A reason to start over new and this reason is you.

di Calien01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento! ***
Capitolo 2: *** Perchè tutte a me? ***
Capitolo 3: *** I will never forget. ***
Capitolo 4: *** Rimembranze. ***
Capitolo 5: *** Piacevoli Incontri. ***
Capitolo 6: *** Cosa succede? ***
Capitolo 7: *** Anche i bravi cagnolini ululano alla luna. ***
Capitolo 8: *** Quando ti rendi conto che devi tenere la bocca chiusa. ***
Capitolo 9: *** Non credete sia l' ora di darmi qualche spiegazione, cari mamma e papà? ***
Capitolo 10: *** Quella volta in cui mi traformai in una Bondgirl- il prologo- ***
Capitolo 11: *** Tanto per cambiare, guai in vista! ***
Capitolo 12: *** Forse è meglio avere un piano prima, caro Sesshomaru. ***
Capitolo 13: *** Come posso trovarmi all' inferno e sentirmi in paradiso? ***
Capitolo 14: *** Revelations. ***
Capitolo 15: *** WAKARIMASEN. ***
Capitolo 16: *** Un compito importante. Quando iniziero' a scegliere della mia vita? ***



Capitolo 1
*** Mi presento! ***


Hai mai la sensazione di non appartenere a nessun luogo in particolare?

È la storia della mia vita.

Nata in Italia ma cresciuta in mille luoghi diversi; suppongo sia normale, dopotutto, quando hai un padre che lavora nella Marina.

Non mi ha mai fatto mancare nulla, anzi, il mio papà è un uomo con la U maiuscola.

E non tutti hanno la fortuna di viaggiare! Pensare che due giorni fa mi trovavo a Sydney e ora sono nella Terra del Sol Levante!
Qui c è aria di avventura!!

Mi chiamo Rin, ho 18 anni e sono una forza della natura: sempre attiva e mai ferma, solare, con un sacco di amici sparsi ovunque.
Non sono una gran bellezza ma non m importa.
Quello è un fatto soggettivo e io sono fiera di essere “particolare” a modo mio.
Porto i capelli lunghi, raccolti sempre in acconciature strane: oggi è la volta del classico chignon, giusto per avere il viso libero. Ieri sembravo Lady Gaga con un mega fiocco in testa e l’ altro ieri portavo i capelli sciolti. Adoro cambiare e non ho paura di nulla.
Anzi, ora che ci penso non ho una “paura” ma una signora Fobia: gli aghi.
Se c è una cosa che mi fa rabbrividire sono quei minuscoli cosetti tira-sangue che ti penetrano la carne. Brrr!!

Ma ecco che c è qualcuno che mi distoglie dai miei strani pensieri.

“Tetè! Bebè acca!” sorrido a quella piccola peste che si avvicina traballando attaccandosi alla mia coscia.

“Cucciolotta mia, Tetè adesso ti cambia, va bene? Ma devi stare ferma.”

Mi sorride. A volte mi chiedo proprio da chi abbia preso così! Ahahahha.

Lei è mia sorella, Bénédicte, soprannominata Bebè.
Il nome è stato scelto per caso durante il nostro piccolo soggiorno a Nizza. Ha 20 mesi ed è tutta la mia vita. Probabilmente mi prende per la sua seconda mamma, ma non mi dispiace affatto.

A volte mi sento la sua mamma. Dopotutto la differenza di età è notevole.

“Bebè palla!”

Certo che la piccolina è abbastanza esuberante per essere una nanerottola. Riesce a tenere in riga tutta la famiglia.  Ecco che mi salva mia mamma da una serie di giochi alquanto improbabili:

“Rin, dovresti andare a fare un po’ di spesa, qua non c è nulla. Va bè che ora ci siamo trasferiti, ma questo non vuol dire che devi fare quello che facevi sulla nave!”

Ah, mia madre e i suoi discorsi super sensati!

Ne approfitto per uscire, il supermercato dista qualche isolato dal mio super attico stile ho-un-sacco-di-soldi-da-sperperare così ne approfitto per fare quattro passi. Adoro camminare, mi rilassa. A volte mi domando perché non potevamo andare ad abitare in una piccola casetta accogliente e rustica, ma non avevo fatto i conti su chi sono i miei genitori.

Supero un sacco di vetrine colorate e girando l’ angolo mi scontro con un ragazzo. Perdo l’ equilibro e chiudo gli occhi in attesa dell’ impatto contro il cemento del marciapiede, ma questo stranamente non avviene.

Apro gli occhi e trovo due pozze di ambra che mi fissano preoccupati, mentre due braccia mi afferrano nel tentativo di non farmi cadere..

“Ti sei fatta male per caso? Scusami, non ti avevo vista e poi, tu mi sei venuta addosso.”

Wow che voce profonda gente! E che fisicaccio!

“oh scusami davvero, non volevo. Ero così immersa nei miei pensieri che non ho fatto attenzione sul dove andavo.”

Gli sorrido. Ecco un'altra cosa che faccio spesso: inciampare e sorridere.

Sono fatta così, svampita e tremendamente imbranata.

Lui ricambia il mio sorriso e mi chiede:

“sei nuova di qua? Vedo che hai un aspetto abbastanza insolito per essere giapponese.”

Ah pero’, mi trovo difronte uno Sharlock.

“effettivamente si, mi sono appena transferita, comunque piacere, il mio nome è Rin.” Altro sorriso.

“Molto piacere Rin, il mio nome è Yuu. “

Ad un tratto mi sento inquieta, come se qualcuno mi fissasse con insistenza.
Mi giro per cercare la fonte del mio disagio e lo vedo.
Dall’ altra parte della strada, un ragazzo mi fissa con aria truce. I suoi occhi sono color del sangue e mi incutono timore. Decido di eclissarmi, anche perché comincio ad avere abbastanza paura ora.

“ehm, scusami Yuu ho alcune commissioni urgenti da fare, è stato un piacere conoscerti, comunque! Ci vediamo in giro ciao!”

Senza dar tempo al poveretto di rispondere, mi metto a correre il più lontano possibile da li.

Arrivo alla fine dell’ isolato, proprio davanti all’ ingresso del supermercato e mi giro, ma del misterioso ragazzo non c è traccia.

Che me lo sia immaginato? 



Una sola parola: RECENSITEMI.
Ma non lo dico per la popolarità, bensì mi servono critiche (in caso la mia storia faccia schifo) o elogi (in caso mi piaccia).
Prevedo una storia abbastanza lunga, anche perchè il progetto prevede molte svolte.
quindi non esitate a farmi sapere cosa pensate di questa storia, se avete spunti o quant altro, saro' ben lieta di ascoltare tutto! 
- mi chiamo Maria e saro' una futura scrittrice - 

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Capitolo 2
*** Perchè tutte a me? ***


Plic. Plic. Plic. Plic.

La pioggia sbatte incessantemente sulla mia finestra.

Mi ricorda una sera di tanti anni fa, quando vuoi trovata in un bosco sacro della Svizzera, con la memoria completamente cancellata.

Successe tredici anni fa. Un escursionista mi trovò e mi portò a casa sua.
Quell’ uomo era il mio papà.

Esattamente.  Sono una trovatella.

Figlia della Foresta.

Figlia di nessuno.

Lui si era appena sposato e, insieme alla sua compagna, decisero di adottarmi.

Non ricordo molto di quel giorno, tranne un piccolo particolare.
Ero piena di sangue, sangue non mio, per fortuna.  E due occhi, profondi, color rubino che mi guardano sofferenti.

Non ricordo perché mi trovavo lì, nessuno se ne capacita.

Plic. Plic. Plic. Plic.

Un tuono mi distoglie dai miei pensieri.

Ho un libro di filosofia aperto sulla scrivania, dovrei studiare, ma non riesco.

Penso al fatto che, nonostante la mia vita sia perfetta, mi manca qualcosa.

L’ amore? Probabile, nonostante abbia milioni di amici, sento la necessità di trovare qualcuno che mi comprenda sul serio, che mi ami per quella che sono.

Vorrei conoscere la verità sulla mia infanzia? Anche se si tratti di qualcosa che forse è meglio nascondere?

Forse. Mi sento incompleta. Mi sento senza passato. Senza una storia da raccontare e condividere.

Plic. Plic. Plic. Plic.

Guardo fuori la finestra. Sono sola in casa, ma non ho paura. Sono una persona abbastanza coraggiosa.

Ad un tratto vedo una figura sotto l albero situato in giardino.

È appoggiata al tronco e guarda dritto da questa parte.

Addio coraggio.

Inizio a sudare freddo.

È lo stesso ragazzo che mi fissava due giorni fa.

Cosa ci fa qui?

Perché mi guarda truce?

Perché i suoi occhi sono ROSSI? Cosa vuole da me?

Chiudo la tenda e torno alla scrivania.

Regola numero 1: mai mostrarsi debole o spaventato davanti al nemico.

 L ho imparato a mie spese ad un corso di autodifesa. Sapevo che sarebbe stato utile! Grazie papà!

Regola numero 2: se si ha paura, rimanere concentrati e distogliere l’ attenzione su un qualcosa che ci faccia ritornare calmi.

Regola numero 3: ATTENZIONE.
Attenzione a possibili pericoli.

Merda. E ora che faccio?

Ritorno alla finestra e sbircio attraverso la tenda.

Quel ragazzo non c è più. O forse me lo sono sognata di nuovo?

“Rin, stai esaurendo, te lo dico io! Da quando sei così egocentrica? Non c è nessuno che ti spia dal giardino, quindi rilassati e torna a studiare!” mi dico autoritaria.

Mi sorrido, sembro pazza. Una pazza che vede ragazzi dagli occhi vermigli ovunque. Ma per favore!!

Sono qui da nemmeno 3 giorni e penso che uno stalker mi perseguiti. Pazza!

Un altro tuono squarcia il silenzio creatosi in casa. Un movimento visto con la coda dell’ occhio attira la mia attenzione.

Mi giro di scatto afferrando una mazza da baseball poggiata su una mensola, un piccolo regalo di mamma quando andò da sua zia a Chicago. Pesantuccia a dirla tutta.

Rivolgo la mia attenzione alla finestra, dove dapprima vedo il riflesso di una ragazza in tuta, con i capelli in disordine e una mazza da baseball viola tra le mani.

Ma è quello che vedo dopo che mi fa andare in tilt.

Quei due occhi vermigli mi fissano con insistenza da dietro il vetro. Il viso di quel ragazzo è a pochi centimetri dalla finestra. Mi mostra le zanne.

Merda! Come ha fatto a salire fino al terzo piano?

Perché mi perseguita?

Non riesco a farmi altre domande che le forze mi vengono meno, facendomi accasciare a terra priva di sensi.
 
 
 
Secondo capitolo della serie “A reason to start over new and this reason is you.
Vi è piaciuto? Fatemi sapere al più presto!
Rin è davvero pazza o esiste veramente un giovane dagli occhi vermigli?
Cosa vuole da lei? Ma soprattutto, chi è?
 
SPOILER:

- “Rin, oh mio Dio Rin! Svegliati ti prego!”
Aprii un occhio, poi l’ altro.
“Mamma? …MAMMA!! Cosa è successo? Perché sono a terra?”
“oh Rin, ti ho trovata riversa sul pavimento della tua camera…”
 

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Capitolo 3
*** I will never forget. ***


Drriiiiinnn!

Stupida sveglia. Non suonare così presto, voglio dormire ancora.

Mi alzo a fatica,pensando agli strani avvenimenti successi qualche ora fa.

Ieri sera è successo di tutto e di più.

Mia madre mi ha trovata riversa sul pavimento della mia stanza, quando è tornata a casa.

Mi sono svegliata mentre mi dava dei piccoli colpetti sulle guance. Era parecchio spaventata.

“Rin, oh mio Dio Rin! Svegliati ti prego!”

Aprii un occhio, poi l’ altro.

“Mamma? …MAMMA!! Cosa è successo? Perché sono a terra?”

“oh Rin, ti ho trovata riversa sul pavimento della tua camera… mi hai fatto prendere un colpo! Cosa ti è successo?”

Non potevo certo dirle di aver visto un ragazzo che mi ringhiava contro attraverso la finestra, le sue reazioni potevano essere solo due:

1.       Mi avrebbe riso in faccia. Mamma non crede affatto nel paranormale.

2.       Mi avrebbe creduto e avrebbe fatto sorvegliare casa.

Agli antipodi proprio, ragion per cui decido di non farla preoccupare ulteriormente.

“credo che sia stato un calo di pressione, o di zuccheri… sai, ultimamente sono stressata, studio troppo.”

Non sembra molto convinta, ma non insiste. Mi ha fatto alzare ed è andata in cucina per prepararmi un tè caldo.

Sorseggiando in tè, mi accorgo che mi guarda strana, come se sapesse cosa mi frulla in testa. A dirla tutta, non so nemmeno io cosa pensare.

Cerco di non farci troppo caso, finisco il mio tè, rigorosamente al lampone, e decido di andare a dormire.

In camera ho evitato in tutti i modi di guardare la finestra, non volevo certamente trovare quei due occhi dopo l esperienza di prima. Mi addormento quasi subito.

E quasi subito suona quella dannatissima sveglia, facendomi saltare nel letto.

E risuona mentre sono in bagno a prepararmi per il mio primo giorno di scuola. Per il mio primo giorno di scuola in un istituto d’ arte.

Amo l’ arte. Disegnare è la mia passione. Ho sempre studiato da privatista, anche perché sarebbe abbastanza stressante cambiare ogni mese scuola.

Ma a quanto ho capito, il “Nipponia” ci staremo per un bel po’!

Scelgo un bel jeans abbinato ad una magliettina nera, con scarpe e borsa rossa.

Guardando dalla finestra scorgo la strada principale illuminata dal caldo sole primaverile.

L’ inverno ha ceduto posto alla primavera ed ora la città sembra dipinta: tutto ciò che si trova al di fuori dalla mia finestra sembra risplendere.

Involontariamente sorrido e inizio a canticchiare:

“  I don't remember one moment I tried to forget 
I lost myself yet I'm better not sad 
Now I'm closer to the edge “

C è un altra cosa che ho omesso di dirvi.

Sono una grandissima fan dei 30 Second to Mars. Ma non ho un ossessione per loro come la maggior parte delle ragazzine per Justin Bieber.

La mia è ammirazione.
Solo ammirazione.
E non ho la camera tappezzata di poster, queste cose le odio. Mi limito a tenere una foto mia e della band sul comodino.
Non è nemmeno autografata.
Sapete perché?
No, non ve lo dico. Preferisco tenermi queste cose per me.

Guardo la sveglia e…….. OPPORCAPALETTA!

Sono in ritardo!

Sono le 8 meno 10!

Mi catapulto per le scale, afferrando le chiavi della moto e della casa, salutando la mia tenera famiglia che sta facendo colazione, senza troppi complimenti.

Eccola là, la mia Honda.
Mi è stata regalata da mio padre qualche mese fa per il mio compleanno.

Non mi piacciono le macchine, amo la sensazione del vento sui capelli, l’ adrenalina che mi circola in corpo quando corro o impenno.

Metto in moto e parto sgommando verso la scuola.


8.05

Ritardo di 5 minuti.
Non male, pensavo peggio.
Ho trovato un traffico assurdo e ho dovuto parcheggiare la moto proprio dentro la scuola, dietro il cancello.
Sono già sicura di non trovarla più al mio ritorno.

Prime due ore: Storia dell’ arte.

Yeah! La mia materia preferita!

Scherzo, la odio.

Ma questi 120 minuti passano in fretta, tranne all’ inizio quando devo presentarmi. Come una bimbetta dell’ asilo.

Inizio incerta:
“ehm, buongiorno, il mio nome è Rin e sono italiana. Mio padre è un colonnello della Marina mentre mia madre è una biologa. Ci siamo trasferiti a Tokio in seguito al trasferimento di mio padre e, ad essere sincera, ho sempre studiato da privatista. Inoltre ho viaggiato per tutto il globo, quindi sarebbe mio desiderio stabilirmi definitivamente qua per proseguire gli studi. Naturalmente ho 18 anni e come potete ben vedere, non vedo l ora di tornare a posto perché sono imbarazzata oltre ogni dire.”
Sento qualche risatina e sono sollevata, almeno non mi stanno prendendo in giro o altro.

La prof, noiosa e tra l’ altro pure antipatica, non fa che ciarlare e ciarlare e ciarlare, e a quanto vedo nessuno le da molta retta: chi è impegnato a limarsi le unghie, chi scambia bigliettini con il compagno, chi a guardare fuori dalla finestra.

A dire il vero mi fa un po’ pena.

Che sparisce subito quando sento:

“signorina Lagàn, a lei l’ onore  di ripetere tutto quello che ho spiegato.”

Antipatica e stronza pure!

Ma sorrido, dopotutto, storia dell’ arte sarà pure la materia che odio di più, ma grazie, alle mie letture, sono abbastanza ferrata in materia.

“ma certo prof. Allora, Ikuma Arishima era il fratello degli scrittori Takeo Arishima e Ton Satomi, nasce a Yokohama nella prefettura di Kanagawa e intraprende gli studi presso la Scuola di lingue straniere di Tokio, iscrivendosi alla facoltà di lingua italiana. Nel 1910 diventa membro della Shirakaba e un anno dopo viene scelto tra gli autori della mostra d’ arte indetta dal Ministero dell’ educazione. Nel 1935 diventa membro dell’ accademia imperiale. Nel 1936 prende parte al progetto per la fondazione dell’ associazione artistica Issuikai, insieme a Sotaro Yasui. Nel 1937 entra a far parte dell’ Accademia delle Belle Arti. Nel 1958 diviene Direttore degli affari generali del Nitten, nel 1964 viene insignito del premio per la promozione culturale e muore all’ età di 91 anni, nel 1974. Va bene così?”

Rimane sconcertata.

Eh si, mi dispiace tanto, hai trovato un osso duro cara prof.

Proprio in quel momento suona la campanella.

I ragazzi intorno a me scappano letteralmente fuori, io invece raccolgo con calma la borsa, da cui estraggo l orario delle lezioni.

Dopo storia dell’ arte ho disegno. Questo si che mi piace.

In disegno sono una bomba, decisamente.

Appena entrata in classe, il professore esamina il mio portfolio.

“un portfolio molto vasto, non c è che dire.”

Non so se sia serio o se mi prenda in giro.

Si, effettivamente è pieno di roba, ma molti lavori devono essere finiti.

Mi ridà il portfolio senza troppi complimenti e dice alla classe:

“il compito di oggi sarà un ricordo della vostra infanzia. Avete tre ore. Iniziate.”

Ah però, decisamente di poche parole.

Come la mente bacata che sta partorendo una storia simile.

“vediamo” , mi dico sottovoce, “un ricordo della mia infanzia.”

Mi perdo nei miei pensieri e, quando ne riaffioro decido di disegnare l’ unica cosa che potevo risparmiarmi.

Il bosco dove fui trovata e, in secondo piano, due creature che si stanno affrontando, guardate da una bambina.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Rimembranze. ***


Mentivo quando dicevo che non ricordavo cosa mi successe tredici anni fa. Anche a me stessa. A dirla tutta volevo solo dimenticare.

Ricordo molto bene, almeno le parti salienti.

Ricordo di come un enorme demone ha fatto strage della mia gente, non ha avuto pietà di nessuno. Io sono sopravvissuta grazie al sacrificio dei miei genitori, quelli naturali.

Mi fecero nascondere e attirarono l attenzione di quel mostro.

Unico problema: non avevano fatto i conti con la furbizia del demone.

Dopo che ha trucidato tutti è venuto a cercare me. Una piccola bimba indifesa.

Credo c entrasse qualcosa che gli fu predetto un anno addietro.

E per una stupida profezia ha ucciso la mia gente.

Ma qualcuno mi ha aiutato.
All’ inizio credevo che fosse qualcuno che voleva farmi male.
Era entrato piano della casa dove vivevo e, dove mi ero nascosta per sfuggire al mostro.
Ero nascosta nell’ armadio e, da una piccola fessura, riuscivo ad avere l’ intera visuale del salotto e della cucina.
Ho visto una figura cercare nella casa e, ad un certo punto, le ante si sono spalancate facendomi cadere a terra. Il demone cane mi ha visto e si è avvicinato.
Avevo tanta paura, avevo visto cadere i miei genitori e il resto del villaggio e, ero sicura che avrei fatto la stessa fine. Non piansi, ma guardai terrorizzata il ragazzo che si avvicino’ a me e si inginocchio. Mi guardo’ per un attimo e dopo un po’ mi prese in braccio.
Ma era buono.
Mi ha portata via dal villaggio. Ma quando ci siamo inoltrati nel bosco siamo stati seguiti dal demone. Aveva l aspetto di un enorme ragno, ma sotto i miei occhi si ü trasformato in un uomo. Sogghignava beffardo, come a prendermi in giro, come a pregustare quel grazioso spuntino che aveva davanti agli occhi.

Anche il mio salvatore si è trasformato.
Da grande cane bianco è ritornato persona. Era poco piu’ che un ragazzo ma ha affrontato il demone come se non avesse paura di nulla.
All’ inizio il demone ragno rideva, ma quando ha visto in viso del ragazzo si è arrabbiato, credo che si conoscessero. Dopo uno scontro a parole hanno iniziato a combattere.
Il ragazzo aveva uno stile impeccabile, i suoi movimenti erano fluidi ed eleganti, sembrava on conoscere paura. Aveva anche dei bellissimi occhi, color del miele e i suoi capelli erano fil di seta, del colore della luna.
Portava una specie di kimono, come i guerrieri che, crescendo, ho visto raffigurati nei libri di storia, molte volte mi ha intimato di scappare mentre combatteva, ma qualcosa mi diceva di rimanere là, ad assicurarmi che non si facesse male.
Ma il demone ragno lo ha ferito con la sua grande spada e, dopo aver scavalcato il corpo del demone cane, si è lanciato contro di me.

Ero sicura che sarei morta, ma ancora una volta, il demone cane si è alzato e si è lanciato contro il demone ragno.

La domanda che mi frulla per la testa dopo tredici anni è: “Perché? Perché un demone vuole proteggere una bambina umana?”

Da quello che mi raccontavano i miei genitori, i demoni sono creature che disprezzano gli esseri umani che, considerano il peggio del peggio. Non riesco a darmi una risposta. Probabilemente gli avro’ fatto pena.

Il resto lo conoscete già. Fui trovata dal mio padre adottivo e vivo con lui da 13 anni.

Ricordi, stupidi ricordi che non riesco a cancellare.
 
Sono pensierosa mentre aggiungo qualche chiaro scuro al disegno che sto ultimando.

Sono passare due ore e mezza, due ore e mezza dove lavoro ininterrottamente a questo disegno.

E intanto i ricordi, i dettagli riaffiorano, incasinandomi i pensieri.

Ecco, ho finito. Guardo il disegno. È venuto proprio bene, ma certamente non posso consegnarlo. Voglio evitare domande inutili e invasive.

Ora sono ufficialmente della merda.

Cosa posso fare in 30 minuti ora?

Frugo nella borsa, in genere ci trovo sempre qualche disegno che realizzo quando non ho nulla da fare.

Eccolo! Il ritratto dei miei peluches preferiti. Ma non è finito. Meno male, ho qualcosa da fare.

Metto subito il disegno della radura nella borsa, senza farmi notare e mi metto a lavorare sul disegno da finire.

Sono i peluches della mia infanzia, li ho da quando sono andata a vivere con la mia famiglia adottiva.

Mi sono stati regalati non appena ho varcato la soglia della mia casa in Italia. Sono tre, grandi e morbidi. Ho sempre fatto tutto con loro: gite al mare, in montagna, erano con me quando mi hanno asportato l’ appendice, quando mi hanno messo 20 punti al braccio sinistro in seguito al maldestro
tentativo di recuperare un pallone. Non li ho mai abbandonati e ora, malconci, sono adagiati sulla mensola della mia camera.

Mi manca qualche dettaglio ma, mettendomi di buona lena, riesco a finire il disegno prima che il prof dica: “Bene ragazzi, il tempo è scaduto. Potete consegnare i vostri disegni.”

Mi alzo lentamente dal mio posto ma, una ragazza mi scansa in malo modo, appoggiando il suo disegno sul banco. “Stavolta saro’ io  a prendere il voto piu’ alto! Nessuno ha speranze!”

Si dà arie di superiorità la ragazzina, ma la cosa piu’ irritante sono le sue due amiche oche che non fanno altro che dire: “certo Kikio” oppure “ovviamente Kikio!”.

Odiose!

Le sorpasso e adagio il ritratto sulla cattedra. Mi giro quando sento: “ ahahah ragazze, guardate cosa ha disegnato la nuova arrivata! Una bimba e tre peluches! Patetico!!”

Ok, sono qui da 5 ore, saro’ anche la nuova arrivata che non vuole litigare, ma questa non deve prendersi troppa confidenza.

Non le daro’ la soddisfazione di risponderle male, percio’ mi limito ad ignorarla.

Per fortuna che la giornata si è conclusa!

Mi incammino verso le scale e arrivo al pian terreno e noto, con stupore, che una calca di studenti radunati intorno alla mia moto.

Bene, mi mancava solo l’ attenzione della scolaresca che mi fa domande sulla cilindrata della mia moto, sul modello,  se le curve le fa bene e bla bla bla.

Infilo le cuffie e faccio partire i My Chemical Romance a palla. Mi faccio strada tra la folla e salgo sulla mia Honda. I ragazzi fischiano e fanno complimenti ma non li ascolto, do’ gas ed esco dal cancello.

Decido di fare un giro fuori cittä, tanto i miei non ci sono, quindi non avrei motivo di stare sola a casa con un pomeriggio cosi soleggiato. Faccio curve e curve e curve, finchè non esco dalla città.

Dopo dieci minuti non riesco piu’ a vederla  alle mie spalle.  Non passa nemmeno una macchina, ma va bè, sono in moto, ho appena fatto il pieno e il telefono prende. Non ho nulla di cui preoccuparmi.

Se non fosse che qualcosa mi taglia la strada, facendomi sbandare e sbalzare dalla moto.

 

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Capitolo 5
*** Piacevoli Incontri. ***


Faccio un bel volo e la mia corsa si arresta parecchi metri piu’ in là, accanto ad un masso dove sbatto con forza la caviglia sinistra.

Trattengo a stento le lacrime di dolore e cerco piano piano d’ alzarmi, anche se è difficile, dato che tremo sia per lo spavento e per  la botta.

La mia moto è qualche metro piu’ il là, completamente rovinata.

Una fitta di dolore mi fa cadere a terra e, solo allora, mi concedo di guardarmi intorno: al lato della strada c è una vasta radura e, al suo limitare, un boschetto. Non passa una macchina, non si sente il verso di qualche animale. L’ unico rumore che sento  è il  suono del mio cuore che, battendo cosi’ forte, fa quasi male.

Ho i jeans completamente strappati e, a parte qualche escorazione, l’ unico danno che sembra esser grave, è quello della caviglia sinistra, che m impedisce nei movimenti.

Ma non ho il tempo di farmi prendere dal panico. Devo recuperare innanzitutto zaino e telefono e poi, devo chiamare l’ ambulanza. Non è il caso di chiamare mamma, non voglio farla preoccupare dato che ha una bimba piccola a cui badare.

E come se non bastasse, il sole sta per tramontare. Da bene in meglio!

Mi metto gattoni, dato che non riesco a camminare, e , piano piano, mi avvicino strisciando alla carcassa della mia povera moto. Solo che, quando arrivo, noto con un misto di rabbia e paura, l’ assenza del prezioso zaino.

Merda, merda, merda, merda!!

E ora come faccio??

Le lacrime iniziano pian piano a scendere e non riesco a fermarle, ho paura, tanta; paura di rimanere in quel posto, sola, di notte; paura che possa arrivare un malintenzionato, paura di non so nemmeno io cosa.

Mentre le lacrime aumentano, arrivano anche i singhiozzi. E singhiozzando, piano piano mi rendo conto che un piccolo batuffolino color della notte si sta strusciando sulla mia gamba.

“Hei piccolino”, sussurro, “cosa ci fai qui tutto solo?”

Il batuffolino alza il musetto e son stupore mi rendo conto che non è un cagnolino come pensavo in precedenza, ma un piccolo lupacchiotto, un cuccioletto con un occhio verde e l’ altro castano.

Il cucciolo si stringe a me, sembra infreddolito. Mi fa una tenerezza assurda.

Inizio ad accarezzarlo quando..Oh no. Ecco di nuovo la brutta sensazione di qualche giorno fa.

Qualcuno mi osserva. Un brivido mi attraversa la schiena. Sono paralizzata dal terrore. Mi trovo lontana dalla città, in una stradina isolata, con il sole che sta calando e cosa piu’ importante: sono indifesa.

Domani troveranno il mio cadavere. Addio al sogno di diventare un artista, addio al sogno di trovare l’ amore della mia vita e di avere due gemellini.

Mentre la mia vita mi passa davanti agli occhi, dal boschetto emerge pian piano una figura che si avvicina.

Dapprima non riesco a vedere bene ma, avanzando, noto che ha un bastone, no ma che dico!, una spada tra le mani.

“ è arrivata la mia fine.” mi dico sottovoce, ormai non ha piu’ senso avere paura. Basta che la mia morte sia rapida e indolore.

La figura è a pochi metri da me quando si ferma.

È una donna. Una donna vestita con uno strano kimono, azzurro e bianco, e, come avevo notato prima, ha una spada tra le mani. Ha un bel viso, se non fosse per quell’ espressione assassina che ha sul volto.

Mi guarda truce, e ad un certo punto la sento dire: “ bene, bene, bene, abbiamo visite qui.”

La guardo stranita. Deve essere pazza, altrimenti non si spiega.

Verro’ fatta a fette da una psicopatica vestita come una guerriera antica.

Comincio a stancarmi. Intanto il cucciolo inizia a guaire e, con la coda tra le gambe scappa.

“ascolta un po’, si puo’ sapere cosa vuoi da me? Ho avuto in incidente con la moto e, a  meno che tu non voglia darmi una mano, ti consiglio di lasciarmi stare perché non ho voglia di ascoltare cavolate!”.

Pessima mossa Rin!

La donna sembra infuriarsi, infatti noto che sue iridi, da azzurro, diventano rosse.

“come osi rivolgerti a me, misera ningen? Non sai chi sono? Bene, preparati a perire per mano della Signora della Morte!”

Mi si gela il sangue nelle vene. La Signora della Morte era un personaggio, demone potente, risalente all’ epoca Sengoku. E, a differenza della maggior parte dei demoni, era immortale, anche se era sparita dalla circolazione.

La leggenda che circola per il Giappone da tempo immemore narra di una demone, appartenente alla casata reale piu’ potente del Paese, che promessa in sposa ad un re occidentale, sia stata portata via lontano dalla sua dimora e, soggetta ad ogni genere di angherie e umiliazioni, alla fine pare
che abbia ucciso il suo marito-padrone.

E da allora, viaggia per il Paese, uccidendo i mariti che maltrattano le mogli.

“Ma cosa c’ entro io”, mi chiedo.

Solo che non mi accordo di un colpo di spada che arriva dall alto, mentre ripenso a queste cose. Riesco a schivarlo giusto in tempo, rotolando di fianco.

Sento la Signora della Morte dire: “Stupida mocciosa, stai ritardando la tua morte! Ma non mi scappi!”

Incredibile cosa riesce a fare l’ adrenalina.

io non voglio morire. Mi ripeto questa frase all’ infinito e, con una fatica immane, riesco a mettermi in piedi, prima di rovinare a terra.

Non mi scoraggio, anzi. Impongo alle mie gambe di rimanere ferme e ci riprovo.

Stavolta sono piu’ decisa.

IO VOGLIO VIVERE!

Inizio a correre verso il boschetto, almeno ho piu’ possibilità di nascondermi da qualche parte.

La yasha ride sarcastica e dice: “ oh si, vai nel boschetto tesoro, la sicuramente non riusciro’ a trovarti..”

Brutta stronza! Mi prende anche in giro ora!

Ma anche io ho qualche piccola risorsa dalla mia. Corro a perdifiato, inciampo, mi graffio, ma alla fine riesco a seminarla.

Almeno è quello che penso io.

Ecco l’ ennesima caduta.

Non ho notato una radice che sporgeva ed eccomi ruzzolare giu’. Arrivo nel folto del bosco, dove di notte tutto sembra terrificante. Mi sono ferita ad una mano, nel disperato tentativo di aggrapparmi ad una pianta per non cadere.

La yasha atterra con grazia affianco a me.

Con un finto sbadiglio mi dice: “hai finito dolcezza? Sai, avrei da fare. Quindi non muoverti che il lavoro sarà rapido e indolore cosi’”.

Estrae dalle pieghe dell’ abito un piccolo pugnare dorato, che alza, senza troppi convenevoli sulla testa.

Chiudo gli occhi, non voglio guardare la mia fine.

Sento uno spostamento d’ aria sulla mia testa.

Bene, moriro’ a 18 anni e per cosa? Aver offeso la signora della morte.

Il mondo è decisamente strano.

Non ho mai avuto un primo vero appuntamento. Non so cosa significhi andare al ballo della scuola, non sono mai stata ad un concerto degli Avenged Sevenfold e non ho ancora incontrato Yiruma.

Ma va bene cosi’. Ormai non posso farci nulla.

“preparati mocciosa!!”

Attendo che il pugnale mi trafigga, ma questo non avviene.

Apro gli occhi e noto una cosa che pensavo che non sarebbe piu’ accaduta.

Un demone sta allontanando la yasha da me.

Ha un kimono argento e bianco, dei capelli del colore della luna e, ora che si è voltato, noto una piccola mezzaluna viola sulla fronte. I suoi lineamenti sono aggraziati ma non effemminati, è quel tipo di ragazzo che guarderesti ore e ore, solo per ammirare la sua magnifica bellezza.

Ha la bocca non molto larga, con delle labbra leggermente carnose. Non un po’ di barba, non qualcosa fuori posto. Ed è elegante, eccome se lo è!

Ho la sensazione di averlo già visto, ma non ricordo bene dove.

Intanto la yasha sta brandendo pugnale e spada contro il demone, che non si fa scoraggiare.

Ha due foderi che pendono dal suo fianco e, anche se ha una spada sola in mano, sta mettendo in seria difficoltà la demone della Morte.

Lo scontro è acceso, lei cerca in tutti i modi di penetrare la sua difesa, mentre lui si limita a respingere gli attacchi. Penso che non voglia farle del male, sono metterla in fuga.

Passano 20 minuti e la yasha sembra decisamente provata. Alla fine tenta la ritirata.

“non finisce qui”, la sento strillare con la sua vocina acuta, librandosi in volo.

Finalmente posso tirare un sospiro di sollievo, non sembra che il demone voglia farmi del male.

Si accovaccia vicino a me, riponendo prima la spada nel fodero e mi dice: “sei ferita?”

Faccio di no con la testa e provo ad alzarmi.  Ma la caviglia si fa sentire, strappandomi un gridolino di dolore. Il demone prontamente mi afferra per la vita stringendomi a lui.

“perché lo fai gli chiedo? Sono solo una misera ningen.”  Ci guardiamo negli occhi.

Mi guarda strano, ma non mi risponde, si limita a dire solo: “devo fasciarti la caviglia, ma tu come sei finita qua?”

Bella domanda penso, “ero in sella alla mia moto che passavo di qua quando qualcosa mi ha tagliato la strada facendomi cadere. Poi ho incontrato quella demone che voleva uccidermi e sono scappata qui nel bosco, il resto lo sai già.”

Non so perché questo demone è apprensivo nei miei confronti. A quanto pare non sono tutti cattivi come pensavo.

Poi fa un gesto inaspettato, mi prende in braccio, con delicatezza, come se fossi un qualcosa di prezioso che possa rompersi, e si inoltra ancor di piu’ nel bosco. La luce della luna rischiara il paesaggio intorno a noi e, devo dire che questo demone, anche con poca luce è davvero bello.

“posso sapere il tuo nome, ragazza?” , mi chiede ad un certo punto.

“oh…Rin, il mio nome è Rin.” Decido di stare al suo gioco e gli chiedo:

“posso sapere il tuo, demone?”

“io sono Sesshomaru.” Mi rispose.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Cosa succede? ***


“io sono Sesshomaru.” Mi rispose.
 
Ci inoltrammo ancor di piu’ nel bosco.

L’ aria era gelida e mi procurava piccoli brividi giu’ per la spina dorsale. 

Ero completamente in imbarazzo.

Un demone, maschio, e di una bellezza sfolgorante, sottolineo SFOLGORANTE, mi teneva stretta a sé.

Io, una ragazzina, appena arrivata a Tokio, che non ha mai avuto una storia sentimentale, se non con Johnny Depp ne “i Pirati dei Caraibi”, è tra le braccia di una bellezza statuaria.

Arrivammo in un piccolo campo di fiori, sulla destra c’ era un piccolo fiumiciattolo che scorreva placido placido dove, gli animale, per niente disturbati dal nostro arrivo, si dissetavano e lavavano.

Eccolo il mio amichetto fifone!

Il tenero lupacchiotto di prima si fionda su di noi e fa un piccolo salto. A dir la verità non avevo mai visto un cucciolo di lupo saltare, mi metto a ridere, una risata cristallina e per niente forzata, una risata liberatoria, che mi fa dimenticare i fatti accaduti qualche minuto fa.

La luna è alta in cielo, distolgo lo sguardo dal cucciolo e la guardo.

Wow, è davvero bella, grande e bianca.

Le mie labbra disegnano una piccola “O” stupita, non mi era mai capitato di vedere una cosa simile.

Con la coda dell’ occhio vedo il demone guardarmi con una strana espressione, ( contentezza? Forse, ma anche stupore e qualcos’ altro che non riesco a identificare, anche perché, svanisce subito, non appena mi giro per guardarlo in viso.) ed ecco, siamo vicini, i nostri nasi si sfiorano, ci scambiano uno sguardo, stranito il mio, profondo il suo, uno sguardo che dice mille cose e che io, non riesco a decifrare.

Mi adagia piano, a terra, attento a non causarmi il minimo dolore e mi sfila la mia Blazer, completamente rovinata.

Da rossa, è diventata marrone e verde.. e pensare che l’ avevo appena comprata!

Con aria critica mi guarda il piede e mi alza di qualche centimetro il jeans, per controllare che non abbia graffi e che il gonfiore si limiti solo alla zona della caviglia.

“per fortuna non ti sei rotta il piede, è solo gonfio per la botta ricevuta. Ora stai ferma, ti fascio la caviglia e poi mi occupo della tua mano.”

Ah già, la mano. È stata una mossa molto intelligente quella di aggrapparmi ad una pianta per evitare di cadere. Complimenti Rin!

“ah, ehm…ok.” Non sono in grado di dire altro.

Con lui mi sento al sicuro, mi sento protetta. Sento che niente possa toccarmi.

Ho anche la sensazione di averlo già incontrato, ma non riesco a capire dove.

Strano.

Eccolo che il cucciolo si avvicina, trascinando qualcosa con la bocca.

Il mio zaino!!!

Mai sono stata cosi’ contenta!

Dopo avergli dato un bacino sulla testa e avergli fatto qualche coccola, prendo lo zaino e cerco di aprirlo, se non fosse che il demone me lo strappa tra le mani.

“hei!” dico, “quello è mio!”

“oh, sta zitta per favore, non voglio curiosare tra le tue cose, voglio solo vedere se hai qualche indumento per fasciarti il piede, scema.” Afferma.

Ha perso 10, macchè, 15 punti.
Tutti in una volta.

Fruga un po’ per lo zaino e alla fine estrae una piccola sciarpetta verde, che uso per coprirmi la gola quando vado in moto.

Non mi dice un: “posso usarla?” no, la prende e me l’ avvolge attorno al piede, stando attento a non stringere troppo.

Dopo passa alla mano.

È davvero messa male, tutta sporca e con un bel taglio sul palmo.

Senza troppi convenevoli, come al suo solito, mi riprende in braccio, e mi porta al fiume.

Riesco a sentire il suo cuore che batte e, a causa della vicinanza, non posso fare a meno di arrossire.

Non mi immerge la mano in acqua ma la raccoglie con le mani e la fa scorrere sulla mia.

Brucia da morire e trattengo un piccolo ringhio.

Lui sorride divertito e continua.

Dopo che la mano è pulita, nota che dentro la ferita c è una piccola spina e mi intima di star ferma.

Piccola è dir poco, non sembra una spina, ma un enorme scheggia.

Cerca tra le pieghe del kimono e ne estrae un pugnale, simile a quello che aveva la Signora della Morte prima, solo che invece di essere d’ oro, è di un candido e lucido argento.

Prende con delicatezza la mano tra le sue e mi intima di voltarmi dall’ altra parte.

Sbianco, “c-cosa vuoi fare? Mi e-estrarrai la s-spina con q-quello?” non riesco a far almeno di balbettare.

Tremo violentemente.

Ho paura, tanta, ma so che non mi farà mai del male.

“Fidati di me, ti prego.” Mi sento rispondere.

A quelle parole, il mio corpo pian piano smette di tremare, ma il colore non vuole saperne di ritornare sul mio viso.

Mi volto, anche perché, di certo non voglio vedere la mia mano piena di sangue.

Stringo i denti e mi preparo al dolore che so, arriverà da un momento all’ altro.

Attendo. ¨

E attendo.

E riattendo.

Alla fine, mi faccio coraggio e mi giro verso il mio salvarore e, noto che mi guarda sorridendo.

Abbasso lo sguardo e noto che la mia mano è tornata come prima. Nessun taglio attraversa il mio morbido palmo, non c è nessuna goccia di sangue che spicca sulla la mia pelle bianco latte.

La mia mano è ancora tra le sue e il contatto è tremendamente  piacevole.

Lo fisso negli occhi, vorrei chiedergli cosa mi ha fatto, ma mi limito a guardarlo sorridendogli.

Il lupacchiotto, che non fa altro che sparire e apparire, mi salta addosso, leccandomi una guancia. Poi riscappa, per dedicarsi allo zainetto, che prima mi aveva portato.

Ma ecco che il disegno scivola via e il demone, incuriosito, lo prende.

Lo guarda e io noto che i suoi occhi si rabbuiano. Ora sembra perfino spaventato.

Si gira lentamente e con il foglio il mano mi dice:

“hai disegnato tu questo?”  
 
 
 - Spoiler -

Chi diavolo sei? e come diavolo conosci questo tizio?

eh? conoscere? ma mi prendi in giro?

dimmelo o ti giuro che ti sgozzo!

inizio a piangere, un pianto che sa di amarezza e delusione. un pianto spaventato, un pianto che fa ritornare in demone sui suoi passi.

Perdonami, dice, attirandomi a sè..

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Capitolo 7
*** Anche i bravi cagnolini ululano alla luna. ***


Andiamo bene!

Il mio salvatore mi farà fuori!

Abbasso lo sguardo e inizio a mordermi il labbro, non voglio guardarlo, non voglio vedere il disprezzo nei suoi occhi, non voglio raccontare cose che voglio rimangano segrete, non voglio che mi abbandoni!

Stupida Rin, ti scotterai.

Lui è un demone, fiero, regale, forte e bello… cavolo se lo è, e io, io sono solo una stupida ningen, con problemi nell’ identificare un possibile pericolo e con segreti troppo importanti da raccontare ad uno sconosciuto.

“Guardami..”, mai pensavo che degli occhi cosi’ spietati e fieri potessero esprimere dolcezza, mi vien da piangere, e involontariamente una piccola lacrima mi scivola giu’ lasciando una piccola traccia salata lungo lo zigomo, e fermata da una mano artigliata, cosi’ pericolosa, eppure cosi’ dolce nei miei confronti…

“Perché piangi?”. Cosa posso rispondere a questa domanda fatta con cosi tanta dolcezza?  Coraggio Rin, sii sincera per una volta.

“Non lo so, ho paura.. quando mi affezionerò troppo  tu dovrai lasciarmi..” trasalgo, non dovevo dire quello che ho detto, l’ ho buttata li’ senza malizia, porca miseria!!

Ora mi considererà una pazza.

Lo guardo, ed eccolo: è ritornato freddo come prima, ha di nuovo innalzato quel muro attorno a sé.

Distrattamente riprende il foglio caduto prima. Se ne riempie gli occhi, nemmeno fosse un opera d arte, e lo vedo alterarsi, i suoi occhi si fanno rossi, vedo i suoi artigli allungarsi, i segni violacei sul suo viso farsi piu’ evidenti.

Mi fa paura, il mio istinto mi dice di scappare lontano lontano, almeno finchè non si sarà calmato, sono immersa in mille pensieri e un lampo bianco mi riporta al presente, alla realtà; mi giro e, al posto di Sesshomaru c è un enorme cane bianco, di un candore che eguaglia la prima neve, quella che cade sui prati a fine novembre, quella neve dal sapore fresco, quella neve che annuncia l’ inverno, solo che Sesshomaru in questo momento di candido, a parte la pelliccia non ha nulla, è incazzato nero!

Eccolo che mi salta addosso, buttandomi a terra.

Lancio un lungo grido mente stramazzo al suolo, ho paura per la mia vita adesso, credo che il sangue demoniaco abbia preso il sopravvento sulla sua parte razionale.

È su di me, le sue zanne, bavose aggiungo, sono a dieci centimetri dal mio visto. Incredibile come ora mi stia salendo il sarcasmo.

Un basso ringhio gli sale dal profondo della gola e li capisco che si stia preparando per attaccare.

Ora non ho piu’ paura, ma solo terrore, quel terrore che ti paralizza e che non ti fa pensare piu’ a nulla.

Io lo chiamo il “terrore che precede la fine”.

Solo una volta credo di aver provato una paura simile, no anzi, due: la prima quando stavano per amputarmi il braccio in seguito ad un infezione dei punti del braccio (se non vi ricordate, andate a inizio storia, ve l avevo accennato.), l'altro quando ho rotto a mia mamma un prezioso vaso antico di cristallo.

Lei si che stava per uccidermi sul serio!

Ora pero’ mi limito solo a guardare negli occhi il demone, e non a scappare sul tetto come quando mia mamma è tornata a casa; le lacrime adesso scorrono libere, senza argini che le contengano.

Lui ricambia il mio sguardo, piu’ che altro, mi guarda come farebbe un affamato con un piatto di pasta, credo non mangi da giorni, e io con la mia fortuna, sono capitata proprio nel momento giusto..

Sta per calare la zampa su di me, ma ecco che, una delle sue due spade si illumina di azzurro, mentre una sfera bluastra mi avvolge con il suo calore. Chiudo gli occhi, non voglio vedere cosa sta per succedere, cosi riesco solo a percepire l’ aria intorno a me cambiare.

Quando sento che non succede nulla, decido di aprire un occhio, vedo Sesshomaru ritornato uomo, che mi guarda in cagnesco e capisco che non puo’ avvicinarsi.

Noto poi con stupore che, la barriera blu di prima mi avvolge ancora.

Un sorriso timido affiora sulle mie labbra, fino a diventare strafottente.

Solo, che con la fortuna che mi trovo, la barriera scompare subito.

Pensavate intanto che a Sesshomaru fosse passata l’ incazzatura? Quanto vi sbagliavate!!

Non perde tempo e, in men che non si dica, mi trovo a terra, con la schiena appoggiata ad un albero, con una mano sulla gola, questo perché mister Iceberg, con un movimento fulmineo, mi ha presa per la gola e gettata via.

Brutto stronzo!!

Annaspo nel disperato tentativo di recuperare un po’ d’ aria, e intanto sento mister Stronzo-Iceberg-Sexy che si avvicina fino ad inginocchiarsi davanti a me.

“non credere di essere salva ragazzina, non posso ammazzarti adesso, solo perché Tenseiga ti proteggerebbe di nuovo. Ma non preoccuparti, la tua fine sarà vicina.” Mi dice con voce bassa.

“sei uno stronzo. Si puo’ sapere cosa vuoi da me?” di urlo di rimando.

Perché salvarmi e poi tentare di farmi fuori? A meno che non soffra di distrurbi bipolari io non me lo spiego.

Mi ghiaccia con il suo sguardo, ma se crede di spaventarmi si sbaglia di grosso.

Mi rimetto in piedi, a fatica, e gli dico: “io non ti ho fatto nulla. Ti consiglio pero’ di andare in cura da uno psichiatria, pezzo di scemo. Ora scusami, devo tornare a casa!”

Mi girai, e senza tanti complimenti, mi dirigo nella direzione da cui siamo venuti.

È notte fonda ormai, ma non me ne curo. Ho cosi’ tanta adrenalina in corpo da poter far fuori tutti i demoni di questo mondo.

Lo lascio li dov è, non mi preoccupo del fatto che lui possa attaccarmi ora che sono di spalle, quella ad essere incazzata ora sono io!

Mi inoltro nel bosco, senza notare il piccolo sorriso di quel demone che mi sta facendo impazzire.

E senza sentire “questa ragazza sarà uno spettacolo, ci rivedremo presto cara Rin!”

Tra mille tentativi e tre quarti d’ ora dopo, ritorno sulla strada, notando la mia honda in piedi, con un post-it attaccato sul sedile.

“Spero tanto di reincontrarci presto Rin.

È incredibile quanto tu mi affascini.

S”
 
Ma questo ha seri problemi!! Non riesco a credere che mi abbia riparato la moto, dopo aver cercato di uccidermi!!

Questo demone deve andare in cura!  

Salto in sella alla mia moto e, mentre mi allontano, sento un lungo ululato alle mie spalle.

Anche i bravi cagnolini ululano alla luna.

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Capitolo 8
*** Quando ti rendi conto che devi tenere la bocca chiusa. ***


Sono passati cinque giorni da quello strano incontro.

Oggi piove, per cui devo lasciare la mia bella Honda nel garage e prendere la macchina.

Inutile dirvi che,quando sono tornata a casa cinque giorni fa, mia mamma voleva uccidermi.

Mi ha urlato contro per un paio d' ore, e quando mi ha mandato in camera mia, ha urlato per un altra mezzoretta.

Credo che qualsiasi mamma faccia cosi' con il proprio figlio, vero?

Ad ogni modo, ora sono in punizione. Per una cavolo di settimana.

Senza Iphone, Ipad e computer. Confinata nella mia camera per sette luuunghi giorni.

Se solo mamma sapesse che ho un telefono di riserva, mi squarterebbe e mi darebbe in pasto ai gatti assatanati dei quartiere vicino.

Per cui adesso mi tocca il tragitto casa-scuola senza distrazioni (alias, il bar sotto casa e la caramelleria tre isolati piu' avanti),devo dire che la mia tenera e dolce mammina a volte è peggio di Hitler quando ci si mette anima e cuore.

Non che avesse altre cose da togliermi (chi toglierebbe i libri alla propria figlia?), e poi, è stata categorica: "Userai la moto e la macchina, solo per andare a scuola, ci siamo capiti Rin?"

Da brava figlia pentita non mi toccava altro che annuire con aria sconfitta e triste, mentre il mio secondino mi elencava tutte le cose che non potevo fare.

Quindi, a parte studiare, disegnare e fare da babysitter a Bènèdicte, non ho piu' una vita sociale, non che uscissi molto con le mie amiche. A dire il vero, ancora non ho legato con nessuno.
 
è che, non mi va di legare con delle oche che passano la propria giornata a scambiarsi smalti e spettegolare su quanto sia figo il piu' carino della scuola.

Un certo Inuyasha Taisho a quanto pare, capitano della squadra di wrestling della scuola, ricco, di buona famiglia, e, a sentire quelle papere a motore: "OMMIODIO QUANTO è SEXY!!!".

Ma per favore! Poi, la Grande Papera Tibetana, ossia una certa Kikio, ha impresso sul bel (?) faccino di Taisho, il suo marchio di proprietà.

Come se quel ragazzo possa interessarsi a lei!! Lei è meschina, egoista e terribilmente piena di sè.

Ma lasciamo perdere!

Sono in macchina e guido placidamente verso la scuola, dove oltre alla grande Papera Tibetana, mi aspettano 5 ore di puro strazio. Hanno cambiato l' orario, quindi,oggi mi aspetta Giapponese, Matematica, Storia dell' arte ed Educazione Fisica.

Tutte cose viste e riviste.

Ma vabè, non voglio rovinarmi la giornata, oggi sono di buon umore, dopotutto mancano solo altri 2 giorni alla mia scarcerazione!!

Tutti questi pensieri mi distraggono, e ci mancava poco che tirassi dritto invece di svoltare a destra, dove si trova l' istituto d' arte.

"Rin, concentrazione, forza!", mi dico mentalmente.

Parcheggio, ed eccomi, davanti al piazzale. Vedo la Pecora Tibetana circondata dalle sue oche-schiave, e mi vien una gran volta di metterla sotto alla macchina, ma devo accontentarmi di incenerirla con lo sguardo e parcheggiare.

Il secondo round in classe poi. Se pensa di spaventarmi si sbaglia di grosso. Non mi importa del suo parere o delle sue frecciatine, che a proposito, non mi offendono per niente.

Due giorni fa, si è permessa di criticare la mia giacca Burberry, definendola "un panno con cui lavarci la macchina", ma si sà. la volpe quando arriva all' uva dice che è acerba.

Supero il gruppetto delle papere e mi dirigo in classe,20 secondi prima che la campanella annunci l' inizio della giornata scolastica.

Quando entro in classe, noto con stupore di non essere la prima. Una ragazza mi ha preceduta.

Strano, non credo di averla mai vista prima d' ora.

Non è la tipica giapponesina dalla pelle bianca e minuta, lei è corvina, con una bella pelle olivastra, la pelle perfetta e due occhi particolari, uno è verde, l' altro marrone cioccolato.

Non è bassa, al contrario, è alta quanto me, a differenza che lei, ha una grazia innata, una bellezza che mi fa sentire a disagio.

Sembra timida, quindi mi avvicino e le dico: "Ciao! Come ti chiami? Io sono Rin". Le allungo una mano, che lei afferra e stringe con sicurezza, intanto mi risponde: "Piacere mio Rin, il mio nome è Kagome, tu sei la ragazza nuova giusto?".

"Dovrei dire io questo, dato che è la prima volta che ti vedo", dico.

"Ahahaah, beh, il fatto che non mi hai vista prima d' ora è perchè ho partecipato ad un viaggio studio con la scuola. Sono stata a Londra per 3 settimane".

Sorrido, "Wow, io adoro Londra!Ci ho abitato per circa 3 anni, poi mi son trasferita in Francia. Dimmi, come hai trovato la città? Hai visitato The Houses Of Parlament? The London Eye? Madame Trussaud? Su racconta!".

Inutile dire che ero strafelice! Probabilmente avevo trovato un amica, un amica con cui avevo qualcosa in comune.

"Beh, ecco, diciamo che ormai conoscevo la città come le mie tasche, Londra è stupenda, mi sono letteralmente innamorata dei modi di fare degli inglesi, la loro storia, la loro cultura.."

Non fece in tempo a finire la frase che una voce dietro di noi disse: "Ecco, Kagome la svitata e la nuova arrivata stanno facendo amicizia!! Sono veramente teneramente vomitevoli!"

Quale cretina puo' aver parlato secondo voi? Esatto, la pecora Tibetana.

Non ho fatto in tempo a replicare, che il professore è entrato in classe, intimando la classe a fare silenzio e a sedersi.

Guardo Kagome, seduta due file piu' dietro, che ha un aria afflitta.

Decido di tirarle su il morale, non mi va che l' Oca numero 1 possa farla stare male, lei è simpatica e mi sembra una brava persona.

Quindi, strappo un pezzo di carta dal mio quaderno degli appunti, scrivo una frase sul foglietto e lo appallottolo, cercando il momento giusto per lancarlo a Kagome.

Il professore in quel momento di gira verso la lavagna, dandomi tutto il tempo di tirare il foglietto a Kagome.

Con una flessione del braccio degna di un giocatore di baseball, e grazie alla mia splendida mira, il bigliettino cade nell' astuccio di Kagome.

Lei alza lo sguardo spaventata e ci guardiamo negli occhi, le sorrido e le mimo un: "Su forza, leggi!".

Il professore sta riempiendo di glifi la lavanda, permettendoci di fare i porci comodi nostri, quindi Kagome ha tutto il tempo di aprire il bigliettino e guardarne il contenuto.

La vedo spalancare gli occhi e cercare di trattenersi dal ridere davanti al mio disegno di una Kikio in versione Pecora con un vestito da monaco tibetano rosso e giallo.

Si affretta a nascondere il disegnino mentre il professore si gira chiedendoci se avessimo capito cosa ci fosse scritto alla lavagna.

Mi affretto ad annuire, prendendo appunti e, queste due ore scorrono lente e inesorabili.

 

ORE 10.30

Io e Kagome stiamo ridendo come pazze sul tetto della scuola, ci siamo rifugiate li, perchè ne avevamo le scatole piene di Kikio che acclamava Taisho in palestra.

Abbiamo ancora davanti il mio disegno, e ogni volta che una di noi due lo guarda, iniziamo di nuovo a ridere con le lacrime agli occhi.

Stiamo facendo merenda quando ad un tratto Kagome mi dice: "Tu lo sai perchè Kikio si comporta cosi?"

"Uhm, bella domanda, forse perchè è stupida? O troppo piena di sè?"

Solo che invece di pensarle queste cose, le dico ad alta voce.

Lo sguardo di Kagome di vela di tristezza quando dice: "Sai, lei è stata adottata, non ha avuto una bella infanzia, è stata abbandonata in un orfanotrofio quando aveva 5 anni".

Oh, il classico clichè.

"Senti Kagome, te lo dico in confidenza, e che rimanga tra noi chiaro? Anche la sottoscritta è stata adottata, ma questo non sognifica che io debba fare la merda con tutti, solo perchè non ho avuto la fortuna di conoscere la mia mamma e il mio
papà naturali, chiaro? Un comportamento come quello di Kikio non si puo' giustificare con un -è stata adottata poverina, mostriamo pietà-, perchè proprio non mi interessa".

"Ora scusami", proseguo, "voglio andare in classe".

La lascio li', sul tetto, e me ne vado. Ho bisogno di pensare, non sono sconvolta pero' da quello che mi ha detto Kagome, anzi, sono incavolata piu' che altro.

Sono arrabbiata con me stessa perchè ho raccontanto a Kagome di essere stata adottata, che stupida!

Faccio gli scalini 4 a 4 pur di allontanarmi in fretta e cosi' mi ritrovo nell' aula di musica.

Per fortuna non c è nessuno, quindi decido di entrare. Cammino fino al piccolo palchetto, dove, disposti in ordine ci sono un sacco di strumenti musicali.

Noto con stupore che ci sono chitarre classiche, elettriche, bassi, violini, violoncelli, flauti, batterie e un piano.

Mi dirigo verso quest' ultimo, decida a suonare qualcosa che mi aiuti a distrarmi.

Mi siedo sullo sgabello e inizio ad accarezzare i tasti, fino a premerne uno. Bene, è accordato.

Mi sistemo meglio e chiudo gli occhi, iniziando a suonare una delle canzoni presenti il Final Fantasy XII.

Credo si chiami "To Zanarkand", è una canzone bellissima, dolce, carica di mille emozioni.

La suono sempre ogni volta che sono turbata. Mi aiuta a rilassarmi, diciamo che è agli antipodi della mia Honda, la dolcezza di questa canzone e l' adrenalina che provo nel guidare la mia moto, hanno l effetto di sgombrarmi la mente.

Le mie dita volano sui tasti, e la mia mente pian piano di svuota, adesso non esiste nulla, tranne io, il pianoforte e le note che si librano nell' aria.

Sorrido, ho ancora gli occhi chiusi mentre l' ultima nota riecheggia nella sala.

Sto per alzarmi quando il suono di un applauso rompe il silenzio.

Mi giro di scatto, pronta a mangiare vivo chiunque mi stesse spiando, e, quando alzo gli occhi verso la porta, incrocio un paio di occhi dorati che mi sembrano familiari.

"Ciao, Rin! Che piacevole sorpresa!!" dice.

Ci metto un po' a capire di chi si tratta.

"Yuu? Ciao! Cosa ci fai qui?"


 
CONTINUA...
 

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Capitolo 9
*** Non credete sia l' ora di darmi qualche spiegazione, cari mamma e papà? ***


"Yuu? Ciao! Cosa ci fai qui?" gli chiedo.

Sono sorpresa, non l ho mai visto da queste parti.

“Beh, ecco vedi… ho sentito qualcuno suonare e quindi mi sono incuriosito. Sai, non è che molti vengono qua a suonare durante l’ orario scolastico…” Mi risponde.

Bah, strano.

Intanto si guarda intorno, come se cercasse qualcosa.

“Posso aiutarti?” gli chiedo.

Ho addosso una strana sensazione, la stessa che ho avuto, quel giorno in cui lo conobbi la prima volta.

Un brivido mi attraversa la schiena, vorrei andarmene, ma allo stesso tempo non vorrei sembrare pazza!

“Yuu, dimmi una cosa: ma tu studi qua?”, decido di essere schietta, non dico che la cosa non mi piaccia, ma credo che ci sia qualcosa di strano in questa faccenda.

Mi guarda con una strana luce negli occhi prima di rispondere “Ma certo, sono al tuo stesso anno, ma in un'altra classe, hai presente, quella che si trova dall’ altra parte dell’ edificio!”

Mi accorgo che lo dice con troppo fervore, ma d’ altronde, se studia qui, io non ho nulla in contrario, sono affari suoi.

“Va bene, ho capito, senti, torno in classe, sono stata via troppo, ciao Yuu.” Forse sono stata troppo dura… o forse no.

Non lo conosco, quindi preferisco essere previdente, quel ragazzo mi mette a disagio.

Quindi preferisco dileguarmi, naturalmente a modo mio… cioè dando una bella testata alla porta dell’ aula.

Ma che stile!

E che grazia!

E il premio per la figuraccia piu’ imbarazzante va a….. rullo di tamburi prego…… RIN!

Ma porcap….

Sono finita lunga distesa a terra, supina.

All’ inizio Yuu si è messo a ridere ma, lanciandomi un occhiata ha capito che è meglio star zitto, quindi si è precipitato ad aiutarmi a rimettermi in piedi.

“stai bene? Cavolo che volo!” mi dice, a metà tra il preoccupato e il divertito.

Lo incenerisco con lo sguardo e, alzandomi, le nostre mani si toccano.

Una strana sensazione mi assale.

Paura.

Sofferenza.

Terrore.

Abbandono.

Devo andarmene.

Non mi piace affatto.

Lo guardo terrorizzata, ritraggo le mani e con la grazia di un rinoceronte mi alzo.

Senza salutarlo me ne vado, a dire il vero, scappo.

Cosa diavolo è successo prima?

Se prima scendevo le scale quattro gradini alla volta, adesso le salgo facendo 6 scalini per passo.

La paura mi ha messo le ali hai piedi.

Arrivo trafelata alla porta dell’ aula, giusto al cambio dell’ ora.

Ma quanto sono stata fuori?

Vedo la prof di storia dell’ arte entrare in classe mentre io sono in piedi sulla soglia.

“Signorina Làgan, come mai sulla porta? Su, non faccia la timida, venga alla cattedra che facciamo una bella chiacchierata sulla storia artistica della Grecia.” Dice con il suo solito da odiosa del cavolo.

Questo perché è una zitella (dettasi anche single, ma io preferisco zitella. Almeno verso di lei. Io sono SINGLE.) forse, bah, chi se ne frega.

Ma non mi faccio intimidire.

Quello puo’ farlo Sesshomaru, e pure Yuu, anzi, quello mi spaventa di brutto.

A proposito di Sesshomaru, non l ho piu’ visto da quello strano incontro.

Cioè, non che voglia rivederlo, lo conosco da pochissimo (se si puo’ parlare di conoscenza quella..).

Comunque, non lo vedo la 5 giorni, e la cosa non mi dispiace affatto.

 

“Bugiarda! Tu stai morendo dalla voglia di vederlo! Vuoi che ti salvi di nuovo, che sia il Sesshomaru di quel giorno… non mentire a te stessa Rin Làgan. Non mentire pure a te stessa.”

“uh? Chi diavolo sei?  E cosa ci fai nella mia testa?”

“Piccola Rin, io sono la tua mente, non mentire a te stessa!”

“inutile ripeterlo 3 volte cara mente/coscienza/non so che…ritorna nella parte piu’ oscura e lasciami affrontare questa situazione.”

“sbavando dietro ad un demone? No mai!”

“ma che hai capito? Mi riferivo all’ interrogazione! Pensa ad aiutarmi piuttosto!”


 
Riaffioro da questa conversazione, e dico: “ma certo prof! A disposizione! Allora….”
 


50 MINUTI DOPO
“signorina Làgan, i miei complimenti! E io che pensavo di trovarla impreparata! Si merita una bella A+!”

Mai credevo di poter sentire una frase del genere!

“Davvero prof? Cioè, si grazie mille.”

Vado a posto, non senza aver lanciato uno sguardo di pura soddisfazione a Kikio, seduta in prima fila.

Povera cucciola, lei che aveva una A si è trovata seconda.

Sono moooolto dispiaciuta!

Macchè, sto sprizzando gioia da tutti i pori! Forse, con questo voto, mamma mi scarcererà prima!!

Con un sorriso a 32 denti, aspetto che la giornata finisca!
 
 
ORE 1:30

Parcheggio sotto casa.

Vedo nel vialetto una macchina che non conosco, quindi, guardinga, prelevo le chiavi dalla borsa, e le inserisco nella toppa.

Giro chiave nella serratura e prendo l’ ascensore.

Arrivata a terzo piano, sento un vociare che mi pare strano.

Ok, mamma avrà sicuramente degli ospiti… Ospiti? Ah, sarà sicuramente una qualche collega!

Apro la porta di casa ed entro in casa.

Mamma e papà sono seduti sul divano e parlano con un uomo, o forse è un ragazzo?

Non saprei dirlo con precisione, l’ unica cosa che noto è che ha i capelli candidi.

Un momento…capelli candidi?

Ma sto impazzendo o ci vedo bene?

Cosa ci fa Sesshomaru in casa mia?

“ehm.. volete spiegarmi cosa succede?” sento la mia voce diffidente.

Mamma e papà devono darmi delle spiegazioni.

Ecco che si girano tutti e 3.

“ah, grazie dell’ attenzione. Ripeto la domanda per chi non l’ avesse sentira: COSA SUCCEDE?”

Mi risponde papà: “ecco, senti Rin, dobbiamo dirti una cosa..”

Interviene la mamma: “a dire il vero dobbiamo farti VEDERE una cosa..”

Ed ecco che, in un lampo, al posto dei miei genitori, ci sono 2 demoni  cane.

E al mio posto ora c è solo aria, dato che questa visione, mi fa crollare a terra come un mazzo di chiodi.

 
 
-CONTINUA-

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Capitolo 10
*** Quella volta in cui mi traformai in una Bondgirl- il prologo- ***


Ci misi 15 minuti a riprendermi.

MAMMA E PAPA’ sono due demoni cane.

A quanto pare muta formi anche.

Quindi lo è anche Bènèdicte, essendo loro figlia naturale.

La domanda è: PERCHE’ ME LO HANNO TENUTO NASCOSTO?

E cosa piu’ importante: COME DIAVOLO HO FATTO A NON ACCORGEMENE?

Ma sono cretina per caso?

Sono lunga distesa sul pavimento, a causa della visione di mia mamma e mio papà in versione “demone cane”, quindi credo che sia ora di alzarmi, dato che sono ancora bella distesa sul lucido parquet del soggiorno.

“Rin, Rin! Tesoro, ti prego, apri gli occhi!”, la voce della mamma arriva preoccupata alle mie orecchie.

“Rin, piccola, coraggio..”, ed ecco che papà mi da dei buffetti sulla guancia per farmi riprendere.

Apro lentamente gli occhi, ed eccoli là, i miei genitori, in versione “umana”.

“Vi prego”, biascico, “rimanete normali se non volete farmi venire un infarto.” Percepisco la mia voce stridula, ma non  importa, quello che ho visto è stato uno shock.

“Si puo’ sapere perché la sottoscritta non ne sapeva nulla? Possibile che dopo 13 anni non vi fidiate ancora di me? Capisco di non essere la vostra figlia di sangue, eppure credo di meritarmi abbastanza la vostra fiducia.”.

Sono amareggiata. Solo che quando sento questi sentimenti, invece di sbraitare, la mia voce è atona, fredda, quasi calma.

È piu’ forte di me, non mi va di fare scenate.

Quindi mi alzo lentamente, senza toccare nessuno, senza degnare di uno sguardo i presenti, nemmeno il fiero debole per il quale ho combattuto contro la mia mente.

“Ora, scusatemi, devo schiarirmi le idee.” Dico “Ci vediamo piu’ tardi forse.”

Recupero la borsa, le chiavi della mia Honda e mi allontano, senza prendere la mia giacca di pelle.

Mi infilo nell’ ascensore e, mentre le porte si chiudono, spingo il pulsante che mi porterà al garage sotterraneo.

Durante quei 30 secondi non faccio altro che pensare al fatto di essere stata tradita dai miei genitori adottivi. Da coloro che si sono spacciati per quello che non sono.

Come ho potuto io fidarmi di qualcuno, io sono la Rin Làgan diffidente, quella che prima di andare a far amicizia con qualcuno ci pensa tredici volte.

Cosa cavolo mi succede?

 
Le porte dell’ ascensore si aprono e io mi catapulto fuori.

Vorrei piangere, ma nessuna lacrima sgorga dai miei occhi.

Mi dirigo verso la mia Honda, tolgo il cavalletto e monto su.

Cerco i miei auricolari nella borsa e, dopo averli trovati aggrovigliati, inizia l’ operazione “snodiamo le cuffiette”.

Ad operazione finita e una mezzoretta dopo, vado nella mia playlist e faccio partire i My Chemical Romance.

Le note di “Helena” mi invadono le orecchie, mentre punto il volume sul massimo.

So che è una cosa che non si deve fare assolutamente, ma non voglio pensare o, specialmente, rimurginare.

Non mi farebbe bene per niente.

Ingrano la marcia e mi immetto nel traffico della capitale giapponese.

Non so di preciso dove sto andando, voglio solo allontanarmi, mettere piu’ kilometri possibili tra me e le tre persone che si trovano a casa mia.

Decido di fare un giro in centro.

Naturalmente il traffico nell’ ora di punta non manca mai, e io mi ritrovo chiusa, con macchine che mi circondano.

Un movimento cattura la mia attenzione. Anzi, un forte rumore.

Un'altra moto sta venendo dalla mia parte.

Sgomma e gasa passando in mezzo alle macchina, fino a trovarsi dietro di me.

Guardando nello specchietto, noto che sono due ragazzi, vestiti di nero, hanno una maglietta a maniche corte, ma la cosa che mi mette in allerta è il loro tatuaggio.

Hanno entrambi sull’ avambraccio il disegno di un grosso ragno, cerchiato da uno strano simbolo.

Ho un flash:

13 anni fa.

Bosco.

Trasformazione.

Demone ragno.

Morte.

Setta.

Segreti.

Devo andarmene.

Ma ecco che mentre do’ gas, il ragazzo dietro estrai uno strano aggeggio dalla tasca.

È piccolo come un mandarino, di metallo, con venature bianche che lo attraversano longitudinalmente.

Gli basta schiacciare la testa per attivarlo, ed ecco che, l’ apparecchietto inizia a emettere dei bip.

La lancia in alto, e vedo che quella rimane sospesa, intanto inizia a lampeggiare.

Che cos è?

Cerco di guardare meglio, e solo dopo un po’ mi rendo che è una BOMBA!

Senza pensarci due volte me la do a gambe levate, mentre la piccola sferetta inizia a seguirmi.

Bene, sono vittima di un attentato.

Inizio a suonare come una pazza il clacson della mia moto andando a tavoletta, mente cerco di non morire per mano di due pazzi o di finire sotto una macchina.

Ma possibile che da quando sono qua mi caccio sempre nei guai non facendo assolutamente nulla?

Bart Simpson mi fa un baffo.

Schivo una macchina che si stava immettendo nella corsia svoltando a sinistra, e arrivata fuori città, finisco in quella strada sterrata che ho percorso 5 giorni fa.

Quella in cui ho incontrato la Signora della Morte, il lupacchiotto e Sesshomaru.

Solo che questa volta non mi salverà nessuno.

Ho due opzioni:

A.      Probabilmente la bomba esploderà tra 2 minuti e mezzo, giusto il tempo di avvicinarsi alla mia testa.

B.      Oppure, se scampo alla bomba, probabilmente incontrerò di nuovo la Signora della Morte che mi sventrerà come un agnello.

Corro.. la moto tocca i 150 km/h.

Sono sullo sterrato, ma non dovrei avere problemi, la mia moto è una moto da corsa.

Forse riesco a seminare la bomba… o forse no.

Eccola che si avvicina. È a pochissimi metri da me.

Il bip che emette, insieme al lampeggio, mi fa capire che tra non molto esploderà.

Ormai non ho piu’ speranze.

Eccola, centimetro dopo centimetro, metro dopo metro, si avvicina a me, fino a correre quasi in perfetta sincronia.

Sta per esplodere, capisco che ormai non ho piu’ possibilità di salvezza, quando il mio corpo risponde per me.

Con un agilità mai avuta, mi metto in piedi sulla sella della mia moto, e mente la bomba emette l’ ultimo bip, faccio un salto altissimo, mentre una nuvola di fuoco avvolge l’ aria intorno a me e la moto che si trova qualche metro piu’ in sotto.

Solo che le fiamme non lambiscono il mio corpo, ma lo avvolgono come un bozzolo.

Sono incredula, non riesco a capire cosa accade.

È stupefacente.

Mi guardo intorno, non sto bruciando, non ho un graffio e sono ancora in aria. Sembra che io stia…volando.

“Ma non è possibile!” esclamo. Eppure eccomi qui che mi libro in aria senza paura.

Mi sento perfettamente me stessa eppure diversa.

Presa com’ ero da questo non mi sono accorta di aver evocato una barriera attorno a me verdognola.

Wow!

Il mio entusiasmo svanisce in fretta quando mi rendo conto di non sapere come si scende. E adesso?

Provo ad alzare un braccio, e l’ unica reazione che ho è il movimento in avanti del mio corpo.

Devo dire che non mi dispiace affatto poter volare.

È sempre stato il sogno dell’ uomo quello di poter volare senza l’ ausilio di macchine o altre diavolerie, e io ci riesco spostando avanti le braccia.

Faccio un paio di kilometri, rido mente il vento mi scompiglia i capelli, solo che non ho idea di dove sto andando. Poco male, vorrà dire che mi basterà portare le braccia lungo il busto per ritornare indietro. Non ne sono sicura, ma almeno
posso sempre provare.

Abbasso prima un braccio, poi l’ altro, ed ecco che accade… smetto di volare e cado in caduta libera.

Ma non mi faccio male per niente, perché atterro in un cespuglio.

Al massimo domani mi trovero’ con dei lividi ma cavolo: IO SO VOLARE!!

Un sorriso mi illumina il volto, lascio perdere i lividi e i graffi, e mi rimetto in piedi.

 Quanto sono stata fuori?

Decido di guardare l’ orologio.

Sono le 5.09.

È tardino, probabilmente li ho fatti preoccupare abbastanza.

Ma ora come torno a casa?

La moto è distrutta…a meno che non voli.

Solo che non so ancora come si fa.

Uffa!

La suoneria del mio cellulare mi fa trasalire.

Lo tiro fuori dalla tasca, è mamma.

Decido di rispondere per dirle di venirmi a prendere.

“Hei mamma, scusa se non sono ancora tornata ma..”

Non faccio in tempo a finire la frase che una voce maschile mi interrompe.

“ascolta bellezza. Ho i tuoi genitori qua, non costringermi a fargli del male. Consegnati a noi e li lascero’ vivere.” Dice. Ha una voce roca, rude, come quella dei fumatori incalliti. Sbarro gli occhi dalla paura.

“Ascolta tu. Non osare fare del male ai miei genitori, altrimenti ti giuro che ti rendero’ la vita un inferno.”

Ho paura per mamma e papà, non so dove sono, se stanno bene, se li hanno visti in faccia.

Per fortuna Bènèdicte non era in casa.

Al suo posto pero’, ora che ci penso, c’ era Sesshomaru.

Hanno catturato pure lui? È scappato? Perché non ha protetto i miei?

“Stammi a sentire mocciosa. Sono io a dettare legge qua. E io dico di presentarti in via Yokaido alle 8. Vieni da sola. Una sola persona che ti accompagna e faccio saltare la testa ai demoni cane. Siamo intesi?”

Non mi da il tempo di replicare che chiude la chiamata.

Oddio…cosa faccio? Come raggiungo via Yokaido? Non so nemmeno dove si trovi!

E specialmente, sono a piedi.

Beh, non proprio a piedi visto che posso volare, ma l’ unica cosa che mi fa paura è che il rapitore, non ha accennato ad un riscatto.

Cosa devo fare?

 

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Capitolo 11
*** Tanto per cambiare, guai in vista! ***


Devo sbrigarmi. Non ho molto tempo.

Devo trovare quella strada e salvare i miei.

Ma sono in campagna, fuori dalla città.

Forse, se mi concentro, riesco a volare di nuovo.

Ma certo! Tentar non nuoce!

Proviamo: chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi. Cerco di trovare l’ accesso con quella parte strana, quasi inaccessibile, della mia mente.

Eccola, la vedo. È come una porticina da aprire.

Spingo con la mia coscienza, è pesante, ma non mi do’ per vinta: anche se i miei mi hanno mentito, non posso certo lasciarli in mano ai rapitori.

Mi sforzo di piu’, non ho intenzione di cedere, non perdero’ la mia famiglia un'altra volta.

Ecco, finalmente riesco a spalancare questa porta.

È una sensazione difficile da spiegare, sento una strana forza fluire in ogni fibra del mio essere.

Sento di essere potente e forte, non in senso fisico, ma spirituale, mentale e soprattutto…. Demoniaco.

Che sia anche io un demone? Com è possibile?

Sento il mio corpo cambiare, sento gli arti farsi scattanti, i canini affiorare tra le labbra, sento la forza fisica depositarsi nelle gambe.

La consapevolezza si fa strada in me.

Sono l’ essere piu’ speciale di tutte le creature viventi.

Io sono il tutto.

Finalmente ho capito chi sono.

Come la Fenice rinasce dalle sue ceneri, come la Dea Celine ha vinto su tutto, cosi’ io rinasco, giovane Demone e piccola Dea.

Io sono Rin, l’ ultima della mia razza.

In un gesto quasi automatico, mi spingo con i piedi, per poi trovarmi in aria, con grazia stavolta.

Non ho tempo da perdere, devo andare a fare una strage.

Mi dirigo verso la città, stavolta non mi ferma nessuno.

Volare è strano, non è una cosa che pensi, lo senti e basta.

È straordinario.

Allora, devo trovare Via Yoke… no, era Via Yokido… cavolo, come si chiamava?

Ah si! Via Yokaido!

Rimango un imbranata uguale a prima. Scuoto la testa,- non cambierai mai Rin- penso.

Mi chiedo perché queste persone abbiamo rapito i miei genitori.

Cosa vogliono?

È parecchio strano.

In genere i rapitori cercano soldi, un qualcosa di valore, a meno che… il bersaglio reale non sia qualcun altro!

Devo stare attenta, mamma e papà, resistete!

Veloce come un razzo, sfreccio verso la città, che, armonicamente, si fonde tutt’ uno con la natura circostante.

 

 
Sono le 7:45 e sono in via Yokaido, solo che ora non so dove andare. Non mi sono stati dati altri ordini.

Il telefono è muto..

Adesso inizio sul serio a preoccuparmi.

Forse pero’ è meglio tornare come prima.

In un attimo il mio aspetto ritorna quello di una normale diciottenne.

Dopo 2 minuti capisco che forse non è stata una buona idea.

Sono piu’ vulnerabile adesso e me ne accorgo quando una mano cala sulla mia bocca, immobilizzandomi.

“Ciao dolcezza, è da un bel po’ di tempo che non ci vediamo, ti ricordi di me?” non posso rispondere, sento i sensi destabilizzarsi, mentre la vista si offusca. Il mio corpo non reagisce come si deve e, pian piano, si arrende agli effetti della
morfina.

Non mi ero nemmeno resa conto di essere stata drogata…

 
 
Ci metto un bel po’ a riprendermi, mi ritrovo distesa su un letto, non riesco a capire dove mi trovo.

Sono in una camera da letto ( cosa? Come diavolo ci sono arrivata?), abbastanza spoglia, se non fosse per il letto e una specie di scrivania.

Le pareti sono tutte bianche e non ci sono finestre.

Inquietante.

Cerco di tirarmi su, senza successo, e capisco di essere legata.

Giuro che se è uno scherzo, butto giu’ questa stanza a furia di calci.

Rimurgino parecchio sul fatto che, forse, se non fossi scappata via in quel modo, magari avrei avuto le risposte che cercavo, che forse i miei non sarebbero stati rapiti, che forse…

Ecco che la porta si apre ed esce, l’ ultima persona che mi aspettavo di vedere.

“Yuu? È uno scherzo vero? Lasciami andare immediatamente! Si puo’ sapere perché diamine sono legata qua sopra?” grido.

Ma lui non sembra affatto spaventarsi anzi, mi sorride pure con fare strafottente.

“Ciao bellezza, sai, mi sei mancata. Ma adesso, nessuno ci separerà piu’.”

Sgrano gli occhi, cavolo qui si mette male.

“Cosa vuoi farmi Yuu?” chiedo con voce tremante.

“Oh, piccola, prima voglio sapere delle cose, poi avrà inizio la cerimonia..”

Un sorriso gli illumina il viso e, solo li, mi rendo conto che Yuu, sul collo ha un tatuaggio di un grosso ragno rosso.

Le cose si mettono male.

  




Angolo dell' autrice:

Allora... Che ne pensate? 

Abbastanza colpi di scena? :3

Facciamo un giochetto?

Scrivetemi le frasi che vi sono piaciute di piu' della storia, voglio vedere se il mio modo di parlare ( che è tra l' altro è il mio modo di scrivere) vi fa sbellicare, come succede alle mie colleghe di uni.

Poooi, recensitemi i capitoli VI PREEEEEGO =(

come faccio a sapere se scrivo da schifo se nessuno me lo dice?

Al prossimo aggiornamento! :)
 

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Capitolo 12
*** Forse è meglio avere un piano prima, caro Sesshomaru. ***


“Stammi a sentire stupido demone pulce, voglio sapere dove hanno portato Rin e i Lagàn, hai 3 minuti.”

Sesshomaru era un piedi davanti ad un imponente costruzione di calcestruzzo e, senza ottenere risultati, stava per stritolare il piccolo demone che teneva tra la punta dell’ indice e del pollice.

“Sesshomaru, ascoltami, non puoi fare nulla ormai, il loro covo è sottoterra e, anche se tu entrassi, di certo soccomberesti. Salva la pelle almeno tu.”

Rispose il piccolo Myoga.

Da quando aveva congedato i Lagàn, qualche ora prima, la sua priorità era vegliare su Rin, farle scoprire chi era davvero e specialmente, proteggerla.

Sapeva ormai che non c’ era piu’ nulla da fare per i genitori adottivi della ragazza, quindi si era premurato di portare la piccola Bènèdicte lontano, cancellandole la memoria, e lasciarla davanti la porta di casa di una sua lontana zia.

Ora doveva trovare la ragazza…

Gli bastava solo scovare la scia di profumo che la ragazza lasciava, un profumo maledettamente buono.

Ci ha messo un po’, ma alla fine eccola, seppur lieve, una traccia.

Solo che misto all’ incantevole fragranza c’ era qualcos altro, qualcos’ altro di cattivo, che sapeva di male, crudeltà e dolore.

Doveva sbrigarsi, se solo fosse arrivato troppo tardi, per lei sarebbe stata la fine.

Non poteva rischiare di perderla, non ora che finalmente l aveva trovata, non dopo tutti questi anni.

Rin era la sua piccola, incantevole umana, e nulla doveva portagliela via.

Solo il cielo sa quanto grande fu la sua disperazione il giorno in cui la perse, solo il cielo è a conoscenza di tutte le lacrime che ha versato.

Per un demone maggiore nemmeno la morte è peggiore del pianto, ma a lui non interessava, lui aveva perso la sua unica ragione di vita, portata via da uno stupido demone, e lui non è stato in grado nemmeno di salvarla.

Ma questa volta non ripeterà lo stesso errore, Rin è troppo importante per lui, oltre ad essere la Regina e la Custode…

L’ ombra di un sorriso comparve sul volto del Demone cane, ricordando il loro primo incontro in questa vita.

La Signora della Morte è stata un’ attrice formidabile.

Teneva ancora stretto il misero demone tra le dita, gli bastava una leggera pressione per portagli via la vita, ma si limito’ solo a far lampeggiare gli occhi scarlatti, per spaventarlo ulteriormente.

“Pulce, hai tre secondi esatti per dirmi dove sono quei bastardi.


1…


2…


…”


“oh vabbene, cavolo! Dannato Sesshomaru! Conosci la villa abbandonata?”

Sesshomaru sbuffo’, dannazione, lui non poteva entrarci li dentro.

Si infurio’ non poco.

“IO LI NON POSSO ENTRARCI MALEDIZIONE!! Dev’ esserci un'altra entrata!” tutto intorno a lui tremo’: l’ imponente costruzione, le case circostanti, perfino l’ aria sembrava essersi spaventata dall’ urlo del potente, eppur bel demone.

“Senti, Sesshomaru, quella li’ è l’ unica entrata che ti permette di andare dritto fino alla tua meta, tu non puoi entrarci, non senza pero’ un qualcosa che appartenga a Rin..”

“eh..?” Sesshomaru sgrano’ gli occhi “cosa c entra Rin adesso?

Il minuscolo demone sbuffo’, possibile che doveva spiegargli tutto?

“Secondo te, come hanno fatto quelli della setta ad entrare? Hanno la ragazza, lei puo’ aprire tutte le porte, e non mi riferisco solo alla leggenda, lei è speciale..”

Le dita dove era appoggiato il demone ad un tratto svanirono, lasciandolo in caduta libera.

Sesshomaru si era dileguato.



“Amore mio, sto venendo a salvarti!”

  Angolino dell' autrice: salve ragazzi, ecco un altro misero capitolo di questa storia. come sempre in ritardo, ma va bè :) volevo augurarvi Buone feste e, mi raccomando, ABBUFFATEVI :) alla prossima!

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Capitolo 13
*** Come posso trovarmi all' inferno e sentirmi in paradiso? ***


È da un po’ che sono chiusa in queste 4 mura…

Quattro mura soffocanti, asfissianti, che mi guardano con pietà…

Sono stata torturata, torturata per avere informazioni che nemmeno io so, torturata per puro divertimento…

La mia pelle, dapprima olivastra e senza un imperfezione, adesso è deturpata, martoriata da segni di frustate e lividi, segni che, magari dopo tanto tempo se ne andranno.

Cosa che purtroppo non accadrà ai segni e alle cicatrici della mente.

Non bastava la tortura fisica, Yuu c’ è andato pensante anche con la tortura psicologica.

Mi mostrava immagini nella mia testa, immagini del mio popolo sterminato, della mia famiglia.

Piu’ volte ero sul punto di impazzire, ma lui, per rendere tutto il piu’ efficace smetteva per poi ricominciare dopo un ora.

Oggi pero’ non si è fatto vedere ancora, per fortuna aggiungerei.

Non riesco ad essere lucida, svengo a tratti, la mancanza di cibo mi crea un disagio incredibile.

Ma da quel che ho sentito e percepito, mi stanno riservando un trattamento migliore rispetto al prigioniero della cella vicina.

Le sue urla invadono il corridoio e la cella, mi si drizzano i capelli dal ribrezzo.

Oddio, quanto si puo’ contenere una persona che, come tortura, usa fruste, ferri roventi e gatti a nove code?

Cosa possono fare a quel povero malcapitato.

So per certo che è un ragazzo, la sua voce mentre imprecava era profonda e virile.

Ho paura, ho paura di impazzire, di perdere il controllo della mia mente, ho paura di non riuscire a resistere.

La luce della stanza è rischiarata da delle candele, ormai quasi finite.

Sono rosse, color del sangue, e illuminano abbastanza poco.

È con quelle che conto il tempo.

Questa specie di altarino sul quale sono poggiata e scomodo e ho tutti gli arti intorpiditi.

Fa freddo, tremo e il gelo mi penetra sino alle ossa.

Vorrei piangere, ma nessuna lacrima sgorga dai miei occhi.


Dove sono mamma e papà?


Cosa gli hanno fatto?


Saranno ancora vivi?


Eccolo, finalmente, il groppo alla gola che precede le lacrime.

Si fa piu’ intenso mentre cresce, e finalmente le lacrime escono.

Piango per me, per i miei genitori naturali, per i miei genitori adottivi e per il mio popolo.

Piango perché sono solo una ragazza che non ha avuto una vera infanzia, piango per autocommiserazione.

Ho pietà di me stessa, sono solo un involucro di carne vuoto, senza anima, che mi è stata portata via da un essere spregevole e senza scrupoli.

Un singhiozzo si fa strada in me, le lacrime sono irrefrenabili, e non riesco a farle cessare.

Ma eccola che la porta si apre ed ecco lui, il mio carnefice.

“Rin, ti ho trovata!” dice.

Ma la sua voce non è quella di Yuu, è la voce piu’ dolce che abbia mai sentito, una voce carica di speranza, rabbia e… amore.

Sesshomaru sei qui!!

Il mio pianto aumenta, ma stavolta non è piu’ un pianto di quelli cattivi, è un pianto di gioia, pura gioia.

L’ incubo è finito.

Si avvicina e solo allora riesco a guardarlo in faccia.

Ha sul viso l’ espressione piu’ arrabbiata che potessi vedere, si vede  che a stento riesce a trattenersi.

Eccolo di fronte a me, ai piedi dell’ altarino.

“Stai ferma, ti libero piccola.”

Sfodera una delle sue lame, quella vicino alla lama buona, quella che mi protesse il giorno del suo primo incontro.

È una strada spada, emana una forza oscura e potente, carica di potere.

In un lampo le catene che mi imprigionavano sono fatte a pezzi.



Sono libera.



Non riesco, tuttavia, ad alzarmi.

Braccia e gambe non rispondono ai miei comandi, sono tutta addormentata.

Sesshomaru cosi mi prende tra le sue forti braccia e io cosi’ mi sento morire.

È cosi bello sentirsi al sicuro adesso…

Adesso sono lucida.

Lo abbraccio e nel frattempo sussurro:  “Finalmente sei qui, credevo di morire. Sesshomaru, non abbandonarmi ti prego..”

Le sue braccia mi avvolgono come una coperta mentre mi stringe a se.

Riesco a sentire il suo cuore battere contro il mio orecchio, un battito che sa di vita.

Lui non è di molte parole, ma già il fatto che è venuto a prendermi è tanto, come è tanto il fatto che sono tra le sue braccia al sicuro.

Ma, ecco che, mentre sto per staccarmi da lui, riprendendo l’ uso delle gambe, Sesshomaru, con un movimento repentino, mi sposta dietro di sé, impugnando la sua spada dal filo tagliente.

“Abbiamo visite piccola, rimani dietro di me, ti proteggo io.”

Ed ecco infatti un ragazzo comparire davanti la porta, che non ha nemmeno il tempo di aprire la bocca perché il mio salvatore lo trapassa in due secondi da parte a parte.

È un rumore strano, quel risucchio che la spada emette quando viene estratta, ma mi impongo di non ascoltarlo e intanto chiudo gli occhi.

Basta orrori, ne ho abbastanza.

Sesshomaru mi circonda la vita con un braccio, mentre con la mano sinistra impugna la spada.

“è mancino.” Penso.

Okey, ho qualche problema mentale serio se mi soffermo a pensare che il bel demone sia mancino.

Almeno sto ritornando la Rin di prima..

Il corridoio è lungo, e nemmeno quello è illuminato bene.

Quindi: io non vedo una mazza!

Ma tanto ci pensa il mio ex iceberg/salvatore a portarmi fuori.

Mi dice: “i ragni amano i porti bui e umidi, tu rimani vicino a me, ce ne andiamo via, dopo aver fatto un po’ di casino.”

Svoltiamo a destra, un altro scagnozzo ci sbarra la strada, solo che è voltato di spalle.

Sesshomaru lascia il mio fianco e mi fa segno di stare li ferma, a una decina di metri dallo sgherro, mentre lui si avvicina con grazia innata alle spalle dell’ uomo.

Nemmeno due secondi che questi si trova a terra, in un lago di sangue.

È stato sgozzato come un maiale.

E io stavolta ho visto tutto.

Sono inorridita mentre i conati mi squassano lo stomaco, che schifo.

Sesshomaru si gira e si scaglia contro di me.

Merda!

Vuole tagliarmi la testa!

Solo che  il bersaglio di mister sexy ninja non sono io, ma un enorme demone ragno alle mie spalle.

Possibile che non me ne sia accorta?

La lama penetra nella testa del demone, perforando il cervello e spandendolo sul pavimento in pietra.

Che ne sai tu?, mi chiederete voi; tranquille, ho studiato un po’ di zoologia.

 “Rin, avvicinati, questa è la sentinella. Devi aiutarmi a trovare il telecomando che controlla l’ apertura delle celle. Solo cosi potremmo uscire di qui senza scocciature.” Mi dice Sesshomaru calmo.

Dovrei frugare nel cadavere di questo mostro? Giammai!

“Sesshomaru, ti prego, non farmelo fare, mi fa paura!” dico con una vocina sottile sottile.

Si, mi fa paura, mi ricorda cose che non riesco a dimenticare…

Sesshomaru sospira e mi lascia perdere, non dopo aver sussurrato pero’ un “fifona” abbastanza udibile, dato che sono vicino a lui.

“sei tremendo, sappilo”. Rispondo io, e, riluttante, mi inginocchio per dargli una mano.

Con lui mi sento coraggiosa e forte.

Quindi azzardo la fatidica domanda: “Sesshomaru, i miei genitori sono morti vero?”

Mi lancia un occhiata di sbieco, ma non si scompone.

“Stiamo cercando un piccolo dispositivo, simile ai telecomandi dei garage. Dovrebbe avere tre pulsanti e uno switch.” Mi risponde.

“Lo sono, vero?” rispondo io, con voce triste.

In risposta ottengo un sospiro.

“Rin, ti spieghero’ tutto piu’ tardi, adesso pensiamo ad uscire da qui.” Mi risponde dolcemente.

Cavolo, non sembra il demone che ha cercato di uccidermi qualche giorno fa.

Sempre se davvero stesse cercando di uccidermi…

La tristezza mi attanaglia le viscere, ho perso anche le uniche due persone che mi hanno davvero voluto bene, a parte i miei genitori naturali; qualcuno mi da la caccia e non so perché, sono stata torturata per questo e non so perché.

Domanda: Perché io?

Cosa ho fatto nella mia vita precedente?

assassinato un santo?

Frugo nella carcassa finchè qualcosa non attira la mia attenzione in alto.

“Sesshomaru”, dico, “cos è quel coso lassu’?”.

Lui alza gli occhi, seguendo la traiettoria del mio dito.

Eccolo il piccolo telecomando, che riflette la luce delle candele dalla cima dell’ addome.

Sesshomaru si gira verso di me e mi dice: “Ben fatto.”

Wow, si è appena congratulato con me?

Mi alzo da terra e nel farlo, la maglietta si alza un po’ sulla schiena, scoprendo le fossette di Venere e i numerosi segni che mi deturpano la pelle.

Incurante di cio’ supero Sesshomaru e mi sporgo per prendere il telecomando.

E nel farlo la maglietta si alza ancora, mostrando una generosa porzione di pelle.

E indovinate dove stava guardando lui?

Un ringhio gutturale gli sale dalla gola, facendomi girare.

Mi sta guardando incazzato come una iena, pardon, volevo dire cane.

Mi si avvicina di prepotenza e mi dice: “Chi è stato a farti questo?”.

Non urla, ma la sua voce sarebbe in grado di gelare l’ inferno a causa di quel tono glaciale.

“TI HO DETTO DI DIRMI CHI è STATO!” urla.

Sobbalzo e mi allontano.

Ho paura anche se non ho fatto nulla.

Inizio a tremare mentre le lacrime ritornano al ricordo di quello che ho passato.

“è  stato Yuu.” Dico con voce che sa di pianto.

Scivolo a terra e lui mi si avvicina.

Sono spaventata e percio’ mi ritraggo, ma lui non demorde e mi viene vicino fino a trovarsi di fronte a me.

Si inginocchia e mi prende il viso tra le mani.

“cosa ti hanno fatto Rin?” nel dire questo mi abbraccia, la sua possente mano mi accarezza la schiena, stando bene attento a non causarmi dolore, mentre le sue labbra asciugano le mie lacrime.




Come posso trovarmi all’ inferno e sentirmi in paradiso?

 

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Capitolo 14
*** Revelations. ***


Eravamo ancora abbracciati, e io non riuscivo a calmarmi.


Tutto questo è troppo per una ragazza di 18 anni.

Sesshomaru continuava a tenermi tra le sue forti braccia, senza mollarmi e la sua possente mano mi accarezzava le ferite sulla schiena.

In quel momento avrei tanto voluto che il tempo si fermasse, avrei tanto voluto rimanere cosi’ per sempre, abbracciata al demone che iniziava a rubarmi il cuore.

Le lacrime erano cessate, solo che non potevo dire lo stesso dei singulti che non riuscivo a reprimere.

“Sesshomaru”, dissi sottovoce, “perché devo affrontare tutto cio’?”

Il suo abbraccio si fece ancora piu’ possessivo, mentre sottovoce mi rispondeva: “Rin, quando saremo fuori di qui, devo raccontarti una storia, una storia che parla di guerra, amore e un monile…”

Stavo per rispondere, volevo saperne di piu’, volevo che mi raccontasse tutto subito, e stavo per farlo se non fosse stato per dei passi che riecheggiavano per il corridoio deserto.

Sesshomaru repentinamente si alzo, tenendomi a sé. Le ferite sulla schiena mi provocavano un dolore lancinante, ma la scarica di adrenalina che in quel momento mi ha attraversato mi ha fatto dimenticare tutto.

Un altro scagnozzo sbuco’ dal corridoio.

Mi ritrovai a pensare: “Dio, un altro ragazzino che vuole morire..”


 

Uh?

Un momento, braccia, perché formicolate?

Perché state puntando quel ragazzo?

Perché adesso giace a terra?

Guardo sconvolta Sesshomaru vicino a me, ma lui non ha estratto la spada, lui non ha ucciso quel ragazzo.
 



Sono stata io.



L’ intuizione è rapida, e mi trafigge come una pugnalata.

 

Ho ucciso una persona.
 

Sono un assassina.

Abbasso il braccio e crollo sulle ginocchia.

Com’ è possibile? Io non volevo ucciderlo, non l’ avrei mai fatto.

È come se qualcuno mi stesse manipolando.

Guardo terrorizzata Sesshomaru, ma lui non mi guarda con aria accusatoria, anzi, ha gli occhi pieni di compassione.

“Rin, arriva in momento di dover fare delle scelte, uccidere, o essere uccisi. Quello che hai fatto non è una cosa così terribile, era manovrato. Lo hai salvato da una vita piena di schiavitù e rimorsi.” Dice Sesshomaru.

Mi risolleva un po’ il morale sapere che non mi odia, mi fa sentire meno sporca.

“Ora usciamo di qui, ti prego, ho bisogno di scappare da questo posto…” gli dico.

Sento la schiena formicolare, ma non voglio lamentarmi, non devo essere un peso.

 Ci incamminiamo lentamente, Sesshomaru avanti, con la spada sguainata, e io, la misera umana con il corpo martoriato dietro.

Cerchiamo di orientarci in questo dedalo di corridoi, che a me sembrano sempre uguali.

Non incrociamo nessuno, “strano” penso. Avremo incontrato si e no 5 scagnozzi, e questo palazzo è grande.


Dov’ è Yuu?

Dove sono tutti?

Ho un orribile presentimento, sento che sta per accadere qualcosa di brutto.

Ad un certo punto esclamai: “Hei Sesshomaru?”

“Cosa c’ è piccola?” mi rispose mentre era ancora girato; “non siamo già passati da qui? Solo che l’ ultima volta la porta della cella era chiusa”.

Immediatamente sento una mano tapparmi la bocca.

“OMMIODIO OMMIODIO OMMIODIO!” mi ritrovo a pensare.

Sesshomaru voltati ti prego e fai il culo a chi mi sta tenendo ferma.

Mi dibatto, ma la mano preme ancora sulla mia bocca. Non riesco a respirare e ho paura.

Chiudo gli occhi e cerco di invocare quel potere che prima, mi aveva portato ad assassinare quel ragazzo .

Le mani formicolano e le porto all’ arto che mi sta tappando la bocca. Questi emette un urlo di dolore mollandomi. Riesco a staccarmi e mi volto, trovandomi faccia a faccia con Yuu.

Qualcosa mi passa a fianco, veloce, bianco e letale.

Sesshomaru sta tenendo Yuu per la gola.

“Bastardo” , sussurra, “ti ucciderò per tutto quello che hai fatto a Rin!” sussurra.

La mano che impugna la spada si alza rapida, puntando al cuore del demone, trapassandolo.

La testa di Yuu ciondola verso il basso, e io inizio a credere che è stato fin troppo facile.




E infatti….


Sento un dolore atroce scoppiarmi nella schiena, che mi piega in due, che mi fa lanciare un urlo pazzesco.


Sto per cadere se non fosse che Sesshomaru mi prende al volo stringendomi a se.

Mi contorco, sperando che se ne vada presto, ma ad ogni movimento il dolore aumenta.

“Rin, stai calma. Cerca di stare ferma!”

Mi volta e mi alza la maglietta, sento che esclama un “Cazzo!” abbastanza preoccupato.

La schiena inizia a pulsare forte, come se qualcosa stesse per uscire da un momento all’ altro.

“Sesshomaru”  riesco a dire tra un rantolo e un altro “cosa succede?”

“Rin, la tua schiena... brilla!”

“Cosa? AAH!”

In una frazione di secondo qualcosa si staccò da me, facendomi perdere i sensi.

 


Passi veloci.

Una figura si staglia nel buio del palazzo.

Tiene una ragazza in braccio, priva di sensi.

Il sangue scende copioso a terra, imbrattando il Demone e lasciando una scia di sangue.

Sesshomaru non riusciva a credere ai suoi occhi.

Rin custodiva la Perla della Vita.

La sua Rin era la Portatrice del Potere.

Ora deve solo andare via, da sua cognata, Kagome, per salvare la vita alla sua amata.

Yuu ha ordito un bel piano.

Quel fantoccio con le sue sembianze doveva solo stimolare la Portatrice a usare i suoi poteri.

Ora la priorità è portare via Rin, abbattere chiunque si pari sul loro cammino e fare in modo che a Yuu arrivasse il suo messaggio.

 



La mia vendetta sarà tremenda.”

No matter how many times
did you told me you wanted to leave
No matter how many breaths
that you took, you still couldn't breath
No matter how many nights did you lie,
I'd wait to the sounds of pausing rain

Where did you go?
Where did you go?
Where did you go?
 
Tell me would you kill to save your life?
Tell me would you kill to prove you're right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground
 
No matter how many days I die, I will never forget
No matter how many lies I live, I will never regret
Theres a fire inside of this heart in a riot
about to explode into flames

Where is your God?
Where is your God?
Where is your God?
 
Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead or alive to torture for my sins?
 
Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead or alive to live a lie?
 
Tell me would you kill to save a life?
Tell me would you kill to prove your right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground
 
You say you wrong, you wrong, I’m right, I’m right, you’re wrong, we fight
Ok, I’m running from the light, running from the day to night
Oh, the quiet silence defines our misery
The riot inside keeps trying to visit me
No matter how we try, it’s too much history
Too many bad notes playing in our symphony
So let it breathe, let it fly, let it go
Let it fall, let it crash, burn slow.
And then you call upon God
You call upon God
 
Tell me would you kill to save a life?
Tell me would you kill to prove your right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane is chasing us all underground
 
Oh, oh, oh... This hurricane...
Oh, oh, oh... This hurricane...
Oh, oh, oh... This hurricane...
Oh, oh, oh!
 
Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead or alive to torture for my sins?
 
Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead or alive to live a lie?
 
Running away from the night,
Running away from the light,
Running away to save your life.
 
 
Non importa quante volte
mi hai detto che volevi andartene
non importa quanti respiri hai fatto,
continuavi a non poter respirare
non importa quante notti sei rimasta distesa
ben sveglia per colpa del rumore della pioggia
che smette di scendere
 
dove sei andata?
dove sei andata?
dove sei andata?
battito del cuore,
un battito del cuore,
ho bisogno di un battito del cuore...
 
dimmi, uccideresti per salvare la tua vita?
dimmi, uccideresti per provare che hai ragione?
schiantati, schiantati, lascia che bruci tutto
questo tuo essere dispiaciuta
non cambierà le cose, ho pianto così a lungo
questo uragano sta dando la caccia
a noi tutti, da sotto terra
 
non importa quante volte sono morto
non dimenticherò mai
non importa quante bugie vivo
non dimenticherò mai
c'è un incendio dentro questo cuore
che sta per esplodere tra le fiamme
dov'è il tuo Dio?
dov'è il tuo Dio?
dov'è il tuo Dio?
 
vuoi davvero...?
mi vuoi davvero...?
mi vuoi davvero, cara?
 
vuoi davvero...?
battito del cuore,
un battito del cuore,
ho bisogno di un battito del cuore...
so che devo andarmene
non posso restare
so che devo andare
non posso restare
 
dimmi, uccideresti per salvare la tua vita?
dimmi, uccideresti per provare che hai ragione?
schiantati, schiantati, lascia che bruci tutto
se le scuse non riescono a mettere a posto le cose
ho pianto così a lungo
questo uragano sta dando la caccia
a noi tutti, da sotto terra
 
dici di aver torto, di aver torto
io ho ragione, io ho ragione
tu hai torto, litighiamo
ok, sto fuggendo dalla luce,
fuggendo dal giorno per andare verso la notte
oh, il quieto silenzio definisce la nostra infelicità
la sommossa che ho dentro
continua a provare a farmi visita
non importa quanto io ci provi,
c'è troppa storia
troppe note cattive che
suonano nella nostra sinfonia
quindi lascia che respiri
lascia che voli
lascia che vada via
lascia che cada
lascia che si schianti
che bruci lentamente
e poi farai ricorso a Dio
farai ricorso a Dio
 
dimmi, uccideresti per salvare la tua vita?
dimmi, uccideresti per provare che hai ragione?
schiantati, schiantati, lascia che bruci tutto
se le scuse non riescono a mettere a posto le cose
ho pianto così a lungo
questo uragano sta dando la caccia
a noi tutti, da sotto terra.

 
Voglioilmeglioditutto dice:

imploro pietà per l’ aggiornamento postato in ritardo!
Passate buone feste?
Chiedo scusa per il capitolo cortino, e vi invito a leggere il testo tradotto di Hurricane, inserito qua sopra.
Il testo ha a che fare con la storia ed è parte di essa. Quindi per favore, leggetela e fatemi sapere!
Come al solito vale il giochino “SCRIVIMI LA PARTE CHE TI è PIACIUTA DI PIU’”
Un bacione e alla prossima,
M.
 

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Capitolo 15
*** WAKARIMASEN. ***


I tiepidi raggi del sole fecero capolino dalle fessure della finestra, infastidendo quella minuta ragazza che in sole  24 ore ha visto stravolgersi la vita.

Apri’ un occhio, poi un altro.

Si maledisse per il torpore che non voleva lasciare il suo corpo e si stiracchio’.

Fu allora che il dolore esplose.

Una fiammata le risali’ dal fianco strappandole un urlo carico di sofferenza.

La porta si apri’ di scatto e una ragazza dai capelli color della notte fece capolino con delle bende in mano e uno strano unguento maleodorante.

Si avvicino’ alla ragazza che, sofferente, si era racchiusa in posizione fetale, mentre le lacrime le scendevano sulle guance.

“Stai calma Rin, sono venuta a medicarti, lasciami mettere quest’ unguento sulla ferita e non sentirai piu’ nulla.” Disse la giovane sacerdotessa.

In risposta ottenne solo un mugolio.  

Per quanto non si ricordasse nulla del giorno appena passato, Rin riconobbe subito quella voce cosi’ dolce e calma.

“K-Kagome?” riusci’ a dire.

“Esatto Rin, ma adesso stenditi bene e fammi finire il lavoro, dopo parleremo come si deve”. Rispose Kagome.

Tutt’ un tratto Rin si senti’ calma, permettendo alla Miko di medicarla, mentre lei scivolava di nuovo nell’ Oblio.

Kagome fu molto abile a medicare Rin, anche se la ferita non era stata procurata da un arma terrena, lei era sempre un essere potente.

Dopotutto, anche se non faceva piu’ parte delle Divinità della Vita, il suo potere era sempre con lei.

Ora bisognava soltanto sperare che Sesshomaru non facesse casini di là con suo fratello…
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Passarono diverse ora prima di sentirmi meglio.

Ero tutta indolenzita, il fianco pulsava e la mia testa gli faceva eco.

Come quando ti passa sopra un autoarticolato.

O come se dormissi per tipo quasi 5 mesi. (NDR AUTRICE Chissà a cosa io stia alludendo..)

Sono molto confusa.

Ora che ci penso mi chiedo dove sia.

Mi guardai intorno. Una piccola scrivania piena di libri e uno strano altarino dominavano la stanza.

In un angolo notai un arco e una faretra.

Ma dove mi trovo?

Sentii delle voci e la porta si spalanco’.

Sulla soglia c’ era Sesshomaru.

“Maru… dove sono?” dissi con voce sottile.

Lui si avvicino’ e si sedette sul letto, intanto mi guardava.

Cavolo che portamento elegante e altero!

Cavolo che occhi, che viso, che fisico!

Era l’ ottava meraviglia del mondo.

“Rin, ascoltami, non ricordi nulla di quello che è successo ieri?” mi disse con voce grave.

Ci pensai un attimo. “Uhm, no, non ricordo nulla. Cos è successo?” risposi con voce impaurita.

“Yuu ti ha rapita e seviziata…  Sono venuto a salvarti, ma di lui nessuna traccia, intanto mentre uscivamo è successa una cosa. Ma prima di dirtela dovrei portarti di la. Ci sono delle persone con le quali dobbiamo discutere una cosa molto importante.” Mi rispose serio.

“Aspetta, lascia che ti aiuti..” aggiunse.

Mi ritrovai tra le sue forti e possenti braccia, con l’ atmosfera stranamente piu’ calda e l’ elettricità attorno a noi.

Lo guardai: DIAMINE se era bello!

Rimasi per un po’ a guardarlo, di profilo.

Naso dritto, bocca definita, i due graffi violacei sullo zigomo, la sua bella mezzaluna sulla fronte.

“E’ splendido” pensai.

Lui si giro’ a guardarmi.

I nostri occhi erano due calamite.

Pian piano si avvicino’ a me e con molta dolcezza poso’ un piccolo bacio sulle mie labbra semichiuse.

Non uno di quei bacetti insignificanti, ma un bacio carico di sentimento, uno di quei baci rassicuranti, che ti fanno pensare.

Sgranai gli occhi mentre lui disse: “Ho avuto paura di perderti sai?”

Gli risposi: “Adesso sono qui pero’”.

“Per fortuna.. Se fossi arrivato piu’ tardi non me lo sarei mai perdonato. Rin, devo dirti tante cose, e forse tu mi odierai per questo..”mi disse sofferente.

Come potevo odiarlo? Mi aveva salvato! No, non sarebbe mai successo.
 

Ma ero del tutto ignara di quello che mi sarebbe successo di li a poco…


I'm not a perfect person
As many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
Thats why i need you to hear

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You..

I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you

TRADUZIONE.
Non sono una persona esemplare,
Molte cose desidererei non aver mai fatto,
Ma continuo ad imparare.
Non avrei mai voluto farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via
Che voglio solo che tu sappia che...

Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare quello ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu.

Mi dispiace di averti ferito,
E' qualcosa con cui devo convivere ogni giorno,
E tutte quelle pene che ti ho inflitto,
Spero di essere in grado di portarle via tutte,
E di essere il solo a raccogliere tutte le tue lacrime.
E' per questo che ho bisogno che tu ti renda conto...

Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare tutto quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu ..

Non sono una persona esemplare,
Molte cose desidererei non aver mai fatto,
Ma continuo ad imparare.
Non avrei mai voluto farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via
Che voglio solo che tu sappia che...

Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare tutto quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu.

Ho trovato una ragione per mostrare,
Una parte di me che non conoscevi.
Una ragione per tutto quello che faccio,
E La ragione sei tu.
 
 
ANGOLO DELL’ AUTRICE:

Si lo so che sono morta… D: ma mi sono successe tantissime cose in questi mesi e non staro’ ad annoiarvi. (fate finta di nulla D:) )
Cooomunque, capitolo corto-cortino-cortissimo me ne rendo conto, ma questo è solo l’ inizio della fine *tatatataaaaaaa* per cui, pazienzate un altro po’ suvvia!
Intanto commentate questo paragrafetto e scrivetemi la parte che vi è piaciuta di piu’ e quella che vi ha fatto piu’ schifo.
Viiia!!
M.

Ps. la canzone è "The reason" degli Hoobastank.

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Capitolo 16
*** Un compito importante. Quando iniziero' a scegliere della mia vita? ***


Entrammo in una stanza buia, illuminata dalla luce fioca di alcune lanterne.


Sembrava di stare in un santuario antico.

Quel posto mi incuteva timore.

Ma non dovevo avere paura, Sesshomaru era accanto a me, giusto?

Beh, non proprio accanto, ma sotto, di fatto mi stava ancora sorreggendo.

A quel pensiero le guance mi andarono in fiamme.

Sesshomaru mi aveva baciata e ora mi teneva tra le sue braccia.

“Riprenditi Rin!” –mi dissi mentalmente.

Non notavo persone che mi guardavano, piu’ che altro Presenze.

Iniziai ad agitarmi.

Questo tipo di cose mi mettono i brividi.

Tipo quando qualche anno fa in Italia guardavo quel programma sul paranormale che me la faceva fare sotto quando trattava fenomeni poltergeist e presenze varie.

Come si chiamava… ah si! Mistero!

Ma sto di nuovo deconcentrandomi.

Ora che siamo entrati della stanza, le porte si chiusero di scatto e io mi aggrappai ancora piu’ forte a Sesshomaru.

“Rin, non avere paura, sai che con me non ti accadrà mai nulla, quindi non agitarti per nulla.” Mi disse Sesshomaru.

“Io mi fido di te”, risposi, “ma ho i brividi”.

Mi guardo’ con i suoi occhi d’ ambra pura e io ricambiai.

Ambra lucente e Nero. Una strana accoppiata.

Iniziai ad avvertire una strana vibrazione nell’ aria che duro’ diversi secondi.

“Rin.” Sentii.

Eh? Chi mi chiama?

“Vieni Nostra Divina Custode…” stavolta avvertii chiaramente una voce strana provenire dal fondo della stanza.

“Sesshomaru, cosa succede?”. Iniziai a spaventarmi parecchio.

Lo ripeto: ODIO LE SEDUTE SPIRITICHE E ROBA ANNESSA!!

“Devo adagiarti qui, non agitarti per favore”, le sue parole furono una doccia fredda, quando, con il suo bellissimo volto, mi indico’ un altare in pietra scura che dominava la stanza.

“Eppure non mi sembrava di averlo visto prima” pensai sconvolta.

Sesshomaru si avvicino’ e mi depose con estrema cautela, nemmeno fossi un fiore delicato.

Quando toccai la pietra freddo l’ atmosfera nella stanza cambio’.

Non era piu’ paurosa e tetra ma calda, accogliente, sapeva di… casa.

Rimani stralunata per un attimo, poi vidi emergere dall’ ombra delle persone.

La prima che vidi fu Kagome. Indossava un abito da sacerdotessa, rosso e bianco, e teneva in mano dell’ incenso forse, intanto recitava una strana litania.

Ricordai subito che fu lei a curare lo squarcio al fianco.

Emersero poi i miei genitori, sotto forma di demone. Mamma e papà si tenevano per mano, e devo dire che vederli sotto forma di demone era bellissimo. La loro pelliccia era color della notte, i loro occhi erano cosi’ magnetici…

Emerse, dopo di loro, Taisho che si posiziono’ subito vicino Kagome, prendendola per mano. Notai subito lo sguardo pieno d’ amore che le lancio’ e sentii un moto di tenerezza pervadermi.

Emersero poi una giovane donna con un demone gatto versione “mignon” sulla spalla e una specie di monaco con un lungo bastone.

Erano due figure particolari: lei aveva una lunga chioma castana legata in una coda, era vestita da guerriera, mentre lui aveva una tunica che non avevo mai visto prima di allora.

Sembrava essere antica. Intanto in mano reggeva uno strano rosario dalle grosse perle color del mare. Si posizionarono accanto a Taisho e Kagome, prendendoli
per mano.

Poi tocco’ ad un ragazzo dagli occhi azzurro cielo, che aspetto’ l’ entrata di una ragazza dagli splendidi capelli rossi, legati in due codini ai lati della testa.

Emerse infine una splendida donna vestita di nero insieme ad un uomo.

Furono questi ultimi a catturare la mia attenzione.

Nel loro sguardo si leggeva amore.


Puro amore.


E guardavano me, seduta sull’ altare in pietra, leggermente frastornata dagli avvenimenti accaduti in questo periodo di tempo relativamente breve.

Si posizionarono tutti intorno a me, intonando una strana litania:

 
 
I'm so tired of being here
Suppressed by all my childish fears
And if you have to leave
I wish that you would just leave
'Cause your presence still lingers here
And it won't leave me alone
 
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that
time cannot erase
 
When you cried I'd wipe away
all of your tears
When you'd scream I'd fight away
all of your fears
I held your hand through
all of these years
But you still have
All of me
 
You used to captivate me
By your resonating light
Now I'm bound by the life
you left behind
Your face it haunts
My once pleasant dreams
Your voice it chased away
All the sanity in me
 
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that
time cannot erase
 
When you cried I'd wipe away
all of your tears
When you'd scream I'd fight away
all of your fears
I held your hand through
all of these years
But you still have
All of me
 
I've tried so hard to tell myself
that you're gone
But though you're still with me
I've been alone all along
 
When you cried I'd wipe away
all of your tears
When you'd scream I'd fight away
all of your fears
I held your hand through
all of these years
But you still have
All of me
 
Appena finita la litania, una strana luce mi avvolse.

Tutti tenevano gli occhi chiusi e la testa abbassata, ed io sentii chiaramente una mano che si poso’ sulla mia guancia.

“Benvenuta Custode.”Una voce riecheggiò nella mia testa.

“Ch-chi sei?” risposi spaventata.

“Non avere paura Custode. Io sono lo spirito della Custode che fui l’ ultima volta che la sfera comparve.”

“C-cosa? Quale sfera?”

“Vedi cara, il tuo è un pesante fardello. Sei la Prescelta. Devi custodire un monile assai piu’ potente e prezioso della sfera dei Quattro Spiriti. La sfera che tu custodivi all’ interno del corpo è analoga a quella che custodiva Kagome nel suo. Solo che adesso, mentre la sfera che custodiva la sacerdotessa qui presente è stata annullata nella lotta contro Naraku, la tua non dovrà mai subire questo destino funesto: significherebbe la morte per te e tutta l’ umanità.”

“COSA? Perché?” risposi agitandomi. L’ ansia inizio’ a pervadermi.

“La sfera che tu custodisci, volgarmente chiamata –Sfera della Vita- non è nient’altro che il Gioiello di Callisto. Callisto era una giovane donna dell’ Epoca Sengoku che si innamoro’ di un demone cane. Ma il destino a volte puo’ essere maligno. Il fato volle che questo demone cane fosse l’ ultimo di una lunga discendenza di demoni guaritori, unici nel suo genere. Quando questo demone di nome Akihito vide Callisto se ne innamoro’ perdutamente e decise di sposarla. Ma nemmeno Callisto era una persona qualsiasi, certo, era cresciuta in un villaggio orfana di entrambi i genitori, ma era all’ oscuro del fatto che lei era l’ ultima della sua specie: una Ninfa dell’ acqua. Quando Akihito la chiese in sposa, il capovillaggio nego’ quest’ unione, gettando su di lui una terribile maledizione. Callisto non doveva avere mariti o amanti, doveva rimanere pura per garantire prosperità al villaggio, a discapito del fatto che non sapesse da dove provenisse. Akihito non si scoraggio’, e spiegata la sua situazione e il suo amore al re Inuken, tra l’ altro suo grande amico, deciso di inventarsi un modo per liberare la giovane donna dalle grinfie di quel villaggio sfruttatore. Calo’ la sera, i demoni attaccarono, ebbero la meglio sul villaggio, procurando un numero contenuto di vittime e liberarono Callisto dalla sua prigione-non prigione. Non risparmiarono pero’ il capovillaggio, che dovette pagare con la vita, l’ affronto al forte demone. Callisto e Akihito si innamorarono e sposarono e nel giro di un anno ebbero due cuccioli gemelli, Koichi e Matsuyo…”

“E la malediozione del capovillaggio?” la interruppi. Quella storia mi stava prendendo troppo.

“Bambina, abbi un po’ di pazienza, ci sto arrivando.”  Rispose la voce.

“Il capovillaggio ebbe la sua vendetta da morto. La maledizione che lancio’ su Akihito coinvolse anche i suoi gemelli, facendo ammalare i tre di un male tremendo. A nulla valsero le preghiere di Callisto, che piano piano vedere marito e figli avvicinarsi sempre di piu’ alla morte. Cosi’ decise di recarsi da Inuken a chiedere aiuto, dato che aveva già aiutato Akihito in passato. Ma Ahimè, nemmeno il grande Generale Cane sapeva cosa fare. Callisto era disposta a tutto per salvare la sua famiglia e cosi’ decise di tentare il tutto per tutto. Era stata messa al corrente della sua vera natura dal suo amato e ricercando di qua e di là storie sulla sua gente, venne a conoscenza di un particolare potere che le Ninfe possedevano. Serviva solo un monile per incanalare il suo potere, e cosa meglio di una grossa perla verde acqua regalatale dal suo amato? La giovane Ninfa vi riverso’ tutta la sua energia e corse dalla famiglia per salvarla, ma come dicevo prima, piccola, il destino gioca brutti scherzi. La sua famiglia era morta da un ora quando lei ritorno’ a casa. La cosa la devasto’ nel profondo. Il suo amato e i suoi piccoli erano morti, e lei non aveva motivo di stare piu’ al mondo, cosi’ corse alla rupe piu alta che conoscesse e si butto’ di sotto, non prima di aver messo la sfera al sicuro. Da secoli non si sapeva che fine avesse fatto quella sfera, fino alla tua venuta giovane Rin.” Continuo’.

“Ma che ruolo ho io in tutto questo?” risposi.

“Tu bambina, sei quella che ha fatto ricomparire il Gioiello di Callisto. Hai idea dell’ enorme potere che contiene quel monile? Se cadesse in mani sbagliate, sarebbe la fine per tutti.” Affermo’.

“Ora piccola, ascoltami, hai un compito da svolgere, volente o nolente: sconfiggere chi possiede il tatuaggio del ragno, il cui nome ora non ti è dato sapere, scoprire le tue origini, sviluppare i tuoi poteri e proteggere l’ umanità. Non hai possibilità di scelta purtroppo, ma non temere, affianco hai chi ti proteggerà a costo della propria vita. Ricorda: sconfiggi chi possiede il tatuaggio del ragno piccola Rin…” 

“Posso almeno sapere chi sei? Ti prego!” la implorai.

“Io sono il tuo spirito guida, bambina, ti proteggero’ per quanto mi sarà possibile farlo, ma dovrai essere tu a fare il grosso del lavoro. Ora stai tranquilla, ti faro’ un regalo che ti aiuterà a svolgere il tuo compito. Rin, noi tutti dipendiamo da te.”

Detto questo, sentii sulla fronte, un piccolo bacio, poi tutto divenne bianco e io persi i sensi.
 


Angolino dell’ autrice:
hei bella gente!!
Che ve ne pare? Spero vi piaccia questo capitolo di 8 pagine :D
Recensite in tanti! E se qualcuno ha domande o semplicemente vuole parlare, nella biografia ho messo il link nel mio contatto ASK! Copiatelo e incollatelo nella barra!
Un mega beso a todos!
Maria.
 
Ps. La canzone è “My immortal” degli Evanescence.
Pps. Vale sempre il gioco “Scrivimi la tua parte preferita”!
<3
 
 
 

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