Hurricane! (ciò che guida il mio cuore...) di Yuichan (/viewuser.php?uid=23568)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ciò che distrugge il cuore ***
Capitolo 2: *** 2. Come dieci anni prima ***
Capitolo 3: *** 3. Frattura ***
Capitolo 4: *** 4. Volontà ***
Capitolo 5: *** 5. Questo è amore ***
Capitolo 6: *** 6. Promessa ***
Capitolo 7: *** Finale ***
Capitolo 1 *** 1. ciò che distrugge il cuore ***
1. Ciò che
distrugge il cuore...
Finalmente
quell'orribile periodo stava arrivando a conclusione. San Valentino
si stava rivelando la festività più brutta di tutto
l'anno nella compagnia. Dovevano sbrigare il triplo del lavoro e come
al solito gli autori erano in ritardo sia con le scadenze normali che
con quelle speciali. Erano stati costretti a correre a destra e a
manca cercando di far muovere qualcosa e Ritsu si era ritrovato a
litigare con le stamperie più volte per posticipare la
scadenza delle consegne.
Erano ormai le undici di
sera e non si era ancora risolto niente, mancavano ancora i lavori di
Chiharu Yoshikawa e Hatori era stato costretto ad andare da lui in
tutta fretta e, quello di Erika Ichinose, per cui Takano-san stava
gridando al telefono da più di un'ora.
Infine ormai l'una del
mattino, quando Hatori era tornato con il lavoro e quello di Takano
era arrivato per fax, decisero di chiudere la giornata.
- Ottimo lavoro ragazzi.
Grazie a tutti domani potremo avere una giornata tranquilla.-
Takano li aveva salutati
e quasi avessero le ali ai piedi, si erano dileguati tutti in pochi
secondi. L'unico rimasto, Onodera Ritsu, stava riordinando alcuni
fogli e cercando di trovare la sua borsa, nascosta in un mucchio di
quello che ora non era altro che immondizia.
- Onodera! Sei stato
l'unico puntuale con la scadenza. Ottimo lavoro.-
- Ah, grazie, ma è
merito di Mutou-sensei che è riuscita a finire in tempo, io ho
fatto veramente poco questa volta.-
- Sei stato comunque
molto bravo, accetta i complimenti quando sono meritati.- Non ci
aveva fatto caso, intento a cercare le sue cose, ma Takano era così
vicino a lui che quell'ultima frase gli era stata sussurrata
all'orecchio provocandogli un brivido caldo ed eccitante lungo tutto
il corpo. Si scostò di colpo preso dall'imbarazzo, ma ormai
Takano era abituato alle sue reazioni esagerate e lo aveva già
bloccato con un lungo bacio.
Staccandosi per
riprendere fiato cercò nuovamente di mantenere quella che lui
aveva inteso come “distanza di sicurezza”, ormai ne aveva
un disperato bisogno perché aveva ammesso di amarlo, anche se
non lo aveva direttamente detto all'interessato, ma il suo corpo più
volte aveva parlato a sproposito.
- Siamo al lavoro,
potrebbero vederci.-
- A quest'ora non c'è
più nessuno, potrei prenderti qui e fare ciò che voglio
per tutta la notte senza che nessuno venga a disturbarci.- lo prese
tirandolo verso di se e infilando una mano sotto la maglia del
ragazzo, che nonostante le proteste non sembrava volersi scostare
realmente. - Vengo da te stanotte.-
- Ah, ma... Takano-san...
casa mia è...-
- Un vero disastro... mi
ci sto abituando.- Lo baciò sul collo e poi risalì
nuovamente alle labbra, saggiandole con passione. - Voglio averti
stanotte, non importa dove o come.-
- Allora vengo io da te.-
Si scostò
incredulo, quasi per accertarsi di avere tra le braccia la stessa
persona che amava fare un milione di storie, gridare e dimenarsi per
niente. Spalancò gli occhi quando per un attimo si ritrovò
lo stesso Ritsu di dieci anni prima, il viso rosso e gli occhi bassi
che si aggrappava a lui sopraffatto dai sentimenti.
Represse lo stupore,
doveva approfittarne, prima che tornasse il Ritsu urlante e
confusionario, prima che iniziasse a rifiutare le sue attenzioni.
Benedì il suo buon senso di aver preso l'auto quella mattina e
ringraziò l'ora tarda e l'assenza di traffico. Arrivarono a
casa in poco meno di quindici minuti, tempo in cui Takano non aveva
fatto altro che lanciargli occhiate furtive sperando che non
cambiasse idea, non che sarebbe servito a molto comunque. Ormai era
preso dall'eccitazione e anche se si fosse ritrasformato nel solito
Ritsu non avrebbe avuto scampo.
Tirò fuori le
chiavi dell'appartamento a fatica, visto che con un braccio doveva
tenere stretto a se la sua piccola preda, mentre con l'altra
spogliarlo e aprire la porta.
- Takano-san... aspetta
almeno di entrare in casa...-
- Sai da quanto tempo non
ti tocco? Credi che riesca ancora ad aspettare?-
Era vero, persino Ritsu
che era sempre riluttante e cercava in tutti i modi di non pensare al
corpo del suo superiore, si sentiva frustrato. Subito dopo l'inizio
del nuovo anno, avevano iniziato a lavorare per le solite consegne e
per lo speciale di San Valentino e non erano mai riusciti a
ritagliarsi del tempo per loro. Persino Takano che era sempre ben
disposto verso quelle particolari attenzioni, era stato più
volte sopraffatto dalla stanchezza e quelle poche volte che avevano
cercato un po' di intimità, si erano ritrovati semplicemente a
dormire insieme. Non che non fosse piacevole svegliarsi con il calore
di un corpo vicino, ma ormai questo non bastava a nessuno dei due.
Preso dai pensieri non si
rese conto che praticamente Takano-san lo aveva preso di peso, fatto
entrare in casa, spogliato e gettato sul letto in meno di un paio di
minuti.
Non gli lasciò il
tempo per fare nulla, Takano gli serrò le labbra con un bacio
dopo l'altro, giocando con la sua lingua e staccandosi appena in
tempo da vedere il viso e l'espressione del partner che cercava
ancora un contatto. Sapeva giocare in modo crudele a volte.
- Dimmi che ti sono
mancato... dimmi che vuoi che vada avanti.-
Ritsu non ne fu capace,
non riuscì a dire neanche una parola, ma lo voleva in un modo
quasi ossessivo, tanto che per la prima volta riuscì a vedere
la stessa espressione sul viso dell'altro. Takano aveva le guance
rosse, il respiro affannoso e gli occhi lucidi, come in preda ad una
febbre altissima. Fu così che decise di aiutarlo almeno a
spogliarsi, gli afferrò la maglia e delicatamente, tirandosi a
sedere verso di lui, la sfilò. Ritsu si ritrovò con il
viso a pochi millimetri dal petto di Takano-san, riuscendo persino a
sentire il battito del suo cuore. L'altro rimase semplicemente in
ginocchio in quella posizione sperando che per una volta fosse lui a
prendere l'iniziativa.
Onodera Ritsu, il
ragazzino che dieci anni prima si era dichiarato a lui tra gli
scaffali della biblioteca, ma che non riusciva a guardarlo in viso e
neanche ad aprire la bocca quando si baciavano, ora lo stava toccando
dolcemente, accarezzandogli la pelle umida di eccitazione; lo stava
baciando sul petto e lentamente si avvicinava alla sua bocca, mentre
con la mano cercava di dare un po' di sollievo al compagno.
Non riusciva ancora a
dire quelle due parole che a Takano uscivano con tanta facilità,
ma sperò di riuscire a dimostrarlo almeno in piccola misura
quella volta, in una notte che sembrò non finire mai.
Quando il telefono
iniziò a vibrare sul comodino erano appena le otto del
mattino. Ritsu si mosse controvoglia verso l'apparecchio per cercare
di farlo smettere e non fu un gesto facile, stretto com'era tra le
braccia di Takano, che neanche in pieno sonno allentava la presa su
di lui. Lo sfiorò appena, ma la vibrazione lo fece spostare e
riuscì ad afferrarlo, solo allora si rese conto che non era il
suo cellulare, ma ormai aveva sbirciato sul display chi stesse
effettuando la chiamata. Yokozawa.
Non riuscì a
spiegarsi il motivo, ma nascose il cellulare sotto il cuscino e
iniziò a pregare che smettesse di squillare. Perché
proprio Yokozawa doveva chiamarlo nell'unico giorno libero che si
erano ricavati dopo tanta fatica, e perché proprio a
quell'ora? Possibile che non si fosse ancora rassegnato a lasciar
andare Takano-san?
Si sentì egoista e
anche stupido. Quella avrebbe potuto essere una chiamata di lavoro,
ma lui semplicemente non riusciva ad accettare che tra loro ci fosse
sempre l'ombra imponente di quell'uomo. Sapeva che Takano aveva messo
in chiaro la situazione, ma come poteva sperare in una resa
incondizionata.
Tirò fuori il
cellulare e si girò verso Takano per svegliarlo, ma non appena
voltò il viso incontrò le iridi ambrate del compagno
completamente sveglie e vigili. Lo aveva visto nascondere il telefono
e ora come avrebbe reagito? Sicuramente si sarebbe arrabbiato per
quel comportamento poco professionale, perché non era in grado
di dividere la vita privata da quella lavorativa e perché si
era comportato da immaturo.
Strinse tra le mani il
cellulare cercando qualcosa di dire, non riusciva a decifrare quello
sguardo ne a capire come comportarsi e alla fine disse semplicemente
la prima cosa che riuscì a mettere insieme, in quel caos di
pensieri.
- Il telefono... è
per te.-
Come un bambino con la
voce tremante vicina al pianto, di chi si sente colpevole e sa che
verrà sgridato lo porse all'altro, ma la risposta di certo non
se l'aspettava. Takano prese il telefono, ma strinse anche la mano
del compagno e con una dolcezza da fargli stringere il cuore in petto
lo baciò sulle labbra e gli augurò il buongiorno più
bello che avesse mai ricevuto.
- Non rispondi?-
- Se è importante
richiamerà di certo.-
- Mi hai visto?-
- Ho visto, ma non mi
posso arrabbiare infondo anche la gelosia è una dimostrazione
d'amore, finché non me lo dirai apertamente devo cogliere ogni
attimo.-
- Scusa lo stesso. Non
devo comportarmi in questo modo stupido.- Si mise seduto sul letto,
nonostante la notte di passione non sentiva alcun dolore, al
contrario era come se avesse recuperato tutta l'energia spesa in quel
periodo. Di certo Takano sapeva come lasciare i segni del suo
passaggio sul suo corpo, ma ormai non gli davano più fastidio.
Masamune continuava a
fissarlo e Ritsu questo lo sapeva bene, sicuramente di aspettava
qualcosa da lui infondo era San Valentino, il giorno che a lavoro
tanto avevano odiato, ma che non sembrava poi così male. Come
doveva comportarsi? Di certo non aveva alcun regalo da dargli,
un'altra festività passata senza avergli dato nulla. In casa
aveva del cioccolato, alcune dipendenti gliene avevano regalato
qualcuno prima, visto che il 14 di febbraio quell'anno veniva di
domenica e non si sarebbero potuti incontrare, ma anche Takano ne
aveva ricevuto quindi non contava di certo come regalo personale.
Continuò a scervellarsi qualche minuto in cui non si accorse
che anche Takano si era messo seduto e aveva aperto un cassetto del
comodino tirando fuori una piccola barretta di cioccolato. L'aveva
aperta e spezzato un quadrato richiamando l'attenzione del
concentrato Ritsu che come previsto si era voltato di scatto a bocca
aperta verso di lui. Riuscì ad infilargli quel pezzetto di
cioccolata in bocca lasciandone un po' fuori in modo da prenderne
l'altra metà con la sua. Le loro labbra si toccarono nel
sapore della cioccolata e fu decisamente imbarazzante. Takano ne
prese solo un piccolo pezzettino e mentre lo mandava giù
sorrise.
- Buon San Valentino.-
Al contrario Ritsu con la
bocca piena mugugnò una risposta incomprensibile cercando di
non farsi andare tutto di traverso. Takano scoppiò a ridere,
sicuramente quel ragazzo incomprensibile e così buffo sapeva
fargli iniziare bene una giornata e Ritsu sentì un sentimento
zuccherino prendergli il cuore e lo stomaco. La cioccolata era dolce,
ma il viso di Takano sereno e felice lo era molto di più.
Mentre Takano si chiudeva
in bagno per una doccia, lui si mise alla ricerca dei suoi vestiti
stupendosi di trovarli tutti in stanze diverse. Non sentiva più
l'urgenza di scappare da quell'appartamento come le prime volte, non
era a disagio e lentamente riuscì persino a ritrovare i boxer
che per qualche strana magia erano finiti sul divano e più si
sforzava e più non riusciva a ricostruire una dinamica adatta
per cui le sue mutande potessero essere finite proprio li, mentre i
pantaloni erano accanto al letto.
Era riuscito a recuperare
tutto tranne un calzino che ormai dava per deceduto quando il suo
telefono iniziò a squillare. Corse verso il suono
dell'apparecchio che trovò sotto il letto e rispose senza
neanche guardare chi fosse.
- Onodera?-
Conosceva quella voce
profonda e con un tono acido, Yokozawa. Perchè stava chiamando
lui? Forse perché Takano non aveva risposto e lui aveva
supposto che stessero insieme?
- Onodera ci sei? Non
fatemi perdere tempo in queste cose!-
- Ah si! Sono Onodera.
Yokozawa-san è successo qualcosa?-
- Onodera, Masamune
dov'è?-
- Takano-san è nel
suo appartamento.- Non era una vera a propria bugia in effetti, però
si sentì comunque un codardo in quel momento. - Posso provare
a chiamarlo da qui se deve parlare con lui.-
- Ah lascia stare posso
dirlo anche a te. Di a Masamune che ho lasciato i biglietti del
concerto nel primo cassetto della sua scrivania. Andateci insieme non
mi importa, ma lui deve andarci per forza, mi sono fatto in quattro
per prenderli.-
- Concerto?-
- Non lo sai? Ma insomma
lavori o no nella nostra compagnia? Che ti dice il cervello? Non sai
dell'anime che produrranno sul manga di Ichinose Erika?-
No non ne sapeva nulla.
Un serie animata tratta da un manga editato da Takano-san doveva
essere una notizia bellissima, eppure lui non ne aveva mai parlato,
ma naturalmente Yokozawa lo sapeva e questo un po' lo infastidiva,
senza contare il tono cattivo che aveva assunto al telefono. - Oh
lasciamo perdere. Oggi c'è il concerto di San Valentino,
parteciperanno molti cantanti famosi e visto che la storia si
incentra proprio su due cantanti, l'autore ha chiesto a Masamune di
aiutarla a scegliere la voce che si avvicinasse di più ai due
protagonisti. Ti è chiaro ora? Non farlo disertare è
una cosa importante.-
Riagganciò subito
dopo, Ritsu si era reso perfettamente conto che Yokozawa era nervoso,
ma non riuscì a capirne il vero motivo. Probabilmente non
andare al concerto con Takano era una delle motivazioni e lui ora
cosa avrebbe dovuto fare?
Takano non sembrava molto
coinvolto in quella storia, altrimenti avrebbe accennato alla serie
animata e al concerto, per non parlare del fatto che era strano che
chiedessero ad un editor di scegliere una voce. Avrebbe dovuto
chiederlo direttamente a lui, ma auto invitarsi al concerto era
sicuramente una cosa che non sarebbe riuscito a fare in modo normale.
Si avvicinò alla
scrivania e aprì il cassetto indicato da Yokozawa, i biglietti
erano proprio li ed erano due. Li prese leggendo i nomi di alcuni
cantanti che avrebbero partecipato, lui non era un grande amante di
quel tipo di musica, ma molti li aveva sentiti più di una
volta. Infondo era per lavoro, poteva chiederlo senza sentirsi troppo
in imbarazzo, poteva chiedere al suo superiore di andare con lui al
concerto, non era un appuntamento, ma un'uscita di lavoro.
- Vuoi andarci?-
Scattò
sull'attenti, come un bambino preso in fragrante a combinare qualche
marachella. Il cuore iniziò a battere così veloce che
riuscì a sentire il sangue pulsargli forte fino alle orecchie,
eppure era stato attento a seguire i movimenti di Takano in bagno,
aveva lasciato l'acqua della doccia ancora aperta.
- Eh? Ah Yokozawa-san mi
ha chiamato. Il concerto è per lavoro. Devi andarci e...-
- Ti sto chiedendo se
vuoi venire con me.-
- Bhe potrei darti
qualche consiglio se vuoi.-
- Non sono i consigli
quello che voglio.- Poteva sentirlo, era proprio dietro di lui,
percepiva chiaramente il calore del suo corpo ancora bagnato. Poi lo
prese per le braccia e quella sensazione si espanse dappertutto,
tanto che le gambe faticarono a reggere il suo peso. - Quello che
voglio è un appuntamento con te.- Si fece guidare, Takano lo
forzò gentilmente a voltarsi verso di lui, lo avrebbe baciato
e forse avrebbero fatto molto di più, ma di certo quando vide
il volto di Onodera non era quella l'espressione che si aspettava.
- Sei nudo.-
- Si.-
- E hai anche lasciato
l'acqua aperta in bagno.-
- Si.-
Fu un secondo, scoppiò
come un vulcano con tutti quei movimenti assurdi che faceva per
nascondere l'imbarazzo e quelle grida di rimprovero che di certo non
lo spaventavano. Alla fine, tra un insulto e un grido, gli scappò
da le mani e anche dal suo appartamento. Era veramente assurdo,
riusciva sempre a fare il contrario di quello che voleva, come ci
riuscisse era un mistero che lo divertiva. Era diverso dal Ritsu che
aveva conosciuto, dal ragazzino che non era riuscito neanche a
presentarsi e di cui per dieci anni non aveva neanche conosciuto il
vero nome, ma questo Ritsu era quello che lo aveva fatto innamorare
ancora e di cui si invaghiva sempre di più.
Non sapeva spiegarselo,
ma non era ne arrabbiato ne confuso come spesso era capitato.
Semplicemente era scappato solo per fargli un piccolo dispetto e ora
rideva, come mai gli era capitato pensando al pomeriggio che stava
per arrivare.
Sinceramente si rese
conto che non gli importava se era un'uscita di lavoro o un
appuntamento, poteva stare con lui e solo quello gli era sufficiente.
Nonostante ci avesse provato a non innamorarsi, nonostante avesse
provato a mantenere le distanze, alla fine si era rivelato tutto
inutile e il suo cuore ora sobbalzava come dieci anni prima, quando
gli era sufficiente guardarlo da stalker da dietro gli scaffali della
biblioteca e ormai un pensiero soltanto era fisso nella sua mente.
Lui lo amava, come dieci anni prima anche ora, forse addirittura di
più, perchè non era più un bambino inesperto, ma
un adulto anche se decisamente immaturo a volte e l'unica cosa che
voleva era stare con lui. Questa volta non ci sarebbero state stupide
incomprensioni, non avrebbe sbagliato e non lo avrebbe lasciato, era
convinto che qualsiasi cosa fosse successa, non si sarebbe
allontanato da lui, neanche quando il suo stupido cervello diceva di
voler cambiare lavoro o lasciarlo.
Forse fu proprio quella
decisione così forte e sicura a distruggere il suo cuore e il
suo amore, se solo avesse saputo che sarebbe bastata una telefonata
per disintegrare i suoi pensieri, sicuramente avrebbe lasciato quel
lavoro che lo aveva portato all'amore, non appena si fosse reso conto
di chi era il suo superiore.
Quel giorno stesso,
mentre Masamune lo aspettava nel parcheggio fumando lentamente una
sigaretta, Onodera Ritsu, sparì nuovamente dalla sua vita con
un semplice messaggio.
“ Mi dispiace per
tutto quello che ho fatto, non avresti dovuto incontrarmi di nuovo.”
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Capitolo 2 *** 2. Come dieci anni prima ***
Salve a tutti!
Ecco il secondo capitolo,
anche se è solo un piccolo intermezzo dovevo per forza farne
un capitolo a parte. In pratica la mia storia si sviluppa dopo la
fine della seconda serie di Sekai-Ichi
Hatsukoi, ma le vicende soprattutto l'incontro di Kirishima e
Yokozawa è come dire, un po' velocizzato. Ho conosciuto da
poco questa coppia leggendo le novel di Yokozawa no baai e mi piace
un sacco quindi avranno un grande spazio durante la storia.
Se
chi legge ancora non la conosce posso consigliare di cercare il blog
“Love the Love” che traduce sia il manga di Junjou che
Sekai-ichi e anche le novel e scoprirà una vera e propria
chicca.
Ultimo,
ma non meno importante ringrazio Titania91 e Hylenia per le due
recensioni al primo capitolo. Mi metto sotto a scrivere il terzo e
pubblicarlo il prima possibile.
Buona
lettura a tutti.
************************
2. Come dieci anni
prima...
Bussava ormai da una
mezz'ora. Aveva provato ad aprire con la sua copia delle chiavi, ma
non ci era riuscito in nessun modo, sicuramente la serratura era
bloccata dall'interno con una chiave gia nella toppa.
- Masamune! Dio Santo
apri questa cazzo di porta!-
Era agitato e fuori di
se. Era stato chiamato da un milione di persone che si lamentavano
dell'impossibilità di contattare Takano, non si era presentato
al lavoro da due giorni e non era mai successo. Lo aveva chiamato e
il telefono non era neanche attivo. Poi aveva chiamato Onodera, anche
lui assente e irraggiungibile. Ciò che sapeva per certo era
che Takano non era andato al concerto e non contattava gli autori da
allora. In redazione era scoppiato il finimondo, i produttori
dell'anime avevano chiamato molte volte per conoscere il parere
dell'editore sui doppiatori, era una cosa che non si concedeva a
chiunque e il fatto che Takano se ne fosse lavato le mani in quel
modo aveva mandato in bestia persino Isaka-san.
All'inizio aveva pensato
a qualche loro stupidaggine, se si fossero semplicemente presi dei
giorni di ferie invece che scappare come due ragazzini avrebbero
risolto molte cose, ma poi Isaka-san era piombato nel suo ufficio,
trafelato e decisamente sconvolto, tirandogli addosso una specie di
lettera stropicciata.
- Che roba è?-
aveva risposto scocciato, non solo era pieno di lavoro, ma doveva
fare di nuovo la balia a Masamune e non è che ne fosse
entusiasta, dopo ciò che era successo.
Certo ora non ci pensava
molto su, infondo la sua vita aveva preso una stranissima piega in
pochissimo tempo. Aveva conosciuto due persone che erano diventati
molto importanti, ma ad una di queste non lo avrebbe mai detto. Per
questo aveva preferito mantenere le distanze per un po' e mettere
ordine nel suo cuore e nella sua vita, per riuscire ad affrontare le
cose nel migliore dei modi.
- Yokozawa tu qualcosa la
devo pur sapere! Che mi rappresenta questa?-
- Ti sto dicendo che non
ho idea di cosa...- dispiegò la lettera e rispose iniziando a
leggere, ma ciò che vide gli fermò il sangue nelle
vene.
Era una lettera di
dimissioni, firmata da Onodera Ritsu.
- Takano sparisce e
Onodera si dimette, che significa? Tu sei amico di Takano, non
venirmi a dire che non sai niente.-
Non lo sapeva, non ne
aveva la minima idea.
Senza neanche riuscire a
riprendere un respiro regolare, si era alzato ed era scappato,
correndo in macchina e prendendo la via per raggiungere Takano il
prima possibile. Arrabbiato, furioso, stupito, amareggiato, non
sapeva come descriversi, ma una cosa era certa, ciò che
avrebbe trovato non gli sarebbe piaciuto, perché tutta quella
faccenda gli sembrò una cosa già vissuta.
Quel presentimento che
lo attanagliava da quando era letteralmente scappato dalla Marukawa,
lo stava spingendo a buttare giù quella maledetta porta che
non voleva aprirsi.
- Masamune ti prego, non
farmi chiamare qualcuno per spaccare questa porta.-
Le grida di Yokozawa
avevano attirato tutte le vecchie impiccione del palazzo, ma non gli
diede peso, non gli importava neanche che stessero chiamando la
polizia e che forse lo avrebbero portato via a forza. Doveva entrare.
- Masamune che è successo?!-
- Dobbiamo chiamare
qualcuno, non ha senso stare qui a gridare e dare spettacolo.-
Quella voce calma alle
sue spalle era l'unica cosa che riusciva a dare un pizzico di
sollievo al suo cuore. Infondo era una persona come tutte le altre e
sapeva che da solo non sarebbe più riuscito ad affrontare una
situazione come quella di dieci anni prima. Lui che si era dedicato
anima e corpo all'uomo di cui si era innamorato, ora sapeva di non
poterlo più fare e lo aveva chiamato.
In macchina, mentre
guidava come un pazzo aveva semplicemente premuto il tasto dell'avvio
chiamata due volte e il cellulare aveva comporto quello che era il
primo numero in elenco. La voce all'altro capo del telefono si
espanse in viva voce nell'auto e Yokozawa era riuscito a respirare di
nuovo.
- Come mai mi chiami a
quest'ora?-
- Ho bisogno di aiuto,
questa volta non posso farcela da solo.-
- Che è successo?-
Si stava preoccupando,
Yokozawa aveva imparato a conoscerlo bene e si pentì di
causargli tanti problemi e di essere talmente incapace di fare
qualcosa da solo. Gli tornò alla mente di quando, in piena
notte, lo aveva chiamato solo perché Sorata stava male, ma
quella persona invece di prendersela per l'ora tarda, era corso da
lui.
Ora però le cose
erano un po' diverse, stava per far conoscere a Kirishima Zen, l'uomo
che lo aveva corteggiato dopo che Takano lo aveva rifiutato, la vera
ragione per cui quella sera, di cui ancora aveva vaghi ricordi, era
fuori di se.
Si erano conosciuti così
in fin dei conti, lui ubriaco marcio e Kirishima pieno di se che lo
seduceva e da li le cose si erano complicate in modo piacevole, ma
Yokozawa non aveva mai fatto il nome della persona che lo aveva
ferito, benché Kirishima aveva intuito che si trattasse di un
uomo e per giunta un collega.
- Yokozawa dove sei?
Posso arrivare in poco tempo, sono libero.-
- Sto andando da Masamune
Takano.
Kirishima non era quel
tipo di persona. Era visto da tutti nella compagnia come un uomo non
solo capace nel suo lavoro, ma dal carattere affabile e gentile. Nel
reparto erano tutti un po' “innamorati” di lui, sapeva
quando sgridare i suoi subordinati e quando lodarli ed era persino
riuscito ad ammansire l'orso della Marukawa. Eppure quel giorno i
suoi colleghi videro un Kirishima completamente diverso.
Aveva sentito il telefono
squillare e aveva sorriso, era un periodo calmo l'inizio del ciclo e
poteva divertirsi un po'. Amava prendere un po' in giro Yokozawa e si
divertita a farlo davanti a tutti, come quando aveva mostrato
all'intera agenzia la foto di Yokozawa con un grembiule rosso intento
a cucinare. Per questo quella volta aveva mostrato il cellulare al
suo collega e ridendo aveva esclamato entusiasta.
- Che carino che è
a darmi il buongiorno!-
Per tutta risposta il
ragazzo, che nonostante tutto stava reprimendo una risata, gli disse
di smetterla di prendere in giro il signor Yokozawa perché
infondo era davvero una brava persona e un buon amico del signor
Kirishima, ma lui come al solito aveva ribattuto dicendo che era più
divertente così.
Eppure quando aveva
risposto civettando come una ragazzina per farlo arrabbiare, il suo
umore e il suo tono di voce erano cambiati subito e dopo aver cercato
di capire cosa stesse accadendo, aveva chiuso il telefono, preso la
giaccia in malo modo e urlato a tutti di cercargli l'indirizzo di
Takano Masamune.
Non era uno sciocco e lo
aveva capito subito. L'uomo che tanto aveva distrutto Yokozawa doveva
essere proprio Takano. Lui non lo conosceva se non di nome, il
pivellino che aveva risollevato la Emerald e che era visto come una
pietra miliare del dipartimento e forse dell'intera azienda. Bastava
chiedere a chiunque in azienda che tutto rispondevano che Takano
Masamune era davvero una persona a modo, anche se qualche volta
assumeva le espressioni di Yokozawa, ma nonostante tutto non li aveva
mai associati. Perchè diavolo era stato così cieco da
non capirlo? Eppure si riteneva una persona sveglia.
Prese il primo taxi che
riuscì a fermare e gli lesse l'indirizzo da raggiungere. Per
qualche motivo era agitato come non mai, lui era bravo a far andare
Yokozawa fuori dai binari, anzi si definì il migliore, sapeva
come farlo imbarazzare e come farlo arrabbiare, ma dal tono di voce
Takafumi non era in nessuno di quei due stadi, bensì disperato
e lui questo non lo accettava.
Arrivò a
destinazione in pochi minuti e non gli fu difficile capire il piano,
gli bastò seguire le grida di Yokozawa e la folla radunatasi
intorno a lui che blaterava e spettegolava.
Si trovò davanti
un uomo disperato che bussava ad una porta e questo lo fece
imbestialire.
Ora che di uomini
riuniti ce n'erano ben due e anche di bell'aspetto, il vociare dei
presenti si fece più forte e nonostante Yokozawa non se ne
curasse, Kirishima ne fu disturbato. Si voltò verso la folla
per dire qualcosa, ma fu bloccato da un rumore nell'appartamento,
come un strascichio di piedi sul pavimento. Sentì la serratura
girare e notò il corpo di Yokozawa farsi rigido come un palo,
quando la porta fece per aprirsi, il respiro gli venne addirittura
meno. Scorsero la mano di Takano con una bottiglia in mano e un odore
orribile raggiungergli le narici.
- Sta succedendo di
nuovo.-
Yokozawa lo disse a denti
stretti, come lo erano i suoi pugni.
Ciò che videro
infine fu soltanto un corpo cadere in ginocchio sull'uscio, mezzo
nudo e decisamente trasandato. La bottiglia cadde per terra
scivolando verso i piedi di Yokozawa seguita da delle esclamazioni di
shock da parte di tutti i presenti. Non conoscevano bene quell'uomo
dell'appartamento 1201, ma lo avevano sempre visto perfetto e
impeccabile, mai si sarebbero aspettati una scena del genere.
- Hai bevuto? Da quanto
sei in queste condizioni?-
Naturalmente non
ricevette risposta e questo rese tutto decisamente insopportabile per
Kirishima. Fu lui il primo a prendere di petto la situazione. Con
passo deciso si avvicinò al corpo di Takano prendendolo di
peso e trascinandolo dentro casa, poi ordinò a gran voce a
Yokozawa di darsi una svegliata ed entrare.
- Abbiamo già dato
abbastanza spettacolo. Quelle civette fuori per fortuna pensano che
facciamo parte di un qualche Host Club.-
La casa era buia e
maleodorante, non solo l'odore di chiuso, ma anche quello dell'alcool
rendevano tutto insopportabile.
- Vai ad aprire le
finestre, io lo trascino sul divano.-
Yokozawa eseguì
senza ribattere, mentre apriva le tende e la finestra del soggiorno
si rese davvero conto di quanto fosse diventato impossibile per lui
occuparsi di quella situazione. Lo aveva già fatto, aveva
imparato a cucinare e a svolgere ogni tipo di faccenda domestica
perché Masamune non ne era in grado, si trascurava, beveva e
andava con chiunque. Pensò che per amor suo avrebbe potuto
rifarlo, che gli sarebbe stato vicino sempre e comunque, eppure si
rese conto che in quel momento, quando lo aveva visto capitolare per
terra come un sacco vuoto, ogni energia e buon proposito erano
spariti. Non ne era più in grado, non sapeva neanche come
agire o da dove iniziare e non era per il rifiuto subito, erano amici
prima di ogni altra cosa e ad un amico non si rifiuta mai un aiuto,
ma il suo cuore si stava ferendo di nuovo perché sicuramente
quella reazione era colpa di Onodera e lui non lo aveva difeso come
si deve.
Si aggrappò alle
tende, se vi avesse fatto più pressione forse si sarebbero
staccate dai supporti, ma le ringraziò per il sostegno
promettendo che appena si fosse ripreso, si sarebbe appoggiato a
qualcosa di più solido, ma non poteva immaginare che il
supporto si avvicinasse di sua spontanea volontà.
Una mano grande e calda
gli accarezzò la guancia dolcemente per finire tra i capelli,
si lasciò spostare il viso fino a che le loro fronti non si
toccarono. Gli occhi di Kirishima che lo fissavano dolcemente, quasi
a trasmettergli qualche sentimento importante, gli diedero quella
forza che con gli anni aveva perso.
- Ci sono io ora, puoi
appoggiarti a me se vuoi.-
- Non posso darti questo
peso, ne hai già troppi e io...- Non proseguì quando
entrambe le mani dell'uomo gli presero il viso e le loro labbra si
toccarono. Niente più di quello, un leggero tocco, un contatto
così infantile, ma carico di sentimento.
Yokozawa riuscì a
malapena a volgere lo sguardo verso Takano. Era privo di sensi o così
gli disse Kirishima, ad ogni modo in quel momento non poteva sentirlo
o lo sperò con tutto il cuore, perché tutto quello che
aveva nell'anima lo riversò fuori come un fiume in piena, tra
lacrime e il sangue di quelle ferite che non si sarebbero mai
rimarginate.
Raccontò ogni
cosa. Di Takano e Onodera, di come si erano conosciuti e lasciati, di
come lui si era occupato di Masamune in quel periodo orribile e di
come erano finiti a letto. Gli disse anche di quel telefono che
conteneva solo il suo numero e dell'amore che era nato da quel gesto,
che per Takano non aveva significato la stessa cosa e, infine, del
rifiuto, perchè dopo dieci anni Takano aveva scelto nuovamente
Onodera, lo stesso che lo aveva distrutto.
- Sono un idiota. Ho dato
fiducia a quel ragazzino solo perché non avevo la forza di
comportarmi come un vero amico. Ho ceduto perché il mio cuore
vedeva Masamune solo come amore, quando avrei dovuto comportarmi da
persona matura e...-
- Non è colpa tua,
non potevi fare altro e poi non sappiamo ancora cosa sia successo.
Dobbiamo solo aspettare che si riprenda e fare le domande giuste.-
- Non dovevo chiamarti,
hai lasciato il lavoro.-
- Anche questo è
lavoro, è pur sempre un impiegato della mia azienda, se
succede qualcosa siamo coinvolti tutti.-
- Si, ma se si fa tardi
torna a casa. Non voglio che Hiyo stia in pensiero a causa mia.-
- Guarda.-
Kirishima tirò
fuori il cellulare dalla tasca della giaccia e lo porse a Yokozawa.
Era già aperto nella casella dei messaggi e lesse.
“Papà mi
raccomando stai vicino ad onii-chan e aiutarlo, non voglio che sia
triste. Io vi aspetto a casa della nonna a braccia aperte. Manda un
bacio ad onii-chan da parte mia.”
Sorrise a mezza bocca,
quella bambina così come Kirishima erano piombati nella sua
vita e lui era felice di ricevere da parte di quella piccola
creatura, un affetto incondizionato e tanto genuino.
- Il bacio di prima era
da parte di Hiyo, per questo era tanto innocente.-
Per la prima volta
Yokozawa pensò che quei dolori che dieci anni prima erano
stati sopportati dall'amore che lui provava per Takano, forse ora
potevano essere sopportati grazie a lui e a quella bambina. Era certo
di voler bene a Hiyori, non poteva dire di amare Kirishima però
gli tornò alla mente quel giorno, quando aveva sostituito
Kirishima alla gara genitori/figli nella scuola di Hiyo e di quel
foglio della corsa ad ostacoli.
“la cosa per te più
importante”
Aveva preso Hiyo e finito
la corsa, ma non poteva più negare che il primo sguardo fosse
rivolto proprio a quell'uomo così bizzarro e così
inaspettato.
Il cielo si era scurito
da un po', anche se non erano ancora le cinque del pomeriggio. Si era
riempito di nuvoloni carichi di pioggia e un vento freddo beffeggiava
tutti i passanti e filtrava tra le finestre di quell'appartamento
silenzioso.
I due uomini avevano
trascinato Takano a letto e per passare il tempo, Yokozawa si era
messo a riordinare quel disastro di casa. Non era una cosa nuova,
spesso era lui a riordinare quando portava a casa Sorata e aspettava
il ritorno di Masamune. Fortunatamente non era poi così
disordinato e quindi si limitava a dare una spolverata in giro e fare
il bucato. Kirishima al contrario era stato più attivo di lui,
aveva iniziato a chiamare alcuni conoscenti chiedendo notizie di
Onodera, era rimasto sempre sul vago spesso iniziava la conversazione
chiedendo della compagnia e non della persona in generale, ma ad ogni
modo non era riuscito a trovare nulla. Aveva provato anche ad andare
nell'appartamento a fianco che sapeva essere di Ritsu. La trovò
chiusa, ma lui era un tipo sveglio e sapeva come ottenere ciò
che voleva. Non gli erano serviti che un sorriso e delle scuse poco
sentite ai vicini sull'accaduto della mattinata, che in poco tempo
era riuscito ad ottenere le informazioni che desiderava. Una signora
pienotta e attempata gli aveva spiegato che il custode della
palazzina ha con se tutte le chiavi degli appartamenti per sicurezza
e che poteva chiedere a lui di farsi aprire l'appartamento.
Era sceso di sotto e
bussato alla porta del custode. Ad aprire fu un vecchio allampanato e
dall'aria decisamente burbera che non aveva gradito la visita.
Kirishima aveva spiegato la situazione accentuandone la gravità,
sperando che se avesse messo tutta la faccenda su un problema di vita
o morte, magari avrebbe ottenuto la chiave. Al contrario se le
ritrovò in mano a neanche metà del racconto, il vecchio
custode era rimasto alquanto scocciato da tutto quel trambusto ed era
stato costretto a parlare con la polizia che era stata chiamata da
più persone. Anche Kirishima e Yokozawa erano stati chiamati,
ma alla fine, per fortuna, le cose si erano risolte con una leggera
ammonizione per il troppo rumore.
Tornò su, ma non
chiamò Yokozawa. In effetti tutta quella storia lo aveva
seccato non poco. Non era stato il dover lasciare il lavoro o altro,
ad infastidirlo era stato il comportamento di Takafumi.
Lui si era sempre
divertito a farlo impazzire, ma vederlo in quello stato e ascoltando
quella storia che infondo lui aveva sempre voluto sapere, si era
ritrovato a pensare che fosse tutto uno schifo.
Non si stava paragonando
a Takano, lui conosceva cosa significasse essere lasciati soli, era
vedovo e con una figlia da crescere da solo, non che Hiyo gli avesse
mai dato problemi, ma era andato avanti per il suo bene e della
figlia. Ora riconosceva che la situazione era diversa, Takano era
solo davvero, ma lui non riusciva ad accettare quel comportamento,
deprimersi infondo non porta a nulla e il fatto che trascinasse
Yokozawa nel suo baratro lo mandava su tutte le furie. Decise che
probabilmente, quando avrebbe risolto quella storia, perchè lo
avrebbe fatto sicuramente, lo avrebbe picchiato e si sarebbe portato
via per sempre Yokozawa.
Infilò le chiavi
nella serratura e aprì. Anche quella casa odorava di chiuso e
aria viziata, ma non c'era nessuno.
Fece un giro per i locali
e a parte il fatto che fosse più disordinata di quella di
Takano, non trovò altro. Ciò che potè dire con
sicurezza era che Onodera aveva lasciato casa in tutta fretta. Non
poteva essere una cosa premeditata, in frigo c'era del cibo che
sarebbe andato a male e poi c'erano troppi vestiti, sia in giro che
nell'armadio.
- Cosa fai qui?-
Si voltò di scatto
e incrociò gli occhi chiari e stanchi di Yokozawa. Fu travolto
da un forte desiderio di abbracciarlo, di stringerlo a se e baciarlo.
Vederlo così stanco e provato non lo sopportava proprio.
- E' andato via di tutta
fretta. Non ha riordinato ne preso con se dei vestiti. E' tutto
buttato in giro senza senso.-
- E' scappato, proprio
come dieci anni fa.-
- Che sia scappato non
c'è dubbio.- Lo vide chiaramente, Yokozawa non riusciva
neanche a guardare davanti a se, ogni angolo di quella casa lo faceva
stare male. - Ma non è andato via spontaneamente questo è
ciò che credo. Se lo ha fatto è perchè è
stato costretto.-
- E da chi?-
Di certo non poteva
saperlo, ma si considerava una persona intuitiva e sveglia, era
sicuro che qualcosa avrebbe scovato in quella casa. Tornò in
camera del giovane, il letto era sfatto e per terra c'erano ancora
vestiti buttati a caso. Così a caso ne tirò su
qualcuno, erano puliti al massimo indossati solo per un giorno. Li
gettò con noncuranza sul letto, ma quel gesto gli fece scovare
qualcosa di importante. Lo vide appena, con la coda dell'occhio,
nascosto sotto quel letto in disordine, un cellulare.
Lo raccolse subito e lo
accese, il display ci mise un po' ad accendersi, poi giusto per fare
una prova chiamò Yokozawa ordinandogli di fare il numero di
Onodera e chiamarlo. Takafumi fu restio ad obbedire, si era gia
abbassato più volte a fare quel numero e ricevere la solita
risposta della segreteria con quella stupida voce registrata, gli
avrebbe solo aumentato l'emicrania che lo assillava da un paio d'ore.
- Fallo e basta!-
Kirishima lo sentì
replicare qualcosa dall'entrata, non si era mosso di li e non ne
aveva la minima intenzione, ma quando il cellulare che aveva in mano
iniziò a squillare, Yokozawa si fiondò in direzione del
suono e si ritrovò nella camera da letto con Kirishima.
- Questo è suo,
volevo solo una conferma.-
- Lo ha lasciato qui per
non farsi rintracciare, non cambia nulla.-
Non rispose, qualsiasi
cosa avrebbe detto, Yokozawa si sarebbe infuriato ancora di più.
Agì d'istinto, qualcosa doveva pur esserci. Dal menù
selezionò la sezione posta in arrivo, c'erano mail di Takano e
dei colleghi, di Mutou-sensei e di una certa An-chan. Kirishima aprì
quelli, non c'era scritto niente di strano, doveva essere una
ragazzina a giudicare dal modo di scrivere e da quelle faccine
stupide che lui usava per far infuriare Yokozawa. Non sembrava ci
fosse una grande confidenza tra i due, a parte il soprannome che lei
usava nei confronti di Onodera, non c'era poi molto da leggere.
Allora tornò
indietro e si concentrò sui messaggi inviati. Il primo era
diretto a Takano, lo aprì: “ Mi dispiace per tutto
quello che ho fatto, non avresti dovuto incontrarmi di nuovo.”
- Ehi? La volta scorsa
aveva scritto a Takano che andava via?-
- No, lo fece e basta.-
- Allora questo è
qualcosa che potremo definire insolito.- Volse lo schermo del
cellulare verso Yokozawa e gli fece leggere il testo del messaggio.
In realtà la cosa gli fece avere solo un altro eccesso di
bile, ma Kirishima fu lesto a dire la sua. - Se devi sparire lo fai e
basta, chi manda messaggi del genere vuole farsi trovare. Onodera
deve essere un tipo impulsivo, ha scritto il messaggio preso dai
sentimenti, poi forse si è pentito e lo ha gettato via
facendolo finire sotto il letto.- Kirishima continuò a
concentrarsi su quella piccola prova, nella sua mente faceva
congetture e ipotesi, per qualche motivo si sentiva sicuro del fatto
che quel ragazzo avesse avuto una buona motivazione per sparire così.
Nell'agenda del cellulare non c'era nulla di rilevante, scadenze
editoriali e incontri con gli autori, poi così per curiosità
cercò l'elenco delle chiamate. Il cellulare era rimasto spento
quindi non avrebbe registrato le chiamate d'ufficio che aveva
ricevuto in quei giorni. L'ultima chiamata ricevuta era del giorno di
san valentino, circa tre ore prima del concentro a cui doveva
partecipare e recava la scritta papà. Cercò più
a fondo, non era strano ricevere telefonata dal proprio padre eppure
quella era l'unica. La madre lo aveva chiamato parecchie volte così
come Takano, ma di suo padre da quel numero non ne aveva mai
ricevute. - L'ultima chiamata, la più vecchia che il telefono
ha registrato è di circa due mesi fa. Non posso dirlo con
certezza, ma è possibile che sia stata la telefonata del padre
a far scattare qualcosa.-
- Non vuol dire molto,
mio padre non mi ha mai fatto una telefonata in vita sua.-
- So che non è
molto, ma pensaci bene. Mi hai detto che le cose tra loro andavano
bene, Onodera ti ha detto di essere innamorato di Takano e non era
successo mai niente di così strano. Riceve telefonate da sua
madre molto spesso e anche questa An-chan lo ha contattato, da quello
che posso capire è una ragazza e anche cotta di lui. Poi però
riceve una telefonata diretta da suo padre, lascia il telefono e
sparisce. Non può essere una coincidenza.-
- Non riesco a capire
cosa...- si bloccò di colpo. In effetti un po' di senso
l'aveva. Fu un flash, un'immagine così insignificante che non
ci aveva fatto proprio caso e l'aveva ancora in tasca. Quando era
scappato dalla Marukawa l'aveva infilata in tasca senza pensarci,
quel foglio stropicciato della lettera di dimissioni. La cercò
nella tasca dei pantaloni, era ridotto in condizioni pietose, ma
riuscì a spiegarlo di nuovo. Era proprio li, nell'angolo
destro, proprio sul margine dell'impaginazione il logo della Onodera
Shuppan.
La lettera di dimissioni
di Onodera Ritsu era arrivata con la carta intestata dell'agenzia
editoriale del padre.
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Capitolo 3 *** 3. Frattura ***
Finalmente il terzo
capitolo.
Chiedo scusa per il tempo
passato, ma ne sono successe di tutti i colori. Lavoro a parte il mio
pc con la fanfiction è stato infettato per ben due volte da un
milione di virus e alla fine si è spento per sempre, tra le
mie lacrime e imprecazioni varie perchè ho perso tutto senza
possibilità di salvezza.
Così inauguro il
nuovo e ancora sano portatile con questo capitolo un po' malinconico,
ma serve anche questo e spero che non capiti più niente fino
alla fine della ff.
Ringrazio tutte per le
recensioni e spero di non deludervi. Il Quarto capitolo lo inizio
oggi e spero di concluderlo il prima possibile (era gia scritto, ma
non ho potuto recuperare neanche una virgola)
Alla Prossima.
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3. Frattura
L'aria della stanza era
rarefatta e consumata, avrebbe dovuto aprire la finestra e magari far
entrare qualche spiffero di aria nuova anche se leggermente umida.
Quella sera avrebbe piovuto sicuramente e lui lo sperò con
tutto il cuore. Pregò che il tempo diventasse nero e scuro
carico di fulmini e saette rumorose, che squarciassero il silenzio e
coprissero quelle grida, che tanto avrebbe voluto tirare fuori e che
gli stringevano le interiora come un cancro.
Questa volta non sarebbe
stato perdonato, era scappato, ma non aveva avuto scelta. Se solo non
fosse rientrato nel suo appartamento, se solo non avesse risposto a
quello stupido cellulare, avrebbe passato una giornata con Takano e
tutto sarebbe come avrebbe dovuto essere.
Invece lo aveva fatto,
aprendo il telefono e vedendo impresso il numero di suo padre aveva
risposto subito, trattenendo il respiro.
- Ritsu.-
- Papà, è
strano che mi telefoni. E' successo qualcosa?-
- Torna a casa.-
Ritsu si sentì il
sangue gelare e il cuore perdere battiti. La voce di suo padre era
fredda ed autoritaria. Un po' era normale, infondo era il presidente
di una compagnia conosciuta e aveva l'abitudine di trattare suo
figlio come un dipendente.
Ritsu sapeva che suo
padre non lo aveva favorito quando lavorava nella Onodera, ma erano
stati i suoi superiori a fargli dei favori, come affidargli Usami
Akihiko, autore già noto, come primo incarico- Tutto era per
farsi notare dal padre e non perchè lui ne fosse davvero
capace.
Eppure si era impegnato
molto per non deludere nessuno, Usami-sensei era stato davvero un
ottimo autore, anche se spesso scappava da qualche parte e lui doveva
rincorrerlo per avere il manoscritto, non era mai venuto meno ai suoi
impegni e lui, sebbene novellino, ci aveva messo cuore e anima per
far fare sempre bella figura a quell'uomo che ammirava con tutto se
stesso.
Naturalmente suo padre
non si era mai complimentato con lui, non lo aveva mai lodato per il
lavoro che svolgeva, per questo quelle poche volte che si sentiva
apprezzato alla Marukawa, che fossero complimenti da parte di Takano
o altri, ne era così felice che il suo cuore sembrava non
riuscire a reggere quel sentimento.
Era un sentimentale e lo
sapeva, altrimenti non sarebbe mai caduto nella rete del suo “sempai”
per una seconda volta e per una seconda volta lo aveva lasciato, ma
cosa avrebbe potuto fare. Suo padre era stato chiaro e non aveva
ammesso repliche e ora lui era chiuso nella sua stanza, come quando
era un ragazzino e voleva piangere e gridare al mondo.
Si trattenne solo quando
sentì bussare alla porta, un rumore leggero e quasi stentato.
Non rispose, non voleva vedere o parlare con nessuno, non ne aveva
proprio la forza, ma quella vocina flebile e delicata, che sentì
da fuori la porta, mentre pronunciava il suo nome storpiato da quel
chan che gli dava sui nervi, esplose.
Si alzò di scatto
e corse alla porta, la aprì così bruscamente che la
fece sbattere contro il muro alla sua destra e quel faccino delicato
e spaventato che si trovò davanti, gli fece avere un attacco
di bile.
- Ri...Ri-chan...-
- Sta zitta! Non voglio
vederti o sentirti parlare.-
- Ri-chan io volevo...-
Con le lacrime agli occhi e le mani alla bocca, la ragazza tentò
di frenare la paura di vedere il viso del suo innamorato così
tirato e furibondo. Quella era la prima volta che lo vedeva così,
Ritsu non si era mai arrabbiato o agitato con lei, ora invece era
fuori di se.
- Hai ottenuto quello che
volevi?! Era questo che speravi? Ora sono a casa, chiuso un questa
schifosa camera perché tu ti sei intromessa! Pensavo avessi
capito che non provo niente per te e ora che sei venuta a fare!- lo
gridò così forte che gli occhi divennero così
rossi da bruciare e le lacrime che spingevano per uscire divennero
difficili da trattenere. Era colpa di quella bambina viziata che non
era stata capace di cedere, per colpa di quell'egoismo ora lui lo
aveva ferito di nuovo.
- Ho solo pensato che tuo
padre avrebbe potuto...-
- Vuoi sposarmi? Questa è
la tua massima aspirazione? Diventare la moglie di qualcuno che non
ti amerà mai. Bhè mi dispiace, ma sarai una moglie
infelice come lo sono io adesso, lo sarai tu per sempre.-
La porta sbattè
così forte che la ragazza ricevette uno schiaffo d'aria in
pieno viso, ricadendo in ginocchio davanti a quella porta che non si
sarebbe più aperta. Era stata colpa sua e lo sapeva, ma era
convinta di aver agito in buona fede.
Era successo tutto
qualche giorno prima. La madre di Ritsu la chiamava spesso e la
maggior parte delle volte erano chiamate futili e sciocche, ma lei la
sopportava infondo parlava di Ritsu e questo la rendeva felice.
Ne era stata sempre
innamorata e lui era gentile nei suoi confronti, certo non si era mai
sbilanciato, ma lei era convinta che con il tempo sarebbe riuscita a
far breccia nel suo cuore e a diventare la persona più
importante per lui. Sapeva che il suo Ri-chan era stato ferito, non
ne conosceva bene tutti i dettagli, ma sapeva che era successo alle
superiori e che la donna che lo aveva ferito si era presa gioco dei
suoi sentimenti. Per questo, An, si era sempre ripromessa che se mai
avesse scoperto l'identità di quella persona avrebbe fatto
qualsiasi cosa per fargliela pagare.
Poi erano cresciuti, lei
si era fatta più bella e Ritsu più maturo. Erano usciti
spesso insieme e sapeva che per entrambi erano state belle
esperienze, ma lui non si era mai avvicinato di più. Qualche
volta si erano presi per mano, ma non era stupida. Benché il
suo cuore battesse all'impazzata, Ritsu ne rimaneva indifferente.
Quel giorno poi, presa da
una lamentela e un pettegolezzo, aveva accettato l'invito a pranzo
della madre di Ritsu e si era ritrovata in quella grande casa, che
conosceva forse più della sua, ma come sempre senza la persona
che voleva realmente vedere.
Le cose poi si svolgevano
sempre nello stesso modo, lei arrivava abbastanza in anticipo, così
la madre del ragazzo presa dalle sue cose prima del pranzo, la
lasciava in pace per un po' e lei si nascondeva in camera di Ritsu
per sognare qualcosa che, forse, non sarebbe mai accaduto.
L'abitudine di curiosare
tra le vecchie cose del ragazzo l'aveva presa da qualche tempo, ma
non si era mai permessa di sbirciare più di qualche vecchia
foto. Eppure quel giorno era parecchio annoiata e si era ritrovata a
curiosare tra i cassetti della scrivania tirando fuori un vecchio
quaderno delle superiori. Lo sfogliò velocemente e ne uscì
una vecchia scheda di registrazione della biblioteca e quando la
raccolse notò subito la calligrafia di Ritsu e quel cognome
inventato che la fece sorridere. Anche se la firma era sbagliata lei
di certo non poteva confondere la scrittura di Ritsu con quella di
qualcun altro. Lo aveva osservato così tante volte e lui al
contrario non l'aveva mai guardata.
Poi notò il nome
sopra, Saga Masamune. Quel libro era stato letto soltanto da due
persone, ma lei sapeva che Ritsu aveva il vizio di leggere qualsiasi
cosa gli passasse sotto il naso; eppure qualcosa nella mente le
diceva che era una cosa strana. Non era da lui tenere una scheda
della biblioteca perché stava a significare che non aveva
riconsegnato il libro e per uno pignolo e preciso come Ritsu era una
cosa inaccettabile, ma ciò che la metteva in ansia era quel
nome, Saga. Per qualche ragione lo aveva già sentito, qualcosa
le diceva che era un nome importante.
- Saga... Saga
Masamune... Saga-sempai...-
Quasi non avesse più
forza nelle mani le cadde tutto sul pavimento, lasciò andare
la scheda e il quaderno che le si aprì accanto ai piedi su due
pagine piene di appunti. Fu difficile mettere in ordine tutti i
pensieri, erano passati parecchi anni e lei infondo lo aveva sentito
solo una volta. Non ne aveva mai fatto parola con Ritsu, ma un giorno
di dieci anni prima lo aveva sentito pronunciare quel nome tra le
lacrime e i singhiozzi. Lei aveva capito subito che quella persona
doveva aver ferito il suo amato profondamente e dentro di lei aveva
sprecato tutte le parole ostili e orribili che conosceva per
definirla e maledirla. Si era ritrovata a pensare che quel sempai
doveva essere una ragazza sciocca e stupida per aver rifiutato il suo
amato, ma il nome di Saga era Masamune e non era un nome da ragazza.
Certo poteva essere una coincidenza e lei ora stava costruendo un
castello di sabbia proprio sulla riva del mare.
Si riscosse e fece per
raccogliere il quaderno, ma i suoi occhi si bloccarono nuovamente
sulla calligrafia di Ritsu e questa volta, per quando sforzasse se
stessa a non credere a tutti i pensieri che stava facendo, dovette
arrendersi. Quelli non erano appunti di scuola.
“Saga-sempai mi ha
ingannato, ma infondo è stata tutta colpa mia. Sono stato io a
dichiararmi e stargli attorno, sono stato uno stalker e non potevo
pretendere che si innamorasse di me... come potevo credere che un
uomo amasse un ragazzino stupido come me... se io...”
Faticò a leggere
il seguito, l'inchiostro della penna sul foglio era rovinato da
grosse gocce d'acqua che si erano espanse per buona parte del
superficie. Ritsu aveva scritto quelle frasi in preda al dolore e
stava piangendo.
An rimase pietrificata,
era come se ogni tassello di ciò che non aveva mai capito
avesse trovato un suo posto, come se di punto in bianco avesse
compreso il perchè Ritsu non le avesse mai parlato di
Saga-sempai, non si fosse mai sbilanciato su che persona fosse o come
fosse, rimanendo riluttante anche a dirle il suo nome, se non fosse
stata così curiosa non lo avrebbe mai scoperto.
Poi ogni cosa era
diventata più chiara quando aveva deciso di andare da Ritsu e
chiedergli tutto. Lui neanche l'aveva notata, come sempre del resto.
Lo vide camminare verso
casa e lo sentiva parlare con qualcuno. Lo aveva visto un paio di
volte, il vicino di casa e superiore di Ritsu alla Marukawa. Era un
uomo cortese e gentile, gli aveva fatto una buona impressione e non
era strano che andassero d'accordo.
- Takano-san smettila!-
Ritsu lo aveva ripetuto
già più volte, ma An nascosta dietro un albero poco
lontano dall'ingresso del palazzo non riusciva a vedere bene cosa
stesse accadendo, almeno finchè non si avvicinarono. Lo vide
chiaramente, si tenevano per mano e quell'uomo alto e snello
continuava ad avvicinare il viso a quello paonazzo di Ritsu e cercare
attenzioni.
- Takano-san per favore,
sono stanco.-
- Voglio stare con te
stanotte.-
- Devo finire il lavoro
stanotte. - marcò quell'ultima parola nella speranza di far
capire di più a quell'uomo così deciso, ma non ebbe
l'effetto sperato. - Lo sai benissimo che siamo in ritardo.- Eppure,
nonostante negasse, Ritsu non si spostava da lui, continuava a
tenerlo per mano e ad An non sembrò affatto che l'altro lo
stesse costringendo, poi si baciarono e il cuore di lei ebbe un
sussulto e si fermò del tutto.
Poteva sopportare che
Ritsu non la volesse, era sempre stato così, ma in cuor suo
avrebbe sempre sperato che un giorno si sarebbe accorta di lei, ma
ora le sembrò la cosa più impossibile del mondo.
Takano Masamune, capo
editore della Emerald le aveva portato via ogni speranza.
Masamune.
Quando ripetè quel
nome ogni cosa svanì, non le importò più neanche
che quell'uomo era entrato in casa di Ritsu e si fossero chiusi
dentro. Non poteva essere la stessa persona, non poteva accettarlo in
nessun modo.
Eppure non le servì
molto tempo per scoprirlo. Takano Masamune aveva frequentato la
stessa scuola di Ritsu, ma a quel tempo il suo cognome era Saga,
cambiato in seguito a causa del divorzio dei genitori.
Erano la stessa persona.
Quel Takano e il
Saga-sempai che aveva tanto ferito il suo amato, erano la stessa
persona e questo lei non poteva sopportarlo.
Fu lesta, ciò che
le serviva era parlare con una persona, l'unica che avrebbe ancora
avuto influenza sulle scelte del figlio.
Così quel
pomeriggio di San Valentino, in cui tutto sembrava svolgersi per il
meglio, Ritsu rispose al telefono.
- Torna a casa. Hai già
messo in ridicolo la nostra famiglia lavorando per un'altra
compagnia, ma farci vergognare per colpa delle tue schifose
deviazioni.-
- Di cosa stai parlando?
Io davvero non capisco.-
Eppure le lacrime stavano
già riempiendo i suoi occhi, provocandogli prurito e tanto
dolore. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto tanto che qualcuno
gli togliesse la vita.
- Non hai bisogno di
queste sciocchezze, tu e quel tuo capo avete già dato
abbastanza spettacolo. Se non vuoi che la cosa diventi vergognosa
agli occhi di tutti, come gia lo sono per i miei, torna a casa e fai
il tuo dovere.-
Se ne era andato per
chiedere spiegazioni, per capire cosa stesse accadendo, ma quando era
arrivato a casa e davanti alla figura di quell'uomo che ora lo
giudicava e disprezzava, era riuscito solo ad ascoltare quelle
parole, che come schiaffi sul viso lo ferivano e distruggevano.
Fu tutto deciso senza che
fosse in grado di replicare in nessun modo.
La lettera di
licenziamento dalla Marukawa fu spedita il giorno seguente e il primo
giorno di Marzo si sarebbe sposato con An Kohinata.
“Non vedrai mai più
quell'uomo e non metterai mai più in imbarazzo la nostra
famiglia”
Quelle parole
continuarono a risuonargli nella mente. Non avrebbe mai più
visto Takano-san. Infondo era meglio così, non lo meritava e
in cuor suo sperò che la sua vita finisse il prima possibile
così che il fantasma di “Oda Ritsu” lasciasse la
vita dell'uomo che amava permettendogli di vivere felice.
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Capitolo 4 *** 4. Volontà ***
Salve
a tutti, so che passano parecchi giorni da un capitolo e l'altro, ma
purtroppo ho decisamente troppo lavoro e finchè non vado in
ferie non riuscirò ad essere più veloce di così.
Ringrazio
tutti quelli che hanno recensito e mi auguro che anche questo
capitoletto vi piaccia. Ormai si sarà capito che adoro la
coppia Kirishima/Yokozawa, ma giuro che sarà l'ultimo capitolo
incentrato praticamente su di loro ^_^
Al
prossimo capitolo che sarà moooolto importante!!!
Grazie
a tutti!
****************************************************************
4.
Volontà!
-
Non dovresti tornare a casa da Hiyo? Sarà preoccupata.-
-
Aspetterò che si svegli e tornerò a casa solo se lo
riterrò necessario. Credi che sia in grado di lasciarti da
solo con lui?-
Kirishima
era serio e determinato e Yokozawa sapeva che se si metteva in mente
qualcosa, difficilmente riusciva a fargli cambiare idea. Infondo era
andata così tra loro, Zen si era deciso che lo voleva e alla
fine era riuscito a farlo innamorare di lui.
Erano
rimasti in silenzio in quell'appartamento per ore dopo la scoperta.
Aveva fatto congetture basate su pochi indizi, ma avevano avuto senso
e ora ne erano del tutto convinti. Il problema era come parlarne a
Takano, che non si era ancora svegliato.
Nel
mentre, Takafumi aveva riordinato un po' le stanze, aveva scoperto
una bella scorta di alcool, ma intatta e in effetti le bottiglie che
aveva trovato in giro erano solo due, di cui una ancora mezza piena.
Se quello fosse stato l'unico quantitativo di alcool che Masamune
aveva ingerito in tre giorni, non poteva stare così male.
-
Il suo cuore non reggerà un altra delusione.-
-
Per questo siamo qui.- Kirishima strinse la mano di Yokozawa seduto
al suo fianco, davanti a loro il corpo immobile di Takano sul divano.
- Per quanto questa situazione non mi piaccia, lui rimane sempre una
parte troppo importante della tua vita e io voglio aiutarti a far in
modo che dopo questo tu sia libero di vivere. Lo ammetto, non mi
importa di Takano, voglio solo la tua felicità, ma finché
ci saranno lui e i suoi problemi, non sarà possibile.-
Kirishima
si rendeva perfettamente conto di essere stato duro e distaccato, ma
non gli importava e voleva che le cose fossero chiare. Takano
Masamune era la causa che li aveva fatti incontrare, ma non lo
avrebbe mai ringraziato.
-
Va a casa. So che sono stato io a chiamarti e a chiedere il tuo aiuto
e non puoi capire quanto la tua presenza mi abbia aiutato, ma ho
deciso.- Fu decisamente diretto e questo riuscì a spiazzare
anche qualcuno sicuro di se come Kirishima Zen. Ricambiò la
stretta di mano e lo invitò ad alzarsi insieme a lui. Si
spostarono verso il piccolo corridoio che dava sull'uscita e li
Yokozawa cercò l'ultimo contatto con la bocca dell'altro.
Kirishima lo ricambiò, ma non riuscì a nascondere lo
stupore e si sentì estremamente goffo e impacciato. - Ho
scelto te e ne sono più che sicuro, ma voglio essere in grado
di chiudere una volta per tutti con il mio passato e appoggiarmi
sempre a te non va bene. Sono un uomo adulto e innamorato e... non
dire nulla.- Yokozawa aveva imparato a conoscere ogni smorfia del suo
partner e sapeva che raramente riusciva a reggere una conversazione
tesa senza dire qualcosa di inutile e imbarazzante, per questo si era
impegnato a leggere ogni smorfia e piccola espressione sul bel viso
di Kirishima e bloccarlo in tempo. Infatti l'aveva notata subito,
quella piccola ruga al lato delle labbra che si creava sempre quando
stava per dire una battuta. - Appena si sarà svegliato gli
dirò ogni cosa e entro sera avrò risolto la questione.-
-
Stanotte ti voglio a casa, non per cena, ma devi esserci. Metteremo a
letto Hiyo ci berremo una birra e andremo a dormire insieme.-
Per
un istante, mentre Kirishima si rimetteva il soprabito e usciva di
casa, Yokozawa giurò che in quell'ultima frase ci fosse un
velato e disperato “non lasciarmi”, rinchiuso in quelle
parole, ma non servivano perchè ormai aveva scelto con chi
voleva stare.
Si
fece coraggio e tornò da Takano, decise di smuoverlo e farlo
svegliare a forza, ma non fu semplice.
-
Ohi! Per quanto ancora vuoi far finta di dormire.- Lo gridò
tirando un ceffone tra i capelli all'uomo sul divano, ma ormai lo
aveva capito da un po'. Conosceva bene Masamune e se ne era accorto
da almeno un quarto d'ora, anche per questo aveva deciso di mandar
via Kirishima.
Takano
si smosse leggermente e aprì gli occhi che gli bruciarono come
fuoco e a fatica si mise seduto su quel divano caldo e leggermente
umido. Yokozawa rimase in piedi, statuario e fermo quasi come un muro
di cemento, in poco tempo era tornato l'uomo freddo e dalla voce rude
che era. Scese un silenzio opprimente, ci sarebbero state un milione
di cose da dire in quel momento, ma nessuno dei due sembrava
intenzionato ad iniziare.
-
Mi ha lasciato di nuovo.- Takano parlò con un tono così
basso che Yokozawa faticò a capirlo. Era esausto e depresso,
la voce rauca e grave, tutte cose che Takafumi conosceva bene.
-
Non ti sei ubriacato però. Non puoi aver ceduto con una sola
bottiglia, puoi fare di meglio.-
-
Dov'è finito quel tono piagnone e smielato di poco fa e tutti
quei baci soffusi.-
-
Non è importante ora.-
-
Avresti potuto dirmelo che te la fai con il capo della Japun, ti
avrei appoggiato.-
-
Non cambiare discorso.-
-
E che cazzo dovrei dirti allora?- Lo gridò così forte
che sicuramente i vicini lo avevano sentito, fu così irruento
che le corde vocali vibrarono e gli provocarono dolore, ma Yokozawa
non si smosse ne si offese, sapeva che stava cercando di deviare il
discorso ed essere acido o violento erano i metodi che preferiva. -
Mi sono fatto fregare due volte dalla stessa persona, si può
essere così patetici e idioti?- Takano attese una risposta,
magari un “te lo avevo detto” pronunciato con rimprovero,
eppure Yokozawa non disse nulla, rimase semplicemente in attesa e
quei minuti di totale silenzio furono così difficili da
sopportare che alla fine tutto esplose in un mare di parole, lacrime
e insulti che Takafumi perse il senso del discorso quasi subito, ma
non cedette. Rimase in ascolto, lo fece sfogare e piangere fino anche
Takano non esaurì ogni forza e dovette fermarsi. Solo allora
lo abbracciò, si piegò su di lui e lo strinse tra le
braccia così dolcemente, che Masamune vi si aggrappò
subito. Strinse la camicia dell'amico provocandogli migliaia di
piccole pieghe difficili da mandar via e rimase così,
assaporando l'odore del tabacco e del dopobarba di un vero amico.
Solo
quando si sentì calmo si decise a lasciarlo andare. Yokozawa
si sedette al suo fianco e lo osservò per bene, era pronto ad
affrontare ciò che lui sapeva, questa volta non sarebbe andata
come dieci anni prima, avrebbero agito.
-
Sono solo supposizioni ma credo che Onodera sia stato costretto ad
andare via di qui da suo padre.-
-
Cosa te lo fa credere?- Takano sollevò lo sguardo verso
l'amico e Yokozawa notò una piccola scintilla di speranza far
breccia tra le iridi arrossate e la stanchezza. Non voleva illuderlo
per nulla, ma in cuor suo sapeva per certo che questa volta le cose
si sarebbero risolte. - Siamo entrati nell'appartamento di Onodera,
io e Kirishima ed è stato proprio lui a capire tutto. Ha
trovato il cellulare di quell'idiota e ha sbirciato tra i messaggi e
le chiamate ricevuto e ce ne era una del padre, poi oggi ad Isaka-san
è arrivata questa.- Yokozawa tirò nuovamente fuori la
lettera di dimissioni arrivata in redazione e la dispiegò per
bene marcando con l'indire il logo della Onodera. - Questa è
stata scritta dall'agenzia non da Onodera. Non ho prove, ma credo sia
stato costretto a tornare a casa.-
-
E io cosa dovrei fare? Se ne è comunque andato.-
-
Questa volta dovrai ritrovarlo e non solo cercarlo, lo prenderai a
forza e puoi anche tirargli un pungo se ti farà sentire meglio
poi ti farai spiegare tutto. Credo che il tempo delle incomprensioni
sia finito da un bel po'.-
Rimasero
insieme per altre due ore. Yokozawa costrinse Takano a farsi una
bella doccia e poi a prendersi le sue responsabilità sul
lavoro e così lo seguì mentre si scusata per telefono
con i produttori e l'autore per le mancanze giustificandole con un
malore improvviso che lo aveva costretto a casa. Yokozawa lo vide
piegarsi in avanti in segno di scuse almeno una ventina di volte, ma
ne fu felice perchè Takano sembrava riacquistare un po' di se
stesso ogni minuto di più. Scoprì le il problema del
concerto e della scelta dei doppiatori era stato risolto da Kisa con
una chiamata in redazione, che abilmente aveva mandato ai produttori
dell'anime e poi all'autrice un fax con una lista di nomi di artisti
che sarebbero stati adatti per il ruolo firmandolo con il nome del
suo superiore e che Hatori era andato la suo posto ad un paio di
riunioni sostituendolo in modo impeccabile.
Avrebbe
dovuto ringraziarli come si deve una volta tornato al lavoro e quando
il cellulare squillò con il numero di Hatori volle prendere la
volo l'occasione.
-
Takano-san meno male che stai bene? Ci siamo preoccupati tutti e
poi... cosa è successo a Ritsu?-
Quel
nome lo fece sussultare per qualche istante e Yokozawa fu subito
pronto ad aiutarlo, ma rimase stupito della risposta che sentì
e fu quello a convincerlo del tutto, fu quella la frase che lo fece
tornare da Kirishima con il cuore in pace.
-
Non lo so, ma stai per certo che riporterò al suo posto
quell'idiota e allora gli faremo fare un sacco di lavoro extra.-
Era
stato un duro colpo, davvero difficile per il cuore fragile di Takano
eppure questa volta, sebbene stesse per cedere a quell'enorme
tristezza che tempo prima lo aveva distrutto si era reso conto di una
cosa importante.
Quando
Ritsu non si era presentato all'appuntamento e lui era andato a
prenderlo a casa non trovandolo, qualcosa nel suo cuore era scattato,
qualcosa che lo aveva messo in ansia, ma era un uomo debole e subito
dopo quel messaggio lo aveva fatto piombare nella vecchia
depressione. Eppure non era riuscito a bere come un tempo, aveva
preso una bottiglia di una qualche alcolico di cui non ricordava
neanche il nome e aveva bevuto, ma la sensazione di benessere che gli
aveva sempre procurato quel gesto ora lo ripugnava. Aveva gettato
metà bottiglia nel lavandino e ne aveva aperta un altra
sperando in un sapore migliore, ma anche quella aveva trovato la
stessa fine della precedente. Allora era rimasto in silenzio, senza
mangiare o bere nulla e si era debilitato in fretta, continuando a
scervellarsi nel tentativo di trovare una spiegazione razionale a
quella sparizione, ma naturalmente non ne aveva. Poi era arrivato
Yokozawa con le sue grida da fuori alla porta ed era scoppiato a
piangere sentendosi patetico e inutile, era rimasto chiuso in casa
senza far sapere nulla a nessuno e sicuramente ora quell'uomo che
sbatteva a gran forza alla sua porta lo avrebbe picchiato o sgridato
e lui non aveva la forza di rispondere. Infine aveva sentito la voce
di un altro uomo e si era deciso ad aprire, ma le forza gli mancarono
subito, inciampò su una bottiglia che aveva lasciato per terra
trascinandola fino al corridoio e come se fosse ubriaco l'aveva
urtata di nuovo fino a quando non era riuscito ad aprire la porta
impedendole di sgattaiolare fuori.
Ci
aveva messo tutto l'impegno possibile, ma non star male quella
situazione era troppo difficile per lui e da codardo si era finto
mezzo morto pur di non sentire altro. Eppure la vicinanza di
Yokozawa, nonostante lui fosse stato cieco e lo avesse ferito non
avendo mai ricambiato i suoi sentimenti, gli faceva piacere e pur di
non perderlo aveva continuato la sceneggiata.
Non
ci avrebbe mai giurato ne scommesso un soldo, ma stava reagendo, lui
che in realtà era così debole di fronte all'amore, si
stava rialzando. Non era più un adolescente pieno di ormoni
che lo rendevano un cretino, ma un adulto che, e ora ne era certo,
avrebbe lottato per riprendersi il suo primo e unico amore, ma prima
doveva scusarsi con molte altre persone e riprendere il lavoro.
Quella
sera, ormai esausto e dolorante, Yokozawa rientrò a casa.
Kirishima era seduto sul divano, giocando con il telecomando nella
speranza di trovare un canale interessante.
-
Sono a casa. Hiyo?-
-
Si è addormentata in camera tua, ti stava aspettando, ma non
ha retto abbastanza. Com'è andata?-
-
Si è ripreso in fretta direi, ha chiamato in redazione
sistemato un po' di cose. Domani tornerà al lavoro e poi si
vedrà.-
-
Mmm...-
Yokozawa
si era accorto che Kirishima non si era mai voltato verso di lui e
forse pensò di doversi scusare per tutto il trambusto della
giornata, ma sinceramente non riuscì proprio a trovare le
parole esatte. Sicuramente era seccato e un po' arrabbiato, infondo
aveva dato la priorità ad un altro uomo invece che al suo
amante, ma di certo non poteva fare altrimenti. Provò a dire
qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola, quando lo vide
grattarsi la testa quasi preso da un forte dubbio.
-
Cazzo non so davvero che fare!-
-
Se è per oggi ti chiedo scusa, ma davvero io...-
-
Non è questo.- Si voltò verso di lui e rimasero a
fissarsi per qualche secondo senza dire niente. Gli occhi di
Kirishima erano decisamente affascinanti, questo Yokozawa lo sapeva
bene e spesso erano quegli occhi a convincerlo a fare cose di cui poi
si pentiva. - E' arrivata questa oggi, l'ha presa Hiyo.- Tirò
fuori una busta quadrata con una trama delicata e delle rifiniture
simili ad oro, sicuramente una busta costosa, con della carta ancora
più ricercata e preziosa all'interno. - Questa farà
scoppiare un'altra grossa bomba nel cuore del tuo amico e io ero
indeciso se fartela vedere o meno.-
-
Di che si tratta?- Yokozawa la aprì distrattamente, più
concentrato sulla reazione del compagno che sul vero contenuto della
busta, tanto da non leggere neanche il mittente. Solo quando l'aprì
e dovette concentrare i suoi occhi azzurri sulla scrittura elegante e
delicata rimase senza fiato. - E' l'invito al matrimonio tra Onodera
Ritsu e An Kohinata il primo di marzo. Non ha molto tempo per
riprenderselo, sembra che le cose siano state decise molto prima che
lui se ne andasse.-
Fu
così veloce che Kirishima faticò persino a seguire i
suoi movimenti. Prese il cellulare e uscì in veranda,
naturalmente Zen non dovette chiedere chi stesse chiamando, era ovvio
e la cosa lo infastidiva parecchio.
Era
stato riluttante a dare l'invito a Yokozawa, sapeva che se avesse
saputo di questa cosa, sarebbe tornato a concentrarsi su Takano e
questo lo rendeva troppo geloso, infondo quell'uomo era stato pur
sempre l'unico di cui Takafumi si fosse innamorato.
-
Masamune?-
Kirishima
rimase in attesa guardando le spalle e la grande schiena del suo
compagno e seguendo i movimenti dei respiri irregolari. Non parlò
per un po', ma lui non riuscì a capire se era perché
non fosse riuscito a contattare Takano o se lui gli stesse parlando.
Quando Yokozawa riagganciò e tornò a sedersi accanto a
lui sul divano, Zen notò subito una strana espressione sul
viso dell'altro, qualcosa che non riusciva proprio a capire.
-
Lo sapeva gia.-
-
Com'è possibile? Io sono stato invitato perchè ho avuto
dei rapporti di lavoro con la Onodera, Takano cosa c'entra?-
-
Lo hanno invitato perchè è il vicino di casa di Onodera
e l'invito è partito a nome della sposa e non dello sposo.-
Non
servirono altre parole, ne nulla. Rimasero semplicemente in silenzio
a guardare la televisione per un po' e a coccolarsi in camera da
letto. Yokozawa non era in vena di fare chissà cosa, ma quella
sera neanche Kirishima era selvaggio come suo solito.
Yokozawa
non gli disse di cosa Takano gli aveva parlato al telefono e la
questione non fu più presa, non era più compito suo
aiutarlo, perchè mai si sarebbe aspettato quella risposta.
Mentre
ascoltava la voce di Masamune al cellulare, Yokozawa stentò a
credere che fosse lo stesso che aveva visto quello stesso giorno, il
suo tono di voce così forte e deciso, quasi non fosse accaduto
nulla.
-
Mi stanno sfidando... se pensano che mi farò mettere sotto da
queste cazzate... bhè si sbagliano di grosso. Mi hanno
invitato e io ci andrò, ma rimpiangeranno questa scelta per
tutta la vita perchè lo giuro su ciò che ho di più
caro al mondo che me lo riprenderò.-
|
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Capitolo 5 *** 5. Questo è amore ***
E
finalmente ci siamo.
Purtroppo
sono rimasta senza linea e non ho potuto aggiornare. Questa è
proprio una fanfiction sfortunata.
Quindi
non mi dilungo e mi scuso per il tempo che passa tra un capitolo e
l'altro, ma purtroppo ho il destino contro.
Ringrazio
per le recensioni e vi lascio alla lettura.
Alla
prossima!!!!
**************************************************
5.
Questo è amore.
Era
tutto li quello che sapeva fare. Piangersi addosso, gridare e
rifiutare il cibo, in pratica comportarsi come un bambino viziato e
decisamente stupido. Se alla sua età il modo di confrontarsi
con il padre era quello, in fin dei conti si meritava tutta la
tristezza del mondo. Ormai non aveva più neanche la forza di
alzarsi dal letto, sua madre andava a trovarlo una volta al giorno,
cercava di farlo alzare e mangiare, anche forzandolo, ma non riusciva
ad avere da lui una risposta.
Ritsu
non parlava, si limitava a fare i capricci, come li definiva lei e a
comportarsi da idiota, ma ormai era passata una settimana e lei non
lo sopportava più.
Era
nervosa e decisamente esasperata quindi entrò nella stanza
sbattendo la porta e chiamò il nome del figlio a gran voce.
L'unica risposta fu un movimento del viso verso di lei, meglio di
niente in fin dei conti.
-
Ora basta! Non sopporto più ne te ne quella ragazzina, avete
deciso di sposarvi mi dici perché diavolo ti comporti così?-
Ritsu
non si era mai sfogato con la madre, perché non sapeva nulla.
Se ne era accorto subito che era all'oscuro di tutto, faceva domande
e chiedeva spiegazioni, ma nessuna si avvicinava minimamente alla
verità. - Ti prego devi dirmi che sta succedendo, non posso
fare niente se non mi spieghi perché stai così male.-
Sarebbe
stata in grado di capire? Non le aveva mai neanche raccontato ciò
che era successo dieci anni prima, del perché fosse fuggito da
scuola o della depressione che aveva dovuto affrontare. Ne era sempre
stato spaventato, un conto era evitare di avere una fidanzata e
cercare scuse, un altro era dire perché non voleva una donna,
ma ormai la sopportazione e il dolore che provava erano così
grandi, che ricevere un rifiuto dalla madre per via della sua scelta,
non era neanche paragonabile.
-
E' come dieci anni fa Ritsu, non mi hai mai voluto spiegare cosa
fosse successo e io da sciocca non te l'ho chiesto, ma ora basta, non
sopporto di vedere mio figlio in queste condizioni.-
-
Mamma...- fu la prima parola dopo giorni e alla donna vennero le
lacrime agli occhi, si avvicinò al letto e lo abbracciò
così forte da togliergli il respiro e a stento, Ritsu riuscì
a ricambiare il gesto. - Io non voglio sposarmi.-
-
Va bene, va bene così, parlerò con tuo padre, vedrai
che risolveremo la questione. Se devi stare male non mi interessa.-
-
Non è così semplice. Io non posso rifiutare.-
Infatti
non poteva. Rifiutare suo padre significava distruggere ogni cosa e
lui era stato chiaro su questo. Quel giorno maledetto aveva deciso di
rispondere al telefono e correre da lui, chiuso in uno studio scuro
pieno del profumo dei libri, suo padre aveva sentenziato il suo
futuro senza diritto di replica.
Dietro
quella scrivania in noce lavorata e decorata in modo fine ed
elegante, che a lui piaceva molto e più di una volta, da
bambino aveva usato per giocare provocandogli quel brutto graffio su
una delle gambe, si ergeva quell'uomo così emblematico e
distinto che lui rispettava e temeva più di ogni altra cosa al
mondo.
Era
bastato così poco per farlo cedere e ora sarebbe bastato ancor
meno per farlo crollare del tutto e quando sua madre insistette per
sapere la verità, Ritsu sputò fuori ogni cosa celata
con la stessa forza di un'inondazione, così la donna ignara di
tutto venne a sapere che quell'uomo seduto dietro alla bella
scrivania aveva semplicemente detto la sua volontà e l'avrebbe
fatta rispettare a tutti i costi.
-
Non puoi mettere così in ridicolo la nostra società, la
tua un giorno.- aveva iniziato così, freddo e distaccato, ma
decisamente tagliente. Ritsu non aveva risposto. - Hai cambiato
lavoro e cosa vengo a sapere? Che pur di fare strada ti porti a letto
il tuo capo? Un uomo?!- aveva gridato quell'ultima parola sbattendo
un pugno sul tavolo e facendo arrivare al ragazzo tutto il suo
disprezzo. - Ma che diavolo ti sei messo in testa?-
-
Chi ti ha detto questo? Non è affatto vero?-
-
Ah no? Credi che io non tenga d'occhio mio figlio o non mi interessi
di ciò che gli accade? Credi che abbia accettato il tuo
trasferimento perché non mi interessava cosa combinavi nella
vita? Ringrazia la tua fidanzata se possiamo mettere un freno a
questa situazione e se si può ancora risolvere.- Tirando fuori
una busta da un cassetto la tirò ai piedi di Ritsu e mentre
raccontava ricordando le esatte parole del padre, che tanto lo
avevano ferito, la mostrò anche alla madre. In cuor suo la
donna un po' lo sospettava, ma dieci anni prima e in piena
adolescenza infondo poteva anche essere normale essere confusi sul
proprio orientamento sessuale, ma ora era un dato di fatto e in
quella busta piena di foto, c'era suo figlio insieme ad un uomo e
oramai Ritsu non era più un ragazzino.
-
Se non vuoi creare ulteriori problemi dovrai solo comportarti come di
dovere. Lascerai quello stupido lavoro e starai a casa, organizzerò
il matrimonio e ti sposerai con quella brava ragazza.- ripetendo le
esatte parole, come stampate a fuoco nei suoi ricordi iniziò a
piangere e la donna lo strinse a se ancora più forte cercando
di calmare quello che altri non era che il suo dolce bambino. - Se
non obbedirai rovinerò la vita di quell'uomo in così
poco tempo che non riuscirà neanche a capire come sia stato
possibile e mi assicurerò che non ne trovi lavoro ne ora ne
mai più.- E lui sapeva, che mai avrebbe potuto far questo alla
persona che amava. Per Takano il suo lavoro era un'ancora di salvezza
e tutto il suo vanto. Per quanto assurdo a volte, difficile e
stancante, con orari senza senso e corse spericolate, quel
dipartimento e quella casa editrice, erano il posto in cui lui
avrebbe sempre voluto tornare. Ciò che lo aveva tirato fuori
dalla depressione di dieci anni prima era stata anche la speranza di
un futuro e quel lavoro gliene aveva dati. Così lui quel
giorno era crollato, poteva negarsi l'amore e la libertà, ma
non poteva negare a Takano un futuro senza problemi e aveva accettato
quelle condizioni.
Nel
mentre aveva deciso e senza rendersene conto lo rivelò alla
donna, che forse non aveva più voglia di vivere, se fosse
sparito Takano si sarebbe messo il cuore in pace e lui non avrebbe
più sofferto, ma questo una madre non può accettarlo.
Per quanto difficile potesse essere la situazione lei mai avrebbe
potuto lasciare che il proprio amato bambino dicesse cose del genere.
Lei aveva creato quella vita che avrebbe stretto a se fino alla fine
dei suoi giorni, niente al mondo le avrebbe privato di quel gioiello
inestimabile e se ora lui voleva buttare al vento ciò che lei
gli aveva donato, da madre avrebbe fatto ogni cosa per evitarlo.
-
Mi dispiace essere una così grande delusione per te...- Lo
disse a stento, tra le lacrime e i singhiozzi. Lo accarezzò
piano e ordinò al suo cuore di battere regolarmente, doveva
essere decisa e dare a Ritsu un appoggio sicuro.
-
Tutte le madri sognano un futuro perfetto per i propri figli. Io ho
avuto un maschio e ancora prima che tu venissi al mondo aveva già
programmato tutto. Le scuole che avresti frequentato, gli amici che
avresti incontrato, le marachelle che avresti combinato. Immaginavo
il tuo aspetto e la tua voce e la tua fidanzata e futura moglie. Il
lavoro che avresti fatto e la casa che avresti comprato, poi
immaginavo i miei nipoti e a come li avrei viziati.- Gli prese il
viso con le mani e lo allontanò dolcemente da lei fissando gli
occhi arrossati e stanchi del figlio con uno sguardo deciso e pieno
d'affetto. - Ma la cosa che si immagina prima di tutte e si spera per
sempre e la felicità. Se il futuro che io e tuo padre abbiamo
pensato per te non te ne dona allora non è quello giusto e che
ci piaccia o no dovrai prendere un altro percorso e cercarla sempre e
comunque. Ciò che ho visto io in quelle foto è mio
figlio e basta, ne una vergogna ne una delusione. Se questa persona
che ti tiene la mano è la persona che vuoi e che ti rende
felice, che per me o per tuo padre possa essere difficile da
accettare non ha importanza e farò ciò che posso per
aiutarti.- Lo baciò sulla fronte e si allontanò da lui.
Ritsu non riuscì a dire neanche una parola. Con quel gesto, il
dolore e la tristezza si erano come congelati. - Però tu
dovrai lottare per ciò che vuoi e lui dovrà dimostrarmi
che è la persona giusta per te o non riuscirò a
lasciarti andare.-
Con
quelle ultime parole e con un coraggio che non sapeva di avere, aveva
lasciato il figlio ed era uscita dalla stanza. In quella faccenda non
servivano eroi, ne coraggiosi. Ci impiegò poco per
rintracciare quell'uomo, infondo era il capo editore della Emerald,
semplicemente lo si trovava su tutti gli elenchi. Compose il numero
della Marukawa, nascosta nella sua camera da letto, stando attenta a
non farsi vedere da nessuno e attese. Una voce gentile, ma civettuola
a suo avviso le rispose e si fece passare il dipartimento, chiedendo
di parlare direttamente con Takano Masamune.
-
Chi dovrei annunciare?-
Molte
delle ragazze che venivano assunte come receptionist ottenevano quel
lavoro perché di bell'aspetto, la maggior parte conosceva i
nomi di tutti gli impiegati della compagnia e sapevano come tirar
fuori i pettegolezzi su ognuno di loro, ma spesso non avevano la
minima idea del lavoro che svolgessero o di cosa si occupassero
davvero, per questo tirò fuori una semplice scusa abbellendola
con nomi importanti e famosi sperando che quella ragazza mangiasse la
foglia e, in poco tempo, si ritrovò ad essere la manager e
editor di tre dei più grandi scrittori del momento e due
mangaka altrettanto famosi. - Oh certo, le passo subito il reparto.-
La
donna si ritrovò a sorridere, ma presto si rese conto di
essere in ansia e curiosa di sentire la voce della persona per cui
suo figlio si stava tanto tormentando.
-
Qui è la Emerald, sono Takano Masamune.- forte, profonda e
decisa. Il primo impatto le piacque molto, ma infondo era sul posto
di lavoro, non poteva di certo rispondere al telefono piangendo. Fu
diretta, metterlo in difficoltà era il suo primo compito.
-
Sono la madre di Onodera Ritsu.- ci fu un attimo di silenzio, in cui
lei riuscì a captare le voci dei colleghi e i rumori tipici di
un dipartimento editoriale. Infine arrivò la risposta e lei
dedusse che quello con cui stava parlando, non era una persona
comune.
-
Dov'è quell'idiota?-
-
Mio figlio è a casa, si sta preparando per il suo matrimonio.-
-
Spero abbia scelto un bel vestito bianco ampio e pieno di fronzoli,
perché credo che sia lui la sposa e la ragazza lo sposo.-
Non
si sentì offesa da quelle parole, doveva essere un uomo con un
carattere forte e ne fu compiaciuta. - Perché dice questo?-
-
Non so per cui mi abbia chiamato, ma le dico una cosa. Onodera non è
fatto per fare il marito è fatto per stare con me. Mandarmi un
invito al matrimonio è servito solo a farmi arrabbiare e ora
le do la mia conferma. Verrò alla cerimonia e qualsiasi cosa
accada me lo porterò via.-
Ora
fu lei a rimanere in silenzio e mentre una lacrima calda le scivolò
sulla guancia, si ritrovò a sorridere ancora una volta, non
conosceva Takano Masamune, ma una madre ha un certo sesto senso e lui
le piaceva. Era riuscito in poche parole a fare ciò che la
piccola An non era riuscita in anni di conoscenza. Stupirla. - Non so
che cosa sia successo e non lo voglio sapere, quello è un
idiota che combina assurdità per delle sciocchezze, ma in un
certo senso posso immaginare la situazione. Per organizzare in poco
tempo un matrimonio che si aspetta da anni, bhè immagino che
abbiate capito la relazione che c'è tra Ritsu e me e l'invito
al matrimonio è una chiara provocazione.- Il tono di voce era
cambiato diventando serio e riflessivo, doveva di certo essere una
persona molto intelligente. - Se lei mi sta chiamando ora ci possono
essere solo due opzioni. La prima è che vuole minacciarmi,
tenermi lontano da lui in qualche modo.-
-
E' intelligente. La seconda quale sarebbe?- scoprì che parlare
anche solo al telefono con lui le stava provocando un mare di
sensazioni contrastanti, chi era in realtà quell'uomo?
-
La seconda è che quello scemo si sia ritrovato in una
situazione più grande di lui, che ora stia chiuso da qualche
parte a piangere e deprimersi e che alla fine lei si sia decisa a
scoprire la verità per aiutare suo figlio. Infondo questo
dovrebbe essere il compito di una madre credo.-
-
Una madre vuole solo la felicità del proprio figlio.-
-
La mia non si è interessata molto a me, non so come dovrebbe
comportarsi una vera madre. Immagino che per una famiglia
rispettabile come la vostra, che in quest'epoca ancora concorda il
fidanzamento del proprio figlio, sia difficile accettare uno come me.
Quindi sono disposto a rispondere a qualsiasi domanda lei mi ponga,
ma non cambierà le cose.-
-
Quali cose?-
-
Il primo di marzo, prima che quell'idiota scambi a forza le promesse
di matrimonio io me lo porterò via.-
-
Ed è sicuro che questo faccia la felicità di mio
figlio?-
-
Lei ha mai sperato qualcosa con tutto il suo cuore?- Takano ricevette
un si delicato e soffuso, capì subito che stava piangendo. -
Io ho sperato per dieci anni di ritrovarlo, abbiamo avuto dei
problemi, ma eravamo giovani e decisamente stupidi. Quando ci siamo
ritrovati... quando l'ho rivisto dopo tutto quel tempo il mio cuore
ha ripreso a battere come da ragazzo e quella sensazione ce l'ho
tutt'ora. Forse lei non lo accetterà, ma io lo amo e di
perderlo di nuovo non se ne parla.-
-
L'aspetto al matrimonio signor Takano.-
E
alla fine arrivò.
La
mattina del primo di Marzo, Onodera Ritsu si mise forse il vestito
più costoso di tutta la sua vita accettando senza riserve il
destino che suo padre aveva scelto per lui. La madre non gli aveva
più detto nulla dopo quel giorno, ma semplicemente gli aveva
chiesto di comportarsi bene e smetterla di piangersi addosso. Per
qualche motivo quelle semplici parole, avevano avuto effetto. Ci
aveva ragionato parecchio su, si era subito sottomesso pensando a
Takano e alle minacce di suo padre, ma in realtà le cose erano
ben diverse.
Si
era sempre chiesto come si sarebbe comportato se i suoi genitori
avessero scoperto di chi fosse realmente innamorato e inconsciamente
quella paura lo aveva sempre portato a nascondere la verità
per questo, quando si era trovato con le spalle al muro, aveva ceduto
subito. Non era stato per Takano, ma per semplice egoismo. Il non
sapere affrontare la situazione e il non riuscire a esprimersi come
voleva lo avevano portato ad un livello di codardia inaccettabile.
Ciò
di cui aveva bisogno non era quella falsa bugia, non doveva
proteggere Takano in nessun modo e lui lo sapeva bene. Ormai non
poteva più nascondere i suoi sentimenti, per quanto si fosse
sforzato di ripetersi che quello non era amore, lo era eccome.
Il
batticuore, il rossore alle guance, la pelle calda al solo sfiorarsi,
lo stomaco che si contorceva al minimo movimento, quelle sensazioni
non potevano essere nascoste e ormai era stufo di quella sua
debolezza.
Era
un uomo e la persona che amava era anch'egli un uomo, ma importava
davvero?
Aveva
veramente importanza che si comportasse da uomo o da persona
innamorata?
Era
così importante seguire delle regole che non lo portavano alla
felicità solo per non deludere qualcuno?
Era
privo di senso, come senza senso era il fatto che si fosse innamorato
due volte del suo primo amore, ma così lui era felice e la
minaccia di perdere un lavoro non aveva poi così tanto peso.
Per
questo aveva scritto la sua promessa pensando a lui e l'avrebbe
recitata senza timore e senza vergogna e proprio per questo, andò
fiero verso il suo destino.
|
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Capitolo 6 *** 6. Promessa ***
Un
saluto a tutti, purtroppo il trasloco sta durando parecchio e non ho
molto tempo per finire il capitolo come vorrei.
Vi
lascio alla lettura e mi scuso se ci ho messo tanto.
Un
grazie per tutte le recensioni ricevute.
6.
Promessa
Era
il primo di marzo, ma per qualche strano scherzo climatico faceva
troppo caldo ed era una giornata troppo bella per crederla vera,
almeno era questo che pensava guardando fuori dalla finestra, ma
semplicemente si sentiva troppo stretto e compresso in quel
bell'abito firmato, da non riuscire quasi a sopportarlo.
Erano
tutti in fermento. Erano stati chiamati camerieri e inservienti per
mettere a lucido tutta la casa e preparare ogni cosa per l'evento. In
giardino era stato allestito un grande gazebo bianco, ornato di
rampicanti e rose candide sistemate ad arte. Li sotto un piccolo
altare dove l'officiante avrebbe celebrato il rito e intorno panche e
sedute foderate per tutti gli ospiti.
Ritsu
non sapeva a chi fossero stati mandati gli inviti, ma dalla sua
stanza stava assistendo alla sistemazione di un centinaio di panche e
altrettante sedie, per cui ipotizzò all'incirca trecento
invitati ufficiali per il rito, ma era sicuro che per il ricevimento
se ne sarebbero presentati quasi il doppio.
Osservando
tutto con distacco strinse tra le mani i fogli su cui aveva scritto
la sua promessa, perché tale era, anche se non diretta alla
ragazza che sarebbe dovuta divenire sua moglie.
In
quegli ultimi istanti pensò a lui così intensamente che
sperò in una risposta.
Ormai
negare il suo amore per Takano era da stupidi, ma non era mai stato
lontano da lui così tanto tempo. Per quanto, all'inizio, si
fosse impegnato a mantenere una distanza professionale con il suo
superiore, ora quella distanza gli sembrava infinita e
insopportabile.
L'abitudine
di averlo accanto, di poterlo sentire o vedere in qualsiasi momento,
di percepirlo al suo fianco nel letto, erano sensazioni che gli
stavano provocando una grandissima crisi d'astinenza, tanto da
poterlo definire una vera e propria droga.
Era
drogato d'amore.
Sorrise
al solo pensiero, poteva davvero pensare una cosa simile senza più
diventare paonazzo o gridare d'imbarazzo come suo solito.
Solo
un leggero picchiettio alla porta lo riportò alla realtà.
Diede il consenso ad entrare, sapendo che, prima o poi, sarebbe
venuto qualcuno per chiamarlo o portargli qualcosa e infatti fece
capolino una testolina castana dai lunghi capelli, timida e insicura.
Una ragazza che forse non raggiungeva neanche la maggiore età
a vederla, vestita da cameriera e il viso arrossato dall'imbarazzo.
-
Mi scusi, ma mi hanno chiesto di portarla in giardino.- Abbozzò
un sorriso forzato, si sarebbe aspettato un uomo o comunque qualcuno
in grado di trattenerlo se fosse scappato, invece avevano mandato una
bambina timida e impacciata. Suo padre doveva davvero ritenerlo
sconfitto o comunque era convinto che non si sarebbe ribellato. Era
pronto da un pezzo, doveva solo indossare la giacca scura poggiata
sul letto e la ragazza corse a porgerla con educazione offrendosi di
aiutarlo.
-
Non serve, so come ci si deve vestire.-
-
Chiedo scusa.-
Forse
era stato troppo acido il tono usato, ma si era abituato ad usarlo
con Takano, ma lui al contrario di quella ragazzina gli rispondeva a
tono e quello era un gioco che piaceva ad entrambi, mentre ora si
sentì soltanto un idiota.
-
Pensi che sarà una bella cerimonia?- Lo chiese d'istinto,
forse per scusarsi di poco prima o forse perché quella
ragazzina gli faceva semplicemente tenerezza. - Io odio questo giorno
e tutto ciò che ci circonda.-
-
Io... io credo che vostro padre abbia voluto regalarvi un giorno
indimenticabile.-
-
Bhè di sicuro questo giorno non lo dimenticherà
nessuno.-
Aveva
comprato il vestito più bello e costoso di tutto il negozio e
ora lo indossò fiero e deciso.
-
Come sto?-
-
Sembri un idiota.- La voce profonda, ma seccata di Yokozawa non lo
offesero. Sapeva di averlo chiamato troppo presto quel giorno e di
avergli imposto di andare da lui e quindi non rispose alla
provocazione. - Perché mi hai chiamato?-
-
Sono andato a casa tua e non c'eri quindi ti ho telefonato.-
Decisamente
seccato e irritato si alzò dal letto e si avvicinò a
Takano sistemandogli il colletto della camicia che era rimasto
incastrato tra il doppiopetto e la giaccia.
-
Ti sto chiedendo perché sono qui a casa tua alle otto del
mattino a guardarti mentre indossi, e male per giunta, un completo
che costa tre volte il tuo stipendio.-
-
Kirishima-san si è arrabbiato per caso?- Yokozawa si ritrasse
come una lumaca nel guscio, staccandosi da lui e cercando di
nascondere l'imbarazzo per quella domanda. Ovviamente Takano sapeva
che Takafumi e Zen stavano insieme e che la telefonata in un giorno
festivo a quell'ora del mattino avrebbe irritato chiunque,
figuriamoci se era un ex a chiamare. - Ti chiedo scusa, so che sono
egoista, ma avevo bisogno di un po' di coraggio.-
-
Era gia sveglio, anche lui è stato invitato al matrimonio.-
Tornò a sedere sul letto sfatto, tirando un po' le coperte
per evitare scomode bozze e tornò a concentrarsi su Takano. In
quei giorni di attesa, Masamune aveva lavorato come un pazzo,
accollandosi sia i suoi compiti sia quelli di Onodera e non aveva mai
più parlato di quella situazione. Solo un giorno Kisa gli
aveva chiesto come mai non avessero detto a nessuno che Onodera si
era dimesso e per qualche secondo era sceso un silenzio tombale e
raccapricciante. Poi Takano si era alzato e tolto gli occhiali da
vista, serio e determinato aveva semplicemente detto che il secondo
giorno di Marzo, Onodera sarebbe tornato al lavoro, ma ora che era
giunto il momento, quella determinazione stava crollando. - Di cosa
hai paura Masamune?-
-
Non lo so. Non dubito dei miei sentimenti.-
-
Ma hai dubbi su quelli di Onodera, credo sia giusto.-
Non
negò ne acconsentì, non sapeva cosa pensare o dire. Ci
aveva pensato molto in quei giorni d'attesa, infondo Ritsu non lo
aveva mai contattato, ma questo non significava poi molto. Yokozawa,
semplicemente guardando Takano, riuscì a seguire il filo dei
suoi pensieri, ma non riuscì a trovare parole adatte per
calmarlo.
Cosa
avrebbe potuto dire?
Non
era rimasto con le mani in mano in quei giorni e aveva chiesto un po'
in giro notizie sul matrimonio del figlio di Onodera, ma aveva
scoperto ben poco. La famiglia aveva sempre reso pubblico il
fidanzamento tra Ritsu e An e così tutti gli estranei alla
famiglia non conoscevano che quella verità. Kirishima aveva un
conoscente nella compagnia Onodera, ma anche li le informazioni erano
varie e poco credibili, come il fatto che la ragazza fosse incinta e
per questo avessero anticipato le nozze.
Poi
però gli era giunta alle orecchie, sempre grazie a Kirishima,
un piccola e maliziosa voce. Gliene aveva parlato pochi giorni prima
Zen prima di andare a letto. Per un po' Yokozawa lo aveva sentito
rigirarsi tra le lenzuola come una lumaca e la cosa gli dava sui
nervi. Non dormivano spesso nella stessa stanza, ma ne approfittavano
quando la piccola Hiyo dormiva dai nonni o da qualche amica. Di
solito dormivano molto poco, ma quella sera Zen era stanco e non lo
aveva importunato poi molto, solo che sentirlo agitarsi e il fatto di
rimanere continuamente senza coperte lo avevano innervosito e, come
previsto, era scoppiato.
-
Insomma, mi sta venendo il mal di mare, vuoi fermarti o devo
prenderti a pugni!?-
Lo
aveva gridato tirando le lenzuola dalla sua parte e facendo rotolare
il compagno dalla sua parte. Così tra un grido e una lamentela
alla fine Kirishima aveva raccontato l'accaduto che lo rendeva
nervoso, aspettandosi poi un terremoto.
Gli
era giunta alle orecchie quella stessa mattina, era al telefono con
un collega di un'altra società, un tipo veramente seccante e
troppo loquace, ma doveva sopportarlo. Soprattutto Zen odiava il modo
in cui cambiava discorso e iniziava a tergiversare senza senso e
infatti accadde così anche quella volta, solo che l'argomento
preso lo fece innervosire.
-
Mi ha detto che è solo una voce, ma messa in circolo
dall'assistente di Onodera.-
-
Ne ho sentite tante di voci in questi giorni, che non ne ho proprio
voglia di parlarne a quest'ora.-
-
Ha detto che il motivo del matrimonio è perché pare che
al padre di Ritsu sia giunta voce della relazione con Takano-san e
che abbia ricattato il figlio per lasciare la Marukawa.-
-
Ricattato in che senso?-
La
storia era stata creata ad arte e sarebbe risultata persino
credibile. Ascoltare quelle parole lo fecero andare su tutte le
furie, certo erano solo dicerie, ma spiegavano perfettamente la fuga
di Ritsu e Yokozawa le prese per vere, ma ora era indeciso se dirlo o
meno a Takano.
Ritsu,
con la sua fuga lo stava proteggendo da uno scandalo assurdo che
avrebbe coinvolto persino tutta la Marukawa. Infondo non era così
assurdo come piano, le voci si spargevano in fretta e gli scandali
erano il pane quotidiano dei giornalisti. In poco tempo la Takano
Masamune sarebbe diventato il mostro che pur di fare carriera aveva
sedotto il figlio della Onodera Publicazioni, sfruttandolo e usandolo
contro la sua stessa famiglia per favorire la concorrenza, ovvero la
Marukawa.
Yokozawa
decise di non parlare, raccontargli quella che gli sembrava una vera
sciocchezza, avrebbe solo peggiorato le cose, così raccolse
tutto l'affetto che provava ancora per Takano e lo incitò a
fare ciò che il cuore gli suggeriva, se fosse scoppiato
qualche assurdo scandalo, lo avrebbero affrontato a tempo debito.
E
così, quando l'officiante ebbe finito di elogiare la famiglia
Onodera e di ripetere tutti gli obblighi e i doveri che- gli sposi
presenti stavano per farsi carico, iniziò la cerimonia vera e
propria.
An
era emozionata, gli occhi ludici e pieni di lacrime, mentre stringeva
la mano di Ritsu, che sembrava perfetto e impeccabile, una scena che
a Takano fece ribollire il sangue.
Era
arrivato un po' in ritardo a causa del traffico e la cosa lo aveva
reso nervoso e molto suscettibile. Aveva lasciato Yokozawa a casa sua
e si era reso conto che gli aveva nascosto qualcosa, ma non aveva
avuto il tempo di insistere su cosa lo turbasse.
Poi
al cancella della villa aveva dovuto sopportare una fila assurda
accanto a uomini fastidiosi e sudati, chiusi in completi costosi e
portati decisamente male, oppure vicino a delle donne civettuole con
chili di profumo che avrebbe steso un elefante al primo respiro.
Infine era stato bloccato da una donna che gli aveva strappato
l'invito dalle mani in modo brusco e che si stava subendo molte
silenziose imprecazioni.
-
Finalmente la incontro di persona Takano Masamune.
Riconobbe
subito la voce, tanto che per un secondo si trovò la mente
sgombra da qualsiasi pensiero. Davanti a lui una donna ben vestita e
distinta che gli sorrideva porgendogli nuovamente il suo invito. Fu
preso sottobraccio senza neanche rendersene conto e condotto lontano
dalla fila.
-
Devo dirle qualcosa in privato, possiamo fare la strada più
lunga.-
Invece
avevano fatto il giro della villa senza dire una sola parola e lo
aveva portato nella parte del giardino adibita per la cerimonia,
rimanendo distanti in modo che Ritsu non li vedesse.
-
Vorrei che lei portasse pazienza ancora un po', c'è una cosa
che deve ascoltare prima di fare la sua mossa.-
-
Non doveva dirmi qualcosa?-
-
Oh io avrei molte cose da dire, ma non hanno poi molta importanza. Ho
sempre creduto che ciò che un genitore deve fare è
proteggere i propri figli e in questo momento io dovrei proteggerlo
da li, signor Masamune, per questo ho accettato ciò che mio
marito aveva deciso, ma non conoscevo bene la situazione. Ora vorrei
che attendesse fino allo scambio delle promesse e poi sarà
libero di agire.-
-
Perchè fino alle promesse?-
-
L'ho appena detto, devo proteggere mio figlio. Se non sarà in
grado di reagire fino a quel momento, non le permetterò di
interrompere la cerimonia, perchè vorrà dire che il mio
Ritsu non è abbastanza maturo da prendersi le sue
responsabilità, proprio come se fosse ancora un bambino e io
da madre sceglierò ciò che per lui è il cammino
più semplice, ma se farà qualcosa allora vorrà
dire che è cresciuto e accetterò le sue scelte, anche
se lo porteranno a giorni difficili.-
Lo
accettò e rimase in attesa, per qualche motivo non era in
grado di dire di no a quella donna. Era una madre ed era meravigliosa
in ogni suo aspetto, lui questo poteva apprezzarlo più di ogni
altra persona al mondo.
Così
attese, rimanendo in ascolto, cercando di percepire ogni minino
movimento di lui e sperando in qualcosa, come mai in vita sua.
-
Ora, prima di arrivare alla parte importante di questa cerimonia,
vorrei che i promessi sposi si mettano l'uno di fronte all'altro e
raccontino, davanti a noi tutti, ciò che li ha portati a
questa decisione così importante e cosa sperano per il loro
futuro insieme. Lo sposo.-
Ritsu
si mosse appena, guardò An e poi rivolse uno sguardo a tutti i
presenti e prese un lungo respiro, in quel momento Takano perse per
un secondo il suo.
-
Mi chiamo Onodera Ritsu e oggi vorrei che tutti ascoltassero questa
storia. Chiedo scusa se sarò un po' prolisso, ma non sono
riuscito a omettere nulla. Fin da bambino ho sempre amato i libri e
non solo per il lavoro di mio padre, che reputo meraviglioso. Adoravo
il profumo dei libri e il rumore dello sfogliare delle pagine, la
fantasia degli scrittori e l'impegno degli editori affinché
qualcuno sia in grado di leggerlo. Da bambino leggevo molte favole e
pensavo che sarebbe stato meraviglioso poter vivere una vita come
quella dei protagonisti della storia, così presi tra avventure
mozzafiato e amori pieni di passione. Mi ritrovai a pensare spesso
che sarebbe stato bello poter incontrare una persona così
importante da farti combattere persino contro un feroce drago. Poi
crescendo ho capito che nella vita vera non ci sono questo genere di
avventure, ma non ho mai perso il mio amore per i libri ed è
stato proprio grazie a loro che mi sono innamorato per la prima
volta. Il mio primo amore si rifugiava in una libreria e leggeva in
silenzio, poi io da ragazzino sciocco, incapace di andare li e
presentarmi, leggevo di nascosto tutti i libri che aveva preso nella
speranza di conoscerlo meglio. Mi dispiace An-chan, ma io non sarò
mai un principe senza macchia e senza paura, potrei identificarmi
come la principessa indifesa e piagnucola tenuta prigioniera nel suo
castello dal feroce drago, non posso prometterti un futuro ne l'amore
che speri, perché infondo al mio cuore io ho sempre aspettato
il mio primo amore...- Forse per la sorpresa o lo shock, nessuno dei
presenti disse una parola, così come la ragazza le cui lacrime
tanto represse, iniziarono a scenderle copiose dagli occhi. - Oggi
però questa principessa sciocca ha deciso di diventare una
persona in grado di meritare il proprio principe, sono già
scappato una volta perdendo dieci anni della mia vita che avremmo
potuto passare insieme e non voglio perderne altri. Se questo mio
comportamento a qualcuno dei presenti risulta orribile o altro non mi
scuserò. Se la mia scelta disonora e delude così tanto
mio padre, non mi scuserò. L'unica persona che riceverà
le mie scuse è la stessa che ho lasciato giorni fa come un
codardo e che voglio rivedere al più presto... io sono
innamorato da più di di dieci anni del mio primo amore, un
ragazzo solitario che è cresciuto diventando una persona
meravigliosa, anche se irritante e decisamente egocentrico, ma è
l'unica persona oggi che voglio vedere.-
Seguito
da un silenzio e dalle lacrime della futura sposa, uscì dal
gazebo e a testa alta camminò tra gli invitati rimasti senza
parole con una sola immagine in mente, Takano-san, ripetuta così
tante volte che gli sembrò di vederlo davvero.
Lo
aveva ascoltato, catturando ogni singola parola e persino ogni
respiro di lui. Fu come se qualcuno lo avesse investito in pieno e
non riuscisse più a muoversi, solo la mano gentile e delicata
di una donna, che lo spingeva fuori dal nascondiglio lo fece
smuovere. Si ritrovò allo scoperto, in mezzo agli altri
invitati, tutti rigorosamente seduti e in silenzio. Lui così
alto e imponente, in piedi davanti allo sposo che orgogliosamente
camminava nella sua direzione.
Rimasero
fermi, ognuno al suo posto senza sapere come comportarsi. Quando
Ritsu si rese conto che quello che aveva davanti non era frutto della
sua immaginazione, gli si incendiarono le guance in pochi secondi.
-
Da quanto tempo sei qui?-
-
Abbastanza.-
-
Quindi hai sentito quello che ho detto?-
-
Direi proprio di si.- Dell'uomo fiero e deciso di pochi istanti prima
c'era rimasto ben poco. Ora Takano aveva davanti il solito ragazzino
che non riusciva a guardarlo negli occhi e sempre rosso come un
peperone. Gli poggiò una mano sulla testa, accarezzandolo e
scompigliandoli un po' i capelli. Che lo stessero guardando più
di trecento persone non gli importava affatto.
Poi
arrivò il momento, una voce forte e decisa ruppe quel silenzio
e si scagliò contro i due come un ruggito. Non era altro che
un uomo come tutti gli altri, con il peso degli anni e delle
responsabilità sulle spalle e un orgoglio da difendere.
-
Che diavolo stai combinando?-
Fu
Takano a prendere la parola, bloccando Ritsu che aveva raccoltoo
tutto il suo coraggio pur di fronteggiare il padre. Si frappose tra
lui e l'uomo, fiero e deciso come mai lo era stato e proprio come
aveva deciso di essere.
-
Io sono Takano Masamune e sono il compagno di Onodera Ritsu, che lei
lo accetti o meno. Può provare in tutti i modi ad allontanarlo
da me, ma le dico una cosa sola. Una persona meravigliosa mi ha detto
che i genitori fanno il possibile per rendere felici i propri figli,
però è anche vero che non sempre i figli e i genitori
hanno la stessa idea di felicità. Io qui le faccio una
promessa. Regalerò a Ritsu la stessa felicità che lei
spera per suo figlio, però so che questo lei non lo accetterà.
I miei genitori non si sono mai interessati di me e quindi io non
sono la persona adatta per parlare di amore familiare per questo le
dirò semplicemente che la rispetto, sia in campo lavorativo
sia per come si è comportato pur di salvaguardare suo figlio,
ma non le permetterò di allontanarlo nuovamente da me.- Si
voltò di colpo e di peso prese Ritsu portandolo a spalla e
stupendosi del fatto che non si ribellasse. - Quindi ora me lo porto
via. Lei faccia pure ciò che crede giusto signor Onodera e se
vuole buttare fango e calunnie su di me sia libero di agire come più
preferisce.-
Tra
le chiacchiere e lo stupore, il singhiozzare della povera ragazza
ancora ferma sull'altare e lo sguardo infiammato di quell'uomo, se ne
andò fiero del suo bottino. Tornò alla macchina e vi
poggiò Ritsu all'interno con delicatezza, poi salì
anche lui e se ne andarono.
Rimasero
in silenzio per tutto il tragitto, Ritsu con gli occhi bassi e le
mani che stringevano i pantaloni ormai tutti stropicciati e Takano,
che ogni tanto gettava uno sguardo verso il suo passeggero senza
trovare le parole per iniziare una conversazione.
Non
ci impiegò molto per arrivare a casa, parcheggiò in
retromarcia e spense la macchina. Nessuno dei due si mosse.
-
Ritsu, io...-
Le
parole rimasero bloccate in gola, fu così veloce che quasi non
gli sembrò reale. In pochissimi secondi Ritsu si era slacciato
la cintura portandosi sopra di lui e catturandogli le labbra in un
bacio delicato, ma pieno di passione. Takano lo strinse così
forte che entrambi rimasero senza respiro, ma continuarono a
baciarsi.
-
Mi dispiace...- lo disse tra le lacrime, giocando con i capelli di
Takano ormai scompigliati e le sue labbra che cercavano qualcosa di
più profondo e intimo. - Mi dispiace tanto.-
Takano
gli prese il viso tra le mani, allontanandolo da lui di qualche
centimetro, notando gli occhi e il viso arrossati quasi allo stesso
modo, anche se per motivi diversi. Aveva pianto e molto in quei
giorni, come un bambino indifeso forse lo aveva anche chiamato, ma
lui non era stato in grado di correre a salvarlo.
-
Per cosa ti stai scusando?-
-
Per ogni cosa. Per il passato e per ciò che accadrà.
Sono una persona egoista e meschina che ora riesce solo a pensare ai
propri sentimenti. Non mi sarei mai dovuto avvicinare a te.-
-
Non sei mai stato la causa dei miei problemi.- Lo baciò di
nuovo, provando a trasmettergli tutti quei sentimenti che a parole
erano indescrivibili. Lo sentì sopra di lui così
piccolo e fragile che chiunque si sarebbe innamorato nuovamente di
lui, come poteva odiarlo o avercela con lui in qualche modo. - Non ti
ho mai odiato ne considerato una seccatura. In quei giorni in cui non
mi importava di nulla mi sei piombato addosso con la tua sincerità,
così bella e delicata, e sei stato in grado di aprire il mio
cuore. Abbiamo sbagliato entrambi, tu per la tua ingenuità e
io perché non sono stato capace di esprimermi come avrei
dovuto, ma lo abbiamo superato e il periodo buio della mia vita non è
stato a causa tua. Sono rinato più forte e deciso e il destino
ti ha fatto tornare da me. Ciò che mi importa davvero è
essere felice e rendere felice te. Mi farò da parte solo
quando mi dirai che non mi vuoi.-
Non
ne sarebbe mai stato in grado, perchè ricordava bene quella
stupida volta in cui Yokozawa lo aveva provocato e gli era uscito di
bocca. Non avrebbe mai potuto dimenticare il malessere e la tristezza
che quella scenata da bambino gli aveva provocato.
Quando
entrarono nel palazzo insieme, passando davanti a tutte quelle
persone che anche solo per curiosità si affacciavano dalla
porta cercando di capire se quell'uomo sereno e bellissimo fosse lo
stesso che giorni prima era capitolato a terra ubriaco.
Casa
di Takano era profumata e accogliente e Masamune si rese conto che
era stata opera di Yokozawa e ne fu felice.
-
E' bello tornare a casa.- Seguì con lo sguardo Onodera che si
toglieva le scarpe e esplorava l'appartamento come se lo vedesse per
la prima volta, poggiando la mano sul muro e sui mobili che
incontrava. Stranamente l'appartamento di Takano gli piaceva più
del suo, era sempre bello e ordinato, ma c'era qualcosa che lo
rendeva veramente speciale e ora sapeva che era per la presenza di
Masamune.
-
Ho fatto riordinare il tuo appartamento e ho annullato la disdetta
del contratto che era arrivata a tuo nome.-
-
Sei stato gentile, ma non credo di volerci tornare.-
-
Dove vorresti andare?-
-
Vorrei stare qui, nel posto in cui tu vivi e dove non ci separa
nulla, ma forse sono un po' esagerato e tu non mi vorrai tra i
piedi.-
-
Va bene.- Si avvicinò rimanendogli alle spalle e
abbracciandolo dolcemente, Ritsu era davvero minuto in confronto a
lui e abbracciarlo gli provocava sempre un gran senso di protezione
nei suoi confronti. - Vieni a vivere con me. Se non vuoi qui
troveremo un altro appartamento, un altra città o un'altra
nazione non mi importa.-
Così,
in pochi istanti, quell'appartamento che aveva portato a tante
coincidenze, si riempì di un amore dolce e sensuale. Si
strinsero e si baciarono, coccolandosi e divenendo l'uno parte
dell'altro in un gioco di sincerità e spontaneità,
perché questo era il loro amore.
Il
primo amore sbocciato tra i libri e fiorito con il tempo.
Il
primo amore che aveva affrontato incomprensioni e periodi oscuri.
Il
primo amore che aveva affrontato il destino e si era ritrovato.
Cosa
li aspettasse? Non lo sapevano e non gli importava, ciò che
volevano veramente erano quei piccoli momenti insieme che non
avrebbero perso più per nessuna ragione.
….
Non
è ancora finito, c'è una piccolo capitolo finale che
pubblicherò a breve... spero comunque che vi sia piaciuto
tutto...
|
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Capitolo 7 *** Finale ***
7.
Finale
“ 15/03/2012
Caro
Padre,
spero
che leggerai questa lettera prima o poi.
So
che il mio comportamento ti avrà causato molti problemi e mi
rendo conto di averti messo in imbarazzo davanti a tutte quelle
persone.
Probabilmente
avrei dovuto prendere coraggio e parlarne direttamente con te invece
di arrivare a tanto e non voglio prendere scuse del tipo “non
mi hai dato la possibilità di parlare” o “non mi
hai ascoltato” perché so che non è vero.
Sono
sicuro che se fossi venuto da te prima di quel giorno ne avremmo
discusso, forse mi avresti sgridato, ma poi ci saremmo capiti.
Ho
anche compreso la posizione di An-chan in tutta questa storia.
All'inizio le davo la colpa per averti detto di Takano-san, ma la
colpa è solo mia. Avrei dovuto essere sincero con lei, mi sono
sempre limitato a dirle che non ero innamorato di lei, ma non le ho
mai spiegato come stavano le cose e mi sono reso conto del fatto che,
se lei ti ha detto tutto, lo ha fatto per proteggermi, altrimenti non
avrebbe pianto tutto il tempo in quel modo e io sono stato uno
stupido a trattarla male.
Ho
saputo anche dell'invito di Takano, ma scommetto che non è
stata An a mandarlo, ma lo hai fatto tu, sperando che lui si mettesse
da parte e non interferisse, ma devi sapere che Takano-san è
testardo e forse quel gesto ha avuto l'effetto contrario.
Sai,
ho sempre cercato di far colpo su di te.
Ho
lasciato la compagnia per la Marukawa per dimostrarti che potevo
diventare una persona rispettabile senza rimanere sotto la tua ala
protettrice.
Poi
però sono successo molte cose.
Non
ho avuto la possibilità di lavorare nella letteratura e mi
hanno inserito nella Emerald, un posto strano e pieno di gente
strana.
Volevo
trasferirmi, sarei rimasto li per un mese e poi avrei chiesto di
passare nell'altro dipartimento, ma ho trovato lui.
Ora
non arrabbiarti se ti parlo di Masamune, ma voglio che tu sappia.
Forse
la mamma ti avrà raccontato qualcosa, ma non sono i fatti ad
essere importarti, ma solo ciò che provo. Ho amato questa
persona quando ero un ragazzino e ho continuato ad amarla anche
quando non eravamo vicini. Non mi sarei mai potuto innamorare di An
ne di nessun altra ragazza e non si tratta di amare donne o uomini,
si tratta di amare una sola persona nella vita perché in fondo
al cuore sai che è quella giusta per te.
Per
uno scherzo del destino ho incontrato di nuovo quella persona e anche
se mi sono impegnato a non far venire a galla i miei sentimenti,
stare lontano da lui e sapere di non poterlo più vedere li ha
resi ancora più forti.
Ti
scrivo anche per dirti cosa è successo dopo.
Il
secondo giorno di Marzo sono tornato alla Marukawa e ho chiesto ad
Isaka-san di poter riavere il mio posto di lavoro. Naturalmente
sapeva cosa era accaduto e mi ha fatto un sacco di domande sul fatto
che la mia ribellione, così l'ha chiamata, potesse avere
ripercussioni sulla compagnia. Io non potevo rispondere, non sapevo
cosa avresti fatto, ma Isaka-san è una brava persona e mi ha
accontentato, anche se ora sono tornato un semplice apprendista e per
un po' non potrò lavorare da solo con gli autori, ma mi
accontento. Ho ancora molto da imparare.
Nella
Emerald sono stati tutti felici di vedermi e anche se sanno della mia
relazione con Takano, non mi hanno giudicato e non sembra essere un
problema.
Poi
mi è arrivata la lettera del tuo avvocato, un po' me lo
aspettavo.
Ora
mi chiamo Oda Ritsu, infondo anche questo cognome ha un significato
importante per me e anche se tu non mi consideri più tuo
figlio io ti voglio comunque bene.
Ora
il mio stipendio è un po' limitato, farò fatica a
restituirti i soldi del matrimonio e pagare tutte le spese, ma farò
il possibile. In busta c'è il primo assegno, so che non è
quello che ti aspettavi, ma migliorerà.
Ho
cambiato casa, Takano si occupa delle spese principali visto che
viviamo insieme e mi sento un po' un parassita, ma sto facendo del
mio meglio. Per qualsiasi cosa ti ho lasciato il mio nuovo indirizzo
e numero di telefono.
So
di essere stato un figlio deludente e so che sei arrabbiato, ma io
sono felice. Stare con la persona che ami e avere degli amici che ti
capiscono e ti supportano è la vita migliore che ci si possa
aspettare e un giorno mi piacerebbe avere anche una famiglia con cui
condividerla.
Sappi
che aspetterò sempre una tua risposta, che sia domani o tra
vent'anni e continuerò a scriverti non solo per mandarti gli
assegni, ma perché egoisticamente voglio che tu sia partecipe
della mia vita.
Ti
auguro tutta la felicità che un figlio può sperare per
il proprio padre e spero di poterti rivedere presto e scusarmi ancora
di persona.
Alla
prossima
Oda
Ritsu”
Chiuse
la lettera stando ben attento a non creare altre pieghe sulla carta e
la chiuse nel cassetto. Si strofinò gli occhi stanchi e
arrossati e fece per alzarsi, quando la voce gentile di una donna lo
fece sussultare.
-
Per quanto ancora vuoi continuare?-
-
Fino a quando sarà necessario.-
-
Abbiamo risolto ogni cosa e non è stato neanche così
difficile o imbarazzante come credevi. Non credi di aver esagerato?
E' anche mio figlio e non mi va giù che perda il suo cognome
per una cosa così sciocca.-
Rimase
in silenzio, sistemandosi sulla poltrona della scrivania e cercando
le parole adatte. Non si pentiva di nessuna azione compiuta, ne di
ciò che era successo dopo.
Aveva
diseredato suo figlio e chiesto il risarcimento per la cerimonia, era
giusto, infondo quello che ne aveva subito le conseguenze era stato
lui e non Ritsu, ma dopo un paio di giorni da quella decisione e dopo
averci pensato così tanto da non riuscire a dormire, si rese
conto che l'unico sentimento che provava era solo un gran senso di
colpa.
-
Voglio che impari l'ultima lezione che potrò impartirgli. La
vita non è semplice e non bastano i sentimenti per andare
avanti. Io ho creato il mio futuro e lui dovrà creare il suo
prendendosi le responsabilità del suo comportamento e delle
sue scelte. Mi ha detto di aver sempre voluto fare colpo su di me e
di non esserci mai riuscito perché io lo proteggevo. Bhè
ora non lo farò più, sarò un suo nemico per un
po' e vedremo come se la caverà. Non sarà più un
figlio di papà, sarà solo Ritsu come ha sempre voluto e
vedremo di cosa sarà capace.- Sorrise, dopo giorni cupi e
deprimenti, si lasciò andare ad un piccolo sentimento ilare e
gioioso. - Intanto metti da parte gli assegni in un conto solo suo,
quando sarà pronto riavrà anche i soldi.-
Finiva
così una delle tante storie.
Per
una conclusa se ne apriva un'altra e un'altra subito dopo, andando
sempre avanti, intrecciando il proprio futuro con quello della
persona amata e costruendo pian piano, le fondamenta della propria
vita.
E
siamo alla fine, dovevo mettere tutto nel capitolo 6 a dir la verità,
ma ho preferito staccare per non rendere tutto troppo melenso.
Bhe
spero che vi sia piaciuta, purtroppo è stata una ff un po'
sfortunata e avrei voluto dedicargli molto più tempo, ma è
finita così.
Alla
prossima!!! un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e
recensito.
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