La pioggia batteva insistente
nei vetri della finestra. Era ormai Aprile e l’inverno sembrava non voler
terminare più. La scuola era rimasta chiusa a causa del mal tempo...Ai scese le scale e si accorse che in quella casa era tutto
un po’ troppo buio. Il ragazzo l’aveva preceduta e ora lo cercava con gli occhi,lo trovò in una poltrona con lo sguardo fisso nel nulla,in
un orizzonte infinito o in qualche mondo fantastico...prese il plaid che aveva
indosso e lo posò intorno alle spalle di lui che notando questo gesto girò il
suo sguardo verso di lei,con fare interrogativo
-“stai meglio?”-la sua voce
era rilassata,calma,non l’avrebbe mai detto.
Fece un segno affermativo con
la testa-“grazie a te..”- le posò un bacino in una
guancia. Poi notò che il ragazzo teneva un piccolo fagottino che miagolava in
mano –“oh mio dio,quant’è carino...come si chiama??”
mentre continuava ad accarezzarlo.
-“non lo so,l’ho
trovato ieri sera mentre tornavo a casa...” il gatto
passò dalle mani del ragazzo a quelle di lei.
-“mi dispiace averti
procurato fastidio stanotte,ad essere sincera non
ricordo come sono arrivata fin qui,credo di aver bevuto troppo e....a volte mi
capita,ma non mi sono mai svegliata a casa di qualcun altro...” sbottò tremante,avrebbe voluto sotterrarsi pur di non affrontare
quell’argomento...
continuò –“chissà cos’avranno pensato i tuoi...io...non so
come sdebitarmi...”
lui la fissò,le poggiò una mano nella testa –“nessun
disturbo,sono sempre solo,tu piuttosto,dovresti avvisare i tuoi...”
-“non c’è bisogno..”rispose e nel suo viso apparve un ghigno triste.
Tornarono a guardare la
pioggia che scendeva violenta nell’asfalto,la città
era avvolta da un’atmosfera leggera,ogni rumore della natura veniva attutito
dall’aria. In quella stanza solo il loro respiro calmo,sembrava
tutto ovattato ma quello non era un silenzio pesante. Era stranamente tutto
tranquillo.
-“comunque io mi chiamo Ai
Shirakawa...”
-“Kaede Rukawa” disse senza
scomporsi.
E mentre nella stanza
aleggiava “close to the flame” degli HIM,dagli occhi
di Kaede scese una lacrima.
Lei lo notò e senza
pretendere delle spiegazioni si mise di fronte a lui,seduta
sul bracciolo della poltrona. Dolcemente,con la
mano,fece girare la sua testa e la fece sprofondare nel suo petto per
confortarlo. Kaede s’irrigidì,ma le tenere carezze che
le faceva sul capo lo fecero cedere. Senza accorgersene allungò le braccio dietro la schiena della ragazza e la strinse a
se,come rubandole il calore,bramando un amore che non aveva mai avuto.
Sprofondò in uno stato di
quiete e cullato dal battito cardiaco,calmo,che
sentiva si addormentò lasciando lei un po’ perplessa. Ma non lo fece sdraiare,preferì tenerlo ancora al suo petto,come a proteggerlo,ad
accudirlo,come aveva fatto lui la sera prima.
Si svegliò dopo due ore. Alzò
la testa da quel morbido cuscino e per un attimo rimase sorpreso
nell’incontrare il viso di lei a quella distanza così ravvicinata. Gli arrivò
un bacio dritto in fronte e un sorriso caldo. Si staccò da lei.
-“non hai fame?”
-“non c’è molto...”
-se mi dai carta bianca ti faccio qualcosa di commestibile...”
lui indicò la stanza con la cucina e rimase in attesa.
Dopo qualche minuto ripassò in salotto con una tazza di cioccolata calda in mano
-“intanto riscaldati con
questa...”.
consumarono il pranzo seduti in terra con le spalle poggiate al
divano,continuando a guardare,come rapiti dai loro pensieri,fuori dalla
finestra.
-“a scuola non sei così”
-“umm?”mio dio,odio essere presa in contropiede?
-“sei
fredda quando stai con le altre persone”
-“lo sono sempre a dirla
tutta”
-“no....” ma
questo crede di sapere tutto?
-“anche tu fai la stessa
impressone”
-“........”
-“e non pensare che lo
sei...”
-“hn”
-“se fosse stato vero io non
mi troverei qui. Ti sei preso cura di me ieri.”
Lui non rispose –“ e poi hai
portato a casa tua anche quel gattino....”.fissò quel
profilo perfetto aspettando che parlasse.
(Aspettò invano......)
il silenzio pian piano era tornato ad occupare le loro
orecchie.
-la tua
credo sia la tipica freddezza di
chi non ha mai conosciuto l’affetto...-lui non aveva cambiato espressione.
-...e che si chiude in se
stesso restando sordo al mondo...”-.
Delle calde lacrime scesero
dalle orbite nere di quel ragazzo.
-“non sai niente della mia
vita,non puoi parlare “
-“hai visto,è
come dico io,stai solo confermando la mia ipotesi...”
Il ragazzo la guardò con odio
e scontrandosi con la neutralità di quegli occhi azzurri che cercavano una
reazione qualunque,stupendo prima se stesso,si mise a
piangere. Ma quando Ai cercò di avvicinarsi per
consolarlo,lui l’allontanò da se con uno spintone –“stai lontana,non ho bisogno
di nessuno”.
Lei tornò al suo posto e
rimase impassibile,del tutto indifferente a quella
situazione,ai singhiozzi che continuarono a risuonare nelle pareti di quella
stanza fin quando il ragazzo non riprese il controllo della situazione. Era
intenzionato a buttarla fuori di casa il più presto possibile,era
riuscito a turbarlo,non poteva perdersi una tale debolezza.
Aprì la bocca come per
parlare,ma si accorse che l’interlocutrice era persa
nella contemplazione della parete di fronte,in un punto fisso non si sa bene in
quale dei due mondi,se quello reale o quello che,immaginava,aveva creato lei.
-“l’hai fatto tu?”sbottò ad
un tratto,come ritornata da uno stato di
trance,indicando una foto appesa alla parete.
-“hn”
-“dovrei prenderlo come un
si?”chiese sarcastica.
-“si”
-“wow,non
credevo avessi una passione oltre il basket...hai anche la vena artistica,come
mai li fai?”
-“vuoi stare zitta”era
tornato serio come lo ricordava a scuola. Peggio per lui,a
lei stare in silenzio non costava niente,in questo momento parlava solo perché
era convinta che il ragazzo fosse troppo timido per iniziare una conversazione,ma
tutto cambiava adesso.
Addrizzò la schiena e,tesa,iniziò a giocherellare con le dita guardandosi in
giro,evitando accuratamente la parte dov’era seduto lui. Anche lei era tornata
ad indossare la sua maschera e iniziò a desiderare dei nuovi ‘amici’ nelle sue
braccia,tanto per macchiare quel pavimento lindo e
...e soprattutto per sentire la fredda lama che passa tra i tessuti guidati dal
suo tocco,si strofinò le mani nelle braccia ancora doloranti e rabbrividì -forse
è meglio aspettare che guariscano queste o non avrò un centimetro di pelle
sana- pensò rassegnata,in realtà si domandava come mai non potesse avere un
passatempo costruttivo come tutte le ragazze della sua età,perché doveva avere
delle manie autolesionista...
‘sarà un altro x-files da
risolvere?pensò dentro se ridacchiando,era una frase
che diceva sempre hisashi quando qualcosa non gli inquadrava. Hisashi.
Nel suo volto scomparve il
sorriso e apparve un broncio malinconico. Entrò in uno stato catatonico dove si
dimenticò di tutto,non si accorse neanche del leggero
tocco che premeva contro la sua spalla. Se non fosse stato per dei capelli che
le stuzzicavano il naso non si sarebbe mai accorta che quel ragazzo si era
addormentato su di lei. Ancora.
-“perché non gli dici che ti
piace??”
-“ma da dove ti vengono
queste domande??”chiedo sgranando gli occhi dallo stupore. Non era lui,poi,che voleva stare zitto??e ora se ne esce con una cosa
del genere...
-“e poi a chi dovrei dire
cosa??”mi affretto a dire! possibile che.....no,non
può essere.
“così,era
tanto per parlare...” –ma guarda questo tizio... “pensavo ti piacesse
Mitsui...”.
credo di essere diventata bianca come un lenzuolo,pensavo
di nascondere bene le cose...
-“come fai a saperlo??”. Mi
guarda di traverso e poi pensandoci un po’ su dice:”devo
averlo sognato prima...”
poi torna a guardare verso di me –“allora avevo
ragione,ti piace lui...”
ormai mi ha smascherata,sarebbe inutile continuare a negare
anche perché ho come l’impressione che non molli facilmente se vuole sapere
qualcosa...
-“non dirglielo...ti
prego”nonostante tutto ho molta paura che lo venga a
sapere,succederebbe l’apocalisse.
“tranquilla”
“phew”faccio sollevata “e poi
non capirebbe...non ne è capace...”dico con
serenità,chissà poi chi me lo fa fare a confidarmi con un tipo che ho appena
conosciuto.
-“non è capace di capire
l’amore?” miracolo,mi stava ascoltando veramente...
-“non volevo dire questo,solo che...conoscendolo,non sopravviverebbe al mio
amore...”
-“sei così letale??” fa pure
ironia adesso...
-“AHAHAH...no,almeno spero....so che il mio comportamento lo
soffocherebbe e...non è il tipo da farsi coinvolgere seriamente.”
-“tu lo sei?” lo guardo negli
occhi e con un sorrisino triste affermo “per me l’amore non è un gioco,starei con una persona solo se l’amassi.”
Il mio discorso si ferma qui,non voglio parlare di me,non sempre almeno,dobbiamo essere
pari in tutto e adesso non lo siamo,questo sfogo potrebbe essere una lama a
doppio taglio.
-“e tu?cosa mi dici
invece?”riprendo con aria serena.”con tutte le ammiratrici che hai chissà a
quante hai già spezzato il cuore....”
-“chiassose”
-“eh?”
-“sono tutte troppo chiassose
e poi,a pelle,non sento niente” già,credo sia tipico
del suo carattere,affidarsi completamente all’istinto come un animale costretto
a vivere in cattività diffidando degli umani.
-“bene,siamo
entrambi soli...”
-“tu stai male per questo?”
-“...una volta si,ma ormai ho perso ogni speranza di trovare l’amore,credo di
essere indifferente al mondo”
-“e quelli te la fai per
indifferenza?”
fissarono le braccia,fortunatamente erano coperte dalla felpa
che le aveva prestato lui,Ai prese a tremare dal nervosismo e dalla paura,era
forse arrivato il momento di spiegare a se stessa cosa la portasse a farsi
male??infondo l’aveva sempre saputo il motivo,ma cercava di nasconderlo per
illudersi di essere,nonostante tutto,una persona forte.
Sapeva che i deboli si
uccidevano ma lei no,si faceva solo del male,ma
continuava a vivere. Fu il suo turno di piangere,a
dirotto,senza preoccuparsi di nulla.
Tutto il mondo si era
scagliato contro ed erano gli unici in grado di capire,in
grado di leccarsi le ferite a vicenda,in realtà lo avevano sentito subito, la
prima volta che si sono visti. I singhiozzi della ragazza si fecero concreti
allagando la felpa su cui ricadevano. Rukawa la nascose tra le sue braccia come
per farle scudo dalle intemperie del mondo
Il rumore della pioggia
iniziò il suo lungo discorso all’interno della casa,li
cullò in quel momento di tenerezza facendoli rilassare.
-“io...io non riesco a capire,la mattina quando apro gli occhi non sento la vita scorrere
nelle mie vene. È come se niente in realtà avesse importanza e allora sento il
bisogno di vedere il sangue correre,per avere la
conferma che esisto anch’io...sigh”.
-“è un po’ come aver aperto
gli occhi di punto in bianco sulla realtà...”.
Lo guardò,lui
era serissimo,il suo sguardo aveva perso la sua freddezza adesso era
semplicemente un viso serio. Ora ne era certa,la mente
di lui era piena di immagini tristi o allegre della sua vita ma la sua figura
era quella predominante.
-“AHAHAH”lei scoppiò a ridere
istericamente mentre un’aria interrogativa nasceva nel volto di Kaede che
sembrava dicesse ‘e ora che le prende?’
-“scusa”sibilò cercando di
riprendersi “e solo che trovo assurda questa
situazione. Ieri ero intenzionata ad uccidermi,mi sono
ubriacata e mi sono svegliata qui,con la persona più ambita dello shohoku a
parlare della nostra vita...mi sembra tutto così surreale.”!
Le labbra del ragazzo si
aprirono in un timido sorriso,il primo dopo molto
tempo.-“dimmi,cosa di questa sera ti sembra normale?”
Fuori era ormai il tramonto,la pioggia non accennava a diminuire e in nessun angolo si
scorgeva il sole,solo dopo un’accurata osservazione potevi notare i riflessi
rossastri che avevano certi nuvoloni in lontananza...quella era la morte di un
altro giorno. Non triste,non allegro. Solamente un
giorno speciale dove il tempo si era fermato e le loro vite
incontrate e legate.
-“già,sembra
che tutto sia sospeso nell’aria.”
Ma l’unico atto sospeso in
quel momento fu il bacio che si scambiarono dopo quel discorso.
Lento ed intenso,frenando ogni impulso violento temendo che quel miraggio
svanisse dopo aver fatto una mossa sbagliata. Si cercarono a vicenda,scoprendo il loro cuore,parlando attraverso mille
brividi,cercando qualcosa che a loro era stato bandito.
Cercando di sanare quella
solitudine che sembrava,fino a pochi attimi
prima,incolmabile...e che scoprirono non essere tale.
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