Una storia di mare

di Avion946
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Isola Pitcairn, 24°.22'.32.20'' S 128°.19'.27.05'' ***
Capitolo 2: *** Il racconto ***
Capitolo 3: *** Il racconto continua ***
Capitolo 4: *** L'ammutinamento ***
Capitolo 5: *** I disperati della lancia ***
Capitolo 6: *** La (vera) fine della storia ***



Capitolo 1
*** Prologo - Isola Pitcairn, 24°.22'.32.20'' S 128°.19'.27.05'' ***


Una storia di mare - Prologo

Una storia di mare

In ricordo del Bounty e di 'tutto' suo equipaggio

Prologo

Isola Pitcairn, 24°.22'.32.20'' S  180°.19'.27.05'' O

Angelo, dal bordo dell'imbarcazione su cui si trovava, osservava distrattamente la costa dell'isola a cui si stavano avvicinando. Era stufo di mare, di quella barca, di tutta la comitiva a bordo e malediceva il momento in cui aveva accettato quel viaggio strampalato. Fin dall'inizio era andato tutto storto.  A cominciare  dalla sua ragazza. Doveva essere un bellissimo viaggio a due, sognato e costruito per tanti mesi, e invece alle isole Fiji, lei lo aveva mollato per un bellimbusto locale, certo molto più attraente ed in gamba di lui, ma certamente non attratto da un rapporto duraturo. Ormai era comunque finita. Una sera, rimasto ormai solo, in un bar dove si era recato per decidere come concludere quella sciagurata vacanza, aveva conosciuto una comitiva di coetanei, che, affittata una goletta, girava per le isole, vivendo un  po' alla giornata, senza una meta precisa e che, vedendolo triste e solo, gli avevano immediatamente proposto di unirsi a loro. Lì per lì la cosa gli era piaciuta. Nel suo giudizio aveva certo pesato il fatto che facevano parte della comitiva anche delle ragazze piuttosto carine e apparentemente molto disponibili.  All'inizio era stato molto divertente. In barca e via, da un'isola all'altra. Si mangiava, si beveva, le ragazze non dicevano mai di no. La mattina, almeno per chi riusciva ad alzarsi, un bagno in mare o si prendeva il sole. Poi un buon pasto, preparato da un abilissimo cuoco di bordo che per fortuna faceva parte della 'dotazione' della barca.  Il pomeriggio si sbarcava per visitare qualcosa, per fare un pò di scontato shopping locale e infine la sera, una cena leggera e subito per locali a ballare, a bere, a sballarsi con della 'roba' del posto che Angelo non aveva voluto vedere neppure da lontano. Con i suoi nuovi amici  riusciva a parlare di poco o nulla. Erano gentili con lui ma nulla di più. Appartenevano a famiglie ricche e seguivano la filosofia del 'giorno per giorno'. L'ultima isola visitata era stata Mangareva dell'arcipelago delle isole Gambier, nella Polinesia francese. Qualcuno, nel gruppo, aveva detto che lì, si trovavano delle favolose perle nere e che bastava tuffarsi in apnea per empirsi le tasche. Giunti sull'isola, la ricerca era iniziata e finita nel giro di mezz'ora e poi tutto era ripreso come al solito. Angelo aveva passato lunghe ore  seduto sul bordo dell'imbarcazione a guardare la vicina isola di Totegegie da dove, con regolare cadenza, partivano gli aerei che collegavano l'arcipelago con Tahiti ed altri posti da cui avrebbe poi potuto tornare a casa. Purtroppo era stato preso anche lui da uno strano torpore, una forma di fatalismo e di apatia che non lo aiutava certo a decidere cosa fare. Per sua fortuna, aveva finito per legare con gli uomini dell'equipaggio, quattro marinai abbastanza giovani, che sapevano il fatto loro e svolgevano i loro compiti con destrezza e discrezione. Pensavano alla cucina, alle pulizie, al governo della nave e più di una volta si erano dovuti recare a terra per recuperare qualcuno del gruppo che aveva veramente esagerato. E proprio da uno di loro aveva saputo che ora si stavano accostando all'isola Pitcairn, una specie di scoglio che avevano raggiunto con 2 giorni di navigazione in mare aperto. Il motivo della visita era che 'non ci andava mai nessuno'. Angelo si era sentito cadere le braccia. Basta, dal prossimo approdo, immediatamente a casa, a riprendere una vita normale, almeno secondo il suo metro di giudizio.  Dettero fondo a circa 300 metri dall'isola perchè essa non aveva un porto vero e proprio ed erano gli stessi isolani che provvedevano, eventualmente, ai vari trasbordi utilizzando tre grosse scialuppe opportunamente attrezzate. Questa, ed altre notizie, gli venivano fornite dall'uomo che svolgeva le mansioni di capitano. Gli disse che l'isola era veramente piccola, 4,7 chilometri quadrati in tutto e, per attraversarla da un punto all'altro, era sufficiente una mezz'ora di cammino. Gli isolani, che in quel periodo erano una sessantina, usavano per spostarsi dei grossi ciclomotori a tre o quattro ruote, chiamati ATV, con i quali percorrevano i 6 chilometri di strade, in quel periodo piuttosto fangose, in quanto nel mese di agosto lì si era in inverno ed infatti, da qualche giorno, la temperatura, specie al mattino, si era fatta piuttosto rigida. Non esisteva praticamente nessuna industria locale a parte una produzione limitata di miele di buona qualità. Non c'erano locali, almeno del tipo preferito dai ragazzi della comitiva, e l'uso dell'alcool era stato consentito solo da pochi anni e solo per i turisti, ma visto che doveva essere importato, il suo prezzo era veramente proibitivo. Angelo pensò che sotto quel punto di vista, a bordo, avevano una piccola fortuna. La notte precedente c'era stata baldoria a bordo ed era finita all'alba. Erano le ore 13.00 circa ma i suoi compagni di viaggio dormivano ancora tutti. Propose al comandante che stava recandosi a terra con un gommone per qualche provvista fresca, di accompagnarlo. L'uomo accettò di buon grado. Durante il tragitto, disse che gli abitanti erano praticamente autosufficienti. Tutti coltivavano o producevano ciò che occorreva e che per lo scambio delle merci ricorrevano più che altro al baratto. Non disdegnavano però anche le sterline o i dollari neozelandesi. Poichè erano quasi tutti seguaci della Chiesa Avventista del Settimo giorno, erano per lo più vegetariani. Facevano un eccezione per il pesce, alimento di primo piano, purchè però avesse le scaglie. Infatti le enormi quantità di eccezionali gamberi che si trovavano attorno all'isola venivano usati esclusivamente  come esche per la pesca. Attraccati ad una specie di porticciolo, il marinaio disse ad Angelo che lui si sarebbe dovuto recare presso una fattoria e lì, contrattare a lungo per tutto ciò che era venuto a cercare. Gli isolani ricevevano di rado visite dagli estranei e quando questo capitava, approfittavano per prolungare al massimo i contatti. Consigliò quindi al ragazzo di recarsi invece presso la vicina città, Adamstown, città per modo di dire, posta a breve distanza in cima alla Difficulty Hill a 120 metri di altitudine. Prima di lasciarlo, gli ricordò che in quella stagione il sole calava verso le 18.30 e che al tramonto lui l'avrebbe atteso all'imbarco. Angelo arrivò alla sua destinazione in circa 15 minuti di passo lento. Forse si era aspettato troppo ma comunque rimase un poco deluso di fronte a quei pochi edifici che contornavano la piazza. C'erano il tribunale, davanti al quale era stata disposta un'antica ancora, certo ricordo di qualche evento passato, così come doveva esserlo anche l'antico cannone di nave che aveva visto lungo la strada, l'ufficio del magistrato, il municipio, il dispensario, la biblioteca e l'ufficio postale. Qui vide, all'esterno, alcune persone che parlavano fra di loro e si avvicinò per chiedere alcune informazioni.  Si era aspettato che gli abitanti fossero chiaramente di razza polinesiana  e quindi rimase sorpreso notando invece che, a parte piccoli segni indicanti  una certa influenza locale, l'aspetto delle persone faceva pensare più che altro a europei. Purtroppo, sentendoli parlare, si rese conto che non capiva quasi nulla delle loro parole. Si individuavano elementi della lingua inglese ma mescolati con una gran quantità di elementi di gergo e questo lo dissuase dal parlare con loro. Lo guardarono con relativa curiosità e poi tornarono subito alle loro ermetiche conversazioni. L'ufficio postale, che di norma era funzionante tre giorni a settimana per circa un'ora al giorno, era fortunatamente aperto. Entrò e si trovò in un ambiente di forma regolare, di circa una quarantina di metri quadri. Su un lato, il banco, con dietro una donna di mezz'età impegnata a scrivere. Un uomo di una trentina d'anni, in jeans e camicia di flanella, stava spolverando delle vetrinette poste alle pareti del locale, Al loro interno erano esposte serie di francobolli, cartoline, modellini in legno di miro, il legno locale, scolpito a mano, raffiguranti più che altro antichi velieri particolarmente accurati. Si vedevano anche cestini intrecciati e piccoli quadri, anch'essi in legno di miro, raffiguranti scene di mare e di pregevole fattura. Insomma ciò che l'isola offriva per i turisti. Angelo pensò per un attimo di inviare una cartolina ai suoi ma si rese conto che non gli andava di far sapere alla sua famiglia che era finito all'opposto capo del mondo e soprattutto non voleva spiegare come e perchè c'era arrivato. Uscì quindi dall'ufficio provando un gran senso di vuoto e una nostalgia quasi lancinante per la sua casa e per le persone che gli volevano bene. Ma che ci faceva lì? Fu in quel momento che notò la chiesa. Una costruzione in legno chiaro, con il tetto spiovente in ardesia verde. Si sentì attratto da quel luogo che sentiva in qualche modo familiare ed entrò attraverso una piccola veranda, L'interno era molto luminoso, grazie anche alle grandi finestre rettangolari bordate in legno bianco. Le plafoniere al soffitto erano in quel momento spente ma questo probabilmente derivava dal fatto che sull'isola la corrente elettrica era erogata per poche ore al giorno e soprattutto la sera. Un lucidissimo pavimento in marmo chiaro e due file ordinate di banchi in legno chiaro di miro. In fondo, al posto dell'altare, una piccola tribuna rialzata di due gradini. Angelo si ricordò che la religione seguita sull'isola era quella della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Il luogo era sereno e tranquillo e riuscì a trasmettergli una sensazione di calma e protezione. Una mensola su un lato della tribuna, reggeva dei piccoli ceri accesi. Angelo osservò come la fiamma, al di là di ogni credo e religione, rappresentasse sempre per gli uomini un simbolo della sacralità, forse per la sua purezza e incorruttibilità. Il ragazzo si sedette ad un banco delle ultime file e rimase lì, in quel luogo ospitale e discreto a recuperare la sua serenità che poco prima gli era venuta meno in modo così doloroso. Fu una buona cosa, poichè, dopo un tempo difficilmente valutabile, si sentì rinfrancato, consolato, bene insomma. Sapeva cosa voleva e cosa doveva fare ed era determinato. Doveva tornare alla sua vita, quella che faceva per lui. Quella per cui si sentiva tagliato. Ognuno ha la sua natura, bella o brutta, grande o limitata, ma fatto il possibile per migliorare, quello che si è, si è. Ora che aveva fatto pace con sè stesso e con il mondo, si alzò e esplorò con più attenzione l'ambiente che aveva attorno.

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Capitolo 2
*** Il racconto ***


Il racconto Baunty 2

Uno strano incontro

C'erano dei piccoli quadri, appesi ad una parete in fondo alla chiesa, a destra, e il ragazzo si avvicinò per osservarli meglio. Erano molto simili a quelli che aveva veduto in vendita all'ufficio postale, solo palesemente più antichi. Erano intagliati e dipinti con colori molto vivi e rappresentavano  delle scene di mare e di vascelli. Sotto di essi, in una bacheca di legno con coperchio di vetro, era esposto un grosso libro aperto, anch'esso piuttosto vecchio. Era una bibbia e al suo fianco era esposta la custodia in cartone, anch'essa in sorprendente buono stato. Chissà a cosa si riferiva quel libro. Prima che avesse il tempo di leggere il cartellino esplicativo posto a fianco dell'oggetto in questione, sentì una voce da dietro che gli chiese: "Incredibile vero? Avreste detto che sarebbe ancora così ben conservata?". Angelo, convinto di essere solo, con un sussulto si girò e vide con grande sorpresa, seduto al primo banco della chiesa, dalla parte destra, un vecchio, certamente un marinaio, estremamente magro, dalla pelle scura e cotta dal sole. Era vestito in modo piuttosto sommario. Un paio di pantaloni di colore indefinibile in tela grezza, lunghi fino al polpaccio e tutti sfrangiati in fondo, una camicia senza colletto, anch'essa in tela consunta con le maniche arrotolate poco sotto il gomito. Sopra, un lacero gilet slacciato e per calzature, delle ciabatte consunte, in fibra vegetale, senza calze. Le grosse mani robuste e callose, erano poggiate sull'impugnatura di un rozzo bastone da passeggio che il vecchio teneva in mezzo alle gambe. L'uomo poteva dimostrare una settantina d'anni, ma portati molto male. Il collo, molto rugoso, era coperto da un fazzoletto annodato. Il viso, che ora si distingueva più chiaramente, aveva dei tratti forti, un naso aquilino ed una bocca regolare e sottile, una barba di diversi giorni completava il quadro. Erano gli occhi che però, per quanto leggermente incassati, come in tutti gli anziani, erano dotati di una luce particolarmente intensa e di uno sguardo quasi magnetico. Non lo aveva assolutamente notato e non lo aveva sentito assolutamente arrivare. "Cosa dicevate, scusate?" - chiese Angelo che si era ripreso dalla sorpresa. "Che per aver passato quello che ha passato, è ancora molto ben conservata!". "Ma di cosa si tratta?" - chiese il ragazzo. "Ma come, non avete letto il cartellino? Quella è la bibbia della nave Bounty". "Il Bounty, 'quel' Bounty? Ma non era solo un film?". "Un film, oh Signore, un film!". Ed il vecchio sconsolato si piegò in avanti poggiando la fronte sulle mani che reggevano il bastone. Rimase un  pò di tempo in quella posizione, chino in avanti, borbottando e scuotendo la testa calva e circondata da una raggiera di capelli bianchi, lunghi e radi. Poi si raddrizzò e deciso e determinato, guardando il ragazzo, gli disse: "Un film? Certo, e magari anche bello, avvincente. Ma è stata soprattutto una storia di uomini, una storia vera, drammatica, con dolore, sofferenze indicibili, atti di coraggio e di codardia, violenze, disperazione e alla fine, morte. Si.... Soprattutto morte. Perchè ora tutti i protagonisti sono scomparsi e quasi tutti in pace e se non fosse per le testimonianze che tuttora sussistono, forse nessuno se ne ricorderebbe. E non avrebbero nemmeno fatto quel.... quel film". Angelo si sedette accanto al vecchio, attratto dalla veemenza con cui aveva parlato. "Ma voi come sapete queste cose e come mai il libro e qui?". Il vecchio rimase un poco sovrappensiero e poi fatto un profondo respiro, cominciò a raccontare. "La questione è che, sempre, alla base di storie come queste, c'è esclusivamente l'avidità, il desiderio di qualcuno di arricchirsi in ogni modo e con ogni occasione alle spalle degli altri e, a quel punto, poveraccio chi ha la sventura di andarci di mezzo. Quasi sempre le sofferenze di molti hanno rappresentato la ricchezza per pochi. Ma in questa occasione, in questa serie di eventi sciagurati, hanno perso tutti. Chi semplicemente del denaro, chi la vita, chi l'onore e chi la pace."


Il racconto

"Durante il suo lungo secondo viaggio, durato dal 1772 al 1775, alla ricerca della 'Terra Australis', il capitano Cook, al comando della nave Resolution, 'scoprì' nelle isole polinesiane, l'albero del pane, ossia l'artocampus artilis, una pianta preziosa da cui gli isolani ricavavano molti elementi. Essa fu studiata minuziosamente dai due naturalisti tedeschi, Johann Reinhold e Johann George Adam Foster al seguito della spedizione. I frutti erano commestibili sotto diverse forme e molto nutrienti. Dalla corteccia interna si ricavava una buona fibra tessile. Con il legno tenero e leggero si potevano costruire mobili e piccole imbarcazioni e dalla linfa si ottenevano ottimi preparati impermeabilizzanti. Un piccolo tesoro, insomma. A quel punto, la società dei mercanti delle Indie occidentali, valutò l'idea di avviare la coltivazione di questa fantastica pianta in Giamaica, per ottenere una fonte di alimentazione a bassissimo costo per gli schiavi, allo scopo di favorire il loro fiorente traffico nella zona. All'inizio del 1887, la Royal Society decise di attuare il progetto. Allo scopo, acquistò un battello di nome Bethia, con il quale si prevedeva di trasportare non meno di trecento piante dell'albero del pane dalla Polinesia in Giamaica. Il botanico Joseph Banks, che aveva viaggiato con Cook, fece presente che la nave, così com'era, non si prestava a svolgere la missione. Il viaggio sarebbe durato alcuni mesi e le piante avrebbero richiesto un ambiente particolarmente protetto per essere stivate. Così la nave venne opportunamente  modificata e accurati lavori la trasformarono in una fregata mercantile armata di 28 cannoni e con il nuovo nome di Bounty. Al suo comando fu posto un ufficiale, abile navigatore, il tenente di vascello, comandante William Bligh a cui fu affiancato il sig. John Freyer in qualità di primo ufficiale. Bligh chiese ed ottenne che il sig Christian Fletcher, che aveva navigato assieme a lui agli ordini di Cook e con il quale era rimasto in ottimi rapporti, fosse anche lui arruolato in veste di secondo ufficiale. Il vascello, di dimensioni non particolarmente grandi, richiese un equipaggio formato da 47 uomini di cui sette ufficiali inferiori, sei guardiamarina, 14 sottufficiali e 20 marinai semplici o con varie specializzazioni. Provvista di tutto il necessario, la nave salpò da Spithead il 23/12/1787". Angelo si chiese come facesse quel vecchio, dall'apparenza piuttosto semplice e così dimessa, a conoscere tutti questi particolari ma ritenne che si fosse preparato per chissà quanto tempo, allo scopo di raccontare il fatto ai rari turisti per racimolare qualche spicciolo. "Bligh era un abilissimo navigatore" - aggiunse il vecchio - "ma un pessimo conoscitore di uomini. Purtroppo una certa parte dell'equipaggio era formata da persone violente e pericolose. D'altronde, per un viaggio così lungo e rischioso, non erano potuti andare tanto per il sottile con l'arruolamento e alcuni  dei marinai erano persone che avevano preferito sparire per un pò dalla circolazione, per ovvi motivi. E poi..... la spedizione era in un certo senso predestinata. La Società dei Mercanti che aveva sovvenzionato l'iniziativa ritenne di aver speso una cifra notevole solo per modificare il vascello così, persone che non sapevano assolutamente nulla di mare e navigazione, rifiutarono a Bligh un commissario di bordo, che lo avrebbe assistito e sostenuto nel lavoro della gestione delle piante ecc, e peggio ancora non fornirono un gruppo di guardie armate a protezione del comandante, come invece era previsto per navi di quella stazza e di quel tipo, addette a missioni particolari e in acque potenzialmente pericolose. Tutto sembrò comunque rispondere ad un disegno divino. Lo scopo era quello di favorire il commercio degli schiavi e Dio non avrebbe potuto permettere che la missione fosse coronata da successo". Angelo era sempre più affascinato dal racconto e ogni tanto, senza volere, volgeva lo sguardo verso la vetrinetta contenente la Bibbia avendone l'impressione che essa emanasse strani bagliori. Di certo era un effetto dovuto alle fiamme delle candele. "La spedizione, non avendo altra alternativa, aveva affrontato quella lunga traversata causando l'inquietudine dei marinai che per tutto il lungo tragitto non fecero mancare risse ed episodi di indisciplina che il comandante, non avendo scelta, fece punire con grande severità, allo scopo di limitare questi atti al minimo. Bligh per distrarre un poco gli uomini aveva fatto imbarcare un violinista cieco, Michael Byrn, che la sera, facendo un poco di musica, scioglieva un pò la tensione."

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Capitolo 3
*** Il racconto continua ***


Il racconto continua 3

Il racconto continua

"Appena ebbero salpato, il comandante fece subito capire di che tempra era fatto. Alcuni inconvenienti avevano fatto ritardare la partenza e, allo scopo di recuperare, optò per la rotta atlantica. Così discese per il Portogallo, superò Gibilterra e il 04/01/1788 giunse a Santa Cruz de Tenerife dove si fermò per 6 giorni per completare le provviste, approvvigionarsi di acqua fresca e riparare tutti quei piccoli guasti che si erano manifestati durante quella prima parte del viaggio. Da lì, ripartirono e diressero verso Capo Horn. La rotta avrebbe permesso un notevole risparmio di tempo. Purtroppo gli stessi motivi che spinsero Bligh ad accelerare il viaggio, portarono la nave in quel luogo tremendo, proprio nel periodo delle tempeste e il Bounty tentò inutilmente di forzare il passaggio per ben 31 giorni. Alla fine convinto che non era umanamente possibile passare e che le uniche alternative fossero di affondare o essere sbattuti sugli scogli, Bligh, il 22/4/1788 fu costretto ad arrendersi e con grande amarezza capì di non aver altra scelta che tentare la rotta verso est. Durante quei giorni, però cominciarono ad essere gettate le basi che portarono agli eventi tragici che sfociarono poi nel drammatico ammutinamento. Infatti in quei maledetti 31 giorni Bligh spremette dall'equipaggio, con ogni mezzo, ogni goccia di energia disponibile. Inoltre, a causa delle continue critiche da parte del primo ufficiale, il sig. John Freyer, il comandante, di fatto, lo esautorò, attribuendo molte delle sue mansioni al sig. Fletcher.

 

Per seguire il viaggio in volo (prima parte):

 

Southampton (per Spithead) EGHI to     La Coruna LECO                          649 Mn

La Coruna LECO                            to     Gibilterra LXGB                            511 Mn

Gibilterra LXGB                             to     Tenerife (Canarie) GCXO              747 Mn

Tenerife (Canarie) GCXO               to     Boa Vista (Capo Verde) GVBA      836 Mn

Boa Vista (Capo Verde)  GVBA      to    Guararapes (Brasile) SBRF           1636 Mn

Guararapes    SBRF                         to    Salvador SBSV                                350 Mn

Salvador     SBSV                            to    San Paolo SBGR                             805 MN

San Paolo    SBGR                          to    Montevideo Carrasco SUMU          855 Mn

Montevideo Carrasco    SUMU       to    Camarones Gen E.Musconi SAVC  861 Mn

Camarones Gen E.Musconi SAVC  to    Carlos Ibanez del Campo SCCI      523 Mn

Carlos Ibanez del Campo  SCCI      to    Guardiamarina Zanartu SCGZ        167 Mn

 

 

"La rotta alternativa portò il Bounty a dirigere a est, verso il Capo di Buona Speranza che raggiunse il 24 maggio nella località di False Bay. A metà del percorso, un evento contribuì ad alimentare il malcontento dei marinai. Uno di loro, un giovane di nome James Valentine, cadde durante una manovra, ferendosi seriamente. Avrebbe potuto comunque cavarsela se non fosse per il fatto che il dottore di bordo, il sig.Thomas Huggan, a causa della sua perenne condizione di grave ebrezza alcoolica, ne avrebbe causato la morte per gravissima imperizia e negligenza. Pochi giorni dopo, accadde un altro fatto che costituì un nuovo tassello importante per lo svolgersi degli eventi. Il primo ufficiale Frayer sorprese il marinaio John Williams a dormire nella stiva, durante il suo periodo di guardia. Il comandante, di fronte alle insistenze del suo ufficiale, fu costretto a farlo fustigare. Il marinaio giurò vendetta e, da quel momento, non fece altro che seminare zizzania. Egli, fra l'altro, era a conoscenza di un fatto che riguardava il comandante e che usò in modo dirompente quando i rapporti fra Bligh e l'equipaggio si fecero tesi e critici.

 

Per seguire il viaggio in volo (seconda parte) :

 

Cape Town (per False Bay) FACT  to Mashoeshoe FXMM                          563 Mn

Mashoeshoe FXMM                      to Beira FQBR                                      714 Mn

Beira FQBR                                   to IVATO FMMI                                  786 Mn

Ivato FMMI                                   to Mogadiscio HCMM                       1263 Mn

Mogadiscio HCMM                       to Riyan OYRN                                   895 Mn

Riyan OYRN                                 to Konarak OIZC                               1043 Mn

Konarak OIZC                               to Rajcot VARK                                  738 Mn

Rajkot VATK                                 to Bandaranaike intl Colombo VCBI  1068 Mn

Bandaranaike intl Colombo VCBI  to Sultan Iskandarmuda WITT           1090 Mn

Sultan Iskandarmuda WITT            to Soekarno Hatta intl WIII                  992 Mn

Soekarno Hatta intl WIII                 to Presidente Nicolao Lobato WPDL  1140 Mn

Presidente Nicolao Nobato WPDL  to Tennan Kreek YTNK                       888 Mn

Tennan Creek YTNK                      to Ayers Rock YAYE                            438 Mn

Ayers Rock YAYE                           to Melbourne YMML                        1061 Mn

Melbourne  YMML                         to Hobart YMHB                                335 Mn

 

 

 

Riparato e rifornito, il 29/06/1788 il Bounty partì e il 20/08 raggiunse la penultima tappa prevista per il viaggio ossia Adventure Bay, nel sud della Tasmania. Da quì, finalmente, ripartiti il 04/09, arrivarono a Tahiti il 26/10/1788, quasi un anno dopo la partenza da Spithead.  Gli uomini nel vedere finalmente l' isola avvicinarsi, erano felici per il termine del viaggio, per poter rimettere i piedi a terra dopo tutto quel mare e per potersi sottrarre, seppure per poco, al controllo ferreo degli ufficiali. Ma via via che si avvicinavano alla costa accadde qualcosa di imprevisto, di magico. Anzi, ad essere precisi, qualcosa di ben diverso. Quei colori, quei profumi, gli indigeni che si avvicinarono festanti alla nave, la naturale e selvaggia bellezza delle donne che si gettarono letteralmente tra le loro braccia, li stregò e, per almeno la metà di loro, il destino fu segnato, furono perduti, senza scampo". Il vecchio tacque con un profondo sospiro e con lo sguardo rivolto al suolo. Probabilmente aveva ripetuto tante volte quella storia che era capace di immedesimarsi nei fatti. Poi, come se avesse recuperato energia, riprese il racconto: "La principessa dell'isola, che aveva già ricevuto in passato Bligh e Coock, e che ignorava la morte di quest'ultimo, ricevette l'equipaggio con tutti gli onori. Il capitano si guardò bene dal dire alla principessa della morte di Cook ed in particolare delle circostanze in cui essa era avvenuta, ossia in seguito a molestie ad una figlia di un capo, che gliela aveva fatta pagare con la vita. Seguirono festeggiamenti con pranzi e cene sontuose, con balli, cerimonie ufficiali e scambi di doni, nel corso delle quali gli uomini del Bounty strinsero i primi legami di amicizia con gli isolani. Esaurita questa parte dei convenevoli, Bligh comunicò alla principessa il motivo del loro viaggio ed essa accondiscese di buon grado alla richiesta ma quì, purtroppo la prima 'doccia fredda'. La pianta nella attuale stagione, non poteva essere trapiantata. Sarebbe stato possibile solo dopo cinque mesi. Una notizia terribile. Gli inglesi non ebbero altra scelta che attendere. Ora, se il Bounty fosse stata una nave militare, forse il danno sarebbe stato limitato. Il comandante avrebbe potuto impegnare l'equipaggio con esercitazioni e incombenze varie. Ma così come stavano le cose, l'equipaggio si trovò per cinque mesi a poltrire e godere di tutte le bellezze dell'isola. A parte un minimo servizio sulla nave, tutti potevano andare e trattenersi a terra mangiare, dormire, godere della compagnia delle bellissime ragazze senza un minimo di regole o disciplina. Molti uomini strinsero relazioni con le donne del luogo ed altri persero il contatto con la realtà, attratti da quella incredibile isola dove, apparentemente tutto era a portata di mano e ottenibile senza particolare fatica. Quasi tutte le sere gran parte dell'equipaggio si riuniva su una spiaggia, attorno ad un fuoco, insieme agli isolani e lì, bevendo, scherzando, ballando, arrivavano spesso fino all'alba. Il violinista, che si esibiva ogni sera, mandava addirittura in visibilio i locali che, pur di ascoltarlo, portavano cibo, vino locale e qualsiasi cosa fosse desiderata dai marinai. All'inizio aveva partecipato alle feste anche il comandante ma poi, visto che spesso accadevano fatti  deprecabili dovuti agli eccessi dei marinai, decise  di astenersi  scegliendo la via del 'non vedere'. E questo fu un ulteriore errore perchè i marinai senza guida e senza controllo non avevano più limiti. Gli uomini, quasi sempre ubriachi, avevano cinque o sei ragazze a testa e se le scambiavano senza ritegno. Solo alcuni scelsero di accompagnarsi ad una sola ragazza, come lo stesso Christian, innamorato perdutamente di Maimiti, figlia del capo Tynah e  il marinaio Adams, anche lui totalmente, profondamente innamorato di una ragazza di nome Assiniboin.” Qui il vecchio fece una pausa per aggiungere con un profondo sospiro: “Dio, come erano belle!”. Di certo, pensò Angelo,  esse erano state immortalate in qualche dipinto presente fra gli altri.”Spesso scoppiavano risse violentissime con i nativi perchè venivano violati certi limiti che scatenavano la reazione degli isolani i quali avevano sempre la peggio. In questi casi estremi, Bligh fu costretto ad intervenire con punizioni gravi, che includevano quasi sempre la fustigazione. Questo contribuì ad aumentare ulteriormente il malcontento. Verso la fine del soggiorno, il vecchio dottore, il sig Thomas Huggan, intossicato dalle enormi quantità di vino locale ingurgitate, morì e, onestamente, nessuno ne sentì la mancanza. Fu semplicemente sostituito con il suo assistente, il marinaio Thomas Ledward. Il capitano, intanto, con l'intenzione di farsi perdonare dall'Ammiragliato per il ritardo sulla missione, decise di far imbarcare un quantitativo doppio di piante, rispetto a quanto stabilito e fece stipare praticamente ogni spazio libero della nave. Sparsasi la notizia dell'imminente partenza per il ritorno, una discreta parte dell'equipaggio prese molto male la cosa. Tre marinai fra i più turbolenti, guidati dal loro compagno, il marinaio Charles Churchill, decisero di disertare. Si trattava di uomini cattivi, veramente cattivi e pericolosi. Erano i marinai McCoy, Quintall e Martin. Purtroppo per loro, nell'isola su cui cercarono un nascondiglio, gli indigeni non solo non li aiutarono ma anzi  li riconsegnarono a Bligh che immediatamente li rinchiuse in cella in catene. E poi........ ripartirono, ognuno incontro al suo destino.  Il 06/04/1789 la nave salpò le ancore ed iniziò quello che avrebbe drammaticamente  cambiato la vita a tutti i protagonisti di questa tristissima storia. Il comandante tentò forse un pò troppo bruscamente di ristabilire a bordo la disciplina ferrea che riteneva opportuna per la condotta della sua nave. Gli uomini, ancora con il pensiero a quella terra favolosa, che quasi certamente non avrebbero visto più, e con la nostalgia di quelle che essi consideravano ormai le loro ragazze, presero fra l'altro molto male la necessità di razionare ulteriormente la già magra razione giornaliera d'acqua. Infatti Bligh, deciso solo a far bella figura con l'Ammiragliato, non aveva minimamente pensato che  il numero rilevante di piante imbarcate, avrebbe comportato anche una maggiore cura delle stesse, a cominciare dall'innaffiatura.  Accortisi dell'atteggiamento tormentato del tenente Christian, diviso fra il suo dovere, la lealtà al suo comandante e la nostalgia struggente per la sua amata Maimiti e la disapprovazione per la durezza del suo superiore, seppero lavorare molto bene. Anche gli amici dei marinai chiusi in cella seppero convincere, alla fine, Christian a ribellarsi e prendere il comando della nave".

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Capitolo 4
*** L'ammutinamento ***


L'ammutinamento Bounty 4bis

L'ammutinamento

                   

Il realtà Christian a qualcosa aveva già pensato, ma non certo ad un fatto grave come un ammutinamento. Infatti, alla partenza da Tahiti, aveva confidato al suo amico, il guardiamarina Stewart, che aveva fatto legare a poppa, in segreto, una grossa tavola di legno con la quale aveva in progetto di lasciare la nave durante una notte e con quella raggiungere un'isola dalla quale poi sarebbe tornato alla sua amata, che non riusciva a dimenticare. Ma l'ultimo tassello del mosaico andò a posto due giorni prima dell'ammutinamento, il 18/04/1789. Bligh era stato molto solo in tutto il periodo del viaggio e aveva dovuto combattere contro i marinai e ancora peggio contro i suoi stessi ufficiali. Di carattere collerico e sospettoso, si era sentito sempre più isolato e abbandonato. Alla fine qualcosa aveva ceduto. I suoi sbalzi di umore divennero improvvisi e violentissimi. Quella mattina il comandante notò che, da una pila di cocchi situata fra due cannoni a poppa della nave, mancavano alcuni frutti. Iniziò ad inveire pesantemente contro i marinai arrivando a percuoterne alcuni. Quando gli ufficiali tentarono di intervenire per ridimensionare l'episodio, Bligh si scagliò anche contro di loro, definendoli davanti all'equipaggio "canaglie, ladri e mascalzoni, maledetti cani!". Evidentemente essi presero molto male il fatto, tanto più che pochi giorni prima qualcuno, probabilmente il marinaio John Williams, che non riusciva a dimenticare le frustate prese a Città del Capo, aveva raccontato di essere stato autorizzato da John Samuel, cameriere del capitano, a prelevare, poco prima della partenza, dalla dispensa della nave, due forme di formaggio ed un bariletto di aceto per recapitarle a casa del capitano medesimo il quale, avendo avuto sentore della diceria si era infuriato ma non era stato capace di risalire all'identità del "delatore". La mattina del 20 aprile, al largo dell' isola di Tonga, quando avevano già percorso circa 1600 miglia verso casa, nulla poteva far presagire quello che sarebbe accaduto da li a poco. Effettivamente qualcosa di strano c'era. Il regolamento della Marina Reale prevedeva che durante missioni particolarmente impegnative e pericolose, il comandante fosse in coperta all'alba e che scendesse per colazione solo quando la visibilità per le vedette in ogni direzione fosse ottimale, anzi la terminologia esatta diceva "finchè le vedette potessero distinguere un'oca grigia a un miglio di distanza". A mezzogiorno il comandante ancora non si era visto in coperta. Forti sospetti lo davano per ubriaco. Christian e sei uomini decisero di agire". "Ma come?" - intervenne Angelo - "solo in sette contro tutto il resto dell'equipaggio?". "Si erano saputi organizzare molto bene. Prima di agire Churchill aveva armato tutti i suoi compagni e poi aveva lasciato a guardia dell'armeria il marinaio Thompson, uomo violento e pericoloso che incuteva paura a tutti. I marinai Summer e Quintal bloccarono sottocoperta il primo ufficiale Fryer così che non potesse intraprendere iniziative impreviste e dannose. Christian accompagnato dai marinai Churchill, Mills e Burkit fece irruzione nella cabina del comandante e lo tirò giù con violenza dalla sua cuccetta. Minacciandolo con una baionetta lo informò che era destituito dal comando e che ora la nave era in mano dei ribelli. Bligh in tono minaccioso tentò di dominare la situazione ma invece ottenne solo di essere malamente strattonato e trascinato in coperta in camicia così com'era. Intanto la notizia si era sparsa a bordo in un baleno e, chi poteva, era corso in coperta per vedere e per capire cosa convenisse fare. Molti erano attratti dalla prospettiva di tornare a Tahiti, ma un ammutinamento, voleva dire impiccagione sicura! Diversi marinai che mal sopportavano la disciplina e avevano rancori con il comandante, vedendolo così, impotente e in camicia, cominciarono ad inveire contro di lui ed alcuni proposero di impiccarlo. Il marinaio Skinner puntò il suo fucile e fece per sparare ma qualcuno subito gli strappò l'arma di mano. Christian capì che la situazione stava per sfuggirgli di mano e rischiava di trasformarsi in un massacro di tutti gli ufficiali. Non era certo questo che voleva. Si era ritrovato in qualcosa più grande di lui ed ora non sapeva come uscirne. Ordinò al marinaio Samuel, servitore del comandante, di prendere del rum e distribuirlo agli ammutinati. Intanto disse al marinaio Smith che era il cuoco/maggiordomo di Bligh, di andargli a prendere i vestiti perchè si potesse mettere in ordine. Gli uomini ancora non avevano capito cosa fosse meglio per loro. Furono portati in coperta Fryer e gli altri ufficiali e guardiamarina. Christian disse di aver deciso cosa fare di loro. Li avrebbe imbarcati sulla lancia da 7 metri con un minimo di scorte e li avrebbe lasciati andare. Era chiaramente una condanna a morte ma di più non poteva fare per salvar loro la vita al momento. Bligh tentò un'ultima volta di impietosire Christian , invitandolo a tornare sui suoi passi. Era stato a casa sua, aveva conosciuto la sua famiglia, come poteva così tranquillamente mandarlo a morte sicura? Intanto presa notizia del destino che aspettava il comandante diversi marinai, chiesero ed ottennero di andare con lui. Molti furono accontentati ma non tutti. La scialuppa poteva contenere al massimo 20 uomini e anche così, il bordo era sopra l'acqua di poco più di un palmo. Alcuni poi furono trattenuti a bordo per le loro capacità ritenute indispensabili per il governo della nave ma si premurarono di dichiarare al comandante la loro lealtà. Bligh disse loro di stare tranquilli che non avrebbe dimenticato nulla e nessuno di quel giorno. Fra tutti i marinai, due in particolare, il guardiamarina Edward Young  e il marinaio John Adams decisero di astenersi dallo scegliere da che parte schierarsi, limitandosi, per il momento a rimanere a bordo. Christian, sapendo, che mandava quella gente a morire, fece in modo che avessero una pur minima possibilità. Lasciò al comandante il suo orologio e gli fece avere un sestante. Gli fece anche portare le tavole nautiche ma non le carte, che tenne sulla nave e infine gli fece dare tre sciabole e una cassetta degli attrezzi da carpentiere. Poi li costrinse a scostare e a cominciare il loro drammatico viaggio. Mentre la lancia si allontanava, gli ammutinati, cantando, ridendo  e urlando cominciarono a far volare fuori bordo tutte le piantine che erano state caricate". Il vecchio tacque come a meditare sulle sue stesse parole. Angelo  aveva seguito il racconto con il fiato sospeso. Altro che film. Quell'uomo sapeva dare al racconto una energia ed una forza tali che sembrava di essere presenti agli eventi, come in una sorta di magia. "E finisce così?" - chiese il ragazzo, forse un pò deluso ma comunque eccitato dalla forza degli eventi descrittigli. "Finisce? Ma questo non è che l'inizio, purtroppo. Ora comincia veramente la storia in tutto il suo dramma" - rispose il vecchio con atteggiamento accorato. - "Appena la barca con Bligh si fu allontanata, Christian si trovò a dover decidere cosa fare. Purtroppo, in questo, nessuno lo poteva aiutare anche perchè perfino i marinai che in modo più acceso avevano partecipato all'ammutinamento, non avevano  idea di cosa fosse meglio per loro e si affidavano ciecamente a chiunque potesse organizzare le cose per loro. L'unico che gli poteva fornire manforte era il guardiamarina  Young che, pur non essendo d'accordo con quanto era accaduto, era stato nominato, suo malgrado, primo ufficiale. Christian decise innanzitutto che avrebbero dovuto stabilirsi su un'isola, assolutamente poco importante, per poter stare in pace. Per ciò aveva eliminato Tahiti dalle possibili mete. Era quello il primo posto dove li avrebbero cercati appena si fosse saputo quanto accaduto. Fu scelta Tubuai. Non molto grande, fornita di tutto, fu giudicata adatta allo scopo. Gli indigeni li accolsero piuttosto bene e allora, tornati a Tahiti per imbarcare le persone a cui tenevano di più, le loro ragazze e gli isolani che li volevano seguire, sbarcarono a Tubuai, dove, per loro sicurezza e per stabilire un caposaldo, costruirono un fortino, intitolato a re Giorgio di Inghilterra. Purtroppo gli indigeni non videro la cosa di buon occhio e, anche a causa di vari attriti con gli uomini del Baunty, la situazione divenne così tesa che gli ammutinati dovettero abbandonare l'isola. Per decidere sul da farsi, tornarono a Tahiti. Ora gli ammutinati si erano divisi in due fazioni. Una, quella di Christian, voleva continuare a cercare un'isola che li ospitasse in sicurezza. Lì, a Tahiti, prima o poi li avrebbero trovati di sicuro e li avrebbero presi e condannati tutti, dal primo all'ultimo, all'impiccagione. L'altra, preferiva restare nell'isola, correndo il rischio ma facendo una vita serena e sicura, almeno finchè durava. La notte del 15 agosto 1789 quasi di nascosto, la nave salpò. Christian, stufo di chiacchiere e di rispondere del comportamento eccessivo dei suoi marinai, aveva imbarcato le persone che riteneva affidabili e adeguate per ciò che aveva in mente ed era praticamente scappato. Aveva imbarcato il guardiamarina Young, sette marinai in gamba, validi e con  le ideee chiare, nove donne, nove uomini tahitiani, di cui tre con le mogli, ed un bambino di dieci mesi, figlio di una delle coppie imbarcate. Aveva lasciato a terra gli indecisi ed i più violenti e facinorosi. Lo scopo di Christian era di cercare un'isola, scoperta appena due anni prima dal capitano Philips Carteret al comando della nave HMS Rondine. L'isola, cui era stato dato il nome di Pitcairn, assolutamente fuori da tutte le rotte usuali e a circa 1400 miglia da Tahiti, rappresentava l'ideale per accogliere un gruppo di fuggiaschi quali ormai essi erano diventati." Il vecchio concluse con la voce velata dall'emozione e con lo sguardo perduto sul pavimento: "Nessuno rivedrà mai più il Bounty".

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Capitolo 5
*** I disperati della lancia ***


I disperati della lancia Bounty 5
 I disperati della lancia

Angelo ora era veramente curioso. "Ma cosa è successo agli altri, e come è finito l'ammutinamento?".
 Il vecchio con un respiro profondo drizzò la schiena e riprese il racconto con lo sguardo fisso davanti a lui, come se stesse effettivamente osservando qualcosa di concreto. "Per sapere cosa e' successo dopo, occorre tornare a quegli uomini abbandonati in mezzo al mare, a morire di fame e di sete o semplicemente affogati miseramente in quel guscio di noce in mezzo a quell'oceano sconfinato.
 Appena obbligati a scostare dal Bounty, i marinai presero a vogare con lena e grande energia fino a portarsi a distanza di sicurezza dalla nave. Ognuno, in cuor suo, compreso Bligh, temeva che da un momento all'altro, un colpo di cannone ben assestato li mandasse tutti al creatore.
 Giunti al sicuro, si fermarono per fare il punto della situazione. Avevano appena metabolizzato l'enormità degli eventi in cui erano rimasti coinvolti. Solo un paio di ore prima, equipaggio di una nave che ritornava in patria dopo un lunghissimo viaggio ed ora abbandonati in mezzo al nulla, a morire in modo terribile.
 Più che mai, in quel momento gli uomini si affidarono al loro comandante il quale era, a parte i suoi indiscussi difetti, un uomo notevole. Egli ordinò anzitutto che fosse fatto un inventario di ciò che avevano a bordo. Risultò che non stavano poi così male, pur considerata la loro disperata situazione.
 L'inventario fornì il seguente elenco: quattro piccoli recipienti con 125 litri di acqua, 70 Kg di biscotti, 15 Kg di maiale salato, sei bottiglie di vino, sei bottiglie di rum e la cassetta di liquori del capitano. Effettivamente durante le fasi concitate dell'ammutinamento, i marinai Samuel e Smith avevano gettato nella lancia tutto quello che avevano potuto.
 Disponevano inoltre di due vele, mezza pezza di tela per vele, una sega, dei chiodi, una cassetta di attrezzi da carpentiere,  una lente, un acciarino ed una piccola quantità di zolfo. Ma cosa più importante, grazie agli scrupoli di Christian, avevano un cronometro, le tavole nautiche ed un sestante.
 Bligh non ammetteva la sconfitta, lo esaltava la sfida ma oltre ogni cosa lo spingeva la voglia di vendicarsi, di fargliela pagare, a quei cialtroni che lo avevano umiliato, percosso, derubato della sua nave. Dovevano pagarla, ad uno ad uno, e per quello lui e gli altri dovevano tornare, raccontare, far sapere cosa era successo. La loro meta era l'isola di Timor, la colonia olandese, da dove avrebbero poi potuto contattare l'Ammiragliato. Era a circa 4200 miglia da dove si trovavano loro. Qui venne fuori la tempra del comandante.
 Promise a tutti, in cambio dell'obbedienza più totale di salvarli. Li fece giurare su quello che avevano di più caro che avrebbero obbedito ad ogni suo ordine. Il Signore sa, se in un frangente di quel genere c'è bisogno di una disciplina ferrea. Bastava un solo dubbio, un solo cedimento e tutto sarebbe stato perduto. Quegli uomini disperati, per un sorso d'acqua, una briciola di pane o una parola storta si sarebbero scannati, condannando tutti a morte certa.
 Bligh lo sapeva bene e sapeva che quello era l'unico modo per cavarsela. Un'impresa disperata, condotta da uomini disperati a cui però era stata data una speranza, una sola, ma possibile. Gli uomini sapevano che se c'era una sia pur remota possibilità di salvarsi, era riposta nel loro comandante e compresero la assoluta necessità di affidarsi a lui impegnandosi ad obbedire ciecamente.
 Bligh stabilì per prima cosa che avrebbero dovuto rimpinguare le provviste della lancia ed a questo scopo decise di tornare al più presto all'isola di Tofoa che avevano superato pochi giorni prima. Lì, avrebbero potuto rifornirsi di frutti dell'albero del pane e di acqua.
 Giunsero di notte e non si fidarono di approdare, causa le scogliere insidiose. Al mattino presero terra e cominciarono a cercare. Dopo un poco si fecero vivi gli abitanti dell'isola che portarono loro un pò di cocchi e dell'acqua ma, contemporaneamente, cercavano di sapere cosa facessero lì ed, avendoli riconosciuti, chiesero che fine avesse fatto la grande nave.
 Intanto erano tornati gli uomini partiti in cerca di risorse, riportando una decina di litri d'acqua. Gli indigeni che avevano capito che quegli uomini erano soli, iniziarono a farsi sempre più minacciosi e ad un certo punto tentarono perfino di impossessarsi della lancia, per fortuna senza molta convinzione.
 Non presagendo niente di buono, i marinai si imbarcarono in tutta fretta, temendo iniziative da parte degli isolani, che si erano muniti di grossi sassi e li minacciavano ormai apertamente. La situazione stava per precipitare e si capiva che, appena gli inglesi avessero fatto una sola mossa, sarebbero stati tutti trucidati.
 Fu a questo punto che John Norton, secondo timoniere, si gettò giù dalla lancia, correndo verso gli indigeni, urlando e menando pugni a tutti coloro che gli capitavano a tiro. Immediatamente gli isolani si concentrarono su di lui, assalendolo e uccidendolo a colpi di pietra.
 Approfittando di questo diversivo, la lancia immediatamente si diresse verso il mare aperto, con i marinai addolorati per quanto accaduto ma che approfittarono dell'occasione per evitare che il sacrificio del loro compagno fosse stato inutile.
 Gli isolani, accortisi di ciò che era accaduto, furiosi, si gettarono al loro inseguimento con delle piroghe. Per fortuna la lancia, fra vele e remi, era più veloce di loro, così dopo un breve inseguimento, i nativi rinunciarono.
 Con la morte nel cuore, quei marinai si resero conto che non avrebbero potuto in nessun modo usufruire delle risorse delle isole vicine o disposte lungo il loro tragitto. Gli indigeni, quasi certamente, vedendoli soli e isolati, li avrebbero accolti tutti nello stesso modo.
 Ora più che mai, Bligh aveva necessità di poter contare sulla loro obbedienza. Gli uomini, che sapevano di non avere scelta, rinnovarono il loro impegno. Il 2 maggio 1789, issarono le due vele e fecero rotta per ovest-nord-ovest.
 Il vento si mantenne forte e costante per alcuni giorni ma il 7 maggio la barca si trovò in una violenta burrasca. Un vero guscio di noce, stracarico e sbattuto dalle onde in ogni direzione. Gli uomini fradici, intirizziti ed esausti erano stremati.
 Per fortuna non tutti persero il controllo ed alcuni saggiamente raccolsero quanta più acqua piovana poterono. Il 9 maggio la burrasca toccò il suo culmine e così continuò ad infierire fino al 14. Alla fine gli uomini sfiniti, infreddoliti, chiesero al comandante di poter accedere liberamente alle razioni per rimettersi in sesto.
 Sarebbero poi sbarcati sulle coste dell'Australia, chiamata all'epoca Nuova Olanda, per ricostituire le scorte. Bligh fu irremovibile. Disse loro che l'Australia distava ancora molti giorni e che gli abitanti erano di una ferocia inusitata e antropofagi.  Magari calcò un pochino la mano ma ottenne di far cessare le richieste e le proteste.
 Effettivamente, dopo quindici giorni, giunsero in vista delle coste australiane in corrispondenza dello stretto di Torres. Con estrema cautela si avvicinarono ad alcuni isolotti, avendo cura di tenersi alla larga delle isole più grandi e certamente abitate, e si azzardarono a sbarcare quando furono sicuri che erano deserti.
Fu una gioia per tutti poter mettere di nuovo piede a terra. Iniziarono subito a cercare da bere e da mangiare. Si imbatterono in un banco di ostriche e ne fecero letteralmente razzia. Riuscirono a catturare diversi gabbiani. Bligh con l'acciarino accese un fuoco e quegli uomini ebbero finalmente un pasto caldo e abbondante dopo tanti giorni di privazioni.
 Bligh, compresa la situazione, concesse loro anche di passare la notte a terra, per fare un buon sonno ristoratore. Ma dopo fu irremovibile. La loro meta era Timor e quindi, in modo molto convincente, li fece reimbarcare tutti e, con delle nuove scorte, seppur non abbondantissime, ripresero il mare per la loro meta ancora così lontana.
 Alla fine, con gli occupanti ridotti in condizioni gravissime per esaurimento, spossatezza, disidratazione, il 12 giugno la lancia giunse in vista di Timor. Il pomeriggio, con le ultime energie, sbarcarono nel piccolo porto di Coupang.
Bligh ce l'aveva fatta ed aveva mantenuto la promessa, non aveva perduto nessuno durante il viaggio. Purtroppo, per le gravi privazioni subite, sette di quegli uomini, nei mesi seguenti morirono. Gli uomini restarono diverso tempo a Timor per consentire a quelli che ne erano usciti meglio di rimettersi completamente.
 Alla fine Bligh, impaziente, accompagnato solo da Samuel e Smith, iniziò il suo viaggio per tornare a casa. Ci giunse il 14 marzo 1790. Il suo racconto destò molto scalpore e l'ammiragliato, senza perdere tempo, organizzò una spedizione per andare a catturare gli ammutinati. Fu armata la fregata Pandora, che partì al comando del capitano Edwards, con destinazione Tahiti".
 "Ma intanto a Tahiti come andavano le cose?" - chiese Angelo.
 "A Tahiti....... - il vecchio fece una pausa come a raccogliere le idee - A Tahiti, gli uomini decisero di vivere alla giornata, temendo sempre di vedere arrivare il castigo e sperando che non arrivasse mai. Quasi tutti si accasarono e condussero una vita relativamente tranquilla, con le loro spose.
I due uomini più turbolenti e pericolosi, Churchill e Tompson non tardarono a litigare  seriamente. Alla fine Tompson uccise Churchill ma venne ucciso a sua volta dagli indigeni, stufi dei suoi soprusi e delle sue violenze.
Il nostromo Steward ed il guardiamarina Haywood, che erano stati trattenuti a bordo contro la loro volontà, fecero una vita un pò appartata dagli altri ma comunque tutto andava al meglio. Il nostromo Morrison assieme al marinaio Millward, temendo comunque l'arrivo degli inglesi, iniziò a costruire una piccola goletta allo scopo di lasciare quel posto che ritenevano veramente pericoloso e spostarsi su qualche altra isola. Quando la terminò, trovò però molte difficoltà per reperire il tessuto per le vele. E poi..... il 23 marzo 1791 il Pandora arrivò. Senza sentire ragioni e scuse, mise tutti i superstiti in catene, colpevoli ed innocenti. Il capitano non fece distinzioni. Ripartirono in gran fretta per l'Inghilterra perchè i ribelli avessero al più presto il castigo che si erano meritati. Tutti i prigionieri, trattati in modo disumano, erano stati chiusi, in catene, in una piccola gabbia posta sul cassero della nave. Purtroppo nel passaggio dello stretto di Torres, corridoio obbligato fra l'Australia e la Nuova Guinea, la nave urtò una scogliera corallina ed affondò nel giro di pochi minuti.
 Molti prigionieri stretti in catene, non ebbero scampo. Purtroppo morì anche il nostromo Steward. Arrivati in un modo o nell'altro in Inghilterra, nel giugno del 1792, i dieci prigionieri superstiti, comparvero davanti ad un tribunale.
Bligh fece la sua parte abbastanza onestamente. Sei furono riconosciuti innocenti e uno fu graziato all'ultimo momento, il marinaio Muspratt. I restanti tre, i marinai Burkett, Millward e Ellison  furono condannati e impiccati ai pennoni della nave da guerra Brunswich a Spithead il 29/10/1792.
Bligh, era furioso per aver visto scampare al loro giusto castigo quelli che lui riteneva i principali responsabili, Christian in testa. Egli venne comunque prosciolto da ogni responsabilità e potè riprendere il mare".
"Lo rimandarono a Tahiti?- chiese il ragazzo.
"No, no. Quello, per lui, fu un capitolo chiuso. Non portò mai gli alberi del pane in Giamaica. La cosa buffa e' che invece, a sua insaputa, contribuì a diffondere l'ananas in Brasile e la mela in Tasmania. Comunque l'esperimento, condotto a buon fine dopo alcuni anni, non diede i frutti sperati.
In Giamaica l'albero cresceva stentato e le persone a cui era diretto quel nuovo tipo alimenti preferivano di gran lunga i prodotti derivati dall'albero delle banane". "Peccato non sapere che fine hanno fatto Christian ed i suoi compagni!" - disse Angelo quasi deluso. "Ma io non ho detto di non saperlo, anzi, qui viene la parte più interessante. Solo che...... per conoscerla, ti devi impegnare a fare qualcosa per me".

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Capitolo 6
*** La (vera) fine della storia ***


Nuova fine modoficata

La (vera) fine della storia

 

"Ecco - pensò Angelo - è venuto il momento in cui mi chiede i soldi". In realtà se lo era già aspettato, solo sperava che il vecchio non pretendesse troppo. Quasi leggendogli nella mente, i marinaio disse: "No,no, non voglio soldi, stai tranquillo. Ti devi impegnare in qualcosa di ben diverso. Dovrai dire una preghiera per quei marinai, tutti. Una bella preghiera, di quelle importanti. E poi devi accendere una candela, bella grossa. Guarda, una di quelle lì". E indicò con il bastone una mensola dove stavano impilati in bell'ordine dei ceri di media grandezza.
Il ragazzo rimase un momento sconcertato, chiedendosi se aveva capito bene, ma poi, ritenendo la richiesta ragionevole, rispose: "Va bene, lo farò, lo prometto. Ma ora mi dica cosa è successo dei fuggiaschi". Il vecchio lo guardò, come a valutare se poteva fidarsi o meno. Poi, deciso che Angelo avrebbe adempiuto all'impegno, riprese il racconto.
"Christian, avendo stabilito di raggiungere l'isola di Pitcairn, si diresse alle coordinate indicate sulle carte, ma giunto a destinazione, dovette constatare che l'isola....non c'era. Controllo' più volte la posizione ma, o le carte erano sbagliate, o i suoi strumenti erano guasti.
Malgrado ciò non si arrese e continuò a cercare finchè il malcontento dei suoi compagni non arrivò al limite. Dopo circa 4 mesi, quando ormai si era giunti quasi ad un nuovo ammutinamento, come per magia, apparve l'isola, a circa 180 miglia dalla posizione indicata. Il capitano Carteret  aveva semplicemente sbagliato i calcoli della longitudine di 3 gradi e 2 primi.
Era perfetto, nessuno li avrebbe mai trovati. Fu impossibile, per le caratteristiche delle coste dell'isola, approdare con la nave. Così Christian, con due compagni, su una scialuppa  scese a terra per verificare che il luogo fosse in grado di ospitarli. Esso risultò disabitato, ricco di vegetazione e di frutti, con numerose sorgenti di acqua dolce e abbondante selvaggina. Era fatta. Avevano trovato la loro casa.
Con la scialuppa, in diversi viaggi, trasportarono sull'isola tutto ciò che era trasportabile. Per gli oggetti più grossi ed ingombranti, costruirono una grande zattera. Poi, di comune accordo, decisero di affondare il Bounty. Non potevano rischiare che qualche nave di passaggio lo vedesse e quindi tradisse la loro presenza. Con la morte nel cuore, dopo averlo spogliato di tutto, lo incendiarono e rimasero a guardarlo per tutta la notte, mentre il fuoco portava via la nave e con essa il loro collegamento con il mondo civile, un mondo che per loro, fuggitivi e reietti, era ormai precluso, pena la morte.
Il piccolo gruppo di 28 persone, i nuovi abitanti dell'isola, restò  finchè non scomparve anche la sommità dell'albero più alto. Ora, per loro iniziava una nuova vita,  nella speranza che avessero fatto la scelta giusta. Le cose all'inizio andarono abbastanza bene. Il lavoro per adattarsi alla nuova casa assorbiva un pò tutti.
La costruzione di abitazioni, la preparazione del terreno per le coltivazioni, l'allestimento dei recinti e alloggi per il bestiame, portò tutti a collaborare in modo abbastanza equo, tenendo la mente delle persone lontana da strani pensieri, attacchi di nostalgia, recriminazioni e ripensamenti.
Poi, superati i momenti di attività più intensi, la normalità della vita sull'isola fece riaffiorare antichi problemi. Pregiudizi, gelosie, ripicche. I rapporti fra i marinai e i Tahitiani tornarono a farsi tesi. La scintilla finale scoccò quando morì la moglie del marinaio John Williams.
Questi era il fabbro e l'armaiolo e quindi svolgeva un lavoro essenziale per tutti gli isolani. Praticamente era sempre impegnato per risolvere i vari problemi che emergevano durante la vita quotidiana e si rendeva conto di essere importante per la comunità. Pretese perciò che gli venisse consegnata un'altra donna.
I suoi compagni non intendevano rinunciare alle loro mogli e alla fine decisero di togliere una donna ai tahitiani. Ne scaturì un conflitto che toccò il suo culmine il 20 settembre 1793. Quel giorno si passò alle armi e alla fine della giornata avevano trovato la morte tutti i tahitiani ma anche quattro inglesi, compreso Christian che vedeva così concludersi miseramente il suo sogno di una vita libera e semplice per la quale aveva rinunciato a tutto. Aveva appena 29 anni.
I superstiti, trovarono comunque il modo di andare avanti se non altro per sopravvivere. E le cose sembravano essersi abbastanza sistemate quando, nel 1796, il marinaio McCoy trovò il modo di distillare l'alcool dalla pianta locale del Ti. Purtroppo era un alcool pesante e tossico che portava quasi subito ad una grave forma di intossicazione.
McCoy ormai completamente intossicato, mezzo pazzo ed in preda ad un terribile delirium tremens si gettò a mare dopo poco tempo con una pietra al collo. L'anno successivo morì in un tragico incidente la moglie del marinaio Quintal. Questi, distrutto dal dolore, pur sapendo il rischio che correva, si dette all'alcool. Impazzì anche lui in breve tempo. Un giorno, aggredì i suoi compagni, armato di ascia, accusandoli di tutto quello che di brutto gli era successo. Furono costretti ad ucciderlo per difendersi.
Ormai sull'isola, a parte le donne ed i bambini, erano rimasti solo il marinaio John Adams, di carattere piuttosto mite, cosa questa che lo aveva tenuto sempre fuori dai guai, e il guardiamarina Edward Young che aveva stabilito un ottimo rapporto con le donne dell'isola. Adam aveva notato che dal Bounty era stata scaricata una grande quantità di libri.
Incuriosito da quanto potessero contenere, pregò il suo compagno che gli insegnasse a leggere. Divenuto piuttosto abile nella lettura, si gettò a capofitto nel nuovo impegno e, con grande meraviglia, si rese conto che quanto leggeva gli apriva l'accesso ad un nuovo mondo del quale non aveva mai nemmeno supposto l'esistenza.
Fu molto colpito dal contenuto dei libri a sfondo religioso ed in particolare dalla Bibbia che lesse più volte. Non poteva fare a meno di paragonare il messaggio che recava con quanto era successo in quel viaggio. Lui era un ignorante ma gli altri, gli eruditi, gli ufficiali, come avevano potuto restare indifferenti alla parola di Dio?
Ne discuteva continuamente con il suo compagno che però non aveva le risposte o più semplicemente non le cercava. E poi il 25 dicembre del 1790, anche Yuong morì per una grave malattia polmonare. Adams a quel punto, ritenne suo dovere prendere in mano la situazione delle 10 donne e dei 23 bambini presenti sull'isola ed organizzare una società conforme ai precetti della parola di Dio, basata su elementi di moralità, di onestà, di correttezza e nella quale, fra i principali precetti, fosse bandito l'alcool per sempre.
E ci riuscì. Nel 1814 le due navi inglesi Briton e Tagus 'riscoprirono' l'isola. La notizia del ritrovamento di quella particolare comunità, giunse rapidamente in patria. I risultati ottenuti da Adams nell'organizzare la colonia secondo un profondo senso religioso, gli fecero ottenere l'approvazione ed il perdono della società inglese.
I fatti avevano dimostrato come 'anche un fuorilegge, un delinquente che si era macchiato di gravi crimini' potesse convertirsi e, ispirato dalla parola di Dio, far del bene agli altri. Adams era ormai considerato un patriarca e potè finalmente vivere gli ultimi anni della sua vita veramente in pace.

E alla fine John Adams morì. Quanto dolore e quanta violenza aveva veduto! Coinvolto, suo malgrado, in atti tremendi. Forse, in certi momenti, avrebbe potuto ribellarsi ma non ne ebbe mai il coraggio. E questo indubbiamente fu il suo più grande peccato. Non era un eroe, era un uomo semplice che si trovò coinvolto in cose più grandi di lui. Ma nell'ultima parte della sua vita, fece di tutto per rimediare, pregò e pregò e insegnò agli altri a farlo e non si risparmiò mai davanti a nessuna fatica, a nessun impegno. Trasmise per quanto possibile i precetti per una vita retta, l'onestà, la lealtà, la correttezza e, per quel che potè, una accettabile moralità. 
C'era sempre, per tutti. E un giorno, io lo spero proprio, un giorno forse il Signore lo perdonerà". Queste ultime parole furono pronunciate con la voce rotta dall'emozione e Angelo vide distintamente delle lacrime negli occhi del vecchio, lacrime che questi si affrettò a cancellare con il dorso della mano. Era sceso un profondo silenzio che si protrasse per parecchi minuti. Angelo, ancora con la mente piena di quelle scene, che gli erano state presentate in modo così completo che talvolta gli era sembrato quasi di esserci. Il vecchio, con lo sguardo fisso sul pavimento e la mente persa chissà dove. 
Fuori il sole era completamente calato. Ora solo le fiammelle delle candele illuminavano la zone dove essi si trovavano, ormai in penombra. La particolare atmosfera di quel momento fu interrotta dal rumore di una porta che veniva aperta e richiusa e da alcuni passi che si avvicinavano. Riscosso all'istante da quei rumori, il vecchio ebbe un sobbalzo. "Per bacco, il pastore che viene a chiudere la chiesa!" - e rivolto al ragazzo- "Voi potete tranquillamente restare ma..... per quello che riguarda me, diciamo che il pastore non avrebbe tanto piacere a vedermi qui. Siete un bravo ragazzo e sono convinto che direte una preghiera per quei poveri sventurati e, mi raccomando, accendete una candela per loro, quella grossa! Promettetemi che lo farete". 
Angelo si volse nella direzione da cui provenivano i passi e poi di nuovo verso il vecchio, per salutarlo e rassicurarlo, magari per dargli un po' di soldi, come compenso per il suo formidabile racconto ma l'uomo non c'era più. "Ma come, un'altra volta? Come fa?". Si alzò e si diresse verso la teca che conteneva il libro. Ora non si vedeva più quello strano alone che aveva osservato di quando in quando durante alcune fasi del racconto. Il volume conservava comunque una particolare attrazione, infondendo un senso di rispetto e devozione a chi lo avvicinava. Certamente una suggestione, pensò Angelo. Poi si accostò alla parete dove, fra gli altri, era appeso un quadro raffigurante una scena serale. 
Degli uomini, di spalle, che in piedi, su una spiaggia, osservavano un vascello, che in mare, a breve distanza, era in preda alle fiamme. Certamente la rappresentazione dell'incendio del Bounty e del suo conseguente affondamento. Colui che aveva realizzato l'opera, era riuscito ad infondere a quella tavola scolpita i toni di una realtà e drammaticità che coinvolgeva in modo quasi angoscioso chi la osservava. A tratti, degli elementi sembravano prendere vita, le fiamme, le onde, gli abiti degli uomini mossi dal vento. Seguendo un impulso più forte di lui, prese il cero dalla mensola e lo accese disponendolo accanto agli altri. Recitò una accorata preghiera per quegli uomini che gli erano stati descritti così dettagliatamente, che gli sembrava quasi di conoscerli. Poi, segnatosi, gli sembrò di riprendere il contatto con una realtà da cui era stato separato all'inizio di quel fantastico racconto, trascinato e affascinato da quella particolare figura di vecchio, dotato della capacità di apparire e scomparire così all'improvviso. 
Si rese conto che dietro a lui, a pochi passi, era rimasto in silenzio, in rispettosa attesa, un uomo  di mezza età, robusto, con un viso simpatico, brizzolato con un  paio di piccoli occhiali poggiati sul naso, che lo guardava con bonomia. Angelo gli rivolse un cenno di saluto e l'altro a quel punto si presentò come il pastore della comunità. Gli chiese se andava tutto bene e se per caso era lì per parlare con lui. Angelo lo ringraziò e gli disse che grazie a Dio, aveva comunque trovato in quel luogo ciò di cui aveva avuto bisogno. Poi salutando uscì dalla chiesa per cercare il marinaio che lo riportasse a bordo della sua imbarcazione. Il pastore sorridendo, si accostò alle candele accese, notando subito quella appena aggiunta, poi scuotendo la testa si avvicinò al quadro ch
e raffigurava gli ammutinati mentre osservavano il vascello in fiamme. Guardando in particolare la figura di un uomo di spalle, che appariva nel dipinto a fianco di Christian, vestito con abiti di tela grezza ed un consunto gilet, disse: “Così ci hai rifatto di nuovo eh, vecchio brigante. Hai ripetuto il tuo numero, come al solito, con il turista di turno. Hai così bisogno di preghiere e di candele? Non ti bastano le mie, di preghiere, che tutti i giorni penso a voi ed in particolare a te? Ma...., dopo tutto non fai nulla di male e apparentemente sei piuttosto obiettivo, a parte il fatto che non dici mai chi sei e che parte hai avuto in questa storia, ma forse è meglio così”. 
Dopo un ultimo sguardo alla sala della chiesa, per valutare che tutto fosse in ordine, il pastore chiuse la porta e se ne tornò a casa. Per quella sera non sarebbe venuto più nessuno. Nel buio, le candele bruciavano e le loro fiammelle sembravano far muovere i personaggi intagliati nei quadri. Il fuoco che stava consumando il Bounty sembrava vivo, come se stesse divorando veramente il fasciame della nave mentre quegli uomini confusi, amareggiati e pieni di incertezze ma speranzosi in un futuro migliore, lo osservavano affascinati, ognuno con la mente persa nei propri dubbi e nei propri fantasmi.

                                                  

I (veri) protagonisti della storia :

 Gli ufficiali:

Tenente di vascello, comandante William Bligh : abbandonato in una lancia al largo dell'isola Tonga, raggiunge l'isola di Timor e da li torna in patria. Uscito indenne dalla commissione di inchiesta, riprende la sua carriera militare.

Primo ufficiale Jonn Fryer : costretto a salire nella lancia insieme a Bligh. Tornato in patria, continua carriera militare.

Secondo ufficiale Fletcher Christian : ritenuto l'organizzatore dell'ammutinamento. Si rifugia a Pitcairn dove viene ucciso dai tahitiani.

Terzo ufficiale William Elphinston : sulla lancia con Bligh. Muore a Timor per privazioni sopportate durante il viaggio.

Medico di bordo Thomas Huggan : Muore a Tahiti prima dell'ammutinamento per grave coma etilico.

Nostromo William Cole : leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Tornato in patria ha servito su altre navi.

Capo artigliere William Peckover : leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Tornato in patria ha servito su altre navi.

Capo carpentiere William Purcell. Leale. Con Bligh sulla lancia. Tornato in patria, ha continuato a servire su altre navi.

I guardiamarina :

John Hallet : guardiamarina. Leale. Sulla lancia con Bligh. Tornato in patria ha continuato la carriera militare.

Thomas Hayward : guardiamarina. Leale. Sulla lancia con Bligh. Tornato in patria ha continuato la carriera militare.

Peter Heywood : aspirante guardiamarina. Leale ma trattenuto sul Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora, processato e graziato dal re.

George Stewart : aspirante guardiamarina. Leale ma trattenuto sul Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora, muore nel naufragio del medesimo.

Robert Tinkler : aspirante guardiamarina. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Tornato in patria riprenderà la sua carriera militare.

Edward Young : aspirante guardiamarina. Astenuto, con Christian a Pitcairn, muore per una grave malattia polmonare.

I sottufficiali:

Peter Linkletter : furiere. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Giunto a Timor, muore poco dopo per privazioni dovute alla traversata.

 John Norton : timoniere. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Ucciso dagli indigeni di Tofoa, sacrificandosi per consentire ai compagni di fuggire dall'isola.

 George Simpson : aiuto nostromo. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Tornato in patria servirà su altre navi.

James Morrison : aiuto nostromo. Leale, trattenuto sul Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del pandora, alla fine del processo viene graziato dal re. Servirà su altre navi.

John Mills : artigliere. Ammutinato, con Christian a Pitcairn, ucciso dai tahitiani.

 Charles Norman : carpentiere Leale, trattenuto sul Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora, al processo in patria viene riconosciuto innocente. Non salirà mai più su una nave.

 Thomas McIntosh : primo carpentiere. Leale, trattenuto sul Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora. In patria, processato e riconosciuto innocente. Servirà su altre navi.

 Lawrence Lebogue : velaio. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Per tutta la traversata seppe ottenere dalle vele in massimo del rendimento. Tornato in patria, lascia la professione di marinaio.

 Charles Churchill : capo armiere. Ammutinato, lasciato a Tahiti, ucciso dal marinaio Thompson

 Josheph Coleman : armiere. Leale, trattenuto sul Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora. Alla fine del processo in patria viene riconosciuto innocente. Servirà su altre navi.

 Thomas Denman Ledward : infermiere. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Tornando in patria da Timor muore nel naufragio della nave che lo trasporta.

 Samuel John Smith : cuoco maggiordomo del comandante. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Tornato in patria continuerà a servire il suo comandante.

 

 

I marinai :

Henry Hillbrant : marinaio, bottaio. Ammutinato, lasciato a Tahiti. Imprigionato sul Pandora, muore nel naufragio del medesimo.

Thomas Hall : marinaio, cuoco. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Giunto a Timor, muore poco dopo per le gravi privazioni patite durante la traversata.

Robert Lamb : marinaio, macellaio. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Muore durante il viaggio di ritorno in patria per le gravi privazioni sofferte durante la traversata.

William Muspratt : marinaio sarto e aiuto cuoco. Ammutinato, catturato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora. Processato in patria, viene graziato dal re. Cesserà di fare il marinaio.

Thomas Burkett : marinaio. Ammutinato, arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora. In patria, processato, riconosciuto colpevole e impiccato a un pennone della nave da guerra Brunswich.

Michael Byrn : violinista. Leale, trattenuto a bordo del Bounty. Arrestato a Tahiti dall'equipaggio del Pandora, processato in patria e riconosciuto innocente.

Thomas Ellison : marinaio apprendista. Ammutinato. Lasciato a Tahiti e arrestato dall'equipaggio del Pandora. Processato in patria viene riconosciuto colpevole e impiccato ad un pennone della nave da guerra Brunswich.

William McCoy : marinaio. Ammutinato, con Christian a Pitcairn. Intossicato dall'alcool, impazzito, muore suicida.

Isaac Martin : marinaio, falegname. Ammutinato, con Christian a Pitcairn. Ucciso dai tahitiani.

John Millward : marinaio. Ammutinato, lasciato da Christian a Tahiti ove viene arrestato dall'equipaggio del Pandora. In patria viene processato, riconosciuto colpevole e impiccato ad un pennone della nave da guerra Brunswich.

Matthew Quintal : marinaio. Ammutinato, con Christian a Pitcairn. Ha incendiato il Bounty. Alcolizzato e violento e' stato ucciso per difesa dai compagni Young e Adams.

Richard Skinner : marinaio. Ammutinato, lasciato a Tahiti da Christian, ove viene arrestato dall'equipaggio del Pandora. Muore nel naufragio del medesimo.

Alexander Smith : noto come John Adams. Marinaio. Astenuto, con Christian a Pitcairn. Organizza sull'isola una seria comunità con i superstiti e ne diventa il patriarca.

John Sumner : marinaio. Ammutinato, lasciato a Tahiti da Christian, ove viene arrestato dall'equipaggio del Pandora. Muore nel naufragio del medesimo.

Mathew Thompson : marinaio. Ammutinato, lasciato da Christian a Tahiti, ucciso dai nativi.

James Valentine : marinaio. Feritosi durante la traversata del Bounty verso Capo Horn, muore per le maldestre cure del medico di bordo.

John Williams : marinaio, fabbro. Ammutinato, con Christian a Pitcairn, ucciso dai tahitiani.

Giardiniere :

Davide Nelso : marinaio. Leale, costretto a salire sulla lancia con Bligh. Muore a Timor a causa delle privazioni sofferte lungo la traversata.

Aiuto giardiniere :

William Brown : botanico. Ammutinato, con Christian a Pitcairn, ucciso dai tahitiani.

 

Per concludere il viaggio:

Papeete (Tahiti) NTAA        to Rarotonga Avarua NCRG       705 Mn

Rarotonga Avarua NCRG    to Tonga Fua'Amotu NFTF         958 Mn

Tonga Fua'Amotu NFTF     to Nausori NFNA                        500 Mn

Nausori NFNA                    to Santo Pekoa NVSS                 740 Mn

Santo Pekoa NVSS             to Honiara Intl AGGH                 560 MN

Honiara Intl AGGH            to Jacksons AYPY                       900 Mn

Jacksons AYPY                  to Weipa YBWT                         440 Mn

Weipa YBWP                     to Mopah WAKK                       370 Mn

Mopah WAKK                   to Darwin YPDN                         660 Mn

Darwin YPDN                    to Timor Est WATT                    419 Mn

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