Dreaming is free.

di anqis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One. ***
Capitolo 2: *** Part Two. ***



Capitolo 1
*** Part One. ***



Nota dell’autore.

Hi! We are One Direction!(a scopo di attirare la vostra attenzione LOL).
Sono ultra-super-mega-iper felice che abbiate cliccato su questa icona, il solo sapere che probabilmente leggerete questa OS, mi riempe di gioia!
Volevo rubarvi dei minuti prima di leggere, giusto per spiegarvi delle cosuccie e ho deciso di rompervi le scatole prima, perchè non voglio interrompere la storia, dato che questa One Shot si divide in due capitoli.
²  Allora, non credo sia niente di troppo strano o speciale, è semplicemente il miosogno, ovvero il modo in cui vorrei di incontrare i miei idoli (ripeto: sogno), ma credo vi farà sorridere, almeno.
²  I personaggi e i luoghi, si basano tutti sulla realtà, An Qi (attenzione: si legge An Ci) sono io in persona - oh porca puzzola sì - e le sue amiche sono le mie adorate compagne di scuola! Non immagino quanto mi odieranno quando sapranno che ho scritto di loro, HAHAHAHAHA sono morta xD (colgo l’occasione per ringraziare Odara, Michela, Beatrice ed Elena, siete fantastiche!)
²  Altro? Il punto di vista non è della protagonista, ovvero di moi, ma di.. vabbè lo capirete voi leggendo.
²  E.. basta, mi sono accorta che erano solo tre punti e mi sembravano troppo poco LOL.
 
Spero davvero di riuscire a strapparvi un sorrisino,
E magari anche.. una piccola recensione? Piccola, anche minuscola, anche un semplice “carino” o “banale” o “bleah” (quest’ultima preferirei di no, ma se proprio devo), FATELO PER GLI OCCHIONI DI NIALL!
 
Ora tolgo DAVVERO (se come no) il disturbo,
Se avete domande da rivolgermi per chiarirvi, scrivetemi senza problemi!
 
Buona Lettura!



 
 
 
 
 
 

 
Dream is free.
One Shot || Prima parte.

 
 
 
“Merda” dico disegnando nell’aria fredda qualcosa di informe con il fiato.
“Merda al quadrato” si soggiunge la voce del mio amico, poco dietro alle mie spalle.
Inarco il sopracciglio, mentre gli altri lo fissano straniti sospettando probabilmente della polvere bianca che c’era sulla brioche che ha mangiato questa mattina, non era semplice zucchero.
Lui ridacchia, prima di risponderci. “Scusate, Phobie mi ha costretto ad una serata Camp Rock, High School Musical e tutti quei film cagosi della Disney” spiega con una scrollata di spalle, senza cancellarsi dalla faccia quella espressione divertita.
Gli poggio una mano sulla spalla, gesto di conforto tra uomini, per poi continuare a camminare lungo il marciapiede sporco e bucherellato da tappi di birra. Mi piace, stranamente. Tuttavia, mi blocco nuovamente, accorgendomi di esser l’unico idiota che si è mosso. Il mio sguardo si posa subito su Liam, aspettando quello che deve dire. Lo capisco dalla bocca socchiusa e dalle sopracciglie piegate all’ingiù.
“No, davvero. Siamo nella merda” mormora fissandomi male. “Non possiamo semplicemente chiamare Paul e farci venire a prendere?”.
Niall annuisce con lui, mentre affonda ancora di più il naso nella grossa sciarpa blu che copre la maggior parte del suo viso pallido e arrossato a causa del freddo. Guardo il mio interlocutore, prima di fare una smorfia nascosta a mia volta dalla mia sciarpona di lana bianca.
“Col culo. Non ho voglia di farmi fare un cazziatone” bofonchio stringendomi nel cappotto, troppo leggero per riscaldarmi. Ripenso all’orribile giubbottone marrone che avrei potuto indossare, in questo momento, lasciato a marcire probabilmente su qualche sedia o divano. Maledizione a me e la mia fissazione nell’apparire sempre bene.
Gli occhi di Louis si alzano al cielo, mentre Zayn annuisce d’accordo con quello che ho detto.
“Dai Harry. Non sappiamo neanche dove siamo, dove stiamo andando per non parlare del fatto che credo di aver perso tutte le dita dei piedi per ipotermia!” si lamenta Niall, cercando di convincermi con gli occhioni azzurri da cucciolo bastonato lasciato sul ciglio della strada. Peccato che io non sia caritatevole di natura o di sesso femminile da lasciarmi intenerire da così poco.
Abbasso gli occhi sulle sue scarpe. “Beh, ovvio. Chi è così deficiente a parte te da mettersi le All Star in inverno?” replico ironico, zittendolo per bene.
“Dannazione a voi e l’idea di voler uscire senza il permesso di Paul” la voce di Liam torna a ronzarmi all’orecchio. Quando incomincia a fare lo schizzinoso, proprio non riesco a sopportarlo.
“Puoi andartene quando vuoi, non sei costretto a rimanere con noi” lo accuso con un’occhiataccia, che capisco fa centro data la sua espressione dispiaciuta.
“Sai che preferisco stare con voi”.
“Lo so, ma Liam quando fai così proprio non ti capisco! Prima dici di voler divertirti, che sei stanco di dover sottostare a tutti gli ordini dei capi e poi quando usciamo per una passeggiata senza il loro permesso, ti lamenti come una bambina. Deciditi!” dico alzando le mani in cerca di un aiuto nel cielo, ma a parte le nuvole grigie e scure, non vedo altro. La solita sfiga.
“Va bene, scusami. Allora cosa facciamo?” mi chiede portandosi le mani agguantate sulla testa, a mo’ di arresa. Peccato che con quella domanda, mi abbia messo l’intera situazione sulle spalle.
“Non lo so, continuiamo a camminare” borbotto.
Non muovo un piede fin quando non li vedo annuire e fare qualche passo avanti, e solo dopo mi incammino anche io. Osservo con aria distratta le strade affollate da macchine, i pochi passanti che camminano da un marciapiede all’altro, in bilico tra l’inciampare o il farsi investire, quando i miei occhi si puntano su una distesa bianca, poco lontana da noi. Un parco.
“Almeno cerchiamo di capire dove siamo” mi suggerisce Zayn che non ha spicciato parola da quando siamo usciti. Mi manca il vecchio Zayn, quello carico ed esubante, il compagno delle mie cazzate. Peccato che per colpa di Perrie e delle foto sui giornali, sia depresso peggio di mia madre quando varco la porta di casa per tornare a Londra. Ossia, una vera lagna ambulante.
“In Italia” rispondo sarcastico, strappando una risata a Niall e un altro roteare di occhi di Louis. Prima a poi ci perde le iridi per tutte le volte che fa.
“Grazie Capitan Ovvio. Magari è il caso di chiedere a qualcuno”.
“Io non lo faccio!” dico subito, senza dargli il tempo di ribattere.
“Io no!” mi segue Louis alzando una mano.
“Neanche io!”
“Passo!” e alla fine l’unico deficiente rimasto è lo stesso Zayn che ha proposto la cosa; aggrotta la fronte oscurata dal berretto.
“Fanculo, io l’ho già fatto prima in metro” dice facendo una smorfia disgustata, che inasala in noi una risata fragorosa che ci libera dalla tensione accumulata duramnte la mattinata. Meglio.
“Ed è finita molto bene, da quel che ricordo” sghignazza Louis dandogli delle pacche affettuose sulla schiena, che quest’ultimo scansa.
“Si, con me che venivo assalito da una vecchietta e le sue borsate!” dice stringendo i pugni, aumentando così la nostra risata che cattura l’attenzione di qualche passante. “E non ridete! Non potete capire, è stato traumatizzante! Per non parlare delle borchie che c’erano sulla borsa. Quale vecchietta di ottanta anni ha una borsa borchiata?!”.
Oh Dio. Mi piego sulle ginocchia per il gran ridere, mentre la risata da foca in calore di Niall eccheggia nel grande confusione di clacson e rombi, del traffico milanese. Quando riesco di nuovo ad alzarmi, mi asciugo una lacrima scappata.
Tra prese per il culo e conforti, camminiamo sulle striscie pedonali, fino a giungere di fronte al parco. Alla fine non siamo ancora giunti ad un conclusione, ma decido di chiedere io quando mi accorgo della presenza di una bella biondina che sta correndo intorno a quello che mi sembra uno stadio, o un’arena. Faccio per sistemarmi i capelli, quando mi ricordo di averli nascosti sotto un berretto di lana; allora me lo calco meglio, preferisco non esser riconosciuto.
“Mi raccomando fai veloce” mi ammonisce Lou, riscaldandosi le mani con il fiato, che fuma nell’aria gelida.
“Sarò di ritorno da voi, senza neanche darvi il tempo di dire pa-ta-ta” replico, voltandomi verso di loro per fare un occhiolino malizioso.
“Vabbene” ride Niall, fissato per quella parola. “Pa-ta-t-“. 
Non giunge all’ultima vocale, che mi ritrovo a sbattere contro qualcuno. Molto più basso di me, deduco dalla testata dura che si scontra contro la mia schiena.
Mi volto velocemente, per posare lo sguardo su una cosina. È minuscola, mi arriva a malapena al petto, infagottata in un giubottone blu, mormora un “ahio” confuso mentre si massaggia la fronte. Inarco il sopracciglio, curioso, aspettando di vederla in volto, perchè è una ragazza, dati i ciuffi corvini che spuntano dalla sciarpa grigia. La fisso, mentre si stropiccia gli occhi con un movimento lento e simile a quello di un gatto, prima di abbassare le mani mostrandomi due grandi occhioni a mandorla, talmente scuri da confondersi con le iridi. Deglutisco a vuoto, senza un chiaro motivo. È carina, ma niente di appariscente quanto la bionda che sembra esser scomparsa, tuttavia sento qualcosa di fastidioso all’altezza dello stomaco, quando i suoi occhi incrociano i miei, che da quel momento non si smuovono, rimanendone inchiodati.
Mi accorgo che non è sola quando le si affiancano delle ragazze, che in fretta a furia la stringono tra loro, quasi a volerle fare da scudo. Sento la presenza dei miei amici alle mie spalle che stranamente silenziosi non spicciano parola.
Cazzo An Qi, ma in che guai ti cacci?” dice in italiano una mora dai capelli lisci e setosi. Non riesco a capire, ma dal tono sembra un rimprovero bello e buono. Lei comunque non le risponde, troppo impegnata a non distogliere gli occhi dai miei. Dannazione, che occhi.
Parlottano un po’ tra loro, prima che si riprenda e lasci il mio sguardo. E boh, mi sembra di sentire un filo, una corda spezzarsi non appena perdo la visuale di quel mare oscuro e profondo.
Scusami.. ecco, ero distratta” bofonchia, riallacciando i nostri sguardi. Rimango in silenzio, perchè sinceramente non ci ho capito proprio niente e non saprei cosa rispondere, e poi per un motivo sconosciuto anche a me.
Fortunatamente per me, interviene Liam facendo un passo avanti. “Ehm, scusate ma non capiamo” dice in inglese, scandendo però lentamente le parole; gli occhioni notte, si spostano da me a lui, spalancandosi ancora di più, increduli. Intanto vedo la mora di prima accendersi.
“Siete inglesi?” chiede nella nostra lingua, con un chiaro accento italiano.
Oddio che figata!” commenta una castana, quasi bionda, con uno squittio spaventoso che ci fa sobbalzare tutti e cinque. Mai sentito un ultrasuono del genere, in vita mia e sono sicuro anche in quella degli altri.
Si, ma ragazze. Non credo che sia il caso” la voce di quella dalla chioma lunga fino alla vita e quasi riccia, trema leggermente, mentre i suoi occhi ci lanciano sbirciatine nervose, prima di tornare sulla punta degli stivali che indossa. È nervosa, e posso capirla. Non è il massimo, ritrovarsi a parlare con cinque sconosciuti, ricoperti dalla testa ai piedi, con il viso nascosto da berretti calcati e sciarpe grosse, quasi fossero passamontagna; aggiungendo il fatto che sono ridicolamente nane e più piccole di noi, le rendono anche indifese. Probabilmente, ai loro occhi sembriamo dei violentatori o altro.
La mora che ha parlato per prima, annuisce anche lei leggermente nervosa, prima di voltarsi di nuovo verso di me.
“Scusami, la mia amica è spesso distratta, con la testa tra le nuvole. La devi perdonare” dice nella nostra lingua con qualche leggera impricisione.
Torno a fissare nuovamente occhioni-a-mandorla, che scopro che mi sta letteralmente analizzando senza scrupoli; sento quasi il suo sguardo perforarmi i vestiti per quanto ci mette attenzione. Cazzo, incomincio a sentirmi disagio.
Scuoto la testa. “No, non vi preoccupate. Dovete scusare me, stavo camminando all’indietro” mi spiego, abbozzando ad un sorriso imbarazzato.
Quanto riescono ad ingrandirsi quei occhi? Appena sente la mia voce, si aprono ancora di più, risucchiandomi in quel nero notte.
Ora, mi sto davvero inquietando.
“Oh mio Dio” impreca in inglese, quello riesco a capirlo perfettamente.
Faccio un passo indietro, quando lei ne fa uno in avanti. Sia i ragazzi che le sue amiche, la fissano confusi e sorpresi. Una mora, quasi scura quanto occhioni-a-mandorla fa una risata soffocata, quasi abituata dal comportamento strano della ragazza, poi le si avvicina e le dice qualcosa all’orecchio.
Ma sono cinque!” grida lei di risposta all’affermazione silenziosa della mora che ridacchia divertita e scuote la testa come esasperata. Mi ricordano in un certo senso me e Louis, sopratutto quel sorrisino che ha dipinto sulle labbra, tra il divertito e il “cosa ho fatto per meritarmi un’amico/a del genere?”. Riesco però a capire la parola ‘cinque’, grazie alle diverse volte che Paul ci ha dovuto presentare. Sorrido, credo di aver intuito il perchè di tutto quel clamore e sorpresa da parte di lei.
Non è che ogni gruppo di cinque ragazzi che vedi, puoi identificarli come loro!” la rimprovera la prima che ha parlato, se non sbaglio una certa Bea; a quanto pare anche lei ha capito su cosa si basa la discussione e dalla nota tra l’infastidito e il divertito, capisco che succede molte volte.
Occhioni-a-mandorla, ci fissa tutti, ad uno ad uno. Non capisco come possa sospettare che siamo chi pensa lei, nascosti da tutti quei vestiti; sommando anche gli occhiali da sole di Niall che ha indossato per coprirsi le occhiaie della sera scorsa, una scelta molto indiscreta dato che siamo agli inizi di gennaio, e il cappuccio calcato sulla cresta di Zayn, mi sembra quasi impossibile.
Ma a quanto pare, lei ci è riuscita.
Ti prego, lasciatemelo fare” implora congiungendo le mani.
Le quattro amiche sbuffano, prima di annuire scuotendo la mano come per un permesso.
Che ci tocca fare” ride a bassa voce la quasi riccia.
Che figura di merda, semmai!” grida quella quasi bionda.
Beh, mai quanto quelle che ci fai fare te” ribatte la mora barra Louis; riconosco sia una presa per il culo bella e buona dalla linguaccia con cui risponde la penultima. Mi sta simpatica. Forse per il fatto che si differenzia da tutte, con quei anfibi grossi come mattoni e quel giubottone verde marcio, da perfetto film horror ambientato in mare. Okay, sto decisamente divagando.
Perso tra le mie riflessioni, non mi sono accorto di quanto occhioni ha cancellato le nostre distanze, ritrovandomela proprio di fronte a me, sottoposto a quella radiografia. Mi mordo la guancia, senza osare muovermi.
Posso.. ehm, puoi toglierti il cappello?” mi chiede con voce incerta.
Mi ha riconosciuto. Ancora non ho capito come ha fatto, ma sorrido. “Mi spiace, ma ho freddo” rispondo schivo.
“E la sciarpa?” riprova lei, aggrottando la fronte.
“Mal di gola”.
Cazzo”.
Rido, rauco a causa del freddo, soffocando la risata nella sciarpa che mi avvolge. Poi senza dire niente, lo faccio, sorprendendo i miei amici, tranne Louis che ancora una volta alza gli occhi al cielo. Mi ha rotto le scatole con quel gesto. Faccio fuori sia il cappello che la sciarpa, lasciandomi solleticare la nuca dai riccioli, ancora un po’ umidi dalla doccia mattutina.
Le iridi scure si spalancano e con esse la bocca, sia sua che delle sue amiche. Ho fatto un entrata in scena degna di un film. E poi dicono che non so recitare, bah. Accenno ad un sorriso, divertito come non mai, che però scompare immediatamente dalle mie labbra quando la vedo scomparire dalla mia vista per chinarsi per terra.
Chiudo gli occhi. Fai che non sia svenuta, ti prego. Non anche questa volta.
Per mia fortuna, la sento parlottare a bassa voce, tra un “cazzo” e un “mioddio”. Louis mi si avvicina e dopo avermi rubato il cappello, me lo spalma di nuovo in testa, ordinandomi in silenzio di rimettermelo. Intanto le altre amiche sono rimaste pietrificate dalla scoperta, a parte quella simpatica che dopo essersi lasciata scappare una risata fragorosa abbassa lo sguardo su Louis, che intanto si è abbassato sulle ginocchia all’altezza di Occhioni. O meglio sul sedere di Louis.
“Tutto bene?” le chiede con un sorriso.
Un confuso bisbiglio, altri “cazzi” a riseguito, prima che Louis appoggi la mano sulla sua schiena, per poi guardarmi paziente. Ci capiamo da un’occhiata, senza dover comunicare a voce. Mi abbasso anche io, prendendo il posto del mio amico e le appoggio le mani sulle spalle, costringendola a guardarmi.
Devo dirlo per forza, ha degli occhi bellissimi. Scuri come la notte e profondi quanto essa, sono lucidi e acquosi, quasi imminenti al pianto.
“Ehi, va tutto bene” dico senza neanche pensarci.
“H-Harry Styles?” mi chiede mordendosi il labbro inferiore, roseo ma screpolato, e – che sia causa del freddo o dell’emozione – tremolante.
Annuisco semplicemente. Lei sospira nascondendo quello spettacolo di buio dalla palpebre. Poi li riapre di scatto.
Odara, ti ricordi di quel progetto che avevo in mente?” chiede tranquilla ed io ancora non riesco a capire. Senza google traduttore, siamo proprio persi.
Quale?” chiede la mora simpatica, lasciandomi intendere che quella domanda, di cui non avevo capito niente, non era rivolta a me. “Oddio, An Qi, stai scherzando?” e ride di nuovo forte, forse anche più di Niall che sussulta sorpreso di esser stato battuto.
Preparati. Voglio vederti vestita da damigiella” sorride inquietante, senza mollare di un istante il nostro contatto visivo.
La mora, scuote la testa con una mano sulla fronte. “Il rosa confetto te lo scordi”.

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Capitolo 2
*** Part Two. ***


Dream is free.
One Shot || Seconda parte.

 
 
 
“Ora mi spieghi cosa ci facciamo qua” mi sussura Liam sedendosi accanto a me, sul divanetto attaccato al muro. Siamo schiacciati tra loro, il tavolo e il muro. In poche parole: se ci volessero violentare, saremmo in trappola. Ma non credo arriveranno mai tanto. O almeno credo.
Scrollo le spalle con un sorriso. “Guarda, non chiederlo a me”.
Riesco a leggere dagli sguardi e i sorrisi imbarazzati dei miei amici che si stanno chiedendo tutti come me, come siamo passati dal camminare senza meta per le strade di Milano in un bar, in compagnia di cinque liceali, una più pazza o problematica dell’altra. La mora dai capelli setosi, Bea, continua a mitragliarci di domande in inglese, sfoggiando quello che credo abbia imparato nel suo licelo Linguistico; la castana quasi bionda, se non erro Elena o Eleonora (credo mi ridurró al ‘Ele’ da come l’ho sentita chiamare dalle amiche) è sicuramente la più carina, se solo non facesse strani rumori misti trilli acuti a strani versi baritonali; poi c’è la riccia tarocca, Michela, che non ha smesso un momento di toccarsi la fronte corrugata con un sorriso della serie “oh mio come mi sono cacciata in questa situazione”, l’opposto della mora simpatica, di cui non ricordo il nome pur avendomelo ripetuto più volte, che non ha smesso un attimo di ridere fragorosamente, spaventando anche Niall e Louis, cosa davvero strana. E infine c’è An Qi, che stringe con ossessione il cellulare in mano. Sono sicuro che sta cercando il momento migliore per chiederci di fotografare delle foto con lei, ne sono sicuro al cento per cento e stranamente dal solito, la cosa non mi dispiace. Affatto.
Il peggio della situazione già disastrata? Il fatto che ci troviamo in un bar sperduto, non solo in una strada secondaria, ma anche sotterranea. Siamo davvero senza via d’uscita. Una cameriera ci si avvicina, e con la cicca tra i denti ci chiede le ordinazioni. L’unica cosa positiva è la nostra solitaria presenza nel bar, escludendo la tipa e il barista. Non sembrano conoscerci, meglio per noi. La tipa trascrive le ordinazioni, senza smettere di lanciarci sguardi languidi, maggiori a me e a Zayn; a quanto pare è indecisa su chi sia il tipo ideale. Pff, ridicola. Rido sotto i baffi, lanciando uno sguardo distratto alla finestra, dove però incrocio il riflesso di due occhioni a mandorla, impegnati a fissarmi con insistenza e tanta indecisione. Che cosa tenera.
Mi volto subito verso di lei, spaventandola di esser stata scoperta così facilmente. “Vuoi fare delle foto?” le chiedo.
I suoi occhi prendono a brillare, e forse è solo una mia impressione, ma mi pare di vedere le iridi prendere la forma di un cuore. Si alza subito, scalciando verso la mora che le occupa il posto accanto, con poca gentilezza. Ci scatta delle foto insieme, tra abbracci con uno di noi, a tutti insieme e presto si uniscono anche le amiche. Accetto con piacere dalla stretta di Elena sulla vita, allo sfiorare timido di Michela, con un sorriso rivolto al puntatore, o meglio alla fotografa. Quando tocca il mio turno di fare una foto da solo con lei, mi godo il rossore che colora senza controllo quelle guance chiare, raggiungendo quasi il colore scarlatto delle labbra morsicchiate. Ignoro il suo tentativo di mantenere una certa distanza e la cingo per il fianco, avvicinandola a me. Ridacchio sotto i baffi per l’espressione sorpresa ed emozionata, nascosta dal sorriso per l’inquadratura. Nel momento in cui la lascio andare, mi sorprende di vederla di nuovo in piedi, ma mi compiacio del tremore che percuote le sue dita quando afferra la macchia fotografica.
Torniamo seduti e bevo tranquillamente il cappuccino, ignorando gli scatti che ci sta facendo di nascosto, senza avviso.
Immagina l’infarto che proveranno le fans della tua pagina” dice la mora, dandole una gomitata mentre spia una foto dalla sua spalla.
Immagina quante ne ucciderò! Ceh, no, dico: Liam con i baffetti della schiuma!” grida attirando l’attenzione del mio amico, che spaesato sorride. “È sorprendente il fatto che io sia ancora viva!”.
Rigiro nella tazza il cucchiaio, fingendo di non sentire le loro chiacchiere. Tanto alla fine, anche se ci provo, non ci capisco un cazzo.
Comunque lo avevo capito che erano loro. È impossibile non riconoscere i suoi occhi, per non parlare del naso!” sussurra forse troppo forte An Qi, scatenando un’altra risata nella sua amica.
Ho sempre detto che avevi qualche fissazione con il suo naso. Beh, non parliamo della mia per quello di Liam” sorseggia il cappuccino, “E comunque, ti ho creduto non quando ho visto la faccia di Harry Styles, ma quando ho posato i miei occhi sui pantaloni bordeaux di Louis” e il nome di quest’ultimo scompare nell’aria; sorriso malizioso, tono basso, la mora sta commentando il mio Tommo. Dovrei offendermi? Nah..
Eh sì, con il culo che c’ha”.
A parte quello. Chi se ne andrebbe in giro con quei pantaloni?” gli lancia un’occhiatina, per poi alzare gli occhi come è solito fare il mio amico, “Se solo non si vestisse in quel modo. Lo preferirei mille volte senza vestiti..
Odara!” la interrompe Bea, seguito da un colpo di tosse di Michela che per poco non tramortisce strozzata dal proprio caffè sulla fetta di torta che sta mangiando Niall. E pensare che si è fatto fuori ben due brioche e una scodella di cereali e latte.
Non ha tutti i torti. Guarda sto pezzo di pakistano di fronte a me e dimmi e se non lo sbatteresti immediatamente sul tavolo, ora, in questo momento” commenta Ele con un sorrisino malizioso di sottecchi di Zayn, che vedo risvegliarsi dallo stato cataconico nel quale era caduto, quasi rabbrividendo.
Sto cominciando a pensare che stiamo avendo a che fare con delle ninfomani.
Beh, ecco..” balbetta An Qi, stroppicciando nervosa il tovagliolo. Mi perdo nell’osservare il modo in cui si mordicchia le labbra rosee, nervose, come si posta una ciocca corvina che le scende a causa delle risate, a come i suoi occhi lucidi, quasi sbronzi, si posano su di me. “Non mi sembra il momento giusto per commentare quanto siano stuprabili, proprio di fronte a loro sapete?”.
Mi sorride ed io ricambio, anche se non ho neanche afferrato l’argomento della loro animata discussione. E preferisco non farlo.
“Ehi, ma te non hai mica la fobia dei cucchiai“ chiede ad un tratto rivolgendosi a Liam, il quale si ferma con la posata in mezzo all’aria. Lui sorride e poi con calma si infila il cucchiaio in bocca. Ridiamo tutti insieme, quando ci blocchiamo a fissare le espressioni esterefatte barra sconvolte delle ragazze. Osservano ancora il cucchiaio appoggiato ormai nella tazza.
Ho fatto una foto” mormora An Qi con la bocca impastata.
Dopo nascondo il cucchiaio nella borsa, vuoi vedere quanto guadagnamo se lo vendiamo ad eBay?” soggiunge la mora.
eBay? Okay, mi devo preoccupare? Sorridono, tutte e cinque.
Per poco non faccio cadere la tazza, quando lancia un urletto spaventato.
“Cosa succede?” chiede Louis guardandosi attorno allarmato.
Mi sono dimenticata di una cosa!.. Mi fate un ultimo favore?”, come si fa a dire di no ad un labbruccio del genere e a degli occhioni che più grandi di così di muore? Annuiamo in sincrono, io intenerito e i miei amici stanchi.
Quando ci spiega cosa fare, per poco Niall non si strozza con una fragola della torta. Louis e Liam ridono, e wow, Zayn sorride mentre si sistema la cresta, libera dal berretto. Ci mettiamo vicini e prendiamo un grosso respiro, prima che la lucina della macchina incominci a lampeggiare.
“Hi! We Are One Direction! Passate da una nostra amica, su Facebook, digitate il nome I want to be a carrot e lasciateci un bel ‘mi piace’!” e qui in teoria si sarebbe dovuto fermare, ma continuo a parlare, “Non ve ne pentirete! La amministratrice è fantastica!” e con un sorriso e un ‘ciao bella’ tipica di noi, chiudiamo il video-messaggio.
Ora posso morire felice” singhiozza lei, asciugandosi una lacrima.
I ragazzi sorridono divertiti, da quella commossione che ci pare esagerata, ma che abbiamo ormai imparato a conviverci. Non siamo ancora del tutto abituati al fatto che siamo dei fattori che riescono a influenzare la vita di qualcuno che neanche conosciamo, ma a quanto pare facciamo questo effetto.
Le porgo un tovagliolo abbozzando ad un sorriso, e lei lo prende.
“Un insetto nell’occhio” si giustifica asciugandosi le guancie.
“Capita” dice Louis.
“Il sonno. Ho sbadigliato”.
“Certo certo” annuisce Niall.
“La lente, bruciava”.
“Ah-Ah..” commenta con un sorriso Zayn.
“Un raggio di sole”.
“Piove” ride Liam.
“L’occhio.. sudava..?”
“Succed- eh?!”
Scoppiamo a ridere. Lei si rimpicciolisce, le amiche scuotono le teste o la accarezzano, in segno di pietà.
Capisco che è il momento di tornare all’hotel quando tutti i nostri cellulari, in sincronia o ad uno ad uno cominciano a squillare, illuminando lo schermo del nome di Paul, o come nel mio, di ‘paparino’. A quanto pare la nostra pausa è finita ufficialmente. Probabilmente avevano già scoperto della nostra fuga, poco segreta, ma ci avevano prolungato il tempo libero, scommetto, grazie a qualche parola di Paul sul fatto che siamo ‘ragazzi e blah blah..’, un grande.
Ci alziamo titubanti delle loro reazione, potrebbero saltarci addosso a legandoci alla sedia, o scoppiare a piangere attaccandosi alle nostre caviglie. Tutto è possibile.
Tuttavia, ci sorridono e ci accompagnano fino all’uscita della strada, dove troviamo già un auto ad attenderci. Realizzo in fretta che non ci hanno perso di d’occhio dall’inizio, quei bastardi. Prima di andarmene mi avvicino ad An Qi e le sorrido. “Voglio quelle foto” dico diretto.
“Cosa?” sbatte le ciglia, veloci e leggere come le ali di una farfalla.
Minchia, che paragone schifosamente alla Liam Payne.
“Voglio quelle foto” ripeto tranquillo.
Lei fa una smorfia. “Se nuocciono alla vostra immagine, prometto di non pubblicarle!” mormora dispiaciuta.
Sorrido. “No, non era questo quello che volevo dire. Dicevo che mi piacerebbe rivederle qualche volta, non so.. puoi mandarmele?” azzardo inarcando un sopracciglio.
“Puoi trovarle sulla mia pagina! Ti ricordi il nome, no?”
Roteo gli occhi verso le nuvole grigie. Le è così difficile comprendere che voglio il suo numero di cellulare? Solitamente è la prima cosa che fanno tutte, o non devo interessarle – bella battuta – o deve essere davvero sbadata. E vabbene, siamo diretti! “Mi dai il tuo numero di telefono?” chiedo senza giri di parola.
Attendo la sua risposta. La sua gote passa dal rosa pesca, al rosso porpora e infine ad un viola ciclamino. “Ah.. ah, ecco.. si!” e con mano tremante tira fuori una penna e afferra un tovagliolo a quadri per trascriverci dei numeri, con una scrittura chiara ed elegante, tutto l’opposto della mia.
Faccio per prendere il numero, ma prima di lasciare la presa vengo a contatto con le sue dita che non hanno smesso di tremare un attimo. Prolungo quel tocco, non so, mi piace il calore che emanano, e anche al tatto: non sono nè troppo morbide da renderle scivolose, nè troppo ruvide. E rimango ad osservare il rossore vivo delle guancie, il colore ciliegia invitante delle labbre screpolate dal freddo che sembrano invitarmi ad essere assaggiate, e la forma degli occhi e quella lucidità che illumina le iridi scure.
Tirato a forza da Louis, lascio la presa ed entro in auto. Il rombo del motore parte subito e presto la sua figura diventa un piccolo puntino insignificante in mezzo alla strada.
Stringo la stoffa di carta che tengo nella tasca dei pantaloni e sorrido.
Forse è la buona volta che richiamo davvero qualcuno. 


The End.



Grazie mille
 per le cinque recensioni che mi avete lasciato,
siete sajdlkasjkla *^* siete stupende, meravigliose!
Spero vi sia piaciuto e soprattutto divertito, 
se magari mi lasciaste una piccola minuscola recensione ne sarei davvero felice e onorata.
Per favooooreeeeee
Fatelo per lui:


jashdjkahjkhaldsja convinte?
AHAHAHAHA grazie ancora, scappo a rispondervi!
Ancora, grazie e ddai ve lo chiede Harry di lasciare una recensione,
con una faccina così dire di no significa.. avere qualche problema serio ._.
No, dai hahahah ciao splendori! 
 

Alice.

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