Walter Sullivan: I nuovi 21 sacramenti.

di Liquid King
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walter Sullivan: Una lettera rossa ***
Capitolo 2: *** Walter Sullivan: Un inizio non proprio buono. ***
Capitolo 3: *** Walter Sullivan: Un incontro anormale ***
Capitolo 4: *** Walter Sullivan: Non più solo... ***
Capitolo 5: *** Walter Sullivan: A casa. ***
Capitolo 6: *** Walter Sullivan: Due anime, un solo destino. ***
Capitolo 7: *** Walter Sullivan: Il lavoro nobilita l'uomo. ***
Capitolo 8: *** Walter Sullivan: Dolor et Patientia ***
Capitolo 9: *** Walter Sullivan: Triplice guaio! ***
Capitolo 10: *** Walter Sullivan: 10 capitolo. ***
Capitolo 11: *** Walter Sullivan: Un piccolo amico fantasma ***
Capitolo 12: *** Walter Sullivan: Consapevolezza ***
Capitolo 13: *** Walter Sullivan: Studiare la storia è l'inizio del caos. ***
Capitolo 14: *** Walter Sullivan: Riorganizzare i piani. ***
Capitolo 15: *** Leon: Un recupero con molte calorie ***
Capitolo 16: *** Walter Sullivan: I 10 omicidi più fantasiosi (e brutali) che poteva concepire. ***
Capitolo 17: *** Walter Sullivan: Separazione. Lacrime. ***
Capitolo 18: *** Walter Sullivan: Ritorno a Silent Hill. ***
Capitolo 19: *** Walter Sullivan: i sotterranei di Silent Hill. ***
Capitolo 20: *** 20. L'Ordine Colpisce! ***
Capitolo 21: *** Finale. ***



Capitolo 1
*** Walter Sullivan: Una lettera rossa ***


Okay, non so che mi sia preso, scusate. In seguito a un sogno che ho fatto ieri notte ho deciso di scrivere questa storia Originale/Silent hill 4. Voglio aggiungere che il periodo temporale in cui si svolge la vicenda è dopo la fine di Silent hill 4 Finale: I 21 sacramenti.
Detto ciò vi invito alla lettura della storia.




Walter ce l'aveva fatta! Era riuscito a completare i sacramenti necessari per ricongiungersi alla "Sacra Madre", ora viveva all'interno dell'appartamento 302. Passava intere giornate a guardare la televisione e leggere la bibbia dell'Ordine. Nessuno poteva disturbarlo perché lui ormai era parte integrante dell'appartamento. La porta della sua casa era libera dalle catene e quindi poteva uscire e rientrare a piacimento.

Un mattino come tanti, Walter si svegliò alle 9.00, aveva indosso gli stessi vestiti che portava da quando aveva assassinato i due precedenti inquilini.

-Eileen e Herny... vi ringrazio per il vostro sacrificio.- L'assassino fissava le pale della ventola fissata al soffitto che giravano senza fermarsi...

Sentiva dentro di sé un profondo vuoto, nonostante avesse compiuto la missione. Si chiese se quello che aveva fatto avesse un fine più nobile, più reale..., si alzò dal letto con una lentezza tale come se non avesse voluto farlo...

*Il libro...* Pensò tra sé e sé *Forse lì trovo delle risposte.* Con questo turbamento si sedette sulla scrivania della sua camera da letto. Dal cassetto prese, con piatta emozione, il libro rosso, quel libro che lo aveva accompagnato da piccolo fino a quell'attimo. Era sicuro che in quel momento di bisogno non lo avrebbe abbandonato.

Ne sfogliò, con molta attenzione le pagine, ormai ingiallite...

Il libro, ora giaceva a terra di fronte al comodino, Walter si racchiuse in una tenace morsa la testa con ambo le mani ruvide e sudaticce.

*Niente, mi sento solo e abbandonato in questo mondo infame... madre... che devo fare? Che cosa posso fare?* Walter si rifiutava di fare la cosa più ovvia: Uscire dal quel buco di fogna e farsi una vita sociale. Era un assassino seriale, se qualcuno lo avesse visto si sarebbe scatenato a dir poco il caos, ed era meglio evitarlo.

Driinn Drrriiiiin....

Il trillo del telefono lo scosse dai suoi pensieri di un possibile suicidio e gli permise di focalizzare al momento ciò che stava accadendo.

Ora era di fronte a un dilemma: rispondere o no al telefono? Il suono si faceva sempre più insistente tanto che il biondo si alzò dalla sedia, si avvicinò al comodino e si inchinò per prendere il suo libro per poi posarlo a fianco al telefono (che non smetteva di suonare).

*Aspettiamo un pò, forse rinuncerà.* Walter si sedette sul letto.

Trenta minuti erano passati e il telefono suonava ancora.

*E va bene, hai vinto.* Walter alzò la cornetta e iniziò a ascoltare la voce dall'altra parte... non riconoscendola affatto.

-Tuuu ttuttuutuuttuuu... mi sente? Vorrei che lei controllasse la porta del suo appartamento, vorrei aiutarla a toglierle l'istinto di suicidio che poco prima l'ha colpita. Tttututtututtuuuuttuu. Clack- Era caduta la linea.

Walter non ebbe nemmeno il tempo di replicare e chiedersi chi ci fosse dall'altra parte della cornetta.

*Ma com'è possibile? Come sa il numero di questo telefono? E come ha fatto a farlo funzionare se il filo è staccato?* Questi e molti altri interrogativi gli affollarono la mente.

Non rimaneva altro da fare se non controllare che quello che avesse detto la voce fosse vero, Walter si alzò dal letto e uscì dalla camera.


Appena oltrepassato lo stretto corridoio e già poco dopo sentiva che una brutta sorpresa lo aspettava.

*La porta... di nuovo incatenata.*  Walter sentì l'emozione, provata già da Herny Townsteld. La porta era bloccata da spesse corde di saio e catene di rame.

Abbassò lo sguardo sotto la porta e vide una lettera rossa.

*Qualcuno sta facendo i miei stessi errori?* Walter raccolse la busta con sopra scritto: Per Walter Sullivan.

Si accomodò sulla poltrona dell'appartamento, mise i piedi sul tavolino e iniziò ad aprire la busta, quello che usci fuori era una lettera strappata ai bordi e con un buco centrale. Di certo il misterioso delatore non aveva i soldi per una lettera decente. 



Gli occhi si mossero da sinistra verso destra per quattro volte e poi battè due volte le palpebre. Nella busta vi era anche una fotografia a colori di una signora sui trenta anni e gli occhi erano di un marrone chiaro, i capelli di un celeste opaco, agli zingomi aveva due striscette rosse a triangolo rovesciato, le labbra erano sottili e neutrali. Il fisico era magro e il petto forse era di una terza taglia. Walter osservò la fotografia con pochissimo interesse data la scarsa importanza che attribuì a questa, ma  memorizzò comunque i lineamenti di quel viso.

Il giovane lasciò la lettera sul comodino a fianco della lampada e si alzò.

*Ho voglia di latte e biscotti.*  Walter non era per nulla terrorizzato o preoccupato di quello che poteva accadere... quel fenomeno gli appariva del tutto naturale.




Aprì il frigo e prese la scatola di latte scremato, poi prese un pentolino nello scaffale in basso e iniziò a scaldare il latte. Dall'anta della cucina tirò fuori un pacchetto di biscotti e li versò nel pentolino, due minuti dopo venne il momento di spegnere la fiamma del fornello e consumare la colazione.

*Quella lettera era ben strana...* pensò *E visto che non ho nulla da fare non mi costerà niente...* Walter lasciò il pentolino e il cucchiaio nel lavello e riprese a studiarsi la fotografia.

Pensò: *Se è questo che vuoi allora lo farò.* Walter intascò la foto nel giubbotto blu e sentì un rumore di una parete che crollava.

*Non mi resta che prendere la bibbia e entrare nel buco del bagno.* Walter era sicuro di quello che faceva, era un maestro dell'occulto.

Un sigillo si manifestò sulla parete  del salotto.




Walter lo fissò senza dire nulla, entrò nel bagno e infine nel buco (portandosi il libro rosso dietro).





Quale nuova avventura attende il nostro serial killer? Lo scopriremo.

Adesso vi chiedo di lasciarmi una recensione, per sapere se vale la pena di continuare questo mio scritto e sapere che ne pensate. Non vi costa nulla, vanno bene anche le recensioni critiche, aiutano a migliorare. Alla prossima! 

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Capitolo 2
*** Walter Sullivan: Un inizio non proprio buono. ***


Ecco il nuovo capitolo, sì avete capito bene: un nuovo episodio. Ho deciso di proseguire la storia di Walter Sullivan. Vi chiedo di recensirla e al tempo stesso ringrazio anche quei lettori che sono passati di qua e si sono soffermati a leggere. Alla prossima!



Walter Sullivan, un'inizio non proprio buono.

-Che mal di testa... non mi era mai capitato di sbattere contro un'albero.- Walter si massaggiava la testa, il viaggio era stato più brusco del solito. O almeno per lui.

Si alzò dal terreno polveroso e infangato, non era molto sorpreso di trovarsi in una foresta, o forse più precisamente in un giardino fin troppo grande per i suoi gusti. Si spolverò per bene il vestito e si tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, gli occhi brillarono di una luce misteriosa o forse sadica e  rotearono in direzione di un tronco d'albero soffermandosi per la precisione su un buco... All'interno di esso  luccicava qualcosa di metallico, Walter non esitò a controllare, allungòil braccio all'interno dell'albero e la  sua mano uscì armata.

"Una pistola.." Walter giustamente si chiese chi mai poteva avere l'interesse a nascondere un'arma in un luogo così  insolito... ma poi scoppiò a ridere un pò istericamente.

"Che sciocco che sono... Niente è insolito a Silent Hill, tutto è possibile." Con questa convinzione decise di tenersi l'arma e di esplorare il luogo.


Mente  avanzava,  decise di studiare l'arma: Una beretta semiautomatica con un caricatore all'interno da diciassette colpi. Lesse le parole sulla canna erano state incise con un oggetto appuntito.

"Usala poco. " Walter intuì facilmente che l'arma doveva  avergliela  procurata lo stesso che aveva mandato la lettera.

Dopo qualche metro, il biondo arrivò a una costruzione di legno scuro... probabilmente un capanno per gli attrezzi abbandonato, la porta era semiaperta. Vi entrò silenziosamente pronto a uccidere senza pietà l'eventuale  sfortunato abitante.

Vuoto... l'interno era vuoto... lui rizzò le orecchie come un segugio, intenzionato a percepire il minimo suono umano.

"Non c'è nessuno..."  L'uomo 11/21  si guardò in giro, il luogo non aveva niente all'infuori dell'ordinario,nell'unica grossa stanza non vi era che un tavolo quadrato, delle sedie pieghevoli, un banco da lavoro con sopra un recipiente d'acciaio pieno di uncini che probabilmente servivano a mettere in ordine gli attrezzi artigianali abbandonati un pò alla rinfusa,senza un ordine precostituito. Walter posò la pistola sul tavolo e si sedette su una delle sedie.

"Uhmm... qui c'è qualcuno che vuole che io elimini degli obiettivi prefissati, altrimenti non si spiegherebbe la lettera e la foto." Walter cacciò dalla tasca la foto che ritraeva la donna vestita con un golf di lana e con i piccoli triangoli rovesciati sugli zigomi.

"Questa donna non ha niente di anormale... i suoi occhi sono semplici e timidi, la sua bocca è piegata in un sorriso cristallino... non sembra essersi macchiata di qualche peccato." Walter scosse la testa... "No, è impossibile. Lei deve avere qualche scheletro nell'armadio, sta a me scoprire quale."

La foto gli scappò di mano e cadde con l'immagine riversa al suolo. Il retro riportava una scritta con una penna stilografica...

Lesse: "Cercala e seguila." Walter non nascose la sorpresa, come si era fatto sfuggire questo particolare?

 Si alzò dalla sedia e, lasciata la foto accanto alla pistola, si avvicinò al bancone degli attrezzi.

Un vestito spiegazzato era posto sul legno tarlato  del banco e sembrava a prima vista ( nella penombra)come un uomo inerte, abbandonato dalle proprie forze, disteso a riposare:nella realtà vi era una camicia azzurra con una giacca a maniche lunghe rossa e finiva il completo un pantalone dal colore indescrivibile,ma sempre tendente al rossiccio.  

 "Quest'uomo dev'essere molto intelligente... mi ha fatto trovare un vestito che non permette di notare macchie di sangue, ciò è segno eloquente... vuole che io uccida qualcuno."

Si tolse la giacca blu e si levò la maglia che indossava. Si abbottonò la camica e  chiuse la giacca.  

Il biondo trovò un elastico all'interno della tasca della giacca, lo usò per legare i capelli a coda di cavallo. Fece per prendere la bibbia...

"Cazzo, no! La bibbia!" Walter si accorse che cosa  gli mancava... la sua bibbia!  Stava per mettersi a urlare ma qualcosa lo trattenne.

Un rumore lo attirò... qualcosa stava accadendo fuori dal capanno...

"Che cosa sarà? Vado a vedere..." Walter lasciò l'arma sul tavolo ma si prese la foto. Fuori l'aria si era fatta più pungente, una nebbia stava scendendo. Il biondo non se ne preoccupò, ci era abituato.

Quello che vide era una ragazza poco più bassa di lui che scappava in direzione opposta rispetto a dove lui si trovava. Stringeva tra le braccia un libro.

"Quella... ha la mia bibbia!!" Walter iniziò a inseguirla, correndo alla cieca  e cercando di non inciampare su ogni radice sporgente.

-Fermati!- Gridò con quanto fiato aveva in gola... voleva riprendersi quello che era suo.

Dopo qualche metro si perse nella nebbia...

-Merda! Merda! Non la trovo più...- Si guardò furiosamente intorno... se fosse capitata tra le sue mani l'avrebbe squartata selvaggiamente...

Fece un passo e scivolò cadendo in uno strapiombo... rotolando sulla schiena non riuscì a fermarsi, procurandosi anche qualche contusione e graffi alla faccia. Finchè non si bloccò con la schiena su un pezzo di ferro.

"Maledizione... Non mi sento le gambe." Walter si alzò con un grande sforzo, reggendosi su un pezzo di ferro.

"Questo è... Oh no!" Walter si appiattì su di esso (guardarail) evitando una macchina che suonava il clascon con impeto.

-Razza di sbronzo, guarda dove vai!- Imprecò l'automobilista allontanandosi da lui.

Walter camminò sul bordo della strada,si era smarrito... in tutti i sensi.

"Non ho la bibbia, non ho un'arma... non so dove sono... avessi almeno una fottutissima mappa!" Walter avanzava con il capo chino, meditando di tornare a casa, ma come poteva farlo?

Un  rombo cupo di motore attirò la sua attenzione, un autobus bianco fece capolino dalla nebbia e curiosamente si fermò proprio dove era Walter.

-Sali vagabondo...-  Una voce lo apostrofò  dall'interno.

"E adesso? Cosa mi aspetterà?" Walter salì all'interno, era spazioso e c'erano oltre a lui solo due anzi tre passeggeri o almeno per quanto poteva scorgere al buio così gli sembrava.

La prima persona era un ragazzo più giovane di lui  vestito con una maglia semplice con un disegno astratto sopra, un pantalone nero con una cinta in finta pelle di serpente e delle scarpe grigie. La seconda era un vecchietto con un basco verde che gli copriva la fronte e gli occhi, aveva una giacca scucita e malandata con diverse toppe sui gomiti e infine un pantalone largo. L'ultima persona,infine,  quella al fianco della quale lui si siederà  era una ragazza con i capelli bruni corti ed  era proprio quella che gli aveva sottratto il libro rosso.   

-Restituiscimi il libro...- Walter la fissava torvamente.

-Ma chi siete? Non vi ho mai visto finora.- La ragazza strinse il libro al seno.

-Non essere bugiarda... il libro rosso mi appartiene.- Walter alzò il braccio.

La bruna non si scompose nè  per i modi bruschi  e nè per il  tono maleducato usati dall'uomo ma si limitò a mostrare il libro.

-Questo non è il mio libro...- Walter strabuzzò gli occhi.

-Che scoperta.- Disse lei usando un tono ironico nei confronti del biondo.

Walter si lasciò cadere sul sedile al fianco della ragazza e si perse nei suoi pensieri.

"Accidenti, che figuraccia. Ma il mio libro dov'è? Non posso mica scendere dall'autobus..."

-Ehi! Mi sente?- La ragazza cercò di attirare l'attenzione di Walter.

-Sì?- Walter si voltò verso la sua direzione . Potè anche meglio osservarla: aveva una maglia di lana rossa e blu, una giacca a vento marrone e una collanina d'oro al collo. Aveva anche delle cuffie alle orecchie collegate a una radiolina che portava in una borsetta a trancolla, aveva un pantalone blu che arrivava fino al ginocchio, delle scarpe con il tacco completavano il suo abbigliamento.

-Mi chiamo Samantha, sono al quarto anno di liceo artistico. Tu sei?- Lei porse la mano con le unghie laccate di viola.

-Walter Sullivan...- Lui preferì non dare la mano.

-Sei simpatico, eh?- La ragazza ritirò la mano.

Walter non l'ascoltò ma mise la mano in tasca per cacciare fuori la foto della donna misteriosa.

-Ehi, come fai ad averla!- La voce di Samantha lo soprese non poco. La voce era così forte che anche il ragazzo e il vecchio presenti si voltarono nella loro direzione. Il ragazzo ridacchiò mentre il vecchio borbottò qualcosa di incomprensibile.

-Quella è mia zia! La conosci?- Lei riprese nella sua foga a tempestare di domande il biondo.

-No... ma vorrei conoscerla.- Walter si mantenne sul vago cercando una possibile scusa.

-Oh capisco! Stai cercando un lavoro? Fai bene, ultimamente lei sta cercando un bravo cuoco.- La bruna aveva già riposto le cuffie e ora si  era dedicata al giovane.

-Perchè non mi parli di lei?- Walter assunse un tono confidenziale anche perchè era tantissimo tempo che non parlava con un essere vivente.

-Oh beh... posso dirti ben poco. Di solito noi ci vediamo solo in rare occasioni e quasi sempre di festa. Lei mi ha chiamata dalla scuola perchè venissi  presto da lei...- La sua voce si fece più bassa.

-Che è successo?- Walter la spronò a continuare sfogiando quel sorriso misterioso che quasi sempre lo aveva accompagnato nei suoi delitti.

-Uhmm... non  so se lo posso dire. Ma voi avete un'aria seria.-  Inarcò un sopracciglio. -Lei soffre di continui incubi di uomini che la vogliono violentare.- 

Walter iniziò a ragionare utilizzando le poche informazioni a sua disposizione.

"Uhmm... Qualcuno mi manda una lettera rovinata dicendo di conoscermi bene e mi chiede di arrivare in un paesino del Giappone, con lo scopo di trovare una donna che soffre di incubi ricorrenti
. I soggetti dei suoi sogni sono uomini che abusano del suo corpo. Questa donna chiama sua nipote che per una strana combinazione incontro... Forse... ho capito: Io devo uccidere gli uomini che abusano o hanno abusato nel passato della zia di Samantha!" Walter batte il pugno sul palmo dell'altra mano. "Ma questo non ha senso... perchè questa donna non denuncia questi stupratori? Ha qualcosa di più pericoloso da nascondere? Interessante..." Sul viso di Walter si delineò un sorriso largo.

-Walter? Siamo arrivati.- Samantha prese per mano il giovane e lo trascinò fuori dall'autobus, fuori la nebbia era scomparsa.

"Che faccio adesso? Non saprei orientarmi..." La ragazza gli battè la mano sulla spalla. -Deduco che lei non sa dove andare, eh? Ti accompagno io.-

Il giovane seguì la ragazza fino a un officina.



Eccoci alla fine, che vi è sembrato?
Ho anche una buona notizia: gli aggiornamenti avverrano ogni fine settimana
(o almeno cercherò di fare il possibile per farli).
Ora la storia si dipanerà in due periodi:
-La ricerca delle vittime.-  
-La feroce esecuzione dei ventuno sacramenti-
Spero che vi divertirete! Alla prossima! 
 
 

  



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Capitolo 3
*** Walter Sullivan: Un incontro anormale ***


Salute a tutti, finalmente il terzo capitolo è pronto. Dovevo postarlo la volta scorsa ma ho avuto molti impegni, quindi scusatemi molto. Ora vi lascio alla storia.
Alla prossima!


Il locale dove Walter avrebbe lavorato non era proprio il meglio ma non ci si poteva lamentare: un’autofficina con annessa una cucina e un’altra stanzetta, dove erano sistemate alla meglio alcune brandine. In quel momento sul ponte da lavoro abbassato, dove la ruggine la faceva da padrona, vi era un furgoncino verde con il cofano alzato e un ragazzo più giovane di Walter di dieci anni vi stava armeggiando con i vari ingranaggi sistemati all’interno del veicolo.

-Buongiorno!- Samantha con voce allegra attirò l’attenzione del meccanico che sbatté la testa, alzandola, contro il ferro del cofano.

-Ahi! Accidenti!- Il giovane spostò la testa di lato per vedere chi fosse entrato.

-Oh, mi scusi…- Samantha cercò di nascondere un risolino mettendosi una mano sulle labbra.

-Buongiorno a voi, come posso essere utile?- Il meccanico si pulì le mani unte di olio con un panno giallo.

-Sono Samantha e dalla descrizione fatta da Doriana, lei deve essere il suo compagno, vero?- La ragazza si sporse un po’ per avere la conferma visiva di quanto aveva affermato.

Alla voce “compagno” Walter emise un “ah” basso e sorpreso.

-Samantha? Ah, ma certo! Sì, sono Alvin. Tua zia mi ha parlato di te, sei venuta per trovarla, no?- E sfoggiò un sorriso amichevole.

-Oh giusto!- E così dicendo afferrò per il braccio Walter facendolo avanzare. -Ti presento anche Walter Sullivan. Abbiamo viaggiato insieme.-

Alvin lo osservò attentamente: -Buongiorno… uhmm… siete un po’ trascurato.-

Walter stringendo i pugni come per difendersi replicò: -No, è il mio look…-

-Cosa state facendo?- Samantha osservava l’automezzo.

-Niente di che, due camionisti di passaggio mi hanno lasciato questo mezzo da riparare.- Alvin si avvicinò al camioncino con una pinza e accese la lampada portatile per vedere meglio e cercare un tubo da sostituire.

-Dove è zia?- Samantha reggeva la lampada e per cercare di aiutare il suo futuro zio.

-Al piano superiore, con i due camionisti. Accidenti, questo tubo è maledettamente complicato da togliere...- Imprecò un po’.

Walter, senza pensarci due volte, salì al piano superiore per cercare la donna della foto.

Attraversò un corridoio e si avvicinò a una porta.

“Deve essere qui dentro… che sono questi rumori?” Walter cercò di abbassare la maniglia ma girava a vuoto.

Non sia mai detto che si scoraggi per così poco! Il biondo si guardò in giro e vide una finestra semi aperta e un piccolo cornicione…

-Non guardare giù. Non guardare giù…- Ripeteva continuamente mentre strisciava sul piccolo cordone del cornicione con le spalle al muro.

Arrivò alla finestra della stanza a fianco e guardò all’interno. Due minuti dopo Walter tornò indietro, chiuse la finestra e ripercorse il corridoio all’inverso.

-Urgh… la mia testa.- Walter si passò entrambe le mani sulla fronte.

Un ronzio molto forte gli provocò un capogiro… lui vide tutto rosso.

-Chi sei?- Walter osservò davanti… un ragazzino simile alla ragazza della foto, camminava nella sua direzione…

Non rispondeva ma lo superò. Walter si girò più velocemente che poteva ma non vide nessuno.

-Non posso essermelo immaginato…- Cercò di prendere aria e scese giù.

Samantha e Alvin avevano appena finito di riparare il camioncino.

-Walter, dove sei stato?- Alvin e Samantha lo chiesero quasi in coro.

-Doriana scende subito.- Il biondo cercò di nascondere il turbamento provocato dall’incontro con quel ragazzo ma anche da quello che aveva visto prima, nella stanza.

Walter si accomodò su una sedia di plastica e poco dopo sentì dei passi.

-Allora? Il camioncino è pronto?- Uno dei due camionisti si rivolse al meccanico.

-Sì, ecco le chiavi.- Alvin prese dal cassetto della scrivania un mazzo di chiavi e la fattura con il conto.

-Ecco a lei.- Il secondo pagò senza obiettare nulla.

-Aspetti, mi ha dato troppo.- Il meccanico, che era una persona onesta, volle restituire l’importo in più.

-Tienilo come mancia.- Borbottò il primo.

I due camionisti erano l’uno opposto dell’altro. Uno era magro e sbarbato, l’altro era molto grosso e con una barba crespa.

Walter li guardò senza mutare espressione. Il magro se ne accorse.

-Ehi, barbone! Che hai da fissarci?- Lo aggredì verbalmente.

Walter non rispose ma lanciò uno sguardo cupo accompagnato da un sorriso inquietante.

-Lascialo stare. Andiamocene, che siamo oberati di lavoro.- Il grassone, anche se fece finta di nulla, aveva visto un lampo di crudeltà e tristezza negli occhi del giovane.

Il camioncino fece retromarcia e sparì dall’officina.

-Sei arrivata, Samantha!- Una donna scese dalle scale con il passo incerto e barcollante.

-Zia!!- La ragazzina corse per abbracciare la zia ma lei la respinse.

-Aspetta, non venirmi addosso, sono molto stanca.- Lei, a malapena, si reggeva in piedi.

Nessuno lo notò ma Walter sì: In mezzo alle gambe della donna colava uno strano liquido bianco… Inoltre la sua pelle era arrossata.

Lei, sorretta dalla nipote, andò in cucina.

Alvin notò che Walter era pensieroso.

-Ehi! Qualcosa non va?- Cercò di riportarlo alla realtà.

-Oh, tutt’altro.- Walter sorrise ancora, ma con una velatura di soddisfazione.


Bene, bene, le cose sono più interessanti di quando pensassimo, chi è il misterioso ragazzino? Walter ha già trovato le due vittime per i suoi sacramenti: non ci sarà pietà. Il nuovo capitolo sarà la settimana prossima! Inoltre voglio ringraziare chi ha letto e seguito la storia. Ma vi chiedo anche di spendere una parte del vostro tempo per una recensione. Ci conto! Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Walter Sullivan: Non più solo... ***


( Una simpatica immagine per iniziare il capitolo, spero che apprezziate.)

Fatte le dovute presentazioni di fronte a un piatto di ramen, Doriana invitò il nuovo ospite cioè Walter a parlare di sé.

-Non ho molto da dire... sono nato nel 1970, i miei genitori  scomparirono dopo la mia nascita, fui adottato nell'orfanatrofio "Wish House", crebbi e all'età di 18 anni mi iscrissi all'università di Pleasant River, finii in prigione per alcoolismo. Ora uscito di prigione voglio un lavoro.- Walter dovette faticare un po’ per risultare credibile, ma ottenne il suo scopo.

-Uhmm... capisco, sarò felice di accoglierti nella mia officina.- Iniziò Alvin, il quale fu molto sicuro di avere al suo fianco un bravo lavoratore.

Doriana rivolse un sorriso al biondo, era felice che il suo ragazzo avesse qualcuno con cui parlare e stringere amicizia.

"La sua storia non mi convince... " Solo Samantha aveva qualche dubbio ma lasciò correre.

Finito il pranzo, Samantha si offrì di buttare la spazzatura nel contenitore fuori dall'officina, quando fu fuori, un vecchio signore con la tunica nera la salutò.

- Buon pomeriggio, giovane pecorella di Dio. - Il vecchio non accennò a un sorriso ma abbozzò solo un cenno con la testa.

-Eh? Chi è lei?- Samantha lasciò cadere il saccone, quella figura la inquietava.

Il vecchio (che si supponeva fosse un prete) non emanava un'aura di sicurezza tipica dei sacerdoti ma era molto sinistro...

-La signorina Doriana? Sono Kaufman... pastore protestante.- Disse la figura presentandosi, pronunciando il proprio nome con un accento tedesco perfetto.

"Non mi fido molto di questo... chiamerò Walter." Samantha sorrise forzatamente per non sembrare maleducata.

-Perchè state cercando mia zia?- Samantha non era una stupida, anzi voleva saperne di più.

-Oh, niente di preoccupante... lei dovrebbe fare una generosa offerta per la nostra chiesa.- Il prete era sempre tranquillo, nelle sue labbra sottili non vi era incertezza.

I due continuarono a fissarsi, ma nessuno voleva proferire parola.

-Buongiorno, padre.- Doriana fece la sua presenza all'uscita dell'officina, si avvicinò alla nipote.

-Samantha, vai dentro. - La voce era perentoria e dura.

-Ma zia...- Samantha cercò di obiettare, ma uno sguardo eloquente da parte della zia, le fece morire le parole in gola.

La giovane ragazzina guardò prima il prete e poi la zia; sospirò e tornò dentro.

Walter vide tutta la scena dalla finestra. Come poteva essere quella situazione? Molto assurda...

"Niente male, Samantha." Si complimentò mentalmente con lei, si era dimostrata molto prudente.

Walter entrò in cucina, dove in quel momento era entrata la mora, molto pensierosa. Walter si sedette su una delle sedie della cucina e mangiucchiò un pezzo di torta che si trovava sul tavolo.

-Uhmm... Ehi!- La ragazza emise un grido furioso, quella torta era la sua.

Walter sobbalzò dallo spavento e lasciò cadere il dolce sul pavimento. La conseguenza fu a dir poco comica: Samantha che sbraitava come una pazza isterica e il biondo che cercava di scusarsi, facendo gli occhi da cucciolo innocente.

Alvin fu fondamentale per risolvere la situazione:-Su, su, non è accaduto niente. Walter, pulisci il pavimento. Samantha, cosa è accaduto?-

-Questo imbecille si è mangiato la torta!- Samantha puntò un dito accusatore e con un carattere da bimba viziata reclamava quello che era suo.

Walter, pacificamente, prese lo scopone per le pulizie e, con molta pazienza e olio di gomito, lavò il pavimento.

-Non lamentarti inutilmente, la prossima volta vai nella pasticceria del paese e ti prendi un altro dolce, no?- Alvin usò un tono di rimprovero per calmare la ragazza.

Risolta la discussione, si sedettero in circolo, davanti alla tavola ovale della cucina.

-Mi dispiace, non sapevo che fosse vostro…- Walter voleva assolutamente farsi perdonare.

-Umpf… non ci pensare.- Sbottò Samantha e ricordandosi del prete chieste a Walter: -Piuttosto, quel sacerdote… non mi piace per niente. Tu che ne dici?-

-Non lo so… non mi faccio molti pregiudizi, io giudico in base all’atto compiuto.- Walter rispose con tono vuoto e monosillabico.

-Ragazzi, siete tutti qua?- Doriana sorrideva, come se quel diverbio con la nipote non fosse mai accaduto.

-Zia…- Samantha fu la prima ad alzarsi e andarle incontro.

-Signor Sullivan, incomincerà domani a lavorare, va bene?- Doriana rivolse la sua attenzione al biondo.

-Come vuole. A che ora?- Walter si alzò seguito a ruota da Alvin.

-Alle 9.30, non fare tardi il tuo primo giorno.- Spiegò il meccanico.

Walter uscì dal locale e s’incamminò per la strada che portava al centro del paese. Da quando non aveva avuto occasione di visitare qualcosa? Da troppo…

Gli occhi verdognoli cercavano di catturare ogni minimo particolare che gli suscitava il maggior interesse. Il vento sulla pelle gli dava una sensazione di libertà. Egli, muto, avanzava calpestando il terreno sassoso che caratterizzava quel paesello.

“L’ultima volta che sono stato in mezzo alla gente… era quando studiavo all’università… Non provo rancore per questa gente che, al mio passaggio, si fermano incuriositi e mi guardano.” Un guaito attirò l’attenzione di Walter, che si fermò e aguzzò l’udito per capire da dove provenisse.

Una scatola abbandonata sul ciglio del marciapiede si muoveva in modo impercettibile, Walter si guardò intorno per capire se ci fosse qualcun altro che l’avesse vista, ma non notò nessuno.

S’inginocchiò per aprire lo scatolone e all’interno vi trovò un cucciolo di cane. Walter non aveva mai avuto a che fare con gli animali… tranne che un gatto.

Il cane guaiva continuamente… aveva degli occhi meravigliosi di un grigio scuro.

-Avrai fame…- Walter si alzò e strinse il cucciolo al petto, sentì una vampata di calore all’altezza di quest’ultimo.

“Non ho mai provato quest’emozione… questo cucciolo ha qualcosa di speciale. Non so come definirlo.” Il biondo camminò con il cucciolo in braccio e giunse a una latteria. Il proprietario non c’era quindi, decise di compiere un furto… a fin di bene.

Prese una bottiglia di latte fresco e, senza perdere tempo, allungò il passo e si nascose in un vicolo stretto e buio.

“Qui non mi vedranno…” Walter si abbassò e lasciò il cucciolo a scodinzolare liberamente e staccò, con pochi sforzi, il tappo della bottiglia. Inesperto di gesti umani lasciò la bottiglia aperta di fronte al cucciolo. Quest’ultimo lo fissava e sembrava che sulla sua testolina ci fosse un punto interrogativo…

-Beh? Non bevi?- Walter attese un po’ e poi formulò la domanda.

-Walter, usa una scodella…- Una voce nel buio del vicolo lo spaventò.

Walter si alzò di scatto e cercava di capire chi avesse parlato.

Una figura di un ragazzo fece la sua apparizione… solo che stavolta il biondo non sentiva dolore nel cervello.

-Tu sei… ti ho già visto.- Walter si calmò e riprese il suo solito ciglio triste e cupo.

Il ragazzo era a pochi metri dal killer ma come se lui non ci fosse, prese una pignatta nel cassonetto del vicolo, ci versò il latte e l’offrì al cucciolo.

-Così devi fare. Semplice, no?- Il ragazzo non sembrava pericoloso anzi pareva a suo agio.

Walter lasciò fare al giovane e ascoltò la sua frase.

-Me lo ricorderò…- La voce era atona e lo sguardo fisso sul cucciolo che leccava il latte.

Quando il cucciolo ebbe finito, fece un chiaro segno di volerne ancora.

-Tocca a te, prova.- Lo invitò il giovinetto.

Walter fece come mostrato prima e il cucciolo riprese a leccare. Il biondo lo guardò ancora e poi alzò la testa per parlare ancora con il ragazzo misterioso.

-Dove è finito?- Si guardò in giro… era scomparso.

Prese a sé il cucciolo e decise che lo avrebbe portato a casa sua.

-Ti va di stare con me?- Walter si portò il cucciolo a qualche centimetro dagli occhi per osservarlo meglio.

Burp… emise un ruttino.

-Bleah… beh, lo prenderò per un sì. – Walter rise… era da tantissimo che non allargava le labbra.

Com’è giusto che sia, Walter tornò al capannone, dove aveva lasciato le sue cose. Per trovarlo fu necessario rubare una carta topografica del paese e dintorni.

“Se si continua così, finirò in galera ancor prima di compiere i sacramenti.” Lui pensò. Il pulmino fece capolino nella nebbia e lui vi salì, l’interno era vuoto…

“Meglio così…” mise una mano nelle ampie tasche dell’impermeabile rosso e verificato, che il cucciolo fosse ancora lì dentro al caldo, Walter si rilassò al suo posto. Dopo un po’ di minuti lui vide dal finestrino il capannone.

Scese senza pagare (nessuno gli aveva chiesto le spese per il viaggio) e attraversò il sentiero e tra l’altro vi era una nebbia molto fitta.

-Accidenti, non vedo nient… Aaaaaah!!!- Non aveva nemmeno finto la frase che sbatté la testa contro un albero.




Eccoci alla fine di questo capitolo. L'ho voluto renderlo più dolce, in modo tale da permettere ai lettori di non inquietarsi troppo. Ringrazio molto chi ha letto e seguito la mia storia. Una recensione mi farebbe comodo, infatti vorrei sapere se il personaggio di Walter sia un pò troppo OCC. Vi ringrazio ancora.

Ah, dimenticavo: il nuovo capitolo sarà per la settimana prossima.

Un'altra cosa:

Alvin

Samantha in divisa scolastica (almeno credo).

Non aggiungo più nulla, alla prossima!

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Capitolo 5
*** Walter Sullivan: A casa. ***


Quinto capitolo! Non ci credo! Pensavo che la mia voglia di scrivere fosse andata a quel paese ma, a quanto pare, non è così! Ecco il nuovo capitolo. Buon divertimento.

Immagine di Walter Sullivan, spero che vi piaccia



Walter Sullivan: A casa.

Walter si svegliò con una forte emicrania, la prima cosa che vide erano gli intonachi anneriti del suo appartamento.

"Come... come? Come sono finito qui?" Si osservò in giro: Tutto normale... Anzi no. Una piccola palla arrotolata su sé stessa, a spirale, dormiva beatamente.

-Il cucciolo?- Walter si alzò facendo leva sulla schiena e con delicatezza prese in braccio il cucciolo, che ancora dormiva.

"La cosa non mi è chiara... come ho fatto a tornare a casa? Non ho attraversato alcun buco... e in più, la bestiola mi ha seguito? Come ha fatto?" Walter si alzò dal letto e si diresse in cucina, con l'intenzione di preparare qualcosa. Lasciato il cucciolo sul divano davanti alla TV, si apprestò a cercare qualcosa di commestibile negli scaffali e nello sgabuzzino del suo appartamento.

Il rumore prodotto dallo spostamento di numerose scatole e pacchi che Walter muoveva fece svegliare il cane che, preso dalla curiosità, zampettò nella zona da pranzo per vedere se il padrone gli desse qualcosa di commestibile ma visto che quest’ultimo non lo prendeva in considerazione decise di esplorare la sua nuova casa. Il baule accanto alla TV gli suscitò il maggior interesse, tanto che  iniziò ad annusare intorno al contenitore. Alzandosi sulle zampe posteriori e con alcuni colpi di zampa riuscì ad aprire il baule e vi gettò dentro. Walter, nel frattempo aveva trovato una scatola di biscotti un po’ rovinata per il cane.



Walter tornò dove si trovava il cane, ma non lo trovò. Si grattò con vigore i suoi lunghi capelli e, lasciata la scatola sul divano vuoto, iniziò a cercare il cucciolo e non ci volle molto a tirarlo fuori dal baule.

-Ti eri nascosto? È ora di mangiare.- Walter ricevette una leccata in piena faccia dal cane, lui non si arrabbiò anzi aggiunse:-Mi sono già lavato il viso, non fare il monello…-

Sorridendo lasciò che il cucciolo iniziasse a mangiare i biscotti sul divano. Ma qualcosa lo spinse a frugare all’interno del baule.

-“Una pala, una motosega, un frustino e… ma questo? Non può essere.”- Walter provò un brivido percorrergli la schiena, era molto turbato da quello che stringeva tra le mani.

-Eileen…- Walter scorrendo la superficie del viso del pupazzo di stoffa con il dito, iniziò a vagare con la memoria ghiacciata dalla troppa violenza provata da bambino. Lo ricordava chiaramente, non dovette fare molti sforzi.



Aveva 16 anni quando tornò nell’appartamento 302 come sua abitudine, vide quella piccola bambina di 3 anni, fu colpito dal suo sorriso, dai suoi occhi gentili e dalla sua voce. Il più bell’evento fu quando ella gli donò una piccola, semplice e fragile bambola di pezza ma dal significato profondo. Ormai quella ragazza era morta dopo atroci sofferenze all’ospedale St. Jerome per mano sua, per mano dello stesso che aveva accettato il suo regalo.

“Questa bambola… la terrò con me, visto che Henry non l’ha voluta.” Così pensando si mise la bambola in tasca e colto da un improvviso colpo di sonno, fece in tempo a tornare nella camera da letto per addormentarsi sprofondando  la testa bionda sul cuscino.

Una notte e 5 ore più tardi Walter fu svegliato dal sonno profondo da un trillo molto familiare. Senza perdere tempo, sollevò la cornetta del telefono, pronto a imprecare come ogni comune essere mortale.

-Allora chi scoccia alle 5 mattino?- La cornetta era semi bagnata di saliva che era uscita dalla sua bocca quando aveva pronunciato la parola “Scoccia”.

Tututututu

Il biondo sbuffò e posata la cornetta stava per ritornare nel mondo dei sogni.

-Ciao Walter… come sta il mio compagno di merende preferito?- Una voce femminea, da dietro, raggelò ogni singola vena nel corpo del biondo.

-A.. a… a… Alessa!- La gola si seccò subito dopo pronunciato quell’infausto nome.



Eh eh… che sorpresa! Come mai la signora di Silent Hill è qui? Che mai vorrà da Walter? Nota interessante: Lei è ormai adulta… (niente bunga bunga, sia chiaro.) Cosa succederà? A fine settimana lo scopriremo!
E un’altra cosa: R-e-c-e-n-s-i-t-e!! Ci vuole così tanto per capirlo? Voi otto che leggete prima di tutti, fate sentire la vostra voce! Fate come Waltersullivan24, come golden_skans (si scrive così?), che ringrazio molto. Alla prossima!  

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Capitolo 6
*** Walter Sullivan: Due anime, un solo destino. ***


Ah, ecco il nuovo capitolo, pensavo di non farcela... Bene, ringrazio come sempre chi ha letto e recensito i precedenti capitoli. Leggete e recensite anche questo, mi farebbe molto piacere sapere il vostro parere. Alla prossima!


Walter Sullivan: Due anime, un solo destino.

Walter non riusciva a capire quello che stava accadendo né tantomeno avrebbe potuto sapere quello che sarebbe successo dopo. L’unica cosa certa è che lei era alle sue spalle... e avrebbe potuto ucciderlo in solo istante.

-Walter…- La voce suonava, alle orecchie, melodica e innocente.

Il biondo chiuse gli occhi pronto a subire chissà quali violenze ma sentì solo un paio di braccia sottili e magre stringergli il busto senza troppa forza.

-Alessa…- Il ragazzo sentì la testa della “strega” poggiata sulle sue spalle larghe.

Non sembrava aggressiva ma trasmetteva una sensazione di calma e serenità… di questo Walter ne aveva paura.

“Che cosa vorrà mai fare?” Si chiese senza muoversi.

-Walter, mi sei mancato moltissimo.- Disse senza tanti giri di parole. 

Le parole uscite dalla bocca di Alessa lo lasciarono spiazzato, il ragazzo si pietrificò per un po’. Alessa, accorgendosi di questo, lasciò la presa e si sedette a fianco del biondo.

-Non avere paura non voglio farti del male…- Lei sorrise e piegò la testa in modo tale da vedere il viso di Walter ma non riuscendoci perché quest’ultimo era voltato da tutt’altra parte.

-Cosa fai qui?- Il biondo non aveva il coraggio di guardarla negli occhi e si allontanò di un po’ da lei.

-Voglio restituirti qualcosa.- Rispose lei prendendo da una borsa un libro con la rilegatura rosso sangue.

Le parole accompagnate dal gesto attirarono la curiosità della vittima 11/21, che si voltò nella direzione della “strega”.

-Mi sono impegnata molto per restaurarlo… era tutto sporco e ingiallito.- Spiegò, mettendo nella mani di Walter, la bibbia dell’ordine.

-Allora eri tu… la ragazza che mi ha fatto penare. Che mi ha fatto cadere dalla montagna!- Walter perse il timore che aveva nei suoi confronti e lo sostituì con una furia incontrollata.

-Già, non vorrai dilaniarmi?- Alessa sorrise, sapeva che lui non vorrebbe mai farle del male.

Walter iniziò a sfogliare la bibbia e dovette costatare che lei aveva fatto un buon lavoro.

-Mmm… sei perdonata, ma come mai sei qui? Non solo per portarmi questo, ho indovinato?- Il biondo la studiava attentamente.

-Raccontami un po’, hai trovato tua madre?- Lei iniziò a fargli delle domande.

-Sì, ora sono con lei. E tu? Ti sei vendicata dei tuoi compagni?- Walter controbatté con un’altra domanda.

-Sì, ora sono la “strega” e mi occupo di giustiziare chi ha a che fare con me in un modo o nell’altro.- Una luce di malignità s’illuminò nei suoi occhi neri e aggiunse: -Per gli altri, lo lascio fare a Pyramid Head. -.

-Temo di non capire, chi è questo Pyramid Head? Chi sono queste persone?- Walter non distolse lo sguardo dalla lettura della bibbia e tenendo le orecchie ben aperte.

-Li conosci anche tu, Walter.- Lei si strinse nelle spalle e aggiunse: -Conosci Claudia Wolf? Lei è stata punita da mia figlia Cheryl Mason alias Heather.-

-Mmm… Claudia Wolf, mi ricordo che studiavate insieme a scuola. Eravate grandi amiche...- Walter s’interruppe per lasciar continuare Alessa che spiegò.

-Purtroppo ho scoperto che lei non era altro che una delle tante fanatiche del culto di Silent Hill. Quindi ho permesso a mia figlia (che aveva scoperto le sue origini) di eliminarla sotto forma di mostro.- Le sue parole non mostravano rimpianto ma sola certezza.

-Capisco… ma questo Pyramid Head… mi sembra di conoscerlo, anche se il suo nome non mi dice nulla.- Il biondo si fermò nella lettura per passarsi una mano sulla pancia.

-E hai ragione…- Alessa strinse la mano di Walter per poi continuare: -Pyramid Head non è altro che Leon…-

-Che?!!- Walter alzò la testa per fissare Alessa con gli occhi sgranati dalla sorpresa:- Stai scherzando?-

-Non sto scherzando.- Rispose decisa.

-Leon…- Walter chiuse gli occhi per aprire i portali dei ricordi celati nella sua anima.

 

*Flashback*

Un bambino di 8 anni con un libro rosso in mano era seduto nella panchina della Wish House, era intento a leggere un capitolo della bibbia riguardante La Sacra Madre. 

Un paio di mani con le dita sottili gli ciondolò il collo e un sorriso allegro fu rivolto a quel ragazzino.

-Chi sei?- Walter alzò lo sguardo e vide una ragazza più grande di lui.

 -Mi chiamo Alessa, sono qui in gita con i miei compagni.- Il sorriso si smorzò un po’.

-Piacere, mi chiamo Walter Sullivan.- Il bimbo era felice di aver conosciuto qualcuna che non lo trattasse male.

Parlarono e scherzarono insieme per parecchi minuti, finché non venne a cercarli Claudia.

-Walter, ti presento Claudia.- Alessa introdusse la sua amica e poi si rivolse a lei: -Claudia, lui è Walter Sullivan, vive qui.-

Anche Claudia fece due chiacchiere con il bambino e gli spiegò alcuni passaggi della bibbia e soprattutto sulla risurrezione della madre.

I professori, che erano gli adepti dell’ordine, richiamarono le due ragazze. Si lasciarono a malincuore e Walter lo tenne caro quel ricordo.

Un paio di settimane più tardi, Walter (rinchiuso in una cella della prigione acquatica) ricevette una lettera e una busta contenente una fotografia. Facendo appello alla sua istruzione, lesse quel pezzo di carta.

“Caro Walter, come stai? Lo so che ti ricordi di me, sono Alessa.
Qui è terribile, i ragazzi mi trattano male e mi urlano quel nome infausto: Strega. Ma io non c’entro nulla, soffro moltissimo per questo! Solo tu mi puoi capire, siamo simili. Non voglio più parlare delle cose brutte, voglio parlarti di questo ragazzo. Si chiama Leon, ha i capelli color cenere, ha un carattere molto gentile e sincero. Pensa che si sia addirittura rifiutato di credere a quello che dicevano i nostri compagni, questo mi solleva molto, ma ho paura per lui. Capisci, vero? Ho paura che quei ragazzi, come trattano me, possano trattar male anche Leon. Non lo sopporterei questo. Nella busta troverai una fotografia; è lui, il soggetto nella foto. Tu come te la passi? Vorrei tanto rivederti e parlarti ancora. La tua Alessa.”

Walter alzò la testa con i capelli a caschetto e frugò nella busta, effettivamente c’era una foto. Un ragazzo (come descritto da Alessa) era sorridente. 

“Hai ragione, siamo simili... anch’io subisco continue botte da quella palla di sterco che è il vigilante. Vorrei tanto punirlo magari annegandolo nel suo stesso sudiciume.” Walter piegò in fretta e furia la lettera e la nascose nella tasca a fianco del pantaloncino. 

La porta della cella si aprì con un tonfo forte e fece la sua presenza Andrew Disalvo, che aveva in mano un manganello. 

Qualche ora più tardi, Walter giaceva sul pavimento bagnato di acqua e assumeva la posizione fetale. 

“Quel pazzo... mi ha picchiato ancora più forte... ancora più violento. Per una cosa che non ho mai fatto.” Walter si passò la mano sul naso e lo sentì bruciare... il sangue usciva un po’ ovunque... sul petto, le gambe e la schiena e i suoi pensieri furono rivolti alla sua amica: “Alessa, spero che nessun adulto ti metterà le mani addosso... lo spero vivamente.”.

“Leon, proteggila...  sempre!” Walter si alzò, con fatica, in piedi. Un lamento uscì dalle sue labbra quando si accorse di qualcosa... la sua schiena si era un po’ curvata; molto probabilmente da adulto sarebbe stato curvo e così fu.

 *Fine Flashback*

-Ecco quindi chi era... Leon era il tuo fidanzato.- Walter fissava la ragazza in attesa di altre novità, che non sarebbero state poche.

-Già...- Lei sorrise un po’ e aggiunse: -Basta rivangare il passato, cosa stai facendo ora?-

Il biondo, con questa domanda, si ricordò di qualcosa.

-Ah sì, da un po’ sono in contratto con uno strano fantasma, è un bambino di undici anni ed è terribilmente somigliante a una donna...- 
In poche parole Walter spiegò la situazione alla “strega”.

-Capisco, vedrò di scoprire qualcosa. Teniamoci in contratto: Usa il telefono, il numero è 854628741. È complicato da ricordare ma così è più sicuro.- Alessa si alzò dal letto.

-Alessa, aspetta! Non ti ho ancora ringraziato.- Walter alzò il braccio per cercare di trattenerla ma lei era già scomparsa.

-Accidenti...- Lui, rimasto solo, abbassò la testa sconsolato.



Ecco conclusa un'altra pagina della mia storia, come vi è sembrato? Confesso che questo è uno dei capitoli meglio concepiti dalla mia mente. Per chi volesse sapere chi è Leon, vada qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=572245.Questa immagine (DeviantArt) ritrae Alessa e Claudia quando erano bambine.

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Capitolo 7
*** Walter Sullivan: Il lavoro nobilita l'uomo. ***


Capitolo sette, signori miei. Leggete e commentate, il nostro protagonista avrà la possibilità di conoscere il lavoro. Ringrazio come sempre chi legge, segue e recensisce. Alla prossima!


Walter Sullivan: Il lavoro nobilita l’uomo.

Walter Sullivan Pictures, Images and Photos
Nuova immagine di Walter Sullivan 


Doriana era intenta a impacchettare un vaso di ceramica quando il telefono squillò.

-Pronto?- Lei, con molta pazienza, cercava di fare un fiocco abbastanza carino e teneva la cornetta tra la spalla sinistra e l’orecchio.

-Come stai? Sono Paul...- Una voce maschile e amichevole uscì dalla cornetta.

-Paul? Sei quel Paul? Non c’è male e tu?- Lei rinunciò a fare il fiocco e tenne la cornetta nella mano sinistra.

-Sto bene, fra una settimana verrò da te per motivi d’affari e inoltre, porterò con me, mia moglie.-, -Ah sì?- Doriana si morse il labbro inferiore, segno che la cosa la aveva turbata.

-Sì, non posso disdire. Ti avviso in anticipo che sbarcherò dalla nave al porto di Vincent Port.- Ci fu una pausa e poi la voce aggiunse: -Ti disturba, forse?-.

-No, anzi.- Lei cercò di apparire quando più naturale possibile ma non poté non fare una smorfia nervosa.

-Benissimo, alla prossima settimana allora.- L’interlocutore telefonico non si accorse di nulla e finì la chiamata (diciamo che le riattaccò la cornetta in faccia).

Lei fissò la cornetta per un po’ e infine la posò con violenza sull’apparecchio.

-Maledetto figlio di pu****a!!- Lei imprecò con un tono esageratamente alto e girò per tutta la cucina con l’aria pensierosa.

-Zia, tutto ok? Che è accaduto?- Samantha, la nipote della signora Doriana, entrò in cucina con l’aria un po’ spaventata dal trambusto di poco prima.

-Per niente, Paul arriverà qua con quella t***a di sua moglie!- Lei si fermò e puntò gli occhi fiammeggianti sulla nipote.

-Ehmm... se mi spiegassi tutto, sarei in grado anche di aiutarti.- Samantha osservò il comportamento di sua zia con gli occhi sgranati.

-Uff... allora la situazione è la seguente: Paul, il mio primo fidanzato, è un funzionario dello stato che si occuperà di registrare la nostra futura impresa. Fin qui tutto bene, la cosa che mi fa andare il sangue al cervello è che porterà anche la moglie.- Si fermò, per calmarsi un po’.

-E?- La voce di Samantha pareva un sussurro ma le orecchie le aveva ben aperte.

- Quella donna che si è sposato Paul è la mia acerrima nemica.- Doriana strinse i pugni.

Samantha prima la guardò come se fosse pazza, poi sorrise e infine rise come non mai.

-Che ridi?- Doriana fece la faccia offesa e incompresa.

-Ma solo per una cosa avvenuta chissà quanti anni prima! Sei troppo paranoica, zia!- Samantha a stento si teneva la pancia e aggiunse calmandosi: -Non credo che sarà un problema, i posti letto ci sono. Stringi i denti e passa.-

-Uhmm... hai ragione.- Anche Doriana parve calmarsi e sorridere alla nipote.

Poco dopo entrò in cucina Alvin.

-Ragazze, Walter è in ritardo! Lo avete visto voi?- Alvin sembrava un capo di un’azienda importante.

-No, ma a momenti dovrebbe arrivare.- Samantha uscì dalla cucina, con l’intenzione di andare alla fermata dell’autobus.

Una volta arrivata alla cabina delle fermate, attese un bel po’ prima che arrivasse il bus.

“Eccolo, puntuale come sempre.” Commentò ironicamente.

Vi entrò salutando il conducente e chiedendogli informazioni.

-Buongiorno, avete visto un...- Lei s’interruppe sentendo un russare piano.

-Lasci stare, l’ho trovato.-  Lei terminò la conversazione con il conducente per poi dirigersi verso alcuni seggiolini dietro.

-Walter? Che fai qui addormentato?- La mora si soffermò a osservare la posizione assunta dal biondo che era poco decente: La testa all’indietro, le gambe divaricate e un po’ di bava all’angolo della bocca.

-Uhm.. Siamo già arrivati?- Walter aprì leggermente gli occhi, guardandosi in giro e aggiunse: -Samantha? Che è successo?-

-Che è successo a te, piuttosto!- Esclamò la ragazza, notando due borse sotto gli occhi del biondo.

Walter si alzò dalla sedia e si stiracchiò per bene; poi chieste all’autista l’elenco delle fermate del bus. Una volta ricevuto commentò di fronte alla ragazza:-Così non farò tardi.-

Insieme andarono nell’auto officina di Alvin.

-Walter, ti sembra questa l’ora di arrivare?- Alvin era alla porta.

-Ehmm...- Walter alzò le braccia come per difendersi ma Samantha lo precedette.

-Lui viene con l’autobus e sai che quel mezzo è terribilmente lento quindi... non serve rimproverarlo!- Terminò la frase lanciando un’occhiata che fece chiudere ogni discussione.

-Va beh, fa niente. Tieni questi, inizia a lucidare gli attrezzi e controlla i vari macchinari per la revisione delle macchine.- Alvin porse una vaschetta piena di bottigliette d’alcool e stracci vari.

Walter guardò prima l’uomo e poi il recipiente.

-Su, è il primo lavoro che ti affido. Il lavoro nobilita l’uomo. – Il ragazzo lasciò il recipiente alle mani ruvide di Walter.

Walter posò il recipiente sul tavolo, prese dei guanti di plastica e infine iniziò a lavorare. Fece per prendere uno straccio quando si ricordò di una cosa.

-Non credi che ti sia più facile lavorare senza cappotto?- Fece notare Alvin.

Walter si levò il cappotto mostrando una camicia azzurra. Il biondo mise una mano della tasca tirando fuori il cucciolo.

-Prendetevi cura di questo cucciolo.- Walter lo posò nelle mani gentili di Samantha che non perse l’occasione per coccolarlo.

Walter iniziò subito a lavorare duramente.

Nell’ora di pranzo, Doriana chiamò Walter (che stava verificando il corretto funzionamento dei macchinari con l’aiuto di Alvin poiché il biondo non sapeva nemmeno dell’esistenza di quelle macchine) per invitarlo a mangiare.

Ovviamente non si rifiutava a un pranzo. I due meccanici e la ragazza erano accomodati a tavola pronti a mangiare. Dopo il pranzo, Doriana ne chiese il parere.

-Ottimo!- Dissero in coro Alvin e Samantha.

-E tu, Walter?- Doriana si rivolse al giovane.

-Buono...- Walter terminò l’ultimo boccone.

-Bene. Allora che ne dite, lo assumiamo?- La domanda lasciò spiazzati i tre.

Un signore dai baffetti sottili si presentò, era vestito all’orientale con una fascia di spago sulla fronte.

-Buongiorno sono Choin, quello che avete mangiato era opera mia.- Il suo sorriso appariva molto solare e bambinesco.

-Assunto all’unanimità.- Dissero lo zio e la nipote alzando il pugno in aria.

Walter si limitò ad alzare il braccio. Doriana fu felice di questo.

-Walter, potresti fare del lavoro in più?- Doriana mostrò al biondo un pacco tutto infiocchettato.

-Cosa?- Walter prese il pacco e iniziò a scuoterlo.

-Ehi! Con più delicatezza! Lì dentro c’è un vaso di ceramica, lo devi portare alla fioraia del paese.- Spiegò la donna.

Walter non obbiettò e iniziò ad avviarsi dopo aver ricevuto istruzioni su come arrivarci.

Arrivare alla fioraia non era molto difficile, era necessario seguire le istruzioni per bene e Walter, poco pratico, si perse tre volte prima di vedere l'insegna fastosa del luogo a cui il biondo doveva arrivare.

-Buongiorno, ho un pacco da consegnare...- Entrò timidamente; un forte odore di linfa e di aromi molto pungenti lo colsero impreparato.

-Ciao, sono il garzone. Vuole dei fiori per la vostra ragazza?- Un tipo bassino con i capelli a spazzola sbucò dal retrobottega.

-No, ho questo pacco da consegnare.- Walter lo posò sul bancone.

-Ah... voi siete il nuovo lavoratore di Doriana? Walter Sullivan, giusto?- Il tappo porse subito la sua mano paffutella. 

-Sì, le notizie corrono veloci al paese, eh?- Walter non si meravigliò di questo e strinse la mano del commesso.

-Già, è sicuro di non volere qualcosa per la vostra dama?- Rincarò la dose mostrandogli i fiori in esposizione. 

-No graz... aspetta! Quel fiore! Come si chiama?- Walter indicò con il dito un fiore nero.

-Quello? Si chiama fiore del diavolo o anche fiore pipistrello, appartenenente alle Dioscoreaceae.- Spiegò il commesso.

-Lo voglio.- Walter sapeva che non aveva soldi quidi avanzò l'inchiesta di fare qualche lavoro per sdebitarsi. 

-Non ce ne bisogno, è un regalo.- Il commesso lo incartò per bene e lo donò.

-Il vaso a chi lo dovevo consegnare?- Il biondo si chiese se avesse consegnato il pacco alla persona giusta...

-Alla signora Steil, è la mia padrona e ora è fuori, ma state tranquillo. Il vaso è in mani sicure.- Il garzone portò il vaso nel retrobottega e al ritorno non trovò Walter che se ne era andato.


Eccoci alla fine, il nuovo capitolo sarà per la prossima settimana, vi lascio indovinare a chi, Walter donerà il fiore.

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Capitolo 8
*** Walter Sullivan: Dolor et Patientia ***


Ecco il nuovo capitolo, ringrazio come sempre coloro che leggono e recensiscono la mia storia. In particolare Waltersullivan24 e Meg Giry, grazie per aver espresso la vostra opinione.


Walter Sullivan: Dolor et patientia.

Walter Sullivan Pictures, Images and Photos

Walter tornò dal fioraio e parlò con Samantha per sapere qualcos’altro su Doriana.

-Mi dispiace Walter, ma come ti ho già detto prima, ne so poco.- Rispose la mora mentre giocava con la palla insieme al cucciolo di Walter.

-Sei sicura?- Walter era seduto su uno dei tavoli della cucina.

Samantha stanca delle continue domande di Walter distolse la sua attenzione dal cane per puntare i suoi occhi neri sul biondo.

-Sei peggiore di una suocera, perché t’interessa tanto mia zia? Mi nascondi qualcosa?- Lei incrociò le braccia mostrando così la sua indisponibilità.

Walter sorrise debolmente e cacciò fuori la bambola di pezza che si era sempre portata appresso.

-Tieni, è un regalo...- Walter, incredibilmente era disposto a separarsi ancora una volta della sua preziosa bambola.

-Eh? Ma che?- Samantha era lievemente stupita del comportamento volubile del biondo, prima così curioso e poi così tranquillo.

Lei accettò il regalo, in fondo che poteva fare di male una piccola bambola di stoffa?

-Sai, dove posso trovare informazioni sulle persone che vivono qui?- Walter espresse quest’ultima domanda e poi si alzò dalla sedia.

-Puoi andare all’ufficio comunale, troverai tutto quello che ti serve.- Samantha stava studiando il fantoccio.

In breve tempo Walter era davanti al portone del comune. Si guardò in giro, entrò nell’edificio  e poi scrutò attraverso i vetri di una porta dove un’impiegata era al computer e sembrava concentrata a fare qualcosa.

Il biondo assassino entrò: -Buongiorno, sono qui per consultare gli archivi centrali.-

L’impiegata si sistemò gli occhiali e gli chiese chi fosse e il perché una simile richiesta.

Walter puntò i suoi occhi su quelli della donna.

-Fammi questo piacere.- Walter aveva un nuovo imprevisto potere: Ipnosi.

In meno di pochi minuti l’impiegata si era alzata, aveva preso dall’armadietto delle chiavi e condotto il biondo negli archivi centrali.

-Aspetta fuori e non far entrare nessuno.- Walter attese che la donna eseguisse il suo ordine e infine iniziò la sua ricerca sulle possibili vittime.

Ecco un elenco:

1) Patrick Holrd: quaranta anni, camionista. Vedovo con un figlio a carico.

2) Robert Holrd: ventuno anni, camionista. Figlio di Patrick Holrd.

3) Emanuel Kren: ventitré anni, studente universitario. Bocciato di continuo, ha conosciuto Doriana il mese scorso.

4) Padre Kaufman, sessanta anni. Prete protestante, le sue opere di carità sono note in tutto il mondo.

5) Peter Satorri, vecchio compagno di scuola di Doriana (le sue informazioni sono molto scarse, si sa solo che frequentò la scuola di questo paese).

6) Wilson Arasto, un altro compagno di classe di Doriana (anche qui le informazioni sono molto scarse, dovrò consultare i registri della scuola.)

7) Emian Gotor, ancora un altro compagno di scuola di Doriana (come il solito, poche informazioni).

8) Umber Orosco, trentaquattro anni. Doriana ha avuto rapporti di lavoro con questo tizio (nota interessante: Possibili collegamenti alla famiglia di Angela Orosco?).

9) Paul Harrison, trentadue anni. Secondo quando detto da Samantha è un funzionario dello Stato ed era il primo fidanzato di Doriana.

10) Amelie Nathal. Moglie del funzionario. (non si sa la sua età, lo scoprirò la settimana prossima.)

11)---------------------------------- (Walter, per qualche motivo, non scrisse nulla sull’undicesima vittima.)

12)Ghotoa Kimson. Carcerato nella prigione del paese. Psicopatico. (poche informazioni, una visita al carcere non farà male).

13)Bern Janos, complice di Kimson. Sono compagni di cella.

Ecco le tredici vittime che Walter dovrà divertirsi a uccidere. Le altre otto vittime, vedremo poi.

Walter posò l’ultimo librone polveroso e uscì dall’ufficio.

L’impiegata era sempre lì davanti al PC come se nulla fosse accaduto e a lei il biondo si rivolse.

-Appena varcherò l’uscita, tu non ricorderai nulla e riprenderai le tue abitudini.- Detto ciò, Walter uscì dal comune.

I passi risuonarono lenti... Walter percorreva un tratto di strada stretto e buio. Non c’era anima viva e il tramonto era già inoltrato.

“La notte scende fugacemente... il mio cuore è nero, come la notte che scenderà... Il mio pensiero è fermo e paralizzato su un’unica persona... Alessa.” Il suo orecchio percepì qualcosa... Walter si scostò alcuni capelli dalla fronte e roteò gli occhi per capire da dove provenisse... Una macchina molto vecchia: una berlina marrone. Essa era parcheggiata al bordo del marciapiede, in uno stato pietoso... I vetri erano coperti da un notevole strato di polvere, una portiera era spalancata in maniera penzolante,due erano completamente corrose dalla ruggine e bloccate e ne mancava addirittura una.

Non ci voleva molto a capire che era in uno stato di abbandono.

Walter, da quella macchina, sentiva un ronzio fastidioso...

“Mmm... questo m’incuriosisce...” Walter sentiva che doveva allontanarsi da quella macchina ma qualcosa lo impediva... i suoi piedi erano diventati di piombo, non riusciva a fare alcun movimento.

L’autoradio all’interno della macchina iniziò a rilasciare una luce e poi si sentì per tutto l’ambiente circostante, una musica triste.

Mi manchi...
quando il sole da' la mano all'orizzonte,
quando il buio spegne il chiasso della gente
la stanchezza addosso che non va più via
come l'ombra di qualcosa ancora mia...

Mi manchi...
nei tuoi sguardi e in quel sorriso un po' incosciente,
sei quel nodo in gola che non scende giù
e tu, e tu...

Mi manchi... mi manchi...
mentre cammino a piedi nudi dentro l'anima...

Mi manchi
e potrei cercarmi un'altra donna ma m'ingannerei
sei il mio rimorso senza fine, il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e sento che mi manchi
e tu, e tu...

Mi manchi
e potrei avere un'altra donna ma m'ingannerei,
sei il mio rimorso senza fine,
il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e sento che mi manchi

“Questa musica... è meravigliosa.” Walter era caduto a terra... cadde come corpo morto cade.

Si passò le mani sul viso... provava una gioia incontenibile... tanto da non smettere di piangere.

L’auto radio si spense per sempre.

Walter provava un vortice di emozioni e sensazioni mai provate... e non riusciva a capacitarsene, questa insicurezza lo mise in ansia e lo gettò in un profondo sgomento.

“Che cosa significa questo... perché sono qui?” Il frusciare del vento gli smosse i capelli e si rese conto di una cosa fondamentale... “Non voglio perderla... Devo affrontarlo...” Queste frasi sconnesse lo portarono a perdere la lucidità...

Walter (che prima era seduto) si alzò con rabbia e iniziò a menare pugni per l’aria ed emesse delle grida disumane...

-Fatti sotto! Mi riprendo quello che è mio!!!- Il grido arrivò fino a dove doveva arrivare... e questo non fu un bene.

Un rumore fin troppo famoso spezzò il silenzio del luogo... un raschiare di una lama pesante.

Walter, si rese presto conto che era meglio se fosse rimasto zitto...

“Dannazione... Lui è qui.” Il biondo girò con tutto il corpo per fronteggiarsi con il peggior dei suoi nemici...

Il suono si affievolì... per poi sentire dei passi pesanti.

Nell’oscurità della notte; dopo qualche minuto, che per Walter pareva un’eternità, fece immagine in maniera reale e lenta: la figura del boia di Silent Hill.

-Pyramid Head...- Walter non cercò di scappare... né di implorare la pietà, era immobile.

Si fissavano negli occhi, come due pistoleri del West, attendendo la mossa dell’altro. A fare da testimone era la luna fredda e pallida circondata dalle sue figlie: le stelle. Esse, mute, osservavano.

La divinità-demone alzò il braccio libero, si levò l’enorme copricapo di ferro piramidale. Walter poté specchiarsi nei suoi occhi grigi, non aveva mai conosciuto Leon... e ora erano a faccia a faccia. Come Ettore e Achille in campo neutrale, così erano anche i due figli di Silent Hill. Entrambi nati dalle viscere dell’inferno.

-Leon... tu lo sai.- Walter non mutò espressione.

Leon alias Pyramid Head lasciò cadere l’enorme coltello.

Senza alcun motivo, senza alcuna ragione, senza possibilità di parlare e di chiarirsi; I due uomini si buttarono uno addosso all’altro. Come cani e sciacalli, essi lottarono... Walter era in netto svantaggio dalla stazza possente del boia. Walter non aveva mai provato il sapore aspro del sangue e ora ne era a conoscenza, parte del suo corpo era danneggiata, un occhio gonfio e bruciante gli faceva perdere la concentrazione per la lotta...

Grugniti e versi di sforzo si sentivano per il vicolo. Leon strinse con le sue stesse mani il cranio del biondo... il quale stava perdendo coscienza. Walter ne era consapevole: Non era un supereroe ma solo un fragile essere umano. Se doveva morire, avrebbe prima donato quel fiore.

Dal cappotto cadde il fiore del diavolo... Walter non se ne accorse ma Leon sì.

Credendo che ormai Walter fosse morto, Leon dedicò l’attenzione al fiore.

Le mani sporche di sangue e ruvide strinsero il gambo della pianta. Pyramid Head aveva un’idea precisa: Distruggerlo.

Walter aprì lentamente l’occhio sano, quello che vide gli vibrò il cuore... Quella bestia stava staccando i petali...

-NOOOOOOO!!!!!- Walter si rialzò velocissimo e si gettò come un ghepardo su una gazzella, su Pyramid Head.

Una furia incontenibile... Walter, che era sempre calmo e silenzioso, era irriconoscibile... Feroci pugni e calci violenti sbilanciarono la torre rappresentata da Pyramid Head. Una sirena bloccò i due...

Pyramid Head con una bracciata si liberò del biondo e si ritirò nell’oscurità.

Walter rimasto solo, contemplò in silenzio quel che rimaneva della pianta.

-Perché... perché questo?- Walter non era crudele e freddo come Leon... era ancora un bambino dentro.


Eccoci alla fine di questo capitolo, come vi è sembrato? Recensite, mi raccomando!
Il nuovo capitolo sarà la domenica prossima. A presto!


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Capitolo 9
*** Walter Sullivan: Triplice guaio! ***


Ciao raga! Accidenti, sono ben tre settimane che non aggiorno questa storia, ma come potete vedere... sono tornato per smentire chiunque avesse pensato che avrei abbandonato la storia. Non esiste proprio! La concluderò! Prima di tutto mi scuso per coloro che attendevano il capitolo, ma l'ispirazione mi ha abbandonato per un bel pò.  



Walter Sullivan: Triplice guaio!

Padre Vincent

*****

Tutto quel sangue... quanto altro ne avrebbe dovuto versare? Per essere accettato da quel culto? Non vi era risposta, solo incertezze su incertezze.

Walter non era una bestia, no. Aveva ancora, ben saldo, all’altezza del petto; quell’organo che gli permetteva di vivere.

-Mi dispiace Alessa... mi dispiace sul serio...- I capelli lisci del giovane gli coprivano il viso deformato dal sangue essiccato... per coprigli la vergogna, la vergogna di essere umano.

Lacrime ribelli cercavano di rigare le gote arrossate del viso impallidito. Walter non era un mostro ma solo un povero scarto di un’umanità ingiusta...

“Non ho neanche la forza di morire, neanche la volontà di urlare...” Walter non ne avrebbe motivo... è comodo per molti lasciare in modo così abietto questa terra infame per scaricare le proprie colpe sulle spalle degli altri...

Walter non era così... lui era speciale.

Con lentezza raccolse ogni singolo petalo del fiore demoniaco e cercò di rimetterlo in ordine pezzo dopo pezzo come un puzzle. Nonostante tutto l’impegno non riusciva a ricomporre il fiore, allora si alzò e mettendo i resti della pianta in tasca, decise di tornare all’appartamento 302. 

 

Da qualche parte di Silent Hill. (attenzione: possibile sconvolgimento di ciò che sapete del capitolo precedente)

Pyramid Head era intento a stup... a viol... insomma quella roba lì a un’infermiera, quando arrivò Alessa con un vestito piuttosto dark, che alla vista di quello che faceva il suo fidanzato inorridì e al tempo stesso in un attimo l’infermiera andò a pezzi.

-Nooo! Ero riuscito a non romperle le gambe mentre...- Il macellaio non ebbe il tempo di finire la frase che fu aggredita verbalmente dalla “strega”.

(Nota autore: Vi siete mai chiesti come mai le infermiere e i “senza-braccia” avessero le gambe storte? Ora lo sapete XD.)

-Leon! Passi che lo fai con le mannequin e ora pure con le infermiere? Sei un depravato.- Alessa alzò i pugni all’altezza del petto.

Purtroppo questo battibecco sarà l’ultimo dei problemi. Alessa sentì una presenza poco gradita.

-Ciao sorella.- Una presenza spettrale fece la sua macabra apparizione. Tutta nera e più cattiva delle precedenti volte: Claudia Wolf.

Alessa provava in quel momento una profonda paura... nonostante Mister Muscolo (Pyramid Head per chi non lo avesse compreso) era con lei.

-Non è possibile... eri morta, mia figlia ti aveva eliminata!- Alessa cercò di nascondersi dietro al gigante.

-Sì, ero morta... ma qualcuno, anche se incoscientemente, mi ha riportato in vita.- Non moveva le labbra ma si sentiva la voce.

-Chi è il pazzo?- Alessa la fissava con odio.

-Vincent...- La figura svanì in una nuvola di fumo.

Leon capì ben poco e si rivolse ad Alessa per comprendere la situazione.

-Quella maledetta... Mi vuole eliminare, anche se non so come...- Lei aveva capito tutto e di più.

Leon, sorpreso dalle parole di Alessa prese la mannaia.

-Leon, tu non fare niente ma vai nella stanza della manopola, presto... io dovrò portare Walter nell’otherword.- Con queste parole congedò il gigante.

 

La stanza 302, la casa di Walter Sullivan... Il biondo era seduto sul divano con la schiena curva, i gomiti sulle ginocchia e il pollice sul labbro inferiore, egli era pensieroso. Il cucciolo lo osservava, a fianco a lui.

-Woff...- Il cucciolo si posizionò sulle cosce magre del ragazzo, evidentemente voglioso di coccole.

Colui che aveva il cuore di ghiaccio e ferocia silenziosa per uccidere ben 21 persone, si sciolse al contatto con il cucciolo di cane lupo. Lasciò che l’animale gli leccasse la mano e poi come se volesse confidarsi con qualcuno, parlò al cucciolo.

-Beh, almeno ho te... nonostante sei un animale... ma forse riesci a capirmi molto meglio di chiunque essere umano.- Lui grattò le orecchie del cucciolo, che sembrava apprezzare.

-È ben strano... io sono pieno di lividi e quasi morente eppure mi sento sano come un pesce.- Giocherellò a grattargli la pancia.

Una sensazione di malessere lo colse, sentiva come se qualcuna fosse in pericolo...

-Non è possibile... Samantha!- Walter si alzò di scatto dal divano facendo cadere il cucciolo...

Gli occhi verdi di Walter rotearono verso la cassapanca e senza perdere tempo afferrò un’ascia. Il sigillo sulla parete s’illuminò.


Bene, mi scuso per il cap. corto, ma è pieno di nuovi grattacapi per il povero Walter... Nuove domande si affollano nella mente vostra: Riuscirà Walter a conquistare Alessa? Claudia Wolf la finirà mai di scassare le balle? Che sarà successo a Samantha? 
Tutto (si spera) verrà spiegato la prossima settimana. Ringrazio come sempre coloro che leggono/resensiscono/seguono la mia storia. A proposito... tu lettore! Perchè non devolvi il tuo prezioso tempo a scrivere una recensione anche corta per questo povero autore??? 

Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Walter Sullivan: 10 capitolo. ***


Salve gente, finalmente il decimo capitolo! Avviso che sarà un pò splatter, quindi un pò di pazienza. 

Per quelli amanti della "Viuuleeenza" godetevelo.


Walter Sullivan Pictures, Images and Photos

Walter Sullivan: Quel vagabondo, un omicidio.


All’interno di un appartamento dell’hotel nella cittadina dove Walter avrebbe compiuto gli omicidi, Samantha era a terra, proprio letteralmente con il sedere su un tappeto consumato.

“Urgh... mi sento vomitare... che mi ha dato quel vecchio?... ” Samantha aveva le spalle poggiate al muro con l’intonaco rovinato e nella mano sinistra stringeva la bambola di Walter e con l’altra stringeva la bocca cercando di bloccare il reflusso di saliva e cibo.

Un vecchietto di  una settantina di anni stringeva tra le mani una videocamera e con un sorriso folle sulle labbra faceva dedurre che fosse un pazzo...

-Stammi lontano...- La ragazza aveva la voce smorzata dal pianto e aveva gli occhi stralunati...

-Sorridi alla telecamera... presto non avrai altra possibilità.- Il vecchio indossava una vestaglia lacera.

“Alvin... zia... a... aiuto...” Non riusciva a muoversi né a parlare.

Il vecchio era a pochi passi da lei e continuava a registrare...

-Walter...- La ragazza stringendo con le poche forze e in un momento di lucidità invocò il nome del proprietario di quella bambola di pezza...

-Tsk... tale zia tale nipote.- Borbottò il vecchio, che sembrava intenzionato a fare del male alla mora...

Un rumore violento fece scuotere gli animi dei due... un colpo, due colpi, seguiti da un ghigno rabbioso...

La porta dell’appartamento si stava deformando sotto i colpi provenienti dall’altra parte...

Walter era intenzionato a sfondare la porta con l’ascia di ferro e una volta spaccatane una parte, si affacciò.

-Ma che...- Il vecchio lasciò cadere la telecamera e intuendo il pericolo, si diresse al cassetto della cucina e prese un revolver per difendersi.

Samantha non si muoveva ancora. Walter con colpi violenti ruppe la serratura e entrò. La posizione assunta dalla ragazza dava l’illusione che fosse morta. Ciò non piacque al biondo.

-Grr...- Un ghigno basso e crudo si increspò sulle labbra carnose del giovane.

D’istinto si gettò addosso al vecchio e con un taglio netto gli mozzò la gola. Tutto questo era inevitabile perché Walter aveva bloccato il grilletto della pistola e quindi il vecchio non poté difendersi...

 Walter senza scomporsi e non infastidito dal lago di sangue che si allargava sul tappeto, afferrò il cranio grondante di sangue e lo gettò come se fosse spazzatura, nel cestino dei rifiuti. Impugnò il revolver, e considerando la possibilità che potesse essergli utile, lo mise nella tasca del vestito e infine si voltò verso Samantha.

-Non farmi del male...- Lei aveva visto tutto e seppur sotto l’effetto dell’afrodisiaco cercava di non vedere in faccia quello che sembrava un semplice vagabondo.

-Non ti faccio male.- La voce del biondo era ferma e terrificante, resa più macabra dal vestito rosso reso ancor più scuro dal sangue e il viso chiazzato dalla medesima sostanza.

Samantha chiuse gli occhi, pareva addormentarsi... Il biondo assassino con una delicatezza mai vista se la caricò sulle spalle e con calma uscì dall’hotel. Una volta varcato il portone sentì le sirene della polizia, qualcuno li aveva chiamati... Senza scomporsi, decise di passare per i vicoli e arrivare all’ospedale. Non fu molto complesso.

-Buongiorno, infermiere...- Walter si rivolse all’infermiere dietro il bancone della sala d’attesa.

Le persone sedute in attesa del proprio turno, lo fissarono per un po’ e poi bastò un’occhiata eloquente del biondo per non sollevare inquietudini.

Samantha fu ricoverata in sala rianimazione ed era fuori pericolo. Walter poté restare con lei a vigilare spacciandosi per il fratello. Mentre attendeva che si svegliasse, consultò la rubrica telefonica del cellulare di Samantha e fu facile trovare il numero di Doriana.

-Pronto?- Walter attese qualche minuto per poi sentire la voce affaticata della zia.

-Pronto? Samantha, sei tu?- Doriana vedendo sul display il numero della nipote pensò di sentire quest’ultima.

-Sono Walter, Samantha è stata ricoverata all’ospedale “Boondock Saints”. Vieni subito.- Walter poteva sentire alcuni suoni affannati in sottofondo, ma preferì soprasedere: Ogni cosa a suo tempo.

-Arrivo subito, tu non muoverti.- Il tono era preoccupatissimo.

-Sì, stai tranquilla.- Walter chiuse la chiamata e lasciò il cell sul tavolino a fianco al letto.

Il cagnolino (che era rimasto nella tasca per tutto il tempo) abbaiò e balzò sulla pancia della ragazza con un salto agile.

Walter lo lasciò fare, si fidava molto...

Il cucciolo leccò il viso della ragazza e, non vedendo alcuna reazione, spostò la testolina verso il suo padrone come per chiedere che cosa fosse successo.

-Sta dormendo non la disturbare.- Walter sorrise.

Il cucciolo abbassò la testa e si limitò a fissare il viso dormiente di Samantha.

Walter mentre attendeva decise di prendere il fiore del diavolo dalla sua tasca o meglio, i suoi resti.

Un rumore forte lo costrinse ad alzarsi facendo cadere la sedia, una sirena lo colse impreparato tanto che rimase risucchiato da una pozza formatasi sotto le sue gambe.

L’otherworld lo stava chiamando, di questo era consapevole...

Dopo un po’ accadde che nella stanza fossero rimasti solo il cane e la ragazza, nessuno si accorse di nulla. Che volete farci: è la magia di Silent hill.

Comunque, Doriana arrivò accompagnata da Alvin, il meccanico. Avevano chiesto informazioni al medico curante di Samantha e, quasi senza fiato, entrarono nella camera ove riposava la mora.

Il cane non fece nulla ma si voltò nella direzione dei due nuovi arrivati.

Doriana, premurosa, si sedette a fianco della nipote e chiese al dottore tutto ciò che era accaduto.

-Le condizioni della ragazza sono stabili, non c’è pericolo di vita. Siamo attendendo i risultati del sangue. Il fratello della ragazza se ne andato da poco.- Il dottore tranquillizzò la donna.

-Walter, che fine ha fatto?- Alvin si guardò in giro e l’unica cosa fuori luogo era la bambola poggiata sul comodino.

-Chi è Walter?- Il medico era leggermente confuso.

-Walter, quello con i capelli biondi...- Lo descrisse il ragazzo.

-Ah, l’ho già detto: se ne andato da poco.- Il dottore tornò a sorridere.

Un collega del dottore entrò bussando alla porta aperta.

-Si può? Ho portato i risultati...- Il medico era più giovane quello di che era già presente.

-Allora?- Alvin si rivolse al nuovo medico per sapere sulle condizioni di Samantha.

-È stata drogata. All’interno dell’organismo vi erano tracce di sonnifero e di afrodisiaci. È una frequentatrice della discoteca del paese?- Chiese il secondo medico non staccando gli occhi dal pezzo di carta.

-No, no, non sa nemmeno che ci sia una discoteca qui. Sapete, è arrivata da poco due giorni se non di più.- Si affrettò a spiegare la zia.

-Va bè, è fuori pericolo... possiamo dimetterla.- Il primo dottore osservò il viso della ragazza e notando che il pallore era sparito dichiarò la completa guarigione.

Ma i problemi non erano finiti, infatti, la polizia attendeva da un bel po’ nell’officina di Alvin.


Ecco la fine, mi scuso per il ritardo ma ho ancora molto da fare e voglio sperare che, con l'inizio delle vacanze estive, io possa dedicarmi meglio alla storia, inoltre se qualcuno lo stesse pensando, la risposta è no: Non ho dimenticato la missione iniziale di Walter cioè i 21 sacramenti e il mistero del ragazzo-fantasma. Tutto verrà spiegato lentamente e con molta attenzone. Ringrazio come sempre chi ha letto/recensito la mia storia. Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Walter Sullivan: Un piccolo amico fantasma ***


Ecco l'undicesimo capitolo, buona lettura.



Walter Sullivan: Un piccolo amico fantasma…

Un forte rumore di ventole si sentiva per tutta la stanza, vuota come l’anima dell’unico uomo lì presente.

“Ma che diavolo…” Con profonda fatica si alzò dal pavimento lastricato di mattonelle sporche di sangue, gli occhi esplorarono con dovuta attenzione gli attrezzi di tortura e gli strumenti di chirurgia. Come diavolo era finito lì?

Nella luce delle finestre chiuse con assi di legno Walter tastò il suolo, non si era mai troppo prudenti: Silent Hill era un paese delle meraviglie dell’orrore. Stranamente non notò niente e nessuna cosa fuori luogo; probabilmente qui si giocava al gatto con il topo e lui era quest’ultimo. Attese un possibile segnale, un messaggio affinché riuscisse a capire qual era la prossima mossa. I minuti trascorsero lenti tanto che in preda alla noia, si addormentò.

-Che tenerezza… mi ricorda ancora il piccolo bambino che conobbi all’orfanotrofio.- Una voce calma e innocente riecheggiò nel silenzio della stanzetta.

Alessa vestita con il suo abbigliamento dark si avvicinò all’unica porta presente e l’aprì causando un suono fastidioso.

-Alessa…- Walter si svegliò di soprassalto.

Si alzò come una molla e scattò in direzione della porta che stava chiudendosi. Con una spallata la spalancò con violenza.

 Ora era in un altro luogo, il teatro di Silent Hill. Come il resto era tutto abbandonato e decadente.

“Questo luogo… dove sono? Sicuramente a Silent Hill. Ma dove di preciso?” Walter non si accorse che era tutto troppo buio e i suoi occhi verdi distinguevano a malapena le sagome delle poltrone presenti.

Un suono forte simile a un accendino che si accendeva si sentì ovunque salvo poi illuminarsi la stanza con le luci di palcoscenico.

-Un teatro? Che cosa significherà?- Walter scrutò le varie poltrone di stoffa rossiccia, una donna dai capelli biondi attirò la sua attenzione.

Walter si avvicinò alla poltrona al fianco della misteriosa donna che indossava una divisa da infermiera.

-Siediti, l’opera sta per cominciare…- La voce dolce della donna lo incupì come non mai… chi diavolo era lei e perché non sentiva alcuna aggressività da parte sua?

Ciononostante si sedette sulla poltrona rischiando di pungersi la chiappa destra con una molla spuntata. 

-Quale opera?- Mormorò il biondo, soffocando il dolore che gli causava la molla.

-“La tempesta” di William Shakespeare, è qui che i poteri demoniaci di Alessa si manifestarono per la prima volta…- L’infermiera bionda spiegò con tono appassionato (all’opera non ad Alessa).

Il sipario si alzò seguito dalla colonna sonora originale dell’opera, a Walter non restò che seguire la storia in compagnia della donna. A un certo momento, il naso di uno dei commedianti perse una quantità impressionante di sangue tanto che svenne. Le prove vennero sospese.

-Ma che diavolo…- Walter vide su una delle poltrone di dietro una bambina di 7 o 8 anni, molto somigliante ad Alessa.

Si stava alzando di scatto ma la mano dell’infermiera lo bloccò.

-Aspetta, non andartene così. La perdi in questo modo, invece devi andare alla chiesa di Silent Hill e recuperare un corpo…- Spiegò con voce naturale l’infermiera.

Walter era confuso… a chi doveva dare retta? A quella donna che lo tratteneva o inseguire una figura somigliante alla donna, inconsapevolmente, amata?

Decise di rimanere…

-Chi sei?- Walter indagò su quella bionda.

-Vai nella chiesa.- Replicò e, ancor prima che Walter potesse fermarla, era sparita.

Rimasto solo iniziò a pensare…

“Accidenti… sono più confuso di prima. Prima ricevo una lettera che mi invita a compiere nuovi 21 sacramenti, poi quel fantasma di un ragazzino e infine sono finito a Silent Hill.” Walter incrociò le braccia, abbassò la testa e aggiunse: ”Quel ragazzino non l’ho visto più e Alessa sembra staccarsi sempre di più da me. Forse dev’essere per via di Leon… no, non voglio pensarci.” D’istinto si passò la mano sulla tasca destra ove aveva il revolver carico del vecchio.

“Semmai si farà vivo, non mi farò trovare impreparato.” Si alzò e uscì dal teatro.

Mentre Walter uscì fuori, l’infermiera tornò sui propri passi.

-Gli hai detto ciò che dovevi dire?- Una voce dal timbro metallico si sentì nell’aria.

-Sì Leon, ma come farà ad affrontare ciò che lo aspetta?- La bionda si passò un dito sul mento, dubbiosa.

-Non preoccuparti Lisa, Walter sembra debole ma è più pericoloso di chiunque altro.- Replicò con certezza l’esecutore.

Walter mentre camminava per le nebbiose strade del luogo degli spiriti silenziosi, non ci fece molto caso ma qualcuno lo seguiva… lui voltando d’improvviso all’angolo della strada, che lo avrebbe portato al piazzale della chiesa, si fermò e attese con l’arma in pugno.

-Fermo lì, ragazzino!- Il biondo puntò l’arma sulla fronte del ragazzino che ormai scoperto rimase immobile.

-Sono io…- Balbettò il ragazzo.

-Mmmh… lo immaginavo, mi dici il tuo nome?- Walter senza abbassare l’arma, lo scrutava con i suoi occhi divenuti freddi e spietati.

-Mi chiamo Thomas… e come avrai notato la prima volta… sono il fratello di Doriana.- Continuò balbettando.

-Mi sembri troppo teso, accomodati là.- Indicò con la punta della canna del revolver una tomba (che si trovava nel piazzale), invitandolo a sedersi.

-Spiegami perché mi hai mandato quella lettera rovinata con la foto.- Walter notando che l’arma non aiutava il ragazzo a sciogliere la lingua la ripose nella tasca del cappottone.

-È ovvio, no?- Thomas, cercando di stare quando più comodo possibile sul freddo marmo della bara, iniziò a spiegare: -Volevo che mi aiutassi a proteggere mia sorella e a scoprire il mio assassinio…-

-Da quando sei morto?- Walter era in piedi di fronte al ragazzo e con le braccia incrociate.

-Da tre anni.- Rispose Thomas.

-Continua, perché devo proteggere una persona che nemmeno conosco?- Lo spronò a proseguire.

-Non proprio dovresti difenderla fino a che non avrai scoperto il mio assassino.- Il ragazzo notò negli occhi verdi di Walter un leggero smarrimento.

-Scusami sto correndo troppo, vuoi che ti spieghi dall’inizio?- Appena ricevuto il cenno d’assenso dal biondo riprese il racconto: -Dunque, mia sorella e io eravamo cresciuti separati l’uno dall’altro. Io stavo con mamma e lei con nostro padre. Quando io ebbi 14 anni nostra madre mi portò a vivere con mia sorella poiché, nel frattempo, era morto papà. Mi affezionai subito a Doriana, passai momenti molto felici…- A questo punto si fermò e fece un ampio respiro poi riprese: -Ogni tanto sentivo dei rumori strani in casa, ma nonostante cercavo spiegazioni Doriana sviava il discorso e una volta ricevetti pure uno schiaffone in piena guancia… un giorno mi appostai, senza farmi vedere, di fronte alla porta della sua stanza e quando ci furono quei rumori spalancai la porta… NON LO AVESSI MAI FATTO!!!- A questo punto urlò con tanta forza che Walter si prese un coccolone mai sentito in vita sua.

-Vai avanti, senza urlare però…- Walter s’indietreggiò di un po’.

Ansimando, il ragazzo cercò di calmarsi e proseguì:-Quello che vidi mi traumatizzò così tanto che in quel momento provai un odio profondo per quelle bestie.-

-Lasciami indovinare, ti sei buttato addosso al compagno di Doriana di quel tempo e lo hai ucciso?- Walter capiva cosa si provava.

-No, scappai e non la volli vedere più. Dopo un po’ di tempo, mentre facevo la spesa per conto di mia sorella lo vidi di nuovo.- Spiegò Thomas, mentre alcune lacrime già gli rigavano il viso.

-Lo svergognai in pubblico, gli urlai in faccia tutto ciò che pensavo di lui.- Sembrò trovare un po’ di godimento mentre raccontava quel punto: -Il maiale provò una tale rabbia che mi uccise sul posto. Con un coltello da caccia.-

-E sai chi ti ha ucciso? Lo hai visto in faccia, no?- Walter voleva sperare che avrebbe concluso presto questa vicenda.

-È questo il problema! Non mi ricordo affatto!- Alzò i pugni in aria, come per rimproverarsi di questa amnesia.

-Hmmm… capisco.- Walter aveva ancora una domanda: -Perché hai scelto proprio me come esecutore delle colpe, che potresti eseguire tu?- 

-Sei più bravo di me e ho una forte ammirazione nei tuoi confronti.- Gli rispose papale papale.

Il biondo si grattò la testa, proprio non se lo aspettava…


Orbene, molte cose sono più chiare, ma ci sono ancora grossi interrogativi: Chi è l'assassino di Thomas? Che avrà in mente quella strega di Silent Hill? Riuscirà il nostro prode Walter a uscire da questa situazione o diventerà pazzo (se non lo è già)? Ci sentiamo la settimana prossima e non dimenticate di recensire. A presto!

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Capitolo 12
*** Walter Sullivan: Consapevolezza ***


Walter Sullivan: Consapevolezza.


Walter, ormai si trovava a fare da badante a un piccolo ragazzo fantasma. La situazione non lo seccava ma nemmeno era piacevole visto che c’erano diversi vantaggi e svantaggi: Pro= Non sarebbe rimasto solo, avrebbe potuto usarlo come scudo umano, poteva avere delle braccia in più in combattimento, spostare cose più pesanti insieme. Contro= Il biondo era abituato alla solitudine, non era molto utile come scudo perché era più piccolo di lui, non sapeva usare le armi e non aveva abbastanza fegato da nuocere le terribili deformità che popolavano quel mondo, il ragazzo era più gracile del biondo. Risultato: Utile quando una caccola di naso.

Walter sospirò e si limitò a fissare il ragazzino.

-Walter, per piacere. Voglio essere come te!- Il ragazzo alzò le mani in preghiera.

-Perché, come fai a conoscermi?- Walter si sedette sul marmo di una bara a fianco del ragazzo.

Il ragazzino a quella domanda iniziò a frugare tra le tasche del suo vestito fino a che da una di esse, semi rotta, cacciò un ritaglio di giornale.

-Ecco.- Porse al biondo quel pezzo di carta tutto spiegazzato.

-Che è?- Il biondo prese, con leggera curiosità, il pezzo di carta e iniziò a studiarlo leggendo: -“Dieci spietati omicidi, alle vittime è stato asportato il cuore. È stato catturato il killer, è un giovane di venti anni, al momento della cattura mormorava parole incomprensibili.”-.

-La sacra assunzione, dovevo prendere i 10 cuori di dieci peccatori…- Walter ricordava in maniera chiara e lucida i volti contorti e terrorizzati delle sue vittime… sacrificali.

-Guarda dietro. - Fece notare Thomas indicando con l’indice il retro del foglio.

-“Nuove vittime, lo stile è di Walter Sullivan. Si sospetta di un imitatore, perché l’assassino vero era stato trovato morto nella sua cella con un cucchiaio ficcato in gola.”- Il biondo si passò una mano sulla gola, rammentando il forte dolore provato nel cercare di morire e separarsi dalla carne.

-Sei incredibile, sai?- Il ragazzino fissava con gli occhi carichi d’ammirazione il biondo.

Ignorandolo riprese a leggere:-“La polizia è andata a visitare la tomba dell’assassino, il corpo non è stato trovato. Il caso Walter Sullivan è stato riaperto.”- Concluse la lettura e alzò lo sguardo verso il ragazzo.

-C’è qualcos’altro che mi devi dire?- Walter non era molto lusingato di avere un estimatore, anzi.

-Sì… beh, quando sono morto, ho fatto un patto con l’entità di Silent Hill e lei mi ha assegnato te.- Spiegò il ragazzino.

-Umpf… hai la minima idea di ciò che hai fatto? Sarai peccatore anche tu… io sono solo l’esecutore.- Walter non nascose il suo sguardo di rimprovero.

-Appunto, non m’importa che mi succederà, mi basta sapere che la mia morte prematura non sia stata vana.- Il ragazzo si alzò con aria seria e decisa.

-Io, proprio non li capisco… - Mormorò il biondo, restituì il foglio a Thomas e si alzò dalla tomba.

-Allora Walter? Mi aiuterai?- Il ragazzo strinse le mani ossute del biondo, nelle sue.

-Umm… ho già un’idea.- Walter fece un piccolo sorriso sinistro.

Senza null’altro da dire, insieme s’incamminarono per la scalinata che li avrebbe condotti alla chiesa. Davanti al portone marrone, si fermarono, Thomas lesse una scritta: Preparati.

-Temo che quello che vedrai non ti piacerà, vuoi che vada in avanscoperta?- Walter lesse il turbamento del turchino attraverso i suoi occhi.

-No…- Thomas spinse con dovuta cautela il battente di legno duro e sbirciò nel suo interno, considerato che non c’era pericolo l’aprì completamente.

Quello che vide lo fece inquietare, vedeva sua sorella nuda, legata a una tavola di ferro e cinque o sei uomini con dei piatti a guisa di maschere su cui vi erano disegnate facce sorridenti che nascondevano il loro viso. Ognuno di loro, a turno, violentavano la donna. 

-Buona fortuna con i tuoi incubi personali, io devo fare un’altra cosa.- Walter, con freddezza, lo lasciò a quell’abominevole spettacolo.

Walter s’incamminò verso l’altare dove su un piano di pietra rossa era lasciato a marcire un corpo ancora in via di putrefazione. Allungò le sue braccia su quel corpo e lo trascinò giù dall’altare.

-E ora?- Walter una volta adagiato il cadavere pallido sul suolo attese il prossimo segnale, che non tardò.

Il sangue presente sull’altare si ritirò e mostrò una lettera rossa. Walter non perse tempo e la lesse con la dovuta attenzione.

-“Dove si curano i pallidi di morte? I malati d’epidemia?” Accidenti, Alessa ci vai sul pesante con i tuoi indovinelli…- Commentò il biondo, comunque capì che cosa doveva fare… portare il cadavere all’ospedale, ma quale?

“Per prima cosa mi serve qualcosa per trasportare il cadavere” Walter si guardò in giro… “Maledizione… non c’è nulla che mi può essere utile per trasportare questo peso.”

Walter, con grande sforzo, si caricò il cadavere sulla schiena e, dopo alcuni tentativi d’equilibrio, riuscì a portalo fuori dalla chiesa dove ad attenderlo c’era il ragazzino.

-Ma che fai? Cosa trasporti?- Per qualche motivo il ragazzino sembrava essersi dimenticato dell’incubo di poco fa.

-Aiutami a metterlo su una delle bare.- Walter aveva le gambe che gli tremavano per lo sforzo.

-Buttalo proprio sul marmo, i morti non sentono dolore o sì?- Fece notare Thomas.

-Giusto.- Walter si complimentò mentalmente con il ragazzino, quindi con malagrazia gettò il corpo su una delle bare.

-Secondo Alessa, dovrei portarlo in ospedale ma non so quale… - Walter si grattò il mento irto di barba.

-Ho un’idea, andiamo al centro storico di Silent Hill, lì possiamo vedere qual è l’ospedale di cui parlava quella Alessa.- Thomas prese la mano di Walter e lo trascinò con sé.

-Va bene, ma il corpo? Lo lasciamo lì?- Walter era preoccupato, qualcuno poteva smembrarlo o roba simile.

-Walter, ma che domande fai? Per essere uno spietato assassino, sei piuttosto tonto.- Thomas, comunque, per far contento il suo idolo decise di spostare la lastra di pietra e gettarvi sotto il corpo morto.

Insieme, Walter e Thomas sposarono una lastra e vi adagiarono il corpo, poi lo segnarono con alcune pietre.

-Ecco fatto, ora il morto non scappa.- Thomas si pulì le mani di polvere con l’aria soddisfatta.

-Ehm… Thomas, posso farti una domanda?- Walter si aspettava che quel ragazzino dopo quella visione nella chiesa si sarebbe fatto addosso come ogni essere umano.

-Lo so che mi vuoi chiedere: la risposta sono quei cadaveri gettati sulle panchine.- -Aspetta, mi stai dicendo che quei corpi sfigurati sono gli stupratori di tua sorella?- -Già.-.

“Questo ragazzino è più sanguinario di Pyramid Head…” Dichiarò mentalmente il biondo.

Iniziarono a incamminarsi per il centro di Silent hill…

-Thomas, ma visto che ti sei dimostrato più violento di me, perché vuoi il mio aiuto?- Walter fece quella domanda senza pensare e questo gli costo molto.

-BASTA!!!- Thomas sentendosi rivolgere la stessa domanda si spazientì.

Walter, in seguito a quella reazione inattesa alzò le braccia come per difendersi.

-Dillo chiaramente che la mia presenza ti disturba!- Il ragazzo si fermò e puntò un dito accusatore al biondo.

-No, ma…- Walter cercò di contro battere ma non trovò le parole.

-Lo vedi? Non sai stare al passo con chi ti parla! Mi deludi…- Incrociò le braccia e sbottò.

-Uff…- Walter non disse nulla ma sospirò piano.

-Non mi stupisce se la donna che ami non ti consideri!- Con queste parole si allontanò e sparì nel folto della nebbia.

Walter restò muto e abbassò la testa… ma i suoi occhi verdi erano più sbarrati che mai.

“Non stai stare al passo con chi ti ama, perciò non sarai mai amato.” Queste parole concepite dalla sua stessa mente lo ferirono moltissimo… provava una tale vergogna che s'inginocchiò sul terreno e meccanicamente prese il revolver e se lo puntò sulla tempia…

Poco prima di compiere il gesto estremo una voce interiore gli rimbombò nella testa: “Non sarai mai amato, a meno che…”.

Walter abbassò l’arma e si alzò in piedi. I suoi occhi erano più vivi del solito, qualcosa lo spinse a tentare un’ultima carta.



Quale sarà  l'ultima carta di un uomo che non ha nulla (eccezion fatta per i vestiti e l'arma)? Lo scopriremo. Per ora ringraziamo tutti coloro che hanno letto e seguito la mia storia, inoltre un ringraziamento speciale va a Fiammah Grace, che con infinita pazienza e gentilezza ha scritto una vera e propria super recensione. Invito gli altri a recensire perchè solo così posso conoscere gli altri e perchè no, passare a leggere le loro storie. Insomma non siate timidi e fate sentire la vostra voce! Alla prossima!     


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Capitolo 13
*** Walter Sullivan: Studiare la storia è l'inizio del caos. ***


Walter Sullivan: Studiare la storia è l'inizio del caos.

Finalmente era arrivato, il centro storico di Silent hill si mostrava in tutta la sua decadenza e abbandono. Walter s’affrettò ad entrare nel museo, un odore forte di bruciato e di consumato gli penetrò le narici tanto che si sentì male… e quindi per mantenersi in piedi si appoggiò sul bancone d’entrata lì presente.

“Respira, concentrati…” Walter con la fronte sudata per il caldo, iniziò a rovistare nella piccola biblioteca.

Dopo qualche ora trovò quello che gli serviva, l’ospedale da raggiungere era: Brookhaven Hospital.

Walter lesse la storia contenuta nel libro intitolato “La grande Epidemia”. Le stesse parole contenute nella lettera: Dove si curano i pallidi di morte? I malati di epidemia?

Con un po’ di pazienza riuscì stilare un elenco cronologico degli eventi che valsero la nascita di Silent Hill:

1600 circa

Il sito di Silent Hill venne occupato da alcuni coloni, che lo abbandonarono in seguito al propagarsi di un'epidemia. Il sito era stato, da tempo imprecisato, abitato da una tribù nativa americana sconosciuta, che praticava un culto religioso le cui fondamenta vennero poi adottate due secoli dopo dagli adepti dell'Ordine. Durante la Santa Inquisizione, le persecuzioni raggiunsero anche Silent Hill, e molte donne innocenti finirono giustiziate in quanto accusate di stregoneria. Tra queste vittime sarà ricordata una ragazza, Jennifer Carroll, alla quale dedicano, tre secoli più tardi, una strada e un monumento commemorativo al Rosewater Park.

 

1800 circa

Il sito viene riutilizzato come colonia penale, che prenderà il nome di Prigione di Toluca, e viene edificata una missione per gli ammalati, in occasione di una successiva epidemia.

1820 circa

La missione viene riabilitata, e diventa successivamente l'attuale ospedale psichiatrico di Brookhaven (Brookhaven Hospital).

 

1840 circa

Viene chiusa la Prigione di Toluca.

 

1850 circa

Con la scoperta delle miniere di carbone, il sito viene ripopolato, e viene fondata la città di Silent Hill.

1860

Una compagnia di commercio dei minerali, la Gillespie Coal & Iron Company, acquisisce il territorio montuoso del Devil's Pit, diventando una dei maggiori esponenti dell'economia della città.

1861

Con l'inizio delle Guerra Civile Americana, il campo di reclusione provvisorio dismesso viene riaperto per i prigionieri di guerra, e trasformato in una struttura penitenziaria statale. Su di essa viene eretto l'attuale Silent Hill Historical Society, un museo che custodisce cimeli appartenenti alla storia di Silent Hill. Sorge nello stesso periodo il movimento religioso dell'Ordine.

 

1900 circa

Con il crescente sviluppo economico, la città diventa una meta turistica.

 

1914

Un battello a vapore per turisti, il "Little Baroness", affonda presso il lago Toluca. I corpi delle persone a bordo non vengono mai ritrovati.

 

1960 circa

Helen Grady cerca di uccidere il figlio asfissiandolo con del gas, in quanto la donna sostiene che egli sia un demonio che una dimensione parallela le incarica di eliminare. Viene ricoverata nel manicomio di Cedar Groove (Cedar Groove Sanitarium), e non si hanno più sue notizie.

1972 circa

Nasce presumibilmente Alessa Gillespie, che viene adottata da un'adepta dell'Ordine, Dahlia Gillespie.

1973 circa

Nasce presumibilmente Claudia Wolf, figlia di Leonard Wolf, altro adepto dell'Ordine.

1979 circa

Dahlia sacrifica sua figlia Alessa affinché quest'ultima mettesse al mondo ciò che il suo culto chiama "Samael", che sopravvive grazie al salvataggio di Travis Grady, consentendole di preservare la sua parte incontaminata, che si reincarna in una bambina. Alessa viene dichiarata ufficialmente morta, ma è in realtà segregata di nascosto nelle fondamenta di un ospedale, dove, ridotta in un stato semi-comatoso, viene assistita dal dottore Michael Kaufmann e l'infermiera Lisa Garland, che viene assassinata poco tempo dopo in quanto è un testimone oculare dei piani di Dahlia e del dottore. Nel frattempo i coniugi Harry e Jodie Mason trovano una neonata, reincarnazione della parte incontaminata di Alessa, che adottano e chiamano Cheryl.

 

1984 circa

Muore Jodie Mason in seguito ad una malattia non meglio specificata.

 

1986 circa

Harry e la figlia Cheryl fanno un viaggio di vacanza a Silent Hill, e hanno un incidente stradale ai margini della città. Al suo risveglio, Harry non trova più sua figlia, e inizia a svolgere delle indagini, che lo portano a scoprire chi, o meglio, cosa è in realtà sua figlia, e ferma il rituale al quale Dahlia Gillespie e il dottor Kaufmann stavano lavorando da anni. Alessa genera una nuova reincarnazione, che affida a Harry. L'uomo da alla bambina lo stesso nome ed età anagrafici di Cheryl, tuttavia, rischiando di essere entrambi ancora oggetto di persecuzione da parte degli adepti dell'Ordine, cambiano nome e la bambina è conosciuta come Heather Morris.

 

1991 circa

Il reduce Alex Sheperd ritorna dalla Guerra del Golfo alla sua città natale, Sheperd's Glen. Al suo arrivo scopre che sia Josh, il fratello minore che il padre sono scomparsi, quindi Alex, insieme a un'amica, Elle Holloway e lo sceriffo Wheeler inizia la loro ricerca. Con lo svolgersi delle indagini, Alex apprende che la sua città e gli antenati che la fondarono, erano adepti dell'Ordine, e che per tale culto, i villici erano chiamati a sacrificare periodicamente i propri figli. In principio, Alex crede che il fratellino sia in pericolo, ma scopre poco dopo che Josh era già morto molti anni prima, accidentalmente annegato da Alex, e che Alex stesso avrebbe dovuto essere sacrificato. A quel punto, ad Alex non resta altro che fermare i suoi concittadini, prosecutori del culto, e ultimato il suo compito, di Alex non si conosce la sorte.

 

1998 circa

Muore di malattia Mary Sunderland, moglie di James Sunderland.

 

2001 circa

James Sunderland si reca a Silent Hill, quando questi riceve una strana lettera il cui mittente risulta essere Mary, la sua defunta moglie, ormai assente da più di tre anni, che lo invita a raggiungerla presso la suddetta città. Tra mille peripezie e vicissitudini, James comprende infine che il viaggio che ha intrapreso serviva in realtà a metterlo faccia a faccia con le sue colpe che egli aveva rimosso, ovvero l'omicidio di sua moglie. Le sorti dell'uomo restano tuttavia incerte.

 

2003 circa

Heather Morris viene avvicinata da Douglas Cartland, un investigatore privato, e successivamente, incontra Claudia Wolf, un'adepta dell'Ordine. La ragazza non capisce cosa le sta accadendo fino a quando, ritornando a casa, trova suo padre Harry, brutalmente assassinato per mano di una creatura al servizio di Claudia. Sconvolta, Heather, aiutata da Douglas, si reca a Silent Hill, e ivi, ricorda tutto il suo passato. Heather è la reincarnazione di Alessa Gillespie, e come ella, è in grado di far nascere il "Samael", motivo per il quale Claudia conduce la ragazza sul luogo. Heather riesce ad espellere tale creatura, ma Claudia la sottrae ad Heather prima che questa possa eliminarla, e il "Samael" viene alla luce. Heather lo affronta e lo elimina, dopodiché, decide di lasciare definitivamente Silent Hill, e si costruisce una nuova vita.

 Walter si segnò tutto su un quaderno trovato in un cassetto della mobilia del museo e con l’ausilio di una penna.

“Non si sa mai…” Walter chiuse il quaderno e decise che sarebbe andato di nuovo al cimitero a recuperare il cadavere.

Un suono forte e assordante simile a una sirena lo colse di sorpresa, tanto che uscì fuori a perdifiato. Walter visibilmente spaventato si guardò in giro: Stava scendendo la notte, si sentiva odore di marcio, rumori inquietanti si sentivano ovunque. Walter iniziava ad avere paura…

-Madre, aiutami!- Walter camminò come un cieco con le braccia in avanti.

-Walter, vieni qui.- Una voce sconosciuta s’impose sui strepiti assordanti della città infestata.

-Chi è?- Walter camminò a passo svelto verso quella voce e, incredibilmente, si trovò al cimitero.

Mentre cercava di capire come fosse riuscito ad arrivarci, la voce ritornò.

-Walter, il corpo è qui dentro.- La voce proveniva da una delle bare.

-Che sia un morto che parla?- L’ingenuità di Walter non aveva limiti.

Una luce scese dal cielo e da essa uscì una donna dai capelli biondi che si presentò.

-Ciao.- Quella donna era Claudia…

Walter arretrò di un passo, che diavolo ci faceva lì?

-Non avere paura… non ti faccio del male, mio piccolo Walter.- Il suono era stranamente gentile e innocente per una donna come lei.

Walter faceva bene a essere cauto, aveva letto l’impresa di quella donna, e non sentiva in sé il dovere di fidarsi.

-Vieni qui, voglio farti un regalo.- Claudia alzò le braccia invitanti.

Walter mise una mano in tasca e strinse il calcio dell’arma dopodiché si avvicinò.

-Cosa vuoi da me?- Il biondo si sedette a fianco della donna.

Lei si avvicinò lentamente al ragazzo e sembrò volerlo baciare ma… ricevette una pallottola in pancia.

Lei si allontanò subito e si toccò la parte ferita, il sangue scese copiosamente sulla bara.

-Perdonami, ma ho paura…- Walter pareva sinceramente dispiaciuto del gesto.

Il corpo della donna si riversò sul suolo e il sangue non si fermava… 

-Hnnn… sporco animale…- Lei alzò il viso da terra e con la mano fece il gesto delle corna come a lanciargli un malocchio dopodiché morì senza una goccia di sangue nelle vene.

-Cos’è?- Walter sentiva un pericolo arrivare.

Thump… thu-thump…

Il suono dei passi pesanti aumentavano… seguiti da una lama stridere sul pavimento.

-No, non di nuovo…- Walter vide sbucare nella profondità della notte una piramide di ferro.

Il gigante si tolse l’elmo con una manata mostrando un viso sfigurato e pallidissimo.

-Tu non sei Leon…- Walter si rincuorò di non dover affrontare il suo rivale.

Imprevedibilmente la creatura da una tasca del grembiale cacciò una maschera di cuoio. Quella maschera rappresentava Leon.

-Cosa? Tu… tu… hai distrutto il mio dono.- Walter impugnò il revolver e si gettò al falso Pyramid head.

Ora era chiaro… Walter era stato INGANNATO!

Sparò alcune raffiche di colpi che centrarono il corpo del gigante ma lui sembrava non risentirne… anzi si avvicinava con la lama tagliente… Inutile dire che i colpi finirono subito.

“Merda, e ora?” Walter cercò di evitare i colpi goffi e lenti della creatura e alcuni riuscì a schivarli.

Questo gioco continuò per un bel po’ finché la stanchezza non si fece sentire.

“Ok, devo applicare la tattica più usata da coloro che lo affrontarono ergo la fuga.”

Fece dietrofront e scattò con le sue gambe, se era riuscito a sfuggire a Henry, sarebbe sfuggito anche da quel gigante che si muoveva goffamente.

Ma una disgrazia si accanì sul biondo e che era? Un esercito di Pyramid Head? Un lago pieno d’acido? Un burrone con sotto un mostro tentacolare con recenti esperienze sessuali con Heather? Manco per idea! Una semplicissima, comunissima, banalissima, fottutissima porta bloccata (o rotta)!

“What is the hell?” Walter era intrappolato e il gigante gli stava venendo addosso.

Un forte suono metallico attirò l’attenzione dei due. Da una recinzione di ferro si vedeva un altro Pyramid Head.

“Oh diavolo. Quest’avventura non me la scorderò tanto facilmente.” Walter sospirò pesatamente.

-Che fai lì fuori? Vieni dentro!- La porta si aprì di scatto e fece cadere il biondo che si era poggiato.

Due mani giovanili lo trascinarono dentro. Walter si sentì confuso e stordito.

-Thomas?- il ragazzo riconobbe il suo piccolo fan.

-Umpf… ringrazia Alessa.-  Sbottò il ragazzino.

-Mi dispiace molto per averti fatto arrabbiare… ero totalmente confuso… ma grazie.- Walter si scusò per il comportamento di poco prima e ringraziò per l’intervento.

“Dovrò fare due chiacchere con quella donna.” Giurò il biondo dopo che sentì che c’era lo zampino della strega.

-Aspettiamo qui, Leon sta lottando contro l’impostore.- Spiegò brevemente il ragazzino.

-Dì un po’, come li hai conosciuti?- Walter chieste al ragazzino come conoscesse quei suoi amici.

-Oh no, li conoscevo già!- La risposta fu molto semplice.

Questo fu una botta in testa per Walter, perché diavolo nessuno gli aveva detto nulla?

Comunque non disse nulla, doveva solo aspettare il momento di cui avrebbe incontrato Alessa.

Qualche ora più tardi Thomas aprì la porta, lo scontro era finito e Leon era già andato via.

-Ok, Alessa vuole vederti. Andiamo su.- Thomas andò avanti ma Walter non si mosse.

-Vai avanti, ti raggiungerò a breve.- Walter con un gesto allontanò il ragazzino.

L’oscurità era sparita e c’era solamente il corpo macellato dell’impostore giacente a terra. Il biondo prese dalla sua tasca i petali del fiore del diavolo e li gettò sul sangue ancora fresco della creatura.

-Tu lo hai distrutto e ora lo  farai rivivere.- Con queste parole, i petali divennero semi e dai semi fiorirono altri fiori del diavolo.

Delicatamente ne colse uno e se lo mise in tasca con cura doviziosa.

“Uhmm… mi sa che questo fiore diventerà la pianta di Silent hill.” A rafforzare la tesi del biondo era la continua crescita di quei fiori un po’ ovunque sul suolo.

Con il sorriso sulle labbra s’incamminò nella direzione di Thomas. Una volta raggiunto passarono per l’ospedale Alchemilla, dove riposava il corpo bruciato di Alessa.

L’atmosfera dell’ospedale Alchemilla era completamente diversa da quella di qualsiasi ospedale del mondo normale… L’Alchemilla era freddo, buio, crudo e sanguigno.

-Alessa…- Walter non era convinto che incontrare quella donna gli avrebbe portato giovamento ma forse l’avrebbe… odiata.

-Forza, raggiungiamo i sotterranei.- Thomas guidò il biondo verso l’angolo più buio e feroce dell’ospedale: la stanza B151.

 I passi risuonarono lenti e cadenzati nei corridoi freddi del centro medico. Walter seguiva il ragazzino che con la torcia portatile faceva luce, letteralmente, al cammino.

Dopo attimi di silenzio…

-Eccoci, lei ci sta aspettando.- Il ragazzo fece per abbassare la maniglia ma la mano ossuta del biondo gli strinse la spalla.

-Ascoltami bene, tu vuoi veramente vendicare tua sorella Doriana?- Il timbro era neutro.

-È ovvio.- Il ragazzo rispose con un sorriso che si spense quando incrociò lo sguardo assassino di Walter.

-Vuoi che io trovi e uccida il tuo assassino?- Un’altra domanda dal timbro neutro.

-Sì… ma mi stai facendo paura.- Il ragazzo finora non lo aveva mai visto così… innaturale.

Gli occhi di Walter, da ingenui e timorosi, si fecero freddi e crudeli. Lo sguardo di Walter divenne lo stesso che rivolgeva alle sue vittime.

-Qualunque cosa io faccia, tu non intervenire. Chiaro?- Walter lasciò la presa prima di sentire la risposta d’assenso di Thomas.

La porta venne aperta dal biondo che entrò con lo sguardo nascosto tra i fili dei suoi capelli.

Lisa stava medicando Leon, uscito ferito dalla battaglia contro l’impostore.

-Walter, ben arrivato.- Leon lo accolse in modo gentile, visto non vi era motivo di essere sgarbati con un amico.

Walter cercò con lo sguardo la strega di Silent Hill. La vide seduta a fianco al lettino.

-Alessa, è arrivato Walter.-  L’infermiera stava bendando il braccio di Leon.

Alessa si alzò di scatto e volse lo sguardo al biondo. Esso era meravigliato e felice.

-Walter, sei tornato!- Lei, con uno slancio gioioso abbracciò il biondo.

Il gesto lasciò di stucco i presenti… meno Walter.

-Alessa, dobbiamo parlare.- Walter era estremamente serio.

-Walter, hai portato il corpo all’ospedale Brookhaven?- Gli chiese con il tono naturale non sospettando minimamente che Walter era maledettamente incavolato con lei.

-Ascoltami, perché non mi hai subito detto che c’era Claudia dietro tutto questo? Perché mi hai portato qui senza motivo?- Walter formulò domande senza freni.

-Te lo spiegherò quando avremo tempo.- Alessa sorrise al biondo per rassicurarlo dagli avvenimenti.

Peccato che questo ebbe l’effetto opposto, il biondo la sollevò da terra stringendole le spalle.

-Mi hai preso per il culo! Alessa, o parli o ti distruggo il corpo!- Walter aveva uno sguardo e la bocca contorta in un ghigno rabbioso.

-Come pensi di uccidermi?- Alessa era tranquilla.

-Hai ragione, a te non posso fare niente ma al tuo vecchio corpo sì.- Walter la posò a terra bruscamente.

Prese la sedia e la gettò sul lettino dove riposava (o meglio, era in coma) il corpo bruciato della strega. Fortuitamente la mancò.

-Sei un uomo spietato, Walter.- Alessa era seriamente preoccupata della pazzia del biondo.

Alessa si alzò in piedi e iniziò a raccontare: -Un giorno come tanti, venne a Silent Hill un’anima in pena. Quest’anima si chiamava Thomas Grady ed è questo ragazzo- Lei indicò il ragazzino, poi riprese: -Chiedeva vendetta per la sua morte e protezione per la sorella più grande: Doriana Grady.-

-Come mai accettasti di aiutarlo?- Walter ascoltava con molta attenzione.

-All’inizio non ne volevo sentire parlarne ma appena seppi il suo cognome… Grady, non ti dice nulla?- Alessa sorrise.

-Grady, il camionista che ti salvò dal sacrificio?- Walter iniziava a comprendere molte cose.

-Già, all’inizio volevo usare Pyramid Head cioè Leon per attirare le vittime e ucciderle singolarmente ma Thomas si oppose: voleva te, Walter Sullivan. La calma crudele, il sorriso vuoto, l’innocenza mascherata… Lui nutriva una profonda ammirazione nei tuoi confronti.-

-E poi?- -Ma qualcosa non andò per il verso giusto, i varchi dimensionali si imbrogliavano, alcuni mostri creati per aiutarti sfuggirono al mio controllo costringendo Leon a distruggerli, insomma qualcosa interferiva con l’ordine delle cose…-

-Era Claudia Wolf?- Walter azzardò la risposta. 

-Esatto, ma dopo studi approfonditi scoprimmo che non era lei, ma il demone che cresceva nel suo grembo.- A questo punto intervenne Leon: -Noi dovevamo, a tua insaputa, fermare il demone… non uccidendo Claudia ma purificandola.-

Il biondo iniziò a sudare freddo…

-Uhm… se malauguratamente morisse che succederebbe?- Walter sperava con tutto il cuore di non aver combinato una cazzata.

-Allora si liberebbe il demone del sigillo di Metatron portando il caos su Silent hill.- Alessa concluse con una nota drammatica.

Walter, allora, comprese che, dopotutto, una cazzata l’aveva fatta. Dalla tasca prese il fiore del diavolo e  lo consegnò ad Alessa.

-Oh, è bellissimo!- Gli occhi di Alessa s’illuminarono, non aveva mai ricevuto un regalo e questo le riempì il cuore di felicità.

Mentre Alessa si mise il fiore tra i capelli, Walter mise la propria testa sul tavolo della camera.

-Leon… prendi la mannaia più grossa e pesante che hai e tagliami il cranio, me lo merito.- Walter sospirò.

Tutti quasi risero della buffonata che faceva Walter.

-Ma perché?- Leon aveva appena terminato la domanda che il mondo di Silent hill iniziò a deformarsi.

-Ma non è possibile, solo io ne ho il controllo.- Alessa vedeva che tutto diventava come la sua versione alternativa.

-La sirena… non suona, perché?- Lisa capiva che qualcosa non andava.

-Ho paura…- Mormorò Thomas, era pur sempre un bambino.

-Perché diavolo devo ucciderti Walter? Non è che…- Leon iniziò a sospettare.

-Io ho ucciso Claudia.- Walter non si mosse dalla posizione di prima. 

-Che cosa?!- Replicarono tutti in coro.




Capitolo concluso, che vi sembra? Lo so, vi ho scioccati. Ora come farà il nostro biondo a tirarsi d'impaccio? Lo scopriremo la prossima settimana, ringrazio come sempre tutti i lettori e coloro che hanno recensito la mia storia, voglio aggiungere che, se qualcuno vuole, può creare anche un fumetto su questa storia, ha il mio pieno sostegno! Un'altra cosa: La storia di Silent hill l'ho presa da Wikipedia, se ci sono errori tenetemelo presente. Alla prossima!


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Capitolo 14
*** Walter Sullivan: Riorganizzare i piani. ***


Ecco il nuovo capitolo, per aiutare la comprensione diciamo che Walter aveva invitato i suoi amici nel suo appartamento visto che la città era inagibile. In questo cap ho voluto mettere un pò di romanticismo. Buona lettura!


Walter Sullivan: Riorganizzare i piani.

I rintocchi dell’orologio dell’appartamento 302 risuonavano, scandendo il lento scorrere del tempo che non si aveva…

Walter era seduto sul divano e sulle poltrone a fianco erano seduti rispettivamente Alessa e Leon. Thomas era intento a frugare nel frigorifero della cucina.

-Ho trovato delle pepsi, vi va bene?- Il fantasma tornò dai suoi amici e tra le dita stringeva, per il collo, le quattro bibite frizzanti.

I tre annuirono, così Thomas con l’ausilio di un coltellino multiuso aprì le bottiglie.

-Come facevi ad avere quello strumento?- Gli chiese Alessa.

-L’ho sempre avuto con me, anche dopo la morte.- Spiegò il ragazzo dando per primo una bottiglia a Sullivan.

Consegnò le ultime bottiglie alla donna e a Leon.

-Come ti senti con questi nuovi vestiti?- Domando Thomas a Leon che, per il passaggio al mondo normale, indossava una maglia leggera a maniche lunghe e un jeans abbinato a delle scarpe di cuoio.

-Devo ancora abituarmi a questo vestito, stavo meglio con il petto nudo.- Commentò il grigio, iniziando già a sorseggiare il liquido.

-Ma stai meglio, no? Questa maglia bianca mette in evidenza il tuo fisico palestrato.- Fece notare la strega.

Il complimento non fece molto piacere al biondo che smise di bere.

-Mm… Alessa, ti piace il fiore che ti ho regalato?- Cercando di cambiare il discorso Walter s’intromise nella conversazione di Alessa e Leon.

-Umpf… Walter. Dovresti stare zitto e riflettere sul danno che hai combinato! Se non fosse stato per te ora avremmo già risolto la questione dei 21 sacramenti.- Lo rimproverò apertamente la strega.

Walter si sentì addosso lo sguardo arcigno di Alessa, lo sguardo di sufficienza di Leon e lo sguardo di pietà di Thomas.

-Mi dispiace…- Walter non disse più nulla anzi abbassò la testa con lo sguardo ancor più abbattuto di prima.

-È tutto quello che mi sai dire? Walter non hai proprio carattere!- Obiettò la donna, voleva bene a Walter ma il suo modo di fare era troppo passivo, insomma… non aveva le palle.

Questi non la prese tanto bene e si alzò di scatto.

-È così che la pensi? Bene, vattene da qui!- Walter non alzò la voce ma v’impresse un tono molto duro.

Gli altri presenti si meravigliarono e puntarono gli sguardi su di lui.

-Accidentaccio! Io non so come devo fare con voi e il vostro stramaledetto culto! Non ho scelto io di entrare a far parte di quella setta, non ho scelto io di compiere i 21 sacramenti ma sono stato manovrato da un’idea folle alla quale solo tua madre poteva aderire! Tua madre e tutto il Culto! Se io non fossi finito alla Wish House, ma solo in un normale orfanotrofio, a quest’ora avevo due persone che potevo chiamare mamma e papà, avevo una ragazza che mi amava e degli amici semplici e sinceri! Non ci sarebbe stata questa violenza, io non sarei stato maledetto da Dio! Ma che te lo dico a fare? Non lo vuoi ammettere ma sei tale e quale agli altri. Anzi sei diventata quello che tu volevi evitare: Una strega!- L’ultima parola ebbe una forte ripercussione su Alessa.

-Vogliamo fare questo piacere a questo tuo amico che io manco conosco, e vendicare una sorella puttana aggiungendo altre morti alla mia coscienza? A voi non ve ne frega dei sentimenti di questo ragazzo…- Indicò sé stesso e aggiunse:-Non sarò come voi che vi divertite a plasmare qualcosa che non sapete nemmeno controllare ma continuate a usarlo senza avere idea delle conseguenze.- Walter era furioso, non riusciva a tenere a freno la lingua.

-Forse sarò il più debole e inutile, quello che ha sempre bisogno di qualcuno che lo aiuti, quello che non muoverebbe un dito per paura di farsi male ma se non altro guardo in faccia alla realtà! E non mi piace! Questa realtà è la più grande bugia del mondo!- Walter si diresse in cucina e si versò un bicchiere d’acqua e lo beve in un fiato.

-Alessa, non lo hai capito né lo capirai mai ma sei vittima della tua stessa maledizione! Per tutto il tempo hai usato la magia di Silent Hill come un giocattolo per vendicarti dei tuoi perseguitori e adesso la città reclama la sua ricompensa per quello che hai fatto! Come credi di salvarti?- Walter sospirò.

-E tu?- Alessa lo fissava attentamente e lo sguardo era sempre arcigno ma si era aggiunta una nota di preoccupazione.

-Io sono già stato punito, ma in misura minore! Io non ero altro che un piccolo bambino che non voleva altro che una madre ma poi gli adepti del culto hanno trasformato il mio desiderio infantile un motivo per uccidere e dare in pasto le anime al demone! Io, come Pyramid Head, non ero altro che uno che offriva sacrifici agli dei, come i greci e i romani.- Walter allargò le braccia come per spingere gli altri ad accogliere le sue parole.

Alessa non disse nulla ma sotto si vergognava, buona parte delle sue parole corrispondevano a verità. Lei senza dire nulla si alzò e si diresse verso la porta d’uscita.

-Leon, andiamo. Walter non ci vuole più.- Alessa si affacciò alla porta e stava per allontanarsi.

Leon la raggiunse e chiuse la porta alle sue spalle. Walter urlò qualcosa ma non fecero in tempo a sentire, pareva un avvertimento.

Alessa fece per scendere le scale ma scivolò e fece un capitombolo da film comico.

-Alessa!- Leon la raggiunse in fondo alle scale.

Poco dopo arrivarono anche Walter e Thomas.

-Accidenti ti avevo avvisato. La signora delle pulizie ha appena dato la cera. Ma hai chiuso la porta prima che te lo potessi dire.- Fece notare il biondo.

-Che gentilezza! Aiutami, non riesco ad alzarmi.- Mugugnò la donna mente si massaggiava  la spalla.

Walter e Leon con le dovute attenzioni la riportarono nella stanza.

-Una frattura multipla al piede e alla spalla, mi sa che dovrai stare ferma per molto.- Diagnosticò l’infermiera Lisa.

-Oh no…- Alessa si scoraggiò molto.

Walter sospirò e chiese se ci fosse una pomata per farla guarire presto.

Lei annuì e nominò una crema.

-Lo vado a prendere.- Si offrì il fantasma e andò nello sgabuzzino.

Ormai la ferita era stata lenita dalla medicina ma Alessa non poteva più muoversi.

-Non preoccuparti, saremo con te.- La incoraggiò Leon.

Quest’atmosfera tranquilla suonava strana per i personaggi.

-Qui sei al sicuro, il demone di Silent Hill non penserebbe di venirti a cercare.- Disse Walter.

-Walter…- Alessa non poté nascondere di essere molto grata al biondo e per un attimo le guance si fecero rosse.

-Ok mentre Alessa starà in compagnia di Leon e Lisa, io e Thomas eseguiremo i 21 sacramenti.- Annunciò Walter. 

-Ma non avevi detto di…- Obiettò Thomas ma Walter gli sorrise.

-Questa è la musica e così balliamo!- Walter si diresse alla cassapanca e cacciò da essa un fucile.

-Ma è la borsa di Mary Poppins?- Si domandò il fantasma.

-Mai conosciuta, andiamo!- Walter fece per andare al buco ma Leon lo fermò.

-Aspetta, vediamo il telegiornale…- Detto ciò accese la tv.

Buongiorno gentili telespettatori, apriamo il telegiornale con uno scoop fuori dal comune: La riapertura del caso Walter Sullivan, secondo la testimonianza della cuoca di Fukiyama City (la città dove abitava Doriana ndA.) la presenza del misterioso assassino che ha fatto tremare mezzo mondo è ancora presente e più che mai pronto a compiere spietati omicidi.

-Hmm…- Sospirò Walter.

Ci colleghiamo con la nostra inviata Camilla Haren che è stata al ristorante di Doriana Grady.

-Buongiorno, sono all’interno del rinomato ristorante della donna più brava ai fornelli.- Cinguettò la donna.

Poco dopo arrivò Samantha, vestita con abiti usuali e con in braccio il cucciolo.

-Salve, lei dev’essere Samantha la nipote prediletta della signorina Doriana, vero? Ci fa qualche dichiarazione al telegiornale?- La donna puntò subito il microfono in faccia alla ragazza.

-Insomma! Volete o no lasciarci in pace? Walter mi ha salvata e non è un assassino! Quante volte devo ripetervelo?- Sbottò Sam e poi si rivolse alla telecamera:-Walter se mi senti dimmi che stai bene! Il cucciolo l’ho chiamato Yami. Spero che ti piaccia!- Dopo detto ciò si allontanò accarezzando il cucciolo.

-Bene iniziamo a sentire la cuoca che ora sebbene sia intenta a cucinare credo che ci rilascerà un’intervista.- Annunciò la donna entrando nella cucina con il cameraman.

-Che è successo?- La donna aveva il viso incorniciato dal sudore e quasi non riusciva a respirare per i vapori che fuoriuscivano dalle pentole.

-Buongiorno signorina, vorrebbe fare un po’ di pubblicità per il ristorante? Perché non ci parli del biondo assassino che furbescamente era entrato nelle sue grazie?-

Walter quando sentì quella frase desiderò molto uccidere con le sue mani quella intervistatrice, come si permetteva di dire cose che non sapeva nemmeno che cosa volessero dire?

-Beh non è esatto, Walter era un bravo ragazzo aveva solo bisogno di un lavoro e un po’ di vivere. Anzi ora che mi ci fate pensare, venite con me.- Doriana si tolse il grembiule e condusse gli altri in una stanza.

-Qui ci viveva il mio piccolo fratellino, Thomas Grady.- Spiegò la donna aprendo la porta.

-Interessante, quindi?- La giornalista pareva un po’ clinica.

-Ebbene, prima non ci feci caso, ma Walter Sullivan era il centro dei suoi pensieri.- Disse Doriana mentre sfogliava un album di foto tra cui spiccavano anche ritagli di giornale.

-Quindi vostro nipote stravedeva per un killer? Che cosa sono quelle fotografie?- Indicò con il mignolo della mano in cui stringeva il microfono.

-Non lo so, da quando mi ha scoperto con un uomo più grande di me non è rimasto lo stesso.- Raccontò la donna aggiungendo anche:-Ho con me la foto dell’uomo che lo ha ucciso.-

-Ah!- Walter batté il pugno sull’altra mano come se avesse avuto un’intuizione.

-Ecco la prossima vittima dei sacramenti!- Il biondo ignorò il telegiornale e spiegò agli amici quello che aveva intenzione di fare.

Dopo spiegato il piano ecco le reazioni degli altri.

Alessa era un po’ dubbiosa, Leon invece era soddisfatto mentre Thomas sorrideva compiaciuto.

-Walter, ma non è un po’ rischioso? Come pensi di fare tutto questo?- Alessa si guardò le unghie pensando che ci sarebbe un’altra soluzione ma non capiva quale.

-Non è un problema, tu resta qui con Lisa e Thomas mentre io e Leon faremo quello che vi ho spiegato.- Walter prese le mani di Alessa come per infonderle la convinzione che tutto sarebbe andato bene.

-Sii prudente…- Alessa non nascose di essere molto preoccupata.

-Che carini che siete…- Fece notare Thomas.

I due interessati divennero paonazzi e si staccarono.

-Ok… io vado per il buco tu vai per la porta.- Walter con il fucile in mano iniziò a dirigersi in bagno.

Leon varcò la porta e si trasportò nella città di Fukiyama City.



Eccoci alla fine, mi scuso per il ritardo ma ci ho messo più tempo per la stresura del capitolo, spero che mi perdonate. Ringrazio Waltersullivan24 e Fiammah Grace che mi seguono e recensiscono, ringrazio anche te, lettore che sei arrivato fin qui.  Ci vediamo la prossima settimana. A presto.

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Capitolo 15
*** Leon: Un recupero con molte calorie ***


Ecco il nuovo capitolo, è incertato su Leon, spero che vi farete quattro risate.


Leon: Al recupero del corpo di Thomas

Leon aveva un compito preciso: Recuperare il corpo di Thomas. Ma dove cercarlo?

-Mi converrebbe andare a chiederlo alla sorella di Thomas.- Leon s’incamminò in direzione del ristorante di Fukiyama City.

Com’è ovvio, non poteva presentarsi così, doveva sembrare un poliziotto o un agente governativo. Per Leon non fu un problema, usando i poteri di esecutore di Silent hill, sul palmo della mano apparve un distintivo e sopra vi era scritto: Leon Scott Kennedy. Con questo sarà abbastanza credibile. Appena fu davanti alla porta del ristorante bussò e gli aprì un ragazzo identificabile come Alvin.

-Buongiorno sono del NYPD e vorrei delle informazioni su Walter Sullivan.- Si presentò il grigio mostrando il distintivo.

-Ah, me lo aspettavo. Beh, venite dentro.- Alvin con molta gentilezza lo condusse nel retro del locale.

-Ehm… spero di non essere inopportuno.- Leon provava una sensazione di disagio nei confronti delle persone.

-Ma che dice?- Il meccanico lo invitò a sedersi e chiamò Doriana.

Leon si guardò in giro: un’atmosfera tranquilla. Si aspettava di incontrare altri poliziotti o curiosi, ma sembrava che l’evento di Walter Sullivan fosse passato e dimenticato.

-Buongiorno agente, siete qui per interrogarmi?- Doriana arrivò un po’ trafelata e con in mano una borsetta per la spesa.

-Chi, io?- Leon si guardò in giro, poi capì che era un poliziotto ed era ovvio che la doveva interrogare quindi si ricompose: -Eh… ehmm… sì. Sono Leon Scott Kennedy, del NYPD.-

-Bene, veloce però… devo andare a fare la spesa.- Doriana si sedette su una sedia di fronte a quella di Leon e attese le domande.

-Allora, voi siete la signorina Doriana Grady? Ufficialmente fidanzata con quel giovane di poco fa?- Iniziò il falso poliziotto.

-Sì.- Rispose la donna.

-Secondo il telegiornale avete parlato con un inviata di qualcosa riguardante vostro fratello Thomas Grady.- Leon cercò di risultare più naturale possibile.

-Sì, volete vedere la tomba?- La domanda era un trabocchetto.

-No, non mi interessa. Vorrei sapere come mai suo fratello era ossessionato di Walter Sullivan.- Leon faceva le domande calibrando il tono delle parole in modo tale da inspirare fiducia e non destare sospetti.

-Non lo so, Walter aveva questo sempre con sé.- La cuoca cacciò da una tasca del grembiule un quaderno rosso.

“La bibbia dell’ordine.” Leon doveva farselo dare senza insospettirla e allora chiese:-Che cos’è?-

-Non l’ho letto proprio.- Disse lei porgendolo.

-Lo farò esaminare dai medium e la scientifica, per fare luce sulla morte di vostro fratello e Walter Sullivan.- Leon lo prese e lo strinse in mano.

-Va bene, allora io vado a fare la spesa. Un’altra cosa: Dite a Walter che mi deve lasciare in pace.- Doriana fece un mezzo sorriso.

-Lo farò sicuram…- Leon si era tradito: “Oh, merda!”

-Ascoltami bene caro poliziotto, se pensavi che fossi così ingenua ti sbagli di grosso!- Lei si alzò in piedi e dalla borsa tirò fuori un coltello da cucina.

-Si fermi! O la faccio arrestare per aggressione a pubblico ufficiale!- Leon alzò le braccia per difendersi.

-Tutte stronzate, tu e Walter siete complici, cosa volete da me?! Che vi ho fatto?- Lei presa dall’ira e dalla paura menò fendenti alla cieca.

A Leon non rimase altro che bloccarla con un calcio in pancia.

-Prendi questo!- Leon si allontanò dopo il colpo inflitto e scappò dalla finestra.

Corse in modo veloce e affannato finché non incrociò lungo la strada una vecchia signora.

-Hanf… signora dov’è il corpo di Thomas Grady?- Leon fece la domanda senza pensare e si aspettò che la vecchia gli desse una borsettata in faccia.

-Al cimitero, ma perché corre? Così le verrà fame… Vuole venire a casa?  Ho preparato tanti dolci.- La voce della signora aveva un che di preoccupante.

-La ringrazio ma devo…- Si voltò per andarsene ma la figura demoniaca di Doriana era quasi vicina (lo stava inseguendo) quindi per evitarla dovette accettare l’invito.

Leon si coprì la faccia con il braccio e seguì la vecchia.

In poco tempo aveva raggiunto la casa della signora che, prima dei dolci, gli chiese di fare alcuni lavoretti manuali (lavoretti per modo di dire…). Dovette tinteggiare i balconi, montare due o tre mobili, riparare i rubinetti e stirare una pila di vestiti.

-Che bravo ragazzone!- Si complimentò la vecchia rivolgendosi a un Leon più morto che vivo, stravaccato su una poltrona di stoffa.

-Di nulla, ora andrei…- Leon tentò una debole protesta per scappare via.

-Di già? Non hai mangiato i dolci.- Fece notare la vecchia (schiavista ndLeon) e in pochi attimi portò dei dolci composti da altissimi tassi di zucchero e cacao, mai assaggiati senza ingrassare di 90 chili.

Con un mestolone imboccò il ragazzo che, in pochi attimi, era diventato paonazzo e in procinto di vomitare e con un attacco di diarrea fulminante.

-Bravo questo giovane, mangia che cresci!- Senza alcuna pietà e con un sorriso gentile (ma sadico ndLeon) imboccava la bocca strabordante di tutti i tipi di cioccolato.

Tre ore più tardi, Leon era tutto sporco di cioccolato e delle papule erano comparse per tutto il viso per l’alta quantità di zuccheri ingeriti.

“Questa mi vuole uccidere…” Leon vide che la signora entrava in cucina, forse per prendere qualcosa.

 “Ora o mai più!” Come rianimato da nuova energia Leon si buttò da una finestra a caso, finendo nel retro del giardino.

Si guardò in giro per cercare il cancello che lo avrebbe fatto fuggire dalla casa, ma sentì qualcosa, come rumori di passi veloci e ruggiti. Leon lo poteva sentire e vedere… era un mastino famelico che aveva scambiato il ragazzo per un ladro.

-Santi cazzi!- Imprecò Leon, che dovette correre in cerchio per evitare le zanne della belva.

Qualche minuto dopo, dalla finestra sbucò la testa della vecchia che ridacchiò vedendo quello spettacolo.

-Oh, che bravo giovane. Sta giocando con Fufi…- Sorrise mostrando i pochi denti che aveva e poi richiamò il cagnone.

-Su, su, basta giocare. Leon, lascia stare il cucciolotto che si stanca.- La vecchia uscì e camminò nel giardino e battendo le mani riprese il cane.

Leon saltò sulla staccionata e salutando con il braccio la vecchia urlò: -A mai più rivederci!-.

Leon arrivò al cimitero, scavò con le mani nude il terriccio e senza perdere tempo afferrò la bara di morgano ove riposava il corpo del ragazzo e senza farsi vedere dai curiosi scappò per un varco per tornare a casa.

-Che ti è successo?- Chiese Lisa a Leon vedendolo sudato, paonazzo, con le vene viola pulsanti sulle braccia e gli occhi da indemoniato.

-Non c’è nulla da dire, solo una cosa…- Gettò di malagrazia la bara sul pavimento della stanza di Walter e senza dire nulla si fiondò nel cesso.


Ecco la fine del capitolo, il nuovo arriverà fra due settimane o forse più, non vi preoccupate non la sospenderò solo che avrò bisogno di più tempo per inventarli. Ah prima di lasciarvi voglio chiedervi se per caso avete letto (in questo cap.) il nome di un'altro personaggio non appartenente a Silent Hill. Se sì, mi dite chi è e a quale gioco appartiene? ...........Eh? Cosa si ottiene in cambio? Beh, un fan service di Pyramid Head per ambo i sessi, va bene? Ringrazio chi ha letto e recensito i precedenti capitoli e anche chi resta nel ombra. Alla prossima!  

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Capitolo 16
*** Walter Sullivan: I 10 omicidi più fantasiosi (e brutali) che poteva concepire. ***


Salve a tutti, ringrazio per la pazienza. Ecco il nuovo, attesissimo, capitolo che sarà il più lungo che sia stato concepito. Avviso che ci sarà un bel pò di Splatter e macellamenti, quindi procedete con cautela. Buona lettura!



Walter Sullivan: Le dieci vittime della sacra assunzione.

Walter era chino su un enorme pezzo di carta che era la mappa del paese e dintorni di Fukiyama City.

-Walter, vuoi un po’ di torta?- La voce di Thomas lo distrasse da quello che stava facendo…

-No, graz… Un momento, dove hai trovato questa torta?- Il biondo voleva spiegazioni sulla provenienza del dolce.

-L’ho trovato all’interno del frigo del capannone.- Spiegò il ragazzino iniziando a tagliarlo.

-Ma che? Posalo via e concentriamoci sulle vittime dei sacramenti!- Walter prese il piatto e lo gettò fuori dalla finestra (tenendosi per sé un pezzo di torta).

Dopo il gesto, Walter iniziò a spiegare al giovane il suo piano per avere la certezza che lui avesse la piena coscienza di ciò che stavano per fare.

-Allora, io mi occuperò delle prime dieci vittime dei sacramenti tu guarda, impara e poi completerai tu il lavoro, chiaro?- Walter mentre spiegava indicava con l’indice e con alcuni gesti i nomi delle vittime e poi li abbinava ai luoghi dove sarebbe avvenuto il delitto.

-Ci sono domande?- Chiese infine.

-Come mai non c’è scritto nulla sull’undicesimo?- -Lo scoprirai a tempo debito.- Rispose laconico il biondo.

Le prime due vittime= Patrick e Robert Holrd: Il peso dell’indifferenza.

I due camionisti stavano viaggiando in piena notte su una strada di montagna sul loro camioncino.

-Beh… alla fine abbiamo finito la nostra consueta giornata di lavoro.- Commentò l’uomo con la barba da montanaro mentre era alla guida e rivolgendosi al figlio aggiunse: -Non credi?-.

-Sì, l’ultima consegna la potevo pure evitare… arrivare alla fabbrica giù alla valle è stato un massacro!- Puntualizzò il figlio.

-Eh, mica è tutto rose e fiori…- Ridacchiò alludendo al rapporto che avevano avuto con Doriana.

-Capisco a che ti riferisci…- Il ragazzo non poté non pensare ai seni morbidi della cuoca.

-Erano morbide ed eleganti…- Aggiunse Patrick mentre si carezzava la barba.

-Beh, speriamo che Doriana si rivolga di nuovo a noi…- Il più giovane si mise le mani dietro la testa e socchiuse gli occhi.

Una volta svoltata una curva, la macchina rischiò di perdere il controllo.

-Ehi! Papà… ma che ha il camioncino?- Robert scattò subito per verificare l’anomalia.

-Non preoccuparti, ho ripreso il…- Non finì di rassicurare il figlio che il mezzo di trasporto prese vita propria, accelerando in modo incredibile.

-Ma che diavolo?!- Urlarono in coro i due.

Nonostante gli sforzi, il pedale del freno non si abbassava. E come piccola aggiunta un rombo di qualcosa che rotolava giù dalla montagna sovrastò il tutto.

-Papà! Un masso sta rotolando verso di noi! Frena, presto!- Il ragazzo dalla testa rasata vide un enorme masso perfettamente sferico come quello visto in un film di Indiana Jones.

-Non… ci riesco…- Il barbuto cercò di sterzare e di frenare ma il camioncino li portava incontro alla morte.

-Accidenti! Saltiamo giù!- L’idea di Robert pareva buona ma quando disse questo, le sicure scattarono verso il basso bloccando le portiere.

-Merda, i vetri! Rompiamoli!- Con l’uso di un martello che teneva in una cassetta degli attrezzi cercò di infrangerli e, incredibilmente, si ruppe il manico di plastica.

-È inutile… ci vogliono morti.- Con voce funerea, Patrick annunciò la verità.

-NNOOO!- Il ragazzo, che aveva un grande istinto di sopravvivenza, diede forti spallate alla portiera.

Il masso era prossimo… e infine schiacciò prima il cofano, poi l’abitacolo e infine tutto il resto.

Qualche minuto dopo scese una nebbia profonda, come a cancellare e nascondere l’incidente.

-Come ti è sembrato?- Walter avanzava in mezzo alla bruma seguito a ruota da Thomas.

-Incredibile… sei un mago.- Thomas aveva gli occhi luccicanti d’ammirazione.

Il biondo sorrise e si chinò a rovistare in mezzo ai rottami per tirare fuori i cadaveri. Non ci volle molto; senza aver alcun rispetto per i defunti, strappò con le unghie il giubbotto di lana del barbuto, graffiò fino ad aprire la parte esterna del corpo cioè la pelle… poi spezzò con le dita due costole della gabbia toracica e scavò fino a trovare il cuore, strappò con violenza i tubicini che collegavano la pompa e asportò l’organo. Il secondo subì una sorte un po’ meno cruenta: Walter chiese a Thomas di  mantenere aperta la bocca e di non muoversi, poi infilò due dita, poi il dorso della mano e ancora il polso e, sempre con profonda indifferenza, tutto il braccio all’interno del corpo del ragazzo. Passò per il tubo del cibo, poi arrivato a un certo punto, con l’unghia del dito medio tagliò il tubo e passò con la mano per arrivare al cuore, lo strinse e con uno strattone vigoroso estrasse la mano con l’organo stretto tra le sue dita fuori dalla bocca.

-Ecco fatto, ora puoi lasciare la bocca.- Walter osservò i due cuori come se fossero due trofei appena conquistati.

 Con il sangue che aveva sui polpastrelli scrisse su un pezzo di metallo (l’ex-portiera della macchina) i numeri delle vittime: 1/21 e 2/21.

Terza vittima: Emanuel Kren: L’indolo traditore.

Un ragazzo con un pizzetto di barba e i capelli alla punk era nella biblioteca centrale di Fukiyama City, era intento a prendere alcuni libri per l’esame che avrebbe dovuto affrontare fra due settimane. Dopo preso l’ennesimo libro di filosofia di Aristotele, cercò con lo sguardo, un tavolo per poter leggere e trovare gli argomenti da approfondire. Lo trovò e si accomodò.

“Uff… non sono passate nemmeno due ore che già mi sono seccato.” Pensò il giovane che evidentemente, aveva intenzione di prendere l’ennesima bocciatura. 

 Dopo aver gettato malamente la matita in mezzo al libro della psicoanalisi di Freud, si alzò e iniziò a vagare per gli ampi corridoi della biblioteca, passò per uno di questi che portava al reparto libri horror.

-Wow… meraviglioso.- Emanuel era un appassionato di libri gotici e inquietanti.

Con le dita della mano, piena d’anelli, la passava tra le copertine per leggere i titoli.

Shining, I.T., Cappuccetto rosso sangue, The house of Dead, Il silenzio degli innocenti, The ring, Calling…” Con gli occhi lucidi di emozione, il ragazzo iniziò a sfogliarne uno: Seven.

-Ti piacciono i libri?- Una voce fece spaventare Emanuel.

-Chi è?!- Emanuel si voltò di scatto per vedere chi mai fosse quel signore dalla voce tranquilla ma crudele.

-Scusami non volevo spaventarti…- A parlare era un signore di una cinquantina d’anni con gli occhiali piccoli e con le lenti sottili, gli occhi perennemente socchiusi e le labbra fini, aveva un fisico abbastanza imponente.

-Mi chiamo King, Stephen King.- Si presentò l’anziano signore che di umano non trasmetteva niente, ma di gotico e irrequieto ne era maestro.

-Il leggendario maestro del horror?- Emanuel era meravigliato, come se il suo più intimo sogno si fosse realizzato.

-Ti va un gioco?- Propose il signore e, una volta ricevuta la partecipazione del suo fan, proseguì: -Uno spietato assassino ti sta cercando ed è all’interno di questa biblioteca. Tu dovrai cercare di sfuggirgli; come pensi di fare se tutte le porte d’uscita sono bloccate?-

Detto ciò si allontanò e una volta svoltato un angolo… un rumore di passi si sentì provenire da un’altra parte.

-In che guaio mi sono cacciato?!- Emanuel aveva perso l’entusiasmo e iniziava ad avere paura…

“Aspetta… Lui mi ha detto che le porte sono bloccate ma se non fosse così?” Il ragazzo si guardò in giro e imboccò il corridoio più vicino per portarsi quanto prima all’uscita.

“Ecco la porta…” Abbassò la maniglia della porta ma una nuova apprensione s’impossessò di lui: La maniglia girava a vuoto.

-Ok… è stato uno bello scherzo, ora fatemi uscire di qui!- Urlò il ragazzo sperando che fosse solo una burla organizzata dai suoi amici: Povero fesso, siamo solo agli inizi.

La tensione iniziò a crescere quando sentì dei passi aumentare di intensità. Emanuel si sentì braccato come uno dei personaggi di King e quindi iniziò a correre come un forsennato sperando di non incrociare il perseguitore. Buona strategia se non fosse che è più facile che ti trovi in un vicolo cieco e con l’omicida alle tue spalle.

È questo accadde al punk. I passi erano molto vicini.

“Mio dio, mio dio… tiratemi fuori di qui!” Pregava come una donnicciola, il teppistello.

-Ehi! Che ti prende?- Una voce tranquilla e beffarda allo stesso tempo lo fece trasalire.

-Stephen?! Sei tu?- -Sì , sono io… sei pallido come un cencio. Hai incontrato un fantasma?- Il maestro dell’horror scoppiò a ridere nel vedere il giovane stralunato.

-C’è poco da scherzare!- Il giovane fece ampi respiri e riprese la lucidità. Se non fosse per il rispetto che provava per lui, lo avrebbe già aggredito.

-Su, è passato. Vieni che ce ne andiamo, ho le chiavi.- King prese per un braccio il ragazzo e lo accompagnò verso un tavolo su cui vi era un libro dalla copertina in pelle... umana.

-Prima che te ne vai, portati con te questo libro: è una copia della mia nuova opera.- King glielo indicò con lo sguardo.

-È per me?- Lo prese in mano con lo sguardo curioso.

La copertina aveva una forma strana e sopra con caratteri d’ossa vi era scritto: la terza vittima dei 21 sacramenti. Il ragazzo lo aprì e una lancia sbucò tra le pagine del libro perforandogli il petto e il polmone destro. Il giovane si sentì le forze scivolargli via, le gambe si afflosciarono al suolo e una macchia di sangue si allargò al pavimento.

-Tsk… senza cervello e senza muscoli… mi chiedo come Doriana ti abbia concesso di dividere il suo giaciglio.- Quello che era il maestro dell’orrore cambiò lentamente i connotati e si rivelò niente meno che Walter Sullivan.

-Ben fatto, ce ne restano altre 18 di vittime!- Thomas sbucò da un angolo dello scaffale della biblioteca.

Walter si abbassò e notò che il giovane punk era ancora cosciente e aveva un occhio rivoltato verso l’alto.

-Dev’essere stato uno bello shock scoprire di essere stato ingannato da un’illusione.- Commentò il biondo.

Con un coltello tagliò il petto sinistro e lo privò del cuore. Come un preciso rito Walter scrisse sulla fronte del giovane il numero: 3/21.

4° vittima= Padre Kaufman: il lato nero della chiesa.

La chiesa di Fukiyama City era una chiesa protestante, l’unica del paese. Il sacerdote incaricato alla funzione spirituale era padre Kaufman. Egli si occupava di condurre le pecorelle dell’ovile del signore verso la via della luce senza farli cadere nell’oscurità.

Peccato che molto spesso “sono belli fuori ma marci dentro” e il sacerdote era intriso di oscurità tanto che anche il diavolo ne aveva ribrezzo. Kaufman non lo sapeva, ma un angelo della morte sarebbe venuto a prenderlo…

Dopo che aveva concluso la messa e congedato i fedeli, il sacerdote si diresse al confessionale per perdonare grazie all’intervento divino, i peccatori. Oggi di questi ve ne era solo uno ma ne valeva per ventuno messi insieme.

-Buongiorno padre…- Walter era lì per confessarsi dei suoi innumerevoli peccati.

-Buongiorno figliolo, accomodati e apriti al signore.- Iniziò il sacerdote.

-Padre, ho abusato di una minorenne…- Walter, nascosto dietro la grata, sorrise.

Il padre si spaventò un poco e questo non sfuggì al biondo.

-L’ho condotta all’interno di una chiesa e l’ho denudata di fronte all’immagine di nostro signore.- Walter sapeva che diceva una bugia ma il suo gioco era un altro… risvegliare il male che si annidava nel cuore blasfemo del sacerdote.

Padre Kaufman si sentì male… ma non poteva interrompere la sua missione.

-Ho iniziato, spargendole l’acqua santa ed entrando in lei con cruda violenza.- Walter, in fondo si schifò di quello che diceva ma era necessario.

  -Basta così, non sei degno di essere perdonato!- Il sacerdote uscì dal confessionale e trascinò fuori Walter per un braccio.

-Aspetti padre!- Il biondo con uno strattone si liberò della presa a tenaglia del sacerdote.

-Vattene! Ti concedo di andartene con le tue gambe!- Il nervosismo del sacerdote era molto eccessivo.

“Come immaginavo, il suo nervosismo non è naturale…” Walter non si schiodò dalla sua posizione ma fissò negli occhi del prete.

-Ascoltatemi bene, anche voi avete da confessare i vostri peccati!- Walter urlò in modo tale che anche i santi raffigurati potessero sentire e aggiunse:-Di fronte alla santità della chiesa e all’opera di Dio che si è fatto uomo per liberare l’umanità dal peccato, rispondete alla mia domanda: Doriana è stata condotta verso la lussuria da voi?-

-No, è una menzogna!- Il padre mentì di fronte a Dio. E per questo venne punito in modo alquanto strano… Il pesante crocifisso che era appeso al muro gli cadde sulle spalle senza fare alcun rumore.

-Accidenti…- Walter non poté negare di essere meravigliato da ciò che era accaduto.

 Il biondo si grattò la testa, quello che non riusciva a capire è che lui non era riuscito a fare alcun che per uccidere il sacerdote. Era stato anticipato da una giustizia superiore… che lui non riusciva a comprenderla: La giustizia divina.

“Beh, vediamo di prendere il cuore.” Walter senza muovere il cadavere iniziò a tagliare la schiena e, incredibilmente, si accorse che il cuore era all’interno del polmone.

“I casi sono due: Era così dalla nascita o quel dio degli umani mi ha dato una mano.” Walter ritenne attendibile la seconda possibilità.

Fece un’alzata di spalle e uscì dalla chiesa.

-Ma che diavolo?- Walter si girò, di scatto, dietro e vide la chiesa crollare come un castello di carte.

Poco dopo arrivò Thomas che rimase stupito di vedere Walter seduto su un blocco di marmo, con una mano sul mento e  un’altra che stringeva il cuore.

-Che è successo?- Thomas si avvicinò timidamente al biondo e con gli occhi vedeva le rovine.

-Non chiederlo a me… Andiamo.- Walter sbuffò e si alzò. Iniziava a tuonare…

Triplice Omicidio, 5° 6° 7° vittime= Peter Satorri, Wilson Arasto, Emian Gotor: Le docce di Auschwitz.

Walter non aveva molte informazioni su questi tre peccatori, quindi in compagnia di Thomas decise di andare alla scuola di Fukiyama City.

-Ascoltami bene Thomas… noi due siamo padre e figlio. Ti iscriverò a questa scuola è chiaro?- Spiegò Walter al ragazzino.

-Va bene, papà.- Il ragazzo subito si calò nei panni di figlio.

Varcarono il cancello che dava al giardino e proseguirono per un viale lastricato di pietre. Walter si guardò in giro e i suoi occhi verdi si posarono su una figura disgraziatamente familiare…

-Oh no! Thomas, diventa invisibile! “Invisibilizzati”!- Walter si allontanò dal viale e si tuffò in su un cespuglio.

Che cosa avrà visto il biondo per agitarsi così? Nientemeno che Samantha.

Lei era intenta a parlare con alcune compagne che aveva legato durante il periodo scolastico. Lei rideva e scherzava, ma poi d’improvviso divenne cupa.

“Devo origliare se voglio sapere di più…” Walter, in punta di piedi, si spostò verso una piccola cabina di generatore di corrente. Si abbassò e inclinò la testa per poter sentire Samantha.

La ragazza si guardò in giro sospettosamente e si tolse lo zaino che aveva alle spalle e da esso, lasciò uscire Yami, il cucciolo era cresciuto parecchio, se prima lo tenevi sul palmo della mano, ora dovevi usare tutto il braccio.

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“Oh no, se sente l’odore della mia pelle, scatterà verso di me e mi farò scoprire…” Walter cercò di allontanarsi ma non aveva finito di pensare che il cucciolo Yami già gli leccava le mani che Walter teneva sull’asfalto ancora bagnato a causa della pioggia della sera precedente.

-Walter!!- Samantha lo aveva scoperto e già con uno sguardo nervoso e il muso imbronciato si avvicinava al suo nascondiglio.

Il biondo assassino si sentiva spacciato… non sarebbe stato facile spiegarle che lui era stato incaricato da un fantasma di uccidere determinate persone, che fosse innamorato di una strega e che avesse come rivale un gigante dalla maschera di ferro a struttura piramidale e tante altre cose.

-Walter… finalmente sei qui!- Sbottò infuriata la giovane donna.

-Posso spiegare tutto…- Walter si alzò in piedi e tenendo in braccio il cucciolo.

-Non mi devi spiegare proprio niente…- Samantha piegò gli angoli delle labbra in un sorriso.

Senza alcun preavviso abbracciò il biondo.

“Ma cosa?” Walter non sapeva spiegarsi il gesto.

-Mi sei mancato moltissimo… grazie anche per avermi salvata da quel vecchio maniaco…- Lei singhiozzò piano, affondando la propria testa sul petto del killer.

-Uh… di nulla.- Era piuttosto imbarazzato per il comportamento di Samantha e come un automa ricambiò l’abbraccio della ragazza.

Il cuore del biondo aumentò di qualche battito, era emozionato per il gesto… non lo aveva fatto nemmeno da bambino.

Passò qualche minuto per poi separarsi, Walter non sapeva che cosa dire.

-Sono sicura che questo ti sarà utile, è il minimo che posso fare per ringraziarti.- Lei, dalla borsa scolastica prese dei fogli con tre fotografie.

Walter iniziò a sfogliarli e si accorse che era proprio quello che cercava.

-Ma ti rendi conto che stai aiutando un criminale?- Walter sentiva qualcosa che non andava.

-Non preoccuparti… non sei il solo a voler aiutare Doriana.- Lei, senza aggiungere niente, diede un bacio alla guancia di Sullivan che era irta di piccoli aghi.

Walter assaporò quel bacio e poi iniziò a leggere i fogli… e gli venne un’idea.

-Ascolta Samantha, ho bisogno di una bombola di gas tossico. Sai dove procurartelo?- La richiesta arrivò curiosa alle orecchie della ragazza.

-Uhmmm… penso che Alvin ne abbia qualcuna nel ripostiglio, ma che ne vuoi fare?- Samantha lesse negli occhi del biondo un barlume di crudeltà.

-Niente domande, ci vediamo alle 12 e mezza negli spogliatoi della palestra.- Walter si allontanò con i fogli stretti nella sua mano sinistra.

Alle 12 e mezza era nel luogo prefissato.

Samantha trascinava sul pavimento una grossa bombola di gas e aveva le braccia che le tremavano per lo sforzo.

“Urgh, maledizione… è incredibilmente pesante. Spero che Walter sappia quello che fa. Ecco, lo vedo… la porta degli spogliatoi.” Lei con una mano aprì la porta ma si accorse che era a molla cioè si chiudeva da sé, quindi dovette tenere la maniglia della porta e con l’altra mano trascinare il carico.

-Non hai bisogno di sforzarti… ecco.- Walter sbucò dalla porta e la bloccò con il suo braccio.

Una volta all’interno, Walter iniziò a fare alcuni lavori… a Samantha non restava che guardare.

Il biondo prese un martello dalla cassetta degli attrezzi che si era portato dietro per quest’occasione, iniziò a picchiettare sul muro e sembrava seguire una scia… Samantha lo fissava mentre si muoveva con l’orecchio appoggiato sul muro e infine si spostò in un'altra stanza. La ragazza vide che il biondo prendeva dalla cassetta un cacciavite e con esso svitò le viti che tenevano fermo un pannello di ferro. Con l’abilità di un idraulico, Walter girò la valvola dell’acqua e ne chiuse l’erogazione.

-Abbiamo quasi finito, che ore sono?- Walter si alzò in piedi e impugnò un martello piuttosto consistente.

-L’una meno 10, perché?- La ragazza guardò sull’orologio del suo cell.

-Ok, siamo puntuali per l’appuntamento.- Walter sogghignò soddisfatto e con il martello iniziò a rompere il muro.

-Che fai? Ci farai scoprire!- Samantha si passò le mani sulle labbra preoccupata per ciò che sarebbe potuto succedere.

-Tranquilla, a quest’ora non c’è nessuno, fra non molto verranno quei tre…- Walter aveva appena finito di rompere il muro e ora stava svitando il tubicino che regolava la pressione all’interno della bombola.

-Ma che intenzioni hai?- Samantha per quanti sforzi facesse non riusciva a capire lo scopo di tutto questo.

-Semplice… la doccia che faranno sarà l’ultima!- Walter collegò il tubo della bombola con quello dell’acqua.

Il biondo posò tutto il materiale e senza perdere tempo uscì dallo stanzino delle tubature seguito dalla ragazza.

-Ecco, vedi che succederà.- Walter con un ghigno soddisfatto indicò tre giovanotti palestrati che erano molto sudati e che varcavano la porta a molla delle docce.

­-Ora apriranno i rubinetti e invece dell’acqua si laveranno con il gas.- Concluse con un sorriso beffardo Walter, mentre bloccava con un asse la porta.

I momenti successivi furono molto spiacevoli per i tre giovanotti che avevano deciso di lavarsi… non potevano respirare, non potevano uscire, non potevano urlare, non avevano le forze per sfondare la porta di ferro.

-Muoiono in silenzio.- Walter dopo qualche ora tornò indietro, tolse la bombola e tornò da Samantha. Con un panno bagnato, Walter aprì la porta e vi entrò. Samantha rimase fuori.

Walter con il coltello fece il suo dovere e scrisse con il sangue i numeri 5-6-7 singolarmente aggiungendo la sbarretta con il numero 21 sulla parete delle docce.

Anche questo era fatto, Samantha tornò a casa con il cucciolo e non poté raccontare nulla a nessuno perché Walter le aveva cancellato la memoria, l’unica cosa che ricordava è che era tornata dalla scuola e si era trattenuta dalle sue amiche.

Vittima 8°= Umber Orosco. Già fatto.

Walter aveva un braccio poggiato sulla cupola del telefono pubblico e la mano destra stringeva la cornetta del telefono…

-Ok, grazie. Arrivederci.- Walter aveva appena terminato la telefonata e si rivolse al ragazzo fantasma aggiungendo:-Umber è morto da tre settimane. Andiamo a prendere il cuore nella sua tomba.-

Detto ciò l’esecutore e il suo “cliente” si diressero verso il cimitero di Fukiyama city.

-Walter, posso dirti una cosa?- Il ragazzino non aveva parlato durante gli altri omicidi e ora aveva voglia di spezzare il ghiaccio con il biondo.

-Tutto quello che vuoi.- Persino Walter sentiva una malinconia nei suoi spietati omicidi, sentiva il bisogno di parlare con qualcuno dei suoi omicidi.

-C’è mai stato qualcuno che tu hai risparmiato per qualche motivo?- La domanda lasciò spiazzato il biondo…

-Uhmm…- Walter si passò la mano sul mento, pensieroso. La domanda era strana ma pur sempre una domanda.

-No.- Rispose dopo due ore.

-Ah, sei sicuro?- -No.- Walter rimembrò l’unica persona che lo aveva salvato da morte sicura: Frank Sunderland…

-E chi è?- Thomas si sporse per ascoltare meglio.

-Mica…- -Mica?- -Mica sono affari tuoi!- Walter si chiuse in un silenzio impenetrabile.

Thomas capì che doveva cambiare tattica…

-Ti piace Alessa?- La domanda era retorica ma almeno voleva la conferma.

-Sì…- Walter arrossì debolmente.

-Walter…-  Thomas guardò in avanti e vide che si poteva vedere la tomba su cui riposava l’8° vittima.

-Diamoci da fare.- Walter s’inginocchiò e con il coltello ruppe il terreno duro e scavò con le unghie per poi intravedere la bara del morto. Le unghie gli facevano un male tremendo e in più erano molto sporche. Di sangue e terra.

Scoperchiò la bara e fece la solita operazione e sulla lapide scrisse: 8/21. Però con un pennello nero.

-Perché?- -Il sangue è essiccato da troppo e quindi non lo posso usare.- Spiegò il biondo al ragazzo.

All’improvviso a Thomas gli venne una domanda molto interessante:-Walter perché agisci con più razionalità?-

-Eh?- Walter non comprese la domanda.

-Ma sì, la prima volta che compivi i sacramenti… agivi come una macchina assassina. Ora invece ti sbizzarrisci a inventare diversi tipi di omicidi, come se fosse un gioco.- Spiegò il ragazzino.

-Ah…- Walter comprese la domanda e si rese conto di non sapere che risposta dare…

-Uh… non lo so, chiedilo ad Alessa… forse lei sa come…- Neanche Walter era sicuro di quello che affermava.

-No, ho capito perché!- Thomas sorrise come se fosse un investigatore che aveva scoperto l’assassino: -Ti piace uccidere, se come Leon, meno impulsivo forse… ma uguale!- Detto ciò gli puntò un dito.

-Mmm… e questo cosa cambia? Comunque avrei dovuto uccidere, per te.- Walter intascò il cuore mettendolo insieme gli altri, nell’enorme tasca dell’impermeabile rosso.

-Forse hai ragione. Ma prima provavi indifferenza ma ora anche soddisfazione!- -No, non mi riguarda.- Walter concluse la questione con un gesto della mano e si allontanò.

Thomas lo raggiunse a breve.

Le ultime vittime 9° e 10° : Paul Harrison e Amelie Nathal, una notte esplosiva.

Walter dovette usare una specie di teletrasporto per mezzo di un buco sul muro e per essere precisi... il buco del capannone. Prima di partire il biondo lasciò gli altri cuori nel frigo e prelevò da una scatola che si trovava in una angolo dimenticato della stanza alcuni oggetti.

-Adesso ci facciamo due risate.- Walter si complimentò mentalmente per l’idea che aveva avuto.

Una villa si stagliava sul bordo di un dirupo, era la villa Harrison, l’abitazione più imponente e magnifica che la creatività ed eleganza umana potevano concepire. Walter e Thomas erano di fronte al cancello della villa.

-Bene, per prima cosa…- Con un pennello rosso scrisse il numero 9/21 e 10/21. Walter scassinò poi il cancello con l’ausilio di un bastone e per finire vi entrò.

Attraversarono velocemente il giardino e anziché passare per le stanze decisero di andare direttamente su per la finestra del terzo piano dove vi trovava la coppia da eliminare.

Walter salì per il rampicante che si trovava sul muro e senza aver paura dell’altezza (basta non guardare giù) era dentro. Thomas adoperò la via più facile: attraversò i muri fino a giungere dal suo maestro.

-Sono uno spettro, non dimenticartelo.- Disse al biondo con un’aria di superiorità.

Walter non disse nulla ma si limitò a sogghignare. Il ragazzino non comprese perché ma lasciò correre.

Walter, con molta delicatezza, si avvicinò al letto dei due coniugi e si accorse che il marito non c’era.

“Si sarà addormentato nel suo studio…” Walter senza fare rumore uscì dalla stanza ma la porta gli sfuggi di mano e fece un piccolo botto; il biondo non se ne preoccupò.

Paul dormiva nel suo studio e il killer gli passò sulla bocca un fazzoletto di cloroformio poi, senza tanti complimenti, gli abbassò i pantaloni e le mutande. Dalla tasca del giaccone rosso cacciò fuori quello che sembrava una capsula di quelle che usavano gli spacciatori di droga per infilarsele oralmente o analmente per superare i controlli della polizia.

-Mio dio, Walter sei maledettamente sadico!- Commentò Thomas quasi ridendo e comprese le sue intenzioni.

Qualche minuto dopo Walter svegliò il padrone di casa.

-Cosa?! Che succede?- Il signore era mezzo stordito e inebetito per quello che stava accadendo.

-Ascoltami, dove tieni i documenti per la concessione dell’impresa di Doriana Grady?- Walter lo fissò con gli occhi glaciali.

Non ci volle molto per sciogliergli la lingua visto che il biondo era molto convincente. Volete sapere come aveva fatto? È presto detto: Il signore era legato a una sedia con il nastro adesivo grigio e nel retto aveva una capsula piena di C4.

-Ora cortesemente, entro due ore mi devi dare la combinazione della cassaforte, dove vi sono i tuoi documenti. Hai 1 ora e 45 minuti…- Walter guardò l’orologio da polso.

-No, aspetti… vuoi i soldi? La combinazione è questa… 45896, lasciami andare!- Il signore non poteva nemmeno cacarsi sotto dalla paura considerato che aveva un corpo estraneo all’interno del retto.

-Risposta sbagliata, voglio la combinazione della cassaforte che tieni dietro il quadro di Leonardo da Vinci, hai 1 ora e 25 minuti.- Walter era molto calmo, una calma crudele.

-Va bene, va bene, 23641895. Ora lasciami andare!- Il signore si sentiva bruciare dentro.

-Mollaccione! Mancano solo 60 minuti! Comunque grazie.- Walter si alzò dalla scrivania e si diresse verso il quadro, lo tolse dal muro e aprì la cassaforte con la combinazione appena ricevuta. Prese i documenti che gli servivano e poi legò con il nastro la bocca di Paul per non sentirlo urlare mentre gli cavava il cuore. Dopo l’operazione rimaneva solo la moglie.

-Fermo assassino!- Una voce ferma e molto spietata si sentì per la stanza. La donna si era svegliata a causa del botto che Sullivan aveva prodotto.

-Ah, la signora Amelie… bellissima e spietata avventuriera.- Walter alzò le mani ancora sporche di sangue e non gli fu concesso voltarsi.

-Non muoverti!- Disse lei mentre con il cellulare cercava di chiamare la polizia. Ma…

-Che peccato, mi sembra proprio che ti sei dimenticata di caricare la batteria… Quando la fortuna aiuta gli audaci e… gli assassini.- Walter ridacchiò ironico.

-Non provare a muoverti altrimenti faccio fuoco!- -Tsk…- Walter si voltò dietro e poi girò tutto il corpo per poter vedere la donna.

Impugnava una pistola Walther P38 e indossava una camicia da notte rosa. Ma i suoi capelli rosso scuro e gli occhi verdi come smeraldi non passavano inosservati.

-Quei capelli corti e gli occhi taglienti ben si addicono a voi.- Walter ridacchiò e aggiunse:-Perdonatemi se vi sfregerò il visetto…-

Con uno scatto degno di un serpente, il biondo era già addosso alla donna e la spinse a terra con una manata e iniziò a soffocarla.

-La situazione si è invertita. Consideratevi fortunata…- Il killer, senza perdere la forza e la brutalità, strozzava la gola della donna. Nonostante ella cercasse di respirare e menare pugni dapprima furiosi poi sempre più lenti, Sullivan non accennò ad mollare la presa. Come un animale primitivo il killer tolse la vita alla donna e poté vedere il viso pallido, la lingua leggermente fuori… sintomi che indicavano la sua dipartita.

Prese anche il cuore e guardò l’orologio: mancava solo una mezz’ora. Walter scattò verso la finestra e si buttò, frantumando il vetro, e per finire rotolò sul suolo per limitare i danni della caduta e scappò via…

Un boato terribile si sentì alle sue spalle… la villa crollò giù dal dirupo. L’unica cosa rimasta era il giardino.

-Thomas… Abbiamo concluso la prima parte.- Disse il biondo osservando gli ultimi cuori.

-Sì!- Thomas fece un saltello di gioia.

Walter Sullivan si sentì compiaciuto di aver per una volta strangolato una donna… non lo aveva mai fatto prima… un turbine di forti emozioni lo colsero impreparato e si accasciò al suolo.

-Walter, mio dio… che succede?- Thomas si avvicinò al biondo con il cuore in gola.

-Urgh…- Walter si senti preso dal delirio…

“Chi sono io? Perché ho fatto questo? Aveva ragione Thomas… cambia la forma ma la sostanza è sempre quella… un assassino. Alessa, Leon, Claudia, io, Thomas… siamo uguali, siamo figli di Silent Hill. La città del purgatorio, dove lo spirito umano si purga… a quando sembra io… io… io… sono dannato.” Walter aveva gli occhi rovesciati all’indietro.

Thomas vedendolo in quello stato decise di mollargli un ceffone.

-Ahia! Ma che?- Walter si riprese quasi subito…

-Accidenti… non farmi spaventare!- Thomas tirò dei pugnetti sul petto del biondo come a rimproverarlo per quello che aveva fatto poco prima.

"Qui è tutto sbagliato… perché ho ucciso 10 persone che nemmeno conosco? Perché mi sono bagnato le mani di sangue inutile? Per chi? Per Alessa? Ma se non mi considera più del necessario… per chi, allora?” Walter aveva lo sguardo spento e assente.

Attraverso il buco tornarono all’appartamento 302. Ignorando quello che era accaduto…


Eccoci alla fine del capitolo, ringrazio, come sempre, chi ha letto/commentato/segue la mia storia e, come sempre chiedo, che qualcuno prema "Lascia una recensione" che non è un tasto che scatta l'autodistruzione del vostro PC, ci siamo capiti? Il nuovo cap. alla prossima settimana. A presto!

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Capitolo 17
*** Walter Sullivan: Separazione. Lacrime. ***


Salve a tutti ! Oggi ho deciso di postare un mini capitolo, visto che domenica forse non ne avrò il tempo. Prima di iniziare la lettura voglio dire qualcosa in breve:
1) Diamo tutti il benvenuto a una nostra nuova lettrice che si è aggiunta a seguire e recensire la storia: Valerie Townshend. *Applauso dal pubblico con scoppio di fuochi artificiali con scritta "Benvenuta"*.
2)Per tutti coloro che hanno trovato godimento nel veder morire Padre Kaufman, ci tengo a precisare che il Kaufman qui non è il Kaufman di SH0 e SH1, è chiaro? Mi serviva un nome per un sacerdote protestante tedesco e quello è stato l'unico nome che mi era venuto in mente.

Detto ciò vi lascio alla lettura.


(Una delle magnifiche immagini di Fiammahgrace che è anche una delle lettrici che seguono la storia)


Walter Sullivan: Separazione. Lacrime.

Walter si era accorto di un fatto imprevisto… dove si trovava?

-Questo non è l’appartamento 302… siamo tornati al capannone.- Walter si guardò in giro, ogni cosa che aveva lasciato lì era al suo posto ma…

-Guarda! Che cos’è questo cerchio sul pavimento?- Thomas s’inginocchiò e con un dito cercò di sfiorare la sua circonferenza di colore rosso ma la punta dell’indice iniziò a fumare talché il ragazzo dovette alzarlo per evitare di scottarsi.

-Il sigillo di Metatron… ha il potere di estirpare le maledizioni e impedire che forze maligne possano infestare i luoghi.- Walter conosceva il simbolo ma non perché in quel momento si trovasse lì.

Lo sguardo di Walter si fece molto preoccupato… Alessa stava bene? Il biondo attraversando il buco aveva sperato di poterla rivedere, però a quando sembra era ancora troppo presto.

Walter iniziò ad ispezionare il luogo per poter capire che cosa c’era che non andava.

-Santa miseria… questa è la bara di Thomas e quello è il tomo rosso.- Walter era molto stupito: “Che cosa ci facevano nel capannone? Leon era venuto lì per aiutarmi? O qualcosa altro era successo mentre noi due eravamo stati via per un giorno?”

Walter mentre si poneva queste domande, iniziò a sfogliare il libro rosso e si accorse che all’interno delle pagine vi era una lettera rossa.

-Accidenti…- Walter prese la lettera e posato il libro sul tavolo, iniziò a leggerla.

Walter, completa la tua missione. I mezzi li hai, quindi non perdere tempo. L’influenza di Silent Hill si fa sempre più forte e per Alessa è uno sforzo incredibile riuscire a correre visto che ha la gamba rotta. Leon sta cercando di aiutarla ma non si sa per quando sia possibile…

La lettera s’interrompeva e questo non rappresentava un bene ma qualcosa d’oscuro stava risvegliandosi…

-Thomas, prendi il tuo corpo, posizionalo sul sigillo e prendi i cuori.- Walter attese che il ragazzino facesse ciò che gli era stato detto.

Il tomo rosso era aperto e con aria solenne, Walter s’apprestava a compiere il rito della sacra assunzione…

Prese i cuori e pronunciò alcune parole di latino antico e qualche frase in lingua indiana. Li dispose in cerchio, intorno al corpo tumefatto del ragazzo e con il coltello fece un taglio verticale al corpo.

Disse altre frasi in una lingua sconosciuta e aumentò il suono della voce, il corpo del ragazzo iniziò a sanguinare vistosamente mentre i cuori palpitavano all’unisono. Walter urlò alcune frasi d’invocazione… stava invocando la divinità protettrice di Silent Hill: Valtier. Qualche minuto dopo il fantasma di Thomas (quello che ci ha accompagnato finora) si unì alla carne… l’ammasso di carne iniziò ad agitarsi, Walter aveva lo sguardo sempre chino sul libro e con l’unghia lunga teneva il segno e con straordinaria precisione pronunciava parole derivanti dal greco e tedesco medievale, senza sbagliare l’accento. I cuori pulsanti, i cuori di dieci peccatori si purificarono e con grande prodigio un’energia intrisa di impurità si riversò sul corpo del ragazzo. Una forte luce accecante si manifestò e Walter annunciò con il tono basso: -La sacra assunzione è riuscita con successo.-

Thomas sentiva la testa pesante… non riusciva ad alzarsi.

-Thomas, ora completa tu. Io ti ho dato l’immortalità e ora…- Walter si avvicinò al corpo del ragazzo e aggiunse:-Dobbiamo lasciarci.-

“Finalmente me lo tolgo dai piedi… Speriamo che Alessa stia bene.” Walter aiutò il ragazzo a sedersi e lo lasciò lì.

Poi prese dal tavolo due armi: Il revolver del vecchio e la pistola sul tronco.  

“Addio Thomas, ci vedremo nell’altra vita.” Walter varcò il buco nella speranza di tornare all’appartamento 302.

Appartamento 302… o no?

Walter cominciava ad averne abbastanza di svegliarsi sul suo letto con il mal di testa. Si alzò con il busto e iniziò a osservare possibili mutazioni derivanti dall’aura maligna di Silent Hill: nulla che potesse aiutarlo a capire ciò che era avvenuto in sua assenza.

-Ma che diavolo?- Walter scese dal letto, frugò nell’armadietto e vi trovò un completo composto da maglia nera, pantalone nero con cinta marrone e una giacca azzurra fashion. Li indossò perché i vecchi abiti erano sporchi di sangue, una volta cambiatosi, uscì dalla camera da letto.

“Cos’è questo ronzio? Che sta succedendo?” Walter attraversò il corridoio e vide quello che avrebbe preferito evitare di vedere…

-Leon? Che cosa è accaduto?- Walter osservò la stanza… era tutto in disordine, se non fosse perché si era svegliato nel suo letto, non avrebbe mai riconosciuto la stanza.

I mobili erano rotti, sui muri vi erano crepe notevoli e in più si sentiva odore di sangue.

Walter si accorse che Leon non rispondeva… anzi era immobile con gli occhi spalancati.

-Leon… rispondimi!- Walter si abbassò di fronte al suo amico/rivale. La sua testa era poggiata sul muro e stracci coprivano il busto, come una coperta, e in più si vedeva una protuberanza notevole all’altezza della pancia.

Con il cuore che batteva a mille, Sullivan tolse la stoffa e un “ah” sorpreso usci dalle sue labbra.

Era stato impalato…

-Leon… dannazione!- Il biondo urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e lacrime scesero rapide dai suoi occhi verdi. Non voleva accettare la sua morte… avrebbe preferito soffrire anziché perdere l’unica persona simile a lui… ma nonostante urlava il suo nome, non poteva riaverlo.

-Perché… perché questo!- Walter con gli occhi piangenti e la testa rivolta verso il soffitto dava sfogo alla sua disperazione…

Dopo un po’ si accorse che qualcuno bussava ripetutamente alla porta del ripostiglio… si alzò con il passo lento e, nolente, aprì la porta bloccata.

-Walter! Sei tornato! Leon… dov’è?- Lisa uscì dallo stanzino con gli occhi spaventati e i movimenti un po’ convulsi.

Il biondo, con gli occhi abbassati, indicò con il palmo della mano. Lisa scattò subito a vedere il suo amico.

-Leon… che ti hanno fatto?!- Lei non riusciva a crederci… Leon… il suo amore inconfessato era morto.

Lei si chiuse in se stessa. Non prima aver detto al biondo quello che era accaduto.

-Dopo che tu e Thomas siete andati via, Leon era partito per recuperare la bara ed era tornato da poco… Aveva un forte mal di stomaco quindi si ritirò nel bagno… io e Alessa stavamo vedendo la TV  quando… il sigillo di Metatron sul muro si “spense” e io andai nel ripostiglio per prendere delle cose. Poi il resto non lo so… la porta si bloccò d’improvviso.- Lisa cercò di ricordarsi di tutti i particolari e aggiunse:-Quando il sigillo si spense, Alessa si era alzata e zoppicante stava cercando di fare qualcosa ad esso.-

Walter ascoltò con molta attenzione e allora comprese che, forse, a causa dello spegnimento del Metatron, Silent Hill aveva inglobato anche l’appartamento.

-Vado a cercarla.- Dichiarò infine.                          

Si alzò dalla poltrona e diede il revolver a Lisa aggiungendo questo:-Semmai si fanno vivi, usala.-

Senza aggiungere più niente andò nel ripostiglio per affrontare l’orrore di Samuel. Poco dopo essersi infilato, sentì uno sparo e un corpo che cadeva.

"Ti auguro che tu possa trovare Leon.” Walter sospirò e iniziò a strisciare al interno del buco.


Ecco la fine di questo capitoletto, vi confesso che l'ho scritto per ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto e commentato la mia storia, un ringraziamento va anche a WalterSullivan24 che è stato il primo a credere in questa storia e che si è addirittura iscritto per commentarla (un amico così dove lo trovate, dico io?) . Ma ringrazio anche gli altri che leggono la mia storia e restano nell'ombra per un motivo o per un altro. Ci sentiamo la prossima volta: la settimana prossima. Vi aspetto!

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Capitolo 18
*** Walter Sullivan: Ritorno a Silent Hill. ***


Ecco il nuovo capitolo della storia di Walter Sullivan. Buon divertimento!


Walter Sullivan: Ritorno a Silent Hill.

Il suo amico morto, la sua conoscente morta, la sua donna scomparsa… un cuore calmo si trasforma in tempesta, se vengono aggiunti questi elementi Walter Sullivan avrebbe buone possibilità di diventare un massacratore.

Silent Hill era molto differente da come lo ricordava… nebbiosa sì, rumorosa quanto basta, allora che era che non andava?

-Dove sono i mostri?- Ecco.

Walter avanzava alla cieca con la pistola in pugno e si affidava solamente ai suoi occhi e le orecchie all’erta.

Le prime cose fondamentali quando ci si avventura a Silent Hill erano: Una mappa, una torcia e una radio.

Di queste cose non ne aveva nessuna. Il biondo (elegante, aggiungiamo. Nd Autore) decise che la prima cosa da fare era trovare la mappa. Per non perdersi, si assegnava alle indicazioni stradali e passava per la scia delle fermate del pullman (come fece la protagonista del primo SH: film. Nd Autore). Dopo essersi perso per sei volte arrivò al centro storico di Silent Hill e decise di entrarvi.

“Può darsi che trovi qualcosa di utile…” Walter aprì la porta e stava per varcarla quando…

-Salve…- Una voce fece sobbalzare il ragazzo. Walter lasciò la mano dalla maniglia e fissò l’uomo.

Un signore di carnagione scura e di un’età avanzata, con il vestito da postino fece la sua comparsa. Walter gli puntò la pistola valutando il fatto che non lo conosceva.

 

-Calma giovane… ti sei perso vero?- Il misterioso postino era molto arguto e tranquillo nonostante si trovasse a Silent Hill.

-Sì, ma voi chi…?- Walter era molto sospettoso… l’esperienza lo aveva reso più diffidente.

-Sono il postino di Silent Hill… ti ci vuole una mappa!- Il signore gli rivolse un gran sorriso e prese dal borsone una mappa.

-Ehmmm… grazie.- Walter aveva gli occhi un po’ meravigliati dalla gentilezza del postino.

-Di nulla, ora devo andare… vado a consegnare la posta.- Il postino fece dietrofront e con la mano salutò il biondo.

Walter non sapeva che dire… l’incontro lo aveva lasciato un po’ confuso… non sapeva che cosa pensare.

“Mah… spero di non rivederlo più.” Questo pensò… in effetti, il postino gli aveva lasciato una sensazione di disagio.

Walter si scosse dai pensieri e iniziò a studiare il pezzo di carta appena ricevuto. Si segnò con la biro rossa tutte le parti accessibili, le strade rotte, le porte bloccate ecc.

-Ok, ora dovrebbe essere più chiaro ora…- Walter diede un’altra occhiata alla carta e decise che per prima cosa avrebbe esplorato il museo.

Il ragazzo aprì la porta e notò che l’elettricità funzionava, le luci illuminavano l’entrata e i vari scompartimenti di reperti storici. Il biondo frugò un po’ ovunque nella speranza di trovare un arma bianca, per non sprecare le munizioni. La ricerca diede i suoi frutti… trovò un tubo di ferro.

Ora non rimaneva che uscire e andare alla ricerca di Alessa. Poco prima di varcare l’uscita sentì dei sospiri e lamenti soffocati.

“Che cosa sarà mai?” Walter impugnò l’arma e attese il suo avversario…

Una creatura silenthilliana lo aveva preso di mira e lo “fissava”. Sullivan studiò il suo aspetto… era un bambino e una madre uniti in una sola carne. Era una donna obesa o, forse, incinta che aveva sulla pancia semi aperta un neonato deforme… Walter a quella visione si spaventò molto…

La creatura avanzò con il passo zoppicante e si mise in posizione per attaccare con una carica frontale. Walter si scansò velocemente facendolo finire contro la porta, rompendone la serratura. Walter approfittò dello stato per attaccarlo con dei colpi rapidi e pesanti. Il bambino sulla pancia emise un grido lamentoso stordendo Walter che non si aspettava che il bimbo fosse il figlio di Pavarotti. La creatura si rialzò e attaccò il biondo con dei pugni.

-Dannazione!- Walter Indietreggiò per non farsi colpire e allora decise di attaccarlo a distanza usando alcuni libroni pesanti presenti nel museo.

Uno dei libroni colpì il bambino e la madre emise un grido di dolore e crollò a terra. Walter ne approfittò per eseguire  il colpo di grazia.  

-Che creatura era…?- Walter non riusciva a capire che cosa fosse accaduto.

Superata la sorpresa iniziale, il biondo assassino volle indagare più a fondo. Con il ferro in mano iniziò a muovere il cadavere e notò un fatto ben strano… sulla fronte del bambino erano apparse delle scritte giallognole.

-Alessa ti aspetta… trova il professore.- Walter sbatté più volte le palpebre sempre più confuso.

“Alessa mi aspetta? Chi mai lo avrà scritto? È da escludere che lo abbia scritto lei… Potrebbe averlo scritto Samauel per portarmi fuori strada o in trappola.” Walter sotto la luce fioca delle lampade elettriche, rifletteva.

Dopo qualche minuto decise di esplorare un po’ meglio il museo… c’era qualcosa che gli era sfuggito e lui voleva scoprire che cosa. Non poteva più uscire dalla porta principale e quindi doveva trovare una via secondaria… Iniziò a scrutare attentamente i quadri che raffiguravano i paesaggi e i personaggi caratterizzanti la prosperità di Silent hill. Un quadro lo colpì particolarmente… non lo aveva notato la prima volta che ci era stato.

Il titolo in basso diceva: I signori di Silent Hill.

Walter li conosceva tutti… Da destra verso sinistra: Valtiel, la divinità protettrice di Silent Hill. The Butcher, il macellaio dell’origine. I due pyramid head… il primo era il carnefice di Sherphen’s Glen, il secondo era la personificazione del desiderio di autopunizione e il violentatore delle infermiere.

-E questo… chi diavolo è?- Walter osservò l’ultimo… era molto diverso dagli altri. Era vestito con un lungo impermeabile nero con il cappuccio alzato, una maschera antigas gli copriva il viso e le mani guantate di nero stringevano un martello di ferro e cemento.

Walter non ne aveva mai sentito parlare di una creatura simile… aveva un che di misterioso e nascosto. La sua figura imponente non era spaventosa o sanguinaria come gli altri ma incuteva comunque soggezione.

-Dovrò stare molto attento… può essere molto pericoloso.- Walter disse questo e poi si diede una pacca alla testa e aggiunse: -Che stupido! Tutto è pericoloso a Silent Hill!-

Il biondo si voltò sulla destra e vide un candelabro acceso su un cassettone. Lo prese e con esso decise di esplorare il museo. Girando e rigirando capitò in una biblioteca. Era piena di libri di tutte le forme ed avevano in comune il genere: l’ horror. Sullivan decise di far lavorare il suo cervello.

“Sicuramente quel messaggio letto sul pavimento, è collegato qui. Alessa Gillespie ti aspetta, trova il professore. Quale professore?” Il ragazzo iniziò ad osservare le varie rilegature dei libri.

Dracula di Bram Stoker, Frankenstein di Mary Shelley. Walter notò questi due libri, inoltre a scuola ricordava che aveva studiato qualcosa di simile.

“Frankenstein… era un professore!” Walter fece per prendere il libro per scoprire il prossimo indizio ma un dubbio lo bloccò.

-Aspetta… Van Helsing… non era un professore?- Waltr ruotò i suoi occhi un po’ ovunque per vedere se ci fosse il libro della storia del cacciatore di vampiri. Non lo trovò.

“Bizzarro, un classico simile non può mancare, forse non è sui ripiani.” Walter spostò la sua attenzione su un tavolino consumato su cui vi era uno specchio, il biondo vi si specchiò vedendo il suo viso. Strano… non si ricordava così trascurato e lercio.

Sullo specchio notò il riflesso di un mobile e sotto una delle gambe vi era un librone.

Walter si voltò e osservò il mobile ma soprattutto il librone.

“Ok, non devo fare altro che toglierlo.” Walter, incoscientemente, levò con grandi sforzi il tomo che si presupponeva fosse quello che cercava. Un Crreekk fece intuire al biondo che era meglio lasciarlo lì.

Il mobile senza il suo sostegno crollò a terra e per un pelo non lo schiacciò. Tuttavia questo imprevisto permise al ragazzo di trovare una nuova via di fuga. Infatti, vi era un muro crollato precedentemente e poi coperto con l’ormai ex-mobile.

-Fantastico! Andiamo avanti!- Sullivan strinse i pugni dalla soddisfazione. Vi erano numerosi scalini e il fondo era molto buio.

-Devo trovare una torcia elettrica.- Walter tornò indietro e verificò all’interno di alcuni armadietti del personale del museo, con molta pazienza forzò una cabina e all’interno vi trovò una torcia molto pesante.

“Non sarà il massimo ma va bene.” Walter iniziò la discesa per quelle scale.

Gli scalini sembravano non finire mai e gli facevano male alle gambe ma qualcosa lo distoglieva dal tornare indietro. Dopo qualche ora si trovò di fronte a una porta di ferro ed era bloccata.

Walter usò il tubo di ferro per aprirla e vi entrò con il passo cauto. Non sapeva che cosa lo avrebbe aspettato.

Con la torcia si guardò bene in giro… era un comune studio. Vi era tutto ciò che poteva sembrare uno studio: ci stavano una sedia con le rotelline, un pc portatile, alcuni libri dismessi e una scrivania reggeva il tutto detto prima.

-Uhmm…- Walter divenne pensieroso… si aspettava di trovare chissà quali amenità.

-Ciao, a quando vedo non sono il solo.- Una voce molto maliziosa e inquietante fece trasalire il biondo.

Quello era Padre Vincent, come aveva fatto a tornare in vita?

Infatti era lì seduto sulla poltroncina e con il pc acceso. Walter si avvicinò a lui con lo sguardo interrogativo.

-Buffo vero? Ero morto. E poi… paf!- Fece un gesto con la mano come per simulare un palloncino che scoppia e aggiunse: -Sono qui.-

-Chi diavolo sei?- Walter lo fissava con gli occhi molto nervosi.

 -Vincent… Padre Vincent. Tu sei Sullivan?- Lui con un sorriso all’apparenza naturale fece preoccupare il biondo.

-Uh… come mi conosci?- Walter si guardava in giro.

-Beh, pende una bella taglia sulla tua testa… dentro e fuori Silent Hill.- Rispose il prete con un sorriso accompagnato da una risatina.

-Eh?! Cosa vorrebbe dire?- Walter non riusciva a capire.

-È semplice, la polizia ti sta cercando e gli adepti dell’ordine, anche.- Il prete fece un gesto con la mano come a invitare l’assassino dei ventuno sacramenti a vedere sul monitor del computer.

Sullo schermo vi era un sito della polizia di stato e alla sezione ricercati vi era il suo viso e le sue informazioni.

-Accidenti… sono nei guai!- Walter si turbò di parecchio. Aveva perso i suoi poteri dopo che Alessa era scomparsa.

-Tsk… tsk… mai darsi per vinto!- Lo incoraggiò il prete. Si alzò sulla poltroncina e scostò alcune tende nere consumate.

-Preparati a cambiare il vestito.- Il tipo dall’aria furba e maliziosa mostrò al biondo alcuni vestiti.

-Ma è pesante da indossare!- Protestò il biondo.

Nonostante la debole protesta Sullivan indossò il vestito. Lì dentro rischiava di sudare e anche molto.

“Speriamo che ne valga la pena…” Walter oltrepassò una doppia porta di rame e iniziò ad avanzare, dopo fatto qualche chilometro sentì qualcosa che vibrava alla spalla. Walter toccò la zona e si accorse di una tasca e al suo interno vi era una radio vecchia.

-Bene, ora ho tutto: mappa, torcia e radio.- La torcia la teneva legata con un gancio sulla cintura.

-BBbzzz… mi ricevi Sullivan?- -Sì, la ricevo… sei Vincent?- -Sì sono io. Fai molta attenzione al crepitio della radio, essa ti rivela se ci sono delle creature nelle vicinanze.- Spiegò Vincent e il biondo ascoltò.

-Aspetta, spiegami una cosa… hai detto che eri morto, ora come mai sei vivo?- Walter non riusciva a frenare la sua curiosità, caratterizzante della sua perduta fanciullezza. 

-Qualche coglione ha ucciso Claudia o meglio la sua parte del Otherword. E quindi ha fatto rinascere me e il diavolo Samuel.- Vincent scoppiò a una risata molto sguaiata.

Il coglion… ehm Walter Sullivan emise uno sbuffo arrabbiato e chiuse la chiamata. Ora che più mai si pentiva di aver sparato a Claudia Wolf.

Qualche minuto di camminamento e incontrò altri adepti dell’ordine vestiti come lui.

-Salve ragazzi.- Il biondo tentò un approccio amichevole visto che era molto ingenuo.

I due adepti lo guardarono sottocchio, si scambiarono uno sguardo e poi si rivolsero al ragazzo.

-Qual è la parola d’ordine?- Chiese uno.

Walter da sotto la maschera sudava come se fosse alle terme. Qual era la parola d’ordine?

-Bbzzz… Akira Yamaoka.- Il padre gli suggerì la parola dalla radio.

-Akira Yamaoka!- Walter disse la parola quasi urlando.

-Chi sei?- Gli chiese il secondo.

-Chi sono? Già, chi sono?- Walter assunse l’aria confusa.

-Me lo devi dire tu!- Fece notare l’adepto. .

-E tu chi sei?- Walter ripeté la domanda.

-Ma se ho fatto prima io la domanda?!- Il minatore si stava spazientendosi.

-Quale domanda?- Walter era nel delirio

-Finitela!- Il primo adepto sbottò per calmare i due e poi si rivolse a Walter:-Non è importante il tuo nome, il necessario è che conosci la parola d’ordine.-

Una volta calmate le acque i due invitarono Walter ad andare con loro.

-Accetto.- Walter iniziò a seguirli. Arrivarono a una stanza circolare.

Ccrrrrr bzzatt… La radiolina del biondo iniziò a fare rumore. Lui la spense.

“Spero che il mio piano funzioni…” Walter si guardò in giro cercando di capire da dove potevano arrivare quelle bestie.

Un rumore di tenaglie che si chiudevano e si aprivano attirò l’attenzione di tutt’è tre.

Una creatura silenthilliana iniziò ad avanzare al centro della stanza… era grande quando Alessa e aveva i capelli lunghi (pareva la ragazzina di The Ring con la differenza che aveva delle cesoie al posto delle dita).

“Tutto lì? Non funzionerà il mio piano se il mostro da uccidere è così piccolo.” Ghignò a bassa voce, il biondo.

-Strano non è lei a fare il rumore delle tenaglie.- Fece notare uno dei due adepti.

“Cosa? Ce ne sono di più?!” Walter iniziò a guardare intorno senza però perdere di vista la ragazza.

Un rumore molto forte come una parete che crollava si sentì alla sinistra dei tre.

-Ma che diavolo?- Gridarono in coro i tre.

Una bestia deforme con un pancione e le gambe tozze avanzava pericolosamente. Al posto delle mani aveva delle tenaglie.

“È lui il bestione che cercavo!” Walter sorrise beffardo alle spalle dei suoi “compagni”.

Quelle due bestie erano sufficienti a uccidere i due adepti. Il biondo con il tubo di ferro in pugno avanzò un suggerimento.

-Io e lui uccidiamo il gigante, tu vai a eliminare la ragazzina!- Walter assunse il tono da leader.

Walter e l’adepto scelto si avvicinarono al gigante per iniziare la lotta. Walter, a sorpresa, colpì in fronte l’adepto e gli rubò il piede di porco. L’altro vedendo il tradimento di Walter si deconcentrò e venne ferito dalle unghiate della ragazzina-mostro.

-Non mi dispiace, vi lascio!- Walter con l’arma in mano scappò attraverso il buco sul muro che dava dall’altra parte mettendosi in salvo.

Non si fermò nemmeno a sentire le grida dei due disgraziati. Dopo un po’ la radio squillò.

-Allora Sullivan?- -Eh, sono riuscito a liberarmi di due imbecilli.- Walter sghignazzò soddisfatto.

-Ben fatto, ora vai avanti e… ricordati che se senti una sirena devi metterti subito in salvo!- Aveva appena finito di parlare che un suono fin troppo familiare si sentì ovunque.

Walter accelerò il passo mentre tutto mutava.  Tutto assunse una colorazione rossa, grate e inferrate si sostituirono agli intonachi del sotterraneo del museo. Il biondo arrivò a una doppia porta che però era bloccata.

-Dannazione…- Il pavimento sotto ai piedi di Walter crollò e, con essa, lui.

Walter si guardò in giro un po’ spaesato…

-Dove sono finito?- Il biondo si alzò velocemente dal terreno per poi mettersi in guardia con il piede di porco in pugno.

La radio iniziò anche a fare rumori molto disturbanti. Sullivan si levò presto il camuffamento da minatore per poter respirare e avere maggiore agilità.

Aveva fatto bene perché una figura molto pericolosa si fece avanti nella nuova stanza nella quale Walter era finito.

Delle luci rosse si accesero e rivelarono quello che la stanza conteneva: Un parco giochi… c’era persino la giostra del Parco Divertimenti Lakeside.

L’avversario che Walter avrebbe dovuto affrontare era sospesa a mezz’aria. Era Heather Mason posseduta.

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Capitolo 19
*** Walter Sullivan: i sotterranei di Silent Hill. ***


Bene, ecco il diciannovesimo capitolo. È un pò cortino ma ho poco tempo e volevo essere puntuale con i termini. Spero che vi piaccia e apprezzate l'immagine qui. Non c'entra nulla con il capitolo ma serve a sottolineare il rapporto che lega Alessia con Walter. Nel prossimo capitolo parleremo di Alessa.


Walter Sullivan: I sotterranei di Silent Hill.

Secondo voi, Silent Hill potrebbe essere solamente una cittadina infestata da creature psicologicamente instabili, da sanguinari e folli? No, questo è solo una piccola parte di tutto ciò che abita la città, ma essa ha da mostrare altre cose. E una di queste sono i sotterranei della chiesa e dell’Historical Museum di Silent Hill. Oscuri segreti si nascondono negli angusti corridoi del sotterraneo, molto ben celati. Ci sono tre settori, tutti uguali… composti da molte stanze e da esse si possono sentire urla e gemiti di strazio e crudeltà. In quelle mura sono imprigionati suoni e rumori inquietanti e angoscianti… e ogni tanto si possono sentire. Tendi l’orecchio e puoi sentire il lamento straziante di un bambino o di una donna accompagnati da rumori sinistri di attrezzi in funzione. Anche se entri in quelle stanze non troverai nessuno… ma potrai vedere ciò che era stato. Puoi vedere il sangue marrone e gli strumenti di morte. Tutti mezzi creati dalla mente umana persuasa allo sterminio. Puoi vedere coltelli, mannaie usurate, motoseghe circolari e trapani senza benzina ed elettricità abbandonati alla rinfusa e corrosi dal tempo. Ma quelli non possono corrodere, usurare o scomparire nel tempo… i segnali del dolore… anche se chiuderai le orecchie li puoi sentire… il silenzio degli innocenti. L’origine di tutto ha un nome ben preciso: L’Ordine. L’Ordine è una setta che si contrappone al caos e crede all’ordine. Ogni loro azione non ha significato: non è né buona, né cattiva. Non esiste né il male e né il bene. I loro gesti, le loro imprese sono rimaste occultate agli occhi del resto dell’umanità. Ma troppo dolore, troppo silenzio, troppa paura hanno causato quello che si chiama il punto di rottura. Alessa Gillespie, una bambina nata senza il padre, venne accusata dalla nascita di essere la figlia del demonio. L’Ordine, che non era altro che un gruppo di fanatici, vollero bruciarla per purificarla. Ma la bambina aveva troppa, troppa innocenza nel cuore e nello spirito. Al momento del rito, il demonio a cui gli adepti credevano, vide il dolore e le lacrime di una bambina di soli undici anni e decise di fare un patto con la vittima. Alessa avrebbe ottenuto la sua vendetta e lui avrebbe ottenuto la sua anima innocente. Alessa riuscì a vendicarsi, anche grazie all’aiuto insperato di Travis Grady che fermò il rito prima che potesse concludersi, ma rimase intrappolata nel mondo infernale di Silent Hill. L’unica cosa che la ragazza poté fare prima che la sua anima fosse dannata per sempre era la separazione della sua anima. La parte corrotta sarebbe appartenuta al demonio mentre la parte innocente sarebbe stata lasciata in un orfanotrofio di un paese confinante con Silent Hill. Harry Mason era la persona giusta per prendersi cura di Cheryl. Ma le due anime non potevano restare separate per sempre e allora, all’età di otto o nove anni, Cheryl venne richiamata a Silent Hill. Il signor Mason riesce a fermare il diavolo e a impedire che sua figlia rimanesse prigioniera come Alessa. Il gesto eroico del padre non passò inosservato ai membri sopravvissuti del culto che iniziarono a perseguitare la ragazza. La polizia decise che la famiglia Mason sarebbe stata trasferita a Portland sotto falso nome, Cheryl assunse l’identità di Heather Mason e si tinse i capelli di biondo (che non le stanno neanche male, che ne dite? NdAutore). La pace non poté durare molto che Harry Mason venne assassinato da una creatura. Heather Mason si ritrova di nuovo ad affrontare sé stessa a Silent Hill, con l’aiuto del detective Douglas e del padre Vincent riesce a uccidere il diavolo che, lentamente, stava crescendole in grembo. L’impresa però era ordita da Alessa che aveva intenzione di distruggere quella setta che per secoli era rimasta impunita. Il diavolo pretese il suo tributo: la ragazza, Heather Mason. Alessa e Heather due corpi, un’anima. Entrambe convivevano nella città maledetta. Alessa aveva una sorta di guardiano che si occupava delle anime da purificare e da condannare. Pyramid Head era questo il nome: Un ragazzo che aveva protetto e amato Alessa ancor prima degli altri. E ora, per aver preso le sue difese era diventato il macellaio di Silent Hill. Per Alessa non restava altro che rimanere intrappolata nel mondo infernale di Silent Hill. Ma c’era un imprevisto non calcolato… Alessa aveva un angelo custode, un angelo nato in un appartamento ad Ashfield Street. Nella stanza degli angeli era nato Walter Sullivan. Un uomo dal cuore di bambino che voleva solo una madre. Ma la madre era morta… era morta… Il bambino era stato ingannato! L’unica persona che era stata gentile con l’angelo era scomparsa e ora era giunto il momento di ricambiare il favore…

-Alessa ti troverò!- Walter stringendo il piè di porco si scagliò contro la creatura che rappresentava ciò che rimaneva di Heather Mason.

La sua pelle putrefatta e l’odore nauseante la rendevano inavvicinabile e quindi Walter doveva agire in distanza. Mise l’oggetto di ferro dietro la schiena e iniziò a sparare con la pistola, i colpi le facevano ben poco effetto, la creatura avanzò velocemente e abbracciò il biondo come se volesse farlo soffocare. Una spinta con le gambe la fece allontanare e, per tentare di stordirla, la colpì con il calcio della pistola. Walter si allontanò, aveva capito che così facendo non avrebbe potuto fare granché.

“Mi sa che devo… scappare!” Walter si voltò indietro e decise di entrare in una delle attrazioni del parco.

Provò, dapprima, nel teatrino dove all’interno di uno dei pupazzi abbandonati sul palco riuscì a trovare una mappa e consultandola mentre correva (impresa difficile nda) Walter imboccò la via per arrivare al “Mountain Coaster”. Heather lo inseguiva come uno delle vittime che inseguivano Henry Townshend. Il biondo per rallentarle l’inseguimento iniziò a gettare al suolo possibili oggetti come tavoli, armadietti ecc.


Mappa del Parco divertimenti.
 


"Ok, sono quasi arrivato!” Walter aprì l’ultima porta e si trovò di fronte a un vagoncino dell’ottovolante, non avendo altra scelta ci salì sopra e come volevasi dimostrare il vagoncino partì a velocità prima più lenta e poi sempre più rapida… inutile dire che Walter urlava ad ogni curva, non ci era mai stato!

-Che cos’è questo?- Walter notò tra le pieghe del sedile una chiave d’ottone. Ovviamente la prese e la ficcò nella tasca. Il viaggiò durò un po’ finché Walter non vide qualcosa che lo terrorizzò:  I binari erano interrotti! Walter si alzò leggermente…  si concentrò moltissimo e i suoi muscoli erano pronti a scattare, se voleva rivedere il viso di Alessa, accarezzarle i suoi capelli castagni e specchiarsi nei suoi bellissimi occhi, doveva essere molto, ma molto veloce. Non appena il vagoncino volò verso l’abisso, il biondo scattò in un balzo disperato… agitò le braccia e le gambe in avanti, come per darsi una spinta, e fu questione di secondi e il ragazzo si trovò aggrappato al bordo dell’altro binario…

-Merda…- Le mani gli facevano molto male. Non riusciva a rialzarsi, cercò di darsi una spinta o strattone ai muscoli per tirarsi su… ma ottenne solo l’effetto contrario, prima si reggeva con due braccia e dopo lo sforzo una sola mano lo tratteneva dal precipitare nel baratro.

-Alessa, lo so che mi puoi sentire… dammi una mano!- Walter teneva la testa rivolta verso l’abisso e ovviamente non pretendeva un aiuto divino.

-Ehi! Ti piace stare sospeso a mezz’aria?- Una voce spiritosa e a tratti sfottente attirò l’attenzione del biondo che vide Heather solo che stavolta non era posseduta. Lei si abbassò e gli tese la mano.

Walter l’afferrò subito con essa si tirò in alto. Per poi cadere sulle travi di legno stabili, aveva la pelle salva.

-Uh… grazie.- Walter si voltò verso la ragazza e poté guardarla in viso… somigliava in maniera impressionante ad Alessa, se non fosse per i capelli.

-Ma prego! Perché cercavi di scappare da me? Volevo aiutarti!- Fece notare la ragazza, il cui comportamento appariva strano.

“Mh… una ragazza simile dovrebbe essere di carattere schivo mentre invece è più solare.” Walter si alzò è si pulì la giacca. Il piede di porco era andato perduto con la caduta e l’arma da fuoco era senza munizioni.

-Dovresti fare attenzione quando fai queste cose.- Puntualizzò la bionda.

-Tsk… e secondo te, io che dovevo fare?- Walter sbuffò e accese la radio per parlare con Smith.

-Sullivan! Dove ti sei cacciato? Ho cercato di contrattarti continuamente ma non mi rispondevi!- La voce agitata del prete risultò un po’ sgradevole al biondo.

-Stai tranquillo sono ancora vivo… o almeno credo.- Walter si guardò in giro e notò che i binari erano diversi da quelli del Luna Park. Dove diavolo si era cacciato?

-Che cosa vedi?- Chiese il prete.

-Uhmm… è un ambiente indubbiamente minerario. Non riesco quasi a respirare!- Commentò il biondo mentre vedeva dei carrelli e delle piccozze abbandonate qua e là.

-Uhmm… HO CAPITO! Sei prossimo al covo dell’ordine!- L’urlo di Vincent aveva fatto spaventare il biondo e per non diventare sordo allontanò la radio dall’orecchio.

-Va bene. Sai dove posso trovare Alessa?- Walter mentre ascoltava iniziò a camminare e venne prontamente seguito da Heather.

-No. Ma credo che la troverai lì.- Rispose il prete.

-Ok, ci sentiamo.- Walter chiuse la chiamata e solo ora si accorse che la ragazzina lo stava inseguendo.

-Embè? Perché mi segui?- Walter si fermò.

-Beh, non ho nessuno con cui stare e credo che tu mi puoi aiutare ad uscire di qui. A proposito chi è il signore alla radio?- Heather continuava a stare appresso all’assassino dei 21 sacramenti +10 omicidi=31.

-Umpf… Vincent. È un pastore.- Spiegò a monosillabi.

La ragazza impallidì accompagnata da un gemito di stupore, quel Vincent era vivo? Voleva assolutamente rivederlo.

-Prima cosa, non mi hai detto il tuo nome e due: Non come posso portarti da lui, visto che non so nemmeno dove siamo di preciso.- Replicò il biondo prendendo una piccozza da usare eventualmente come arma.

-Mi chiamo Heather Mason, sono la figlia di Harry Mason. A detta dell’ordine sono la parte buona di Alessa.- Spiegò la ragazza.

-Piacere, Walter Sullivan. Hai un’arma?- Il biondo sbrigativamente concluse la sua presentazione.

-No.- -Allora stai accorta, stai vicino a me. Non provare ad allontanarti, ok?- Walter si dimostrò molto protettivo nei suoi confronti.

Una scalinata molto profonda attendeva i due. Walter accese la torcia e iniziò a scendere seguito a ruota da Heather.

-Merda, è maledettamente buio.- Walter aveva appena finito la frase che mancò uno scalino e fece un ruzzolone per tutta discesa senza potersi fermare.

Quando era arrivato alla fine, non riusciva ad alzarsi. Alzò la testa dal suolo e quello che vide era un adepto dell’ordine che gli piazzò un tubo di ferro in testa facendolo svenire.



Eccoci alla fine, purtroppo non so quando verrà postato il nuovo ma vi prego di portare pazienza e perdonare questo povero scrittore che ultimamente ha perso un pò l'ispirazione. A presto! (spero).

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Capitolo 20
*** 20. L'Ordine Colpisce! ***


Salve a tutti i fans di Walter Sullivan e c. vi ringrazio per la pazienza e scusate il ritardo ecco il nuovo episodio! Spero che vi piaccia e recensite numerosi! Il nuovo cap. si avrà il lunedì prossimo. A presto!



L'Ordine colpisce!

Appartamento 302, dopo che Walter era partito con Thomas nel mondo umano per compiere i sacramenti, Alessa era rimasta con Lisa e Leon ad aspettarli. Il primo giorno era passato nell’ordinario, Alessa non si poteva muovere, quindi Leon l’aveva accomodata sul divano e le aveva acceso la televisione… ma lei si scocciò subito e decise di leggersi un buon libro. Gli unici libri che trovò erano vecchissimi e quasi sbiaditi.

-Accidenti! Leon, non puoi andare nel mondo umano e vedere se trovi qualche cosa da leggere?- La richiesta suonava un po’ stupida e infantile.

-Ma Alessa? Non è un po’ pericoloso? Walter sta facendo il suo dovere e non abbiamo diritto di disturbarlo.- Rispose l’infermiera.

Mugolò un po’ seccata, la “strega” all’affermazione della bionda. Leon decise di perquisire l’appartamento dell’assassino di Ashfield Street. Incominciò dalla stanza da letto: Nell’armadio vi erano pochi vestiti e qualche vecchio paia di scarpe, poi nei comodini vi erano solo il telefono e sopra due lampade a incandescenza, il cassetto dell’altro comodino era rotto e quindi vuoto. Quello con il telefono conteneva solo vecchi pezzi di carta rossi: erano i fogli del rapporto di Joseph, l’inquilino prima di Henry Townshend. Dopo aver messo i pezzi di carta sulla scrivania controllò i cassetti della suddetta. Vuoti. Leon prese i foglietti e li diede ad Alessa per farli leggere poi si dedicò allo sgabuzzino, oltre al buco chiuso non c’era null’altro che potesse attirare l’attenzione. Ma decise comunque di provare, controllò nella scatola semichiusa e iniziò a svuotarla. Ci stavano poche cose di scarso valore, ma quello che vide era un portafoto incredibilmente vecchio e tarlato.

-Ma che diavolo?- Iniziò a pulire con il pollice della mano lo strato esterno di sporcizia che si era accumulata. Era molto difficile da rimuovere allora decise di darla a Lisa, lei avrebbe capito come andavano trattate queste cose.

Mise il portafoto sulla asciugatrice e verificò la mensola, vi erano delle munizioni e… sgranò gli occhi il buon Pyramid Head… sulla mensola vi era un piccone vecchio e arrugginito, a guardarlo dava il mal di testa.

Batté le ciglia più volte e cercò di toglierlo dalla mensola ma per quando facesse appello alle sue forze, non si scollava dal legno del mobile.

-Che strano, è come se facesse parte del suo appartamento.- Asserì il giovane.

Uscì dallo sgabuzzino e diede il portafoto alla donna. Lisa lo  lavò nel  lavello della cucina e dopo qualche minuto con il martello e lo  scalpello tolse tutto l’accumulo di sporcizia. Era una vecchia immagine in bianco e nero e in più si vedevano bene i visi delle persone raffigurate… erano due persone, un uomo e una donna.

-Possono essere loro?- Si chiese Alessa.

-Loro chi?- Leon non capì subito ma poi sbiancò.

-I genitori di Sullivan.- Concluse con un sospiro la ragazza. Iniziò a studiare il loro viso… la madre aveva i capelli biondi e il viso era molto pallido, aveva gli occhi nocciola, un sorriso sottile e un po’ triste. Il padre era un uomo sulla trentina, i lineamenti molto marcati e le labbra carnose. Aveva i capelli neri e gli occhi verde scuro. Entrambi erano molto inquietanti… ogni loro parte aveva contribuito ad assemblare quel mostro assassino che era Walter Sullivan. Non vi era scritto da nessuna parte, il giorno dello scatto e i nomi di quei due.  Alessa provò ad rimuovere la fotografia dal portafoto e riuscendoci trovò un audiocassetta rossa.

-Che cos’è questo?- Leon la prese in mano e notò che non aveva l’etichetta. Si alzò dalla sedia dove si era seduto prima e inserì la cassetta nella radiolina sul mobile vicino alla finestra.

Crrrr… Il soggetto è stato sottoposto alla psicoterapia… soggetto Walter Sullivan… Il processo di condizionamento sta dando i frutti sperati, usando lo stesso procedimento sugli altri bambini creeremo dei perfetti fedeli al culto. Abbiamo fatto come sempre… mostrato la fotografia dei suoi genitori e come da programma … nega di conoscere la madre… l’appartamento è la sua vera madre… crrrrggg

Leon fermò il nastro e si voltò verso Alessa.

-Impressionante vero?- Commentò il ragazzo dai capelli grigi.

Alessa non disse nulla ma si limitò a mettere la fotografia in tasca e chiuse gli occhi per poi addormentarsi.

-Ma tu guarda! Si addormenta senza preavviso!- Ridacchiò la bionda e dolcemente le mise una coperta.

Walter ancora non era tornato, così Leon decise di lasciare Alessa a dormire e portare Lisa con sé per passare qualche ora insieme.  Inutile dire che Lisa accettò senza pensarci su due volte, era da parecchio che quei due non uscivano insieme.

-Ma Walter non aveva detto di prenderci cura di Alessa?- Fece notare l’infermiera.

-Occhio non vede, cuore non duole.- Rispose a monosillabi il ragazzo già avviandosi verso la porta bianca dell’appartamento.

-Aspettami!- Lisa raggiunse in fretta il giovane e per precauzione lasciò una lettera ad Alessa nel caso di cui lei si fosse svegliata.

Un paio di ore più tardi, Alessa si svegliò non riusciva ad alzarsi, stava per chiamare Lisa quando vide sulla coperta la lettera.

-Uhmm…- Lei aprì, e lesse: -“Cara Alessa siamo a fare la spesa, torneremo appena possiamo.”- Lei non disse nulla per assimilare quell’informazione balzana, poi urlò:-Ma chi volete prendere in giro?-

-“Idioti! Non ci sperate che non lo dica a Walter! A proposito…”-

Alessa iniziò a pensare a tutti gli avvenimenti trascorsi da quando lei e Walter si erano parlati per la prima volta alla Wish House, le lettere che si erano scambiati, l’incubo di Silent Hill, l’incontro con Thomas che cercava vendetta e la sua ammirazione per quel biondo assassino, il rincontro di lei e Walter nell’appartamento 302, la scoperta della rinascita di Claudia e infine l’incidente alla gamba. Lei non lo avrebbe mai ammesso volontariamente ma era infatuata se non innamorata proprio di quel essere così freddo e spietato ma con il cuore di bambino. Walter, per Alessa, rappresentava quella infanzia che lei in un certo senso invidiava. Walter era nato senza genitori, di sicuro molto meglio che avere una madre che ti picchia ogni giorno e che dedica il suo amore per un dio che non esiste e ignorando completamente il suo vero bene.

Alessa sorrise un po’ acidamente pensando a sua madre morta da qualche parte e dimenticata da tutti.

Walter era tutto ciò che Alessa indentificava come una creatura ancora pura e ingenua. Walter era cresciuto così: non ne aveva colpa, se il mondo lo considerava un mostro, sono stati quelli del culto a crescerlo così. Se Walter fosse cresciuto come un bambino normale sicuramente sarebbe più felice. Di questo Alessa ne era sicura. Buffo, vero? Alessa per la prima volta pensava a qualcun altro, non a se stessa e alla sua personale guerra contro l’ordine.

-Walter… ti amo.- Pronunciò questa parola dal grande significato e sperò che il biondo assassino potesse sentirla…

Ma un’inquietante dubbio le attraversò la mente… Lei amava Walter ma Walter amava lei?

Il dubbio la assalì in modo molto forte e ossessivo che decise di alzarsi e cercare di arrivare in camera da letto per impugnare la cornetta del telefono e chiamarlo.

Un forte rumore di passi pesanti si sentì per il corridoio degli appartamenti di South Ashfield, erano più di uno… erano uomini vestiti con delle divise da minatore. L’ordine l’aveva trovata, non vi era scampo. Alessa, che stava cercando di alzarsi, si bloccò sul posto… non poteva muoversi per la caviglia, non aveva armi per difendersi e non aveva nessuno che poteva aiutarla. Inerme venne prelevata e trascinata come un sacco di patate fuori dall’appartamento che per lei rappresentava un rifugio sicuro.

-Walter… salvami!- Urlò debolmente e uno dell’ordine la colpì in pancia con un calcio per farla zittire.

Qualche ora più tardi tornarono Lisa e Leon, ognuno con la propria mano nella tasca dell’altro. Ignari di quello che era accaduto.

-E allora io…- Lisa non finì di parlare che vide la porta quasi sfondata, delle impronte di carbone e fango sul pavimento.

-Ma che diavolo?!- Leon entrò di fretta e furia sperando che non fosse troppo tardi, ma purtroppo di Alessa non c’era traccia.

Leon si guardò in giro, tutto era in ordine segno che Alessa non aveva fatto resistenza e fosse stata catturata dai fanatici. Ma c’era qualcun altro oltre loro, qualcuno che apparteneva al Dio Samuel…

-Leon che è accaduto? Perché sei pallido?- Lisa notò che il viso del ragazzo si era fatto molto bianco e sudato.

-Lisa… vai dentro e non fiatare!- Leon aprì la porta dello sgabuzzino e spinse la donna dentro.

Non ascoltando le urla e le proteste della donna, Leon si apprestò a ricevere la sua punizione per l’imprudenza. Un rumore secco e la parete della cucina crollò a terra. Leon lo vide… il nuovo esecutore di Silent Hill… L’uomo nero. Leon non disse nulla ma cercò almeno di difendersi pur sapendo che era tutto inutile.

 

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Thomas si alzò lentamente dalla sedia dove era stato lasciato dal suo maestro Walter e si diresse verso il banco da lavoro del capannone.

“Ora devo completare io i sacramenti.” Il ragazzo si sentiva sicuro di quello che era capace. Prese dalla tavola una motosega circolare. Era pesante e rumorosa ma per lui era lo strumento giusto per tagliare, letteralmente, i ponti con il suo passato.

Il ragazzo si lasciò la porta del capannone alle spalle e proseguì verso quella stradina che Walter prima attraversò per la prima volta all’inizio della storia.

-Sorellona, sto arrivando.- Il ragazzo fece partire la sua arma e il rombo forte fece volare tutti gli uccelli del bosco.

Lui man mano che avanzava il terreno ai suoi piedi cambiava la conformazione, dapprima era terriccio poi divenne sempre più un pavimento bianco ma scurito dalla polvere e dalla sporcizia. Aveva camminato nello spazio e ora si trovava al penitenziario statale del paese. Ai suoi occhi vi era un lunghissimo corridoio e vedeva numerose braccia sporgersi fuori dalle sbarre di ferro. Sentiva urla, lamenti, imprecazioni e tanto dolore. Thomas riattivò la motosega e tutto venne coperto dal rombo… avanzò verso una delle celle e al suo interno vide quello psicopatico e il suo complice che stavano picchiando e, a tratti, abusando di un altro detenuto. La porta si aprì e il ragazzo, veloce e preciso, fece a pezzi i due detenuti. Le pareti si tinsero di rosso e per terra non restavano  che brandelli di carne macellata. Thomas fissò freddamente il detenuto-vittima … era un ragazzino poco più grande di lui, aveva il petto rosso e livido, il viso era leggermente sfigurato e irriconoscibile, insomma non valeva che vivesse. Thomas sapeva bene che non poteva assassinare gente che non facesse parte del suo piano.

-Mah…- Il ragazzo uscì fuori dalla cella e sul pavimento si formò un buco… largo e profondo. Lui vi si gettò.

Qualche tempo dopo, il ragazzo si alzò con molta lentezza, sentiva di trovarsi nel corpo di qualcun altro. Con un po’ di volontà e pazienza cercò di capire dove si trovasse… un bagno pubblico.

“Ma che diavolo?” Il ragazzo si specchiò di fronte a uno degli specchi, non c’era più il viso di un ragazzino di undici anni ma di un giovane di 19. Completamente disorientato decise di uscire dal bagno e decise di vedere fuori e fare, così, mente locale. Si guardò le mani… la motosega l’aveva persa. Mentre cercava di capire dove fosse finito, un pezzo di carta gli finì in faccia, lui se lo tolse dal viso e stava per buttarlo quando notò che non si scollava dalla mano, controllò e vide che vi era scritto qualcosa: ”Diventa l’ombra di Doriana.”

Che significa? Il ragazzo gettò via la carta dopo un bel po’ di sforzi e avanzò verso una delle panchine che si trovavano di fronte a lui, si  sedette su una di esse e facendo un movimento con la schiena casuale ciò gli permise di trovare la prossima mossa da fare…  vide un foglio ripiegato più volte su se stesso e dalla grandezza di 60x60 cm, sopra vi era scritto una lettera, la calligrafia era di Walter Sullivan.

“Caro Thomas, ti scrivo per augurarti buona fortuna per il compimento dei vent’uno sacramenti, hai altre dieci, sette, otto vittime da uccidere. Scegli con attenzione e non commettere errori, altrimenti devi pagare una penale e dopo è più difficile. Vai dalla nipote di Doriana, che è anche la tua e dici che ti mando io. Lei è al corrente di tutto, prenditi anche cura del cane e non destare sospetti al meccanico, sembra fesso ma non lo è. Non dimenticarti che dopo ogni omicidio che compirai, appariranno delle mani insanguinate sulla parete della camera da letto di Doriana. In totale devono essere 10. Questa è la mappa di Fukiyama City, usala con saggezza. Fammi vedere che sei il degno erede di Sullivan!”

La lettera finiva così, Walter di sicuro andava male in matematica. Comunque, Thomas aprì la carta e lesse la mappa, c’era un cerchio rosso su una casa, una freccia e una scritta: “Qui è la casa di Doriana.”

Thomas si alzò e dopo aver viaggiato in pullman era arrivato nelle vicinanze della casa… o meglio nell’officina di Alvin. Si guardò in giro, bussò sulla saracinesca di ferro e aspettò. Dopo un po’ aprì Alvin e si rivolse al ragazzo:-Come posso aiutarvi?-

-Salve, sono un disoccupato che cerca lavoro come aiutante d’officina. Mi basta una paga ragionevole e l’alloggio. Mi chiamo Roland Douglas.- Si presentò il giovane.

–Mi dispiace, ma abbiamo certi problemi nostri e non ne vogliamo altri. Tuttavia se proprio cerca lavoro può andare dal fioraio in fondo alla strada.- Rispose sbrigativamente il ragazzo.

-Va bene, la ringrazio.- Thomas s’insospettì molto, qualcosa stava succedendo lì.

Thomas decise di andare dal fioraio per cercare di trovare un punto da dove potersi  dedicarsi alla sorveglianza di sua sorella. Aprì la porta a vetri controllata da uno scampanellio. In quel momento arrivò il garzone, quello basso e con i capelli militari.

-Buongiorno e benvenuto, gradisce dei fiori per qualcuno? Prego, scelga.- Il ragazzo iniziò subito la sua formula commerciale sorridendo e mostrando le varietà di fiori.

-No, veramente… sono qui per cercare lavoro, mi chiamo Roland Douglas.- Cercando di sembrare molto cordiale e “sempliciotto” Thomas entrò subito in confidenza con il garzone.

-Il lavoro? Ma certo, lei deve occuparsi della consegna dei pacchi e dei fiori per tutto il paese. Ha un mezzo?- Spiegò.

-No.- Thomas iniziò a pensare che non era una buona idea essere lì.

-Beh, puoi usare la nostra bicicletta. Più avanti però comprati un mezzo tuo. Va bene?- Propose il bassetto.

-Sì.- Thomas notò che da una tendina del retrobottega c’era qualcuno lo spiava, ma fece finta di nulla e aggiunse:-Quando inizio?-.

-Ora, vai a Tonned Street e porta questo pacco di fiori alla vedova che abita nella palazzina, capirai subito chi è.- Spiegò il garzone porgendogli un pacco un po’ troppo pesante per esserci solamente dei fiori.

Thomas legò il pacco sul portapacchi dietro alla bici e iniziò a pedalare. Nel frattempo mentre Thomas adempiva al compito, la figura dietro alla tendina chiamò il garzone: –Benner… chi era quel giovane?-

-Signora Steil, non si preoccupi. È solo un morto di fame che ha deciso di farci da corriere.- Rassicurò Benner mentre riordinava alcuni vasi vuoti.

-Hmmm… fai attenzione. Non vogliamo avere problemi, se quel ragazzo fa troppe domande sai che devi fare.- L’anziana signora si allontanò dalla tendina.

-Non si preoccupi.- Benner sorrise.

Ignaro di quello che stava accadendo Thomas era arrivato alla palazzina di Tonned Street, che era come tante solo che all’entrata, sul portone vi era un fiocco nero.

-Sarà morto qualcuno.- Thomas smontò dalla bici e varcò il portone. Mentre saliva la scala, inciampò e rotolò giù. Il pacco con la caduta si aprì rivelando il contenuto: Una pianta dai petali bianchi e alcuni strani strumenti, sembravano quelli della lavorazione della droga.

Thomas cominciò a capire molte cose… aveva individuato le prossime vittime.

-Cani rognosi!- Thomas si alzò con gli occhi fiammeggianti e senza nemmeno bussare lasciò il pacco semi aperto davanti alla porta e tornò subito indietro.

“Sarà meglio che faccia finta di nulla, poi…” Thomas durante il viaggio poté calmarsi per non apparire avventato o nervoso.

Thomas lasciò la bicicletta al parcheggio sul retro del negozio e stava per fare il giro per entrare dall’ingresso ma qualcosa attirò la sua attenzione… si abbassò e spiò dalla finestra, qualcosa di molto interessante stava avvenendo dall’altra parte. Doriana e la signora Steil stavano parlando di qualcosa di molto importante e segreto, visto che Doriana parlava a bassa voce e con il fare concitato.

Thomas si accorse di non essere il solo a spiare… una ragazzina dai capelli marroni era di poco affianco a lui ed era così concentrata ad ascoltare che non si era accorta di lui.

-Samantha?- L’ex fantasma la chiamò a bassa voce ma lei si girò di scatto e gli fece segno di non fiatare.

Nel frattanto la signora Steil era seduta vicino a un tavolo che aveva tutte le qualifiche per essere un tavolo di chiromanzia con tanto di carte-tarocchi sparpagliate sopra.

-Dunque che cos’è che non va?-La donna che dimostrava di avere una sessantina di anni attendeva il motivo dell’improvvisa e inaspettata visita di Doriana.

-Buon giorno signora, mi scusi se arrivo in modo così inaspettato ma ho bisogno di un vostro consulto.- Doriana era truccata in modo leggero e indossava vestiti che non le lasciavano nulla di scoperto.

-Siediti.- La zingara iniziò a mischiare le carte e dopo un po’ ne fece tre file di otto ciascuno in verticale.

Doriana si accomodò e continuò la sua spiegazione:-Negli ultimi tempi mi stanno succedendo cose sempre più strane, per esempio ho incontrato un ragazzo dai capelli grigi che sosteneva di essere un poliziotto, ma che era un vero imbroglione. Le domande che mi ha fatto mi hanno turbata parecchio.-.

-Sai come si chiamava?- Domandò Steil e mise l’unghia del mignolo sotto a una carta rovesciata.

-Leon Scott Kennedy, però non sono sicura che sia il suo vero nome.- Replicò Doriana.

-Vediamo che dice la carta.- Lei con una mossa alzò la carta e rappresentava un Demone cristiano.

-Oh… mio dio.- Doriana capì che quello non doveva essere un buon auspicio.

-Scegli una carta.- La zingara si alzò e prese da un mobile vicino una candela dal cero azzurro.

-Ecco la carta che ho scelto.- Doriana puntò il dito su una carta qualsiasi.

-Aspetta.- Steil accese la candela e ella iniziò a emettere un profumo inebriante.

-Vediamo la carta.- Steil alzò la carta scelta dalla donna, la figura era inequivocabile: Un angelo guardiano.

-Dimmi un numero. Quanto tempo è passato dall’evento che ti ha maggiormente colpita? - La zingara posizionò le due carte scoperte in un punto separato dalle altre carte.

-Tre anni fa.- Doriana, forse per il fumo o per altro impallidì leggermente.

-Prendi la terza carta dalla tua sinistra.- La zingara non faceva altro che impartire comandi che Doriana eseguiva.

-Fatto.- Doriana prese la carta ma la mano leggermente rugosa della vecchia le bloccò il polso: -Alzala però non guardarla e fammi vedere.-.

Doriana alzò lentamente e girò la carta con la figura rivolta verso Steil.

-Lo immaginavo.- La zingara prese la carta e la rigirò con la figura in basso:-Ora non resta che tu scelga l’ultima carta… quella definitiva.-.

La sorella di Thomas sudò leggermente per l’ansia. Scelse l’ultima carta che rappresentava una donna con il denaro in una mano.

La zingara mise via le altre carte e posizionò le quattro più importanti. Erano in quest’ordine: La negoziatrice, l’angelo guardiano,  ildemonio e la carta coperta.

-Allora vediamo che mostra la carta coperta.- La zingara alzò la carta e vide… un’anima in pena.

Nota dell’autore: per chi lo volesse sapere= Negoziatrice: Alessa, Angelo Guardiano: Walter Sullivan, Boia con il patibolo: Samauel e infine l’anima in pena: Thomas Grady.

-Molto interessante… tutti i nodi stanno venendo al pettine.- Annunciò la zingara e aggiunse:-Puoi solamente attendere l’evolversi degli eventi e comportarti come tuo solito.-

Doriana restò un po’ male, ci sperava che avesse potuto scoprire qualcosa ma ringraziò comunque e tornò a casa.

Thomas era dubbioso e faceva bene… la zingara non lo convinceva.

Una volta rimasta sola, la vecchia chiamò Benner con l’aria turbata.

-Comandi, signora.- L’inserviente arrivò con le mani sporche di terriccio.

-Dobbiamo immediatamente comunicare alla centrale dell’Ordine  che c’è qualcuno che sta interferendo con i nostri scopi e metterli in allerta.- Disse la donna mentre riponeva le carte.

-Che è successo?- Benner divenne serioso.

-Doriana, quella donna comincia a sospettare qualcosa e in più, attraverso le carte ho scoperto che ci sono numerosi omicidi di persone legate alla sua vita. E noi saremo i prossimi!- La zingara si guardò in giro preoccupata, Thomas fece appena in tempo ad abbassarsi completamente per non farsi vedere.

-Ma non è possibile! Noi dell’Ordine controlliamo tutto… anche le entità soprannaturali!- Benner non sembrava nemmeno sicuro di quello che affermava.

-Mmmh… Ad ogni modo, vai a chiamare i superiori.- La zingara si torturò nervosamente le mani.

“Accidenti, devo agire ora!” Non si sa perché ma Thomas sentiva che Sullivan era in pericolo. Se avrebbe impedito a quei due di avvisare quelli dell’Ordine, chiunque essi siano , avrebbe facilitato qualunque impresa che stava svolgendo il biondo.

-Samantha… non ti muovere da qui!- Thomas si alzò dal nascondiglio e aprì la porta nel retro, la fortuna volle che, poggiate sul muro vi fossero delle cesoie per le siepi. Erano grandi e leggere.

Thomas senza alcuna esitazione li prese ed era pronto ad uccidere chiunque si fosse messo in mezzo.

Benner arrivò in quell’istante per chiudere la porta sul retro e quando vide il ragazzo si maledisse di non averlo fatto prima.

-Tu…- Gli mollò un pugno ma il ragazzo fu lesto e con una buona precisione gli mozzò il braccio che aveva allungato per sferrare il pugno.

-Nggg…- Thomas doveva essere veloce, se lui urlava avrebbe avvisato la donna e i passanti. Con le lame insanguinate e aperte puntò il collo e con un colpo secco gli staccò la testa.

Il sangue che fuoriusciva dalle ferite gli sporcò il vestito e buona parte del suo viso. Stava imparando presto il mestiere. Con gli occhi feroci iniziò la ricerca della zingara. La donna stava cercando di fuggire passando per la finestra nonostante l’età ma trovò qualcuno ad attenderla.

-Ferma megera!- Samantha l’afferrò per lo scialle e seppur rischiasse di farsi scoprire iniziò a soffocarla con il pezzo di stoffa.

-Tienila ferma!- Thomas aveva sentito il trambusto e con le lame delle cesoie chiuse e con il cuore traboccante di indifferenza e brutalità la ferì alla pancia e, senza fermarsi, continuò ad affondare la lama fino alle ossa.

-E ora… Fatality!- Con un ghigno soddisfatto Thomas aprì le cesoie all’interno del corpo della vecchia.

I minuti successivi furono molto veloci per i due. Samantha decise di ospitare il ragazzo, il quale non sapeva dove andare né tantomeno le prossime vittime.

-Dobbiamo parlare.- Samantha divenne seria e irrequieta.

Thomas si accomodò sul divano del salotto, cercando di non sprofondare.

-Ascolta, Walter mi ha detto tutto e di me puoi fidarti. Sei Thomas Grady, il fratello defunto di mia zia, quindi sei anche mio zio.- Iniziò la ragazza e stringeva tra le mani un libro molto grosso e pesante.

-Sì, non lo nego ma…- -Shhh…- Lei si passò un dito sulle labbra.

Lei mise il libro sul tavolo e lo aprì.

-“In origine, gli uomini non avevano nulla. I loro corpi dolevano e i loro cuori contenevano solamente odio. Combattevano senza sosta, ma la morte non giungeva mai. Si disperavano, bloccati in questa eterna sofferenza. Un uomo offrì al sole un serpente e pregò per la salvezza. Una donna offrì al sole una saetta e chiese in cambio la gioia. Provando pietà per la tristezza che avvolgeva il mondo, Dio nacque da quelle due persone. Dio creò il tempo e lo divise in giorno e notte. Dio tracciò la via per la salvezza e diede agli uomini la gioia. E Dio tolse agli uomini il dono dell'eternità. Dio creò gli esseri viventi per tenere gli uomini in obbedienza a lei. Il Dio rosso, Xuchilbara; il Dio giallo, Lobsel Vith; molti dei e angeli. Infine, Dio iniziò a creare il Paradiso, dove bastava entrare per dare agli uomini la felicità. Ma Dio esaurì le forze, e crollò a terra. Tutti gli uomini del mondo piansero per questo sfortunato evento, finché Dio esalò il suo ultimo respiro. Essa ritornò polvere, promettendo il suo ritorno. E così Dio non è perduto. Dobbiamo pregare e ricordare la nostra fede. Attendiamo con speranza il giorno in cui la via del Paradiso verrà aperta.”- Samantha lesse con molta fatica e con il timbro sempre uguale.

-Mmh… e allora?- Thomas non riusciva a capire.

-Ahnf… non capisci? Questo è il culto di Silent Hill.- Samantha riprese fiato e iniziò a spiegare:-Thomas, quello che noi faremo… lo facciamo per Doriana e per noi stessi.-

-Che vorresti dire?- Thomas, sinceramente non aveva capito proprio nulla…

-Doriana è un membro del culto. Dobbiamo farle aprire gli occhi prima che sia troppo tardi!- Samantha chiuse il tomo e sbuffò.

-Cioè fammi capire, Doriana è un membro di un culto che adorano un dio pagano e io… che c’entro?- Thomas si grattò la fronte.

-Idiota! La persona che ti ha ucciso, è stata Doriana stessa!- La rivelazione fece spaventare Thomas.

-Che diavolo dici?- -È così! Tu dopo che hai scoperto Doriana con un altro uomo lei stessa ti ha ucciso annegandoti in una vasca d’acqua bollente!- Samantha cercò di non perdere la calma.

-Doriana… ma come fai a dirlo?- Thomas nonostante la faccia seriosa era evidentemente sconvolto.

-Me lo ha detto Doriana stessa!- Samantha si alzò e decise di prendere dell’acqua, il fumo che usciva dalle orecchie del turchino non presagiva nulla di buono.

-Sono ancora più confuso di prima…- Thomas si alzò e uscì dalla casa e s’incamminò incurante dei richiami di Samantha con il bicchiere d’acqua in mano.

-Thomas, per la miseria! Fermati!- Samantha gli corse dietro cercando di non rovesciare il bicchiere.

Thomas aveva deciso di fere la cosa più rapida e azzardata: Confrontarsi con la sorella. Con il passo deciso e lo sguardo truce arrivò all’officina di Alvin.

-Aspetta…- Samantha non fece in tempo a bloccare il ragazzo che aveva sfondato la porta a mani nude.

-Ma che succede?- Arrivò Alvin con indosso la sua tuta da meccanico e non ebbe il tempo di controllare che venne afferrato con incredibile violenza, forza e velocità.

Alvin finì nel bagagliaio di una Ford che doveva riparare, Thomas bloccò la serratura con un colpo di martello dopo averlo chiuso.

Il ragazzo voleva solamente porre fine alla sua pena, non importava come. Arrivò dove si trovava Doriana e la incontrò seduta sul suo letto e in mano aveva la fotografia di Thomas di quando era bambino.

-C-chi sei?- Doriana si stava per alzarsi ma il braccio di Thomas la bloccò dove stava.

-Tu mi hai ucciso?- Chiese senza mezzi termini.

-Di che stai parlando?- Ovviamente lei non poteva sapere di trovarsi di fronte alla versione adulta del suo fratello ucciso.

-Io sono Thomas! Dimmi la verità!- Il ragazzo si dimostrò impaziente… e arrabbiato.

-Che diavolo sta dicendo? Mio fratello è morto tre anni fa! Non puoi essere tu!- Doriana si avvicinò indispettita allo sconosciuto e con le mani indicava che doveva andarsene via.

Thomas comunque non demorse ma agitò il martello che prima aveva usato per bloccare il cofano posteriore dell’auto.

-Thomas, accidenti!- Samantha fece appena in tempo a bloccare lo zio prima che combinasse qualche guaio.

D’improvviso avvenne un fatto inaspettato… dalla finestra dell’officina sbucarono alcune ombre, ombre somiglianti a dei minatori.

-Prendete Doriana e quel ragazzo, presto!- Disse uno di quegli uomini.

Con dei fucili spararono dei veloci e precisi colpi narcotizzanti che colpirono la donna, il ragazzo e la ragazza. Gli uomini senza volto e senza coscienza entrarono e a due presero i corpi e li trasportarono via, lasciando solamente Samantha a terra.


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Capitolo 21
*** Finale. ***



Walter Sullivan: Il sacrificio.

Luce, nient’altro che luce… forte, accecante e calda. Walter non vedeva altro che questa materia, non vi era punto di rifermento, una sensazione d’infinito e di non ritorno, i suoi occhi verdi e opachi non riuscivano a dare un’informazione di profondità da comunicare al cervello. Poteva essere un’illusione o cosa? Walter non sapeva nemmeno in che posizione fosse o che stava assumendo.

-Sono morto?- Il biondo non trovava altra spiegazione possibile…

Si guardò le mani e notò che erano incorporei… uno spettro.

-Non c’è dubbio, sono morto e questo è il mio inferno personale.- L’animo di Walter calò nella disperazione più nera, era morto invano e senza avere la possibilità anche sfuggente di rivedere Alessa.

-Mi sa che la sua esperienza di premorte dev’essere più disturbante e paranoica del previsto.- Una voce squarciò il silenzio.

-Hai ragione, in più la sua morte è ancora lontana…- Un’altra voce diversa dal primo.

-Chi è?- Walter alzò la testa cercando di capire da dove provenissero quelle voci. Ma non vide nessuno.

“Me li sarò immaginate, sono solo qui.” Walter si sedette in mezzo al vuoto o almeno ci provava e decise di ignorare quelle voci.

-Ehi, avete visto? Il biondo pensa che non esistiamo e che siamo solo voci.- Un’altra voce ancora ruppe il silenzio.

-Beh, che ne dite se ci facciamo vedere? Altrimenti Walter uscirà di senno.- Era la seconda voce che parlava.

-Spegniamo la luce.- La prima voce disse questo.

Un rumore molto forte, come un oggetto elettronico che veniva attivato, attirò l’attenzione del biondo assassino.

Si accorse di trovarsi in mezzo a degli strumenti elettronici del futuro con tanto di lucine lampeggianti e che emettevano sibili continui.

Walter si concentrò soprattutto sui tre che gli stavano davanti: erano bassini con il cranio sproporzionato rispetto al corpicino che era tozzo, con le braccia lunghe e tre dita per mano. I tre esserini lo fissavano con i loro occhi neri e incredibilmente grandi. Erano di pelle grigia.

-Benvenuto terrestre.- Disse uno di loro.

-Dopo Harry, James, Alex e Elle, tu sei il quinto che preleviamo.- Disse un altro.

-Mio dio… questi sono i Grigi!- Walter non riusciva a capire nulla.

-Non spaventarti terreste. Non abbiamo intenzioni ostili.- Disse il terzo.

-Che volete da me?- Walter ormai era all’orlo di una crisi di nervi.

-Abbiamo un regalo per te… visto che sei l’unico che non ci hai incontrato nella tua prima avventura.- L’alieno porse al biondo una pistola giocattolo.

-E che me ne faccio?- Walter prese la pistola dalle mani dell’alieno.

-Completa la tua missione entro sei ore. Poi bombarderemo tutto.- Rispose uno dei tre.

-Che cosa?!- Walter non poté ricevere risposta che l’alieno che gli aveva dato la pistola attivò un macchinario.

Walter si sentì il corpo allungarsi, comprimersi e infine un terribile mal di testa.

-Sveglia!- Un uomo incappucciato gli gettò in faccia un secchio d’acqua gelida.

-Che diamine?- Walter si svegliò di colpo e si guardò in giro… era legato a una sedia da barbiere con dei lacci che gli bloccavano le braccia e le gambe.

“È stato tutto un sogno?” Si chiese il biondo riferendosi all’esperienza di poco prima.

-Ben svegliato traditore!- L’uomo incappucciato aggredì verbalmente il biondo.

-Che è successo? Dove sono?- Walter fissò l’uomo misterioso con odio.

-Tsk… ottuso eri e ottuso sei rimasto!- La voce suonava quello di un uomo anziano.

-Alessa? Dov’è Alessa? E… dove sono gli altri?!- Walter si preoccupava per i suoi compari.

-È ben strano che ti preoccupi degli altri che per te stesso.- Commentò il signore.

Walter non disse nulla.

-Ti rifiuti di parlare? Bene, parlo io… innanzitutto mi presento, sono Ferdinand Wilde. E presumo che il mio nome non ti dice nulla ma permettimi di spiegarti anzi considerala una confessione. Molti anni fa ero un giovane bello e aitante con un debole per le minorenni. Infatti mi piaceva stare con delle ragazzine che avevano più o meno 14 o 16 anni e abusarle. Poi tre anni fa decisi di fare uno strappo alla regola e iniziai a frequentare una donna…-

-Doriana…- Walter sospirò.

-Esatto! Una lusinga qui, un complimento là e poi una carezza qui, un bacio sfuggente lì ero prossimo ad avere un rapporto completo con quella donna. Peccato che lei avesse lasciato la porta aperta! Quello stupido moccioso mi sembrava una vera furia! Venni cacciato in malo modo e con diverse contusioni alla schiena per le diverse padellate ricevute dal ragazzino.-

“Ben ti sta…” Walter sorrise debolmente immaginandosi la scena.

-Ridi, ridi pure! Doriana era una donna molto psicolabile e non ci volle nulla a convincerla con delle promesse e con delle minacce velate ad uccidere il moccioso e puoi immaginare la mia soddisfazione  quando seppi che Doriana che tanto amava il fratellino lo aveva fatto con le sue stesse mani. Ridi adesso, ridi liberamente!-

-Sei un verme...- Walter non poteva proprio immaginare che la mente di quelli dell’ordine potesse arrivare fino a tanto!

-Ah sì? E tu che mi dici? In questa stanza non vedo santi.- Ghignò il tizio.

-Io non ho le tue stesse colpe… io almeno ammetto di aver ucciso e soprattutto non spingo gli altri a uccidere.- Walter alzò la testa e la lasciò cadere sul poggiatesta.

-Ah sarai contento allora che fra non molto uccideremo la tua puttanella e la sua copia!- Ferdinand si riferiva ad Alessa e Heather.

-Non toccarle!- Walter si fece serio, avrebbe preferito che uccidessero lui e non loro due.

-Tsk, non ci credo. Il grande Walter Sullivan, il bambino prodigio, l’assassino dei vent’uno sacramenti si preoccupa di due puttane? Mi deludi!- Lo schernì l’incappucciato.

Era troppo! Walter con incredibile forza iniziò asforzare le sue braccia per spezzare i legacci e ci riuscì. Ferdinand non restò a guardare ma prese una grossa e pesante mannaia, la stessa che usava Pyramid Head e la sollevò in aria per poi cercare di colpire la testa del biondo con un fendente netto. Ma il biondo aveva fatto in tempo a bloccare la lama a mani unite e ora si stava sforzando per spingere la lama dall’altra parte… ma visto che era impossibile fare una cosa simile, Walter adottò una tattica diversa: la lama cambiò direzione e cadde sul pavimento.

-Non è possibile!- L’incappucciato cadde a terra per la sorpresa, Walter si alzò dalla sedia e con un ghigno rabbioso afferrò la lama pesante e la sollevò con incredibile leggerezza.

-Muori!- Con un colpo netto gli mozzò la testa e infilzò la lama nel torace.

Sudato per l’emozione e lo sforzo si voltò verso lo specchio… si vide.

-Leon… grazie.- Per una frazione di un minuto il riflesso di Walter si mutò in Leon.

Gli sorrideva… Walter s’allontanò dallo specchio e decise di esplorare i sotterranei di Silent Hill. Prima di lasciare la stanza dove era imprigionato, controllò sul tavolo e vi trovò la pistola giocattolo che Walter aveva visto in sogno.

-Forse non era un sogno…- Walter prese la pistola e per verificare il suo funzionamento la puntò sul cadavere del membro ucciso poco prima. Dalla pistola uscì un raggio che aveva un effetto devastante: un buco dalla circonferenza di una palla di cannone era presente al posto della testa.

-Cavoli!- Walter sorrise soddisfatto. Con molta sicurezza aprì la porta pronto a uccidere.

----

 Nel frattempo Alessa con molta fatica si riprese dalla botta ricevuta. Aprì gli occhi e vedeva solo una luce circolare e alcuni strumenti chirurgici, messi in ordine da qualcuno, su un tavolo poco distante da lei.

-Walter… dove sei? Che cosa sta succedendo?- Alessa non riusciva a muoversi ma si accorse di trovarsi su una barella d’ospedale, la luce della lampada l’accecava molto.

Poco dopo arrivarono alcuni uomini in divisa medica e uno di loro spingeva una sedia a rotelle e sopra di esso vi era il corpo di Heather Mason, svenuta e legato con dei lacci.

-Iniziamo l’operazione…- Disse uno di loro.

-Sissignore.- Rispose un altro andando a prendere una barella simile a quella d’Alessa.

Su quella vi adagiarono e legarono il corpo di Heather Mason.

“Che diavolo hanno, in mente, di fare?!” Alessa cercò di alzare la testa ma due mani coperte di guanti bianchi la tenne ferma e le misero in testa un casco con dei pezzi di ferro ai lati.

-Prova…- Uno di quei dottori attivò un macchinario per l’elettroshock che emise un ronzio molto forte. Il dottore passò all’altro un paio di barre elettriche.

-Potenza minima…- Una scarica elettrica colpì la testa della ragazzina. Lo stesso avvenne anche per Heather.

-Non basta… aumentate la potenza.- Un’altra scarica ancora più forte paralizzò il corpo delle ragazze.

-AAAAAAAAAAAAAhhhh!- Urlarono in coro le due ragazze.

-Uhmm… ci vuole ancora più potenza non riusciamo a sincronizzare le menti di Heather e Alessa.- Borbottò il dottore.

Stava per ordinare di aumentare la potenza ma… sentì bussare alla porta.

-E ora chi è? Vai ad aprire.- Il dottore si rivolse a quello che teneva la testa ferma ad Alessa.

Il dottore lasciò la presa e si avvicinò alla porta e con due giri di chiave la aprì.

-Che succed… Ahh!- Il dottore non ebbe terminato di completare la frase che un proiettile di fucile lo centrò in fronte.

Gli altri due presero gli strumenti da taglio per attaccare l’intruso, ma vennero uccisi da altri colpi di B.A.R (Browning Automatic  Rifle) sparati con una certa precisione al torace e all’addome e così i due dottori caddero a terra morti.

Il  misterioso tiratore era vestito con una tuta da minatore ma non era uno di loro. Non era un nemico. Sparò un altro colpo questa volta diretto al macchinario e lo spense. Cacciò dalla cintura un coltello da caccia e con esso tagliò i lacci che tenevano imprigionate le due ragazze. 

-Grazie… chiunque tu sia.- Disse Heather massaggiandosi i polsi e scendendo dalla barella.

-Heather?! Ma non mi riconosci?- La voce del misterioso salvatore era sorpresa ma poi comprese che con la maschera era impossibile che lo riconoscessero.

-Cosa?! TU!- Heather si trovò faccia a faccia con Padre Vincent. Lei gli regalò un caloroso abbraccio senza risparmiarsi.

-Heather? Allora aveva ragione Walter, sei viva!- Il sacerdote ricambiò l’abbraccio. Erano anni che non si vedevano.

-Ma com’è possibile? Claudia ti aveva ucciso…- Heather a tratti, piangeva dalla gioia.

-Beh, è un po’ complicato da spiegare. Ma posso dirti che non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo ritrovare Walter e gli altri. Io mi sono intrufolato tra le file degli adepti e quando ho scoperto che vi avevano catturati sono intervenuto al momento buono. Andiamocene di qui… il mio tradimento non passerà inosservato.- Spronò Smith.

Alessa non disse nulla ma seguì i due per i corridoi del covo, che era molto più grande di quello che sembrava… e in più non dimentichiamoci che anche questo luogo è stato infettato da Samuel.

Si fecero largo tra i nemici che tentarono di fermarli e, quando arrivarono ad un corridoio, quello che videro fu un fatto imprevisto… non si aspettavano che l’influenza negativa di Silent Hill era già penetrata nel luogo… videro cadaveri dei membri dell’ordine animarsi e attaccare gli altri compresi i tre fuggiaschi.

(Non sapevo che mostri mettere, mi si perdoni l’abuso degli zombi n. d. Autore)

La situazione era più difficile… come uccidere qualcosa che era già morto? Gli zombi affamati puntarono sui tre e avanzavano quasi zoppicando con le mani proteste in avanti e la testa reclinata a una parte. Un classico insomma.

Ma qualche minuto dopo si sentirono degli spari seguiti anche da passi ritmici, gli zombi che stavano dietro vennero abbattuti in pochi secondi… pezzi di interiora volavano ovunque, gambe senza torso inginocchiarsi a terra; quegli che avevano solo perso le gambe strisciavano al suolo con l’astilo delle braccia ma venivano subito terminati con dei colpi in piena fronte. Come un automa avanzava Walter Sullivan con gli occhi puntati in avanti e con la pistola laser stretta con entrambe le mani. In poco tempo aveva fatto una strage. Puntò d’improvviso la pistola ad Alessa e sembrava che volesse spararle.

-Stai giù!- Urlò il biondo, tale che la “strega” si tuffò a terra senza preoccuparsi del sangue che bagnava il pavimento.

Un colpo venne sparato al braccio di uno zombi armato di ascia e poi finito con un proiettile dalla potenza di un fucile anticarro.

-Impressionante!- Commentò Vincent vedendo il braccio dell’ adepto “zombizzato” disintegrarsi in seguito al colpo.

Walter senza dire nulla si caricò Alessa sulle spalle e avanzò senza curarsi degli altri due.

-Walter, tutto bene?- Domandò il prete.

-No…- Rispose il biondo.

-È per Alessa?- Chiese Heather.

-No…- Replicò Sullivan.

-E allora perché sei così musone? Sai… sono contenta di rivederti.- Disse Alessa che non si muoveva dalla spalla del biondo.

-Alessa… se puoi, dimenticami.- Rispose a monosillabi.

-Che diavolo dici? Che fine hanno fatto Leon e Lisa?- Alessa  stava innervosendosi per la scarsa attenzione ricevuta dal ragazzo.

-Sono morti.- Con una voce tombale Walter rispose alla domanda.

-Mio dio…- Alessa si zittì subito, era chiaro perché Walter fosse più freddo del solito.

Avanzarono un altro poco e si trovarono di fronte a una grata di ferro che ostruiva il passaggio.

-Mmh… è iniziato.- Disse il biondo con l’aria ancor più mesta…

-Cosa?- Dissero in coro i tre… una sirena si sentì per tutta la zona e l’ambiente iniziò a mutare… L’Otherword iniziava a manifestarsi, al posto della grata apparve una porta di ferro che si apriva tramite boccaporto.

-Ascoltami Vincent, prendi con te le ragazze e tornatene nel mondo umano.- La voce suonava come un ordine.

-Tu che farai?- Vincent sentiva che non si sarebbero rivisti più… ma rispettava la scelta del biondo.

-Lo sai.- Walter fece scendere dalla spalla la “strega” e iniziò a prendere una strada diversa dalle altre.

-Walter… stupido!- Alessa cercò con tutti  i suoi sforzi di non allontanare il biondo e lo faceva in modo infantile… stringendo con le mani la giacca azzurra come un bambino che non voleva che sua madre s’allontanasse dopo averlo lasciato a scuola.

-Alessa… grazie.- Il biondo prese con la mano destra il mento della ragazza e per la prima volta le loro labbra si unirono in un bacio sincero e unico.

Senza aggiungere null’altro, Walter l’allontanò con la mano e fece un cenno al prete di non farle fare pazzie. Alessa non fece nulla ma pianse in silenzio. Vincent cercò di consolarla come meglio poteva mentre il biondo si allontanò da loro.

Walter finì a sua insaputa in un intricato labirinto fatto di corridoi e scale. Per superarlo doveva seguire il rumore delle ventole.

-Il rumore è più forte… sono prossimo.- Walter vide di fronte a sé un passaggio che era bloccato da strani ammassi di organico pulsante che sembravano esplodere da un momento all’altro.

Puntò la pistola e sparò un colpo… la massa si contorse e poi esplose con un forte rilascio di una sostanza viscida e acida. Per poco il biondo non si rovinò gli abiti.

-Accidenti…- Borbottò il biondo allontanandosi leggermente. Il pezzo di strada davanti a lui franò.

-Dannazione!- Con uno sforzo incredibile spiccò un balzo in avanti e riuscì ad attraversare la massa organica che componeva la porta, rotolandosi avanti per qualche centimetro.

-Hannf… haanf…- Ansimò un po’ e si accorse che la sua giacca si stava consumando per via dell’acido.

Se lo strappò di dosso e lo gettò via con stizza. Il peggio era che aveva perso la pistola durante il balzo. Il rumore delle ventole era nettamente più forte e si poteva sentire molto bene. Il suo viaggio era quasi alla fine…

“Dove porteranno queste doppie ante?” Davanti a sé vide due porte di ferro con un piccolo vetro squadrato per ogni anta. Cercò di vedere oltre attraverso il vetro ma erano troppo opachi.

Stava per spingere ma un dubbio lo assalì.

“E se quello che vedo non dovesse piacermi?” Si fermò come impaurito… -Tsk… siamo arrivati fin qui, non posso fermarmi ora!-

Con una pedata aprì le doppie porte e davanti a sé vide una gabbia d’acciaio sospesa a mezz’aria con un gancio di ferro attaccato al soffitto.

-Perché? Perché Walter… che ti ho fatto?- Walter osservò quello che ospitava la gabbia: era una donna…

-Doriana…- Walter come suo solito non mostrò alcuna compassione, ma si limitò a fissarla mentre si graffiava e si scarnava il corpo.

Era al limite dell’umano… lei era agonizzante e non desiderava altro che trovare una pace irraggiungibile e inesistente.

-Chi è la causa del suo mal pianga sé stesso.- Non poté dire che questo.

-Walter!! Maledetto tu e chi ti ha generato! Tu… dagli occhi di cane ma dal cuore di cervo[1]!- Doriana era irriconoscibile… si era strappata gli occhi e si era rotta la lingua a morsi… ma continuava a proferire maledizioni a non finire.

-Brucia nell’inferno e riposa in pace.- Disse solo questo il biondo senza muovere ciglio.

Sapeva che era inutile parlare con lei… era completamente pazza.

Ignorandola semplicemente, Walter stava per avanzare… ma sentì un rumore.

-Thomas… ti avevo avvisato.- Walter si voltò verso una figura arcinota e aggiunse:-Mh… sei una nuova forma d’esecutore? O è ciò che tu provi verso di me? Odio? Rabbia? Tradimento? Inganno? Non lo so.-

Quello che gli andava incontro era ciò che rimaneva di Thomas o meglio, la forma oscura potenziata da Samuel…

-Mi rivolgo alla forma umana di Thomas… sono fiero di te.- Disse solo questo mentre la figura accorciava le distanze.

Walter poté vedere meglio… indossava una specie d’armature a scaglie, alla testa portava la maschera di Pyramid Head e impugnava una falce da esecuzione.

-Thomas… non hai voluto ascoltarmi… e ora ne paghi le conseguenze. Fare un patto con un diavolo vale offrirsi senza ricevere nulla in cambio. Guarda me… io ne sono l’esempio più comune. Ho ucciso 21 persone in cambio di che? Non ho può riavuto mia madre, non ho più una vita e fra poco perderò anche Alessa.-

Nell’intimo, Thomas rifletteva le sue parole.

*Flashback*[2]

Ignorandolo riprese a leggere:-“La polizia è andata a visitare la tomba dell’assassino, il corpo non è stato trovato. Il caso Walter Sullivan è stato riaperto.”- Concluse la lettura e alzò lo sguardo verso il ragazzo.

-C’è qualcos’altro che mi devi dire?- Walter non era molto lusingato di avere un estimatore, anzi.

-Sì… beh, quando sono morto, ho fatto un patto con l’entità di Silent Hill e lei mi ha assegnato te.- Spiegò il ragazzino.

-Umpf… hai la minima idea di ciò che hai fatto? Sarai peccatore anche tu… io sono solo l’esecutore.- Walter non nascose il suo sguardo di rimprovero.

-Appunto, non m’importa che mi succederà, mi basta sapere che la mia morte prematura non sia stata vana.- Il ragazzo si alzò con aria seria e decisa.

-Io, proprio non li capisco… - Mormorò il biondo, restituì il foglio a Thomas e si alzò dalla tomba.

-Allora Walter? Mi aiuterai?- Il ragazzo strinse le mani ossute del biondo, nelle sue.

-Umm… ho già un’idea.- Walter fece un piccolo sorriso sinistro.

*Fine Flashback*

Walter sospirò e stava per prendere un bastone di ferro per lottare contro il suo stesso discepolo.

-Non importa come andrà, sappilo… mi hai reso orgoglioso di te.- Walter sorrise e impugnò l’arma.

Thomas dall’interno della maschera sorrise…

Iniziò con una schioccata che venne schivata con una capriola che permise al biondo di trovare subito un angolo libero dove colpire.

-Mh… ti ho colpito ma non sembra che ne abbia risentito.- Commentò il biondo mentre s’allontanò.

Thomas emise un piccolo ruggito e si preparò a un nuovo attacco, ma qualcosa li interruppe subito… uno dei muri crollò sotto i colpi di un possente maglio di ferro. Quello era il boogeyman.

-Che diavolo?- Walter s’allontanò e si preparò ad affrontarlo, ma Thomas alzò il braccio come a fermare il biondo e…

-Vuoi che vada attraverso il buco creato da lui?- Walter ricevette la risposta affermativa dal gigante.

Walter aspettò che il Pyramid head attirasse l’attenzione su di sé e poi quando i due giganti iniziarono a lottare si tuffò nel buco.

“Maledetto! Vendicherò Leon!” “Fatti sotto, pivello!” I due giganti si gettarono in un possente testa a testa. Doriana, nel frattempo, rischiò di morire per le forte ondate d’urto che i due colossi causavano mentre si scambiavano i colpi.

Walter nel frattempo era finito in una riproduzione in scala reale di una Silent Hill nebbiosa o era fuori? Questo non lo possiamo stabilire, ma possiamo dire che i pericoli non erano finiti… infatti un misterioso buco nero iniziò a risucchiare ogni cosa compreso Walter…

-Non mi faccio aspirare per nessun motivo!- Iniziò a correre, visto che per vivere a Silent Hill bisognava essere dei corridoi professionisti.

La corsa era molto lunga e non priva d’ostacoli ma che il biondo seppe usare a proprio vantaggio, infatti gettando a terra gli oggetti  il buco impiegava più tempo ad aspirarli. La corsa durò ancora parecchio finché non vide che la strada s’interrompeva bruscamente, forse per la fretta o per disattenzione, Walter vi si gettò.

-Dannaaaaaaziiiiooonneeeee!!!- Un urlo e poi il silenzio. Il buco aspiratore era sparito.

Qualche periodo di tempo dopo… Walter sentiva le ventole che continuamente ronzavano. Era a pancia in giù sul suolo. Con grande fatica si alzò con un gemito di dolore.

-Dove sono?- Walter non vedeva altro che uno strano triangolo volteggiare in aria, lui lo sfiorò.

 

Un lampo forte e si trovò crocifisso sul pavimento: aveva alle braccia delle catene che lo fissavano al legno della croce.

-Uh… è questa la fine?- Walter  non aveva finito di pronunciare quelle parole che la croce si eresse in alto e potette vedere… un campo tinto di rosso e strane creature nere lo circondavano.

-Questo è l’inferno?- Walter si sforzava a respirare e a spostare il peso del corpo sulle sue braccia per non cadere. I muscoli erano tesi allo spasmo per reggere il corpo… Walter non riusciva a capire ma aveva sentito che qualcuno aveva nel passato già affrontato una realtà simile alla sua ma ben più dolorosa.

-Sì.- A rispondergli era stato una creatura… Samuel. Egli era puro spirito e gli parlava come un’eco.

-Cosa vuoi per lei?- Walter voleva chiudere i conti con il demone di Silent Hill.

-Voglio tutto il tuo sangue e la tua anima.- La richiesta era atroce… Walter avrebbe dato se stesso per la persona che amava.

-Così sia.- Walter chiuse gli occhi e le labbra si socchiusero in un piccolo sorriso innocente, il sorriso di un bambino.

Nel frattempo Alessa era giunta insieme agli altri nell’autostrada dove lo avrebbe portata a via da quell’inferno.

In quel momento il suo cuore aumentò i battiti e la sua mente passò a Walter Sullivan…

-NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!- Lei aveva capito… Walter lo aveva fatto per lei… per Leon, Thomas. Per Silent Hill.

In quel preciso momento Vincent vide delle luci che si avvicinavano e dopo un po’ vide un enorme camion. Si fermò in prossimità dei ragazzi, una voce calda e gentile si fece sentire:-Avete bisogno di un passaggio?-

-Grazie!- Heather e Vincent salirono.

-Benvenuti nel mio camion, sono Travis Grady e sono diretto a Portland, vi porto lì?- Disse un uomo con una barba curata anche se, in alcuni punti era  un po’ grigia, con un capello da camionista e infine una giacca antivento gialla.

-Travis?! È il cielo che vi manda!- Disse Heather mettendosi comoda.

-Ma non eravate in tre?- Fece notare d’improvviso il camionista.

-Alessa!- Vincent gettò uno sguardo in strada ma non vide nessuno.

-Non preoccuparti, sta bene.- Disse Heather (che, non dimentichiamo, ha un legame con Alessa.)

-Okay, mi fido.- Vincent sospirò e si addormentò.

Qualche minuto dopo.

-Mmh… si sono addormentati.- Travis li osservò mentre Heather teneva la testa sulla spalla di Vincent e lui con la testa reclinata da una parte. Il cullare della strada e del camion allietava il loro sonno.

Alessa invece non riusciva a capire che cosa era successo… si trovava in mezzo alla strada di Silent Hill e ciò che vedeva non era normale.

Vedeva scena di vita quotidiana, vedeva uomini andare al lavoro, donne che portavano i loro bambini a scuola e come sfondo a tutto questo vi era un sole luminoso e splendente.

-Alessa…- Una voce la stava chiamando.

-Walter… dove sei?- Alessa seguì la voce e si trovò al lago di Toluca.. vide un battello approdare al pontile. Si poteva vedere il nome sulla fiancata: Little Baroness.

-Ma che è successo?- Alessa era molto sconcertata, non poteva essere possibile.

-Perché non è possibile?- Alessa vide in mezzo ad alcune piante il viso sorridente di Walter anche se, intorno a lui, tutto appariva cupo.

-Walter, sei vivo!- Le lacrime le solcarono le guance.

-No, non sono vivo. È Silent Hill ad essere viva.- Walter la fissava senza mai spegnere quel sorriso.

-Cos’hai fatto?- Alessa fremeva dalla voglia di abbracciarlo.

-Sono riuscito dove nessuno si era mai avvicinato… ho cancellato la maledizione di Silent hill. Piano piano questa diventerà una città come le altre.- Walter sapeva che così facendo si sarebbe allontanato in maniera definitiva da lei.

-Alessa… dimenticami.- Dopo pronunciato quelle parole scomparve.

Questo era il sacrificio di un semplice essere umano che, nei limiti imposti dalla divinità, era arrivato oltre.

Alessa chiuse gli occhi e pianse… versò lacrime amare.

Sette anni dopo…

-E Gesù disse… chi è senza peccato scagli la prima pietra e vedendo che nessuno lo faceva…- Vincent in tonaca predicava nella nuova chiesa rinnovata su quella pagana dell’ordine.

Si sentì la campanella suonare.

-Oh, è già mezzo giorno. Continueremo un’altra volta.- Reverendo Vincent chiuse il tomo del Nuovo testamento, pronunciò la frase di congedo, aspettò che tutti si allontanassero e poi uscì anche lui (in abiti civili) e ad attenderlo fuori dalla chiesa c’era una Heather molto più matura e prosperosa di quando era diciassettenne.

-Ciao tesoro!- Vincent s’avvicinò a lei senza perdere l’occasione di fare allusioni un po’ imbarazzanti alla prosperità di quel seno così fiorente.

-Smettila di fare lo sciocco… sei un reverendo!- Heather lo calmò subito.

-Sì, scusami ma mi è venuto naturale. Come va a scuola?-

-Al Midwhich School? Beh, i miei alunni stanno sempre attenti. È strano perché insegno matematica.-

-Chissà perché.- Rispose Vincent mentre fissava la quarta di seno di Heather.

Da un’altra parte al cimitero di Silent hill una donna dai capelli neri e gli occhi del medesimo colore pregava sulla tomba che riportava sulla lapide un nome: Walter Sullivan.

Dopo qualche minuto si alzò e sentì tuonare, aprì l’ombrello che aveva portato con sé per le eventualità simili e ritornò in macchina dove alla guida c’era un uomo di una trentina.

-Come sempre… hai pregato per lui?- Disse l’uomo.

-Sì, lo sai perché.- Rispose Alessa.

-Va bene, torniamo a casa, fra non molto pioverà.- L’uomo accese il motore e iniziò a sfrecciare per le vie di Silent Hill. Passarono per una piazza ed alla donna sembrò di vedere su una delle panchine un uomo biondo e con indosso un cappottone che la guardava tenendo i gomiti sulle ginocchia e la schiena curva. Sorrideva.

Alessa sorrise… anche se non era sicura di se quello che aveva visto fosse proprio lui.

A Fukiyama City, un ragazzo stava chiudendo la sua officina e poco dopo una ragazza lo raggiunse di corsa.

-Alvin! Hai finito?- Samantha arrivò con indosso una giacca antivento fucsia e un jeans con delle scarpe da ginnastica.

-Sì, Sam… dove andiamo oggi?- Il ragazzo si pulì le mani sporche di olio con un asciugamano che aveva poggiato alla spalla.

-Beh, possiamo andare a trovare la zia e lo zio.- Samantha stringeva a una mano dei crisantemi appena colti.

-Li hai presi nel tuo negozio?-  Chiese il ragazzo.

-Già!- Si presero per mano e come si poteva  evincere dallo sguardo non erano più parenti ma coetanei.

Una luce brillava lassù nel cielo tinto di nero e non era una stella ma un oggetto volante non identificato.

Un tizio incappucciato camminò per una stanza ovale e andò incontro a un uomo dai capelli biondi e gli occhi verdi. Con la mano accarezzava Yumie e lo sguardo era rivolto all’infuori dell’oblò dell’astronave.

-Rimpianti?- Chiese.

-Nessuno.- Walter si voltò verso l’uomo che si levò il cappuccio.

-Mi fa piacere, ancora non ti abbiamo ringraziato per aver collaborato a disinfettare la città.- Disse l’uomo.

-Dovevo farlo… per i miei amici e per lei.- Walter sorrise e s’alzò dalla sedia. Con il passo leggero uscì dalla stanza seguito dal cane.

-Ah… Alex?- Walter si voltò e fissò quell’uomo.

-Sì?- -Ellie ha preparato il pranzo?- -Sì, aspettiamo solo te.- Walter dopo la risposta si mise le mani nei capelli e con lo stomaco che borbottava si diresse verso la cucina.

-Che ne dici Mira?- Alex si rivolse a un cane di razza giapponese dal pelo giallo.

-Woof, wooof.- Un cane con le cuffie alle orecchie abbaiò.

-Sono d’accordo con te.- Alex sorrise e si diresse anche lui in cucina, se era come pensa, Walter aveva già chiesto il bis.

Fine.



[1] È la stessa frase che disse Achille ad Agamennone durante un passo dell’Iliade che riguarda l’Ira d’Achille.

[2] Capitolo 11: Un piccolo amico fantasma



Accidenti... mai e poi mai mi sarei aspettato di mettere la parola fine! Ma è così che deve andare. Devo ammetterlo, nonostante questa storia sia iniziata con un sogno fatto si e no due mesi fa, sia potuta evolversi in questo modo. Sono meravigliato. Beh, ovviamente il merito non è solamente mio ma è anche di tutti coloro che hanno seguito la mia storia. Ringraziamo (in ordine alfabetico):

Fiammah_grace
Valerie Townshend
WalterSullivan24
YoungRevolverOcelot

Poi abbiamo anche Golden_Skans, lucia1997, MagnamonX, Meg Giry, raizen34, savior. Pur non avendo recensito, hanno seguito la mia storia e li ringrazio.

Un ringraziamento va anche a te caro lettore che sei giunto fino a qui. Quindi per concludere in bellezza: Lasciate una bella recensione! Alla prossima!!! 


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