La Ninfa della Cascata

di Eleanor_Devil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Ninfa ***
Capitolo 2: *** Incontro con il Paradiso ***
Capitolo 3: *** Figlia dei Lupi ***
Capitolo 4: *** Solo tu... ***
Capitolo 5: *** Caccia ai lupi ***
Capitolo 6: *** La melodia della memoria ***
Capitolo 7: *** Brutta Verità ***
Capitolo 8: *** Come in una fiaba ***
Capitolo 9: *** Fiducia... ***
Capitolo 10: *** Perché? ***
Capitolo 11: *** Senza Perdono ***
Capitolo 12: *** Vita in pericolo ***
Capitolo 13: *** Disperazione ***
Capitolo 14: *** Lacrime d'Amore ***
Capitolo 15: *** Amore e Dubbio ***
Capitolo 16: *** Ballo di Anno Nuovo e Piccoli Ricordi ***
Capitolo 17: *** Faccia a Faccia con le Paure del Passato ***
Capitolo 18: *** Nuova Vita ***



Capitolo 1
*** La Ninfa ***


ciaaaao a tutti! ecco la mia nuova fanfic su Raf e Sulfus <3 millie grazie a Bebbe5 per essere la mia BetaReader x3
 
 
La Ninfa della Cascata
 
Capitolo 1 – La Ninfa
 
Bene, come posso cominciare questa storia?
 
Il mio nome è Sulfus Zolfanello, ho 17 anni, i miei capelli sono corti, appuntiti e neri come la notte, i miei occhi sono di color ambra come il sole. Sono un adoloscente normale che vive con la famiglia in una casa su una collina. Sì, la mia famiglia è ricca ma il denaro non conta nulla per me, sono solo un adoloscente che ama godersi la vita, vivere nuove avventure, fare passeggiate con gli amici.
 
I miei genitori si chiamano Edan e Seraph Zolfanello e ho una sorellina che ha dieci anni meno di me: si chiama Elisabeth.
 
I miei migliori amici sono Gas, Cabiria e Kabalé. Kabalé non è solo mia amica, è anche la mia ragazza e la mia fidanzata. Sì, lo so, ho detto che ho solo 17 anni, ma questo non significa che voglio sposarmi ora! Inoltre...non so più se questo matrimonio si svolgerà o no...perchè da quando ho conosciuto quella ragazza...tutto nella mia vita è cambiato...tutto inizió in quel giorno...
 
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Era un giorno d’estate estremamente caldo, un caldo torrido avvolgeva l’intera area, tutto quello che si poteva desiderare era stare in una piscina fresca. Un gruppo di amici, però, aveva un’idea differente. Un ragazzo con corti capelli neri stava vicino al fiume insieme ad altre tre persone, tre amici. Uno di loro era un ragazzo dai corti capelli arancioni, era un po’ alto e grasso, non si poteva vedere il colore dei suoi occhi perché indossava gli occhiali da sole. C’erano poi due ragazze, una di loro aveva lunghi capelli neri con ciocche lilla ed aveva gli occhi rossi; l’altra aveva i capelli corti di colore rosso scuro con una ciocca rosso scarlatto, i suoi occhi erano esattamente della stesso colore di quelli del ragazzo dai capelli neri, ovvero ambra.
 
Dietro il gruppo di amici c’era una barca, grande abbastanza perché i quattro potessero entrarvi. Sembrava che stessero progettando fare un giro di barca lungo il fiume.
 
“Andiamo, sarà divertente. In più è un giorno dannatamente caldo, cosa c’è di meglio di una gita in barca sul fiume?” chiese il ragazzo dai capelli corvini
 
“Io vengo!” disse la ragazza dai capelli rosso scuro
 
L’altra ragazza alzò gli occhi “Ma certo, i due piccioncini sono d’accordo...va bene, vengo anch’io”
 
“E tu, Gas?” chiese il ragazzo
 
Gas aveva un sguardo incerto sul volto e si stava grattando la nuca “Oh..non so Sulfus..ho sentito che oggi le acque del fiume sono un po’mosse, non preferiresti invece andare in piscina?”
 
Sulfus ridacchiò “Gas, Gas...dov’è il tuo spirito di avventura?”
 
“Penso che oggi sceglierò la piscina...” mormorò il ragazzo.
 
“Oh andiamo Gas non essere una donnicciola!” disse la ragazza dai capelli neri.
 
“Sì, sarà divertente! Non fare il guastafeste!” disse l’altra ragazza. Gas sospirò sconfitto, non voleva essere
quello che rimane sempre indietro...
 
“Va bene, va bene...arrivo..” Sulfus sorrise e mise un braccio intorno al suo amico
 
“E’ bello che tu sia d’accordo” Gas sorrise un po’ ma aveva ancora la sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di brutto...
 
I quattro salirono sulla barca e iniziarono il viaggio, tutti erano ai bordi della barca per godersi la vista, la ragazza dai capelli rossi passava la maggior parte del tempo attaccata al braccio di Sulfus. Lui invece la guardava un po’ infastidito.
 
“Kabale, lo so che siamo una coppia ma non è necessario afferrare il mio braccio così forte, sai? Non riesco a muovermi...” Kabale lasciò subito il suo braccio
 
“Scusami tesoro!” disse mentre lo baciava sulla guancia, Sulfus sospirò e voltò la faccia verso un’altra direzione, pensando a cosa poteva aver visto in Kabale per sceglierla come sua ragazza...ragazza non...fidanzata! Sospirò di nuovo, lui amava Kabale, ma tutte quella storia sul matrimonio era stata trattata da i genitori di entrambi...non gli piaceva per niente questo, nemmeno lui sapeva se lei era la ragazza giusta per diventare sua moglie...inoltre era ancora giovane, perché pensare al matrimonio così presto? Chiuse gli occhi color ambra per qualche istante...poi li riaprì, posandoli sulla vita di fronte a lui
 
Appena fatto questo, i suoi occhi ad un tratto si allargarono...il suo corpo si sporse leggermente in avanti...come se stesse cercando di vedere meglio qualcosa ...ma cosa?
 
Cosa...cosa è stato quello...?’ pensò Sulfus e continuò a pensare e a pensare mentre guardava quel punto fino a quando non senti una mano posarsi sulla sua spalla, facendolo trasalire.
 
“Ehi calma Sulfus, cosa è sucesso?” chiese la ragazza dai capelli neri
 
Il ragazzo scosse la testa “N-Niente Cabiria...stava solo pensando a qualcosa e tu mi hai spaventato...”
 
“Mmm...” tuttavia la ragazza non sembrava molto convinta di questa scusa...conosceva bene il suo amico...ma lo lasciò stare, non voleva disturbarlo “Bene se lo dici tu...comunque cerca solo di stare lontano dai bordi, Gas ha detto che questa è la zona dove l’acque sono agitate”
 
“Mmm...sì...arrivo” Cabiria si allontanò, anche Sulfus si voltò per fare lo stesso ma non prima di aver lanciato un ultimo sguardo sul luogo che stava guardando prima...’Posso stare impazzendo...ma posso giurare di aver visto qualcuno nel bosco...una figura..ah! Cosa stai pensando Sulfus?! Chi andrebbe a fare una passeggiata nella parte più profonda del bosco da solo, tutti sanno che è come un labirinto!
 
Scosse la testa ancora una volta cercando di dimenticare quello che aveva visto o quello che pensava di aver visto...ma proprio nel momento in cui stava per andarsene, la barca ebbe un violento scossone, oscillando da un lato all’altro. Per questo Sulfus perse l’equilibrio e cadde, avendo solo il tempo di aggrapparsi alla sbarra di metallo del bordo
 
“Ma che diavolo?!” disse sorpreso, anche i suoi amici avevano afferrato le cose più vicine e sicure per loro in modo da non cadere
 
“È la corrente! Sta diventando più forte!” urlò Gas “Ti avevo avvertito che le acque sarebbero state agitate oggi!”
 
“Gas, non abbiamo bisogno di essere rimproverati proprio ora! Abbiamo bisogno di trovare un modo per ancorare la barca al sicuro o saremo risucchiati dalla corrente!” disse Kabalé
 
“E come facciamo?!” chiese Cabiria
 
“Ci è una ancora all’interno della cabina, dobbiamo trovarla in fretta!” disse Sulfus, quello che era più vicino alla cabina era Gas, ben presto riuscì a trascinarsi all’interno della cabina. Una volta lì, cercò l’ancora e la trovò quasi subito...ma proprio nel momento in cui stava per afferrarla...di nuovo la barca ebbe un violento scossone.
 
“Sulfus!!!” sentì Kabalé urlare. Sapendo che doveva essere successo qualcosa, il ragazzo afferrò l’ancora e corse fuori dalla cabina solo per assistere ad una scena terribile...Cabiria e Kabalé erano appoggiate alla sbarra di metallo, nel luogo dove era stato Sulfus pochi momenti prima...vedendo che non era più lì, Gas capì che era accaduto il peggio...il suo amico era caduto nel fiume!
 
“Afferra la boa!” urlò Cabiria mentre gettava la boa, che era legata all’interno della barca, verso il ragazzo caduto che continuava a cercare di venire a galla...non era che non sapesse nuotare, ne era in grado...ma la corrente era troppo forte e lo spingeva sempre più lontano della barca...la boa quasi lo raggiunse ma ancora una volta la corrente lo spinse via “Sulfus!!!”
 
Il ragazzo muoveva le braccia su e giù, cercando di trovare qualcosa di solido da afferrare poiché non era riuscito a prendere la boa...ma mentre lui tirava calci con i suoi piedi per rimanere in superficie, un ramo, nella parte più profonda del fiume, si avvolse intorno ad una delle sue gambe. Come la corrente, era troppo forte ed il povero ragazzo non riusciva a afferrare niente per salvarsi. Il ramo lo tirò giù.
 
Sulfus cercò di trattenere il respiro ma era troppo tardi, aveva già inghiottito troppa acqua...di conseguenza il ragazzo scomparve nel mezzo delle acque selvagge, scomparendo alla vista dei suoi amici...non riusciva sentire più nulla...la sua visuale stava diventando sempre più offuscata...e poi nero...fino a quando non riuscì a vedere più nulla...
 
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Non so esattamente cosa sia successo o come...tutto quello che so è che quando mi sono svegliato...ero al sicuro a terra...
 
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Un paio di occhi dorati si aprì lentamente...il corpo di un ragazzo si tirò su a sedere meglio che poteva. Tossì, dalla bocca del ragazzo uscì dell’acqua...lui colpì il petto lievemente così da far uscire tutta l’acqua nel suo corpo
 
Tossiva e, nel contempo, cercava di riprendere il fiato, prese respiri profondi seguiti da sputi di acqua...quando finalmente riuscì a calmarsi, continuò a respirare pesantemente ma era più tranquillo mentre si guardava intorno...non era più nel posto dove era quasi annegato, era al sicuro sulla terraferma, tra gli alberi...
 
“C-Come...?” mormorò Sulfus mentre continuava a guardarsi attorno “Come sono finito qui...? Pensavo di...essere annegato” all’improvviso lo sentì, un lieve mormorio...acqua...l’acqua del fiume...lui era a terra ma non troppo lontano dall’acqua, inoltre, lui era seduto sul bordo del fiume, l’acqua gli toccava lievemente le dita dei piedi, i suoi abiti erano un po’ strappati
 
Sulfus cercò di alzarsi di più ma il suo corpo era ancora troppo dolorante, anche la parte posteriore della testa gli faceva male...doveva aver colpito una roccia o qualcosa del genere...mise la mano sul punto dove faceva male e poi la guardò...non sanguinava...
 
“Argh...ma fa così male...” si lamentò lui...poi sentì un altro mormorio, proveniente dalle acque ma questa volta più forte di prima, come se qualcuno lo stesse chiamando
 
Lui alzò gli occhi e si guardò intorno, vide una figura sotto l’acqua, una figura bianca...molto simile a quella che aveva visto nel bosco prima dell’incidente...cercò ancora una volta più di sedersi meglio, sostenendo il suo corpo con i gomiti posati a terra...voleva scoprire chi era quella figura...
 
Poi la vide...vide i capelli biondi emergere dalle acque...capelli biondi estremamente lunghi che galleggiavano sull’acqua...la testa emerse interamente e Sulfus si rese conto...che si trattava di una ragazza...
 
“Una ragazza...?” mormorò Sulfus, non l’aveva mai vista prima “E-Ehi, tu!” chiamò
 
La ragazza girò la testa verso di lui ed il ragazzo vide che... i suoi occhi erano blu zaffiro...quegli occhi si spalancarono quando lo vide e subito lei iniziò a nuotare verso l’altro lato del fiume. Sulfus non seppe dove avesse trovato la forza per alzarsi in piedi, ma l’aveva davvero trovata, e corse verso l’acqua, ma la ragazza aveva già raggiunto l’altro lato, ormai l’acqua era all’altezza delle ginocchia di Sulfus
 
“Aspetta!” urlò lui. Con l’aiuto di un albero vicino, lei si sollevò dall’acqua ma si voltò d nuovo verso di lui. Il suo abito bianco era tutto appiccicato al suo corpo perché era bagnato, dai suoi lunghi capelli biondi cadeva molta acqua, i suoi occhi azzurri mostravano paura. La ragazza si nascose dietro lo stesso albero ma il suo spuntò un po’ per vedere il ragazzo. Sulfus aveva smesso di camminare quando l’acqua aveva iniziato a lambire le sue ginocchia, era ancora debole e non riusciva a trovare la forza per nuotare dietro a lei in quel momento...ma i suoi occhi color ambra non lasciarono mai la figura della ragazza misteriosa
 
“Ascolta, non voglio farti del male” disse lui in un tono sicuro ma la ragazza iniziò a correre tra gli alberi del bosco “Aspetta voglio solo...!” urlò lui ma lo fece invano: la ragazza era già scomparsa, senza lasciare traccia dietro di sé...”Volevo solo sapere chi sei...sei stata tu quella che...mi ha salvato...?” mormorò lui senza
distogliere gli occhi dal luogo dove poco prima si era trovata la ragazza...
 
TBC...
 
Allora? Che cosa ne pensi?? Devo continuarla??

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Capitolo 2
*** Incontro con il Paradiso ***


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Capitolo 2 – Incontro con il paradiso

Sulfus rimase li, con l’acqua fino ai ginocchi fissando il luogo in cui quella ragazza dai capelli d’oro prima era tata...sempre con le stesse domande che vagavano per la sua mente...

Chi era lei?

Perchè era scappata da lui?

Era stata lei che lo aveva salvato dall’annegamento?

Sapeva che non era stato trascinato via dalla corrente. Un ramo, che si era avvolto intorno alla sua gamba, lo stava trattenendo in quel momento e questo era stato uno dei motivi per cui non era riuscito a rimanere in superficie...quel ramo lo aveva tirato giù e, dopo essere rimasto troppo tempo sott’acqua, aveva persoconoscenza...ma se era stata quella ragazza ad avergli ha salvato la vita...perchè era fuggita da lui come se fosse una specie di mostro?

Mise una mano sulla sua testa, faceva ancora male e pensare troppo a quelle domande non aiutava...e tanto per semplificare le cose aveva ancora bisogno di trovare una strada per tornare a casa...doveva sapere se i suoi amici erano sani e salvi...

Si guardò intorno: alberi, alberi ed ancora alberi era tutto quello che vedeva! Era completamente circondato da alberi, probabilmente si trovava nella parte più profonda della foresta! In altre parole...era nel famigerato labirinto!

“Grande...mi mancava solo questo! Come faccio a tornare a casa se sono BLOCCATO in questo labirinto!?” si lamentò, la sua voce echeggiò nell’aria, tra gli alberi, lui sospirò mentre usciva dal fiume, tornando a terra sulla riva...

Aspetta un momento...il fiume! Forse se avesse seguito il fiume avrebbe potuto trovare la strada per tornare a casa!

Sulfus guardò attentamente la direzione che il fiume stava seguendo...scorreva verso la destra...ciò significava che doveva sinistra andare a sinistra, perché, quando era in viaggio, la barca galleggiava nel senso della corrente e non contro di essa. L’adolescente iniziò a camminare su per la collina, sempre seguendo la direzione contraria del fiume; quella collina era molto alta e, poichè lui era ancora un po’ debole, gli ci vollero alcuni lunghi minuti prima che riuscisse a raggiungere la cima di essa. Una volta in cima, si voltò e fissò il paesaggio intorno... non riusciva già più a vedere il luogo dove era stato prima, non sapeva di aver camminato già così tanto! Riusciva solo a vedere la maggior parte degli alberi della foresta, alberi molto, molto alti....ma tutto questo mescolato con l’acqua pura e cristallina del fiume, dava alla foresta una bellezza unica..

Lui sospirò di nuovo e scosse la testa, quanto gli sarebbe piaciuto rimanere lì a guardare quel magnifico spettacolo , non poteva, la notte sarebbe calata presto e lui non sapeva né voleva sapere cosa gli sarebbe potuto accadere se fosse stato ancora nella foresta quando quel momento fosse arrivato... ultimamente aveva sentito dire che dei  lupi apparivano nella foresta di notte...rabbrividi un po’, non voleva trovarsi faccia a faccia con i lupi, questo era sicuro! Doveva tornare a casa appena possible...

Continuò a seguire il fiume fino a quando si trovò davanti al luogo dove era avvenuto l’incidente...e la barca era ancora lì, arenata sulla terra ma un po’ distrutta. Più veloce che poteva, il ragazzo corse verso la barca e ci saltò dentro.

“Gas! Cabiria! Kabalé!” chiamò lui. Continuò a chiamare i suoi amici ma loro non si fecero vedere, la barca non era così grande  da non riuscire a scorgerli  de fossero stati lì...solo per essere sicuro, guardò all’interno della cabina ma non trovò niente neanche lì...non c’erano. Quindi forse significava che erano grado riusciti a tornare a casa, lui credeva, sperava, che quella fosse la verità...

Saltò fuori dalla barca e iniziò nuovamente a camminare, sapeva che ci sarebbe voluto un po’ per arrivare a casa ma fine tutto sommato era già abbastanza lontano da quel labirinto. Continuò a seguire il fiume fino a quando trovò finalmente il luogo dove lui ed i suoi amici si trovavano prima di iniziare la gita in barca. Sospirò sollevato. Da lì ora era sarebbe stato facile per Sulfus, aveva solo bisogno di seguire il familiare sentiero che lo avrebbe portato direttamente a casa sua.

Quando arrivò vicino a casa sua, il ragazzo poté vedere figure non troppo lontano da lui, figure familiari... riusciva a vedere che tre di loro erano due ragazze e un ragazzo, più o meno, della sua altezza e di fronte a loro c’erano altre tre figure, una era di un uomo alto, la seconda di una donna la cui altezza raggiungeva la spalla dell’uomo e la terza era di una piccola bambina che si nascondeva dietro la donna.

Sulfus si rese conto che quelle persone non erano altro che i suoi tre amici, i suoi genitori e la sua sorellina! Felice di vederli di nuovo e di scoprire che i suoi amici stavano bene. Si mise a correre verso di loro, chiamandoli

“Ragazzi!” aveva chiamato così forte che la sua voce aveva attirato l’attenzione di tutti. Si voltarono verso di lui e le espressioni depresse su tutti quei volti scomparvero, immediatamente sostituite da espressioni felici e sollevate

“Sulfus!” chiamò la donna correndo da lui. Non appena lo raggiunse lo abbracciò molto forte ma non era niente che il ragazzo di diciassette anni non potesse gestire. Sorrise ed abbracciò sua madre mentre lei piangeva di felicità “Oh figlio mio, sono così sollevata! Pensavo di averti perso per sempre, non sai quanto sono stata preoccupata quando i tuoi amici mi hanno detto che eri caduto nel fiume e che la corrente ti aveva portato via!”

Il ragazzo accarezzò i capelli lunghi e scuri di sua madre, che erano dello stesso colore dei suoi, cercando di calmarla “Calmati mamma, sto bene ed ora sono qui” mormorò lui, Seraph lo lasciò andare ma aveva ancora le lacrime negli occhi arancioni. Sorrise mentre accarezzava il viso di suo figlio, era sollevata per il fatto che stesse bene

“Fratellone!” urlò la più giovane della famiglia mentre saltava tra le braccia di suo fratello, lui sorrise e la abbracciò. Lei piangeva per la paura ma anche per la felicità...era molto attaccata a suo fratello e si era davvero spaventata all’idea di non vederlo mai più.

Altri che lo abbracciarono, non appena Elisabeth lo lasciò andare, furono i suoi amici e la sua fidanzata. Quest’ultima gli copri il volto con un sacco di baci, tanti che lui dovette spingerla un po’ via.

“Ok, ok Kabalé, lo so che eri davvero preoccupata per me ma  ora mi puoi lasciare andare, va bene?” disse lui, lei mise il broncio

“Ma ero preoccupata!”

“Lo so che lo eri ma ora sono qui, tutto quello di cui ho bisogno ora è di riposare un po’” disse lui, i suoi amici annuirono comprendendo la situazione e la richiesta del ragazzo

“Ma...come sei riuscito a salvarti? Ti abbiamo visto scomparire tra le acque!” esclamò Cabiria

“Io...” stava per dire che era stato salvato da una ragazza misteriosa ma...e se lei fosse stata frutto della sua immaginazione...? E nessuno avrebbe creduto che qualcuno era stato nella parte più profonda della foresta senza perdersi! “Non sono proprio sicuro..solo mi ricordo di essermi svegliato al sicuro a terra e niente altro. Probabilmente sono stato trascinato via dalla corrente...”

“Capisco...” disse suo padre “Beh, meglio lasciarlo riposare, proprio come ha detto questo è stata una giornata molto lunga” tutti annuirono, gli amici di Sulfus li salutarono e se ne andarono a casa, mentre il ragazzo e la sua famiglia entrarono nella loro dimora.

Sulfus sospirò mentre entrava in camera sua. Chiuse la porta e si avvicinò al suo letto dove lasciò che il suo corpo cadesse pesantemente sul materasso...quella ragazza stava ancora vagando nella sua mente...dovunque egli guardava lei era lì...i suoi lunghi capelli biondi, i suoi occhi azzurri, la sua pelle abbronzata, le sue labbra...tutto

“Aaaahhhh sto impazzendo!” urlò improvvisamente mentre si prendeva la testa tra le mani e la scuoteva. Si sedette sul letto “Controllati Sulfus Zolfanello, hai una fidanzata e una vita davanti a te, non puoi rimanere qui a pensare a un’altra ragazza che è scappato e che era spaventata da te!” ancora una volta lasciò che il suo corpo cadesse pesantemente sul letto, poi si voltò e chiuse gli occhi, deciso a concedersi un buon riposo dopo quella lunga giornata...
 

Nel cuore della notte, Sulfus si svegliò sudando, un po’ spaventato...era sucesso di nuovo...aveva sognato di lei di nuovo...era la terza volta in quella notte! Ed era sempre lo stesso sogno! Sempre quella ragazza che ballava nelle acque cristalline di una cascata, vestita con un bell’abito bianco con una rosa altrettanto bianca sui suoi capelli d’oro, capelli che danzavano con grazia, accompagnando i suoi movimenti perfetti, i suoi piedi nudi si muovevano con delicatezza nella acqua...il sogno finiva sempre con quella ragazza che gli tendeva la mano...

Sogni che si susseguono vogliono sempre dire qualcosa...anche il suo voleva dire qualcosa...ma cosa? Doveva scoprirlo...

“Devo porre fine a questo...domani tornerò in quel luogo, devo scoprire se lei esiste o no e perchè mi perseguita anche nei miei suoni...” detto questo si mise sotto le coperte...cercando di tornare a dormire...

 
Il mattino seguente, Sulfus si svegliò presto, cosa che sorprese entrambi i genitori, perchè il giovane era un ragazzo che amava dormire fino a tardi

“E si può sapere dove stai andando con tanta fretta?”chiese Edan

“Io vado a fare una passeggiata ma non sono sicuro di quando tornerò” rispose lui, sua madre aggrottò la fronte, preoccupata

“Stai attento a quello fai, Sulfus...quello che è successo ieri non è stato abbastanza per te?”

“Rilassati mamma, prometto che non andrò a mettermi nei guai e che non tornerò a casa con gli abiti tutti strappati” scherzò il ragazzo

“Sulfus!” lo rimproverò Seraph “Non scherzare su cose serie!”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo “Ok, ok mi dispiace” si alzò dal tavolo ed afferrò il piccolo zaino che aveva riempito con del cibo perchè, come aveva detto prima, non sapeva quanto tempo avrebbe impiegato per trovare quella ragazza. Uscì dalla porta, lasciandosi alle spalle i suoi genitori che avevano sguardi confusi ma anche preoccupati

“Che cosa avrà in mente quel ragazzo?...” mormorò la madre

Sulfus percorse la stessa strada che aveva seguito il giorno prima quando stava cercando di trovare la strada per tornare a casa. Ci aveva messo un’ora circa a raggiungere il luogo dove si era trovato quando si era svegliato dopo l’incidente...vedendo che stava raggiungendo quella zona, iniziò a camminare il più silenziosamente possibile...se lei fosse stata davvero lì, lui non voleva spaventarla prima di avere il tempo di avvicinarsi a lei...

Si nascose dietro un albero e guardò il fiume...tutto sembrava tranquillo...aspettò un paio di minuti e sembrava che non accadesse nulla...sospirò deluso mentre si lasciava cadere sull’erba con la schiena appoggiata sul tronco dell’albero

“Ma chi voglio prendere in giro...lei non è reale, sono sicuro che quello che ho visto era solo una semplice-“ fu interrotto quando sentì lo stesso mormorio che aveva sentito udito il giorno prima, spruzzi in acqua...

Si voltò immediatamente e si mise in ginocchio, non distoglieva lo sguardo dal fiume...fu quando così che vide la stessa cosa che aveva visto il giorno prima, la stessa figura bianca con lunghi capelli biondi che emergeva dalle acque più profonde del fiume. Lui guardò con attenzione la sua espressione...sembrava...cosi felice, rilassata...come se nuotare fosse la ragione della sua felicità...aveva deciso di non fare alcun movimento, voleva guardarla per un po’...

La ragazza nuotò verso la riva del fiume ed uscì dall’acqua. Ovviamente era completamente bagnata, il suo vestito bianco  era di nuovo incollato alla sua pelle abbronzata e dai i suoi lunghi capelli dorati cadeva acqua, dandogli un aspetto ondulato...

Mentre la ragazza si muoveva, Sulfus si spostava da un albero all’altro, sempre stando attento a dove metteva i suoi piedi in modo da non calpestare qualcosa e finire per spaventarla...sapeva che se l’avesse chiamata come aveva fatto il giorno prima, lei sarebbe fuggita ancora una volta...così aveva deciso di non farlo, voleva avvicinarsi a lei...

La ragazza girò un paio di volte, come se stesse ballando, mentre i suoi piedi nudi toccavano l’erba fresca del bosco...Sulfus si trovò completamente affascinato da tanta bellezza...era totalmente incantato da lei... doveva ammetterlo...non aveva mai visto una ragazza così bella come quella...nemmeno Kabalé o Cabiria avevano tanta bellezza...

Cercò di avvicinarsi più, sempre cercando di essere il più silenzioso possibile...solo che questa volta, quando le era ormai vicino, le sue scarpe calpestarono accidentalmente un piccolo rametto che era sull’erba, spezzandolo in due. Il suono riecheggiò...i suoi occhi si spalancarono quando vide la ragazza  fermare la sua danza e voltanrsi verso di lui. Vide tutta la felicità e la calma nei suoi occhi blu zaffiro trasformarsi in paura. Anche il sorriso sul suo volto scomparve mentre lei faceva dei passi indietro

Al  vedere questo, Sulfus capì che doveva agire velocemente o l’avrebbe persa come il giorno prima “No, aspetta, non ho intenzione di farti del male” ma la ragazza non lo ascoltò ed iniziò a  correre verso la stessa direzione che aveva preso il giorno prima “Oh no, non mi sfuggirai questa volta!” esclamò lui mentre correva dietro di lei

La ragazza non guardò indietro ma poteva sentire, attraverso i suoi passi, che lui la stava seguendo velocemente, cercò di correre più veloce ma aveva già raggiunto il suo limite, a volte inciampava nei suoi propri piedi, perdendo l’equilibrio, ma questo non era abbastanza perché lui potesse raggiungerla.

Ad un certo punto, Sulfus si accorse che si trovavano già in un’altra parte della profonda foresta, ma questo non lo fece fermare...poi vide la ragazza entrare in quella che sembrava essere una caverna la cui entrata era bloccata per metà da una roccia enorme. Il ragazzo dovuto trattenere il fiato in modo a poter entrare nella caverna e con difficoltà riuscì a farlo.

Sperando di non averla persa di nuovo, il ragazzo attraversò la caverna, era davvero grande..lui corse e corse fino a quando vide una luce alla fine. La luce diventò più intensa, brillante mentre lui si avvicinava sempre di più alla fine della caverna. Quando Sulfus usci, si copri gli occhi con il braccio a causa del sole che improvvisamente brillò sul suo volto.

Appena si abituò alla luce, scoprì i suoi occhi color ambra e ciò che vide glieli fece spalancare...

“Per Dio...che...che luogo è questo...?” mormorò mentre si guardava intorno...era bellissimo...quello era il Paradiso...tutto era pieno di vita, aveva più vita della stessa foresta! Non sapeva che un luogo come quello esistesse, il sole brillava intensamente, l’erba era viva, verde e brillante; uccelli, farfalle volavano liberamente tra i grandi alberi, ma ciò che lo affascinava ancora di più era quello che era davanti  ai suoi occhi...la cascata! Era bellissima, cadeva con grazia nel fiume blu, enorme, forte, lucida...

In quel momento si ricordò... la ragazza! Smise di guardare il Paradiso che aveva appena trovato e cominciò a cercarla. Finalmente vide la sua  figura che correva tra i cespugli...cominciò a correrle dietro, cercando di trovare una scorciatoia per prenderla, ma lui non conosceva bene quel posto e perciò non sapeva che tipo di sorprese si sarebbero potute nascondere dietro tutta quella bellezza...

Proprio in quel momento gli venne un’idea...smise di correre e si nascose dietro uno degli alberi più alti, il cui tronco era estremamente grande. Vide la ragazza scomparire tra alcuni cespugli, non troppo lontani dall’albero dove lui si nascondeva, poi lei si accovacciò...Lui sorrise, il suo piano funzionava...trascorsero alcuni minuti e lui non fece alcun movimento che dimostrasse alla ragazza che lui era ancora in quel luogo...ma lui continuò a guardarla quando lei fece capolino fuori dai cespugli e si guardò intorno...la vide finalmente sospirare ed uscire allo scoperto...

La ragazza si guardò di nuovo intorno con quello sguardo spaventato negli occhi...una mano era sul suo petto, era ancora spaventata e voleva assicurarsi che il ragazzo non fosse davvero lì...superò
l’albero dove Sulfus si  era nascosto e fortunatamente per il ragazzo lei non lo vide...lui sorrise e la seguì, camminando in punta di piedi...

E quando  lei meno lo aspettava...
 

Le saltò addosso!
 

Caddero sull’erba, lei si girò, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo sopra di lei. Lui le aveva immobilizzato le braccia lungo i fianchi, così che non poteva muoversi...la ragazza lo guardò con occhi pieni di paura, cosa che rese Sulfus un po’ teso, i suoi occhi brillavano di paura! Davvero lui la spaventava così tanto?

“Calma...calma...io non voglio farti del male, ok?” la ragazza scosse la testa con paura “Guardami, guardami negli occhi e dimmi se sto mentendo!”

La ragazza si calmò un po’ e guardò Sulfus negli occhi...oro con zaffiro...sole e mare...la ragazza sembrò perdersi in quelle pozze d’oro...ma poi interruppe il contatto e distolse lo sguardo

“Allora? Pensi che ti stia mentendo?” lei non rispose...”Perchè non mi rispondi?” lei scosse la testa “Credi che ti stia mentendo?” ancora una volta lei scosse la testa “Allora che cosa c’è? Perchè non mi rispondi?”

Lei voltò lentamente il viso per guardarlo...e, piano, piano riuscì a liberare un braccio dalle sue mani, pose la mano sul collo, aprì la bocca e mosse le labbra, come se cercasse di parlare, poi scosse a testa... Al ragazzo ci volle un po’ per capire che cosa voleva dire lei con quei gesti...ma poi...gli occhi dorati di Sulfus si spalancaranno per lo shock e la comprensione mentre finalmente capiva che cosa voleva dire

“T-Tu...sei...m-muta...?”

TBC…

Un’immagine di come è il “Paradiso” più o meno

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Capitolo 3
*** Figlia dei Lupi ***


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La Ninfa della Cascata

Capitolo 3 – Figlia dei Lupi

Il ragazzo lasciò andare la povera e spaventata ragazza dai capelli lunghi. Lei, appena si vide libera dalla sua presa, strisciò via da sotto di lui e corse dietro ad uno degli alberi...questa volta Sulfus non fece niente per fermarla, ma rimase lì, ancora shockato dalle informazioni che aveva appena ricevuto..
Lei era muta! Non poteva parlare! Ovviamente non aveva nulla contro ciò, perché avrebbe dovuto? Quello che gli stava dando fastidio era se stesso, se stesso e le sue ultime azioni verso la ragazza! Gli aveva giurato per tutto quello che gli era più sacro che non le avrebbe fatto del male ma invece l’aveva presa, l’aveva spaventata, aveva gridato contro di lei, ma sopratutto l’aveva costretta a rispondere alle sue domande quando la povera ragazza non avrebbe potuto farlo!
Si sentiva male...davvero male...male ed in imbarazzo... lui aveva solamente voluto scoprire chi lei fosse ed aveva finito per comportarsi come un pazzo! Ora sì, capiva perchè quella ragazza aveva paura di lui...

Sospirò e si alzò dal prato, guardò l’albero dietro il quale lei si era nascosta... doveva fare qualcosa per tranquillizzarla, per qualche motivo non voleva che avesse paura di lui. Andò dall’altra parte dell’albero e si trovò faccia a faccia con la figura rannicchiata della ragazza. Era appoggiata al tronco, con le ginocchia tirate al petto e le braccia intorno ad esse. Il viso era nascosto tra le gambe, si puso teso.. non solo perchè vedeva la sua figura rannicchiata ma anche perché poteva vedere il corpo della ragazza tremare e, sebbene non sentisse i singhiozzi, sapeva che lei stava piangendo...questa volta l’aveva davvero spaventata...

Sulfus si sentì male di nuovo, doveva scusarsi con lei per le sue azioni, ma doveva farlo in modo da non spaventarla ancora di più... Si inginocchiò davanti a lei “Ehi...” iniziò, mordendosi leggermente il labbro inferiore... allungò una mano verso una delle sue braccia e la toccò leggermente con la punta delle dita. Lei alzò immediatamente la testa, rivelando il suo viso coperto di lacrime. Ancora spaventata, appena lo vide cercò di appoggiarsi di più contro il tronco dell’albero “No, no, calmati...ti prego calmati! Giuro che no ho intenzione di farti del male, ti voglio solo chiedere scusa per quello che ti ho fatto, non era mia intenzione spaventarti, volevo solo sapere chi sei”

Per qualche motivo la ragazza sembrò credergli e si calmò un po’ quando sentì quelle parole. Questo fece  sospirare Sulfus di sollievo. Bene, ce l’aveva fatta...era stato in grado di chiederle scusa...e adesso? Proprio in quel momento si ricordò di una domanda che le voleva fare “Hum...posso...posso farti una domanda...?” lei lo guardò curiosa “Sei...sei stata tu a salvarmi? Dal... sai...dall’annegamento? Nel fiume...”

Piano piano, vide la ragazza annuire “Allora...perchè sei scappata quando ti ho chiamata...? Avevi così tanta paura di me?” lei si mise un dito sulle labbra rosse. Ora aveva un sguardo pensoso. Questo fece quasi ridere Sulfus ma lui si trattenne perchè sapeva che lei stava cercando di trovare un modo per comunicare con lui dato che non poteva usare le parole. Poi la ragazza puntò il dito su di lui...beh, non era proprio lui a cui puntava, sembrava che stesse indicando il suo volto, i suoi occhi? Il ragazzo era confuso...
“Uh...la mia faccia...?” chiese “Avevi paura della mia faccia?” la ragazza scosse la testa e continuò a puntare il dito verso il suo volto. Sulfus non riusciva a capire quello che voleva dirgli con quel gesto, così lei avvicinò il dito ad uno dei suoi occhi, per istinto quello si chiuse e il ragazzo si allontanò un po’ per evitare che la ragazza gli mettesse il dito nell’occhio. Dopo essersi ripreso dal movimento improvviso che aveva fatto, il ragazzo dai capelli corvini finalmente sembrò capire il messaggio “Eri spaventata dei miei occhi?” la ragazza annuì e lui alzò un sopracciglio, ancora confuso...perchè aveva paura dei suoi occhi? Cosa c’era di sbagliato in loro?

“Io...ancora non ti capisco...hai paura dei miei occhi? Perchè?” la ragazza strinse le braccia intorno a se ed abbassò lo sguardo. Sulfus si mise una mano tra i capelli e sospirò sconfitto, non capiva che cosa volesse dire con quel gesto...

‘Questa ragazzina è davvero strana...ma perché sento questo bisogno di comunicare con lei...? Perchè non voglio rinunciare...?’ pensava lui... non capiva...sospirò di nuovo... Era così difficile comunicare con lei con dei semplici gesti, la maggior parte di quelli che lei aveva fatto erano indecifrabili per lui... come poteva comunicare con lei se non riusciva a capire quello che voleva dirgli...? A meno che...

“Ehi ragazzina, sai scrivere vero?” lei inclinò la testa di lato con uno sguardo incuriosito mentre lo guardava sfilarsi il piccolo zaino dalla schiena. Lui iniziò a cercare qualcosa  e, alla fine, tirò fuori una matita ed un piccolo block notes. Lei continuava ad avere quello sguardo incuriosito mentre lo vedeva scarabocchiare qualcosa sui fogli del blocco. Pochi secondi dopo, lui le mostrò quello che aveva fatto...”Sai fare qualcosa del genere vero?” c’era qualcosa scritto lì sopra... lei guardò quel foglio per alcuni secondi ma poi rialzò la testa con ancora quello sguardo incuriosito negli occhi celesti.
Il ragazzo sospirò e si lasciò scivolare accanto a lei. Le diede la matita e il blocco “Prova scrivere qualcosa” tuttavia la ragazza, appena vide i due oggetti nella sua mano, guardò la matita e ne toccò un paio di volte la punta, poi sfogliò le pagine bianche del blocco. Sulfus alzò un sopracciglio mentre osservava la scena... sembrava una bambina, una bambina che giocava con quell’oggetto... era come... si stava comportando come se...

“Tu...non hai mai visto una cosa del genere...?” mormorò, lei lo sentì e distolse la sua attenzione dagli oggetti, poi scosse la testa. Questo era molto strano...la ragazza doveva avere più o meno la sua età! Come era possibile che lei non avesse mai visto o nemmeno sapesse che cosa erano una semplice matita ed un block notes? “Hai già visto una cosa simile?” le disse, prendendo tra le mani il suo zaino. Lei guardò l’oggetto per un po’ e di nuovo scosse la testa, questo shockò ancora di più Sulfus... non era possibile...”Vuoi dire...che...che non sei mai stata in un altro luogo a parte la foresta? Non hai mai visto la città o altre persone?” di nuovo lei scosse la testa.

“M-Ma come?” non riusciva a credere che qualcosa del genere fosse possibile...come era possibile che una ragazza non avesse mai visto niente o nessuno in tutta la sua vita oltre agli alberi della foresta? Poteva essere che lei fosse sempre vissuta lì? Forse ma...da quando? Era possibile sopravvivere da sola nella foresta? Il ragazzo era talmente confuso che lasciò il suo corpo cadere pesantemente sull’erba verde. Sospirò e chiuse gli occhi, cercando nuovamente di interiorizzare le recenti informazioni...aveva scoperto tante cose su quella ragazza in meno di un’ora! Aveva scoperto che era muta, che non sapeva scrivere, che non sapeva nulla del mondo moderno e attuale e soprattutto aveva scoperto che non era mai stata al di là della foresta...

Sentì un suono cupo, come se qualcuno fosse appena caduto pesantemente sul prato proprio come aveva fatto lui pochi minuti prima, guardò sul suo fianco e vide la ragazza sdraiata sull’erba esattamente nella sua stessa posizione. Lei girò la testa per guardalo

Lui alzò un sopracciglio... lei fece lo stesso gesto.

Lui sbatté le palpebre...lei fece lo stesso di nuovo.

Bene...questo stava diventando strano...si alzò e si sedette di nuovo... lei ancora una volta fece lo stesso movimento.

Ok...era ufficiale...o lei lo stava prendendo in giro o stava cercando di imparare qualcosa...

Si mise in ginocchio e si avvicinò a lei che ripeté lo stesso movimento. Quando notarono che i loro volti erano molto vicini l’uno all’altro, Sulfus si imbarazzò un po’ a causa di una simile vicinanza. Stava per tornare nella posizione di prima quando improvvisamente sentì qualcosa...proveniva dalle sue spalle...

Un ringhio...

Molti ringhi...per niente amichevoli...sorpreso al sentire questo, il ragazzo dai capelli blu si voltò lentamente e i suoi occhi ambra si spalancarono per lo shock, la sorpresa e la paura...quello che stava dietro di lui...

Era niente meno che...

Un branco di lupi...

Lupi dal pelo grigio e dagli occhi blu, denti molto affilati come gli artigli, la pelliccia era irta...erano almeno sei lupi senza contare con i piccoli cuccioli che si nascondevano dietro gli adulti... sembravano molto arrabbiati...

Lentamente Sulfus si alzò, cercando di non fare alcun tipo di movimento brusco che avrebbe potuto far arrabbiare ancora di più quelle creature. Non era mai stato faccia a faccia con un lupo, figurarsi con un branco intero! Ma sapeva perfettamente che erano creature selvagge e molto pericolose che potevano strappare la gola ad una persona in pochi secondi...o almeno era questo che gli avevano detto su quelle creature...

Il lupo davanti al branco intero ringhiò di nuovo...doveva essere il maschio alfa...il ringhio era così forte che fece venire la pelle d’oca a Sulfus, cercò di non muoversi...inoltre non riusciva a muoversi! Era completamente paralizzato, non aveva mai avuto tanta paura in tutta la sua vita!

Quando meno se l’aspettava, l’alfa gli saltò addosso ed entrambi caddero sull’erba con il lupo enorme sopra di lui. Il ragazzo era solamente riuscito a mettere le braccia di fronte al suo corpo per proteggersi dall’attacco, ma purtroppo gli artigli affilati avevano perforato la sua pelle. Il lupo aprì la sua bocca enorme mostrandoli i denti grandi e affiliati. Gli occhi di Sulfus si spalancarono di nuovo con paura

Si ritrovò a pensare se fosse meglio morire per annegamento come il giorno prima o se fosse meglio morire per gli artigli di un feroce lupo e del suo branco...arrivò alla conclusione che nessuna delle due era una buona opzione! Non voleva morire! Non ora, non ancora! Dio gli aveva dato una seconda opportunità di vivere quando il giorno prima aveva inviato quella ragazza per salvarlo ma ora era faccia a faccia con un nuovo pericolo che poteva ucciderlo in pochi secondi!

Improvvisamente, e quando meno se l’aspettava, la ragazza dai capelli biondi spinse il lupo lontano da lui e la creatura non sembrò resistere alla forza della giovane. Sulfus cercò di alzarsi ma poteva appena muovere le braccia, erano completamente graffiate! Tuttavia non era questo che stava catturando la sua attenzione in quel momento...era la ragazza di fronte a lui con uno sguardo determinato sugli occhi celesti blu, che fissava con rabbia il lupo. Lui sembrava aver smesso di ringhiare ma la sua pelliccia era ancora irta...

La vide scuotere la testa un paio di volte, poi i suoi occhi diventarono più calmi e dolci mentre lei si inginocchiava di fronte al lupo. Quello che successe dopo lo sorprese più che mai! Lei allargò le braccia  verso il lupo enorme e le sue mani toccarono il pelo soffice e grigio dell’animale. La vide accarezzare il pelo e poi la creatura leccare il viso della ragazza con la sua lingua enorme. Le labbra della bionda si aprirono in un grande sorriso ed anche se non aveva voce, Sulfus avrebbe potuto giurare che lei stesse ridendo.

“Ma come...” mormorò il ragazzo, incredulo...gli altri lupi presto si unirono all’abbraccio e la ragazza li strinse tutti a sé mentre loro le leccavano il viso...lui ancora non riusciva a credere nei suoi occhi...la stavano trattando come se fosse una di loro...come se fosse parte del branco...come se...come se...

Come se fosse la loro figlia...

Ora capiva tutto...il lupo lo aveva attaccato perché pensava che lui volesse farle del male! La stava solamente proteggendo! Non lo aveva attaccato perché era un animale selvatico come gli era stato detto... la ragazza lasciò gli animali e si girò verso di lui, si avvicinò e gli prese le mani. Lo aiutò ad alzarsi in piedi e lo portò al lago dove cadeva la cascata. Lo fece sedere e gli prese le braccia graffiate

Sulfus sospirò “Cavolo, mia madre mi ucciderà quando torno a casa in questo stato...non mi permetterà di uscire più di casa!” si lamentò, la ragazza sorrise e strappò un pezzo del suo vestito bianco, lo bagnò nell’acqua del lago. Il ragazzo la guardò confuso...lei gli avvolse il pezzo di vestito bagnato intorno ai suoi graffi. Prima Sulfus chiuse un occhio per sopportare la piccola sensazione di bruciore che sentì quando l’acqua toccò le ferite ma mentre i secondi passavano lui già non riusciva a sentire più nulla...già non sentiva alcun bruciore o dolore...la ragazza gli tolse il pezzo di vestito...e dire che Sulfus era shockato non era abbastanza!

Le sue ferite erano sparite come per magia! Erano scomparse senza lasciare alcuna traccia. Non c’erano cicatrici, non c’era sangue! Come era possibile?! Il ragazzo dai capelli corvini, ancora shockato, guardò la ragazza...

“Come hai fatto...” la ragazza gli sorrise dolcemente e poi indicò l’acqua “L’acqua...l’acqua mi ha guarito...?” la ragazza annuì “Come...” mormorò, non riuscendo ancora a credere che le sue ferite fossero scomparse senza lasciare alcuna traccia...era possibile che l’acqua fosse magica...? No...la magia non esisteva...giusto? Oh non ci capiva più nulla! I minuti passavano  e il silenzio regnava in quel luogo, i lupi erano seduti sull’erba, i cuccioli stavano giocando l’uno con l’altro sotto lo sguardo dei loro genitori.

Proprio in quel momento, per richiamare la sua attenzione, lei prese la manica della sua camicia e tirò un po’. Lui la guardò, ricevendo il messaggio “Sì?” lei indicò di nuovo l’acqua e poi allargò le braccia, indicando tutto ciò che li circondava e, infine, mise un dito sulle labbra rosse, lui sbatté le palpebre un po’ cercando di capire il messaggio...guardò l’acqua, poi il luogo che entrambi erano, ricordando quello che era sucesso pochi minuti prima “Vuoi...voglio dire...non vuoi che dica a qualcuno di questo posto? Riguardo l’acqua?” lei annuì un paio di volte
Sulfus sorrise gentilmente e annuì “Va bene, te lo prometto. Lo giuro!” poi strinse il suo dito mignolo con quello di lei. Lei lo guardò incuriosita e confusa allo stesso tempo, chiedendosi che cosa significasse quel gesto.  Lui le sorrise di nuovo “Questo è il nostro modo di suggellare la nostra promessa. Ti prometto che non dirò a nessuno di questo luogo e che ti visiterò ogni volta che posso. È una promessa” sorrise e questa volta anche lei gli sorrise prima di saltargli addosso ed abbracciarlo. Entrambi caddero sull’erba

Sulfus rise “Sai una cosa? Non voglio chiamarti ‘ragazzina’ per sempre...credo che ti darò un nome” la ragazza lo guardò “Hum...vediamo...” guardò intorno a sé, cercando ispirazione per il nome, per qualche ragione non voleva darle un nome volgare...voleva che fosse qualcosa di speciale...”Lo so! Credo che ti chiamerò Ninfa, cosa ne pensi?” gli chiese, lei gli rispose con un sorriso ed un abbraccio. Lui prese quel gesto per un sì.

TBC...         

Ecco un nuovo capitolo, grazie a tutte coloro che hanno commentato e aspettato pazientemente per il nuovo capitolo! Di nuovo un ringranzio speciale a Bebbe5 per aver corretto i miei errori!

Una piccola nota, l’idea del potere di guarire delle acque l’ho preso dal film “Rapunzel: L’intreccio della torre” dai capelli d’oro di Rapunzel! Ho organizzato più o meno le idee per la storia e mi dà un totale di circa 19 capitoli!      
 

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Capitolo 4
*** Solo tu... ***




La Ninfa della Cascata

Capitolo 4 – Solo tu…


Tornò a casa prima del tramonto, non aveva notato la velocità con cui le ore erano trascorse, era stato così preso dal parlare con Ninfa in quelle ultime ore, aveva cercato di spiegarle cosa erano gli oggetti che aveva portato quel giorno come lo zaino, la matita e il block notes, aveva cercato di spiegarle anche qual era la funzione di ognuna di quelle cose. Rise quando fissò di nuovo i fogli del blocco su cui la ragazza aveva scritto...o per meglio dire...scarabocchiato! Quelli non erano altro che scarabocchi! Gli ricordavano i “disegni” che Elisabeth faceva quando era più piccolina.

Invece ancora non capiva il motivo per cui lui stesso era così interessato a conoscerla meglio, a mostrarle il mondo oltre la foresta, il modo in cui le cose del suo mondo funzionavano. Sulfus aveva la sensazione di aver già visto il suo viso in passato, i suoi occhi azzurri, i capelli biondi gli erano piuttosto familiari, ma non riusciva a capire come poteva essere...era... impossibile che lei gli fosse familiare...lei non aveva mai lasciato la foresta, era impossibile!

Ma dai, aveva già conosciuto così tante bionde dagli occhi azzurri! Spinse via quei pensieri dalla mente ed entrò in casa. Non aveva davvero fame ma sapeva che se non avesse mangiato nulla, più tardi, nel mezzo della notte, si sarebbe svegliato affamato, così decise di fare un piccolo sforzo e di mangiare qualcosa. Ma di una cosa era piuttosto sicuro, era stanchissimo, non aveva dormito molto bene la notte prima a causa dei sogni in successione.

Dopo aver avvertito i suoi che era già tornato dalla passeggiata e senza indugiare, per evitare le loro domandi come: ‘Va tutto bene? Perchè sei solo tornato ora?’ Etc..., andò in camera sua dove lasciò che il suo corpo sprofondasse sul materasso del suo letto...era così esausto! Non è facile fare un’ora e mezza di cammino, dalla sua casa alla foresta e dalla foresta alla sua casa!

Sospirò e chiuse gli occhi, aveva deciso che dal giorno seguente avrebbe preso il suo cavallo per i suoi viaggi nella foresta. Sentì un piccolo suono e guardò il comodino, proveniva dal suo cellulare. Afferrò l’oggetto e guardò il messaggio che aveva appena ricevuto. Era di Kabalé.

‘Vuoi venire a fare una passeggiata con me, domani?

Ti amo’


Lasciò che la sua testa ricadesse pesantemente sul cuscino, non aveva la voglia di uscire con lei...per niente! Per lui quel rapporto era morto molto tempo prima...allora perché lo continuava? Perchè sposarla? La risposta era perché lui si sentiva obbligato a farlo...da quando il padre di lei lo aveva messo in quella situazione...

Tok, Tok

“Avanti” disse ancora nel letto, alzando soltanto la testa quando sentì la porta chiudersi, per vedere chi era. Era sua madre. Rimise la testa sul cuscino “Sono intero, mamma. Non era necessario venire a controllare”

“Spiritoso” disse Seraph mentre si sedeva sul materasso del letto di suo figlio “Dove sei andato oggi?”

“A fare una passeggiata” rispose con calma “Te l’avevo detto, no?”

“Sai bene che non è di questo che sto parlando, giovanotto” disse in tono serio. Sulfus alzó gli occhi al cielo e si mise a sedere “Devi essere andato da qualche parte”

Sulfus rimase in silenzio per qualche minuto, sapeva di stare mentendo, lei lo avrebbe scoperto con un semplice sguardo negli occhi. Già...nulla sembrava sfuggire a sua madre, lo conosceva bene, dopo tutto, lui era suo figlio e una madre può capire certe cose che gli altri non possono capire.

“Io...” inizió “...non posso dirtelo...” confessò, distogliendo subito lo sguardo

“E’una ragazza?”

“Mamma!” esclamò suonando da un lato sorpreso per la velocità con cui lei lo aveva scoperto, ma dall’altro cercò di suonare il più incredulo possibile, per farle capire che stava dicendo una cosa assurda “Ma da dove ti è venuta l’idea?!”

“Ti conosco Sulfus” disse lei, seria “Ti conosco molto bene da diciassette anni ormai, non dimenticare che sei stato nove mesi dentro di me”

“Comunque...non so come ti sia venuta questa idea che sono stato con una ragazza...” disse il ragazzo “Hai dimenticato che sono-“

“Che sei fidanzato? O per meglio dire, che sei incatenato ad un matrimonio che nemmeno tu vuoi che avvenga?! No, Sulfus, purtroppo non ho dimenticato questa verità” Sulfus era un po’ scioccato per quella reazione da parte di sua madre, lei non era così...era tenera, dolce, comprensiva...ma ora...poteva vedere l’angoscia e la rabbia nei suoi occhi...

“Non c’è bisogno di andare avanti con questo. Posso essere l’unica, ma so che non ami più Kabalé come l’amavi prima” Sulfus chiuse gli occhi per alcuni minuti prima di girare la testa...

“Devo farlo per il bene del nome della nostra famiglia...” mormoró ancora senza guardare sua madre

“Sulfus!” stanca di sentire sempre la stessa risposta ogni volta che toccava il tema del matrimonio, Seraph prese il viso di suo figlio tra le sue mani e lo constrinse a guardarla negli occhi “La TUA felicità viene prima di ogni cosa. Prima di sapere che cosa dicono le persone sulla nostra famiglia, voglio sapere, voglio assicurarmi che TU sia felice! E so che in questo momento non sei” si chinò per baciargli la fronte. Sulfus sapeva che lei aveva ragione, aveva pienamente ragione...lui non era felice...ma sentiva di non avere altra scelta se non andare avanti con quel matrimonio...anche se avesse significato la sua infelicità...

Il ragazzo sospirò “Io...” iniziò “...non posso dirti esattamente dove sono stato oggi...perché ho promesso di non dirlo a nessuno...ma sì sono stato con una ragazza ma non nel modo che pensi! Io... la sto aiutando...”

Seraph era confusa “Aiutarla in che cosa...?” di nuovo lui sospirò

“Ti ricordi quando ieri vi ho detto che sono stato trascinato dalla corrente del fiume fino a raggiungere la riva?” la donna annuí “Era una bugia...non sono stato trascinato dalla corrente...quella ragazza...mi ha salvato dall’annegamento...e...non sapevo se lei era vera o solo frutto della mia immaginazione...quindi oggi sono andato a cercarla e l’ho trovata. Io...ho scoperto alcune cose su di lei: non può parlare, non sa nulla del mondo dato che ha sempre vissuto nella foresta...” guardò sua madre “E da oggi voglio aiutarla a scoprire le cose che non sa...è una specie di favore che le devo per avermi salvato la vita”

“Capisco” mormorò la madre, Sulfus abbassò lo sguardo, tenendo tra le mani il cellulare su cui ancora era visibile il messaggio di Kabalé...

“Kabalé mi ha mandato un messaggio...per uscire insieme domani...non so se devo uscire con lei e non andare da Ninfa-“

“Ninfa?”

Il ragazzo si strinse nelle spalle “Dato che non può parlare, ho pensato che avrei almeno dovuto darle un nome...” Seraph fece un piccolo sorriso “Cosa devo fare...” il sorriso sul volto di sua madre scomparve

“Beh..se vuoi ancora andare avanti con questo assurdo matrimonio... allora forse dovresti dividere il tuo tempo. Passane un po’ con Kabalé ed il resto con quella ragazza, “Ninfa”,

“Come? Kabalé non mi lascerà andare”

“Mentile. Dille che sei stanco o qualcosa del genere, e se lei viene qua ad insistere, non preoccuparti perché ce ne occuperemo io e tua sorella” disse mentre gli faceva l’occhiolino. Sulfus sorrise e annuì. Di nuovo Seraph lo baciò sulla fronte “Ora riposa” si alzò dal materasso e si diresse verso la porta. Sorrise senza che lui se ne accorgesse e quel sorriso era perché aveva la sensazione, chissà forse era una sensazione di madre, che prima o poi quella “Ninfa” avrebbe significato qualcosa di più per Sulfus invece di essere solamente una ragazzina verso cui suo figlio si sentiva in debito.

Il giorno dopo...proprio come da programma, Sulfus si era incontrato con Kabalé. In quel momento stavano facendo una passeggiata per la città, lei aveva il braccio intorno a quello del ragazzo ed un bel sorriso sulle labbra. Tutti conoscevano bene le loro famiglie, Zolfanello e Rosso, perché erano le più ricche della zona. Molti anni prima, c’era una terza famiglia ricca...ma quella era un’altra storia. Purtroppo quelle stesse persone amavano i pettegolezzi e facevano un sacco di gossip. La maggior parte era falsa, ma le persone erano facilmente manipolabili e per questo credevano in tutto che gli veniva detto su quello che riguardava le due famiglie, cosa che infastidiva profondamente Sulfus.

A causa di quei gossip, lui era “incatenato” a quella relazione che da molto tempo era condannata a finire. Qualcuno aveva sparso la notizia che la coppia, anche se i due avevano solamente 17 anni, si sarebbe sposata molto presto. La situazione peggiorò quando molti giornalisti apparvero a casa Zolfanello e prima che Sulfus potesse negare tale matrimonio improvviso, il padre di Kabale, che si trovava nella loro casa in quel momento, Edwin Rosso, confermò la notizia, cosa che mise il ragazzo in una situazione molto difficile, perché Edwin sapeva che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per il nome della sua famiglia...

“E’ una bella giornata per fare una passeggiata insieme, non ti pare Sulfus?” chiese Kabalé con lo sguardo di una ragazza molto innamorata mentre entrambi venivano osservati dal popolo della città

“Sì” rispose lui...voleva andare da Ninfa e mostrarle le nuove cose che aveva preparato o forse sapere un po’ di più su di lei...aspetta un momento...da quando lo voleva cosi tanto?? No...non poteva...non doveva! Era impossibile! Quello era solamente un favore, solo questo...comunque...doveva trovare un modo di tornare a casa, prendere le sue cose e poi andare nella foresta.

E bingo! Gli venne un’idea!

Improvvisamente il ragazzo iniziò a tossire, fermandosi, anche Kabalé si fermò e lo guardò “Stai bene, Sulfus?”

“N-No...” tossì “Io...non…” tossì “…mi sento molto bene...” la ragazza gli mise una mano sulla sua fronte

“Non sembra che tu abbia la febbre” disse lei. Sulfus fece finta di starnutire un paio di volte

“Io...da quando sono caduto, che mi sento molto strano...devo aver preso un bel raffreddore” disse mentendo, cercando di sembrare il più veritiero possibile. “Mi dispiace ma dovremo fare la passeggiata un altro giorno, meglio che vada a casa prima che mi venga la febbre”

Kabalé mise le mani sui fianchi. Assunse uno sguardo di disapprovazione e Sulfus si spaventò un po’: non aveva creduto nella sua bugia? “Bene, se non ti sentivi bene allora non saresti nemmeno dovuto uscire di casa!”

Dentro di sé, molto in profondità, il ragazzo sospirò di sollievo “Io...non volevo disturbarti e nemmeno rovinare la passeggiata e poi non mi sentivo così male...non mi aspettavo di peggiorare così presto...” disse, facendo un altro colpo di tosse, finto
Kabalé si chinò e lo baciò sulla guancia “Preferirei aspettare un paio di giorni per fare la passeggiata e che tu stia bene invece che farla ora e costringerti a letto con la febbre alta” sentendo questo Sulfus sentì un piccolo colpo al petto. Si sentiva male per averle mentito. Lei lo amava veramente, sentimento che, anni prima, provava anche lui per lei...ma ormai era morto...

Non volendo mentirle ancora, il ragazzo annuì e si ritirò in fretta. Doveva tornare a casa per prendere il suo zaino e poi discretamente andare alle scuderie che appartenevano alla sua famiglia per prendere Basilisco, il suo cavallo.

Entrò in casa e stava per andare al piano di sopra a prendere le sue cose quando si trovò faccia a faccia con sua madre che teneva il suo zaino tra le mani. Gli sorrideva ed anche lui le sorrise. Prese l’oggetto dalle sue mani e lo mise sulla schiena, ringraziò sua madre che gli rispose con un bacio sulla testa. Lui andò verso la porta posteriore della casa che lo avrebbe portato alle scuderie. Quando entrò, vide tutti i cavalli della sua famiglia, ognuno di loro nella sua propria stalla.

Si diresse verso la prima stalla e, all’interno, c’era un grande cavallo nero. Sulfus aprì la porta e si avvicinò al cavallo, poi gli accarezzò la criniera “E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ti ho montato” mormorò mentre prendeva le redini che erano appese al muro della stalla. Le mise sul cavallo e poi lo sellò. Afferrò le redini e lentamente lo tirò fuori della stalla, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno lo vedesse, dato che doveva essere malato.

Il ragazzo montò il maestoso animale e lo guidò fuori da lì. Saltò il piccolo recinto che circondava la zona delle scuderie e guidò l’animale verso la foresta. Gli era mancato montare Basilisco, erano passati mesi, no...quasi un anno dall’ultima volta che lo aveva montato! Cavalcare quella creatura lo faceva sentire libero mentre correva, di solito senza una destinazione. In quel momento, però, ne aveva una.

Normalmente, quando faceva quel cammino a piedi, gli ci voleva un’ora e mezza. Invece in quel modo gli ci era voluto appena una quarantina di minuti. Già, Basilisco era ancora veloce come si ricordava. Quando arrivò alla caverna notò che l’entrata, solitamente coperta da una grande roccia, era più larga. Sorrise...Ninfa aveva fatto quello che le aveva chiesto il giorno prima quando se n’era andato. Le aveva detto che, da quel giorno, avrebbe preso il suo cavallo e che, per questo, l’entrata sarebbe dovuta essere più grande in modo che l’animale potesse entrare.

Afferrò le redini di Basilisco e lo portò all’interno della caverna. In pochi minuti erano sul lato opposto. Si guardò intorno: non c’era traccia dei lupi, probabilmente dovevano essere andati a cacciare nella foresta. Quando si avvicinò al lago, legò le redini al ramo di un albero e si avvicinò al bordo del lago, si sedette sull’erba prima di mettere due dita nella bocca e fischiare. Il suono echeggiò nel luogo e spaventò alcuni uccelli che volarono via. Quella era un’altra cosa che lui e Ninfa avevano stabilito: quando lei avesse sentito il suo fischio, avrebbe saputo che lui era arrivato.

Si guardò intorno ma non la vide “Ehi! Ninfa sono io!” gridò, la sua voce ancora una volta echeggiò nel luogo. Dopo pochi minuti, era ancora a cercarla. Poi finalmente la vide, sulla cima della grande cascata che doveva essere alta almeno 15 metri! Lei lo salutò con la mano e lui sorrise, ricambiando gesto “Dai, scendi!” la vide annuire, poi scomparve dalla sua vista, cosa che gli fece pensare che stesse scendendo utilizzando un percorso nascosto.

Ma accadde quello che lui meno si aspettava. Vide di nuovo la ragazza ma solo per pochi secondi, perché lei saltò letteralmente giù dalla cascata. Sulfus spalancò gli occhi ambra “Ma sei pazza?! Io non-!”

SPLASH

“...volevo dire così...” completò la frase, ormai tutto bagnato dalla testa ai piedi...comunque aveva visto con quanta grazia Ninfa era caduta in acqua. A proposito...dov’era lei? Non l’aveva vista uscire dall’acqua ma nulla provava che lei fosse ancora là sotto “Uh...Ninfa?” mormorò mentre si guardava intorno: nessuna risposta “Ninfa?” questa volta si avvicinò alla acqua cristallina ma non vide niente... si rimise in ginocchio ed incrociò le braccia “È meglio che tu stia bene perché io non-!”

SPLASH

Il ragazzo dai capelli scuri tornò a galla, sputando acqua. Di fronte a lui apparvero i capelli biondi di Ninfa seguiti dal suo viso, beh metà del viso dato che l’altra metà era ancora in acqua e la ragazza faceva le bolle. Sulfus aprì gli occhi e la guardò un po’arrabbiato.

“Questo non é stato divertente, mi hai spaventato da morire!” lei tenne semplicemente il viso sott’acqua e continuò a fare le bolle. Il ragazzo avrebbe potuto giurare che anche il suo cavallo stesse ridendo della situazione. Sulfus si voltò verso lui “E TU, zitto!” si voltò di nuovo versò Ninfa “Vuoi rimanere lì a fare le bolle?” Appena lo disse, ricevette un sputo d’acqua sul viso Lei sorrise e fece un’espressione che, nei suoi standard, corrispondeva ad una risata “Oh, quindi vuoi giocare? Ti sei messa contro la persona sbagliata, ragazzina!”

Iniziò a tirarle l’acqua addosso e lei fece lo stesso con lui. Il ragazzo si mise a ridere mentre la schizzava e vide l’espressione divertita sul suo viso. Se lei avesse avuto una voce sarebbe stato certo stesse ridendo tanto quanto lui. La ragazza dai capelli biondi si fermò e cercò di nuotare verso il bordo “Non penserai di arrivare prima di me!” il ragazzo nuotò dietro di lei e quando la ragazza cercò di uscire dall’acqua, lui la afferrò per la vita e la fece tornare in acqua. La lasciò andare e cercò di fare la stessa cosa che lei aveva cercato di fare prima, ma la ragazza lo afferrò per la camicia e lo tirò indietro, proprio come lui aveva fatto con lei.

Il gioco dei due durò per lunghi minuti, entrambi non sembravano stancarsene. Al contrario, sembravano divertirsi un sacco. Ora erano entrambi seduti sul bordo, lei sorrideva mentre lui non riusciva a smettere di ridere, erano tutti bagnati! Il ragazzo scosse la testa un paio di volte e schizzò l’altra con alcune gocce, provenienti dai suoi capelli azzurri, lei mise le mani davanti al suo corpo, cercando di proteggersi dall’acqua. Smise di ridere e sospirò.

“Grande, sono tutto bagnato!” disse senza smettere di sorridere “E’meglio che mi tolga la camicia prima di prendermi un bel raffreddore” e lo fece, prese la camicia grigia a maniche corte, senza notare che la ragazza lo fissava nel mentre, nemmeno notò che lei arrossiva un po’ alla vista di quel petto di marmo. Si alzò in piedi ed afferrò la camicia bagnata, mettendola sullo stesso ramo dove aveva legato le redini del suo cavallo, accarezzò la criniera di quest’ultimo e si voltò verso Ninfa che stava guardando prima lui e poi Basilisco con esitazione “Vieni qui, non ti farà del male” poco a poco lei fece come le era stato detto e si avvicinò all’animale. Sulfus prese la sua mano e lentamente la avvicinò alla criniera del cavallo. Mosse la sua mano in sincronia con quella di lei, accarezzando l’animale. Lentamente, allontanò la mano da quella della ragazza per lasciarle esplorare il morbido pelo nero della creatura.

Sorrise quando la vide avvicinare il viso alla criniera del cavallo e posarlo lì. Ormai non aveva più dubbi sul fatto che lei avesse un collegamento speciale con gli animali, li amava, senza dubbio... si vedeva dal modo in cui trattava i suoi cari lupi, animali che, giorni prima, lui credeva fossero creature crudeli e selvagge. Ora però sapeva che agivano in quel modo solo per proteggersi dal pericolo. Se avesse voluto far loro del male, anche loro non avrebbero fatto nulla...

Ad un tratto lui aggrottò la fronte ed il suo sorriso scomparve...il suo sguardo felice divenne triste, addolorato, malinconico...ma non si fermò di guardare Ninfa...Ninfa...perché gli ricordava così tanto lei...? Beh erano molto simile in apparenza, doveva ammetterlo...ma anche il suo comportamento era simile. Gli mancava...quella persona che gli era stata tolta troppo presto...quella persona importante per lui, così fragile, così innocente, così piccola...che se n’era andata troppo presto. Lei era così piccola, aveva appena avuto il tempo di esplorare la vita...non era nemmeno riuscito a dirle addio. Sulfus chiuse gli occhi tristemente, cercando di allontanare quei pensieri dalla sua mente...

Poi senti qualcosa di morbido rannicchiarsi su di lui. Abbassò lo sguardo e si trovò faccia a faccia con due cuccioli di lupo accovacciatisi sulle sue gambe. Il sorriso tornò sulle sue labbra mentre si abbassava ed accarezzava il pelo grigio. i due cuccioli gli leccarono la mano, il ragazzo rise un po’. Si sedette ed i cuccioli gli saltarono addosso, lui continuò ad accarezzarli sotto lo sguardo felice e dolce di Ninfa che non aveva mai smesso di guardare la scena.

I due cuccioli continuarono a saltare su di lui ed a leccarlo. Lui rise e cadde all’indietro mentre i due animali continuavano a giocare con lui “Ok, ok, basta, mi fate il solletico!” disse tra le risate. Ninfa si avvicinò e prese uno dei cuccioli che mosse le sue piccole zampe felice. Sulfus si alzò tenendo l’altro cucciolo tra le mani.

“Sono carini...” disse sorridendo “e molto scherzosi” la ragazza sorrise e gli prese la mano con quella che non teneva il piccolino. Cominciò a guidarlo per un sentiero, cosa che suscitò una certa curiosità in Sulfus. Sembravano stare camminando in cerchio, ma in verità stavano camminando su una collina spirale. Dopo poco raggiunsero la cima ed il ragazzo capì subito che erano nello stesso luogo dove si era trovata lei prima di saltare giù dalla cascata. Entrambi si avvicinarono al bordo e si sedettero lì, ognuno continuando a tenere uno dei cuccioli tra le braccia. Sulfus sorrise davanti la bellezza che stava davanti ai suoi occhi, quel posto era davvero magnifico...e...gli dava pace, sembrava che non avesse più un peso sulle spalle...a differenza di quando se ne andava da lì e tornava a sentire di nuovo la pressione esercitata su di lui dagli occhi della società e dal matrimonio...

Sospirò mentre continuava a guardare il panorama, una brezza lieve mosse i suoi capelli ribelli “Allora...” Ninfa lo guardò e anche lui fece lo stesso “...questo è il tuo mondo...” mormorò, un sorriso apparve sulle labbra della ragazza mentre annuiva, tornò a guardare a ciò che stava davanti ai suoi occhi “E’...bellissimo...e molto pacifico...” chiuse gli occhi “Sai...a volte vorrei poter essere libero come te... non avere alcun tipo di preoccupazione ed essere solamente un spirito libero come te...” Ninfa gli prese una mano e gli sorrise, un piccolo sorriso apparve sulle labbra di Sulfus mentre un piccolo pensiero attraversava la sua mente...

‘Me la ricordi molto...solo lei poteva farmi sentire così ed ora sei solo tu ci riesci...sarà che tu...incarni il suo spirito...?’

TBC...

adesso vi piace?? credo fino a ora è stato uno dei piu carini che ho scritto, anche se è solamente il 4º di 19º capitoli XD beh cosa credono che succedderà?? e un ringranzio del cuore alla mia beta-reader che ha la santa pazienza di correggere tutti i miei errori!

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Capitolo 5
*** Caccia ai lupi ***


ecco fatto un altro capitolo, grazie millie a quelle che hanno lasciato una recensione e anche a Bebbe5 per correggere i miei capitoli!

La Ninfa della Cascata


Capitolo 5 – Caccia ai lupi

I mesi passarono e gli incontri tra Sulfus e Ninfa erano sempre più frequenti, naturalmente con un piccolo aiuto da parte di Seraph e Elisabeth. Tuttavia, il ragazzo continuava a rifiutare l’idea che stava iniziando a sentire qualcosa di più per la giovane oltre all’amicizia che si era formata tra loro, insistendo nel  mantenere vivo il rapporto che aveva con Kabalè. Ora Ninfa sapeva un po’ di più del mondo in cui viveva il suo nuovo amico e viceversa anche lui conosceva ogni posto, anche i più nascosti, del luogo in cui lei abitava.

Tuttavia gli incontri cominciarono ad essere sospettati da Kabalè, che trovava molto strano il fatto che il suo fidanzato preferisse restare a casa a “studiare”, ora che la scuola era iniziata di nuovo, invece che uscire con lei e gli altri. Ormai l’inverno era arrivato e con esso il freddo, quindi si vedevano di già persone con le loro giacche calde camminare  per le strade ed il fumo provenire dai caminetti che riscaldavano gli interni delle case.

Suonò la campanella, annunciando le fine delle lezioni e, in meno di pochi minuti, il cortile della scuola, che prima era completamente vuoto, si era riempito di ragazzi. Sulfus stava prendendo la sua moto ed era pronto per andarsene quando Kabalè, insieme a Cabiria e Gas, si avvicinarono.

“Ehi, tesoro, stiamo andando a fare una passeggiata e poi andremo al bar, che te ne pare di venire con noi?” chiese la ragazza

“Mi dispiace, ma oggi non mi va” rispose lui. Kabalè aggrottò la fronte e incrociò le braccia

“Oggi? Oggi non ti va?! E gli altri giorni, hai detto esattamente la stessa cosa!”

Sulfus sospirò, infastidito dalle lamentele della ragazza “Kabalè, abbassa la voce! Nessuno ha bisogno di conoscere le cose della mia vita privata. E poi che c’e? Ultimamente non ho per niente voglia di uscire...”

“Oh ma è chiaro, ora sei come un sgobbone che rimane a casa a studiare! Tu non eri così, Sulfus, prima non avevi nessuna voglia di aprire un libro, sembrava che fossi allergico allo studio e ora ti chiudi in casa! Che cosa mi stai nascondendo?! Stai per caso uscendo con un’altra alle mie spalle?!” gridò.

Sulfus si alzò ed afferrò con forza il braccio della ragazza, tirandola verso di sé, i loro volti a pochi centimetri di distanzia. La rabbia riempiva i suoi occhi color ambra “Punto primo: io non sono e non mi sto nemmeno trasformando in un sgobbone solo perché ho deciso di iniziare a studiare. Perché, se non te ne sei accorta, gli esami sono molti vicini e, a differenza di te, non ho bisogno che il ‘papà’ corrompa gli insegnanti per farmi passare gli esami. Punto secondo: è meglio che abbassi la voce, perché l’ultima cosa di cui ho bisogno è di sentire altre storie sulla mia vita privata ed avere i giornalisti a bussare alla mia porta!”

“Lasciami andare, mi stai facendo male!” urlò la ragazza ma lui continuava a tenerla sempre più stretta.

 “E continuerò a farti del male se continuerai a parlare a voce alta” rispose con calma. Kabalè, perciò, decise di chiudere la bocca. Dopo essersi assicurato di questo, Sulfus le lasciò andare il braccio, ormai tutto rosso, e tornò alla sua moto. Senza dire un’altra parola, il ragazzo salì sulla moto e lasciò l’interno della scuola, tornando a casa. Ben presto arrivò, mise la moto nel garage ed entrò in casa attraverso la porta che dava accesso diretto al garage.

Andò di sopra ed entrò nella sua stanza, dove iniziò a mettere alcune cose all’interno dello zaino che, di solito, prendeva con sé. Qualcuno bussò alla porta e Seraph entrò,dopo aver ricevuto il permesso di entrare, chiudendo poi la porta alle spalle.

“Te ne vai di già?” chiese, cercando di nascondere la felicità nel suo tono.

“Si” rispose il ragazzo mentre chiudeva lo zaino. Sua madre gli si avvicinò e gli porse qualcosa.

“Portale questo, sta cominciando a nevicare e di sicuro lei non avrà nulla per proteggersi da questo freddo” disse mentre gli dava una giacca bianca. Il ragazzo sorrise e la afferrò “Volevo chiederti una cosa.”

“Che c’e?” disse lui, alzando un sopracciglio.

“Ho sentito che questo inverno sarà più freddo del solito e non vorrei che tu continuassi a fare questi continui viaggi alla foresta... stavo pensando...cosa ne dici di invitarla passare l’inverno con noi?” Sulfus sgranó un po’ gli occhi appena sentì il suggerimento.

“Dici sul serio?” chiese il ragazzo. La madre rispose con un cenno della testa “Beh...penso che sia una buona idea, ma non sarà facile convincerla, lei è molto attaccata alla foresta.”

“Capisco, ma se lei viene qui, questo non significa che tu non possa portarla nella foresta qualche volta. Non sto dicendo questo solo per proteggerla dal freddo, ma  anche per fare in modo che lei possa capire meglio come funzionano le cose nel “nostro mondo”. Credo che lei imparerà meglio se lo vedrà con i propri occhi”

Il ragazzo pensò a quelle parole. Sua madre aveva davvero ragione...Ninfa poteva imparare meglio le cose, anche le più difficili, se le avesse viste con i propri occhi e non solo con le sue spiegazioni, cosa che, a volte, era molto difficile da fare. “Credo che tu abbia ragione, quando oggi la vedo, glielo dico.” Seraph sorrise e il ragazzo afferrò le sue cose, poi andò alle stalle.

****

Stava per prendere Basilisco dalle stalle, quando senti due sussurri, due voci, di due uomini da quanto era riuscito a dedurre “Adesso sei pronto per la caccia?” disse uno di loro, l’altro sorrise e si mise il fucile a spalla ed una sigaretta in bocca.

“Certo che lo sono! Andiamo a uccidere alcuni di questi lupi selvaggi” rispose “Saranno un grande tappeto sul pavimento di casa mia!” I due iniziano a ridere. Sulfus rimase paralizzato dopo aver sentito la conversazione...i suoi occhi erano spalancati in stato di shock, mentre prendeva con forza le redini.

‘Caccia...ai lupi...? Ciò significa che...no...Ninfa!’

Montò il più velocemente possibile sul cavallo e corse verso il bosco, pregando con tutte le sue forze di non arrivare troppo tardi. Doveva proteggerli, i lupi e Ninfa. Se lei si trovava con gli animali, era sicuro che anche lei sarebbe stata presa in una delle trappole...non poteva lasciare che questo accadesse, lei non era più una semplice ragazza con cui aveva un debito, ma un’amica, una grande amica. Quando era con lei sentiva di poterle dire tutto, anche le cose che non riusciva a dire a sua madre...poi sentiva sempre quel dolore nel petto ogni volta che pensava ai pericoli che poteva incontrare...e questo era uno di quelli: se i cacciatori prendevano lei o i lupi, nemmeno Dio avrebbe saputo che cosa sarebbe potuto accadere! Ma questo non sarebbe accaduto, mai, era determinato a proteggerla...

Poi...c’era ancora il maschio Alfa. Non si fidava completamente di lui, ad ogni visita che aveva fatto a Ninfa durante tutta l’estate e l’autunno, sempre, ma sempre, aveva notato quanto il leader delle creature rimanesse teso ogni volta che si avvicinava alla bionda: se li avesse aiutati, avrebbe dimostrato che era sempre stato dalla loro parte, che non voleva fare del male a sua “figlia”.

Come se sentisse il nervosismo del suo padrone, Basilisco si mise a correre più veloce senza che lui glielo avesse ordinato.  I due galopparono tra gli alberi coperti dalla neve bianca, anche le lunghe gambe della creatura erano coperte dal mantello bianco che si era steso su tutta la foresta e la città. Il loro respiro fuoriusciva in piccole nubi e poi scomparivano nel mezzo del nulla. All’improvviso, fu in grado di vedere la caverna, cosa che lo fece solo pregare di più che Ninfa ed i lupi fossero lì e non in giro per la foresta, inconsapevoli del pericolo che presto sarebbe arrivato.

Questa volta non portò Basilisco con sé all’interno della caverna. Appena fu sceso dall’animale, corse il più veloce che poté verso l’altro lato della caverna. Appena arrivò, guardò in ogni punto, cercando Ninfa o uno qualsiasi dei lupi, ma niente...non c’era traccio di loro... Urlò il nome della ragazza. Il suono echeggiò nell’aria, ma niente. Fischiò proprio come aveva fatto le altre volte...e ancora niente... Stava cominciando a  spaventarsi... C’era solamente un ultimo posto in cui doveva controllare: dietro la cascata. Sì, proprio lì, dietro la cascata. Ninfa, durante una delle sue visite, gli aveva mostrato che era lì che lei ed i lupi dormivano di notte. Dietro la grande cascata c’era l’apertura di una caverna più piccola, dove i lupi potevano accomodarsi con la ragazza, che dormiva sempre pacificamente tra le loro pellicce.

Andò in quella direzione, facendo attenzione a non cadere in acqua. Rimase sorpreso perché era inverno e l’acqua avrebbe dovuto essere congelata, ma non era il momento di pensarci. Passò sul tronco che conduceva all’entrata dietro la cascata e sbirciò...di nuovo...niente...questo poteva soltanto significare ciò che più temeva.

Erano nella foresta.

Tornò dal suo cavallo e salì su di lui. Galoppò velocemente tra gli alberi e il bianco della neve. Doveva trovarli...

Prima che fosse troppo tardi...

~*-*~

Non ci volle molto perché accadesse ciò che desiderava...ma anche quello che meno voleva: quello che stava vedendo era orribile. Non appena Basilisco si fermò, non troppo lontano dal gruppo che stava cercando, vide che...

Ninfa era lì insieme ad alcuni dei lupi. Ricordava bene che il branco era composto da sei lupi, senza contare  i cuccioli che dovevano essere più o meno cinque o sei... ma riusciva a vedere solo quattro degli adulti e tre dei cuccioli. Ninfa stava cercando di liberare due lupi dalle trappole, che li avevano feriti malamente alle gambe.

Senza esitare un secondo di più, Sulfus si avvicinò e si inginocchiò. La ragazza dai capelli biondi lo guardava con timore, paura, come se gli stesse chiedendo che cosa stava succedendo ed il ragazzo sembrava aver capito la sua domanda solo a guardare i suoi occhi “Mi dispiace, sono arrivato troppo tardi...ho sentito due uomini parlare di una caccia ai lupi e sono venuto non appena ho potuto...ma non preoccuparti, non lascerò che vi accada qualcosa di male” mise la sua mano sulla quella della ragazza, guardandola con determinazione negli occhi “...noi li salveremo” poi allontanò le mani della ragazza dall’oggetto che bloccava le zampe dei due animali e, con tutta la sua forza, cercò di aprirla. Gli ci volle un po’, ma alla fine ci riuscì. Prese le zampe ferite con cautela e le spostò dalla trappola, poi accarezzò la pelliccia dei lupi...

“Le ferite sono profonde. Devi riportarli alla caverna e lavarli con l’acqua...vado a cercare gli altri” era pronto a montare sul cavallo, quando Ninfa lo afferrò per un braccio, fermandolo “Starò bene, non ti preoccupare per me” la rassicurò. Aveva capito la paura che la ragazza stava provando “Ecco, prendi questo” le porse la giacca e la aiutò a vestirsi, poi tirò su il cappuccio e lo mise sulla testa della ragazza “Non lasciare che nessuno ti veda, ok? Vattene via il più velocemente possibile. Qualunque cosa io faccia, non osare uscire dalla caverna. Ti prometto che tornerò con gli altri lupi.”

Saltò su Basilisco e galoppò lontano dalla ragazza, che continuò a fissarlo fino a quando non poté vederlo più. Lo sguardo preoccupato, però, rimase nei suoi occhi. Uno dei lupi tirò un po’ il suo vestito, lei lo guardò e il lupo le fece un cenno per tornare al nascondiglio. La ragazza esitò un po’ ma poi se ne andò via...

~*-*~

Nel frattempo Sulfus girava ancora per i sentieri del bosco. Aveva già distrutto alcune trappole. Anche lui si era messo il cappuccio in testa: se per caso si fosse trovato faccia a faccia con uno dei cacciatori, non voleva che riuscisse a vedere il suo volto, perché se fosse accaduto...sarebbe stato nei guai. Avrebbe rivisto il nome della sua famiglia su giornali e riviste, le voci, per niente buone, correre per la città… non voleva che accadesse...

Poi lo senti: un gemito. Non di una persona, ma di un animale. Sperando che fossero quelli che stava cercando, il ragazzo galoppò veloce fino ad arrivare alla zona da cui proveniva il suono. Ed era lì...con sua grande sorpresa, ma anche orrore, il piccolo gruppo che aveva trovato era composto solo dall’Alfa e dalla sua famiglia. La sua compagna era quella che era stata presa dalla trappola mentre due cuccioli, probabilmente i loro figli, la circondavano ed emettevano piccoli versi di preoccupazione. L’Alfa alzò la testa ed il suo pelo si rizzò quando senti una presenza avvicinarsi a lui ed alla sua famiglia. Si girò subito verso Sulfus...

“Calma, calma, non ho nessuna intenzione di farvi del male. Voglio solo aiutarla ad uscire dalla trappola.” disse il ragazzo quando vide i denti appuntiti dell’animale...questa volta non aveva Ninfa con sé per proteggerlo dal capo del branco, ma non aveva bisogno della sua protezione. Se era riuscito ad avere la fiducia di tutti i lupi, sarebbe riuscito ad avere anche la fiducia del capo...sentì qualcosa provenire dalla femmina, qualcosa che fece voltare l’Alfa a guardarla...poi la pelliccia tornò alla normalità e lui si calmò. Sulfus lo prese questo come un segno di potersi avvicinare per aiutarla.

Con attenzione, il ragazzo si avvicinò alle creature. I cuccioli si allontanarono e si nascosero dietro le gambe di loro padre. Lui si inginocchiò per esaminare la ferita della femmina. Prima le accarezzò la pelliccia per calmarla, cosa che sembrò funzionare “Calma...andrà tutto bene, ti aiuto io...” la femmina ormai era molto calma. Sulfus allora mise le mani sulla trappola ed iniziò a aprirla proprio come aveva fatto con gli altri. La femmina gemette di dolore, facendo sì che il ragazzo si mordesse il labbro inferiore per la paura di starle provocando più male...ma in pochi minuti riusci ad aprire la dannata trappola. L’Alfa si avvicinò alla sua compagna ed i due si appoggiarono l’uno all’altro.

Felice di essere riuscito a salvare i lupi prima che dell’arrivo dei cacciatori, Sulfus sorrise davanti alla dolce scena tra i due animali a cui stava assistendo. La felicità però finì presto quando Basilisco cominciò ad agitarsi molto, emettendo suoni e alzando gli zoccoli in aria. Il suo padrone gli si avvicinò immediatamente e prese le redini, accarezzando la sua criniera per calmarlo “Che ti succede? C’e qualcosa che non va?” Basilisco mosse la testa verso la cima della collina e Sulfus guardò lì, non vedeva niente ma sentiva qualcosa...passi...passi veloci: erano i cacciatori.

Tornò dai lupi “Devi andare ora” prese la femmina come meglio poteva e la mise sulla schiena dell’Alfa, spinse un po’ i due cuccioli verso i suoi genitori “Ninfa è già alla caverna. Andate via, io cercherò di distrarli il più a lungo possibile.” Sembrando capire il messaggio del ragazzo umano, l’Alfa corse in direzione della caverna. Sulfus afferrò un ramo con alcune foglie e cominciò a cancellare le impronte sia sue che dei lupi per evitare che i cacciatori scoprissero le tracce del loro passaggio.

Tuttavia il suo lavoro fu interrotto quando sentì un piccolo suono. Si guardò intorno e fu lì che lo vide...un altro cucciolo dei lupi grigi, spaventato, infreddolito, tremante per la paura, nascosto dietro ad un albero, che lo guardava come chi chiede aiuto. Senza esitare, Sulfus corse dal cucciolo “Oh Dio, vieni qui piccolo, vieni” allungò la mano verso di lui e il piccolino la annusò prima di camminare verso il ragazzo. Lui lo prese fra le braccia “Non ti preoccupare piccolino, ti porterò dalla tua mamma.” Mise il cucciolo nella sua giacca per tenerlo caldo. Poi Basilisco si agitò di nuovo. Sulfus si girò e si ritrovò faccia a faccia con chi voleva meno...

Un cacciatore...

L’uomo puntava il fucile contro di lui, però, grazie al cappuccio, non era in grado di scorgere il volto del figlio maggiore della famiglia Zolfanello. Quest’ultimo però aveva paura...non perchè poteva essere riconosciuto, ma a causa della piccola creatura che nascondeva tra le sue braccia...

“Allora sei tu che hai distrutto tutte le trappole.” disse il cacciatore, senza pensare ad abbassare l’arma pericolosa che aveva tra le mani.

Sulfus non esitò a rispondere “E se anche fosse...? Quello che stai facendo a queste creature è crudele e sbagliato, ma anche illegale!”

Il cacciatore si mise a ridere “Hai molto coraggio e una bocca troppo grande per i miei gusti, giovanotto, ma il tuo coraggio non ti servirà a molto appena ti pianterò un proiettile in mezzo degli occhi! Ora dammi il cucciolo prima che mi venga la voglia di prenderlo con la forza!” ordinò, tuttavia Sulfus sorrise...

“Allora prova a farlo...”

“Lo hai chiesto tu...” ma l’uomo non ebbe il tempo di premere il grilletto e sparare al ragazzo perché venne gettato a terra da uno dei lupi, lupo che Sulfus aveva già visto. Ecco perché aveva provocato così tanto il cacciatore. Senza esitare un secondo di più, il giovane montò sul cavallo, con il cucciolo in braccio, e galoppò verso la caverna, lasciando il lupo a prendersi cura di ciò che aveva cominciato, cosa per cui, lo sapeva, non ci avrebbe molto tempo e, presto, lo avrebbe seguito.

Arrivò alla grotta ed entrò con il cavallo ed il cucciolo. Non appena si avvicinò agli alberi, fu gettato a terra da Ninfa, che lo abbracciò stretto. Si era preoccupata molto per lui e aveva temuto che gli fosse successo qualcosa. Ma alla fine era lì, sano e salvo, e, proprio come aveva promesso, aveva salvato tutti i suoi cari lupi. Sulfus sorrise e si alzò quando la ragazza lo lasciò andare, mise giù il cucciolo che, subito, corse verso sua madre.

Poi l’Alfa gli si avvicinò. I due si fissarono...fino a quando l’Alfa non abbassò la testa, in segno di rispetto. Il ragazzo all’inizio non capì il gesto, ma poi guardò Ninfa e la vide sorridere, così comprese che, finalmente, aveva la fiducia dell’Alfa. Non poté fare a meno di sorridere. Poi si ricordò della proposta di sua madre. Guardò tutti e sospirò. Si avvicinò un po’ alla ragazza e all’Alfa.

“So che non mi capisci molto bene ma...vorrei chiederti il permesso di fare una cosa...” sembrava che il lupo avesse capito, cosi aspettò che il ragazzo continuasse a parlare “Io...vorrei portare Ninfa con me, per il periodo invernale, così che lei possa imparare e vedere meglio come funzionano le cose nel “mio mondo”...” guardò entrambi. Gli occhi azzurri della ragazza erano illuminati dalla gioia all’aver sentito una simile proposta e lei guardò immediatamente l’Alfa, come per chiedergli il permesso di andare. Lui però sembrava un po’ titubante su questo argomento. Ormai comunque, vedendo la felicità brillare negli occhi di sua “figlia”, non avrebbe potuto dire di no e così...annuì.

Ninfa abbracciò la sua grande testa e accarezzò la pelliccia in segno di ringraziamento. Sulfus si alzò “Ti prometto che mi prenderò cura di lei.” Prese la mano di Ninfa e l’aiutò a rialzarsi. Entrambi si avvicinarono al cavallo su cui il ragazzo montò per primo. Stese poi la sua mano verso la ragazza che la prese e lui l’aiutò a sedersi sulla sella, proprio dietro di sé “Aggrappati alla mia vita” disse. Lei annuì e circondò la sua vita con le braccia. La ragazza agitò la mano in segno di addio ai suoi lupi prima che il cavallo lasciasse la caverna.

Galopparono attraverso la foresta imbiancata per alcuni minuti. Ninfa si guardava intorno felice. Non era mai stata così lontana dalla foresta, non era mai stata in quella zona. Inutile dire che fu ancora più felice quando entrambi  entrarono nella zona della città. Non andarono nel centro della città, ma dalla collina dove c’era la casa di Sulfus, riuscivano a vederla. Lui sorrise quando vide la felicità nei suoi occhi. Entrarono nella stalla dove il ragazzo mise il cavallo nel suo box. Afferrò la mano della ragazza e la portò alla porta sul retro della casa.

“Ora ti presento i miei genitori e la mia sorellina” disse il ragazzo mentre apriva la porta ed entrambi entravano. Ninfa si guardò intorno meravigliata per le enormi dimensioni della casa. In quel momento vide una donna molto simile al suo amico solo che aveva gli occhi arancioni, invece che ambrati, e che si stava avvicinando a loro. Spaventata, si nascose dietro Sulfus. Lui invece rise “Dai, non ti preoccupare, è solo mia madre” la ragazza sbirciò un po’ oltre la spalla del ragazzo, Seraph sorrise a entrambi ma non appena la ragazza uscì dietro la schiena di suo figlio, rimase scioccata....

“M-Ma tu sei...”

TBC...   

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Capitolo 6
*** La melodia della memoria ***


La Ninfa della Cascata

Capitolo 6 – La melodia della memoria

“M-Ma tu sei...” mormorò Seraph quando vide la ragazza che aveva fatto capolino da dietro la schiena di suo figlio. Lui invece era confuso: guardò la madre, poi Ninfa, tornando subito a guardare la prima.

“C’è qualcosa che non va?” chiese il ragazzo. La madre uscì dal suo stato di trance e lo guardò

“N-No...è s-solo che lei assomiglia così tanto a-“

Subito Sulfus la fermò prima che potesse continuare. I suoi occhi diventarono freddi e duri proprio come la sua voce “Ma non è lei, mamma, non lo è e non può esserlo...quindi lascia perdere.”

Colta di sorpresa per la reazione aggressiva di suo figlio, Seraph fece immediatamente un piccolo balzo indietro, ricordandosi di quanto lo feriva ricordarsi di quella persona. “Mi dispiace” fu tutto ciò che riuscì a dire. Il ragazzo stava quasi per afferrare la mano di Ninfa quando, proprio in quel momento, entrò Edan, il padre di Sulfus, insieme ad Elisabeth.

Rimase sorpreso quando vide la strana ragazza bionda accanto a suo figlio. “Sulfus...hai portato una amica?” chiese, un po’ confuso al vedere il vestito della ragazza... beh, era un po’ vecchio no? Gli ricordava gli abiti dei naufraghi. Sulfus si gelò, letteralmente, quando si ricordò che mai, e davvero mai, aveva detto a suo padre di Ninfa...

Sospirò e si voltò verso lui “Ecco...” quella sarebbe stata una conversazione moooooolto lunga...

~*.*~*.*~

Dopo un po’, Sulfus riusci a raccontare tutta la storia di Ninfa a suo padre. Al momento, tutta la famiglia era in salotto. Erano riusciti a convincere Ninfa che il divano non era una specie di mostro che voleva inghiottirla.

Edan sospirò dopo quel racconto “Allora fammi capire...lei ti ha salvato il giorno in cui sei caduto nel fiume, poi tu sei andato a cercarla, anche se credevi che potesse essere solo un miraggio e in questi ultimi mesi, e voglio dire quasi due stagioni e mezzo, sei andato da lei per farle capire meglio come funziona ‘questo mondo ’?”

“Sì, sì e sì...” rispose il ragazzo

Il padre incrociò le braccia “Beh...credo che non sia una brutta idea farla restare qui per il periodo invernale...ma tu sai che dovrai lavorare molto con lei, giusto?”

Sulfus si grattò la parte posteriore della testa. “Ne sono molto consapevole, non ho dovuto fare altro che lavorare duro con lei finora...sarà solo un’altra fase, suppongo”

“Bene...finchè questo non interferirà con i tuoi studi...”

“Non interferirà.”

“E a proposito...quando pensi di dirlo a Kabalè? Conoscendola, sarà molto gelosa quando la vedrà qui...” lo avvertì Edan. Sulfus non riuscì a trattenere un sospiro: non sarebbe riuscito a continuare per molto con quel rapporto falso che aveva con Kabalè e solo l’idea del matrimonio gli dava la nausea. Non odiava la ragazza, ma semplicemente non la voleva come moglie. Solo il suo padre non sapeva del fatto che quel matrimonio era tutto falso, organizzato per conservare la dignità del nome della famiglia. Suo padre era molto orgoglioso di lui e non voleva distruggere quell’orgoglio...

“Io...troverò un modo...” mormorò il ragazzo, poi prese la mano di Ninfa “Viene, ti faccio vedere la casa”

“Vado a chiedere a Bianca di preparare la camera per lei” disse Seraph, alzandosi dal divano e andando dove si trovava la cameriera. Sulfus e Ninfa salirono le scale e camminarono per i corridoi. Il ragazzo apri una prima porta.

“Questa è camera mia” disse, poi indicò la porta che si trovava di fronte. “Quella sarà la tua, quindi non ti preoccupare: se hai bisogno di me basta fare 5 passetti e sei qui” Lei sorrise, cosa che fece anche lui. Il giro per la casa continuò fino a quando i due non si trovarono di nuovo giù. Entrarono di nuovo nel salotto. “Questo è il salotto, è dove siamo stati prima” spiegò, ma allora Ninfa si accorse di una cosa che prima non aveva notato: un caminetto. Gli occhi azzurri della ragazza si spalancarono e, più velocemente che poté, si nascose dietro Sulfus. Lui fu colto di sorpresa e rimase confuso dal perché si era comportata così, poi si voltò.

“E-Ehi, ma che ti prende?”. Ma la ragazza continuò semplicemente a tenere stretta la sua camicia tra le mani. In quel momento , lui si rese conto che tremava, come qualcuno che era sul punto di piangere. Mise le mani sulle sue spalle e la costrinse ad allontanarsi un po’ di lui “Che ti succede...?” chiese. Ninfa, con piccole lacrime negli occhi, indicò il caminetto con mano tremante. Lui guardò dove il dito indicava “Il caminetto? Oh...hai paura del fuoco?” lei annuì con la testa. Fu in quel momento che un piccolo lampo baluginò nella testa del ragazzo. Finalmente gli sembrò di aver trovato la risposta alla domanda che si poneva da quando l’aveva incontrata. Si ricordava bene che lei lo aveva fissato negli occhi, quando le aveva chiesto perché scappava da lui. E ora capiva il perché: i suoi occhi color ambra probabilmente le ricordavano il fuoco, una cosa che lei temeva...

“E’ per questo che avevi paura dei miei occhi? Perché ti ricordavano il fuoco?”. Lentamente Ninfa annuì. Sulfus sospirò e la portò fuori dalla stanza, in modo che non guardasse più il camino. Riuscì a distrarla mostrandole altre stanze della casa, fino a che non giunsero ad una porta che si trovava proprio sotto le scale. Quella porta chiusa attirò l’attenzione a Ninfa, così lei tirò un po’ la manica della camicia di lui, che si girò e vide dove stava indicando con insistenza.

“Oh là? Non c’è niente di speciale, è solo il ripostiglio- aspetta ma dove stai andando?!” esclamò quando vide la ragazza allontanarsi da lui ed andare verso la porta. La aprì e sbirciò dentro. Era buio ma quando Sulfus la raggiunse, accese la piccola luce: proprio come aveva detto, era un ripostiglio, pieno di cose vecchie come giocattoli e mobili. “Non c’e nulla di speciale qui...a meno che ti piaccia la polvere...” mormorò.

Ninfa continuò a guardare all’interno del ripostiglio, sbirciando sotto le lenzuola che ricoprivano i mobili che erano lì dentro. Fu allora, mentre sbirciava, che qualcosa attirò la sua attenzione: un oggetto non molto grande, di colore dorato con effetti a spirale di colore blu celeste, a forma di cuore e con una stella rossa al centro. Incuriosita, la ragazza prese l’oggetto e si voltò verso Sulfus che la stava guardando.

Tuttavia, il ragazzo sembrò rimanere senza fiato quando vide quello che lei teneva in mano. Non riusciva a parlare, nemmeno una piccola parola, figuriamoci fare un’azione. Rimase semplicemente lì a guardare l’oggetto.

Vedendo che non reagiva, lei si preoccupò un po’, poi riportò la sua attenzione all’oggetto che aveva in mano e, come se sapesse cos’era, lo apri lentamente. Da lì iniziò a fuoriuscire una melodia, una melodia bella e dolce. Era così calma e portava un sensazione di tranquillità. Anche se era coperto da molta polvere e sembrava avere molti anni, funzionava perfettamente, nemmeno una singola nota musicale sembrava stonata.

(Questa è la musica che ho scelto per il carillon: http://www.youtube.com/watch?v=iZeomtLGCbc)

Improvvisamente, la mano di Sulfus si mise sopra quella di Ninfa e la costrinse a chiudere l’oggetto, interrompendo la melodia. La ragazza dai capelli biondi lo guardò non appena accadde questo, confusa: perché lo aveva fatto? Ma vedendo il dolore negli occhi ambrati del ragazzo... anche lei sentì un colpo al cuore.

Senza dire una sola parola, Sulfus le voltò le spalle ed uscì dal ripostiglio. Non molto dopo lei lo seguì, ma non prima di essersi chiesta se avesse dovuto portare l’oggetto con sé...una parte di lei le diceva di lasciarlo nel luogo dove lo aveva trovato e di dimenticare di averlo trovato...ma un’altra parte le diceva che l’oggetto sarebbe risultato importante. La sua testardaggine vinse e lei uscì dal ripostiglio con l’oggetto nascosto nel palmo della mano. Riuscì a vedere Sulfus che saliva le scale. Lei lo seguì ma purtroppo inciampò molte volte sui propri piedi, perchè non era ancora abituata ai gradini.

Per questo non riuscì a vederlo nei corridoi, ma comprese subito che si doveva trovare in camera sua. Pur sapendo che non stava bene, o almeno questo era quello che le era sembrato quando aveva visto quell’espressione triste e addolorata nei suoi occhi, si diresse verso la porta e la schiuse...

E lui era lì, seduto sul davanzale della sua finestra, a guardare il tramonto che splendeva su di lui, dandogli una bellezza maggiore di quella che già aveva. Cercando di non disturbarlo, Ninfa entrò nella stanza in punta di piedi, muovendosi il più silenziosamente possibile, ma non ci volle molto tempo perché Sulfus si accorgesse della sua presenza nella stanza e si voltasse verso di lei. Quell’espressione era ancora lì e neppure il sorriso che era così abituata a vedere sul suo volto, era lì. C’era solo dolore. Sembrava che ci fosse un enorme dolore dentro di lui, un dolore che nascondeva molto bene ogni giorno, facendo sembrare che tutto andasse bene.

La ragazza nascose immediatamente l’oggetto dietro la schiena. Quando si accorse che lui l’aveva già visto, abbassò lo sguardo, come per dire che era pentita, sia di essere entrata nel ripostiglio, sia di aver portato con sé l’oggetto. Sulfus sospirò, si alzò dal davanzale e si sedette sul suo letto. Esitando un po’, Ninfa andò a sedersi accanto a lui, guardandolo, come se aspettasse che parlasse. Ancora una volta, gli occhi ambrati del ragazzo guardarono l’oggetto che la ragazza aveva in mano: il piccolo carillon...
“Apparteneva a lei...” disse infine, la sua voce si sentì appena ma, dato che lei gli era molto vicina, fu in grado di sentirlo “Alla mia migliore amica...” chiuse le mani a pugno, ma poi la ragazza ci mise le sue sopra, per dirgli di calmarsi. Lui la guardò e vide il sorriso sulle labbra...

Sospirò ancora una volta e continuò “Ma lei è morta...” chiuse gli occhi quando le immagini di quel giorno tornarono alla sua memoria. “E’ successo dieci anni fa, quasi undici...tra poche settimane sarà il 11º anniversario dell’incidente che l’ha uccisa...lei e la sua famiglia...”

Guardò la ragazza. “Sai...proprio come te...per alcuni anni ho temuto il fuoco.” Lei si sorprese all’udire questo. “Perché...ero lì...quel giorno. Ho visto tutto quello che è successo...ed è una cosa che non potrò mai dimenticare. Avevamo entrambi sei anni...” prese il carillon tra le sue mani e lo aprì, lasciando che la melodia ripartisse da dove era stata fermata.

“Noi due eravamo molto attaccati, e a volte dormivano l’uno a casa dell’altro, vedi là?” indicò una collina ben visible dalla finestra. Non c’era altro che alberi coperti dalla neve “Ormai ci sono cresciuti degli alberi, ma anni fa c’era la sua casa. Vivevamo molto vicini. Quel giorno toccava a me dormire a casa sua. Di solito dormivo su un materasso vicino al suo letto. Sarebbe stata solo una notte come un’altra...se quell’incendio non fosse mai scoppiato...

Il piccolo Sulfus si svegliò percependo un odore di bruciato che gli impediva di respirare. Si mise a tossire e si sedette, aprendo i suoi occhi ambrati: la sua visuale era troppo offuscata a causa del sonno che aveva ancora, così si strofinò gli occhi con le sue piccole mani. Fu allora che lo vide: il fumo proveniente da sotto la porta.

Più velocemente che poté, saltò giù dal materasso dove si trovava e montò sul letto della sua amica che dormiva ancora, la scosse un paio di volte “Raf! Raf! Svegliati!” lei si mosse al suono della sua voce, poi apri gli occhi azzurri, sbadigliò e poi tossì.

“Che c’e Sulfus...? È tardi...”

“Penso che ci sia un incendio!” disse il ragazzo, la bambina lo guardò come se fosse pazzo

“Smettila di dire sciocchezze!”

“Non è una sciocchezza, guarda il fumo che viene da sotto la porta!” esclamò indicando il luogo di cui aveva parlato. Raf segui il dito e vide che il suo amico aveva ragione: c’era del fumo e una luce tra il giallo e l’arancio che brillava attraverso la serratura della porta. Il fumo che cominciava ad accumularsi all’interno della camera, fece tossire ancora di più entrambi bambini.

Si alzarano dal letto e corsero verso la porta, aprirono e guardarano inorriditi il fuoco che copriva già metà della casa. “Come faremo ad uscire da qui...?” chiese la piccola Raf, tenendo la mano del suo amico che la strinse con forza.

“Ci deve essere un posto che non è stato preso dal fuoco... laggiù!” puntò verso una finestra. Si mise a correre in quella direzione ma la sua amica lo afferrò per la manica del pigiama, fermandolo.

“Aspetta! La mia mamma e il mio papà, devo aiutarli!” esclamò la bambina, correndo poi nella direzione della camera dei genitori. La porta si aprì, mostrando i due adulti che erano stati svegliati anche loro dal fumo. Al vedere sua madre, Raf corse ad abbracciare le sue gambe, spaventata. Sulfus era proprio dietro di lei.

“Mamma, ho paura!” disse la bambina. La donna si abbassò e prese la figlia in braccio, mentre suo marito teneva la mano del piccolo.

“Calmati, vi porteremo fuori da qua” disse la madre di Raf, tornando all’interno della camera insieme al marito e Sulfus. La donna si abbassò di nuovo ed aprì una piccola porta che era nascosta dietro l’armadio “Voi due andate lì, questa porta vi condurrà fuori” disse la madre, indicando il passaggio

“M-Ma e adesso, tu e papà...?” disse la bambina con voce tremante.

“Non ti preoccupare, io e la mamma troveremo una via d’uscita, ma ora voi due dovete entrare lì” la rassicurò l’uomo. La madre andò al suo comodino, aprì il cassetto e prendi qualcosa da lì dentro, dandolo poi a sua figlia.

“È il tuo carillon musicale...” disse Raf guardando l’oggetto. La madre sorrise e le baciò il viso.

“E ora è tuo. Adesso vai” spinse i due bambini verso il passaggio. I due entrambi si abbassarono e camminarono per il corridoio. Presto giunsero all’esterno ed entrambi corsero il più lontano possibile dalla casa...

Ero sicurissimo che fosse proprio dietro di me, ma quando sono arrivato in una zona più sicura, mi sono guardato alle spalle, ho guardato dietro di me ed ho visto che non c’era più. Cercai di tornare indietro per trovarla, ma proprio in quel momento ci fu un’esplosione proprio nel punto dov’era la sua casa. Cercai di andare lì, ma delle persone che avevano visto il fuoco avevano chiamato i pompieri e loro erano già arrivati sul posto. Mi hanno trattenuto, dicevano che non c’era niente che potessi fare...e mi rifiutavo a credere...”

“No, NO! ! Devo andare a prenderla!” urlò Sulfus, lottando tra le braccia di una donna che lo tratteneva per evitare che commettesse una follia ed entrasse nell’incendio

“Non c’e più niente da fare per loro! Non puoi più salvarli!”

“NO, NO!! RAAAAAAAAFFFFF!!!”

Sulfus chiuse gli occhi, pieno di dolore. Strinse la mano che teneva il carillon, chiudendolo ed interrompendo la melodia che suonava: “Non hanno mai trovato il suo corpo...tutto ciò che hanno trovato è stato questo...” disse indicando il carillon che aveva in mano. “Non ho potuto salvarla, non ho nemmeno potuto dirle addio...” Ninfa strinse più forte le sue mani.

“Per anni ho temuto il fuoco...non potevo stargli vicino senza ricordare quel giorno fatidico. Ho pianto per giorni dopo quella notte...ma poi ho promesso a me stesso che non avrei più versato lacrime: è da quel giorno che non piango...anche quando mi ricordo di quella notte...”

Improvvisamente Ninfa lo abbracciò, cogliendolo di sorpresa. Davvero questa non se l’aspettava. Anche se lo faceva sempre quando lui era triste, ed era un cosa a cui si era abituato, proprio non se l’era aspettato in quel momento. Poi però si rilasso e mise le braccia intorno alla sua vita, chiudendo gli occhi e sorridendo...

Poi la ragazza lo lasciò andare e mise entrambi i suoi indici agli angoli della bocca di lui, costringendolo ad alzarli, cercando di creare un sorriso al meglio delle sue possibilità. Sulfus sbatté le palpebre, cercando di capire che cosa stesse facendo, poi scoppiò a ridere.

“Tu sei irreale!” rise lui, però lei sorrise, felice di vederlo di nuovo sorridente “Comunque...grazie... sai sempre trovare un modo per farmi sorridere. Inoltre...tu mi ricordi molto Raf. Non so perché, ma quando sono con te...è come se anche lei fosse qui...”

Circa due ore più tardi, i due furono chiamati per la cena. Beh...si può dire che fu assolutamente divertente, perché prima che riuscissero a far tenere correttamente le posate a Ninfa... fu un lavoro molto difficile ma anche molto divertente, cosa che, in quella famiglia, non capitava da molto tempo. Dopo la cena, la famiglia andò nel salotto dove alcuni leggevano, altri giocavano e altri guardavano la TV...beh, molte cose.

Quando l’orologio batté le undici, Sulfus fece per andarsene in camera sua quando si accorse che Ninfa si era addormentata rannicchiata sul divano, accanto a lui. Non riusci a trattenere un sorriso quando vide quella scena...beh...adorabile? La prese in braccio e, senza troppa fatica, la portò di sopra, andando verso quella che ormai era la sua camera. La stese sul letto, che aveva delle lenzuola pulite, e la copri, rimboccandole le coperte per tenerla al caldo in quella fredda notte d’inverno.

Prima di uscire della stanza, le baciò il volto e sorrise...sussurrando una ultima parola...

“Grazie”

TBC...


spero che vi ha piaciuto e per quelli che no hanno visto ancora, ho postato il prologo di una nuova storia!
 

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Capitolo 7
*** Brutta Verità ***


ho sostittuto il capitolo con la versione corretta dalla mia beta-reader, grazie mille Bebbe5!!

La Ninfa della Cascata

Capítolo 7 – Dura Verità

Sulfus si svegliò la mattina seguente. Stava completamente rannicchiato sotto le coperte e le lenzuola del suo letto, faceva così tanto freddo che non aveva nessuna voglia di uscire da lì. Ma a parte il freddo, il sole aveva attravesatto i piccoli fori della persiana, riempiendo la stanza con la luce del mattino, provocando il risveglio del ragazzo. Guardò il cellulare, con il viso impastato dal sonno, per vedere che ore erano: 10.30.

Mise l’oggetto sul comodino e si lasciò coccolare un po’ di più. Dopo tutto era sabato, voleva solo restare rannichiato nel suo letto, era troppo stanco. Stava per riaddormentarsi quando cominciò a sentire delle risate provenienti del giardino fuori.

Preso dalla curiosità, si alzò dal letto e si trascinò verso la finestra, aprì le tende e la persiana. Sbirciò fuori e vide Elisabeth che cercava di insegnare a Ninfa a fare palle di neve e a gettarle contro un albero. La sua sorellina rideva per il fatto che la ragazza dai capelli biondi fosse troppo sgraziata nel farlo. Un’altra cosa che attirò la sua attenzione fu che si accorse che ormai Ninfa non indossava più il vestito bianco con cui lui l’aveva sempre vista: ora indossava un paio di jeans, stivali da neve marroni ed una giacca calda di colore viola. Ma si notava bene che la ragazza non era molto abituata a quel tipo di vestiti. Aveva difficoltà a muoversi ma Elisabeth l’aiutava sempre ad alzarsi ogni volta che lei perdeva l’equilibrio e cadeva, facendo un enorme buco sulla neve, un altro motivo che causava le risate della bambina.

Deciso a voler partecipare anche lui al gioco delle due, Sulfus sorrise e tornò nella stanza. Si cambiò i vestiti ed uscì dalla stanza. Andò al piano di sotto dove trovò i suoi genitori, seduti sul divano: Edan leggeva il suo giornale, come al solito, mentre Seraph leggeva uno dei romanzi che amava.

“Buongiorno” disse il ragazzo. L’attenzione dei genitori si spostò su di lui, sua madre gli sorrise.

“Finalmente sei sveglio” disse, scherzando, perchè sapeva perfettamente che suo figlio amava dormire fino a tardi. Capendo il suo tono lui alzò gli occhi prima di andersene in cucina per chiedere a Bianca di preparargli qualcosa velocemente, visto che non aveva molta fame. Dopo la colazione, decise di andare nel giardino della casa, che ormai era pieno di neve, dove le due ragazze giocavano...o almeno stavano giocando perché quando arrivò lì non riuscì a vederle. Che strano...non le aveva viste dentro casa, dove erano?

Poi sentì soltanto qualcosa che gli colpiva la parte posteriore della testa, riempiendo i suoi capelli ribelli di colore blu con la neve. Si voltò, ma non ebbe nemmeno  il tempo di reagire perché non una, ma tre palle di neve lo colpirono proprio sul viso. Si scosse la neve dal viso e guardò da dove erano venute, ma non c’era nessuno, sentiva soltanto la risatina di sua sorella.

“Molto divertente” disse mentre cercava di capire dove si fossero nascoste. Camminò in silenzio sulla neve, cercando di non fare rumore. Fu quando notò un po’ dei capelli biondi di Ninfa, nascosta dietro un cespuglio, che alzò gli occhi, sorridendo. “Oh, ma dove potrebbero essere?” si accucciò e riempì le braccia di neve, dirigendosi poi nel punto dove le due ragazze si erano nascoste. Le trovò che ridevano per quello che gli avevano fatto, senza accorgersi del “pericolo” che era proprio sopra le loro teste. Lo notarono quando fu troppo tardi, ovvero quando Sulfus lasciò cadere sulle loro teste tutta la neve che aveva tra le braccia. Il ragazzo si mise a ridere.

“Prendete questo!” disse tra le risate, mentre le due ragazze uscivano da sotto la neve, cercando di spazzarla via dai loro vestiti. Elisabeth mise il broncio mentre si alzava ed incrociò le braccia. Sulfus continuò a ridere e le dette un colpetto leggero sul naso. Anche lei cominciò a ridacchiare. Il ragazzo poi aiutò Ninfa ad alzarsi “Lizzie, cose ne pensi di mostrare la città a Ninfa?” chiese alla sua sorellina.

“Sì, sì!” rispose felicissima.

“Allora vai ad avvertire la mamma e il papà, ti aspettiamo al cancello” la bambina annuì e se ne andò felice all’interno della casa. Sulfus rivolse la sua attenzione verso la ragazza bionda davanti a lui e le sorrise dolcemente “Hai dormito bene?” chiese, la ragazza annuì ed anche lei sorrise. Lo seguì quando lui iniziò a camminare verso il cancello.

“Sai, c’e una cosa che voglio chiederti, riguardo al luogo dove vivi con i lupi” disse il ragazzo. L’attenzione della ragazza si rivolse verso di lui, lo guardò come per dirgli di continuare “Ieri quando sono venuto a cercarti... ho notato una cosa...il lago non era congelato o, meglio, niente di quel luogo era coperto dalla neve. Com’è possibile? Siamo in inverno...”

La ragazza voleva spiegargli tutto, ma il fatto che lei non avesse la voce no le permetteva di  farlo...come poteva spiegarsi? Era troppo difficile farlo con i gesti...vedendo che aveva dei problemi, il giovane cercò di aiutarla, provando ad indovinare.

“È a causa dell’acqua? La magia?” provò e ricevette un cenno del capo come risposta, un cenno che diceva che aveva ragione “Vuoi dire che la magia dell’acqua, oltre ad essere capace di guarire le ferite, è anche capace di mantere quel luogo normale, senza tener conto della stagione in cui siamo?” di nuovo lei annui. Il ragazzo era affascinato: non aveva mai creduto che la magia potesse esistere, figuriamoci che potesse avere così tanto potere...poi un’altra domanda gli attraversò la mente...”Ma dimmi, che cosa può accadere se quella magia scompare? Il luogo non sarebbe più protetto e potrebbe...morire?” la ragazza a quel punto assunse un sguardo triste e lentamente annuì di nuovo, abbassando gli occhi.

Ormai Sulfus aveva capito il motivo per cui lei gli aveva chiesto di non dire a nessuno di quel posto...c’erano delle persone crudeli ed egoiste nel mondo. Se avessero scoperto una tale ricchezza ed un tale potere, quel posto sarebbe stato distrutto e la magia sarebbe stata utilizzata per scopi malvagi. “Beh, non ti preoccupare, nessuno saprà di quel posto dalla mia bocca” lei gli sorrise in segno di ringraziamento. Si fidava pienamente di lui. Non ci volle molto tempo prima che Elisabeth li raggiungesse. Amava molto sua sorella, ma c’era un altro motivo per cui Sulfus aveva deciso di portarla con sé e Ninfa: sapeva che se avesse camminato da solo per la città in compagnia di una ragazza, le voci sulla sua famiglia sarebbero riemerse, dicendo che lui corteggiava un’altra quando era sul punto di sposare l’unica figlia della famiglia Rosso, ecc...

“Beh, vediamo... da dove possiamo iniziare...ah sì, vedi quel posto laggiù?” disse Sulfus, indicando il grande edificio di mille colori che sembrava più un palazzo “Quella è la mia scuola” Ninfa inclinò la testa in segno di confusione “Uh beh...come posso dire...la scuola è un luogo dove si imparano molte cose: a scrivere, a leggere, a contare...e ci sono anni diversi, che puoi considerare anche come livelli. Si può dire che più si impara, più alto è il livello, capisci? Io per esempio, sono all’ultimo livello. Quando avrò finito dovrò scegliere cosa voglio fare in futuro, così potrò andare in una scuola più avanzata. Elisabeth è soltanto al suo secondo anno, però” la ragazza annuì, sembrava aver capito la spiegazione del ragazzo.

Il giro turistico attraverso la città continuò. Ovviamente e come era da aspettarsi, le persone sussurravano tra di loro, chiedendosi chi fosse quella ragazza, perché Sulfus fosse con lei, era una cugina che stava dal loro per il periodo delle vacanze, e molte altre cose...Sulfus sperava solo che nessuna di quelle cose diventasse una nuove voce, che sarebbe poi finita sulle prime pagine dei giornali e delle riviste. Sarebbe stata soltanto un’altra rogna da risolvere per la sua famiglia. Avevano mostrato a Ninfa i negozi di abbigliamento, i ristoranti, i molti tipi di case. La ragazza sembrava affascinata da tutto questo, non aveva mai visto cose del genere!

Ma poi in quel momento...

“Sulfus?” disse ad un tratto una voce. Il ragazzo si voltò e rimase sorpreso quando vide di chi si trattava...avete indovinato, era nientemeno che Kabalè! Guardava il suo ragazzo, sua sorella e poi la ragazza dai capelli biondi che non conosceva...

“K-Kabalè...” mormorò il ragazzo dai capelli scuri. Si accorse che lei stava fissando insistentemente Ninfa...guardò quest’ultima e poi di nuovo la ragazza davanti a lui...sospirò...sapeva che quel momento prima o poi sarebbe arrivato...ma doveva cercare di controllare le cose...

“Chi è lei?” disse senza giri di parole la ragazza dai capelli viola, che guardava Ninfa con i suoi occhi ambrati...chi era lei e perchè stava così vicina al SUO ragazzo, al SUO fidanzato...? Non le piaceva quella situazione, per niente...

“Lizzie, riesci a tornare a casa da sola con Ninfa?” disse il ragazzo, rivolgendosi a sua sorella, la quale, anche se aveva soltanto 7 anni, aveva capito immediatamente la situazione e, prendendo la mano di Ninfa nella sua, disse alla ragazza che sarebbero tornate a casa e che Sulfus le avrebbe raggiunte più tardi. Ninfa era preoccupata ma obbedì e ritornò a casa Zolfanello con Elisabeth.

“Casa? Lei vive con te?! Chi è lei Sulfus?! Mi stai tradendo?!” urlò la ragazza. Vedendo che l’attenzione di tutti si stava spostando su di loro, Sulfus agì velocemente. Afferrò la mano della ragazza e la portò via, guidandola verso un posto più isolato, il più lontano possible dal luoghi pubblici dove qualcuno avrebbe potuto ascoltare la loro conversazione.

“Ascoltami Kabalè, non è come pensi!” esclamò

“Ah no?! Allora dimmi di cosa di tratta! Quella ragazzina vive con te e tu vuoi che io pensi esattamente cosa?!” continuò la ragazza agitata “Sapevo che mi nascondevi qualcosa ed ora che l’ho visto con i miei occhi, mi dimostra che ho sempre avuto ragione! Sei soltanto un donnaiolo ed un traditore!”

“E cosa hai visto, Kabalè?! Dimmelo! Mi hai solo visto mentre con mia sorella e una ragazza per la città! Soltanto questo! Mi hai visto a baciarla? No! No, perchè non ho fatto niente! E se vuoi sapere così tanto chi è lei, te lo dirò! Lei è la ragazza a cui devo la mia vita! Se non fosse stato per lei, io non sarei più qui! Il giorno in cui sono caduto nel fiume, è stata lei a salvarmi. Se non fosse stato per lei, sarei morto, sul fondo del fiume!”

“E per questo c’e bisogno che lei viva con te?!”

“Non parlare di quello che non sai! Lei vive con me perché ho deciso di aiutarla. Sappi che lei non ha famiglia, ha sempre vissuto nella foresta e non sa nulla del nostro stile di vita. Ho deciso di aiutarla a conoscere meglio tutto questo per ringraziarla di avermi salvato la vita!”

“E così hai portato una selvaggia in casa tua?!”

“BASTA! Basta Kabalè, sono stanco! Sono stanco di tutto questo! Sono stanco delle tue scenate di gelosia, sono stanco del fatto che tu voglia controllare la mia vita, con chi posso parlare o meno. Non hai alcun diritto su di me! Sono stanco di questa bugia, sono stanco di far finta di amarti ancora quando non è vero. Sono stanco di sorridere quando non ho motivi per farlo, sono stanco di ammettere che voglio sposarti quando non è vero!”

Si rese conto troppo tardi di aver parlato troppo...non avrebbe dovuto dire quelle cose...almeno la parte in cui diceva di non amarla più. Quello che aveva detto non era una bugia, ma lei non doveva saperlo...oh beh...inutile piangere sul latte versato, ora doveva affrontare le conseguenze.... ma non importava più, era stanco di tutto questo...

“C-Co-Cosa...?” mormorò la ragazza, sconvolta da tutto quelle che aveva appena sentito...lui non l’amava più? Il matrimonio era tutta una bugia? Non era reale? Non era quello che voleva? Non voleva avere un futuro al suo fianco?

“Mi dispiace ma questa è la verità...e per favore non dare la colpa a Ninfa per questo, perché non è colpa sua...i miei sentimenti verso di te erano già morti molto prima di conoscerla. Non provo più amore per te, solo amicizia...mi dispiace che tu l’abbia scoperto in questo modo...e prima di chiedermi perché ho continuato con questa bugia... è stato per amore del nome della mia famiglia” e con queste dure, brutte ma vere, parole, il ragazzo voltò le spalle alla sua...beh...ex-fidanzata, si poteva chiamare così ormai, cominciò ad allontanarsi da lei.

Ma ancora sentì “Me la pagherai Sulfus Zolfanello!!”

Tuttavia decise di non prendere quelle parole sul serio

~*.*~*.*~

Sulfus entrò in casa, sospirò e si massaggiò la testa...bel modo per finire la mattina...niente di meglio che sputare in faccia alla sua fidanzata che non la amava più e che la storia del matrimonio era tutta un falso! E adesso era certo che i Rosso avrebbero pubblicato quella storia sui giornali...fantastico...semplicemente fantastico...ma ormai non c’era niente da fare...quello che era stato fatto, era stato fatto...

Si diresse verso le scale ma alla fine incrociò il padre nel corridoio...”Sulfus, cosa è sucesso? Perché Elisabeth è tornata da sola?”

“Ora no, papà...” mormorò il ragazzo, in quel momento non voleva dirgli cosa era successo ... l’avrebbe soltanto deluso...

“Oh no giovanotto, ora sì. Dimmi cosa è successo” gli ordinò Edan

“Ho chiuso con Kabalè, okay?” disse alzando un po’ il tono di voce

“Cosa? Perchè hai fatto una cosa del genere? Stavate per sposarvi!” esclamò il padre

“Non lo faremo più..”

“E’ a causa di quella ragazza? Sulfus tu-“

“Per l’amore di Dio! Sei la seconda persona che incolpa Ninfa! Dannazione, lasciatela in pace! Non è colpa sua! Io non amo più Kabalè e non è a causa di Ninfa, io non la amavo già molto prima di aver conosciuto Ninfa! Quindi vuoi smettere di incolparla?!” e con queste parole, il ragazzo corse di sopra, ignorando le chiamate del padre

Stava per entrare nella sua stanza quando si fermò...si voltò verso la stanza di Ninfa...probabilmente lei era lì. Dette le spalle alla porta della sua camera e si diresse verso quella di fronte a lui. Bussò due volte prima di aprirla. Ninfa era lì e sollevò la testa quando sentì i due colpi. Sorrise e si alzò da terra, camminando verso di lui. Il ragazzo entrò nella stanza e chiuse la porta alle spalle.

“Mi dispiace per quello che è successo prima...è una cosa molto complicata” disse il ragazzo. La giovane sorrise e gli prese le mani fra le sue, tirandolo verso il punto dove era seduta prima che lui entrasse. Entrambi si sedettero nuovamente sul tappeto della stanza e Sulfus notò che su di esso c’era un block notes con qualcosa scritto sopra. Accanto ad esso c’erano una matita e un libro. Prese il block notes e il libro...i suoi occhi si spalancarono un po’, e lui si voltò verso Ninfa.

“Stavi cercando di scrivere?” Ninfa si attorcigliò un po’ di capelli intorno al dito in segno di nervosismo prima di annuire. Voleva comunicare con lui. Proprio come lui aveva fatto un sforzo per capire i suoi gesti, anche lei voleva fare un sforzo per imparare a scrivere.

Sulfus le sorrise “Beh, ti aiuto io, ma cominciamo con qualcosa più semplice, okay? Provare a copiare parole troppo lunghe da un libro è ancora troppo complicato per te, quindi cominciamo con qualcosa di più facile” lei annuì. Sulfus e Ninfa trascorsero il resto della giornata dediti all’apprendimento della scrittura per la ragazza. Come inizio non fu troppo male. Sulfus l’aiutò a scrivere le parole dell’abbecedario per diverse volte fino a quando non avevano assunto un formato più corretto. Non fu facile, ma lentamente, e grazie alla volontà di entrambi ragazzi, Ninfa fu in grado di scrivere le sue prime parole. Nei giorni successivi si sarebbero dedicati alla parte più difficile.

~*.*~*.*~

Ore prima...

Kabalè entrò rapidamente in casa sua, in lacrime, arrabbiata. Era arrabbiata. Era arrabbiata con tutto, era arrabbiata con Sulfus, arrabbiata con i suoi sentimenti verso di lui! Come aveva osato fare una cosa simile a lei?! Come aveva osato usare i suoi sentimenti per mantenere il nome della sua famiglia?! Come aveva osato giocare, usare i suoi sentimenti verso di lui?! Lo odiava con tutte le sue forze in quel momento!

“Lo odio, lo odio, lo odio!!!” gridò

“Kabalè?” disse una voce, proveniente da dietro della ragazza, si girò e quella voce era nientemeno che quella di suo padre, Edwin Rosso, l’unico membro della sua famiglia che le era rimasto. Sua madre era morta anni prima, quando lei era ancora molto piccola “È successo qualcosa, tesoro?”

Senza nemmeno pensarci due volte, senza nemmeno pensare alle conseguenze, Kabalè raccontò tutto quello che era accaduto, senza nascondere alcun dettaglio...

TBC...

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Capitolo 8
*** Come in una fiaba ***


Ciaaao eccomi qua con un nuovo capitolo, questo capitolo è stato corretto da una amica mia =D grazie millie a lei!!

La Ninfa della Cascata

Capitolo 8 – Come in una fiaba


Pochi giorni sono trascorsi da quando Sulfus aveva finalmente deciso di porre fine, una volta per tutte, al suo rapporto con Kabalè...la notizia era già stata divulgata proprio come si era aspettato che sarebbe accaduto ma ciò che ha sorpreso la famiglia fu il fatto che non aveva provocato tanto scandalo come avevano pensato...tuttavia la famiglia Zolfanello aveva deciso di stare più attenta, sapevano bene che non sarebbe finita lì...c’era qualcosa sotto...

A scuola, Sulfus e Kabalè a malapena si guardavano in faccia, figuriamoci parlare, o meglio dire era lei chi non parlava o guardava lui. Tuttavia, neache il ragazzo aveva molto da dirle, voleva che la marea si calmassei prima di parlare con lei...era perfettamente consapevole che anche se fossero diventati amici, il loro rapporto non sarebbe più stato lo stesso dopo quello che era sucesso, lui le aveva fatto male proprio come lui aveva sofferto in silenzio amantenere un rapporto già morto molto tempo fa.

Un’ altro problema che era apparso fu cheEdan non parlò per giorni con il suo figlio, lui non riusciva a capire i motivi che avevano costretto il ragazzo a porre fine a un matrimonio così ben pianificato. La situazione continuò così fin’a quando Sulfus no lo sopportò più e...diciamo con queste parole, egli è “esploso” con suo padre, alla fine aveva avuto l’appoggio di sua madre, l’unica che aveva sempre saputo che il matrimonio era falso.

Il silenzio regnava il salotto della famiglia Zolfanello, erano tutti in silenzio, anche se il clima sembrava (di) essere sereno, la verità era che la tensione era la regina di quella stanza. Sulfus distolse lo sguardo dalla televisione, per dire la verità lui non stava nemmeno prestando attenzione a ciò che era trasmesso, e con la coda dell’occhio fissò suo padre...era stanco di quella situazione, aveva già provato a spiegargli i motivi che lo avevano spinto a terminare il rapporto con Kabalè, ma lui non sembrava capire, o se capiva allora stava facendo un bel’ lavoro facendo il contrario!

Chiuse il pugno...e poi determinato, girò il viso completamente verso suo padre...”Per quanto tempo ancora hai intenzioni di rimanere senza dirmi una parola?” lui non gli rispose, ma lo fissò con la cosa dell’occhio “Sono stanco del tuo trattamento di silenzio! E tutto per causa di questo maledetto matrimonio!”

“Le tue azioni porteranno il nome della nostra famiglia ad essere esposto di nuovo nelle riviste...”
Sulfus aggrotò la fronte...Edan si sbagliava di grosso...non sapeva dei sacrifici che suo figlio aveva fatto per mantenere il nome della famiglia...”Basta!” questa volta non era stato il ragazzo a parlare ma sua madre, si era alzata dalla sedia e fissava il marito, arrabiata “Basta Edan! Sono stanca di vederti trattare nostro figlio in questo modo, non hai idea di ciò che lui ha vissuto a causa di questo matrimonio!”

“Si può sapere di che cosa stai parlando, Seraph...?”

“Sto parlando dei sacrifici che ha fatto per anni, pensi che non abbia fatto nulla per il bene del nome della famiglia? Ti sbagli! Ha fatto tutto per la nostra famiglia, la verità è che Sulfus già non amava Kabalè da un’po ma ha deciso di andare avanti con il rapporto, con il matrimonio in modo che i media avrebbero lasciato la nostra famiglia in pace. Ma ogni cosa ha i suoi limiti, io ero stanca di vederlo soffrire in silenzio, andando avanti con un rapporto che non voleva, io sapevo tutto ma ho tenuto la bocca chiusa perché lui mi ha chiesto...ma ora basta, non sopporto vedere il vostro rapporto cadere a pezzi per causa di una sciocchezza!” disse, senza mai staccare gli occhi dal marito “Sulfus si è stancato di mantenere viva questa bugia e ha detto tutta la verità a Kabalè, non è mai stato un egoista come tu pensi...ha fatto tutto ciò che poteva...”

Edan rimase senza parole quando senti quelle parole proveniente dalla bocca della moglie...poi i suoi occhi color ambra si mossero da Seraph verso Sulfus, che ormai aveva distolto lo sguardo...

“Questo è vero, Sulfus...?”

Tutto che il ragazzo fece fu assentire con la testa, in quel momento non riusciva più a fare altro...


Dopo quella situazione il padre gli aveva chiesto scusa per il suo comportamento nei giorni scorsi e anche se ci era voluto un po’ a reagire, Sulfus accettò le scuse del padre.

Per quanto riguarda Ninfa, dopo aver vissuto quel periodo difficile, Sulfus ogni giorno, dopo scuola, se ne andava da lei per continuare ad aiutarla nella sua pratica sulla scrittura, cosa che giorno dopo giorno iniziò a migliorare, Ninfa ormai era in grado di scrivere parole senza l’aiuto del ragazzo, che lo rese felice e anche un po’ orgoglioso di lei.

Tuttavia questa volta aveva deciso di fare una cosa più diversa. Proprio in questo momento entrambi erano nelle stalle per alimentare i cavalli che appartenevano alla sua famiglia.

“Non è un lavoro per noi, i padroni, fare ma si per le persone che lavorano per noi” disse Sulfus mentre metteva sul pavimento un secchio pieno di carote, si volse verso la ragazza e sorrise “Ma è una cosa che mi piace fare io stesso” si avvicinò al primo box dove c'era Basilisco “Beh hai già conosciuto Basilisco ma ce ne sono altri che devi conoscere, sono sicuro che te ne piacerà una in particolare. Ora vieni qui davanti a me e dammi la tua mano” Ninfa fece come le era stato chiesto, camminò di fronte al ragazzo e lui gli aferrò la mano sinistra, mettendo una delle carote lì.

“Ora, lentamente e con calma, allunga il tuo braccio fino a quando non sei abbastanza vicino dalla sua bocca” spiegò il ragazzo, la mano della ragazza tremeva un po’ a causa dei nervi, non aveva mai fatto una cosa del genere prima, Sulfus non appena vide questo mise di nuovo la sua mano sulla quella di lei e l’aiutò ad avvicinarsi alla bocca di Basilisco, che l’aprì e mangiò la carota.

“Vedi? Non è così difficile, è normale essere nervoso la prima volta ma c’e bisogno di controllarli perchè se gli animali se ne accorgeno del nostro nervosismo, succede la stessa cosa a loro” disse “Ti piacerebbe provare di nuovo?” la ragazza annuì e ripetè la stessa azione di prima, questa volta riuscì a farlo senza l’aiuto del ragazzo e anche accarezzò la criniera dell’animale. Sulfus afferrò la sua mano “Vieni, ti mostrerò gli altri adesso”

Si avvicinarono a un’altro box, lì trovarono una bellissima cavalla bianca che alzò la testa appena vide i due avvicinarsi, perché non aveva mai visto Ninfa la cavalla fece dei passi indietro, ma si calmò immediatamente quando Sulfus l’accarezzò. Quando si calmò, Sulfus si voltò verso Ninfa.

“Lei si pone un po’ nervosa quando vede persone che non ha mai visto, ma non ti preoccupare è molto calma, vieni qui” la ragazza dai capelli biondi si avvicinò, proprio quando Ninfa guardò con i suoi occhi azurri dritta negli occhi scuri della cavalla, sembrava che subito loro avessero un forte legame, cosa che non era sucesso prima quando la cavalla l’aveva vista per la prima volta, questa volta lasciò Ninfa accarezarla. che la Ninfa la accarezzasse

“Si chiama Angel, apparteneva alla famiglia di Raf. Dopo l’incendio tutto ciò che è rimasto della famiglia fu venduto dato che non c’era traccia degli altri membri della famiglia, la mia famiglia decise di prendere Angel, era soltanto una puledra proprio come Basilisco.” Spiegò, poi proprio come avevano fatto con Basilisco, alimentarano Angel e tutti gli altri cavalli, poi Sulfus sorprese Ninfa dicendole che entrambi stavano per fare un giro a cavallo, ma a differenza delle altre volte oggi ognuno di loro avrebbe montato il proprio cavallo. Lui sarebbe andato con Basilisco mentre lei con Angel. La ragazza si sentiva un po’ nervosa.

“Non ti preoccupare, non è così difficile, credimi” disse, aiutandola a salire sulla sella di Angel, poi fece lo stesso con Basilisco “Ora fa come faccio io. Prendi così le redini nelle tue mani, assicurati che i piedi sono oppure meglio usare "siano" ben posizionati e la tua schiena deve stare dritta. Ora colpì un po’ la sua pancia per farla cominciare a cavalcare” Ninfa fece come gli era stato detto e saltò un po’ quando Angel cominciò a cavalcare, Sulfus fece lo stesso e fece anche in modo di stare sempre allo stesso ritmo di quello di lei nel caso di avesse dovuto aiutarla.

Tuttavia la gita continuò incrediblemente bene, loro avevano camminato attraverso una parte della foresta che era completamente sconosciuta per Ninfa, cavalcarano nel mezzo della neve e avevano anche visto alcuni uccelli rientrare nei loro nidi che c’erano all’interni degli alberi. Tornarano a casa un’ora dopo.

Sulfus scese del cavallo e si avvicinò ad Angel e Ninfa “Vieni, fammi aiutarti lascia che ti aiuti a scendere” gli allungò le braccia in cui lei si buttò letteralmente, aggrappandosi al suo collo “Pronto! Non ti preoccupare, ti tengo!” ridacchiò lui, lei sorrise mentre ancora rimase immobile con le braccia all’ intorno del collo di lui e egli con le braccia intorno alla sua vita, i due si guardarono negli occhi, ambra e blu, sole e mare, oro e zaffiro...

I loro volti erano molti vicini, mancavano solo pochi centimetri di distanzia...però Sulfus capì la situazione e si fermò prima che potesse accadere qualcosa di più, sbattè le palpebre per uscire dalla sua trance e delicatamente liberò la ragazza che fece lo stesso con lui, era un po’ imbarazzato e per nasconderlo cercò di distrarsi, mettendo i cavalli nei loro box. Ninfa rimase a fissarlo.

Tornarono a casa, ancora pensando alla situazione che era accaduta nelle stalle...Sulfus non riusciva a togliere della sua mente il volto e gli occhi cristallini della ragazza, si stava comportando allo stesso modo come quando l’aveva conosciuto per la prima volta...scosse la testa un po’...

‘Perchè non riesco a smettere di pensare a lei...sono così confuso...una parte di me mi dice che mia madre aveva ragione, che dopo tutto sto cominciando a sentire qualcosa di più verso di lei oltre l’amicizia che si è creata fra noi...ma da un’altro lato mi dice che è solo una mia immaginazione...non so cosa fare...basta, devo togliere questa storia della mia testa!’

Elisabeth si avvicinò ad entrambi correndo, aveva due grandi libri fra le mani “Ninfa, Ninfa! Vieni con me, voglio mostrarti questi libri, vieni!” disse la bambina mentre afferava la mano della ragazza che fu letteralmente trascinata verso la sua camera,e ebbe appena il tempo di lanciare un’ultima occhiata a Sulfus...lui invece sospirò prima entrare nella sua...voleva restare da solo per un po’...per riflettere...

~*.*~*.*~

Poche ore dopo, Sulfus aveva già rifletutto abbastanza sul suo rapporto con Ninfa...ma era ancora confuso...sapeva che lei gli piaceva...solo non riusciva ancora a capire se questo “mi piace” era qualcosa di più che si stava transformando in un sentimento chiamato di amore vero o se si trattava di un “mi piace” come amava la sua sorellina, i suoi amici, la sua famiglia...

Cosa poteva fare...?

Sospirò...forse non doveva pensare così tanto a questo, forse doveva soltanto lasciare le cose andare avanti normalmente e poi vedere cosa sarebbe sucesso...

Si alzò dal letto dove era stato disteso per le ultime ore, camminò fuori dalla sua camera e si diresse verso quello di Ninfa, bussò due volte e proprio come faceva sempre, sbirciò dentro la stanza. Sorrise quando vide Ninfa distesa sul suo letto, bilanciando i piedi avanti e indietro, circondata da libri, lui si avvicinò, la ragazza si volse verso di lui e sorrise, felice per vederlo.

Sulfus si sedette accanto a lei e vide quello che stava leggendo o meglio quello che stava guardando, lei sembrava più interessata alle immagini che illustravano i libri che propriamente le parole del testo, ridacchiò un po’ quando notò il tema di tutti i libri “Stai leggendo fiabe?” Ninfa annuì un paio di volte, il sorriso non si distolse del suo viso.

Fu allora che il ragazzo dai capelli corvini notò un piccolino dettaglio...tutti i libri...La Bella Adormentata, Biancaneve, Cenerentola, Sirenetta, ecc...tutti erano esattamente sulla stessa scena...il bacio fra i principi e le principesse...guardò Ninfa, curioso...

“Perchè sei così interessata ai baci delle fiabe?” chiese il ragazzo, visibilmente curioso, la ragazza prese il block notes e la matita fra le mani e cercò di scrivere il meglio che poteva ciò che voleva dirgli. Poi le diede il block notes per fargli leggere, dopo alcuni minuti a tentare di decodificare la frase, Sulfus arrivò alla conclusione che quello che lei voleva scrivere era:

Cosa hanno provato quelle ragazze quando hanno baciato i loro amati?

Sgranò gli occhi quando capi la frase...era così sorpreso che lasciò cadere il blocknotes dalle mani, che cadde al suolo facendo un piccolissimo rumore. Lentamente guardò la ragazza che era seduta accanto a lui...era così vicina...proprio come erano stati quella mattina nelle stalle...

Gli occhi di entrambi brillavano...intensamente...i loro cuori battevano forti nei loro petti, come se fossereno pronti a saltare fuori...i loro volti erano molto vicini...senza nemmeno accorgersi Sulfus avvicinò il suo corpo a quello della ragazza, così tanto che entrambi finirono a cadere fra i tanti cuscini del letto...

Non c’era bisogno di parole, parole solo avrebbero rovinato il momento che si era creato...era come se il corpo di Sulfus non ubbidisse più a quello che il suo cervello gli diceva continuamente, gli diceva di fermarsi, di non andare avanti con quella...follia...? Follia o no...il ragazzo spinse via tutto quello e seguì quello che invece il suo cuore gli diceva...si avvicinò dipiù e come se entrambi sapessero già cosa sarebbe sucesso molto preso, i loro occhi si chiusero...e finalmente successe...

Le loro labbra si unirono, si toccarono, la mano di Sulfus si mise sulla guancia della ragazza e l’accarezzò, facendo lo stesso con i suoi capelli d’oro...Ninfa non si muoveva...lei non faceva proprio niente...semplicemente rimaneva lì immobile...chiedendosi se quello che stava provando in quel momento, una cosa che non era capace di spiegare, era davvero quello che le princepesse delle fiabe avevano provato quando avevano baciato i loro principi...

Lentamente Sulfus si staccò da lei, in sincronia entrambi gli occhi si aprirono e si fissarono con profondità...le labbra del ragazzo si aprirono per dire qualcosa...ma alla fine disse un’altra cosa...

“S-Scusami, non avrei dovuto farlo, non so cosa mi ha preso! Scusami!” era troppo confuso tanto che non riusciva a gestire la pressione che sentiva in quel momento e così uscì dalla camera della ragazza. Entrò nella sua, chiudendo la porta alle spalle...poi si lasciò cadere fino a raggiungere il pavimento...stava avendo un po’ di difficoltà nel respirare...stava ancora interiorizzando ciò che era appena sucesso...l’aveva baciata!

Sembrava così sbagliato eppure sembrava anche corretto!

Non sapeva cosa doveva fare...quell bacio non aveva chiarito per niente i suoi sentimenti per lei...l’aveva lasciato più confuso di prima...

Se solo lui sapesse i problemi che quella miscela di sentimenti porterà in un futuro prossimo...

TBC

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Capitolo 9
*** Fiducia... ***


Eccoci qua un nuovo capitolo, anche questo non è ancora stato corretto, vi prego di dirmi si trovate un errore molto grave!

Spero che questo capitolo vi piaccia! Molto presto ci sarà il 10!


La Ninfa della Cascata

Capitolo 9 – Fiducia...

Si gira verso la destra...si gira verso la sinistra...si gira verso la destra...si gira verso la sinistra...si gira di nuovo e questa volta fissa il soffitto bianco della sua camera che non ha niente di interessante...sospirò per la centesima volta in quella notte...non riusciva proprio a dormire...quel bacio non lasciava la sua mente...lo sguardo curioso di Ninfa e il suo sorriso quando li ha chiesto come le principesse delle fiabe si avevano sentito quando hanno baciato i loro principi azurri...

Mise un braccio sugli occhi, cercando di bloccare quell’ immagine, quel momento dalla sua mente...perchè l’aveva fatto? Perchè l’aveva baciata? Che cosa li ha passato per la mente per fare quella...follia...non avrebbe dovuto baciarla...non perchè aveva finito un rapporto da poco, niente di questo, ma perchè non era ancora sicuro dei suoi sentimenti verso di lei! Baciarla non lo ha soltanto lasciato più confuso  ma ha anche dato delle speranze alla ragazza...sì...aveva già capito che Ninfa era innamorata di lui, per tutto l’estate e autunno il suo legame con lei aveva diventato più forti, aveva raggiunto un punto dove lei si fidava ciecamente di lui...e non voleva questo, non voleva che lei si fidasse così tanto da lui...aveva paura...aveva paura di farle del male...soprattutto perchè mentre i giorni, settimane, mesi in cui erano stati insieme se ne andavano, poco a poco aveva capito che Ninfa stava cominciando a sentire qualcosa di più oltre amicizia per lui...lei soltanto non sapeva ancora esprimerlo...

Si sedi nel suo letto, buttando fuori le lenzuola e le coperte che lo mantenevano caldo...mise una mano sulla testa e sospirò di nuovo...non poteva continuare così...doveva chiarire i suoi sentimenti per lei prima che fosse troppo tardi e li facesse male, l’ultima cosa che voleva era farle del male...

Si alzò dal letto e se ne andò giù, per bere un po’ di latte, di solito l’aiutava quando sofriva insonnia...anche se non entrava molto in cucina, dato che avevano una cameriera che faceva tutto, Sulfus sapeva perfettamente dove trovare le cose di cui aveva bisogno. Dopo finire di preparare il latte, si sedi su una delle sedie dal tavolino che si trovava lì. Guardò l’orologio...già passava dalle 1 del mattino e ancora non aveva dormito niente...

Non era solo il fatto che non riusciva a togliere dalla sua mente il bacio che aveva dato a Ninfa quell pomeriggio che non li permetteva dormire...ma anche una cosa che aveva sentito quando stava per andare a dormire...dovevano essere più o meno 23h30 quando stava per andare a dormire, anche i suoi genitori si stavano preparando per fare lo stesso, avevano la porta mezza chiusa e così non se ne erano accorse della presenza del loro figlio quando quelle parole fuorono dette:

“Dobbiamo stare più attenti a quella ragazza...” senti il suo padre dire

“Si puoi sapere di che cosa stai parlando Edan?”

“Sto parlando di quella ragazza che Sulfus ha portato qui...” disse Edan “Non mi fido molto di lei...”

“Per favore Edan, hai detto tu stesso che sarebbe una buona idea per lei rimanerre qui, così potevamo aiutarla”

“Lo so ma non sappiamo niente di lei, Seraph. Non sappiamo chi è, da dove ha venuto”

“È una ragazza che probabilmente è stata abbandonata nella foresta, che non ha nessuno ad aiutarla”

“E come puoi essere così sicura? Como puoi sapere che non è tutto una bugia? Lei può anche stare facendo finta di non sapere parlare! Dimmi Seraph come è possible per una ragazza sopravvivere da sola nella foresta?”

“Edan ti prego, stai sendo molto ingiusto! La stai giudicando senza alcun motivo, non ha fatto niente per sospettiarmo da lei! Tuo figlio si fida di lei, lui la conosce da mesi, credo quando sospetti da lei stai anche sospettando di tuo figlio...ora se non ti dispiace, vado a cerchare di dimenticare che hai mai detto una cosa del genere...” sentì sua madre buttandosi nel letto

“Questo non cambia la mia opinione su di lei...”

Suo padre poteva avere ragione? Ninfa nascondeva qualcosa? Li ha sempre mentito? Sarebbe vero che non era muta, che era tutto un mascheramento per stare più vicina a lui, poteva che lei ha secondi intensioni...? Scosse la testa...no...cosa stava pensando? Non poteva dubitare da lei così...non aveva motivi per farlo...

Sali le scale e stava per andarsene di volta alla sua camera ma di nuovo non resisti alla tentazione di andere a verificare come stava Ninfa, lo faceva ogni sera...ma questa volta sentiva che doveva farlo, si sentiva vergognoso di averla baciato che cercò di evitarla a tutti i costi per il resto della giornata...non si avevano nemmeno incrociato alla cena, sapeva che probabilmente le stava facendo male ma non voleva ancora guardala in faccia...

Aprì la porta della camera e senza fare troppo rumore, dato che era ancora l’alba, camminò in punta di piedi silenziosamente verso la ragazza...dormiva tranquilamente nel suo letto. Aveva il volto rivolto a lui, stava sereno mentre si perdia nel mondo dei sogni...Sulfus si inginocchiò davanti a lei, rimase lì a guardarla per un po’...poi alzò la mano e molto delicatamente gli accarezzò la guancia...un sorriso apparve sulle labbra della ragazza, come se quella simplice e piccola carezza l’aveva raggiunta...

Sospirò e scosse la testa...”Non posso nemmeno pensarci alla possibilità di tu essere pericolosa...sei troppo innocente per essere una cosa del genere...” si alzò e uscì dalla stanza, entranto nella sua...non li prendi molto tempo fino a quando si addormenta...

~*.*~*.*~

Pochi giorni dopo, Sulfus aveva finalmente deciso di spendere di nuovo tempo con Ninfa, sapeva che non poteva evitarla per sempre...però la ragazza non sembrava molto preoccupata, non sembrava nemmeno ricordarse che lui l’aveva baciata improvvisamente e che poi se ne era andato senza dire altro che ‘mi dispiace’. Il ragazzo trovava questo molto strano, stava sempre sorridente quando era vicina a lui, c’erano volte che li tratteneva il braccio proprio come le ragazze dalla sua età facevano con le loro fidanzati. La cosa più strana per lui era che nemmeno a lui non gli dispiaceva tutto questo...

Il Natale era vicino, era già visible le persone nelle sue ultime gare contro il tempo per comprare i loro ultimi regali, decorazioni e cibo. Tuttavia oggi era un giorno diverso per Sulfus, era un giorno un po’ doloroso...già, quel giorno segnava nientedimeno che il 11º anniversaio dell’incidente che ha ucciso la famiglia Eryn...per Sulfus era come una routine, ogni anno faceva sempre lo stesso, andava a comprare due piccoli mazzi di fiori diversi e poi se ne andava al cimitero, alle tombe dei genitori di Raf, dove lasciava uno dei mazzi. Poi se ne andava a un luogo che per lui aveva un significato speciale.

In quel momento stava in città con Ninfa, per comprare i due mazzi di fiori “Resta qui, torno subito” disse il giovane alla ragazza bionda che annuì con la testa mentre appoggiava la schiena contro il muro di un negozio di gioielli che si trovava proprio accanto al negozio di fiori. Come aveva detto Sulfus tornò presto, non aveva preso altro che 5 minuti, uno dei mazzi era composto da rose e tulipani rosse, l’altro era composto da rose di tre colori diversi, rosso, blu e bianco.

La visita alle tombe dei genitori della sua amica non prendi più di alcuni minuti, non aveva nemmeno detto una parola, aveva simplemente messo le rose sulla tomba della Signora Eryn e le tulipani sulla tomba del Signor Eryn, pulí la polvere che copriva le pietre in cui erano le foto e descrizioni dei due. Poi uscì...stava per andarsene a quel luogo speciale, ma voleva andare da solo...e ora era accompagnato da Ninfa.

“Ninfa” disse, la ragazza si risolve verso di lui “Ho bisogno di andare in un posto...ma voglio andare da solo...okay? Forse dovresti tornare a casa, io ci vado quando finí qui” Ninfa sembrò un po’ confusa e in certa maniera...triste? Perchè non voleva che lei venisse con lui? Ma annuì, gli da le spalle e cominciò a camminare sulla direzione della casa. Sulfus sospirò prima di prendere una strada diversa.

Ben presto arrivò al cimo del campo dove c’era un albero, in quel momento non c’erano le foglie, ma nella primavera nascevano fiori di ciliegio. Era una cosa che lui e Raf amavano vedere accadere, una cosa che  non perdevano mai. L’adolescente toccò il tronco dell’albero e accarezzò il legno freddo. Un piccolo sorriso apparve sulle labbra prima di  inginocchiarsi davanti a una piccola pietra. La pietra non era come quelli che c’erano al cimitero, era una pietra che, non molto tempo dopo la morte delle Eryn, lui aveva cercato per potere scolpire una cosa che non ha mai potuto dire a Raf, dato che il corpo della piccola non era mai stato trovato...sulla pietra si poteva leggere le seguinte parole:

Sarai sempre nella mia memoria

La pietra era accostata a un piccolo pezzo di terra che lui aveva fatto quando se ne era andato a quel luogo per lasciare lì la pietra.

Sospirò tristemente, mettendo le rose davanti alla pietra “Non ci posso credere che sono già passati 11 anni...a volte mi sembra che è stato ieri che giocavamo sui giardini delle nostre case...o quando annoiavamo le nostre madri quando saltavamo nel letti anche se loro ci avevano detto mille volte di non farlo...” sospirò di nuovo prima di accarezzare la pietra “Mi manchi...” fu quando udì dei passi provenienti da dietro di lui, si voltò e trovò Ninfa...un piccolo sguardo arrabiato apparve nei occhi color ambra del ragazzo, l’aveva detto esplicitamente di tornare a casa ma dopo tutto era stata testerda e l’aveva seguito, che cosa non aveva capito sulla parte di volere andare da solo?

Si alzò e si diresse verso di lei, la fissò...la ragazza sembrava spaventada con lo sguardo irritado con colui la guardava...aveva sbagliato, si rese conto di questo non appena lui si aveva girato verso di lei e l’aveva guardato con quello sguardo che li dava paura...guardò giù e stava per darle le spalle quando lui l’afferrò la mano e la costringe ad avvicinarsi a lui, si guardarano negli occhi, ma non nello stesso modo che si avevano fissato giorni fa, quandi si erano baciati...

“Non farlo mai più...non seguitemi quando ti dico che voglio stare da solo, capisco...?” mormorò lui al suo orecchio, la ragazza si spaventò ancora di più, sconvolta con il tono di voce che aveva usato con lei, non li aveva mai parlato in quel modo...l’unico che fece fu annuire, esitante, come se avesse paura che qualsiasi cosa che lei facesse lo arrabiarebbe ancora di più...si lasciò trascinare quando lui cominciò a scendere del campo, tenendo una presa forte sulla sua mano...

Continuaranno a caminare in silenzio...non che lei potesse dire qualcosa, anche se voleva, voleva scusarci con lui per averle seguito...ma non poteva...e anche se potesse forse non era il momento migliore per farlo...forse quelle parole solo lo arrabiarebbe più, quindi continuò a camminare, a capo basso...

Ben presto arrivarano a casa, ma quando entrarono videro una cosa che non stavano aspettando di vedere...i suoi genitori erano in salotto con due poliziotti, non potevano sentire quello che stavano parlando, quindi si avvicinarono più, i quattro notarono che entrambi avevano finalmente arrivato a casa e si alzarono dai loro posti.

“Buon pomeriggio...?” disse Sulfus dicendo quelle parole con certa esitazione e anche confusione, che stavano facendo due poliziotti in casa sua? Vide entrambi guardandosi e poi rivolgendo i loro sguardi verso qualcosa che uno di loro aveva nelle mani.

“Si confirma che è lei?” chiede uno di loro all’altro, chi annuì

“Sì, è proprio lei” disse prima che lui e il suo colega si avvicinarono ai due ragazzi

“Scusa?” disse Sulfus ancora senza comprendere la situazione

“Siamo venuti a prendere la ragazza”

TBC..

I problemi stanno per iniziare per la povera Ninfa! Che cosa succederà??

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Capitolo 10
*** Perché? ***


La Ninfa della Cascata

Capitolo 10 – Perché?

Perché? Perché gli aveva fatto questo? Che cosa lei aveva fatto a lui...per meritare questo? Aveva fatto qualcosa di sbagliato a lui? Sì, è vero a volte poteva annoiarlo con la sua curiosità eccessiva, ma...lo aveva infastidito così tanto al punto di lui farli ciò che aveva fatto? Perché? Seduta in un angolo, con le gambe su il petto e la testa nascosta tra le ginocchia, lacrime sputavano dagli occhi e cadevano silenziosamente per le sue guance...mentre il ricordo di una settimana fa tornava alla sua mente di nuovo...

“Si confirma che è lei?”

“Sì, è proprio lei”

“Scusa?” disse Sulfus


“Siamo venuti a prendere la ragazza” rispose uno dei poliziotti, il ragazzo dai capelli scuri aggrottò la fronte, non capiva perché volevano portare via Ninfa, guardò i suoi genitori, anche loro si avevano alzato dal divano e avvicinarono a loro, sperava almeno che un di loro gli spiegasse chiaramente cosa stava succedendo. Sua madre invece di parlare, si avvicinò e mise le braccia intorno a Ninfa.
 
“Ma qualcuno vuole dirme che diavolo sta succedendo qui?!” disse Sulfus, vide uno dei poliziotti tirare fuori un sacchetto transparente che aveva qualcosa lì, dopo ben analizzata, il ragazzo capì che si trattava di una collana, una collana di perle.

“Abbiamo ricevuto una denuncia che una collana di perle è stata rubata ed ci hanno descritto questa ragazza come la ladra” il ragazzo guardò i due poliziotti, incredulo, Ninfa aveva rubato? Era impossibile!

“Non ci credo” affermò il ragazzo

“Beh è meglio crederci, ragazzo. La collana è stata trovata nella sua camera e abbiamo anche una foto che mostra il momento del furto” spiegò uno dei uomini, tirò dalla tasca una foto che momenti fa era stata nella sua mano, Sulfus prendi la foto nella sua mano e sgranò gli occhi quando si accorse che la ragazza nella foto era senza dubbio Ninfa: la ragazza della foto aveva gli stessi capelli biondi, gli stessi occhi azzurri celesti, la stessa rosa bianca sui capelli ed esattamente gli stessi vestiti che lei aveva indossato  due giorni fa,ricordava bene che entrambi erano usciti per fare una passeggiata e che lui l’aveva lasciata da sola per pochi minuti perchè aveva bisogno di andare a comprare una cosa...nelle mani della ragazza sulla foto era la collana di perle essendo nascosta nella tasca della sua giacca...

Era vero che lei aveva usato quel tempo per rubare la collana? Ma perché? Perché aveva bisogno proprio di una collana di perle? Ricordò le parole di pochi notti fa cui suo padre aveva detto e che per molto tempo avevano vagato per la sua mente: Non mi fido di quella ragazza...

La prova che lei aveva comesso quel crimine era proprio in questo momento nelle sue mani...ed la polizia aveva trovato la collana tra le sue cose...senti una rabbia che non aveva provato per molto tempo, poi si voltò verso la ragazza bionda che era ancora fra le braccia di sua madre.

“Come hai potuto?!” disse improvvisamente alla ragazza, chi lo guardò molto confusa “Como hai potuto fare una cosa del genere?!”

“Sulfus...” disse Seraph, lanciandoli un sguardo di rimprovero, come se volesse avvertelo di non parlare così...ma il ragazzo non li dá ascolto e continuò ad usare lo stesso tono

“Mi fidavo di te, credevo che tu fossi diversa! Non ho mai rinunciato a te quando qualcuno ti parlava male, ti ho protteto da quelle persone, ti ho portato in casa mia e tu fai questo?! Rubi una collana?!” Ninfa sgranò gli occhi quando senti quello, no, no, era una bugia, non aveva mai fatto quello! Lei scosse la testa continuamente, negando avere fatto una cosa del genere, si avvicinò a lui, afferrò il suo braccio, implorando con gli occhi perchè lui credesse in lei, nella sua innocenza! Pero Sulfus no fece niente di quello, al contrario, bruscamente toglie il braccio dalla presa della ragazza che per poco non la fece cadere.

“Puoi smettere con la maschiera, sai una cosa forse è anche vero quello che ho sentito il mio padre dire...forse non sei nemmeno muda, hai inventato tutto questo solo per potere avvicinarti a me e alla mia famiglia!” Ninfa continuò scuotendo la testa, cercando di farlo credere in lei, di farli capire che si sbagliava, non era stato lei a rubare quella collana! Ma le seguinte parole dite dal ragazzo colpì violentamente la ragazza...

Non credo in te

L’impatto di quelle parole sul cuore della ragazza fu così tanto che lei si congelò in quel luogo, i suoi occhi azzurri cristallini si sgranarono come mai...e come se anche colpito dalle parole, il filo della piccola collana dorata che era anche il carillon, lei aveva cominciato a portarlo intorno al collo, si ruppe e il piccolo carillon cadde sul pavimento...

Lacrime si formarono sugli occhi della ragazza, lacrime che rapidamente cominciarono a scendere per le sue guance...lei non sapeva nemmeno se stava respirando...le sue mani cominciarono a tremare...la sua bocca apperta...era troppo sconvolta per reagire...troppo sconvolta che nemmeno lottò quando la polizia la prendi per le braccie e la portarono via della casa...solo aveva nella sua mente le dure parole di Sulfus e lo sguardo d’odio colui l’aveva guardato...

Stupida, stupida! Non avrebbe mai dovuto credere in lui, non avrebbe mai dovuto fidarsi di lui! Il maschio Alfa, anche se era soltanto un animale l’aveva creata da quando lei si ricordava, ha sempre avvuto ragione, non si aveva fidato dal ragazzo fino all’ultimo momento e ha sempre tenuto motivi per farlo...lei invece si era fidato troppo di lui, si era fidata ciecamente in lui, gli aveva mostrato tutti i luoghi segreti dal posto dove viveva, luogo che non doveva essere mai scoperto da nessuno...

E ora per causa di quella fiducia cieca, lei era qui...presa in quella cella...come un uccelo rinchiuso in una gabbia...da quando era arrivata che aveva perso l’appetito, aveva perso la volontà di dormire, simplecemente rimaneva lì, seduta in un angolo di quella cella buia...solo Seraph ed Elisabeth erano venuti a visitarla due giorni fa, Ninfa non aveva cercato di allontanarsi dalla madre di Sulfus, era con il ragazzo che era delusa, in quel momento non voleva per niente vederlo, ma sua madre...sua madre era stata un angelo, era andata da lei, l’aveva abbracciata, l’aveva confortata mentre lei piangeva e si stringeva nelle sue braccia, aveva detto che lei e Elisabeth credevano nella sua innocenza...quelle ultime parole l’avevano confortato ma non abbastanza, la persona che più voleva che credesse in lei...non credeva...l’aveva abbandonata...

Come se tutto questo non fosse abbastanza, nelle ultimi giorni non si senti molto bene, la cella era fredda e umida, ma Ninfa sudava molto e si sentiva calda. Cercò di alzarsi dall’angolo dove era sempre seduta e cercò di andare verso ciò che in prigione chiamavano un letto, ma appena si alzò ha dovuto sostenerse contro il muro per non cadere, la sua visione era sfocata, non riusciva a vedere bene le forme...e poi non resiste più e cadde a terra, tutto intorno a lei diventò buio...

~*.*~*.*~

Era Natale però Sulfus non aveva nessuna voglia di festeggiare niente...non riusciva a toglierla della testa...l’avevano portata via una settimana fa e comunque i ricordi di lei non sparivano dalla sua mente...si sentiva tradito, si aveva fidato e lei aveva distrutto quella fiduccia...perché aveva rubato la collana? Suo padre ha sempre avuto ragione, lei nascondeva un sacco di cose e ormai poteva vedere perché...però non riusciva a liberarsi del peso di un senso di colpa che sentiva nel suo cuore...forse era stato troppo duro con lei o forse no...aveva visto come era rimasta dopo che lui le dici quelle parole...

Non credo in te

Si ricordava bene come le lacrime era cadute dagli occhi della ragazza, come i suoi occhi azzurri cristallini si erano sgranato...nella sua mano stava il piccolo carillon che era rimasto indietro quando Ninfa fu portata via dalla polizia...lo aprì e lasciò la melodia suonare...si ricordava bene quando li aveva raccontanto la storia di Raf e in quel stesso giorno gi aveva detto che voleva che lei indossasse il piccolo carillon attorno al collo come se fosse una collana...

Tornò alla sua memoria un giorno d’estate che avevano trascorso insieme, era stato un giorno in cui Ninfa gli aveva mostrato uno dei tanti nascondigli del luogo dove viveva

“Sei sicura che questa liana è sicura? Mi sembra che si romperà in qualunque momento!” disse Sulfus quando prendi la vecchia liana, si doveva balanciare in quello per potere raggiungere l’altro lato della terra, sotto di loro c’era il lago ed era ancora ad una bella distanzia da loro, non che il ragazzo dai capelli neri avessi paura delle altezze, ma non voleva cadere lì dentro...Ninfa annuì con la testa e prende la liana, fece un piccolo impulso ed si balanciò verso l’altro lato, atterando perfettamente là, poi portò la liana verso di lui significando che ora toccava a lui farlo.

Sulfus sospirò, afferrò con forza la liana e si balanciò, proprio come lei aveva fatto in modo da potere raggiungere l’altro lato. Tuttavia sembrava che la natura era contro di lui, nel momento in cui i suoi piedi stavano per toccare la terra, la liana si ruppe e il ragazzo cadde in acqua, facendo un enorme splash.

Vieni alla galla appena riusci, ovviamente, era tutto bagnato, fulminò la ragazza dai capelli biondi che ancora si trovava a alcuni metri sopra la sua testa con una faccia divertente “Oh ma certo è molto sicura, non è così?!” ha appena avuto tempo di reagire perché quando se ne accorge, la ragazza si aveva gettata dentro l’acqua accanto a lui.

Sulfus ferma la melodia, chiudendo il carillon con la sua mano, un sguardo di odio riempi i suoi occhi ambra, dannazione! Non riusciva a smettere di pensare a lei, dannazione! Guardò con rabbia l’oggetto nella sua mano e con l’intenzione di gettarlo a terra per distruggerlo, alzò la mano in aria ma poi...cominciò a tremare...l’oggetto cadde sulla coperta del letto...la mano del ragazzo continuava a tremare...non poteva...non poteva farlo...non poteva distruggere il carillon...non riusciva mai a liberarsi dei ricordi di Ninfa...

Poi Seraph entrò nella stanza, stranamente non aveva nemmeno bussato, chiuse la porta con forza perchè il figlio alzassi la testa e si rendessi conto che lei era lì...e fu quello che succede...

“Dobbiamo parlare” disse con un tono duro

“Se si tratta di ciò che sto pensando che sia, allora scordatelo, non parlerò...” rispose il ragazzo

“Ma parlerai”

“Mi costringerai?”

“Se ce n’è bisogno, sì, e mi ascolterai, no mi importa se vuoi o no!” disse Seraph camminano verso il figlio, si sedi accanto a lui ma il ragazzo invece si alza per non ascoltarla, però lei lo afferrò per un braccio e lo costrinse a sedersi di nuovo sul letto “Sulfus Zolfanello, smetilla di fare da bambino e ascoltami!”

“Non voglio parlare di lei!”

“Ma parlerai! Parlerai perché hai comesso un’ingiustizia!”

“Oh ma certo ora sono io quello che ha comesso un’ingiustizia? È stata lei a rubare quella collana! Ha tradito la mia fiducia!”

“Non Sulfus, TU ha tradito la ficudia che lei aveva su di te! Lei si fidava, si ha sempre fidato che tu saresti lì per proteggerla e invence li hai voltato le spalle quando aveva più bisogno mentre lei ha sempre stato con te, anzi nei momenti più duri!”

“Non ho mai voltato le spalle a lei, ho simplecemente capito chi è lei realmente e non è altro che una ladra, una bugiarda-“

PLAF

Sulfus toccò la sua guancia che ormai diventava rossa, su madre non gli aveva mai dato un schiaffo...anzi non l’aveva mai visto così arrabbiata...

“Li hai voltato le spalle Sulfus” affermò Seraph “Non hai idea nel stato che è in questo momento, nel stato che tu l’hai lasciata quando gli hai detto quelle parole”

“Oh certo e tu lo sai?”

“Certo che lo so, lo so molto meglio di quanto pensi. Sono andata a visitarla due giorni fa con tua sorella, lei è molto triste, le guardie mi hanno detto che da quando è arrivata lì che non ha mangiato niente, non dormi, tutto che la vedono fare è piangere, seduta in un angolo, lei non reagi a nulla”

“Oh e io sono il colpavole di tutto questo?”

“In parte sì, lo sei, lei voleva che tu credessi nella sua innocenza, voleva che tu la sopportassi ormai che ha più bisogno. Lei aveva più fiduca in te, non in me...”

“Ho visto la prova, la collana era fra le sue cose, quella foto dimostra che era colpevole!”

“Dimentica tutto quello che hai visto, invece ascolta il tuo cuore, cosa te ne dice? Pensi davvero che sarebbe capace in fare una cosa del genere?”

Sulfus non rispose per alcuni minuti, po scosse la testa “Non lo so...non so cosa credere...”

Allora si senti un leggero bussare nella porta, interruppendo la conversazione dei due. La porta si aprì ed entrò Bianca “Mi dispiace se disturbo ma la signorina Kabalè Rosso è qui e ha bisogno di parlare urgentemente con il signorino Sulfus” Sulfus aggrottò la fronte...Kabalè voleva parlare con lui? Perché? E soprattutto con urgenza?

“Fatela passare” Bianca si fece da parte e Kabalè entrò lentamente nella camera del ragazzo, sembrava nervosa, tanto che la vide mettere un pezzo di capelli dietro l’orecchio, un segno di nervosismo. Pensò di averla visto deglutire...

“Sulfus ho bisogno di parlare con te...è davvero importante...si tratta di quella ragazza...”

“Vuoi parlare con me su di Ninfa...?” disse lentamente il ragazzo

“Sì, è proprio così...lei...lei è molto malata”

TBC... 

allora cosa ne pensi? bene lasciò qui un piccolo disegno che ho fatto per illustrare la prima scena del capitolo!



alla prossima! e vi prego di lasciare una recensione *.*

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Capitolo 11
*** Senza Perdono ***


La Ninfa della Cascata

Capitolo 11 – Senza perdono

“Che cosa vuoi dire con ‘molto malata’?” disse Sulfus, sua voce mostrava senza dubbio preoccupazione, anche dopo quello che era sucesso, lui ancora si preoccupava molto per Ninfa...

“Spiegerò tutto dall’inzio...” disse la ragazza, sedendosi su una sedia accanto al letto di Sulfus dove questo e sua madre erano seduti. Aprì la sua borsetta e tirò fuori qualcosa, la dio a Sulfus. Lui lo prende e si rese conto che era un CD, guardò la sua ex-ragazza, confuso ma anche sospetto...”Lei è innocente...no è stata lei a rubare quella collana di perle...anzi, la collana non è mai stata rubata...”

“Che cosa...?”

“La prova è nelle tue mani, questo CD è in grade di dimostrare che lei è innocente...” Sulfus era ancora sospettava però fine cedendo alla curiosità di scoprire se quello che lei stava dicendo era vero o no, quindi accende il suo portatile e mise là il CD, una pasta si apre, c’erano alcuni schedari.

“Che cosa è questo?”

“La foto che prova che lei era la responsabile per il furto...” disse la ragazza cliccando su un’immagine che era la stessa che Sulfus aveva visto prima, stava per dirle che questo lo sapeva già ma la ragazza continuò inmediatamente “...è falsa” questo fece Seraph e Sulfus diventare ancora più confusi, che cosa voleva dire? Kabalè risponde alla domanda cliccando su due altre immagini, apparve la stessa foto di Ninfa ma senza la collana e nella altra era la propria collana.

Vedendo questo Sulfus non voleva crederci...”Vuoi dire che...per tutto questo tempo di trattava di una manipolazione fotografica...?”

“Sì, Sulfus, è proprio quello che voglio dire...” Sulfus si sede...no riusciva a credere in ciò che vedeva...la foto che aveva visto una settimana fa non era altro che una manipolazione fotografica...Ninfa non aveva mai rubato quella collana di perle, era innocente...qualcuno l’aveva fregata...ma quella era una domnda che solo Kabalè poteva rispondere...aggrottò la fronte quando pensò a questo e si voltò verso la sua ex-ragazza.

“Kabalè...come mai hai avuto accesso a questo...? Se avevi questo CD, che è l’unica prova che dimostra che Ninfa è innocente...è perché tu centri qualcosa...sei stata tu a fare questo?!”

La ragazza scosse la testa lentamente “Ho scoperto solo oggi...non centro niente...ho scoperto per caso quando ho sentito una conversazione...”

“Kabalè...dimmi...chi lo ha fatto...?” disse il ragazzo con cautela, cercando di controllare la sua rabbia

Lei scosse la testa di nuovo “Non posso dirlo...ma questo CD è sufficiente per provare che lei non ha fatto niente di male...quindi, puoi andare a prenderla sulla prisione” non essendo capace di si controllare più, il ragazzo l’aferrò per le braccia con forza e la fissò con dureza, scuotendola a ogni parola che diceva

“Dimmi chi lo ha fatto! Una ragazza è stata presa per una cosa che non ha nemmeno fatto! Dimmi chi la ha fregato, CHI, lo so che tu lo sai chi è stato! Smetilla di proteggere quella persona e dimmi chi è!”

Lacrime cominciarono a scendere per le guance della ragazza “È stato mio padre, okay?!”

“Tuo padre...?”

“S-Sì...io n-no so perche lo ha fatto, ti giuro che non lo so ma...oggi quando stavo andando nel suo ufficio...io...ho sentito una conversazione tra lui e un uomo...dal tipo della conversazione sembrava che lui lo stava pagando pero un lavoro ben fatto e...lo vidi guardare il CD all’interno del cassetto del tavolo e...non so, non perché lo ha fatto ma non sono stata capace di aguantare!” disse ancora piangendo “So che ti ho giurato che mi vendicarebbe per avermi lasciato in quell modo, ma no farebbe mai una cosa del genere, non centro nulla su quello che è accaduto a lei! So che posso sembrare una persona che lo farebbe ma ...la verità è che no sono...e quando scoprì che lei era innocente...non sono riuscita a sopportare questo peso sulla mia coscienza, sapendo che lei è stata presa per una cosa che non aveva fatto e che io sapevo la verità e non fare niente...quindi sono andata alla prisione e li ho mostrato il CD...li ho detto che è stato mio padre ma nulla prova che è stato lui ad ordinare il furto...e meno che riescano a catturare l’uomo con chi stava parlando, non possono fare nulla contro di lui...non la hanno ancora portato qui perché...lei è molto malata, l’ho vista con i miei occhi, ardeva d febbre”

“E...la collana...?”

“Era una collana di mia madre...mio padre ha simulato il furto e non so come ma è riuscito a metterlo sulle cose di quella ragazza...poi c’era solo bisogno di fare una chiamata anonima...e fu abbastanza...” Sulfus lasciò le braccia ormai rossi della ragazza, era in shock...non riusciva a reagire...cosa aveva fatto...? Aveva accusato Ninfa, non aveva  creduto in lei e dopo tutto lei era davvero innocente...e per rendere le cose ancora di peggio, ora era malata...doveva rimediare le cose...

“Io...” cominciò fissando la ragazza “Ti posso solo ringraziare per avere fatto questo per lei...”

“Non l’ho fatto per lei, l’ho fatto per te...forse tu non hai ancora capito ma io sì, ci vede da un quilometro che tu l’ami e che anche lei ti ama...nostra storia più non avere funzionato...ma quando si ama qualcuno veramente, dobbiamo imparare a perdonare e lasciarlo se c’e bisogno...e è quello che sto facendo...non voglio diventare una persona vendicativa...volevo essere felice e credevo davvero che troverebbe la felicità accanto a te ma...sembra che mi sbagliava...” abbassò lo sguardo

Improvvisamente Sulfus  l’abbracciò, colta dalla sorpresa non poteva nemmeno reagire “Ripeto ancora una volta che ti ringrazio per quello che hai fatto per lei...dimostra che hai un cuore buono e...che non sei come tuo padre...so che non dovrei dirlo ma qualunque fosse il motivo che lo ha spinto a fare questo...non può essere perdonato...”

“Non, hai ragione..sto ancora cercando di capire il perché...lui ha cambiato...non era così...” abbassò lo sguardo ma solo per pochi secondi “Ora andate, devi andare a prenderla” Sulfus annuì e insieme a sua madre lasciarono la stanza, entrambi entrarono in macchina ma prima di andare Seraph chiamò il medico che andava sempre alla loro casa quando uno di loro era malato, gli disse per andare a casa sua perché stavano andando a prendere una persona che aveva bisogno di aiuto.

~*.*~*.*~

Alla prigione fuorono guidati alla cela in cui c’era Ninfa, c’era una guardia con lei che stava controllando la sua temperatura e dalla sua faccia, sembrava essere molto alta, la ragazza tramava sotto le coperte che la coprivano e aveva il viso completamente rosso. Sulfus pensò che il suo cuore smetteria di battere quando vide questo...

“Non ha mangiato niente da quando è arrivata qui, sono io la responsabile di portare il cibo e non ha mai mangiato, per dormire è esattamente la stessa cosa. E’molto probabile che entrambe cose sono la causa che ècosì” spiegò la guardia

“Gli hanno dato alcuna medicina?” chiese Seraph

“Sì, abbiamo dovuto constrigerla a mangiare il cibo perché la medicina facere il suo effetto, ma non capisco come mai la febbre non ha ancora scenduto, l’abbiamo dato la medicina ore fa”

“Perché lei non ha mai ingerito la medicina...” disse a un tratto Sulfus, che ora era accanto a Ninfa, accovacciato, in una delle sue mani era la pillola che Ninfa doveva avere ingerito...”Era nascosto sotto il cuscino...non hai mai ingerito la medicina, quindi la febbre non ha scenduto”

“Ma come? Sono rimasta qui fino a quando ne ero sicura che l’aveva ingerito” disse la guardia

“Probabilmente ha fatto finta di averlo fatto e quando te ne sei andata via, l’ha sputata fuori...” disse il ragazzo mentre avvolgeva il corpo della ragazza nelle coperte e la prendeva in braccio, Seraph lo aiutò a mettere la sua testa sulla sua spalla. I tre lasciarono la prisione in fretta. Sulfus rimane con Ninfa tra le sue braccie durante tutto il viaggio di ritorno a casa, era preoccupato per la sua temperatura, probabilmente stava raggiungendo i 39ºC e questo non era per niente buono...

Quando arrivarono a casa, il medico era già lì chi, dopo Sulfus avere portato Ninfa sulla sua camera, cominciò subito a prendere cura di lei. L’unica che è rimasta dentro la stanza fu Seraph insieme al medico, Sulfus e Elisabeth rimanerono fuori della stanza, la ragione per cui il primo era rimasto fuori fu perché ha dovuto spiegare tutto al padre.

Una ora dopo il medico e Seraph escono della stanza. Sulfus si alzò dalla sedia dove era seduto non appena li vide, ansioso per le notizie “Lei sta bene?”

“Sì certo che lo è. Questa volta mi sono assicurato che ha inghiottito la pillola, un paio di giorni di riposo e lei tornerà al normale. Ma attenzione: non farla prendere aria fredda, solo aggravarebbe il suo stato”

Sulfus esitò “Lei...è sveglia...?”

“Sì lo è ma se vuoi parlare con lei, mi raccomando non prendere molto tempo, lei ha bisogno di riposare” il ragazzo annuí e si diresse nella stanza, era sveglia proprio come il medico aveva detto, aveva il volto verso la porta...non appena lo vide entrare, il ragazzo non poteva fare meno di sorridere un po’...un sorriso che lei non corrisponde...appena distolse lo sguardo, guardando tutto tranne lui, non voleva guardarlo...non dopo quello che gli ha fatto...

Il piccolo ed esitante sorriso sul volto di Sulfus scomparve non appena questo accade, abbassò lo sguardo e sospirò...doveva sapere che questo accaderebbe...ma ancora si avvicinò a lei, si sede nel letto e appena no fece, la ragazza si girò nel letto e voltò le spalle a lui...

“Ninfa...” disse lentamente...”So che sei arrabbiata...hai tutti i motivi per essere...ma mi dispiace, non avrei mai dovuto dubitare di te...”

No reagi, Sulfus cercò di toccare il suo braccio ma lei rapidamente scappò dal suo tocco, sospirò di nuovo “So che questa non è una scusa per quello che ho fatto...ma in quel giorno ero già troppo arrabbiato che quando vide quella foto, fu l’ultima goccia...ho esploso completamente e non ho nemmeno pensato a quello che dicevo...” questa volta riuscì a mettere la mano sulla spalla “Ma ti prometto che non accadrà mai più, io-“

Non riuscì a finire di parlare perché la ragazza si alzò dal letto e lo spingi via da lei, lacrime correvano per le guancie della ragazza, si poteva vedere il dolore negli occhi azzurri della ragazza, era troppo delusa con lui e non lo avrebbe perdonato così facilmente...vedendo quel sguardo Sulfus capì quello...la ragazza tornò al letto e di nuovo le dio le spalle, il ragazzo capì quello come un segno di ‘sparisci’. Per ora l’avrebbe lasciata da sola...ma non voleva rinunciare, torneria ad avere la sua fiduccia.

Ma quando uscì della stanza si senti devastato...Seraph e Elisabeth lo guardarono come se attendevano che lui dicesse come era andata la conversazione, lui si limitò a scuotere la testa “Lei non vuole vedermi...”

Elisabeth aggrottò la fronte “E ha tutti i diritti di non volere!” Sulfus la guardò sorpreso “Si fidava di te e tu hai tradito la sua fiducia!”

“Elisabeth Marie Zolfanello, non parlare così con il tuo fratello!” rimproverò Seraph, ma la bambina simplicimente corre verso la sua stanza “Elisabeth torna subito qui!”

“Lei ha ragione, mamma...” disse Sulfus, la madre si risolve verso di lui “Ho rovinato tutto...noi due avevamo una connessione molto forte e io...ho rovinato tutto...”

“Ma non può rinunciare cosò facilmente”

“Non voglio rinunciare...ma forse è meglio se la lascio da sola per un po’...”

~*.*~*.*~

Nella mattina seguente Sulfus si sveglia perché qualcuno lo scuoteva “Svegliati!”

“Elisabeth che cosa vuoi...” brontolò il ragazzo, ancora assonnato...

“Ninfa è scomparsa!” gridò la bambina, il ragazzo si mise a sedere nel letto immediatamente

“Cosa?!”

“Io e la mamma siamo andati questa mattina in camera sua per controllare se stava bene e non c’era più! Le lenzuola erano legate nella trave facendo una corda verso la finestra!”

“Dannazione!” in un batter d’occhi si era cambiato e corri al piano di sotto

“Dove stai andando Sulfus?” chiese suo padre, il ragazzo aveva già aperto la porta

“Vado a prenderla!”

“Ma c’e una grande nevicata!”

“Esatto! Non posso lasciarla là fuori nello stato in cui è!” uscì della casa, andò alle stalle e dopo avere insellato Basilisco, galoppò verso la foresta il più veloce che poteva, la foresta era l’unico posto dove era sicura che lei era andata e male come stava Ninfa non poteva avere andato troppo lontana. E veramente no li prendi molto tempo finché non trovò una traccia di lei, la rosa bianca dei suoi
capelli era sulla neve. Sulfus prendi la rosa nelle sue mani e guardò avanti, cercando di vedere meglio se c’era qualcosa...

Non ci volle molto tempo finché non notò una figura sulla neve, coperta da questa stessa. Lui corrì lì e se ne accorge che ci trattava di Ninfa, era inconsciente e fredda...molto fredda...



TBC...

lascio qui un'altro disegno che ho fatto ^^ e allora che cosa ne pensei che succederà???

Vi dico che sto pensando fare la versione fumetto di questa storia!

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Capitolo 12
*** Vita in pericolo ***


La Ninfa della Cascata

Capitolo 12 – Vita in pericolo

Vedendo la ragazza sdraiata nel mezzo della neve, senza reagire, Sulfus no esitò un secondo più in scendere dal cavallo e correre da lei. Lui la prende tra le braccia, tirandola fuori dalla neve, brividi quando se ne accorge come lei era così fredda. Il volto della ragazza era ancora rosso, il suo respiro era freddo e a volte gli mancava, il ragazza prende immediatamente la sua giacca e lo mise attorno a Ninfa, per manternela calda.

“Resiste Ninfa, ti prego...” mormorò, non poteva portarla a casa, doveva portarla in ospedale, era troppo malata...

~*.*~*.*~

Eccoci qua, era arrivato lì con Ninfa tra le sue braccie quasi un’ora fa. L’avevano portato immediatamente nella sala di urgenza e lui era rimasto lì, nella sala d’attesa, nella più profonda preoccupazione, senza avere alcun tipo di notizie sul suo stato...aveva le mani tra la testa mentre sospirava per la centesima volta da quando era arrivato...dopo avere portato via Ninfa, lui aveva chiamato sua madre per darle la notizia, gli aveva detto che presto sarebbero arrivati.

Odiava gli ospedali...odiava quelle muri bianche, odiava l’odore che trovava in ogni padiglioni che passava...guardò l’orologio, sembrava che i puntatori non si muovevano dal stesso luogo, magari perché minuto dopo minuto lui lo guardava...stava impazzendo...si alzò dalla sedia dove si era seduto, deciso di andare a fare una passeggiata nei padiglioni e trovare qualcuno che potesse dargli notizie sulla situazione della sua amica...

Amica...era questo che lei era per lui? Solo un’amica? Lui ancora non lo sapeva e quello lo preoccupava, lo infastidia...erano stati i suoi sentimenti l’origine di tutto questo, la sua confusione su ciò che sentiva verso la ragazza aveva finito per creare una fragilità nel loro legame che si aveva creato...la sua amicizia con lei pendeva dal filo, si trovava nella fune lenta...e tutto perché non riusciva a capire quello che provava per lei...

In questo momento si odiava...passò da una camera e casualmente guardò al suo interno, c’era una piccola famiglia, una madre, un padre e due bambini, non sapeva se i bambini erano fratelli o semplicemente due amici, ma qualunque fosse il loro rapporto, i due sembravano molto attaccati. Sembrava che il bambino era malato e cha la bambina gli aveva appena dato un piccolo e semplice regalo pero farlo sentire meglio...

Sulfus sentì un piccolo colpo nel suo cuore quando si rese conto come familiare quella scena era per lui...già...se lo ricordava bene...

“Toma” disse il piccolo Sulfus mentre si sedeva sulla sedia accanto al letto d’ospedale dove la sua amica era, sì Raf era un po’ amalata ma niente che non poteva recuperare, ben presto sarebbe tornata a casa. Tuttavia il suo migliore amico appena scopri questo, non ha preso molto tempo ad andare a farle una visita.

La bambina prendi in mano la scatola rettangolare blu che il bambino aveva dato a lei, lo aprì curiosa su scoprire che cosa c’era dentro di quello. I suoi occhi azzurri si illuminarono di gioia quando vide quello che c’era “Una rosa bianca!”

“So che è la tua preferita” disse Sulfus, grattando la nuca, un po’ imbarazzato “Quando ho scoperto che eri malata...ho deciso di portarla su di te...per aiutarti a sentire meglio”

“E’bellissima Sulfus, grazie” disse la bambina, abbraciandolo “Sei il migliore amico del mondo!”

Già...erano i migliori amici...ma il destino è stato crudele e un mese dopo quel giorno portò via la sua migliore amica, su in posto dove lui non sarebbe mai capace di raggiungerla, almeno fino a quando la sua ora di andare non arrivasse...l’amicizia tra loro era cosi forte che forse nel futuro potrebbe avere diventato qualcosa di più...ma lei se ne era andata in un viaggio senza ritorno possibile...il destino li aveva portato via Raf ma 14 anni dopo ha messo Ninfa nella sua strada, che causò un disorientamento totale nella sua vita...e lui ancora non sapeva il signficato di quel disorientamento...

Sulfus sospirò, chiuse gli occhi e si appoggiò sul muro “Sei stata tu ad inviare lei per prendersi cura di me, Raf...?” mormorò a voce bassa “Io non capisco perché hai inviato una persona che si assomiglia proprio a te...una persona con chi ho un problema enorme in comunicare...una persona per chi nemmeno so cosa provo...aiutami a capire questo...”

Poi senti qualcosa tirando i suoi pantaloni, guardò giù e vide la stessa bambina che aveva visto all’interno della camera minuti fa “Signore, con chi stai parlando?”

Sulfus fu colto dalla sorpresa con questa domanda, ma poi un piccolo sorriso apparve sulle labbra e si chinò fino a che non era all’altezza della piccola “Credi negli angeli?” la bambina lo guardò confusa ma poi annuì “Bene...ho una amica che è molto malata e stavo chiedendo a un angelo per aiutarla a recuperare”

Un sorriso apparve sulle labbra della bambina “Allora lei starà bene! Ho fatto lo stesso con il mio amico e oggi è molto meglio!”

“Spero proprio di si...ho già perso una persona molto importante per me, non voglio passare per quello di nuovo...”

“Lily! Viene tesoro, andiamo a casa!” chiamò una donna, la bambina disse addio a Sulfus e corre verso la sua mamma, il ragazzo sospirò e si alzò...sperava che quella bambina avesse ragione e che presto Ninfa sarebbe bene..fu quando il suo padre, madre e sorella entrarono e camminarono verso di lui

“Come sta lei, Sulfus?” chiede la madre

Il giovane scosse la testa, senza nemmeno guardarli “Non so ancora nulla...sono stato qui per una maledetta ora e non hanno ancora avuto il coraggio di dire qualcosa!” disse, furioso...colpi con la mano il muro

“Colpire il muro e gridare non farà loro venire più presto a dare le notizie” disse il padre

“Sono stanco di aspettare...se stano prendendo così tanto tempo allora significa che è grave...” mormorò il ragazzo...ma sembrava che le sue prece sono stati finalmente sentire perché apparve un medico che si avvicinò a loro

“Sei tu il ragazzo che ha accompagnato la ragazza bionda con la febbre?” chiede

“Si sono io, come sta lei?” chiede il ragazzo, ansioso per le notizie

“Purtroppo non sta bene, abbiamo fatto tutto il possible ma la febbre è troppo alta e lei è entrato in coma” questa notizia lasciò tutti sorpresi

“C-Coma...?” mormorò Sulfus, scioccato...sapeva che Ninfa non stava per niente bene ma non così tanto al punto di entrare in coma...”E...quanto tempo ci vorrà per lei si svegliare..?”

“E’difficile da dire...il coma è profondo, può essere giorni, settimane, mesi persino anni fino a quando lei si sveglia, purtroppo devo dire che lei portrebbe non svegliarsi...solo un miracolo può salvarla...” Sulfus si lasciò cadere su una sedia e mise le mani tra la testa...non poteva crederci...non poteva credere che la situazione era così grave...

“E’tutto colpa mia...” mormorò a voce bassa

“Sulfus non parlare così” disse Seraph, mettendo una mano sulla spalla, il ragazzo scosse la testa e la madre se ne accorge che gli occhi ambrati di suo figlio erano un po’ bagnati...anche lui si accorse ma subito gli sfregò con la sua mano. In 14 anni non aveva versato una sola lacrima, non sarebbe ora che lo farebbe.

Si alzò dalla sedia “Mi vado...” disse continuando a guardare giù

“Dove stai andando?”

“Vado a prendere l’unica cosa che può salvarla...”

~*.*~*.*~

Corri nella foresta con Basilisco, ancora nevicava ma non tanto come un’ora fa...fissò la strada con determinazione, la salverebbe, DOVEVA salvarla, anche se era l’ultima cosa che avrebbe fatto...lui non la perderebbe, non aveva intenzioni di perderla come aveva perso Raf, non lo permeterebbe...se c’era una cosa che poteva svegliarla di quell’ coma profondo allora era l’acqua del luogo segreto...solo un po’ di quell’acqua sarebbe sufficiente per svegliarla...

Era vicino alla zona dove poteva trovare il luogo dove Ninfa era vissuta, dove entrambi avevano condiviso momenti divertenti e cose che lui non pensava che avrebbe mai condiviso. Sentì ululi, lupi...ma non lo trovò molto importante, probabilmente erano i lupi di Ninfa e loro lo conoscevano...

Ma ben presto prendi quell’idea dalla testa quando tre lupi saltarono di fronte a lui causando che Basilisco si fermassi bruscamente, alzando le zampe anteriori in aria, rischiando di fare cadere Sulfus se lui non prendessi con forza le redini. Poteva sentire i ringhi dei lupi e poi se ne accorge che non erano i lupi grigi che conosceva: erano lupi neri.

Proprio come i lupi che conosceva, anche questi avevano denti e artigli affilati, bava scendeva dal loro denti, sembravano affamati e per loro niente meglio che un umano e il suo cavallo per saziare la loro fame. Altri tre lupi si avvicinarono alle spalle del ragazzo mentre lui continuava a provare di calmare il cavallo che non smetteva di alzare le zampe in aria, spaventado con tutti quei lupi.

Troppo esaltazione finisce causando la caduto di Sulfus dal cavallo a terra, i lupi neri si avvicinarono ancora di più, il ragazzo non esitò ad afferrare un masso e gettarlo in uno dei lupi...non era stata una buona idea...solo aveva renduto i animali più arrabbiati...

Uno di loro stava per saltare verso il ragazzo, chi chiuse gli occhi e aspettava la fine...ma non fu così...sentì un altro ringhio e quando aprì gli occhi vide di fronte a lui l’enorme e maestoso maschio alfa dal branco dei lupi grigi...quello era più grande di qualsiasi dei lupi neri che erano davanti a lui e non ci volle molto tempo fino a quando quelli non renunciarono a cercare di fare il ragazzo il loro pranzo...

Sulfus fissò il lupo ancora sconvolto da quello che era appena accaduto...l’animale si risolve verso di lui e anche se lo aveva appena salvato lui poteva vedere che gli occhi neri del lupo erano arrabbiati....e lui sapeva bene perché...

Sospirò “Io non so come ma sembra che tu sia già cosa è sucesso...” mormorò...il lupo semplicemente cominciò a camminare verso la grotta, Sulfus non prendi molto tempo a seguirlo, si alzò, prendi  le redine di Basilsico e seguì il lupo...

Camminò in silenzio nella grotta findo a quando finalmente arrivarono dall’altra parte...e ciò che il adoloscente vide lo lasciò più scioccato da quando aveva ricevuto la notizia che Ninfa era entrata in coma...non poteva sopportarlo più e cadde in ginocchio...tutte le sue speranze per salvare la ragazza scomparirono nel’aria freddo del inverno...non poteva credere ai suoi occhi...
Il luogo...gli alberi...le rocce...la cascata...il lago...

...

...

...

...

...

Erano congelati*


TBC...

*Nonostante i cambiamenti delle stagioni, il luogo è protetto con magia e quindi non soffre i cambiamenti come il resto della natura. Se c’e alcun cambiamento vuole dire che il luogo sta perdendo la sua magia e muorendo

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Capitolo 13
*** Disperazione ***


La Ninfa della Cascata

Capitolo 13 – Disperazione


Il luogo...gli alberi...le rocce...la cascata...il lago...

...

...

...

...

...

Erano congelati...

“Che cosa...è successo qui...” mormorò il ragazzo dai capelli scuri, ancora incredulo, i suoi occhi ambra erano ancora spalancati per via del shock...si ricordò che Ninfa gli aveva spiegato che questo luogo era protetto da magia e quindi non soffriva mai i cambiamenti climatici come il resto della foresta soffriva...se quel luogo cominciace a soffrire gli stessi cambiamenti come il resto...allora voleva dire che stava perdendo la sua magia...

“Non capisco...”

“Ti spiegherò tutto” disse a un tratto una voce, Sulfus guardò attorno a sé confuso e cercò di scoprire da  dove quella misteriosa voce era ventua, era stata una voce dolce, calma e serena...e anche una voce femminile...”Quassù, giovanotto” il ragazzo guardò sopra la sua testa e per poco non gridò o ha avuto un attaco cardiaco quando vide che ciò che era davanti ai suoi occhi era una donna...ma non era una donna normale...lei...era...diversa...sembrava...trasparente? Uno spirito?! E oltre a lei essere trasparente, lei era blu cristallina! Completamente blu, dai capelli ai piedi, dai suoi occhi ai suoi vestiti!

“Calmati ragazzino, non ho bisogno di avere più malati qui...” mormorò, mantenendo il suo tono sereno senza mostrare alcun tipi di voglia di ridere sulla reazione del ragazzo.

“E...tu chi sei...?”

“Il mio nome non importa...tutto quello che devi sapere è che io sono la persona o meglio dire lo spirito che possiede la magia che protegge questo luogo...o forse dovre dire che proteggia questo luogo...” fissò il ragazzo con i suoi occhi blu intensi ma allo stesso tempo era un sguardo freddo che fece Sulfus rabbrividire.

Lui invece rimase in silenzio per un po’ “È tutto colpa mia, non è vero...? Sono io la causa di tutto questo stare accadendo...”

“In effetti...questo luogo è collegato a lei e ora che è in coma, la magia sta scomparendo”

“Lei? Vuoi dire Ninfa?”

La donna scosse la testa “Non è questo il suo vero nome, ma nemmeno sarò io colui che ti dirà chi lei è davvero, dovrai essere tu a scoprirlo da solo” Sulfus era confuso...chi lei era davvero...? Che cosa voleva dire con questo...”Quando lei è arrivata qui, sono stata io ad insegnarli tutta la magia che ormai lei possiede, lei sa controllare l’acqua magica e molto di più...tu hai promesso di prenderti cura di lei...”

Sulfus abbassò lo sguardo “Lo so...”

“E invece hai tradito la fiducia che aveva in te”

“Lo so!”

“Ed è per causa tua che lei è in coma in questo momento”

“LO SO!!” urlò “So tutto questo dannazione! So che ho promesso di prendermi cura di lei, che non avrei mai lasciato che niente di male li accadesse,che gli ho dato le spalle quando aveva più bisogno di me, che ho tradito tutta la fiducia che aveva in me, SO che è per causa mia che lei è in coma, so che è anche per culpa mia che lei non potrà mai svegliarsi!” continuò, il suo corpo tremava completamente “So tutto questo maldizione...ma è stato perché sapevo tutto questo che ho cercato di salvarla...sapevo che l’acqua era l’unico modo per svegliarla, per lei recuperare...ho provato a riparare i miei errori ma...non sapevo che i miei atti erano stati più gravi di quello che sembrava...”

“Almeno hai il coraggio di ammettere che hai sbagliato...molte persone non farebbe mai...”

“Può darsi...ma ammettere che mi sono sbagliato non la sveglierà, non la salverà...”

“È qui che ti sbagli...” mormorò, facendo il ragazzo alzare la testa subito verso di lei

“Che cosa...?”

La donna fece apparire qualcosa nella sua mano, da dove Sulfus era non riusciva a capire che cosa era “Questa bottiglia...è l’ultima di ciò che resta dell’acqua magica...sono riuscita a prenderlo quando ho capito cosa stava succedendo e che il lago si stava congelando...non è molta...ma è sufficiente per salvarla” gettò la bottiglia nella direzione del ragazzo, chi subito lo prendi

“Tuttavia...”

“Tuttavia cosa...?”

“C’è una condizione che devi compiere se vuoi che l’acqua funzione...”

~*.*~*.*~

Sulfus aprì la porta dell’ospedale, sembrava depresso...ma perché era così? Aveva la cura per salvare Ninfa...e tuttavia lui non sembrava molto felice...i suoi genitori e sorella erano ancora nella sala d’attesa, quando lo vide la madre fu la prima ad andare da lui.

“Sulfus era preoccupata per te, non ho capito niente quando mi hai detto che stavi andando a prendere l’unica cosa che portrebbe salvare Ninfa” disse mettendo le mani sulle spalle

“Io...” scosse la testa “Ho bisogno di vederla...sai dove è la sua stanza?”

La madre annuì “Sono stata là qualche minuti fa. Viene con me, i medici hanno detto che almeno una persona poteva rimanere con lei” spiegò mentre lo guidava per il percorso, arrivò alla porta della stanza dove era Ninfa, Seraph la aprì e lasciò suo figlio entrare, lui rimase...scioccato quando vide tutte quelle macchine e tubi attorno la ragazza. Sua madre non disse niente più e chiude la porta appena lui entrò, sapeva bene che lui doveva restare da solo con lei.

Dopo pochi minuti senza muoversi dal posto dov’era...Sulfus finalmente prendi il coraggio di avvicinarsi al letto dove lei giaceva, afferrò una sedia che era lì e si sedi...fissò la ragazza dai capelli biondi...un lustro di tristezza e preoccupazione brillava negli occhi ambrati del ragazzo...non sapeva cosa dire...

Guardò giù e vide quello che era nella sua mano...la bottiglia che lo spirito aveva dato a lui...aveva ragione, l’acqua non era molta ma se lei aveva detto che sarebbe sufficiente per salvare la vita di Ninfa, allora chi era lui per dire il contrario? Dopo tutto...lei sapeva molto di più su di Ninfa che lui invece sapeva...Ninfa...sapeva benissimo che questo non era il suo vero nome, perché a causa di non potere parlare, era stato lui a dargli questo nome...ma le parole della donna erano ancora nella sua mente...chi era veramente lei? E cosa voleva dire con che dovrebbe essere lui da solo a scorprirlo? Questo non era l’unica cosa che era nella sua mente...c’era anche la condizione imposta dallo spirito perché l’acqua funzionasse...

“Tuttavia...”

 “Tuttavia cosa...?”

“C’è una condizione che devi compiere se vuoi che l’acqua funzione...” Sulfus spalancò gli occhi quando sentì questo...una condizione...?

“E questo sarebbe...?”

“I tuoi sentimenti”

“I miei sentimenti?” ripetì

“Sì, esatto...se vuoi che l’acqua salve la sua vita, allora dovrai rivelare i tuoi sentimenti verso di lei...”

“C-Cosa...? Non capisco, perché devo farlo? Io...non ricordo di Ninfa averlo fatto quando usò l’acqua per curare i graffi sulle miei braccia!”

“Ti sbagli, lei puoi non essere capace di parlare ma dentro di lei ha sempre rivelato preoccupazione e voglia di guarirti. Ecco perché l’acqua ha guarito le tue ferite...se vuoi che quello la sveglì dal coma...allora devi rivelare i tuoi sentimenti verso di lei...”

Ci era messo un bel’imbroglio...doveva fare quello che negli ultimi giorni gli aveva dato più problemi che mai...i suoi sentimenti per lei...non sapeva cosa provava per lei! La considera soltanto una amica? La considera coma una seconda sorella? O l’amava? Non sapeva! Non sa quello che prova per lei...ma l’acqua è l’unico modo per svegliare Ninfa dal coma...quindi doveva passare le prossime ore...o negativamente pensando, i prossimi giorni cercando di capire quello che lui provava per lei...

I bip dalla macchina che mostrava i battimenti cardiaci della ragazza solo faceva il suo proprio cuore battere più veloce...aveva paura...aveva paura che subitamente i vari bip che eccheggiavano in quella stanza diventasserano uno e lungo bip e che le linee di quella macchina diventasse una linea continua...

Aferrò la mano della ragazza e la accarezzò con entrambi le sue mani “Ninfa...” cominciò “...per favore...io...ti prego...di essere forte per favore...” sentì un nodo in gola e la sua voce rotta, però di nuovo resistiò alla voglia di piangere, di soltare tutte quelle lacrime che ha mantenuto dentro di sé per lunghi 14 anni “...non lasciarmi anche tu...non voglio perderti...non voglio perderti come la ho persa...”

Si alzò dalla sedia e si piegò sul corpo dalla ragazza, posando le sue labbra sulla sua fronte molto calda, aprì gli occhi e semplicemente la fissò, non disse più niente, soltanto accarezzò la sua guancia e poi i capelli, scostando alcuni che c’erano nel suo viso, mettendogli dietro l’orecchio...fu quando una cosa attirò la sua attenzione...una cosa...che lui era sicuro di aver già visto una volta...

Scostò alcuni capelli che coprivano il suo collo e confermò quello che aveva visto...i suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si apprì quando capi quello che era...

“No...no, non può essere...”

TBC...

allora che ne pensi?? ci manca soltanto 5 capitolo per il finale di questa storia! Per creare la donna che la parlato con Sulfus, mi sono inspirata nella versione cristallina di Kida, del film Disney "Atlantis: L'Impero Perduto" e lasciò ancora qui un altro disegno che illustra una scena di questo capitolo!



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Capitolo 14
*** Lacrime d'Amore ***


La Ninfa della Cascata

Capitolo 14 – Lacrime d’Amore

“No...no può essere” Sulfus no riusciva a credere a ciò che vedeva davanti ai suoi occhi...quella voglia...era impossible, non poteva essere vero! C’era solo una persona che lui conosceva che aveva quella stessa voglia, sul quello stesso posto sul collo, con quella stessa forma...! E quella persona era Raf...
Ma che cosa stava succedendo qui...? Mise una mano sulla testa...e poi la scosse...i minuti passavano e lui ancora non sapeva come reagire a quello che aveva appena visto...il ragazzo non sapeva cosa fare, così uscì dalla stanza dov’era e andò verso il luogo dov’era sua madre, suo padre non c’era più proprio come la sua sorellina, dopo tutto era già notte e la piccola probabilmente aveva già molto sonno.

Sulfus si avvicinò a sua madre, chi si spaventò al vederlo, credendo che qualcosa di malo era accaduto a Ninfa, che la sua condizione era peggiorata ma poi diventa molto confusa quando senti la storia di suo figlio...così tanto che lei ha dovuto entrare in quella stanza e vedere con i suoi occhi...ed era vero...era la stessa voglia con la forma di un campanellino che la piccola Raf aveva sul collo...ma allora che cosa significava...? Raf doveva essere morta in quella notte di 11 anni fa...

“Io non capisco...” mormorò Seraph

“Se tu non capisci, allora nemmeno io riuscirò a capire...q-questo è impossible! Come mai ha la stessa voglia che Raf aveva...?” disse mentre scuoteva la testa

“Sulfus...” disse Seraph, facendo il ragazzo fissarla “...so che probablemente non credi in queste cose ma...hai già pensato alla possibilità di reincarnazione?”

“Forse non dovrei credere in quella roba ma da quando lei è entrata nella mia vita che credo in cose che non credevo prima...ma sì, ho già pensato a questa possibilità...e sono arrivato alla conclusione che è impossible”

“E perché?”

“Prova a ragionare...se lei è la reincarnazione di Raf, allora avrebbe dovuto essere nata in quell’stesso giorno...e poi dovrebbe avere più o meno 11 anni...lo che è impossible...ti sembra che lei ha 11 anni!? Quindi è impossible che lei sia la reincarnazione di Raf...”

“Hai ragione...lei sembra avere più o meno la tua età...” il ragazzo annuì “...quindi solo riesco a vedere una possibilità...”

“E questo sarebbe...?”

“Raf non moriò in quella notte...”

“C-Cosa...? Ma è-“

“Non è impossible, Sulfus. Pensarci bene, tutti i pezzi si incastrano perfettamente, non hanno mai trovato il suo corpo in quella notte, e non c’era traccia di lei nemmeno nel fiume vicino alla casa. Lei ha gli stessi capelli, gli stessi occhi, anche lo stesso chiuffo rosso che Raf aveva, Sulfus, questo può soltanto dire che Ninfa È ed è sempre stata Raf per tutto questo tempo”

“Ma allora come...lei...lei non può parlare...e poi non si ricordarebbe di me quando ci siamo incontrati di nuovo?”

Seraph scosse la testa “Molte cose sono accadute in quella notte, Sulfus. Raf potrà aversi perduta quando voi due stavano cercando di scappare e fu colpita dalla esplosione, lei potrà essere stata progettata su in posto dove nessuno l’ha mai trovata, puoi avere colpito la testa che spiegharebbe l’amnesia e  il trauma dell’incendio potrà essere la causa di lei essere muta”

“Questo...ha un senso...” mormorò il ragazzo, prendendo di nuovo la mano della ragazza in quella sua, sua madre si avvicinò a lui e gli mise le mani sulle spalle

“Torniamo a casa, è stata una lunga giornata” ma il ragazzo scosse la testa

“No...io...io voglio restare qui fino a quando lei si sveglia...”

“Sulfus...sai bene che potrà prendere molto tempo per questo accadere”

‘No se io sono sincero con i miei sentimenti per lei...’ “No...l’ho abbandonata quando aveva più bisogno di me...non l’ho farò di nuovo...”

“Sulfus...”

“Per favore mamma...voglio restare qui...”

Seraph sospirò e accettò la richiesta di suo figlio, gli baciò la testa e uscì della stanza, decidendo di anche lei tornare a casa. Sarebbe tornata nel giorno successivo.

Sulfus ancora teneva tra la sua mano quella della ragazza “Dopo tutto hai sempre stato al mio fianco...” gli baciò la mano e poi mise la sua testa sul muro “Ora che ti ho trovata, non ti lascierò mai più...”

Sulfus non dormì quella notte...è rimasto sveglio, vegliando sulla persona che credeva di aver perduto così tanto tempo fa...voleva che lei si svegliasse più di ogni altra cosa...la mattina successiva aveva un sguardo molto stanco ed esausto per non avere dormito niente quella notte, non perché non riusciva ma perché non voleva...sembrava di aver paura che lei si svegliasse improvvisamente e lui non la vedesse farlo, anche se era perfettamente consapevole che lei non sarebbe mai svegliata prima che lui confessi i suoi sentimenti per lei.

“Sai..” cominciò, accarezzandole le dita “Probabilmente non ti ricordi...ma io ricordo perfettamente il giorno in cui ci siamo conosciuti...e non sto parlando del giorno nella foresta...voglio dire quando eravamo bambini, aveva entrambi tre anni...” rise un po’ “Ed io ero di malumore quel giorno...credo di averti spaventata quando mi hai visto per la prima volta...”

“E’ un grande piacere vederti di nuovo, amico mio” disse Edan mentre stringeva la mano del suo amico e poi lo abbracciò, non lo vedeva da anni!

“Il piacere di rivederti è tutto mio, non potrai mai immaginare come ero felice quando ho scoperto che tu vivevi in questa zona!” disse il signore Eryn “Vedo che hai trovato una moglie bellissima” continuò, baciando la mano di Seraph in segno di cortesia, chi arrossì e ridi un po’

“Posso dire lo stesso di te, hai una moglie davvero bella” disse Edan, facendo lo stesso gesto con la moglie del suo amico

“E chi è questo ragazzone?” chiese il signore Eryn quando vide il bambino di tre anni accanto a Edan, con le braccia incrossate e un sguardo imbronciato, significando che lui non voleva essere lì
Edan mise la sua mano sui capelli del bambino e gli incasinò un po’ lo che fece il ragazzo restare ancora di più imbronciato “Questo bel’bambino è mio figlio, Sulfus. Sulfus dai, saluta le persone”

Il piccolo Sulfus incrociò le braccia di nuovo e guardò i Eryn “...Ciao...”

“Beh, sicuramente è tutto come te, Edan. Solo che hai i capelli di sua madre”

“E chi è quella bambina adorabile?” disse Seraph  quando vide che qualcuno si nascondeva dietro il vestito della signora Eryn, quella ultima si voltò e prende la mano della piccola

“Dai, Raf, non essere timida e salutali”

La bambina ancora si agrappava al vestito di sua madre, ma guardò i Zolfanello, alzò la manina e disse timidamente “C-Ciao...”

“Ciao tesoro, sai credo che tu e Sulfus saranno grandi amici” disse Seraph mentre si abbassava all’altezza della bambina e prendendo la mano di suo figlio, lei lo tiro vicino a se, facendo una forza enorme perché anche lui invece faceva forza per non spostarsi dal luogo dov’era. Alla fine riuscì a metterlo davanti a lei, lui ancora teneva le braccia incronciate e guardava annoiato la bambina, chi si spaventò dallo sguardo profondo con cui il bambino la guardava e poi si nasconde dietro il vestito di sua madre di nuovo.

(I testi della canzone che ora apparirano sono i testi tradotti della canzone “Eternal Snow” se vorresti, vi consiglio di ascoltarla mentre leggete questa scena)

 
Mi sono innamorata di te...quanto tempo è passato da quel giorno?


I miei sentimenti solo hanno cresciuto sempre di più

Mi chiedo...ti hai mai reso conto di come mi sento?

Anche se non ho mai detto una parola... 


Sulfus ridi molto leggermente, sembrava più una risatina sarcastica...ricordare quei ricordi gli faceva molto male ma ormai anche gli portava una sensazione di felicità, ora che sapeva che Raf era lì accanto a lui...senza si accorgere, una piccola lacrima scende dalla sua guancia e cadde sulle mani unite degli adolescenti. Poi il ragazzo se ne accorse ma questa volta non si fermò quando più lacrime scenderono, una dopo l’altra, senza smettere...non c’era modo di fermarli ormai...dopo tutti questi anni mentenendo dentro di sé tutta quella tristezza, non poteva più nascondere...la barrieira si rompe e ormai il fiume scorreva liberamente...

Sono come i fiocchi di neve alla deriva...gentilmente...

...che continuano ad accumularsi sempre più alto.


Sulfus tenì stretta la mano della ragazza mentre mordeva leggermente il labbro inferiore “Io...dovevo avere capito chi tu eri appena ti ho vista...ho sempre saputo che tu eri molto simile a Raf ma...non ho mai unito i pezzi che tu potevi essere lei...nella mia testa Raf era morta in quella notte e anche se non hanno mai trovato il suo corpo, non ho mai pensato alla possibilità che lei portrebbe essere viva, da qualche parte...ma dopo tutto sei sempre stata con me, non mi hai mai lasciata...ma io invece sì...ho promesso di restare sempre al tuo fianco, proprio come tu hai stato al mio...ma ho rotto la promessa...nel momento in cui avevi più bisogno di me...ti ho datto le spalle e...ti ho lasciata da sola, indifesa, senza protezzione...”

Abbraciami con forza...se é così come si sente...

La sensazione di innamorarsi di qualcuno...

Non volevo mai sentire quella sensazione...


“Ma io giuro, ti prometto che non accadrà mai più...non solo perché ormai ho scoperto chi sei...ma anche perché...io...ho capito di...”

Ti amo...non riesco a fermare le mie lacrime di cadere...

In questo caso, allora tu...

...non dovresti avere mai entrato nella mia vita.


“...di amarti...più di ogni altra cosa in questo mondo...” confessò finalmente il ragazzo, le lacrime continuavano a cadere dai suoi occhi e fu allora che una luce brillante ed azzurra illuminò tutta la stanza, quella luce era proveniente dalla tasca della giacca di Sulfus, chi appena si rese conto di questo l’ho tirò fuori...era l’acqua...che brillava intensamente...

Mi chiedo...per quanto più tempo penserò in te?

Il mio respiro appanna il vetro della finestra

Il mio cuore tremante...è vicino alla candela accesa...

...che squaglia. Mi chiedo...sopravviverà?


“Ma che...” fu quando si rese conto che aveva appena confessato i suoi sentimenti per lei...quella luce...era un segno che doveva usare l’acqua ora per svegliarla...?

Abbraciami con forza...con tanta forza che io possa rompermi...

...perché quando ci incontriamo nel gelido vento di una bufera di neve...

...non avrò più freddo.


Sulfus fissò la giovane sul letto davanti ai suoi occhi e poi il liquido che l’avrebbe salvata...che l’avrebbe svegliata...che l’avrebbe portata su di lui...doveva farlo in fretta prima che qualcuno se ne accorgesse della luce e entrasse nella stanza...

Mi manchi...penso a te...così lontano...

Con questa maglia in mano...

...sono qui da sola, abbraciandomi di nuovo stasera.


Il ragazzo si chinò sul letto, con molta attenzione gli tolse la mascchera dell’ossigeno, doveva essere veloce, nel caso il suo respiro cominciasse a mancare e avessi bisogno urgentemente della mascchera.

Se la neve continuare a cadere per sempre...

...coprirà i miei sentimenti per te?


Aprì la bottiglia che aveva al suo interno l’acqua e tenendo la testa della ragazza con una mano, la fece bere l’acqua che presto l’avrebbe svegliata.

Abbraciami con forza...se é così come si sente...

La sensazione di innamorarsi di qualcuno...

Non volevo mai sentire quella sensazione...


Mise di nuovo la mascchera sul suo viso e  aspetto che lei aprisse gli occhi...

Ti amo...sta riempiendo il mio cuore...

Voglio gridare al cielo invernale...

Che voglio incontrarmi con te adesso.


Ma questo non accade mai...Raf...Ninfa...lei era ancora nella stessa posizione...le palpebre non si muovono, dando il segno che si stava svegliando...niente...no c’era nessuno segno, nessuna indicazione che si stava svegliando...questo causò un grande impatto nel cuore del ragazzo...

Perché? Perché non aveva funzionato...? Ma...lui era stato sincero con i suoi sentimenti per lei...perché l’acqua non l’aveva svegliata...? Era...era troppo tardi...?

“No...” mormorò Sulfus “Ti prego svegliati...ti prego...ti prego...” e poi cadde sul letto, esusto, addormentandosi...ma ancora tenendo stretta la mano della ragazza in quella sua...e con l’ultime lacrime scendendo dal suo viso sulle schede bianche...

Tutto era cosi buio...non riusciva a trovare la via di uscita...non c’era una luce per guidarla fuori da lì...non voleva restare in quel buio eterno...si sentiva sola...sentiva freddo...ma poi una piccolissima luce apparve sopra la sua testa e sembrava di stare chiamandola...

Quella piccola luce cominciò a diventare più grande e più forte raggiungendo il punto in cui lei non vedeva più niente davanti a sé...e poi...

I suoi occhi azurri si aprono...

TBC...

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Capitolo 15
*** Amore e Dubbio ***


Ciao a tutti! Solo una piccola nota prima di iniziare il capitolo, è importante! Ho decido di cambiare l’età di Raf e Sulfus quando l’incendio è accaduto, cambiando di 4 anni per 6 anni e quindi così anche cambiando il numero di anni che hanno passati da quel giorno, cioè da 14 per 11 anni. Ho già cambiato tutto questo negli altri capitoli!
 
La Ninfa della Cascata
 
Capitolo 15 – Amore e Dubbio
 
Ninfa fissava il soffitto bianco, non sapeva dov’era, né che cosa era esattamente successo...le cose che ricordava era tutto molto vago...soltanto ricordava essere sul letto, nella casa di Sulfus, e che poi era scappata da lì, cercando di ritornare al posto da dove non doveva avere mai uscito e poi...tutto intorno a sé diventò nero...non riusciva a ricordare nient’altro...dove si trovava adesso? Di sicuro non era nella stessa stanza da dove era scappata via...quel luogo dove era, era troppo bianco...e poi...che cos’era questo rumore contínuo che sentiva echeggiare nella stanza? Si voltò verso la sua destra e vide una macchina, strana per lei, dove si poteva vedere alcuni linee che si muovevano su e giù...poi si ricordò anche che sentiva qualcosa premuta sul viso? Che cos’era? Non sapeva, ma sicuramente la stava aiutando a respirare meglio...
 
Cercò di muoversi ma una pressione sul braccio sinistro la fermò, si voltò in quella direzione e vide la figura dormiente di Sulfus...la persona che l’aveva spezzato il cuore and l’aveva ferita moltissimo...che ci faceva qui? E perché teneva la sua mano così forte? Non poteva fare a meno di notare come stanca era la sua faccia e anche come le sue guance sembravano bagnati...come se...avesse pianto...ma no...era impossible...lui le aveva detto che non piangeva da quando l’evento da 11 anni fa...
 
Improvvisamente la porta della stanza si aprì e la ragazza smette di fissare il ragazzo e invece guarda quella che aveva aperto la porta. Era Seraph. Questa quando la vide spalancò gli occhi e mise una mano sulla bocca, come se fosse scossa, ok forse scossa non ma sorpresa...
 
“Oh mio dio, sei sveglia!” esclamò la donna, Ninfa senti il suo tono felice ma non sapeva che cosa voleva dire con questo...perché era così felice di vederla sveglia? Ma allora non era quello che tutto facevano quando un nuovo giorno naceva? Qualcosa quì li stava fuggendo, ma non riusciva a capire che cosa...”Vado a chiamare il medico” Medico? Chi? Quella stessa persona che lei si ricordava di avere entrato nella sua camera e di averli detto di restare al letto a riposare? Guardò di nuovo Seraph, che anche se aveva detto che sarebbe andata a chiamare il medico, non lo feci al vedere lo sguardo confuso della ragazza...i suoi occhi ritornarano di nuovo su Sulfus e Seraph fece lo stesso.
 
Rimase in silenzio per un po’ finché poi sorrise un po’ prima di dire “Non ha mai lasciato il tuo fianco” e poi usci dalla stanza per andare  a chiamare il medico. Ninfa continuava a fissare il ragazzo dai capelli scuri che dormiva profundamente sulla sua testana...non poteva fare a meno di alzare la mano libera e toccare i suoi capelli...ma che cosa faceva? Lui gli aveva causato tanto dolore, perché stava essendo così gentile con lui?
 
I suoi pensiere furono interrotti con un gemito proveniente dal ragazzo, vide la sua fronte aggrotandose e il suo corpo cominciando a tremare, la presa sulla sua mano cresciò e poi sentì delle piccole parole uscendo dalla sua bocca “No...” mormorò “Non lasciarmi...no...no di nuovo...no...” sembrava di stare sognando...o forse doveva dire, sembrava di stare facendo un incubo! La mano che riposava sui suoi capelli si muovi sulla spalla e lo scosse un po’, cercando di svegliarlo mentre lui continuava a mormorare le stesse parole fino a...
 
“No!” si alza dal suo posto con gli occhi spalancati e sudava, ancora con gli occhi spalancati, questi si muoverano nella direzione della ragazza bionda e la sua bocca si appri quando la vide sveglia...”T-Tu sei sveglia...” di nuovo questo? Ma che cosa li era sucesso? Perché erano tutti così sorpresi per vederla sveglia? La ragazza si mise a sedere sul letto, sentiva il suo corpo debole...e poi prima che potesse raggionare, Sulfus l’abbracciò con forza.
 
Una delle sue braccia era intorno alla sua vita e l’atra mano era appoggiata delicadamente sui capelli biondi “Perdonami...perdonami per favore...non volevo dire quelle cose, giuro che non volevo! Io...io non stavo raggionando...mi dispiace per averti fatto sofrire, mi dispiace non aver creduto in te, perdonami per favore!” Ninfa poteva giurare che tra le parole che diceva, Sulfus singhiozzava...e questo fu confermato quando lui si alontanò un po’ da lei e così vedi le lacrime che cadevano per le sue guance. Instintivamente la ragazza alzò entrambi le mani, mettendoli sulle guance e gli asciugò le lacrime. Poi gli sorrise levemente...lui sembrava così sincero quando li pregò di perdornarlo...Sulfus capì quel sorriso come un segno che aveva accettato il suo perdono.
 
“Io...ancora non riesco a credere che sei sempre stata qui al mio fianco, Raf”
 
Ninfa spalancò gli occhi...Raf? Perché la chiamava per il nome della sua amica? Rimuove  le mani dal viso e lo fissò confuso “Ah...scusa, scusa” Sulfus scosse la testa “Non dovevo averti chiamato così, non prima di spiegarti tutto” quando stava per spiegarle tutto quello che era successo e ciò che aveva scoperto, il medico e sua madre entrarano nella stanza.
 
“Oh dio, questo è un miracolo!” esclamò il medico quando vide Ninfa sveglia “Tutto indicava che non poteva svegliarsi...” e poi chiamò una infermiera che stava passando lì chi annuì a tutto ciò che lui li diceva e poi entrò nella stanza con lui “Ragazzino, ho bisogni che esca per un po’, abbiamo bisogno di fare alcuni test per essere sicuri che è tutto bene con lei”
 
Sulfus esitò...sapeva che lei si spaventaria con essere lasciata da sola in camera con due sconosciuti...la guardò e le assicurò con i suoi occhi “Nessuno ti farà di male, solo vogliano assicurarsi che è tutto bene con te, io ritornerò va bene?” poco a poco ma con esitazione, Ninfa annuì e Sulfus uscì dalla stanza con sua madre.
 
Pochi minuti dopo, i due erano ancora fuori della stanza, Sulfus non si aveva allontanato dalla porta e guardava ciò che stava accadendo attraverso il vetro della porta, tutto dimostrava che lei stava reagendo molto bene e con calma  tutto che il medico li chiedeva di fare, non poteva fare a meno di sorridere su questo. Poi vide il medico camminando verso la porta, così si allontanò da essa e permette al medico di uscire.
 
“E’un vero miracolo” confessò il medico dopo aver dato una occhiata al registo della ragazza “Lei sta molto bene per
 
chi si è appena svegliata da un coma profundo, è un vero miracolo, proprio come ho detto prima le possibilità del suo risveglio erano molti bassi.”
 
“Dottore posso chiederli un favore?” disse poi Sulfus
 
“Dimmi pure”
 
“Si ricorda della famiglia Eryn...? La famiglia che...”
 
“Che è morta in quel tragico incendio, si mi ricordo vagamente. Perché me lo chiedi?”
 
“E’solo che...ho trovato una prova che lei” disse Sulfus indicando Ninfa con la testa “...potrà essere la figlia di quella famiglia, quella cui il corpo non è mai stato trovato”
 
“Sei sicuro?”
 
“Assolutamente ma per essere sicuro, vorrei chiederli un piccolo favore. E’ possible fare un test del DNA per scoprire se lei è davvero Raf Eryn?” chiese il ragazzo
 
“Mmm...si è possible, ho solo bisogno dell’autorizzazione da parte del responsabile della ragazza” disse il medico
 
“Sarebbe io....beh non sono legalmente la responsabile di lei perché la abbiamo portato in casa nostra più o meno un mese fa, ma lei non ha più nessuno” disse Seraph
 
“In che senso?”
 
“L’ho trovata sulla foresta e la mia famiglia ha deciso di portarla in casa nostra, perché non aveva più nessuno che lo facece” disse in fretta Sulfus, senza ovviamente menzionare il fatto di lei aver vissuto con lupi e per non parlare del  fatto che viveva in un luogo pieno di magia.
 
“Capisco” disse il medico “Va bene, mi prenderò cura di questo. Adesso può entrare, se volete” e se ne andò, Sulfus entrò  nella stanza ma Seraph non, aveva deciso di dargli un po’ di spazio e tempo da soli.
 
Sulfus si sede di nuovo accanto a Ninfa che ora era libera della maschera di ossigenio e da tutti quei filli che conducivano alle macchine, lui prende entrambi le mani e sorrise “Beh...c’è un sacco di cose da spiegarti...non ti ricordi che cosa è successo dopo aver scappato da casa mia?”
 
La ragazza scosse la testa “Beh...sono andato a cercarti e ti ho trovata nella foresta, svenuta e avevi molta febbre, molto di più da quella che era prima. Ti ho portato qui, i medici poi mi hanno detto che eri in coma profundo” Ninfa inclinò la testa di lato,  la parola coma non li suonava “Eh...diciamo che hai dormito profundamente per due giorni”
 
Poi suspirò “Io...ti ho chiamato di Raf prima perché...beh...è una cosa difficile di spiegare...ma ho motivi che mi fanno credere che tu sia Raf, che tu sei l’amica che credevo di aver perso undici anni fa...” Ninfa spalancò gli occhi, come era possible? “Vieni, ti mostrerò quello che mi fa pensare questo” le prendi la mano e l’aiutò ad  alzzarsi dal letto, la portò su un piccolo specchio che c’era nella stanza. Alzò i suoi capelli e la fece vedere la voglia che aveva visto.
 
“Hai mai notato questa voglia sul collo?” la ragazza scosse la testa “Questa voglia...è la stessa che Raf aveva...questo è ciò che mi fa credere che tu sei Raf...ma per confermarlo” gli soltò i capelli e la voltò verso di lui “Ho chiesto al medico di effetuare un test del DNA” lei lo guardò confusa, lui sospirò “Ti toglieranno un poco di sangue per sapere chi sei, ma non avere paura, io sarò con te” lei invece sembrava davvero spaventata, nervosa...non solo per quello che lui li aveva appena detto ma anche...per la determinazione che aveva per confermare che lei era davvero  la sua amica scomparsa...perché voleva scoprire cosi tanto...? Non era...no era sufficiente per lui quello che lei era già...?
 
Cercò di rilassarsi e dimenticare tutto questo quando sentì le labbra di lui su quelle sue, all’inizio fu colta dalla sorpresa ma poi instintivamente anche lei lo baciò, non ci volle molto tempo per loro si staccare...lui la guardò negli occhi e accarezzò il viso e poi i capelli, l’abbracciò, mettendo il mento sulla parte superiore della testa e chiude gli occhi...lei però...non riusciva a liberarsi dei suoi dubbi...
 
Passarano tre giorni e infine a Ninfa fu consegnato il permisso di andarsene dall’ospedale, poteva avere uscito nel giorno in cui si era svegliata ma il medico che l’accompagnava pensò che sarebbe meglio rimanere lì per un po’. In quelli giorni è anche stato fatto il test del DNA che avrebbe dimostrato che Ninfa era Raf. I risultati erano ormai arrivati e...la risposta era positiva, una cosa che senza dubbio lasciò Sulfus molto contento e sollevato...dall’altra parte Ninfa...o forse ormai si dovrebbe chiamare Raf...non li ha piacciuto molto sapere questo...aveva paura...
 
Ormai erano tornati alla casa Zolfanello ma la nuova coppia era già pronta a partire di nuovo, anche se Sulfus credeva che lei non dovrebbe andare ancora, ma Raf aveva insistito in andare al luogo perché c’era una cosa che doveva fare. Convinto, accabò cedendo e ora stava uscendo dalle stalle con Basilisco e Angel.
 
“Sei proprio sicura di riuscire a andare...?” chiese Sulfus solo per assicurarsi, la ragazza dai capelli bionda annuì, ormai decisa, lui sospirò e i due galopparano sulla foresta. Prendendo sempre il solito tempo, i due arrivarano al posto in cui scenderano dai cavalli ed entrarano nella grotta. Sulfus non poteva fare a meno di essere nervoso perché temeva la  reazione di Raf davanti alle condizione in cui il luogo era in quel momento, però lei sembrava molto tranquilla...anzi sembrava che lei già sapeva che cosa gli stava aspettando dall’altra parte. Lui ha le sue confirmazioni perché quando sono arrivati alla fine della grotta e si trovarano faccia a faccia con il luogo completamente congelato, lei era rimasta serena...non mostrava alcun segno di esser scioccata.
 
Chi invece rimase sorpreso e scioccato fu Sulfus perché appena Raf mise i piedi sulla neve...ogni passo che faceva, tutto quello che tocava con la punta delle sue dita, ogni gesto che faceva...il posto lentamente cominciò a tornare alla vita, l’erba diventò di nuovo verde, la neve sciogliende, le foglie degli alberi e dei cespugli ricominciarano a crescere, i fiori sboccianarno...e ciò che sorprende di più il ragazzo fu quando Raf tolse gli stivali che indossava e misse i piedi sul ghiaccio...questo cominciò a sparire e alla fine la cascata stava cadendo liberamente come prima sul lago.
 
Il luogo era di nuovo tornato al suo splendore...il paradiso era tornato...
 
Tuttavia Sulfus si spaventò quando vide Raf cadendo all’indietro, per fortuna era proprio dietro a lei e riuscì muoversi velocemente per prenderla tra le braccia “Stai bene?!”
 
Raf lo guardò e annuì, poi una voce si sentì da sopra di loro “Lei starà bene, ha soltanto bisogno di un po’ di riposo. Portare questo luogo di nuovo alla vita l’ha stancato” i due guardarano sopra le loro teste e vidono lo spirito, nessuno di loro sembrava sorpreso di vederla. Sulfus prendi Raf megliò tra le braccia e la mise contro il tronco di un albero per lasciarla riposare. Lei gli sorrise e anche lui fece lo stesso.
 
Poi i lupi comparano e quando videro la ragazza dai capelli biondi di nuovo lì, nessuno di loro esitò a correre verso di lei. Lei si mise sulle ginocchia e le braccia attorno ai lupi, sorridendo a ogni leccata che gli davano, i cuccioli erano saltati sulle sue gambe e si era coccolati là.
 
“Allora...puoi dirmi come lei è arrivata qui...?” chiese Sulfus guardando lo spirito, ma lei scosse la testa
 
“Non lo dirò”
 
“E perché no?!”
 
“Perché dovrà essere lei a ricordare quello che è successo, non dovrò essere io a raccontare. Tuttavia tu puoi farlo...devi aiutarla a ricordare, parlando di ogni momento che voi due hanno vissuto quando eravate bambini fino al giorno in cui l’incendio è accaduto, e poi tocca a lei.”
 
Sulfus sospecchava tutto quel misterio dello spirito...perché non poteva simplicemente dire tutto quello che era successo? Sospirò e si sede accanto a Raf, chi appoggiò la testa sulla sua spalla, il ragazzo dai capelli scuri sollevò il mento leggermente, mettendo una mano sotto di quello, i due si guardarano negli occhi e si chinarono per baciarsi.
 
“Hum...Raf...” fu allora che all’improvviso lei rompi il bacio e si allontanò, il ragazzo rimase confuso quando la vedi alzandosi da dove era seduta e correre verso la zona nascota dietro la cascata.
 
“Ma che cosa è successo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese il ragazzo, voltandosi verso lo spirito che era ancora li
 
“Non hai capito, vero?”
 
“Se lo avessi capito, non te lo chiederebbe, non credi?!”
 
“Fa attenzione al tuo sarcasmo, giovanotto...di nuovo non hai capito che cosa lei stava sentendo, non hai capito che li hai fatto del male”
 
“Che cosa...?”
 
“Continui a chiamarli con il suo vero nome e hai soltanto assumito i tuoi veri sentimenti verso di lei quando hai scoperto chi era. Non riesci a capire?”
 
“Io...”
 
Lo spirito sospirò “Lei pensa che tu solo l’ami perché hai scoperto che lei era la tua amica d’infanzia scomparsa, lei pensa che tu non la ami per quello che è sempre stata, pensa che tu non ami la ragazza che ha sempre stato al tuo fianco, pensa che tu solo la ami perché hai finalmente scopperto chi lei è e non ami anche la sua altra parte”
 
Sulfus non riusciva a credere a ciò che aveva appena  sentito, lo spirito aveva ragione, di nuovo non aveva capito quello che lei sentiva...mentre era Ninfa, la ragazza che gli aveva salvato la vita, la ragazza che aveva mostrato a lui le cose che lui non sapeva che poteva esistere, la ragazza che era sempre stata al suo fianco nei buoni e cattivi momenti, con questa ragazza lui aveva sempre dubitato sui suoi sentimenti verso di lei...ma quando aveva scoperto che era Raf, la bambina che aveva conosciuto per tre anni fino al giorno dove scomparve dopo quell terrible incendio, con lei non aveva mai esitato dire che la amava...
 
Si alzò dal posto in cui era seduto e si avvicinò alla zona dove aveva visto la ragazza scompare...e allora la vide seduta all’ingresso della grotta dove prima dormiva con i lupi, era un po’bagnat a causa dei piccoli spruzzi che la cascata causava ma lei non sembrava importarse con questo. La prima cosa che notò fu lo sguardo triste nei suoi occhi mentre teneva fra le mani un pezzo dei suoi capelli d’oro e lo accarezzava. Lui si avvicinò ma lei non fece niente per allontanarsi da lui,  anzi non ha nemmeno reagito con la sua presenza, appena rimase lì...
 
Si sedi accanto a lei e la guardò, poi aprì la bocca per parlare ma la richiuse, pensando meglio a quello che stava per dirle prima di parlare, poi però un piccolo sorriso apparve sulle labbra e disse “Ninfa...” la ragazza alzò la testa sorpresa e poi poco a poco lo guardò, quel sorriso era ancora sulle labbra “Se vuoi posso continuare a chiamarti Ninfa, non mi importa” mise una mano sul viso e lo accarezzò “Non avevo idea che ti sentivi così...mi dispiace non volevo farti soffrire, sono un grande idiota, non riesco a fare altro che farti soffrire e il peggio è che nemmeno mi  accorgo di quello che sto facendo...ma...”
 
Mise la fronte contro la sua “Ti amo per quello che sei e che sei sempre stata, sia come Raf, sia come Ninfa, non mi importa, ti amo perché sei sempre rimasta al mio fianco, mi hai sempre appoggiato e non mi hai mai lasciata da solo” poco a poco un sorriso apparve sulle labbra e poi Sulfus la baciò in una maniera che non aveva mai prima. Anche lei lo baciò e mise le braccia intorno al suo collo, cadendo indietro, trascinandolo con lei. Si staccano per fissarsi negli occhi e si baciarano di nuovo, muovendo le sue mani sui loro volti e capelli. Cominciando così le loro pomeriggio e anche notte d’amore.
 
TBC...

Per chi non sa sto facendo la versone comic di questa storia, ecco il link delle prime 6 pagine del primo capitolo!! http://www.thewaterfallsnymph.blogspot.pt/2012/08/capitolo-1-la-ninfa-617.html

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Capitolo 16
*** Ballo di Anno Nuovo e Piccoli Ricordi ***


La Ninfa della Cascata
 
Capitolo 16 – Ballo di Anno Nuovo e Piccoli Ricordi
 
Sulfus aprì i suoi occhi di color ambra quando senti la luce del sole che colpiva la sua faccia, mise un braccio su di loro e sbadigliò. I ricordi di quello che aveva sucesso ieri sera cominciarano ad andare per la sua mente, provocando la comparsa di un sorriso nelle sue labbra, rimuovi il braccio dagli occhi e si mise a sedere sull’erba dove aveva dormito, erba che copriva buona parte della sua schiena ma niente che un buon bagno non risolverebbe. Con il suo corpo solo coperto dalla sua giacca calda, il ragazzo dagli occhi ambra si risolve al suo fianco dove aspettava di vedere la sua compagna addormentata, ma questo no accade mai, Raf non c’era più.
 
“Hum...Raf?” mormorò mentre stropicciava gli occhi, ancora pieni di sonno, con il dorso della mano, sbadigliò di nuovo. Ma dov’era finita? Subito ha la sua risposta dopo guardare verso il lago e la vide nuotando liberamente, immersiendo e tornando subito alla superficie, ma non lo vide mai. Lui sorrise quando la vide e non poteva fare a meno di pensare quando era bella. Poi un’idea gli attravessò la mente. Si alzò e si diresse in acqua, cercando di essere il più silenzioso possible mentre si avvicinava a lei e proprio quando la ragazza di nuovo viene alla superficie, mise le sue braccia intorno a lei.
 
Ma lei non si spaventò mai perché sapeva che lui era l’unica persona in là oltre a lei. Mise la testa contro il suo petto e sorrise, lui avvicinò le labbra al suo orecchio “Sei stata cattiva in avermi lasciato da solo là” lei sorrise di nuovo “Lo sai che dovrò punirti per questo, non sai? E la tua punizione è...” cominciò a farle il solettico sulla pancia e lei, anche se non poteva soltare qualche risata, comincio a calciare le gambe cercando di liberarsi della sua presa, lui si mise a ridere e continuò a farle il solettico fino a quando lei non poteva sopportare più. Poi entrambi caderano in acqua, ancora nelle braccia l’uno dell’altra.
 
La baciò e sorrise di nuovo, guardandola negli occhi “Ti amo” sussurrò, Raf sorrise e aprì la bocca come se volesse dirgli la stessa cosa ma poi un sguardo triste riempiò i suoi occhi e guardò giù...vedendo questo Sulfus mise un dito sotto il suo mento e la costrinse a guardarlo “Che c’e?”
 
La ragazza mise una mano sulla gola e Sulfus sembro capire che cosa voleva dire: era triste perché non riusciva a parlare, temeva che non sarebbe mai in grade di parlare di nuovo, parlare con lui, dirgli ciò che sentiva e tutto quello...pensava che avrebbe passato il resto della sua vita a comunicare con lui con note e gesti...”Raf...” afferrò entrambi le sue mani e la guardò negli occhi, lei poteva vedere tutto l’amore e passione che provava per lei mentre guardava in quelli occhi di fuoco “Prometto che troverò un modo per recuperare la tua voce...anche se dovrò spendere una fortuna per pagare ai migliori chirurghi, troverò un modo per tu poteri parlare di nuovo” la baciò, lei fece lo stesso e appena separati lei lo abbracciò fortemente.
 
Rimasero così per un bel po’ fino a quando non decisono di uscire dell’acqua, vestirsi e poi lasciare il posto, montando i suoi propri cavalli. Mentre galoppavano attraverso la foresta per tornare alla città, Raf aveva la sensazione di aver già fatto una cosa simile...ma lei aveva soltanto montato Angel per la prima volta una settima fa...e tutto quello che aveva fatto con lei fu camminare lentamente, non avevano mai galoppato...ma allora che sensazione era questa...pensando a tutto questo lei cominciò a sentire la sua testa a girare e così trovò meglio fermare Angel prima che cadesse del cavallo...
 
Quando si fermò, mise una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, cercando di far andare via quel improvviso giramento di testa. Vedendo que lei non lo accompagnava più, Sulfus fermò Basilisco e si voltò, vedendo la sua amata con la mano sulla fronte. Preoccupato, il ragazzo girò il cavallo e si avvicinò a lei “Raf? Stai bene?”
 
Lei non reage...semplicemente rimane con gli occhi chiusi e la mano sulla fronte, apparvero nella sua mente molte luci, venivano e andavano via così presto che non lei non aveva il tempo per capire che cosa erano, tutto che ricordava di vedere fu una bambina con i capelli biondi e due adulti che offrivano un piccolo puledro bianco, poi vida la stessa bambina accarezzando la criniera del puledro, con il viso vicino a quello dell’animale ed infine vide un bambino più o meno della stessa età della bambina che era molto simile a Sulfus, entrambi galoppavano per i giardini di una casa sulle due puledri, uno bianco e uno nero.
 
“Raf!” la ragazza aprì gli occhi azzurri e solo allora si rese conto che Sulfus aveva le sue braccie intorno al suo corpo e che aveva un sguardo molto preoccupato “Stai bene? Mi hai preoccupato! Non stavi reagendo!”
 
Tutto quello che la ragazza poteva fare era mettere di nuovo la mano sulla fronte mentre il sguardo confuso continuava nei suoi occhi...dopo aver trascorso tanto tempo insieme, Sulfus parve di essere già in grado di riconoscere meglio i suoi gesti “Hai ricordato qualcosa?” la ragazza esitò prima perché non era molto sicura ma poi annuì. Il ragazzo dai capelli corvini poi non insisti più, non gli chiede nemmeno che cosa aveva  ricordato per due ragione: la prima era perché sapeva che lei avrebbe bisogno di dirle soltanto dopo ritornare in casa sua e scrivere su un bigglietto...e poi la seconda perché sapeva bene che era difficile per lei gestire tutte quelle cose allo stesso tempo..
 
Le baciò la fronte e poi entrambi decidono di continuare il loro viaggio di ritorno a casa soltanto quando lei si sentiva capace di farlo. Quando sono arrivati sulla collina da dove potevano vedere la maggior parte della città, Sulfus notò l’agitazione delle famiglie più ricche che cercavano di prepararsi...o doveva dire cercavano di fare il shopping, comprando vestiti, scarpe ed accessori molto cari...
 
“Ma che agitazione...perché serà...” ma poi all’improvviso si ricordò e non poteva fare a meno di colpire la sua testa con la mano “Ah come ho potuto dimenticharmi!” Raf lo guardo confuso “Stasera è il ballo di Anno Nuovo a casa del Presidente, è una vecchia tradizione, noi due siamo andati insieme per 3 anni a quella festa ma poi quello è accaduto...ora non importa, ciò che conta è che siamo in ritardo, sopratutto perché dobbiamo ancora prepararti!” esclamò il ragazzo, accelerando verso le stalle, Raf non prendi molto tempo a seguirlo.
 
Una volta i cavalli lasciati ai gestori, i due entrarano in casa dov’era anche una grande agitazione per avere tutto pronto per il ballo. Seraph alzo la testa e vide la coppia entrando.
 
“Si può sapere dove hanno finito voi due?!”
 
“Te lo avevo detto che probabilmente non avremmo dormito in casa, mamma” disse Sulfus
 
“Sí lo so, ma potevano essere arrivati un po’prima no?”
 
“Mi sono completamente dimenticato del ballo sulla casa del presidente” disse il ragazzo
 
“Come al solito” disse la sua sorellina facendo Sulfus fulminarla con un’occhiata
 
“Mamma, abbiamo un piccolo problema”
 
“E che c’e?”
 
“Raf...noi non abbiamo dei vestiti per lei e sicuramente i negozi hanno già venduto con tutto il casino nella città” disse Sulfus mentre grattava la nuca
 
“Mmmm..” Seraph si mise a pensare un po’, ci dovrebbe essere alcuno vestito che sarebbe buono alla ragazza e che non era troppo vecchio...”Viene con me, tesoro, sono sicura che troveremo qualcosa” disse prendendo la mano della ragazza, lei la seguì. Sulfus pensò che anche lui doveva cominciare a prepararsi.
 
Due ore dopo Sulfus aveva già tutto pronto per stasera, proprio come la sua sorella e il padre, chi non aveva ancora dato qualche segno di vita erano sua madre e Raf. Ma non ci volle molto tempo fino a quando le due entrarano nella stanza del giovanne.
 
“Bene, il vestito è scelto ma ora abbiamo un altro piccolo problema..” disse Seraph
 
“E quello sarebbe?”
 
“Lei non sa come camminare con tacchi alti...” mormorò la madre, Sulfus sbuffò, aveva dimenticato che era necessario tutte le donne indossare tacchi alti per quella festa, tutti tranne i bambini “Ti dispiace aitutarla con questo? Aiutala ad abituarsi ai tacchi mentre io porto il vestito dalla sarta per fare alcune modifiche” il ragazzo annuì, sapeva che ci sarebbe voluto un po’ di tempo ma ancora avevano un paio d’ore per il ballo.
 
E così è andato, durante tutto il pomeriggio la coppia spende il loro tempo a fare Raf abiturarsi ai tacchi alti. La ragazza aveva caduto molte volte  ma era stata sempre presa dal suo amato, era come insegnare a un bambino a fare i primi passi...una cosa dura, divertente ma anche faticosa da fare...la notte arriva e finalmente Raf era riuscita ad abituarsi a camminare con i tacchi. Anche Seraph era arrivata e ormai aveva preso la ragazza con sé per andare a prepararla.
 
Ormai nel piano di sotto una volta pronti, Sulfus, Edan e Elisabeth attendevano Seraph e Raf che ancora stavano preparandosi. Sulfus era seduto sul divano cercando di aggiustare il pettinado della sorella, anche se non era molto buono con i capelli lui solo voleva fare qualche aggiusto ai capelli di lei che ormai stavano già cadendo.
 
“Lizzie, ti dispiace di fermarti?! Così non la faccio!” si lamentò il ragazzo con uno dei hairclip in bocca
 
“Stai aggiustando i miei capelli per quasi mezz’ora!” si lamentò anche la bambina
 
“Oh scusatemi se non sono un parruchiere professionista! Preferisci avere i capelli rovinati nella festa?” replicò il ragazzo
 
“Ma voi due volete smetterla?!” disse Edan ormai stanco di sentirli discutere, i due chiudono il becco e Sulfus finalmente riusci a sistemare i capelli di Elisabeth. Poi senti i suo padre dire “Ah eccoli là” Sulfus alzò la testa e rimase incantato dalla bellezza di Raf, lei indossava un semplice ma lungo abito azzurro, quasi comprendo completamente i suoi piedi, la parte superiore era decorata con fronzoli a forma di rose più o meno della stessa tonalità del colore del vestito e poi un’altra rosa sulla vita. Portava i tacchi che aveva indossato durante le loro pratica e i capelli ormai ondulati, cadevano sulla spalla e preso da molti hairclips bianchi. (Dato che descrivo vestiti e capelli molto male, ecco l’immy del vestito e del pettinado di Raf: http://3.bp.blogspot.com/-TFrtq2IocUk/UAUVmYLG4ZI/AAAAAAAADGI/E56QYWPYwms/s1600/light-blue-wedding-dress-3.jpg http://media.onsugar.com/files/2010/12/52/5/89/898472/f3b2deaf468a38a1_party_hairstyles_for_long_hair.jpg )
 
“Chiudi la bocca, giovanotto” disse il padre quando vide il figlio incantato e con la bocca aperta fissando la ragazza, chi sorride dopo vedere il suo fidanzato reagire così. Sulfus  si avvicinò alla fine delle scale e prende la mano della ragazza per aitutarla a scendere.
 
“Stai bellissima” mormorò il ragazzo, lei sorrise di nuovo “No...mi correggo...tu SEI bellissima” continuò mentre accarezzava il viso della ragazza, lei arrossì.
 
“Ehi piccioncini, avanti dobbiamo andare, siamo già in ritardo!” disse Edan, i due annuirono e andarano sulla macchina. L’autista li guidò sulla casa del presidente, casa che non era molto difficile di trovare dato che era molto grande e riempieta con le luce e la musica si sentiva già. All’ingresso della casa c’erano molti fotografi che ovviamente fotografavano ogni familia e qualche volta alcune persone in particolare, che minuto dopo minuto arrivavano alla casa. La macchina degli Zolfanello si fermò davanti al tapeto rosso che riempiva il solo dall’ingresso della casa fino al cancello da dove gli ospiti entravano.
 
Edan e Sulfus uscirano dalla macchina, il primo aiutò Seraph e Elisabeth a scendere mentre suo figlio una volta che la madre e la sorella avevano uscito, aitutò Raf a scendere. Le foto scattarano più che mai una volta che hanno visto la ragazza che accompagnava il primogenito dei Zolfanello, aveva già sentito alcune voci e anche da fonti sicuri su chi era la misteriosa ragazza che ormai si faceva vedere moltissimo con Sulfus, anche quando lui era ancora fidanzato con l’unica figlia dei Rosso. Sulfus però non voleva esporre Raf a quelli fotografi perché sapeva bene che la maggior parte di loro appartenevano alla riviste che criticavano molto negativamente la sua famiglia da tutto ciò che facevano. Così mise il suo braccio sul quello della ragazza e entrambi seguirano immediatamente i suoi genitori all’interno della casa.
 
Il ragazzo dai capelli corvini sospirò di sollevo appena entrò in casa, l’unico posto dove i fotografi non avevano il permisso di entrare. La famiglia si avvicinò al presidente e sua moglie che salutavano in quell momento una coppia appena arrivata.
 
“Signor Presidente, come sta?” disse Edan mentre stringeva la mano dell’uomo e poi baciava quella della moglie
 
“Stiamo bene , grazie. Ah, il giovane Sulfus, sei più alto da quando l’ultima volta che ti ho visto, ragazzo!” esclamò il presidente notando poi la ragazza che accompagnava Sulfus “Ho saputo che hai finito il tuo fidanzamento con Kabalè Rosso”
 
Sulfus aggrottò un po’ la fronte, non era una cosa che gli piaceva parlare “Be’sì...a volte non importa quanto tempo in rapporto è durato, se non c’e più amore allora non vale la pena andare avanti” mormorò “Ma siamo rimasti amici”
 
“Bene hai assolutamente ragione, e sei ancora giovane per essere già attacatto a un matrimonio. E questa bella giovane, chi è?”
 
“E’ Raf Eryn” disse il giovane
 
“Eryn? Ma quella non è la familia che-“
 
“Sì, Signor Presidente, la famiglia morta in quel tragico incendio” disse Edan “Ma sembra che il destino ci ha sorprendito e la piccola Raf è sopravvissuto, è un peccato che lei non ricorda nulla ma il medico disse che potrebbe essere causato dall trauma”
 
“Capisco perfectamente, nessuno vuole ricordare una tragedia come quella, ma sono contento che qualcuno ha sopravvissuto” disse il presidente, poi sorrise quando vide la complicità tra i due adolescenti “Sulfus, segui il mio consiglio, prendeti cura di questa ragazza e non lasciarla mai andare. Chi lo sa, non hai trovato la felicità accanto alla giovane  Kabalè ma forse la troverai accanto a lei” Sulfus sorrise e mise un braccio attorno alla vita della sua compagna
 
“Si, credo che hai assolutamente ragione” la famiglia lasciò il presidente, dando luogo a un’altra famiglia che era arrivata. Sulfus e Raf prendendo l’opportunità per andare a ballare un po’ e stavano a punto di andare sul salone da ballo quando Raf improvvisamente si fermò.
 
“Stai bene?” chiede Sulfus trovando strano il comportamento della sua ragazza
 
Ma Raf non fece nulla, solo continuò a fissare due bambini, un maschio e una femmina, più o meno cui età era di circa 6/7 anni che ballavano di modo goffo ma felici sull salone da ballo, i due ridevano ogni volta che incappavano sui propri piedi. Poco a poco agli occhi di Raf, quei due bambini cominciarano a cambiare, prendendo la forma di un bambino con i capelli corti, ribelle e blu e una bambina con lunghi capelli biondi...ballando dello stesso modo che gli altri bambini ma anche molto felici.
 
“Raf?” la ragazza si svegliò, di nuovo, dai suoi ricordi e guardò Sulfus
“Giuro che continuiu a spaventarmi ogni volta che fai una cosa così! Ti sei ricordata una più cose?” la ragazza bionda annuì. Poi Sulfus prende la sua mano e i due cominciarano a ballare, con calma e molto vicini l’uno all’altro, fino a quando la ragazza poi appoggiò la testa nel suo petto. Lui sorrise. Le ore passavano e le persone alternaranno fra mangiare, parlare, bere e ballare, mezzanotte era vicina, mancavano soltanto due minuti per i fuochi d’aritificio, che annunciavano l’inizio del nuovo anno, esseri lanciati sulla coperta buia della notte.
 
Sulfus prende la mano di Raf e la portò ad un balcone che era aperto e aveva una sedia di pietra. I due si sedono ancora con le mani allacciati e con un sorriso su entrambe le loro facce.
 
“Dopo 11 anni, siamo di nuovo qui” mormorò il ragazzo, rompendo il silenzio “Senti...ti ricordi quandi ci siamo conosciuti? Che cosa è successo dopo che ci siamo conosciuti la prima volta?”
 
La ragazza scosse la testa “Bene, allora ti dirò. Dopo che ci siamo stati introdotti l’uno all’altro, i nostri genitori entrano nella casa e ci hanno lasicati da soli in giardino. Ero di mal’umore quel giorno, non volevo uscire da casa ma i miei genitori mi hanno constrigito, quindi ho rimasto di mal’umore, non che quello mi ha aiutato. Così mi ho seduto ai piedi di un albero giocando GameBoy che aveva portato con me e non ti dava alcun tipo di attenzione. Tuttavia tu stavi cercando di salire sul dandolo ma non riuscivi”
 
Il piccolo Sulfus continuava a premer i tasti del suo gioco ma allo stesso tempo sentiva i suoni che la piccola Raf faceva mentre continuava cercando di salire sul dandolo e questo gli dava molto fastidio più che mai. Poi la bambina stava quasi riuscindo a farlo quando un braccio scivolò e la fece cadere a terra, sapentata da questo poco a poco la bambina cominciò a piangere.
 
Sulfus cominciò ad essere così irritato con il piagnucolare della bambina e così lasciò il gioco alle spalle, si alzò e si avviciniò alla bambina che continuava a piangere. Vedendo un’enorme ombra coprindola, la bambina alzò la testa mostrando i suoi occhi grandi pieni di lacrime e fissò il bambino.
 
“Smetilla da piangere, è fastidioso!”
 
Sentendo il tono rude del bambino, la piccola Raf di nuovo cominciò a piangere ma questa volta più forte dell’ultima volta “Smetilla!” disse Sulfus coprindo le orecchie “Va bene, va bene, ti aiutò a salire sul dandolo ma smetilla da piangere per favore!” sentindo questo Raf smise da piangere e lo guardò, lui tirò un sospiro di sollievo. L’aiutò a alzarsi dall’erba e perché aveva più forza che lei, riusci presto a metterla sull dandolo. Poi cominciò a spingerla per dare qualche forza al dandolo.
 
“Da quel giorno siamo diventati inseparabili, facevamo tutto insieme” Raf sorrise, vagamente mentre lui li raccontava questo piccolo episodio del loro passato, piccole immagini apparvano nella sua mente...lei mise la sua testa sulla spalla del ragazzo, che sorrise.
 
Poi i fuochi d’artificio cominciarano a alzarsi e esplodevano sull’aria, facendo figure colorate e belle, l’urle e fischi dall’interno del salone ormai si ascoltavano. Sulfus guardò Raf e la baciò.
 
“Buon Anno Nuovo, Raf...la mia Ninfa della Cascata” disse, lei gli sorrise e poi lui sussurrò sul suo orecchio “Esprimi un desiderio”
 
Raf chiude gli occhi e esprime il suo desiderio, una cosa che lei voleva più che mai che accadesse...
 
TBC...

Mancano due capitoli per il finale di questa storia!

Prossimo capitolo: Faccia a Faccia con le Paure del Passato

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Capitolo 17
*** Faccia a Faccia con le Paure del Passato ***


La Ninfa della Cascata
 
Capitolo 17 – Faccia a Faccia com le Paure del Passato
 
“Non ci posso credere!” esclamò Sulfus, lanciando una rivista contro il tavolo del salotto, dove molti altri si trovavano. Si alzò dal divano e andò avanti e indietro nella stanza, cercando di calmarsi, era stanco di tutto questo...”Io dovevo processare tutti loro!”
 
“Sulfus calmati, per favore” disse Seraph vedendo lo stato di nervi in cui suo figlio era. Erano tutti riuniti nel salotto, era la mattina dopo il ballo di Anno Nuovo che era accaduto sulla casa del presidente e diciamo che la mattina per i Zolfanello non ha cominciato della migliore manera, almeno per Sulfus...
 
“Come vuoi che mi calmi, mamma?” disse il ragazzo “Come vuoi che io mi calmi quando queste persone scrivono e pubblicano tutti queste bugie e barbarie su Raf?!” afferrò una delle riviste “ ‘Falsa ragazza finge di essere la figlia scomparsa degli Eryn e ingana la famiglia Zolfanello per avere accesso alla loro fortuna’ ?! Come vuoi che mi calmi dopo aver letto questo!” lanciò di nuovo la rivista sul tavolo.
 
“E non credi che è questo che vogliono? Farti impazzire? Per te cercare di processarli, di fare un scandalo che poi andrà a finere sulle altre riviste?” disse Edan
 
“Tuo padre ha ragione, devi calmarti” affermò Seraph, ma il ragazzo semplicemente non riusciva a farlo, anche se sapeva benissimo che i suoi genitori avevano ragione...era quello che i papparazzi volevano, per lui cercare di processarli, per lui fare un scandalo, queste rivisti vivevano per questo, per gli scandali sulla vita delle famiglie più ricche e la sua famiglia da anni che era tormentata con questa situazione, bugie e più bugie...era stato per questo motivo, per causa di queste riviste che Sulfus aveva mantenuto il suo rapporto con Kabalè anche se non l’amava più...solo voleva che la sua famiglia avesse un po’ di pace...
 
Il ragazzo sospirò e si lasciò cadere sul divano, mettendo le mani sul viso, ma poi senti due mani sulle sue spalle, si voltò e guardò in faccia Raf che gli sorriva come se stesse cercando di calmarlo. Lui sospirò e afferrò entrambi le sue mani.
 
“Mi dispiace davvero per quello che sta succedendo...” lei scosse la testa e continuò a sorridere, come se stesse dicendo che non era colpa sua “Ma ancora non so come sono riusciti ad avere accesso alla zona del balcone...”
 
“Sulfus non pensarci adesso, è inutile per te ti torturare con questo. Quello che tu devi fare è ignorare quei bastardi and vivere la tua vita normale” il ragazzo sospirò e annuì, ancora con mano su quella di Raf, entrambi si alzarano dal divano e uscirano da casa. Perché Raf aveva ricordato cose quando camminava su luoghi o faceva cose che aveva fatto nel passato, Sulfus aveva deciso che continuarebbe ad usare questo metodo.
 
I due di loro arrivarano a una radura, non c’era niente più che alcune alberi senza foglie e neve “Era qui” mormorò Sulfus, mettendo un braccio intorno alla vita di Raf, tirandola un po’ su di sé, tuttavia lei non aveva capito quello che lui voleva dire.
 
“La tua casa era qui” continuò, camminò un po’ più avanti dov’erano alcune rovine coperte di vegetazione “Dopo l’incendio, questo è quello che rimasto della tua casa...” Raf fissò il luogo in cui le rovine erano, Sulfus camminò verso un lato delle rovine, c’era un piccola collina che portava a un fiume “E qui è dove ti ho visto per l’ultima volta, siamo scappati da lì” disse mentre indicava un buco su una delle pareti delle rovine. La ragazza dai capelli biondi fissò i luoghi che gli erano appena stati mostrati...ma era tutto molto confuso per lei...molti flash apparvano e scomparvano nella sua testa, una dopo l’altra, e a differenza di ciò che è accaduto nel giorno precedente, lei non riusci a vedere niente che la sua mente li mostrava...la ragazza poi mise le mani sulla testa e chiude gli occhi.
 
Sulfus notò l’afflizione in cui la sua ragazza era e mettendo le sue mani sulle spalle, cerco di capire che cosa stava succedendo “Raf? Raf, che c’é?”
 
A differenza delle altre volte in cui riusciva a calmarsi, questa volta non fu così. La ragazza si liberò della stretta del ragazzo e scappò via, correndo sulla radura, ancora con le mani sulla testa. Sulfus, non appena si riprendi dalla sorpresa, corri verso di lei. Ma Raf ormai era già lontana e fini perdendola di vista.
 
~*.*~*.*~
 
Raf continuò a correre nella radura, non vedeva dove stava andando. Fini inciampiando su una piccola roccia che era nascosta tra la coltre bianca, cadde e rotolò un po’. Aprì gli occhi ma rimane nel stesso posto che era, cercando di riprendere il fianto.
 
In quel momento un’ombra la coprì, pensando che fosse Sulfus, la ragazza alzò lo sguardo e scoprì quanto si era sbagliata...
 
~*.*~*.* ~
 
Sulfus arriva al mezzo della radura dove credeva di aver visto la sua amata andare, anche lui cercando di riprendere il fianto, ma non si fermò di guardare intorno, cercando di vedere Raf ma non vedi nessuno segno di lei. Ma poi qualcosa attirò la sua atenzione, qualcosa che brillava nel mezzo della coltre bianca. Il ragazzo non esitò ad avvicinarsi e quando lo fece, vide il piccolo carillon d’oro. Già, l’aveva restituito a Raf pocho prima di lei lasciare l’ospedale e perché la cadena si era rotta dall’ultima volta che la ragazza l’aveva usato, Sulfus aveva sostituto con una nuova cadena.
 
Ma era di nuovo qui, sepolto nella neve, perso e lontano dalla sua proprietaria...il ragazzo dai capelli scuri afferrò l’oggetto e si guardò attorno di nuovo...vide allora traccie, di due scarpe diversi e sembrava che stavano andando verso la città...Sulfus aggrottò la fronte...aveva una brutta sensazione...
 
~*.*~*.*~
 
“Sai, è un vantaggio per me il fatto che non puoi parlare ragazzina” disse la voce di un uomo mentre lui trascinava la povera e spaventata Raf “Così nessuno ti potrà sentire urlare e rende le cose più facile per me” la giovane ragazza cercò di liberarsi dalla stretta di suo rapitore ma lui la teni più forte, lei non sapeva dove la stava prendendo, ma subito capi quando entrano sulla porta posteriore di una vecchia stalla.
 
L’uomo era nessuno altro che Edwin Rosso...Raf doveva ammettere che lo sguardo che lui le dava, le faceva paura e la faceva anche pensare ancora di più a quello stava per farla...il colore indaco degli occhi dell’uomo fissavano la bionda con odio e disprezzo.
 
Raf si alzò il più veloce che poteva dal pavimento e cercò di correre fuori dalla stalla o almeno di fare qualcuno vederla e venire ad aiutarla. Ma Edwin subito l’afferrò per i capelli e la costringe a tornare indietro “Non pensi che mi scapperai, non questa volta, non di nuovo” l’afferrò per entrambe le braccie con forza “Hai già interferito abbastanze volte nei miei piani, ragazzina. Dovevi aver morto in quella notte, dovevi aver morto in quell’incendio insieme ai tuoi genitori!” la gettò a terra
 
Si inginocchiò davanti a lei e con una mano prendi il viso “Sai...ti dirò i miei piani...dopo tutto morirai qui e ora, quindi non c’è un problema. Fin dall’inizio che avevo in mente di mettere mia figlia insieme a Sulfus Zolfanello, ero rovinato e la fortuna dei Zolfanello era l’unica cosa che poteva aiutarmi ad uscire dal buco che mi era messo ma prima dovevo avvicinarmi a loro...avevo tutto pianificato quando la tua famiglia è apparsa in città e guarda chi l’avrebbe mai detto, tuo padre era il migliore amico di Edan Zolfanello. Voi siete diventati un grande ostacolo per me e molto di più quando ho visto come tu e Sulfus erano vicini l’uno all’altro, così sarebbe molto difficile di fare la mia Kabalè avvicinarsi a lui...e così ho creato un piano...”
 
Raf spalancò gli occhi “E’vero, sono io il responsabile per l’incedio che ha ucciso i tuoi genitori 11 anni fa! Era tutto pianificato, solo ho avuto bisogno di entrare in casa vostra attraverso una finestra e impostare fuoco sulle tende, presto il fuoco si sarebbe spandito per tutta la casa. Ho scoperto che gli Eryn avevano un passaggio segreto e sapevo che salvare tu e Sulfus sarebbe la priorità dei tuoi genitori, così ho aspettato e quando vi ho visto uscire, appena visto che Sulfus era lontano dalla casa, kaboom...ho fatto esplodere la casa, una esplosione in cui tu eri nel mezzo. To ho visto sdraiata sul pavimento e senza muoverti, così ho pensato che eri morta...poi solo dovevo fare in modo che Kabalè si avvicinasse a Sulfus...ma mia moglie ha scoperto che io ero stato la causa della morte degli Eryn e così ho dovuto eliminarla, ho fatto tutto per sembrare in incidente...anni dopo mia figlia e Sulfus hanno assumito il loro rapporto, tutto stava andando come aveva previsto...ma mentre gli anni passavano, ho cominciato a notare che Sulfus stava più lontano e perdeva i suoi sentimenti per mia figlia e presto l’avrebbe lasciata, così ho agito e ho spandito la voce che Sulfus aveva intenzione di sposare presto mia figlia, sapevo che lui farebbe tutto per mantenere il nome della famiglia e così ha mantenuto il suo rapporto con lei.”
 
Con l’altra mano, afferrò di nuovo i capelli della ragazza, causando un enorme dolore attravesare il corpo della ragazza “Ma poi hai apparso tu e hai rovinato tutto, di nuovo! Hai fatto Sulfus innamorarsi di te e così lui ha lasciato mia figlia, il mio piano era rovinato! Ho cercato di accusarti di aver rubato la collana della mia defunta moglie, inviando ad un uomo per entrare nella tua stanza e metterlo fra le tue cose, ma ancora non so come ha fatto la polizia a trovare le prove che eri inocente” Raf spalancò gli occhi di nuovo...ma allora Edwin non sapeva che era stata sua figlia a mostrare le prove che mostrava che lei era inocente “Di nuovo eri nel mio cammino e sono arrivato al limite, come si dice: “Se vuoi una cosa ben fatta, allora devi esseri tu a farlo” la tua fine è arrivata ragazzina, adesso dormirai con gli angeli”
 
Raf mordi la mano che afferrava il suo viso e cercò di attacare l’uomo, graffiando il suo viso, lui urlò dal dolore ma poi spinge la ragazza che colpì la testa su uno dei pilastri di legno dalla stalla, la ragazza cadde sul pavimento priva di sensi. Edwin la fissò con odio e prendi dalla sua tasca delle manette, si inginocchiò di nuovo, afferrò la mano della ragazza e la prendi con le manette sul pilastro “Non uscirai mai da qua...”
 
Poi spandi delle benzina sul pavimento della stalla...una volta fatto, di diresse verso l’uscita e accendendo un accendino, lo gettò a terra...no ci volle molto tempo fino a quando la stella era piena di fiamme...Edwin chiude le porte della stalla e scompare dallo scenario...
 
~*.*~*.*~
 
Sulfus aveva seguito le traccie che aveva visto nel bosco e quelli l’avevano guidato verso la città...ma dove troveria Raf nel mezzo di tutte queste persone...non aveva altra scelta che chiedere alle persone se l’avevano vista. Ad ogni persona che chiedeva il ragazzo cercava di discrevere Raf il meglio che poteva, anche se tutte le risposte erano sempre le stesse: non l’ho vista.
 
Il ragazzo cominciava a disperare e fu allora che vide la nube nera di fumo che si alzava in aria e l’odore a qualcosa che brucciava. Improvvisamente senti qualcuno tirando un po’ la sua camicia e guardò giù, vedendo un bambino “Signore stai cercando una ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri? Una ragazza che è sempre con voi?”
 
Sulfus sentì un’onda di sollievo nel suo corpo “Sì, è vero, l’hai vista o sai dov’è?”
 
“Si l’ho vista ma devi venire con me” il bambino afferrò la mano di Sulfus e i due corsono verso il luogo dove il bambino diceva che aveva visto Raf. Non ci volle molto tempo ad arrivare alla stalla in fiamme...”Lei è lì, ho visto un uomo portandola lì e quando sono andato a chiedere aiuto, la stalla era già in fiamme”
 
Sulfus spalancò gli occhi mentre fissava le fiamme “No...” mormorò, era completamente paralizzato! Voleva andare dentro quella stalla e salvare la sua amata ma qualcosa non li permetteva, il suo corpo non rispondeva più alle ordine della sua mente...pensava di aver superato la paura del fuoco, ma dopo tutto si era sbagliato...
 
“Sulfus!” senti qualcuno che lo chiamava, il ragazzo si voltò e si trovò faccia a faccia con Kabalè che correva nella sua direzione
 
“Kabalè...?”
 
“Ho visto le fiamme e sono venuta a vedere che cosa stava succedendo...che ci fai qui?” chiede la ragazza
 
“Io...Raf...lei...”
 
“Raf? Che c’è di malo?”
 
“Lei...è dentro la stalla”
 
Kabalè spalancò gli occhi color ambra appena senti questo, fissò la stalla dove molte persone gettavano secchi d’aqua per cercare di eliminare le fiamme ma invano, le fiamme erano troppo forti. Poi Sulfus sembrò uscire dalla sua trance e un’ sguardo determinato sostitui quello di paura...
 
“Vado a prenderla...” mormorò
 
“Cosa?! Sei matto?!” urlò Kabalè
 
“Forse sí...ma non posso lasciarla lì...”
 
“I pompieri stanno arrivando, sicuramente riusciranno a salvarla!”
 
“Tu non capisci!” urlò lui, sorprendendo la ragazza “Devo farlo! Devo salvarla! 11 anni fa l’ho lasciata scappare tra le mie dita, non ho potuto salvarla! Non posso permettere che accada di nuovo!”
 
“Eri solo un bambino Sulfus, non potevi fare niente!”
 
“Esatto, ero un bambino ma ormai non lo sono e farò questo!” improvvisamente afferrò uno dei secchi e invece di buttare l’acqua nelle fiamme, la lasciò cadere su se stesso, sapeva che la probabilità di si bruciare mentre era bagnato erano più bassi, si tolse la giacca e corre verso le fiamme, entrando do dove prima c’erano le porte della stalla.
 
Le persone non volevano crederci a quello che stava accadendo “Ma che cosa sta faccendo?!” “E’ matto!” “Morirà!” “Non riuscirà mai ad uscire da lì!” dicevano loro...
 
~*.*~*.*~
 
Raf aprì gli occhi ma a malapena riusciva a vedere niente o respirare bene, si guardò intorno e vide con orrore le fiamme che la circondavano, i suoi occhi colore del mare si spalancarano con la paura, shock e terrore. La paura del fuoco la stava torturando di nuovo e ormai l’aveva paralizzato...poi si accorse delle manette che la prendevano contro il pilastro, e allora capi che non c’era via d’uscita...
 
Si tirava indietro ogni volta che le fiamme si avvicinavano a lei, sempre di più...
 
“Raf!” senti qualcuno chiamandola, mom riusciva a capire chi...”Raf!!”
 
Sulfus...?’ pensò la ragazza appena riconosci la voce del suo amato...’Che ci fai qui...?’
 
‘È venuto a salvarti, ormai dovresti sapere che non rinunciarà mai su di te’disse una voce, una voce che Raf non riusci a riconoscere
 
‘Chi sei...?’
 
‘Sono io, lo Spirito del Lago, ma in questo momento devi trovare la forza e il coraggio di aiutarlo a trovarti’
 
‘Ma io non posso...non posso parlare...’
 
‘Certo che puoi, devi solo trovare il coraggio di affrontare la paura. Ricorda che è stata la paura a toglierti la voce, sarà anche la paura che ti la darà...’
 
‘Ma io non posso farlo...’
 
‘Certo che puoi! Ma devi farlo ora prima che sia troppo tardi!’
 
‘Io...’
 
‘ORA!’
 
Improvvisamente la bocca della ragazza si aprì e...”SULFUUUUSSSSS!!!!” urlò con tutte le sue forze in modo che il suo amato la sentisse...
 
~*.*~*.*~
 
”SULFUUUUSSSSS!!!!” il ragazzo dai capelli scuri senti la sua voce che lo chiamava e capì subito dov’era, mettendo le braccie davanti al viso, Sulfus attraversò le fiamme, aprendo cammino per trovare la sua amata...
 
“Raf!” esclamò, correndo verso di lei
 
“Sulfus...” mormorò mentre le lacrime cominciarano a correre nel suo viso, il ragazzo spalancò gli occhi appena la sentì parlare
 
“S-Stai parlando...”
 
(Per questa scena mi sono inspirata su una musica di fondo e vi consiglio di ascoltarla, apparttiene al film del Re Leone: To Die For, ma ascoltate solo la parte che comincia nelle 2:17)
 
Lei annuì “Sí...ma non importa...ora devi uscire da qua”
 
“Io non vado senza di te!” esclamò
 
“Devi farlo, non c’e modo per me di scappare!” disse, rivolgendosi verso le manette che la prendevano...ma Sulfus non di diede per vinto e cercò di rompere il ferro delle manette, ma invano, non riusciva a farlo! “Non serve niente!” esclamò Raf, le fiamme si avvicinarano alla coppia...
 
“Io non vado senza di te” ripeté il ragazzo, mettendo le sue mani sul volto della amata, cercando di asciugare le lacrime che ancora correvano “Siamo sulla stessa barca...ti ho perso una volta, non ti perderò di nuovo...”
 
“Ma non c’è modo di scappare...non c’è modo di io scappare, ma tu puoi, salva te stesso mentre è ancora possibile!” entrambi tossirano a causa del fumo e poi un pilastro cadi dietro di loro, avvicinando più le fiamme
 
“No...io non ti lascio qui...se questa è la fine...allora andremo insieme...” disse Sulfus, accettando la dolorsa verità ma senza nemmeno pensare di lasciare il suo amore da sola...le sue labbra si uniscono su quelle della ragazza in un bacio disperato...poi si abbracciarano e attendono che arrivasse la fine...
 
Tutto per loro diventò buio fino a quando non potevano sentire o vedere qualsiasi cosa...
 
~*.*~*.*~
 
Luce...una luce bianca era quello che i suoi vedevano...ma ancora vedeva tutto sfocato...dov’era? Cos’era successo...? Ah giusto...l’incendio...le fiamme...e senza via d’uscita...ma poi vide due ombre che apparavano sopra di lui, sembravano che stavano mormorando qualcosa ma non riusciva a capire molto bene...
 
“Si sta svegliando, finalmente” disse uno di loro
 
“Sono così sollevata” disse l’altro
 
“Sulfus ci senti?” parlò la prima ombra
 
“Mamma...?” mormorò il ragazzo, ancora mezzo confuso...
 
“Si tesoro, sono io” sentì una mano sul viso
 
“Dove sono...?” chiese mentre la sua visione cominciava a migliorare, solo ora si rese conto che si trovava in una stanza d’ospedale, circondato dalla sua famiglia e Kabalè...”Che cosa è sucesso...?”
 
“Non ti ricordi di niente?”
“Mi ricordo...vagamente...la stalla in fiamme...sono entrato e...”
 
“E non hai mai uscito...” completò Kabalè
 
“Raf...dove...dov’è? Lei sta bene?” chiede il ragazzo quando si rese conto che il suo amore non c’era
 
“Calmati Sulfus” disse il padre
 
“Solo voglio che mi dicano dov’è e se sta bene!” disse il ragazzo
 
“Calmati tesoro, lei sta bene” assicurò la madre “Lei è sulla stanza accanto”
 
“E’stato un vero miracolo, quando i pompieri sono arrivati la stalla era ormai piena di fiamme, non c’era modo per voi due sopravvivere, una volta che hanno eliminato le fiamme, sono andati lì dentro e voi erano bene, oltre alcune bruccie ma stavi bene” disse Kabalè, dopo aver sentito questo nemmeno Sulfus riusciva a capire com’era possible che loro due avevano sopravissuto...
 
“Io...io voglio vederla” mormorò il ragazzo
 
“Sulfus, meglio farti vedere dal medico prima” disse Edan
 
“Voglio vederla adesso...” insistiò il ragazzo, la madre annuì e con l’aiuto di lei e Kabalè, le due portarano sulla stanza accanto, dove gli era stato detto che Raf si trovava. Non appena la porta si aprì, Sulfus vide la sua amata ormai sveglia e chi quando sentì la porta aprirse, alzò la testa, un sorriso illuminò il suo viso quando vide il ragazzo davanti a lei.
 
Sulfus, non appena la vide, trovò le forze e liberandosi dalle braccie di sua madre e ex-ragazza, corsi verso di Raf, entrambi si abbraccirano, più felice che mai dopo aver visto entrambi erano sani e salvi...
 
“Stai bene...” mormorò il ragazzo
 
“Sto bene” rispose la ragazza, sorprendendo il ragazzo, chi a malapena si ricordava che lei aveva recuperato la sua voce
 
“Ancora non riesco a credere che puoi parlare”
 
“Il medico ha detto che è raro ma che alcune persone sono in grado di recuperare le loro voci” spiegò Seraph, Kabalè di diresse verso di loro e mise una mano su quella di Raf
 
“Raf...voglio scusarmi...per tutto...che mio padre ti ha fatto...e te e la tua famiglia...” disse Kabalè in tono sofferente...
 
“Tuo padre...?” mormorò Sulfus, guardando entrambi che annuirano
 
“Dopo che voi sono stati trattati...i medici hanno visto che lei aveva qualcosa sulle unghie, sembrava pelle e perché quel bambino aveva detto che ha visto una persona a portarla dentro la stalla e poi uscire, la polizia pensò che fossi la stessa persona che ha causato l’incendio nella stalla...quando i resultati sono arrivati...beh...la pelle era di mio padre, è stato mio padre ha causare il fuoco nella stalla e che vi ha quasi ucciso...poi Raf si svegliò e disse alla polizia tutto quello che sapeva...che era stato lui a causare l’incendio di 11 anni fa e anche...quello che ha ucciso mia madre...perché...lei aveva scoperto i suoi piani...” lacrime correvano sul viso della ragazza
 
“Kabalè...mi dispiace davvero...” momorò Sulfus, mettendo una mano su quella della ragazza
 
“Non importa...ciò che è fatto è fatto e ormai sta avendo quello che merita...non lo considero più mio padre, non lo considere niente...solo spero che marcisce in prigione per sempre...” mormorò la ragazza, guardò la coppia e sforzò di sorridere “Spero solo che voi due saranno felici...vi lo meriti dopo tutto quello che è accaduto...”
 
“Anche tu meriti di essere felice, Kabalè...sei una brava ragazza, troverai qualcuno che ti ami” disse Raf, la ragazza annuì prima di usciere della stanza, lasciando sola la coppia
 
“Raf...” comincio Sulfus “Che cosa ci ha salvati...? Non avevamo via d’uscita...”
 
“E’stato lo spirito del lago...” mormorò la ragazza, lui spalancò gli occhi
 
“Lei?”
 
Raf annuì “Ha...ha detto che il nostro amore era puro e un’amore come il nostro non si trova così facilmente...quindi deve essere conservato...e così creò una barrera protettiva intorno a noi e ci ha protetto dalle fiamme...”
 
“C-Capisco...”
 
“Sulfus...”
 
“Si?”
 
“Mi ricordo...mi ricordo di tutto...quello che è sucesso 11 anni fa dopo l’incendio...”
 
“T-Ti ricordi? E...che cosa è sucesso...?”
“Dopo l’esplosione, sono stata portata dal fiume...in un posto dove nessuno riusciva a vedermi, avevo colpito la mia testa su una roccia e ho svenuto. Quando mi sono svegliata di nuovo, non ricordavo nulla e non era nello stesso posto, ero sdraiata contro qualcosa di morbido e peloso, ho guardato e ho visto la femminile Alfa che mi copriva con la sua coda così non avrebbe freddo e il corpo faceva da cuscino, ho avuto paura e mi ho allontanato da lei ma poi vide gli altri. Ho cercato di urlare ma non ho potuto...poi lo spirito apparve e mi disse solo che ero al sicuro, ma dovevo sopportare il mio mutismo, lei non mi ha mai detto la causa...ma ora capisco perché...il trauma di vedere i miei genitori morire in quel’incendio...è stato sufficiente per togliermi la voce...e così ho passato la mia vita con i lupi, fino al giorno in cui stavo camminando sulla foresta e ho visto la tua barca. Poi ti ho visto cadere in acqua e scompare...e era come se il mio cuore mi diceva che tu eri importante e che dovevo salvarti...così mi sono buttata nella acqua e ti ho portato in superficie, ma la barca era già lontana, così ti ho preso su quell posto dove ti sei svegliato...”
 
“Wow...incredibile...” mormorò Sulfus
 
“Non dimenticherò mai quello che i lupi e lo spirito hanno fatto per me...mi hanno portato indietro quando non avevo più nessuno, mi hanno creato come se fossi le loro figlia...per me, saranno sempre la mia famiglia, ho voglio restare con te ma non volglio separarmi di loro...” disse la ragazza mentre appoggiava la testa sulla spalla del ragazzo
 
Lui le baciò la testa “Ho la soluzione perfetta...”
 
TBC...  

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo e sarà mooolto tenero!! ^-^
 

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Capitolo 18
*** Nuova Vita ***


La Ninfa della Cascata
 
Capitolo 18 – Nuova Vita (Ultimo Capitolo)
 
Mise una mano sul vetro...quel vetro enorme che lo separava di lei, ma che gli permetteva di vederla, anche era soltanto alla distanza, la vide muoversi un po’ mentre dormiva pacificamente. Un sorriso apparve sulle labbra, non poteva farne a meno...lei era così innocente...così adorabile...così fragile...
 
Non riusciva a staccare gli occhi da lei, nemmeno per guardare gli altri, anche loro fragili, innocenti e adorabili...ma lei...lei era speciale...era parte di lui! Voleva solo andare lì e guardarla da vicino e anche toccarla...
 
E pensare che lei era soltanto qui per poche ore...
 
Erano passati 8 anni, 8 anni da quando aveva vissuto quelle avventure, da quando aveva scoperto tutte quello cose magnifiche, da quando aveva imparato a credere nella magia e nel destino ma sopratutto...da quando l’aveva incontrata di nuovo...la sua Raf...la sua Ninfa...
 
Ormai entrambi avevano 25 anni, e perché Raf aveva recuperato i suoi ricordi e anche la voce, i due si avevano dedicato allo studio e ora entrambi erano direttori di un refugio per gli animali cui specie era minacciata, anche se loro accettavano animali feriti e prendevano cura di loro e li mantenevano al sicuro fino a quando non erano guariti e pronti per tornare al loro habitat. Per quanto riguarda la loro vita personale, proprio come aveva promesso alla sua amata, Sulfus aveva trovato la soluzione perfetta per lei non si separare dai lupi che l’avevano creato, è questa soluzione era stata mostrata alla giovane ragazza quando entrambi completarano 20 anni, dopo aver finito l’università...beh non serve niente dire che Raf è rimasta sorpresa con l’idea.
 
“Dai fammi aprire gli occhi!” si lamentò la ragazza mentre continuava a camminare davanti al suo ragazzo che stava dietro di lei, coprendoli gli occhi
 
“Ci siamo quasi” disse lui
 
“Hai detto la stessa frase 5 minuti fa!”
 
“Smetilla di lamentarti e cammina” i due continuarano a camminare fino a quando finalmente Sulfus dice a Raf che poteva smettere di camminare. Lei lo fece e poco a poco senti le mani del ragazzo scoprendo i suoi occhi...lo senti dire che poteva aprire gli occhi, non appena lo fece, Raf si meravigliò con la vista che vedeva. Davanti ai suoi occhi c’era una grande casa, bianca e azzurra, pianterreno e primo piano, poi un giardino decorato con tutti i tipi di fiori e una piscina.
 
“S-Sulfus...” mormorò la ragazza, senza avere il tempo di girarsi perché il ragazzo l’abbracciò da dietro, baciandole poi la testa
 
“Questa è la nostra casa d’ora in poi” sussurrò “Come puoi vedere, non è troppo lontano dalla città, né troppo lontano dalla foresta, adesso puoi visitare i lupi quando vuoi”
 
“O-Oh mio dio...tu...hai mandato costruirla...?”
 
“Sì, ci sono voluti quasi tre anni per essere pronta, ma eccola finalmente...ed è tutta nostra” la ragazza letteralmente le saltò in braccia, piú felice che mai con questa sorpresa che lui gli aveva fatto!
 
Già...da quell tempo che ormai vivevano in quella casa, cioè per 5 anni...e circa un anno dopo che si erano trasferito a quella casa...non ci volle molto tempo per Sulfus farli un’altra sorpresa...
 
“Raf...” mormorò il ragazzo mentre teneva la mano della sua amata, era già notte e i due stavano facendo una passeggiata per il giardino della casa, erano appena tornati da una cena romantica.
 
“Sí?”
 
Smise di camminare, e si mise davanti a lei e li tieni entrambe le mani “Sai...che ti amo più di ogni cosa...e...io voglio passare il resto della mia vita  accanto a te...”
 
La ragazza arrossì davanti alla dichiarazione, Sulfus sorrise quando vide l’imbarazzo della sua compagna, ma poi, ancora tenendo entrambi le mani della ragazza, si inginocchiò su un ginocchio, poi prendi qualcosa dalla tasca della giacca, era una cassetta quadrata blu scuro, la aprì e Raf spalancò gli occhi quando vide quello che era dentro:  un bellissimo anello d’oro decorato con due piccole gemme, una rossa e una azzurra, i loro colori preferiti.
 
“S-Sulfus...”
 
Il ragazzo sorrise “Raf Eryn...mi dai l’onore di diventare mia moglie?”
 
La ragazza non poteva resistere più lungo e si gettò nelle braccia del suo amato, urlando innumerevoli volte ‘Si’.
 
Il matrimonio è stato semplice e piccolo, erano riusciti a farlo senza la presenza di molti paparazzi, invintando soltanto il loro amici più vicini e familiari. E’stata una giornata indimenticabile per tutti e due ma anche uno dei migliore, già...uno dei migliori...perché circa quattro anni dopo, fu Raf chi sorprende Sulfus...
 
Raf camminava sulla stanza davanti e indietro, era nervosa...non sapeva come dirglielo...e se reagisse male? E se non accettase? Fece un respiro profondo, cercando di guadagnare coraggio. Improvvisamente sentì bussare alla porta e il suo marito entrò.
 
“Raf, stai bene? Sei qui per quasi un’ora” disse Sulfus, Raf toccò i capelli, sistemò la gonna, schiarò la voce e si sede sul letto, sistemando di nuovo la gonna, Sulfus capì subito che quelli erano segni di nervosismo, quindi entrò nella stanza e chiuse la porta, non che fosse necessario perché erano gli unici in casa. Si avvicinò a lei e si sede accanto a lei sul letto, mettendo una mano sulla sua “Raf?”
 
“Sì io...hum...beh...io sto bene” mormorò la donna, però Sulfus non credi i una sola parola della moglie, sapeva perfettamente che era lontana di stare bene. Mise una mano sul mento e la costrinse a guardarlo.
 
“Raf...sai che puoi dirmi tutto quello che sta succedendo, non lo sai?” lei annuì “Allora dimmi che cosa sta succedendo, sei troppo nervosa, non ti ho mai visto così prima”
 
“Ecco io...” muovi la mano verso qualcosa che era sotto il cuscino, tirò fuori l’oggetto e lo mise sulla mano del marito, guardandolo poi, negli occhi. L’uomo non appena si rese conto di quello che era l’oggetto, alzò gli occhi, sorpreso, la donna annuì “Sono...sono incinta”
 
Infatti la novità lo aveva colto di sorpresa,ma poi, non appena si riprendi dalla sorpresa e shock iniziale, Sulfus aveva abbracciato la moglie più felice che mai! Poi aveva messo la mano sulla pancia ancora piccola di sua moglie, già ansioso di sentire il loro bambino muovendosi. La felicità della coppia durò per tutti i 9 mesi di gravidanza, ma Sulfus faceva sempre il broncio perché ogni volta che portava Raf a fare una ecografia lei rifiutava a sapere il sesso del loro bambino perché voleva che fosse una sorpresa, ma Sulfus invece voleva sapere se stavano per avere un maschio o una femmina. Anche se si rifiutava a saperlo, Raf sembrava molto sicura di sé quando diceva che sarebbe una femmina.
 
I nove mesi passarano e ormai era tempo per la coppia di andare sulla maternità, perché secondo la medica che aveva accompagnato la gravidanza di Raf, il bambino sarebbe lì presto...ma le cose non erano andate come il previsto...
 
“Raf, che diavolo stamo facendo qui? Dovevamo stare arrivando alla maternità!” disse Sulfus, di nuovo, alla moglie perché invece di andare in maternità, lei aveva insistito in andare prima sulla cascata, anche se lei sapeva benissimo che le acque potrebbeno rompersi molto presto...
 
“Sulfus, calmati, ho tutto sotto controllo” disse Raf mentre continuava a camminare sull’erba, entrando poi in acqua “E’strano...”
 
“Che cosa?”
 
“Non so perché ma...io...ho perso i miei poteri” mormorò la donna
 
“Hai perso i poteri? Ma l’anno scorso ancora li avevi” disse Sulfus
 
“Io...li ho persi...da quando sono rimasta incinta...”
 
“Ma è strano...perché la gravidanza cancellarebbe i tuoi poteri?”
 
Raf scosse la testa “Non lo so...non riesco a capire”
 
“Andiamo Raf, dovremmo essere ormai in maternità” insisti di nuovo Sulfus, Raf uscì dall’acqua con una mano appoggiata sulla pancia
 
“Calmati Sulfus, va tutto be-“ improvvisamente non riusci a parlare, anche il suo respiro gli mancava, ci teni contro un albero mentre la mano continuava appoggiata sulla pancia, appena vide questo Sulfus non esitò in correre verso di lei.
 
“Raf? Che ti succede?!”
 
“Niente...è solo stato un calcio...”
 
“Solo un calcio? Sei sicura?” disse l’uomo ironicamente quando di nuovo la moglie si contorsi dal dolore
 
“Okay non sono così sicura...” mormorò
 
“Andiamo alla maternità e ora, non cerchi di lamentarti” disse Sulfus mentre prendeva la moglie tra le braccia, ma una voce li fermò di continuare le loro strada...lo Spirto del Lago...
 
“Sulfus, non hai ancora capito, vero?”
 
“Che cosa?”
 
“Tutto questo era destinato ad accadere, Raf ha perso i suoi poteri da quando è rimasta incinta perché quelli poteri sono stati trasferiti al vostro bambino che ormai sta per nascere, questo bambino è destinato ad nascere qui”
 
“Come?! Lei non può partorire qui! E’ pericoloso!” esclamò l’uomo dai capelli scuri “Se qualcosa va storto, nessuno sarà qui per aitutarla!” lo spirito si avvicinò alla coppia
 
“Niente di male accadrà, ho avuto una visione di questo e tutto andrà bene, ma tu dovrai aiutarla” Sulfus non sapeva che cosa fare, temeva che tutto ciò lo spirito aveva visto era falso e che qualcosa andrebbe storto...ma tutte le visioni che lei ha avuto in passato erano accaduti...quindi...questa non sarebbe diversa...giusto...?
 
“Va bene...va bene lo farò...” non aveva scelta, lui solo voleva che la moglie e figlio o figlia escano sicuri da tutto questo. Posò la mano contro il tronco dell’albero.
 
Il parto è stato duro e lungo, Raf aveva cercato di non urlare, ma era così difficile perché il dolore era troppo, ogni urlo che dava era come una coltellata sul cuore del marito perché odiava vederla soffrire così, senza poter fare niente per fermalo...ma alla fine...
 
Il pianto echeggiò sul posto mentre Sulfus si toglieva la giacca e avvolgeva il neonato là, puliziando il sangre e il liquido che li copriva il corpo. Un sorriso apparve sulle labbra dell’uomo...
 
“Avevi ragione Raf...è una femmina” mormorò, avvicinandosi poi alla moglie che ancora cercava di riprendere il fiato dopo aver fatto tanta forza, la aiutò a tenere la bambina, lacrime scapparano dagli occhi azzurri di Raf, quando vide sua figlia per la prima volta...
 
“È belissima” mormorò, poi guardò il marito “Si assomiglia a te” Sulfus sorrise, già la sua bambina era davvero come lui, era già evidente che i suoi capelli sarebbeno scuri come quelli del padre e la sua pelle era una miscela della pelle palida del padre e quella abbronzata della madre. Le manine della bambina si muoverano un po’ e poi gli chiuse quando Sulfus mise un dito sul piccolo palmo della mano.
 
Poi baciò la testa della moglie “Andiamo, vi poterò alla maternità”
 
E così lo fece, Sulfus portò la moglie e la figlia in maternità dove immediatamente erano stati presi e dove Sulfus inventò una storia dicendo che le acque si erano rotto prima del previsto e appena ha avuto il tempo di portarla in maternità perché Raf aveva partorito subito. Così era stato lui a fare partorire la moglie. La medica lo aveva chiamato di eroe perché quasi nessun uomo sarebbe stato capace di fare quello.
 
“Signore Zolfanello?” chiamò una infermiera, svegliando l’uomo dai suoi pensieri, staca gli occhi della unità neonatale dove la figlia e molti altri bambini erano e guardò la donna accanto a lui “Vostra moglia si è appena svegliata, adesso portiamo la bambina da lei. Vuoi portarla?” Sulfus sorrise e annui. I due entrarano nella stanza e l’infermiera aiutò il nuovo papà a tenere la bambina sulle braccie. Proprio in quel momento si diresse verso la stanza in cui era Raf.
 
L’infermiera aprì la porta “Signora Zolfanello” disse, Raf alzò la testa e l’infermiera si fece da parte per permettere a Sulfus di entrare con la bambina, un sorriso apparve sul volto della donna quandi li vide, cercò di mettere a sedere il meglio che poteva.
 
“Vado a prendere i papeli per registare la bambina” disse l’infermiera, uscendo della stanza, lasciando i nuovi genitori da soli con la loro bambina
 
“Ecco la mamma, tesoro” mormorò Sulfus per la sua bambina, mettendola sulle braccia di Raf chi baciò la fronte di sua figlia, quella alla volta muovi le sue piccole braccia verso di lei, fissando puoi i suoi genitori con i suoi grandi ed innocenti occhi azzurri.
 
“La mia bambina...” mormorò la donna dai capelli biondi, proprio in quel momento fissò il marito, chi era ancora incantato ccon la nuova aggiunta della famiglia “Sulfus”
 
“Sí?”
 
“Voglio che tu scegli il nome” disse, cogliendo l’uomo di sorpresa
 
“I-Io?”
 
“Certo, hai sempre avuto più inspirazione per i nomi che io” disse, ridendo
 
“B-Beh, io...”
 
“Dai, devi avere un nome in mente, giusto?”
 
“Beh, per dire la verità ho molti...” disse mentre grattava la testa, imbarazzato
 
“C’e qualcuno che ti piace in particolare?”
 
“Mmm...” pensò alla lista di nomi che aveva fatto per la figlia, cercando di scorprire quale gli piaceva di più “Beh...forse è un nome strano ma...cosa ne pensi di Luna?”
 
“Luna?”
 
“Si...la sua pelle mi ricorda il colore della luna e anche il suo viso é rotondo come la luna, i suoi capelli invece sono scuri come il cielo della notte”
 
Raf sorrise “E’ perfetto”
 
“Davvero?”
 
“Sì...lei è la nostra piccola luna...la nostra Luna Eryn Zolfanello”
 
~*.*~*.*~
 
5 anni dopo...
 
Sulfus era seduto sul suo letto, il lenzuolo copriva il suo corpo e il cuscino serviva di supporto alla schiena, stava leggendo qualcosa. Raf da ore che dormiva profondamente.
 
Fu allora che improvvisamente e poco a poco la porta della camera si aprì, Sulfus alzò la testa e si trovò faccia a faccia con Luna, chi teneva su un braccio il suo orsacchiotto ma stava anche piangendo. L’uomo non esitò più in chiudere il libro, alzarsi dal letto e andare da sua figlia.
 
“Luna, cosa c’è tesoro?” disse, inginocchiandosi
 
“Io...h-ho avuto...un incubo...” disse tra i singhiozzi, gettandosi poi tra le braccia del suo papà, Sulfus la prende in braccio e accarezzò i suoi capelli ondulati blu, cercando di calmarla. Per non svegliare la moglie, andò verso la stanza di sua figlia dove la sedi sul letto.
 
“Andiamo piccola, è stato solo un sogno” disse, mentre asciugava le lacrime dagli occhi di sua figlia che ancora singhiozzava “Non vuoi dire al papà che cosa hai sognato?” la bambina scosse la testa, Sulfus si sedi sul letto e mise la figlia in braccio per calmarla, ci vuole un po’ ma alla fine si calmò.
 
“Papà...?”
 
“Sí, tesoro?”
 
“Puoi...puoi restare qui con me stasera...?” Sulfus sorrise e baciò la testa di sua figlia
 
“Sí, certo che posso principessa mia” il letto di Luna era piccolo, fatto per una sola persona ma con qualche sforzo Sulfus riusci a mettersi li dentro, sapeve che nella mattina siguente si svegliarebbe con il suo corpo indolenzito ma questo non li importava, solo voleva che sua figlia si sentisse al sicuro.
 
Accarezzò teneramente i capelli di Luna fino a quando lei si addormentò e poi anche lui si addormenta...
 
FINE
 
E questa è la fine della  storia che io considero che è stata la mia meglio fin’ora! Grazie a tutti che hanno seguito la storia fino al finale! I vostri commenti sono molto importanti per me!

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