ERA IL SUO DESTINO AMARLA
Un mese estenuante colmo di lotte tra mangiamorte ed
auror...
Un mese esatto è passato da quando ha scritto quella lettera,
durante una delle sue tante notti insonni...
Quella lettera giunta inutilmente a destinazione...
Nessuna risposta in cambio e forse è meglio così...
Quella sera ci sarebbe stato un attacco dei mangiamorte e loro
sarebbero andati lì a fronteggiarli....
Non ce la faceva: questa guerra era insostenibile. L'Ordine era
stato decimato negli scorsi due scontri e ora erano in numero inferiore rispetto
ai mangiamorte.
Hermione stava iniziando a prepararsi.
Lei sarebbe giunta nel luogo dell'incontro prima degli altri:
lei sarebbe stata l'esca per quella volta, ma nessuno sapeva che lei era sempre
stata l'esca da due anni, l'esca di se stessa.
Lei era l'esca e il pesce che abboccava: due facce della stessa
medaglia.
Lei, il pesce che rincorreva i propri sogni nella realtà e
l'esca che veniva gettata ogni volta che si addormentava.
Perchè ogni volta che si addormentava, abboccava a quell'esca,
che la riportava a due anni prima, al suo settimo anno ad Hogwarst, il più
bello, il più vissuto, il più amato e il più odiato.
In quell'anno aveva conosciuto l'amore, l'odio, il terrore, il
rimpianto, le lacrime. Aveva conosciuto tutto ciò che una mamma e un papà
avrebbero cercato di far conoscere il più tardi possibile ad un figlio e invece
lei aveva fatto tutto da sola...
Ora aveva il rimpianto di saper amare e odiare.
L'odio è qualcosa di diametralmente opposto
all'amore...
Se non si sa amare non si sa odiare...
Lei aveva maledetto il giorno in cui aveva imparato ad
amare...
Guardò l'ora: era giunto il momento.
Si smaterializzò e si ritrovò in una radura deserta.
Non sapeva quale mangiamorte sarebbe arrivato per primo e con il
quale avrebbe fatto finta di contrattare e forse in cuor suo sperava che non
fosse lui...non ce l'avrebbe fatta.
Pochi minuti dopo sentì uno schiocco.
Si girò di scatto ritrovandosi Nott a qualche metro.
Per un attimo ebbe paura, poi il suo coraggio grifondoro ebbe il
sopravvento.
- Nott bene, Voldermort deve essere proprio ridotto male se
affida delle missioni così importanti ad un inetto come te-.
-Granger questa è proprio bella: noi siamo il doppio delle
vostre forze e fate ancora dell'ironia?-
-Nott la mia non era ironia, ma semplice
constatazione-.
Il mangiamorte non rispose: alzò il sopracciglio e incominciò a
camminare sensualmente nella direzione della riccia.
Lei non si mosse e non battè ciglio. Sapeva cosa aveva
intenzione di fare: non glielo avrebbe permesso, fosse l'ultima cosa che faceva,
ma non si sarebbe fatta toccare da quel verme, perchè le ultime mani che avevano
toccato il suo corpo erano quelle di lui e lei non avrebbe fatto profanare se
stessa.
Rigida e composta mise mano alla bacchettaera a un
metro.
L'avrebbe attaccato o ora o mai più
Estrasse velocemente la sua bacchetta di agrifoglio, ma non fece
in tempo a pronunciare nessun incantesimo che si ritrovò Nott dietro di lei che
le prendeva le braccia e le fermava le mani.
-ehi Mezzosangue, che c'è? Non riesci più a fare niente? Certo
che a voi dell'Ordine non vi insegnano proprio nulla? Non importa ora ti
insegnerò qualcosa io: ti farò vedere come bisogna rispettare chi è superiore a
noi e come bisogna comportarsi con chi è più forte-.
La Grifondoro chiuse gli occhi, provò a liberare i polsi, ma
l'unica cosa che ricevette fu solo una maggiore pressione.
Nott fece apparire una corda di metallo, con cui le legò mani e
piedi.
La gettò per terra facendole sbatterela faccia sull'erba
rada.
Le si mise a cavalcioni iniziandole a slacciare la camicia
nera.
Alcune lacrime sgorgarono dagli occhi di lei: non poteva più
fare nulla, ci aveva provato, ma non ci era riuscita...
-Perdonami- sussurrò, lo sussurrò al vento, alla luna, alla
notte, agli alberi, a se stessa, perchè sapeva che non l'avrebbe
sentita...
-Cosa hai detto inutile Mezzosangue?-
Non ricevette risposta.
Lui intanto continuava a spogliarla: le aveva strappato il
reggiseno e adesso palpava avidamente il seno di lei.
Le sue mani passano avide sul corpo della riccia, senza nessun
rispetto, ripensamento, esitazione.
Hermione era scossa dai singhiozzi.
Non era neanche riuscita a mandare il segnale a quelli
dell'ordine per fargli giungere.
Sperava che qualcuno non avrebbe aspettato, che sarebbe accorso
e allora, forse solo allora sarebbe stata salva.
Una cosa non sapeva: che là a pochi metri due mangiamorte
osservavano la scena.
Era presente anche una chioma bionda, che fremeva per
intervenire e fermare quel maiale di Nott e scappare con lei, portarla via,
lontano da quel luogo.
Ma non poteva: se l'aveva lasciata c'era un motivo. L'essere
mangiamorte era la sua strada, ma lo era anche l'amare lei, la sua piccola dolce
Mezzosangue.
Nott era arrivato a toglierle i pantaloni. Malfoy scoppiò con
Zabini al suo finaco.
-Ma che sta facendo? Non fa prima a portarla via se proprio se
la vuole fare?Non siamo venuti qui per vedere Nott che si scopa la
Mezzosangue-.
Non si contenne più e uscì allo scoperto con Zabini al suo
fianco.
-Nott ora basta, se proprio devi portala al maniero, ci potrà
essere utile come prigioniera, ma batsa con questa sceneggiata-.
Hermione sentì il fiato che le si spezzava in gola.
Lui, la sua voce, la sua elegnaza, il suo portamente, i suoi
occhi.
Poi le sue parole, le scivolarono addosso, la penetrarono, la
scossero e la risvegliarono da quel torpore in cui era caduta pur di non sentire
il suo dolore.
-Oh anche il braccio destro di Voldemort, Malfoy è qui, allora
avevo ragione quando pensavo che era impossibile che Voldemort avesse lasciato
da solo Nott.-
-Granger non penso tu sia nella situazione di poter parlare,
anzi-.
Disse passandosi lascivo la lingua sulle labbra.
Hermione rimase impassibile, mentre dentro di se il cuore le si
spezzava di nuovo in cento pezzi...
"Ecco perchè mi hai lasciata, perchè non ti facevo più
comodo..ero il tuo sfogo nei momenti di desiderio, quando non ti sono più
servita mi hai scaricata.Ed io che mi sono innamorata, che stupida
sciocca"
Una lacrima leggera sgorgò dai suoi occhi, mentre cercava di
rimettervi in piedi.
Malfoy stava parlando con Nott mentre Hermione era riuscita a
recuperare la bacchetta.
Lanciò in aria il segnale.
Era ora di agire.
Basta il passato.
Si tolse le catene e si ricompose.
In meno di di mezzo minuti si sentirono numerosi crak nella
radura.
L'ordine era arrivato
Altri mangiamorte erano arrivati.
Bene, la battaglia aveva inizio.
Magie, maledizioni, protego volavano nell'aria.
Due mangiamorte erano morti.
L'ordine ancora resisteva.
Hermione combatte con molti seguaci dell'oscuri. Tutti erano
troppo poco svelti per l'abile grifondoro.
-Attenta!- una voce spaventata e roca, mozzata dal fiato corto
vibrò nell'aria.
Hermione si girò di scatto: sapeva a chi apparteneva quella
voce, ma mai avrebbe pensato che sarebbe intervenuta in suo aiuto.
Parò la maledizione che le stava arrivando dalla spalle e si
ritrovò faccia a faccia con Malfoy.
Vide i suoi occhi.
Una morsa allo stomaco.
La mano leggermente tremante, ma la voce ferma.
-Allora Malfoy, come mai da queste parti?Mi ricordo che una
volta molto tempo fa, forse in un altra vita, mi dicesti che questo non sarebbe
stato il tuo destino eppure a quanto vedo due anni di lontananza ci hanno
portato a combattere su due fronti opposti-.
-Granger non sempre tutto quello che sembra è ciò che è
veramente, ricordatelo-.
-Io non me lo sono mai dimenticata, forse dovresti ricordartelo
tu-.
Hermione tirò fuori dalla camicia quella collanina d'ora con un
cuore e un incisione, quel cuore che aveva sempre tenuto nascosto a tutti,
qualcuore con la M incisa a fuoco.
Draco barcollò alla vista della catenina, non pensava che anche
lei l'avesse tenuta.
La tirò fuori anche lui, con la sua H incisa.
Non combatterono.
Si guardarono incessanti negli occhi.
Il mare nel cioccolato.
La tempesta nella calma.
L'argento nell'oro.
Uno scontro di sguardi e in quel momento seppero tutto, tutto
quello che non si erano mai detti e quello che si erano detti.
Passarono attimi.
Secondi.
Minuti.
Forse ore.
Ma rimasero così, perchè tutto ciò non glielo avrebbe più ridato
nessuno.
Fu un attimo, quell'attimo che durò più degli altri, così lungo
che costò una vita.
O'oro strabuzzò e prima di cadere a terra sibilò un ti
amo.
Solo un urlo si sentì nella radura, mentre la battaglia
imperversava.
Draco si precipitò verso di lei.
La strinse a se.
Pianse.
L'accarezzò.
Le disse di non preoccuparsi che tutto sarebbe
finito.
Il sangue scorreva fra le dita di lui, mentre spasmodicamente
l'abbracciava.
-Ti amo, Hermione, anche io ti amo, perdonami se non te l'ho mai
detto, se ti ho lasciato, se ti ho fatto soffrire.Ti prego
perdonami-.
Lacrime cadevano giù come la pioggia che incessante ci tormenta
nelle giornate estive.
-Non ti preoccupare mio angelo-disse lei con filo di voce- in
fondo l'ho sempre saputo, ecco perchè ti ho sempre portato con me-.
Chiuse gli occhi e si abbandonò in quell'abbraccio con un
sorriso finalmente felice, dopo due anni.
Urla lancinanti invasero il suo corpo.
Non ce l'avrebbe fatta senza di lei.
Si abbandonò su quel corpo estraniandosi dalla
battaglia.
Quando finì sciolse quel tenero abbraccio e si smaterializzò,
sporco del suo sangue, delle sua parole, dei duoi sorrisi, dei suoi
occhi.
Non se li sarebbe mai tolti di dosso, mai.
Era il suo destino amarla e così sarebbe stato.
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Bene benissimo, eccomi qui con il secondo capitolo di questa
ff...
bene penso che farò solo un piccolo epilogo e poi la storia si
concluderà!!!
E ora volevo ringraziare chi ha commentato il capitolo
precedente!
SnowWhiteQueen: grazie grazie..^/////////^ecco sono
così..davvero ti ho faqtto venire le lacrime agli occhi????che dolcina!!!!spero
che questo cap ti piaccia e che l'epilogo sia degno delle tue aspettative..kiss
herm85
picci 1989: la mia cara e adorata picci..bella mia..beh cara
grazie per i numerosi coplimenti e che sto migliorando a vista d'occhio, s enon
ci fossi tu non so come farei..comunque spero di essermi riuscita a regolare con
la misuradella scrittura perchè con pagebreeze non ci riesco sempre..kiss
herm85
grazie a tutti anche quelli che hanno solo letto...spero vi sia
piaciuta
kiss herm85
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