Il coraggio della fenice #1

di Oceangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** La strana coppia ***
Capitolo 8: *** Tra spade e Lumaclub ***
Capitolo 9: *** Una chiacchierata con Minerva ***
Capitolo 10: *** Pioggia rigenerante ***
Capitolo 11: *** Il ritorno della fenice ***
Capitolo 12: *** La sala delle torture ***
Capitolo 13: *** La punizione ***
Capitolo 14: *** Necessità ***



Capitolo 1
*** 1 ***


-E' fuori discussione, Weasley: mio nipote non frequenterà Hogwarts; ha sempre studiato a casa e continuerà così anche per questi due ultimi due anni!- Porpentina Scamandro era furiosa e, completamente rossa in viso, urlava contro il giovane Percy Weasley che, timoroso della donna, si faceva sempre più piccolo e sperava di venir inghiottito da quel lungo divano dal signorile tessuto rosso.
-Signora Scamandro, è la nuova legge.. E' stata fatta dal ministro in persona, cerchi di capire.. Suo nipote Rolf è obbligato a frequentare Hogwarts, come tutti gli altri maghi in età scolare..- Disse con un filo di voce il giovanotto dai capelli rossi indicando il ragazzo seduto su una poltrona lì vicino. -Si troverà benissimo, è la scuola di stregoneria migliore del mondo, lo sa.. Oltre ad essere il luogo più sicuro del mondo magico..- Continuò prendendo un po' di coraggio ed alzando leggermente, quindi, il tono di voce.
-Sicuro?? Forse lo era prima che Silente morisse, ma adesso? No, non manderò mio nipote tra le braccia di Tu-Sai-Chi, è la mia ultima parola!- Ormai la signora Scamandro era più che furibonda: era in apparenza una dolce vecchietta dall'aspetto esile e dai capelli color argento, ma quando si arrabbiava diventava più pericolosa di un troll ferito e senza controllo.
Percy Weasley iniziava ad innervosirsi: come poteva quella vecchia affermare che mandare un giovane ad Hogwarts equivaleva mandarlo da Tu-Sai-Chi? Era una..una bestemmia! Hogwarts era la scuola più valida e sicura di tutto il mondo, magico e babbano. Aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, lo interruppe.
-Porpentina, cara, le leggi son leggi, non puoi infrangerle.- La voce calma apparteneva ad un uomo alto, piuttosto robusto e quasi calvo in piedi vicino alla porta della sala. -E' giunto il momento che il nostro Rolf lasci il nido e voli lontano, come le fenici.- Newton Scamandro si stava lentamente avvicinando alla poltrona sulla quale era seduto suo nipote che stava leggendo un libro sulle creature magiche. -Giusto, Rolf?- Gli chiese battendogli una leggera pacca sulla spalla destra.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso il nonno ed annuì con la testa, tornando subito dopo alla sua lettura, come se non fosse minimamente interessato a ciò che stava accadendo intorno a lui, anche se la discussione lo riguardava in prima persona.
-Ma io.. Ma io...- Porpentina, dalla furente rabbia che aveva provato fino a qualche istante prima, passò ad un disperato e preoccupato pianto alla sola idea di mandare il suo adorato nipotino nella casa degli assassini di Albus Silente. -Non si può fare proprio niente per impedirlo? Potrebbe studiare a casa con un insegnante della scuola stessa..- Propose implorante al giovane Weasley che, se non fosse stato per il compito assegnatogli dal ministro in persona, si sarebbe sciolto come un pupazzo di neve al caldo sole di agosto.
-Purtroppo no, signora Scamandro, l'ordine non è stato quello di venirvi a chiedervi il permesso, ma di prendere il ragazzo e portarlo ad Hogwarts: è il due settembre, la scuola è iniziata ieri e vostro nipote, nonostante la legge, era assente. Non posso proprio fare eccezioni, mi dispiace..- Mormorò dispiaciuto Weasley: quel piccolo quadretto famigliare gli aveva fatto ritornare in mente Molly e la sua natura di madre troppo protettiva; la nostalgia gli passò subito dopo essersi ricordato del modo in cui era stato trattato dalla sua famiglia, del modo in cui gli avevano voltato le spalle.
-Sentito, Rolf? Vai a preparare il baule, ragazzo. Conoscerai, finalmente, ciò di cui ti ho sempre solo parlato.- Disse un entusiasta Newton al nipote, che intanto si era già alzato e si stava dirigendo in camera sua per prendere le sue cose, seguito dai tre Kneazle di casa: Hoppy, Milly e Maglio.
-Sono sicuro che si troverà benissimo, difficilmente quella scuola ha deluso qualche aspettativa.- Disse Percy Weasley dopo aver visto il ragazzo sparire al piano di sopra. -Adesso si parla seriamente, ragazzo.- Prese la parola Newton, rispondendo a Percy in maniera molto più seria di quanto non lo fosse prima con suo nipote presente. -Rolf deve frequentare e frequenterà, stanne certo. Ma io so benissimo cosa sta succedendo in quella scuola, so perfettamente chi sono questi Carrow che adesso insegnano insieme a Piton, lì dentro. E, per le mutande di Merlino, sono sicuro che questi tre elementi c'entrino con la morte del professor Albus Silente e...-
L'uomo non riuscì a finire che il ragazzo tornò giù con il suo pesante baule trascinato con la bacchetta e la gabbietta con dentro Hoppy, il suo kneazle preferito tra i tre. Percy ringraziò qualsiasi divinità magica e babbana che il giovane Rolf fosse giunto in tempo, prima che, magari, venisse minacciato dai due anziani signori che, doveva ammetterlo, sapevano il fatto loro.
-Son pronto, andiamo?- Disse serafico il ragazzo, provocando così le lacrime della nonna e gli occhi lucidi del nonno. I due si avvicinarono al ragazzo per abbracciarlo e salutarlo.
-Ricorda, Rolf: la creatura che ha meno importanza, è quella che si crede superiore a tutte le altre. La fenice è un essere così elegante e speciale perchè aiuta chi lo merita, non chi lo pretende.- Gli sussurrò all'orecchio il vecchio magizoologo durante l'abbraccio, poi lo lasciò andare.
Percy e Rolf si avviarono nel camino per prendere la metropolvere e sparirono in un vortice di polvere e cenere.
-Spero che abbia capito ciò che intendevo, Porpentina cara.- Mormorò l'uomo abbracciando teneramente la la donna che, intanto, continuava a lacrimare.





Alla e per la mia Luna. Che le mie parole possano farle compagnia :)

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Capitolo 2
*** 2 ***


La prima fermata di Rolf e Percy era il ministero e non Hogwarts, come pensava il giovane; era necessario per controlli e scartoffie varie, gli aveva spiegato il rosso che lo stava accompagnando.
-Non preoccuparti, faremo in fretta..- Lo aveva rassicurato mentre camminavano velocemente per i lunghi ed affollati corridoi: Rolf si guardava in giro interessato; guardava le persone, sbirciava dentro gli uffici, curiosava per i corridoi.
-Non ero mai stato al ministero..-Si giustificò il ragazzo con lo stesso tono pacato che usava suo nonno, dopo aver incontrato lo sguardo perplesso del giovane Weasley che lo precedeva. Percy doveva ammettere che quel Rolf era un tipo particolare: camminavano ormai da parecchi minuti ed era rimasto a casa loro per qualche ora abbondante, eppure, in tutto quel tempo, aveva detto solo poche parole; senza contare che quel modo di parlare e di fare sempre così calmo lo faceva rabbrividire, non aveva mai visto un ragazzino così.. Ma forse era solo abituato ai suoi fratelli caotici e rumorosi. Weasley annuì alla frase del più giovane di casa Scamandro e, dopo essersi fermato, si girò verso di lui.
-Siamo arrivati: questo è l'ufficio del ministro.- Disse con tono solenne ed orgoglioso. -Adesso entreremo, ti segneremo tra i ragazzi recuperati e poi ti accompagnerò a scuola.- Rolf non ebbe il tempo di rispondere che Percy era già entrato e si stava già vantando di aver portato a termine la sua missione.
-Leccaculo..- Sospirò il ragazzo e, obbedendo ai numerosi e ben visibili gesti che Weasley gli stava rivolgendo, entrò anche lui nel grande ufficio.
La scrivania era piena di documenti da firmare e registri spessi quanto una mano: Rolf tentò di leggere di cosa si trattava.. Registri nati-babbani, registri mezzosangue, registri traditori di sangue, registri maghi pericolosi per il ministero.
Il ragazzo si chiese quale razza di mago potesse essere pericoloso per un ministero che puniva chiunque non fosse di sangue puro o chi offriva aiuto ai mezzosangue; il primo nome che gli venne in mente fu Harry Potter. Aveva letto molte volte di lui su "La gazzetta del profeta", una volta perfino su un giornale strampalato che Rolf usava leggere quando voleva farsi due risate, "Il Cavillo"; Potter aveva affrontato ben due volte Tu-Sai-Chi e ne era sempre uscito salvo..Se gli credeva? Certo. Forse perchè Rolf era un sognatore, in fondo, forse perchè in quei tempi pazzi serviva un eroe.. Voleva credere a ciò che aveva letto.
-Bene, giovanotto.- Disse l'uomo seduto dietro alla scrivania mentre gli porgeva una pergamena ed una piuma intinta dentro l'inchiostro nero -Firma qui e potrai andare.-
Rolf prese la pergamena ed iniziò a leggerne il contenuto:
Io, Rolf Scamandro, dichiaro di provenire da una famiglia di razza purosangue, di essere, quindi, io stesso di razza purosangue e di poter frequentare la "Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts"....
-Cosa stai facendo?- Chiese un Percy tra lo sconvolto e lo spazientito, osservandolo come si osserverebbe solo un pazzo.
-Mi hanno insegnato a leggere ogni pergamena che richiede la mia firma.- Rispose con il suo solito tono pacato, come se la risposta fosse ovvia.
-N-non ti fidi del Ministro, Rolf?- Continuò Percy che stava arrossendo come un peperone -Te l'avevo detto che dovevamo passare di qui per scartoffie, ricordi?-
Rolf sospirò e continuò nella sua lettura silenziosa, come se il rosso non gli avesse detto niente. Benchè fosse un po' contrariato dal contenuto del documento, firmò: si sentiva estremamente a disagio in quel posto, non voleva rimanerci un minuto di più.
Così fu, subito dopo aver firmato quell'ignobile pezzo di pergamena, Rolf e Percy uscirono dall'ufficio e si recarono all'esterno dell'edificio, dove si sarebbero smaterializzati.
-Pensavo che non si potesse materializzarsi ad Hogwarts..- Disse trascinando il grosso baule alla maniera babbana, perchè sia mai che un sedicenne "usi la magia": che diamine erano maghi a fare, allora? Perchè fare tutte quelle storie se veniva trattato comunque come un babbano?
-Infatti è così.- Affermò Percy con quel tono da so-tutto-io che usava spesso a scuola -Ci materializzeremo fuori da Hogwarts..Poi raggiungeremo il castello.-
-Ah- Rispose il ragazzo, ancora non del tutto convinto. Rolf afferrò il braccio di Percy ed entrambi si smaterializzarono, per poi rimaterializzarsi davanti ai cancelli, dove Rolf diede di stomaco.
-Oh, sì.. Capita a tutti, non preoccuparti.- Disse Weasley senza dare troppa importanza alla cosa ed iniziando a camminare quando il vecchio Gazza aprì i cancelli tra un'imprecazione ed un lamento.
Dopo essersi ripreso, il ragazzo iniziò a camminare guardandosi meravigliato intorno: era un posto magnifico, poteva sentire i vari animali nascosti comunicare tra loro; aveva una voglia matta di andarli a cercare.
Percy notò quell'interesse per l'ambiente che li circondava e, senza frenare la lingua, gli chiese -Ma..Sei mai uscito dalla casa dei tuoi nonni?-
-Oh, no: vivo con le persiane chiuse, illuminato solo da un "lumus maxima"..Guai ad uscire dalla porta..- Rispose pacato, mentre continuava a curiosare in giro. Lanciò un rapido sguardo al suo accompagnatore e sospirò -Sono i miei nonni, non i miei carcerieri: esco di casa come tutti i normali ragazzi, stavo scherzando- Disse vedendo che Percy non aveva colto l'ironia della frase: gli capitava spesso di non riuscire a far capire alla gente quando era sarcastico, cosa piuttosto fastidiosa, visto che il sarcasmo viveva praticamente dentro di lui.
-I ragazzi normali vanno a scuola, non studiano a casa..- Gli fece notare Percy guardandolo: era piuttosto alto per la sua età, ed era piuttosto magro. I capelli castani gli arrivavano alle spalle ed il ragazzo usava domarli legandoli con un piccolo elastico. I suoi occhi castano chiaro erano uguali a quelli del vecchio Newt e, sopra al naso e sugli zigomi, era pieno di piccole lentiggini sbiadite.
-Mia nonna ha avuto un leggero dissapore con la professoressa McGranitt- Spiegò il ragazzo senza spostare l'attenzione dai luoghi che stava attraversando.
-E per un leggero disaccordo non ti manda a scuola? Ed i tuoi genitori?- Chiese confuso Percy
-Hai presente prima, quando la vena sul collo le pulsava, aveva gli occhi fuori dalle orbite e urlava come un'indemoniata? Beh, quella per lei era una normale discussione, probabilmente le stavi anche simpatico. Figurati come può reagire quando è infastidita...- Continuò a spiegare Rolf serafico, evitando accuratamente di parlare dei suoi genitori: era una ferita ancora aperta e bruciava, bruciava maledettamente.
Erano arrivati alle grandi porte del castello e ancora Percy non aveva capito se l'ultima frase del giovane vicino a lui era una battuta o meno.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Un'entrata grande e maestosa, lasciò il posto ad un interno buio e freddo: non era come gliela descriveva sempre suo nonno; lui gli raccontava di risa ed urla di ragazzini felici, di un ambiente caldo ed ospitale, di luce e quadri curiosi che seguivano con lo sguardo chiunque passasse.
Ciò che Rolf trovò fu un ambiente freddo, nessun ragazzino gridante o ridente, quadri timorosi, buio e.. Paura. Quella sensazione che si sentiva appena entrati nel castello era paura, anzi, terrore.
Il ragazzo deglutì un po' di saliva, poi si fece coraggio e seguì Percy fino all'ufficio del preside: i corridoi della scuola non erano differenti dal salone d'ingresso; freddi nonostante fuori ci fosse il sole, vuoti nonostante gli studenti non fossero pochi, l'aria era carica di tensione, nonostante la scuola fosse iniziata solo il giorno prima.
-Saranno tutti a lezione..- Mormorò Percy, che sembrava voler fare forza più a se stesso che al giovane accanto a lui. -Ti piace qui?- Chiese poi a Rolf, voltandosi verso il ragazzino che in quel momento sembrava intimorito dall'ambiente che li circondava: e come dargli torto! Era tutto così diverso rispetto a quando Percy frequentava quella scuola, era cambiato tutto. Piton era preside... Cioè, Severus Piton era preside! Una cosa inaccettabile, quel posto spettava di diritto alla McGranitt! Sì, doveva ammetterlo: iniziava a non essere più così sicuro che i suoi fratelli, che suo padre avesse torto. Forse la sapevano più lunga di lui, forse sarebbe dovuto tornare a casa implorando perdono, ma liberarsi del ministro non sarebbe stato facile: lui vedeva cosa facevano ai ribelli.. Non voleva rischiare.
-Oh, sì, esattamente come me lo immaginavo e come me l'avevano descritto..- Rispose Rolf calmo e pacato, continuando a guardarsi intorno. Lo sguardo perplesso del rosso gli fece storcere il naso dal nervoso e così Percy capì che era un'altra battuta sarcastica.
Piton li aspettava davanti all'ufficio insieme ad Alecto ed Amycus Carrow: i tre non avevano esattamente un aspetto amichevole, anzi: sembravano piuttosto severi e nervosi.
-Ma quale onore, Scamandro: alla fine ha deciso di donarci un così prezioso presente come la sua presenza qui.- La voce di Piton lo innervosiva, e gli sguardi degli altri due gli mettevano i brividi: così era con loro che avrebbe vissuto i successivi due anni? Rolf sperava che almeno gli studenti fossero simpatici.
-Adesso ti smisteranno con il cappello parlante e finirai in una delle quattro case...- Spiegò Percy guardando il ragazzo che dovette mordersi la lingua per non fargli notare con un'altra battuta che non aveva bisogno di una guida passo passo.
-No.- Disse Piton, leggendo il fascicolo che Weasley gli aveva appena dato: sopra quello, come notò Rolf, c'era scritto il suo nome.. Era un fascicolo su di lui! Dopo che Amycus lo fulminò con lo sguardo, si sentì in obbligo di abbassare la testa e fissare il pavimento: doveva iniziare bene, almeno per i primi giorni avrebbe dovuto trattenere la sua curiosità.
-Il ragazzo è di famiglia purosangue, una delle più importanti famiglie della comunità magica, aggiungerei: Scamandro è un serpeverde. Non c'è bisogno di un cappello per confermare ciò che tutti noi già sappiamo.- I volti dei due fratelli si illuminarono in un ghigno che di rassicurante aveva poco e Percy guardò incredulo prima Piton, poi incontrò lo sguardo perplesso di Rolf.
-Ma...- Iniziò il ragazzo, ma fu subito fermato da Piton.
-Problemi, Scamandro?- Quella domanda suonava più come una specie di minaccia.
-Beh, la cerimonia di smistamento..Il cappello...- Rolf era disorientato, completamente disorientato: era tutto così diverso da come se lo immaginava, più..Brutto.
-Signor Scamandro, se voleva avere una cerimonia di smistamento sarebbe dovuto arrivare prima, tipo..Ieri. Adesso non può pretendere proprio niente. Lei è un serpeverde.- Disse un irritato Amycus mentre gli porgeva la divisa scolastica che Rolf prese senza altre parole.
Venne guidato da Gazza ai sotterranei, luogo dove c'erano i dormitori dei serpeverde: faceva freddo, molto più freddo rispetto ai corridoi del pian terreno; in compenso lì si sentivano risate e parole..Forse l'ambiente non era così freddo come poteva sembrare in apparenza.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Passarono ore, giorni e settimane ma il clima di terrore che viveva a scuola non voleva saperne di dare spazio ad un ambiente più sereno: gli studenti avevano paura. La scuola era dominata dai Carrow, due fratelli mangiamorte che adoravano le punizioni fisiche: non punivano chi sbagliava, punivano tutti coloro che mostravano di avere idee differenti o che si ribellavano al loro modo di amministrare la scuola, ovvero i ragazzi di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero; Serpeverde aveva ricevuto poche punizioni, un po' perchè i ragazzi erano quasi tutti figli di mangiamorte, un po' perchè erano famosi per la furbizia ed evitavano accuratamente di far irritare i Carrow.
Come ogni giorno, Rolf era seduto sull'erba e leggeva attentamente un capitolo di un libro di creature magiche; intorno a lui solo pochi giocavano e ridevano, tutti gli altri erano riuniti in un unico grande gruppo a parlottare e guardare con odio chiunque indossasse una divisa nera con uno stemma verde/argento. Il ragazzo odiava quegli sguardi di diffidenza e rancore, aveva provato ad avvicinarsi a loro, ma era stato tutto inutile: erano sempre freddi e poco disposti al dialogo. Dall'altra parte, trovava i suoi compagni di casa insopportabili: gioivano delle sofferenze dei Grifondoro, cercavano qualsiasi scusa per attaccare briga e litigare con i più piccoli, dando poi la colpa e facendo punire loro. E poi c'erano Draco Malfoy e Lyam Foster, sesto e settimo anno.
Draco Malfoy, il mangiamorte. Eh,sì. Aveva il suo bel marchio sul braccio e lo mostrava a tutti i suoi compagni con orgoglio e soddisfazione, diventando di un pallido cadaverico quando qualcuno gli chiedeva come ci si sentiva ad essere uno di loro: a quel punto, di solito rispondeva che "la curiosità è babbana" e se ne andava. Passava tutto il tempo con due idioti galattici come Tiger e Goyle e con la sua ragazza, Pansy Parkinson, degna fidanzata di un pallone gonfiato come lui.
Poi c'era Lyam. Rolf lo considerava un incubo: da quando Foster ed i suoi amici avevano scoperto che il giovane Scamandro non la pensava esattamente come loro riguardo..Riguardo alcun argomento, in effetti, continuavano a dargli il tormento con stupidi scherzi e battute idiote riguardo i suoi capelli, la sua famiglia e la sua "presunta omosessualità": Rolf rispondeva sempre per le rime, usando il suo tono pacato ed il suo sarcasmo; purtroppo le sue armi erano sufficienti a farli smettere solo per poco tempo, facendoli ricominciare dopo pochi giorni con scherzi e battute più squallide di quelle precedenti.
Un urlo fece distogliere lo sguardo del ragazzo dal libro: Lyam ed i suoi amici stavano inseguendo un ragazzino di Tassorosso che tentava di scappare più veloce che poteva.
Il piccolo andò verso Rolf, ma vedendo che era anche lui un Serpeverde, lo guardò terrorizzato e cambiò direzione; Scamandro si alzò e si posizionò in modo da intralciare la corsa della stupid band.
-Oh, andiamo, levati Scamandro: abbiamo da fare!- Disse Martin Lewis affannando per via della corsa e delle troppe risate.
Rolf non disse niente, rimase immobile a fissare il ragazzo dai capelli nero corvino davanti a lui: Lyam ricambiava lo sguardo del ragazzo con uno beffardo e divertito.
-Cos'è, sei geloso perchè non inseguiamo te, Scamandro? Non ti preoccupare, poi picchieremo anche te, spero solo che.. Non ti piaccia troppo - Disse Foster suscitando le risatine di tutti i suoi compagni dietro di lui.
Rolf non ne poteva più: aveva passato le ultime settimane da solo, senza un amico o qualcuno con cui parlare.. Oh, beh, c'era Hoppy, ma lui non poteva rispondere. Il clima teso e la quantità di studio non aiutavano certo il suo umore e tutte quelle battutine e la sofferenza sul volto dei ragazzi.. Basta. Qualcosa era scoppiato: abbassò la testa e corse verso Lyam come un ariete, buttandolo a terra. Partì una scazzottata furibonda tra i due, entrambi presero pugni tanti quanti ne dettero, nessuno osava intervenire.. Nessuno tranne Minerva McGranitt e Alecto Carrow, chiamati da un Grifondoro che voleva approfittare della situazione.
-Cosa sta succedendo qui?- Ruggì la McGranitt allontanando i due con un colpo di bacchetta.
-Questo idiota mi ha scambiato per un portone da sfondare! Sei un idiota, Rolf!- Urlò Lyam che, se non fosse stato bloccato dall'incantesimo, si sarebbe nuovamente scagliato contro l'altro Serpeverde.
Rolf si pulì con le mani la divisa sporca di sabbia e, dopo un respiro profondo, riassunse la sua solita aria composta e pacata. Notò il mantello che aveva in mano uno degli amici di Foster e lo indicò.
-Quello è il mantello del Tassorosso che scappava via da voi, vero?- Chiese flemmatico, sperando così di far capire agli insegnanti che razza di coglioni avevano ammesso a scuola.
-Quindi tutto questo caos è colpa di un Tassorosso? Dov'è?- Chiese nervosamente Carrow , guardandosi intorno: la punizione era nell'aria, tutti ne sentivano l'odore.
-Oh, tentiamo di non essere sciocchi, Alecto: la rissa era tra loro, dovrebbero essere puniti loro.- Sentenziò una severa McGranitt guardando i due ragazzi. Alecto Carrow aggrottò le sopracciglia e andò via: piuttosto che punire un Serpeverde avrebbe tagliato la coda di Nagini, c'era da scommetterci. La McGranitt seguì a ruota Carrow, sorridendo leggermente a Paciock per ringraziarlo della soffiata.
Il gruppetto di Serpeverde si disperse, Lyam fu spinto via da Martin, che abbandonò il mantello a terra; lo raccolse Rolf e lo lanciò al Tassorosso che si stava godendo lo spettacolo poco lontano da lì.
-G-grazie..- Mormorò il ragazzino prendendo il mantello e guardando Rolf allontanarsi. -Come ti chiami?- Chiese alzando un po' la voce.
-Rolf.- Rispose il ragazzo voltandosi e sorridendo leggermente -E..Prego.- Aggiunse poi.
-Hai un nome ben strano, sai? Io sono Lysander- Disse il ragazzino sorridendo, per poi aggiungere -Prima avevi lo sguardo fiammeggiante di una fenice, eri..Incredibile!- Disse entusiasta il piccolo Lysander, dando qualche pugno all'aria per imitare la rissa.
-Senti chi parla!- Rispose un divertito Rolf che finalmente, dopo tanti giorni, riusciva a sorridere nuovamente. Le parole del ragazzino gli fecero venire in mente sua nonna: lo chiamava sempre "La mia piccola fenice": quanto gli mancavano i suoi nonni.
Nonna Porpentina, il suo perenne nervosismo, la sua passione per i kneazle e nonno Newt con la sua passione per ogni creatura magica; Rolf ripensò alle parole di Newton:
La creatura che ha meno importanza, è quella che si crede superiore a tutte le altre. La fenice è un essere così elegante e speciale perchè aiuta chi lo merita, non chi lo pretende.
Non aveva capito immediatamente cosa intendesse con quelle parole, non sapeva nemmeno se la fenice si comportasse realmente così, insomma. Il ragazzo capì solo dopo quella scazzottata, solo dopo aver visto il sorriso di Lysander: doveva comportarsi da fenice, Rolf doveva aiutare chi si trovava in difficoltà; sapeva già come fare, già un paio di idee gli giravano in testa; finalmente la sua presenza lì iniziò ad avere un senso anche per lui.

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Capitolo 5
*** 5 ***


-Rolf, Rolf, Rolf, Rolf, Rolf..- Lysander ripeteva e ridacchiava su quel nome da minuti e minuti, tanto che ormai aveva perso significato.
-Che ha di tanto divertente?- Chiese uno spazientito Rolf, mentre sfogliava disgustato il libro di "Babbanologia": descriveva i babbani come esseri inutili, stupidi e sporchi; il giovane Serpeverde sbuffò leggendo tutte quelle idiozie.
-Sembra il verso di un Gramo..- Rispose ridacchiando Lysander -Rolf! Rolf!- Abbaiò poi, mentre Scamandro alzava lo sguardo verso di lui, leggermente irritato.
Davanti a loro, gli studenti cambiavano classe e parlottavano tra loro: l'ora successiva intervallo stava per cominciare, guai a ritardare!
Lysander si alzò e, prima di raggiungere i suoi compagni di Tassorosso, si voltò verso Rolf che, ancora seduto sulla panca, osservava curioso i quadri del corridoio.
-Non hai lezione?- Chiese Lys perplesso dal comportamento dell'amico.
-Ovviamente.- Rispose l'altro, con il solito tono pacato.
-E non raggiungi l'aula?- Chiese Lysander, ancor più dubbioso.
-Dopo.- Disse Rolf alzando le spalle, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. Il piccolo Tassorosso continuava a non capire, continuava a grattarsi la nuca bionda scrutando con i suoi occhi castani Rolf dalla testa ai piedi, sperando così di riuscire a capire cosa avesse in mente il ragazzo.
Rolf sorrise beffardo vedendo lo sguardo confuso di Lysander -Non posso affrontare i Carrow apertamente,finirei sicuramente nei casini, ma non posso nemmeno lasciare che puniscano i ragazzi a loro piacimento: attirerò l'attenzione con ritardi, piccoli incidenti, liti e qualsiasi cosa possa distogliere lo sguardo dalle azioni che valutano punibili- Spiegò flemmatico, guardando il marasma di ragazzi entrare in una o nell'altra aula.
Lysander scosse la testa contrariato -Funzionerà la prima, la seconda, magari la terza volta.. Ma poi capiranno il tuo gioco e, anche se fossero così idioti da non capirlo, (cosa probabile), non puoi essere ovunque..- Disse prima di raggiungere i suoi amici del primo anno, lasciando Rolf da solo a riflettere: già. Non poteva essere ovunque, senza contare che quegli idioti dell'esercito di Silente non lo aiutavano di sicuro; loro provocavano i Carrow, tentavano di sabotare le loro lezioni, i loro piani, cosa sicuramente giusta per le idee della maggior parte della scuola, ma profondamente fastidiosa per il compito di Rolf, perchè facevano infuriare i due professori.
Quando il corridoio si svuotò, si diresse verso l'aula di Babbanologia e, dopo esser stato scrutato severamente da Alecto Carrow, andò a posizionarsi nell'unico banco vuoto in fondo all'aula.
-Quindi, signorina Lovegood, mi sta dicendo che un animale inesistente ha nascosto la sua ricerca?- Chiese l'insegnante giocherellando con il suo pugnale.
-Sono stati i nargilli! Sono molto dispettosi: nascondono gli oggetti per infastidire la gente.- Rispose la ragazza buffa seduta al banco davanti a quello di Rolf.
Carrow impugnò il pugnale come per minacciare e rispose alla ragazza -Qui l'unica ad infastidire la gente, in particolare me, è lei, signorina Lovegood: venga qui a farmi vedere il suo bel vis...-
La ramanzina fu interrotta da una voce calma e indifferente proveniente dall'ultimo banco.
-I Nargilli sono delle piccole creature che infestano il vischio e che si divertono a fare i dispetti alle persone.. - Disse Rolf facendo rabbrividire Luna: nessuno le credeva mai quando parlava dei nargilli e dei loro terribili dispetti, invece quel ragazzo sapeva addirittura dove trovarli; si voltò verso di lui e lo guardò curiosa.
- Signor Scamandro, non è stato interpellato, quindi la prego di non difendere le assurde teorie della sua compagna: i nargilli non esistono!-
Luna tentò di ribattere, ma Rolf fu più veloce di lei -La teoria del gatto di Schrodinger, teoria babbana, quindi pertinente con la materia, afferma che se non Lei non ha mai visto un nargillo, questo esiste e non esiste allo stesso tempo. Con questo le ho dimostrato due cose: 1.I babbani non sono delle grosse scimmie spelacchiate e stupide e 2. che i nargilli potrebbero esistere.- Tutti i ragazzi, sia i Corvonero che i Serpeverde, si voltarono verso Rolf guardandolo sconvolti, Luna lo guardava estasiata e sognante, addirittura più del solito.
-Signor Scamandro!!- Tuonò Alecto Carrow, il cui colorito era sempre più somigliante alla chioma della Weasley - Lei passerà la notte nella foresta proibita! Questo è decisamente troppo!-
Rolf sospirò e sorrise alla ragazza buffa davanti a lui: era riuscito ancora una volta ad evitare che qualcuno venisse maltrattato e, ancora una volta, era stato punito lui.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Rolf guardava verso la casetta di Hagrid: vedeva il fumo uscire dal comignolo, la finestra illuminata, sentiva l'ippogrifo nel recinto vicino alla capanna russare: gli ippogrifi russavano, quella l'avrebbe dovuta raccontare a nonno Newt, chissà se ne era a conoscenza.
Era la terza volta quella settimana che veniva spedito nella foresta proibita per punizione, ma a lui pareva più un premio: Rolf amava stare in mezzo ai boschi ad ascoltare i suoni della natura, non gli faceva affatto paura ciò che c'era lì fuori, ne era, anzi, incuriosito ed affascinato; era più spaventato da quello che aveva lasciato ad Hogwarts: in quel momento qualcuno stava soffrendo nella sala che i Carrow avevano adibito per le torture; Rolf rabbrividì a quel pensiero e si costrinse a pensare ad altro.
Rolf, ecco tutto ciò che gli venne in mente.
Se ascoltava attentamente il silenzio, poteva sentire la voce di sua madre che lo chiamava.. Rolf...
Rolf scosse la testa più deciso che mai ad allontanare anche quel pensiero: quella voce non esisteva più, era morta, tanto tempo fa.
Ancora ricordava ogni istante di quella giornata.
Era stato allo zoo babbano insieme a nonno Newt: aveva imparato tante cose, aveva visto i leoni, le giraffe, perfino i pinguini; Rolf era felice, niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quel giorno, così, almeno, pensava..
Quando rientrarono a casa, il silenzio regnava sovrano nell'abitazione; Rolf cercò i suoi genitori ovunque e li trovò in soffitta, dove suo padre era solito lavorare; ma non stava lavorando. Artemis Scamandro era lì, con le mani alzate al cielo ed un'espressione di puro terrore misto a disperazione sul viso, di fronte a lui sua madre aveva la bacchetta puntata contro di lui.
-L'hai mandato ad Azkaban! Hai rovinato la mia vita! Hai rovinato il nostro amore!- Urlava Emily Hamilton, la madre di Rolf, piangendo e continuando a minacciarlo con la bacchetta.
-Tu...lo ami..- Mormorò suo padre, impietrito dal dolore: aveva appena scoperto che sua moglie, la madre di suo figlio, era innamorata di Rodolphus Lestrange, che aveva una relazione clandestina con lui, che la sua famiglia non era affatto perfetta e felice come pensava.
Fu un attimo. -Avada Kedavra!-, un bagliore verde fuoriuscì dalla bacchetta e andò a colpire Artemis sul petto. Artemis cadde a terra. Artemis non si rialzò più. Un urlo ruppe l'istante di silenzio dopo la luce: era l'urlo di terrore ed orrore di un bambino che aveva appena visto sua madre uccidere suo padre con l'anatema che uccide.
-Una mangiamorte..- Mormorò il ragazzo ancora appoggiato a quell'albero con lo sguardo fisso verso la scuola.
Sua madre scappò, più nessuno la vide. Rolf cambiò casa, cambiò famiglia; non c'era più una madre, per Rolf era morta nel preciso istante in cui aveva alzato la bacchetta rovinando la sua famiglia.
-Di nuovo in punizione, eh, Rolf?- La voce di Hagrid interruppe i suoi ricordi, Rolf si girò verso il mezzo gigante con un sorriso.
-Già, sembra proprio che io non sia uno studente modello, vero?- Disse ironico Rolf con voce calma. Gli piaceva Hagrid, a Rolf piacevano tutte le persone che amavano gli animali, sia quelli magici che quelli babbani.
Hagrid ridacchiò e poi gli diede una gran pacca amichevole sulla spalla -Che gli hai combinato a quelle canaglie 'sta volta? Hai spaccato di nuovo il vaso con le ceneri della madre?- Chiese Rubeus,scoppiando poi a ridere di gusto ripensando alla scena di qualche giorno prima.
-Oh, no.. Ho dimostrato ad Alecto che l'idiozia regna sovrana nel suo cervello- Rispose il giovane Serpeverde sghignazzando allegramente.
-Hai finito per stanotte, devo accompagnarti fino al castello, prima, però, vieni a casa mia, ti faccio mangiare qualcosa!- Disse Hagrid invitando il ragazzo che non se lo fece ripetere due volte: era affamato!
Mentre i due si avviavano verso la capanna di Hagrid, due persone li stavano osservando.
-Horace, ho bisogno di un favore. Quante volte è stato punito Rolf Scamandro questa settimana?- Chiese Minerva McGranitt osservando il ragazzo con aria sospettosa.
-Questa è la quarta,Minerva- Rispose il professore vicino a lei -E' stato mandato tre volte alla foresta proibita ed una nella sala delle torture al castello..Perchè me lo chiedi?- Chiese Lumacorno girandosi verso la professoressa di Trasfigurazione con aria dubbiosa.
-Alla prossima bravata, spargi la voce, voglio che venga mandato nel mio ufficio.- Disse severamente la McGranitt, osservando la casetta con aria grave.

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Capitolo 7
*** La strana coppia ***


A metà ottobre Rolf dovette arrendersi: non poteva più studiare seduto sull'erba del giardino, iniziava a fare freddo e a piovere più soventemente.
La biblioteca era calda e silenziosa e, nonostante l'assenza di erba, non era spiacevole circondarsi di libri ed isolarsi dietro quella montagna di volumi: il rumore, anzi, suono delle pagine che si giravano, delle piume d'oca che scrivevano sulle pergamene ed il mormorio dei ragazzi che parlottavano tra loro aveva un effetto incredibilmente rilassante su Rolf, lo metteva di buonumore.
-Rolf è un nome insolito con cui chiamare un bambino..- Una voce femminile e flemmatica gli stava parlando dall'altra parte della barriera di libri che si era creato.
-Non ti piace?- Chiese Rolf con indifferenza, continuando a leggere e sottolineare le parti che riteneva più importanti di quel capitolo di "Storia della magia": probabilmente Lysander aveva chiesto ad un'amica di ricordargli anche in quell'occasione quanto buffo fosse il suo nome; Rolf sorrise divertito a quel pensiero, si stava affezionando incredibilmente in fretta al piccolo Tassorosso, lo considerava il fratellino che non aveva mai avuto.
-E' inconfondibile, diverso da tutti i nomi ordinari..- Continuò la ragazza con lo stesso tono pacato.
No: non era un'amichetta di Lys. Rolf, incuriosito dalla situazione, spostò i libri di fronte a lui e riconobbe subito la ragazza che aveva davanti: era la ragazza buffa che conosceva i nargilli, il Serpeverde le sorrise d'istinto.
-Oh, beh,sì: immagino non sia un nome esattamente comune.- Commentò chiudendo il libro su cui stava studiando ed osservando meglio la ragazza buffa: aveva i capelli biondi molto lunghi e disordinati, gli occhi argentei spalancati in una perenne espressione sorpresa e la bacchetta sopra l'orecchio destro. Rolf guardò perplesso la bacchetta e si accorse degli orecchini a forma di ravanello: particolare, molto particolare, ma nel complesso era carina.
-Se conosci i nargilli..Conoscerai anche i ricciocorni schiattosi..- Cambiò improvvisamente argomento Luna, arrivando alla questione che, probabilmente, aveva spinto la ragazza ad avvicinarsi al serpeverde.
Rolf scosse la testa perplesso -Cosa sono?- Chiese dubbioso, guardando la ragazza di fronte a lui con sguardo disorientato: Ricciocorni? Suo nonno non gliene aveva mai parlato e, per quanto si sforzasse di ricordare, non gli pareva di aver mai letto niente riguardo queste creature.
Luna fu entusiasta della domanda ed iniziò a raccontargli delle leggende, degli avvistamenti, delle spedizioni compiute con suo padre e della squadra di ricerca pagata da Xenophilius Lovegood, de "Il Cavillo" e poi passarono a parlare di creature magiche, animali leggendari, dei libri del nonno di Rolf e di tante altre cose: il ragazzo la ascoltava ipnotizzato dalla luce che emanavano i suoi occhi e dall'entusiasmo con cui parlava di creature, immaginarie o esistenti che fossero; la sentiva simile a lui, più simile di quanto fossero gli altri.
Passarono minuti ed ore ma i due ragazzi non si stancarono di scambiarsi idee e discutere riguardo tutto quello che differenziava i loro mondi e di tutto ciò che di simile c'era nelle loro vite; Rolf, inizialmente un po' perplesso dall'originalità della ragazza, sentiva finalmente di non essere solo, sensazione che nemmeno la presenza di Lysander era riuscita a donargli: si sentiva considerato, ascoltato da qualcuno di profondamente interessante.
Gli studenti e gli insegnanti intorno a loro osservavano i due con sguardi curiosi e, talvolta, maliziosi: cosa potevano dirsi un serpeverde studioso e solitario ed una corvonero strana e fantasiosa? Non in pochi pensavano che Scamandro la stesse solo prendendo in giro, ridacchiavano a questo pensiero; non sarebbe stato il primo e tanto meno l'ultimo a divertirsi un po' alle spalle di Lunatica Lovegood.
Perfino Madama Pince guardava attentamente quella coppia così mal assortita, tanto da non notare alcuni ragazzi trasgredire le regole della biblioteca, le sue preziose regole ; sembravano tutti ipnotizzati dalla scena.
-Rolf Scamandro non sei come gli altri Serpeverde..- Disse improvvisamente Luna, per poi alzarsi e uscire dalla biblioteca saltellando e gongolando di gioia per essere riuscita a conoscere meglio il ragazzo dei nargilli. Rolf rimase seduto a guardare il suo compito di "Storia della magia" incompiuto; sospirò e ricominciò a leggere senza, però, riuscire a concentrarsi: la conversazione con Luna continuava a risuonargli nella testa, rendendolo distratto e stranamente euforico.

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Capitolo 8
*** Tra spade e Lumaclub ***


C'era una cosa che Rolf temeva più dei fratelli Carrow, più delle punizioni, più di Piton: era Horace Lumacorno, o meglio, il "Lumaclub".
Eh, sì: nonostante i radicali cambiamenti che la scuola aveva subito, quella piccola tradizione del professore di pozioni era rimasta intatta con grande dispiacere del giovane Scamandro che, ogni volta che incontrava l'insegnante, doveva dare sfogo alla fantasia ed inventare sempre una nuova scusa per rifiutare l'invito che arrivava puntualmente.
-Non dirmi che ti stai nascondendo..- Chiese perplesso Lysander vedendo Rolf, con le spalle contro al muro, controllare i movimenti di Lumacorno, -Insegni ai Carrow babbanologia e cura delle creature magiche per difendere Lunatica e poi hai paura di andare ad uno stupidissimo incontro del Lumaclub? E'..ridicolo!- Concluse il tassorosso scuotendo la testa: doveva ammettere che era piuttosto divertente sapere che il suo migliore amico, colui che considerava un supereroe, aveva paura di un professore che, più che una persona, pareva una grassa foca.
-Si chiama Luna, non Lunatica- Precisò Rolf leggermente infastidito dal nomignolo con cui Lysander aveva chiamato Luna, poi aggiunse -Preferirei essere schiantato, cruciato o avada-kedavrizzato piuttosto che andare ad un incontro di Lumacorno- Si sfogò Rolf incrociando le braccia al petto e guardando l'amico, decise poi di spiegarsi -Sono stupidi incontri tra rampolli di maghi ricchi e famosi che non fanno altro che parlare di ciò che i loro genitori fanno, dicono, comprano..- Disse Rolf, voltandosi nuovamente verso il corridoio per controllare la situazione: se n'era andato, per fortuna.
Nel corridoio, ormai, non c'era più anima viva e nemmeno morta, visto che nemmeno i fantasmi del castello si trovavano lì.
Un cigolio attrasse l'attenzione di Rolf: erano Luna, Paciock e la Weasley che entravano nell'ufficio del preside: camminavano guardandosi intorno, quasi avessero paura di venir beccati. Il ragazzo ne dedusse che, evidentemente, non avrebbero dovuto trovarsi lì, non che ci volesse un genio per capirlo.
-Che diavolo stanno combinando?- Anche Lysander aveva notato la scena e stava osservando la porta aperta dell'ufficio del preside.
-Non lo so, ma sono sicuro che finiremo tutti nei guai..- Rispose Rolf pensieroso.
-Oh, signor Scamandro! Quale piacevole sorpresa!- Una voce dietro di loro li fece tremare, sia Lysander che Rolf si girarono lentamente.
-Oh, buongiorno professore..- Rolf salutò il professore di pozioni riuscendo a mantenere il proprio tono calmo nonostante la sopresa. Lysander tentò invano di nascondere un sorriso divertito: cosa si sarebbe inventato Rolf?
-Ho letto la sua ricerca, Scamandro: perfetta, come sempre- Iniziò il professore: stesso copione di sempre; prima si complimentava per i risultati scolastici, poi partiva all'attacco per aggiungere il ragazzo alla sua collezione di fotografie da mettere su uno scaffale del suo ufficio.
Rolf non aveva tempo di inventarsi chissà quale finto impegno quella volta, continuava a guardare la porta dell'ufficio di Piton: cosa dovevano fare quei tre? Soprattutto, quanto ci avrebbero messo? Il preside sarebbe tornato da un momento all'altro, perchè non si decidevano ad uscire? Una cosa era sicura: avrebbe evitato la punizione a Luna.
-Grazie, professore- Rispose al complimento di Lumacorno con fare distratto.
-E' come sempre molto impegnato, vedo.. Beh, devo andare nell'ufficio del preside, ci vediamo a lezione..- Annunciò Lumacorno; Rolf e Lysander si scambiarono uno sguardo veloce: dovevano fermarlo.
-Rolf ci terrebbe tanto a partecipare alla sua annuale festa di Natale, signore: gliene hanno tanto parlato..- Disse Lysander riuscendo a prendere due piccioni con una fava: quanto si divertiva a mettere in difficoltà Rolf! Il serpeverde fulminò con lo sguardo il piccolo tassorosso: dovevano fermarlo ma potevano trovare un'altra scusa.
-Ne sarei davvero compiaciuto, Scamandro!- Rispose un allegro Lumacorno dopo essersi fermato ed essere tornato indietro.
-Ecco..Io...- Iniziò Rolf -Beh, sì.. Sarei felice di parteciparvi, professore.. Sempre che a lei non dispiaccia- Riuscì a mentire così bene che perfino il piccolo tassorosso, per un attimo, ci credette. Ecco i tre che uscivano dall'ufficio..Con una spada! Cosa diamine dovevano fare con una spada?
Luna ed i suoi due amici si allontanarono velocemente dall'ufficio camminando verso i Carrow che arrivavano dall'altro corridoio.
-Devo andare, professore..- Rolf salutò frettolosamente Lumacorno che guardava i due ragazzi allontanarsi con aria perplessa.
-Allontanati...-Sussurrò Rolf a Lysander: solo quella parola scatenò in lui il panico, ciò nonostante non fece domande e si avvicinò ad un'aula poco distante da lì con passo timoroso.
-Avis..- Mormorò Rolf puntando la bacchetta verso i Carrow, facendo apparire tanti piccoli uccellini di carta dalla bacchetta.
Lysander sbiancò: sapeva già cosa sarebbe accaduto dopo.
-Oppugno!- Esclamò Rolf ad alta voce, in modo che tutti sentissero e si girassero verso di lui: i piccoli origami viventi si precipitarono verso i Carrow che respinsero l'incantesimo con il fuoco. I loro volti erano rossi come le fiamme uscite poco prima dalle loro bacchette.
-Scamandro!!- Urlarono all'unisono; Rolf lanciò una rapida occhiata ai tre componenti dell'ES: si erano fermati e la spada stava lentamente svanendo dalle mani di Paciock sotto lo sguardo confuso dei tre ragazzi.
-Ci penso io, Alecto.- La McGranitt afferrò Rolf e lo trascinò infuriata nel suo ufficio.

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Capitolo 9
*** Una chiacchierata con Minerva ***


Rolf non aveva mai visto l'ufficio della professoressa McGranitt, continuava a guardarsi intorno con aria curiosa: le persone dipinte nei quadri presenti guardavano il ragazzo e borbottavano tra loro, la scrivania in legno scuro era incredibilmente ordinata, solo una piuma d'oca ed una boccetta d'inchiostro erano appoggiati sopra essa, sui muri erano presenti svariate medaglie che la professoressa aveva vinto a quidditch quando era ancora una studentessa; ciò che più attirò l'attenzione di Rolf fu una vecchia foto babbana appesa proprio dietro la sedia della McGranitt: raffigurava un giovane uomo dai corti capelli, probabilmente chiari, ed una giovane donna dai capelli scuriche somigliava in maniera incredibile all'insegnante di trasfigurazione.
-Signor Scamandro!- Tuonò Minerva con uno sguardo che non lasciava presagire nulla di buono: era più spaventosa di Tu-Sai-Chi in persona -Mi può spiegare perchè ha tentato di attaccare con quell'infantile passatempo due insegnanti?- Chiese con tono severo scrutando il ragazzo che aveva lo sguardo sereno e tranquillo; Minerva non aveva mai visto uno sguardo del genere su un adolescente: maghi o babbani, tutti i ragazzi di quell'età erano in lotta col mondo, ma quel ragazzo, quello sguardo sembrava così pacifico..
-Oh, non era diretto a loro.. Stavo giocando ed il mio amico si è spostato- Spiegò con tranquillità Rolf, scatenando l'ira dell'insegnante.
-Mi crede stupida? Crede che io non capisca ciò che mi accade intorno?- Disse gelida fissando gli occhi castani di Rolf.
-Ogni volta che uno studente nelle sue vicinanze è in difficoltà, lei si preoccupa di creare caos. Ho capito perfettamente il suo piano.- Continuò la professoressa camminando nervosamente avanti e indietro per il suo ufficio guardando verso il pavimento, azione che innervosiva e metteva a disagio Rolf.
Minerva McGranitt si fermò e guardò un secondo il ragazzo con aria severa e ,dopo qualche secondo di silenzio, ricominciò a parlare. -Ciò che non capisco è il motivo, signor Scamandro. Mi vuole illuminare?- Chiese l'insegnante: era sorpresa dal comportamento di quel ragazzo, non si era mai visto un serpeverde preoccuparsi di aiutare i compagni delle altre case. -Perchè mai un Serpeverde dovrebbe esporsi per difendere degli inutili studenti di altre casate?-
Chiese, enfatizzando la parola "inutili" con la voce: tutti i serpeverde avevano qualche problema a dimostrarsi amichevoli con gli altri studenti, anche se alcuni non avevano alcun tipo di problema con quei ragazzi; era per mantenere un certo atteggiamento snob, per difendere quella facciata di superiorità che avevano sin dai tempi dei fondatori. Rolf ci penso un secondo e poi alzò le spalle -Non mi piace vedere persone tristi e sofferenti- Rispose sincero e placido, come se stesse spiegando all'insegnante la ricetta di un dolce.
-Certo, Scamandro, questo potevo immaginarlo.- Disse l'insegnante alzando gli occhi al cielo, come se fosse spazientita dall'atteggiamento noncurante del ragazzo; più passavano le settimane, meno capiva la personalità e gli atteggiamenti di quel giovane -Ciò che mi domandavo è: perchè mai un Serpeverde abbia così a cuore le sorti di compagni di altre casate?- Si fermò e riguardò Rolf negli occhi: era così diverso dai suoi compagni di casa, non aveva l'aria di essere un tipo arrogante e sicuramente non era un bullo, anzi, si poteva ben definire "l'antibullo".
Rolf non seppe rispondere: provò, aprì la bocca per parlare ma non riuscì ad emettere alcun suono, visto che il suo cervello non emetteva alcun pensiero.
La vera domanda, secondo lui, avrebbe dovuto essere: perchè mai un Serpeverde non dovrebbe avere a cuore le sorti di compagni di altre casate? Il ragazzo non riusciva a darsi una risposta; aveva visto più volte, da parte di alcuni dei propri compagni, sguardi pieni di ammirazione per Paciok ed i suoi amici ma mai si erano fatti vedere da loro, a parole erano tutti odiosi, a fatti tutto il contrario.
La voce della professoressa di trasfigurazione interruppe i suoi ragionamenti.
-Perchè il cappello ti ha smistato in serpeverde?- Chiese la McGranitt pensando ad alta voce, non si aspettava sicuramente una risposta dal ragazzo e ciò che disse Rolf la sorprese.
-Non sono stato smistato dal cappello parlante: è stato Piton a mettermi in questa casa. E' stata una sua iniziativa- Spiegò tranquillamente Rolf.
-Signor Scamandro! E' sicuro di ciò che sta dicendo? E' una regola fondamentale lasciare che sia il cappello a smistare gli studenti, se ciò non dovesse avvenire sarebbe una mancanza gravissima!- Esclamò tutto d'un fiato l'insegnante di trasfigurazione dopo aver sgranato gli occhi.
Rolf annuì alle parole dell'insegnante -E' andata così- Affermò sicuro il ragazzo.
Minerva chiuse gli occhi per qualche istante, massaggiandosi la fronte, come se avesse avuto mal di testa. Non solo Piton si era permesso di prendere il posto di Silente dopo averlo ucciso, non solo aveva trasformato il posto più meraviglioso del mondo in una specie di galleria degli orrori, stava anche decidendo di testa sua la casa in cui smistare gli studenti. Era troppo.
-Purtroppo a questo non credo di poter rimediare.- Disse con rammarico l'insegnante -Ma posso evitare che lei si faccia ammazzare dai Carrow: se la vedrò nuovamente in punizione per aver mancato di rispetto agli insegnanti mi vedrò costretta ad espellerla e lei sa cosa voglia dire venir espulsi da una scuola di magia, vero?- Disse severamente la McGranitt mentre Rolf abbassava lo sguardo a quelle parole: certo che lo sapeva. Venir espulsi da Hogwarts significava non poter più usare la magia, significava non poter più possedere una bacchetta: anche Hagrid era stato espulso e.. E chi l'aveva mai visto con una bacchetta in mano?
-Qualcuno deve pur difendere i diritti degli studenti..- Mormorò il ragazzo per protestare.
-Ha ragione: lasci che ci pensi chi di dovere, Scamandro. Non è compito suo.- Disse fredda: il ragazzo aveva ragione, perfettamente ragione; qualcuno doveva fare qualcosa ma Minerva non poteva permettere che uno studente si caricasse il peso delle ingiustizie sulle spalle e ne soffrisse per evitare dolore ad altri studenti, prima o poi ne sarebbe rimasto schiacciato e non doveva accadere, a costo di allontanare quel ragazzo tanto coraggioso e generoso da scuola. L'insegnante gli fece segno di andare e Rolf, dopo essersi alzato ed avvicinato alla porta si bloccò.
-Ho una domanda, professoressa: perchè la spada..Insomma..- Iniziò il ragazzo ancora confuso da ciò che aveva visto: la spada era svanita.
-Vede, signor Scamandro- Iniziò la McGranitt come se sapesse benissimo di ciò che parlava Rolf -La spada di Grinfondoro appare solo ai più coraggiosi, ai veri Grifondoro, appunto. Rubare la spada dall'ufficio di Piton, per quanto nobili possano essere le intenzioni, non è un'azione coraggiosa, tutt'altro.- Spiegò guardando alcune pergamene che aveva preso da un cassetto.
Rolf salutò e uscì dall'ufficio pensieroso e tormentato dalla difficile scelta che si sarebbe dovuto imporre: la magia o la sua missione?

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Capitolo 10
*** Pioggia rigenerante ***


Vedere i lividi dei ragazzi e non poter far nulla faceva stare male Rolf; aveva deciso di rinunciare ad aiutare in modo così esplicito e pericoloso ma stava studiando un piano per riuscire ad essere utile senza venir punito ed espulso. Non era semplice continuare a fare la fenice senza venir scoperto, sapeva di avere gli occhi di tutti gli insegnanti addosso, non poteva fare nemmeno una mossa falsa per questo si era imposto un periodo di pausa per far calmare le acque. Quei pensieri continuavano a tormentarlo e, anche quella sera, Rolf preferì leggere il giornale che mangiare cena: non aveva fame.
-Cosa dice la Gazzetta del Profeta, Scamandro?- Draco Malfoy, seduto di fronte a Rolf, guardava il giornale che aveva in mano il suo compagno con la stessa aria annoiata di sempre, mentre Tyger e Goyle si abbuffavano di arrosto e Pansy gli stava attaccata al braccio come se fosse stata un polipo.
-Niente, solite cose- Rispose Rolf: il ragazzo tranquillo, quello apparentemente indifferente a tutto ciò che accadeva nel mondo, aveva lasciato il posto ad un giovane triste e tormentato che non riusciva a trovare svago nemmeno in mezzo ai libri di suo nonno, i suoi preferiti. -Potter ha ucciso Silente.. Bla bla bla.. I babbani sono brutti e cattivi.. Bla bla bla.. I babbani rubano la magia ai maghi.. Solite cose, insomma.- Continuò voltando la pagina con la bacchetta.
-Quello è vero! Mio zio adesso è un magonò ma prima non lo era: una notte è entrato un babbano in casa e gli ha rubato la magia!- Spiegò seriamente Goyle, lui ci credeva davvero.
-..Anche il tuo cervello, a quanto pare.- Ribattè sarcastico Rolf.
-Non credo l'abbia mai avuto.- Commentò un disgustato Draco: Serpeverde e Grifondoro, nati babbani e purosangue sapevano benissimo che non era possibile portare via la magia a qualcuno, solo un idiota avrebbe potuto crederci.
Tutti i ragazzi seduti vicino a Rolf sembravano divertiti da qualcosa alle spalle del ragazzo: Luna stava letterarmente prendendo a schiaffi l'aria intorno al giovane Scamandro sotto gli sguardi e le risatine dell'intero tavolo dei serpeverde.
-Cosa stai facendo?- Le chiese Rolf guardandola perplesso, lei non rispose e, con un gesto veloce, gli prese di mano la bacchetta e si allontanò saltellando.
-Luna! Ridammi la bacchetta!- Esclamò Rolf alzandosi e seguendola: cosa le era preso? Anche lei aveva iniziato a prenderlo in giro? Bhe, Lyam bastava ed avanzava, non c'era bisogno di altri scherzi.
Luna saliva le scale velocemente, saltellando spensieratamente come al suo solito e Rolf la seguiva correndo, la corvonero lo trascinò in cima alla torre di astronomia, dove pioveva e faceva freddo.
Rolf si guardava intorno infreddolito: il cielo buio e pieno di nuvoloni faceva quasi paura, gli animali nella guferia erano nascosti nelle casette in legno costruite, o meglio, fatte apparire apposta per loro, si vedevano solo gli occhietti luminosi guardando verso la grande gabbia. Luna gli sorrise e, fissandolo con i suoi grandi occhi curiosi ed eternamente sorpresi, gli prese entrambe le mani e camminando lentamente all'indietro lo guidò sotto la pioggia.
-Avevi la testa piena di gorgosprizzi- Si giustificò la ragazza, vedendo il serpeverde perplesso -Mio padre dice che per scacciarli può servire anche l'acqua piovana- continuò osservandolo con i suoi occhi grandi ed argentei.
-Tu... eri preoccupata per me?- Un piccolo sorriso prese il posto del broncio che Rolf portava sul viso fino a pochi secondi prima, alzò gli occhi verso il cielo e guardò la pioggia cadere. Era come se il gesto della ragazza gli avesse tolto un macigno dallo stomaco e, doveva ammetterlo, gli sembrava che la pioggia stesse facendo scivolare via tutte le sue preoccupazioni, portando il colore dove prima era tutto grigio. Il senso di libertà donatogli dalla pioggia lo rendeva di buonumore.
Il ragazzo si voltò verso Luna: anche lei era sotto la pioggia, aveva i capelli attaccati al viso ed il ragazzo si sorprese a pensare che bagnata era anche più carina, con occhi divertiti le puntò addosso la bacchetta.
-Aguamenti!- Esclamò ed un getto d'acqua colpì in pieno la bionda corvonero; Luna, dopo un attimo di sorpresa, scoppiò a ridere e fece altrettanto.
I due ridevano e giocavano, si rincorrevano e si lanciavano addosso piccoli incantesimi innocui, il bagliore che usciva dalle bacchette illuminava la torre e le pozzanghere a terra, donando all'acqua il riflesso dell'arcobaleno. Sembrava che il tempo fosse tornato indietro per loro: in quel momento erano bambini e non esistevano guerre magiche, non esisteva l'ES, non esistevano fenici e non esistevano i Carrow, purtroppo esisteva ancora Mastro Gazza.
-Voi non dovreste essere qui! Dovreste essere nelle vostre sale comuni!- Gracchiò il vecchio Gazza trascinando i ragazzi giù per le scale e condannandoli alla pulizia di tutte le coppe della sala trofei senza magia. Rolf sorrise. Avrebbe passato altro prezioso tempo con Luna.

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Capitolo 11
*** Il ritorno della fenice ***


-Dov'è finito SuperRolf? Dov'è finita "La Fenice"?- Lysander pareva spazientito dall'atteggiamento arrendevole che Rolf aveva mostrato dopo la strigliata della McGranitt: il serpeverde non aveva più fatto alcunchè per evitare che altri ragazzi venissero puniti severamente solo per il personale piacere dei Carrow, quel ragazzo furbo e combattivo sembrava essersi addormentato profondamente; Lysander sperava di riuscire a risvegliarlo, erano giorni che ci provava.
-Non è mai esistito SuperRolf- Rispose Rolf guardando sorpreso l'amico: l'aveva sopravvalutato, Rolf voleva solo dare una mano a chi si trovava in difficoltà, non voleva di certo diventare un supereroe, non ne aveva la stoffa e nemmeno il fisico. -Ho solo usato un po' di cervello per frenare leggermente i Carrow ma non posso continuare ad espormi così.- Sospirò tristemente -O trovo il modo di aiutare senza mettere in pericolo me e la mia permanenza a scuola, o dovrò rinunciare ai miei buoni propositi- Pensò ad alta voce il ragazzo.
-Ma contano tutti su di te!- Lo incitò Lysander -Tutta la scuola si è accorta che hai salvato un bel numero di studenti: non deluderli, Rolf!- il tassorosso sperava di riuscire a convincerlo in quel modo ma lo sguardo di Rolf la diceva lunga: era così preso, prima dalla sua missione, poi da quello stato di quasi-depressione, che non si era accorto che i ragazzi delle altre case non lo guardavano più con diffidenza.
-Paciock non la pensa così: mi lancia certi sguardi di odio che te li raccomando.- Ribattè Rolf con la calma che lo contraddistingueva pensando al grifondoro -E suppongo che tutto l'esercito di Silente la pensi come lui: non hanno bisogno di me. Sono un viscido serpeverde, chi conta su di me?-
Lysander ridacchiò e Rolf lo guardò perplesso: cosa c'era di tanto divertente? -A Neville non stai molto simpatico- Iniziò Lysander continuando a ridacchiare -Ma non per quello che pensi: non gli è andata giù che Lunatica ti abbia portato via dalla sala grande l'altra sera; erano tutti seduti ai tavoli, quindi voi due eravate soli soletti..- Disse divertito e con un tono leggermente malizioso che stonava con la giovane età del tassorosso.
-Non si chiama Lun.... A Paciock piace Luna?- Chiese Rolf mentre una fastidiosa sensazione si impossessava del suo stomaco.
Lysander alzò le spalle -Così si dice in giro.. Anche a te piace!- Esclamò strabuzzando gli occhi e scoppiando a ridere dopo aver osservato un secondo l'altro ragazzo -Non posso crederci! Luna Lovegood una femme fatale, chi l'avrebbe mai detto?- Rolf storse il naso a quelle parole: non voleva pensare a Luna in quel modo, lei non era così.
Il serpeverde, infastidito dalle risate di Lysander, spostò lo sguardo guardandosi intorno: studenti parlottavano tra loro, alcuni facevano alcune domande agli insegnanti, altri ancora provavano qualche incantesimo; poi Rolf notò i Carrow: stavano discutendo su qualcosa che riguardava la "sala delle torture".
-Alecto, non possiamo continuare a chiuderla e a riaprirla: perdiamo tempo prezioso! L'incantesimo è complicato, capisco che bisogna stare attenti, che nessuno deve vedere quella stanza, ma ormai gli studenti hanno così paura di entrarci che ci girano alla larga!- Amycus stava esprimendo le sue perplessità al fratello e Rolf non poteva che essere d'accordo: tenere aperta quella porta poteva avere dei vantaggi anche per lui e per la sua "missione"; il ragazzo continuava ad ascoltare, quella conversazione gli stava facendo venire un sacco di idee per ricominciare ad aiutare gli altri senza venir scoperto dalla McGranitt.
Una piccola fenice iniziò a volare all'interno della testa di Rolf, risvegliando quello che Lysander aveva chiamato "SuperRolf": il tassorosso se ne accorse immediatamente dallo sguardo dell'amico, si vedeva sempre quando aveva qualcosa in mente.
-A che pensi?- chiese Lysander sorridendo soddisfatto: non sapeva se era stato lui o meno, ma il suo amico, quello al quale si era affezionato, era tornato.
-Mi è venuta un'idea ma ho bisogno di te- Disse Rolf girandosi verso il ragazzino e sorridendogli come non faceva da tempo.

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Capitolo 12
*** La sala delle torture ***


Lysander aveva visto varie volte quelli che i babbani chiamavano "Film" e gli piacevano molto: soprattutto gli piacevano quelli in cui le forze dell'ordine indagavano su un omicidio e trovavano l'assassino; uno dei suoi sogni era quello di poter indagare o fare un appostamento, come nei lungometraggi di spionaggio.
Rolf, quel giorno, aveva quasi avverato il suo sogno, i due ragazzi erano seduti su una delle panchine del corridoio, facevano finta di studiare e, intanto, controllavano tutti gli spostamenti dei Carrow per poter entrare nella "stanza delle torture" senza venir scoperti.
-E'...Noioso!- Sbuffò Lysander. Avevano, praticamente, passato la domenica lì seduti senza fare niente, non se li immaginava così gli appostamenti, pensava fossero più divertenti.
Rolf alzò le spalle: lui già sapeva che ci avrebbero messo un paio d'ore, voleva essere più che sicuro di non mettere nei guai Lysander o se stesso, i due fratelli dovevano andare almeno al piano superiore. -Te l'avevo detto che ci avremmo messo un po' di tempo..- Ricordò al tassorosso.
Lysander sbuffò nuovamente -Ripeti tutto..- Disse per l'ennesima volta: sapeva il piano a memoria ma, pur di passare un po' di tempo, era ben felice di sentirlo nuovamente.
-Appena i Carrow saranno abbastanza lontani da qui, entrerò nella stanza e manometterò tutta l'attrezzatura..- Disse Rolf, ripetendo per la centesima volta le stesse parole.
-Ed io?- Chiese allora Lysander, seguendo con lo sguardo una ragazza di Grifondoro del secondo anno: era proprio carina.
-Tu rimarrai fuori a fare il palo e controllare che i due troll non tornino- Disse enfatizzando la parola "troll", scatenando le risate di Lysander.
-E se arrivano?- Chiese il tassorosso tra una ghignata e l'altra.
-Mi avvisi, tanto per cominciare- Rispose Rolf con ovvietà, sorridendo leggermente -E poi scappiamo senza farci vedere- Continuò calmo.
Finalmente sembrava stesse succedendo qualcosa: Piton aveva chiamato tutti gli insegnanti nel suo ufficio, il professor Vitious lo stava dicendo ad Amycus Carrow.
Appena i tre imboccarono le scale, Rolf scattò in piedi seguito da un annoiato Lysander.
La stanza che tanto terrorizzava gli studenti non era cambiata dall'ultima visita di Rolf: buia, fredda, dalle pareti di pietra, colma di attrezzi di ferro e di catene; dopo essersi assicurato che Lysander stesse svolgendo il suo compito ed aver silenziato la stanza con un incantesimo, Rolf iniziò a spaccare quei maledetti attrezzi dell'orrore con un grosso martello di metallo: metodi babbani e violenti, ecco cosa ci voleva per vendicarsi di tutte le ferite, di tutta la paura.
Distruggeva ogni oggetto che si trovava di fronte, iniziava a non importargli più che ciò che rompeva fosse pericoloso o innocuo: prendeva a martellate per vendetta, distruggeva tutto per sfogare la rabbia; non voleva lasciare nemmeno una finestra integra.
Proprio mentre il grande martello che aveva in mano colpiva con violenza il tavolo su cui appoggiavano varie boccette di veritaserum, Lysander entrò di corsa nella stanza.
-Rolf, svelto, esci! I Carrow stanno..- Il tassorosso non riuscì a concludere la frase che Amycus Carrow lo afferrò per il mantello e lo trascinò fuori.
-Cosai ci fai tu lì? Cosa stavi combinando?- Ruggì l'insegnante mentre lo portava via con passo veloce.
Rolf tentò di scavalcare il più velocemente possibile tutti i cocci ed i pezzi di ferraglia a terra per riuscire a salvare il suo amico, ma una mano lo bloccò.
-Fossi in te non lo farei, Scamandro- La voce di Piton fece gelare il sangue nelle vene di Rolf: era stato scoperto a distruggere una stanza della scuola e Lysander era nelle mani dei Carrow; quella era la fine, Rolf ne era certo.
Il ragazzo provò a muoversi: lui era finito, ma forse sarebbe riuscito a salvare Lysander, doveva solo scappare da Piton. Per quanto provasse le gambe non facevano il loro dovere, rimanevano lì, come inchiodate al pavimento.

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Capitolo 13
*** La punizione ***


Nessuna punizione, nessuna ramanzina, nessun punto tolto alla casa dei Serpeverde: Piton non aveva avuto alcuna rezione, era rimasto a fissare Rolf con quello sguardo freddo e indifferente senza dire niente.
Il ragazzo iniziava ad essere sinceramente nervoso: avrebbe preferito mille volte una punizione esemplare, urla, grida di rabbia e cose simili.
Il preside stava tramando qualcosa, Rolf ne era più che sicuro anche se non aveva ben capito cosa: non riusciva a pensare con tutto quel nervosismo e la paura e ..Lysander. Dove l'avevano portato? Ma, soprattutto, cosa gli stavano facendo? Il ragazzo rabbrividì al solo pensiero della punizione che il suo amico stava subendo, la cosa peggiore? Era tutta colpa sua. Quando se ne rese conto, il senso di colpa superò tutte le emozioni che aveva provato fino a pochi attimi prima e, così, abbassò la testa, aspettando che Piton dicesse o facesse qualcosa.
-Venga con me nella Sala Grande, Scamandro: c'è una lezione speciale di "Difesa contro le arti oscure". - Disse Piton guardando Rolf di bieco, per poi iniziare a camminare velocemente attraversando i larghi corridoi ed ignorando gli sguardi curiosi dei quadri che osservavano la scena.
Rolf rimase dietro Piton per tutto il percorso mentre lo guardava e studiava per tentare di capire le sue intenzioni: no, non lo aveva lasciato andare così, aveva in mente qualcosa..Qualcosa di indescrivibile, evidentemente. Il passo svelto dell'insegnante non era diverso da altre volte, pensandoci bene, Piton sembrava sempre arrabbiato o preoccupato per qualcosa, il serpeverde si ritrovò a pensare che nascondesse un enorme, gigante segreto a tutti, perfino ai Carrow.
Il ragazzo capì solo quando arrivarono in Sala Grande quale fosse la sua punizione: era presente tutta la scuola, professori, studenti, perfino gli elfi domestici, che solitamente stavano nelle cucine, erano lì, in un angolo, ad osservare il centro della grande sala. Il giovane serpeverde notò, osservando meglio la folla, l'assenza dei ragazzi dell'esercito di Silente, o almeno, dei membri più attivi ed importanti. Tutti gli studenti presenti erano pallidi, perfino quelli di serpeverde, sembravano spaventati, anzi, terrorizzati da quello che da lì a poco sarebbe successo.
-Oh, ecco il nostro candidato. Venga, Scamandro. Ci faccia vedere quanto è bravo..- Disse Alecto Carrow con un ghigno sul volto. Rolf, sentendosi osservato da tutti i professori della scuola, soprattutto dalla professoressa McGranitt e non volendo rischiare l'espulsione, andò lì, al centro della sala grande, dove solitamente erano posizionati i tavoli, vicino ai fratelli: aveva i brividi allo stomaco a causa del nervosismo.
-Tiri fuori la bacchetta, signor Scamandro, ora lei ci farà vedere quanto è bravo in "difesa contro le arti oscure": dovrà lanciare una maledizione cruciatus.- Continuò l'insegnante quando il ragazzo lo raggiunse, lasciando Rolf perplesso.
-Un..Crucio?- Mormorò incredulo il ragazzo, quasi rincuorato: era quella la sua punizione? Un'interrogazione a sorpresa? Distruggere tutti i loro attrezzi era servito a qualcosa, allora.
-Portate fuori...Il manichino...- Disse Amycus con un ghigno che non annunciava niente di positivo. Rolf, sospettoso, si voltò e guardò nella stessa direzione dell'insegnante: strabuzzò gli occhi. No, non avrebbe mai fatto una cosa simile. Non avrebbe mai lanciato un crucio a..Lysander.
Lys era lì, impossibilitato a muoversi forse da un petrificus totalis o da chissà quale incantesimo, ma si capiva dai suoi occhi che era terrorizzato, che anche se il suo corpo non poteva muoversi, la sua mente era ben presente. Era stato posizionato esattamente come se fosse stato un manichino: braccia lungo i fianchi, un bersaglio esattamente al centro del busto, testa dritta e gambe leggermente divaricate. Rolf, d'altra parte, era lì, anche lui impossibilitato a muoversi, pietrificato dall'assurdità di quella situazione.
-Avanti, Scamandro, ci mostri quanto ha imparato in questi mesi- La voce pareva arrivare da lontano alle orecchie di Rolf, troppo impegnato a capire come evitare di far del male a Lysander, avrebbe perfino preferito lanciare l'incantesimo su se stesso.
Il ragazzo si guardò in giro cercando una via di d'uscita, una scappatoia: niente, nessuno diceva o faceva niente, perfino la McGranitt fissava la scena impietrita, sconvolta, senza la forza di ribattere.
Improvvisamente un'idea: Rolf guardò prima i Carrow e poi girò lentamente lo sguardo verso Lysander, sorridendogli debolmente quasi per rassicurarlo, non gli avrebbe mai fatto del male. Mai.
-Stiamo attendendo, Scamandro..- Una voce interruppe i suoi pensieri, lui annuì leggermente con la testa ed un sorriso, quel sorriso, si allargò sul suo volto.
Il giovane serpeverde alzò la bacchetta in direzione del tassorosso con sguardo determinato, tanto sicuro da far spaventare sinceramente Lysander e tutti i presenti.
-Crucio!- Disse sicuro, spostando improvvisamente la bacchetta verso Alecto Carrow, che, preso alla sprovvista, scansò il colpo per miracolo, cadendo a terra. Quando si rialzò, paonazzo dalla rabbia e dallo spavento, guardò dietro di sè. Il ragazzino aveva talento, doveva ammetterlo, l'incantesimo era stato preciso e tanto potente da distruggere l'intero muro colpito.
Doveva fare qualcosa, fermare il ribelle prima che potesse distruggere tutti i piani fatti per quella scuola e, per Merlino, quello ne era in grado.
-Venga con me,Scamandro!- Tuonò Amycus Carrow, prendendo il ragazzo dai capelli e tirandolo fuori dalla sala comune, seguito da Piton e da un Alecto decisamente fuori di sè.

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Capitolo 14
*** Necessità ***


Era bastato un semplice incantesimo a ripristinare la sala delle torture, giusto un paio di secondi, un rapido movimento del polso, un tocco di bacchetta e tutti gli sforzi di Rolf erano stati annullati, come se nessuno ci fosse mai entrato. Una stanza pronta ad accogliere il condannato di turno e a purificarlo dalle sue colpe con un tributo in sangue, lividi ed urla.
Il turno di Rolf durava già da parecchie ore: era notte fonda ed il ragazzo aveva il viso completamente deturpato da lividi e ferite, la nuca era viola per via della violenza con la quale i suoi aguzzini continuavano a tirargli i capelli, il sangue scendeva lentamente lungo il viso, mischiandosi con il sudore; aveva la vista appannata a causa delle lacrime che pungevano gli occhi.
Una goccia di sudore gli segnò il profilo scendendo dalla fronte, tagliando il naso esattamente a metà per finire sulle labbra sottili, dove il sale contenuto in quell' unica goccia bruciava incredibilmente sul profondo taglio che Rolf si era procurato con i denti, mordendosele per trattenere le urla; non una parola era uscita dalla bocca del serpeverde da quando i Carrow avevano iniziato a divertirsi su di lui, nemmeno un piccolo lamento di dolore: non avrebbe mai dato loro questa soddisfazione, avrebbe resistito fino all'ultimo, a costo di morire lì.
L'avevano incatenato con catene incantate, più tentava di ribellarsi, più gli si attorcigliavano intorno e lo stringevano, anzi, stritolavano, erano arrivate a spezzargli una costola: Rolf non aveva mai sentito un dolore così acuto, tanto profondo da farlo rimanere senza fiato, da farlo smettere di respirare per un tempo che a lui era sembrato eterno; non sentiva più le gambe tanto era il dolore che aveva provato sugli arti inferiori, complice la pesante sfranga di ferro con la quale aveva spaccato tutti quegli strumenti che in quel momento stavano spaccando lui. Un perfetto contrappasso.
I Carrow continuavano a fustigarlo con incantesimi, vetri rotti, fruste, coltelli, pugni e altri macchinosi oggetti di tortura per niente piacevoli da sentire sulla propria pelle; seguitavano a torturarlo con lo stesso odio, con la stessa rabbia di quando avevano iniziato, nemmeno tutte quelle ore di sfogo erano riuscite a placare la loro sete di vendetta contro il moccioso che li stava mettendo in imbarazzo davanti alla scuola intera: almeno l'ES riconosceva il loro potere, Rolf, invece, si divertiva a prenderli in giro. Se non meritava la morte, beh, si meritava qualcosa che ci andava decisamente vicino.
Piton entrò velocemente nella stanza, era furioso.
-Il Signore Oscuro non vuole sprecare del prezioso sangue magico, state esagerando: andrà su tutte le furie quando verrà a sapere di... questo.- Disse con un tono leggermente più nervoso rispetto al solito: se manteneva la voce calma anche quando era arrabbiato, significava che in quel momento non era proprio in sè.
Lanciò un veloce sguardo verso Rolf: aveva entrambi gli occhi neri, uno era così gonfio da deformargli il viso, il sangue scorreva veloce sulle sue guance e gli sporcava la divisa ormai tutta strappata.
-Severus, ci ha umiliati davanti a tutta la scuola!- Ringhiò Alecto con odio, con la stessa rabbia che ci mettevano a malmenarlo.
-Dovete capire- Disse Piton, tornando al suo solito stato di calma e guardando il ragazzo -Che ciò che vogliamo noi non conta, vale solo il volere del Signore Oscuro. Mai andare contro il suo volere, dovreste averlo ben capito- Spiegò flemmatico ai due insegnanti che continuavano a borbottare e lamentarsi.
Rolf sentiva le loro voci sempre più lontane, sempre più deboli. Si sentiva stanco, dolorante, in qualche modo, perfino assonnato e quelle sensazioni stavano prendendo il sopravvento sulla situazione, sul dolore fisico, su tutto. Lottò contro tutto quello, non doveva svenire, non doveva perdere i sensi, se ne sarebbero subito approfittati e l'avrebbero torturato più di quanto non avessero fatto fino a quel momento.
Il serpeverde provò a tenere la mente occupata da ricordi se non felici, almeno piacevoli, si sforzava di mantenere gli occhi aperti, anche se le palpebre si facevano sempre più pesanti.
in breve tempo, con le voci dei tre a cullarlo, il ragazzo crollò e perse i sensi.
Si riprese tempo dopo, era sdraiato sul pavimento freddo del corridoio ormai deserto, non c'era voce, non c'era luce; Nick quasi-senza-testa parlottava qualche metro più avanti con gli altri fantasmi del castello ma, quando videro che Rolf si stava riprendendo, scomparvero improvvisamente, lasciando il ragazzo completamente solo.
Rolf si rialzò dal pavimento faticosamente, aggrappandosi con tutte le sue forze alla parete fredda e tirandosi su lentamente.
Sentiva il sangue cadere, goccia dopo goccia, a terra, macchiando il lucido marmo bianco a macchie grigie.
Si trascinò lentamente verso un bagno, camminando con fatica.. Gli faceva male ogni parte del corpo, tanto che pensava di svenire nuovamente da un momento all'altro, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.
Entrò nel bagno spingendo la grande porta di legno scuro e ritrovandosi in un ambiente bianco e profumato: l'odore di pulito gli entrò nelle narici bruciando.
Si avvicinò trascinandosi ai lavandini e guardò la sua immagine allo specchio: era completamente tumefatto, gonfio, sporco di sangue, viola per via dei lividi. E faceva male. Dannatamente male, soprattutto la testa.
Gli avevano tirato i capelli fino a strapparli, era sicuro che sotto quella chioma castana era tutto viola.
Fu quel pensiero a far emergere tutta la rabbia per ciò che era successo: i suoi capelli, l'ultimo legame che aveva con sua mamma.
Lei adorava pettinarglieli, accarezzarglieli..
Tirò fuori la bacchetta dalla divisa e trasfigurò la saponetta lì davanti a lui in un coltello che impugnò immediatamente con la mano destra mentre con l'altra prese i suoi capelli e formò una coda.
Un gesto deciso, veloce, rabbioso ed impulsivo e zac. Via. Un taglio secco. Continuava a guardarsi allo specchio con rabbia, rabbia per i Carrow, rabbia per sua madre, rabbia per quella stupida scuola piena di regole stupide.. Gli mancava suo nonno, gli mancava sua nonna, la sua casa, tutti gli animali magici, le gite allo zoo babbano...
Uscii dal bagno dopo essersi sciacquato il volto ed esserselo pulito dal sangue, nemmeno si rese conto di aver ricominciato a camminare per i corridoi.
Era in stato confusionale, non riusciva a pensare, non riusciva a ragionare, sentiva solo di aver bisogno di un luogo in cui sentirsi sicuro, di aver bisogno di qualche amico, di necessitare di..
Un rumore lo risvegliò dai suoi vaneggiamenti: il muro davanti a lui si stava spostando, lasciando spazio ad una grande, enorme porta.
-Ho le allucinazioni..- Borbottò con un filo di voce, avvicinandosi a questo portone per aprirlo.

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