Cuor di Burro. di Letterenascoste (/viewuser.php?uid=30186)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto. ***
Capitolo 8: *** Capitolo settimo. ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo. ***
Capitolo 10: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
L'amore
è ciò che caratterizza la vita di molte persone.
Molte
donne non concepiscono una vita in solitudine e sono sempre in continua
ricerca dell'anima gemella, del colpo di fulmine, della metà
perfetta della mela.
Ma
lei, Johanna
Richardson, non cercava nulla di simile, o per meglio dire
aveva già da tempo rinunciato all'idea di trovare un
compagno.
Eppure
le sue aspettative non erano poi così elevate: Al diavolo il
principe azzurro, le sarebbe bastato anche un principe sbiadito che si
presenti con in mano una pizza.
Pizza=
piatto preferito di Johanna. La mangiava quasi ogni giorno. Sia
perchè non era capace di far un uovo sodo, sia
perchè la riteneva maledettamente buona... e poi era
diventata amica di Sam, il fattorino delle pizze.
"Non
capisco proprio perchè io non riesca a trovare nessuno che
voglia condividere l'eternità con me" diceva mentre
addentava un pezzo di pizza al salame piccante "Insomma guardami, sono
una bomba" disse al proprio gatto.
Tremor
= splendido esemplare di gatto siamese. Ha dieci anni di vita ed
è leggermente grassottello... sarà
perchè anche lui era ghiotto di pizza.
Tremor
guardò la propria padrona: Una donna di trentadue anni che
il sabato sera se ne stava in pigiama, con i corti capelli corvini
spettinati legati in una minuta coda di cavallo, con indosso una
vestaglia da notte bianca colorata da qualche schizzo di pomodoro.
"Maaaaooo"
rispose il gatto strisciandole contro una gamba.
Erano
le nove di sera e Johanna stava cercando di fare il bagno a Tremor che
per tutta risposta l'aveva costretta a corrergli dietro e in un modo o
nell'altro riuscì a farla bagnare completamente.
Driiiin.
Driiiin.
Driiin.
"Ma
dove l'ho messo il telefono" diceva spostando a destra e a manca i
cuscini, le sedie, i soprammobili.
Poi
si fermò un istante. "Ma... io non ho un telefono" disse poi
dubbiosa guardandosi ancora in giro.
"Credo
che il suono provenga dalla porta" disse una voce familiare da dietro
la porta, appunto.
"Oh
certo" disse Johanna avvicinandosi ed aprendo la porta di ingresso
"Professor Silente"
"Non
è tua usanza chiedere chi vi è dietro la porta
prima di aprire, Johanna?" chiese il professore ancora fuori la porta
"Dovresti essere più cauta"
"Ha
ragione, aspetti un attimo" disse subito Johanna richiudendo la porta.
"Chi
è?"
Il
professor Silente si ritrovò a sorridere tra sè e
sè. "Albus Silente"
Johanna
a quel punto aprì la porta "Professore, ma che gradita
visita. Non pensavo proprio fosse lei"
Albus
Silente sorrise sornione vedendo che la sua vecchia alunna era cambiata
ben poco.
"Che
fa" disse Johanna "Non entra?"
"Aspettavo
che mi invitassi, veramente" ammise Silente.
"Perchè...
Lei è per caso uno di quegli esseri che senza invito non
possono entrare? Lei... Lei è un vampiro?" disse Johanna con
le lacrime agli occhi "Oh professore mi dispiace. Ora la
dovrò uccidere conficcandole un paletto di legno
lì dove un tempo batteva il suo cuore... E io non ce l'ho
neanche un paletto di legno"
"Rassicurati
mia cara" disse Silente sempre più divertito "Non sono
ancora un vampiro"
"Ah...
no?" chiese la donna "Lo dimostri"
Silente
a quel punto fece un passo dentro la piccola casa.
"Oh...
bene, si accomodi allora"
Silente
si accomodò in un salottino piccolo, disordinato e
leggermente sporco.
"Ti
sei trasferita da poco?" chiese un po' scombussolato.
"No,
no..." disse Johanna, poi si guardò intorno "Si, da due
giorni"
"Tutto
chiaro allora! Non voglio rubarti tempo mia cara, andrò
dritto al sodo. Sono qui per offrirti la cattedra di pozioni"
"Oh...
bhè... non saprei" disse Johanna titubante "Sarà
piena di bruciature e poi non credo che si intorni con il resto
dell'arredo"
"Suvvia"
disse Silente "Sai bene che intendo il posto di insegnate"
"Ah...
non so... sono piena di impegni"
Silente
si guardò elequentemente intorno.
"Va
bene, accetto" disse poi Johanna un po' mortificata.
"Ottimo,
prepara il baule e datti una ripulita... Domani è il primo
di Settembre!"
Angolo autrice:
Salve
a tutti.
Inanzi
tutto, se siete arrivati a leggerto fin qui sotto è un buon
segno ;)
Non
vi ruberò altro tempo, voglio solo segnalare che questa ff
non è altro che la rivisitazione di un'altra storia da me
scritta qualche anno fa: Profezie d'Aprile. L'intento è di
migliorarne il contenuto sia a livello grammaticale che narrativo!
Ringrazio
chiunque abbia letto.
Un
abbraccio,
Alexis.
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Capitolo 2 *** Capitolo primo. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
primo:
"Respira
Johanna! Non allarmarti, devi solo: lavare tutti i tuoi vestiti, pulire
la casa da cima a fondo se non vuoi trovare dei fantastici scarafaggi
al tuo ritorno, farti una bella doccia, spazzare, spolverare,
restituire i libri in biblioteca, preparare tutte le cose di Tremor,
salutare Sam..."
Poi Johanna si guardò intorno "Non ce la farò
mai!"
La donna lavorò tutta la notte: riuscì a lavare
gran parte dei suoi vestiti e i restanti li sistemò sotto il
materasso, spazzò e spolverò ma la casa rimase
ugualmente sporca.
Al sorgere del sole si gettò sotto la doccia,
indossò una lunga blusa bianca e dei pantaloni neri,
acchiappò Tremor alla bene e meglio, prese borsa, baracche e
burattini e uscì da quella casa che era stata il suo guscio
per molti anni.
"Addio mia vecchia Vomitella"
Vomitella:
Piccola, piccolissima a dire il vero, villetta a schiera di sessanta
metri quadrati; così chiamata perchè il giorno in
cui Johanna si trasferì la signora Lee, una simpatica
vecchina sulla settantina non che reale padrona di casa, le aveva
vomitato sullo zerbino a causa di una brutta indigestione.
Poi Johanna prese un piccolo foglietto e lo appiccicò in
basso, sulla porta d'ingresso.
'Cari
Scarafaggi, la casa è pulita! Vi prego abbiate fede e non
andate a controllare.'
La donna si incamminò così verso una casa a pochi
passi dalla propria.
"Johanna cara, entra pure ho appena preparato una bella frittata con i
peperoni"
"Grazie signora Lee..." rispose Johanna all'arzilla vecchiarella che
l'aveva accolta con in mano un panino al burro "Ma ho davvero molta
fretta. La volevo avvisare che sto partendo per qualche mese a causa di
un lavoro..."
"Lavoro?" chiese la signora Lee levandosi uno spinacio tra i denti "E
quando mai Johanna Richardson ha lavorato?!"
"Esatto, finalmente potrò pagarle l'affitto"
"Non mi interessano i soldi" affermò la signora Lee mettendo
tra le mani di Johanna un muffin alla marmellata "Se ragionassi in quel
modo ti avrei già cacciata tempo fa. Devi trovarti un uomo,
piuttosto."
"Ormai credo che non vi siano molte speranze"
"Non dire sciocchezze, bambina! Non sai quanti bei maschioni mi ronzano
ancora intorno la domenica quando vado al Bingo... e tutti con la
dentiera nuova eh!"
Altri svariati minuti passarono prima che Johanna riuscì a
liberarsi dalla morsa della signora Lee. Infine ne uscì
un'ora e mezza dopo con in mano un panino con la frittata e nell'altra
della marmellata di pesche targata 1925.
Successivamente si recò in biblioteca e restituì
i libri e solo infine si recò da Sam, il fattorino delle
pizze, ma non trovandolo in casa decise di lasciare un biglietto.
'Caro Sam, proprio ieri ho
ricevuto una proposta di lavoro e oggi devo partire in fretta e furia.
Mi dispiace non poter
più vedere quel tuo bel faccino pieno di brufoli e le tue
gambine storte.
Spero che non mi dimenticherai
presto.
Ti lascio un panino con la
frittata e un vasetto di marmellata... Spero non ti venga alcuna
indigestione o qualche malattia strana allo stomaco.
Con affetto,
la cliente che non ti ha mai
dato uno spicciolo di mancia, Johanna'
Pochi minuti dopo e con un vasetto di marmellata in meno da digerire,
Johanna si ritrovò alla stazione di King's Cross... Tutto
era rimasto immutato: i giovani che felicemente salgono sul treno, le
mamme in ansia, i padri che litigano con altri padri.
Prese posto in fondo al convoglio, in una piccola e forse la
più rumorosa cabina.
"Buongiorno" disse un ragazzino di media altezza, i capelli composti,
un rospo in mano e un simpatico ma alquanto arretrato gilet
evidentemente cucito a mano.
"Buongiorno a te" disse Johanna che, cercando di darsi un contegno,
raddrizzò la schiena, nascose la cioccolata e si
sistemò i capelli.
Gli tese la mano "Sarò la tua professoressa di pozioni, il
mio nome è Johanna Richardson"
"Neville Paciock, piacere di conoscerla"
Il resto del viaggio lo passarono a chiacchierare e Neville le
raccontò quanto gli fosse difficile far fermentare
esattamente una pozione e le sue esperienze con il precedente
professore di Pozioni, il professor Piton.
Una volta arrivati a destinazione i due si salutarono e imboccarono
strade diverse.
Johanna prese posto nell'enorme tavolata destinata ai professori, in
Sala Grande.
Era seduta tra un mezzo gigante, che ogni due secondi le ripeteva
quanto fosse affamato quel giorno, e la professoressa Cooman che da
dietro i suoi grandi occhiali le raccontò di quando aveva
previsto la morte del professor Silente a causa di un tagliacarte.
"E quel giorno realmente egli si tagliò con quell'oggetto"
affermò Sibilla annuendo.
"E..." disse Johanna un po' confusa "Ha riportato gravi ferite suppongo"
"No, in verità no... Purtroppo. Sai che fortuna sarebbe
stata per me predire la morte di un grande mago"
Fortunatamente fu il turno del cappello parlante, poi Silente
annunciò la presenza della nuova insegnante di Pozioni e
Johanna restò sollevata dal fatto che i ragazzi l'accolsero
con grandi applausi... di certo non poteva ancora sapere che in
realtà erano tutti più che felici di non aver
più il Professor Piton come docente di Pozioni.
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Capitolo 3 *** Capitolo secondo. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
secondo:
Il
primo giorno di scuola Johanna era molto agitata, non era mai stata
molto brava nel parlare in pubblico e si sa che gli studenti sono molto
malevoli quando c'è da criticare un insegnate.
"Forse non avrei dovuto accettare" diceva a Tremor mentre faceva su e
giù per la sua stanza.
Toc Toc.
Johanna si precipitò alla porta e mise subito le mani sulla
maniglia, poi ripensò che poteva essere di nuovo Silente,
così chiese: "Chi è?"
"Minerva, cara"
Johanna aprì la porta felice di rivedere la sua vecchia
insegnante di trasfigurazione.
"Buongiorno"
"Buongiorno, buongiorno" rispose velocemente la McGranitt "Mi manda
Albus per assicurarmi che tu ti stia trovando bene, almeno per ora, e
se hai bisogno di qualsiasi cosa sappi che puoi tranquillamente
rivolgerti a me"
"Solidarietà femminile" affermò Johanna
stringendo con un forza un pugno.
"Si" disse la McGranitt un po' incerta "Allora" continuò poi
uscendo dalla stanza "sarà meglio che ti lasci,
così hai tempo per prepararti. Peccato per quei capelli
corti, ti avrei potuto fare uno splendido chignon!"
"Grazie lo stesso" urlò Johanna vedendo ormai la
professoressa lontana.
Non capendo il perchè la McGranitt le avesse detto di
prepararsi sebbene lei fosse già pronta (probabilmente
perchè indossava un lungo camicione scolorito e una
calzamaglia dai mille colori), Johanna senza troppi indugi si
recò in Sala Grande: obiettivo colazione.
Johanna prese il suo solito posto e, fortunatamente per lei,
trovò solo Hagrid a farle compagnia.
"Buongiornooo" disse la donna sorridendo al mezzo gigante.
"Oh... Buongiorno professoressa!" rispose Hagrid tra un cucchiaio di
budino ed un altro "Come sta?"
"Molto bene grazie. Anche se devo dire" disse Johanna molto velocemente
"che sono un po' nervosa per il fattto che dovrò parlare
davanti a tanti studenti e sa... io non ho mai parlato davanti a tante
persone. Si, perchè poi mi viene l'ansia, il mal di
pancia... mamma mia che mal di pancia! E il prurito, un sacco di
prurito lungo i gomiti che non si può immaginare.
Una sola volta parlai davanti a tanta gente durante il matrimonio di
mio fratello, fu un vero disastro perchè feci un gesto
inconsulto e allora tutta la torta cadde nel ponce e lo sposo urlava,
la sposa piangeva, le damigelle erano piene di torta e ponce ed
urlavano nevroticamente contro di me.
Fu davvero uno strazio, mi ricordò tanto quando al funerale
di mio nonno per sbaglio feci cadere la bara nel fiume... Insomma io
che ne potevo sapere che giusto giusto sotto il ponte poteva esserci un
fiume"
"Beh..." disse Hagrid "Almeno è atterrato sul morbido"
"Povero nonno Alfred" disse Johanna tra le nuvole "Non lo abbiamo
più trovato"
"Allora le consiglio di non portare mai studenti nelle vicinanze di un
fiume, di un mare o di un lago... Se te ne perdi uno credo che qualcuno
farà storie!"
Johanna ringraziò il buon Hagrid dei consigli e si
alzò "Mi auguri buona fortuna!"
Johanna boniaramente si recò nella sua aula e, dopo qualche
minuto, vide che già gli studenti erano tutti in aula.
Appello.
Presentazione: "Buongiorno ragazzi. Come ha già annunciato
ieri il nostro caro Silente e come avrete sicuramente capito dato che
ci troviamo in un'aula di pozioni e, per Merlino, avete dei calderoni
davanti, io sono la vostra nuova insegnante di Pozioni.
Johanna Richardson, ho trentadue anni, vivo con il mio gatto Tremor
nella periferia di Londra.
Sin da piccola ho avuto una predilezione per l'arte delle pozioni,
ricordo ancora la prima volta che feci scoppiare la mia polisucco"
Johanna per un attimo si perse nei suoi pensieri e gli studenti la
guardarono divertiti.
"Meglio lei che Piton" disse Ron.
"Piton" disse Johanna ridestandosi "Si, ecco... Volevo parlarvi del
professor Piton! Siccome so quanto sia difficile cambiare insegnante,
voglio adeguarmi alle sue abitudini così che voi non subiate
un brusco cambiamento. Quindi..." disse poi sedendosi in cattedra "Vi
prego di riferirmi ogni dettaglio delle sue lezioni così che
potrò aiutarvi a non confondervi"
Il resto della lezione fu davvero intenso e pieno di anneddoti sulle
lezioni del professor Piton.
Alla
fine nel blocchetto di appunti di Johanna vi era scritto:
- Togliere punti ai Grifondoro.
- Prendersela con Neville Paciock.
- Ogni tanto insultare Potter (una/due volte al
giorno a seconda dell'umore)
- Non lavarmi i capelli.
- Dare punti omaggio ai Serpeverde anche solo
perchè camminano correttamente.
- Usare un tono sgarbato.
- Assegnare troppi compiti così, per il
gusto di far soffrire gli studenti.
- Prendersela con Neville Paciock (nel caso non
l'avessi fatto prima!)
'Sicuramente avranno esagerato' pensò Johanna riguardando i
suoi appunti mentre i ragazzi uscivano dall'aula.
"Paciock, guarda dove cammini invece di essere sempre stanulato come un
Troll"
Johanna alzò lo sguardo e nascose il suo blocchetto di
appunti: Severus Piton stava avanzando verso la cattedra.
"Le porto le chiavi della dispensa degli ingredienti per le pozioni. Se
qualcosa dovesse mancare la prego di rivolgersi al sottoscritto.
Arrivederci"
detto ciò Severus Piton, come era entrato, se ne
uscì.
"Buongiorno lei deve essere la nuova professoressa di pozioni" disse
tra se e se Johanna "Oh si, sono io e lei deve essere il professor
Piton. Piacere. Oh no, piacere mio. Spero che si trovi bene ad
Hogwarst. beh sa, già ci sono stata come studentessa, ma
ormai sono passati taaaanti anni e..."
"Ehm, ehm" fece Gazza entrando nella stanza "Tutto bene?" chiese
stringendo un po' gli occhi così da poter vedere meglio.
"Oh si... Ogni tanto parlo da sola, quando mi sento invisibile."
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Capitolo 4 *** Capitolo terzo. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
terzo:
"Interessante,
davvero interessante" affermò Gazza estasiato di fronte ad
un
Neville Paciock in preda ad enormi brufoloni pieni di pus.
Albus Silente, Minerva McGranitt, Pomona Sprite, Madame Chips, Argus
Gazza e Johanna Richardson erano tutti in infermeria.
Tutti con un'espressione leggermente schifata.
Tutti ammutoliti.
Tutti dubbiosi.
Tutti intorno a Neville Paciock.
"E' grave?" aveva chiesto il ragazzo più volte senza che
avesse mai ricevuto risposta.
"Non sapevo che la pozione Scacciabrufoli facesse questo effetto" disse
cauto Silente.
"Di certo" obiettò Johanna "Non ti aspetti che te li faccia
venire."
"Paciock, tutto bene là sotto?" chiese un po' in ansia la
McGranitt "Non riesco a vederti gli occhi, caro, ma sono sicura che
quella fessura un po' sopra il mento sia la bocca"
"Meraviglioso, davvero meraviglioso" affermò Gazza.
"Credi di riuscire a fare qualcosa al riguardo, Johanna?" chiese Albus
Silente non distogliendo l'attenzione da una Madama Chips che cercava
maldestramente di schiacciare qualche brufolo.
"Cacca di topo" rispose Johanna "Mia nonna diceva sempre che sui
brufoli va messa la cacca di topo"
"Come scusa?" chiese amareggiata la professoressa di Trasfigurazione.
"Certo, potrei anche realizzare una vera pozione Scacciabrufoli"
propose Johanna "Ma penso che la cacca di topo sia un rimedio
più naturale"
"Ottima idea, davvero ottima idea" sussurrava un estasiato Gazza.
Dopo molti altri ragionamenti, brufoli schiacciati, discussioni sui
benefici della cacca di topo e qualche singolare attimo di
felicità per Gazza, si convenne che Johanna avrebbe dovuto
preparare la pozione scacciabrufoli.
"Va bene, ma sappiate che la nonna non ne sarebbe affatto d'accordo... "
Mettendo da parte il pensiero della vecchia nonna naturopata, Johanna
si recò nella dispensa dell'aula di pozioni.
Ortiche secche: ci sono.
Zanne di serpente: ci sono.
Aculei di porcospino: presenti.
Lumache cornute: barattolo vuoto.
"Accidenti" bisbigliò Johanna.
Sapeva benissimo che avrebbe dovuto rivolgersi al Professor Piton, come
lui stesso le aveva riferito poche settimane prima senza guardarla
neanche per sbaglio.
Sapeva altrettanto bene che, però, in quel periodo dell'anno
avrebbe trovato un bel bottino di lumache cornute proprio nelle
vicinanze del Lago Nero.
Così Johanna si incamminò verso il Lago Nero sola
soletta, assorta nei suoi pensieri, munita di cestino.
"Una lumachina si
trova nel cestino e se il nonno viene si fa un bel panino"
canticchiava Johanna mentre raccoglieva le lumache.
"Buon pomeriggio" si sentì dire alle spalle.
Johanna si voltò con molta calma, ancora canticchiando.
Ripose l'ultima lumaca presa nel cestino.
Si portò una mano, piena di quel viscido muco delle lumache,
poco al di sopra gli occhi per coprirsi dai raggi di un sole
calante.
Severus Piton le si parava di fronte: sguardo fisso, schiena dritta,
piccola smorfia sulle labbra.
Johanna lo guardò per un istante e poi...
"Un'altra
lumachina metto nel cestino così poi la nonnina si prepara
una zuppina"
"Buon pomeriggio, ho detto" ribadì Severus Piton spazientito.
"Beh... Credo che lo dovrà dire altre tredici volte: una per
ogni volta che non mi ha salutata in queste ultime due settimane" disse
Johanna "Non che io me ne sia minimamente accorta, sia chiaro... Non me
lo sono legato assolutamente
al dito"
Severus Piton la guardò un po' perplesso.
"Silente mi ha riferito che si sta occupando di una pozione
scacciabrufoli, così mi è tornato alla mente che,
l'anno
precedente, non avevo aggiornato le provviste."
"Se due lumachine
prenderò una zuppina ed un panino mi farò"
"Avrei gradito" continuò Severus con un tono di voce
maggiore
"Che mi avesse avvisato, come le avevo espressamente chiesto quando le
consegnai le chiavi della dispensa"
"Se tre lumachine
prenderò, forse una te l'offrirò, ma se tu
sgarbato sarai allora alla scopa ti attaccherai"
"Io non sono di certo sgarbato" asserì l'uomo con una nota
di disappunto.
"Ma se tredici
volte buongiorno mi dirai, tu sgarbato non sarai. Un buongiorno mi
dirai e una lumachina avrai"
"Non le dirò tredici volte buongiorno e non voglio quella
stramaledettissima lumachina... cioè, voglio dire, lumaca
cornuta"
"Se una lumaca
non vorrai... tu da solo rimarrai"
Così Severus Piton ancora confuso da quel gioco di parole,
guardò la nuova docente girargli le spalle e andarsene con
il
suo cestino pieno di lumache, mezza sporca di muco... un po' ovunque.
"Buongiorno!" le urlò da lontano.
"Un Buongiorno tu
mi hai detto" gli urlò contro Johanna "Te ne mancano dodici, bel
culetto!"
Johanna continuò a camminare per recarsi al castello.
"Ecco" disse Johanna dopo un paio d'ore, in infermeria "Questo ti
dovrebbe far ritornare come prima... Ne sei proprio sicuro?
Così
hai un certo alone di mistero"
"Per Godric!" affermò Minerva "Applicagli questa pozione e
andiamo a dormire"
"Ahhh" mugugnò Gazza nel vedere di nuovo il volto di Paciock
"Io
avrei optato per la cacca di topo" disse poi facendo un occhiolino a
Johanna.
Erano le undici di sera quando il dramma Paciock ebbe fine e i
professori poterono tornare nelle proprie stanze.
Johanna rientrando notò che Tremor stava esaminando qualcosa
sulla scrivania.
Era un grande barattolo pieno di lumache cornute.
Un biglietto vi era allegato:
Per
la pozione più acuta
ecco
a lei la lumaca cornuta.
Se
un panino o una zuppina si farà
in
infermeria, di sicuro, finirà.
Se
domani la vedrò
un
buongiorno le dirò,
ma
se lei è perspicace
uno
sguardo è più loquace.
Glielo chiedo a cantilena
non mi guardi il fondoschiena.
Infine
in rima la saluto
ma
io credo che lei abbia bisogno d'aiuto.
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Capitolo 5 *** Capitolo quarto. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
quarto:
Con il passare del primo mese, Johanna cominciò ad abituarsi
di nuovo ad Hogwarst.
Certo, le sembrava strano stare al di qua della cattedra, e doveva
ancora capire come far entrare qualcosa nella testa di Paciock.
Inoltre il tempo cominciava a scorrere più velocemente ora
che le sere, sempre più autunnali, erano riscaldate dal
torneo di scopa a cui partecipavano Albus, Minerva, Sibilla e Johanna,
per l'appunto.
"Davvero carino questo gioco che hanno inventato i babbani" affermava
Albus tutto compiaciuto.
"Anche se..." si intromise la McGranitt lanciando un due d'oro "Credo
che bisognerebbe cambiargli il nome! Dovrebbe avere un nome
più consono a delle signore beneducate che si dilettano nel
gioco delle carte"
"Scopa!" disse la Cooman con tanta euforia "L'avevo predetto che avrei
vinto, sono una veggente con i fiocchi"
"Regola numero uno" disse Johanna perdendo la pazienza "Ti ho
già detto che anche se fai una scopa non vinci, non
è mica come prendere il boccino d'oro!"
"Credo di avere il sett'oro" disse Albus sventolando la sua carta in
aria "Ho vinto?" chiese poi con sguardo incerto.
"No!" rispose Johanna perdendo le staffe "Vince solo chi fa
più punti"
"Come devo fare con voi?" disse poi esasperata bevendo il suo ultimo
sorso di thè.
"Oh, oh" disse subito euforica Sibilla "Vuoi che te lo legga? Vuoi che
ti legga il fondo del tuo thè? Vuoi? Eh? Eh?"
Johanna essendo assonata acconsentì e porse la tazza a
Sibilla.
"Io vedo..." sussurrò Sibilla stringendo i suoi occhietti da
dietro i due fondi di bottiglia e gesticolando ampiamente "Io vedo...
un uomo!"
"Che culo!" affermò sorridente Johanna beccandosi poi uno
sguardo severo da parte della McGranitt "Ehm... volevo dire: Perbacco!"
"Un uomo" continuò Sibilla "Insulterà il tuo
gatto e poi lo mangerà"
"Povero Tremor" affermò Johanna con due lacrimoni agli occhi.
"Suvvia, non crucciarti mia cara! Le profezie delle nostra Sibilla si
avverano solo una volta su un milione" disse gaudente Albus porgendole
delle cioccorane e facendo risentire la professoressa di Divinazione.
Il mattino seguente la professoressa Richardson era molto turbata per
il suo Tremor.
"Non lascerò che qualcuno ti mangi, tranquillo!"
Così con i vari pensieri sul suo Tremor che gli ronzavano
per la testa (come, per esempio, a chi avrebbe dato tutto quel
cibo per gatti che aveva comprato in offerta speciale), quella mattina
Johanna entrò in aula di malumore, che peggiorò
nel vedere Draco Malfoy e Harry Potter che si azzuffavano a suon di
pugni.
"Per Merlino" disse Johanna agitando la bacchetta e arrestando i corpi
(e i colpi) dei due giovani "Se proprio volete azzuffarvi, fatelo con
la magia... Almeno avreste modo di imparare qualcosa"
Poi guardò bene i due ragazzi pieni di ematomi "Andate da
Madame Chips, piccoli troll! E sappiate che per il vostro comportamento
da vandali, che sicuramente Minerva non approverebbe,
toglierò cinquanta punti alle vostre casate!"
"Ma..." farfugliarono i due ragazzi.
"Niente ma, fannulloni! Ora andate, prima che decida di interrogarvi e
farvi ripete l'anno"
Così i due ragazzi, in fretta e furia, decisero di
svignarsela.
"Paciock, interrogato!" affermò Johanna prima di chiudere
sonoramente la porta dell'aula.
Erano le sei di pomeriggio, le lezioni erano finite e Johanna, dopo una
giornata stressante, decise di prepararsi una bella pozione che le
calmasse i nervi.
Toc Toc.
Johanna guardò la porta da lontano, di certo non poteva
allontanarsi dalla pozione... o questa sarebbe scoppiata.
"Se sei un maniaco" gridò quindi la donna "Sappi che ho la
bacchetta in mano e non ho paura di usarla"
"Severus Piton" si sentì da dietro la porta.
"Oh, e che intenzioni hai? Da maniaco?"
"Per Salazar, no di certo!"
"Bene" affermò sorridente la professoressa "Allora
può entrare, la porta è aperta!"
Severus Piton alzò gli occhi al cielo e poi
abbassò la maniglia.
Entrò nello studio e non vide nessuno.
"Son qui!" disse Johanna attirando l'attenzione del professore.
Così Severus entrò nell'adiacente camera da letto.
"Con permesso" disse Severus notando il disordine della camera.
"Ormai è entrato" notò Johanna "Troppo tardi per
i convenevoli"
"Sono venuto perchè ho notato..."
"Ehm, Ehm..." lo interruppe Johanna.
"Stavo dicendo che sono venuto per...."
"Ehm, ehm" fece di nuovo Johanna.
"Cosa c'è?" chiese Severus spazientito.
"Vedo che non si ricorda più le buone materie, professore"
"Buongiorno!" disse poi irritato Severus.
"Buona sera" lo corresse Johanna " E' sera, quindi... Buona sera"
Severus la guardò con fare omicida e la donna si
precipitò ad affermare "Ma apprezzo il gesto"
"Come le stavo dicendo, prima che lei mi interrompesse più e
più volte per un futile motivo"
"Le buone maniere non sono mai un futile motivo" affermò
Johanna "Me lo ripeteva sempre la mia cara nonnina... quella della
zuppina che le dicevo l'altro giorno, si ricorda?"
"Dannazione!" ringhiò Severus "Taccia una buona volta e mi
faccia parlare"
Johanna fece il segno di chiedersi la bocca come una zip e il
professore potè finalmente parlare "Le stavo dicendo"
disse poi calmandosi "Che mi hanno riferito che lei, nella
giornata di oggi, ha levato ecco... diciamo cinquanta punti alla mia
casata, quindi me ne domandavo il motivo"
Johanna lo guardò silenziosa.
"Aspetto una risposta" disse Severus ancora più
spazientito.
"Ma se mi ha appena urlato di tacere" controbattè
la donna.
"Ora può parlare" annunciò Severus massaggiandosi
le tempie.
"La ringrazio" disse sorridente Johanna "La risposta alla sua domanda
è che ho trovato il signor Malfoy azzuffarsi con il signor
Potter"
"Questo sarebbe il motivo?" chiese il professore con una faccia che
Johanna avrebbe definito di c... ehm, da schiaffi.
"Esattevolmente"
"Esattevol..." riprese il professore scuotendo leggermente la testa
"Non poteva affibbiargli una punizione, piuttosto?"
"Senta" disse Johanna alzando il mestolo con cui stava mescolando la
pozione e puntandolo contro l'uomo di fronte a lei "Io non le vengo a
dire come svolgere il suo mestiere, quindi la prego di rispettare la
mia integrità di insegnate!"
Severus rimase alquanto sconcertato dalla reazione, a suo dire,
esagerata della professoressa.
Ma in tutto il trambusto che si era creato in quella stanza nessuno dei
due si accorse che Tremor si stava facendo le unghie sul calderone (che
già era inclinato per un difetto di fabbricazione) e con una
leggera spintarella rovesciò tutto il contenuto sugli
indumenti di Severus.
"STUPIDO FELINO" urlò a quel punto il professore brandendo
la bacchetta.
"Non osi parlare del mio gatto a quel modo" gli urlò dietro
Johanna "Lei che è più naso che uomo!"
"Lei è squilibrata" annunciò Severus "E comunque
si dice esattamente" le fece notare "E non" continuò poi
facendole il verso "Esattevolmente" disse infine prima di sbattere nel
modo più rumoso che gli riuscisse in quel momento la porta.
Passarono all'incirca due ore quando Johanna, dopo essersi calmata,
decise di andare a cenare.
Entrando in Sala Grande, però la nostra protagonista si
accorse che c'era qualcosa che non le quadrava...
"Dannazione" disse urlando istericamente fra se e se, il che fece
rovesciare a Neville la sua zuppa.
Severus Piton aveva aggiunto ben cento punti alla casa dei Serpeverde
e, ne era sicura, l'aveva fatto per ripicca.
Così, dopo aver percorso i sotterranei
come una furia, senza pensarci due volte
forzò la porta dello studio del Professor Piton ed
entrò successivamente in camera sua.
"LEI MINA LA MIA
DIGNITA' DI PROFESSORESSA E DI DONNA!"
"OMMIODDIO!"
urlò poi la donna alla vista dell'uomo nudo grondante
d'acqua ed evidentemente appena uscito dalla doccia.
"COSA
DIAMINE CI FA QUI?!" chiese lui coprendosi il pezzo da novanta con un
libro.
Johanna,
imbarazzatissima, si mise le mani davanti agli occhi per poi toglierle
e leggere il titolo del libro "Sette modi per rendere una lezione di
pozioni divertente"
L'uomo
guardò sbadatamente il libro e poi "Non
è mio, me l'ha regalato il professor Silente, con
la speranza che, lo
scorso anno, potessi alleviare le lezioni degli alunni."
"Oh...
Allora se non le serve, me lo presta?" chiese sbadatamente Johanna
tendendo la mano verso il libro. Poi focalizzò di nuovo
l'attenzione sui fatti. "Oh cavolo no, magari un'altra volta"
portandosi poi una mano davanti alla bocca per poi ricominciare a
fissare il libro.
L'uomo,
evidentemente in imbarazzo, si schiarì la voce:
"Le sarei lieto se lasciasse la mia stanza, avrei la speranza di
rivestirmi, se per lei va bene."
"Oh"
disse la donna "Se deve proprio..."
Severus
la guardò estrefatto e lei si rese conto della cavolata che
aveva appena detto.
"Cioè
certo che deve... le serve una mano?"
Altro
errore.
"Ma
lei si rende conto di ciò che dice?"
"No,
in effetti no" ripose imbarazzata lei "Vabbè allora
arrivederci." disse porgendo la mano all'uomo che per tutta risposta
alzò un sopracciglio. "No, meglio di no"
La
donna si voltò e ,con veramente poca grazia e sbattendo un
po' ovunque, uscì dalla stanza.
L'uomo
rimase solo, levò il libro e guardò il suo
solitario amico del sud.
"Non ci pensare neanche, torna a riposo!"
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Capitolo 6 *** Capitolo quinto. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
quinto:
Dopo
aver passato una serata piena di sorprese, Johanna tornò
silenziosa e ancora rossa come un pomodoro nella propria stanza.
Entrando notò subito un grosso cesto contenente delle
melanzane
sott'olio, panini di varie forme e dimensioni, spaghetti al pomodoro un
po' sparsi ovunque all'interno del cesto e, inoltre, vi erano anche dei
dischi di pasta molto dura che Johanna riconobbe come crepes.
La signora Lee evidentemente sentiva la sua mancanza.
Così Johanna , frugando tra un enorme quantità di
spaghetti al pomodoro e delle pile di vecchi biscotti che prima non
aveva visto, trovò un biglietto della sua cara padrona di
casa:
Mia
cara Johanna, non è passato molto tempo da quando te ne sei
andata... ma spero che tu abbia già trovato un uomo con cui
condividere il resto dei tuoi giorni.
So perfettamente che non sai
cucinare neanche dei toast, quindi se vuoi puoi dire che queste
leccornie le hai preparate tu.
Ricordati: gli uomini vanno
presi per la gola!
Ricordo ancora quando
accalappiai il mio quarto marito con un bel panetto di burro avvolto
nello zucchero caramellato... Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe morto
di diabete?!
Mandami al più presto
tue notizie!
Ps. Se ancora non avessi trovato
un uomo, sappi che esistono pozioni d'amore molto potenti!
Con affetto,
Martha Lee.
Johanna, seccata dal sentirsi dire di trovarsi un uomo,
accartocciò il biglietto della signora Lee.
Poi, stanca, si buttò a letto.
Il giorno dopo si sentiva carica di energie.
"Ed era nudo" continuava a ripetere al povero Tremor che in preda alla
disperazione aveva cominciato a mangiucchiare le cibarie della signora
Lee.
"Nudo, nudo, nudo" ripeteva la donna mentre si passava in maniera molto
poco femminile del deodorante in stick "Insomma, non mi ricordavo
neanche più come fosse fatto un uomo là sotto!"
Così tra i suoi vari pensieri Johanna si diresse in Sala
Grande
per consumare la sua consueta colazione: mezzo chilo di budino al
cioccolato!
Quando la professoressa entrò, vide subito che gli unici
posti
rimasti liberi nel tavolo degli insegnanti era o quello accanto a
Sibilla Cooman, la quale le finiva sempre per predirle diversi modi in
cui lei o il suo gatto sarebbero potuti morire nell'arco della
giornata, o quello accanto a Severus Piton.
'Devo scegliere il male peggiore' pensò mentre si avvicinava
lentamente alla grande tavola imbandita 'Probabilmente non si
ricorderà neanche del piccolo incidente di ieri sera'
Poi, in preda ad un atto di coraggio, decise di sedersi.
"Buongiorno" sussurrò al professor Piton guardando di fronte
a
lei per mantenere un comportamento non sospetto... il che
però
risultò sospetto.
"Neville mi sa che ce l'ha con te!" disse Ronald Weasley dando una
gomitata al compagno ed indicando la professoressa che continuava a
sussurrare guardando non si sa cosa.
"Mi volevo scusare per il mio comportamento di ieri sera..."
"Ha perso qualcosa, per caso?" le chiese spazientito Severus Piton.
"Oh no!"
"Davvero? Sono sicuro di aver visto qualche rotella rotolare via,
lontano... molto lontano da lei"
"Lei è sgarbato" notò Johanna girandosi, ora,
verso il
professore che aveva appena finito di mangiare una crostata di mele "Mi
stavo semplicemente scusando per quanto è accaduto ieri sera"
"Niente"
disse a denti stretti Severus "Ieri sera non è successo niente"
"Oh certo" affermò Johanna facendo l'occhiolino al
professore "Non è successo niente"
Poi lo vide alzarsi e allontanarsi, probabilmente bestemmiando.
'Gli uomini' pensò Johanna 'Un grande mistero da risolvere'
Passarono le prime ore di lezione prima che la lezione della
professoressa di pozioni fosse interrotta.
"Scusate, scusate" disse la McGranitt "Professoressa Richardson, il
preside l'attende nel suo ufficio... Mi ha detto di riferirle che si
tratta di una questione piuttosto urgente che desidera discutere con
lei"
"Va bene" affermò Johanna alzandosi dalla sedia e
allontanandosi
dalla cattedra "Potete andare, la lezione finisce qui per oggi"
La donna, mentre si incamminava per l'ufficio del preside,
pensò
per quale motivo Albus Silente dovesse conferire urgentemente con lei:
forse perchè Tremor aveva vomitato nel corridoio del terzo
piano e poi lei aveva accusato Paciock per non beccarsi, per un intero
anno, delle brutte occhiate da parte di Gazza; forse perchè
all'ultima partita di scopa aveva imbrogliato per prendersi le
caramelle del primo premio; forse perchè aveva scoperto che,
quando lei frequentava il quinto anno, aveva mezzo delle caccabombe nei
bagni sporchi e Gazza aveva dovuto pulire per dei giorni prima che il
bagno fosse di nuovo agibile...
Insomma tra i suoi vari peccatucci Johanna non vedeva nulla di
così importante da dover essere dicusso urgentemente e
durante
l'orario di lezione, per altro!
Ispirò profondamente prima di entrare nell'uffico.
Aprì la porta.
Un tonfo al cuore le fece spalancare gli occhi alla vista del
professore Piton in piedi vicino al preside.
'Brutto spione' pensò Johanna 'Ha spifferato che sono
entrata in
camera sua! Dannazione, lo devevo immaginare... ha il naso da spione!'
"Buongiorno professoressa" le disse Silente sorridendo e Severus
accompagnò il saluto con una smorfia e un lieve cenno del
capo.
"Buongiorno a voi" rispose Johanna stentando un falso sorriso.
"Vi ho convocato qui" iniziò il preside "Perchè
sono
venuto a sapere di un fatto che, personalmente, definirei molto
spiacevole..."
"Prometto che non lo farò più" sbottò
la donna in preda al nervoso.
"Cosa?" chiese un po' confuso il preside.
"Ma si, non aprirò mai più la porta di nessuno
senza aver opportunamente bussato"
"Non credo che questo..." protestò Severus che
però fu
azzittito da un dito indice di Albus, ora curioso più che
mai.
"Giuro" affermò Johanna sprofondando in una poltrona vicina
alla
scrivania "Non sapevo fosse nudo... Io ero davvero fuori di me e dovevo
sfogarmi. Ma non avevo idea che fosse nudo, altrimenti io non avrei
mai... Insomma non vorrei di certo vederlo nudo"
Albus Silente si sedette di fronte alla professoressa, evidentemente
divertito dalla situazione.
"Non che sia stato un brutto spettacolo" si affrettò a
precisare
Johanna pensando di aver offeso Piton "Anzi, tutt'altro" disse poi
annuendo ripetutamente.
"Quindi" la interruppe Albus "Hai visto il qui presente Severus
Piton... nudo?"
"Completamente nudo" precisò sussurrando Johanna "Come mamma
l'ha fatto"
"Interessante" ripetè più volte Albus
accarezzandosi la
lunga barba "Ma non era questa la questione che volevo discutere con
voi"
"Ah... no?" chiese imbarazzata Johanna.
"NO" rispose irato Severus.
"Ahah" fece Johanna "Ovviamente era tutto uno scherzo... Sono proprio
una burlona" precisò poi.
"Ascoltatemi, i miei impegni extra-scolastici richiedono il vostro
aiuto" disse Silente ritornando serio "Credo che io abbia urgente
bisogno di una pozione dissolvente. Vista però la
difficoltà nella sua preparazione e che gli eventuali errori
potrebbero avere effetti veramente molto indesiderati,
vi chiedo di preparla insieme... Insomma quattro occhi son meglio di
due. Ovviamente se nessuno dei due ha qualcosa in contrario"
Così la nuova professoressa di pozioni si trovò
incastrata al vecchio professore di pozioni per tutto il pomeriggio.
Rimasero per più di tre ore in completo silenzio.
"Oh, a quanto pare qualcuno
si è dimenticato di prendere le
lingue di drago" disse Johanna alzandosi ed entrando nella piccola
stanza adibita come dispensa di pozioni.
La donna scrutò per bene tutti gli ingredienti degli alti
scaffali.
"Qui non c'è traccia di lingue di drago" urlò lei
affinchè il professore la potesse sentire.
Poi lo sentì avvicinarsi e gli sentì borbottare
anche la
parola "imbecille" per diverse volte... e ciò la rese
indisponibile.
Così una volta che anche Severus Piton entrò
nella dispensa rimase silenziosa ed offesa.
"Davvero strano" affermò Severus scrutando e spostando vari
elementi "Ero sicuro che fossero qui le lingue di drago"
"Oh ne ho vista una!" affermò d'un tratto Johanna attirando
l'attenzione dell'uomo "Ah no, mi sbagliavo... E' solo il suo naso"
Severus si rigirò veso gli ingredienti.
"Ah ecco! Mmm no, è ancora il suo naso"
Pochi secondi dopo sentirono un forte tintinnio provenire dagli
scaffali, la terra si stava muovendo.
"Il terremotooooo" urlò Johanna terrorizzata spingendosi con
la schiena contro l'unica parete libera.
Poi osservò intimorita la scena che le si presentava
davanti:
gli ingredienti cominciavano a cadere frantumandosi contro il
pavimento, gli scaffali si inclinavano sopra il professore...
Johanna prese a fare dei segni strani con le mani che, secondo lei,
dovevano avvertire l'uomo dell'imminente crollo... ma che in
realtà risultavano completamente incomprensibili.
"Se con questi atteggiamenti da gorilla in preda ad una forte emicrania
sta cercando di definire la sua malattia mentale" le disse Severus
"Sappia che le sta riuscendo benissimo"
Johanna rimase offesa dalla parole del professore ma non
riuscì
a replicare: gli scaffali in pochi secondi avrebbero investito
completamente il professor Piton.
Senza pensarci oltre allungò le mani, strinse la blusa nera
del
professore e lo strattonò a sè con tutta la forza
che le
era rimasta.
Un attimo dopo furono sommersi da un gran tonfo.
Severus guardò la donna ed alzò un sopracciglio.
"Sarebbe opportuno trovare una via d'uscita"
"Concordo" disse frettolosamente la donna.
"Su, prenda la sua bacchetta... La mia l'ho lasciata sul tavolo"
"Oh-oh" rispose Johanna tastandosi un po' ovunque "Non ce l'ho"
Severus Piton alzò gli occhi in segno di disperazione
"Sbadata, goffa ed ora anche incosciente!"
"Come si permette" disse stizzita Johanna "Parlare così ad
una donzella in difficoltà!"
"Mi dispiace" replicò l'uomo a denti stretti "Non vedo
alcuna donzella in difficoltà ma solo una..."
Severus Piton fu interrotto dalla vista della donna che aveva
cominciato evidentemente a tremare e a raschiare il muro con le unghie.
"Cosa c'è ora?"
"Scorpioni" bisbigliò Johanna "Io ho la fobia degli
scorpioni... Ma non si preoccupi, se non si muove loro non la vedono"
"No" disse sconcertato Severus "Quelli sono i dinosauri, gli scorpioni
la vedono anche se resta immobile"
"Aiutooooo" urlò con voce stridula la donna saltando a
cavalcioni sull'uomo che per il gesto inaspettato barcollò
sulle
macerie.
"Mangiate lui" disse piagnucolando Johanna "Non ho un buon sapore,
mangiate lui"
"Nessuno verrà mangiato" precisò Severus "Ora
scenda o la buttò giù io"
"Lei non si dovrebbe rivolgere ad una donna in questo modo" lo
sgridò Johanna.
Severus Piton infastidito cercò di divincolarsi da lei ma, a
causa di una boccetta, scivolò facendo sbattere la schiena
di
Johanna contro il muro.
I due restarono in silenzio per circa due secondi.
Naso contro naso.
Due respiri che si fondono.
Un bacio appassionato, pieno di fame l'uno dell'altra.
Un muro freddo alle spalle.
Una mano che le sbottonava velocemente la camicia.
Il suo seno contro il suo petto.
"Paciock!" urlò poi Johanna spingendo il professore lontano
da
lei alla vista del ragazzo che, con l'uso della magia, aveva spostato
le macerie.
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Capitolo 7 *** Capitolo sesto. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
sesto:
Una volta udito il nome di Paciock, Severus diventò giaccio.
La donna sentendosi avvampare per ciò che stava succedendo rimase a
guardare lo studente incredulo per qualche secondo.
Poi, una volta che i neuroni ripresero a funzionare, velocemente si
riabbottonò la camicetta.
"Io..." disse il ragazzo in viso color porpora "Non volevo... Io
pensavo..."
Poi Paciock svenne e cadde a terra procurando un gran tonfo.
Severus si voltò al rumore, mentre Johanna era già vicina al ragazzo
intenta nello schiaffeggiarlo.
"Avanti Neville riprenditi" ripeteva la donna.
Poi prese un vicino recipiente con delle erbe sott'olio, levò le erbe e
getto l'olio sul viso del ragazzo, speranzosa nella sua ripresa.
Severus utilizzò quegli attimi di inattività per ritrovare il battito
cardiaco naturale.
Solo alla vista di Johanna che aveva unto l'alunno, decise di
avvicinarsi.
"Non serve a niente quelle che sta facendo" disse lui.
"Perchè è morto?" chiese la professoressa disperando.
Il professore tirò un lungo sospiro e non rispose.
Alla donna le si riempirono gli occhi di lacrime.
'"Ho ucciso un ragazzo" piagnucolò Johanna allontanandosi leggermente
dal corpo inerme e sedendosi sul pavimento di pietra.
Si portò le ginocchia piegate in fronte, abbandonandosi alle lacrime.
Severus guardò la scena.
Decise di intervenire solo dopo qualche istante.
Riprese la bacchetta per poi con un colpo fare rinvenire Neville.
"Ahi" disse il ragazzo rialzzando la metà superiore del corpo per
portarsi a sedere, mentre con una mano si toccava il bernoccolo
causatogli dalla caduta.
Non appena la donna vide Paciock rialzarsi, con uno scatto felino gli
piombò tra le braccia... ancora in lacrime.
"Allora non sei morto, non sono un'assassina!" disse poi baciando il
ragazzo sulle guancie una decina di volte.
"Professoressa, così mi mette in imbarazzo" affermò Neville arrossendo
nuovamente.
"Sono così felice" disse Johanna stringendolo forte, per poi lasciarlo
definitivamente.
Entrambi si alzarono da terra.
"Beh" disse Paciock facendo 2+2 "Io vi lascio" continuò poi girando le
spalle e andando verso la porta.
"Non un altro passo, Paciock" intimò Severus.
Il ragazzo raggelò tutto d'un colpo e con mooolta calma si girò verso
un professor Piton all'apparenza calmo.
Severus si avvicinò all'alunno anche lui con molta calma nei suoi
movimenti.
"Paciock, trovo superfluo dirti che ciò che hai visto non debba uscire
da questa stanza per nessun motivo."
Il ragazzo annuì e il professore continuò " Per nessun motivo qualcuno
dovrà sapere dell'accaduto, sono chiaro?"
"S-si pr-pr-professore"
"Bene, sono sicuro che già hai intuito che se qualcuno,
accidentalmente, dovesse venire a conoscenza di qualcosa, il tuo
profitto in difesa contro le arti oscure calerà vertiginosamente... E
ti giuro che bastera a farti ripetere l'anno!"
Neville ormai tremava visibilmente, il colorito si tramutò in un
orribile cera e le parole gli sfuggivano della bocca, così si limitò ad
abbassare e risolevvare il capo in segno affermativo.
Il professore gli fece cenno di andarsene e il ragazzo senza proferire
ulteriore parola scappò letteralmente via dall'aula.
Johanna aveva assisitito alla scena senza dire una singola parola,
sicura del fatto che sarebbe stata inopportuna.
Severus compiaciuto del timore che, ancora dopo tanti anni di
insegnamento, incuteva agli alunni, rimase qualche secondo a
sogghignare tra se e se.
Johanna sistemò il calderone che era caduto a causa delle scosse, ma
dovette fare uso delle mani a causa il disarmo di bacchetta.
"Faccio io" affermò Severus che, con un colpo di bacchetta, sistemò
contemporaneamente l'aula e lo stanzino.
"Dovremmo continuare" disse poi l'uomo guradando Johanna.
"C-cosa?" chiese lei diventando rossa come un peperone.
"La pozione!"
Il tempo rimanente lo passarono in un silenzio pesante.
"Bene, questa la consegno io a Silente, in via precauzionale, non
vorrei che ciò che ho appena negato a Paciock lo debba fare lei" disse
Severus Piton con in mano la boccetta piena di liquido.
La donna ferita stava per replicare, poi la mente ritornò a qualche ora
prima e ricordò la gaffe enorme commessa.
Così, imbronciata, ritornò nella sua stanza, mentre Severus ritornava
da Silente.
Johanna decise quindi di non pensare a ciò che era appena accaduto con
il professore di Difesa contro le Arti Oscure.
Si infilò sotto la doccia e poi si sdraiò sul letto, pancia in giù
intenta nella lettura di un libro.
Quando una ventina di minuti dopo sentì bussare alla porta, la donna,
senza curarsi di chiedere chi fosse, aprì senza indugi.
"Albus" disse Johanna sorridente vedendo il preside.
"Professor Piton" disse poi con meno enfasi notando l'uomo al fianco di
Silente.
"Dovresti sempre chiedere chi vi è dietro la porta" l'ammonì il preside
"Ne avevamo già parlato!"
"Mi dispiace" sussurrò Johanna.
"Chi è?" disse poi con voce stridula ed imbarazzata.
"Albus e Severus" rispose il preside sornione.
"Oh Merlino" aggiunse Johanna sarcastica "Meno male che siete voi,
sapete aspettavo dei ladri e qualche piccolo troll da un momento
all'altro"
Severus non potè fare a meno, nella sua mente, di dare ragione alla
donna.
"Siamo venuti" riprese Silente entrando in camera della professoressa,
seguito da Severus "Per la pozione"
"Non è buona?" chiese subito la donna.
Albus rise "Non sei cambiata per niente: Sempre frettolosa e di
un'ingenuità sconvolgente." le disse dandole qualche pacca sulla spalla.
"Come stavo dicendo" continuò Albus " Siamo qui per provare la pozione.
Sono sicuro che non ci siano errori nel vostro operato, ma preferisco
essere sicuro di venire soccorso se, sciaguratamente, ne avessi
bisogno. Come voi ben sapete, una volta ingerita questa pozione, dovrei
scomparire lasciando una lieve fumata bianca, se così non fosse" Albus
sospirò per un istante "Significa che vi occorrerà soccorrermi"
I due annuirono e senza indugi il preside ingerì il liquido, lasciando
una lieve fumata bianca.
"Grazie al cielo" affermò Johanna soddisfatta del proprio lavoro, poi
guardando l'uomo: " Non avrei saputo come soccorrerlo. Sai, ti direi di
darmi il cinque... ma non mi sembra il caso"
Lui alzò un sopracciglio e si diresse verso la porta, "Buona notte"
disse poi aprendola e facendo un passo verso l'esterno.
Ma Johanna aveva notato una piccola spilla sul pavimento, si chinò e la
prese.
"Professore" disse poi richiamando l'attenzione del collega che
immediatamente si girò "Questo è suo?" gli chiese avvicinandosi e
dandogli l'oggetto.
L'uomo guardò l'oggetto e stava per rispondere quando un gruppo di
ragazzi passarono di lì rincorrendosi e strattonando involontariamente
il professore... Che cadde sulla professoressa.
Rotolarono entrambi per terra, l'uno sull'altra.
Bastarono pochi istanti, poi si avvinghiarono amorosamente lasciandosi
trasportare dalla passione.
"Professore?" chiese ad un certo punto Johanna, interrompendo un bancio
appassionato.
"Non dirmi che c'è ancora Paciock!" rispose Severus spazientito.
"No" rispose lei avvicinandosi all'orecchio dell'uomo "Chiudi la porta,
questa volta"
La mattina seguente Johanna fu svegliata dal picchiettare delle goccie
di pioggia sul vetro della finestra della sua stanza.
Dischiuse gli occhi e notò che era girata dalla parte del letto opposto
rispetto al solito.
Fece per girarsi, ma sentì il peso di un braccio che la cingeva.
Guardò bene e riconobbe il corpo del professor Piton che ancora la
cingeva nel sonno.
Johanna diede un'occhiata all'orologio e vide che tra poco più di
un'ora avrebbero avuto inizio le lezioni.
Così cercò un modo per sottrarsi dalla presa dell'uomo che ancora
ronfava.
Cercò di spostare il suo peso più a sinistra, ma sentì subito il corpo
dell'uomo accanto a sè.
Cercò con la mano libera di levare il braccio, ma l'uomo nel sonno la
strinse di più.
Johanna poteva sentire il contatto con la sua pelle, il suo respiro sul
collo.
Poi prese la bacchetta e la puntò contro il braccio di Severus
"Sospendus" sussurrò lei, e il braccio lasciò la presa e si alzò
leggermente.
Pian piano riuscì a sgattaiolare fuori dalla dolce morsa in cui l'aveva
avvolta, al suo posto mise un cuscino e disincantò il bracco che lento
ricadde su di esso.
Andò svelta verso il bagno.
Quando ne uscì si soffermò sulla figura dell'uomo.
'Quando dorme sembra persino innoquo' pensò lei prima di prendere dei
vestiti ed indossarli.
Qualche minuto dopo, però, sentì bussare alla porta.
"Chi è?" chiese Johanna entrando subito nel panico.
"Cara aprì, sono Sibilla." si sentì da dietro la porta.
La ragazza con passi veloci ma leggeri, per non farsi sentire, prese
l'accappatoio dal bagno e lo mise sull'uomo coprendolo.
'No si vedono i piedi, dannazione! Vabbè speriamo non se ne accorga'
Socchiuse la porta che dava alla camera da letto ed aprì la porta.
"Buon giorno Sibilla, come stai oggi?"
"Molto bene cara, molto bene" disse la donna dai capelli grigi arruffati
"Dimmi Sibilla che ti porta qui?"
"Jo" disse prendendole le mani " Ti devo chiedere un favore"
"Dimmi, dimmi"
"Siccome avrei urgenza di andare in bagno e la mia stanza si trova
all'ultimo piano, ti vorrei chiedere se posso usare il tuo"
"C-cosa?" chiese la donna sbarrando gli occhi.
"Il bagno cara, il bagno" disse la Cooman cercando di entrare in stanza.
"No, non puoi" la fermò immediatamente Johanna.
"Come cara?" chiese incredula la Cooman.
"Ecco vedi" rispose la donna cercando di inventarsi qualcosa di
convincente " Ho appena finito di farmi un lungo bagno caldo e,
sicuramente, nel bagno ci sarà un'umidità pazzesca... Quindi, per non
rovinarti l'acconciatura, sarebbe meglio che tu andassi nel bagno degli
alunni."
"Come sei premurosa, non ti preoccupare" insistette la donna che senza
esitare entrò in camera da letto "Faccio in un attimo cara, e poi
magari andiamo a colazione insieme" disse entrando in bagno "Magari ti
posso leggere il fondo del tuo thè" poi chiuse la porta.
Johanna balzò vicino a Severus e strattonandolo leggermente lo chiamò a
bassa voce.
"Severus, Severus svegliati"
L'uomo sentendosi chiamare girò il proprio corpo verso la donna,
tenendo ancora gli occhi chiusi e con le braccia le cinse la vita.
"Severus svegliati" lo richiamò dinuovo Johanna.
"No, non ci voglio andare a scuola oggi mamma" rispose nel sonno l'uomo.
Johanna strabuzzò gli occhi.
"Ma quale mamma, quale scuola? Svegliati immediatamente!"
L'uomo aprì gli occhi e vide il volto di Jo che manifestava una punta
di nervosismo.
"Ti devi nascondere subito" disse Johanna vedendo che l'uomo si era
svegliato.
"Prego?" chiese lui incredulo, pensando di aver sentito male.
"Sibilla Cooman sta facendo i suoi bisogni nel mio bagno, e non vorrei
che ti vedesse quando esce... E' già un miracolo che non ti abbia
notato prima"
"Sta usando il tuo bagno? " chiese ancora incredulo Severus "Perchè?"
"Perchè..." stava per spiegare la donna, quando si sentì tirare lo
sciaquone.
Johanna afferrò Severus per un braccio.
"Muoviti, ti devi nascondere... Ci rimane solo il tempo necessario per
lavarsi le mani.".
L'uomo si alzò e cercò velocemente le sue mutande in quella baraonda di
stanza, ma d'un tratto si sentì mettere mano alla maniglia della porta
del bagno.
Sibilla stava per aprire la porta, ma Johanna velocemente la bloccò.
"No Sibilla, un attimo... Sono nuda" disse ad alta voce per farsi
sentire dall'altra donna.
"Va bene, però veloce cara, che qui non c'è un buon odorino." rispose
da dietro la porta Sibilla.
"Non si è lavata le mani" bisbigliò Johanna a Severus. "Muoviti" disse
poi sempre bisbigliando e aprendo un'anta dell'armadio "Dentro"
"Cosa?" disse Severus. "Sono nudo se non te ne sei accorta "
"Appunto perchè sei nudo ti devi nascondere... Sai, ti facevo più
furbo!"
Severus senza protestare si sistemò dentro l'armadio e Johanna chiuse
l'anta.
Aprì la porta del bagno.
"Bene cara, andiamo a fare colazione" disse Sibilla uscendo dal bagno e
avviandosi verso lo studio.
Poi però si fermò, prese in mano qualcosa "Tesoro, queste sono tue?"
chiese Sibilla con in mano le mutande di Severus.
"Oh... Beh si, sono molto comode" rispose in modo molto poco
convincente Johanna.
"Davvero? Posso provarle per qualche giorno? Sai devo andare a farmi
una provvista di biancheria intima e magari queste sono proprio comode."
"Oh..." esclamò Jo estrefatta e schifata allo stesso tempo " Come
desideri" rispose poi spingendo la donna verso l'uscita.
"Non vieni a fare colazione?"
"No, ti raggiungo dopo... Ora il bagno serve a me, un attimino"
"Attenderò qui non farti problemi"
"No potrei metterci un po, quindi ti conviene andare prima che Hagrid
finisca tutto"
Sibilla annuì ed uscì.
Johanna chiuse la porta e ritornò in camera da letto.
Aprì le ante dell'armadio e Severus uscì.
"QUELLA PAZZA SI E' FREGATA LE MIE MUTANDE!" urlò Severus.
"Le vuole solo provare, poi te le ridarà" rispose lei guardandolo
"Basta che prima le lavi" precisò.
Poi Johanna raccolse i vestiti di Severus sparsi un po qua e un po là.
"Ecco" disse porgendoglieli.
Severus le lanciò un'occhiata ma non prese i vestiti.
"Che ore sono?" chiese discostandosi dall'armadio.
"Sono le 7 e 15, tra poco meno di tre quarti d'ora cominceranno le
lezioni"
Altra occhiata, questa volta maliziosa.
"Allora" disse Severus avvicinandosi alla donna "Abbiamo tutto il
tempo" disse poi ritrascinandola sul letto.
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Capitolo 8 *** Capitolo settimo. ***
Cuor
di Burro.
Capitolo
settimo:
Qualche giorno dopo ad alcuni professori fu chiesto di accompagnare i
ragazzi del quinto anno al villaggio, per lasciargli il modo di
effettuare le ultime compere per la festa di Halloween, che si sarebbe
tenuta a breve.
Johanna era, come al solito, in ritardo.
"Dove sei, maledetta?" continuava a ripetere nevroticamente cercando
una breve lista che aveva compilato. "Dovrei essere più ordinata"
annunciò a se stessa mentre rovistava in libri, calderoni, cartacce e
nella cesta inviatale dalla signora Lee e che ormai cominciava a
puzzare.
"Maaaaaao" fece il gatto attirando l'attenzione della padrona.
Johanna sorride, quasi compiaciuta, nel vedere la sua lista sotto il
sedere del gatto.
"La nonna ha sempre ragione: quando non trovi qualcosa, ricordati di
controllare sempre il di dietro del gatto... non sai mai cosa potresti
trovarci!"
Con quasi mezz'ora di ritardo, arrivò poi finalmente alla carrozza.
"Avevamo perso le speranze" la salutò giocoso il preside.
"Perdonatemi" rispose la professoressa un po' paonazza e col fiatone.
Il viaggio in carrozza fu, inizialmente, silenzioso. L'unico rumore che
si sentiva era lo sgranocchiare delle cioccorane da parte del
professor Silente.
"Non le fanno male alla sua età?" chiese Johanna preoccupata."Non per
buttargliela, ma l'ultimo marito della signora Lee, la mia simpatica
padrona di casa, è morto a causa del diabete. Il dottore glielo aveva
detto di non bere più il burro fuso, ma lui non ha voluto sentire
ragioni. Tempo un mese ed è schiattato. Lo abbiamo trovato con la testa
immersa nel burro." Concluse con due lacrimoni agli occhi.
"Mi dispiace per la tua perdita" si intromise Hagrid.
"Oh, no. Figurati, io lo odiavo. Mi diceva sempre che avevo un culo
troppo grosso e per questo non trovavo marito"
La McGranitt le lanciò un'occhiataccia.
"Fondoschiena... volevo dire fondoschiena!" si corresse Johanna.
"Non preoccuparti del tuo fondoschiena, secondo me è molto carino"
aggiunse poi Silente.
"Vecchio marpione!" disse Johanna facendo un occhiolino a Silente e
dandogli un pugno sulla spalla. "Comunque" aggiunse poi lei sottovoce,
rivolgendosi al vecchio preside "La signora Lee è in cerca del quinto
marito, se le può interessare!"
Severus poi tossì per attirare l'attenzione.
"Mal di gola?" chiese la Cooman "Dovrebbe prendere qualche caramella
balsamica, non si sa mai in cosa può evolversi un raffreddore. Se solo
mi avesse fatto leggere il suo fondo del the questa mattina ora..."
"Non ho mal di gola" rispose insofferente Severus "Era semplicemente un
pretesto per attirare l'attenzione. Sono venuto a conoscenza..."
continuò poi carpendo l'attenzione dei colleghi "di certe scommesse che
avvengono tra gli alunni... sui professori"
"Su quale professore morirà per primo?" chiese soave la Cooman.
"Di certo io non punterei su Albus" rispose subito Johanna "Sembra
sempre che sia lì lì per tirare le cuoia e poi te lo ritrovi sempre in
giro, arzillo come un cincillà"
"Mi piacciono i cincillà" affermò Albus.
"Riguarda i rapporti interpersonali tra i professori, per così dire" le
interruppe pungente Severus.
"Oh quelle
scommesse!" sorrise Johanna "E' una vecchia tradizione... ma non ne
vale la pena, in sette anni ho sempre perso un mucchio di galeoni.
Mannaggia a voi" aggiunse poi guardando di soppiatto Minerva e Albus.
Dopo dopo la carrozza arrivò a destinazione e i professori si
dispersero nel villaggio.
Johanna si fece il suo solito giretto tra i negozi delle pulci, in
birreria e poi ricordandosi della lista si recò nella bottega di
pozioni.
"Buona sera" disse sorridendo, entrando nel piccolo locale.
"E' un piacere rivederla, signorina Richardson." la salutò il
proprietario: un uomo di mezza età, basso, grassoccio, ma con un suo
fascino particolare "Ogni volta che la vedo è sempre più bella, se
posso permettermi" aggiunse poi.
Johanna divenne paonazza sistemandosi i capelli arruffati che si
ritrovava. "Esagerato"
"Esattamente: esagerato e inappropriato" puntualizzò Severus Piton che
si trovava dal lato opposto del bancone, ma non era stato notato.
"Professore, non l'avevo vista" disse irrigidendosi Johanna "Ecco"
aggiunse poi porgendo la lista al proprietario "Sono le cose che mi
servono. Metta tutto sul conto della scuola"
Il proprietario prese la lista per poi andare nel retrobottega.
"In quella lista" prese a parlare Severus, avvicinatosi alla collega
"C'era una scommessa, di Packiok, guarda caso. 120 Galeoni"
"Per Merlino" esclamò la donna "Avrà derubato la nonna"
"Evidentemente dovevamo punirlo, come avevo suggerito a tempo debito"
"Non esagerare, non parlerà" disse risoluta Johanna "Altrimenti tutti
punteranno su di noi e lui non vincerebbe poi un granchè."
"Oppure, potrebbe spifferare tutto subito per prendersi la vincita"
concluse Severus ammonendo la donna.
"Ecco il suo ordine, signorina" li interruppe il proprietario
ritornando al bancone con la merce "E questo è l'ordine che invece
stava aspettando lei, professore"
"Signorina, se permette vorrei offrirle da bere. Dopo l'orario di
chiusura"
"Non permette" disse veloce e stizzito Severus "Arrivederci"
Si premurò di prendere anche le borse di Johanna.
"Non c'è di bisogno" aggiunse lei con un tono di voce basso, quasi
vergognosa.
Lo sguardo del professore era però altrove "Non ci hanno aspettato"
commentò"La carrozza è andata"
"Oh no" si lamentò la donna "Ora dovremo camminare fino a scuola...
Perché ho voluto mettere queste maledettissime scarpe? Perché?!"
"Ci materializzeremo direttamente dentro" annunciò Severus.
"Ma non si può" lo richiamò la donna "Possibile che in tutti questi
anno di insegnamento non abbia ancora imparato le regole della scuola?!"
"Ma io ho un permesso, per così dire, speciale"
In meno di due secondi si trovarono di fronte alla porta delle stanze
di Johanna.
"Apri" le ordinò Severus, carico come un asino di buste.
"Scusami cara, potresti aprirmi, per piacere, la porta?" disse Johanna
guardando il professore e prendendo la chiave "Ma certo, apro subito."
Entrarono e Severus poggiò le buste su una poltrona impolverata.
"Dovresti essere più ordinata, o pulita" disse poi guardandosi intorno
"O mangari entrambe le cose"
"Dovresti essere più garbato, o avere meno appendice nasale" lo
battibbeccò lei "O magari entrambe le cose"
Lui fece una smorfia.
Lei sorrise poi avvicinandosi. "Comunque, grazie per l'aiuto". Si alzò
leggermente in punta di piedi e poi lo baciò. Lui le cinse la vita con
un braccio attirandola a sè, poi con un gesto deciso la sollevò e la
fece sedere sul tavolo da studio. Lei stava per sbottonargli la casacca
quando bussarono alla porta.
"Professoressa Richardson, è lì dentro?" si sentì dire dalla voce della
McGranitt da dietro la porta.
Johanna guardò perplessa Severus e stava per dire qualcosa, ma l'uomo
le bloccò la bocca con una mano. "Se ne andrà" le sussurrò poi
all'orecchio.
Ma la McGranitt era testarda e continuò a bussare "Professoressa, è
dentro?"
"Ancora no" sussurrò ridendo Johanna. Poi svincolandosi dall'uomo, si
sistemò e andò ad aprire.
"Buona sera professori" disse poi vedendo la professore accompagnata
dal preside.
"Perfetto" disse veloce la McGranitt "Eravamo venuti solo per
assicurarci che eravate già arrivata. Purtroppo siamo dovuti partire
senza di voi, altrimenti i ragazzi avrebbero tardato per la cena."
"Oh, certo"
"Non abbiamo trovato il professor Piton, però; lei lo ha visto in giro?"
"Ehm" si schiarì la voce Johanna "Si, ci stavamo prendendo una tazza di
the nell'attesa." disse in modo molto poco convincente. "Volete unirvi?"
"No, ti ringrazio" rispose prontamente Silente, che a Johanna sembrò
quasi malizioso "E' meglio se ci assicuriamo che il Sala Grande sia
tutto pronto. Vi auguro una buona serata."
"A voi" concluse Johanna chiudendosi la porta alle spalle.
I due vecchi professori si avviarono così verso la Sala Grande.
"Minerva cara" disse Silente tutto sornione ed estraendo delle monete
"Scommetto 250 galeoni che non rivedremo quei due per tutta la sera"
"Per Godric, Albus!"
Note
dell'autrice: Mi scuso per il ritardo (ENORME) nel postare
il continuo di questa storia. Presto posterò i capitoli
conclusivi.
Vi ringrazio per la lettura e spero di avervi tenuto in piacevole
compagnia.
Fatemi sapere, se si và, cosa ne pensate di questa storiella
strampalata!
A presto (:
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Capitolo 9 *** Capitolo ottavo. ***
Cuor di burro (VIII)
Cuor
di Burro.
Capitolo
ottavo:
Il Natale era ormai arrivato e valanghe di neve nel giardino della
scuola lo facevano ricordare sempre a chiunque se ne fosse dimenticato.
Gli studenti erano quasi tutti andati a casa per le vacanze e Jo godeva
del silenzio che regnava nella scuola in quel periodo.
Quel giorno, il 23 dicembre, Jo si trovava sola soletta a camminare per
i corridoi, più che altro stava scappando dalla Cooman che
insiteva nel leggerle le carte per il nuovo anno; Jo aveva sempre
pensato che il futuro era un mistero e doveva rimanere tale,
soprattutto se a svelarlo doveva essere quella strana professoressa.
Camminando per i corridoi Jo si ricordò di quando, da
studentessa, adorava con le sue amiche sdraiarsi sulla neve e lasciare
che i pensieri la portassero in un posto migliore.
Così, assicurandosi che nessuno dei pochi studenti che erano
rimasti la vedesse, si sdraiò.
Si sentì la testa congelare piano piano, i vestiti si
stavano assorbendo d'acqua e la sua pelle cominciava a congelarsi
lievemente. Dentro di sé un lieve brivido costante la
solleticava.
La mente che normalmente l'aveva sempre portata in luoghi sconosciuti,
fantasticando su persone sconosciute e bellissime, questa volta, la
riportava alla sera prima, quando era nello studio con Severus che
l'aiutava a correggere i compiti che lei aveva lasciato in arretrato...
"Finito" disse Jo alzando le mani per stiracchiarsi, erano tre ore che
stava lavorando sui compiti insieme a Severus "Tu? Hai finito?"
"Ora si" disse il professore mettendo una T nel compito di Paciock e
riguardandolo sogghignando tra sè.
"Chi è che ha preso una T?" chiese Jo strappandogli il
compito
"Povero Paciock" disse poi guardando Severus che alzandosi disse "E'
stato sempre un troll durante le mie lezioni".
La donna non disse nulla, alzò le spalle "Meglio se lo
ricorreggo io" disse la professoressa che con un colpo di bacchetta
cancellò quella T e cominciò a ricorreggere il
compito.
"Fa' come vuoi" disse Severus "Io vado a farmi una doccia, questi
compiti sono stati una tortura" disse poi dirigendosi verso il bagno.
Jo alzò gli occhi dal compito.
Sentì l'acqua della doccia aprirsi e picchiettare conto il
marmo.
Guardò dinuovo il compito.
Doveva correggerlo si disse.
Spostò di nuovo lo sguardo verso il bagno, Severus aveva
lasciato la porta semi aperta.
"Non si vede niente da qui" disse Jo sporgendosi un po'.
Poteva vedere il lavandino, la finestrella e l'anta della doccia.
"Cavolo è chiusa" disse piano a se stessa.
Poi guardò meglio, anche quella era semichiusa.
Si scorse un altro po'.
"Vedo un braccio, dei capelli, una gamba, il sedere" disse piano ora
parlando con il gatto. Poi non vedendo ancora la parte cloù,
si scorse un altro po'.
"Lo vedo" disse sussurrando al gatto, che ora guardava la padrona
perplesso.
"Lo vedo" ripetè di nuovo Jo soddisfatta.
Tutto d'un tratto sentì un 'crack', provenire dalla sedia,
che non le fece prevedere nulla di buono. Di fatti, cadde a terra
procurando un sonoro tonfo.
"Che è successo?" urlò Severus da sotto la doccia.
"Niente" mentì Jo.
Si rialzò e con un colpo di bacchetta riaggiustò
la gamba rotta della sedia, si risedette e riguardò il
compito.
"Ti devo correggere" disse ostinata al compito.
Prese la piuma e si concentrò sulle risposte di Neville: la
prima era sbagliata, la seconda pure, la terza anche.
"Queste cose le ho spiegate un sacco di volte" disse dovendo segnare
sbagliata anche la quarta e la quinta.
"Al diavolo Neville" disse alzandosi e mettendogli una T.
In un secondo si tolse i vestiti e gli indumenti intimi.
Scorse la testa in bagno.
"Hai finito?" chiese Jo.
"Sto finendo" rispose Severus. Jo sorrise ed entrò in doccia
"Ne sei proprio sicuro?"
Quel ricordo le fece disegnare un sorriso malizioso in volto, quando ad
un certo punto si sentì un respiro pesante vicino.
Aprì gli occhi e vide un uomo seduto sulla neve accanto a
lei: non doveva essere molto alto, aveva un po' di barbetta, capelli
ricci e lunghetti, occhi brillanti.
"Non fa molto bene stare sdraiata sulla neve, lo sa?" disse l'uomo.
"Si, si lo so" rispose la donna alzandosi, proprio come fece lui "Ma
è più forte di me" disse poi sorridendo.
"Lei è una parente di qualche ragazzo rimasto qui per
Natale?"
"No, no io sono una professoressa" disse poi togliendosi la neve di
dosso molto maldestramente "Ma lei piuttosto... chi è?"
"Piacere" disse l'uomo con un sorriso porgendole la mano "Sirius Black"
"Piacere " disse la professoressa stringendo la mano dell'uomo "Sono la
professoressa... SIRIUS BLACK?!" gridò poi lei ritirando la
mano con timore.
"S-si?" disse lui un po' intontito.
"Il fuggitivo di Azkaban, quello pericoloso che si trasforma in un cane
e poi ti divora?" chiese lei intimorita.
"Si" disse lui titubante.
Lei fece un passo indietro.
"Ma ero innocente: non ho mai ucciso nessuno! Sono il padrino di Harry
Potter, dovrebbe essere un suo allievo" aggiunse lui, facendo un passo
avanti verso la donna.
"Si, lo è" disse lei facendo un altro passo indietro.
"Non sono pericoloso" disse Sirius facendo un altro passo verso la
professoressa, poi sorridendo aggiunse "Posso invitarla a prendere una
tazza di thè?"
"Thè al limone?"
"No, alla pesca"
Jo sorrise, "Allora accetto... E poi dentro" disse guardandolo con
sospetto "Ci saranno sicuramente dei testimoni"
Sirius rise e si sistemò la barba.
Tre ore dopo Jo si ritrovava ancora in biblioteca con il nuovo
sconosciuto e pericoloso padrino del suo allievo, con il quale si stava
intrattenendo con una deliziosa giocata a scacchi.
"Ho vinto" disse lei alzando entrambe le braccia in segno di vittoria.
"Voglio la rivincita" esclamò allora lui rimettendo a posto
i pezzi del gioco.
"E' la quarta volta che vuole la rivincita e non credo, da quello che
ho visto, che questa volta riuscirà a vincere" disse lei...
poi con un sorriso trionfante "Farebbe meglio a ritirarsi, non
riuscirà mai a vincermi"
"Mi dispiace per lei, ma non intendo perdere" disse lui, poi sorrise
sornione "Almeno non ancora una volta"
Ricominciarono a giocare.
Poche mosse e già Jo era di nuovo in vantaggio.
"Allora... lei è sposata?" chiese l'uomo schiarendosi la
voce.
"No" disse lei prima di eliminare la torre di lui.
Sirius sorrise.
"Cosa trova di bello da sorridere, le ho appena mangiato una delle
figure più importanti"
"Mi perdoni, ero perso nei miei pensieri"
Un'altra mossa a favore di Jo, poi "Scacco matto" disse la donna.
Johanna poi si alzò stiracchiandosi.
"Lei è proprio una schiappa in questo gioco"
Sirius rise e si alzò di rimando.
"E' quasi ora di andare a cena, mi permette di accompagnarla?" chiese
gentilmente l'uomo.
"Beh non vedo perché non si possa fare" rispose lei.
I due si avviarono ed erano in procinto di uscire dalla bibilioteca.
"Se vuole può darmi del tu" disse Sirius uscendo dalla
biblioteca.
"Sono sicuro che la professoressa preferisce dare del lei ai parenti
degli allievi" disse Severus comparendogli alle spalle e facendoli
sussultare.
"Severus" disse piano la donna in segno di rimprovero, che
però l'uomo ignorò totalmente.
"Credo che tu possa trovare la Sala Grande da solo Black"
continuò Severus "Io devo conferire un attimo con la
professoressa" disse poi lanciando uno sguardo di disgusto all'uomo.
"Certo Moccy" disse Sirius cominciando ad avanzare "Conferisci,
conferisci pure", poi sorridendo fece un piccolo inchino alla
professoressa "Ci vediamo a cena, allora"
"Si, si è meglio" disse la donna sorridendo all'uomo che
scomparì in breve tempo dalla loro vista.
Quando Sirius si fu del tutto dileguato dalla loro vista, Johanna
sentì il bisogno impellente di riempire Severus di domande.
"Da quanto tempo è che stavi origliando?" chiese Jo
incrociando le braccia.
"Io" disse Severus "Non stavo origliando, mi sono solo ritrovato a
passare"
"E nonostante fossi alle nostre spalle, sapevi benissimo di cosa
stavamo parlando" disse Jo "Strano, davvero strano"
Severus non sapendo dove andare a parare non rispose.
"Meglio se andiamo a cena" disse poi afferrandole un braccio e
trascinandola con sé, lei lo seguì.
"Sev" lo chiamò lei poco prima di arrivare in Sala Grande.
L'uomo si girò.
"Perché ti ha chiamato Moccy?" chiese la donna piena di
curiosità.
"Perché è un idiota senza cervello" rispose lui
infastidito, girandole le spalle.
Ma Jo non si arrese: gli afferrò il braccio così
da bloccargli la camminata.
"Sai Severus, ci sono due modi per saperlo" disse Jo avvicinandosi "O
me lo dici tu, o..."
"O?" chiese Severus.
"O glielo chiedo all'assassino fuggito da Azkaban! Cosa preferisci?"
Severus ci pensò sù due secondi. Se gliel'avrebbe
detto lui avrebbe potuto evitare certi particolari sconvenienti, mentre
quel cane avrebbe sicuramente raccontato tutto.
Si decise: l'avrebbe fatto lui... e con un po di fortuna gli sarebbe
rimasta un po' di dignità.
"Allora" disse Severus, poi si bloccò non riuscì
a dire altro.
Chiuse gli occhi e ci riprovò.
Aprì la bocca, ma non uscì niente.
"Fattelo dire da lui" concluse infine girandole le spalle e camminando.
"Aspetta, non puoi non dirmelo"
"La tua è solo curiosità" disse Severus.
"Suvvia, dimmelo tu" lo supplicò la donna aggrappandosi al
braccio "Ti prego" disse poi cercando di fare gli occhi dolci.
"Cosa ti cambia saperlo o non saperlo?"
"Perché di te non so niente" disse Johanna mettendo il
broncio. " E poi" continuò "Non ti ho mai posto nessuna
domanda e ne avrei parecchie, se proprio devo dirla tutta"
"Ad esempio?" chiese Severus scocciato.
"Come per esempio: perchè hai il marchio? Sei ancora un
mangiamorte? Ti sei pentito? Hai ucciso? Sei sposato? Hai dei figli?
Perché togli sempre un sacco di punti ai Grifondoro senza
motivo?Perché non cambi shampoo?"
Severus la guardò perplesso e poi rispose "Ho il marchio per
un errore di gioventù; ero un mangiamorte ma ora non lo sono
più; che mi sia pentito lo trovo logico da ciò
che ti ho appena detto; ho ucciso, purtroppo, ma più che
altro ho contribuito ad uccidere; per Merlino non sono sposato e non ho
dei figli, anche se mi sembrava piuttosto chiaro dato il legame che
abbiamo instaurato e tolgo punti ai Grifondoro per lo stesso motivo per
il quale dalla mia bocca non uscirà una parola su quel
maledetto soprannome! E l'ultima... farò finta di non averla
sentita" concluse poi minaccioso
Jo lo guardò perplessa.
"Tu mi hai detto tutte queste cose per evitare di dirmi a cosa si
riferisce quel soprannome, vero?"
"Mi sembra ovvio"
Johanna lo guardò dolcemente.
Severus la guardò esausto di quella discussione .
"Tanto queste cose te le avrei dovute dire prima o poi" disse cercando
di evitare di guardarla negli occhi "Ora andiamo: ho fame, vorrei
mangiare questa maledetta cena".
Così Severus ricominciò a camminare.
"Sev?" disse Jo.
"Che c'è ancora?" chiese esausto.
"Ti amo" disse lei dandogli un bacio casto, rivolgendogli un sorriso e
poi continuando a camminare verso la Sala Grande.
Severus rimase immobile, lì, non aveva mosso un muscolo, non
aveva neanche battuto ciglio.
Johanna si accorse che l'uomo non la stava seguendo e si
girò guardandolo storto.
"Mi è passata la fame" disse Severus guardandola.
"E' un 'anche io' per caso?" chiese lei.
"Si, penso di si" rispose lui incredulo, toccandosi lo stomaco.
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Capitolo 10 *** Epilogo. ***
Cuor di burro (VIII)
Arrivata in Sala Grande Jo potè notare che il tavolo dei
professori era stato prolungato di qualche posto per far accomodare i
pochi alunni rimasti: praticamente c'erano solo Potter e Paciock con i
rispettivi tutori.
Gli unici posti rimasti liberi erano infondo alla tavolata, dove si
sedettero lei e l'uomo immediatamente dietro.
"E' un piacere averla difronte" disse Sirius con un sorriso.
Jo lo guardò titubante, sorrise e non rispose.
Severus lanciò uno sguardo disgustato all'uomo di fronte a
sé, che accorgendosene gli lanciò un sorriso di
sfida.
Del cibo comparve nei piatti di tutti i commensali.
Johanna assaporò ogni elemento nel piatto, aveva una fame
esagerata,, ma cercò comunque di darsi un contegno.
Continuò a mangiare con gusto tutto, fino al dolce: una
torta di
cioccolato doppio strato con una velatura di cacao in polvere.
"Questo si che è si può chiamare dolce"
affermò la
donna affondando la forchetta nella torta e portandosela alla bocca
"Mmm" si lasciò scappare lei assaporando il dolce.
Harry sorrise e lo stesso fece Sirius.
"E' un piacere vederla mangiare con così tanto gusto" disse
Sirius assaggiando anche lui lo torta.
Johanna stava per dire qualcosa, ma Severus l'anticipò "Oggi
vedo che ti compiaci per molto poco Black"
"Oggi ti vedo molto nervoso Moccy, problemi?" disse Sirius finendo quel
poco di vino che rimaneva nel bicchiere.
Jo li guardò entrambi, poi spostò lo sguardo su
un Paciock che sembrava in trepida attesa di qualcosa.
Quel ragazzo era davvero stupido, si ritrovò a pensare.
Se Severus si fosse tradito in quel momento tutti i professori sarebero
venuti a conoscenza del loro segreto.
Johanna allora abbassò lo sguardo e vide che la tovaglia
ricadeva abbondante da entrambi i lati, così, capendo che
nessuno l'avrebbe vista, allungò una mano e la
posò dolce
sulla gamba di Severus. Sentì i muscoli in tensione per il
nervoso leggermente rilassarsi.
Severus stava per ribattere, ma infine decise che era meglio evitare.
"Abbiamo un Severus Piton particolarmente poco loquace questa sera"
disse sarcastico Sirius.
"Taci cane!" gli intimò Severus prendendo una forchettata di
dolce.
La tavola fu sparecchiata velocemente e le animosità
sembrarono placarsi.
"Professoressa" disse Harry rivolto a Johanna che era intenta a battere
la McGranitt a carte.
"Dimmi Harry"
"Hermione mi ha detto che farà un corso supplementare di
pozioni"
"Si, si è vero"
"E le iscrizioni per il corso sono aperte?"
"La lezione è disponibile per tutti coloro che ne hanno
bisogno"
disse Jo, poi spostando lo sguardo verso Neville "Soprattutto per
coloro che hanno preso una T negli ultimi tre compiti"
Neville sorrise "Allora mi sa che mi dovrò iscrivere"
"No, ti ho già iscritto Paciock, la tua presenza
sarà
fondamentale, e non solo per le ore del quinto ma per tutte a partire
dal primo anno fino al tuo anno" disse poi Jo segnando il punto di
vittoria in quella partita a carte.
"Lei è stramaledettamente fortunata" affermò
Sirius che aveva seguito la partita.
"Fortunata nel gioco, sfortunata in amore" disse Johanna come era suo
solito quando vinceva.
A quelle parole Severus voltò fulmineo lo sguardo verso di
lei.
Jo si sentì raggelare, poteva sentire lo sguardo furente di
Severus addosso.
"Questo" disse Jo cercando di andare a parare da qualche parte "E'
quello che si dice, ma ovviamente n-non è sempre
così...
insomma può darsi che si è fortunati al gioco e
in amore,
oppure che prima si era fortunati e dopo meno o al contrario o
q-qualche altra cosa"
"Davvero?" disse Sirius avvicinandosi e porgendole una tazza di
caffè "E lei è fortunata in amore?"
Jo si sentì tremendamente in imbarazzo "Io non saprei
insomma"
disse lenta la professoressa e subito si risentì lo sguardo
fisso di Severus "Ma si si, sono fortunatissima, soprattutto in
quest'ultimo periodo" disse sorseggiando il caffè.
Circa due ore dopo Johanna si trovò a vagare per la parte
più remota del giardino innevato.
"Tanto così e ti lasciavi sfuggire tutto" disse Jo all'uomo
che le camminava a fianco, braccia dietro la schiena.
"Io non mi stavo facendo sfuggire niente" rispose secco Severus.
Arrivarono alle vicinanze del lago, ora ghiacciato.
Jo cominciò a saltellare sul ghiaccio.
"Vedi che così si rompe e cadi giù" la
ammonì Severus che la guardava da lontano.
"Si, ma se cado tu mi salvi... non è vero?" chiese
continuando a saltellare un po' qua e un po' la.
"Perché diamine continui a saltare?! Il giacchio si
romperà sotto di te" disse apprensivo Severus.
"Appunto, io voglio che tu mi venga a salvare" disse Jo "Quindi cerco
di proprosito di romperlo"
Severus sbuffò leggermente. "Se vengo la smetti?"
"Può darsi"
"O si o no"
"Può essere di si, può essere di no"
Severus cominciò a camminare verso la donna. "Giuro che se
mi fai precipitare nell'acqua ghiacciata te ne pentirai"
Johanna smise di saltellare e rise leggermente.
Si sentiva come una bambina che aveva ottenuto, dopo tante storie e
tanti capricci, l'orsacchiotto più grande del negozio.
Severus le si accostò e le porse un braccio
"Ora andiamo"
"Signor sì, signore" disse prima di alzarsi sulle punte e
dargli un casto bacio.
Lei sorrise, fece un passo e il piede destro le sprofondò
nell'acqua gelida. Stava per perdere l'equilibrio ma Severus
l'acchiappò stringendola a sé.
"Hai visto che mi hai salvato?" affermò Jo sorridendo.
Severus stava per dire qualcosa ma il giaccio sotto di loro non li
sorresse oltre ed entrambi precipitarono nell'acqua gelida.
Fu tutto un attimo e Jo si ritrovava sott'acqua, non poteva ben vedere
dove fosse Severus perchè l'acqua ghiacciata le procuparava
un
insopportabile dolore agli occhi.
Cercò la bacchetta, ma si ricordò di averla
lasciata in camera da letto.
Lasciò andare l'ultima boccata di ossigeno e stava per
abbandonarsi per sempre a quel freddo così intenso che ormai
la
penetrava sin dentro gli organi.
La testa cominciò a girarle quando sentì un
braccio
cingerle la vita... e un attimo dopo i suoi polmoni respirarono di
nuovo aria.
Johanna era tremante e ghiacciata, il suo colorito era paragonabile a
quella di un pezzo di ghiaccio.
"C-c-c-c-c-come s-s-s-stai?" le chiese Severus accanto a lei, battendo
i denti per il forte freddo.
Jo non ebbe la forza di rispondere e abbassò leggermente il
capo.
Severus stringendole il braccio, si materializzò con lei
direttamente in infermeria.
Johanna ebbe il tempo di vedere il volto estrefatto di Madama Chips,
per poi cadere tra le braccia di Severus svenuta.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò ancora in
infermeria.
Questa volta però era completamente asciutta e con una
coperta
calda che la copriva.
"Finalmente si è svegliata professoressa! Ci ha fatto
prendere
un brutto colpo" disse la professoressa Sprite vedendo la donna che
riprendeva i sensi.
"Dov'è Severus... ehm... cioè il professor
Piton?" chiese immediatamente Jo.
"Lui sta benissimo, è di la con tutti gli altri" disse la
professoressa Sprite "Non appena si sente bene, Madama Chips deve
comunicarle una cosa, mi ha detto di informarla immediatamente"
"E cos'è questa cosa che mi deve dire?" chiese Jo curiosa.
"Non lo so, ha solo guardato le sue analisi e poi mi ha detto di dirle
che le doveva parlare"
Non appena Johanna si sentì in grado di rialzarsi si
recò
nella stanza adiacente dove i pochi rimasti stavano attendendo.
"Finalmente Jo" affermò Silente avvicinandola "Eravamo in
pensiero"
Jo sorrise, ma il suo sguardo si spostò su Severus che
notò era in ottima forma, solo un po' più
pallido.
Severus le lanciò uno sguardo ammonitore.
"Il professor Piton" disse Silente "Ci ha riferito che l'ha vista in
difficoltà ed è intervenuto, cadendo
però anche
lui"
"Si sa che Moccy non è un granché nelle
attività fisiche" sottolineò Sirius.
"Si ma se non ci fosse stato lui, io ora sarei un cubetto di ghiaccio"
notò la donna zittendo l'uomo barbuto.
Severus sogghignò.
"Ma " continuò Jo "Dov'è Madama Chips?! Mi hanno
detto che doveva parlarmi"
"Eccomi" disse l'infermiera entrando nella stanza. "Vedo che sta
meglio" disse poi riferendosi a Jo e porgendogli dei fogli "Queste sono
le sue analisi"
Jo guardò i fogli ma non li lesse
"Sono malata?" chiese subito.
"No" rispose l'infermiera.
"Allora" disse Jo e gli occhi le si riempirono di lacrime "Sto morendo?"
"Assolutamente no" disse ancora l'infermiera "Legga quello
che c'è scritto e capirà"
"Allora" disse Jo prendendo i fogli e cominciando a leggere "La
paziente non ha riportato alcun trauma, ne ustioni da ghiaccio. Il feto
non ha risentito dell'accaduto" Severus si sentì ghiacciare
molto di più ora rispetto a qualche attimo prima.
Johanna, ancora non capendo, alzò lo sguardo "Quindi sto
bene, non ho riportato ustioni ne traumi e il..."
Tutto d'un tratto capì e sbarrò gli occhi.
"Per feto cosa si intende?" chiese con un filo di voce.
"Lei" disse l'infermiera "E' in stato interessante"
Johanna aprì la bocca e la richiuse
"Cosa intende esattamente, per stato interessante?"
"Oh per Merlino!" disse la professoressa McGranitt "Lei è
incinta e presto partorirà un bambino: un piccolo dono della
vita da portare con lei"
"Un piccolo dono della vita?" chiese Jo con un filo di voce, poi
spostò veloce lo sguardo verso Severus che sembrava una
statua,
non batteva ciglio.
Jo chiuse la bocca.
"Allora" disse Silente " Chi è il fortunato?"
"Fortunato?" chiese Jo sarcastica e nervosa.
"Il padre del bambino, insomma"
"Oh no lui" disse Jo "E' praticamente morto"
"MORTO?" Chiesero all'unisono... e Severus indietreggiò.
"Ancora no, ma lo sarà tra poco"
Cinque minuti
dopo nella stanza della professoressa di pozioni...
"Tu" disse puntando l'indice contro il petto di Severus
"Io non ne sapevo niente, credevo prendessi qualcosa per evitare la
gravidanza"
"E' logico che prendo qualcosa, ma evidentemente non ha funzionato"
"Usi" disse Severus "O meglio, usavi la pozione non è vero?"
"Si, si"
"Quindi se malaguratamente ti fosse caduto del trifoglio nella
pozione... l'effetto sarebbe stato nullo"
Jo lanciò uno stridulo lamento e si appoggiò al
muro.
Severus si sentiva tremendamente inadeguato per quella situazione.
"Questo significa che noi aspettiamo..." disse Severus non riuscendo a
finire la frase...
"No, non noi" disse Jo avvicinandosi all'uomo "IO: io lo
dovrò
portare in grembo, io avrò un pancione enorme e IO lo
dovrò partorire"
"Io ti potrei aiutare" propose Severus frastornato in un tono che non
riconobbe il suo.
"Ok, se lo partorisci tu va bene Severus"
"Non in quel senso" disse lui avvicinandosi alla donna che ora teneva
il broncio, le passò una mano intorno alla vita e le
baciò la fronte.
"Mostro" disse lei facendosi abbracciare.
La mattina seguente Jo, quando aprì gli occhi, si
ritrovò
avvolta dalle lunghe braccia di Severus e la cosa la
incuriosì
molto.
Erano rare le volte che il professore rimaneva nel suo letto,
normalmente se la svignava non appena lei si addormentava.
Ora invece poteva sentire il nasone soffiare pesante sul suo collo, non
che la cosa le desse particolarmente fastidio, ma aveva un senso di
nausea imminente e la cosa la preoccupava.
"Severuuuuuuus" disse piano voltando leggermente il volto e cercando di
trattenersi.
Del professore nessuna risposta.
"Ha il sonno più pesante del mondo quest'uomo" disse poi Jo
dandogli lieve gomitate a livello addominale.
"Svegliati" disse poi in tono normale.
Ancora nessuna risposta.
Poi le venne un'idea: gli avrebbe soffiato in un orecchio.
Si girò e si ritrovò naso a naso con Severus, ma
il conato di vomito fu sempre più imminente.
Non si potè più trattenere, allungò le
braccia e
strattonò Severus a terra, facendolo cadere dal letto e
soprattutto svegliandolo; lei scappò nell'immediato in
bagno,
testa china sul gabinetto.
Severus si ritrovò a terra.
"Cosa diamine succede?" chiese poi alzandosi e massaggiandosi la
schiena e il sedere che avevano ammortizzato la caduta.
Johanna uscì dal bagno e si sedette su una sedia, spossata e
con una cera terribile.
Severus, in boxer, si sedette vicino la donna. "E' il... il..." poi si
fermò, non era ancora riuscito a dire la parola bambino in
24
ore, quindi si limitò ad indicare il ventre della donna.
Jo lo guardò furente "E' TUO figlio che mi fa stare male"
"Ma... fino a ieri non era solo tuo?"
"No, ho detto che IO dovrò patirne le sofferenze"
Severus si passò una mano tra i capelli ancora incredulo
"E...
di quanti mesi è il... cioè nostro... lui
insomma?"
Jo prese il foglio delle analisi "Qui dice tre mesi"
"Quindi è stata la prima volta che noi..."
Jo prese un peluche e glielo lanciò contro "Colpa tua,
dovevi fare cilecca quella volta"
"Ti informo che io non ho fatto mai cilecca in vita mia, e mai lo
farò" disse poi fiero della propria virilità.
Johanna nel frattempo si era alzata a riprendere il peluche caduto a
terra "Ah poi ti voglio vedere a ottant'anni" disse la donna dandogli
un'occhiata ghignante "Tutto moscio, rugoso, la pelle che pende, poi
voglio vedere come fai cilecca caro mio. E quel giorno" disse poi Jo
puntandogli un dito contro "Io sarò li e ti dirò:
Muahahaahahaha"
Severus nel frattempo si era alzato e si diregeva a passi lenti verso
la donna.
"E poi " continuò Jo trattenendosi dal ridere, ora che era
naso
a naso con Severus "Ti ballerò intorno canticchiando:' te
l'avevo detto, te l'avevo detto'. E poi..." continuò ora la
donna ridacchiando. Severus nel frattempo le aveva preso il polsi. "E
poi ti chiamerò pisello moscio"
"A si?" chiese Severus minaccioso.
Jo scoppiò in una risata chiassosa.
"E allora ti faccio vedere io" disse poi Severus ritrascinandola verso
il letto.
"Oh Merlino" fece Jo fingendo "Un altro conato di vomito" disse
portandosi una mano alla bocca e creandosi un lieve spasmo allo
stomaco.
Severus le lasciò il polso e la donna sorrise.
"Tanto non mi prendi" disse poi uscendo la lingua.
Severus fu scioccato, si era appena fatto gabbare in quel modo puerile.
"Ora vedrai" disse inseguendola per la stanza e poi per i corridoi.
Jo si bloccò di colpo vedendo Neville Paciock in compagnia
di Colin Canon.
Severus neanche due secondi dopo era accanto a lei.
"GUARDA GUARDA" urlò Neville all'amico indicando i
professori paonazzi.
Colin fece veloce una foto.
"Sono ricco" urlò Neville.
"NO PACIOCK, SEI MORTO" esclamò Severus puntandogli un
indice minaccioso contro.
"E tu sei in mutande" disse Jo sottovoce al compagno accanto.
Erano ormai passati quattro mesi dalla scoperta della gravidanza e
ancora Johanna andava in giro per Hogwarts a fare lezione, con totale
dissenzo di Severus.
Ogni volta che si guardava allo specchio si vedeva sempre
più grossa.
"Guarda, guarda sono enorme" disse Jo a Severus che stava scrivendo su
un foglio di pergamena.
"E' il normale ciclo della vita! E poi, Albus chiede se possiamo andare
il più presto possibile da lui"
"Sono una balenottera" disse lamentandosi verso Severus che si
alzò e l'abbracciò da dietro mettendo una mano
sul
pancione e baciandole il collo.
"Non tutti gli effetti della gravidanza sono negativi"
"A no?" chiese Jo "E dimmi quali sono i pregi?"
"Hai il seno più grosso" disse quasi sorridendo Severus.
"Cretino"
Severus e Jo si recarono da Silente il prima possibile.
Quando furono arrivati, si sedettero di fronte al vecchio mago.
"Vedo che oggi non hai mal di schiena" esclamò Albus.
"No, oggi ho i piedi gonfi in effetti" rispose secca Jo.
"Allora..." iniziò Albus schiarendosi la voce "Credo che tu
non sia più in grado di fare lezione, cara Jo"
Jo lo guardò sconvolta
"Guarda che non devo mica trasportare carichi di pietra sulle spalle
sai? Devo stare seduta, spiegare e interrogare"
Albus la guardò divertito.
"Ormai sei agli sgoccioli e dovresti pensare a sistemare tutto"
"Tu mi stai licenziando perché potrei partorire su una
cattedra?"
"Perché in quest'ultimo periodo è importante
stare tranquilli e non assillati dai conti finali"
"Tu sei un mostro"
Albus la guardò interdetto "Severus prova tu"
"Io non ho voce in capitolo" disse con voce rassegnata Severus.
"Non è vero" disse Jo.
"Ok, allora secondo la mia opinione dovevi stare a casa già
due mesi fa"
Jo lo guardò sconvolta e poi spostò le braccia
come per abbracciare il pancione "Mostro, sei un...un..."
"Mostro?" le suggerì Albus.
"Si, si quello." poi Jo ragionò "Ok me ne vado, ma che si
sappia
che mi avete costretta!" disse poi con le lacrime agli occhi.
La stessa sera Albus annunciò che la professoressa si
sarebbe ritirata dall'insegnamento.
"Prego Jo, vuoi dire qualche parola ai tuoi alunni?"
Jo si alzò tremante e si avvicinò al preside.
"Io... Voi... Insomma mi mancherete" disse poi lasciandosi scappare due
lacrime e gli studenti si alzarono ad applaudire. "Vi
porterò
nel cuore. E... non sto piangendo per l'emozione, ma sono gli ormoni
che mi fanno questo effetto" disse poi andandosi a sedere.
Gli studenti cominciarono a mangiare.
Finita la cena Jo prese le due valigie e andò a salutare
tutti i professori, persino Gazza.
"Io" disse Jo "Non gliel'ho mai detto, ma ho sempre apprezzato il suo
lavoro" disse poi dando la mano al bidello che sorrideva giocondo.
"Grazie"
"E mi dispiace" disse poi in lacrime "Quando da piccola le mettevo le
caccabombe nei gabinetti ancora sporchi facendo scoppiare tutto in aria"
"Allora eri tu la piccola delinquentella" disse Gazza con uno strano
tic ad un occhio.
"Lei insulta una donna incinta" disse Jo mortificata "Lei
è... lei è..."
"Un mostro?" le suggerì di nuovo Albus
"Si" disse Jo.
Poi si voltò verso Severus e gli porse la mano, lui
alzò un sopracciglio.
"E' stato un piacere conoscerti. Fatti sentire ogni tanto, sai una
cartolina per Natale o per Pasqua"
"Cosa-stai-dicendo?" chiese Severus
"Ti sto salutando"
"Aspetti nostro figlio"
"Perchè lo vorrai conoscere?"
"Io lo voglio crescere" disse Severus.
"Tu vorresti crescere tuo figlio?" chiese Jo "Sei... sei..."
"Un mostro?" le suggerì ancora una volta Albus ora
terribilmente divertito dalla situazione.
"No" disse Jo sorridendo "Dolce"
Severus alzò di nuovo sopracciglio.
"E' meglio avviarci" disse poi prendendo le valigie.
I due si allontanarono dai professori.
Stavano quasi per uscire dall'enorme porta di Hogwarts quando Jo
bloccò Severus
"Aspetta, prima devo fare una cosa" dsse poi lasciandolo solo e
correndo di nuovo per i corridoi.
"Non correre" le urlò dietro Severus.
Johanna corse fino al quadro della Signora Grassa. "La prego mi chiami
Neville Paciock"
"Vuole sentire qualcosa che potrei cantarle?"
"No per la miseria, non voglio partorire qui"
"Donna sgarbata" disse la Signora Grassa scomparendo dal dipinto.
"Professoressa" disse Neville uscendo da dietro il quadro. Aveva un
pigiamino con gli orsetti "E' successo qualcosa?"
Jo sorrise e lo attirò a sé abbracciandolo. "Mi
mancherai piccolo troll"
Neville diventò paonazzo "Anche lei mi mancherà
prof"
"Mi raccomando studia, soprattutto pozioni" disse poi Jo baciandogli la
fronte. "Arrivederci" disse poi allontanandosi e il ragazzo
rientrò oltre il quadro.
Jo ritornò con calma dove aveva lasciato Severus con le
valigie
in mano. Prima però si asciugò due lacrimucce.
"Che hai fatto?"
"Niente"
Severus la guardò apprensivo e poi si smeterializzarono per
ricomparire in una periferia di Londra.
"Questa non è casa mia" disse Jo indicando la casa verso cui
si
stava dirigendo Severus. Era su due piani, non doveva essere molto
grande.
"No infatti" disse Severus aprendo la porta ed entrando "E' la mia"
Jo lo guardò stranita. "Mi stai appena chiedendo di vivere
con te?"
"No" disse Severus lasciando le valigie a terra e accendendo il fuoco
"Tecnicamente non te lo sto chiedendo."
"Allora" disse Jo "Questo è un rapimento"
Severus alzò un sopracciglio.
"Qui c'è la cucina e questo è il salotto. Al
piano di
sopra ci sono tre camere di cui una da letto e un bagno indipendente.
In più c'è il bagno comune."
"Ma io a casa mia avevo tutte le mie cose" protestò Jo.
"Le trovi nell'armadio. Per quanto riguarda gli immobili erano in
affitto quindi l'ho trovato inutile trasportarli. Mentre gli ornamenti,
quadri, soprammobili li trovi nello scatolone lì all'angolo"
"Vedo che hai già fatto tutto"
"Vieni ti faccio vedere di sopra"
Jo seguì Severus su per le scale.
Le fece vedere il bagno, la camera da letto con bagno indipendente, e
una delle stanzette.
"Questo è tutto"
"No, non è tutto"
"A no?"
"No" disse Jo indicando la seconda cameretta " Manca quella"
"E' uguale all'altra" disse Severus voltando le spalle
"Ma io la voglio vedere" disse poi Jo aprendo la porta e
meravigliandosi nel vederla arredata così da ospitare un
bebè. Poi raggiunse l'uomo ora al piano di sotto, seduto
sulla
poltrona a leggere un libro.
Stava per dire qualcosa.
"Non parlare" disse Severus "Se non ti piace la puoi cambiare a tuo
piacimento, ho solo dato un punto d'inizio"
Jo sorrise e si sedette sopra di lui. "E' bella" disse poi.
Severus la guardò incerto.
"Davvero" disse poi Jo mettendosi una mano sul cuore "Sei stato..."
"Non voglio sentirlo" disse Severus
"Ok non te lo dico"
"Meno male" disse Severus tirando un sospiro di sollievo.
"Non ti dirò mai che il tuo è stato un gesto
dolcissimo"
"Avevo detto di non volerlo sentire" disse poi abbracciandola e
mettendole una mano sul pancione.
"Hai sentito?" disse Jo mettendo la sua mano su quella dell'uomo.
"Si, si è mosso" disse Severus con un filo di voce.
"E' felice di essere a casa"
The
end.
Angolo dell'autrice: Ciao a tutti. Eccoci finalmente alla
fine di questa fanfiction.
Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia tenuto compagnia (:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e che hanno dovuto sopportare il
mio estremo ritardo nel postare i capitoli!
Un abbraccio e a presto (:
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