V.I.U (Very Important U)

di Yuna_Orange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Next Day ***
Capitolo 3: *** We Belong Together ***
Capitolo 4: *** Oh My Friend ***
Capitolo 5: *** Tonight ***
Capitolo 6: *** Bad Boy ***
Capitolo 7: *** Lady ***
Capitolo 8: *** Korean Dream ***
Capitolo 9: *** With U ***
Capitolo 10: *** Always ***
Capitolo 11: *** Lies ***
Capitolo 12: *** Because ***
Capitolo 13: *** Feeling ***
Capitolo 14: *** Friend ***
Capitolo 15: *** Somebody To Love ***
Capitolo 16: *** Tell Me Goodbye ***
Capitolo 17: *** I'll Be There ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Capitolo 1  -  Intro
 
 
Era il 28 Dicembre.
Nives sarebbe voluta ritornare in Italia almeno per le festività natalizie, sapeva che la sua famiglia ci teneva molto, ma il lavoro le aveva negato anche l’affetto dei parenti.
Era passato quasi un anno da quando li aveva visti di persona l’ultima volta.
Ok c’era Skype, Twitter e tutti gli altri social network, esisteva anche il telefono! Per comunicare non avevano di certo bisogno dei piccioni viaggiatori! Ma a lei non mancavano in quel senso. A lei mancavano gli abbracci di sua madre, la mano di suo padre che prima di andare al lavoro le scompigliava i capelli…le mancavano addirittura le lagne continue di suo fratello! Erano queste piccole cose che erano venute a mancare nella sua vita. Perché, a dirla tutta, da quando era andata a vivere a Tokyo, si sentiva sola. Aveva legato  con tre sole persone originarie di quel paese, due delle quali conosciute in Italia, all’università. E non le vedeva da molto. Per questo ora si trovava lì, alla stazione di Fukuoka.
La sua amica Hanabi l’aveva praticamente rapita dal suo appartamento di Tokyo per farle passare almeno un paio di giorni in compagnia.
Sì, perché Nives viveva anche da sola, e ciò non faceva affatto bene al suo animo.
Quel 28 Dicembre sarebbe ripartita per tornare alla sua routine, al suo appartamento vuoto, dove solo una gatta aspettava il suo ritorno.
 
Pioveva. Non c’era vento, solo un freddo pungente che, una volta insinuatosi sotto la pelle, riusciva ad irrigidire tutto il corpo.
Nives era sola alla stazione. Ovviamente con quel bel tempo nessuna persona sana di mente avrebbe provato anche solo a mettere un dito fuori dalle calde mura di casa, ma lei doveva tornarci a quelle mura, quindi si fece coraggio e, aperto l’ombrello, pazientemente, attese l’arrivo del treno.
Una manciata di minuti dopo notò un ragazzo. Era solo, senza ombrello, con un chiodo di pelle sulle spalle e un cappello di lana in testa. La ragazza si fece coraggio e, presa la sua valigia, gli si avvicinò, coprendo almeno la sua testa con l’ombrello.
Il ragazzo si voltò.
Ecco adesso mi dice di levarmi dalle balle. Pensò.
Ma invece le sorrise e la ringraziò, prima di svenire sulla sua spalla.
 
 
                                                                  ~~~~~
 
 
Choi Seung-hyun non ne poteva più.
Spesso si pensa che la vita degli idol sia tutta rose e fiori. Ma la verità è ben altra.
Fra comparse negli show, registrazioni, prove, pubblicità, allenamenti, fan assatanate e chi più ne ha più ne metta, il tanto amato T.O.P. non aveva neanche il tempo per guardarsi allo specchio.
Voleva mollare tutto, o almeno prendersi una pausa.
Gli altri membri della band non erano messi meglio, lo ammetteva, ma loro non dovevano recitare in un film e in un drama.
Era stressato, era stanco.
Così decise che, finite tutte le riprese, sarebbe partito.
 
 
- In che senso parti? E DOVE TE NE VORRESTI ANDARE POI? – La reazione del maknae era più che scontata.
- SeungRi, cerca di capirlo…- Intervenne Daesung – in fondo è lui quello che sta lavorando di più, ha diritto al riposo, o sbaglio? –
-  Dae ha ragione. Solo una cosa: quando pensi di ritornare? – domandò JiYong, per una volta comprensivo.
- Fra cinque mesi. Cinque mesi di riposo, non vi chiedo altro –
- Ce la farai a ritornare? Lo sai che ad agosto comincerà il tour…-
- Non ti preoccupare GD, mi impegnerò al massimo, ma per ora voglio solo riposare e dimenticarmi d’essere un idol–
 
Così, quel 28 Dicembre, sorteggiò dal tabellone dell’aeroporto una località, comprò il biglietto e atterrò all’aeroporto di Fukuoka. Con se aveva solo i documenti, la carta di credito e un po’ di denaro contante. Niente bagaglio, nessuno ad attenderlo al gate per scortarlo. Si stava dando all’avventura, e la cosa gli piaceva. Era libero.
Ma doveva comunque essere vigile. La sua chioma azzurra dava comunque nell’occhio e le VIP giapponesi l’avrebbero riconosciuto senza troppi problemi. Quindi, armato di cappello e occhiali da sole, si diresse verso l’uscita. Aveva l’intenzione di andare a Tokyo. Sono in Giappone, se devo passare cinque mesi a zonzo in questo paese, tanto vale andare nella capitale.
Vide un gruppo di ragazze avvicinarsi. Parlavano tra di loro e lo indicavano. Aveva il presentimento, anzi il terrore, che si trattasse di V.I.P.. Beninteso, a lui piacevano le fan, ma in quel periodo ne avrebbe fatto volentieri a meno. Pensò bene di non prendere un altro aereo e optò per un viaggio in treno fino a Tokyo.
Prese un taxi e si diresse alla ferrovia.
Pioveva, e lui non aveva l’ombrello. Faceva un freddo cane, e lui indossava dei vestiti leggeri.
Si mise sotto la pioggia e attese il treno. Dopo tutto, cos’altro avrebbe potuto fare? Non poteva  starsene alla biglietteria, aveva paura d’esser riconosciuto.
Pochi minuti dopo, vide un ombrello grande, verde, fermarsi a dieci passi circa da lui.
Il proprietario dell’ombrello aveva con se un trolley, sul quale si sedette, in attesa del treno. T.O.P. rise mentalmente pensando che SeungRi avrebbe fatto lo stesso.
Quella persona non s’era accorta della sua presenza se non dopo una manciata di minuti. Quando lo vide, lo squadrò per bene e gli si avvicinò. Ti prego, fa che non mi abbia riconosciuto, ti prego, ti supplico, TI IMPLORO!
Ma quello non sembrava interessato ad un suo autografo, ad una sua foto o a chissà quale altra diavoleria, semplicemente lo riparò dalla pioggia.
Commosso da quel gesto, si girò verso quella persona, che comprese essere una ragazza, le sorrise e mormorò: - Arigatō –
Dopo di che si sentì mancare e vide il mondo piombare nell’oscurità.
 
 
 
 
 
 
 
   The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪    ~
Io e le presentazioni non andiamo d’accordo quindi…SALVE GENTE!
Questa è la mia prima FF sui BigBang, quindi siate clementi e abbiate pazienza ( ̄○ ̄;)
Sì lo so, manco io me lo immagino così T.O.P. … -_- ma che ci volete fare? S’era scocciato. Chi non vorrebbe scappare e provare ad essere qualcun altro? Gli idol che vogliono essere trattati come persone normali e le persone normali che vogliono essere trattate come idol….ok sto divagando come al solito (≧▽≦)ゞ  ve l’ho detto, abbiate pazienza ._. e poi questa, dopo tutto è solo l’introduzione u_ù
Vi prometto che fra un po’ vi mostrerò il vero Tabi (??) non rimarrà mica così, in versione Dora l’esploratrice per tutta la FF!! u.ù
Spero che qualcuno si interessi a ‘sta cosa σ(^-^;)
Babeh! Alla prossima bella gente! 三(/ ^^)/
Yuna

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Capitolo 2
*** Next Day ***


ATTENZIONE! Visto e considerato che la protagonista parla troppe lingue (~_~;) , ho deciso che per segnalare i discorsi in coreano utilizzerò le lineette, invece per quelli in italiano/giapponese/qualsiasi altra lingua utilizzerò le virgolette. Scusate per il disagio (??) (sembro una compagnia di trasporti così…).
 
Capitolo 2 – Next Day
 
Era svenuto.
Nives lo afferrò appena in tempo, prima che cadesse a peso morto su di lei.
Afferrò il braccio destro del ragazzo e se lo passò attorno alle spalle e gli cinse la vita con il suo braccio sinistro, per sorreggerlo meglio. Doveva ammettere però che quel ragazzo pesava meno di quanto s’aspettasse.
Dovette chiudere l’ombrello e abbandonarlo in terra, quindi si ritrovò a sua volta zuppa.
Fortunatamente il treno stava arrivando.
La ragazza afferrò con la mano libera il trolley e si trascinò all’interno del mezzo di trasporto.
Dove, ovviamente, non c’era nessuno.
Sospirò e sistemò quello strano tipo su un sedile e, prima di riporre il trolley nel portabagagli, prese dal bagaglio due asciugamani e una felpa.
Tolse il cappello al ragazzo e non rimase per niente sorpresa nel constatare che i suoi capelli fossero di un azzurro sgargiante. Dopo tutto lei due anni prima s’era tinta i capelli di lilla. Questo genere di cose non poteva destare in lei nulla se non pura curiosità. Lo privò anche della giacca, cominciando poi ad asciugargli la pelle e i capelli bagnati.
Osservò che aveva la febbre, e pure alta.
E grazie a questo gran cazzo, bello mio! Ti sei vestito così, con questo tempo! E sei uscito pure senza ombrello!! Ben ti sta!
Ricordò poi il suo sorriso, colmo di gratitudine, prima del collasso. Ammise a se stessa che quel gesto l’aveva scossa. Detto francamente, pensava che la volesse mandare al bel paese di fanculonia. Ma non l’aveva fatto.
Le aveva sorriso.
Nessuno le aveva mai sorriso così. Non era un sorriso di cortesia, di quelli che si fanno al tipo che ti tiene ferma la porta per lasciarti passare. No. Quello era un sorriso donato con tutto il cuore.
Dolcemente gli infilò la felpa, gli mise il suo cappello, la sua sciarpa e gli alzò anche il cappuccio della felpa, per tenerlo al caldo.
Frugò nelle tasche della giacca di pelle e trovò poche cose saggiamente riposte in una tasca interna.
Un cellulare, un passaporto, e un portafogli.
Il cellulare era spento. “Perfetto!!” disse sarcastica Nives “e dimmi un po’, perché hai il cellulare spento? Io adesso che devo fare?” Ma che fai? Parli da sola?  Scosse la testa e si diede dell’idiota da sola.
Controllò nel portafogli. Vi trovò, ovviamente, del denaro, varie carte di credito e la carta d’identità. Da quella apprese che il bel tipo dai capelli azzurri che giaceva accanto a lei era un certo Choi Seung Hyun, nato il 4 Novembre del 1987 a Seul, residente in Corea del Sud.
Per tua fortuna parlo anche il coreano, mio caro Choi.
Nel passaporto c’erano due biglietti. Uno era quello che aveva pure lei, quello della linea ferroviaria XXX diretto a Tokyo, e da quello scoperse che il tizio era diretto nella sua città. L’altro era un biglietto aereo che la informava che Mr. Azzurro quella mattina si era sorbito pure un viaggio da Seul a Fukuoka.
E tu sei venuto in Giappone senza neanche una valigia? Che hai fatto, sei scappato di casa?
 
 
Durante le tre ore di viaggio prese una decisione. Lo avrebbe ospitato finché la sua salute non fosse migliorata.
Non poteva di certo mollarlo lì sul treno. Con la sua felpa per giunta!
Certo era uno sconosciuto e, probabilmente, quando si sarebbe ritrovato in casa sua l’avrebbe denunciata per sequestro di persona o Dio sa cos altro, quello che è sicuro è che l’avrebbe presa per una maniaca.
Ma infondo a lei non importava.
In quel ragazzo riusciva a vedere solo un grosso cane randagio delle fattezze di un uomo, che se ne stava da solo sotto la pioggia e che lei voleva portare a casa.
 
 
Arrivati a destinazione, Nives cercò di farlo rinvenire. Non poteva portarlo a casa in spalla. Un conto e trascinarlo per 3 metri, l’altro è per mezza città!
Il ragazzo aprì gli occhi, intontito.
- Ehi, ce la fai a camminare? – gli disse, e quello fece cenno di sì. Chiaramente ce la faceva, sì, ma relativamente. Doveva in ogni caso appoggiarsi alle sue spalle per reggersi in piedi e camminare dritto.
Presero un taxi.
Arrivati a destinazione, Nives chiese gentilmente al tassista di aiutarla con la sua valigia, che fu trasportata dal buon uomo fin dentro l’ascensore.
Arrivati all’ultimo piano, precisamente il 13, le porte del macchinario si aprirono su un corridoio dal quale si accedeva a due abitazioni. Una era quella della signora Tenshi, l’altra era la sua.
Abbandonò il trolley affianco alla porta di casa propria e infilò la chiave della serratura.
Subito un *MIEOW* e il rumore del sonaglio si fecero sentire. Era la sua gatta, Aria, che le dava il benvenuto. Lo faceva sempre. E puntualmente la sua padrona giocava un po’ con lei prima di sistemare i bagagli e tutto il resto.
Ma questa volta Nives puntò dritto alla sua camera da letto.
Quasi rimpiangeva di non averla riordinata prima di partire.
Fece stendere l'ospite sul suo letto, gli sfilò le scarpe e i calzini bagnati, gli tolse anche la sciarpa ed il cappello, e coprì il ragazzo con un piumone e una coperta di pile.
Poi prese una bacinella e la riempì d’acqua fredda, la poggiò sul comodino e v’inumidì un fazzoletto che andò poi a coprire la fronte del Mr. Choi-capelli-azzurri.
Recuperò il trolley e la sua gatta, che aveva avuto la brillante idea di andarsi a rifare le unghie sulla pianta decorativa che la signora Tenshi aveva vicino alla porta.
Si diresse nella sua camera e osservò il Choi.
Aveva le guance rosse, ma nonostante quell’aria malaticcia, Nives ammise a se stessa che quello che dormiva nel suo letto era bello da far paura.
 
 
                                                      ~~~~~
 
La pioggia, un volto gentile, una voce preoccupata.
La voce di JiYong che gli martellava il cervello: - Quando arrivi, ovunque tu vada, per favore chiamami, non farmi preoccupare –
 
T.O.P. aprì gli occhi.
 
Vedeva tutto sfocato e gli girava la testa.
La sua mente era annebbiata, tutto era immerso in una nube fuligginosa, non capiva cosa gli era successo.
Poi piano piano ricordò.
Ricordò d’aver preso l’aereo diretto a Fukuoka, di aver aspettato il treno sotto la pioggia e di un ombrello verde. Ricordò anche una voce che gli parlava. Era dolce. Ma probabilmente l’aveva solo sognata.
Ok, ma io ora dove mi trovo?
Cercò di mettersi a sedere sul letto, ma invano.
Osservò dunque il posto in cui si trovava. Era disteso su un letto a due piazze, con un gatto bianco e nero che gli dormiva affianco. Il letto profumava di pulito e viole. Si voltò a destra e la parete era completamente occupata da un’enorme libreria, stracolma di libri. Si voltò a sinistra e vide un comodino che reggeva una bacinella, affianco a quel mobile c’era una sedia e dietro questa una finestra, chiusa, coperta da una tenda bianca. Un murale decorava il soffitto. Era una scritta stilizzata:
‘Little girl, little girl
why are you crying?
Inside your restless soul your heart is dying ‘
Viva l’allegria!
Però in se il murale era davvero bello: le lettere erano avvolte da rami di rose, e qua e là ne sbocciava qualcuna.
 
- Oh vedo che sei sveglio!! –
Quella voce. Era la stessa che aveva creduto di sognare.
Gli si piazzò vicino una ragazza occidentale dai capelli cortissimi.
- Dove mi trovo? – Mugugnò – E tu chi sei? –
- Piacere, io sono Nives e sei a casa mia! Tu devi essere Choi Seung Hyun, giusto? –
- Eh già – Sospirò – Ma perché mi trovo qui?? – Io lo sapevo! Dovevo prendere il volo diretto ad Oslo! Questa sicuro è una VIP, e io sono fottuto!! Mi trovo nella tana del leone! Dio, se esisti, aiutami!
Dire che T.O.P. era disperato, era minimizzare la cosa. Era l’unica spiegazione. Quella Nives doveva essere una VIP, lo aveva riconosciuto, lui si era sentito male e lei lo aveva rinchiuso in casa sua. Ormai non aveva scampo.
- Sai com’è, mi sei svenuto addosso e io mi sono sentita in dovere d’aiutarti. Ma spiegami una cosa, come mai sei venuto qui in Giappone? –
- Ma saranno fatti miei?? – T.O.P. cominciava a stizzirsi. La sua avventura era finita prima di cominciare. BENISSIMO!!
Guardò la ragazza, alla quale si imporporarono le guance. Ma poi sospirò e si passò una mano sugli occhi.
- Hai ragione. Guarda che se sei scappato da casa a me puoi dirlo. Non capita mica tutti i giorni di prendere il primo volo per il Giappone dalla Corea senza uno straccio di valigia. Dì la verità, la tua ragazza t’ha mollato e t’è frullata in testa l’idea che quel paese fosse troppo piccolo per tutti e due! -  L'ultima frase l’aveva detta  ridendo, ma sembrava preoccupata.
Ma che cazz…??
- Eh? – T.O.P. non capiva.
- Dai, non dirmi che ho indovinato! – E un’espressione di pura incredulità si dipinse sul volto della giovane.
Mi sa che questa non ha idea di chi ha accolto in casa…
Il ragazzo decise di verificare l’esattezza della sua tesi.
- Mmmh hai indovinato, ma solo sul fatto che sono scappato – Le disse.
- E da cosa sei scappato? Nella vita, mi dispiace Choi, ma non si scappa, le avversità si devono affrontare! –
Perché mi ha chiamato Choi? Di solito le fan mi chiamano T.O.P., Seung-hyun…ma questa m’ha chiamato CHOI!! Sì, è sicuro, non mi conosce.
- Hai ragione, ma io veramente non ne potevo più –
Era la prima che lo trattava da ‘persona normale ’ da quando era entrato a far parte dei BigBang e quel trattamento non gli dispiaceva…
- Scusami se ti sono sembrato scortese prima, infondo tu mi hai salvato! Ti sarò eternamente riconoscente! – E lo pensava sul serio.
Lei gli sorrise. – Non sei il primo randagio che accolgo in casa mia, sappilo! –
Sul volto di T.O.P. si dipinse un punto interrogativo enorme. Lei rise e disse: - La mia gatta…era una randagia anche lei – E la indicò.
Dormiva beata proprio vicino al fianco destro del ragazzo.
- Come si chiama? –
- Aria …- Gli si avvicinò e prese qualcosa dalla sua fronte, per poi metterlo nella bacinella.
- Apri la bocca – Gli ordinò.
Confuso, Seung-hyun obbedì.
Nives gli infilò qualcosa in bocca, doveva essersi accorta della sua confusione, perché disse: - Non ti preoccupare, è un termometro, nulla di speciale. Voglio controllare se la febbre è scesa, almeno un po’ –
Si diresse verso quella che comprese essere l’uscita dicendo: - Stai lì e non t’addormentare –
Poco dopo arrivò con un vassoio portavivande, che poggiò sulla sedia.
Prese il termometro dalla sua bocca e annunciò: - 38,5. Beh rispetto alla temperatura di quando t’ho portato qui, è un grosso miglioramento! Avevi 39,3 –
Lo aiutò a mettersi seduto, ponendo dei cuscini dietro la sua schiena.
- Ora, voglio che tu mangi tutto – Gli disse, mettendogli quel vassoio davanti.
C’era una scodella contenente del brodo e dei crostini.
Ma lui non aveva fame.
- Ti ringrazio, ma passo –
- Guarda che non ho avvelenato nulla, e poi sei malato, devi mangiare, per tenerti in forze! Altrimenti non guarirai mai. –
T.O.P. mangiò senza fare troppe storie. Ammise che quella roba era davvero buona.
 
 
 
                                                    ~~~~~
 
Nives concesse un po’ di solitudine a quel ragazzo. In fondo, non stava bene guardare una persona intenta a mangiare.
- Per qualsiasi cosa chiamami, anche quando hai finito di mangiare, così porto via tutto –
Detto ciò, si ritirò nel salotto, decisa a rimettersi a lavorare.
Doveva tradurre gli ultimi capitoli di un libro e rileggere il tutto entro la fine del mese.
Infatti Nives era una traduttrice di letteratura italiana per il pubblico giapponese. Era da sempre stato il suo sogno, era felice di svolgere il suo lavoro. Ma ci metteva davvero troppo impegno, la sua vita era praticamente stata risucchiata da quel lavoro.
Non usciva quasi mai, la sua vita sociale era ridotta ai minimi storici.
E tutto ciò era un controsenso, perché lei non era una persona chiusa e introversa, anzi la compagnia le piaceva e aveva da sempre fatto amicizia con tutte le persone che le bazzicavano attorno.
Però da quando era arrivata in Giappone qualcosa era cambiato.
Le mancava qualcosa. Non sapeva ancora cosa, ma cercava di colmare quel vuoto con il lavoro. Ma più lavorava sodo, più si impegnava e più quel vuoto si espandeva, inghiottendo tutto ciò a cui teneva.
 
 
Era passata mezz’ora da quando aveva lasciato solo il Choi.
Quindi decise di andare a controllare. Sperava che non fosse svenuto di nuovo e di trovare la sua testolina azzurra immersa nel brodo.
Fortunatamente trovò il portavivande ancora in ordine, la scodella vuota e il suo ospite addormentato. Ma guarda un po’, sembra un bambino.
Mise via le stoviglie e lo sistemò, non poteva dormire seduto.
Ma appena lo toccò questo si svegliò e le chiese: - Perché fai tutto questo per me? Insomma…sono uno sconosciuto –
Nives ci pensò un po’. Già, perché lo faceva? Non era forse più semplice portarlo in ospedale e lasciarlo lì?
- Mmmh…non lo so. Credo che sia lo stesso principio che muove le persone ad accogliere in casa un animale randagio. –
 
 
                                                       ~~~~~
 
T.O.P. rimase di stucco.
- Ti sembro un randagio? –
- In realtà sì. Eri tutto bagnato e infreddolito, sotto la pioggia. –
Quella ragazza era strana, aveva un modo tutto suo di guardare le cose.
Sorrise alla sua benefattrice.
Doveva essere arrabbiato per quel paragone. Caspita lui era un idol famoso in tutto l’oriente! Mica un cane bastardo qualsiasi!! Ma pensò che una persona dovesse essere davvero buona per accogliere uno sconosciuto in casa propria, accudirlo e curarlo. Era solo sorpreso.
- Grazie, davvero –
 








 
The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪
Salve bella gente! Sì questo capitolo è noioso, lo so (⇀‸↼‶) non tiratemi niente addosso per favore! Dovevo scrivere la cosa quanto più realisticamente possibile, capitemi!  (╥_╥)  (per quanto sia realistico tutto ciò LOL)
 
Se vi state dicendo “WOW, ha pubblicato un nuovo capitolo due giorni dopo la pubblicazione del primo!” dovete sapere che io non ho molto da fare, quindi in qualche modo devo perdere tempo (??)“ヽ(´▽`)ノ”  o leggo o scrivo ._.’’’ (ed è meglio se me ne torno a leggere và)
 
Passiamo ai ringraziamenti! Do un bacione a quelle brave persone che hanno recensito! Quando ho aperto EFP e ho visto le recensioni ho pensato “vi voglio bene!” LOL sul serio, arigato a tutte! ♡^▽^♡
Grazie anche a chi ha aggiunto V.I.U fra le seguite/ricordate/preferite e anche a chi ha solo aperto ‘sta cosa!
Alla prossima giente! 三(/ ^^)/
Yuna.

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Capitolo 3
*** We Belong Together ***


Capitolo 3 - We Belong Together
 
 
 La febbre ormai era andata via ed era passata quasi una settimana da quando Nives l’aveva accolto in casa sua. E doveva ammettere che ci si trovava proprio bene. La ragazza, nelle lunghe giornate che aveva speso a dormire a causa della febbre, gli aveva procurato dei vestiti nuovi, principalmente felpe e tute. Non avrebbe mai potuto ringraziarla abbastanza per tutto quello che stava facendo per lui.
Quando le chiese come mai parlasse con disinvoltura anche il coreano, lei gli rispose che, indecisa se studiare lingua giapponese o coreana, alla fine aveva deciso di studiarle entrambe.
Apprese che era italiana e che si trovava lì in Giappone in qualità di traduttrice e che lavorava principalmente a casa, che aveva delle date di scadenza da rispettare e che doveva recarsi in ufficio di tanto in tanto per aggiornare il suo editor o per fare da interprete.
Quella mattina, Nives era costretta andare in ufficio: doveva fare gli auguri per l’anno nuovo ai suoi colleghi e aveva l'obbligo di partecipare a ben due riunioni.
- Mi raccomando, non combinare guai, io sarò di ritorno questa sera. Questo è il mio numero di cellulare, per qualsiasi cosa chiamami. – 
Era sempre premurosa nei suoi confronti. Si comportava da sorella maggiore nonostante fosse di un anno più piccola di lui. Ma la cosa non gli dava fastidio. In realtà non poteva che esser grato a quella ragazzetta, con lei, nonostante convivessero da pochissimo, riusciva a sentirsi se stesso. Non doveva contenersi, non doveva essere T.O.P., rapper dei BigBang, seducente e affascinante a tutti i costi. Con lei era solo Choi Seung-hyun, un ragazzo buttato fuori di casa dai propri genitori. Perché era questo che le aveva raccontato.
Ok, le aveva rifilato una bugia, era anche poco credibile, ma che avrebbe dovuto fare fare?
Certamente non poteva dirle la verità.
 
 
E così si ritrovò solo.
Era la prima volta che la ragazza lo lasciava a casa da solo.
Pensò di chiamare GD. Doveva chiamarlo appena arrivato in Giappone, ma non ne aveva avuto la forza.
Sapeva già cosa lo aspettava: un JiYong ululante per la rabbia, un Daesung preoccupato, un Taeyang già pronto per partire e raggiungerlo e un SeungRi incantato sulla frase – Quando torni? - .
Accese il cellulare e vi trovò, come previsto, valanghe di chiamate perse: 382 per GD, 297 per Dae, 392 per Tae, 451 per Ri e in più un altro centinaio di chiamate.
Sono nella merda. Mi uccideranno.
Compose il numero di G-Dragon e attese.
- TU! – Tuonò la voce del leader.
- Io…-
- Dovevi chiamarmi appena arrivato!! Ti rendi conto che ormai ti davamo per disperso?!? DOVE SEI BRUTTO IDIOTA? DEVO VENIRE LI’ E METTERTI SOTTO CON LA MIA MACCHINA!! – Aveva dovuto allontanare il cellulare dall’orecchio tanto che gridava forte.
Quando non sentì più sbraitare, si mise di nuovo in ascolto.
- …Hyun…ci sei? – Era la voce di Tae.
- Sì, sono qui. Scusatemi se non vi ho chiamato subito, ma ho avuto…ecco, un piccolo cambio di programma –
- Aspetta che imposto la chiamata in vivavoce –
- HYUUUUN!!! – La voce di SeungRi – Quando torni? Qui è una noia senza di te, non fanno altro che lamentarsi: ‘e quando chiama, perché non si fa vivo? ‘ –
- Ma lo chiudi un po’ il becco? – La voce di Taeyang era seccata, come se non avesse fatto altro che zittire il maknae per tutto il giorno.
- Ma GD e Dae dove sono? Non li sento…-
- Ti sentiamo forte e chiaro Hyun! Non ti preoccupare, siamo qui! – Annunciò D-Lite.
- Sentiamo un po’, perché non c’hai chiamati? – Sentiva la rabbia del leader scorrere da ogni singola parola.
Così decise di raccontare tutto.
Raccontò di come, atterrato sul suolo giapponese, avesse preferito prendere un treno piuttosto che un altro aereo; di come avesse conosciuto Nives e di come quella ragazza si fosse preso cura di lui, ma soprattutto spiegò che lei non sapeva chi fosse.
- Credo sia l’unica persona in tutta l’Asia che non conosca i BigBang! Per i primi due giorni ha continuato a chiamarmi Choi-kun!! –
Silenzio.
- Sei sicuro che non ti abbia riconosciuto? Almeno un po’? Eppure il Giappone è pieno anche delle nostre foto…- Taeyang sembrò in qualche modo deluso.
- Secondo me ti sta solo illudendo. Penso che sappia benissimo chi sei, ma lo tiene nascosto per non farti scappare via – Sputò acido JiYong.
- Non mi sembra una persona così subdola, non si chiama mica Kwon Ji Yong! –
Sentì tre dei suoi compagni sghignazzare e avrebbe giurato che in quel momento GD stesse per esplodere.
- Fa come cacchio ti pare! Poi quando lei comincerà a voler fare l’arrampicatrice sociale, non venire a piangere da me!! –
- Pff…lei non si chiama neanche Miku! -
Ancora silenzio. Ma questa volta era denso.
Non avrebbe mai dovuto pronunciare quel nome. Sapeva quanto il ricordo di quella ragazza ferisse l’amico.
Poi SeungRi spazzò via la pesantezza di quel silenzio esordendo con una delle sue affermazioni fuori luogo: - Ma sai quanto me ne importa di come si chiama! Piuttosto, passiamo alle cose serie, com’è messa? –
T.O.P., ancora dispiaciuto d’essersi fatto scappare quel nome, non aveva capito dove voleva andare a parare il maknae – Eh? –
- Dai che hai capito! E’ il prototipo della ragazza mediterranea, tutta tette e culo? – *SCHIAF* - AHIA! Ma che ho detto di male? –
- M-ma ti sembrano domande da fare?? – Disse un Taeyang, probabilmente più rosso di un peperone.
Seung-hyun ci rifletté pure su, prima di rispondere: - Sei un pervertito, Ri, questo è noto a tutti. Comunque non lo so, non c’ho fatto caso –
- UH? – Erano increduli, tutti e quattro.
- Ehi, ehi, non è mica colpa mia se si veste come un maschio. Sempre felpe e tute. –
Sentì G-Dragon ridere come un pazzo.
- Immagino che sia pure brutta come la peste! – Disse poi, ridendo ancora più forte.
- Ma quanto sei cretino, tu? E poi la bellezza di una persona non sta tutta nell’aspetto fisico – Gli disse, serio.
- Ok, ragazzi avete sentito? La tipa che ha accolto Bingu è un cessooo!! – GD si stava vendicando come meglio poteva, lo sapeva.
- Sei un idiota senza cervello!! –
 
 
Continuarono a chiacchierare per quasi due ore. Parlarono anche del tour incombente, degli impegni che avevano i quattro membri e di lavoro in generale.
Al momento dei saluti Dae cominciò con i discorsi da mammina premurosa: - Mandaci un messaggio ogni giorno!! Non farci stare in pensiero, per favore. – Quando parlava così faceva tenerezza anche ad una parete di granito, come dirgli di no? – E una volta alla settimana, almeno, chiamaci, che ci manchi! –
- Lo farò, anche voi mi mancate –
Ed era vero, loro erano i suoi fratelli, la sua famiglia.
 
 
                                                       ~~~~~
 
 
L’ufficio distava una ventina di minuti dal suo appartamento.
Vi si recò in moto.
Lei adorava quell’arnese, anche se non era un’esperta, non era mai andata così in fissa per le due ruote da appassionarsi più di tanto.
Semplicemente lì su si sentiva libera.
Era come liberare la tigre nascosta nella sua anima, diventava euforica, tanto da rendersi irriconoscibile alle persone che la conoscevano poco.
La sua era una Suzuki Hayabusa. Tutta nera.
 
 
Sarà stata una buona idea lasciarlo a casa da solo?
Più ci pensava, più era preoccupata.
Quel ragazzo gli sembrava un incapace.
Non sapeva cucinare, non sapeva pulire, non sapeva mettere in ordine una camera.
Zero.
Lo aveva testato per due giorni, ma niente. C’aveva ricavato solo un gran mal di testa.
L’unica cosa che sembrava fare bene era leggere, perché quando gli fece vedere lo scaffale contenente i libri in coreano gli si illuminarono gli occhi e ponderò a lungo sulla scelta del testo che avrebbe letto.
La cosa non gli dispiaceva, anche a lei piacevano i libri. Come potevano non piacerle se ci lavorava 24 ore su 24?


Arrivata davanti alla struttura, trovò il suo editor, il signor Hiro Miroji, in attesa, con due tazze in mano.
Chiamarlo ‘signor Miroji’, però, significava invecchiarlo di almeno venti anni.
Aveva la sua stessa età, 24 anni. Era il figlio del capo, ma non per questo la strada che percorreva era tutta rose e fiori. Anzi il Miroji-senior  faceva di tutto per mettergli i bastoni fra le ruote e verificare la sua effettiva bravura, per appurare il fatto che il lavoro che occupava fosse meritato al 120%.
Aveva stretto amicizia con quel ragazzetto, che in realtà la trattava come una regina, nonostante fosse una sua subordinata.
“Buongiorno, Nives-san! Questo è per te!” le disse, porgendogli una delle tazze che aveva con se “è mocaccino, il tuo preferito!” aggiunse, con un sorriso a 32 denti.
“Oh, grazie, non dovevi Hiro-san” rispose Nives, imbarazzata.
Si scambiarono i soliti auguri per l’anno nuovo ed entrarono nell’edificio.
 
 
Durante le due riunioni alle quali era tenuta a partecipare, Nives non doveva fare altro che da interprete. In una doveva mediare per un gruppo di editor, dall’italiano al giapponese e viceversa. La seconda era più importante, era una riunione fra dirigenti, per gemellaggi e diritti, dal coreano al giapponese.
Fare da interprete le svuotava il cervello per poi lasciarla sfibrata. Guai ad andare nel pallone, soprattutto durante la seconda riunione, sarebbe stata licenziata, un solo passo falso e l’avrebbero buttata fuori. E la colpa di tutto questo era dovuta anche alla bella parentela del suo editor.
 
 
Prima di ritornare a casa, comprò del sushi, non aveva la forza di mettersi anche ai fornelli quella sera.
Entrata in casa trovò colui che aveva soprannominato Ao-san steso beatamente sul divano, che dormiva, appropriatosi delle sue cuffie che aveva collegate al suo cellulare.
Curiosa di sapere che tipo di musica ascoltasse quel tipo, ne prese una.
Era in coreano, ed era musica…pop?
Le sembrava quasi una serenata, la musica era malinconica, ma non troppo.
Prese il cellulare e lesse il titolo: ‘Always’.
Doveva ammetterlo, quella canzone era davvero bella. Le sue orecchie non erano abituate a quel genere di musica, ma, tutto sommato, non era male.
 
 
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Si era addormentato con le cuffie nelle orecchie, riascoltando le canzoni che, solo una settimana prima, gli facevano venire i conati per quante volte le avesse ascoltate, cantate e ballate. Ma i suoi amici gli mancavano e l’unico modo per sentirli vicini era ascoltare la loro musica.
Aprì un occhio e nel suo campo visivo ne trovò un altro, chiuso.
Spaventato, s’alzò a sedere di scatto.
- C-che cosa stavi facendo? – Disse rivolto alla sua ospite, col cuore che batteva a mille per lo spavento.
- Ero curiosa di sapere che musica ti piacesse – rispose lei, pacata – scusa se t’ho fatto paura –
Seung-hyun tirò un sospiro di sollievo.
- Chi è che canta quella canzone? – chiese la ragazza.
- Quale canzone? –
- Prima, c’era una canzone davvero bella…mi pare che il titolo fosse ‘Always’ –
- Ah – T.O.P. era un po’ spaventato da quella domanda. Aveva paura che i sospetti di GD in qualche modo fossero fondati.
- Quelli sono i BigBang, un gruppo coreano – le disse, cercando di non dare a vedere la sua agitazione – tu…tu non li conosci? –
- A dire la verità, no. Non mi è mai interessata la musica coreana o giapponese, anche se una mia amica voleva convincermi a dargli una chance –  non sembrava che stesse mentendo – mah, che ci vuoi fare? Il mio amore per i gruppi rock e metal americani non può morire così…-
Musica rock?
- Ah! Quindi a te piace quel genere di musica! Sentiamo, che gruppi ascolti? – T.O.P. cercava palesemente di far scorrere il discorso su un altro binario, sperando che la ragazza non andasse a cercare informazioni sul gruppo che aveva udito poco prima.
Non voleva essere trattato anche da lei come un idol.
Non voleva perdere quell’amicizia che, sentiva, sarebbe potuta sbocciare fra di loro.
Non voleva perderla.
 
 
Si rese conto dopo d’aver sbagliato a chiedere quali gruppi le piacessero.
Cominciò a parlare dei Green Day e dei loro album, per poi passare ai Three Days Grace, agli Slipknot, ai Breaking Benjamin passando per i Blink 182, per i Sum 41, per gli Escape The Fate fino a giungere quasi alla fine, dove si dilungò ad insegnargli la storia dei Led Zeppelin, degli AC/DC, dei Guns’n’Roses e dei Deep Purple.
T.O.P. non ce la faceva più.
Ma si faceva coraggio pensando Preferisci questo o che faccia domande scomode sui BigBang?
Dopo più di un’ora e mezza passata ad ascoltare quella specie di lezione sulla Nives’s Music, finalmente mangiarono.
 
 
C’aveva riflettuto tutto il giorno.
Sarebbe dovuto andare via da quella casa, non c’era più motivo di starsene lì.
Eppure qualcosa lo frenava. Non gli dispiaceva la compagnia di quella ragazza.
Dopo aver mangiato l’ultimo uramaki che gli spettava, cominciò:
- Ti sembrerò indiscreto a chiederti questa cosa…ma tu quanto paghi d’affitto? – Era intenzionato a chiederle di dividere la spesa, così da poter continuare a vivere lì.
- Nulla, questa casa è mia. È il ‘regalo per la laurea’ da parte di tutta la mia famiglia. Carino no? – disse lei, col sorriso sulle labbra – Tranquillo, non mi devi niente, se stai considerando l’opzione di ripagarmi in qualche modo, non ci pensare neanche. Non accetterei nulla, sappilo. –
- Ma che fai, leggi nel pensiero? –
 
 
L’appartamento della ragazza era abbastanza grande. Nell’ingresso c’era il tradizionale gradino che segnalava al visitatore di togliersi le scarpe prima di entrare e c’era un mobiletto con dentro tutte le scarpe della padrona di casa e 7 paia di pantofole, per eventuali ospiti. L’ingresso era separato, per mezzo di un muro basso, dal salotto, che era tutt’uno con la cucina. Lo stesso salotto aveva un ampia vetrata, dalla quale si poteva vedere Tokyo in tutto il suo splendore. Da quello spazio si accedeva a tre stanze: una era la camera da letto di Nives, l’altra un bagno e l’ultima era una camera vuota, quasi inutilizzata, che la proprietaria usava come studio…più che altro ci metteva dentro i libri che non potevano più entrare nella sua libreria, già stracolma, e cianfrusaglie d’ogni genere chiuse in grandi scatoloni.
- Da oggi questa è la tua camera, contento? – Gli disse Nives aprendo la porta di quest’ultimo locale.
- Quanta roba c’hai ficcato qui dentro? – Chiese T.O.P., avvilito all’idea di perdersi nel labirinto di scatoloni che occupavano la camera.
- Non fare quella faccia, domani mattina diamo una bella pulita e buttiamo tutto. Stanotte dormirai ancora nella mia camera. –
 
 
                                                     ~~~~~
 
 
Nives si svegliò per prima.
Come al solito.
Neanche le cannonate riuscivano a svegliare quella testa azzurra.
Ma lei l’avrebbe svegliato, con le buone o con le cattive.
Erano ormai le 9 e mezza del mattino quando si decise a buttarlo giù dal letto.
Lo scosse gridando: - Seung-hyun! Seung-hyun, svegliati!! –
Niente, le buone non funzionavano.
Prese la gatta, che era accorsa in camera, e gliela mise in faccia.
Un fiasco totale, continuava a dormire.
Di solito, se non si svegliava neanche con il ‘Cat Attack’, lo lasciava dormire.
Ma quella mattina no. Almeno un po’ l’avrebbe aiutata nelle faccende, anche se era un completo disastro.
- Ah, anche questa mattina non l’avrai vinta! –
Gli tirò di dosso le coperte e quello si mise in posizione fetale.
Quanto è carino!
Non poté non pensarlo. Dormiva beato e in quella posizione sembrava un bambino piccolo.
Doveva aver fatto tenerezza anche ad Aria, perché gli si avvicinò e cominciò a strusciare il musetto sul naso di quel bambinone.
Con sua grande sorpresa, quel tocco così innocente riuscì a svegliarlo.
La mia gatta ha i superpoteri.
Quello, che non s’era accorto della sua presenza, cominciò ad accarezzare la micia, che, tutta contenta, gli faceva le fusa.
- Pure Charlie…quanto mi manca…-
- Chi è Charlie? – Chiese Nives, senza il minimo tatto.
Seung-hyun sobbalzò. Si girò verso di lei e la guardò, con un po’ di malinconia negli occhi: - Oh, buon giorno anche a te, eh! – Disse, abbozzando un sorriso. Appena sveglio la sua voce era cavernosa, ancora più bassa, sembrava uscita dall’oltretomba – Charlie è il mio cane –
- Hai un cane? E hai lasciato un povero cucciolo solo in chissà quale posto? –
- Ma che solo, lui se la spassa, è in compagnia di Gaho e Boss –
E mo chi è questa gente?
La sua faccia confusa parlava per lei.
- Sono i cani di due miei amici, si prendono cura anche di lui ora –
- E questi due non potevano ospitare pure te, già che c’erano? –
La sua affermazione lo gelò. Il ragazzo divenne prima color gesso poi color pomodoro.
- Ehmm…non potevo disturbare…uhmm…la loro quiete…-
- Ah! Ho capito! I tuoi amici sono gay e tu non volevi ‘disturbarli’ – rise – Potevi dirmelo chiaramente, eh! – Un caso disperato, il suo livello di delicatezza rasentava lo zero.
Con sua grande sorpresa, Ao-san rise fino alle lacrime.
- Sì, ci hai azzeccato! – E rise ancora più forte, per quanto fosse possibile.
 
                                                     ~~~~~
 Quella tipa era un mito.
Appena GD e Taeyang avessero saputo che erano stati scambiati per una coppia omosessuale, o sarebbero scoppiati a ridere o sarebbero morti sul posto per l’imbarazzo.
- Smettila di ridere e muoviti, che dobbiamo mettere in ordine la tua camera! –
Le rispose con un sonoro sbadiglio.
Agli ordini generale!
 
Certo è che in quella stanza c’aveva ficcato di tutto.
C’erano libri, vestiti, mobili, addirittura trovarono un gommone lì dentro.
La sentiva dire qualcosa in italiano ogni tanto, ma non chiese il significato delle sue parole, perché capì da solo che erano imprecazioni varie.
Avevano gia accumulato 13 scatole piene di ciarpame vario e cose che non le servivano più, che andavano buttate.
La vide trafficare con una scatola più grande delle altre.
Le si avvicinò per aiutarla, quando la ragazza gli chiese: - Ti può essere utile un tapis roulant? –
A quella domanda T.O.P. rispose con un sorriso smagliante.
- Lo prendo per un sì – e lasciò la scatola al suo destino.
Il rapper era giustappunto preoccupato per la sua linea. Se fra cinque mesi fosse ritornato in Corea con 20 kg in più, il suo manager lo avrebbe ucciso. Quell’aggeggio lo avrebbe salvato da morte certa.
 
 
Quella notte, per la prima volta dopo mesi di silenzio, ricevette un messaggio da parte di Park Bom.
‘Mi manchi <3’
 
 
 
The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪
Buona sera!! (o buon giorno, dipende da quando leggete ._.’’) Eccoci qui con il terzo capitolo di V.I.U *fiera* credevo di non finirlo più -_-
Ah…sì..devo spiegare il titolo del capitolo...non voglio che fraintendiate. Quindi dico semplicemente che con questo bel titolone (?) volevo sottolineare quanto uniti fossero i BigBang (: niente di più u_ù
Per il resto…è inutile che parli…vado direttamente a nascondermi *scappa*
 
Devo ringraziare quelle santissime e pazientissime persone che hanno avuto la premura di lasciarmi una recensione. Vi voglio bene! *^*
Grazie anche a chi ha anche solo letto questa roba, voglio bene anche a voi! Ùwù
 
Baci, abbracci e biscottini a tutti voi!
Good Bye!
Yuna.

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Capitolo 4
*** Oh My Friend ***


Capitolo 4 – Oh My Friend
 
 
Park Bom era una sua ex.
La casa discografica per la quale lavoravano, la YG Entertainment, per pubblicizzare il gruppo delle 2NE1 in fase di debutto, aveva deciso di accoppiare un membro del suddetto gruppo con un altro dei BigBang.
Erano stati scelti i due opposti: TOP, che all’inizio della sua carriera quasi spaventava le fan a causa del suo sguardo assassino, e la Bom, una bambola di porcellana e zucchero filato che già faceva strage di cuori fra il pubblico di qualsiasi età.
‘Si sarebbero dati una mano avvicenda ’, avevano detto quelli del network.
Seung-hyun, per le prime due settimane, s’era illuso che quella falsa storia d’amore sarebbe potuta diventare qualcosa di vero…
Purtroppo per lui, si sbagliava.
Quella ragazza era egocentrica, viziata, invadete e gelosa.
Resistette un mese prima di mandare lei e il network a farsi benedire, raccontando che le sue fan non erano contente di quell’unione. Notizia per di più vera.
Le sue ammiratrici odiavano quel confettino. Quindi si ‘lasciarono’.
Ma la Bom, che aveva preso quella storia sul serio, alla fine si era appiccicata così tanto al tenebroso TOP da confondere i propri sentimenti.
Era così ingenua da scambiare il semplice egoismo con un sentimento puro come l’amore.
E il messaggio che quella sera gli era apparso sullo schermo del Galaxy era la prova che quella ragazza continuava a reclamarlo per se.
Lei era convinta che il network avesse ‘spezzato il filo d’amore che li legava’.
Nulla di più falso.
Più TOP respingeva i suoi sentimenti, più quella gli si appiccicava. Come una trappola per dita: più cerchi di liberartene, più quella non ti lascerà libero.
Non rispose a quel messaggio, giudicandola una perdita di tempo.
E poi non voleva nutrire le false speranze di quella tipa. Sapeva che qualsiasi cosa avesse scritto in risposta, sarebbe stata fraintesa.
 
 
La mattina dopo si fiondò sul cellulare e inviò un messaggio agli altri BigBang.
‘ Attenzione. Bom in arrivo. Non ditele dove sono. Non fate gli stronzi, VI UCCIDERO’. ‘
Il perché di un messaggio del genere? Semplice, la Bom senza ombra di dubbio sarebbe andata in casa BB quella mattina, semplicemente perché lui non aveva risposto all’SMS.
Sperava di averli avvisati in tempo.
 
 
- Ok che hai avuto la febbre, ok che anche io me ne sto sempre rintanata qui…ma non ti scoccia stare sempre chiuso in casa? – Gli chiese Nives quella mattina, pucciando un biscotto nel cappuccino.
TOP non sapeva se risponderle con sincerità o meno.
A lui non dispiaceva starsene in quella casa a leggere tutto il giorno, ma gli sarebbe piaciuto uscire un po’. Peccato fosse un idol famosissimo in incognito.
Non le rispose.
- Oggi andrai a fare shopping. Non puoi sopravvivere con quel poco di vestiario che t’ho comprato io –
 
 
                                                       ~~~~~
 
 
Nonostante Ao-san continuasse a ripetere di voler starsene a casa, Nives riuscì a convincerlo.
Alle 14:00 praticamente lo cacciò di casa.
Sarebbe voluta andare con lui, ma aveva del lavoro da sbrigare, in più Hiro le avrebbe fatto visita.
Il ragazzo si armò di cappello di lana, mascherina, sciarpa e occhiali da sole, giustificandosi dicendo: - Non devo prendere freddo, non voglio una ricaduta –
Gli ficcò in mano la chiave di casa e qualche yen. Gli sarebbero bastati per comprarsi qualcosa di decente e pagarsi il ritorno in taxi. Ma quello rifiutò il suo denaro.
 
 
Erano quasi le quattro del pomeriggio quando si presentò a casa sua Hiro.
Come al solito, invece di parlare di lavoro, si ritrovarono a chiacchierare del più e del meno.
“Hai accolto in casa uno sconosciuto?!” Esclamò incredulo quando gli raccontò di Ao-san.
“Non capisco perché ti agiti tanto…”
“Ti rendo conto che quel tipo potrebbe essere un maniaco, un ladro, uno spacciatore o Dio sa cos’altro? Sei un’irresponsabile!!” Sapeva che le avrebbe fatto la paternale.
“Ma cha cazzo vai a pensare? Un po’ di fiducia nel prossimo, no eh? È questo che vi manca: la fiducia!! E poi credo sia...”un incapace. “ ..un tipo a posto, ho una specie di sesto senso per queste cose”
Hiro sospirò stropicciandosi la faccia “Fa come ti pare. Ma ora questo tipo dove sta?”
“È uscito” guardò l’orologio: erano le sei e mezza “credo che fra un po’ sarà qui”.
 
 
                                                                ~~~~~
 
 
Tokyo era una città tanto bella quanto affollata.
Il che era positivo: nella calca riusciva a passare inosservato, grazie anche al metodo di mimetizzazione classico degli idol.
Decise di fare un giro in quel caos metropolitano, prima di immergersi nello shopping.
Vide la sua faccia su almeno dieci cartelloni. Che visione orrenda per un TOP fuggitivo.
Si diresse nel quartiere di Ginza, dove si ritrovò immerso nei negozi più lussuosi di tutta Tokyo.
Si rifece praticamente il guardaroba, quasi svaligiò tre negozi.
Prima di ritornare a casa, fece tappa in pasticceria.
Comprò una torta alle fragole, di quelle che sarebbero piaciute senza dubbio a quei quattro pazzi che se ne stavano a Seul. Voleva, in qualche modo, ringraziare quella ragazza per essersi presa cura di lui. Aveva pensato di regalarle una collana o un bracciale, ma quella non gli sembrava il tipo di persona amante dei gioielli. Quindi aveva optato per qualcosa di più semplice: una torta.
A dire la verità, era lui ad aver voglia di torta, ma, pensare che quell’acquisto era a fin di bene e non un suo peccato di gola, non lo fece sentire in colpa.
 
 
Finalmente era arrivato all’uscio di quella che ormai poteva chiamare ‘casa’.
Si tolse la mascherina e aprì la porta, esclamando: - I’m back!! –
Mise le pantofole e si recò nel salotto, dal quale sentiva provenire la voce di Nives.
E poi lo vide: un tipo smilzo, dall’aria innocente, che però lo scrutava con quegli occhietti vispi, quasi avesse voluto vagliare la sua anima.
Perché mi guarda così?
Si sistemò in fretta la sciarpa sulla bocca e portò tutte le  buste nella sua camera.
- Ma che fai, vieni qui! – gli gridò dietro Nives – Ti voglio presentare Hiro-san! –
Non era sicuro che fosse una buona idea conoscere quell’Hiro.
Tuttavia obbedì alla ragazza. Sbadata com’era l’aveva presentato come ‘Ao-san’, ma TOP non vi badò.
- Perché in casa indossi gli occhiali da sole? Che poi è pure sera…- gli disse perplessa la ragazza, strappandoglieli dal viso – ecco, adesso già va molto meglio, ma…- fece per levargli anche il cappello, ma Seung-hyun prontamente le diede la scatola contenente la torta.
- This is for you, my lady! – disse, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Lei spalancò gli occhi, mormorando qualcosa in italiano.
Andò a farsi una doccia, gongolando.
 
 
 
Erano ormai le nove di sera quando finalmente uscì dal bagno, con la speranza che quel tipo fosse andato via.
Trovò, con sua grande gioia, solo Nives seduta sul pavimento, davanti al tavolino basso, sul quale erano appoggiati un PC, col quale stava trafficando, e la scatola che le aveva dato, ancora chiusa.
- Perché non l’hai aperta? – Le chiese, avvicinandosi.
- Perché ho aspettato te – Rispose lei, senza alzare lo sguardo dal PC.
TOP le si sedette accanto e vide che stava chattando con qualcuno, ma non ci capiva niente, era in italiano.
Poi lei chiuse di scatto il PC. Sospirò prima di prendere la scatola.
- Allora…vediamo un po’ se hai azzeccato i miei gusti…-
Dalla sua espressione sembrava di sì.
- BINGO! – Gridò, abbracciandolo.
TOP non s’aspettava una reazione del genere: certo, le fan gli si lanciavano al collo, ma non erano abbracci; solo con poche persone aveva scambiato quello che poteva chiamarsi ‘abbraccio’.
Quando poi la ragazza gli scoccò anche un bacio sulla guancia divenne completamente rosso.
Perché infondo lui era un timidone, ma non lo dava a vedere.
Quando poi quella sciolse l’abbraccio, non la smetteva più di ringraziarlo.
 
 
                                                         ~~~~~
 
 
Nives era felicissima.
Erano ormai mesi che non mangiava fragole e in più erano una delle cose che preferiva.
Si spazzolarono tutta una torta, ma certamente quello che ne mangiò di più fu Ao-san.
Si vedeva che anche lui non vedeva l’ombra di un dolce da mesi.
Poi sentì lo squillo di un cellulare, era quello del Choi, che si ritirò, scusandosi, prontamente nella sua camera.
 
 
“Stai attenta a quel ragazzo, non mi piace!”Sentì le parole di Hiro rimbombarle nel cervello, aleggiavano ancora pesanti in quella camera ormai deserta.
Nives non capiva come mai quel tipo odiasse tanto Ao-san, eppure non lo conosceva.
Si diresse verso la vetrata e si sedette a terra, ammirando la città.
Tokyo di notte era uno spettacolo mozzafiato.
Le scie luminose delle macchine in corsa erano il sangue pulsante di quella metropoli, ed era un piacere stare lì a guardarle sfrecciare nel buio dirette chissà dove.
“Quel ragazzo, non mi piace!”Ma mica deve piacere a te!!
Il suo cervello quella notte aveva deciso di tormentarla.
“Cretino di un Hiro-san…”
- Hiro-san…credo di non piacere a quel tipo – La voce bassa di Seung-hyun riempì quella stanza, facendola sobbalzare.
- Effettivamente no – Disse, sincera.
Se lo ritrovò seduto accanto, intento, come lei, ad ammirare la capitale giapponese.
- Ma quel tipo non sarà mica il tuo ragazzo? – Chiese lui, con evidente imbarazzo.
Lei rise – Ma come ti è anche solo venuta in mente un’idea così bislacca? Lui è il mio editor, nonché amico e supporter! –
Ao-san inarcò le sopracciglia, rivolgendo il suo sguardo verso di lei.
- Supporter? Solo? Ma non hai visto come ti guardava e MI guardava quando t’ho dato la torta! – disse, scoppiando a ridere.
In effetti no, non lo aveva visto.
- Perché, come TI guardava? – Domandò, innocente.
- Credimi, mi voleva fulminare. Penso proprio che quel tipo sia cotto di te! –
Nives non seppe giudicare se disse quella frase per far dell’ironia o perché lo pensasse veramente, ma rispose con serietà a quell’affermazione : - Anche se fosse, non mi interessa. Fondere amicizia e lavoro è una cosa, ma se si mischia l’amore e il lavoro…beh non può uscirci nulla di buono. E poi Hiro non è il mio tipo –
 
 
 
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- Hai perfettamente ragione – Le disse TOP.
Quella ragazza lo stupiva. Sembrava un’irresponsabile, ma poi alle volte dalla sua bocca uscivano delle perle di saggezza inaspettate, tali da far cambiare completamente opinione sul suo conto.
E poi, quella gemma partorita dalle sue labbra, sperava di vederla messa in pratica dalla Bom.
Quella sera l’aveva chiamato Taeyang, lamentandosi del comportamento della cantante.
Le avevano raccontato che era partito per New York, che lì non c’era, ma quella non c’aveva creduto e lo aveva aspettato tutto il giorno, con conseguente rottura di palle da parte dei suoi compagni. Perché quella ficcanasava ovunque, non solo fra le loro cose, ma anche nei loro affari.
“Devi chiarire la situazione con Bom, non è possibile che ogni volta ce la troviamo in casa” …sì, gli pare facile al santarellino! Come se non ci avessi già provato poi!
 
 
 
 
 
 
 
 
The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪
Questo capitolo è picciriddo (??) assai D: non uccidetemi, pliz *^* ma dal quarto in poi, vi prometto, saranno più lunghi, mooolto più lunghi ⊙▽⊙
 
Veniamo a noi…I’M BACK IN THE SCHOOL BACK BACK IN THE SCHOOL (per citare Bang Yong Guk LOL) quindi non so quando pubblicherò un nuovo capitolo, queste sono cose delle quali solo santo Siwon è a conoscenza (??).
 
Ringrazio, come al solito, voi buoni lettori e recensori cari. Leggere le vostre opinioni mi fa sempre felice e mi motiva a continuare questa FF che, già lo so, diventerà un mostro infinito. Certe volte mi chiedo se sia giusto concluderla come ho pensato io oppure no (??) *mi perdo nei miei pensieri ⊙▽⊙*
Che dire?
SAYONARA GENTE!
Un bacio e tanti biscotti per tutti!!
Yuna.

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Capitolo 5
*** Tonight ***


Capitolo 5 – Tonight
 
 
Quella non è una ragazza…è un bad boy sotto mentite spoglie!
In quella camera c’erano scatolette di ramen istantaneo sparse ovunque.
Nives, per ben due settimane, si era rinchiusa nella sua camera, lavorando alla traduzione del libro.
Non veniva fuori  quasi mai dalla tana: quelle rare volte che si vedeva la sua testolina vagare per casa o stava andando al bagno, o stava prendendo da mangiare, o gli stava dando una lista della spesa con i vari articoli che avrebbe dovuto comprare. E lui le obbediva, glielo doveva.
Ma quella mattina se la ritrovò davanti vestita di tutto punto, tirata a lucido e truccata.
Gli disse che doveva recarsi alla casa editrice per consegnare la traduzione, poiché Hiro non poteva andarla a ritirare. Inoltre aggiunse: - Ti chiedo solo un favore, Ao-san: puoi pulire un po’ casa? In questi giorni manco te hai fatto nulla, te ne sei stato a correre sul tapis roulant...quindi renditi utile e pulisci! … Ah, un’altra cosa, comincia dalla mia camera –
Ma che m’ha preso, per un’impresa di pulizie?? E POI È IMPOSSIBILE PULIRE QUESTO SCHIFO!
Ci mise mezz’ora buona solo per scovare tutti i rimasugli di cibo sparsi per il locale. E tre ore per domare il caos che la faceva da padrone.
S’accorse d’essere negato per le faccende domestiche, non sapeva neanche rifare un letto! Non distingueva i vari detersivi e finì con l’insozzare ancora di più il parquet quando, al posto di togliere le macchie con il detersivo, provò a smacchiarlo con la cera.
Fortunatamente seppe rimediare a tutti i guai che via via combinava, senza scoraggiarsi.
Il che gli faceva onore.
Quando finalmente finì di pulire quella sottospecie di porcile domestico, si mise a curiosare.
Nonostante avesse passato una settimana in quella camera, non l’aveva mai guardata come “la camera di Nives” ma semplicemente come un posto dove dormire, che non aveva nulla da offrire se non un letto caldo in cui abbandonarsi al sonno.
C’erano molte foto sparse ovunque su una mensola: lei assieme ad un tizio, lei assieme ad una tizia, lei seduta su un albero…lei era presente in ogni foto. E poi vide una foto tutta spiegazzata e strappata a metà: era la foto di un bacio assieme ad un tizio.
Una metà ritraeva il volto di lei, l’altra il volto di lui.
Quando la vide, non seppe perché, ma sentì una strana sensazione: come se il suo cuore fosse sprofondato al pian terreno.
Decise di riporre quelle foto dove le aveva trovate. Forse non avrebbe mai dovuto vederle.
Su quella stessa mensola, trovò una busta, che, ovviamente, aprì.
Dentro c’erano due collane, una con lo Yin e una con lo Yang, che si incastravano per formarne una sola.
A TOP piaceva quell’accessorio, quindi decise di metterselo in tasca, poi, quando sarebbe tornata Nives, le avrebbe chiesto se poteva prenderla e tenerla per se.
Infondo, che senso ha tenerla lì su a prendere la polvere?
 
 
 
La sua ormai coinquilina fece ritorno a casa nel tardo pomeriggio.
Con se aveva un’enorme busta.
Appena lo vide esclamò: - Dobbiamo festeggiare! –
Scoprì che aveva fatto il pieno di liquori e alcolici d’ogni tipo, dal saké alla vodka e dal mirto al rum.
- Ora tu mi spieghi chi si beve tutta questa roba… - disse l’ingenuo TOP.
- Ovviamente io! Devi sapere che ogni volta che consegno un testo tradotto, dopo mi ubriaco come una spugna. Sì, lo so, fa tanto ‘alcolista anonima’, ma non me ne frega niente. Se vuoi, puoi unirti a me – disse, porgendogli un bicchiere strapieno di vodka.
Seung-hyun accettò l’offerta, per queste cose non si faceva mica pregare.
 
 
Quando svuotarono la seconda bottiglia di vodka, preceduta da una di tequila e un’altra di saké, Nives gli disse: - Ti va di vedere un posto? –
Dato che la mente di un esemplare di TOP brillo è molto attenta ai doppi sensi e incline alla perversione, questo annuì, con sguardo di fuoco.
Ma quella in risposta prese le bottiglie piene rimaste e una coperta, dirigendosi verso la porta.
L’idol la guardò deluso e confuso, quando quella disse: - Che fai, non vieni? –
A quelle parole, lo Hyun si alzò di scatto e le andò dietro.
Lo condusse al cospetto di una moto tutta nera.
- È tua? – Le chiese.
E quella, molto garbatamente, gli rispose: - No, è di tuo nonno! È ovvio che è mia!! –
Gli diede un casco nero e, a sua volta, se ne mise uno anche lei.
Infilò le bottiglie e la coperta nello spazio sotto al sedile, poi montò sulla moto.
- Forza, sali! –
- Non sono mai salito su una moto guidata da una donna, di solito sono io che la guido…- affermò, titubante.
- Poche storie, Sali e basta! –
Non se lo fece ripetere un’altra volta.
Appena fece per mettergli le mani attorno alla vita, per reggersi, quella soffiò un: - Se mi tocchi le tette sei un Ao morto! –
Poi fece tuonare il motore e partì.
 
 
Quella era pazza.
TOP ora ne era certo.
Aveva evitato di schiantarsi all’ultimo minuto almeno cinque volte; non capiva se lo facesse per divertimento oppure a causa dell’alcool ingurgitato.
E poi andava veloce.
Troppo veloce.
Se provava a guardarsi intorno vedeva solo chiazze di luce in fuga ad una velocità pazzesca.
Per paura di cadere, si strinse ancora più forte a quell’esile figura che gli stava seduta davanti.
Credo proprio che ci lascerò le penne. Mezzo ubriaco, in tuta, su una moto guidata da una schizzata.
Per calmarsi, chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla sua schiena.
Ma infondo, non è male…
Ok, forse non reggeva l’alcool così bene quanto credesse.
 
 
Quando sentì che il motore della moto veniva spento, aprì gli occhi, sciogliendo la presa ferrea che lo legava alla ragazza.
Con suo grande stupore, s’accorse d’essere su un lungomare di periferia.
La luna era grandissima e illuminava tutto, assieme a qualche lampione.
- Lo sai che quasi non riuscivo a respirare? – Disse quella, mollandogli un buffetto sul casco.
- Lo sai che per poco non siamo morti? – Rispose TOP, sorpreso nel trovare un filo di terrone nella sua stessa voce.
- Ah! Quante storie! E lasciatemi divertire ogni tanto! –
- E tu quello lo chiami divertirsi? Stavamo per lasciarci la pelle! –
Nives in risposta sbuffò, togliendosi il casco.
Seung-hyun la imitò.
- Ad ogni modo, perché mi hai portato qui? – Le chiese.
- Ma per vedere l’alba, sciocchino! – Disse di rimando lei, con fare civettuolo (che non le si addiceva proprio), prima di ridere per il suo stesso tono di voce.
- L’alba? Ma è ancora presto per vedere l’alba! –
- Brutto cretino, guarda che è l’una e mezza! – disse lei, indicando il suo orologio da polso – E poi ti ricordo che abbiamo ancora  cinque bottiglie di schifezza! – affermò compiaciuta, prendendo le poche cose che aveva portato con se – Dai, vieni con me –
Si fece seguire fino a riva, dove si sedette a gambe incrociate.
TOP la imitò e, poco dopo, gli porse una bottiglia di ormai non sapeva più cosa, che prese.
- Al nostro incontro! – Disse Nives, brindando alla luna.
- Al nostro incontro – Mormorò Seung-hyun, facendo tintinnare il vetro della propria bottiglia con quella che aveva in mano la sua coinquilina.
Trangugiarono il contenuto di due bottiglie a testa, e quella doveva essere roba davvero forte, perché i neuroni di TOP ballavano la samba.
- Sai, sono contenta di averti raccattato dalla strada – cominciò a dire la ragazza, che, fra una parola e l’altra, continuava ad ingurgitare liquore.
Poi, il cervello della compagna andò in tilt.
Cominciò a mescolare le lingue. Parlava un misto fra coreano, italiano, giapponese e un po’ di inglese.
Fra una parola e l’altra una risata amara usciva dalla sua gola. Si capiva che stava soffrendo, il tono della sua voce era basso e spesso si spezzava, quasi come se stesse per piangere.
Ma, ad un certo punto, sembrò rasserenata da qualcosa, le sue parole correvano veloci e parevano più calde, il suono era più armonioso.
Un TOP ubriaco non poteva cercare di capire tutto il discorso, ma fra le parole in coreano che riuscì a comprendere c’erano di sicuro ‘sole’, ‘mare’, ‘Italia’ e ‘bene’.
Il discorso era lungo, ma ripeteva spesso le stesse parole.
Conclusa quella specie di orazione, Nives si girò verso di lui, seduta sulle ginocchia.
Lo baciò sulla fronte e lo abbracciò forte, dicendo: - Ti voglio bene –
Lo Hyun, piacevolmente sorpreso, ricambiò l’abbraccio, poggiando la testa ciondolante sulla spalla di lei.
Constatò con piacere che, nonostante fosse un maschiaccio, sapeva di buono. Il maglione che aveva addosso profumava di lei, un odore che gli ricordava i ciliegi in fiore gli pervase dolcemente l’olfatto, penetrando in ogni sua più piccola cellula.
Strinse ancora di più a se quella creaturina che prima, durante quel sermone, gli era sembrata così malinconica e triste, sia per confortarla, sia per sentire il calore di quel contatto, così intimo e puro, quel calore che solo lei era riuscita a dargli al di fuori dei suoi compagni e della sua famiglia.
Infondo TOP sapeva che quella fuga non era altro che una scusa per cercare una persona come lei.
Una persona che l’avrebbe accettato così per come era realmente e non per come lo dipingevano le riviste.
Una persona che lo facesse sentire a casa anche solo essendo presente.
Una persona che gli volesse bene sul serio.
E alla fine per trovarla non aveva mosso neanche un dito.
Perché era stata lei a trovare lui.
 
 
                                                                  ~~~~~
 
 
Si svegliò.
Aveva un mal di testa pazzesco.
Due braccia la stringevano da dietro.
Ma che cazzo ho combinato ieri sera?
Una coperta avvolgeva sia lei che il tipo che le stava dietro.
Cercò di ricostruire i fatti della notte precedente.
Sicuramente era tornata a casa con ogni tipo di schifezza alcolica, aveva bevuto un po’ con Ao-san e poi…non ricordava più niente.
Era sempre così quando si sbronzava, fin quando il mal di testa non avesse finito di martellarle il cervello, non avrebbe ricordato nulla.
Cercò di girarsi quanto più piano possibile, trovandosi faccia a faccia con Seung-hyun, che dormiva beato.
Era davvero carino quando dormiva, doveva ammetterlo…
Si staccò dall’abbraccio che la legava al ragazzo per mettersi a sedere.
Scoprì con piacere di trovarsi su quella spiaggia fuori città che aveva visto due estati prima, era da tanto che non ci tornava.
Era l’alba, il cielo si stava tingendo di viola e arancione e i raggi del sole nascente creavano dei giochi d’ombra sulle nuvole che sembravano meringhe.
Si tolse le scarpe e si alzò in piedi. Voleva sentire la sabbia fra i piedi, voleva sentire l’acqua gelida sulla pelle, voleva ricordare il suo mare.
Appena le onde calme dell’oceano, gentile in quel periodo dell’anno, toccarono i suoi piedi, si sentì gelare, ma infondo era piacevole quella sensazione.
- Se te ne stai ancora con i piedi a mollo in quell’acqua ghiacciata, come minimo ti buschi un raffreddore – La sua voce l’aveva fatta sobbalzare. Le faceva sempre l’effetto di una doccia fredda ascoltare quel suono, basso e roco, ma gentile.
Si voltò di scatto e lo guardò, intontita.
Gli sorrise, era contenta d’essersi svegliata con lui accanto, piuttosto che con uno sconosciuto o, peggio, con Hiro. Ed era contenta anche perché, alla fine, non si era lasciata andare.
Lui, ancora mezzo intontito dal sonno, abbozzò un mezzo sorriso, grattandosi la nuca.
Gli si andò a sedere accanto.
- Oddio che mal di testa!! – Cominciò a lamentarsi lei.
Mr. Ricrescita sbiascicò qualcosa sottovoce, che non capì.
- Ma tu ricordi per caso cosa è successo ieri sera? – Gli chiese poi.
Quello la guardò, con gli occhi sgranati, incredulo.
- Non ti ricordi niente? – Domandò, in risposta.
Nives scosse la testa.
- E io che volevo chiederti che cacchio t’eri messa a dire…- Disse fra sé e sé, deluso.
- Quando mi passerà il mal di testa probabilmente ricorderò, ma io volevo sapere se avevo fatto qualcosa di male…che so…ho mica picchiato qualcuno? –
- Che io sappia no, ma stavamo per andarci a schiantare. Fai paura quando guidi – Le disse, con un filo di terrore nella voce.
- Dai, non faccio mica tanto paura…-
Tre ore dopo, quando il mal di testa cominciò a darle tregua, fecero ritorno all’appartamento, coperti da così tanta sabbia da poterci riempire una vasca da bagno.
Scesi dalla moto, Ao-san era bianco come un cencio: - Da sobrio è anche peggio, da sobrio è anche peggio…- continuava a ripetersi.
Nives non poté trattenersi dal ridere.
 
 
Quando anche Seung-hyun si fu ripulito, la raggiunse in salotto.
In mano aveva una busta di carta, che aveva un’aria familiare.
- Ti scoccia se questa la prendo io? – Le chiese.
- Questa cosa? – E, alla sua domanda, quello rispose cacciando due collane dalla busta.
Quelle erano le collane che le aveva regalato il suo ex, o meglio, una era sua e l’altra quello stronzo gliel’aveva lasciata.
- Buttale – Gli disse, seccata.
- Ma perché, è una cosa carina…-
- E sentiamo un po’, perché le vorresti? E poi chi ti ha detto di frugare fra le mie cose? – Chiese, scazzata.
- Magari perché sono belle e mi dispiace che stiano su una mensola a prendere la polvere? – rispose, retorico, tralasciando l’ultima domanda.
- Quelle cose non portano altro che guai! –
- Ma andiamo! –
- Ti ho detto buttale! –
- E io me le tengo! –
Nives sbuffò, si alzò e cercò di strappargliele di mano.
Peccato che il suo amico dai capelli azzurri fosse alto due metri e lei un metro e settanta con i tacchi, e in quel momento era scalza.
Scocciata e sconfitta, con gli occhi ridotti a due fessure, sbuffò ancora più forte e si mise dietro al divano, vicino la vetrata, seduta, con le ginocchia al petto.
- Dai scherzavo…- Lo sentì dire.
Quelle dannate collane avevano portato a galla ricordi che aveva sepolto sotto strati di cemento.
Sentì Ao-san che le accarezzava la testa.
- Ehi, dai non starci male…-
Nives alzò la testa e lo guardò, torva.
- Cos’altro hai visto su quella mensola, eh, ficcanaso?? –
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
Prima si lamentava della Bom e della sua invadenza e poi lui si dimostrava il re degli impiccioni.
Si sentiva così in colpa, anche perché quella aveva reagito in una maniera del tutto inaspettata.
E ora era lì che lo guardava, incazzata.
Non rispose a quella domanda, perché, da come lo guardava, si presumeva che la ragazza già sapesse la risposta.
Inaspettatamente, il suo volto e il suo sguardo si rilassarono.
- Eri tanto curioso di sapere come me la passavo in Italia? Avresti potuto chiedere…- Disse, atona.
Le chiese: - C’entra per caso la foto strappata con il fatto che tu non mi voglia dare le collane? –
Quella fece cenno di sì e, con molta fatica, gli raccontò la sua storia.
 
 
Scoperse che era stata lasciata all’aeroporto, il giorno in cui sarebbe dovuta partire per il Giappone.
Lui le aveva semplicemente dato il suo pezzo di collana, dicendo ‘Fanne ciò che vuoi’.
Era stato davvero stronzo, perché le aveva promesso che sarebbe partito con lei, ma, invece, l’aveva lasciata lì, al gate, da sola.
Lui di deficienti se ne intendeva, viveva con quei quattro spostati.
Ma quel tizio li superava.
Sembrava che si stesse trattenendo dal piangere.
Non l’aveva mai vista così fragile, di solito era un uragano vivente, ora, invece, sembrava sul punto di spezzarsi sotto il peso degli eventi.
- E questo è tutto, non c’è null’altro da sapere – Dichiarò, avvilita, con le lacrime agli occhi.
TOP non poté trattenersi dall’abbracciarla, proprio come aveva fatto lei la sera prima.
La strinse forte, affinché capisse che lui ci sarebbe sempre  stato, che non l’avrebbe abbandonata.
Perché lui non voleva abbandonarla, non dopo averla vista così debole.
E il fatto di essere un idol non li avrebbe allontanati, ne era certo.
 
 
 
The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o
Buon salve! Ho pubblicato prima del previsto D: credevo che in una settimana non ce l’avrei fatta, e invece…bah, buon per me (??)
E ora, prima che mi tiriate come al solito pantofole in testa o pomodori addosso, voglio perdermi nei miei pensieri (??).
Non è facile dare un nome a ‘sti capitoli del cazzo D: soprattutto perché io, essendo scema, ho voluto affibbiare ad ognuno il titolo di una canzone dei BB  °o° quindi non c’entrano niente, più o meno…boh. Vabeh… *mi lamento sempre*
Ecco, ora potete cominciare, aspetto i pomodori!! Mi raccomando non dimenticate l’insalata!

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Capitolo 6
*** Bad Boy ***


Capitolo 6 – Bad Boy
 
 
 
 
*B TO THE I TO THE G, B TO THE A – N – G *

Stava odiando dal profondo quella suoneria.
- AO-SAN! RISPONDI A QUESTO CAZZO DI TELEFONO!!! –
Era stata svegliata nel bel mezzo della notte dal cellulare di quel cretino dai capelli blu. Era già da dieci minuti che squillava a vuoto.
Ma quello non si svegliava manco con le cannonate, cosa poteva contro il sonno un’insulsa suoneria?
Presto il telefono smise di rompere le palle, ma, cinque minuti dopo, ricominciò.
“MA BASTA! BASTA, PORCO CAZZO!!“
Incazzata come una furia si precipitò nella camera di Seung-hyun, afferrò il cellulare e, senza pensarci due volte, rispose.
- CHE CAZZO HAI DA CHIAMARE ALLE 3 E MEZZA DEL MATTINO?? TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? – Sputò, acida, alla persona all’altro capo del telefono.
- Scusi, lei chi è? – Domandò, cortesemente, la voce di un ragazzo.
Quella calma non fece altro che mettere altra legna sul fuoco d’ira che ardeva nell’animo di Nives.
- Chi sono io? CHI SONO IO? CHI SEI TE CHE ROMPI LE PALLE A QUEST’ORA!? –
- Sono un amico del proprietario del cellulare, se proprio ti interessa. E ora, cortesemente, passamelo. – Disse quello, con quella serenità che la mandava ancora più in bestia.
Avrebbe voluto dargli un calcio nelle palle, con tutto il cuore.
Mai svegliarla in quel modo.
- Mi dispiace, ma il suo amico a quest’ora DORME!!! Come tutte le persone NORMALI! –
- Normali eh…ti prego, dammi del tu – Disse, affabile.
- Non sai quanto vorrei spaccarti la faccia in questo momento – Rispose, con una risatina isterica, la ragazza.
- Sarebbe un vero peccato…e lo penseresti anche tu se la vedessi –
Oh, sei pure borioso, quanto mi stai sul cazzo!
- Senti, Mr. Simpatia Da Quattro Soldi, che cazzo vuoi? –
- Volevo parlare con lo Hyun, ma ho trovato qualcuno di molto più interessante con cui chiacchierare –
- Ah sì? Sai che ti dico? Parla con ‘sto cazzo!! – E staccò la chiamata.
Poi, rivolta ad un Ao-san completamente immerso nel mondo dei sogni, disse: - Ma che minchia di amici hai? –
Spense quel diavolo di telefono e lo buttò accanto al futon dell’amico.
Non sarebbe riuscita a ritornare nella sua camera, sarebbe crollata prima, ne era consapevole.
Si accoccolò accanto al coinquilino e, lentamente, si lasciò cullare dal suo respiro regolare.
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
*Mieow*
Ormai quella era la sua sveglia.
Ogni mattina si trovava il musetto di quella gattina appiccicato al suo naso.
La cosa gli piaceva, era simpatica, e, in qualche modo, riusciva a non fargli pensare al suo Charlie.
Ma qualcosa non andava.
C’era qualcosa che gli faceva peso sul petto.
E poi la vide. Dormiva beata ad un palmo dalla sua testa.
Perché cazzo sei qui?
Avrebbe voluto svegliarla e domandarglielo, ma era troppo impegnato a contemplare il suo volto sereno.
Ricordò il sorriso che gli aveva regalato qualche giorno prima, sulla spiaggia.
Da allora non riusciva più a toglierselo dalla testa: sarà stata la sbornia, sarà stata anche la luce che gli aveva fatto sembrare tutto più onirico, boh, non lo sapeva. Fatto sta che quell’immagine era un chiodo fisso.
Le accarezzò piano una guancia, morbida e bianca come la neve.
Purtroppo, appena la carezzò, quella aperse lievemente gli occhi.
- ‘n giorno – mormorò, prima di chiudere gli occhi un’altra volta.
Si sistemò meglio e gli passò un braccio attorno al torace, stringendolo a se come un cuscino.
- Sai che sei comodo? – Gli disse, con un espressione beata sul volto.
- Ma che dici? – sospirò – Che ci fai qui? – chiese, sbadigliando.
Quella spalancò gli occhi, furente.
- Tu!! Frequenti della gente proprio di merda!! –
Zero peli sulla lingua.
Zero tatto.
Sincerità +100.
Gli si dipinse un grosso punto interrogativo in faccia e quella cominciò a sbraitare, tirandogli la coperta da dosso e mettendosela addosso: - Che cacchio hai a fare il cellulare acceso di notte se poi non lo senti?? Ieri sera alle 3 e mezza t’hanno chiamato!! TI PARE NORMALE CHIAMARE LE PERSONE A QUELL’ORA?? E chi t’ha chiamato è un’idiota senza precedenti!! – ormai s’era fregata quasi tutto il futon.
- Mi hai rubato il letto…-
Quella gli fece la linguaccia e si rimise a poltrire.
- Almeno dammi un po’ di coperta…- Supplicò.
- No! Tu chiama quel cretino con la patente e mandalo a fanculo da parte mia, di nuovo. Poi, forse, te ne do un po’. –
Lo Hyun strabuzzò gli occhi: - Lo hai mandato a fanculo? –
- Ma è anche ovvio; non è una cosa normale chiamare qualcuno a quell’ora e non aspettarsi che quello ti mandi a quel paese…-
- Ma si può sapere chi era? –
- Ma sai quanto me ne fotte! –
La finezza di quella ragazza rasentava livelli altissimi già a prima mattina, ed era raro: l’avevano fatta incazzare un po’ troppo.
Prese il suo cellulare, che giaceva lì vicino.
- Lo hai spento tu? – Le chiese, accendendolo.
- No, è stato lo spirito del coglione che t’ha chiamato. –
- Ma la smetti? Sei un tipo troppo incazzoso! – Le disse, facendole il solletico.
- No, il solletico no! Ti prego! – Supplicava quella, ridendo fino alle lacrime.
Poi passò al contrattacco, gettandogli la coperta addosso e intrappolandolo.
- Ah! Ora la smetti! –
Ora lei era sopra di lui, il volto di lei a meno di un palmo dal suo.
Erano troppo vicini.
Riusciva a sentire il suo respiro affannato dal solletico sulle sue labbra. Era una tortura.
I loro volti si andavano avvicinando sempre più, attratti come due calamite…
 
*B TO THE I TO THE G. B TO THE A – N – G*
 
Rompe le palle! ‘Sto telefono rompe le palle!!
Quella scattò come se si fosse scottata e se ne andò.
Prese quell’aggeggio infernale e vide che chi rompeva le palle era GD.
- Cosa. Cazzo. VUOI??? –
- Eh ma in quella casa siete tutti fuori dai gangheri! Calmatevi! –
- No che non mi calmo! E quindi sei tu che ha mandato a fanculo stanotte… -
- Eh già…non è stata molto cordiale. –
- Però l’hai voluto tu: chiamare alle tre e mezza del mattino…potevi evitare…- Si passò una mano sulla faccia bollente.
- E dimmi un po’, come mai ha risposte lei stanotte? – Indagò malizioso il compagno.
- Lo so cosa stai pensando, ma te lo assicuro, hai preso un granchio. –
- Quello che ha preso un granchio sei tu! – lo sentì ridere – Comunque, devi sapere che sono più vicino a te di quanto credi –
- Eh? –
- Sono in Giappone, a Tokyo, bello mio! Sai devo fare un servizio fotografico per una rivista e poi… -
Il cervello di TOP era bloccato al ‘sono in Giappone, a Tokyo’.
- …TOP? TOP mi senti? Se ci sei batti un colpo!! –
- Sì, sì…sono qui –
- Ma m’hai ascoltato? –
- … -
- Certo che ci tieni ai tuoi amici eh! Ti ho detto che vorrei passare un po’ di tempo con te! –
- Mmmh…- Mugugnò quello – dì sei venuto da solo qui? –
- Sì...gli altri sono impegnati con le riprese individuali del MV. Allora, quando mi farai conoscere quella schizzata? –
- Non è una schizzata, lo schizzato sei tu che chiami ad orari improbabili –
- Ma ero appena arrivato a Tokyo, volevo sentire una voce amica…-
- Ha ragione Nives quando dice che sei un coglione…-
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
“Stupida, deficiente, cretina, che stavi facendo, eh?” Chiedeva all’immagine riflessa nello specchio in bagno.
Ma dai, alla fine ti sarebbe piaciuto strappargli un bacio…
“Zitta, zitta! Non mi mettere certe idee in testa! Lui è un amico! SÌ, UN AMICO!”
Chi vuoi prendere per il culo?
“Ti ho detto di stare zitta!”
Andiamo! E altrimenti perché lo hai portato lì l’altro giorno? C’avevi portato solo lo Stronzo su quella spiaggia…
Era inutile zittire la sua coscienza, tanto era una chiacchierona.
Si chiuse nella sua camera, prese il suo iPod e si mise ad ascoltare le sue canzoni, quelle canzoni che l’avevano accompagnato sempre, le canzoni che l’avevano sempre sostenuta…
Non ricordò neanche quando cominciò a cantare, ma si ritrovò a gridare a squarcia gola: - We all want something else, we all want something we can't have, we all want something else, we all want something strange to us. Maybe a roll in the dirt, maybe a seat in first class: we all want something we can't have!! –
Quando quella canzone finì, si rese conto che infondo era lei la cretina patentata.
S’era messa a gridare come un ossesso. Tutto il palazzo l’avrebbe riconosciuta come pazza.
Ma poco le importava.
Titubante, quasi imbarazzata, uscì dalla sua camera.
Si ritrovò Ao-san davanti, sulla soglia della sua stanza.
- Tutto bene? – Le chiese.
- Perché non dovrebbe andare bene? – E s’allontanò da lui, non sopportava il suo sguardo addosso, soprattutto dopo quello che stava per succedere prima.
 
 
- Nives…mica ti scoccia se invito qualcuno qui? –
Molto lentamente alzò lo sguardo dall’articolo che stava traducendo, lo guardò truce :- Chi vuoi invitare qui? Mica Mr. Non Voglio Farvi Dormire Tranquilli?? –
- E dai, Nives! Non fare così. Infondo non lo conosci! –
- Oh, per favore... –
Ma infondo ha ragione, e poi lui non vede i suoi amici da quasi un mese e mezzo! Ricorda come ti mancavano i tuoi appena arrivata qui!
E anche la sua brava testolina si era applicata e la stava facendo sentire la stronza di turno.
- …va bene, fallo venire pure! –
E quella fu la prima volta che Seung-hyun la abbracciò, era sempre stata lei ad invadere il suo spazio, mai il contrario.
Attento Ao-san, potrei abituarmici!
 
 
Il giorno dopo si svegliò stranamente di buon umore.
Fu felice anche di scoprire Capello Azzurro già sveglio, evento più unico che raro, sul divano, impegnato a fare zapping.
Poi bussarono alla porta.
Ti prego, fa che non sia la signora Tenshi che vuole rompere le palle per il casino che ho fatto ieri mattina…
Aperta la suddetta porta, si ritrovò davanti un tizio di poco più alto di lei, dotato di occhiali e cappello, dal quale, da un lato, scendevano una cascata di capelli neri, che disse: - Ciao, tu devi essere Nives, giusto? Sono qui per lo Hyun. Io mi… –
Ah è lo scassapalle dell’altra notte.
E gli chiuse la porta in faccia.
Ao-san era dietro di lei e la guardava allibito.
- Ma che fai? Gli hai sbattuto la porta sul naso! Non gli hai dato neanche il tempo di presentarsi! –
- E allora? – Disse, dirigendosi verso il divano.
Il ragazzo aperse la porta al suo amico.
Certo che quei due dovevano volersi davvero bene: non si dissero niente, si abbracciarono e basta.
- Certo che la tua amica ha un bel caratterino! –
Nives sbuffò.
Già le dava sui nervi.
 
                                                   ~~~~~
 
 
Quando quei due si presentarono per bene, TOP condusse il leader nella sua camera.
- E così è qui che vivi. – disse JiYong, guardandosi intorno – Certo, non è come il nostro appartamento…-
Il silenzio invase la camera, pesante e denso.
- Ci manchi Hyun, a tutti. –
TOP gli sorrise, triste.
Sapeva che GD non stava mentendo e, nonostante restassero in contatto, non era la stessa cosa. E poi lui sapeva che erano costantemente preoccupati.
- E se ritornassi prima? Che ti cambiano quattro mesi invece di cinque? –
Ci fu una pausa, nella quale TOP rimuginò sulla risposta che avrebbe dovuto dargli. Inventare una scusa credibile o dire la pura, nonché scomoda, verità?
Optò per la verità. Perché tenerla nascosta infondo?
- GD io sarei ritornato anche due mesi prima se solo me l’avressi chiesto prima, quando stavo per partire…ma ora…ora stare qui altri tre mesi e mezzo mi sembra anche troppo, troppo poco…-
- È per quella tizia vero? –
Seung-hyun annuì.
- Ma cos’ha di così tanto speciale? È una maleducata, è un maschiaccio, ma soprattutto…LO SA A CHI CAZZO HA SBATTUTTO LA PORTA IN FACCIA?? – Sbraitò quello.
- Cretino non gridare! – lo attaccò TOP, mollandogli un pugno sul braccio – È ovvio che non lo sa!! Non ci conosce, ma allora non ti è entrato ancora in quella zucca vuota? –
- Ma non è possibile! Tokyo è zeppa di locandine con le nostre facce! Come cacchio fa a non averle mai viste? –
- Non credo badi molto ai cartelloni pubblicitari…-
- Ma che cazzo guarda allora quando va in giro? – Chiese, sbigottito, JiYong.
- Non guarda, è questo il problema…- Rispose lo Hyun, ancora sconvolto dalla recente uscita in moto con quella pazzoide.
G-Dragon sembrava, in qualche modo, sconfitto.
Sospirò – Come hai intenzione di dirle che sei un idol in fuga? –
TOP sbuffò – Non ci ho ancora pensato…-
- E allora sbrigati, tre mesi passano in fretta.-
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
Ormai quei due erano chiusi in quella stanza da due ore.
Vuoi vedere che mi ritrovo in un anime yaoi e non lo so…ma che vado a pensare?
Scacciò quel pensiero stupido ed inviò direttamente al direttore della casa editrice la traduzione di una e-mail che gli era arrivata dalla Corea del sud. Finita quell’operazione, non avendo altro da fare, accese la TV.
Li vide uscire proprio in quel momento dal nascondiglio, sorridenti e ancora intenti a chiacchierare. Uno più bello dell’altro, ma da dove erano usciti per entrare così in casa sua?
“Certo che siete fighi voi due” gli scappò, in italiano.
I due la guardarono interrogativi.
- Aish, lasciate perdere! – Disse, rivolgendo nuovamente lo sguardo alla televisione.
Si misero sull’altro lato del divano a penisola, di fronte a lei, e continuarono a chiacchierare, escludendola dalla loro conversazione.
Poi vide quello che si era presentato come JiYong tirar fuori da una tasca un pacchetto di sigarette.
- Senti, posso fumare? – Le chiese.
- Solo se me ne offri una –
- Ma siete in due a scroccare! Me le volete finire? –
- In due? – Nives rivolse lo sguardo incredulo verso il suo coinquilino, incontrando quello altrettanto incredulo di Mr. Ricrescita – TU fumi? – Dissero all’unisono.
Il cretino scoppiò a ridere.
- Perché non me lo hai mai detto? – Le chiese un Ao-san sorpreso.
- Perché non la ritenevo una cosa importante…-
- Ma fumare fa male! –
- Ha parlato quello che non fuma!! –
Più loro battibeccavano, più quel cretino rideva.
- Che cazzo hai da ridere? –
Le parole di Seung-hyun furono come una frustata per quel tizio, che subito la smise.
Al suo posto ora c’era Nives che rideva.
Non immaginava che Ao-san, sempre gentile e moderato, potesse rivolgersi a qualcuno in quel modo.
La cosa la fece ridere, ma era felice di constatare che anche lui avesse un lato ‘rozzo’.
I due la guardarono increduli, prima di ridere assieme a lei.
 
 
Il caso volle che quella notte il tizio si fermasse a dormire a casa sua.
Non aveva resistito a Seung-hyun, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui…
Solo che ora non riusciva a dormire, pensando di avere un pericolo pubblico in casa.
Quel JiYong aveva qualcosa di malato, lo percepiva.
Quindi se ne stava appollaiata sul divano, pregando di vedere quanto prima i raggi del sole farsi strada fra i grattacieli di Tokyo.
Sentì una porta aprirsi e dei passi avvicinarsi.
Ti prego, non il coglione, ti prego, non il coglione…
Si sedette di fianco a lei – Neanche tu riesci a dormire? – Purtroppo era il coglione.
- Chi riuscirebbe a dormire con due spostati in casa? –
Rise, beffardo – Beh neanche dormire nella stessa casa con una psicopatica è una cosa bella…-
Cosa??
Lo guardò, torva.
- Non ho voglia di litigare, quindi non rompere –
- Ma se hai cominciato tu? –
Sbuffò.
- Stabiliamo una tregua, ti va? –
Quello annuì.
- Posso sapere perché ti sei presa cura dello Hyun? – Chiese, a bruciapelo.
- Perché aveva bisogno d’aiuto e mi faceva tenerezza…-
- Aah beh...allora si spiega tutto! – disse, sarcastico – Però sono contento, non poteva capitargli benefattrice migliore. –
Nella sua voce non c’era nulla di sarcastico. L’ultima frase la pensava sul serio.
- Ma purtroppo dovremo, presto o tardi, portartelo via. Mi dispiace, ma il suo posto non è qui, questa non è casa sua. Il suo posto è con noi, in Corea. –
La dura realtà le venne sbattuta in faccia così violentemente da destabilizzare, per un secondo, la sua mente.
Pensare che un giorno Seung-hyun avrebbe dovuto abbandonarla per ritornare in patria le faceva male. Già ne era consapevole, ma aveva cercato di scacciare quel pensiero, che non faceva altro che deprimerla. E sentirselo dire da un cretino che conosceva appena le lacerava il cuore.
- Sul serio credi che io non c’abbia mai pensato? So che un giorno o l’altro andrà via e probabilmente non ci rivedremo mai più, non c’è bisogno di ricordarmelo.–
Si ritrovò le spalle circondate dal suo braccio, che la stringeva, come per abbracciarla.
Quel coso voleva…consolarla?
Aveva fatto pena pure a lui, perfetto!
- Non è vero che non vi rivedrete più, solo che sarà…ecco…difficile. –
- Tu, cosa ne hai fatto del cretino che ha chiamato alle tre e mezza? –
 
 
Passarono due ore a chiacchierare del più e del meno.
Mr. Ciuffo Lungo sembrava particolarmente interessato alla sua nazionalità, e, quando la scoperse, le fece vedere due tatuaggi, uno sull’avambraccio destro e uno sull’avambraccio sinistro, che altro non erano che due scritte in italiano: ‘Moderato’ e ‘ Dolce Vita’.
Nives gli confessò che avrebbe voluto farne uno anche lei, ma non sapeva dove e soprattutto cosa tatuarsi.
- Quando avrai deciso, chiamami, ti ci porto io – Le disse JiYong.
Lo aveva giudicato male.
Quel ragazzo era pazzo, ma non malvagio come aveva supposto.
E, alla fine, il sonno prevalse sui loro discorsi.
 
 



 
 
The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o   ~
*SBADIGLIA* E siamo arrivati pure al sesto capitolo. Non so da dove mi sia uscito, perché in questi giorni sono stata impegnatissima ._.’’ (dato che, ovviamente, non ci danno neanche il tempo di riprenderci dalle vacanze che subito partono con le interrogazioni). Che stanchezza -_- .
Se state pensando “oh, tempo altri due o tre capitoli e quelli se mettono assieme” *EEEEEER* SBAGLIATO! Devo ammorbarvi finché il regno di Sauron non cadrà *muahahahhahahah* (?????)
Detto questo, vi saluto, ritorno a studiare *ci crediamo*.
Ringrazio tutte quelle care persone che hanno la pazienza e la buona volontà di leggere ‘sto schifo, sul serio, grazie! :D
Yuna.

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Capitolo 7
*** Lady ***


Capitolo 7 – Lady
 

 
 
Lo zuccone non c’era.
Il suo futon era vuoto e sfatto.
Ho paura di scoprire dove si è intrufolato quel demente….
TOP accarezzò la gattina, che gli faceva le feste, e si diresse, stiracchiandosi, in salotto.
Aveva tutta l’intenzione di gettarsi a peso morto sul divano e continuare a sonnecchiare, aveva il cervello immerso in una nebbia fittissima.
Ma quella nebbia si diradò in un batter d’occhio nel momento in cui li vide.
Dormivano, beati, sul divano, e GD la legava a se come un bambino piccolo che stringe il suo orsacchiotto preferito nel sonno.
Il volto di JiYong accennava un lieve sorriso, quello di Nives era placido, come l’aveva vista due giorni prima sul suo petto, bella e pallida come la luna.
Vederla lì, circondata dalle braccia dell’amico, bastò a fargli salutare quella fioca fiammella che brillava nel suo cervello, la ragione, che scese giù, fino al petto, al fine di accendere la miccia della sua ira.
Avrebbe voluto abbaiargli contro e riempire il suo faccino con un bel marchio viola, proprio sull’occhio sinistro. Ma ricordò che la ragazza aveva il sonno leggero: al minimo tocco si svegliava, figuriamoci se l’avesse sentito gridare!
Quindi, decise di non toccare nessuno dei due, finché uno di loro non si sarebbe svegliato. Richiamò tutte le sue forze, tutta la sua buona volontà, e represse l’istinto di saltare addosso a quel cretino.
Oh ma lo avrebbe punito, questo sì.
 
 
Si diresse verso la vetrata, che aveva fatto da sfondo a tutte le giornate passate in quell’ appartamento.
Chissà se, una volta andato via, tornerò mai qui…
Già avvertiva la mancanza di quel luogo, che ormai era diventato sinonimo di casa. Gli era divenuto tanto caro in così poco tempo…ma era tale solo grazie a lei, alle sue premure, al suo affetto. Soprattutto grazie al suo affetto.
E se non l’avesse mai incontrata? Ora dove sarebbe potuto trovarsi? Magari alle Hawaii a ballare la hula sulla spiaggia. Oppure a far pupazzi di neve ad Oslo, o ancora poteva semplicemente essersene andato in giro per gli USA…
Ringraziava il destino o chi per lui, con tutto il cuore.
Perché non avrebbe scambiato quel piccolo appartamento neanche con il più lussuoso loft di Los Angeles.
 
 
Sentiva crescere dentro di se il desiderio di guardarla, e poco importava se era fra le braccia di qualcun altro. Il solo pensiero che di lì a poche settimane avrebbe dovuto lasciarla sola, aveva portato nel suo cuore una ventata di malinconia tale da farlo raggrinzire.
Voltò lo sguardo dal cuore pulsante del Giappone a quello che ormai era il cuore pulsante del suo mondo, e si stupì non poco nel vedere i grandi occhi neri della ragazza incollati alla sua figura.
I loro sguardi si trovarono e si legarono assieme per qualche secondo, poi Nives interruppe il contatto visivo, per scrollarsi di dosso con poca grazia il corpo dormiente di JiYong. Nonostante fosse stato scosso in malo modo, quasi picchiato, dalla ragazza, che cercava di liberarsi, quello non si svegliò. L’amico era, come lui, difficile da risvegliare.
Sbuffando, la sua coinquilina si mise in piedi, stiracchiandosi e mormorando un ‘buongiorno’ prima di sedersi affianco ad un GD immerso in un sonno profondo e affermare: - Il tuo amico ha qualche problema, è appiccicoso – disse, guardando tutto, fuorché TOP.
- Dì, mica t’è venuto a svegliare? – Chiese, cercando un pretesto per ridurre l’amico ad un ammasso informe di carne ed ossa.
- No, no…io già ero sveglia quando lui è venuto in salotto –
- E come mai eri sveglia? –
- Non riuscivo a dormire –
Niente, non lo degnava di uno sguardo. Era scostante.
Seung-hyun le si avvicinò e le alzò il mento, costringendola a guardarlo negli occhi: - La prossima volta che non riesci a dormire, vieni da me, non aspettare che certi soggetti – disse, indicando l’amico – vengano a disturbarti –
- Ma non mi ha disturbata –
No…aspetta…COSA?
TOP era traumatizzato. Fino al giorno prima quei due erano come l’acqua ed il fuoco…COSA DIAVOLO ERA SUCCESSO MENTRE LUI DORMIVA?
- Cos’è quella faccia? – Gli chiese.
- Tu…tu ieri non lo volevi neanche far entrare! E poi vi scopro abbracciati e addormentati assieme! –
- Aspetta, io non ho abbracciato nessuno, è lui che mi si è appiccicato addosso come una piattola – Sbottò, irritata.
- Non è questo il punto…- Sibilò TOP, rincuorato nel sapere che lei non gradiva ancora quel tipo di contatto con GD.
- Vuoi sapere una cosa? Io ci ho provato, ho provato a conoscerlo, come avevi detto tu. Dovresti essere contento! E invece ti incazzi con me; dovresti prendertela con questo qui, non ci sta completamente con la testa. – Bofonchiò, ancora intontita dal sonno.
- Oh – la meraviglia di Seung-hyun era chiara.
Aveva sopportato quel rompipalle solo per fargli piacere, allora.
- Ma alla fine non è malaccio, anzi, è simpatico sotto certi punti di vista...- disse, pensosa – Ao-san…tu…tu andrai via, vero? – Chiese, seria.
Quella domanda bloccò le sinapsi del cervellino di TOP.
Sbiancò e deglutì a vuoto più volte, non riusciva a dire un semplice ‘sì’, non sarebbe bastato: avrebbe voluto spiegarle tutto, ma non ci riusciva.
Un sorriso amaro si dipinse, triste, sul volto candido della ragazza, che, silenziosa, se ne andò in camera sua, abbandonandolo lì, accovacciato davanti al divano.
E stette lì, impietrito, finché un GD selvatico appena sveglio non gli gridò un – EEEEEEHY!!! – in un orecchio, sfondandogli un timpano.
- MA SEI CRETINO? Che c’hai da urlare? Ti sei bevuto il cervello? – Sbraitò, coprendosi l’orecchio sinistro, dal quale ormai era sordo.
- Quello cretino sei tu! Te ne stavi lì imbambolato a fissare il vuoto. – Disse, accoccolandosi sul divano.
Lo Hyun rinsavì da quello stato di trance, grazie al suo caro amico, e ricordò l’ira che aveva attanagliato il suo petto.
TOP gli rivolse l’espressione più innocente e calma che avesse,  mascherando una rabbia più profonda dell’oceano.
- Ascolta JiYong…per caso hai detto a Nives che fra un po’ andrò via? Magari questa notte…prima di incollarti a lei come una piovra…?–
L’amico captò il pericolo imminente e scattò come una lepre, diretto alla camera dello Hyun, nella quale si rinchiuse.
- ‘POVERO PICCOLO JIYONG...È PASSATO A MIGLIOR VITA PROPRIO NEL FIORE DEGLI ANNI’, GIÀ IMMAGINO GLI ARTICOLI DI CRONACA NERA!! – Si ritrovò a tentare di entrare nella sua stessa camera, nella quale c’era un malcapitato esemplare di G-Dragon, che non era in possesso della chiave della porta.
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
Casino.
Facevano decisamente troppo casino.
Ma quanti anni hanno a testa? Due, Tre? Io più di tre non gliene do!
Lei voleva solo rilassarsi, voleva solo non pensare alla partenza del suo Ao-san.
E invece si ritrovò a rabbonire due completi deficienti: uno sull’orlo di una crisi di nervi e l’altro…beh l’altro era ad un passo dalla morte, a giudicare da come abbaiava Seung-hyun.
Armata di cuscino, si diresse verso quella che era la sua prima vittima.
Riempì Ao-san di cuscinate a ritmo di – LA. VUOI. SMETTERE. DI. SBRAITARE. COME. UN. PAZZO? –
Quello era ormai a terra, che la guardava, sconcertato.
Fece cenno di stare zitto all’amico, condito da un’occhiolino, prima di dire, dolce come il miele: - JiYong, posso entrare un secondo? Non ti preoccupare, Seung-hyun non ti infastidirà più – Le sembrava di avere a che fare sul serio con due bambini dell’asilo.
Quello aperse la porta lentamente, con timore.
Perfetto, c’è cascato!
Si infilò nella camera come una furia e riempì di cuscinate anche il secondo idiota, a ritmo di: - E. TU. LA. DEVI. SMETTERE. DI. FARE. IL. COGLIONE!! –
Poté sentire chiaramente la risata dello Hyun riempire la casa.
Sarebbe stata quella a mancarle più di qualunque altra cosa.
 
 
Quel pomeriggio sarebbero usciti tutti e tre, ma non assieme.
JiYong aveva da fare qualcosa con Ao-san, non aveva ben capito cosa, ma le disse che si trattava di lavoro, e andarono via di casa prima di lei.
Nives, invece, sarebbe uscita con Hanabi, giunta a Tokyo per motivi a lei ignoti.
Le due amiche s’erano date appuntamento in una sala da tè vicina alla zona di Ikebukuro.
Nives non le aveva detto che aveva accolto praticamente uno sconosciuto subito dopo la sua visita a Fukuoka, Hanabi si sarebbe allarmata e avrebbe chiamato il centro di pulizia mentale più vicino a casa sua, per farla curare. E in più non le avrebbe mai detto che conviveva con un ragazzo, a prescindere dal modo in cui l’aveva conosciuto: conosceva fin troppo bene l’amica, se l’avesse conosciuto, certamente c’avrebbe provato, e a lei non andava proprio a genio il fatto di ritrovarsela in casa propria intenta a flirtare con il suo Ao-san.
Voleva un gran bene a quella ragazza, ma sotto questo punto di vista le stava apertamente sulle palle, ed era una cosa nota a tutti.
La vide avvicinarsi al tavolo che erano solite occupare quando si incontravano.
Si scambiarono i soliti convenevoli e si persero a chiacchierare del più e del meno, infarcendo il tutto con del sano gossip universitario.
“Hanabi, ma mi sembra strano che tu sia venuta qui a Tokyo con così poco preavviso, di solito ti fai viva una…se non due settimane prima!” le disse, seriamente curiosa di sapere cosa avesse spinto l’amica a sopportare un viaggio di tre ore in treno.
Quella, in tutta risposta, cominciò a sorridere come un’ebete “Oh, Nives!! Come vorrei che tu capissi cosa stia provando in questo momento!!” Il suo volto era luminoso, come se avesse realizzato il sogno più grande ed importante della sua vita.
“Stasera andrò ad una festa! E non una festa qualsiasi, è una festa piena zeppa di celebrità! Per spiegarti in breve come ho fatto a farmi invitare…beh sono stata fortunata! Mi hanno sorteggiata tra migliaia di fan! Me ed una mia amica, che purtroppo non può andarci, è all’estero…ma se vuoi puoi venire te al posto suo!!” Squittì tutto d’un fiato, stringendo come un ossesso la tazza di tè al cocco che aveva ordinato.
E così è questo ‘l’avvenimento del secolo’ capace di smuovere il culo di Hanabi.
Nives ci pensò su, per poi rispondere “Lo sai che io sono un’ignorante in materia, ne conosco qualcuno…ma solo perché ogni tanto accendo anche io la TV”
“E dai vieni!! Pensa ci saranno anche due membri dei BigBang!!” Mentre diceva questa frase, Nives sentiva che l’amica era a rischio infarto.
“E…chi sarebbero?” Chiese, sorseggiando il suo tè al mango, poco interessata.
Quella sbuffò, delusa. Sembrava un palloncino che si sgonfiava.
“Ma è mai possibile che tu non sappia mai niente?”
Nives alzò le spalle. Non le era mai fregato molto degli idol e non capiva cosa ci trovasse in loro l’amica.
“Senti, io voglio vedere TOP e G-Dragon, andrò alla festa, con o senza di te!”
“Ah, allora farai a meno della mia compagnia, e, comunque…TOP? G-Dragon? Ma che nomi sono? Per caso sono usciti da un anime?” Disse, ridendo come un’idiota.
L’amica bolliva dalla rabbia.
“Ma allora sei cretina! Hai la vaga idea di quanto siano famosi???” Ormai era rossa come un peperone: non accettava che l’amica sfottesse in quel modo quelli che si ostinava a chiamare ‘suoi BigBang’. Perché in realtà quell’argomento già l’avevano toccato, ma, ogni volta che si ripresentava, Nives si divertiva nel vedere l’amica diventare viola per l’esaurimento nervoso.
“No, e non me ne può fregare di meno.” Affermò, sincera.
“Tu sei un caso perso! Butti un’opportunità d’oro nel cesso, te lo dico io!! Quando ti accorgerai della cazzata colossale che stai facendo, poi non venire da me a piangere! Ti perderai due figoni assurdi, e tutto perché sei scema!!” Ormai era sbottata.
Oh, cara, io a casa mia ho un Ao-san, altro che quei due tizi! Cosa vuoi che me ne faccia poi di due idol che non conosco neppure?
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
Si ritrovò imbacuccato come un rapinatore di banche e catapultato fuori di casa in un batter d’occhio. GD l’aveva praticamente rapito.
- Mi spieghi dove cazzo stiamo andando? – Azzardò a chiedere al compagno, intento a guidare.
- Andiamo a prepararci! –
- Prepararci…? – Non aveva afferrato bene il concetto di quella frase, in che senso ‘prepararCI’ ?
- Sì, hai capito bene, prepararci!! Forza e coraggio! –
Arrivati a destinazione, lo trascinò in un camerino stracolmo di persone e lo costrinse a sedersi su una poltrona.
- GD, ma che cazz…- Cominciò, ma venne stoppato dalla voce di JiYong che gli diceva: - Ascoltami bene, tu stasera ti devi far vedere con me, ok? È da un bel po’ che i giornali e le fan non hanno tue notizie, iniziano a chiedere dove sei finito…sii responsabile! Questa sera ci sarà una festa, e tu ci andrai! Vuoi starci un’ora? Ok, a me basta che ti fai vedere, chiaro? –
Lui a quella festa non ci voleva andare.
Infondo aveva lasciato la Corea anche per quello, non voleva lavorare, non voleva essere TOP, il rapper dei BigBang amato da migliaia di fan: lui si accontentava di essere Ao-san, il coinquilino di Nives.
Ma si rese conto che la cosa creava dei problemi, soprattutto al leader. Non poteva comportarsi in quel modo, non poteva fare il bambino capriccioso, anche lui aveva dei doveri. Avrebbe dovuto parteciparvi, volente o nolente.
Lo tirarono a lucido, lo truccarono, gli acconciarono i capelli e lo vestirono di tutto punto. Il tutto in quattro ore.
Ormai erano le sette di sera quando riuscì a strapparsi un minuto per inviare un SMS alla coinquilina, che probabilmente lo aveva già dato per disperso.
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
‘ Stasera farò tardi, JiYong mi ha trascinato ad una festa -.-‘’ abbi pazienza, tornerò presto, non preoccuparti!! Non dopo le 23, te lo prometto!’
Quel messaggio l’aveva un po’ indispettita.
Quella sera tutti sarebbero andati a divertirsi tranne lei.
Infondo è sempre stato così.
E, detto chiaramente, Nives non era mai stata un tipo festaiolo.
Alle volte l’avevano trascinata a qualche evento, ma si annoiava, perché spesso non conosceva quasi nessuno.
Scommetto che ti saresti annoiata anche alla festa che ha fatto andare in brodo di giuggiole Hanabi…
 
 
Tre ore, due film e molti pacchetti di patatine dopo, sentì il cellulare squillare.
Era Ao-san.
- Seung-hyun!! Che c’è, la festa è noiosa? – Disse, serafica.
- Oooh per favore! Io neanche ci volevo venire! È tutta colpa di quel tizio! – Sbottò quello, irritato.
- E io cosa dovrei farci? –
- Se ti chiedessi di venirmi a prendere? –
- Io ti manderei a fanculo –
- Uffà, seriamente, salvami, vienimi a prendere! – La supplicò, lagnandosi.
- Ma tu non avevi paura di andare in moto con la sottoscritta? – Gli chiese, con un pizzico di cattiveria.
- Venire in moto con te è un’esperienza fantastica se paragonata a questa festa del cazzo! –
- Aaah, non fare tante storie, non credo sia così male…-
- Tu non hai idea di quanto sia terribile, invece! –
- Ok, ok, smettila di lamentarti, ti vengo a prendere, dimmi dove sei –
- Sia lodato il cielo! Sono all’Insomnia…sai dove si trova, vero? –
Ma mi crede cretina sul serio?
Quello era uno dei locali più esclusivi di tutta Tokyo, e per di più era proprio lì che si trovava anche Hanabi.
- Dì ti sembro scema? Non conosco il locale più rinomato di Tokyo, sì, non so dove abito!! E poi vorrei sapere che ce fai tu lì!! –
- Ti spiego tutto quando saremo arrivati a casa! Ti prego sbrigati! Mi raccomando, vai sul retro! – Scongiurò Ao-san.
- Ok, ok, t’ho detto che sto venendo! –
 
 
                                                   ~~~~~
 
 
Quando staccò la chiamata, sospirò, sollevato.
Non ne poteva più.
C’era una fan con un vestitino argentato, decisamente troppo corto, che gli dava la morte: s’era appiccicata al suo braccio destro e non lo lasciava più. Per fare una cazzo di telefonata s’era dovuto barricare in bagno!
E non era solo lei il problema: a quella festa erano state invitate 20 fan assatanate che assalivano uno o più idol, fra questi c’era anche il povero G-Dragon, ovviamente, ma a lui quelle attenzioni non davano molto fastidio, anzi, probabilmente avrebbe esaudito i sogni erotici di una o due di quelle tizie.
Probabilmente si sarebbe dato all’avventura anche lui, se solo il pensiero di quel maschiaccio non gli martellasse il cervello. Vedeva ancora i suoi lineamenti rilassati in un’espressione amara e sconfitta, l’espressione che gli aveva donato quella mattina. Quel pensiero gli provocava una fitta dolorosa alla bocca dello stomaco. Non voleva vederla più così, la preferiva di gran lunga quando lo prendeva in giro o quando lo prendeva a cuscinate.
 
 
Sgattaiolò sul retro, attento a non farsi vedere da nessuno, sfruttando gli angoli bui. Sembrava un ninja imbranato, ma poco gli importava. La cosa necessaria era uscire da quel posto sano e salvo.
Alla fine raggiunse il retro, e aspettò l’arrivo dell’amica.
Neanche cinque minuti dopo era già lì, segno che aveva accelerato come una pazza.
- Ehilà, chi non muore si rivede! – Disse, sollevando la visiera scura del casco.
Sembrava un’amazzone, quella visione lo intimoriva, ma allo stesso tempo sentiva crescere in lui il desiderio di saltarle addosso. Aveva dei pantaloni di pelle neri, lisci e attillati, e il suo chiodo di pelle, se ne era appropriata. Non l’aveva mai vista con quei pantaloni, non aveva mai visto così bene le sue cosce.
Erano lunghe, morbide, perfette.
Si accorse di ragionare come SeungRi, che vergogna.
- Tieni, infilati questo – Gli disse, porgendogli un casco.
Riluttante, lo afferrò e se lo mise.
Non voleva salire su quella moto, non dopo aver immaginato di farsela lì, sul retro dell’Insomnia, su una moto.
- Ti muovi? Non eri tu quello che voleva andare a casa? – Sbottò quella, scazzata nel vederlo impalato davanti a se.
TOP si fece coraggio e salì dietro di lei.
Ecco, e ora dove le metto le mani? Mannaggia a me! Mannaggia a GD!
- Reggiti, brutto idiota! Non vorrai mica cadere! –
- La fai facile te! –
- Uffà! – Disse quella, afferrando le braccia di un Seung-hyun imbarazzato e passandosele attorno alla vita.
Stare così vicino a lei, poterla stringere in quel modo…TOP stava per diventare pazzo.
Ormai le luci della città che sfrecciavano veloci facevano da sfondo ai suoi trip mentali, che aveva cercato più volte di reprimere, ma più lo faceva, più quelli erano perversi.
Il viaggio verso casa durò poco.
Non si dissero nulla fino al rientro in casa.
Lei era persa in chissà quale mondo parallelo, lui troppo impegnato ad ammirare le sue forme fino ad allora sconosciute.
Era giunonica, e la cosa non poteva fargli altro che piacere.
Fu allora che ricordò le parole di quell’idiota di SeungRi.
- …passiamo alle cose serie, com’è messa? –, - Dai che hai capito! E’ il prototipo della ragazza mediterranea, tutta tette e culo? – …oh, caro, caro SeungRi…non hai idea dello spettacolo al quale sto assistendo.
Arrivati all’interno dell’appartamento, quella si voltò verso di lui e cominciò col dire: - Si può sapere che cazzo ci facevi a quella festa? Così conciato poi! – indicandolo.
Il cervellino di TOP, interrotto il contatto visivo con quella specie di cuscino che si portava dietro la ragazza, era passato da uno stato d’estasi ad un torpore dolce.
Praticamente non capiva un cazzo. Quel po’ di materia grigia sopravvissuta era immersa nella bambagia e non voleva uscirne.
Quella, accortasi dello stato di trance dell’amico, cominciò a pizzicargli le guance.
- Eeeehy! Ao-san! Se ci sei dacci un segno! – Posò le nocche sulla sua fronte, come per bussare.
Divertito dal suo faccino corrucciato, rise sommessamente.
- Ah, ma allora ci sei! – disse quella, sorridendogli – dimmi, che ci facevi lì? –
TOP rifletté sulla risposta da darle: - Mi ci ha trascinato JiYong…quando vuole, sa essere convincente –
- Ah beh…sai a quella festa ero stata invitata pure io, mi ci voleva portare una mia amica, Hanabi, lei c’era. Non so se l’hai vista, doveva indossare un vestito argentato se non ricordo male…- disse, allontanandosi verso il frigorifero per prendere una birra.
Ah, quindi quella rompipalle è una tua amica?
- E come mai non sei venuta alla festa? –
- Semplice: mi scocciavo e non conosco nessuno! -
- Bah, comunque…mmh…no, non credo di aver visto la tua amica – Si ritrovò a fissarle di nuovo il sedere.
Maledisse più volte quei pantaloni, i drink che aveva bevuto e se stesso.
Nives si voltò, guardò prima la sua faccia imbambolata con aria interrogativa, poi si guardò le gambe e poi ritornò a fissare lo sguardo sul suo volto: - Che hai da guardare? Non ti piacciono? – brontolò, scorbutica.
Seung-hyun non poteva credere alle sue orecchie: come poteva non piacergli quella seconda pelle che le fasciava le cosce?
Scosse violentemente la testa – A me piacciono! Anzi, mi chiedevo proprio perché non li avessi mai visti –
- E mai li vedrai più. Li ho messi solo perché mi danno un’aria un po’ più femminile…e per non ascoltare Hanabi che si lamenta per la mio poco carattere femminile. Soprattutto per questo –
- Ma sei bellissima così! – Si lasciò sfuggire, prima di arrossire violentemente.
- Dì, hai bevuto, vero? Mi sembravi un po’ brillo, ma adesso ne ho la conferma! Fila a letto! – Disse, materna.
Le obbedì senza discutere. Gli piaceva quando lo trattava in quel modo. Come se gli volesse un bene dell’anima e si preoccupasse per lui.
Come, d’altronde, faceva lui con lei.
 
 
 
 
 
 
 
   ~ The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪   ~
Cosa ho detto in questo capitolo? Ma assolutamente niente *°* LOL *picchiatemi pure ora* questo capitolo è partorito da un ascolto prolungato dei SuJu, IMMAGINATE COME STO *∇* quindi perdonatemi. (che c’entra??)
Personalmente, sia questo che il quarto capitolo non me piacciono ._. c’è qualcosa che non va °-° ma li pubblico lo stesso, perché sì e poi perché anche se provo a riscriverli, mi vengono uguali, quindi ciao ciao *buoni propositi per la buona riuscita della FF*, ora si comincia con un’altra filosofia, ovvero *vediamo almeno di finirla come dico io* LOL speriamo *finger cross*
E ora, passiamo a i festeggiamenti! (?) (magari ringraziamenti, ma vabeh…)
Ringrazio, come sempre, tutti voi che leggete quest’orrore :’D non finirò mai di ringraziarvi u_ù e soprattutto le anime pie che ogni tanto mi lasciano una recensioncina piccina picciò *^* *neh, siete in tanti a leggere, io vi vedo! Lasciatemela una recensione, così mi sento realizzata LOL ok…ora posso andare a buttarmi*
E detta quest’ultima cacchiata, alla prossima gente! :D

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Capitolo 8
*** Korean Dream ***


Capitolo 8 – Korean Dream
 
 
 
Erano passate due settimane da quando JiYong era piombato in casa sua, ed erano anche due settimane che non si faceva vivo.
Pur tuttavia essendo ancora in Giappone: infatti Ao-san le aveva detto che quello si trovava a Tokyo per lavoro, non poteva di certo cazzeggiare tutti i giorni e, di conseguenza, fiondarsi in casa sua a rompere le girelle! Ma, l’avvertì lo Hyun, il re degli idioti, prima di partire per la Corea, senza ombra di dubbio si sarebbe diretto dritto dritto alla prima porta del tredicesimo piano del loro palazzo, ovvero da lei.
 
 
Appena sveglia, Nives diede un’occhiata alla sua agenda. In quegli ultimi giorni s’era sobbarcata una marea di lavoro: alcuni traduttori erano malati e/o in vacanza, quindi lei, unico pesciolino sano, era stata schiacciata da un macigno con su scritto ‘LAVORO’.
Fortunatamente quel giorno non doveva fare praticamente nulla, si trattava più che altro di faccende domestiche e di…conti da pagare.
Alla fine era arrivata anche la mattina del 26 Febbraio.
Data del giorno prima della scadenza delle bollette accumulate e abbandonate su una mensola in cucina.
L’aveva completamente dimenticato.
Prese quelle scartoffie e quasi le venne un colpo: avevano speso 90000 yen solo per la corrente elettrica in tre mesi!
Ma che avevano fatto, se l’erano bevuta?
- ‘n giorno – Sentì bofonchiare dietro di lei.
- Buon giorno un cazzo! – Butto lì, incazzata con la cifra da pagare.
Seung-hyun la guardò con una faccia da ‘ma cosa minchia ho fatto di male ora?’, a suo avviso tenerissima, quindi si sentì in dovere di scusarsi e di spiegare il perché di quel saluto molto delicato.
 
 
Quella mattina, Ao-san s’era sentito così generoso da uscire e andare a pagare tutti i conti. E in più si era offerto volontario per una spedizione al supermarket e al negozio di animali.
Che ragazzo coraggioso.
 - Prenditi una giornata di riposo, rilassati e non pensare al lavoro. Alle faccende ci penso io! –
Quanto era stato dolce! Ma quel ‘alle faccende ci penso io’ la inquietava. Avrebbe combinato qualche pasticcio in casa, tipo scambiare la cera per detersivo, lo sentiva. E proprio per questo aveva accennato alle sole faccende da eseguirsi al di fuori delle mura domestiche. Lei ci teneva al suo appartamento.
Così ho la mattinata libera eh?
Cosa avrebbe potuto fare? Guardare la TV? Ma anche no, si sarebbe solo fritta il cervello ancora di più. Leggere?...ANCORA? Quindi, escluse anche quell’opzione.
Decise di strimpellare qualche nota. Era da molto che non suonava, quindi probabilmente avrebbe fatto schifo, ma, appunto perché era sola e nessuno tranne lei avrebbe udito l’orribile suono,  approfittò dell’occasione per rispolverare la sua chitarra.
L’accordò per bene, spendendo mezz’ora del suo tempo solo in quello, prima di cominciare a suonare ‘Wonderwall’ degli Oasis.
Ma è noto che a questo mondo non si può mai star tranquilli.
Sentì bussare al campanello.
Probabilmente quel cretino di un Mr. Ricrescita s’era scordato qualcosa e se ne era reso conto a metà strada, quindi era tornato indietro. E, poiché aveva bussato, presumibilmente s’era scordato pure le chiavi.
Idiota.
Eppure gli aveva anche chiesto se avesse preso tutto. Bah…
Andò ad aprire la porta.
- Che cosa hai dimen…-
Le parole, assieme alle imprecazioni, le morirono in gola.
Al suo cospetto c’era un JiYong vestito di tutto punto, lavato e stirato, figo al pari di Ao-san di ritorno dalla festa all’Insomnia qualche settimana prima.
Ma da dove escono questi soggetti? Secondo me hanno la figaggine nel DNA…è l’unica spiegazione.
- Oh…ehmm, ciao! Se cerchi Seung-hyun…beh non c’è! Ritenta, sarai più fortunato! – E stava per chiudergli la porta sul muso, come aveva fatto la prima volta che, aprendo l’uscio, s’era ritrovata quel tizio davanti, ma quello aveva bloccato la porta con un piede.
Lo guardò torva: - Ti ho detto che Ao-san non c’è, quindi ciao! – e gli fece ‘ciao ciao’ con la mano.
- Tu e l’ospitalità siete due sconosciute? Ah no…mi correggo: TU E LE BUONE MANIERE SIETE DUE SCONOSCIUTE!! – Quel tizio se la prendeva troppo.
Cacchio! Chi cerchi te non c’è!! E quindi, che vuoi?
- Non avevamo pattuito una tregua? – Domandò, acida.
- Sei stata tu la prima ad infrangerla! –
- Ma se ti ho detto che Seung-hyun non c’è! –
- E cosa ti fa pensare che io sia venuto qui solo per lo Hyun? – Ribatté, stizzito.
Nives sbuffò: - Cosa vuoi allora? –
- Prima di tutto: vorrei entrare. – Affermò.
Ecco che la sua amata giornata libera andava a farsi fottere.
Niente chitarra, niente relax, niente.
Solo rompipalle.
Si fece da parte per far entrare nell’appartamento quel tipo, il quale, tranquillamente, come se fosse stato a casa sua, toltosi le scarpe, si spaparanzò sul divano.
Va bene voler entrare in casa propria, ma fare come se la suddetta casa fosse sua…- E poi sono io quella che non conosce le buone maniere…- soffiò, incazzata.
- Uh? – E quell’idiota neanche l’aveva sentita! Basta, con questo qui ci rinuncio…è una battaglia persa in partenza!!
Si sedette sull’altro lato del divano.
- Mammamia che stanchezza! Non hai idea di quanto sia sfiancante il mio lavoro! – Disse quel cretino, stiracchiandosi e recuperando il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni.
- Non vedo in che modo la cosa mi tocchi – disse, cinica – e poi…io ne dubito. Noi traduttori veniamo schifosamente fruttati, anzi, mi correggo, sono io quella che viene schifosamente sfruttata. – Confessò, strappandogli le sigarette e fregandosene una.
A sua volta, JiYong recuperò il pacchetto e, mettendosi seduto a gambe incrociate, disse: - Ma tu lo sai che lavoro faccio io? –
Nives scavò nella sua memoria, ma non scovò nessun dato chiamato ‘lavoro del coglione coreano’. Scosse la testa.
- E allora prova ad indovinarlo – Disse, con un sorriso beffardo, sbuffando una nuvoletta di fumo grigio-azzurra.
- Chi sei? Fai parte della yakuza? Sei uno spacciatore? Se sì: cosa hai da offrirmi? –
Quello la guardò, forse indeciso se sputarle in un occhio o mandarla a farsi fottere e basta. Glielo si leggeva in faccia.
- Mi prendi per il culo? –
- In realtà sì –
- E impegnati, magari ci arrivi! – Disse, esasperato.
- Secondo te non si fa prima se me lo dici direttamente? – Domandò, retorica.
- No, ci devi arrivare da sola –
Stronzo.
- Come se mi fregasse qualcosa di quello che fai tu! – A quell’ultima frase, JiYong divenne rosso per la rabbia: i suoi occhi erano così sgranati ed iniettati di sangue da sembrare sul punto d’esplodere.
Ma non le rispose, stette zitto.
Passarono cinque minuti in silenzio, spezzato dal rilascio del fumo di JiYong, che non poteva farlo come le persone normali: no! Lui doveva fumare teatralmente. Ma si vedeva che non lo faceva consapevolmente: era nella sua natura il non voler passare inosservato. E Nives lo aveva capito anche dalla sua reazione quando aveva palesato il suo disinteresse verso la questione ‘mestiere di JiYong’.
Vide lo sguardo di quel tipo posarsi su qualcosa alle sue spalle: - È tua quella? – chiese, indicando quel qualcosa.
La ragazza si girò e scorse la chitarra abbandonata al suo destino.
- No, è della mia gatta, sai è una musicista dal grande ed incompreso talento! – Gli rispose, sarcastica.
Quello non si curò della sua ironia, continuando il suo questionario: - La sai suonare? –
- Certo che la so suonare! Una chiavica, ma la so suonare –
Quello s’alzò e recuperò lo strumento, per poi porgerglielo: - Voglio sentirti. –
Nives lo guardò con tanto d’occhi, allibita.
- Perché vuoi farti del male? – Gli chiese, come per implorarlo di non farle uccidere una canzone.
- Ma che dici!! Dai, fammi sentire. – Le disse, supplice.
Nives sospirò, mannaggia a me e al fatto che non so dire di no! , prese la chitarra e disse: - Cosa vuoi che ti suoni? –
- Qualunque cosa, ma devo chiederti un’ultima cosa: sai cantare? – Domandò, sedendosi al suo posto, intrecciando le dita. Sembrava uno di quegli strani presentatori di show musicali.
- Ma che è: un’audizione? –
Quello rise sommessamente e ripeté la domanda.
- Faccio schifo pure a cantare, ti risparmio il doppio strazio. –
Ventimila ‘- e invece sì che lo farai -’ e ventimila ‘- e invece no -’ dopo, Nives, ormai stanca di quell’insulso teatrino e volendo farlo stare zitto, acconsentì alla sua richiesta.
Però ora si presentava il vero problema: quale canzone che sapeva a memoria ricordava, anche solo vagamente, come si suonasse? Alla fine mandò a farsi fottere mentalmente JiYong e la sua fottuta curiosità, e mandò a quel paese anche Ao-san: se non si fosse offerto come addetto alle bollette, ora non si sarebbe trovata in quella situazione.
Decise quindi di suonare ‘Some Say’ dei Sum 41.
La canzone nella sua interezza era sempre bellissima, stupenda a suo avviso. Ma l’esecuzione…non era sicura di riuscire a suonarla bene, poi ricordò le parole di quel suo amico del liceo che l’aveva iniziata a quello strumento.
 ‘Non importa come suoni, importa ciò che senti quando lo fai. Ricorda: il sentimento è il cuore di una canzone’.
Attinse quanta più energia le era possibile da quelle parole, magari buttate lì quando cazzeggiavano/imparavano a suonare assieme, ma che in quel momento le stavano dando la forza…soprattutto la forza di non spaccare la chitarra in testa a quel deficiente.
Quindi cominciò.
L’aveva cantata tutta, ad occhi chiusi, sperando di posizionare bene le dita.
Alla fine ce l’aveva fatta.
Quando dischiuse gli occhi, il suo campo visivo venne invaso dal faccino di JiYong, che, radioso, disse: - Ora ne sono convinto, tu mi servi –
Il punto interrogativo dipinto sul volto di Nives e il suo: - In che senso? – non ebbero risposta, perché quello la ignorò completamente mettendosi a trafficare con il suo cellulare.
Solo dopo dieci minuti, durante i quali Nives l’aveva mandato al diavolo, aveva messo al suo posto la chitarra e si era piazzata davanti al portatile, quello le rivolse nuovamente la parola: - Che ne dici di venire in Corea? –
- Tu sei pazzo…- Ma che cagate uscivano dalla bocca di quel cretino?
- Guarda che parlo sul serio...dai, il 26 aprile è il compleanno di un amico mio e di Seung-hyun, e anche lui sarebbe felice di conoscerti…ora, stavo pensando: che ne dici di venire in Corea per un po’ e festeggiare con noi il suo compleanno? –

 
                                                   ~~~~~
                                               
 
 TOP cominciava a pentirsi della sua nobile impresa.
Stare al supermercato era stressante e lo era ancora di più stare alle poste!
Ma alla fine ce l’aveva fatta, era riuscito a comprare tutto e ad arrivare sano e salvo anche al negozio di animali.
Quando arrivò infine sull’uscio di casa si riconosceva più o meno stanco come quando appena finito di girare un MV. Ok non esageriamo, girare un MV lo portava a profonde crisi dovute alla mancanza di sonno, no…preferiva di gran lunga il tipo di sforzo al quale si era sottoposto per non far affaticare Nives.
Anche il lavoro di quest’ultima, ammise, non era dei migliori: si costringeva a star sveglia fino a tardi, la mattina si levava quasi all’alba ed era più morta che viva. Seung-hyun si sentiva in colpa nel vederla faticare così tanto e di non poterla aiutare in alcun modo: il suo giapponese scritto faceva schifo, figuriamoci l’italiano! Quindi si impegnava a non disturbarla, a preparare pasti decenti, anche se frugali, e a preservare quel po’ d’ordine che regnava nell’appartamento.
E quella mattina aveva voluto regalarle anche un po’ di tempo da dedicare a sé stessa, nel quale riposarsi e recuperare le forze. In più aveva pagato tutto di tasca propria. In qualche modo voleva contraccambiarla, anche se era consapevole che neanche tutto l’oro del mondo non sarebbe bastato a ringraziare e ripagare ogni suo singolo gesto.
Infilò la chiave nella toppa ed esclamò un – Sono ritornato! – ormai abituale.
- Ah, alla fine hai ritrovato la strada di casa, brutto cazzone! –
Ok, Nives non poteva aver cambiato tono di voce e non poteva neanche aver subito una profonda metamorfosi che l’aveva tramutata nel re degli idioti.
Vide il leader avvicinarsi e appoggiarsi al muro, a braccia conserte, intento ad osservarlo, con il suo solito sorriso sghembo dipinto sul volto. Gli si leggevano in faccia frasi tipo ‘- Guarda come ti sei ridotto! A far da donnina di casa! –‘.
- E tu cosa ci fai qui? Non dovevi lavorare? -
- Ho finito, domani si ritorna in Corea! – Disse, gongolando.
Si diresse in soggiorno, dove trovò una Nives sconfitta che lo salutava con un cenno stanco della mano.
Mise le buste della spesa sul bancone della cucina e le si andò a sedere affianco, preoccupato: - Nives, tutto bene? –
- Certo che va tutto bene, perché non dovrebbe andare bene? – Si intromise GD, facendo capolino fra i due.
TOP rivolse all’amico uno sguardo tagliente, avrebbe voluto farlo a fette. Stesso sguardo gli rivolse Nives, chissà che cosa era successo in sua assenza; Seunghyun, da parte sua, sperava solo che GD non avesse fatto il porco o peggio.
- Indovina un po’ Hyun! – disse il leader, raggiante – Indovina chi verrà al compleanno di Dae? –
Che cosa c’entra adesso il compleanno di Dae?
Lui non v’avrebbe partecipato comunque: doveva ritornare in Corea a fine Maggio, si sarebbe perso ben due compleanni: quello di Dae e quello di Tae. La cosa gli dispiaceva: avevano sempre festeggiato assieme tutti i compleanni, ma quell’anno lui se ne era andato e avrebbe dato buca ai due compagni…
Vide Nives fulminare JiYong con lo sguardo.
Vuoi vedere che…
Lentamente, tremando, indicò Nives dicendo: - Non avrai mica… - le parole gli morirono in gola.
- EEEESATTO! – Esclamò G-Dragon, saltandogli al collo come una fangirl impazzita.
N O N   P U Ò  E S S E R E !
Tre domande martellavano nella testa di un TOP alquanto confuso, incredulo e sconcertato:
1)     Perché diamine quel deficiente l’ha invitata al compleanno di Dae?
2)     Come ha fatto a convincerla?
3)     E adesso, cosa sarebbe successo?
Alla prima poteva rispondere con facilità: GD voleva che tornasse quanto prima in Corea, quindi aveva imposto ad un Dae, che voleva conoscere, come tutti gli altri membri della band, l’anima pia che lo aveva accolto, la presenza di quella tipa al suo compleanno. Perché GD sapeva che l’unico motivo per il quale continuava a starsene lì in Giappone era Nives, e sapeva che l’avrebbe seguita anche se, nella durata di quei cinque mesi, la coinquilina avesse deciso di andarsene in Italia.
Per la risposta alla seconda domanda…bastava guardare la faccia della sua povera ragazza: l’aveva asfissiata e alla fine aveva ceduto. Anche se non si metteva di impegno, JiYong sapeva esasperare le persone fino ad ottenere qualsiasi cosa.
E per la terza…non riusciva a vederla, perché in realtà non vi era una soluzione precisa. E, in qualsiasi caso, lui aveva paura della risposta che gli sarebbe stata data solo dal tempo.
- Oh non è un avvenimento così sensazionale! Non agitarti, pezzo d’idiota! – Disse Nives, frustandolo con le sue parole.
Peccato che GD quel giorno aveva voglia di sadomaso.
- La mia piccola Nives verrà a casa nostra! – Disse, abbracciandola.
A quella stava per scoppiare una vena sulla tempia.
Quello che accadde dopo fu un susseguirsi di insulti da parte dell’italiana e un continuo sparare minchiate zuccherose da parte del leader, con la prima che si tratteneva dal pestarlo a sangue.
Seung-hyun seguiva il tutto in silenzio. Non riusciva a collegarsi con il suo cervello, riceveva sempre il solito segnale ‘Siamo spiacenti, i suoi neuroni al momento non sono disponibili, riprovi più tardi!’. Non digeriva la questione ‘Nives in Corea al compleanno di Dae’.
Non che non gli facesse piacere, beninteso. Solo…avrebbe affrettato la trattazione sia della questione ‘io sono un idol e l’unica che non lo sa sei TU!’ , sia ‘ ciao, non ci vedremo più’.
Che stress che era quel GD, doveva far sempre tutto di testa sua!
 
 
Nives li aveva lasciati soli, si vedeva che era più stanca di prima, quindi decise di andarsi a farsi una doccia rilassante, lasciandoli soli.
TOP, con uno scatto ferino, appena la porta del bagno si chiuse, afferrò per il bavero della camicia JiYong: - E adesso veniamo a noi due – gli soffiò, algido, in un orecchio.
- N-no Hyun, non è come pensi tu!...- Tentò di difendersi lui.
- Perché? Com’è ‘come penso io’? – Chiese, ostentando una calma che non aveva.
- Se mi lasci e non mi spezzi il collo ti spiego – Disse, con voce tremante a causa della paura.
TOP volle ascoltare cosa avesse da dire a sua discolpa, prima di massacrarlo.
Quello si sistemò sul divano, schiarendosi la voce: - Devi sapere che trovo la tua nuova amichetta un soggetto alquanto interessante, quindi, non leggere la sua prossima venuta in Corea come un mio sporco tentativo di separarti da lei, io voglio studiarla…-
- Ma che l’hai presa per un topo da laboratorio?? –
- Ma no, diciamo che potrebbe essere fonte di ispirazione. È strana…- disse, difendendosi, poi gli si dipinse un sorrisetto beffardo sul volto - comunque voglio vedere in diretta la sua reazione quando scoprirà chi sei, ti prego, non dirglielo. –
Che stronzo.
- Non glielo avrei detto comunque…- 
 
 
 
 
 
 
 
 
   ~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
Due pov belli lunghi eh?
Prima che veniate sotto casa mia con le torce e i forconi (?) devo dirvi due parole. L’ho dovuto riscrivere 4 volte, e nonostante ciò non mi convince :D e poi, due giorni fa, lo avevo scritto tutto, pronto per essere pubblicato, ma la cara grande matre di mia matre (?) mi ha spento il pc, non facendomi salvare i dati…volevo ucciderla e morire per la rabbia TuT
Vabeh, ma ciò non giustifica il fatto che ‘sto capitolo è troppo corto .-. eh scusate, ma è uscito così (?) non è colpa mia TAT sono loro! *indica i personaggi della sua fic*.
E ora, ringrazio, come al solito, voi bravi lettori e recensitori, grazie per tutto il sostegno che mi date, sul serio T^T
…E ora che faccio? La nomino o no? Mi picchia? Boh, vediamo 8D…io devo abbracciare Shinushio, che ha compiuto un’impresa sovrumana recensendo ogni singolo capitolo T^T *abbraccia* non ho risposto alla tua ultima recensione, mi scuso °3° non volermene éwè
Ah…un’ultima cosa, prima che mi dimentichi di scriverla anche in questo capitolo LOL, nessuno ha notato che il titolo di tutta ‘sta roba (V.I.U – Very Important U) è una canzone dei B2ST? No eh? 8D *sì perché mi ero fissata con quella canzone quando cominciai a scrivere, mi aveva ispirata (??)*
E ora, vi saluto bella gente! *fa ciao ciao con la manina*
Good Bye ~

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Capitolo 9
*** With U ***


Capitolo 9 – With U
 
 
 
 
Per G-Dragon il viaggio in aereo era stato snervante.
Essere scortato da una parte all’altra del mondo da guardie del corpo delle fattezze di un branco di gorilla, energumeni che facevano concorrenza al suo armadio (considerando anche che consisteva in due stanze belle grandi), non era il massimo della vivacità.
Quindi, seduto sulla sua comoda poltrona in prima classe, i suoi pensieri vagarono, liberi di trasformarsi e quasi di prendere vita, nella sua scatola cranica.
Ripensò al lavoro svolto in Giappone e a quanto fosse stato sfiancante e deleterio; ripensò al fatto che avrebbero rilasciato un album a breve, rifletté anche sul suo album solo, che per ora non era altro che un ammasso di basi musicali ancora da ponderare e scartare…
Una persona normale si sarebbe sentita avvilita dal quantitativo di lavoro che lo aspettava, ma G-Dragon era da sempre una persona stacanovista e ligia al dovere, non si era mai lasciato scoraggiare da niente e da nessuno, e non si sarebbe fatto schiacciare neanche ora. Diamine, lui era pur sempre GD! Mica pizza e fichi!
Ecco, lui era GD, ma c’era ancora chi, in Giappone, uno dei paesi nei quali i Big Bang erano più pubblicizzati, più conosciuti, non avesse idea della sua fama, del suo talento…insomma, c’era ancora chi non conosceva il suo nome!!
E questa cosa gli faceva venire l’orticaria al solo pensarci.
Altro che sconforto dovuto al troppo lavoro! Lo sconforto gli veniva per quella tipa, che avrebbe dovuto svenire nel vederlo in tutto il suo fulgore, lì, sulla soglia di casa sua! E invece quella che aveva fatto? Gli aveva chiuso la porta in faccia!! DUE VOLTE!! Migliaia di fan sognavano di vederselo arrivare a casa loro e lei che faceva? Lo guardava con stizza facendogli cenno di andare a farsi un giro da qualche altra parte, come se la sua presenza non fosse gradita!
Ma, nonostante la sua ignoranza e la sua maleducazione, aveva capito perché la presenza di quella Nives fosse tanto apprezzata dal suo rapper.
Con quella si poteva parlare liberamente, dire ogni cazzata, ogni stupidaggine passasse per la testa; si poteva imbastire una discussione fluida, naturale, nella quale non c’era bisogno di soppesare le parole per paura di rovinare un’immagine costruita in sei anni di carriera. Era un po’ come parlare con un membro della band o un familiare, con la sola differenza che quella era una sconosciuta, un nuovo pianeta da esplorare ed esaminare.
E forse era anche per quello che JiYong ne era stato affascinato.
 
 

Tornato all’appartamento nel quale da mesi oramai i Big Bang avevano nidificato, il leader fu accolto da un Daesung versione casalinga che cercava di riordinare il salotto.
Il sorriso fiorito sul suo volto quando lo vide non lo fece certo distrarre dal macello che c’era in quella stanza: calzini sparsi un po’ ovunque, cartacce sul pavimento come se fossero fiori in un campo, maglie che facevano capolino qua e là, pantaloni appesi al lampadario…lasciare quei tre da soli non era mai una buona idea.
- Ben tornato! Come è andata in Giappone? Hai incontrato lo Hyun alla fine? – Gli disse il povero Dae, che aveva notato l’espressione di puro sbigottimento del leader nell’ammirare quello spettacolo raccapricciante.
- Ma che è successo qui?? La dispensa ha dichiarato guerra al guardaroba? – Sbraitò GD, ignorando il tentativo di distrarlo di quel cretino che le fan chiamavano Smiling Angel.
Così, Dae confessò che la sera prima lì si era svolta una battaglia, nella quale erano volati i vestiti di Tae e Ri, i quali, annoiati, avevano dato inizio dal nulla a quella guerra insensata; le cartacce erano colpa sua, che s’era seduto sul divano per godersi lo spettacolo sgranocchiando snack.
Cose molto normali accadono in questo appartamento…dio, che idioti!
- Io ora vado a disfare i bagagli, se quando torno non trovo tutto pulito saranno guai per te e quegli altri due cretini! A proposito, dove si sono cacciati? – Chiese, stupito dal fatto di non aver ancora sentito gli starnazzi di SeungRi.
- Sono andati ad allenarsi mezz’ora fa –
- Capisco…beh, mi spiace per te, ma dovrai cavartela da solo e sistemare questo casino – Disse, indicando prima i pantaloni sul lampadario e poi il resto della stanza con un movimento circolare delle braccia.
Allontanandosi sentì D-Lite sbuffare e maledire i compagni assenti.
Gli erano mancati, lo ammise. Perché in fondo quella era la normalità: trovare la casa a soqquadro e intimare loro di riordinare, ma poi essere il primo a creare il caos; fare chiasso con loro durante le sere di pura noia…sì, nonostante avesse passato solo due settimane lontano da Seul, quelle gli erano sembrate un’eternità. Perché senza di loro il tempo non passava mai. E, sinceramente, non sapeva come facesse TOP a non sentirsi male vedendosi solo, sperduto in terra straniera…poi riconobbe che anche lui avvertiva la loro mancanza, solo che era distratto da un altro uragano, che non era quello dei Big Bang, no, ma era l’uragano Nives.
Salita la scala di vetro che portava alle camere da letto, entrò nella sua e vi buttò dentro i bagagli, lievitati durante il viaggio, si mise una tuta e ritornò al piano di sotto. Non era capace di tener fede alle proprie minacce quando si trattava di ordine, perché, come s’è detto, lui era il primo fra i casinisti e i disordinati, eccezion fatta per il suo armadio, ovviamente.
- Ti aiuto, ma solo per questa volta! Solo perché gli altri due non ci sono! – Disse, raccattando una maglia infilatasi nella loro collezione di CD.
Daesung rise. Sapevano entrambi che mentiva.
Dopo dieci minuti passati alla ricerca del gemello di un calzino verde fosforescente, Dae spezzò il silenzio, chiedendo: - Allora, raccontami, perché m’hai mandato un’SMS sul mio compleanno ieri? Cosa hai in mente? –
GD sapeva che quello gli avrebbe fatto una domanda del genere.
- Ti andrebbe di conoscere l’amichetta di TOP? –
E fu un piacere vedere il volto di Daesung distendersi, le sopracciglia alzarsi e quasi toccare i capelli ossigenati, la sua bocca spalancata, in un’espressione di pura incredulità. Poi il suo volto si squarciò, aprendosi in un sorriso smagliante.
- Mi stai dicendo che…? – Per l’emozione non riuscì a finire la frase, ma in compenso emetteva gridolini e saltellava sul posto: sembrava una fangirl impazzita.
- Sì, Nives verrà qui e si porterà dietro anche quel deficiente di un TOP; consideralo il mio regalo per il tuo compleanno. –
A quella frase, Dae gli saltò addosso, felice come un bambino a Natale e non smetteva più di ringraziarlo.
- Come hai fatto a convincere lo Hyun? Ha la testa dura come un muro e quando gli chiesi io di tornare per il mio compleanno disse che era troppo presto! – Disse, con gli occhi lucidi.
- Io non ho dovuto convincere Bingu, ho dovuto lottare contro quel mostriciattolo! Senza di lei, lo Hyun non si muove. –
- E com’è lei? È carina? È simpatica? Descrivimela! – Parlava troppo velocemente, segno che s’era agitato.
- Dae, ti vuoi calmare!? Siediti, così ti spiego…- Sì, ‘ti spiego’, ma che ti devo spiegare?  Non sapeva da dove cominciare, anche perché non era stato il suo aspetto fisico a colpirlo, per cui non poteva descrivere bene i suoi lineamenti, lui si era concentrato sul suo carattere, sui suoi modi di fare inconsueti.
- Innanzitutto: non è giapponese, è italiana, ma questo lo sapevi già. Ha i capelli cortissimi e neri, come sono neri anche i suoi occhi. Si veste male, un po’ come Bingu: felpe, pigiami, tute deformi e ancora felpe! Se non avesse i tratti del volto tipici di una donna europea, la si potrebbe scambiare per un maschio tanto che si copre! E poi è stata maleducata, mi ha chiuso la porta in faccia! E poi mi ha preso a cuscinate e mi ha insultato come nessuno mai s’era permesso di fare! Non ha rispetto! Ma nonostante questo è gentile, si vede che vuole bene al nostro TOP. È simpatica, parlare con lei è piacevole, basta non farla incazzare. E poi sa suonare: lei dice di farlo una chiavica, ma non è vero, e sa anche cantare, anche se stona un po’…probabilmente perché non ha mai preso lezioni di canto, boh, che ne so io! – Aveva detto tutto d’un fiato, con conseguente confusione di un Daesung che era fermo al punto ‘sembra un maschio’.
- Fammi capire bene: questa non si sa vestire, è stata maleducata con te, ma nonostante questo a te sta simpatica, giusto? – Riassunse l’amico, che voleva capire appieno le parole sparate a raffica del leader.
GD vagliò le parole di Daesung: - Sì…credo che sia così –
Allora D-Lite gli regalò un altro sorriso gratuito dicendo: - E dimmi, la consideri un’amica? –  Aveva capito tutto: non s’aspettava una mente così arzilla da un Daesung appena uscito da una crisi fangirlosa.
-…Beh…sì, potremmo ipotizzare che sia così…- Disse, restando sul vago.
- L’ultima volta che hai detto così su una ragazza è stato con M—Ma la sua lingua lunga fu stoppata dalla mano di GD, che artigliò la bocca carnosa di Dae, soffiando: - Non dirlo! MAI! Non la dovete nominare! Quante volte ve lo devo ripetere? –
Miku.
Il suo nome e il suo ricordo ormai non facevano più così male, ma la paura legata al suo nome faceva ancora eco nel suo animo. Perché da quando aveva rotto con lei non si fidava più di nessuna donna, eccezion fatta per sua madre e sua sorella.
Aveva imparato a guardarsi da quei demoni profumati, smaltati e truccati, che da lui altro non volevano se non fama e notorietà, inconsapevoli forse del fatto che, seppure l’avessero ottenuta, sarebbero state solo delle stelle cadenti.
False, proprio come lo era stata Miku: era stata la sua ragazza durante il debutto, avevano trascorso due anni assieme, ma poi quella cominciò a fare l’arrampicatrice sociale.
Piano piano, come un lurido verme che si nutre lentamente della linfa vitale di una pianta, quella aveva nutrito se stessa, il suo ego e la sua sete di riflettori con l’amore che li legava, o meglio, con l’amore che JiYong provava per lei, cieco ed incondizionato. E proprio come il verme, ormai pago, cerca un nuovo posto dove cibarsi, così lei era andata via, lasciandolo come quella pianta: vuoto, morto dentro.
E ogni volta che veniva nominata, ricordava quella sensazione, non già quella tipica che lascia una storia d’amore finita, ovvero cuori spezzati e pianti soffocati per puro orgoglio. Bensì, ricordava la rabbia e lo sconforto provati nel momento in cui aveva capito d’essere stato un mero burattino, d’essere stato usato e manipolato dalle mani affusolate e smaltate di un demone con le tette, che alla fine lo aveva buttato.
E ora, a causa di quella fottuta bocca larga di Dae e di quel ricordo, che faceva ancora male dopo tanto tempo, rischiava di gettare nel cesso la prima relazione basata sull’amicizia, e non sul sesso, che aveva creato con una donna. Perché si riscoprì ad avere paura, ad avere paura d’essere usato e poi buttato come una pezza sporca.
Ma si fece coraggio, sperando che quella personcina tanto semplice nei modi di fare e allo stesso tempo dall’animo così complicato, infondo, non fosse come tutte le altre donne fino ad allora conosciute: l’unica Y fra tante X.



                                                                                                                                        ~~~~~
 
 
  
- Ao-san…ma come sono questi vostri amici? –
Ecco, Nives aveva lanciato la bomba.
Sapeva che avrebbe chiesto informazioni, e, nonostante questo, non era pronto. Che le doveva dire?
L’occasione quella l’aveva colta due giorni dopo la partenza di G-Dragon, durante la loro solita cena, che precedeva la maratona di anime settimanale.
- Mmmh…sono…ecco…per certi versi sono simili a me e JiYong. –
- Sono dei mostri come quel tipo? Poveraccio…adesso capisco perché preferisci startene qui! – Disse, con un’espressione di finta afflizione.
- Scema, nessuno può superare JiYong, ognuno ha la sua particolare vena idiota…-
- Ecco, anche tu hai la tua particolare vena idiota –
Ma perché doveva uscirsene con certe frasi?
- La hai anche tu, eh Nives! E sentiamo: quale sarebbe la mia vena idiota? –
- Prima dimmi di più sui vostri compari –
La guardò truce, prima di soddisfare la sua curiosità.
- Sono tre idioti: uno spaccia sorrisi come caramelle, uno è un verginello sotto copertura e l’altro è un pervertito con la patente. –
La vide prendere appunti su un pezzettino di carta: - ‘…e l’altro è un pervertito con la patente’, ok, mi divertirò a riconoscerli –
TOP sgranò gli occhi: che voleva fare quella tizia?
- Brucia quel foglio –
- Sei stato cattivo, ammettilo – Disse lei, maligna.
Colpito e affondato.
Chi se ne frega, tanto ho detto la verità!
- Tu ora dimmi quale è la mia vena idiota! –
Lui non aveva mica vene idiote, era l’unico con un briciolo di cervello nel gruppo!
- Ma come, non lo hai capito da solo? Non ci arrivi? –
- No che non ci arrivo!! –
- Questa ne è la dimostrazione: sei stupido! E sei stronzo, o, almeno, lo sei stato con i tuoi compagni. –
Si poté sentire un tonfo sordo dovuto alla mascella di un TOP incredulo che s’era fracassata sul parquet.
- Sai, JiYong mi ha confessato una cosa la prima volta che è venuto qui…- Disse poi, ingurgitando del sashimi.
TOP drizzò le orecchie: se quel coglione aveva spifferato qualcosa, sarebbe stata di certo una cosa scomoda da gestire. Perché il suo leader quei tiri mancini li faceva, e anche spesso.
Quella s’accorse d’aver catturato la sua attenzione, quindi continuò: - Mi ha detto che tu hai un soprannome, e che non è giusto chiamarti Ao-san, perché il colore dei capelli può sempre cambiare, e che è più ragionevole chiamarti con il tuo soprannome ufficiale…-
Noooo, gli ha detto che mi chiamo TOP! Quel cretino! Non ci vuole molto a fare due più due! Non è mica stupida! Il mio nome d’arte lo avrà pur sentito!
- …mi ha detto che loro ti chiamano Bingu, mi ha detto che ti chiamano stupido! – E l’espressione concitata che aveva sul volto si tramutò in una risata sguaiata, piangeva dal ridere.
TOP divenne viola come una melanzana: non sapeva se essere arrabbiato di più con lei che rideva in quel modo per un nomignolo o con l’altro coglione che non sapeva tenersi certe cose per se.
- La smetti di ridere? – Disse, imbarazzato.
Quella si ricompose, asciugandosi le lacrime: - Giuro che non vedo l’ora di stringere la mano a questi tre idioti! –
- Io spero che non comincerai a chiamarmi anche tu Bingu… -
- Non lo farò, tu per me sei Ao-san, anche senza capelli azzurri, sarai sempre il mio Ao! – Disse, con un sorriso sincero fiorito sulle labbra, mentre gli scompigliava i capelli ormai scoloriti.



                                                                                                                                           ~~~~~
 
 
 
Sentì il proprio telefono squillare.
Ormai c’avevano preso gusto a farla svegliare nel bel mezzo della notte, maledetti cellulari del cazzo!
Afferrò quell’aggeggio infernale e vide che, quella volta, chi rompeva gli zebedei era suo fratello, Andrea.
- Ti rendi conto che qui sono le 2 del mattino? Te l’ho già detto un milione di volte che se mi vuoi chiamare lo devi fare di mattina! – Non aveva la forza per arrabbiarsi sul serio con suo fratello, era da troppo tempo che non lo sentiva.
- Oi, sorellona, indovina un po’ la novità! – Disse, esagitato.
- A quest’ora non so come mi chiamo, figurati se riesco ad indovinare qualcosa! Cretino! –
- Eh ma se fai così non c’è gusto! – disse quello, indispettendosi – Comunque, mamma e papà m’hanno dato il permesso! Hanno detto che posso venire lì per qualche giorno! Non sei contenta? – sprizzava felicità da tutti i pori.
- Tu verrai qui? Di grazia, ma quand’è che io e te abbiamo pattuito questa cosa? –
- Ho deciso io! – Ma che arrogante che è diventato! - Anche se ho raccontato loro che m’hai invitato tu…per favore fammi venire lì! –
- Che è successo, perché vuoi venire qui? –
- Non è meglio parlarne a quattrocchi? Tanto fra dieci giorni sarò a Tokyo! –
- Dieci giorni? DI GIÀ? –
- Grazie eh, e io che credevo ti facesse piacere rivedermi! –
- Oh ma quanto sei scontroso! –
Non era cambiato per niente.
 

 
Appoggiata al bancone della cucina, Nives soppesava le parole con le quali avrebbe detto al suo coinquilino che suo fratello, un sedicenne deficiente, avrebbe sostato da loro per cinque giorni.
Alla fine, durante la chiamata notturna, sua madre aveva scoperto che Andrea era al cellulare con lei, e aveva colto l’occasione per raccomandarglielo. Che santa donna.
L’aveva rassicurata che sarebbe stato da lei per pochissimo a causa della scuola; che quell’idiota non era voluto partire con la sua classe per il viaggio d’istruzione a Parigi per il solo capriccio di andarla  trovare.
Ma Nives conosceva troppo bene suo fratello: era un casinista, non si sarebbe mai perso il viaggio di istruzione, a Parigi poi! C’era qualcosa che non andava…
Scorse un Ao-zombie uscire dalla sua stanza e andarsi a schiantare sul divano.
- Ma dico: se hai sonno, che ti alzi a fare dal futon se poi devi venirti a riaddormentare sul divano? -  Gli si avvicinò, porgendogli una tazza di caffè, o meglio, acqua sporca: al suo Ao-san piaceva quella ciofeca che i Giapponesi, assieme agli Americani, si ostinavano a chiamare ’caffè’.
Quello indicò il tavolino, facendo intendere che l’avrebbe bevuto dopo.
Lei poggiò la tazza sulla superficie liscia e si sedette accanto al coinquilino.
Quel silenzio mattutino, nel quale si impastavano i loro pensieri, quel silenzio leggero che non doveva essere necessariamente riempito, le piaceva.
Sorseggiò il suo caffè, poi poggiò la tazzina accanto a quella dello Hyun.
Sentì il peso della testa azzurra sulla sua spalla.
- Nives…mi prometti che non cambierà niente? –
E ora perché se ne usciva con certe domande senza senso?
- Perché dovrebbe cambiare qualcosa? –
- Per favore, mi sentirei meglio se me lo promettessi…-
Sembrava affranto, tormentato da qualcosa. Bah, chissà che cazzo s’è fumato…
- Te lo prometto: non cambierà niente. A meno che non mi diventi una donna e non ti fai chiamare Hyuna –
Sentì la sua risata bassa accarezzarle il collo: - Non è nei miei programmi diventare una donna…né farmi chiamare Hyuna! –
Nives avvolse le spalle di quel bambino troppo cresciuto con un braccio: - E allora di cosa ti preoccupi? –
Quello scosse la testa.
- E comunque io ho brutte notizie: ci farà visita mio fratello. –



                                                                                      ~~~~~
 
 
  
Ed eccolo lì, all’aereoporto.
Chi l’avrebbe mai detto che lui, il grande TOP, avrebbe aspettato qualcuno al gate: di solito era lui l’atteso.
Il fatidico giorno era arrivato, stava per conoscere il fratello minore di Nives.
Avevano passato gli ultimi giorni a sistemare casa: scoperse che il fratellino della sua coinquilina non amava dormire sui futon, li trovava scomodi, quindi avrebbe occupato il letto della sorella; ora, l’unico futon in casa l’aveva preso lui, quindi dovettero andarne a comprare uno nuovo, che sistemarono nella camera da letto più spaziosa: quella degli ospiti, abitata da TOP.
Avrebbe dormito nella stessa stanza con lei per cinque giorni…se l’avesse scoperto GD o SeungRi, avrebbero cominciato a dire cazzate e a farsi trip mentali molto porno. Certo che erano tristi i suoi compari.
Conciato come il miglior cretino di Tokyo, se ne stava lì seduto al fianco di una Nives scazzata, che ormai non sapeva più come convincerlo a togliersi la mascherina, gli occhiali da sole e il cappello: - Che cazzo hai a fare i capelli particolari se poi li copri sempre quando esci? – gli aveva detto prima di uscire di casa, infuriata. Era in momenti come quello che avrebbe voluto dirle la verità, solo che non aveva fegato. E poi sapeva che JiYong l’avrebbe scorticato vivo se solo avesse accennato al fatto d’essere un idol.
Videro, verso le sette di sera, i primi passeggeri scendere dall’aereo e recuperare i bagagli.
- Eccolo lì! – Disse, esagitata, scattando in piedi e correndo in direzione di un ragazzetto di poco più alto di lei.
Immaginate la migliore scena di un drama: i due che si corrono in contro e alla fine si schiantano, un urto anelastico con i fiocchi.
Ma in loro c’era una dolcezza infinita: TOP sapeva che era da molto tempo che non si incontravano, e che, anche se lei aveva descritto suo fratello come il peggiore fra i rompicoglioni, gli voleva bene.
Smilzo, di un palmo più basso di lui, capelli neri, come quelli della sorella, ma più lunghi. Occhi marroni e tratti decisamente occidentali. Era carino, aveva le labbra simili a quelle della sorella, ma leggermente meno piene di Nives, eppure, nel complesso, le somigliava poco.
- Seung-hyun, questo è Andrea! – Gli disse, dando una pacca sulla schiena al fratello.
Quello, in tutta risposta, si inchinò abbozzando, in un giapponese stentato: “Piacere di conoscerti”
Nives rise e disse qualcosa al fratello, il quale divenne subito rosso, cominciandosi a scusare in inglese.
- Perché si scusa? – Chiese allora alla ragazza.
- Perché gli ho detto che è inutile parlarti in giapponese, tanto capisci poco o niente! Vi farò io da interprete! –



                                                                                      ~~~~~
 
 
  
Era cresciuto tanto in così poco tempo.
Se lo ricordava come un bambino lagnoso, e invece eccolo lì, un ragazzone di sedici anni con il suo trolley e una felpa rossa dei Simpson, che la abbracciava.
“Mi sei mancata” le sussurrò in un orecchio.
“Anche tu mi sei mancato, brutto piagnucolone che non sei altro!” Gli disse, stringendolo ancora più forte “Vieni, ti faccio conoscere un mio amico, nonché coinquilino!”
Lo portò al cospetto di un Ao-san coperto da venti strati di roba. Nives si era anche impuntata, insistendo sull’anormalità di quel comportamento, dicendogli che era un bel ragazzo e che non doveva coprirsi in quel modo: per cosa poi? Ma quello non aveva sentito ragioni, e si era coperto comunque.
“Ma che ha fatto ‘sto tizio? Ha litigato con lo specchio? Non si vede neanche un po’ della sua faccia…” Constatò Andrea, perplesso.
“Bah, è una fissa che ha, non vuole farsi vedere.”
“Certo è che hai sempre frequentato gente strana, e continui a farlo!”
“Ma che ne so, sarò una calamita per certi soggetti. Comunque ora vi presento, ok?” disse, prima di rivolgersi ad Ao-san: - Seung-hyun, questo è Andrea! –
Poi diede una pacca alla schiena del fratello, che, inchinatosi, lo salutò in giapponese.
Ma che bravo, ha capito come ci si presenta, è partito preparato! Peccato che quest’altro deficiente non sia giapponese, ma coreano!
“Ehmm…Andrea…penso che t’abbia capito, ma devi sapere che lui non è giapponese, è coreano”
Quello divenne rosso come la sua felpa, se non peggio “Madonna santissima, che figura di merda! Sorry, sorry, sorry!”
Quanto è idiota!
 
 
 
Arrivati all’appartamento, suo fratello se ne andò dritto dritto a dormire: il fuso orario era difficile da metabolizzare.
- Certo che tu e tuo fratello non vi somigliate proprio! Forse solo un po’ la bocca. – Sentì dire da un Seung-hyun intento a liberarsi dalla mascherina.
- Beh, è normale, dato che abbiamo madri diverse. –
A pensarci bene, non aveva mai toccato questo tasto con Ao, anche perché lei stessa non considerava l’argomento importante.
Ma a quelle parole, Seung-hyun si irrigidì e mormorò delle scuse per essere stato poco delicato.
- Ma non ti preoccupare, io considero mia madre colei che mi ha cresciuta, non quella che m’ha messa al mondo, lei non l’ho mai conosciuta…- Confessò.
- Cosa è successo? Ti va di parlarne? – Disse quello, preoccupato ma al contempo curioso.
- Bah, non è nulla di così eclatante: lei è morta in un incidente d’auto quando io avevo appena un mese, così restammo soli, io e mio padre. Quando avevo 4 anni, papà si risposò con una sua collega, che spesso si prendeva anche cura di me. Da allora siamo stati una famiglia unita e lei mi ha sempre trattata come se fossi stata sua figlia, poi, quattro anni dopo il loro matrimonio, nacque Andrea. Fine –
- E questa cosa che tuo padre s’è risposato non t’ha mai creato problemi? –
- Perché avrebbe dovuto? Io ero felice con quella tipa…e poi non hai idea di quanta felicità provi una bambina piccola nel chiamare per la prima volta una donna ‘mamma’: sembra un gesto automatico, i bambini normalmente utilizzano questo appellativo senza sapere quanto affetto vi è dietro; per me è stato diverso, mio padre capì che la cosa migliore sarebbe stata quella di sposare quella donna quando mi sentì chiamarla ‘mamma’. Non mi aveva chiesto nessuno di farlo: semplicemente io vedevo gli altri bambini chiamare una donna più grande, alla quale volevano un gran bene, ‘mamma’, e li emulai. –
Evidentemente quella confessione, quel discorso che a lei sembrava così normale e leggero, aveva avuto uno strano effetto su Bingu, che la abbracciò, con gli occhi umidi.
- I-io non avevo idea, scusami se te l’ho chiesto…-
- Ti ho detto che non è nulla, io sto bene, quindi…-
Quel ragazzo doveva tenere molto alla famiglia, dato che aveva reagito così.
Era di una tenerezza disarmante, lo ammetteva.
Andarono a dormire anche loro, dato che ormai l’orologio segnava le 11:10 PM: Nives sapeva che suo fratello il giorno seguente avrebbe voluto esplorare la capitale giapponese, e che, di conseguenza, avrebbero dovuto svegliarsi di buon ora.
Costrinse al tour turistico anche Ao-san: non stava bene starsene sempre rintanato in casa, quel ragazzo non usciva quasi mai! Doveva darsi una svegliata!
Prima di andarsene nel suo futon, si mise sulla soglia della propria stanza e sentì il russare di suo fratello. Non era di certo il suono più bello del mondo, lo ammetteva, ma gli era mancato. Gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte, mormorando: “Ti voglio bene”, e, a l suono di quelle semplici tre parole, suo fratello sorrise. L’aveva sentita.
Si ritirò nella stanza di Seung-hyun, trovandolo seduto, a gambe incrociate, sul suo futon.
- Che fai, non vai a dormire? – Gli chiese.
- Ti stavo aspettando, volevo darti la buona notte…- Mormorò.
Quel ragazzo la sorprendeva: aveva una voce così bassa, tale da far accapponare la pelle nel momento in cui usciva fuori dai gangheri, ma che al contempo diventava caramellosa, un soffio caldo che le entrava dentro e riscaldava la sua anima nel momento in cui diceva qualcosa di dolce, o quando se ne usciva con quelle cazzate smielate. Un esempio ne era, appunto, quel suo ‘volevo darti la buona notte’: spiazzante nella sua semplicità, ma così dannatamente piacevole a sentirsi.
Erano quei piccoli gesti d’affetto che non ti saresti mai aspettato da un uomo quale Seung-hyun, così composto e riservato.
Le si imporporarono le guance e sentì l’impulso istintivo di stringerlo forte a se, di sentire quel profumo inconfondibile della pelle di Ao-san, un impulso che appagò.
Lo strinse a se da dietro, cosicché il suo Bingu non potesse vedere quanto fosse diventata rossa.
Gli sussurrò all’orecchio un: - Buona notte – che però, paragonato a quanto aveva detto il suo coinquilino qualche istante prima, le sembrava l’imprecazione di uno scaricatore di porto. Gli diede un bacio sulla guancia sinistra e si ritirò fra le fredde coperte del suo futon.
Si accoccolò, sperando di crogiolarsi presto in un sonno profondo, ma questo non arrivava.
Era agitata.
Piano piano, come un tarlo, si faceva strada nel suo cuore e nella sua testa una sola consapevolezza: lentamente, si stava innamorando di Seung-hyun.
 
 
 
 

 
 
 
   ~ The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪   ~
…si vede che ho scritto questa roba ascoltando “Wedding Dress” di Taeyang a palla? Sì eh? LOL
Che dire…in non so da dove mi sia uscito in così poco tempo, è anche il più lungo…IN 9 FOTTUTI CAPITOLI QUESTO È IL PIÙ LUNGO, CHE VERGOGNA! T^T
Cooomunque, alla fine abbiamo saputo chi cazzo è quella famosa Miku di ventimila capitoli fa (spero la ricordiate xD) e abbiamo scoperto qualche altra cosa su Nives...aaaah mi aspettano tanti pomodori marci per questo coso :°D me lo sento (?) però mi sono divertita a scriverlo, quindi sono contenta (??) vabeh…
Ringrazio come al solito quelle anime pie che leggono/recensiscono/aggiungono la storia alle seguite-preferite-ricordate-qualcosa, vi mando baci, abbracci e biscotti al cioccolato *^* (spero vi piaccia il cioccolato, perché io ne ho una voglia matta èwè *sembro una donna incinta…*).
E ora, vi saluto gente! Spero di leggere commenti positivi sul primo capitolo che scrivo e me piace TwT
Good Bye~




P.S. MI SONO DIMENTICATA DI SCRIVERLO PRIMA!! Vabeh...SUL SERIO PENSAVATE CHE AVREI SALTATO A PIÈ PARI DUE MESI? 8D Ma neanche per sogno! Io devo farvi crescere la barba fino alle ginocchia! *con tanto amore LOL*

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Capitolo 10
*** Always ***


Capitolo 10 - Always
 
 
 
 
 
TOP, appena sveglio, si voltò verso il futon di Nives: voleva bearsi di quell’espressione placida che aveva solo dormendo, che gli trasmetteva così tanta dolcezza da destabilizzare i suoi neuroni già ubriachi. Ma non la trovò.
Pensò che la coinquilina dovesse essersi già svegliata, quindi, raccogliendo tutte le forze che aveva in corpo, si decise ad abbandonare il tepore delle coperte.
La trovò intenta a preparare la colazione, di spalle, rivolta verso i fornelli: nell’aria si spandeva un dolce profumo di biscotti e caffè. Suo fratello non c’era, probabilmente era ancora sotto le coperte.
La TV era accesa, come tutti i giorni: di solito era sintonizzata su canali che davano TG o, comunque, dove potevano tenersi informati su ciò che accadeva nel mondo.
Invece, quella mattina, il televisore era stato sintonizzato su un canale musicale.
Lui augurò il buon giorno alla ragazza, la quale ricambiò il saluto, poi si andò a sedere e cominciò a seguire il programma.
Sentì, proprio in quel momento, la voce della presentatrice annunciare: “…e ora, ascolterete il nuovo singolo di una delle band più famose di tutta l’Asia: ecco a voi i Big Bang!!”
BIG BANG? Cosa, dove, quando…PERCHÈ?
Sentì le note di ‘Fantastic Baby’ riempire lo spazio circostante, mentre il ciuffo rosso di GD occupava lo schermo della TV.
- Uuuh! Ao-san! Ma i Big Bang non sono quel gruppo che ha cantato anche quella canzone? Aspetta, come si chiama…AH! Ecco! ‘Always’! – Chiese la coinquilina, girandosi di scatto – A te piacciono tanto, eh, Ao? – continuò, con un sorrisetto dolce come il miele.
- S-sì, sono loro…-
La reazione di Nives lo mise in allarme Dio, fa che non si interessi a noi, non ora!
Afferrò il telecomando e cambiò canale, prima che arrivasse la sua parte.
- Ma io volevo ascoltarla! –
- E a te non piaceva la musica americana? –
- Aish! Non posso ascoltare ciò che voglio? –
 
 
 
                                                                                                                      ~~~~~
 
 
 
Certo che quel cretino non capiva veramente una minchia.
Possibile che non capisse che voleva semplicemente avvicinarsi un po’ all’ ‘Ao-Planet’, del quale non conosceva che poche lande?
Più chiedeva informazioni su quel gruppo che sembrava piacergli tanto, più quest’ultimo diventava evasivo e cercava di cambiare argomento. Come se le interessasse qualcosa di quel gruppo di spocchiosi che piaceva tanto anche a Hanabi.
“Nives, ma il tuo letto è grandissimo!” Esclamò suo fratello, appena mise piede nel salotto E anche la sagacia di quest’altro cretino è  assodata.
“Ma và? È un letto matrimoniale, deficiente! E buongiorno, di mattina si saluta!”
Andrea si guardò intorno e scorse Seung-hyun. Si salutarono facendosi cenno con la mano, poi anche suo fratello s’andò a mettere sul divano. Poi li sentì parlottare in inglese.
Ma che carini che sono tutti e due!
Portò ad uno una tazza di acqua sporca e all’altro una tazza di latte, poi mise un piatto pieno di biscotti sul tavolino dirimpetto al divano, proprio sotto i musi dormienti dei due esemplari di bradipo.
Ao-san li guardò dubbioso, invece ad Andrea s’illuminò il viso.
“Hai fatto i biscotti? Ma io ti voglio benissimo!” Disse, abbracciandola.
Quando lei viveva ancora in Italia, con i suoi, ogni domenica preparava quei biscotti che piacevano tanto al suo fratellino. Non erano nulla di speciale: dei semplici biscotti con le gocce di cioccolato, semplici e veloci da fare. Eppure, quei semplici biscottini, erano capaci di rievocare ricordi dolci, legati alla sua famiglia.
Andrea ne afferrò uno e lo divorò “Quanto mi sono mancati i tuoi biscotti! La mamma non li sa fare così!”
Vide poi Ao-san guardare stranito suo fratello.
- Ao, mangiane uno: non sono avvelenati –
Quello sobbalzò e la guardò intontito.
- N-no…grazie! Sono pieno. – Disse, declinando l’offerta.
- Ma che sei pieno! Come hai fatto a riempirti con una tazza di caffè? Mangiane uno! –
Quello abbassò lo sguardo mormorando un – No, grazie, sono a posto – appena percettibile.
- E invece ora ne mangerai, altrimenti mi offendi! Li ho fatti io e voglio sapere se ti piacciono – disse, prendendo un biscotto tra due dita – quindi: mangia! –
Quello scrutò prima il suo volto, poi il biscotto. Lo guardò malissimo, come se fosse un suo acerrimo nemico. Poi sospirò e prese il frollino dalle sue mani: se lo infilò tutto in bocca e lo masticò con foga, prima di inghiottirlo.
Rimuginò per due secondi, prima di esclamare: - Seriamente li hai fatti tu? –
- Certo che sì! –
- Ma…ma sono buonissimi! Mica come quelle specie di meteoriti che sforna Dae! Questi sono squisiti! Ti prego, insegna a Dae a farli! –
Nives acconsentì alla richiesta dell’amico, ma in cuor suo continuava a ripetersi Ma chi cazzo è Dae??
 
 
 
Ed eccoli lì: tre cretini in giro per Tokyo.
Suo fratello avrebbe voluto darsi alla vita notturna, avrebbe voluto girovagare per discoteche e locali, ma, gli spiegò la sua sorellina, i ragazzi della sua età il massimo che potevano fare era andare al karaoke. Quindi, le visite notturne per la città erano state bollate come ‘impossibili’.
E quello era il motivo principale per cui adesso si ritrovava ad Ikebukuro con un fratello rumoroso e un Ao sottocopertura.
C’avrebbero perso una giornata in quel quartiere, se lo sentiva: fra negozi che avrebbero fatto sbavare qualsiasi otaku occidentale e stronzate varie sarebbe volata l’intera giornata.
Suo fratello si volatilizzò immediatamente alla ricerca di manga, armato di frasario e dizionario di giapponese.
Ecco, e la pecorella era stata portata al pascolo.
- Nives…ma noi ora che facciamo? –
- Boh. Facciamo un giro. –
E penetrarono anche loro nel paese dei balocchi degli otaku.
 
 
 
                                                                                                                      ~~~~~
 
 
 
Fu così che si ritrovò solo con Nives fra pupazzi e actionfigure dei più improbabili personaggi di anime e manga.
- Visto che siamo qui: mi aiuti a cercare un peluche Doraemon? – Chiese alla ragazza, che, aggrottando le sopracciglia, gli donò un’espressione ricca di stupore.
- Ti piace Doraemon? –
- Ma che cazz…? NO! È per Dae! Gli devo fare un regalo decente, almeno quest’anno. – Disse, guardandosi intorno alla ricerca del tanto agognato pupazzo di Doraemon.
- Certo, certo…è per Dae, come no! – gli rispose quella, sarcastica – facciamo così: io cerco di là, tu cerca qui, ok? – E così dicendo, s’allontanò.
Dieci minuti dopo la vide ritornare trionfante, con un Doraemon gigante in braccio.
- Questo è il mio regalo per Dae! – Esclamò poi.
- In che senso il tuo regalo? –
- Ma sì, mica posso andare alla festa di compleanno di qualcuno a mani vuote! Gli porto Doraemon! –
- Sei una ladra. –
- Ma l’ho trovato prima io! –
E anche i suoi buoni propositi per un regalo decente andavano a farsi benedire. Quel pupazzone era perfetto.
Tre ore dopo videro il ragazzino italiano ritornare…anzi, videro una torre di manga vagare per il negozio, e sotto questa torre trovarono ciò che restava di un adolescente.
Sentì quel povero disgraziato lagnarsi e rompere le palle alla sorella affinché comprasse tutta quella roba: evidentemente il metodo funzionò, perché quella pagò tutto.
- Sicura di voler comprare ancora il Doraemon gigante? – Le chiese, pronto a rubarglielo.
Quella esitò prima di rispondere: - Facciamo il conto a metà. Così abbiamo fatto un regalo in due, abbiamo risparmiato e lui e contento! –
- Saggia decisione. –
 
 
 
Il giorno dopo, Nives li trascinò all’Edo Tokyo Museum, che, a giudicare dalla sua faccia, Andrea trovò pallosissimo.
Eppure era interessante: all’entrata c’era la ricostruzione del ponte Nihonbashi a grandezza naturale.
Sì, ok, neanche a TOP non poteva fregar di meno, ma a lei piaceva così tanto fare da guida turistica improvvisata che la lasciarono fare.
Poi li portò al Ghibli Museum, e lì, l’otaku che albergava nel corpicino di suo fratello si fece sentire.
Voleva salire a tutti i costi sul Catbus che era al terzo piano, nonostante potessero andarci solo i bambini fino ai 6 anni.
- Tuo fratello mi ricorda tanto un mio amico – Si lasciò sfuggire, pensando a Ri.
- Che amici idioti che hai, allora! E io che credevo che l’unico scemo fosse JiYong! –
 
 
 
                                                                          ~~~~~
 
 
 
Il tempo assieme a suo fratello passava veloce.
Anche se era ormai diventato un uomo fisicamente, non poteva dirsi la stessa cosa per il suo cervello: era un bambinone troppo cresciuto, come l’Ao-san che gli stava affianco.
Andrea era sempre stato così: un uragano, un bambino curioso sempre in movimento, a volte anche difficile da controllare.
Invece Seung-hyun in quei giorni le diede l’impressione di un bambino timido, sempre appiccicato alla gonna della mamma. E le fece tenerezza vederlo così, grande e grosso com’era, sembrava quasi cercare protezione in una tappetta come lei.
Ed era questa sua tacita dolcezza che le impediva di dormire di notte: saperlo lì, nella stessa stanza, la rendeva nervosa.
Quella notte, dopo una giornata passata a girovagare fra i musei, dopo due ore passate sotto le coperte alla ricerca vana del sonno, si decise ad alzare i tacchi e andarsene da quella camera.
Appena entrata in salotto, vide suo fratello con la testa infilata nel frigo alla ricerca di dio sa quale schifezza.
“Ehy Nives, che ci fai tu sveglia a quest’ora?” Le domandò, con una busta di patatine in bocca e una coca in mano.
“Non riuscivo a dormire…” grugnì “…tu, piuttosto, non dirmi che ti sei svegliato solo per mangiare!”
Quello rise, scuotendo la testa “No, in realtà neanche io riuscivo a dormire” disse, andandosi a sedere sul divano.
Sua sorella lo raggiunse e cominciò a mangiucchiare patatine assieme a lui.
“Andrea: me lo dici perché non sei voluto andare a Parigi?” Chiese, seria.
“Ma perché volevo venire da te, è da tanto che non ci vediamo.” Le rispose, distante.
“Non dire cazzate, ti conosco, non ti saresti mai perso una gita a Parigi con gli amici!”
Quello sembrava non ascoltarla e rimase in silenzio.
“Sono tua sorella, lo sai che a me puoi dire tutto” gli disse, prendendo la sua mano fra le proprie “Allora, cosa è successo?”
“Io…io sono uno stupido” Le disse, con voce tremante, dopo un attimo di esitazione.
Questo lo so anche io!    E questo pensiero le sarebbe scappato dalle labbra, se non avesse visto una lacrima silenziosa solcare il viso di quel ragazzetto.
Mossa dalla tenerezza e anche da un po’ di dolore provato nel vederlo in quello stato, lo strinse a se, e fu allora che quello scoppiò a piangere.
“Lei…lei mi ha lasciato! Come hanno potuto!” Disse fra i singhiozzi.
“Ssssh, calmati e poi mi racconti tutto” Sussurrò, accarezzandogli la schiena.
Vedere suo fratello in quello stato le ricordò tanto se stessa appena arrivata in Giappone. E la cosa faceva male.
Quando quello si  acquietò le raccontò che da qualche mese frequentava una tizia, tale Camilla, che l’aveva lasciato per un tizio, tale Romeo, e che entrambi sarebbero andati a quella fottutissima gita, quindi lui aveva deciso di snobbare il viaggio di istruzione e di andarla a trovare, per cambiare aria.
“Quindi, praticamente, sei fuggito.” Asserì quindi sua sorella.
Dopo un attimo di silenzio, quello le rispose “Infondo non hai fatto anche tu la stessa cosa?”
Colpo basso.
“No, io sono venuta in Giappone per lavoro!”
“Sì, certo, IL LAVORO!”
“Ma sai che crescendo sei diventato stronzo?”
“Certo che lo so!” Disse, con un sorrisetto beffardo, prima di chiederle: “A proposito di stronzi, chi è quel tipo strano, il tuo ragazzo?”
MA MAGARI!   Avrebbe voluto gridarlo con tutta la sua anima, ma le uscì un “Ma in base a cosa spari certe cazzate?” che le grattò via quel senso di fastidio dovuto all’imbarazzante domanda.
“Ma dai, è sempre appiccicato a te e tu a lui, ci dormi pure assieme!”
Ti correggo: è lui che dorme, io no.  “Ma che cazzo dici, siamo solo amici.”
“Bah, sembrate fidanzati.”
“Ma chiudi quel cesso di bocca o no? NON stiamo assieme!”
“Ok, ok, non ti scaldare, ho detto solo che lo SEMBRATE!”
“E che palle che sei. Basta, vai a dormire, che è tardi e domani dobbiamo andare al santuario!”
 
 
 
                                                                                ~~~~~
 
 
 
Tre giorni.
Tre fottutissimi giorni passati in parchi enormi per raggiungere santuari immersi nel verde.
E prima il santuario Sensoji, poi il Meiji, poi il castello di Edo.
TOP ne era uscito esausto.
Quelle gite erano sfiancanti, ma i bento preparati dalle manine di Nives e i suoi sorrisi sparsi nel verde delle foglioline novelle ripagavano tutta la fatica delle traversate fatte per arrivare in quei posti.
E poi arrivò il giorno della partenza.
In casa c’era un macello: tutto un parapiglia di souvenir e effetti personali di quel ragazzino sparsi per casa.
Tutto quel caos gli ricordò il momento in cui facevano le valige prima di un tour.
E fra un po’ sarebbe anche ritornato in Corea…
Arrivati all’aeroporto, TOP s’aspettava che Nives piangesse, che mostrasse il suo dispiacere per l’inesorabile ritorno di suo fratello in Italia, e invece nulla: quei due si scambiarono solo qualche frase, poi si abbracciarono.
Ma la malinconia che c’è in una semplice partenza non deve per forza essere manifesta con le lacrime, e questo Seung-hyun lo capì proprio da quell’abbraccio: puro, carico d’affetto, ma ricco di una mestizia e di una tristezza infiniti.
Suo fratello aveva gli occhi lucidi quando gli si inchinò davanti per salutarlo, prima di posare brevemente le labbra sulla fronte della sorella.
Si salutarono così, un saluto muto, carico d’affetto.
- In aereo piangerà – Affermò Nives, che fino a quel momento era stata emotivamente stabile. Ma, posando lo sguardo su lei, che era intenta a seguire i passi di quel ragazzetto che si allontanava, TOP vide il suo corpicino tremare.
- Lo so – Le disse, circondando le sue spalle con il suo braccio.
Quella sospirò: - Mi mancherà…- e la sua voce si ruppe. Non voleva piangere, si stava trattenendo.
Seung-hyun lo capì, ma non giudicò il suo comportamento come puerile: lui capiva il suo dolore, capiva come si stava sentendo, perché anche lui aveva lasciato i suoi amici in quel modo, per motivi che in quel momento, dopo tempo, giudicò stupidi, guardandoli come il capriccio di un idol che ha tutto e quindi vuole anche la tranquillità.
Le cinse la vita e le spalle, stringendola a se in un abbraccio che voleva essere di conforto per lei, che in quel momento stava soffrendo.
Quella capì le sue intenzioni e legò le sue spalle al suo corpicino, affondando la testa nel suo petto. Sentì la sua schiena sussultare per qualche secondo, poi la testa della ragazza si alzò verso la sua: - Grazie – mormorò, sorridendogli, grata.
- Ehi, non essere così triste, ci sono io qui! – Le disse, avvicinando il suo volto a quello di Nives.
- Fai impressione così però…- disse – Mi sembra di parlare ad un maniaco sessuale! –
Eccola, era tornata la Nives di sempre.
 
 
                 
 
 
 
Il 6 Aprile.
TOP si svegliò alle 8:00 del mattino, come ormai accadeva tutti i giorni.
Ma non accadeva tutti i giorni di ritrovarsi una Nives vestita normalmente e non come una casalinga in crisi.
Quel giorno i pantaloni deformi della tuta cedettero il posto ad un più guardabile jeans e le maglie troppo larghe per quella figura minuta abbandonarono il suo busto per far spazio ad una T-shirt della giusta taglia.
- Vai a metterti qualcosa di decente, che andiamo al parco di Ueno, e sbrigati, che altrimenti si fregano i posti migliori! – Gli disse, senza dargli il tempo di chiedere il perché di quel cambio di look.
- Perché andiamo all’Ueno? – Chiese, intontito dalla richiesta della coinquilina.
- C’è l’Hanami! I ciliegi in fiore! Sbrigati!! –
 
 
 
Ed eccolo lì, nuovamente conciato come un maniaco, ficcato i una metro.
- Certo che sei proprio una palla! – Gli sputò contro Nives, infuriata – Perlomeno oggi potevi risparmiarti questo cazzo di travestimento!! –
TOP non le rispose: sapeva che ogni scusa era inutile.
- Fammi contenta e levati almeno gli occhiali! – Disse.
- Quando scenderemo dalla metro – Decise di accontentarla, alla fine erano solo gli occhiali, mica doveva togliersi il cappello e mettere in bella vista i suoi capelli azzurrognoli!
Arrivarono in poco tempo al parco, dove vennero accolti dalla Primavera in tutto il suo splendore.
I ciliegi in fiore erano uno spettacolo stupendo, e un dolce profumo si spandeva nell’aere mattutino.
Ma uno spettacolo stupendo era anche l’espressione di Nives in quel momento.
Era estasiata: gli occhi sgranati, avidi di quel paesaggio tipicamente orientale e primaverile, la testa leggermente all’insù, le labbra arricciate in un sorriso e un lieve rossore sulle guance, che ricordava proprio i fiori di ciliegio.
Si andarono a sedere sotto uno di quegli alberi maestosi, sul manto d’erba che ricopriva il suolo.
E stettero lì fino alle 4 del pomeriggio, parlando del più e del meno, godendosi quell’atmosfera onirica, passeggiando nel parco.
- Sai che quando ero piccola pensavo che l’erba fosse la pelliccia della terra? –
- Non ci credo, non potevi essere così fantasiosa! – Disse, ridendo, TOP.
- Ma dai, è carino pensarla così! –
Discorsi leggeri, futili, che si perdevano nell’aere bruno del pomeriggio.
Discorsi di una semplicità unica: non avrebbe mai potuto chiacchierare con la Bom di cose di così poco conto senza finire col parlare dell’ultimo vestito che ha comprato.
E parlare con così tanta leggerezza con lei rendeva, di conseguenza, leggero anche il suo animo e la sua mente, facendogli dimenticare d’essere famoso, facendogli prendere quel po’ di coraggio che bastava per fargli togliere la mascherina.
E quando, tornato a casa, si rese conto di non averla più sulla bocca, si stupì della facilità con la quale era passato inosservato ai più.
Quel giorno scoperse anche che l’Hanami era la festa preferita da Nives, e che, anche da sola, c’andava ogni anno.
- Da quest’anno, ti prometto che non ci andrai mai più da sola –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   ~ The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o   ~
Sono in ritardo °u° scusatemi T_T ma la scuola succhia via la maggior parte del mio tempo e gli idol pensano ad accaparrarsi ciò che ne resta ç3ç
Che dire? Un capitolo più o meno inutile, ma che m’andava di scrivere, quindi l’ho fatto (?) perché voglio annegare per l’ultima volta nel fluff  *ci credono tutti che è l’ultima volta LOL* COME NO!
Tanto tutti sappiamo nel prossimo capitolo cosa succede *ciò che da mesi (?) sto cercando di perfezionare e che alla fine verrà una mer…EEHM…una schifezza :°D*
Ah e sappiate che mi sono documentata sui luoghi eccetera eccetera (?), anche per questo ho perso tanto tempo LOL sì, neanche io sapevo esistesse il Catbus a grandezza naturale di Totoro ò.ò *mi fingerò una bambina di 6 anni (?)*
Ringrazio, come al solito, dando un bacio in fronte (?) a tutte quelle brave persone che hanno la pazienza di recensire questa roba e di leggerla/ metterla da qualche parte (?) :D
Con questo, io vi saluto e me ne vado a dormire *sì, perché è mezza notte meno dieci e devo andare a scuola domani (??)* ---> ma il senso di questa frase? :°D
Vabeh, basta dire scemenze! Alla prossima gente! *da baci in fronte*
Yuna.

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Capitolo 11
*** Lies ***


Capitolo 11 – Lies
 
 
 
 
 
- Nives! Esci di lì che facciamo tardi!! –
E che palle!
Mancavano poche ore alla partenza e quell’idiota di un Ao-san era già tutto elettrico!
- Arrivo, arrivo! Aspetta solo un secondo! – La sua voce rimbombava lì, chiusa fra le quattro mura del suo bagno, dove si era rintanata per chiamare a raccolta i pochi cosmetici da chiudere e dimenticare in valigia.
In casa era tutto un via vai di vestiti dagli armadi. Per Seung-hyun era stato facile: aveva ficcato le poche cose che aveva in una valigia e stava a posto così, tanto doveva tornare a casa sua.
Invece per Nives era una lotta. Fra i: - Non mettere solo tute però! – e i: - Ricordati di ficcare qualcosa di carino per la festa di Dae! – Nives non ci capiva più niente.
Dopo due ore di agonia, trascorse a raccattare le cose sparse per casa, fecero il punto della situazione.
- Nives, ti sei occupata di Aria? –
- Hai visto anche tu che è venuto Hiro a prendersela stamattina, lei è sistemata! –
- E il Doraemon gigante? –
- Nella valigia. –
- Hai preso qualcosa di carino? Guarda che JiYong ti romperà le palle se non ti presenti vestita per bene! –
- Ho preso anche quello. –
- Passaporto? –
- Eccolo qui! –
E continuarono così per un bel po’, chiedendosi a vicenda anche se si fossero ricordati di mettere in valigia le mutande.
- Ao, ma lo hai chiamato il taxi? – Chiese Nives, alla fine dell’inventario.
- Non c’è bisogno di chiamarne uno. L’altro ieri, quando JiYong ha telefonato per dirci che aveva già comprato i biglietti, mi ha detto anche che avrebbe mandato qualcuno a prenderci. –
E proprio in quel momento il cellulare di Ao-san cominciò a squillare.
- Sì?...Ah, siete già qui?...Sì, salite pure! – Disse, alla persona all’altro capo del telefono.
- Nives, stanno per salire delle persone, ci aiuteranno con i bagagli, ti chiedo solo una cosa: puoi fare ciò che ti chiedo senza fare domande finché non arriveremo a casa, in Corea? –
- Dipende da cosa mi chiedi di fare…- Disse lei, sospettosa.
- Ti chiedo di metterti questi…- Cominciò, porgendole un paio di occhiali – …e questa! – Disse, tirando una specie di straccetto rosa dalla tasca dei jeans.
La ragazza prese gli occhiali e se li mise a mo’ di cerchietto, poi afferrò quella roba rosa che pendeva dalle dita di Ao-san, la dispiegò e, quando capì cosa diamine fosse, rimase di stucco.
Una mascherina.
ROSA.
- Di’: cosa hai al posto del cervello? Segatura? CHE CACCHIO DOVREI FARCI CON QUESTA? – Sbottò quella: odiava il fatto che Seung-hyun nascondesse il suo volto dietro quel ciarpame, e il fatto che quell’idiota dai capelli azzurri le avesse chiesto di conciarsi come lui la fece incazzare.
- La devi mettere sul muso, così! – Disse, mettendosene una – Vuoi che ti dia una mano? –
- Ma adesso te la do io una mano! In faccia però! Con che coraggio mi vieni a dire di conciarmi come te, quando sai benissimo che odio quando lo fai! –
In quel momento, sentirono qualcuno bussare alla porta.
- Devono essere loro…- Disse Ao.
Aperta la porta, entrarono due omaccioni, grossi quanto lei e Ao messi assieme, moltiplicati per due.
- Nives, loro ci scorteranno a casa. –
- Ma chi sono questi tizi? – Chiese lei, ancora stranita dalla visione di quegli energumeni.
- Le domande sono rinviate a data da destinarsi! – Se ne uscì quel deficiente, indicando le valige a quegli scimmioni, che gli obbedivano docilmente.
Ai piedi del palazzo, ad attenderli, c’erano due suv neri affiancati a quattro gorilla.
Entrarono i una delle due vetture e si diressero all’aeroporto.
 - Questi li devi tenere così. – Disse Seung-hyun, sistemandole gli occhiali davanti agli occhi.
Quella, in tutta risposta, scacciò via le sue mani. – Mi spieghi cosa cazzo sta succedendo? Chiamare un taxi non andava bene? Chi sono questi mostri? – Disse d’un fiato.
Il ragazzo non rispose, semplicemente sbuffò e affondò nel sedile dell’auto.
Nives capì che da quel testardo di Ao-san non avrebbe cavato neanche una parola, quindi decise di non domandare più nulla.
 
 
 
La prima classe.
Si trovava su un aereo diretto a Seul, in prima classe.
- Ma quel coglione del tuo amico ne ha di soldi da buttare! – Si fece scappare Nives.
Seung-hyun le regalò una risata sommessa, ma non replicò.
Il volo fu lungo e noioso: perché per la noia aveva cominciato a vedere il film che davano sull’aereo; perché non aveva voglia di guardare quel fottutissimo film; perché quel deficiente dai capelli azzurri che gli stava seduto accanto non sembrava avere nessuna voglia di spiccicare parola.
Passò il tempo appiccicata all’oblò: vedeva le nuvole lì, sotto i suoi occhi, simili a batuffoli di cotone; vide la costa giapponese e qualche nave solitaria nella distesa blu del mare; vide la costa coreana farsi via via più vicina. E, infine, vide i grattacieli di Seul.
Erano arrivati.
- Vai avanti tu, lui ti porterà in macchina, io ti raggiungerò dopo. – Furono queste le parole che gli riservò Seung-hyun, dopo ore di silenzio, indicando il meno scimmione fra quegli omaccioni che li avevano seguiti anche in aereo.
Silenziosamente, Nives recuperò le valige e seguì quel tizio, che restò muto.
Quella situazione era a dir poco snervante. Tutto quel silenzio era snervante.
Si trovò di fronte un’altra macchina nera enorme. L’omone le aperse la portiera e lei mormorò un – Grazie – che suonò più stizzito di quanto volesse.
Perché lei era stizzita, non ne poteva più.
E in più era costretta a stare in macchina DA SOLA con quel coso grosso quanto una portaerei.
Ma vedi un po’ in che situazione del cazzo sono!
A distanza di quindici minuti, vide l’amico entrare in macchina.
- Ce ne hai messo di tempo! – Esclamò appena lo vide.
Ma, anche stavolta, quello rimase muto.
Ma fanculo, Ao!
Ancora più incazzata di prima, incollò gli occhi al finestrino, ammirando Seul.
C’era stata molti anni prima, all’inizio dell’università, e da allora non l’aveva più vista.
La macchina si fermò nel parcheggio sotterraneo di un palazzo.
I gorilla, che erano diminuiti a tre, tolsero le valige dal bagagliaio e le affidarono ai due ragazzi, poi andarono via.
In perfetto silenzio, Ao-san e Nives si avviarono verso l’ascensore che era poco distante.
Arrivati all’ultimo piano, finalmente l’ascensore si fermò e scesero.
C’era una sola porta.
Ao-san suonò il campanello come un ossesso.
- E un attimo, un attimo! Non c’è bisogno di…- Sbraitò un ragazzo dai capelli cortissimi neri che aveva aperto la porta svogliatamente.
Rimase lì, sull’uscio, per qualche secondo, intontito.
- HYUN! – Gridò quel tizio che, colto da una crisi isterica improvvisa, si gettò al collo di Seung-hyun.
- Ri! Scollati! – Brontolò Ao, cercando di scrollarselo di dosso, invano.
- È arrivato lo Hyun? – Sentì dire da una voce all’interno dell’appartamento, prima di vedere una facciona sorridente contornata da capelli biondo platino uscire dalla porta e saltare addosso al suo Ao-san, che ora era preda di due piovre.
Udì la risata di JiYong mista ad un’altra.
- Ah, questi bambini! Come dobbiamo fare con loro? – Disse JiYong, appoggiandosi alla porta.
Vide poi un tizio con una cresta sfatta nera che avvolse fra i suoi tentacoli il povero e ormai impotente Ao-san, esclamando: - Ci sei mancato Hyun! Non ci abbandonare più! –
JiYong le si avvicinò: - Ciao! Come è andato il viaggio in aereo? –
- È stato una vera merda. –
- Fine, come sempre. –
- Stronzo, come sempre. – Replicò, asciutta.
- Sai che mi sei mancata? –
- Sai che non me ne fotte proprio? –
- Ecco! È questo che mi piace di te! – Rispose quello, sfoggiando un sorriso disarmante.
- Cosa hai fumato per dire certe cazzate? –
In quel momento, ben sei occhi erano puntati dritti verso di lei.
- Ehy, JiYong, puoi dire a questi schizzati di smetterla di fissarmi? – Sussurrò al ragazzo affianco a lei, che, in tutta risposta, si fece una grassa risata, invitandola ad entrare in casa.
Oh, porco cacchio! Si trattano bene questi tizi!
Quell’appartamento…era enorme!
La porta si apriva su uno spazio ampio: a destra c’era la zona living, con un’ampia finestra che dava sullo skyline di Seul, un grosso TV al plasma occupava una parete, con tanto di impianto dolby surround, un enorme divano a penisola bianco di pelle padroneggiava in quello spazio tanto grande, sul parquet di wengè, poi, era stato piazzato un enorme tappeto shaggy bianco, che sembrava dire ‘CALPESTAMI!’ ; a sinistra c’era una grande cucina all’americana, anch’essa bianca, pulita e ben accessoriata; di fronte alla porta di ingresso c’era una scala in vetro che portava ad un piano superiore completamente annesso al primo, dal quale si potevano vedere le porte delle stanze, che, apprese, erano le loro camere da letto.
Le pareti erano in stile newyorkese, con i mattoni rossi a vista.
Nives in poco tempo si ritrovò seduta sul divano di pelle, braccata da quattro schizoidi.
Seung-hyun era seduto all’altro capo del divano, in disparte.
- E così tu sei Nives! Abbiamo sentito parlare molto di te! Io sono Dong Young Bae, ma chiamami Taeyang, o Sol, come preferisci. – Le disse il tizio con la cresta moscia, regalandole un sorrisone.
- Io sono Lee Seung-hyun! Ma chiamami SeungRi, o V.I.. – Si presentò quello con i capelli cortissimi, che, ora che lo guardava meglio, sembrava non dormire da decenni ormai, tanto che aveva le occhiaie livide.
- E io sono Kang Daesung, chiamami Daesung, D-Lite, come vuoi! – Le disse il tipo con i capelli biondo platino, che fino a quel momento non aveva fatto altro che sorridere.
E finalmente ora sapeva chi era questo benedetto festeggiato!
Ma quanti soprannomi hanno?
- Io sono Kwon JiYong! – Cominciò il re degli idioti, volendo schernire i compagni che si erano presentati, ma Nives stoppò la sua idiozia sul nascere: - Lo so te chi sei, brutto cretino! -
Li guardò tutti e tre attentamente. Quelli s’aspettavano che lei si presentasse, che facesse qualcosa, era evidente: erano protesi verso di lei e la guardavano impazienti.
Nives, sbuffando, recuperò un fogliettino stropicciato dalla tasca dei jeans: - Vediamo un po’ se indovino…allora: ‘uno spaccia sorrisi come caramelle, uno è un verginello sotto copertura e l’altro è un pervertito con la patente’ …- a queste parole i sorrisi dalle loro labbra scomparvero, ma contemporaneamente un ghigno si materializzò sul volto di JiYong, che guardava un Ao-san improvvisamente interessato alle parole della ragazza - …quello che spaccia sorrisi come caramelle, non ho dubbi, sei tu! – affermò Nives, indicando un Daesung che sospirava, sollevato di non essere stato bollato come ‘pervertito’ o ‘verginello’ – E tu sei il verginello sotto copertura! – asserì quella, indicando SeungRi.
JiYong, Seung-hyun, Daesung e SeungRi, a quel punto, risero fino alle lacrime.
- No, mi dispiace, hai sbagliato! – La corresse JiYong, che, fra una parola e l’altra, non poteva fare a meno di ridere.
- Non dirmi… - Lentamente, Nives si girò verso un Taeyang rosso come un peperone, che sembrava voler sprofondare fino al centro della Terra.
- Chi ti ha detto queste cose? – Le chiese un Daesung, ancora tremante per le troppe risate.
- Me le ha dette Seung-hyun. –
Tutti e quattro i suoi amici si girarono verso di lui, che faceva lo gnorri.
- E così io sarei un pervertito con la patente! –
- E io un verginello sotto copertura! –
- Io non mi posso lamentare… - Praticamente, l’unico che non lo guardò male fra i tre, fu Daesung.
- Ma non ho detto delle bugie! Ammettetelo! – Cercò di difendersi Ao-san.
Prima che cominciassero a litigare come dei bambini delle medie, JiYong intervenne: - Ragazzi, lo Hyun ha sbagliato, credo che lo abbia capito anche da solo, quindi smettetela! –
- Ma ora lei chissà che idea malata s’è fatta di noi! – Si lagnò SeungRi.
- Io non mi posso lamentare. – Gongolò Daesung, raggiante.
- Scusatemi, io non mi sono fatta nessuna idea malata! – Intervenne quindi Nives, per appianare la situazione – Già perché siete amici loro siete bollati come scemi, mi dispiace! – Disse poi, facendo spallucce.
- E tu! – Disse poi, rivolta a JiYong – Io voglio sapere perché c’hai mandato quei gorilla a casa! –
I ghigni, i sorrisi, ogni espressione scomparve dai loro volti, che diventarono delle maschere di cera, come ormai da ore era il volto di Ao-san.
- E tu, perché non mi hai parlato per tutto il viaggio? Perché te ne stai sempre zitto? – Disse ad un Seung-hyun immobile, che fissava un punto indefinito davanti a lui.
- Qualcuno mi spiega che cazzo sta succedendo? –
 
 
 
Bugie.
In quei mesi l’avevano riempita di bugie.
- Noi siamo i Big Bang. – La voce di SeungRi che riempiva quel silenzio opprimente era stata come un fulmine a ciel sereno.
- Non dire cazzate! – Sputò Nives – Io voglio la verità! –
- Ma è questa la verità. – La voce di Seung-hyun giunse ovattata e distante – Noi siamo i Big Bang, e io sono T.O.P. – disse, senza degnarla di uno sguardo.
Nives non sapeva cosa sentire: stupore? Forse, ma in quel momento l’unica cosa che provava era amarezza provocata dalla consapevolezza che in quei quattro mesi aveva convissuto con con un completo estraneo. Le aveva riempito la testa di menzogne e ora lo sentiva ancora più distante.
E in una frazione di secondo capì molte cose: capì perché si nascondesse il volto in continuazione ogniqualvolta usciva; capì che quegli scimmioni altro non erano che guardie del corpo; capì perché, nelle lunghe giornate noiose, non uscisse mai di casa; capì tutti i suoi tentativi di glissare sulla sua professione e la sua vita privata.
L’unica cosa che voleva, in quel momento, era stare da sola: doveva ponderare sulle informazioni appena ricevute, perché, oltre ad essere amareggiata, era anche shockata.
Lentamente, si alzò e si diresse nella camera che quelli le avevano riservato: l’aveva vista prima, quando avevano portato le valige in casa.
Era piccola, bianca, semplice.
Chiuse la porta dietro di se e sospirò, prima che le lacrime cominciassero a scorrere copiose sulle sue guance.
 
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
 
Non era andata come s’aspettava.
GD aveva immaginato una Nives incacchiata nera che prendeva a sprangate T.O.P., oppure una Nives sbalordita ed entusiasta che li avrebbe trattati, poi, con i guanti bianchi, oppure una Nives in crisi fangirlosa, che sarebbe svenuta 5 secondi dopo la ‘grande scoperta’.
E invece no.
Quella c’era rimasta male.
- Perché glielo hai detto così?? – Scattò T.O.P., rivolto a SeungRi.
- Perché è giusto che sappia. Non sta bene nascondere le cose, soprattutto ad una persona alla quale vuoi bene! –
- E tu mi staresti dicendo che le vuoi bene? – Chiese, sarcastico, JiYong.
- Non ho detto questo! Io ho confessato tutto solo per fare un favore allo Hyun. –
- Ho visto che favore che mi hai fatto! Bella merda! – Sbottò allora T.O.P., ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
- Ehy, va tutto bene, si riprenderà, no? In fondo non c’è niente di male ad essere degli idol. – Disse Daesung, stoico.
- Io non lo so, non lo so! – Seung-hyun nascose il viso fra le mani – Io lo so che ora lei mi odia! Io lo so che crede che tutto quello che ho fatto con lei e per lei non sono state altro che bugie! Ma non è vero, NON È VERO! – Si accartocciò su se stesso, stringendo le ginocchia al petto.
- Qualcuno deve andare a parlarle, deve andare a spiegarle tutto. – Disse allora Taeyang.
- E chi va? Vai tu? – Disse sarcastico T.O.P., che ormai era andato.
Dopo attimi interminabili di silenzio, G-Dragon prese parola.
- Ci andrò io. –
 
 
 
 
Bussò alla porta.
Niente.
Bussò di nuovo - Nives, sono io, posso entrare? –
Nessuna risposta.
Fanculo, io entro lo stesso.
La trovò seduta sul letto, il volto nascosto dalle mani candide.
Entrò, chiudendo poi la porta, e si andò a mettere affianco a lei.
Stava piangendo.
Vederla così gli provocò una fitta dolorosa al cuore, non sopportava il fatto che soffrisse.
Preferiva di gran lunga quando lo trattava una chiavica.
L’avvolse piano con un braccio, delicatamente.
- Lo so cosa stai provando…- Cominciò, sperando di riuscire a risollevarle il morale.
- No che non lo sai! Sei un idol! Tu sei come quell’altro stronzo di là! Fanculo, tu e lui! Io domani ritorno in Giappone! –
A quelle parole, dette con tanta rabbia, GD cominciò ad allarmarsi: - Tu non vai da nessuna parte, cocca! So che ti senti tradita, ma qui nessuno ti ha mentito, non sul serio! –
Quella lo guardò, scettica, quindi JiYong continuò: - Perché credi che Seung-hyun si trovasse a Fukuoka mesi fa? Perché si era scocciato di essere trattato come un idol! È stato egoistico da parte sua, su questo siamo tutti d’accordo…ma, credimi, la simpatia che lui prova per te è autentica, la vostra amicizia è autentica! Credi che avrei permesso a quel deficiente di portare una ragazza qualunque al dormitorio? So che tu sei importante per lui, non ti mentirebbe mai. –
Quella lo ascoltò con attenzione, prima di dire: - Tanto domani io ritorno in Giappone. –
- E invece no, tu stai qui! Mancano pochi giorni al compleanno di Dae, e io gli ho promesso che ci saresti stata! –
- Ma che cacchiate dici, io non c’entro nulla, né con Ao-san, né con Dae né tanto meno con te! –
- Oh, è qui che ti sbagli! Vedi, tu sei così: sei te stessa anche ora che hai scoperto che siamo idol, non esiti a mandarci a fanculo, ci tratti come persone normali, invece gli altri no. È questo che piace allo Hyun, è questo che piace agli altri, è questo che piace anche a me. – Disse JiYong – Tu ci piaci per quello che sei, non per quello che mostri di essere. Spero che valga lo stesso anche per te. –
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
Era passata ormai mezz’ora da quando GD era entrato nella camera di Nives.
T.O.P. era preoccupato, soprattutto perché non sentiva il compagno gridare per il dolore.
Forse la ragazza lo stava soffocando.
Poi li vide uscire, sorridenti.
- Scusate se me ne sono andata così prima. – Disse, cercando di scusarsi con loro quattro poveri deficienti che non avevano avuto il coraggio di andare ad affrontarla e consolarla.
Ma poi, si sentì dare uno schiaffo, sulla guancia destra.
Era stata lei.
- Scusa, te lo meriti. – Disse, sorridente, per poi dargli un bacio proprio dove pochi secondi prima aveva stampato le sue cinque dita.
 
 
 
- Ma sul serio non ci conosci? Daaai! Ma dove vivi? Sulle montagne? – Ed ecco che Ri cominciava a prendere confidenza con la nuova arrivata.
- Sì, abito in montagna: con Heidi e le caprette che fanno ‘ciao!’ ! –Disse quella, sarcastica.
- Non dirmi che sul serio non hai mai sentito parlare di noi! – Disse Taeyang.
- Certo che ho sentito parlare di voi! C’è una mia amica, Hanabi, che…- e qui cominciò a ridere da sola, come una cretina - …non avete idea delle porcate che mi ha fatto tradurre! – e continuò a ridere.
- Quali porcate? – Chiese Daesung, innocentemente.
- Ai tempi dell’università, mi chiese di tradurle dal coreano al giapponese delle storie strane, tutte yaoi…e c’eravate voi come protagonisti! – Disse, in preda alle convulsioni.
- Non dirmi che ti ha fatto tradurre delle FanFiction! – Esclamò allora un T.O.P. sbalordito, che spesso era il seme preferito dalle V.I.P.
- ESATTO! Erano proprio quelle! Non avete idea delle porcate che vi fanno fare! Soprattutto a voi due! – Affermò, continuando a ridere e indicando lui e GD.
Quando il riso si placò, JiYong le chiese: - Sorvoliamo sull’argomento FanFiction che è meglio…e quindi tu non hai mai visto un nostro MV? –
- No, e non me ne è mai fregato niente, vivo benissimo senza. –
Quelle affermazioni mandavano in bestia il leader, che cercò di non scoppiare a causa dell’affermazione della ragazza.
- E ora ne vedrai qualcuno, voglio sapere cosa ne pensi! Questo è uscito da poco… – Detto ciò, fece partire il MV di ‘Fantastic Baby’.
Settimane prima, quando l’aveva sentita in TV, non aveva visto neanche di sfuggita il MV, quella era la prima volta.
Appena vide GD invadere lo schermo, con il suo lunghissimo ciuffo rosso, la sua espressione passò dall’impassibile allo sconcertato: le sue sopracciglia formarono un arco perfetto e la bocca si dischiuse.
E quando comparve lui, in tutto il suo fulgore, rosso vestito, un sopracciglio si abbassò, e tutto in lei ormai sembrava dire ‘ma che cazz…??’.
Ma l’espressione più bella fu quella causata da un Taeyang a petto nudo, subito seguito da un Daesung nelle stesse condizioni: i suoi occhi si spalancarono e si coprì la bocca con una mano.
E che dire di quando comparve SeungRi? Si lasciò scappare un unico commento: - Sembri un pornodivo…- prima di ridere fino alla fine della canzone, quando se ne uscì con: - Voi tre, venite qui! – rivolta a Tae, Dae e Ri.
I tre le si pararono davanti, incerti.
Quella sollevò con un gesto secco le maglie a tutti e tre.
- Oh cazzo! – Esclamò, prima di cominciare a ridere, di nuovo. Quei poveracci, colti di sorpresa, erano diventati rossi come dei pomodori e stavano per evaporare.
- Ma che cacchio hai da ridere così tanto? – Chiese GD, stizzito.
- Sono veri! I loro muscoli, sono veri! –
- E beh, che pensavi? Che fossero fatti di polistirolo? –
Quella non si fece scalfire dall’ ironia di GD e continuò a ridere come una pazza isterica.
Quando si calmò esclamò: - Ma da dove v’è uscita una roba del genere? E soprattutto: perché loro tre si spogliano e voi due no? –
GD, serafico, rispose: - Ah, non puoi capire…e poi non c’era bisogno che mi spogliassi anche io! In quanto a Bingu: lui non si spoglierà mai. –
Ecco, e ora le attenzioni della ragazza erano concentrate tutte su di lui.
- Ma perché? Faresti contente molte fan, no? Prendi esempio da quei tre là! –
T.O.P. arrossì: purtroppo i suoi complessi non gli permettevano di essere disinvolto e fare bella mostra della sua fisicità a destra e a manca.
- Nessuno lo ha mai visto senza maglietta, è inutile che…- Cominciò Tae.
Ma Nives lo bloccò: - Io sì. –
COSA?
- EH? – Esclamarono in coro i 5 idol, uno di loro più simile ad una melanzana per l’imbarazzo.
- Ma sì, quando t’ho portato a casa: t’ho tolto la maglia bagnata e te ne ho messa una asciutta…sai com’è, non è che mi sono fatta tanti problemi, mica mi potevo coprire gli occhi! –
Si poté sentire un tonfo sordo: 5 mascelle quasi si stavano per spaccare sul parquet scuro di quell’appartamento.
- Credo che questa storia debba morire con noi: non dovete raccontarla a nessuno! – Disse un T.O.P. dal colorito molto simile ai suoi capelli.
- E vorrei vedere! Le fan la scuoiano se vengono a conoscenza di questa storia! – Disse un Dae scosso dalle convulsioni per il troppo ridere.
- Aaaah! Fatto sta che, se fate video così, siete messi male! –
Un ghigno malefico si dipinse sul volto di G-Dragon: - Scommettiamo che una nostra canzone ti farà piangere? –
- Se sono tutte così, ne dubito. Và, provaci! –
E fu così che GD si infervorò e cominciò col mettere su il MV di ‘My Heaven’.
La canzone sembrò piacerle,  e anche il MV, ma no versò neanche una lacrima.
Commentò solo con un: - Carina…deve essere un video vecchio, sembrate tutti molto più piccoli. –
Ma GD non si arrese, e fece partire il MV di ‘Tell Me Good Bye’.
Anche quello sembrò piacerle. Strinse le ginocchia al petto e guardò attentamente il video. Si incupì un po’, ma non pianse.
E fu allora che JiYong sfoderò la sua arma peggiore, il MV di ‘Haru Haru’.
Milioni di fan avevano pianto su quel video.
Tutte tranne lei, che non era neanche una loro fan, a ben pensarci.
Le si arrossarono gli occhi, ma non pianse.
- Oh, ma di cosa sei fatta? Di ferro? – Commentò Ri, che riguardando quel vecchio MV cominciò a piangere come una fontana – È così commovente! –
- Oh, Ri! E smettila! So io cosa ci vuole qui! – Esclamò allora GD, che ormai aveva fatto diventare quella sfida una questione personale.
Recuperò un paio di cuffiette, le collegò al suo cellulare e disse agli altri di non sbirciare quando mise una canzone.
Fece mettere le cuffie alla ragazza, che chiuse gli occhi per ascoltare meglio la canzone messa dal leader.
Quando si tolse le cuffie esclamò, sospirando: - Hai vinto. –
E quando dischiuse gli occhi, due grosse lacrime si fecero largo sulle sue guance.
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
‘Oh Mom’.
Quella canzone era un colpo basso.
Aveva giocato sporco.
- Che canzone t’ha fatto sentire? – Chiese Dae, curioso.
- Non sono fatti tuoi. Sarà il nostro segreto, non è vero Nives? – Disse GD, regalando un ghigno alla ragazza, che lo fulminò con lo sguardo.
 Passarono l’intero pomeriggio guardando vecchi MV. Giustamente, JiYong voleva acculturare quella tizia, che fino a poche ore prima era ignara del fatto che fossero idol.
La giornata trascorse in modo piacevole e sereno: quella lunatica si era adattata alla nuova realtà dei fatti, e adesso li sfotteva ad ogni MV.
- Ma guardatevi! Chi vi ha vestiti? Un costumista daltonico? – Cominciò, commentando il MV di ‘Lollipop pt.2’ – E tu? ‘Girl, you’re my lollipop, oh girl, you’re my loli-loli-girl’ ??? E POI NON TI VUOI FAR VEDERE A PETTO NUDO? – disse, guardando T.O.P. con una faccia che ricordava tanto il meme ‘Are you fucking kidding me?’. – Ma in fondo non siete male…-
GD non si curò dei commenti negativi, concentrandosi su quel suo ‘non siete male’ :- E quale canzone t’è piaciuta di più fino ad ora? –
- ‘Beautiful Hangover’…glissiamo sul video, dove 5 di voi si vogliono accaparrare la tizia…-
- E la voce che ti piace di più? – Chiese Taeyang, anticipando, di poco, la domanda che avrebbe fatto anche JiYong.
Quella ci pensò su, poi rispose: - La tua. –
Come? Le piace la voce di Tae??
- E quella di ‘sto cretino qui. – Disse, indicando T.O.P..
- E la mia no? – Disse un Daesung versione cucciolo di gattino dagli occhi dolci.
Quella si fece intenerire dal faccino di Dae ed esclamò: - Ma certo che mi piace anche la tua, e anche la tua! – Aggiunse, indicando Ri.
- E la mia? – Chiese un GD indignato.
- No, la tua no. È strana –
STRANA?
Benissimo!
L’operzione ‘Far Piangere Nives Con Una Loro Canzone’ si era conclusa con successo.
Ma ora GD si era fissato un’altra missione: ‘Far Innamorare Nives Della Sua Voce’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   ~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
“Gee gee gee gee baby baby baby!! Gee gee gee gee baby baby baby”…non fate caso a me :°D *stava guardando i Super Junior travestiti (??)* Ok, la smetto.
Salve.
Mi volete uccidere? Ebbene, se volete vi do una mano :D Ma perché non è andata neanche come m’aspettavo io! E se avete la testa piena di “MA CHE CAZZO HAI COMBINATO? CHE CAZZO HAI SCRITTO??” Vi capisco…perché lo sto pensando anche io :°D
Considerate che Nives è lunatica, molto lunatica, e che la questione “salve, siamo i BigBang!” non è ancora finita! :D *sì, c’è il secondo round ù-ù*
Aaaaah riguardare i MV vecchi mi fa tanta tenerezza :°D anche se non ho messo quello che me piace di più °-° High High :°D *HIGH, HIGH, I’M SO HIGH! HIGH HIGH UP IN THE SKY! HIGH HIGH, I’M SO HIGH! FLY FLY, TOUCH THE SKY!!*
Sì, oggi sono in vena ._. voglio cantare!...Beati voi che non potete sentirmi :°D avete salvi i timpani (?).
Cooomunque, la questione triangolo. “Il triangolo no! Non lo avevo consideratoo!” se…Renato Zero no però, eh ._. … beh, che dire? Leggete e vedrete (?)
Sperando che ‘sto coso sia piaciuto a qualcuno, ma io ne dubito, mi dileguo e vado a mettermi in slavo ç^ç
Alla prossima gente!
Ah, quasi dimenticavo LOL come al solito ringrazio tutte quelle personcine tanto care che mi lasciano una recensione TuT grazie! E ringrazio anche tutti quelli che seguono la storia e l’hanno aggiunta da qualche parte! :°D *manda baci a tutti!*
Fatemi sapere se questo coso, il più importante in 11 capitoli *cacchio, sono arrivata a 11 capitoli °-°’’’’ * , v’è piaciuto o meno! :D
E ora vi saluto sul serio, good bye! ~

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Capitolo 12
*** Because ***


   Capitolo 12 – Because
 
 
 
 
 
T.O.P. si stava dando dell’idiota da quando era arrivato in Corea.
Ormai da due ore era chiuso nella sua camera in attesa che la Notte avvolgesse il suo corpo in un dolce tepore e gli consentisse di dormire in santa pace.
Ma quella stronza non si era presentata, lasciandolo agonizzare nei suoi pensieri.
Infilò le pantofole e scese in cucina, alla ricerca di qualcosa di forte.
Sapeva benissimo dove si trovavano i liquori, quattro mesi prima.
Peccato che in casa c’erano due brave casalinghe che ogni tanto rivoluzionavano tutto.
Non senza lasciarsi sfuggire qualche imprecazione, cominciò la sua ricerca.
- Stavi cercando questi? –
La sua voce era apparsa come un fantasma.
Seung-hyun, per lo spavento, sobbalzò, andando a sbattere con la nuca sotto il lavello, dove stava perlustrando. Si mise in piedi, massaggiandosi la testa, e la vide seduta al bancone della cucina, attorniata dalle sue bottiglie.
- Da dove sei uscita? – Chiese, impaurito, come se avesse uno spirito davanti.
- Io sono sempre stata qui. Ero sul divano, di là. – disse, indicando il soggiorno – Ti ho visto cercare qualcosa in ogni anfratto della cucina e mi sono chiesta se non stessi cercando queste. –
- Beh…sì…le stavo cercando. Ma tu che ci fai qui, con il mio liquore? –
- Magari lo bevo? – replicò, retorica, prima di sospirare – Non riuscivo a dormire. –
 
 
 
Due bicchieroni di Brandy, uno davanti all’altro, come i proprietari.
Si ritrovò seduto di fronte ad una Nives impassibile, illuminata dalla ritmica fiamma della sigaretta che aveva fra le labbra carnose.
E stettero così, in silenzio, per attimi che sembrarono non finire mai.
- Credimi, io volevo dirtelo, ma non trovavo le parole adatte…- La sua voce risuonò ancora più bassa in quel frangente. Avrebbe preferito bruciare fra le fiamme del sole piuttosto che affrontare quell’argomento, ma i suoi occhi neri, che non avevano fatto altro che fissarlo, sembravano vagliare la sua coscienza, alla ricerca di qualcosa. E quel qualcosa, ipotizzò lo Hyun, doveva essere necessariamente il perché non le avesse confessato d’essere un idol.
Quella, in tutta risposta, gli sbuffò una nuvoletta azzurra sul muso: - Sei un idiota. –
- Ma…- Avrebbe voluto spiegarle, anche in maniera confusa, ma quella stroncò sul nascere i suoi tentativi con: - Avrai avuto le tue buone ragioni, no? E non mi interessano. – sorseggiando il suo Brandy – Ricordi? Sei stato tu a farmi promettere che non sarebbe cambiato niente. –
 
‘   - Nives…mi prometti che non cambierà niente? –
    - Perché dovrebbe cambiare qualcosa? –
    - Per favore, mi sentirei meglio se me lo promettessi…-
    - Te lo prometto: non cambierà niente. A meno che non mi diventi una donna e non ti fai chiamare Hyuna –   ’
 
Al ricordo di quella promessa frivola, strappata un mese prima, T.O.P. non poté far altro che sorridere.
Se ne era ricordata.
Lei gli accarezzò i capelli mormorando: - In fondo sei sempre il solito, stupido Ao…-
Vuotò il bicchiere, tracannandone il contenuto. Spense la sigaretta, che ormai stava bruciando il filtro tanto che era consumata, nel posacenere, prima di dirgli: - Sono le due e mezza…è meglio se andiamo a dormire. –
Misero tutto il suo arsenale a posto e salirono le scale in silenzio.
Le loro camere erano una di fronte all’altra.
- Buona notte. – Disse Seung-hyun, che già girava il pomello della propria stanza.
Si sentì stringere il petto da due braccine e avvertì il suo respiro sul collo: - E tu? Tu me lo prometti che non cambierà niente? –
La sua voce non aveva mai tremato così: era spaventata da quell’eventualità, che a T.O.P. sembrava lontana anni luce.
Poche volte l’aveva vista così fragile, e mai per qualcosa che riguardasse direttamente lui.
Strinse le piccole mani che gli cingevano il petto: - Non c’era neanche bisogno di domandarlo…-
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
Qualcosa di schifosamente viscido le stava impiastricciando il viso, e qualcosa di pesante le comprimeva quel po’ di tette che aveva, impedendole di respirare. Qualcos’altro, poi, le faceva il solletico ai piedi.
- Boss! - - Gaho! – Sentì gridare.
Nives dischiuse gli occhi e il suo campo visivo fu invaso da due occhi rugosi neri.
E divenne una statua di sale.
Per la paura non riusciva a muoversi: restò immobile, con gli occhi spalancati, finché non le si avvicinò JiYong.
- Gaho! Ma ti sembra il modo? – E allontanò quell’incubo rugoso da lei.
Anche ciò che le faceva il solletico non c’era più.
Molto lentamente, si mise a sedere sul materasso.
Due cani.
Quelli che le avevano quasi fatto venire un infarto, altri non erano che due fottutissimi cani.
- Scusali…- Disse Taeyang, che aveva fra le braccia uno scricciolo di Boston Terrier bianco e nero.
Il coglione, invece, cercava di tenere buono uno Shar Pei su di giri.
Tale cane, tale padrone.
Nives li guardò di sbieco.
Poi si toccò il volto.
Qualcosa di viscoso e puzzolente le imbrattava il viso, e, quando il suo cervellino addormentato, partorì l’idea che quella fosse bava, saltò giù dal letto e cominciò: - Schifo, schifo, schifo, schifo, schifo, SCHIFO! –
Si fiondò in bagno, che era già occupato, ma poco le importava: doveva togliersi quella roba dalla faccia: - Non guardo niente, non guardo niente! Schifo, schifo, schifo! –
Si strofinò il volto con foga, insaponandolo per bene.
- Per me puoi anche entrare nella doccia con me, è spaziosa, sai? –
SeungRi.
Nives si girò.
Era mezzo nudo, con solo un asciugamano legato in vita, tutto bagnato, con rivoli di schiuma che scivolavano felici sull’addome scolpito.
- Ma che stronzate vai dicendo? – gli disse, caustica, prima di riconcentrarsi sul lavandino ed il suo mantra: - Schifo, schifo, schifo, schifo! –
Il ragazzo uscì dal bagno, venendo travolto da quella furia di Shar Pei.
- Che stavi facendo in bagno con il maknae? –
La voce di JiYong arrivò anche troppo maliziosa alle sue orecchie.
Ancora con la faccia insaponata, si girò e gliela indicò: - SECONDO TE?? Tieni a bada il tuo cane! E PURE SEUNGRI! –
 
 
 
Quando scese in cucina, trovò un Ao-san in brodo di giuggiole: si stava facendo rincorrere da una palla di pelo, un Cocker Spaniel che gli faceva le feste.
- I cani ci hanno invasi…- Disse, sconfitta.
I cinque bambini troppo cresciuti giocarono con quelle palle di pelo in salotto per un bel po’, lei rimase in cucina a godersi una tazzona di tè in santa pace: dopo un risveglio del genere, quello era un toccasana.
E poi lo Shar Pei le si avvicinò, si sedette di fianco a lei e la osservò, tutto contento.
- E così, sei ritornato. – Gli disse, scazzata.
Abbaiando, lo raggiunsero anche gli altri due cani.
Nives non sapeva come comportarsi con quegli animali: lei era proprietaria di una gatta che non si vedeva e non si sentiva, e quelle bestie erano tutto, fuorché silenziose e discrete.
- Oh, gli piaci! – Sentì dire da un Taeyang sorridente, che subito le si fece vicino – Non sono meravigliosi? –
- No. – Asserì, cinica.
- A te non piace mai niente! – Sputò JiYong, che si avvicinò allo Shar Pei.
- Ma hai visto come m’hanno svegliata?? –
- Non è colpa nostra se non hai chiuso la porta ieri sera! –
- Ma io la porta l’ho chiusa! –
E fu così che dieci occhi si fissarono gli uni negli altri, prima che otto decidessero di perforare quelli di SeungRi.
- Non sono stato io! – Cercò di difendersi.
- Sei proprio un depravato! – Si lasciò sfuggire Taeyang.
- Ma non sono stato io! –
- Ci crediamo tutti. – Affermò, sarcastico, Daesung.
- Oooh, siete stronzi! Vi ho detto che non sono stato io! –
Nives sbuffò, annoiata da quello spettacolo da quattro soldi che le veniva proposto - Come si chiamano? – chiese, cercando di cambiare argomento.
- Lui è Boss! – Disse un Taeyang su di giri, che stritolava quel povero Boston Terrier.
- Lui è Charlie. – Sentì dire da Seung-hyun, che accarezzava quella palla di pelo fulva, l’unico cane su tre che non le aveva ancora fatto niente.
- E lui è Gaho! – Affermò JiYong.
- Ma che carino che è lui! – Disse, quando Boss, che era fra le braccia di Taeyang, le leccò una guancia.
- No, aspetta: se Gaho ti lecca la faccia, ti fa schifo, ma se lo fa Boss è carino? MA LA COERENZA L’HAI LASCIATA IN GIAPPONE? – Sbottò JiYong.
- Cretino, il tuo cane non mi ha leccata: mi ha fatto il bagno! È lievemente diverso! –
 
 
 
- Mi raccomando, ci stiamo fidando di te, NON fare stronzate. –
Il sempre molto gentile Kwon JiYong la salutò così, prima di andarsene a fanculo assieme al resto degli spostati.
L’avevano lasciata sola, in quell’appartamento decisamente troppo grande, assieme a tre cani , per andare alla YG ent: s’erano portati dietro pure Ao-san…’il lavoro tocca anche a lui’…stronzo di un coreano, JiYong dei miei maroni, pure io devo lavorare!
E lei sul serio doveva lavorare: s’era portata dietro le traduzioni da fare, non c’avrebbe messo molto, qualche giorno, ma le doveva pur fare!
Ma prima, la curiosità vinse sui suoi buoni propositi.
I cinque cretini credevano che lei, probabilmente, avrebbe raccattato il possibile, svaligiando il loro appartamento e vendendo tutto alle fangirl: lo dimostravano tutte le raccomandazioni che le erano state riferite.
Non hanno tutte le rotelle al loro posto se la pensano così.
Ma lei voleva esplorare la casa di Ao, quindi, cominciò.
Al piano di sotto c’era una porta scorrevole di vetro, che dava su un’enorme terrazza.
Seguita nella sua esplorazione da tre pallette di pelo, che le facevano da mascotte, se ne andò al piano superiore, cominciando ad aprire porte a caso.
Lei sapeva solo che la seconda porta sulla destra era della camera che le era stata assegnata, e che quella di rimpetto alla sua era di Ao-san.
Aprì la porta della camera affianco alla propria: era uno spazio piccolo, poco illuminato, molto, troppo disordinato. C’era una scrivania piena di scartoffie e una porta, che, ovviamente, spalancò. E passò dal disordine fatto stanza all’ordine fatto stanza: un guardaroba di tutto rispetto: collane, collanine, orecchini e patacche simili occupavano la prima parte di quella camera enorme; milioni di completi improbabili e scarpe altrettanto strane erano disposte metodicamente; una caterva di cappelli erano sistemati, assieme ai foulard, in base al colore, per non parlare delle maglie!
- Cani, andiamo via! – Non volle distruggere cotanto ordine, e portò le mascotte con lei.
Aperse, poi, l’altra porta affianco alla sua camera.
Caos.
Riviste sparpagliate un po’ ovunque, pantaloni utilizzati come moquette…le uniche cose che conservavano un minimo d’ordine erano i video games: una TV era stata piazzata ai piedi del letto, accompagnata da ogni tipo di console esistente, sulla testiera del letto erano disposti tutti i giochi possibili ed immaginabili.
- Gaho, ma questa è la camera del tuo amato padrone? – Mi sto riducendo come loro…parlo con i cani! E ci parlo in coreano, giustamente, perché così loro mi capiscono!    Scacciò quei pensieri dalla propria scatola cranica, e si diresse verso le tre camere di fronte.
La prima la si poteva definire con una sola parola: otaku.
E Doraemon.
Appena aprì la porta, subito la richiuse, investita dalla troppa pucciosità di quell’ambiente. – Andiamo via, cani, andiamo via. – E quelli le obbedivano.
Ed era giunto il momento di vedere la camera di Ao, o, come lo chiamavano i suoi compari, di T.O.P..
Il rosa ferì i suoi occhi.
Le pareti erano rosa, le tende erano rosa…IL MIO AO È UNA FOTTUTA PRINCIPESSA…
Sembrava la camera di una bambina, c’erano pure le bambole! Ma che cazz…??
Sconvolta, portò via le povere bestie da quel luogo confettoso, ripetendo: - Andiamo via, cani, andiamo via. –
E dopo delle stanze del genere, che andavano via via peggiorando, si ritrovò davanti all’ultima.
Se trovo una camera in stile ‘segreta di castello medioevale’ giuro che quando vengono li piglio a sberle, così, senza neanche sapere la stanza di chi è!
Girò lentamente il pomello e spalancò la porta.
La normalità più assoluta.
La stanza di un normale ragazzo di venticinque anni: poster di cantanti americani sulle pareti, CD, accessori vari buttati un po’ a caso su una scrivania, qualche vestito dimenticato in un angolo. Ma qualcosa, sul comodino, attirò la sua attenzione, un libro.
Si avvicinò.
La Bibbia.
No…ma che è?…me ne vado a lavorare, che è meglio!
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
La giornata era stata sfiancante per tutti.
Soprattutto perché T.O.P., quando scoperse che lui, il suo caro leader, gli aveva preparato una caterva di lavoro da fare, organizzandoglielo, si era fatto venire una crisi isterica. Per non parlare di quando venne a sapere che avrebbero dovuto girare un nuovo MV per Giugno, e non sapevano neanche di quale canzone!
- Ma ti rendi conto che non sono tornato neanche da due giorni e tu già mi hai riempito di lavoro?! – E quel cretino con la ricrescita continuava a ripetergli sempre le stesse cose.
- Non t’ho detto io di ‘andartene in vacanza’, e io ti avevo avvertito che ci sarebbe stato molto lavoro da fare al tuo ritorno. –
Ma nonostante JiYong continuasse a spiegargli la situazione, quello, dimostrando d’essere ottuso, non gli dava ragione.
E dopo 12 ore passate in questo modo, ritornarono finalmente a casa.
…Sperando di non trovarla smontata e rosicchiata dalle fangirl…
E con suo stupore, scorse la testolina di Nives sul divano, attorniata dai loro amati cani, intenta a tradurre.
- Alla buon’ora! Siete fuori da un bel po’! – Disse, appena misero piede in casa, con un velo d’ironia – E poi vorrei sapere: ma come cacchio mangiate? Ho trovato solo schifezze nel frigorifero! –
- Qui l’unico che sa cucinare sono io! – Dichiarò Taeyang, fiero.
- Ma non cucina quasi mai. – Lo smontò, acido, JiYong.
- Che stronzo…- La sentì dire, ghignando.
- Va bene, ma io ho fame! Chiamo il ristorante cinese. – Affermò Daesung.
- No, chiama il giapponese! – Disse il maknae – Non ho voglia di ravioli al vapore pure stasera! –
- Idioti, di là c’è la pasta al sugo avanzata, mangiatevi quella! –
Mamma chioccia.
Ecco cosa le ricordò, una chioccia che si prendeva cura dei suoi pulcini: prima si era occupata solo ed esclusivamente di Seung-hyun, e ora aveva adottato anche loro quattro.
- Oooi! Da dove hai tirato fuori questa roba? – Daesung si stava esaltando. Eppure erano solo dei maccheroni al sugo, niente di speciale insomma.
- Magari dalla vostra dispensa? Erano le uniche cose ancora commestibili…-
E fu così che lui, idol strafamoso e straricco, si ritrovò a mangiare gli avanzi.
Che tristezza…
Ma il fatto che lei avesse abbandonato il suo lavoro per dedicarsi al loro pasto, che lei avesse domato Ri orinandogli di apparecchiare, che gli avesse offerto il suo piatto regalandogli un sorriso…tutto questo donò a quella cena, che prima gli era sembrata tanto penosa, un nuovo sapore, facendogli sembrare anche gli avanzi buoni. Infatti si spazzolò tutto.
- Ao-san, mangia! – Ecco che ricominciava con il suo mammachiocciare*.
- È troppo. –
- Tutte le sere la stessa storia! Se non è sushi non mangi! DEVI mangiare anche la pasta! –
E a lei si unirono anche gli altri, che scassarono le palle al poverino che mangiò tutto, ma che, e JiYong lo sapeva, il giorno dopo si sarebbe ucciso sulla cyclette.
 - Posso fare una domanda stupida? –
Ri, e quando mai hai chiesto o anche solo DETTO, qualcosa di intelligente?
Tanto, anche se gli avessero detto: - No, tieniti le tue domande cretine per te! – quello avrebbe parlato lo stesso.
- Perché chiami lo Hyun ‘Ao-san’? –
E fu uno spettacolo vedere le sottili sopracciglia di Nives assumere quella caratteristica forma ad arco, tipica di quando era stupita.
Ma a rispondere alla sua domanda, non fu la ragazza, ma Taeyang: - Deficiente, ma a cosa serve cantare in giapponese quando non sai neanche come si dice ‘azzurro’?? –
E l’espressione di Ri cambiò in un millisecondo dal confuso all’illuminato: aveva avuto un lampo di genio.
- Ah! Ho capito! Lo chiami Ao per i capelli! –
- Sei un genio. – Sputò quella, acida.
Peccato che il loro maknae non sapeva cogliere la sottile ironia di quell’affermazione, quindi s’inorgoglì, contento d’aver capito.
 Che idiota.
La mattina seguente, ognuno di loro doveva andare da qualche parte, e dovevano svegliarsi tutti prestissimo.
Tutti tranne GD.
Lui sarebbe rimasto a casa, a ponderare sui testi delle canzoni del suo nuovo album.
- Questi cani non si scollano più! – E mentre organizzava mentalmente il lavoro suo e quello degli altri, arrivò alle sue orecchie quella voce scazzata.
- Si sono affezionati a te! Quanto sono carini! – Il cinofilo Taeyang non si smentiva mai.
- Beh, pigliateveli, io voglio andare a dormire! Sono stanca! –
 
 
 
Si ritrovò solo, in quel salone troppo vuoto, con il suo Gaho.
Riascoltò le demo delle basi più e più volte, sperando che arrivasse il lampo di genio, quella scintilla che avrebbe dato inizio ad un incendio nella sua mente, facendogli scrivere un testo degno della sua sfavillante persona.
Peccato che il lampo di genio si era sprecato con Ri.
Sconfitto ed esausto, si lasciò guidare da un Gaho, che lo spingeva da dietro, conducendolo davanti ad una porta.
Peccato che quella non fosse la sua camera.
- Gaho, ti sei rincitrullito. Questa è la camera della pazza. –
Ma quello continuava a scodinzolare, mettendo le zampe sulla porta.
- Vuoi entrare? –
Probabilmente si incazzerà…
Ma ormai aveva già aperto la porta e il suo caro, dolce amico Gaho si era piazzato sul letto, ai piedi di quello scricciolo che dormiva beato.
Un’idea pazza gli balenò in testa.
Guardò l’orario: le 02:17 AM.
Si chiuse la porta alle spalle e si andò a stendere di fianco alla mamma chioccia.
Un profumo di viole aggredì piacevolmente il suo olfatto.
La strinse leggermente a se, sperando che non si svegliasse.
E si lasciò cullare dal suo respiro dolce, finché non la raggiunse nel mondo dei sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
Buona sera, buona sera, buona sera (?) Sono arrivata ad aggiornare presto :°D e anche il tredicesimo arriverà presto 8D *per vostra sfortuna* MA QUANTO SONO BELLI I GIORNI DI NULLAFACENZA?
Che dire…l’ho scritto in un momento di ispirazione particolarmente forte (?) praticamente tutto oggi :D ma, poiché mi piace, lo pubblico lo stesso, sperando che piaccia anche a voi :)
Io mi diverto a scrivere cose demenziali, perché? *si nota che mi piace :D* Alla fine tutti i miei capitoli hanno un pizzico di comicità (?) *ma dove?* LOL vabeh, mi sto perdendo :D
Mi concedete di descrivere in quel modo assurdo le camere dei nostri beniamini? TuT *che poi è vero che quello scemo di T.O.P. ha la camera rosa e una collezione di bambole LOL *
E vogliamo parlare dei cani? Ho passato mezz’ora a litigare con il mio cervello perché non mi ricordavo le razze :°D poi ho risolto (?) *gli amici cinofili servono in queste situazioni (?)*
Babeh, ho detto anche troppe stronzate, e se ne dico ancora venite sotto casa mia e mi spaccate la tastiera in testa…*Yuna, lo faranno anche quando leggeranno ‘sta cazzata che hai fatto fare a GD…* LO SO :°D *MASOCHISTA °-°*
Come al solito (sono monotona quando arrivo a questo punto nelle note LOL) ringrazio le personcine care che mi dicono ciò che pensano recensendo e quelli che leggono e basta (?) TuT e ringrazio anche quelli che hanno salvato la mia storiella da qualche parte :D
Alla prossima bella gente!!~
 
 
 
* me lo concedete qualche neologismo qua e là? LOL
 
 
P.S. non so se qualcuno c’ha fatto caso (?) *nessuno TuT* ma, il titolo di questo capitolo vaccoso (?) corrisponde ad una OST di T.O.P. e SeungRi, non molti la conoscono, quindi, se non l’avete ancora sentita e non avete guardato il MV, VI ORDINO di andare a guardarlo! Perché la canzone è troppo bella e il video è stupendo ç^ç MUOVETEVI! *e poi io ho scritto ‘sto coso ascoltando ‘sta canzone a ripetizione (?)…sto male TuT*.

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Capitolo 13
*** Feeling ***


Capitolo 13 – Feeling
 
 
 
 
 
Viscidume.
Di nuovo quella sensazione di attaccaticcio che colava sul suo viso.
Quel cagnaccio c’aveva preso gusto a svegliarla in quel modo.
- Gaho…- Biascicò, ancora mezza addormentata - … lasciami dormire in pace! Vai a rompere le palle al tuo padrone! –
Poi si accorse di avere un arto in più.
C’era un terzo braccio che era sbucato accanto al suo effettivo braccio sinistro, che la stringeva.
E, quando vide che sopra quel braccio clandestino c’era scritto ‘Moderato’, vide rosso.
- Brutto bastardo, stronzo, pervertito, deviato, deficiente!! – Si ritrovò a gridare in preda ad una crisi di nervi.
Ma quello, beato, dormiva.
- Vai Gaho! ATTACCA! MANGIALO! – E quel sacco di pulci le obbedì pure.
Peccato che, nonostante quello leccasse la faccia del deficiente, questo non si svegliasse, scacciando il musone del proprio cane.
- Va bene…t’uccido io! – E gli saltò addosso, stringendogli le mani al collo.
E a quel punto si svegliò.
- Lasciami, mi fai male, cretina! –
Ma Nives non lo ascoltava, continuava a ripetere: - Porco! Bastardo! Che cazzo ci fai qui?! Io ti ammazzo! -
Invano, quello cercava di staccare i suoi artigli dal proprio collo; quando capì che non ci sarebbe riuscito molto facilmente, passò al contrattacco.
Sfoderò una forza che Nives non si sarebbe mai aspettata da quel coso mingherlino, che si ritrovò sopra di lei, dopo averla sbattuta sul materasso. Le strinse i polsi, in modo che le sue mani non potessero più nuocere alla sua salute, e la guardò fisso.
- Stronzo, lasciami andare! – Sputò lei, incazzata nera.
- No. – Replicò quello, ghignando.
La ragazza sbuffò sonoramente, più per calmarsi che per stizza.
Ma dove sono i suoi compari quando servono??  E cominciò a chiamare il resto di quella banda di spostati della quale era ospite.
Ma nessuno rispondeva, e intanto quel gran coglione se la rideva.
- Sprechi fiato: siamo soli. – Disse, mefistofelico.
A quell’affermazione, Nives, se fosse stata libera di muoversi, si sarebbe trovata a dare testate al muro.
Non è possibile, ma che palle!
Roteò gli occhi, stizzita: - Perfetto! –
- Oh, dai! Non fare quella faccia! Milioni di nostre fan vorrebbero trovarsi nella tua stessa situazione: considerati fortunata! –
- Non me ne fotte un cazzo! E dimentichi un piccolo particolare: IO NON SONO UNA VOSTRA FAN! –
- Oh, ma lo diventerai…-
Rabbrividì a quell’eventualità: - Neanche fra mille anni, stanne certo! E ora lasciami! –
- Ti ho detto che non ti lascio. –
- E ALLORA STIAMOCENE QUI TUTTO IL GIORNO! – Gridò, sarcastica.
Ma quello ghignò ancora di più, sempre più diabolico: - La cosa non mi dispiacerebbe. – Soffiò, a pochi centimetri dal suo viso.
- Deficiente. -
Ormai sconfitta da cotanta idiozia, Nives si arrese e non cercò più di liberarsi: tanto era inutile.
- Posso sapere almeno che cazzo ci fai qui? – Sputò, acida.
Quello ci pensò su, prima di rispondere con uno scialbo: - Non lo so, Gaho ieri notte mi ha portato qua. –
Cane traditore!
- E ti sembra una spiegazione sensata? –
- Boh, forse: avevo sonno e non sapevo neanche dove mettevo i piedi. –
- Ah, adesso sì che ha senso! –
- Ma dai, non ti ho dato fastidio! Non ho fatto niente di male! – Disse, poggiando la fronte nell’incavo della sua spalla.
- Levati di lì. – Disse, con una calma glaciale, che sottintendeva un’incazzatura con i fiocchi.
- Ma si sta così bene…- E così dicendo, le mani allentarono la presa che teneva stretti i polsi della ragazza, per congiungersi con le sue, stringendole.
- Se non ti levi subito di dosso, lo giuro, ti stacco le palle. –
La sua risatina sommessa le faceva il solletico sul collo.
- Ssssh – la zittì – Fammi stare così solo un altro po’. –
Vide il suo faccione riemergere dalla sua spalla, con un sorriso esorcizzato: ormai del ghigno diabolico non restava più nulla.
- Mi prometti che non mi farai nulla se ti lascio? – Sentì dire da quel faccino placido.
- Non ti faccio niente, ti stacco solo le palle. – Disse, esitando, scombussolata dal repentino cambiamento di quel coglione di JiYong.
Quello le sorrise e le stampò un bacio sul naso, lasciandola ancora più intontita.
Lasciò libere le sue mani.
C’era una parte di lei che voleva riempirlo di mazzate, ma poi c’era un’altra, che in quel momento aveva preso il controllo del suo cervellino, che la incoraggiava a lasciarlo andare via impunito.
Quello abbandonò il suo letto e andò via, velocemente, prima che la parte incazzata riprendesse il controllo sui suoi neuroni.
Ormai era assodato: i risvegli normali non erano previsti in quella casa.
 
 
 
Decise di stendere un velo pietoso sul suo risveglio, convinta che sarebbe stato meglio così.
Ormai erano ore che di JiYong non si scorgeva neanche l’ombra: infatti, quando scese al piano inferiore, non lo trovò, e non aveva palesato la sua presenza in casa in alcun modo.
Si mise a lavorare di buona lena, finendo presto le sue mansioni.
Solo ad ora di pranzo vide la sua snella figura scendere le scale.
- Da dove sei sbucato? Credevo fossi uscito. – Disse, algida, mentre era alla ricerca di qualcosa di commestibile.
Quello non le rispose e le si avvicinò: - Non c’è niente di buono? – disse, controllando anche nel frigorifero.
Nives, sbattendo un’anta, rispose: - A quanto pare NO! Scusate, me non siete cantanti famosi? E che cazzo, li avete i soldi?! Che ci vuole a fare un po’ di spesa? –
Quello sbuffò: - Ordiniamo qualcosa e facciamocelo portare su. – Risolse in fretta.
- Ma non mangiate mai cibo sano? Un po’ di verdura ogni tanto non vi fa male! –
- Aaah, quella è roba per fissati, come T.O.P.! E poi negli involtini primavera c’è la verdura! –
Ok, adesso ne era sicura al 1000%, aveva a che fare con un idiota di dimensioni bibliche.
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
 
- Spiegami ancora che cosa dobbiamo comprare!-
- Ma è così difficile? Cibo! C – I – B – O! Food, you know? –
E la vide zampettare per i reparti del supermarket.
Lui, invece, portava a zonzo il carrello, scazzato e conciato come un rapinatore: appena l’avevano visto entrare, le commesse s’erano irrigidite, per la paura, ma poi avevano visto chi c’era con lui e s’erano calmate.
Perché con lui non c’era una ragazza, c’era mamma chioccia.
- Credi che questo piaccia ai tuoi compari? E questo? E quest’altro? –
- Quelli buttano giù tutto quello che gli dai, non ti fare tanti problemi! –
Comprarono di tutto: dai pomodori alla cioccolata, dal riso alla carta igienica.
Però era divertente vederla così, gli ricordò tanto sua madre quando faceva compere.
E quando ormai in quel povero carrello non c’entrava più niente, disse: - Vai a pagare. –
- Ah! Adesso devo pagare tutto io? Ma sei scema? –
Quella lo guardò, sadica: - Vuoi che mi vendichi per stamattina? Chissà cosa direbbero quelle commesse che ti hanno guardato male sapendo che sei JiYong… –
JiYong capì dove voleva andare a parare: - Non oseresti... –
- Si vede che non mi conosci poi così bene. –
- Non sei cattiva, non lo faresti per vendetta. – Disse, serafico.
- Se non paghi, stanne certo, lo farò. –
- No che non pago! Io non volevo neanche venire a fare compere! –
Quella ghignò: - Hai firmato la tua condanna, cocco. –
Gli strappò il cappello e gli occhiali e si mise a recitare la parte della fangirl, gridando: - Oh mio dio! MA È JIYONG! IL CANTANTE DEI BIG BANG! –
Sentì i passi di tutto il negozio convergere verso di loro e vide la sua espressione: un ghigno da stronza.
- La prossima volta ci pensi due volte prima di venire a dormire nel mio letto. – E così dicendo, se ne andò, mentre lui veniva assalito da una marea di persone.
 
 
 
Circa un’ora dopo, fece ritorno a casa, e aveva intenzione di fargliela pagare a quella stronza di un’italiana.
- Ce ne hai messo di tempo! – La sua voce cristallina si fece sentire appena le porte dell’ascensore di spalancarono.
Lo stava aspettando, ovviamente chiusa fuori, perché non aveva le chiavi.
- SEI UNA STRONZA! – Le gridò contro.
Quella sogghignò: - Oh, in confronto a te sono un angelo. –
- Non hai idea di quanto tempo m’hai fatto perdere! –
- E invece sì: un’ora. Anche io, per colpa tua, ho perso tempo. –
- Bastava non sputtanarmi in un negozio! –
- Muoviti, apri la porta, così mangiamo, che ho fame. – E troncò il discorso.
Vide sei enormi buste della spesa, buttate per terra come cadaveri.
- Come hai fatto a portare tutta questa roba, da sola, fin quassù? –
- Mentre le cassiere sbavavano sulla tua splendente persona, l’unico cassiere rimasto in negozio s’è offerto di aiutarmi. –
- Non lo avrai mica fatto salire fin qui! –
- Ma certo che no! Mi sono fatta portare le buste nell’ascensore, poi me la sono cavata da sola! Che carino che è stato…- poi lo guardò male, mentre raccoglieva due buste - …mica come certi idol tirchi che non vogliono neanche pagare il conto della spesa! –
- Io non sono tirchio! –
Dopo mezz’ora passata a battibeccare e a mettere le cose al loro posto, finalmente, quella stronza cominciò a cucinare.
- E non era più facile, più veloce e più sicuro farsi portare un po’ di riso dal ristorante cinese? No! DOVEVAMO ANDARE A FARE LA SPESA! –
- Oh, chiudi il becco! E taglia le zucchine: renditi utile. –
E lui le obbedì, guidato dal suo stomaco che brontolava.
Nonostante quella che gli stava affianco, che cominciava a far rosolare i gamberi, fosse una stronza senza precedenti, quella situazione, quella calma domestica, non gli dispiaceva, anzi, si divertì a cucinare con lei.
E mentre la pasta cominciava a cuocersi, lei disse: - Prepariamo qualcosa per stasera: anche gli altri vorranno mangiare, no? –
Mamma chioccia is back!
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
Finalmente, dopo una giornata di lavoro estenuante, fecero ritorno a casa.
E, durante il viaggio in auto, i suoi compagni discutevano, come al solito, del più e del meno.
- Secondo voi come se l’è cavata Nives con JiYong? – Chiese, ad un certo punto, Daesung.
- Non mi sorprenderei di trovare GD morto sul divano. – Disse T.O.P., che sapeva quanto la ragazza sopportasse bene il leader.
- Ma secondo voi, lei, a GD, piace? – La domanda di SeungRi fece gelare il sangue nelle vene di Seung-hyun.
- Mah…non lo so, può darsi. – E la voce di Dae arrivò come un pugnale, che si conficcò dritto nel suo cuore.
- Secondo me sì, litigano come una coppia di innamorati! Non se ne rendono neanche conto. – E la botta finale la diede Young Bae.
Tutti ormai s’aspettavano che commentasse anche lui, e lo guardavano: - E secondo te, Hyun? – Lo incalzò Ri.
- Secondo me no: quei due si odiano. Anzi no, lei odia lui. – Rispose, convinto di essere nel giusto.
Tornati a casa, trovarono un G-Dragon nelle vesti di ‘maestrina d’asilo’ che cercava di insegnare a quella povera anima in pena qualcosa sul Kpop. Ma quella non lo stava neanche a sentire.
Appena li vide togliersi le giacche, li salutò, poi li maledisse perché se ne erano andati e non s’erano portati quel deficiente appresso.
- Ma lui doveva scrivere un testo…- Cercò di scusarsi Ri, quando fu vittima delle sue maledizioni.
- Un testo? – Chiese lei, intontita.
- Sì, doveva farsi venire qualche idea…a proposito, come è andata? – Chiese poi il maknae al leader, che scrollò le spalle.
- Ma se ha rotto le palle tutto il giorno! – Sbottò, irritata.
- Aaah, l’unica che ha rotto le palle sei stata tu! –
- Smettetela di litigare! – Intervenne allora quel santone di Tae.
Era vero, litigavano come due fidanzatini.
 
 
 
Dopo cena, i suoi compagni si cimentarono in uno show a dir poco imbarazzante, coinvolgendo anche lui.
Erano seduti sul divano, intenti a continuare la lezione kpoppizzante di G-Dragon, quando Ri, vedendo le Girls Generation sgambettare al ritmo di Gee, gridò: - Ora ti faccio vedere io come si balla! Altro che Girls Generation! –
E cominciò a ballare.
Ma perché il maknae deve fare sempre queste stronzate...
E poi la sentì ridere di cuore: pensava che si sarebbe messa a dire cattiverie sul comportamento del maknae, tipo ‘- Ma quanto è idiota! –’ oppure ‘- E voi siete amici di questo qui? –’, e invece lei rideva, divertita.
Fu così che i suoi cari amici si cimentarono in coreografie strane, suscitando il riso della ragazza.
E non seppe neanche perché, alla fine coinvolsero anche lui in quello spettacolino comico, dove cantarono anche alcune loro canzoni.
Poi G-Dragon coinvolse anche lei, facendola alzare dal divano e facendola ballare.
- Ma io non so ballare, ma io non so ballare! – Diceva quella, cercando di sgusciare via.
- Neanche Bingu sa ballare! – La informò GD.
- EHY! –
Indubbiamente quei due erano diventati amici, ma, da lì all’essere innamorati, c’è di mezzo un abisso.
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
Quella sera G-Dragon riprese quelle poche frasi sconclusionate che aveva scritto quella mattina stessa.
Le lesse e rilesse più volte.
 
‘    Love is painful, all the love is painful
    I repeat it like a fool, that’s what I always do
   But pain is beautiful It’s same as you
  Hope turns into disappointment, hope turns into despair
  The deeper love grows, the deeper the pain gets
  I make the mistake of thinking and
  hoping it’ll be different this time.    ’
 
Sorrise.
Magari quella volta sarebbe stato diverso sul serio.
 
 


                                                                                                    Ye I’m fallin’ without you
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
DHEHEHEHEHEHE, a’ ribuonasera (?) Oggi mi sono lasciata un po’ andare, s’è visto? :°D Aaaaaah, e per il compleanno del Choi (?) ho pubblicato ben due volte TuT *se leggesse le stronzate che scrivo su di lui mi picchierebbe (?)* :°D
Che dire? Io mi diverto a scrivere ‘ste stronzate che scrivo qui sopra (?)
E poi, questa cosa con In The End io l’avevo in mente da molto :D diciamo che la FF è nata da quella canzone, che nessuno considera, fra l’altro, ma è la mia preferita fra quelle che ci sono in One Of A Kind  :)  *sì, sfrutto il potere delle canzoni, problems? Vdjvbhghj*
Ovviamente ho scritto in inglese perché mi faceva abbastanza BOH mettere la versione romanizzata ._. e credo che la maggior parte di voi non avrebbe capito l’hangul TuT
T.O.P. è un tantino geloso, anche se non se vede :D *nooo, non se vede, la sua è una gelosia da depressi, fa pure finta di non vedere…*
Basta scrivere cacchiate per compensare il fatto che il capitolo sia microscopico ._. uè, io quello di prima due giorni fa l’ho pubblicato LOL *muore male*
Come al solito solito solitotototo (?) ringrazio voi lettori e recensori bbbbelli! Fatemi sapere sempre cosa ne pensate~ OvO
Alla prossima cari care cabhg (?)
 
 
TANTI AUGURI AL BINGUINGUINGU! (?)

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Capitolo 14
*** Friend ***


Capitolo 14 – Friend
 
 
 
 
Il quarto giorno. Ho dovuto aspettare il quarto giorno per un risveglio normale.   si disse quella mattina, sorpresa di non essere stata svegliata da cani e JiYong molesti.
Stropicciandosi la faccia più e più volte, scese lentamente le scale.
Vide un Taeyang solitario mezzo morto sul bancone della cucina, e in più anche mezzo nudo.
Aveva un tatuaggio sul polpaccio e uno sul fianco sinistro: un crocifisso enorme.
Ho capito di chi è la camera con la Bibbia.
- Buon giorno. – Biascicò andandosi a sfracellare accanto a lui.
Quello non diede segni di vita.
Che sia morto pure quest’altro? O devo chiamare il prete per l’estrema unzione?
Lo pungolò sul fianco con un dito: - Ma sei vivo? –
Peggio di una lumaca in letargo, si mosse a rallentatore, sbadigliando sonoramente.
- Io non vi capisco: se avete sonno, che cacchio vi alzate a fare? – Domandò lei, più a sé stessa che a quella povera anima in pena, che, fra uno sbadiglio e l’altro, mugugnò: - Ri stanotte aveva gli incubi. –
- Incubi? –
- Sì, e ha rotto tutta la notte a me, perché non voleva dormire da solo. –
In questa casa la situazione è tragica: tra bambinoni di venti e passa anni, pervertiti, principesse sotto copertura…
- Ed è una cosa…ehmm…normale? – Chiese, accingendosi a preparare un po’ di caffé, sperando che quella roba facesse svegliare un po’ quel tizio.
- Bah, gli capita quasi tutte le notti... – la informò, e quasi non gli si staccò una mascella sbadigliando - …ma di solito non viene da me. –
- Ah no? –
- No…va da JiYong. –
Il supporto morale di un pervertito non più che essere un altro pervertito.    Si disse, ricordando le due mattine precedenti.
- Chissà perché è venuto da te. –
Quello ridacchiò: - Perché Ji ha chiuso la porta a chiave: quando ha gli incubi, lui sgattaiola nella stanza di GD e si addormenta affianco a lui, ma stanotte ha trovato la porta chiusa. –
Che sfigato.
Scosse la testa, pensando che quel Ri fosse un soggetto.
Porse una tazzona piena di acqua sporca a Mr. ‘SonoMezzoNudoFanculoTutti’ : - Ma non hai freddo? –
Quello sorseggiò un po’ di caffé: - No, perché? – chiese, confuso.
- E beh…sei in mutande, sai com’è…io sentirei freddo. –
Gli occhietti a mandorla di Taeyang diventarono grossi come due palle da golf tanto che si spalancarono: guardò sconvolto prima lei, poi se stesso, dall’alto verso il basso.
E poi divenne viola, saltò giù dalla sedia starnazzando: - Scusa, scusa, scusa! – e si rinchiuse al piano di sopra.
Bah…ho scoperto che in casa abbiamo anche gli spogliarellisti timidi!
Cinque minuti dopo, lo vide capitombolare giù dalle scale, inciampando nei pantaloni della tuta troppo lunghi.
- Sto bene, sto bene! –
Era ancora viola per l’imbarazzo.
Nives sbuffò: ormai aveva capito che quelli erano bambinoni troppo cresciuti.
- Sta’ più attento quando scendi le scale, e aggiustati il risvolto, che altrimenti cadi di nuovo. –
Quello si irrigidì, scrutandola, spaventato.
- Che c’è? – Chiese quindi Nives, atterrita dal comportamento di quel tipo.
- I-i-io non me ne sono reso…non me ne sono reso conto…s-s-scusa…ma…-
- Ma ‘scusa’ per cosa? -
- Per prima…-
Sembrava un cane bastonato, imbarazzato e spaurito.
- …insomma…ero n-n-nudo. -
- Ti ricordo che tu giri video musicali mezzo nudo, e poi, che problema c’è? –
- Ma che c’entra, ora è diverso…-
Sconfitta da cotanta idiozia, sospirando, chiese: - Dove sono gli altri? Dormono ancora? –
Taeyang scosse la testa: - Sono agli studi. –
- E perché tu non sei con loro? –
- Ordini di JiYong: non vuole farti stare da sola, quindi ci alterneremo, ora ci sono io, oggi pomeriggio ci sarà Ri. –
Ma che cazz…??
- Non vi fidate di me? – Nives era sconvolta - Sono già stata da sola qui. –
- No, c’erano i cani. – Bella compagnia! – Capiscilo, è in buona fede. –
Buona fede un paio di palle!
Sospirò e continuò a fare quello che stava facendo: pucciare i biscotti in quella brodaglia al caffé.
Il disagio di quel tizio dalla cresta sfatta era evidente: se ne stava seduto, rigido, con le mani strette alla tazza, la quale si sarebbe frantumata in mille pezzi se non avesse sciolto la presa.
Decise di distrarlo: - Cosa ti piace fare, oltre girare mezzo nudo per casa? –
Ok, forse quello non era il modo giusto per non fargli pensare alla figuraccia fatta.
Infatti quello si imporporò di nuovo: - A me…a me piace ballare. –
- E beh, sei anche un ballerino, giustamente… -
Quello annuì, affondando la testa nel caffé, e, probabilmente, sperando di poter scomparire nel liquido nero.
- Ti và di farmi vedere qualche passo? –
Cosa poteva fare, se non distrarlo con qualcosa che gli piaceva?
Il suo faccino riemerse dalla tazza, ormai vuota, mostrando tutta la sua felicità per quella richiesta con un gran sorriso.
 
 
 
Fu così che si ritrovò seduta sul pavimento, in terrazza, con accanto un pc.
- Scegli quella che ti piace di più fra le nostre canzoni! – Le aveva detto Taeyang.
Che dovrebbe essere tradotto con: scegli la meno peggio, visto che non vado pazza per questo genere…
Alla fine si ritrovò a scegliere una a cazzo, più per il titolo che per la musica, che, per altro, non conosceva.
Scelse ‘Stupid Liar’, che le ricordava tanto il suo Ao.
La canzone in se non era male, ma come la ballava Taeyang era ancora meglio.
È davvero bravo…
Si muoveva con naturalezza, i suoi gesti erano fluidi, sprizzava energia da tutti i pori.
E quando la canzone finì, si ritrovò ad applaudirgli, come una cretina.
- Che bravo! Io non sarei capace neanche di andare a tempo! La coordinazione non è con me. –
Quello le sorrise e le disse: - Dai, alzati, ti insegno io come si fa! –
Sta scherzando, vero?
Gli rise praticamente in faccia.
- Che hai da ridere? – Chiese quello, con un faccino curioso.
Nives si riprese: - No…la danza la lascio a voi professionisti! –
- Ma dai, è facile ballare ‘Stupid Liar’! Ci riesce pure T.O.P.! –
- No, ho detto di no! –
Peccato che dieci minuti dopo si ritrovò al fianco di quel tizio.
- Guarda, devi fare così e poi così! – Cercava di spiegarle quell’anima pia, che, nonostante lei sbagliasse più e più volte, continuava a farle vedere come doveva muoversi.
Dopo due ore e mezza perse appresso ad una canzone, finalmente riuscì a ballarla senza commettere errori.
- C’è voluto meno ad insegnarla a te che a T.O.P. – Esalò il ragazzo, stendendosi su un’amaca.
- Tanto che fa schifo lui? – Disse lei, sedendosi accanto a lui, sul pavimento.
- Beh, sì. Non è in grado, anche se si mette con impegno. –
Ormai la figuraccia di quella  mattina era completamente scivolata via, lo aveva distratto per bene.
Si trattennero sul terrazzo, parlando del più e del meno, fino ad ora di pranzo.
E davanti ad un piatto di ramen, Taeyang le chiese: - Sul serio ti piace la mia voce? –
- Eh? –
- Sì…insomma, l’altro giorno, quando t’ho chiesto quale voce ti piacesse di più… tu hai detto che era la mia. –
 
- E la voce che ti piace di più? –
- La tua. – ’
 
- Ah…sì, la tua voce mi piace. –
- Sul serio? –
- Perché dovrei mentirti? –
- Di solito alle fan piace la voce di GD o di T.O.P. …-
- Ma io non sono una vostra fan, e la voce di GD non mi piace. E poi la tua voce trasmette emozioni, è forte. – E lo pensava sul serio.
Quello rimestò i noodles nella ciotola con le bacchette, ridendo sommessamente.
- Sono quii!! – La porta si aperse con un tonfo sordo ed entrò un SeungRi elettrico. – Tae, il manager ti sta aspettando in macchina, muoviti! –
Quel ragazzo era un uragano.
- Uh, ramen! – Disse, sbirciando nei loro piatti.
- Sì, ramen! Lasciamelo finire! – Disse un Tae scazzato, che tirava a sé la ciotola, come se fosse qualcosa di prezioso.
Cominciò ad ingurgitare con foga il cibo e scappò via: - Io vado, ciao! – e quando arrivò sull’uscio della porta, si bloccò, si girò verso di lei e disse: - Nives…grazie. – E le regalò un sorriso sincero.
Ri prese la ciotola di Tae e la scrutò per bene, poi la guardò, implorante.
- Hai fame? – Azzardò la ragazza.
Quello annuì, e lei, che aveva a che fare con dei bambini, preparò una porzione di ramen anche al nuovo arrivato, che lo finì prima di lei, che aveva cominciato venti minuti prima a mangiare.
È un maiale…
E mentre lei finiva di mangiare, lui la osservava: si reggeva la testa con le mani, gomiti appoggiati al tavolo, faccia da cretino.
- Se non la smetti di fissarmi ti prendo a schiaffi. –
- Ma è divertente. –
- Tu sei scemo… -
- Come è andata la mattinata con Sol? –
- Ma i fatti tuoi? –
Un ghigno si dipinse sul suo volto: - Eh, e perché t’ha ringraziato, che hai fatto? Ti sei divertita? – la malizia impregnava le sue parole – Posso ringraziarti anche io? –
Squallido, quel ragazzo era squallido, e stronzo.
E malpensante.
E fu per questi motivi che tatuò le sue cinque dita della mano destra sul suo bel faccino da stronzo.
Ri era basito, e la guardò come un pesce rosso, aprendo e chiudendo la bocca senza che ne uscisse alcun suono, mentre si allontanava e se ne andava sul terrazzo, per godersi un po’ di brezza primaverile che, forse, l’avrebbe calmata.
Si sedette in terra, dove poche ore prima aveva fatto compagnia ad un Taeyang sicuramente più educato.
Ma chi cazzo sei per darmi della puttana? Insinui, insinui senza sapere un cazzo! Solo perché sei famoso, non credere che tutte cadano ai tuoi piedi! Ma chi vi conosce?
Intanto sfogava la rabbia contro la propria maglia, tormentandone l’orlo, fino a romperlo.
E quando si strappò, dalle sue dolci labbra uscì un “Cazzo!” neanche molto trattenuto.
Aveva preso a sberle due Big Bang e uno l’aveva quasi strangolato.
Benissimo!
Ora ci mancava solo che gli altri due li facesse a pezzettini e li cucinasse al forno con le patate!
Però quei tre idioti se l’erano meritato tutto.
Uno scalpiccio di passi l’avvisò che quel deficiente fosse venuto a farle compagnia, ma lei, testarda, non alzò neanche la testa, lo ignorò completamente.
Lo sentì andare avanti e indietro, sempre sullo stesso percorso.
Poi il suono di passi si fermò e si sentì alzare il mento.
Lui si era accovacciato a terra e le aveva sollevato il volto.
La sua espressione era quanto di più commovente esista: era dispiaciuto, sul serio.
- Scusami. –
Ma lei non si fece intenerire: - Vaffanculo. – disse, scacciando la sua mano.
- Per favore, ascoltami…io…io parlo senza pensare, dico stronzate su stronzate! Quello che ho detto prima non lo pensavo mica sul serio! –
- Intanto mi hai praticamente dato della puttana lo stesso. – Sputò, gelida.
Ma quello non demorse e continuò a scusarsi: - Ma io non volevo! Ti prego, facciamo la pace! – e le porse il mignolo.*
Un bambino di 4 anni.
E in fondo…quello era anche lo stesso tizio che aveva rotto le palle a quella povera anima di Taeyang a causa di un incubo.
Decise di perdonarlo per quella volta, e gli strinse il mignolo, in segno di pace.
Quello sorrise, raggiante, e l’aiutò ad alzarsi, porgendole la mano.
- Vieni, ti faccio vedere qualcosa di divertente! –
Quel cretino aveva organizzato il pomeriggio in funzione delle loro parodie e dei loro film.
La prima cosa che fece: parodie. Parodie a go go.
‘Secret garden’, ‘Boys over flowers’, ‘Coffee prince’ …- Certo che siete fighissimi vestiti come delle donne! – disse, ridendo a crepapelle – Soprattutto tu! Sei una donna fatta e finita! Tu e quel cretino di JiYong! –
Le fece vedere altre registrazioni stupide, finché non se ne uscì con: - Sai, Seung-hyun ha anche fatto parte del cast di un film! Vuoi vederlo? –
- Quel deficiente un film? Pff…figurati! –
Nives s’aspettava qualcosa di demenziale, qualcosa dello stesso genere delle clip viste prima, e invece no.
Ri mise su ‘71 into the fire’.
Due ore di pianto.
E il primo a piangere fu proprio Ri.
Sentirono la porta aprirsi e la testolina azzurra di T.O.P. fare capolino dalla porta proprio quando cominciarono i titoli di coda.
E quando i due cretini, commossi dal film, lo guardarono, fazzolettini alla mano e lacrime agli occhi, disse: - Che è successo? – con aria preoccupata.
I due si guardarono e poi Ri scoppiò a piangere e abbracciò la povera ragazza, che cercava di riprendere il controllo del proprio cervellino e di scollarsi quello strazio di ragazzo di dosso.
Anche gli altri li guardarono con circospezione, poi Ri disse, fra un singhiozzo e l’altro: - Abbiamo visto ‘71 into the fire’! –
E un coro di – Pff! – e – Aaaaah! – si levò dalle bocche dei quattro nuovi arrivati.
 
 
 
- Spiegatemi una cosa: quand’è che avete deciso questa cosa di non lasciarmi da sola a casa? – Chiese la ragazza durante la cena.
- L’altro ieri, quando te ne sei andata a dormire. – Le rispose JiYong – Non sta bene che tu rimanga da sola a casa nostra, sei un’ospite! –
- E poi domani mattina sarai con me! – Affermò un Daesung gongolante.
Seung-hyun, che era affianco a lei, le mormorò: - Non fargli cucinare né il pranzo né la cena! –
- Guarda che ti ho sentito! – Lo rimproverò il biondo.
- Aaaah, lascialo stare, è idiota di suo! Domani ti insegno a fare i biscotti, l’ho promesso a lui. – La ragazza indicò Ao-san, che continuò a mormorare: - È impossibile che impari a farli! –
- Niente è impossibile! –
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
Salve.
Ok, ok, il capitolo è piccolo.
Ok, ok, voi ora mi direte “cazzo! Ma hai avuto una settimana per scriverlo!” e invece non è vero ç_ç la settimana scorsa ero piena di compiti ed interrogazioni T^T me tapin.
Quindi scusate per lo schifo che ho pubblicato.
Schifo nel quale, poi, non succede un’emerita minchia ._.
Sì perché questo e quello di dopo (e forse pure il sedicesimo LOL) mi servono per ‘far fare amicizia a questa povera cretina’ *se questa si può chiamare amicizia…diciamo conoscenza (?)* prima della festa di compleanno di Daesung T^T
No, non pensate che faccia un quadrato con Tae, non ne ho la forza psicologia, scoppierei (?).
Sì, sto scrivendo un capitolo per giorno, in tutto passeranno, tra arrivo in Corea e partenza per il Giappone…7 giorni? Sì LOL
E questo è il quarto…BELLO!  *sarcasmo che esce da ogni dove*
Perdonatemi ancora se posto qualcosa di piccolo e striminzito e scritto male, se faccio errori, anche grossolani, ditemelo! °-° *così almeno correggo (?)*
E infine ringrazio chi recensisce (grazie, grazie davvero! T^T) e chi aggiunge ‘sta robaccia da qualche parte, ma anche chi legge e basta :D *io vi vedo (?)*
Alla prossima gente *si spera* con un capitolo migliore!! (^^)9
 
 
 
* se qualcuno non lo sa (?) è una pratica molto diffusa fra i bambini, che, per fare la pace, si stringono i mignoli. (uè, io lo dico, nell’eventualità che qualcuno non abbia mai fatto la pace con il mignolin :D)

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Capitolo 15
*** Somebody To Love ***


Capitolo 15 – Somebody To Love
 
 
 
 
Erano ancora tutti addormentati quando Nives si svegliò.
E, constatò, c’era qualcuno fra quei cinque bambinoni che faceva concorrenza ad un trattore per quanto russava forte.
Ma chi cazzo è?
Stropicciandosi gli occhi, si mise in piedi con una sola missione: scoprire chi fosse quella mietitrebbia.
Ao-san non poteva essere: aveva il sonno pesante, non si svegliava neanche sotto tortura, ma non russava.
JiYong neanche: s’era trovata quello strazio addormentato addosso più di una volta e, come Ao-san, era difficile da svegliare, ma non era rumoroso.
Non restavano che i tre moschettieri: Mr. Sorriso, lo spogliarellista timido e il pervertito idiota.
Aperta la porta della stanza otaku, trovò Daesung abbracciato ad un cuscino che mormorava qualcosa, ma non russava.
Ok, parla nel sonno, ma non è lui che fa tutto ‘sto casino…
Si diresse nella stanza della Bibbia e, come aveva previsto, trovò Young Bae, un’altra volta in boxer, spaparanzato sul letto, beatamente addormentato.
E poi mi viene a dire che non era sua intenzione starsene in mutande…MA SE VA A DORMIRE COSÌ!!
Ora, per deduzione, il colpevole di cotanto inquinamento acustico doveva essere per forza SeungRi.
Voleva mettergli un calzino in bocca e farlo smettere, non ne poteva più, le stava per scoppiare la testa.
La stanza delle scartoffie: ci si fiondò come un fulmine.
Peccato che quella non fosse la sua stanza, anche se lui lì c’era.
Trovò JiYong appiccicato ad un cuscino e SeungRi appiccicato al suddetto ragazzo.
Come fa a non svegliarsi con tutto questo rumore?
Si congratulò mentalmente con JiYong: lei non avrebbe chiuso occhio con tutto quel fracasso incollato all’orecchio.
- Ecco, adesso capisci perché ieri notte non ho dormito? Solo G-Dragon lo sopporta. –
Beccata sul fatto da Taeyang.
- Poveracci i vostri timpani…-
Girandosi, se lo ritrovò di fronte, mentre si stiracchiava, sempre in boxer.
Quel ragazzo sapeva come risvegliare i neuroni del gentil sesso.
- Ok, Taeyang, m’hai svegliata per bene, adesso vai a vestirti! – Disse, spingendolo nella sua camera, e, solo quando chiuse la porta, quel tipo cominciò a scusarsi.
Non è abituato a mettersi un pigiama…poveraccio.
S’appoggiò alla porta della stanza di Young Bae, sospirando.
Vide una testolina bionda far capolino ed esclamare: - Non ne posso più! –
- Di cosa? Di SeungRi? – La sua domanda lo fece sobbalzare, evidentemente non si aspettava di trovarla già sveglia.
Annuì dicendo: - Stamattina è peggio del solito, ha fatto svegliare me! Non sai quanto voglia mettergli un calzino in bocca…-
Lei sghignazzò: - Ho avuto la tua stessa idea. –
Lo vide poi trascinarsi verso la camera di JiYong: - Perché non lo facciamo? –
Nella sua voce c’era qualcosa di storto, che strideva con il Daesung che era abituata a vedere: c’era malvagità.
E in quel momento si spalancò la camera della principessa in rosa, armata di cuscino.
- Vado a sopprimerlo. – Disse Seung-hyun.
Aveva fatto svegliare pure Ao-san…il che è grave.
Daesung lo fermò, dicendo: - Hyung, abbiamo un’idea migliore! Mettiamogli un calzino in bocca! –
Gli occhi del biondo luccicavano, mefistofelici.
Seung-hyun fece spallucce: - Però dobbiamo mettergli uno dei suoi, di quelli che ristagnano sotto il suo letto. – E Daesung si fiondò nella camera dei video games alla ricerca dei calzini radioattivi.
In tutto ciò, Nives faceva da spettatrice, sbigottita.
E sì che anche lei era una grande stronza, ma quei due erano diabolici.
- Eccolo! – Daesung ritornò, trionfante, con un calzino che doveva essere stato, in tempi antichi, arancione: adesso era di un raccapricciante color zucca marcia, e il ragazzo lo portava in giro appeso ad una matita, schifato al solo pensiero di toccarlo.
Taeyang, coperti i muscoli, beccò Daesung proprio mentre usciva dalla camera del pervertito.
È finita la pacchia! Lui mi sembra quello con più sale in zucca, nudità mattutina a parte…ora li ferma.
- Ma che state facendo? – Chiese, allibito.
Prevedibile. Ragazzi, fuggite, prima che vi faccia il cazziatone!
- Volevamo mettere un calzino in bocca a Ri! – Disse Daesung, sventolando quel tripudio di schifo, sorridendo, come se quella fosse la cosa più normale del mondo.
La faccia imbronciata di Young Bae preannunciava una lavata di capo con i controcazzi.
- E non mi stavate aspettando?? NON SIETE VOI CHE L’AVETE SORBITO UNA NOTTATA SANA IERI! –
Nives restò lì, impietrita.
No…non ce ne era uno sano, lo aveva capito ancora prima di entrare in casa loro, quando tre piovre avevano attaccato Ao-san.
Taeyang…IO CONTAVO SUL TUO BUONSENSO!
Ma, purtroppo, il buonsenso in quelle testoline bacate aveva alzato i tacchi da un bel po’, o, cosa molto più probabile, non c’era mai stato.
Li vide andare nella camera di JiYong, e le parve di vedere un paio di corna da diavoletto spuntare sulle loro teste.
- Ma siete scemi? – Disse lei, che un pizzico di senno lo aveva conservato.
I tre si girarono in sua direzione.
La guardarono, come se fosse stata una mamma incazzata, e, come dei bambini disobbedienti, continuarono a fare quello che volevano fare.
- Non avete pensato che JiYong potrebbe svegliarsi? E poi…quel coso sporco in bocca! –
Ma quelli non la sentirono neanche: Dae reggeva quella roba schifosa; Tae teneva fermo Ri; Seung-hyun cercava di tenere la bocca del malcapitato quanto più aperta possibile.
E intanto JiYong si svegliò.
Anche un sasso si sarebbe svegliato dopo essere stato ore appiccicato ad un SeungRi ronfante e dopo essere stato buttato per terra come un sacco di patate. Perché quelli, accecati dalla malvagità, poco s’erano curati del ragazzo che era di intralcio.
Non con poca fatica, JiYong si mise in piedi, stropicciandosi gli occhi.
Intanto, Nives cercava di fermarli, o, almeno, di convincerli ad usare un calzino pulito.
Con molta calma, mentre loro litigavano, JiYong strappò il calzino dalle mani di Daesung e lo lanciò fuori dalla porta, spinse i tre Big Bang molesti in corridoio a suon di calci e buttò SeungRi giù dal letto, poi chiuse la porta e si buttò di nuovo sul letto.
In tutto ciò, Nives non era stata toccata, si trovava ancora nella camera di quel tizio e, quando fece per andarsene, sentì dire: - Resta qui con me, tu non mi dai fastidio. –
Volse lo sguardo in direzione di JiYong, che la guardava dal cuscino, porgendole una mano, invitandola ad andare da lui.
- Ma sei scemo? Quelli lì fuori si stanno per scannare! –
Quello sbuffò: - Che si scannino pure! Dai, vieni. –
Lei scosse la testa: - Devo impedire che si squartino. – e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
E, come previsto, trovò i tre carnefici rincorrere la povera preda.
- Ragazzi, smettetela! Siete grandi, forza! –
Ma quelli non se la filarono proprio.
- Nives! Nives, salvami! –
Un SeungRi in fuga si rifugiò dietro di lei.
Farsi proteggere da una tappetta come me…come ti sei ridotto, SeungRi! Che uomo sei?
Attese i tre deficienti con un Ri spaurito dietro la schiena.
- Ma vi volete calmare? Quanti anni avete 24? 25?? Vi sembrano comportamenti da uomini di 25 anni? –
- Io…veramente ne faccio 23 domani…- Sentì dire da Daesung.
- Oh! E fai certe stronzate, ma bravo! –
Gli fece la ramanzina, da brava mamma, poi se ne andò in cucina a fare colazione.
Ma il piccolo sfortunato SeungRi non poté evitare di beccarsi tre pugni.
 
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
G-Dragon avvertì un dolore acuto alla tempia sinistra.
Aveva sbattuto la testa contro qualcosa, anzi, era stato sbattuto TUTTO contro qualcosa.
Pochi secondi dopo, s’accorse che quel qualcosa era il pavimento.
Si levò in piedi ed osservò, stropicciandosi gli occhi, questa scena: tre idioti cercavano di fare qualcosa al maknae e Nives cercava di fermarli.
Avrebbe voluto trucidare i compagni che lo avevano svegliato, ma trattenne il suo istinto omicida.
Li scacciò in malo modo, letteralmente a calci in culo, e si chiuse la porta alle spalle.
Rimasero soli, lui e la ragazza, che lo guardava, preoccupata.
Si gettò a peso morto sul letto, aspettando che lei dicesse qualcosa, che si preoccupasse, da brava mamma chioccia, per lui, che aveva avuto un incontro ravvicinato con il pavimento.
Ma lei non disse nulla e si diresse verso la porta.
E JiYong si sorprese delle sue stesse parole, quando si sentì dire: - Resta qui con me, tu non mi dai fastidio –
Va bene, ormai la cazzata l’ho detta. E le porse una mano, invitandola a fagli compagnia, a stare in santa pace fra le coperte, lontani da quei quattro casinari.
- Ma sei scemo? Quelli lì fuori si stanno per scannare! – Replicò lei, preoccupata per quei disagiati scemi.
G-Dragon, che ne aveva abbastanza del suo voler mammachiocciare ad ogni costo, sbuffò sonoramente: - Che si scannino pure! Dai, vieni. – e lui voleva sentirla vicino sul serio, voleva bearsi di quel suo profumo di violette, della sua pelle morbida: voleva lei, solo lei.
Quella, inflessibile, scosse la testa: - Devo impedire che si squartino. – e lo lasciò lì, da solo, a rigirarsi fra le coperte. E in più gli faceva male la tempia a causa di quei tre psicotici.
Maledetta! Perché deve sempre far da mamma? Siamo stati sei anni senza una madre che ci corresse dietro, ora è arrivata lei e invece di starsene un po’ qui con me va via perché quelli litigano. Ma sai che mi frega se litigano?
 
Perché non stai un po’ con me?
 
Ormai, a furia di arrovellarsi il cervello, stava diventando paranoico.
Non aveva senso starsene lì, a poltrire, se poi doveva farsi venire un mal di testa con i fiocchi per colpa di quella tizia.
Decise di alzarsi e raggiungere gli altri.
La fronte gli pulsava e gli faceva un bel po’ male, probabilmente era già spuntato un bel bernoccolo.
Li trovò tutti attorno a lei, che distribuiva caffè a quei quattro pulcini che erano i suoi compagni.
Si mise sul divano, in disparte: non voleva unirsi alla famigliola felice, non dopo essersi incazzato perché la mamma non era voluta stare con lui.
- JiYong, questo è tuo. – E poi se la ritrovò affianco, sorridente, che gli porgeva una tazza rossa.
Riluttante, la prese, senza neanche ringraziarla, proprio come un bambino capriccioso e testardo.
Lei sembrò non farci neanche caso e si avvicinò sempre di più, scrutandolo.
- Che hai fatto qui? – Disse, preoccupata, accarezzandogli delicatamente la fronte, poi si girò di scatto verso i quattro pulcini seduti al tavolo – Chi lo ha buttato per terra prima? –
Silenzio.
Il sentore di un cazziatone nell’aria.
Cazziatone che non arrivò, perché lei, da brava mammina, si prodigò per lui: cercò di alleviare un po’ il suo dolore, mettendo del ghiaccio sul bernoccolo.
Gli regalò poi un sorriso dolce come il miele e gli disse: - Non essere arrabbiato, passerà. E se invece sei incazzato con loro…beh, è inutile anche che parli, li conosci meglio di me. –
E se invece sono incazzato con te?
 
 
 
 
Venti minuti dopo già erano pronti, lui, Tae, Ri e T.O.P., per andare agli allenamenti.
- Non fate venire il manager a prendermi, verremo noi agli studi YG! – Sentì dire da un Dae sicuro di se.
Nives, assieme a i quattro Big Bang che stavano per lasciare l’appartamento, guardò il biondo ossigenato di sbieco.
Nives era allibita – Noi? Ma cos---
- Voglio farvi assaggiare qualcosa cucinato da me! Poi vediamo se avete ancora il coraggio di dire che non sono bravo! –
- Tu non è che non sei bravo, fai proprio schifo. – Disse GD, sgonfiando la sicurezza di Daesung.
Quello gonfiò le guance: - Poi vediamo ad ora di pranzo! –
- Se...vediamo come dobbiamo fare per andare all’ospedale per una lavanda gastrica! –
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
- ‘Verremo NOI agli studi YG’ ? – Il cervello di Nives era fermo su quella frase, incapace di metabolizzarla.
- Sì, ti porto con me! – Un Daesung anche troppo entusiasta le regalò un sorrisone.
Scazzata, sospirò: non aveva voglia di sprecare ancora fiato, già aveva perso abbastanza tempo ed energie quella mattina appresso a quei cinque bambinoni.
Mezz’ora dopo era di ritorno dal supermarket, dopo aver fatto razzia di farina, uova, zucchero e burro.
Ho il sentore che questa non sarà una missione facile.
E infatti.
- Daesung, devi metterci poca vaniglia nell’impasto, una punta! –
E invece quello rovesciò mezza boccetta.
Quasi si stava per mettere a piangere quando sfornò dei cosi durissimi, che facevano invidia ai peggiori roccocò.
- Dae, non fa niente, riproviamo! –
- No! Sono un incapace! Hanno ragione gli altri quando dicono che faccio schifo! – Disse, buttando l’ennesima sfornata malriuscita nella pattumiera.
- Ascoltami, facciamo una cosa intelligente: io ti passo gli ingredienti, pesati e contati, e tu impasti, va bene? –
Daesung tirò su col naso, annuendo.
L’impasto era riuscito, la teglia imburrata, le formine erano pronte.
Peccato che il biondo invece di tenerla in forno per venti minuti a 180 gradi, l’aveva tenuta per lo stesso tempo, ma a 280.
- …è rimasta la farina necessaria per una sola infornata…Dae, per favore…- Disse Nives, appena vide dei meteoriti fuoriuscire dal forno.
Ormai erano completamente sozzi: con la farina fra i capelli, con l’essenza di vaniglia che aggrediva l’olfatto a causa di quel guaio di pasta, così pieni di impasto e farina che l’Uomo Focaccina a confronto era pulito, altro che ‘vive nella farina’!
Daesung guardò l’orologio e annunciò: - Sono le 11 e mezza…alle 13 dobbiamo andarcene…-
Si guardarono negli occhi.
- Sai fare almeno i sandwich? –
- Credo di sì…-
- Ok! Tu fai i sandwich, li faccio io questi fottuti biscotti, poi li spacciamo per tuoi! –
E lo sentì ridere di gusto.
Quel ragazzo era un bambinone, si vedeva, ma, il fatto che i suoi muscoli facciali fossero in costante tensione a causa di quel sorriso che si ostinava a tenere su, le diede da pensare.
- Me lo dici perché sorridi sempre? –
E la magia del sorriso si spezzò: i muscoli del suo faccione si rilassarono e un velo di tristezza intaccò il suo volto, stridendo con l’immagine del ragazzo che aveva avuto dinnanzi per tutta la mattina.
- Se non lo faccio io, chi lo fa? –
Nives non capì le sue parole, anche perché i suoi compari le erano sembrati tutto, fuorché tristi.
Il ragazzo comprese che non aveva capito nulla e cominciò: - Ecco, adesso se tu fossi una V.I.P. capiresti. Devi sapere che non…non è semplice. Non è sempre facile essere idol. –
- Ah questo l’avevo intuito: altrimenti perché Ao-san sarebbe scappato in Giappone? –
Il ragazzo guardava lontano, era perso nei suoi ricordi, Nives non lo aveva mai visto così - Già…credo che fuggiremo tutti a casa tua, prima o poi. –
Il tono della sua voce era così triste, così distante dal ragazzo pazzo che voleva mettere un calzino in bocca a Ri.
- Oh casa mia è sempre aperta: quando volete! – E questa volta fu lei a sorridergli. Lo sguardo intristito del biondo si spostò su di lei, e quell’ombra di tristezza che s’era posata sul suo volto sembrò sbiadire.
Quando misero i biscotti nel forno, Nives continuò il suo interrogatorio: - E me lo dici cosa è successo di così grave? Così grave da farti perdere il sorriso? –
- Sicura di volerlo sapere? –
- Certo che ne sono sicura! Siete miei amici…più o meno. – Disse, abbozzando un sorriso.
Fu così che Nives venne a conoscenza di molte, troppe cose.
Di come i Big Bang stavano quasi per sciogliersi.
Dello scandalo della marijuana di JiYong.
Dell’incidente di Daesung.
Di come, infine, proprio da avvenimenti così deleteri, i Big Bang avessero trovato la forza di andare avanti, più uniti di prima. Si erano sostenuti avvicenda, e si stavano continuando a sostenere avvicenda, nel bene e nel male.
E Nives si sorprese quando, alla fine di un discorso così triste, quel ragazzo le sorrise: un sorriso triste, certo, ma pur sempre un sorriso.
Capì che quel ragazzo aveva una forza d’animo ineguagliabile: lui era quello che aveva più sofferto, eppure continuava a sorridere e a far sorridere, come se quel suo sorrisone fosse una malattia contagiosa.
Lo abbracciò, capendo quanto dovesse soffrire ancora.
 
 
 
 
 
Un edificio gigante grigio, pieno zeppo di vetrate.
Ecco cosa era la YG ent.
- Hai senso dell’orientamento? – Le chiese Dae, recuperando la borsa con il pranzo per i ragazzi dal sedile posteriore della sua auto.
- Mmmh…sì. – Rispose Nives, che squadrava ancora quella costruzione imponente.
- Ne avrai bisogno, credimi! –
E infatti.
I corridoi erano tutti uguali: stessa moquette grigia, stessa tinteggiatura bianca.
Si distinguevano solo le porte, non perché fossero tutte diverse, erano sempre uguali, ma ognuna di loro aveva una targhetta, quindi si potevano leggere etichette tipo: ‘ ufficio di Tizio’, ‘Palestra 1’, ‘Sala 2’.
Arrivarono alla porta con su scritto ‘Palestra 8’, al quarto piano, dopo otto fottute rampe di scale.
- Ma esiste l’ascensore qui? – Chiese lei, prima che il ragazzo aprisse la porta.
- Certo, ma fa sempre bene fare esercizio fisico! –
In quel momento gli sarebbe arrivato un calcio rotante in fronte, se solo non avesse aperto la porta.
- …SE NON TI IMPEGNI È OVVIO CHE NON MIGLIORERAI MAI! SONO SEI ANNI CHE TI RIPETO SEMPRE LA STESSA COSA! –
Trovò un tizio che faceva la cazziata più cazziata che avesse mai visto al suo Ao.
Lui se ne stava zitto, seduto in terra.
E, quando sentirono la porta aprirsi, si girarono tutti e dieci gli occhi verso di loro.
- Va bene, ragazzi, per oggi abbiamo finito! –
Annunciò quello, volatilizzandosi.
Tre membri dei Big Bang, tali Tae, Ri e JiYong, li aggredirono, famelici, alla ricerca di cibo.
Praticamente tutti, tranne Seung-hyun, che se ne stava per terra, impassibile.
- Hyung! Certo che lo hai fatto incazzare oggi! E dire che ieri la coreografia era riuscita anche a te! E poi oggi…puff! L’arte della danza ti sfugge proprio, eh? –
E come al solito, SeungRi non pensava mai prima di aprire quella boccaccia, neanche quando quella stessa boccaccia era piena di un tramezzino al prosciutto.
Seung-hyun lo fulminò con lo sguardo, poi si alzò e se ne andò, sbattendo la porta.
Nessuno lo fermò.
Nives era shockata: - Ma che è successo? –
- Non sa ballare. – Disse un JiYong, che s’era seduto accanto a lei e che la invitava ad imitarlo tirandole la manica della felpa.
- E nessuno di voi lo va a consolare? –
- Ma che vuoi consolare, di solito si mette in un angolino per cinque minuti e poi ritorna quello di sempre! –
- Siete degli insensibili! E menomale che siete cinque fratelli. –
- Noi c’abbiamo provato altre volte a tirarlo su, ma è inutile…- La informò Taeyang - …in effetti però…non è mai scappato così…-
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
‘- Hyung! Certo che lo hai fatto incazzare oggi! E dire che ieri la coreografia era riuscita anche a te! E poi oggi…puff! L’arte della danza ti sfugge proprio, eh? – ’
Ri…sei un coglione patentato!
Non bastava il loro coach lo avesse fatto una chiavica davanti a lei, ci si era messo pure lui!
…e il mio orgoglio buttato nel cesso…fanculo!
Incazzato, se ne andò girovagando per gli studi, alla ricerca di un posto tranquillo, dove annegare nelle sue paturnie.
E lo trovò, nella sala d’attesa di quel piano: non c’era nessuno.
Affondò in un divano e chiuse gli occhi, sperando di sparire per un po’.
Una ventina di minuti dopo, da fuori si sentiva uno sbattere di porte e qualcuno che correva, impazzito.
Rompicoglioni, mica esiste solo Ri! No! C’è n’è un intero pianeta pieno zeppo!
- AH! Tana per Ao! –
La sua voce arrivò affannata alle sue orecchie, probabilmente si era girata mezza YG per trovarlo.
Gli si andò a sedere affianco, riprendendo fiato.
- Certo che qui è tutto uguale, è un labirinto! –
- Nessuno ti ha detto di entrarci nel labirinto. – Ed ecco che il suo orgoglio offeso si tramutava in antipatia, verso chi non se lo meritava, per giunta!
Ma quanto sono scemo…
- Punto primo. Il tuo amico Mr. Sorriso mi ha trascinata in questo postaccio. Punto secondo. Non ti chiudere a riccio con me, cocco! – E gli diede un pugno sul braccio – Questo è per avermi fatto entrare nel bagno dei maschi. – E poi gliene diede un altro – E questo è per avermi fatto aprire porte a cazzo, facendomi fare figure abbastanza di merda! – Ma poi gli diede un bacio sulla guancia – E questo è per tirarti su. –
T.O.P. ringraziò Dio o chi per lui quando, subito dopo, la vide alzarsi il cappuccio della felpa, che le copriva mezza faccia.
Non perché non volesse vedere il suo volto, beninteso, ma lui non voleva farle vedere quanto fosse arrossito.
Dopo due pugni tutto si sarebbe aspettato, anche un calcio nelle palle, ma mai un bacio, seppur piccolo e innocente.
E sentì il suo cuoricino scemo ballare la samba, fare le valige ed uscirsene dalla sua cassa toracica, quando la sentì dire: - Non devi prendertela per le parole che t’ha detto quel tipo…tu vai bene così come sei, non tutti siamo fatti per ballare…tu vai bene così. –
Si ritrovò a sorridere al nulla come un deficiente.
Poi quella si alzò di scatto e annunciò: - Bene! Ora però devi mangiare! Non puoi stare mica a digiuno! – e si diresse in fretta verso la porta.
Lui la raggiunse, dopo aver recuperato quell’infame del suo cuoricino, sussurrandole: - Lo sapevo che non saresti cambiata…-
 
 
 
                                                                                             ~~~~~
 
 
 
Sono una cretina…
Continuava a ripetersi quella stessa frase mentre camminava in quei corridoi sempre uguali.
E ok che ormai il fatto che Seung-hyun le piacesse non poco era assodato, ok che da quando era venuta a conoscenza del fatto che fosse un’idol cercava in tutti i modi, fallendo, di estirparlo dal proprio cuore…ma si ritrovò a darsi della cretina comunque.
Perché l’obbiettivo del suo bacio, poco prima, erano le labbra di Ao-san, ma la ragione aveva deviato il tiro.
E menomale che esiste la ragione!
In silenzio, seguì quel gigante del suo Ao fino alla ‘Palestra 8’.
Ma lì dentro non c’erano quattro deficienti che si ingozzavano.
C’erano quattro sventole.
- Seung-hyun! – Quattro voci, una più bella dell’altra, si levarono, sorprese, quando videro il suo Ao aprire la porta.
Una, in particolare, sembrava particolarmente entusiasta di rivederlo.
Faccino da bambola, occhi enormi, capelli rossi.
In una parola: bellissima.
- Oh Seungie mi sei mancato! – Disse, avvolgendo i suoi tentacoli attorno al suo Ao.
…SEUNGIE?
E solo allora, da sopra la spalla di Seung-hyun, quella tizia s’accorse di lei.
- Seungie, chi è lei? –
…SEUNGIE????
- Ooooh! Ma che carina! – Sbucò da dietro di lei una tizia con i capelli castani rasati da un lato.
- Come ti chiami? – E un’altra tizia dai capelli biondi sbucò.
- Oh! È proprio carina! – E in fine anche la tizia dai capelli corti si fece largo fra le altre.
Queste oggi hanno voglia di prendermi per il culo…
Dal basso del suo metro e sputo, le ispezionò per bene.
Non erano di molto più alte di lei…considerando che lei e Taeyang avevano circa 5 centimetri di differenza in altezza…e Tae era il più basso fra i suoi cinque Big Bang.
- Lei è Nives, una nostra amica. – Annunciò, caustico, Seung-hyun, cercando di liberarsi dalla presa di quel polpo con le ciglia chilometriche.
- Piacere di conoscerti! Nives…non è un nome coreano, di dove sei? –
‘Piacere di conoscerti’ e poi non si presentano…ma l’educazione famosa dei coreani…neh ma che morte ha fatto?
- Sono italiana…-
- L’Italia! Che paese meraviglioso! Vorrei andarci un giorno! – Disse la tizia con i capelli castani, con aria sognante.
Paese meraviglioso un par di palle…
Intanto, Seung-hyun aveva intrapreso una conversazione anche abbastanza fitta con quella tizia polposa, ma erano in disparte, e lei non capiva.
- Scusate, ma gli altri scemi? – Chiese, zittendo tutti.
- Credo siano andati in sala prove. – Le disse la tizia dai capelli corti.
- Oh, allora ci stanno aspettando, mi dispiace, ma ce ne dobbiamo andare! – Ao-san si fece uscire quelle parole velocemente, si vedeva che aveva fretta di andarsene – Ci vediamo domani alla festa! –
E la trascinò letteralmente via.
 
 
 
 
- Ao-san, posso chiamarti anche io Seungie? – Gli chiese, ridendo, mentre lo seguiva in sala prove.
Rideva, ma dentro di lei qualcosa si era incrinato e faceva male.
- Ti prego no! – Le rispose il ragazzo, schifato.
- Ma dai, quella tizia può e io no? –
- Tu mi chiami già Ao, e sei l’unica che mi chiama così, non ti basta? – Le disse, scompigliandole i capelli corti, come se fosse una bambina capricciosa.
No che non mi basta!
- Ah…ma quelle tizie…chi sono? –
- Le 2NE1, un gruppo femminile kpop. –
Nives annuì.
Adesso si spiega perché sono quattro fighe…
Entrarono nella ‘Sala 10’, una sala di registrazione, loro si stavano esercitando: in quel momento c’era Dae al microfono.
- Ce ne avete messo di tempo! – E trovarono un Ri intento a sgranocchiare i suoi biscotti.
- Le 2NE1 ci hanno braccati…- Disse un Ao cinereo.
Nives sentì la risata di JiYong riempire la stanza: - Come è andata con la Bom? –
E Seung-hyun gli scoccò un’occhiataccia da far gelare il sangue nelle vene.
- Chi è ‘la Bom’? – La ragazza non c’aveva capito un’acca, anche perché quelle tipe non s’erano presentate.
- Sicuro che la Bom era quella appiccicata allo Hyung! – E dopo questa affermazione, Ri si beccò un pugno sul braccio.
In quel momento, Dae uscì dalla sala isolata, dove c’era il microfono.
- Come è andata? - Chiese, ricevendo un cenno positivo da Taeyang.
- Dae! Ma lo sai che questi biscotti son buonissimi? Mi rimangio tutto quello che ho detto anche io sulla tua cucina da film horror! –
Ho faticato tanto per farglieli fare e alla fine glieli ho dovuti fare io…grazie al cazzo che son buoni, Ri dei miei marroni!
- Ma…veramente…io… -
Nives gli diede un buffetto sulla spalla: - Dae…non essere modesto! Hai visto che sono riusciti? – disse, facendogli l’occhiolino.
Quello le sorrise, annuendo.
- Non ci credo che li ha fatti Dae, è impossibile! – Ed ecco il solito JiYong scassa palle.
- E invece li ha fatti lui, problemi? Come ci si sente ad avere torto? –
- Ma io non ho mai torto! –
- E stavolta invece sì! –
 
 
 
 
Tornarono a casa al solito orario.
Erano stati in sala prove per sette fottute ore, e Nives, nonostante non avesse fatto praticamente nulla, si sentiva più stanca del solito.
Se ne andò a dormire, cheta, sperando che quei tizi si saziassero con il sushi da asporto che si stavano facendo consegnare.
Ma, purtroppo, la giornata, alle due di notte, non era ancora finita.
Sentì bussare alla porta, una, due, tre volte, sempre più forte.
- CHI È?? –
E poi vide un Ri così conciato: pantaloni della tuta troppo larghi, canotta troppo aderente, cuscino alla mano.
- Hanno chiuso tutti le porte a chiave…- Quasi piangeva.
Ma povero cucciolo di mietitrebbia…
La ragazza sospirò: - Un altro incubo? –
Lui annuì: - Posso stare qui? –
- Lo sai che non è normale questa cosa? –
- Ma io ho paura! –
- Ma non hai cinque anni! –
- Ma io ho paura lo stesso! –
Uomo fatto e finito che non vuole dormire da solo a causa degli incubi…MA CHE UOMO SEI SEUNGRI??
- E ti rendi conto anche che io non sono un componente della band? E sono una DONNA?? –
- Ma tu sei come la mamma! Io non ti faccio niente! –
La stava implorando. Come dirgli di no?
Se…dopo tutte le sparate perverse ora mi viene a dire che non mi fa niente!
- Forza, stai qui, ma ti avverto, appena mi tocchi, appena cominci a russare forte, ti sbatto fuori! –
- Sì mamma! –
 
 
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
Salve.
Sì, oggi mi andava lo zucchero, ok? T^T *muore felice*
No, ok, mi riprendo (?)
Bene. È inutile dirlo. È lunghissimo LOL *fiera* ed è venuto, come dicevo io 8D più o meno (?)
Io…io dopo aver scritto tanto non so che dire *si sente svuotata* non mi vengono manco da scrivere stronzate (?) *meglio Yuna…meglio così!*
Quindi, passiamo ai ringraziamenti! (?) Grazie, come al solito, a chi recensisce *manda bacioni a quelle sante persone*, a chi legge e a chi mette la storia fra le seguite/preferite/ricordate *^* sarang hae yooo~
Fatemi sapere se v’è piaciuto questo capitolo, mi sono uccisa per scriverlo *vi parla da una corda appesa nella sua camera, si è impiccata* (?) èwè
Alla prossima bella gente!

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Capitolo 16
*** Tell Me Goodbye ***


Capitolo 16 – Tell Me Goodbye
 
 
 
 
 
Risvegliarsi presto, per Kwon JiYong, era un avvenimento più unico che raro, soprattutto se s’era svegliato di sua spontanea volontà.
Ma, dopo tutto, doveva farlo: non poteva fare i capricci anche il giorno del compleanno di Daesung.
Scese in salotto, sbadigliando sonoramente, deciso a spaparanzarsi sul divano e ad oziare, finché il festeggiato non si sarebbe svegliato.
Peccato che il divano fosse occupato.
C’era lei, accoccolata sui cuscini, che dormiva beata.
Si soffermò ad osservarla per un po’, seduto sul tappeto, come faceva il suo Gaho con lui prima di saltargli addosso e riempirlo di bava.
 
È davvero bella quando dorme…

…No lei è bella sempre.

Ma che cazzo vado a pensare?
 
Si stropicciò gli occhi, come se quel gesto servisse a scacciare quei pensieri e a farlo svegliare per bene, ma quelli erano duri ad andare via.
Gli occhi gli caddero sulle sue labbra: una fragola rossa sulla torta alla panna che era il suo volto; una fragola rossa, matura, soffice…scommetto che è anche dolce…
E appagò il suo istinto posando per qualche secondo le labbra sulle sue, con delicatezza, perché sapeva che quella si svegliava per un nonnulla.
Lo sapevo che erano dolci…


 

~~~~~

 
 


Si sentiva a pezzi.
Appena sveglia, già aveva voglia di ritornare a poltrire, magari su un letto e non su un divano duro come la roccia…
Si sedette su quella specie di lastra di marmo stiracchiandosi e sbadigliando, finché non s’accorse di un JiYong molesto ai suoi piedi.
Era seduto in terra, davanti al divano, e la fissava.
- Che c’è da guardare? – Non le piaceva affatto essere fissata, soprattutto appena sveglia, con i capelli che ricordavano vagamente un istrice e la faccia gonfia per il sonno.
- Da oggi in poi tu sarai la mia Bianca Nives. – Disse quello, che non le toglieva gli occhi di dosso.
- …Che? Bianca Nives? Tu sei scemo… - Non poteva cacciare certe stronzate già di prima mattina, era allibita.
- No che non sono scemo…ma perché stavi dormendo sul divano? –
Piano piano, il suo cervellino stava cominciando a svegliarsi e ad ingranare, e ricordò: - Il vostro maknae è venuto a dormire nel mio letto, russava troppo e me ne sono andata… - Rispose, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
Intanto, JiYong sgranava gli occhi: - Ha avuto il coraggio di venire a dormire da te? –
Nivers annuì: - M’ha fatto troppa pena e l’ho lasciato dormire con me. –
Non la fece neanche finire di parlare che cominciò ad alterarsi: - T’ha fatto qualcosa? T’ha toccata? Ora mi sente quel deficiente che non sa stare al suo posto! -  
Fece per alzarsi, ma la ragazza lo fermò: - Non m’ha fatto niente, stai calmo, se c’avesse provato sarebbe morto. –
- Non devi fidarti del maknae! È un maiale! –
- Oh questo lo so. Ma in fondo è un bambino. –
Quello la guardò, indeciso sul da farsi: - Solo io posso dormire con te… - Sussurrò infine, abbassando lo sguardo.
- No, neanche tu puoi dormire con me, levatelo dalla testa! -
Fu in quel momento che sentì una mandria di bufali scendere le scale: SeungRi.
Faceva decisamente troppo chiasso.
- GD, GD, muoviti, Dae s’è svegliato! – Cominciò ad andare in escandescenza, mettendosi a saltellare davanti alla porta.
- Lo Hyung sta con lui? – Chiese il leader al maknae.
- Sì, sì, lo sta tenendo a letto. -
- Bene, e Bae? –
- Non trova il suo regalo…MA QUANTO CI METTE?! –
Nives non ci stava capendo niente e guardò interrogativa JiYong, che le sembrava mentalmente più stabile di un Ri saltellante.
- Sta aspettando che arrivi la colazione di Dae, gliela portiamo a letto e mangiamo tutti lì. – La informò il leader.
- E perché Ao è a letto con lui? – Ok, non aveva mai pensato all’eventualità che Mr. Choi fosse gay, ma ora quel siparietto a cui aveva assistito le aveva dato da pensare, soprattutto la stava facendo pensare molto, molto male.
- Loro due sono molto legati e a Dae fa piacere oziare con lui. E poi T.O.P. ci serve, non deve farlo uscire dalla sua stanza. –
- Giustamente non si insospettisce Dae se si trova un uomo a letto…-
- Nives, ormai siamo come fratelli, abbiamo dormito anche tutti e cinque in un solo letto, figurati se si insospettisce. -
Fu in quel momento che Ri trotterellò in casa con una busta piena di dolci e sei tazze fumanti di cappuccino, rischiando di farle cadere più volte: - Andiamo, andiamo, andiamo! – Era andato, ma col cervello.
JiYong la prese per mano e la trascinò al piano di sopra al seguito di Ri, nonostante lei cercasse di liberare la sua mano dalla presa del ragazzo.
Davanti alla porta di Daesung trovarono Young Bae, che giocherellava con i nastri del pacchetto che aveva fra le mani.
Nives credeva che si sarebbero uniti a Bae e che sarebbero entrati nella camera del festeggiato, appunto, per festeggiare: e invece no.
JiYong deviò e andò nella sua stanza, portandosela appresso e chiudendole la porta alle spalle, poi frugò in quello che era il suo armadio e cacciò fuori qualcosa.
- Secondo te, può piacergli? – Le chiese, mettendole una camicia davanti.
Era bianca, con un paio d’ali stampate dietro la schiena, semplice, ma bella nella sua semplicità.
- Certo che può piacergli, a me piace. – Disse, sistemandola per bene sulla stampella.
- Se piace a te, può piacere anche a lui. – Affermò, riafferrando la sua mano e trascinandola dai suoi compari.
Irruppero poi nella stanza di Doraemon, cantando una canzoncina di buon compleanno da bambini: la lasciarono con le tazze di cappuccino e i dolci per andarsi a buttare addosso ai due poveretti che se ne stavano a letto per i fatti loro…irrecuperabili bambini di 4 anni…
Nives poggiò la colazione sul comò e li guardò sorridendo: sembravano tanto uniti e felici anche mentre si assalivano fra loro e schiacciavano Daesung in un abbraccio di gruppo.
Alla fine riuscirono a coinvolgere anche lei, ma non le sembrò la stessa cosa: non c’era quel calore, quella fratellanza che aveva visto poco prima. D'altronde lei era ancora pressoché una sconosciuta per loro. Ma il fatto che l’avessero coinvolta in un momento così intimo e d’affetto fraterno, che l’avessero fatta partecipe del loro mondo in qualche modo, le scaldò il cuore.
E le si scaldò il cuore ancora più nel momento in cui vide la faccina contenta di Daesung quando, lei e Seung-Hyun, dopo tre regali normali, gli portarono il pupazzone di Doraemon: gli si illuminarono gli occhi, e il biondo saltò addosso ad entrambi, prima di abbracciare quel peluche enorme.
Per la prima volta, dopo anni, quel vuoto che si portava dentro, dovuto all’allontanamento dalla sua famiglia, lo sentì colmare.
Era una sensazione diversa da quella che aveva provato quando suo fratello le aveva fatto visita, diversa da quando chiamava sua madre, diversa da quando si diceva “Un giorno ritornerò in Italia, voglio rivedere i miei.”.
Per la prima volta, si sentì parte di qualcosa: loro l’avevano fatta partecipe di quel momento, loro l’avevano accolta in casa propria, loro s’erano fidati di lei…e loro le stavano donando una gioia immensa.
Ma, si sa, la gioia è un sentimento difficile da tenere in vita.


 

~~~~~

 
 
 

Alle 11:30 del mattino, in casa Big Bang già ci si preparava per la grande festa che ci sarebbe stata quella sera.
Dopo aver festeggiato i 23 anni di Daesung come sei persone normali (ovviamente, normali per modo di dire: diciamo più ‘come sei persone normali se paragonate al loro status di idol’ ), G-Dragon era curioso.
In casa c’era fervore: chi si preparava, chi cercava le proprie cose, chi stava al cellulare. E poi c’era lei.
Se ne stava comodamente seduta sul divano, impermeabile a quell’agitazione, e JiYong non capiva il perché.
Di solito lui ci impiegava 5 ore per prepararsi per bene per una festa: fra trucco, parrucco, scelta dei vestiti, scelta dei gioielli e chi più ne ha più ne metta, se ne andava via una giornata.
Credeva che lei c’avesse impiegato addirittura due giorni per prepararsi per quella sera, essendo, fino a prova contraria, una donna.
Ma lei non è una donna normale.  Pensò, fissandola dalla rampa di scale.
- Nives, sei pronta per stasera? – Le chiese, a bruciapelo.
Quella si girò lentamente e lo guardò, gelida: - Certo. Mi basta un’ora e sono pronta. Ma, essendo la festa stasera, ora posso stare tranquilla, no? –
JiYong non poteva credere alle sue orecchie. Come poteva essere pronta in un’ora? Non era Flash, non era Wonder Woman…insomma, non aveva i super poteri.
A questo punto il leader cominciava seriamente a preoccuparsi, poi la squadrò per bene.
Adesso che ci penso…lei è sempre in tuta…si concia sempre come una casalinga in crisi…NON SI PRESENTERÀ IN TUTA, VERO?
- Mi fai vedere cosa hai intenzione di metterti? – Le chiese, in uno squittio nervoso.
Era terrorizzato: aveva sul serio paura che quella si presentasse in pigiama.
La ragazza si alzò e lo condusse nella sua stanza, scazzata come non mai. Aperta la valigia, tirò fuori un paio di jeans qualunque, una maglia grigia così larga da farci entrare 3 PSY dentro e un paio di ballerine grigie come la maglia.
- E tu vuoi presentarti con questo schifo addosso? – Non ce la fece a trattenersi, sentiva il suo buon gusto maciullargli lo stomaco, si stava per sentire male.
- Ma cosa ha che non và? –
- Tutto. TUTTO NON VA! Non ti presenti così stasera. –
- E scusami, ma io ho solo questo completo qui! Quindi o non vengo o mi lasci in pace! – Sbottò quella, irritata.
- Io ho un’altra alternativa…-


 

~~~~~

 
 


Una squadra di truccatrici.
Una squadra di parrucchiere.
Un JiYong rompi maroni.
- Questo ti starebbe benissimo, dai, provalo per me! – Sciorinò quello, sventolando un vestito blu elettrico così attillato e corto che sembrava un fazzoletto per il naso.
- Ma dai! Perché mi devo conciare come una battona! – Sbottò la ragazza, che orami da due ore provava vestiti simili e che in quel momento addosso aveva un vestitino verde, che, non solo era cortissimo, ma aveva anche una generosa scollatura sul decoltè – Guarda! Con questo sono entrata in quell’insieme di vestiti che vengono chiamati ‘indecenti’! Non posso abbassarmi che mi si vede o il culo o le tette, non posso camminare senza che mi si vedano le mutande! Sei pazzo, io ‘sta robaccia non la metto! –
- Ma sei bellissima…- Sussurrò quello, guardandola da capo a piedi.
- Un calcio nelle palle te lo meriteresti tutt- - Cominciò Nives, con l’intenzione di darglielo sul serio un calcio ben assestato nei testicoli, ma la sua voce venne stoppata dalla suoneria di quello scemo con gli occhi a mandorla, che si limitò a dire alla persona dall’altra parte del telefono uno scialbo - …Sì, ho capito…Grazie…Ci proverò…A dopo. – Poi la guardò fisso.
- Mi sa che abbiamo sbagliato sezione. –
- Esatto: io e le gonne non andremo mai d’accordo. –
- Ma sei bella…però, visto che non ti piacciono, ho un’alternativa. – E così dicendo, si dileguò dal camerino.
Nives si sedette su una poltrona: quello per lei non era un camerino, era un salotto.
Si guardò attorno e non poté fare a meno di maledirsi. Io volevo mettere i MIEI vestiti, non ‘ste pezze…
Non le erano mai piaciuti i vestitini, non si sentiva a suo agio. E fra quelli che quel tipo le aveva fatto provare ce ne erano alcuni davvero improponibili.
Lo vide ritornare con una pila di pantaloni: - Questi ora te li provi tutti e mi fai vedere come ti stanno. – Ordinò, buttandoglieli addosso.
- Senti, non possiamo perdere tempo, anzi, tu non puoi perdere tempo: sono già le tre del pomeriggio, tu non devi scegliere cosa mettere? –
- Non ha importanza, vieni prima tu, poi io. E poi io mi vestirò in base a quello che metterai. –
Nives scosse la testa, pensando che si fosse rincitrullito, poi si mise a cercare fra quella montagna di pantaloni quelli più papabili.
JiYong la osservava, poi ad un certo punto la fermò: - Mettiti questi, secondo me sarebbero perfetti addosso a te. – Disse, indicandole un paio di pantaloni di pelle neri, strappati sulle cosce, che lei aveva scartato.
- Beh, sicuramente sono migliori di quei cosi verde fluo che stanno dopo. – E, così dicendo, si alzò e fece per andare dietro la pesante tenda del camerino, ma poi si fermò – Dov’è la mia maglia? –
- Non ne ho idea. –
- Non posso uscire dal camerino in reggiseno: trovami la maglia! – Ruggì la ragazza.
- A me non dispiacerebbe vederti in reggiseno…- Sussurrò JiYong, che, dopo aver ricevuto un’occhiataccia, sospirò – E va bene, ho capito…-
Si tolse quindi la maglia e gliela porse.
Aveva gli addominali poco accennati, un tatuaggio sul fianco destro e uno sulla spalla sinistra.
Nives, colpita sia dal corpo che dal gesto compiuto dal ragazzo, prese la maglietta e abbozzò un sorriso: - Non mi avevi detto che avevi anche questi. – Disse, avvicinandosi a lui e fissando la scritta ‘Forever Young’.
- In realtà ne ho anche un altro. – Asserì, dandole le spalle.
Sulla sua spalla destra c’era un’altra scritta ‘Too fast to live too young to die’.
- Sono davvero belli…- Disse lei, sfiorandogli la pelle tatuata con la punta dell’indice – Ok, vado a vestirmi. – E se ne andò dietro la tenda.
Quando uscì dal camerino e si rimirò allo specchio, lo ammise a sé stessa: stava davvero bene.
Il suo compare non disse niente, la guardava fisso con un espressione che non gli aveva mai visto in volto: - Ji, stai bene? –
- S-sì…beh, direi che abbiamo trovato i pantaloni! –
 
 
 
Un pomeriggio buttato.
Per Nives quello era stato un pomeriggio buttato.
Non solo aveva perso tre ore per scegliere un fottuto pantalone, ma dopo c’era stata la lotta per la maglia, per non parlare della guerra contro i tacchi!
Ora si ritrovava sulla soglia di un locale, dietro uno JiYong nelle vesti di ‘leader figo’.
Le aveva fatto mettere una sottospecie di maglia, che a lei sembrava più una pezza per togliere la polvere, che le faceva decisamente le tette grosse. Ma quello era il male minore.
L’aveva costretta a torturarsi i piedi con un paio di scarpe altissime: per carità, erano belle, ma lei non avrebbe mai voluto metterle.
Purtroppo tempo per discutere anche sulle scarpe non c’era, quindi JiYong, da bravo tiranno, l’aveva costretta.
E fu così che Nives si ritrovò trascinata a quella festa per ricconi.
Troppa gente famosa che non conosceva e che avrebbe dovuto conoscere, troppe facce, troppa confusione in quel locale.
Poco dopo essere entrati in quella baraonda, già s’era persa JiYong per strada.
Si vide circondata da visi sconosciuti, che la guardavano come se fosse un’aliena, ma non vedeva né il coglione Yong, né Bae, né Dae, né Ri e tanto meno il suo Ao.
Decise di eclissarsi dietro le bottiglie di liquore del bar, non aveva voglia di disturbare degli idol fra altri idol. Si sentiva quasi di troppo. Ma, mentre cercava di raggiungere il paradiso dell’alcool, ecco che si sentì strattonare per un braccio.
- Nives, Nives, vieni, ti faccio vedere delle belle persone! –
SeungRi esagitato.
Questo non sta tanto bene col cervello…
Non poteva fare altro che farsi trascinare da quell’uragano vivente.
- Vedi, quello lì è SE7EN-Hyung, quello è PSY-Hyung e quello è HyunSeung-Hyung…- E le indicava gente che non aveva mai visto.
- Nives, sai che sei bellissima? – Se ne uscì poi, facendole un sorriso grande quanto una casa – GD ha fatto un bel lavoro! –
Delicatezza sotto zero.
Stava per dargli un calcio ad uno stinco, ma si avvicinò loro Young Bae: - Ri lascia in pace Nives! Deve venire a ballare con noi! –
E subito dopo arrivò un Daesung su di giri: - Vieni a ballare, vieni, dai, dai, dai! –
…Sono pazzi.
Inutile opporre resistenza.
Nonostante ripetesse – Non so ballare, portatevi Ri! – Quelli la ignoravano bellamente, anzi, trascinarono anche il maknae.
E dopo aver ballato l’impossibile, i suoi piedi chiedevano pietà.
Si allontanò quatta quatta, per ritornare al suo tanto agognato paradiso di liquore, nel quale ci si fiondò a capofitto, prendendosi un bicchierone di vodka al cocco.
Cominciava a fare davvero caldo, quando vide l’inconfondibile testolina azzurra del suo Seung-Hyun andare verso una parte appartata e poco illuminata del locale.
Finalmente l’ho trovato.
Lo seguì.
 
 
 
 

~~~~~

 
 
 

T.O.P. l’aveva cercata ovunque.
Appena aveva visto G-Dragon fra gli invitati, era corso da lui.
- Allora, le hai fatto mettere i pantaloni di pelle? –
- Sì che glieli ho fatti mettere...Non c’era bisogno che mi chiamassi per dirmi cosa farle mettere. –
- Scommetto che volevi forzarla a mettere una gonna striminzita. –
Quello sventolò una mano: - Ma che dici, lei non l’avrebbe mai messa. –
- Vero…Beh? Dov’è? –
- Non ne ho idea, fino a due minuti fa era con me, la sto cercando anche io, che credi? -
Non ne aveva cavato un ragno dal buco.
L’aveva cercata ovunque: sul terrazzo, al bar, fra gli invitati, ma niente.
Sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
- Seungie! –
Eccola.
La cosa che più temeva.
- Ciao Bom. – Salutò con quanta più freddezza possibile quella donna che s’era appolipata a lui – Lasciami, dai, le persone ci guardano. –
- Che ci guardino pure! –
- Senti, Bom, devo parlarti…- Il momento fatale era arrivato. Le avrebbe finalmente detto che la loro relazione stava tutta nella sua testa, e che lui non le apparteneva. Si sarebbe tolto quel peso, l’avrebbe fatta finita una volta per tutte.
La condusse in un angolo appartato, anche poco illuminato, dove nessuno avrebbe sentito il loro discorso.
- Bom, devi smetterla. – Cominciò T.O.P., prendendola per le spalle.
- C-che ho fatto di male? – Fece quella, sbattendo convulsamente le lunghe ciglia.
- Io e te non stiamo assieme. Non trattarmi come se fossi il tuo ragazzo, perché non lo sono. –
- M-ma…-
- No. Niente ma. Non siamo mai stati assieme, quindi non mettermi i paletti per niente. –
- Seungie…ma tu a me piaci…-
- Tu credi che io ti piaccia, ti sei fatta questa convinzione, ma, se mi conoscessi bene, non ti piacerei, credimi. E, ti prego, non chiamarmi più Seungie…-
Quella per poco non piangeva: aveva le guance imporporate e gli occhi gonfi.
- Ma possiamo essere amici, come lo siamo sempre stati, solo che c’è stato un malinteso che io ho voluto chiarire…-
- Quindi mi vuoi bene? – Sembrò rasserenarsi un po’.
Poi fece una cosa inaudita.
Si aggrappò al suo collo con le braccia e gli stampò un bacio sulle labbra, spingendo con forza la lingua nella sua bocca.
T.O.P., dapprima intontito, non capiva che stava succedendo, ma poi la scostò da sé in malo modo: - Ma che cazzo fai? –
- Volevo un bacio d’addio. –
- Sei una cretina! –
Speriamo che non c’abbia visti nessuno…
 
 
 
 

~~~~~

 
 
 

Li aveva visti.
Si stavano baciando.
Ma che cazz-?
Non poteva crederci.
Il bicchiere le cadde dalle mani, frantumandosi in mille pezzi, ma il suono del vetro rotto non lo sentì nessuno, a causa della musica troppo alta.
Un po’ come il suo cuore: si era sgretolato, nessuno l’aveva sentito infrangersi, solo lei, ma dal suo volto era evidente che qualcosa non andava.
Si sentì tremare tutta, non sapeva se per gelosia o per paura.
Corse via, cercando un posto dove potesse abbandonarsi e non pensare a niente.
Si ritirò sul terrazzo, non c’era nessuno.
Si sedette a terra e si guardò le mani: tremavano come se avesse avuto il morbo di Parkinson.
Doveva calmarsi.
In fondo non era successo niente, no?
Che importanza aveva il fatto che quella bambola coreana avesse allungato le mani su Ao? In fondo, non era suo.
Fra loro non c’era niente, forse amicizia.
E allora perché sto piangendo?
Ma lo sapeva fin troppo bene il perché.
Era stato l’unico uomo che avesse fatto battere quella prugna rinsecchita che si ritrovava al posto del cuore.
Dopo la sua ultima storia, chiusasi squallidamente in un aeroporto, lui era stato l’unico che le avesse fatto provare qualcosa. Dapprima tenerezza, poi affetto, fino a sfociare in qualcosa di profondo, che le aveva scaldato l’anima.
Si strinse le ginocchia al petto, acquattandosi vicino al muro, piangendo silenziosamente.
Quel poco di stoffa di cui era fatta la sua maglia non riusciva a combattere il freddo, ma i brividi e la pelle d’oca non erano dovuti al vento gelido.
Non riusciva a togliersi dalla mente quell’immagine.
Si sentiva tradita, arrabbiata e gelosa.
- Qualcosa non va? –
Non lo sentì nemmeno arrivare.
La sua presenza non le era quasi mai gradita, ma in quel momento si aggrappò a lui, aveva bisogno di qualcuno che la sorreggesse, per non ripiombare nella depressione.
- Ma…stai piangendo? Cosa è successo? –
Si sedette accanto a lei e le accarezzò i capelli, poi l’abbracciò.
Il profumo di JiYong, un misto di tabacco e vaniglia, le aggredì l’olfatto.
Lei restò in silenzio, stringendolo a sé, lasciandosi andare in un pianto liberatorio.
Da parte sua, il leader se ne stette buono: lasciò che si sfogasse, coccolandola.
- Va tutto bene, ci sono io qui vicino a te. – Sussurrò, dandole un bacio sui capelli.
- Sarò sempre vicino a te. –
 
 
 
La festa ormai era finita.
Il pianto era stato placato.
JiYong tranquillizzato.
Tutti in casa Big Bang dormivano.
Tranne lei.
Ormai, quella sensazione di calore, tipica della famiglia, era stata spazzata via.
Non aveva il coraggio di guardare Seung-Hyun in faccia.
Si sentiva, ancora una volta, di troppo.
Raccattò le proprie cose, mettendole in valigia, e sistemò i vestiti che le aveva procurato JiYong sul letto.
Stava fuggendo.
Di nuovo.
Non poteva fare altrimenti.
Lei era fatta così, sapeva di sbagliare, ma in certe situazioni preferiva la fuga al prendere di petto le situazioni.
La fuga le era sempre sembrata la soluzione migliore: ignorare bellamente il problema, tornare nella sua Tokyo e riprendere la sua vita di tutti i giorni, e fare come se quei mesi non fossero mai esistiti facendosi risucchiare dal lavoro.
Ma avrebbe dovuto salutarli, almeno far sapere a quei bambini che lei stava bene e che era semplicemente andata a casa.
D'altronde, pensava che, a loro, dopo tutto, poco importasse di lei.
In fondo, lei chi era?
Non era mica una cantante famosa.
Lasciò loro un biglietto sopra i vestiti che aveva usato la sera prima, sapeva che la mattina dopo l’avrebbero sicuramente visto.
Chiamò un taxi e aspettò pazientemente il suo arrivo, tornando da dove era venuta.
 
 
 

~~~~~

 
 


JiYong era preoccupato per lei.
La sera prima l’aveva vista piangere, non era mai stata così fragile, non si era mai esposta così tanto.
Svegliarsi presto due mattine consecutive…record per Kwon Ji Yong!
Prese il suo cuscino e se ne andò nella camera affianco alla sua.
Il letto era intatto.
I vestiti erano stati piegati e messi sul materasso.
La sua valigia era sparita.
Il panico prese possesso del suo cervello e cominciò a correre per casa, aprendo tutte le porte, svegliando tutti.
Alla fine si ritrovo al piano di sotto, con le lacrime agli occhi.
Guardò i compagni intontiti dal sonno, che si lamentavano per essere stati svegliati: - Lei dov’è? –
- Nella sua stanza, no? – SeungRi e la stupidità andavano a braccetto.
Ma G-Dragon non fece commenti sarcastici sulla sua acuta intelligenza, aveva altro per la testa.
Corse nuovamente nella stanza che fino a qualche ora prima era stata la sua stanza.
Si avvicinò al letto, si avvicinò a quei vestiti che erano ancora impregnati del suo profumo.
Sopra questi c’era un foglio ripiegato.
‘Urgente: per i Big Bang’  c’era scritto sopra.
Aperse quella lettera e cominciò a leggerla mentalmente, mentre gli si avvicinavano anche gli altri.
 
 
‘ Salve.
Vi starete chiedendo: dov’è quella rompipalle di Nives? Dove sarà finita?
Beh, sappiate che non mi hanno sequestrata.
Sto bene, sono semplicemente ritornata a Tokyo…
Non sono brava con gli addii, lo ammetto.
Sappiate che vi voglio bene e che ho passato dei bei momenti con voi. Non mi divertivo così tanto da parecchio.
SeungRi, mi raccomando, calmati, prima cosa. Ti voglio bene, anche se sei un deficiente, fai del tuo meglio e sii sempre te stesso, senza esagerare.
Young Bae, ti prego, vestiti. Kkkk scherzo! Voglio bene anche a te, e mi raccomando, impegnati, sei un grande artista, e lo sai.
Daesung, tu sei una persona fantastica. Non perdere mai il tuo sorriso, per nessuna ragione al mondo, ti voglio bene.
JiYong, prenditi cura di loro, da bravo leader, non ti dico che sei scemo perché già lo sai.
Seung-Hyun…sii felice.
Mi mancherete tanto, non vi prometto che vi verrò a far visita presto perché Tokyo è un tantino lontana da Seoul. Ma sappiate che vi sarò sempre vicina.
 
Vi voglio bene.
 
P.S. JiYong…Grazie. Ti voglio bene.’
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
...Uccidetemi.
Sì, lo so, è da due mesi che non aggiorno, scusatemiii ç_ç ho avuto dei piccoli problemi tecnici(?) *non importa a nessuno*
Bando alle ciance, sono tornata (purtroppo per voi) e ho pubblicato ‘sta roba qui.
Non so cosa scrivere nelle note a piè pagina °^° bnghcbdfjvh
Che dire? Diamo una spiegazione alla mia assenza: avevo il blocco dello scrittore…credo.
Sapevo quello che dovevo scrivere ma non mi veniva da scrivere.
Quindi il capitolo era bloccato al primo POV e non riuscivo ad andare avanti. Poi ieri ILLUMINAZIONE, è tornata la voglia di scrivere…ed era meglio se non mi tornava visto quello che ho pubblicato LOL
No, non è finita qui, l’ho detto che devo ammorbarvi per mooolti anni ancora (?)
E non pensate che io abbandoni le mie storie, magari le accantono, ma le finirò, non le lascio incomplete ù-ù
Ringrazio le persone pie che hanno recensito il capitolo precedente, del quale, sul serio, solo ora ho visto le recensioni ç_ç quindi non v’ho neanche risposto…SCUSATEMIII, sappiate che vi ringrazio comunque per aver recensito ♥ arigatou~
Grazie anche ai lettori silenziosi, che si facessero avanti e mi facessero sentire che pensano, ne sarei felice ^^
 E grazie a chi aggiunge la mia storia squallida da qualche parte, io mi gaso lo stesso (?)
E ora la finisco qui con le vaccate,  a presto, si spera!
Baci, biscotti e tortini a tutti~
 
 
Yuna.

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Capitolo 17
*** I'll Be There ***


Capitolo 17 – I’ll Be There

 
 
 
Erano ormai passati giorni da quando era partita da Seoul, da quando era tornata a casa. Ormai era metà Maggio e il sole riscaldava l’aria di Tokyo con la sua luce.
I raggi attraversavano i vetri anche della sua casa, illuminando il disordine che vi regnava: cartoni di pizze ormai digerite impilati sul bancone della cucina; ciotole sporche nel lavello; giornali e riviste sparsi ovunque sul pavimento; il divano pieno di libri.
Si sarebbe potuto dire che chi abitasse in quella casa fosse o una persona così impegnata da non avere neanche il tempo di dormire o uno studente in crisi, in più disordinato.
Peccato non fosse nessuna delle due ipotesi: era la casa di una persona distrutta, che si stava lasciando andare troppo, sfociando il suo malumore e la sua tristezza in una sorta di psicosi, che l’aveva portata ad abbonarsi a tutte quelle strane riviste di musica e gossip per teenager giapponesi mezzi (o tutti) bimbiminchia, nelle quali erano riportate le avventure e le disavventure dei loro beniamini: cantanti giapponesi per lo più, ma anche coreani e cinesi. E in molti articoli vi erano i Big Bang.
E anche quella mattina se ne stava lì, a gambe incrociate, a leggere quella schifezza.
Portò la sigaretta alle labbra, mentre girava la pagina di quel magazine, trovandosi faccia a faccia con le loro figure stampate. Lesse in fretta l’articolo, poi scostò la rivista, buttandola a terra, e sospirò. Appoggiò la schiena al divano, osservando le volute di fumo azzurrognole che si sperdevano nell’aere chiaro della mattina giapponese con lo sguardo perso, rimuginando.
 
- E così, fra 5 giorni, saranno qui…-
 
Sarebbero arrivati in Giappone. Avrebbero tenuto dei concerti nel suo stesso paese. E ci sarebbero stati per due mesi.
Ma non facevano tappa a Tokyo.
- Nagoya…Yokohama…Osaka…Saitama…Fukuoka…Devo stare lontana da questi posti… - Si ripeteva, mentre, invece, pensava ad una scusa per recarcisi, senza sentirsi una cretina, una di quelle fan pazze come Hanabi, che avevano un altarino con tutti i CD, DVD , poster e gadget vari della loro band preferita.
‘Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcosa che non sei* ’si ripeteva continuamente, per non diventare completamente psicopatica.
Purtroppo, lo ammise a se stessa troppo tardi, aveva fatto una cazzata ad andarsene.
Le mancavano.
Terribilmente.
Arrivata a casa, quella mattina di quasi un mese prima, era scoppiata in lacrime.
Tutto in quell’appartamento troppo grande per una persona sola le ricordava lui. Senza contare il fatto che Seung-hyun aveva lasciato il suo odore sulle coperte, un pacchetto di sigarette sul davanzale, un paio d’occhiali da sole in un cassetto e una grande, immensa voragine nel suo cuore.
Lei non comprava quelle riviste perché s’era fissata da un punto di vista puramente musicale ad un preciso gruppo. Le comprava perché solo così poteva avere loro notizie, perché lei, nonostante l’avesse lasciati di punto in bianco, si preoccupava.
Anzi, temeva anche che si sapesse della tresca amorosa che aveva casualmente scoperto.
Ma, nonostante si preoccupasse, nonostante avesse i numeri di cellulare di ben due membri dei Big Bang, non aveva pensato neanche una volta di chiamarli. Non aveva neanche pensato di scrivergli. Figurarsi se aveva il coraggio di vederli di persona. Si sentiva un cane per averli abbandonati con un biglietto, e credeva che loro non avrebbero mai voluto più vederla.
 
 
Fu mentre pensava a queste cose che sentì il campanello della porta.
Si alzò lentamente, con la grazia di un bradipo spastico, e andò ad aprire la porta.
Sulla soglia di casa trovò la signora Tenshi, la sua vicina: una signora di mezza età, bassina e col volto macchiato dal fumo. Una ragnatela di rughe le contornava gli occhi a mandorla, due occhi neri come due pozzi, ma vacui, senza un briciolo di espressività.
Portava fra le braccia tozze un grosso pacco: “Ti è arrivato questo, lo ha portato poco fa un corriere.” disse la donna, con voce rauca e malaticcia “Ci sono anche queste lettere, il custode le ha date a me perché dice che non scendi mai a ritirarle.”
Sembrerà strano che una donna giapponese dia del tu e parli con così tanta confidenza con una ragazza, ma le due donne si conoscevano bene, nonostante il divario dell’età: la signora Tenshi era per metà italiana, e aveva aiutato la più giovane a trovare casa in passato. Erano praticamente come parenti, ecco perché Yukiko Tenshi ritirava anche la posta di Nives, quest’ultima era come una nipote per lei.
“Oh, grazie Yukiko-sama, me ne ero completamente dimenticata!” Disse la ragazza, prendendo il pacco dalle sue braccia e facendosi consegnare le lettere.
Dopo aver scambiato pochi convenevoli, la signora Tenshi si dileguò in casa propria, lasciando Nives sola con quel pacco maledettamente pesante, che buttò sul divano.
Controllate le lettere (tutte bollette), decise di aprire quel pacco.
Sarà mamma che mi manda qualcosa…speriamo si sia ricordata di mandarmi quel formaggio che le avevo chiesto…
E invece no.
Niente forme di formaggio.
Non un prosciutto. Non un vestito. Non un ninnolo o altre diavolerie che la madre le mandava.
Avvolti nella pellicola protettiva, c’erano quelli che ormai aveva imparato ad ascoltare.
Tutti i loro CD, tutti i loro DVD live, un pacco che avrebbe fatto felice qualsiasi loro fan, tutti autografati, tutti suoi. C’era anche un poster con le loro figure stampate sopra.
Non si era minimamente curata di guardare chi gliel’avesse spedito, tanto che era convinta che fosse da parte di sua madre. E quando vide che il mittente era la loro casa discografica quasi le venne un colpo. La sua, più che felicità, era sorpresa. Perché le era arrivato un pacco del genere?
Cercò nella scatola qualunque cosa che potesse spiegare il perché di un gesto del genere: un biglietto, un piccione viaggiatore, una bottiglia con un messaggio dentro, ma niente.
Si ritrovò ad accettare quel regalo senza sapere come reagire, contemplando le loro firme sugli album. Si ritrovò sotto mano ‘Heartbreaker’, cercando la firma del grande idiota. Ma all’interno di questo, sorpresa nella sorpresa, trovò, finalmente, un biglietto.
 
‘Impara le nostre canzoni, hai 3 giorni di tempo.
Stiamo arrivando.
 
Ji Yong’
 

- Ma devo avere paura?! -

 
 

~~~~~

 
 
 
Ji Yong se ne stava beatamente spaparanzato sul pavimento della palestra quella mattina.
Fuori, lo sapeva, c’era il sole.
Peccato che lui non potesse goderselo.
Dovevano partire per il Giappone, per il loro Alive Tour, il loro primo tour mondiale. Doveva essere tutto perfetto…
…Ma non lo era per niente.
- Ji, le hai spedito il pacco alla fine? –
Ed ecco la voce del suo migliore amico insinuarsi nel suo cervello ed illuminare quei pensieri che aveva lasciato nell’ombra per non farsi venire un’emicrania.
- Sì, Bae, gliel’ho spedito. – Gli sussurrò, con un filo di voce.
- Sicuro che lo riceverà entro oggi? –
- Certo che sono sicuro! – Esclamò il leader, mettendosi a sedere.
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale G-Dragon si perse a guardare i volti stanchi dei suoi compari: Ri se la dormiva beatamente, strafregandosene del concerto imminente; Daesung cercava compagnia dallo Hyung supremo, scazzato sempre più, nervoso e irritabile da un bel po’ di tempo. Ok, da quando quell’italiana impertinente era andata via.
- Spiegami ancora perché ti ostini a voler mantenere i rapporti con lei. Lo sai che manca a tutti, soprattutto a Mr. Ti Uccido Con Lo Sguardo che è seduto lì. – Gli disse Taeyang, appoggiandosi al muro.
- Non lo accetto, non lo accetto proprio che se ne sia andata! E credimi, se non avessi avuto il lavoro che mi metteva i bastoni fra le ruote, oh, sarei corso in Giappone! –
- Sì, lo so, ma deve esserci un motivo se è andata via così…non è normale fare una cosa del genere…-
- Per questo voglio che venga al nostro concerto! –
Lui voleva vederla, voleva che stesse nel backstage e che li supportasse, voleva che gli stesse vicino. Da quando era andata via, ogni giorno era stato un’agonia.
 
 
 

*Poche settimane prima*
 
“  1° giorno di agonia di Kwon Ji Yong.  ”
 
“  Il ritrovamento.  ”

 
 
Appena letto quel foglio schifoso, sul quale erano scritte poche righe anch’esse nauseanti, il leader sempre sfavillante, il fashonista indiscusso, sì, proprio quel tizio sul quale le V.I.P. muoiono, rimase impietrito. A bocca aperta.
I suoi bei compagni, oh, loro non furono da meno.
Daesung e Seungri cominciarono a piangere come se fosse morto qualcuno a loro caro e quello fosse il suo ultimo messaggio.
Taeyang voleva consolarli, ma, con quella faccia da cane bastonato, aveva bisogno anche lui d’essere tirato su di morale.
T.O.P., stessa reazione di GD.
Bocca leggermente aperta, pupille dilatate e mani tremanti.
Ma, al contrario del buon vecchio Hyung, che permaneva in quello stato di trance da ore, quasi senza battere ciglio, il caro leader si era dato da fare.
Non si dava così facilmente per vinto lui.
Chiamò a raccolta uno squadrone di guardie del corpo, mettendo su un gruppo di ricerca improvvisato, facendo battere ai suoi uomini ogni centimetro di Seoul, nella speranza di trovarla da qualche parte.
Ma, dopo 4 ore di vana ricerca, i risultati erano questi: 4 Big Bang piangenti (sì, T.O.P. si era aggregato, assieme a Bae, a quel pianto disperato dei due maknae di casa) e uno sull’orlo di una crisi isterica.
- PERCHÈ CAZZO È ANDATA VIA?? ‘JI YONG…GRAZIE’…MA GRAZIE UN PAIO DI PALLE! – Sbottò, ad un certo punto il leader, facendo sobbalzare tutti, anche i bambini, aka Dae e Ri, che avevano placato il pianto.
Recuperò quella cartaccia dalla tasca dei pantaloni, dispiegandola mentre si sedeva sul suo divano.
- Allora, vediamo di capirci qualcosa…- Cominciò, con fare da detective Conan in erba dei coreani.
‘ Salve.
Vi starete chiedendo: dov’è quella rompipalle di Nives? Dove sarà finita?’ 
 
Certo che ce lo stiamo chiedendo, brutta cretina!!
 
‘Beh, sappiate che non mi hanno sequestrata.
Sto bene, sono semplicemente ritornata a Tokyo…’
 
Non ti preoccupare, so dove abiti.
 
‘Non sono brava con gli addii, lo ammetto.
Sappiate che vi voglio bene e che ho passato dei bei momenti con voi. Non mi divertivo così tanto da parecchio.
SeungRi, mi raccomando, calmati, prima cosa. Ti voglio bene, anche se sei un deficiente, fai del tuo meglio e sii sempre te stesso, senza esagerare.
Young Bae, ti prego, vestiti. Kkkk scherzo! Voglio bene anche a te, e mi raccomando, impegnati, sei un grande artista, e lo sai.
Daesung, tu sei una persona fantastica. Non perdere mai il tuo sorriso, per nessuna ragione al mondo, ti voglio bene.
JiYong, prenditi cura di loro, da bravo leader, non ti dico che sei scemo perché già lo sai.
Seung-Hyun…sii felice.
Mi mancherete tanto, non vi prometto che vi verrò a far visita presto perché Tokyo è un tantino lontana da Seoul. Ma sappiate che vi sarò sempre vicina.
 
Vi voglio bene.
 
P.S. JiYong…Grazie.’ –
 
Il leader sorrise mestamente leggendo le ultime righe, poi guardò gli altri.
- Ha salutato in maniera diversa ognuno di noi, ve ne siete accorti? –
Sherlock Holmes asiatico stava per dare la sua sentenza.
Gli mancava solo la pipa in bocca.
Ah, no, aveva la sigaretta, giustamente…
- E con ciò che vorresti dire? – Disse il maknae, spalancando gli occhi come se le parole del leader fossero oro colato.
- Voglio dire…- Cominciò enfaticamente GD - …che possiamo trovare un colpevole! –
- Colpevole di cosa? Ma fammi il piacere! – Eruppe un T.O.P. incazzoso, con i nervi a fior di pelle e le lacrime agli occhi.
- Pft, tu sei il mio primo sospetto! È stata troppo scarna, proprio con te che la conosci da più tempo. –
A quelle parole, il più grande affondò ancora di più nella sua felpa, come una tartaruga che si rifugia nel carapace, regalandogli un’occhiataccia che avrebbe ucciso la persona più sprovveduta.
Tutti, tranne Mr. Choi, pendevano dalle labbra del leader, aspettando che si spiegasse, mentre lui, come un gatto, si stiracchiava, ostentando tutta una calma che in realtà non aveva.
- Allora…ho la netta sensazione che se ne sia andata per una sola cosa. Una cosa che l’ha fatta piangere come una fontana ieri sera. Voi non potete neanche minimamente immaginare quanto stesse male…- Cominciò quindi, guardandoli con la massima serietà, vedendo i loro volti tendersi a quella notizia.
- Primo indiziato: Lee Seung Hyun. Età: 21. Sesso: maschio. Professione: rompipalle a tempo pieno, nel tempo libero cantante e ballerino, pure attore. Cosa stavi facendo ieri sera alla festa, e, soprattutto, come hai interagito con la vittima? – Ed eccolo che cominciava con l’interrogatorio.
L’indiziato n°1 si fece piccolo piccolo, assumendo le dolci sembianze di un cucciolo di panda per la paura: - I-ieri sera alla festa, appena siete arrivati tu e Nives, io l’ho presentata a Gummy-noona, a SE7EN-hung e ad un sacco di altre persone, poi l’ho portata a ballare assieme a Daesung e Bae…poi lei ha detto che andava a prendersi qualcosa da bere e io l’ho lasciata andare perché…ecco...una modella…-
- Ok, ok, Ri, non voglio sapere altro, non mettermi al corrente delle tue scappatelle! –
Indubbiamente, si disse Ji Yong, SeungRi non c’entrava niente, anzi, le aveva anche fatto compagnia per un po’.
- Secondo indiziato: Dong Young Bae. Età: 23. Sesso: maschio. Professione: consigliere di corte di re Ji Yong, nel tempo libero cantante e ballerino. Stessa domanda che ho fatto al maknae. Che è successo ieri? –
- Io e Daesung volevamo farla ballare e strapparla dalle grinfie di Ri, ma poi è andata via come ha detto lui…per il resto della serata non l’ho più rivista. – Gli disse.
Ji Yong annuì alle sue parole: - Terzo indiziato: Kang Dae Sung. Età: 23. Sesso: maschio. Professione: otaku, nel tempo libero attore, cantante e ballerino. E tu? L’hai lasciata andare via da sola? –
- Sì, l’hanno detto anche loro come è andata, non credo di averle fatto del male…p-però, se si è offesa perché nessuno è andato con lei…- Disse D-Lite, con i lacrimoni agli occhi.
- Non credo sia il tipo che se la prende per una cosa del genere! Su, forza! – Il leader cercava di incoraggiarlo, senza riuscirci, ma almeno tentava. Poi rivolse lo sguardo verso Mr. T.O.P.
- Quarto indiziato. Choi Seung Hyun. Età: 24. Sesso: maschio. Professione: fancazzista, nel tempo libero rapper e attore. Cosa le hai fatto ieri sera? –
- Niente. Non l’ho vista proprio, credimi. –
G-Dragon rimase impietrito a quella dichiarazione.
- Come non l’hai vista? E cosa hai fatto tutta la serata? –
T.O.P. arricciò il naso: - L’ho cercata e ho chiarito con Bom. –
- Finalmente! – Esclamarono le tre Marie, aka Dae, Tae e Ri, in coro.
- Dopo decenni alla fine ti sei deciso! E come è andata? –
- Non bene. Lei stava quasi per piangere quando ho voluto mettere le cose in chiaro. Figurati che poi mi ha anche baciato, credo per vendetta…-
- TI HA BACIATO?? – Un coro di 4 persone si levò, prima che un suono sordo di mascelle spappolate sul pavimento non arrivasse alle orecchie di chiunque si trovasse ad un chilometro di distanza dal fattaccio.
- Sì…quella ragazza deve rivedere le sue priorità. –
T.O.P. idiota.
Sul serio non aveva pensato neanche un po’ che, magari, era stato proprio a causa di quel bacio che la beniamina del cuore di Ji Yong aveva alzato i tacchi?
Il leader, dal canto suo, aveva fatto in 0,000001 millisecondi due più due.
Come facevano i suoi compari a non accorgersene?
E intanto, mentre lui era perso nei suoi pensieri, mentre sentiva una tagliola lacerargli il cuore in una morsa ferrea, l’attenzione di tre scemi era tutta per lo Hyung, che si beccava una ramanzina da tutti e tre, soprattutto da SeungRi, il più immorale, che continuava a dirgli: - Hyung, sei un idiota! È il meglio del meglio, qualunque uomo vorrebbe avere Park Bom che gli sbava dietro e tu che fai? Ti urti per un bacio?! –
Ji Yong non aveva né la forza, né la pazienza per sedare l’animo di un Ri impazzito.
Fece per andarsene e rinchiudersi in camera sua, quando la voce del Bingu di casa lo freddò.
- Quinto indiziato: Kwon Ji Yong. Età: 22. Sesso: maschio fino a prova contraria. Professione: Ispettore Gadget, nel tempo libero rapper e ballerino. Tu cosa le hai fatto? –
GD sospirò sentendo le sue parole.
- Io l’ho consolata dopo che ha visto te e Bom che vi baciavate. –
E, emessa la sentenza, si dileguò, lasciando che Seung Hyun friggesse nel senso di colpa.
 
 
 

*Fine. Ritorniamo al presente.*

 
 
- Scordatelo. Io non vengo assieme a te da lei. Non mi farebbe neanche mettere piede in casa sua. –
Questa era stata la risposta, fredda e distaccata, del suo rapper quando gli aveva chiesto se volesse unirsi a lui per andare da Nives.
Fottiti.
E lui che voleva appianare le cose si sentiva l’idiota della situazione.
Lui aveva capito che al suo Hyung lei piaceva.
Lo aveva capito quando lo aveva visto fumarsi un pacchetto di sigarette in 1 ora agli allenamenti.
Era nervoso, segno che si sentiva l’idiota più grande di questo secolo.
Ma anche lui, anche lo stesso Kwon Ji Yong, era nervoso.
Uno dei suoi membri, il suo rapper, il suo Hyung era invaghito della stessa ragazza che anche lui amava.
E lei era andata via a causa sua, segno che, in fondo, anche lei provava qualcosa per lui.
Per evitare questi amari pensieri, l’amato leader si chiuse tra le mura silenziose della sua camera, concentrandosi sul suo lavoro e sul suo mini album, buttando giù bozze su bozze di testi, facendo la spola tra gli studi e casa sua, fino alla mattina del 15 Maggio.
Quella mattina sarebbe partito per andare da lei e per farsi spiegare bene cosa era successo.
Non gli interessava il fatto che, probabilmente, quella gli avrebbe chiuso la porta in faccia come la prima volta.
Non gli interessava che lei fosse interessata ad un altro.
Lui si sarebbe fatto amare, sarebbe stato più che un amico per lei, e glielo voleva far capire bene.
Tre giorni prima le aveva mandato un pacco minatorio, che annunciava il suo imminente arrivo.
- Ci riuscirò a trascinarti in giro per il mondo, stanne certa! -
 
 

 

~~~~~
 
 

 
Aveva passato gli ultimi giorni a liberarsi di tutto quel ciarpame bimbominchioso.
Se aveva imparato le loro canzoni? Ovviamente, no.
Ma tanto hanno troppi impegni, non verranno…
Pessimismo a manetta.
Allegria, portami via.
La mattina del 15 fu una delle più noiose della storia di tutta la sua vita.
Perché lei li aspettò.
E, quando sentì bussare alla sua porta, ruzzolò giù dal divano e si precipitò ad aprire, constatando, con amarezza, che il suo editor Hiro non aveva niente di meglio da fare che rompere a prima mattina, parlando di case editrici straniere cinesi e di stamperie che si facevano concorrenza, mostrandole la differenza di un libro stampato con grammature differenti.
Quando ad ora di pranzo decise di tornare nel bel paese di fanculonia dal quale era  venuto, la ragazza era irritata, sia dalla bellissima e piacevolissima visita che le era sembrata più una conferenza, sia perché quelli non si erano fatti vivi.
Scorse sul tavolino uno dei libri che Hiro le aveva mostrato  Che sbadato idiota…
E, quando poco dopo sentì bussare al campanello, prese il libro e si armò di santa pazienza, sapendo che quell’ometto distratto era ritornato per farsi restituire quel coso.
Aprì la porta, esclamando: “Hiro-san, sii più attento la prossima volta, non puoi lasciare le tue cose a destra e a man-”
Le parole gli morirono in gola quando vide sulla soglia Ji Yong, privo delle sue care extension, che le sorrideva e le mimava un ‘ciao’ con la mano, sventolandola.
Lo abbracciò di slancio, senza dire una sola parola, tenendolo stretto e affondando la testa nella sua spalla per quasi un minuto, prima di sussurrare: - Credevo che non si sarebbe presentato nessuno…-
- E invece eccomi qui: te l’ho detto che non ti avrei mai lasciato sola, che ci sono io con te, no? –
La ragazza annuì, staccandosi da lui e facendogli cenno di entrare.
 
 
- Fa strano venire qui e non avere quell’idiota di T.O.P. fra le scatole. –
Dopo essersi scambiati i soliti convenevoli, e dopo essersi trattenuta dall’essere troppo educata con lui ringraziandolo per il pacco, il leader se ne usciva con quella frase, che sembrava quasi una frecciatina per sottolineare il fatto che erano soli.
- Già…è stato strano tornare a casa e trovarla vuota, e ritornare alla routine, tornare ai vecchi tempi…- E qui ci fu un lungo sospiro da parte di Nives, che aveva cercato il più possibile di non incappare in argomenti scomodi, quali: Seung Hyun, la sua partenza, Seung Hyun, perché piangeva alla festa, Seung Hyun.
- Perché te ne sei andata così allora? –
Qualcosa dentro di lei le pungeva il petto. Non voleva parlarne. Non voleva scottarsi ancora, voleva stare nel suo mondo, nel suo mondo fatto di carta arida e morta, di parole fredde scritte sui libri. Parole che non potevano ferire come le persone.
Se ti tagli un dito con un foglio di carta, questo guarisce, la ferita è minima.
Ma che succede se le persone ti feriscono?
Ti strappano via qualcosa di prezioso, la fiducia; ti logorano l’animo fino a ridurlo a brandelli, calpestandolo e riducendo in pezzi ogni minima rocca di felicità, lasciando dietro di loro solo macerie, solo tristezza.
Lasciano la mancanza.
La malinconia.
Soprattutto se chi ci lascia è una persona a noi vicina e cara…soprattutto se è la persona amata.
La ragazza rivide mentalmente l’immagine dei due amanti uniti, immagine che il suo cervello aveva ingigantito e munito di fronzoli per farle ancora più male.
Un velo di tristezza intaccò il suo volto, come un ombra maligna, prima di dire un flebile: - Mi dispiace, non stavo bene lì…dovevo ritornare. –
Ma quello, imperterrito, infieriva e rigirava il coltello nella piaga: - Perché non stavi bene? –
Silenzio.
Non rispose, non ce la faceva.
- Io lo so perché sei andata via. È solo colpa sua se tu sei scappata. – Le disse, guardandola fermamente, visibilmente incollerito – Tu hai visto il loro bacio, vero? –
Lei annuì, cercando di non piangere.
- Se sei venuto qui solo per farmi stare ancora più male ti prego di and—
Cominciò lei, con voce rotta dal dolore.
Ma venne stoppata dalla sua bocca.
Veloce come un lampo, si avvicinò a lei e le diede un bacio sulle labbra.
Un bacio a stampo, non era poi qualcosa di così eclatante.
Lei era abituata alle ragazzine italiane che baciano a stampo chiunque.
Conosceva bene la cultura asiatica, sapeva che quel gesto aveva un peso, era consapevole del fatto che non era una cosa che si fa ‘al primo che capita’.
Ma lei non pensò a queste cose.
Si sorprese nell’avvertire un dolce tepore che le partiva dal petto, un pneuma benefico che riscaldava il suo animo morto, che rattoppava piano le ferite che gli erano state inferte.
Si lasciò andare a quel bacio, ricambiandolo e lasciando che il ragazzo lo approfondisse, cedendo al suo sapore e alla lingua dell’altro, che si intrecciava con la sua.
Quando le loro labbra si staccarono, Ji Yong la tenne stretta a sé, appoggiando la fronte sulla sua.
- Lo sostituirò, cercherò di essere alla sua altezza, ti prego, lascia che occupi un angolo minuscolo del tuo cuore… -
A queste parole, lei si sentì una stupida: lui le era stato accanto quando era stata male, le aveva mandato quel pacco, s’era fidato di lei, le aveva procurato dei vestiti costosissimi e ora, quello che aveva capito essere una delle persone più pompose, più orgogliose, più vanitose del mondo, era lì, che la implorava di farlo entrare nel suo cuore, che la scongiurava di farsi amare.
- Tu non sostituisci proprio nessuno. –
A queste parole, un sorriso mesto si dipinse sul volto del ragazzo, che aveva i lucciconi agli occhi.
- Non ho proprio speranze? –
Per tutta risposta, questa volta fu lei a stampargli un bacio, e lui s’irrigidì a quel gesto.
- Hai tutte le speranze di questo mondo, ti do più di un angolo. –
Ji Yong le sorrise, abbracciandola e accarezzandole la schiena, lei, invece, chiuse gli occhi e lasciò che il suo odore permeasse in ogni sua cellula.
Gli voleva bene.
Più che bene.
Avrebbe imparato ad amarlo, come lui amava lei.
E lo avrebbe anche usato come medicina contro quel bulbo di sentimento che provava ancora per Seung Hyun, assuefacendosi a quella dolcezza maldestra che Ji Yong le aveva donato da quando lo aveva conosciuto.
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
…*fugge*
Si lo so che dovevo pubblicare prima, ma la scuola, i recuperi, le interrogazioni, il gdr, mi hanno fatto proprio distrarre dalle FF ç_ç infatti, se notate, non sto neanche recensendo più ; _ ; vi prometto che leggerò le vostre storie e in estate vi riempirò di recensioni, MA NON È QUESTO IL GIORNO! (feel like Aragorn in the lord of the rings(?))
Cooomunque.
1) Credo ci sia un folto gruppo di persone con torce e forconi pronti per mandarmi al rogo dopo questo capitolo :°D
2) Io lo so che c’è qualcuno che attendeva da tanto questo capitolo, sì, non mi sono dimenticata di te, Yukata morto, m’hai lasciata sola in mezzo ad un branco di bestie, appena t’acchiappo ti mangio (?) Non è vero, ti voglio bene <3 (ok, lo so che chi legge questo punto 2 si starà dicendo: - ma che cazz-? – è che io conosco i miei polli, e so che prima o poi leggerà chi so io (?))
3) Io ho cercato di pubblicare presto, cercherò anche stavolta, ma non vi prometto niente ç_ç può essere sia fra una settimana che tra un mese, che tra due, che all’inizio dell’estate ç_ç I don’t know.
 
Pooooi. Devo ringraziare tutte quelle vfdbubbuvd di persone che mi dicono cosa ne pensano, per favore, ditemelo anche ora, spellatemi anche se vi va (?)
No, sul serio, se non vi piace NivesXGD, sono pronta ad accogliere tutti i pomodori marci di questo mondo (?)
…ho scritto le note più lunghe di questa FF, va bene, un altro po’ e supero anche la grandezza del capitolo, che già è piccino di suo~
Ah! Ringrazio anche chi ha messo questa storia tra le preferite/ricordate/bohate/seguite e chi più ne ha più ne metta, grazie <3
E grazie anche a chi legge e se ne sta in silenzio~
 
Ora scappo che ho un dolce al cioccolato che mi aspetta(?)
Good Bye <3
 

 
 
* cit. Paulo Coelio.
Perché? Perché m’andava(?)

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