If I could love you.

di KairiXDD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lungo la strada infinita, sotto la pioggia incessante. ***
Capitolo 2: *** Quell'incontro, che non sarebbe mai dovuto avvenire- ***
Capitolo 3: *** Così profondo, l'abisso dei ricordi, nell'abisso del mio cuore. ***



Capitolo 1
*** Lungo la strada infinita, sotto la pioggia incessante. ***


-Fabio!- urlavo con quanto più fiato avessi nei polmoni.

Lui, davanti a me, pareva essere irraggiungibile.

Le sue perfette mani affusolate dentro le tasche della giacca, la testa bassa ed i suoi capelli arruffati che si confondevano con il colore della pelliccia del suo cappuccio...

Correvo, bagnato, sotto la pioggia, pur di riprendermelo.

-FABIOOO!-

Continuavo a strepitare, ma oramai ero sfinito, le gambe iniziavano a cedermi e la voce non riusciva a sovrastare il rumore delle gocce di pioggia che si scagliavano con forza sull’asfalto.

Ed io, già accasciato a terra, le bombe assordanti che esplodevano attorno a me, ed una ancora più grande che stava per esplodere all’altezza del cuore, non potevo che allungare le braccia verso quella figura ed illudermi di riuscire a toccarla.

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Capitolo 2
*** Quell'incontro, che non sarebbe mai dovuto avvenire- ***


-AH!-
Quel mattino, mi svegliai di sobbalzo, con le lacrime agli occhi e un ritmo cardiaco così veloce che, seriamente, credevo che quel piccolo organo all’altezza dei polmoni, potesse scoppiarmi da un momento all’altro.
Cercai allora di controllare il mio respiro socchiudendo gli occhi ed inalando ed espirando lentamente l’aria, come se cercassi di riprendermi da una lunga ed estenuante corsa…
“Era solo un sogno. Un mero e semplice sogno.”, tentai di rassicurarmi.
“Un incubo…”, continuavo a pensare, “… Un incubo che si potrebbe trasformare in una crudele realtà, ed io…”
Improvvisamente, un forte e lancinante dolore mi prese alla testa.
-Ahi…- mugugnai, portandomi una mano sulla fronte: -Anche l’emicrania, non ci voleva proprio…-
Con la coda dell’occhio, scorsi l’ora.
-Tra poco dovrei pure svegliarmi… - sospirai.
La testa iniziò a farmi sempre più male, ed io dovetti rassegnarmi a distendermi nuovamente sul letto ed aspettare che il dolore passasse.
Era davvero raro che mi sentissi poco bene, soprattutto nel corso del periodo scolastico, durante il quale cercavo sempre di rimanere in forma per non perdermi alcuna lezione; ed ora ero così arrabbiato dal fatto che fra non molto mi sarei dovuto alzare ma non avevo la forza per farlo, ed ero anche ancora sotto shock per l’incubo appena fatto; che l’emicrania non fece che aumentarmi.
Sapevo bene che in questi casi il rimedio più rapido ed efficacie fosse chiudere gli occhi e riposare, ma pensare di avere anche solo la minima probabilità di continuare il sogno di prima, mi preoccupava ancor di più del fatto di non poter andare a scuola.
Me l’ero sempre detto io, me l’avevano sempre detto gli altri.
L’amore non fa che dare alla testa.
Ed eccomi infatti ora qua, che per colpa di uno stupido sogno, e di uno stupido ragazzo, la mia salute stava peggiorando a vista d’occhio.
Io che non mi ero mai ammalato, nemmeno una volta. Io che non ero mai stato male.
Io che non avevo mai sognato. Io che avevo sempre messo la scuola ed il successo prima di tutto.
“L’amore porta troppi pensieri, ed una tremenda emicrania, ecco cosa porta.”
Io non potevo amare nessuno. Io non dovevo amare nessuno, per il mio bene.
Soprattutto, cosa ancora più spregevole, non potevo permettermi di provare il solo minimo interesse verso il mio nemico, e per giunta, una persona del mio stesso sesso!
Che schifo, che facevo.
Che fallito, che ero diventato.
In quel momento, non avrei voluto che sprofondare in un mare di lacrime, fra le braccia di mia madre.
-Mamma…- cercai di chiamarla, ma le palpebre mi si chiusero da sole.
E sprofondai.
Impotente, mi lascai di nuovo trasportare nel mondo dei sogni, nel mondo degli incubi.
Ma questa volta, gli incubi non erano più semplici superstizioni, paure o preoccupazioni…
Quel vortice che mi stava risucchiando, era il vortice dei ricordi dolorosi:
incubi reali, fatti accaduti veramente, che avrei voluto dimenticare per sempre; ora mi perseguitavano pure da addormentato.
 

“… Non avrei mai dovuto incontrarlo.”

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Capitolo 3
*** Così profondo, l'abisso dei ricordi, nell'abisso del mio cuore. ***


La mia memoria, così buona quanto bastarda, in momenti come questi… Mi fa ricordare perfettamente tutto ciò che è accaduto.
La prima volta che ci siamo visti è stata quando eravamo ancora alle medie. Erano appena iniziate le presentazioni, ma nessuno voleva cominciare per primo.
Allora un ragazzino, abbastanza alto, ma con la faccia ancora da bamboccio, si è alzato dalla sedia e, con un tono di voce calmo e deciso, ha fatto la sua presentazione, cercando di rompere un po’ il ghiaccio.
L’ho detestato sin da subito.
Tutto curato, in ogni minimo dettaglio, con la sua camicetta ben abbottonata, i jeans firmati e l’aria da saccente; che per parlare, usava spesso termini ricercati, adeguatamente scelti dal suo vasto repertorio lessicale, e ben scanditi, ed accompagnati da una gesticolazione che sembrava altrettanto studiata –neanche stesse prendendo parola ad una importante conferenza.
Insomma, il classico figlio di papà, il classico perfettino del cazzo che si crede chissà chi e che, con quel suo discorso –che doveva essere una presentazione, ma lui l’ha trasformata in un discorso- , voleva dimostrare a tutto e a tutti quanto fosse figo ed intelligente.

Mentre continuava con la sua parlantina, mi scappò un mezzo sorriso.
Un sorriso da sfida.
Alzai lo sguardo verso di lui e lo fissai, divertito ed eccitato dall’idea di avere qualcuno con cui fare a gara.
Evidentemente, l’avversario riuscì a leggermi negli occhi, perché, quando si voltò verso di me, si fermò un attimo per riprendere il fiato, e mi rispose con un sorriso quasi beffardo.
Allora, la sfida era oramai iniziata.
-Questa sarà una lotta all’ultimo sangue- dissi, sottovoce.
Ho sempre odiato perdere, e, ancora di più, contro tipi del genere, che si credono all’in sopra di tutto e di tutti. Non gliel’avrei mai data vinta. Gli avrei fatto subito capire chi fosse il migliore, fra i due.

“Vincerò io.”

Sono sempre stato il più bravo in qualsiasi materia.
Matematica, Scienze, Italiano, Geografia, Storia, Tecnica, Educazione Fisica… Riuscivo sempre ad ottenere il massimo dei voti. Nessuno mi superava, ed in pochi riuscivano a pareggiarmi; e quei pochi che mi pareggiavano e cercavano di superarmi, si arrendevano subito dopo.

Lui però era diverso.

Sebbene non fosse al mio stesso livello, ed in educazione fisica fosse una vera schiappa, lui continuava a cercare di superarmi  in qualsiasi modo. Mentre gli altri, quando prendevo un voto alto, mi elogiavano ed ammiravano come cagnolini scodinzolanti, lui si complimentava con me, ma con un certo tono di rammarico –solitamente perché non riusciva a prendere il mio stesso voto per pochi punti-, e poi mi fissava negli occhi come per dire “mi hai superato questa volta, ma io non mi ritirerò dalla sfida che mi hai lanciato.”

Fabio era alto, bello ed intelligente…
Ma nonostante tutto, aveva scarso successo con le ragazze.
Forse perché, una volta che l’avevi conosciuto, scoprivi che era una persona completamente diversa da come te l’eri pitturata. Fabio è… una persona alquanto bizzarra. Ed imprevedibile.
Con lui non sai mai cosa ti possa accadere. Fa certe battute alle quali riesce a ridere solo lui, non si capisce mai quando voglia scherzare o fare il serio, è goffo e maldestro, non sempre capisce quando è il momento giusto per parlare, e non sempre riesce ad usare le parole adatte, ha poco tatto, e, comunque, in qualsiasi situazione, cerca sempre di atteggiarsi da grande figo e sapientone –quando di muscoli ce ne ha ben pochi ed usa certi termini che non si sentono più dall’era preistorica…
Ma con lui io mi sono sempre divertito. Lui è stato uno fra le poche persone con le quali sono riuscito ad avere dei dibattiti seri, delle belle argomentazioni.

Io, sebbene continuassi ad essere il migliore della classe e a superarlo in tutte le materie, non avevo vinto la sfida.
Nessuno dei due ha mai vinto la sfida.
Perché io avevo sì potere su di lui, ma in ambito scolastico.
Lui, pian piano, stava esercitando un potere sempre più enorme su di me e sulla mia vita.
Lui, il mio avversario, colui che avrei dovuto odiare per sempre…
Quell’essere insopportabile, insignificante, ed imbranato…
Stava iniziando a catturare la mia attenzione.
 

ed, in breve tempo, i miei sentimenti, la mia ragione, i miei ricordi, i miei sogni…

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