Una nuova vita

di ArashiStorm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un buio risveglio ***
Capitolo 2: *** Risvegliarsi a Konoha ***
Capitolo 3: *** Essere Hogake ***
Capitolo 4: *** Quando si perdona... ***
Capitolo 5: *** Confronti ***
Capitolo 6: *** Chiarimenti ***
Capitolo 7: *** L'ora della verità ***
Capitolo 8: *** Speranze ***
Capitolo 9: *** Casa dolce casa? ***
Capitolo 10: *** Ricominciare ***



Capitolo 1
*** Un buio risveglio ***


Con l'inizio di settembre voglio imbarcarmi in un esperimento...proverò a scrivere una long fic su Itachi e Sasuke più precisamente una future fic, dove Itachi torna in vita (magari!)
Come detto è un esperimento, penso che aggionerò una volta al mese o ogni 15 giorni circa, dipende da come e quanto riuscirò a scrivere e anche se la fic piacerà ovviamente XD
Intanto eccovi il primo capitolo...vediamo come si evolverà l'esperimento. Spero vi piacerà^^


Titolo: Una Nuova vita - Un buio risveglio
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: volume 61
Personaggi: Sasuke e Itachi principalmente
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto.
Riassunto: C'era disperazione e speranza insieme in quella parola urlata da quell'unica voce che aveva il diritto di pronunciarla. Itachi si voltò verso quel suono, ma non vide nulla. Sentì la mano di Sasuke prendere la sua, stringerla con forza e la voce di lui chiamarlo ancora. Ma davanti ad Itachi il mondo si presentava come una vasta distesa di nero assoluto. Sbatté le palpebre ma nulla cambiò. Si portò una mano sul volto e capì quello che già aveva intuito fin da subito. I suoi occhi non gli appartenevano più, quegli stessi occhi che ora lo stavano guardando lacrimando come non erano avvezzi a fare…



UNA NUOVA VITA

Un buio risveglio


Rumori confusi furono la prima cosa che percepì. Pochi istanti dopo insieme al vento che accarezzava la sua pelle riconobbe in quei rumori delle voci che si facevano sempre più forti e riconoscibili. Riconobbe singhiozzi e pianti sommessi. Nella sua vita ne aveva sentiti fin troppi e molti provocati proprio dalle sue azioni. In quella stessa vita che sicuramente era certo fosse giunta al termine, due volte per giunta. Eppure ora sentiva un terreno duro sotto la schiena e percepiva chiaramente l'aria entrare e uscire dal suo corpo in un respiro che non ricordava potesse essere così semplice e naturale, ma che gli morì in gola nel momento in cui riconobbe senza possibilità di errore una voce stagliarsi sopra le altre.

"Nii-san!"

C'era disperazione e speranza insieme in quella parola urlata da quell'unica voce che aveva il diritto di pronunciarla. Itachi si voltò verso quel suono, ma non vide nulla. Sentì la mano di Sasuke prendere la sua, stringerla con forza e la voce di lui chiamarlo ancora. Ma davanti ad Itachi il mondo si presentava come una vasta distesa di nero assoluto. Sbatté le palpebre ma nulla cambiò. Si portò una mano sul volto e capì quello che già aveva intuito fin da subito. I suoi occhi non gli appartenevano più, quegli stessi occhi che ora lo stavano guardando lacrimando come non erano avvezzi a fare ...

Sasuke si asciugò le lacrime in fretta, aiutando il fratello ad alzarsi a sedere mentre la sua voce riprendeva vigore rivolgendosi verso gli altri presenti che Itachi non tardò a riconoscere.

"è colpa vostra. Questi occhi - disse portandosi una mano ad arpionare il proprio volto - sono i suoi avreste dovuto trapiantarglieli come vi avevo chiesto. Il vostro Hokage è un buon a nulla!"

Sakura alzò il capo di scatto trafiggendo con lo sguardo quel ragazzo che tanto amava. "Il nostro Hokage buona nulla ti ha appena ridato tuo fratello rinunciando alla sua vita in cambio!" inveì la ragazza tentando di ignorare il dolore al cuore che si faceva ancor più profondo nel dover dire quelle parole.

Sasuke però tacque limitandosi a distogliere lo sguardo da lei e a stringere inconsapevolmente ancora di più la mano attorno a quella di Itachi che nello stesso istante ne sentì anche un’altra poggiarsi con forza sulla spalla.

“Bentornato Itachi”

Naruto si rivolse a lui con voce ferma, ma nonostante l’Uchiha avesse perso l’uso della vista non gli fu difficile capire che nei grandi occhi azzurri del ragazzo nuotava una tristezza di profonda perdita.

“Cosa…” tentò di chiedere sentendo la sua voce uscire dalle labbra roca e debole.

Naruto si asciugò la faccia con la manica della giubba e tentò un sorriso stentato. “Nonna Tsunade ha usato una tecnica segreta per farti tornare nel tuo corpo e prima di…” si fermò, cercando di placare nuovamente quell’ondata di tristezza che aveva provato a ricacciare in gola attimi prima.
“…prima di morire – riprese Sakura intuendo fin troppo bene i pensieri dell’amico – ha detto che avrebbe fatto il possibile per curare la sua malattia respiratoria.”

Itachi annuì con un cenno della testa portandosi la mano al petto e capendo ora il perché riuscisse a respirare con tale facilità.

“…e vi conviene che ci sia riuscita altrimenti io…”

Itachi liberò la mano che il fratello gli teneva ancora, alzandola a livello del volto di lui bloccando sul nascere qualsiasi minaccia. Sasuke sgranò gli occhi e abbassò il capo stringendo i denti nel tentativo di calmarsi.

Naruto e Sakura si sorpresero per qualche istante nel notare come l’amico si fosse immediatamente zittito in risposta ad un solo semplice gesto del fratello.

La ragazza depositò a terra con delicatezza il corpo senza vita di Tsunade, ora tornata al suo vero aspetto di anziana donna. Le passo gentilmente una mano sul volto raggrinzito chiudendole gli occhi in un gesto di saluto e ringraziamento. Poi si alzò avvicinandosi ad Itachi che ancora rimaneva seduto vicino al fratello.

“Itachi-san – chiese la giovane Kunoichi – mi permetta di verificare se la maestra sia riuscita a curare la sua malattia”

Itachi annuì di nuovo lasciando che la giovane donna gli ponesse una mano sul petto. Sakura verificò con attenzione le condizioni del ninja appena tornato in vita e una volta finita la sua veloce valutazione allontanò la mano che perse la luminosescenza dovuta al controllo del chackra.

“La maestra è…era – si corresse - il miglior medico che sia mai esistito. Il flusso di chackra è leggermente anomalo, ma non ci sono problemi gravi. Con una buona dose di riposo e qualche giorno di ospedale sarà in grado di riprendere una vita normale…almeno a livello respiratorio…per gli occhi purtroppo…”

“Va bene così…” commentò il ninja in risposta.

“Non va bene per nulla. – ribatté con forza Sasuke tirando un pugno al terreno – Questi sono i tuoi occhi, riprenditeli!”

“Sasuke… – questa volta fu la voce del fratello e non un suo gesto a fermare l’ira del ragazzo. – seguimii” lo invitò alzandosi e facendo pochi passi prima di inginocchiarsi vicino al corpo esanime della vecchia Hokage. Sasuke rimase al suo fianco senza accucciarsi osservando pieno di biasimo la figura distesa ai suoi piedi.

Naruto e Sakura rimasero a guardare i due fratelli chiedendosi come Itachi avesse fatto ad alzarsi e a spostarsi a fianco di Tsunade con quella precisione senza poter vedere. Il ragazzo nel frattempo cercò, tastando, la mano della donna e la prese tra le sue. Sotto le sue mani delicate sentì un pelle rugosa e raggrinzita che copriva una mano piccola e debole ben lontana da quella che immaginò essere stata in gioventù. Itachi non aveva mai visto di persona quella donna, ne aveva solo sentito parlare come medico e ninja eccezionale. Il pensiero di essere stato il motivo della sua morte era per lui un altro peso da aggiungere al suo grande fardello.

“Non avreste dovuto – cominciò rivolgendosi alla donna distesa – non meritavo un vostro sacrificio…”

“Certo che lo meritavi” urlò Sasuke abbassandosi a livello del fratello. Itachi si volse con lentezza verso di lui. Le palpebre chiuse e le labbra che descrivevano una linea immobile. Non pronunciò sillaba nemmeno questa volta, rimase li a sostenere uno sguardo che non poteva vedere finché Sasuke abbassò nuovamente la testa vinto ancora una volta dalla sola presenza dell’altro. Itachi tornò a rivolgersi a Tsunade

“Vi prometto che userò questa vita che mi avete donata per proteggere Konoha con tutte le mie forze come Itachi Uchiha della foglia” concluse accompagnando le mani di lei ad unirsi sul petto e li le lasciò chinando ancora il capo.

Naruto e Sakura si asciugarono le silenziose lacrime che si accorsero stavano rigando i loro volti, mentre Sasuke ancora in ginocchio vicino al fratello strinse con forza i pugni stritolandosi i palmi fino a farsi venire bianche le nocche delle mani. I capelli gli oscuravano il volto e i denti schioccavano tra loro nel tentativo di fermare le parole che, sentiva, volevano eruttare come un vulcano, vomitando odio e disprezzo ancora una volta verso quel villaggio che suo fratello, si rese conto, non avrebbe mai smesso di amare.

Si senti le lacrime pizzicargli gli occhi al pensiero che suo fratello non gli avesse ancora rivolto la parola se non per riprenderlo o zittirlo come fosse un bambino capriccioso, mentre avesse onorato quella donna con parole di fedeltà che voleva, egoisticamente, fossero per lui solo. Le lacrime però sgorgarono solo qualche istante dopo, per un motivo completamente diverso, quando Itachi senza preavviso si volse verso di lui circondandogli il corpo con le sue braccia e stringendolo forte a sé.

“Perdonami Sasuke” gli sentì dire solamente e quando alzò gli occhi e vide una lacrima solitaria scendere da una delle palpebre chiuse di Itachi lasciò andare tutto il risentimento, tutto l’odio e il rancore che aveva provato. Libero di essere di nuovo il bambino che era Sasuke ricambiò quell’abbraccio tanto desiderato, stringendo con tanta forza le vesti sulla schiena del fratello che pensò si sarebbero strappate da li a poco. Itachi lasciò che il suo fratellino lo stritolasse nella sua morsa fino a che sentì il suo giogo farsi più lieve notando a quel punto che Sasuke stava crollando…troppo emotivamente provato da quel susseguirsi di eventi in pochi minuti. Sasuke stesso si rese conto di non essere più lucido e pochi istanti prima di perdere conoscenza pregò che le braccia che lo reggevano non fossero un’illusione. E cosi si lasciò andare con nelle orecchie il suo nome pronunciato da tre voci diverse…

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Capitolo 2
*** Risvegliarsi a Konoha ***


Vista l'uggiosa giornata di pioggia ho pensato di pubblicare il secondo capitoletto di questa storia.
Spero vi piaccia^^

Titolo: Una Nuova vita - Risvegliarsi a Konoha
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: volume 61
Personaggi: Sasuke e Itachi principalmente
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto.



Risvegliarsi a Konoha

Quando Sasuke si svegliò, la prima cosa che vide fu un soffitto bianco. Attorno a lui voci soffuse che si perdevano in lontananza. Chiacchiericci sommessi ovattati dalle pareti e dalla porta chiusa della stanza. Il ragazzo si alzò a sedere con lentezza. La testa gli girava e ancora non aveva razionalizzato l’accaduto. Dove si trovava…cosa era successo? Mosse le coperte portandosi una mano alle tempie cercando di ricordare quando una voce alla sua destra gli permise di mettere nuovamente tutto a fuoco.

“Sasuke?”

Il giovane Uchiha sgranò gli occhi e si volse verso quella voce, incredulo di trovarsi davanti Itachi, seduto sul letto a fianco. Non era stato un sogno dunque, e nemmeno un’illusione, suo fratello era davvero li davanti a lui. Scostò le coperte e scese dal letto con un balzo noncurante del dolore che sentì percorrere tutto il suo corpo. Il combattimento contro Madara era ancora impresso a fuoco nei suoi muscoli. Si avvicinò con lentezza, quasi temendo che se avesse raggiunto la figura del fratello questa si sarebbe volatilizzata come neve al sole...ancora una volta

Allungò una mano a toccare le bende che coprivano gli occhi di Itachi.

“Stai bene?” chiese con paura malcelata.

Itachi sorrise alzando una mano, arrivando a stringere quella che Sasuke stava usando per accarezzare le sue bende sul volto.

“Si, non preoccuparti. Mi hanno controllato le ghiandole e tutte le funzionalità del volto e a parte non avere più gli occhi va tutto bene”

“E a te non avere più gli occhi ti pare un sinonimo di andare tutto bene!” urlò Sasuke liberando la mano da quella di Itachi e sbattendo un pugno sul materasso. Cadde in ginocchio poggiando la testa sul lenzuolo candido del letto del fratello. Sentì una mano, quella stessa che aveva appena scacciato, appoggiarsi delicata sulla sua testa.

“Sasuke…io posso respirare, posso sentire la tua voce, toccare i tuoi capelli, il tuo volto, posso parlarti…anche se non posso vedere, posso vivere. Non credevo che avrei mai potuto farlo di nuovo, non sono nemmeno degno di poterlo fare di nuovo e…”

“Certo che ne sei degno! Più di chiunque su questo mondo…” lo bloccò il piccolo dei due prima di venire a suo volta interrotto da un lieve bussare alla porta.

“Chi è?” si voltò di scatto attivando lo sharingan osservando con disprezzo l’ingresso della stanza.

“Sasuke-kun? Sei sveglio?” la voce di Sakura raggiunse le orecchie del ragazzo che fece tornare i propri occhi al nero originale alzandosi poi da terra mentre la maniglia della porta cominciava a girare piano. Quando Sakura entrò nella stanza Sasuke si era nuovamente seduto sul suo letto.

“Come stai?” chiese la giovane kunoichi prendendo la cartellina appesa al letto.

“Sei tu il dottore, no? Dovresti essere tu a dirmelo!” la ribeccò lui con uno sguardo torvo.

“Sasuke non essere maleducato – lo riprese il fratello – Sakura-chan si è sempre presa una gran cura di te in questi giorni”

“Giorni?” la parola di risposta del ragazzo fu piena di sorpresa. Erano addirittura passati dei giorni interi da quando era svenuto in quel bosco?

“Si, sei stato svenuto per tre giorni. Ci siamo preoccupati tutti un sacco.” Commentò la ragazza annotando le novità sulla cartellina prima di riporla al suo posto. – “perfino Naruto ha rimandato la cerimonia della sua proclamazione ad Hokage.”

“Hokage? Naruto?” chiese Sasuke sbalordito alla notizia.

“Già, quella testa di rapa c’è riuscito. Con la scomparsa della maestra il villaggio aveva bisogno di una figura a cui fare riferimento…soprattutto ora, dopo la guerra e con la ricostruzione ancora in corso.”

“Naruto-kun sarà un bravo Hogake” commentò Itachi.

“Lo penso anch’io dopotutto” gli fece eco la ragazza voltandosi verso di lui.

Sasuke si limitò ad un sibilo a denti stretti mentre alzava la coperta portandola sopra di lui e voltandosi di lato sul letto.

"Però continua a dire che sarebbe pronto a rinunciare alla carica se lei, Itachi-san , accettasse di divenire Hokage al suo posto..."

Sasuke sbiancò e si alzò dal letto di scatto. "Si! Nii-san, devi accettare!" urlò.

Itachi sospirò con amarezza. "Non dire sciocchezze Sasuke, anche se Naruto è riuscito a convincermi a far divulgare la verità su quella notte non potrà mai riuscire a convincermi che io possa essere degno del titolo di Hogake"

Sakura rise nel ricordare con quanto insistenza Naruto in quei giorni avesse provato a convincere Itachi ad accettare il titolo. La ragazza ricordò perfino quando il giovane aveva portato in ospedale la divisa dell’ Hogake che gli era stata fornita e avesse costretto Itachi ad indossare il mantello senza rivelargli cosa esso rappresentasse. Il ragazzo capì cosa fosse quella divisa solo nel momento in cui Naruto gli pose l’ampio cappello in testa. A quel punto Itachi si lasciò scappare un lungo sospiro togliendosi il cappello e il mantello chiedendo per l’ennesima volta a Naruto di smetterla con quella storia. Sakura ricordava anche il tono con cui Itachi formulò quella richiesta. Non v’era traccia alcuna di irritazione, alla ragazza infatti quelle parole sembrarono più una preghiera che altro. Fu per quello che si sentì in dovere di intervenire entrando nella stanza e piantando un pugno in pieno volto a Naruto facendolo volare fuori dalla finestra alla velocità della luce.

"Sei tu quello che sta dicendo idiozie Nii-san. – la voce arrabbiata di Sasuke riscosse la giovane kunoichi dai suoi ricordi – Se diventerai Hokage finalmente tutti coloro che ti hanno denigrato dovranno inchinarsi a te, riconoscendo la tua superiorità"

"Divenire Hogake non rende una persona degna di riconoscimento, è l'essere ritenuti degni di riconoscimento a farti divenire Hogake."

"Mi stai dicendo che Naruto sarebbe più degno di riconoscimento di te? ma figuriamoci, tu hai dato la vita per questo schifo di villaggio, non c'è nessuno più degno di te!"

"Sasuke-kun" Sakura cercò di intromettersi con delicatezza nel discorso tra fratelli notando come il più piccolo stava agitandosi sempre di più, rischiando di far alzare nuovamente la febbre. Tentò di calmarlo avvicinandosi con cautela cercando le parole giuste che però arrivarono delle labbra di Itachi...

"Sbagli ancora Sasuke...io non ho dato la vita per il villaggio, io ho dato la vita per te..."

Il ragazzo sull'altro letto perse di colpo tutta l'aggressività che gli era salita in corpo lasciandosi cadere sul materasso come senza forze. Suo fratello era l'unico che avesse il potere di abbattere le sue difese come fossero un castello di sabbia e non quel muro di acciaio che invece erano per chiunque altro.

Sakura non riuscì a trattenere delle silenziose lacrime a quelle parole. Non poté nemmeno immaginare quanto quella frase avesse potuto sconvolgere Sasuke e il vederlo così con gli occhi chiusi in un tentativo di arginare un pianto che anche lui sicuramente sentiva bussare negl'occhi la face sentire di troppo. Con una scusa banale uscì dalla stanza salutando i due Uchiha ripromettendosi che sarebbe tornata dopo per controllare la febbre e la pressione di Sasuke visto che in questo momento, pensò oltretutto, i risultati non sarebbero stati attendibili.

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Capitolo 3
*** Essere Hogake ***


Eccovi il nuovo capitolo. Di transizione anche questo, visto che si focalizzerà su Naruto, ma comunque importante ai fini della storia.
Enjoy.

Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Kishimoto Masashi



Essere Hogake

Naruto guardava fuori dalla finestra del grande ufficio dell' Hogake. Tra qualche giorno quello sarebbe stato il suo ufficio. Avrebbe realizzato il suo sogno. Quando era solo un bambino, però, non avrebbe mai creduto che quel sogno avrebbe portato con sé responsabilità così grandi e dure decisioni che andavano prese per il bene di tutti. Decisioni che già stava cominciando a prendere… se ne rese conto quando una di queste si prese finalmente la briga di bussare alla sua porta.

"Entrate" disse con voce decisa senza allontanare lo sguardo dalla finestra. Fuori si vedeva una Konoha che lentamente si stava rialzando. Le tende erano quasi tutte sparite. Il paesaggio attorno alle nuove case era ancora desolato e i negozi faticavano a riprendere a pieno ritmo... ma Konoha stava ricrescendo e sarebbe stata un albero rigoglioso, questo era ciò che Naruto aveva promesso ai suoi genitori, una volta terminata la guerra.

Lasciò che i minuti passassero mentre i due consiglieri non accennavano a prendere parola, in attesa di sapere perché fossero stati mandati a chiamare.

"Ho intenzione di smantellare la radice" proclamò lui dopo un eterno silenzio, sempre senza accennare a volersi muovere dalla sua posizione. I due non parvero stupiti dalla dichiarazione e accolsero la notizia con un pacato "Capisco, come preferite Naruto-sama"

Il ragazzo al suono di quell'appellativo non riuscì a schermare un gesto di stizza che lo portò finalmente a voltarsi verso di loro.

"Naruto-sama...eh? sbaglio o fino a poco tempo fa ero solo il ragazzino della volpe o il demone del villaggio?"

I due non risposero ma a Naruto non sfuggì il percorso degl'occhi che entrambi, in modo speculare, volsero ai lati evitando di incrociare lo sguardo con lui che stava loro davanti guardandoli fissi.

"Lo smantellamento della radice non sarà l'unica novità - continuò riprendendosi con quelle parole l'attenzione dei consiglieri - voi due siete esiliati" concluse con tono neutrale senza aggiungere nemmeno un goccio del veleno che sentiva in corpo. Itachi gli aveva raccontato la verità scusandosi anche di non potergliela mostrare come invece aveva fatto con suo fratello, ma Naruto non ebbe bisogno di vedere certi racconti per immaginarseli perfettamente. Parole come quelle che Itachi aveva ricordato, lui le aveva sentite spesso nei suoi confronti durante l'infanzia. Bisognava ammettere, comunque, che da quei racconti il vero colpevole che ne usciva era quel Danzo che già da Naruto non era ben visto, ma che se prima odiava soltanto, ora era felice di sapere fosse morto. La realizzazione di ciò lo aveva spaventato molto, lui che non aveva mai desiderato la morte di nessuno con Danzo non riuscì a rattristarsene. A questo proposito ricordò le parole che Itachi gli disse quando Naruto stesso gli confidò questa sua paura dopo aver sentito il racconto della verità di quella notte.

"Itachi...io...penso di essere felice di sapere che Danzo sia morto e per di più che sia stato Sasuke a farlo...credi che questi miei pensieri siano sbagliati, sto per diventare Hogake ... come posso odiare così chi proclamava di amare Konoha?"

"Hai ragione nel dire che in quanto Hogake, in quanto persona, non dovresti odiare qualcuno che amava Konoha ... ma tu non stai odiando il Danzo che amava Konoha, tu stai odiando il Danzo che odiava noi Uchiha e che ci temeva tanto da distorcere il suo amore per Konoha in un odio verso coloro che pensava potessero conquistarla. Danzo ci temeva, temeva il nostro potere perché conosceva Madara e quale fosse la sua forza. Voleva quel potere per lui, probabilmente davvero all'inizio il suo intento era solo quello di proteggere Konoha, ma più vi si avvicinava più quel potere lo corrodeva. Il nostro clan si nutre di sangue, siamo guerrieri nati e generiamo invidia e odio attorno a noi."

"Ma non si può odiare un intero clan solo per le follie di una persona. Se le alte sfere del villaggio avesse messo da parte la paura e avessero parlato apertamente con gli Uchiha sono sicuro che si sarebbe potuti arrivare ad un accordo. Non si può vivere in pace se non c'è fiducia tra noi..."

"Precisamente ...e il fatto che tu la pensi così significa che sarai un ottimo Hogake, degno di quel nome e orgoglio di tuo padre e tua madre."


Quello scambio di battute gli tornò alla mente poco prima di venir riportato al presente dalle grida di Koharu che dopo alcuni momenti di iniziale sconcerto aveva ribattuto alla proclamazione fatta da Naruto.

"Come osi? non ti rendi conto di ciò che hai appena detto? Senza di noi non saprai dove andrai a finire, pensi davvero che il Signore della terra del Fuoco accetterà un ragazzino come te con la carica di Hogake senza che tu gli dia la sicurezza di avere dei consiglieri esperti dietro di te. Tutto questo è assurdo, le tue sono solo follie..."

"Koharu calmati" la riprese Homura cercando di arginare la furia della donna al suo fianco.

Naruto sorrise. Dov'era finto il Naruto-sama di poco prima, si chiese con un sospiro amaro. Quella scenata gli diede ancor più sicurezza di quanto non ne avesse prima,sul fatto che la decisione dell'esilio fosse corretta.

"Troverò dei consiglieri che siano onesti e che mi parlino come un loro pari senza usare una referenza fasulla che cade alla prima opinione diversa." commentò il futuro Hogake senza scomporsi come invece avrebbe fatto qualche anno prima. Era maturato Naruto e lo doveva a tutti i suoi amici e anche ai suoi nemici. A tutti i combattimenti che aveva affrontato, a tutti i ninja che aveva sconfitto, che gli avevano fatto capire che spesso non esisteva un giusto o uno sbagliato, erano solo diversi punti di vista. Ma era quando questi punti di vista non venivano accettati e discussi che si arrivava ai conflitti. Per quello aveva deciso che avrebbe fondato il suo villaggio sul dialogo con gli altri paesi. L'alleanza ninja che si era creata con la guerra non si sarebbe sciolta mai più perché era fondata su persone che credevano, come lui, nel confronto di quei punti di vista che alle volte sembrano diversi ma che molto spesso si riscoprivano essere assai simili tra loro.
Guardò il coprifronte dell'alleanza che era appoggiato sulla scrivania e mentre Koharu riprendeva fiato, Naruto ne accarezzò il kanji con un dito. Shinobi... la spada e il cuore, la lama e lo spirito, quanti significati erano racchiusi in quei semplici tratti. Avrebbe vissuto per difendere tutti quei significati, avrebbe fatto di tutto per proteggere quel mondo di pace e comprensione che stava cominciando a fare i suoi primi stentati passi come fosse un neonato che ancora ha bisogno di qualcuno che gli dia stabilità. E Naruto aveva tutte le intenzioni di essere colui che avrebbe fornito quella stabilità che il mondo richiedeva e lo avrebbe fatto con l'aiuto di persone di cui si fidava, di persone che sarebbe state pronte a sorreggerlo e ad aiutarlo durante quel lungo e difficile percorso.

Sospirò di nuovo spostando il dito dal coprifronte. "Ho già parlato con il signore delle terre del Fuoco. A lui per primo ho rivelato la verità nascosta dietro l'uccisione del clan Uchiha, verità che intendo rivelare a tutti una volta che sarò divenuto Hogake" dichiarò con un espressione serie e risoluta.

Entrambi i consiglieri sbiancarono in volto. "Cosa ne sai tu di quella notte?" chiesero con irriverenza. "Quel che basta - rispose lui - ciò che conta è che il signore del Fuoco aveva proclamato la pena di morte per voi. Ma per rispetto a colui che dovrebbe odiarvi ma non lo fa, ho accettato di proporre l'esilio forzato. Ringraziatelo in cuor vostro e siate felici che il signore del Fuoco abbia accettato"

"Colui che dovrebbe odiarci ma non lo fa?" chiese Homura incuriosito dalla strana definizione di Naruto.

"Colui da cui ho saputo la verità - decretò il ragazzo guardando i due consiglieri negli occhi con sguardo di sfida - Itachi Uchiha è vivo!"

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Capitolo 4
*** Quando si perdona... ***


Sigh...un solo commento nell'ultimo capitolo..non capisco se è perchè la storia non piace o per il fatto che era incentrato su Naruto, però mi piaceva parecchio come l'avevo concluso XD
Beh in ogni caso ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia^^

Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto



Quando si perdona…


Quando Sakura rientrò in quella stanza, lontana da occhi indiscreti, dove erano stati chiusi per precauzione i due fratelli uchiha, non si aspettò certo di ritrovare la stessa tensione che aveva avvertito quando ne era uscita solo poche ore prima.

Sasuke era rivolto verso il muro, mentre Itachi guardava verso la finestra, senza poter vedere nulla.

“Sasuke-kun? Devo misurati la febbre e la pressione“ chiese con gentilezza appoggiando il misura pressione sul tavolino e porgendo il termometro al ragazzo. Sasuke afferrò bruscamente il termometro e nel contempo, senza dire nessuna parole porse il braccio alla ragazza.

Sakura cercò di concentrarsi sul suo lavoro senza farsi distrarre da quell’atmosfera pesante che nonostante tutto non le riusciva di scacciare. Quando ebbe finito si volse verso Sasuke con un sorriso “Va tutto bene Sasuke-kun. Sembri essere in perfetta forma adesso “

“Lo sapevo anche da me…non c’era bisogno che me lo dicessi tu” rispose brusco lui alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta che però si apri pochi istanti prima che la sua mano raggiungesse la maniglia.

“Sasuke!” Naruto fu evidentemente sorpreso di vederlo alzato e in forma. Era stato chiuso nell‘ufficio dell’Hogake fino al mattino presto quel giorno e ancora non aveva avuto notizia che l’amico si fosse svegliato.

“Che ci fai tu qui?” chiese l’Uchiha guardingo. Naruto ricambiò lo sguardo e entrò nella stanza facendo indietreggiare Sasuke fino a portarlo nuovamente a sedersi sul letto. “Sarà meglio che tu non ti muova da qui” disse poi tenendo ferme le mani sulle sue spalle.

“Mi prometti che non farai pazzie per i prossimi 5 minuti?” chiese con tono giocoso ma mantenendo uno sguardo serio che fece assottigliare i grandi occhi neri dell’altro.

“Se ti dicessi di no?” domandò di rimando cercando di intuire il perché di quella richiesta.

“…probabilmente ti dovrei legare” rispose Naruto dopo qualche istante, stringendo una volta ancora le mani sulle spalle di Sasuke.

Calò il silenzio nella stanza fino a che Itachi non prese la parola cominciando a temere cosa ci fosse dietro a quella richiesta che Naruto aveva fatto al fratello.

“Naruto-kun, si può sapere cos…” il ragazzo si bloccò di colpo però nel momento stesso in cui la sua voce si sovrappose ad una nuova che Itachi riconobbe al volo.

“Non abbiamo intenzione di rimanere qui fuori in eterno!” Koharu entrò con cipiglio seguita a ruota da Homura.

I due gelarono sul posto nel momento stesso in cui varcarono la soglia. Itachi era effettivamente di fronte a loro. Bendato e seduto in un letto di ospedale, ma vivo senza alcun dubbio.

“Uchiha…”

“Itachi…”

Il tono con cui i consiglieri pronunciarono il suo nome bastò e avanzò ad Itachi per essere certo di aver riconosciuto quelle voci. E se quella sua certezza non fosse stata abbastanza, subito ebbe la riprova nel sentire l’odio con cui suo fratello urlò quel “ Voi!” che risuonò nella stanza. Liberandosi dalla presa di Naruto il ragazzo attivò lo sharingan e si scagliò come un fulmine verso l’uomo e la donna appena entrati.

A poco valsero le grida di Sakura e Naruto non fu abbastanza veloce per fermare l’attacco di Sasuke. L’Uchiha scagliò il pugno con tutta la forza che aveva in corpo e questo si abbatté sullo stomaco del suo bersaglio senza remore. Sasuke non usò però nè il chidori nè nessuna tecnica a base di chakra, il suo fu solo un semplice e fortissimo pugno. E il ragazzo, con il senno di poi, fu felice di non aver utilizzato altre tecniche più distruttive, poiché quel pugno non trovò nessuno dei due consiglieri, ma al contrario fu preso in pieno da Itachi che, veloce come sempre, si era materializzato davanti al fratello facendo da scudo a coloro che avrebbe dovuto anch’egli odiare.

Sasuke rimase di sasso. Il fratello si piegò sulle ginocchia e i suoi colpi di tosse furono come cannonate alle orecchie del minore dei due. Qualche macchia di sangue sporcò il pavimento prima che Itachi potesse alzare di nuovo la testa rivolgendosi al fratellino.

“Smettila Sasuke!”

“Nii-san...perché?”

“Perché non ne guadagneresti nulla…ne ricaveresti solo altro dolore” rispose Itachi alzandosi nuovamente in piedi portando la propria mano a pulirsi il sangue rimasto vicino alle labbra.

“Non capisci Nii-san?…sono loro la causa di tutto il mio, il nostro dolore. Non sarei soddisfatto neppure vendendoli morti. Loro dalle loro poltrone hanno dato l’ok ad un’esecuzione di massa basandosi su prove di cui non avevano nemmeno la certezza. Tutto per cosa? Per questo schifo di villaggio che si basa su una pace insulta nata dal nostro sangue. Non poss…”

Lo schiaffo che all’improvviso interruppe il suo sfogo non fu molto forte. Itachi per essere sinceri poggiò solamente la mano sulla guancia del fratello. Ma il suono dello schiocco sulla pelle sembrò rimbombare in quella piccola camera.

Sasuke si zittì di colpo, troppo scioccato per riuscire a emettere una reazione verbale. Guardò a lungo quel fratello che gli era davanti,un fratello impossibilitato a ricambiare uno sguardo con occhi che non possedeva più. L’impossibilità di poterne leggere le emozione resero Sasuke ancora più irritato portandolo a scostare il corpo di Itachi e a correre verso la porta. Uscì senza sbatterla, senza preoccuparsi delle grida di richiamo di Sakura che gli era prontamente andata dietro nel tentativo di fermarlo. Konoha ancora non sapeva nulla del suo rientro…

“Sasuke-kun aspetta. Non è il caso che tu ti faccia vedere al villaggio ancora…”

La voce di Sakura si perse nel corridoio mentre nella stanza Itachi, Naruto e i due consiglieri erano rimasti immobili nelle loro posizioni.
Fu proprio Koharu a rompere il silenzio che si era creato.

“Perché?” domandò senza aggiungere altro.

Itachi comprese ciò che la domanda sottintendesse e si sedette sul letto cercando le parole migliori.

“…perché è colpa mia se mio fratello non riesce ad esternare i suoi sentimenti in maniera razionale. Sono stato io ad inculcargli l’odio verso il responsabile di quella strage. Ma mio malgrado lui ha scoperto la verità e tutto l’odio che doveva essere indirizzato a me solo, Sasuke lo ha volto verso di voi. “

“Comprensibile d’altronde” commentò Naruto con acidità.

“Naruto-kun non ti ci mettere anche tu. Anche se erano d’accordo non sono stati loro a dare l’ordine quella notte. È stato Danzo a convincermi…forse dovrei dire minacciarmi, ma ormai che importanza ha? Ho fatto del male alla persona che più volevo proteggere, ho distorto l’animo di un ragazzino che non avrebbe fatto mai del male a nessuno. Per questo vi prego, Koharu-sama, Homura-sama, perdonate mio fratello. Io solo sono il responsabile del suo comportamento”

“Itachi, ma cosa…” Naruto tentò di intromettersi ma alla sua voce si soprappose, ancora una volta, proprio quella di Koharu

“Naruto – cominciò con tono aspro ma deciso – ho deciso che accetterò l’esilio, ma ad una condizione.”

Naruto rimase fermo in attesa che la donna finisse la frase.

“Capisco cosa vuoi dire Koharu – riprese la parola Homura anticipando la donna – immagino che la condizione che hai in mente riguardi i nostri sostituti, dico bene?”

“Precisamente. Accetteremo l’esilio se sarà Itachi uchiha a prendere il nostro posto come tuo consigliere”

Naruto ed Itachi rimasero senza parole e il silenzio ripiombò nella stanza per qualche secondo.

“La nostra condizione non è accettabile?” chiese quindi Homura stanco del silenzio

Itachi fece per ribattere ma Naruto si pose di fronte a lui coprendolo alla vista dei due consiglieri.

“Non direi. La richiesta è accettata all’unisono” rispose l’Hokage con trasporto mentre dietro di lui le molle del letto cigolarono debolmente segno che Itachi si era alzato. Il ragazzo pose una mano sulla spalla di Naruto scostandolo lievemente dalla sua strada.

“Perché?” chiese formulando la stessa domanda che prima gli era stata rivolta.

“Perché siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a te, non il contrario. Se il vostro clan avesse avuto più persone con la tua maturità e il tuo buon senso forse sarebbe stato tutto diverso.” Concluse la donna dirigendosi verso la porta, seguita da Homura che prima di uscire si voltò nuovamente verso l’interno della stanza regalando le sue ultime parole.

“Tsunade forse aveva ragione…a noi, mancava la forza di credere, ma ora vogliamo farlo su voi due… Itachi, Naruto lasciamo Konoha nelle vostre mani. Siate migliori di quanto siamo stati noi”

Itachi strinse i pugni abbassando il capo mentre Naruto annuì con decisione guardando la porta che si chiudeva pronta ad essere aperta ad una nuova generazione.

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Capitolo 5
*** Confronti ***


Nuovo capitoletto... ma prima lasciate che ringrazi davvero di cuore casapi1974 che con i suoi commenti ad ogni capitolo mi mette voglia di scrivere questa storia e mi fa capire che almeno a lei sta piacendo ^^ Grazie davvero!
Detto questo volevo avvertire che gli aggiornamenti della storia avverrano senza una cadenza regolare, probabilmente saranno un capitolo al mese perchè purtroppo il tempo è quello che è >.<
Spero che cmq la storia non venga abbandonata dai lettori --- sempre che non lo sia già stata ç___ç  
Buona lettura

Note: qualche piccolo accenno SasuSaku
Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del Maestro Masashi Kishimoto



Confronti


Quando Sakura lo raggiunse, trovò Sasuke seduto su una panchina posta a lato del corridoio dell’ospedale. Il ragazzo stava seduto con una gamba alzata e un piede sulla panchina, mentre l’altro era fermo sul pavimento. Sulla gamba alzata riposava sia il braccio che la testa impedendo a Sakura di poterne scorgere l’espressione.

La giovane sbuffò piano e senza dire nulla si sedette vicino a lui. Fu proprio Sasuke che, dopo qualche minuto, alzò la testa e volse gli occhi verso di lei in una domanda muta che si risolse di esternare verbalmente solo dopo altri lunghi secondi di silenzio.

“Che vuoi?” chiese sempre sgarbatamente, ma Sakura, in quella voce rotta da un pianto che Sasuke si ostinava a non liberare, vi sentì solamente tristezza e tanta, troppa stanchezza d’animo. Era stanco Sasuke, stanco di quella situazione, stanco dell’ospedale, stanco di fingere, stanco di resistere e stanco nel tentativo di capire come dovesse comportarsi ora… con Itachi, con Naruto, con Konoha e probabilmente anche con lei.

“Io ti amo” disse lei con semplicità e fu quasi compiaciuta di come l’espressione di lui si fece per un secondo stupefatta prima di nascondersi nuovamente dietro le lunghe ciocche di capelli neri.

“…quindi – continuò – l’unica cosa che voglio è starti vicino.”

Sakura non si stupì del silenzio che piombò subito dopo la sua affermazione e non si stupì nemmeno quando Sasuke si volse leggermente verso di lei guadandola di sbiego.

“Sei veramente insopportabile” le disse con voce bassa e Sakura sorrise. Un sorriso pieno e sincero, perché sapeva che dietro quelle parole si nascondeva un ringraziamento sussurrato.

“Mio fratello sarà arrabbiato?” chiese poi lui, a voce alta nel tentativo di togliere dal volto della ragazza quell’espressione di autocompiacimento che, non sapeva nemmeno perché, lo irritava in uno strano modo.

Sakura perse il sorriso di colpo e diventò subito seria. Poggiò i piedi sulla panchina dove era seduta abbracciandosi le gambe.

“Io penso che più che arrabbiato, sarà preoccupato”

“Come minimo si starà dando la colpa anche della mia fuga” continuò lui soprappensiero, rendendosi conto troppo tardi di aver dato davvero voce a quel pensiero. Fu veloce a mettersi la mano sulla bocca nonostante sapesse che il gesto era quanto di più inutile ci fosse. Sakura aveva ben sentito e il sorriso che le si dipinse sul volto fu una riprova di quel fatto.

“è probabile” rispose, pronta a proporre al ragazzo di tornare in camera, quando in fondo al corridoio vide avanzare le figure di Koharu e Homura.

Il volto di lei si oscurò e Sasuke se ne accorse immediatamente. Voltando gli occhi verso ciò che la ragazza stava guardando notò anche lui i due consiglieri sempre più vicini. Decise che non avrebbe detto nulla e che li avrebbe fatti passare senza proferire parola e senza degnarli di uno sguardo, ma quel proposito fu destinato a sfumare, come neve al sole, quando Koharu gli si fermò proprio davanti.

“Avresti dovuto imparare di più da tuo fratello…”

Il tono della voce della donna fu duro e Sasuke non faticò a leggervi un disprezzo che lei probabilmente non si accorse nemmeno di manifestare. Il ragazzo alzò gli occhi, attivando quasi inconsapevolmente lo sharingan, ma non fece in tempo ad azionare nessuna tecnica che il suo sguardo fu oscurato da una delle mani di Sakura. La ragazza anticipò qualsiasi lamentala di Sasuke alzando anch’ella gli occhi verso la donna di fronte a loro.

“Probabilmente avrebbe imparato di più da Itachi-san se avesse avuto la possibilità di crescervi insieme, non crede?”

Koharu trasalì impercettibilmente, mentre dietro di lei Homura strinse i pugni, distogliendo lo sguardo dai due giovani seduti sulla panchina. Entrambi gli ex-consiglieri avevano afferrato fin troppo bene il rimprovero neanche troppo nascosto che quelle parole volevano trasmettere. E anche gli occhi di Sasuke si ingrandirono in un’espressione sorpresa che la mano delicata di Sakura celò alla vista dei due adulti.
Nel frattempo Koharu riguadagnò la calma, notando come l’allieva di Tsunade reggesse il suo sguardo con la stessa decisa strafottenza con cui, prima di lei, avesse già fatto Tsunade stessa in altre circostanze.

“Si dice degno allievo di cotanto maestro…Ragazzina, hai lo stesso sguardo orgoglioso e presuntuoso della principessa. Ma fai male a riporre tanta fiducia e amore in questo ragazzino”

“Sono felice se mi ritenere simile alla maestra, prendo queste vostre parole come un complimento, ma al tempo stesso non tollero che siate voi a dovermi dire chi amare e chi no. Senza contare che voi non conoscete Sasuke-kun. Avete forse mai provato a pensare come dovesse sentirsi un ragazzino della sua età senza più una famiglia, un ragazzino a cui non avete avuto remore a far credere che fosse rimasto orfano per mano di suo fratello…”

“è stato Itachi stesso a chiederlo. Noi non abbiamo che obbedito alle sue volontà…” si intromise Homura comprendendo che le parole di Sakura erano rivolte non solo a Koharu.

“Le volontà di Itachi…” la voce di Sasuke si fece sentire solo in quel momento. Sakura sentì le dita del ragazzo prenderle il polso e allontanarne la mano con la sua. Gli occhi di lui erano tornati al nero inteso che tanto Sakura amava, eppure in quelle pupille profonde come la notte, continuava a essere ben visibile una minaccia per nulla assopita.

“Obbedito alle sue volontà dite…le volontà di mio fratello erano quelle di vivere in pace, senza dover uccidere nessuno. Voi avete sfruttato il suo buon cuore per il vostro tornaconto…non avete per nulla obbedito alle sue volontà. Se non mi avete detto nulla non è stato perché lui vi aveva detto ciò ma perché a voi andava bene così…”

“Ragazzino…” la voce ci Koharu si fece aspra e mentre lei stringeva con forza il bastone Sakura poteva sentire Sasuke che stringeva il suo polso con una forza perfino superiore. Un'altra ragazza al suo posto probabilmente avrebbe già chiesto di venir lasciata, ma per la giovane kunoichi qualsiasi contatto con Sasuke era ben accetto, per lui avrebbe sofferto in ogni modo. In fondo un livido sul polso non era nulla rispetto alle cicatrici che le aveva lasciato sul cuore e che nemmeno le migliori doti di medico sarebbero mai riuscite a curare, non senza la giusta medicina che altri non era che Sasuke stesso.

“Due ex-consiglierei esiliati non dovrebbero aver la possibilità di andar in giro e parlare con chiunque vogliano”

L’arrivo di Naruto e le sue parole giunsero improvvise e tutti si volsero verso la sua figura che si avvicinava a grandi passi. Aveva visto dal fondo del corridoio quel gruppetto di possibili guai e si era affrettato a raggiungerlo per porre fine a qualunque cosa si stesse verificando, perché era sicuro che qualcosa stesse succedendo. Ed infatti era così. Fortunatamente la sua frase bastò a Sasuke per ignorare i due anziani e rivolgere invece a lui la sua completa attenzione in un'espressione interrogativa che richiedeva spiegazioni immediate.

“Koharu-sama, Homura-sama, sono sicuro che d’ora in avanti Sasuke si atterrà alle decisioni del consiglio…” disse poi con un sorriso.

“Cosa te lo fa pensare?” chiese il ragazzo notando solo ora che le sue dita stringevano ancora il polso di Sakura.

“Il fatto che il nuovo consigliere sia tuo fratello… probabilmente” rispose l’anziana donna anticipando la risposta dell’Hokage.

“Cosa?” Sasuke si alzò in piedi di scatto volgendosi verso Naruto “Che significa?”

“Esattamente ciò che sembra. Itachi-san è diventato il mio consigliere.”

“E loro?” chiese ancora Sasuke guardando con astio i due vecchi che iniziavano a riprendere il cammino verso l’uscita dell’ospedale

“Loro verranno esiliati. Tuo fratello mi ha pregato che non venissero nè uccisi nè incarcerati”

Sasuke non disse nulla, fu Homura a rompere quel silenzio rivolgendosi al giovane Uchiha prima di tornare a seguire Koharu.

“Sasuke, ora avrai l’occasione di rifarti del tempo perso. Hai davvero molto da imparare da tuo fratello. Prima cosa fra tutte a distinguere ciò che è bene da ciò che è male”

“Io so benissimo distinguer…” la mano di Naruto che toccò la sua spalle bloccò Sasuke dal finire la frase.
“Non di preoccupare di loro. Me ne occuperò io. È meglio che tu torni in stanza, non so quanto forte fosse quel pugno, ma non penso sia bello dover subire un pugno del genere dal proprio fratello, non credi?”

Sasuke scacciò la mano dalla propria spalla e si diresse verso Sakura che ancora stava seduta sulla panchina.

“Vieni” le disse prendendola per il polso.

“Sasuke-kun? Ma cosa…?”

“Sei un medico, no? In caso di bisogno devi guarire mio fratello…” le rispose lui cominciando a correre verso la stanza da cui qualche minuto prima era scappato.

Naruto rise a denti stretti vedendo i suoi due migliori amici allontanarsi praticamente mano della mano.

“Guardali, sembra quasi una fuga d’amore” commentò appena prima di dover schivare un cestino gettatogli addosso dal diretto interessato.

“Guarda che ti ho sentito idiota” gli urlò dietro Sasuke senza fermare la sua corsa ma volgendosi verso di lui nello stesso momento di Sakura. Naruto vide sul volto di lei un sorriso pieno e difficilmente confondibile con altro, se non gioia, mentre sul volto di Sasuke, il giovane Hogake giurò di averci visto una punta di imbarazzo nascosta da un’espressione furiosa che sapeva di nostalgia.

Naruto sorrise grattandosi la testa, poi cambiò espressione nuovamente e si girò per raggiungere i due ex-consiglieri che lo attendevano all’uscita dell’ospedale. Non era quello il momento di ricordi nostalgici, c’era una verità che aspettava di essere divulgata e che il popolo doveva sapere ed era arrivato il momento di organizzare l’evento.

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Capitolo 6
*** Chiarimenti ***


Eccomi qui con un nuovo aggiornamento. Chiedo scusa per il ritardo ma il tempo è tiranno… Questo capito penso piacerà molto alle lettrici ItaSasu e SasuSaku e per questo dico che ci sono grossi spoiler del capitolo 590…
Detto questo l’ho riletta un sacco di volte ma non so perché word non vuole segnarmi gli errori di battitura quindi è assai probabile che ne troviate nonostante io abbia cercato di non farne (in caso segnalatemelo e lo correggerò, grazie)
Beh che altro dire…buona lettura e BUON ANNO NUOVO!! ( anche se un pochino in anticipo)

Disclaimer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto





Chiarimenti

Sasuke arrivò davanti alla porta della stanza in così poco tempo che nel tragitto non riusci a decidere come avrebbe dovuto comportarsi una volta davanti al fratello. Per dirla tutta ora come ora nemmeno aveva deciso se entrare nella camera con calma e circospezione o se irrompere con tracotanza. Se ne stava li, davanti a quella porta bianca senza sapere cosa fare. Fu Sakura, sempre rimasta di fianco a lui a decidere in sua vece girando a maniglia della porta e dandogli un'energica spinta verso di essa. Sasuke entrò di getto e dovette fare qualche passo in più per ritrovare l'equilibrio ed evitare di capicollare rovinosamente a terra. Era tornato da poco e già stava cominciando a capire che Sakura non era più la debole ragazzina che aveva lasciato alle spalle anni fa.

Il suono dei passi, prima di Sasuke e poi di Sakura, e ancor più il rumore della porta che si apriva con irruenza, allarmò Itachi portandolo a voltarsi verso l'entrata.

"Sasuke?" chiese con speranza e curiosità insieme.

Il ragazzo annuì, prima di ricordarsi che il fratello non avrebbe potuto vedere il suo capo chinarsi nell'assenso e quindi aggiunge un suono non ben definito, che assomigliava più a un mugugno che altro, ma che a quanto pare, bastò ad Itachi per identificarlo. Sul suo volto infatti gli si dipinse un leggero sorriso, gentile e comprensivo, un sorriso che era sempre stato per Sasuke soltanto. Il ragazzo lo vide subito e per un secondo odiò che Sakura fosse lì presente e potesse vedere quel sorriso che doveva appartenere solo ai suoi occhi. Il pensiero, però, durò solo un secondo quando vide una delle mani del fratello ferme sullo stomaco, lì dove lui prima lo aveva inavvertitamente colpito. Ricordò che si era trascinato dietro Sakura proprio per quello e si voltò verso di lei facendole segno di avvicinarsi a suo fratello per controllarne le condizioni. Non servì che le sue labbra pronunciassero alcuna parola, Sakura capì la richiesta di Sasuke soltando osservando i suoi occhi che passarono da lei ad Itachi in un batter di ciglio.
La ragazza annuì, avvicinandosi al letto.

"Itachi-san - chiese con educazione - se le fa male il punto dove ha preso quel pugno mi faccia controllare per favore"

"Non mi fa male" rispose lui con un sorriso tirato, diverso da quello di prima, rivolto questa volta verso la voce femminile che gli aveva posto la domanda.

"Aniki!!" Sasuke fece un passo avanti per protestare, ma non iniziò la frase che Sakura alzò un mano verso di lui nel tentativo di fermare le sue rimostranze. La ragazza si stupì quando Sasuke si zittì come lei aveva chiesto e rimase a guardarlo imbambolata per alcuni secondi. Si riprese solo quando notò gli occhi neri di lui che si facevano più sottili, segno inconfondibile che stava per perdere la pazienza. Sakura allora distose gli occhi dal ragazzo per avvicinarsi con le labbra ad un orecchio di Itachi. Preferì ignorare lo sguardo perforante che sentì alle sue spalle e decise di concentrarsi sul convincere Itachi a collaborare.

"La prego - disse a bassa voce di modo da non essere sentita dall’Uchiha ancora in piedi lontano dal letto - mi permetta di controllare altrimenti Sasuke-kun potrebbe arrivare a rapire un medico e portarlo qui minacciandolo pericolosamente"

Itachi ascoltò la richiesta sussurrata di Sakura e non potè evitare di lasciarsi sfuggire una leggera risata. Si voltò di nuovo verso il punto in cui sapeva essere il fratello e con un sospiro si alzò la maglietta.
Sakura lo ringraziò a bassa voce notando al tempo stesso Sasuke che si avvicinava sedendosi sul letto dietro di lei, come per controllarla. La giovane kunoichi tentò di non pensare allo sguardo indagatore del ragazzo che amava, alle sue spalle, cencando di concentrasi sul suo dovere di medico. Un medico la cui professionalità e bravura un giorno, sperava, si sarebbe potuta equiparare a quella della sua defunta maestra. Eppure, davanti alla pelle chiara e ai muscoli che formano quell'addome e quella leggera porzione di petto su cui i suoi occhi si erano posati, si domandò dove era andata a cacciarsi la sua professionalità. Fu immensamente grata, per quanto la cosa non fosse per nulla giusta, che Itachi non potesse vedere...vedere il suo volto rosso e imbarazzato che sperò nemmeno Sasuke dietro di lei riuscisse a scorgere. Passò le mani sullo stomaco di Itachi attivando il chackra e controllando, con fin troppo scupolo, ogni punto e ogni muscolo. Si ritrovò anche, almeno per due volte, ad alzare lo sguardo per alcuni secondi per vedere il volto di Itachi che era puntato dietro di lei come a guardare il fratello, e non potè negare di sentirsi una ragazza fin troppo succube del fascino degli Uchiha. Gli venne da pensare a come sarebbe diventato Sasuke tra qualche anno e il pensiero non fece per nulla bene al suo stato psicologico in quel frangente. Nel tentativo di riprendere un colore normale allungò la procedura di controllo, chiudendo gli occhi davanti alla perfezione del corpo di Itachi e distogliedosi dal pensiero di un fantomatico futuro... e più adulto... Sasuke. Le fu difficile, ma quando pensò di esserci riuscita, riaprì gli occhi e abbassò la maglietta di Itachi, riportando il tessuto nero a coprire la pelle chiara.

"Va tutto bene. C'è solo un livido che sparirà presto. Nessun danno interno" decretò quando fu sicura che la voce non avrebbe tremato.

"Grazie" le disse Itachi sorridendole e Sakura utilizzò tutta la sua forza di volontà per non svenire davanti ad un sorriso del genere su un volto che tanto assomigliava a quello di Sasuke.

"Ne sei sicura?" lo voce del Sasuke vero la riscosse di colpo, facendola girare verso di lui. Gli sorrise e lo rassicurò nuovamente "Si certo, non devi preoccuparti Sasuke-kun...Ora se permettete - concluse poi, facendo finta di pulirsi il vestito - ci sono altri pazienti che hanno bisogno di me" e con queste parole girò i tacchi e uscì velocemente dalla stanza.

Al di là della porta, si prese qualche secondo per appoggiarsi ad essa con la schiena e per lasciarsi sfuggire un lungo sospiro.
"Gli Uchiha saranno la mia rovina..." disse con un sorriso prima di riprendere a camminare lungo il corridoio, con in testa penseri poco casti, che la costrinsero a qualche risantina di troppo. Era da tanto tempo che non le capitava di fare certi pensieri su un Sasuke più maturo e per certi versi fu felice che il suo subconscio glieli riproponesse, in fondo forse significava semplicemente che ora poteva tornare a sperare...

---

"Ti mangiava con gli occhi..."

"Prego?" Itachi fu palesemente stupito da quell'uscita del fratello e sinceramente non ne capì il senso, non finchè lui non si spiegò meglio, almeno.

"Sakura - disse sedendosi di fianco a lui - era rossa come un pomodoro..."

"Ah davvero...allora era per quello che sentivo le sue dita che tremavano. Pensavo ci fosse qualche problema..."

Sasuke lo guardò con irritazione...gli era sfuggito quel particolare sulle mani di Sakura e probabilmente lo stesso Itachi lo aveva notato solo perchè le dita della ragazza gli toccavano lo stomaco durante il controllo. Sasuke si riscoprì alquanto alterato dal pensiero e gli salì un'irritazione che non seppe ben definire, ma che il suo corpo non riuscì a reprimere, tanto che Itachi stesso si sentì in dovere di capirne l'origine.

"Non è che sei geloso Otouto?" domandò con una punta di ilarità utilizzando il vecchio appellativo che era solito usare da bambino.

"Ma neanche per sogno!" urlò il fratello di rimando, dando così conferma che Itachi forse forse aveva visto giusto.

"Guarda che non devi vergognarti. Anzi è un bene se hai trovato una ragazza che ti interessa. In qualità di fratello maggiore io son..."

"Ti ho detto di no - ribattè lui troncando il discorso di Itachi con un pugno contro il materasso - e poi se mai dovessi essere geloso lo sarei di te, non certo di lei..."concluse tutto d'un fiato.

Itachi non rispose e ancor più si impose di non proferire verbo quando, dopo una piccola eternità, sentì la mano del fratello sulla propria. Sasuke prese un lungo respiro prima di tornare a parlare.

"La verità è che non sono ancora riuscito a risponderti" cominciò titubante.

Itachi rimase in silenzio sentendo la mano del fratello stringersi più forte contro la sua.

"...quando te ne sei andato...quando mi hai lasciato di nuovo da solo...quando hai detto che non avresti raggiunto il mio cuore" riprese alzando la voce ad ogni parola, prima di finire con la testa appoggiata all'incavo della spalla di Itachi.

"...non mi hai dato il tempo di risponderti" disse infine nuovamente a bassa voce, cercando di vincere una battaglia persa con le lacrime che sentiva bussare ai suoi occhi.

"La verità...la verità è che anch'io... ti amerò per sempre...stupido" concluse con un tono tanto flebile da essere quasi muto. Ma itachi lo sentì, quelle parole gli sembrarono urlate e ne fu egoisticamente felice così come fu triste nel sentire le lacrime del fratello bagnarli la maglietta.
Lo strinse a sè con possessività e gli scompigliò i capelli con dolcezza. Nell'orecchio gli sussurrò un grazie che più sincero non poteva essere e si stupì quando Sasuke si allontanò di scatto da lui. Gli occhi ancora bagnati di lacrime che il ragazzo si asciugò con una mano.

"Guardami - gli urlò battendosi una mano sul petto - io te l'ho detto e sono ancora qui. Non ti sono morto davanti, non sono sparito. Sono qui. Io sono qui!! ... " ripetè ancora una volta abbassando il capo.

"Perchè tu te ne sei andato allora, perchè ogni volta che mi hai mostrato il tuo vero io poi sei sparito dal mio mondo? Sei stato ingiusto, Nii-san"

Itachi lasciò che Sasuke si sfogasse, e quando ebbe finito e le lacrime nuovamente spuntate si furono placate ancora una volta, gli accarezzò ancora la testa e si avvicinò a lui premendo la fronte contro la sua.

"Hai ragione, allora te lo dirò un'altra volta – disse prendendosi una pausa - Puoi anche non perdonarmi per sempre. Qualunque cosa tu voglia fare d'ora in poi... Io ti amerò per sempre"

Sasuke rimase a guardarlo e Itachi rimaneva li, con le bende sugli occhi e il sorriso sulle labbra. Non era sparito, non era morto. Era li, con la sua fronte calda sulla sua.

"Lo vedi che sei stupido - gli disse poi con un sorriso - bastava che ripetessi solo l'ultima parte della frase perchè dovresti averlo capito che io ti ho perdonato nel momento stesso in cui ho saputo la verità."

Itachi non rispose ma Sasuke quel giorno ebbe una riconferma del fatto che anche senz'occhi si può piangere.

Vedere Itachi in quello stato era uno spettacolo a cui raramente si poteva assistere, Sasuke, in realtà, era abbastanza sicuro di non ricordare di aver mai visto le lacrime del fratello e ora fu quasi felice di esserne la causa, perché quelle erano lacrime di sollievo e non di tristezza.
Non gli fu comunque possibile assistere a quella visione a lungo visto che Itachi fu rapido nell’afferrarlo e portarselo al petto noncurante del dolore allo stomaco nel momento in cui il corpo di Sasuke cozzò contro il livido.

Il ragazzo lasciò che il fratello si calmasse e ne approfittò a sua volta per abbracciare Itachi così come faceva quando era un bambino senza problemi alle spalle. Ci volle qualche minuto prima che Itachi decidesse di allontanare Sasuke da sé e quando il minore dei due Uchiha rivide il volto del fratello non vi erano più lacrime a rigarne il volto. Vi era rimasto solo un sorriso sereno, pieno di gratitudine.

Rimasero così, senza dire una parola, per parecchio tempo e fu proprio Itachi a spezzare il silenzio.

“Sia ben chiaro che questo non significhi che io non voglia vederti sposato e padre di tanti bambini eh”

“Cos…!?” Sasuke arrossì di colpo allotanandosi dal fratello.

“Che cavolo dici?? Non pensi che sia troppo presto per parlare di matrimonio? Non ho nemmeno 18 anni…”

“In effetti hai ragione – riflettè Itachi ben consapovole, nonostante la cecità, dell’espressione imbarazzata che il fratello dovette aver assunto – e poi sono sicuro che Sakura-chan saprà aspettare” concluse a voce un po’ più bassa.

“Guarda che ti ho sentito. E comunque se parliamo di matrimonio dovresti essere tu quello che dovrebbe pensarci per primo” sbuffò il minore dei due.

Itachi abbassò la testa e strinse i pugni. Quando Sasuke lo notò si diede dello stupido nell’istante preciso in cui Itachi tornò a parlare.

“Io ho ucciso la ragazza che amavo con queste mani…con che diritto potrei chiedere di avere una famiglia?”

Sasuke non avrebbe certo potuto controbattere davanti alla verità del passato di Itachi. Non aveva mai conosciuto quella ragazza di cui suo fratello doveva essersi innamorato, ma l’immagine di Sakura morta ai suoi piedi per mano sua, seppure come fantasia, gli fece capire almeno lontanamente cià che suo fratello avesse dovuto provare quella notte. Era in momenti come questo che sentiva che il suo odio per Konoha non era per nulla sopito, ma in fondo era per suo fratello che aveva deciso di passarci sopra, se a lui stava bene, Sasuke avrebbe tentato di reprimere la sua volontà di vendetta. Per questo si avvicinò a lui e gli si inginocchiò davanti prendendogli i pugni tra le mani bianchissime.

“Nii-san, tu hai tutto il diritto di avere una famiglia. Non è stata colpa tua se ti hanno costretto a farla a pezzi…Sei rinato ora. Non permettere al tuo passato di mangiarsi il tuo futuro.”

Itachi strinse di rimando la mano di Sasuke e con un sorriso lo ringraziò ancora una volta.

“Sakura-chan sarà una moglie fortunata”

“Cos…!? Ma la finisci con ‘sta storia!!!!”

E itachi rise, una risata un po’ ovattata, ma era pur sempre un punto di inizio. Fu in quel momento Sasuke giurò su se stesso che avrebbe reso quella risata cristallina, in qualsiasi modo, avesse anche dovuto riempirsi la casa di bambini bercianti dai capelli rosa…



Ecco qui…vi è piaciuto? Spero di si ^^ Forse qualcuno si aspettava la rivelazione della verità da parte di Naruto, ma è ancora un po’ presto, forse nel prossimo capitolo, vedremo.^^
Intanto ringrazio tutti coloro che leggono e ancor più coloro che trovano il tempo di lasciare un commento anche breve, sappiate che mi fate davvero piacere^^ e non nego che i commenti sono un grosso aiuto alla mia ispirazione XDDD Scherzi parte (ma anche no) ringrazio davvero di nuovo tutti coloro che seguono la storia!!!
Alla prossima, tra un mesetto..se tutto va bene…

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Capitolo 7
*** L'ora della verità ***


No signori lettori non è un miraggio...è davvero un nuovo capitolo...Ma c'è davvero qualcuno che ancora segue questa storia ormai diventata ancor più AU di prima? Sinceramente mi auguro di si perchè spero di riuscire a riprenderla visto che mi è tornata un po' di ispirazione...
Ma non mi dilunguo oltre, ringrazio solo tutti coloro che sono ancora qui e che vorranno seguirmi.
Spero che il capitolo vi piaccia


L'ora della verità


Alla fine era giunto il giorno. Sotto il nuovo palazzo dell'Hokage la gente già cominciava ad assieparsi, incuriosita e desiderosa di essere parte della proclamazione del nuovo capo del villaggio. Si sapeva che Kakashi Hatake aveva rifiutato la nomina, si diceva perchè non si sentisse degno di portare sulle spalle il peso dell'incarico. Alcuni lo avevano deriso e addirittura additato di poca fedeltà al villaggio, ma Naruto sapeva bene che il rifiuto del suo vecchio maestro era stato dettato dal fatto che Kakashi si portasse dentro tutt'ora il dolore e la sofferenza dei suoi errori, commessi nei confronti di Obito, in primis, ma anche in altre circostanze. Naruto sapeva che Kakashi si colpevolizzava di tutta la guerra per via della storia di Obito ed era principlamente per quello che aveva rifiutato l'incarico di Hokage, non voleva più prendere decisioni sbagliate.
Naruto stesso ora, mentre indossava il largo capello bianco e rosso, pensava al suo futuro. Pensava se avesse davvero fatto bene ad accettare, se non avesse dovuto essere più convincente con Kakashi e poi con Itachi nel tentativo di fare diventare uno di loro il nuovo Hokage. Ma era stato inutile qualsiasi tentativo e quindi eccolo nei panni che già furono di suo padre solo una ventina di anni prima. Non poteva certo dire che avesse accettato suo malgrado, perchè quello era il suo sogno, vestire quel mantello che vedeva adesso sulle sue spalle nel riflesso dello specchio.

Scosse la testa e annuì verso il suo stesso riflesso con più decisione. Era l'Hokage e doveva essere il sostegno di tutti, e lo sarebbe stato, lo aveva promesso a troppe persone per tirarsi indietro proprio ora.
Oggi avrebbe tenuto il suo primo discorso e di certo non sarebbe stato semplice... il tema poi era alquanto delicato, ma era deciso a far venire alla luce la verità sulla notte dello sterminio del clan Uchiha.

Strinse i pugni al pensiero di ciò che ne sarebbe derivato, ma sperò con tutto se stesso che il suo villaggio fosse diventato più comprensivo di quanto non lo fosse stato una volta. Con quella speranza in corpo uscì dal suo ufficio e salì le scale che lo avrebbero portato sulla grande terrazza, sopra il palazzo.
Davanti alla porta che dava all'esterno trovò ad attenderlo i suoi consiglieri, Shikamaru e Itachi, che tra i due era sicuramente il più preoccupato anche se non lo dava a vedere.

"Siete pronto Hokage?" chiese Shikamaru non appena lo vide avvicinarsi alla porta. Naruto si fermò e annui per poi rivolgere la stessa domanda anche ad Itachi.

"Se lo è l'Hokage lo sono anch'io" rispose il più vecchio degli Uchiha e Naruto sospirò...

"A questo proposito - disse - mi fareste il piacere di rivolgervi a me senza inutili formalità? Sono sempre Naruto in fondo. E non voglio avere la stima del villaggio perchè sono Hokage, voglio rimanere lo stesso Naruto che ha ottenuto la stima del villaggio per poter diventarlo. Dico bene?"

Itachi sorrise subito imitato da Shikamaru che nel frattempo aveva appoggiato la mano sulla maniglia della porta. Era giunto il momento... la porta si aprì. Fuori il sole splendeva in cielo, era una bella giornata e anche a quell'altezza si sentivano bene i chicchiericci poco sommessi degli abitanti ormai tutti riuniti ai piedi del palazzo.

Naruto avanzò con falcate decise, il mantello svolazzante lo seguiva ad ogni passo e alle sue spalle  Shikamaru e Itachi tenevano il piede appena dietro. Non appena il nuovo Hokage si affacciò, tutti si zittirono, Naruto notò velocemente come gli sguardi dei più anziani si volsero ben presto verso Itachi che, anche senz'occhi, sentiva su di lui l'attenzione di più persone.
Cominciarono i parlotti sommessi e non, genitori che si guardavano preoccupati, alcuni addirittura si premuravano di prendere in braccio i figli o di tenerli per mano. La fama di Itachi lo precedeva a grandi passi soprattutto nel suo villaggio d'origine. Nessuno tra coloro che sapevano se ne meravigliò, anzi Kakashi stesso aveva ottenuto il permesso da Naruto per poter spiegare la situazione almeno a tutti gli amici del nuovo Hokage, di modo da poterli disporre durante la cerimonia in posizione strategiche in caso ci fosse da sedare rivolte o improvvisi scoppi d'ira da parte di alcuni shinobi vendicativi. Naruto era stato dapprima poco incline ad accettare la cosa, ma era stato proprio Itachi, presente durante la richiesta di Kakashi, a sottolineare la giusta visione del vecchio compagno anbu. "Non voglio creare altri Sasuke con la mia presenza" aveva detto Itachi con tono così colpevole che nemmeno lo stesso Naruto aveva avuto modo di controbattere e si era, quindi, riscoperto ad accettare la richiesta. Ora infatti vedeva tutti i suoi amici appostati e pronti per ogni evenzianza. Scambiò un'occhiata veloce con ognuno di loro sentendo nel cuore un po' di dolore nel vedere che Sasuke non era tra loro. Si era convenuto che fosse meglio che lui restasse ancora nell'ombra, almeno fino alla rivelazione della verità dei fatti di quella notte. Lui aveva accettato senza nemmeno fiatare, dicendo che avrebbe passato il tempo costringendo il capitano Yamato a ricostruire la sua vecchia cosa così com'era un tempo, aggiungendo che avrebbe aspettato lì il ritorno di suo fratello. E fu proprio il capitano Yamato l'ultimo degli shinobi con cui Naruto scambiò un'occhiata dall'alto del palazzo. Il vecchio anbu lo tranquillizò portandosi le braccia a mo' di ombrello sulla testa a segnalare la situazione sotto controllo. Naruto quindi tirò un lungo sospiro e iniziò... l'era del Sesto Hokage stava per iniziare.

"Cittadini di Konoha, siamo qui nel nostro villaggio. Abbiamo subito perdite, dolore, sofferenza e privazioni. Tutt'oggi alcuni di noi sono senza una casa, ma pian piano stiamo rinascendo, grazie agli sforzi di tutti. Abbiamo superato una delle peggiori guerre che noi possiamo ricordare, sicuramente ognuno di noi ha lasciato parte di sè stesso sul campo di battaglia, amici, genitori, figli... Abbiamo perso molto ma qualcosa abbiamo anche guadagnato. Abbiamo capito che non esistono divisioni tra villaggi, siamo tutti shinobi, tutti vogliamo la pace e la prosperità per i nostri villaggi, la sicurezza dei nostri figli. Abbiamo capito che non è con la guerra e con le illusioni che possiamo superare le difficoltà, abbiamo capito che insieme siamo più forti e ora è il momento che noi tutti superiamo anche l'ignoranza in cui alcuni ci hanno fatto crescere... Affrontando la verità, comprendendola, possiamo guadagnare anche la fiducia nel prossimo e la disponibilità a confrontarci e a trovare soluzioni senza mai più, e voglio sottolinearlo, ma più, ricorrere a soluzione drastiche e drammatiche..."

Naruto prese fiato notando come le voci dei presenti si fossero zittite una dopo l'altra. Kakashi lo guardava con ammirazione, quasi stupito che quel ragazzino stravagante e iperattivo ora potesse essere capace di un discorso simile. Sakura dal suo posto di guardia si stava asciugando una lacrima e tutti gli altri sorridevano e annuivano dando manforte al loro amico con la loro sola presenza. Naruto sembrò sentire quel sostegno e decise di riprendere la parola, per affrontare il vero punto importante del discorso.

"Alcuni di noi, forse tutti, avranno immaginato a cosa mi riferivo con quelle parole. Alcuni di voi lo avranno capito anche solo notando una delle presenze alle mie spalle. Sappiate che i vostri occhi non sbagliano, colui che è qui alla mia destra altri non è che Itachi Uchiha..."

La gente si agitò all'improvviso, i genitori strinsero più forte i propri figli, alcuni misero la mano sul'elsa della spada, altri strinsero i kunai che portavano nelle bisaccie ma nessuno fortunatamente passò all'azione. Non ancora almeno...

"Ebbene - riprese Naruto velocemente - vi voglio dire che lo sterminio del clan Uchiha altro non fu che un ordine dato dal villaggio. Itachi Uchiha compì quello sterminio perchè esso era una missione che gli era stata ordinata. Si accollò tutta la responsabilità del fatto, tutto per evitare lo scatenarsi di una guerra interna... tutto per proteggere voi tutti che qui mi guardate increduli e ...."

"è una menzogna!!!"

La voce di Naruto fu scavalcata da una prima voce che si ergeva dalla massa sottostante. E dopo la prima una seconda... "Quell'uomo è un assassino!" e una terza... "Merita di essere ucciso"
Le voci si moltiplicarono e alle voci si unirono suoni di kunai e armi sguainate. Itachi non replicò a nessuna di quelle accuse, lui stesso sapeva di essere colpevole e che nemmeno la verità avrebbe potuto lavare le sue mani dal sangue della sua gente, ma non poteva negare che sentire quelle parole non facesse male.

Kakashi e i ragazzi si attivarono all'istante quando videro uno dei ninja della folta schiera in ascolto che si preparava ad impastare il chakra per una tecnica. Il drago d'acqua di alzò fulmineo, deciso e letale verso Itachi. Sarebbe sicuramente stato intercettato da uno dei ragazzi, ma nessuno ebbe bisogno di fare nulla... una palla di fuoco partì da un tetto vicino vaporizzando all'istante il dragone d'acqua.

Tutti si voltarono verso il tetto da cui la tecnica era partita. Sulle tegole rosse una figura si ergeva ancora con le mani in posizione dopo l'eseguzione del Katon no Justu. Ai suoi piedi altre due figure che sembravano aver le mani legate dietro la schiena. Probabilmente chi lo riconobbe prima fu proprio colui che non lo poteva vedere. Itachi avrebbe riconosciuto quel chakra tra mille...

"Sasuke!" urlò, e la sua voce si alzò sopra tutte le altre...






"Naruto è inutile che sprechi parole... - iniziò Sasuke a gran voce ignoranto totalmente la voce del fratello - qui nessuno crederà alla verità a meno che non sia detta da coloro che c'erano. Coloro che reggevano i fili di tutto."

Sfilò la spada dal fodero e con immenso timore da parte di Naruto e dei suoi compagni di accademia portò la lama alla gola dei due consiglieri ai suoi piedi. Avevano le mani legate dietro la schiena ma per il resto erano semplicemente seduti sulle calde tegole del tetto, illuminato di raggi del sole del pomeriggio che si riflettevano sul'acciaio della spada del più piccolo degli Uchiha.

"Avanti parlate!" li minaccio lui avvicinando ancor più pericolosamente la lama al collo di Homura.

"Sasuke che diavolo fai?" alzò la voce Naruto unendosi alle grida di Itachi che scattò per raggiungere il fratello ma fu prontamente fermato da Shikamaru. "Lascialo fare, se intervenissi sembrerebbe una cosa preparata ad hoc per farti sembrare un eroe e nessuno crederebbe a nulla e Sasuke ne uscirebbe ancor più come un criminale agli occhi di tutti. Se davvero dovvesse fare una sciocchezza i ragazzi sono pronti ad intervenire, e anche noi" concluse guardando Naruto negli occhi. Il nuovo Hokage annuì non senza palesare la sua impazienza.

"Shikamaru è un rischio" commentò infatti stringendo forte le nocche e guardando verso la folla e verso l'amico su tetto.

"Lo so - rispose l'altro seguando il suo sguardo - ma con Sasuke tutto è sempre un rischio..."

Itachi si lasciò scappare un sorriso nel sentire quella frase e si concentrò sul flusso del chakra per poter controllare lo svolgersi degli eventi.

I consiglieri nel frattempo avevano vuotato il sacco, parlando con calma nonostante la minaccia della spada alla gola. Avevano raccontato di Danzo, del colpo di stato che gli Uchiha stavano pianificando, della missione segreta di Itachi e di tutto quello che era successo quella notte. Sasuke aveva ascoltato e non poteva evitare di sentire ancora il dolore che quelle parole gli provocavano e si odiò profondamente nel pensiero di quanta ancor più sofferenza stessero provocando al fratello... ma se volevano davvero far conoscere la verità quella era la maniera più veloce e più sicura...

Sasuke lo pensava con certezza finchè non sentì delle voci alzarsi dalla folla.

"Non penserai che crederemo a delle verità estorte con la minaccia!" urlarono con ferocia uno dopo l'altro.

Naruto strinse i denti... stava andando tutto a rotoli ancor prima di cominciare e non sapeva come risolvere la cosa. Dannazione anche a Sasuke e alla sua entrata in scena, pensò con irritazione. Shikamaru al suo fianco si stava facendo preoccupato mentre Kakashi e i ragazzi erano sempre pronti ad intervenire al bisogno. Itachi dal canto suo rimaneva concentrato sul chakra del fratello e si agitò solamente quando percepì Sasuke che iniziava a incanalarlo in maniera che non dava adito a fraitendimenti.

"No! - urlò - Fermo Sasuke non usare quella tecnica!!"

Molti si voltarono in direzione di Itachi ma tutti in quello stesso istante si ritrovarono ad osservare altro.

Itachi cominciò ad incanalare il suo stesso chakra per fermare l'illusione in cui Sasuke aveva fatto cadere ogni abitante del villaggio. Stava facendo vivere loro quella notte in prima persona, partendo dai fatti antecedenti, stava facendo vedere loro i ricordi di Itachi che lui stesso aveva visto pochi mesi prima in quella grotta prima di vedere il fratello svanirgli davanti in un mare di luci.

Itachi liberò prima Naruto e Shikamaru che gli erano vicini, ma non potè notare le lacrime che rigavano il volto dell'Hokage o l'espressione diversa con cui ora lo guardava Shikamaru. Li aveva riportati alla realtà nel momento in cui stava per colpire a morte i propri genitori. Naruto ne era rimasto sconvolto, il dolore di Itachi lo aveva pervaso e Shikamaru si riscosse solo perchè il suo cervello elaborò una cosa importante proprio in quell'istante.

"Fermati Itachi!" gli ordinò con un tono fin troppo perentorio che costrinse il più vecchio degli Uchiha a perdere la concentrazione per un'istante.

"Lascialo fare - gli rispose il giovane Nara con un sorriso ironico - forse questa è la cosa più intelligente che tuo fratello abbia mai fatto"

Itachi si volse verso di lui con fare interrogativo, ma fece come richiesto e fermò definitavamente il flusso del proprio chakra.

"Tuo fratello probabilmente è la persona che meglio sa come convincere della verità il proprio prossimo" spiegò notando come il chakra di Sasuke andasse afflievolendosi, segno che la tecnica stava per essere rimossa.

"Dobbiamo solo sperare che credano ai proprio occhi" concluse portando lo sguardo sulla folla che poco a poco stava tornando alla realtà.

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Capitolo 8
*** Speranze ***


Chiedo venia se troverete errori di battitura...Word non me li segnala più e a forza di rileggere ormai vado a memoria ^^"
Spero che Sasuke non vi sembri troppo OOC verso la fine, ma nella mia visione delle cose se è da solo con Itachi, Sasuke può comportarsi ancora come un bambino.

Speranze



Cominciarono a riprendersi poco a poco. Alcuni erano spaesati, alcuni stringevano forte i pugni, altri piangevano o erano sul punto di farlo. L'illusione stava svanendo ma la realtà che avevano visto tutti permaneva negli occhi degli astanti.
Non tutti erano convinti. Itachi non si stupì di sentire nuovamente minacce di malignità e dubbio verso Sasuke e tutta la memoria del suo clan. Per quello decise che era giunto il momento di dire la sua. Aveva sempre fatto tutto da solo, non poteva proprio ora lasciare tutto nelle mani di suo fratello o di Naruto.... quell'incidente...no, quel massacro... in fondo era ancora una sua responsabilità e Itachi non sarebbe fuggito davanti alle sue conseguenze.

"Ciò che avete visto tutti è la verità. Ma io non vi chiedo di crederci - disse avanzando verso il parapetto del palazzo - Ognuno di voi è libero di credere ciò che vuole e di decidere ciò che fare in merito. Non ho diritto al perdono da parte vostra e potete sentirvi liberi di continuare ad odiarmi ma io resto Itachi Uchiha del villaggio di Konoha e così come nella mia prima vita anche ora in quella che posso considerare come seconda io giuro fedeltà al villaggio e al suo nuovo Hokage." concluse voltandosi verso Naruto e inchinandosi davanti a lui, ben sapendo dove fosse anche senza poterlo vedere.

Gli astanti dalla piazza sottostante non riuscirono a vedere molto bene la scena ma di certo tutti notarono come Sasuke saltò dal tetto in cui era sempre stato fino ad allora, atterrando sul piazzale a fianco del fratello.
Naruto non poteva esser certo che tutti lo potessero vedere, ma i suoi occhi non persero la vista di Sasuke che si inchinava a fianco al fratello. La testa bassa, i pugni stretti appoggiati al pavimento, un leggero stridere di denti prima che la sua voce potesse nuovamente essere sentita da tutti. "Io Sasuke Uchiha, in qualità di appartenente al clan Uchiha non giurerò mai fedeltà a Konoha - affermò con risolutezza alzando la testa noncurante degli sguardi e dei pensieri dei presenti, prima di continuare con ancora più decisione - ma giuro fedeltà al nuovo Hokage, a colui che crede nella verità e che vuole un nuovo mondo per i ninja" concluse alzandosi e rivolgendosi poi verso tutta la gente ai piedi del palazzo. "E a voi dico che non mi nasconderò, se vorrete uccidermi, se vorrete imprigionarmi o incolparmi di ciò che vorrete, saprete dove trovarmi - disse indicando la casa con i vessilli Uchiha che era stata costruita nelle vicinanze del palazzo dell'Hokage - vi aspetto. Ma se proverete a far qualcosa a mio fratello non starò a guardare..." concluse senza attendere una risposta, si limitò a guardare in direzione di Naruto ancora una volta e saltò giù dal palazzo, incamminandosi senza paura in mezzo alla gente che lo guardava con circospezione.

Naruto lo osservò andarsene dall'alto dell'edificio. Non poté reprimere un sospiro nemmeno quando sentì Shikamaru avvicinarsi a lui, colpendolo con un'amichevole pacca sulla spalla. Fu quello che gli servì per riprendersi da quel "fuori programma" e con nuova convinzione annuì al suo consigliere più giovane. Con un leggero muoversi del capo fece cenno a Kakashi di occuparsi dei due vecchi lasciati sul tetto da Sasuke mentre lui tornò ad affacciarsi al cospetto dei cittadini.

"Cittadini di Konoha proclamo da oggi cancellati tutti i crimini imputati alla persone di Itachi e Sasuke Uchiha e riammetto entrambi alla vita all'interno del villaggio. Saranno comunque entrambi sotto diretta sorveglianza mia e della mia squadra anbu per tutto il tempo che sarà necessario perché voi tutti possiate comprendere che il clan Uchiha non è più una minaccia per il nostro villaggio. Mi auguro che tutti, con il tempo, potrete capire questa mia decisione, per ora vi chiedo fiducia, non in quanto Hogake, ma come Naruto Uzumaki della foglia"

Scese il silenzio dopo queste ultime parole. Il ragazzo stringeva forte le mani sul cornicione del palazzo ove era affacciato, in attesa di una risposta al suo proclama. Itachi e Shikamaru alle sue spalle erano allo stesso modo nervosi, ma si riscoprirono rilassarsi quando sentirono i primi applausi. Naruto ne fu sollevato, nonostante fosse chiaro persino a lui che quella dimostrazione di fiducia e di concordia non venisse da tutti gli astanti. Era comunque un punto di partenza che faceva ben sperare... Presto tutti avrebbero capito che Itachi e Sasuke si sarebbe rivelati dei preziosi alleati e non degli spietati nemici.

Quando gli applausi svanirono, Naruto ringraziò a gran voce. Era riuscito ad affrontare la parte più difficile di tutto il suo discorso di insediamento, ora sarebbe solo stata strada in discesa. E in effetti il resto della celebrazione andò liscia e alla fine il ragazzo si ritenne soddisfatto di come le cose si erano svolte. Voltandosi verso i suoi consiglieri non fece nulla per nascondere quella soddisfazione provocando un lungo sospiro da parte di Shikamaru.

"Aaah sarà una grande seccatura averti come Hokage, fortunatamente, - aggiunse poi voltandosi verso Itachi - non sarò l'unico a doverti sopportare"

L'Uchiha sorrise al commento "Naruto saprà essere un Hokage rispettato come lo è stato suo padre, anche senza il mio aiuto. Ne sono certo, ma farò comunque tutto ciò che posso per poter essergli di supporto"

Naruto si grattò la testa con una mano, mentre un sorriso radioso come quello di un ragazzino gli si stagliò in volto. "Grazie ragazzi" disse solamente.

Itachi a quel punto si passò una mano sulla benda che copriva le sue orbite inutilizzabili e mimò un lieve inchino.

"Ora, se l'Hokage permette, io mi congederei"

Naruto si ricompose e annuì "Chiamami Naruto....e comunque ...Si certo, oggi era il tuo primo giorno fuori dall'ospedale. Avrai ancora bisogno di riposo. Vai pure"

A quelle parole Shikamaru notò un sorriso un po' beffardo sul volto di Itachi. "Già...perché oggi mi dimettono...proprio ora per l'esattezza" e dicendo così la figura del ragazzo sparì in una nuvola di fumo.

Il nuovo Hokage rimase perplesso per qualche secondo, mentre Shikamaru sospirò per l'ennesima volta. "Ok... forse non sarà solo Naruto a crearmi problemi..." commentò con una lieve vena ironica.

"Era una copia!" decretò Naruto indicando il punto in cui Itachi era sparito.

"Direi che ora è palese...ha ingannato tutti, non solo l'Hokage e il sottoscritto...probabilmente l'unico che se n'è accorto è suo fratello..."

"ma... ma..."

"Aaah che seccatura questi Uchiha..."

----

Itachi appoggiò la penna con cui aveva firmato il suo foglio di dimissioni e lo porse all'infermiera al di là del banco dell'accettazione che ringraziò con un sorriso che lui comunque non poté vedere ma che ricambiò ugualmente.

In quel momento la coscienza della sua copia gli arrivò alla mente e non poté che allarmarsi e poi sospirare venendo a sapere ciò che Sasuke aveva fatto alla celebrazione.

"Forse sarei dovuto esserci di persona" commentò tra sé e sé mentre si incamminava verso l'uscita dell'ospedale.

Il calore del sole che lo colpì una volta fuori gli fu molto gradito, ma non poté evitare di notare come anche se il sole risplendeva in cielo scaldando il mondo, lui non potesse trarre beneficio dalla sua luce. Attorno a lui tutto era buio, e lo sarebbe rimasto per sempre. Era consapevole di questo, ma ciò non lo esentava dal sentirsi comunque triste al pensiero di una vita nell'oscurità.

Cercò di non pensarci mentre attraversava l'entrata al vialetto d'ingresso dell'ospedale, fece alcuni passi e poi si fermò.

"Non mi accompagni a casa, fratellino?" chiese senza voltarsi.

"Tsk" Sasuke si spostò dal muro al quale era appoggiato, un lieve piegarsi delle labbra che non si sarebbe potuto intendere se provocato da ira, dispiacere, o ilarità.

"Mi domando se davvero tu non ci veda" disse avvicinandosi al fratello. Itachi sorrise muovendo la mano come a cercare un contatto con il fratello. Sasuke si avvicinò di più e Itachi riuscì a scompigliargli i capelli con una carezza vigorosa. "Sarà perché sei mio fratello ma riesco a percepire la tua presenza anche senza bisogno di sentire il tuo chakra. Mi succede solo con te, sei un libro aperto per me fratellino." concluse togliendo la mano dai suoi capelli e riprendendo a camminare.

Sasuke gli si avvicinò incamminandosi al suo fianco. "Io invece ho sempre visto solo la copertina del tuo libro, una copertina che tu volevi farmi vedere...e anche quando credevo di averla tolta, non ho fatto altro che scoprire che quella che avevo trovato era soltanto un'altra copertina a nascondere il vero volto del libro...Nii-san mi farai mai vedere il vero volto del tuo libro?" chiese con estrema serietà prendendo la mano di Itachi e fermandone il cammino.

Il più grande dei due fratelli ricambiò la stretta e sospirò leggermente. "Mi dispiace Sasuke..."

"No! non dirlo!" lo fermò il minore.

"Sasuke..."

"Non voglio più sentire parole come quelle. Questa è la tua...la nostra, nuova vita. Non voglio più che tu debba sentirti in dovere di dirmi che ti dispiace. Non c'è nulla per cui ti devi dispiacere con me. Non più..."

Itachi lo trasse a sé in un abbraccio fraterno. "Ti voglio bene, lo sai, vero Sasuke?" gli disse a voce bassa. Sasuke annuì con un leggero imbarazzo allontanandosi leggermente da lui ma mantenendo le mani congiunte.

"Comunque Niisan c'è una cosa che devo dirti" disse con voce ferma.

Itachi si irrigidì sentendo uno sguardo deciso su di lui.

"Casa nostra è dall'altra parte" concluse, cercando di non ridere...

"Ah..." commentò Itachi voltando la testa dalla parte opposta a dove si era diretto.

E Sasuke rise, così come faceva quando era un bambino e Itachi pregò di trovarsi più e più volte in quello stesso imbarazzo se la ricompensa erano quelle risate felici e nostalgiche da far male.

Così mentre si sentiva trascinato per la mano dal fratello verso la direzione giusta, non poté far a meno di pensare che avrebbe seguito quelle risate fino in capo al mondo. Sasuke sarebbe sempre stato la sua unica meta.

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Capitolo 9
*** Casa dolce casa? ***


Casa dolce casa?

Arrivarono a casa ancora mano nella mano. Sasuke non voleva rischiare di perdere nuovamente quel fratello che pensava perduto per sempre. L’aveva ritrovato ed era più che mai risoluto nel tenerselo stretto.

La casa era vuota. Nessuno a cui annunciarsi una volta varcata la porta scorrevole, nessuno che li avrebbe salutati con parole familiari. Pensieri quelli che non poterono evitare di far capolino nella mente di entrambi.

“Bentornato” disse Sasuke dandosi coraggio, pensando che in fondo potevano bastare loro due per poter ritornare a quei nostalgici saluti. Itachi probabilmente pensò la stessa cosa, quando stringendo ancor più la mano del fratello si lasciò sfuggire un sorriso triste. “Sono a casa” disse varcando un uscio che non poteva vedere ma che era scolpito nei suoi ricordi ed era certo fosse identico a quello in cui si trovava. Sasuke gli aveva spiegato che aveva preteso che la casa fosse ricostruita tale a quale a quella in cui era cresciuto.

Itachi entrò con passo lento. La mano sul muro per potersi orientare. Gli sembrava fossero passati secoli da quando era entrato in quelle mura eppure man mano che si muoveva nella sua testa tutto si andava formando, la cucina, il salone, il corridoio, le stanze da letto, tutto era al suo posto inondato di un silenzio che aleggiava per tutta la casa. Silenzio che Sasuke spezzò di colpo vedendo il fratello fermarsi davanti ad una porta fin troppo riconosciuta.

“Nii-san?” chiese con preoccupazione.

Itachi si voltò, dando la schiena alla porta. Mise una mano sulla spalla di Sasuke con una precisione che ancora una volta fece domandare al più piccolo degli Uchiha se il fratello davvero non ci vedesse.

“Perdonami Otoutou, sono molto stanco. Sarà meglio che vada a riposare”   

Sasuke lo lasciò andare, guardandolo allontanarsi. La mano sul muro, la schiena un po’ curva… suo fratello si ostinava a portare su di sè tutte le colpe del mondo. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo ma, nonostante tutto quello che facesse, otteneva solo un “perdonami Sasuke”

“Eppure gli avevo detto che non volevo più me lo dicesse….” sussurrò, mentre Itachi spariva dietro l’angolo della casa. In quello stesso secondo Sasuke ebbe un’epifania

“Ma certo, la casa!” pensò. Aveva fatto in modo che venisse ricostruita come era un tempo, ma non aveva pensato che Itachi qui aveva iniziato la sua discesa all’inferno in terra.

Che stupido era stato! Ovvio che non poteva sentirsi a suo agio li dentro. Oltre quella porta, dove si era fermato, aveva ucciso i propri genitori. Sasuke aveva vissuto in quella casa anche dopo quella notte, aveva avuto modo di metabolizzare i ricordi, ma per Itachi, sarà stato come ricadere in una vasca di sensi di colpa.

Avrebbe ricostruito la casa, diversa questa volta. Itachi non doveva più vivere con quel dolore a rincorrerlo ovunque andasse. Era deciso a farlo e marciò con decisione verso la camera del fratello per annunciargli la sua presa di posizione…e per scusarsi.

Bussò piano alla porta ma non ottenne risposta, riprovò dopo qualche minuto ma ricevette solo silenzio. Decise quindi di aprire leggermente l’uscio e notò la stanza completamente buia.

“Nii-san?” tentò con un filo di voce. Ancora nessuna risposta. Con un velo di preoccupazione Sasuke entrò, avanzando in punta di piedi. Dopo qualche secondo nell’oscurità gli occhi di Sasuke cominciarono a distinguere meglio le sagome e quindi riuscì a notare il fratello raggomitolato sul letto, i lunghi capelli gli ricadevano sul volto nascondendone ancor di più la fisionomia.

“Nii-san?” chiese ancora una volta. Itachi non rispose ma il ragazzo notò il regolare alzarsi e abbassarsi del petto del fratello, segno che stava dormendo senza probabili incubi. Sasuke tirò un sospiro di sollievo. Non avrebbe potuto parlargli ora, lo avrebbe fatto l’indomani. In quel momento si limitò ad osservare Itachi. Si sedette sul letto e gli accarezzò i capelli, come ricordava facesse loro madre con lui, quando era piccolo. Era un gesto che apprezzava, aveva sempre avuto il beneficio di tranquillizzarlo e ancor oggi ne sentiva ogni tanto la mancanza, quindi pensò fosse lo stesso anche per il fratello.

Ancora non poteva credere che Itachi fosse vivo, vederlo li addormentato e silenzioso gli faceva pensare a cosa avrebbe potuto significare il perderlo per sempre senza avergli potuto dire scusa per tutto l’odio che gli aveva sputato contro, scusa per averlo attaccato, scusa per averlo accusato, scusa per averlo ucciso, per non aver seguito le sue volontà…

“Perdonami…” disse solamente. Con un’ultima carezza sui capelli, si alzò e uscì dalla stanza. Era stata una giornata lunga, anche lui aveva bisogno di risposo.

Al suono della porta che si richiudeva Itachi si voltò con lentezza…

----

L’indomani il sole che filtrava dalle tende illuminò la stanza con discrezione. Sasuke aveva creduto che non sarebbe riuscito a dormire quella notte invece si svegliò dopo una buona dose di sonno. Si alzò però con decisione, doveva informare Itachi del suo proposito di ricostruire la casa da zero, senza ricordi o altri rimandi al passato. Si diresse con passo veloce verso la stanza del fratello, aprì la porta senza nemmeno bussare sicuro di trovare Itachi sveglio e recettivo.

Si stupì non poco invece quando notò la stanza completamente vuota. Il letto rifatto e freddo al tocco della sua mano sulle lenzuola. Il ragazzo non potè negare la preoccupazione che gli salì in gola in quel momento, cercò comunque di ignorarla e si diresse in cucina. Nulla nemmeno lì, passò il salone, il corridoio, ogni stanza della casa…anche oltre la porta del massacro, ma non trovò il fratello da nessuna parte.
Non potè più ignorare la preoccupazione nata già all’entrata nella stanza di Itachi, si fiondò fuori attivando sharingan e rinnegan nello stesso momento, imprecando per il fatto di non possedere anche il byakugan. Cominciò a correre verso il palazzo dell’Hokage. Naruto avrebbe saputo dove trovare Hinata e lei gli avrebbe detto dove si trovava suo fratello a costo di obbligarla a cooperare.

Nella corsa verso il palazzo Sasuke girò l’angolo andando a sbattere, senza tante cerimonie, contro un’altra persona che veniva nel verso opposto. Nessuno dei due piombò al suolo, entrambi con riflessi pronti per intercettare la caduta, ma non abbastanza da fermare la lingua.

“Ma che diavol…?”

Alla vista del volto di Sasuke, Sakura fu l’unica a interrompere l’insulto che le stava nascendo naturale.

“Che succede Sasuke-kun?” chiese quindi immediatamente dopo.

Sasuke non la badò nemmeno, superandola in fretta per riprendere la corsa. Ma venne artigliato al braccio prima che potesse fare più di un passo.

Si voltò con fare accigliato, sharingan e rinnegan sembravano brillare dall’intensità dello sguardo che rivolsero a Sakura, ma lei non se ne curò. Era tristemente abituata a quegli sguardi.

“Non è niente - disse lui a denti stretti - lasciami andare”

“Quelli non sono occhi da non-è-niente. Cos’è successo?” chiese nuovamente la ragazza, stringendo ancor di più la presa attorno al polso del ragazzo.

Sasuke si rese conto in quel momento, ancora una volta, come Sakura non fosse più la ragazzina che aveva lasciato svenuta su una panchina e, un po’ temendo la sua reazione, cercò di rilassarsi, tirando un lungo sospiro.

“Mio fratello - si lasciò sfuggire - non è da nessuna parte in casa”

“Itachi-san?” le fece eco lei lasciando finalmente la presa e portando la mano sotto in mento in un atteggiamento pensieroso.

“L’ho visto questa mattina all’alba mentre stavo andando in ospedale”

Sasuke trasalì. La prese per le spalle con entrambe le mani, quasi la sollevò nell’impeto del movimento.

“Dove stava andando?” domandò con tono perentorio.

“No…non lo so…aveva detto che…ehi un attimo - si bloccò lei di colpo - s’, forse so dove può essere andato” disse liberandosi con facilità dalla presa del ragazzo e cominciando a correre.

Sasuke rimase stupito, per un istante, dalla facilità con cui lei si era liberata dalla sua stretta, domandandosi per un secondo se non fosse stato lui a lasciarla andare di proposito. Si riprese subito comunque, nel momento in cui la sentì chiamarlo.

“Seguimi Sasuke-kun” urlò lei già a qualche metro di distanza.

Il ragazzo la raggiunse e entrambi di corsa uscirono dal villaggio sparendo tra gli alberi.

“Dove stiamo andando?” chiese lui guardandosi attorno tra le fronde che gli passavano velocemente davanti agl’occhi.

“Dovresti intuirlo da solo … in fondo sei stato tu a mostrarcelo ieri”

A quelle parole Sasuke cominciò a capire. Ancora qualche balzo e gli alberi sarebbero finiti. I due ragazzi sarebbero giunti ad una piccola radura che dava su un alto strapiombo. Li sotto scorreva il fiume Naka, il fiume che aveva inghiottito il miglior amico di Itachi. Il fiume in cui Shisui si era gettato, lasciando in dono a suo fratello lo sharingan ipnotico e un fardello e un dolore troppo grandi per chiunque da sopportare.

Per Itachi, Shisui era stato come un fratello maggiore. Sasuke lo sapeva bene questo. Più volte ne era stato anche geloso, lo aveva odiato per il fatto che monopolizzava spesso il poco tempo libero di colui che era considerato il genio del clan. Quante volte si era sentito dire da Itachi “sarà per la prossima volta” perché doveva allenarsi con Shisui, perché aveva una missione con Shisui, perché Shisui aveva bisogno di lui…

Per Itachi, Shisui era ciò che Itachi stesso significava per Sasuke. Chissà forse con la morte del suo amico, si sentiva in colpa come Sasuke si era sentito quando si era risvegliato in quella caverna con più dubbi che certezze nella mente e un vuoto incolmabile nel cuore.

No! Sasuke scosse la testa, non era la stessa cosa. Itachi non aveva ucciso Shisui. Shisui non aveva dovuto sopportare l’odio di tutti. Itachi voleva bene a Shisui ed era morto sapendo e credendo in quell’affetto. Itachi invece era morto da traditore, aveva vissuto da criminale, da assassino, odiato dal fratello che più amava. No, non c’era proprio nulla di simile tra le due situazioni. Solo una cosa era chiara a Sasuke, in entrambi casi colui che aveva più sofferto era sempre stato Itachi e questo lo faceva infuriare come non mai.

Preso da quei pensieri Sasuke si accorse solo all’ultimo che Sakura si era appena fermata sull’ultimo ramo prima della radura. Le fu accanto un attimo dopo e, come previsto, entrambi videro sulla schiena del ragazzo in piedi sul bordo del precipizio, lo stemma degli Uchiha che si intravedeva tra i lunghi capelli raccolti in una coda bassa.






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Capitolo 10
*** Ricominciare ***


Ricominciare


“Non vai da lui?”

La voce di Sakura sembrò svegliarlo da uno stato di torpore in cui Sasuke non pensava nemmeno di essere caduto. Per un attimo pensò che suo fratello fosse riuscito a metterlo sotto illusione anche senza occhi e senza nemmeno voltarsi verso di lui. Ma era ovvio che così non fosse… semplicemente Sasuke si era imbambolato a fissare la figura di Itachi che se ne stava ferma sul limitare del precipizio. La verità è che non sapeva che fare…

“Non saprei che dirgli…” rispose quindi con una sincerità che spiazzò anche lui. Aveva anche scordato il suo proposito di informare il fratello della distruzione e rinnovamento della loro casa.

Sakura sospirò alternando velocemente lo sguardo tra i due Uchiha.

“Forse non c’è bisogno che tu dica nulla…” ribadì lei, notando il perdurare di Sasuke nel voler rimane li fermo, accovacciato sull‘albero. Solo a quelle parole il ragazzo si voltò con fare interrogativo. Sakura allora sorrise e si sedette più comodamente su ramo.

“Sai - cominciò - conosco poco Itachi-san, ma di una cosa sono certa. C’è una cosa in cui io e lui siamo uguali.” sentenziò con sicurezza.

Sasuke continuò a guardarla, sguardo fisso, quasi a squadrarla, nel tentativo di sondare in cosa suo fratello potesse essere simile alla ragazza che gli sedeva accanto. Sembrò pensarci ma non riuscì a trovare nulla che potesse essere rilevante.

“Non capisci di che parlo?” chiese lei, un po’ delusa.

Il giovane rimase ancora una volta immobile, gli occhi sembravano due fessure, ma erano ancora color dell’ebano quindi Sakura si sentì tranquilla quando semplicemente alzò il dito indicando proprio Sasuke.

Se possibile l’espressione dell’Uchiha diventò ancor più interrogativa e la ragazza si trovò costretta ad elaborare.

“Noi ti amiamo Sasuke-kun. In modo diverso, ma non meno intensamente… quindi se tu ci sei accanto, se tu stai bene, allora anche noi stiamo bene. Per quello dico che tutto ciò di cui tuo fratello potrebbe aver bisogno ora è la tua sola presenza. Potrai non credermi ma so che significa sentirsi soli ed è per quello che ringrazierò sempre Naruto per averti riportato da me…” concluse la kunoichi senza togliere gli occhi da quelli di Sasuke, ansiosa di una qualche reazione. Attese per più tempo di quanto pensasse fosse richiesto per articolare una risposta, ma questa non arrivò. Sakura cedette, reclinando il capo in avanti con un sonoro sospiro deluso.

“Aaaah vabbè’” disse quindi alzandosi in piedi “almeno hai trovato tuo fratello… Ora decidi tu che fare…”
La ragazza si tolse la polvere dal vestito con qualche veloce pacca e si voltò saltando sul un ramo vicino, pronta per tornare indietro. Fece due salti prima che una voce non ne fermasse la ritirata.

“Grazie”

Si voltò verso Sasuke e lo vide sorridere. Quanto tempo era passato da quando aveva visto quel sorriso? Troppo, decisamente troppo, constatò, quando una lacrima le scivolò lungo la guancia. Alzò una mano per asciugarsela ma Sasuke le si materializzò vicino e fu più rapido di lei nel gesto. Fu talmente veloce che Sakura quasi non se ne accorse, se non fosse stato per il lieve tocco delle dita del ragazzo sulla sua guancia.

“Scusa … per tutto” disse poi, a bassa voce, osservando le sue dita che si sfregavano facendo svanire la lacrima rubata.
Sakura fece del suo meglio per trattenere le altre che sentiva nascere agli angoli degli occhi e per aiutarsi strinse forte un pugno facendolo finire senza tante cerimonie contro lo stomaco del ragazzo.

“Puoi dirlo forte!” decretò, mentre Sasuke si abbassava, le mani li dove Sakura ancora teneva il pugno stretto, colto alla sprovvista da un attacco decisamente non forte da metterlo ko ma abbastanza da togliergli il fiato per un attimo.

Quando lei tolse la mano, Sasuke notò come non fosse solo il braccio di lei a tremare. Alzò gli occhi quando il dolore allo stomaco cominciò a scemare e la vide in lacrime, vinta dal tentativo di non piangere.

“Va al diavolo! Scemo!” si sfogò alla fine accucciandosi nuovamente sul ramo nascondendosi il volto con le mani.

Sasuke rimase a guardarla per un po’ … poi sorrise e portò due dita a toccarle la fronte.

“sei proprio noiosa…” disse con un mezzo sorriso prima di sparire e ricomparire ai piedi dell’albero.

Sakura si toccò la fronte, le lacrime ancora le rigavano il viso, ma l’espressione sul suo volto era di profonda sorpresa. Aveva visto Itachi fare quello stesso gesto nei confronti di Sasuke quando i due erano in ospedale. E ogni volta che riceveva quel buffetto Sasuke assumeva un’espressione che lei non gli aveva mai visto e che probabilmente Sasuke stesso ignorava di aver mai mostrato, se non davanti al fratello. Sakura si ricordò si essersi sentita una spiona di bassa lega, ma nonostante quella sensazione non era riuscita a distogliere lo sguardo dalla scena. E il fatto che ora lui riproponesse quel gesto nei suoi confronti la fece sentire speciale. Speciale abbastanza da poter tornare a sperare… ancora una volta.

Lo guardò camminare verso la radura, sorrise mentre ancora le pareva di sentire quella leggera pressione sulla fronte. Forse avrebbe dovuto ringraziare il ritorno di Itachi-san anche per quella piccola nuova speranza…


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Gli arrivò alle spalle facendo meno rumore di un alito di vento, ma Sasuke non si stupì quando Itachi fece cenno di averlo sentito.
“Perché sono tornato in vita Sasuke?” chiese all’improvviso senza nemmeno voltarsi.

Il minore si sentì morire sul posto e, senza pensarci due volte, scattò in avanti, prendendo il fratello per il polso per paura che Itachi potesse gettarsi di sotto.

Itachi sembrò intuire la paura del fratello e, forse per tranquillizzarlo, gli pose l’altra mano sopra quella che gli stava afferrando il polso.

“Non voglio suicidarmi, non potrei mai farlo. Tsunade Hime ha dato la sua vita per darmi una seconda possibilità. Ciò che mi domandavo - continuò mentre con la mano convinceva il più piccolo a lasciarlo andare - cosa dovrei fare con questa mia seconda vita?”

Sasuke sembrò convincersi a lasciare la presa al polso, ma rimase comunque vicino al fratello, quando questo tornò a voltarsi verso il baratro.

“Lo stavi chiedendo a Shisui-san?” chiese a bassa voce quasi nel tentativo di non farsi sentire. Ma Itachi annuì.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare la sofferenza che era certo suo fratello provasse in quel momento. Avrebbe voluto dirgli che sarebbe stato disposto ad usare l’Edo Tensei oppure ad usare il rinnegan per potergli permettere di parlare con Shisui, ma vedendo il fratello fermo sul bordo del precipizio gli sembrarono entrambe due possibilità da non menzionare nemmeno.
Allora gli tornarono alla mente le parole di Sakura e decise quindi di rimanere zitto, mettendosi anch’egli ad osservare il baratro sotto di loro.

L’acqua scorreva veloce nel fiume Naka. Era di un azzurro così intenso da poter rivaleggiare con il cielo. Stranamente quell’immagine lo fece ripensare a Naruto. Per il villaggio lui ora era il sole, era il cielo, azzurro e limpido come i suoi occhi. Il clan Uchiha invece era, e sarebbe sempre stato visto, come l’oscurità, come il nero delle loro iridi che ne copriva il rosso sangue.

Fu in quel momento che il ragazzo ricordò la sua motivazione iniziale del mattino.

“Nii-san ricostruiamo casa!” proclamò quindi senza anticipazioni di sorta.

Itachi si sorprese non poco da quella uscita del fratello. “Ricostruire casa? Ma non lo avevi fatto fare proprio ieri al capitano Yamato?”

“No No - scosse la testa il più piccolo - intendo ricostruirla ex novo. Senza nessun rimando o ricordo al passato…”

Itachi sembrava continuare a non capire quindi Sasuke decise di spiegare il perché di quella decisione. Non voleva che tra loro ci fossero ancora incomprensioni.

“Ho notato come hai girato per casa ieri quando siamo entrati… Non ho pensato che è stato in quella casa che hai…si, insomma…”

“…ucciso mamma e papà…” concluse il più grande con tono piatto.

Sasuke annuì, lo sguardo nuovamente sulle onde azzurre del movimentato fiume sotto di loro.
Preso com’è era a non guardare Itachi, Sasuke non vide le dita del fratello avvicinarsi se non quando toccarono la sua fronte.

“Sciocco di un fratello…non hai capito nulla”

Il ragazzo alzò la testa mentre la mano andava a massaggiarsi la fronte in un gesto automatico. Sul volto di Itachi vide un sorriso triste.

“Che vuoi dire?” chiese.

“Non era a me che pensavo ieri, mentre girovagavo per casa dopo tanto tempo. In realtà stavo pensando a te… Ho realizzato che nel tentativo di salvarti ti ho lasciato in una casa tanto grande e silenziosa, in compagnia di soli dolorosi ricordi. Pensavo di salvarti, ma ho capito che non ti ho salvato per nulla, tutto ciò che ho fatto è stato unicamente non ucciderti…”

Sasuke non rispose e non disse nulla nemmeno quando sentì la mano del fratello accarezzargli la guancia.

“Non ho ucciso il tuo corpo, ma ho ucciso il tuo animo. Cercando di salvarti, colui a cui ho fatto più male sei proprio tu…”

Sasuke scattò in quell’istante, le mani sulla bocca del fratello.

“Non dirlo! Giuro che se lo dici ti lancio io di sotto!”

Il ‘perdonami’ aleggiò tra i due, ma nessuno lo pronunciò. Itachi alzò una mano incrociando le dita per far capire che aveva inteso l’avvertimento e solo a quel gesto Sasuke spostò le mani.

Rimasero entrambi comunque in silenzio. L’unico rumore erano le fronde degli alberi mosse dal vento, qualche verso di uccelli e il lontano scorrere dell’acqua del fiume.

Poi, dopo qualche minuto, Sasuke decise che non ne poteva più di quel silenzio e cercò di romperlo.

“Allora per la casa…”  inziò.

“…se per te non è un problema lasciamola così” decretò il fratello maggiore.

“ma…”

“non preoccuparti Sasuke, poi in fondo è meglio così. Me la ricordo bene e in questo modo eviterò di andare a sbattere da qualche parte.”

Sasuke incrociò le braccia. “Tu sei come un pipistrello Nii-san, non andresti a sbattere sul muro nemmeno se questo ti venisse lanciato contro”

“Eh? Perche dici così?”

“Ma come perché?…sei arrivato fin qui da solo… per arrivare io e Sakura abbiamo attraversato il bosco…non è esattamente un tragitto facile per un cieco. Eppure se qui. Come ci sei arrivato?”

“Ah beh… non so” rispose il maggiore in effetti ignorando il perché. Aveva semplicemente seguito il suo istinto seguendo il suono dell’acqua. “Forse è che sono abituato a vederci poco e quindi anche senza vista riesco comunque a orientarmi in altro modo.”

Sasuke ascoltò le parole del fratello e subito dopo gli venne un dubbio che non riuscì a frenare dal far uscire a voce.

“Quando abbiamo combattuto tu quanto male vedevi?”

Itachi si voltò verso di lui e Sasuke capì subito che il fratello non avrebbe voluto rispondere, ma ciò non lo fermò dal chiederlo nuovamente.

“La verità…” domandò semplicemente.

Itachi sospirò tornando di nuovo a volgere lo sguardo che non aveva al fiume sotto di loro.

“Vedevo solo una sagoma sfuocata. Ho visto il tuo volto attuale solo quando sono stato riportato in vita con l’Edo Tensei”

“Avrei dovuto immaginarlo…Eppure in quel momento non mi era passato nemmeno per l’anticamera del cervello. Ripensandoci ora avresti potuto battermi in un attimo. Ma tu volevi liberarmi dal marchio, vero?”

“Prevedibile eh?…” rispose l’altro con un mezzo sorriso.

“Ora si… E voglio che tu continui ad esserlo d’ora in avanti. - disse il più piccolo prima di volgere gli occhi al terreno - Non voglio più essere ingannato…”   

Itachi sorrise nuovamente. Era strano come nella sua mente gli si fosse formata l’immagine del broncio di Sasuke, ed era sicuro che non fosse poi tanto diversa dalla versione reale che aveva davanti. Gli poggiò una mano sulla testa scompigliandogli i capelli che le dita sentivano ancora lisci ma non finissimi quanto i propri.

Stava per rispondere quando un frusciò catturò l’attenzione di entrambi.

Naruto sbucò dalla foresta con un leggero fiatone. “Eccovi finalmente.” disse avvicinandosi lentamente.

“Naruto? Che succede?”

L’Hogake si guardò alle spalle velocemente prima di rivolgere di nuovo lo sguardo verso i due Uchiha.

“Abbiamo un problema” rispose con semplicità, incrociando le braccia al petto…



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