Una nuova vita di ArashiStorm (/viewuser.php?uid=123336)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un buio risveglio ***
Capitolo 2: *** Risvegliarsi a Konoha ***
Capitolo 3: *** Essere Hogake ***
Capitolo 4: *** Quando si perdona... ***
Capitolo 5: *** Confronti ***
Capitolo 6: *** Chiarimenti ***
Capitolo 7: *** L'ora della verità ***
Capitolo 8: *** Speranze ***
Capitolo 9: *** Casa dolce casa? ***
Capitolo 10: *** Ricominciare ***
Capitolo 1 *** Un buio risveglio ***
Con l'inizio di settembre
voglio imbarcarmi in un esperimento...proverò a scrivere una
long fic su Itachi e Sasuke più precisamente una future fic,
dove Itachi torna in vita (magari!)
Come detto è un esperimento, penso che aggionerò
una volta al mese o ogni 15 giorni circa, dipende da come e quanto
riuscirò a scrivere e anche se la fic piacerà
ovviamente XD
Intanto eccovi il primo capitolo...vediamo come si evolverà
l'esperimento. Spero vi piacerà^^
Titolo: Una Nuova vita - Un buio risveglio
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: volume 61
Personaggi: Sasuke e Itachi principalmente
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono
proprietà del maestro Masashi Kishimoto.
Riassunto: C'era disperazione e speranza
insieme in quella parola urlata da quell'unica voce che aveva il
diritto di pronunciarla. Itachi si voltò verso quel suono,
ma non vide nulla. Sentì la mano di Sasuke prendere la sua,
stringerla con forza e la voce di lui chiamarlo ancora. Ma davanti ad
Itachi il mondo si presentava come una vasta distesa di nero assoluto.
Sbatté le palpebre ma nulla cambiò. Si
portò una mano sul volto e capì quello che
già aveva intuito fin da subito. I suoi occhi non gli
appartenevano più, quegli stessi occhi che ora lo stavano
guardando lacrimando come non erano avvezzi a fare…
UNA NUOVA VITA
Un buio risveglio
Rumori confusi furono la prima cosa che percepì. Pochi
istanti dopo insieme al vento che accarezzava la sua pelle riconobbe in
quei rumori delle voci che si facevano sempre più forti e
riconoscibili. Riconobbe singhiozzi e pianti sommessi. Nella sua vita
ne aveva sentiti fin troppi e molti provocati proprio dalle sue azioni.
In quella stessa vita che sicuramente era certo fosse giunta al
termine, due volte per giunta. Eppure ora sentiva un terreno duro sotto
la schiena e percepiva chiaramente l'aria entrare e uscire dal suo
corpo in un respiro che non ricordava potesse essere così
semplice e naturale, ma che gli morì in gola nel momento in
cui riconobbe senza possibilità di errore una voce
stagliarsi sopra le altre.
"Nii-san!"
C'era disperazione e speranza insieme in quella parola urlata da
quell'unica voce che aveva il diritto di pronunciarla. Itachi si
voltò verso quel suono, ma non vide nulla. Sentì
la mano di Sasuke prendere la sua, stringerla con forza e la voce di
lui chiamarlo ancora. Ma davanti ad Itachi il mondo si presentava come
una vasta distesa di nero assoluto. Sbatté le palpebre ma
nulla cambiò. Si portò una mano sul volto e
capì quello che già aveva intuito fin da subito.
I suoi occhi non gli appartenevano più, quegli stessi occhi
che ora lo stavano guardando lacrimando come non erano avvezzi a fare
...
Sasuke si asciugò le lacrime in fretta, aiutando il fratello
ad alzarsi a sedere mentre la sua voce riprendeva vigore rivolgendosi
verso gli altri presenti che Itachi non tardò a riconoscere.
"è colpa vostra. Questi occhi - disse portandosi una mano ad
arpionare il proprio volto - sono i suoi avreste dovuto
trapiantarglieli come vi avevo chiesto. Il vostro Hokage è
un buon a nulla!"
Sakura alzò il capo di scatto trafiggendo con lo sguardo
quel ragazzo che tanto amava. "Il nostro Hokage buona nulla ti ha
appena ridato tuo fratello rinunciando alla sua vita in cambio!"
inveì la ragazza tentando di ignorare il dolore al cuore che
si faceva ancor più profondo nel dover dire quelle parole.
Sasuke però tacque limitandosi a distogliere lo sguardo da
lei e a stringere inconsapevolmente ancora di più la mano
attorno a quella di Itachi che nello stesso istante ne sentì
anche un’altra poggiarsi con forza sulla spalla.
“Bentornato Itachi”
Naruto si rivolse a lui con voce ferma, ma nonostante
l’Uchiha avesse perso l’uso della vista non gli fu
difficile capire che nei grandi occhi azzurri del ragazzo nuotava una
tristezza di profonda perdita.
“Cosa…” tentò di chiedere
sentendo la sua voce uscire dalle labbra roca e debole.
Naruto si asciugò la faccia con la manica della giubba e
tentò un sorriso stentato. “Nonna Tsunade ha usato
una tecnica segreta per farti tornare nel tuo corpo e prima
di…” si fermò, cercando di placare
nuovamente quell’ondata di tristezza che aveva provato a
ricacciare in gola attimi prima.
“…prima di morire – riprese Sakura
intuendo fin troppo bene i pensieri dell’amico – ha
detto che avrebbe fatto il possibile per curare la sua malattia
respiratoria.”
Itachi annuì con un cenno della testa portandosi la mano al
petto e capendo ora il perché riuscisse a respirare con tale
facilità.
“…e vi conviene che ci sia riuscita altrimenti
io…”
Itachi liberò la mano che il fratello gli teneva ancora,
alzandola a livello del volto di lui bloccando sul nascere qualsiasi
minaccia. Sasuke sgranò gli occhi e abbassò il
capo stringendo i denti nel tentativo di calmarsi.
Naruto e Sakura si sorpresero per qualche istante nel notare come
l’amico si fosse immediatamente zittito in risposta ad un
solo semplice gesto del fratello.
La ragazza depositò a terra con delicatezza il corpo senza
vita di Tsunade, ora tornata al suo vero aspetto di anziana donna. Le
passo gentilmente una mano sul volto raggrinzito chiudendole gli occhi
in un gesto di saluto e ringraziamento. Poi si alzò
avvicinandosi ad Itachi che ancora rimaneva seduto vicino al fratello.
“Itachi-san – chiese la giovane Kunoichi
– mi permetta di verificare se la maestra sia riuscita a
curare la sua malattia”
Itachi annuì di nuovo lasciando che la giovane donna gli
ponesse una mano sul petto. Sakura verificò con attenzione
le condizioni del ninja appena tornato in vita e una volta finita la
sua veloce valutazione allontanò la mano che perse la
luminosescenza dovuta al controllo del chackra.
“La maestra è…era – si
corresse - il miglior medico che sia mai esistito. Il flusso di chackra
è leggermente anomalo, ma non ci sono problemi gravi. Con
una buona dose di riposo e qualche giorno di ospedale sarà
in grado di riprendere una vita normale…almeno a livello
respiratorio…per gli occhi purtroppo…”
“Va bene così…”
commentò il ninja in risposta.
“Non va bene per nulla. – ribatté con
forza Sasuke tirando un pugno al terreno – Questi sono i tuoi
occhi, riprenditeli!”
“Sasuke… – questa volta fu la voce del
fratello e non un suo gesto a fermare l’ira del ragazzo.
– seguimii” lo invitò alzandosi e
facendo pochi passi prima di inginocchiarsi vicino al corpo esanime
della vecchia Hokage. Sasuke rimase al suo fianco senza accucciarsi
osservando pieno di biasimo la figura distesa ai suoi piedi.
Naruto e Sakura rimasero a guardare i due fratelli chiedendosi come
Itachi avesse fatto ad alzarsi e a spostarsi a fianco di Tsunade con
quella precisione senza poter vedere. Il ragazzo nel frattempo
cercò, tastando, la mano della donna e la prese tra le sue.
Sotto le sue mani delicate sentì un pelle rugosa e
raggrinzita che copriva una mano piccola e debole ben lontana da quella
che immaginò essere stata in gioventù. Itachi non
aveva mai visto di persona quella donna, ne aveva solo sentito parlare
come medico e ninja eccezionale. Il pensiero di essere stato il motivo
della sua morte era per lui un altro peso da aggiungere al suo grande
fardello.
“Non avreste dovuto – cominciò
rivolgendosi alla donna distesa – non meritavo un vostro
sacrificio…”
“Certo che lo meritavi” urlò Sasuke
abbassandosi a livello del fratello. Itachi si volse con lentezza verso
di lui. Le palpebre chiuse e le labbra che descrivevano una linea
immobile. Non pronunciò sillaba nemmeno questa volta, rimase
li a sostenere uno sguardo che non poteva vedere finché
Sasuke abbassò nuovamente la testa vinto ancora una volta
dalla sola presenza dell’altro. Itachi tornò a
rivolgersi a Tsunade
“Vi prometto che userò questa vita che mi avete
donata per proteggere Konoha con tutte le mie forze come Itachi Uchiha
della foglia” concluse accompagnando le mani di lei ad unirsi
sul petto e li le lasciò chinando ancora il capo.
Naruto e Sakura si asciugarono le silenziose lacrime che si accorsero
stavano rigando i loro volti, mentre Sasuke ancora in ginocchio vicino
al fratello strinse con forza i pugni stritolandosi i palmi fino a
farsi venire bianche le nocche delle mani. I capelli gli oscuravano il
volto e i denti schioccavano tra loro nel tentativo di fermare le
parole che, sentiva, volevano eruttare come un vulcano, vomitando odio
e disprezzo ancora una volta verso quel villaggio che suo fratello, si
rese conto, non avrebbe mai smesso di amare.
Si senti le lacrime pizzicargli gli occhi al pensiero che suo fratello
non gli avesse ancora rivolto la parola se non per riprenderlo o
zittirlo come fosse un bambino capriccioso, mentre avesse onorato
quella donna con parole di fedeltà che voleva,
egoisticamente, fossero per lui solo. Le lacrime però
sgorgarono solo qualche istante dopo, per un motivo completamente
diverso, quando Itachi senza preavviso si volse verso di lui
circondandogli il corpo con le sue braccia e stringendolo forte a
sé.
“Perdonami Sasuke” gli sentì dire
solamente e quando alzò gli occhi e vide una lacrima
solitaria scendere da una delle palpebre chiuse di Itachi
lasciò andare tutto il risentimento, tutto l’odio
e il rancore che aveva provato. Libero di essere di nuovo il bambino
che era Sasuke ricambiò quell’abbraccio tanto
desiderato, stringendo con tanta forza le vesti sulla schiena del
fratello che pensò si sarebbero strappate da li a poco.
Itachi lasciò che il suo fratellino lo stritolasse nella sua
morsa fino a che sentì il suo giogo farsi più
lieve notando a quel punto che Sasuke stava crollando…troppo
emotivamente provato da quel susseguirsi di eventi in pochi minuti.
Sasuke stesso si rese conto di non essere più lucido e pochi
istanti prima di perdere conoscenza pregò che le braccia che
lo reggevano non fossero un’illusione. E cosi si
lasciò andare con nelle orecchie il suo nome pronunciato da
tre voci diverse…
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Risvegliarsi a Konoha ***
Vista l'uggiosa giornata di
pioggia ho pensato di pubblicare il secondo capitoletto di questa
storia.
Spero vi piaccia^^
Titolo: Una Nuova vita - Risvegliarsi a Konoha
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: volume 61
Personaggi: Sasuke e Itachi principalmente
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono
proprietà del maestro Masashi Kishimoto.
Risvegliarsi a Konoha
Quando Sasuke si svegliò, la prima cosa che vide fu un
soffitto bianco. Attorno a lui voci soffuse che si perdevano in
lontananza. Chiacchiericci sommessi ovattati dalle pareti e dalla porta
chiusa della stanza. Il ragazzo si alzò a sedere con
lentezza. La testa gli girava e ancora non aveva razionalizzato
l’accaduto. Dove si trovava…cosa era successo?
Mosse le coperte portandosi una mano alle tempie cercando di ricordare
quando una voce alla sua destra gli permise di mettere nuovamente tutto
a fuoco.
“Sasuke?”
Il giovane Uchiha sgranò gli occhi e si volse verso quella
voce, incredulo di trovarsi davanti Itachi, seduto sul letto a fianco.
Non era stato un sogno dunque, e nemmeno un’illusione, suo
fratello era davvero li davanti a lui. Scostò le coperte e
scese dal letto con un balzo noncurante del dolore che sentì
percorrere tutto il suo corpo. Il combattimento contro Madara era
ancora impresso a fuoco nei suoi muscoli. Si avvicinò con
lentezza, quasi temendo che se avesse raggiunto la figura del fratello
questa si sarebbe volatilizzata come neve al sole...ancora una volta
Allungò una mano a toccare le bende che coprivano gli occhi
di Itachi.
“Stai bene?” chiese con paura malcelata.
Itachi sorrise alzando una mano, arrivando a stringere quella che
Sasuke stava usando per accarezzare le sue bende sul volto.
“Si, non preoccuparti. Mi hanno controllato le ghiandole e
tutte le funzionalità del volto e a parte non avere
più gli occhi va tutto bene”
“E a te non avere più gli occhi ti pare un
sinonimo di andare tutto bene!” urlò Sasuke
liberando la mano da quella di Itachi e sbattendo un pugno sul
materasso. Cadde in ginocchio poggiando la testa sul lenzuolo candido
del letto del fratello. Sentì una mano, quella stessa che
aveva appena scacciato, appoggiarsi delicata sulla sua testa.
“Sasuke…io posso respirare, posso sentire la tua
voce, toccare i tuoi capelli, il tuo volto, posso
parlarti…anche se non posso vedere, posso vivere. Non
credevo che avrei mai potuto farlo di nuovo, non sono nemmeno degno di
poterlo fare di nuovo e…”
“Certo che ne sei degno! Più di chiunque su questo
mondo…” lo bloccò il piccolo dei due
prima di venire a suo volta interrotto da un lieve bussare alla porta.
“Chi è?” si voltò di scatto
attivando lo sharingan osservando con disprezzo l’ingresso
della stanza.
“Sasuke-kun? Sei sveglio?” la voce di Sakura
raggiunse le orecchie del ragazzo che fece tornare i propri occhi al
nero originale alzandosi poi da terra mentre la maniglia della porta
cominciava a girare piano. Quando Sakura entrò nella stanza
Sasuke si era nuovamente seduto sul suo letto.
“Come stai?” chiese la giovane kunoichi prendendo
la cartellina appesa al letto.
“Sei tu il dottore, no? Dovresti essere tu a
dirmelo!” la ribeccò lui con uno sguardo torvo.
“Sasuke non essere maleducato – lo riprese il
fratello – Sakura-chan si è sempre presa una gran
cura di te in questi giorni”
“Giorni?” la parola di risposta del ragazzo fu
piena di sorpresa. Erano addirittura passati dei giorni interi da
quando era svenuto in quel bosco?
“Si, sei stato svenuto per tre giorni. Ci siamo preoccupati
tutti un sacco.” Commentò la ragazza annotando le
novità sulla cartellina prima di riporla al suo posto.
– “perfino Naruto ha rimandato la cerimonia della
sua proclamazione ad Hokage.”
“Hokage? Naruto?” chiese Sasuke sbalordito alla
notizia.
“Già, quella testa di rapa
c’è riuscito. Con la scomparsa della maestra il
villaggio aveva bisogno di una figura a cui fare
riferimento…soprattutto ora, dopo la guerra e con la
ricostruzione ancora in corso.”
“Naruto-kun sarà un bravo Hogake”
commentò Itachi.
“Lo penso anch’io dopotutto” gli fece eco
la ragazza voltandosi verso di lui.
Sasuke si limitò ad un sibilo a denti stretti mentre alzava
la coperta portandola sopra di lui e voltandosi di lato sul letto.
"Però continua a dire che sarebbe pronto a rinunciare alla
carica se lei, Itachi-san , accettasse di divenire Hokage al suo
posto..."
Sasuke sbiancò e si alzò dal letto di scatto.
"Si! Nii-san, devi accettare!" urlò.
Itachi sospirò con amarezza. "Non dire sciocchezze Sasuke,
anche se Naruto è riuscito a convincermi a far divulgare la
verità su quella notte non potrà mai riuscire a
convincermi che io possa essere degno del titolo di Hogake"
Sakura rise nel ricordare con quanto insistenza Naruto in quei giorni
avesse provato a convincere Itachi ad accettare il titolo. La ragazza
ricordò perfino quando il giovane aveva portato in ospedale
la divisa dell’ Hogake che gli era stata fornita e avesse
costretto Itachi ad indossare il mantello senza rivelargli cosa esso
rappresentasse. Il ragazzo capì cosa fosse quella divisa
solo nel momento in cui Naruto gli pose l’ampio cappello in
testa. A quel punto Itachi si lasciò scappare un lungo
sospiro togliendosi il cappello e il mantello chiedendo per
l’ennesima volta a Naruto di smetterla con quella storia.
Sakura ricordava anche il tono con cui Itachi formulò quella
richiesta. Non v’era traccia alcuna di irritazione, alla
ragazza infatti quelle parole sembrarono più una preghiera
che altro. Fu per quello che si sentì in dovere di
intervenire entrando nella stanza e piantando un pugno in pieno volto a
Naruto facendolo volare fuori dalla finestra alla velocità
della luce.
"Sei tu quello che sta dicendo idiozie Nii-san. – la voce
arrabbiata di Sasuke riscosse la giovane kunoichi dai suoi ricordi
– Se diventerai Hokage finalmente tutti coloro che ti hanno
denigrato dovranno inchinarsi a te, riconoscendo la tua
superiorità"
"Divenire Hogake non rende una persona degna di riconoscimento,
è l'essere ritenuti degni di riconoscimento a farti divenire
Hogake."
"Mi stai dicendo che Naruto sarebbe più degno di
riconoscimento di te? ma figuriamoci, tu hai dato la vita per questo
schifo di villaggio, non c'è nessuno più degno di
te!"
"Sasuke-kun" Sakura cercò di intromettersi con delicatezza
nel discorso tra fratelli notando come il più piccolo stava
agitandosi sempre di più, rischiando di far alzare
nuovamente la febbre. Tentò di calmarlo avvicinandosi con
cautela cercando le parole giuste che però arrivarono delle
labbra di Itachi...
"Sbagli ancora Sasuke...io non ho dato la vita per il villaggio, io ho
dato la vita per te..."
Il ragazzo sull'altro letto perse di colpo tutta
l'aggressività che gli era salita in corpo lasciandosi
cadere sul materasso come senza forze. Suo fratello era l'unico che
avesse il potere di abbattere le sue difese come fossero un castello di
sabbia e non quel muro di acciaio che invece erano per chiunque altro.
Sakura non riuscì a trattenere delle silenziose lacrime a
quelle parole. Non poté nemmeno immaginare quanto quella
frase avesse potuto sconvolgere Sasuke e il vederlo così con
gli occhi chiusi in un tentativo di arginare un pianto che anche lui
sicuramente sentiva bussare negl'occhi la face sentire di troppo. Con
una scusa banale uscì dalla stanza salutando i due Uchiha
ripromettendosi che sarebbe tornata dopo per controllare la febbre e la
pressione di Sasuke visto che in questo momento, pensò
oltretutto, i risultati non sarebbero stati attendibili.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Essere Hogake ***
Eccovi il nuovo capitolo.
Di transizione anche questo, visto che si focalizzerà su
Naruto, ma comunque importante ai fini della storia.
Enjoy.
Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono
proprietà del maestro Kishimoto Masashi
Essere Hogake
Naruto guardava fuori dalla finestra del grande ufficio dell' Hogake.
Tra qualche giorno quello sarebbe stato il suo ufficio. Avrebbe
realizzato il suo sogno. Quando era solo un bambino, però,
non avrebbe mai creduto che quel sogno avrebbe portato con
sé responsabilità così grandi e dure
decisioni che andavano prese per il bene di tutti. Decisioni che
già stava cominciando a prendere… se ne rese
conto quando una di queste si prese finalmente la briga di bussare alla
sua porta.
"Entrate" disse con voce decisa senza allontanare lo sguardo dalla
finestra. Fuori si vedeva una Konoha che lentamente si stava rialzando.
Le tende erano quasi tutte sparite. Il paesaggio attorno alle nuove
case era ancora desolato e i negozi faticavano a riprendere a pieno
ritmo... ma Konoha stava ricrescendo e sarebbe stata un albero
rigoglioso, questo era ciò che Naruto aveva promesso ai suoi
genitori, una volta terminata la guerra.
Lasciò che i minuti passassero mentre i due consiglieri non
accennavano a prendere parola, in attesa di sapere perché
fossero stati mandati a chiamare.
"Ho intenzione di smantellare la radice" proclamò lui dopo
un eterno silenzio, sempre senza accennare a volersi muovere dalla sua
posizione. I due non parvero stupiti dalla dichiarazione e accolsero la
notizia con un pacato "Capisco, come preferite Naruto-sama"
Il ragazzo al suono di quell'appellativo non riuscì a
schermare un gesto di stizza che lo portò finalmente a
voltarsi verso di loro.
"Naruto-sama...eh? sbaglio o fino a poco tempo fa
ero solo il ragazzino della volpe o il
demone del villaggio?"
I due non risposero ma a Naruto non sfuggì il percorso
degl'occhi che entrambi, in modo speculare, volsero ai lati evitando di
incrociare lo sguardo con lui che stava loro davanti guardandoli fissi.
"Lo smantellamento della radice non sarà l'unica
novità - continuò riprendendosi con quelle parole
l'attenzione dei consiglieri - voi due siete esiliati" concluse con
tono neutrale senza aggiungere nemmeno un goccio del veleno che sentiva
in corpo. Itachi gli aveva raccontato la verità scusandosi
anche di non potergliela mostrare come invece aveva fatto con suo
fratello, ma Naruto non ebbe bisogno di vedere certi racconti per
immaginarseli perfettamente. Parole come quelle che Itachi aveva
ricordato, lui le aveva sentite spesso nei suoi confronti durante
l'infanzia. Bisognava ammettere, comunque, che da quei racconti il vero
colpevole che ne usciva era quel Danzo che già da Naruto non
era ben visto, ma che se prima odiava soltanto, ora era felice di
sapere fosse morto. La realizzazione di ciò lo aveva
spaventato molto, lui che non aveva mai desiderato la morte di nessuno
con Danzo non riuscì a rattristarsene. A questo proposito
ricordò le parole che Itachi gli disse quando Naruto stesso
gli confidò questa sua paura dopo aver sentito il racconto
della verità di quella notte.
"Itachi...io...penso di essere felice di sapere che Danzo sia
morto e per di più che sia stato Sasuke a farlo...credi che
questi miei pensieri siano sbagliati, sto per diventare Hogake ... come
posso odiare così chi proclamava di amare Konoha?"
"Hai ragione nel dire che in quanto Hogake, in quanto persona, non
dovresti odiare qualcuno che amava Konoha ... ma tu non stai odiando il
Danzo che amava Konoha, tu stai odiando il Danzo che odiava noi Uchiha
e che ci temeva tanto da distorcere il suo amore per Konoha in un odio
verso coloro che pensava potessero conquistarla. Danzo ci temeva,
temeva il nostro potere perché conosceva Madara e quale
fosse la sua forza. Voleva quel potere per lui, probabilmente davvero
all'inizio il suo intento era solo quello di proteggere Konoha, ma
più vi si avvicinava più quel potere lo
corrodeva. Il nostro clan si nutre di sangue, siamo guerrieri nati e
generiamo invidia e odio attorno a noi."
"Ma non si può odiare un intero clan solo per le follie di
una persona. Se le alte sfere del villaggio avesse messo da parte la
paura e avessero parlato apertamente con gli Uchiha sono sicuro che si
sarebbe potuti arrivare ad un accordo. Non si può vivere in
pace se non c'è fiducia tra noi..."
"Precisamente ...e il fatto che tu la pensi così significa
che sarai un ottimo Hogake, degno di quel nome e orgoglio di tuo padre
e tua madre."
Quello scambio di battute gli tornò alla mente poco prima di
venir riportato al presente dalle grida di Koharu che dopo alcuni
momenti di iniziale sconcerto aveva ribattuto alla proclamazione fatta
da Naruto.
"Come osi? non ti rendi conto di ciò che hai appena detto?
Senza di noi non saprai dove andrai a finire, pensi davvero che il
Signore della terra del Fuoco accetterà un ragazzino come te
con la carica di Hogake senza che tu gli dia la sicurezza di avere dei
consiglieri esperti dietro di te. Tutto questo è assurdo, le
tue sono solo follie..."
"Koharu calmati" la riprese Homura cercando di arginare la furia della
donna al suo fianco.
Naruto sorrise. Dov'era finto il Naruto-sama di poco prima, si chiese
con un sospiro amaro. Quella scenata gli diede ancor più
sicurezza di quanto non ne avesse prima,sul fatto che la decisione
dell'esilio fosse corretta.
"Troverò dei consiglieri che siano onesti e che mi parlino
come un loro pari senza usare una referenza fasulla che cade alla prima
opinione diversa." commentò il futuro Hogake senza scomporsi
come invece avrebbe fatto qualche anno prima. Era maturato Naruto e lo
doveva a tutti i suoi amici e anche ai suoi nemici. A tutti i
combattimenti che aveva affrontato, a tutti i ninja che aveva
sconfitto, che gli avevano fatto capire che spesso non esisteva un
giusto o uno sbagliato, erano solo diversi punti di vista. Ma era
quando questi punti di vista non venivano accettati e discussi che si
arrivava ai conflitti. Per quello aveva deciso che avrebbe fondato il
suo villaggio sul dialogo con gli altri paesi. L'alleanza ninja che si
era creata con la guerra non si sarebbe sciolta mai più
perché era fondata su persone che credevano, come lui, nel
confronto di quei punti di vista che alle volte sembrano diversi ma che
molto spesso si riscoprivano essere assai simili tra loro.
Guardò il coprifronte dell'alleanza che era appoggiato sulla
scrivania e mentre Koharu riprendeva fiato, Naruto ne
accarezzò il kanji con un dito. Shinobi...
la spada e il cuore, la lama e lo spirito, quanti significati erano
racchiusi in quei semplici tratti. Avrebbe vissuto per difendere tutti
quei significati, avrebbe fatto di tutto per proteggere quel mondo di
pace e comprensione che stava cominciando a fare i suoi primi stentati
passi come fosse un neonato che ancora ha bisogno di qualcuno che gli
dia stabilità. E Naruto aveva tutte le intenzioni di essere
colui che avrebbe fornito quella stabilità che il mondo
richiedeva e lo avrebbe fatto con l'aiuto di persone di cui si fidava,
di persone che sarebbe state pronte a sorreggerlo e ad aiutarlo durante
quel lungo e difficile percorso.
Sospirò di nuovo spostando il dito dal coprifronte. "Ho
già parlato con il signore delle terre del Fuoco. A lui per
primo ho rivelato la verità nascosta dietro l'uccisione del
clan Uchiha, verità che intendo rivelare a tutti una volta
che sarò divenuto Hogake" dichiarò con un
espressione serie e risoluta.
Entrambi i consiglieri sbiancarono in volto. "Cosa ne sai tu di quella
notte?" chiesero con irriverenza. "Quel che basta - rispose lui -
ciò che conta è che il signore del Fuoco aveva
proclamato la pena di morte per voi. Ma per rispetto a colui che
dovrebbe odiarvi ma non lo fa, ho accettato di proporre l'esilio
forzato. Ringraziatelo in cuor vostro e siate felici che il signore del
Fuoco abbia accettato"
"Colui che dovrebbe odiarci ma non lo fa?" chiese Homura incuriosito
dalla strana definizione di Naruto.
"Colui da cui ho saputo la verità - decretò il
ragazzo guardando i due consiglieri negli occhi con sguardo di sfida -
Itachi Uchiha è vivo!"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Quando si perdona... ***
Sigh...un solo commento
nell'ultimo capitolo..non capisco se è perchè la
storia non piace o per il fatto che era incentrato su Naruto,
però mi piaceva parecchio come l'avevo concluso XD
Beh in ogni caso ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia^^
Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono
proprietà del maestro Masashi Kishimoto
Quando si perdona…
Quando Sakura rientrò in quella stanza, lontana da occhi
indiscreti, dove erano stati chiusi per precauzione i due fratelli
uchiha, non si aspettò certo di ritrovare la stessa tensione
che aveva avvertito quando ne era uscita solo poche ore prima.
Sasuke era rivolto verso il muro, mentre Itachi guardava verso la
finestra, senza poter vedere nulla.
“Sasuke-kun? Devo misurati la febbre e la
pressione“ chiese con gentilezza appoggiando il misura
pressione sul tavolino e porgendo il termometro al ragazzo. Sasuke
afferrò bruscamente il termometro e nel contempo, senza dire
nessuna parole porse il braccio alla ragazza.
Sakura cercò di concentrarsi sul suo lavoro senza farsi
distrarre da quell’atmosfera pesante che nonostante tutto non
le riusciva di scacciare. Quando ebbe finito si volse verso Sasuke con
un sorriso “Va tutto bene Sasuke-kun. Sembri essere in
perfetta forma adesso “
“Lo sapevo anche da me…non c’era bisogno
che me lo dicessi tu” rispose brusco lui alzandosi dal letto
e dirigendosi verso la porta che però si apri pochi istanti
prima che la sua mano raggiungesse la maniglia.
“Sasuke!” Naruto fu evidentemente sorpreso di
vederlo alzato e in forma. Era stato chiuso nell‘ufficio
dell’Hogake fino al mattino presto quel giorno e ancora non
aveva avuto notizia che l’amico si fosse svegliato.
“Che ci fai tu qui?” chiese l’Uchiha
guardingo. Naruto ricambiò lo sguardo e entrò
nella stanza facendo indietreggiare Sasuke fino a portarlo nuovamente a
sedersi sul letto. “Sarà meglio che tu non ti
muova da qui” disse poi tenendo ferme le mani sulle sue
spalle.
“Mi prometti che non farai pazzie per i prossimi 5
minuti?” chiese con tono giocoso ma mantenendo uno sguardo
serio che fece assottigliare i grandi occhi neri dell’altro.
“Se ti dicessi di no?” domandò di
rimando cercando di intuire il perché di quella richiesta.
“…probabilmente ti dovrei legare”
rispose Naruto dopo qualche istante, stringendo una volta ancora le
mani sulle spalle di Sasuke.
Calò il silenzio nella stanza fino a che Itachi non prese la
parola cominciando a temere cosa ci fosse dietro a quella richiesta che
Naruto aveva fatto al fratello.
“Naruto-kun, si può sapere
cos…” il ragazzo si bloccò di colpo
però nel momento stesso in cui la sua voce si sovrappose ad
una nuova che Itachi riconobbe al volo.
“Non abbiamo intenzione di rimanere qui fuori in
eterno!” Koharu entrò con cipiglio seguita a ruota
da Homura.
I due gelarono sul posto nel momento stesso in cui varcarono la soglia.
Itachi era effettivamente di fronte a loro. Bendato e seduto in un
letto di ospedale, ma vivo senza alcun dubbio.
“Uchiha…”
“Itachi…”
Il tono con cui i consiglieri pronunciarono il suo nome
bastò e avanzò ad Itachi per essere certo di aver
riconosciuto quelle voci. E se quella sua certezza non fosse stata
abbastanza, subito ebbe la riprova nel sentire l’odio con cui
suo fratello urlò quel “ Voi!” che
risuonò nella stanza. Liberandosi dalla presa di Naruto il
ragazzo attivò lo sharingan e si scagliò come un
fulmine verso l’uomo e la donna appena entrati.
A poco valsero le grida di Sakura e Naruto non fu abbastanza veloce per
fermare l’attacco di Sasuke. L’Uchiha
scagliò il pugno con tutta la forza che aveva in corpo e
questo si abbatté sullo stomaco del suo bersaglio senza
remore. Sasuke non usò però nè il
chidori nè nessuna tecnica a base di chakra, il suo fu solo
un semplice e fortissimo pugno. E il ragazzo, con il senno di poi, fu
felice di non aver utilizzato altre tecniche più
distruttive, poiché quel pugno non trovò nessuno
dei due consiglieri, ma al contrario fu preso in pieno da Itachi che,
veloce come sempre, si era materializzato davanti al fratello facendo
da scudo a coloro che avrebbe dovuto anch’egli odiare.
Sasuke rimase di sasso. Il fratello si piegò sulle ginocchia
e i suoi colpi di tosse furono come cannonate alle orecchie del minore
dei due. Qualche macchia di sangue sporcò il pavimento prima
che Itachi potesse alzare di nuovo la testa rivolgendosi al fratellino.
“Smettila Sasuke!”
“Nii-san...perché?”
“Perché non ne guadagneresti nulla…ne
ricaveresti solo altro dolore” rispose Itachi alzandosi
nuovamente in piedi portando la propria mano a pulirsi il sangue
rimasto vicino alle labbra.
“Non capisci Nii-san?…sono loro la causa di tutto
il mio, il nostro dolore. Non sarei soddisfatto neppure vendendoli
morti. Loro dalle loro poltrone hanno dato l’ok ad
un’esecuzione di massa basandosi su prove di cui non avevano
nemmeno la certezza. Tutto per cosa? Per questo schifo di villaggio che
si basa su una pace insulta nata dal nostro sangue. Non
poss…”
Lo schiaffo che all’improvviso interruppe il suo sfogo non fu
molto forte. Itachi per essere sinceri poggiò solamente la
mano sulla guancia del fratello. Ma il suono dello schiocco sulla pelle
sembrò rimbombare in quella piccola camera.
Sasuke si zittì di colpo, troppo scioccato per riuscire a
emettere una reazione verbale. Guardò a lungo quel fratello
che gli era davanti,un fratello impossibilitato a ricambiare uno
sguardo con occhi che non possedeva più.
L’impossibilità di poterne leggere le emozione
resero Sasuke ancora più irritato portandolo a scostare il
corpo di Itachi e a correre verso la porta. Uscì senza
sbatterla, senza preoccuparsi delle grida di richiamo di Sakura che gli
era prontamente andata dietro nel tentativo di fermarlo. Konoha ancora
non sapeva nulla del suo rientro…
“Sasuke-kun aspetta. Non è il caso che tu ti
faccia vedere al villaggio ancora…”
La voce di Sakura si perse nel corridoio mentre nella stanza Itachi,
Naruto e i due consiglieri erano rimasti immobili nelle loro posizioni.
Fu proprio Koharu a rompere il silenzio che si era creato.
“Perché?” domandò senza
aggiungere altro.
Itachi comprese ciò che la domanda sottintendesse e si
sedette sul letto cercando le parole migliori.
“…perché è colpa mia se mio
fratello non riesce ad esternare i suoi sentimenti in maniera
razionale. Sono stato io ad inculcargli l’odio verso il
responsabile di quella strage. Ma mio malgrado lui ha scoperto la
verità e tutto l’odio che doveva essere
indirizzato a me solo, Sasuke lo ha volto verso di voi. “
“Comprensibile d’altronde”
commentò Naruto con acidità.
“Naruto-kun non ti ci mettere anche tu. Anche se erano
d’accordo non sono stati loro a dare l’ordine
quella notte. È stato Danzo a convincermi…forse
dovrei dire minacciarmi, ma ormai che importanza ha? Ho fatto del male
alla persona che più volevo proteggere, ho distorto
l’animo di un ragazzino che non avrebbe fatto mai del male a
nessuno. Per questo vi prego, Koharu-sama, Homura-sama, perdonate mio
fratello. Io solo sono il responsabile del suo comportamento”
“Itachi, ma cosa…” Naruto
tentò di intromettersi ma alla sua voce si soprappose,
ancora una volta, proprio quella di Koharu
“Naruto – cominciò con tono aspro ma
deciso – ho deciso che accetterò
l’esilio, ma ad una condizione.”
Naruto rimase fermo in attesa che la donna finisse la frase.
“Capisco cosa vuoi dire Koharu – riprese la parola
Homura anticipando la donna – immagino che la condizione che
hai in mente riguardi i nostri sostituti, dico bene?”
“Precisamente. Accetteremo l’esilio se
sarà Itachi uchiha a prendere il nostro posto come tuo
consigliere”
Naruto ed Itachi rimasero senza parole e il silenzio
ripiombò nella stanza per qualche secondo.
“La nostra condizione non è
accettabile?” chiese quindi Homura stanco del silenzio
Itachi fece per ribattere ma Naruto si pose di fronte a lui coprendolo
alla vista dei due consiglieri.
“Non direi. La richiesta è accettata
all’unisono” rispose l’Hokage con
trasporto mentre dietro di lui le molle del letto cigolarono debolmente
segno che Itachi si era alzato. Il ragazzo pose una mano sulla spalla
di Naruto scostandolo lievemente dalla sua strada.
“Perché?” chiese formulando la stessa
domanda che prima gli era stata rivolta.
“Perché siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a
te, non il contrario. Se il vostro clan avesse avuto più
persone con la tua maturità e il tuo buon senso forse
sarebbe stato tutto diverso.” Concluse la donna dirigendosi
verso la porta, seguita da Homura che prima di uscire si
voltò nuovamente verso l’interno della stanza
regalando le sue ultime parole.
“Tsunade forse aveva ragione…a noi, mancava la
forza di credere, ma ora vogliamo farlo su voi due… Itachi,
Naruto lasciamo Konoha nelle vostre mani. Siate migliori di quanto
siamo stati noi”
Itachi strinse i pugni abbassando il capo mentre Naruto
annuì con decisione guardando la porta che si chiudeva
pronta ad essere aperta ad una nuova generazione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Confronti ***
Nuovo capitoletto... ma
prima lasciate che ringrazi davvero di cuore casapi1974 che con i
suoi commenti ad ogni capitolo mi mette voglia di scrivere questa
storia e mi fa capire che almeno a lei sta piacendo ^^ Grazie davvero!
Detto questo volevo avvertire che gli aggiornamenti della storia
avverrano senza una cadenza regolare, probabilmente saranno un capitolo
al mese perchè purtroppo il tempo è quello che
è >.<
Spero che cmq la storia non venga abbandonata dai lettori --- sempre
che non lo sia già stata ç___ç
Buona lettura
Note: qualche piccolo accenno SasuSaku
Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del
Maestro Masashi Kishimoto
Confronti
Quando Sakura lo raggiunse, trovò Sasuke seduto su una
panchina posta a lato del corridoio dell’ospedale. Il ragazzo
stava seduto con una gamba alzata e un piede sulla panchina, mentre
l’altro era fermo sul pavimento. Sulla gamba alzata riposava
sia il braccio che la testa impedendo a Sakura di poterne scorgere
l’espressione.
La giovane sbuffò piano e senza dire nulla si sedette vicino
a lui. Fu proprio Sasuke che, dopo qualche minuto, alzò la
testa e volse gli occhi verso di lei in una domanda muta che si risolse
di esternare verbalmente solo dopo altri lunghi secondi di silenzio.
“Che vuoi?” chiese sempre sgarbatamente, ma Sakura,
in quella voce rotta da un pianto che Sasuke si ostinava a non
liberare, vi sentì solamente tristezza e tanta, troppa
stanchezza d’animo. Era stanco Sasuke, stanco di quella
situazione, stanco dell’ospedale, stanco di fingere, stanco
di resistere e stanco nel tentativo di capire come dovesse comportarsi
ora… con Itachi, con Naruto, con Konoha e probabilmente
anche con lei.
“Io ti amo” disse lei con semplicità e
fu quasi compiaciuta di come l’espressione di lui si fece per
un secondo stupefatta prima di nascondersi nuovamente dietro le lunghe
ciocche di capelli neri.
“…quindi – continuò
– l’unica cosa che voglio è starti
vicino.”
Sakura non si stupì del silenzio che piombò
subito dopo la sua affermazione e non si stupì nemmeno
quando Sasuke si volse leggermente verso di lei guadandola di sbiego.
“Sei veramente insopportabile” le disse con voce
bassa e Sakura sorrise. Un sorriso pieno e sincero, perché
sapeva che dietro quelle parole si nascondeva un ringraziamento
sussurrato.
“Mio fratello sarà arrabbiato?” chiese
poi lui, a voce alta nel tentativo di togliere dal volto della ragazza
quell’espressione di autocompiacimento che, non sapeva
nemmeno perché, lo irritava in uno strano modo.
Sakura perse il sorriso di colpo e diventò subito seria.
Poggiò i piedi sulla panchina dove era seduta abbracciandosi
le gambe.
“Io penso che più che arrabbiato, sarà
preoccupato”
“Come minimo si starà dando la colpa anche della
mia fuga” continuò lui soprappensiero, rendendosi
conto troppo tardi di aver dato davvero voce a quel pensiero. Fu veloce
a mettersi la mano sulla bocca nonostante sapesse che il gesto era
quanto di più inutile ci fosse. Sakura aveva ben sentito e
il sorriso che le si dipinse sul volto fu una riprova di quel fatto.
“è probabile” rispose, pronta a proporre
al ragazzo di tornare in camera, quando in fondo al corridoio vide
avanzare le figure di Koharu e Homura.
Il volto di lei si oscurò e Sasuke se ne accorse
immediatamente. Voltando gli occhi verso ciò che la ragazza
stava guardando notò anche lui i due consiglieri sempre
più vicini. Decise che non avrebbe detto nulla e che li
avrebbe fatti passare senza proferire parola e senza degnarli di uno
sguardo, ma quel proposito fu destinato a sfumare, come neve al sole,
quando Koharu gli si fermò proprio davanti.
“Avresti dovuto imparare di più da tuo
fratello…”
Il tono della voce della donna fu duro e Sasuke non faticò a
leggervi un disprezzo che lei probabilmente non si accorse nemmeno di
manifestare. Il ragazzo alzò gli occhi, attivando quasi
inconsapevolmente lo sharingan, ma non fece in tempo ad azionare
nessuna tecnica che il suo sguardo fu oscurato da una delle mani di
Sakura. La ragazza anticipò qualsiasi lamentala di Sasuke
alzando anch’ella gli occhi verso la donna di fronte a loro.
“Probabilmente avrebbe imparato di più da
Itachi-san se avesse avuto la possibilità di crescervi
insieme, non crede?”
Koharu trasalì impercettibilmente, mentre dietro di lei
Homura strinse i pugni, distogliendo lo sguardo dai due giovani seduti
sulla panchina. Entrambi gli ex-consiglieri avevano afferrato fin
troppo bene il rimprovero neanche troppo nascosto che quelle parole
volevano trasmettere. E anche gli occhi di Sasuke si ingrandirono in
un’espressione sorpresa che la mano delicata di Sakura
celò alla vista dei due adulti.
Nel frattempo Koharu riguadagnò la calma, notando come
l’allieva di Tsunade reggesse il suo sguardo con la stessa
decisa strafottenza con cui, prima di lei, avesse già fatto
Tsunade stessa in altre circostanze.
“Si dice degno allievo di cotanto
maestro…Ragazzina, hai lo stesso sguardo orgoglioso e
presuntuoso della principessa. Ma fai male a riporre tanta fiducia e
amore in questo ragazzino”
“Sono felice se mi ritenere simile alla maestra, prendo
queste vostre parole come un complimento, ma al tempo stesso non
tollero che siate voi a dovermi dire chi amare e chi no. Senza contare
che voi non conoscete Sasuke-kun. Avete forse mai provato a pensare
come dovesse sentirsi un ragazzino della sua età senza
più una famiglia, un ragazzino a cui non avete avuto remore
a far credere che fosse rimasto orfano per mano di suo
fratello…”
“è stato Itachi stesso a chiederlo. Noi non
abbiamo che obbedito alle sue volontà…”
si intromise Homura comprendendo che le parole di Sakura erano rivolte
non solo a Koharu.
“Le volontà di Itachi…” la
voce di Sasuke si fece sentire solo in quel momento. Sakura
sentì le dita del ragazzo prenderle il polso e allontanarne
la mano con la sua. Gli occhi di lui erano tornati al nero inteso che
tanto Sakura amava, eppure in quelle pupille profonde come la notte,
continuava a essere ben visibile una minaccia per nulla assopita.
“Obbedito alle sue volontà dite…le
volontà di mio fratello erano quelle di vivere in pace,
senza dover uccidere nessuno. Voi avete sfruttato il suo buon cuore per
il vostro tornaconto…non avete per nulla obbedito alle sue
volontà. Se non mi avete detto nulla non è stato
perché lui vi aveva detto ciò ma
perché a voi andava bene
così…”
“Ragazzino…” la voce ci Koharu si fece
aspra e mentre lei stringeva con forza il bastone Sakura poteva sentire
Sasuke che stringeva il suo polso con una forza perfino superiore.
Un'altra ragazza al suo posto probabilmente avrebbe già
chiesto di venir lasciata, ma per la giovane kunoichi qualsiasi
contatto con Sasuke era ben accetto, per lui avrebbe sofferto in ogni
modo. In fondo un livido sul polso non era nulla rispetto alle
cicatrici che le aveva lasciato sul cuore e che nemmeno le migliori
doti di medico sarebbero mai riuscite a curare, non senza la giusta
medicina che altri non era che Sasuke stesso.
“Due ex-consiglierei esiliati non dovrebbero aver la
possibilità di andar in giro e parlare con chiunque
vogliano”
L’arrivo di Naruto e le sue parole giunsero improvvise e
tutti si volsero verso la sua figura che si avvicinava a grandi passi.
Aveva visto dal fondo del corridoio quel gruppetto di possibili guai e
si era affrettato a raggiungerlo per porre fine a qualunque cosa si
stesse verificando, perché era sicuro che qualcosa stesse
succedendo. Ed infatti era così. Fortunatamente la sua frase
bastò a Sasuke per ignorare i due anziani e rivolgere invece
a lui la sua completa attenzione in un'espressione
interrogativa che richiedeva spiegazioni immediate.
“Koharu-sama, Homura-sama, sono sicuro che d’ora in
avanti Sasuke si atterrà alle decisioni del
consiglio…” disse poi con un sorriso.
“Cosa te lo fa pensare?” chiese il ragazzo notando
solo ora che le sue dita stringevano ancora il polso di Sakura.
“Il fatto che il nuovo consigliere sia tuo
fratello… probabilmente” rispose
l’anziana donna anticipando la risposta dell’Hokage.
“Cosa?” Sasuke si alzò in piedi di
scatto volgendosi verso Naruto “Che significa?”
“Esattamente ciò che sembra. Itachi-san
è diventato il mio consigliere.”
“E loro?” chiese ancora Sasuke guardando con astio
i due vecchi che iniziavano a riprendere il cammino verso
l’uscita dell’ospedale
“Loro verranno esiliati. Tuo fratello mi ha pregato che non
venissero nè uccisi nè incarcerati”
Sasuke non disse nulla, fu Homura a rompere quel silenzio rivolgendosi
al giovane Uchiha prima di tornare a seguire Koharu.
“Sasuke, ora avrai l’occasione di rifarti del tempo
perso. Hai davvero molto da imparare da tuo fratello. Prima cosa fra
tutte a distinguere ciò che è bene da
ciò che è male”
“Io so benissimo distinguer…” la mano di
Naruto che toccò la sua spalle bloccò Sasuke dal
finire la frase.
“Non di preoccupare di loro. Me ne occuperò io.
È meglio che tu torni in stanza, non so quanto forte fosse
quel pugno, ma non penso sia bello dover subire un pugno del genere dal
proprio fratello, non credi?”
Sasuke scacciò la mano dalla propria spalla e si diresse
verso Sakura che ancora stava seduta sulla panchina.
“Vieni” le disse prendendola per il polso.
“Sasuke-kun? Ma cosa…?”
“Sei un medico, no? In caso di bisogno devi guarire mio
fratello…” le rispose lui cominciando a correre
verso la stanza da cui qualche minuto prima era scappato.
Naruto rise a denti stretti vedendo i suoi due migliori amici
allontanarsi praticamente mano della mano.
“Guardali, sembra quasi una fuga d’amore”
commentò appena prima di dover schivare un cestino
gettatogli addosso dal diretto interessato.
“Guarda che ti ho sentito idiota” gli
urlò dietro Sasuke senza fermare la sua corsa ma volgendosi
verso di lui nello stesso momento di Sakura. Naruto vide sul volto di
lei un sorriso pieno e difficilmente confondibile con altro, se non
gioia, mentre sul volto di Sasuke, il giovane Hogake giurò
di averci visto una punta di imbarazzo nascosta da
un’espressione furiosa che sapeva di nostalgia.
Naruto sorrise grattandosi la testa, poi cambiò espressione
nuovamente e si girò per raggiungere i due ex-consiglieri
che lo attendevano all’uscita dell’ospedale. Non
era quello il momento di ricordi nostalgici, c’era una
verità che aspettava di essere divulgata e che il popolo
doveva sapere ed era arrivato il momento di organizzare
l’evento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Chiarimenti ***
Eccomi qui con un nuovo aggiornamento. Chiedo scusa per il
ritardo ma il tempo è tiranno… Questo capito
penso piacerà molto alle lettrici ItaSasu e SasuSaku e per
questo dico che ci sono grossi spoiler del capitolo 590…
Detto questo l’ho riletta un sacco di volte ma non so
perché word non vuole segnarmi gli errori di battitura
quindi è assai probabile che ne troviate nonostante io abbia
cercato di non farne (in caso segnalatemelo e lo correggerò,
grazie)
Beh che altro dire…buona lettura e BUON ANNO NUOVO!! ( anche
se un pochino in anticipo)
Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del
maestro Masashi Kishimoto
Chiarimenti
Sasuke arrivò davanti alla porta della stanza in
così poco tempo che nel tragitto non riusci a decidere come
avrebbe dovuto comportarsi una volta davanti al fratello. Per dirla
tutta ora come ora nemmeno aveva deciso se entrare nella camera con
calma e circospezione o se irrompere con tracotanza. Se ne stava li,
davanti a quella porta bianca senza sapere cosa fare. Fu Sakura, sempre
rimasta di fianco a lui a decidere in sua vece girando a maniglia della
porta e dandogli un'energica spinta verso di essa. Sasuke
entrò di getto e dovette fare qualche passo in
più per ritrovare l'equilibrio ed evitare di capicollare
rovinosamente a terra. Era tornato da poco e già stava
cominciando a capire che Sakura non era più la debole
ragazzina che aveva lasciato alle spalle anni fa.
Il suono dei passi, prima di Sasuke e poi di Sakura, e ancor
più il rumore della porta che si apriva con irruenza,
allarmò Itachi portandolo a voltarsi verso l'entrata.
"Sasuke?" chiese con speranza e curiosità insieme.
Il ragazzo annuì, prima di ricordarsi che il fratello non
avrebbe potuto vedere il suo capo chinarsi nell'assenso e quindi
aggiunge un suono non ben definito, che assomigliava più a
un mugugno che altro, ma che a quanto pare, bastò ad Itachi
per identificarlo. Sul suo volto infatti gli si dipinse un leggero
sorriso, gentile e comprensivo, un sorriso che era sempre stato per
Sasuke soltanto. Il ragazzo lo vide subito e per un secondo
odiò che Sakura fosse lì presente e potesse
vedere quel sorriso che doveva appartenere solo ai suoi occhi. Il
pensiero, però, durò solo un secondo quando vide
una delle mani del fratello ferme sullo stomaco, lì dove lui
prima lo aveva inavvertitamente colpito. Ricordò che si era
trascinato dietro Sakura proprio per quello e si voltò verso
di lei facendole segno di avvicinarsi a suo fratello per controllarne
le condizioni. Non servì che le sue labbra pronunciassero
alcuna parola, Sakura capì la richiesta di Sasuke soltando
osservando i suoi occhi che passarono da lei ad Itachi in un batter di
ciglio.
La ragazza annuì, avvicinandosi al letto.
"Itachi-san - chiese con educazione - se le fa male il punto dove ha
preso quel pugno mi faccia controllare per favore"
"Non mi fa male" rispose lui con un sorriso tirato, diverso da quello
di prima, rivolto questa volta verso la voce femminile che gli aveva
posto la domanda.
"Aniki!!" Sasuke fece un passo avanti per protestare, ma non
iniziò la frase che Sakura alzò un mano verso di
lui nel tentativo di fermare le sue rimostranze. La ragazza si
stupì quando Sasuke si zittì come lei aveva
chiesto e rimase a guardarlo imbambolata per alcuni secondi. Si riprese
solo quando notò gli occhi neri di lui che si facevano
più sottili, segno inconfondibile che stava per perdere la
pazienza. Sakura allora distose gli occhi dal ragazzo per avvicinarsi
con le labbra ad un orecchio di Itachi. Preferì ignorare lo
sguardo perforante che sentì alle sue spalle e decise di
concentrarsi sul convincere Itachi a collaborare.
"La prego - disse a bassa voce di modo da non essere sentita
dall’Uchiha ancora in piedi lontano dal letto - mi permetta
di controllare altrimenti Sasuke-kun potrebbe arrivare a rapire un
medico e portarlo qui minacciandolo pericolosamente"
Itachi ascoltò la richiesta sussurrata di Sakura e non
potè evitare di lasciarsi sfuggire una leggera risata. Si
voltò di nuovo verso il punto in cui sapeva essere il
fratello e con un sospiro si alzò la maglietta.
Sakura lo ringraziò a bassa voce notando al tempo stesso
Sasuke che si avvicinava sedendosi sul letto dietro di lei, come per
controllarla. La giovane kunoichi tentò di non pensare allo
sguardo indagatore del ragazzo che amava, alle sue spalle, cencando di
concentrasi sul suo dovere di medico. Un medico la cui
professionalità e bravura un giorno, sperava, si sarebbe
potuta equiparare a quella della sua defunta maestra. Eppure, davanti
alla pelle chiara e ai muscoli che formano quell'addome e quella
leggera porzione di petto su cui i suoi occhi si erano posati, si
domandò dove era andata a cacciarsi la sua
professionalità. Fu immensamente grata, per quanto la cosa
non fosse per nulla giusta, che Itachi non potesse vedere...vedere il
suo volto rosso e imbarazzato che sperò nemmeno Sasuke
dietro di lei riuscisse a scorgere. Passò le mani sullo
stomaco di Itachi attivando il chackra e controllando, con fin troppo
scupolo, ogni punto e ogni muscolo. Si ritrovò anche, almeno
per due volte, ad alzare lo sguardo per alcuni secondi per vedere il
volto di Itachi che era puntato dietro di lei come a guardare il
fratello, e non potè negare di sentirsi una ragazza fin
troppo succube del fascino degli Uchiha. Gli venne da pensare a come
sarebbe diventato Sasuke tra qualche anno e il pensiero non fece per
nulla bene al suo stato psicologico in quel frangente. Nel tentativo di
riprendere un colore normale allungò la procedura di
controllo, chiudendo gli occhi davanti alla perfezione del corpo di
Itachi e distogliedosi dal pensiero di un fantomatico futuro... e
più adulto... Sasuke. Le fu difficile, ma quando
pensò di esserci riuscita, riaprì gli occhi e
abbassò la maglietta di Itachi, riportando il tessuto nero a
coprire la pelle chiara.
"Va tutto bene. C'è solo un livido che sparirà
presto. Nessun danno interno" decretò quando fu sicura che
la voce non avrebbe tremato.
"Grazie" le disse Itachi sorridendole e Sakura utilizzò
tutta la sua forza di volontà per non svenire davanti ad un
sorriso del genere su un volto che tanto assomigliava a quello di
Sasuke.
"Ne sei sicura?" lo voce del Sasuke vero la riscosse di colpo,
facendola girare verso di lui. Gli sorrise e lo rassicurò
nuovamente "Si certo, non devi preoccuparti Sasuke-kun...Ora se
permettete - concluse poi, facendo finta di pulirsi il vestito - ci
sono altri pazienti che hanno bisogno di me" e con queste parole
girò i tacchi e uscì velocemente dalla stanza.
Al di là della porta, si prese qualche secondo per
appoggiarsi ad essa con la schiena e per lasciarsi sfuggire un lungo
sospiro.
"Gli Uchiha saranno la mia rovina..." disse con un sorriso prima di
riprendere a camminare lungo il corridoio, con in testa penseri poco
casti, che la costrinsero a qualche risantina di troppo. Era da tanto
tempo che non le capitava di fare certi pensieri su un Sasuke
più maturo e per certi versi fu felice che il suo subconscio
glieli riproponesse, in fondo forse significava semplicemente che ora
poteva tornare a sperare...
---
"Ti mangiava con gli occhi..."
"Prego?" Itachi fu palesemente stupito da quell'uscita del fratello e
sinceramente non ne capì il senso, non finchè lui
non si spiegò meglio, almeno.
"Sakura - disse sedendosi di fianco a lui - era rossa come un
pomodoro..."
"Ah davvero...allora era per quello che sentivo le sue dita che
tremavano. Pensavo ci fosse qualche problema..."
Sasuke lo guardò con irritazione...gli era sfuggito quel
particolare sulle mani di Sakura e probabilmente lo stesso Itachi lo
aveva notato solo perchè le dita della ragazza gli toccavano
lo stomaco durante il controllo. Sasuke si riscoprì alquanto
alterato dal pensiero e gli salì un'irritazione che non
seppe ben definire, ma che il suo corpo non riuscì a
reprimere, tanto che Itachi stesso si sentì in dovere di
capirne l'origine.
"Non è che sei geloso Otouto?" domandò con una
punta di ilarità utilizzando il vecchio appellativo che era
solito usare da bambino.
"Ma neanche per sogno!" urlò il fratello di rimando, dando
così conferma che Itachi forse forse aveva visto giusto.
"Guarda che non devi vergognarti. Anzi è un bene se hai
trovato una ragazza che ti interessa. In qualità di fratello
maggiore io son..."
"Ti ho detto di no - ribattè lui troncando il discorso di
Itachi con un pugno contro il materasso - e poi se mai dovessi essere
geloso lo sarei di te, non certo di lei..."concluse tutto d'un fiato.
Itachi non rispose e ancor più si impose di non proferire
verbo quando, dopo una piccola eternità, sentì la
mano del fratello sulla propria. Sasuke prese un lungo respiro prima di
tornare a parlare.
"La verità è che non sono ancora riuscito a
risponderti" cominciò titubante.
Itachi rimase in silenzio sentendo la mano del fratello stringersi
più forte contro la sua.
"...quando te ne sei andato...quando mi hai lasciato di nuovo da
solo...quando hai detto che non avresti raggiunto il mio cuore" riprese
alzando la voce ad ogni parola, prima di finire con la testa appoggiata
all'incavo della spalla di Itachi.
"...non mi hai dato il tempo di risponderti" disse infine nuovamente a
bassa voce, cercando di vincere una battaglia persa con le lacrime che
sentiva bussare ai suoi occhi.
"La verità...la verità è che
anch'io... ti amerò per sempre...stupido" concluse con un
tono tanto flebile da essere quasi muto. Ma itachi lo sentì,
quelle parole gli sembrarono urlate e ne fu egoisticamente felice
così come fu triste nel sentire le lacrime del fratello
bagnarli la maglietta.
Lo strinse a sè con possessività e gli
scompigliò i capelli con dolcezza. Nell'orecchio gli
sussurrò un grazie che più sincero non poteva
essere e si stupì quando Sasuke si allontanò di
scatto da lui. Gli occhi ancora bagnati di lacrime che il ragazzo si
asciugò con una mano.
"Guardami - gli urlò battendosi una mano sul petto - io te
l'ho detto e sono ancora qui. Non ti sono morto davanti, non sono
sparito. Sono qui. Io sono qui!! ... " ripetè ancora una
volta abbassando il capo.
"Perchè tu te ne sei andato allora, perchè ogni
volta che mi hai mostrato il tuo vero io poi sei sparito dal mio mondo?
Sei stato ingiusto, Nii-san"
Itachi lasciò che Sasuke si sfogasse, e quando ebbe finito e
le lacrime nuovamente spuntate si furono placate ancora una volta, gli
accarezzò ancora la testa e si avvicinò a lui
premendo la fronte contro la sua.
"Hai ragione, allora te lo dirò un'altra volta –
disse prendendosi una pausa - Puoi anche non perdonarmi per sempre.
Qualunque cosa tu voglia fare d'ora in poi... Io ti amerò
per sempre"
Sasuke rimase a guardarlo e Itachi rimaneva li, con le bende sugli
occhi e il sorriso sulle labbra. Non era sparito, non era morto. Era
li, con la sua fronte calda sulla sua.
"Lo vedi che sei stupido - gli disse poi con un sorriso - bastava che
ripetessi solo l'ultima parte della frase perchè dovresti
averlo capito che io ti ho perdonato nel momento stesso in cui ho
saputo la verità."
Itachi non rispose ma Sasuke quel giorno ebbe una riconferma del fatto
che anche senz'occhi si può piangere.
Vedere Itachi in quello stato era uno spettacolo a cui raramente si
poteva assistere, Sasuke, in realtà, era abbastanza sicuro
di non ricordare di aver mai visto le lacrime del fratello e ora fu
quasi felice di esserne la causa, perché quelle erano
lacrime di sollievo e non di tristezza.
Non gli fu comunque possibile assistere a quella visione a lungo visto
che Itachi fu rapido nell’afferrarlo e portarselo al petto
noncurante del dolore allo stomaco nel momento in cui il corpo di
Sasuke cozzò contro il livido.
Il ragazzo lasciò che il fratello si calmasse e ne
approfittò a sua volta per abbracciare Itachi
così come faceva quando era un bambino senza problemi alle
spalle. Ci volle qualche minuto prima che Itachi decidesse di
allontanare Sasuke da sé e quando il minore dei due Uchiha
rivide il volto del fratello non vi erano più lacrime a
rigarne il volto. Vi era rimasto solo un sorriso sereno, pieno di
gratitudine.
Rimasero così, senza dire una parola, per parecchio tempo e
fu proprio Itachi a spezzare il silenzio.
“Sia ben chiaro che questo non significhi che io non voglia
vederti sposato e padre di tanti bambini eh”
“Cos…!?” Sasuke arrossì di
colpo allotanandosi dal fratello.
“Che cavolo dici?? Non pensi che sia troppo presto per
parlare di matrimonio? Non ho nemmeno 18 anni…”
“In effetti hai ragione – riflettè
Itachi ben consapovole, nonostante la cecità,
dell’espressione imbarazzata che il fratello dovette aver
assunto – e poi sono sicuro che Sakura-chan saprà
aspettare” concluse a voce un po’ più
bassa.
“Guarda che ti ho sentito. E comunque se parliamo di
matrimonio dovresti essere tu quello che dovrebbe pensarci per
primo” sbuffò il minore dei due.
Itachi abbassò la testa e strinse i pugni. Quando Sasuke lo
notò si diede dello stupido nell’istante preciso
in cui Itachi tornò a parlare.
“Io ho ucciso la ragazza che amavo con queste
mani…con che diritto potrei chiedere di avere una
famiglia?”
Sasuke non avrebbe certo potuto controbattere davanti alla
verità del passato di Itachi. Non aveva mai conosciuto
quella ragazza di cui suo fratello doveva essersi innamorato, ma
l’immagine di Sakura morta ai suoi piedi per mano sua,
seppure come fantasia, gli fece capire almeno lontanamente
cià che suo fratello avesse dovuto provare quella notte. Era
in momenti come questo che sentiva che il suo odio per Konoha non era
per nulla sopito, ma in fondo era per suo fratello che aveva deciso di
passarci sopra, se a lui stava bene, Sasuke avrebbe tentato di
reprimere la sua volontà di vendetta. Per questo si
avvicinò a lui e gli si inginocchiò davanti prendendogli i pugni
tra le mani bianchissime.
“Nii-san, tu hai tutto il diritto di avere una famiglia. Non
è stata colpa tua se ti hanno costretto a farla a
pezzi…Sei rinato ora. Non permettere al tuo passato di
mangiarsi il tuo futuro.”
Itachi strinse di rimando la mano di Sasuke e con un sorriso lo
ringraziò ancora una volta.
“Sakura-chan sarà una moglie fortunata”
“Cos…!? Ma la finisci con ‘sta
storia!!!!”
E itachi rise, una risata un po’ ovattata, ma era pur sempre
un punto di inizio. Fu in quel momento Sasuke giurò su se
stesso che avrebbe reso quella risata cristallina, in qualsiasi modo,
avesse anche dovuto riempirsi la casa di bambini bercianti dai capelli
rosa…
Ecco qui…vi è piaciuto? Spero di si ^^
Forse qualcuno si aspettava la rivelazione della verità da
parte di Naruto, ma è ancora un po’ presto, forse
nel prossimo capitolo, vedremo.^^
Intanto ringrazio tutti coloro che leggono e ancor più
coloro che trovano il tempo di lasciare un commento anche breve,
sappiate che mi fate davvero piacere^^ e non nego che i commenti sono
un grosso aiuto alla mia ispirazione XDDD Scherzi parte (ma anche no)
ringrazio davvero di nuovo tutti coloro che seguono la storia!!!
Alla prossima, tra un mesetto..se tutto va bene…
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** L'ora della verità ***
No signori lettori non
è un miraggio...è davvero un nuovo capitolo...Ma
c'è davvero qualcuno che ancora segue questa storia ormai
diventata ancor più AU di prima? Sinceramente mi auguro di
si perchè spero di riuscire a riprenderla visto che mi
è tornata un po' di ispirazione...
Ma non mi dilunguo
oltre, ringrazio solo tutti coloro che sono ancora qui e che vorranno
seguirmi.
Spero che il capitolo vi
piaccia
L'ora della
verità
Alla fine era giunto il giorno. Sotto il nuovo palazzo dell'Hokage la
gente già cominciava ad assieparsi, incuriosita e desiderosa
di essere parte della proclamazione del nuovo capo del villaggio. Si
sapeva che Kakashi Hatake aveva rifiutato la nomina, si diceva
perchè non si sentisse degno di portare sulle spalle il peso
dell'incarico. Alcuni lo avevano deriso e addirittura additato di poca
fedeltà al villaggio, ma Naruto sapeva bene che il rifiuto
del suo vecchio maestro era stato dettato dal fatto che Kakashi si
portasse dentro tutt'ora il dolore e la sofferenza dei suoi errori,
commessi nei confronti di Obito, in primis, ma anche in altre
circostanze. Naruto sapeva che Kakashi si colpevolizzava di tutta la
guerra per via della storia di Obito ed era principlamente per quello
che aveva rifiutato l'incarico di Hokage, non voleva più
prendere decisioni sbagliate.
Naruto stesso ora, mentre indossava il largo capello bianco e rosso,
pensava al suo futuro. Pensava se avesse davvero fatto bene ad
accettare, se non avesse dovuto essere più convincente con
Kakashi e poi con Itachi nel tentativo di fare diventare uno di loro il
nuovo Hokage. Ma era stato inutile qualsiasi tentativo e quindi eccolo
nei panni che già furono di suo padre solo una ventina di
anni prima. Non poteva certo dire che avesse accettato suo malgrado,
perchè quello era il suo sogno, vestire quel mantello che
vedeva adesso sulle sue spalle nel riflesso dello specchio.
Scosse la testa e annuì verso il suo stesso riflesso con
più decisione. Era l'Hokage e doveva essere il sostegno di
tutti, e lo sarebbe stato, lo aveva promesso a troppe persone per
tirarsi indietro proprio ora.
Oggi avrebbe tenuto il suo primo discorso e di certo non sarebbe stato
semplice... il tema poi era alquanto delicato, ma era deciso a far
venire alla luce la verità sulla notte dello sterminio del
clan Uchiha.
Strinse i pugni al pensiero di ciò che ne sarebbe derivato,
ma sperò con tutto se stesso che il suo villaggio fosse
diventato più comprensivo di quanto non lo fosse stato una
volta. Con quella speranza in corpo uscì dal suo ufficio e
salì le scale che lo avrebbero portato sulla grande
terrazza, sopra il palazzo.
Davanti alla porta che dava all'esterno trovò ad attenderlo
i suoi consiglieri, Shikamaru e Itachi, che tra i due era sicuramente
il più preoccupato anche se non lo dava a vedere.
"Siete pronto Hokage?" chiese Shikamaru non appena lo vide avvicinarsi
alla porta. Naruto si fermò e annui per poi rivolgere la
stessa domanda anche ad Itachi.
"Se lo è l'Hokage lo sono anch'io" rispose il più
vecchio degli Uchiha e Naruto sospirò...
"A questo proposito - disse - mi fareste il piacere di rivolgervi a me
senza inutili formalità? Sono sempre Naruto in fondo. E non
voglio avere la stima del villaggio perchè sono Hokage,
voglio rimanere lo stesso Naruto che ha ottenuto la stima del villaggio
per poter diventarlo. Dico bene?"
Itachi sorrise subito imitato da Shikamaru che nel frattempo aveva
appoggiato la mano sulla maniglia della porta. Era giunto il momento...
la porta si aprì. Fuori il sole splendeva in cielo, era una
bella giornata e anche a quell'altezza si sentivano bene i
chicchiericci poco sommessi degli abitanti ormai tutti riuniti ai piedi
del palazzo.
Naruto avanzò con falcate decise, il mantello svolazzante lo
seguiva ad ogni passo e alle sue spalle Shikamaru e Itachi
tenevano il piede appena dietro. Non appena il nuovo Hokage si
affacciò, tutti si zittirono, Naruto notò
velocemente come gli sguardi dei più anziani si volsero ben
presto verso Itachi che, anche senz'occhi, sentiva su di lui
l'attenzione di più persone.
Cominciarono i parlotti sommessi e non, genitori che si guardavano
preoccupati, alcuni addirittura si premuravano di prendere in braccio i
figli o di tenerli per mano. La fama di Itachi lo precedeva a grandi
passi soprattutto nel suo villaggio d'origine. Nessuno tra coloro che
sapevano se ne meravigliò, anzi Kakashi stesso aveva
ottenuto il permesso da Naruto per poter spiegare la situazione almeno
a tutti gli amici del nuovo Hokage, di modo da poterli disporre durante
la cerimonia in posizione strategiche in caso ci fosse da sedare
rivolte o improvvisi scoppi d'ira da parte di alcuni shinobi
vendicativi. Naruto era stato dapprima poco incline ad accettare la
cosa, ma era stato proprio Itachi, presente durante la richiesta di
Kakashi, a sottolineare la giusta visione del vecchio compagno anbu.
"Non voglio creare altri Sasuke con la mia presenza" aveva detto Itachi
con tono così colpevole che nemmeno lo stesso Naruto aveva
avuto modo di controbattere e si era, quindi, riscoperto ad accettare
la richiesta. Ora infatti vedeva tutti i suoi amici appostati e pronti
per ogni evenzianza. Scambiò un'occhiata veloce con ognuno
di loro sentendo nel cuore un po' di dolore nel vedere che Sasuke non
era tra loro. Si era convenuto che fosse meglio che lui restasse ancora
nell'ombra, almeno fino alla rivelazione della verità dei
fatti di quella notte. Lui aveva accettato senza nemmeno fiatare,
dicendo che avrebbe passato il tempo costringendo il capitano Yamato a
ricostruire la sua vecchia cosa così com'era un tempo,
aggiungendo che avrebbe aspettato lì il ritorno di suo
fratello. E fu proprio il capitano Yamato l'ultimo degli shinobi con
cui Naruto scambiò un'occhiata dall'alto del palazzo. Il
vecchio anbu lo tranquillizò portandosi le braccia a mo' di
ombrello sulla testa a segnalare la situazione sotto controllo. Naruto
quindi tirò un lungo sospiro e iniziò... l'era
del Sesto Hokage stava per iniziare.
"Cittadini di Konoha, siamo qui nel nostro villaggio. Abbiamo subito
perdite, dolore, sofferenza e privazioni. Tutt'oggi alcuni di noi sono
senza una casa, ma pian piano stiamo rinascendo, grazie agli sforzi di
tutti. Abbiamo superato una delle peggiori guerre che noi possiamo
ricordare, sicuramente ognuno di noi ha lasciato parte di sè
stesso sul campo di battaglia, amici, genitori, figli... Abbiamo perso
molto ma qualcosa abbiamo anche guadagnato. Abbiamo capito che non
esistono divisioni tra villaggi, siamo tutti shinobi, tutti vogliamo la
pace e la prosperità per i nostri villaggi, la sicurezza dei
nostri figli. Abbiamo capito che non è con la guerra e con
le illusioni che possiamo superare le difficoltà, abbiamo
capito che insieme siamo più forti e ora è il
momento che noi tutti superiamo anche l'ignoranza in cui alcuni ci
hanno fatto crescere... Affrontando la verità,
comprendendola, possiamo guadagnare anche la fiducia nel prossimo e la
disponibilità a confrontarci e a trovare soluzioni senza mai
più, e voglio sottolinearlo, ma più, ricorrere a
soluzione drastiche e drammatiche..."
Naruto prese fiato notando come le voci dei presenti si fossero zittite
una dopo l'altra. Kakashi lo guardava con ammirazione, quasi stupito
che quel ragazzino stravagante e iperattivo ora potesse essere capace
di un discorso simile. Sakura dal suo posto di guardia si stava
asciugando una lacrima e tutti gli altri sorridevano e annuivano dando
manforte al loro amico con la loro sola presenza. Naruto
sembrò sentire quel sostegno e decise di riprendere la
parola, per affrontare il vero punto importante del discorso.
"Alcuni di noi, forse tutti, avranno immaginato a cosa mi riferivo con
quelle parole. Alcuni di voi lo avranno capito anche solo notando una
delle presenze alle mie spalle. Sappiate che i vostri occhi non
sbagliano, colui che è qui alla mia destra altri non
è che Itachi Uchiha..."
La gente si agitò all'improvviso, i genitori strinsero
più forte i propri figli, alcuni misero la mano sul'elsa
della spada, altri strinsero i kunai che portavano nelle bisaccie ma
nessuno fortunatamente passò all'azione. Non ancora
almeno...
"Ebbene - riprese Naruto velocemente - vi voglio dire che lo sterminio
del clan Uchiha altro non fu che un ordine dato dal villaggio. Itachi
Uchiha compì quello sterminio perchè esso era una
missione che gli era stata ordinata. Si accollò tutta la
responsabilità del fatto, tutto per evitare lo scatenarsi di
una guerra interna... tutto per proteggere voi tutti che qui mi
guardate increduli e ...."
"è una menzogna!!!"
La voce di Naruto fu scavalcata da una prima voce che si ergeva dalla
massa sottostante. E dopo la prima una seconda... "Quell'uomo
è un assassino!" e una terza... "Merita di essere ucciso"
Le voci si moltiplicarono e alle voci si unirono suoni di kunai e armi
sguainate. Itachi non replicò a nessuna di quelle accuse,
lui stesso sapeva di essere colpevole e che nemmeno la
verità avrebbe potuto lavare le sue mani dal sangue della
sua gente, ma non poteva negare che sentire quelle parole non facesse
male.
Kakashi e i ragazzi si attivarono all'istante quando videro uno dei
ninja della folta schiera in ascolto che si preparava ad impastare il
chakra per una tecnica. Il drago d'acqua di alzò fulmineo,
deciso e letale verso Itachi. Sarebbe sicuramente stato intercettato da
uno dei ragazzi, ma nessuno ebbe bisogno di fare nulla... una palla di
fuoco partì da un tetto vicino vaporizzando all'istante il
dragone d'acqua.
Tutti si voltarono verso il tetto da cui la tecnica era partita. Sulle
tegole rosse una figura si ergeva ancora con le mani in posizione dopo
l'eseguzione del Katon no Justu. Ai suoi piedi altre due figure che
sembravano aver le mani legate dietro la schiena. Probabilmente chi lo
riconobbe prima fu proprio colui che non lo poteva vedere. Itachi
avrebbe riconosciuto quel chakra tra mille...
"Sasuke!" urlò, e la sua voce si alzò sopra tutte
le altre...
"Naruto è inutile che sprechi parole... - iniziò
Sasuke a gran voce ignoranto totalmente la voce del fratello - qui
nessuno crederà alla verità a meno che non sia
detta da coloro che c'erano. Coloro che reggevano i fili di tutto."
Sfilò la spada dal fodero e con immenso timore da parte di
Naruto e dei suoi compagni di accademia portò la lama alla
gola dei due consiglieri ai suoi piedi. Avevano le mani legate dietro
la schiena ma per il resto erano semplicemente seduti sulle calde
tegole del tetto, illuminato di raggi del sole del pomeriggio che si
riflettevano sul'acciaio della spada del più piccolo degli
Uchiha.
"Avanti parlate!" li minaccio lui avvicinando ancor più
pericolosamente la lama al collo di Homura.
"Sasuke che diavolo fai?" alzò la voce Naruto unendosi alle
grida di Itachi che scattò per raggiungere il fratello ma fu
prontamente fermato da Shikamaru. "Lascialo fare, se intervenissi
sembrerebbe una cosa preparata ad hoc per farti sembrare un eroe e
nessuno crederebbe a nulla e Sasuke ne uscirebbe ancor più
come un criminale agli occhi di tutti. Se davvero dovvesse fare una
sciocchezza i ragazzi sono pronti ad intervenire, e anche noi" concluse
guardando Naruto negli occhi. Il nuovo Hokage annuì non
senza palesare la sua impazienza.
"Shikamaru è un rischio" commentò infatti
stringendo forte le nocche e guardando verso la folla e verso l'amico
su tetto.
"Lo so - rispose l'altro seguando il suo sguardo - ma con Sasuke tutto
è sempre un rischio..."
Itachi si lasciò scappare un sorriso nel sentire quella
frase e si concentrò sul flusso del chakra per poter
controllare lo svolgersi degli eventi.
I consiglieri nel frattempo avevano vuotato il sacco, parlando con
calma nonostante la minaccia della spada alla gola. Avevano raccontato
di Danzo, del colpo di stato che gli Uchiha stavano pianificando, della
missione segreta di Itachi e di tutto quello che era successo quella
notte. Sasuke aveva ascoltato e non poteva evitare di sentire ancora il
dolore che quelle parole gli provocavano e si odiò
profondamente nel pensiero di quanta ancor più sofferenza
stessero provocando al fratello... ma se volevano davvero far conoscere
la verità quella era la maniera più veloce e
più sicura...
Sasuke lo pensava con certezza finchè non sentì
delle voci alzarsi dalla folla.
"Non penserai che crederemo a delle verità estorte con la
minaccia!" urlarono con ferocia uno dopo l'altro.
Naruto strinse i denti... stava andando tutto a rotoli ancor prima di
cominciare e non sapeva come risolvere la cosa. Dannazione anche a
Sasuke e alla sua entrata in scena, pensò con irritazione.
Shikamaru al suo fianco si stava facendo preoccupato mentre Kakashi e i
ragazzi erano sempre pronti ad intervenire al bisogno. Itachi dal canto
suo rimaneva concentrato sul chakra del fratello e si agitò
solamente quando percepì Sasuke che iniziava a incanalarlo
in maniera che non dava adito a fraitendimenti.
"No! - urlò - Fermo Sasuke non usare quella tecnica!!"
Molti si voltarono in direzione di Itachi ma tutti in quello stesso
istante si ritrovarono ad osservare altro.
Itachi cominciò ad incanalare il suo stesso chakra per
fermare l'illusione in cui Sasuke aveva fatto cadere ogni abitante del
villaggio. Stava facendo vivere loro quella notte in prima persona,
partendo dai fatti antecedenti, stava facendo vedere loro i ricordi di
Itachi che lui stesso aveva visto pochi mesi prima in quella grotta
prima di vedere il fratello svanirgli davanti in un mare di luci.
Itachi liberò prima Naruto e Shikamaru che gli erano vicini,
ma non potè notare le lacrime che rigavano il volto
dell'Hokage o l'espressione diversa con cui ora lo guardava Shikamaru.
Li aveva riportati alla realtà nel momento in cui stava per
colpire a morte i propri genitori. Naruto ne era rimasto sconvolto, il
dolore di Itachi lo aveva pervaso e Shikamaru si riscosse solo
perchè il suo cervello elaborò una cosa
importante proprio in quell'istante.
"Fermati Itachi!" gli ordinò con un tono fin troppo
perentorio che costrinse il più vecchio degli Uchiha a
perdere la concentrazione per un'istante.
"Lascialo fare - gli rispose il giovane Nara con un sorriso ironico -
forse questa è la cosa più intelligente che tuo
fratello abbia mai fatto"
Itachi si volse verso di lui con fare interrogativo, ma fece come
richiesto e fermò definitavamente il flusso del proprio
chakra.
"Tuo fratello probabilmente è la persona che meglio sa come
convincere della verità il proprio prossimo"
spiegò notando come il chakra di Sasuke andasse
afflievolendosi, segno che la tecnica stava per essere rimossa.
"Dobbiamo solo sperare che credano ai proprio occhi" concluse portando
lo sguardo sulla folla che poco a poco stava tornando alla
realtà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Speranze ***
Chiedo
venia se troverete errori di battitura...Word non me li segnala
più e a forza di rileggere ormai vado a memoria ^^"
Spero che Sasuke non vi sembri troppo OOC verso la fine, ma nella mia
visione delle cose se è da solo con Itachi, Sasuke
può comportarsi ancora come un bambino.
Speranze
Cominciarono a riprendersi poco a poco. Alcuni erano spaesati, alcuni
stringevano forte i pugni, altri piangevano o erano sul punto di farlo.
L'illusione stava svanendo ma la realtà che avevano visto
tutti permaneva negli occhi degli astanti.
Non tutti erano convinti. Itachi non si stupì di sentire
nuovamente minacce di malignità e dubbio verso Sasuke e
tutta la memoria del suo clan. Per quello decise che era giunto il
momento di dire la sua. Aveva sempre fatto tutto da solo, non poteva
proprio ora lasciare tutto nelle mani di suo fratello o di Naruto....
quell'incidente...no, quel massacro... in fondo era ancora una sua
responsabilità e Itachi non sarebbe fuggito davanti alle sue
conseguenze.
"Ciò che avete visto tutti è la
verità. Ma io non vi chiedo di crederci - disse avanzando
verso il parapetto del palazzo - Ognuno di voi è libero di
credere ciò che vuole e di decidere ciò che fare
in merito. Non ho diritto al perdono da parte vostra e potete sentirvi
liberi di continuare ad odiarmi ma io resto Itachi Uchiha del villaggio
di Konoha e così come nella mia prima vita anche ora in
quella che posso considerare come seconda io giuro fedeltà
al villaggio e al suo nuovo Hokage." concluse voltandosi verso Naruto e
inchinandosi davanti a lui, ben sapendo dove fosse anche senza poterlo
vedere.
Gli astanti dalla piazza sottostante non riuscirono a vedere molto bene
la scena ma di certo tutti notarono come Sasuke saltò dal
tetto in cui era sempre stato fino ad allora, atterrando sul piazzale a
fianco del fratello.
Naruto non poteva esser certo che tutti lo potessero vedere, ma i suoi
occhi non persero la vista di Sasuke che si inchinava a fianco al
fratello. La testa bassa, i pugni stretti appoggiati al pavimento, un
leggero stridere di denti prima che la sua voce potesse nuovamente
essere sentita da tutti. "Io Sasuke Uchiha, in qualità di
appartenente al clan Uchiha non giurerò mai
fedeltà a Konoha - affermò con risolutezza
alzando la testa noncurante degli sguardi e dei pensieri dei presenti,
prima di continuare con ancora più decisione - ma giuro
fedeltà al nuovo Hokage, a colui che crede nella
verità e che vuole un nuovo mondo per i ninja" concluse
alzandosi e rivolgendosi poi verso tutta la gente ai piedi del palazzo.
"E a voi dico che non mi nasconderò, se vorrete uccidermi,
se vorrete imprigionarmi o incolparmi di ciò che vorrete,
saprete dove trovarmi - disse indicando la casa con i vessilli Uchiha
che era stata costruita nelle vicinanze del palazzo dell'Hokage - vi
aspetto. Ma se proverete a far qualcosa a mio fratello non
starò a guardare..." concluse senza attendere una risposta,
si limitò a guardare in direzione di Naruto ancora una volta
e saltò giù dal palazzo, incamminandosi senza
paura in mezzo alla gente che lo guardava con circospezione.
Naruto lo osservò andarsene dall'alto dell'edificio. Non
poté reprimere un sospiro nemmeno quando sentì
Shikamaru avvicinarsi a lui, colpendolo con un'amichevole pacca sulla
spalla. Fu quello che gli servì per riprendersi da quel
"fuori programma" e con nuova convinzione annuì al suo
consigliere più giovane. Con un leggero muoversi del capo
fece cenno a Kakashi di occuparsi dei due vecchi lasciati sul tetto da
Sasuke mentre lui tornò ad affacciarsi al cospetto dei
cittadini.
"Cittadini di Konoha proclamo da oggi cancellati tutti i crimini
imputati alla persone di Itachi e Sasuke Uchiha e riammetto entrambi
alla vita all'interno del villaggio. Saranno comunque entrambi sotto
diretta sorveglianza mia e della mia squadra anbu per tutto il tempo
che sarà necessario perché voi tutti possiate
comprendere che il clan Uchiha non è più una
minaccia per il nostro villaggio. Mi auguro che tutti, con il tempo,
potrete capire questa mia decisione, per ora vi chiedo fiducia, non in
quanto Hogake, ma come Naruto Uzumaki della foglia"
Scese il silenzio dopo queste ultime parole. Il ragazzo stringeva forte
le mani sul cornicione del palazzo ove era affacciato, in attesa di una
risposta al suo proclama. Itachi e Shikamaru alle sue spalle erano allo
stesso modo nervosi, ma si riscoprirono rilassarsi quando sentirono i
primi applausi. Naruto ne fu sollevato, nonostante fosse chiaro persino
a lui che quella dimostrazione di fiducia e di concordia non venisse da
tutti gli astanti. Era comunque un punto di partenza che faceva ben
sperare... Presto tutti avrebbero capito che Itachi e Sasuke si sarebbe
rivelati dei preziosi alleati e non degli spietati nemici.
Quando gli applausi svanirono, Naruto ringraziò a gran voce.
Era riuscito ad affrontare la parte più difficile di tutto
il suo discorso di insediamento, ora sarebbe solo stata strada in
discesa. E in effetti il resto della celebrazione andò
liscia e alla fine il ragazzo si ritenne soddisfatto di come le cose si
erano svolte. Voltandosi verso i suoi consiglieri non fece nulla per
nascondere quella soddisfazione provocando un lungo sospiro da parte di
Shikamaru.
"Aaah sarà una grande seccatura averti come Hokage,
fortunatamente, - aggiunse poi voltandosi verso Itachi - non
sarò l'unico a doverti sopportare"
L'Uchiha sorrise al commento "Naruto saprà essere un Hokage
rispettato come lo è stato suo padre, anche senza il mio
aiuto. Ne sono certo, ma farò comunque tutto ciò
che posso per poter essergli di supporto"
Naruto si grattò la testa con una mano, mentre un sorriso
radioso come quello di un ragazzino gli si stagliò in
volto. "Grazie ragazzi" disse solamente.
Itachi a quel punto si passò una mano sulla benda che
copriva le sue orbite inutilizzabili e mimò un lieve inchino.
"Ora, se l'Hokage permette, io mi congederei"
Naruto si ricompose e annuì "Chiamami Naruto....e comunque ...Si certo, oggi era il tuo primo
giorno fuori dall'ospedale. Avrai ancora bisogno di riposo. Vai pure"
A quelle parole Shikamaru notò un sorriso un po' beffardo
sul volto di Itachi. "Già...perché oggi mi
dimettono...proprio ora per l'esattezza" e dicendo così la
figura del ragazzo sparì in una nuvola di fumo.
Il nuovo Hokage rimase perplesso per qualche secondo, mentre Shikamaru
sospirò per l'ennesima volta. "Ok... forse non
sarà solo Naruto a crearmi problemi..." commentò
con una lieve vena ironica.
"Era una copia!" decretò Naruto indicando il punto in cui
Itachi era sparito.
"Direi che ora è palese...ha ingannato tutti, non solo
l'Hokage e il sottoscritto...probabilmente l'unico che se
n'è accorto è suo fratello..."
"ma... ma..."
"Aaah che seccatura questi Uchiha..."
----
Itachi appoggiò la penna con cui aveva firmato il suo foglio
di dimissioni e lo porse all'infermiera al di là del banco
dell'accettazione che ringraziò con un sorriso che lui
comunque non poté vedere ma che ricambiò
ugualmente.
In quel momento la coscienza della sua copia gli arrivò alla
mente e non poté che allarmarsi e poi sospirare venendo a
sapere ciò che Sasuke aveva fatto alla celebrazione.
"Forse sarei dovuto esserci di persona" commentò tra
sé e sé mentre si incamminava verso l'uscita
dell'ospedale.
Il calore del sole che lo colpì una volta fuori gli fu molto
gradito, ma non poté evitare di notare come anche se il sole
risplendeva in cielo scaldando il mondo, lui non potesse trarre
beneficio dalla sua luce. Attorno a lui tutto era buio, e lo sarebbe
rimasto per sempre. Era consapevole di questo, ma ciò non lo
esentava dal sentirsi comunque triste al pensiero di una vita
nell'oscurità.
Cercò di non pensarci mentre attraversava l'entrata al
vialetto d'ingresso dell'ospedale, fece alcuni passi e poi si
fermò.
"Non mi accompagni a casa, fratellino?" chiese senza voltarsi.
"Tsk" Sasuke si spostò dal muro al quale era appoggiato, un
lieve piegarsi delle labbra che non si sarebbe potuto intendere se
provocato da ira, dispiacere, o ilarità.
"Mi domando se davvero tu non ci veda" disse avvicinandosi al fratello.
Itachi sorrise muovendo la mano come a cercare un contatto con il
fratello. Sasuke si avvicinò di più e Itachi
riuscì a scompigliargli i capelli con una carezza vigorosa.
"Sarà perché sei mio fratello ma riesco a
percepire la tua presenza anche senza bisogno di sentire il tuo chakra.
Mi succede solo con te, sei un libro aperto per me fratellino."
concluse togliendo la mano dai suoi capelli e riprendendo a camminare.
Sasuke gli si avvicinò incamminandosi al suo fianco. "Io
invece ho sempre visto solo la copertina del tuo libro, una copertina
che tu volevi farmi vedere...e anche quando credevo di averla tolta,
non ho fatto altro che scoprire che quella che avevo trovato era
soltanto un'altra copertina a nascondere il vero volto del libro...Nii-san
mi farai mai vedere il vero volto del tuo libro?" chiese con estrema
serietà prendendo la mano di Itachi e fermandone il cammino.
Il più grande dei due fratelli ricambiò la
stretta e sospirò leggermente. "Mi dispiace Sasuke..."
"No! non dirlo!" lo fermò il minore.
"Sasuke..."
"Non voglio più sentire parole come quelle. Questa
è la tua...la nostra, nuova vita. Non voglio più
che tu debba sentirti in dovere di dirmi che ti dispiace. Non
c'è nulla per cui ti devi dispiacere con me. Non
più..."
Itachi lo trasse a sé in un abbraccio fraterno. "Ti voglio
bene, lo sai, vero Sasuke?" gli disse a voce bassa. Sasuke
annuì con un leggero imbarazzo allontanandosi leggermente da
lui ma mantenendo le mani congiunte.
"Comunque Niisan c'è una cosa che devo dirti" disse con voce
ferma.
Itachi si irrigidì sentendo uno sguardo deciso su di lui.
"Casa nostra è dall'altra parte" concluse, cercando di non
ridere...
"Ah..." commentò Itachi voltando la testa dalla parte
opposta a dove si era diretto.
E Sasuke rise, così come faceva quando era un bambino e
Itachi pregò di trovarsi più e più
volte in quello stesso imbarazzo se la ricompensa erano quelle risate
felici e nostalgiche da far male.
Così mentre si sentiva trascinato per la mano dal fratello
verso la direzione giusta, non poté far a meno di pensare
che avrebbe seguito quelle risate fino in capo al mondo. Sasuke sarebbe
sempre stato la sua unica meta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Casa dolce casa? ***
Casa dolce casa?
Arrivarono a casa ancora
mano nella mano. Sasuke non voleva rischiare di perdere nuovamente quel
fratello che pensava perduto per sempre. L’aveva ritrovato ed
era più che mai risoluto nel tenerselo stretto.
La casa era vuota.
Nessuno a cui annunciarsi una volta varcata la porta scorrevole,
nessuno che li avrebbe salutati con parole familiari. Pensieri quelli
che non poterono evitare di far capolino nella mente di entrambi.
“Bentornato”
disse Sasuke dandosi coraggio, pensando che in fondo potevano bastare
loro due per poter ritornare a quei nostalgici saluti. Itachi
probabilmente pensò la stessa cosa, quando stringendo ancor
più la mano del fratello si lasciò sfuggire un
sorriso triste. “Sono a casa” disse varcando un
uscio che non poteva vedere ma che era scolpito nei suoi ricordi ed era
certo fosse identico a quello in cui si trovava. Sasuke gli aveva
spiegato che aveva preteso che la casa fosse ricostruita tale a quale a
quella in cui era cresciuto.
Itachi entrò
con passo lento. La mano sul muro per potersi orientare. Gli sembrava
fossero passati secoli da quando era entrato in quelle mura eppure man
mano che si muoveva nella sua testa tutto si andava formando, la
cucina, il salone, il corridoio, le stanze da letto, tutto era al suo
posto inondato di un silenzio che aleggiava per tutta la casa. Silenzio
che Sasuke spezzò di colpo vedendo il fratello fermarsi
davanti ad una porta fin troppo riconosciuta.
“Nii-san?”
chiese con preoccupazione.
Itachi si
voltò, dando la schiena alla porta. Mise una mano sulla
spalla di Sasuke con una precisione che ancora una volta fece domandare
al più piccolo degli Uchiha se il fratello davvero non ci
vedesse.
“Perdonami
Otoutou, sono molto stanco. Sarà meglio che vada a
riposare”
Sasuke lo
lasciò andare, guardandolo allontanarsi. La mano sul muro,
la schiena un po’ curva… suo fratello si ostinava
a portare su di sè tutte le colpe del mondo. Avrebbe voluto
fare qualcosa per aiutarlo ma, nonostante tutto quello che facesse,
otteneva solo un “perdonami Sasuke”
“Eppure gli
avevo detto che non volevo più me lo
dicesse….” sussurrò, mentre Itachi
spariva dietro l’angolo della casa. In quello stesso secondo
Sasuke ebbe un’epifania
“Ma certo, la
casa!” pensò. Aveva fatto in modo che venisse
ricostruita come era un tempo, ma non aveva pensato che Itachi qui
aveva iniziato la sua discesa all’inferno in terra.
Che stupido era stato!
Ovvio che non poteva sentirsi a suo agio li dentro. Oltre quella porta,
dove si era fermato, aveva ucciso i propri genitori. Sasuke aveva
vissuto in quella casa anche dopo quella notte, aveva avuto modo di
metabolizzare i ricordi, ma per Itachi, sarà stato come
ricadere in una vasca di sensi di colpa.
Avrebbe ricostruito la
casa, diversa questa volta. Itachi non doveva più vivere con
quel dolore a rincorrerlo ovunque andasse. Era deciso a farlo e
marciò con decisione verso la camera del fratello per
annunciargli la sua presa di posizione…e per scusarsi.
Bussò piano
alla porta ma non ottenne risposta, riprovò dopo qualche
minuto ma ricevette solo silenzio. Decise quindi di aprire leggermente
l’uscio e notò la stanza completamente buia.
“Nii-san?”
tentò con un filo di voce. Ancora nessuna risposta. Con un
velo di preoccupazione Sasuke entrò, avanzando in punta di
piedi. Dopo qualche secondo nell’oscurità gli
occhi di Sasuke cominciarono a distinguere meglio le sagome e quindi
riuscì a notare il fratello raggomitolato sul letto, i
lunghi capelli gli ricadevano sul volto nascondendone ancor di
più la fisionomia.
“Nii-san?”
chiese ancora una volta. Itachi non rispose ma il ragazzo
notò il regolare alzarsi e abbassarsi del petto del
fratello, segno che stava dormendo senza probabili incubi. Sasuke
tirò un sospiro di sollievo. Non avrebbe potuto parlargli
ora, lo avrebbe fatto l’indomani. In quel momento si
limitò ad osservare Itachi. Si sedette sul letto e gli
accarezzò i capelli, come ricordava facesse loro madre con
lui, quando era piccolo. Era un gesto che apprezzava, aveva sempre
avuto il beneficio di tranquillizzarlo e ancor oggi ne sentiva ogni
tanto la mancanza, quindi pensò fosse lo stesso anche per il
fratello.
Ancora non poteva
credere che Itachi fosse vivo, vederlo li addormentato e silenzioso gli
faceva pensare a cosa avrebbe potuto significare il perderlo per sempre
senza avergli potuto dire scusa per tutto l’odio che gli
aveva sputato contro, scusa per averlo attaccato, scusa per averlo
accusato, scusa per averlo ucciso, per non aver seguito le sue
volontà…
“Perdonami…”
disse solamente. Con un’ultima carezza sui capelli, si
alzò e uscì dalla stanza. Era stata una giornata
lunga, anche lui aveva bisogno di risposo.
Al suono della porta che
si richiudeva Itachi si voltò con lentezza…
----
L’indomani il
sole che filtrava dalle tende illuminò la stanza con
discrezione. Sasuke aveva creduto che non sarebbe riuscito a dormire
quella notte invece si svegliò dopo una buona dose di sonno.
Si alzò però con decisione, doveva informare
Itachi del suo proposito di ricostruire la casa da zero, senza ricordi
o altri rimandi al passato. Si diresse con passo veloce verso la stanza
del fratello, aprì la porta senza nemmeno bussare sicuro di
trovare Itachi sveglio e recettivo.
Si stupì non
poco invece quando notò la stanza completamente vuota. Il
letto rifatto e freddo al tocco della sua mano sulle lenzuola. Il
ragazzo non potè negare la preoccupazione che gli
salì in gola in quel momento, cercò comunque di
ignorarla e si diresse in cucina. Nulla nemmeno lì,
passò il salone, il corridoio, ogni stanza della
casa…anche oltre la porta del massacro, ma non
trovò il fratello da nessuna parte.
Non potè
più ignorare la preoccupazione nata già
all’entrata nella stanza di Itachi, si fiondò
fuori attivando sharingan e rinnegan nello stesso momento, imprecando
per il fatto di non possedere anche il byakugan. Cominciò a
correre verso il palazzo dell’Hokage. Naruto avrebbe saputo
dove trovare Hinata e lei gli avrebbe detto dove si trovava suo
fratello a costo di obbligarla a cooperare.
Nella corsa verso il
palazzo Sasuke girò l’angolo andando a sbattere,
senza tante cerimonie, contro un’altra persona che veniva nel
verso opposto. Nessuno dei due piombò al suolo, entrambi con
riflessi pronti per intercettare la caduta, ma non abbastanza da
fermare la lingua.
“Ma che
diavol…?”
Alla vista del volto di
Sasuke, Sakura fu l’unica a interrompere l’insulto
che le stava nascendo naturale.
“Che succede
Sasuke-kun?” chiese quindi immediatamente dopo.
Sasuke non la
badò nemmeno, superandola in fretta per riprendere la corsa.
Ma venne artigliato al braccio prima che potesse fare più di
un passo.
Si voltò con
fare accigliato, sharingan e rinnegan sembravano brillare
dall’intensità dello sguardo che rivolsero a
Sakura, ma lei non se ne curò. Era tristemente abituata a
quegli sguardi.
“Non
è niente - disse lui a denti stretti - lasciami
andare”
“Quelli non
sono occhi da non-è-niente. Cos’è
successo?” chiese nuovamente la ragazza, stringendo ancor di
più la presa attorno al polso del ragazzo.
Sasuke si rese conto in
quel momento, ancora una volta, come Sakura non fosse più la
ragazzina che aveva lasciato svenuta su una panchina e, un
po’ temendo la sua reazione, cercò di rilassarsi,
tirando un lungo sospiro.
“Mio fratello
- si lasciò sfuggire - non è da nessuna parte in
casa”
“Itachi-san?”
le fece eco lei lasciando finalmente la presa e portando la mano sotto
in mento in un atteggiamento pensieroso.
“L’ho
visto questa mattina all’alba mentre stavo andando in
ospedale”
Sasuke
trasalì. La prese per le spalle con entrambe le mani, quasi
la sollevò nell’impeto del movimento.
“Dove stava
andando?” domandò con tono perentorio.
“No…non
lo so…aveva detto che…ehi un attimo - si
bloccò lei di colpo - s’, forse so dove
può essere andato” disse liberandosi con
facilità dalla presa del ragazzo e cominciando a correre.
Sasuke rimase stupito,
per un istante, dalla facilità con cui lei si era liberata
dalla sua stretta, domandandosi per un secondo se non fosse stato lui a
lasciarla andare di proposito. Si riprese subito comunque, nel momento
in cui la sentì chiamarlo.
“Seguimi
Sasuke-kun” urlò lei già a qualche
metro di distanza.
Il ragazzo la raggiunse
e entrambi di corsa uscirono dal villaggio sparendo tra gli alberi.
“Dove stiamo
andando?” chiese lui guardandosi attorno tra le fronde che
gli passavano velocemente davanti agl’occhi.
“Dovresti
intuirlo da solo … in fondo sei stato tu a mostrarcelo
ieri”
A quelle parole Sasuke
cominciò a capire. Ancora qualche balzo e gli alberi
sarebbero finiti. I due ragazzi sarebbero giunti ad una piccola radura
che dava su un alto strapiombo. Li sotto scorreva il fiume Naka, il
fiume che aveva inghiottito il miglior amico di Itachi. Il fiume in cui
Shisui si era gettato, lasciando in dono a suo fratello lo sharingan
ipnotico e un fardello e un dolore troppo grandi per chiunque da
sopportare.
Per Itachi, Shisui era
stato come un fratello maggiore. Sasuke lo sapeva bene questo.
Più volte ne era stato anche geloso, lo aveva odiato per il
fatto che monopolizzava spesso il poco tempo libero di colui che era
considerato il genio del clan. Quante volte si era sentito dire da
Itachi “sarà per la prossima volta”
perché doveva allenarsi con Shisui, perché aveva
una missione con Shisui, perché Shisui aveva bisogno di
lui…
Per Itachi, Shisui era
ciò che Itachi stesso significava per Sasuke.
Chissà forse con la morte del suo amico, si sentiva in colpa
come Sasuke si era sentito quando si era risvegliato in quella caverna
con più dubbi che certezze nella mente e un vuoto
incolmabile nel cuore.
No! Sasuke scosse la
testa, non era la stessa cosa. Itachi non aveva ucciso Shisui. Shisui
non aveva dovuto sopportare l’odio di tutti. Itachi voleva
bene a Shisui ed era morto sapendo e credendo in
quell’affetto. Itachi invece era morto da traditore, aveva
vissuto da criminale, da assassino, odiato dal fratello che
più amava. No, non c’era proprio nulla di simile
tra le due situazioni. Solo una cosa era chiara a Sasuke, in entrambi
casi colui che aveva più sofferto era sempre stato Itachi e
questo lo faceva infuriare come non mai.
Preso da quei pensieri
Sasuke si accorse solo all’ultimo che Sakura si era appena
fermata sull’ultimo ramo prima della radura. Le fu accanto un
attimo dopo e, come previsto, entrambi videro sulla schiena del ragazzo
in piedi sul bordo del precipizio, lo stemma degli Uchiha che si
intravedeva tra i lunghi capelli raccolti in una coda bassa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Ricominciare ***
Ricominciare
“Non vai da
lui?”
La voce di Sakura
sembrò svegliarlo da uno stato di torpore in cui Sasuke non
pensava nemmeno di essere caduto. Per un attimo pensò che
suo fratello fosse riuscito a metterlo sotto illusione anche senza
occhi e senza nemmeno voltarsi verso di lui. Ma era ovvio che
così non fosse… semplicemente Sasuke si era
imbambolato a fissare la figura di Itachi che se ne stava ferma sul
limitare del precipizio. La verità è che non
sapeva che fare…
“Non saprei
che dirgli…” rispose quindi con una
sincerità che spiazzò anche lui. Aveva anche
scordato il suo proposito di informare il fratello della distruzione e
rinnovamento della loro casa.
Sakura
sospirò alternando velocemente lo sguardo tra i due Uchiha.
“Forse non
c’è bisogno che tu dica
nulla…” ribadì lei, notando il
perdurare di Sasuke nel voler rimane li fermo, accovacciato
sull‘albero. Solo a quelle parole il ragazzo si
voltò con fare interrogativo. Sakura allora sorrise e si
sedette più comodamente su ramo.
“Sai -
cominciò - conosco poco Itachi-san, ma di una cosa sono
certa. C’è una cosa in cui io e lui siamo
uguali.” sentenziò con sicurezza.
Sasuke
continuò a guardarla, sguardo fisso, quasi a squadrarla, nel
tentativo di sondare in cosa suo fratello potesse essere simile alla
ragazza che gli sedeva accanto. Sembrò pensarci ma non
riuscì a trovare nulla che potesse essere rilevante.
“Non capisci
di che parlo?” chiese lei, un po’ delusa.
Il giovane rimase ancora
una volta immobile, gli occhi sembravano due fessure, ma erano ancora
color dell’ebano quindi Sakura si sentì tranquilla
quando semplicemente alzò il dito indicando proprio Sasuke.
Se possibile
l’espressione dell’Uchiha diventò ancor
più interrogativa e la ragazza si trovò costretta
ad elaborare.
“Noi ti amiamo
Sasuke-kun. In modo diverso, ma non meno intensamente…
quindi se tu ci sei accanto, se tu stai bene, allora anche noi stiamo
bene. Per quello dico che tutto ciò di cui tuo fratello
potrebbe aver bisogno ora è la tua sola presenza. Potrai non
credermi ma so che significa sentirsi soli ed è per quello
che ringrazierò sempre Naruto per averti riportato da
me…” concluse la kunoichi senza togliere gli occhi
da quelli di Sasuke, ansiosa di una qualche reazione. Attese per
più tempo di quanto pensasse fosse richiesto per articolare
una risposta, ma questa non arrivò. Sakura cedette,
reclinando il capo in avanti con un sonoro sospiro deluso.
“Aaaah
vabbè’” disse quindi alzandosi in piedi
“almeno hai trovato tuo fratello… Ora decidi tu
che fare…”
La ragazza si tolse la
polvere dal vestito con qualche veloce pacca e si voltò
saltando sul un ramo vicino, pronta per tornare indietro. Fece due
salti prima che una voce non ne fermasse la ritirata.
“Grazie”
Si voltò
verso Sasuke e lo vide sorridere. Quanto tempo era passato da quando
aveva visto quel sorriso? Troppo, decisamente troppo,
constatò, quando una lacrima le scivolò lungo la
guancia. Alzò una mano per asciugarsela ma Sasuke le si
materializzò vicino e fu più rapido di lei nel
gesto. Fu talmente veloce che Sakura quasi non se ne accorse, se non
fosse stato per il lieve tocco delle dita del ragazzo sulla sua guancia.
“Scusa
… per tutto” disse poi, a bassa voce, osservando
le sue dita che si sfregavano facendo svanire la lacrima rubata.
Sakura fece del suo
meglio per trattenere le altre che sentiva nascere agli angoli degli
occhi e per aiutarsi strinse forte un pugno facendolo finire senza
tante cerimonie contro lo stomaco del ragazzo.
“Puoi dirlo
forte!” decretò, mentre Sasuke si abbassava, le
mani li dove Sakura ancora teneva il pugno stretto, colto alla
sprovvista da un attacco decisamente non forte da metterlo ko ma
abbastanza da togliergli il fiato per un attimo.
Quando lei tolse la
mano, Sasuke notò come non fosse solo il braccio di lei a
tremare. Alzò gli occhi quando il dolore allo stomaco
cominciò a scemare e la vide in lacrime, vinta dal tentativo
di non piangere.
“Va al
diavolo! Scemo!” si sfogò alla fine accucciandosi
nuovamente sul ramo nascondendosi il volto con le mani.
Sasuke rimase a
guardarla per un po’ … poi sorrise e
portò due dita a toccarle la fronte.
“sei proprio
noiosa…” disse con un mezzo sorriso prima di
sparire e ricomparire ai piedi dell’albero.
Sakura si
toccò la fronte, le lacrime ancora le rigavano il viso, ma
l’espressione sul suo volto era di profonda sorpresa. Aveva
visto Itachi fare quello stesso gesto nei confronti di Sasuke quando i
due erano in ospedale. E ogni volta che riceveva quel buffetto Sasuke
assumeva un’espressione che lei non gli aveva mai visto e che
probabilmente Sasuke stesso ignorava di aver mai mostrato, se non
davanti al fratello. Sakura si ricordò si essersi sentita
una spiona di bassa lega, ma nonostante quella sensazione non era
riuscita a distogliere lo sguardo dalla scena. E il fatto che ora lui
riproponesse quel gesto nei suoi confronti la fece sentire speciale.
Speciale abbastanza da poter tornare a sperare… ancora una
volta.
Lo guardò
camminare verso la radura, sorrise mentre ancora le pareva di sentire
quella leggera pressione sulla fronte. Forse avrebbe dovuto ringraziare
il ritorno di Itachi-san anche per quella piccola nuova
speranza…
----
Gli arrivò
alle spalle facendo meno rumore di un alito di vento, ma Sasuke non si
stupì quando Itachi fece cenno di averlo sentito.
“Perché
sono tornato in vita Sasuke?” chiese all’improvviso
senza nemmeno voltarsi.
Il minore si
sentì morire sul posto e, senza pensarci due volte,
scattò in avanti, prendendo il fratello per il polso per
paura che Itachi potesse gettarsi di sotto.
Itachi sembrò
intuire la paura del fratello e, forse per tranquillizzarlo, gli pose
l’altra mano sopra quella che gli stava afferrando il polso.
“Non voglio
suicidarmi, non potrei mai farlo. Tsunade Hime ha dato la sua vita per
darmi una seconda possibilità. Ciò che mi
domandavo - continuò mentre con la mano convinceva il
più piccolo a lasciarlo andare - cosa dovrei fare con questa
mia seconda vita?”
Sasuke sembrò
convincersi a lasciare la presa al polso, ma rimase comunque vicino al
fratello, quando questo tornò a voltarsi verso il baratro.
“Lo stavi
chiedendo a Shisui-san?” chiese a bassa voce quasi nel
tentativo di non farsi sentire. Ma Itachi annuì.
Avrebbe fatto qualsiasi
cosa per alleviare la sofferenza che era certo suo fratello provasse in
quel momento. Avrebbe voluto dirgli che sarebbe stato disposto ad usare
l’Edo Tensei oppure ad usare il rinnegan per potergli
permettere di parlare con Shisui, ma vedendo il fratello fermo sul
bordo del precipizio gli sembrarono entrambe due possibilità
da non menzionare nemmeno.
Allora gli tornarono
alla mente le parole di Sakura e decise quindi di rimanere zitto,
mettendosi anch’egli ad osservare il baratro sotto di loro.
L’acqua
scorreva veloce nel fiume Naka. Era di un azzurro così
intenso da poter rivaleggiare con il cielo. Stranamente
quell’immagine lo fece ripensare a Naruto. Per il villaggio
lui ora era il sole, era il cielo, azzurro e limpido come i suoi occhi.
Il clan Uchiha invece era, e sarebbe sempre stato visto, come
l’oscurità, come il nero delle loro iridi che ne
copriva il rosso sangue.
Fu in quel momento che
il ragazzo ricordò la sua motivazione iniziale del mattino.
“Nii-san
ricostruiamo casa!” proclamò quindi senza
anticipazioni di sorta.
Itachi si sorprese non
poco da quella uscita del fratello. “Ricostruire casa? Ma non
lo avevi fatto fare proprio ieri al capitano Yamato?”
“No No -
scosse la testa il più piccolo - intendo ricostruirla ex
novo. Senza nessun rimando o ricordo al passato…”
Itachi sembrava
continuare a non capire quindi Sasuke decise di spiegare il
perché di quella decisione. Non voleva che tra loro ci
fossero ancora incomprensioni.
“Ho notato
come hai girato per casa ieri quando siamo entrati… Non ho
pensato che è stato in quella casa che hai…si,
insomma…”
“…ucciso
mamma e papà…” concluse il
più grande con tono piatto.
Sasuke annuì,
lo sguardo nuovamente sulle onde azzurre del movimentato fiume sotto di
loro.
Preso
com’è era a non guardare Itachi, Sasuke non vide
le dita del fratello avvicinarsi se non quando toccarono la sua fronte.
“Sciocco di un
fratello…non hai capito nulla”
Il ragazzo
alzò la testa mentre la mano andava a massaggiarsi la fronte
in un gesto automatico. Sul volto di Itachi vide un sorriso triste.
“Che vuoi
dire?” chiese.
“Non era a me
che pensavo ieri, mentre girovagavo per casa dopo tanto tempo. In
realtà stavo pensando a te… Ho realizzato che nel
tentativo di salvarti ti ho lasciato in una casa tanto grande e
silenziosa, in compagnia di soli dolorosi ricordi. Pensavo di salvarti,
ma ho capito che non ti ho salvato per nulla, tutto ciò che
ho fatto è stato unicamente non
ucciderti…”
Sasuke non rispose e non
disse nulla nemmeno quando sentì la mano del fratello
accarezzargli la guancia.
“Non ho ucciso
il tuo corpo, ma ho ucciso il tuo animo. Cercando di salvarti, colui a
cui ho fatto più male sei proprio tu…”
Sasuke scattò
in quell’istante, le mani sulla bocca del fratello.
“Non dirlo!
Giuro che se lo dici ti lancio io di sotto!”
Il
‘perdonami’ aleggiò tra i due, ma
nessuno lo pronunciò. Itachi alzò una mano
incrociando le dita per far capire che aveva inteso
l’avvertimento e solo a quel gesto Sasuke spostò
le mani.
Rimasero entrambi
comunque in silenzio. L’unico rumore erano le fronde degli
alberi mosse dal vento, qualche verso di uccelli e il lontano scorrere
dell’acqua del fiume.
Poi, dopo qualche
minuto, Sasuke decise che non ne poteva più di quel silenzio
e cercò di romperlo.
“Allora per la
casa…” inziò.
“…se
per te non è un problema lasciamola
così” decretò il fratello maggiore.
“ma…”
“non
preoccuparti Sasuke, poi in fondo è meglio così.
Me la ricordo bene e in questo modo eviterò di andare a
sbattere da qualche parte.”
Sasuke
incrociò le braccia. “Tu sei come un pipistrello
Nii-san, non andresti a sbattere sul muro nemmeno se questo ti venisse
lanciato contro”
“Eh? Perche
dici così?”
“Ma come
perché?…sei arrivato fin qui da solo…
per arrivare io e Sakura abbiamo attraversato il bosco…non
è esattamente un tragitto facile per un cieco. Eppure se
qui. Come ci sei arrivato?”
“Ah
beh… non so” rispose il maggiore in effetti
ignorando il perché. Aveva semplicemente seguito il suo
istinto seguendo il suono dell’acqua. “Forse
è che sono abituato a vederci poco e quindi anche senza
vista riesco comunque a orientarmi in altro modo.”
Sasuke
ascoltò le parole del fratello e subito dopo gli venne un
dubbio che non riuscì a frenare dal far uscire a voce.
“Quando
abbiamo combattuto tu quanto male vedevi?”
Itachi si
voltò verso di lui e Sasuke capì subito che il
fratello non avrebbe voluto rispondere, ma ciò non lo
fermò dal chiederlo nuovamente.
“La
verità…” domandò
semplicemente.
Itachi
sospirò tornando di nuovo a volgere lo sguardo che non aveva
al fiume sotto di loro.
“Vedevo solo
una sagoma sfuocata. Ho visto il tuo volto attuale solo quando sono
stato riportato in vita con l’Edo Tensei”
“Avrei dovuto
immaginarlo…Eppure in quel momento non mi era passato
nemmeno per l’anticamera del cervello. Ripensandoci ora
avresti potuto battermi in un attimo. Ma tu volevi liberarmi dal
marchio, vero?”
“Prevedibile
eh?…” rispose l’altro con un mezzo
sorriso.
“Ora
si… E voglio che tu continui ad esserlo d’ora in
avanti. - disse il più piccolo prima di volgere gli occhi al
terreno - Non voglio più essere
ingannato…”
Itachi sorrise
nuovamente. Era strano come nella sua mente gli si fosse formata
l’immagine del broncio di Sasuke, ed era sicuro che non fosse
poi tanto diversa dalla versione reale che aveva davanti. Gli
poggiò una mano sulla testa scompigliandogli i capelli che
le dita sentivano ancora lisci ma non finissimi quanto i propri.
Stava per rispondere
quando un frusciò catturò l’attenzione
di entrambi.
Naruto sbucò
dalla foresta con un leggero fiatone. “Eccovi
finalmente.” disse avvicinandosi lentamente.
“Naruto? Che
succede?”
L’Hogake si
guardò alle spalle velocemente prima di rivolgere di nuovo
lo sguardo verso i due Uchiha.
“Abbiamo un
problema” rispose con semplicità, incrociando le
braccia al petto…
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1240511
|