Hurricane! (ciò che guida il mio cuore...)

di Yuichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ciò che distrugge il cuore ***
Capitolo 2: *** 2. Come dieci anni prima ***
Capitolo 3: *** 3. Frattura ***
Capitolo 4: *** 4. Volontà ***
Capitolo 5: *** 5. Questo è amore ***
Capitolo 6: *** 6. Promessa ***
Capitolo 7: *** Finale ***



Capitolo 1
*** 1. ciò che distrugge il cuore ***


1. Ciò che distrugge il cuore...


Finalmente quell'orribile periodo stava arrivando a conclusione. San Valentino si stava rivelando la festività più brutta di tutto l'anno nella compagnia. Dovevano sbrigare il triplo del lavoro e come al solito gli autori erano in ritardo sia con le scadenze normali che con quelle speciali. Erano stati costretti a correre a destra e a manca cercando di far muovere qualcosa e Ritsu si era ritrovato a litigare con le stamperie più volte per posticipare la scadenza delle consegne.

Erano ormai le undici di sera e non si era ancora risolto niente, mancavano ancora i lavori di Chiharu Yoshikawa e Hatori era stato costretto ad andare da lui in tutta fretta e, quello di Erika Ichinose, per cui Takano-san stava gridando al telefono da più di un'ora.

Infine ormai l'una del mattino, quando Hatori era tornato con il lavoro e quello di Takano era arrivato per fax, decisero di chiudere la giornata.

- Ottimo lavoro ragazzi. Grazie a tutti domani potremo avere una giornata tranquilla.-

Takano li aveva salutati e quasi avessero le ali ai piedi, si erano dileguati tutti in pochi secondi. L'unico rimasto, Onodera Ritsu, stava riordinando alcuni fogli e cercando di trovare la sua borsa, nascosta in un mucchio di quello che ora non era altro che immondizia.

- Onodera! Sei stato l'unico puntuale con la scadenza. Ottimo lavoro.-

- Ah, grazie, ma è merito di Mutou-sensei che è riuscita a finire in tempo, io ho fatto veramente poco questa volta.-

- Sei stato comunque molto bravo, accetta i complimenti quando sono meritati.- Non ci aveva fatto caso, intento a cercare le sue cose, ma Takano era così vicino a lui che quell'ultima frase gli era stata sussurrata all'orecchio provocandogli un brivido caldo ed eccitante lungo tutto il corpo. Si scostò di colpo preso dall'imbarazzo, ma ormai Takano era abituato alle sue reazioni esagerate e lo aveva già bloccato con un lungo bacio.

Staccandosi per riprendere fiato cercò nuovamente di mantenere quella che lui aveva inteso come “distanza di sicurezza”, ormai ne aveva un disperato bisogno perché aveva ammesso di amarlo, anche se non lo aveva direttamente detto all'interessato, ma il suo corpo più volte aveva parlato a sproposito.

- Siamo al lavoro, potrebbero vederci.-

- A quest'ora non c'è più nessuno, potrei prenderti qui e fare ciò che voglio per tutta la notte senza che nessuno venga a disturbarci.- lo prese tirandolo verso di se e infilando una mano sotto la maglia del ragazzo, che nonostante le proteste non sembrava volersi scostare realmente. - Vengo da te stanotte.-

- Ah, ma... Takano-san... casa mia è...-

- Un vero disastro... mi ci sto abituando.- Lo baciò sul collo e poi risalì nuovamente alle labbra, saggiandole con passione. - Voglio averti stanotte, non importa dove o come.-

- Allora vengo io da te.-

Si scostò incredulo, quasi per accertarsi di avere tra le braccia la stessa persona che amava fare un milione di storie, gridare e dimenarsi per niente. Spalancò gli occhi quando per un attimo si ritrovò lo stesso Ritsu di dieci anni prima, il viso rosso e gli occhi bassi che si aggrappava a lui sopraffatto dai sentimenti.

Represse lo stupore, doveva approfittarne, prima che tornasse il Ritsu urlante e confusionario, prima che iniziasse a rifiutare le sue attenzioni. Benedì il suo buon senso di aver preso l'auto quella mattina e ringraziò l'ora tarda e l'assenza di traffico. Arrivarono a casa in poco meno di quindici minuti, tempo in cui Takano non aveva fatto altro che lanciargli occhiate furtive sperando che non cambiasse idea, non che sarebbe servito a molto comunque. Ormai era preso dall'eccitazione e anche se si fosse ritrasformato nel solito Ritsu non avrebbe avuto scampo.


Tirò fuori le chiavi dell'appartamento a fatica, visto che con un braccio doveva tenere stretto a se la sua piccola preda, mentre con l'altra spogliarlo e aprire la porta.

- Takano-san... aspetta almeno di entrare in casa...-

- Sai da quanto tempo non ti tocco? Credi che riesca ancora ad aspettare?-

Era vero, persino Ritsu che era sempre riluttante e cercava in tutti i modi di non pensare al corpo del suo superiore, si sentiva frustrato. Subito dopo l'inizio del nuovo anno, avevano iniziato a lavorare per le solite consegne e per lo speciale di San Valentino e non erano mai riusciti a ritagliarsi del tempo per loro. Persino Takano che era sempre ben disposto verso quelle particolari attenzioni, era stato più volte sopraffatto dalla stanchezza e quelle poche volte che avevano cercato un po' di intimità, si erano ritrovati semplicemente a dormire insieme. Non che non fosse piacevole svegliarsi con il calore di un corpo vicino, ma ormai questo non bastava a nessuno dei due.

Preso dai pensieri non si rese conto che praticamente Takano-san lo aveva preso di peso, fatto entrare in casa, spogliato e gettato sul letto in meno di un paio di minuti.

Non gli lasciò il tempo per fare nulla, Takano gli serrò le labbra con un bacio dopo l'altro, giocando con la sua lingua e staccandosi appena in tempo da vedere il viso e l'espressione del partner che cercava ancora un contatto. Sapeva giocare in modo crudele a volte.

- Dimmi che ti sono mancato... dimmi che vuoi che vada avanti.-

Ritsu non ne fu capace, non riuscì a dire neanche una parola, ma lo voleva in un modo quasi ossessivo, tanto che per la prima volta riuscì a vedere la stessa espressione sul viso dell'altro. Takano aveva le guance rosse, il respiro affannoso e gli occhi lucidi, come in preda ad una febbre altissima. Fu così che decise di aiutarlo almeno a spogliarsi, gli afferrò la maglia e delicatamente, tirandosi a sedere verso di lui, la sfilò. Ritsu si ritrovò con il viso a pochi millimetri dal petto di Takano-san, riuscendo persino a sentire il battito del suo cuore. L'altro rimase semplicemente in ginocchio in quella posizione sperando che per una volta fosse lui a prendere l'iniziativa.

Onodera Ritsu, il ragazzino che dieci anni prima si era dichiarato a lui tra gli scaffali della biblioteca, ma che non riusciva a guardarlo in viso e neanche ad aprire la bocca quando si baciavano, ora lo stava toccando dolcemente, accarezzandogli la pelle umida di eccitazione; lo stava baciando sul petto e lentamente si avvicinava alla sua bocca, mentre con la mano cercava di dare un po' di sollievo al compagno.

Non riusciva ancora a dire quelle due parole che a Takano uscivano con tanta facilità, ma sperò di riuscire a dimostrarlo almeno in piccola misura quella volta, in una notte che sembrò non finire mai.


Quando il telefono iniziò a vibrare sul comodino erano appena le otto del mattino. Ritsu si mosse controvoglia verso l'apparecchio per cercare di farlo smettere e non fu un gesto facile, stretto com'era tra le braccia di Takano, che neanche in pieno sonno allentava la presa su di lui. Lo sfiorò appena, ma la vibrazione lo fece spostare e riuscì ad afferrarlo, solo allora si rese conto che non era il suo cellulare, ma ormai aveva sbirciato sul display chi stesse effettuando la chiamata. Yokozawa.

Non riuscì a spiegarsi il motivo, ma nascose il cellulare sotto il cuscino e iniziò a pregare che smettesse di squillare. Perché proprio Yokozawa doveva chiamarlo nell'unico giorno libero che si erano ricavati dopo tanta fatica, e perché proprio a quell'ora? Possibile che non si fosse ancora rassegnato a lasciar andare Takano-san?

Si sentì egoista e anche stupido. Quella avrebbe potuto essere una chiamata di lavoro, ma lui semplicemente non riusciva ad accettare che tra loro ci fosse sempre l'ombra imponente di quell'uomo. Sapeva che Takano aveva messo in chiaro la situazione, ma come poteva sperare in una resa incondizionata.

Tirò fuori il cellulare e si girò verso Takano per svegliarlo, ma non appena voltò il viso incontrò le iridi ambrate del compagno completamente sveglie e vigili. Lo aveva visto nascondere il telefono e ora come avrebbe reagito? Sicuramente si sarebbe arrabbiato per quel comportamento poco professionale, perché non era in grado di dividere la vita privata da quella lavorativa e perché si era comportato da immaturo.

Strinse tra le mani il cellulare cercando qualcosa di dire, non riusciva a decifrare quello sguardo ne a capire come comportarsi e alla fine disse semplicemente la prima cosa che riuscì a mettere insieme, in quel caos di pensieri.

- Il telefono... è per te.-

Come un bambino con la voce tremante vicina al pianto, di chi si sente colpevole e sa che verrà sgridato lo porse all'altro, ma la risposta di certo non se l'aspettava. Takano prese il telefono, ma strinse anche la mano del compagno e con una dolcezza da fargli stringere il cuore in petto lo baciò sulle labbra e gli augurò il buongiorno più bello che avesse mai ricevuto.

- Non rispondi?-

- Se è importante richiamerà di certo.-

- Mi hai visto?-

- Ho visto, ma non mi posso arrabbiare infondo anche la gelosia è una dimostrazione d'amore, finché non me lo dirai apertamente devo cogliere ogni attimo.-

- Scusa lo stesso. Non devo comportarmi in questo modo stupido.- Si mise seduto sul letto, nonostante la notte di passione non sentiva alcun dolore, al contrario era come se avesse recuperato tutta l'energia spesa in quel periodo. Di certo Takano sapeva come lasciare i segni del suo passaggio sul suo corpo, ma ormai non gli davano più fastidio.

Masamune continuava a fissarlo e Ritsu questo lo sapeva bene, sicuramente di aspettava qualcosa da lui infondo era San Valentino, il giorno che a lavoro tanto avevano odiato, ma che non sembrava poi così male. Come doveva comportarsi? Di certo non aveva alcun regalo da dargli, un'altra festività passata senza avergli dato nulla. In casa aveva del cioccolato, alcune dipendenti gliene avevano regalato qualcuno prima, visto che il 14 di febbraio quell'anno veniva di domenica e non si sarebbero potuti incontrare, ma anche Takano ne aveva ricevuto quindi non contava di certo come regalo personale. Continuò a scervellarsi qualche minuto in cui non si accorse che anche Takano si era messo seduto e aveva aperto un cassetto del comodino tirando fuori una piccola barretta di cioccolato. L'aveva aperta e spezzato un quadrato richiamando l'attenzione del concentrato Ritsu che come previsto si era voltato di scatto a bocca aperta verso di lui. Riuscì ad infilargli quel pezzetto di cioccolata in bocca lasciandone un po' fuori in modo da prenderne l'altra metà con la sua. Le loro labbra si toccarono nel sapore della cioccolata e fu decisamente imbarazzante. Takano ne prese solo un piccolo pezzettino e mentre lo mandava giù sorrise.

- Buon San Valentino.-

Al contrario Ritsu con la bocca piena mugugnò una risposta incomprensibile cercando di non farsi andare tutto di traverso. Takano scoppiò a ridere, sicuramente quel ragazzo incomprensibile e così buffo sapeva fargli iniziare bene una giornata e Ritsu sentì un sentimento zuccherino prendergli il cuore e lo stomaco. La cioccolata era dolce, ma il viso di Takano sereno e felice lo era molto di più.

Mentre Takano si chiudeva in bagno per una doccia, lui si mise alla ricerca dei suoi vestiti stupendosi di trovarli tutti in stanze diverse. Non sentiva più l'urgenza di scappare da quell'appartamento come le prime volte, non era a disagio e lentamente riuscì persino a ritrovare i boxer che per qualche strana magia erano finiti sul divano e più si sforzava e più non riusciva a ricostruire una dinamica adatta per cui le sue mutande potessero essere finite proprio li, mentre i pantaloni erano accanto al letto.

Era riuscito a recuperare tutto tranne un calzino che ormai dava per deceduto quando il suo telefono iniziò a squillare. Corse verso il suono dell'apparecchio che trovò sotto il letto e rispose senza neanche guardare chi fosse.

- Onodera?-

Conosceva quella voce profonda e con un tono acido, Yokozawa. Perchè stava chiamando lui? Forse perché Takano non aveva risposto e lui aveva supposto che stessero insieme?

- Onodera ci sei? Non fatemi perdere tempo in queste cose!-

- Ah si! Sono Onodera. Yokozawa-san è successo qualcosa?-

- Onodera, Masamune dov'è?-

- Takano-san è nel suo appartamento.- Non era una vera a propria bugia in effetti, però si sentì comunque un codardo in quel momento. - Posso provare a chiamarlo da qui se deve parlare con lui.-

- Ah lascia stare posso dirlo anche a te. Di a Masamune che ho lasciato i biglietti del concerto nel primo cassetto della sua scrivania. Andateci insieme non mi importa, ma lui deve andarci per forza, mi sono fatto in quattro per prenderli.-

- Concerto?-

- Non lo sai? Ma insomma lavori o no nella nostra compagnia? Che ti dice il cervello? Non sai dell'anime che produrranno sul manga di Ichinose Erika?-

No non ne sapeva nulla. Un serie animata tratta da un manga editato da Takano-san doveva essere una notizia bellissima, eppure lui non ne aveva mai parlato, ma naturalmente Yokozawa lo sapeva e questo un po' lo infastidiva, senza contare il tono cattivo che aveva assunto al telefono. - Oh lasciamo perdere. Oggi c'è il concerto di San Valentino, parteciperanno molti cantanti famosi e visto che la storia si incentra proprio su due cantanti, l'autore ha chiesto a Masamune di aiutarla a scegliere la voce che si avvicinasse di più ai due protagonisti. Ti è chiaro ora? Non farlo disertare è una cosa importante.-

Riagganciò subito dopo, Ritsu si era reso perfettamente conto che Yokozawa era nervoso, ma non riuscì a capirne il vero motivo. Probabilmente non andare al concerto con Takano era una delle motivazioni e lui ora cosa avrebbe dovuto fare?

Takano non sembrava molto coinvolto in quella storia, altrimenti avrebbe accennato alla serie animata e al concerto, per non parlare del fatto che era strano che chiedessero ad un editor di scegliere una voce. Avrebbe dovuto chiederlo direttamente a lui, ma auto invitarsi al concerto era sicuramente una cosa che non sarebbe riuscito a fare in modo normale.

Si avvicinò alla scrivania e aprì il cassetto indicato da Yokozawa, i biglietti erano proprio li ed erano due. Li prese leggendo i nomi di alcuni cantanti che avrebbero partecipato, lui non era un grande amante di quel tipo di musica, ma molti li aveva sentiti più di una volta. Infondo era per lavoro, poteva chiederlo senza sentirsi troppo in imbarazzo, poteva chiedere al suo superiore di andare con lui al concerto, non era un appuntamento, ma un'uscita di lavoro.

- Vuoi andarci?-

Scattò sull'attenti, come un bambino preso in fragrante a combinare qualche marachella. Il cuore iniziò a battere così veloce che riuscì a sentire il sangue pulsargli forte fino alle orecchie, eppure era stato attento a seguire i movimenti di Takano in bagno, aveva lasciato l'acqua della doccia ancora aperta.

- Eh? Ah Yokozawa-san mi ha chiamato. Il concerto è per lavoro. Devi andarci e...-

- Ti sto chiedendo se vuoi venire con me.-

- Bhe potrei darti qualche consiglio se vuoi.-

- Non sono i consigli quello che voglio.- Poteva sentirlo, era proprio dietro di lui, percepiva chiaramente il calore del suo corpo ancora bagnato. Poi lo prese per le braccia e quella sensazione si espanse dappertutto, tanto che le gambe faticarono a reggere il suo peso. - Quello che voglio è un appuntamento con te.- Si fece guidare, Takano lo forzò gentilmente a voltarsi verso di lui, lo avrebbe baciato e forse avrebbero fatto molto di più, ma di certo quando vide il volto di Onodera non era quella l'espressione che si aspettava.

- Sei nudo.-

- Si.-

- E hai anche lasciato l'acqua aperta in bagno.-

- Si.-

Fu un secondo, scoppiò come un vulcano con tutti quei movimenti assurdi che faceva per nascondere l'imbarazzo e quelle grida di rimprovero che di certo non lo spaventavano. Alla fine, tra un insulto e un grido, gli scappò da le mani e anche dal suo appartamento. Era veramente assurdo, riusciva sempre a fare il contrario di quello che voleva, come ci riuscisse era un mistero che lo divertiva. Era diverso dal Ritsu che aveva conosciuto, dal ragazzino che non era riuscito neanche a presentarsi e di cui per dieci anni non aveva neanche conosciuto il vero nome, ma questo Ritsu era quello che lo aveva fatto innamorare ancora e di cui si invaghiva sempre di più.


Non sapeva spiegarselo, ma non era ne arrabbiato ne confuso come spesso era capitato. Semplicemente era scappato solo per fargli un piccolo dispetto e ora rideva, come mai gli era capitato pensando al pomeriggio che stava per arrivare.

Sinceramente si rese conto che non gli importava se era un'uscita di lavoro o un appuntamento, poteva stare con lui e solo quello gli era sufficiente. Nonostante ci avesse provato a non innamorarsi, nonostante avesse provato a mantenere le distanze, alla fine si era rivelato tutto inutile e il suo cuore ora sobbalzava come dieci anni prima, quando gli era sufficiente guardarlo da stalker da dietro gli scaffali della biblioteca e ormai un pensiero soltanto era fisso nella sua mente. Lui lo amava, come dieci anni prima anche ora, forse addirittura di più, perchè non era più un bambino inesperto, ma un adulto anche se decisamente immaturo a volte e l'unica cosa che voleva era stare con lui. Questa volta non ci sarebbero state stupide incomprensioni, non avrebbe sbagliato e non lo avrebbe lasciato, era convinto che qualsiasi cosa fosse successa, non si sarebbe allontanato da lui, neanche quando il suo stupido cervello diceva di voler cambiare lavoro o lasciarlo.

Forse fu proprio quella decisione così forte e sicura a distruggere il suo cuore e il suo amore, se solo avesse saputo che sarebbe bastata una telefonata per disintegrare i suoi pensieri, sicuramente avrebbe lasciato quel lavoro che lo aveva portato all'amore, non appena si fosse reso conto di chi era il suo superiore.


Quel giorno stesso, mentre Masamune lo aspettava nel parcheggio fumando lentamente una sigaretta, Onodera Ritsu, sparì nuovamente dalla sua vita con un semplice messaggio.


“ Mi dispiace per tutto quello che ho fatto, non avresti dovuto incontrarmi di nuovo.”



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Capitolo 2
*** 2. Come dieci anni prima ***


Salve a tutti!

Ecco il secondo capitolo, anche se è solo un piccolo intermezzo dovevo per forza farne un capitolo a parte. In pratica la mia storia si sviluppa dopo la fine della seconda serie di Sekai-Ichi Hatsukoi, ma le vicende soprattutto l'incontro di Kirishima e Yokozawa è come dire, un po' velocizzato. Ho conosciuto da poco questa coppia leggendo le novel di Yokozawa no baai e mi piace un sacco quindi avranno un grande spazio durante la storia.

Se chi legge ancora non la conosce posso consigliare di cercare il blog “Love the Love” che traduce sia il manga di Junjou che Sekai-ichi e anche le novel e scoprirà una vera e propria chicca.


Ultimo, ma non meno importante ringrazio Titania91 e Hylenia per le due recensioni al primo capitolo. Mi metto sotto a scrivere il terzo e pubblicarlo il prima possibile.


Buona lettura a tutti.


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2. Come dieci anni prima...


Bussava ormai da una mezz'ora. Aveva provato ad aprire con la sua copia delle chiavi, ma non ci era riuscito in nessun modo, sicuramente la serratura era bloccata dall'interno con una chiave gia nella toppa.

- Masamune! Dio Santo apri questa cazzo di porta!-

Era agitato e fuori di se. Era stato chiamato da un milione di persone che si lamentavano dell'impossibilità di contattare Takano, non si era presentato al lavoro da due giorni e non era mai successo. Lo aveva chiamato e il telefono non era neanche attivo. Poi aveva chiamato Onodera, anche lui assente e irraggiungibile. Ciò che sapeva per certo era che Takano non era andato al concerto e non contattava gli autori da allora. In redazione era scoppiato il finimondo, i produttori dell'anime avevano chiamato molte volte per conoscere il parere dell'editore sui doppiatori, era una cosa che non si concedeva a chiunque e il fatto che Takano se ne fosse lavato le mani in quel modo aveva mandato in bestia persino Isaka-san.

All'inizio aveva pensato a qualche loro stupidaggine, se si fossero semplicemente presi dei giorni di ferie invece che scappare come due ragazzini avrebbero risolto molte cose, ma poi Isaka-san era piombato nel suo ufficio, trafelato e decisamente sconvolto, tirandogli addosso una specie di lettera stropicciata.

- Che roba è?- aveva risposto scocciato, non solo era pieno di lavoro, ma doveva fare di nuovo la balia a Masamune e non è che ne fosse entusiasta, dopo ciò che era successo.

Certo ora non ci pensava molto su, infondo la sua vita aveva preso una stranissima piega in pochissimo tempo. Aveva conosciuto due persone che erano diventati molto importanti, ma ad una di queste non lo avrebbe mai detto. Per questo aveva preferito mantenere le distanze per un po' e mettere ordine nel suo cuore e nella sua vita, per riuscire ad affrontare le cose nel migliore dei modi.

- Yokozawa tu qualcosa la devo pur sapere! Che mi rappresenta questa?-

- Ti sto dicendo che non ho idea di cosa...- dispiegò la lettera e rispose iniziando a leggere, ma ciò che vide gli fermò il sangue nelle vene.

Era una lettera di dimissioni, firmata da Onodera Ritsu.

- Takano sparisce e Onodera si dimette, che significa? Tu sei amico di Takano, non venirmi a dire che non sai niente.-

Non lo sapeva, non ne aveva la minima idea.

Senza neanche riuscire a riprendere un respiro regolare, si era alzato ed era scappato, correndo in macchina e prendendo la via per raggiungere Takano il prima possibile. Arrabbiato, furioso, stupito, amareggiato, non sapeva come descriversi, ma una cosa era certa, ciò che avrebbe trovato non gli sarebbe piaciuto, perché tutta quella faccenda gli sembrò una cosa già vissuta.


Quel presentimento che lo attanagliava da quando era letteralmente scappato dalla Marukawa, lo stava spingendo a buttare giù quella maledetta porta che non voleva aprirsi.

- Masamune ti prego, non farmi chiamare qualcuno per spaccare questa porta.-

Le grida di Yokozawa avevano attirato tutte le vecchie impiccione del palazzo, ma non gli diede peso, non gli importava neanche che stessero chiamando la polizia e che forse lo avrebbero portato via a forza. Doveva entrare. - Masamune che è successo?!-

- Dobbiamo chiamare qualcuno, non ha senso stare qui a gridare e dare spettacolo.-

Quella voce calma alle sue spalle era l'unica cosa che riusciva a dare un pizzico di sollievo al suo cuore. Infondo era una persona come tutte le altre e sapeva che da solo non sarebbe più riuscito ad affrontare una situazione come quella di dieci anni prima. Lui che si era dedicato anima e corpo all'uomo di cui si era innamorato, ora sapeva di non poterlo più fare e lo aveva chiamato.

In macchina, mentre guidava come un pazzo aveva semplicemente premuto il tasto dell'avvio chiamata due volte e il cellulare aveva comporto quello che era il primo numero in elenco. La voce all'altro capo del telefono si espanse in viva voce nell'auto e Yokozawa era riuscito a respirare di nuovo.

- Come mai mi chiami a quest'ora?-

- Ho bisogno di aiuto, questa volta non posso farcela da solo.-

- Che è successo?-

Si stava preoccupando, Yokozawa aveva imparato a conoscerlo bene e si pentì di causargli tanti problemi e di essere talmente incapace di fare qualcosa da solo. Gli tornò alla mente di quando, in piena notte, lo aveva chiamato solo perché Sorata stava male, ma quella persona invece di prendersela per l'ora tarda, era corso da lui.

Ora però le cose erano un po' diverse, stava per far conoscere a Kirishima Zen, l'uomo che lo aveva corteggiato dopo che Takano lo aveva rifiutato, la vera ragione per cui quella sera, di cui ancora aveva vaghi ricordi, era fuori di se.

Si erano conosciuti così in fin dei conti, lui ubriaco marcio e Kirishima pieno di se che lo seduceva e da li le cose si erano complicate in modo piacevole, ma Yokozawa non aveva mai fatto il nome della persona che lo aveva ferito, benché Kirishima aveva intuito che si trattasse di un uomo e per giunta un collega.

- Yokozawa dove sei? Posso arrivare in poco tempo, sono libero.-

- Sto andando da Masamune Takano.


Kirishima non era quel tipo di persona. Era visto da tutti nella compagnia come un uomo non solo capace nel suo lavoro, ma dal carattere affabile e gentile. Nel reparto erano tutti un po' “innamorati” di lui, sapeva quando sgridare i suoi subordinati e quando lodarli ed era persino riuscito ad ammansire l'orso della Marukawa. Eppure quel giorno i suoi colleghi videro un Kirishima completamente diverso.

Aveva sentito il telefono squillare e aveva sorriso, era un periodo calmo l'inizio del ciclo e poteva divertirsi un po'. Amava prendere un po' in giro Yokozawa e si divertita a farlo davanti a tutti, come quando aveva mostrato all'intera agenzia la foto di Yokozawa con un grembiule rosso intento a cucinare. Per questo quella volta aveva mostrato il cellulare al suo collega e ridendo aveva esclamato entusiasta.

- Che carino che è a darmi il buongiorno!-

Per tutta risposta il ragazzo, che nonostante tutto stava reprimendo una risata, gli disse di smetterla di prendere in giro il signor Yokozawa perché infondo era davvero una brava persona e un buon amico del signor Kirishima, ma lui come al solito aveva ribattuto dicendo che era più divertente così.

Eppure quando aveva risposto civettando come una ragazzina per farlo arrabbiare, il suo umore e il suo tono di voce erano cambiati subito e dopo aver cercato di capire cosa stesse accadendo, aveva chiuso il telefono, preso la giaccia in malo modo e urlato a tutti di cercargli l'indirizzo di Takano Masamune.

Non era uno sciocco e lo aveva capito subito. L'uomo che tanto aveva distrutto Yokozawa doveva essere proprio Takano. Lui non lo conosceva se non di nome, il pivellino che aveva risollevato la Emerald e che era visto come una pietra miliare del dipartimento e forse dell'intera azienda. Bastava chiedere a chiunque in azienda che tutto rispondevano che Takano Masamune era davvero una persona a modo, anche se qualche volta assumeva le espressioni di Yokozawa, ma nonostante tutto non li aveva mai associati. Perchè diavolo era stato così cieco da non capirlo? Eppure si riteneva una persona sveglia.

Prese il primo taxi che riuscì a fermare e gli lesse l'indirizzo da raggiungere. Per qualche motivo era agitato come non mai, lui era bravo a far andare Yokozawa fuori dai binari, anzi si definì il migliore, sapeva come farlo imbarazzare e come farlo arrabbiare, ma dal tono di voce Takafumi non era in nessuno di quei due stadi, bensì disperato e lui questo non lo accettava.

Arrivò a destinazione in pochi minuti e non gli fu difficile capire il piano, gli bastò seguire le grida di Yokozawa e la folla radunatasi intorno a lui che blaterava e spettegolava.

Si trovò davanti un uomo disperato che bussava ad una porta e questo lo fece imbestialire.


Ora che di uomini riuniti ce n'erano ben due e anche di bell'aspetto, il vociare dei presenti si fece più forte e nonostante Yokozawa non se ne curasse, Kirishima ne fu disturbato. Si voltò verso la folla per dire qualcosa, ma fu bloccato da un rumore nell'appartamento, come un strascichio di piedi sul pavimento. Sentì la serratura girare e notò il corpo di Yokozawa farsi rigido come un palo, quando la porta fece per aprirsi, il respiro gli venne addirittura meno. Scorsero la mano di Takano con una bottiglia in mano e un odore orribile raggiungergli le narici.

- Sta succedendo di nuovo.-

Yokozawa lo disse a denti stretti, come lo erano i suoi pugni.

Ciò che videro infine fu soltanto un corpo cadere in ginocchio sull'uscio, mezzo nudo e decisamente trasandato. La bottiglia cadde per terra scivolando verso i piedi di Yokozawa seguita da delle esclamazioni di shock da parte di tutti i presenti. Non conoscevano bene quell'uomo dell'appartamento 1201, ma lo avevano sempre visto perfetto e impeccabile, mai si sarebbero aspettati una scena del genere.

- Hai bevuto? Da quanto sei in queste condizioni?-

Naturalmente non ricevette risposta e questo rese tutto decisamente insopportabile per Kirishima. Fu lui il primo a prendere di petto la situazione. Con passo deciso si avvicinò al corpo di Takano prendendolo di peso e trascinandolo dentro casa, poi ordinò a gran voce a Yokozawa di darsi una svegliata ed entrare.

- Abbiamo già dato abbastanza spettacolo. Quelle civette fuori per fortuna pensano che facciamo parte di un qualche Host Club.-

La casa era buia e maleodorante, non solo l'odore di chiuso, ma anche quello dell'alcool rendevano tutto insopportabile.

- Vai ad aprire le finestre, io lo trascino sul divano.-

Yokozawa eseguì senza ribattere, mentre apriva le tende e la finestra del soggiorno si rese davvero conto di quanto fosse diventato impossibile per lui occuparsi di quella situazione. Lo aveva già fatto, aveva imparato a cucinare e a svolgere ogni tipo di faccenda domestica perché Masamune non ne era in grado, si trascurava, beveva e andava con chiunque. Pensò che per amor suo avrebbe potuto rifarlo, che gli sarebbe stato vicino sempre e comunque, eppure si rese conto che in quel momento, quando lo aveva visto capitolare per terra come un sacco vuoto, ogni energia e buon proposito erano spariti. Non ne era più in grado, non sapeva neanche come agire o da dove iniziare e non era per il rifiuto subito, erano amici prima di ogni altra cosa e ad un amico non si rifiuta mai un aiuto, ma il suo cuore si stava ferendo di nuovo perché sicuramente quella reazione era colpa di Onodera e lui non lo aveva difeso come si deve.

Si aggrappò alle tende, se vi avesse fatto più pressione forse si sarebbero staccate dai supporti, ma le ringraziò per il sostegno promettendo che appena si fosse ripreso, si sarebbe appoggiato a qualcosa di più solido, ma non poteva immaginare che il supporto si avvicinasse di sua spontanea volontà.

Una mano grande e calda gli accarezzò la guancia dolcemente per finire tra i capelli, si lasciò spostare il viso fino a che le loro fronti non si toccarono. Gli occhi di Kirishima che lo fissavano dolcemente, quasi a trasmettergli qualche sentimento importante, gli diedero quella forza che con gli anni aveva perso.

- Ci sono io ora, puoi appoggiarti a me se vuoi.-

- Non posso darti questo peso, ne hai già troppi e io...- Non proseguì quando entrambe le mani dell'uomo gli presero il viso e le loro labbra si toccarono. Niente più di quello, un leggero tocco, un contatto così infantile, ma carico di sentimento.

Yokozawa riuscì a malapena a volgere lo sguardo verso Takano. Era privo di sensi o così gli disse Kirishima, ad ogni modo in quel momento non poteva sentirlo o lo sperò con tutto il cuore, perché tutto quello che aveva nell'anima lo riversò fuori come un fiume in piena, tra lacrime e il sangue di quelle ferite che non si sarebbero mai rimarginate.

Raccontò ogni cosa. Di Takano e Onodera, di come si erano conosciuti e lasciati, di come lui si era occupato di Masamune in quel periodo orribile e di come erano finiti a letto. Gli disse anche di quel telefono che conteneva solo il suo numero e dell'amore che era nato da quel gesto, che per Takano non aveva significato la stessa cosa e, infine, del rifiuto, perchè dopo dieci anni Takano aveva scelto nuovamente Onodera, lo stesso che lo aveva distrutto.

- Sono un idiota. Ho dato fiducia a quel ragazzino solo perché non avevo la forza di comportarmi come un vero amico. Ho ceduto perché il mio cuore vedeva Masamune solo come amore, quando avrei dovuto comportarmi da persona matura e...-

- Non è colpa tua, non potevi fare altro e poi non sappiamo ancora cosa sia successo. Dobbiamo solo aspettare che si riprenda e fare le domande giuste.-

- Non dovevo chiamarti, hai lasciato il lavoro.-

- Anche questo è lavoro, è pur sempre un impiegato della mia azienda, se succede qualcosa siamo coinvolti tutti.-

- Si, ma se si fa tardi torna a casa. Non voglio che Hiyo stia in pensiero a causa mia.-

- Guarda.-

Kirishima tirò fuori il cellulare dalla tasca della giaccia e lo porse a Yokozawa. Era già aperto nella casella dei messaggi e lesse.

“Papà mi raccomando stai vicino ad onii-chan e aiutarlo, non voglio che sia triste. Io vi aspetto a casa della nonna a braccia aperte. Manda un bacio ad onii-chan da parte mia.”

Sorrise a mezza bocca, quella bambina così come Kirishima erano piombati nella sua vita e lui era felice di ricevere da parte di quella piccola creatura, un affetto incondizionato e tanto genuino.

- Il bacio di prima era da parte di Hiyo, per questo era tanto innocente.-

Per la prima volta Yokozawa pensò che quei dolori che dieci anni prima erano stati sopportati dall'amore che lui provava per Takano, forse ora potevano essere sopportati grazie a lui e a quella bambina. Era certo di voler bene a Hiyori, non poteva dire di amare Kirishima però gli tornò alla mente quel giorno, quando aveva sostituito Kirishima alla gara genitori/figli nella scuola di Hiyo e di quel foglio della corsa ad ostacoli.

“la cosa per te più importante”

Aveva preso Hiyo e finito la corsa, ma non poteva più negare che il primo sguardo fosse rivolto proprio a quell'uomo così bizzarro e così inaspettato.


Il cielo si era scurito da un po', anche se non erano ancora le cinque del pomeriggio. Si era riempito di nuvoloni carichi di pioggia e un vento freddo beffeggiava tutti i passanti e filtrava tra le finestre di quell'appartamento silenzioso.

I due uomini avevano trascinato Takano a letto e per passare il tempo, Yokozawa si era messo a riordinare quel disastro di casa. Non era una cosa nuova, spesso era lui a riordinare quando portava a casa Sorata e aspettava il ritorno di Masamune. Fortunatamente non era poi così disordinato e quindi si limitava a dare una spolverata in giro e fare il bucato. Kirishima al contrario era stato più attivo di lui, aveva iniziato a chiamare alcuni conoscenti chiedendo notizie di Onodera, era rimasto sempre sul vago spesso iniziava la conversazione chiedendo della compagnia e non della persona in generale, ma ad ogni modo non era riuscito a trovare nulla. Aveva provato anche ad andare nell'appartamento a fianco che sapeva essere di Ritsu. La trovò chiusa, ma lui era un tipo sveglio e sapeva come ottenere ciò che voleva. Non gli erano serviti che un sorriso e delle scuse poco sentite ai vicini sull'accaduto della mattinata, che in poco tempo era riuscito ad ottenere le informazioni che desiderava. Una signora pienotta e attempata gli aveva spiegato che il custode della palazzina ha con se tutte le chiavi degli appartamenti per sicurezza e che poteva chiedere a lui di farsi aprire l'appartamento.

Era sceso di sotto e bussato alla porta del custode. Ad aprire fu un vecchio allampanato e dall'aria decisamente burbera che non aveva gradito la visita. Kirishima aveva spiegato la situazione accentuandone la gravità, sperando che se avesse messo tutta la faccenda su un problema di vita o morte, magari avrebbe ottenuto la chiave. Al contrario se le ritrovò in mano a neanche metà del racconto, il vecchio custode era rimasto alquanto scocciato da tutto quel trambusto ed era stato costretto a parlare con la polizia che era stata chiamata da più persone. Anche Kirishima e Yokozawa erano stati chiamati, ma alla fine, per fortuna, le cose si erano risolte con una leggera ammonizione per il troppo rumore.

Tornò su, ma non chiamò Yokozawa. In effetti tutta quella storia lo aveva seccato non poco. Non era stato il dover lasciare il lavoro o altro, ad infastidirlo era stato il comportamento di Takafumi.

Lui si era sempre divertito a farlo impazzire, ma vederlo in quello stato e ascoltando quella storia che infondo lui aveva sempre voluto sapere, si era ritrovato a pensare che fosse tutto uno schifo.

Non si stava paragonando a Takano, lui conosceva cosa significasse essere lasciati soli, era vedovo e con una figlia da crescere da solo, non che Hiyo gli avesse mai dato problemi, ma era andato avanti per il suo bene e della figlia. Ora riconosceva che la situazione era diversa, Takano era solo davvero, ma lui non riusciva ad accettare quel comportamento, deprimersi infondo non porta a nulla e il fatto che trascinasse Yokozawa nel suo baratro lo mandava su tutte le furie. Decise che probabilmente, quando avrebbe risolto quella storia, perchè lo avrebbe fatto sicuramente, lo avrebbe picchiato e si sarebbe portato via per sempre Yokozawa.

Infilò le chiavi nella serratura e aprì. Anche quella casa odorava di chiuso e aria viziata, ma non c'era nessuno.

Fece un giro per i locali e a parte il fatto che fosse più disordinata di quella di Takano, non trovò altro. Ciò che potè dire con sicurezza era che Onodera aveva lasciato casa in tutta fretta. Non poteva essere una cosa premeditata, in frigo c'era del cibo che sarebbe andato a male e poi c'erano troppi vestiti, sia in giro che nell'armadio.

- Cosa fai qui?-

Si voltò di scatto e incrociò gli occhi chiari e stanchi di Yokozawa. Fu travolto da un forte desiderio di abbracciarlo, di stringerlo a se e baciarlo. Vederlo così stanco e provato non lo sopportava proprio.

- E' andato via di tutta fretta. Non ha riordinato ne preso con se dei vestiti. E' tutto buttato in giro senza senso.-

- E' scappato, proprio come dieci anni fa.-

- Che sia scappato non c'è dubbio.- Lo vide chiaramente, Yokozawa non riusciva neanche a guardare davanti a se, ogni angolo di quella casa lo faceva stare male. - Ma non è andato via spontaneamente questo è ciò che credo. Se lo ha fatto è perchè è stato costretto.-

- E da chi?-

Di certo non poteva saperlo, ma si considerava una persona intuitiva e sveglia, era sicuro che qualcosa avrebbe scovato in quella casa. Tornò in camera del giovane, il letto era sfatto e per terra c'erano ancora vestiti buttati a caso. Così a caso ne tirò su qualcuno, erano puliti al massimo indossati solo per un giorno. Li gettò con noncuranza sul letto, ma quel gesto gli fece scovare qualcosa di importante. Lo vide appena, con la coda dell'occhio, nascosto sotto quel letto in disordine, un cellulare.

Lo raccolse subito e lo accese, il display ci mise un po' ad accendersi, poi giusto per fare una prova chiamò Yokozawa ordinandogli di fare il numero di Onodera e chiamarlo. Takafumi fu restio ad obbedire, si era gia abbassato più volte a fare quel numero e ricevere la solita risposta della segreteria con quella stupida voce registrata, gli avrebbe solo aumentato l'emicrania che lo assillava da un paio d'ore.

- Fallo e basta!-

Kirishima lo sentì replicare qualcosa dall'entrata, non si era mosso di li e non ne aveva la minima intenzione, ma quando il cellulare che aveva in mano iniziò a squillare, Yokozawa si fiondò in direzione del suono e si ritrovò nella camera da letto con Kirishima.

- Questo è suo, volevo solo una conferma.-

- Lo ha lasciato qui per non farsi rintracciare, non cambia nulla.-

Non rispose, qualsiasi cosa avrebbe detto, Yokozawa si sarebbe infuriato ancora di più. Agì d'istinto, qualcosa doveva pur esserci. Dal menù selezionò la sezione posta in arrivo, c'erano mail di Takano e dei colleghi, di Mutou-sensei e di una certa An-chan. Kirishima aprì quelli, non c'era scritto niente di strano, doveva essere una ragazzina a giudicare dal modo di scrivere e da quelle faccine stupide che lui usava per far infuriare Yokozawa. Non sembrava ci fosse una grande confidenza tra i due, a parte il soprannome che lei usava nei confronti di Onodera, non c'era poi molto da leggere.

Allora tornò indietro e si concentrò sui messaggi inviati. Il primo era diretto a Takano, lo aprì: “ Mi dispiace per tutto quello che ho fatto, non avresti dovuto incontrarmi di nuovo.”

- Ehi? La volta scorsa aveva scritto a Takano che andava via?-

- No, lo fece e basta.-

- Allora questo è qualcosa che potremo definire insolito.- Volse lo schermo del cellulare verso Yokozawa e gli fece leggere il testo del messaggio. In realtà la cosa gli fece avere solo un altro eccesso di bile, ma Kirishima fu lesto a dire la sua. - Se devi sparire lo fai e basta, chi manda messaggi del genere vuole farsi trovare. Onodera deve essere un tipo impulsivo, ha scritto il messaggio preso dai sentimenti, poi forse si è pentito e lo ha gettato via facendolo finire sotto il letto.- Kirishima continuò a concentrarsi su quella piccola prova, nella sua mente faceva congetture e ipotesi, per qualche motivo si sentiva sicuro del fatto che quel ragazzo avesse avuto una buona motivazione per sparire così. Nell'agenda del cellulare non c'era nulla di rilevante, scadenze editoriali e incontri con gli autori, poi così per curiosità cercò l'elenco delle chiamate. Il cellulare era rimasto spento quindi non avrebbe registrato le chiamate d'ufficio che aveva ricevuto in quei giorni. L'ultima chiamata ricevuta era del giorno di san valentino, circa tre ore prima del concentro a cui doveva partecipare e recava la scritta papà. Cercò più a fondo, non era strano ricevere telefonata dal proprio padre eppure quella era l'unica. La madre lo aveva chiamato parecchie volte così come Takano, ma di suo padre da quel numero non ne aveva mai ricevute. - L'ultima chiamata, la più vecchia che il telefono ha registrato è di circa due mesi fa. Non posso dirlo con certezza, ma è possibile che sia stata la telefonata del padre a far scattare qualcosa.-

- Non vuol dire molto, mio padre non mi ha mai fatto una telefonata in vita sua.-

- So che non è molto, ma pensaci bene. Mi hai detto che le cose tra loro andavano bene, Onodera ti ha detto di essere innamorato di Takano e non era successo mai niente di così strano. Riceve telefonate da sua madre molto spesso e anche questa An-chan lo ha contattato, da quello che posso capire è una ragazza e anche cotta di lui. Poi però riceve una telefonata diretta da suo padre, lascia il telefono e sparisce. Non può essere una coincidenza.-

- Non riesco a capire cosa...- si bloccò di colpo. In effetti un po' di senso l'aveva. Fu un flash, un'immagine così insignificante che non ci aveva fatto proprio caso e l'aveva ancora in tasca. Quando era scappato dalla Marukawa l'aveva infilata in tasca senza pensarci, quel foglio stropicciato della lettera di dimissioni. La cercò nella tasca dei pantaloni, era ridotto in condizioni pietose, ma riuscì a spiegarlo di nuovo. Era proprio li, nell'angolo destro, proprio sul margine dell'impaginazione il logo della Onodera Shuppan.

La lettera di dimissioni di Onodera Ritsu era arrivata con la carta intestata dell'agenzia editoriale del padre.

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Capitolo 3
*** 3. Frattura ***


Finalmente il terzo capitolo.

Chiedo scusa per il tempo passato, ma ne sono successe di tutti i colori. Lavoro a parte il mio pc con la fanfiction è stato infettato per ben due volte da un milione di virus e alla fine si è spento per sempre, tra le mie lacrime e imprecazioni varie perchè ho perso tutto senza possibilità di salvezza.

Così inauguro il nuovo e ancora sano portatile con questo capitolo un po' malinconico, ma serve anche questo e spero che non capiti più niente fino alla fine della ff.


Ringrazio tutte per le recensioni e spero di non deludervi. Il Quarto capitolo lo inizio oggi e spero di concluderlo il prima possibile (era gia scritto, ma non ho potuto recuperare neanche una virgola)


Alla Prossima.


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3. Frattura


L'aria della stanza era rarefatta e consumata, avrebbe dovuto aprire la finestra e magari far entrare qualche spiffero di aria nuova anche se leggermente umida. Quella sera avrebbe piovuto sicuramente e lui lo sperò con tutto il cuore. Pregò che il tempo diventasse nero e scuro carico di fulmini e saette rumorose, che squarciassero il silenzio e coprissero quelle grida, che tanto avrebbe voluto tirare fuori e che gli stringevano le interiora come un cancro.

Questa volta non sarebbe stato perdonato, era scappato, ma non aveva avuto scelta. Se solo non fosse rientrato nel suo appartamento, se solo non avesse risposto a quello stupido cellulare, avrebbe passato una giornata con Takano e tutto sarebbe come avrebbe dovuto essere.

Invece lo aveva fatto, aprendo il telefono e vedendo impresso il numero di suo padre aveva risposto subito, trattenendo il respiro.

- Ritsu.-

- Papà, è strano che mi telefoni. E' successo qualcosa?-

- Torna a casa.-

Ritsu si sentì il sangue gelare e il cuore perdere battiti. La voce di suo padre era fredda ed autoritaria. Un po' era normale, infondo era il presidente di una compagnia conosciuta e aveva l'abitudine di trattare suo figlio come un dipendente.

Ritsu sapeva che suo padre non lo aveva favorito quando lavorava nella Onodera, ma erano stati i suoi superiori a fargli dei favori, come affidargli Usami Akihiko, autore già noto, come primo incarico- Tutto era per farsi notare dal padre e non perchè lui ne fosse davvero capace.

Eppure si era impegnato molto per non deludere nessuno, Usami-sensei era stato davvero un ottimo autore, anche se spesso scappava da qualche parte e lui doveva rincorrerlo per avere il manoscritto, non era mai venuto meno ai suoi impegni e lui, sebbene novellino, ci aveva messo cuore e anima per far fare sempre bella figura a quell'uomo che ammirava con tutto se stesso.

Naturalmente suo padre non si era mai complimentato con lui, non lo aveva mai lodato per il lavoro che svolgeva, per questo quelle poche volte che si sentiva apprezzato alla Marukawa, che fossero complimenti da parte di Takano o altri, ne era così felice che il suo cuore sembrava non riuscire a reggere quel sentimento.

Era un sentimentale e lo sapeva, altrimenti non sarebbe mai caduto nella rete del suo “sempai” per una seconda volta e per una seconda volta lo aveva lasciato, ma cosa avrebbe potuto fare. Suo padre era stato chiaro e non aveva ammesso repliche e ora lui era chiuso nella sua stanza, come quando era un ragazzino e voleva piangere e gridare al mondo.

Si trattenne solo quando sentì bussare alla porta, un rumore leggero e quasi stentato. Non rispose, non voleva vedere o parlare con nessuno, non ne aveva proprio la forza, ma quella vocina flebile e delicata, che sentì da fuori la porta, mentre pronunciava il suo nome storpiato da quel chan che gli dava sui nervi, esplose.

Si alzò di scatto e corse alla porta, la aprì così bruscamente che la fece sbattere contro il muro alla sua destra e quel faccino delicato e spaventato che si trovò davanti, gli fece avere un attacco di bile.

- Ri...Ri-chan...-

- Sta zitta! Non voglio vederti o sentirti parlare.-

- Ri-chan io volevo...- Con le lacrime agli occhi e le mani alla bocca, la ragazza tentò di frenare la paura di vedere il viso del suo innamorato così tirato e furibondo. Quella era la prima volta che lo vedeva così, Ritsu non si era mai arrabbiato o agitato con lei, ora invece era fuori di se.

- Hai ottenuto quello che volevi?! Era questo che speravi? Ora sono a casa, chiuso un questa schifosa camera perché tu ti sei intromessa! Pensavo avessi capito che non provo niente per te e ora che sei venuta a fare!- lo gridò così forte che gli occhi divennero così rossi da bruciare e le lacrime che spingevano per uscire divennero difficili da trattenere. Era colpa di quella bambina viziata che non era stata capace di cedere, per colpa di quell'egoismo ora lui lo aveva ferito di nuovo.

- Ho solo pensato che tuo padre avrebbe potuto...-

- Vuoi sposarmi? Questa è la tua massima aspirazione? Diventare la moglie di qualcuno che non ti amerà mai. Bhè mi dispiace, ma sarai una moglie infelice come lo sono io adesso, lo sarai tu per sempre.-

La porta sbattè così forte che la ragazza ricevette uno schiaffo d'aria in pieno viso, ricadendo in ginocchio davanti a quella porta che non si sarebbe più aperta. Era stata colpa sua e lo sapeva, ma era convinta di aver agito in buona fede.


Era successo tutto qualche giorno prima. La madre di Ritsu la chiamava spesso e la maggior parte delle volte erano chiamate futili e sciocche, ma lei la sopportava infondo parlava di Ritsu e questo la rendeva felice.

Ne era stata sempre innamorata e lui era gentile nei suoi confronti, certo non si era mai sbilanciato, ma lei era convinta che con il tempo sarebbe riuscita a far breccia nel suo cuore e a diventare la persona più importante per lui. Sapeva che il suo Ri-chan era stato ferito, non ne conosceva bene tutti i dettagli, ma sapeva che era successo alle superiori e che la donna che lo aveva ferito si era presa gioco dei suoi sentimenti. Per questo, An, si era sempre ripromessa che se mai avesse scoperto l'identità di quella persona avrebbe fatto qualsiasi cosa per fargliela pagare.

Poi erano cresciuti, lei si era fatta più bella e Ritsu più maturo. Erano usciti spesso insieme e sapeva che per entrambi erano state belle esperienze, ma lui non si era mai avvicinato di più. Qualche volta si erano presi per mano, ma non era stupida. Benché il suo cuore battesse all'impazzata, Ritsu ne rimaneva indifferente.

Quel giorno poi, presa da una lamentela e un pettegolezzo, aveva accettato l'invito a pranzo della madre di Ritsu e si era ritrovata in quella grande casa, che conosceva forse più della sua, ma come sempre senza la persona che voleva realmente vedere.

Le cose poi si svolgevano sempre nello stesso modo, lei arrivava abbastanza in anticipo, così la madre del ragazzo presa dalle sue cose prima del pranzo, la lasciava in pace per un po' e lei si nascondeva in camera di Ritsu per sognare qualcosa che, forse, non sarebbe mai accaduto.

L'abitudine di curiosare tra le vecchie cose del ragazzo l'aveva presa da qualche tempo, ma non si era mai permessa di sbirciare più di qualche vecchia foto. Eppure quel giorno era parecchio annoiata e si era ritrovata a curiosare tra i cassetti della scrivania tirando fuori un vecchio quaderno delle superiori. Lo sfogliò velocemente e ne uscì una vecchia scheda di registrazione della biblioteca e quando la raccolse notò subito la calligrafia di Ritsu e quel cognome inventato che la fece sorridere. Anche se la firma era sbagliata lei di certo non poteva confondere la scrittura di Ritsu con quella di qualcun altro. Lo aveva osservato così tante volte e lui al contrario non l'aveva mai guardata.

Poi notò il nome sopra, Saga Masamune. Quel libro era stato letto soltanto da due persone, ma lei sapeva che Ritsu aveva il vizio di leggere qualsiasi cosa gli passasse sotto il naso; eppure qualcosa nella mente le diceva che era una cosa strana. Non era da lui tenere una scheda della biblioteca perché stava a significare che non aveva riconsegnato il libro e per uno pignolo e preciso come Ritsu era una cosa inaccettabile, ma ciò che la metteva in ansia era quel nome, Saga. Per qualche ragione lo aveva già sentito, qualcosa le diceva che era un nome importante.

- Saga... Saga Masamune... Saga-sempai...-

Quasi non avesse più forza nelle mani le cadde tutto sul pavimento, lasciò andare la scheda e il quaderno che le si aprì accanto ai piedi su due pagine piene di appunti. Fu difficile mettere in ordine tutti i pensieri, erano passati parecchi anni e lei infondo lo aveva sentito solo una volta. Non ne aveva mai fatto parola con Ritsu, ma un giorno di dieci anni prima lo aveva sentito pronunciare quel nome tra le lacrime e i singhiozzi. Lei aveva capito subito che quella persona doveva aver ferito il suo amato profondamente e dentro di lei aveva sprecato tutte le parole ostili e orribili che conosceva per definirla e maledirla. Si era ritrovata a pensare che quel sempai doveva essere una ragazza sciocca e stupida per aver rifiutato il suo amato, ma il nome di Saga era Masamune e non era un nome da ragazza. Certo poteva essere una coincidenza e lei ora stava costruendo un castello di sabbia proprio sulla riva del mare.

Si riscosse e fece per raccogliere il quaderno, ma i suoi occhi si bloccarono nuovamente sulla calligrafia di Ritsu e questa volta, per quando sforzasse se stessa a non credere a tutti i pensieri che stava facendo, dovette arrendersi. Quelli non erano appunti di scuola.

“Saga-sempai mi ha ingannato, ma infondo è stata tutta colpa mia. Sono stato io a dichiararmi e stargli attorno, sono stato uno stalker e non potevo pretendere che si innamorasse di me... come potevo credere che un uomo amasse un ragazzino stupido come me... se io...”

Faticò a leggere il seguito, l'inchiostro della penna sul foglio era rovinato da grosse gocce d'acqua che si erano espanse per buona parte del superficie. Ritsu aveva scritto quelle frasi in preda al dolore e stava piangendo.

An rimase pietrificata, era come se ogni tassello di ciò che non aveva mai capito avesse trovato un suo posto, come se di punto in bianco avesse compreso il perchè Ritsu non le avesse mai parlato di Saga-sempai, non si fosse mai sbilanciato su che persona fosse o come fosse, rimanendo riluttante anche a dirle il suo nome, se non fosse stata così curiosa non lo avrebbe mai scoperto.


Poi ogni cosa era diventata più chiara quando aveva deciso di andare da Ritsu e chiedergli tutto. Lui neanche l'aveva notata, come sempre del resto.

Lo vide camminare verso casa e lo sentiva parlare con qualcuno. Lo aveva visto un paio di volte, il vicino di casa e superiore di Ritsu alla Marukawa. Era un uomo cortese e gentile, gli aveva fatto una buona impressione e non era strano che andassero d'accordo.

- Takano-san smettila!-

Ritsu lo aveva ripetuto già più volte, ma An nascosta dietro un albero poco lontano dall'ingresso del palazzo non riusciva a vedere bene cosa stesse accadendo, almeno finchè non si avvicinarono. Lo vide chiaramente, si tenevano per mano e quell'uomo alto e snello continuava ad avvicinare il viso a quello paonazzo di Ritsu e cercare attenzioni.

- Takano-san per favore, sono stanco.-

- Voglio stare con te stanotte.-

- Devo finire il lavoro stanotte. - marcò quell'ultima parola nella speranza di far capire di più a quell'uomo così deciso, ma non ebbe l'effetto sperato. - Lo sai benissimo che siamo in ritardo.- Eppure, nonostante negasse, Ritsu non si spostava da lui, continuava a tenerlo per mano e ad An non sembrò affatto che l'altro lo stesse costringendo, poi si baciarono e il cuore di lei ebbe un sussulto e si fermò del tutto.

Poteva sopportare che Ritsu non la volesse, era sempre stato così, ma in cuor suo avrebbe sempre sperato che un giorno si sarebbe accorta di lei, ma ora le sembrò la cosa più impossibile del mondo.

Takano Masamune, capo editore della Emerald le aveva portato via ogni speranza.

Masamune.

Quando ripetè quel nome ogni cosa svanì, non le importò più neanche che quell'uomo era entrato in casa di Ritsu e si fossero chiusi dentro. Non poteva essere la stessa persona, non poteva accettarlo in nessun modo.

Eppure non le servì molto tempo per scoprirlo. Takano Masamune aveva frequentato la stessa scuola di Ritsu, ma a quel tempo il suo cognome era Saga, cambiato in seguito a causa del divorzio dei genitori.

Erano la stessa persona.

Quel Takano e il Saga-sempai che aveva tanto ferito il suo amato, erano la stessa persona e questo lei non poteva sopportarlo.

Fu lesta, ciò che le serviva era parlare con una persona, l'unica che avrebbe ancora avuto influenza sulle scelte del figlio.


Così quel pomeriggio di San Valentino, in cui tutto sembrava svolgersi per il meglio, Ritsu rispose al telefono.

- Torna a casa. Hai già messo in ridicolo la nostra famiglia lavorando per un'altra compagnia, ma farci vergognare per colpa delle tue schifose deviazioni.-

- Di cosa stai parlando? Io davvero non capisco.-

Eppure le lacrime stavano già riempiendo i suoi occhi, provocandogli prurito e tanto dolore. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto tanto che qualcuno gli togliesse la vita.

- Non hai bisogno di queste sciocchezze, tu e quel tuo capo avete già dato abbastanza spettacolo. Se non vuoi che la cosa diventi vergognosa agli occhi di tutti, come gia lo sono per i miei, torna a casa e fai il tuo dovere.-

Se ne era andato per chiedere spiegazioni, per capire cosa stesse accadendo, ma quando era arrivato a casa e davanti alla figura di quell'uomo che ora lo giudicava e disprezzava, era riuscito solo ad ascoltare quelle parole, che come schiaffi sul viso lo ferivano e distruggevano.

Fu tutto deciso senza che fosse in grado di replicare in nessun modo.

La lettera di licenziamento dalla Marukawa fu spedita il giorno seguente e il primo giorno di Marzo si sarebbe sposato con An Kohinata.

“Non vedrai mai più quell'uomo e non metterai mai più in imbarazzo la nostra famiglia”

Quelle parole continuarono a risuonargli nella mente. Non avrebbe mai più visto Takano-san. Infondo era meglio così, non lo meritava e in cuor suo sperò che la sua vita finisse il prima possibile così che il fantasma di “Oda Ritsu” lasciasse la vita dell'uomo che amava permettendogli di vivere felice.


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Capitolo 4
*** 4. Volontà ***


Salve a tutti, so che passano parecchi giorni da un capitolo e l'altro, ma purtroppo ho decisamente troppo lavoro e finchè non vado in ferie non riuscirò ad essere più veloce di così.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e mi auguro che anche questo capitoletto vi piaccia. Ormai si sarà capito che adoro la coppia Kirishima/Yokozawa, ma giuro che sarà l'ultimo capitolo incentrato praticamente su di loro ^_^


Al prossimo capitolo che sarà moooolto importante!!!

Grazie a tutti!


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4. Volontà!


- Non dovresti tornare a casa da Hiyo? Sarà preoccupata.-

- Aspetterò che si svegli e tornerò a casa solo se lo riterrò necessario. Credi che sia in grado di lasciarti da solo con lui?-

Kirishima era serio e determinato e Yokozawa sapeva che se si metteva in mente qualcosa, difficilmente riusciva a fargli cambiare idea. Infondo era andata così tra loro, Zen si era deciso che lo voleva e alla fine era riuscito a farlo innamorare di lui.

Erano rimasti in silenzio in quell'appartamento per ore dopo la scoperta. Aveva fatto congetture basate su pochi indizi, ma avevano avuto senso e ora ne erano del tutto convinti. Il problema era come parlarne a Takano, che non si era ancora svegliato.

Nel mentre, Takafumi aveva riordinato un po' le stanze, aveva scoperto una bella scorta di alcool, ma intatta e in effetti le bottiglie che aveva trovato in giro erano solo due, di cui una ancora mezza piena. Se quello fosse stato l'unico quantitativo di alcool che Masamune aveva ingerito in tre giorni, non poteva stare così male.

- Il suo cuore non reggerà un altra delusione.-

- Per questo siamo qui.- Kirishima strinse la mano di Yokozawa seduto al suo fianco, davanti a loro il corpo immobile di Takano sul divano. - Per quanto questa situazione non mi piaccia, lui rimane sempre una parte troppo importante della tua vita e io voglio aiutarti a far in modo che dopo questo tu sia libero di vivere. Lo ammetto, non mi importa di Takano, voglio solo la tua felicità, ma finché ci saranno lui e i suoi problemi, non sarà possibile.-

Kirishima si rendeva perfettamente conto di essere stato duro e distaccato, ma non gli importava e voleva che le cose fossero chiare. Takano Masamune era la causa che li aveva fatti incontrare, ma non lo avrebbe mai ringraziato.

- Va a casa. So che sono stato io a chiamarti e a chiedere il tuo aiuto e non puoi capire quanto la tua presenza mi abbia aiutato, ma ho deciso.- Fu decisamente diretto e questo riuscì a spiazzare anche qualcuno sicuro di se come Kirishima Zen. Ricambiò la stretta di mano e lo invitò ad alzarsi insieme a lui. Si spostarono verso il piccolo corridoio che dava sull'uscita e li Yokozawa cercò l'ultimo contatto con la bocca dell'altro. Kirishima lo ricambiò, ma non riuscì a nascondere lo stupore e si sentì estremamente goffo e impacciato. - Ho scelto te e ne sono più che sicuro, ma voglio essere in grado di chiudere una volta per tutti con il mio passato e appoggiarmi sempre a te non va bene. Sono un uomo adulto e innamorato e... non dire nulla.- Yokozawa aveva imparato a conoscere ogni smorfia del suo partner e sapeva che raramente riusciva a reggere una conversazione tesa senza dire qualcosa di inutile e imbarazzante, per questo si era impegnato a leggere ogni smorfia e piccola espressione sul bel viso di Kirishima e bloccarlo in tempo. Infatti l'aveva notata subito, quella piccola ruga al lato delle labbra che si creava sempre quando stava per dire una battuta. - Appena si sarà svegliato gli dirò ogni cosa e entro sera avrò risolto la questione.-

- Stanotte ti voglio a casa, non per cena, ma devi esserci. Metteremo a letto Hiyo ci berremo una birra e andremo a dormire insieme.-

Per un istante, mentre Kirishima si rimetteva il soprabito e usciva di casa, Yokozawa giurò che in quell'ultima frase ci fosse un velato e disperato “non lasciarmi”, rinchiuso in quelle parole, ma non servivano perchè ormai aveva scelto con chi voleva stare.

Si fece coraggio e tornò da Takano, decise di smuoverlo e farlo svegliare a forza, ma non fu semplice.

- Ohi! Per quanto ancora vuoi far finta di dormire.- Lo gridò tirando un ceffone tra i capelli all'uomo sul divano, ma ormai lo aveva capito da un po'. Conosceva bene Masamune e se ne era accorto da almeno un quarto d'ora, anche per questo aveva deciso di mandar via Kirishima.

Takano si smosse leggermente e aprì gli occhi che gli bruciarono come fuoco e a fatica si mise seduto su quel divano caldo e leggermente umido. Yokozawa rimase in piedi, statuario e fermo quasi come un muro di cemento, in poco tempo era tornato l'uomo freddo e dalla voce rude che era. Scese un silenzio opprimente, ci sarebbero state un milione di cose da dire in quel momento, ma nessuno dei due sembrava intenzionato ad iniziare.

- Mi ha lasciato di nuovo.- Takano parlò con un tono così basso che Yokozawa faticò a capirlo. Era esausto e depresso, la voce rauca e grave, tutte cose che Takafumi conosceva bene.

- Non ti sei ubriacato però. Non puoi aver ceduto con una sola bottiglia, puoi fare di meglio.-

- Dov'è finito quel tono piagnone e smielato di poco fa e tutti quei baci soffusi.-

- Non è importante ora.-

- Avresti potuto dirmelo che te la fai con il capo della Japun, ti avrei appoggiato.-

- Non cambiare discorso.-

- E che cazzo dovrei dirti allora?- Lo gridò così forte che sicuramente i vicini lo avevano sentito, fu così irruento che le corde vocali vibrarono e gli provocarono dolore, ma Yokozawa non si smosse ne si offese, sapeva che stava cercando di deviare il discorso ed essere acido o violento erano i metodi che preferiva. - Mi sono fatto fregare due volte dalla stessa persona, si può essere così patetici e idioti?- Takano attese una risposta, magari un “te lo avevo detto” pronunciato con rimprovero, eppure Yokozawa non disse nulla, rimase semplicemente in attesa e quei minuti di totale silenzio furono così difficili da sopportare che alla fine tutto esplose in un mare di parole, lacrime e insulti che Takafumi perse il senso del discorso quasi subito, ma non cedette. Rimase in ascolto, lo fece sfogare e piangere fino anche Takano non esaurì ogni forza e dovette fermarsi. Solo allora lo abbracciò, si piegò su di lui e lo strinse tra le braccia così dolcemente, che Masamune vi si aggrappò subito. Strinse la camicia dell'amico provocandogli migliaia di piccole pieghe difficili da mandar via e rimase così, assaporando l'odore del tabacco e del dopobarba di un vero amico.

Solo quando si sentì calmo si decise a lasciarlo andare. Yokozawa si sedette al suo fianco e lo osservò per bene, era pronto ad affrontare ciò che lui sapeva, questa volta non sarebbe andata come dieci anni prima, avrebbero agito.

- Sono solo supposizioni ma credo che Onodera sia stato costretto ad andare via di qui da suo padre.-

- Cosa te lo fa credere?- Takano sollevò lo sguardo verso l'amico e Yokozawa notò una piccola scintilla di speranza far breccia tra le iridi arrossate e la stanchezza. Non voleva illuderlo per nulla, ma in cuor suo sapeva per certo che questa volta le cose si sarebbero risolte. - Siamo entrati nell'appartamento di Onodera, io e Kirishima ed è stato proprio lui a capire tutto. Ha trovato il cellulare di quell'idiota e ha sbirciato tra i messaggi e le chiamate ricevuto e ce ne era una del padre, poi oggi ad Isaka-san è arrivata questa.- Yokozawa tirò nuovamente fuori la lettera di dimissioni arrivata in redazione e la dispiegò per bene marcando con l'indire il logo della Onodera. - Questa è stata scritta dall'agenzia non da Onodera. Non ho prove, ma credo sia stato costretto a tornare a casa.-

- E io cosa dovrei fare? Se ne è comunque andato.-

- Questa volta dovrai ritrovarlo e non solo cercarlo, lo prenderai a forza e puoi anche tirargli un pungo se ti farà sentire meglio poi ti farai spiegare tutto. Credo che il tempo delle incomprensioni sia finito da un bel po'.-

Rimasero insieme per altre due ore. Yokozawa costrinse Takano a farsi una bella doccia e poi a prendersi le sue responsabilità sul lavoro e così lo seguì mentre si scusata per telefono con i produttori e l'autore per le mancanze giustificandole con un malore improvviso che lo aveva costretto a casa. Yokozawa lo vide piegarsi in avanti in segno di scuse almeno una ventina di volte, ma ne fu felice perchè Takano sembrava riacquistare un po' di se stesso ogni minuto di più. Scoprì le il problema del concerto e della scelta dei doppiatori era stato risolto da Kisa con una chiamata in redazione, che abilmente aveva mandato ai produttori dell'anime e poi all'autrice un fax con una lista di nomi di artisti che sarebbero stati adatti per il ruolo firmandolo con il nome del suo superiore e che Hatori era andato la suo posto ad un paio di riunioni sostituendolo in modo impeccabile.

Avrebbe dovuto ringraziarli come si deve una volta tornato al lavoro e quando il cellulare squillò con il numero di Hatori volle prendere la volo l'occasione.

- Takano-san meno male che stai bene? Ci siamo preoccupati tutti e poi... cosa è successo a Ritsu?-

Quel nome lo fece sussultare per qualche istante e Yokozawa fu subito pronto ad aiutarlo, ma rimase stupito della risposta che sentì e fu quello a convincerlo del tutto, fu quella la frase che lo fece tornare da Kirishima con il cuore in pace.

- Non lo so, ma stai per certo che riporterò al suo posto quell'idiota e allora gli faremo fare un sacco di lavoro extra.-

Era stato un duro colpo, davvero difficile per il cuore fragile di Takano eppure questa volta, sebbene stesse per cedere a quell'enorme tristezza che tempo prima lo aveva distrutto si era reso conto di una cosa importante.

Quando Ritsu non si era presentato all'appuntamento e lui era andato a prenderlo a casa non trovandolo, qualcosa nel suo cuore era scattato, qualcosa che lo aveva messo in ansia, ma era un uomo debole e subito dopo quel messaggio lo aveva fatto piombare nella vecchia depressione. Eppure non era riuscito a bere come un tempo, aveva preso una bottiglia di una qualche alcolico di cui non ricordava neanche il nome e aveva bevuto, ma la sensazione di benessere che gli aveva sempre procurato quel gesto ora lo ripugnava. Aveva gettato metà bottiglia nel lavandino e ne aveva aperta un altra sperando in un sapore migliore, ma anche quella aveva trovato la stessa fine della precedente. Allora era rimasto in silenzio, senza mangiare o bere nulla e si era debilitato in fretta, continuando a scervellarsi nel tentativo di trovare una spiegazione razionale a quella sparizione, ma naturalmente non ne aveva. Poi era arrivato Yokozawa con le sue grida da fuori alla porta ed era scoppiato a piangere sentendosi patetico e inutile, era rimasto chiuso in casa senza far sapere nulla a nessuno e sicuramente ora quell'uomo che sbatteva a gran forza alla sua porta lo avrebbe picchiato o sgridato e lui non aveva la forza di rispondere. Infine aveva sentito la voce di un altro uomo e si era deciso ad aprire, ma le forza gli mancarono subito, inciampò su una bottiglia che aveva lasciato per terra trascinandola fino al corridoio e come se fosse ubriaco l'aveva urtata di nuovo fino a quando non era riuscito ad aprire la porta impedendole di sgattaiolare fuori.

Ci aveva messo tutto l'impegno possibile, ma non star male quella situazione era troppo difficile per lui e da codardo si era finto mezzo morto pur di non sentire altro. Eppure la vicinanza di Yokozawa, nonostante lui fosse stato cieco e lo avesse ferito non avendo mai ricambiato i suoi sentimenti, gli faceva piacere e pur di non perderlo aveva continuato la sceneggiata.

Non ci avrebbe mai giurato ne scommesso un soldo, ma stava reagendo, lui che in realtà era così debole di fronte all'amore, si stava rialzando. Non era più un adolescente pieno di ormoni che lo rendevano un cretino, ma un adulto che, e ora ne era certo, avrebbe lottato per riprendersi il suo primo e unico amore, ma prima doveva scusarsi con molte altre persone e riprendere il lavoro.


Quella sera, ormai esausto e dolorante, Yokozawa rientrò a casa. Kirishima era seduto sul divano, giocando con il telecomando nella speranza di trovare un canale interessante.

- Sono a casa. Hiyo?-

- Si è addormentata in camera tua, ti stava aspettando, ma non ha retto abbastanza. Com'è andata?-

- Si è ripreso in fretta direi, ha chiamato in redazione sistemato un po' di cose. Domani tornerà al lavoro e poi si vedrà.-

- Mmm...-

Yokozawa si era accorto che Kirishima non si era mai voltato verso di lui e forse pensò di doversi scusare per tutto il trambusto della giornata, ma sinceramente non riuscì proprio a trovare le parole esatte. Sicuramente era seccato e un po' arrabbiato, infondo aveva dato la priorità ad un altro uomo invece che al suo amante, ma di certo non poteva fare altrimenti. Provò a dire qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola, quando lo vide grattarsi la testa quasi preso da un forte dubbio.

- Cazzo non so davvero che fare!-

- Se è per oggi ti chiedo scusa, ma davvero io...-

- Non è questo.- Si voltò verso di lui e rimasero a fissarsi per qualche secondo senza dire niente. Gli occhi di Kirishima erano decisamente affascinanti, questo Yokozawa lo sapeva bene e spesso erano quegli occhi a convincerlo a fare cose di cui poi si pentiva. - E' arrivata questa oggi, l'ha presa Hiyo.- Tirò fuori una busta quadrata con una trama delicata e delle rifiniture simili ad oro, sicuramente una busta costosa, con della carta ancora più ricercata e preziosa all'interno. - Questa farà scoppiare un'altra grossa bomba nel cuore del tuo amico e io ero indeciso se fartela vedere o meno.-

- Di che si tratta?- Yokozawa la aprì distrattamente, più concentrato sulla reazione del compagno che sul vero contenuto della busta, tanto da non leggere neanche il mittente. Solo quando l'aprì e dovette concentrare i suoi occhi azzurri sulla scrittura elegante e delicata rimase senza fiato. - E' l'invito al matrimonio tra Onodera Ritsu e An Kohinata il primo di marzo. Non ha molto tempo per riprenderselo, sembra che le cose siano state decise molto prima che lui se ne andasse.-

Fu così veloce che Kirishima faticò persino a seguire i suoi movimenti. Prese il cellulare e uscì in veranda, naturalmente Zen non dovette chiedere chi stesse chiamando, era ovvio e la cosa lo infastidiva parecchio.

Era stato riluttante a dare l'invito a Yokozawa, sapeva che se avesse saputo di questa cosa, sarebbe tornato a concentrarsi su Takano e questo lo rendeva troppo geloso, infondo quell'uomo era stato pur sempre l'unico di cui Takafumi si fosse innamorato.

- Masamune?-

Kirishima rimase in attesa guardando le spalle e la grande schiena del suo compagno e seguendo i movimenti dei respiri irregolari. Non parlò per un po', ma lui non riuscì a capire se era perché non fosse riuscito a contattare Takano o se lui gli stesse parlando. Quando Yokozawa riagganciò e tornò a sedersi accanto a lui sul divano, Zen notò subito una strana espressione sul viso dell'altro, qualcosa che non riusciva proprio a capire.

- Lo sapeva gia.-

- Com'è possibile? Io sono stato invitato perchè ho avuto dei rapporti di lavoro con la Onodera, Takano cosa c'entra?-

- Lo hanno invitato perchè è il vicino di casa di Onodera e l'invito è partito a nome della sposa e non dello sposo.-

Non servirono altre parole, ne nulla. Rimasero semplicemente in silenzio a guardare la televisione per un po' e a coccolarsi in camera da letto. Yokozawa non era in vena di fare chissà cosa, ma quella sera neanche Kirishima era selvaggio come suo solito.

Yokozawa non gli disse di cosa Takano gli aveva parlato al telefono e la questione non fu più presa, non era più compito suo aiutarlo, perchè mai si sarebbe aspettato quella risposta.

Mentre ascoltava la voce di Masamune al cellulare, Yokozawa stentò a credere che fosse lo stesso che aveva visto quello stesso giorno, il suo tono di voce così forte e deciso, quasi non fosse accaduto nulla.

- Mi stanno sfidando... se pensano che mi farò mettere sotto da queste cazzate... bhè si sbagliano di grosso. Mi hanno invitato e io ci andrò, ma rimpiangeranno questa scelta per tutta la vita perchè lo giuro su ciò che ho di più caro al mondo che me lo riprenderò.-

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Capitolo 5
*** 5. Questo è amore ***


E finalmente ci siamo.

Purtroppo sono rimasta senza linea e non ho potuto aggiornare. Questa è proprio una fanfiction sfortunata.

Quindi non mi dilungo e mi scuso per il tempo che passa tra un capitolo e l'altro, ma purtroppo ho il destino contro.

Ringrazio per le recensioni e vi lascio alla lettura.

Alla prossima!!!!


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5. Questo è amore.


Era tutto li quello che sapeva fare. Piangersi addosso, gridare e rifiutare il cibo, in pratica comportarsi come un bambino viziato e decisamente stupido. Se alla sua età il modo di confrontarsi con il padre era quello, in fin dei conti si meritava tutta la tristezza del mondo. Ormai non aveva più neanche la forza di alzarsi dal letto, sua madre andava a trovarlo una volta al giorno, cercava di farlo alzare e mangiare, anche forzandolo, ma non riusciva ad avere da lui una risposta.

Ritsu non parlava, si limitava a fare i capricci, come li definiva lei e a comportarsi da idiota, ma ormai era passata una settimana e lei non lo sopportava più.

Era nervosa e decisamente esasperata quindi entrò nella stanza sbattendo la porta e chiamò il nome del figlio a gran voce. L'unica risposta fu un movimento del viso verso di lei, meglio di niente in fin dei conti.

- Ora basta! Non sopporto più ne te ne quella ragazzina, avete deciso di sposarvi mi dici perché diavolo ti comporti così?-

Ritsu non si era mai sfogato con la madre, perché non sapeva nulla. Se ne era accorto subito che era all'oscuro di tutto, faceva domande e chiedeva spiegazioni, ma nessuna si avvicinava minimamente alla verità. - Ti prego devi dirmi che sta succedendo, non posso fare niente se non mi spieghi perché stai così male.-

Sarebbe stata in grado di capire? Non le aveva mai neanche raccontato ciò che era successo dieci anni prima, del perché fosse fuggito da scuola o della depressione che aveva dovuto affrontare. Ne era sempre stato spaventato, un conto era evitare di avere una fidanzata e cercare scuse, un altro era dire perché non voleva una donna, ma ormai la sopportazione e il dolore che provava erano così grandi, che ricevere un rifiuto dalla madre per via della sua scelta, non era neanche paragonabile.

- E' come dieci anni fa Ritsu, non mi hai mai voluto spiegare cosa fosse successo e io da sciocca non te l'ho chiesto, ma ora basta, non sopporto di vedere mio figlio in queste condizioni.-

- Mamma...- fu la prima parola dopo giorni e alla donna vennero le lacrime agli occhi, si avvicinò al letto e lo abbracciò così forte da togliergli il respiro e a stento, Ritsu riuscì a ricambiare il gesto. - Io non voglio sposarmi.-

- Va bene, va bene così, parlerò con tuo padre, vedrai che risolveremo la questione. Se devi stare male non mi interessa.-

- Non è così semplice. Io non posso rifiutare.-

Infatti non poteva. Rifiutare suo padre significava distruggere ogni cosa e lui era stato chiaro su questo. Quel giorno maledetto aveva deciso di rispondere al telefono e correre da lui, chiuso in uno studio scuro pieno del profumo dei libri, suo padre aveva sentenziato il suo futuro senza diritto di replica.

Dietro quella scrivania in noce lavorata e decorata in modo fine ed elegante, che a lui piaceva molto e più di una volta, da bambino aveva usato per giocare provocandogli quel brutto graffio su una delle gambe, si ergeva quell'uomo così emblematico e distinto che lui rispettava e temeva più di ogni altra cosa al mondo.

Era bastato così poco per farlo cedere e ora sarebbe bastato ancor meno per farlo crollare del tutto e quando sua madre insistette per sapere la verità, Ritsu sputò fuori ogni cosa celata con la stessa forza di un'inondazione, così la donna ignara di tutto venne a sapere che quell'uomo seduto dietro alla bella scrivania aveva semplicemente detto la sua volontà e l'avrebbe fatta rispettare a tutti i costi.


- Non puoi mettere così in ridicolo la nostra società, la tua un giorno.- aveva iniziato così, freddo e distaccato, ma decisamente tagliente. Ritsu non aveva risposto. - Hai cambiato lavoro e cosa vengo a sapere? Che pur di fare strada ti porti a letto il tuo capo? Un uomo?!- aveva gridato quell'ultima parola sbattendo un pugno sul tavolo e facendo arrivare al ragazzo tutto il suo disprezzo. - Ma che diavolo ti sei messo in testa?-

- Chi ti ha detto questo? Non è affatto vero?-

- Ah no? Credi che io non tenga d'occhio mio figlio o non mi interessi di ciò che gli accade? Credi che abbia accettato il tuo trasferimento perché non mi interessava cosa combinavi nella vita? Ringrazia la tua fidanzata se possiamo mettere un freno a questa situazione e se si può ancora risolvere.- Tirando fuori una busta da un cassetto la tirò ai piedi di Ritsu e mentre raccontava ricordando le esatte parole del padre, che tanto lo avevano ferito, la mostrò anche alla madre. In cuor suo la donna un po' lo sospettava, ma dieci anni prima e in piena adolescenza infondo poteva anche essere normale essere confusi sul proprio orientamento sessuale, ma ora era un dato di fatto e in quella busta piena di foto, c'era suo figlio insieme ad un uomo e oramai Ritsu non era più un ragazzino.

- Se non vuoi creare ulteriori problemi dovrai solo comportarti come di dovere. Lascerai quello stupido lavoro e starai a casa, organizzerò il matrimonio e ti sposerai con quella brava ragazza.- ripetendo le esatte parole, come stampate a fuoco nei suoi ricordi iniziò a piangere e la donna lo strinse a se ancora più forte cercando di calmare quello che altri non era che il suo dolce bambino. - Se non obbedirai rovinerò la vita di quell'uomo in così poco tempo che non riuscirà neanche a capire come sia stato possibile e mi assicurerò che non ne trovi lavoro ne ora ne mai più.- E lui sapeva, che mai avrebbe potuto far questo alla persona che amava. Per Takano il suo lavoro era un'ancora di salvezza e tutto il suo vanto. Per quanto assurdo a volte, difficile e stancante, con orari senza senso e corse spericolate, quel dipartimento e quella casa editrice, erano il posto in cui lui avrebbe sempre voluto tornare. Ciò che lo aveva tirato fuori dalla depressione di dieci anni prima era stata anche la speranza di un futuro e quel lavoro gliene aveva dati. Così lui quel giorno era crollato, poteva negarsi l'amore e la libertà, ma non poteva negare a Takano un futuro senza problemi e aveva accettato quelle condizioni.

Nel mentre aveva deciso e senza rendersene conto lo rivelò alla donna, che forse non aveva più voglia di vivere, se fosse sparito Takano si sarebbe messo il cuore in pace e lui non avrebbe più sofferto, ma questo una madre non può accettarlo. Per quanto difficile potesse essere la situazione lei mai avrebbe potuto lasciare che il proprio amato bambino dicesse cose del genere. Lei aveva creato quella vita che avrebbe stretto a se fino alla fine dei suoi giorni, niente al mondo le avrebbe privato di quel gioiello inestimabile e se ora lui voleva buttare al vento ciò che lei gli aveva donato, da madre avrebbe fatto ogni cosa per evitarlo.

- Mi dispiace essere una così grande delusione per te...- Lo disse a stento, tra le lacrime e i singhiozzi. Lo accarezzò piano e ordinò al suo cuore di battere regolarmente, doveva essere decisa e dare a Ritsu un appoggio sicuro.

- Tutte le madri sognano un futuro perfetto per i propri figli. Io ho avuto un maschio e ancora prima che tu venissi al mondo aveva già programmato tutto. Le scuole che avresti frequentato, gli amici che avresti incontrato, le marachelle che avresti combinato. Immaginavo il tuo aspetto e la tua voce e la tua fidanzata e futura moglie. Il lavoro che avresti fatto e la casa che avresti comprato, poi immaginavo i miei nipoti e a come li avrei viziati.- Gli prese il viso con le mani e lo allontanò dolcemente da lei fissando gli occhi arrossati e stanchi del figlio con uno sguardo deciso e pieno d'affetto. - Ma la cosa che si immagina prima di tutte e si spera per sempre e la felicità. Se il futuro che io e tuo padre abbiamo pensato per te non te ne dona allora non è quello giusto e che ci piaccia o no dovrai prendere un altro percorso e cercarla sempre e comunque. Ciò che ho visto io in quelle foto è mio figlio e basta, ne una vergogna ne una delusione. Se questa persona che ti tiene la mano è la persona che vuoi e che ti rende felice, che per me o per tuo padre possa essere difficile da accettare non ha importanza e farò ciò che posso per aiutarti.- Lo baciò sulla fronte e si allontanò da lui. Ritsu non riuscì a dire neanche una parola. Con quel gesto, il dolore e la tristezza si erano come congelati. - Però tu dovrai lottare per ciò che vuoi e lui dovrà dimostrarmi che è la persona giusta per te o non riuscirò a lasciarti andare.-

Con quelle ultime parole e con un coraggio che non sapeva di avere, aveva lasciato il figlio ed era uscita dalla stanza. In quella faccenda non servivano eroi, ne coraggiosi. Ci impiegò poco per rintracciare quell'uomo, infondo era il capo editore della Emerald, semplicemente lo si trovava su tutti gli elenchi. Compose il numero della Marukawa, nascosta nella sua camera da letto, stando attenta a non farsi vedere da nessuno e attese. Una voce gentile, ma civettuola a suo avviso le rispose e si fece passare il dipartimento, chiedendo di parlare direttamente con Takano Masamune.

- Chi dovrei annunciare?-

Molte delle ragazze che venivano assunte come receptionist ottenevano quel lavoro perché di bell'aspetto, la maggior parte conosceva i nomi di tutti gli impiegati della compagnia e sapevano come tirar fuori i pettegolezzi su ognuno di loro, ma spesso non avevano la minima idea del lavoro che svolgessero o di cosa si occupassero davvero, per questo tirò fuori una semplice scusa abbellendola con nomi importanti e famosi sperando che quella ragazza mangiasse la foglia e, in poco tempo, si ritrovò ad essere la manager e editor di tre dei più grandi scrittori del momento e due mangaka altrettanto famosi. - Oh certo, le passo subito il reparto.-

La donna si ritrovò a sorridere, ma presto si rese conto di essere in ansia e curiosa di sentire la voce della persona per cui suo figlio si stava tanto tormentando.

- Qui è la Emerald, sono Takano Masamune.- forte, profonda e decisa. Il primo impatto le piacque molto, ma infondo era sul posto di lavoro, non poteva di certo rispondere al telefono piangendo. Fu diretta, metterlo in difficoltà era il suo primo compito.

- Sono la madre di Onodera Ritsu.- ci fu un attimo di silenzio, in cui lei riuscì a captare le voci dei colleghi e i rumori tipici di un dipartimento editoriale. Infine arrivò la risposta e lei dedusse che quello con cui stava parlando, non era una persona comune.

- Dov'è quell'idiota?-

- Mio figlio è a casa, si sta preparando per il suo matrimonio.-

- Spero abbia scelto un bel vestito bianco ampio e pieno di fronzoli, perché credo che sia lui la sposa e la ragazza lo sposo.-

Non si sentì offesa da quelle parole, doveva essere un uomo con un carattere forte e ne fu compiaciuta. - Perché dice questo?-

- Non so per cui mi abbia chiamato, ma le dico una cosa. Onodera non è fatto per fare il marito è fatto per stare con me. Mandarmi un invito al matrimonio è servito solo a farmi arrabbiare e ora le do la mia conferma. Verrò alla cerimonia e qualsiasi cosa accada me lo porterò via.-

Ora fu lei a rimanere in silenzio e mentre una lacrima calda le scivolò sulla guancia, si ritrovò a sorridere ancora una volta, non conosceva Takano Masamune, ma una madre ha un certo sesto senso e lui le piaceva. Era riuscito in poche parole a fare ciò che la piccola An non era riuscita in anni di conoscenza. Stupirla. - Non so che cosa sia successo e non lo voglio sapere, quello è un idiota che combina assurdità per delle sciocchezze, ma in un certo senso posso immaginare la situazione. Per organizzare in poco tempo un matrimonio che si aspetta da anni, bhè immagino che abbiate capito la relazione che c'è tra Ritsu e me e l'invito al matrimonio è una chiara provocazione.- Il tono di voce era cambiato diventando serio e riflessivo, doveva di certo essere una persona molto intelligente. - Se lei mi sta chiamando ora ci possono essere solo due opzioni. La prima è che vuole minacciarmi, tenermi lontano da lui in qualche modo.-

- E' intelligente. La seconda quale sarebbe?- scoprì che parlare anche solo al telefono con lui le stava provocando un mare di sensazioni contrastanti, chi era in realtà quell'uomo?

- La seconda è che quello scemo si sia ritrovato in una situazione più grande di lui, che ora stia chiuso da qualche parte a piangere e deprimersi e che alla fine lei si sia decisa a scoprire la verità per aiutare suo figlio. Infondo questo dovrebbe essere il compito di una madre credo.-

- Una madre vuole solo la felicità del proprio figlio.-

- La mia non si è interessata molto a me, non so come dovrebbe comportarsi una vera madre. Immagino che per una famiglia rispettabile come la vostra, che in quest'epoca ancora concorda il fidanzamento del proprio figlio, sia difficile accettare uno come me. Quindi sono disposto a rispondere a qualsiasi domanda lei mi ponga, ma non cambierà le cose.-

- Quali cose?-

- Il primo di marzo, prima che quell'idiota scambi a forza le promesse di matrimonio io me lo porterò via.-

- Ed è sicuro che questo faccia la felicità di mio figlio?-

- Lei ha mai sperato qualcosa con tutto il suo cuore?- Takano ricevette un si delicato e soffuso, capì subito che stava piangendo. - Io ho sperato per dieci anni di ritrovarlo, abbiamo avuto dei problemi, ma eravamo giovani e decisamente stupidi. Quando ci siamo ritrovati... quando l'ho rivisto dopo tutto quel tempo il mio cuore ha ripreso a battere come da ragazzo e quella sensazione ce l'ho tutt'ora. Forse lei non lo accetterà, ma io lo amo e di perderlo di nuovo non se ne parla.-

- L'aspetto al matrimonio signor Takano.-


E alla fine arrivò.

La mattina del primo di Marzo, Onodera Ritsu si mise forse il vestito più costoso di tutta la sua vita accettando senza riserve il destino che suo padre aveva scelto per lui. La madre non gli aveva più detto nulla dopo quel giorno, ma semplicemente gli aveva chiesto di comportarsi bene e smetterla di piangersi addosso. Per qualche motivo quelle semplici parole, avevano avuto effetto. Ci aveva ragionato parecchio su, si era subito sottomesso pensando a Takano e alle minacce di suo padre, ma in realtà le cose erano ben diverse.

Si era sempre chiesto come si sarebbe comportato se i suoi genitori avessero scoperto di chi fosse realmente innamorato e inconsciamente quella paura lo aveva sempre portato a nascondere la verità per questo, quando si era trovato con le spalle al muro, aveva ceduto subito. Non era stato per Takano, ma per semplice egoismo. Il non sapere affrontare la situazione e il non riuscire a esprimersi come voleva lo avevano portato ad un livello di codardia inaccettabile.

Ciò di cui aveva bisogno non era quella falsa bugia, non doveva proteggere Takano in nessun modo e lui lo sapeva bene. Ormai non poteva più nascondere i suoi sentimenti, per quanto si fosse sforzato di ripetersi che quello non era amore, lo era eccome.

Il batticuore, il rossore alle guance, la pelle calda al solo sfiorarsi, lo stomaco che si contorceva al minimo movimento, quelle sensazioni non potevano essere nascoste e ormai era stufo di quella sua debolezza.

Era un uomo e la persona che amava era anch'egli un uomo, ma importava davvero?

Aveva veramente importanza che si comportasse da uomo o da persona innamorata?

Era così importante seguire delle regole che non lo portavano alla felicità solo per non deludere qualcuno?

Era privo di senso, come senza senso era il fatto che si fosse innamorato due volte del suo primo amore, ma così lui era felice e la minaccia di perdere un lavoro non aveva poi così tanto peso.

Per questo aveva scritto la sua promessa pensando a lui e l'avrebbe recitata senza timore e senza vergogna e proprio per questo, andò fiero verso il suo destino.

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Capitolo 6
*** 6. Promessa ***


Un saluto a tutti, purtroppo il trasloco sta durando parecchio e non ho molto tempo per finire il capitolo come vorrei.

Vi lascio alla lettura e mi scuso se ci ho messo tanto.

Un grazie per tutte le recensioni ricevute.



6. Promessa


Era il primo di marzo, ma per qualche strano scherzo climatico faceva troppo caldo ed era una giornata troppo bella per crederla vera, almeno era questo che pensava guardando fuori dalla finestra, ma semplicemente si sentiva troppo stretto e compresso in quel bell'abito firmato, da non riuscire quasi a sopportarlo.

Erano tutti in fermento. Erano stati chiamati camerieri e inservienti per mettere a lucido tutta la casa e preparare ogni cosa per l'evento. In giardino era stato allestito un grande gazebo bianco, ornato di rampicanti e rose candide sistemate ad arte. Li sotto un piccolo altare dove l'officiante avrebbe celebrato il rito e intorno panche e sedute foderate per tutti gli ospiti.

Ritsu non sapeva a chi fossero stati mandati gli inviti, ma dalla sua stanza stava assistendo alla sistemazione di un centinaio di panche e altrettante sedie, per cui ipotizzò all'incirca trecento invitati ufficiali per il rito, ma era sicuro che per il ricevimento se ne sarebbero presentati quasi il doppio.

Osservando tutto con distacco strinse tra le mani i fogli su cui aveva scritto la sua promessa, perché tale era, anche se non diretta alla ragazza che sarebbe dovuta divenire sua moglie.

In quegli ultimi istanti pensò a lui così intensamente che sperò in una risposta.

Ormai negare il suo amore per Takano era da stupidi, ma non era mai stato lontano da lui così tanto tempo. Per quanto, all'inizio, si fosse impegnato a mantenere una distanza professionale con il suo superiore, ora quella distanza gli sembrava infinita e insopportabile.

L'abitudine di averlo accanto, di poterlo sentire o vedere in qualsiasi momento, di percepirlo al suo fianco nel letto, erano sensazioni che gli stavano provocando una grandissima crisi d'astinenza, tanto da poterlo definire una vera e propria droga.

Era drogato d'amore.

Sorrise al solo pensiero, poteva davvero pensare una cosa simile senza più diventare paonazzo o gridare d'imbarazzo come suo solito.

Solo un leggero picchiettio alla porta lo riportò alla realtà. Diede il consenso ad entrare, sapendo che, prima o poi, sarebbe venuto qualcuno per chiamarlo o portargli qualcosa e infatti fece capolino una testolina castana dai lunghi capelli, timida e insicura. Una ragazza che forse non raggiungeva neanche la maggiore età a vederla, vestita da cameriera e il viso arrossato dall'imbarazzo.

- Mi scusi, ma mi hanno chiesto di portarla in giardino.- Abbozzò un sorriso forzato, si sarebbe aspettato un uomo o comunque qualcuno in grado di trattenerlo se fosse scappato, invece avevano mandato una bambina timida e impacciata. Suo padre doveva davvero ritenerlo sconfitto o comunque era convinto che non si sarebbe ribellato. Era pronto da un pezzo, doveva solo indossare la giacca scura poggiata sul letto e la ragazza corse a porgerla con educazione offrendosi di aiutarlo.

- Non serve, so come ci si deve vestire.-

- Chiedo scusa.-

Forse era stato troppo acido il tono usato, ma si era abituato ad usarlo con Takano, ma lui al contrario di quella ragazzina gli rispondeva a tono e quello era un gioco che piaceva ad entrambi, mentre ora si sentì soltanto un idiota.

- Pensi che sarà una bella cerimonia?- Lo chiese d'istinto, forse per scusarsi di poco prima o forse perché quella ragazzina gli faceva semplicemente tenerezza. - Io odio questo giorno e tutto ciò che ci circonda.-

- Io... io credo che vostro padre abbia voluto regalarvi un giorno indimenticabile.-

- Bhè di sicuro questo giorno non lo dimenticherà nessuno.-


Aveva comprato il vestito più bello e costoso di tutto il negozio e ora lo indossò fiero e deciso.

- Come sto?-

- Sembri un idiota.- La voce profonda, ma seccata di Yokozawa non lo offesero. Sapeva di averlo chiamato troppo presto quel giorno e di avergli imposto di andare da lui e quindi non rispose alla provocazione. - Perché mi hai chiamato?-

- Sono andato a casa tua e non c'eri quindi ti ho telefonato.-

Decisamente seccato e irritato si alzò dal letto e si avvicinò a Takano sistemandogli il colletto della camicia che era rimasto incastrato tra il doppiopetto e la giaccia.

- Ti sto chiedendo perché sono qui a casa tua alle otto del mattino a guardarti mentre indossi, e male per giunta, un completo che costa tre volte il tuo stipendio.-

- Kirishima-san si è arrabbiato per caso?- Yokozawa si ritrasse come una lumaca nel guscio, staccandosi da lui e cercando di nascondere l'imbarazzo per quella domanda. Ovviamente Takano sapeva che Takafumi e Zen stavano insieme e che la telefonata in un giorno festivo a quell'ora del mattino avrebbe irritato chiunque, figuriamoci se era un ex a chiamare. - Ti chiedo scusa, so che sono egoista, ma avevo bisogno di un po' di coraggio.-

- Era gia sveglio, anche lui è stato invitato al matrimonio.- Tornò a sedere sul letto sfatto, tirando un po' le coperte per evitare scomode bozze e tornò a concentrarsi su Takano. In quei giorni di attesa, Masamune aveva lavorato come un pazzo, accollandosi sia i suoi compiti sia quelli di Onodera e non aveva mai più parlato di quella situazione. Solo un giorno Kisa gli aveva chiesto come mai non avessero detto a nessuno che Onodera si era dimesso e per qualche secondo era sceso un silenzio tombale e raccapricciante. Poi Takano si era alzato e tolto gli occhiali da vista, serio e determinato aveva semplicemente detto che il secondo giorno di Marzo, Onodera sarebbe tornato al lavoro, ma ora che era giunto il momento, quella determinazione stava crollando. - Di cosa hai paura Masamune?-

- Non lo so. Non dubito dei miei sentimenti.-

- Ma hai dubbi su quelli di Onodera, credo sia giusto.-

Non negò ne acconsentì, non sapeva cosa pensare o dire. Ci aveva pensato molto in quei giorni d'attesa, infondo Ritsu non lo aveva mai contattato, ma questo non significava poi molto. Yokozawa, semplicemente guardando Takano, riuscì a seguire il filo dei suoi pensieri, ma non riuscì a trovare parole adatte per calmarlo.

Cosa avrebbe potuto dire?

Non era rimasto con le mani in mano in quei giorni e aveva chiesto un po' in giro notizie sul matrimonio del figlio di Onodera, ma aveva scoperto ben poco. La famiglia aveva sempre reso pubblico il fidanzamento tra Ritsu e An e così tutti gli estranei alla famiglia non conoscevano che quella verità. Kirishima aveva un conoscente nella compagnia Onodera, ma anche li le informazioni erano varie e poco credibili, come il fatto che la ragazza fosse incinta e per questo avessero anticipato le nozze.

Poi però gli era giunta alle orecchie, sempre grazie a Kirishima, un piccola e maliziosa voce. Gliene aveva parlato pochi giorni prima Zen prima di andare a letto. Per un po' Yokozawa lo aveva sentito rigirarsi tra le lenzuola come una lumaca e la cosa gli dava sui nervi. Non dormivano spesso nella stessa stanza, ma ne approfittavano quando la piccola Hiyo dormiva dai nonni o da qualche amica. Di solito dormivano molto poco, ma quella sera Zen era stanco e non lo aveva importunato poi molto, solo che sentirlo agitarsi e il fatto di rimanere continuamente senza coperte lo avevano innervosito e, come previsto, era scoppiato.

- Insomma, mi sta venendo il mal di mare, vuoi fermarti o devo prenderti a pugni!?-

Lo aveva gridato tirando le lenzuola dalla sua parte e facendo rotolare il compagno dalla sua parte. Così tra un grido e una lamentela alla fine Kirishima aveva raccontato l'accaduto che lo rendeva nervoso, aspettandosi poi un terremoto.

Gli era giunta alle orecchie quella stessa mattina, era al telefono con un collega di un'altra società, un tipo veramente seccante e troppo loquace, ma doveva sopportarlo. Soprattutto Zen odiava il modo in cui cambiava discorso e iniziava a tergiversare senza senso e infatti accadde così anche quella volta, solo che l'argomento preso lo fece innervosire.

- Mi ha detto che è solo una voce, ma messa in circolo dall'assistente di Onodera.-

- Ne ho sentite tante di voci in questi giorni, che non ne ho proprio voglia di parlarne a quest'ora.-

- Ha detto che il motivo del matrimonio è perché pare che al padre di Ritsu sia giunta voce della relazione con Takano-san e che abbia ricattato il figlio per lasciare la Marukawa.-

- Ricattato in che senso?-

La storia era stata creata ad arte e sarebbe risultata persino credibile. Ascoltare quelle parole lo fecero andare su tutte le furie, certo erano solo dicerie, ma spiegavano perfettamente la fuga di Ritsu e Yokozawa le prese per vere, ma ora era indeciso se dirlo o meno a Takano.

Ritsu, con la sua fuga lo stava proteggendo da uno scandalo assurdo che avrebbe coinvolto persino tutta la Marukawa. Infondo non era così assurdo come piano, le voci si spargevano in fretta e gli scandali erano il pane quotidiano dei giornalisti. In poco tempo la Takano Masamune sarebbe diventato il mostro che pur di fare carriera aveva sedotto il figlio della Onodera Publicazioni, sfruttandolo e usandolo contro la sua stessa famiglia per favorire la concorrenza, ovvero la Marukawa.

Yokozawa decise di non parlare, raccontargli quella che gli sembrava una vera sciocchezza, avrebbe solo peggiorato le cose, così raccolse tutto l'affetto che provava ancora per Takano e lo incitò a fare ciò che il cuore gli suggeriva, se fosse scoppiato qualche assurdo scandalo, lo avrebbero affrontato a tempo debito.


E così, quando l'officiante ebbe finito di elogiare la famiglia Onodera e di ripetere tutti gli obblighi e i doveri che- gli sposi presenti stavano per farsi carico, iniziò la cerimonia vera e propria.

An era emozionata, gli occhi ludici e pieni di lacrime, mentre stringeva la mano di Ritsu, che sembrava perfetto e impeccabile, una scena che a Takano fece ribollire il sangue.

Era arrivato un po' in ritardo a causa del traffico e la cosa lo aveva reso nervoso e molto suscettibile. Aveva lasciato Yokozawa a casa sua e si era reso conto che gli aveva nascosto qualcosa, ma non aveva avuto il tempo di insistere su cosa lo turbasse.

Poi al cancella della villa aveva dovuto sopportare una fila assurda accanto a uomini fastidiosi e sudati, chiusi in completi costosi e portati decisamente male, oppure vicino a delle donne civettuole con chili di profumo che avrebbe steso un elefante al primo respiro. Infine era stato bloccato da una donna che gli aveva strappato l'invito dalle mani in modo brusco e che si stava subendo molte silenziose imprecazioni.

- Finalmente la incontro di persona Takano Masamune.

Riconobbe subito la voce, tanto che per un secondo si trovò la mente sgombra da qualsiasi pensiero. Davanti a lui una donna ben vestita e distinta che gli sorrideva porgendogli nuovamente il suo invito. Fu preso sottobraccio senza neanche rendersene conto e condotto lontano dalla fila.

- Devo dirle qualcosa in privato, possiamo fare la strada più lunga.-

Invece avevano fatto il giro della villa senza dire una sola parola e lo aveva portato nella parte del giardino adibita per la cerimonia, rimanendo distanti in modo che Ritsu non li vedesse.

- Vorrei che lei portasse pazienza ancora un po', c'è una cosa che deve ascoltare prima di fare la sua mossa.-

- Non doveva dirmi qualcosa?-

- Oh io avrei molte cose da dire, ma non hanno poi molta importanza. Ho sempre creduto che ciò che un genitore deve fare è proteggere i propri figli e in questo momento io dovrei proteggerlo da li, signor Masamune, per questo ho accettato ciò che mio marito aveva deciso, ma non conoscevo bene la situazione. Ora vorrei che attendesse fino allo scambio delle promesse e poi sarà libero di agire.-

- Perchè fino alle promesse?-

- L'ho appena detto, devo proteggere mio figlio. Se non sarà in grado di reagire fino a quel momento, non le permetterò di interrompere la cerimonia, perchè vorrà dire che il mio Ritsu non è abbastanza maturo da prendersi le sue responsabilità, proprio come se fosse ancora un bambino e io da madre sceglierò ciò che per lui è il cammino più semplice, ma se farà qualcosa allora vorrà dire che è cresciuto e accetterò le sue scelte, anche se lo porteranno a giorni difficili.-

Lo accettò e rimase in attesa, per qualche motivo non era in grado di dire di no a quella donna. Era una madre ed era meravigliosa in ogni suo aspetto, lui questo poteva apprezzarlo più di ogni altra persona al mondo.

Così attese, rimanendo in ascolto, cercando di percepire ogni minino movimento di lui e sperando in qualcosa, come mai in vita sua.

- Ora, prima di arrivare alla parte importante di questa cerimonia, vorrei che i promessi sposi si mettano l'uno di fronte all'altro e raccontino, davanti a noi tutti, ciò che li ha portati a questa decisione così importante e cosa sperano per il loro futuro insieme. Lo sposo.-

Ritsu si mosse appena, guardò An e poi rivolse uno sguardo a tutti i presenti e prese un lungo respiro, in quel momento Takano perse per un secondo il suo.

- Mi chiamo Onodera Ritsu e oggi vorrei che tutti ascoltassero questa storia. Chiedo scusa se sarò un po' prolisso, ma non sono riuscito a omettere nulla. Fin da bambino ho sempre amato i libri e non solo per il lavoro di mio padre, che reputo meraviglioso. Adoravo il profumo dei libri e il rumore dello sfogliare delle pagine, la fantasia degli scrittori e l'impegno degli editori affinché qualcuno sia in grado di leggerlo. Da bambino leggevo molte favole e pensavo che sarebbe stato meraviglioso poter vivere una vita come quella dei protagonisti della storia, così presi tra avventure mozzafiato e amori pieni di passione. Mi ritrovai a pensare spesso che sarebbe stato bello poter incontrare una persona così importante da farti combattere persino contro un feroce drago. Poi crescendo ho capito che nella vita vera non ci sono questo genere di avventure, ma non ho mai perso il mio amore per i libri ed è stato proprio grazie a loro che mi sono innamorato per la prima volta. Il mio primo amore si rifugiava in una libreria e leggeva in silenzio, poi io da ragazzino sciocco, incapace di andare li e presentarmi, leggevo di nascosto tutti i libri che aveva preso nella speranza di conoscerlo meglio. Mi dispiace An-chan, ma io non sarò mai un principe senza macchia e senza paura, potrei identificarmi come la principessa indifesa e piagnucola tenuta prigioniera nel suo castello dal feroce drago, non posso prometterti un futuro ne l'amore che speri, perché infondo al mio cuore io ho sempre aspettato il mio primo amore...- Forse per la sorpresa o lo shock, nessuno dei presenti disse una parola, così come la ragazza le cui lacrime tanto represse, iniziarono a scenderle copiose dagli occhi. - Oggi però questa principessa sciocca ha deciso di diventare una persona in grado di meritare il proprio principe, sono già scappato una volta perdendo dieci anni della mia vita che avremmo potuto passare insieme e non voglio perderne altri. Se questo mio comportamento a qualcuno dei presenti risulta orribile o altro non mi scuserò. Se la mia scelta disonora e delude così tanto mio padre, non mi scuserò. L'unica persona che riceverà le mie scuse è la stessa che ho lasciato giorni fa come un codardo e che voglio rivedere al più presto... io sono innamorato da più di di dieci anni del mio primo amore, un ragazzo solitario che è cresciuto diventando una persona meravigliosa, anche se irritante e decisamente egocentrico, ma è l'unica persona oggi che voglio vedere.-

Seguito da un silenzio e dalle lacrime della futura sposa, uscì dal gazebo e a testa alta camminò tra gli invitati rimasti senza parole con una sola immagine in mente, Takano-san, ripetuta così tante volte che gli sembrò di vederlo davvero.


Lo aveva ascoltato, catturando ogni singola parola e persino ogni respiro di lui. Fu come se qualcuno lo avesse investito in pieno e non riuscisse più a muoversi, solo la mano gentile e delicata di una donna, che lo spingeva fuori dal nascondiglio lo fece smuovere. Si ritrovò allo scoperto, in mezzo agli altri invitati, tutti rigorosamente seduti e in silenzio. Lui così alto e imponente, in piedi davanti allo sposo che orgogliosamente camminava nella sua direzione.

Rimasero fermi, ognuno al suo posto senza sapere come comportarsi. Quando Ritsu si rese conto che quello che aveva davanti non era frutto della sua immaginazione, gli si incendiarono le guance in pochi secondi.

- Da quanto tempo sei qui?-

- Abbastanza.-

- Quindi hai sentito quello che ho detto?-

- Direi proprio di si.- Dell'uomo fiero e deciso di pochi istanti prima c'era rimasto ben poco. Ora Takano aveva davanti il solito ragazzino che non riusciva a guardarlo negli occhi e sempre rosso come un peperone. Gli poggiò una mano sulla testa, accarezzandolo e scompigliandoli un po' i capelli. Che lo stessero guardando più di trecento persone non gli importava affatto.

Poi arrivò il momento, una voce forte e decisa ruppe quel silenzio e si scagliò contro i due come un ruggito. Non era altro che un uomo come tutti gli altri, con il peso degli anni e delle responsabilità sulle spalle e un orgoglio da difendere.

- Che diavolo stai combinando?-

Fu Takano a prendere la parola, bloccando Ritsu che aveva raccoltoo tutto il suo coraggio pur di fronteggiare il padre. Si frappose tra lui e l'uomo, fiero e deciso come mai lo era stato e proprio come aveva deciso di essere.

- Io sono Takano Masamune e sono il compagno di Onodera Ritsu, che lei lo accetti o meno. Può provare in tutti i modi ad allontanarlo da me, ma le dico una cosa sola. Una persona meravigliosa mi ha detto che i genitori fanno il possibile per rendere felici i propri figli, però è anche vero che non sempre i figli e i genitori hanno la stessa idea di felicità. Io qui le faccio una promessa. Regalerò a Ritsu la stessa felicità che lei spera per suo figlio, però so che questo lei non lo accetterà. I miei genitori non si sono mai interessati di me e quindi io non sono la persona adatta per parlare di amore familiare per questo le dirò semplicemente che la rispetto, sia in campo lavorativo sia per come si è comportato pur di salvaguardare suo figlio, ma non le permetterò di allontanarlo nuovamente da me.- Si voltò di colpo e di peso prese Ritsu portandolo a spalla e stupendosi del fatto che non si ribellasse. - Quindi ora me lo porto via. Lei faccia pure ciò che crede giusto signor Onodera e se vuole buttare fango e calunnie su di me sia libero di agire come più preferisce.-

Tra le chiacchiere e lo stupore, il singhiozzare della povera ragazza ancora ferma sull'altare e lo sguardo infiammato di quell'uomo, se ne andò fiero del suo bottino. Tornò alla macchina e vi poggiò Ritsu all'interno con delicatezza, poi salì anche lui e se ne andarono.


Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, Ritsu con gli occhi bassi e le mani che stringevano i pantaloni ormai tutti stropicciati e Takano, che ogni tanto gettava uno sguardo verso il suo passeggero senza trovare le parole per iniziare una conversazione.

Non ci impiegò molto per arrivare a casa, parcheggiò in retromarcia e spense la macchina. Nessuno dei due si mosse.

- Ritsu, io...-

Le parole rimasero bloccate in gola, fu così veloce che quasi non gli sembrò reale. In pochissimi secondi Ritsu si era slacciato la cintura portandosi sopra di lui e catturandogli le labbra in un bacio delicato, ma pieno di passione. Takano lo strinse così forte che entrambi rimasero senza respiro, ma continuarono a baciarsi.

- Mi dispiace...- lo disse tra le lacrime, giocando con i capelli di Takano ormai scompigliati e le sue labbra che cercavano qualcosa di più profondo e intimo. - Mi dispiace tanto.-

Takano gli prese il viso tra le mani, allontanandolo da lui di qualche centimetro, notando gli occhi e il viso arrossati quasi allo stesso modo, anche se per motivi diversi. Aveva pianto e molto in quei giorni, come un bambino indifeso forse lo aveva anche chiamato, ma lui non era stato in grado di correre a salvarlo.

- Per cosa ti stai scusando?-

- Per ogni cosa. Per il passato e per ciò che accadrà. Sono una persona egoista e meschina che ora riesce solo a pensare ai propri sentimenti. Non mi sarei mai dovuto avvicinare a te.-

- Non sei mai stato la causa dei miei problemi.- Lo baciò di nuovo, provando a trasmettergli tutti quei sentimenti che a parole erano indescrivibili. Lo sentì sopra di lui così piccolo e fragile che chiunque si sarebbe innamorato nuovamente di lui, come poteva odiarlo o avercela con lui in qualche modo. - Non ti ho mai odiato ne considerato una seccatura. In quei giorni in cui non mi importava di nulla mi sei piombato addosso con la tua sincerità, così bella e delicata, e sei stato in grado di aprire il mio cuore. Abbiamo sbagliato entrambi, tu per la tua ingenuità e io perché non sono stato capace di esprimermi come avrei dovuto, ma lo abbiamo superato e il periodo buio della mia vita non è stato a causa tua. Sono rinato più forte e deciso e il destino ti ha fatto tornare da me. Ciò che mi importa davvero è essere felice e rendere felice te. Mi farò da parte solo quando mi dirai che non mi vuoi.-

Non ne sarebbe mai stato in grado, perchè ricordava bene quella stupida volta in cui Yokozawa lo aveva provocato e gli era uscito di bocca. Non avrebbe mai potuto dimenticare il malessere e la tristezza che quella scenata da bambino gli aveva provocato.


Quando entrarono nel palazzo insieme, passando davanti a tutte quelle persone che anche solo per curiosità si affacciavano dalla porta cercando di capire se quell'uomo sereno e bellissimo fosse lo stesso che giorni prima era capitolato a terra ubriaco.

Casa di Takano era profumata e accogliente e Masamune si rese conto che era stata opera di Yokozawa e ne fu felice.

- E' bello tornare a casa.- Seguì con lo sguardo Onodera che si toglieva le scarpe e esplorava l'appartamento come se lo vedesse per la prima volta, poggiando la mano sul muro e sui mobili che incontrava. Stranamente l'appartamento di Takano gli piaceva più del suo, era sempre bello e ordinato, ma c'era qualcosa che lo rendeva veramente speciale e ora sapeva che era per la presenza di Masamune.

- Ho fatto riordinare il tuo appartamento e ho annullato la disdetta del contratto che era arrivata a tuo nome.-

- Sei stato gentile, ma non credo di volerci tornare.-

- Dove vorresti andare?-

- Vorrei stare qui, nel posto in cui tu vivi e dove non ci separa nulla, ma forse sono un po' esagerato e tu non mi vorrai tra i piedi.-

- Va bene.- Si avvicinò rimanendogli alle spalle e abbracciandolo dolcemente, Ritsu era davvero minuto in confronto a lui e abbracciarlo gli provocava sempre un gran senso di protezione nei suoi confronti. - Vieni a vivere con me. Se non vuoi qui troveremo un altro appartamento, un altra città o un'altra nazione non mi importa.-


Così, in pochi istanti, quell'appartamento che aveva portato a tante coincidenze, si riempì di un amore dolce e sensuale. Si strinsero e si baciarono, coccolandosi e divenendo l'uno parte dell'altro in un gioco di sincerità e spontaneità, perché questo era il loro amore.

Il primo amore sbocciato tra i libri e fiorito con il tempo.

Il primo amore che aveva affrontato incomprensioni e periodi oscuri.

Il primo amore che aveva affrontato il destino e si era ritrovato.


Cosa li aspettasse? Non lo sapevano e non gli importava, ciò che volevano veramente erano quei piccoli momenti insieme che non avrebbero perso più per nessuna ragione.



.



Non è ancora finito, c'è una piccolo capitolo finale che pubblicherò a breve... spero comunque che vi sia piaciuto tutto...

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Capitolo 7
*** Finale ***


7. Finale


15/03/2012


Caro Padre,

spero che leggerai questa lettera prima o poi.

So che il mio comportamento ti avrà causato molti problemi e mi rendo conto di averti messo in imbarazzo davanti a tutte quelle persone.

Probabilmente avrei dovuto prendere coraggio e parlarne direttamente con te invece di arrivare a tanto e non voglio prendere scuse del tipo “non mi hai dato la possibilità di parlare” o “non mi hai ascoltato” perché so che non è vero.

Sono sicuro che se fossi venuto da te prima di quel giorno ne avremmo discusso, forse mi avresti sgridato, ma poi ci saremmo capiti.

Ho anche compreso la posizione di An-chan in tutta questa storia. All'inizio le davo la colpa per averti detto di Takano-san, ma la colpa è solo mia. Avrei dovuto essere sincero con lei, mi sono sempre limitato a dirle che non ero innamorato di lei, ma non le ho mai spiegato come stavano le cose e mi sono reso conto del fatto che, se lei ti ha detto tutto, lo ha fatto per proteggermi, altrimenti non avrebbe pianto tutto il tempo in quel modo e io sono stato uno stupido a trattarla male.

Ho saputo anche dell'invito di Takano, ma scommetto che non è stata An a mandarlo, ma lo hai fatto tu, sperando che lui si mettesse da parte e non interferisse, ma devi sapere che Takano-san è testardo e forse quel gesto ha avuto l'effetto contrario.


Sai, ho sempre cercato di far colpo su di te.

Ho lasciato la compagnia per la Marukawa per dimostrarti che potevo diventare una persona rispettabile senza rimanere sotto la tua ala protettrice.

Poi però sono successo molte cose.

Non ho avuto la possibilità di lavorare nella letteratura e mi hanno inserito nella Emerald, un posto strano e pieno di gente strana.

Volevo trasferirmi, sarei rimasto li per un mese e poi avrei chiesto di passare nell'altro dipartimento, ma ho trovato lui.

Ora non arrabbiarti se ti parlo di Masamune, ma voglio che tu sappia.

Forse la mamma ti avrà raccontato qualcosa, ma non sono i fatti ad essere importarti, ma solo ciò che provo. Ho amato questa persona quando ero un ragazzino e ho continuato ad amarla anche quando non eravamo vicini. Non mi sarei mai potuto innamorare di An ne di nessun altra ragazza e non si tratta di amare donne o uomini, si tratta di amare una sola persona nella vita perché in fondo al cuore sai che è quella giusta per te.

Per uno scherzo del destino ho incontrato di nuovo quella persona e anche se mi sono impegnato a non far venire a galla i miei sentimenti, stare lontano da lui e sapere di non poterlo più vedere li ha resi ancora più forti.


Ti scrivo anche per dirti cosa è successo dopo.

Il secondo giorno di Marzo sono tornato alla Marukawa e ho chiesto ad Isaka-san di poter riavere il mio posto di lavoro. Naturalmente sapeva cosa era accaduto e mi ha fatto un sacco di domande sul fatto che la mia ribellione, così l'ha chiamata, potesse avere ripercussioni sulla compagnia. Io non potevo rispondere, non sapevo cosa avresti fatto, ma Isaka-san è una brava persona e mi ha accontentato, anche se ora sono tornato un semplice apprendista e per un po' non potrò lavorare da solo con gli autori, ma mi accontento. Ho ancora molto da imparare.

Nella Emerald sono stati tutti felici di vedermi e anche se sanno della mia relazione con Takano, non mi hanno giudicato e non sembra essere un problema.

Poi mi è arrivata la lettera del tuo avvocato, un po' me lo aspettavo.

Ora mi chiamo Oda Ritsu, infondo anche questo cognome ha un significato importante per me e anche se tu non mi consideri più tuo figlio io ti voglio comunque bene.

Ora il mio stipendio è un po' limitato, farò fatica a restituirti i soldi del matrimonio e pagare tutte le spese, ma farò il possibile. In busta c'è il primo assegno, so che non è quello che ti aspettavi, ma migliorerà.


Ho cambiato casa, Takano si occupa delle spese principali visto che viviamo insieme e mi sento un po' un parassita, ma sto facendo del mio meglio. Per qualsiasi cosa ti ho lasciato il mio nuovo indirizzo e numero di telefono.

So di essere stato un figlio deludente e so che sei arrabbiato, ma io sono felice. Stare con la persona che ami e avere degli amici che ti capiscono e ti supportano è la vita migliore che ci si possa aspettare e un giorno mi piacerebbe avere anche una famiglia con cui condividerla.


Sappi che aspetterò sempre una tua risposta, che sia domani o tra vent'anni e continuerò a scriverti non solo per mandarti gli assegni, ma perché egoisticamente voglio che tu sia partecipe della mia vita.

Ti auguro tutta la felicità che un figlio può sperare per il proprio padre e spero di poterti rivedere presto e scusarmi ancora di persona.

Alla prossima



Oda Ritsu”


Chiuse la lettera stando ben attento a non creare altre pieghe sulla carta e la chiuse nel cassetto. Si strofinò gli occhi stanchi e arrossati e fece per alzarsi, quando la voce gentile di una donna lo fece sussultare.

- Per quanto ancora vuoi continuare?-

- Fino a quando sarà necessario.-

- Abbiamo risolto ogni cosa e non è stato neanche così difficile o imbarazzante come credevi. Non credi di aver esagerato? E' anche mio figlio e non mi va giù che perda il suo cognome per una cosa così sciocca.-

Rimase in silenzio, sistemandosi sulla poltrona della scrivania e cercando le parole adatte. Non si pentiva di nessuna azione compiuta, ne di ciò che era successo dopo.

Aveva diseredato suo figlio e chiesto il risarcimento per la cerimonia, era giusto, infondo quello che ne aveva subito le conseguenze era stato lui e non Ritsu, ma dopo un paio di giorni da quella decisione e dopo averci pensato così tanto da non riuscire a dormire, si rese conto che l'unico sentimento che provava era solo un gran senso di colpa.

- Voglio che impari l'ultima lezione che potrò impartirgli. La vita non è semplice e non bastano i sentimenti per andare avanti. Io ho creato il mio futuro e lui dovrà creare il suo prendendosi le responsabilità del suo comportamento e delle sue scelte. Mi ha detto di aver sempre voluto fare colpo su di me e di non esserci mai riuscito perché io lo proteggevo. Bhè ora non lo farò più, sarò un suo nemico per un po' e vedremo come se la caverà. Non sarà più un figlio di papà, sarà solo Ritsu come ha sempre voluto e vedremo di cosa sarà capace.- Sorrise, dopo giorni cupi e deprimenti, si lasciò andare ad un piccolo sentimento ilare e gioioso. - Intanto metti da parte gli assegni in un conto solo suo, quando sarà pronto riavrà anche i soldi.-


Finiva così una delle tante storie.

Per una conclusa se ne apriva un'altra e un'altra subito dopo, andando sempre avanti, intrecciando il proprio futuro con quello della persona amata e costruendo pian piano, le fondamenta della propria vita.




E siamo alla fine, dovevo mettere tutto nel capitolo 6 a dir la verità, ma ho preferito staccare per non rendere tutto troppo melenso.

Bhe spero che vi sia piaciuta, purtroppo è stata una ff un po' sfortunata e avrei voluto dedicargli molto più tempo, ma è finita così.

Alla prossima!!! un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e recensito.


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