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Capitolo
1.
Le
principesse gemelle ancora una volta erano uscite dal regno Solare
prendendo la mongolfiera senza chiedere il permesso. Appena Lulu
andò
a controllare se le due ragazze stessero facendo gli esercizi con i
loro istruttori, vide che non vi era traccia e così
chiamò
immediatamente la governante. La vecchia Camelot iniziò a
lamentarsi
ed urlare. Ma d'altro canto, sapeva anche che era inutile arrabbiarsi
con loro, perché quelle due sarebbero rimaste sempre due
bambine.
Anche se, la speranza che un giorno le due principesse meno
principesche di Wonder diventassero le più
principesche,
ardeva nel cuore della signora.
Intanto
sia Fine che Rein erano all'interno della mongolfiera insieme al loro
amico Poomo, che suggeriva loro sul come comportarsi una volta
arrivate nel regno della Goccia.
Ma
sia che la rossa che la turchese non lo stavano a sentire e stavano
tra loro a chiacchierare chiedendosi come mai Mirlo avesse chiesto
loro aiuto.
«Magari
è stato Eclipse,» esordì Rein,
«forse ha rapito Narlo e ancora
non ha detto niente a sua madre per la sua severità e ci ha
chiesto
di aiutarla.»
Appena
Rein aveva pronunciato il nome di Eclipse, lo sguardo e l'attenzione
di Fine diventarono più intensi. Anche lo stesso Poomo, che
dapprima
stava rimproverando le gemelle, era diventato più serio:
«Beh, la
principessa Mirlo è una principessa matura e se ha chiesto
urgentemente di vedervi...» Continuò il piccolo
folletto bianco.
«No.»
Disse Fine.
«No?»
Domandarono in coro sia Poomo che Rein.
«Io..io
me lo sento. Eclipse non è un cattivo ragazzo.»
«Principessa
Fine.» Iniziò a parlare Poomo cercando di fare
ragionare la rossa:
«Ti ricordo quello che ti era successo nella foresta della
paura? Se
io e Rein non ti avessimo raggiunto cosa avresti fatto?»
«Non
cambio idea, Eclipse non è un cattivo ragazzo.»
Disse sicura
affrontando con lo sguardo quello di Poomo.
Ci
fu silenzio e per un po' sia Rein e Poomo rimasero con bocca taciuta.
Una
volta arrivati a destinazione, facendo naturalmente un'atterraggio
degno delle principesse meno principesche di Wonder, Fine, Rein e
Poomo andarono di corsa da Mirlo.
«Ciao
Mirlo.» Dissero entrambe con il fiato corto: «Dicci
che problema
c'è?» Continuò Rein. «Ciao
ragazze, che sorpresa!» Disse Mirlo
con il fratello Narlo in braccio: «Ma che problema? Io non ho
nessun
problema.» Continuò la ragazza guardando le
gemelle in modo
confuso.
«E
la lettera?» Domandò Fine estraendo la lettera con
sopra il timbro
del regno e mostrandola alla principessa.
«Fine,
Rein quella lettera non ve l'ho mandata io.» Disse seria. Le
ragazze
si guardarono con ara interrogativa.
Mirlo
decise dunque di invitare le ospiti a prendere un tazza di
thé per
potere chiarir meglio la situazione dato che poi avevano fatto un
lungo viaggio per giungere fino a qui.
Ovviamente
per Fine fu difficile controllarsi vedendo subito quei deliziosi
dolcetti e Rein si sentiva imbarazzata per tanta spudoratezza da
parte della sorella. L'unica cosa di cui si sentiva rassicurata era
l'assenza del suo amato principe Bright.
Mentre
Fine si ingozzava letteralmente dei dolci, Rein spiegava la
situazione all'amica e cominciò a rilevarle anche i propri
dubbi,
sul fatto che possa essere stato lo stesso Eclipse ad aver mandato
quella lettera.
«Rein.»
Disse Fine richiamando la sorella: «Non è stato
Eclipse.»
«Fine...»
Soffiò Rein: «Vuole rubarci il potere di
Prominence.»
Fine
non seppe come rispondere e abbassò gli occhi. Naturalmente
su
questo fronte aveva perfettamente ragione la sorella ma come farle
capire che si sbagliava e che in realtà dietro a quella
faccia da
duro, dietro a quella maschera di freddezza, Eclipse era un bravo
ragazzo?
«Beh,
ragazze. Oramai che siete qui, perché non rimanete un altro
un po'.»
Propose la principessa. Le due sorelle accettarono e rimasero nel
regno della Goccia.
Il
pomeriggio passò velocemente e arrivò il momento
di salutarsi ma
appena le due ragazze stavano per salire nella mongolfiera il vagito
di Narlo si fece sentire sempre più. Una cameriera del regno
arrivò
e disse : «Il principino! Il principino!»
Le
ragazze andarono subito a controllare e una strana figura si trovava
proprio dentro alla stanza.
«ECLIPSE!»
Urlò Rein: «Lascialo andare immediatamente, sei un
farabutto!» Poi
si rivolse verso Fine che era ferma lì impalata :
«Vedi sorellina,
Eclipse è cattivo! Se la prende anche con un
bambino!»
«Quello
non è Eclipse!» Rispose Fine freddamente.
«Appunto.»
Disse una voce maschile interrupendo quella situazione di caos :
«Io
sono dietro di voi, principesse.»
Le
due ragazze si voltarono e videro che effettivamente Eclipse era
dietro di loro poggiato allo stipite della porta.
Sul
volto della rossa si increspò un sorriso raggiante mentre
Rein
dubitava ancora sull'identità di quel ragazzo troppo
impudente
secondo lei.
Fine
e Rein si lanciarono uno sguardo d'intesa e si trasformarono in
principesse scintillanti e grazie al prezioso e potente potere di
Prominence riuscirono a salvare il piccolo Narlo.
La
misteriosa figura sparì e allo stesso modo anche Eclipse ma,
prima
che se ne andasse Fine gli afferrò il polso e lo fece
voltare
dicendo : «Tu non sei cattivo vero?»
Eclipse
si voltò minimamente verso Fine e la guardò con
aria dura come
aveva sempre fatto, poi spostò il suo sguardo verso la
gemella che
invece, guardava lui duramente.
Il
ragazzo non rispose e con un gesto rapido si liberò dalla
presa,
andandosene lasciando Fine amareggiata e delusa. Anche
perché si era
perfettamente accorta dello sguardo che aveva dato alla sorella.
Finalmente
le due principesse del regno Solare poterono partire e rientrare
quindi, a casa. Non sapevano che al loro ritorno la vecchia Camelot
le aspettava, volenterosa più che mai di punirle e assegnare
loro i
compiti che non avevano fatto.
Durante
il viaggio Fine era assente e sia Rein e Poomo se ne erano accorti.
«Fine..»
Iniziò Rein, avvicinandosi alla sorella e prendendola per
mano.
«E'
tutto ok.» Rispose la sorella sorridendo. «Dai
adesso balliamo!»
Esclamò la rossa.
Le
due gemelle iniziarono a ballare una delle loro particolari danze
lasciando a Poomo il compito di guidare la mongolfiera.
«Lo
sapete che dovete fare ancora i compiti?» Disse con tono
minaccioso
Camelot mostrando loro una mucchia enormi di libri.
«Li
facciamo più tardi.» Disse Rein.
«Siamo
stanche.» Concluse Fine. E come due saette entrambe si
catapultarono
a letto.
Una
volta sistematesi e coricate si diedero la buonanotte sebbene sia
Fine che Rein non avessero sonno. «Perché credi
che Eclipse non sia
un cattivo ragazzo?» Domandò Rein alla sorella.
Fine
non volle rispondere anche perché non lo sapeva neanche lei
perché
sentisse ciò.
«Capisco.»
Continuò la turchese: «Però io rimango
della mia idea. Penso
sempre che Eclipse non sia un ragazzo sui cui fidarsi.»
«Ma
quante volte ti ha salvato sorellina?» Disse Fine con tono
pacato.
«Beh..»
«Buonanotte.»
Concluse Fine.
«Buonanotte.»
Rispose Rein.
Fine
aveva già capito che ad Eclipse interessava la sorella e non
lei. E
questo le faceva male e non poco.
Capitolo
2.
Il
giorno successivo Fine si svegliò di mattina presto e mentre
la
sorella dormiva beata sussurrando il nome del principe Bright. La
rossa decise di fare un giro prima di partire per il party delle
principesse organizzato nel regno della Luna.
Appena
la principessa fu fuori dal palazzo andò a girovagare nei
giardini
del regno tra rose, girasoli e tanti altri fiori.
Il
suo primo pensiero non poté che andare ad Eclipse.
Continuava a
pensare ai suoi occhi, ai suoi modi freddi e distaccati che aveva nei
suoi riguardi. Ma perché doveva comportarsi così,
infondo cosa
aveva fatto lei? Forse quel giorno, quando erano nella foresta della
paura lei era stata troppo appiccicosa e questo gli aveva dato
fastidio. O forse...
«Oh,
Fine smettila a pensare a queste stupidaggini!» Si disse
sottovoce
cercando di distogliere la propria attenzione da lui, ma le fu
difficile. Infatti alzò lo sguardo verso il cielo e non
poté che
paragonare il colore del cielo a quello dei suoi occhi.
La
ragazza decise di rientrare al castello e prepararsi. Sia Poomo che
Rein furono sorpresi nel vedere Fine già sveglia la mattina
e si
domandarono a vicenda se Fine non avesse la febbre o se fosse
realmente lei. La rossa disse che non aveva niente ma quel ''niente''
per Rein fu un segnale che la fece sospettare.
Tutte
le principesse dei setti regni del pianeta Wonder giunsero nel regno
della Luna ad accoglierle c'era la principessa Milky.
«Non
mi sorprendo che Fine e Rein siano in ritardo!»
Esclamò Altezza
acidamente, aprendo il ventaglio e iniziando a farlo muovere davanti
a sé.
«Lo
sai anche tu che sono fatte così, vedrai un giorno
diventeranno
molto più mature rispetto a te!» Disse Lione
rimproverando la
bionda che lanciò un'occhiataccia alla ragazza.
Dopo
diverso tempo d'attesa finalmente arrivarono anche le principesse
Fine e Rein, proprio prima della loro entrata per presentare i propri
fiori che loro stessi avevano coltivato.
«Ecco
le principesse Fine e Rein del regno Solare!»
Esordì la regina
Maria. Le due giovani si inchinarono davanti al loro pubblico e
mostrarono le loro creazioni floreali; quella di Fine fu un sole
fatto di girasoli mentre quella di Rein fu un cuore fatto di
ciclamini blu.
In
quel preciso istante però Milky iniziò a
diventare balbettare e
fare confusione e tutti gli invitati cominciarono a bisbigliare e
iniziare a dire maldicenze. improvvisamente le luci si spensero e
tutto divenne buio.
Si
sentì cadere qualcosa o forse qualcuno ma non si riusciva a
vedere
pressoché nulla.
Una
volta riaccese le luci, la regina Maria era sparita.
«Mamma!»
Esclamò arrabbiato Shade. Il cobalto doveva rimanere
più attento,
sapeva che poteva succedere qualsiasi cosa a quell'evento. Ma adesso
non era il momento di incolparsi, doveva passare all'azione. Doveva
prima riuscire ad andarsene senza che i presenti si accorgessero
della sua assenza, il problema comunque persisteva. Lui era comunque
il principe e non poteva lasciare Milky da sola ma non poteva neanche
permettere che succedesse qualcosa a sua madre. Il ragazzo si
guardò
intorno, spaesato; doveva trovare qualcuno a cui affidare la
situazione così che da poter entrare in azione nei panni di
Eclipse.
Dapprima
pensò a Bright, ma non riusciva a fidarsi troppo di lui, era
poco
coraggioso per i suoi gusti, Auler? Anche lui non aveva abbastanza
troppe esperienza nel gestire queste cose. Tutti figli di re e regine
che facevano ogni cosa per loro.
«Dada-dadadada!»
Disse Milky.
«Hai
avuto un'idea fantastica!» Sussurrò Shade
all'orecchio della
sorella. Il cobalto si voltò verso le gemelle e
chiamò Rein. La
turchese si avvicinò verso il ragazzo, il quale
spiegò che doveva
rimanere qui a fare da guardia mentre lui si assentava per andare a
cercare la madre. «Principe Shade, perché io?
Potevate chiederlo al
principe Bright...o Auler!» Esclamò Rein.
«Mi
fido di te.» Disse solamente allontanandosi. Fine intanto
rimase lì,
da sola ad osservare loro due che confabulavano tra loro. Fu un duro
colpo per la rossa vederli insieme e così affiatati. Ancora
una
volta Shade/Eclipse aveva scelto la sorella e non lei. Fine
già da
molto tempo pensava che in realtà il misterioso Eclipse e il
principe del regno della Luna fossero la stessa persona, ma non era
riuscita a trovare delle prove sufficienti per sostenere la propria
tesi.
In
quell'attimo follia Fine prese una decisione: quella di seguire
Shade. Senza che sua sorella se ne accorgesse la ragazza
cominciò a
pedinare il cobalto che aveva un passo molto rapido. Infatti per la
rossa fu difficile riuscirlo a seguire senza che facesse rumore e per
più di una volta Shade si era voltato ma fortunatamente Fine
non si
fece scoprire.
Aveva
parlato troppo presto. Shade una volta presso alla sua stanza si
fermò di scatto e si voltò, beccando Fine che
inutilmente tentava
di nascondersi dietro a qualche pilone del corridoio.
«Vattene.»
Ordinò freddo lanciando un'occhiataccia alla ragazza.
«Dove
vai?» Domandò la rossa senza dare peso a
ciò che Shade gli aveva
chiesto di fare.
«Ti
ho detto di andartene.» Ripeté lui scocciato.
«No.
Io rimango qui, finché tu non mi darai delle
risposte.»
«Ti
sembra un momento per chiacchierare questo?»
Controbatté Shade
inarcando il sopracciglio. Il ragazzo stava perdendo la pazienza. Non
capiva come una ragazza come Fine riuscisse a farlo arrabbiare. Lui
era sempre stato un ragazzo piuttosto tranquillo invece con lei,
tutto cambiava.
«No,
ma...» Sussurrò Fine triste. Ancora aveva fatto la
mossa sbagliata,
ancora una volta aveva detto qualcosa che non andava detto.
«Scusami.» Aggiunse e se ne andò. Mentre
camminava lungo
corridoio, che prima aveva percorso con speranza di trovare domande
alle sue risposte, Fine sperava, ancora, che Shade la rincorresse,
che la fermasse e le dicesse che lui avrebbe risposto ad ogni sua
domanda.
Niente
di tutto ciò che lei voleva, accadde.
Fine
rientrò in sala e subito cercò lo sguardo della
sorella che però
era impegnata nel cercare di tenere tranquilli e calmi gli invitati.
Lei, sì che era matura. Non si era fatta coinvolgere dai
propri
sentimenti, era rimasta fredda e teneva i nervi saldi. Non era
egoista come lei, che aveva preferito lasciare tutto per andare da
lui.
«Principessa
Fine! Non ti vedevo più in giro, dove sei stata?»
La voce di Bright
interruppe i pensieri della rossa che fece un balzo all'indietro
dallo spavento.
«Bright!»
Esclamò, «oh, avevo un po' di fame.»
Aggiunse massaggiandosi la
pancia.
«Rein
è bravissima.» Disse Bright. Per la prima volta il
principe del
regno dei Gioielli pareva interessarsi alla turchese. «Sta
facendo
un ottimo lavoro.»
Fine
stava per rispondere ma nuovamente le luci si spensero e quando la
luce tornò Rein era sparita.
In
quel momento nuovamente la situazione di panico tornò e
quella calma
che l'azzurra era riuscita a creare con tanta fatica si
spezzò.
«Venite
fuori!» Urlò una voce maschile, «Venite
immediatamente fuori, vi
ordino!»
Eclipse
spuntò improvvisamente dal nulla.
«E'
me che volete?» Domandò minacciosamente.
«Vogliamo
la gemma del regno della Luna e di quella di tutti gli altri
regni!»
Rispose una voce. Eclipse aveva già capito di chi si
trattava ma non
poteva farsi scoprire. Roman avrebbe capito che lui era il principe
Shade e questo gli avrebbe causato non pochi problemi. Una nube di
fumo apparve e una volta dissolta il cancelliere Roman fu ai pressi
di Eclipse. I due iniziarono a discutere vivacemente.
Fine
in quel momento si accorse che sotto al trono della regina c'era una
specie di botola socchiusa. Capì che il rapitore, per la
fretta non
l'aveva chiusa per bene e che quindi probabilmente sia la regina
Maria che sua sorella erano lì dentro.
«Bright,»
Chiamò con un filo di voce l'amico che si voltò
subito verso di
lei. «Vedi quella botola?» Indicò il
posto cercando di non farsi
beccare da Roman.
«Sì.»
«Devo
riuscire ad entrarci ma senza che il cancelliere mi scopra. Quindi fa
qualsiasi cosa così da potermi avvicinare.»
La
botola si trovava dietro al cancelliere mentre Fine e Bright si
trovavano di fronte a lui.
«Qualsiasi
cosa?» Ripeté Bright.
«Sì.»
Disse Fine sicura, senza rendersi conto di che cosa sarebbe successo.
Bright fu davanti a Fine e posò la sua fronte su quella
della
ragazza: «Tu sarai ben nascosta da me.»
«Ci
scoprirà così.»
«No.
Con questa confusione che c'è, non si accorgerà
di noi.» Fu così
che Fine e Bright si avvicinarono alla botola senza che Roman li
scoprisse.
Fine
entrò nella botola e trovò la regina Maria
svenuta e Rein che la
stava tenendo tra le braccia mentre una figura minacciosa le
minacciava. Stava scendendo ma la rossa scivolò e cadde
proprio
sulla persona incappucciata.
«Fine,
ci hai salvato!» Urlò Rein dalla gioia.
«Dai
Rein, che si fa, ci si prova?»
«Certo!»
Le
due gemelle pronunciarono la formula magica e si trasformarono.
Usando la magia sistemarono l'intera situazione e riportarono ordine
alla cerimonia.
Lo
stesso Roman capendo che per lui sarebbero stati guai,
cominciò a
scappare ma Eclipse lo bloccò con la sua frusta e
chiamò le guardie
per arrestarlo.
Tutto
parve tornare alla normalità e la cerimonia
proseguì. Alla fine la
regina Maria decise di premiare Rein che con il suo coraggio aveva
dimostrato di essere forte nel momento del bisogno. Fu Shade a
consegnarle il premio, allacciandole la preziosa collana.
Ci
fu un intenso sguardo di intesa tra i due. Fine se ne accorse e
ancora un'ennesima fitta colpì il suo cuore.
«Secondo
me, dovevi esserci anche tu accanto a Rein.»
«Grazie
Bright, ma è giusto così.»
«Fine...»
Il biondino guardò la rossa e la vide triste e
l'abbracciò di
slancio. Rein impietrì vedendo quella scena.
«Perché
Fine?»
Ecco
il secondo capitolo! Spero vi piaccia. Ringrazio chi ha letto e segue
la fic.
Un
bacio
PiccoloKoala.
Il
ritorno dal regno della Luna fu silenzioso e Poomo tentava di fare
parlare almeno una delle due gemelle, ma senza successo.
Fine
si sentiva delusa e amareggiata per il comportamento che aveva avuto
Shade, mentre Rein era arrabbiata perché Bright aveva
abbracciato la
sorella e non lei.
Appena
le due principesse giunsero a casa, ci fu una gran festa proprio per
onorare la vittoria di Rein.
Elsa
e Toulose erano molto fieri che almeno una delle due avesse vinto
qualcosa.
Nonostante
i festeggiamenti durarono per parecchio tempo e sulla tavola erano
stati serviti i piatti migliori, l'umore delle due festeggiate non
rallegrava affatto.
«Io
vado in camera mia.» Disse Fine alzandosi dalla tavola.
«Che
c'è sorellina, ti ha dato fastidio che abbia vinto io e non
tu?»
Domandò Rein rimanendo composta accanto a lei, mentre si
puliva la
bocca con un fazzoletto.
«Assolutamente
no!» Si difese l'altra, alzando il tono di voce.
«Sono davvero
felice che tu abbia vinto. Ma il motivo è un
altro.»
«Perché
Bright ti ha abbracciato?» Chiese Rein. «Ti stava
consolando?»
«Non
lo so, penso di sì.»
«Bene.»
Anche Rein si alzò dalla tavola e guardò Fine,
con rabbia. Poi
spostò lo sguardo verso i genitori e senza aggiungere
nient'altro
Rein se ne andò.
Le
due ragazze non si parlarono per diversi giorni, sia alle lezioni di
piano dove entrambe dovevano suonare insieme, sia per quanto
riguardava lezioni di cucina e altro. I sovrani tentarono di farle
riappacificare ma con nessun risultato.
Un
giorno, mentre Rein era seduta davanti allo specchio e si stava
pettinando i propri lunghi capelli, si ritrovò a fare
pensieri
alquanto strani e bizzarri.
Pensò
che forse lei non aveva alcuna possibilità con il principe
Bright e
che, probabilmente forse era meglio lasciare perdere. Bright aveva
avuto occhi solo per Fine, fin dal primo party delle principesse, che
si era organizzato nel regno Solare.
Forse
doveva rassegnarsi e arrendersi. Forse doveva accettare che per
Bright lei non sarebbe mai stata qualcuno.
Entrambe
le principesse non si recavano più nei singoli regni
insieme, come
era d'obbligo reale ma ognuno andava da sola.
I
sovrani degli altri regni fecero sottolineare questa cosa ad Elsa e
Toulose.
Una
sera, dopo quasi una decina di giorni dal litigio, Fine e Rein
vennero chiamate dai propri genitori proprio per parlare di questa
situazione che stava iniziando davvero a degenerare.
«Lo
sapete, perché siete qui, vero?»
Cominciò Toulose con calma.
Le
ragazze annuirono in silenzio. «Figlie mie,»
esordì Elsa «non
posso permettere che le mie uniche figlie non si parlino. Voglio che
voi facciate pace.»
Le
due dirette interessate arricciarono il naso. Si guardarono con aria
di sfida ma poi sia sul viso della rossa che della turchese
spuntò
un sorriso e iniziarono a ridere. Come potevano litigare già
a
dodici anni, per giunta per dei ragazzi?
La
mattina seguente le ragazze si prepararono per andare nel regno dei
Mulini a Vento dove si sarebbe svolto l'ultimo party delle
principesse. Per quell'occasione sarebbe stata premiata, la
principessa danzante più brava.
«Fine,
Rein. Sono felice che abbiate fatto pace.» Disse Poomo
facendo
partire la mongolfiera «Non fatemi più
preoccupare, però.»
Ma
sia Fine che Rein non stavano ascoltando quello che Poomo stava
dicendo. Mentre il piccolo folletto bianco faceva un monologo serio e
profondo, esclamò: «Avete preso gli abiti da
cerimonia?»
Le
due sorelle si guardarono e dissero che non avevano preso niente. Il
povero Poomo sbiancò e cadde depressione. Pensò
di ritornare
indietro ma avrebbero fatto tardi all'evento.
«Siete
due irresponsabili! Va bene, questa è una sfida contro il
tempo,
farò io stesso i vostri vestiti! Ma Grace, perché
mi hai affidato
due smemorate come queste due?»
«Dai
Poomo,» disse Rein avvicinandosi al mostriciattolo e
afferrandogli
la guancia «Infondo tu ci vuoi bene.»
«Vero
Poomo?» Aggiunse la sorella, prendendo l'altra guancia del
folletto.
Il
viaggio fu allegro e spensierato o almeno così si pensava.
Rein
provava ancora del rancore nei confronti della sorella, non riusciva
ad accettare che proprio lei fosse la preferita dal suo Bright.
Mentre
Fine cercava di non pensare al fatto che Shade, che per lei era anche
Eclipse, si interessasse a sua sorella. E pertanto fingeva che tutto
andava bene.
Sì
entrambe fingevano.
Al
regno dei Mulini a Venti le principesse, partecipanti all'evento che
presto si sarebbe svolto, stavano parlando sottovoce chiedendosi se
qualcuno aveva già idea del proprio accompagnatore.
«Allora
ragazze, avete già scelto il vostro lui?»
Domandò
curiosamente Sophie.
«No,
purtroppo!» Esclamarono tutte le principesse. Per tutte le
ragazze,
era la prima volta che dovevano ballare in coppia, specialmente
affiancati da un partner con cui si potesse creare una specie di
affinità e intesa.
Tutte
le principesse, o quasi avevano in mente di chiedere di ballare o a
Bright o a Shade. Di Bright si sapeva che era uno dei migliori
ballerini, ma Shade, lui era conteso dalle fanciulle proprio per il
suo fascino magnetico.
«Principe
Bright!» Urlarono Lione e Mirlo.
«Principe
Shade!» Gridò Sophie.
Una
risata che non si poteva non riconoscere interruppe quei gridi.
«Bright, mio fratello ballerà ovviamente con la
sottoscritta.»
«No.»
Disse Bright «Sarebbe troppo facile così. Cercati
un partner come
le altre principesse.»
In
quel momento, nella sala entrarono Fine e Rein. Gli occhi di Bright
si illuminarono appena vide la rossa e facendosi spazio tra le
ragazze si precipitò verso di lei.
«Ciao
Fine.»
Anche
Shade si era accorto che era arrivata la principessa Rein e il
ragazzo andò da lei.
«Shade,
credevo che non avresti partecipato a questo evento.»
Affermò Rein.
«Infatti
non sono il tipo, ma non potevo lasciare che mia sorella, Milky
stesse qui da sola. E' pure sempre una bambina.» Rispose
Shade.
Fine
si accorse di quanta tranquillità e intesa che ci sia tra i
due. La
ragazza sospirò amareggiata e ripose la sua attenzione verso
il
biondino: «Ciao, Bright.»
Rein
e Shade rimasero a parlare da parte mentre Fine e Bright si
allontanarono e chiacchierarono pure loro.
«Fine,
hai già pensato con chi ballare?»
Domandò Bright, speranzoso di
poter ricavare una risposta affermativa da parte della ragazza.
«Non
credo che parteciperò.»
«Come
mai?»
«Non
so ballare.» Aggiunse tristemente. Il biondino si accorse
dello
stato della rossa. «E' per Shade, vero?»
«No!
No, assolutamente no. E' una giornata un po' storta, tutto
qui.»
Fine si sentì terribilmente in imbarazzo. Era la prima volta
che
trattava di un argomento del genere con una persona che non fosse
Rein.
«Ti
piace,» sussurrò: «Vero?»
I
due occhi color fuoco si incrociarono intensamente per un breve
istante, poi la ragazza abbassò lo sguardo e ammise di
provare un
certo interesse per lui.
«Ma
a lui piace Rein.»
«Lo
so.»
«E
a Rein piace Shade.» Fine quando sentì quelle
parole, rabbrividì.
Possibile che lui non si era accorto l'interesse che sua sorella
aveva per lui?
Voleva
rispondergli ma Rein fu proprio alle spalle di Fine e Bright.
«E'
questo che pensi?» Domandò Rein «Pensi,
che io sia innamorata di
Shade, eh?»
Bright
non ebbe il tempo di rispondere che le lacrime di Rein iniziarono a
rigare sul suo volto: «Sii felice, Bright.»
«Rein!»
Urlò la sorella.
«Non
ti avvicinare!» Gridò e se ne andò,
piangendo.
Capitolo
4.
Fine
rimase ferma, vedendo Rein allontanarsi sempre più. La
ragazza si
sentiva in colpa, poteva dire a Bright che in realtà sua
sorella
provava qualcosa per lui, poteva non farsi consolare da lui. E
invece, no.
La
ragazza cominciò a piangere in silenzio, cercando di
trattenere il
singhiozzo che scaturiva il pianto ma le fu impossibile. Una mano si
poggiò sulla spalla della ragazza e ancora una volta, Bright
le fu
accanto.
Fine
con un gesto della mano spostò la sua e se ne
andò. Facendo
rimanere il biondino da solo, che tentò di parlare
nuovamente con
Fine, ma iniziò a correre e in un attimo, sparì.
Intanto
Poomo aveva finito di cucire i vestiti e girava qua e la con gli
abiti in mano, tentado di ritrovare quelle due. Girovagava in ogni
stanza del castello e in qualche senso, il piccolo folletto si
sentiva una specie di ladro, infondo non si trovava neanche a casa
sua. Dopo aver setacciato quasi una ventina di stanze, trovò
Rein
seduta a terra, chinata su se stessa e accanto a lei, c'era il
principe Shade.
«Principessina
Rein!» Esclamò Poomo, preoccupato! «Che
è successo?»
«Niente
di così importante.» Disse la ragazza senza
mostrare il proprio
volto all'amico.
Poomo
cercò di ritrovare risposte da Shade ma lui lo
guardò male e se ne
andò.
«E'
per Shade che voi state male?»
Rein,
finalmente incrociò gli occhi di Poomo e cominciò
a raccontargli
cosa era successo. Disse che dopo aver litigato nuovamente con Fine,
se ne era andata piangendo e incontrò casualmente Shade, che
tentò
di calmarla. Shade era rimasto accanto alla ragazza, in silenzio.
«Fino al mio arrivo.» Concluse Poomo.
«Rein,
Poomo!»
«Principessa
Fine!» Gridò il folletto, mentre Rein si
alzò immediatamente da
terra.
«Rein,
per favore...» Disse Fine.
«Cosa?
Non me ne devo andare? Sai, ho imparato anch'io a farmi consolare, da
Shade.»
Fine
deglutì e si sentì mancare il respiro ma questo
non era il
problema. Rein non capiva che per lei Bright era solo un amico e che
non pensava affatto di rubarglielo. Anzi, sperava
tanto che
Bright e sua sorella diventassero una coppia.
«Rein
a me non interessa Bright.»
«Lui
non la pensa così.»
«Perché
stiamo litigando di nuovo?»
«Sei
tu che vai di nuovo tra le braccia di Bright!»
«Cosa?»
«Sì.»
Improvvisamente
si sentì un urlo e si videro degli uomini incappucciati di
nero che
stavano correndo verso la direzione delle principesse. Dietro di loro
c'era Eclipse che stava seguendo loro. «Principesse, usate
Prominence!»
Fine
guardò Rein ma la sorella non voleva affatto collaborare.
«Rein,
hai sentito che ha detto Eclipse?»
«Io
non faccio quello dice che quello!»
«E
vorresti fare quello che dice Bright?»
«No!»
Le
due gemelle cominciarono a litigare, tirando in mezzo discorsi senza
neanche un senso. Ma pur di andare una contro l'altra, tutto era
lecito.
«Grazie
mille, principesse!» Esclamò Eclipse con tono di
sarcasmo.
«Sorellina,
ma chi vuoi Eclipse o Shade?»
«Eclipse
e Shade sono la stessa persona!» Precisò la rossa.
«Perché me lo
chiedi?»
«Shade
è un vero principe, al contrario di Bright.» La
tristezza con la
quale pronunciò il nome dell'amato, rattristì
anche lei.
«Rein,»
chiamò la sorella «a me non interessa affatto il
principe Bright.»
La turchese si fece accoccolare dalla sorella e cominciò a
piangere.
«Scusa,
Fine. Scusami.» Diceva.
«Non
ti preoccupare.» Le rispondeva la sorella, dandole amorevoli
pacche
sulla schiena.
Le
due ragazze fecero pace. Ed usarono il potere di prominence, aiutando
così Eclipse.
Le
danze ebbero inizio e le due principesse decisero di ballare insieme,
lasciando a bocca aperta i presenti. I sovrani del regno provarono un
po' di rabbia nel vedere così tanta spavalderia nel loro
gesto, ma
notando l'armonia e la gioia che si era creata attorno, il re decise
di tacere e di sorvolare su questo fatto.
Shade
alla fine ballò con la timida Mirlo, mentre Bright
danzò con Lione.
I
padroni di casa premiarono Milky e Narlo, che con la loro
spontaneità
e semplicità infantile avevano reso l'atmosfera ancora
più magica.
Le
due ragazze stavano tornando a casa e durante il loro viaggio, non
poté che nascere un dialogo.
«Eh,»
Sospirò Rein.
«Che
c'è sorellina, avresti voluto ballare con il principe
Bright?»
«Ma
lui, non mi vorrebbe mai come ballerina!» Esclamò
la turchese.
Spostò il proprio sguardo da quello di Fine e lo rivolse
verso il
paesaggio che c'era fuori dal finestrino della mongolfiera.
Rein
si sentiva strana. Si sentiva incompleta, nonostante tentasse di non
provare rancore nei confronti della sorella, le era difficile.
Pensava
che se lei non fosse nata, le attenzioni del suo amato sarebbero
rivolte solo a lei. Pensava che lei avrebbe potuto primeggiare in
ogni campo, dalla cucina, alla danza, dai fiori anche nello sport,
dove lei non era molto pratica.
Invece,
doveva condividere tutto con lei, fare insieme con lei. Loro erano
sorelle, per giunta gemelle! E dovevano anche salvare Wonder?
«Fine,
tu mi odi?» Rein in quella domanda, così bizarra
che aveva posto
alla sorella, sperava di trovare una giustificazione del suo odio per
la sorella. Ma sapeva che lei, mai avrebbe risposto sì,
neanche se
le facessi del male, in qualsiasi forma, lei sarebbe rimasta sempre
generosa. Con chiunque.
«Che
domande, sorellina! Io non ti odierei mai e poi mai!»
Rein
sorrise e prese la mano di Fine. «Non odiarmi, mai.»
Le
giornate sembravano volare. Una giornata si passava da Lione,
un'altra da Mirlo e così via. Le principesse continuavano
nella loro
lotta contro il male. E sempre più diventavano forti,
responsabili e
mature.
Dopo
diversi anni, Fine e Rein sconfissero il male, liberando finalmente
Wonder da quella presenza maligna che stava indebolendo la
benedizione del sole.
Gli
scrigni solari tornarono alla principessa Grace, mentre Poomo rimase
accanto alle due giovani oramai quasi maggiorenni.
Nell'occasione
di celebrare la vittoria delle nostre eroine, una scena sconvolse
l'animo di una fanciulla, che da quel momento non avrebbe
più
riacquistato sanità mentale. O forse no.
Il
principe Bright era in ginocchio davanti a Fine con un cofanetto blu
in mano, all'interno della scatola un anello brillava.
«Principessa
Fine. So, che non siamo fidanzati e so anche voi non provate qualcosa
per me. Ma vi prego, datemi la possibilità di corteggiarvi!
E'
passato tanto tempo dal nostro primo incontro, ma lo ricordo come se
fosse ieri. Non ho mai potuto dimenticare i vostri occhi. E mai,
potrò amare un'altra donna.»
Rein
aveva in mano dei bicchieri, che le scivolarono e caddero a terra. Il
rumore di quei bicchieri ruppe quella bolla magica che si era creata
dai due.
Fine
si voltò verso Rein e la vide che stava piangendo. La
ragazza dai
lunghi capelli azzurri cadde in uno stato di trance. Le sue labbra si
muovevano ma non si capiva cosa effettivamente stesse dicendo.
«Presto,
qualcuno chiami un dottore!» Esclamò Elsa,
«Bright, Fine. E'
meglio che voi usciate da qui.» continuò la donna
riferendosi ai
due giovani, che senza proferire parola si allontanarono.
Fine
scoppiò a piangere e senza volerlo finì tra le
braccia di Bright.
«E' colpa mia, Bright! E' colpa mia!» Diceva la
rossa, senza
smettere di piangere.
«No,
piccola. Dai, magari stava pensando a qualcos'altro. Oppure
è stata
l'emozione o forse...» Bright nonostante la scena fosse
chiarissima,
non capiva.
Fine
lo inzittì e gli spiegò tutto, rivelandogli anche
dei sentimenti
della sorella.
Bright
rimase sorpreso e cominciò a comprendere tanti dei suoi
comportamenti.
Il
biondino prese la mano della rossa e disse: «Io amo te, non
lei.»
Capitolo
5.
Erano
già passate diverse settimane da quando Rein era stata
ricoverata in
un ospedale psichiatrico. La salute mentale della ragazza era
precaria e i medici avevano consigliato alla famiglia di non andarla
a trovare. In quel momento forse era meglio lasciarla da sola.
I
dottori aggiunsero che solo in caso di una sua volontà,
avrebbero
permesso di parlarle, altrimenti niente.
Quando
Fine venne a sapere della terribile tragedia, cambiò anche
lei. Capì
che era colpa sua se la propria sorella gemella si trovava in quello
stato. Già, se lei non fosse mai stata sua sorella, magari
Bright
non si sarebbe mai interessato a lei e non avrebbe fatto quella
dannata proposta di matrimonio.
Si
trovava in camera sua, in piedi davanti all'enorme finestra della
camera. Guardava il paesaggio fuori con aria malinconica;
poggiò un
mano sul gelido vetro e pensava alla sorella. A quanto dolore lei
stava patendo per causa sua.
Poi
spostò il suo sguardo verso quel cofanetto e si diresse sul
comò su
cui era poggiato. Prese la scatolina tra le mani e lo
guardò:
«Questo anello doveva essere per Rein, non per me.»
Fine
si sentiva in colpa e il pensiero di essere la causa della sofferenza
della gemella, la rattristava. Ma effettivamente cosa poteva fare?
Di
certo non poteva accettare le particolari attenzioni da parte di
Bright, quindi gli doveva assolutamente spiegare la questione e poi
doveva aiutare sua sorella.
Nel
frattempo, mentre Fine era indaffarata nel cercare il principe
Bright, all'ospedale dove era stata ricoverata Rein, un misterioso
medico la visitò. La ragazza appena vide quel ragazzo,
sussultò e
capì immediatamente che si trattava di qualcuno che lei
conosceva,
ma chi?
«Principessa
Rein.» La chiamò lui dolcemente. L'azzurra era in
trance ed era
abbagliata da quella visione celestiale che si prostrava proprio
davanti ai suoi occhi.
«Principe
Shade.» Disse la turchese riconoscendo il giovane. Il ragazzo
sorrise compiaciuto, anche se sapeva che non era il momento di
sorridere.
«D'ora
in poi, io sarò il tuo psicologo. Se vuoi guarire, dovrai
raccontarmi ogni piccola cosa. Anche quella più
stupida...»
«Così
da dovere tornare in quel stupido castello, a vedere le nozze tra mia
sorella e chi amo?» Domandò lei in maniera
retorica. «Mai.»
Shade
rimase a guardare Rein che si alzava dal letto bianco e che si
dirigeva verso il balcone della propria stanza. Le grandi finestre
erano spalancate e le tendi bianche si muovevano grazie al vento che
entrava, facendo ondeggiare anche i lunghi capelli di Rein.
«Amare
qualcuno, significa anche sapersi mettere da parte e accettare che
questa sia felice.» Disse con tono solenne Shade.
«E
dover rinunciare al proprio sogno?»
«Qual'è
il tuo sogno, allora?»
«Amare,
ed essere amata.»
«Vuoi
entrambe?»
«Sì.»
Shade
capì che doveva tirarsi indietro, poiché comprese
che non avrebbe
mai avuto ciò che lui voleva da lei.
Nel
frattempo Fine aveva trovato il principe Bright, che era venuto a
fare visita ai sovrani, proprio venendo a sapere della principessa
Rein.
Quando
la rossa incrociò Bright, lo sguardo della ragazza divenne
duro e
freddo. Era colpa sua se stava succedendo tutto ciò, se lui
avesse
preferito Rein e non lei...
«Principessa
Fine!» Esclamò lui gioioso.
«Non
ti avvicinare!» Gridò lei: «E' colpa
tua, ti odio Bright!» Urlò
dalla rabbia e se ne andò piangendo.
Non
ce la faceva più a tenersi tutto dentro. Voleva soffocare in
quel
momento, addormentarsi e svegliarsi mai più da quel baratro
di
dolore.
Ma
Bright non fece scappare la donna che amava. No. La inseguì,
la
rincorse e le afferrò il polso.
«Lasciami
immediatamente.» Sibilò lei.
«No.
Non ti lascerò, mai.» Strinse la presa e
attirò Fine a sé,
abbracciandola. Fine continuava a dimenarsi, ma era inutile sfuggire.
Le braccia del biondo stringevano forti il corpo di Fine e lei non
riusciva a scappare, purtroppo.
«Ti
ho già detto di odiarti, Bright. Cosa diavolo vuoi
ancora?» Domandò
Fine con il viso appoggiato al petto del biondo.
«Voglio
poterti conquistare.» Rispose lui poggiando il mento sul capo
della
rossa.
«Non
ci riuscirai.»
«Perché?»
«Perché
nel mio cuore c'è già, qualcun altro.»
Sussurrò liberandosi,
finalmente, da quella morsa.
Il
senso di colpa che assillava continuamente l'animo della rossa, era
una continua tortura lenta e dolorosa. La giovane tentava di
distrarsi ma con scarsi successi. Non riusciva a darsi pace e voleva
assolutamente fare qualcosa.
Così
ebbe l'idea di uscire con Bright, travestendosi da sua sorella.
-Sono
sicura, che una volta dimessa mia sorella, Rein sarà
felicissima di
vedere il suo principe tra le sue braccia!- Pensò Fine.
La
rossa, allora, prese un paio di lenti a contatto e le
indossò, cercò
un parrucca e qualche abito della sorella...
Voilà,
Rein era tornata.
Il
destino volle che quel giorno, quando doveva incontrarsi con Bright,
il principe Shade andasse a fare visita al castello del regno solare,
per informare i genitori della turchese che la sua salute stava
migliorando. E che probabilmente, presto gli altri medici l'avrebbero
dimessa.
Fu
un incontro sfortunato, almeno per Fine. Quando la ragazza
notò con
chi era andata a sbattere contro, le si gelò il sangue nelle
vene e
appena Shade capì che quella non era Rein,
trascinò la furfante in
un posto tranquillo così da poter discutere.
«Chi
diavolo sei!» Urlò lui.
Fine
abbassò il capo, delusa dal fatto che non l'avesse
riconosciuta. La
ragazza tolse la parrucca e i lunghi capelli rossi le caddero
morbidamente sulle spalle.
«Adesso
mi riconosci?»
«Fine?»
Domandò sorpreso. «Che...»
Fine
gli spiegò il suo piano e la reazione di Shade fu rabbia:
«Me lo
dovevo aspettare da una ragazzina immatura come te.» Disse
freddo.
«Che
cosa?»
«Pur
di sentirti in pace con te stessa, faresti di tutto. Non capisci che
se fai così, continui a ferire Rein!»
«Non
è vero! Io lo faccio per lei!»
«Smettila
di fare la santa e l'eroina. Affronta la realtà. Se vuoi
renderla
davvero felice, sposati Bright. Così lei avrà il
cuore in pace, e
potrà guardare avanti. E perché no, potrebbe
trovare qualcuno che
la renderebbe felice!» Esclamò Shade.
«Non
posso. Non posso sposare chi non amo.» Si difese Fine mentre
le
lacrime le cominciarono a rigare sul volto.
«Capisco
il dolore di Rein, capisco perché lei soffre.»
Proseguì Fine:«E
sai perché?» Chiese la rossa mentre una lente a
contatto le scivolò
via: «Perché fa male vedere chi si ama, amare
qualcun altro.»
Sussurrò abbassando lo sguardo.
«E
chi è?» Domandò Shade scettico.
«Ancora
non l'hai capito?» Continuò lei con il capo basso,
alzò
leggermente gli occhi ma la vergogna e l'imbarazzo che stava vivendo
in quel momento, per Fine era troppo. Così corse via,
lasciando
Shade solo mentre osservava la figura della rossa diventare sempre
più piccola.
Il
tempo passava e sembrava che Rein stesse guarendo sotto le cure di
Shade. Tra i due si stava instaurando un rapporto stabile e profondo.
Un
giorno come un altro, Rein e Shade si trovarono a scambiare qualche
chiacchiera, come era abitudine.
L'azzurra
era seduta sul letto mentre il cobalto gli era accanto.
«A
volte, penso che sarebbe stato meglio se mi fossi innamorata di te,
sai.» Confessò la turchese guardando intensamente
Shade.
Il
ragazzo sospirò e alzò lo sguardo verso la
soffitta: «Rein, non
voglio essere un rimpiazzo. E poi sto capendo molto di più,
conoscendoti. E ho capito, che non potrò mai essere come
Bright. Tu
vuoi qualcuno che io non potrò mai reincarnare.»
Spiegò il
giovine.
«Sapevo
che avresti detto così. Infatti, non mi vedo stare con un
musone
come te. Mi chiedo cosa vede mia sorella, in te!» Rein si
tappò la
bocca con le mani. «Non calcolare ciò che ti ho
detto.» Continuò
lei goffamente.
«So
già che Fine è innamorata di me. Me l'ha
detto.»
«E
tu cosa hai risposto?» Chiese Rein.
«Non
ho avuto il tempo di farlo.»
«E
se l'avessi avuto?»
«Beh...»
Shade non ebbe il tempo di concludere la frase, perché
un'infermiera
entrò nella stanza dove erano i due giovani.
«Presto,
c'è un'emergenza. La principessa Fine...»
________________________________________________________
Ecco
questo è il capitolo nuovo! Dunque, spero che vi sia
piaciuto questo
“strano” seguito. Onestamente non so dirvi che
coppie saranno,
potrebbe essere una bluemoon o una red. O forse all'inizio è
una
blue e poi si conclude con una red. Non lo so. Anyways spero che vi
sia piaciuto e grazie a chi ha riletto la storia.
Un
beso
Piccolokoala.
Sia
Rein che Shade si catapultarono nella stanza dove era stata
ricoverata Fine. Appena Shade vide la ragazza coperta da numerose
macchie di sangue sul suo corpo, non permise alla azzurra che le era
dietro, di poter vedere la gemella.
«Che
sta succedendo!?» Gridò la turchese volendo sapere
anche lei,
giustamente. Shade chiamò un'infermiera e le chiese di
riportare la
ragazza nella sua stanza.
Una
volta fatto, Shade chiese agli altri medici cosa fossero successo. Ma
non furono loro a spiegargli la dinamica dei fatti, bensì
Bright.
«Stavo
andando a cavallo e notai che Fine era intenta a buttarsi
giù per un
burrone. Appena capii delle sue intenzioni, cercai disperatamente di
salvarla...»
Shade
non diede il tempo al biondo di continuare: «E tu pensi, che
io
creda a ciò?» Domandò lui
assottigliando lo sguardo che puntava
verso l'altro ragazzo.
Bright
sosteneva lo sguardo ma con meno tenacia rispetto a quella di Shade.
«E'
e' la verità.» Balbettò il biondo.
Passarono
diverse ore da quando Fine era entrata in quella sala di chirurgia e
la luce rossa in cima a quella porta non voleva proprio spegnersi.
Shade non faceva altro che fissarla e chiedersi soprattutto cosa
fosse successo.
Pensò
che Fine non era il tipo che avrebbe gettato la propria vita e questo
ovviamente sottolineava il fatto che Bright avesse mentito; in
più
non capiva questa specie di sfortunati eventi che avevano colpito
proprio le due principesse del regno.
Prima
Rein e adesso pure Fine.
Questa
non era semplicemente una coincidenza.
Probabilmente
qualcuno stava puntando al regno Solare.
Il
cobalto sentì un rumore e si guardò attorno
spaesato, notò con
grande piacere che la luce rossa si era spenta. Le porte vennero
aperte e uscirono diversi medici e infermieri che stavano
trasportando il letto di Fine.
«E'
un miracolo che sia ancora viva.»
«Già,
pensavo davvero che non ce l'avrebbe fatta.»
Shade
seguì i medici e chiese loro riguardo alla situazione di
Fine.
«Quando
quel ragazzo biondo portò la ragazza, pensai subito che non
ce
l'avrebbe fatta.» disse onestamente: «ma la
missione di un dottore
è proprio quello di salvare il proprio paziente.»
concluse con una
nota d'orgoglio; «Comunque le ferite di quella ragazza erano
particolari e strane. Aveva gravi ferite vicino agli occhi, le
labbra, al petto e sui fianchi ed infine tagli piuttosto profondi sul
collo.» Aggiunse.
«Però
adesso non è in pericolo di vita?»
Domandò il cobalto.
L'uomo
scosse la testa prima verso destra e poi verso sinistra. Il blu
chiese se potesse visitare la ragazza e gli fu concesso.
Shade
una volta nella stanza della rossa, notò che il suo viso era
bendato
sugli occhi e aveva una maschera attaccata alla bocca che la aiutava
a respirare.
Il
giovane cercò di fare meno rumore possibile per evitare di
svegliarla. Si sedette su uno sgabello che era accanto al letto e
cominciò ad osservare Fine che giaceva su quel letto.
La
giornata, che dapprima era bella splendente con un sole radioso, si
era fatta buia e tetra. I nuvoloni che stavano coprendo il cielo,
avrebbero fatto nascere un bel temporale.
Shade
capì che non doveva assolutamente stare lì, e
doveva assolutamente
fare qualcosa. Forse come prima cosa doveva rassicurare Rein e dirle
che Fine adesso era fuori pericolo. Così fece.
«Non
voglio che le succedi qualcosa di male. E' sempre pur mia
sorella.»
Passarono
diversi giorni prima che Fine aprisse gli occhi. Non c'era
dì che
Shade passasse a trovarla. E ogni giorno le lasciava una rosa bianca.
9.
Furono
in tutto 9 le rose che contò Fine una volta sveglia. Si
trovò quei
deliziosi fiori nel vaso che era accanto al letto su cui era seduta.
I
medici avevano appena tolto le bende alla ragazza e le stavano
facendo diversi controlli agli occhi per vedere se era tutto apposto.
Shade
entrò con la decima rosa e fu sollevato nel vedere che la
ragazza
stava bene. Il ragazzo prima di parlarle, prese un grosso respiro e
socchiuse le labbra ma prima che il cobalto potesse parlare, Fine gli
chiese: «Chi sei?»
Shade
rimase fermo e impalato.
Se
quello era uno scherzo, beh era di pessimo gusto.
Era
impossibile che lei non si ricordava di lui.
Si
passò la mano sinistra, che era quella libera, sul viso; poi
lanciò
un'altra occhiata a Fine ma lei lo guardava con aria innocente e
leggeva in quei occhi sincerità.
Però
il cobalto era ancora incredulo e non sapeva se fidarsi al cento per
cento delle parole della rossa.
«La
ragazza ha perso la memoria.» Commentò freddamente
il medico
entrando nella stanza. «Gli eventi degli ultimi dieci anni se
non di
più, sono stati cancellati dalla sua memoria.»
Shade trascinò
l'uomo fuori dalla camera e si fece spiegare tutto con attenzione.
«E
non c'è possibilità di fargliela
tornare?»
«E'
quasi impossibile.» Decretò il dottore.
«Ma
lo sa che ci deve provare!» Il tono di voce del ragazzo
cominciò ad
aumentare sempre più; «Non si rende conto! Sia
Fine che Rein sono
delle principesse! Devono tornare ai loro compiti reali. Chi dovrebbe
tenere le redini del regno eh? Prima Rein e adesso anche Fine. Siamo
sicuri che non siate voi medici ad aver architettato tutto
ciò?»
Gridò prendendo per il colletto del camice del medico.
Shade
era colmo di rabbia e si sentiva impotente di fronte alla sfortuna.
Non
gli piaceva vedere soffrire qualcuno, anche si trattava del proprio
peggior nemico. Lo sapeva perché era consapevole del dolore
che si
provava mentre una persona ti abbandonava, lentamente. Mentre tu stai
fermo lì a guardare.
Shade
non voleva questo.
Il
cobalto sussultò sentendo una mano sulla spalla e vide che
era
Bright.
«Calmati.»
«Calmarmi?
Ma te ne rendi conto? Ti rendi conto di cosa sta succedendo!»
Urlò,
lasciando l'uomo. Poi il silenzio.
Furono
le parole del medico a rompere quell'atmosfera:
«Probabilmente
adesso Fine si sente una bambina e gli ultimi ricordi risalgono a
quando aveva otto o nove anni. Ci vorrà tempo per spiegarle
la
particolare situazione che sta attraversando e soprattutto ci vuole
una persona con sangue freddo che sappia dialogare con lei.»
Era
ovvio che l'uomo si stesse riferendo a Shade ma quest'ultimo era
piuttosto dubbioso.
«Posso
provare io!» Esclamò Bright.
«No.
Non è il tuo mestiere, questo.» Rispose il
dottore.
Shade
guardò il medico e annuì facendo cenno con la
testa.
Il
ragazzo andò da Rein e le spiegò quanto successo
alla sorella ed
evitò di dirle che Fine aveva perso la memoria. Aggiunse che
per un
periodo non sarebbe venuto a farle visita e che se volesse, ci
sarebbe qualcun altro a farle compagnia.
«Chi
sarebbe?»
«E'
solo un damerino.»
«Bright!?»
Il
diretto interessato entrò nella stanza e vide Rein seduta
sul letto.
«Se vuoi..»
«Non
voglio essere un rimpiazzo.» Dettò legge la
turchese. Quest'ultima
avrebbe voluto che lui rimanesse, ma non voleva essere un peso. E
soprattutto non voleva essere un peso per lui.
Bright
rimase in silenzio. Non sapeva come rispondere e soprattutto non
sapeva rispondere a se stesso. Che le importava di Rein?
In
fondo lui amava Fine e allora perché era lì.
Forse
pensava davvero che Rein fosse un rimpiazzo.
Shade
intanto non volle rimanere in quella stanza un po' troppo piccola per
tre persone e si avviò verso quella di Fine.
Una
volta lì vide la rossa sdraiata a letto che stava guardando
verso la
finestra.
«Ciao.»
Salutò Shade.
La
ragazza si voltò verso il giovane e sorrise di rimando:
«Ciao.»
«Come
stai?»
La
tranquillità e la calma erano le chiavi per il successo. In
quel
momento Shade pensava a come creare un rapporto di confidenza con
lei.
Infatti
si ricordò delle parole dette dal medico:
«Non è detto che sia
impossibile farle tornare la memoria. Ma chissà, forse Fine
si
ricorderà stando vicino alle persone care...»
Shade
sapeva che non c'era nessun altra persona che poteva stare vicino a
Fine; i genitori erano occupati con il regno. Rein sarebbe stata la
più adatta ma anche lei era messa male e poi c'era Bright...
Il
cobalto sospirò e si rese conto che non stava affatto
ascoltando le
parole della rossa. Sorrise e annuì facendo cenno con la
testa.
«Allora
domani mi porti a fare un giro fuori?»
«Cosa?»
Domandò lui.
«Sì,
hai fatto sì con la testa. Voglio andare fuori! Sono stanca
di stare
in questo letto!»
Shade,
se fosse stato il vecchio Shade, in quel momento avrebbe ripreso Fine
e si sarebbe arrabbiato con lei. Ma non poteva permettersi di avere
modi bruschi nei suoi confronti. E allo stesso tempo non poteva
accettare ogni suo capriccio.
«Trovi
noioso parlare con me?»
«Sì.»
Disse lei gonfiando le guance.
«Bene,
io non ti porto da nessuna parte.» Controbatté
Shade incrociando le
braccia. Lui sapeva come comportarsi con i bambini; e in quel momento
Fine era una bambina.
«Sei
cattivo!» Brontolò lei.
«D'accordo.»
Sbuffo contrariato Shade alzando le mani.
«Quindi
domani mi porti?» Domandò lei con gli occhi con
una luce
particolare negli occhi.
«Ho
detto che sono d'accordo sul fatto che io sia cattivo.»
Precisò con
nota arrogante.
«Sei
super cattivo, allora.»
Shade
non capiva il motivo per cui stesse lì e stesse facendo
compagnia a
lei. Forse era il senso di colpa e il rimorso che lo stavano
spingendo a fare tutto ciò, o forse era la compassione che
provava
per lei?
In
quel preciso momento davanti agli occhi di Shade si formarono delle
strane immagini. Si vedeva un uomo piuttosto avanti con gli anni, che
era seduto su una sedia di legno e davanti a sé aveva un
tavolo di
legno. Su quel tavolo vi era un piatto di ceramica vuoto. Alle spalle
di quell'uomo c'era un enorme finestra e la luce filtrava dai vetri.
Non riusciva a vedere bene il volto della persona ma percepiva che
triste.
Accanto
a quella sedia e quel tavolo c'era un letto vuoto e quelle rose
bianche appassite.
Shade
sbatté le palpebre più volte e Fine preoccupata
gli chiese cosa
aveva.
«Forse
un insetto.» Rispose lui portandosi le mani agli occhi.
Shade
non sapeva che le immagini che lui aveva visto erano il suo futuro.
Ecco questo è il nuovo
capitolo. E' un po' più lunghetto lo so. Ma quando mi faccio
trascinare delle idee, non mi riesco più a fermare. Sembra che la voglia di
scrivere sia tornata. Proseguendo, ho delle idee molto carine per la
storia. E niente. A chi segue e legge la storia, prometto (anche se
so di non essere molto affidabile) di cercare di rendere la trama
interessante e ricca. Qualora non lo fosse, non esitiate a mostrarmi
il vostro punto di vista. Apprezzo critiche poiché, mi
permettono di
avere una visuale più aperta. Per il resto ringrazio
davvero chi legge, chi commenta e chi ha messo la ff. tra le
seguite/ricordate/preferite. Un'ultima cosa, ho
deciso che la ff. sarà una RedMoon. Non è vero, devo dirvi
ancora un'ultimissima cosa e poi sparisco per domande o
curiosità
c'è la mia pagina
facebook (si è tornata) o il mio profilo.
Un beso. Agente PiccoloKoala.
Non
l'avrei mai detto, ma la compagnia di Fine non era così male
come
inizialmente pensavo. Ogni giorno le facevo visita e passavamo molto
tempo insieme. Parlavamo, scherzavamo e ci conoscevamo. La cosa che
però, mi pesava sullo stomaco era il fatto che lei si
comportasse
come una bambina, malgrado le avessi spiegato che aveva avuto un
incidente e che aveva perso la memoria. Le avevo anche detto che era
possibile recuperarla ma, non le avrei garantito il successo.
«Perché
dover recuperare i ricordi vecchi?» Mi aveva detto.
«Ne costruirò
di nuovi, ancora più belli.»
Rimasi
sorpreso dal sentire quella frase. E mi domandavo se questo era un
modo per non volersi ricordare qualcosa di brutto del passato, o era
perché adesso Fine aveva una mentalità infantile.
Oggi
avrei portato Fine a fare un giro nei giardini del regno Solare.
Camelot mi aveva rivelato, che in passato sia Fine che Rein
trascorrevano parecchio tempo a giocare lì, e che adoravano
fare
numerose ghirlande di fiori per poterle regalare ai loro genitori.
Speravo
che una volta giunti nel posto, Fine potesse ricordare qualcosa del
suo passato. Anche se ero dubbioso su ciò.
La
giornata era più soleggiata del previsto e faceva anche
piuttosto
caldo e non vi era nessuna nuvola in cielo. Avevo fatto bene a
scegliere proprio oggi per uscire.
Stavo
trascinando la sedia a rotelle di Fine e la vedevo come si agitava e
come entusiasta di vedere quei fiori così colorati, quando
improvvisamente Fine si fermò di un tratto e
abbassò il capo.
Preoccupato
mi misi davanti a lei, chinato e le chiesi come stava.
«Quando
avevo litigato con Rein, mi ero messa a piangere su quei
gradini.»
Spalancai
le iridi notando che una goccia salata, era caduta sul dorso della
mano stretta a pugno.
Avevo
appena fatto rievocare dei ricordi amari per lei.
«Scusami.»
Sussurrai alzandomi. «Forse è meglio rientrare.
Così ti calmi.»
Continuai cominciando a spingere la carrozzina dall'altra parte.
Non
era mia intenzione quella di farle riaffiorare dei momenti tristi del
suo passato. Avevo pensato che avrebbe vissuto qualcosa di piacevole
e invece, la avevo fatto piangere.
«Ma
io voglio rimanere.» Disse chiaramente, asciugandosi il viso.
«Voglio fare delle ghirlande con i fiori!» Si
voltò proprio per
sottolineare la propria volontà.
«Ma
non sei triste?»
«Lo
sono. Ma voglio comunque stare qui.»
Fine
mi stava mangiando con lo sguardo ed era incredibile quanto fossero
brillanti quegli occhi. Avevano una strana luce e mi convinsero di
rimanere un altro po' di tempo in quel giardino.
Annuì
semplicemente e vidi Fine alzarsi dalla sedia.
«Sei
impazzita!?» Le gridai prendendola per i fianchi e mettendola
di
nuova a sedere: «Sei debole fisicamente. Non ce la fai a
camminare.»
«E
come faccio allora? Io voglio sedermi sul prato e giocare con i
fiori!» Piagnucolò.
Adesso
che ci pensavo la sedia a rotelle non poteva essere trascinata in
mezzo a tutte quelle piante, avrei finito di rovinare tutto il
giardino.
Guardai
ancora con attenzione, sperando di trovare un piccolo sentiero privo
di erbe e fiori ma nulla.
«Ehi
ma che fai?» Urlò Fine.
«Ti
prendo in braccio e ti metto a sedere sul prato. Con la carrozzina
rischi di calpestare e distruggere tutto.» Le spiegai
tranquillamente.
«Era
un'offesa per caso?»
«Non
ti arrabbiare. Dovresti ringraziarmi, piuttosto.» Le dissi
poggiandola sul prato, mentre io mi sedetti su quei gradini.
Chissà
se Fine sarebbe riuscita a recuperare la memoria. Certo, il fatto che
si fosse ricordata quel fatto, era un punto a suo favore, ma chi gli
diceva che avrebbe fatto mente locale di altri ricordi?
Alzai
gli occhi al cielo e diedi uno sguardo veloce al cielo, controllando
se si fossero formate delle nuvole. Fortunatamente non vi era traccia
dello zucchero filato bianco, così tornai a guardare Fine...
Sgranai
gli occhi quando vidi due ragazzi. Una somigliava moltissimo a Fine e
l'altra persona ero io.
Balzai
in piedi con le pupille sgranate. Che diavolo stava succedendo?
Decisi
di avvicinarmi a loro ma quando li sentii parlare, mi bloccai
all'istante.
«E'
una splendida giornata, oggi.» Commentò la rossa,
continuando a
lavorare sui fiori e levando la ghirlanda al cielo per poi poggiarla
sulla testa del ragazzo accanto. «Ecco
che sono diventato re.» Esclamò gioioso con una
nota di sarcasmo. «Beh,
allora devi fare anche un discorso da re.» Aggiunse la
fanciulla
incitando il giovane, che si tirò su e parlò:
«Sudditi del regno,
vi prometto che sarò un re saggio. E cercherò
sempre di fare il
meglio per voi. Insieme alla mia regina,» porse la mano verso
Fine:
«vi renderò felici.» «Che
discorso senza senso!» Rispose la ragazza prendendo la mano
del
cobalto: «Dovevi essere più convincente,
sai.» «Provaci
tu, allora!» Controbatté l'altro, mettendo la
collana di fiori sul
capo della rossa. «Dunque
sudditi!» Gridò: «Mi
impegnerò ad esaudire ogni vostra richiesta.
Lavorerò sodo per voi e per i vostri figli. E un giorno
potete dire,
Fine è stata una grande regina!» Concluse urlando. «Se
dici così, ti prenderanno per una presuntuosa. Sai piccola
regina
presuntuosa!» Shade cominciò a prenderla in giro. «Non
è vero! Non sono presuntuosa. Quello semmai sei
tu.» Si voltò di
spalle con le braccia incrociate. Lei sapeva che a momenti avrebbero
fatto la pace a modo 'loro'. «Ripeti
ciò che hai detto.» Il tono di Shade era cambiato
improvvisamente
diventando duro e freddo. Fine
si irrigidì immediatamente. E si girò per
guardare Shade che la
fissava con aria divertita. «Mi
hai fatto paura!» «Vendetta.»
Sussurrò dandole un bacio sulla fronte per poi abbracciarla. «Sei
cattivo.»
-Se
solo potessi cambiare la realtà che sto vivendo, di certo
tornerei
indietro nel tempo. Cambierei il mio presente e forse potrei essere
di nuovo felice. -E'
ciò che vuoi? -Sì.
E
ho aggiornato anche oggi! Yeah! Beh, finché non comincia la
scuola,
cercherò di aggiornare il più possibile. Voglio
lavorare prima su
questa, perché ho tante idee e temo che mi possano scappare!
u.u
Proseguendo
ho già in mente come fare svolgere la storia. Vorrei potervi
rivelare tutto, ma si scoprirà piano piano.
Spero
che la storia continui a piacervi.
E
che ringrazio chi ha letto la storia fino a qui, chi l'ha commentata
e chi l'ha messa tra le seguite/ricordate e preferite.
Vi
lascio i link della pagina
fb e del profilo
sempre sul social network
blu. E niente, al prossimo capitolo.
Agente
PiccoloKoala.
«Shade
sei totalmente impazzito?» Urlò Bright
già fuori di senno, appena
scoprì che il cobalto voleva organizzare una specie di festa
nel
regno della Luna.
«Perché
saresti contrario alla mia idea?» Domandai di rimando. Certo,
non
ero il tipo che amava partecipare a questo tipo di eventi, ma
pensando alla frase di Fine: «Perché
dover recuperare i vecchi
ricordi? Ne costruirò di nuovi, ancora più
belli.» Mi sentii
in obbligo di fare qualcosa per lei e poterla aiutare.
«Le
principesse Fine e Rein stanno vivendo una situazione difficile e tu,
vorresti essere così frivolo?»
«Avresti
un'idea migliore?» Chiesi. «So, che una persona
quando si trova sul
letto d'ospedale, si stanca e si domanda se un giorno, quella attesa
avrà mai fine. Non è piacevole provare quella
sensazione...» Mi
fermai guardando la porta chiusa di Fine. A momenti si sarebbe
svegliata e anche oggi avrei trascorso la giornata con lei.
Notai
Bright fissarmi e non aggiunse nient'altro.
Onestamente
non volevo che quel dialogo morisse lì, avrei voluto sapere
qualcosa
su di lui e Rein.
Ultimamente
la turchese non si confidava più con me, come faceva un
tempo. Sarà
perché la stavo trascurando per via di Fine.
-Anche
se accadono degli imprevisti, non potrai cambiare il tuo destino.
Sappilo. -Sarò
condannato a stare da solo fino alla fine dei miei giorni?
Recentemente
avevo passato diverse notti senza dormire. Non che facessi incubi, ma
sentivo delle voci, come se quelle frasi dette mi coinvolgessero
direttamente. Non capivo che senso avessero e il continuare a pensare
mi rendeva stanco.
Pure
Fine se ne era accorta e più volte mi aveva chiesto di non
venire a
farle visita, se non mi sentivo bene. Ogni volta le dicevo che andava
tutto bene, e che non si doveva preoccupare.
Però
quel giorno, ero così esausto e fiacco che non riuscii a
tenere gli
occhi per molto tempo.
«Shade!»
Gridò Fine, scrollandomi le spalle, cercando di svegliarmi.
Udii
ancora la sua voce fino ad addormentarmi proprio.
Era
notte fonda, e la luna splendeva limpida nel cielo; oltre al luminoso
astro che vi era in quel manto blu quasi nero, c'erano milioni se non
miliardi di stelle a fare compagnia alla sfera argentata. Due figure
camminavano insieme lentamente, tenendosi per mano. «Si
chiamerà Shine.» Disse una voce femminile
fermandosi in mezzo alla
strada, toccando il pancione piuttosto evidente. «E
se fosse maschio?» Domandò un uomo, invece,
poggiando anch'egli la
propria mano sul ventre della donna. «Eclipse.»
Rispose con tranquillità. Shade
non capiva chi fossero quelle due persone che stavano parlando tra
loro; era buio e anche quella fioca luce che proveniva grazie alla
luna, non gli permetteva di scorgere i volti dei due; però i
loro
timbri gli erano così famigliari. Era sicuro che gli avesse
sentititi già da qualche altra parte. E poi
perché proprio il nome
Eclipse? «Non
devi lasciarmi, hai capito.» Continuò il giovane. «Te-te
lo prometto.» Disse balbuziente.
Mi
alzai di scatto come una molla e posai la mia mano sulla fronte,
notando che era sudata. Avevo il respiro affaticato, come se quel
sogno mi avesse prosciugato le energie.
Che
diavolo di visioni stavo avendo?
Senza
senso, ecco.
Notai
che ero sdraiato su un letto e che non c'era nessuno in quell'enorme
stanza. Mi ricordai, poi che ero con Fine e che poi mi ero
addormentato.
Probabilmente
mi stavo facendo trascinare troppo da questa situazione.
Perché mai
stavo trascorrendo così tanto tempo con Fine?
Perché
dovrei aiutarla a recuperare la memoria? Perché non potrei
stare con
Rein?
Da
quando avevo cominciato a stare con quella golosona, non stavo
passando dei momenti belli. Avevo visioni strane, voci che mi
rincorrevano durante la notte. Tutto ciò mi stava rendendo
debole.
D'un
tratto di nuovo i miei occhi cominciarono a vedere qualcosa che non
era più la stanza che mi stava circondando.
Stringevo
una mano, e poi vidi una chioma rossa. Spalancai gli occhi quando
capii che si trattava di lei.
Stava
male.
Era
sofferente.
Mi
guardava con gli occhi stanchi e con quello sguardo mi stava
comunicando:-Non ce la faccio più.-
Stavo
per parlare, ma d'un tratto la voce di Bright mi riportò in
quella
camera.
«Bel
addormentato, buongiorno.»
Non
risposi al sarcasmo di Bright e mi alzai dal letto, dirigendomi verso
l'uscita.
«Fine
sta dormendo. Mentre tu eri qui, sia Fine che Rein sono svenute
improvvisamente. I medici sono intervenuti immediatamente; adesso
stanno bene e si stanno riposando. Ti consiglio di rimanere
qui.»
Disse con tono serio il biondo.
Avevo
ancora la mano poggiata sul pomello della porta e rimasi bloccato nel
sentire le parole di Bright.
Non
poteva essere coincidenza.
Stavo
cominciando a pensare che sia Fine che Rein, fossero legate a me, ma
come?
Shade
non sapeva assolutamente che tutto ciò che stava vivendo in
quel
mondo, era una seconda possibilità per lui. Lui non si
ricordava di
aver accettato di poter cambiare il suo passato per poter essere di
nuovo felice. -Shine,
tesoro vuoi sapere come papà ha conosciuto la tua mamma?- -Sì.-
Rispose la bambina. -Sai,
papà e mamma prima non andavano molto d'accordo. E spesso io
ero
freddo con lei. Però passando del tempo insieme, ho
cominciato a
guardarla sotto un'altra luce, fino ad innamorarmene. Aiutai la mamma
e Rein a sconfiggere il potere oscuro, frequentammo la stessa scuola.
Un giorno decisi di farmi avanti e le chiesi di uscire. Devi sapere
che la mamma fin da sempre è stata un gran golosona. Ed
è stato il
mio unico rivale in amore.- -La
mamma ha voluto bene solo a te?- -La
mamma vuole bene a tutti, poi io sono stato fortunato.- -Avrei
voluto conoscerla.- Confessò la bambina rattristandosi. Il
padre
vedendola giù di morale continuò a raccontare,
spiegandole che Fine
era una ragazza sempre forte e coraggiosa e che se aveva paura di
mostri e fantasmi, affrontava le difficoltà con il sorriso. -Il
sorriso?- -Sì.
Shine, tu hai lo stesso sorriso della mamma.- -Davvero?- -Sì.-
I
due continuarono a parlare, fino a quando la bambina esausta si
addormentò sulle gambe dell'uomo. I
giorni successivi Shine si allontanava spesso dal castello e andava a
fare delle gite e andava molto nel regno Solare. Le piaceva camminare
in quei giardini di fiori, che alla mamma piacevano tanto. In quei
momenti la bambina si rattristava e guardava il cielo. Si chiedeva se
quel mondo, era quello giusto per lei, per suo padre e per la mamma. Papà
le disse che la mamma si ammalò proprio quando lei era nel
suo
pancino. E per questo motivo che lei non c'era più. Papà
soffriva per questo, però non le mostrava mai le sue
lacrime. Lei,
voleva aiutarlo ma come?
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Hola!
Ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia.
Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo, chi ha messo la fic tra
le seguite, ricordate e preferite.
Come sempre la pubblicità per pagina fb.
Non ho niente altro da aggiungere.
Quindi passo e chiudo.
Agente PiccoloKoala.
Tutto
oggi doveva essere
perfetto. Non potevo permettermi di sbagliare. La festa che si
sarebbe svolta qui, nel regno Solare, doveva essere una tra le
più
belle. Così Fine avrebbe avuto un bel ricordo.
Almeno, era questo il mio
obiettivo.
Speravo davvero che gli
sforzi fatti, nell'organizzazione e di tenere il party al segreto di
Fine e Rein, potesse dare i risultati augurati.
Mi guardavo attorno, dove
tutti gli addobbi e i decori erano già belli posizionati
sulle mura;
il lungo cartellone con sopra scritto 'Siate forti, principesse!'; e
le due poltrone vuote.
Teoricamente su quei troni
ci dovevano essere Bright e Fine, oppure io e Rein. Fai una festa per
Fine,
e poi speri di sederti sul trono insieme a Rein. Da che parte stai?
Bella
domanda.
Sapevo
che quando ero con Fine, sentivo qualcosa avvolgermi il cuore, che
poi ti riscaldava e tutto, stranamente diventava colorato, pieno di
luce. Sapevo che con Fine mi arrabbiavo tantissimo, che diventavo
nervoso e che poi stavo male, perché mi comportavo male con
lei.
Però
allo stesso tempo, quando ero con lei, la paura dentro di me era
costante. Era come se io non dovessi stare con lei, perché
era
sbagliato.
Fissai
ancora quei troni davanti a me e un abbaglio di luce mi
colpì gli
occhi. Come se quel giorno era speciale. Come se quel giorno fosse
successo qualcosa di più importante e significativo, di un
semplice
party.
Abbandonai
quella strana sensazione che mi stava assalendo e andai da Bright a
chiedergli come stessero andando le cose.
“Allora
qui in cucina è tutto pronto?” Domandai.
“Diciamo
di sì.”
“Anche
tutte le porzioni extra per Fine.” Dissi piatto.
“Ma
che canaglia! Pensi davvero che Fine possa ingozzarsi così
tanto?”
“Sì.”
Risposi innocentemente: “Lo so perché fa
così anche mia sorella
Milky.”
“Va
beh, ma Fine ha avuto l'incidente e...”
“Il
fatto che lei non ricordi il passato, non significa affatto che sia
cambiata la sua natura. Se prima Fine era gentile, generosa e
golosona. Lo è anche adesso.” Risposi.
Vidi
Bright con gli occhi sgranati e parecchio incredulo. Perché
mai
aveva quella dannata espressione?
“D'accordo
Shade. Ma non scaldarti tanto Ok?”
Presi
respiro e lanciai un'occhiata omicida all'intero staff della cucina,
compreso a Bright. E molto infastidito uscii dalla stanza.
Ero
nervoso e non capivo di tale stato d'animo. In fondo si trattava di
una semplice festa, un modo per stare felici e stare insieme.
Condividere un momento di gioia...
“Ti dona il
bianco.”
Disse Bright. Io ero davanti allo
specchio con un abito da cerimonia bianco. Mi stavo allettando quella
stupida cravatta, che mi stava stringendo un po' troppo il collo. Aspettate un momento!
Perché diamine ero vestito in quel modo?
“Congratulazioni
Shade.” Continuò a dire Bright sorridente.
“E' presto
da fare le
congratulazioni. Finché lei non mi dice sì,
davanti all'altare..”
Vidi Bright fare una faccia perplessa ma poi scoppiò in una
fragorosa risata.
“Eh,
l'amore è
proprio arrivato!” Esclamò Bright con ghigno
malefico.
Mi
portai la mano sulla fronte e mi controllai se avessi la febbre. Non
potevo continuare ad avere queste visioni. Mi sembrava quasi di
vivere in due mondi paralleli.
Dovevo
tranquillizzarmi. Decisi così di andare da Fine, per vedere
come
stava. Una volta lì, notai che era in piedi davanti alla
finestra,
esposta al sole che brillava.
“Oh,
ciao Shade.” Disse sorridendo vedendomi entrare.
“Ciao
Fine.”
“Pensavo
che oggi non saresti venuto. Mi avevano detto che eri
occupato.”
Fine si sedette sul letto e mi chiese di sedermi accanto a lei.
“Adesso
non lo sono più.”
“Andiamo
da qualche altra parte?” Domandò con aria sognante.
“Dopo.”
“Uffa,
ma io voglio andare adesso. Vedi fuori c'è il
sole!” Esclamò
indicando la finestra.
Sospirai
vinto. Sapevo che Fine mi avrebbe torturato finché non
avessi detto
di sì.
Così
uscimmo dall'ospedale e andammo a fare un giro nei giardini.
Ultimamente Fine riusciva a camminare e non aveva più
bisogno della
carrozzina.
“Mi
piacciono i girasoli.” Affermò mentre osservava
proprio un
girasole. Mi ricordai della festa del Regno della Luna e di quello
che era successo in occasione di quell'evento.
“Perché?”
Domandai. Chissà magari vedendo quel fiore, a Fine suscitava
qualcosa.
“Sono
belli.” Rispose e poi strappò quel fiore e lo
prese tra le mani:
“Voglio un girasole gigante.”
“Lo
potrai avere.”
“E
come?” Domandò.
“Prendendo
dei semi speciali, piantandoli nella terra e facendoli crescere con
amore e dedizione.”
“Mi
aiuti?”
“Certo.”
Il
fatto che Fine si ricordasse del girasole gigante che aveva portato
per quella festa, era un punto in più. Ero ottimista in quel
momento. Qualcosa mi diceva che Fine ce l'avrebbe fatta a ricordare.
E una volta che si
sarà
ricordato tutto, pensi che le cose tra due cambino? Ti devo
ricordare, che gioco di parole, che sei sempre stato antipatico con
Fine.
Chiusi
gli occhi per non pensare alla verità, e riportai la mia
attenzione
a Fine. Forse se ricordasse tutto, le verrebbe in mente anche il mio
comportamento. E del dolore che le avevo procurato fino
all'incidente.
“Sei
pensieroso.” Disse Fine.
Stavamo
rientrando all'ospedale e le dissi che si doveva preparare e fare
bella, perché avevo una sorpresa per lei.
Quando
pronunciai la parola sorpresa, nei suoi occhi si formò una
luce di
felicità e di contentezza che era difficile da descrivere.
Sembrava
quasi che Fine avesse visto per la prima volta, un dolce che prima
non aveva mai assaggiato.
“Sì,
pensavo a stasera. Dai su, vai a sistemarti. Ci vediamo dopo.”
“Mi
farai da accompagnatore?”
“Se
non hai qualcun altro, sì.”
Fine
mi sorrise e la vidi allontanarsi tranquillamente. Controllai che
fosse entrata nella stanza.
Prima
di tornare a castello, andai dal medico curante di Fine e gli chiesi
per quanto tempo ancora Fine e Rein dovessero stare in ospedale.
“Sono
entrambe molto più autonome. Sia le condizioni di Fine che
quelle di
Rein, sono molto più stabili. Da domani possono tornare a
casa,
chissà le proprie mura possono aiutarle ancora di
più.”
Adesso
potevo essere più tranquillo.
Avevo
un motivo in più per festeggiare; per celebrare il rientro
delle
principesse.
Il
tanto atteso momento arrivò. Le due gemelle, Fine e Rein
varcarono
dopo tanto tempo, la soglia del proprio castello.
Quando
le loro scarpette rispettivamente rosa e blu, posero piede sulla
superficie dorata del pavimento, le luci che prima erano spente che
rendevano tetra la sala, si accesero.
“Sorpresa!”
Gridarono all'unisono i presenti.
“Bentornate,
ragazze!” Aggiunsero poi.
Le
festeggiate si guardarono attorno un po' impaurite, ma vedendo tanta
serenità si sciolsero anche loro. Intanto una melodia dolce
e ideale
per essere ballata, cominciò a diffondersi nell'enorme sala.
Il
principe Bright si avvicinò a Rein, le baciò il
dorso della mano e
chiese di ballare.
Intanto
Fine si trovava davanti a tutti quei deliziosi dolci che attendevano
solo di essere divorati.
Ma la
rossa si era dimenticata che aveva una degna rivale nel campo di
ghiottoneria. Infatti Milky arrivò e mangiò quasi
tutti i dolci
preparati e lasciò la povera Fine senza niente.
“Uffi,
ma volevo mangiarli io!”
“Non
ti preoccupare.” Disse Shade. “Ci sono delle
porzioni extra in
cucina.”
“Ma
posso andare in cucina?”
“Ti
accompagno io.”
Anche quel giorno,
Fine
e Shade andarono in cucina insieme per mangiare qualche altro
dolcetto preparato dai cuochi di corte. E questo perché
Milky si era
mangiata la torta nuziale degli sposi. Si tenerono per mano e corsero
insieme in quei corridoi.
Shade
si ricordò di quegli attimi e si bloccò
all'istante.
“Che
c'è Shade?” Domandò Fine.
Shade
si guardava ancora attorno e il cuore non faceva altro che battere
velocemente nel suo cuore.
“Non
ti ricorda niente, questo posto?” Rispose Shade, facendo
un'altra
domanda.
La
rossa osservò quel corridoio, i tappeti rossi, le mura
d'oro, i
piloni...
“C'era
un ragazzo nascosto dietro ad un pilone. Aveva gli occhi color
ghiaccio...”
Anche
Fine cominciò a ricordare qualcosa di strano e si
ritrovò ad essere
in uno stato di trance.
Fine si trovava, per
sua sfortuna, sotto le grinfie di sua sorella Rein e Altezza. Amiche
e sorelle che avevano accompagnato la rossa, fino a quel giorno. Le due ragazze si
divertivano ad acconciare i capelli ribelli color cremisi di Fine,
oppure a truccarla. Sia Rein che Altezza avevano un compito
assolutamente importante, e non potevano permettere di fare brutte
figure. Purtroppo Fine non era di molto aiuto alla turchese e alla
bionda. La rossa non faceva
altro che agitarsi ogni volta che Altezza mettesse un filo di matita
negli occhi di Fine, mentre Rein era disperata con quei capelli color
vermiglia! -Sei impossibile,
Fine!
Cerca di non lamentarti e seguire ciò che ti diciamo! Lo
facciamo
per il tuo bene. Non vorrai mica, spaventare Shade! Poverino, appena
solleverà il velo dirà:'Io non conosco
assolutamente questo
mostro!'- Disse Rein. -Lui non mi
chiamerà
mai mostro. Siete solo invidiose!- Rispose Fine con aria
fanciullesca. -Onestamente
preferisco
Bright.- Commentò Rein. -E io Auler.-
Continuò
Altezza. -Non capite niente di
uomini.- Riprese Fine. -Certo, Fine.
L'importante che ci credi tu.- Controbatté Rein. Fine volle rispondere
ancora, ma sapeva che non poteva continuare a perdere tempo. Doveva
essere la più bella quel giorno. Perché
beh, quel
giorno Fine e Shade si sarebbero sposati.
I due
giovani, dopo essere stati in cucina e aver fatto razzia di dolci,
rientrarono in sala dove la musica era anche padrona della sala.
Fine
si sentiva strana e non capiva affatto da dove venissero quelle
immagini. Cominciò a pensare che tutto doveva essere legato
a
quell'incidente, dove lei aveva perso la memoria.
“Fine,
vuoi ballare?” Fine si svegliò e
riportò i propri occhi su quelli
di Shade e sulla mano che le stava porgendo.
“Non
so ballare.” Rispose lei timidamente.
“Fidati,
che sai.” I due si sorrisero a vicenda, complici di quel
ballo.
Fine
si sorprese nel vedere che ancora non aveva pestato il piede del suo
partner, mentre Shade pensava a quanto sarebbe bello se Fine si
ricordasse tutto e in quel momento, l'unica cosa che desiderava era
stare insieme a lei.
Non si
spiegava perché, ma qualcosa gli diceva che era lei quella
giusta, e
anche se la paura era costante, Fine lo avrebbe reso felice.
-Vuoi cambiare
desiderio?
Shade
sentì una voce. Una voce di una bambina.
-Chi sei? -Shine. Adesso
però
rispondi alla mia domanda. -Sì.
Rispose
Shade istintivamente. Il cobalto non sapeva assolutamente che cosa
aveva desiderato prima, eppure a quella domanda rispose con un
semplice: sì.
-Rosa rossa o rosa
blu? -Rossa.
Salve!
Da
quanto tempo vero?
Oggi
è una giornata splendida. Certo, con la nebbia. (Sono una
contraddizione vivente.) -.-
Avevo
intenzione di aggiornare prima con questa fic, ma diciamo che la
voglia, il tempo non me l'hanno permesso. Però, nonostante
tutto
sono qui.
CHIEDO
VERAMENTE SCUSA PER L'AGGIORNAMENTO FATTO COSI' TARDI.
Però
per farmi perdonare, ho fatto il capitolo un po' più lungo,
e spero
anche interessante da leggere.
Ci
sono tante dinamiche da chiarire: uno l'incidente di Fine, due il
cambiamento di rotta di Bright e anche quello di Shade. Ma per lui ci
saranno altri ricordi che gli faranno capire quanto sia dolce e
coccolosa Fine. E cosa altro?
Come
sempre ringrazio veramente voi lettrici, che siete tanto buone, che
mi seguite sempre, che leggete i miei capitoli e che qualche anima
dolce, li commenta anche.
Poi
ringrazio chi ha messo la fic tra le seguite/preferite e ricordate.
E
per quanto riguarda 'La principessa brutto anatroccolo' dovrei
aggiornare anche quella presto ma non prometto niente :P
Per
il resto, portiate pazienza. E' che questo è il mio ultimo
anno alle
superiori e voglio andare bene così ho tanti crediti per la
maturità. u.u Quindi non sarò regolare per gli
aggiornamenti. Va
beh, adesso vado, come sempre vi lascio i link per pagina
feisbuc,
profilo
feisbuc.
Alla
prossima. (Si augura!)
Shade
stava rivivendo il momento in cui Fine, accompagnata dal padre Toulose,
percorreva il tappeto rosso e quando i due giovani, di fronte a Dio si
sarebbero promessi il loro eterno amore. Ricordava quel rosso vermiglio dei
capelli di Fine che si intravedeva dal velo bianco; quella mano stretta al
braccio del padre che la rassicurava sorridendo; dell’abito bianco che
avvolgeva il corpo della sua amata, del bouquet che lei teneva stretto tra le
mani.
Sorrideva
mentre lei si avvicinava lentamente al suo cospetto.
Rein e
Bright, che erano i due testimoni, si lanciavano sguardi complici e avevano entrambi
un sorriso radioso stampato in volto. Non lo avrebbero mai detto, ma sia Bright sia Rein erano invidiosi
che Fine e Shade si sarebbero sposati prima di loro; anche perché non c’era
stato neanche un misero fidanzamento ufficiale, cosa che la turchina e il
biondo avevano fatto!
Il
matrimonio della coppia più impossibile del reame non era per niente atteso,
anzi. Non si poteva di certo immaginare che il misterioso principe del regno
della Luna e la principessa più golosona di Wonder, sarebbero convolati a
nozze. Questo evento fu proprio un fulmine a ciel sereno.
La
cerimonia nunziale ebbe inizio e Shade aprì gli occhi di scatto, guardandosi
intorno, ansioso.
Si sedette
sul letto e portò la mano sulla propria fronte sudata. Era notte fonda e
dall’enorme finestra a qualche passo dal letto del giovane, filtrava la luce
della luna. Poggiò i piedi sul tappeto e si diresse in bagno. Non accese la
luce e rimase a osservare la propria figura allo specchio.
Solo gli
occhi chiari facevano un po’ di luce nel buio.
Sospirò
affranto e stanco.
Anche
durante la festa gli vennero delle strane visioniche riguardavano proprio il matrimoniocon Fine. Shade iniziò ad intuire che i
flashback che stava avendo e l’incidente di Fine e Rein potevano essere
collegati. Però la faccenda gli sembrava surreale e non capiva come qualcosa
del genere fosse successo.
In luogo lontano e disperso, dove la luce del
sole non si mostrava da tanto tempo oramai, una piccola bambina correva tra le
vie dei resti della corte. Un enorme edificio che aveva la forma di un
castello, era distrutto e non presentava più la maestosità e l’eleganza che in
passato aveva. La natura si era ripresa il proprio potere, tornando ad occupare
il terreno ovunque poteva.
Le enormi sequoia secche e gli altri alberi
privi delle loro chiome, davano al paesaggio tristezza e malinconia. Il buio
era padrone di quella desolazione.
La giovane fanciulla dagli occhi color cielo e i
capelli color fuoco, cercava di scappare da colui che gli stava dando la
caccia.
I piedi nudi pestavano il fango, le pietre
fredde e appuntite, l’erba bagnata e lei fuggiva e cercava di andare lontano.
Non voleva farsi catturare e dover essere vittima della solitudine e della
paura. No. Lei voleva vivere, voleva stare con sua mamma e con il suo papà.
Quello buono però.
Già, perché il padre di Shine
era caduto nell’oscurità, nella malinconia e nella tristezza. Lui odiava Fine
perché aveva frantumato il suo cuore, lo aveva abbandonato e lasciato solo, con
una figlia da crescere.
Shade odiava Fine, perché lui la amava e lei
amava lui.
Shade odiava Fine perché lui si era innamorato.
Voleva cancellare i propri ricordi dalla sua mente e poter ricominciare da
capo. Voleva vivere un’altra felicità, ma Shade non sapeva che la felicità del
cuore non si poteva dimenticare. Questa sarebbe sempre rimasta, anche se
nascosta.
La bambina cadde a terra e si sbucciò un ginocchio.
Le gambe molli e deboli si dovevano alzare e dovevano correre, ma non ne
avevano ancora la forza.
Non voleva mollare adesso che mancava così poco.
Poco a che papà si sarebbe ricordato tutto, poco a che lui si sarebbe
innamorato di nuovo della mamma, poco al risveglio.
Shade si avvicinò alla bambina e si chinò verso
di lei, porgendogli la propria mano.
-Se tu non ci sarai più, tutto questo finirà e
non sarai più costretta a soffrire, sai.-
-Quello che soffre sei tu, non io. Ed io
continuerò ad esistere, finché papà continuerà a vedere quei sogni e volere la
rosa rossa.-
-Stai imponendo la tua volontà, lo sai? Ma pensi
che lui voglia veramente tornare con Fine? Sapendo poi del dolore che vivrà?-
-Se lui non avesse voluto, non avrebbe di certo
quelle visioni. E non sono io ad imporglielo.-
-Stai sconvolgendo il normale corso degli
eventi. Lui aveva fatto una scelta, quella di tornare indietro nel tempo e di
non innamorarsi di Fine, ma di Rein. Però tu sei
entrata nel mondo degli essere umani e hai fatto avvenire quell’incidente.-
-Sto sconvolgendo il normale corso degli eventi
perché vedo mio padre star male. Vedo nei tuoi occhi dolore, solo perché hai
avuto il coraggio di vivere. Non avere paura, non del dono più grande.-
-Tu non sai cosa provo io.- Gridò imponente la
figura maschile alzandosi da terra ed estraendo dalla fodera la propria spada.
Allungò la lama affilata argenta e la pose sotto al mento della bambina.
-Vorresti davvero uccidermi?-
-Sì.-
-Fallo se ciò ti renderà felice. Io volevo solo aiutarti,
papà.- La lama della spada scese giù sul collo della ragazzina, lasciando un
filo di sangue come segno.
Il braccio tentennò nel dare il colpo di grazia
a sua figlia, ma alla fine Shade non ebbe il coraggio di colpire ed uccidere il
frutto dell’amore tra lui e Fine.
-Vattene, prima che ti faccia veramente male.-
La bambina si alzò da terra e con sguardo
malinconico e sofferente si allontanò da lui. Ad una decina di metri di
distanza, si voltò ancora indietro e osservò suo padre guardare per terra.
Aveva un sguardo perso nel nulla.
Shine si fece una promessa: la prossima volta che si sarebbero
incontrati, sarebbe stato nell’altra dimensione, insieme alla mamma.
La mattina
successiva, nel castello del Regno Solare, la vita e l’allegria sembravano essere
tornate. La vecchia Camelot assieme a Lulu con il suo
impeccabile taccuino, tentavano a fatica, di far svegliare le due principesse.
Tutto
sembrava davvero come tanti anni fa, quando Fine e Rein
erano ancora delle bambine, che scappavano in mongolfiera, insieme a Poomo, per nuove avventure.
Camelot in quel momento, mentre
osservava la stanza delle giovani con occhi lucidi, si augurava di tornare
indietro nel tempo e poter salvare le ragazze da ciò che avevano vissuto dopo
quella proposta di matrimonio da parte di Bright.
Se
quest’ultimo si fosse innamorato di Rein e se i
sentimenti di Fine fossero stati corrisposti, tutto questo dolore non sarebbe
mai stato vissuto.
La vecchia
governante scosse la testa e nel mentre stava per chiamare il nome delle due
principesse, le due sorelle si sedettero sul letto, levarono le braccia in alto
e si stiracchiarono un po’:-Buongiorno Camelot,
buongiorno Lulu.- Esclamarono all’unisono.
-Hai
visto, oggi non hai dovuto gridare come al solito per farci svegliare!- Sorrise
raggiante Rein.
-Ho fame,
che c’è per colazione?- Brontolò invece Fine.
Dopo tanto
tempo la famiglia del regno Solare si trovava riunita per mangiare insieme. La
tavola era ricca di varie cibarie e Fine aveva gli occhi sgranati, aspettando
il momento in cui avrebbe potuto gustare quella prelibatezze. Rein, invece accanto a lei, si stupiva di come la sorella,
nonostante gli anni, continuasse a comportarsi come una bambina. Certo sapeva
che per via dell’incidente, la rossa credeva di avere dieci anni, ma sapeva
anche che se avesse avuto venti, la ragazza avrebbe comunque fatto così.
-Sono così
felice di essere qui.- Disse poi la turchese:-Dopo tanto tempo essere a casa
con la mia famiglia.-
Proprio
quando Rein finì di parlare Fine cadde dalla sedia,
priva di sensi.
Shade e Bright appena seppero della notizia, giunsero subito da
Elsa e Toulose e chiesero di Fine.
Shade era quello risentito di
più anche se non aveva proferito parola riguardo all’accaduto.
-Non è
normale.- Commentò il biondo:-Solo ieri l’altro le principesse sono rientrate a
castello e oggi questo.-
-E’ una
maledizione.- Sospirò affranta Elsa facendosi consolare tra le braccia del
marito. Mentre i presenti si chiedevano cosa poteva essere successo e si
facevano le proprie ipotesi, il cobalto entrò nella stanza dove Fine stava
riposando. Senza fare troppo rumore, andò a sedersi accanto alla ragazza, sul
bordo del letto.
-Possibile
che non sei destinata a vivere felice?- Sussurrò flebile mentre la mano fredda
di lui, spostò la frangia color vermiglia dalla fronte.
Si umettò
le labbra e osservò quel viso dolce e morbido, quei capelli mossi sparsi sul
cuscino, quelle lunghe ciglia nere e quelle labbra rosee.
-Non so se
mi senti.- Cominciò a dire:-Ma penso che ci sia qualcuno che ci vuole insieme.
E che da soli, noi non possiamo proprio stare.-
Respirò
pesantemente cercando le parole giuste da dire, consapevole che lei,
probabilmente non lo stava ascoltando.
-Tante
volte ti ho sognata, sai Fine. E noi eravamo insieme. Ci amavamo e ci eravamo
sposati e avevamo avuto una bambina.- Si fermò ancora e alzò gli occhi verso la
soffitta:-Ma poi ho visto delle rose appassite e tu non c’eri, più come non c’era
più.-
-Shine.- Sussurrò Fine.
Shade sgranò gli occhi e
prese la ragazza tra le braccia e la cominciò a scrollare:-Fine!-
Bright, Rein
e gli altri sentendo la voce di Shade più alta,
entrarono anche loro nella stanza della ragazza.
-Che fai Shade!- Urlò Rein:-Non toccarla
così violentemente!-Disse ancora in modo categorico.
Il ragazzo
fece come disse Rein.
-Ma che ti
è saltato in mente? Da te non mi aspettavo proprio, un comportamento così
immaturo e istintivo.- Affermò la turchese.
Anche Bright rimproverò il ragazzo e lui ascoltò con silenzio.
-Avete
finito?- Chiese poi il cobalto scocciato.
-Adesso
fai anche il duro?- Riprese Rein, anche lei
scocciata.
Shade non rispose, ma lanciò
semplicemente uno sguardo di sfida all’azzurra.
-Sembrerà
assurdo, ma da quando Fine ha avuto quell’incidente misterioso, dopo che Rein è andata in ospedale, io sto avendo delle visioni.-
-Ho paura
che dobbiamo mandare anche Shade dallo psichiatra.-
Esclamò sarcastico Bright.
-Niente
battute ironiche.-
Shade proseguì nel suo
racconto, dando sempre più consistenza alle sue parole, con descrizioni ricche
di particolari.
-Sei
sicuro di vedere queste cose dopo l’incidente di Fine?- Domandò Toulose.
-Sì.-
-E cosa
credi che dobbiamo o possiamo fare? Perché sta succedendo tutto questo?- Chiese
poi Elsa.
Shade sospirò e abbassò il
capo:-Non lo so, purtroppo.-
-Mamma, credi nell’amore?- Fine si trovava nei
giardini del regno Solare, passeggiare allegramente sotto i raggi del sole.
Sentì questa voce infantile e si voltò.
Vide una bambina con un vestito bianco, più che altro sporco e quindi beige,
sciupato. Sulla stoffa vi erano numerose macchie di fango. Le ginocchia
sbucciate e i piedi scalzi.
I capelli erano in disordine e il viso era
sporco, ma i suoi occhi color cobalto erano brillanti e vivaci, pieni di
speranza.
-Perché mi chiami mamma?-
-Perché sei tu la mia mamma.- Rispose lei
semplicemente:-Non hai risposto però alla mia domanda.- Continuò la ragazzina,
sorridendo.
-Beh è presto per dire se credo nell’amore.-
-E se ti dico Eclipse?-
-Quel ragazzo misterioso? Non è il mio tipo! E
io non credo a queste sciocchezze.- Affermò arrossendo poi.
Fine si sentiva strana e aveva il cuore che
stava battendo così velocemente che temeva che tra poco le sarebbe scoppiato. Chiuse
gli occhi per non pensarci e quando li riaprì, si ritrovò nella foresta della
paura.
Gli alberi secchi, la nebbia fitta e quella
sensazione di freddo. Sapeva di non essere sola lì. Sentì una voce maschile per
lei familiare:-Si è fatto buio, è meglio fermarci qui.-
Fine guardò quel ricordo come se lo avesse
vissuto ieri. Di quando aveva poggiato, per un dolce errore, la propria mano su
quella di Eclipse. Quando i suoi occhi si erano
incatenati ai suoi e quella strana sensazione che le aveva preso di mira, il
cuore, lo stomaco e la mente.
Ancora un altro ricordo, di quando sua sorella
gemella dubitava sull’identità di Eclipse, di quando Shade aveva preferito ballare con Rein,
piuttosto che lei. Di quando nel labirinto del regno dei Mulini a Vento, Shade era venuto a salvarla.
-Ti ricordi quando tu e papà avevate litigato
perché papà era geloso?- Domandò Shine. Fine e sua
figlia erano di nuovo in quei giardini pieni di graziosi fiori color vita.
La ragazza scosse la testa.
-Meglio così. Mamma devi stare con papà, perché
se no, papà starà male.-
-Ma lui vuole bene a mia sorella.- Confessò
tristemente lei.
-Quindi preferisci non stare più con lui?-
Fine abbassò la testa:-No!- Gridò con forza.
Le voci si stavano facendo sempre
più chiari e spalancai gli occhi. Mi sedetti meccanicamente sul letto. Mamma,
papà, Bright e mia sorella sgranarono le proprie
iridi e la voce di Shade si fermò di colpo.
Sgranai gli occhi incredulo nel vedere Fine, diversa. Non me lo sarei aspettato che così di punto in bianco, lei avrebbe riacquistato la memoria. Forse derivava dal fatto che avevo riconosciuto un possibile legame tra me e lei e questo aveva portato ad un avvicinamento alla soluzione.
-Davvero sorellina?- Chiese entusiasta Rein che si avvicinò cautamente a lei. –Quindi ti ricordi della proposta di matrimonio di Bright e di…- La turchina non concluse la frase e aspettava che la gemella le rispondesse, proprio per metterla alla prova.
-Hai sofferto molto per causa mia. Lo so.- Rispose lei attirando la ragazza a sé e abbracciandola.
-Anche tu sei stata male.- Riprese poi Rein.
-Siamo sfortunate in amore.- Affermò poi sorridente Fine.
Sì. Mi sentivo strano nel vedere quella Fine, così matura e sicura. Sembrava quasi diversa.
Non per fare il guastafeste, ma adesso Fine si sarà ricordata di quelle volte che l’hai fatta piangere, sai.
Stupida coscienza.
-Eravamo così preoccupati per te, tesoro!- Gridò la madre andando dalla propria figliola.
Prese il viso della ragazza tra le mani e lo guardò con fierezza:-Sono contenta che stai bene.- E la abbracciò caldamente.
Toulose osservava con occhi lucidi la scena e decisi di lasciare in pace il quadretto familiare, trascinandomi dietro Bright.
-A me questa cosa non quadra proprio.- Confessò il biondo.
-In che senso?- Chiesi.
-Perché io ero innamorato di Fine, e dovrei essere al settimo cielo nel vederla di nuovo grande, però sento che c’è qualcosa che non va. Sembra che lei si sia risvegliata proprio per te.-
-Non ti sto seguendo.- Tentavo di capire il ragionamento, piuttosto contorto, di Bright.
-E’ come se tutto fosse successo apposta. Cioè mi sono dichiarato a Fine e Rein finisce in ospedale. Tu con il tuo comportamento ostico nei confronti di Fine, perde la memoria. Viviamo questa situazione difficile e poi tutto torna alla normalità. Però io non provo più qualcosa per Fine e tu non disprezzi più Fine.-
-Quindi?-
-Forse stiamo vivendo una storia alternativa a quella originale, che però non riesce a concludersi quindi torna al punto di partenza, dove c’era un vero equilibrio.- Finì serio Bright incrociando le braccia e fissando i miei occhi, aspettando una mia risposta.
-Ti do ragione. Però non riesco a capire ancora il perché? Perché sta succedendo tutto questo?-
Shine osservava tutta la scena con il sorriso stampato. Sapeva che a breve sarebbe dovuta entrare in scena e che avrebbe dovuto sistemare le cose. Però voleva ancora divertirsi un po’ e vedere la sua mamma e il suo papà insieme.
Il problema era che non aveva abbastanza tempo.
Doveva ringraziare la Fortuna, perché grazie a quest’ultima era riuscita a far tornare le cose come dovevano essere. L’unica cosa che sarebbe cambiata nel destino dei suoi genitori, era il finale. Fine e Shade avrebbero vissuto la loro vita, come era giusto che fosse.
In quel momento però Shine si chiese come mai la mamma fosse morta dopo averla fatta nascere? In fondo lei non aveva mai avuto problemi di salute, anzi!
Il suo pensiero venne letto, quasi come se la bambina lo avesse detto ad alta voce, ed una bella donna dai lunghi capelli azzurri e gli occhi color verde acqua parlò:-Perché doveva soffrire.-
Shine dilatò le iridi blu cobalto e si voltò di scatto verso la figura che la aveva affiancata:-Che stai dicendo?- Gridò poi alzandosi in piedi.
La ragazza si avvicinò sempre più verso Shine e le sue mani gelide e fredde toccarono il mento della ragazzina, facendola rabbrividire:-Sei proprio un impiccio.- Proseguì.
-Che diamine c’entri tu?- Chiese la rossa arrabbiata.
-Lo stesso potrei chiederlo a te, sai. Tuo padre è proprio un pappamolle, non ha avuto il coraggio di ucciderti. Cosa che invece io possiedo.-
Dal lungo mantello che indossava, la giovine estrasse un pugnale:-Uccidendoti, Fine morirà all’istante mentre io potrò scegliere se stare con Shade, che tornerà ad amarmi come non mai o Bright.-
-Se come dici tu, tutto tornerà alla fase dell’incidente, beh Bright continuerà ad amare la mamma.-
-Razza di impertinente! Non parlare.-
Rein con un gesto istintivo e rapido, prese il collo della bambina e con le dita lunghe e sottili, lo cominciò a stringere.
Con la mano libera puntò il pugnale verso di lei. E quando tutto sembrava davvero finito per Shine, un’ombra fugace apparve sulle due figure.
L’esile braccio della bambina fu preso dal padre e rivolgendosi a Rein disse:-Definirmi pappamolle è maleducato. E poi sarò io ad ucciderla, quindi non togliermi questo onore!-Estrasse la sua spada e la puntò proprio contro la turchese.
-Adesso vuoi fare il dannato e l’eroe allo stesso tempo. Patetico.- Controbatté l’altra spostando con il palmo della mano l’arma, facendosi un piccolo taglio sulla mano.
Il cobalto ne sembrò risentito di quell’affermazione, tant’è che non rispose affatto, anzi rimase cupo e in silenzio.
-Dammi la bambina e la finiamo qui. Pensavo che l’avresti uccisa prima che a Fine tornasse la memoria, invece non l’hai fatto. Contavo su di te, sai.-
-E’ l’unica cosa che mi rimane di lei.- Confessò in un sussurro.
Fu una frase forte la sua e quelle parole avevano avuto un caro prezzo per il suo orgoglio. Lui non l’avrebbe mai permesso, però Shine era un ricordo di lui e Fine. Era sicuro al cento per cento, che se Fine avesse visto una cosa del genere, lo avrebbe odiato per sempre. Sua moglie aveva dato la propria vita per la sua. Lei desiderava ardentemente quel bambino. Shade si ricordava ogni momento che Fine aveva passato nel discutere su Shine, di quanto la avrebbe viziata, di quanti dolci le avrebbe fatto assaggiare, delle avventure che avrebbe vissuto e di quante volte madre e figlia avrebbero parlato, male di lui, Shade. Per scherzare, naturalmente.
-Papà.- La flebile voce della sua bambina riecheggiò nelle orecchie del cobalto.
Mosse il capo verso il basso:-Tranquilla.- Disse affettuosamente accarezzando i capelli secchi della fanciulla.
-Ho bisogno di fazzoletti. Per favore dei fazzoletti!- Esclamò ironicamente la turchese:-Avete finito? Beh, ho due idioti da uccidere.-
Shade rimase attonito e sorpreso nel sentire nella voce della donna, così tanto disprezzo. Strinse gli occhi e con tono minaccioso si avvicinò a Rein:-Sei patetica.-
-Parla quello. Quello che non ha mai accettato la morte della sua bella, quello che ha preferito cambiare il destino per essere felice. Sei un egoista che ha paura di affrontare le proprie scelte. Quindi qui, il patetico sei tu, non io.-
Shade si morse le labbra sentendo la verità bruciare dentro se. Avrebbe voluto rispondere ma rimase in silenzio.
Ricordai di quando volli fidanzarmi di Rein e di quando sapevo perfettamente dei sentimenti di Fine, ma che preferii lasciarla e cercare qualcosa di meglio. Forse la mia punizione nacque da quel mio capriccio, dal mio desiderio egoistico di non accettare il mio destino.
“Perché continui a guardarmi con quei occhi pieni di speranza, nonostante io ti stia facendo soffrire? Perché nonostante io stia con lei, tu mi sorridi ancora? Ho calpestato il tuo cuore, l’ho distrutto. E lo sto continuando a fare, sebbene io conosca i tuoi sentimenti.”
“Perché quando si ama qualcuno, si desidera semplicemente la sua felicità.” Sussurrò lei. La sua voce era debole e rotta dal pianto. La osservavo mentre si distruggeva quelle labbra carnose con i suoi incisivi.
Abbassò lo sguardo e la frangia color vermiglia non mi permise di vedere quei occhi lucidi.
“Dovresti andare avanti e trovare qualcuno che potrebbe amarti.” Consigliai cominciando ad avviarmi verso l’entrata della sala. Oggi si sarebbe celebrata il fidanzamento ufficiale mio e di Rein.
La sentii sospirare rumorosamente: “Dovrei.” Ripeté.
Era strana l’atmosfera che si c’era tra di noi. E per la prima volta mi sentivo fuori luogo. Non mi sarei mai immaginato di vivere un qualcosa di così strano con lei. Eppure era così.
Fine era semplicemente la sorella pasticciona, goffa e mangiona di Rein, che mi aveva confessato di amarmi.
Così di punto in bianco.
“Non farla soffrire.” Aggiunse dopo un po’ mentre stavo per varcare la soglia dell’enorme portone.
Mi voltai un attimo per poter scorgere quello sguardo, ma la vidi semplicemente allontanarsi.
Fu un gesto spontaneo, quello di rincorrerla.
“Fine!” Gridai il suo nome: “Fermati!” Dissi ancora afferrandole il polso.
“Lasciami andare. Devo rifarmi il trucco.” Soffiò a stento.
“Non ti sei mai truccata tu!” Affermai deciso facendola voltare verso di me.
“Che ne sai tu!” Esclamò. Ci fu uno scambio di sguardi fugaci.
“So che tra te e tua sorella, l’unica che si interessa è Rein.”
“Scontato.” Sospirò lei: “Rincorrendomi mi stai dando speranza, lo sai.”
“Lo faccio per il bene di tua sorella. So che ci starebbe male se non ci fossi.” Risposi prontamente. Ed era vero.
“Giusto per la felicità della persona amata, tutto è lecito. Pure frantumare i sentimenti di un’altra persona.”
“In amore tutto è lecito.” Sottolineai io lanciandole un'occhiata fredda.
Fine mi guardò intensamente negli occhi. Poi con un movimento rapido, mise la sua mano dietro alla mia nuca e mi trascinò a se. Fu rapido ciò che successe dopo.
Un lieve bacio a stampo sulle mie labbra.
Mi guardò ancora e poi si divincolò da me, lasciandomi da solo nel corridoio.
Rientrai frastornato perché non capivo perché lei mi avesse baciato.
Dannazione lei sapeva che oggi mi sarei fidanzato e lei che fa? Mi baciava.
Come facevo adesso ad affrontare Rein?
Ok, che erano sorelle gemelle ma non potevo vedere Fine al posto suo.
Rein venne da me con un enorme sorriso stampato in viso: “Sono così felice io.” Disse e mi baciò.
Sapeva di strano quel bacio, sembrava così vuoto.
Merda.
Stavo pensando a lei e non alla mia ragazza!
Rein mi guardò con quei occhioni verdi e mi chiese cosa avessi: “Ti vedo strano oggi, sai.”
“Un po' agitato.” Non potevo stare qui dovevo chiarire con lei: “Scusami. Torno subito.”
Le dissi e andai a cercare Fine. Perché stavo correndo in questo corridoio per quella chioma rossa invece di stare con Rein.
E in quel momento capii che Rein era un rimpiazzo che non potevo scegliere la turchese, solo per me. Perché sarebbe stato solo una bugia, per me.
-Ti ricordi adesso, vero papà?- Disse la figlioletta al padre.
Shade si risvegliò dalla sua assenza e annuì facendo cenno con la testa.
-Pensavo di aver cancellato dalla memoria, Fine però lei c'era sempre stata, dentro al mio cuore.-
-Già, qualunque cosa possa succedere la memoria del cuore ti porterà sempre dal tuo grande amore. Sempre.- Ripeté Shine.
-Tutto ciò è frutto della mia fantasia?- Domandò il cobalto alla ragazza.
-Non solo della tua, papà. Volevo aiutarti a sconfiggere il male e la tua paura. Adesso mi devi promettere di non lasciare la mamma..-
-Promesso, tesoro.-
L'ultima cosa che vide Shade in quel mondo fu il sorriso tanto uguale della figlia.
Il ragazzo si svegliò e il primo suono che udì, fu il vagito di un bambino.
“Congratulazioni vostra altezza, sua moglie ha dato alla luce una bellissima bambina!” Disse sorridente la donna.
“Mia moglie?” Chiese sospettoso.
“Stia tranquillo, lei sta più che bene! Venga, può entrare e vederla!” Proseguì entusiasta la donna.
I due varcarono la soglia della stanza e vide Fine che giaceva sul letto. Preoccupato corse da lei.
“Fine!” Gridò.
La rossa aprì gli occhi e strinse la mano a quella di Shade: “Hai visto, ce l'ho fatta! Non ti ho lasciato.”
Lui sorrise.
“Hai visto Shine, è bellissima, come te.” Continuò a parlare Fine.
“Probabilmente avrà preso, da te.” Rispose Shade baciando la donna sulla fronte.
Un'altra donna che aveva aiutato Fine durante il parto, portò la neonata dai genitori, annunciandola: “Ecco la principessa più bella.”
Shade aveva un sorriso a trentadue denti una volta che la accolse tra le sue braccia.
Era felice perché non aveva rinunciato al suo futuro e non aveva rinunciato alla vita che aveva da sempre desiderato.
Aveva imparato ad accettare qualsiasi situazione, anche la più difficile e non temeva la tristezza poiché sapeva che qualcuno gli sarebbe rimasto sempre accanto.