Può nascere l'amore sulla spiaggia di Montauk?

di artisticbex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


«Sally! Dove sei finita? E' tardi, dobbiamo andare o il pullman per Montauk partirà senza di te!» le gridò lo zio dal salotto.
« Arrivo! Sono pronta.» disse lei scendendo le scale trafelata.
Fra meno di dieci minuti avrebbe lasciato finalmente quella casa per trasferirsi il resto dell'estate in un bungalow sulla spiaggia di Montauk, e avrebbe lavorato in un ristorante per pagare il suo corso di scrittura.
Lei e lo zio non andavano molto d'accordo; lui era una specie di tiranno e si era rifiutato categoricamente di prestarle denaro, così se lo sarebbe guadagnato da sola.
Lasciarono la casa e si incamminarono verso la stazione degli autobus, dove il pullman che l'avrebbe condotta ad una nuova vita la stava aspettando. Salutò lo zio e prese posto.
Durante il viaggio, che durò poche ore, immaginò come sarebbe stata la sua vita. Avrebbe lavorato sodo in quel ristorante, avrebbe ottenuto un buon stipendio con cui si sarebbe iscritta al corso alla fine dell'estate e magari avrebbe anche incontrato un bel ragazzo, serio e con la testa a posto.
Si sarebbe sposata e...il suo sogno svanì appena vide il posto in cui avrebbe lavorato.
Quando lo zio aveva detto "Ah, Settimo Cielo è fantastico; si mangia benissimo. E' soprannominato La mensa degli dei " lei si era immaginata tutt'altro che un semplice pub.
L'odore di frittura e alchool che traspariva dalle finestre del locale era nauseabondo e il pullman aveva deciso di sostare proprio lì davanti.
Sally raccolse i suoi bagagli e si incamminò verso il suo bungalow (che in realtà era dello zio).
L'esterno della struttura era carino: il legno delle mura era verniciato di un grazioso verdemare e le finestre di bianco.

Era proprio di fronte alla spiaggia, situato su un piccolo promontorio e isolato dal resto delle case.
Anche l'interno era grazioso; c'era una piccola cucina e un salottino, una camera da letto e un bagno abbastanza grande.
Il pavimento era sepolto da due dita di polvere, dato che lo zio non ci veniva dalla morte di sua moglie tre anni prima, e i mobili avevano bisogno di una ripulita.
Sally si armò di scopa e stracci per la polvere; spalancò le finestre e si diede alle pulizie. Cambiò le lenzuola del letto e mise i suoi vestiti nell'armadio.
Al calare della sera era esausta; si cucinò qualcosa velocemente e poi si buttò sul letto, addormentandosi profondamente. Era solo la prima di tante altre giornate, lì sulla spiaggia di Montauk.

 

******

 

Quando si svegliò, era l'alba. Si alzò dal letto pigramente e si mise indosso una canottiera e un paio di pantaloncini corti.
Poi uscì sulla spiaggia e si mise a contemplare il sole che si levava, colorando il cielo di rosa.
Fu allora che vide qualcuno dall'altra parte della spiaggia; la sua sagoma non era vicina, anzi parecchio lontana, ma Sally aveva sempre avuto una vista particolare.
Era un uomo alto, fiero e bello, che era in piedi sulla riva del mare, coi piedi in acqua.
Indossava solo un paio di bermuda e la ragazza si perse in contemplazione del suo fisico da dio greco. Sul viso aveva un'accenno di barba e la brezza gli scompigliava i capelli corvini.
Solo gli occhi non riusciva a scorgere, ma Sally avrebbe giurato che fossero verdi e torbidi come il mare in tempesta, o blu come il mare calmo.
T
utto in quell'uomo le faceva pensare al mare.
Poi, girò la testa e la guardò. Fu solo per qualche secondo ma Sally distolse ugualmente lo sguardo imbarazzata. Quando ebbe ritrovato il coraggio per voltarsi, l'uomo era sparito.






Bene, eccomi qua col primo capitolo! :D
Forse questa è l'ennesima storia su Sally e Possy ma avevo voglia di scriverla :3
Spero vi sia piaciuto, anche se è cortino, ma tutti i capitoli saranno più o meno di questa lunghezza.
Questa storia ce l'ho pronta da parecchio tempo (anche se ho scritto solo 8 capitoli per adesso) ma non volevo pubblicarla prima di aver finito la mia storia originale.
Ma siccome non so quando la finirò, ho deciso di deliziarvi (seeeee -.-) con questa piccola storiella d'amore. xD
Spero di non cadere nel banale nel corso dei capitoli, e soprattutto spero che vi piaccia! ;)
Un baciooooo!


F
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Il primo giorno di lavoro non fu molto soddisfacente.
Il proprietario del pub era un omino anziano con la mania di toccare le gambe alle belle ragazze e, anche se Sally non si riteneva che una ragazza carina, il proprietario aveva un debole per le sue cosce.
Le altre cameriere sembravano tutto tranne quello con adosso quelle uniformi succinte che mettevano in risalto le loro forme e che facevano impazzire la clientela maschile.
Sally si rifiutò categoricamente di indossarla.
«Devo servire ai tavoli, non ballarci sopra» replicò alla vista del top aderente e dei pantaloncini così corti da sembrare mutande.
Eh già, i clienti là dentro si sentivano proprio al Settimo Cielo con tutte quelle ragazze semi-nude che giravano.
Alla fine era riuscita a convincere il proprietario a farle indossare un semplice grembiule sopra i vestiti; per quello le avevano tolto 25 dollari dalla paga.
Servì birra e snack per tutto il giorno, finendo solo la sera.
«Domani lavorerai dalle 5 del pomeriggio alle 11 di sera. All'uscita ritira il foglio coi tuoi turni.» le aveva detto Chuck.
Così avrebbe lavorare un giorno di sera e due di mattina e pomeriggio, per tutta l'estate.
Sally si disse che arebbe dovuto resistere soltanto due mesi e poi sarebbe pouta tornarsene a New York. Erano le otto di sera e il locale cominciava a riempirsi.
Meno male che ho finito il turno, pensò Sally esausta.
Quando giunse a casa, passando per la spiaggia, non potè fare a meno di notare  che l'uomo di quella mattina era nello stesso punto.
Sally si soffermò un attimo a guardarlo più da vicino, ma nel momento in cui si girò, lei corse via.
Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva fatto. Perchè era scappata via? In fondo l'aveva soltanto guardata, non l'aveva mica molestata. Sembrava un'adolescente in preda a una crisi ormonale.
Mentre si chiudeva in casa, Sally sperò di non vederlo mai più, per evitare di fare la figura della stupida.
Quella sera mangiò velocemente e poi, stanza come non mai, si buttò sul letto senza nemmeno cambiarsi.
 
******
 
Quando si svegliò il sole era già alto da un pezzo, ma la spiaggia era deserta.
La sera prima non si era nemmeno fatta una doccia e ora si sentiva tutta appiccicosa, con la puzza di alchool che le era penetrata nei vestiti. Decise di andare a fare una nuotata, giusto per riprendere la lucidità che la mattina non aveva.
Si spogliò e gettò i vestiti nella lavatrice, indossando il suo bikini.
Arrivata alla spiaggia, stese il suo asciugamano sulla sabbia e poi si tuffò in acqua. Una sensazione bellissima la pervase; adorava nuotare nell'oceano. Restò immersa sotto acqua fin quando il respiro glielo permise, fece qualche bracciata e poi uscì, inspirando a fondo l'aria marina.
Si stese al sole, chiudendo gli occhi e godendosi quella pace che caratterizzava la spiaggia di Montauk.
Quando diversi minuti dopo li riaprì e si mise a sedere, rimase a bocca aperta. Appena qualche metro di fronte a lei c'era l'uomo che aveva incontrato due volte il giorno precedente, che le dava le spalle stando coi piedi in acqua.
Quel giorno indossava un paio di pantaloncini azzurri e una maglietta bianca che aderiva perfettamente al suo corpo.
Sally pensò di non aver mai visto un uomo più bello, e con una schiena così tremendamente sexy. Si morse il labbro inferiore per evitare di fare esclamazioni al riguardo e proprio in quel momento l'uomo di voltò per andarsene.
Sally distolse lo sguardo in fretta, riacquistando un po' di dignità.
Lui le passò accanto e quando fu a mezzo metro da lei, le rivolse un sorriso a labbra serrate.
«Buongiorno.» la salutò.
Sally si riprese dallo stato di trance in cui era caduta quando l'aveva visto così vicino.
«B-buongiorno...» balbettò ancora sbalordita.
L'uomo aveva una voce calda e profonda che fece venire i brividi alla povera ragazza.
Poi la oltrepassò e come era venuto, così scomparve.






E questo era il secondo capitolo! Dite che è troppo corto?
Comunque, solo i primi saranno cortini, gli altri cercherò di farli più lunghi :))
Vi è piaciuto? Spero tanto di siiii *-*
Fatemi sapere! Grazie a tutti quelli che mi seguono, VI AMO CON TUTTO IL
CUORE <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Quella serata di lavoro fu abbastanza pesante, perchè di sera il locale era più affollato, ma Sally era grata di questo perchè non avendo un secondo libero, aveva una scusa per allontanarsi da malintenzionati e ubriaconi.
Quando uscì da quel postaccio, passando per la spiaggia, Sally quasi sperò di vedere quel misterioso uomo, ma non c'era.
Sally si diede della stupida: in fondo erano le 11 e 30 di sera; chi mai poteva stare in spiaggia a quell'ora?
Si affrettò a tornare al bungalow.
Passò un'intera settimana senza che l'uomo di facesse vivo.
Sally passava tutte le mattine e ogni volta che tornava dal lavoro per la spiaggia, sperando anche solo di intravedere i suoi capelli neri, ma niente.
Trascorse quei lunghi sette giorni lavorando e dormendo; al pub le avevano fatto fare i turni doppi e qualche volta tornava a casa dopo le 2 o 3 di notte.
Al locale c'erano sempre ragazzi che la infastidivano con battutine e insinuazioni maliziose, o che la invitavano a trascorrere una serata amichevole insieme, ma avevano capito che Sally non era facile da convincere e alla fine lasciavano stare. La ragazza ringraziava in cuor suo di aver preso il carattere forte da sua madre.
Era mercoledì e Sally aveva il giorno libero. Decise di andare a fare un po' di spesa al supermercato del paese e poi di farsi una bella nuotata rinfrescante e rigenerante.
Mentre tornava dal negozio non potè fare a meno di notarlo.
Indossava un paio di jeans chiari e una camicia bianca sbottonata a metà, che lasciava intravedere i suoi addominali scolpiti. Stava parlando con un uomo, che al contrario di lui era vestito elegantemente, con giacca e cravatta.
Sally si chiese come potesse resistere con quel caldo.
Spinta dalla curiosità, si avvicinò di più, nascondendosi dietro in un vicolo vicinissimo a loro.
I due uomini stavando discutendo sul marciapiede e credendo di essere soli, non erano interessati al tono di voce che utilizzavano.
Sally captò solo l'ultima parte del discorso.
«Zeus, fratello, sto solo cercando di godermi una vacanza...ho bisogno di staccare dal solito ritmo.» disse la voce che lei riconobbe come quella dell'uomo della spiaggia.
Che razza di nome è Zeus? pensò la ragazza.
«E io sto cercando di avvertirti di non trascurare i tuoi doveri e di non fare sciocchezze!»rispose l'altro.
«Lo terrò a mente.»
L'uomo elegante se ne andò.
A quel punto Sally decise di uscire dal suo nascondiglio senza farsi notare, ma non aveva tenuto conto della sua sfortuna. Inciampò e cadde, rovesciando le buste della spesa.
«Ahi...» sbuffò, mentre realizzava di non riuscire ad alzarsi.
«Ehi, signorina...tutto bene?» le chiese qualcuno.
Sally trasalì. Era lui, il suo uomo. Lui le tese la mano e la aiutò a mettersi in piedi, ma la caviglia era slogata. La fece appoggiare al muro della casa e le raccolse la spesa. Sally lo guardava in silenzio, affascinata.
Quando lui le aveva teso la mano, Sally lo aveva guardato negli occhi e aveva constatato che erano proprio come se li era immaginati: verdi e splendidi, con qualche accenno di blu.
«Ce la fa a camminare?» le chiese premuroso. Lei ci provò ma cadde subito. Lui la afferrò prima che sbattesse di nuovo a terra.
«Grazie.» mormorò. Lui le sorrise e poi la prese in braccio, tenendo contemporaneamente le buste della spesa.
Sally sgranò gli occhi per la sorpresa e si aggrappò al suo collo.
«So che non ci conosciamo e che potrebbe pensare che sono un malintenzionato, ma si fidi se le dico che non è così.» disse sorridendole.
«Davvero, non c'è bisogno che..» cercò di dire lei.
«Non dica sciocchezze, non è in grado di camminare. Per me non è nessun disturbo accompagnarla.» rispose lui.
Lei gli indicò dove abitava e lui si diresse in quella direzione. Meno male che era vicino.
Quando arrivarono, lui la depositò sul letto e appoggiò le buste della spesa sul tavolo della cucina.
Poi le guardò la caviglia.
«E' gonfia, dovrò metterci un impacco per curarla.» decretò infine.
«Posso chiamare un pronto soccorso, davvero, non c'è bisogno che lei si scomodi...» lui la interruppe con un sorriso che la fece sciogliere.
«Torno subito.»
Quando pochi minuti dopo tornò con delle alghe in mano, Sally pensò che fosse pazzo.
Lui le spiegò con voce sicura che erano delle alghe con effetti curativi e le preparò un impacco. Glielo posò sulla caviglia con estrema delicatezza e Sally sperimentò con piacere il tocco della sua mano.
Lui si sedette su una sedia accanto al letto di Sally.
«Io, ehm...la ringrazio del suo aiuto. Se deve andare, posso cavarmela da sola.» disse Sally incrociando il suo sguardo divertito dalla sua timidezza.
In realtà le avrebbe fatto molto piacere che restasse, ma non voleva mica ammetterlo davanti a lui!
«Ti prego, diamoci del tu. Non siamo mica così vecchi.» rispose lui sorridendo di nuovo.
«Oh, ehm...scusa. Non mi sono nemmeno presentata. Piacere, Sally Jackson.»
«Piacere...Poseidone.» rispose lui, aspettandosi una qualche reazione.
Sally sgranò gli occhi. Quali problemi mentali poteva avere una madre per chiamare i suoi figli Zeus e Poseidone? Magari ne aveva un terzo di nome Ade.
«Come il dio del mare?»
«Proprio come quello, si.» rispose. «Quanti anni hai Sally?»
«Ventuno.» poi un po' insicura riuscì a chiedergli: «E tu?»
Lui parve pensarci un po', poi sorrise e rispose. «Ventisei.»
Sally fu sollevata. Pensava se ne uscisse con una risposta tipo "tremilaquattrocentocinquantasei e vivo sul monte Olimpo". Per fortuna aveva azzeccato solo il sei finale.
Poseidone scostò l'impacco dalla caviglia gonfia di Sally e lei si sbalordì nel vederla come nuova.
«Visto? Queste alghe fanno magie!» disse lui con un sorriso a trentadue denti.
Lei si alzò e provò a muovere qualche passo. La caviglia le faceva ancora un po' male ma almeno riusciva a camminare.
«Wow. Grazie mille, davvero.»
Lui fece un gesto noncurante con la mano e poi disse di doversene andare.
«Oh, certo. Scusami per averti trattenuto.»
«Non preoccuparti, è stato un piacere conoscerti.»
Sally lo accompagnò alla porta e si strinsero la mano.
«Alla prossima, Sally Jackson.»
«Si. Ci vediamo, Poseidone...»
Lui le sorrise, e lei più che volentieri ricambiò. Poi se ne andò percorrendo quel vialetto e lei lo seguì con lo sguardo fin quando non sparì dietro le prime case.













Bonsoir! Stranamente puntuale, eccomi qui con un altro capitolino di questa storiella :D
Spero vi sia piaciuto e di non aver deluso le vostre aspettative sul loro incontro.
Mi sembrava simpatico infilarci anche un certo Zeus Potente Signore delle Nuvole, degli Arcobaleni e degli Unicorni (?)
Beh, fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio! :*


PS. Devo ringraziare le stupende persone che hanno messo questa storia tra le seguite e cioè: Aryelle, Dandelion to dream, dubhealex, NevilleLuna e Sheylen. Grazie mille! Love you ;)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Quella notte, Sally non riuscì a chiudere occhio per un po'.
Aveva passato il resto della giornata sulla spiaggia pensando al misterioso Poseidone.
Ancora non riusciva a credere che fosse veramente il suo nome e al fatto che il presunto fratello con cui l'aveva visto parlare si chiamasse Zeus.
Quando finalmente si addormentò fece un sogno un po' inquietante.
 
Era sulla spiaggia di Montauk, vestita in maniera particolare: indossava una tunica greca, bianca come le pagine su cui amava scrivere, legata in vita da un cinturino d'oro.
I suoi lunghi capelli neri le circondavano le spalle in boccoli perfetti.
Guardava il mare: qualcosa si muoveva tra le onde. Sally allungò lo sguardo e riuscì a vedere una piccola mano, poi un piedino. Era un bambino!
Lei corse verso l'acqua per salvarlo ma non ce ne fu bisogno, il piccolo bimbo nuotava benissimo, eppure non avrà avuto più di tre anni.
Quando arrivò a riva era completamente asciutto. Lei lo scrutò. Aveva dei bellissimi occhi verdi e brillanti e dei capelli neri.
Poi, con dolcezza, gli chiese come si chiamava.
«Perseus!» rispose il bambino contento, con la voce squillante e infantile, allungando una manina verso di lei.
Lei lo prese per mano  e poi lui esclamò: «Mamma, non ti ricordi come mi chiamo?»
 
 
Sally aprì gli occhi di scatto.
Il bambino che aveva sognato somigliava in modo impressionante a Poseidone. E quello stesso bambino la chiamava mamma.
Sally si disse che prbabilmente il suo inconscio era completamente impazzito per poter elaborare un sogno del genere. Era tutto così...reale.
Fortunatamente doveva lavorare di sera, o al lavoro non avrebbe fatto altro che ripensarci.
Passò il resto della giornata a fare le pulizie e verso le 6 di sera si preparò per andare al pub.
Si raccolse i capelli in una coda alta, si infilò un paio di jeans e una maglietta non troppo scollata.
Quella sera il pub non era molto affollato, stranamente, e Sally pensò che era meglio così: non avrebbe retto a ondate di battutine sul suo fondoschiena. Così, si infilò il grembiule ed iniziò con le ordinazioni.
Erano passate da poco le dieci quando un cliente inusuale varcò la soglia del locale. Era un tizio alto e vestito in maniera impeccabile, al contrario degli altri seduti ai tavoli.
Sally rimase di stucco: era Poseidone.
L'uomo si avvicinò al bancone e la salutò cordialmente.
«Ciao Sally, non sapevo che lavorassi qui.»
«Ciao Pos...ehm, ciao.» disse impacciata. Non voleva dire ad alta voce il suo nome per evitare che qualcuno sentisse e lo deridesse.
Lui sembrò notarlo, ma sorrise e ordinò un whisky.
«Di solito non bevo, ma stasera...ho voglia di cambiare.»
Lei annuì e gli offrì il drink.
«Come va la caviglia?» domandò premuroso.
«Meglio grazie.»
In quel momento qualcuno la chiamò. Lei si scusò con Poseidone e andò a prendere le ordinazioni di quei deficenti. Uno le toccò il sedere e Sally lo fulminò con lo sguardo.
Un altro allungò la mano verso la sua coscia ma lei lo fermò subito.
Non erano che stupidi adolescenti. Non sarebbero nemmeno dovuti entrare in un posto del genere.
Quando li ebbe serviti tornò da Poseidone.
«A che ora finisci il turno?»
«Fra mezz'ora.» rispose esausta.
Poseidone lanciò uno sguardo disgustato al tavolo degli infanti.
«Se vuoi ti riaccompagno a casa. Quei bastardi potrebbero seguirti.»
«Oh, non c'è problema, io...»
«Ti aspetto di fuori.» disse rivolgendole un sorriso rassicurante.
Mezz'ora dopo, Sally uscì dal locale, coi vestiti impregnati dell'odore del fumo e dell'alchool. Poseidone era lì che la aspettava. Si incamminarono in silenzio verso il bungalow sulla spiaggia.
«Allora Sally, perchè lavori in un postaccio simile?»
«Devo racimolare un po' di soldi per pagarmi un corso di scrittura.»
«Vuoi fare la scrittrice?»
«Beh, è sempre stato il mio sogno, fin da bambina. Mio zio non vuole aiutarmi.»
«E i tuoi genitori non ti aiutano?» Le salì un groppo in gola, ma non pianse.
«Loro sono...ehm, morti quando avevo nove anni.»
«Mi dispiace, scusami.» Poseidone sembrava veramente mortificato.
«Non fa niente. E tu che ci fai qui a Montauk?»
«Sono in vacanza. Abito...a New York.»
«Davvero? Anche io! Ma non ti ho mai visto prima.» ammise lei guardandolo negli occhi. Più lo osservava e più il viso del bambino del sogno le appariva davanti. Distolse lo sguardo e si concentrò sulla strada.
Erano quasi arrivati alla spiaggia, l'unica via d'accesso al bungalow. Sally si tolse i sandali. Quando i suoi piedi toccarono la sabbia fresca si sentì meglio, il mare riusciva sempre a calmarla.
«Vivi da solo?» gli domandò con un po' di coraggio.
«Dipende. Non sto mai a casa mia, mi piace viaggiare per mare. Spesso vado a trovare mio fratello e il resto della famiglia.»
«Quindi vivete con i vostri genitori?»
«No, loro non stanno con noi. Io non li vedo mai. Diciamo che non rientrano nella categoria dei "buoni genitori".» disse con espressione indifferente.
«Oh.» fu l'unica risposta di Sally. Poseidone sorrise.
«Ti piace il mare?» le chiese.
Lei inspirò profondamente l'aria salmastra. «Lo amo. Mi dà una sensazione di infinito, di libertà...»
Poseidone rise della sua espressione sognante.
«Siamo arivati.» disse con un tono che sembrava triste.
Sally sospirò e sorrise. «Grazie di avermi accompagnata, Poseidone. Un giorno mi dovrai spiegare perchè hai un nome così strano!»
«Quindi ti piacerebbe rivederci?» le chiese speranzoso.
«Ehm, beh...se ti va...» rispose lei riacquistando la solita timidezza.
«Certamente, ne sarei più che felice. Ci vediamo domani mattina?»
«Devo lavorare dalle 10 alle 4 di pomeriggio, mi dispiace. Facciamo dopo quell'ora?»
«Va bene. A domani, dolce Sally.» e salutatala le diede un lieve bacio sulla guancia. Lei arrossì, ma ringraziò il buio che la nascondeva.
«Ciao.»
Rientrata in casa, un sorriso ebete le si stampò sul viso.
Non vedeva l'ora che arrivasse il giorno seguente.










Et voilà! Anche questo capitolo è cortino, ma spero che vi piaccia :)) Sally e Possy iniziano a conoscersi meglio...
Quanto tarderà il dio a rivelarle la sua vera natura? (Wow, questa frase fa tanto film *-* xD)
Comuuuunque....oggi sono di poche parole (ho parlato troppo a scuola ahahah) e quindi spero che vi piaccia e che recensiate ;))
Un bacio e al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Quella mattina di lavoro non era stata molto stancante e appena uscita si precipitò a casa a farsi una doccia.
Si profumò e si pettinò i capelli con cura, poi si mise davanti al guardaroba non molto ampio e rimase a fissare i suoi pochi vestiti per alcuni minuti.
E' ora di fare del buon shopping, pensò.
Poi prese un vestito leggero a fiori, molto estivo e allegro e si diede un'ultima occhiata allo specchio.
Pochi minuti dopo, qualcuno bussò alla porta di casa. Sally corse ad aprire con il cuore che batteva forte nel petto.
«Ciao Sally, sei uno splendore.» la salutò Poseidone.
«Ciao...grazie.» rispose. Poseidone era vestito come l'aveva visto pochi giorni prima: jeans chiari e camicia da pescatore sbottonata.
«Andiamo?»
Sally si chiuse la porta alle spalle, e uscì sulla sabbia.
«Dove andiamo?» gli chiese, vedendo la sua espressione divertita.
«Ti porto a fare un giro in mare aperto,» sorrise «con la mia barca a vela.» e gliela mostrò. Una grande barca verniciata di azzurro, con una vela bianca enorme.
Poseidone l'aiutò a salirci e sciolse i nodi che la tenevano legata. Poi partirono, cullati dal leggero vento.
Sally si sedette a poppa col viso rivolto verso il mare. Non era mai stata su una barca a vela, ma non aveva paura; si fidava di quell'uomo.
Lui si sedette accanto a lei e la guardò, affascinato dalla sua semplice bellezza e purezza. Lei ricambiò lo sguardo, perdendosi in quei magnifici occhi del color del mare.
«Che lavoro fai Poseidone?» gli chiese ad un certo punto.
Lui si grattò la nuca, pensieroso.
«Io...non lavoro. Insomma, diciamo che non ne ho bisogno. Però mi piace pescare.»
«Ah...quindi sei un riccone.» lo prese in giro lei.
«Beh, si potrebbe dire così.» rise lui.
Sally ascoltò la sua risata cristallina, imprimendosela bene nelle orecchie. Si volse di nuovo a guardare quell'immensa distesa d'acqua.
«Mi piacerebbe conoscerti meglio, Sally.» disse lui.
«Sono qui, chiedimi quello che vuoi, a patto che possa farti qualche domanda anche io.»
«Ci sto. Comincia tu.»
«Colore preferito?»
«Blu. E verde. Tuo?»
«Blu.» - e andarono avanti per un po', chiedendosi cose semplici e alcune volte al limite della stupidità, fino a quando Poseidone le rivolse una domanda inusuale.
«Ti piace la mitologia greca?»
Sally restò un po' sorpresa, ma rispose.
«Si, moltissimo. A te?»
«Per forza. rise.» «Eroe preferito?»
«Perseo. Eroina, o dea, preferita?»
«Questa è facile. Afrodite.» disse malizioso. «Il dio che ti piace ti più?»
Sally rise. «Ti aspetti che dica Poseidone, vero?»
Lui alzò le braccia ridendo. «Non mi offendo.»
«Beh, lo è veramente, perchè adoro il mare. Ma mi piace anche Apollo.»
«Oh, lui non è un tipo affidabile...» Poseidone si lasciò scappare questo commento, realizzando solo dopo la cosa.
«Ma è il dio della musica, della poesia, della medicina...insomma, un sacco di cose importanti. E poi è solo un mito, come potresti sapere se è affidabile o no?»
Poseidone scrollò le spalle e sorrise. «E' solo un mito.» ripetè.
Rimasero un po' così in silenzio, osservandosi di sottecchi e desiderando di continuare quella conversazione, ma nessuno dei due sapeva cosa dire. Sally lo guardò a lungo ed ebbe l'impressione che le stesse nascondendo qualcosa, ma non volle indagare su una sua sensazione.
In fondo si conoscevano da qualche giorno. Eppure lei sentiva come se qualcosa li legasse e le tornò in mente il sogno col bambino.
Perseus, pensò, chi sei..?
Poseidone si alzò e si tolse la camicia. Poi si voltò e sorrise.
«Ti va di fare una nuotatina?» le chiese.
Sally si sentiva un po' in imbarazzo. «Non ho messo il costume da bagno.»
«Non fa niente. Mi faccio un tuffo e salgo. Fa caldissimo.»
Lei annuì. Osservò attentamente ogni suo gesto mentre si spogliava rimanendo con il costume. Si impresse nella mente ogni linea e tratto dei suoi addominali e dei muscoli delle braccia.
Sospirò. Sarebbe svenuta se avrebbe continuato ad ammirarlo. 
Controllò di non star sbavando, o avrebbe fatto la figura della sciocca.
Poseidone si tuffò, immergendosi completamente in acqua e risalendo in superficie subito dopo. Si fece una breve nuotata e poi balzò di nuovo sulla barca.
«L'acqua è fantastica. Mi sento rinvigorito.» esclamò.
Lei sorrise, mentre lui si stendeva su un asciugamano, facendole segno di raggiungerlo. Lei si avvicinò e si sedette accanto a lui.
«Hai altre domande da farmi?» domandò Sally.
«Non in particolare...raccontami di te.»
Lei sospirò. «Da dove comincio?»
«Da dove vuoi tu.»
Sally cominciò a parlare, dapprima timidamente, poi sempre più sicura, della sua infanzia, delle sue estati trascorse a Montauk con i suoi genitori, della loro morte e di come è passata sotto la tutela degli zii.
La zia era morta pochi anni dopo, lasciando il marito più scorbutico di prima. Raccontò degli episodi buffi successi a scuola, tipo quella volta in cui le si era alzata la gonna della divisa e tutti i maschi la guardavano.
Raccontò del suo primo bacio con un ragazzo della sua scuola al liceo, del terrore che aveva prima dell'esame di maturità, poi ancora dei suoi pochi viaggi con gli zii.
Non sapeva nemmeno lei perchè stava rivelando tutte quelle cose ad un quasi sconosciuto, ma ormai era partita.
Disse anche di tutte le volte che si era sentita sola, di tutte le volte che veniva presa in giro e delle cose strane che vedeva e nessuno ci credeva.
«Cosa vedevi?» chiese Poseidone, curioso.
«Forse riderai di me o penserai che sono matta, ma io vedevo creature strane, professoresse con le ali da pipistrello; una mia compagna di classe aveva la coda di serpente alle medie.
Poi una volta per strada c'era un gigantesco cane e un ragazzino stava combattendo contro di lui. Ho provato a chiedere aiuto, ma nessuno mi credeva. 
Ho cominciato a pensare di essere veramente pazza.»
Poseidone rimase serio. Sally temette di averlo spaventato, ma lui la rassicurò dicendole che le credeva e che anche lui aveva visto molte stranezze. Sally sembrò sorpresa, ma poi sorrise.
Si guardò intorno. Non si era nemmeno accorta che erano di nuovo alla spiaggia di Montauk.
Era il tramonto; avevano passato tre ore in mare.
Poseidone legò la barca al molo e l'aiutò a scendere. Si incamminarono verso il bungalow di Sally, poco distante da lì. Sally si tolse i saldali, come sempre, per sentire la sabbia tra le dita dei piedi.
Poseidone la guardava sorridendo.
Poi le fece una domanda veramente strana.
«Come reagiresti se tutto quello che hai letto nei libri di mitologia fosse vero?»
Sally rimase perplessa. «Non lo so. Penso che non mi sentirei più una pazza quando vedo quelle cose. Sarebbe...forse sarebbe carino.» disse ridendo.
Lui ricambiò la risata. «Sei una donna fantastica Sally.»
Si fermò e le prese la mano. «Dovrei dirti una cosa, è importante, ma non so come fare. Insomma, ci conosciamo davvero da poco e non so se...» si interruppe guardandola negli occhi.
Poi le accarezzò una guancia con la mano libera e avvicinò il suo viso al suo.
Sally chiuse gli occhi, emozionata.
Le loro labbra stavano per sfiorarsi quando sentirono uno strano rumore, un grido forse, che proveniva dall'acqua.













Buongiorno/sera/notte (scegliete il più appropriato all'ora in cui leggete questo cappy) xD
Beeeeene, o male, dipende anche questo... Ok, sto sclerando e sono solo all'inizio delle NdA ò.ò
Allora, vi piace il capitolo? Spero tanto di sì, perchè l'ho scritto veramente with all my heart :3
Diciamo che questo era una specie di... primo appuntamento? Si, dai. 
E c'è stato anche il loro QUASI primo bacio xD Mi odiate perchè ho interrotto il loro momento cruciale?
No, probabailmente non ve ne importa niente ahaha xD
Che cosa sarà mai quel rumore alla fine? Avete qualche idea? No?
*risata malefica* MUAHAHAHA IO SO GIA' COS'E'! *si sente importante*
Vabbene sto di nuovo sclerando...è la scuola che mi fa questo effetto! It's not my fault...
Spero di non aver commesso errori, ho riletto molto velocemente...
Detto, questo... spero lascerete una recensioncinina (?)...
Kisses to you all <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Sally si voltò spaventata e altrettanto fece Poseidone.
Un ragazzo, biondo, alto e magrolino, stava correndo, o meglio stava scappando da una grossa creatura con le ali da pipistrello.
Sally urlò e disse qualcosa tipo: «Quella era la mia professoressa di matematica!», mentre Poseidone esclamò solamente: «Alecto!»
Sally lo guardò stupita.
«La vedi anche tu?» Lui annuì, dirigendosi correndo verso il povero ragazzo che guardava Poseidone con un misto di stupore e gratitudine.
«Alecto, vattene! O giuro che ti infilzo col mio tridente! Tornatene negli Inferi!» le gridò.
Il mostro emise un gridolino.
«Aaaaahhh Poseidone!» strillò, e svolazzò via. Il ragazzo biondo si inchinò davanti all'uomo.
«Come ti chiami ragazzo?» gli chiese porgendogli la spada caduta.
«James Green, figlio di Atena.» Poseidone gli fece segno di alzarsi.
«Atena» borbottò sotto voce. «Campo mezzosangue, giusto?»
Il ragazzo annuì.
«Beh, immagino tu stia compiendo un'impresa, allora. »
«Si, ma ho perso i miei compagni...»
Poseidone annusò l'aria.
«Ce n'è uno là dietro il molo. Buona fortuna, ragazzo.»
«Grazie, divino Poseidone.» e inchinatosi di nuovo, corse verso l'altra parte della spiaggia.
Sally era a bocca aperta. Aveva osservato tutta la scena da dove era rimasta, aveva visto e udito tutto. Poseidone le si avvicinò.
Sally lo fermò con un mano e con uno sguardo inquisitorio e spaventato.
«Chi sei? Perchè quel ragazzo ti ha chiamato "divino Poseidone"? Perchè quell'uccellaccio-barra-la mia prof di matematica lo inseguiva? Perchè...»
«E' il suo ruolo preferito.»
«Eh?» chiese Sally confusa.
«Alecto, la Furia.» rispose calmo Poseidone. Il momento della verità era arrivato.
Sally non riusciva ad articolare una parola, mentre una convinzione reputata sciocca si faceva strada prepotente nella sua mente.
Le tornò in mente la domanda che le aveva rivolto Poseidone poco prima. E se tutto quello che leggi nei libri di mitologia fosse vero?
Sally scosse la testa. Poseidone la guardava preoccupato.
«Sally, io...c'è una cosa che devo dirti.»
Ma Sally era persa in altri pensieri. «Quel giorno...stavi parlando con un uomo...l'hai chiamato Zeus. E poi "fratello". E tutte quelle domande strane sulla mitologia...il tuo nome...»
«Sally, ti prego, lasciami spiegare.»
«Chi è tuo padre?» chiese improvvisamente la ragazza, serissima e scura in volto.
«Non è il caso...»
«Rispondimi.»
«Crono, mio padre è il Re dei Titani, Crono.» rispose rassegnato Poseidone. Un tuono riecheggiò in lontananza.
Sally si portò le mani alla bocca, sconvolta.
«Sally, io sono Poseidone, non solo di nome. Lo sono davvero.
Dio dei mari, dei cavalli, dei terremoti e altre cose. Avrei voluto dirtelo in un altro modo. »disse seriamente dispiaciuto.
«Quindi, tutto questo è...»
«Vero? Si. Assurdo? Sono d'accordo. Sally, io prima volevo dirtelo, però ci conosciamo da poco e non sapevo nemmeno se ci saremmo rivisti. Ma ho bisogno che tu mi creda, perchè tu mi piaci Sally.»
Si avvicinò prendendole la mano, ma lei la ritrasse.
Lo guardò negli occhi, che si stavano riempendo di lacrime, ma non sapeva nemmeno lei perchè stava piangendo. Si sentiva stupida. E confusa.
«Scusa, io devo...pensare...è difficile...crederci...» balebttò. «Scusa.» disse poi, prima di correre via, verso il bungalow.
Poseidone la guardò triste, sapendo di aver combinato un disastro. Sperava solo che Sally si riprendesse presto dallo shock e lo dimenticasse. 
Era la prima donna da molti anni che lo aveva preso completamente, ma lui non avrebbe fatto più niente. L'avrebbe lasciata in pace, non voleva farla soffrire.
Gli dei non ci sanno fare con queste cose, pensò affranto, mentre scompariva tra le onde del mare.

 
******

 
Sally si infilò sotto la doccia. L'acqua era il suo calmante.
Acqua, Poseidone... Sally scosse la testa. Si era ripromessa di non pensarci, tutto quello non poteva essere vero.
Si voleva autoconvincere che fosse tutto uno scherzo e scoppiò anche a ridere mentre si sciacquava i capelli, ma la faccia talmente sincera di Poseidone non andava via dalla sua testa.
E' assurdo, come può essere il dio del mare? pensò.
Uscì dalla doccia e si infilò il pigiama, dirigendosi in cucina.
Prese un po' di gelato e si gettò sul divano. Non riusciva a pensare ad altro, se non a Poseidone, al suo fisico da urlo, ai suoi occhi luminosi, i suoi capelli neri, le sue labbra a un soffio dalle sue...
Basta, si disse, in fondo lo conosco appena. E' impossibile che mi sia innamorata di lui.
Si convinse che no, non era innamorata di lui, ma le piaceva da morire. Voleva credergli sul serio, ma era tutto troppo assurdo.
E poi, come poteva un dio innamorarsi di lei?
Eppure stava per baciarmi...
Sally ebbe un brivido ripensando a quel momento.
Accese la televisione, forse un film l'avrebbe aiutata a dimenticare per un po'.
Ma non ci riuscì e si addormentò dopo poco, con l'impressione di sentire le labbra di Poseidone che sfioravano le sue.
 
Nel suo sogno c'era ancora il bambino che assomigliava al dio. Sally si disse che forse era lui da piccolo, solo che diceva di chiamarsi Perseus. E chiamava lei "mamma".
Il bambino la prese per mano e cominciò a parlare, ma Sally non capiva. Il piccolo Perseus stava parlando una lingua antica, forse greco.
Poi alla fine il bambino le fece una domanda.
«Mi ami?» ma la voce non era quella del piccolo, bensì quella di Poseidone.

 
******

 
Sally si risvegliò che era l'alba, con la televisione ancora accesa e il gelato sciolto che le aveva impiastricciato il pigiama e le mani.
Si alzò sbuffando e si spogliò, gettando gli indumenti direttamente in lavatrice e andò a vestirsi. Quel giorno doveva lavorare di mattina e aveva poco più di quattro ore per prepararsi psicologicamente.
Così, dopo una colazione veloce, si diresse in spiaggia per pensare.
Si nascose dietro agli scogli, il suo posto preferito e si mise a contemplare il mare leggermente ondoso.
E lì, non sapeva perchè, davanti all'immensità dell'oceano, capì che Poseidone diceva la verità.

 
******

 
La giornata di lavoro passò stranamente veloce per Sally. Alle quattro del pomeriggio uscì finalmente da quel postaccio e si diresse verso casa.
Lì, sulla spiaggia, davanti al bungalow, c'era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.









Allora, in questo capitolo si svela la verità! :D La reazione di Sally vi è sembrata eccessiva?
Io ho pensato a come avrei reagito io... SAREI SCOPPIATA A RIDERGLI IN FACCIA. Oppure sarei scappata sconvolta, incintando tutto il mondo a prendere bastoni e forconi e inseguirlo urlando "C'è un pazzo che si crede una divinità, rinchiudiamolooo!"
Ok...passiamo oltre.
Secondo voi chi è la persona davanti al bungalow di Sally????????? :D
Non ho molto da dire, spero solo di non avervi deluso con questo cappy, che è più lungo del solito.
Fatemi sapere cosa ne pensate :))
Ringrazio sempre le BELLIXXXXIME persone che mi seguono e che recensiscono :3
Peace and Love <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Sally fece accomodare lo zio, offrendogli qualcosa da bere.
«Vedo che tratti bene il mio bungalow. Allora, com'è il lavoro?» chiese stranamente gentile.
Sally storse il naso. «Tutto bene, anche se non mi aspettavo che fosse un pub.»
«Il migliore di tutta Montauk.»
Restarono zitti per un po', poi Sally volle chiedergli cosa ci facesse lì, ma lui la anticipò dicendo una cosa che la spiazzò.
«Prima, mentre aspettavo che tornassi, un tizio di è avvicinato e ha chiesto di te.»
Sally deglutì.
«Era alto, con i capelli neri e gli occhi verdi, diceva di volerti parlare di una cosa importante.»
«Che ti ha detto?»
«Ha detto che gli dispiaceva per avertelo fatto sapere in quel modo e che vorrebbe rimediare.»
Sally deglutì di nuovo e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata tanto che temette di vederlo sbucare dal petto da un momento all'altro.
«E' il tuo fidanzato?» le chiese falsamente indifferente.
«No.» rispose lei. Era la verità.
«Vedi di non tornarmi a casa incinta, Sally. Non ho posto per altre persone.»
Si che ce l'hai, brutto egoista, pensò lei.
«Tranquillo zio, sono abbastanza responsabile e matura.»
Lo zio annuì e poi si alzò.
«Il pullman mi sta aspettando. Ero venuto solo a vedere come stavi.» le disse con un sorriso che parve sincero.
«Grazie, buon viaggio di ritorno.»
«Ciao Sally.» e detto questo se ne andò, lasciando la ragazza in preda ai battiti convulsivi del suo cuore.
Poseidone era stato lì. Voleva rimediare. Ma a cosa? In fondo non era stata colpa sua se Sally aveva scoperto che era il dio del mare in quel modo inaspettato.
Così si affacciò alla finestra e vide che Poseidone era seduto in lontananza sulla spiaggia.
Indossava i soliti bermuda e una camicia hawaiiana.
Era più bello che mai.
Sally si fece coraggio e uscì sulla spiaggia, avvicinandosi a lui. Poseidone non si girò, ma continuò a fissare il mare.
Poi Sally gli si sedette vicino e gli disse solamente: «Ti credo.»
Poseidone si voltò sorridendo lievemente e lei quasi si sciolse.
«Grazie. Così mi rendi le cose più facili.»
«Quali cose?»
Poseidone sospirò.
«So che può sembrare assurdo, ma è la verità. Anche se dici di credermi, so che nutri ancora qualche dubbio. Ed è normale...insomma: non capita tutti i giorni di scoprire che esistono gli dei dell'antica Grecia.»
«Infatti capita una sola volta nella vita, e poi è per sempre.»
Poseidone rise e la abbracciò. Sally rimase un po' stupita da quel gesto d'affetto, ma ricambiò e appoggiò la testa al suo petto muscoloso.
«Raccontami qualcosa. Qualsiasi cosa.
«Quello che fate sull'Olimpo, qualche battaglia antica... quello che vuoi.» disse Sally guardandolo negli occhi.
Poseidone sorrise dolcemente e cominciò a raccontare aneddoti sulla vita degli dei: i litigi all'ordine del giorno tra lui e Atena (e non solo), i tradimenti che la meravigliosa Afrodite giocava con Ares al povero Efesto, e gli scherzi che quest'ultimo faceva ai due innamorati.
Raccontò di Apollo e la sua fissa per gli haiku e le disse anche che voleva essere chiamato con l'appellativo "DIO DELLE COSE FIGHE".
Sally ascoltò assorta tutte le storie che il dio le raccontò fino al tramonto.
Il sole stava calando sul mare calmissimo, che rispecchiava l'animo del suo padrone.
Poseidone le accarezzò una guancia.
«Sally, sei davvero una ragazza fantastica. O meglio, una donna fantastica.»
Lei arrossì lievemente. Il viso di Poseidone era a pochi centimetri dal suo e lei non riusciva a staccare gli occhi dai suoi.
«Tu mi piaci, molto. Non sono mai stato attratto da una donna come lo sono da te in tutta la mia lunghissima vita.»
Lentamente posò le labbra morbide su quelle calde di Sally, che tanto avevano agognato quel bacio.
Fu un bacio lento e dolce, dal quale nessuno dei due voleva staccarsi. Sally gli portò le braccia intorno al collo, abbracciandolo, mentre Poseidone le cinse i fianchi con le mani possenti, strappandole un sospiro.
Sally si staccò controvoglia dalle labbra di Poseidone, che sapevano di mare e di libertà.
Lui la guardò intensamente e le diede un altro bacio leggero.
Poi sorrise e le accarezzò le labbra con un dito, disegnandone il contorno. Sally era come ipnotizzata da suo sguardo e ogni volta che il dio del mare la sfiorava, il suo cuore faceva una capriola.
Si stava proprio innamorando.
Poseidone la riaccompagnò a casa e sulla porta la baciò di nuovo, stringendola a sè.
«Ci vediamo domani?» le chiese quasi supplicandola.
«Certamente. Domani sera alle sette finisco il turno al pub.»
«Ti aspeto sulla spiaggia.»
«A domani.»
Si sciolsero dall'abbraccio e si guardarono per un minuto.
«Buonanotte, dolce Sally.» la salutò lui con quell'appellativo che aveva usato anche in precedenza.
«Notte.»













Ehilàà :) Come va?
Ecco qui un nuovo capitolo; Sally ha capito che Possy diceva la verità e si sono riappacificati :D
Complimenti a chi aveva indovinato che era lo zio, quello che la aspettava :)
Non ho molto da dire, se non che la storia sta volgendo al termine...ci saranno altri due o tre capitoli sicuramente, poi vedrò se basteranno :)
Grazie a chi mi segue e a chi recensisce, i vostri commenti mi aiutano a scrivere e mi sollevano il morale quando sono giù.
Siete fantastici :)
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà MOOOOLTO ROMANTICO, anche più di questo ;)
Un bacione :D

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Sally continuò a vedere Poseidone per le due settimane successive; ogni giorno dopo il lavoro si ritrovavano sulla spiaggia e sedevano lì abbracciati, baciandosi e raccontandosi la loro giornata.
Qualche volta lui la portava sulla sua barca e si facevano una nuotata nel mare profondo.
Quel giorno, Poseidone volle farle una sorpresa. Non avevano un appuntamento, ma lui era bramoso di incontrarla.
Quando Sally aprì la porta, rimase sorpresa di vederlo ma si riscosse subito e lo baciò.
«Voglio farti vedere una cosa.» le disse semplicemente lui. Andarono sulla spiaggia e Poseidone la prese in braccio. Poi si immerse nell'acqua, dicendole di non avere paura, perchè avrebbe potuto respirare sott'acqua grazie al suo aiuto. Lei si fidò e infatti fu così.
Meravigliata, Sally si lasciò trasportare fino alle profondità marine, dove regnavano pesci enormi e piccoli, coralli, alghe...era tutto meraviglioso.
Poseidone le sorrise e la baciò dolcemente. Tutti i pesci si fermarono a guardarli curiosi e Sally ne restò sorpresa.
«E andatevene, non c'è niente da vedere!» disse Poseidone ridendo. Non riusciva nemmeno ad essere serio quando impartiva ordini, se era con lei.
Sally aveva migliorato la sua vita, lo aveva reso felice dopo migliaia di anni di apatia.
Si era completamente innamorato di lei.
Il dio portò la ragazza fino ad una grotta marina che nascondeva una grande quantità di coralli, e tantissimi cavallucci marini che nuotavano fra di loro.
Uno si avvicinò al viso di Sally e le diede un colpetto con la testolina sul naso. Sally rise e lo accarezzò.
Poseidone le cinse i fianchi da dietro e la tenne stretta a sè.
«Allora, ti piace?» le chiese.
«E' meraviglioso, davvero. Deve essere bellissimo poter passeggiare quando vuoi tra questi tesori marini.»
«In realtà non ho mai molto tempo per farlo, ma ci vengo comunque spesso. E poi in questi giorni sono stato impegnato con te.» disse ridendo.
«E ti dispiace aver passato del tempo con me invece che con i tuoi fedeli sudditi?» lo prese in giro lei.
«Assolutamente no.»
La fece girare e la strinse forte, baciandola appassionatamente. Lei affondò le mani tra i suoi capelli, mentre Poseidone le accarezzava la schiena. Lui si staccò per primo, riprendendo fiato.
«Sta facendo buio, dovremmo tornare in superficie.»
Sally annuì un po' dispiaciuta di lasciare quel posto romanticissimo e soprattutto di lasciare le labbra di Poseidone.
Quando arrivarono a casa, Sally lo abbracciò, desiderando che quel momento durasse per sempre. Si guardarono negli occhi e inevitabilmente le loro labbra si incontrarono di nuovo, per l'ennesima volta in quel giorno: nessuno dei due riusciva a fare a meno dei baci dell'altro. Erano sulla soglia di casa, dove avrebbero potuto vederli tutti, ma a Sally non importava. L'unica cosa che percepiva era il calore che le trasmettevano i baci di Poseidone.
«Ti amo.» disse lui, staccando appena le labbra da quelle di Sally. La ragazza si bloccò stupita. Restò con gli ochi chiusi, mentre il suo cuore batteva all'impazzata e le sue orecchie assaporavano la dolce musica che quelle parole producevano.
«Anche io ti amo.» disse, trovando il coraggio necessario. Non l'aveva mai detto a nessuno prima d'ora.
Poseidone sorrise e le accarezzò una guancia.
La guardò intensamente, come dispiaciuto di doversene andare. Fu quello sguardo che fece dire a Sally quella frase un po' sfacciata.
«Ti va di restare con me stanotte?»
Poseidone rise e la spinse dolcemente dentro casa chiudendosi la porta alle spalle, continuando a baciarla e dando così a vedere di aver accettato la proposta di Sally più che volentieri.
E, inutile dire, quella fu la notte più bella delle loro vite.









Buooooooondì! Eccomi qui con un altro capitolo...è un po' corto, lo so, e neanche tanto romantico come avevo promesso, ma non è uscito niente di meglio...
quindi credo che dovrete accontentarvi xD
Ebbene, in questo capitolo Sally e Poseidone...beh, avete capito tutti cosa fanno, no? xD
Dopotutto, come dice la mia cara Sheylen, PERCY IN QUALCHE MODO DEVE PUR VENIRE FUORI :D
ahahahahahah *e qui parte la nostra discussione su cicogne e cavoli (?)*
Non ho voluto descrivere la loro...notte, perchè non volevo sforare il rating, e anche perchè non sono capace di scrivere certe cose. xD
Comuuunque! Spero che vi piaccia e vi prometto che il prossimo sarà più interessante! Parola di scout!
Un bacione e un grazie a chi mi segue!

Tanti saluti Poseidonosi (?) a tutti! ;)

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Sally si risvegliò tra le lenzuola stropicciate e notò con piacere che Poseidone non se ne era andato di nascosto, come aveva temuto, ma era ancora lì, nel suo letto, che dormiva beatamente.
Dei, quanto è bello... pensò Sally mordendosi il labbro inferiore. Sorrise e tuffò la testa tra le lenzuola che avevano preso l'odore di Poseidone.
Sospirò, felice. Quella notte era stata fantastica.
Baciò il dio e si alzò per andare a preparare la colazione. Si vestì e si pettinò, poi si diresse in cucina canticchiando.
Mentre stava preparando il caffè, sentì due mani possenti cingerle i fianchi, e le labbra del suo uomo che le lasciavano una scia di baci sul collo.
«Buongiorno» soffiò lui contro la sua pelle, facendola rabbrividire.
«Buongiorno» rispose, girandosi per incontrare i suoi occhi.
Poseidone la catturò in un bacio carico di passione, che lasciò Sally senza fiato. Si staccarono ridendo e guardandosi negli occhi, mentre lui le lasciava una carezza dolce con la punta delle dita sul braccio.
«Caffè?» chise Sally scostandosi e prendendo la caffettiera.
Poseidone si sedette e i due cominciarono a fare colazione, ridendo e scherzando, mentre la mente di Sally vagava ancora tra i ricordi vividi di quella notte meravigliosa.
Dopo che ebbero mangiato, andarono in spiaggia per rilassarsi al caldo sole e per nuotare un po'. Sally si stese sul suo asciugamano, mentre Poseidone si tuffò in acqua portandosi dietro la sua tavola da surf.
Il mare quella mattina era abbastanza ondoso, perfetto per surfare, ma limpido. L'acqua mandava strani bagliori azzurrini in aria, riflettendo contro la tavola del dio.
Sally lo osservava attentamente, cogliendo ogni particolare del suo corpo, ogni movimento e ogni muscolo che contraeva, quasi sciogliendosi alla sua visione, mentre pensava di nuovo che quell'uomo era finalmente suo e che niente e nessuno glielo avrebbe portato via.
Anche a costo di rimanere per sempre incollata alle sue labbra, pensò ridacchiando la ragazza.
Poseidone era davvero bravo con la tavola da surf. Certo, era il dio del mare: era ovvio che sapesse surfare!
Cavalcava le onde perfettamente e nemmeno una goccia d'acqua sembrava cadergli addosso, anzi, si infrangevano in aria riflettendo la luce dorata del sole; era come protetto da una barriera invisibile.
Quando uscì dall'acqua, Sally si stupì di vederlo bagnato. Pensava di trovarlo completamente asciutto; al contrario, era zuppo dalla testa ai piedi, forse perchè sapeva che Sally non avrebbe potuto fare a meno di incatenare lo sguardo a quella gocciolina che scendeva lenta lungo il suo torace.
Si sdraiò accanto a lei e la abbracciò.
«Mi stai bagnando tutta!» protestò lei ridendo, stretta tra le sue braccia.
«Non mi importa!» scherzò Poseidone, per poi baciarla.
Sally si lasciò andare piacevolmente a quel bacio, attirando sempre di più Poseidone verso di sè.
«Magari dopo torniamo in quel letto tanto comodo...» propose Poseidone ammiccando. Sally scoppiò a ridere, per niente imbarazzata.
«Magari, ma non posso. Devo lavorare, io, al contrario di un certo dio...» lo accusò ridendo.
Poseidone fece una faccia da bambino triste, e Sally non potè fare a meno di pensare al bambino del suo sogno.
«E va bene...»
«Non fare quella faccia da capriccioso! Sei un uomo adulto, o forse dovrei dire anziano...molto anziano!»
Poseidone rise. «E non ti fa ribrezzo baciare un uomo vecchio come me?»
Sally ci pensò su, per scatenare la curiosità in Poseidone. «In effetti dovrebbe...il tuo aspetto giovane inganna le povere fanciulle come me! Non ti bacerò più, perchè sei un imbroglione.»
«Sai che non puoi resistermi...» ghignò l'uomo avvicinando il suo viso a quello di Sally. Lei rise e fece finta di esserne schifata.
Lui le sfiorò le labbra e Sally sbuffò.
«Però così non vale...» protestò, prima di essere nuovamente coinvolta in un bacio dal sapore marino. Rimasero abbracciati sulla spiaggia tutta la mattina, continuando a coccolarsi e a parlare, fino a quando Sally comunicò di doversi andare a preparare.
Poseidone la accompagnò a casa e rimase con lei anche a pranzo, guardandola mentre si affaccendava per sistemare il bungalow e mentre si cambiava, commentando sul fatto che fosse bellissima ogni due minuti.
La accompagnò anche a lavoro; si tennero per mano durante tutto il tragitto e a Sally parve che la strada si fosse accorciata, perchè arrivarono troppo presto per i suoi gusti.
Sarebbe voluta rimanere tutto il giorno con lui, ma sfortunatamente non poteva.
«Allora, ci vediamo domani?» chiese Poseidone.
«Certo.» rispose lei baciandolo teneramente.
«Ti amo Sally!» le disse lui, allontanandosi.
«Anche io!»









Bene bene bene! Guardate un po' chi c'è? SONO IOOOO! :D
Con qualche giorno di ritardo, ma questo capitolo non voleva proprio essere pubblicato xD
Spero che vi piaccia! E' corto, come al solito, ma ho ampliato le descrizioni e ne sono abbastanza soddisfatta :D
Fatemi sapere che ne pensate!
Comunque, la storia sta volgendo al termine...credo che ci saranno altri due capitoli, compreso l'epilogo. Forse tre xD
Ringrazio sempre tutti quelli che seguono la mia storia e che recensiscono!
Dedico questo capitolo a Sheylen, perchè come aveva proposto lei in uno dei primi capitoli... C'E' POSEIDONE CHE FA SURF! 
Ahahahahah
Un bacione a tuttiiiiiiiii :)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


«Oh miei dei...» Sally fissò sconvolta il test di gravidanza che aveva fra le mani, non credendo ai suoi occhi.
Piccole lacrime cominciarono a scivolarle lente sulle guance, mentre le parole dello zio le rimbombavano nelle orecchie: "Vedi di non tornarmi a casa incinta."
Avrebbe voluto zittire quella voce sempre più insistente, ma non ci riusciva. Aveva paura, e il tono minaccioso dello zio non faceva che aumentare quel sentimento.
Quelle due ultime settimane si era spesso sentita male, vomitava e sveniva all'ordine del giorno, ma non aveva detto niente a Poseidone pensando che fosse un'influenza passeggera.
Poi un'idea aveva cominciato a farsi strada nella sua mente ed ora si ritrovava con quel maledetto test in mano e un bambino nella pancia.
Doveva dirlo a Poseidone, ma non sapeva come farlo.
Era terrorizzata all'idea che lui l'avrebbe abbandonata, che non gli sarebbe importato niente del bambino.
Sally sbattè con forza il piede contro il mobile del bagno, asciugandosi con rabbia le lacrime.
«Ho solo ventun'anni, cielo!» gridò piangendo sempre più forte e accasciandosi a terra.
Qualcuno bussò alla porta, ma lei non si alzò. Continuò a tenere la testa tra le ginocchia e non rispose nemmeno quando sentì la voce di Poseidone chiamarla.
«Sally! Apri la porta...che succede?» continuava a gridare lui, preoccupandosi sempre di più non avendo ricevuto risposta. Stava fuori la porta quando l'aveva sentita urlare e si era allarmato.
Vedendo che la ragazza non apriva, Poseidone si trasformò in acqua e scivolò sotto la porta del bungalow, cercando veloce Sally. Quando si rese conto che era nel bagno, riprese forma umana e corse da lei.
La vide lì a terra, in lacrime, così si abbassò verso di lei e la abbracciò senza chiederle spiegazioni. Lei gli si aggrappò addosso, inzuppandogli la maglietta con le sue lacrime salate.
Poseidone la lasciò sfogare, accarezzandola e sussurrandole parole dolci. Finalmente Sally smise di piangere e si staccò da lui. Poseidone le asciugò premuroso le guance e le sorrise, dandole un bacio sulla fronte.
«Mi vuoi dire cosa è successo?» chiese preoccupato.
Sally lo guardò negli occhi, spaventata, e si accorse di stare ancora stringendo il test fra le mani.
Lo sollevò e lo porse all'uomo, chiudendo gli occhi.
«Che cos'è questo?» chiese sempre più allarmato.
Lo prese e lo guardò con attenzione, realizzando solo pochi minuti dopo che cosa fosse. Sgranò gli occhi.
«Oh...» disse semplicente, mentre Sally non aveva il coraggio di aprire gli occhi.
«E l'esito è...» iniziò a dire Poseidone, ma non sapeva come concludere. Non ne aveva la forza.
Sally si fece coraggio. «Sono incinta.» disse piano, quasi sussurrandolo, mentre ricominciava sienziosamente a piangere.
Poseidone l'abbracciò istintivamente, stringendola a sè come il più fragile degli oggetti, come la perla più preziosa dell'oceano.
«Non piangere, Sally...va tutto bene, io sono qui.» cercò di rassicurarla.
«Non lasciarmi» lo supplicò lei, aggrappandosi al suo collo.
«Non lo farò, mai.» le promise. Poi la guardò e sorrise dolcemente.
«Ho paura» ammise Sally, fissando lo sguardo nel suo. «Cosa dirà mio zio?»
«Shh, tranquilla. Non devi avere paura, capito? Io non ti lascerò. E' nostro figlio.»
Sally si commosse a sentire quelle parole uscire dalla bocca di Poseidone. La sua voce e quelle parole rassicuranti le scaldarono il cuore, facendole sentire la creatura che portava in grembo come sua.
Per la prima volta da ore sorrise anche lei. Si alzò sostenuta da Poseidone, che la sollevò in braccio e la mise sul letto, stendendosi vicino a lei.
Le baciò le mani e le accarezzò dolcemente i capelli, depositandovi lievi baci e sussurrandole cose confortanti.
Sally si addormentò poco dopo, con la mano di Poseidone che le sfiorava la pancia.
Nei suoi sogni, c'era di nuovo il piccolo Perseus.










Buonasera genteeeeeee :D Finalmente ho aggiornato, eh? xD Ho finito proprio in questo momento di scriverlo, dopo giorni senza ispirazione...
Spero vi piaccia, è un po' deprimente come capitolo, lo so. Ma io penso che avrei reagito allo stesso modo di Sally...disperata! ç.ç
So che è cortissimo e vi chiedo di perdonarmi...
Fatemi sapere cosa ne pensate...oggi non ho molto da dire, stranamente. O.O
Un bacione a tuttiiii :*

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


I giorni passavano e non c'era un attimo che Poseidone la lasciasse da sola. Persino al lavoro, si sedeva ad un tavolo in disparte e non ordinava niente, semplicemente la guardava e allontanava malintenzionati.
I sogni della ragazza, invece, erano sempre popolati dal piccolo Perseus, che le parlava, le teneva la mano e si comportava proprio come un figlio.
Sally non aveva ancora raccontato a Poseidone dei suoi particolari sogni, sebbene sentisse che fosse come una specie di previsione.
Quando Sally non lavorava, Poseidone le faceva compagnia: stavano in casa a guardare la televisione, andavano al cinema, oppure sulla spiaggia.
Potevano passare anche interi pomeriggi in riva al mare senza che nessuno dei due si annoiasse o sentisse il bisogno di fare qualcos'altro.
La notte, Poseidone dormiva con lei e la teneva stretta contro il suo corpo, come se temesse che potesse arrivare qualcuno e portargliela via.
Intanto la pancia di Sally si ingrossava sempre di più, mentre lei cominciava ad accettare l'idea che portasse una vita in grembo.
Non era stato facile all'inizio, ma ora la paura stava scemando, sebbene non avesse ancora detto niente allo zio.
Una notte, mentre lei dormiva beatamente, Poseidone uscì sulla spiaggia a pensare.
Era un po' confuso; da qualche giorno aveva ricominciato a pensare al suo regno, al suo palazzo, al suo "stato" di dio...cose a cui non pensava da tempo e che si stava dimenticando.
Faceva persino fatica a ricordare il volto di suo fratello Zeus.
Come se fosse stato chiamato in causa, Zeus gli apparve vicino. Non lo aveva nemmeno sentito arrivare.
«Ciao fratello.» lo salutò serio Zeus.
«Ciao...» rispose lui, accompagnando le parole con un cenno.
«E' un po' che non ti si vede sull'Olimpo. Passi tutto il tempo con quella ragazza mortale...sai cosa significa?»
Poseidone non rispose.
«Avanti, rispondi. So che è incinta, altrimenti non staresti tutto questo tempo nel mondo mortale, senza mai tornare a casa. Tu sai cosa ti succederà prima o poi, vero?»
Poseidone annuì. «Diventerò umano.»
«Fratello, hai idea di cosa questo voglia dire? Non puoi, hai dei doveri sull'Olimpo. Non puoi abbandonare tutto per una mortale! Hai una moglie!»
Poseidone lo guardò con rabbia. «Da che pulpito viene la predica! Non sei la persona adatta a dirmi che ho una moglie, in questo momento.»
«Non centra niente! Stai perdendo i tuoi poteri, devi tornare sull'Olimpo e fare i tuoi doveri di dio, immediatamente!»
«Lo so, ma io la amo! Non ce la faccio ad abbandonarla...»
«Potrai farle visita qualche volta...»
Poseidone sospirò, sapendo che suo fratello aveva ragione. Stava diventando umano e questo non lo voleva nemmeno lui.
Però era innamorato di Sally e non avrebbe mai voluto lasciarla, specialmente in un momento simile. Ma sapeva anche che restando con lei le avrebbe causato non pochi problemi.
«Ti concedo una settimana Poseidone. Poi dovrai tornare a casa. Mi raccomando.» e detto questo, Zeus sparì.
Il dio del mare si incamminò verso il bungalow, dove Sally dormiva ancora. Poseidone sorrise alla dolcezza del suo viso e non potè fare a meno di lasciarle un bacio sulla guancia.
«Mi dispiace così tanto,» disse con le lacrime agli occhi «ma dovrò farlo...»
Poi si stese di nuovo accanto a lei e si addormentò.









Oh dei, è passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato! Mi sento un po' in colpa, ma la mia ispirazione è stata carente questi giorni.
Il capitolo ce l'aveva pronto da un po' di giorni ma non avevo mai tempo di scriverlo al computer..
Comunque, spero davvero che vi piaccia, anche se è corto (come tutti gli altri xD)
Non ho ancora deciso se il prossimo sia l'ultimo o se farne altri due.. :)
Non succede niente di particolare in questo, ma ho voluto dedicarlo interamente (o quasi) a Poseidone,  e c'è anche la comparsa di Zeus, il fratello serio, con la testa sulla spalle, che non si lascia trasportare dai sentimenti, che non ha mai tradito la moglie...che gli ricorda i suoi doveri di dio.
Spero davvero che vi piaccia, cercherò di aggiornare il prima possibile :)
Un bacio!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Quella settimana Sally sentiva Poseidone un po' distratto.
Il suo sguardo era quasi sempre perso nel vuoto e i suoi occhi erano di un verde torbido, come il mare in tempesta. Sally gli leggeva in faccia che qualcosa non andava.
In quel periodo la sua sensibilità si era fatta più acuta, e così anche i suoi sensi: forse era dovuto al fatto di essere incinta. Aveva sentito dire che le donne potevano essere soggette a questi cambiamenti in quel particolare periodo della loro vita, ed erano in genere più emotive.
Era sabato sera, e Sally e Poseidone non avevano nulla di particolare in programma. Erano nel piccolo salotto di Sally e stavano guardando la televisione, che stava trasmettendo un fim estremamente sdolcinato.
Di solito Sally non amava guardare quel genere di film, ma quella sera anche la televisione era più interessante dello sguardo vacuo di Poseidone.
Ad un certo punto non ce la fece più e glielo chiese, togliendosi quel peso dal petto.
«Ti vedo distratto in questi giorni. Cosa c'è che non va?» 
Poseidone la guardò stranito, come se non si aspettasse quella domanda. Credeva di essere riuscito bene a nascondere le sue preoccupazioni, ma evidentemente quelle non erano sfuggite all'occhio attento e curioso di Sally.
«Niente, stavo pensando alla mia famiglia.» rispose lui. Mezza verità.
Sally alzò un sopracciglio. «C'è qualche problema con la tua famiglia?» 
Non sapeva perchè, ma le faceva strano pensare alla 'famiglia' di Poseidone. Aveva già visto Zeus, eppure si immaginava i fratelli e il resto dei parenti come giganti entità misteriose che la spiavano dall'alto con sguardo truce, pronti a fulminarla da un momento all'altro.
Quel pensiero le mise i brividi, ma decise di non pensarci.
Poseidone sospirò. «Nessun problema. Ovvero, c'è n'è uno, ma non devi preoccuparti. Si risolverà tutto.» 
Le sorrise. Uno dei pochi sorrisi sinceri di quella settimana.
Poseidone avrebbe voluto davvero godersi quella settimana, la loro ultima settimana, con Sally e ci aveva provato, ma il pensiero di quello che stava per fare lo tormentava.
Ebbene si, aveva deciso. Sarebbe tornato sull'Olimpo; non poteva abbandonare il suo regno, la sua famiglia. Ma dall'altro lato, pensava, era giusto abbandonare Sally?
Zeus aveva detto che gli avrebbe permesso di andarla a trovare, ma lui sapeva bene che non l'avrebbe mai concesso.
Amava Sally, con tutto sè stesso, ma doveva tornare a casa.
Con questo pensiero si alzò dal divano e decise di dare una svolta positiva alla serata. Voleva passare la sua ultima serata con Sally felicemente, non seduti su un divano.
Sally lo guardò interrogativa. «Che fai?» 
«Ti va di fare una passeggiata sulla spiaggia? So di essere stato poco partecipe questi giorni e voglio rimediare.» 
Si sorrisero a vicenda. Sally si infilò i sandali e uscirono, mano nella mano.
L'aria fresca serale li accarezzò e i due si incamminarono sotto la fioca luce della luna.
Restarono un po' in silenzio, assaporando quell'intimità che si era creata.
Poi Poseidone si fermò, le cinse i fianchi e appoggiò la fronte sulla sua.
«Stavo pensando...potresti venire a vivere con me sul fondo dell'oceano. Costruirò un palazzo solo per te.» 
Sally rise. «Ma cosa dici? Vivere sul fondo del mare? Non credo faccia per me.» 
Poseidone sorrise. «Hai ragione. Ti priverei di ogni cosa, solo per puro egoismo. Sai che ti vorrei tutta per me, per sempre...» 
Sally lo guardò negli occhi, improvvisamente preoccupata.
Perchè le stava dicendo quelle cose?
Lui strinse la presa sui suoi fianchi e le baciò lievemente le labbra.
«Ti amo Sally, più di ogni altra cosa al mondo. Amo te e il nostro bambino più della mia stessa vita. Siete la mia famiglia.» 
Una lacrima scese lungo la guancia di Sally, emozionata. Poseidone gliela asciugò col pollice. Avvicinò il viso al suo e la baciò dolcemente, abbracciandola e cercando di trasmetterle tutto l'amore che provava per lei e per la loro piccola creatura.
Restarono un altro po' sulla spiaggia, parlando e coccolandosi, poi tornarono al bungalow, stanchi.
Forse non era riuscito a rendere quella serata la più bella dell'estate, ma almeno aveva fatto capire a Sally che quello che provava era reale.
Si misero a letto; Sally si addormentò quasi subito, accoccolata sul petto di Poseidone, mentre lui non riuscì a dormire. Restò sveglio fino alle quattro di mattina.
Poi, facendo attenzione a non svegliare Sally, si alzò dal letto. Era giunto il momento di andarsene.
Baciò Sally per l'ultima volta e poi si mise a piangere silenziosamente. Fece scorrere il suo sguardo come una carezza lungo il dolce corpo di Sally, soffermandosi sul pancione.
Lì dentro c'era suo figlio. Come poteva abbandonarlo?
Si sentiva terribilmente male. Diede col pensiero a Sally e al bambino la benedizione dei mari e il suo ultimo saluto. Poi si voltò e scomparve in una fresca brezza marina.

 
Quella mattina, Sally si alzò con una forte nausea. Aprì gli occhi e vide che Poseidone non era accanto a lei.
Si alzò lentamente dal letto e cercò in tutte le stanze del bungalow, sulla spiaggia, ma di Poseidone non c'era traccia. Gridò il suo nome ad alta voce. Niente.
Un brutto presentimento cominciò a farsi spazio dentro di lei. Lo scacciò via.
Rientrò in casa e si mise seduta sul divano ad aspettarlo, pensando che sarebbe tornato da un momento all'altro. Forse doveva sbrigare degli affari di famiglia.
Attese, con lo sguardo perso nel vuoto e le ginocchia strette al petto.
Il sole si levò alto in cielo.
Attese, una giornata intera senza fare altro.
Il cielo cambiava fuori dalla finestra, fino a scurirsi. La luna fece capolino da dietro le nuvole.
Attese, anche tutto il giorno seguente, allo stesso modo, senza mangiare, o bere, o dormire.
Attese, ma passati ormai due giorni, non riuscì più a trattenersi e pianse, pianse a dirotto, maledicendo tutto e tutti.
Si addormentò così, fra le lacrime, mentre si accarezzava il ventre, con un unico pensiero in testa: non doveva più attendere, non sarebbe più tornato.


 
"And this is when the feeling sinks in,
and I don't wanna miss you like this,
come back, be here...come back, be here.
"

Taylor Swift .

 








Non mi uccidete, vi prego! Lo so, sono imperdonabile perchè sono più di due mesi che non aggiorno.
E sinceramente non ho nemmeno una scusa tanto valida, se non che la mia ispirazione era completamente svanita.
Davvero, non sapevo più cosa scrivere! Ero disperata, e lo sono ancora ahaha
Spero comunque di essere riuscita a farmi perdonare almeno un po' con questo capitolo, che è un po' più lungo del solito. Spero che vi piaccia! :)
Non so cosa dire, mi dispiace moltissimo per il ritardo e spero di non metterci troppo a pubblicare l'ultimo.
Già, questo è il penultimo capitolo, e ho voluto aggiungerci quel pezzo di canzone alla fine perchè è stata la canzone che mi ha aiutata a finire il capitolo. Se vi va, ascoltatela, è bellissima :)
Ringrazio anche EhiCasillo per avermi incoraggiato a continuare la storia, e ringrazio anche tutti voi che recensite sempre!
Spero di non avervi deluso con questo capitolo un po' depresso :)
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione a tutti voi che avete la pazienza di seguirmi.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***



Era una giornata caldissima e afosa. Sally guardava il mare dalla sua camera d'ospedale.
Era calmo, di un blu acceso, e c'era la bassa marea. Dalla finestra aperta entrava un odore salmastro, che riportava ricordi belli e dolorosi alla mente di Sally.
Un'infermiera bussò alla porta ed entrò tenendo in braccio un bambino dai capelli corti e neri.
Sally sorrise dolcemente e prese tra le braccia suo figlio, cullandolo teneramente.
L'infermiera sorrise a quella scena di affetto, così dolce.
«Ha deciso come chiamarlo, signora Jackson?»
Sally scrutò di nuovo la tavola blu che quel giorno era il mare e poi guardò gli occhi verdi del suo bambino. Il bambino del sogno, così simile al padre.
«Perseus. Lo chiamerò Perseus.» rispose, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia.
Si disse di non piangere, che non valeva la pena pensare a quell'uomo che l'aveva abbandonata su due piedi, ma la verità era che Poseidone le mancava. E tanto. 
Avrebbe voluto che lui fosse stato lì con lei, a tenerle la mano mentre partoriva, sussurrandole che l'amava.
Avrebbe voluto vederlo mentre teneva in braccio loro figlio con uno sguardo amorevole.
Avrebbe semplicemente voluto avere accanto l'uomo che amava e che mai avrebbe smesso di amare.
Avrebbe voluto un padre per suo figlio.
Era chiedere troppo?
L'infermiera portò a Sally un foglio da compilare per le dimissioni.
«C'è suo zio che la sta aspettando di fuori.» le disse gentilmente.
Sally annuì e cominciò a prepararsi. In quei mesi di gravidanza aveva vissuto con lo zio, che le era stato più vicino di quanto Sally si aspettasse.
Certo, all'inizio, quando lei gli aveva detto di essere incinta, lui aveva dato di matto, giudicando la sua poca responsabilità, definendola una buona a nulla. Poi però si era abituato alla situazione e aveva cominciato ad aiutarla.
Si era ammalato gravemente nelle ultime settimane, ed entrambi sapevano che non gli era rimasto molto da vivere. Forse per questo si comportava così bene con Sally. Anzi, lei aveva l'impressione che lo zio avesse imparato a volerle bene, e che volesse, prima di morire, tenere in braccio suo nipote.
La ragazza uscì dall'ospedale, accompagnata dallo zio, tenendo stretto tra le braccia il suo bellissimo bambino.
Arrivarono a casa, dove Sally aveva già riadattato la sua modesta camera in modo da farci entrare il lettino di Percy. Lo mise a dormire e rimase ad osservarlo per alcuni istanti, stupendosi di nuovo di quanto fosse simile a Poseidone. Sally avrebbe riaffrontato anche cento volte i dolori del parto, se questo avesse voluto dire rivedere il dio del mare.
Scrollò dalla sua testa quei pensieri e prese la sua agenda nuova di zecca. Cominciò a strappare le pagine una ad una, fino a quando arrivò al 18 agosto.
Cominciò a scrivere.
 
"Nella vita non ho mai posseduto niente, non ho mai avuto niente che potessi considerare veramente mio.
Ma ora, cullando il mio piccolo Percy, mi rendo conto che finalmente posseggo qualcosa, ed è la cosa migliore che ho mai avuto.
Oggi, 18 agosto, è l'inizio di una nuova vita, e desidero farla mia."




 
You are the best thing that's ever been mine.
Taylor Swift   



 

Ebbene si, eccomi qui con...L'ULTIMO CAPITOLO! ç.ç non ci posso credere, è la seconda storia che concludo! *si asciuga le lacrimucce*
L'ho iniziata esattamente SEI MESI E QUINDICI GIORNI FA. So che sono stata piuttosto discontinua con gli aggiornamenti, e per questo vi chiedo di perdonarmi :)
Spero che quest'ultimo capitolo vi piaccia, anche se è più corto degli altri.
Mi è sembrato abbastanza come epilogo. Spero di non avervi deluso.
Ci tengo a ringraziare le 19 persone che hanno messo tra le seguite questa storia (wow *-*), le 2 che l'hanno messa tra le ricordate, e le 3 che l'hanno messa tra le preferite!
Vorrei anche ringraziare in modo particolare Aryelle, Sheylen, Dandelion to Dream (la mia carissima Soni <3), GoldGirl, Castiga Akirashi, _BibiPower_, ChiaraPotterina98, e EhiCasillo per aver recensito la storia.
Grazie davvero, le vostre bellissime recensioni mi hanno sempre incoraggiato a continuare.
Un bacio, e alla prossima storia (si spera) ;))

Dafne Rheb Ariadne.

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