Used to tell me sky's the limit now the skies are point of view

di justinismyhope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** let's go home c: ***
Capitolo 2: *** really? ***
Capitolo 3: *** let's do this. ***
Capitolo 4: *** never. ***



Capitolo 1
*** let's go home c: ***


-sono pronta mamma, arrivo. gridai in preda alla rabbia,al nervoso e alla disperazione. Dove cavolo erano finiti i miei auricolari? non mi 
sarei mossa da quella camera senza di essi, avrei dovuto affrontare un viaggio di sei ore in aereo, da sola, e non sarebbe stato possibile 
farlo senza un i-pod e i miei auricolari.
-Lu andiamo, perdi il volo altrimenti. 
-mamma non trovo gli auricolari, dove cavolo sono?
-e cosa ne so io, non li ho toccati.
era sempre così le cose sparivano quando mamma riordinava ma non era mai colpa sua, amareggiata presi le valigie e abbandonai quella 
stanza che avrei rivisto solo dopo tre mesi.
-eccomi, le urlai sorpassandola per andare drittà da papà che mi aspettava in auto.
-ciao pa, sono pronta andiamo. dissi smorzando un piccolo sorriso falso, io ancora ero incazzata per i miei auricolari, ne avevo assolutamente bisogno.
Il viaggio in macchina non fu lungo come era stato previsto, passò velocemente mentre mamma e papà continuavano a sparare cazzate sulle 
raccomandazioni.
-stai attenta quando esci, ringrazia gli zii appena arrivi, fai la brava e sii gentile.
-si mamma, tranquilla. le rispodevo impassibile da più di mezzora
arrivammo finalmente all'aereoporto,li salutai in fretta e furia e il prima possibile mi diressi verso lo sportello, mi imbarcai e dopo circa 10 minuti
l'aereo decollo.
non avevo con me gli auricolari e decisi di dormire per far passare il tempo, provai e riprovai rigirandomi parecchie volte, ma non avevo sonno
avevo già dormito abbastanza, non riuscivo a guardare fuori dal finestrino, la mia paura dell'altezza me lo impediva, soffro di vertigini da quando 
sono piccola, cominciai allora apensare a quello che mi aspettava arrivata.
Sorrisi all'idea che avrei subito riabbracciato il mio amato Ryan e che sarei tornata finalmente nella camera che tanto avevo cercato di
eguagliare a casa, pensai alla casa degli zii, al giardino, alla piscina, persino al campo da basket e pensai soprattutto al boschetto che c'era 
dietro alla tenuta, ebbene si i miei zii abitano in campagna in una casa abbastanza rustica e vecchia, un casale che molte volte avevo cercato
di riprodurre ma mai con l'amore necessario. Tornando al boschetto, quel boschetto per me era un rifugio da anni, sin da piccola ci andavo
con Ryan e Justin, andavamo a raccogliere le more, le fragoline e io amavo sedermi li e disegnare, disegnare ogni particolare visibile ad occhio umano
e al cuore.
Ricordai i bei tempi così volentieri che non mi accorsi della chiamata all'interfono.
slacciai la cintura e mi diressi verso i bagagli,presi le valigie e andai dritta verso l'uscita.
Ciò che vidi non mi deluse, ad aspettarmi a braccia aperte c'era Ryan, appena lo intravidi mollai le valigie a terra e corsi dritta tra le sue braccia,
non c'era posto migliore avevo sempre amato i suoi abbracci forti, quelli che non ti aspetti, che ti scaldano il cuore.
Mi guardò per bene prima di parlare
-quanto sei diventata figa Lu
-ma stai zitto sfigato, e aiutami con le valigie
-prima tu così posso ammirare anche il di dietro
-ahahahah ma sei veramente stronzo eh
chiudemmo quella strana discussione con una risata sincera e andammo entrambi a prendere un taxi. 
arrivati a casa sistemai per bene le mie cose e mentre aspettavamo gli zii che tornavano io e Ryan ne approfittammo per parlare un po' 
seduti sulla sedia a dondolo.
-allora,come vanno le cose qua Ryan?
-tutto come sempre, scuola, e ragazze, ragazze e scuola.
-ahaha, dai stupido per il resto? gli zii stanno bene?
-sisi. tutto bene e tu?
-eh dai a parte che non trovavo i miei sacrosanti auricolari e ho dovuto subirmi un viaggio che non finiva più, tutto bene- dissi d'un fiato.
-sfigata che non sei altro, sei diventata bellissima, davvero
-anche tu sei cambiato molto, in meglio assolutamente, ma lo sai che abbiamo una promessa io e te ahahahha
-non sarà di lontano anche Justin a quest'ora
-no ti prego quell'egocentrico di uno?
-smettila Lu, sai che è il mio migliore amico
-si ma Ryan anche se non vuoi ammetterlo sappiamo benissimo entrambi la verità, quel ragazzo snobba tutti, persino te che lo 
conosci da quando si pisciava sotto
-hai ragione, ma è pur sempre il mio migliore amico e sono sicuro che tornare qua, per un po' gli farà bene magari si ricorderà dei 
vecchi tempi
-la vedo dura, è diventato un montato ormai, uno che pensa solo ai soldi e a portarsi a letto le solite quattro ragazze che gli sbavano sui 
piedi
-ricorda che un tempo anche tu eri una di quelle
-e stato tanto tempo fa Ryan e io ero innamorata del Justin che era non quella specie di mostro che è diventato ora.
ci guardammo e come sempre dopo una discussione scattò un abbraccio, uno di quelli profondi, che solo le persone che si vogliono 
davvero bene possono dare.
Rientrammo in casa e mentre Ryan guardava la tele io mi misi in camera sdraiata sul letto a pensare alle sue parole, era vero un tempo ero
innamorata di Justin ma ricordo benissimo il ragazzo che era prima in confronto a quello che è diventato ora, non c'è paragone. Sembrano 
due persone diverse. Non nego che un tempo ero veramente cotta di lui ma ora lo odio, lo odio con tutto il cuore, mi aveva promesso che sarebbe rimasto se stesso ma non lo ha fatto.
Non si era più fatto sentire e a giudicare da come trattava mio cugino, orami eravamo i due amici d'infanzia che ci sono quando le sue amiche fighe e superstar sono troppo impegnate per lui.
Il rumore di Ryan che entrava in camera di soppiatto mi fece sobbalzare dalla paura
-cretino,mi sono spaventata
-ho notato ahah
-che ci fai qui?gli zii sono tornati?
-sono venuto a vedere come stai, è più di un ora che sei chiusa qui dentro.
-stavo solo pensando
. dissi cercando di evitare il suo sguardo, lo evitavo sempre quando mentivo, a lui bastava guardarmi negli occhi per scoprire ciò che andava e ciò che non andava.
-avanti su, che succede Lu? ti conosco fin troppo bene so che qualcosa non va
-tutto a posto Ryan davvero. cercai di essere il più reale possibile e a quanto pare funzionò
-ti va di vedere i miei ultimi disegni Rayray?
-oddio da quanto non mi chiamavi così, ahahah ti ricordi?
bei tempi quelli disse guardandomi negli occhi.
gli mostrai i miei disegni e li fece rigirare tra le sue mani osservandoli per bene, uno ad uno, amavo quando lo faceva. prendeva sul serio ogni particolare, anche il più piccolo e lo contemplava in silenzio.
-hai delle mani magiche Lu
-dai smettila sono solo schizzi
-schizzi? disse alzando la voce
-te li faccio vedere io questi schizzi.
concluse buttandosi su di me e facendomi il solletico, ridemmo per più di cinque minuti mentre io mi dimenavo sotto di lui cercando di farlo smettere, dopo dieci minuti buoni finalmente tregua.
Ci guardammo fissi negli occhi e fu in quel momento che qualcosa di strano mi balenò in testa, nello stomaco e nel cuore. Che strana sensazione era mai quella? una sensazione mai provata prima, una sensazione nuova che ahimè mi piaceva.

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Capitolo 2
*** really? ***


Mentre Ryan era già tornato in salotto, io ero rimasta in camera a pensare, strano.
Non facevo altro che pensare e pensare, senza mai arrivare da nessuna parte, mi capitava una sciocchezza ed io pensavo, senza mai fermarmi.
-siamo a casa. riconobbi la voce dello zio e mi precipitai all'ingresso per accoglierli o meglio questa è casa loro quindi sono loro ad accogliere me,
in ogni caso mi fiondai all'entrata e avvolsi entrambi in un abbraccio caloroso come ringraziamento per l'ospitalità.
-allora Lu, come stai? andato bene il viaggio? ripensai ai miei auricolari ma ormai la rabbia era passata e quindi mi limitai ad accennare un sorriso
annuendo con il capo.
-mamma e papà come stanno?tutto bene? il lavoro?
-stanno tutti bene, lavorano poco per i miei gusti sono sempre in mezzo alle palle
-Lu, non si dicono queste cose
-scherzavo zia ahahah
-io e lo zio andiamo a sistemare queste cose, voi perchè non andate a fare un giro? 
Guardai Ryan negli occhi e nel suo sguardo trovai la risposta.
-vado a cambiarmi Rayray torno subito.
Faceva freddo li, ed io ero arrivata con i miei pantaloncini e la canottiera, pensando che la differenza di clima non fosse tanto diversa, sbagliandomi
notevolmente. Nell'aprire l'armadio, uscii un profumo che conoscevo molto bene, erano i sacchettini di lavanda che zia metteva ogni anno dentro
gli armadi, amavo quella fragranza, rimaneva impressa nei vestiti e lasciava loro un'odore fresco e dolce.
Misi un paio di leggins neri e sopra un felpa azzurra, il tempo di pettinare i capelli e raggiunsi Ryan, in salotto.
Insieme uscimmo di casa e proprio mentre stavamo per uscire dal cancelletto del casale uno strano rumore rimbombò nelle orecchie di entrambi, nemmeno
il tempo di pensare a cosa potrebbe essere stato che un ragazzo con dei pantaloni larghi ed una canottiera bianca ci venne incontro chiudendo
la portiera della sua porche che a parer mio sembrava uno specchio.
-Hey buddyyyyyyy
-Juuuuuuuustin? 
-come stai buddy?non ci vediamo da un casino
-bene e tu bello? come va col lavoro? nuovi album in progetto?novità?
-io ho sempre novità, sono Justin Bieber man
guardavo quella scena disgustata mentre l'aria fredda mi faceva venire la pelle d'oca. Com'era possibile che Justin Bieber il ragazzo dolce e premuroso che tutti
noi conoscevamo si fosse trasformato in quella sottospecie di cafone, capace solo a elogiarsi montando sempre di più la sua figura? una domanda
a cui evidentemente non c'è risposta, eri così e basta, nessuno avrebbe potuto farci nulla.
Dopo dieci minuti buoni Justin si accorse della mia presenza e mio cugino fortunatamente se ne ricordò.
-non mi presenti la tua amichetta buddy?
-ciao bieber. replicai in fretta, lo vidi avvicinarsi, non mi aveva riconosciuta e non era alquanto sorpreso del fatto che io lo conoscessi, come dice
sempre 'Lui è Justin Bieber' e bla bla bla.
-Oddio Lindsay? Ma che cazz? Sei cambiata tantissimo, non ti avevo riconosciuta
-ho notato, ciao Justin. dissi improvvisando un abbraccio che avrei volentieri evitato.
-allora Justin hai portato le valigie? sbottò mio cugino
-le valigie?
-si Lu, Justin passerà le vacanze con noi, a casa nostra
-Eh che culo rayray non potevi darmi notizia migliore di questa guarda
-Ehi bella ricorati che io sono Ju..
-sisi tu sei Justin Bieber, tu sei quello, sei questo, e sei quell'altro, lo sappiamo juju lo sappiamo
-Come mi hai chiamato Lu?
-Juju perchè? non ti ricordì nemmeno questo? non ricordi il soprannome che ognuno aveva dato all'altro?
-beh veramente no.
-Non mi sorprende, probabilmente eri troppo intento a segnare sull'agenda il numero di qualche altra tua amichetta da portare a letto
-Può darsi, non è che sei gelosa beibe?
-ma ti prego Bieber, non provarci nemmeno, potrai incantare le altre ma non me
-questo è da vedere
-e vediamo all..
-la volete smettere? ci interruppe Ryan
-smettetela di fare i bambini e portiamo dentro le valigie a Justin dai.
Tutti e tre ci caricammo due valigie a testa, non mi sorpresi del fatto che si fosse portato dietro tutta quella roba montato com'era.
Entrammo in casa e dal nervoso me ne tornai in camera, mi sdraiai sul letto e come se fosse un gesto abitudinario presi matita e fogli cominciando a  disegnare
cercai di riprodurre il grande albero che intravedevo dalla finestra e a fine disegno ero soddisfatta di come era venuto, non era perfetto ma ci andava vicino.
Sentii bussare alla porta e d'istinto dissi di entrare.
-Ciao beibe
-oddio proprio tu? cosa vuoi Bieber?
-madonna come siamo scontrose
-dai non fare il carino e dimmi cosa sei venuto a fare
-cosa ci fai qua sopra, io e ryan siamo giù
-non me la sento di venire giù con voi, preferisco restare qua
-ammettilo beibe non vieni giù perchè ci sono io
-come scusa? 
-dai lo sappiamo entrambi, muori dalla voglia di saltarmi addosso e per frenarla te ne stai qua tutta sola
-ti sbagli di grosso sai? non gira tutto intorno a te caro
-io sono Justin Bieber te lo ricordo
-ma non ti stanchi mai?
-e di fare cosa beibe?
-di comportarti come se tutto ti fosse dovuto, di mettere gli altri a disagio imponendo loro la tua superiorità, di essere circondato dal tuo ego talmente a lungo che nemmeno
tu sai più chi sei, di continuare a rinfacciare alla gente 'io sono Justin Bieber' come se chi ti ascolta a confornoto è una merda, smettila Justin, smettila di comportarti da cafone egocentrico
smettila di far finta di essere chi non sei solo perchè ti senti solo.
-ptf io solo? io posso avere qualsiasi ragazza sulla faccia di questo pianeta
-ecco lo vedi? a questo mi riferisco, ti senti il migliore, ma dovresti imparare a scendere da quel piedistallo e ricordarti chi eri, chi eri veramete quando
non avevi il mondo ai tuoi piedi.
-ah, allora è questo il problema Lu? ti manca il vecchio me? ti senti tagliata fuori dalla mia vita? vorresti che tornassi ad essere il perdente di prima, allora
è tutta gelosia?
-ma gelosia di cosa Justin? tu davvero ti ritenevi un perdente prima? davvero ti faceva schifo la tua vita? il vecchio te lo snobbi così? te lo ricordi però
chi ti voleva bene quando non eri nessuno? te lo ricordi quando avevi paura di non essere preso ai provini chi c'era a darti la forza?
-cosa pretendi ora che ti dica anche grazie? la mia vecchia vita era una merda, non avevo niente e ora ho tutto, ho donne, ho soldi, ho potere 
ho tutto ciò che gli altri vorrebbero, è tutto mio.
-gli altri tranne me, ed ora vattene sei solo un coglione justin, vaffanculo.
Se ne andò dalla mia stanza sbattendo la porta dal nervoso, era da troppo tempo che dovevo dirgli tutte quelle cose, era da troppo che tenevo per me quei pensieri
ed era arrivato il momento di sfogarsi. 
a cena nessuno dei due rivolse una parola all'altro e finito di mangiare volai in camera mia per mettermi sotto le coperte a leggere, 'il rifugio' di paul young, 
il mio scrittore preferito, leggevo ma non ero assolutamente concentrata sulle parole, continuavo a ripensare alle parole di Justin, a tutto quello che aveva detto
sulla sua vecchia vita facendomi capire che ormai a lui di me e ryan non fregava molto, noi siamo un dollaro e i suoi amici superstars sono i 100 dollari, chi mai 
sceglierebbe un dollaro al posto dei 100? nessuno.

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Capitolo 3
*** let's do this. ***


Non dormivo così male da quando i miei si erano separati, quella notte continuai a rigirarmi nel letto, negando a me stessa che qualcosa mi turbava, cercando
di nascondere il fatto che anche se pur mal volentieri quelle parole a me pesavano.
ripensavo a tutto ciò che aveva detto Justin e mi convincevo sempre di più che ormai avevo a che fare con un'altra persona, non era più il Justin Bieber semplice e gentile
di qualche anno fa, ora era una superstar montata fino al midollo.
Mi svegliai sentendo la porta sbattere alle mie spalle, ancora mezza assonnata cercai di capire chi era entrato così pesantemente nella mia stanza e vidi Ryan
buttarsi sul mio letto, non mi svegliava così da anni ormai.
-ehi Lu
-Ciao rayray, che ci fa qui?
-come non ti ricordi? ci svegliavamo sempre così da piccoli
-lo so lo so, ma manca una persona
-non verrà. disse nascondendo la tristezza che aveva negli occhi
-avanti Ryan smettila di fare il duro, so che anche a te manca il vecchio juju, manca ad entrambi ma lui ormai è quello che è, e non saremo certo noi 
a fargli aprire gli occhi
-cosa è successo ieri sera? a tavola ne tu ne lui avete spiccicato parola
-abbiamo litigato proprio prima di venire a cena, gli ho detto tutto, tutto quello che pensavo di lui
-Lu, non dovevei..
-E perchè Ryan? Ora sa ciò che penso e dovresti farlo anche tu. mi alzai dal letto lasciando mio cugino sotto le coperte e mi infilai in bagno per farmi
una doccia. 
Mentre l'acqua scorreva ripensavo a quello che era successo nell'arco di ventiquattr'ore, speravo che l'acqua potesse far scivolare via
quei pensieri assurdi che a volte mi frullavano per la mente, speravo che quella fosse una doccia liberatoria ma così non fu. Uscita dalla doccia mi asciugai
per bene e dopo essermi vestita con dei pantaloncini corti ed una felpa, senza dire nulla a nessuno uscii di casa per andare a correre. Proprio li vicino
al casale c'era un sentierino che portava in paese, cominciai a correre e più mi guardavo intorno, più le preoccupazioni svanivano, correvo immersa nel verde,
tra gli alberi e i cespugli, qualche vota raccogliendo le more, mi sentivo leggera, e libera da ogni preoccupazione, correre mi faceva bene. Dopo circa mezzoretta
di corsa mi fermai davanti ad una piccola casetta diroccata, era in un angolo del senietro coperta dagli alberi, non avevo mai visto niente di più bello.
Una casetta in legno coperta d'edera, non riuscii a trattenermi ed entrai.
All'interno era spoglia, c'erano solo un vecchio tavolo ormai marcio e una sedia a donodolo, notai che erano rimaste le tendine color carne, ero stupita da tutta quella bellezza
ma guardando l'orologio ricordai della colazione e abbandonai quel posto promettendo a me stessa che l'avrei rimesso a nuovo, l'avrei reso il posto meraviglioso
che appariva davanti ai miei occhi ogni volta che il pensiero tornava a quella casetta.
Entrata in casa raggiunsi Justin e Ryan che stavano già facendo colazione.
-dove sei stata? mi chiese Justin
-e a te cosa frega? son cazzi miei. riposi innervosita
-Lu... s'intromise mio cugino
-Ryan per favore non cominciare anche tu. non avevo neanche più voglia di fare colazione, me ne tornai diretta in camera.
Con la matita verde cominciai a tracciare i contorni dell'edera che contornava quella casetta, poi feci il tetto, la facciata principale, quelle laterali, 
la facciata posteriore e iniziai l'interno. Ebbi solo il tempo di guardare l'orologio e accorgermi che erano le sette e mezza di sera, era ora di cena.
Una doccia veloce i primi vestiti che trovai e mi precipitai al piano di sotto per cenare.
-dove sei stata tutto il pomeriggio Lu?
-sto lavorando ad un progetto zia
-di cosa si tratta?
-uhm no niente, un compito per la scuola, mah..Ryan?
-E' fuori a cena con Justin stanno al mcdonald con delle amiche. cercai di nascondere che quella frase mi aveva turbata ma ahimè a zia non sfuggiva nulla.
-avanti piccola, che succede?
-niente zia, davvero
-si vede da come lo guardi che ti manca il vecchio lui Lu
-a chi ti riferisci?
-sai benissimo di chi parlo, e ho sentito la vostra discussione di ieri sera mentre facevo la doccia, sei stata dura lo sai?
-ma zia hai sentito quello che ha detto? ha dato della merda alla sua vecchia vita, ha sputato su tutto quello che aveva
-e non ti sei chiesta perchè lo ha fatto? non ti sei domandata se magari hai toccato un tasto dolente?
-se anche l'ho fatto in quel momento era quello che volevo dirgli, non potevo tenere per me quelle cose ancora a lungo
-ricordati solo che anche se a te non sembra, lui è un'essere umano e soffre
-va bene zia, ora vado in camera a dopo. le risposi scocciata.
Tornai in camera e continuai il mio lavoro alla casetta, colorai ogni particolare, avevo un idea su tutto, su quello che dovevo fare all'esterno e 
su quello che dovevo fare all'interno, la mattina dopo con i miei risparmi sarei andata in paese a prendere le cose necessarie alla ritrutturazione.
stavo finendo di colorare l'ultima mensolina quando senti un soffio sul collo, mi girai di scatto e trovai Justin dietro di me.
-che cazzo vuoi?
-dai Lu adesso basta, so che anche tu lo fai per attirare la mia attenzione
-tu non hai proprio capito un cazzo sai?
-non ci vuole tanto a dirlo 'Justin io sono cotta di te'
-il fatto è che io non lo sono
-tutte balle
-vaffanculo bieber vattene.
se ne andò sghignazzando, uscendo dalla porta, mentre io se avevo una minima idea di scusarmi avevo perso anche quella.
La mattina seguente dopo aver preso pittura, tavole di legno, stoffe e tutto l'occorrente in paese, mi diressi alla casetta avvisando zia che sarei stata
fuori a pranzo con un'amica.
Cominciai a pitturare la parte posteriore della casetta, avevo scelto un lillà chiaro che stava benissimo col cespuglietto di fiori li in parte, pitturavo
 da parecchi minuti ormai quando sentii uno strano rumore, quasi di rami schiacciati, cercai un bastone grosso li dietro e con calma 
andai a controllare che tutto fosse a posto, quello che i miei ochhi videro non ero contemplabile ad occhio umano.
Justin era di fronte a quella casetta che la fissava, la fissava con gli occhi pieni di amore. potevo vederlo chiaramente perchè aveva avuto la mia stessa
reazione.
-che ci fai qui?
-beh dai un passo avanti, hai tolto il 'cazzo' dopo il che
-cosa ci fai qui Bieber?
-e tu perchè sei sporca di pittura? disse guardandomi da capo a piedi.
-voglio ristrutturare questa casetta, voglio renderla magnifica quanto merita.
Justin non rispose, si limitò a prendere in mano un pennello e con cautela spostando man mano l'edera cominciò a pitturare, io rimasi li immobile davanti a lui,
non riuscivo a capire, mi sembrava il Justin di cui ero innamorata.

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Capitolo 4
*** never. ***


-cosa stai facendo Justin?
-ti aiuto, non lo vedi?
-e non hai paura di sporcare i tuoi preziosi vestiti da superstar?
-no. rispose senza mai guardarmi in faccia, sempre e solo spennellando.
Rimasi qualche secondo immobile davanti a lui per osservarlo mentre si dava da fare per qualcosa che non aveva a che fare con i soldi, io giuro che in quel
momento credevo di aver di fronte il piccoletto che qualche anno fa mi riteneva come una sorella, lo guardavo e in lui vedevo il ragazzino che mi faceva battere il cuore,
ci vedevo la mia infanzia e tutte le estati passate con lui.
-hai ntenzione di fissarmi ancora per molto?
-no cioè..no scusa.
raccolsi il mio pennello e continuai a pitturare, restammo zitti a fare ognuno il proprio lavoro, le ore passavano e verso le sei di pomeriggio l'intera struttura esterna
era pitturata. appoggiai il pennello sul secchio e diedi un ultima occhiata generale alla casetta. 
Stava prendendo forma il mio progetto, avevo sempre più voglia di lavorarci ed ero sempre più impaziente di vederne il risultato. 
Era ora di cena ma non avevo voglia di tornare e mi ero preparata dei panini, mi sedetti li in parte vicino ad un cespuglio e cominciai a mangiarlo, Justin mi guardava
con la faccia di uno che non vede cibo da anni e dato che ne avevo due uno lo tirrai a lui che lo afferrò lasciandoselo però sfuggire di mano. scartato il panino si mise accanto a me e 
cominciò a mangiarselo.
-è uscita bene
-gia
-ok. ecco una delle conversazioni che odiavo, senza nemmeno un po' di sentimento.
-senti Lu scusa per quello che ti ho detto ieri sera, non pensavo veramente quelle cose ma ero arrabbiatissimo, hai detto cose che nessuno mai ha avuto il coraggio di dirmi, 
hai toccato tasti importanti 
-io invece le pensavo, sei un coglione, hai in mente solo i soldi la fama e le puttanelle che vengono immancabilmente a letto con te ogni sera
-non lo faccio apposta
-a fare che?
-a comportarmi così, non riesco a controllarmi, è più forte di me 
-il justin che conoscevo aveva promesso a tutti noi che sarebbe rimasto coi piedi per terra e che non ci avrebbe dimenticati, ne me, ne Ryan
-io non vi ho mai dimentic..
-Justin non ti sei fatto sentire per tre anni
-non ho avuto il temp...
-tu non hai avuto il tempo di prendere il telefono almeno una cazzo di volta per sapere come stavamo? per sapere se avevamo finito il liceo
se ci mancavi?
-ti mancavo?
-mi mancava il justin che eri non certo ciò che sei ora
-ma sono sempre io
-no, non dirlo nemmeno per scherzo, tu sei un altra persona, una persona che non ricorda i valori
-anche tu sei cambiata eh?
-io?
-si tu, sei diventata più acida e non sopporti nulla
-ti sbagli, io mi comporto così con te perchè mi irrita da morire il tuo comportamento, io rivoglio il mio fratellino acquisito, il ragazzino solare e umile di un 
tempo, non voglio la superstar egocentrica ed egoista che vede solo il suo enorme ego
-io non sono una superstar egocentrica io sono Justin Bieber 
-sei un caso perso.
Non riusciva proprio a capirlo che io lo facevo per lui, per evitare che perdesse anche quelle poche persone che lo sostengono da quando cantava nella doccia di casa sua. Questo
proprio non gli entrava in testa e mai gli sarebbe entrato, esisteva solo lui, lui e nessun altro.
-sappi comunque che non ho mai smesso di pensare a te e a Ryan
-tutte balle Bieber, quando ci pensavi? mentre eri intento a scoparti una delle tante galline che ti sbavano dietro?
-no ci pensavo, quando per strada vedevo amici normali, ci pensavo quando giocavo da solo a basket nel campetto di casa, ci pensavo quando facevo gite in montagna,
ci pensavo ogni volta che mi facevano la domanda 'ti manca qualcuno?'
-ed io dovrei crederti?
-se non lo fai tu non c'è problema ho milioni di fans la fuori che per stare al tuo posto pagherebbero
-vaffanculo bieber, con tutto il cuore vaffanculo.
Rimisi pennelli e pittutra dietro l' albero per assicurarmi che nessuno li rubasse e poi senza dirgli niente tornai a casa per farmi una doccia.
mentre mi insaponavo i capelli riflettevo su quanto cazzo ero stata stupida a pensare anche solo per un secondo che lui fosse ancora il bambinetto sfigato di un tempo,
era evidente che ormai il successo gli aveva dato alla testa era solo un puttaniere montato, nient'altro.
Uscii dalla doccia e finalmente mi misi il pigiama, ovvero una lunga maglietta di Ryan, la mia preferita, me l'aveva regalata l'estate scorsa e da allora
l'ho sempre tenuta con me. 
Ero sul letto a leggere quando Ryan aprì la porta entrò nella mia camera buttandosi sul letto.
-ahah piano cretino, mi hai dato una gomitata
-eh dai magari ti risistema il cervello
-vaffanculo stronzo
-la finezza Lu non è il tuo forte ahah
-parla il bove che si lancia sul letto no
erano quelli i momenti in cui stavo realmente bene con Ryan, quando parlavamo scherzamo e ridevamo allegramente, quando negli occhi leggevo sincerità e non manie 
di protagonismo,quando ero vicino ad una persona che stava li per me e non per elogiare il suo enorme ego, un'ego costruito su soldi popolarità e galline portate a letto.
-posso dormire qua stasera?
-certo, come ai vecchi tempi.
passammo la notte a ridere e scherzare mentre dalla camera accanto si sentivano i soliti schiamazzi di bieber mentre si stava probabilmente scopando
un'altra delle tante ragazzine che cadono ai suoi piedi appena apre bocca. 
io stavo bene in quella camera con Ryan che in quei momenti dimenticavo essere mio cugino.

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