in uno spruzzo di stelle

di Estel21
(/viewuser.php?uid=1199)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** perline di vetro ***
Capitolo 2: *** sola ***
Capitolo 3: *** rischiare la strada ***
Capitolo 4: *** Paure e partenze ***



Capitolo 1
*** perline di vetro ***


 

 

Nota: il nome della ragazza (estel), lo sappiamo, è stato impropriamente “rubato” ad aragorn perciò chiediamo scusa. Leggete e vi prego recensite.

CAPITOLO 1:perline di vetro

 

 

Estel stava scappando dal suo villaggio,forse era questa la spiegazione alle sue lacrime,al suo volto serio .dopo due ore trascorse in quel modo si addentrò nel bosco che fino ad allora aveva costeggiato e si sedette sopra un sasso , chiudendo gli occhi. cercava di fermare il flusso impetuoso di pensieri nella sua testa ,provando a ricordare con tutte le sue forze quella sera di sei ani fa…

La musica era calda e allegra, riempiva la sala già riccamente addobbata e poi-estel non ricordava bene-il grande tavolo al centro della sala ricolmo di dolci e di fiori. E le risate , le risate di lei e di silnen. Silnen…da quanto tempo era scomparsa?Estel conservava perfettamente nella memoria il ricordo dei loro giochi e delle loro corse,e poi quella sera , e la festa.. lei e la sua amica avevano ballato tanto,finché la musica continuava non c’era modo di preoccuparsi e loro non smettevano di muoversi nei loro eleganti vestiti quasi riuscissero così a scacciare la tristezza ,la paura della guerra imminente…In occasione della festa estel era stata tutta la giornata a prepararsi,con sua madre dato che aveva solo dieci anni, aveva aspettato per un’ora immobile su una sedia che sua madre finisse di intrecciarle nei capelli perline di vetro . aveva aspettato un’altra ora perché sua madre finisse di metterle bene il suo vestito,il suo bel vestito verde nel quale i fili d’argento erano ricamati in modo perfetto ,formando un legame indissolubile tra la persona ed esso ,in un unico sfavillio di colori. appena il meticoloso lavoro fu terminato estel si ricordava di essere corsa allo specchio e….di non essersi piaciuta. Non perché non fosse stata abbastanza bella ,ma perché si vedeva strana, diversa e non si riconosceva con quella bambina che sorrideva nello specchio.

Arrivata alla festa aveva trovato silnen e tutto aveva perso importanza perché quando c’era lei contava solo esistere. dopo un po’ di tempo trascorso a ballare ,o meglio a saltare, le due bambine si erano appartate di fuori e sul balcone del palazzo si erano messe guardare le stelle.

_guarda cosa ho trovato ieri! Aveva detto silnen e le aveva porto una piccola pietra liscia e viola ,bucata a un’estremità.

_è bellissima!

_è tua! Aveva esclamato ,così, semplicemente:era fatta così

_ma…..ma….. estel non sapeva cosa dire,avrebbe voluto ricambiare e allora non disse nulla e si tagliò una treccia.

Le perline erano cadute ,tranne una che era rimasta impigliata tra i capelli castani della treccina.

Silnen aveva afferrato la treccina ,raggiante, e se l’era legata al polso come fosse un braccialetto.

Le due bambine si erano poi addormentate ,accarezzate dal vento.

Della mattina dopo la festa estel non ricordava gran ché….l’odore acre di incendio che riempiva il pensiero.. immagini distaccate le comparivano nella mente e le ritornava nel corpo la paura ,la paura senza fine e senza motivo,la voglia di piangere,il sentirsi perduta… gente che scappava…urla .fiamme… di nuovo urla e poi…le mani di sua madre che la afferravano e la portavano lontano da silnen,le chiudevano gli occhi …………..e poi di nuovo il silenzio ,inesorabile e sconfinato chele riempiva la testa ma la rendeva vuota dentro. Erano passati sei anni da quel terribile risveglio ,sei anni da quando gli uomini dell’est avevano attaccato il suo villaggio a gondor ,sei anni da quando silnen era stata catturata,sei annida quando i sui genitori e i superstiti avevano abbandonato quelle desolate regioni dell’ovest per recarsi nel mark ,al”sicuro”. durante quei tristi e freddi anni estel aveva dovuto imparare a usare la spada e a cavarsela da sola anche se aveva disperato bisogno di compagnia e di amici. non conosceva nessuno che avesse la sua età o la voglia di fermarsi ad ascoltarla perciò tutte le volte che si sentiva sola il suo pensiero correva a silnen .la pietra che gli aveva lasciato la portava al collo e passava infiniti momenti a rimirarla . finchè una mattina si era stancata di non agire.basta.BASTA.aveva deciso. era corsa via alle prime luci dell’alba con il solo pensiero di ritrovare silnen,non aveva importanza come .

 

 

Riaprì gli occhi di scatto: stava scendendo la sera…avrebbe dovuto sbrigarsi e trovare una locanda,altrimenti avrebbe dovuto dormire nel bosco . dopo mezz’ora di cammino sulla strada maestra vide luci soffuse provenire da finestre a circa dieci metri di distanza,corse incontro a quelle luci e si ritrovò davanti a un insegna che diceva: “osteria del ceppo d’oro”. Entrò nella locanda ,e guardandosi intorno vide un ambiente allegro ,attorno ai tavoli era radunata gente di tutte le razze: nani,tra un bicchiere di birra e l’altro, discutevano animatamente sui diversi metalli nobili e ognuno decantava la propria abilità nel lavorarli. Ad un altro tavolo erano riuniti cinque uomini che cantavano allegramente una vecchia canzone che piacque subito a Estel :

 

Guarda fastitocalone

Nel mare si trova più di un mostro

Ma nessuno pericoloso come questo:

Perciò se volete salvarvi la vita seguite il mio consiglio

Dei marinai il consiglio seguite

E non sbarcate su isole ignote

O ancora meglio

Nella Terra di mezzo la vostra vita fugace

In pace

trascorrete

 

finita la canzone tutta la locanda applaudì e ne chiese un’altra e quelli intonarono un strana melodia

c’è una locanda,un’allegra locanda

sotto un vecchio colle grigio

Ove la birra è così scura

Che anche l’uomo della luna

È sceso a berne un sorso……..

Estel non rimase ad ascoltare il resto e andò a cercare l’oste. questi le domandò per quanto tempo sarebbe rimasta

- si tratta solo di due giorni. Vorrei una camera .- rispose

-certo , abbiamo camere per tutte le esigenze,ve ne mostrerò una che fa proprio al caso vostro e….

ah giusto ,penso che vorrà la cena,abbiamo ottime minestre e oggi ho preparato pollo alla birra coi funghi e torta di pane al formaggio…….ma ditemi,da dove venite? È da molto che viaggiate?…allora cosa volete per cena ?avete deciso?_

chiedeva curioso l’oste senza dare il tempo per rispondere. A Estel la sua invadenza divertiva, anche perché si vedeva chiaramente che non aveva cattive intenzioni .

-sì ho deciso -rispose ridendo-prenderò il pollo con i funghi,come bevanda mi basta l’acqua,no,non vengo da molto lontano ,no ,è da poco che viaggio!

L’oste sorrise e l’accompagnò alla sua camera. Quella sera quando si addormentò Estel si senti stranamente felice e libera e sentì finalmente le sue preoccupazioni cadere tintinnando come tante perline di vetro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** sola ***


 

SOLA

Sola, come la luna nel cielo color pece… Silnen strinse forte gli occhi, che si riaprirono 6 anni addietro, nel giorno della festa, nel suo paesino. Ben poco ricordava di quel giorno, solo che si stava divertendo e all’improvviso qualcuno l’aveva strattonata per il vestito e l’aveva separata dalla sua migliore, unica amica… dopo solo il buio è regnato e i suoi occhi azzurri hanno cessato di brillare.

Uomini dell’harad… erano loro che l’avevano rapita, ed era stata fortunata, gli ripetevano continuamente, perché non era una semplice prigioniera di guerra ma la loro interprete ufficiale. Ma Silnen non riusciva a sentirsi fortunata lì, in mezzo a gente ostile, nemica, senza amici, senza Estel, senza un’identità…

Immerse piano un piede nell’acqua limpida e fresca del ruscello e osservò la sua immagine riflessa: due occhi cristallini la guardavano, senza sorridere e lunghi riccioli neri le cadevano sul volto. Alle sue spalle vide qualcuno:

- Hey tu!-

Silnen si girò lentamente e si alzò guardando il ragazzo:

-cosa c’è?-

il giovane arciere rimase turbato dallo sguardo risoluto della ragazza:

-ti vogliono, sono arrivati gli uomini dell’est e hanno bisogno dell’interprete…-

e, senza aggiungere altro scomparve tra le foglie.

Quella sera, stanca dal lavoro, Silnen fu attirata dal rassicurante profumo di pane fresco. Si sedette a tavola con l’esercito, come era di consueto e consumò la cena senza proferire parola consapevole che tra non meno di 3 giorni sarebbe partita per qualche luogo a lei ignoto, sola, come sempre. Chiese il permesso di alzarsi da tavola e raggiunse la sponda dello stesso lago ove in quel momento, la luna vi donava il riflesso. Un raggio illuminò il suo polso sinistro ornato da un piccola treccia di capelli castano chiari e in silenzio, pianse calde lacrime abbandonandosi sull’erba ricca di rugiada .

Quando si rialzò il profumo di notte invase i suoi polmoni donandole sicurezza e con un ultimo sguardo rivolto alla luna si allontanò.

L’indomani, prese alcuni biscotti alle gocce di miele, il suo arco, e si inoltrò nel bosco. Aveva deciso che, se doveva vivere per forza con gli uomini dell’harad, non voleva dipendere da loro, così era riuscita a prendere “in prestito” un arco e alcune frecce: avrebbe imparato a cacciare. In realtà non sapeva neppure come si teneva in mano, un arco e, dopo vani tentativi, si sedette sull’erba.

Mangiando un biscotto, osservò il sole ancora freddo, pensando ad estel, pensando a quando lo guardavano insieme il sole, lo stesso sole che magari stava osservando l’amica, da qualche parte, nella terra di mezzo… per scacciare le lacrime e il vuoto nel suo cuore, diresse lo sguardo alle sue spalle, dove aveva udito un rumore un istante prima.

-Ma guarda chi si rivede… sai passavo di qui e ti ho vista cacciare… non è che hai bisogno di una mano?-

gli occhi del ragazzo ridevano insieme alle sue labbra, ma non di scherno.

-chi ti ha dato il permesso di spiarmi? E poi dovevo scaldarmi, io… non sono male a tirare con l’arco-

Ma silnen non aveva pronunciato quelle parole con convinzione e sapeva che oltre al ragazzo, stava mentendo a se stessa e lo capì anche lui.

- non ti stavo spiando-

rispose vagamente il ragazzo

-passavo di qui… comunque io sono un arciere, ti posso insegnare, se vuoi-

Silnen annuì e lui le fece vedere come si impugnava l’arco e come si lanciava una freccia. Dalla “teoria” passarono alla pratica e quando il sole splendeva già alto nel cielo, indicando mezzogiorno silnen salutò il ragazzo e tornò al villaggio. Quella sera nel letto, i suoi pensieri caddero inevitabilmente su di lui e si accorse che non sapeva il suo nome… pensava al suo sorriso infinitamente dolce, e ai suoi occhi verdi che la guardavano curiosi e si addormentò con le labbra stese in un sorriso.

La mattina seguente, a colazione pensò al suo profumo, fresco, agrodolce, che sapeva di mare, e si chiese da dove veniva. Finito il pan di spagna corse verso il bosco, sperando di ritrovarlo lì ad aspettarla e, la pervase un fremito quando scorse la sua uniforme.

-sei in ritardo, dobbiamo fare pratica oggi, così mi dimostri se sono stato un bravo insegnante…-

-scusa, comunque vedrai, ti stupirò-

-ah, mi dispiace per la mia scortesia ma non ti ho ancora chiesto come ti chiami… io sono adanedel-

silnen rimase in silenzio per qualche minuto e si rese conto che non sapeva il suo nome, di quei giorni lontani, quando tutto aveva un senso, non ricordava che estel. Non si era però mai posta il problema, perché nessuno si era mai preoccupato di chiederglielo e adesso, non sapeva cosa fare.

Adanedel capiva quel suo disagio e ascoltò con gravità la storia della fanciulla, breve ma intensa.

-non importa davvero, scusami… piuttosto, fammi vedere cosa hai imparato-

disse cercando di cambiare discorso.

Quel pomeriggio, quando silnen tornò al villaggio , per la prima volta da quando era lì, desiderava ardentemente possedere un nome, un semplice nome anche brutto da dire a quel ragazzo, adanedel… quanto si era sentita stupida nel bosco a confidare tutte quelle cose a lui, non lo conosceva neanche bene…. Certo era molto bello ma silnen aveva già deciso che non si voleva legare a nessuno in quel posto ostile, per non rischiare di soffrire come stava già facendo… ogni giorno che passava era un passo che l’allontanava da estel e, innamorarsi di adanedel, l’avrebbe del tutto distaccata dal pensiero dell’amica, vivo tutti i giorni nella sua mente, fino a dimenticarlo. E non voleva dimenticarlo, era l’unica cosa che le era rimasta. Quella sera andò a letto senza cenare , la notte porta consiglio, pensò e si addormentò con il pensiero di adanedel ancora vivo nella sua mente.

La mattina dopo, finita la colazione, si diresse con passo sicuro verso il bosco, con l’intenzione di dire ad adanedel che, probabilmente, non sarebbe più venuta lì, sulla sponda del laghetto, con tutta l’intenzione di dimenticarlo, ma quando vi arrivò, non lo trovò. Poco male, pensò e tornò al villaggio.

 

 

CIAO PIACIUTO QUESTO NUOVO CHAP?SPERO CHE ARRIVI CORRETTAMENTE ANCHE perché NOI 2 SIAMO DELLE VERE ESPERTE NEI CASINI COL COMPUTER….

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** rischiare la strada ***


CAPITOLO 3: rischiare la strada

Strano. Era strano isil , pensava estel, con quel suo modo di fare ora sicuro e deciso,ora calmo e riflessivo…strano anche nell’aspetto…estel lo guardava in silenzio pensando che in fondo per quanto imprevedibile il ragazzo la tranquillizzava; era come se avesse qualcosa che lei conosceva,qualcosa di nascosto.

-sei strano… disse

-dipende,cosa intendi tu per normale?

- non è che io abbia parametri per giudicare la normalità, semplicemente sei diverso da gli altri…dagli altri che ho conosciuto almeno..

-e chi hai conosciuto così diverso da me ? chiese il ragazzo sorridendo ironicamente

-vengo da un villaggio della terra di rohan , sulle rive dell’acquaneve ma…

-non penso tu sia nata a rohan…i tuoi lineamenti non sono tipici della gente del mark. Non è la prima volta che vai a gondor?

-infatti…io sono nata vicino a minas thirit…

-continua la incitò isil

estel gli parlò del suo viaggio da gondor fino alle terre di rohan,viaggio verso “la salvezza” per sfuggire ai pericoli e ai popoli ostili che dopo la conquista della torre oscura da parte di sauron, insediavano le montagne e le terre a est..

-da anni ormai le terre confinanti con gondor sono cadute sotto l’ombra di mordor..- concluse tristemente- ma ora io sto tornando la con la speranza di ritrovare una mia amica.. silnen è il suo nome e scomparve assieme agli haradrim che ci invasero , sei anni fa..

-gli haradrim ,crudeli uomini del sud …sei sicura che….. disse isil ma si interruppe incontrando lo sguardo immobile della ragazza. Sì era sicura.

Da ormai tre ore camminavano ,facendosi strada tra gli alberi quando isil propose di fermarsi.

Si sedettero sopra un masso e aprirono le loro bisacce. Il pensiero di estel tornò per un attimo al ceppo d’oro addentando la squisita torta di pane al miele dell’oste. Isil estrasse dal suo sacco uno strano cibo che fece assaggiare a estel:era simile a un biscotto,croccante fuori e cremoso all’interno,era molto buono perché un misto tra il sapore dolce e la robustezza inebriante del vino. Finito il pasto Isil si sdraiò sull’erba fresca del sottobosco mentre Estel si alzò e gli disse

-comunque io dicevo strano perché mi sembri adatto a una selvaggia foresta ,quanto a fredde mura

isil rivolse lo sguardo a estel ma non disse nulla. La ragazza rise e disse

-dopo averti detto tutto di me e dopo questo bel complimento penso di avere diritto a sapere qualcosa di te..

isil fissò ancora la ragazza:era alta,dai capelli dorati che le arrivavano a toccare le spalle,lisci e spettinati;portava un laccio attorno alla testa ,come se fosse stato una coroncina ,era alta e di carnagione intermedia tra il chiaro e l’abbronzato,forse il sole del mark aveva bruciato la sua pelle bianca? Guardò i suoi occhi: lo fissavano interrogativamente.

-sono un ramingo…un dunedain.. vado a gondor per unirmi agli altri raminghi del nord e combattere l’ultima battaglia, ora che la spada di elendil è tornata sbottò

-la spada di elendil…ne ho sentito parlare tanto tempo fa , ma non ricordo nulla al di fuori del nome.. parlamene tu ti prego!

Isil sorrise e cominciò a raccontare……

Il resto della giornata trascorse in fretta,a estel piaceva camminare e vi era abituata,quando giunse la sera seppure fosse stanca volle ascoltare altre cose sulla bianca città e sul trono di gondor. Isil ,divertito dalla sua curiosità disse

-ti parlerò delle sette pietre e dell’albero bianco..

-cosa significa ? domandò estel

isil si mise così a raccontare dei sette palantir e del reame di gondor

mentre parlava ,nella mente della ragazza le parole,con l’aiuto dell’oscurità ,presero forma e apparvero sempre più nitide e splendenti,tanto da entrare anche nei suoi sogni,dove vide isil contare le stelle e dire”è sbagliato! Non sono otto!”.

La mattina seguente estel si svegliò male:si sentiva tutta indolenzita e bagnata;le facevano male le ossa a causa della notte passata a dormire per terra e si sentiva addosso uno strano malessere, postumo del sogno. si guardò intorno:il cielo era nuvoloso e grigio,l’aria fredda e la foresta sembrava aver perso la rigogliosità del giorno prima e appariva cupa e spenta;cercò isil con lo sguardo e lo vide a un metro di distanza da lei, intento ad accendere il fuoco.

Si alzò ,si stirò ,raccolse le sue cose e le mise dentro il suo fagotto,poi si sistemò l’abito .rabbrividì perché soffiava un vento gelido e si mise addosso il mantello grigio-nero che la notte aveva usato come coperta. Si diresse verso il fuoco che isil aveva acceso e che ora scoppiettava allegramente, rinchiuso da un cerchio di pietre.

-questo giorno è già cominciato male… borbottò mentre il ragazzo le porse della carne salata

“a partire dalla colazione”concluse pensando.

Camminarono nel bosco tutta la mattina ,non si fermarono neppure per mangiare e questa volta il viaggio fu meno piacevole , anche se alleggerito dalla frescura del bosco. “Il bello di tutto ciò- pensava estel- è che basta anche il silenzio.. non sono costretta a parlare …basta anche uno sguardo per comunicare ,per incoraggiare,per dire manca poco..”

Quando scese la sera finalmente si fermarono e accesero il fuoco dove riscaldarono la carne avanzata;si spanse nell’aria un caldo profumo invitante che aumentò il loro appetito.

-mancano solo due giorni di viaggio-disse isil - e già da domani potremo scorgere la città!

Estel rimase zitta a pensare cosa avrebbe fatto una volta arrivata,fino a quel momento il suo scopo era stato raggiungere minas thirit e non si era interrogata su come trovare silnen…non poteva certo bastare arrivare a gondor per trovarsela davanti…avrebbe dovuto cercare gli haradrim

Il giorno dopo ,esattamente come annunciato da isil ,videro la foresta interrompersi e scorsero in lontananza una bianca torre,alta splendente severa e regale ,fiancheggiare bianche mura disposte a piani che terminavano con in cima un palazzo che ispirava infinita freddezza e allo stesso tempo bellezza….sembrava riflettere una luce antica… estel capì di aver finalmente raggiunto minas thirit

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Paure e partenze ***


CAPITOLO 2: paure e partenze

Dalla finestra giungeva la luce rosa dell’alba ,con le sue mille calde sfumature:rosa ,giallo ,oro arancione ,rosso e di nuovo rosa…Quella mattina Estel si svegliò riposata e di buon umore ,si alzò dal letto e corse alla finestra per meglio respirare quella brezza mattutina. Il vento le scompigliava i capelli e le accarezzava la pelle:era bellissimo essere lì. Tornò in camera e trovò la colazione in tavola:pane,miele,crema gialla….Ah buon vecchio oste!!mille benedizioni scendano su di te solo per questa ottima colazione!!dopo colazione Estel si sistemò ,decisa a scendere di sotto nella sala ,per chiedere informazioni sul viaggio ,provviste,un cavallo;si guardò allo specchio e vide una ragazza di statura media ,di circa sedici anni ,ricambiargli lo sguardo. aveva i capelli castani,che si spettinavano al minimo soffio di vento e si illuminavano di mille riflessi dorati al minimo raggio di sole e gli occhi…erano incredibilmente verdi…magari!!erano banalmente castani e per far si che si intravedesse a stento qualche riflesso verde ci voleva un’intera giornata di sole. Tuttavia non si sentiva brutta ,neppure bella ,ma fin da piccola sua madre le aveva messo la convinzione che ci fosse qualcosa di particolare nel suo aspetto.

Verso le nove scese nella sala principale dell’osteria che , dopo la chiassosa allegria della sera precedente appariva silenziosa e vuota .C’era solo un uomo che fumava laconicamente da una lunga pipa facendo anelli di fumo, l’oste era dietro al bancone intento ad asciugare alcuni boccali.

-buogiorno! Esclamò la ragazza non appena lo vide

-una volta qualcuno mi ha detto:cosa intendi tu col tuo buongiorno?che mi auguri un buon giorno? O vuoi dire che è un buon giorno ,che mi piaccia o no ? o…ma non ha importanza, ah dovrete aver trovato la colazione spero sia stata di vostro gradimento! La crema gialla l’ho preparata con la migliori uova del pollaio e il miele l’ho raccolto personalmente……

-sì ,sì la colazione era perfetta. Però io avrei bisogno di informazioni ,dovrei intraprendere un viaggio e ……….

-ah! per le informazioni dovrete attendere fino a stasera ,io non mi muovo mai da qui e posso aiutarvi solo riguardo alle provviste ,gli altri clienti sapranno darvi di certo un aiuto valido - la interruppe, come al solito

-in questo caso farò come dite voi

Estel si sedette ad un tavolo e rimase a gustare il sapore di quella mattina. La stanza era ampia e ariosa, finestre erano state aperte ed entrava dalla strada un vento leggermente caldo che sapeva di grano,di sole ;Estel si sentiva pulita,fresca e voleva annegarsi in questo stato d’animo ….trascorse la mattina su quel tavolo a disegnare come fosse diventata silnen, era più alta o più bassa di lei ? i suoi capelli li aveva lasciati lunghi? Era più magra?più grassa?era molto cambiata? Ma soprattutto era?Estel scacciò via quest’ultimo pensiero e si ricordò di quello che gli era rimasto :solo il suo nome,estel,speranza,l’unica cosa che le permetteva di andare avanti e l’unica cosa che non doveva assolutamente perdere.

Pensò che quella sera avrebbe dovuto chiedere informazioni a persone sconosciute che avrebbero potuto benissimo prenderla in giro e ingannarla,o approfittarsi di lei oppure potevano guardarla con indifferenza e riprendere a bere la loro birra . un brivido le attraversò la pancia:come avrebbe fatto a chiedere informazioni?era piena di dubbi e se fino a un secondo fa era risoluta nel trovare Silnen,ora non sapeva come fare.

La sera arrivò e passò estel non aveva voglia di delusioni e non chiese informazioni a nessuno,si procurò le provviste rimanendo però bisognosa di una mappa .avrebbe voluto anche un cavallo ma aveva già speso troppi soldi. Due giorni dopo si decise finalmente a uscire dalla locanda e si recò dal fabbro per affilare la sua spada perché,in caso di pericolo avrebbe dovuto trovarsi pronta e usare al meglio le sue capacità. Entrata nella bottega vide un giovane seduto intento a studiare una mappa .lo guardò con attenzione :aveva riccioli neri che incorniciavano il suo volto abbronzato nel quale erano incastonati due occhi infinitamente azzurri .tuttavia la prima impressione che ebbe di lui non fu relazionata al suo aspetto.lui si accorse finalmente della sua presenza

-hai bisogno di qualcosa?

-si dovrei affilare questa spada e….mi occorre una mappa

-per andare a..?

-a.. a minas thirit

-a gondor?A gondor c’è la guerra…cosa cerchi a gondor,se non sono indiscreto?

-sei indiscreto e oltretutto niente ti garantisce che a gondor debba andarci proprio io!! Rispose la ragazza ridendo

-scusami hai ragione,ma dal modo in cui me l’hai chiestolo pensato che la cosa ti riguardasse personalmente e…anch’io devo andare a gondor

doveva chiederglielo doveva chiederglielo subito. quel ragazzo doveva accompagnarla,avrebbe risolto i suoi problemi…il pericolo, il viaggio ,la strada….ma sembrava così complicata la frase..

-allora la tua spada….disse il ragazzo tendendo la mano

-eccola rispose Estel ed estrasse la spada dal fodero riponendola sul tavolo mentre la lama catturava la luce della stanza e il metallo illuminato lasciava che le lettere incise su di esso brillassero .

-sarà pronta domani

-allora domani sarò qui

il giorno trascorse lentamente,non c’era niente di cui occuparsi,rimaneva solo quella frase da pronunciare……..”potresti accompagnarmi tu a gondor dato che non so la strada e dato che sono una fanciulla inerme..” una frase pronunciata ironicamente,lasciata così,in sospeso…….

Chissà quando mai si sarebbe ripetuta l’occasione di trovare qualcuno disposto ad ascoltarla ,che perdipiù aveva la sua stessa meta …nuove paure riempivano i suoi pensieri,non sapeva come pronunciare quella frase,non voleva essere fraintesa ,in nessun modo…

Isil,il ragazzo della bottega, mentre affilava la spada di Estel ,pensava alla strana conversazione della mattina. Cosa poteva cercare a gondor quella ragazza?Forse doveva tornare dai suoi parenti…la cosa che lo lasciva interdetto era l?indecisione di quella ragazza :sembrava fosse sul punto di chiedergli qualcosa…” forse potrei andare con lei fino a gondor …non so …sembrava come sperduta oggi,seppure cercasse di ingannare gli altri,mi è parsa chiaramente agitata e..forse un poco impaurita…è strano mi ricorda qualcosa.. ”

E mentre rifletteva su questo ,inevitabilmente il pensiero gli cadde sui motivi che spingevano lui ad andare a minas thirit …

Era di nuovo mattina , estel si alzò ,pronta a partire,raccolse il necessario per il viaggio poi scese nella sala per salutare e pagare l’oste.

-io devo partire vi ringrazio di tutto.. addio

disse in fretta e uscì dalla locanda. Non era mai stata brava con gli addii:si sentiva senza nulla di bello da dire e le sembrava inutile dover forzatamente aggiungere parole. l’unico addio che avrebbe voluto pronunciare gli era stato negato.

Quella mattina risplendeva nel cielo un sole gioioso e ,come nei giorni precedenti ,l’aria era attraversata da un venticello leggero. Si avviò alla bottega del fabbro ,osservando la gente per le strade. quando entrò dal fabbro vide il ragazzo del giorno prima intento a salutare un alto uomo. Estel attese che si accorgesse di lei quindi gli chiese la sua spada.

-eccola,ora è perfetta-disse il ragazzo -e ora partiamo!

-partiamo?come…dove ..per minas thirit?

-sì per la bianca città,non abbiamo forse la stessa meta?

La ragazza rispose con un sorriso :finalmente avrebbe potuto essere tranquilla.

-e così le nostre strade si incrociano….

-isil

-isil…io sono estel…

Disse e si incamminarono al di fuori della città,mentre la paura dell’indomani si confondeva con la felicità della partenza…stavano inseguendo il destino,avrebbe detto qualcuno , ma -avrebbe risposto estel- il mio destino sono io!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=12430