The end to which we belong

di Arydubhe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vittoria e fallimento ***
Capitolo 2: *** Ferite che non accennano a guarire ***
Capitolo 3: *** Salvare Naruto vs Salvare Sasuke ***
Capitolo 4: *** Fuori dal mondo in attesa della luce ***



Capitolo 1
*** Vittoria e fallimento ***


The end to which we belong

 

Capitolo 1: Vittoria e Fallimento



Il corpo di quello che era stato conosciuto come Tobi, colui che aveva ingannato tutti al mondo tramando per anni mentre gli altri si crogiolavano in una relativa pace, colui che aveva provocato lo scoppio della 4° guerra ninja e che era stato la causa di tante morti occorse negli scontri era lì, a pochi passi, inerte e oramai incapace di muoversi.

Naruto ce l’aveva fatta.

Aveva sconfitto il nemico e con ciò aveva salvato il mondo.

Un sorriso appena abbozzato solcava il viso del ragazzo. Sapeva di essere riuscito nel suo intento ma il dolore che provava gli impediva di abbandonarsi ai festeggiamenti, un doppio dolore che gli attanagliava le membra e la mente.

Naruto giaceva steso a terra, a qualche metro dal suo nemico. La bocca gli si incurvava in una smorfia di pura sofferenza, mentre con la mano ancora buona, la sinistra, tentava di alzarsi, invano. Lo scontro era stato devastante per il suo corpo. Gli sembrava di essere trafitto da mille schegge di vetro, secondo dopo secondo. Non sentiva altro che male dalla vita in giù; e il resto del corpo non stava meglio. Il respiro era affannato e profonde ferite gli solcavano la pelle, inoltrandosi in profondità nella carne. Il sangue defluiva copioso da esse, specie dall’enorme bruciatura rovente sulla schiena, imbrattando i vestiti e il terreno, in un bagliore rossastro che il perdurare del Kyubi-mode faceva sembrare ancora più sinistro. Il busto gli doleva per la violenza dei colpi subiti e naruto aveva la certezza che più di qualche costola gli si fosse incrinata o rotta; come il polso destro, del resto, che a giudicare dalla innaturale posa della mano doveva essersi fratturato scompostamente. Era sopravvissuto, certo, ma stavolta lo stesso Naruto dubitava che la forza rigeneratrice del Kyubi gli avrebbe permesso di rimettersi in breve tempo.

Ma non era quello a preoccuparlo. La battaglia per lui non era ancora finita: c'era un'altra cosa da fare e non poteva permettere che quelle ferite, per quanto gravi, lo distogliessero dal suo intento...Fece appello ad ogni briciolo di forza che gli rimaneva per tentare di alzarsi da terra.

Dov'era andato LUI? Doveva inseguirlo...

“Naruto…” lo chiamò Kurama dall’interno della sua mente, distogliendolo dal flusso dei suoi pensieri.

“Ce l’abbiamo fatta, amico! Non ti preoccupare…adesso dobbiamo ritrovare Sas...” rispose Naruto con un tentativo di tono rassicurante; il ragazzo fu però incapace di trattenere un eccesso di tosse e nella forza degli spasmi si piegò su se stesso, avvertendo un dolore lancinante lungo la spina dorsale e vanificando gli sforzi sinora fatti per sollevarsi.

“Le cose non vanno per niente bene. Naruto, le tue condizioni sono gravi, devi farti subito curare…”

Naruto, carponi, non riusciva a smettere di tossire. Sputava sangue e rantolava, ogni respiro come una stilettata dritta in mezzo al petto. Doveva arrendersi all'evidenza.

“Mi sa che hai ragione, Kurama…” Si limitò a pensare Naruto con quel po’ di lucidità che, tra una fitta e l’altra, gli rimaneva, certo che il Kyubi l’avrebbe sentito ugualmente. Essere entrato in sintonia con Kurama era stato per lui meraviglioso, non solo perché ciò gli aveva permesso di rivedere i suoi genitori, ma anche perché aveva potuto pian pano scoprire che quella bestia, tanto temuta, come tutti aveva un cuore, dei sentimenti e un grande dolore alle spalle che giustificava ogni sua mala azione passata.

Un colpo di tosse più forte degli altri mandò Naruto riverso a terra di schianto, mentre un urlo di dolore gli sfuggiva dalle labbra.

“Naruto!” La voce preoccupata di Kurama si faceva distante, mentre fievole fievole, in lontananza, udiva passi trafelati avvicinarsi a lui.

Gli parve di sentire la voce di Sakura urlare a squarciagola il suo nome…riconosceva il passo di Kakashi e il profumo di Tsunade, sebbene incrostato dall'odore di sangue, sudore e polvere…riusciva persino a intravedere il blu dei capelli di Hinata...

Sakura gli si gettò accanto appena lo vide. Aveva corso a più non posso sul terreno accidentato, schivando i detriti sollevati dal combattimento ed evitando le buche più profonde. Naruto e Tobi avevano lasciato la devastazione attorno a loro: lo scontro era stato così violento che tutti gli shinobi si erano ritirati dal luogo in cui i due Titani lottavano, ridotti, nella loro impotenza, a meri spettatori. Lei stessa non aveva potuto fare altro che restare a guardare mentre l'uomo mascherato e Naruto combattevano all'ultimo sangue...

“Anche questa volta non ho potuto fare niente per lui...” si disse all'orlo delle lacrime, la preoccupazione sempre crescente.

Se non fosse arrivato LUI, forse...

“Naruto! Naruto mi senti? No no no, non perdere conoscenza…”La voce della ragazza era di un tono più alto del normale, spezzata. Il solo vedere Naruto in quello stato l’aveva messa in puro allarme. Naruto non era grave….peggio...Naruto stava seriamente rischiando di morire. Appena gli era stata accanto, Sakura non aveva impiegato più di due secondi per valutarne le condizioni; ce ne erano voluti molti di più perché si riprendesse dallo shock di vederlo così ridotto.

Impietrita, lo guardava senza sapere cosa fare. Fu il tentativo del ragazzo di dirle qualcosa a riscuoterla:

sollevava la mano tremante verso un punto in lontananza, il punto in cui LUI...

Sakura aveva capito ma non c'era tempo per quello. Assolutamente bisognava prima fare qualcosa per Naruto; e in fretta.

“Sakura...Sas...ke” ebbe infatti appena il tempo di dire Naruto prima che il mondo si facesse nero tutto attorno a lui. Il ragazzo stava perdendo conoscenza velocemente, anche i suoni ora si facevano più ovattati e indistinti...

“Tsunade-sama!” urlò disperata Sakura nel vederlo svenire. “Resisti Naruto, non mollare!”

Stava accedendo qualcosa di inspiegabile. Naruto rimaneva in Kyubi-mode anche ora che tutto era finito, le fiamme ancora lo avvolgevano interamente, sfavillando di giallo e rosso. Era come se Naruto non potesse ritornare normale. Nonostante in quello stato avrebbe dovuto essere perfettamente in grado di autorigenerarsi, inoltre, le ferite continuavano a sanguinare e la sua facoltà di guarigione sembrava in generale non sortire alcun effetto. Di questo passo sarebbe morto dissanguato o, peggio, consumato dal suo stesso chakra.

Sì, decisamente qualcosa non andava.

Sakura non ci pensò due volte, e incurante delle fiammelle di chakra che avvolgevano Naruto, senza dare importanza al pericolo di ustionarsi, impose le mani sulla grossa ferita che Naruto aveva sul petto. Rimase stupita nel vedere che le sue mani potevano affondare senza problemi nello spesso chakra: le fiamme non bruciavano affatto.

Il chakra Luce di colore verde, tipico dei medical jutsu, si sprigionò brillante dalle sue mani, forte più che mai, mentre la ragazza convogliava quanto più chakra curativo poteva su Naruto.

“Quante ferite...”

 

Il Quinto Hokage comparve alle sue spalle, sostenuta dal Raikage. Lo scontro con Madara l’aveva provata seriamente, portandola ad un abuso di chakra. Le sue condizioni non erano gravi quanto la volta in cui si era scontrata con Pain, ma i benefici del suo jutsu dell’età erano scomparsi, il simbolo del byakogou era sparito e il quantitativo di chakra che le scorreva in corpo era irrisorio.

“Oh mio Dio…!” esclamò Tsunade nel vedere Naruto.

La donna non esitò un solo istante e, facendo un cenno a Shizune di aiutarla, si mise all’opera per valutare accuratamente lo stato di Naruto.

“Sakura, continua a fare quello che stai facendo…” ingiunse all'allieva e, facendo appello a quel poco di chakra che le rimaneva, cominciò a sondare il corpo di Naruto.

“Hai!” mormoro Sakura mentre una goccia di sudore le colava sul viso e per tutta risposta intensificò il flusso di chakra.

 

“Il battito è estremamente irregolare” commentò Shizune.

“I polmoni sono compromessi…”

la diagnosi proseguiva con responso sempre più impietoso.

La gente si stava assiepando attorno a Naruto, mentre un drappello di ninja si era accalcato attorno al corpo del perdente e stava decidendo su come disporne. Il silenzio regnava però tutt’attorno, gli shinobi erano in attesa di sapere il responso sulla vita di colui che aveva salvato loro tutti.

“Il chakra di Naruto è fuori controllo…-fu infine la valutazione di Tsunade-è come quando veniva rivestito dal demon fox cloack…lo sta consumando dall’interno e dall’esterno”

“Ma non dovrebbe essere così- intervenne Yamato-taichou- il kyubi mode funziona attraverso uno scambio di Chakra tra quello di Naruto e quella della Volpe, tuttavia da quando Naruto e il Kyubi hanno rafforzato il loro rapporto il Kyubi ha rinunciato a sottrarre il chakra a Naruto se non nello stesso necessario…nee, Bee-san?”

Bee-san rimaneva stranamente silenzioso. “Konoyarou, bakayarou! Se Naruto rimane in questo state non so se mi è mi è possibile comunicare col Kyubi inside him, fool, ya-fool. Neanche l’Ottocode forse può… ma let’s try, yeah!”

Detto ciò il Jinchuriki si sedette a terra e con la Bestia Codata in suo possesso tentò di stabilire un contatto mentale con la Volpe.

“Presto, non c'è tempo da perdere! Non sprecare tempo a far ragionare la Volpe, se fosse...scopri cosa non va e riferiscicelo subito!” urlò Tsunade a Bee sperando che lo sentisse.

 

“Kyubi!”

“Kurama!” chiamarono Bee-san e il bijuu.

La mente di Naruto era terribilmente vuota, un enorme lenzuolo bianco nel mezzo della quale si stagliava il profilo del Kyubi. Bee-san e il suo bijuu a quella vista furono assai preoccupati. Una mente così vuota non era un buon segno. Fuori dalla gabbia e del tutto privo di catene o costrizioni, tutt’altro che intenzionato a fuggire, stava Kurama. Il pensiero di ciò che quello poteva significare li lasciò estremamente turbati.

“Salvate Naruto!” urlò loro Kurama quando li vide.

“Kurama! Il chakra di Naruto è impazzito…il kyubi mode non ha termine e il tuo chakra lo sta danneggiando!” gli spiegò il Bijuu dalle otto code.

Kurama scosse il capo, le orecchie ritte, le nove code che sferzavano l’aria come colpi di frusta. Rispose con un ringhio: “Non dipende da me! Da tempo ho smesso di usare il chakra di Naruto quindi non è un problema di bilanciamento! Sono i gates ad essere fuori controllo….da tempo avrei già richiamato il chakra se ne fossi stato in grado!”

Bee-san si lanciò in una salva di improperi prima di ordinare a Gyuki di ritornare dagli altri.

“Salvatelo!” ripetè Kurama vedendo che si affrettavano a riportare le informazioni agli altri. “Vi prego. Ho già perso un padre…non voglio perdere anche lui”

Il Jinchuriki e il suo bijuu ebbero un sussulto. Gyuki ricordava di aver udito una volta sola in vita sua quel tono uggiolante in Kurama: quando il Sage of six paths era morto. Non aveva mai pensato di poter avere nuovamente l’occasione di udire quel tono supplichevole. Provò un terribile senso di sofferenza per quello che, dopotutto, era il suo fratello bijuu.

“Faremo il possibile, Kurama”.

 

Intanto fuori, la trepidazione aumentava secondo dopo secondo. Naruto non accennava a svegliarsi, il battito del ragazzo si faceva sempre più debole, il respiro sempre più fievole.

“Di questo passo non ce la farà” si trovò a mormorare con terrore Sakura. “Naruto….non ce la farò mai a curare tutte queste ferite....”

“Naruto-kun!” Hinata si stringeva a Neji, che la sorreggeva per le spalle.

Tutti i ragazzi di Konoha la guardarono con apprensione. Sapevano da tempo cosa provava per Naruto, sapevano cosa lei avesse detto al ragazzo durante lo scontro con Pain, sapevano anche che Hinata era da allora in attesa di una risposta da parte sua.

Hinata guardava il corpo di Naruto in lacrime, incapace di dire qualsiasi cosa. Gli altri non erano da meno: quella che si stava consumando davanti ai loro occhi era una tragedia e la cosa più terribile era la sensazione di totale impotenza che attanagliava i loro cuori.

 

“Konoyarou, bakayarou!”-esordì Bee-san appena ritornato alla realtà, interrompendo il desolante vuoto dell’attesa- il problema è dei gates, Kurama is faultless! Il chakra scorre senza che nulla li blocchi, neanche la Volpe può fermarlo…fool, ya-fool!”

La notizia lasciò tutti di sasso.

“Il problema è ai cancelli del chakra?” ripetè Sakura costernata, le lacrime che ormai le rigavano le guance e le offuscavano la vista. “Ma nessun medical jutsu può forzare i chakra a chiudersi…”

Tsunade guardava Naruto incapace di intervenire.

“Forse…”

Gettò un'occhiata verso gli Hyuga. Un’idea folle le si era affacciata alla mente.

Una idea folle che però non era balenata in testa solo a lei.

Hinata guardò Neji. “Secondo te…?”

Neji si limitò ad annuire: ”E' possibile...ma è rischioso”.

“Cosa? Cosa è possibile?-intervenne Ino, confusa come la maggior parte delle persone lì attorno.

“Se il problema sono i gates che non si chiudono- prese parola Rock Lee, credendo di aver capito - allora c'è bisogno di qualcosa che perlomeno obblighi il flusso di chakra ad arrestarsi. Il che è esattamente ciò che fa il gentle fist e le tecniche del casato Hyuga” Neji era stato compagno di Rock Lee sin dall'epoca della Accademia, non era un caso che a lui pure fosse venuta in mente quella soluzione.

“E' possibile- ripetè Neji sottolineando tutta la sua incertezza- possibile, ma non sicuro. Il gentle fist è un taijutsu, non un medical jutsu. E' stato progettato per offendere, per procurare danni interni bloccando il circuito del chakra. Non so se sia davvero possibile bloccare il flusso del chakra senza aggravare lo stato dei suoi organi già compromessi. ”

“Il gentle fist può causare gravi danni agli organi interni perchè attraverso l'inserimento forzato di chakra nel Chakra Pathway System dell'avversario, si mira a colpire le cellule di organi vitali dell'organismo che il Pathaway irrora. Tuttavia se si riuscisse semplicemente a bloccare i tanketsu senza forzare il chakra a risalire per i canali della rete sarebbe possibile arrestare il flusso senza causare danni interni” A questo punto intervenne il padre di Hinata, con la massima serietà “Sin da piccoli noi del Clan Hyuga siamo addestrati a inserire il chakra nel pathaway con lo specifico scopo di danneggiare e per questo lo trasformiamo come in piccoli aghetti che risalgono i canali della rete. Forse basterebbe modificare la forma data al chakra immesso, creare insomma una specie di blocco...”

“Perciò a logica dovrebbe funzionare...” mormorò Hinata stropicciandosi le mani in ansia ma con una piccola scintilla di speranza negli occhi.

“Ma nessuno ha mai provato...e permettetemi è inaudito tentare di trasformare un taijutsu in un medical jutsu su due piedi...Il pericolo è quello di danneggiare gli organi di Naruto-kun più di quanto non lo siano già” tentò di riportarla a terra il padre.

Cosa fare? Uno spiraglio si era aperto, ma la prospettiva di riuscita era molto bassa, questo oramai era chiaro a tutti. Chi si sarebbe assunto la responsabilità di qualunque tentativo sarebbe stato fatto d'ora in poi?

La discussione tra gli Hyuga su quanto fosse pericolosa quella risoluzione proseguiva.

“Se non facciamo nulla- intervenne d'un tratto Lee accorato - la vita di Naruto è in pericolo lo stesso. Il senso dei Gates è quello di impedire che il corpo bruci troppo in fretta le sue energie e spiri troppo presto. Di questo passo....” Nei suoi occhi si poteva veder il terrore che un'eventualità simile provocava in un maestro della tecnica del loto come lui.

“E' pericoloso...ma non credo che abbiamo altra scelta.- acconsentì dopo qualche meditazione lady Tsunade- Lee purtroppo ha ragione. Neanche io sono in grado di curarlo e di questo passo di certo Naruto morirà...a questo punto bisogna solo scegliere chi...”

“No!- Urlò Sakura, a capo basso, gli occhi che traboccavano lacrime – Neji ha ragione ad avere dei dubbi! Il gentle fist non serve a questo! Non permetterò che nessuno Hyuga tocchi Naruto!”

“Sakura ragiona, il tempo stringe- la redarguì Tsunade visibilmente preoccupata- e Naruto stavolta non può farcela da solo. Oramai non sei più una ragazzina, sei un ninja medico! La tua priorità deve essere la salute del tuo paziente!”

“No, non voglio! E' troppo pericoloso!”

“Sakura!”

“Sakura-chan...” intervenne Hinata

“Tu!- sillabò Sakura- Non osare avvicinarti a Naruto! Chi sei tu per lui per poter alzare un solo dito nella sua direzione?”

“Io...” Hinata fece un passo indietro, colpita nel profondo.

Era normale che Sakura reagisse così, invasa come era dal dolore e dalla preoccupazione, si diceva. Però la ragazza aveva fatto c'entro: chi era lei per Naruto? E poi, che garanzie aveva che l'uso della tecnica del suo clan non l'avrebbe ucciso anziché salvarlo?

“Io...non sono niente per lui forse, perlomeno nulla più di una conoscente, forse al massimo un'amica. Però so chi è lui per me- rispose Hinata facendosi coraggio. Sentiva in corpo quello stesso ardore che l'aveva pervasa quando era corsa in soccorso di Naruto durante lo scontro con Pain. Vedeva le immagini di quel giorno scorrerle davanti agli occhi: la felicità nel vedere Naruto comparire a salvare il villaggio, la paura nel vederlo impalato a terra ad opera di quel mostro, la forza che l'aveva spinta a scendere in campo per salvare Naruto e combattere per lui con tutto ciò che aveva, il peso che si alleggeriva nel suo cuore dopo la confessione d'amore e il dispiacere di non avere potuto fare di più per lui quando aveva creduto di essere in procinto di morire.

“Contro Pain non ho potuto fare altro che tentare pateticamente di aiutarlo...ma se questa volta ho davvero l'occasione di salvarlo....io sarei disposta a cadere anche la mia vita per lui. Perchè lui è la persona che amo, da così tanto tempo che neanche io so più bene da quanto. Ed è la persona che mi ha resa forte e mi ha insegnato cosa vuol dire per un ninja avere una strada da seguire. E...io non so chi sia tu per lui né chi io sono per lui, ma non ho ancora perso la speranza di scoprirlo un giorno...e per questo non permetterò che nemmeno tu, Sakura Haruno, possa fermarmi...perchè questa è la mia strada del ninja!”

Nessuna lacrima solcava più il viso di Hinata mentre pronunciava quelle parole. La determinazione che i suoi occhi emanavano aveva un che di spaventoso. A tutti sembrava riconoscere la stessa indomita testardaggine del miglior Naruto in quell'atteggiamento forte e deciso; la Hinata che tutti cooscevano, paurosa e timida, insicura e debole, sembrava solo un vecchio ricordo.

Dopo un attimo di silenzio Sakura si alzò. Aveva smesso di erogare a Naruto il suo chakra guaritore mentre Hinata pronunciava il suo discorso infuocato. Senza proferire parola Sakura si alzò e si allontanò da Naruto, il capo chino, in segno di resa.

Hinata era la seconda persona che la metteva di fronte a un dilemma, quello stesso che lei aveva osato rivoltare contro la ragazza dai capelli blu. Chi era lei per Naruto? Da quando Sai le aveva posto in testa quella domanda non aveva più saputo darsi una risposta...

“Forse ho perso il diritto di scoprirlo tempo fa” si disse a malincuore.

Chi era per lei Naruto? Naruto era il suo compagno, era un suo amico, era la persona che tante volte le aveva salvato la vita, Naruto era...La realtà era che in quel momento non si sentiva neppure degna di stare accanto a Naruto. La sua vanagloria non era mai stata in grado di condurla a niente, men che meno a salvare Sasuke o Naruto. Era cresciuta col tempo, ma in fondo lo sapeva, era sempre stata sempre debole di spirito, incline alla commiserazione ma propensa ad una cieca ostinazione. E già più volte si era arresa, risolvendosi a scappare e lasciare tutto alle spalle, per ricominciare daccapo senza aver risolto nulla, un taglio netto giusto per dimenticare. Lei era forse la persona che aveva fatto più male a Naruto dopo Sasuke. Che diritto aveva, lei, di fermare Hinata? Si sentiva così tanto piccola al suo confronto...Forse davvero solo Hinata, con la sua determinazione, poteva salvarlo. Hinata era pronta a dare tutto par Naruto. Lei invece si sentiva come se la propria vita le stesse scivolando via dalle mani minuto dopo minuto.

Si soffermò a guardare da lontano Naruto e Hinata, mentre una nuova lacrima le solcava la guancia e pregò perchè la ragazza riuscisse nel suo intento.

 

Hinata era in ginocchio a fianco di Naruto. La scelta su chi dovesse effettuare quel disperato tentativo era già stata presa evidentemente.

“Byakugan!”

“Hinata stai attenta...se non regoli bene il flusso del chakra potresti causare a Naruto danni assai gravi, se non addirittura ucciderlo” si raccomandò ancora suo padre.

Purtroppo lo sapeva benissimo.

Sapeva a malapena cosa stava facendo, aveva solo una vaga idea di come doveva visualizzare la forma del chakra per non rovinare ogni speranza con le sue mani. Hinata trattenne un singulto nel vedere il circuito del chakra di Naruto: nonostante l'asprezza dello scontro con Tobi, esso pullulava di chakra misto blu e rosso della Volpe, che vorticava furiosamente senza sosta,fuoriuscendo dai tenketsu del corpo del ragazzo a tutta forza.

“Devo concentrarmi” si disse.

Naruto già una volta era stato in grado alzarsi in piedi dopo essere stato colpito da Neji con la tecnica dell'Eight Trigram Sixty-four palms, il che da un lato la rassicurava sul fatto che quella tecnica, per qualche strana ragione, già sul normale Naruto non aveva tutto questo effetto, ma dall'altra le faceva anche presagire tutta la difficoltà nell'arginare il flusso del chakra del ragazzo.

Emise un profondo respiro e si mise all'opera.

“Punto primo, focalizzare i punti di uscita del chakra; punto secondo, attivare il mio chakra per le tecniche del gentle fist; punto terzo, ridurre al minimo il potere offensivo ma mantenendolo sufficiente a inibire il passaggio del chakra altrui; punto quarto, manipolare la forma del chakra per ostruire i tanketsu...”

Poteva farcela.

Doveva farcela.

“Naruto!” gridò Hinata dando inizio all'applicazione della tecnica. Le sue mani si muovevano veloci, ma non troppo, per bloccare i tanketsu uno dopo l'altro. La ragazza stava attenta a non sbagliare dimensione dei micro-tappi di chackra, a non eccedere nella pressione a non essere troppo sbrigativa, ma non si concedeva il lusso si indugiare troppo: il tempo scorreva e ogni secondo che passava era un rischio in più per Naruto. 316 erano i nodi da bloccare, una passeggiata per il One hundred twenty-eight palms, ma non per una tecnica nuova quale era quella che stava sperimentando sul momento.

“Ti prego Naruto, resisti!”

Il chakra azzurro fluiva dalle mani di Hinata in una nuvola a intermittenza, facendole brillare i palmi delle mani di tonalità fluorescenti. Gocce di sudore colavano lungo il viso seguendo la scia delle rughe del byakugan ma Hinata non aveva tempo per asciugarsele. Era stanca, la sua espressione mutava sempre più in un misto di spossatezza e ansia dopo combattimenti durati così a lungo in quella guerra tanto funesta, la sua dispensa di chakra allo stremo; ma non poteva permettersi di mollare ora. E soprattutto non voleva farlo, a qualsiasi costo. Aveva paura ma doveva farcela per Naruto.

“Se dovessi mollare ora...non me lo perdonerei mai”.

Dapprincipiò sembrò che nulla stesse accadendo, ma poco per volta l'alone di fiammelle che copriva il corpo di Naruto si diradò, divenne nulla più che un fantasma, poi si estinse del tutto in uno sfrigolio, portando via con sé i segni del kyubi-mode e anche i sei simboli a forma di goccia tanto simili alle magatama del Sage of six Paths. Quando non rimasero che i brandelli della solita tuta arancione di Naruto e anche l'ultima scintilla si fu spenta, il flusso di Chakra di Hinata si interruppe del tutto. Ino accorse subito a sostenerla, conscia, a giudicare dal tremito delle sue mani, del pericoloso sforzo che aveva appena compiuto.

Il silenzio che aveva perdurato per tutta l'operazione non accettava a diradarsi. Era presto per cantar vittoria: Hinata era davvero riuscita nel suo intento, bloccare i tanketsu senza danneggiare Naruto?

Shizune, incerta, si pose a controllare il polso del ragazzo.

Un debole mormorio cominciò a diffondersi tutto attorno. Gente che pregava a mani giunte, che faceva voti, che semplicemente sperava che il tentativo non fosse stato vano. Shinobi della Foglia e della Sabbia, del villaggio del Fulmine come di ogni altro Ninja Hidden Village si trovavano ancora una volta uniti, a sperare in comune, chi stringendo tra le mani il coprifronte con inciso “Shinobi”e chi traendo forza dalla stretta o l'abbraccio di un altro. La speranza giocava a dadi con la paura, ma la prima aveva oramai preso il cuore dei più; e nell'attesa del responso del ninja medico che stava controllando le condizioni di salute di quel Naruto, quel Jinchuriki, quel coraggioso ragazzo che era stato degno di divenire il nuovo Sage of six Paths e aveva rischiato la vita per il mondo intero...ecco per lui versavano lacrime e imploravano tutti gli dei di tutte le religioni da loro professate.

“Ce l'hai fatta Hinata-sama!- Esclamò a un tratto Shizune. “Il polso si sta regolarizzando...e l'autoguarigione comincia ad avere effetto!”

Un boato di gioia proruppe tutt'attorno a Naruto, esattamente come quando, tempo prima, per opera sua tutta Konoha era stata salvata da Pain. Solo che stavolta non era solo un villaggio a gioire dei suoi successi, bensì tutto il mondo ninja.

“Però non è ancora del tutto fuori pericolo. Le sue condizioni rimangono gravi e necessita di cure!” intervenne Lady Tsunade senza farsi troppo trasportare dal sentimentalismo. “Necessita di cure...Sakura, so che puoi occupartene tu.”

La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Fece portare una barella perchè lo riaccompagnassero alle tende dei ninja medici per somministrargli subito le cure del caso. Sembrava tornata nella piena efficienza della sua competenza medica, come se sapere che Naruto era tutto sommato salvo le avesse dato nuova forza. Tuttavia, chiunque potè notare la lacrime che copiose le inondavano e guance. Quando fu di fronte a Hinata non potè fare a meno che abbracciarla.

Senza nascondere il tremito della voce, gettandole le braccia al collo, le disse “Arigatou!”, dopodichè si mise alla testa del drappello che scortava Naruto, ancora privo di sensi.

“Hinata. Ce l'hai fatta!” la assieparono i compagni in preda alla gioia.

“Sei stata grande, i miei complimenti”

“L'ho sempre detto che Hinata era forte” disse Kiba

“Taci, Kiba” lo zittì per tutta risposta Shino suscitando l'ilarità di tutti.

“Sei stata una vera eroina”

Hiashi Yuga corse ad abbracciare sua figlia. “Oggi Hinata, hai reso molto onore alla tua famiglia”.

Lo sguardo di Neji le fece capire che anche lui pensava la stessa cosa.

La ragazza non poteva credere alle proprie orecchie. Questa volte era davvero riuscita a fare qualcosa per Naruto...il sorriso radioso mutò in un pianto dirotto, pianto per la tensione accumulata, per la felicità dell'obiettivo raggiunto, per il fatto che Naruto Nonostante tutto era ancora in pericolo...

“Hinata- le disse Tsunade-se vuoi, puoi seguire Sakura. Credo che tu voglia stare accanto a Naruto e forse discutere con lei....”

“Arigatou, Lady Tsunade- rispose Hinata cercando di trattenere le lacrime, rossa in viso- ma credo che il mio posto ora sia qui, ad aspettarlo. In questo momento credo che Sakura-chan sia più adatta di me a stare al fianco di Naruto. Lo assisterò a mia volta durante la guarigione ma...per adesso potrei solo essere inutile...ha bisogno di cure vere....”

“Presto starà bene” la rassicurò Tsunade con fare materno, ma la ragazza fece cenno di no col capo.

“Credo che sappiamo tutti che per Naruto la battaglia non è ancora finita.”

Nella mente di tutti balenò un nome, sufficiente a rabbuiare loro l'animo : Sasuke.

Era vero, la battaglia per Naruto era solo giunta a una tregua forzata, molto ancora c'era di sospeso da appianare e potevano giurare che se Tobi non avesse conciato così male Naruto il ragazzo ora non sarebbe stato lì tra loro a ricevere complimenti ma sarebbe stato chissà dove alla ricerca di Sasuke.

Il nukenin della foglia era infatti apparso nel bel mezzo degli scontri e aveva contribuito al disfacimento dei piani di Madara e di Kabuto, per poi porsi al fianco di Naruto contro Tobi prima di scomparire nel nulla, così come dal nulla era apparso.

“So che non ha senso pretendere nulla da lui ora. Naruto ha combattuto questa battaglia e l'ha vinta, ma forse ora lo attende lo scontro più duro per lui.”

Come avrebbe reagito Naruto una volta guarito? Vedere Sasuke combattere di nuovo fianco a fianco con lui lo aveva di sicuro scosso...

 

Nella tenda medica speciale allestita per Naruto, non lontano dal campo di battaglia, una ciotola di medicamento cadeva a terra mentre Sakura, allibita, si afferrava a un tavolo per non cadere.

Naruto si era svegliato e, poggiato su un gomito, la stava guardando:

“Dobbiamo riportare indietro Sasuke...”

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Author's corner

 

Hai! Questa è la prima storia a capitoli che scrivo...di solito preferisco le one shot...tuttavia questa volta o scrivevo direttamente un romanzo oppure mi adeguavo a una pubblicazione volta per volta...ed eccomi qua. Spero che la storia non vi abbia annoiati e che siate giunti sin qua contenti di quello che avete letto. Io sono sempre più curiosa di come Kishimoto farà finire la storia vera...Questa non è una previsione vera e propria di come andranno i fatti (non a caso, vedete, ho evitato di fare illazioni su chi mai sia "Tobi")...diciamo piuttosto che è una delle possibili conclusioni che la mente di una fan può creare... La mia storia per ora può sembrare un po' in sordina ma spero che presto possa entrare più nel vivo. Per ora abbiamo visto un Naruto ossessionato da Sasuke, una Sakura in preda a problemi esistenziali e una Hinata sempre più innamorata...come proseguirà la vicenda? Scopritelo nel prossimo capitolo! Spero che abbiate voglia di seguirlo, vi aspetto!

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Capitolo 2
*** Ferite che non accennano a guarire ***


The end to which we belong

 

Capitolo 2: Ferite che non accennano a guarire



Era al suo fianco. Sasuke era al suo fianco.

Naruto poteva vedere i lampi blu del Chidori allungarsi e trasformarsi in un tutt'uno con la katana che stava impugnando. Il Susanoo lo avvolgeva in un alone violaceo e la mano sinistra minacciava di lanciare da un momento all'altro un Amaterasu.

Sasuke era lì accanto a lui e stava combattendo assieme a lui.

Naruto! Ora!” gli urlava prima di scomparire nella dimensione in cui il nemico si materializzava col suo Jutsu, in modo tale che in qualunque dimensione Tobi si fosse trovato avrebbe trovato qualcuno pronto a colpirlo.

Nostalgia. Naruto si sentiva pervadere da quel sentimento: era come essere ritornati ai vecchi tempi, a quando ancora il team 7 esisteva, a quando il legame di rivalità che li univa creava il forte rapporto d'amicizia che avevano sempre condiviso.

Assieme possiamo sconfiggerlo”

Con quel pensiero si vedeva sferrare l'attacco che aveva definitivamente sbaragliato il nemico: la tailed beast bomb incrociata con il suo Rasen Shuriken, un colpo devastante, cui nemmeno Tobi aveva potuto opporre resistenza.

Tutto esplodeva in un boato di luce, mentre lui e Tobi venivano sbalzati distanti l'uno dall'altro.

L'immagine scompariva e poi la scena si riapriva sul volto di Sasuke, che lo guardava dall'alto. La spada si rinfoderava, il bagliore del Chidori si affievoliva smorzato dallo stesso Sasuke.

Il suo viso che lo guardava dall'alto. Come quella volta alla Valle della Fine.

No” pensò Naruto, come in un deja-vu dall'orrendo presagio.

Ce l'hai fatta, Naruto. Addio Usuratonkachi”

Addio” rieccheggiò la voce di Sasuke mentre il ragazzo spariva agile in un balzo, perfettamente in grado di muoversi nonostante le ferite,

Sasuke stava sorridendo...ma come quella volta... se ne stava andando...ancora...

No!” si ritrovava a urlare Naruto “Sasuke non abbandonarmi di nuovo...”

Usuratonkachi...”

 

Il sogno si interruppe bruscamente. Naruto si trovò seduto nel suo letto, ansimante, il viso impiastricciato da un misto di sudore e lacrime. La ferita alla schiena gli bruciava come fuoco rovente e lo faceva boccheggiare. Era così che era andata: Sasuke era comparso durante la battaglia finale della 4° guerra ninja e l'aveva aiutato a sconfiggere il nemico, ma poi se ne era andato così come era venuto, senza dare una spiegazione, senza dare a Naruto il tempo di dire qualunque cosa.

“Usuratonkachi”.

Sasuke l'aveva chiamato in quel modo l'ultima volta, dopo anni che non sentiva la sua voce proferire quella parola. Sentiva le lacrime salire di nuovo a riempire i suoi occhi a quel ricordo.

“Sasuke”

Si aggrappò al cuscino e vi affondò il viso, stringendo il tessuto fin quasi a strapparlo.

Urlò. Urlò tutta la sua rabbia e la sua frustrazione.

Un mese era passato da quel giorno. Un mese di pura sofferenza che le cure di Sakura, le premure di Hinata e la preoccupazione di tutti i suoi amici se non dell'intero villaggio non avevano saputo alleviare. Aveva perso Sasuke per l'ennesima volta, questa volta forse per sempre.

Quando aveva visto Sasuke comparire durante gli scontri aveva creduto che tutto l'odio del suo amico per Konoha fosse scomparso, che davvero avrebbero potuto ricominciare daccapo come se nulla fosse accaduto, come se tutta quella faccenda fosse stata un brutto sogno da scordare...

E invece no. Si era illuso un'altra volta di aver capito Sasuke, di aver inteso le sue intenzioni.

Come al solito Sasuke aveva fatto quello che aveva voluto, tutt'altro che intenzionato a ricucire i rapporti che aveva troncato con le sue passate azioni.

Aveva fatto di testa sua come meglio gli era piaciuto e poi era scomparso lasciando tutto in sospeso. Di nuovo.

Naruto non riusciva a sopportarlo.

Credeva che con la morte di Itachi, la sua vendetta compiuta, la guerra finita e la morte di Tobi Sasuke si sarebbe convinto a tornare, se non per lui, Naruto, almeno per se stesso.

Konoha rimaneva la casa di Sasuke, checchè ne dicesse lui. Era un nukenin, ma aveva ancora degli amici al Villaggio. Non poteva scampare una punizione esemplare, ma Naruto era certo che Konoha avrebbe riaccolto Sasuke tra le sue braccia se solo Sasuke gliene avesse dato la possibilità.

Perchè quell'idiota non voleva capirlo?

Perchè in tutti quegli anni, ripetergli di tornare non era servito a nulla?

Perchè anche ora Sasuke si ostinava a non tornare?

 

Naruto si struggeva nella disperazione e nella più totale impotenza. Si sentiva incapace di fare qualunque cosa, per sé e per Sasuke.

“Sasuke, cosa devo fare per riaverti qua con me?”

Naruto si alzò di scatto ignorando il dolore che giungeva dalle giunture. Si pose davanti allo specchio che aveva in camera: lentamente si tolse le bende che gli avvolgevano il busto e la schiena, stringendogli la spalla sinistra. Una cicatrice che ancora non accennava a scomparire solcava la pelle tra le scapole. Provò a muovere le spalle: bruciavano terribilmente. La guarigione procedeva più lentamente del previsto. Si spalmò sulla ferita quello che restava dell'unguento che Hinata premurosamente gli portava da un mese, lo stesso che durante l'esame dei chunin gli aveva offerto per medicare i suoi tagli.

Il sole sorgeva filtrando dalle imposte, inondando la schiena di Naruto coi suoi tiepidi raggi.

Un altro giorno stava cominciando, un altro giorno senza Sasuke.

Era bloccato da un mese a Konoha in attesa di guarire. A mente lucida, nei giorni della piena convalescenza, aveva riflettuto che correre dietro a Sasuke ridotto in quelle misere condizioni non sarebbe servito a nulla qualora l'avesse trovato e avessero finito per combattere. Sasuke l'avrebbe battuto subito, lui non avrebbe risolto un bel nulla e sarebbero stati daccapo. Questa volta avrebbe fatto ragionare Sasuke, a qualsiasi costo; si rifiutava di fallire.

Tuttavia l'attesa della completa guarigione si era rivelata snervante e i propositi buoni ma difficili da seguire; era troppo per un carattere irruento come il suo.

“Non posso più vivere così”

Dopotutto, prima di convincere Sasuke aveva due enormi problemi da affrontare: scoprire dove Sasuke si fosse nascosto...e ancor prima, ottenere il permesso di partire.

Ci avrebbe messo del tempo, se non altro per trovare Sasuke; nel mentre però aveva tutto il tempo che voleva per guarire. Più il tempo passava, più gli sembrava che quella ferita che portava sulla schiena in realtà fosse come il suo cuore: non sarebbe mai guarita del tutto finchè non fosse riuscito a riavere indietro ciò che aveva perduto.

La decisione fu presa prima ancora che se ne accorgesse. C'era una sola soluzione, una sola cosa poteva fare per mettersi il cuore in pace: doveva partire, e presto.

Posò il barattolino dell'unguento nel cassetto del comodino dove era solito riporlo. “Mi dispiace Hinata, Non so se avrò occasione di chiedertene dell'altro...”

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Author's corner

 

E' la terza volta che riscrivo questo author's corner perchè chiudo la pagina senza salvarlo XD Allora, come vi sembra il capitolo? Spero che vi sia piaciuto...è più corto rispetto all'altro ma ho pensato che Naruto si meritasse un angoletto tutto per sè: povero Narutino, così in pena per Sasuke, come lo compatisco ç_ç E' proprio fissato con l'Uchiha...si strugge a una maniera incredibile... Insomma, in questo capitolo introspettivo abbiamo visto Naruto soffrire fisicamente ma soprattutto psicologicamente...personalmente mi è piaciuto scrivere quella scena in cui il ragazzo somatizza il dolore che prova nel profondo del suo cuore nella cicatrice che ha sulla schiena...non so perchè ma mi sembra dia una immagine figurativa di quanto il dolore stia scavando in profondità in lui e di come, col passare del tempo, la ferita che Sasuke gli ha inferto al cuore non accenni a guarire, ma perduri sotto forma di cicatrice come memento... E alla fine vediamo Naruto risolversi a partire...sarà la volta buona per lui, quella che finalmente gli permetterà di avere Sasuke indietro? Qualcosa mi dice chi ci vorrà del tempo prima che i due si incontrino...soprattutto perchè c'è un intero villaggio con cui deve fare i conti! Basta spoiler, dico solo che nel prossimo capitolo Naruto sarà terribilmente vicino a vedere esaudito un suo desiderio...quale? Be', lascio alla lettura il piacere della scoperta! Alla prossima <3

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Capitolo 3
*** Salvare Naruto vs Salvare Sasuke ***


The end to which we belong

 

Capitolo 3: Salvare Naruto vs Salvare Sasuke

“Non può più vivere a questa maniera!” urlava Sakura nell'ufficio di Tsunade. “E' un mese che non fa altro che piangersi addosso! E' l'eroe di Konoha, ha salvato tutti, ha posto fine a una guerra...e invece di essere felice e godersi la gloria continua a starsene rintanato in casa con la scusa della guarigione! Ma è guarito da un pezzo dalle ferite gravi,gli rimane solo qualche cicatrice dolorante....e lui fa il malato sul letto di morte! Ma sono tutte scuse! La realtà... è che non può fare altro che pensare a Sasuke” la voce di Sakura si era affievolita pian piano.

Come non capire Naruto? Sakura sapeva perfettamente come si sentisse il suo amico: Sasuke aveva lasciato dietro di le un vuoto che per anni era stato incolmabile. Tuttavia, ora impegnandosi per riportare indietro l'ex-compagno e ora illudendosi di aver superato il trauma della perdita ed essere pronta a ricominciare daccapo, aveva imparato a vivere ugualmente, anche senza di lui. Sasuke aveva sì lasciato un vuoto dentro di lei, un vuoto che probabilmente mai sarebbe stata in grado di colmare, tuttavia la guerra aveva spazzato via quel poco che restava della ragazzina ingenua di un tempo, quella innamorata del più affascinante ragazzo del villaggio, del compagno di quadra che le aveva più volte salvato la vita, del suo idolo e modello. Era cresciuta e questo lo doveva anzitutto all'altro ragazzo per cui ora si sentiva in dovere di lottare: Naruto.

Tsunade la guardava senza proferire parola. Lei era la prima a pensarla esattamente come la sua allieva. “Sasuke è diventato un'ossessione per Naruto”

“Mangia pochissimo- rincarò Sakura- e a giudicare dalle occhiaie che perennemente si ritrova in viso dorme anche poco. I ragazzi hanno tentato inutilmente di portarlo fuori di casa e una sera ce l'hanno anche fatta: Naruto si è ubriacato- Naruto, capisci? Naruto non beve mai- e si è messo a piangere di voler stare da solo sinchè Shikamaru e Sai non l'hanno riportato a casa. Abbiamo passato ore, di notte e di giorno, appostati a casa sua per vedere che facesse e la risposta è stata che non fa nulla. Sta sdraiato in camera, sul divano, pensa e piange. Lo abbiamo sentito lamentarsi nel sonno, piangere e urlare da sveglio come immerso nel peggiore degli incubi.”

“E' davvero preoccupante...” intervenne Shizune palesemente in ansia, mentre Ton-ton grugniva il suo assenso.

“Kakashi ha provato a parlargli ma non è servito a nulla- continuò Sakura- né gli sforzi miei o di chiunque altro. Qualche giorno fa anzi, stufo delle nostre insistenze, ci ha urlato di non farci più vedere e ci ha sbattuto la porta in faccia. Non si è neanche più fatto visitare. Lì per lì abbiamo pensato a uno scoppi d'ira più forte del solito...ma da allora non ha neppure più aperto le persiane....Tsunade, che possiamo fare???”

“Bisogna tirarlo fuori da lì- sentenziò il quinto Hokage deciso- E in fretta. Non essere riuscito a riportare a casa Sasuke neanche questa volta è stato un fallimento troppo doloroso per lui”

“Ma come possiamo fare?”

“E' da un po' di tempo che ci penso...che rifletto se sia il caso, se sia il momento giusto...ma Naruto ha bisogno di una scrollata e forse questo lo aiuterà a ricominciare a vivere, anche senza Sasuke”

“Cosa hai intenzione di fare, lady Tsunade?” chiese Sakura con voce strozzata dall'apprensione.

Tsunade non seppe trattenere un sorriso:“Nulla....se non esaudire il desiderio che ha sin da quando era bambino”

 

***

 

Qualche giorno dopo l'operazione “Stanare Naruto” ebbe inizio.

“Ricordate ragazzi: ogni mezzo è lecito!”

Questo aveva sentenziato Tsunade prima di lasciare partire i ragazzi scelti per la missione, la squadra al completo dei giovani ninja che con Naruto aveva affrontato l'esame dei Chunin ormai quattro anni prima, capitanata da Sakura e Shikamaru, i quali, con una misura straordinaria, erano stati nominati entrambi caposquadra.

“Non sappiamo quanto potrebbe prenderla a male Naruto. Ignoriamo anzi del tutto come potrebbe reagire.- aveva puntualizzato Sakura quando furono in procinto di mettersi in marcia -potrebbe rivelarsi pericoloso...intendiamoci, dubito fortemente che Naruto possa davvero fare del male ai suoi amici...ma se vogliamo tirarlo fuori di casa dobbiamo fare attenzione....dopotutto stiamo parlando di colui che è riuscito a sconfiggere persino Tobi...e della persona più cocciuta di tutto il villaggio”

“Ma- chiese timidamente Choji rivolgendosi ai compagni - non è sbagliato forzarlo ad uscire? Dopotutto, se vuole stare da solo...” prima che finisse la frase, la sua voce si mescolò con molti mormorii di assenso verso le sue parole.

Non era codardia, la loro; Naruto era un loro amico e per loro, a dispetto di quanto forte fosse diventato, sarebbe sempre rimasto il loro stupido compagno di avventure zuccone e testa di rapa. La loro preoccupazione era sincera, ma capire come agire non era facile. Naruto era sempre stato caparbio sulla faccenda Sasuke, ma in tutti quegli anni aveva saputo reagire, dimostrando più irriducibilità di tutti loro messi assieme; forse questa volta aveva solo bisogno di più tempo, senza che che gli si forzasse la mano,...

“Forse faremmo bene a lasciare che gli passi da sè”

“No, è assurdo, c'è un limite oltre il quale il chiudersi in sé stessi è normale e Naruto lo ha abbondantemente superato!”

“Ma non possiamo forzarlo, che diritto abbiamo?”

“Giusto...e poi nessuno in questi quattro anni è riuscito a distogliere la sua mente da Sasuke, cosa ci da la presunzione di riuscirci questa volta?”

Fu un pugno dato da Sakura a una parete, tanto forte da far sgretolare l'intonaco e i mattoni nell'incavo creato dalla sua mano, a porre fine alla discussione senza mezzi termini.

“Crogiolarsi nella sofferenza è inutile, oramai Naruto dovrebbe saperlo. E poi questi sono ordini di Tsunade.” Tagliò corto Shikamaru.

“Ho già visto Sasuke impazzire di dolore- aggiunse Sakura a bassa voce- e ho fallito nel salvarlo così come ho sempre fallito nel distogliere Naruto da questa folle impresa. Non posso permettere che Naruto continui a vivere tra i fantasmi di un passato che non è più destinato a ridiventare presente”.

 

Convinti dalle parole di Sakura e Shikamaru, i ragazzi non indugiarono oltre e silenziosamente si disposero tutt'intorno all'appartamento di Naruto per costringerlo a uscire. Il piano era piuttosto semplice in realtà: a turno avrebbero provato una sorta di “attacco a forza bruta” lanciandogli tante esche per spingerlo a mettere il naso fuori di casa o anche solamente aprire la porta; se anche solo uno di loro ci fosse riuscito, sarebbero intervenuti in massa per trascinarlo fuori di casa. E se fosse scappato, beh, tanto meglio, in tale maniera si sarebbe finalmente levato da quelle quattro mura e un plotone di giovani ninja di sua conocenza, agguerriti e preoccupati, sarebbe stato pronto a rincorrerlo.

Le avevano escogitate tutte: fingere che qualcuno fosse in pericolo, invitarlo a mangiare ramen, prenderlo in giro e sfidarlo, miagolare come un gatto davanti alla sua porta, si erano persino risolti a usare un Sasuke-bunshin...nessuno però si aspettava che farlo uscire di casa sarebbe stato così semplice.

Il primo gruppo di ragazzi stava infatti per partire all'attacco di Naruto quando proprio questi comparve sull'uscio in magliatta e pantaloncini, e si mise a stiracchiarsi lasciando la porta aperta. I ragazzi rimasero interdetti nel vederlo comparire così e lo stesso Naruto non nascose la sua sorpresa nel vedersi letteralmente accerchiato dai suoi amici.

“Ehilà- si limitò a salutarli il ragazzo con un largo sorriso stampato in faccia e un velo di imbarazzo nella voce- sembrate tanti corvi, lì appollaiati su alberi, tetti e pali della luce...fate impressione! Posso capire di avervi fatto preoccupare e di essere stato scortese l'altra volta, me ne dispiaccio, però così mi sembra che stiate esagerando, tebayo!”

Erano stati colti in fallo e nel modo più stupido possibile. Fu Sakura a prendere l'iniziativa per sbloccare quella situazione imbarazzante. E pensare che pochi secondi prima erano pronti a trascinarlo fuori casa con un blitz che avrebbe potuto implicare tanto di corde, bavagli e anestetici, se necessario. Cosa ci faceva lì fuori Naruto? Forse che la situazione non fosse poi così preoccupante come avevano creduto?

“Naruto! Volevamo sapere come stavi, sì...ci stavamo preoccupando...anche lady Tsunade è molto in pensiero...ti...ti andrebbe di venire con noi a rassicurarla?” improvvisò Sakura con cautela.

“Sì, non c'è problema. Intanto avevo comunque intenzione di andare da lei tra poco, devo discutere con lei di una cosa importante. Però non così conciato...non credo le piacerebbe...”

disse facendo segno ai suoi abiti.

Le parole di Naruto suonarono pericolosamente poco rassicuranti alle orecchie dei ragazzi, ma tutti preferirono non commentare: perchè voleva parlare con l'Hokage? L'importante però era portare Naruto da Tsunade e se potevano farlo senza usare le maniere forti, tanto meglio.

“Psssssst Sakura, e delle corde che ne facciamo?” sussurrò Lee prima di essere messo ko da un pugno della sua compagna Ten-ten.

“Le facciamo scomparire con un Jutsu, idiota!” mormorò a denti stretti quella, volgendo gli occhi al cielo con espressione sconsolata mentre estraeva un rotolo per le evocazioni-

Quando Naruto fu pronto, i ragazzi lo seguirono da distante sino al palazzo dell'Hokage.

Un solo ragazzo scortato da una ventina di coetanei era una vista troppo strana anche per Naruto, nonostante la sua poco brillante scaltrezza. Il ragazzo non potè fare a meno di essere colto da qualche sospetto: che avessero in mente qualcosa?

In men che non si dica i giovani ninja furono al palazzo dell'Hokage. Tsunade se ne stava in cima al tetto piatto, sullo slargo da cui spesso partivano le missioni che includevano numerosi effettivi e dove spesso il Terzo Hokage aveva convocato i bambini dell'Accademia per le sue lezioni speciali.

Circondava Tsunade un capannello di gente, piccolo ma piuttosto nutrito, specie di notevoli personalità del villaggio della foglia. Affianco al Quinto Hokage stavano infatti i due anziani di Konoha che sovrintendevano alle decisioni più importanti, Koharu e Homura; tutt'intorno si disponevano Shizune-sama, Kakashi-sensei e Iruka-sensei, assieme a tanti altri, Ebisu, Kurenai e Guy-sensei tra gli altri, mentre più in là stavano membri di spicco degli ANBU con il volto celato dalla solita maschera e alcuni consiglieri.

Tsunade fu sorpresa ma compiaciuta nel vedere comparire Naruto spontaneamente; la cosa le sembrava promettente.

Naruto d'altro canto fu stupito nel vedere l'ennesimo drappello ad accoglierlo. Questa faccenda cominciava a non piacergli per niente.

Atterrò di fronte a Tsunade e dietro di lui si disposero i suoi amici a formare una sorta di muro umano.

“Baa-chan- esordì Naruto sempre più perplesso- si può sapere che cos'è questa storia? E che ci fa tutta questa gente...”

Per tutta risposta Tsunade allargò le labbra in un sorriso ancora più luminoso.

“Sarà il caso che ti spieghi perchè ti ho convocato qui, Naruto. Ebbene, è con i poteri conferitimi dal mio ruolo di Hokage, con il consenso degli alti membri del consiglio di Konoha, che io, Tsunade, Quinto Hokage, ho deciso di nominare te, Naruto Uzumaki, Sesto Hokage del Villaggio della Foglia.

“Ehhhhhh?” proruppero i ragazzi alle spalle di Naruto, i quali, assolutamente ignari della decisione dell'Hokage, avevano pensato che Tsunade intendesse semplicemente intavolare una seria discussione con il giovane sulla faccenda di Sasuke, forte dell'appoggio di personalità eminenti del villaggio. Certo Tsunade si era mostrata decisa nel voler mettere in chiaro il futuro di Naruto...ma non pensavano che intendesse esserlo così tanto.

“L'incarico non è ancora formale- proseguiva intanto Tsunade ignorando la reazione stupita dei ragazzi- prima ci vuole tutta una cerimonia che be' poi ti spiegherò... prima hai bisogno di essere istruito sui doveri di chi ricopre questo ruolo, ma per questo disporremo delle apposite lezioni...prendi questo incontro come una sorta di avviso.”

Naruto per tutta risposta se ne stava impalato davanti a Tsunade, senza credere alle proprie orecchie.

“Che cosa?”

“Omedetou, Naruto-kun!” si congratulò con lui Hinata correndogli incontro, mentre Sakura gli saltava al collo urlandogli “Ce l'hai fatta” e i ragazzi lo sommergevano di pacche amichevoli e auguri.

Naruto non poteva crederci. Il sogno della sua vita si era finalmente realizzato: era stato proposto come Hokage per Konoha, il desiderio per cui sin da bambino si era impegnato era a un passo dal diventare veramente realtà....eppure qualcosa non andava. Avvertiva un profondo senso di allarme, era tutto sbagliato in quella scena.

Non era così che Naruto pensava dovessero andare le cose, soprattutto lui non era venuto lì per quello...Si sentiva frastornato dalla notizia, confuso da emozioni contrastanti. Da un lato il suo cuore scoppiava di felicità, dall'altro la pena che aveva pensato di provare per il discorso che finalmente quella mattina si era disposto a fare sembrava aumentata come sotto una lente di ingrandimento. Quella nomina era così inaspettata...

“No no no no no...”

Desiderava diventare Hokage, lo desiderava da una vita...

“Ma non adesso, non ora...” si diceva con voce rotta dalla disperazione. Essere Hokage e portare avanti il progetto che aveva meditato non era possibile...

Attorno a lui tutti facevano festa e gli sorridevano felici.

Come poteva metterli al corrente della sua risoluzione?

“Fermi tutti!” disse ad un tratto Naruto, staccandosi dall'abbraccio degli amici e mettendo a tacere tutti gli astanti.

“Cosa c'è, Naruto? Ha qualcosa da dire il nuovo Hokage?”

Naruto avrebbe creduto a uno scherzo se tutti attorno a lui non fossero stati così seri.

“Accidenti” si disse. Come poteva dire ora quello per cui era venuto sin lì?

“Io vi ringrazio, ma...”

“Naruto te lo sei meritato!”

“No, davvero, insomma, voi mi avete fatto felice, è un sogno che si avvera e non ho parole per dire quanto sono contento...però, ecco, in origine io ero venuto qui per dirvi...” continuò Naruto alzando il tono, sforzandosi di sovrastare il vociare altrui.

“Non ci devi ringraziare! Ha fatto tutto l'Hokage!”

“Insomma devo mettervi al corrente di una decisione che ho preso dopo lunghe meditazioni...”

“Oh, guardatelo, si è già montato la testa, si mette a dare ordini!”

“VOLETE LASCIARMI PARLARE!?! IO STO PER PARTIRE, QUINDI NON POSSO ACCETTARE IL TITOLO DI HOKAGE!”

Il silenzio più totale si fece attorno a Naruto. L'incredulità era dipinta sul volto di tutti, assieme alla paura che brillava negli occhi di chi già si figurava il resto del suo discorso.

“Io veramente, vi ringrazio e vi dico che la fiducia che mi dimostrate mi rende onorato ma...in tutta coscienza, non credo di essere adatto al titolo di Hokage. Non adesso perlomeno. Prima, ho una missione da compiere...e solo se ci riuscirò potrò accettare quel titolo.”

“C'entra Sasuke vero?” domandò Tsunade, scura in volto. I ragazzi guardavano Naruto senza il coraggio di aprir bocca

Naruto si limitò ad annuire.

“Ma è folle! Naruto, sei lo shinobi più forte di Konoha, anzi del mondo. Dimenticati di questa storia e vivi la tua vita, non quella che avresti potuto avere! Cresci una buona volta e smettila di crogiolarti nel rimpianto. Le cose al mondo non vanno sempre come si vorrebbe, ma essere adulti vuol anche dire accettare il passato e imparare a superare le sofferenze di esso.”

“Sasuke non è il mio passato!- ribattè Naruto piccato- Finchè lui vivrà, Sasuke sarà sempre una parte irrinunciabile del mio presente. Io e lui abbiamo una questione in sospeso e finchè non l'avrò risolta per me non ci sarà un futuro”

Lo sguardo di Tsunade esprimeva un profondo rammarico. “Naruto, ascoltati! Sei fissato con quel ragazzo, ossessionato da lui come lui era ossessionato da Itachi! Non perderti nel buio del dolore continuando a pensare a ciò che hai perso! E' così che Sasuke è impazzito!!!”

“Sasuke non è impazzito, ma il dolore lo ha devastato, certo ha commesso tanti errori..”

“Errori?- lo interruppe Tsunade, alterata- Ha abbandonato il villaggio, attentato alla vita di molti shinobi, ha militato in una pericolosa associazione illecita e si è fatto discepolo di un nukenin di rango S meritandosi in breve la stessa fama...e tanto altro ancora... tutto per avere quel maledetto potere che gli consentisse di ottenere la sua cavolo di vendetta...e tu questi li chiami errori?” La voce di Tsunade sussultava di rabbia a stento repressa, il respiro si era fatto affannoso nel tentativo di mantenere un contegno.

Naruto sembrava non badarci affatto. La replica del ragazzo fu secca e amara“Sasuke credeva in quello che faceva ed è solo colpa mia se non sono riuscito a fargli capire che stava sbagliando...”

“Non addossarti le colpe di un fuorilegge che non ha mai smesso di ragionare come un bambino egoista! Naruto, tu sei mille volte meglio di lui e puoi benissimo vivere dimenticandoti della sua esistenza!”

Il diacorso stava decisamente degenerando. “Sasuke mi è necessario- proruppe Naruto gridando a più non posso- Sasuke è il mio migliore amico! E' stato il primo a riconoscermi, il primo a farmi sentire che ero vivo stringendo un legame con me...e sebbene per qualche ragione abbia costantemente tentato di spezzare quel filo non c'è mai riuscito perchè neanche lui lo voleva veramente! E non ho intenzione di essere io a recidere il nostro legame”

“Naruto, Sasuke ha tentato di ucciderti!” sibilò l'Hokage sempre più arrabbiata

“Ma ha anche combattuto al mio fianco contro Tobi!” ribattè Naruto senza esitare

“Non essere ingenuo, Sasuke non combatte per nessuno se non per se stesso”

Naruto rimase in silenzio un attimo poi:“Lo so...- disse- lo so perfettamente che Sasuke combatte solo per se stesso...ma questo è solo perchè non crede di avere più qualcosa per cui combattere...al momento Sasuke è perso nel suo dolore, privo di uno scopo nella vita....io voglio dargli un motivo per combattere, un motivo per vivere...perchè so che è inutile pretendere di riavere il Sasuke di una volta...- Naruto era ormai in ginocchio, in lacrime- ma io posso accettare anche il nuovo Sasuke, basta che torni indietro!-

Tsunade si fece accanto a Naruto, l'espressione rabbonita per tantare di farlo ragionare: “Naruto, Sasuke ha commesso ormai troppi sbagli. Se davvero dovesse tornare a Konoha la legge non sarà pietosa con lui. Potrà ottenere uno sconto in considerazione di quello che ha fatto durante la 4°guerra ninja ma...ha compiuto grossi sbagli e si è macchiato di colpe imperdonabili nei confronti del villaggio. Naruto, devi accettare la cosa, anche se è difficile: Sasuke ci odia, Sasuke ti odia e il suo solo desiderio è quello di vedere Konoha distrutta. Per quanto ne sappiamo potrebbe non avere affatto mutato avviso su questo punto, anche dopo la fine della guerra. Capisci che un personaggio così non può che essere pericoloso per la città...anche se dovesse redimersi. Inoltre, non possiamo scordare che coi suoi occhi potrebbe controllare a piacimento il Kyubi”

Le parole di Tsunade colpirono Naruto nel profondo. C'era del vero nelle parole di Tsunade. Troppo vero. Sasuke aveva davvero tentato di distruggere il villaggio, ma Naruto aveva sempre pensato che di questo atteggiamento potesse trovare spiegazione nella rabbia che aveva ottenebrato la mente dell'amico alla morte di Itachi. Tuttavia le parole di Tsunade lo mettevano davanti a un fatto che la sua mente aveva sempre rifiutato di accettare: non sapevano se Sasuke stesse ancora tramando alle spalle del villaggio. Per quanto ne sapevano, anche al momento poteva essere chissà dove ad architettare la distruzione di Konoha, che da così poco tempo era stata risotruita dopo la devastazione lasciata dall'Akatsuki. Dopotutto, Karin aveva chiaramente raccontato che le intenzioni di Sasuke erano assolutamente serie quando, a capo dell'Hebi, aveva progettato di mettere a ferro e fuoco Konoha, prima che ci pensasse Pain. Che ne sapevano delle sue intenzioni attuali? Non sapevano neppure se l'Hebi resisteva ancora...di certo quei tali, Juugo e Suigetsu, i compari di Sasuke, erano ancora in circolazione. Sasuke voleva davvero ancora distruggere il villaggio? Se così fosse stato, Tsunade aveva buone ragioni di non rivolerlo al villaggio. Inoltre non aveva mai pensato alla feccenda dello sharingan, ma ora che Tsunade l'aveva messa in quei termini...Naruto non poteva scordare con che facilità in passato Sasuke avesse comunicato col Kyuki dentro di lui. Se Sasuke avesse plagiato il Kyubi ad assecondare le sue intenzioni distruttive...non voleva nemmeno pensarci. Ma soprattutto, Naruto a questo punto si chiedeva: aveva ancora senso riportare Sasuke indietro se ciò avesse implicato solo obbligarlo a patire pene di cui lui stesso ignorava l'entità ma della cui severità era certo?

Naruto era confuso, colpito da quelle osservazioni cui non era mai giunto o che forse, nel suo inconscio, aveva sempre tentato di ignorare, riuscendoci peraltro benissimo: “Ma Konoha è il suo villaggio...è il posto in cui è nato e cresciuto, in cui si è fatto i suoi amici...”

“Amici che ha fatto presto a dimenticare, anche. Naruto, Konoha è probabilmente il posto che Sasuke più odia al mondo, è il villaggio per in cui i suoi genitori sono morti, per cui anche suo fratello si è sacrificato...è il villaggio che lo ha visto soffrire sin da quando era bambino...”

Approfittando del silenzio di Naruto, Tsunade rincarò: “ Naruto, il motivo per cui in tutti questi anni non sei riuscito a riportarlo a casa è semplice: Sasuke non vuole tornare a casa. Questa non è una missione di salvataggio, nessuno lo trattiene. Le cose stanno diversamente rispetto a quando Sasuke era in mano ad Orochimaru... non che allora non si fosse recato da lui senza sapere quel che stava facendo. E' di sua volontà che agisce, è di sua volontà che si è messo contro il mondo. È Sasuke a rifiutare tutti noi e la sua vita...non viceversa-, noi agiamo solo di conseguenza”

Le parole di Tsunade erano profondamente vere...

“Sasuke agisce così... solo perchè nessuno è stato capace di convincerlo del fatto che stesse sbagliando. Che poi...di fatto non è riuscito a combinare nulla di malvagio, ha sempre fatto solo favori al mondo degli shinobi. Ha fatto fuori Orochimaru, ha eliminato quello che noi consideravamo un nemico, Itachi, e il membro del'Akatsuki Deidara; ha ucciso Kabuto e mi ha aiutato contro Tobi”

“Ma ha attentato alla vita di Sakura e alla tua e sarebbe stato pronto a distruggere Konoha se nel frattempo non ci avesse pensato Pain! Naruto, il fatto che programmaticamente i suoi piani di distruzione siano miseramente falliti non lo rende migliore! Non è mai stato intenzionato a fare un favore a nessuno e se nel suo agire ha finito per giovare a qualcuno l'ha fatto per sé o per capriccio.”

“Però di fatto non ha fatto del male a nessuno.”

“Ma voleva! Naruto, sarò brutale: sinceramente, tu sei l'unico che ancora accetta Sasuke appieno, l'unico che sta dalla sua parte. Anche Sakura ha capito da tempo che la partita con Sasuke è persa, da quando ha tentato di ucciderlo con le sue stesse mani. Ha fatto soffrire troppi di noi...e ha fatto soffrire te che sei caro a noi tutti. Abbiamo tentato di aiutarlo, gli abbiamo concesso tante di quelle possibilità, ma lui le ha rifiutate tutte, una per una. Accoglierlo a braccia aperte sarebbe assai difficile per tutti noi...”

“Io non tradirò Sasuke...”

Lo schiaffo arrivò ancora prima che Naruto avesse tempo di aggiungere altro. Qualcuno trattenne il respiro ma nessuno osò proferire parola. Nessuno aveva osato prendere parola neppure durante l'alterco tra i due. Che dire d'altronde? A tutti era perfettamente chiaro che aggiungere qualsiasi altra cosa sarebbe stato superfluo e che il tentativo Tsunade era senza speranza: Naruto era ancora intenzionato ad andare e niente né nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea...neanche Sasuke in tutto quel tempo c'era riuscito dopotutto.

Il silenzio aleggiò per qualche secondo ancora, poi Tsunade prese di nuovo il coraggio di parlare.

“Cosa devo fare per convincerti a non andare? Neanche farti Hokage sembra servire a questo scopo...- mormoro Tsunade abbracciando Naruto. -Il timore mio e di tutti è che tu possa morire per mano sua...sei forte, Naruto, ma lui tira fuori tutte le tue debolezze. E poi non ti sei ancora del tutto ristabilito. Tutta Konoha ti vede come un eroe e tu invece continui a comportarti come se non contassi nulla e potessi gettare via la tua vita per uno che...semplicemente non merita questo sacrificio. Smettila di dire che non hai fatto abbastanza: hai fatto sin troppo. Naruto, diventa Hokage e resta a proteggere il villaggio, noi abbiamo bisogno di te”

“Baa-chan, dimmi, come posso pretendere di salvare un intero villaggio quando non sono stato in grado di salvare l'amico che ho più caro al mondo? Se ancora ho una minima speranza di poterlo far ragionare...allora voglio provarci. Però Tsunade, non sono uno stupido né agisco da folle, come se fossi cieco. Questa sarà l'ultima volta che provo a riportare indietro Sasuke, dopodichè, se fallirò, mi arrenderò all'evidenza. In questi giorni ho avuto molto tempo per pensarci e ho capito che non sono ancora pronto a considerare Sasuke un avversario, perchè sento di non aver fatto di tutto per riportarlo indietro come amico....se Sasuke non è qui, sento che è anche colpa mia. Quindi tenterò un'ultima volta. Lo troverò e riporterò indietro, questa volta a qualunque costo. Ma se non dovessi riuscirci e dovessi sopravvivere...allora non lo cercherò più e sarò io a porre fine alla nostra amicizia. E se Sasuke vorrà continuare ad essere una minaccia per il villaggio...bene, allora dovrà fare i conti con Naruto Uzumaki, il quasi-Hokage di Konoha” e detto questo, si illuminò in un ampio sorriso, ma fu l'unico.

Tutti lì attorno sapevano perfettamente che la questione era definitivamente chiusa. Naruto sarebbe partito comunque, la questione era vedere se vincolarlo ai termini di una missione ufficiale o lasciarlo libero di agire come preferisse, con un procedimento che però aveva poco di lecito e nessun precedente alle spalle. E poi c'era la questione della nomina a Hokage...

“Mettiamola così- propose Naruto- fingiamo che io sia in pausa di riflessione. Dopotutto Tsunade, credo che comunque sia io abbia molti anni davanti a me prima di sostituirti nel tuo ruolo, quindi...credo che tutti noi possiamo aspettare. Se non tornerò dalla mia missione con Sasuke, rifiuterò il titolo di Hokage come ho fatto oggi; se invece lui sarà con me, accetterò di buon grado il titolo.”

Sembrava così strano sentire Naruto proferire quelle parole: lui che rifiutava il titolo di Hokage...era profondamente innaturale

“E se non dovessi tornare, non avrete problemi di sorta, ahahah” cercò di sdrammatizzare Naruto ben poco convincente.

“Naruto- lo obbligò a giurare Tsunade, seria- promettimi che tornerai vivo. Ho già perso mio fratello e l'uomo che amavo...per ben due volte...non voglio perdere anche colui che considero mio figlio”

Il ragazzo si limitò a sorridere di nuovo.

“Lo sai che non posso promettertelo, baa-chan. Lotterò sino alla fine pur di riportare indietro Sasuke. Anche se ciò implicasse morire per salvare Sasuke da se stesso. Sai, una volta dissi"”Non mi importa di chi io debba combattere; se mi strappa le braccia, io lo rovescerò a terra esanime! Se mi stacca le gambe, lo morderò a sangue! Se mi tronca la testa, lo trafiggerò col mio sguardo! E se ingoierà i miei occhi lo maledirò dalla mia tomba. Anche a costo di essere fatto a pezzi, porterò indietro Sasuke." Allora mi riferivo a Orochimaru, ma le cose non cambiano. Perchè Naruto Uzumaki mantiene sempre la sua parola. ”

Detto questo Naruto se ne andò, lasciando tutti lì ancora storditi dall'eco delle sue ultime parole.

Tsunade lo guardò scomparire all'orizzonte con un senso di profondo dolore nel petto.

“Naruto Uzumaki sei il più gran bugiardo della storia. Hai giurato di salvare Sasuke ma hai anche promesso di diventare Hokage...vedi di non rimangiarti nessuna delle due cose.”

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Author's corner

 

Adesso vi rivelo un segreto: questo capitolo l'ho riscritto millanta volte e solo dopo che sono riuscita a dargli una veste decente ho deciso di pubblicare l'intera storia....intera, insomma,i primi tre capitoli, però tutti assieme XD

Dunque, Naruto quasi Hokage, incredibile ma vero, rifiuta la carica per perseguire i suoi propositi: Sasuke ha la priorità su tutto nella mente di Naruto. Cosa succederà ora? Naruto si accinge a partire, è tempo dei saluti ( che magari potrebbero essere gli ultimi per quanto ne sappiamo D:) e intanto Sasuke è perso per il mondo degli shinobi chissà dove...

Spero che qiesto capitolo sia stato di vostro gradimento e....Arrivederci al prossimo!!! ^^

p.s. ahahahah ho appena realizzato di aver fatto un errore divertentissimo XD All'inizio avevo scritto Ebi anzichè Hebi per far riferimento al quartetto Sasuke, Juugo, Suigetsu e Karin...peccato che ebi in giapponese voglia dire GAMBERETTO non FALCO XD Ahahahhaha Adesso mi immagino Sasuke e gli altri vestiti con un mantello come l'akatsuki ma con dei gamberetti rosa disegnati al posto delle nuvolette rosse..Mpfahahahah rotfl! La cosa inquietante è che per certi versi ci sta anche...Non è che Sasuke abbia fatto molto sinora O.o...lapsus freudiano?

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Capitolo 4
*** Fuori dal mondo in attesa della luce ***


The end to which we belong

 

Capitolo 4: Fuori dal mondo nell'attesa della luce

Una sfera di acqua vorticante, compatta e luminosa, rimbalzava tra il soffitto e le parete davanti a cui stava seduto Suigetsu. Con l'indice il giovane ragazzo manovrava lo strano oggetto dall'alone biancastro come fosse stato telecomandato, sbatacchiandolo ora qua e ora di là con il semplice gesto delle mani: ora lo faceva rotolare , ora gli faceva eseguire strane evoluzioni a mezz'aria, ora si limitava a farlo cozzare contro le pareti e vedere in che direzione l'urto lo sbalzava via. Ogniqualvolta toccava il muro, la sfera emetteva un suono come di pozzanghera pestata, uno strano “ciaff ciaff” , oppure uno “sprut sprut” da ciabatta bagnata che si alternava al gorgoglio delle bolle all'interno. La sfera d'acqua, resa morbida ma resistente come gomma grazie al ninjutsu che l'aveva originata, ricordava vagamente un pallone, anche se il suo aspetto faceva intendere che non fosse quella la sua funzione originaria. Un occhio sospettoso avrebbe detto che Suigetsu stesse cercando forse qualcosa, sondando i muri, un passaggio segreto o simili.

La realtà era che il ninja stava inutilmente cercando di ammazzare il tempo in quel nascondiglio in cui lui, Juugo e Sasuke si erano rifugiati da giorni e per farlo aveva deciso di provare a riciclare a scopo ludico la tecnica della Prigione d'Acqua; un tentativo vano per sopravvivere all'insopportabilità di una mossa di sicuro saggia, ma altrettanto sicuramente noiosa: nascondersi, certo, serve per sfuggire ai nemici, però ha anche i suoi aspetti negativi, prima di tutto trovare qualcosa da fare mentre gli altri sono indaffarati a cercarti.

“ Mi stai irritando” Commentò Juugo dopo che quello che, a stima, doveva essere il trecentesimo rimbalzo consecutivo della sfera contro il pavimento, seguito dall'ormai famigliare schiocco liquido.

Per tutta risposta Suigetsu mandò la sfera a sfracellarsi contro il soffitto con ancora più forza e rumore. “Splat!”

“Mi stai davvero irritando, Suigetsu”

“Ah beato te che ti stai irritando solo ora...io sono già irritato!- ribattè Suigetsu sbuffando e mordicchiandosi il labbro con evidente nervosismo – ci siamo accampati qua dentro dopo la fine della quarta guerra Ninja e non ci siamo più mossi se non per raccattare cibo. “Sasuke deve riprendersi” mi son detto e infatti non è che fosse ridotto benissimo dopo lo scontro contro Tobi...però adesso mi sto veramente annoiando!-esclamò esasperato Suigetsu.

Suigetsu non aveva tutti i torti. Quando Sasuke si era allontanato dalla battaglia, Suigetsu e Juugo lo avevano seguito fino a lì, un posto sperduto tra le montagne che un tempo era stato uno dei nascondigli più piccoli ma meglio protetti di Orochimaru. Sasuke aveva potuto trovarvi medicamenti a iosa per curare le ferite che si era procurato durante il combattimento e nel mentre aspettava nell'ombra, sicuro che prima o poi una delegazione di shinobi si sarebbe messa sulle tracce per cercarlo. Suigetsu e Juugo si erano disposti ad attendere di buon grado, convinti anch'essi che per il momento sparire dalla circolazione fosse la mossa più saggia. Da quando erano lì, però, Sasuke non aveva più fatto accenno alla volontà di muoversi né ai piani per il futuro. Si era eclissato ancora di più in quel suo normale atteggiamento scorbutico, rifiutando di stare con gli altri e rispondendo a monosillabi se interpellato....sempre che avesse deciso di rispondere. Passava le giornate in chissà quale parte di quel nascondiglio, che, per quanto piccolo, contava comunque stanze e passaggi a decine, e compariva solo ogni tanto per mangiare, se se ne ricordava. Il suo umore di norma tutt'altro che sbarazzino era tetro. Sasuke sembrava pensieroso, preoccupato seriamente da qualcosa, ma né Juugo né Suigetsu aveva il coraggio di indagare cosa turbasse il loro capo. Qualche idea ce l'avevano ma preferivano tenerla per sé. Parlare con Sasuke di come avrebbero agito a questo punto era assolutamente tabù. Perlomeno se ci tenevano alla loro vita.

In sostanza, conveniva loro aspettare che Sasuke se ne uscisse da quello stato di smarrimento totale e prendesse una decisione...e nella attesa non restava loro che trovare qualcosa da fare. Il che però era tutt'altro che semplice: Suigetsu e Juugo erano costantemente da soli e, siccome a nessuno dei due andava di inoltrarsi in quel labirinto di cunicoli, si limitavano a spostarsi in due o tre salette adiacenti, sicuri che, in questa maniera, sarebbe inoltre stato più facile per loro evitare di perdere Sasuke...o, meglio dire, più difficile essere lasciati indietro da lui. Chiusi lì dentro però c'era ben poco da fare.

Per il nervosismo, Suigetsu aveva ripreso a palleggiare con quella sfera d'acqua condensata, con un ritmo ancora maggiore di prima. “Che ci facciamo qui...?”

“Sei veramente fastidioso...”commentò Juugo, al limite della propria pazienza.

Anche a lui piaceva poco essere rinchiuso lì dentro, ma non aveva altra scelta: aveva deciso di seguire Sasuke a vita per mantenere la promessa fatta a Kimimaru, quindi non avrebbe mosso un solo passo senza di lui.

“Guarda che nessuno ti obbliga a rimanere, Suigetsu...- la voce di Sasuke era comparsa improvvisamente da dietro una porta seguita dal profilo del ragazzo, facendo sobbalzare il ninja del Villaggio della Nebbia.-Anzi, ancora mi chiedo perchè tu continui a seguirmi...”

“Naaaaa...- rispose Suigetsu colto in fallo, alzandosi a salutare Sasuke - sai com'è...non mi piace lasciare le cose a metà-

“Chissà perchè mi sa tanto di scusa...” commentò Juugo sarcastico.

Suigetsu non era disposto a sopportare oltre e si alzò in piedi:“Juugo, mostro, ti ammazzo!”

 

Sasuke non aveva alcuna intenzione di assistere al resto della discussione e si affrettò ad andarsene. Mentre si allontanava di nuovo dalla stanza in cui stavano i suoi due compagni, un'enorme sala dal soffitto non molto alto ma decorata e illuminata da molte torce, non potè fare a meno che sospirare. Suigetsu era veramente un tipo. Non riusciva per niente a capirlo. Anzi lo trovava proprio...irritante aveva detto Juugo? Sì irritante e fastidioso. L'unica ragione per cui lo teneva con sé erano le sue straordinarie abilità di spadaccino.

Rumori di una zuffa provenivano dalla stanza che aveva lasciato, mentre Sasuke si accingeva a salire una scala a chiocciola intagliata nella roccia.

“Almeno hanno trovato come passare il tempo...” commentò Sasuke senza allegria.

Aveva altro cui pensare, lui, non aveva tempo di badare a quei due folli.

Tuttavia doveva ammettere che Suigetsu era nel giusto: nemmeno lui sapeva che cosa ci facessero ancora lì.

Dalla battaglia era uscito un po' ustionato e graffiato, ma era guarito in fretta; le sue ferite non erano niente in confronto a quelle che aveva riportato Naruto. Quell'idiota non aveva imparato in 15 anni di battaglie ad essere meno irruento nell'attaccare: si gettava come un toro imbestialito contro l'avversario e se le faceva suonare di santa ragione...era sempre stato così. Oh, poi le restituiva, e con gli interessi, ma intanto le prendeva. Da questo punto di vista Naruto era fenomenale: solo una persona con una resistenza come la sua avrebbe potuto sopravvivere a una strategia simile ( che poi la si poteva chiamare strategia?)...o una persona masochista; ma di quello Sasuke era sempre stato convinto: Naruto era profondamente masochista. E profondamente stupido. Farsele dare non era esattamente il miglior modo per testare l'avversario...c'erano altri modi meno pericolosi e più indolore.

Sasuke aveva lasciato Naruto riverso a terra, sbalzato via dal contraccolpo del suo stesso ninjutsu, dolorante e sicuramente ridotto in gravi condizioni. Lì per lì non aveva temuto davvero per Naruto, sicuro della sua pellaccia dura e fidando nella facoltà di guarigione accelerata del Jinchuriki; solo in un secondo momento aveva cominciato a domandarsi sul serio quanto le sue condizioni potessero essere gravi. Mentre trascinava i suoi passi lontano dal campo dello scontro, prima che giungessero altri shinobi, aveva continuato a guardare in direzione di Naruto, sperando di vederlo muoversi: anche da lontano aveva potuto scorgere i suoi tentativi vacillanti di alzarsi; era stato sul punto di tornare indietro, ma vederlo ancora ricoperto dall'alone di chakra infuocato del suo Kyubi-mode l'aveva rassicurato: “Se ha ancora tanto chakra da mantenersi in quella modalità non può essere davvero in pericolo, no?” si era detto e, con questa convinzione, l'aveva abbandonato a se stesso. Per sempre.

O almeno così stava nelle sue intenzioni. La verità era che dal giorno della battaglia Sasuke non aveva fatto altro che pensare a Naruto. Non che in tutto quel tempo trascorso dall'ultimo incontro con lui i suoi pensieri fossero stati tanto diversi, ma per la prima volta gli sembrava che la questione numero uno della sua vita,“vendetta”, e la numero due, “Naruto”, si fossero scambiate le priorità...o che perlomeno si fossero fuse così tanto da divenire una sola, enorme, questione: cosa fare?

Se erano chiusi ancora lì era perchè lui aveva assolutamente bisogno di mettere in ordine i propri pensieri. Prima di mettere piede sul campo di battaglia non aveva avuto alcun dubbio su cosa fosse giusto fare né aveva avuto alcuna esitazione nel mettere in pratica le sue ecisioni; erano stati gli avvenimenti successivi a minare le sue certezze.

A lui della quarta guerra ninja non era mai importato nulla e dapprincipio aveva deciso di recarsi sul terreno degli scontri con un solo preciso intento che con quella guerra non aveva nulla a che fare: voleva uccidere Naruto.

Se attaccherai Konoha, dovrai vedertela con me. Se arriverai a tanto, convoglia verso di me tutto il tuo odio, ma non toccare il villaggio. Prenditela con me, strappami la vita e sii soddisfatto” gli aveva detto Naruto quella volta che si era scontrati al ponte nel Paese del Ferro, quando Sakura aveva compiuto quel pallido tentativo di ucciderlo. Non ci aveva pensato due volte allora a rispondere a Naruto in modo sprezzante.

Sarà quello che farò. Sarai il primo a morire.”

Non stava scherzando. Questa volta avrebbe ucciso Naruto, ma si rifiutava di sentirsi accontentato così. Odiava Konoha per quello che aveva fatto a suo fratello e per distruggerla, stavolta, era veramente disposto a tutto, anche uccidere il suo migliore amico. Non lo riteneva un tradimento delle parole che aveva pronunciato da ragazzo, quando aveva giurato a se stesso di non voler usare gli “stessi mezzi di suo fratello”: allora si riferiva all'ottenimento dell Mangekyo sharingan...e perdipiù a quel tempo ignorava la verità su Itachi e quali fossero state le vere intenzioni del fratello nello sterminare il proprio clan.

Inoltre c'era una cosa che aveva imparato in tutto quel tempo: che la sofferenza era fonte di vera forza. Per questo aveva finalmente deciso di uccidere Naruto: se voleva il potere per radere al suolo Konoha, per abbatterla e ridurla in uno strato di prostrazione tale che nulla avrebbe più potuto per metterle di risollevarsi e rinascere, doveva diventare più forte e la morte del suo migliore amico sarebbe stata la prova ideale per ottenere quel potere. Ecco il segreto nel risveglio del Mangekyo sharingan, ecco perchè bisogna uccidere il proprio migliore amico: è necessario un dolore indicibile per guadagnare una potenza inimmaginabile. Lui il magico occhio l'aveva già ottenuto: ora doveva mirare più in alto; la morte di Naruto sarebbe stata il primo passo verso il raggiungimento della sua vendetta...

Probabilmente lui Naruto l'avrebbe ucciso davvero se mentre si dirigeva sul campo di battaglia non avesse incontrato Itachi, ritornato in vita ad opera dell'edo-tensei. Vederselo comparire di nuovo davanti era stato uno shock, ma anche un grande sollievo per Sasuke, perchè gli aveva permesso di fare davvero luce sul passato. Combattere ancora al suo fianco era stato poi qualcosa di indescrivibile. Sasuke non sapeva riassumere in poche parole tutti i sentimenti che aveva provato. I loro colpi si alternavano in una sintonia perfetta, rispolverando strategie che credeva ormai sepolte nella sua mente dalla dimenticanza, patrimonio solo del rimpianto e della nostalgia; ricordi di quando si allenavano assieme, di quando erano pienamente fratello maggiore e fratellino minore. Era l'indissolubilità del loro legame di sangue a permetterlo? Ogni secondo, mentre stava al fianco di Itachi, combattendo con lui contro Kabuto con la promessa di ottenere in cambio dal fratello tutte le risposte che avrebbe voluto, aveva sentito montare dentro di sé la rabbia; e la ferita che era stata inferta al suo cuore per la perdita del fratello si era riaperta e aveva ricominciato a sanguinare.

“Itachi...” Il solo ricordo del suo Nii-chan bastava a fargli salire le lacrime agli occhi.

 

Itachi se ne era andato lasciandosi dietro una frase più pesante di un macigno “Qualunque strada tu scelga, sappi che io ti voglio bene”

Quale strada avrebbe mai dovuto scegliere se non quella della vendetta? Come poteva lui, Sasuke, non odiare Konoha per quello che aveva fatto a suo fratello? Gli sembrava estremamente illogico.

Eppure sembrava che itachi non fosse felice che che lui provasse quei sentimenti...anche se lo lasciava libero di scegliere. Ma non capiva la ragione della contrarietà di Itachi.

Certo lui aveva sacrificato tutta la sua vita per il bene di Konoha: ma perchè? Perchè Itachi aveva voluto bloccare l'edo-tensei e combattere per gli Shinobi della 4° guerra ninja? Perchè non gli chiedeva vendetta per sé, anziché aiutare, anche da morto, i suoi aguzzini? Come poteva dirsi felice di aver sacrificato se stesso per un villaggio che l'aveva trattato come un criminale? Un villaggio che l'aveva costretto a divenire una spia doppiogiochista e sterminare i suoi stessi parenti...?

Sasuke davvero non riusciva a comprendere suo fratello.

“Tu gli hai dato tutto e loro in cambio ti hanno concesso solo odio e vilipendio...”

Perchè Itachi continuava a difendere Konoha e comportarsi come un suo devoto ninja nonostante tutto? Cosa ci faceva lì in quella guerra, a combattere per quella gente ipocrita? Certo lui, Sasuke, non ci pensava nemmeno a schierarsi con gli altri ninja contro Madara e Tobi e se stava aiutando Itachi contro Kabuto era solo per poter parlare con suo fratello, non di certo per fare un favore al mondo dei ninja.

Non riusciva proprio a capire perchè Itachi continuasse a servire il villaggio anche ora che a tenerlo in vita era un ninjutsu. Era puro senso del dovere, il suo, o che altro? Perchè Konoha era così importante per lui?

 

Sasuke era ormai giunto in cima alla scala. Essa sbucava in un pianerottolo attraverso il quale si accedeva all'esterno. Il ragazzo si sedette di fronte all'uscita a gambe incrociate, il viso rivolto al cielo, a pensare.

In nome di quel maledetto villaggio Itachi aveva vissuto una vita di menzogna, eppure non si pentiva di nulla, se non di non aver saputo mentire abbastanza bene da ingannare lui, il suo fratellino minore, per tenerlo all'oscuro di questa oscena verità...

Ti ho mentito per evitare che venissi a scoprire tutto questo”

Come poteva Itachi credere che lui, Sasuke, avrebbe potuto preferire davvero una felice vita di menzogna alla verità, per quanto dura potesse essere? Perchè avrebbe dovuto preferire odiare il fratello che aveva sempre amato piuttosto che scagliare le sue giuste ire sui reali artefici di quella tragedia? Se c'era una cosa che Sasuke non si sentiva di perdonare a Itachi era il fatto che egli avesse accettato di coprirsi d'infamia anche ai suoi occhi solo per proteggerlo. Non perchè da ciò si sentisse sminuito in prima persona...bensì perchè non poteva sopportare l'idea che suo fratello si fosse accollato anche quel fardello e tutto solo per il suo bene.

Forse all'epoca sarebbe stato piccolo per capire, ma che bisogno aveva avuto di tenergli nascosta le realtà anche in seguito? Avrebbe potuto rivelargli tutto quando si era recato da lui per assassinarlo...forse Itachi però sapeva che lui, indipendentemente dall'età in cui fosse venuto a conoscenza del reale svolgimento dei fatti, avrebbe reagito in quella maniera, anelando alla distruzione, e ne aveva temuto l'eventualità. Ma cosa c'era di sbagliato in essa?

Affioravano nella mente di Sasuke le parole che suo fratello gli aveva rivolto mentre già l'edo-tensei stava scomparendo e il suo volto si sgretolava in brandelli di cenere: “Mi pento di non aver saputo dare fiducia a te sin dal principio. Il mio grande errore è stato quello di smettere di credere negli altri, specie in te.”

 

E Perchè, soprattutto, suo fratello continuava a incolpare se stesso...? Itachi dopotutto aveva agito secondo quello che a lui era parsa la soluzione migliore: aveva deciso di lasciarlo al villaggio, perchè portare Sasuke con sé una volta sterminati gli Uchiha avrebbe implicato obbligarlo a una vita di esilio e inoltre dubitava che i capi di Konoha glielo avrebbero lasciato fare...o Sasuke stesso, visto che aveva colto Itachi in fallo. Suo fratello avrebbe dovuto rivelargli la verità per convincerlo, ma d'altro canto ciò avrebbe instillato in lui un profondo risentimento nei confronti di Konoha sin da piccolo, cosa che chiaramente Itachi gli aveva fatto capire di aver accuratamente voluto evitare.

Ma perchè Itachi non voleva che la sua posizione fosse compatita? Era stato incastrato e obbligato a una scelta orrenda: la salvezza del suo fratellino innocente in cambio di un clan colpevole distrutto e una vita da spia in incognito oppure lo sterminio totale degli Uchiha, lui e Sasuke compresi, qualora si fosse rifiutato. Era stato solo per il suo bene, il bene del suo fratellino minore che non aveva colpe, che si era macchiato di un orribile serie di delitti. Sasuke lo perdonava per aver scelto di salvarlo sacrificando tutti, in primis se stesso, anzi non avrebbe potuto esserne più grato. Tuttavia non capiva come potesse Itachi non biasimare Konoha per averlo posto davanti a quel dilemma e avergli rovinato la vita.

Itachi aveva scelto la sicurezza di colui che aveva più caro al mondo piuttosto che metterla in pericolo con una decisione rischiosa, forse: certo suo fratello era forte, ma era anche umano e poteva e sbagliare...se avesse deciso di combattere avrebbe potuto non farcela e allora non solo tutto gli Uchiha coinvolti nel colpo di stato ma anche suo fratello sarebbe stato ucciso. Forse Itachi aveva temuto di compromettere la vita di Sasuke con un suo errore? Probabile ma il punto era anche un altro: Itachi aveva deciso di sottostare alla legge di un villaggio che avrebbe potuto spazzare via con un soffio, piuttosto che tradirlo.

Itachi era stato un eroe, un eroe che si era sacrificato per il bene di un villaggio che non aveva neanche lontanamente preso in considerazione una soluzione meno drastica di uno sterminio. Era questa la giustizia di Konoha? Uno sterminio per evitare una guerra: Sasuke dubitava che la cosa avesse davvero senso. Valeva veramente la pena di difenderla, Itachi, questa Konoha? A lui sembrava solo il dominio della corruttela e dell'inganno. Poteva capire che Itachi avesse agito come aveva fatto nel bene di qualcuno della sua famiglia che amava e che era all'oscuro degli intrighi che avevano portato alla condanna degli Uchiha....ma come poteva aver Itachi scelto il sacrificio per giovare anzitutto al villaggio?

Le immagini della sua infanzia scorrevano veloci nella mente di Sasuke:

gli allenamenti con Itachi;

la mamma che gli preparava la colazione prima di andare all'Accademia;

gli sforzi per accontentare il suo severo padre e la gioia nel ricevere da lui i suoi rari, ma per questo tanto più preziosi, complimenti;

lo stupore imbarazzato quella volta che sua mamma gli aveva rivelato che spesso suo padre parlava di lui quando loro due erano soli;

quel gesto tanto fastidioso, ma al contempo così piacevolmente familiare, di suo fratello che aveva la mania di colpirlo in fronte con due dita;

la rabbia tutte le volte che Itachi gli diceva “non ora” e magari così faceva pure saltare un accordo preso in precedenza;

l'ansia di non essere all'altezza di quel genio di suo fratello;

la comodità della schiena di Itachi quando questi lo riaccompagnava a casa o si prendeva cura di lui se si era fatto male;

il sorriso della zia e dello zio che gestivano il negozio poco distante da casa loro;

la bellezza del quartiere Uchiha con tutte le bandiere appese e il simbolo del ventaglio bianco e rosso che campeggiava su porte e muri delle case, lo stesso che gli faceva gonfiare il petto di orgoglio quando un membro della polizia di Konoha gli passava accanto in divisa, sulla quale il disegno del loro stemma famigliare era riportato come ricordo dell'originaria istituzione di quel corpo di vigilanza da parte degli Uchiha.

Gioie e dolori di quel quotidiano che aveva perso per sempre troppi anni prima sfilavano davanti agli occhi del giovane ragazzo senza sosta, nella loro contraddizione di sentimenti e con tutta la forza del vissuto reale. Gli mancavano i suoi genitori. Gli mancava suo fratello, gli mancavano quei giorni felici...

Si odiava per non aver saputo scoprire prima la verità su Itachi, si odiava per averlo odiato così a lungo e non aver passato singolo giorno senza pregare di poterlo prima o poi uccidere con le proprie mani.

Aveva creduto che quando quel giorno fosse finalmente arrivato la sua vendetta sarebbe stata compiuta; solo così, si era detto ingenuamente, avrebbe finalmente potuto vivere in pace, nella speranza di potersi finalmente concedere una vita, soddisfatto per l'onore ristabilito del suo clan e felice di poterlo finalmente ricostruire. Invece niente era andato come aveva pensato: la morte di Itachi aveva aperto ferite ancora più gravi. rivelando un passato ancora più torbido e un mondo ancora più orrendo di quanto sin da bambino aveva pensato.

Veramente, come poteva Itachi pretendere che lui seguisse la sua stessa via? Itachi poteva aver perdonato il villaggio...ma lui no. Sasuke non riteneva Konoha più importante dei suoi cari. Non si sentiva per nulla attaccato al villaggio, anzi; non sentiva di dovergli proprio nulla. Per questo non poteva perdonare nessuno...non solo lui non doveva nulla alla Foglia, ma era Konoha a dovergli qualcosa: la sua infanzia rubata.

“Io sono un vendicatore Itachi, così come tu sei un protettore. Tu sei nato per salvare, io per distruggere”

Non era stato Itachi trasformandosi nel catalozzatore del suo odio a renderlo tale, era stato il fato. La sua vita aveva senso solo nell'ottica della vendetta.

“Prima contro mio fratello, ora contro il villaggio...io sono nato per questo”

Sasuke strinse i pugni dalla rabbia. Quella era la sua natura, a ciò la natura l'aveva predisposto.

lo dimostrava il fatto che nonostante Itachi avesse fatto di tutto perchè Sasuke non incontrasse Tobi, alla fine proprio da lui aveva scoperto la verità. In poche parole, pensava Sasuke, se Itachi non gli avesse mentito, probanilmente avrebbe finito per odiare subito Konoha, non appena fosse venuto a sapere a cosa il villaggio aveva costretto suo fratello; d'altro canto, nonostante l'illusione rassicurante in cui il fratello lo aveva obbligato a vivere con le sue bugie, per vie secondarie era lo stesso venuto a sapere tutto e il suo odio per Konoha si era sviluppato ugualmente, fortissimo. Sasuke esisteva per abbattere quel villaggio; e se la sorte voleva far di lui un vendicatore, lui l'avrebbe accontentata ben volentieri.

Gli venne da ridere al pensiero che gli Uchiha erano stati per decenni i protettori del Villaggio. “Ora che ci penso, forse tu saresti davvero stato in grado di mutare i propositi di mamma, papà e dell'intero clan....” Che cosa aveva voluto dire Itachi con quella frase? Una risata amara proruppe dalle labbra di Sasuke, inclinate in una dolorosa smorfia. Itachi era un illuso: semmai lui era il figlio della tendenza opposta all'interno degli Uchiha, quella stessa che aveva portato il suo clan a mirare al colpo di stato. No, Sasuke non avrebbe mai capito come per Itachi ,nonostante tutto, il villaggio potesse contare ancora qualcosa...

Eppure Itachi aveva creduto in lui fino alla fine...

Qualunque cosa tu scelga, io ti voglio bene”.

Sasuke si guardò le mani aperte, le palme in su rivolte, poi le portò a sfiorare le orbite de suoi occhi...o meglio degli occhi di suo fratello.... Gli sembrava di vedere le sue mani ancora lorde del sangue di Itachi, l'unica persona che in quel momento avrebbe voluto salvare e che invece un crudele gioco del destino lo aveva spinto a eliminare. Un gioco del destino e la presunzione di Itachi di aver fatto la scelta giusta.

 

Il sole stava tramontando tingendo di rosso il cielo. Un tramonto rosso come il sangue...

Perchè Itachi aveva voluto essere ucciso proprio da lui?

Il rimpianto per tutto il tempo sprecato, per tutto il dolore sofferto inutilmente, lo assaliva da dentro con forza. Se solo Itachi fosse stato sincero sin dall'inizio, avrebbe potuto crescere al suo fianco, odiando Konoha, ma felice supportando il fratello. Ma Itachi aveva pensato che sarebbe stato meglio per lui crescere da solo lontano dai pericoli, in quella falsa culla del villaggio, al riparo dalla bruttura della realtà, dirottando l'odio che il suo fratellino avrebbe dovuto avere per il villaggio su di sè.

Come aveva potuto pensare questo? E soprattutto: era così importante per lui che Sasuke non odiasse Konoha? Evidentemente sì...tutti i suoi sforzi erano stati indirizzati a salvarlo e ad evitare che il suo fratellino disprezzasse Konoha, perchè tuttosommato lui si sacrificava volentieri e, nella sua ottica, con onore. Ma davvero Sasuke non ce la faceva a seguire la stessa strada indicatagli dal fratello; qualunque cosa si dicesse, l'odio rimaneva sempre lì. Neanche la prospettiva che forse con il suo atteggiamento stesse tradendo il volere di Itachi e gettando via tutto ciò cui egli aveva sacrificato la sua esistenza poteva spingerlo ad amare Konoha o perlomeno perdonarla.

Gli sembrava assurdo che la scelta di Itachi di combattere per essa, sempre e comunque, fosse quella giusta...

Inoltre, pur agendo nel suo bene, Itachi era stato presuntuoso nel pensare di poter convincere Sasuke a provare quel che lui avesse voluto. Certo fintanto che aveva ignorato la realtà, il piano di Itachi era andato a gonfie vele...più o meno. Più ci pensava più Sasuke si rendeva conto che neanche allora, da piccolo, dopo la morte dei suoi, del villaggio gliene era importato granchè.

Con voi perdo solo tempo” aveva detto a Naruto per spiegargli il motivo della sua decisione di andare da Orochimaru.

La realtà era che anche allora aveva vissuto soltanto per la vendetta e tutto il resto, amicizia, successo, felicità, erano solo un inutile riempitivo privo di ogni valore rispetto allo scopo principale. Cos'era stato il team 7, cos'era stato di tutta quella falsa felicità? Nulla, non aveva mai contato nulla sul serio...Se ne era tuttalpiù illuso ottmisticamente.

Itachi era stato presuntuo e pure insensibile: come aveva potuto e ancora poteva pretendere che lui, suo fratello, che lo amava alla follia, non soffrisse per la perdita del loro meraviglioso legame? Che fratello sarebbe stato a perdonare Konoha?

 

Eppure tute queste sue forti convinzioni sulla giustizia della vendetta avevano finito per vacillare: dopo il dialogo con Itachi redivivo ad opera dell'edo-tensei, Sasuke sì, anziché smettere di provare odio per Konoha si era trovato a desiderare, con ancora più bramosia, il suo annientamento; ma si era anche ritrovato con un sacco di domande in cerca di risposta.

Che cos'era un villaggio? Che cos'era un clan? Cos'era una famiglia? E quanto valore avevano? Quelle parole gli sembravano così vuote in quel momento...

Quale valore aveva loro dato Itachi durante la sua vita? Le loro strade erano così diverse perchè diverse erano le loro risposte?

E che cosa dava a Itachi la forza di non smettere di credere nella Foglia e di voler essere ancora un suo ninja?

 

Era stato per tentare di trovare la soluzione a questi enigmi che alla fine Sasuke aveva deciso di scendere in campo a fianco di Naruto. Non per il villaggio, non per Naruto, solo per se stesso.

Non sarò io a poterti far cambiare idea” gli aveva detto Itachi.

 

No, per quanto Itachi cercasse di convincerlo, Sasuke non comprendeva perchè avrebbe dovuto mutare idea, ma dentro di se, come ultimo tributo a suo fratello, sentiva che era fondamentale per lui capire le motivazioni di Itachi, anche se poi, con tutta probabilità ,alla fine avrebbe agito di testa sua seguendo la strada totalmente opposta a quella voluta da Itachi. Tuttavia, aveva passato un'intera vita senza capire suo fratello e non voleva passare il resto della sua esistenza in quella ignoranza. Se doveva tradire le aspettative di suo fratello, perlomeno voleva essere sicuro di non avere davvero altra scelta e capire perchè Itachi avrebbe preferito altro da lui.

 

Era stato allora, mentre ancora l'immagine di Itachi, quasi del tutto svanita, si stagliava davanti alla sua vista e Sasuke ancora si domandava perchè avrebbe dovuto cambiare la strada da percorrere, che le parole di Naruto gli avevano fornito un indizio su cosa fare.

Itachi aveva creduto che trasformandosi nel fulcro dell'odio di tutti, anche senza meritarsi quel dolore, il mondo avrebbe potuto essere migliore...

Coinvoglia verso di me tutto il tuo odio, Sasuke, ma lascia stare Konoha” gli aveva detto Naruto per salvare il villaggio.

Non era profondamente simile il ragionamento che stava alla base?

Ancora: Itachi amava e proteggeva il villaggio nonostante tutte le sofferenze che gli aveva arrecato...Naruto non aveva vissuto l'intera vita nel tentativo di farsi accettare, proteggendo i suoi amici e l'intero villaggio nonostante quelle stesse persone per cui si batteva avessero passato metà della loro vita ad odiarlo e farlo soffrire, pieni di odio e diffidenza, se non disprezzo, nei suoi confronti?...come poteva Naruto non aver ceduto alla rabbia e alla frustrazione, come faceva a combattere per il villaggio e non contro di lui?

Era davvero Naruto colui che gli avrebbe permesso di comprendere suo fratello?

Quelle stesse parole che poco tempo prima avevano convinto Sasuke ad uccidere il suo migliore amico ora lo spingevano a cercarlo per giungere, forse, alla soluzione dell'enigma della sua vita.

 

Così si era fiondato sul campo di battaglia, incurante di tutto e di tutti. Doveva sapere; doveva parlare con Naruto.

La risposta che aveva però avuto, mentre fianco a fianco lui e il ragazzo biondo combattevano contro Tobi, lo aveva lasciato ancora più confuso.

Perchè sei disposto a rischiare la tua vita per un villaggio che ti ha fatto soffrire così tanto in passato?”

Naruto gli aveva risposto con un sorriso: “Non ho bisogno di una ragione per combattere per il villaggio”

Come poteva aver senso una frase del genere...? possibile che fosse destinato a non capire?

Non aveva avuto tempo di indagare oltre. Quando se ne era andato lasciando solo Naruto riverso a terra le parole del ragazzo ancora rimbombavano nelle sue orecchie. Non aveva afferrato appieno il significato di quelle parole ma una cosa gli era ormai chiara: se non fosse riuscito a capire la ragione dell' amore di Itachi per Konoha almeno, per andare avanti, avrebbe dovuto rispondere a questa domanda: valeva davvero la pena di distruggere il villaggio e tradire il volere di suo fratello?

Se ne era andato via, praticamente era fuggito, sentendo il bisogno di riflettere. Da allora si era chiuso in quel covo e aveva passato le giornate a tentare di capire il senso dei dialoghi di suo fratello, ripercorrendo ogni episodio, soffermandosi su ogni singola parola e azione...aveva sviscerato talmente tanto i suoi ricordi che la testa gli doleva in un continuo pulsare.

Ma sebbene la mente gli chiedesse pietà lui non poteva concedergliela. Doveva capire.

Che fare ora? Redimersi come avrebbe volto suo fratello e come Naruto da anni lo spronava a fare? Oppure proseguire sulla strada della distruzione come da sempre nelle sue intenzioni? Il fatto che Konoha non fosse stata distrutta da Tobi ma fosse ancora lì ad aspettarla lo rincuorava in un certo senso...se avesse deciso per la via della distruzione avrebbe davvero potuto ottenere la sua piena vendetta e la soddisfazione di aver raso al suolo quel posto con le sue stesse mani. Ma fintantochè non avesse compreso il perchè di Itachi e di Naruto non si sentiva in diritto di percorrere quella via.

E nella attesa di trovare una risposta, si struggeva nei tentativi di capire quelle due persone così uguali e diverse allo stesso tempo; ma, nonostante tutti i suoi sforzi, uno dopo l'altro, i tentativi fallivano miseramente e lui si ritrovava daccapo nel ragionamento.

 

Gli ultimi raggi di sole morivano all'orizzonte portando via con sé la speranza di poter trovare una risposta ai suoi interrogativi.

Un altro giorno si era concluso, un altro giorno senza ottenere nulla.

“Naruto...”

L'immagine di suo fratello e di Naruto si confondevano nella sua mente creando lo spettro di un potere arcano destinato ad essere intangibile per lui...

Mentre incominciava a scendere i gradini per ritornare da Juugo e Suigetsu, Sasuke si lasciò sfuggire un ultimo pensiero:

“Nii-san, perchè non sei rimasto ad aiutarmi neanche questa volta...?Avresti potuto sciogliere l'edo tensei e rimanere al mio fianco...”

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AUTHOR'S CORNER

Benritrovati miei diletti! Spero che anche questo capitolo abbia incontrato il vostro favore. Scriverlo non è stato facilissimo: la mente di Sasuke è così contorta!!! Spero di aver reso bene le sue circonvoluzioni mentali. In realtà temo che i suoi pensieri siano ben più incasinati di come li ho rappresentati io...ma siccome voi lettori desiderate leggere, non lambiccarvi il cervello (lasciamo la cosa agli irriducibili amanti dello stream of consciousness alla "Ulisse" di J.Joyce -per maggiori informzioni consultate le vostre letterature d'inglese-) eccovi una versione ragionevolmente sensata dell'irragionevolezza di Sasuke XD. Ammetto che di per se' Sasuke mi sta un po' antipatico come personaggio per il suo carattere "difficile";  il che è strano perchè io adoro i caratteri complessi. Lo preferisco molto di più nelle SasuNaru o NaruSasu che non come personaggio preso di per sè. Forse è la sua cecità sentimentale che mi irrita...o forse il fatto che tutto sommato quello che fa è piangersi costantemente addosso? Non lo so, ma ammetto che io ho persino paura ad addentrarmi nei pensieri di Sasuke perchè sono così freddi e...sì secondo me il dolore l'ha davvero portato rasente alla follia, di sicuro perlomeno all'ossessione. Detto ciò Kishimoto ha creato in lui un fantastico personaggio: che piaccia o non piaccia per come si comporta, non si può negare che sia ben costruito. Secondo me Sasuke è un personaggio fatto apposta per essere un po' odiato e un po' compatito (se non foste d'accordo mi dispiace, spero di non aver offeso nessuno!).

L'ultimo annuncio che faccio è che sicuramente non aggiornerò per un po'. Almeno sino a dopo il 20 settembre non avrò più l'occasione di scrivere causa esami universitari.  :( Fatemi gli auguri!

Volete qualche anticipazione su cosa capiterà nel prossimo capitolo? Mmmmm...credo che sarà un capitolo piuttosto movimentato, sì sì...o meglio, pieno di movimenti. Ritornerà anche in auge un personaggio che da moooolti capitoli del manga non compare più ma che è sempre lì in attesa delle luci della ribalta XD Forse ci sarà anche uno scontro...Insomma, se sono riuscita a incuriosirvi, arrivederci alla prossima puntata!<---ho sempre sognato di dirlo **

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