è… complimenti per la fantasia, davvero.
Portami a casa, ora.”
“Perché devi essere così
testarda?”
“Se io sono testarda non voglio dirti
cosa sei tu.”
Le mie mani iniziano a tremare, le
stringo a pugno fino quasi a farmi
male.
Respira. Respira. Devi stare calmo.
Il lupo ringhia, posso tenerlo a bada.
“Non mi credi.”
“Alla prossima luna piena chiamami, così
magari ti credo.” Bene, perfetto. Se è questo
quello che vuole. L’afferro per
un gomito e mi incammino verso il bosco poco distante.
Lei sbuffa alle mie spalle, riempiendomi
di epiteti che decisamente è meglio non ripetere.
“Che cavolo vuoi fare ora? Uccidermi e
seppellire il mio cadavere nel bosco?”
“Non mi serve la luna piena per
trasformarmi. Basta che mi arrabbi e tu ci sei riuscita benissimo a farmelo fare. Ora stai
zitta e siediti lì.”
“Preferisco stare in piedi, grazie.”
“Come vuoi.” La guardo. Ha le braccia
incrociate al petto e i capelli sciolti. Cazzo
quanto è bella. La amo. Le sorrido e mi slaccio i
jeans. Lei serra gli
occhi.
“Non faremo sesso.”
“Non voglio fare sesso.”
“Strano.”
“Ehi, così mi offendi.” Accenna un
sorriso ma subito si morde le labbra cancellandolo. Mi finisco di
spogliare e
lei mi guarda.
“Bene, grande lupo non ti offendere ma a
me sembri il solito stronzo.”
Il calore inizia ad incendiare la
colonna vertebrale ed i tremiti diventano sempre più forti.
Vivian spalanca gli
occhi, la sto spaventando e mi odio per questo. Non posso fare niente
per
calmarmi, l’unica cosa che mi resta è lasciarmi
andare.
L’aria intorno a me vibra, sento la
pelle staccarsi dal corpo nell’ormai familiare esplosione.
Le prime volte mi lasciava quasi
stordito e lacerato. Faceva male, troppo.
Ormai è poco più che una puntura di
spillo, mi sono abituato a
trasformarmi in un mostro.
In un secondo tutta la mia prospettiva
cambia. Non sono più le mie
gambe a
reggermi in piedi ma le zampe. I rumori della foresta diventano
più forti, così
come il respiro di Vivian, ora riesco a cogliere tutto, anche il
martellio del
suo cuore. È accelerato.
Mi piego sulle zampe,
non voglio spaventarla troppo. Ho la
testa girata dall’ altro lato.
I piccoli animali del bosco sono corsi
via veloci appena sono apparso. Istinto di sopravvivenza, lo chiamano.
Il mio
si è perso non appena ho incontrato lei in quella
biblioteca. Non me ne frega
più niente della mia vita se lei non ne fa parte. Ho paura,
cazzo, ma mi
costringo a guardarla. È a terra, mi fissa senza muovere un
muscolo, come se
potessi attaccarla da un momento a l’altro. È
ridicolo, non potrei mai farle
niente, è lei che ha il potere di distruggermi. Si alza in
piedi, le tremano le
ginocchia ma fa un passo verso di me.
“Embry?” La sua voce è un soffio appena.
“Non mi hai detto
una bugia.” Cosa? Mi sono appena
trasformato in un
mostro e lei pensa solo che non le ho mentito?
Scuoto la testa, sperando di non farla
scappare e lei accenna un sorriso.
La amo.
Allunga la mano ma poi pare ripensarci e
si morde le labbra.
“Puoi… cioè, tornare su due gambe? Mi
sento un po’ idiota a parlare da sola.” Non riesco
a trattenere un risata che
risuona come un
basso ululato.
La prima volta che mi sono trasformato
ci ho messo quattro
giorni a tornare
umano. Non sono stato neanche il peggiore, Paul ci ha impiegato due
settimane.
Era comunque difficile, dovevi ritrovare te stesso in quella marea
indefinita di
sensazioni e istinti animali. Dovevi riuscire a risentirti uomo in una
forma
che non riconoscevi ancora come tua. Col tempo è diventato
sempre più facile. A
volte è più semplice se ti aggrappi ad un ricordo
o ad una sensazione e ora qua
con Vivian vicino mi sembra la cosa più naturale del mondo
tornare me stesso. È
come se lei mi tendesse una mano per ritrovarmi, come se fosse il mio
salvagente.
E lei non dovrebbe essere quella giusta
per me solo perché non è il mio imprinting? Non
ditemi cazzate.
Ritorno umano e si getta fra le mie
braccia. Lascio andare il respiro che non mi ero neanche accorto di
aver
trattenuto. Le
bacio la testa e lei si
stringe più forte al mio corpo.
“Non volevo spaventarti.” Sussurro
contro il suo collo.
“Non l’hai fatto.”
“Ma…”
“Oh, stai zitto, Embry. Ti amo.”
“Anche se sono un mostro?”
Fa un passo indietro
e si alza sulle punte,
sfiorando le mie labbra.
“Ti sei fidato di me… non mi importa del
resto.” Sono io a cercare le sue labbra adesso, la bacio.
La amo.
Posso amarla davvero.
“Avrai mille domande da farmi.”
“Mi puoi rispondere?”
“Adesso sì, basta segreti.”
Angolo
autrice.
Siamo
a più di metà storia, quindi se
siete arrivati fin qua a leggere il mio grazie è per voi.
Per chi segue, per
chi lascia due parole , per chi la ama.
Ormai ci avviciniamo alla fine , il
primo grosso ostacolo sembra superato. Ma come reagirà lei
quando Embry le
racconterà davvero tutto dei lupi?
Aggiornamento venerdì prossimo
Con affetto
Noemi.
|
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Capitolo 6 *** Sa di noi ***
Capitolo
6
Sa di noi.
Vivian
afferra il cuscino e me lo tira
addosso, lo evito con un movimento secco e mi butto sopra di lei
schiacciandola
sul materasso.
“Riflessi da licantropo. Dovrai impegnarti
di più se vuoi colpirmi.”
Allaccia le gambe alla mia schiena e le
mordo la spalla.
“Uff, che ingiustizia.”
Scoppia a ridere. La sua risata mi riempie la
testa e mi sembra che tutto all’improvviso cambi forma e
significato.
Sono un lupo, sono un uomo, sono un
ragazzo che non ha mai conosciuto il padre.
Sono solo uno che stringe fra le braccia la donna che ama. Sono io, io e io soltanto
e ho lei.
Indossa una mia maglietta, talmente
grande che le fa da vestito. I capelli sono sciolti e il corpo
accaldato per il
contatto con il mio. La guardo negli occhi e lei guarda me. Le bacio la
fronte
e con le labbra disegno i contorni del suo viso fino ad incontrare le
sue
labbra. La mia lingua esplora la sua bocca e le mani accarezzano le
cosce. Stringe di
più la presa al mio bacino e poi
sbuffa interrompendo il bacio.
“Te l’avevo detto che era inutile che ti
rimettessi i boxer.”
Sorrido e le mordo le labbra.
“Non ci vuole niente a levarli.”
Mi accarezza la schiena e poi
improvvisamente scioglie la presa dai miei fianchi e si appoggia alla
testata
del letto, mettendosi seduta.
“Embry?” Le sorrido e mi siedo di fianco
a lei. Posa la testa sulla mia spalla e cerco le
sue mani, le accarezzo il dorso e lei
continua.
“ È per quello che sei sempre così
caldo
e tremi quando litighiamo? È il lupo?”
Annuisco e le bacio la fronte.
“Sì, ma non ti farei del male, so
controllarmi bene.” Si alza nelle spalle e chiude gli occhi.
“Non ho paura di te.” Come cavolo riesce
a farmi innamorare ancora di più? Le passo due dita sotto il mento e le alzo il viso.
“Non ti ho raccontato ancora tutto.” La
solita ruga sulla fronte , proprio lì fra i sopraccigli.
Cazzo, fra tutte le
cose proprio questa non vorrei dovergliela spiegare.
“C’è una cosa che dovresti sapere prima
di … non lo so, decidere se restare.”
“Sono praticamente nuda nel tuo letto.
L’ho già presa quella decisione.”
“Potresti cambiare idea.”
“Credevo mi conoscessi un po’ meglio.”
“C’è una cosa chiamata imprinting
che…”
“Sei un lupo, mica una papera, Embry.”
Scoppio a ridere.
Qual
è il tuo trucco Vivian? Come fai a far perdere importanza a
tutto il resto?
“Forse
abbiamo qualche gene in comune.
L’imprinting è il modo in cui il nostro lupo
sceglie la compagna ideale. Una
sorta di selezione naturale.”
“Non capisco, scusa.”
“Quando incontriamo la persona che ci
possa garantire una più forte discendenza è come
se una molla scattasse dentro
di noi. Vedi lei e all’improvviso non ne puoi più
fare a meno.”
Sospira e si tortura il labbro fra i
denti. So che sta decidendo se fare o meno l’ultima domanda.
“Non sono il tuo imprinting.”
Scuoto la testa e non mollo i suoi
occhi. Spero che sia brava a leggerci
dentro come ogni altra volta.
“Ma non vuol dire niente, Vivian, io ti
amo.”
“E quando incontrerai lei lo
dimenticherai.” Si alza in piedi e corre fuori dalla stanza.
Porca puttana. Non
sono una papera, ha
ragione. Sono un combattente solo che non avevo niente per cui valesse la pena farlo
prima di adesso.
La raggiungo, è appoggiata contro il
muro, in sala. Ha la testa bassa e sento il suo cuore. Mi concentro su
quel
suono e faccio un altro passo. Lei alza il viso e mi blocca con una
mano.
“No. Sto bene, Embry.”
“Ascolta...”
“Ti ho detto che sto bene. Insomma, un
giorno te ne andrai, è normale. Tutte le storie
d’amore finiscono.”
Scivola sul pavimento, me ne frego delle
sue proteste e mi inginocchio accanto a lei. Le passo le braccia dietro
la
schiena e la stringo a me.
“Sei qua per ora.” sussurra alla fine,
alle mie orecchie.
“Sono qua.” La bacio. Porta le mani sul
mio viso e mi preme di più contro le sue labbra, quasi con
rabbia. È lei che
cerca la mia lingua, la succhia e io respiro lei. Sono qua. Si aggrappa
alle
mie spalle e mi rialzo prendendola in braccio. Non voglio essere in
nessun
altro posto.
Torniamo in camera e la sdraio sul
letto. La bacio ancora e le levo la maglietta. È nuda,
è perfetta, è mia.
Mi chino su di lei e bacio il suo corpo. Geme
e stringe le mani contro il cuscino quando le apro di
più le gambe. Il mio nome le resta incastrato
in gola e poi lo
lascia andare
raggiungendo l’orgasmo. Ha il respiro
corto,
adesso, e gli occhi li brillano.
Si sposta sopra di me e mi bacia il
petto. L’afferro per i fianchi ed entro dentro di lei, piano.
Inizia a muoversi
e stringo un po’ di più la presa.
Il
lupo ringhia. Lo metto a tacere. Sono qua e la voglio amare.
È lei. Lei e
nessun’ altra. Le
sue unghie mi
graffiano la schiena. Sono dentro di lei ed è questo il mio
posto. È qui che
sono me stesso.
Accelero i movimenti e cerco ancora i
sui occhi.
Mi
vedi? Non è il lupo, sono io. Stiamo facendo
l’amore, è solo questo conta. Io e
te.
Un'altra
spinta, un gemito e un sospiro.
Raggiungiamo l’orgasmo
quasi insieme e il lupo
tace. È lei e basta. Crolla sopra di me e le accarezzo la schiena baciandole la
fronte.
È sudata, ha il mio profumo addosso. Il
nostro odore mischiato. Sa di amore, sa di casa. È mia.
Le
alzo il viso e la bacio sulle labbra.
“Vivian.” Scuote la testa. Non le piace
parlare dopo aver fatto l’amore. Ma stavolta mi deve
ascoltare, perché sa di
noi, il mio perché.
“Non ti farò promesse che non posso
mantenere e non garantisco
che sarà per
sempre. Ma cazzo, ti amo, e se avrò l’imprinting
combatterò con tutto quello
che sono per tornare da te.”
Angolo
Autrice
E
questo era l’ultimo capitolo.
Ora lei sa veramente tutto e ancora una
volta ha scelto lui.
La prossima settimana posterò l’epilogo e
allora sarà il momento dei veri saluti, per ora, ancora una
volta: GRAZIE.
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 7 *** Epilogo ***
Epilogo
Vivian
è sdraiata sulla spiaggia, una
mano sorregge un libro e l’altra è affondata nei
miei capelli, mi
accarezza e io
sorrido baciandole la
pancia.
“Perché non la sento muoversi?”
Scoppia a ridere e scuote la testa.
“È troppo presto, Embry. Dovrai aspettare
ancora un po’.”
“Però sente la mia voce?”
“I libri così dicono.”
Sorride.
“Bene… Ehi, tu, là dentro. Lo sai che
mamma e papà si sposano domani?” Mi dà
un pizzicotto sul fianco.
“Smettila di chiamare mia figlia “ehi,
tu” o potrei cambiare idea sul matrimonio.”
“Non ci provare. Insomma, te l’ho dovuto
chiedere cinque volte per farmi dire di si.”
“Era divertente.”
“Tua mamma è una vera strega,
piccolina. E
comunque, come fai a essere
certa che sia una femmina?”
“Non lo so, ma mi sento così.”
“Perfetto, dovrò difenderla dai figli di
Sam, Paul e Jared. Diventerò
pazzo, già
lo so.”
“Non iniziare a fare il papà geloso.”
“Ma devo. Pensa se ti assomiglia e quei
tre sono… non mi fiderò
mai.” Scoppia a
ridere ed io la bacio. Sempre e solo lei. Le sfioro il naso, quando
sento dei
passi alle mie spalle.
“Ziooooooooooo… zioooooooooooooo.” Mi
alzo in piedi e Nickolas mi vola fra le braccia. Lo afferro per le gambe e lo faccio
penzolare a testa in
giù. Ride e lo rimetto a terra. Non vedo Paul e Rachel da
nessuna parte.
“Dove sono mamma e papà, Nick?” Lui mi
guarda con aria seria ed esclama.
“Scappato io.”
“Come sei scappato, perché?”
“Mamma camicia. Non vuole io.”
Gli scompiglio i capelli.
“Sei proprio uguale a
tuo padre.” Si avvicina a
Vivian e la guarda, posandole una manina
sulla pancia.
“È vero che lì
c’è bimbo, come in pancia di zia Bella?”
Vivian sorride e annuisce. Nick sembra riflettere prima di parlare.
“Ma zia Bella palla, tu no.” Vivian
scoppia a ridere .
“La bimba di zia Bella è più grande,
lei
è ancora
piccola, piccola.”
“E poi palla anche tu?”
“Probabile.”
“Ehi, eccoti.” Jake corre verso di noi,
si ferma e sospira
di sollievo quando
vede Nick tranquillamente accoccolato vicino a Vivian.
“Che razza di Alpha sei se non riesci a
tenere a bada un bambino di tre anni?” Gli dico dandogli una
gomitata. Lui
sbuffa e mi guarda storto.
“Mi sono girato un secondo e non c’era
più. Giuro che mia figlia la lego. Andiamo a casa, Nick,
prima che tua madre mi
uccida.”
“Lo porto io.” Interviene Vivian,
rimettendosi in piedi.
“Voi non dovevate
uscire?”
“Ci aspettano tutti a casa di Jared fra
mezz’ora.”
“Bene, allora divertitevi. E non fate
tardi.”
“Tranquilla, Vivian. Lo portiamo in
tempo all’altare.”
“Come al tuo matrimonio, Jake?”
“Ehi, abbiamo tardato solo dieci… venti
minuti.”
“Sì, ma io non sono Bella e giuro che me
ne vado.”
Si alza sulle punte e posa le labbra
sulle mie.
Sono passati quattro
anni da quando ha stravolto tutta la
mia vita. Ancora
niente imprinting ma
ormai lo so.
È lei la mia magia ed il mio perché.
L’amore,
il vero amore è magia
e
non una magia qualsiasi
ma
la magia più potente di tutte.
ANGOLO AUTRICE
È sempre strano quando si
mette la parola fine ad una storia
ma è inevitabile.
E così… eccomi qua a salutarvi e a ringraziarvi
per essere
passate di qua, per essere rimaste e per aver fatto entrare nel vostro
cuore
Embry, Vivian e me dietro di loro.
Grazie a Ania per aver amato oltre ogni
misura questo piccolo racconto.
Grazie a Angel perché non sapevi niente di lui ma hai letto,
mi hai incoraggiata e sei semplicemente tu ed io sono me con te (<3).
Grazie a Ellie che ha creato il banner e
soprattutto perché dove c’è Embry ci
sono le
Embry’s Girls
e dove ci sono io tu.
Grazie a Erika, Steffy , Maria, Penny e Noemi. Le mie
lettrici fidate . Vi adoro e grazie per
fiducia che mi date sempre e la passione che mi dimostrate
con le vostre
recensioni.
Grazie a concu300 per non aver perso neanche un capitolo e
per tutto il tuo entusiasmo.
Grazie a chiunque è passato di qua, ha lasciato due parole
o ha semplicemente letto.
Non ho ancora finito di raccontare la storia o le storie di
Embry quindi vi prometto che arriveranno altri racconti dedicate a lui.
Nel frattempo venerdì prossimo torno a raccontarvi di Bella
e Jake qua: Una
favola non è . E un po’ di
Embry lo ritroverete fra quelle righe.
Alla prossima storia
Con affetto
Noemi
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