Sometimes everything's impossible

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come back baby, school's waiting ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***



Capitolo 1
*** Come back baby, school's waiting ***


 

 

 

 

Crystal aveva sempre odiato il college di Edimburgo in cui era stata iscritta forzatamente dai suoi genitori: nessuno sembrava capirla, comprenderla, ascoltarla. Ogni mattina era un incubo reale, doveva alzarsi presto, troppo secondo le sue lamentele, per doversi preparare, far colazione ed arrivare in classe in orario. Ciò che più detestava erano le lezioni tenute dal professor Bordom, docente di letteratura inglese. L'anno precedente, il primo della sedicenne, l'insegnante non era riuscito a spiegare una sola lezione in cui fosse ascoltato da qualcuno: le sue ore erano diventate sinonimo di noia, sonno, a volte anche di gioco. Crystal aveva imparato solo ad odiare la bella letteratura grazie a lui. Per fortuna nessuno doveva subire le sue piccole crisi mattutine e non, era sola in stanza nonostante ci fossero due letti e due grandi armadi. Aveva colto l'occasione, così, per ricoprire tutti i muri di gruppi della scena underground che ascoltava e rendere più accogliente la sua piccola tana aggiungendo qua e là qualche filo di lucine colorate natalizie.

 

 

Il primo giorno del secondo anno ricevette l'orario delle lezioni: quel giorno aveva chimica, biologia, filosofia. Da un lato era felice perché aveva solo tre ore, ma dall'altro un peso le si era creato sullo stomaco perché non le piacevano due materie su tre. A intervalli di cinquanta minuti si ritrovò tre facce rugose che già conosceva e detestava. Filosofia e francese erano le uniche due materie in cui se la cavava decentemente, le amava. Il professore di francese aveva colpito molte ragazze che, ogni volta che lo vedevano, arrossivano e sussurravano parole mielose. Era bello, sì, ma non aveva colpito Crystal.
Affrontò le tre ore al meglio possibile, cercando di seguire le spiegazioni senza distrarsi guardando fuori dalle enormi finestre delle aule o giocando con qualcuno dei suoi numerosi ciondoli.

 

 

All'ora di pranzo si ritrovò nel bel mezzo di una folla composta da alunni e professori che lottavano spingendosi per entrare nella mensa comune. Crystal urtò inconsciamente una donna giovane, non riuscì a capire se era un'insegnante o una studentessa, ma riconobbe una scintilla nei suoi occhi appena i loro sguardi s'incrociarono per la prima volta. Era stupenda, pensò la giovane, ma aveva le cosce sode: si era fatta un male assurdo. Sbuffò.
Una volta seduta al suo solito posto, accanto a una vetrata che dava sul giardino interno, estremamente curato e pieno di fiori variopinti, notò che una ragazzina le stava venendo incontro. Era strano vedere qualcuno che si avvicinava a lei: nessuno osava parlarle per paura. Incuteva terrore e disprezzo nelle sue coetanee perché era solita indossare abiti scuri che ricordavano il punk, il gotico e, a detta delle altre, Satana, ma qualche volta amava vestirsi di blu, colore che contrastava la sua chioma color rosso sangue e i suoi occhi color verde smeraldo. La giovane mora dagli occhi cioccolata le accennò un sorriso e si sedette in disparte a mangiare. Ricambiò il sorriso e poggiò lo sguardo sul tavolo dei professori: tra i nuovi volti ne spiccò uno giovane di una donna bionda dai grandi occhi che sembravano azzurri. La fissò per interminabili istanti finché la donna si rivolse a Crystal, sorridendole, e la riconobbe come la persona che aveva urtato poco prima. La ragazza ritrasse immediatamente il suo sguardo e iniziò a mangiare lentamente qualche patata che aveva sul piatto.

 

 

-Sei del primo?- la voce roca arrivò alla nuova ragazzina.
-Sì, tu?-.
-Spiacente, sono del secondo- disse mentre giocherellava con un ciondolo.
-Ma è vero che..- allungò il collo verso di me e iniziò a sussurrare -..che il prof di letteratura è un Don Giovanni?- si girò verso il tavolo dei docenti.
Una risata fragorosa animò il volto di Crystal mentre tutti si girarono a guardarla. -Beh, non proprio, ma non lo vedo tra gli insegnanti, quindi non preoccuparti!-. Sorridemmo.
-Comunque sono Crystal, stanza 323, se vuoi-.
-Jamia, stanza 321- le rispose la mora.
Crystal si avviò verso il giardino sul retro della scuola, uno di quelli che regalano momenti di pace e relax, per ritrovare il suo vecchio caro albero su cui amava sdraiarsi a leggere un buon libro o ascoltare musica.
Notò, però, che il suo minuscolo spazio era già occupato: la donna bionda che aveva conosciuto indirettamente era appoggiata ad un ramo con e stava leggendo un libro. La ragazza rimase impalata con la bocca spalancata, tanto che la professoressa dovette stabilire un dialogo con la giovane.
-Ciao, tutto bene?-.
-Ehm.. sì, non si preoccupi, s-scusi..- non sapeva che dire.
-Resta pure, se vuoi, fra poco devo andare. Davvero, non preoccuparti!- era un'insegnante stranamente gentile; nessuno aveva mai parlato con un tono così dolce a Crystal. Si strinse al tronco dell'albero per far spazio alla ragazza.
-Comunque piacere di conoscerti, sono la professoressa Perfert, Margharet Perfert!- sorrise ancora. Le sue labbra si contorsero formando una curva deliziosa, sembrava un angelo.
-Piacere, Crystal Mage-. Sorrisero entrambe e non si accorsero, però, che i loro occhi brillavano splendenti. La ragazza si sistemò sul ramo cercando di non sfiorare la sua professoressa per non disturbarla ed evitare così eventuali figure imbarazzanti.
Margharet era una giovane professoressa molto affascinante, bionda, occhi color del mare, fisico slanciato. Chiuse il libro e si rivolse alla ragazza, che stava osservando il cielo filtrato dalle foglie.
-The Canterbury Tales, ti piace Chaucer?-.
Crystal chiuse il libro.
-No, sì.. cioè. Mi piace la letteratura inglese in generale, o almeno mi piaceva prima dell'anno scorso, ma volevo tornare a leggere questo libro perché mi è davvero piaciuto quando l'ho letto per la prima volta-.
-A che punto sei arrivata?- perché continuava a farsi gli affari altrui? Non aveva altro da fare? Crystal odiava questo tipo di gente.
-Dovrei iniziare il racconto del mercante, leggo lentamente per cercare di comprendere il Middle English-.
-Non avete studiato Chaucer l'anno scorso?-.
-No, abbiamo parlato solo di quanto lui si sia ispirato a certi autori italiani-. La signorina Perfert fece un'espressione disgustata.
-Quindi non avete studiato alcuna opera?-.
-Esatto, nessuna-.
-Oh..- avevano sprecato un anno inutilmente e la donna ci rimase male -vieni con me, ti mostro una cosa che ti piacerà sicuramente-. Margharet condusse la giovane alla sua
stanza cercando di non essere vista dai colleghi.
Una volta dentro, la donna cercò un libro fra i tanti che aveva nella libreria e lo consegnò a Crystal.
-Aprilo-. All'ordine, Crystal lo aprì.
-Oddio, è.. è fantastico! Davvero, questi disegni sono splendidi!- il libro era ornato da disegni in stile medievale come quello originale, ciascuna prima lettera di ogni pagina era un capolavoro.
-Puoi tenerlo, se vuoi, me lo restituirai quando l'avrai finito, non c'è problema!-.
-Davvero? E se le servisse? Magari deve cercare qualcosa, che ne so..-. Improvvisamente la bionda divenne più simpatica alla ragazza.
-Non preoccuparti, davvero, tienilo!- le sorrise.
-Grazie infinite, grazie!-.
 
La sera Crystal si sdraiò sul letto per rilassarsi un po' dopo una giornata passata fra i banchi e in compagnia della nuova professoressa. Si immerse nella lettura di The Canterbury Tales, riprendendo la storia dal libro che le era stato prestato e perdendosi ad ammirare le stupende miniature. Non le fu difficile addormentarsi presto mentre continuava a figurare tra i pensieri della sua bella professoressa.

 

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Capitolo 2
*** II ***


Crystal si risvegliò abbracciata al libro che il giorno prima le era stato prestato dalla professoressa Perfert. Non si era minimamente sgualcito,fortunatamente; si sarebbe potuto rovinare, gli angoli della copertina avrebbero potuto piegarsi facilmente. Si vestì in fretta, prese i libri e un piccolo block-notes su cui disegnare durante le ore noiose di letteratura e mise tutto nella borsa alla rinfusa. Aveva quattro ore di lezione, tre al mattino e una dopo pranzo: spagnolo, due ore di letteratura, poi fisica. Uscì dalla stanza, chiuse la porta a chiave e come d'abitudine, andò in mensa per far colazione.
Durante il tragitto incontrò Jamia, la mora che aveva conosciuto a pranzo il giorno prima.
-Hey, tutto bene?-.
-Crystal, ciao! Sto bene, dai, tu?-.
-Bene, dai. Come ti trovi qua al college?-.
-Mah, pensavo peggio, dai!-.
-Vieni al tavolo con me? Giusto il tempo di mangiare qualcosa e poi tutti in classe, evviva!- terminò la frase con un tono rassegnato.

Una volta entrata in classe, Crystal prese posto a un banco accanto alla finestra in seconda fila, ottimo posto per non farsi scoprire dal noioso professor Bordom. Il sole era già alto in cielo e brillava mentre la ragazza si stava perdendo tra il vapore biancastro di una nuvola di passaggio. Dopo il momento di smarrimento prese il block notes e una matita per iniziare a disegnare. Un giorno avrebbe disegnato un intero fumetto, amava disegnare sia in stile manga che più realisticamente; spesso abbozzava ritratti dei suoi idoli o di parti dello scheletro umano ricoperte da venature e trapassate da rose variopinte.-Good morning boys'n'girls!- una voce nota richiamò l'attenzione di Crystal -I'm your new English teacher, I'm Miss Perfert, nice to meet you! How are you?-. Margharet notò con
meraviglia che, tra le teste dei suoi nuovi studenti, spiccava quella della simpatica ragazza che aveva già conosciuto, capelli ardenti che adorava.

-Good morning Miss Perfert!- rispose il coro strascicato che aveva davanti.
-Well, ho scoperto qualcosa che è molto strano, avete mai letto un classico inglese in lingua originale a scuola? Voglio dire, avete mai studiato Chaucer e il suo bel Middle English, Shakespeare, Langland..? Da ora, con me, studieremo moltissimo la letteratura, inizieremo con “The Canterbury Tales”, una raccolta di racconti scritta da Geoffrey Chaucer. Ne avete mai sentito parlare?-. Venti facce basite fissarono la professoressa.
-Okay, non ne avete mai sentito parlare- guardò Crystal; lei avrebbe potuto rispondere tranquillamente, ma non lo fece. La ragazza l'aveva osservata per tutto il tempo in cui parlò, le sembrò che stesse cantando quelle parole come solo una musa può farlo rivolta ad un poeta, ma contemporaneamente trovava che la sua voce era tanto melodiosa da non poter continuare la bozza di un manga.
-Sarebbe meglio che prendiate appunti, d'accordo? Parlerò lentamente, così non dovrete fare l'enorme fatica di capire o scrivere velocemente e, soprattutto, in modo incomprensibile- qualcuno rise, compresa Crystal -Chaucer visse a Londra nel XIV secolo, nacque nel 1343 circa e morì nel 1400. E' considerato “padre della letteratura inglese”, fu il primo a scrivere un'opera interamente in volgare, ossia il Middle English parlato all'epoca a Londra, mentre i suoi predecessori e contemporanei preferivano il latino o il francese, lingue dotte. Dal 1368 al 1378 visse in Italia, dove conobbe le opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, dal quale prese spunto per la sua raccolta, le Canterbury Tales, appunto. Questa raccolta..- e proseguì la spiegazione. Crystal si concentrò sulla voce della professoressa, sapeva già la storia di Chaucer e dell'opera, d'altronde la stava leggendo in lingua originale.
La ragazza si distrasse più volte per guardare gli occhioni azzurri di Miss Margharet, sembrava attratta come l'ago della bussola lo è al polo Nord. Quel mare celeste era contornato e accentuato da un leggero velo di ombretto dello stesso colore ed un foulard blu, il maglioncino di un colore poco più chiaro le faceva risaltare le forme arrotondate troppo attraenti da non far seguire il filo della lezione.
Si creò un mormorio di sottofondo, fra cui spiccava qualche voce che disapprovava il metodo di insegnamento della nuova docente: troppo noioso, duro. Qualcuno già iniziava ad odiare la professoressa, soprannominata “il diavolo azzurro” perché molto esigente.
-Hey, shut up, please!- urlò -perché non vi presentate?-. Ecco che tutti, uno ad uno, si zittirono e si presentarono alla nuova insegnante. Quando fu il momento di Crystal, la donna prestò particolare attenzione ad ogni parola scelta dalla ragazza e le sorrise approvando tutto ciò che diceva. Scoprì così molte notizie ed avvenimenti nuovi, come il giorno del suo compleanno, il suo passato caratterizzato dalla mancanza di amici e da due genitori assurdamente severi.
Per fortuna, o forse no, suonò la campanella e la confusione sovrastò le ultime parole della rossa che nemmeno provò a finire il discorso. Sorrise timidamente alla professoressa,che si sentì morire, sistemò la cartella e uscì dall'aula in direzione della mensa.

-Questo è il mio posto preferito dell'intero campus, guardati intorno: solo natura. Riesco a rilassarmi perfettamente qua, tu no? E' davvero stupendo-. Jamia e Crystal erano nel giardino in cui si trovava l'albero preferito della rossa.
-Sì, hai ragione, lo trovo stupendo-. Proseguirono la passeggiata.
-Beh, peccato che quell'alberò in fondo sia occupato- osservò la professoressa Perfert appoggiata sul suo ramo su cui amava riposarsi -o ti avrei già fatto provare la sensazione di dormire su un ramo-. Sempre là doveva essere quella donna?
Mentre le due ragazze continuavano a camminare per il giardino, la donna le osservava nascosta da un libro e guardava ogni singolo movimento di Crystal.
-Conosci quell'insegnante? Ci sta osservando da quando siamo arrivate qua oggi- sussurrò Jamia. Margharet chinò gli occhi sul libro.
-Lei? Ah, sì! E' la tipa che ha preso il posto del professor Bordom, non ti annoierai sicuramente a letteratura! E' una brava persona, ti piaceranno sicuramente le sue lezioni, davvero- rispose la rossa -credo sia una delle poche insegnanti veramente capaci di fare qualcosa in questa stupida scuola-.
-Allora se odierò la letteratura verrò da te a contestare!- le due scoppiarono in una risata fragorosa. La donna, che continuava a seguire i loro passi con lo sguardo, provava qualcosa di simile alla gelosia. Perché quella ragazzina poteva stare accanto a Crystal, scherzare con lei e conversare tranquillamente, mentre lei no?
-Certo, certo, vieni pure!- continuarono a ridere -Comunque credimi, è capace di fare il suo mestiere come pochi, ma è molto esigente: sembra un sergente!- sorrisero entrambe.
Le due ragazze rimasero nel parchetto della scuola a passeggiare per tutto il pomeriggio, risero, scherzarono per ore e non si accorsero che, ormai, la sera iniziava ad arrivare lentamente, mentre l'insegnante era rientrata da qualche ora.

Cenarono insieme e tornarono ognuna alla propria camera seguendo, però, lo stesso percorso.
Crystal si sistemò a letto e rimase immobile per qualche minuto a riflettere. Era forse seguita dalla nuova professoressa di letteratura? O lei, inconsciamente, seguiva l'insegnante? La incontrava ovunque andasse, si sentiva osservata da lei, spiata. Nel frattempo, Margharet era concentrata su un paio di libri da cui raccogliere informazioni su Catullo, famosissimo poeta latino, per la seconda lezione con la classe prima. Avrebbe iniziato il percorso di epica e letteratura partendo dall'antichità, quindi presentando personaggi come Omero, Saffo, Catullo e Virgilio, fino ad arrivare alla decadenza del periodo classico.
La giovane prese le Canterbury Tales dal cassetto del comodino e riprese a leggere il racconto dello scudiero. Cercava di leggere il libro il più velocemente possibile per trovare l'occasione per parlare e stare un po' da sola con la sua insegnante. Voleva conoscerla meglio, sapere se fidarsi o no di lei, scoprire a che gioco giocava e perché si trovavano quasi sempre nella stessa area sia la mattina che il pomeriggio.
Crystal non riusciva a dormire, si girava e rigirava sotto le coperte. Aveva caldo, si scopriva, aveva freddo, si copriva, caldo. La professoressa Perfert sovrastava il caos della sua mente con il suo sorriso smagliante. Le rubava il sonno, i suoi occhi cristallini ed i capelli biondi erano l'immagine fissa dei pensieri della giovane. Tutto ciò venne ulteriormente sommerso da un raggio di luna che costrinse la rossa a chiudere gli occhi. Margharet abbandonò così l'animo della ragazza per quella sera e lasciò spazio al sonno più profondo. Ogni sensazione di caldo e freddo scomparve, così come ogni movimento di mani e piedi rallentò sino a fermarsi completamente. Finalmente stava dormendo.

 

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Capitolo 3
*** III ***


Durante la prima settimana di college la ragazza cercò di leggere e comprendere il più possibile il libro prestatole dalla sua professoressa di letteratura, Miss Perfert. Lo finì il primo sabato dell'anno scolastico. La pioggia cadeva a catinelle e non aveva voglia di alzarsi dal letto per andare a fare colazione. Mandò un messaggio a Jamia per avvisarla che non ci sarebbe stata e rimase a letto con gli occhi chiusi e le Canterbury Tales e il cellulare sul petto. Per due ore abbondanti regnò il silenzio, dopodiché si alzò, si vestì, mise il cellulare, il libro, il block notes e l'astuccio in una borsa.
Fuori pioveva ancora, ma le varie aree del college erano collegate tramite dei peristili colonnati che facevano da cornice ai grandi giardini. Crystal si trovò ad osservare il suo albero preferito e un pozzo con l'arco in ferro battuto. Protetta dalla tettoia del portico, poté notare per la prima volta l'armonia del parchetto senza la presenza di qualche ragazzo che stava fra la natura, pieno di fiori e piante, tutto fradicio di pioggia. La ragazza contemplò la meraviglia per qualche minuto, ferma dov'era, a bocca aperta.
Una volta ripresa, la giovane tornò per la sua strada alla volta della biblioteca scolastica. Voleva cercare qualche altro classico inglese da leggere. Una volta dentro, non seppe dove andare e come muoversi: c'era stata qualche rara volta l'anno prima e una sola con Jamia, non sapeva ancora orientarsi perfettamente. Voleva leggere qualcosa di Shakespeare, come Macbeth, Romeo and Juliet, Hamlet, Othello, The Merchant of Venice, e qualcosa di Wilde, del tipo The Picture of Dorian Gray e ancora The Importance of Being Earnest, Salomé, The Duchess of Padua.
La stessa mattina anche Margharet era andata in biblioteca a cercare un libro in lingua originale, Les Misérables di Victor Hugo. Il francese era la sua seconda passione, ma non si esercitava da molto tempo e aveva sicuramente dimenticato tanti vocaboli e regole . Un aiuto avrebbe fatto comodo, ma da chi? Poteva intanto provare a leggerlo da sola tra un'ora e l'altra, al pomeriggio o durante le ore buche. Non sarebbe andata di certo a chiedere al suo collega di francese, troppo antipatico e vanitoso, ma non aveva altra scelta. Si affrettò a raggiungere la sezione dedicata alla letteratura francese quando, passando per quella adibita ai classici inglesi-passava sempre per là-, notò una testa rossa: Crystal.
-Quindi ci vediamo anche qua, ciao Crystal- la donna fece sussultare la ragazza.
-Uh? Ah, buongiorno professoressa!-.
-Tutto bene? Che stai cercando di bello?-. No, non altre domande. Per la giovane, l'insegnante era troppo curiosa, riusciva sempre a seguirla ovunque andasse, ma almeno si preoccupava per lei.
-Sto bene, dai- sorrise -e sto cercando qualche bel libro da leggere, magari qualcosa di Shakespeare o di Wilde-.
-Uhm.. che ne dici di questo?- prese The Importance of Being Earnest -è una commedia in tre atti di Oscar Wilde, te la consiglio, è davvero bella!-. Perché lei trovava sempre tutto? Quella donna stupiva sempre di più Crystal. La ragazza annuì.
-Oppure leggi The Merchant of Venice di Shakespeare, altra commedia ambientata nella Venezia del '500, cinque atti- estrasse il libro dallo scaffale e lo appoggiò sul tavolo accanto.
In poco tempo si crearono due pile traballanti di libri. Quando Margharet posò l'ultimo, non tolse la mano per non far cadere tutto a terra e, inconsciamente, anche la mano della sua studentessa fece la stessa mossa. Crystal sfiorò così la sua professoressa e, rossa in viso quasi quanto i suoi capelli, la ritrasse qualche istante dopo. La pelle diafana della donna era morbidissima, avrebbe potuto sfiorarla, toccarla, accarezzarla all'infinito.
-Ehm.. scusi..-.
-Per cosa? Non serve scusarsi, dai! In fondo sono anch'io una persona, giusto? Capitano queste cose-.
-Sì, ma..-.
-Niente ma, non preoccuparti- Miss Perfert prese Crystal per un braccio e l'attirò un po' a sé, costringendola a guardarla negli occhi. Sguardi di fuoco, cristallo contro smeraldo.
Per qualche istante i loro occhi sembrarono duellanti in battaglia che si stavano affrontando: la tensione si poteva tagliare con un coltello.

-Comunque anch'io sto cercando un libro da leggere- disse la donna mentre la giovane metteva i libri nella borsa che aveva con sé.
-Davvero? Ma lei conosce e possiede tutti i libri che ci sono in questa sezione, come può cercarne uno qua?-.
-Infatti non ne sto cercando uno in inglese, ma in francese. Les Misérables, lo conosci?-.
-Oui! Victor Hugo, c'est bien?- la rossa sorrise.
-Oui Crystal!- rispose la professoressa con un accento tendente all'inglese. Risero entrambe.
-Aspetti qui un secondo, torno subito!-. Crystal si avviò alla parte di biblioteca dedicata alla letteratura francese, in un attimo prese il libro che cercava la bionda e tornò da lei.
-Per caso sta cercando questo libro?-. La donna si ritrovò il classico francese sotto il naso.
-Sì Crystal! Come hai fatto a trovarlo così velocemente?-.
-Mah, il caso..- cercò di fare la misteriosa. Perché la ragazza trovava sempre subito ciò che cercava Margharet e viceversa?
-Sì, certo. Intanto grazie mille, ora posso pure tornare da me. Beh, mi ha fatto piacere passare qualche minuto con te!-.
-Ora vado, scusi- continuò.
-Hey- Margharet trattenne Crystal per un braccio, -che ne dici di venire da me?-.
-Ma come posso, lei è una professoressa e io un'alunna!-.
-Siamo comunque due persone, ricordi?-.
Pioveva ancora quando le due uscirono; diluviava, anzi. Erano le sole a camminare sotto il portico colonnato, nessuno osava uscire per il brutto tempo.
-Non so se è bene venire da lei, poi come torno?-.
-Non saprei, puoi restare quanto vuoi. Se ti va pranziamo insieme, io e te, non mi va di mischiarmi con la gente per mangiucchiare lo schifo della mensa-. Crystal non rispose e
mantenne lo sguardo fisso sul pavimento in pietra grigia, ormai consumato dal tempo.

-Allora.. come ti trovi a scuola?-.
-Diciamo bene, dai. Quest'anno credo di essere decisamente migliorata, non mi distraggo più- si fermò un istante -e mi piace studiare letteratura. Lei come si trova?-.
-Mi fa piacere saperlo- sorrise, -comunque mi trovo bene, anche se le prime mi odiano perché sono severa ed esigente, a quanto sento-.
-Capisco- sussurrò la ragazza strascicando la prima sillaba.
Una volta arrivate all'appartamento di Miss Perfert, questa appoggiò il libro che aveva appena preso sul tavolino del salotto, si sedette sul divano in pelle e invitò Crystal -che intanto si guardava intorno sperduta- a fare lo stesso. Si trovò così immersa nel bianco che dominava l'ambiente, dai muri all'arredamento; l'unica pecca era la luce grigiastra delle nuvole colme di pioggia che penetrava dalla tenda lunga fino al pavimento.
-Sembri persa, ci sei?- la bionda rise.
-Uh? Ah sì.. sì, sì!-. Perché Miss Perfert doveva essere così perfetta in tutto? La sua risata catturò i pensieri della ragazza tanto da incantarla. E come poteva pensare ciò di un'insegnante?
-Ti va un bicchiere di vino?-.
-Oh, certo, grazie mille!- la rossa era inizialmente imbarazzata, ma poi si lasciò andare.
-Ecco, tieni: è uno dei migliori vini in circolazione, quando l'avrai assaggiato confermerai- le passò un calice semi-riempito con del Madeira, un vino rosso delizioso. Dopo un sonoro “cin cin” entrambe lo sorseggiarono lentamente, mentre Margharet era tornata accanto a Crystal e ricominciarono a parlare.
-Aveva ragione, è il vino migliore che abbia mai assaggiato! Comunque le devo fare i complimenti per l'arredamento, bei gusti- sorrise la giovane.
-Grazie mille- sorrise di ricambio la donna, -..quindi resti a mangiare qua?- continuò poi.
Crystal rifletté per qualche istante prima di annuire e sorridere.
-Perfetto! Spero ti piacciano gli spaghetti-.
-Certo, però l'aiuto!-.
-Ma no, rilassati pure qua, non serve-.
-Insisto-. Le due si avviarono così al piccolo angolo cottura dell'appartamento e presero tutto l'occorrente per preparare della pasta al sugo. Mentre la maggiore si occupava del primo, la ragazza preparò il secondo: cucinò del pollo alla piastra e sbucciò delle patate che poi infornò.
-Crystal vieni un secondo- Margharet era appoggiata al bancone accanto al forno. La rossa raggiunse l'insegnante e quest'ultima le prese le mani. Le dita dell'una s'intrecciarono a quelle dell'altra, i loro corpi si trovarono quasi l'uno sull'altro. Entrambe sorrisero. La donna ravvicinò a sé la giovane, si guardavano dall'alto al basso e viceversa. Gli occhioni della professoressa ruppero l'invisibile muro dei pensieri di Crystal, la ragazza si sentì pervasa da migliaia di sensazioni contemporaneamente: perché ogni volta che guardava Miss Perfert diventava una facile preda? Perché proprio lei? Perché, nonostante non la sopportasse, amava stare in sua compagnia?
Rimasero immobili ad animo scoperto per qualche minuto, fin quando la rossa dovette togliere le patate dal forno e Margharet scolare la pasta.
Una volta a tavola, nessuna delle due parlava, solo il rumore delle due forchette che picchiettavano sui piatti rompeva il silenzio.
Finito di mangiare, le due sistemarono piatti e posate nella lavastoviglie e sprepararono in fretta. Crystal non voleva andar via, allontanarsi da quel luogo incantato, abitato da
una meraviglia di donna, intriso dell'essenza di Margharet. Cosa l'attraeva così tanto a lei? Perché tutto ciò stava accadendo proprio a lei?

La ragazza osservò per un po' Miss Perfert, finché lei se ne accorse, e arrossì. Era così perfetta. L'insegnante raggiunse l'alunna, appoggiò le mani sulle sue guance e la strinse. Sorrise. Anche i suoi occhi azzurri sembravano gioire. La giovane era immobilizzata: che fare? Si sentiva morire dentro, non si sarebbe mai aspettata una mossa del genere, come reagire? Sorrise appena e, dopo una decina di secondi che sembrarono interminabili, si staccarono.
-Ehm.. Dovrei andare ora, scusi..-.
-Oh, certo!- sorrise ancora la bionda.
-Scusi il disturbo- arrossì Crystal.
-Figurati, non disturbi mai!-. Mentre la rossa arrossiva ulteriormente, era ormai viola, la donna l'accompagnò fuori.
-Beh, arrivederci!-.
-Ciao bella- sorrise ancora.

Una volta nella sua stanza, Crystal si buttò sul letto, si addormentò come una bimba e non si svegliò fino al giorno dopo, mentre Margharet passò il pomeriggio a leggere il libro preso in biblioteca, soffermandosi ogni tanto a cercare il significato di qualche parola sull'enorme dizionario di francese che aveva. Doveva assolutamente cercare qualcuno con cui riprendere quella lingua.

 

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Capitolo 4
*** IV ***


-CRYSTAL! Non ti ho vista per tutto il giorno ieri, dove sei stata?- disse Jamia correndo incontro alla rossa -e non dirmi “chiusa in camera”, che ho bussato per mezz'ora e non c'era nessuno!-.
-Ehm.. non preoccuparti, sono tornata dalla mia famiglia! Ora la smetti di urlare? Ci stanno osservando tutti-. Infatti mezza mensa si era rivolta alle due amiche quando la minore aveva iniziato a parlare a voce troppo alta.
-NON SAI CHE E' SUCCESSO IERI!- continuò ad urlare Jamia, -ho conosciuto un ragazzo fantastico, davvero!- sembrava impazzita.
Le due ragazze si allontanarono da là per raggiungere le proprie stanze.
-Così hai conosciuto questo misterioso ragazzo fantastico, eh? Chi è?-.
-Eh, sapessi- Jamia sorrise e si fiondò in camera sua. Crystal rimase a bocca aperta per qualche attimo e, una volta ripresa, entrò nella sua stanza.

Il primo mese di scuola passò in fretta, i giorni si susseguivano in una veloce danza di alti e bassi sia per Crystal che per Margharet.
Crystal era sdraiata sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto rosato. Rifletté su tutto quello successo durante il suo primo mese di scuola.
Il telefono squillò.
-Pronto?-.
-Ciao Crystal!-. Era davvero Margharet? -sono Margharet Perfert- era lei.
-Ohw, buongiorno professoressa!- che voleva da lei?
-Ehm..ti dispiacerebbe venire da me nel pomeriggio? Vorrei informarmi ulteriormente sul metodo di lavoro utilizzato dal professor Bordom, se non hai altri impegni-. Crystal rimase spiazzata.
Fu così che, qualche ora dopo, le due si trovarono sedute -erano praticamente divise da una distanza massima di una spanna- sul divano in pelle bianca dell'appartamento dell'insegnante a conversare, accompagnando il tutto con un vassoio di dolcetti e una bottiglia di vino pregiato.
-L'anno scorso quali argomenti avete affrontato?-.
-Abbiamo parlato della letteratura inglese a grandi linee. Voglio dire, il professor Bordom ci ha letto qualcosa da più libri e parlato sul periodo storico in cui vivevano gli autori-. Margharet sbuffò.
-Poi?-.
-Poi nulla, ci siamo fatti una cultura su sua figlia impegnata in ospedale e su sua madre sarta-. Miss Perfert rimase a bocca spalancata.
-Nient'altro?-.
-Nulla-.
-Avrei odiato le sue lezioni, nonostante ami la letteratura- sospirò -comunque spero che, al contrario, ti piacciano le mie. Trovo che le epoche storiche vadano studiate come sfondo alle opere, non come argomento principale-. Crystal annuì.
-E spero che ti piaccia pure..- sussurrò la donna. Nel preciso istante in cui lasciò la frase in sospeso, baciò la ragazza. Fu un bacio appassionato, carico di emozioni e d'amore, di parole mai dette prima, di vero. Appoggiò una mano sulla guancia di Crystal e con l'altra la strinse ulteriormente a sé.
Quando si staccarono, entrambe sorrisero.
-Scusami, non avrei dovuto. Scusa, scusa, scusa- si allontanò la maggiore -il punto è che sono innamorata di te e non posso farci nulla, scusa- era imbarazzatissima.
-Non è successo nulla, si calmi prof, alla fine siamo due persone, no?- la rossa le sorrise. La bionda sospirò.
-Ma io sono la tua professoressa e tu la mia alunna-.
-Siamo comunque due persone, me lo dice sempre anche lei-.
-E' una relazione proibita-.
-Proibita? Amore proibito? No, non esiste legge, non può essere-.
-Non capisci, forse- Margharet prese le mani di Crystal nelle proprie -se ci scoprono ci buttano fuori, non posso rischiare di farti andare nei guai per me, non è possibile-.
-Si calmi, la prego. Non ci scopriranno mai-. Perché la stava rassicurando? Era anche lei, nel profondo della sua anima, innamorata della donna?
-Ricambi?-.
-E se così fosse?-. Margharet si sentì morire di gioia per un istante, quella risposta fu l'unica goccia bianca in un oceano di nero. Crystal, intanto, si chiedeva per quale motivo aveva risposto così. Parole istantanee, il suo cuore le urlava di ribattere così. Si rese presto conto di volerle un bene enorme, stava bene in sua compagnia, sorrideva, era felice, e aveva smesso di credere che fosse estremamente ficcanaso: voleva solo capire le persone. E c'era riuscita perfettamente con Crystal.
Dopo qualche secondo di silenzio, la maggiore prese la parola.
-Ora dovrai tornare al campus, o sospetteranno della tua assenza-.
-Sì, forse è meglio-. Le due si abbracciarono e la più piccola si avviò all'uscita dell'appartamento della professoressa Perfert.
-Ah, Crystal-.
-Sì?-.
-Mi serve una mano a riprendere il francese. Posso contare su di te?-.
-Certo, sarò la sua insegnante, per una volta- la ragazza sorrise e uscì.

I giorni e le settimane trascorrevano in un attimo per entrambe. Come gli alberi mutavano il loro aspetto, si spegnevano, perdevano il loro verde per lasciar posto al giallo, al rosso e alla morte, al contrario il rapporto Margharet e Crystal sembrava migliorare di giorno in giorno, nutrito da un amore puro, limpido, vivo. Le due si incontravano molto spesso: in classe durante le lezioni di letteratura, a casa della professoressa per sorseggiare un tè e ripassare francese, nel giardino sotto il loro albero preferito, ormai quasi spento.
Proprio sotto l'albero, a volte, studiavano francese, cercando di sussurrare per non farsi scoprire; Crystal sdraiata sul ramo più grosso fingendo di leggere e Margharet intenta a leggere Les Misérables.
Le foglie, ormai secche, crocchiavano sotto i passi della gente. Margharet ne raccolse una; era color ocra, appena arricciata ai bordi. Si girò verso Crystal e gliela sistemò fra i capelli.
-Ti sta bene questa foglia fra i capelli. Immagina come un sole. Contrasta con il rosso fuoco dei tuoi capelli, ma allo stesso tempo scalda e fa vivere- sospirò -vita. Che parola. Esiste anche il rosso amore, sai? Riscalda anche quello, ma in un modo diverso: riscalda grazie all'affetto di due persone, l'una che aiuta l'altra, l'altra che ama l'una e viceversa-.
-Noi..-.
-Sì Crystal, proprio noi- si guardarono negli occhi -saremo amore, calore, sole, fuoco. Bruceremo insieme, promettimelo-.
-Sì- Crystal si mise a sedere sul ramo su cui era sdraiata.
-Oh, sta arrivando la tua amica di prima.. Jamia, giusto?- sussurrò.
La ragazza sorrise a Margharet e corse incontro all'amica.
-Crystal! Devo parlarti subito-.
-Che succede?-.
-Nulla, devo parlarti-. La rossa si girò ad osservare un'ultima volta la professoressa e le sorrise. Miss Perfert, intanto la guardò finché non la vide allontanarsi con Jamia. Che voleva da Crystal?
-Mi dici che succede Jamia?-.
-Seguimi-.

 

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Capitolo 5
*** V ***


Jamia si chiuse la porta della sua stanza alle spalle.
-Crystal- la guardò -devi spiegarmi cos'è la strana intesa fra te e la professoressa Perfert. Che succede?-.
-Io? Lei? Cosa? Stai scherzando, per caso?- la rossa scoppiò a ridere.
-Vi vedo sempre insieme. Dai, dimmi la verità, non mentire a me-.
-Sai cara, la gente vede solo quello che vuole-.
-Ma non c'entra. In giardino state sempre sullo stesso albero praticamente appiccicate, vi guardate ogni volta che potete e sorridete-. Jamia non avrebbe dovuto scoprire tutto. La maggiore era terrorizzata nel sentire quelle parole provenire dalla sua migliore amica a cui poteva solo mentire per evitare guai.
-Saranno solo coincidenze, non preoccuparti!- disse, cercando una scusa.
-Beh, vedremo..- sussurrò la mora.
-Cosa?-.
-Niente, tranquilla- sorrise. Crystal se ne andò.
Tornò di corsa al giardino in cui si trovava qualche minuto prima, ma della Perfert non c'era nemmeno l'ombra. Non poteva averla abbandonata. Scrutò ogni angolo del luogo, ma nulla. Tornò alla sua stanza e rimase rinchiusa fra quelle quattro mura a fissare il soffitto e riflettere. Tra i capelli aveva ancora la foglia che le aveva sistemato la professoressa. La prese in mano, la rigirò e la mise in un libro per farla appiattire. Amava collezionare foglie e fiori, farli essiccare e tenerli per ricordo o sistemarli nelle mensole come decorazione. Fino a quel momento, aveva una collanina di margherite, due piccole foglioline di edera e una rosa rosa, regalatale dalla sua migliore amica d'infanzia.
All'ora di cena, Crystal scese alla mensa presto per non dover fare la fila per il cibo. C'era infatti solo qualche studente già seduto ai tavoli, gli insegnanti erano quasi sempre gli ultimi a servirsi, quando mangiavano alla mensa.

-Senti Crystal, scusami per oggi, sono stata una stupida- Jamia si sedette di fronte alla rossa.
-Non preoccuparti, dai-.
-Il punto è che ho troppa paura-.
-Paura?-.
-Sì, di perderti. Sei la mia migliore amica, non ne ho mai avuta una, sai? Fin da subito mi hai dimostrato la tua vera anima-. Crystal si rattristò. La sua migliore
amica pensava di sapere tutto, mentre le era stato nascosto il segreto più grande: l'amore, trasformato in relazione, per Margharet Perfert, la loro professoressa.

-Tranquilla, non succederà mai- le accarezzò una guancia. Nello stesso istante Margharet entrò in mensa e vide la scena fra le due. Dovette sforzare il suo autocontrollo per non infuriarsi e rendere pubblica l'arrabbiatura.
-Grazie Crystal, grazie davvero- sembrava commossa. Non aveva mai conosciuto una persona come la ragazza che aveva di fronte.
 

-Sono senza parole-.
-Perché?-.
-Ha quasi finito il libro. Poi che faremo?-.
-Nulla, continueremo la nostra vita da Crystal e Reetha-.
-Reetha?-.
-Sì. E' il soprannome con cui mi chiamavano al college, vorrei che mi chiamassi così anche tu-.
-Ma rimango una sua alunna, non posso..-.
-Ma sei anche la persona che amo e che mi ama. Chiamami così quando siamo sole, mi piacerebbe-.
-Ma..-.
-Ssh, niente ma- Margharet baciò Crystal -e dammi del tu, come faresti con una qualsiasi persona- la ribaciò.
-Si.. ti lasci andare così facilmente p.. Reetha?- Crystal strinse la donna a sé e iniziò a baciarla.
-Uhm..- la maggiore si fece coinvolgere nel gioco di baci e rispose altrettanto. Appoggiò le mani sui suoi fianchi e, lentamente, si sistemarono l'una sull'altra sul divano. Gli occhioni di Crystal erano socchiusi, le sue labbra appena inumidite dai baci. I loro corpi erano carichi di passione, cristalli e smeraldi scintillavano. E si muovevano come in una danza, fluidamente, come bamboline gemelle che si completano: quando l'una si spostava, l'altra colmava il vuoto creato.
Più i giorni si susseguivano, più osavano. Era loro abitudine spargere i vestiti a terra e ritrovarsi sul letto matrimoniale in biancheria intima, abbracciate, a fare l'amore. Ogni volta era la stessa scena, ma tra le due aleggiava una complicità sempre più grande. Le loro lingue amavano sfiorarsi, incrociarsi, giocare, così come le loro mani intrecciate e appoggiate sui cuscini. Non sentivano il freddo pungente dell'inverno, non temevano di essere scoperte: esistevano solo loro nel loro mondo.
Crystal era tutta sudata, Reetha era sopra di lei e la baciava sulle labbra, sul collo, sul petto, sulla pancia, sui fianchi, nell'interno coscia. E ancora lamordicchiava, giocava con il suo piercing all'ombelico.

-Parce que vous savez, mesdemoiselles, toutes les femmes tombent aux mes pieds, et..-.
-Oh, oui, oui Monsieur, oui- il tono sognatore e l'espressione da idiota che si dipinse sulla faccia di tutte le ragazze in classe fecero venire il voltastomaco a Crystal. Era probabilmente l'unica in tutta la scuola che non sopportava il suo professore di francese. Lei e Margharet.
-Une fois j'avais une fiancée que..- ed ecco che continuava a vantarsi. Tutti gli sguardi delle ragazzine erano puntati sull'uomo appoggiato alla cattedra che blaterava.
-.. Et bien, j'avais un bouquet des roses, de rouge roses, nous deux étions au parc pour une promenade..- Crystal smise di fingere di ascoltarlo, prese il suo block-notes, una matita e iniziò a scarabocchiare.
L'insegnante continuò a parlare, parlare e parlare fino alla fine dell'ora, senza concludere niente. Non aveva imparato nulla da lui. Almeno poteva consolarsi: doveva andare a pranzo e poi passare un'ora con la sua Reetha.
In mensa si sedette al solito tavolo con Jamia. Sorrise come sempre alla professoressa e si voltò verso le enormi finestre. Nevicava. Crystal rimase incantata dai piccoli fiocchi bianchi che, lentamente, ricoprivano i tetti e l'immenso giardino.
-Bella la neve, vero?-.
-Uh? Ah, sì! Bella davvero, Jamia- sorrise.
Una volta suonata la campana, si fiondò in classe per essere la prima ad arrivare. Sistemò la sua tracolla sulla sedia e si sedette sul banco ad aspettare gli altri. Qualche minuto dopo la lezione di letteratura inglese era già iniziata.
-Oggi interrogo, mi servono voti per l'orale. Da chi comincio?- Margharet fissò ciascun volto -Well.. why don't you start, Emily? Tell me something about Shakespeare!-. La donna fermava la compagna di Crystal solo con “well” e “go on!”.
-Very good Emily. Now it's up to you Leanne. What about Oscar Wilde?- anche lei spiegò per filo e per segno la vita dell'autore.
Miss Perfert continuò ad interrogare per tutta l'ora e, come tutti i mercoledì, a fine lezione si trovò sola con Crystal.
-Non sei stata attenta oggi, che succede?-.
-Niente, tranquilla, è che non sopporto il tuo carissimo collega di francese-.
-Che ha fatto?-.
-Nulla, si vanta della sua vita amorosa e basta. Non lo sopporto-.
-Capisco, non lo sopporto nemmeno io, ma è un segreto- le fece l'occhiolino -comunque dai, non pensarci ora. Andiamo che preparo una buona cioccolata calda per scaldarci un po'-. Ogni mercoledì le due uscivano insieme dall'aula e arrivavano fino all'appartamento di Reetha, dove Crystal restava fino al tardo pomeriggio.
Una volta arrivate, la ragazza appoggiò la sua borsa sulla poltrona accanto al divano e Margharet appoggiò la sua su quella di Crystal.
-Aspettami qua, torno fra un minuto!- la donna si avviò alla cucina.

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Capitolo 6
*** VI ***


Margharet senti due mani sui fianchi e due labbra morbide sul collo.
-Sono qua per prendere i biscotti, voglio fare anch'io la mia parte-.
-Ti avevo detto di stare sul divano-.
-Lo so- Crystal sorrise.
-Dopo mi aiuti a sistemare casa? Cioè, ad addobbarla e a fare l'albero di natale-.
-Sissignora!-.
Dopo aver bevuto la cioccolata e mangiucchiato qualche biscotto, le due si misero al lavoro. Crystal estrasse dal primo scatolone aperto una ghirlanda di agrifoglio e piccole pigne da appendere alla porta, sul fiocco rosso c'era scritto “Merry Christmas”; Margharet, invece, sistemò qualche statuina in giro per casa.
-Facciamo l'albero?-.
-Certo- Crystal raggiunse Reetha. Insieme sistemarono i rami del pino ed estrassero le decorazioni dagli scatoloni.
Si sedettero a gambe incrociate.
-Sai cosa Reetha?-.
-Cosa?-.
-Ti amo. Voglio dire, la gente della mia età di solito odia i professori, invece io che faccio? Amo una di loro! Assurdo no?-.
-Sì, beh, hai ragione. Di solito i professori sono brutti, vecchi e sputano quando parlano, ma a volte si trovano anche giovani donne.. e loro attirano-.
-Ma io non sono attratta da te per le forme, nonostante siano perfette. E' che io ti amo perché in classe fai tanto la misteriosa, ma quando ci siamo conosciute meglio ti sei aperta e sei esplosa. All'inizio pensavo che fossi solo una come tante, impicciona eccetera, ma ora che ho scoperto il tuo vero carattere mi sono sentita a casa. Tu sei la mia casa-. La donna si emozionò a tal punto da scoppiare a piangere.
-Non piangere prof, dai- aggiunse Crystal mentre stringeva Margharet.
-E.. e come faccio?- singhiozzò -sei troppo dolce, davvero. Ti amo-.
-Dai, continuiamo il lavoro- sussurrò la più giovane dopo aver baciato la donna.
Margharet si asciugò le lacrime e le due si misero di gran lena ad addobbare l'albero con fili d'angelo, palle. Pendenti, strass e lucine. Come qualche mese prime,
le loro mani si trovarono l'una sull'altra sopra la stella da sistemare sulla punta dell'albero. Si guardarono, imbarazzatissime, e la sistemarono insieme.

-E' tardi Reetha, dovrei andare-.
-Hai ragione, scusami per averti trattenuta!-.
-Fa niente, non preoccuparti. Ci sei a cena?-.
-Non credo, scusa-.
-D'accordo, fa niente-. Si baciarono.
Durante il tragitto per tornare al dormitorio, Crystal osservò il più possibile la natura immersa nel bianco. Tutto era bianco, nulla rompeva quella monotonia.
Ogni pianta, ciascun filo d'erba erano ricoperti di bianco, cancellati sotto la coltre di neve. Era fortemente attratta dal potere del bianco: sembrava quasi fosforescente nel buio della sera.

Entrò nella sua stanza, prese un maglioncino, appoggiò la borsa sul letto e si avviò verso la mensa.
Là, al suo tavolo, c'era Jamia ad aspettarla.
-Crystal! Dove sei stata?-.
-Jamia! Ehm.. in biblioteca! Ho studiato chimica, dovevo fare una ricerca-.
-Per tutto il pomeriggio?-.
-Sì, perché?-.
-Perché sono stata in biblioteca e non c'eri. Non ti ho trovata da nessuna parte-. Crystal assunse un'espressione da colpevole.
-Dove sei stata?- continuò la mora.
-Non te lo posso dire-.
-Dimmi dove-.
-No-.
-Perfetto, ciao- Jamia si alzò e se ne andò dalla mensa sotto lo sguardo incredulo della rossa.
Crystal la seguì fino al suo dormitorio.
-Jamia che cazzo stai facendo?-.
-Lasciami in pace, vattene!-.
-No, ti prego- si avvicinò alla minore.
-Che succede Jamia?-. La giovane iniziò a singhiozzare mentre dai suoi occhi delle lacrime sgorgavano copiosamente.
-Jamia, dai, non piangere- continuò la rossa mentre prendeva un fazzolettino per tamponarle le guance rigate di nero.
-Deryck! Lui! Mi ha mollata, è andato a letto con una del quinto anno! Che dovrei fare?- singhiozzò -e tu! La mia migliore amica, tu mi abbandoni così, inspiegabilmente, per andare chissà dove!-. Crystal si sentì in colpa.
-Andrà tutto bene piccina, tranquilla. Sono qua, non piangere, dai-.
-Dimmi che ti succede, ti prego Crystal- supplicò.
-Vedi, è un po' difficile da spiegare..- respirò profondamente -mi vedo con.. con una ragazza. La amo e lei mi ama, ecco dove e perché scappo. Vado da lei-.
-Perché hai aspettato tanto per dirmelo?-.
-Perché avevo paura-.
-Paura? Ti avrei accettata lo stesso. Ti accetto lo stesso. Sei la mia migliore amica..-
-.. e non ti abbandonerò mai, ricordatelo-.
-Grazie Crystal, davvero. Mi sento un po' meglio, grazie ancora. Sono stata una cretina. Quando parlo con te mi fai sentire una brava persona, credimi-.

-Ragazze e ragazzi, sono lieta di annunciarvi che da lunedì prossimo inizieranno le vacanze di Natale! Vi verranno subito consegnati i moduli per il rientro a casa; chi vuole, inoltre, può rimanere nella scuola, i corsi saranno sospesi e saranno promosse attività extrascolastiche, ciascuna seguita da due professori!-. Al discorso della preside in aula magna seguì un forte applauso collettivo accompagnato da un brusio di sottofondo. Le tanto agognate sarebbero presto iniziate e tutti avrebbero preso una pausa dallo studio e dalla scuola.
-Silenzio ragazzi! A breve metteremo il programma delle attività in bacheca!-. Altro brusio.
Una volta in classe, Miss Perfert consegnò alla classe di Crystal le carte per tornare dalle famiglie per le vacanze. Appoggiò delicatamente il foglio sul banco di Crystal e la implorò con lo sguardo di rimanere. Margharet non voleva separarsi da lei, voleva passare le feste con la ragazza che più la faceva impazzire e sognare contemporaneamente.
-Tornerai a casa?- chiese Jamia, una volta in mensa.
-Sì, mi mancano i miei, tu Crystal?-.
-Non credo proprio, odio i miei genitori-.
-La tua tipa rimane o va via?-.
-Credo proprio che rimanga. Beh, almeno potremo passare del tempo indisturbate-.
-Buona fortuna! Scommetto che siete dolcissime insieme!-.
-Beh, sì lo siamo, ma è lei la più dolce. Davvero, la amo tantissimo-.
-Siete fortunate, solo poche persone hanno il privilegio di amarsi come fate voi. Da quello che ho capito siete una coppia molto affiatata-.
-Sì, moltissimo- erano davvero affiatate Crystal e Reetha, ma erano la coppia più sbagliata che potesse esistere ma si amavano e questo bastava. Comunque Jamia non avrebbe mai dovuto sapere chi era la tipa.
 

ATTIVITA' EXTRASCOLASTICHE DELLE VACANZE NATALIZIE (si svolgono ogni giorno, si è liberi di scegliere qualsiasi proposta):
-ore 8.30/10.30: giardinaggio in serra (Perfert-Dupoint, svolto nelle serre) – cucito (White-Smith)

-ore 10.30/12.30: fotografia (Walen-Brown) – cucina (Atter-Muller, svolto nelle cucine)
-ore 14.00/16.00: pittura (Patter-Watson) – riciclaggio (Darren-Pale)

 

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Capitolo 7
*** VII ***


Crystal consegnò l'autorizzazione per rimanere al college durante le vacanze.
Il lunedì successivo la ragazza si trovò nel bel mezzo di una piccola foresta di piante soffocate nella prima delle serre del college. Si sentiva oppressa e rinchiusa come un pappagallo in gabbia, ma almeno si sentiva protetta accanto alla sua Reetha. La donna, però, fu subito accolta a braccia aperte dal collega di francese. Lo trovava disgustoso.
-Carissima Margharet, non capita spesso di stare accanto ad un uomo bello ed affascinante come me, sai? Ebbene, tu sei fortunata, perché vorrei invitarti a cena stasera- sorrise l'uomo.
-Oui, mio caro, so di essere fortunata, ma non per merito tuo-. Dupoint rimase a bocca aperta. Nessuno aveva mai osato dirgli qualcosa del genere e tutti gli alunni risero.
-E no, stasera non vengo, ho da fare- continuò la bionda.
-Ma sono Antoine Dupoint, tutti mi vogliono, te compresa- l'uomo diventò purpureo.
-Questo lo pensi tu-.
Crystal, intanto, aveva osservato i due e si sentiva stranamente compiaciuta del comportamento della donna.
-Allora?- sorrise la giovane.
-Allora cosa?-.
-Vedo che fai conquiste, eh!-.
-Quel francesino è l'unica persona che odio, davvero-.
-Davvero?-.
-Davvero. Amo te, dovresti saperlo, no? Ma ora non facciamoci scoprire da quel tizio, puliamo quelle piante!- Margharet indicò delle orchidee.
Mentre le due si avviavano, una decina di ragazze era addosso ad Antoine, che si stava pavoneggiando di chissà quante avventure inventate di sana pianta.

Quella stessa sera, Reetha e Crystal erano accoccolate sul divano della prima a sorseggiare una cioccolata calda davanti al camino scoppiettante.
-Reetha-.
-Sì?-.
-Sei mai stata con qualcun altro?-.
-Sì-.
-Sono diversa?-.
-Mi crederesti se ti dicessi di sì?-. Crystal tacque e finì la sua cioccolata, dopodiché appoggiò la tazza sul tavolino e strinse a sé Margharet.
-Sei bellissima-.
-Grazie piccola, anche tu-.
Le due passarono così ogni giorno delle vacanze di Natale, cercando di sopportare il professor Dupoint e restando sul divano a coccolarsi fino a sera.
Spesso La più giovane rimaneva dalla donna fino a tardi, cercando di non farsi scoprire, a mangiare; poi guardavano un film e finivano a letto a fare l'amore.
-Sei mia, solo mia- ripeteva Crystal tra un bacio sul collo e l'altro.
-Anche tu, anche tu- le rispondeva la professoressa.
Margharet non osava andare oltre l'amore, non voleva sembrare una di quelle persone da bottarella e via, aveva già commesso tanti errori in passato. Aveva frequentato un altro studente, qualche anno prima, che l'aveva usata particolarmente. Lei si era enormemente infatuata, lui l'aveva capito e aveva finto di amarla per avere bei voti. Con Crystal non avrebbe ricommesso lo stesso sbaglio. Sapeva che era amata come lei l'amava, ma il loro rapporto non avrebbe infierito la media scolastica della rossa. Con lui, Nick, si era lasciata abbandonare al suo corpo, i due si erano uniti più volte, ma da queste esperienze aveva capito che c'era qualcosa di strano in lui. Si erano sempre più allontanati e, alla fine dell'anno, Reetha capì tutto. Agli scrutini finali scoprì che il ragazzo cercava solo di ingannarla per non essere bocciato. L'aveva lasciato ed era entrata in depressione. Solo quando si scontrò con Crystal capì che non tutto era perduto. Aveva trovato qualcosa per cui lottare.
Quando Crystal tornò a casa si buttò sul letto a peso morto. Era piccolo e scomodo in confronto a quello della sua professoressa, ma al college si doveva accontentare. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Dei ricordi le riaffiorarono dai meandri della mente. I suoi genitori, che aveva abbandonato per restare con l'amata, che aveva odiato ed odiava; i suoi compagni di scuola, indisponenti, razzisti ed omofobi; Margharet, l'unica ragione per cui non detestava il college. Fin da piccola aveva dovuto imparare a crescere da sola, suo padre era troppo occupato con il lavoro e lo stesso sua madre. Fu così che, a dodici anni, imparò a cucinare e a fare il bucato, a tredici si comprò la prima chitarra che imparò a suonare da autodidatta, e dai sedici anni in poi racimolò soldi per costruirsi una vita migliore, magari in un paese come gli Stati Uniti. Ma tutti i suoi progetti andarono in fumo quando scoprì che il miglior college del Regno Unito era la sua meta per gli anni successivi, il più duro di tutti. Ma la sua famiglia non aveva tempo per lei e non conosceva i suoi sogni.

L'ultima domenica delle vacanze Margharet organizzò una sorpresa per Crystal. Si erano allontanate dal college ed erano partite per la città. Edimburgo era piena di bei palazzi più o meno antichi e colorati. Dal finestrino dell'auto della donna, la giovane vedeva i bimbi più piccoli giocare con la neve.
-Siamo arrivate!-. La maggiore scese dall'auto e aiutò la minore a scendere.
Erano di fronte ad uno stabile nuovo, dai muri bianchi e dal tetto curvo.
-Entriamo?- le due iniziarono a correre verso l'entrata.
Una volta dentro, Crystal rimase a bocca aperta.
-Una pista da pattinaggio! Ti ho mai detto che ti amo?- risero entrambe -era da anni che non pattinavo!-.
-Davvero? Allora mi insegnerai qualcosa, spero-.
-Ma certo-. Andarono a noleggiare i pattini.
Una volta in pista, fecero un giro per abituarsi alla temperatura e al ghiaccio.
-Allora, vuoi vedere qualcosa?-.
-Per esempio?-.
-Stai a vedere- Crystal si allontanò per eseguire un axel.
-Sei brava, complimenti-.
-Grazie Reetha- fece una pausa -tu, invece, che sai fare?-.
-Beh, non molto, tu sarai di gran lunga più brava di me, ma so fare qualcosa-.
-Del tipo?-.
-Il passo incrociato, l'andatura avanti e quella indietro, sai..-. Crystal rise.
-Cosa c'è?- continuò la donna.
-Nulla- la ragazza continuava a ridere -sei brava per avere i tuoi anni-.
-Cos'hai detto? Ti conviene scappare, che se ti prendo ti ammazzo!- scoppiò in una risata anche Miss Perfert. Nel frattempo Crystal iniziò a scappare, facendosi
rincorrere per tutta la pista dalla maggiore.

Le due, nonostante fossero attorniate da sconosciuti, si sentivano le sole al mondo, a loro sembrava di volare sul ghiaccio come farfalle, sentivano il vento gelido che le accoglieva e screpolava loro le labbra.

 

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Capitolo 8
*** VIII ***


Crystal si ritrovò con le spalle alla barriera protettiva della pista e le braccia di Margharet appoggiate sui fianchi.
-Ti ho presa, finalmente!- la baciò. Crystal ricambiò.
-Mi sono fatta prendere apposta..- sorrise maliziosamente.
-Non ci credo-.
-..solo per riempirti di baci- la minore strinse a sé la donna e iniziò a premere la lingua sulle labbra della bionda che, lentamente, si schiusero.
Improvvisamente il cellulare di Margharet squillò. Doveva tornare immediatamente a scuola per un colloquio con la preside.


-Margharet, da più tempo ti stiamo tenendo d'occhio, crediamo che tu abbia un rapporto insolito con un'alunna, Crystal Mage- la donna guardò il suo superiore con aria innocente -che mi puoi dire su di lei?-.
-Conosco Crystal, è una ragazza in gamba e molto intelligente; ammetto che qualche volta ci siamo incontrate in giardino e abbiamo conversato un po', ma ci siamo limitate a questo. Sai quali sono i miei valori fondamentali, non mi faccio corrompere da un'alunna-.
-Che mi dici della sua media scolastica? Da quanto vedo è la migliore del tuo corso, mentre l'anno scorso era svogliata-.
-Da quanto ho capito le piace la letteratura, la capisce subito, ma l'anno scorso i ragazzi hanno affrontato i periodi in cui sono vissuti certi autori, sono argomenti piuttosto noiosi, lo ammetto-.
-Quindi non vi vedete fuori dalla classe, oltre che in giardino?-. Margharet sudò freddo.
-No, assolutamente-.
-Ti terremo d'occhio, attenta-. La professoressa annui e se ne andò dalla stanza con un'espressione terrorizzata in faccia.
Margharet si sentì morire. Aveva paura, l'avevano scoperta; ma come? Avrebbe voluto scomparire, morire, andarsene, piuttosto che rendere infelice la sua piccola. Come avrebbe reagito? Non voleva credere alla conversazione con la preside.
I passi fino a casa sua risuonarono tetri, cupi, accompagnati da un lontano rintocco di campane. Non le rimaneva molto nella vita e la rossa era l'unico motivo per continuare a vivere bene. Ma ora stava andando anche lei, si stava sciogliendo tutto.
Quella stessa sera la donna chiamò Crystal per riferirle la conversazione.
-No, non può essere. Non voglio lasciarti. Ti amo, mi ami, no..- la giovane rimase sconvolta.
-Lo so, anch'io non avrei voluto sentire quelle parole, ma è per il nostro bene. Non voglio che tutto venga a galla, potresti essere odiata da tutti, non voglio-.
-Già lo sono.. ti prego, non ti voglio abbandonare, non anche te-.
-Non abbiamo scelta, scusami-. La rossa scoppiò in lacrime.
Mesi di amore mandati all'aria. Si era lasciata abbandonare a lei e non era più riuscita a fermarsi. Tutte le speranze ed i sogni le erano caduti addosso, ne era stata sommersa in pieno. Sentiva il peso di tutti i suoi progetti futuri che l'abbandonavano e lasciavano spazio al nulla. Chi avrebbe mai pensato che si sarebbe innamorata della professoressa più severa di tutte, sarebbe stata ricambiata, avessero instaurato una relazione e poi, come un castello di carte, tutto sarebbe crollato? Troppe erano le differenza, troppi i limiti, troppe le paure. Non sarebbe riuscita più a vederla in faccia, nemmeno in aula, ma là avrebbe trovato una soluzione.
Crystal si sentiva esplodere.
In quei giorni imparò a non guardare al tavolo dei professori in mensa, a concentrarsi solo sullo studio, a sedersi all'ultima fila e tornò a leggere e suonare durante il tempo libero. Compose anche una canzone su Margharet, ma non gliel'avrebbe mai fatta ascoltare.
An heartquake I think you are.
Era un terremoto. L'aveva scossa come nessuno prima d'ora, le aveva fatto provare la sensazione dell'amore, l'aveva profondamente cambiata, aveva abbattuto tutte le sue barriere e l'aveva interamente ricostruita. Era cambiata tantissimo grazie a lei.
I tried to give you up.
Negli ultimi tempi aveva provato a smettere di pensare a lei, alla sua pelle candida, alle sue labbra, ai suoi occhi. Sembrava ancora impossibile, però.

-Crystal! Tutto bene? Non ti vedo da secoli, sei pallida, che succede?-.
-Jamia, ciao piccina! Ti spiego dopo, d'accordo? Ci troviamo nella mia stanza dopo le lezioni e ti spiegherò tutto, tranquilla-. La mora annuì.
Il soffitto, durante la terza ora del mercoledì, era divenuto estremamente interessante per Crystal. Ogni tanto saltava le lezioni della professoressa Perfert perché non riusciva a non farsi del male, la guardava e le scendeva qualche lacrima. E Margharet se ne dispiaceva. Non voleva vederla triste, la amava.
La rossa non avrebbe mai pensato che l'amore avesse potuto straziarla così gravemente, ma, d'altra parte, tutte le frecce -anche quelle di Cupido- feriscono. Era sempre disattenta, con la testa fra le nuvole, cercava di impegnarsi, ma spesso le risultava difficile. Si vedeva sempre gli occhi glauchi della donna, sentiva ovunque la sua voce. La sognava, ripercorreva ogni singolo istante della loro ultima telefonata e si svegliava piangendo.
Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Jamia, e non voleva farlo. Nessuno l'avrebbe capita. E si sentiva una stupida per essere caduta nella trappola della sua insegnante. Sapeva benissimo che non sarebbe durato, che era vietato, che avrebbe dovuto staccarsi da lei, ma non così presto e bruscamente.


Uscì. La fredda brezza di fine inverno le arrossava le gote e la faceva somigliare ad una bambola di porcellana. Bianca, labbra rosse, capelli dello stesso colore, occhi più verdi del solito. Il cielo era chiaro, troppo bianco. Non diceva nulla, nessuna nuvola. Solo un colore uniforme. Crystal aveva paura del cielo bianco, sembrava che qualche catastrofe potesse succedere nell'arco della giornata.
Qualche ragazzo era in giardino a parlare con gli amici, altri studenti erano riuniti a giocare. Sembrava una scena felice, una gioia immensa, ma non per la rossa. Era distrutta, quel luogo le ricordava troppo Margharet e le conversazioni con lei, i sorrisi, le Canterbury Tales, il suo mondo.
La giovane voleva tornare a vivere ed essere felice, ma era ancora radicata al passato.
Si sedette su una panchina, era gelida, prese l'ipod con le cuffie e ascoltò tutti i brani contenuti. Più la gente tornava all'interno, più lei piangeva rannicchiata su quella panca all'angolo più buio e remoto del cortiletto.
Stava morendo. Tutto, in verità, era già morto da tempo.

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Capitolo 9
*** IX ***


Crystal aprì gli occhi. Era viva? Il bianco quasi l'accecava, la vista era appannata, e sentì una voce di sottofondo che sembrava conoscere.
-C'è qualcuno? Dove sono?-.
-CRYSTAL!-.
-Ma..Margharet? Oddio, che ci faccio qua?- la giovane si alzò -non posso stare qua-.
-No- la fece sedere sul divano- devi rimanere a riposo-.
-Che è successo?-.
-Hai solo rischiato di morire di freddo, ma ti ho vista mentre passavo di là e ti ho portata a casa-.
-Ma..-.
-Andrà tutto bene, ho già parlato con i miei colleghi e ho detto che sei stata male. Ti aiuterò io a terminare le lezioni-.
-E non ci possono scoprire?-.
-Nel fare cosa, nell'aiutarti con la scuola e a star bene?-.
-Non c'è l'infermeria?-.
-Posso accompagnarti, se vuoi, ma qua avresti tutta la privacy che vuoi e potrei prepararti qualcosa di buono da mangiare, farti dei bei massaggi..-.
-...baciarmi-.
-Anche quello, se vorrai-. La rossa rimase in silenzio.
Crystal prese la mano di Margharet e la tirò a sé, la strinse e le mise una mano fra i capelli dorati.
-Promettimi che non piangerai più-.
-Come fai a sapere che ho pianto?-.
-Ti ho tamponato le guance per asciugartele-. La ragazza accennò un sorriso.
Le due rimasero abbracciate tutta la serata. L'una mancava all'altra, erano rimaste separate da troppo tempo e, come due calamite, si erano ricongiunte al primo avvicinamento.

Jamia ricevette un messaggio da Crystal, doveva andare all'indirizzo che le aveva scritto. Il luogo era appena fuori dal campus, c'era arrivata subito.
Si ritrovò a bussare alla porta di una villetta dai muri scuri. Non era mai stata in quel posto, ma si fidava di Crystal, si era sempre fidata di lei.
L'aprì la rossa e la fece entrare.
-Crystal! Come stai? Dove siamo? E' casa tua?-.
-Jamia.. vedi, non è casa mia, ma di Mar.. della professoressa Perfert-.
-E perché siamo qua? Noi a casa di una professoressa? Non può essere, dai-.
-Cosa non può essere?- in quel momento Margharet raggiunse le due ragazze portando un vassoio con tè e biscotti.
-Professoressa, io.. io non dovrei stare qua, mi scusi, non è colpa mia-.
-Lo so, tranquilla. Siediti e ti spiegheremo-. Jamia iniziò a tremare, ma si sedette sulla poltrona accanto al divano.
-C'è gente che sospetta una relazione tra noi, non possiamo continuare a vivere qua come se nulla fosse mentre alle spalle ti deridono e ti prendono in giro-.
Jamia iniziò finalmente a capire tutto. La loro professoressa era la persona di cui Crystal si era lentamente innamorata, le parlava sempre di lei e non se n'era accorta.
-E quando sparisco dal college sto qua con lei-.
-Quindi è tutto vero quello che si dice di voi due?-.
-Sì- risposero Crystal e Margharet in coro mentre le loro mani si intrecciavano.
-Quindi che farete?-.
-Nulla, rimarremo insieme, ma non qua-.
-Dove?-.
-Io mi licenzierò, mentre Crystal potrà continuare gli studi qua-.
-No, non servirà continuare a studiare se posso avere te, ti seguirò- la rossa si rivolse alla sua amata.
-Ve ne andrete..-.
-Sì, ma tranquilla piccina, ci sentiremo ancora, d'accordo?-.
-Vivremo qua vicino, potrai venire quando vuoi e ti aiuteremo con lo studio-.
-Grazie, siete molto gentili, grazie ancora- la mora sorrise.
-Mantieni ancora il nostro segreto, ti preghiamo solo di questo- la implorarono Crystal e Reetha.
-Certo, non preoccupatevi- si abbracciarono.

Fu così che, durante il primo giorno di vacanze, Crystal si trasferì da Margharet subito dopo aver salutato Jamia. Le tre s'incontrarono spesso durante l'estate, scherzarono insieme e si divertirono. La rossa e la bionda eliminarono ogni collegamento con la scuola e riuscirono finalmente a vivere senza doversi trattenere o stare attente a non essere viste. Vissero al meglio le giornate pensando solo al loro mondo e così continuarono a fare, non le avrebbe separate più nessuno.

True love exists, it's deeply rooted in every single one. You only have to find the right person and everything will suddenly become easier.




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Ciao! Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto questa storia dall'inizio alla fine e, in particolare, Ddddddddori. Grazie anche a chi ha recensito, siete tutti stupendi <3

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