I Dream About You All The Time

di ary_gg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodidicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciottesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannovesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventunesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventiduesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitresimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattresimo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                             

 

 

PROLOGO


Essere la figlia di persone molto conosciute a livello internazionale può sembrare alquanto eccitante o incredibilmente stressante o terribilmente fastidioso. La verità? Ancora non ci ho pensato, o meglio non lo so con certezza. Ci sono indubbi vantaggi che derivano da una tale posizione sociale, ma altrettanti problemi: la sincerità della gente nei tuoi confronti, il tornaconto personale, ma anche i viaggi in giro per il mondo e le possibilità economiche non indifferenti. Se poi metti in conto che puoi passare l’estate porta a porta con gente che altrimenti vedresti solo attraverso uno schermo, mentre tu ti ci prendi un caffè freddo in terrazza, rende il tutto davvero entusiasmante.

“Allison sei in ritardo!”
La ragazza sentì la voce autoritaria del padre tuonare dal piano di sotto e socchiuse gli occhi, chiuse il pc e, dopo aver preso la sua borsa, scese di sotto.
“Finalmente!”
“Oh papi ti prego che sarà mai”
Disse la ragazza afferrando una fetta biscottata già bella e pronta sul tavolo.
“Grazie mamma”
Lanciò un’occhiata dolce alla madre che metteva via tutto e che, per gentilezza, le aveva comunque preparato una fetta biscottata con della marmellata per non farla stare digiuna fino a pranzo.
“Ali devi imparare a fare prima, cosa succederà quando inizierai i corsi al college tra poco?”
“Come ho fatto anche al liceo?”
Rispose retorica verso la madre con tono scontato e con la bocca piena.
“Signorina al liceo ti ci mandavo io urlando a destra e manca perché eri sempre in ritardo, adesso non avrai orari precisi dovrai sbrigartela da sola”
La ragazza sbuffò sonoramente e dopo aver mangiato l’ultimo boccone si incamminò verso la porta d’ingresso.
“Non eri in ritardo papà?”
L’uomo le scoccò un’occhiata severa e lei abbassò lo sguardo. Capiva sempre quando stava esagerando. Suo padre era così, dolcissimo e non sapeva dirle di no, ma quando era no era no seriamente e quando si arrabbiava o era seccato da alcuni comportamenti lo mostrava apertamente, Allison capiva e si rimetteva al suo posto. Poteva avere dei genitori relativamente giovani, ma questo non significava che i ruoli non fossero ben definiti. Allison Thomas era una bella ragazza di 19 anni alta, slanciata, anche se con un fisico molto snello simile a quello della madre, capelli scuri e occhi azzurri, tratto distintivo preso dal padre, come la carnagione più chiara rispetto a quella un po’ più scura e olivastra della madre. La ragazza vide il padre avvicinarsi alla madre e darle un bacio leggero sulle labbra e sorrise. Jake Thomas e Serena James ora Thomas le avevano dato la vita 19 anni prima, sapeva bene quello che era successo ai suoi e tutte le cose accadute mentre stavano insieme, quello che gli aveva portati a dividersi e poi a ritrovarsi. Suo padre era ancora uno degli attori più importanti di Hollywood, certo ormai i giovani prendevano piede, ma questo gli permetteva di scegliere e di portare avanti progetti più maturi e più adatti a lui. A 45 anni era ancora un bellissimo uomo e spesso Allison si soffermava a guardare vecchie foto o locandine e non si sorprendeva di come sua madre si fosse semplicemente innamorata di lui. D’altro canto non si sorprendeva nemmeno dell’opposto, sua madre era meravigliosa, lo era sempre stata. Allison era palesemente innamorata di suo padre, come ogni figlia del resto, ma aveva una sorta di ammirazione accecante per sua madre. Quando era piccola restava a fissarla mentre si preparava per uscire, mentre sceglieva un vestito o si acconciava i capelli. Era un’insegnante di liceo, era stata anche la sua per un paio d’anni ed era stato alquanto imbarazzante, ma poi erano riusciti a farle cambiare corso, non volevano che si sentisse troppo controllata, doveva vivere il liceo come desiderava; li ringraziò molto per questo. Questo non significava che fossero i genitori perfetti, no per nulla, anche loro avevano i loro alti e bassi con lei e tra di loro, infondo erano umani anche loro no?
“Ci vediamo più tardi”
Serena sorrise al marito che prima di uscire di casa lanciò un’occhiata verso le scale.
“Oh finalmente”
Si limitò a dire.
“Buongiorno padre, sorella”
Allison sbuffò nuovamente appena il fratello scese stancamente le scale.
“Josh hai 16 anni dovresti vivere un po’ di più invece di dormire costantemente”
“Papà, io vivo”
“Intendevo di giorno, non di notte, appena torno facciamo un discorsetto, oh considerati in punizione”
“Cosa?!”
Il ragazzo spalancò gli occhi e sembrò svegliarsi improvvisamente.
“Avanti papà!”
Se Allison era un mix perfetto tra la madre e il padre, Josh era praticamente quasi la fotocopia del padre, e non solo nell’aspetto fisico. Bè certo i genitori non ne avevano la certezza, ma ne avevano la sensazione e quando si trovavano a scherzarci su, Allison non smentiva per nulla, questo era quello che li preoccupava di più. Il fatto di essere alto quasi quanto suo padre, spalle larghe e faccia per nulla da sedicenne rendeva il tutto ancora più pericoloso; spesso tra i due la sedicenne sembrava la primogenita e lui il diciannovenne.
“Hai infranto il coprifuoco, lo sai, hai un orario a cui rientrare”
“Ma…”
“Ali è maggiorenne, ha 19 anni e comincerà il college questo autunno, quando aveva 16 anni aveva molte più restrizioni  di te, quindi non lamentarti.”
Jake chiuse il discorso immediatamente non lasciando altra opzione per il ragazzo che sbuffare silenziosamente e sedersi malamente su una sedia in sala da pranzo.
“Possiamo andare ora?”
Allison alzò gli occhi al cielo quando finalmente il padre aprì la porta e uscirono fuori da casa. Si trovavano ancora a Los Angeles per le vacanze estive. A volte le passavano negli Hamptons, ma preferivano di gran lunga LA. Con l’inizio dell’autunno sarebbero tornati a New York dove Allison avrebbe intrapreso la sua carriera universitaria, Josh avrebbe frequentato il penultimo anno di liceo, Serena avrebbe ripreso il suo lavoro e Jake, bè avrebbe finito di girare il film che aveva iniziato a Maggio a LA, questo significava fare su e giù da NY, ma non era un problema ormai erano tutti abituati a quella vita frenetica.
“Papà, la prossima volta possiamo portare anche la mia auto qui a LA? Mi sento sempre un peso per essere portata in giro”
“Tesoro lo sai quanto costa far spostare un’auto? C’è crisi, bisogna risparmiare!”
“Papi…”
“Che c’è? Il fatto che siamo economicamente avvantaggiati non significa…”
“Che dobbiamo sperperare ok, ok ho capito…certo che voi star di Hollywood se vi prende la fissa per l’economia o la natura o robe del genere è la fine!”
“Ali, sono solo un padre di famiglia ecco la verità!”
La ragazza rise e indossò i suoi occhiali da sole mentre il padre accostava all’entrata della spiaggia.
“Grazie papi ci vediamo stasera”
Si sporse per dargli un bacio e poi scese dall’auto.
“Mi raccomando non fare tardi e attenta…”
“Ai ragazzi lo so!”
Disse lei retorica e sarcastica. Era la prassi, era così protettivo, ma la verità è che i figli se vogliono te la fanno anche sotto il naso; Jake tendeva a metterla in guardia soprattutto perché ricordava perfettamente quello che combinava lui, non voleva che sua figlia soffrisse e spesso si beccava occhiatacce dalla moglie che gli rammentava che lei stessa era stata vittima della sua immaturità anni addietro, ma che comunque erano esperienze, nessuno poteva impedire qualcosa del genere se era destino che accadesse. Fatalista? Probabilmente, ma anche molto realista.
“Ali! Era ora! Sempre in ritardo eh?”
La ragazza sorrise e una volta raggiunta la biondina davanti a lei la abbracciò.
“Ciao Beky”
La ragazza alzò il braccio e agitò la mano in segno di saluto verso la macchina che aveva emesso il suono del clacson in segno di saluto, poi tornò a concentrarsi su Allison.
“Che stavi combinando?”
“Niente ho fatto tardi”
“Sei la solita ritardataria, hai proprio preso da tuo padre!”
“Ma che ne sai tu”
Rise Allison.
“Lo dice sempre papà”
Beky fece spallucce e prese per mano la ragazza e la portò verso gli altri. Rebekah Ross era la sua migliore amica da…bè sempre, avevano più o meno la stessa età anche se Ali era nata all’inizio dell’anno e Beky alla fine, era la figlia dei migliori amici dei suoi genitori, Jason Ross e Denise Wilson ora in Ross. Anche lei sapeva bene cosa significasse avere un padre famoso. La differenza? Anche la madre faceva parte di quel mondo. La madre di Allison era sempre rimasta fuori, non voleva essere “intaccata”, voleva vivere la sua normale carriera da docente e non aveva mai avuto aspirazioni verso il mondo dello spettacolo. In quello Ali era completamente d’accordo, infatti in autunno avrebbe frequentato la facoltà di medicina, nonostante avesse uno spiccato talento sia nella recitazione che nel canto.
“Se va bè! Ciao ragazzi!”
Ali e Beky si avvicinarono al gruppetto di amici che avevano li a LA e con cui praticamente trascorrevano l’estate da sempre.
“Allora ritardataria ce lo facciamo un tuffo o no?”
Ali si voltò corrucciando la fronte e poi sorrise.
“Lucas! Che ci fai qui?”
Il ragazzo alzò le spalle.
“Bè mi spettava una vacanza prima del college quindi”
La ragazza si avvicinò e gli gettò le braccia al collo.
“Sono contenta, quanto resti?”
“Una settimana”
“Oh bene è comunque quanto resteremo ancora noi qui”
“Ali, Lucas allora?”
Beky era già senza il suo prendisole pronta per godersi un po’ il mare
“Se volete un po’ di privacy potete sempre uscire insieme!”
Allison alzò gli occhi al cielo e si staccò dall’abbraccio.
“Perché dobbiamo dirti sempre la stessa cosa? E’ il mio migliore amico smettila di dire queste cose che poi la gente potrebbe crederci. Non voglio rovinargli la piazza”
Disse poi ironicamente mentre si tolse il vestitino da spiaggia.
“Andiamo dai”
Lucas le prese la mano e la trascinò verso il mare e lì di seguito il resto della compagnia.

 


ANGOLO DI ARI

Eccomi quiii! Ancora direte voi ahah. Bene vi presento la nuova storia. Non so bene dove mi porterà ecco ma ci sto provando ho bisogno di scrivere e lo faccio. Come va va. Spero di avere un po’ di seguito come è stato per Through the darkest of your days. Allison è la figlia dei due protagonisti di quella storia. Ovviamente sono due storie separate e indipendenti. Nulla vi ho presentato Allison che immagino con il volto di Jessica Stroup. Lucas che immagino con il volto di Dustin Milligan. Rebekah (figlia di Denise e Jason) che immagino con il volto di Claire Holt. Il secondo ragazzo in copertina? Ve lo presenterò presto J spero che continuerete a seguirmi anche in questa nuova avventura. Ah il prologo è in terza persona, credo che la storia sarà scritta in prima, non lo so, ci sto pensando. Ad ogni modo vi lascio. A presto spero. Ari.

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


                            

 

 

CAPITOLO PRIMO

Il giorno seguente Allison concordò con Rebekah di fare un giro in centro e passare del tempo insieme. Una volta che la sentì arrivare scese di sotto dove sua madre finiva di sistemare la biancheria.
“Mamma, esco”
“Ok, Ali non fare tardi e per favore domani sistema le valigie ok? Dobbiamo rientrare a NY”
“Si mamma lo so.”
La ragazza uscì di fretta e si diresse verso la decappottabile dell’amica muovendosi in un bel vestito ben al di sopra del ginocchio, che aveva una fantasia floreale molto sobria e due spalline sottili che lo reggevano e un paio di zeppe coordinate.
“Ciao Beky”
La ragazza si sporse dando un bacio sulla guancia all’amica che le sorrise.
“Dimmi che anche tua madre ti assilla per preparare i bagagli per il rientro”
Allison sorrise e annuì.
“Si, decisamente. Quando rientrate voi?”
“Domenica”
“Anche noi”
“Wow niente, le nostre famiglie sembra che vivano in simbiosi!”
Ironizzò la bionda, mentre Allison rise.
“Ehi passiamo la maggior parte del tempo insieme, mi sembra anche normale che poi finisca così”
“Mi piace questa canzone!”
Rebekah interruppe la conversazione alzando il volume della radio e muovendosi sul posto.
“Sei pazza”
Concluse l’amica.
“Avanti Ali sciogliti su”
Rebekah continuò a canticchiare, e piano piano anche Allison si lasciò trascinare.
“Hey, I just met you, and this is crazy, but here's my number, so call me, maybe? It's hard to look right, at you baby, but here's my number, so call me, maybe?”
“Oh merda!”
Mentre cantavano improvvisamente Rebekah si trovò quasi ad imprecare e a pigiare sul pedale del freno con tutta la forza di cui era a disposizione, facendo stridere le gomme sull’asfalto.
“REBEKAH!”
Allison si voltò furiosa verso l’amica, che guardava atterrita davanti a sé. La vide poi togliersi gli occhiali da sole.
“Stai bene? Oddio”
Allison guardò di fronte a sé vedendo un ragazzo che le fulminava, mentre Rebekah si precipitò fuori dall’auto seguita dall’altra ragazza.
“Grazie a dio si!”
Disse lui poco gentilmente.
“Mi dispiace davvero io…”
“Eri distratta alla guida, ma chi ve la da la patente?”
Rebekah si indispettì non poco assumendo un’espressione da omicida, probabilmente se avesse potuto avrebbe messo la prima e lo avrebbe investito davvero questa volta. Allison cercò di correre ai ripari.
“Ci dispiace davvero, tu stai bene hai bisogno di un medico?”
Lui fece un sorriso ironico che nessuna delle due poté capire. Basto io come medico grazie!
“No ragazzina fortunatamente non mi avete preso.”
Allison gli scoccò un’occhiata truce.
“Stiamo cercando di chiederti scusa”
“Non c’è bisogno, ormai il danno è fatto. Perché vi lasciano andare in giro con macchine del genere se non siete in grado di guidarle ancora non lo capisco”
“Ehi capita a tutti un momento di distrazione”
Rispose piccata Rebekah.
“Si certo, andate piano ragazzine”
Il ragazzo si girò e andò via riprendendo la sua strada lasciando le due ragazze lì a fissarlo come delle ebeti.
“Ma che idiota!”
Beky fu la prima a riscuotersi e a dirigersi verso l’auto.
“L’abbiamo quasi investito”
Rimarcò Allison.
“Gli ho chiesto scusa! E poi cosa fa? Si mette a giudicare solo perché guido un Mercedes? Avanti!”
Ali sospirò, in effetti non aveva torto, come non aveva torto lui. Risalì in auto e riaccese la radio cercando di cambiare argomento, ma la prima a rompere il silenzio fu Rebekah una volta che parcheggiarono l’auto e scesero per dirigersi verso i tavolini del bar del centro.
“Hai notato che Lucas non ha fiatato ieri?”
“Mm?”
Le due si accomodarono ad un tavolino e presero i menù in mano.
“Ali…quando ho fatto quella stupida battuta sulla spiaggia”
“Oh però lo dici da sola che era stupida! Congratulazioni…il menù non mi serve so già che prenderò un gelato”
“Come sempre…e no, non ci casco, non mi farai cambiare argomento”
Allison alzò gli occhi al cielo e fece segno verso la cameriera che prese le loro ordinazioni: un gelato per lei e un frullato per l’amica.
“Puoi essere più chiara?”
Si arrese poi.
“Sai di solito anche lui dice che siete solo amici, dice che sei una specie di sorella, ma negli ultimi sei mesi non gliel’ho sentito dire nemmeno una volta.”
“Magari perché non te ne ricordi..”
“No. Sono sicura Ali.”
“E quindi?”
“Gli piaci”
“Oh andiamo, Beky non c’è assolutamente nulla tra noi, ci conosciamo da sempre, mio padre lo fa addirittura entrare in casa, voglio dire lo fa stare vicino a me senza che mi rinchiuda in una campana di vetro. Non c’è nulla di…romantico tra noi”
“Io non capisco davvero, insomma avete un sacco di cose in comune, vi conoscete bene e non lo so, è come se Romeo e Giulietta non stessero insieme non ha senso”
“Mia madre ha un brutto effetto anche su di te”
La ragazza bionda la guardò male.
“Parlo seriamente”
“Anche io”
“E se ti chiedesse di uscire?”
“Usciamo sempre insieme”
“Uffa, intendo un appuntamento…se ti chiedesse un appuntamento, cosa gli risponderesti?”
“Perché dovrebbe chiedermi un appuntamento?”
Rebekah portò le mani sulla testa come per sorreggersela.
“Non puoi fare sul serio”
Allison rise mentre vide arrivare le loro ordinazioni.
“Avanti scherzo”
Prese il cucchiaino infilzato nel gelato e ne mangiò quello che era rimasto.
“Non ne ho idea comunque”
“Non sai cosa gli diresti?”
“No”
“Bè, questo non corrisponde a ‘non c’è niente fra noi’”
“Infatti corrisponde a ‘non ci ho mai pensato’. Davvero, non lo so. Non ho mai pensato ad una relazione tra me e lui e poi non lo so, il fatto che andiamo così d’accordo come amici non significa che saremmo una coppia affiatata”
“Mm bè non è una buona motivazione per non tentare non ti pare?”
Ali sospirò mangiando un altro po’ di gelato.
“Si, forse, ma finche non succede qualcosa non potrò dirlo. E comunque sono solo tue supposizioni”
“Si è vero, ma sono supposizioni giuste credimi”

La sera stessa le ragazze e i loro amici decisero di andare in un locale e Ali invitò Lucas e i suoi amici ad unirsi a loro dato che erano in vacanza lì. La serata trascorse velocemente e allegramente tra sorrisi, balli e qualche cocktail.
“Ali andiamo?”
Rebekah richiamò ancora una volta l’amica che continuava a chiacchierare con Lucas.
“Si”
“Ti accompagno io dai”
“Non hai una macchina Lucas”
“Casa tua non è così distante”
“E’ vero ma poi devi tornare da solo fino al tuo albergo”
“Non è un problema davvero”
Ali si avvicinò all’amica spiegandole come stavano le cose, poi tornò da Lucas e, una volta fuori dal locale, iniziarono ad incamminarsi verso casa della ragazza.
“Domenica rientrate a NY vero?”
“Si, anche perché lunedì comincia il corso di preparazione per il tirocinio che dovrò fare durante il primo anno, quindi devo assolutamente rientrare”
“Bene mi sei mancata lì a NY, mi hai lasciato da solo”
“Oh su passo tutte le estati qui, non è una novità”
Lucas le sorrise e scosse la testa.
“Non era la stessa cosa”
Ali ripensò alle parole di Rebekah e continuò a camminare in silenzio mentre guardava per terra.
“Mi dispiace, non volevo metterti in imbarazzo”
“No Lucas non ti preoccupare. Sta succedendo qualcosa vero?”
“Non lo so, tu che dici?”
“Avanti ti prego se devi dire qualcosa dilla”
“Se lo dico le cose potrebbero cambiare”
Allison restò nuovamente in silenzio non sapendo cosa rispondergli, aveva ragione e lei non sapeva cosa pensare a riguardo. Come aveva detto a Rebekah non ci aveva mai pensato davvero. Non aveva mai pensato a lei e Lucas come una coppia, ma da quando glielo aveva fatto notare, continuava a chiedersi come sarebbe stato.
“Se non dici nulla però le cose non cambieranno mai”
Disse poi lei arrivando davanti alla propria casa.
“Anche questo è vero”
Lei si fermò davanti al cancello e cercò le chiavi in borsa. Una volta trovate rialzò lo sguardo sul ragazzo.
“Buonanotte Lucas”
Allison infilò la chiave nella toppa facendo scattare la serratura e lo spinse di poco per aprilo, Lucas però la fermò.
“Ali aspetta”
La fermò delicatamente per un braccio e le si avvicinò dandole un bacio prendendola in contropiede. Ali non si aspettava una cosa del genere. Piuttosto si aspettava un discorso, un qualcosa che non fosse fisico, ma non fu così. La cosa sorprendente fu che si lasciò andare senza troppo sforzo, come se fosse la cosa giusta da fare, come se non ci fosse altra scelta, un’altra versione di quella storia. Poteva andare solo così. Le loro lingue si accarezzarono piano e con estrema dolcezza. Allison notò come Lucas fosse delicato nei suoi confronti e quanto da un lato fosse spaventato all’idea che tutto quello potesse cambiare irrimediabilmente il loro rapporto. Era infatti così. Lucas si era frenato per mesi, non aveva dichiarato i suoi sentimenti proprio per paura di cambiare un rapporto che era stato portato avanti da anni, ma ora era stanco. Era stanco di dover dire che erano solo amici, aveva smesso di negare le insinuazioni che gli venivano fatte, era stanco di vederla ogni giorno e fare finta di niente. D’altro canto lei era confusa, come aveva detto all’amica non aveva mai pensato alla prospettiva di avere una relazione con lui, non era mai stata un’idea che le era passata di mente. Si rese conto però di quanto non fosse sicura dei suoi sentimenti, di essergli solo amica nel momento in cui Rebekah glielo aveva fatto notare e nel momento in cui lui l’aveva baciata la confusione era cresciuta. Dopo quel bacio lungo e dolce i due si staccarono e lei si sistemò i capelli dietro l’orecchio.
“Tutto ok?”
Disse lui titubante. Allison annuì.
“Si, magari ne riparliamo domani a mente lucida”
“Si direi che è il caso”
La ragazza rientrò in casa sparendo dietro la porta.

Il lunedì seguente Ali era già a NY così come la sua famiglia. Suo padre sarebbe ritornato a LA la settimana successiva per continuare a girare, sua madre riprendeva con l’insegnamento e suo fratello con il liceo. Si preparò indossando un paio di pantaloni blu una camicetta bianca e un paio di ballerine. Prese la sua borsa, il blocco per gli appunti e una buona dose di coraggio. Quello sarebbe stato il suo primo giorno di college. Una volta arrivata in una delle sale in ospedale adibite per fare lezione ai nuovi studenti della facoltà di medicina, cercò un posto che le piacesse e si accomodò. Iniziò a fare amicizia con qualche ragazza e ragazzo seduto nelle sue vicinanze fino a che un ragazzo abbastanza giovane arrivò veloce in aula ancora con il camice addosso. Non appena se ne rese conto lo tolse di fretta ritornando alla porta e dandolo a qualcuno, o almeno così sembrò. Allison inizialmente non fece molta attenzione a chi aveva di fronte, era impegnata a sistemare il suo blocco sul piccolo ripiano che fungeva da banco attaccato alla sedia e a cercare una penna nella sua borsa. Una volta sistemato alzò gli occhi sul ragazzo non appena questo iniziò a parlare. Non può essere! Pensò la ragazza sgranando gli occhi e aprendo un po’ la bocca per la sorpresa, non appena riconobbe chi aveva di fronte. Scivolò di poco sulla sedia facendosi piccola piccola. Era in una posizione in cui era difficile non essere vista e anche se erano un po’ di studenti, era seduta nelle prime file e prima o poi il suo sguardo l’avrebbe colta lì. Si trovò a sperare ardentemente che non si ricordasse di lei e del loro incidente con l’auto.
“Buongiorno. Io sono Daniel Harris, sono l’assistente del dottor Green o professore che dir si voglia. Sono anche un suo specializzando. Il dottor Green è impegnato in sala operatoria, quindi mi ha chiesto di sostituirlo. Non faremo poi molto è solo una lezione di conoscenza, ho qui la lista dei nomi degli ammessi alla facoltà.”
Grandioso! Pensò Ali. Abbassò lo sguardo cercando di non farsi notare, ma tanto prima o poi le sarebbe toccato alzarsi e farsi vedere. Sorprendentemente però non fece un elenco.
“Non sta però a me conoscervi tutti, o meglio non ancora, quindi lo farà domani il dottor Green. L’unica cosa che posso dirvi è che non avete scelto un percorso facile, che ci saranno momenti in cui vorrete lasciare tutto, penserete che quella non è la vostra strada. Bene io vi dico pensateci davvero bene, perché diventando medici diventerete responsabili della vita di molte persone e dovete esserne consapevoli, inoltre dovrete lottare con il senso di colpa costantemente, perché non sempre le cose vanno nel migliore dei modi. Non potete salvare tutti, perderete dei pazienti, ma fa parte anche questo del vostro lavoro. Per non parlare delle situazioni limite, o dei pazienti che rifiutano le cure. Dovete essere pronti a tutto, quindi se non ve la sentite, quella è la porta”
Allison alzò gli occhi sul ragazzo mentre parlava e deglutì. Alla fine del discorso i suoi occhi si posarono su di lei e dal suo sguardo Ali capì che l’aveva riconosciuta.
“Grandioso”
Sussurrò lui senza farsi sentire da nessuno.
“Bene, per ultima cosa vi dirò che fra un mese sarete suddivisi in diversi gruppi per iniziare il vostro tirocinio. Non tutti sarete in questo ospedale e non tutti con il dottor Green. Farete un test e in base alle vostre attitudini e capacità verrete suddivisi in vari gruppi e affidati ai vari primari dei vari ospedali che competono all’università. Chi resterà qui lavorerà anche con me. Ok, direi che possiamo cominciare con la nostra lezione di biologia cellulare”
Dopo la lezione Allison uscì velocemente dall’aula per evitare di essere richiamata dal ragazzo. Una volta fuori il suo telefono squillò, era Lucas. I due avevano iniziato a frequentarsi da quando lui l’aveva baciata. La loro relazione non era ancora ufficiale, ma ci stavano provando, come dicevano solitamente.
“Allora com’è andata la prima lezione?”
“Diciamo bene”
“Mi aspettavo di sentirti più entusiasta, vuoi fare il medico da tipo quando sei nata”
“Si è così infatti. Niente lascia stare hanno solo cercato di spaventarci tutto qui, domani andrà meglio”
“E’ normale è una scelta impegnativa, ma se lo vuoi puoi farcela lo sai”
“Si lo so…tu? Primo giorno”
Anche per Lucas era stato il primo giorno di università, lui aveva scelto di frequentare la facoltà di giurisprudenza.
“Bene, probabilmente meglio del tuo visto che sembri abbattuta”
“No sto bene davvero”.
“Si?”
“Si non preoccuparti”
“Ci vediamo dopo allora?”
“Assolutamente…rientro. Lezione di anatomia!”
“Va bene a dopo”
La ragazza chiuse la chiamata e si voltò verso l’ingresso dell’ospedale scontrandosi con qualcuno.
“Ehi…ma bene vedo che investire la gente è un’abitudine”
Ali alzò gli occhi su di lui. Fantastico.
“Mi scusi”
La ragazza lo superò per rientrare.
“Dica ai suoi colleghi di anatomia che arrivo subito”
Allison si fermò e si voltò verso di lui.
“Sostituisce anche il professore di anatomia?”
Daniel alzò le spalle.
“C’è un’operazione particolare in corso”
“Di solito gli specializzandi fanno a gara per essere presi ad assistere…vedo che hanno preferito farle fare lezione”
Disse acida la ragazza girandosi di nuovo ed entrando all’interno questa volta. Il ragazzo rimase invece perplesso mentre la osservava poi scosse la testa e si aprì in un sorriso.

 

ANGOLO DI ARI

Sono di nuovo qui con un nuovo capitolo un po’ più lungo direi! Bene la storia inizia! Non ho molto da dire al momento, penso che sia tutto abbastanza chiaro o almeno a me sembra così. Ali e Lucas stanno frequentandosi diciamo così. Ho saltato il discorso tra i due, la decisione, ma verrà poi ripresa non temete! Vi ho ufficialmente presentato il secondo ragazzo, Daniel che immagino con il volto di Tyler Hoechlin. Bene non ho altro da dire, alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


                                 

 

 

 

CAPITOLO SECONDO

“Allora come sta andando?”
“Oh bene! Insomma l’inizio è stato turbolento, bè le materie da seguire, il test da preparare, anatomia è davvero un rompicapo, ma sono sempre più convinta…”
“Frena Ali! Intendevo con Lucas!”
Rebekah alzò gli occhi al cielo annoiata.
“Oh”
Alla reazione dell’amica alzò un sopracciglio.
“Oh?! Cos’è questo oh?”
“Niente non avevo capito a cosa ti riferissi tutto qui”
“Mi togli una curiosità? Perché insistete con la questione ‘ci stiamo frequentando’?”
“Che intendi?”
Beky sospirò.
“Ali praticamente state sempre insieme da molto tempo, non è che dovete conoscervi per capire se state bene insieme”
“Si invece, dobbiamo conoscerci sotto questo punto di vista. Beky io non ci ho mai pensato davvero, non ho mai pensato di poterci avere una relazione e ho bisogno di vederla sotto questa prospettiva ora. E’ come ricominciare”
La ragazza alzò le spalle.
“Non lo capisco davvero”
“Se fossi nella mia situazione capiresti”
“Forse…magari non ti piace abbastanza”
Ali la guardò male. Non ci aveva mai pensato. Eppure non le sembrava così anzi, tutto l’opposto. Le piaceva, il modo in cui le parlava, il modo in cui si comportava con lei, come si preoccupava per lei.
“Non è così credimi”
Ali sentì suonare alla porta e si alzò per rientrare dalla veranda dove era con l’amica ed andò ad aprire prima che lo facesse il padre.
“Tanto è per me”
Disse lei sorridendogli.
“Come sempre tesoro, magari velocizzi così non interrompo”
Disse il padre alzando dei fogli che stava leggendo.
“Ma è già un altro copione? Papi hai appena finito di girare.”
Disse mentre apriva.
“Ehi!”
Lucas le sorrise, lei si avvicinò dandogli un casto bacio sulle labbra, mentre suo padre alzò gli occhi al cielo.
“In veranda”
Disse autoritario. Ali rise e dopo aver preso Lucas per mano lo trascinò via.
“Accidenti, fino ad un mese fa mi adorava! Questa relazione sta rovinando la mia reputazione con tuo padre”
“Ormai ti conosce da troppo tempo per ucciderti non temere”
“Oh bè allora sono tranquillo, ciao Beky”
“Lucas..io vado ci sentiamo dopo ok?”
Rebekah abbracciò rapidamente l’amica e poi si diresse verso l’uscita della casa.
“Allora com’è andato il test?”
Chiese il ragazzo sedendosi su una sdraio e dividendola con Ali che lo abbracciò.
“Bene credo. Spero di rimanere in quell’ospedale. Il dottor Green è uno dei migliori, voglio davvero stare lì”
“Anche con l’assistente odioso?”
“Si anche con lui”
Disse Ali acida. Daniel le aveva dato parecchio filo da torcere in quel mese, la metteva spesso alla prova e questo per puro divertimento, almeno a detta di lei. Il pensiero di dover passare lì i seguenti 5 anni la infastidiva non poco, ma la fama del dottor Green e l’opportunità di poter lavorare con lui erano troppo importanti e non si sarebbe di certo fatta intimidire da lui.
“Non rinuncerò al dottor Green per lui”
Disse sicura di sé.
“Questa è la mia Ali”
Disse lui accarezzandole i capelli. La ragazza sorrise inevitabilmente a quel mia e si avvicinò per dargli un bacio che dopo non molto tempo  diventò più profondo.
“Dovremmo proprio trovarci un posto per noi”
La ragazza alzò lo sguardo su di lui e accennò un sorriso.
“Si forse”
I due non erano riusciti ad avere poi molti momenti di intimità, un po’ per tutto il tempo che stavano impiegando nel college essendo il primo mese, un po’ perché le loro case erano sempre così piene, un po’ perché a lei andava bene così. Quella era la verità. Ali non aveva avuto stuoli di fidanzati, molti corteggiatori, quello era certo, ma l’unica pseudo storia era stata con un ragazzo tra il penultimo e l’ultimo anno di liceo, ma non era andata molto bene.
“Wow quanto entusiasmo!”
Allison si irrigidì.
“No scusa, mi dispiace, è che sono un po’ stressata, appena farò questo test per lo smistamento starò meglio. E comunque hai ragione dovremmo”
Lucas le sorrise prima poco convinto poi con più convinzione.
“Tra qualche giorno sarà tutto finito, anzi ti lascio studiare o potresti non dormire per recuperare tempo”
Il ragazzo si alzò e con lui Ali. Si diressero verso il salotto dove c’era la porta d’ingresso.
“Già di ritorno a casa?”
Il padre di Ali vide i due avanzare verso la porta d’ingresso dove si trovava anche lui che aiutava la moglie ad entrare le buste della spesa. Per quanto la governante che c’era comunque in casa, anche se non costantemente, insisteva per fare la spesa, Serena era sempre stata dell’opinione di volerla fare da sola, non si era mai completamente abituata a tutti quegli agi.
“Si signor Thomas, salve signora”
“Ciao Lucas, sicuro che non vuoi fermarti per cena?”
“No signora Thomas, Ali deve studiare”
Disse con tono canzonatorio.
“Studia quasi più di quanto studiassi io”
“Il che è davvero un’impresa ardua, ma infondo è tua figlia”
Sottolineò Jake.
“Lucas”
Disse poi per congedarlo mentre andava in cucina. Sua moglie scosse la testa e sorrise.
“Sarà per un’altra volta allora”
La donna si allontanò e si diresse verso la cucina.
“Jake dovresti smetterla di trattarlo così poverino, mi fa pena.”
“Oh avanti lo tengo solo sull’attenti”
“Dopo che è cresciuto in questa casa per anni?”
Sottolineò lei.
“Prima non stava con mia faglia”
Disse lui acido, mentre Serena rise di gusto.
“Amore mia madre non ti trattava male”
“Infatti sei tu la madre io sono il padre”
“Non oso immaginare cosa sarebbe successo se mio padre ti avesse conosciuto davvero”
Disse sarcastica la donna mentre sistema gli acquisti per poi dedicarsi alla cena.

Dopo qualche giorno Ali si trovò a dover sostenere finalmente il suo agognato test e avrebbe saputo se sarebbe rimasta lì o sarebbe stata spedita da qualche altra parte. Dopo tutto lo studio e la passione che aveva dimostrata per quel lavoro da sempre, alla fine il test non le sembrò così impossibile, anche se in realtà anatomia era un rompicapo e aveva solo fatto una piccola parte del programma ancora. Quando poi sentì dei ragazzi parlare del test e di quante difficoltà avevano trovato, pensò di essersi illusa e che magari tutto ciò che lei pensava fosse facile, in realtà era più complesso di quel che credeva. Aspettò seduta davanti alla bacheca dove avrebbero messo i risultati per ore. Avevano detto che i risultati sarebbero stati affissi lì in tardo pomeriggio o nella mattinata del giorno dopo, ma era così in ansia che decise comunque di aspettare finchè glielo avrebbero concesso. Guardò per l’ennesima volta l’orologio erano le sette meno un quarto e di lì a poco l’avrebbero cacciata via. Sentì dei passi e si voltò verso il corridoio vedendo Daniel avanzare con un foglio. Appena la vide rallentò il passo un momento, ma poi riprese il suo ritmo. Staccò una punes dalla bacheca e la fissò sul foglio, poi si voltò verso Ali che era ancora seduta. Aspettava che lui se ne andasse per vedere lo smistamento e i punteggi presi al test. Daniel si spostò di lato e fece segno verso la lista.
“Hai aspettato fino ad ora, non vuoi vederli?”
“Bè..”
Ali non sapeva che dire, non voleva sembrare scortese, ma voleva la sua privacy. Daniel staccò nuovamente il foglio e glielo porse. La ragazza lo guardò sorpresa, ma anche un po’ scocciata, poi però prese il foglio e lo guardò. Aprì leggermente la bocca sorpresa.
“Congratulazioni”
Disse poi il ragazzo.
“Il tuo test non aveva un errore”
Ali continuò a guardare la graduatoria, era la prima, aveva avuto il massimo del punteggio e avrebbe lavorato con il dottor Green e la sua equipe, quindi anche con il ragazzo di fronte a sé.
“Grazie”
Si limitò a dire lei ridandogli il foglio. Lui lo prese e lo fissò nuovamente alla bacheca.
“Va pure a festeggiare, perché da domani non avrai più tempo per fare nulla.”
Disse Daniel sarcastico.
“Ora devo chiederle di lasciare la sala signorina Thomas”
“Si dottor Reed”
La ragazza si alzò e dopo aver preso le sue cose uscì da lì e tornò a casa pronta a dare la bella notizia a tutti e consapevole che da quel momento le cose si sarebbero fatte più dure e non sapeva quanto in realtà sarebbe stato davvero così.

 

ANGOLO DI ARI

Salve! Anticipo già che questa storia andrà un po’ più lentamente per ora perché mi sto dedicando a terminare un’altra storia e comunque dato che ancora deve carburare questa posso farlo. Inoltre questo è un capitolo un po’ di snodo, da qualche parte dovrò pur iniziare per dare respiro alla storia no? Bene non ho molto da dire a riguardo, alla prossima Ari.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


                                 

 

 

CAPITOLO TERZO

Allison era in camera sua ancora fin troppo felice per il risultato conseguito, era davvero quello che voleva ed era pronta a passare il suo ultimo weekend senza pensieri. La ragazza sentì bussare alla porta.
“Avanti”
La porta si aprì lentamente e vide sbucare la testa di suo padre.
“Posso?”
“Si certo”
La ragazza mise da parte il pc e si sistemò meglio sul letto.
“Ho un regalo per te”
Jake porse una scatola rettangolare e allungata alla figlia che la prese fra le mani e lei gli sorrise.
“Cos’è?”
Disse la ragazza curiosa.
“Un regalo”
“A cosa devo l’onore? Di solito ci dici sempre che riceveremo regali solo per ricorrenze o feste importanti, tipo compleanni, natale..”
Disse Ali scherzando.
“Aprilo dai, di sicuro non è una borsa da sfoggiare con le tue amiche.”
L’uomo si sedette accanto alla figlia aspettando che aprisse la scatola.
“Ok”
La ragazza tolse il coperchio alla scatola e alzò lo sguardo sul padre e sorrise.
“Papà grazie!”
“Bè sapevo che ti serviva uno stetoscopio, insomma non fai altro che assillarci dicendo che è la prima cosa da comprare e che lo volevi colorato e so che ti piaceva quel colore, così mi sono permesso di..”
Allison si mise in ginocchio sul letto e abbracciò il padre.
“Grazie papà è proprio quello che volevo. E’ un regalo davvero molto apprezzato”
“Infondo è un investimento, e poi avrei dovuto comprartelo comunque no?”
Disse lui scherzando.
“Sono fiero di te, sapevo che saresti riuscita in quello che volevi”
Allison sorrise ancora di più se possibile, amava suo padre e lui la faceva sempre sentire importante e capace di raggiungere qualsiasi obiettivo si sarebbe posta.
“Tenacia ereditata tutta da papà”
Disse lei ridendo.
“Oh tua madre è tenace tanto quanto me, sarà per questo che litighiamo da vent’anni!”
Allison rise, sapeva che spesso i suoi genitori bisticciavano, ma poi facevano pace come due ragazzini che stanno insieme da due giorni.
“Avete proprio un bel rapporto, spero di avere una storia come la vostra un giorno”
“Oh quando avrai 40 anni dici? Anzi meglio quando io non ci sarò più”
Allison rise senza poterne fare a meno sapeva quanto fosse geloso e protettivo con lei.
“E comunque tesoro tu devi scrivere la tua storia, ognuno ha la sua..e poi tu hai..Lucas no?”
“Ok papà non c’è bisogno che tu ti sforzi, se voglio parlare di ragazzi parlo con la mamma tranquillo”
“Oh grazie a Dio!”
Disse Jake alzandosi e respirando a fondo.
“Non sono a mio agio con questa cosa, e poi ti ho solo regalato uno stetoscopio! Perché diamine siamo finiti a parlare di ragazzi? Fosse per me saresti chiusa in un convento!”
“Papà non esagerare”
L’uomo si chinò su di lei e le diede un bacio sulla fronte.
“In bocca al lupo piccola mia, ora ci sei dentro e posso dirtelo”
“Crepi papà e grazie, ancora”
L’uomo uscì dalla stanza e Allison rigirò fra le mani il suo nuovo stetoscopio, si mise davanti allo specchio indossando il camice che aveva comprato quel pomeriggio e mise lo strumento medico attorno al suo collo. Si osservò allo specchio soddisfatta, tutti i suoi sogni si stavano avverando.

“Pronto!”
“Ciao tesoro come va?”
“Bene, papà mi ha regalato uno stetoscopio”
“Wow è proprio reale eh?”
“Si e sono molto emozionata”
“Immagino..stasera passo a prenderti alle 8 ok?”
La ragazza annuì contenta
“Si va benissimo, dove mi porti?”
“Cena a casa mia, i miei sono fuori per il weekend”
“Va benissimo”
Disse lei sorridendo
“A dopo allora”
“A dopo”
Una volta riattaccato la ragazza comprese che sarebbero stati per la prima volta dopo un mese insieme da soli in un luogo più che intimo. Dopo circa un paio d’ore Rebekah entrò frettolosamente in camera di Ali.
“Cos’è questa emergenza?! Ho un appuntamento mi devo preparare..”
Disse scocciata la ragazza, poi vide la stanza dell’amica sottosopra e rimase quasi sconvolta. Per Allison l’ordine era una regola di vita.
“C’è stato un bombardamento qui?”
“Non so cosa mettere”
Disse la ragazza aprendo le braccia.
“Non ho..”
“Come dice mia madre non dire che non hai niente da mettere perché hai tre armadi pieni!”
Disse Rebekah fermando Allison prima che proseguisse.
“Qual è il problema? Esci con Lucas no? Non ti sei mai fatta molti problemi”
“Bè..ceno a casa sua stasera”
“Oh..OH! Ok”
La ragazza si avvicinò al mucchio di roba.
“Non fare così non è come pensi”
“E perché allora sei in preda al panico da abbigliamento?”
“Bè..perché, perché non si sa mai ecco. Non siamo mai stati soli in questo modo tutto qua”
Disse Ali incrociando le braccia al petto indispettita.
“Ehi signorina, sei rimasta intatta fino ai 19 anni, per i tempi che corrono è un record!”
Disse sarcastica l’amica. Ali prese un cuscino dal letto e glielo tirò con forza.
“Ehi!”
Si lamentò Beky.
“Non ho detto niente di male, e non c’è niente di male nell’aspettare come nel non aspettare, dipende da ognuno di noi”
“Rebekah lo sai che è un argomento che mi infastidisce!”
“Sei tu che hai voluto il mio aiuto”
“Infatti mi sto pentendo di averti chiamata”
La ragazza la ignorò e prese un tubino corto color argento e le scarpe alte abbinate.
“Tieni”
“Non metto mai questo vestito perché è troppo corto”
Beky alzò gli occhi al cielo.
“E’ proprio per questo che dovresti metterlo..cerchiamo qualcosa di decente anche per sotto”
“Sotto?”
La biondina si mise a frugare nel cassetto dell’intimo e dopo aver scavato un po’ tirò fuori un completo, fortunatamente l’intimo della ragazza non era un completo disastro, aveva dei bei coordinati, anche se, se fosse per lei, lo rinnoverebbe comunque.
“Se stasera succede qualcosa domani ti porto da Victoria Secret’s”
“Reb!”
La ragazza rise di gusto e depositò il tutto nelle mani dell’amica.
“Ci vediamo domani ok?”
“Aspetta, aspetta, tu hai parlato di un appuntamento, chi è?”
“Un tipo”
Disse lei alzando le spalle, Ali la guardò scettica.
“L’ho incontrato per caso uscendo dall’accademia di moda”
“Ok, ti lascio andare solo perché devo prepararmi, ma domani mi racconti tutto”
“Anche tu”
Disse con enfasi Rebekah, poi sorrise all’amica ed uscì. Allison iniziò a prepararsi molto presto, si sentiva molto nervosa, non avrebbe dovuto, non aveva deciso nulla e non era detto che lui ci provasse seriamente. Ma chi vuoi prendere in giro?? Lucas cercava spesso di avere dei momenti di intimità con lei, ma o non ci riuscivano mai o era lei che li evitava. Si sentiva ancora poco convinta, non tanto per il rapporto con Lucas, ma era una sensazione che continuava ad avere. Purtroppo capiva anche il punto di vista del suo ragazzo e Rebekah aveva ragione, si conoscevano da così tanto tempo che una ragazza normale non avrebbe nemmeno aspettato un giorno dopo la volontà di stare insieme. Dopo essersi preparata aspettò in camera che il ragazzo l’avvisasse di essere fuori ad aspettarla, voleva evitare gli sguardi dei genitori dato che sarebbero usciti dopo di lei e quindi erano ancora in casa. Quando ricevette il messaggio di Lucas Ali scese frettolosamente urlando un “a domani, buona notte” per le scale e si infilò velocemente nella macchina di Lucas.
“Ciao”
Disse lei sporgendosi per dargli un bacio.
“Wow come siamo belle e tutto questo per una cena a casa, dovrei farne più spesso”
Disse sarcastico Lucas che le sorrise dolcemente.
“Ehi  devo pur farmi bella per il mio fidanzato”
“Immagino che tuo padre non ti abbia vista vestita così vero?”
Lei rise e scosse la testa.
“Direi di no, a quest’ora saresti di ritorno a casa tua da solo”
I due continuarono a chiacchierare fino all’arrivo a casa dove cenarono. Lucas aveva creato un’atmosfera molto romantica, la cena era stata preparata da altri ovviamente, ma tutto era stato curato nei minimi dettagli e Allison si rendeva sempre più conto di quanto Lucas fosse dolce nei suoi confronti, di come l’ascoltava sempre, la conosceva molto bene, sapeva quasi tutto di lei e questo rendeva le cose molto più facili di quanto potesse mai immaginare. Una volta finito di cenare si spostarono in salotto, la ragazza si accoccolò fra le braccia di lui che le accarezzava i capelli.
“Sono felice che quella sera tu mi abbia spinto a dire quello che sentivo”
Lei sorrise e alzò lo sguardo su di lui.
“Veramente mi hai direttamente baciata”
“Ok ma il concetto è sempre quello”
Lei rise e si mise a sedere meglio.
“Si diciamo di si”
Lucas le si è avvicinò e la baciò piano, non ci volle molto perché i baci si facessero più intensi e profondi, tanto che la ragazza si trovò ben presto stesa sul divano con il ragazzo su di sé. Ali infilò le mani fra i capelli di Lucas mentre rispondeva ai suoi baci, intanto le mani di lui finirono lentamente sulle sue gambe per poi risalire. La ragazza sentì una fitta al basso ventre, ma si irrigidì comunque.
“Lucas, aspetta”
Il ragazzo la baciò più lentamente ed alzò la mano che aveva sulla sua coscia in segno di scusa e si staccò un po’ da lei.
“Scusami”
“No è tutto ok, solo che..mi dispiace..sono io quella che dovrei dirlo”
“Ali è tutto ok, davvero”
“Vorrei solo..andarci piano ok? Non mi sento ancora pronta ad andare oltre”
“Va bene, non preoccuparti ora lo so, quindi nonostante tutto quello che potrà succedere aspetterò un tuo segno davvero”
La ragazza gli sorrise e lui la baciò di nuovo con trasporto e sentii anche lei più tranquilla. Una cosa era certa, se Lucas diceva di aver capito, aveva capito davvero, sapeva che non si sarebbe aspettato nulla finchè lei non avrebbe detto che lo voleva anche lei.

Il giorno successivo Ali e Rebekah uscirono insieme come ogni domenica pomeriggio passeggiando per le vie del centro.
“Allora possibile che non sia successo niente con Lucas?”
Ali alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
“No, no, no, no, ho già detto no? Beky perché dovrei mentirti?”
“La mia ormai è una domanda retorica perché non riesco a credere che tu davvero lo abbia fermato”
“Senti per me è così ok? Ho bisogno di sentirmi pronta”
Rebekah prese l’amica per un braccio costringendola a fermarsi.
“Hai bisogno di sentirti pronta o hai bisogno di capire se lui è davvero quello che fa per te?”
“No Reb quello che ho detto. Lucas è la persona giusta, ho solo bisogno di tempo”
“Quindi possiamo dire ufficialmente che hai un ragazzo?”
“Certo!”
“Cosa è cambiato dall’altro girono in cui dicevi, stiamo vedendo come va?”
“Rebekah non capisco cosa stai facendo. Prima mi spingi fra le sue braccia, poi l’attimo dopo metti in dubbio la mia relazione”
“Voglio solo che tu sia certa, tutto qui. Mi sembri a momenti titubante”
“Non lo sono ok? Era solo strano perché siamo amici da sempre tutto qui.”
Allison riprese a camminare con vigore e l’amica la seguì, poi la osservò.
“Tu piuttosto non avevi un appuntamento?”
“Oh, si infatti”
“E?”
“Cosa?”
Ali alzò un sopracciglio e si appoggiò con una spalla al muro mentre Rebekah si era fermata a guardare una vetrina senza prestare poi davvero attenzione.
“Rebekah Ross che non mi racconta nei minimi dettagli di un appuntamento! Qui c’è qualcosa che non va!”
Disse prendendola in giro.
“Non c’è nulla che non va”
“Oh andiamo non può essere andata così male da non volerne parlare. I tuoi appuntamenti peggiori sono fonte di ilarità nei nostri momenti di sconforto totale. Non ti sei mai fatta problemi, anzi ti diverte. A meno che..di la verità! E’ andata più che bene!”
Disse poi la ragazza ridendo e capendo il comportamento dell’amica. Beky arrossì lievemente e si notò molto di più di quanto potesse essere dato la sua carnagione chiara e soprattutto la rarità dell’evento.
“Oddio sei arrossita? Da quando in qua arrossisci? Parla prima che ti torturi”
“Ali io non arrossisco”
“Si invece sei arrossita e ora mi dirai perché..bè sempre che sia qualcosa di lecito ovvio”
“Cretina..non è successo nulla. Mi ha portata in un pub carino, abbiamo mangiato qualcosa e preso da bere, abbiamo chiacchierato a lungo, tutto qua”
“Stanotte mi hai mandato la buona notte alle 3”
“Infatti è l’ora a cui sono rientrata”
“E non è successo nulla?”
“Allison sembri me ora”
“Scusa è che..è strano tutto qui”
“Non posso essere interessata ad un ragazzo?”
“No certo che no, lo sai che sono felice se lo fai, specie dopo la storia con Sam, sono felice se finalmente trovi qualcuno da frequentare seriamente..non è Sam vero?”
Rebekah scosse la testa
“No tranquilla, si chiama Steve ed è l’ultimo anno di giurisprudenza”
“Perfetto..lo rivedrai?”
“Si, giovedì”
Allison sorrise apertamente felice per la notizia e soprattutto per il fatto che la sua amica stesse tornando ad interessarsi ai ragazzi nel modo corretto e cioè cercando qualcuno da frequentare seriamente.
“Esemplare molto molto sexy ad ore dodici”
Ali si riscosse dai suoi pensieri e vide la ragazza guardare oltre le sue spalle.
“Ehi e Steve? Già rispedito indietro?”
Disse lei ironica.
“No, ma un ragazzo così non passa inosservato scusa!”
Disse facendo cenno di girarsi. Ali sospirò e si voltò. Merda! Si rivotò di scatto verso l’amica.
“Smetti di guardarlo”
“Cosa?”
“Smettila!”
Ribadì Allison arrossendo.
“Lo conosci?”
“E’ l’assistente non che specializzando, non che nostro supervisore..proprio non lo riconosci?”
“Non vengo mica in ospedale con te! Anzi a proposito ricordami perché non ho fatto medicina? Girano proprio tipi interessanti”
“Perché davanti ad una sola goccia di sangue svieni..e comunque dovresti ricordartelo perché è il tipo che stavi investendo a L.A.”
La ragazza sgranò gli occhi.
“Dici sul serio? E’ l’assistente antipatico?”
“Esatto”
“Perché non ho notato prima che era carino? Ah si perché mi dava della ragazzina viziata”
Disse acida Rebekah indispettendosi.
“Se lo smetti di fissare non ci vedrà”
“Viene di qua..”
“Cosa?”
Ali si mise in posizione eretta staccandosi dal muro e rimase di spalle facendo finta di nulla, vide una sagoma passargli accanto e continuò a far finta di nulla.
“A domani signorina Thomas”
Allison si irrigidì e lo guardò continuare a camminare tranquillamente, ridusse gli occhi a due fessure e sbuffò.
“Ma guarda che tipo!”
Rebekah rise mentre l’amica riprese a camminare.
“Già sa chi sei?”
“Si ricordava del nostro piccolo incidente sai com’è e poi ti ho detto che mi da filo da torcere non oso immaginare appena inizierò domani con il tirocinio.”
“Oh bè in bocca al lupo allora!”
Disse sarcastica Rebekah.
“Grazie ne avrò bisogno”
Le due ripresero a camminare per le vie del centro tornando a chiacchierare tra loro e dimenticandosi di tutto il resto. Intanto Daniel dopo aver preso una metropolitana, ritornò a Brooklyn nel suo piccolo loft, lanciò le chiavi di casa in un piccolo contenitore che fungeva da svuota tasche e aprì il frigo. Come al solito cera poco e niente. Tirò fuori un po’ di mostarda, una birra e li mise sul bancone in cucina, poi prese del pane da sandwich e ci spalmò sopra la mostarda. Si sedette su uno degli sgabelli e iniziò a mangiare sospirando e cercando di vincere la voglia di accendere il cercapersone dell’ospedale. Il dottor Green aveva insisto perché si prendesse la domenica libera. Daniel non era il tipo che desiderava il weekend libero, era il tipo che voleva invece lavorare continuamente e questo non attirava di certo le simpatie degli altri specializzandi. Erano tutti convinti che lo facesse per mettersi in mostra ed entrare nelle preferenze di uno dei primari più importanti di New York, la verità era un’altra. Gli altri non sapevano che Daniel era già nelle preferenze del dottor Green data l’innata capacità e bravura del ragazzo come medico e specializzando in chirurgia, ma soprattutto che non voleva giorni liberi perché a differenza dei suoi colleghi, lui sarebbe dovuto tornare in una casa vuota.

ANGOLO DI ARI

Eccoci qui! Mm diciamo che ancora non ho attirato la vostra attenzione con questa storia e mi dispiace anche perché sto iniziando ad entrare nei personaggi e ad affezionarmici. Ad ogni modo il capitolo penso sia molto scorrevole e ci sono due o tre cose importanti a parer mio, poi non so ecco è la mia storia quindi io sono di parte xD Per chi ha letto Through the darkest of your days può capire quanto io posso solo sciogliermi all’idea di Jake padre che è cosi dolce da sciogliere chiunque e non può che sorridere mentre si alza agitato e ringrazia il cielo di non dover parlare con  la figlia di ragazzi xD Ah ho notato rileggendo i capitoli postati che ho cambiato involontariamente il cognome a Daniel, quello che continuerò ad adottare sarà Reed il secondo, non Harris cioè il primo che avevo messo. Mi scuso, ma ho proprio dimenticato di correggere. BTW vi lascio. Se date un’occhiata alla storia e volesta lasciare un pensiero ve ne sarei grata. Alla prossima Ari.

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


                                  

 

 

 

CAPITOLO QUARTO

Allison si trascinò fuori dal letto anche quel venerdì mattina sperando che la giornata finisse presto così da poter trascinarsi nuovamente a letto e dormire fino alla fine del weekend. Arrivata al piano di sotto si sedette malamente su una sedia e si riempì una tazza piena di caffè.
“Buongiorno piccola”
“Buongiorno papà..”
“Tesoro sembri molto stanca, sicura che sia normale che tu faccia tutto questo lavoro in ospedale?”
“Si papà..”
Di certo Ali non poteva dire a suo padre che Daniel era uno schiavista e si divertiva da morire a farla correre su e giù per tutto l’ospedale.
“Devo solo abituarmi ai ritmi è la prima settimana!”
Disse lei sorridendo per non far preoccupare nessuno.
“Piuttosto vado o farò tardi..mamma?”
“Stava finendo di prepararsi, ha la prima ora”
“La vedrò stasera, buona giornata”
La ragazza diede un bacio al padre e poi corse via , si infilò in auto e dopo varie code, semafori perennemente rossi e qualche guidatore un po’ impacciato nel traffico, riuscì ad arrivare in ospedale. Si introdusse rapidamente negli spogliatoi e si cambiò pronta per la sua mattinata tra lezioni e tirocinio. Bè definirlo tirocinio era un eufemismo. In realtà non facevano altro che correre su e giù portando cartelle cliniche, archiviando faldoni, occupandosi di assistere le persone che attendevano il proprio turno al pronto soccorso, insomma sembravano più dei volontari, ma era assolutamente normale. Una volta pronta raggiunse gli altri tirocinanti che attendevano diligentemente i loro compiti da svolgere.
“Buongiorno”
Daniel arrivò come sempre davanti ai giovani aspiranti medici con molte cartelle cliniche e scartoffie da firmare. Dopo aver dato a tutti i loro compiti Ali si guardò intorno rendendosi conto di essere l’unica a non avere nulla fra le mani. Corrucciò la fronte e guardò Daniel.
“Io non ho nulla da fare?”
Chiese titubante.
“Oh no, non mi sono dimenticato di te”
Figurati! Daniel si avvicinò al banco accettazione e prese una serie di cartelle di vari colori.
“Allora, le cartelle rosse vanno portate in chirurgia dal dottor Green, le cartelle blu in neurologia dal dottor Stevens, le cartelle bianche in ginecologia dalla dottoressa Tylor quella verde in pediatria dalla dottoressa Parker”
Allison alzò un sopracciglio e prese la mole di cartelle fra le sue mani.
“Tutto chiaro?”
“Rosse dottor Green, blu dottor Stevens, bianche dottoressa Tylor, verde dottoressa Parker”
“Ottima memoria signorina Thomas”
Daniel accennò un sorriso di circostanza e si allontanò verso gli ascensori, Allison sospirò e cominciò a correre su e giù dall’ospedale, ebbene si perché ovviamente i vari reparti erano tutti lontani gli uni dagli altri. Chirurgia era a piano terra come pediatria, ma una sul lato nord, l’altra sul lato sud. Neurologia era al terzo piano, mentre ginecologia al secondo. La giornata trascorse in quel modo e finalmente Allison riuscì a stare ferma un secondo, vide un bambino attaccato praticamente alla sedia della sala d’aspetto del pronto soccorso che strillava. Erano lì ormai da un bel po’ e a quanto pare non riuscivano nemmeno a portarlo in una sala decente e fargli la puntura che doveva fare. Appena Daniel provava ad avvicinarsi anche se nascondeva la siringa il bambino si sgolava. Allison dopo un po’ di titubanza si tolse il camice rimanendo solo con la divisa da medico, ma almeno lo avrebbe confuso. Prese un album da disegno e si sedette sulla sedia accanto a quella del bambino, mentre la madre disperata non sapeva più come scusarsi con Daniel. La ragazza aprì l’album e prese a colorare con un colore a caso sul disegno e si sistemò un ciuffo che sfuggiva alla sua coda perfetta. Come previsto riuscì a catturare l’attenzione del bambino che smise di piangere e spiò l’album da disegno.
“Vuoi colorare anche tu?”
Il bambino scese dalla sedia e Allison posò l’album sul tavolino di fronte a sé, intanto il piccolo prese un colore e iniziò con la sua opera. Allison guardò Daniel che alzò le sopracciglia incitandola a continuare e a fargli vedere dove voleva andare a parare. La ragazza si mise in ginocchio accanto al bambino che colorava.
“Come ti chiami?”
“Samuel”
“Piacere Samuel io sono Allison..ti piace l’album”
Il bambino annuì.
“Come mai stavi piangendo?”
“Quello vuole farmi una puntura”
Disse il bambino puntando il dito verso Daniel.
“Hai paura?”
Il bambino annuì di nuovo.
“Sei una dottoressa?”
“Quasi..”
Mentì lei, sono solo al secondo mese del primo anno di medicina piccolo, dire quasi è un eufemismo.
“Quindi puoi farmi tu la puntura? Secondo me tu non mi farai male”
“In realtà io non posso, ma il dottor Reed è un mio amico, sono certa che non ti farà male”
Il bambino la guardò un po’ scettico.
“Te lo prometto”
Disse la ragazza  alzando il mignolo. Il bambino lo incrociò con il suo e le sorrise. Allison guardò Daniel che si avvicinò rapidamente e dopo aver passato il batuffolo di cotone con l’alcol sul braccio del bambino, riuscì a fargli la puntura. Il bambino a mala pena se ne accorse e dopo un po’ la madre riuscì a portarlo via dall’ospedale. Daniel non ringraziò nemmeno e tornò al suo lavoro, Allison sbuffò scocciata.
“Un grazie non sarebbe male”
Sussurrò. La giornata passò tranquilla per il resto del tempo e quando il turno fu finito la ragazza tornò negli spogliatoi e si sistemò indossando un paio di pantaloni neri, una canotta lunga che arricciò con una cinta e indossò un paio di stivaletti con il tacco. Insomma nello stesso modo in cui era andata lì, ad Allison piaceva essere alla moda e sempre sistemata, era una cosa che aveva iniziato a fare a 16 anni e non aveva più smesso. Dopo aver sciolto i capelli uscì dall’ospedale e raggiunse la sua auto nel parcheggio. Nel momento in cui cercò di metterla in moto la macchina non diede cenno di vita.
“Ma che..”
La ragazza tentò ancora senza successo. Uscì dall’auto e compose il numero di suo padre.
“Ali tesoro tutto ok?”
“Papà la macchina non parte siete già alla cena?”
“Si tesoro..puoi chiamare Lucas o Rebekah?”
“Si, non preoccuparti prendo un taxi al massimo, a dopo”
Ali sospirò e sentì il rumore di una moto sportiva accanto alla sua macchina. Si voltò e vide il ragazzo a bordo che si toglieva il casco.
“Problemi?”
“No dottor Reed non si preoccupi”
“Sicura? E’ già molto tardi non è raccomandabile che tu stia da sola qui nel parcheggio”
“Stavo appunto chiamando un taxi”
“Ti do un passaggio dai”
Daniel le porse un casco e Allison lo guardò scettica.
“Dovrei salire su quella cosa?”
Daniel rise e la ragazza pensò che era la prima volta che lo vedeva ridere, aveva proprio un bel sorriso.
“Vado piano promesso”
Allison non capiva tutta quella gentilezza da parte sua, ma alla fine decise di accettare, prese il casco e lo indossò, poi salì dietro di lui.
“Ti conviene attaccarti”
“Dove?”
Disse la ragazza girando la testa e cercando un appiglio dietro al sellino della moto.
“A me”
Daniel diede gas alla moto facendola partire con uno scatto e Allison allacciò le braccia intorno al suo corpo sentendo il contatto con tutti i suoi muscoli tesi e imprigionati nel giubbotto di pelle.
“Dove ti porto?”
La ragazza aprì un po’ la bocca un po’ indecisa, già pensava fosse una ragazzina viziata, se gli avesse detto che abitava sulla Park Avenue gli avrebbe dato un altro motivo per pensarlo. Jake aveva sempre protetto la sua famiglia, i suoi figli erano sempre stati al riparo dai fotografi, dalle riviste, se poteva fare a meno di esporli lo faceva, questo per evitare che le persone che poi avrebbero conosciuto in futuro li riconoscesse e se ne approfittasse, era un’ottima cosa, ma di certo la propria famiglia era una elemento difficile da nascondere a lungo, per questo Allison era sempre stata legata solo a Rebekah e Lucas. Rebekah era figlia dei migliori amici dei suoi, Lucas era figlio di un importante avvocato di NY e i suoi genitori avevano conosciuto i genitori di Rebekah nel momento in cui loro si rivolsero al padre di Lucas per delle questioni burocratiche, successivamente diventarono amici, di lì a farli conoscere anche a Jake e Serena il passo fu breve, così anche i tre bambini iniziarono a frequentarsi regolarmente. Nel momento in cui la ragazza stava per parlare, vide Daniel accostare.
“Scusami”
Tirò fuori il telefono dalla tasca dei jeans e, dopo essersi tolto il casco, rispose.
“Si ho finito..ora? Solo un paio d’ore però ok? Sono stanco ho bisogno di dormire. Ok arrivo”
Allison attese che finisse di parlare al telefono, poi si accorse di essere rimasta aggrappata a lui e cercò di staccarsi; ci provò solo perché il ragazzo le afferrò un braccio.
“Ripartiamo..dobbiamo fare una piccola deviazione però”
Ma se non sai nemmeno dove dovevi accompagnarmi! La ragazza non fece in tempo a dire niente che Daniel era già ripartito e si infilava nel traffico velocemente. Ok forse la moto era una buona scelta per il traffico di NY. Quando il ragazzo accostò e posteggiò Allison si guardò intorno, erano davanti ad un pub che la ragazza conosceva bene.
“Non..doveva accompagnarmi a casa?”
“Lo farò. Devo fare un favore ad un amico, dai scendi, ti riporto a casa dopo”
Ali scese dalla moto e valutò seriamente la possibilità di chiamare un taxi, ma quel diversivo non le dispiaceva poi molto dato che non aveva nulla da fare, così lo seguì all’interno. Una volta arrivati al banco del bar, Daniel si fermò.
“Siediti qui se vuoi, arrivo subito”
“Ma..dot..”
Si sentiva stupida a doverlo chiamare ancora per cognome e dargli del lei..dopotutto lui non lo stava facendo, ma lei era una semplice studentessa. Nella titubanza perse l’occasione di richiamarlo così si sedette su uno sgabello e poco dopo lo vide ritornare ma da dietro al bancone, la ragazza sorrise.
“Dottor Reed di giorno lavora con il bisturi e di notte con l’alcol, non è una buona accoppiata”.
“Daniel”
“Cosa?”
“E’ il mio nome..non siamo in ospedale o a lezione”
“Ok..”
“Comunque lo faccio di tanto in tanto per arrotondare, sono solo uno specializzando, non mi pagano poi molto, prima lo facevo ogni sera..è così che mi sono pagato gli studi e grazie ad una borsa di studio”
Allison stava scoprendo un sacco di cose senza capire né come né perché, Daniel non aveva mai dato confidenza a nessuno e molti degli specializzandi non lo vedevano di buon occhio, lei se ne accorgeva e come lei quasi tutti gli studenti, bè in realtà le specializzande donne non erano poi così restie a sorridergli lascive o a dargli confidenza, per non parlare dei commenti delle sue colleghe del primo anno.
“Vuoi qualcosa da bere?”
“Non dovresti chiedermelo, non ho 21 anni lo sai”
“Potrei fare un eccezione”
“Se ti beccano sono guai però”
“Conosco il proprietario, ehi però se vuoi una coca dillo!”
Disse lui ironico, Allison sorrise e scosse la testa.
“Un martini”
“La bevanda delle signorine un po’ snob”
Daniel lo disse sorridendo mentre glielo preparava per questo Allison non se la prese.
“Mi stai dando della snob?”
“No, perché mai”
La ragazza si finse offesa.
“Mi stai giudicando solo per il martini, magari è l’unico alcolico che reggo”
“O magari vedo solo una bella macchina nel parcheggio dell’ospedale e una ragazza alla moda con un borsa chanel”
Allison lanciò un’occhiata alla borsa accanto a se con l’etichetta che luccicava. Non ci aveva mai fatto caso più di tanto, ma in effetti frequentava un’università privata e la maggior parte di quelli che erano lì erano di famiglie benestanti, pochi erano lì con una borsa di studio.
“Non volevo offenderti, davvero, sono abituato a vedere ragazzi benestanti intorno a me”
Disse allusivo sia al locale che all’ospedale.
“E comunque ho conosciuto dei ragazzi in gamba anche tra di voi, magari sei una di quelli”
Daniel ritornò ad assumere il suo tono ironico e la ragazza sorrise.
“Torno subito”
Daniel servì dei ragazzi che si erano avvicinati al bancone e Allison sorseggiò il suo drink.
“Vengo spesso qui, non ti ho mai visto però”
Disse lei quando lui fu di ritorno.
“Ho sempre lavorato qui, non ho mai servito ai tavoli però.”
“Di sicuro è più divertente stare lì che girare per i tavoli rischiando di far cadere tutto districandosi fra il caos”
“Si decisamente”
Il ragazzo continuò a preparare altri cocktail mentre Allison si guardava intorno.
“Dai vieni qui”
“Dietro il bancone?”
Daniel sospirò e andò a prenderla per farle fare il giro.
“Daniel stai infrangendo almeno un milione di regole stasera”
“Oh andiamo”
“E ora cosa dovrei fare?”
Disse lei allargando le braccia.
“Attirare i clienti con il tuo bel faccino”
La ragazza assottigliò lo sguardo e arrossì, in fondo era un complimento seppur velato no?
“Carino..questo si chiama sfruttamento femminile.”
“Dai passami la bottiglia di martini lì”
Allison si voltò e dopo aver riconosciuto la bottiglia gliela passò, poi mescolò dei succhi e così via facendo altri cocktail, mentre lei lo aiutava. I due ridevano e scherzavano come se si conoscessero da anni ed Allison si chiedeva chi diavolo fosse quel ragazzo davanti a lei, non sembrava lo stesso che la torturava in ospedale.
“Hai un futuro anche tu come barista”
“Ah si?”
Allison incrociò le braccia e si appoggiò al bancone dando le spalle a coloro i quali si sedevano dall’altra parte.
“Si ma..non ci si prende una pausa in questo lavoro”
“Con me tu l’hai fatto però”
Lui le sorrise e rimase un attimo a guardarla poi qualcuno irruppe prepotentemente in quel momento.
“Daniel”
I due si voltarono trovandosi davanti una ragazza che aveva capelli biondo cenere, lunghi fin sotto le spalle, occhi verdi, sorrise un po’ al ragazzo e lui riassunse la sua aria seria.
“Ciao Sasha”
Senza dire nulla il ragazzo preparò un’acqua tonica e la servì alla ragazza che poi guardò Allison. Sentendosi un po’ osservata distolse lo sguardo e decise di ritornare dalla parte giusta del bancone e cioè quella dei clienti. Daniel non disse nulla e continuò nel suo lavoro mentre Sasha lo osservava, Allison scrutò con attenzione la ragazza seduta accanto a lei, doveva avere qualche anno in più di Daniel, non molti, e tra i due c’era qualcosa di implicito, di tacito e stava accadendo proprio davanti ai suoi occhi, ma non riusciva a capire cosa fosse. Si era sempre reputata una buona osservatrice, ma era ovvio che qualcosa le sfuggisse in quel momento.
“Come stai?”
Daniel si rivolse a Sasha che sorrise dolcemente giocando con la cannuccia nel bicchiere.
“Io bene, tu piuttosto?”
“Tutto ok”
“Sai che tutto ok non mi piace come risposta”
“Sto bene, dormirò tutto il weekend se può farti sentire meglio”
“Lavori troppo”
“Forse”
Allison corrucciò la fronte sentendosi si troppo in quel momento e bevve un sorso del cocktail che aveva abbandonato sul bancone, questo catturò l’attenzione di entrambi.
“Credo di aver disturbato”
La ragazza scrutò Allison accanto a sé con curiosità.
“No, non l’hai fatto”
Fu Daniel a rispondere e Allison si sentì punta sul vivo, non sapeva nemmeno perché, ma la sua risposta la infastidì un po’.
“Vado a chiamare un taxi”
Annunciò Allison tirando fuori il suo I-phone dalla borsa, nel momento in cui scese dallo sgabello Daniel la inchiodò con lo sguardo.
“Il mio turno è quasi finito, ti accompagno io come d’accordo.”
Magari dovresti accompagnare qualcun altro a casa. Avrebbe voluto dirlo, ma non lo fece.
“Credo che chiamerò un taxi comunque.”
La ragazza non ammise altre proteste e uscì fuori dal locale, chiamò un taxi che poco dopo si materializzò davanti al pub, lanciò un’altra occhiata alla moto parcheggiata lì e salì sul veicolo che la portò rapidamente a casa. Allison tornò nella sua casa deserta, non c’era nessuno, andò in camera sua e si sdraiò sul letto, fece partire la chiamata e attese risposta.
“Ali, finalmente”
“Ehi, come va a Chicago?”
“Noioso, sai com’è sono bloccato con i miei!”
La ragazza sorrise.
“Non azzardarti mai più a lasciarmi il weekend da sola”
“Reb?”
“E’ uscita di nuovo con quel tipo”
“Wow le piace davvero!”
“Così sembra”
“Tesoro tutto ok?”
“Si certo, mi manchi”
“Anche tu..recuperiamo appena rientro”
“Peccato che io sono tutta la settimana a lezione o in ospedale!”
“Posso corrompere l’assistente non che vostro supervisore?”
Il sorriso sparì dalle labbra di Allison pensando a Daniel, si sentiva stranita, quasi in colpa nei confronti di Lucas, pensò poi di essere realmente stupida dato che non aveva fatto assolutamente nulla di male.
“Non credo sia corruttibile”
“Per te troverò il modo”
Il sorriso spuntò nuovamente sul suo volto.
“Mi infilo sotto la doccia e poi a letto sono distrutta”
“Ok, domani dormi un po’ ok? Non metterti subito sui libri”
“Se avessi la mia stessa mole di cose da studiare lo faresti anche tu”
“Allison”
“Ma ho bisogno di dormire, quindi per domani farò un’eccezione”
“Così va bene..notte piccola.”
“Notte, a domani”
La ragazza riattaccò e dopo poco più di un’ora era sotto le coperte, crollò in fretta data la stanchezza, nonostante il suo sonno fosse accompagnato da sogni inquieti.

 

ANGOLO DI ARI

Salve gente! O almeno salve a quelle poche persone che danno un’occhiata alla storia xD Eccoci qui nuovo capitolo, questa volta dedicato a Daniel e Allison. Il ragazzo nasconde molte cose ve l’ho già fatto capire nel capitolo precedente, non è una persona molto facile, capirete poi il perché con il tempo. Come sempre c’è però un pezzettino dedicato anche a chi non dedico il capitolo, in questo caso Lucas che è fuori NY per il weekend. Bene niente, attendo giudizi, se mai vorrete. Ps in realtà qui non volevo postarlo, ma comunque volevo proporvi il mio profilo su Ask, nel caso in cui qualcuno avesse voglia di chiedermi qualcosa sulla storia ecc ecc, chi segue anche l’altra in corso (se mai qualcuno di loro legge anche questa) volevo dirvi che dirò questa cosa anche quando aggiornerò lì. Ora vi lascio alla prossima

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto ***


                           

 

 

 

 

CAPITOLO SESTO

Il lunedì mattina Allison arrivò in ospedale un po’ più riposata rispetto al venerdì precedente. Daniel quella mattina era in sala operatoria con il dottor Green per cui i compiti ai tirocinanti del primo anno furono delegati ad altri. Dopo un paio d’ore si ritrovarono tutti nelle aule adibite per le lezioni. Daniel sostenne le lezioni che doveva fare come sempre dopo essere uscito dalla sala operatoria e poi fu affidato al pronto soccorso dove c’erano anche i tirocinanti.
“Non so come fai con i baby è come tornare indietro di mille anni”
Il termine baby veniva utilizzato dagli specializzandi per i ragazzi del primo anno di medicina, venivano giudicati come una sorta di neonati, non potevano fare nulla da soli se non respirare e piangere.
“Mi piace il mio lavoro in ogni sfaccettatura che devo dirti”
Disse Daniel continuando a controllare la cartella clinica del paziente che aveva sotto le mani.
“Ordina una tac e finiamo di fare queste analisi del sangue ok? Torno subito”
Il ragazzo si avvicinò rapidamente ad Allison che stava misurando la pressione ad una donna sotto la supervisione di una dottoressa.
“Tutto ok qui?”
“Si Daniel”
Disse la dottoressa.
“Potrei parlare con la signorina Thomas un momento? Sempre che abbia finito”
Allison corrucciò la fronte e tolse l’apparecchio per misurare la pressione dal braccio della donna.
“Certo, grazie signorina”
Ali sorrise al medico di fonte a sé e si voltò verso Daniel guardandolo stranita, poi lo seguì quando iniziò a muoversi.
“Senti volevo chiederti scusa per venerdì, dovevo accompagnarti e..”
“Ho chiamato un taxi, non ho due anni, sono in grado di tornare a casa da sola”
“Lo so, ma..insomma mi ero offerto di portarti a casa e poi sei sparita”
“Credo che quella ragazza volesse stare sola con te, non vorrei mai mettermi in mezzo in una possibile storia o qualsiasi cosa sia, ho anche io un ragazzo so cosa si prova a voler stare soli”
“Un ragazzo”
“Cosa?”
“Niente, non è la mia ragazza comunque, o niente che ci vada vicino, è solo..non credo ti interessi, ad ogni modo volevo solo chiederti scusa ed essere educato tutto qui, buon lavoro signorina Thomas”
Ali si accorse del cambio di atteggiamento del ragazzo, improvvisamente sembrò aver rialzato il muro che era solito mettere fra sè e gli altri e non riuscì a spiegarsi tutta quella situazione. La confusione si annidò nella sua testa, ma era una matassa che non riusciva a sbrogliare. Più ci pensava, più i giorni passavano, più non riusciva a capire, di certo con le poche informazioni che aveva non ci sarebbe riuscita, ma allo stesso tempo non sapeva se voleva davvero arrivare a capo di quella situazione. Era felice così com’era, una bella famiglia, un fidanzato perfetto, la facoltà dei propri sogni, era stressata e stanca, ma felice. Eppure ogni volta che incrociava lo sguardo di quel ragazzo veniva sopraffatta dalla curiosità, dalla voglia di capire cosa nascondessero quelle mezze frasi e quel comportamento gelido.
La settimana trascorse senza molto da fare, Allison si districava fra lezioni e tirocinio, studio e famiglia, amici e fidanzato. Quel venerdì sera sarebbero stati a cena con i genitori di Lucas e i genitori di Rebekah per festeggiare il compleanno di Jason, padre di quest’ultima.
“Buonasera! Auguri zio!”
Ali baciò sulla guancia Jason che gli sorrise. Era solita chiamarlo così, e lo stesso era per Rebekah e i genitori di Ali, non erano zii consanguinei, ma di sicuro lo erano nello spirito.
“Grazie tesoro, Rebekah è di là”
“Stiamo proprio invecchiando!”
Disse Jake entrando in casa.
“Abbiamo due figlie al college fai te!”
Rispose Jason chiudendo la porta dopo che anche Serena fu in casa.
“Parlate per voi, se vi sentite vecchi fatelo per  conto vostro”
“Ho scelto la donna più dolce del mondo come moglie”
Serena diede un colpo al braccio del marito per protesta. Allison intanto cercò l’amica che notò seduta su una poltrona intenta a leggere e rispondere a messaggi continui.
“Ti staccherai di lì prima o poi?”
“Siete arrivati, non vi avevo sentiti”
“Se sei sempre appresso al telefono è ovvio”
“Smettila”
“Quando potrò conoscere questo fantomatico ragazzo?”
“Quando deciderò se è una cosa seria o no”
“Avanti si vede lontano un miglio che è seria!”
“Ali smettila”
“Ehi sono la tua migliore amica è un mio diritto”
“Cosa è un tuo diritto?”
Lucas si avvicinò alle due che chiacchieravano animatamente.
“Conoscere il suo ragazzo”
“Non è il mio..sei proprio noiosa, vado a salutare i vostri genitori o sembrerò maleducata”
Rebekah si alzò sbuffando e portando indietro il ciuffo biondo un po’ troppo ribelle per quella sera. Allison e Lucas la videro allontanarsi e rimasero soli.
“Sei tutta in tiro eh?”
“Si dovrei incontrare il mio ragazzo dopo”
Disse ironica lei mettendogli le braccia intorno al collo.
“Chissà che ne penserebbe se ti vedesse ora”
Lucas si adattò al gioco sorridendole e le diede un bacio.
“Giù le mani da mia figlia!”
Sentirono esclamare dal corridoio insieme ad un coro di risate. Ali scosse la testa ridendo e prese per mano Lucas avvicinandosi al tavolo, dopo un po’ videro spuntare tutti gli altri dall’ingesso.
“Josh non è ancora arrivato?”
Chiese Allison a sua madre che scosse la testa.
“Non nominare tuo fratello davanti a tuo padre o si innervosirà più del dovuto”
Ali alzò gli occhi al cielo e mandò rapidamente un messaggio minaccioso a suo fratello.
“Dai non preoccuparti, ha sedici anni, si sta ribellando un po’”
Cercò di rincuorarla Lucas.
“Lo so, è che ultimamente papà ha un po’ la pressione alta e non ha nessuna intenzione di vedere un medico, Josh lo fa innervosire da morire e..sono preoccupata”
“Smettila di fare il medico è solo un po’ di stress”
“Non posso farne a meno”
Dopo qualche minuto anche Josh si unì agli altri tra le occhiatacce di suo padre e di sua sorella. La cena nonostante questo trascorse tranquilla e senza alcun grave problema. A fine serata Allison e Lucas uscirono da lì insieme e trascorsero un altro po’ di tempo insieme.
“Tuo padre era davvero nervoso nei confronti di Josh”
“Te l’ho detto!”
“Senti domani ti va di passare la giornata con me?”
“Non c’è bisogno che tu me lo chieda Lucas, dove andiamo?”
Disse la ragazza entusiasta.
“Io, te e la casa in campagna dei miei”
“Adoro quella casa, è meravigliosa”
“Allora?”
“Va benissimo”
Il ragazzo accostò sotto casa di lei che si sporse per baciarlo. Dopo essersi salutati Ali scese dall’auto rientrando. Una volta in casa sentì dei rumori e si affacciò in cucina.
“Papà che fai sveglio a quest’ora?”
Disse lei sottovoce.
“Ti aspettavo?”
La ragazza scosse la testa e sospirò.
“Papà non mi aspetti più alzato da qualche anno ormai, che succede?”
“Non riuscivo a dormire”
“Papà hai il fiato corto…”
Allison si avvicinò e gli prese il polso.
“Tesoro che fai”
Allison constatò il battito cardiaco e poi prese il macchinario della pressione.
“Ancora con quella roba?”
“Papà te l’ho detto ottocento volte, devi fare una maledetta visita medica ok?”
L’uomo alzò gli occhi al cielo e la lasciò fare.
“E’ di nuovo alta.”
Sentenziò togliendo lo stetoscopio dalle orecchie.
“Lunedì vieni in ospedale ok?”
“Ali”
“Non se ne parla papà. Verrai. Va a dormire e sta tranquillo per favore. Notte”
Gli diede un bacio sulla guancia e andò a dormire.
Il mattino seguente la ragazza indossò i suoi jeans preferiti una maglia pesante e una giacca. Poi scese di sotto dove trovò sua madre seduta che sorseggiava del caffè.
“Buongiorno”
“Buongiorno Ali”
Disse con voce sottile.
“Dormono ancora tutti?”
La donna annuì.
“Tuo padre si è praticamente addormentato all’alba, non faceva altro che alzarsi e coricarsi ogni dieci minuti e tuo fratello sai che prima di mezzogiorno non è dei nostri”
Ali sospirò preoccupata, ma non disse nulla alla madre per non allarmarla di più.
“Io sono fuori tutto il giorno con Lucas ok? Lo avvisi tu papà? Dirgli di non preoccuparsi, rientrerò in serata”
“Va bene”
Non appena il ragazzo fu sotto casa sua, Allison lo raggiunse salendo in auto. Gli raccontò di suo padre mostrandosi molto preoccupata e se la sera precedente lui aveva cercato di minimizzare, questa volta cercò semplicemente di darle sostegno.
“Se pensi che debba vedere un medico faglielo presente”
“Lucas credi che non lo faccia? Non mi da ascolto”
“Trova un altro modo allora, l’inventiva non ti manca..”
Allison sospirò e annuì
“Ho già in mente qualcosa”
Una volta arrivati a destinazione i due si concessero una passeggiata in campagna dato il sole ancora caldo che aveva regalato una bella giornata a New York e dintorni. Quando fu ora di pranzo entrarono in casa.
“Ora che ci penso, cosa dovremmo mangiare? Ti ricordo che nessuno dei due sa cucinare e non mi pare di aver visto borse con rifornimenti in macchina”
Lucas rise e si avvicinò al frigo che aprì mostrandone il contenuto.
“Dobbiamo solo riscaldare il tutto”
“Wow pensi sempre a tutto prima, non so come tu faccia”
Disse la ragazza avvicinandosi e sorridendo lasciva al ragazzo.
“Io devo prendermi cura di te, è il minimo”
Allison fu colpita da quelle parole e sorrise fra sé, Lucas era davvero una persona meravigliosa e averlo vicino la faceva sentire davvero fortunata.
“Sei molto dolce, mi tratti fin troppo bene, non so se me lo merito”
“Non dire sciocchezze”
Il ragazzo le diede un bacio sulla fronte e poi si concentrò sul loro pranzo. Il resto della giornata trascorse tra chiacchiere, baci e carezze davanti al camino acceso. Quando fu buio i due tornarono a casa, Lucas accompagnò gentilmente la ragazza alla porta e dopo che fu rientrata ritornò in auto e si diresse in casa.
“Dannazione Josh, ti ho detto che volevo restassi in casa, sei continuamente in punizione e sei comunque sempre fuori da questa dannata casa!”
Ali non fece in tempo a rientrare che sentì il padre urlare. Ci risiamo! Pensò.
“Che succede?”
Josh alzò gli occhi al cielo sbuffando
“Fantastico è arrivata la figlia perfetta!”
Poi si alzò dal divano e si diresse in camera sua.
“Ehi dove credi di andare! Non abbiamo finito”
“Jake basta”
Serena sospirò affranta
“Basta? Non imparerà mai, non ha il minimo rispetto, né per me né per te, ne ho fin sopra i capelli”
“Pronto? Che succede?”
Allison cercò di farsi notare.
“Non ora Ali”
“Papà..”
“Non ora!”
Raramente Jake alzava la voce con sua figlia e quando lo faceva, Allison sapeva che la situazione era terribilmente delicata. La ragazza lasciò perdere e guardò in modo comprensivo la madre, poi andò di sopra. Stava per dirigersi nella sua stanza, ma deviò entrando prepotentemente in quella del fratello.
“Ehi, non ti hanno insegnato le buone maniere?”
La ragazza lo guardò allibita vedendolo fumare in camera e cercò di scansare il fumo con una mano.
“A me si, a quanto pare sei tu quello che avrebbe bisogno di una ripassata.”
Alì aprì la finestra per non soffocare.
“Sei impazzito? Se papà ti becca a fumare sei spacciato.”
“Si, lo ero anche ieri e l’altro ieri..”
La ragazza lo guardò furiosa, gli prese la sigaretta dalle mani, la spense sul davanzale e poi la gettò dalla finestra.
“Ehi!”
“Falla finita ok? Porta un po’ di rispetto per chi ti ha messo al mondo, per chi ti compra la Porsche, chi ti fa vivere nell’agio, chi ti paga le sigarette a sua insaputa e chi ti pagherà le spese mediche quando quello schifo ti ucciderà! Perché sono quelle che uccidono, non portare rispetto ai tuoi genitori. Vuoi fare il ribelle? Bene, fallo fuori da questa casa e fuori da questa famiglia!”
“Oh ha parlato la figlia perfetta! Allison di qui, Allison di lì. Esisti solo tu qui! Hanno già qualcuno di cui andare fieri, possono permettersi il lusso di preoccuparsi di qualcuno. O forse lo dici solo perché temi che ti metta in imbarazzo davanti al tuo ragazzo perfetto, ai tuoi amici perfetti..”
La ragazza gli tirò uno schiaffo.
“Idiota sono solo preoccupata per te e per papà”
Detto ciò Allison si voltò e uscì dalla camera del fratello per poi dirigersi nella sua.

Il lunedì successivo, la colazione fu abbastanza opprimente, così come lo erano stati la colazione, pranzo e cena della domenica precedente. Il silenzio era assordante, ma Ali non poteva pensare a quello ora.
“Papà puoi accompagnarmi tu in ospedale?”
“Che è successo alla tua macchina?”
La ragazza rise appena.
“Niente papà, davvero, solo che all’uscita viene a prendermi Lucas e non voglio lasciare la macchina lì, ma non può accompagnarmi lui stamattina..”
“Ok, va bene.”
“Grazie, vado a prendere la borsa”
L’uomo accompagnò la ragazza davanti all’ospedale e attese che scendesse dall’auto, ma la ragazza sfilò improvvisamente le chiavi dal quadrante dell’auto e le tenne in mano.
“Allison che diavolo fai?”
“Scendi”
“Cosa?”
“Papà scendi. Hai una visita medica.”
“COSA?”
“Non fare storie, non ammetto repliche.”
“Tua madre lo sapeva vero? Ecco perché non si è offerta lei nonostante dovesse uscire”
Allison scese dall’auto.
“Andiamo papà, tanto le chiavi ce le ho io”
“Posso sempre andare a piedi”
“Oh avanti, che ti costa ormai siamo qui.”
Riluttante l’uomo entrò con la ragazza in ospedale che lo condusse in uno studio medico e chiuse la porta.
“Papà sta qui, torno subito ok?”
La ragazza uscì e iniziò a guardarsi intorno. Appena adocchiato chi cercava si avvicinò decisa.
“Daniel, posso parlarti?”
Il ragazzo corrucciò la fronte e guardò Ali.
“Siamo di nuovo…amici?”
Disse titubante.
“Ascolta, volevo parlarti di quello di cui volevi parlarmi l’altro giorno.”
Daniel chiuse la cartella clinica che aveva tra le mani e si guardò intorno.
“Allison, non ti seguo”
La ragazza lo prese per un braccio e lo tirò via, il ragazzo si lasciò trascinare. Una volta dentro una stanza lontano da tutti, il ragazzo riprese a parlare.
“Ascolta, volevo solo chiarire venerdì ok, ma poi tu hai detto che..”
La ragazza i sentì pericolosamente in imbarazzo.
“Papà, lui è il dottor Reed, Daniel lui è mio padre”
Daniel guardò l’uomo, poi guardò Allison, rimase interdetto.
“Hai sfruttato..”
Daniel guardò nuovamente l’uomo e tornò a guardare la ragazza.
“ ‘quella’ storia solo per portarmi qui? Potevi dirmelo”
Disse cercando di abbassare il tono della voce, anche se sapeva che si sarebbe sentito ugualmente.
Jake si schiarì la voce e guardò sfrontato entrambi.
“Vorrei davvero che visitassi mio padre, per favore.”
“Non ne ho bisogno, ma mia figlia è terribilmente testarda. Ha preso da sua madre”
Daniel assunse un’aria professionale.
“Daniel Reed”
Disse porgendo la mano all’uomo.
“Jake Thomas”
“Si..lo so..allora, il problema sarebbe?”
Jake non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca.
“Pressione alta, spesso…troppo. Palpitazioni cardiache e…”
“Signorina Thomas, vorrei sentire i sintomi dal paziente, e lui che li ha.”
Allison lo trucidò con lo sguardo.
“Credo sia il caso che mi lasci da solo con il mio paziente.”
“Cosa? Daniel, è mio padre!”
“Signorina Thomas, il suo turno è già iniziato da dieci minuti e non ha ancora indosso la sua divisa. Il che le procurerà un ulteriore ritardo di almeno dieci minuti, che nel complesso fanno venti e che andranno a finire direttamente sul suo curriculum del tirocinio se non si decide”
Sebbene Jake non fosse felice di come il ragazzo stesse parlando con sua figlia, sapeva di non potersi intromettere.
“Si dottor Reed”
Disse con fastidio la ragazza. Diede un bacio al padre e poi uscì dalla stanza.
“Allora qual è il problema?”
“Le ripeto nessuno..”
Daniel lo guardò perplesso.
“Bè per me nessuno..probabilmente dovrebbe ascoltare mia figlia”
“Facciamo qualche esame di routine ok?”
Jake annuì.
“E’ che faccio davvero una vita regolare, probabilmente sono un po’ stressato, ma mangio decentemente, ho sempre fatto sport, bevo solo in rare occasioni..”
“Signor Thomas, a volte anche chi vive in modo salutare ha dei problemi di salute, purtroppo è così. Non è necessariamente il suo caso, ma succede. Vado a prendere quello che mi serve, torno subito”
Intanto Allison era nei corridoi e lanciava occhiate nervose alla porta, sperando che i due si decidessero ad uscire. Dopo un po’ di tempo vide la porta aprirsi e entrambi fuori. Avrebbe voluto avvicinarsi, ma poi avrebbe fatto notare a tutti suo padre e che lei era sua figlia. Qualcuno già guardava curioso, il primo obiettivo stava fallendo miseramente. Vide Daniel consegnare una cartella clinica a Jake, che poi si voltò cercando lo sguardo della ragazza. Ali lo vide ed evitò nervosa, anche il secondo obiettivo stava fallendo miseramente. Jake sospirò e si avvicinò a lei, la ragazza lo guardò allarmata.
“Avrei anche evitato, ma purtroppo ti sei presa le chiavi dell’auto”
Idiota! La ragazza si rimproverò da sola, infilò la mano nella tasca del camice e tirò fuori le chiavi che porse al padre.
“Hai come tornare a casa?”
Ali annuì. Avrebbe voluto chiedergli come stava, ma si sentiva gli occhi di tutti addosso. Jake non disse altro e se ne andò. Daniel continuava a guardarla da lontano, lei se ne accorse e decise di andare verso di lui.
“E’ tutto ok?”
“Te lo dirà lui”
“Daniel..”
“Sono vincolato dal segreto professionale”
“E’ mio padre.”
“Già, bella scoperta eh?”
Ironizzò lui che poi si allontanò senza dire altro.

ANGOLO DI ARI

Sono risorta dalle mie ceneri wooo ahah. No ok scusate. Lo so vi ho abbandonato per un sacco di tempo, ma l’università mi ha completamente assorbita e beh sono successe molte cose che purtroppo mi hanno destabilizzato e che ancora lo fanno, ma avevo iniziato a scrivere proprio perché mi aiutava e poi il resto ha influito invece anche con l’unica cosa che invece mi faceva stare bene e mi scaricava.
Ora non c’era moltissima gente che leggeva, scrivere in questo ramo è difficile e con through sono stata davvero soddisfatta e spero di poter avere qualche lettura anche qui, e magari qualche pensiero. Non so che fine faranno Ali, Daniel e Lucas, so solo che volevo tornare a scrivere e lo sto facendo, sperando di non abbandonarvi ancora. Un bacio Ari

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


                         

 

 

 

 

 

CAPITOLO SESTO

I giorni seguenti il disagio della ragazza in ospedale non poté fare altro che crescere. La gente intorno a lei la guardava curiosa e di tanto in tanto bisbigliava. Esasperata la ragazza si diresse verso la saletta ristoro dell’ospedale adibita per i dipendenti. Chiuse la porta alle sue spalle e sospirò affranta.
“Giornata dura?”
Ali sobbalzò alla domanda, non si aspettava che ci fosse qualcuno. Daniel era sulla soglia della porta del cucinino con una tazza di caffè bollente in mano. La ragazza gli lanciò un’occhiataccia e si passò una mano sulla testa.
“Ti va del caffè? L’ho appena fatto”
Fu sorpresa da quella strana gentilezza, ma decise di non indagare, annuì e si sedette, mentre Daniel sparì nuovamente all’interno della piccola striscia alias cucina. Allison appoggiò la testa sulle mani tenendo gli occhi chiusi, quando poi sentì il rumore della tazza sul tavolo li riaprì.
“Grazie”
“Allora?”
“Cosa?”
“C’è sicuramente qualcosa che non va”
Allison sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Avrebbe voluto chiedergli perché, perché le faceva tante domande e si comportava da stronzo i giorni dispari e quelli pari come se fosse il suo più grande amico.
“Perché non lo hai detto?”
Disse poi lui con un mezzo sorriso.
“Cosa? Che sono la figlia di uno degli attori più pagati di Hollywood?! No grazie”
“No. Che tuo padre aveva bisogno di una visita, ti avrei detto si”
La ragazza si sentì terribilmente in imbarazzo.
“Bè anche quello”
Disse poi lui riferendosi all’uscita di lei. Ali sorrise e bevve un po’ di caffè.
“Ho dovuto portarlo qui con l’inganno, è testardo, continua a dire che va tutto bene anche quando non è così. E, per il resto, volevo evitare quello che ORA sta accadendo di là”
“Di solito alla gente piace dire certe cose”
“Non a me”
“Tuo padre sta bene, davvero. Deve solo tenere d’occhio la pressione e magari rallentare. Credo che lo stress sia ad un livello troppo alto, gliel’ho detto”
“Che fine ha fatto il segreto professionale?”
“Confido nel fatto che tuo padre te ne abbia parlato”
La ragazza annuì.
“Si l’ha fatto..e grazie”
“Figurati, faccio questo lavoro apposta”
“Già..”
Il ragazzo la guardò un momento incerto.
“Che c’è?”
Disse poi lei.
“Come mai hai deciso di fare medicina?”
La ragazza corrucciò la fronte interdetta.
“Perché tu hai deciso di farla?”
Replicò lei. Il ragazzo si rabbuiò improvvisamente e terminò il suo caffè. Dopo di che si alzò. Allison lo guardò allarmata sapendo di aver fatto si che lui alzasse nuovamente quel muro. Avrebbe voluto dire mi dispiace, ma non se la sentì. Anche lui le stava facendo delle domande personali eppure quando si parlava di lui improvvisamente si arrabbiava, come se fosse qualcosa di non permesso. Daniel uscì dalla stanza senza aggiungere altro, lasciando la ragazza a fissare la sua tazza di caffè nero.
La giornata continuò senza particolari intoppi, fino a quando dal pronto soccorso arrivarono urla di vario genere. Allison si guardò intorno un po’ impaurita, così come gli altri, ma nessuno capiva cosa stesse succedendo. La ragazza tornò a sistemare il carrello con gli strumenti medici, ma poi fu solo un caos la ragazza non fece nemmeno in tempo a capire cosa stesse succedendo, si ritrovò semplicemente a terra insieme al carrello, mentre vide che un uomo era tenuto fermo da due poliziotti.
“Allison!”
La ragazza socchiuse gli occhi e poi li riaprì, sembrava che tutto stesse accadendo a rallentatore, vide Daniel chinarsi su di lei.
“Stai bene?”
Continuò a guardarsi intorno.
“Allison! Stai bene?”
Ripeté lui.
“Sanguini”
Improvvisamente la ragazza sembrò riprendersi.
“Che è successo?”
Daniel l’aiutò a rialzarsi e la portò in uno studio medico appartato. La fece sedere sul lettino e prese del disinfettante e il resto, poi si avvicinò a lei. Estrasse una luce tascabile dalla tasca del camice e la puntò nei suoi occhi.
“Daniel, che fai!”
Esclamò lei infastidita dalla luce.
“Il mio lavoro!”
“Sto bene!”
Protestò lei.
“Poi ti chiedi perché tuo padre faccia il difficile”
Allison rimase interdetta e decise di lasciarlo fare. Dopo aver fatto i suoi test, iniziò a disinfettare la ferita sulla sua testa. Il silenzio regnava sovrano.
“Mia madre odia gli ospedali. Non li ha mai sopportati. Quando dovette partorire, per dare alla luce me e poi mio fratello, pregò chiunque di dargli una botta in testa e risvegliarla quando sarebbe tornata a casa purché non dovesse vedere le mura dell’ospedale.”
Disse la ragazza rompendo il silenzio.
“Lo so da me ci si aspettava che seguissi le orme di papà o magari di mia madre, ma sin da piccola ho sempre desiderato farlo e credo di potercela fare”
“Hai una propensione naturale”
“Cosa?”
“Per la medicina..hai una propensione naturale..è da molto tempo che qui intorno non si vedeva una persona così in gamba e predisposta naturalmente. Certe cose si vedono”
Lei sorrise fiera.
“Oh e questo molto tempo sarebbe?”
“Da quando io ero matricola ovviamente”
“Siamo proprio modesti!”
Ironizzò lei ridendo e strappando un sorriso anche lui.
“Dobbiamo mettere dei punti ok?”
“E’ così grave?”
Daniel prese ciò che gli serviva e la guardò.
“Cos’è hai paura di un paio di punti? Dovrò rimangiarmi quello che ho detto”
“No è solo per spiegare ai miei come mai la loro figlia torna a casa con due punti sulla testa.”
“Hai ragione..sono così abituato a non dover dar conto a nessuno, che dimentico che invece c’è gente che lo fa, come è giusto che sia”
La ragazza colse la palla al balzo mentre lui le metteva i punti.
“Vivi da solo? I tuoi non sono di qui?”
“Diciamo di si..”
Dopo quella mezza risposta calò il silenzio, la ragazza si sentiva terribilmente in imbarazzo era la prima volta che aveva un rapporto così ravvicinato con lui. Dopo che lui ebbe finito, le sposto un po’ i capelli, i loro sguardi si incontrarono creando ancora più tensione. Rimasero a fissarsi per un po’, lo sguardo di lei si spostò sulle labbra di lui, sentiva lo stomaco sottosopra finchè sembrò quasi svegliarsi da uno stato di trance. Allison scese dal lettino su cui era seduta e legò nuovamente i capelli.
“Posso staccare un po’ prima?”
Chiese lei senza riuscire a guardarlo negli occhi.
“Si certo”
“Grazie”
Dato quello che era successo, l’università aveva concesso a Allison qualche giorno di pausa dal tirocinio e, nonostante lei stesse benissimo, la cosa non le dispiacque. Quello che era successo con Daniel era stato molto imbarazzante e inoltre sentiva benissimo che c’era qualcosa che non andava. Le cose si stavano complicando nella sua testa e tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto si sentisse in colpa nei confronti di Lucas. La ragazza era seduta vicino alla finestra del grande salotto di casa sua e guardava la pioggia scatenarsi su New York che in quei giorni era vittima di un violento temporale.
Serena aveva notato l’essere pensierosa della figlia e, poiché erano sole in casa, decise di cercare di farla parlare un po’. Si avvicinò a lei con due tazze di cioccolata bollente, panna e noccioline.
“Ti va?”
La ragazza si distolse dai suoi pensieri e le sorrise. Prese la tazza tra le mani come per riscaldarsi.
“Fai la cioccolata quando vuoi parlare con me o con Josh o con papà.”
Disse Allison sorridendo.
“Questa volta la vittima sono io!”
Serena sorrise.
“Non sei obbligata a dirmi qualcosa se non vuoi”
La ragazza sospirò.
“Hai mai avuto dubbi su papà?”
Serena corrucciò la fronte guardando in alto come a pensarci.
“Tesoro, ci sono un sacco di cose che non sai della storia fra me e tuo padre”
Disse sincera.
“Non era esattamente l’uomo più affidabile della terra”
“Questo lo so..ma è cambiato..per te”
La donna annuì
“Si, ma non poi così velocemente”
Allison si sistemò sul divano facendo posto alla madre che si sedette accanto a lei.
“Prima che iniziassimo seriamente la nostra storia, subito dopo esserci conosciuti, abbiamo avuto..diciamo un flirt”
“Sul serio?”
Disse scioccata la ragazza.
“Pensavo foste amici”
Serena sospirò.
“Ok ti prego, non dire a tuo padre che te l’ho detto però”
Allison annuì e continuò ad ascoltarla.
“Sai che tuo padre era allergico alle storie serie e nonostante io non fossi quel tipo di ragazza, avevamo preso a frequentarci senza impegno, finchè per me è diventato qualcosa di più e ovviamente lui se n’è andato. O meglio, io ho deciso di troncare qualsiasi cosa stesse succedendo”
“Wow e io che pensavo vi foste semplicemente persi di vista”
“Non esattamente..a volte chi ami di più può ferirti, anche senza volerlo, succede”
La ragazza si rabbuiò.
“Ma poi siete tornati insieme..non ci sono stati altri ragazzi? Durante quel periodo in cui non vi siete visti..o magari quando stavi con lui?”
Chiese vaga. Serena ripensò a Chris e a quello che era successo e scosse la testa.
“Ho sempre avuto occhi solo per tuo padre. Quando stavamo insieme c’è stato un ragazzo che ha provato a mettersi in mezzo, ma non c’è mai riuscito. Io amavo lui, nessuno avrebbe mai cambiato quella cosa e io lo sapevo. L’ho sempre saputo. Anche le due volte che ci siamo lasciati, sia la prima che non sapevi, sia la seconda come sai. Ci sono stati dei ragazzi che si sono avvicinati, ma non hanno mai cambiato nulla”
“Anche dopo che papà ti aveva ferita così tanto?”
La donna annuì.
“Mi ricordo che quando facevo lo stage al giornale, Carol mi spingeva verso il nostro supervisore che era interessato a me, ma nonostante fosse un bellissimo ragazzo e avessimo tante cose in comune, non ho mai provato niente di più.”
Serena rise.
“Carol continuava a darmi della matta perché mi stavo facendo scappare uno dei ragazzi più interessanti della terra senza un motivo valido, ovviamente non sapeva di Jake, non ancora”
Allison rise immaginandosi Carol sbuffare contro sua madre, ancora lo faceva. Carol era una delle migliori amiche di sua madre. Era una giornalista di moda e lavorava per Vogue a Parigi, l’estate quando era in vacanza lei e suo marito tornavano sempre a New York o a Los Angeles con la loro unica figlia sedicenne.
“Cos’è che ha scatenato la tua curiosità?”
Disse poi Serena cercando di capire i pensieri della figlia.
“Qualcosa non va con Lucas?”
Allison sospirò.
“Non lo so..è tutto perfetto..”
“Ma? Perché c’è un ma, si vede”
Improvvisamente la porta di casa si aprì e Jake entrò in casa praticamente bagnato.
“Accidenti, ma cosa succede in questa città?”
Le due lo guardarono stranite.
“Oh no, ho interrotto qualcosa vero?”
Allison e sua madre scoppiarono a ridere, poi suonarono alla porta. Jake ancora lì davanti si precipitò ad aprire.
“Bonsoir merveilles!”
“Oh no, guarda un po’ chi si vede!”
Esclamò Jake.
“Dov’è quel pover’uomo di tuo marito?”
La donna cominciò a dire cose poco gradevoli in francese.
“Non ci credo! Carol!”
Allison si precipitò alla porta ed abbracciò la donna vestita in modo eccessivamente elegante, tacchi altissimi e perfettamente acconciata nonostante fuori ci fosse il diluvio. Da una donna che scriveva sulla rivista di moda più importante al mondo cosa ci si poteva aspettare?
“Carol, perché non mi hai detto che alla fine tornavi a New York, entrate avanti”
Disse poi Serena salutando l’amica e sua figlia.
“Perché ho mollato Paul in Francia!”
Tutti rimasero scioccati.
“Fai sul serio?”
Disse Jake mentre salutava Cassidy, che era tra l’altro infreddolita e un po’ bagnata.
“Cosa è successo?”
Disse Serena avanzando verso il salotto.
“Senti Vogue mi ha offerto un posto di rilievo qui a New York, accidenti è la base di Vogue, non potevo dire di no, l’azienda di Paul gli aveva proposto anche un posto qui, non c’erano problemi, ma non ha voluto, sono anni che volevo tornare a casa, lui lo sapeva e.. Il est un idiot!”
Jake si scambiò qualche occhiata con Serena poi guardò sua figlia.
“Ali perché non porti Cassie di sopra, è infreddolita, dalle pure la stanza accanto alla tua..tanto vi fermate qui per stanotte no?”
Disse l’uomo guardando il mucchio di valige che aveva invaso la sua casa.
“Vous êtes merveilleux, mi salvereste la vita davvero, c’è un vero e proprio nubifragio fuori”
Serena sorrise a Carol.
“Tranquilla la casa è grande abbastanza”
La donna guardò suo marito con gratitudine per aver avanzato la proposta.
“Vi aiuto con le valige”
Disse poi accompagnando la figlia e la ragazzina al piano di sopra. Dopo che furono rimaste da sole Allison si sedette sul letto della camera di Cassie la osservò mentre sistemava le valigie.
“Forse non dovrei disfare le valigie, si tratta solo di una notte..”
Ali le sorrise.
“Ma no, vedrai che mia madre e mio padre non vi lasceranno andare in albergo, sicuramente resterete qui per qualche giorno finchè non vi sistemerete.”
Cassidy sorrise non troppo convinta.
“Stai bene?”
La ragazza sbuffò e si sedette accanto ad Allison.
“Ho sedici anni, ma mi trattano come una bambina!”
“I tuoi?”
Cassie annuì.
“Le cose si erano complicate a casa eppure non mi dicevano nulla, poi improvvisamente mia madre ha esclamato Faites vos valises, nous allons à New York, è stato uno shock non mi ha spiegato nulla”
“Immagino volessi rimanere a Parigi”
La ragazza cosse la testa.
“Amo New York, anche io volevo venire qui, non mi sono mai sentita a casa lì, qui si..anche se mi porterò per sempre il mio accento francese!”
Allison rise.
“Papà non è stato corretto, aveva detto che ci saremmo trasferiti e poi ha cambiato idea..ma mi dispiace stare lontana da lui..”
“Oh tesoro vedrai che si risolverà tutto!”
Disse Allison abbracciando la ragazza. Intanto Josh dopo aver visto il caos di sotto, salì di sopra e si fermò davanti alla stanza accanto a quella della sorella vedendola con Cassie.
“Che succede qui?”
Le due lo guardarono.
“Ciao”
Disse timidamente Cassie arrossendo e abbassando lo sguardo.
“Credo che Cassie abbia bisogno di stare un po’ da sola e sistemarsi”
Annunciò Allison avviandosi verso la porta.
“Se hai bisogno di qualcosa io sono qui accanto.”
Josh e Cassidy si scambiarono un’occhiata veloce fino a che la porta non si frappose fra loro.
“Resteranno qui per qualche giorno, finchè non troveranno una sistemazione insomma”
Disse Ali al fratello.
“Paul?”
“A Parigi”
“Si sono lasciati?”
Sussurrò il ragazzo, Allison lo trascinò lontano dalla porta.
“Non so di preciso cosa sia successo o cosa succederà, comportati bene ok?”
Il ragazzo sbuffò.
“Si, si”
Disse annoiato dirigendosi verso la sua stanza.

Cassie si rigirò nuovamente nel letto e guardò il cellulare che segnava le 3 e 20. Sbuffò scalciando le coperte e scese al piano di sotto per prendersi un bicchiere d’acqua. Aprì il frigo, tirò fuori la bottiglia d’acqua e appena chiuse il frigo, vede Josh in piedi lì. Sussultò e poi gli lanciò un’occhiataccia.
“Mi hai spaventata!”
Disse poi rendendosi conto del tono di voce alto improprio per l’ora.
“Che fai in piedi? Non dirmi che sei appena rientrato? Se tuo padre ti becca sono guai”
Disse poi a bassa voce mentre si riempiva il bicchiere d’acqua.
“Hai ritrovato la parlantina?”
Disse lui grattandosi la testa e scompigliandosi i capelli.
“Prima a mala pena mi hai salutato!”
La ragazza lo guardò un momento, aveva ragione.
“Ero solo scossa”
Disse lei prendendo il bicchiere e dirigendosi verso le scale, ma lui le si parò davanti.
“Anche quest’estate eri strana”
“Josh, di che parli?”
“Oh andiamo, siamo cresciuti insieme, ogni estate, hai solo un anno in meno di me, ne abbiamo combinate di tutti i colori, tipo quando ti ho aiutata o rubare lo smalto che tua madre non voleva farti mettere a dieci anni e poi l’abbiamo versato sul tappeto della mia camera mentre cercavi di mettertelo.”
La ragazza rise al ricordo.
“Oddio come si sono arrabbiati”
“Già”
Cassie lo guardò di nuovo.
“Erano tempi diversi..vado di sopra ho sonno”
La ragazza lo superò e lui glielo permise.
“E’ per quello che è successo quest’estate vero?”
Cassie si fermò un istante senza però girarsi e poi corse verso le scale per tornare in camera sua.

ANGOLO DI ARI

Eccomi qui! Anche se le visite sono poche sto continuando a scrivere perché mi va e perché spero che qualcuno si interessi davvero alla storia. Come vedete ho introdotto nuovi personaggi e ho voglia di aumentare le loro dinamiche. C’è comunque da dire che la protagonista principale rimarrà comunque Allison su questo non ci piove. Ok facciamo riepilogo. Voglio mostrarvi anche i volti dei nuovi protagonisti.
Per chi avesse anche letto Through (che potete trovare QUI), Carol me l’ero sempre immaginata con il viso di Candice Accola. Per quanto riguarda la figlia, Cassie, ho pensato a Brittany Robertson, Josh con il viso di Matt Lanter. Mi pare di avervi presentato tutti al momento U_U Niente mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Alla prossima Ari.

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Capitolo 8
*** Capitolo Settimo ***


                            

 

 

 

 

CAPITOLO SETTIMO

Allison passò il week-end con Rebekah e Cassie e passò un po’ di tempo con Lucas anche se non molto proprio a causa della sosta di Carol e sua figlia a casa loro. Avevano organizzato qualche cena tutti insieme e in genere serate molto tranquille. Stranamente anche Josh si trattenne a casa più del solito.
Era domenica pomeriggio e le tre ragazze erano in camera di Allison. Cassie prese una boccetta di smalto in mano e sorrise fra sé e sé.
“No fammi capire, i miei hanno avuto una storia tipo fiaba e i tuoi tipo telefilm dell’HBO per poi trasformarsi in un telefilm per adolescenti sognanti?!”
Allison guardò male l’amica e scosse la testa.
“Reb, smettila non dire cavolate.”
“E’ la verità! Non me lo sarei aspettata, anche se in effetti la reputazione di tuo padre non era delle migliori”
Allison scoppiò a ridere.
“Non so bene tutto, mia madre non me lo ha raccontato, però posso immaginare, purtroppo!”
Cassidy le ascoltava silenziosamente, poi corrucciò la fronte.
“Come mai tua madre ti ha fatto questa confidenza?”
“Cosa?”
Rebekah guardò Cassie e annuì.
“Ha ragione..di cosa stavate parlando?”
Entrambe le bionde guardarono Allison che andò nel panico.
“Niente in particolare..stavamo solo parlando”
Rebekah scese dal letto e si avvicinò all’amica.
“Sputa il rospo..si tratta di Lucas eh? E magari del bel medico che ti ha messo quelli!”
Disse poi indicando i punti sulla fronte. Allison sbuffò.
“Non dire cavolate”
“Ehi, io so solo di Lucas! Chi è quest’altro tizio?”
Rebekah raggiunse Cassie che era seduta per terra.
“Un medico giovane e sexy che sembra uscito direttamente da Gray’s Anatomy!”
Disse ridendo, Cassie rise insieme a lei e poi guardarono Allison che a sua volta le guardava infastidita.
“Va tutto alla grande con Lucas, smettila di metterti in testa queste assurdità. E poi da dove te ne esci con Daniel? E’ capitato che siamo stati una sera insieme, ma è stato solo un caso, ero a terra con l’auto, non avevo fatto benzina e…”
“Scusami, cosa hai detto?”
Disse sconvolta Rebekah.
“Hai passato una serata con lui? E io perché cavolo non ne so niente?”
Allison boccheggiò in cerca di aria e di una spiegazione.
“Perché non è importante”
“No, se non fosse stato importante me lo avresti detto”
Disse seria la bionda.
“No, davvero. Ho un ragazzo meraviglioso”
“Tanto meraviglioso che ancora non ci hai fatto sesso”
“Ehi!”
Disse Allison sgranando gli occhi e lanciando un’occhiata a Cassie e poi guardò male l’amica.
“Ho sedici anni non due”
“Cassie ha ragione, è abbastanza grande, magari lei a Parigi si dava da fare più di te”
Cassie corrucciò la fronte.
“Non esagerare”
Rebekah alzò gli occhi al cielo.
“Cielo cos’è che non va in voi?”
“Il fatto che tu e Steve siate già a quel punto non significa che debba essere così anche per me e Lucas”
Rebekah non disse nulla e sbuffò soltanto. Allison se ne accorse.
“No. Non mi dire che per una volta ti stai comportando bene!”
“Ehi, mi stai facendo passare per una poco di buono”
Allison si sedette per terra.
“Non volevo dire questo..ma diciamo che se un ragazzo ti piace non ti fai problemi ecco. Sai che sono contenta che tu stia ritornando a pensare seriamente ad avere una storia”
“Lo so”
Cassie sorrise guardandole.
“Mi siete proprio mancate!”
Le due la guardarono e risero.
“Oh piccolina anche tu”
Disse Rebekah sorridendo.
“Sei la nostra sorellina non ufficiale”
Le tre continuarono a sorridere e a passare il pomeriggio insieme.

Allison arrivò in ospedale e dopo essersi cambiata andò a ritirare il modulo del tirocinio da far firmare a Daniel anche se non era proprio entusiasta di farlo. Si sentiva inquieta al solo pensiero di doverlo vedere.
“Dov’è il dottor Reed? Deve firmare..”
“Le conviene sbrigarsi signorina, stava andando via, dovrebbe essere nel suo studio ancora.”
La ragazza sbuffò e si mise a correre verso il suo studio. Appena davanti alla porta bussò e senza aspettare la aprì ed entrò. Purtroppo non pensò che magari sarebbe stato meglio aspettare. Allison trovò il ragazzo mentre a petto nudo si infilava una maglia grigia. Lo fissò un momento poi si girò di spalle in imbarazzo.
“Oddio mi dispiace!”
Nel panico fece per uscire, ma lui la fermò.
“Aspetta”
Ali si fermò e prese un respiro, poi si girò e chiuse la porta. Dopo di che si avvicinò.
“Dovresti firmare il mio rientro..mi hanno detto che stavi andando via e che eri qui..non pensavo che..”
La ragazza abbassò lo sguardo impacciata.
“Non preoccuparti..ho fatto il turno di notte e dovevo andare via”
Disse lui prendendole il foglio dalle mani e firmandolo. Poi si avvicinò e glielo porse. Dopo di che allungò la mano verso di lei che si scostò. Lui corrucciò la fronte.
“Volevo semplicemente vedere la ferita”
La ragazza arrossì di nuovo. Daniel intanto staccò il cerotto e valutò i punti.
“Alla fine della settimana li togliamo”
Allison annuì, si sentiva a disagio sentendo le mani di lui sfiorarle la testa.
“Va tutto bene?”
“Si certo”
“Allison, davvero..comincia ad essere strano”
“Strano? Di che parli?”
“Questa cosa..tra noi”
Allison sorrise un po’ cercando di sembrare disinvolta anche se senza successo.
“Noi? Daniel non so di cosa stai parlando”
La ragazza si voltò per andare via, mentre il ragazzo la fermò da un braccio costringendola a voltarsi verso di lui.
“Ti prego, non prendermi in giro in questo modo”
La guardò intensamente negli occhi e lei sentì le sue gambe molli improvvisamente. Il suo cuore batteva stranamente forte e si odiò per questo. Il ragazzo avvicinò il suo viso a quello di lei, i loro sguardi non si staccavano nemmeno un attimo. Allison stava socchiudendo gli occhi, sentiva il suo respiro vicino, poi i pensieri tornarono prepotentemente a galla.
“Oddio, non..non posso”
La ragazza si allontanò con il fiato corto e rossa in viso. Lanciò un’ultima occhiata a Daniel e poi uscì di fretta dallo studio.

Cassie si ritrovò davanti ad uno dei migliori licei privati di New York. Sistemò la camicetta della divisa e sospirò in ansia. Il cielo era ancora grigio anche se aveva smesso di piovere. Le mancava il sole di Parigi. Nonostante questo, quello che aveva detto ad Allison era vero. Non si era mai sentita a casa lì. Aveva sempre sentito di appartenere ad un altro posto, a New York. Forse era colpa di sua madre. Era sempre lì a dire quanto le mancasse la sua casa. Nemmeno lei si era sentita davvero a suo agio a Parigi. Cassie strinse i fogli di iscrizione che aveva tra le mani ed entrò sicura nell’edificio. Dopo essere stata dalla preside della scuola si aggirò fra i corridoi femminili. Cercò il suo armadietto e vi ripose dei libri che al momento non le servivano. Decise di prendere un po’ di aria fuori in cortile, uno dei luoghi in comune con la parte maschile della scuola adiacente alla sua. Vide Josh seduto su un tavolo in pietra del cortile con altri amici che fumava. La ragazza gli lanciò un’occhiata di disappunto, lui accennò un saluto con la testa, ma lei si girò e ritornò all’interno dell’edificio.
“E’ la francesina di quest’estate?”
“Si è trasferita qui”
Il ragazzo spense la sigaretta per terra e seguì Cassie.
“Ehi, aspetta!”
“Fra circa due metri sarò nel corridoio femminile, non vorrai farti espellere”
Disse lei continuando a camminare spedita. Josh la prese per un braccio e la fermò.
“Vuoi dirmi che succede?”
La ragazza sbuffò.
“Andiamo, eravamo amici.”
“Si, poi sei diventato un idiota. Hai cambiato amici, hai iniziato a fumare, a fare il cretino a destra e manca..non sei più tu”
“Sono solo cresciuto..”
“Si, male direi”
“Cas”
“Non chiamarmi così..”
“Andiamo, ho quasi diciassette anni cosa dovrei fare? Essere un ragazzo annoiato, casa e scuola?!”
“Non intendo questo. Ma trattare la gente come se fosse a tua disposizione per ogni cosa, come se non fosse abbastanza, non è essere fighi Josh. Hai trattato così anche me quest’estate”
“Non è vero”
“Si che lo è, lo sai. Ora scusami devo andare”
La ragazza si allontanò nervosa e si diresse verso le aule lasciando Josh impassibile.

Allison Suonò il campanello aspettando che qualcuno gli aprisse. Una donna benvestita con indosso un cappotto le aprì.
“Allison! Che bella sorpresa che ci fai qui? Oh immagino che tu sia venuta per Lucas, non mi aveva detto nulla”
La ragazza sorrise in imbarazzo.
“Salve Anne. In realtà non lo sa nemmeno lui!”
Disse lei alzando le spalle.
“Oh una sorpresa, sei proprio deliziosa, io però devo uscire, sono già in ritardo. Salutami i tuoi!”
“Lo farò!”
Disse salutando la donna dalla soglia della porta, poi la richiuse e si diresse verso le scale. Una volta davanti alla camera di Lucas bussò e aprì sorridendo. Lucas era sul letto a studiare e alzò lo sguardo mentre la porta si apriva.
“Ehi! Che ci fai qui?”
Chiese palesemente felice di vederla.
“Sorpresa!”
Esclamò lei avvicinandosi a lui, gli si sedette accanto e lo baciò. Lo baciò con quanta più passione possibile, fino a che lui non fu costretto a stendersi sotto di lei che continuava a baciarlo con impeto. Lucas rispose allo stesso modo senza troppe cerimonie e passò le sue mani sulle cosce della ragazza che si stringevano attorno al suo bacino. Con uno scatto il ragazzo ribaltò le posizioni, le alzò la maglia baciandole il ventre scoperto. La ragazza sospirò e poi aprì gli occhi. Si sentiva terribilmente a disagio. Il problema è che aveva iniziato lei e ora non sapeva come finirla. Il ragazzo tornò a baciarla nuovamente, ma poi lei cercò di staccarsi.
“Mi dispiace, lo so, ho iniziato io..”
Il ragazzo la guardò per un attimo poi le sistemò i capelli.
“Va bene, tranquilla..”
Allison lo guardò dispiaciuta. Si sentiva terribilmente incolpa. Dopo essere uscita dall’ospedale sentì l’irrefrenabile bisogno di vedere Lucas e probabilmente doveva ammettere a se stessa che era per via di Daniel e di quello che era quasi successo.
“No. Non va bene”
La ragazza sbuffò mettendosi a sedere sul letto e lui la seguì.
“Ehi, ehi, cosa c’è che non va allora?”
Lucas cercò di rincuorarla.
“Non..credo solo di essere stanca”
“Magari una boccata d’aria è ciò che ti serve, facciamo un giro che ne dici?”
Ali lo guardò dolcemente, si chiedeva perché fosse così stupida da farsi mille problemi con un ragazzo come Lucas lì per lei.
“No, vado a casa a riposare..e poi è quasi ora di cena”
“Va bene..come vuoi”
Allison sorrise al ragazzo nel modo più convincente possibile. Sfoderò quelle che il padre chiamava doti innate per la recitazione. Dopo di che si alzò e se ne andò. Una volta a casa si diresse verso la cucina, sentì le voci dei suoi e di Carol che ridevano. Suo padre stava prendendo in giro sua madre, poi le diede un bacio casto sulle labbra.
“Non comprarmi Jake, non funziona più dopo vent’anni!”
Allison sorrise e sentì gli occhi riempirsi irrazionalmente di lacrime.
“Ehi!”
Trillò Carol accorgendosi di lei.
“Scusate, non volevo interrompere. Io vado a buttarmi sotto la doccia e poi a letto, sono distrutta”
“Niente cena?”
Chiese la madre con fare indagatore.
“No non ho fame..buona notte!”
Sorrise appena e si diresse al piano superiore.
“Non per allarmarvi, ma mi pareva avesse gli occhi lucidi.”
Disse poi Carol.
“Si l’ho notato anche io..credo ci sia qualche problema con Lucas”
Disse Serena.
“Oh davvero?”
La donna annuì verso l’amica.
“Non lo so una sera stavamo chiacchierando e mi sembrata un po’ strana”
Jake le ascoltò prima di intervenire.
“Magari semplicemente non è il ragazzo adatto a lei”
Serena sorrise.
“Nessun ragazzo sarebbe adatto a lei se dipendesse da te!”
Esclamò divertita.
“Probabilmente hai ragione”
Disse lui ironizzando, mentre intanto stava solo pensando alla scena a cui aveva assistito in ospedale. La sua affermazione non era dovuta a gelosia paterna, ma semplicemente a osservazione diretta.

“Mi spieghi perché Mi stai obbligando a venire con te?”
Ali sbuffò.
“Ehi non ti sto obbligando”
“Sai dato che sei qui da più di una settimana, condividiamo shampoo, piastra e dolci, potresti anche venire con me”
Cassie ripetè quello che Allison le aveva detto il mattino mentre la svegliava facendole il verso.
“A casa mia questo si chiama obbligo per senso di colpa e/o gratitudine per ospitalità”
Allison sbuffò ancora.
“A Parigi non avete proprio il senso dell’umorismo.”
“E’ sabato, dovevo dormire!”
“Andiamo, mi tolgo i punti e andiamo al centro commerciale ok?”
“Non mi compri con lo shopping, Allison”
La ragazza decise di lasciar perdere, infondo Cassidy stava comunque andando con lei no? Allison sperava che portare Cassie con sé per farsi togliere i punti l’avrebbe resa meno a disagio con Daniel. I due si parlarono a malapena durante la settimana. Non che si erano poi visti molto, dato che il ragazzo stava facendo molti turni notturni e quindi poi la mattina staccava per poi ritornare il pomeriggio. Le due ragazze arrivarono in ospedale e Allison si guardò intorno.
“Oh sei qui.”
Una voce alla sue spalle la fece sobbalzare.
“Ciao”
“Pronta a togliere quelli?”
Cassie intanto guardava la scena e rimase ad osservare Daniel per un momento. Il ragazzo si voltò vedendo la ragazza palesemente più piccola di lui, non solo d’età, ma anche di statura osservarlo.
“Salve”
Disse per educazione. La ragazza sbattè un po’ le palpebre.
“Lei è Casside, devo portarla in un posto dopo, così..”
La biondina guardò stranita l’amica, si stava inventando una scusa su due piedi? Si decisamente. Decise di fare buon viso a cattivo gioco e tornò a guardare il ragazzo sorridendo con cortesia.
“Andiamo?”
Il ragazzo si mosse in fretta verso lo studio, le due si guardarono un momento e poi lo seguirono.
“Signorina, può aspettare qui. Non ci metteremo molto”
Casside sorrise ancora con educazione.
“Certo”
Si sedette su una delle sedie in attesa che Allison si facesse togliere quei punti. I due entrarono all’interno dello studio, la ragazza si sedette sul lettino e non appena Daniel si avvicinò per spostarle i capelli e iniziare a toglierle i punti, Allison si scostò e si legò i capelli in modo da non farli ricadere sulla fronte. Daniel rimase interdetto ma non disse nulla. Il ragazzo finì il suo lavoro in breve tempo, mentre nella testa della ragazza si annidava solo confusione.
“Fatto”
Si limitò a dire lui rompendo quel gelido silenzio.
“Ascolta..mi dispiace ok? Non voglio che..non mi va di stare in questa situazione. Dovremo lavorare molto insieme, quindi dobbiamo passare questo..questo.”
“Daniel, non devi chiedermi scusa”
“Si invece, insomma qualcosa dovrò pur fare per sistemare questo casino”
Allison scosse la testa e si alzò in piedi nervosa.
“Ti prego..lascia stare”
“Non mi piace lavorare così ok? Ho delle responsabilità qui, verso di te, sei una studentessa e..”
Allison lasciò perdere tutto, i bei discorsi, la razionalità, il fare la cosa giusta e baciò il ragazzo. Avrebbe voluto farlo settimane prima. Glielo avrebbe lasciato fare quella volta se non fosse stato per il suo cervello che si era messo in moto velocemente. Daniel dal canto suo non si lasciò sorprendere per troppo tempo. Cinse i fianchi della ragazza avvicinandola a sé e approfondì il bacio rapidamente. Allison si sentì travolgere completamente, così come non aveva mai sentito potesse succedere. I due continuarono a baciarsi con passione come se tutto il resto fosse improvvisamente sparito, come se fosse diventato niente. Daniel strinse di più sui fianchi della ragazza che si lasciò scappare un gemito. Quel suono la riportò istantaneamente alla realtà, si staccò bruscamente.
“Oddio”
“Allison..”
La ragazza uscì di fretta dallo studio chiudendosi la porta alle spalle. Cassie alzò lo sguardo dalla rivista che aveva iniziato a sfogliare in attesa che l’amica uscisse da lì.
“Ehi finalmente..tutto ok?”
“Si, andiamo”
Cassie si alzò di scatto vedendo Allison praticamente precipitarsi fuori dall’ospedale. Intanto Daniel restò dentro lo studio e si sedette sul lettino spiazzato. Il suo telefono iniziò a suonare.
“Pronto..si..si lo so, no ti ho detto di si, a stasera”
Il ragazzo riagganciò e sospirò.
“Che diamine sto combinando?”
Daniel imprecò fra sé e sé e tornò al suo lavoro.

ANGOLO DI ARI

Eccomi qui di nuovo. Dato che sono libera sto scrivendo un po’ di più e quindi sto aggiornando spesso. Ma non abituatevi xD Ho visto che c’è qualche lettura in più e mi piacerebbe sapere che ne pensate se vi va. Niente credo che il capitolo parli da sé, anche perché se non mi chiedete o mi fate presente delle cose non so che dirvi e io conosco i miei personaggi e le loro storie quindi parlerei a me stessa altrimenti, e niente, nel prossimo capitolo (che ho già scritto) si intravedrà qualcosa di Daniel che dovrebbe farvi sorgere qualche domanda su questo ragazzo e sulla sua vita. Vi ho già anticipato qualcosa xD Niente alla prossima Ari

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***


                             

 

 

 

 

CAPITOLO OTTAVO

Quella sera Daniel arrivò con la sua moto davanti al pub, si liberò del casco e lo ripose sulla moto che bloccò per evitare che la rubassero. Entrò nel locale e si tolse velocemente il suo giubbotto di pelle. Il ragazzo dietro al bancone alzò una mano in segno di saluto e lui rispose con un cenno della testa mentre si avvicinava. Daniel girò dietro al bancone e si infilò nel retro dove lasciò la giacca. Prima però prese il telefono e lo mise in tasca. Daniel affiancò il collega che passava i bigliettini delle consumazioni.
“Wow amico sei distrutto”
“Nottate in bianco”
“Qualcosa mi dice che il bianco si riferisca al camice dell’ospedale e non a qualcosa di più divertente”
“Lascerò che tu possa lavorare di fantasia”
Il ragazzo rise e diede una pacca sulla spalla a Daniel.
“Amico mio, tu lavori troppo e ti diverti poco”
“Già..non è più tempo per divertirsi”
“Lo dici sempre, ma ci sono persone che vorrebbero vederti sorridere ogni tanto”
Daniel sospirò affranto appoggiando le mani al bancone.
“Tanto non sono qui, non più”
Il ragazzo scosse la testa e diede un'altra pacca a Daniel.
“Io stacco, il mio turno è finito. Sta su eh..ah ho visto Sasha in giro”
Daniel alzò gli occhi al cielo. Non oggi ti prego. Pensò.
“Grazie, ci vediamo”
Salutò l’amico e tornò a servire i clienti. Dopo un po’ che stava lavorando perso nei suoi pensieri, una voce lo portò alla realtà.
“Ciao”
“Ehi”
Il ragazzo preparò dell’acqua tonica come sempre e la posizionò davanti alla ragazza.
“Sembri stanco”
“Come sempre”
“Anche un po’ acido”
Daniel sospirò senza aggiungere altro. Si occupò di un gruppo di ragazze e i loro drink e sorrise al gruppetto decisamente alticcio, ma che sicuramente gli avrebbe garantito una mancia più cospicua.
“Cosa c’è che non va?”
Daniel tornò a prestare attenzione a Sasha.
“Niente, hai ragione tu, sono stanco”
“Ti nascondi sempre dietro questa scusa..”
“Sasha, dovresti davvero uscire un po’”
“Più di così? Sono qui”
“Intendevo con altre persone..devi staccarti da questo posto..da me”
La ragazza rimase colpita da quelle parole.
“E’ solo un modo per..”
Sasha entrò in panico. Daniel sospirò e le prese la mano.
“Lo so, lo so, mi dispiace ok? Scusami davvero. Vorrei solo vederti felice”
“Ma io sto bene”
Daniel annuì non troppo convinto.
“Secondo me è successo qualcosa..se mi hai detto queste cose..”
“Sasha lascia perdere ok, non so quello che dico stasera”
Passarono il resto della serata a scambiarsi qualche parola e qualche occhiata fino a quando il turno del ragazzo non finì.
“Andiamo sono già le due, ti riporto a casa”
Sasha sorrise e scese dallo sgabello, mentre Daniel prese la giacca e il resto delle sue cose. Una volta fuori lui prese il suo casco e poi ne prese un altro porgendolo alla ragazza. I due si diressero verso Brooklyn immergendosi nel traffico ancora molto corposo a New York nonostante fosse notte fonda. Una volta davanti casa della ragazza i due scesero dalla moto. Daniel accompagnò Sasha davanti alla porta di casa. La ragazza si avvicinò per salutarlo e gli sfiorò di proposito le labbra. I due rimasero lì a sfiorarsi le labbra per un po’, quando poi la ragazza aumentò il contatto, lui si staccò.
“Sasha, non è possibile”
“Daniel..”
“No sul serio, non...non è giusto per nessuno. Non fa bene a te, non fa bene a me. Dobbiamo andare avanti. Sono passati anni”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
“Perché? Perché no? Daniel non c’è niente di male”
“No. Questo rimanere legati al passato fa male, dobbiamo lasciarlo andare”
“Non posso”
“Ma devi”
“Daniel..”
Il ragazzo ritornò verso la sua moto, indossò il casco e ripartì per tornare verso casa.
Intanto Allison e Rebekah erano in auto che ridevano.
“Ancora non ho capito come siamo finiti a Brooklyn!”
Esclamò Allison con il fiato corto mentre rideva.
“Ehi, da quando sei diventata classista?”
“Sai che non lo sono”
“Lo so, scherzavo, comunque mi hai chiesto tu di cambiare aria. Non mi hai voluto dire il perché”
Allison sospirò appoggiando la testa allo schienale del suo sedile e girò la testa verso il finestrino.
“No, ti prego rendiamoci conto, quel tipo era assurdo, ma come diamine ha fatto!”
Rebekah tornò a ridere, così come Allison che sorrise fino a quando i suoi occhi non colsero una figura familiare ferma davanti ad una casa con una ragazza che si avvicinava a lui e lo baciava. Allison si fece seria improvvisamente riconoscendo Daniel e la ragazza che c’era nel bar. Si ritrovò stranamente a provare fastidio per quella scena, si sistemò meglio sul sedile seria, mentre la macchina continuava a camminare. L’amica si accorse del repentino cambio d’umore della ragazza.
“Ehi? Che succede?”
“Niente..possiamo andare a casa?”
“Allison che è successo?”
La ragazza sospirò stancamente.
“Voglio solo andare a casa”
“Ok”
L’amica decise di non insistere e la riportò a casa.

Intanto a casa Thomas, Cassie guardava annoiata un telefilm. Era sabato sera e si ritrovava a casa senza nulla da fare. Aveva capito che Allison aveva bisogno di stare sola con Rebekah e quindi non si era inserita nell’uscita. Aveva lasciato la porta socchiusa ed era sotto le coperte, la testa appoggiata sulla mano mentre si reggeva su con il gomito. Guardò l’ora era l’una e non aveva sonno. Sentì bussare alla porta, pensò che fosse sua madre o Jake che avevano visto luce provenire dalla stanza, ma quando la porta si aprì più di quanto non lo fosse, mostrando la figura alla luce fioca, Cassie si accorse che era Josh.
“Ehi”
“Ciao, sei rientrato di già?”
“Credo sia il caso di rispettare il coprifuoco ogni tanto..”
“Che era un’ora fa..”
Josh sorrise di sbieco alzando le spalle.
“Ok, diciamo allora di non infrangerlo troppo”
La ragazza rise e Josh chiuse la porta alle sue spalle. Si avvicinò al letto e si sedette accanto a lei.
“Che guardi?”
“Un telefilm. Niente di che. I più belli li danno durante la settimana, mi stavo annoiando infatti”
“Pensavo saresti uscita”
“Ti ricordo che sono nuova qui”
“Potevi dirmelo ti avrei portato con me”
Cassie sbuffò.
“Di certo non voglio stare lì a guardarti fare l’idiota”
“Ancora con questa storia?”
Cassie si inacidì nuovamente e Josh sbuffò.
“Andiamo Cas”
La ragazza si sistemò meglio sul letto.
“Buona notte”
Disse lei eloquentemente per farlo andare via. Il ragazzo la guardò un attimo, fece per alzarsi, ma poi ci ripensò, si girò le prese il viso fra le mani e la baciò. La ragazza lo lasciò fare proprio come aveva fatto l’estate precedente.

L’indomani mattina Allison si ritrovò a fissare il soffitto della sua stanza pensierosa. Non aveva dormito granchè, non faceva altro che pensare a quello che era successo. Il bacio a Daniel, quello che aveva visto e il fastidio che le aveva provocato, poi c’era Lucas e il senso di colpa cresceva. Non poteva crederci, aveva baciato un altro ragazzo. Certo uno che la mandava completamente in tilt, ma lei aveva già un ragazzo che la mandava in tilt..o meglio così credeva. La verità era che quello che aveva sentito quando Daniel aveva iniziato a baciarla per davvero non l’aveva mai provato. Questo la spaventava molto, voleva molto bene a Lucas, ma non sapeva se lo amava davvero. Questo pensiero aveva iniziato a farsi sempre più insistente ogni qualvolta vedeva Daniel e aveva un momento con lui. Si un momento. Di quelli che si vedono solo nei film e che sembrano connettere i due personaggi principali. Si diede della stupida pensando che, il fatto che suo padre fosse un attore famoso, la rendesse troppo incline a pensare in termini cinematografici, ma la vita non era un film, non lo era davvero.

Cassie si svegliò lentamente da un sonno profondo e si strofinò gli occhi. Si accorse poi di essere fra le braccia di Josh, sorrise e si voltò per guardarlo mentre ancora dormiva. Ad un certo punto corrucciò la fronte e diede un’occhiata all’orario, sgranò gli occhi e lo svegliò senza però alzare la voce.
“Josh, Josh..avanti, sveglia!”
Il ragazzo mugugnò qualcosa.
“Cosa?”
“Sssh, non alzare la voce”
Il ragazzo si sfregò gli occhi con una mano.
“Che diavolo succede?”
“E’ tardi, dovevi tornare in camera tua ricordi? Ci siamo addormentati”
“Ok, ok sta calma, che vuoi che sia..”
“JOSH!”
La ragazza gli tirò uno schiaffo sul braccio nudo.
“Devo farti un disegnino su quello che accadrà se ci beccano insieme, così?”
Disse la ragazza indicandosi. Dato poi che era praticamente solo con l’intimo addosso, prese la maglia del pigiama e la infilò.
“Ok, ok, ho capito”
Il ragazzo si alzò si infilò rapidamente i jeans e la maglia, diede un bacio alla ragazza ed uscì da lì dopo aver controllato che in corridoio non ci fosse nessuno.

In pomeriggio Allison decise di andare da Rebekah, avrebbe voluto sfogarsi con lei già la sera precedente, ma alla fine non ci riuscì. Entrò in camera dell’amica come una furia.
“Sono nei guai!”
Rebekah era davanti al manichino in camera sua mentre sistemava il vestito che stava cucendo per l’accademia di moda. Appena sentì l’amica si voltò verso di lei perplessa.
“Sei incinta?”
Allison la guardò male e sbuffò.
“Beky! Sii seria ogni tanto”
“Sono seria! Se non sei incinta, e io so che non lo sei, non c’è niente che non si possa risolvere e non c’è niente che possa essere definito guaio”
Allison alzò gli occhi al cielo e poi vide l’abito.
“Reb l’hai fatto tu?”
Disse sorpresa avvicinandosi. La ragazza annuì.
“Si, ma ancora è incompleto, è per un compito. I nostri modelli sfileranno durante la fiera.”
“Wow, è grandioso, sfilerai con questo allora? Ti starà benissimo”
“No in realtà noi non possiamo sfilare con i nostri vestiti. Pensavo che magari potessi farlo tu..è giusto appunto della tua taglia..”
“Cosa?”
Rebekah fece gli occhi dolci all’amica.
“Eddai..per favore?”
“Quando pensavi di chiedermelo?”
La bionda sorrise, sapeva che tanto l’avrebbe convinta.
“Senti, non mi pare che dobbiamo parlare di questo ora. Qual è il tuo guaio?”
Allison sentì improvvisamente il coraggio mancarle.
“Lascia perdere”
“Ehi, lo sai che puoi dirmi tutto vero?”
Allison sospirò e si sedette sul letto seguita dall’amica.
“Sai l’altro giorno tu non ti capacitavi del fatto che nonostante fossi così felice con Lucas, ancora non mi fossi lasciata andare completamente..”
“Ali, lo sai che scherzo sempre su questa cosa, non devi sentirti sotto pressione, non c’è mica una scadenza!”
Disse seria la ragazza. Allison scosse la testa.
“Non è questo..come posso fare l’amore con un ragazzo se non gli ho nemmeno mai detto che lo amo.”
Rebekah rimase spiazzata.
“Non..non glielo hai mai detto?”
Allison scosse la testa.
“E lui a te?”
Scosse ancora la testa.
“Credo senta che io non sono pronta..nemmeno per quello”
“Ali..ma tu lo ami?”
La ragazza guardò l’amica un po’ spaventata dalla domanda.
“Non lo so”
Disse sincera.
“Ma ho paura che avere questi dubbi non sia una cosa positiva o normale”
“Ehi può succedere!”
“Succede quando non è la persona giusta..”
Disse sicura ripensando al discorso avuto con la madre tempo prima.
“Ali..c’è qualcos’altro?”
La ragazza avrebbe voluto dirle di Daniel, ma non aveva il coraggio, aveva paura di come avrebbe reagito e di cosa avrebbe pensato di lei.
“No..solo..solo questo”
“Dovresti parlargli, magari una pausa potrebbe essere la scelta più giusta”
O magari è solo un capriccio a causa dell’attrazione per un altro ragazzo. Avrebbe voluto dire, ma non lo fece.
“Non lo so..ci penserò”

Quella sera Allison si preparò per uscire con Lucas. Era stata in pena tutto il giorno, non sapeva davvero cosa fare. Se da un lato pensava che Rebekah potesse avere ragione, e che quindi una pausa era la cosa giusta da fare, non appena vide Lucas cambiò idea repentinamente.
“Ehi”
“Ehi”
“Tutto ok? Mi sei sembrata strana al telefono”
La ragazza si meravigliò di aver fatto trasparire così tanto il suo umore.
“Niente di grave, discussioni in casa..”
Mentì.
“Mm, di solito è un evento raro che tu litighi con i tuoi”
Detestava il fatto che la conoscesse così bene.
“Già..”
Sentì salire le lacrime agli occhi
“Posso fare qualcosa per aiutarti?”
“Baciami”
La ragazza si avvicinò al ragazzo, lo baciò e si lasciò baciare tornando nella calma e nella certezza. Era questo che gli trasmetteva, stabilità e sicurezza. Ma erano sintomo di amore? Questa era la più grande domanda a cui Allison doveva darsi una risposta. E sapeva di doverlo fare al più presto, altrimenti avrebbe fatto soffrire troppe persone compresa se stessa. Una lacrima le rigò il volto sintomo di un disagio che la ragazza non sapeva spiegarsi, sintomo di una bugia malcelata, simbolo di un piccolo tradimento che stava per trasformarsi inaspettatamente in qualcosa di più grande.

ANGOLO DI ARI

Ok rileggendo il capitolo mi sono accorta che era un po’ corto, ma non potevo tagliare qualcosa del prossimo, che ho già scritto, e inserirlo in questo. So che è anche di passaggio, ma ci vuole, il prossimo è molto più pieno e ci saranno determinate cose che vi aiuteranno a capire alcune situazioni complicate. So che le letture sono un po’ aumentate e mi fa piacere. Mi piacerebbe anche che qualcuno mi dicesse cosa ne pensa (lo so sono ripetitiva). Non abbandonatemi! Per quanto riguarda Sasha, ho usato Isla Fisher come volto. Alla prossima, Ari

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Capitolo 10
*** Capitolo nono ***


                         

 

 

 

 

CAPITOLO NONO

Il lunedì Allison si armò di coraggio e si diresse verso l’ospedale. Era nervosa e per quanto si dicesse che non c’era motivo, la palese verità era che era ovvio che lo fosse.
“Allison..”
Mentre la ragazza si stava dirigendo verso la zona adibita alle lezioni si sentì chiamare. Riconobbe la voce di Daniel, ma decise di ignorarla. Il ragazzo provò a chiamarla ancora, ma quando non ebbe riscontro ancora una volta, la fermò prendendola per un braccio.
“Daniel”
Lo rimproverò lei a bassa voce.
“Devo andare a lezione”
“Dobbiamo parlare”
“Ancora con questa storia? Daniel, non c’è niente di cui parlare”
Il ragazzo sospirò e trascinò la ragazza in una stanza vuota, chiuse la porta imprigionando Allison contro di essa.
“Ho lezione”
Protestò lei.
“Non morirai per una lezione saltata o se arrivi cinque minuti in ritardo”
“E’ istologia, si che morirò se perdo una lezione..”
“Allison”
“Cosa!”
“Che succede?!”
“Non lo so ok?!”
Allison alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi per la prima volta da quando si erano scambiati quel bacio.
“Non possiamo andare avanti così”
Disse lui serio.
“Lasciami andare allora”
Rispose la ragazza alludendo alla sua condizione da prigioniera tra la porta e le braccia di lui distese all’altezza delle spalle di lei, con i palmi delle mani contro la porta.
“Mi mandi in confusione”
Daniel lo disse con una sincerità così disarmante da far tremare Allison. Da un lato le faceva piacere tutto quello, capiva che aveva un’influenza particolare sul ragazzo, ma allo stesso tempo era spaventata perché anche lei si sentiva terribilmente confusa.
“Io non sono il tipo che va in confusione. Io ho dei piani precisi, so quello che voglio, so quello che faccio..”
“Buon per te!”
“Con te non è così ok? Mi sei rimasta in mente dal giorno dell’incidente a Los Angeles, è strano”
“Non sembra un complimento”
“Ti piace avere sempre l’ultima parola eh?”
“Difetto di famiglia”
“Sei arrabbiata con me”
Disse lui con estrema sicurezza. La ragazza lo guardò torva e si irrigidì.
“Perché?”
Incalzò lui.
“Non lo sono”
“Si lo sei”
Allison sospirò e appoggiò la testa all’indietro contro la porta affranta, non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. La ragazza stava per sbottare, ma Daniel non le diede il tempo e la baciò. Questa volta fu lui a farlo. L’afferrò per i fianchi avvicinandola a sé e le loro lingue si incontrarono nuovamente. Questa volta la ragazza si sentì più presente e partecipe. Si immerse completamente in quel bacio e nonostante fosse terribilmente spaventata, aveva bisogno di capire quello che sentiva e soprattutto perché stava facendo tutto quello nonostante avesse un ragazzo. Non lo amava, quasi certamente quella era la risposta giusta. Allison si lasciò avvicinare al corpo del ragazzo, passò le mani sulle sue spalle larghe fasciate nel camice, per poi accarezzargli i capelli alla base del collo. I due si lasciarono prendere dal desiderio senza rendersi conto del tempo che passava, finchè Allison non si staccò con il fiato corto.
“Non, non va bene..non possiamo”
“E la seconda volta che lo dici eppure siamo ancora qui”
Sussurrò lui sulle sue labbra.
“Ho un ragazzo e tu una ragazza”
Daniel corrucciò la fronte.
“Cosa?”
Sapeva che lei era impegnata, la novità era che lui fosse impegnato e di certo non lo era.
“E tu sei il mio supervisore..”
“Non sono il tuo insegnante, non c’è niente di illegale”
E non ho nessuna ragazza avrebbe voluto aggiungere. Sentirono bussare improvvisamente alla porta e furono costretti a staccarsi completamente. Allison ne approfittò e aprì la porta. Sasha li guardò entrambi.
“Sasha che ci fai qui?”
Allison lo guardò eloquentemente e se ne andò.
“Allison!”
Il ragazzo cercò di fermarla senza successo.
“E’ la ragazza del pub..”
Daniel sospirò e fece entrare la ragazza.
“Che ci fai qui?”
“Volevo vederti”
“Sasha..”
“Daniel, quello che è successo sabato sera, quello che hai detto..lo sai che possiamo sistemare le cose”
“Sasha, non funziona così”
La ragazza posò una mano sul suo viso e gli sorrise dolcemente, cercò di avvicinarsi a lui, ma Daniel si ritrasse bruscamente.
“E’ per lei non è vero? E’ così?”
“Sasha, questa cosa deve finire, adesso!”
“Perché, Daniel lo so che provi qualcosa per me e..”
“Io non sono lui ok? Non cercare in me Tom. Sasha, Tom è morto. Non puoi usarmi come un suo rimpiazzo.”
La ragazza rimase shoccata da quello che Daniel le disse e sentì il suo cuore spezzarsi.
“Perché mi fai questo. Io lo amavo, come puoi rinvangare tutto così”
“Era mio fratello, gli volevo bene anche io nonostante non fossi d’accordo con il suo stile di vita”
Sasha prese a piangere e Daniel sentì una fitta al cuore, ma era giusto così. Erano tutti fermi in una situazione di stallo. Sembravano ancora ancorati al passato, ed erano passati anni, troppi, dovevano lasciarlo andare. Si erano aggrappati così tanto al ricordo, che avevano oscurato il presente e il futuro. Nessuno dei due riusciva ad andare avanti e Daniel sentiva il bisogno impellente di farlo. Di pensare ad andare avanti, non solo con quello che era diventata la sua vita, la medicina, ma anche con altro e l’incontro con Allison stranamente era stato come uno scossone in quel senso.
“Devo tornare a lavoro”
Disse sentendo il suo cercapersone vibrare. Lasciò Sasha lì ad osservarlo da lontano mentre si allontanava. Non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Era l’unica cosa che la teneva ancora legata a lui e non si sarebbe data per vinta, mai. Erano cresciuti insieme, avevano affrontato tutto insieme. Non si sarebbe di certo arresa in quel momento o in quel modo. Sicura di sé uscì dall’ospedale.

Rebekah era in aula cucito, aveva due ore di pausa senza lezioni e senza rompiscatole in giro, così decise di continuare il suo vestito. Ovviamente prima si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi, in accademia era molto facile che le idee venissero rubate in trenta secondi o forse anche meno. Era un mondo competitivo, ma lei era nata e cresciuta in mezzo alla moda. Sua madre era una ex modella e suo padre un attore, non c’era storia, per nessuno. Il suo telefono abbandonato su un tavolino squillò vivacemente. La ragazza si avvicinò a passo svelto nonostante i tacchi alti e rispose.
“Pronto”
“Ehi, sono io, ti disturbo?”
Sul viso della ragazza si dipinse un sorriso radioso, un live imbarazzo le colorò le guance al suono della voce del ragazzo, corredata da accento inglese, all’altro capo del telefono.
“No stavo solo continuando il mio progetto per l’accademia, tu?”
“Al praticantato mi hanno dato qualche ora libera, erano tutti impegnati con un grande caso, non so di preciso, insomma mi hanno gentilmente sbattuto fuori chiedendomi di tornare dopo pranzo”
La ragazza rise appena.
“Oh, mi dispiace che ti abbiano trattato così male, immagino che il tuo povero ego abbia subito un brutto colpo”
Disse scherzando, mentre si sedeva sul tavolo. Intanto il ragazzo si appoggiò allo stipite della porta e la osservava di spalle mentre si sistemava i lunghi capelli biondi.
“Be non poi più di tanto, questo mi ha dato modo di farti una sorpresa”
Disse senza parlare più al telefono poiché aveva riagganciato. Rebekah si voltò sorpresa vedendolo alle sue spalle sulla porta.
“Steve, che ci fai qui!”
Esclamò rimettendosi in piedi e avvicinandosi svelta.
“Era solo una sorpresa, spero di non averti infastidito e spero che non sia vietato intrufolarsi qui”
“No certo che no, per entrambe le cose”
Disse lei sorridendo. Steve le sorrise gli spostò appena i capelli e la baciò delicatamente sulle labbra. Rebekah rispose al bacio realmente felice di vederlo. Era da molto tempo che non provava una cosa simile per un ragazzo, l’ultima volta era stata davvero dura riprendersi e quell’esperienza l’aveva cambiata per sempre. Era stata sempre scettica e cinica, ma quel ragazzo stava davvero sciogliendo la ragazza come non credeva sarebbe stato più possibile dopo Sam.
“Allora..”
Disse poi lui staccandosi.
“Posso vedere la tua creazione o è top secret?”
Rebekah sorrise e scosse la testa.
“Certo che puoi”
La ragazza si avvicinò al manichino su cui stava cucendo.
“Wow, è..molto bello”
“Grazie!”
“Lo indosserai tu? Sai non sarei molto felice se gli occhi di tutti fossero puntati su di te, specie con questa scollatura..anzi scollature”
Disse poi ironico notando anche quella sulla schiena. La ragazza rise di gusto.
“Siamo già allo stadio gelosia?”
Il ragazzo alzò le spalle.
“Non posso”
Rebekah scosse la testa divertita.
“Non lo indosserò io, non possiamo..dobbiamo scegliere qualcuno che sfili per noi. Ho chiesto alla mia migliore amica..”
“Oh, meglio così..Allison giusto”
Rebekah annuì.
“Che tra l’altro muore dalla voglia di conoscerti”
Buttò lì a caso la frase sperando che non sembrasse una cosa troppo cerimoniosa.
“Perché no, se a te va”
Disse lui guardandola con curiosità. Rebekah arrossì velocemente e abbassò lo sguardo.
“Certo..magari sabato alla sfilata”
Steve le sorrise.
“Credo sia perfetto”
La ragazza lo guardò felice e affascinata dai suoi modi eleganti e rispettosi, l’aria britannica gli dava un alone di regalità. Si sentì stupida per quel pensiero, sorrise fra sé e sé e poi lo baciò nuovamente, sentendo di aver trovato davvero qualcuno in grado di entrare nel suo cuore.

Cassie era seduta da sola a pranzo, giocava nel piatto con la sua insalata. Aveva passato la domenica con Josh, ma quella mattina a scuola era come se non fosse successo niente. L’aveva salutata, le sorrideva quando la vedeva, ma nient’altro. Certo meglio dell’estate precedente in cui stavano insieme e poi fuori era come se non si conoscessero. Almeno adesso la salutava. Si diede della stupida per esserci ricascata di nuovo, all’ennesima ragazza che faceva l’oca e l’ennesimo suo atteggiamento da bello e dannato, non appena lo sguardo del ragazzo cadde su di lei, Cassie lo guardò torva gettò con rabbia nella spazzatura il resto del suo pranzo, o meglio la gran parte e se ne andò da lì. Sapeva che lui l’avrebbe raggiunta in breve dato che aveva visto il suo atteggiamento, così fu in effetti.
“Cassie”
“Eh no!”
Disse lei voltandosi arrabbiata.
“Non puoi venirmi dietro ogni volta che sono arrabbiata con te!”
Disse lei puntandogli un dito contro.
“Non essere arrabbiata”
“Perché non dovrei?”
Josh sospirò e la prese per mano trascinandola da qualche parte. La ragazza non conosceva ancora la scuola così bene, quindi non capì a pieno dove la stesse conducendo. Si ritrovò in un ripostiglio non proprio luminoso, imbronciata incrociò le braccia al petto.
“Non essere arrabbiata”
Ripetè il ragazzo.
“Si invece. Josh, sabato notte siamo stati insieme, ieri pomeriggio abbiamo passato tutto il pomeriggio insieme e ci siamo limitati a qualche bacio dato che nessuno voleva schiodarsi da casa tua! Oggi sembra che non sia successo niente! Ti stai comportando esattamente come l’estate scorsa”
Sbottò lei rabbiosa.
“Mi piace stare con te”
“E allora? Dov’è il problema”
“Non mi va che gli altri lo sappiano”
Cassie sbuffò alterata.
“Ma ti senti? Quindi facciamo sesso quando possiamo, a casa, quando siamo soli, sembriamo due fidanzatini, però fuori facciamo finta di niente?”
“Si”
Cassie sgranò gli occhi ancora più arrabbiata, fece per andarsene, ma lui le si mise davanti.
“Cas, non volevo dire questo”
“No certo”
“Ascolta non devi preoccuparti ok? Non c’è nessun altro. Non starò con nessun’altra davvero, ma voglio che questa cosa resti fra noi per un po’”
“Perché?”
“Non mi va ancora di farlo sapere”
“Ti vergogni di me? Pensi che stare con la povera, sfigata, nuova arrivata, con lo stupido accento francese sia denigrante per il tuo status sociale a scuola?”
“Nessuno ti considera una povera sfigata, te lo assicuro”
“No?”
“No, i miei amici hanno perfino detto che sei sexy”
Cassie corrucciò la fronte.
“Ok, allora davvero non capisco quale sia il problema onestamente.”
“Voglio solo evitare le domande fastidiose, dovremmo dare conto ai nostri genitori, ci controllerebbero praticamente ogni due secondi, preferisco un po’ di libertà”
La ragazza ci pensò un po’ su.
“Beh forse non hai tutti i torti..mah Josh..”
Gli puntò un dito contro.
“..niente ragazze, se scopro..”
“Te lo prometto. Non ne ho bisogno. Sarò perfettamente monogamo”
Cassie gli sorrise più serena. Josh ricambiò il sorriso e poi si avvicinò piano per baciarla. Passò le mani sui fianchi accarezzandoglieli e catturò le labbra di lei fra le sue. Si baciarono con passione crescente mentre le mani del ragazzo finirono sulle gambe della ragazza al di sotto della gonna della divisa.
“Josh, non qui”
Sussurrò la ragazza, mentre Josh le baciava il collo in modo provocante.
“Adoro il tuo accento, è terribilmente sexy”
La ragazza rise appena e poi si lasciò andare completamente quando il ragazzo  la colse di sorpresa con una carezza fin troppo provocante. Cassie decise che avrebbe azzardato il pericolo e le sue mani finirono sulla chiusura dei pantaloni di lui, che sorrise vittorioso. I due consumarono lì una relazione appena nata e soprattutto segreta.

Allison aveva provato a non pensarci, ci aveva provato sul serio. Davvero avrebbe voluto concentrarsi fermamente sulle diapositive che illustravano tutte le malattie della pelle possibili ed immaginabili, ma nonostante la sua concentrazione fosse attratta da tutto quello, sembrava ancora più attratta a focalizzarsi sugli ultimi avvenimenti. Quando poi a fare lezione fu proprio Daniel a causa di un intervento chirurgico del Dottor Green che si era protratto più del dovuto, la concentrazione di Allison decise di focalizzarsi dapprima sulle mani del ragazzo che gesticolava, poi sulle sue labbra che si muovevano veloci, infine i loro sguardi si incontrarono e la ragazza sprofondò nell’imbarazzo più totale, si sentì accalorare e pregò perché quella giornata finisse al più presto. Fortunatamente dopo la lezione tenuta dal ragazzo, le altre a seguire non erano così vitali, tant’è che la ragazza decise di non lottare più con la sua mente per tenerla vigile e attenta. Quando quella giornata giunse finalmente a termine, Allison si alzò stancamente dal suo posto, notò un messaggio di Rebekah. Era di ore prima, si era perfino dimenticata di avere un telefono. Lesse il messaggio e sorrise lievemente. L’amica la informava della sorpresa che Steve le aveva fatto e diceva di essere impaziente perché lo conoscesse, cosa che sarebbe avvenuta durante la fiera. Aveva dimenticato la fiera. Rispose rapidamente e si apprestò ad uscire. Sulla porta però si trovò faccia a faccia con Daniel che aveva finito il suo turno. Aveva un paio di jeans, una maglia su una tonalità di marrone tendente al color cuoio scuro e la solita giacca di pelle, tra le mani aveva il casco della moto. I due si guardarono un momento, ma entrambi non sapevano davvero che dirsi. Allison sentì indistintamente il profumo dell’acqua di colonia del ragazzo, quando lui gentilmente le aprì la porta per permetterle di uscire. La ragazza accennò un breve sorriso di cortesia e uscì seguita dal ragazzo. Sovrappensiero com’era non si accorse che qualcuno la stava aspettando proprio davanti all’uscita. Guardò per un attimo Daniel che ricambiò lo sguardo finchè qualcuno non la chiamò.
“Ehi dolcezza, non dirmi che sei così arrabbiata con me che fai finta di non vedermi!”
Allison corrucciò la fronte e posò lo sguardo direttamente di fronte a sé. Un ragazzo alto, capelli a spazzola, sorriso ironico e occhiali da sole, seppur il sole stesse tramontando, era adagiato contro una macchina sportiva con le braccia incrociate strette in una giacca di pelle. Allison sorrise illuminandosi all’istante, andò incontro al ragazzo e lo abbracciò con ardore. Il ragazzo a sua volta la strinse a sé. Dal canto suo Daniel fu spettatore della scena, guardò in maniera poco amichevole il ragazzo che doveva avere qualche anno più di lui, sguardo che fu contraccambiato energicamente, cosa che potè notare dato che colui che stava abbracciando quella ragazza che lo smuoveva più di quanto avesse voluto, si era tolto gli occhiali. Daniel aveva la sensazione che quello però non era il ragazzo di cui Allison parlava, se lo sentiva, probabilmente era qualcun altro che la ragazza teneva piacevolmente in pugno. Terribilmente scocciato e infastidito, Daniel indossò il casco, salì sulla moto e partì rapidamente.
“Dave, mi sei mancato!”
Il ragazzo distolse lo sguardo dalla moto che si allontanava e si staccò da Allison.
“Anche tu, accidenti, ma com’è che diventi sempre più bella?”
“Saranno i geni”
Disse lei scherzando. Lui si atteggiò pomposo.
“In effetti, tutto merito del gene James!”
“Oh andiamo, non sono messa male nemmeno da parte di papà”
Risero entrambi, poi lui assunse aria indagatrice.
“Allora, perché quel tipo mi lanciava occhiate di fuoco?”
Allison si stranì.
“Quale tipo?”
“Quello che è uscito con te dall’ospedale”
Allison scosse la testa.
“Non ne ho idea, non posso mica controllare chiunque!”
“Bene, anche perché se infastidiscono mia nipote posso diventare molto, molto aggressivo!”
“Oh andiamo”
“Già questa storia di Lucas, sei proprio sicura che sia già tempo di ragazzi? Mi sorprende che tuo padre non abbia dato di matto, geloso com’è!”
Allison alzò gli occhi al cielo ed entrò nella macchina di Dave, lo stesso fece il ragazzo.
“Zio non rompere anche tu”
“Ehi, ehi, da quand’è che mi chiami così eh!”
Allison rise senza poterne fare a meno.
“Mamma sa che sei tornato?”
“No volevo farle una sorpresa, avete una stanza in più vero?”
“La casa è un po’ sovraffollata, Carol è venuta da Parigi..senza Paul! Stanno da noi da un po’, ma credo che abbiano trovato una casa, presto inizieranno con il trasloco”
“Dormirò sul divano!”
“Oh tranquillo, la casa è grande e ci sono molte stanze, al massimo la condividerai con l’irascibile Josh!”
“Ouch. Come sta il mio nipotino?”
“In preda agli ormoni? Non lo so, un po’ troppo ribelle”
Disse preoccupata.
“Sono mancato troppo eh?”
Allison sorrise e guardò suo zio, aveva solo dieci anni più di lei.
“Sei mancato a tutti”
“Mi siete mancati anche voi”
Disse sincero Dave, mentre continuava a correre per le strade del centro dirigendosi verso casa.

ANGOLO DI ARI

Ed eccoci di nuovo qui. Allora segreto svelato o quasi per quel che riguarda Daniel e chi è Sasha e perché nel capitolo precedente hanno parlato di un passato in comune. La storia verrà affrontata prossimamente, ci saranno molte spiegazioni e scoprirete tutto ciò che riguarda la vita di questo ragazzo che non è stata facile per nulla. Oggi sono molto breve, non ho molto da dire, se avete domande dubbi o quant’altro potete esprimerli tranquillamente con una recensione alla quale sarò più che felice di rispondere.

Joseph Morgan as Steve
Chris Evans as Dave

Alla prossima Ari

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Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


                                 

 

 

 

CAPITOLO DECIMO

Allison e Dave entrarono in casa e la ragazza si annunciò.
“Sono a casa!”
Disse con tono di voce alto per farsi sentire. I due si diressero verso la cucina.
“C’è un posto in più a tavola vero?”
Disse Dave seguendo la nipote.
“Dave! Oddio quando sei tornato!”
Serena lasciò quello che stava facendo per andare incontro al fratello e abbracciarlo calorosamente.
“Dall’aeroporto sono andato direttamente a prendere Allison”
Anche Jake si avvicinò salutando il ragazzo.
“Ti trovo in forma!”
“Sto benissimo in effetti!”
“Vado a chiamare Josh”
Disse poi contenta Allison.
“Com’era Firenze?”
Chiese Jake facendo segno al ragazzo di sedersi.
“Molto bella, accidenti mi è quasi dispiaciuto doverla lasciare”
“Resti qui a New York?”
Disse Serena molto felice. Il ragazzo annuì.
“Si mi hanno dato il trasferimento, dopo anni, ma me l’hanno dato”
“Ehi l’importante è averlo avuto”
Rimarcò Jake.
“Certo mi aspettavo che ci portassi una bella fanciulla italiana dopo tutto questo tempo lì”
Disse poi scatenando l’ilarità sia della moglie che del cognato.
“Sei il solito, non mi meraviglio che tuo figlio cresca come te”
“Ouch, questo si che è un colpo basso amore”
Dave rise alla scenetta.
“Ho appena trent’anni, nemmeno compiuti per giunta! Che senso aveva cominciare una storia sapendo che poi sarei dovuto andare via?”
Disse alzando le spalle.
“Allison mi ha accennato al fatto che Josh sia un po’ fuori controllo”
Jake si irrigidì.
“Un po’”
“Ultimamente sembra andare meglio”
Sottolineò Serena.
“Già invece di rientrare due ore dopo il coprifuoco è sceso ad una”
Rispose Jake nervoso.
“Tranquilli, si sistemerà tutto. Ha sedici anni, se non vi fa impazzire adesso quando deve farlo? La verità è che la vostra primogenita vi ha viziati non dandovi alcun tipo di problema”
Mentre gli altri discutevano di sotto, Allison salì di sopra per avvertire il fratello. Bussò appena alla porta e poi l’aprì.
“Josh..indovina chi..”
Ali rimase a bocca aperta e sgranò gli occhi vedendo Josh e Cassie che si baciavano. La ragazza si riscosse e uscì rapidamente chiudendo la porta. Scosse la testa e le scappò da ridere sinceramente, sentendo per un attimo il suo cuore un po’ più leggero e non oppresso da quello che le stava accadendo. Tornò di sotto e dopo poco fu raggiunta da Josh e Cassie. Il ragazzo restò sorpreso vedendo Dave. Lo salutò energicamente felice di vederlo.

Il giorno seguente Daniel aveva evitato Allison come la peste e questo non faceva altro che amareggiare la ragazza, che aveva maturato la decisione di parlare con Lucas e troncare la relazione. Dato l’atteggiamento di Daniel però, stava iniziando ad abbattersi seriamente, non che stesse cambiando idea, ma di certo la faceva riflettere molto su ciò che le era sembrato. La sera si era organizzata con Dave per uscire un po’, a causa di ciò dovette rimandare la discussione con Lucas.
“Pronta?”
Disse Dave vedendo Allison scendere dalle scale.
“Non fate tardi, è un girono infrasettimanale.”
Sottolineò Jake seduto sul divano. Allison scosse la testa.
“Buonanotte!”
I due uscirono dalla casa e si diressero verso un pub. Una volta accomodati al loro posto presero a chiacchierare.
“Allora, Serena mi ha detto che sei molto presa dal college”
“Si, è quello che ho sempre desiderato fare..non potrei chiedere di più”
Il ragazzo le sorrise.
“Il resto come va?”
“Tutto bene, non che abbia poi molto tempo libero. Rebekah vuole che sabato sfili con il suo vestito alla fiera”
“Wow! Gli hai detto di si?”
Allison fece spallucce.
“E’ la mia migliore amica, anche se non gli ho detto di si, sa che non gli direi mai di no”
“Mm, arma a doppio taglio”
“Esatto”
“Vorrà dire che verremo a vederti! Lucas?”
Allison sospirò, sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno. Non aveva ancora detto a nessuno della decisione che aveva preso.
“Ho intenzione di lasciarlo.”
Disse sincera. Dave rimase spiazzato, non tanto della notizia, quanto del fatto che si stesse confidando così tanto.
“Non va eh?”
Allison scosse la testa.
“Non mi sembri sorpreso”
“Ok, non dire a tuo padre che te l’ho detto però eh?”
Allison corrucciò la fronte.
“Mi ha detto che eri strana, beh anche tua madre l’ha detto. Jake ha detto che probabilmente era per via di Lucas, aveva la sensazione che le cose non andassero un granchè bene”
“Oh, non pensavo fosse così evidente”
“Stai bene?”
“Si..non lo so. Mi sento molto confusa”
“Ehi, andrà tutto bene, sei giovane, hai tutta la vita davanti”
Allison sorrise, il problema non era esattamente quello.

Dopo aver rimandato all’infinito quel momento, Allison decise di parlare apertamente con Lucas, non poteva più andare avanti così.
“Ciao”
“Ciao”
I due erano in macchina in silenzio, c’era tensione, si percepiva.
“Avanti, fallo..”
Allison guardò il ragazzo dispiaciuta, capendo che lui aveva capito.
“Come lo sai?”
“Lo so.”
Disse semplicemente rammaricato.
“Nelle ultime settimane le cose non stavano andando un granchè bene, eri distante..”
“Lucas mi dispiace da morire. Non volevo succedesse tutto questo. Ci conosciamo da sempre e..era proprio questo il mio timore quando abbiamo deciso di passare dall’essere amici a qualcosa di più. Se un giorno le cose fossero andate male..”
“Ali..”
“Mi dispiace.”
Disse la ragazza con tormento.
“Non voglio perderti, ti voglio bene e..”
“Ma io ti amo, non credo di poterti stare vicino così”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
“Non piangere per favore”
“Non voglio che tu sia arrabbiato, lo so è egoistico, ma non posso sopportarlo”
“Allison io non potrei odiarti. Ma al momento non posso starti accanto.”
Il ragazzo si dimostrò come sempre molto maturo e Allison ne rimase colpita ancora una volta. Sapeva però che aveva ragione. Non poteva pretendere nulla, doveva solo accettare la situazione. La ragazza si asciugò le lacrime cercando di essere forte. Il ragazzo non ebbe più il coraggio di dire nulla e attese solo che Allison uscisse dall’auto. La ragazza lo guardò per l’ultima volta e poi decise di scendere. Rientrò in casa, era ora di cena, ma non ne aveva alcuna voglia. Era l’ultima cena di Carol e Cassie, ma non se la sentiva. Guardò in silenzio tutti, che a loro volta la fissavano. Dave capì immediatamente cosa era successo.
“Tesoro stai bene?”
Serena la guardò preoccupata. La ragazza respirò a fondo.
“Io e Lucas ci siamo lasciati. Se non vi dispiace andrei in camera mia ora”
La ragazza cercò di mantenere la voce ferma senza molto successo, sotto gli occhi attoniti di tutti corse in camera tua. Serena guardò Jake che non sembrava molto sorpreso.
“Avevi ragione”
“Non ho parlato tanto per parlare qualche settimana fa”
Serena corrucciò la fronte, guardò nuovamente verso le scale, ma decise di lasciarla tranquilla per un po’. Allison una volta in camera scoppiò a piangere e nonostante non riuscisse a smettere chiamò Rebekah per comunicarle la notizia. La ragazza cercò di rincuorarla, ma si aspettava che sarebbe successo visto il discorso che avevano fatto. Dopo cena Serena preparò una tazza di cioccolata calda e andò a vedere come stesse la figlia.
“Posso?”
Disse aprendo lievemente la porta della stanza al buio. Allison non rispose, ma la donna la sentiva respirare a singhiozzi per via del pianto. Si sedette sul letto e le accarezzò i capelli.
“Ehi, dai tirati su”
La ragazza si mise a sedere anche se di malavoglia. Serena gli porse la tazza, Allison la prese fra le mani più per scaldarle che per bere davvero.
“Ti va di dirmi cosa è successo?”
Allison la guardò affranta e sospirò.
“L’ho lasciato io”
La donna fu spiazzata. Visto come stava reagendo pensava fosse stato lui a farlo.
“E’ per il discorso che abbiamo fatto? Non ti sentivi sicura?”
“Semplicemente non lo amavo”
Serena le accarezzò il viso e le sorrise comprensiva.
“Allora hai fatto la cosa giusta”
“Sono una persona orribile mamma”
Disse lei scoppiando a piangere di nuovo e abbracciando la madre dopo aver lasciato la tazza sul comodino.
“Oh no tesoro, non è vero. Non potevi di certo prenderlo in giro”
In realtà Allison si sentiva terribilmente in colpa, si sentiva sporca, completamente. Non si sentiva apposto con se stessa, la sua indole troppo giusta e onorevole le urlava che avrebbe dovuto dire tutto a Lucas perché si meritava la verità, una verità che feriva entrambi, ma indispensabile. Sapeva che se gli avesse detto tutto probabilmente non avrebbero mai più recuperato un rapporto, questo fu uno dei motivi per cui decise di non dire tutta la verità al ragazzo.

I giorni trascorrevano a fatica e Allison si sentiva abbastanza abbattuta. Da un lato si sentiva in colpa nei confronti di Lucas, dall’altro lato si sentiva troppo attratta da Daniel, che ultimamente non le stava dando molto modo di rapportarsi a lui. Di certo non voleva buttarsi fra le sue braccia, primo perché per quanto avesse capito che anche lui aveva un’attrazione per lei, dall’altra si sentiva ancora troppo confusa dagli eventi e da una persona che conosceva a malapena.
Lo vide quasi sostare un momento al banco accettazione del pronto soccorso e decise di avvicinarsi un attimo. L’occhio le cadde su dei volantini che annunciavano la fiera per quel week-end.
“Bè devo dire che lasciano di tutto anche in ospedale”
Disse la ragazza prendendo il volantino in mano.
“E’ un posto comunque affollato, e magari c’è anche gente che viene di buon umore in ospedale..pensa a chi viene a fare visita a qualcuno che ha appena avuto un bambino”
Rispose gentilmente Daniel, gentilezza di cui Allison si sorprese dato che ultimamente era particolarmente scontroso.
“La fiera è un bell’evento, mi piace”
Il ragazzo si ritrovò a pensare che quando era bambino piaceva anche a lui.
“Io non ci vado da un bel po’ di anni”
“Cosa? Oh andiamo New York si anima quando c’è la fiera”
“Non penso che New York ne abbia bisogno, è già animata di suo..e poi penso proprio che lavorerò”
Allison corrucciò la fronte pensierosa.
“Hai il week-end libero”
“Che fai, mi controlli i turni per caso?”
Disse lui con un accenno di sorriso. Allison alzò gli occhi al cielo un po’ imbarazzata.
“No”
Disse senza troppa enfasi. Sospirò, poi le venne in mente di provare l’ultima.
“Sai, dovresti davvero prenderti qualche pausa di tanto in tanto, specialmente dato che la settimana scorsa hai fatto tutti i turni di notte e questa eri sempre qui, lo so c’ero anche io”
Sottolineò prima che lui potesse insinuare qualcosa.
“E poi non vorrai perderti la mia figuraccia mentre cadrò dalla passerella per via dei tacchi, con indosso il vestito fatto dalla mia migliore amica e che le costerà un voto terribile in accademia?”
Disse lei ironica sperando vivamente che non accadesse.
“Fai anche la modella adesso? Pensavo volessi fare il medico”
“Anche io pensavo fossi un medico eppure fai il barista occasionalmente”
“Touchè”
La ragazza sorrise e lasciò il volantino al suo posto.
“Magari sarò a casa e mi andrà di fare un giro”
Disse poi lui prima che il cercapersone potesse suonare. Lui lo spense e si incamminò verso l’esterno per attendere l’ambulanza.
“Oh comunque dubito che cadrai dai tacchi, mi pare che te la cavi molto bene con quegli affari”
Disse prima che si allontanasse troppo. Allison arrossì e scosse la testa sorridendo, rendendosi conto che erano passati dal fare una semplice conversazione, a flirtare, fino a darsi quasi un tacito appuntamento. Alla mente però le tornò la scena a cui aveva assistito la settimana precedente e si diede della stupida. L’aveva visto con una ragazza, lei aveva fatto la cosa giusta e aveva lasciato il suo ragazzo perché sentiva che la sua testa era occupata da qualcun altro, ma lui?

Allison tornò a casa, sembrava non esserci nessuno, quando poi salì al piano di sopra sentì dei rumori provenienti dalla camera che avevano dato a Cassie.
“Ehi!”
Disse Ali vedendo la ragazza armeggiare con una valigia.
“Ciao, sono venuta a prendere le ultime cose”
“Come va nella casa nuova?”
Cassie sorrise.
“Bene, è molto bella”
“Passerò presto promesso”
La ragazza si rabbuiò un po’. Allison lo notò e sperò vivamente che non fosse per via di Josh o avrebbe fatto un putiferio. Non ne avevano parlato, lei si era fatta gli affari suoi, sapeva che se Cassie avesse voluto gli avrebbe detto qualcosa.
“Mi manca papà, vorrei davvero che si muovesse e si trasferisse qui, la mamma lo perdonerebbe ne sono certa”
“Mi dispiace..l’hai sentito?”
“Si mi ha chiamato, ma non ho avuto il coraggio di chiederglielo..magari avrei dovuto, ma nonostante sia sua figlia non voglio che faccia qualcosa solo per farmi contenta, per poi magari discutere ogni giorno con mia madre”
Allison sopirò.
“Magari puoi farglielo presente. Questo che hai detto a me. A volte anche gli adulti si comportano come dei ragazzini.”
Cassie annuì. Poi la guardò.
“Grazie per non aver detto nulla di me e Josh”
“In realtà non so nulla!”
Disse lei alzando le spalle.
“Stiamo insieme, ma non vogliamo dirlo a tutti al momento”
“Capisco..e comunque sta tranquilla non lo dirò”
“Mi dispiace per Lucas”
Ali scosse la testa.
“Doveva andare così..non era più il caso di andare avanti, credo che da parte mia ci sarà sempre solo amicizia. Gli voglio bene, ma non provo quello che lui prova per me.”
Cassie annuì.
“E..c’è qualcun altro?”
“No. No, solo questo”
La ragazza non si sentiva ancora pronta a dire a qualcuno di Daniel e di quello che era successo. Anche perché in fondo non avrebbe saputo cosa dire.

Rebekah stava controllando per l’ultima volta il vestito in cerca di qualche difetto dell’ultimo secondo. Con Ali non avevano fatto nemmeno una prova e questo la rendeva molto nervosa. Nello stand riscaldato che fungeva da camerino irruppe Allison truccata e acconciata.
“Mi dispiace, lo so dovevo essere qui mezzora fa.”
“Ali non abbiamo fatto nemmeno una prova, se l’abito non cadesse bene sul tuo corpo potrei delirare, devo avere il tempo di fare qualche modifica!”
“Lo so, lo so scusa, lo indosso subito ok?”
La ragazza indossò l’abito blu lungo fino ai piedi che si intonava benissimo con i suoi occhi.
“Diamine Reb, non è troppo scollato?”
Disse la ragazza notando la grande scollatura a punta sul davanti e anche quella dietro.
“No deve essere così, grazie a dio ho occhio per le misure, serve solo un punto qui, voltati”
La ragazza si girò di spalle, mentre Rebekah sistemava il vestito.
“Ok ora è perfetto”
“Meno male! Steve? Non dovevi presentarmelo?”
“Arriverà in tempo per la sfilata, purtroppo ha avuto un contrattempo.”
“Vuol dire che lo conoscerò dopo”
Rebekah guardò un attimo la ragazza.
“Ho intravisto Lucas”
Ali rimase sorpresa, la fiera era una cosa che facevano sempre insieme.
“Oh..ci hai parlato?”
La ragazza scosse la testa.
“Cosa avrei dovuto dirgli?”
“Ehi non voglio che voi non vi parliate più per colpa mia”
“Ali, sei la mia migliore amica, sarò sempre dalla tua parte. E poi eravate voi due quelli amici per la pelle.”
“Lo so..ok posso fare un giro?”
Disse poi lei mettendosi il cappotto e coprendo il vestito”
“Ok, ma ti prego, non strapparlo, non sporcarlo, o giuro che ti prendo a ceffoni!”
Allison rise.
“Andrà tutto bene”
La ragazza si coprì bene e uscì tenendosi nei paraggi della zona dove doveva svolgersi la sfilata, ma diede uno sguardo in giro. Daniel la notò mentre guardava uno stand.
“Già pronta?”
Ali si voltò vedendo il ragazzo e sorrise.
“Ciao! Si, ma sono in incognito”
Disse indicando il lungo cappotto e la sciarpa che lasciavano intravedere solo la fine del lungo vestito.
“Se succede qualcosa a questo vestito o se qualcuno lo vede prima che io salga lì sopra, Rebekah mi ucciderà”
Il ragazzo sorrise.
“Sembri bellissima, cioè lo sei, dico, sembra che ti starà benissimo, anche se ancora non posso vederlo”
Ali scosse la testa e sorrise.
“Grazie..credo”
Disse poi assumendo un’aria dubbiosa.
“In bocca al lupo per la sfilata allora, spererò che tu non cada, te lo prometto”
“Crepi, grazie, un po’ di sostegno non fa mai male”
Daniel si voltò per andare nello stand, ma poi si girò nuovamente. Allison lo guardò corrucciando la fronte e lo vide avvicinarsi. Il ragazzo le spostò un po’ i capelli e appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle di lei. La ragazza rimase lì godendosi il contatto, che per la prima volta era dolce e delicato. Prima che potessero approfondire e assaggiarsi nuovamente, il telefono della ragazza annunciò l’arrivo di un sms. Allison si staccò e lo prese in mano vedendo che Rebekah la cercava.
“Devo andare”
“Ok..”
“Ci vediamo dopo?”
Chiese la ragazza mentre si allontanava, Daniel annuì. Intanto da lontano Lucas aveva assistito involontariamente alla scena. Un senso di rabbia lo pervase, era stato corretto e leale, non aveva fatto scenate, si riteneva un ragazzo maturo e con la testa sulle spalle, ma in quel momento la rabbia fece da padrona.

ANGOLO DI ARI

Allora eccoci qui! In questo capitolo passiamo dalla decisione di Ali di lasciare come è giusto che sia Lucas, il suo confidarsi con Dave, fino all’atto pratico. Lucas si è comportato da persona adulta e matura, ma ora che ha visto Allison a distanza di qualche giorno con un altro cosa farà? Siamo alla fiera che come vedete ho cominciato a descrivere in questo capitolo, ma che proseguirà nel prossimo. Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima Ari

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Capitolo 12
*** Capitolo undicesimo ***


                               

 

 

CAPITOLO UNDICI

Allison si diresse nella parte posteriore dello stand nel quale ci sarebbe stata la sfilata trovando Rebekah che l’attendeva.
“Ehi dov’eri?”
“Ti ho detto che facevo un giro”
“Sei stata via più di quanto mi aspettassi”
Allison si limitò a sorridere e Rebekah la guardò stranita.
“Che hai?”
“Niente Beky..allora dov’è che devo andare?”
“Innanzitutto togliti il cappotto cortesemente”
La ragazza lo tolse e si sistemò il vestito.
“Temevo si fosse sgualcito!”
Allison scosse la testa vedendo la ragazza molto agitata. Poi si guardò intorno vedendo altre ragazze con indosso altri vestiti.
“Beky, sta calma. Questo vestito è meraviglioso, gli altri non possono competere ok? Solo avresti dovuto scegliere una modella più adatta forse”
Disse la ragazza corrucciando la fronte e vedendo passare di fianco a loro una ragazza perfetta, sembrava una vera e propria modella. Rebekah scosse la testa.
“Non dire cavolate, sei bellissima”
La ragazza sorrise all’amica.
“Piuttosto grazie per esserti prestata a questa cosa”
“Figurati, siamo amiche no?”
Poco dopo fecero segno a Rebekah che la sfilata sarebbe iniziata di lì a poco, Allison fu messa in fila alla sua postazione e quando arrivò il suo turno decise di non guardare nella direzione della gente. Non voleva vedere chi ci fosse e chi no, sapeva che poi sarebbe entrata in panico e si sarebbe sentita in imbarazzo e non voleva fare brutta figura per la sua migliore amica. Cercò di sfilare nel modo più disinvolto possibile anche se era una ragazza qualunque che non si era mai messa a fare cose del genere, amava la moda, ma si limitava al piacere di fare shopping e indossare bei vestiti. Una volta scesa dalla passerella si diresse verso l’amica.
“Com’è andata?”
“Bene! Mi stanno facendo un sacco di complimenti per l’abito!”
“Te l’ho detto è bellissimo”
Rebekah abbracciò l’amica che ricambiò.
“Steve è arrivato?”
La ragazza annuì.
“Si, l’ho mandato dall’altra parte per vedere la sfilata”
Intanto Lucas si avvicinò a loro, Rebekah si fece seria improvvisamente, Allison lo notò e assunse un’aria interrogativa.
“Che succede?”
Rebekah fece cenno di voltarsi, Allison lo fece e si ritrovò Lucas di fronte.
“Ciao”
Disse la ragazza sorpresa di vederlo lì.
“Vado a cercare Steve, ormai al sfilata è conclusa”
Rebekah si dileguò lasciando i due da soli.
“Sei qui da solo?”
Il ragazzo non rispose, continuava a guardarla serio, più del solito, sembrava un po’ nervoso.
“Lucas?”
“Ti ho vista”
Allison non riusciva a comprendere di cosa stesse parlando.
“Non capisco”
“Mentre baciavi quel tipo”
Allison fu spiazzata da quell’affermazione.
“Lucas..”
“Non provare nemmeno a dire non è come pensi o giuro che do di matto”
“Quindi? Cosa dovrei dirti?”
Disse lei irritata dal modo di fare del ragazzo.
“Non so dimmelo tu. Magari potresti dirmi la verità prima di tutto”
Il ragazzo iniziò ad alzare il tono della voce facendo voltare qualche passante.
“Vuoi abbassare il tono della voce o vuoi fare una scenata? Pensavo fossi più maturo di così”
“Anche io pensavo fossi matura abbastanza, invece scopro che vai in giro a scoparti chiunque tranne che il tuo ragazzo.”
Allison lo guardò ferita e allo stesso tempo arrabbiata.
“Proprio tu più di tutti dovresti sapere che non mi scopo proprio nessuno”
Disse lei rispondendogli a tono, ma con un livello di voce molto più basso. La ragazza fece per andarsene, ma lui la fermo.
“Non abbiamo finito”
Disse sempre a voce alta.
“Si Lucas, abbiamo finito, non ho proprio niente da dirti, non è come pensi tu”
“Allora cosa, ti sei consolata in fretta? Mi hai lasciato per lui? Perché io continuo ad avere la sensazione che tu non ti sia comportata granchè bene”
“L’ho baciato ok? E’ vero! Ma ti ho lasciato proprio perché ho capito che non ti amavo, cosa avrei dovuto fare eh? Continuare a stare con te?”
“Non avresti dovuto farlo, punto e basta”
“Bene, odiami quanto vuoi, ora lasciami andare”
Il ragazzo la fermò nuovamente stringendola per le braccia.
“LUCAS!”
Intanto Daniel si guardava intorno cercando Allison da qualche parte senza successo. Decise quindi di muoversi per cercarla. Dall’altra parte anche Josh stava camminando con accanto Cassie e il suo sguardo cadde sulla sorella che era con Lucas, dapprima gli sembrò che stessero discutendo, poi notò il ragazzo afferrare la sorella e si avvicinò rapidamente.
“Ehi! Lasciala andare”
“Josh non sono affari tuoi”
Disse il ragazzo.
“Lucas, lasciami in pace”
Disse Ali ancora stretta nella morsa del ragazzo.
“L’hai sentita?”
Disse Josh avvicinandosi, poi diede una spinta al ragazzo e gli si avvicinò ancora.
“Josh..basta così, andiamo”
Disse Allison, ma il ragazzo non l’ascoltò.
“Dovresti imparare a farti i fatti tuoi. Certo con una sorella del genere, probabilmente non posso aspettarmi molto da te”
Josh lo guardò torvo e poi gli mollò un destro in pieno viso.
“Josh!”
Jake intanto vide da lontano la scena.
“Dannazione!”
L’uomo si avvicinò rapidamente, prima che il figlio potesse avvicinarsi nuovamente al ragazzo.
“Che diavolo succede? Josh, avanti!”
Lo afferrò per un braccio allontanandolo. Intanto anche Rebekah e Steve si ritrovarono lì senza capire cosa stesse succedendo.
“Che succede?”
Disse la ragazza sconcertata.
“Chiedilo alla tua amica, spero che almeno a te non racconti balle”
Disse Lucas prima di allontanarsi definitivamente. Gli occhi di tutti furono puntati sulla ragazza che sospirò dispiaciuta. Il suo sguardo vagò in giro finchè non vide Daniel più lontano che guardava la scena nonostante non avesse assistito a tutto. La ragazza lo guardò per un po’, lui fece altrettanto, poi si allontanò. La ragazza si sentì ancora più dispiaciuta.
“Che diamine succede?”
Jake era furioso, guardava in malo modo Josh, ma nessuno si decideva a parlare.
“Possiamo andare a casa?”
Disse poi Allison sentendosi improvvisamente stanca.
“Per favore”
La ragazza a passo svelto nonostante i tacchi si diresse verso l’uscita.
“Va in macchina, dico a tua madre che andiamo via”
Disse Jake a suo figlio. Allison una volta fuori cercò Daniel con lo sguardo sperando di vederlo. Udì il suono della moto e finalmente lo vide. Corse nella sua direzione.
“Daniel!”
Il ragazzo sentì chiamarsi prima di mettere il casco. Si voltò vedendo la ragazza.
“Che ci fai qui? Non hai nemmeno un cappotto, fa freddo”
Disse serio e freddo più della temperatura atmosferica in quel momento.
“Mi dispiace..volevo..volevo vederti stasera, volevo stare con te”
Disse lei seria e sincera, come non lo era mai stata, non con lui.
“Credo tu abbia ancora delle situazioni da risolvere.”
“Daniel fra me e Lucas è finita”
“Mi è sembrata la scenata di un fidanzato quella”
“Non è così. Ho chiuso con lui. Non so te invece”
“Cosa? Perché sei così convinta che io abbia una ragazza da lasciare?”
“Ti ho visto baciarla!”
Daniel corrucciò la fronte confuso, poi pensò a Sasha. Era l’unica con cui si era scambiato un mezzo bacio negli ultimi tempi.
“E’ complicato, non stiamo insieme”
“Si, ma avevi baciato me prima..”
“E tu avevi un ragazzo a casa, di cosa stiamo parlando?”
Allison alzò le spalle.
“Non lo so. Avrei voluto scoprirlo, magari iniziare a scoprirlo stasera”
“Guardaci non ci conosciamo e già litighiamo.”
“Non..noi non stiamo litigando”
“Siamo in disaccordo anche su questo”
Allison sospirò.
“Daniel”
“A lunedì”
Il ragazzo indossò il casco e partì veloce con la moto.
“Allison!”
La ragazza si voltò vedendo il padre chiamarla con in mano il suo cappotto. Si avvicinò prendendolo in mano e lo indossò. Una volta a casa i due ragazzi cercarono di svignarsela al piano di sopra, ma Jake non aveva nessuna intenzione di lasciarli andare.
“EHI!”
Tuonò fermando i due.
“Cosa diavolo è successo? Josh sei completamente impazzito”
Il ragazzo non disse nulla e attese la sfuriata del padre.
“Papà..”
Ali cercò di intervenire.
“Come ti è saltato in mente di aggredirlo?”
“Papà! E’ colpa mia. Prenditela con me, non con lui. Mi ha solo difesa”
Josh guardò la sorella senza dire una parola.
“Cosa è successo allora?”
Ali non rispose tenendo lo sguardo basso.
“Andate di sopra”
Intervenne Serena con tono gentile. I due salirono le scale e la ragazza fermò il fratello.
“Josh..grazie”
Il ragazzo la guardò serio.
“Tranquilla, è ok..Potrò anche trattarti male, ma non autorizzo di certo gli altri a farlo. Buona notte”
Allison sorrise vedendo il ragazzo entrare in camera sua, sapeva che quello era il suo modo di volerle bene.

Il giorno successivo Allison si chiuse in camera, era uscita da lì solo per pranzare, non aveva voglia di parlare o vedere nessuno. Sentì bussare alla porta della sua stanza, sospirò.
“Avanti”
Disse senza entusiasmo. La porta si aprì e spuntò Rebekah.
“Ciao”
Disse richiudendo la porta alle sue spalle.
“Mi dispiace”
Fu l’unica cosa che Allison riuscì a dirle ed era comunque la prima che aveva voglia di dirle.
“Ali, tranquilla”
La ragazza si sedette accanto a lei e la guardò. Dopo una pausa in silenzio la ragazza parlò.
“Perché non me lo hai detto? Te l’ho anche espressamente chiesto. E si, non ho sentito nulla del discorso con Lucas, ma credo di aver capito”
Allison alzò le spalle dubbiosa.
“Avevo paura di quello che avresti pensato”
“Oh andiamo, si tratta di me! Cosa mai avrei potuto dirti?”
“Non lo so”
Rebekah sospirò e si mise più comoda.
“Allora..vuoi raccontarmi?”
“Non so cosa dirti davvero. Non so cosa sia successo, so solo che ho baciato quel ragazzo, due volte. E mi trovo bene, ma non so niente di lui. E’ così..misterioso, anzi no è un vero e proprio enigma ok? E’ lunatico e mi confonde..e..”
“E ti piace”
Allison sospirò per l’ennesima volta.
“Ora?”
Chiese Rebekah. Gli occhi di Allison si riempirono di lacrime.
“Non lo so. Sembra che le cose non vogliano funzionare”
Rebekah la guardò dispiaciuta e le accarezzò la schiena.
“Lo so, lo so che non mi sono comportata bene ok? Ma non credo di meritare tutto questo, perché non posso? Perché ogni volta che provo ad avvicinarmi a lui ci sono ottocento mila danni collaterali e impedimenti?”
Disse la ragazza scoppiando a piangere.
“Beky non so davvero cosa fare”
“Oh no tesoro!”
Rebekah abbracciò l’amica cercando di confortarla.
“Oh andiamo, non puoi arrenderti così”
“Perché no? Poi c’è quest’altra ragazza, sembra che stia nascondendo chissà cosa, dice che non stanno insieme eppure è perennemente presente”
Rebekah si staccò per guardarla.
“Che ragazza?”
Ali si asciugò gli occhi sospirando per il pianto.
“Non lo so..una ragazza. Credo abbia qualche anno più di lui..non lo so”
“Deve averti preso davvero molto se stai reagendo così”
Disse la ragazza prendendole una mano.
“Sono solo scoppiata..ho accumulato un bel po’ di frustrazione”
“Dovresti parlarci comunque..”
“C’ho provato..te l’ho detto con lui è così, fai un passo avanti e mille indietro..”
Rebekah non sapeva davvero come e cosa consigliare all’amica, aveva paura che avrebbe solo sofferto e la situazione non le piaceva un granchè, anche se decise di tenersi per sé quel pensiero. Vedeva la ragazza completamente rapita e non aveva il coraggio di suggerirle di lasciar perdere per non soffrire, dato che dal suo punto di vista, sarebbe successo esattamente quello.
“Poi sono stata imperdonabile, doveva essere la tua serata, dovevi presentarmi Steve e invece..”
“Ali, ci saranno altre occasioni e non devi preoccuparti di questo al momento..”
La ragazza annuì e si lasciò abbracciare nuovamente dall’amica in cerca di conforto.

Dopo essere stata dalla sua amica, Rebekah si recò all’appuntamento con Steve, il quale lasciò che la ragazza si sfogasse con lui.
“Capisci? Come posso sostenerla e dire di non mollare se ho la sensazione che questa storia la farà soffrire?!”
“Beky, dovresti solo starle accanto. Semplicemente.”
“Lo sto facendo, ma è difficile”
Il ragazzo sorrise con ironia.
“Ascolta lo so che per te è difficile non esprimere opinioni, me ne sono accorto, ma davvero, Allison deve capire da sola quello che è giusto per lei. E poi non sai nulla di questo ragazzo, magari sei tu che ti sbagli”
Rebekah alzò gli occhi al cielo sorridendo.
“E’ vero, non sono molto brava a tenere a freno la lingua, ma lei non è il tipo che va dietro ai ragazzi complicati o che al 90% ti faranno soffrire e te ne accorgi già solo dall’aspetto, ok?”
Il ragazzo rise.
“Stai di nuovo giudicando”
La rimproverò giocosamente. La ragazza sorrise, poi vide un ragazzo più in là che stava sistemando delle buste della spesa sulla moto e corrucciò la fronte. Nervosa lasciò la mano di Steve e si diresse a passo spedito verso di lui.
“Ehi!”
Alzò il tono della voce per farsi sentire. Steve rimase indietro non capendo cosa stesse succedendo, mentre Daniel si voltò e vide la ragazza avanzare rabbiosa verso di lui.
“Cosa? Vuoi investirmi di nuovo?”
Disse il ragazzo scocciato e voltandosi nuovamente verso la moto.
“Molto volentieri se questo significa che non vedrò più la mia migliore amica così!”
Intanto anche Steve si avvicinò.
“Beky andiamo, lascia stare”
Cercò di convincerla.
“Ascolta, non sai niente te lo assicuro, quindi se non ti dispiace preferirei che tenessi i tuoi pregiudizi per te”
“Non sono pregiudizi ok? E’ solo preoccupazione. Dio, falla piangere ancora e ti giuro che te ne pentirai”
Disse la ragazza furente, non gli diede nemmeno la possibilità di replicare e se ne andò ancora nervosa.
“Ma di che diavolo parli?”
Disse il ragazzo allargando le braccia. Steve assistette alla scena e lasciò che Rebekah si sfogasse, sapeva che, anche a provarci, non sarebbe riuscito a fermarla. Steve guardò Daniel e gli accennò un mezzo sorriso comprensivo.
“Mi dispiace”
Disse facendo un cenno del capo verso Rebekah, dopo di che la raggiunse. Daniel intanto scosse la testa. Da un lato avrebbe voluto cercare Allison, ma si rese conto di non avere nemmeno il modo di farlo, dall’altro sapeva di dover fare qualcosa di più importante, così salì sulla moto e si diresse a casa. Una volta lì prese un  borsone con qualche cambio, chiuse il suo modesto loft a Brooklyn e salì nuovamente sulla moto. Si diresse fuori città nei pressi di New Jersey. Prima di entrare nella cittadina, c’era una clinica. Si fermò parcheggiando all’interno, scese dalla moto e entrò nella struttura.
“Salve”
Disse il ragazzo con in mano il borsone, la segretaria alzò lo sguardo.
“Dottor Reed salve! Passato di qui prima di sistemarsi nella struttura accanto per i parenti?”
Il ragazzo sorrise.
“Si, ho pensato di farle un saluto..come sta?”
“Bene..speriamo che duri..i prossimi giorni saranno i più duri”
“Lo so..sono qui apposta”
“E’ proprio un bravo ragazzo”
Disse la donna facendo il giro del bancone.
“La accompagno”
Il ragazzo si lasciò accompagnare dalla donna, che busso ad una porta e l’aprì lievemente.
“Margaret, hai visite”
Una donna seduta su una sedia che guardava al di fuori della finestra, si voltò e sorrise vedendo il ragazzo entrare in camera.
“Ciao mamma”

ANGOLO DI ARI

Eccoci qui. Ok lo so, potete odiarmi quanto volete, probabilmente mi manderete al diavolo molto presto ne sono certa. Comunque tenete duro, ci siamo quasi sul serio. Il prossimo capitolo è molto Daniel centrico, capirete qualcosa in più di questo ragazzo ve lo prometto. Io ultimamente non so cosa dirvi qui, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi per potermi esprimervi di più, ma va bene. Al prossimo aggiornamento, Ari.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodidicesimo ***


                           

 

 

CAPITOLO DODICESIMO

“Danny!”
La donna parve riscuotersi dal suo isolamento con il mondo e si alzò stancamente per avvicinarsi al ragazzo. Lui si mosse più velocemente per anticiparla e l’abbracciò.
“Come stai?”
Chiese Daniel mentre la madre continuava ad abbracciarlo.
“Bene tesoro che domande sono?”
Il ragazzo scosse la testa staccandosi dalla presa e la guardò comprensivo.
“Dottor Reed, solo un po’ va bene? L’orario di visite è finito”
“Lo so, davvero non mi intratterrò molto”
“Oh no Danny sei appena arrivato”
Daniel si voltò verso la madre per rassicurarla.
“Tornerò domani, starò qui per una settimana ok? Non temere”
“Dato che è qui, le fa prendere lei le pillole? Così non vi disturbo fra cinque minuti?”
“Certo”
Daniel annuì verso la donna che sorrise e chiuse la porta lasciando i due da soli. Daniel fece sedere la madre e poi fece lo stesso anche lui.
“Oh Danny sono proprio felice di vederti”
Il ragazzo sospirò e sorrise malinconico. Da quando suo fratello era morto, la madre era tornata a chiamarlo in quel modo, non lo faceva più da quando Daniel aveva tredici anni. Con molta fatica aveva convinto sua madre che era troppo cresciuto per farsi chiamare con quel vezzeggiativo, la madre, allora, rise spontaneamente di quel piccolo orgoglio di un ragazzino che cominciava a guardare il mondo con occhi diversi da quelli di un bambino. Aveva però accolto la richiesta del figlio sapendo l’importanza che aveva per lui. Dopo la morte di Tom però, era come se fossero regrediti tutti, sembrava come se lo vedesse ancora come un ragazzino di tredici anni e non come un giovane uomo.
“Lo so mamma, anche io. Ti trovi bene qui?”
“Oh si, me lo chiedi ogni volta..lo sai che non devi sentirti in colpa per farmi stare qui vero?”
Disse la donna con estrema consapevolezza, con un po’ di lucidità che ogni tanto la pervadeva.
“Sappiamo che era la cosa migliore”
Aggiunse prendendogli la mano.
“Per entrambi”
Daniel la guardò affranto a volte si sentiva terribilmente in colpa per averla messa in quel centro, ma si prendevano cura di lei nel modo migliore. Dopo la tragedia che colpì la loro famiglia, la madre era caduta in uno stato di profonda depressione e per quanto avessero cercato in tutti i modi di farla recuperare, piano piano era passata da uno stato catatonico, alla costruzione di un suo piccolo paradiso mentale in cui si chiudeva senza far entrare nessuno, per poi far temere gravemente della sua salute e della sua stessa vita. Daniel sapeva di dover pensare a sé, sapeva che se si fosse dovuto occupare ancora di sua madre non avrebbe passato il terzo anno di medicina, per questo su consiglio delle persone più vicine a lui e per il bene di tutti, aveva preso quella difficile decisione.
“Devi prendere le tue pillole”
Il ragazzo prese i medicinali sul comodino e glieli porse. La donna lo guardò poco convinta e poco disponibile a prenderle.
“Mamma andiamo, non farmi pentire di esserti venuto a trovare”
La donna sospirò e prese le pillole, a volte doveva proprio trattarla come fosse una bambina. Daniel si alzò.
“Vado a sistemarmi ok? Ci vediamo domani mattina, facciamo un giro nei giardini, mi hanno detto che ti piacciono molto”
“Vai già via?”
“E’ tardi”
“Si mi piacciono molto..ti aspetterò domani”
La donna decise di rispondere a modo suo, Daniel la salutò dandole un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.
Il mattino seguente Daniel tornò da sua madre, la donna lo accolse calorosamente come la sera precedente, come se fosse una sorpresa che lui avesse mantenuto la promessa di tornare al mattino.
“Allora sei pronta? C’è un bel sole fuori, stranamente non fa molto freddo, si starà bene”
La donna indossò la giacca con l’aiuto del figlio e lo prese sottobraccio. Restarono in silenzio finchè non furono in giardino.
“Come va in città?”
“Tutto bene mamma”
“Sembri stanco Danny, sembri più stanco di quando eri stanco per me”
Il ragazzo la guardò perplesso.
“Mamma tu non mi stanchi affatto”
“Oh andiamo Daniel”
Si fermò un momento sentendosi chiamare a quel modo.
“Sono ancora qui eh? Lo so, lo so che mi piace perdermi un po’, ma so anche tornare lucida..è un grande potere”
“Mamma se stai bene posso..”
“Riportarmi a casa?”
La donna rise appena.
“Oh Daniel, sappiamo che sto meglio qui e poi quando ci sono i brutti momenti ci sono delle persone che sanno prendersi cura di me”
“Posso farlo anche io”
Margaret scosse la testa.
“Tesoro tu devi pensare alla tua vita, hai pensato per troppo tempo a quella degli altri. E hai scelto un lavoro che si occupa della vita degli altri costantemente. Ma la tua di vita quando la prenderai in mano?”
“Ti preferisco quando non sei lucida, avevo dimenticato quanto potessi essere chioccia”
La donna rise ancora sentendo ironia nella voce del ragazzo, anche se c’era una punta di verità.
“Cosa dovrei fare? A me va bene così, mi piace ciò che faccio”
“Hai venticinque anni Daniel. A parte il tuo lavoro cos’hai? E non ti dico questo per ferirti tesoro, solo per aprirti gli occhi. Non permettere a tutta la sofferenza della nostra famiglia di farti rimanere da solo.”
Daniel continuò a camminare nel giardino con la madre senza dire una parola.
“Ci sto provando”
Disse poi all’improvviso.
“Me ne sono reso conto, e ci sto provando, ma è molto più difficile di quanto potessi immaginare”
“Ce la puoi fare, io lo so”
Il ragazzo gli sorrise.
“Lì ci sono dei fiori molto belli Danny”
Il ragazzo cambiò direzione vedendo che la madre era tornata nel suo mondo e decise di assecondarla.

La settimana passò lenta e desolata per Allison. Scoprì che Daniel sarebbe stato assente tutta la settimana. Non aveva tirocinio da fare, ma comunque avrebbe frequentato le lezioni. Al posto di Daniel, il Dottor Green, quando era impegnato in ospedale, aveva mandato una donna noiosa e lagnosa che non sarebbe stata nemmeno in grado di spiegare come prendere una penna in mano ad un bambino. Ok probabilmente era particolarmente suscettibile a tutto in quel periodo. Il venerdì si trascinò a casa nervosa e stanca, non aveva voglia di sentire nessuno, parlare con nessuno, vedere nessuno, voleva solo mettersi a letto, dormire e svegliarsi dopo quattro o cinque anni. Tipo il film “Trent’anni in un secondo”. Un film, ecco cosa le serviva, un bel film triste e deprimente che ti faccia esclamare “morirò da sola!”
“Ali!”
La ragazza sussultò distogliendosi dai suoi pensieri.
“Non hai sentito una parola eh?”
La ragazza sbattè un po’ gli occhi guardando la madre che aveva decisamente un’espressione perplessa.
“Cosa?”
Serena sospirò.
“Non hai sentito una parola, decisamente.”
La donna indossò il cappotto e prese la borsa che aveva lasciato sul bancone.
“Ascolta, io esco, chiudi almeno il frigo ok?”
Allison guardò il frigo aperto, aveva preso del succo e lo aveva lasciato sull’isola della cucina. La ragazza scosse la testa, prese il succo e lo rimise al suo posto, richiuse il frigo e aprì la credenza, vide un pacco gigante di patatine al formaggio e le prese. Dopo di che passò dal salone e si fermò di fronte all’immensa scorta di film in dvd che c’erano. Pensò che avrebbe dovuto ringraziare fortemente suo padre per tutto ciò. Scelse un paio di film tristi e desolanti e salì in camera sua. A metà del film e soprattutto a metà del pacco di patatine, Rebekah entrò in camera sua con poca eleganza e cortesia.
“E io che pensavo stessi studiando!”
Ali alzò un sopracciglio scocciata e continuò a vedere il film.
“Sul serio Ali? Oh andiamo”
“Cosa?”
“Vuoi davvero deprimerti così? Non ha senso! Ed è..deprimente!”
“Io sono felicissima nella mia..depressione, come la chiami tu, perché solo tu pensi che lo sia”
“Ti prego i sintomi ci sono tutti”
“La mia professoressa di psicologia ti prenderebbe a calci nel sedere se ti sentisse dire tutto questo. La depressione è decisamente tutt’altro”
Rebekah sbuffò.
“Non fare la tuttologa con me!”
Le puntò un dito contro, poi le strappò le patatine dalle mani e mise in pausa il film. Guardò lo schermo e fece un verso di sdegno.
“Stasera usciamo”
“Non mi va. Steve lo lasci a casa?”
“Esce con dei suoi colleghi per festeggiare la fine della loro carriera accademica, quindi sono libera e tu uscirai con me”
“E questo chi l’ha deciso?”
“Io ovviamente!”
“Ovviamente. Posso riavere le mie patatine ora?”
Rebekah alzò gli occhi al cielo e lasciò la busta sul letto che Allison prese prontamente e riprese a mangiare le palline al formaggio. L’amica si sedette accanto a lei provando un’altra tattica.
“Oh andiamo Ali, odio vederti così e non ne vale la pena”
“Cosa non vale la pena?”
“Stare così per lui, per loro, per questa situazione, per qualsiasi cosa tu stia così”
Allison sbuffò alzando gli occhi al cielo annoiata dal solito discorso.
“Ascolta, sei bella, intelligente, simpatica, non hai bisogno di loro”
“Parla al singolare, inutile che fai la vaga”
Rebekah sospirò. L’amica le aveva detto che Daniel si era preso una settimana di libertà e ogni tanto pensava che fosse colpa sua. Il giorno prima gli fa una sfuriata e il giorno dopo non si fa trovare. Era una strana coincidenza, ma non aveva il coraggio di dirlo all’amica, anche perché poteva benissimo essere malato o magari aveva già progettato tutto, non lo conosceva e non voleva di certo litigare con la sua amica per una cosa che magari sarebbe successa comunque.
“Senti, hai bisogno di svagarti un po’. Usciamo, potrai anche decidere di essere depressa tutto il tempo ok? Ma ti prego almeno provaci!”
Allison guardò la sua amica riflettendoci su, poi acconsentì.
“Va bene, usciamo”
Rebekah sorrise.
“Oh grazie al cielo! Passo a prenderti alle nove!”
Allison decise che era il caso di darsi una sistemata e, probabilmente, il giorno dopo avrebbe dovuto dare una sistemata anche alla sua povera stanza, trascurata per troppo tempo. Decise di farsi una lunga doccia e rilassarsi finalmente. Non esagerò nel modo di vestire, dato che non era dell’umore giusto. Aveva chiamato Cassie pregandola di andare con loro, sperava che magari Rebekah si sarebbe limitata con lei presente. Alle nove puntuale come sempre, Rebekah passò a prendere Ali che uscì di casa con Cassie.
“Ho esteso l’invito, spero non ti dispiaccia.”
“Ciao tesoro”
Disse Rebekah verso Cassie.
“Sono stata obbligata!”
Allison guardò male la ragazza seduta nei sedili posteriori. Rebekah a sua volta guardò male Allison.
“Hai paura a stare sola con me?”
“Forse”
Disse innocentemente Allison.
“Se credi che mi conterrò con i miei assilli o le mie teorie solo perché c’è Cassie, bè puoi scordartelo. Ci conosce, è abbastanza grande, sa tutto anche lei e fa più sesso di te”
“Ehi questo che c’entra!”
Protestò Cassie da dietro.
“Vi prego smettetela, si tratta pur sempre di mio fratello!”
“Ringrazio mamma e papà di avermi fatta figlia unica”
Disse sogghignando Rebekah.
Arrivate al pub le ragazze presero da mangiare e da bere, ma la serata sembrava non decollare affatto. Cassie continuava a stare al telefono e Allison a rigirare la cannuccia nel suo bicchiere.
“Questa serata fa schifo”
Disse Rebekah sbuffando e fissando malamente le due.
“Puoi dirlo forte”
Disse Allison che si beccò una fulminata dall’amica.
“Tu di certo stai aiutando in questa causa”
Disse sarcastica, poi prese dalle mani di Cassie il telefono.
“EHI!”
“Andiamo ragazze! Se le donne che hanno lottato tanto per darci indipendenza e pari diritti a quegli idioti degli uomini ci vedessero così, ci ripenserebbero due volte prima di fare una qualsiasi rivoluzione!”
“Sei seria?”
“SI! Siamo delle donne giovani e indipendenti, non abbiamo bisogno di vivere in funzione di un uomo”
“Dici così perché hai un bel ragazzo che ti aspetta a casa”
Protestò Allison.
“No, non è vero. Dico questo perché lo penso e lo sai. Mi sono sempre presa quello che volevo quando volevo dopo la storia con Sam, mi sono liberata di quella stupida ragazzina che pensava che avere un ragazzo fosse tutto. Posso vivere benissimo senza. Siamo forti, più forti di loro e secondo le statistiche anche più intelligenti. Quindi ora muovete le chiappe e venite a cantare con me!”
“Cantare? Sei impazzita?”
“Se non te ne sei accorta Ali, qui c’è una serata karaoke”
“E..noi perché siamo qui?”
Rebekah sbuffò.
“Mi hai chiesto tu di cambiare aria e di andare in un posto in cui non avremmo incontrato nessuno.”
“Si, ma..”
“Non  esistono ma. Alzatevi, non fatemi essere volgare”
La ragazza si diresse verso il tizio che metteva le canzoni e si occupava del karaoke. Ali e Cassie erano ancora sedute ai loro posti. Rebekah si mise in bella mostra dove c’era il led dove avrebbero letto le parole, prese il microfono con il quale parlo.
“Volete muovervi o volete che vi faccia fare una figuraccia davanti a tutti?”
Tutti si girarono verso le due completamente in imbarazzo.
“Ops”
Disse poi Rebekah senza enfasi, poiché lo aveva fatto apposta. Le due furono costrette ad alzarsi poiché la ragazza aveva fatto si che tutti i presenti incitassero le ragazza perché andassero da lei.
“Ti odio, dopo che saremo uscite di qui, non rivolgermi più la parola.”
Disse in panico Allison una volta raggiunta l’amica.
“Andiamo, sei la più brava delle tre, nonostante ce la caviamo benissimo tutte, quindi state zitte e semplicemente cantate”
“Che canzone hai scelto?”
Disse poi improvvisamente Cassie.
“Vedrete!”
Quando nel locale iniziarono a risuonare le note di Love Song di Sara Bareilles, Allison scosse la testa e sorrise. Inizialmente un po’ imbarazzata Allison iniziò a cantare, ma poi tutte e tre  si lasciarono andare divertendosi per davvero mentre cantavano la canzone. Le ragazze uscirono dal locale ancora ridendo.
“Non ci credo che tu mi abbia convinta a farlo”
Disse Allison ridendo.
“Lo so, so essere molto persuasiva”
“Non avevamo molta scelta in realtà”
Sottolineò Cassie.
“Avanti lo so che vi siete divertite! Potete ringraziarmi domani”
Dopo aver lasciato Cassie a casa, Rebekah riaccompagnò anche Ali. Una volta sotto casa sua spense un attimo la macchina.
“Stai bene?”
“Si Beky, tranquilla. Avevi ragione, avevo bisogno di uscire”
“Ascolta, mi dispiace per quello che è successo e vedrai che le cose si sistemeranno. Però se quel ragazzo ti piace davvero, allora diglielo”
“Non è che sia molto facile, non si fa trovare”
“E’ solo stato via una settimana. Ok, non mi piace granchè sono onesta, ma credo che possa essere dovuto solo al fatto che abbia ferito il mio ego a LA, a parte questo, nonostante non sia una sua fan, sono una fan della tua felicità, quindi parlaci ok?”
“Ci proverò”
“E ricordati non abbiamo bisogno di loro per sopravvivere!”
Allison rise e salutò l’amica. Una volta rientrata si diresse subito nella sua stanza. Dopo essersi cambiata si mise a letto. Rebekah aveva ragione, non doveva lasciarsi condizionare in quel modo. Doveva prendere una decisione, doveva fare qualcosa o lasciar perdere, una cosa era certa, non sarebbe più rimasta in quella situazione di incertezza.

ANGOLO DI ARI

Vi avevo promesso un capitolo Daniel-centrico e così è stato, non ho parlato solo di lui ovviamente, ma diciamo che le scoperte più interessanti si sono avute con lui. Molto presto (nel prossimo capitolo) avrete il quadro completo del ragazzo. Per quanto riguarda la canzone, se cliccate sul titolo partirà un link di you tube. La versione della canzone è la cover di Glee e ho preso in prestito le voci, rispettivamente di Lea Michele, Dianna Agron e Naya Rivera per interpretare le tre fanciulle U_U Il testo della canzone lo trovate QUI, leggetelo l’ho trovato molto azzeccato, alla prossima Ari

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Capitolo 14
*** Capitolo tredicesimo ***


                             

 

 

 

CAPITOLO TREDICESIMO

Daniel tornò la domenica sera, ma il lunedì si presentò puntuale come sempre al lavoro. Nonostante odiasse allontanarsi dal lavoro e ancora di più odiasse ammettere che ogni tanto doveva staccare, quella pausa era stata un toccasana per il fisico e per la mente. Diede un’occhiata ai turni che aveva durante la settimana e poi tornò in sala ad attendere i tirocinanti a cui affidò i loro compiti, lasciò per ultima Allison.
“Allison potrei parlarti un secondo?”
Tutti la guardarono curiosi, lei arrossì e dopo qualche secondo si riscosse.
“Si, certo”
“Bene, potete andare”
Il ragazzo congedò gli altri e poi fece cenno ad Allison di seguirlo.
“E’ proprio necessario? Non possiamo parlare qui?”
Chiese la ragazza senza muoversi.
“Andiamo Allison, per favore, ci vorrà un secondo”
La ragazza lo guardò non tropo convinta, ma poi cedette.
“Ok”
Una volta soli Allison si mantenne a debita distanza, sapeva che ogni qual volta dicevano di dover parlare, finivano per baciarsi e al momento non era quello di cui aveva bisogno.
“Come stai?”
La ragazza posò lo sguardo su di lui e dopo un po’ di silenzio decise di rispondere.
“Tutto ok, è stata una settimana tranquilla”
Settimana in cui tu non c’eri, settimana in cui decidi di prenderti una pausa proprio quando discutiamo seriamente.
“Mi dispiace, ti sembrerà che sia andato via di proposito..”
“No, perché mai”
Ok decisamente non stava migliorando la situazione, si era ripromessa di sistemare le cose, ma a causa del suo orgoglio rischiava di mandare tutto a monte.
“Per quanto non nasconda il fatto che una settimana via mi abbia fatto bene, c’è da dire che era già programmata da mesi. Mi sono occupato di una questione personale”
“Ti giustifichi sempre, ma in realtà non dai nessuna spiegazione. Mai.”
“Non è il luogo adatto per parlarne”
La ragazza sorrise ironica e scosse la testa.
“Certo, non lo è per parlare, va bene però per baciarmi”
“Tu mi hai baciato”
Disse il ragazzo con tono accusatorio.
“Già, ma la volta successiva l’hai fatto tu”
Daniel sospirò.
“Ok, non era nelle mie intenzioni litigare oggi va bene?”
“Allora perché siamo qui?”
“Perché volevo chiederti scusa per essere andato via così sabato e..”
La ragazza lo guardò perplessa in attesa che finisse di parlare.
“Hai detto che volevi iniziare una conoscenza”
“Io..si..”
Disse poi confusa la ragazza.
“Bene, se sei ancora di quell’idea, potresti uscire con me. Stasera?”
“E’ lunedì”
Il ragazzo corrucciò la fronte.
“Si..se preferisci..venerdì..”
Certo non so come superare la settimana, ma bisogna pur fare i gentiluomini no?
“No. No, va..bene”
Dopo un momento di imbarazzo e dopo che Allison gli ebbe dato un recapito, tornarono entrambi alla loro giornata. I due inconsapevolmente si scambiarono sguardi fugaci per tutta la mattinata, fino a che le ore di Allison finirono e non fu costretta ad andare a lezione. Sperava di poter rivedere Daniel, ma in realtà quel giorno fu uno di quelli rari in cui il dottor Green riuscì a fare lezione. Ali non aveva mai desiderato così tanto che qualcuno dovesse fare un’operazione urgente. Si rimproverò per quel pensiero egoista e cattivo e cercò di concentrarsi sulla lezione. Quando tornò in tardo pomeriggio a casa, non diede ascolto a nessuno e utilizzò quel tempo solo per prepararsi. Serena passò a lasciare dei vestiti puliti in camera sua e vedendola sospirare davanti all’armadio aperto capì che la ragazza aveva un appuntamento. Sembrava esattamente lei.
“Cosa hai indossato al primo appuntamento con papà?”
Chiese imbronciata la ragazza senza guardare la madre, ma continuando a fissare l’armadio.
“Ehm..io e tuo padre non abbiamo mai avuto un primo appuntamento. Oh meglio non abbiamo mai avuto un primo appuntamento lecito”
Allison assunse un’aria dubbiosa e si voltò a guardare sua madre.
“Ma che razza di storia avete avuto? E io che vi vedevo come Biancaneve e il principe Azzurro”
“Favola sbaglia..facciamo più la Bella e la Bestia”
“Grandioso”
Serena rise e scosse la testa.
“La prima volta che ci siamo incontrati avevo un vestito a tubino blu molto semplice, non aveva nessun tipo di elaborazione, era solo un po’ scollato sul davanti, ma non in modo eccessivo.”
“Direi che per il primo incontro ho già dato mamma”
“Un pantaloncino di jeans e una canotta viola”
“Ci sono tre gradi fuori”
“No. Non tu. Io. Il primo appuntamento, anche se non lo era, avevo un pantaloncino di jeans e una canotta viola. Dovevamo vederci in spiaggia”
“Appuntamento non ufficiale?”
“Esattamente”
“E’ romantico”
“Non c’era niente di romantico in tuo padre all’epoca”
Allison la guardò nuovamente sconcertata.
“Stai distruggendo l’idea che ho di lui”
“E’ solo la verità”
Serena sorrise e uscì dalla stanza della ragazza. Allison guardò nuovamente l’armadio e puntò a qualcosa di semplice. Probabilmente Daniel si sarebbe presentato in moto, quindi l’unica possibilità erano dei pantaloni neri. Ci abbinò una maglia dorata e un paio di scarpe alte abbinate. Dopo essersi truccata, prese la borsa e con il cellulare in mano, andò al piano di sotto e attese che Daniel arrivasse.
“Allora, il tuo appuntamento è ciò per cui ho dato un pugno a Lucas?”
Una volta in cucina Allison si trovò spiazzata dalla domanda del fratello.
“Cosa?”
“Oh andiamo, mi piacerebbe sapere per cosa mi sono quasi slogato una mano”
“Cos’è, ora quello che faccio e con chi esco è di dominio pubblico in questa casa?”
“No, certo che no tesoro, Josh smettila”
Lo ammonì Serena.
“Era solo una domanda.”
“Josh..tua madre ha ragione, basta così”
Si intromise Jake mentre metteva i piatti sulla tavola. Il telefono di Allison squillò, la ragazza salutò ed uscì in fretta. Intanto, non appena la porta si chiuse, Josh corse in salotto per spiare dalla finestra. Il ragazzo fu seguito dal padre. Serena che dava le spalle ad entrambi, quando si voltò trovò la cucina deserta.
“Ma dove diavolo siete finiti?”
La donna sentì delle voci dal salotto.
“Papà, ma una moto così anche a me no?”
“Scordatela! E poi perché una moto, ci sono tre gradi fuori, me la farà ammalare così”
Serena scioccata guardò i due appostati alla finestra.
“EHI!”
I due si spaventarono un po’.
“Che diamine fate? A tavola. Entrambi. Adesso!”
“Ma..”
Josh cercò di protestare, ma lo sguardo della madre era tutto un programma così decise di non replicare e andare in cucina. Anche Jake si mosse e la donna lo guardò male, poi gli tirò un pizzico sul braccio.
“Ahi”
“Da te non me lo sarei aspettata!”
“Oh andiamo, non è vero. Per cos’è questo?”
Disse massaggiandosi il braccio.
“Niente. Allison mi ha fatto ricordare una cosa”
“Posso sapere di grazia cosa?”
“A tavola”

Allison si avvicinò alla moto del ragazzo e sorrise impacciata.
“Ciao”
“Ciao”
La ragazza si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e guardò in basso. Non pensava che sarebbe stato così imbarazzante.
“Tieni”
Daniel le porse il casco che Allison prese in mano.
“Hai qualche preferenza su dove andare?”
Chiese lui cercando di metterla a suo agio.
“No. Cioè si. Non mi va di chiudermi da qualche parte. So che fa freddo, ma magari possiamo fare un giro”
“Va bene, non è un problema”
La ragazza salì sulla moto dopo essersi messa il casco e Daniel partì. Allison non aveva idea di dove stessero andando, ma al momento l’unica cosa che voleva era stare con lui. Mentre era sulla moto, allacciò le braccia intorno alla vita del ragazzo quasi come fosse una cosa naturale e per quanto non amasse particolarmente le moto, nel momento in cui lo sentì fermarsi, dato che aveva gli occhi chiusi, quasi le dispiacque. Allison aprì gli occhi e si ritrovò sulla Brooklyn Heights Promenade. I due scesero dalla moto e iniziarono a camminare, entrambi non sapevano da cosa iniziare. Questa volta fu Allison a fare il primo passo.
“Come mai eri a LA ad Agosto?”
Chiese con curiosità. In effetti non c’aveva mai pensato seriamente.
“Ero ad un convegno. E stranamente per una volta ero in ritardo. Il cellulare aveva deciso di fare i capricci e non far suonare la sveglia”
“Wow, allora anche tu puoi essere in ritardo”
Il ragazzo sorrise.
“Assurdo, ma si..tu?”
“Io sono una ritardataria di natura!”
Disse Allison ironica.
“Intendevo a LA”
“Lo so. Io e la mia famiglia passiamo quasi sempre l’estate lì e, anche se non possiamo, cerchiamo di starci almeno un paio di settimane”
“Avete una casa?”
Allison annuì.
“La vecchia casa di mio padre. Che per quanto lui dica sempre che era una casa pensata per un single, è abbastanza grande per ospitare noi e anche qualcun altro!”
Disse sarcastica. Il ragazzo accennò un sorrise e guardò verso il panorama mentre continuava a camminare. Allison capì che si era perso di nuovo nei suoi pensieri, ma non sapeva come fare per farlo tornare. Il problema era che, anche quando si riprendeva, quello a cui pensava, quel pensiero che era venuto a bussare alla sua porta, non se ne andava più. Avrebbe voluto davvero sapere di cosa si trattasse.
“Hai una bella famiglia”
Allison corrucciò la fronte.
“Si, credo di si. La famiglia non si sceglie no? Ma sono una di quelle persone che non cambierebbe la sua”
“Sei fortunata, è una cosa bella quello che hai detto”
“Per me la famiglia è importante”
“Già”
“Che c’è?”
Disse poi lei sperando che gli parlasse davvero, che gli facesse presente cosa c’era che non andava.
“Sono andato a trovare mia madre questa settimana. Ecco perché sono stato in ferie”
“Oh”
Allison non se lo aspettava, poi ricordò che gli aveva fatto capire che la sua famiglia non viveva qui.
“Se non sbaglio avevi detto che i tuoi non sono di qui”
“No. Cioè si, lo sono. Ma non vivono qui.”
“Dove si sono trasferiti?”
“E’..più complicato di così.”
Allison lo guardò perplessa, Daniel si fermò e si appoggiò contro le cancellate che servivano per tenere lontani dall’acqua. La ragazza si fermò con lui.
“Quando andavo a scuola, il mio unico pensiero era finire il liceo e trovare un lavoro per trovare la mia indipendenza, non ho mai aspirato ad andare al college, fare il medico, l’avvocato, al massimo ho pensato per un po’ di voler giocare a basket, ma diciamocelo, per chi va ad una scuola pubblica, con una famiglia che non naviga nell’oro e una poca voglia allo studio, le possibilità sono molto basse”
Allison si mise accanto a lui nella sua stessa posizione e lo ascoltò attentamente, sapeva che stava per raccontargli qualcosa di importante.
“Insomma, la fantasia mi è passata presto. Poi però le cose sono cambiate. Ho..avevo un fratello, aveva qualche anno più di me. All’età di dieci anni ero praticamente sempre con lui. Mio padre se n’era andato da casa da poco e lui aveva iniziato a frequentare amici un po’ più grandi. Per me era come uscire con un super eroe. Ero un bambino e non avevo figure di riferimento maschili, girava tutto intorno a lui. Poi ho iniziato a frequentare il liceo anche io e intorno ai sedici anni mi staccai completamente da lui. Aveva finito il liceo e aveva cominciato a frequentare delle brutte compagnie. Mia madre era disperata, ma lui prese e andò via per vivere con la sua ragazza, Sasha”
Allison aveva una strana sensazione, inconsciamente sapeva dove quel racconto sarebbe andato a finire, ma sperava di sbagliarsi. Il ragazzo sospirò un momento, Allison avrebbe voluto dirgli che non doveva proseguire se non se la sentiva, che aveva capito tutto, ma non fece in tempo che il ragazzo riprese a parlare.
“Una sera lui e Sasha sono usciti con i loro amici, ovviamente mio fratello da incosciente quale era diventato ormai, aveva bevuto e probabilmente anche fumato qualcosa. Non c’è voluto molto per farlo sbandare. Quando è arrivato in ospedale la situazione era già molto grave per lui. Sasha era incinta, ma ebbe un aborto spontaneo a causa dell’incidente. Mio fratello dopo due giorni di camera intensiva è morto”
Un brivido percorse interamente il corpo di Allison che si sentì gelare più di quanto la temperatura fuori potesse già fare di suo.
“Mi hai chiesto perché sono diventato un medico tempo fa. Questo è il motivo. Non sono stato in grado di occuparmi e di salvare mio fratello. So che non era compito mio, ma penserò sempre che una parola in più, una discussione in più, avrebbe potuto magari allontanarlo da lì. E ora voglio solo fare di tutto per salvare gli altri e fare il medico è ciò che più mi avvicina a questo obiettivo. Non ero un grande studente, ma sono passato dalla sufficienza al massimo dei voti. Sono riuscito ad ottenere una borsa di studio alla Columbia per il basket, poi dopo il primo anno ho lasciato e ho continuato ad averla grazie alla media accademica molto alta. Ho rinunciato a qualsiasi cosa per diventare ciò che sono. Ho..lasciato che mia madre stesse in una clinica perché se continuavo a pensare alla sua salute mentale da solo, avrei perso il terzo anno di medicina. Ho dovuto fare tante scelte difficili e ora scappare davanti a qualcosa che mi mette in gioco da un altro punto di vista non è da me.”
Disse Daniel riferendosi a lei. La ragazza avrebbe voluto abbracciarlo, ma le sembrava in un certo senso inappropriato, per quanto si sentisse affine a lui, e sentisse che per lui era lo stesso, era come se qualcosa glielo impedisse.
“Non è da tutti superare quello che hai superato tu Daniel, dovresti essere meno severo con te stesso”
“Non ho mai detto di averlo superato, mi sento nel bel mezzo di una tempesta al momento”
Disse sincero più che mai il ragazzo. Allison gli prese istintivamente la mano e la strinse nella sua.
“Daniel sei dovuto crescere molto, molto in fretta ok? Ti sei buttato a capofitto nello studio e poi nel lavoro, se adesso ti senti così è perché hai bisogno di elaborare tutto, cosa che non hai fatto fino ad ora probabilmente”
“Credo che le lezioni di psicologia ti piacciano un po’ troppo”
Allison sorrise e scosse la testa. I due continuarono a tenersi per mano, come se non lo stessero facendo o meglio come se fosse naturale farlo.
“Penso solo che dovresti prenderti una pausa”
“Da cosa? L’ho già fatto, sono stato una settimana via ricordi?”
“Da te stesso Daniel. Non fai altro che accusarti e credere di non poter aver nulla, di doverti punire. Datti una tregua”
Il ragazzo la guardò con serietà riflettendo sulle sue parole, poi spostò lo sguardo sulle loro mani, mosse le sue dita intrecciate con quelle della ragazza, quasi per vedere se le loro mani erano davvero in quella posizione. Daniel si mosse mettendosi di fronte a lei, le spostò appena i capelli dal viso accarezzandone il profilo, posò il palmo della mano sulla sua guancia e passò il pollice sul labbro inferiore della ragazza. Allison socchiuse gli occhi a quel contatto, sentì dei brividi lungo la schiena, poi si accorse che le labbra del ragazzo stavano sfiorando le sue. Daniel accarezzò con la sua lingua il labbro inferiore della ragazza, che schiuse le labbra per permettergli di approfondire il bacio. I due si baciarono con intensità crescente, Daniel passò le mani sui fianchi della ragazza avvicinandola a sé, mente Allison passò le mani sulle sue spalle e poi con una mano accarezzò la sua nuca. Entrambi si lasciarono coinvolgere completamente dal bacio senza pensare a nient’altro godendosi solo le emozioni che ognuno riusciva a trasmettere all’altro. Allison sentiva le sue gambe tremare ed era una cosa che non aveva mai provato fino a quel momento, quello gli fece capire quanto la decisione che aveva preso era quella giusta, e soprattutto capì quanto in realtà si stesse lanciando completamente nel vuoto. Si era lasciata coinvolgere completamente da quel ragazzo e ancora adesso non sapeva dove sarebbero arrivati, ma sapeva che voleva essere lì. Daniel sentì per la prima volta il suo cuore battere davvero molto forte e se avesse dovuto dare retta alla sua coscienza medica probabilmente avrebbe pensato che molto presto gli sarebbe venuto un infarto o qualcosa del genere. Semplicemente gli piaceva quella ragazza, gli era piaciuta dal primo momento e non si spiegava perché, sapeva solo che era intelligente, forte, decisa, era bellissima ed era terribilmente attratto da lei. Probabilmente doveva semplicemente mettersi in gioco davvero, come aveva detto ad Allison non era il tipo che scappava di fronte a qualcosa che non riusciva a capire e che lo spaventava, perciò non lo avrebbe di sicuro fatto. I due andarono avanti a baciarsi e a sfiorarsi per molto tempo, poi si forzarono a staccarsi pur rimanendo vicini. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Allison passò le sue braccia attorno al collo di lui abbracciandolo. Daniel la strinse a sé inspirando il suo profumo.
“Possiamo darci una possibilità?”
Chiese lei mantenendo la sua posizione.
“Se vuoi lanciarti nel casino della mia testa, assolutamente si”
Rispose lui. Allison sorrise e si staccò per guardarlo.
“Si, lo voglio”
Daniel la baciò dolcemente sulle labbra.
“Ti riaccompagno, domani è solo martedì e siamo entrambi molto impegnati”
Daniel riprese per meno la ragazza portandola verso la moto che era abbastanza lontana da dove si erano fermati. Il tragitto sembrò ad Allison molto più breve di quanto non fosse stato precedentemente. Una volta davanti a casa sua, scesero entrambi dalla moto.
“Ci vediamo domani”
“Si. E’ stata un bella serata. Grazie per esserti aperto con me”
“Era giusto così, ma soprattutto sentivo di poterlo fare.”
La ragazza sorrise sincera per quelle parole.
“Ok, sarà meglio che io rientri”
Daniel riprese la mano della ragazza accarezzandone il palmo con il pollice, Allison sentì nuovamente il suo cuore accelerare e una scossa di brividi. Il ragazzo si avvicinò baciandola di nuovo, si lasciarono andare ancora una volta, ma dopo un po’ Allison si staccò, un po’ perché si rendeva conto di non avere realmente il controllo della situazione quando lo baciava, un po’ perché non era proprio il luogo adatto.
“Buonanotte”
“Buonanotte”
Rispose lui, le diede un bacio sulla testa e le lasciò la mano. Allison rientrò in casa, una volta chiusa la porta tolse le scarpe per non fare rumore dato l’orario. La sua attenzione fu catturata da una luce tenue proveniente dal salotto. La ragazza si avvicinò e vide suo padre addormentato sul divano con un libro sul petto. Allison diede un’occhiata all’orologio da polso, era davvero molto, molto tardi. Si avvicinò piano e si accovacciò sulle sue gambe.
“Papà..”
Gli sfiorò il braccio e l’uomo sussultò.
“Ali”
“Papà è tardi, non dovevi aspettarmi. Non mi aspetti più da anni”
Disse Allison sottovoce.
“Non ti stavo aspettando, mi sono solo addormentato”
La ragazza lo guardò eloquentemente.
“Non hai detto che è tardi? Avanti allora”
Disse Jake alzandosi e dirigendosi verso il piano di sopra, anche Allison fece lo stesso. Una volta nella sua stanza, la ragazza si struccò e si cambiò. Una volta a letto sorrise fra sé e sé. Si sentiva molto più serena rispetto al giorno precedente, era felice della piega che stava prendendo la questione Daniel come aveva iniziata a chiamarla Rebekah. Sperava solo che le cose potessero andare sempre meglio.

ANGOLO DI ARI

Penso che questo capitolo vi piaccia eh? Ahah a parte gli scherzi dai era ora, ve l’ho messa proprio lunga stavolta! Tredici capitoli, cioè parliamone! Ok la smetto. Mm non so che dirvi, as always. Quindi se vi va chiedetemi quello che vi pare nelle recensioni :P
Alla prossima, Ari

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordicesimo ***


                         

 

 

 

 

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

La mattina Allison si alzò mezza addormentata, era rientrata molto tardi e in più, prima di addormentarsi, si era crogiolata nel ricordo della serata appena trascorsa. Una volta di sotto prese una tazza di caffè amaro e la bevve d’un sorso.
“Qualcuno ha bisogno di caffeina eh?”
Dave seduto al tavolo della cucina guardò la nipote assonnata.
“Decisamente”
“Fatto tardi ieri?”
“Hanno fatto in tempo ad avvertire anche te?”
Disse sarcastica la ragazza.
“Non eri in casa quando sono uscita”
“No, ma quando sono rientrato tuo padre dormiva sul divano, al che c’erano due possibilità. O era stata tua madre oppure attendeva che rientrassi tu o Josh. Non aveva né coperte né cuscini, quindi ho escluso la prima ipotesi, dopo di che ho visto che Josh era in casa”
“Wow, sei un bravo detective”
Dave rise di gusto.
“Oh andiamo, Allie con chi sei uscita?”
“Non mi chiami più così da quando avevo dieci anni..Non sono affari vostri”
“Sei noiosa”
“Vado a prepararmi o farò tardi..”
“Oh, comunque, nei prossimi giorni mi trasferisco”
“Cosa? Dove?”
“Solo in un’altra casa”
“Oh..va bene”
Allison salì nuovamente al piano di sopra e una volta pronta si diresse in ospedale. Non aveva tirocinio, aveva solo delle lezioni. Non riuscì a trovare Daniel nell’atrio e purtroppo non potè andare a cercarlo, così andò semplicemente nella zona adibita alle lezioni. Dopo un paio di lezioni, Allison si ritrovò Daniel davanti. I due si scambiarono un’occhiata rapida, poi il ragazzo cominciò la sua lezione. Una volta portata a termine, l’aula iniziò a svuotarsi mentre i due si intrattennero lì.
“Ehi”
Disse la ragazza avvicinandosi.
“Ciao”
Daniel si sporse e le diede un bacio sulla guancia. Allison arrossì e guardò alle sue spalle. Quelle poche persone che si erano intrattenute non si erano accorti di nulla.
“Non farti problemi ok? Non comando di certo io qui, non facciamo niente di illegale, davvero”
Allison sorrise abbassando lo sguardo.
“No lo so è..strano, tutto qui. Mi ci devo ancora abituare”
“Come stai?”
“Assonnata”
Ammise lei ridendo.
“Mi dispiace ti ho fatto fare tardi”
“Sono assonnata con piacere”
I due si sorrisero complici.
“Non ti ho visto stamattina in giro”
“Ero in sala operatoria..cos’hai da fare stasera?”
“Nulla? Per il momento”
“Ti va di cenare con me? Cena in casa, me la cavo piuttosto bene. Giuro che stasera non ti farò fare le tre”
Allison rise.
“Va bene. Mi dai il tuo indirizzo?”
“Vengo a prenderti io”
“No. Daniel non ha senso. Ho un’auto e sono abbastanza indipendente”
“Non è carino però”
“Daniel non siamo nell’800”
Il ragazzo alzò le mani arrendevole.
“Come vuoi..ora posso baciarti? Non c’è bisogno che ti volti, non c’è nessuno alle tue spalle”
Allison sorrise e lasciò che il ragazzo si avvicinasse, le loro labbra si toccarono piano, fino a che anche le loro lingue non tornarono ad accarezzarsi tra loro. Intanto Sasha era andata in ospedale per cercare Daniel, si fece dire dov’era e una volta arrivata davanti all’aula vide i due coinvolti in un bacio molto passionale. La ragazza guardò torva la scena, poi decise di andarsene.

Allison dopo essersi preparata indossando un semplice vestito blu, si diresse verso casa di Daniel. Il ragazzo le aveva dato l’indirizzo e aveva cercato di spiegarle a grandi linee la zona, ma Allison aveva impostato il navigatore per non sbagliare. Era un po’ agitata all’idea di andare a casa sua. Da un lato era felice perché sarebbero stati da soli, dall’altro era un po’ nervosa per lo stesso motivo. Poi avrebbe potuto dare un’occhiata al suo mondo. Infondo era la sua casa e ci doveva pur essere qualcosa di suo, che parlasse di lui. Avevano fatto grandi passi in avanti, lui le aveva raccontato molto di sé, ma stavano ancora conoscendosi. Erano molto attratti fisicamente l’uno dall’altra e in più condividevano l’amore per la medicina, ma per il resto ancora non sapevano molto l’uno dell’altra. La ragazza suonò alla porta e attese che Daniel aprisse. Il ragazzo non tardò ad arrivare.
“Ciao, entra”
Allison sorrise timidamente ed entrò, questa volta fu lei a fare il primo passo mettendosi in punta di piedi, dato che aveva delle scarpe basse, per baciarlo. Si scambiarono un bacio rapido e il ragazzo tornò dietro i fornelli.
“C’è un buon profumo”
Disse la ragazza togliendosi il cappotto e lasciandolo sul divano.
“Io non sono in grado di fare nulla nonostante mia madre sia un’ottima cuoca”
“Serve solo un po’ di applicazione”
Disse lui ancora di spalle.
“Probabilmente, ma è molto più portato mio fratello in questo”
Daniel si voltò e la guardò.
“E’ lo stesso colore del vestito che avevi alla sfilata”
Allison corrucciò la fronte e si guardò il vestito.
“Avevo ragione quella sera, quel vestito ti stava benissimo”
Allison arrossì.
“Grazie”
“C’è da bere in frigo, scegli quello che vuoi, anche dell’acqua”
“Mi fai così ragazzina?”
Disse lei sarcastica aprendo il frigo.
“Hai detto tu che l’unico alcolico che reggi è il martini, e ahimè non ne ho in casa”
Disse lui prendendola in giro. Intanto Allison prese una bottiglia di vino rosso.
“Non ho detto esattamente così, ho solo risposto con una supposizione ad una tua accusa”
Disse altezzosa lei. Daniel rise.
“Ok”
Allison si avvicinò a lui e gli porse la bottiglia.
“Fai tu? Non saprò cucinare, ma sono in grado di girare con un cucchiaio”
Daniel prese la bottiglia dalle sue mani e l’aprì, prese due bicchieri  e ci versò un po’ di vino, poi si avvicinò a lei.
“Tieni”
La ragazza lasciò quello che stava facendo e prese il bicchiere in mano, i due fecero sfiorare i loro bicchieri e poi bevvero un sorso.
“Hai sistemato bene qui..”
“Beh è un po’ spoglio..ma diciamo che non ho molto tempo o voglia di dedicarmi all’arredo”
“Credimi è meglio di quanto spesso si faccia!”
“Lo prederò come un complimento”
Daniel lasciò il bicchiere e tolse dal fuoco la pasta che aveva preparato, la condì e la impiattò. I due si sedettero sugli sgabelli dell’isola e mangiarono lì.
“Ok sai cucinare, sai fare i cocktail, sei un ottimo medico, mi hai detto che hai preso una borsa di studio per il basket, c’è qualcosa che non sai fare?”
“Dolci. I dolci sono un mistero. E non sono molto bravo nei rapporti sociali”
“Per la prima questione non posso aiutarti, per la seconda forse. E comunque se ti ci applichi credo tu ci sappia fare anche in quello”
“Mi stai dipingendo in modo troppo perfetto, potrei deluderti facilmente”
Allison scosse la testa.
“Ho già visto il tuo lato scontroso, ti ricordo che non ci sei andato molto leggero con me inizialmente”
Disse la ragazza un po’ risentita.
“E’ che ero infastidito da..”
Daniel si fermò un momento, Allison lo guardò curiosa.
“Cosa?”
“Da quello che provavo per te”
Daniel la guardò in modo molto intenso e la ragazza sentì nuovamente un brivido lungo la schiena.
“Mi dispiace”
Disse lui distogliendo lo sguardo.
“Perché mi chiedi sempre scusa?”
“Perché ti stavo mettendo a disagio, anche se non sembra così, odio farlo, non lo faccio apposta”
La ragazza gli prese la mano. Erano seduti l’uno accanto all’altra, lei si sporse un po’ sfiorandogli le labbra.
“Non sempre è così sgradevole essere messi a disagio”
Gli sussurrò lei sulle sue labbra.
“Ali..”
Daniel la rimproverò, ma poi prese il suo viso fra le mani e la baciò. Ad Allison sembrò quasi essere mangiata dal ragazzo, si stava spingendo molto in là con lui già solo con dei semplici baci e non l’aveva mai fatto. Era sempre stata molto rigida a riguardo e, anche con Lucas, non si era mai lasciata andare così tanto. Allison scese dallo sgabello mettendosi in piedi continuando a baciare Daniel, il ragazzo passò le braccia intorno alla sua vita sottile e l’avvicinò a sé. Dopo un po’ si alzò e sollevò anche lei. Allison rimase spiazzata dal gesto del ragazzo, ma si aggrappò rapidamente alle sue spalle. In breve la ragazza si ritrovò distesa sul divano, con Daniel su di sé. Il ragazzo le baciò il collo sfiorandole la pelle con la lingua. Allison si lasciò sfuggire un gemito, quando, come se non bastasse, le sue mani finirono sulle sue cosce che si stringevano attorno al corpo di lui. Allison si sentì talmente coinvolta che quasi si era dimenticata di un piccolo, ma allo stesso tempo grande, intoppo.
“Daniel, aspetta”
Sussurrò la ragazza posando le mani sul petto del ragazzo, il quale era ancora con tutti gli indumenti indosso, cosa che Allison gradì per la sua salute mentale.
“Co-cosa c’è? Io..”
“Va tutto bene, solo..ho bisogno che ci fermiamo qui”
Disse Allison con non poco imbarazzo.
“Ok, ok..va tutto bene?”
“Si. Si, davvero”
Daniel si mise a sedere sul divano e porse la mano alla ragazza per aiutarla a mettersi a sedere.
“Mi dispiace”
Disse Allison dopo un po’ di silenzio.
“Ehi, non preoccuparti, non è successo niente di grave, sul serio”
Disse il ragazzo sorridendole cercando di farla rilassare.
“Sarà meglio che vada”
Allison si alzò di scatto e prese le sue cose. Daniel restò li per qualche secondo perplesso.
“Non riesco davvero a capire cosa sta succedendo”
“Nulla. Non dovevamo fare tardi ricordi?”
Disse lei indicando con la testa l’orologio appeso al muro, mentre, nel frattempo, si sistemava il cappotto e la sciarpa. Daniel si alzò ancora perplesso, Allison gli sembrava turbata e avrebbe preferito sapere esattamente cosa l’aveva turbata tanto, così tanto da farla praticamente scappare. La ragazza cercò frettolosamente le chiavi della sua auto nella borsa, senza molto successo, Daniel le notò sull’isola della cucina che tra l’altro fungeva da sparti-zona tra la stessa e quello che doveva essere un salotto. Il ragazzo si avvicinò, prese le chiavi e le si avvicinò.
“Sono qui”
Disse porgendogliele. Allison posò lo sguardo sulle chiavi nella sua mano, poi lo rialzò verso di lui.
“Grazie”
Disse prendendole, sorrise appena in imbarazzo sentendosi lo sguardo del ragazzo addosso.
“Ci vediamo domani”
Allison si allungò per arrivare a lui, gli diede un rapido bacio e uscì. Daniel sospirò e si grattò la testa molto confuso.

“Cosa hai fatto?!”
Rebekah, seduta sul letto con Allison, fece cascare stancamente la mano con in mano il cucchiaio di gelato e sospirò incredula.
“Non farmelo ripetere ancora”
Allison imbronciata mangiò un’altra generosa cucchiaiata di gelato.
“Sai quanto ti voglio bene, ma per una volta lasciamelo dire, sei sicura di non avere qualche problema?”
“Beky, per favore. Cosa avrei dovuto fare esattamente”
“Vuoi un disegnino, o ti basta una spiegazione a parole? Se vuoi posso farti vedere anche qualche video”
Allison la guardò malamente.
“Ero retorica”
Disse Allison con acidità.
“Ero sarcastica”
Rispose l’amica.
“Bè avresti potuto benissimo andare fino in fondo tanto per cambiare, bastava dirgli diamoci dentro, ma sappi che…”
“NON DIRLO!”
“Come se non dirlo cambierà il fatto che è così!”
Allison si lamentò animatamente e nascose la testa sotto il cuscino.
“Lo sai che devi dirglielo vero?”
La ragazza mugugnò un lamento da sotto al cuscino.
“Non fare la dodicenne!”
Disse Rebekah liberandola dal cuscino.
“Non posso. Solo il pensiero mi fa star male. L’ho evitato tutta la mattina. Oddio si starà facendo chissà quali idee”
“Chiamalo, vedetevi, diglielo e magari scopate pure!”
Allison diede un colpo sul braccio dell’amica.
“AHI!”
“Smettila!”
Rebekah sbuffò esasperata.
“Sei tu che mi hai chiesto un consiglio!”
“No. Io ti ho chiamata per sfogarmi”
“Beh, sapevi che non sarei mai stata zitta”
Allison riprese il gelato e ne mangiò ancora un pò pensierosa.

Daniel aveva accettato di fare un turno al bar quella sera. Non aveva sentito molto Allison e, poiché lei lo aveva evitato il più possibile tutta la mattina, aveva pensato che di sicuro quella sera non si sarebbero visti. Non aveva idea di cosa fosse successo, per quanto non fosse un campione nei rapporti sociali, specialmente con le donne, a meno che non si trattasse di qualcosa di più fisico, sapeva di non aver fatto nulla che avrebbe potuto metterla a disagio, quindi non riusciva davvero a capire quale fosse il problema. Assorto nei suoi pensieri a mala pena stava facendo caso ai clienti, finchè la sua attenzione fu richiamata da qualcuno.
“Ciao”
Daniel vide un ragazzo alto, biondo, occhi azzurri, aveva più o meno la sua età, corrucciò la fronte perplesso cercando di ricordare dove lo aveva già visto, poi se ne ricordò.
“Ciao”
“Non sapevo lavorassi qui..Steve”
Disse il ragazzo porgendogli la mano.
“Non ci siamo realmente presentati.”
“Daniel”
Rispose il ragazzo stringendogli la mano.
“C’è anche l’uragano biondo con te?”
Disse Daniel guardandosi intorno.
“No, no. Sono con dei colleghi..credo che sia con Allison”
“Già..probabilmente”
“Avevo capito facessi il medico”
“E’ così..sono..sto solo dando una mano..Non volevo essere brusco con la tua ragazza quando ci siamo incontrati quel giorno, mi dispiace”
“No, non scusarti, non avrebbe dovuto mettersi in mezzo. Non sa tenere a freno la lingua, è un difetto di tanto in tanto”
Disse sarcastico, Daniel sorrise.
“Sarà meglio che ritorni di là. Credo che ci vedremo in giro”
Disse Steve salutando il ragazzo.
“Si lo credo anche io, buona serata”

ANGOLO DI ARI

Salve a tutti! Ari-eccoci qui, battuta squallidina ok. Siamo tutti qui belli bravi buoni. Mm no davvero non so che dirvi so solo che mi sono dimenticata di postare l’immagine del luogo del primo appuntamento. Povera me -.- potete trovarlo QUI. Per il resto niente insomma, diciamo che tutti hanno problemi normali di questo genere no? :P Come si evolverà la cosa? Mah magari vi sorprenderò chi lo sa! Per il  momento beccatevi questo capitolo, alla prossima Ari.

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Capitolo 16
*** Capitolo quindicesimo ***


                            

 

 

 

CAPITOLO QUINDICESIMO

Daniel iniziò più tardi il suo turno il giorno successivo e quando intravide Allison si avvicinò a lei sperando non scappasse ancora. Dal canto suo Allison aveva tutta l’intenzione di non scappare e rovinare tutto per qualcosa che avrebbe potuto tranquillamente superare.
“Ali”
“Ciao”
“Come stai?”
“Bene”
Il ragazzo guardò Allison e sospirò.
“Vorrei davvero capire cosa c’è che non va. Ti ho lasciato un po’ di spazio ieri, ma non voglio che torniamo al punto di partenza”
Allison scosse la testa e prese la mano del ragazzo.
“Daniel, no. Non succederà sul serio. Mi piaci non farei mai nulla per allontanarti”
Il ragazzo sorrise sentendo quelle parole, mentre Allison arrossì. Daniel si chinò su di lei dandole un bacio leggero sulle labbra davanti a tutti, fregandosene di chi li stesse guardando.
“Scusate. Non volevo disturbarvi”
I due si voltarono e videro Sasha che sorrideva.
“Ciao”
Daniel fu l’unico dei due a parlare.
“Non ci siamo ufficialmente presentate. Sono Sasha”
Allison avrebbe voluto dire che sapeva perfettamente chi era, ma non lo fece. Aveva una strana sensazione, ma cercò di non pensarci.
“Allison.”
“Sasha che ci fai qui?”
“Volevo solo parlarti due secondi. Ti rubo davvero poco tempo, possiamo anche rimanere qui..”
Allison guardò i due e sentì di dover andare.
“Vi lascio soli”
“Ali..possiamo parlare dopo?”
“Si, ci vediamo dopo”
Prima di andarsene la ragazza diede un altro bacio a Daniel e si allontanò. Li vide parlare da lontano. La discussione non durò molto, Sasha sembrava un po’ dispiaciuta inizialmente, poi prima di andarsene sorrise. Allison cercò di non sembrare troppo ossessiva nel guardarli, anche perché aveva altro a cui pensare, ma proprio non ci riuscì. Daniel ed Allison si misero d’accordo per passare la serata insieme. La ragazza aveva bisogno di un posto tranquillo per poter parlare con Daniel e chiese al ragazzo di poter stare a casa.
Una volta lì, nonostante i due cercassero di rompere il ghiaccio, Allison era ancora abbastanza nervosa e tormentata, tant’è che il livello di frustrazione di Daniel salì a livelli drastici. In quel momento, in un’altra situazione, avrebbe preso, sarebbe andato in ospedale e avrebbe elemosinato un qualsiasi tipo di intervento pur di non pensarci.
“Mi dispiace, sto rovinando tutto”
Disse sbuffando la ragazza e alzandosi dallo sgabello. Daniel si rilassò sul suo e appoggiò un braccio sull’isola, mentre con lo sguardo seguiva la ragazza che si muoveva.
“Davvero, giuro che se non mi dici che c’è, farò di tutto pur di scoprirlo. E si è una minaccia”
Allison sospirò non sapendo da dove iniziare, si sedette sul divano e ci rifletté per un po’, quando finalmente stava per parlare Daniel la interruppe.
“Ascolta”
Il ragazzo si alzò e si sedette sul divano accanto a lei.
“Ti ho praticamente narrato la mia complicata esistenza, credimi non c’è niente di così atroce da poterla complicare più di così”
“Daniel, non dire così, mi fai sentire peggio, perché a confronto quello che devo dirti è davvero una barzelletta”
“Allora dillo”
La ragazza prese un respiro profondo e cominciò a parlare.
“L’altra sera..ci stavamo baciando e..dio è imbarazzante”
Allison fermò il ragazzo prima che potesse parlare, il quale la guardò sempre più confuso.
“Non mi interrompere. Eravamo coinvolti, io lo ero, sul serio..solo che, c’è un piccolo problema..io non ho, non ho nessun genere di esperienza in materia e ti prego dimmi che hai capito cosa voglio dire perché non riesco assolutamente a dirtelo in modo più esplicito senza che ci sia il rischio che io muoia di imbarazzo. E farnetico quando sono agitata, ho ereditato questa stupida mania da mia madre e posso andare avanti all’infinito se vuoi, sono una campionessa, solo che poi inizierei a parlare di cose sconclusionate, tipo un programma alla tv o il tempo e dovresti davvero..”
“Ali”
Il ragazzo prese le sue mani fra le sue.
“Respira”
La ragazza riprese fiato lentamente, non credeva di potercela fare.
“Tutto qui?”
Disse lui perplesso.
“Cosa?”
Disse Allison ancora più perplessa, non sapeva se lui non avesse colto la questione o..qualsiasi altra cosa che al momento non riusciva ad elaborare.
“Allison ho passato due giorni interi a chiedermi cosa fosse successo, pensavo che si trattasse di qualcosa di..peggio. Pensavo avessi fatto qualcosa di strano e non me ne fossi accorto, pensavo che quel tipo si fosse fatto sentire di nuovo, o magari il tizio con la macchina sportiva, o chissà che”
“Adesso stai divagando tu, non riesco a capirti, ma di chi parli poi? Quale tizio?”
“Ali, non è un problema, seriamente, non lo è per niente e non dovresti essere imbarazzata dalla cosa, dovresti esserne piuttosto orgogliosa”
“Di cosa di essere una quasi ventenne ancora…”
Non finì la frase, ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
“Ehi”
Daniel prese il suo viso fra le mani.
“Va bene ok? Stamattina ti ho chiesto di non allontanarmi e mi hai detto che non lo avresti fatto perché ti piacevo, be sappi che è lo stesso per me ok?”
Allison accennò un sorriso e si lasciò baciare dal ragazzo.
“Hai davvero pieno potere su questa cosa, non sarò di certo io quello che ti farà pressioni, che tu voglia, che tu non voglia, non è importante. Cioè si che lo è, insomma hai capito, spero”
“Si. Si ho capito, si lo voglio, si ho bisogno di..respirare, lo so dovrei essere più convinta a quest’età, ma..è così”
“E io ti ho detto di non fartene un problema”
“Se non te ne farai tu un problema”
“Non lo farò..avrei dovuto collegare le cose però”
“Che intendi?”
“Che sei scappata esattamente dopo avermi fermato.”
Lei scosse la testa e lui la cinse fra le sue braccia stringendola a sé.

Sasha era seduta al tavolo, guardava fuori dal grande vetro che si affacciava sulle strade trafficate di NY, era sovrappensiero, poi scorse la figura di Daniel che entrava nel locale e sorrise, attese che si avvicinasse al tavolo.
“Ciao”
“Ehi, grazie di aver detto si”
Il ragazzo dopo aver tolto la giacca si sedette di fronte a lei.
“Figurati..ho pur sempre la pausa pranzo”
“Magari volevi passarla con Allison”
“Doveva tornare a casa per studiare”
Erano passate un paio di settimane da quando Daniel e Allison erano usciti per la prima volta insieme, le cose andavano piuttosto bene, ormai stavano sempre più conoscendosi, c’era davvero molto poco ancora che non si erano raccontati.
“Sembri..”
“Cosa?”
Sasha notò serenità negli occhi del ragazzo, probabilmente quasi felicità, ma non volle dirglielo.
“Sembri stare bene! Davvero bene”
“E’ così infatti”
Affermò il ragazzo convinto.
“Mi dispiace per quello che è successo ultimamente..vorrei solo poter recuperare”
“Sasha, ne abbiamo già parlato, ne abbiamo passate tante e voglio solo che tu possa ricominciare con una vita tua, non necessariamente con me come volevi tu. Io sono ancora qui, ma sono tuo amico, solo questo”
“Lo so! Me lo hai già detto settimane fa e l’ho accettato, non so nemmeno cosa mi sia saltato in mente, non so più come chiederti scusa”
“Non devi, è tutto ok”
“Credo solo di essermi..lasciata prendere dalla situazione. Non dovevo provare a baciarti, non era giusto e non era quello che realmente volevo. E’ solo la paura di ricominciare da capo.”
“Sono passati quasi otto anni”
“Già..troppo tempo. E’ inquietante, insomma quando si avvicina quel giorno è sempre così.”
Daniel abbassò lo sguardo sul tavolo, l’anniversario era molto vicino e per quanto Allison gli stesse facendo davvero bene, quel pensiero tornava comunque poco prima di addormentarsi.
“Ehi non volevo rattristarti”
Disse Sasha prendendogli la mano sul tavolo, gli sorrise cercando di sembrare solare.
“Andiamo, ti ho appena detto che mi sembravi stare bene, non farmi sentire in colpa per averti fatto cambiare umore”
“No, sto bene, davvero. Ordiniamo, o passerò la pausa pranzo senza mangiare”

“Ehi Cas”
Josh si sedette accanto a Cassie nella mensa della scuola. La ragazza guardava tristemente il suo purè, il tacchino e le verdurine facendo una smorfia. Non appena vide Josh lo guardò perplessa.
“Che fai?”
Josh la guardò a sua volta perplesso.
“Che intendi?”
“Non sei mai a pranzo con me”
“Vuoi che me ne vada?”
“No, certo che no”
Cassie lo guardò ancora più perplessa, tornò a guardare il suo piatto, ma poi guardò nuovamente Josh.
“No sul serio, sei tu quello che voleva far finta di niente, cos’è successo?”
“Cassie non posso nemmeno sedermi vicino a te?”
“Certo che puoi, ti ho detto che mi fa piacere e ti ho anche fatto presente più volte quando siamo soli, che mi piacerebbe usare le ore di buco per passare del tempo con te anche a scuola, ma ho sempre rispettato la tua esigenza anche se non mi andava proprio a genio”
Josh sbuffò e baciò la ragazza in mensa davanti a tutti. Cassie restò sorpresa dal gesto.
“Meglio?”
La ragazza sbattè le palpebre, qualche ragazza li guardava contrariata, mentre gli amici del ragazzo fecero qualche fischio di apprezzamento.
“Non sei tanto normale sai?”
Disse poi Cassie corrucciando la fronte.
“Lo so, mangia avanti”
“Questo pranzo fa schifo”
“So anche questo”
Cassie sorrise divertita e scosse la testa.

In primo pomeriggio Daniel uscì dall’ospedale, prima di salire sulla moto e andare a casa, una volta davanti al suo mezzo, prese il telefono e chiamò Allison.
“Pronto?”
“Ehi, come va?”
La ragazza sbuffò. Era sdraiata pancia in giù sul suo letto con davanti il suo gigantesco libro.
“Non ricordo nulla”
“Andiamo, hai già fatto un test simile, con ottimi voti”
“Si, ma non dovevo sapere ogni minimo osso presente nel corpo umano, ogni minimo muscolo e contro muscolo del corpo, organi e quant’altro. Ci sono più di 200 ossa nel corpo umano, ti devo ricordare il numero esorbitante di muscoli?”
Daniel rise al telefono appoggiandosi contro la sua moto.
“Credo di saperne abbastanza grazie”
“Ci crediamo simpatici eh?”
Disse sarcastica la ragazza.
“Stasera posso darti una mano se vuoi, lo sai”
Allison sospirò.
“Sarai stanco, hai fatto il turno di notte e quello di stamattina..”
“Ehi sono le quattro del pomeriggio, vado a casa dormo un po’, ci vediamo per le otto, mangiamo qualcosa al volo mentre ti aiuto a studiare.”
Allison guardò il suo libro di anatomia, poi lanciò un’occhiata agli altri tre volumi. Stava studiando per quell’esame da quando aveva iniziato il corso ormai era solo questione di fissare qualcosa che proprio non voleva saperne di entrarle in testa, l’esame si sarebbe tenuto in un paio di giorni, non vedeva Daniel da altrettanti due giorni.
“Ok, va bene”
Dopo aver studiato per qualche altra ora Allison si infilò sotto la doccia e si preparò rapidamente. Indossò un paio di shorts di jeans con sotto un paio di collant coprenti, una maglia molto ampia con l’elastico in vita e una spalla scoperta. Prese una borsa e ci infilò i libri troppo pesanti, ma necessari. Scese di sotto e cercò le chiavi della sua auto.
“Ceni fuori?”
Allison si voltò verso sua madre e annuì.
“Si, ceno e studio”
Tornò a cercare le chiavi.
“Vai da Daniel?”
Allison smise di cercare le chiavi e sospirò.
“Si”
Disse guardando la madre un po’ scocciata.
“E’ solo una domanda”
Allison aveva accennato qualcosa ai suoi, specialmente a sua madre, ma preferiva tenere la cosa per sé, soprattutto visto quello che era successo con Lucas. Trovò finalmente le chiavi.
“Vado, a dopo”
Allison suonò il campanello in attesa che Daniel le aprisse, non appena lo fece i due stavano per scambiarsi un bacio sulla soglia della porta, ma arrivò in contemporanea il corriere della pizza, così si bloccarono.
“Ciao”
Daniel salutò la ragazza.
 “Entra, arrivo subito”
Allison si rifugiò in casa, mentre Daniel si occupava della cena. Lasciò la borsa con i libri vicino al divano, mentre lei si sedette su di esso. Daniel rientrò e posò il cartone sul tavolino di fronte al divano.
“Prendo dei piatti”
“No lascia stare, non c’è bisogno”
Allison si tolse le scarpe e incrociò le gambe sul divano. Daniel prese dei tovaglioli di carta e li appoggiò accanto al cartone che intanto Ali aveva aperto.
“Come è andato il pranzo con Sasha?”
“Bene. Mi ha chiesto per l’ennesima volta scusa,e le solite cose che sai già”
“Credo abbia solo paura che tu possa allontanarla definitivamente”
“Lo so. Ma sarebbe un bene per lei se tornasse a guardarsi intorno, guardare il mondo attorno a sé”
“Non puoi prenderti questa responsabilità”
“Non lo sto facendo”
Allison si allungò per prendere la sua borsa e tirò fuori i libri. Daniel glieli sfilò di mano.
“Questi non ti servono”
“Sono venuta qui seriamente con l’intenzione di farmi aiutare nello studio”
“E io sono intenzionato ad aiutarti, ma devi allontanarti da questi. Sono certo che tu sappia il nome di tutte le 209 ossa”
“Veramente sono 206.”
“Vedi? Ti ho già dimostrato che sai il numero preciso”
Allison alzò gli occhi al cielo. Daniel iniziò a fare qualche domanda alla ragazza cercando di capire dove fosse meno sicura e soprattutto cosa di preciso non ricordava bene. Lei gli aveva proposto di partire direttamente da lì, ma lui non volle saperlo, diceva che poteva benissimo essere solo una sua sensazione.
“Ali, direi che sei messa piuttosto bene. Hai davvero solo sbagliato qualcosa. Credimi nessuno sa veramente tutti i nomi, posizioni e compagnia varia alla perfezione quando fa l’esame di anatomia. Con l’esperienza ti verrà meccanico”
La ragazza sbuffò.
“Ma se nel test mi ci mettono anche quello che non so, inciderà negativamente”
Daniel scosse la testa ridendo.
“Sei davvero precisina eh?”
“Quanto hai preso al tuo test?”
Daniel corrucciò la fronte.
“Cosa?”
Allison lo guardò eloquentemente e il ragazzo sorrise.
“Non metterti in competizione con me”
“Non mi sto mettendo in competizione con te, era solo per dirti che sono certa che anche tu abbia dato il massimo”
“Si, ma era diverso”
“Perché? Perché dovevi prendere una borsa di studio? E’ una buona motivazione, ma anche io ho le mie”
“Non lo metto in dubbio, sto solo cercando di farti capire che sei preparata”
“Non lo so”
Allison si alzò dal divano e si stiracchiò, sbuffò passeggiando un po’.
“Stai ancora ripassando tutto nella tua mente. Smettila, hai decisamente bisogno di rilassarti”
“No, ho bisogno di più memoria!”
Disse la ragazza imbronciata. Daniel si alzò e l’abbracciò da dietro, la ragazza appoggiò le sue mani su quelle del ragazzo incrociate sul suo ventre.
“Non è vero”
Gli sussurrò lui.
“Magari possiamo mettere le due cose insieme.”
Daniel continuò a cingerla da dietro con un braccio, ma staccò l’altro e le spostò i capelli mettendoli tutti da un lato, poi le lasciò un bacio tra la nuca e il collo. Allison chiuse gli occhi.
“Che fai?”
Sussurrò lei.
“Ti aiuto. Rispondi e basta”
Il ragazzo poggiò le sue labbra nuovamente sullo stesso punto. Allison sorrise appena tenendo ancora gli occhi chiusi.
“Atlante”
“Bene”
Il ragazzo le sfiorò con le dita parte della colonna vertebrale lasciata scoperta dall’ampia scollatura che le lasciava scoperta anche una spalla. Si fermò al limite della maglia ed Allison sentì il calore delle sue labbra. Sussultò un momento e sentì il suo cuore accelerare rapidamente. Cercò di respirare per mantenere un tono di voce per lo meno accettabile.
“Non sei onesto, è un po’ difficile individuare la vertebra toracica giusta in questo modo”
Daniel sorrise un po’.
“Di tanto in tanto, va bene usare l’intuito”
Poco dopo Allison sentì le sue labbra sulla sua scapola.
“Scapola”
Disse lei con difficoltà crescente, non tanto per cose che doveva ammettere conosceva bene, quanto per l’effetto che il ragazzo continuava ad avere su di lei. Il silenzio ormai era quasi assordante in quel loft quella sera ed Allison non potè fare altro che notare solo il rumore dei respiri suoi e di Daniel. Il ragazzo spostò la sua attenzione verso il collo della ragazza, mantenendo la sua posizione e le baciò la giuntura della mandibola al ridosso del collo. Allison non aveva più la forza di rispondere, strinse la presa sulla mano del ragazzo che non aveva mai lasciato, così lui proseguì sfiorandole la clavicola con le labbra. La ragazza si lasciò sfuggire un gemito e il ragazzo continuò a posare dei baci caldi su tutta la zona che lasciava scoperta la maglia.
“Non sono riuscito nemmeno a darti un bacio”
Gli sussurrò lui all’orecchio, poi tornò a lasciarle baci caldi sul collo, assaggiando di tanto intanto la sua pelle con la lingua. Allison si voltò rapidamente mettendosi di fronte al ragazzo e cercò veloce le sue labbra, mentre posò una mano sulla spalla di lui e una sulla sua nuca. Il ragazzo approfondì il bacio cercando la lingua di lei voracemente, le sue mani finirono sui suoi fianchi e poi al di sotto della maglia, dove accarezzò piano la pelle liscia e ormai calda della ragazza. Nelle settimane trascorse insieme le cose erano diventate calde molto spesso e Allison si trovò a fermarsi più volte quasi più per abitudine che per vero bisogno di farlo. Si era domandata spesso se infondo non stesse sbagliando tutto, ogni tanto si diceva che quello che le ripeteva Rebekah non era poi così sbagliato e il fatto che conoscesse Daniel da così poco tempo non contava poi molto, specie considerando il fatto che, nonostante conoscesse Lucas da tutta la vita, non aveva mai sentito in modo così limpido e forte il bisogno di lasciarsi andare completamente. Allison prese fra le sue mani l’orlo della maglia del ragazzo e gliela alzò timidamente, mentre ancora i due si baciavano. Daniel l’aiutò nel gesto e si lasciò sfilare la maglia, mentre la ragazza fece scivolare piano le mani sul corpo del ragazzo. Lui gli accarezzò il viso e lei socchiuse gli occhi godendosi la carezza.
“Fai l’amore con me”
Sussurrò la ragazza ancora ad occhi chiusi, poi gli aprì incontrando quelli del ragazzo.
“Sei sicura?”
Allison si allungò nuovamente per baciarlo e dargli la sua risposta, intanto mentre si scambiavano baci sempre più passionali, finirono nella camera da letto del ragazzo. Daniel sfilò la maglia della ragazza e la fece stendere sotto di lui mentre baciava con un desiderio disarmante quanto più corpo di lei possibile. Allison intanto sentì delle fitte di piacere crescente, non credeva davvero fosse possibile arrivare a quel punto, la sua testa era completamente offuscata, riusciva solo a sentire le mani, le labbra, il corpo del ragazzo a contatto con il suo. La ragazza passò le mani ripetutamente sulla schiena di lui, poi posò le sue labbra sulla sua spalla e arpionò una delle sue gambe attorno al bacino del ragazzo. Le mani di lui finirono rapidamente sulle sue cosce fasciate dai collant scuri, fino ad arrivare al bordo degli shorts, il ragazzo non esitò a infilarle al di sotto dell’indumento, mentre la ragazza inarcò la schiena aumentando il contatto tra i loro bacini, provocando un gemito da parte di entrambi. Daniel fece risalire la mano lungo il corpo della ragazza fino ad accarezzare uno dei due seni ancora imprigionati nell’intimo, piano riscese nuovamente, lasciando qualche bacio qua e là sul ventre della ragazza finchè arrivato alla chiusura degli shorts non si fermò per sbottonarglieli. Allison si rese conto di quanto ormai la cosa fosse reale, ma non sentì il bisogno di fermarsi, al contrario voleva solo andare avanti. Daniel la privò anche di quegli indumenti, poi anche Allison posò le mani sulla chiusura dei jeans del ragazzo, si sentiva decisamente impacciata e intimidita, ma il ragazzo la lasciò fare seppur facilitandole il compito, essendo consapevole che era la prima volta che si spingeva così in là con qualcuno, sapeva di essere il primo, a cui la ragazza si stava concedendo e, dentro di lui sperava anche di essere l’ultimo, pensiero che lo sorprese più di quanto non pensasse.
A tempo debito furono completamente privi dei loro rimanenti indumenti, compreso l’intimo, e prima di poter fare qualsiasi altra cosa, Daniel guardò Allison negli occhi. Inutile negare che fosse tesa, ma riuscì anche a scovare desiderio e bisogno di appartenersi. Le baciò dolcemente le labbra e poi entrò piano dentro di lei. Le cose non furono subito piacevoli per la ragazza, ma era consapevole che sarebbe stato così all’inizio. Daniel cercò di direzionare l’attenzione della ragazza su altro, accarezzandola, baciandole il collo, le labbra. Pian piano le cose diventarono più piacevoli anche per lei, che cominciò ad essere partecipe e a condividere le sensazioni che riusciva a vedere anche in Daniel. La ragazza si lasciò andare completamente al calore che sentiva attorno a sé, ai respiri del ragazzo che si confondevano con i suoi. Daniel ed Allison intrecciarono le dita delle loro mani l’una con l’altra, perdendosi completamente, vivendo per quella notte semplicemente di loro stessi.

ANGOLO DI ARI

Chi se lo aspettava alzi la mano! Ahahah Ho cercato di non portare la cosa per le lunghe perché ho altro su cui concentrarmi e quindi niente nello stesso capitolo abbiamo confessioni e pratica, meglio di così! Direi che visto il grande tira e molla avuto inizialmente, fosse adatto o per lo meno io ho ritenuto che lo fosse, far accadere il tutto adesso. Bene, che dire? Nulla più. Fatemi sapere, alla prossima, Ari

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Capitolo 17
*** Capitolo sedicesimo ***


                             

 

 

CAPITOLO SEDICESIMO

Allison si mosse piano nel letto ancora con gli occhi chiusi era sdraiata su un fianco avvolta dalle coperte e dalle braccia di Daniel, che le circondavano il corpo in un abbraccio. Le sue spalle aderivano perfettamente al petto del ragazzo, mentre il suo respiro gli solleticava piacevolmente il collo. Cercò di aprire gli occhi nonostante non ne avesse voglia, si impose categoricamente di farlo, doveva tornare a casa, era sicuramente già molto tardi. Quando le sue palpebre si aprirono, la stanza le sembrò più luminosa di quanto non ricordasse, ma infondo era impegnata a pensare e a concentrarsi su ben altro. Si mise supina sul letto, per poi voltare il viso verso Daniel che dormiva accanto a lei..sembrava dormire da molto tempo. Si era resa conto anche lei di essersi appisolata, ma non immaginava quanto. La sua attenzione fu catturata dalla finestra dal lato di Daniel che stava filtrando una luce troppo vivida per essere ancora piena notte. Nel panico la ragazza cercò un orologio, notò la radiosveglia del ragazzo sul comodino che segnava le 5 e 58 del mattino.
“Oh no, no, no, no, no, no!”
La ragazza scese rapidamente dal letto e, in intimo cercò di raccogliere le sue cose in giro per la stanza, intanto Daniel si svegliò di soprassalto sentendo la voce agitata della ragazza.
“Ehi, che fai, spetterebbe all’uomo scappare dopo aver fatto sesso.”
Disse sarcastico il ragazzo ancora assonnato.
“E’ tardi”
“Sono sicuro che puoi respirare cinque minuti, Ali..che succede?”
“Sono le sei del mattino Daniel!”
Disse agitata la ragazza infilando gli shorts.
“Come scusa?”
Daniel si mise a sedere sul suo letto di scatto guardando la radiosveglia e non riuscendo a realizzare che la ragazza aveva decisamente ragione.
“Ok, andiamo, ehi”
Daniel si alzò fermandola per le braccia.
“Sta tranquilla, credo tu sia abbastanza grande per i tuoi no?”
Allison rise sarcastica.
“No, per niente. Posso avere anche trent’anni, ma se vivo a casa con loro, devo rientrare ad un certo punto”
“Ecco ad un certo punto”
“Daniel ad un certo punto, non implica passare la notte fuori senza avvertire dove e con chi”
Disse Allison correndo in salotto per mettere le scarpe.
“Ali..”
“Non capisci, se si sono accorti che non sono rientrata..minimo mio padre avrà chiamato l’esercito”
“Sapevano che eri con me”
“Oh, hai ragione, allora avrà assoldato direttamente un killer professionista”
Il ragazzo sospirò arrendendosi. Si sedette sullo sgabello dell’isola della cucina e osservò la ragazza agitata mentre raccoglieva le ultime cose.
“Devo cercare di rientrare prima che si sveglino”
Daniel fermò per un braccio la ragazza che le passò davanti come un fulmine per recarsi alla porta.
“Ehi, puoi perdere due secondi del tuo tempo almeno per dirmi ciao?”
Allison lo guardò dispiaciuta, non era così che doveva andare, non aveva avuto nemmeno il tempo di sentirsi in imbarazzo, di sentirsi..semplicemente diversa, che stava già preoccupandosi di altro.
“Scusami”
Gli sorrise lievemente e si avvicinò per baciarlo. Le loro labbra si sfiorarono in un bacio dolce e tenero, che però fu interrotto troppo presto a causa di forze maggiori.
“Ti chiamo dopo”
Allison corse in auto sperando più che poteva che i suoi non si fossero accorti di nulla, una volta davanti casa sua , prese un respiro profondo e provo ad entrare piano. La casa sembrava in silenzio, chiuse piano la porta e si diresse verso le scale che l’avrebbero portata dritta in camera sua e soprattutto verso la sua salvezza. Mentre saliva i primi gradini si sentiva già più tranquilla, finchè non fu costretta a rivedere la sua fortuna.
“No di grazia dimmi, sei impazzita o cosa?”
Alle sue spalle la voce di suo padre tuonò autoritaria e arrabbiata più che mai. Allison si bloccò sul terzo gradino e chiuse gli occhi imprecando nella sua mente. Prese un respiro e si voltò scendendo quei pochi gradini che aveva fatto, lasciò la borsa pesante alla base delle scale e non riuscì nemmeno a guardare suo padre, da un lato si sentiva terribilmente in imbarazzo, dall’altra terribilmente in colpa per averli fatti preoccupare. Serena sbucò dalla cucina e sospirò.
“Jake non urlare per favore”
“Papà, mi dispiace non..”
“Sono le sei e mezza del mattino! Si può sapere dove diavolo sei stata?”
Papà non vuoi saperlo, no davvero.
“Anzi no, risparmiami almeno questo!”
Ecco appunto.
“Mi dispiace davvero, non mi sono accorta..”
“Di cosa? Sai non ci vuole molto per accorgersi che si sta facendo giorno! Allison sei uscita alle sette e mezza ieri sera!”
“Lo so, mi dispiace, ma..”
“Smettila di dire che ti dispiace”
Allison alzò gli occhi al cielo nervosa.
“Non farlo, non alzare gli occhi al cielo con me signorina!”
Josh uscì dalla sua camera stropicciandosi gli occhi e si fermò in cima alle scale.
“Che diavolo succede?”
“Papà dovresti lasciarmi parlare invece di..”
“Per inventarti cosa esattamente? Che sei stata con Rebekah? Ho chiamato Jason alle 5 stamattina e mi ha assicurato che sua figlia, al contrario della mia, era nel suo letto a dormire..e di certo non eri loro ospite”
“Come se non sapessi dov’ero”
Borbottò la ragazza a bassa voce, Serena la guardò malissimo.
“Non ci provare ragazzina!”
“Non trattarmi come se avessi quindici anni!”
Sbottò la ragazza.
“A volte ti comporti come se ce li avessi!”
A Serena quella scena sembrava un dejavù e, da quello che ricordava, quello a cui stava pensando, fu un vero e proprio disastro.
“E da quando? Sono sempre stata responsabile, non mi pare di aver mai fatto nulla di grave, mi sono solo addormentata e..”
“Ti sto solo aprendo gli occhi, non posso rimediare ogni volta dopo, perché voi non siete in grado”
“JAKE!”
Serena lo rimproverò inutilmente ed Allison lo guardò arrabbiata.
“Non ti preoccupare, nonostante tu non lo pensi, sono abbastanza responsabile. Non pensavo avessi una così bassa stima dei tuoi figli. Dici sempre di non voler essere come il nonno, di non volerti comportare come lui faceva con te. Bè lasciati dire che invece sei esattamente uguale a lui”
Allison prese la borsa e salì le scale, sapeva di aver detto qualcosa che non doveva, era la cosa peggiore che potesse dire a suo padre e lo sapeva bene, nemmeno Josh si era spinto a tanto, infatti anche lui guardò la sorella in modo accusatorio. La ragazza si chiuse in camera e si appoggiò contro la porta, si sentiva le gambe tremare. Cercò di calmarsi prendendo un respiro profondo e decise di buttarsi sotto la doccia.
Una volta fuori dal bagno si sedette sul letto ancora con i capelli bagnati e legati con un elastico. Notò tre chiamate perse da parte di Daniel, così lo richiamò.
“Ehi”
“Ehi..puoi parlare?”
“Si, c’è calma piatta in ospedale oggi. Mi ero preoccupato, com’è andata?”
“La fortuna non era decisamente dalla mia..”
“Mi dispiace Ali”
“Non è mica colpa tua..”
“E’ così pessima la situazione?”
Azzardò lui sentendo la ragazza parecchio giù.
“Va tutto bene”
Si limitò a dire, poi sentì bussare alla porta.
“Dannazione proprio non vogliono lasciarmi in pace”
Disse fra sé e sé.
“Che succede?”
La ragazza stava per rispondere, ma la porta della sua stanza si aprì.
“Non ho detto avanti”
Serena alzò un sopracciglio irritata fissando malamente la figlia senza avere l’intenzione di andarsene, ma chiuse la porta alle sue spalle in attesa che la ragazza chiudesse la chiamata.
“Devo andare”
“Va bene. Ti chiamo a fine turno”
“Ok, ciao”
La ragazza chiuse rapidamente la chiamata e guardò un punto imprecisato della stanza.
“Che ti è preso?”
“Di cosa stiamo parlando esattamente?”
“Della tua uscita di sotto mezzora fa”
Allison sbuffò ancora arrabbiata.
“Non dirmi che non è così. Sembrava esattamente lui”
“Tuo padre era preoccupato”
“No, era arrabbiato e mi ha detto di tutto ok? Si è sfogato dandomi della bambina e dell’irresponsabile”
“Una persona responsabile avverte che non rientrerà”
“Mi sono davvero addormentata ok?”
“Ali pensavamo avessi avuto un incidente! Sei uscita con la macchina, eri stanca, stai dormendo pochissimo per questo maledetto esame, sei andata fino a Brooklyn, stanca, assonnata e con la macchina, da sola. Poteva esserti successo qualsiasi cosa. Non hai il diritto di essere arrabbiata con noi per esserci preoccupati per la tua salute!”
Allison abbassò lo sguardo turbata.
“Quando capirai, da persona ragionevole quale sei, che hai fatto qualcosa di sbagliato di sotto, mi piacerebbe davvero che chiedessi scusa a tuo padre”
Serena uscì dalla stanza della figlia, mentre Allison ancora arrabbiata prese i suoi libri riprendendo a studiare. La ragazza non accennò ad uscire nemmeno per pranzo e in pomeriggio Rebekah andò a trovarla.
“Ehi!”
Disse la ragazza entrando in camera senza bussare, chiuse la porta e si buttò sul letto accanto all’amica sommersa dai libri.
“Ciao”
“Allora, che è successo? Giù tira un’aria! Oh a proposito.”
La ragazza tirò fuori dalla borsa un panino.
“Oddio grazie, stavo morendo di fame.”
“Cos’è successo di così grave? Tuo padre mi ha salutato con un ciao Rebekah. Tuo padre non mi chiama mai Rebekah, dice che è un nome così antico!”
Allison tirò un morso al panino affamata, poi guardò l’amica che la osservava perplessa ed avida di notizie.
“Ho combinato un casino”
“Sarebbe?”
“Sono rientrata alle sei e mezza stamattina e mio padre ha dato di matto”
“Perché diamine sei rientrata alle sei e mezza del mattino? In settimana poi, dove sei stata?”
Disse la ragazza senza pensarci.
“Mi sono addormentata da Daniel”
“Cosa? Come hai fatto a..”
“Perché sono stata a letto con lui”
Rebekah smise di parlare rimanendo a bocca aperta.
“Cosa?”
Allison alzò gli occhi al cielo.
“O mio dio, dici sul serio?!”
“Ssh non gridare ok?”
“Cosa, come..che diamine è successo?”
Allison alzò le spalle.
“Lo volevo tutto qui, non è stato di certo programmato. Stavamo..”
La ragazza ripensò a come era successo e arrossì.
“Oddio stai arrossendo, smettila”
“Sai com’è non ho nemmeno avuto il tempo di rendermene conto che ho litigato prima con mio padre, poi con mia madre e..doveva, doveva andare diversamente, non posso nemmeno vederlo fino a domani pomeriggio”
“Allora..com’è andata?”
“Beky..”
“Oh andiamo”
“Bene. E’ andata bene, più di quanto mi aspettassi, anzi non me lo aspettavo in verità”
“Però, niente male il dottorino!”
Allison lanciò un’occhiata velenosa all’amica.
“Scherzavo!”
“Ho esagerato con mio padre”
“Gli passerà, si sarà arrabbiato perché avrà capito, tutto qua”
“Non me lo ricordare per favore..e comunque ora come ora ce l’ha con me perché l’ho ferito sul serio..gli ho detto che è come suo padre ed è davvero la cosa più brutta che potessi dirgli”
Rebekah la guardò comprensiva.
“Vedrai che si aggiusterà tutto”

Jake era in camera da letto, osservava una vecchia foto. Era un ragazzino, sua sorella Maggie, dietro di lui, aveva le mani sulle sue spalle e Dana era accanto a lei. Dall’altra parte c’erano sua madre e suo padre.
Serena si sedette sul letto e appoggiò il mento sulla sua spalla.
“Ehi”
“Quando sono diventato così?”
Serena lo guardò dispiaciuta.
“Amore non sei come tuo padre, lo sai perfettamente”
“Gli ho detto quasi le stesse cose che lui ha detto a me un milione di volte, le stesse cose che mi ha detto quando ti ho portato a cena da loro per la prima volta”
Serena sospirò.
“Era arrabbiata. E anche tu. Jake, ha vent’anni quasi. Alla sua età io uscivo con te”
Jake si voltò lanciandole un’occhiataccia.
“Ehi cosa vorresti dire?”
La donna sorrise.
“Oh andiamo, sono partita per Los Angeles con te, credi che mia madre fosse felice della cosa? Almeno sappiamo che Daniel è un bravo ragazzo”
“Oh sono contento che pensi che non ero poi così affidabile allora, e pensare che mi ero messo molto in gioco”
Disse lui fingendosi risentito.
“Sai cosa voglio dire”
“Si lo so, ma non è questo il punto. Serena ho..ho dovuto aspettare che mio padre morisse per sentirmi dire mi dispiace, per sentirmi dire che in fondo mi voleva bene, ho dovuto aspettare più di quarant’anni. Non voglio di certo che i miei figli sentano o provino la stessa cosa”
“Jake non devi darti addosso così per una volta che è successo ok? Siamo dei genitori, non siamo loro amici. Dobbiamo essere duri a volte, ma allo stesso tempo non possiamo pretendere che ci ascoltino completamente, specie quando crescono e diventano adulti. E’ un lavoro complicato. Ti ho anche dato l’occasione di tirarti indietro”
Disse la donna sarcastica, lui scosse la testa.
“Sei incredibile”
“Lo so, mi hai sposato per questo no? Me lo hai romanticamente sussurrato quando mi hai proposto di sposarti”
Jake prese la mano della moglie stringendola nella sua.
“Posso fare finta di non essere consapevole del fatto che abbia fatto sesso con quel ragazzo?”
Serena scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi.
“Preferisco non pensarci come te”
“Bene, grazie a dio andiamo ancora d’accordo”

Il giorno successivo Allison uscì presto da casa, non aveva parlato con nessuno, aveva semplicemente preso la sua borsa, la sua ansia da esame ed era uscita. Arrivata all’università cercò con lo sguardo Daniel senza trovarlo, così si recò direttamente nell’aula dove doveva tenersi il test. Dopo quattro ore, la ragazza uscì stancamente da lì. Allison si sentì abbracciare da dietro.
“Come è andato il test?”
Disse Daniel dandole un bacio sulla testa, la ragazza sentì un brivido lungo la schiena e sorrise.
“Bene”
Si voltò verso il ragazzo e gli sorrise.
“Ciao”
“Ciao”
Daniel si chinò su di lei dandogli un bacio che non durò molto, la ragazza lo abbracciò.
“Mi sei mancato”
“Anche tu. Andiamo vieni”
Daniel la prese per mano per portarla via dal caos, intanto alcuni dei compagni e compagne di corso le lanciavano delle occhiatine. Allison sbuffò animatamente.
“Che c’è?”
Chiese il ragazzo rallentando il passo.
“Niente continua a camminare”
I due si ritrovarono in cortile nonostante facesse freddo.
“Stai bene?”
“Si. Si almeno ho un pensiero in meno”
“A casa come va?”
Allison alzò le spalle.
“Dovrei parlare con mio padre..ho combinato un casino”
“Sei..sei pentita di..”
“No! No, certo che no.”
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.
“Guardami”
Daniel le alzò il viso delicatamente per farsi guardare.
“Non cambierei nulla dell’altra sera ok? Magari non mi addormenterei solo questo. Ero stanca, mi sono praticamente distrutta nelle ultime settimane e sono crollata”
“Ali”
“Cosa?”
“Non stai parlando con qualcuno a cui devi dare giustificazioni per l’altra sera”
Allison sorrise, il ragazzo aveva ragione.
“Sono stata bene e non sono pentita per niente”
“Ok, perché vale lo stesso per me”
Daniel ed Allison si sorrisero e si scambiarono un bacio questa volta più profondo e sentito.
“Ho il turno di notte oggi”
“Lo so..ci vediamo domani”
“Si..”
“Passo un attimo da Beky e vado a casa”
“Ok, avvisami..devo rientrare..”
Daniel la baciò ancora una volta prima di rientrare nell’ospedale. Allison lo guardò mentre si allontanava, poi si allontanò anche lei.

ANGOLO DI ARI

Bene eccoci qui. Un po’ di ritardo, ma credo che gli aggiornamenti saranno più lenti adesso xD
Ad ogni modo diciamo che è successo un pastrocchio e non è esattamente il risveglio che nessuno vorrebbe avere essendo stati con il ragazzo con cui si sta, ma ehi, è una FF! Ad ogni modo, nulla, fatemi sapere se vi va, come sempre <3 Ari

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassettesimo ***


                            

 

 

 

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

Il mattino seguente Allison si svegliò un po’ più tardi del solito era sabato e poteva prendersi un week-end di libertà. Quando la sera era rientrata a casa non aveva trovato nessuno, così aveva cenato in fretta e si era messa a letto. Quando scese di sotto intimidita per fare colazione vide suo padre in salotto seduto sul divano che beveva il caffè e leggeva il giornale. Dopo qualche secondo di esitazione, si voltò per andare in cucina e prendere del caffè, ma fu sorpresa dalla voce di Jake.
“Come è andato il test?”
Allison si voltò verso il padre.
“Bene”
I due rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Papà mi dispiace. Per tutto.”
“Ali..”
“No davvero, non avrei dovuto dirti quelle cose, mi dispiace, non sei come il nonno. E io sono tua figlia, dovrei darti ascolto e dovrei..dovrei solo comportarmi da figlia”
“Ali, non credo che tu sia un’irresponsabile e non mi hai mai dato nessun tipo di problema da quando sei nata in pratica. Ho esagerato con le parole, ma non voglio che tu resti fuori casa in questo modo, te l’ho sempre detto”
Gli disse con molta più calma rispetto alla volta precedente.
“Lo so, mi dispiace”
Allison non disse altro, sapeva di essere in torto e di certo non poteva pretendere che i suoi non fossero contrariati dalla cosa.

Dave e Serena stavano sistemando le ultime cose nella casa nuova del ragazzo.
“Grazie per avermi dato una mano”
“Figurati, per certe cose serve proprio una donna”
Disse Serena sistemando qualche oggetto qua e là per il salotto.
“Allora, a tuo marito è passata la sfuriata o no?”
Serena sospirò.
“Ti prego non me lo ricordare, c’è un’aria a casa che a malapena si respira.”
“Non state un tantino esagerando?”
“Dave se tua figlia non rientrasse a casa tu che faresti? E’ stata tutta la notte fuori rientrando all’alba. Posso bermi la balla della discoteca il week-end, ma in piena settimana?”
“Sere è un ragazzo, che pretendi?”
“Lo so che si tratta di un ragazzo. Non sono stupida, saranno passati pure più di vent’anni da quando ho conosciuto Jake, ma ancora me le ricordo le balle che raccontavo alla mamma per giustificare la mia assenza da casa per tutto il giorno”
Dave rise.
“Ero troppo piccolo per ricordarmene. E comunque la mamma ti ha sempre lasciata in pace nonostante si trattasse di Jake. Chissà se papà avrebbe fatto lo stesso”
Serena alzò le spalle. Loro padre era morto quando ancora Jake e Serena si conoscevano appena, si erano conosciuti tempo prima, ma poi allontanati, paradossalmente era stato quell’evento ad avvicinarli nuovamente. Probabilmente anche suo padre sarebbe stato contrariato, pensò la donna.
“Allora, sapete almeno chi è questo ragazzo? Io ho provato a farmelo dire, ma nulla”
“No. Cioè si. L’ha conosciuto in ospedale da quello che so. E’ uno specializzando al secondo anno”
“E’ così grande?”
“Dave, è più giovane di te”
“Cosa vorresti dire scusa? Ho ventinove anni, mica ottanta!”
Serena rise scuotendo la testa.
“Dovrebbe avere venticinque anni all’incirca”
“Senti vado a portare fuori questa roba ok?”
Dave prese dei cartoni ormai disfatti e piegati e uscì da casa per poterli buttare nella spazzatura. Il ragazzo aveva deciso di portarli fuori tutti insieme, senza curarsi del fatto che fossero fin troppo ingombranti, tant’è che senza volerlo si imbattè in un passante.
“Oddio mi dispiace”
Disse il ragazzo rendendosene conto. Qualcuno dei cartoni in pila l’uno sull’altro cadde per terra e gli permise di vedere la ragazza con cui si era scontrato.
“Non importa, è tutto ok”
La ragazza sorrise cortesemente e tornò sui suoi passi continuando a camminare, Dave dopo un attimo di esitazione fece mente locale, rendendosi conto di conoscere quella ragazza.
“Sasha?”
Lei sentendosi chiamare per nome si voltò nuovamente e lo guardò perplessa.
“Ci conosciamo?”
Dave sorrise appena.
“Toglimi la barba e otto o dieci anni”
Sasha lo osservò meglio.
“Dave? Pensavo fossi in Italia”
“Sono tornato. Come stai? Non ci vediamo da..”
“Dal funerale di Tom, già. Bene, tutto bene”
Dave si fece serio d’un colpo, Sasha si guardava intorno senza sapere che dire.
“Io dovrei andare. Ben tornato allora. Ci si vede”
“Si, grazie”
La ragazza si allontanò, mentre Dave la osservò da lontano.

Allison dopo essersi preparata per uscire scese di sotto incontrandosi con i suoi che a loro volta stavano per uscire.
“Uscite?”
Chiese la ragazza un po’ titubante, nonostante avesse chiesto scusa più volte per l’accaduto, la situazione era comunque rimasta un po’ fredda e severa e di certo ne capiva il motivo.
“Siamo a cena da Jason e Denise”
Fu la madre a parlarle.
“Esci anche tu”
Allison annuì, poi Jake si rivolse alla moglie.
“Andiamo? Come al solito è tardi”
Dopo un tratto non molto lungo in auto, i due arrivarono a casa degli amici.
“Speravo che a quest’ora fossi meno imbronciato”
Disse Jason sedendosi sul divano accanto all’amico, Jake sbuffò.
“Non farlo. Non farmene parlare per favore.”
“Oh andiamo. Non potrai essere arrabbiato per sempre”
“Perché no?”
“Perché lo stai facendo solo perché è una cosa che non puoi controllare. Con Lucas non eri così agitato, sai ti fa male scaldarti, la pressione e tutto il resto, non hai più l’età”
Jake gli lanciò un’occhiataccia.
“La verità è che sapeva benissimo che con Lucas le cose non sarebbero andate, ora invece è diverso, sa che ha perso sua figlia e proprio non gli va giù”
Si intromise Serena entrando in sala con Denise e la cena.
“Grazie amore, come al solito sei dolcissima”

“Ciao”
Allison sorrise a Daniel che gli aprì alla porta, si mise in punta di piedi e lo baciò.
“Che hai lì?”
“Ho preso la cena”
“Avevi detto che avremmo ordinato qui”
Ribattè il ragazzo.
“Perché se ti avessi detto che per una volta portavo io la cena, ti saresti opposto vivamente”
Allison tolse il cappotto e lo sistemò all’appendiabiti, dopo aver poggiato la busta sull’isola della cucina.
“Prendi dei piatti”
Daniel scosse la testa e prese piatti, posate e bicchieri, mentre la ragazza tirò fuori il cibo.
“Credo di aver esagerato”
Disse Allison arricciando il naso.
“Non sei stata attenta a quanto io mangi se pensi questo”
Allison rise e si sedette accanto al ragazzo.
“Allora come va a casa?”
“Meglio..sei gentile a chiederlo.”
“Mi sento un po’ in colpa.”
“Non devi, davvero”
I due finirono di cenare e passarono il tempo a chiacchierare.
“Ti vieto categoricamente d’oggi in poi, di prendere la cena, dolci e quant’altro, ho quasi fatto fuori una cheesecake intera, non fa bene alla mia salute.”
“Andiamo, non fare il medico noioso e poi non ti ho mica detto di mangiarla tutta, avresti potuto tenerla per qualche giorno”
Disse la ragazza altezzosa mangiando una fragola che guarniva la torta.
“Sei una tentatrice, fine della questione”
Rispose Daniel cingendole le spalle con un braccio, i due si erano spostati sul divano.
“Per una torta? Fino a prova contraria qui il diavolo tentatore sei tu”
“Meno male che eri inibita!”
Disse Daniel prendendola in giro, la ragazza diventò rossa rendendosi conto di quello che aveva detto, come al solito parlava spesso senza pensare.
“Non intendevo..”
Allison si lasciò prendere dall’imbarazzo e si ammutolì. In fondo sapeva che si era riferita esattamente a quello che pensava lui. La ragazza lo guardò mentre le sorrideva divertito, si tirò su e avvicinò il suo viso a quello di lui baciandolo dapprima piano, poi fu lei stessa ad approfondire il bacio. Daniel la lasciò fare e lasciò che le loro lingue si incontrassero e iniziassero a giocare insieme. Allison si portò su di lui continuandolo a baciare.
“Poi sarei io eh?”
Disse lui cingendole la vita con le sue braccia. La ragazza alzò le spalle divertita.
“Non ho specificato di essere innocente a riguardo”
“Ti piace un po’ troppo giocare con le parole signorina”
Disse Daniel avvicinando il suo viso a quello della ragazza, i due ripresero a baciarsi in modo passionale scoprendosi nuovamente con più consapevolezza della precedente. Le cose furono molto diverse questa volta, Allison fu sorpresa nuovamente dalla dolcezza del ragazzo nei suoi confronti, ma allo stesso tempo fu più coinvolgente e provocante. Le mani del ragazzo vagarono su tutto il suo corpo così come quelle di lei. Allison sentiva il piacere crescere e fu travolta dalle sue sensazioni. I due si appartennero di nuovo, condivisero nuovamente quell’intimità che avevano conquistato da poco, ma che valeva più di quanto si potesse immaginare.
“Non addormentarti”
Sussurrò il ragazzo baciando una spalla nuda di Allison che era accoccolata fra le braccia del ragazzo.
“Non sto dormendo, ho solo gli occhi chiusi”
“Non si comincia così?”
Allison sorrise e aprì gli occhi incontrando lo sguardo di Daniel che la guardava rilassato.
“Devo andare, seriamente”
“Lo so..non mi piace che tu debba andare via da sola”
Allison alzò gli occhi al cielo e si alzò per rivestirsi.
“Non avrebbe senso farti venire fino in centro, per poi tornare qui, per poi riaccompagnarmi e tornare qui ancora.”
I due si salutarono più volte senza staccarsi poi per davvero, erano davanti alla porta da almeno una mezzora abbondante, ma continuavano a baciarsi.
“Daniel..”
Allison sbuffò allontanandosi con estrema fatica.
“Ci vediamo domani..”
“Sono già al pub domani sera, ricordalo.”
“Lo so, verrò con Rebekah e Steve”
“Ok..a domani”
I due si salutarono nuovamente. Il giorno seguente Allison passò la domenica rilassandosi a casa, passando tutto il giorno a leggere, ascoltare musica e vedere qualche film, la sera si ritrovò con Rebekah e Steve. Non aveva ancora avuto modo di interagire con lui, si erano visti sporadicamente e sempre molto di fretta, ma sapeva quanto la sua amica ci tenesse, così aveva organizzato quella serata sperando andasse bene.
“Pensare che siamo venute così tante volte qui, ma non avevamo mai fatto caso che ci lavorasse anche Daniel”
Disse Rebekah mentre avanzava verso il locale mano nella mano con Steve. Allison era accanto a loro.
“Sta al bar, noi non andiamo mai al bar, stiamo sempre ai tavoli al piano di sopra”
“Siete anche viziate”
Disse Steve prendendole in giro. Rebekah lo spinse di poco con la sua spalla.
“Smettila”
Allison rise aprendo la porta per entrare. Una volta all’interno del locale si avvicinò al bancone del bar.
“Prendete posto sopra, io vi raggiungo”
Disse mentre si allontanava dagli altri due, c’era molta gente nonostante fosse domenica, ci mise un po’ prima di arrivare al bancone e farsi notare dal ragazzo.
“Daniel!”
“Ehi”
Il ragazzo si diresse verso la sua direzione e si allungò per dargli un bacio, mentre la ragazza si aiutò con uno sgabello.
“Dimmi che questo delirio non ha allungato il tuo turno”
“No, assolutamente no. George, io ho finito”
Il ragazzo dall’altro capo del bancone alzò una mano in segno di saluto, Daniel fece il giro e prese per mano Allison. I due si diressero al piano superiore del locale e scorsero Rebekah e Steve seduti ad un tavolo.
“Siamo qui”
Esclamò Allison avvicinandosi a loro.
“Daniel lui è Steve”
“Ci siamo già conosciuti”
Disse Steve porgendogli la mano in segno di saluto
“Davvero?”
Chiese Rebekah sorpresa.
“Si ai miei colleghi piace questo posto”
I quattro si ritrovarono ben presto a interagire come se si conoscessero tutti da molto, mentre lì le uniche che si conoscevano davvero da sempre erano Allison e Rebekah. Mentre Allison e Steve si erano proposti di andare a prendere da bere giù al bar per costringere Daniel a stare un po’ fermo, Rebekah e quest’ultimo restarono da soli. La ragazza si sentiva ancora un po’ a disagio nei confronti di Daniel, era saltata alle conclusioni in fretta senza conoscerlo abbastanza e aveva fatto una delle sue scenate melodrammatiche tipiche del suo carattere troppo impetuoso, ma dopo che Ali le aveva raccontato qualcosa del ragazzo, non potè fare altro che sentirsi in colpa e a disagio.
“Grazie per non aver detto niente ad Ali”
Daniel posò lo sguardo sulla ragazza di fronte a sé perplesso.
“Sai della mia fantastica scenata un po’ di tempo fa”
Il ragazzo comprese di ciò che stava parlando.
“Cosa ti fa pensare che non glielo abbia detto?”
“Perché se no me l’avrebbe fatto presente”
Daniel accennò un sorriso.
“Rebekah non hai fatto davvero niente di così grave per quanto mi riguarda. E’ tua amica, è normale che tu sia protettiva con lei, lo si è con le persone che si amano no?”
“Così si dice”
Disse sarcastica la ragazza.
“Come diavolo fai ad essere così posato? Non credevo esistesse persona più calma di Allison, ma poi mi rendo conto che non lo è poi così tanto perché non lo è in tutto, ma tu sembri sempre così..così”
Daniel rise apertamente.
“Non so se prenderlo come un complimento o meno. Ad ogni modo non lo sono, non credo esista una persona così. Molti mi definirebbero freddo”
“Quello non è un complimento, diciamo che posato è la sua accezione positiva”
“Si dice che le esperienze cambino il nostro modo di approcciarsi alla vita, e bè, per quel che mi riguarda, non c’è cosa più vera”
Rebekah fu colpita da quelle parole, anche lei provava la stessa cosa, aveva cambiato radicalmente se stessa anni prima e adesso stava cercando un assestamento dopo l’entrata di Steve nella sua vita. Il suo sguardo vagò al di là di Daniel e per qualche secondo, che le sembrò un’eternità, non si rese davvero conto di quello che stava guardando, pensava che fosse suggestione dovuta al discorso e ai pensieri che questo aveva toccato, ma poi si accorse che era tutto decisamente reale, troppo.
“Rebekah, stai bene?”
Daniel un po’ per via del suo lavoro, un po’ perché era impossibile non accorgersene, notò il cambio di colorito della ragazza e assunse un’aria più seria del solito, quella che Allison adorava definire da medico noioso.
“Si, si”
Rebekah si guardò intorno sentendo l’urgenza di scappare, a mala pena capì davvero cosa le avesse chiesto il ragazzo. Daniel preoccupato cercò di attirare la sua attenzione con il contatto fisico posando una mano sul braccio della ragazza che era sul tavolo. Rebekah lo guardò un po’ impaurita.
“Che succede?”
“Ciao Beks”
Entrambi si girarono verso il ragazzo in piedi accanto al loro tavolo. La ragazza sentì gelarsi dentro.
“Che ci fai qui?”
“Quello che ci fai tu?”
Disse sarcastico il ragazzo assumendo un’aria strafottente.
“A New York, Sam. Non dovresti essere qui.”
“Speravo fossi più felice di vedermi”
Rebekah lo guardò arrabbiata e disgustata, il ragazzo allungò la mano verso il viso di lei, ma Daniel fu molto più veloce fermandolo.
“Credo che il concetto sia che non sei esattamente il benvenuto qui, mi sembra sia stata abbastanza chiara”
“Tu saresti? Il suo nuovo ragazzo?”
“No, lui no. Io lo sono però”
Steve ed Allison erano arrivati in quel momento per poter assistere alla scena, il ragazzo lasciò i bicchieri e fissò l’altro con evidente disappunto.
“Sul serio?”
Disse Sam squadrandolo quasi cose se avesse detto qualcosa di ridicolo.
“Ali, ci sei anche tu..ovviamente”
Daniel che si era alzato per tenere sotto controllo la situazione, blocco nuovamente la mano di Sam.
“Non toccare la mia ragazza”
“Cos’è fai il cane da guardia?”
Allison strinse tra le mani uno dei bicchieri che aveva in mano e ne versò il contenuto sul ragazzo poi lo spinse.
“Sparisci prima che ti faccia pentire di essere tornato!”
Daniel guardò stranito Allison e la staccò da Sam.
“Wow, calma, calma, vado”
Disse alzando le mani con fare ironico.
“Ciao Beks”
La ragazza nascose il viso fra le mani imbarazzatissima, mentre Ali ancora era inquieta nella stretta di Daniel; quando il ragazzo mollò la presa lei si sedette accanto a Rebekah, posto prima occupato da Steve.
“Tutto ok?”
“Si. Certo avrei preferito evitare la scenata”
“Si può sapere chi diavolo era?”
Disse agitato Steve, Daniel lo guardò posando una mano sulla spalla del ragazzo e lo invitò a sedersi. Allison accarezzò la schiena dell’amica incoraggiandola.
“E’ complicato..”
Rebekah sospirò e guardò Steve.
“Ti andrebbe di accompagnarmi a casa?”
Non voleva parlare lì di Sam.
“Certo”
I due si alzarono e se ne andarono, dopo qualche minuto fecero lo stesso anche Daniel ad Allison. Una volta davanti casa della ragazza, Daniel spense la moto e si tolse il casco.
“Ti va di restare un po’ qui? E’ ancora presto e la serata è saltata ormai”
Disse Allison porgendogli il casco che aveva lei indosso.
“Non so quanto i tuoi mi accoglierebbero a braccia aperte.”
Allison rise.
“Intendevo qui nell’atrio”
“Oh, ok allora si può fare”
I due si sorrisero, Daniel sistemò la moto e si sedettero sul portico.
“Dovevi essere un tipo tranquillo eh?”
Disse sarcastico il ragazzo.
“Sam tira fuori il peggio di me”
“Chi è?”
“L’ex di Beky. Un ex un po’ particolare..”
“Questo l’avevo notato”
“Inizialmente era un bravo fidanzato, era dolce, carino, la ricopriva di attenzioni, era simpatico, era gentile anche con me, poi..poi è diventato ossessivo, soffocante..violento”
“E’ successo qualcosa di grave?”
“No, non eccessivamente..ma Jason, il padre di Beky, l’ha scoperto casualmente e ha ottenuto un’ingiunzione, per far si che lui non si avvicinasse a lei, a nome di Beky dato che non aveva ancora diciotto anni. Rebekah è cambiata completamente dopo quella situazione, nei confronti dei ragazzi intendo, ne ha frequentati molti solo per divertimento e non si è più legata a nessuno. Aveva sedici anni e per più di tre anni è andata avanti così, finchè non ha conosciuto Steve. Sono solo preoccupata che possa destabilizzarla ancora, ha sofferto davvero molto anche se non lo dava a vedere e il solo pensiero che possa stare nuovamente male mi..”
Allison sospirò preoccupata.
“Ehi la situazione è cambiata. Rebekah è cresciuta e ha Steve”
“Lo so. Hai ragione, sono solo preoccupata”
Allison prese la mano del ragazzo e intrecciò le loro dita.
“Ora, posso sapere cosa c’è?”
Daniel corrucciò la fronte perplesso.
“Cosa?”
“Daniel..sul serio, c’è qualcosa che non va, ogni tanto ti vedo un po’ assente e pensieroso, mi sembra di tornare indietro.”
“Ti va di accompagnarmi in un posto domani dopo il mio turno?”
“Si, certo”
Daniel accarezzò il viso della ragazza guardandola negli occhi.
“Non c’è niente che non va tra me e te”
I due si scambiarono un bacio, che da breve quale era nato, si trasformò rapidamente in un bacio più lungo e sentito. I due si staccarono dopo un po’ e le loro fronti rimasero a contatto l’una con l’altra, poi sentirono qualcuno schiarirsi la voce e uscirono fuori dalla loro bolla.
“Dovrei aprire la porta se non vi spiace”
Disse sarcastico Jake fermo davanti al portico insieme a Serena.
“Ciao, pensavo foste dentro”
Daniel si alzò in piedi liberando parte delle scale permettendo così a Jake di passare, Allison alzò gli occhi al cielo e si alzò anche lei.
“Tesoro fa freddo per stare fuori non credi?”
Disse Serena verso sua figlia.
“Vado”
Disse Daniel ad Allison percependo che probabilmente era ora di andare via.
“Oh no, ti prego, non intendevo..mi dispiace”
Disse la donna capendo di essere stata fraintesa.
“Intendevo che potevate entrare, non c’è motivo di restare qui”
“Non si preoccupi signora Thomas, è comunque ora che vada, domani il mio turno in ospedale inizia davvero presto”
“Come volete”
Serena accennò un sorriso congedandosi e rientrando. Allison guardò Daniel sorridendo un po’ imbarazzata.
“Mi dispiace”
“Tranquilla, prima o poi farò colpo su tuo padre”
Allison sorrise scuotendo la testa divertita e gli mise le braccia al collo. I due si baciarono per salutarsi e ancora una volta si intrattennero più del dovuto.
“Credo tu debba rientrare”
Disse Daniel dando un bacio sulla fronte alla ragazza.
“Buona notte”
“Buona notte”

ANGOLO DI ARI

Potrei dirvi molte cose, ma credo che non dirò nulla, insomma alla fine i capitoli parlano da soli. Se vi va di chiedermi o dirmi qualcosa, sapete come fare :3 Ari

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Capitolo 19
*** Capitolo diciottesimo ***


                               

 

 

 

 

CAPITOLO DICIOTTESIMO

Allison si svegliò con molta calma, non aveva lezione o tirocinio e poteva prendersela con comodo nonostante non fosse il week-end. La ragazza dopo essersi vestita in modo molto comodo, scese al piano di sotto per fare colazione.
“Buongiorno!”
Esclamò allegra sedendosi al tavolo e riempiendo la tazza con il caffè. Non aveva nessuna intenzione di continuare a tenere un rapporto gelido con nessuno, quindi si pose in modo solare e rilassata sperando di risolvere la questione una volta per tutte.
“Buongiorno”
La madre le avvicino dei biscotti.
“Mi basta il caffè.”
Serena la rimproverò con lo sguardo e la ragazza prese un biscotto per mangiarlo.
“Tesoro se esci copriti, credo nevicherà tra un po’”
Allison fece una smorfia alle parole del padre.
“Magari cerca di andare in giro in auto piuttosto che in moto”
Disse sarcastico l’uomo, Allison sbuffò.
“Papà..”
La ragazza lo vide allontanarsi e poi uscire di casa.
“Davvero andremo avanti così?”
Disse Allison esasperata.
“Ali, andiamo, gli passerà”
“Sono stufa di sentirmi dire gli passerà. Daniel è..è meraviglioso ok? E’ dolce, è protettivo, mi fa ridere, mi mette in discussione, siamo in sintonia, mi fa sentire viva, mi fa semplicemente stare bene. E dopo tutto quello che ha dovuto affrontare nella sua vita, il minimo che io possa fare è cercare di fargli capire quello che sento e quanto lui sia tutto questo per me. Se fossi genitore vorrei questo per i miei figli.”
Allison sembrava un fiume in piena e Serena non se lo aspettava, fu colpita da quelle parole, aveva augurato a sua figlia tutto ciò perché era esattamente ciò che lei aveva trovato in Jake e sapeva che la normale gelosia di suo marito non giustificava il suo essere così reticente nei confronti di un ragazzo di cui non sapevano assolutamente nulla.
“Tesoro lo so. Io sono felice per te, credimi. Ieri quando l’ho visto per la prima volta mi ha trasmesso una sensazione positiva, sai che io vivo molto a pelle, se ne farà una ragione. E’ ancora sulle sue per quella notte fuori, ma hai ragione tu, anche lui vuole questo per te. Non conosciamo Daniel e la sua storia, la sua vita e non so se dovremmo, non ne abbiamo il diritto probabilmente, ma proprio per questo non lo giudico, per questo rimprovero sempre tuo padre. Non sei una bambina e hai tutto il diritto di vivere la tua storia senza sentirti oppressa da noi.”
“Perché lui non lo capisce?”
“Ali, basta così, non è un tuo problema al momento”
La ragazza sospirò e si alzò.
“Finisco di prepararmi, devo uscire”
Allison si chiuse in camera sua per cercare un po’ di spazio per sé, si rese conto di aver detto qualcosa di molto serio a sua madre e qualcosa che non sapeva da dove fosse uscito, qualcosa su cui non si era poi interrogata davvero molto e che probabilmente ancora non capiva bene. Dopo un po’ le arrivò il messaggio di Daniel così uscì e si ritrovò davanti il suo ragazzo sorprendentemente non in moto, ma in auto. La ragazza sorrise fra sé e sé e salì in auto.
“E io che mi aspettavo un ragazzo in moto”
Disse sarcastica la ragazza.
“Sta per nevicare non credo sia il caso”
“Non pensavo avessi una macchina”
“La uso solo nei mesi più freddi dell’anno, la moto mi costa meno”
Allison si mise comoda e diede uno sguardo all’auto, poi notò un mazzo di fiori sul sedile posteriore, si allungò e li prese.
“E questi?”
Disse ridendo
“Devo deluderti, non sono per te”
La ragazza corrucciò la fronte, ma non aggiunse altro. Dopo un altro breve tratto, Allison riconobbe il cimitero. I due scesero dall’auto senza dire nulla.
“E’ successo oggi?”
Chiese Allison conoscendo già la risposta e campendo improvvisamente il comportamento un po’ assente del ragazzo negli ultimi giorni.
“Si”
Disse Daniel fermandosi. La ragazza si voltò con il ragazzo e dopo qualche secondo a fissare la foto del ragazzo, le sembrò di vivere in un mondo parallelo. Dal canto suo Daniel aveva posato i fiori e poi si voltò verso la ragazza che sembrava quasi stare peggio di lui, era bianca e un po’ turbata.
“Ali, stai bene?”
La ragazza non rispose immediatamente, ma dopo qualche secondo di silenzio parlò.
“Io..lo conosco”

Dave uscì rapidamente dalla classe, seguì nei corridoi Tom senza troppo successo. Alcuni ragazzi della squadra di baseball in cui si era imbattuto lo trattennero e quindi perse di vista il ragazzo. Dopo un quarto d’ora di finto interesse e di parole che lo sommergevano senza alcun senso, Dave riuscì a liberarsi, si recò nell’atrio della scuola e si guardò intorno. Riuscì a scorgere Tom, così si avvicinò a lui.
“Davvero Tom?”
Disse sarcastico allargando le braccia in segno di disappunto. Il ragazzo lo guardò perplesso.
“Molla quella roba prima che finisca male”
Tom guardò la sigaretta illegale che aveva tra le mani e accennò un sorriso sarcastico.
“David, torna a casa”
“Cos’è successo? Hai lasciato la squadra, i tuoi voti sono un disastro, adesso anche le canne? Andiamo Tom. Non sei così. Da quando hai cominciato a frequentare quei tizi..”
“Non è esattamente la tua vita perfetta amico”
“Quale vita perfetta! Nessuno dei due ce l’ha, ma di certo il fatto che mio padre sia morto quando avevo sei anni, non è una giustificazione per farmi di erba o ubriacarmi continuamente.”
Tom fece un altro tiro.
“Dave non c’entra nulla. Niente di niente. Io sto bene così. Cosa si può ottenere senza soldi, senza futuro, senza lavoro? Finirò a fare l’operaio da qualche parte spaccandomi la schiena per dieci ore e tornare a casa da una moglie e dei figli che avrò condannato alla mia stessa misera esistenza. Il mio futuro è già scritto. Al momento voglio divertirmi un po’”
“Così non ci arriverai nemmeno al tuo futuro già scritto. E tuo fratello? Ha solo te, cosa gli dimostrerai così? Tanto vale divertirsi?”
Tom sbuffò alzando gli occhi al cielo.
“Non essere melodrammatico. Daniel è in gamba, più di me, se la caverà. Non sarà la mia copia.”
Tom fu distratto da una bambina che piangeva silenziosamente qualche metro alle spalle di Dave, poi tornò a guardare il ragazzo.
“Ascolta non sono affari tuoi, non più. Sei stato un ottimo amico, non sentirti in colpa per me”
Tom gettò il resto di quello che stava fumando per terra e si avvicinò alla bambina.
“Stai bene?”
Sembrava davvero spaventata.
“Allie!”
Dave si voltò riconoscendo sua nipote e si avvicinò.
“Cos’è successo? Stai bene?”
La bambina continuò a piangere scossa dai singhiozzi.
“E’ tua nipote? Tua sorella non abita fra i ricchi sfondati? Com’è arrivata qui?”
Disse sarcastico Tom. Dave gli lanciò un’occhiataccia. Tom mise la mani in tasca e tirò fuori una caramella.
“Avanti quegli occhietti non meritano tante lacrime”
Disse il ragazzo allungando il palmo aperto con sopra la caramella. Allison piano smise di piangere e prese timidamente la caramella, poi guardò Dave.
“Papà si arrabbierà”
Dave sospirò grattandosi la testa.
“Si, si lo farà piccola peste”
“Io tolgo il disturbo, ciao piccolina”
Tom le scompigliò i lunghi capelli castani, Dave cercò di fermare l’amico senza molto successo.
“Tom, aspetta”
“Occupati di lei, io non ho bisogno di aiuto”

Daniel ed Allison non parlarono della cosa, il ragazzo si sentì stranito dalla situazione. Tornarono a casa dal ragazzo e una volta dentro Allison si sedette sullo sgabello dell’isola della cucina.
“Sei sicuro che non vuoi sapere nulla?”
Il ragazzo sospirò sedendosi sul divano.
“Non lo so..”
Allison si alzò e si sedette accanto a lui.
“Cosa pensi che ti dirò?”
“Ho uno strano ricordo di lui ok? Non ricordo nemmeno com’era prima che..cambiasse. E non perché fossi troppo piccolo, perché semplicemente tutto quello che è diventato mi ha fatto dimenticare quello che era.”
“E quindi? E’ stato gentile con me, avevo otto o nove anni. Mi ero ostinata a voler tornare a casa da sola a piedi all’insaputa dei miei, mi sono persa e mi sono ritrovata a scuola da mio zio, parlava con tuo fratello”
Daniel la guardò perplesso
“Zio?”
“Si, mio zio, l’hai visto, è venuto a prendermi un giorno. Avevamo litigato”
“Oh. Si, ricordo”
Il ragazzo scosse la testa sentendosi molto stupido per quello che aveva pensato sul ragazzo.
“E’ stato gentile, l’ho visto qualche altra volta con lui, ogni volta discutevano, ma aveva sempre una caramella alla fragola per me”
“Sicura fossero caramelle?”
“Daniel..”
“Non ci riesco ok?”
Il ragazzo si alzò nervoso.
“La verità è che sono così arrabbiato con lui. Se l’è cercata lui. E io mi sento sempre così in colpa, perché avrei dovuto arrabbiarmi, avrei dovuto probabilmente prenderlo a schiaffi. Tra i due il maggiore sembravo io e..e invece l’ho lasciato fare, ho detto a mia madre di ignorarlo, di ignorare il fatto che volesse rovinarsi la vita, ero semplicemente stanco. E lui non ha fatto nulla, non ha lottato nemmeno per salvare se stesso”
Allison restò seduta sul divano guardandolo dispiaciuta. Sapeva quanto il ragazzo stesse ancora male per quello, ma non aveva idea che fosse così arrabbiato con lui oltre che con se stesso.
La ragazza si alzò avvicinandosi a lui, gli prese la mano cercando di tranquillizzarlo.
“Non puoi incolparti per questo. Ognuno decide della propria vita e se lui aveva deciso questo per sé, è ora che tu accetti tutto questo. Le decisioni degli altri influenzano le nostre vite, ma restano comunque loro decisioni, nel bene o nel male.”
Daniel posò una mano sul viso della ragazza guardandola quasi sofferente.
“Che cosa dovrei fare?”
Allison posò la sua mano su quella che il ragazzo aveva sul suo viso.
“Lascialo andare”

“Toc toc”
Jake si appoggiò allo stipite della porta aperta della camera della figlia. Allison era sul letto sommersa dagli appunti.
“Ciao”
“Non voglio disturbarti, volevo solo dirti che dopo domani abbiamo un evento a cui partecipare”
Allison cambiò espressione.
“Per evento..
Marcò la parola e mimò delle virgolette con le mani.
“..intendi vestiti eleganti e paparazzi?”
L’uomo alzò le spalle e Allison sbuffò.
“Devo proprio?”
“Tesoro, lo sai che cerco di farvi partecipare a meno roba del genere possibile, ma si, te ne sarei molto grato. E comunque ci sarà anche Rebekah”
“Ok, va bene”
Disse senza troppa enfasi. Quel pomeriggio Allison dovette andare ad una lezione e dopo passò per il centro dove doveva incontrarsi con Rebekah per dare un’occhiata a qualche vestito per la serata di beneficienza.
“Allora, che genere di vestito vuoi vedere?”
“Non lo so, tanto è uno di quei vestiti che non metterò più per il resto della mia vita”
Rebekah rise.
“Sei noiosa. Molti vorrebbero essere al nostro posto”
“Se me ne indichi qualcuno gli cedo il posto”
Disse sarcastica Ali, poi guardò un momento la sua amica.
“Come stai?”
“Mh?”
Rebekah si distrasse dal vestito e la fissò.
“Bene”
“Sam si è più..fatto vedere?”
Rebekah scosse la testa.
“No, grazie al cielo e non voglio pensare nemmeno che sia qui”
“Ok..senti cambiamo negozio ti va?”
“Si, decisamente”
Le due ragazze si infilarono in una boutique dando un’occhiata ai vestiti. Mentre Allison ne faceva scorrere un paio sull’appendiabiti di fronte a sé, notò una delle commesse che si guardava intorno.
“Oh no”
Allison richiuse lo spazio che si era creato nello spostare gli abiti nascondendocisi dietro.
“Beky, possiamo andare via?”
Disse raggiungendo l’amica.
“No, ho trovato l’abito perfetto! Lo provo e..”
“No, dobbiamo andare via, adesso”
“Ma..”
“Allison! Non ero sicura fossi tu, ma a quanto pare non mi sbagliavo”
Allison e Rebekah continuarono a guardarsi, Ali alzò gli occhi al cielo e poi si voltò sfoderando un sorriso convincente.
“Ciao Sasha. Non sapevo lavorassi qui”
“Solo da un paio di settimane, ho dovuto lasciare il vecchio lavoro”
“Chissà perché..”
Mugugnò Rebekah continuando a guardare l’abito che tanto le piaceva, poi Ali le diede un colpo e alzò lo sguardo sorridendo forzatamente.
“Sasha, lei è Rebekah”
“Piacere..posso aiutarvi? Puoi provarlo se vuoi, cerco la tua taglia in magazzino”
Rebekah guardò Allison, il vestito le piaceva davvero molto.
“Bene, grazie.”
Sasha sorrise e si allontanò.
“Magari è stata licenziata per stalking”
“Beky”
“Perché sei gentile con lei? E’ una stronza che vuole il tuo uomo, a quest’ora l’avrei già..”
“Beky!”
“Ali, è così lo sai”
“No. No, hanno passato tutta la vita insieme non farò la stronza con l’ultima parvenza di famiglia che Daniel ha”
“No, è solo lo spettro della sua famiglia, lo spettro di suo fratello, lei vuole voltare pagina e come, saltando nel suo letto però”
“Smettila di dire queste cose”
Disse quasi disgustata Allison che si diresse verso i camerini con un vestito tra le mani.
“Lo faccio solo per te! Ricordi Tania Peterson vero?”
“Cosa c’entra ora quella..”
Allison si bloccò prima di poter andare avanti.
“Ti ricordi cosa le hai combinato al ballo del secondo anno vero? Solo perché aveva una cotta per il tuo accompagnatore, con il quale, ricordiamoci, sei stata per sole due settimane”
“Era un’atleta idiota”
“Non è questo il punto Ali”
La ragazza sbuffò.
“Avevamo sedici anni. Arrivate all’ultimo anno abbiamo smesso di disseminare terrore a scuola. Abbiamo deciso che era ora di diventare delle donne mature che si accingevano a diplomarsi e ad entrare al college”
“E non c’è cosa che ci sia riuscita meglio, nessuno ci riconosceva più, ma ci portavano rispetto. Pretendi rispetto da quella finta biondina. Marca il territorio!”
“Non siamo animali Rebekah”
“Sveglia la reginetta della scuola prima che Sasha diventi la vendetta di Tania Peterson e si prenda Daniel”
Sasha uscì fuori dal magazzino con il suo vestito di Rebekah, la ragazza lo prese e lo andò a provare.
“Quello non lo provi? E’ della tua taglia mi pare”
Allison guardò Sasha e poi il vestito che aveva in mano.
“Non lo so”
“Cosa c’è che non va Allison?”
La ragazza chiuse gli occhi per calmarsi, le cose che le aveva detto Rebekah non le erano indifferenti e sebbene cercasse di farsi andare bene Sasha, non era così. L’aveva vista un paio di volte e aveva provato anche a parlarci, ma questo non le era servito a granchè.
“Ti prego smettila, smettila di essere così”
Sasha la guardò perplessa.
“Non so se sei davvero innamorata del mio ragazzo o semplicemente ossessionata, ma smettila di fingere di essere mia amica o di essere gentile solo per rimanergli vicino. E’ inquietante, ossessivo e di cattivo gusto.”
“Non so davvero di cosa tu stia parlando”
“Non far uscire la principessina che è in me, è viziata e cattiva e ottiene quello che vuole, quindi dimenticalo, ti conviene”
“Sembra una minaccia? Sai che mi renderesti tutto solo molto più semplice si?”
Disse poi Sasha sorridendole sicura di sé.
“Daniel è davvero molto dolce e onestamente mi crederebbe se gli dicessi qualcosa, dopo tutti questi anni, si mi crederebbe e che la sua fidanzatina poco più che liceale faccia la stronza con me non credo che sia del tutto piacevole”
“Nemmeno che tu faccia la stronza con me è piacevole non trovi?”
Sasha alzò le spalle.
“Al momento quella poco carina sei stata tu se non erro. Oh e se volessi provare qualcosa di piacevole dovresti chiedere a Daniel, posso garantire io per le sue capacità.”
Allison lanciò uno sguardo di fuoco alla ragazza, poi Rebekah uscì dal camerino vedendo l’amica molto turbata.
“E’ tutto ok?”
Allison lasciò il vestito bruscamente nelle mani di Sasha.
“Ci vediamo domani Rebekah”
La ragazza uscì dal negozio turbata quasi non riuscendo più a respirare.

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannovesimo ***


                

 

 

 

 

CAPITOLO DIANNOVESIMO

Allison era a casa di Daniel che sistemava qua e la. La casa era un po’ un disastro, ma non le pesava molto mettere in ordine ciò che poteva. In effetti si trovava molto a suo agio a farlo, come se fosse ordinaria amministrazione, era una strana sensazione.
“Ehi!”
Daniel rientrò in casa, si tolse la giacca e la appese all’appendiabiti, Allison gli sorrise e si lasciò abbracciare quando sentì le braccia del ragazzo circondarle la vita mentre riponeva dei libri nello scaffale.
“Mi mancherai”
Disse il ragazzo dandole un bacio sulla testa, Allison continuò a sorridere ad occhi chiusi, poi assunse un’aria perplessa quando iniziò a riflettere sulle parole del ragazzo.
“In che senso?”
La ragazza aprì gli occhi continuando ad avere un’aria perplessa che si accentuò quando notò una piccola valigia alla soglia della porta. E quella da dove è sbucata?
“Che mi mancherai, tutto qui”
Allison notò una cornice su uno dei ripiani della libreria. Daniel non aveva foto in casa. Si staccò dal ragazzo e la prese in mano, c’erano loro nella foto, lei aveva la toga e la pergamena rappresentante la laurea in mano.
“Ali tutto ok?”
La ragazza si guardò intorno.
“Non lo so”
“Non mi sembra che tu stia bene, riprendi le valige, chiamo Sasha, le dico di rimandare a domani..”
“Cosa? Chi?”
Il ragazzo la guardò perplesso, lei ancora di più.
“Le valige sono mie? Perché..perché sono lì. La domanda giusta è perché io sono qui in realtà. E questa?”
Disse indicando la foto che aveva in mano.
“No decisamente non stai bene”
Il ragazzo prese in mano il telefono, ma lei lo fermò.
“Non chiamarla, che cosa c’entra ora.”
“Ehi avete deciso voi, io non c’entro nulla”
“Deciso cosa?”
Disse confusa la ragazza.
“Che vi sareste alternate nella mia vita”
“Stai scherzando spero!”
Allison era sempre più shoccata.
“Io te l’ho detto”
Allison si voltò e seduta sul divano c’era Rebekah che arrotolava una ciocca di capelli intorno all’indice e intanto la guardava scettica.
“Ti avevo detto di mettere in chiaro le cose, ma non mi hai ascoltato”
Allison si voltò ancora e si ritrovò di fronte Sasha e Daniel che si baciavano, la ragazza fece una smorfia e si avvicinò arrabbiata, spinse la ragazza malamente.
“Sta lontana dal mio ragazzo!”
Allison fu svegliata dal suono irritante della sveglia, non c’era stato giorno in cui avesse ringraziato la sveglia, fino a quel momento ovviamente. Si stropicciò gli occhi avvilita e prese il telefono. Aveva diverse chiamate di Daniel. Dopo lo scontro con Sasha lo aveva evitato per tutta la sera, gli aveva semplicemente mandato un messaggio chiedendogli di poter stare sola per un po’, aveva fatto lo stesso con Rebekah che aveva provato a chiamarla. Dopo poco le arrivò l’ennesimo messaggio di Daniel. Lo stava facendo impazzire di sicuro, ma quella che si sentiva certamente peggio era lei. Nonostante stesse cercando di uscire dal letto, la prospettiva di andare a lezione era alquanto fastidiosa, perciò decise bene che la sua carriera universitaria poteva prendersi un giorno libero. Daniel si sarebbe arrabbiato molto. Scosse la testa a quel pensiero, era lei a dover essere arrabbiata, non certo lui. Se solo sapesse perché. Ricacciò via la sua stupida coscienza e si infilò nuovamente sotto le coperte. A metà mattina, Daniel provò a chiamarla ancora, Allison decise di rispondere.
“Dio, Allison vuoi farmi impazzire o cosa? Che è successo?”
Allison sospirò, nonostante sentisse il tono di voce arrabbiato e preoccupato al tempo stesso del ragazzo, non ce la faceva a parlargli.
“Daniel, ho solo bisogno di qualche giorno di tranquillità, tutto qui”
“Perché?”
“Solo questo”
“Allison, odio le prese in giro”
“Oh, ma guarda un po’, anche io..eppure questo non ti ha fermato”
“Cosa?”
“Perché non ti fai un esame di coscienza?”
“Davvero non so di cosa stai parlando”
Allison sbuffò.
“Chissà perché non avevo dubbi a riguardo”
“Allison perché non mi dici cosa ho fatto così la finiamo?”
“Non adesso. Non mi va di parlarne. Oggi non verrò a lezione quindi puoi fare a meno di cercarmi”
Allison riattaccò e spense il telefono. Anche per quel giorno aveva evitato sia Daniel che Rebekah, voleva solo pensare a cosa fare e al perché Daniel non fosse stato sincero con lei fino in fondo. Inoltre non riusciva a capire perché le avesse permesso di far parte ancora della sua vita in modo così assiduo nonostante stessero insieme. Il giorno successivo, la ragazza non aveva nessuna voglia di partecipare all’evento né tanto meno di vestirsi elegante, ma lo aveva promesso a suo padre e lo avrebbe fatto. Non aveva nemmeno un vestito, ma decise di indossare quello che Rebekah aveva fatto per la fiera. Dopo aver preso un ottimo voto in accademia, l’amica glielo aveva regalato. Pensò al commento di Daniel al riguardo e si incupì ulteriormente.

Intanto a casa Ross anche Rebekah si stava preparando. La ragazza sentì bussare alla porta.
“Arrivo, arrivo!”
La porta si aprì.
“Papà..sono pronta lo giuro”
“Si, però se magari liquidi anche il ragazzo al piano di sotto te ne sarei grato, siamo in ritardo”
Rebekah corrucciò la fronte perplessa.
“Cosa?”
“C’è un ragazzo di sotto che vorrebbe parlare con te a quanto pare. Ha detto di chiamarsi Daniel. Non è il nome del ragazzo..
Sottolineò la parola mimando delle virgolette con le mani
“..di Ali?”
“Dannazione. Si infatti”
Rebekah prese la giacca pesante e la borsa uscendo dalla sua stanza e tirando con sé suo padre. La ragazza fasciata in un lungo abito rosa pallido scese con difficoltà le scale, poi intravide la figura di Daniel che era intrattenuto da sua madre. La ragazza sospirò.
“Ci metto due minuti davvero”
Disse la ragazza eloquentemente facendo capire ai genitori che potevano iniziare ad uscire.
“Ti aspettiamo in macchina”
Disse la madre sorridendole e uscendo con il marito.
“Ho davvero solo centoventi secondi non di più”
Disse Rebekah lasciando la sua borsa nelle mani del ragazzo  mentre indossava il cappotto. Daniel guardò la borsetta corrucciando la fronte, poi Rebekah la riprese.
“Sessanta secondi Daniel, così non va bene”
“Che diavolo è preso alla tua amica?”
Rebekah sospirò.
“Non lo so, non la sento dall’altro giorno”
Daniel restò spiazzato dalla notizia non si aspettava che non si fosse fatta viva anche con lei.
“Ma ho intenzione di scoprirlo stasera visto che la vedrò”
“Non posso aspettare”
“Mi dispiace, non credo di poterti fare entrare”
“No, non intendevo questo. Possibile che tu non sappia nulla? Nessun sospetto, perché credimi io mi sono sforzato davvero molto, ma non so di cosa stesse parlando”
Rebekah si avvicinò alla porta e l’aprì.
“Daniel devo davvero andare. Comunque, l’ultima persona con cui ha parlato prima che si stranisse è stata Sasha, magari dovresti chiedere a lei”
La ragazza richiuse la porta alle loro spalle.
“Non so dirti di più, mi dispiace”
Rebekah alzò le spalle e appoggiò una mano sul braccio del ragazzo in segno di conforto.
“Le parlerò promesso”
La ragazza si dileguò entrando nell’auto lasciando Daniel perplesso e smarrito. Quando Rebekah arrivò nella sala dove si sarebbe tenuta la cena di beneficenza, cercò di adocchiare l’amica e nel momento in cui la notò assorta a fissare il pavimento in un angolo si precipitò verso di lei con il passo di una furia.
“Come hai potuto ignorarmi per due giorni?”
Allison alzò lo sguardo su di lei e, nel momento in cui i loro occhi si incrociarono, Rebekah capì che la situazione era davvero grave.
“Andiamo in bagno dai”
Rebekah prese per mano l’amica trascinandola in bagno.
“Mi vuoi dire cosa è successo?”
“A quanto pare Daniel e Sasha sono stati molto più intimi di quello che lui mi abbia detto o fatto capire”
Disse la ragazza seccata.
“Te l’ha detto lei?”
“Si, di certo non me l’ha detto lui”
“E le hai creduto?”
Allison guardò l’amica sconcertata.
“Beky che domande sono?”
“Una domanda ovvia visto il soggetto”
Allison incrociò le braccia infastidita.
“Senti Ali sono solo sincera ok? Avresti dovuto parlare con lui prima”
“Per farmi mentire ulteriormente? La cosa che più mi fa impazzire è che abbia lasciato che fosse ancora così vicina a lui nonostante ora ci sia io”
“Non sai cosa ti avrebbe detto, non lo sai.”
“Grazie per essere dalla mia parte!”
Disse sarcastica Allison.
“La verità è che sei spaventata a morte. Sei spaventata da quello che lui ti dirà, perciò preferisci credere a lei a priori”
“No sono semplicemente stanca di essere presa in giro.”
Allison uscì in fretta dal bagno, non voleva più sentire nulla, fu seguita a ruota dall’amica e il passaggio fu bloccato da un uomo della sicurezza.
“Mi scusi signorina Thomas, fuori c’è un ragazzo che insiste per vederla. Non dovrei lo so, ma è stato davvero insistente e ci sono i paparazzi e non vorrei creare scompiglio”
“Ali, parlagli”
La incitò Rebekah alle sue spalle capendo che sicuramente era Daniel.
“Può portarlo all’altra uscita?”
Disse Allison all’uomo della sicurezza, che annuì e si dileguò. Daniel ed Allison si incontrarono lontano da occhi indiscreti.
“Si può sapere che succede?”
Allison puntò lo sguardo per terra cercando di raccogliere le idee.
“Rebekah mi ha detto che l’ultima persona con cui hai parlato è stata Sasha. Sono stato a casa sua per poterle chiedere cosa ti avesse detto, ma non c’era, quindi ho pensato di venire direttamente qui. Ti avrei comunque aspettato davanti casa tua. Credo che due giorni siano più che sufficienti per qualcosa che non so nemmeno di aver fatto”
Allison sospirò chiudendo gli occhi, poi li riaprì e lo guardò.
“Mi hai detto tutto Daniel vero?”
“Di cosa parli?”
“Di te..e di lei”
“Non ne posso più di indovinelli”
“Sei stato a letto con lei?”
Daniel la guardò sorpreso.
“Cosa? No”
“Non mentirmi”
“Non ti sto mentendo, che fai credi a lei? Sul serio Ali?”
“Io..non lo so ok?”
“No, non è ok, e sai perché? Perché io, a differenza di te, mi aspetto che la persona che amo abbia fiducia in me e mi creda, perché io ho fiducia in te e ti crederei”
Allison sgranò gli occhi alle parole del ragazzo e si sentì tremare le gambe nuovamente, come quando lui la baciò per la prima volta.
“Daniel..”
La ragazza cercò di avvicinarsi a lui, ma il ragazzo indietreggiò di un passo, da un lato perche si era reso conto delle sue parole, dall’altro perché adesso era lui ad essere arrabbiato.
“Credo che adesso sia io ad aver bisogno di un po’ di spazio”
“Daniel aspetta”
Allison cercò di fermarlo senza troppo successo. Dopo un po’ che il ragazzo se ne fu andato, Allison continuò a rimanere lì, non riusciva a rientrare, sapeva che se avesse visto qualcuno sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro.
“Ali! Sei ancora qui? Prenderai freddo. Com’è andata?”
Rebekah raggiunse l’amica e nel momento in cui Allison la guardò i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ho rovinato tutto”
Rebekah la guardò dispiaciuta e l’abbracciò cercando di tranquillizzarla.

Una volta tornati a casa, Allison rimase seduta fuori sui gradini del portico della villa stile vittoriano dei suoi. L’ennesima lacrima solitaria scese lungo la sua guancia e come sempre la asciugò con la sua mano. La porta alle sue spalle si aprì e si richiuse.
“Tesoro dovresti entrare”
Disse Jake sedendo sia accanto alla figlia.
“Fa davvero freddo e non voglio una figlia malata”
La ragazza non rispose e l’uomo sospirò e le accarezzò la schiena in un gesto di affetto.
“Cos’è che non va?”
“A quanto pare sono una campionessa nel non far funzionare nessuna delle mie relazioni”
“Avrai ereditato i geni sbagliati, speravo che prendessi da tua madre”
Allison si lasciò scappare un sorriso, ma poi le lacrime ricominciarono a scendere.
“Oh andiamo tesoro, che succede? Tu non ti lasci abbattere così.”
“Avrò qualcosa di sbagliato. Non ne faccio una giusta, non appena..”
Allison sospirò passandosi una mano sulla testa.
“Cosa? Non appena le cose si fanno serie senti l’impellente bisogno di scappare? Conosco quella sensazione Ali. A quanto pare mi assomigli più di quanto pensassi”
“Quello instabile doveva essere Josh, invece lui è in grado di avere una relazione, io no”
“Josh sta con qualcuno?”
Allison si morse la lingua rendendosi conto di aver detto qualcosa che non doveva.
“Oh no, papà non dovresti saperlo”
“No. Hai ragione, anche perché non posso preoccuparmi di due figli alle prese con l’amore contemporaneamente. Non sono bravo con queste cose”
“Papà vai benissimo così credimi”
Jake sorrise a sua figlia e le accarezzò la guancia.
“Tesoro prendi ciò che vuoi, lotta per quello che vuoi, te l’ho sempre detto. Sei giovane, bella, intelligente, il tuo futuro è nelle tue mani, che sia carriera o amore Allison non sei il tipo che si arrende, quindi va lì fuori e combatti”
“Sono già fuori e fa piuttosto freddo”
I due si misero a ridere.
“E io che volevo essere incoraggiante.”
“Grazie papà”
“Ora devi rientrare in casa, è tardi e fa freddo, andiamo”
Jake si alzò e porse la mano alla figlia per aiutarla ad alzarsi, poi rientrarono in casa.

 

ANGOLO DI ARI

 

Mi fermo solo per dire che ho cambiato copertina dato che direi che Lucas non c'entra più da un pezzo e credo sia il caso di eliminarlo :) A presto Ari

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Capitolo 21
*** Capitolo ventesimo ***


                          

 

 

CAPITOLO VENTESIMO

Daniel quella sera tornò nuovamente a casa di Sasha, era tardi ed era la terza volta che si recava lì senza successo. Scese dalla macchina e provò nuovamente a suonare. Ancora una volta non ebbe risposta. Il ragazzo stava recandosi di nuovo verso la sua macchina, ma poi il cervello cominciò a lavorare lucidamente. Era strano che non fosse in casa. Era tardi e non era il tipo che usciva a quell’ora. Il ragazzo ritornò sui suoi passi e bussò vigorosamente.
“So che sei lì, apri”
Il ragazzo sapeva di avere ragione ed era così. Sasha era dentro sin dalla prima volta in cui il ragazzo si era recato a casa sua, ma non gli aveva aperto. Sapeva perfettamente di aver esagerato con Allison lo stesso giorno in cui aveva detto quelle cose, ma poiché nessuno si era fatto vedere o sentire, aveva pensato di averla passata liscia. Poi però il ragazzo si presentò improvvisamente e lei aveva capito, così aveva deciso di non aprirgli nella speranza che le cose si sistemassero da sole.
“Sasha! Non farmi svegliare tutto il vicinato!”
La ragazza sospirò ed esasperata dai colpi alla porta decise di andare ad aprire. Da quelle parti di Brooklyn era meglio non far arrabbiare nessuno.
“Sei impazzito?”
Disse lei aprendo vigorosamente la porta e guardandolo arrabbiata.
“Io?”
Disse lui a denti stretti, poi la prese per un braccio facendola entrare e seguendola all’interno, chiuse la porta rumorosamente.
“Cosa esattamente credevi di fare dicendo ad Allison che eravamo stati insieme?”
“Non so di cosa parli”
Sasha decise di mentire. Infondo non aveva detto nulla di così esplicito.
“Non mentirmi proprio mentre sono di fronte a te! Mi hai preso per un’idiota per caso?”
“Senti io non so cosa diavolo sia preso alla tua ragazzina, magari è solo un capriccio, magari dovresti semplicemente chiederti se non è una principessina viziata che vive sulla Park Avenue. Ora se non ti dispiace, è molto tardi e..”
“Fai sul serio? Credi davvero che continuerò a lasciarmi influenzare così? Sono stato comprensivo, più di quanto avrei dovuto e ho cercato, davvero, ho cercato duramente di non prendermela, di non pensare che in fin dei conti tutti avessero ragione su di te. Ma adesso, adesso mi rendo conto che era solo un modo per avere rispetto per lui e onestamente non se lo merita, nessuno di voi due se lo merita. Io ho chiuso, ho davvero chiuso.”
La ragazza lo guardò nel panico cercando di ridimensionare le sue parole.
“Cosa? Daniel è lei che ti sta completamente portando fuori strada!”
“No, lei mi ci ha riportato, è questo che tu non capisci! Non sei tu quella persona, non per me. Quindi se non riesci ad accettare questo, e so che non lo farai mai, è davvero ora che tu esca dalla mia vita. Per sempre”
“Daniel!”
Il ragazzo la ignorò e uscì fuori non potendo più sostenere la situazione.

Il mattino seguente Rebekah portò fuori Allison a fare colazione. Inutile dire che nemmeno la sua colazione preferita era riuscita a smuoverla dai suoi pensieri ed era completamente intatta di fronte a sé.
“Non hai toccato nemmeno il caffè. Tu sei dipendente dal caffè”
Allison sospirò appoggiando la schiena alla morbida sedia di pelle sulla quale era seduta e si voltò verso la grande vetrata che dava sulla strada.
“Al momento non riuscirei ad ingerire nulla”
Rebekah la studiò attentamente mangiando un generoso pezzo di waffel cosparso di cioccolata. Una volta buttato giù il boccone parlò richiamando Allison.
“Tesoro, gli hai almeno parlato?”
Disse affranta vedendola triste e assente.
“Si. Ho provato a chiamarlo, ma non ha risposto, poi mi ha mandato un messaggio dicendomi che avremmo parlato, ma che adesso voleva semplicemente calmarsi ed evitare di fare un discorso sulla base della rabbia”
“Bè non è proprio un male che ti abbia detto così no?”
“Si. E’ terribile, perché più ci rifletterà più capirà che sono solo stata una ragazzina stupida che non ha avuto fiducia nel proprio ragazzo”
Rebekah le prese la mano sul tavolo.
“Oh andiamo, vedrai che andrà tutto bene. Sono sicura invece che si calmerà e risolverete tutto”
“Questo silenzio mi sta torturando”
“Non per fare l’amica acida, ma anche tu lo hai ignorato per due giorni interi, anche me, ma dettagli, quindi puoi immaginare come si sarà sentito ora”
Allison le lanciò uno sguardo scocciato.
“Oh bè, grazie”
“Andiamo, ti sto prendendo in giro..credo”
Allison scosse la testa e assaggiò un po’ del caffè che era ancora interamente nella tazza.
“Ad ogni modo domani è domenica e non ho nessuna intenzione di rischiare lunedì di stare in questa situazione a lezione o in ospedale, quindi domani andrò da lui se ancora non si farà sentire”
“Bene, prendere le situazioni di petto, mi piace”
“Oh finalmente ho la tua approvazione”
Disse sarcastica Allison, intanto anche Cassie entrò nel locale.
“Scusate, ho dovuto fare colazione con mia madre, oggi aveva voglia di una chiacchierata madre-figlia. Che gli sarà preso non lo so”
Disse sospirando e sedendosi insieme alle altre. Allison e Rebekah la guardarono e sorrisero.
“Allora, che mi sono persa?”
Rebekah guardò Allison.
“Un piccolo guaio”
Cassie alzò un sopracciglio interdetta.
“Ali ma quel povero waffel?”
Allison prese il piattino e lo mise davanti alla ragazza.
“Non avevi già fatto colazione?”
Disse poi. Cassie alzò le spalle.
“Ho fatto una corsa, mi è tornata la fame..allora ditemi”
Rebekah si alzò.
“Io devo andare, Steve mi sta aspettando, ti racconterà Ali, ha litigato con Daniel, ti prego, non farla deprimere ok? Te l’affido”
“Non ho bisogno di una balia, grazie”
Si oppose risentita Allison.
“Sorridi un po’!”
Rebekah le diede un bacio sulla guancia e uscì dal locale.

“Sono a casa”
Allison entrò e si sedette comoda sul divano.
“Serata in casa?”
Dave spuntò dalla cucina e si sedette malamente vicino alla ragazza, tant’è che si udì un tonfo.
“Dave!”
Lo rimproverò Allison guardandolo male.
“Non sei proprio una piuma con tutta quella massa muscolare, vuoi distruggere il divano?”
Disse sarcastica.
“Ma come siamo simpatiche”
“Tu che ci fai a casa? E’ sabato sera anche per te”
“Io sono stato fuori per anni, non sono ancora rientrato nel giro”
Allison sorrise.
“Oh quindi puoi farmi compagnia mentre mi deprimo davanti ad un film?”
“Ti prego. Vediamo una commedia”
“Assolutamente no”
Il ragazzo sbuffò.
“Ok solo perché sei triste e depressa a causa della lite con il tuo fidanzato”
Allison sgranò gli occhi.
“Ma perché siete sempre tutti al corrente degli affari miei?”
“Perché funziona così qui”
La prese in giro il ragazzo. Allison lo guardò e si rese conto di non avergli ancora detto nulla di Daniel e delle recenti scoperte che aveva fatto.
“Non hai contattato nessuno dei tuoi vecchi amici quindi?”
Dave corrucciò la fronte e la guardò perplesso.
“No. Ho perso i contatti con loro dopo essere partito..perchè tutto questo interesse?”
Allison restò spiazzata. Non sapeva se il caso dirglielo o meno. Bè probabilmente avrebbe dovuto aspettare di vedere come andava con Daniel, magari il ragazzo l’avrebbe lasciata, perché far affiorare ricordi dolorosi? Ok la verità è che non se la sentiva e non era dell’umore per fare un discorso del genere con lui.
“Così, infondo funziona così qui no?”
Rispose lei sarcastica.
“Ci sono delle pizze nel congelatore ti va?”
La ragazza si alzò prendendo la roba che aveva lasciato all’entrata.
“Va bene, scelgo il film”
“Non ti azzardare! Lascio queste cose di sopra e appena scendo prepariamo la cena e lo scegliamo insieme”
“Oh andiamo non mi va di deprimermi!”
Gli urlò lui mentre la ragazza saliva le scale facendo finta di non ascoltarlo.

Il giorno successivo Allison controllò per l’ennesima volta i messaggi in segreteria senza nessuna novità.
Compose il numero di Daniel, ma partì la segreteria.
“Ciao. Non so se ascolterai questo messaggio, ma..”
La ragazza sospirò.
“Ho bisogno di parlare con te. Mi manchi e lo so che sono stata stupida e..Dio solo sa cosa..ma..”
La segreteria suonò nuovamente segnalando la fine dello spazio disponibile. Allison sbuffò riagganciando. Si alzò e si mise davanti all’armadio cercando qualcosa da indossare, non avrebbe passato un minuto di più in quella situazione. Dopo essersi preparata scese di sotto e prese il cappotto.
“Io esco!”
Disse affacciandosi alla cucina.
“Niente colazione?”
Disse sua madre versando del caffè in una tazza.
“No grazie. Vado a prendermi ciò che voglio”
Serena corrucciò la fronte ed Allison sospirò.
“Sto solo seguendo un consiglio”
Disse la ragazza dando un bacio sulla guancia al padre seduto a leggere il giornale che la stava ignorando di proposito.
“Prego”
Disse poi lui senza staccare gli occhi dal giornale. Allison sorrise e uscì di casa, prese l’auto e si recò a casa di Daniel. Guardò l’ora non era poi così presto e comunque non era il tipo che dormiva fino a tardi. Sperava solo che non fosse in ospedale. Non aveva pensato molto a cosa gli avrebbe detto, aveva pensato che prepararsi un discorso non sarebbe servito a niente e soprattutto sarebbe sembrato molto finto. Quello che voleva e che doveva dire infondo lo sapeva, sapeva quello che aveva dentro e il motivo per cui era successo tutto quel caos. Doveva solo farglielo sapere. Prese un grande respiro e suonò in attesa che gli aprisse.
Intanto all’interno della casa Daniel era seduto sullo sgabello dell’isola in cucina. Aveva una tuta e una maglia a maniche corte, una tazza di caffè di fronte e il telefono fra le mani. Vide che c’era un messaggio in segreteria da parte di Allison e lo ascoltò, dopodiché  sospirò affranto, scorse la rubrica e cercò il numero della ragazza intenzionato a chiamarla. Inutile dire che mancasse anche a lui e nonostante tutto non poteva stargli così lontano. Nel momento in cui stava per chiamarla sentì suonare alla porta. Lasciò il telefono e andò davanti alla porta, guardò chi fosse prima di aprire. Appena vide Allison attese qualche secondo e poi aprì.
“Ciao”
Disse la ragazza non appena lui gli si presentò davanti.
“Ciao”
“Posso entrare?”
Chiese lei sperando che lui fosse più disponibile nei suoi confronti rispetto all’ultima volta che l’aveva visto.
“Si certo”
Il ragazzo si fece da parte liberando l’entrata. La ragazza entrò in casa e Daniel chiuse la porta. Daniel stava per dirle che stava per chiamarla per parlarle, ma nel momento in cui lui accennò ad aprire bocca, la ragazza lo fermò.
“Posso..posso prima dirti una cosa? Prima che tu dica qualsiasi cosa”
“Se proprio ci tieni”
Disse sarcastico lui.
“Innanzitutto mi dispiace. Sono stata stupida e insicura, avrei dovuto parlare con te e non lasciarmi condizionare, hai ragione non dovevo essere così diffidente, non dovrebbe funzionare così in una relazione, ma la verità è un’altra. La verità è che ero spaventata da morire, ho incasinato tutto solo perché ho capito che le cose erano diventate davvero serie e avevo realizzato che..che ti amo, e a quanto pare non appena le cose diventano ingestibili scappo, perché è una cosa che non posso controllare. E sai una cosa? Io non la voglio controllare, mi va bene così, mi va bene tutto questo non capirci niente”
“Stai farneticando”
Disse il ragazzo fermando il fiume di parole della ragazza.
“Cosa?”
“Farnetichi quando sei nervosa, dovevi fermarti al..mi pare che tu abbia detto ti amo no?”
Allison abbassò gli occhi scuotendo la testa.
“Bè non volevo metterti a disagio così ho continuato a parlare. Infondo l’hai più o meno detto anche tu l’altra sera e..”
“Ali..”
Daniel si le si avvicinò sfiorandole il viso e le spostò i capelli, poi avvicinò il suo viso a quello di lei.
“Smettila di farneticare”
Gli sussurrò sulle labbra, poi colmò la distanza che era rimasta e la baciò. Erano giorni che erano separati e che si erano allontanati e non potevano più sopportarlo. La ragazza passò un braccio attorno alle spella del ragazzo per poi accarezzargli la nuca con la mano. Daniel le cinse la vita e l’avvicinò di più a sé, poi spostò le sue labbra sul collo della ragazza. Allison portò indietro la testa lasciandogli più spazio.
“Daniel..”
Allison cercò l’attenzione del ragazzo che si staccò lievemente per poterla guardare meglio.
“Mi dispiace, sul serio”
“Lo so. D’ora in poi nessuno si intrometterà più tra noi”
I due ripresero a baciarsi e a cercarsi ritrovando la loro intimità che questa volta era sancita da amore consapevole e profondo, amore che nessuno dei due aveva mai provato prima di allora.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventunesimo ***


                    

 

 

 

CAPITOLO VENTUNESIMO

“Ma dove stiamo andando?”
Daniel guardò Allison che continuava a camminare sicura tra le vie del centro. Le strade erano molto affollate, Natale era alle porte e le vetrine dei negozi erano addobbate a festa, l’aria profumava di neve e di caldarroste, mescolati all’odore delle ghirlande di pino. Insomma, oltre al freddo, a rendere l’aria frizzante c’era anche il profumo di festa.
“Non essere noioso ti prego, hai il pomeriggio libero, c’è aria di festa, io ho finito le lezioni e non ci vedremo in ospedale. E poi possiamo passare un pomeriggio come una coppia normale?”
“Ehi cosa c’è che non va nei nostri pomeriggi?”
“Primo stiamo diventando pigri, secondo ultimamente ogni volta che proviamo a stare un po’ insieme quella diavoleria che ti porti appresso comincia a suonare!”
Daniel rise pensando al cercapersone che la ragazza gli aveva fatto lasciare prepotentemente a casa.
“Quella diavoleria mi serve quando sono reperibile ok? Un giorno ce l’avrai anche tu, poi vedremo! E poi sono abituati a calcare la mano quando si avvicinano le feste, non sono un grande fan del Natale o delle ricorrenze in generale, non mi sono mai fatto problemi a fare turni in più in questo periodo dell’anno e loro lo sanno tutto qui”
Disse il ragazzo con molta sincerità sapendo che lei avrebbe capito la questione come stava.
“Si, ma primo oggi non sei reperibile quindi non lamentarti; secondo..Daniel adesso ci sono io ok? Ridimensiona il lavoro. Ti sei fuso completamente con il tuo lavoro, devi respirare.”
“Sto respirando..e aria piuttosto gelida se mi permetti”
Il ragazzo ironizzò alleggerendo la conversazione, mentre Allison gli lanciò un’occhiataccia e allungò il passo. Lui la guardò ridendo.
“Andiamo scherzavo”
La canzonò.
“Sai che ti raggiungo in due secondi se solo allungo il passo no?”
“Fa pure!”
Disse lei continuando a camminare velocemente. Daniel in breve e con poco sforzo la raggiunse.
“Mi dici dove stiamo andando?”
“No! E comunque potrei aver cambiato idea, magari non sono più in vena”
“Andiamo, lo so che tra un po’ scoppi a ridere, ti do massimo 5 secondi”
Allison continuò a camminare imperterrita e seria come non mai, poi si fermò improvvisamente davanti al Rockefeller Center.
“Siamo arrivati”
Daniel la guardò poco convinto.
“Che ci facciamo al Rockefeller?”
“Pattiniamo”
“Sei seria?”
Allison sbattè gli occhi chiari guardando il ragazzo di fronte a sé.
“Certo! Non c’è niente di più natalizio che pattinare qui davanti a quel bellissimo albero di Natale. Oh andiamo, adoro farlo, lo faccio tutti gli anni”
“Non lo metto in dubbio, ma..”
“Ma?”
“Diciamo che non me la cavo molto bene con i pattini ai piedi”
Disse con un po’ di incertezza. Intanto Allison non resistette e scoppiò a ridere.
“Se volevi farmi ridere a tutti i costi ci sei riuscito”
“Credi ti stia prendendo in giro?”
Disse serio il ragazzo, poi lei lo osservò sorpresa.
“Ma non sei tu quello super atletico, che faceva mille mila sport ed era sempre bravissimo?”
Lo canzonò non poco lei prendendolo anche un po’ in giro.
“Già, ma a quanto pare il pattinaggio sul ghiaccio è il mio tallone d’Achille, tutti ne hanno uno”
“Oh bè allora è assicurato che sarà divertente.”
Disse sorridendogli porgendogli la mano. Daniel la guardò, poi guardò la ragazza e le prese la mano.
“Va bene, lo faccio solo per te, spero solo avrai il giusto contegno per non ridere troppo”
“Promesso”
I due si diressero verso la zona di affitto pattini e si sistemarono ai bordi della pista. Una volta indossati entrarono all’interno della pista. Allison pattinò via andando verso il centro della pista mentre Daniel si mantenne fermo e in equilibrio vicino al bordo. Allison tornò indietro.
“Oh andiamo, sei in equilibrio, non può andare così male!”
“L’equilibrio ce l’ho, il problema è muoversi”
La ragazza gli prese le mani mettendosi di fronte a lui.
“Avanti, non tenere le gambe così rigide”
“Facile per te che riesci a dominare quei cosi infernali”
Allison rise senza poterne fare a meno.
“Ali, non fare così, se perdi l’equilibrio tu, sono fregato, quindi..”
Il ragazzo che stava perdendo l’equilibrio e che rischiava di cadere all’indietro si aggrappò al bordo della pista non troppo lontano, Allison a sua volta si mantenne a lui. Nel tentativo Daniel però urtò una ragazzina dietro di lui.
“Daniel attento”
Il ragazzo si voltò verso la ragazzina che lo guardava con i grandi occhi chiari in parte spaventati in parte curiosi.
“Mi dispiace. Stai bene?”
Chiese dispiaciuto Daniel. La ragazzina lo fissò un momento sbattendo le palpebre, poi sembrò riprendersi. Le sue guance si imporporarono un po’, annuì semplicemente e si allontanò. I due rimasero a guardarla mentre si allontanava verso il centro della pista, poi Allison lo guardò.
“Mandi in tilt anche le ragazzine appena adolescenti”
Disse scherzando.
“Nonostante poi tu stessi facendo un brutta figura”
Daniel si voltò verso Allison e la guardò un po’ male.
“Sei simpaticissima”
La ragazza sorrise  e si morse il labbro inferiore per evitare di ridere davvero.
“Sei adorabile quando sei imbronciato”
Il ragazzo ridusse gli occhi a due fessure.
“Potevamo starcene a casa”
Disse sarcastico.
“Oh Daniel, smettila di..”
Daniel la avvicinò di scatto a sé baciandola provocando però una disastrosa caduta di entrambi sul ghiaccio.

Allison dopo una doccia calda indossò una tuta in pile per mantenere il calore del corpo. Pattinare era sicuramente divertente, ma si moriva dal freddo e in più data la caduta si erano anche bagnati un po’. La ragazza scese le scale della sua casa dirigendosi al piano di sotto, si avvicinò alla cucina dove i suoi stavano parlando della festa di Natale.
“Ehi, quest’anno la festa della vigilia tocca a noi eh?”
Disse la ragazza rubando una carota ancora non sminuzzata.
“Ali è quasi pronto, comunque si”
“Resti a casa stasera?”
Aggiunse poi suo padre.
“No. Daniel ha il turno di notte e Beky è con Steve, nei prossimi giorni ripartirà per Londra per raggiungere i suoi per Natale”
“Capisco”
Allison mordicchiò la carota, poi guardò i suoi genitori.
“Posso parlarvi?”
Serena e Jake la guardarono seri.
“Potete respirare devo solo chiedervi un favore!”
Disse sarcastica la ragazza mangiando un altro pezzo di carota e sedendosi sullo sgabello vicino all’isola.
I due si rilassarono e la incitarono a parlare.
“Allora, partiamo dal presupposto che sto parlando con voi prima di parlare con lui riguardo questa cosa, quindi non dovete sentirvi obbligati a dire di sì.”
“Ali, andiamo parla”
Disse sua madre voltandosi verso di lei.
“Volevo solo chiedervi se poteste aggiungere un posto a tavola per la cena della vigilia.”
“Per Daniel immagino”
Disse esplicitamente la donna lanciando un’occhiata al marito.
“Che c’è?”
Disse lui cogliendola e rispondendo all’occhiata della moglie.
“Lo sta chiedendo a te, non a me. Sa che per me poteva presentarsi anche senza dirmelo, non avrei problemi comunque”
Allison continuò a mangiare la carota guardando entrambi.
“Sei sicura che ai suoi non dispiacerà?”
Disse Jake guardando la figlia attentamente. Allison si irrigidì, non aveva mai detto ai suoi della situazione familiare di Daniel, si sentì un po’ a disagio per questo.
“Veramente..Daniel..diciamo che non ha propriamente una famiglia”
“Vivono fuori New York?”
Chiese innocentemente Serena.
“No. Sentite è una situazione complicata.”
I due si preoccuparono ancora di più, così Allison capì che era giunto il momento di dire qualcosa di più su di lui ai suoi genitori.
“Daniel ha solo sua madre. Ma è in un centro per igiene mentale. Soffre di una grave forma di depressione, così tanto da divenire quasi psicotica a momenti”
“Oh mio dio, mi dispiace tesoro, non volevo..”
“No va bene, mamma.”
“Suo padre? Non ha altri parenti?”
“No. Suo padre li ha lasciati molto tempo fa e..suo fratello è morto otto anni fa. Quindi, poiché ormai le sue feste le passa in ospedale, vorrei che per quest’anno potesse passarlo con qualcuno, me nello specifico.”
Disse poi tutti d’un fiato la ragazza. I genitori la guardarono riflettendo sulle notizie appena ricevute.
“D’accordo.”
Disse semplicemente Jake.
“E no. Non è per quello che ci hai detto. Ti avrei detto di si comunque”
Allison sorrise a suo padre e gli diede un bacio sulla guancia.
“Grazie. E comunque non è detto che lui accetti. E’ molto testardo”
“Hai il nostro permesso, se così vogliamo definirlo, quindi ora preoccupati di convincere lui”

Daniel uscì esausto dalla sala operatoria, ormai erano le sette del mattino, non vedeva l’ora di poter andare a casa e dormire un po’.
“Ehi!”
Il ragazzo si voltò vedendo Allison entrare in ospedale.
“Ali che ci fai qui, sono le sette e sei in vacanza”
“Lo so non me lo ricordare, mia madre mi ha trascinata fuori a quest’ora impropria e dato che ero nelle vicinanze sono venuta a dare un’occhiata”
Il ragazzo le sorrise e le diede un bacio leggero sulle labbra.
“Sono uscito ora dalla sala operatoria, il dottor Green non mi da pace”
“Allora va a casa e riposati, il turno è finito no?”
Mentre i due parlavano qualcuno urtò alle spalle Daniel, il ragazzo si voltò.
“Mi scusi, stavo solo..”
Una cascata di capelli biondi si voltarono verso di lui, poi però lei smise di parlare. Daniel corrucciò la fronte e la guardò bene.
“Sei di nuovo tu”
Disse con tono neutro intanto la ragazza sbattè nuovamente gli occhi, passando lo sguardo da lui ad Allison.
“Sei la ragazzina della pista di pattinaggio”
Disse la ragazza guardandola bene.
“Non sono una ragazzina”
Disse risentita socchiudendo un po’ i grandi occhi che scrutavano indagatori entrambi i ragazzi davanti a lei.
“Stai bene? Hai bisogno di un medico?”
Daniel ignorò la piccola e innocente discussione facendo prevalere il suo istinto medico.
“Io..beh..”
“Posso cercarti una dottoressa se vuoi. Ali, puoi cercare la dottoressa Thompson dovrebbe essere nel suo studio”
“No! Non..non importa”
“Tesoro sei pallida, credo sia meglio se..”
Allison si avvicinò a lei vedendola davvero pallida.
“Scusate, devo andare. Farò tardi a scuola.”
La ragazzina fuggì velocemente in panico lasciando Allison e Daniel nuovamente interdetti.
“Si sarà spaventata di vedere due volte le stesse persone”
Ipotizzò il ragazzo. Non aveva un bella sensazione a riguardo.
“O magari ha solo una cotta per te, magari ti ha visto altre volte”
Scherzò Allison dandogli una piccola spinta giocosa, mentre lui continuava a fissare la porta.
“No, ho..credo davvero ci sia molto altro”
Allison alzò gli occhi al cielo sorridendo.
“Ok, spegni il tuo allarme medico e va a casa a riposarti, io devo andare. Ci vediamo stasera ok?”
I due si scambiarono un bacio veloce ed Allison raggiunse sua madre. Una volta tornate a casa e mentre sistemavano i loro pacchi, qualcuno suonò alla porta. Una Carol agitata entrò in casa.
“Tesoro che succede?”
Disse Serena cercando di calmarla.
“Vieni ti faccio una camomilla”
La donna la seguì in cucina a grandi falcate sui suoi soliti tacchi quindici.
“Ma che camomilla ho bisogno di qualcosa di forte! Ciao Ali”
“Ma che è successo?”
Insistette Serena cercando di capire l’evento così grave da farla agitare in quel modo.
“Paul è qui!”
Serena ed Allison si guardarono un momento. La ragazza non intervenne limitandosi ad ascoltare la conversazione.
“Non dovresti esserne felice?”
Disse Serena alzando le spalle.
“No. Anzi si, si dovrei, ma abbiamo discusso e lui non aveva intenzione di venire qui e ora? Si presenta come nulla fosse, dopo che per mesi ha fatto finta di nulla!”
“Non ha fatto finta di nulla. Sei tu che troppo arrabbiata e orgogliosa non volevi ascoltarlo.”
“Sere, da che parte stai?”
“Da quella di Cassie”
“Non tirare in mezzo mia figlia, che tra l’altro ha una relazione con tuo figlio se vuoi saperlo”
Allison sgranò gli occhi spiazzata non per la notizia, ma per il fatto che Carol ne fosse al corrente. Probabilmente né Cassie, né Josh ne sapevano nulla.
“Cosa? Dici sul serio?”
Disse Serena sorpresa più che mai.
“State divagando”
Si intromise Allison, un po’ per proteggere i due, un po’ perché voleva sapere il resto.
“Oh, si giusto, insomma, si presenta così io che dovrei fare?”
“Parlarci, chiarite la situazione. Carol vi amate, andiamo, smettetela di fare i ragazzini”
Carol guardò malissimo l’amica sospirando sentendo che in fondo aveva ragione.

“Ho bisogno di parlarti”
Daniel guardò la ragazza seduta accanto a lui.
“Che tono serio!”
Ironizzò sistemandosi meglio sul divano sul quale si erano seduti.
“Beh ecco..ho visto che per la vigilia sei tecnicamente libero”
“Mm si?”
“Mi piacerebbe che tu venissi a cena a casa mia”
“Con i tuoi immagino”
“Beh non solo, ma si”
Daniel sospirò pensieroso.
“Ali credi sia una buona idea? Insomma non..non credo che sia il caso”
“Avanti, vorrei davvero passare il Natale con te”
“Ci vedremo il mattino seguente”
Allison sospirò sapendo che il ragazzo avrebbe cercato tutte le scuse del mondo per non accettare.
“Daniel..per favore”
“Ai tuoi non andrà di certo”
“Smettila con queste scuse sciocche e dimmi di si”
Daniel sospirò e la guardò pensandoci su. Non sapeva se si sentiva davvero pronto per una cosa del genere, ma allo stesso tempo avrebbe davvero voluto passare il Natale con lei. Per la prima volta dopo tanto tempo aveva voglia di festeggiare, aveva voglia di far parte di qualcosa.
“Va bene”
Gli occhi della ragazza si illuminarono, non avrebbe immaginato che sarebbe stato possibile convincerlo così velocemente. Allison lo abbracciò e lo baciò.
“Grazie”
Il ragazzo le accarezzò il viso e si avvicinò nuovamente a lei baciandola, le loro lingue si incontrarono, mentre i due si lasciarono trasportare dalla passione. In breve Allison si trovò distesa sul divano mentre Daniel si era avventato già sul suo collo riempiendolo di baci caldi, scendendo verso la scollatura della maglia. La ragazza afferrò la sua maglia e cercò di togliergliela, lui l’aiutò facilitandola e poi tornò ad occuparsi di lei. Allison posò le sue mani sul corpo del ragazzo sentendo i suoi muscoli tesi sopra di lei. Qualcuno suonò alla porta, ma i due decisero di ignorare il tutto. Daniel alzò la maglia della ragazza baciandole il ventre e facendola sussultare, chiunque fosse alla porta era davvero insistente.
“Fanno sul serio?”
Disse lui tirandosi su, intanto Allison sbuffò e si mise a sedere sistemandosi.
“Arrivo!”
Urlò Daniel infilandosi la maglia e andando verso la porta. Una volta aperta, tutte le sue intenzioni di mandare al diavolo chiunque fosse sparirono d’un colpo.
“Che..come hai fatto ad arrivare qui?”
La ragazzina accennò un sorriso imbarazzata, aveva fatto tanto per arrivare fin lì e per farsi coraggio finalmente.

ANGOLO DI ARI

Dopo un bel po’ sono riuscita a postare finalmente, ero impegnatissima, ma finalmente ho trovato un po’ di tempo per scrivere! Bè, chi pensate sia? Ci potete arrivare facilmente dai! Credo.
Lei si chiama Charlotte comunque, anche se non è ancora venuto fuori il suo nome; il suo personaggio sarà “interpretato” da Sasha Pietrese.
Alla prossima, Ari.

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventiduesimo ***


                       

 

 

CAPITOLO VENTIDUESIMO

Allison dopo un po’ notò che Daniel non era ancora tornato e sentiva del chiacchiericcio sulla soglia della porta così decise di avvicinarsi.
“Mi dispiace non volevo piombare qui all’improvviso”
Disse educatamente la ragazza abbassando lo sguardo.
“Posso almeno sapere il tuo nome? A quanto pare non sono state coincidenze gli incontri negli ultimi due giorni”
“Che succede?”
Allison si avvicinò guardando la ragazza e riconoscendola. Lei cambiò espressione.
“Oh, pensavo fossi solo..meglio che vada..”
“Aspetta, posso almeno sapere che succede?”
Insistette il ragazzo abbastanza confuso.
“E’la tua ragazza?”
Disse lei guardando Allison, lei corrucciò la fronte.
“Si lo sono, ma direi che sai un po’ troppo di noi, noi non sappiamo nemmeno il tuo nome”
Anche Allison cercò di fare pressione, la cosa stava per diventare inquietante più che divertente. La ragazzina spostò lo sguardo da lei a lui e lo fissò, poi, prima di parlare, prese un grande respiro.
“Mi chiamo Charlotte. Sono tua sorella”
“Cosa?!”
Esclamarono all’unisono Daniel e Allison guardandola allibiti. Daniel la guardò attentamente scrutandola dalla testa ai piedi. Lo sguardo preoccupato e curioso che aveva anche quando l’aveva vista in ospedale, cambiò rapidamente divenendo freddo e scostante.
“E’ impossibile”
Charlotte cambiò velocemente espressione, il suo sguardo si incupì e la delusione faceva capolino nei suoi occhi.
“Credo davvero che tu abbia davvero sbagliato persona.”
Allison si accorse del cambiamento di entrambi e la ragazzina sembrava sul punto di svenire.
“Daniel, magari è meglio se entra dentro non credi?”
“Non c’è..”
Allison lo zittì con lo sguardo e poi guardò Charlotte.
“Avanti entra”
Charlotte titubante restò qualche secondo ferma immobile come se muoversi da lì avrebbe cambiato l’equilibrio del mondo, poi si fece coraggio e fece qualche passo verso l’interno del loft. Si guardò intorno impacciata ed Allison la invitò a sedersi.
“Ti va qualcosa? Sei pallida..”
“Come lo sai? Chi te l’ha detto?”
Irruppe poi Daniel con poca delicatezza guardando fisso la ragazza.
“Daniel”
Allison lo rimproverò sottovoce, ma con decisione.
“Io..beh, l’ho scoperto un mese fa”
“Charlotte quanti anni hai?”
Chiese poi Allison.
“Quindici, li ho compiuti un mese fa..”
“Come mai credi che Daniel sia tuo fratello?”
“Il giorno del mio compleanno, sono andata a curiosare un po’ in soffitta, dovevo mettere a posto un vecchio abito di Halloween e..c’erano delle scatole aperte. Ho curiosato un po’..c’erano delle foto di papà con due bambini e..ho chiesto a mia madre. L’ho assillata molto, ho minacciato di scappare di casa, qualsiasi cosa finchè non mi ha detto che mio padre aveva altri due figli”
“Mio padre probabilmente è morto chissà quanto tempo fa per coma etilico, magari sotto un ponte, te lo assicuro. Non è di certo un uomo in grado di avere una moglie e una figlia o di portare avanti una famiglia”
“Ti sbagli lui non è così. Forse lo era prima, ma mio padre è..”
“Oh andiamo Ali, è una cavolata”
Charlotte abbassò nuovamente lo sguardo turbata, Allison lo guardò malissimo.
“Posso parlarti un attimo in privato?”
La ragazza si avviò verso la camera da letto e attese che Daniel la raggiungesse.
“Smettila di comportarti così! Ha quindici anni, è spaventata e tu l’aggredisci”
“Senti è impossibile, avrà sbagliato, mio padre era ancora a casa con noi quindici anni fa, se ne è andato l’anno dopo”
“So che è dura da accettare, ma..”
“Cosa? Che non solo mio padre si ubriacava continuamente, non mandava avanti la sua famiglia e ci ha abbandonati, ma per giunta ha tradito mia madre? Mentre viveva con noi? Questo è decisamente troppo, si”
Allison sospirò cercando di far calmare Daniel.
“Non puoi prendertela con lei, cerca solo un fratello”
“Bè ha sbagliato posto”
Il ragazzo si diresse nuovamente verso il salone seguito dalla ragazza.
“Daniel!”
Quando i due tornarono nel salone, non c’era più nessuno, solo una semplice foto abbandonata sul tavolo. Daniel la prese e la osservò, erano lui e Tom, erano davvero molto molto piccoli, lui probabilmente aveva quattro anni, suo fratello otto o nove. C’era anche suo padre nella foto, uno degli ultimi momenti ancora felici. Girò la foto, una calligrafia maschile e disordinata aveva scritto i loro nomi sul retro e l’anno. In quel momento fu consapevole che la ragazza era davvero chi diceva di essere, probabilmente lo aveva sempre saputo, le sue sensazioni nei confronti della ragazza erano sempre state strane, le aveva creduto subito, semplicemente non voleva accettarlo.

Charlotte rientrò in casa infreddolita, il profumo della legna scoppiettante nel camino e il calore che procurava era confortante. Si sentiva a casa nonostante nell’ultimo mese non era stato così. Non aveva detto nulla a suo padre, sua madre l’aveva pregata di far finta di nulla e di non cercare nessuno dei due ragazzi della foto, glielo aveva promesso. Aveva mentito. Ora cosa avrebbe fatto? Aveva cercato quei due ragazzi così tanto ed era riuscita a trovare qualche informazione solo su Daniel, nonostante internet fosse un aiuto incredibile di Tom non c’era traccia. Tolse guanti, sciarpa e cappotto e allisciò sotto le mani i lunghi capelli biondi.
“Charlie dove sei stata?”
La ragazza sussultò appena e vide sua madre precipitarsi davanti alla porta.
“Fuori”
Disse semplicemente lei sfregandosi le mani per il freddo.
“Lo hai trovato vero?”
Charlotte si irrigidì e guardò la madre titubante.
“C-chi?”
La donna le mostrò i fogli che la ragazza aveva in camera con sopra varie informazioni su Daniel.
“Hai fugato tra le mie cose?”
Disse lei irritata prendendo le sue cose con rabbia dalle mani della madre.
“Non cambiare discorso signorina..e non provare a scappare eh!”
Aggiunse la donna vedendo la figlia che si dirigeva verso le scale.
“Charlotte!”
“Perché non posso cercarli? Non sto facendo niente di male! Non vuoi nemmeno che lo dica a papà! E’ assurdo. Non posso credere che lui non voglia vedere i suoi figli, non posso credere che voglia mentirmi così!”
“E’ una sua scelta Charlie, non riguarda noi”
“Riguarda anche me, sono sua figlia così come lo sono loro, hanno il mio stesso sangue, certo che riguarda anche me”
Charlotte salì velocemente nella sua stanza. Non era grandissima, ma era abbastanza per lei, ci entrava un letto a due piazze e quello era ciò che contava. La stanza era tappezzata di disegni, ritratti, paesaggi. Amava disegnare e dipingere, la sua camera profumava costantemente di tempera e pastelli. La ragazza prese il suo album da disegno, la sua matita morbida e si lanciò sul letto pronta a finire il ritratto di quel ragazzo che, seppur scontroso, era pur sempre suo fratello.

Dave sentì bussare alla sua porta così corse incontro alla porta per poter aprire.
“Wow, mia nipote ha deciso di fare visita al suo povero zio..e con del cibario per giunta”
Il viso di Allison si allargò in un sorriso ed entrò con il  cartone della pizza tra le mani.
“Spero tu non stessi già cucinando qualcosa”
“No, stavo per preparare qualcosa, ma preferisco questa”
Dave prese il cartone dalle mani della ragazza e l’appoggiò sul tavolo. Poi prese dei piatti e dei bicchieri.
“Come mai questa sorpresa?”
Allison si sedette su una delle sedie ed alzò le spalle.
“Non posso venire a trovare mio zio?”
Disse sorridendo innocentemente. Lui la guardò scuotendo la testa e posando un piatto con un pezzo di pizza davanti a lei.
“Direi di no”
Disse sarcastico. Allison aprì la bocca in un misto di sorpresa e risentimento.
“Ehi! Bella considerazione che hai di me!”
“Ok, quando poi ti va di dirmi quello che devi dirmi, avvisami, io intanto mangio”
Il ragazzo addentò un po’ di pizza ed Allison sospirò.
“A Natale ci sarà anche Daniel per cena.”
“Wow, grandioso, sarà sicuramente una cena imbarazzante. Sei sicura che sia il caso? Io avrei aspettato almeno, non so, tipo una decina d’anni.”
Disse sarcastico continuando a mangiare, poi notò lo sguardo di rimprovero della ragazza e sorrise.
“Per quello che vale io mi comporterò benissimo, promesso”
Allison scosse la testa.
“Non è per questo che te lo sto dicendo. Credo, anzi sono sicura che tu conosca Daniel, l’ho scoperto un po’ di tempo fa, ma non me la sono sentita di dirtelo”
Allison catturò completamente l’attenzione di Dave.
“Tesoro manco da NY da molto tempo”
“Conoscevi suo fratello, era tuo amico. E’ morto poco prima che tu partissi”
Sul viso di Dave comparve il segno della consapevolezza, mollò il resto del cibo nel piatto e guardò attentamente sua nipote.
“E’ il fratello di Tom?”
Allison annuì, non sapeva cosa avrebbe detto o come avrebbe reagito Dave, ma sapeva di doverglielo dire, non voleva che lo scoprisse per caso.
“Oh. Come..vi siete conosciuti?”
“In ospedale. Te l’ho detto si sta specializzando in chirurgia interna”
“Si, ricordo, volevo sapere solo se vi eravate già visti prima”
“No..che c’è?”
“Niente..solo che è strano. Il destino è strano”
“L’ho pensato anche io”
“Sa che conoscevo suo fratello?”
Allison annuì.
“Si, gliel’ho detto.”
“Si, il destino è proprio strano”
Disse Dave pensieroso.

Ormai mancavano pochi giorni a Natale e Daniel stava facendo ancora molti turni, ma poi avrebbe avuto qualche giorno di tregua finalmente. Prescrisse degli antibiotici al paziente che aveva davanti, quella mattina lo avevano relegato al pronto soccorso. Preferiva di gran lunga assistere agli interventi del Dottor Green, di certo il pronto soccorso non era il massimo. Passavi dall’avere a che fare con madri troppo apprensive, che si allarmano per uno starnuto del figlio, a incedenti mortali in un batter d’occhio. Dopo aver congedato il suo paziente, Daniel si guardò intorno per capire come fosse la situazione. Sembrava tutto tranquillo finalmente, a parte l’infermiera che parlava con..non è possibile! Pensò il ragazzo sospirando. Era indeciso se avvicinarsi o no, ma poi decise di chiudere quella storia una volta per tutte.
“Grazie Kate, ci penso io.”
Disse all’infermiera, poi si rivolse a Charlotte.
“Che ci fai qui?”
La ragazza si voltò verso di lui realmente dispiaciuta e Daniel riuscì a vedere che era un po’ sporca di fango e si teneva la mano.
“Charlotte che è successo?”
Lei abbassò lo sguardo imbarazzata e arrossì. Odiava essere così pallida e così incline all’arrossamento facile sulle guance.
“Io..sono solo scivolata. Ho portato fuori la spazzatura e sono caduta. Sono tornata dentro e ho cercato di disinfettare la ferita..ma credo..credo di aver visto un po’ di osso. Credo che sverrò tra meno di cinque secondi.”
Daniel cercò di seguire il discorso della ragazza, poi le prese la mano che teneva stretta nell’altra.
“Ahi! No, no lì, cioè mi fa male, ma il ginocchio non la smette di sanguinare”
Daniel abbassò lo sguardo e vide metà delle calze che portava sotto il vestito completamente strappate e sporche di sangue. La ferita non smetteva di sanguinare. Il ragazzo la esaminò velocemente.
“Ci vorranno dei punti, vieni con me”
Il ragazzo l’aiutò ad andare nel suo studio.
“Charlotte puoi andare dietro al parapetto se vuoi, ma devi togliere le calze, devo ripulire la ferita e non posso farlo con quelle anche se sono strappate. Posso chiamare una dottoressa se vuoi”
“No, per favore sono già terrorizzata da quello”
Disse guardando l’ago che il ragazzo aveva preso.
“Preferisco te. Devo solo togliere queste”
Daniel sospirò e tirò il parapetto.
“Se svieni me ne accorgerò non preoccuparti”
Disse per alleggerire la situazione mentre aspettava la ragazza e preparava l’occorrente.
“Ah si? E come?”
“Farai un bel tonfo tutto qui”
La ragazza spuntò fuori zoppicando, così Daniel l’aiutò a stendersi.
“Hai sbattuto la testa?”
“No”
Il ragazzo tirò fuori la lampadina simile ad una penna che aveva nel taschino e la puntò dritta negli occhi della ragazza.
“Ehi!”
Charlotte si ribellò chiudendo gli occhi.
“Fammi fare il mio lavoro e sta ferma”
Dopo qualche controllo veloce il ragazzo si dedicò alla ferita sul ginocchio.
“Ok ora ti farò un’anestesia, non è molto forte, quindi sentirai comunque un po’ di dolore mentre ti metterò i punti ok?”
“Come se il dolore dato dal disinfettante non fosse abbastanza!”
Disse in agonia la ragazza sul lettino, Daniel accennò un sorriso.
“Come hai fatto a cadere?”
Disse poi lui per cercare di distrarla.
“Sono scivolata sul ghiaccio..”
“Eri sola a casa? Perché non hai chiamato qualcuno?”
Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che erano giorni che era in protesta con i suoi? Che era in un silenzio tombale con entrambi? E che per giunta suo padre, anzi loro padre non sapeva nemmeno perché?
“Ho pensato di potermela cavare da sola.”
Dopo un attimo di silenzio riprese a parlare.
“Non l’ho fatto apposta davvero. A cadere dico. Sono venuta qui perché non sapevo dove andare, so che ci sono molti ospedali, ma ero spaventata”
Lui la guardò un momento, era visibilmente preoccupata e spaventata.
“Charlotte, non ho pensato che ti fossi fatta male di proposito, davvero”
Charlotte sospirò cercando di tranquillizzarsi, intanto entrò l’infermiera.
“Kate, chiama la madre ok?”
“Cosa? Oh no, ti prego”
“Charlotte, sei minorenne, deve firmare delle carte.”
Disse Daniel perentorio, poi si rivolse di nuovo all’infermiera.
“Può chiamarmi la dottoressa Thompson? Grazie”
Dopo che l’infermiera si era dileguata, il ragazzo prese la mano di Charlotte.
“Ti fa male?”
“Un po’”
Rispose lei mentre lui disinfettava i graffi, poi cercò di muoverla un po’.
“Non è rotta, non si è nemmeno gonfiata, è solo una leggera contusione, te la fascio per precauzione, se dovesse farti ancora male, torna in ospedale ok?”
La ragazza si limitò ad annuire, poi la dottoressa Thompson entrò nella stanza.
“Daniel, dimmi”
“Devo chiederle un favore. Può parlare lei con i genitori della ragazza?”
La dottoressa corrucciò la fronte.
“Papà non c’è”
Disse Charlotte capendo perché lo stesse facendo.
“Rientra stasera da un viaggio di lavoro. Verrà solo mia madre.”
Daniel guardò Charlotte pensieroso.
“Ti serve ancora questo favore? Altrimenti vado”
“No. Grazie dottoressa.”
“Figurati, buona giornata”
I due uscirono dallo studio e poco dopo la madre di Charlotte si presentò in ospedale.
“Charlie! Oddio Charlie, grazie a dio stai bene!”
La donna abbracciò la figlia palesemente preoccupata. Le assomigliava molto. Stessa pelle chiara, capelli biondi, solo che aveva gli occhi castani, Charlotte li aveva chiari.
“Cosa è successo?”
“Niente mamma sono caduta”
“Signora..”
“Collins”
Daniel rimase spiazzato, si aspettava di sentire il suo cognome.
“Signora Collins, sono il medico che si è occupato di sua figlia”
Gli porse la mano glissando volontariamente sul suo nome, sapendo che la donna preoccupata com’era non ci avrebbe fatto caso.
“Ho messo un paio di punti sul ginocchio destro, la mano sembra apposto, l’ho fasciata per precauzione, se dovesse farle male può tornare in ospedale. Per il resto è tutto apposto. Sua figlia sta bene, è solo molto spaventata”
“La ringrazio, davvero”
“Deve solo firmare delle carte, Kate?”
L’infermiera si avvicinò con dei moduli, così Daniel ne approfittò per congedarsi, lanciò uno sguardo a Charlotte e poi tornò al suo lavoro.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventitresimo ***


                       

 

 

 

CAPITOLO VENTITRESIMO

Allison si guardò allo specchio. Aveva indossato un vestito rosso aderente, la gonna non arrivava nemmeno al ginocchio. Ci abbinò un paio di decolté nere e dopo aver sistemato il trucco scese di sotto.

“Mamma, hai bisogno di aiuto?”
“No tesoro, è tutto sotto controllo, ma puoi finire di sistemare la tavola se vuoi. Oh, sei bellissima”
Allison sorrise radiosa.
“Grazie”
La ragazza andò nella sala da pranzo e finì di sistemare le ultime cose, dopodiché la tavola fu perfettamente in ordine. Dopo poco Rebekah e i suoi arrivarono per la cena, Allison si precipitò alla porta, non voleva che, nel caso in cui fosse Daniel, si trovasse di fronte uno sconosciuto anche alla porta.
“Oh siete voi”
“Wow che accoglienza”
Disse sarcastica Rebekah entrando tranquillamente in casa e lasciando il cappotto nelle mani dell’amica.
“Scusate”
“Tranquilla, non c’è bisogno che fingi di essere dispiaciuta, sappiamo che c’è un membro in più quest’anno!”
Anche Jason ironizzò e Allison alzò gli occhi al cielo.
“Jason, comportati bene”
Lo rimproverò la moglie, Ali sorrise e porse la guancia alla donna che la stava salutando.
“Grazie zia!”
Esclamò la ragazza depositando i cappotti sull’appendiabiti. Dopo un po’ anche Cassie e Carol arrivarono a casa Thomas sorprendentemente accompagnate da Paul. Carol stava davvero cercando di perdonarlo per aver passato mesi prima di correre da lei e da sua figlia a New York, ma le cose sembravano andare per il verso giusto finalmente. Mancavano solo Daniel e Dave, Allison sperò che non si incontrassero davanti alla porta, quello si che sarebbe stato davvero imbarazzante. La ragazza si avvicinò alla finestra sbirciando all’esterno.
“Allora, sei proprio certo di non voler strapazzare un po’ questo ragazzo?”
Disse Jason porgendo un bicchiere di scotch a Jake che lo prese scuotendo la testa.
“Ho promesso a mia figlia di comportarmi bene, non me la farebbe passare liscia stavolta”
“Oh andiamo, e io che volevo divertirmi un po’!”
“Ringrazia che il fidanzato di tua figlia sia inglese, altrimenti potevamo divertirci il doppio”
“Che simpatico che sei”
Disse Jason facendo una smorfia. Nel frattempo Allison vide dalla finestra che Daniel era arrivato, così si diresse verso la porta e l’aprì di scatto.
“Ehi!”
Esclamò radiosa e sorridente verso il ragazzo che invece era spiazzato.
“Cos’è eri appostata?”
Disse sarcastico sorridendole appena visibilmente teso.
“Mi hai privato di cinque minuti di contemplazione sullo scappare o meno”
Allison lo guardò male e lo tirò all’interno.
“Non essere sciocco”
La ragazza si avvicinò dandogli un bacio veloce sulle labbra.
“Andiamo dai”
Allison e Daniel si diressero verso la sala da pranzo, nel frattempo la ragazza cercò di dargli qualche dritta e tranquillizzarlo.
“Allora, ci sono i genitori di Rebekah che chiamo zio e zia nonostante non lo siano davvero, Steve è a Londra purtroppo per te, ma questo lo sai già, ci sono Carol e Paul e la figlia Cassie, che è venuta con me in ospedale quando mi hai tolto i punti, mio zio Dave ancora non è arrivato.”
“Non credo che queste informazioni mi saranno molto utili”
“Sto solo provando a non farti pensare di andartene, anche perché è troppo tardi”
Gli sussurrò lei entrando nella sala da pranzo. Nel momento in cui i due furono sotto la visuale di tutti, calò il silenzio. Il tentativo della ragazza di far sentire il ragazzo meno a disagio possibile era andato completamente in frantumi.
“Beh? Rimarrete lì per tutta la serata?”
Disse poi Jake cercando di rompere il ghiaccio, così anche Rebekah contribuì nell’intento andando a salutare Daniel. Con calma Allison passò a fare le presentazioni, Daniel era particolarmente confuso. Le cose diventarono nuovamente imbarazzanti non appena Dave si palesò nella stanza.
“Scusate il ritardo”
Nel momento in cui gli sguardi di Daniel e Dave si incontrarono iniziò ad aleggiare un po’ di tensione nell’aria, un po’ dovuta all’imbarazzo, un po’ all’essere consapevoli che, paradossalmente, avevano condiviso qualcosa senza nemmeno saperlo. Dave restò un momento immobile perso nei suoi pensieri, poi si riscosse e sorrise alla sorella che gli era andata incontro.
“Qualcosa non va?”
Gli sussurrò preoccupata a voce bassa mentre lo abbracciava in segno di saluto.
“No, tutto bene”
Le sorrise tranquillo e incoraggiante. Intanto Allison cercava di tranquillizzare Daniel, cosa che si stava prospettando più difficile di quanto si aspettasse.
“Ricordami com’è che mi hai convinto a venire qui?”
“Mm..non vuoi che te lo ricordi, non qui e non adesso”
Disse lei sorridendogli lasciva, lui la guardò un po’ male, ma poi accennò un sorriso.
“Ali vuoi far accomodare a tavola il nostro ospite e no?”
Disse Serena avvicinandosi ai due e sorridendo, poi richiamò l’attenzione di Jason e Jake che continuavano a borbottare in un angolo.
“Voi due vi muovete? Giuro che vi lascio senza cena!”
“Ehi, quanta ospitalità! Anche io sono un’ospite”
Borbottò Jason di proposito, Serena lo guardò male così come sua moglie.
“Ti conosco da più di vent’anni direi che posso permettermi di non trattarti con i guanti”
“Mi meraviglio che ancora non ti sia abituato al caratterino di Serena!”
Esclamò Carol mentre beveva un po’ di vino rosso dal bicchiere.
“Ehi tu da che parte stai!”
La rimproverò la donna mentre il resto della tavola rise divertito dalla scena.
“Daniel magari vuoi un po’ di vino no?”
Disse Jason mentre posava la bottiglia sul tavolo dopo essersi versato un po’ di liquido rosso nel bicchiere.
“No, grazie..”
“Jason”
Mentre Daniel rispondeva, Jake lo rimproverò.
“Cosa?”
Disse con aria innocente.
“Ha l’età appropriata, non sto mica tentando tuo figlio!”
“Be se volete io potrei”
Disse sarcastico Josh che si beccò un’occhiata fulminante da parte di suo padre.
“Giù le mani da quella bottiglia ragazzino”
“Non è quello, è che se dovessero aver bisogno di me in ospedale non sarei utile con dell’alcol in circolo”
Allison si voltò verso di lui corrucciando la fronte.
“Perché dovrebbero aver bisogno di te?”
Disse con tono acido e un po’ scocciato.
“Perché non si sa mai”
“Daniel..”
Jake alzò un sopracciglio osservandoli e dopo aver ingoiato il boccone che stava masticando li interruppe.
“Non è un po’ presto per fare la coppia sposata voi?”
I due lo guardarono, Ali arrossì un po’ e tornò ad occuparsi del suo piatto.
“Oh di certo non è la prima volta che bisticciano, non essere noioso”
Disse scherzando Jason
“Sta tranquillo è in grado di farsi perdonare cercando in lungo e in largo Ali per la città”
“Papà!”
Rebekah sgridò suo padre, mentre Denise gli diede un colpo sotto il tavolo.
“Ahi! Ehi che ho fatto adesso!”
“Non dovevi dirlo!”
Lo aggredì Rebekah, Daniel sospirò appoggiando la schiena sulla sedia.
“Ma..”
“Che sta succedendo?”
Chiese all’amica Allison confusa più che mai così come un po’ tutti lì.
“Niente, gli dovevo un favore e..”
“Gli hai detto tu della serata di beneficienza?”
“Beh si, dovevo pur farmi perdonare per averlo aggredito”
“Aggredito?”
Daniel cercò di inserirsi nel discorso senza gran successo.
“Quando è successo il casino con Lucas..insomma, non mi fidavo lo sai, ti vedevo soffrire, sei passata dal ragazzo perfetto ad uno che sembrava..”
“BEKY!”
Allison sgranò gli occhi bloccando il suo fiume di parole, la ragazza rimase un po’ a bocca aperta rendendosi conto che stava andando a ruota libera davanti a troppe persone che non dovevano sapere certi dettagli.
“Cassie, Josh, mamma e Carol sanno che state insieme”
Disse Allison per sviare l’attenzione da lei senza contare che però suo padre rischiò di strozzarsi con il vino.
“Ali!”
Questa volta fu Serena a rimproverarla, mentre Cassie diventò rossa.
“Oh bè lo sapevo grazie tante, ora lo sanno anche tutti gli altri”
Sbuffò la ragazza, mentre suo padre la guardava e poi guardò Josh.
“Ehi, ehi cos’è questa storia?”
Jason si guardò intorno, c’era una gran confusione, si grattò la testa sconcertato.
“Ok ok basta, scusate ho combinato un casino, ma io davvero volevo solo offrire un po’ di vino a quel povero ragazzo dato che era teso come una corda di violino, non c’era bisogno di scatenare questo putiferio”
Dopo un attimo di silenzio Daniel sospirò.
“Credo che la prossima volta sarà meglio che io mi limiti ad accettare”
Disse sperando di smorzare la situazione e inaspettatamente ci riuscì strappando un sorriso a quasi tutti i commensali. Da lì in poi la cena si distese ulteriormente, il peggio sembrava essere passato.
“Daniel?”
Dave si avvicinò al ragazzo in piedi che si era concesso un momento per sé, mentre guardava dalla finestra qualche fiocco di neve scendere lentamente sulle strade bagnate. Daniel si distrasse e guardò il ragazzo davanti a sé. Non sapeva cosa dire, non si erano rivolti la parola, c’era molto imbarazzo e non c’erano parole per dire tutto quello che c’era da dire.
“Non so bene cosa dire”
“Dave non devi dire nulla”
“Non ti avrei riconosciuto se Allison non me lo avesse detto. Insomma tu..tu e Tom non vi siete mai somigliati molto e bè noi non ci siamo visti molto dopo che hai cominciato il liceo”
“Era ora che mi staccassi da mio fratello..e probabilmente mi è andata bene”
Dave sospirò abbassando lo sguardo e riflettendo un po’ su tutta la situazione.
“Mi dispiace per tutto quello che è successo, davvero. Non deve essere stato facile per te, dover mandare avanti tutto da solo..eppure hai davvero raggiunto grandi obiettivi. Tuo fratello sarebbe fiero di te, lo è sempre stato, anche se tu hai smesso di esserlo di lui..per ovvi motivi.”
Daniel fu colpito da quelle parole e non seppe davvero cosa dire. Il silenzio fu interrotto da Allison che si era avvicinata a loro.
“Ehi”
Dave le sorrise.
“Ehi, io vado a prendere un altro pezzo di torta”
Dave si allontanò lasciando i due da soli. La ragazza porse a Daniel uno dei due bicchieri di champagne che aveva in mano.
“Puoi assaggiare almeno questo?”
Il ragazzo accennò un sorriso sedendosi sui posti a sedere sotto la finestra dopo aver preso il bicchiere.
“In realtà avrei potuto bere anche il vino, ma volevo un alibi per scappare in caso le cose fossero andate male”
Allison lo guardò con un misto di sorpresa e divertimento dopo essersi seduta accanto a lui.
“Sei terribile”
Disse poi ridendo.
“Bè se hai accettato lo champagne significa che è andata bene”
“Diciamo di si..hai una bella famiglia, capisco perché tu ne sei così legata”
Allison gli sorrise sincera per quell’affermazione, poi Daniel sospirò e bevve un po’ di liquido alcolico dal bicchiere.
“Charlotte è venuta in ospedale qualche giorno fa”
La ragazza fu spiazzata dalla rivelazione, dopo quello che era successo non pensava l’avrebbe più rivista.
“E?”
“Niente..si era procurata un taglio sul ginocchio..”
“Dan..”
“Ali non lo so ok? Sono confuso. Non sono pronto per questo e non voglio illuderla. Ha solo quindici anni. Non ha bisogno di qualcuno come me nella sua vita. E io non ce la faccio a..”
Il ragazzo non continuò la frase e sospirò.
“Ad affrontare tuo padre? Dan devi solo conoscere Charlotte..”
“Le due cose sono connesse..è inevitabile”
Allison non se la sentì di dire nulla, era una sua scelta ed era una cosa che riguardava tutta la sua vita e il suo passato. Sapeva quanto aveva sofferto ed era comprensibile che non si sentisse pronto per una cosa del genere, così si limitò semplicemente ad allungare una mano e intrecciare le sue dita con quelle di lui in segno di sostegno, conforto, supporto, amore..lei.

Era ormai in quell’auto da quasi un’ora. Era ancora lì davanti a quella casa fissando da lontano la porta in fondo al vialetto contornato da aiuole sempreverdi che donavano un equilibrio perfetto alla costruzione. Non era di certo il centro della città, ma era una bel quartiere borghese e tranquillo dove di sicuro si viveva bene e in tranquillità. Daniel rigirò il telefono tra le mani. Era spento. Non voleva accenderlo, sapeva che Allison lo avrebbe cercato non vedendolo in ospedale, ma aveva bisogno di fare quella cosa da solo, senza dare spiegazioni a nessuno..beh sempre se si fosse deciso ad uscire da lì.
Il ragazzo uscì finalmente dall’auto e avanzò lungo il vialetto fino a giungere davanti alla porta. Dopo aver preso un lungo sospirò, bussò alla porta e fece un passo indietro attendendo che qualcuno aprisse.
Lilian era presa dalle faccende domestiche, oramai le festività erano passate ed era sola in casa. Quella mattina avrebbe disfatto l’albero di natale da riporre in cantina. Quel Natale era stato strano. Charlie era così triste e desolata, odiava vederla così, ma non voleva che soffrisse inutilmente. Si era rivolta ad un altro medico per farle vedere la ferita e farle togliere i punti, sulla cartella clinica aveva visto la firma di quel giovane medico che tanto le ricordava qualcuno. Solo dopo aver letto nome e cognome si rese conto che assomigliava all’uomo che amava e con cui aveva costruito una famiglia anche se con non poche difficoltà.
Aveva quindi deciso di non farla tornare più lì e di sorvegliarla per tutte le vacanze. Ovviamente Eric non aveva idea di quello che stava accadendo, pensava che fosse triste per qualcosa che riguardava una comune adolescente che si trasferisce in una nuova città, e che magari fosse arrabbiata con la madre per qualche strano divieto che le aveva imposto.
Mentre era alle prese con gli addobbi da rimettere negli scatoloni, sentì bussare alla porta. Districandosi fra il caos del salone si diresse all’entrata e aprì. Quando si ritrovò Daniel davanti diventò bianca come un lenzuolo e si agitò non poco.
“Salve”
Daniel si limitò a salutare educatamente.
“Cosa ci fai qui?”
Ok decisamente Daniel sperava in una reazione migliore.
“Eric non è qui e nemmeno Charlotte. Ti pregherei di non cercare più mia figlia”
Nel momento in cui sentì il nome di suo padre qualcosa si strinse all’altezza dello stomaco procurandogli fastidio.
“Bè diciamo che è stata lei a cercare me, ma dettagli. Vorrei solo parlare con lei un momento. Sono venuto apposta ora, immaginavo che né Charlotte né..insomma che ci sarebbe stata solo lei in casa”
La donna fu spiazzata da quelle parole, così si spostò lasciando intendere al ragazzo che poteva entrare in casa.
“Scusa per il caos, stavo sistemando”
Disse allentando il tono che aveva usato fino ad ora.
“Accomodati”
Disse indicandogli il divano. Lei si sedette su quello di fronte. Daniel non sapeva davvero da dove iniziare.
“Mi dispiace di essere piombato qui all’improvviso”
“Temevo sarebbe successo”
Daniel sospirò.
“Non voglio minare l’equilibrio della sua famiglia davvero. Non sono qui per cercare Charlotte o..”
Era più forte di lui. La parola padre era qualcosa che non faceva più parte del suo vocabolario, non in riferimento a lui per lo meno.
“Tuo padre”
“Non  credo sia il termine più appropriato, non per me”
Lili capì dal suo tono e da quella frase che il ragazzo provava molto astio nei confronti si Eric e non poteva biasimarlo.
“Siete sposati?”
La donna si sentiva a disagio, parecchio, ma doveva delle spiegazioni a quel ragazzo. O forse no. Non era compito suo.
“Non credo che sia compito mio Daniel, dovresti parlare con lui.”
“La prego, non posso. Non voglio.”
“Ma vuoi comunque sapere”
“Credo che quattordici anni di tormento siano abbastanza non crede?”
La donna cercò di raccogliere i suoi pensieri e sospirò.
“No. I tuoi non hanno mai divorziato Daniel. Tecnicamente non dovremmo nemmeno condividere i nostri averi..non ho mai insistito a riguardo”
“Come..com’è possibile. Lui era un disastro. Dopo aver perso il lavoro è cambiato totalmente e..era praticamente sempre ubriaco finchè un giorno non ha deciso di prendere e lasciare sua moglie e i suoi figli in un mare di guai”
Lili si sistemò i capelli dietro le orecchie e prese un po’ di coraggio per spiegarli come erano andate le cose.
“Nemmeno io ero esattamente un granchè all’epoca. Ci siamo conosciuti in uno dei bar che frequentavamo entrambi..anche troppo direi. Eravamo entrambi completamente alla deriva. E io ero anche più giovane di lui avevo vent’anni..quando i miei scoprirono che ero incinta irruppero nel mio appartamento, dal quale stavo per essere sfrattata tra l’altro, e mi portarono in un centro di riabilitazione. Dopo un anno che ero lì ero diventata una dipendente del centro, aiutavo ragazzi, ragazze, uomini e donne e mi prendevo cura di mia figlia. Charlie aveva tre mesi, era passato un anno da quando avevamo per forza di cose posto fine alla nostra relazione clandestina, quando..”
Lili si bloccò, non sapeva se era il caso di andare avanti, non sapeva quanto Daniel era disposto ad ascoltare.
“Quando?”
La incalzò lui, voleva solo avere il quadro chiaro, solo quello, non chiedeva altro.
“Lo vidi per strada, ubriaco e..gli ho chiesto se si ricordava di me e perché continuava a farsi del male. Lui è scoppiato in lacrime dicendomi che era andato via di casa, che non voleva più restare lì e procurarvi dolore inutilmente. Voleva solo liberarvi di un peso. Così l’ho portato in quel centro pagandogli la riabilitazione finchè non ha trovato un lavoro stabile e ha potuto fare da solo.”
“Charlotte?”
“Ha saputo di lei poco dopo la sua entrata in clinica. Io praticamente vivevo lì con lei anche se in una struttura distaccata da quella dei pazienti. Col tempo ci siamo innamorati davvero e abbiamo costruito una famiglia..non è stato facile per nessuno Daniel davvero”
Il ragazzo abbassò lo sguardo serio e cupo. Non sapeva se quella storia gli procurava più rabbia, tristezza, delusione, rassegnazione.
“Senza offesa, ma una famiglia ce l’aveva e non ha avuto nemmeno la decenza di provare a vedere che fine avessimo fatto dopo che ci aveva lasciato”
Lili lo guardò dispiaciuta. Sapeva che aveva ragione, ma sapeva anche che non avrebbe mai potuto fare a meno di lui, di quello che avevano costruito. Nonostante avesse sempre saputo della loro esistenza, per egoismo non aveva mai spronato Eric a cercare i suoi figli.
“Mi dispiace Daniel. Ma io non me la sono mai sentita di spronare Eric a cercarvi e non me la sento di dirgli che Charlie ha scoperto tutto. Se vorrai lo farai tu”
Disse la donna con gli occhi lucidi.
“Puoi pensare che io sia egoista, probabilmente è vero, ma ho bisogno della mia famiglia, di lui. Charlie è una ragazzina difficile. Non a livello comportamentale e scolastico, ma è presa totalmente dal suo mondo. Le foto, i disegni, l’arte, il cinema sono i suoi migliori amici. Di reale non ha nessuno se non noi. Ci siamo trasferiti qui da solo sei mesi, siamo stati a Chicago per anni. Anche lì non ha mai avuto molti amici. Quando ha scoperto di te e di tuo fratello ha cominciato a fare mille domande ed è cambiata completamente anche con me. Si è chiusa più di prima. Perciò Daniel ti prego, non incasinare anche questo.”
Il ragazzo aveva ancora lo sguardo basso, non ce la faceva a guardarla, quelle richieste erano assurde, ma allo stesso tempo plausibili per una madre.
“Non ho nessuna voglia di rivederlo mi creda”
Disse riferendosi a suo padre, poi si alzò.
“Mi dispiace molto per Charlotte, sarebbe stato meglio se non avesse saputo nulla di tutto ciò. Io non la cercherò di certo, purtroppo per lei è una ragazzina sveglia, dovrà tenerla davvero d’occhio”
Il ragazzo si diresse verso la porta e Lili lo seguì frettolosamente.
“Daniel..”
“La ringrazio per avermi detto la verità. Addio”
Il ragazzo uscì dalla casa della donna lasciandola lì con mille pensieri, mille dubbi e mille sensi di colpa.

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Capitolo 25
*** Capitolo ventiquattresimo ***


                       

 

 

CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

Allison approfittò della pausa tra una lezione e l’altra per chiamare nuovamente Daniel, inutile dire che il telefono era ancora spento. Iniziò così a preoccuparsi davvero. Quella mattina quando era arrivata in ospedale, aveva saputo che non era lì e che si era preso qualche ora libera. La cosa che si chiedeva era, perché non glielo aveva detto? Che cosa era successo? Aveva cercato di non dare peso alla cosa, ma poi non poté che pensare a motivi su motivi, scuse su scuse, e l’ansia iniziò ad attanagliarle lo stomaco.
“Signorina se vuole seguire la lezione le conviene rientrare”
Distolse distrattamente lo sguardo dal suo telefono giusto il tempo necessario per rispondere, per poi tornare a fissarlo. Continuò però a sentire lo sguardo della persona che aveva parlato fisso su di lei, così spostò la sua attenzione su di lui. Un ragazzo alto e biondo la fissava con un’espressione mista fra il perplesso e il divertito.
“Il dottor Green sta arrivando per la lezione”
Ripeté lui. Allison lo guardò un pò perplessa.
“Sei uno studente?”
Chiese senza pensarci due volte. Il ragazzo rise un po’.
“No. Non proprio. Sono un nuovo specializzando, farò da assistente al dottor Green”
Allison era sempre più perplessa. Il dottor Green aveva già un assistente, lei lo sapeva bene.
“Credo abbia già un assistente”
Disse cercando di sembrare ironica, ma indagando a fondo sulla questione. Lui rise di nuovo per nulla turbato o infastidito da quella notizia.
“Infatti è solo per oggi, vuole conoscermi un po’ meglio dato che sono nuovo.”
La ragazza continuò a guardarlo, poi scosse la testa quasi per riprendersi dai suoi pensieri, sorrise leggermente.
“Forse è il caso che entri”
“Già, io gliel’ho detto”
“Si, ha ragione”
Disse lei rendendosi conto che precedentemente, credendolo uno studente, gli aveva dato del tu.
Dopo la lezione Allison uscì dalle aule e passò per i corridoi dell’ospedale, nel momento in cui stava per uscire dall’edificio, intravide Daniel che era appena arrivato e che entrava nel suo studio.
La ragazza si fece seria e marciò con decisione fin davanti alla porta, poi sospirò e bussò.
“Avanti”
Disse una voce proveniente dall’interno, la ragazza entrò.
“Ali”
“Stai bene?”
Chiese lei guardandolo preoccupata.
“Si, sto bene.”
“Bene”
Lo sguardo di lei cambiò d’improvviso e gli mollò un ceffone.
“Ahi! Che diamine ho fatto!”
Disse lui sgranando gli occhi.
“Oh non lo so sei sparito per circa venti ore! Il tuo telefono era spento, Daniel mi hai fatto prendere un colpo!”
Il ragazzo sospirò. Erano passate davvero tutte quelle ore? Non se n’era nemmeno reso conto, preso com’era dai suoi pensieri.
“Mi dispiace”
“Mi dispiace? Mi dispiace è l’unica cosa che sai dire?”
“Allison non credo sia questo il luogo più adatto per parlarne”
La ragazza sbuffò irritata più che mai e lo fulminò con lo sguardo.
“Hai ragione.”
La ragazza si voltò andando verso la porta per andarsene.
“Ali aspetta”
Il ragazzo la seguì a ruota cercando di fermarla tranquillamente, ma, una volta fuori, furono praticamente travolti dalla quotidianità di un ospedale.
“Daniel”
Il ragazzo si voltò verso il Dottor Green che era accompagnato da un ragazzo che non aveva mai visto prima.
“Daniel, lui è Noah, Noah Torres. E’ un nuovo specializzando, si è trasferito qui dal Sant Mary dato che hanno dovuto chiudere la sede. Gli specializzandi sono stati smistati nei vari ospedali e da oggi lui fa parte della nostra equipe.”
“Ehm, piacere. Daniel Reed”
Disse il ragazzo porgendogli la mano.
“Anche lui è uno specializzando chirurgia interna, con aspirazione alla neurochirurgia. Credo che ci sarà un po’ di movimento d’ora in poi in reparto”
Gli occhi di Daniel lampeggiarono due secondi dopo aver avuto quella notizia e guardò con occhi diversi il ragazzo di fronte a sé.
“Io devo andare in sala operatoria, voi dovreste studiare per un test mi pare”
Disse il Dottor Green accennando un sorriso divertito.
“Buona giornata”
Si allontanò verso il suo reparto lasciando lì i due ragazzi e Allison che era poco più indietro.
“Bé è stato un piacere Daniel, ci vediamo in giro.”
Noah spostò lo sguardo su Allison e accennò un saluto con la mano. La ragazza rispose abbozzando un sorriso. Daniel la guardò.
“Lo conosci?”
“Stamattina era a lezione con il Dottor Green..”
Daniel si girò nuovamente verso il ragazzo che si allontanava.
“Che c’è?”
Disse lei notando l’atteggiamento del ragazzo.
“C’è solo un posto per neurochirurgia.”
Disse seccamente Daniel.
“Nessuno qui voleva fare neurochirurgia l’ultimo anno a parte me. Fino ad ora”
Allison alzò un sopracciglio sarcastica.
“Wow, sei competitivo?”
Daniel si voltò verso di lei guardandola seriamente.
“Abbastanza. Specialmente quando si tratta di qualcosa per cui ho sudato sette camicie”
Allison alzò gli occhi al cielo. Era decisamente arrabbiata con lui.
“Sei ancora arrabbiata?”
“Si”
Disse acidamente la ragazza.
“Daniel”
I due furono interrotti nuovamente. Si voltarono vedendo Charlotte palesemente arrabbiata.
“Che ci fai tu qui”
“Sei stato a casa mia?”
Daniel sospirò ed Allison lo guardò sorpresa.
“E’ lì che sei stato?”
“Grazie tante, sono in punizione a vita.”
Disse Charlotte incrociando le braccia.
“Se sei in punizione perché sei qui?”
“Perché tanto peggio di così non può andare. Potevi parlare direttamente con me invece di coinvolgere mia madre”
“Charlotte va a casa”
“Potresti almeno spiegarmi perché…”
Daniel perse completamente la pazienza.
“Sentite, siamo in un ospedale, ci lavoro qui. Non è il luogo adatto prima di tutto. Secondo ho un test. Si anche io, specializzando, devo ancora studiare e devo fare più di quanto già non faccia, visto che c’è uno nuovo che a quanto pare vuole il mio posto e ha puntato la mia ragazza..”
“Non mi ha punta..”
Allison non potè nemmeno ribattere che lui stava già continuando.
“Quindi se non vi dispiace ho altre priorità al momento che discutere sul fatto che abbia bisogno del mio spazio spegnendo il telefono per un giorno, o sul fatto che non voglio avere a che fare con un padre che mi ha abbandonato quando avevo appena undici anni”
Detto ciò il ragazzo rientrò nel suo studio sbattendo la porta, lasciando senza parole le due ragazze fuori.
“Perché fa così..”
Sospirò affranta Charlotte fissando la porta. Allison la guardò dispiaciuta e poi guardò anche lei la porta. Poi si voltònuovamente verso Charlotte.
“Ti va se ti offro una cioccolata calda?”
“Dovrei andare a casa..”
“Non hai detto che sei già nei guai?”
Disse sarcastica Allison sorridendole. Anche Charlotte sorrise.
“Si hai ragione.”
Le due si recarono in una cioccolateria e lì Charlotte le spiegò quello che le aveva detto sua madre. Le aveva detto che Daniel si era presentato a casa loro chiedendo spiegazioni che lei non poteva dargli e che Charlotte non avrebbe dovuto cercarlo. Lui non voleva avere niente a che fare con loro padre e quindi di conseguenza non poteva frequentare nemmeno lei, cosa che la ragazza disse apertamente, trovava abbastanza stupido.
“E’ una situazione molto difficile per lui Charlotte”
“Lo so. So che lui lo ha lasciato, ma non è più quella persona..bè io ho conosciuto solo questa versione di mio padre è vero, ma è davvero una brava persona Allison. Sono certa che sarebbe felice di rivedere i suoi figli, secondo me prova solo vergogna per quello che è successo”
Disse la ragazzina rimescolando per l’ennesima volta la cioccolata davanti a sé.
“Allison posso chiederti una cosa?”
“Si certo”
Charlotte sospirò sperando che la ragazza potesse e volesse aiutarla.
“Non sono riuscita a mettermi in contatto con Tom. Insomma, ho cercato un po’, ma è stato più facile trovare notizie su Daniel così ho lasciato stare sapendo che trovandone uno avrei trovato anche l’altro. Ma ho la sensazione che Daniel non abbia detto nulla a suo fratello”
Allison restò senza parole davanti a quella richiesta. Cosa doveva dirgli? Dargli l’indirizzo del cimitero? Non poteva di certo darle lei quella notizia.
“Mi dispiace Charlotte, non posso aiutarti”
“Per favore Allison ho passato mesi a cercare un indizio su Daniel”
La ragazza era in panico, non sapeva cosa fare, così decise di inventarsi una scusa.
“E’ in Europa. Non potresti raggiungerlo comunque”
Tutte le speranze della ragazza si spensero visibilmente nei suoi occhi chiari. Allison si sentì terribilmente in colpa per averle mentito. Si, l’aveva dissuasa dal cercare ancora e scavare così a fondo sulla famiglia di Daniel, ma nonostante le avesse tolto quella speranza, l’aveva contemporaneamente illusa facendole immaginare un fratello oltreoceano. La ragazza sentì il suo stomaco contorcersi nuovamente.
“Charlotte devo andare”
La ragazzina corrucciò la fronte spiazzata dalla fretta con cui la ragazza davanti a sé aveva cambiato completamente atteggiamento.
“Allison..puoi..puoi parlargli? Per favore”
Allison sospirò per la milionesima volta in quella giornata.
“Non posso promettertelo Charlotte. Non dovrei mettermi in mezzo.”
“Lo so..lo capisco”
Charlotte abbassò lo sguardo intristita facendo sentire ancora peggio Allison. La ragazza però non se la sentiva di prometterle nulla. Non poteva litigare continuamente con lui per una scelta che doveva essere sua soltanto. Lei al suo posto avrebbe voluto la libertà di prendere le sue decisioni, ma allo stesso tempo un buon consiglio non lo avrebbe disdegnato. Ma lei non era Daniel.

Allison era seduta in cucina davanti and una tazza fumante di camomilla. Aveva il mento appoggiato sulle braccia incrociate sul ripiano della cucina e continuava a guardare il fumo che usciva dalla tazza e che poi, arrivato ad un certo punto, svaniva completamente.
Jake passò un paio di volte davanti alla cucina. Aveva già visto Allison la prima volta, ma aveva lasciato correre, dopo però essere ripassato di lì, dopo circa una mezzora, vedendola nella stessa identica posizione, si avvicinò. Allungò lo sguardo sulla tazza che era ancora intatta.
“Direi che la tua camomilla non è più calda”
Allison sussultò sentendo la voce del padre rompere il silenzio. Era così presa dai suoi pensieri che non si era accorta della sua presenza.
“Non importa”
Disse atona e stanca.
“E’ successo qualcosa?”
Jake cercò di indagare con più grazia e delicatezza possibile. Di solito era Serena quella addetta a quel genere di compiti e si sentiva fuori luogo.
Allison si tirò su e lo guardò attentamente.
“Se ti chiedo una cosa, cercherai di non evitare l’argomento come sempre?”
Jake corrucciò la fronte perplesso e incrociò le braccia.
“Posso sapere prima la domanda e poi pensarci?”
“Non è leale”
Disse la ragazza appoggiando la testa sulla sua mano. Jake sospirò e tirò lo sgabello per sedersi accanto a lei.
“So già che me ne pentirò”
L’uomo si sedette accanto alla figlia per ascoltarla.
“So che tu e il nonno non avevate un gran bel rapporto. Ma anche nel momento più brutto della vostra relazione, non hai mai avuto, nel profondo del tuo cuore, il desiderio di poter sistemare tutto?”
Jake sbatté un po’ le palpebre e iniziò a riflettere attentamente sulla domanda.
“C’entra Daniel vero?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, papà”
“Ero retorico se proprio vuoi saperlo..”
Dopo un attimo di pausa, l’uomo proseguì.
“Dipende. Insomma a volte si. Più che altro volevo che cambiasse opinione su di me. Nonostante dicessi che non mi importava più, in realtà ho sempre desiderato che avesse stima di me, anche nei momenti peggiori della nostra relazione”
Jake non era il tipo che palesava a quel modo i suoi stati d’animo e soprattutto tutto ciò che era inerente a sentimenti che potessero renderlo agli occhi degli altri debole, o semplicemente umanamente normale. Ma capì che la questione era parecchio importante per sua figlia, così decise di farlo.
“Ora mi dici che c’è? Non avevi detto che non aveva un padre?”
“Beh si..non qui..cioè ora è qui.”
Disse confusamente la ragazza.
“E’ tornato. Dopo quattordici anni..e non da solo. E’ tornato con una compagna ed una figlia. Daniel non ha nessuna intenzione di parlargli.”
“A che pro allora la domanda che mi hai fatto prima?”
Chiese l’uomo incuriosito.
“Credo che dovrebbe e vorrei farglielo presente. Ma non voglio risultare invadente.”
“Se ti stai chiedendo se tua madre mi abbia mai spronato a riallacciare i rapporti con mio padre, la risposta è: più o meno. Ed è stata così brava e astuta da non farmi nemmeno rendere conto che lo stesse facendo. Ma tu sei molto più impulsiva, come me”
“Questo significa che sono nei guai?”
“Questo significa che glielo dirai perché sei fatta così. Potrei dirti chiedi una strategia a tua madre, ma non sarebbe da te”
Allison sbuffò sapendo che aveva ragione. In fin dei conti era già successo. Sapeva che prima o poi la sua boccaccia l’avrebbe messa nei guai, tanto valeva farlo subito. La ragazza saltò letteralmente giù dallo sgabello e si diresse verso casa di Daniel. Una volta lì, bussò vigorosamente attendendo che il ragazzo le aprisse.
“Ciao”
Esordì il ragazzo dopo aver aperto la porta ed aver posato lo sguardo su di lei.
“Posso entrare?”
“Certo che puoi”
Disse lui come se la richiesta di lei fosse la cosa più sciocca del pianeta. Si spostò dalla porta facendola entrare e la richiuse. Il salotto era in uno stato confusionale pieno di libri e dispense varie.
“Wow, ti sei buttato a capofitto nello studio”
“O adesso o mai più. Il test si avvicina”
La ragazza prese un foglio abbandonato sul tavolino al centro del salotto e ci diede una rapida occhiata rendendosi conto che erano cose che non avrebbe mai compreso, o almeno non finchè non fosse stata una laureata in medicina. Allison lasciò il foglio e sospirò.
“Daniel dovresti parlare con Charlotte”
Daniel sospirò sedendosi sul divano sperando di non dover più affrontare quella questione.
“Ali, non me la sento.”
“Dan..mi ha chiesto di Tom e le ho mentito. Mi sono inventata una scusa, ma dovrebbe saperlo. E dovrebbe anche tuo padre ok? Senti arriverà un punto in cui potresti pentirti di tutte queste scelte e io non voglio sentirmi in colpa per non aver fatto niente per farti cambiare idea, per poterti far star meglio”
“Ali tu mi fai stare già meglio, credimi e più di quanto avrei immaginato fino a poco più di quattro mesi fa”
“Daniel non nascondermi quanto ti manca la tua famiglia perché so che è così. Hai bisogno di questo”
“Non è che non voglia conoscerla ok?”
Allison si sedette accanto a lui continuandolo ad osservare.
“Non voglio che soffra, e non voglio soffrire più nemmeno io come prima”

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