Too far from you.

di afraidtofallasleep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. One ***
Capitolo 2: *** 02. Two ***
Capitolo 3: *** 03. Three ***



Capitolo 1
*** 01. One ***


«Melanie, voglio vedere più impegno.. Che ti succede?» Sospiro e scuoto la testa, mentre sento le parole della coach Bilson entrare da una parte e uscire dall’altra. «Ci sto provando, okay? È solo.. Una giornata no.» bofonchio giustificandomi, rifacendomi la coda di cavallo. «Ultimamente è sempre una giornata no per te.» Deglutisco e scuoto la testa, guardandola allontanarsi. Come può capirmi? Sospiro e dopo aver respirato profondamente, mi faccio forza e torno dalle ragazze. «Okay, per oggi basta allenamenti.. Ci vediamo domani in palestra alla solita ora.» Sorrido e le guardo allontanarsi in massa verso gli spogliatoi, stridulanti come non so che cosa. Mi siedo sulle gradinate, passando una mano sulla fronte e do un sorso d’acqua fredda. Frizzante, ovviamente. «Amo venirti a recuperare in palestra.. Tutte queste cheerleader, woh.» Mi giro, sentendo una voce familiare e sorrido subito. «Ma tu ovviamente sei la migliore.» Rido e scuoto la testa, alzandomi e comincio a correre, lanciandomi poi in braccio a lui. «Mi spieghi perché durante gli allenamenti hanno tutte quelle tutine addosso e tu no? Sei sempre in canotta e pantaloncini corti.. Non che mi dispiaccia, ma.. Vorrei vederti più spesso con quella roba addosso.» Lo guardo ed alzo un sopracciglio. «E invece mi vedrai con “quella roba addosso“ soltanto nelle partite importanti. Mi spiace, riccio» rispondo ridendo, dandogli un bacio sulla guancia, scendendo poi da lui. Recupero la cartella, dopo aver ritirato acqua e pop-pon, tornando da lui e mi incammino al suo fianco fuori dalla palestra. Guardo la gente ancora a scuola: il pomeriggio è sempre affollata, tra gente costretta a restare per punizione, gente che frequenta corsi extra per avere più crediti e gente.. Beh, gente come me. «Vuoi fare qualcosa stasera?» azzardo girandomi verso Nicholas, inclinando leggermente il viso. «Non dovevi finire di sistemare gli scatoloni?» chiede guardandomi, quasi con tono da rimprovero. Sospiro ed alzo le spalle, tornando a guardare davanti a me. «Avanti, piccola Thompson..» Mi appoggio alla sua spalla appena mi circonda col suo braccio, sorridendo appena. Cerco di ignorare i commenti della gente: ormai ci sono abituata. Non fanno che lanciare battutine su me e Nicholas da… sempre. Loro non capiscono il nostro rapporto, nessuno lo capisce.
In poco tempo siamo a casa mia, ancora non mi ci sono abituata a questa nuova.. Casa. È grande, troppo grande per due persone. «Ci sentiamo stasera. E fai la brava.» Usa sempre il suo tono… deciso. Sorrido appena ed annuisco, chiudo gli occhi quando mi bacia la fronte e poi lo saluto. Apro la porta di casa, andando dritta verso le scale. «Tesoro..» sento mia madre dalla cucina e sospiro, chiudendo gli occhi. «Che vuoi?» «Cosa vuoi per cena?» Fisso un punto davanti a me. «Non mangio stasera.» Rispondo con voce secca, salendo le scale velocemente. Entro in camera mia e, dopo aver sbattuto la porta, mi butto sul letto fissando il soffitto. Mi infilo le cuffie ed alzo subito il volume dell’ipod al massimo: musica a manetta. Lontana da mia madre, lontana da tutto.




-angolo personale: okay, premetto che non scrivo da molto, e.. devo ancora riprendere confidenza con le parole (?), ma avevo una voglia immensa di scrivere, per cui.. ecco qui. So che come primo capitolo è un po' corto, ma è solo una piccola introduzione, ecco. Si accettano commenti positivi e non.

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Capitolo 2
*** 02. Two ***


«Dove stai andando?» cerco di ignorare la voce di mia madre, che continua a ripetermi la stessa domanda in attesa di una risposta. «Ti ho fatto una domanda, Melanie, mi aspetto che tu risponda. Dove stai..» «Sto uscendo, okay? Sei pesante!» esclamo scuotendo la testa, recuperando la borsa ed esco velocemente di casa sbattendo la porta. Sospiro, mi infilo le cuffiette dell’ipod nelle orecchie e cammino a passo spedito.
Una volta arrivata a destinazione, spengo la musica mentre suono il campanello. Non è una bellissima giornata: ci sono un po’ di nuvole, c’è il venticello freddo e probabilmente a momenti pioverà. Ecco perché è una delle mie giornate ideali. «Melanie, tesoro.. Che bello vederti.» ritorno nel mondo reale sentendo la porta d’entrata scricchiolare, e poi una voce familiare. Inclino leggermente la testa e poi sorrido. «Ciao Caroline.. Alexia?» chiedo, inumidendomi appena le labbra secche a causa del vento. «Te la chiamo subito.. Alexia? C‘è qui Melanie!» dopo pochi secondi vedo uno scricciolo scendere dalle scale correndo, uscendo con velocità e mi abbraccia all’altezza della vita. «Mi raccomando, non farla disperare..» «E‘ sempre un angelo, tranquilla.. Te la riporto a casa per le sette.» sorride ed annuisce, chiudendo poi la porta. Io mi abbasso alla sua altezza, guardandola in viso. «Ciao splendore, che ti va di fare oggi?» dico con un sorriso dolce, forse uno dei pochi sorrisi veri degli ultimi mesi. «Mi porti al parco?» la osservo, è un amore. E’ così innocente, ha soltanto 6 anni appena.. È dolce, pensa che il mondo sia un posto meraviglioso, che tutto sia bellissimo. Ricorda tanto me a quell’età. Le prendo la mano, e insieme ci incamminiamo verso al parco.
Non c’è molta gente oggi: non essendo una delle giornate più belle, metà delle persone che ci sono solitamente sono chiuse in casa. Non capisco proprio, è il tempo perfetto, non fa troppo caldo, e nemmeno troppo freddo. Osservo Alexia correre ripetutamente sullo scivolo, salire gli scalini e scendere, sale, scende, sale, scende. Ripete la stessa azione di continuo, e ogni volta sorride sempre di più: è felice. Caroline dice che è così felice soltanto quando sta con me… se sapesse che per me è la stessa cosa. Beh, aggiungendo Nicholas. Mi dondolo sull’altalena, continuando a guardarla. «Thompson.. È un piacere vederti.» mi giro leggermente con la testa, ma appena riconosco la figura mi rivolto immediatamente. «Non posso dire lo stesso, Jennifer.» dico con tono deciso, ritornando a guardare Alexia che ha deciso di cambiare gioco, ora è sul cavalluccio e sorride ancor più di prima. «Come siamo scontrose… che succede, principessina?» dice lei, con tono acido. Jennifer: il mio incubo. Non posso sopportarla. Cerco di ignorarla, senza risponderle e tengo lo sguardo su Alexia, o meglio, ora guardo soltanto verso la sua direzione. La sento accennare a una risata. «Ti dispiacerebbe ignorarmi quando siamo fuori da quelle mura? Dico sul serio.» mi alzo dall’altalena, girandomi verso di lei ed incrocio le braccia, visibilmente scocciata. «Ti saresti dovuta iscrivere ad un istituto privato, tanto paparino ti avrebbe pagato tutto quanto…» la guardo in viso, è così… non trovo la parola. Stringo leggermente il pugno, e proprio quando sono sul punto di attaccarla al muro, sento qualcuno poggiare la mano sulla mia spalla. «Jennifer.. Quale dispiacere?» «Mancava soltanto lui all‘appello.. Adesso la coppietta è riunita, evviva!» esclama lei, fingendo entusiasmo. Tiro un respiro, cercando di calmarmi. Avevo problemi a gestire la rabbia, e lei era l’unica che riusciva a farmi perdere il controllo in due secondi. «Perché non trovi di meglio da fare invece di passare tutto il tuo tempo a fare la vipera?» dice Nicholas, con tono calmo. «Wow.. Il tuo ragazzo è un vero cavaliere.» accenna a una risata guardandomi. Stringo appena il pugno, poi lascio andare la presa e cerco di rilassarmi. «Punto primo: lui non è il mio ragazzo, e lo sapete tutti, ma se il vostro divertimento maggiore è quello di immaginare cose non vere sulla nostra vita perché la vostra è misera… beh, fate pure. E punto secondo: davvero, perché non ti trovi un hobby? Ho sentito dire che cercano una lavapiatti al ristorante all‘angolo.» dico, inclinando leggermente il viso per poi sorriderle. Quando è sul punto di rispondermi, sento qualcosa di piccino afferrarmi la mano e tirarmela. «Melanie, Melanie.. Mi porti alla fontana dei desideri?» dice Alexia, guardandomi con gli occhioni. Le sorrido dolcemente e poi mi volto verso Jennifer, che si limita a sorridere quasi ‘divertita’. «Buona giornata, piccioncini.» se ne esce così, allontanandosi. Sospiro e scuoto la testa. «La piccola Alexia!» esclama Nicholas, abbassandosi alla sua altezza e le stampa un bacio sulla fronte. Alexia è visibilmente contenta, ancor più di prima. Come fa? Comincia a correre verso la fontana, mi giro verso Nicholas e sospiro. «Tutto a posto?» annuisco leggermente, lasciandomi circondare le spalle col suo braccio. Dopo avermi stampato un bacio tra i capelli, mi stringe a sé e camminiamo insieme ad Alexia verso la fontana.


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angolo dell'autrice: okay, ecco il secondo capitolo.. è più lungo del primo, spero vi piaccia. Si accettano commenti sia positivi che non, se avete critiche o suggerimenti dite pure :)

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Capitolo 3
*** 03. Three ***


Ennesima litigata con mia madre. Lei insiste, vuole che io le parli, ma per me è impossibile. Ogni volta che la guardo mi cresce qualcosa dentro, forse rabbia. Non voglio, ma è più forte di me. È colpa sua se siamo qui, io e lei, in questo appartamento. Sì, non è così male, ma non posso accettarlo. È colpa sua se siamo sole.
 
Mi guardo allo specchio, sistemandomi i capelli mossi. Sistemo il lucidalabbra e poi mi inumidisco le labbra. Pronta. Recupero il telefono e lo infilo in borsa, prima di scendere velocemente le scale. «Io e te dobbiamo parlare.» «Davvero? Io credo di no.» blocco subito mia madre, rivolgendole un sorriso totalmente finto e poi esco di casa, sbattendo rumorosamente la porta d’ingresso. Guardo Nicholas appoggiato alla macchina con le braccia conserte e sorrido, avvicinandomi a lui. Gli stampo un bacio sulla guancia. «Posso dirti che sei meravigliosa?» dice, facendomi fare una giravolta e rido. «Fai pure» annuisco convinta, e poi insieme ridiamo. «E anche molto modesta..» esclama lui, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio; poi, con fare naturale, apre la portiera della macchina per farmi entrare. Sorrido dolcemente e arriccio le labbra appena inclinando il viso. «Oh, lo sai che la modestia è l‘ultima delle mie qualità..» gli do un leggero colpo e poi entro in macchina. Mi allaccio la cintura e poi blocco la serratura, è una delle mie piccole fisse: non si sa mai che mentre la macchina è in moto la portiera si apra e io voli giù e puff, Melanie Thompson, 18 anni. Sì, la probabilità è remota.
In pochi secondi ci ritroviamo a un locale. Non c’eravamo mai stati prima, o meglio, io non c’ero mai stata, lui sì. Mi fa cenno di seguirlo e io da brava mi affianco a lui, guardandomi attorno. Non mi ispira molto: un gruppo di cinque ragazzi, probabilmente già ubriachi, sono poggiati al muro fuori e appena mi vedono, la loro espressione cambia, con una faccia che non mi ispira molta simpatia: anzi, sono quasi sicura che uno dei cinque stia pensando a come potermi saltare addosso. Beh, come prima impressione… è pessima. Mi avvicino di più al fianco di Nicholas e lo guardo, facendo una piccola smorfia. «Sicuro di esserci già stato? Non è che hai confuso il posto con un altro? Non mi sembra.. Da te» concludo, con poca voce, avvicinandomi con lui all’entrata. Lui si limita a ridere appena e a cingermi le spalle con il suo braccio, e io mi rilasso immediatamente. «Abbi fede, piccola Melanie.» Rimango stranita da quelle parole, ma non appena ci ritroviamo dentro al locale, capisco: se fuori sembrava uno dei pub più squallidi che possano esserci a New York, dentro è uno dei posti più belli che io avessi mai visto; nonostante sia un semplice locale, semplice, è così accogliente e.. caldo. La gente balla in pista, non sembra una massa di persone passiva e alcolizzata, anzi. Oltre al bancone ci sono dei piccoli divanetti dove ci sono poche persone che si limitavano a chiacchierare tra di loro. Probabilmente in vita mia ho visto troppi film: gente che balla ubriaca, drogata e non cosciente di sé, coppie appartate su divanetti che fanno cose poco..eleganti, era un classico. Lo guardo e sorrido subito, osservando la sua espressione da “che ti avevo detto?”. Sfoggio uno dei miei sorrisi migliori, per poi continuare a guardarmi attorno. «Ti lascio per qualche minuto, «Vado a cercare i ragazzi.. Sicura di non finire in qualche casino?» Lo guardo, fulminandolo con lo sguardo e lui ride, scompigliandomi appena i capelli. Così sorrido e lo guardo allontanarsi: è inutile, non riesco proprio ad arrabbiarmi con lui. Mi avvicino al bancone e mi siedo con fare disinvolto. Non mi sento a disagio in posti del genere, o meglio, non più. Una volta ero meno sicura di me stessa, mi sentivo a disagio in mezzo a tanta gente. Dopo essermi guardata intorno ancora per qualche secondo, mi giro e ripongo il mio sguardo oltre al bancone, notando un ragazzo giovane, forse poco più grande di me, servire due ragazze dalla parte opposta alla mia. Inclino il viso, comincio a chiedermi come mai un ragazzo di giovane età come lui si ritrovi qui dietro a servire drink. Ah, Melanie, fatti un po’ i fatti tuoi. Non appena si gira verso il mio lato alzo gli occhi al soffitto, giusto per non far notare che lo stavo osservando. Posso giurare di vederlo accennare un sorriso, si schiarisce la voce e si avvicina a me. «Cosa posso portarti splendore?» Giro di nuovo lo sguardo verso di lui, potendolo guardare meglio. Mi correggo: mi chiedo come possa un ragazzo di giovane età come lui, e così bello, ritrovarsi dietro questo bancone a servire. Insomma, sono sicura che ci sono altri miliardi di lavori più adatti a un ragazzo come.. Lui. «Un sex on the beach, grazie» rispondo con un sorriso non troppo convinto, voltandomi di nuovo verso la pista. Cerco con lo sguardo Nicholas, passando una mano tra i capelli: dove si è cacciato? Non che abbia bisogno di lui, ma non si lascia mai una ragazza sola in mezzo a così tanta gente. Sospiro appena, ma mi volto quasi subito sentendo il bicchiere battere sul bancone. Lo rigiro subito tra le dita, e quando rialzo lo sguardo lo vedo sorridere. Alzo un sopracciglio, inclinando leggermente il viso. «Il tuo ragazzo ti ha abbandonata?» non me l’aspettavo. Lo vedo sorridere ancora e mi indica un ragazzo in un angolo del locale, mi giro e lo riconosco; sì, ci sta osservando poco. Rido appena da sola e poi mi rigiro, alzo appena le spalle scuotendo la testa. «Forse pensa che io ci stia provando con te..» mormora lui scrollando le spalle. Io lo guardo, sempre senza dire una parola, e mi limito a rialzare un sopracciglio. Lui sorride di nuovo. Deve essere davvero felice, oggi, mi ha già rivolto tre sorrisi e non sa nemmeno chi sia. «E‘ protettivo» lo giustifico io, scrollando le spalle imitando il suo gesto. «Capisco… state insieme da tanto?» Non riesco a non ridere appena, e poi mi ricompongo, dando un sorso al drink. «Non saprei, giudica tu stesso.. Consideri tanto, non saprei.. Mai?» dico arricciando le labbra. «Non è il mio ragazzo, è il mio migliore amico.» «Mhm..» mormora lui poco convinto. «Beh, dato che pensa che io ci stia provando con te, tanto vale che ci provi davvero.. Posso sapere il tuo nome?» chiede con fare naturale, poggiando le sue braccia sul bancone. Finisco il mio drink con un sorso, guardandolo poi. «Anonima» rispondo io col suo stesso fare, sorridendogli, questa volta ironicamente però. «Anonima… beh, piacere anonima, io sono Lucas.» Lo guardo. «E dovrebbe interessarmi?» chiedo a mò di domanda, facendolo così ridere. «Io almeno ti ho detto il mio nome, tu invece non sei minimamente disposta a conversare col sottoscritto.» dice lui alzando le spalle. «Non saprei, forse perché provi a “conversare“ con ogni ragazza ti chieda di servirgli un drink, non è così?» Lui mi sorride, e proprio quando sta per replicare un ragazzo gli chiese una vodka. Alza la mano verso di me, e dopo averlo servito velocemente, torna a me, riappoggiandosi come prima al bancone. «Beh… no. Sai, di solito non parlo con le clienti, le servo e basta.» dice lui, osservando il mio viso, cosa che mi mette a disagio. Odio quando qualcuno mi osserva, è come se i miei difetti diventino molto più evidenti. Così mi fingo indifferente, passando una mano tra i capelli lunghi per poi spostarli tutti su un lato. «Quindi devo ritenermi fortunata?» azzardo sempre con tono da richiesta, guardandolo ora con un’espressione piuttosto divertita. Lui ride appena. Mi piace la sua risata. «Direi proprio di sì. Non ti ho mai vista da queste parti… se ti avessi adocchiata prima sicuramente io e te ci conosceremmo già.» «Mhm.. E funziona sempre?» lo interrompo io, alzando di nuovo un sopracciglio. «Funziona sempre cosa?» «Questa tattica per attaccare bottone.» mi guarda e sorride, così sorrido anche io scuotendo la testa. Appena mi sento toccare dentro la spalla mi giro, vedendo il volto di Nicholas serio. «Ho trovato i ragazzi, hanno detto se andiamo con loro al molo.. Che dici?» Lo guardo e sorrido subito annuendo, alzandomi dal bancone. Mi sistemo il vestito e comincio a camminare dietro Nicholas. «Ci si vede in giro anonima.» Mi volto verso Lucas e sorrido appena. «Melanie.» Lo vedo sorridere contento. «A presto.. Melanie.» Mi mordicchio un labbro ed annuisco appena, tornando a seguire Nick. Mi cinge subito le spalle con il suo braccio e mi guarda. «Lo conosci?» Scuoto leggermente la testa. «No, ma…» «Niente ma, Melanie. Non voglio sentire ma. Mi raccomando, non voglio che..» gli stampo un bacio sulla guancia, interrompendolo. «Ho soltanto scambiato due chiacchiere con lui, tutto qui. Non devo sposarmi, e… so prendermi cura di me stessa, non preoccuparti per me.» Gli sorrido dolcemente, e dopo avermi stampato un bacio sulla fronte annuisce. E così andammo via dal locale.
 

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