Arches-La maga della Creazione

di _ScRiTtRiCe_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione - Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Introduzione - Primo capitolo ***


Arches- La maga della creazione.

Introduzione

Sulla Terra poteva vivere solo un umano per volta e doveva creare con la magia che gli era stata affidata dagli Dei, qualcosa di utile per il prossimo umano. L’umano nasceva con l’età di diciassette anni e poteva rimanere massimo due anni, se aveva finito il suo oggetto doveva scomparire e morire senza farsi vedere da nessuno, se non l’aveva finito veniva ucciso dagli Dei. Era una cosa terribile, una punizione mandata dagli Dei. Anni prima a un mago era stato affidato per sbaglio il potere della creazione e cosi si creò una famiglia e poi amici, parenti e altre persone cosi col finire nel  costruire una città. Gli Dei si arrabbiarono molto per questo rapirono la figlia del mago e la portarono su nei cieli con loro uccidendo tutti gli altri uomini sulla Terra. Cambiarono il passato di questa bambina facendole credere di essere la loro figlia, un miracolo. Non riuscirono a toglierle però il potere del suo stesso padre. Lei era Arches, la maga della creazione.

Primo capitolo

Anno 861.
Il Mondo degli Dei era un luogo Unico e Sacro. Era un grandissimo e unico Tempio situato sulle nuvole. Non esisteva la notte, era sempre giorno ma grazie all’unico mago del Tempo che da sempre viveva lì, gli Dei sapevano sempre quando passavano ore, minuti o secondi nel loro Regno. Era tutto perfetto lì, c’era sempre tutto quello di cui gli Dei avevano bisogno. La cosa più importante era il Rito Sacro che si svolgeva ogni due anni. Il 31 dicembre a mezzanotte precisa gli Dei più importanti e potenti dovevano incontrarsi per far nascere una nuova vita sulla Terra. Prima del Rito Sacro tutti gli Dei dovevano ringraziare Kanser per aver creato il loro Regno e la Terra. Kanser era il primo grande Dio che aveva vissuto nel mondo. Possedeva tutti i poteri ed erano smisurati. Creò gli Dei e questo gli costò la vita. La leggenda narra che prima di morire riuscì a creare la Terra e a dare a degli Dei il potere della Creazione. Il Dio Loki, cui era stato affidato il potere della creazione da Kanser, fece un errore lasciando il suo potere a un umano. L’umano fu mandato sulla Terra e scoprendo il suo potere creò altri umani. Ebbe una figlia. La bambina aveva lo stesso potere del padre e per questo una Dea la prese con sé e lasciò uccidere tutti gli altri umani. Era l’unica bambina che viveva nel Regno degli Dei. La Dea Madre cambiò il suo passato facendole dimenticare la sua corta vita sulla Terra. La bambina fu chiamata Arches ed era considerata da tutti un Miracolo. La Dea Madre non era riuscita a toglierle il suo potere e aveva inciso nel suo cuore un Sigillo che sarebbe durato solo diciassette anni per impedire ad Arches di usare i suoi poteri, poi sarebbe morta. Ora erano nove anni che Arches viveva con gli Dei, insieme a sua “Madre”. Arches non sapeva di avere un sigillo, non era a conoscenza  di avere un grandissimo potere e che all’età di diciassette anni sarebbe morta. Tutti erano a conoscenza della sua storia ma era proibito parlarne, la bambina non doveva saperlo. Quel giorno Arches era in camera di sua Madre e si stava facendo spazzolare i capelli, una cosa che le piaceva tantissimo.
-Madre, perché non posso andare sulla Terra anche io? Vorrei tanto vederla...
Chiese la giovane Dea a sua madre, conoscendo già la risposta.
-Arches, figlia mia… Non puoi lascere il Regno degli Dei…
Anticipando la madre, Arches concluse la frase con un tono monotono:
-Perché io sono un Miracolo, la Figlia degli Dei e se andassi sulla Terra morirei. E in più se usassi il mio potere, sarei bandita per sempre dal mondo, lo so. Perché proprio io? Almeno lei, madre… Lei può guardare quello che succede sulla Terra. Anch'io sono una Dea! Anzi, io sono di più… Sono un Miracolo!
La Dea smise di spazzolare i capelli della Figlia, poi riprese. Arches si alzò e si andò a chiudere nella sua stanza. “Non è giusto… Non è per niente giusto… Io sono la sua unica Figlia, perché proprio a me… Preferivo nascere sulla Terra!”
Qualcuno bussò alla porta e Arches andò ad aprire. Sulla porta trovò il suo sacerdote che veniva a darle lezioni ogni giorno.
-Oggi le farò vedere come si usa la Sfera Mistica, non perché io lo voglia… E’ su richiesta di sua Madre.
Gli occhi color oro della giovane Dea si illuminarono.
-Oggi ho proprio tanta voglia di fare lezione!
Escamò Arches ridendo.
-Andremo in libreria.
La ragazzina rimase stupefatta. Non aveva mai avuto il permesso di entrare in libreria. Era concesso solo agli Dei superiori e ai sacerdoti. “Quante novità oggi!” Pensò Arches. Percorsero un sacco di corridoi. Destra, sinistra, di nuovo destra, poi dritti e infine a sinistra. In fondo al corridoio c’era un grande portone antico fatto di vetro e cristallo. Il sacerdote prese la chiave, la girò delicatamente e poi, facendosi aiutare da Arches, l’aprì. La libreria era una sala immensa. Era piena di scaffali a loro volta pieni di tomi antichi. Era altissima e i libri arrivavano fino in cima.
-Quanto… è grande?
Chiese Arches.
-Nessuno lo sa con certezza. Occupa gran parte del Tempio, questo è sicuro.
C’erano molti sacerdoti seduti alle scrivanie che studiavano in silenzio. Arches si avvicinò a uno scaffale e in confronto si sentiva un piccolo pulcino. Passò il dito su alcuni tomi e rimase affascinata. “Quanto vorrei avere il potere della Scrittura!” La Dea vide che il suo sacerdote era seduto a una scrivania e lo raggiunse.
Aveva poggiato al centro del piccolo tavolo di legno la Sfera Mistica. Era una semplice palla di vetro ma all’interno conteneva grandi poteri.
-Allora dapprima le racconto la storia della Sfera. Quando Kanser creò gli Dei, pensò di creare anche la Terra. Prima di morire appena dopo creato noi e la Terra concentrò tutta la sua vita rimanente in un pezzo di cristallo e questo divenne la Sfera. Questa non è quella originale, è una nostra copia. Ogni sacerdote ne ha una. C’è una sala in cui è conservata la Sfera Mistica originale. Solo gli Dei hanno l’accesso alla sala. Usano quella Sfera ogni due anni per creare un nuovo umano. Questo è tutto non ha una grande storia.
-Perché sulla Terra può esistere un solo umano alla volta?
Chiese curiosa la ragazza.
-Semplicemente perché crearne troppi, causerebbe problemi agli Dei. Ora iniziamo la lezione.
Quando Arches faceva questa domanda a qualcuno, le rispondevano tutti così. Tutti deviavano il discorso. La giovane ragazza ancora non capiva il perché. Tornò a concentrarsi sulla lezione. Il sacerdote le fece imparare a memoria il ritornello che bisognava recitare mentre si tenevano alzate le mani, prima al cielo per invocare Kanser, poi sulla Sfera per rilasciare il potere. In questo modo potevi vedere l’umano che costruiva l’oggetto con il suo potere. Il sacerdote però non fece vedere ad Arches la Terra, le fece vedere solo come si utilizzava.
Finita la lezione Arches tornò in camera sua. Mentre si pettinava per bene, la Dea Madre entrò. Arches smise subito di pettinarsi e andò a inginocchiarsi davanti alla sua superiora.
-Oh, alzati cara Arches.
Disse con la sua voce soave e dolce la Dea Madre, poggiando una mano delicatamente sulla testa della giovane. La Dea Madre era bellissima. Aveva dei capelli lunghi e un po’ ricci di un color oro meraviglioso. Anche Arches aveva dei capelli simili ma erano un po’ più scuri. E gli occhi erano di un verde brillante che sembrava illuminare una stanza intera.
-Mi dica Dea Madre.
Disse Arches facendo accomodare la Dea su una sedia. La ragazzina prese un’ultra sedia e si sistemò davanti alla Dea Madre. La Dea si tolse il velo dalle spalle. Arches fece per alzarsi ma la Dea con un tocco di magia sistemò il velo sul letto.
-Cara piccola Dea, queste sono le chiavi della biblioteca.
La Dea Madre tese il braccio verso Arches che afferrò timorosamente il fazzoletto di pizzo contenente le chiavi.
-Se qualcuno ti dice che non puoi entrare, tu hai il mio permesso.
-Grazie, Signora!
Esclamò gioiosa Arches.
-E questa… E la tua copia di Sfera Mistica. La terrai chiusa nel tuo armadio e la userai solo una volta al mese. Io ti controllerò. Se la userai più di quanto ti è permesso, verrai punita.
-Non farò niente di simile, Dea Madre. La ringrazio infinitamente.
La Dea Madre si alzò. Arches corse a prendere il suo velo e glielo sistemò sulle spalle. La Dea uscì e Arches iniziò a saltare sul letto come una matta. Avrebbe usato la sfera ogni metà mese e sarebbe andata in biblioteca ogni giorno dopo le lezioni. Era la piccola Dea più felice del mondo in quel momento. Ora erano a fine mese, lo diceva il grande orologio situato all’entrata del Tempio. Avrebbe dovuto aspettare due settimane per vedere l’umano sulla Terra.

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Spazio autrice: Non so come mi sia venuta in mente questa storia.
So solo che mi piace molto l'idea! Vi prego di recensire,
ne ho bisogno. Anche se sono critiche (non troppo!) le accetterò
basta che sarete clementi e mi darete dei consigli! Grazie mille
al prossimo capitolo!

_ScRiTtRiCe_

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Secondo capitolo
Arches era in camera sua e stava pensando dove sistemare la Sfera Mistica. La Dea Madre le aveva detto di metterla nell’armadio, ma lei non era sicura. La domestica sarebbe entrata per prendere le coperte pulite dall’armadio e l’avrebbe vista. Il fazzoletto di pizzo con le chiavi, invece, lo avrebbe tenuto sempre nella tasca del suo vestitino azzurro. Era tardi e doveva farsi ancora la doccia per poi scendere a cena. Mise temporaneamente la Sfera dentro il cassetto della scrivania e la coprì con dei fogli di pergamena. La piccola Dea corse in bagno e si lavò velocemente. Prese dal cassetto il vestito rosso che doveva indossare sempre per andare a cena, e si alzò i capelli con il suo nastrino bianco. Qualcuno bussò alla porta e Arches concesse il permesso di entrare.
-Signorina è l’ora della cena.
Disse la domestica.
-Mentre lei è giù per la cena, le preparo la sua vestaglia e le sistemo il letto. Questa notte farà caldo siamo nel mese di Luglio, vuole che le metta le coperte leggere?
“Come previsto. Meno male che non ho messo la Sfera nell’armadio”
-La ringrazio signora Kensy.
Ringraziò Arches con un cenno della testa.
-Tutto ciò che desidera signorina Arches.
Arches sorrise e si avviò verso la porta. Poi si ricordò che non aveva lasciato il bagno in ordine. Si girò verso Kensy e le chiese:
-Mi scusi signora Kensi, ma non ho fatto in tempo a sistemare il bagno. Può farlo lei? E il vestito azzurro può sistemarmelo nell’armadio?
-Certo, cara.
Rispose dolce la domestica. Arches le sorrise ancora e poi scese di corsa le scale che portavano alla sala dei pasti. Gli Dei erano tutti seduti ai propri posti. La cameriera all’entrata della porta fece un inchino all’entrata di Arches e le disse che doveva andarsi a sedere vicino la Dea Madre quella sera. Arches obbedì. Andò al grande tavolo dove era seduta la Dea Madre e si sistemò vicino a lei. La Dea sorrise e Arches ricambiò. Il Capo-Sacerdote si alzò e iniziò la preghiera.
-Alzatevi miei fedeli.
Disse rivolto ai sacerdoti. I sacerdoti fecero la loro preghiera invocando Kanser e ringraziandolo per il cibo. Poi toccò alla Dea Madre che intonò la nota iniziale del Rito Serale. Tutti si alzarono in piedi e cantarono con le mani sul petto. Quando il canto finì, le cameriere iniziarono a portare velocemente il primo piatto a tavola.
Tutti mangiarono in silenzio e Arches non capiva il motivo per cui lei doveva stare vicino la Dea Madre. Quando la cena finì ci fu di nuovo una preghiera per pregare Kanser di donare un riposo tranquillo. Arches stava per ritirarsi in camera sua quando la Dea Madre la bloccò e le chiese di andare un attimo con lei nella sua stanza. Nessuno aveva mai avuto il permesso di entrarci, tranne la domestica personale della Dea.
-Staremo pochi minuti, giusto il tempo di farti vedere una cosa.
Arches acconsentì e uscì dalla sala insieme alla Dea. Salirono in cima al Tempio e svoltarono a destra poi si trovarono davanti ad una porta di cristallo.
-Questa è la porta della mia stanza.
Spiegò la Dea Madre ad Arches aprendo la grande porta.
Davanti ad Arches si aprì una meraviglia. La stanza della Dea era a dir poco stupenda. Non era molto grande ma aveva un arredamento molto bello anche se semplice. Vicino la grande finestra si trovava un letto pieno di cuscini con sfumature di rosa diverso.
“Deve essere morbidissimo” Pensò Arches.
A sinistra del letto c’era un armadio bianco con delle decorazioni floreali e al fianco dell’armadio c’era una scrivania su cui erano poggiati mucchi di libri e appunti. Dalla finestra c’era una visuale magnifica. Potevi vedere tutte le nuvole e divertirti a darle delle forme.
-Perché mi ha fatto venire qua?
Chiese Arches ancora meravigliata.
-Volevo farti vedere questa.
La Dea Madre si avvicinò alla scrivania e prese un ciondolo dal suo portagioie. Tornò vicino ad Arches e glielo porse. Era la metà di una pietra di cristallo. Arches guardò il suo collo e vide che aveva l’altra metà della pietra.
-Quando sei venuta al mondo, ho diviso la mia pietra con te. Ricordati sempre di quel ciondolo, ti proteggerà sempre. Ora vai a letto, è molto tardi. Domani avrai lezioni di mattina e avrai il pomeriggio libero.
-La ringrazio signora. Le auguro una buona notte.
-Buonanotte anche a te, mia cara.
Arches uscì dalla porta guardando il suo ciondolo, poi scese le scale e andò in camera sua. Era tutto in ordine. Kensy aveva fatto ciò che Arches le aveva chiesto e aveva lasciato la sua vestaglia sul letto pronta per essere indossata. Arches si sfilò il vestito e si sistemò la vestaglia. Prese la spazzola, si sedette sul letto e iniziò a spazzolarsi. Quando i capelli divennero lisci, prese il nastrino che usava la notte per alzarsi i capelli, si fece una lunga treccia e poi si sdraiò. Quando le venne sonno spense la lampada e si addormentò.
La mattina dopo Kensy andò a svegliare Arches molto presto perché alle otto doveva fare colazione e alle nove aveva lezione di storia.
Arches si preparò in fretta infilandosi di corsa la maglietta azzurra con la gonnellina bianca. Per lei era come una divisa scolastica. Fece colazione mangiando un cornetto e bevendo del tè. Si lavò e scese nella sala d’incontro. Vide il suo sacerdote e lo raggiunse pronta per una noiosissima lezione si storia. La lezione durò più del previsto e così Arches dovette cambiarsi velocemente per il pranzo. Ci furono le solite preghiere e il solito pranzo delizioso. Salì in camera e si sdraiò sul suo letto. Il fazzoletto di pizzo scivolò fuori dalla tasca cadendo a terra. Arches lo prese delicatamente e decise di andare in biblioteca.
Scese le scale di fretta, fece le mille curve che portavano alla biblioteca e poi entrò. Non aveva la benché minima idea su cosa leggere, poi si decise. Voleva leggere qualcosa sui poteri. Si avvicinò a un sacerdote seduto ad una scrivania e gli chiese dove si trovavano libri sui poteri. Il sacerdote le rispose in modo burbero:
-Più avanti al terzo corridoio c’è un cartello con scritto “Poteri e Leggende”. I libri sui poteri sono alla quarta libreria a destra. Iniziano dal terzo scaffale a partire da destra e vanno in ordine alfabetico.
Arches rimase un attimo stupefatta poi ringraziò. I sacerdoti sapevano l’ordine di tutti i libri, era una cosa meravigliosa. La ragazza seguì le indicazioni del burbero e anziano sacerdote e riuscì a trovare i libri. Prese uno sgabello che era al fianco di ogni libreria e trovò il terzo scaffale. Passò il dito sugli antichi tomi e uno in particolare l’attirò: “Poteri e Leggende- La Creazione”.  Sfilò il libro e si andò a sedere a un tavolo. Gli tolse un po’ di polvere e lo aprì accuratamente. Era scritto a mano con una calligrafia semplice e sottile. La prima parte diceva: “Onore a Kanser per la sua bontà. In questo libro si parla del Potere della Creazione e dell’errore di Loki. Loki era un Dio cui fu donato da Kanser il Potere della Creazione il quale consiste nel saper creare tutto ciò a cui pensi. Loki creò un umano da mandare sulla Terra e per un suo errore gli donò il suo Potere. L’umano, di cui non si conosce il nome, scoprendo il suo potere si creò una famiglia. Gli Dei si arrabbiarono molto per questo e diedero una punizione: sulla Terra poteva esistere un solo umano per volta e così uccisero tutti gli altri. Portarono su nel cielo una bambina, la figlia del mago. Aveva lo stesso potere del mago e per questo le cancellarono il passato e le incisero un Sigillo nel cuore per impedirle di usare il suo potere per diciassette anni poi… sarebbe morta. Ovviamente questa è solo una leggenda. Non si sa se succederà con certezza. Il suo nome sarà Arches.”
La piccola Dea rimase di sasso. Lei aveva un potere e le era sempre stato impedito di usarlo ma non aveva mai saputo il motivo. Tutti le dicevano che sarebbe morta se lo avesse usato perché era ancora debole e piccola. Invece la verità era che aveva un sigillo, la verità era che sarebbe morta a causa di suo padre. Sì, lei aveva un padre mago che era stato ucciso dalla sua finta madre. Lei era una terrestre non era una Dea. Lei doveva essere sulla Terra in quel momento, non su nei cieli e nel Tempio. Lei non c’entrava nulla con gli Dei, non era un miracolo, era una semplice bambina figlia di un mago. Lei aveva avuto una vera famiglia anche se per poco tempo. Arches rimise velocemente il libro al suo posto e corse in camera sua piangendo. Non sapeva cos’altro fare. Quando si tranquillizzò, si addormentò.

-La chiameremo Susy.
-E’ un bellissimo nome.

Arches si svegliò di soprassalto. Aveva avuto un ricordo. L’immagine di suo padre e sua madre che le assegnavano un nome e la tenevano stretta tra le loro braccia. Era il momento di chiarire le cose con la Dea Madre e capire se la ragazza di cui si parlava nella Leggenda era lei.

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Spazio autrice: Ciaoo!! Bè vi è piaciuto?
Penserete che è troppo presto scoprire la verità ma non è così
e lo capirete nel prossimo capitolo!
Vi ricordo di farmi il piacere di recensire!! 

_ScRiTtRiCe_

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


Terzo capitolo
Arches fece colazione in silenzio. Si era seduta vicino la Dea Madre. Finito di mangiare la Dea Madre parlò.
-Dimmi cara, c’è qualcosa che devi chiedermi?
-Sì.
Rispose semplicemente Arches.
-Ed è importante.
Aggiunse abbassando la voce.
-Andiamo nella mia stanza.
Camminarono in silenzio percorrendo i corridoi stretti e lunghi del grande Tempio. Salirono fino all’ultimo piano ed entrarono sorpassando il grande portone di vetro e cristallo. La Dea Madre prese due sedie e si sedettero. Ci fu un silenzio che sembrò interminabile, poi Arches si decise.
-Dea Madre. Sono passati nove anni, tra un mese esatto ne saranno dieci, io ho bisogno di sapere la verità.
Il cuore della Dea perse un battito ma continuò a fissare lo sguardo duro e deciso della piccola.
-Tutto coincide. Io sono una figlia di un mago. Non mi considero per niente una Dea. Mi scusi per la bestemmia, ma è la verità. Io non sono un miracolo. Ho uno stupido sigillo impresso nel cuore ed ho la magia della Creazione. Non mi avete lasciata sulla Terra proprio per questo. La leggenda dichiara la verità, mi descrive a perfezione. Il mio nome dovrebbe essere Susy. Ho sognato mia madre e mio padre che mi guardavano in modo affettivo e mi tenevano tra le loro braccia mentre mi davano il nome.
Arches concluse il suo discorso sottolineando le parole più importanti.
La Dea Madre fissò negli occhi quella ragazzina decisa poi parlò.
-Cosa stai dicendo?! Stai blaterando.
Disse la Dea Madre in tono sarcastico sussurrando, come se non fosse convinta di quello che stesse dicendo.
-Dimostratemelo allora. Fatemi vedere che io non ho un sigillo.
-Non si può. E’ troppo pericoloso.
La Dea Madre si alzò di scatto e prese per le spalle Arches. La ragazzina un po’ si spaventò ma continuava a persistere mantenendo lo sguardo duro e serio.
-Arches, ascoltami!
Aveva un po’ alzato il tono della voce.
-Tu non hai nessun sigillo! Non posso dimostrartelo dovrebbero aprirti il petto, dovresti soffrire un sacco, perderesti un sacco di sangue e rischieresti di morire! Il tuo passato è sempre stato qui non puoi avere ricordi!
Arches si tolse dalle spalle le mani della Dea Madre, arretrò di qualche passo facendo cadere la sedia a terra. Qualche lacrima iniziò a scenderle lentamente sulle guancie rosee.
-NO! Mi rifiuto di crederlo. Andrò sulla Terra e lei non me lo impedirà!
Una luce color oro avvolse Arches e svenne. La Dea Madre la guardò stupita. Cadde in ginocchio. Mandò il segnale alle guardie che accorsero immediatamente.
-Rinchiudetela… nella cella… che impedisce di usare i poteri.
-Certo Signora!
Presero Arches per le braccia e per i piedi e la trascinarono nei piani inferiori dove si trovavano le celle. Erano rinchiuse le persone che si rifiutavano di obbedire, che non avevano rispetto per gli altri e per le regole e chi aveva bestemmiato contro la Dea Madre.
***
La Dea Madre era rimasta scioccata dal comportamento di una sua Figlia, dopo che le aveva dato così tanto. Si alzò delicatamente, si aggiustò il vestito e mise apposto le sedie. Arches aveva lasciato una bruciatura sul tappeto dopo quello scatto d’ira. Aveva rilasciato il suo potere, ed era molto pericolosa per questo fu rinchiusa in una delle celle peggiori. La Dea Madre si strappò il vestito da dosso con rabbia. Non era mai successa una cosa del genere. Nessuno si era mai permesso di dire una bestemmia del genere. La Dea si lasciò andare sul letto. Poi si ricordò di una cosa. Scese di corsa le scale incurante dei guardiani che la osservavano. Arrivò all’entrata delle celle e con passo sicuro raggiunse quella di Arches. Era rannicchiata in un angolo che piangeva disperata. Appena vide la Dea Madre si asciugò le lacrime con rabbia lasciandosi dei segni rossi sulle guance. Si alzò ma si reggeva a mala pena in piedi. Aiutandosi con il muro trovò la forza per tenersi in equilibrio. In fondo anche lei aveva bisogno di un minimo di potere. Non le era mai successo perché non aveva mai rilasciato il suo potere dopo uno scatto d’ira. Si avvicinò con passo deciso alle sbarre. In quel momento odiava profondamente quella Dea dall’aria suprema con le mani incrociate sul grembo e l’espressione dura.
Arches strinse forte i pugni e la Dea Madre parlò.
-Hai visto cosa succede? Se ora risponderai alle mie domande e chiederai perdono… Ti lascerò solo una notte qui dentro. Sii ragionevole.
Arches avrebbe tanto voluto uscire da lì. Era una ragazzina di quasi dieci anni, non meritava quel trattamento. Non rispose. Tenne lo sguardo fisso negli occhi della Dea tenendo stretti i pugni, senza dare nessun segno di cedimento. Si sentiva forte anche senza avere il potere a disposizione. Rilasciando quella carica di energia aveva dimostrato di essere forte e di avere volontà.
-Chi ti ha detto dove trovare quel libro?
Arches rimase muta. La Dea Madre aspettò qualche secondo. Schioccò le dita e una guardia imponente apparve da dietro l’angolo.
-Procedi.
La guardia annuì. Guardò Arches con pietà.
-Non mi serve la tua pietà.
Disse seria Arches. La Dea Madre divenne ancora più dura e digrignò i denti. Detestava usare la parte cattiva di lei, ma doveva farlo.
La guardia aprì la cella. Per poco Arches non cadde a terra ma riuscì a reggersi. La guardia sbatté Arches contro il muro e le legò polsi e caviglie con delle catene.
-Chiama il Sacerdote.
Ordinò dura la Dea Madre. La guardia corse via e pochi minuti dopo tornò con un sacerdote.
La guardia aveva già spiegato la situazione al sacerdote, quindi l’uomo non disse nulla ed entrò nelle celle. Tirò fuori un bastone con delle rune incise.
Pronunciò poche parole a bassa voce e scosse violente percorsero il corpo di Arches dalla testa ai piedi. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-Allora, ti sei decisa?
-Ma ditemi… è così che si tratta un miracolo?! Siete ridicoli. Non dirò una sola parola. Se mi considerate un miracolo, non dovreste trattarmi così. Ve lo ripeto… NON DIRO’ NULLA!
Rispose Arches con il fiatone.
-Ragazzina impertinente.
La Dea Madre entrò. Fece arretrare il sacerdote. Alzò il viso di Arches con due dita e la guardò dritta negli occhi.
-Non conosci il potere della mia parte cattiva…
Arches continuò a fissarla.
-Posso continuare a fissarti così, fammi tutto ciò che vuoi. Non ho paura. Sono cresciuta in mezzo a voi, bugiardi. Ho la forza per sopravvivere.
Disse Arches in un sussurro.
-Allora non hai paura se…
La Dea Madre prese una ciocca di capelli oro di Arches e la bruciò.
Arches strinse forte gli occhi. Li riaprì ancora più convinta.
-Perché hai preso quel libro? Sai che è privato? Sai che non avevi il diritto di leggerlo? Chi è stato a darti le indicazioni per raggiungere lo scaffale?
Una parte del vestito di Arches diventò cenere e cadde lentamente a terra.
-Preferirei morire piuttosto di incolpare chi non c’entra niente.
-Non farò niente al sacerdote che te l’ha detto. Ti do la mia parola. Mentre lo interrogherò ci sarai anche tu.
La Dea Madre fece ricomparire la ciocca di capelli e la parte del vestito di Arches.
-Sarai libera, voglio solo sapere la verità. Te l’ho detto resterai solo una notte.
La testa di Arches iniziò a girare vorticosamente. Non riusciva più a pensare a nulla. Non aveva più forze. Forse era colpa di quelle catene o del bastone di prima.
-E va bene.
Sospirò Arches. Era stata costretta, era stata troppo debole. Una lacrima le scese sulle guancie sporche.
-Così iniziamo a ragionare. Scioglietela dall’incantesimo.
La guardia tolse le catene e Arches cadde in ginocchio. E così erano state le catene. La Dea Madre allungò un braccio verso Arches. Aprì la mano e un raggio arcobaleno ridiede un po’ di forze ad Arches. La guardia la aiutò per alzarsi e la prese sulle spalle. Arches fu portata in una grande sala scura.
-Portatemi l’elenco dei sacerdoti che erano in libreria quel giorno e a quell’ora. Portatemi anche le foto di tutti i sacerdoti.
La guardia fece un breve inchino e subito corse a eseguire gli ordini della Dea Madre. Ora sembrava più tranquilla.
Arches si sentiva malissimo. Non aveva avuto abbastanza forze per colpa di quelle maledette catene e del maledettissimo sigillo che aveva impresso nel cuore.
Dopo pochi minuti la solita guardia tornò. Porse alla Dea Madre ciò che aveva richiesto. La Dea Madre vide che erano segnati solo cinque nomi sull’elenco. Trovò le foto dei nomi dei sacerdoti e scritti e le sistemò davanti ad Arches.
-Lo riconosci tra qualcuno di questi?
Arches osservò attentamente le foto. La testa le girava ancora un po’. Le prime tre foto non corrispondevano ma quando guardò la quarta, l'immagine del sacerdote burbero le tornò alla mente.
-E’… è stato lui.
-Ne sei sicura?
-Sicurissima…
Balbettò ancora Arches.
“Perdono… chiedo perdono… avrà di certo una famiglia… mi scusi tanto… per la mia testardaggine e curiosità”
-Portatelo qui.
La guardia uscì ancora alla ricerca del sacerdote e di nuovo ritorno con il sacerdote alle sue spalle. Il sacerdote si sedette vicino a Arches che lo guardò con le lacrime agli occhi.
La Dea Madre iniziò.
-E’ stato lei a dare le indicazioni a questa ragazza per il libro del potere della Creazione?
Il sacerdote ci pensò un attimo su poi rispose.
-Sì, mi scusi tanto. Era cosi impegnato a pensare a come procurarsi quell’ “oggetto”… che non ho guardato chi fosse. Chiedo perdono.
-Sei perdonato. Passerai due ore nella cella.
-La ringrazio.
“Ha detto quell’ “oggetto…” cosa sarà mai?”
-Arches per quanto riguarda te… passerai due notti nella cella.
-Ma lei aveva detto una…
Cercò di controbattere Arches.
-Ne passerai due perché ti sei opposta, e sono anche poche.
-D’accordo Signora.
-Così si fa. Rinchiudetela.
Arches fu portata nella cella e dopo pochi minuti si addormentò piangendo in silenzio.

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


Quarto capitolo
Le quarantotto ore nella cella passavano molto lentamente ed Arches si sentiva stanca e debole. Si era tirata via dal collo il frammento di cristallo e lo aveva lanciato in angolo della cella. La prima notte una guardia molto giovane, di nemmeno tredici anni, le aveva portato da mangiare ed era rimasta lì in ginocchio a guardarla, sorridendo. Il giorno seguente alla colazione, il ragazzino fece la stessa cosa e Arches gli parlò.
-Perché resti sempre qui a guardarmi?
-Quanti anni hai?
Arches rimase stupefatta.
-Em… quasi dieci perché?
-Io mi chiamo Ven. Piacere di conoscerti. Ho dodici anni, sono figlio di una guardia. Poichè ho l’età simile alla tua mi hanno chiesto di venire a portarti da mangiare. Le altre guardie ti disprezzano troppo, ti avrebbero fatto del male. Credimi, in realtà io ti ammiro molto. Che resti tra noi!
Arches guardò il ragazzino sorridente e le diede la forza di sorridere.
-Ti ringrazio ma…
Arches sentì dei passi, anche Ven doveva essersene accorto perché si alzò e disse con voce imponente:
-Sbrigati a finire la colazione, stupida!
Arches capì al volo e fece finta di piangere. Una guardia si avvicinò e le parlò.
-Tu, piccola peste! Oggi alle dieci di sera uscirai dalla cella. Se farai un altro passo falso… Ti succederà di peggio!
La guardia se ne andò e solo quando i suoi passi erano un suono lontano, Ven si avvicinò di nuovo.
Sospirò.
-Ci è mancato poco!
-Già… Scusa ma non ti ho detto il mio no-
-Tutti sanno di te. In realtà credono di sapere… Sanno solo il tuo nome, non ti conoscono per niente.
Arches guardò Ven. Aveva degli occhi azzurro puro e dei capelli biondi che nascondeva sotto l’elmetto. Ven arrossì e anche Arches. Abbassarono lo sguardo.
-Ti ammiro anche io… per come la pensi.
-Una Dea non dovrebbe pensarla così.
Rispose Ven facendo un inchino. Arches si alzò di scatto.
-S… scusa…
Si scusò subito Arches.
-Scusami tu… non avrei dovuto dire una cosa del genere.
Ven si passò una mano tra i capelli imbarazzato.
-Non importa.
Arches sorrise. Aveva finito di mangiare così Ven entrò nella cella e prese il piatto.
-Devo andare in bagno…
-Scusami ma… devo metterti…
-Si, lo so. Non preoccuparti.
Ven si avvicinò. Prese le candide mani di Arches e le mise con malavoglia le manette. Vide qualcosa luccicare in un angolo della cella. Andò nell’angolo e trovò un frammento di cristallo.
-Tienilo pure. A me non serve più.
-E’ quello che penso io?
-Sì, uno stupido amuleto che mi teneva unita alla Dea Madre. Tienilo come ricordo di me. Dubito che ci vedremo ancora. Sarò obbligata a stare nella mia stanza per sempre, fino a quando non morirò…
Ven si spostò con uno scatto veloce di fronte ad Arches. La fissò negli occhi. Le poggiò una mano sulla testa come fosse suo padre.
-Non pensarlo mai.
Arches apprezzò molto quel gesto d’affetto, non si conoscevano nemmeno. Ven dovette prendere Arches dalle manette e portarla fuori nel bagno.
-Sai… insomma se non me le togli…
Arches arrossì. Ven a sua volta imbarazzato le tolse le manette.
-Si scusami.
Arches sorrise. Entrò nel bagno. Si mise davanti allo specchio in frantumi. Si guardò. Era tutta nera sulle guancie e sul naso. Aveva i suoi bellissimi capelli oro tutti scompigliati. Si aggiustò al meglio e si lavò la faccia. Non ce la faceva più. Uscì e aprendo la porta Ven gli finì tra le braccia. Si era appoggiato la porta e gli era caduto addosso.
-Oddio, scusa!
Ven chiese mille volte scusa imbarazzato. Era un ragazzino molto timido. Riportò Arches nella sua cella e la rinchiuse.
-Mi dispiace vederti così.
Sussurrò Ven.
-E’ ciò che mi spetta.
Rispose Arches sorridendo.
Il sorriso di Arches illuminò i pensieri di Ven. Anche se era solo una ragazzina più piccola di lui, gli piaceva da matti.
-Ci vediamo a pranzo.
Ven si abbassò all’altezza di Arches, guardò che non ci fosse nessuno attorno e le diede un lieve bacio sulla guancia rosa, poi scappò via.
“Almeno una cosa positiva c’è… Ho fatto amicizia con qualcuno.”
Il pranzo arrivò e Arches lo passò sorridendo in compagnia di Ven, così fu anche la cena ma alle dieci Ven venne a liberare Arches lasciandola uscire. La accompagnò davanti alla porta di camera sua.
-Devi consegnare le chiavi e la Sfera…
Arches se lo aspettava. Tirò fuori dalla tasca del vestito azzurro le chiavi e prese la Sfera dal cassetto.
-Sai se la Dea Madre ha fatto qualcosa al sacerdote?
Chiese Arches porgendo a Ven le chiavi e la Sfera.
-Non gli ha fatto nulla. E’ stato due ore nella cella. Io gli ho portato da bere una volta.
Arches sospirò.
-Bè, ciao.
-Ciao…
Disse Ven deluso.
-La mia unica amica da quando sono nato…
Aggiunse. Arches gli sorrise.
-Hai scelto la persona sbagliata.
Ven alzò lo sguardo e la guardò come la prima volta che l’aveva vista, che correva nel prato con sua madre che la rincorreva. Rise silenziosamente. Arches lo capì dai suoi occhi e rise anche lei.
-Cosa c’è? Mi avevi già vista da piccola?
-Nel prato, con tua madre che ti rincorreva e io che ti guardavo dalla mia piccola stanzetta.
Ven scese le scale e tornò nei piani inferiori. Se si fosse voltato, l’avrebbe abbracciata perciò continuò ad andare dritto.
Arches entrò nella sua stanza. C’era un biglietto sulla scrivania che prima non aveva notato. Era da Kensy. Le diceva che aveva pulito la sua stanza come sempre e che le mancava tanto. Era come una seconda madre. Era stata con lei da sempre, da quando era nata. Arches strinse i pugni. Si buttò sul letto. Aveva una voglia fortissima di vedere i suoi veri genitori. Anche se la Dea Madre aveva negato la verità della leggenda, Arches pensava ancora di voler andare sulla Terra. Andò a farsi una doccia veloce e poi andò a dormire.
Ai piani inferiori nel suo scomodo e piccolo letto, Ven si rigirava il frammento di cristallo nelle mani.
“Perché ti sei messa nei guai così? Sciocca. Io ti porterò sulla Terra, amica mia.”
Ven sorrise sul buio, guardò dalla piccola finestrella, vide le stelle e immaginò l’erba verde della Terra, poi si addormentò.
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Spazio autrice: Anche se non recensisce nessuno,
e non ci sono molte visite ( -.- ) continuo a scrivere per il
piacere di farlo ma recensioni e visite mi farebbero un pò
più felice... Bè al prossimo capitolo. Ven sarà importante
nel corso della storia...

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


Quinto capitolo

Arches si svegliò presto di soprassalto. Kensy era venuta prima quella mattina. Le aveva aperto le tende e le aveva lasciato un biglietto sulla scrivania. Arches si alzò dal letto contro voglia e andò a leggere il biglietto di Kensy. “Cara Arches, mi spiace tanto ma si deve alzare presto e deve scendere a fare le Lodi mattutine insieme a tutti gli altri. Non posso neanche più portarle la colazione a letto, deve farla insieme a tutti gli altri. Sono ordini della Dea Madre, ho l’ordine di pulirle solo la camera. Un altro avviso, la Dea Madre ha intenzione di imporle un sigillo molto potente. Si tratta di un sigillo di controllo delle menti. La Dea Madre le incastonerà una pietra nel petto. Solo la Dea Madre gliela potrà togliere. In questo modo la Dea le potrà parlare nella mente, mi spiego meglio: lei sentirà la voce della Dea Madre nella sua mente e non potrà farci niente. Mi dispiace molto. Ora si sbrighi sarà sicuramente tardi, si vesta e scenda a fare le Lodi. Kensy”
Nella parte del foglio di pergamena in cui c’era scritto “Kensy”, c’era una chiazza bianca umida. Evidentemente era una lacrima. Arches ripiegò il foglio con cura e lo nascose sotto il materasso. Almeno Kensy e Ven le davano forza perché la Dea Madre non le avrebbe dato tregua. Arches si vestì e uscì dalla stanza. Davanti ai suoi occhi verde brillante si trovò la figura della sua falsa madre.
-Madre.
Disse Arches facendo un piccolo inchino. Era un obbligo portare rispetto per le proprie madri.
-Arches, vieni con me.
Arches abbassò lo sguardo e seguì silenziosamente sua Madre che la stava portando nella stanza delle preghiere. Arrivate nella Sala la Dea sussurrò ad Arches di andare vicino la Dea Madre. Tutti la guardavano con sguardi pieni di disgusto. Arches avanzava a testa alta senza farci caso e si affiancò alla Dea Madre. Tutti iniziarono a pregare in silenzio. La Dea Madre prese Arches per un braccio e la fece inginocchiare davanti alla più grande statua di Kanser di tutto il Tempio. La Dea Madre le sussurrò che doveva stare mezz’ora in più degli altri e doveva restare in ginocchio per tutto il tempo.
Non la sopportava. Era odiosa. Tutti i credenti la ammiravano perché non conoscevano il suo lato peggiore. Arches recitava come un robot i versi dell’Inno tenendo la testa alta per non mostrare segni di debolezza. Finita la preghiera e finita la mezz’ora extra, Arches si avviò nella Sala accanto per fare colazione. All’entrata della Sala c’era Ven. Arches lo guardò e gli sorrise di nascosto. Andò a sedersi in fondo e Kensy le servì una misera colazione. Arches le sussurrò di non preoccuparsi e Kensy fece un mezzo sorriso. La colazione, se proprio si poteva chiamare così, consisteva in un misero bicchierino di latte e una fetta di pane e marmellata. Si accontentò e iniziò a mangiare, doveva riuscire a resistere fino a pranzo. Uscì dalla Sala e si trovò la Dea Madre davanti agli occhi. Non accennò nemmeno un inchino e la Dea Madre strinse forte i pugni.
-Oggi tre lezioni, devi recuperare.
Ven intanto nella Sala accanto ascoltava e cercava di mantenersi calmo.
-Una adesso sulle Regole del Tempio, una dopo pranzo sui Libri Proibiti e una dopo cena sui Permessi e i divieti.
Ven non ci vide più quando si girò un istante e vide Arches stringere i pugni e inchinarsi. Si tirò un forte pugno al fianco per scaricare la rabbia. Passò davanti ad Arches tenendo una mano al fianco per il male che si era fatto e si nascose in un corridoio. Quando Arches vide Ven passare davanti a lei con una mano sul fianco capì tutto ma non potendo fare nulla, andò a seguire la prima lezione. Ven sentiva una rabbia scendergli dalla testa ai piedi. L’unica amica, l’unica vera persona importante che aveva conosciuto… Non era giusto che passasse tutto questo. Andò in bagno, si alzò la casacca e vide che con il guanto di ferro di era fatto un taglio più o meno profondo. Lo bagnò e rimise la casacca in ordine. Scese ai piani inferiori nella stanza dove dormivano tutte le guardie. Aprì l’armadio e tirò fuori la scatola medica. Prese il disinfettante e strappò da un lenzuolo un piccolo pezzo da mettere sul taglio. Si pulì la ferita e poi la coprì. Rimise tutto a posto e prese dalla tasca il ciondolo. Lo guardò, lo strinse forte e salì le scale per tornare alla sua postazione. Arches era nella Sala degli Studi e ascoltava il noioso sacerdote che le leggeva e le faceva ripetere le regole.
-In tre giorni dovrai imparare le prime cento regole a memoria. Ci vediamo alla prossima lezione, ora sbrigati tra un po’ si mangia.
Arches prese il grosso libro delle Regole che il sacerdote le aveva dato e salì le scale di corsa. Si cambiò vestito e buttò il libro sul letto. Prima di uscire dalla stanza prese il biglietto di Kensy e rimase a guardarlo. Una lacrima solitaria le scese lenta e silenziosa dall’occhio destro e finì affianco alla lacrima di Kensy.
“Io ce la farò”. Pensò Arches uscendo dalla camera. Scese le scale e entrò nella Sala guardando alla sua destra. Non c’era più Ven, doveva avere l’ora libera.
Ven era ai piani inferiori nella stanza delle guardie straiato sul suo piccolo letto, ormai troppo corto per lui, che guardava il soffitto un tempo di un leggero color giallo. Il capo-guardia aveva visto la sua ferita. Ven non trovò una spiegazione da dare e disse la verità. Il capo gli vietò il pranzo e per questo Ven era lì, senza far nulla. Prese il ciondolo e se lo girò tra le mani come la sera prima. Un’idea gli attraversò la mente. Pensò di essere un folle ma lo stesso si alzò. Si avvicinò all’armadio. Allungò la mano per aprirlo, fece un passo indietro poi si decise e lo aprì. Il capo-guardia aveva una copia delle chiavi della biblioteca. Per prenderle bisognava chiedere il permesso ma Ven pensò subito che non glielo avrebbe mai concesso. Alzò le lenzuola e sotto, in un cassettino segreto prese le chiavi. Rimise tutto a posto e uscì dalla stanza pregando che nessuno lo vedesse o lo scoprisse. Salì ai piani superiori, attraversò i corridoi più nascosti e infine arrivò alla grande porta. “Arches mi ucciderà quando glielo dirò, ma è per lei.” C’erano pochissimi sacerdoti. Era l’ora di pranzo e per fortuna non c’era neanche una guardia. Si avviò con passo deciso ai ripiani proibiti e passò il dito su alcuni tomi. “Sigilli- Come rimuovere i più potenti”. Ven prese il libro e si sedette in una scrivania lontano da tutti. Lo aprì e lesse l’indice. “Sigilli- Impedire di usare il potere. Pag. 1028” Ven sfogliò velocemente il libro. Lesse velocemente tralasciando ciò che non gli interessava. “Questo metodo vale per i sigilli che hanno una durata dai dieci ai diciassette anni. Per rimuovere il sigillo occorre lo Scettro di Kanser. E’ un’arma molto potente che rinchiude in sé stessa la forza del sigillo rimuovendolo. Solo un Dio o una Dea può essere in grado di usarlo rischiando la propria vita”. Ven aveva letto abbastanza. Rimise il libro al suo posto. Uscendo dalla biblioteca pensò che poteva benissimo morire al costo di togliere quel dannato sigillo. Scese ai piani inferiori ed entrò nella stanza. C’erano il capo-guardia e una cameriera che stava sistemando la stanza.
-Ven, stasera sei di nuovo appostato alla Sala.
Ven abbassò la testa in segno di rispetto e aspettò che il capo-guardia uscì dalla stanza. La cameriera si avvicinò a Ven sorridendo.
-Come va la ferita?
Ven la guardò stupefatto.
-Si vede il gonfiore che hai al fianco. Mi permetti di curarti per bene?
Dopo un po’ Ven la riconobbe. Era la cameriera di Arches. L’aveva vista un giorno entrare nella stanza della ragazzina con delle coperte pulite mentre scendeva ai piani inferiori per il suo turno di guardia. Ven sorrise.
-Certo, la ringrazio.
Ven si sedette su una sedia di legno e si alzò la casacca scoprendo il fianco. Kensy prese dall’armadio la scatola medica e aprendola analizzò la ferita di Ven.
-Scusami, torno subito. Qui non c’è quello che mi serve.
Ven annuì e Kensy uscì dalla stanza. Ven ne approfittò e mise la chiave al suo posto. Tornò a sedersi e sospirò con sollievo. Dopo poco Kensy tornò con una scatola medica più grande e iniziò a curare Ven.
Ai piani superiori la capo-cameriera aveva chiesto ad Arches di scendere ai piani inferiori nella stanza delle guardie e di portare delle coperte pulite a Kensy. La capo-cameriera era molto anziana e Arches era contenta di poterla aiutare. Arches scese lentamente le scale facendo attenzione a non far cadere il cesto con le coperte. Arrivata davanti la porta bussò e sentì la voce di Kensy che le diceva di entrare. Arches aprì la porta e vide che Kensy stava curando Ven. Arches rimase sorpresa nel vedere il taglio di Ven. Lui abbassò lo sguardo imbarazzato guardando dall’altro lato. Arches guardò le lenzuola pulite nel cesto e una lacrima le scese lentamente. Ven la guardò con uno sguardo triste. Arches si asciugò in fretta il viso e poggiò il cesto per terra vicino a Kensy poi uscì di corsa dalla stanza e salì di nuovo sopra per andare a seguire la prossima lezione. Kensy guardò il ragazzo. Aveva un’aria molto triste da quando Arches aveva portato il cesto.
-Vi conoscete?
Chiese tutto d’un tratto Kensy mentre passava una pomata sul taglio. Ven guardò le lenzuola e contro luce si vedevano le lacrime che Arches aveva lasciato scendere dai suoi occhi. Ven alzò lo sguardo su Kensy e poi estrasse il ciondolo dalla tasca. Si poteva fidare di quella donna.
Kensy guardò il ciondolo perplessa e poi riprese a curare la ferita.
-Quando è stata rinchiusa io le portavo sempre da mangiare e così ci siamo conosciuti. Un giorno mentre riprendevo il suo piatto vidi luccicare questo in un angolo della cella. Se lo era tolto dal collo e lo aveva buttato lì. Mi disse che potevo tenerlo, che non le serviva più. Io lo presi e me lo misi in tasca. Volevo tenerlo come suo ricordo perché pensavo che non l’avrei più rivista. Lei è ai piani superiori e io a quelli inferiori ed è già una grossa differenza. Lei viene considerata una Dea…
Prima che Ven potesse finire la frase Kensy lo interruppe.
-Ma non lo è.
Ven guardò Kensy e continuò a parlare.
-Io sono una semplice guardia non so nemmeno perché voglia essere mia amica.
Disse con tono sarcastico Ven iniziando a far scendere silenziose lacrime. Kensy sistemò una pezza pulita sulla ferita e lo guardò negli occhi. Ven si abbassò la casacca continuando a piangere.
-Lei vuole essere tua amica perché ha solo te.
Ven guardò Kensy che le sorrideva.
-Come ti sei fatto il taglio?
Chiese Kensy. Ven continuò a girarsi il ciondolo tra le dita.
-Questa mattina, quando la Dea Madre ha detto ad Arches che doveva fare tre lezioni. Erano tutte sulle regole e io non ci ho visto più. Per sfogare la rabbia mi sono dato un pugno e con il guanto di ferro mi sono fatto male.
Kensy mise tutto a posto e guardò Ven con uno sguardo dolce. Ven guardò la donna. Gli somigliava molto. Avevano gli stessi occhi e lo stesso carattere. Kensy si alzò.
-E dimmi…
-Ven, mi chiamo Ven.
-Dimmi Ven, sei solo?
Ven non aveva mai detto a nessuno del suo passato, nemmeno ad Arches. Si sentì un’idiota.
-Mio padre… Non so dove sia forse è morto, forse è vivo. Ma non conta. Nessuna guardia mi ha mai detto: Tu sei mio figlio. Nessuno… Per quanto riguarda mia madre mi hanno detto che era una cameriera ma poi è morta subito dopo la mia nascita. Sono solo. Non è un bel gran passato.
Kensy lo guardò comprensiva.
-Almeno tu… sai di averli avuti dei genitori. Tutti noi siamo stati creati dagli Dei e moriremo solo quando gli Dei lo vorranno. E’ questa la nostra vita. La nostra vita si basa solo sui piani inferiori, non possiamo aspirare a salire ai piani superiori.
Disse Kensy tristemente. Cambiò velocemente, senza più dire una parola, le lenzuola. Poi se ne andò sorridendo ancora una volta. Ven rimase lì, seduto su quella piccola sedia di legno. Guardò ancora il ciondolo. “Io salirò ai piani superiori.” Pensò Ven tra sé e sé.
Durante la lezione Arches non fece altro che annoiarsi e vedere nella sua mente Ven ferito. Se lo era fatto sicuramente per scaricare la rabbia. Anche se non sapeva nulla di lui, sentiva di conoscerlo fin troppo bene. “Ora che ci penso, non mi ha parlato di lui…” Finita la lezione, Arches salì in camera sua. Non appena si sedette sul letto qualcuno bussò alla porta. Andò ad aprire e vide Ven.
-Non voglio parlar…
Prima che Arches potesse finire la frase Ven entrò.
-Lasciami parlare. Tu non sai niente di me. Lascia che ti spieghi.
Arches vide al collo di Ven il suo ciondolo e si decise a chiudersi la porta alle spalle per lasciar parlare Ven.
-Non so chi sia mio padre, forse è vivo o forse no. Nessuna guardia mi ha mai detto si essere suo figlio.
-Ma Ven…
-Ti prego, lasciami finire. Mia madre era una cameriera. Morta. Subito dopo la mia nascita. Io sono solo. Per questo tengo tanto a te. Anche tu sei sola.
Ven si avvicinò ad Arches e le prese le mani.
-Tu sei come una sorellina per me, io voglio proteggerti.
Ven si alzò la casacca.
-Questo me lo sono fatto stamattina, quando la Dea Madre ti ha dato tutti quegli ordini. Mi sono dato un pugno per scaricare la rabbia. Arches… Susy, io ti voglio bene.
Arches iniziò a piangere.
-Non… non sono abituata al nome Susy, non so cosa voglia dire voler bene a una persona che mi considera una sorella, sono un disastro, sono solo una bambina capricciosa e domani devo anche compiere dieci anni. Dieci anni di una vita inutile.
-Tu non sei affatto un disastro, sei speciale e la tua vita non è inutile. Ci sono io con te. Tu sei la mia piccola sorellina.
Ven abbracciò Arches.
Fuori dalla porta, Kensy ascoltava in silenzio piangendo.

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Spazio autrice: Le visite stanno LENTAMENTE aumentando
ma vi prego di recensire, vi supplico anche solo una! *-*
Capitolo un pò profondo, eh? Perchè Kensy piange mentre ascolta
i ragazzi parlare? Chissà... ;D

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


Sesto capitolo

Dal Libro Antico delle Leggende: Il Principio
Anno 0: il Principio, quando tutto ebbe inizio. Kanser era il più grande Dio nei cieli, l’unico e possedeva un immenso potere. Era solo. Costruì un Tempio, ma era solo.  Un giorno, pregando, sentì che lui doveva Creare al costo della sua stessa vita. Creò un Dio, poi una Dea, un cameriere, una guardia e proseguì Creando notte e giorno. Il suo Potere si consumava mano a mano. Aveva creato un popolo che credeva e si fidava ciecamente di Lui. Si sentiva sempre più stanco. Gli Dei pregavano notte e giorno, non avevano la possibilità di far nulla. Kanser pensò di creare la Terra. Consumò tutto il suo potere ma prima di andarsene creò un umano, lasciando agli Dei un compito importantissimo per la loro salvezza.
 
Dalla Lettera di Kanser: il compito
Miei cari fedeli,
ho esaurito tutto il mio potere creando la Terra. Sul pianeta si trova un essere, un umano. Gli ho affidato un potere per creare qualsiasi cosa possa essere utile per il suo successore, Voi creerete altri esseri e gli assegnerete un potere. Affido a Voi questo compito, molto importante per la Vostra salvezza. Dovrete proteggere l’umano, lo dovrete controllare, aiutare. Mi fido di Voi, se non farete come vi ho spiegato in questo mio ultimo messaggio per Voi, sparirete lentamente.
 
Dal Libro delle Regole: la Punizione Divina
Loki era un Dio potente, che seguiva il compito di Kanser. Gli era stato affidato il Potere della Creazione, il più potente. Doveva creare gli umani ma fece un errore. Creando un umano gli donò gran parte del suo potere. L’umano, scoprendo il suo grande dono, creò. Umani, città, popoli. Gli Dei guardavano impotenti dall’alto. L’uomo si trovò una moglie e creò una bambina, lasciandogli il proprio potere. La Dea Nasher, non potendo più sopportare la situazione, mandò una Punizione. Gli umani vennero sterminati, tranne la bambina. Aveva un potere unico e potente. Nasher la portò con sé nel Regno dei Cieli, affidandola alla Dea Madre. La grande e potente Dea le cancellò il suo corto passato ma non riuscì a privarla del potere. Le incise un sigillo: per diciassette anni la bambina, Arches, non poteva usare il suo potere poi sarebbe morta.
Sulla Terra poteva vivere un solo umano per volta, la regola era la stessa ma un po’ diversa: aveva due anni di tempo per costruire qualcosa. Se ci riusciva doveva sparire e uccidersi, se non ci riusciva veniva ucciso dagli Dei.

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Spazio autrice: ammetto che questo capitolo è corto
e brutto, ma per spiegare le cose come meglio potevo ho
dovuto fare così. Lo so che è scritto malissimo ma non sono
riuscita a fare di meglio. Ahrya ti ringrazio molto per il tuo appoggio,
credo che questo capitolo non ti piacerà molto per come è scritto. Spero
comunque di essere riuscita a far capire qualcosa! Mi metto subito al lavoro
per il seguito della storia! 

 
 

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo ***


Settimo capitolo

Arches e Ven rimasero abbracciati a piangere in silenzio per un tempo che a loro sembrò interminabile. Kensy aspettò fuori la porta della ragazzina. Quando le sembrò più opportuno entrare, bussò. Ven si staccò subito dall’abbraccio asciugandosi le lacrime. Stessa cosa fece Arches. Guardò Ven e gli indicò di nascondersi sotto il letto.
-Chi è?
Chiese Arches avvicinandosi alla porta.
Kensy si asciugò le lacrime con un fazzolettino e fece un sorriso.
-Sono io, Kensy.
Arches aprì la porta e fece entrare Kensy. La ragazzina notò il rossore negli occhi della cameriera ma non le fece domande.
-Sai, puoi farlo uscire.
Disse Kensy mentre puliva il bagno. “E’ davvero una cameriera fantastica”. Pensò Arches. Si inginocchiò vicino il letto sorridendo e allungando la mano verso Ven. Il ragazzo strinse la mano di Arches e strusciando uscì dal nascondiglio improvvisato. I due si sedettero sul letto. La giovane donna finì di pulire il bagno e iniziò a sistemare i vestiti. C’era un silenzio assoluto, nessuno parlava. Arches tossì. Ven prese dalla tasca il ciondolo e Kensy sorrise. La ragazzina lo guardò sorpresa. La giovane guardia lo spezzò in due ed Arches rimase ancora più esterrefatta. Ven prese una delle parti del cristallo e la porse all’amica. Lei la prese e gli sorrise. Il ragazzo divise ancora l’altra parte. Un pezzo ne tenne lui e l’altro lo porse a Kensy. La giovane donna era molto sorpresa.
-Su, prendila.
Le disse Ven con un sorriso. Una lacrima scese silenziosa dal viso di Kensy. Poi allungò una mano e prese una parte di cristallo guardandola e poi mettendola in tasca. Ven prese una mano della cameriera. Kensy stava per tirarla indietro ma poi Arches le prese un'altra mano.
-Ragazzi, ma cosa state facendo?
Chiese la cameriera con le lacrime agli occhi. I due giovani si presero per mano e sorrisero. Anche Arches aveva iniziato a piangere e strinse ancora più forte la mano di Kensy e quella di Ven. La giovane donna non ce la fece più e abbracciò i due ragazzi.
-Vi voglio tanto bene.
Disse Arches tra i singhiozzi. Passarono tanto tempo abbracciati in silenzio poi Ven si staccò.
-Devo andare alla postazione, tra poco c’è la cena. Se volete scusarmi.
Disse in tono sarcastico fingendo un inchino. Si avviò verso la porta, la aprì lentamente e controllò che non ci fosse nessuno. Prima di uscire si voltò verso Arches e Kensy e sorrise.
-Il ciondolo, non toglietelo mai.
Detto questo, uscì lasciando Arches e Kensy da sole. La cameriera sembrò rimanere paralizzata per un po’, poi tornò al lavoro. La ragazzina, invece, andò a lavarsi il viso. Prese dall’armadio il suo vestito rosa preferito e lo indossò con l’aiuto di Kensy. Mentre la ragazzina stava riponendo la biancheria pulita nell’armadio notò qualcosa luccicare. Kensy, che stava pulendo la scrivania, le chiese cosa fosse successo. Arches non le rispose. Iniziò a tirare fuori tutte le coperte e poi lo vide:uno strano scettro. Lo prese con le mani tremanti e si voltò verso Kensy che rimase a bocca aperta. Si andarono a sedere entrambe sul letto, sempre con la solita espressione di stupore.
-Senti, Arches. Scendi per la cena. Io lo rimetterò nascosto. Domani mattina a mente fresca vedremo cosa fare.
La ragazzina annuì. Lasciò lo scettro nelle mani di Kensy ed uscì dalla stanza. “Domani è il mio compleanno, ma anche il giorno in cui viene creato un nuovo umano. Nel mio armadio trovo uno scettro, che sarà sicuramente importante, nascosto nel mio armadio… cosa significa tutto ciò?” Mentre Arches avanzava tra i suoi mille pensieri e dubbi andò a scontrarsi con una guardia.
-Guarda dove metti i piedi, sciocca ragazzina!
La ragazza non l’ascoltò nemmeno e continuò ad andare avanti. La guardia la rincorse e prese la frusta. Stava per tirarle un colpo quando Arches si girò verso la guardia e una barriera dorata apparse attorno a lei. Sgranò gli occhi per lo stupore e si accorse che il ciondolo brillava. La guardia scappò a gambe levate e la barriera scomparve. La ragazzina si sentì improvvisamente stanchissima e svenne. Quando si svegliò era in infermeria e una maga era accanto a lei. Cercò di mettersi a sedere ma le venne un giramento di testa.
-Stai ferma, sei ancora molto debole.
Le disse la maga. Arches si rimise sdraiata a guardare il soffitto.
-Ma non capisco, cosa è successo?
La maga si girò verso di lei e le sorrise. Indicò il ciondolo di Arches e la ragazzina lo guardò.
-Quel ciondolo, è un frammento di Luna. Contiene una grandissima quantità di potere e ti ha protetta.
-D’accordo… ora sono ancora più confusa.
La maga prese un vassoio e lo porse ad Arches.
-Ora mangia, riposati e poi ti spiego tutto.
La ragazzina obbedì.
-Ci sarà una guardia a controllarti tutta la notte. Se hai bisogno di qualcosa dillo alla guardia e mi verrà a chiamare. Buona notte.
Disse la maga. Una guardia entrò dalla porta dell’infermeria. Arches lo riconobbe subito e sorrise. La maga uscì dalla stanza e Ven raggiunse Arches. Si tolse l’elmetto e fece un respiro profondo. Prese una sedia e si sedette vicino ad Arches.
-Quanto ancora hai intenzione di farmi preoccupare?!
Chiese Ven, con un tono un po’ irritato. La ragazzina finì la sua minestra e si girò dall’altro lato offesa. Ven sospirò.
-Devo dormire, cerca di non darmi fastidio.
Disse Arches con una lacrima che le scendeva lenta lungo le guancie rosee. Ven abbassò la testa e rimase in silenzio. Non si mosse e passò circa un’ora o due. Non sentiva ancora il respiro profondo di Arches, segno che non si era ancora addormentata. Infatti la ragazzina si girò verso Ven e lo guardò negli occhi. Sospirò.
-Non ho sonno. Che ore sono?
Ven si alzò e si avviò verso il grande orologio dell’infermeria. Tornò a sedersi.
-L’una del mattino.
Arches mise il broncio e si mise a sedere senza chiedere l’aiuto di Ven. Rimasero in silenzio poi Ven parlò.
-Auguri.
Disse in un sussurro. Arches sorrise e lo abbracciò. Ven sentì un dolore lancinante alla schiena e si staccò subito. La ragazzina abbassò lo sguardo imbarazzata e tornò a sdraiarsi, girandosi dall’altro lato nascondendo il viso sotto le coperte.
-Si può sapere a cosa pensavi?! Se non fosse stato per il ciondolo ti saresti fatta male, dannazione!
Chiese Ven arrabbiato. Arches non rispose.
-Cosa ti prende a te?
Chiese in un sussurro la ragazzina. Ven spostò il suo sguardo verso Arches ma neanche lui rispose.
-Non rispondere a una domanda con un’altra domanda…
Arches iniziò a piangere in silenzio. Ven continuò a guardarla poi si alzò e andò dall’altro lato, quello verso cui era girata la ragazzina. Si sedette sul letto vicino ad Arches e allungò la mano insicuro. Arches continuava a piangere. La giovane guardia mise da parte il timore e poggiò la mano sulla guancia di Arches asciugandole le lacrime.
-Scusa, non volevo.
Continuava a ripetere Ven. Arches si tranquillizzò e riuscì finalmente ad addormentarsi. Il ragazzo continuava a tenere la sua mano calda sulla guancia della ragazzina fino a quando non vide il sole iniziare a sorgere. Si alzò, prese l’elmo e uscì in silenzio dalla stanza. Poggiò la schiena alla porta. Rimase fermo per un po’ e si rimise l’elmo. Vide la maga avvicinarsi.
-Tutto a posto?
Chiese sorridente.
-Sì. Si è addormentata poco fa. Non riusciva a tranquillizzarsi.
La maga annuì ad entrò nell’infermeria. Ven si avvicinò a una finestra e guardò il sole sorgere. Iniziò a piangere in silenzio sena nemmeno accorgersene. “Scusa per come ti ho trattata, il fatto è che…” Pensò Ven. Scese ai piani inferiori e il capo-guardia lo chiuse in una cella. Andò a sedersi nell’angolino terrorizzato. Poco dopo la Dea Madre arrivò e iniziò a punirlo.
Kensy stava riordinando la stanza delle guardie e sentiva le urla di Ven provenire dalla cella in cui veniva rinchiuso ogni mattina presto. La cameriera non poteva far nulla. Cercava di trattenere le lacrime. “Povero ragazzo… perché non dici ciò che hai scoperto? Perché vuoi soffrire?”
-Non dirò niente! Continuate a punirmi ma io non dirò niente!
Urlava Ven mentre la Dea Madre continuava a frustarlo e a bruciarlo.
-Se non mi dici niente entro stasera… faremo del male ad Arches.
Ven sgranò gli occhi e strinse forte i pugni. Sospirò.
-E va bene. Ma lei non c’entra niente ho fatto tutto da solo. Vi dirò la verità.

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Spazio autrice: quanti misteri in questo capitolo! 
Cos'è lo scettro che ha trovato Arches? Perchè
era nel suo armadio? Perchè il frammento di Luna 
l'ha protetta? Perchè Ven viene punito? Chissà...
al prossimo capitolo!

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