Loki: The Bright World

di kiara_star
(/viewuser.php?uid=58219)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilota ***
Capitolo 2: *** Ciak 1. [Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi] ***
Capitolo 3: *** Ciak 2. [Se vuoi giocare a questo gioco, va bene] ***
Capitolo 4: *** Ciak 3. [Non si dicono le bugie, Chris...] ***
Capitolo 5: *** Ciak 4. [Io credevo fossi tu!] ***
Capitolo 6: *** Ciak 5. [Dimmi che è uno scherzo] ***
Capitolo 7: *** Ciak 6. [Credo valga la pena dargli uno sguardo] ***
Capitolo 8: *** Ciak 7. [Una bella cornice che non contiene nulla] ***
Capitolo 9: *** Ciak 8. [Neanche tu credi sia una coincidenza] ***
Capitolo 10: *** Ciak 9. [Io sono Tom Hiddleston!] ***
Capitolo 11: *** Ciak 10. [Io potrei farlo, Padre?] ***
Capitolo 12: *** Ciak 11. [Voi umani siete così...] ***
Capitolo 13: *** Ciak 12. [Fa' buon viaggio] ***



Capitolo 1
*** Pilota ***


Thor dark world
Premessa: Questa storia è un crossover scontato: il mondo reale che incontra il mondo della finzione.
Fandoms: Attori|Cast The Avengers; Film|Thor
Personaggi: Tom Hiddleston, Chris Hemsworth, Loki
Note:
1.Per mie ragioni personali (odio spoilerarmi i film un anno prima che escano) non conosco molti dettagli di Thor 2, per cui a parte il titolo e il nome del registra (Alan Taylor, per la cronaca), tutto ciò che ne seguirà sarà frutto della mia fantasia.
2. Le riprese si stanno effettuando a Londra, ma per motivi di trama le ho magicamente trasferire in Norvegia. Terra patria dei nostri due Dèi.
3. Ci sarà del buon caro bromance ambiguo fra i nostri due attori (Hiddlesworth è sempre cosa buona e giusta) e qualche accenno slashoso Chris/Loki e Tom/Loki.
4. Questo è un capitolo pilota. Se avrà successo e sarà gradito, si trasformerà in una long-fic vera e propria, altrimenti resterà una one-shot altamente contorta.
5. Ignorare la nota 4.

Disclaimer: Gli avvenimenti narrati in questa storia sono pura invenzione. Mr. Hiddleston e Mr. Hemsworth non mi appartengono, né hanno mai fatto o detto nulla di quanto riportato. Scritta senza scopo di lucro, se non per allietare le mie vostre fantasie fangirlose. 

Buona lettura
kiss kiss Chiara
-------------------------------






Loki: The Bright World [1]






Nel momento esatto in cui aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere più il bavaglio meccanico né le mani legate.
Davanti a lui un paesaggio verde, una distesa piana di erba color pastello e chiazze viola di fiori di campo. Un piccolo bosco alla sua destra e delle montagne rocciose in lontananza.

Si mise in piedi alzando gli occhi al cielo e dovette coprirsi con una mano per non essere accecato dal bagliore del sole.
Il tesseract non c’era. Thor, non c’era.
Cercò di non perdere la calma, benché l’idea che quell’essere avesse deciso di strapparlo alle cure del suo nemico giurato per annegarlo nelle proprie, stesse prendendo decisamente piede nella sua mente.
In fondo quelle minacce le ricordava bene.
"Non esisteranno regni, o lune deserte... né crepacci dove lui non verrà a trovarti..."
Osservò per qualche altro istante il luogo in cui si trovava: la vegetazione rigogliosa, il calore del sole che sentiva sulla pelle, i suoni ovattati della fauna. Quel posto odorava di vita. Non era un artifizio del suo oscuro mandante, era ben più reale. Si guardò ancora attorno convincendosi sempre più di quanto quel luogo fosse familiare, fastidiosamente familiare. Era di certo su Midgard.
Forse quell’idiota di Thor aveva completamente fallito nel suo intento di riportarlo vittorioso al cospetto del grande AllFather, e lui era rimasto su quell’insulso pianeta, ma in un luogo che era molto diverso da New York.
Non riuscì a non sorridere. La fortuna questa volta era decisamente dalla sua parte.
Il sorriso sulle sue labbra però durò poco, giusto il tempo necessario per rendersi conto di non riuscire a praticare alcuna magia. Si guardò le mani incerto.
«Che succede?» sospirò piano riprovando un incantesimo di trasporto. Ma nulla, le sue dita parevano solo frustare inutilmente l’aria.
Una voce lo raggiunse alle orecchie e si voltò rapido per ritrovarsi davanti quello che era senza ombra di dubbio un midgardiano.
«Si può sapere che ci fai qui?» Aggrottò le sopracciglia a quel tono così impertinente. Si riguardò la mano e la puntò contro l’umano, ma senza riuscire a ricavare nulla neanche quella volta. Quell’insulsa creatura era ancora in vita. «Tom che diavolo stai combinando qui? Ti devo ricordare che oggi non hai scene?!»
Le parole che continuavano a venirgli rivolte risultarono ancora una volta assurde alle regali orecchie del dio.
«TU, essere inferiore, come osi rivolgerti a me in una così insolente maniera?!» ringhiò stringendo un pugno. Di tutta risposta il piccolo umano, alto poco più di un metro e sessanta, con chiari problemi di linea e di calvizie, scosse la testa passandogli una mano davanti agli occhi, come per controllare che le sue orbite oculari fossero funzionanti.
«Hiddleston, tutto bene? Sono Eric, il fonico, ti ricordi?... tsk... sempre in vena di scherzi tu.»
Il mancato re assottigliò le iridi verdi per scrutare meglio quel terrestre che continuava a proferire parole che non avevano per lui alcun senso. Ma gli furono concessi solo pochi attimi prima che un altro umano, più alto e più giovane, venisse loro incontro.
«Eric che stai facendo qui?! Alan ti vuole vedere... Oh Tom, oggi devi girare anche tu?» Il discorso che ne seguì dopo fu affrontato solo dai due uomini e Loki ne approfittò per riprovare a farli evaporare come meritavano, vista la loro natura di esseri inferiori.
Una, due, tre, quattro.
Niente.
Ormai stanco di tutti i tentativi falliti che stava collezionando miseramente, pensò fosse meglio adottare una tattica diversa.
Il padre degli dèi aveva di certo un ruolo in tutto ciò. Magari era già stato ad Asgard ed aveva ricevuto la sua punizione divina. Con ogni probabilità quello stolto di Thor aveva convinto il grande All-Father a relegarlo in quel luogo per cercare di far appello alla sua umanità, e sperare in una redenzione autoguidata. Stupido asgardiano sentimentale.
Rialzò lo sguardo al cielo assolato appena prima di sentire una mano cingergli il polso,
«Andiamo, togliti il costume Tom... Non dirò ad Alan che sei qui, sai già che si infurierebbe.»
Rimase esterrefatto da quel inappropriato gesto, ma non fece nulla per porvi rimedio. Avrebbe dovuto prima conoscere tutti i tasselli del gioco di Odino, per poter elaborare il piano più consono da mettete in atto.
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si sentì rivolgere domande a cui non poté che dare risposte vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
«Tom, hai già fatto la tinta?! Meglio così, Kimberly avrà un lavoro in meno domani.»
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo Tom, l’altro qualche volta aveva usato anche il nome Hiddleston.
Di tanto in tanto non riusciva a non buttare un occhio alle sue mani. Senza i suoi poteri era ignobilmente alla mercé di quel mondo che tanto aveva bramato, che tanto ora odiava.
Continuarono a camminare per i campi finché Loki non scorse un gruppo indefinito di altri umani che armeggiavano attorno a delle apparecchiature elettroniche. Sembravano luci artificiali e pannelli che riflettevano il chiarore del sole.
«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque puoi usare quella di Chris.»
Guardò l’uomo basso e tondo decidendo di seguirlo nuovamente. Qualsiasi cosa stesse succedendo, non era di certo da prendere sottogamba.

Il luogo in cui era stato condotto appariva esteriormente come una grossa scatola di metallo con le ruote, ma al suo interno aveva le fattezze di una tipica casa terrestre. Piccola e decisamente troppo calda.
«Togliti il costume, così lo riporto a Ester.» Queste furono le ultime parole che l’umano di nome Eric gli rivolse prima di sparire dietro la porta e lasciarlo in completa solitudine.
Costume...
Gettò uno sguardo in giro. C’era un letto, un divano e quella che sembrava una cucina, molto diversa da quella di Stark si fermò a riflettere. Su una parete, una porta dava al bagno e di fronte ad essa un lungo specchio verticale nel quale fissò la sua immagine.
I suoi vestiti venivano chiamati costume, lui stesso veniva chiamato con un nome diverso.
Sorrise maligno al suo riflesso iniziando a scogliere i nodi che legavano le sue vesti.
Non aveva più poteri, questo era vero, ma in compenso non aveva neanche più un nome macchiato a seguirlo, non aveva più sul volto l’immagine di colui che aveva invaso e quasi distrutto la Terra.
Qualunque piano avesse ingegnato il padre degli dèi, per ora, stava solo giocando a suo favore.
I suoi abiti furono poggiati con cura sulla pelle marrone del divano e il dio si guardò attorno per vedere se c’era altro che potesse indossare. Un armadio aperto in cui scorse abiti midgardiani attirò la sua attenzione. Prese dei pantaloni ritenendoli decisamente grandi per lui, ma si accorse presto che tutti gli abiti in quella cabina erano troppo larghi per la sua esile massa. Scelse quelli che avrebbero avvolto al meglio le sue divine membra e li indossò silente. Un paio di pantaloni neri ed una camicia color avorio di cui dovette arrotolare le maniche, andarono a sostituire le sue solite vesti.
Ritornò davanti al suo riflesso senza effettivamente guardarlo. La sua mente vagò al giorno precedente, alla sua sconfitta e alla vittoria di quel gruppo di disadattati che si facevano chiamare in maniera tanto altisonante. Tornò con il pensiero a quell’idiota che continuava a definirlo un fratello.
“Nostro padre....”
“Tuo, padre”
Scosse la testa e sistemò meglio la manica sinistra. In quel attimo udì dei suoni provenire dall’esterno e puntò gli occhi alla porta. Fu costretto a sgranarli quando la figura alta di Thor si affacciò da essa.
«Ohi sei qui?! Allora Eric non mi stava prendendo in giro!» Sentì la rabbia montargli nelle fredde vene di fronte a quel sorriso. Al tono assolutamente inappropriato delle sue parole.
«Dovevo immaginarlo che saresti riapparso in fretta» ringhiò scontrandosi con lo sguardo confuso dell’altro.
«In fretta?... Beh, abbiamo finito di girare poco fa.» Lo vide fare un gesto con la mano ed avviarsi verso la cucina.
Il dio lo seguì con lo sguardo tenendosi a debita distanza.
A che razza di gioco stava giocando quello stolto?
L'osservò afferrare una bottiglia d’acqua e bere avidamente prima di riposarla sul tavolo.
«Sono stravolto...» Dopo quella mezza frase, per lo più sospirata pigramente, il biondo si lasciò scivolare sul divano.
Loki rimase a guardarlo in calcolato silenzio. I suoi capelli lunghi gli ricadevano stancamente sul collo, la barba appena incolta copriva il suo viso, che avrebbe facilmente definito stanco. Solo in quel momento però notò i suoi abiti.
Non aveva la solita armatura regale, quella che indossava quando lo aveva incatenato e imbavagliato per riportarlo a casa, ma solo la parte inferiore di essa. Il suo torso era coperto da una bianca maglia midgardiana senza maniche.
«Ehi, tutto bene?» Rialzò gli occhi sul suo viso senza nascondere una smorfia infastidita.
«Secondo te?» ribeccò aprendo le braccia con fare scenico. L’altro gli rivolse nuovamente uno sguardo confuso prima che il rumore delle nocche che sbattevano sulla porta risuonasse nella stanza.
«Chris, Alan dice che domani non si gira prima del pomeriggio.» Sulla soglia, un umano che Loki aveva intravisto nel gruppo quando era stato condotto lì. Il colore della sua pelle era lo stesso di Heimdall e i capelli erano coperti da un copricapo di tela con una visiera bianca. Riguardò Thor che continuava a comunicare con l’uomo come se capisse di cosa stesse parlando. «Ah Tom, ciao, non ti avevo visto!» Ora era a lui che si stava rivolgendo con un enorme sorriso bianco stampato in faccia.
Dopo qualche attimo di torpore, Loki alzò la mano scuotendola impercettibilmente, non senza un velo di dubbio. Non sapeva se fosse la mossa giusta da fare, si limitò solo a quella singola azione che parve allargare ulteriormente lo già strabordante sorriso dell’altro.
Durante tutta la breve durata del loro discorso decise di rimanere in silenzio ed ascoltare. Non riuscì a capire molto di ciò che dicevano, sentendo solo ripetere qualcosa come scene e girare. Le stesse parole che ormai sentiva in continuazione dacché era giunto lì.
I suoi ricordi prima di risvegliarsi in quella verde landa si fermavano alla figura di Thor di fronte a lui, alla sua mano che stringeva il tesseract, ai visi odiosi del resto di quella banda di pseudo-vendicatori.
Poi il lampo e più nulla. Neanche il suo corpo pareva soffrire del tipico indolenzimento del viaggio. Quasi si fosse ridestato da un semplice sonno ristoratore.
«Mi sembra l’idea migliore.» Fu l’ultima frase che udì dalla voce profonda del principe asgardiano prima che lui e l’umano si salutassero. Quando la porta della roulotte si chiuse riportò lo sguardo alla nuca bionda.
«Adesso spiegami che sta succedendo!» Interrupe con quell’ordine il suo mutismo, sentendosi decisamente innervosire dal sorriso insensato che Thor continuava a propinargli.
«Niente di che: Alan ha deciso di modificare alcune scene all’ultimo minuto... Ma tranquillo, le tue sono rimaste uguali. Mio caro pignolo» lo sentì ridacchiare prima di risedersi sulla pelle marrone.
Pignolo? Caro? MIO?
«Ehi, quella non è la mia camicia?»
Si guardò d’istinto addosso per poi portare uno sguardo sconcertato all’altro. Cosa mai gli poteva importare di quello sciocco indumento terrestre?!

«E con questo?» Scosse la testa con fare ovvio e vide l’altro fare lo stesso ma con un certo divertimento.
«Oh nulla, accomodati pure... Prenditi la mia roulette, la mia camicia, se vuoi ti lascio anche la macchina. Contento?» La risata cristallina così familiare e così lontana nella memoria, riecheggiò nell’ambiente costringendo Loki ad un nuovo silenzio.
C’era qualcosa di diverso in Thor. Benché il suo viso e la sua voce fossero le stesse, emanava un’ energia di tutt'altra natura. Meno regale, meno intimidatoria e quasi assurdamente, amichevole. Ma di quell’amicizia non obbligata dal suo ruolo, dalla sua ottusa convinzione di ritenerlo ancora un fratello, ma un qualcosa di più semplice, di più umano.
«Che fai lì impalato?! Vieni a sederti!» Guardò per qualche istante quelle iridi azzurre che brillavano di una luce così diversa da come ricordava e decise di seguire quell'implicito comando. Scostò le sue vesti e si accomodò accanto a lui, tenendo una dovuta distanza affinché i loro corpi nemici non si sfiorassero. «Non sapevo che saresti arrivato oggi, ti aspettavamo domani...Comunque tanto meglio, stasera andiamo a cena insieme. Ti va?» Quel sorriso gentile si scontrava con la sua espressione fredda. Le sue parole continuavano a non avere senso. Si obbligò a tirare su le labbra per comodità, annuendo falsamente motivato alla richiesta.
Quello stupido gioco di Odino, avrebbe presto visto la sua fine.

Mentre osservava il suo viso, non riuscì a non rivivere nella sua testa ancora una volta gli eventi del giorno precedente. La loro battaglia, il suo continuo e ostinato tentativo di riportarlo sulla retta via.
"È troppo tardi per fermarlo"
"No, possiamo farlo... Insieme"
Magari non era accaduto il giorno prima, magari erano passate diverse lune, interi anni... magari quel Thor, non era neanche più lo stesso.
Nel mentre delle sue fantasiose riflessioni, l’altro aveva iniziato a rigirarsi fra le mani un oggetto che Loki aveva già visto. Era un cellulare, ricordava che glielo aveva mostrato Barton. Studiò l’asgardiano che guardava preso il piccolo arnese terrestre, tenendo la fronte corrucciata. Era l’espressione che usava quando stava soppesando qualcosa. Si ritrovò a sorridere amaro, nell' appurare quanto bene lo conoscesse e quanto invece l'altro, così poco sapesse dell’uomo che continuava a definire fratello.
Qualcuno bussò nuovamente alla porta e il biondo si apprestò a riaprire. Era ancora l’uomo basso di prima, Eric.
«Sono passato a prendere il costume di Tom» sentenziò prima di entrare e raccogliere le vesti del dio. Loki lo guardò fare con un certo disappunto che scoprì non essere sfuggito al principe asgardiano.
«Ehi, stai tranquillo, non te lo rovinano!» Rimase silente alla sua risata mentre anche l’altro umano ridacchiava uscendo dalla porta.
«Allora ci vediamo domani. Buona sera Chris... Tom.» Fece un gesto prima che la porta fosse richiusa. In quel attimo Loki ritornò alla conversazione avuta da Thor con l’umano di colore e a quel nome che anche lui aveva pronunciato.
«Chris...» sospirò appena ma vide il biondo voltarsi a guardarlo.
«Dimmi.» Sbatté le palpebre qualche attimo e scosse prontamente la testa con un sorriso prima che l’uomo di fronte a lui potesse farsi qualche domanda indubbiamente pericolosa.
«Nulla!» Si alzò dal divano andando verso la cucina e prese un bicchiere dove versò dell’acqua, facendo cura ad usare una bottiglia che non fosse stata contaminata dalla sua saliva.
Mandò giù un sorso di liquido sentendosi subito rinfrancato dall’umida consistenza che gli scendeva in gola.
«Oggi sei proprio strano...» Rischiò di mandarsi di traverso l’acqua a quelle parole. Posò poi il bicchiere sul ripiano e gli rivolse uno sguardo truce.
«Io? Lo strano sarei io?» Si puntò un indice contro il petto rimanendo impassibile davanti al sorriso amichevole dell’altro.
«Ho capito, hai avuto una giornata storta
Il biondo si alzò e gli si avvicinò lesto. Un brivido corse lungo la spina dorsale di Loki quando il possente braccio di colui che avrebbe dovuto essere Thor, gli cinse caldamente le spalle. «Siccome domattina non giriamo, stasera possiamo anche prendercela comoda. Giusto Tom?»
Riuscì solo a scuotere il capo allibito.
«Come desideri... Chris.»

Benché la situazione non fosse delle più limpide, Loki pensò che era sempre stato un tipo scaltro e acuto, quindi non c’era gioco illusorio che Odino potesse attuare sperando di uscirne da vincitore.
Era lui il dio degli inganni dopotutto, ed essere ingannato da qualcun'altro, non rientrava decisamente nella sua natura
.












>>>












[1]. barbaro tentativo di omaggiare il titolo del sequel, Thor: The Dark World


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ciak 1. [Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi] ***


1

Loki: The Bright World




Ciak 1. "Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi"



Era già a quota venti, ed era atterrato da meno di un’ ora.
Tom, sorrise alla ragazza di fronte a lui mentre si accingeva a regalarle il suo ventesimo autografo della mattinata. La giovane ammiratrice gli porse imbarazzata una lunga serie di complimenti mentre si contorceva agitata le dita delle mani. I lunghi capelli biondi le ricadevano perfettamente lisci ai lati del viso e lei pareva volersi nascondere dietro di loro, per non mostrargli la sua assolutamente incontrollabile emozione. L’attore la ringraziò con gentilezza, come era d’abitudine, come era sua natura fare, e le lasciò anche il tempo per fare una foto assieme.
Tutta la popolarità che lo aveva avvolto in quell’ultimo anno lo faceva sentire quasi un bambino. Stare fra la gente lo rendeva felice, e spesse volte i suoi colleghi gli avevano chiesto se non fosse solo una ben congeniata scena, tutta quella sua ostentata gentilezza. Assolutamente no.
Lui amava i suoi fans tanto, se non più, di quanto questi ultimi amassero lui.
Nel suo cuore, in modo ben poco modesto forse, sentiva di esserselo meritato tutto quel profondo affetto. Il suo lavoro lo faceva con passione, e se la gente riusciva a percepirlo, per lui era di certo la soddisfazione più grande.
Fossero opere di Shakespeare o megaproduzioni hollywoodiane, non faceva differenza. In ogni battuta che recitava, sul teatro o dietro la telecamera, Tom Hiddleston ci metteva sé stesso, ed il calore delle persone era il guadagno che più lo arricchiva. Oh, beh, onestà per onestà, aveva arricchito notevolmente anche il suo conto in banca, ma ciò non cambiava il fondamento. Aveva lavorato per piccole produzioni sempre con gioia e serietà, se avesse dovuto rifarlo, non si sarebbe assolutamente tirato indietro. Se quella dorata popolarità lo avesse lasciato da un momento all’altro, lui non avrebbe di certo avuto rimpianti.
Regalò un ultimo saluto alla ragazza, prima che quest’ultima sparisse nel gruppo di persone che affollavano l’aeroporto di Gardermoen[1]. Afferrò il trolley blu e si avviò verso l’uscita. Non si sorprese di non trovare alcuna macchina ad attenderlo.
Sarebbe dovuto arrivare il giorno seguente, ma di certo la crew del film non poteva stare dietro ai suoi ripensamenti dell’ultimo minuto. Quindi pensò bene di non avvisare nessuno, in fondo non ci sarebbe stata alcuna differenza se fosse atterrato quel giorno o il successivo. Prima di lunedì, non aveva alcuna scena da girare.
Prese un taxi e si fece portare al suo Hotel.
Durante il tragitto rimase silente nel mirare lo spettacolo della città norvegese. Aveva sempre amato l’atmosfera che si respirava nel nord Europa, da quando poi si era ritrovato ad avere a che fare con i suoi miti e leggende, più o meno fantasiose, non riusciva a non provare un profondo fascino per quelle terre.
Erano quasi le undici. Avrebbe avuto il tempo di una doccia prima di andare a pranzo, e non vedeva l’ora di poter assaporare il cibo tipico del posto.
Si passò distrattamente le dita sul mento, per accarezzare la leggera barba che lo ricopriva, ben consapevole che sarebbe stato l’ultimo giorno per poterlo fare. Presto i suoi capelli sarebbero tornati temporaneamente neri, e il viso liscio come il suo ruolo richiedeva.
Per i prossimi mesi, avrebbe rinfilato di nuovo gli abiti divini del caro vecchio amico Loki.


- - -


Che Tom quel giorno fosse strano, Chris lo aveva avvertito subito, da quando era entrato nella sua roulotte e lui gli si era rivolto in modo così insolito. Che poi si fosse presentato sul set il giorno sbagliato, era la cosa più assurda di tutte. Tom era un professionista, e una dimenticanza del genere da lui, era del tutto inaspettata.
Si lanciò uno sguardo alle spalle per vedere il moro che gli andava dietro silente, con lo sguardo fisso che pareva poter trafiggere un muro di cemento.
Lo conosceva abbastanza per sapere che era molto riservato, fin troppo, e che quindi forzarlo a parlare di ciò che lo impensieriva era di certo la mossa più sbagliata. Tutto sommato però, non poteva restare indifferente a quel suo inusuale comportamento.
Arrivato alla macchina, aprì la portiera sorridendogli.
«Andiamo a farci un giro, ti va?» Per la centesima volta da quel pomeriggio, Tom gli rispose brevemente con un freddo monosillabo. L'australiano sospirò appena e salì in auto sforzandosi di sorridere ancora.
Trascorsi pochi minuti di assordante silenzio, Chris pensò di spezzarlo con una domanda vaga:
«Anche tu alloggi al Losby[2], giusto?»
Se non fosse stato per il bene che provava per lui, avrebbe volentieri aperto la portiera e gettato Tom per la strada con un calcio a quell’ennesima espressione acida che gli sentì sospirare come risposta.
«Alloggiare?... Sì, credo... Chris.» Il perché poi continuasse ad enfatizzare il suo nome in quel modo, era la cosa che più di tutte lo innervosiva.
Si infilò gli occhiali da sole ed accese la radio. A quell’odioso scambio di parole, sarebbe stato meglio il silenzio. Ma siccome Tom era incapace di essere silenzioso, o almeno di solito era così, l’unica risorsa che restava all’attore australiano era limitare al minimo le loro conversazioni, magari proprio con l’aiuto di una canzone suonata a tutto volume. Almeno finché non fossero giunti in albergo. Dopo qualche bicchiere di vino, probabilmente Tom si sarebbe addolcito e magari, gli avrebbe anche svelato il misterioso segreto che celava dietro quei suoi modi tanto insoliti.
La sua tattica parve funzionare per soli dieci minuti, prima che l’inspiegabile acidità che aveva infettato Hiddleston, tornasse ad inquinare l’abitacolo.
«Qualunque sia il tuo piano, sappi che non funzionerà.»
Guardò il suo viso attraverso le lenti nere masticando stancamente una gomma alla menta.
«Scusa?» chieste abbassando poco il volume della musica. Tom di tutta risposta si limitò a sorridere serafico sbattendo le palpebre un paio di volte, prima di tornare con gli occhi sulla strada. «No Tom, davvero, non ti ho sentito» mentì sperando che magari quella volta l’attore si degnasse di rivolgersi a lui con un minimo di cortesia.
«Oh, hai capito benissimo!» Purtroppo non ottenne nulla di tutto ciò.
Le iridi chiare dell’amico lo colpirono ancora, e Chris sperò seriamente che avesse preso una qualche botta in testa, altrimenti non ci sarebbe stata spiegazione plausibile per quel suo assurdo comportamento.
Tornò con gli occhi sul volante e rialzò la musica.
Di tanto in tanto gli gettava qualche occhiata, e di tanto in tanto, poteva sentire il suo sguardo pungere sul suo profilo. Prese a masticare sempre più nervosamente la gomma, mentre si apprestava a svoltare nella strada principale.
«Merda» ringhiò ritrovandosi intrappolato in quello che aveva tutta l’aria di essere un dannatissimo ingorgo. «Abbiamo beccato il rientro» sospirò poi guardando l’orologio d’acciaio al polso. L’orario era quello della chiusura degli uffici, non c’era da sorprendersi di tutto quel caos. Pensò che forse Alan aveva ragione quando gli aveva sconsigliato di noleggiare un auto. Ma Chris mal sopportava gli autisti. Amava essere indipendente ed inoltre, la sua insospettata timidezza, gli impediva di chiedere a qualcuno di portarlo in giro a far stupide compere, come ad esempio, fermarsi ad un bar per prendere le sue gomme da masticare preferite. Andiamo, era imbarazzante oltre che virilmente avvilente. Neanche i mezzi pubblici facevano per lui. Non che lo infastidisse essere preso di mira dai fans, anzi, solo che l’ultima volta, sulla metro, era stato ignobilmente palpato per tutta la durata del tragitto, e che la metà di quelli che lo aveva fatto erano uomini, non aiutava di certo.
«Ci toccherà rimane un po’ qui.» Si rivolse a Tom con fare gentile.
«Che peccato, speravo di liberarmi di te in fretta.» Forse era una battuta, eppure Hemsworth non l’avvertì in quel modo. Il sorriso dell’attore inglese contrastava fin troppo con la serietà del suo sguardo.
Che diavolo gli era successo nell’ultimo periodo?
Va bene che non si erano visti né sentiti per qualche mese, però non credeva che Tom potesse cambiare così in breve tempo. Ma magari c’era qualche questione personale di cui non era a conoscenza, probabilmente si trattava di una donna o chissà che altro.
Decise di fare lo gnorri anche quella volta e si limitò a sollevare gli occhiali poggiandoli sui capelli biondi. Si accasciò stancamente spalle al sedile potendo avvertire perfettamente gli occhi di Tom su di sé.
«Mi spieghi che hai oggi?» La sua lingua però non seguì i consigli di prudenza del suo cervello. Voltò di poco il capo per trovarsi faccia a faccia con l’uomo seduto accanto.
«Io? Nulla.» Lo vide voltasi quel tanto che bastava per poggiare appena la guancia sinistra sul sedile.
«Non ti credo» affermò serio, specchiandosi nei suoi occhi chiari. L’altro sorrise e ridacchiò appena.
«Vuol dire che hai imparato la lezione...» Chris poté avvertire perfettamente la vena di tristezza che aveva attraversato quelle parole.
Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti, ma cosa?
Di certo il comportamento di Tom era il risultato di una sua mancanza. L’inglese era un tipo fin troppo gentile, anzi, molte volte era stato lo stesso Chris a dirgli di usare un po’ più di malizia nella vita, altrimenti qualcuno ne avrebbe potuto approfittare. Ma Hiddleston gli rispondeva che lui era fatto così, che pur volendo, non poteva cambiare né fingere di essere un altro.
«Senti Tom, lo so che ultimamente sono stato poco presente,» iniziò guardandolo dritto «con India e tutto il resto, ma tu puoi sempre contare su di me... Lo sai, io ci sarò sempre per te!» Il viso di Tom non pareva tradire alcuna emozione. Chris si passò appena la lingua sulle labbra come per trovare le parole giuste. «Se per caso ho fatto qualcosa che ti ha ferito o... Non so... Qualunque cosa ti abbia fatto, non volevo. E ti chiedo scusa.» Accennò ad un sorriso che però l’attore inglese non ricambiò, restando a fissarlo silente, neanche fosse una statua di marmo. I suoi occhi brillavano di una luce opaca, il suo respiro calmo era appena tradito dal leggero alzarsi delle magre spalle.
«Questa frase l'ho già sentita una volta, e ricordo bene come andò a finire.» Chris aggrottò le sopracciglia senza capire, mentre Tom riprese a parlare, «Non sei mai stato troppo abile con le parole, ma scusarti... Oh, ti riesce immensamente bene.» Questa volta la sua voce vibrò appena, come fosse sorretta da una sottile... rabbia?
Chris non riuscì a capirne la natura né la sua ragione, ché un clacson alle sue spalle lo obbligò a rimettersi alla guida.
La musica risuonava bassa nell’auto e non c’era nessun altro suono a farle compagnia se non il meccanico rumore delle marce che si intervallavano, ed il tintinnio dei bracciali di Chris che urtavano fra da loro.
Un’aria pesante scese fra i due e Hemsworth non riusciva a trovare una sola parola per spezzare quel soffocante silenzio. Ormai era palese che c’era una forte inquietudine che affliggeva Tom, e lui non si sarebbe dato di certo pace finché non fosse riuscito a scoprirne la causa.


- - -


Per qualche breve attimo, Loki aveva sperato che Thor celasse nuovamente il suo sguardo dietro quelle lenti scure. Ma fu solo un piccolo ed insignificante attimo. Il dio non poteva permettere che gli occhi dell’altro lo destabilizzassero. Lo aveva già fatto un tempo, e ciò che ne aveva ricavato era stata una sofferenza indicibile.
Ma ormai erano memorie lontane. Tante erano le albe che si erano succedute da allora, tanti i tramonti che avevano segnato il suo esilio. Lontano da quel trono, da quella casa, che gli spettava di diritto.
Si fece forza con il silenzio che li avvolgeva, regalandosi la soddisfazione di leggere il nervosismo che attraversava il corpo dell’ odiato compagno di viaggio. Poteva sentire le sue dita stritolare la pelle del volante, i suoi denti tranciare più e più volte quella specie di caramella che continuava a rigirarsi in bocca. Le sopracciglia aggrottate che rendevano il suo sguardo una lama azzurra.
Si concesse un sorriso, Loki, mentre voltava il capo al vetro che lo separava dell’esterno, riuscendo a intravedere debolmente il suo riflesso.
Il suo nuovo soggiorno su Midgard, sarebbe stato di certo diverso dall’ultimo. Non perché era senza poteri, non perché Odino o chi per lui, aveva messo in scena quella patetica commedia, ma perché dentro sentiva che qualcosa in lui era cambiato. Non la sua rabbia, però. Non la sua sete di vendetta.
Nel mentre dei suoi pensieri, udì un rumore nuovo che non apparteneva alla musica che risuonava nell’auto. Si voltò appena per intravedere il profilo di Thor.
«Ohi amore... Sì, ho finito adesso.» Stava parlando al cellulare. Lo vide abbassare appena il volume della musica con un‘espressione fastidiosamente felice sul viso.
Amore... Glielo aveva sentito pronunciare perfettamente.
Era quella mortale? Quella donna che era la causa della sua penosa fragilità?
A
ssottigliò lo sguardo mentre fissava il sorriso dipingersi sul viso del biondo. Avrebbe voluto cancellarlo all’istante. Avrebbe voluto affondare le dita nella sua carne e strapparglielo con forza, senza esitazioni. Quel sorriso lo feriva ancora, e per questo si sentiva dannatamente debole. Non doveva permetterglielo più.
Il suo sorriso mentiva. Sempre.
Paradossalmente, il sorriso di Thor era più mendace dei suoi inganni divini.
Le parole che sentiva uscire dalle sue labbra non le udiva realmente. Era lontano da quell’auto, Loki, era perso nel suo dolore e nella sua rabbia. Era tornato ad Asgard, al giorno della sua incoronazione, del suo tradimento. Alla scoperta della sua vera natura, a quella verità che gli era stata negata, che lo aveva reso sempre un figlio di seconda categoria.
Mentre guardava quei capelli biondi chiusi in una coda, non poté che pensare che era la cosa di lui che ricordava meglio, perché gli era sempre stato un passo indietro. Dietro le sue battaglie, dietro le sue vittorie. Relegato ad essere solo la controparte della sua luce dorata, la sua eterna ombra.
«No, ti chiamo io. Se lo fai tu come minimo mi telefoni alle 3 di notte. Il fuso orario, tesoro, non dimenticarlo!» La sua risata risuonò nell’abitacolo e Loki sentì il bisogno di fuggire da lì, di infrangere quel vetro con una mano e buttarsi fuori dall’auto in corsa. Si sarebbe volentieri ricoperto di tagli e lividi, se questo avesse significato non dover più vedere né udire quella sua opprimente risata. Ma la rabbia aveva la stessa forza di una corda di diamanti, gli teneva bloccate mani e piedi, lo rendeva incapace della più semplice azione. Perché solo il dolore può farti impazzire o paralizzare all’istante. Lui tristemente, poteva dire di averle provare entrambe sulla sua stessa pelle.
«Elsa ti saluta.» Lo guardò apatico per poi girare la testa dall’altra parte, alle luci della città, al vetro, a quel pianto asciutto che poteva vedere risplendere nel suo blando riflesso.
Nessuno poteva capire ciò che provava, ciò che aveva provato per secoli.
Asgard, Midgard, l’intero universo.
In nessun luogo esisteva un essere in grado di comprendere ciò che sentiva, di intravedere anche solo per un istante, le mille pene che teneva conficcate come spilli nel suo cuore immortale. I sentimenti che lo avevano portato a compiere quelle azioni, quegli stessi sentimenti che erano divenuti una feroce arma a doppio taglio.
Nessuno poteva davvero capire chi fosse Loki. Di questo, ne era assolutamente certo.


- - -


Quando arrivò al Losby Gods, Tom rimase incantato dal paesaggio etereo in cui era immerso l’hotel. Prati verdi che parevano creati con il pennello, l’azzurro splendente dei laghi, il canto allegro e rilassante degli uccelli che svolazzavano sugli alberi vicini. Quel nome che sovrastava la struttura, era decisamente indicato.
Gli venne naturale sorridere con il naso all’insù, mentre il taxista gli porgeva le valigie. Prontamente un ragazzo gli si presentò di fronte occupandosi celermente di portare all’interno i suoi bagagli.
«Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi. Comunque la sua camera è già pronta. È un onore ed un piacere averla nostro ospite!» Si sentì un po’ in colpa per il suo cambio di programma. Aveva temuto che l’albergo non fosse preparato, come gli era concesso di essere, ed in quel caso sarebbe stato davvero un duro colpo per il suo buon senso ed il rispetto che provava per chi faceva impeccabile il suo lavoro.
«Grazie e scusate l’improvvisata.» Ci tenne comunque a scusarsi, in fondo non era stato molto professionale presentarsi così senza preavviso. Non aveva ancora avvertito nessuno del suo arrivo, ma di certo nell’albergo avrebbe beccato qualcuno, se non della truppe, di sicuro del cast. Molto probabilmente anche Chris era lì.
Salì in camera e quando il ragazzo che gli aveva portato le valige uscì dalla porta, ne approfittò per infilarsi sotto la doccia. Mentre il getto d’acqua lo rigenerava, gli venne alla mente di non aver ancora riacceso il cellulare da quando era atterrato. Ma onestamente, non aveva voglia di abbandonare quella deliziosa quiete che pareva innaffiare il posto, l'albergo, Oslo in generale.
Era pur vero però, che doveva comunicare a qualcuno del suo arrivo, ma in quel periodo sentiva la necessità di un po’ di solitudine. Ne avvertiva proprio un bisogno fisico. Quei giorni prima delle riprese, sarebbero stati di certo un’ottima opportunità per acquistarne un po’. Non conosceva il perché di quella necessità, sostanzialmente, non ne cercava neanche uno.
Chiuse l’acqua e si coprì con un accappatoio. Si frizionò i capelli mossi mentre chiamava il servizio in camera; il suo stomaco stava già brontolando.

«Buon appetito signore.»
Quel piatto era delizioso. La carne cotta a puntino e la salsa speziata una vera goduria. Mangiò appagato ogni portata con la sua tanto invidiata grazia, nonostante indossasse ancora il bianco accappatoio. All’ultimo sorso di vino, si decise a riaccendere il telefono.
Come calcolato, c’era un'infinita lista di sms più o meno importanti, ed un altrettanto infinita lista di messaggi lasciati in segreteria. Poco professionalmente ignorò tutto, dedicandosi giusto il tempo di un tweet[3] su quanto la solitudine fosse, alle volte, la più dolce delle compagnie. Lasciò poi il cellulare sul tavolo della camera.
Avrebbe dovuto rivestirsi, avrebbe dovuto radersi, avrebbe dovuto chiamare la truppe e dir loro del suo arrivo. Avrebbe dovuto fare tante altre cose, ma la stanchezza del viaggio, benché breve, stava iniziando a farsi sentire. Organizzò mentalmente ciò che gli restava da fare mentre buttava uno sguardo al bel panorama che copriva la vista dal balcone della sua suite.
Primo passo: una bella dormita. Non capiva il perché, ma aveva una forte sonnolenza da quella mattina. Magari aveva dormito poco i giorni indietro, ma non era quella la vera ragione. Fece giusto in tempo a poggiarsi sul morbido letto, che le palpebre gli si chiusero sfinite.
Quando si svegliò era ormai pomeriggio inoltrato. L’orario della sveglia segnava le 17.09. L'ora del tè.
Si ritrovò a sorridere del suo essere sostanzialmente un inguaribile inglese, mentre con uno sbadiglio si sollevava dalle lenzuola.
«Avanti Tom, forza e coraggio» si autoincitò dirigendosi in bagno.

In breve riuscì a spuntare tutti i “To do” segnati sulla sua agenda mentale, tranne uno: al suo pizzetto, ancora non riusciva a dire addio. L’avrebbe fatto l’indomani.
Decise di approfittare della rilassante atmosfera preserale, per fare una passeggiata fra i verdi prati che attorniavano l’hotel. Sarebbe stato un peccato non approfittarne. Visto poi che aveva dormito come un sasso per ore, anche i suoi muscoli gliene sarebbero stati grati.
Scese alla reception ma prima di uscire, una curiosità gli attraversò la mente.
«Mi perdoni, posso sapere in quale camera alloggia Mr. Hemsworth?» Molto probabilmente Chris stava ancora lavorando, ma aveva intenzione di "disturbarlo" al suo rientro.
La risposta del receptionist lo fece sorridere.
«Camera 63, signore.»
«La ringrazio.»
Una volta uscito all’aria aperta si sentì subito rinfrancato. Infilò gli occhiali da sole per affrontare il bagliore caldo del tramonto, e prese a giocherellare sorridente con la chiave della sua camera. Sul piccolo cerchio di plastica, brillava il numero 65.












<<<>>>












[1]. L'Aeroporto di Oslo-Gardermoen è il principale aeroporto norvegese.

[2]. L'Hotel Losby Gods esiste realmente e si trova a 20 minuti da Oslo. [Purtroppo non ci sono stata di persona, ma ho trovato qualche info e me ne sono innamorata. Mi è piaciuta l’idea di far alloggiare i nostri in questo splendido posto e così, detto fatto ^^]

[3]. Per chi non lo sapesse, Tom è un tweettomane incallito.



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Grazie per aver gradito la storia, onestamente non ci speravo molto. Come sempre, autostima sottozero... Ma purtroppo anche io come Loki soffro di un insano senso di inferiorità che mi porta a mettere sempre in dubbio ciò che scrivo. Magari un giorno andremo insieme in analisi...
Sbarellamenti a parte, grazie a chi ha inserito la storia fra le seguite, preferite e ricordate. Un Grazie speciale alle amiche che hanno anche avuto la gentilezza di lasciare un commento. Sono felice di sapere che la mia idea bacata alla fine non era poi così bacata... o sì?
Mi auguro che il metodo scelto per la narrazione non sia disturbante: so che cambio spesso soggettiva del racconto, però ho tentato di mantenere comunque la narrazione fluida. Se doveste riscontrare qualche difficoltà, ditemelo. Al massimo limiterò ogni capitolo ad un singolo punto di vista. Mi rimetto al vostro giudizio ^^
Piccolo avviso:il prossimo aggiornamento non sarà molto celere. Vado fuori città per un po’ e non mi sarà possibile aggiornare. Vi chiedo scusa per questo, ma vi prometto che appena posso lo pubblico. La storia è appena iniziata e quindi c’è ancora tanta strada da fare, ma le idee che ho in testa sono già ben delineate ed il prossimo capitolo è già stato abbozzato.
Spero di non deludere nessuno ^^
Kiss kiss Chiara


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ciak 2. [Se vuoi giocare a questo gioco, va bene] ***


2

Loki: The Bright World




C
iak 2. "Se vuoi giocare a questo gioco, va bene"



Durante il viaggio in macchina attraverso il verde dei paesaggi norvegesi, Chris non disse più nulla. Il suo silenzio si fuse con quello del compagno alla sua destra. Non c’era più neanche la musica a risuonare nell’abitacolo, perché quest’ultimo l’aveva spenta senza sospirare una parola. Chris dal canto suo non aveva più alcuna voglia di ritrovarsi intrappolato in inconcludenti conversazioni come quelle di poco prima, e Tom... beh, lui pareva essere con la testa da tutt’altra parte.
Per dieci interminabili minuti, tutto ciò che si udì nell’auto fu il respiro del biondo ed il continuo cozzare dei suoi bracciali d’acciaio.
Poi, poco prima di giungere a destinazione, Chris fu il primo a spezzare il soffocante atono clima.
«Ho intenzione di farti ubriacare.» Il moro si voltò appena con un’espressione incuriosita dipinta sul viso.
«Le tue perverse intenzioni non mi spaventano, sappilo!» Fu la volta dell’australiano di sorridere beffardo.
«Non farti strane idee… Voglio solo che sputi il rospo.» Imboccò poi un viale immerso nella vegetazione, da cui si intravedeva la sagoma del Losby. «Con un po’ di alcol in circolo, sarai di certo più loquace» ghignò ancora.
«Beh, come al solito le tue strategie mancano di furbizia. Per riuscire nel tuo intento non avresti dovuto mettermi a conoscenza del tuo piano.» La smorfia divertita sul volto del moro si specchiò negli occhi azzurri di Chris. «Il tuo è il solito eccesso di sicurezza, o semplice stupidità?» Il sorriso del biondo non si spense neanche dopo quelle frecciatine. «Io opterei decisamente per la seconda.»
Ok, Tom stava diventando una bella gatta da pelare, ma Chris non si sarebbe potuto definire un vero amico se si fosse tirato indietro davanti al suo strano malumore.

«Vedremo...» si limitò ad alitare vago, parcheggiando davanti all’entrata. Il suo viso non accennava a perdere il sorriso da poco ritrovato, mentre gli occhi del compagno di bordo parevano intenti ad analizzare e decifrare anche il più piccolo movimento delle sue espressioni facciali.
Tom era importante per lui, era una persona davvero speciale... Dal primo istante i cui si erano guardati e poi parlati, Chris aveva capito che poteva avere con quell’uomo un legame particolare. Come non ne aveva mai avuti. Un legame di forte complicità, di immediatezza di pensiero. Si erano sempre capiti al volo, con un semplice sguardo, con un mezzo sorriso. Non importava la durata del tempo trascorso fra i loro vari incontri, perché solitamente con un solo sguardo, riuscivano tutte le volte a riacquistare la loro tanto invidiata intesa. Per cui Chris non poteva accettare che quella stessa persona, ora si stesse comportando in maniera tanto assurda. Si stesse comportando in maniera tanto assurda, nei suoi confronti.
Avrebbe fatto qualcosa, anche la più azzardata se fosse stato necessario. Tom non poteva certo scappare da lui.
Prima di scendere dall’auto gli regalò un largo sorriso alzando appena le sopracciglia.
«Non scendi?» gli chiese poi.


- - -


Loki fissò quel suo sorriso con una voglia incontrollabile di afferrargli la nuca e sbatterlo con violenza con la faccia sul volante.
Magari poteva farlo sul serio...Una, due, tre... dieci volte...
«Non scendi?»
Si ritrovò la portiera aperta e la faccia di un terrestre che lo guardava gentile. Al “prego” sospirato dall’essere inferiore, il dio mise un piede fuori dall’abitacolo, chiedendosi perché non avesse ancora relegato almeno uno di quegli insulsi midgardiani nei meandri più angusti dell’oltretomba. Luogo che per altro, spettava loro di diritto.

Sceso dall’auto si ritrovò davanti all’enorme struttura di legno. Gli diede un’occhiata rapida prima che la voce del biondo ritornasse ad urtargli i timpani.
«Grazie.» Lo vide porgere le chiavi della macchina al ragazzo di prima, ed affiancarlo tenendo ostinatamente sulla labbra quel fastidioso sorriso. «Ceniamo al ristorante o in camera?» Non lo degnò di una risposta. Si avviò passo spedito verso le scale di marmo che davano all’ingresso. «Allora in camera.» Velocizzò il passo, ma avvertì Thor accostarlo rapidamente per poi piantarsi sicuro di fronte a lui, arrestandogli così la breve corsa. «Camera mia o camera tua?»
«Piantala adesso!» Con un gesto secco lo scostò e riprese la fuga, ma fece solo pochi passi. Non sapeva dove si trovava, non sapeva dove andare, non sapeva che razza di malsana intenzione guidasse le parole e le azioni di Thor. Non sapeva perché era ancora una volta in esilio...
«Ehi!» Se lo ritrovò nuovamente davanti. Il tono della sua voce però era cambiato. Non ironico e beffardo come prima, ma era tornato profondo e serio, come lo ricordava così dannatamente bene. «Scusami.» Sentì la sua mano poggiarsi lieve sulla spalla e quegli occhi penetranti come uno zaffiro guardarlo con una nauseante tenerezza. «Ora andiamo in camera. Ti calmi, ti fai una doccia e ti rilassi un po’. Ok?»
No. Non era per niente ok, non c’era una sola cosa che fosse ok, come quello stupido idiota continuava a ripetere. Non ci sarebbe stato più un singolo tassello nella sua vita che sarebbe stato OK!

Perché faceva tanta fatica a farselo entrare in quella sua testa ottusa?!
«Dimentichi troppo in fretta, fratello... Non accetto la tua amicizia, tanto meno il tuo aiuto!» Gli spostò la mano e si avviò verso l’uscita.
«Tom!» Sentì la sua voce alle spalle ma non fermò i suoi passi. Uscì dalla porta e prese a scendere le scale. Un bosco, un lago, una grotta, le fiamme della dannazione. Sarebbe andato ovunque pur di non restare un altro singolo secondo lì. Con lui.
«Adesso basta!» Loki si ritrovò nuovamente nella sua morsa. La mano stretta attorno al suo braccio e il suo sguardo a trafiggerlo. «Che ti sta succedendo? Ti prego, dimmelo!» Anche l’altro arto fu intrappolato fra le sue dita. «Non puoi comportarti così ed aspettarti che io ti lasci andare via.» Il dio rimase silente di fronte alla rabbia che leggeva nelle sue iridi.
Rabbia o dolore? Thor era l’unico che era sempre stato capace di fonderle in un unico patetico sentimento.
«Che significava quella frase di prima? Che significa che non accetti la mia amicizia?» Ma non ci furono ancora risposte a quelle domande che si persero nella quiete del tramonto. Il sole spariva lento nella volta, sfumando il suo arancio con il viola del cielo. Un debole vento prese a soffiare scompigliando appena le nere ciocche del dio.
«Significa quello che ho detto» sospirò poi con un sorriso spento a piegargli gli angoli della bocca. Vide il biondo sbattere le palpebre e socchiudere le labbra pronunciando un sordo vocabolo.
«Cosa?...» Solo la seconda volta la sua voce si udì appena. Loki lo guardava con un ghigno che avrebbe voluto essere divertito. Ma in realtà, era solo una smorfia di sofferenza accuratamente celata. «Smettila di comportarti come quello psicopatico di Loki!» Ma a quella frase sussultò appena.
Psicopatico?
Le sue braccia furono libere, e Thor scosse poco la testa prima di dargli le spalle.
«Non so che ti stia prendendo Tom, e se non hai voglia di dirmelo.... Ok, è solo una tua scelta.» Il suo sguardo gli fu di nuovo addosso. «Se ti fa stare meglio, insultami e fai il pazzo quanto vuoi. Ma non chiedermi di non esserti amico, perché io...»
«Che diavolo stai farneticando, Thor?» Con uno scatto d’ira il dio spezzò il discorso dell’altro. «Non capisci che quello che sta facendo il pazzo sei tu? Sei tu che non vuoi vedere. Sei tu che hai gli occhi completamente coperti dalle tue infantili illusioni! Sei tu l’unico che crede ancora in una speranza inesistente!» Il biondo lo guardò per qualche secondo in silenzio. Il corpo di Loki era attraversato da impercettibili tremori mentre i suoi occhi erano divenuti lucidi.
Dannato! Dannato Thor ed il suo insulso sentimentalismo!
«Se vuoi giocare a questo gioco, va bene.» Con pochi passi il dio vide l’altro raggiungerlo e guardarlo con una luce diversa. Da quando si era risvegliato su Midgard, era la prima volta che gliela vedeva. Non poté impedire ad un brivido di attraversargli la schiena. Era ritornato quello di prima. «Ascoltami bene: qualunque sia la follia che ti sta pervadendo il corpo o la mente, non ha importanza. Ora tu vieni in camera con me, ti metti seduto e parli. Altrimenti, ti prendo a pugni finché non rinsavisci. Ti è chiaro il concetto, Loki?» Il moro corrucciò la fronte saettando con lo sguardo da un occhio all’altro dell’asgardiano, mal trattenendo un sorriso.
«Credi di intimidirmi?» Inghiottì quando il viso di Thor fu pericolosamente vicino al suo.
«Tu che dici?» Avesse avuto meno amor proprio, di certo Loki gli avrebbe tirato una testata ed avrebbe iniziato a correre con tutte le sue forze verso il bosco di pini che aveva adocchiato a nord. Ma per sua fortuna, o sfortuna, dipendeva dai punti di vista, non era così.

Vergogna.
Provò una forte e bruciante vergogna per se stesso, mentre lo seguiva silente, mentre andava dietro i suoi passi con le labbra serrate e lo sguardo ridotto ad una lama. Non aveva neanche badato agli umani che continuavano a rivolgersi a lui usando quel ridicolo nome.
Avesse almeno avuto i suoi poteri, di certo gliela avrebbe fatta pagare. Eccome, se gliel’avrebbe fatta pagare.
Ma non li aveva. Non aveva né la sua magia da dio, né le capacità intrinseche della sua maledetta natura. Non aveva nulla per contrastarlo, se non il suo odio.
Quando furono giunti davanti ad una porta con la scritta 63 scolpita in oro, Loki provò il desiderio di gettarsi giù per le scale e pregare la morte di coglierlo in fretta. Chissà se quella volta l'avrebbe ascoltato...
«Entra!» A quell’ordine, ritornò con gli occhi sul viso del biondo, e dopo pochi passi la porta si chiuse alle sue spalle.


- - -


Non aveva avuto l’impressione sbagliata: quel posto era di quanto più vicino ci potesse essere al Paradiso, anche se nel suo caso, sarebbe stato più indicato usare il termine "Valhalla". Mentre passeggiava per i sentieri che tagliavano i verdi prati, Tom si sentì come se l’intera landa fosse sospesa nello spazio. Tutto era attutito, ogni singolo suono era perfettamente in armonia con il resto, i colori della natura si sfumavano in totale sincronia, come fosse una sensuale danza angelica. Non poté che sentirsi appagato mentre ritornava in albergo. Quella passeggiata era stata quasi un’esperienza. Certo sarebbe stato meglio tenere per sé quelle considerazioni. Tutti sapevano che era un tipo alquanto riflessivo, ma se avesse riferito ciò che gli era passato nella mente, ad esempio a Chris... beh, poteva già sentire la sua risata mentre gli dava del "fanatico shakespeariano". Sorrise a quel pensiero salendo le scale dell’hotel.
«Mr. Thomas Hiddleston, qual buon vento!» Si fermò a quella voce familiare, ritrovandosi davanti il viso di Kat[1].
«Miss Dennings, lieto di rivederla!» La ragazza accennò ad un inchino per poi ridacchiare seguita dall’inglese.
«Allora è vero quello che si dice in giro?!» Si scambiarono un bacio sulla guancia mentre rientravano in albergo.
«Perché, che si dice?» Alla domanda di Tom, la ragazza non nascose una risata divertita.
«Che il perfetto Tom Hiddleston si è presentato sul set nel giorno sbagliato, con tanto di costume asgardiano indosso!» Si portò una mano a coprire la fragorosa risata mentre l’inglese corrucciava la fronte con un sorriso di circostanza. Non aveva davvero capito se fosse uno scherzo a altro, e l’attrice parve aver colto quel dubbio. Fermò il suo eccesso d’ilarità continuando a guardarlo divertita. «Dico davvero! Mi ha mandato un messaggio Barbara. Dice che c’è una voce che correva su di te che gironzolavi "Lokeggiando" per i verdi prati norvegesi.» Accompagnò la spiegazione con un movimento della mano che fece sorridere Tom. Va bene che sul set bisognava spezzare lo stress, ma che avessero già iniziato a inventarsi storie nei primi giorni di ripresa, era preoccupante.
«Neanche tu hai girato oggi?» Cambiò registro seguendola fino alla reception. Lei gli spiegò che avrebbe iniziato solo il giorno dopo.
«Domani pomeriggio... Alan ha cambiato qualche scena, quindi è tutto slittato» sospirò stringendo gli occhi con fare annoiato. Tom rise annuendo. Il loro nuovo regista era un tipo abbastanza, come dire, imprevedibile. Lavorare con lui sarebbe stato interessante.
«Hai già cenato, Kat? Vuoi unirti a me?» chiese cortese, ma lei scosse la testa ridacchiando.
«Ti ringrazio, ma ho già un impegno.» Fece tintinnare nella mano le chiavi che il receptionist le aveva appena allungato, facendo intuire che la sua serata sarebbe stata alquanto movimentata.
«Oh, capisco» sorrise ancora l’inglese.
«Sono certa che Chris sarà più che felice di farti compagnia...» Il ghigno compiaciuto che le comparve sul viso fece sospirare l’attore.
«Se lo vuoi sapere, non ci siamo neanche salutati. Sono atterrato solo stamattina... Sei la prima persona del cast che incontro.» La sua avrebbe voluto essere una specie di dichiarazione ufficiale per mettere a tacere qualsiasi allusione più o meno velata che la collega avesse ancora intensione di lasciar trapelare dalle sue parole. Kat finse un’espressione di stupore portandosi scenica una mano al petto.
«Quale onore!» Si sciolse poi in una limpida risata mentre si dirigevano verso le scale. «Quindi la storia di te che sbagli giorno sul set è falsa?» Più che una domanda un’affermazione. Tom sorrise ancora alzando di poco le spalle.
«Te l’ho detto, sono arrivato solo stamattina.» Kat emise un lungo sospiro che lasciava intendere una più o meno sincera delusione.
«Che peccato... Sarebbe stato bello scoprire che anche Mr. Perfezione può sbagliare.»
«Smettila, Kat.» Un leggero rossore tinse le guance dell’attore che sorrise imbarazzato. Lui non si considerava certo perfetto, anzi. Era solo un tipo professionale e gentile, se poi la maggior parte della gente trovava queste caratteristiche tanto rare da rasentare la perfezione, era un’altra questione.

«Come vuoi» cantilenò lei alla seconda rampa.

Quando Kat arrivò alla sua camera, i due si salutarono, ma mentre Tom le augurò un’appagante serata, lei ne approfittò per chiedergli di salutare Chris anche da parte sua.
«Come fai a sapere che lo vedrò stasera? Magari lo vedrai prima di me.» Purtroppo però era fin troppo facile leggere nei suoi occhi chiari. A differenza della sua controparte scenica, lui non era per niente portato a mentire, e l’espressione sul viso della collega lo faceva intuire apertamente. «Buona serata, Kat.» Decise di tagliare lì il discorso, prima di ritrovarsi intrappolato in qualche domanda o frase ambigua che la Dennings era capace di tirare fuori in ogni circostanza.
«Buona serata anche a voi!» Come non detto. Si ritrovò a sorridere sconfitto salendo la sua ultima scalinata. Accidenti, avrebbe dovuto imparare un po’ da Loki a non farsi sempre raggirare in modo così imbarazzante.
Imbucò il corridoio e si fermò davanti alla porta con il numero 63. La stanza di Chris.
Chissà se aveva già cenato...
Era sul punto di bussare quando si ritrovò a chiedersi se l’amico fosse già tornato in camera. In fondo non erano neanche le 7 di sera, o magari, se era rientrato, aveva voglia di rilassarsi un po’.

Si morse appena un angolo della bocca, indeciso sul da farsi.


- - -


Era ormai una buona mezz'ora che Loki se ne stava seduto sul letto con lo sguardo del biondo a troneggiare su di lui.
Non aveva detto una sola parola, a parte qualche blando insulto diretto a Thor e velatamente ad Odino, che era certo Heimdall sarebbe subito corso a riferire al vecchio All-Father.
«Avanti Tom, smettila!» Sorrise alla sua espressione. Era arrivato al limite della sopportazione, presto sarebbe di certo scoppiato.
Ah Thor... come era divertente prenderlo in giro.

«Se credi che l’averti seguito senza obiettare sia stata una dichiarazione di resa, ti sbagli.» Il sorriso sul viso del moro si fece più largo. Accavallò una gamba sull’altra incrociando le braccia sul petto. «Mi sono soltanto mosso a pietà davanti alla tua evidente limitatezza di argomentazioni verbali.» La verità era che aveva temuto che la collera del dio del tuono si scagliasse contro di lui con la stessa foga delle saette che per sua natura divina padroneggiava. Ma se lo chiamavano il dio degli inganni, un motivo c’era. Anche se era certo che continuando a provocarlo in quel modo, non ne avrebbe ricavato nulla di buono. Ma al contrario di ciò che Loki aveva previsto, Thor non si era avventato saturo di collera contro qualche oggetto per scaraventarlo a terra, o più precisamente contro di lui, ma era rimasto li a mal nascondere un sorriso.
«Cosa c’è di così divertente? Hai perso quel poco di senno che ancora ti accompagnava?» Ma l’espressione cupa del moro si scontrò con quella insopportabilmente divertita del biondo. Quest’ultimo si passò stancamente poi una mano sul viso, sedendosi accanto a lui.
Gli occhi del dio si specchiarono nelle iridi cristalline dell’altro per qualche secondo di silente attesa. Provò a capire cosa gli passasse per quella testa dura.
«Tom, se hai finito di fare l’isterico, io andrei a farmi una doccia.» Loki sentì la sua mano schiaffeggiargli un paio di volte la coscia, prima che Thor si alzasse e si dirigesse silente verso una porta in legno che, a quanto aveva intuito dalle sue parole, doveva dare nel bagno.
Si ritrovò a scuotere la testa incredulo.
Che razza di piano contorto e folle aveva ingegnato Odino? Quale era la sua speranza? Che impazzisse? Che perdendo del tutto il senno forse lui sarebbe riuscito a manipolarlo per fargli credere alle sue bugie su quanto lo amasse? Era questo lo squilibrato piano del padre degli dèi?
Loki non avrebbe più creduto alle sue menzogne, né a quelle di Thor, né a nessun’altra voce che avesse avuto la pretesa di parlargli di Asgard come della sua casa. Lui non ne aveva più una. La sua dimora era il caos, la sola casa che conoscesse era la solitudine della sua anima lacerata. Mai più colonne dorate, solo rocce lunari di grigio odio.
Ricordava bene il suo sguardo mentre cadeva nel vuoto. La sua delusione. In fondo, al potente AllFather, non sarebbe costato nulla allungare una mano ed afferrarlo. Ed invece aveva lasciato che si perdesse.
Si alzò dal letto guardando la porta. Poteva uscire, poteva andarsene da lì senza problemi. Ed allora che cosa aspettava a farlo? Il rumore dello scosciare dell’acqua prese a risuonare nella stanza e gli occhi del dio si posarono sul pavimento. Per la prima volta in tutta la sua vita, non sapeva cosa fare. Non aveva nessuna strategia, non riusciva ad elaborarne alcuna.
Era giunta la sua fine? L’oscuro mandante che gli aveva consegnato il potente scettro, forse gli era già vicino. Forse Odino aveva stretto un accordo con lui e...
La musica che aveva udito nel pomeriggio riecheggiò nella stanza spezzando il corso dei suoi pensieri, e d’istinto guardò verso il piccolo cellulare che Thor aveva poggiato sul tavolo,.
Se fosse stata ancora quella mortale, avrebbe avuto l’occasione per assaporare almeno una piccola dose della sua tanto agognata vendetta. Si diresse a passo spedito e lo afferrò. Poteva leggere qualcosa sullo schermo. Un nome, un nome che gli suonava dannatamente familiare. Sapeva come usarlo, così premette il tasto verde.
«Ehi Chris!» La voce che udì dall’altra parte gli provocò un brivido insolito lungo la spina dorsale. «Chris, mi senti?» Riconosceva quella sensazione. L’aveva provata la prima volta quando era riuscito a realizzare la sua prima vera illusione. Un sorriso maligno gli piegò le labbra.
«Chris è sotto la doccia.» Il silenzio rispose dall’altra parte.
Forse aveva trovato il modo di risolvere tutta quella situazione. Quell’insensato gioco, da chiunque fosse diretto, sarebbe presto giunto al termine.
«Oh... Va bene, lo chiamerò più tardi.» Si trattenne dal ridere soddisfatto, mentre pian piano gli parve di aver trovato il bandolo della matassa.
«Come preferisci... Tom».












<<<>>>












[1]. Kat Dennings è l’attrice che interpreta Darcy in Thor. [A detta di Kenneth Branagh (regista del film), Kat assomiglia molto caratterialmente al personaggio di Darcy. È simpatica ed ironica, quindi mi sono ispirata proprio a Darcy per caratterizzarla]



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Salve mie prodi lettori!
Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, ma fortunatamente sono riuscita ad aggiornare prima del previsto. Spero la cosa vi faccia piacere.
Ringrazio nuovamente chiunque abbia apprezzato la storia e mi auguro che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Spero anche che il cambio di format per i dialoghi non sia stato “antipatico”, ma mi sono convertita da poco alle caporali e quindi ho pensavo fosse bene rieditare l’intera storia.
Ma questi lati tecnici non interessano a nessuno, quindi ritorno alla storia.
Come avrete capito, c’è stata una svolta, perché pare che il nostro caro Loki abbia intuito qualcosa...
˜Sarà sulla strada giusta?
˜Chris capirà finalmente che l’uomo nella sua stanza non è il suo adorato compagno di merende?
˜E soprattutto, riuscirà il piccolo Tom a trovare qualcuno con cui cenare?

Le risposte a tutte queste domande nel prossimo capitolo.
Vi aspetto ^_^
kiss kiss Chiara


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ciak 3. [Non si dicono le bugie, Chris...] ***


3

Loki: The Bright World




Ciak 3. "
Non si dicono le bugie, Chris..."



Tom rimase ad osservare lo schermo del cellulare per qualche istante, finché non si oscurò.
Aveva pensato che invece di piombargli in camera senza preavviso, avrebbe potuto semplicemente telefonare a Chris e chiedergli se era libero. Magari potevano cenare insieme, ed invece...
Quella breve telefonata lo aveva destabilizzato. Il suo cervello gli mandò qualche input su una possibile stupida gelosia, ma subito quell’insensata idea fu scartata. Non erano state le sue parole, era stata la sua voce, molto -forse troppo- paurosamente simile alla sua. Il suo accento, la sua intonazione. Solo un po’ più bassa.
«Che sciocchezza!» Si ritrovò a scuotere la testa con un sorriso. Cosa c’era di male se qualcuno aveva una voce simile alla sua? In fin dei conti, non era l’unico inglese al mondo! Eppure, proprio non riusciva a togliersi dalla pelle quella strana sensazione. Chi era la persona che aveva risposto al cellulare di Chris? Un amico, probabilmente. Un amico, di cui Tom, ignorava l’esistenza. Cercò di non badare alla morsa che gli aveva attanagliato lo stomaco. La sua non era assolutamente gelosia. Chris era libero di avere tutti gli amici che voleva, lui poteva solo esserne felice.
Si avvicinò al frigo bar ed afferrò una bibita color arancio. La scritta sull’etichetta era in norvegese, ma non si curò più di tanto di chiedersi se fosse o meno alcolica. Mandò giù un sorso generoso e si accorse che non lo era, ed avrebbe aggiunto, purtroppo. Si passò poi sospirando le dita fra i capelli mossi e guardò verso la porta della sua camera.
“È sotto la doccia”
Avrebbe dovuto aspettare, il suo amico gli avrebbe riferito che lui l’aveva chiamato e probabilmente sarebbe stato proprio Chris a contattarlo. Sì, non c’era alcun motivo di stare in ansia. Si sforzò di sorridere, sebbene dentro, aveva davvero uno strano presentimento.


- - -


Il letto era comodo. La vista, accettabile. L’ambiente discretamente accogliente.
Loki girò lentamente per la stanza prendendo di tanto in tanto qualche oggetto fra le mani. Lo esaminava e poi lo riponeva al suo posto. Sul viso un ghigno soddisfatto, mentre udiva il rumore dell’acqua continuare a risuonare nell'aria.
Ormai era chiaro. Il piano di Odino, era davvero chiaro.
Aveva i suoi lineamenti, la sua voce, perfino il suo stesso odore. Ma quell’uomo biondo, non era per nulla Thor. Forse quella non era neanche Midgard. Era tutta un’illusione. Una blanda ed insulsa illusione. Si risentì solo di non essersene accorto prima. Come dio dell’inganno era stato fin troppo sciocco a credere a ciò che vedevano i suoi occhi. L’ingannatore aveva rischiato di cadere in un inganno altrui. Quale irritante paradosso. Ma ora che le carte erano in tavola, toccava a lui fare la prossima mossa.
Si rigirò fra le sottili dita un piccolo foglio di carta. C’erano scritte poche parole, un cortese paragrafo di qualche riga in cui si augurava un “sereno soggiorno”a: «Mr. Chris Hemsworth» sospirò ridacchiando per poi far scivolare il foglio sul legno del tavolo. Così era questo il suo nome completo.
Chris Hemsworth, l’uomo che aveva sul viso l’immagine del suo odiato fratellastro Thor. Simili, molto simili, alcuni avrebbero detto uguali. Ma non Loki. Ora, non più.
In quel momento capì il perché delle sue sensazioni.
Il perché lo aveva seguito silente, il perché si era limitato a qualche sporadica frase invece di annegarlo in un mare di ingiurie. Il perché non lo avesse ancora aggredito fisicamente. Il perché non fosse ancora uscito da quella stanza. Semplicemente, non era Thor.
Il rumore dell’acqua si spense e il dio puntò lo sguardo verso la porta, pronto a giocare la sua, di partita.
«Chris!» Gli sorrise amabilmente quando lo vide entrare nella stanza. Era in accappatoio e teneva un asciugamano nella mano, con cui raccoglieva le gocce d’acqua che gli cadevano dai capelli.
«Tom... ti senti meglio?» Loki annuì a quella domanda allargando il sorriso.
«Sì, decisamente meglio.» Lo vide sorridere a sua volta con una luce serena negli occhi.
Come aveva potuto confonderlo con Thor?
Lo seguì con lo sguardo andare verso l’armadio e tirar fuori qualche indumento.
Doveva ammettere che però quella volta, l’AllFather ci si era messo d’impegno. Un'illusione quasi perfetta, che avrebbe ammirato, se non fosse stata creata per raggirare lui.
«Mi ha cercato qualcuno? Mi è parso di sentire il suono del telefono.» Loki fu costretto ad ingoiare una risata divertita. Quanto avrebbe voluto dire la verità almeno per una volta, ma non poteva giocarsi la sua strategia in modo così sciocco.
«No, Chris. Non ha chiamato nessuno.» Il biondo lo guardò per qualche attimo per poi scuotere la testa ridacchiando.
«Sono contento che sei ritornato te stesso... Mi hai spaventato prima, lo sai?»
Spaventato? Non aveva idea di quanto potesse davvero spaventarlo. Loki però doveva ammettere che faceva ancora fatica ad identificare giustamente la figura che aveva davanti. Bastava che gli si rivolgesse, o solo lo guardasse, che il risentimento che provava per Thor venisse fuori dal suo cuore come una cascata di lava.
«Perdonami... non volevo causarti pensieri.»
«Ma figurati, l’importante è che stai bene.» Chris gli si avvicinò poggiandogli una mano sul collo pallido. Il suo tocco caldo come quello del suo nemico giurato, provocò in Loki un leggero fremito. Sentiva di voler sfuggire via, ma non poteva farlo. Doveva continuare il suo inganno. Chris doveva credere che lui fosse Tom, chiunque egli fosse.
«Grazie.» Dirlo gli risultò più difficile del previsto. Lo stomaco gli bruciò furente come avesse appena ingoiato del fuoco, e lo sguardo gentile dell’altro non gli era di aiuto. Benché si sforzasse, non riusciva ancora ad eliminare del tutto l’immagine dell’asgardiano ogni volta lo guardava. «Dovrai vestirti... Io quindi...» Avrebbe dovuto dire “vado via”, ma si rese conto di non sapere bene dove sarebbe andato. Per fortuna Chris gli risolse il problema, o sarebbe meglio dire, gliene creò uno maggiore.
«Come se fosse la prima volta!» Ed un attimo dopo il suo corpo nudo ed ancora umido, era sotto gli occhi chiari di Loki. Dopo un attimo di incertezza, il dio distolse subito lo sguardo piantandolo sulla parete della stanza, sentendo l’altro ridacchiare.
Maledetto spudorato! Neanche Thor aveva mai osato essere tanto sfrontato. Ed il dio del tuono era un tipo decisamente a corto di buone maniere, questo Loki l’aveva sempre potuto appurare.
Lo sentì armeggiare con qualcosa e girò di poco lo sguardo per portarlo sulla sua schiena. Almeno si era degnato di infilarsi le braghe e sembrava essere intento a chiudere una cintura. La sua schiena era maledettamente identica alla sua...
Scosse appena il capo per mandare via quel pensiero. Quello non era Thor. Doveva costringere la sua mente ad accettarlo, per quanto fosse visivamente difficile farlo. Confonderlo, era ciò che voleva il suo maldestro ingannatore.
«Hai già ordinato?» Rimase silente a quelle parole. Ordinato cosa?
Si limitò a scuotere la testa con fare innocente. Parve la mossa migliore. Chris si tirò indietro i capelli ancora bagnati e si diresse verso il telefono poggiato sul comodino accanto al letto. Sui pettorali definiti ancora sostava qualche goccia d’acqua.
Alzò la cornetta e iniziò a parlare con qualcuno. Loki capì che stava ordinando la cena.
Giusto, ordinare la cena. Da quando era su Midgard aveva iniziando a perdere colpi. Ad ogni modo, non aveva per nulla voglia di mangiare. Lui era un dio, sfamarsi non gli era necessario. Lo pensò, se ne convinse, ma un secondo prima che Chris riattaccasse il telefono, sentì il suo stomaco contorcersi. Come era possibile? Notò che l’altro non se ne era accorto e si sentì sollevato. Il suono sgraziato delle sue interiora sarebbe di certo stato motivo di ilarità nel biondo. Non ci teneva a regalargli quella soddisfazione. Anche se ormai era appurato che non fosse Thor, scorgere su quel viso una qualsiasi espressione di derisione, non rientrava comunque nei suoi desideri.
«Non mi hai ancora detto in quale camera sei.» Sollevò le labbra a quella domanda indiretta. Stavolta non si sarebbe fatto prendere alla sprovvista
«Perché? Vuoi già liberarti di me?» Lo vide sorridere a sua volta, ma in un modo diverso. Se avesse voluto usare un aggettivo preciso, sarebbe stato “ambiguo”. Onestamente non se lo aspettava, ma sì, quello era un sorriso decisamente ambiguo. E Loki era troppo acuto per non coglierlo.
«Dovrei?» Sospirò il biondo infilandosi una maglia bianca.
Quel gioco lo stava intrigando. Avvertì chiaramente che fra Chris e questo fantomatico Tom, c’era un rapporto particolare. Non riuscì a definirlo in modo specifico, però quello sguardo nascondeva più di quello che voleva mostrare.
Non che a lui potesse interessare più di tanto, aveva ben altre preoccupazioni decisamente più importanti a cui badare. Ma in quegli occhi azzurri, vedeva qualcosa che non aveva mai attraversato le iridi del dio del tuono. Almeno, non quando guardavano verso di lui.
«Questo dipende da te, Chris.» Fece qualche passo verso di lui e si fermò, aspettando che fosse l’altro a coprire il resto della distanza che li separava.
Così fu.

Si ritrovò sotto quello sguardo per lui nuovo, e rimase silente in attesa della sua replica.
«Hai intenzione di mandarmi di nuovo in confusione?» Loki ghignò passandosi appena la punta della lingua fra le labbra.
«Credo che tu sia già abbastanza confuso di tuo.» Anche l’altro sorrise mentre una ciocca di capelli biondi gli ricadeva sul viso. Il dio vide alcune gocce scivolare via e bagnare la stoffa bianca sulle sue spalle. «Dovresti asciugarli o sarai costretto a cambiarti di nuovo.» Gli indicò le macchie d’acqua sulla maglia, ma il biondo continuò a guardarlo senza cambiare espressione, con un sorriso sottile a piegargli le labbra e quella luce immutata negli occhi.
Loki pensò che quel Chris si stava incamminando su un terreno che si sarebbe rivelato per lui decisamente ostico. La sua lingua d’argento era conosciuta in tutte e nove i regni. Non c’era nessuno che potesse circuire la gente come faceva lui, e nessuno che potesse sperare di batterlo in un gioco di ambiguità.

Gli parve già di sentire sotto al palato il sapore della vittoria, quando vide un attimo dopo la maglia di Chris cadere sul pavimento ed il suo possente torace tornare nuovamente sotto i suoi occhi.
«Problema risolto!» sorrise divertito.
Grosso errore il suo.
 Neanche quello sciocco di Thor ne avrebbe commesso uno tanto grossolano.


- - -


Se c’era una cosa chiara in tutta quella caotica situazione era una: Tom aveva deciso di farlo ammattire. Fu il pensiero che attraversò la mente di Chris dopo il loro allusivo scambio di battute.
«Dovresti asciugarli o sarai costretto a cambiarti di nuovo.»
Prima faceva l’acido, poi il pazzo isterico. Ed ora? Voleva davvero fargli credere che non ci fosse sotto qualcosa? Di solito Tom non si comportava così. Solo una volta era accaduto che si fosse lasciato andare più del dovuto e che fosse diventato leggermente “insolito”. Era accaduto durante le riprese de The Avengers. Dopo una lunga giornata di lavoro, tutto il cast aveva deciso di regalarsi una serata di svago, con tanto di permesso da parte di Joss. Si erano recati in un locale riservato e qualche drink dopo, Chris si era ritrovato con Robert e Jeremy che gli ridacchiavano su come l’inglese ci stesse spudoratamente provando con lui, incurante del resto del cast più o meno sobrio. “Non dire assurdità, Rob” gli aveva risposto lui. Ma poi si era dovuto ricredere, quando con un tono carico di malizia, Hiddleston gli aveva sospirato all’orecchio che quella sera non sarebbe voluto andare a letto da solo. Il giorno dopo il colorito del suo viso aveva attraversato tutte le tonalità del rosso e del viola, mentre si scusava per come si era comportato la sera prima. Perché ovviamente Jeremy si era preso la briga di informare l’inglese delle sue malcelate avance fatte sotto gli occhi di tutti. Era poco abituato all’alcol, si era giustificato con il suo accento da perfetto dandy. Chris scoprì solo allora quel suo nuovo lato, che lo rendeva teneramente più umano.

Ma almeno che quel giorno Tom non avesse preso qualche droga, non si spiegava quel suo insolito comportamento. Doveva tentare in tutti i modi di scoprire la verità.
Azzardo più, azzardo meno. Con ogni probabilità, sarebbero finiti a riderci sopra.
Si sfilò la maglia e la gettò a terra con fare divertito sentendo i suoi capelli appiccicarsi umidi sulle spalle.
«Problema risolto Le labbra di Tom si incresparono in un sorriso che Chris gli restituì, ma subito dopo, si sentì avvolgere da una strana inquietudine. Si sarebbe aspettato di tutto: una risata fragorosa, una spinta sul petto con annesso “rimettiti la maglia, Maciste”, anche un’espressione esasperata, perché Tom lo sapeva che, in fin dei conti, era un grosso ragazzino australiano.
Era pronto a tutto, ma non a quello. Non a quella luce che gli vide brillare negli occhi, non a quello sguardo carico di sfida e malizia. Chris, non era preparato a quella reazione. E per la prima volta da quando lo conosceva, l’australiano di fronte all’amico, si sentì incredibilmente e ridicolmente a disagio.
Non gli era mai successo, Tom non l’aveva mai messo a disagio, neanche quella notte a Cleveland[1], con tutte le imbarazzanti avance che un ubriaco Hiddleston gli aveva rivolto. Se c’era una cosa che Chris capì, era che gli occhi in cui stava riversando inspiegabilmente imbarazzato il suo azzurro, potevano appartenere a chiunque, fuorché a Tom.
La sua mente ripescò nei ricordi delle riprese dei loro film, le scene girate fra Thor e Loki...
«Il cameriere sarà qui a momenti.» Cancellò il discorso di prima. Raccolse la maglia e la indossò allontanandosi in direzione del tavolo. Avvertì gli occhi di Tom sulla sua schiena mentre cercava di concentrarsi fingendo di fare una qualsiasi cosa con il cellulare che aveva afferrato dal tavolo.
«Chris, va tutto bene?» Il tono di voce dell’inglese provocò un leggero brivido nel suo corpo. La sua voce era risuonata estremamente inquietante. Alzò lo sguardo verso di lui annuendo con un sorriso costretto.
Sembrava divertito, divertito in modo decisamente preoccupante. Non era da lui. Il sorriso di Tom era sempre stato limpido e sincero.
«Mi sono solo ricordato che devo chiamare Elsa.» Portò il cellulare all’orecchio facendo partire la chiamata. Era una buona mossa, almeno così avrebbe avuto il tempo di metabolizzare il tutto. Peccato che dall’altra parte, rispose il servizio del suo operatore, che gli ricordava l'ammontare del suo credito telefonico. Era andato totalmente nel pallone che aveva perfino sbagliato numero. «È occupato» mentì per evitare una figura peggiore.
Il viso di Tom era una maschera di compiacimento, come se il vederlo in evidente difficoltà gli provocasse una sottile -anzi ben poco sottile- soddisfazione. Chris si ritrovò a sorridere forzatamente, mentre l’inglese gli si avvicinava lento. Le mani incrociate sul petto, ed i capelli neri perfettamente tirati indietro che si muovevano debolmente ad ogni falcata.

«Ti vedo in difficoltà, ma non riesco a capire il perché...» Il sorriso che sfoggiava però, permise a Chris di intuire che quella era decisamente una menzogna. Il motivo, lo conosceva benissimo.
Perché ti stai comportando in maniera assurda ” avrebbe voluto urlargli scuotendolo per le spalle.
«Non dire sciocchezze! Sono solo stanco.» Però si ritrovò ad indietreggiare appena, finendo con le gambe contro il legno del tavolo, quando Hiddleston gli fu praticamente troppo vicino.
«Non si dicono le bugie, Chris... Non te l’ha insegnato nessuno?» sospirò scuotendo piano la testa.
Ok, era arrivato decisamente ad un punto di non ritorno.
Doveva affrontarlo di petto. Tom era palesemente in condizioni preoccupanti. Non lo credeva capace, ma per un solo istante l’australiano si chiese se non fosse davvero sotto l’effetto di qualche sostanza.
«Tom, che ti sta succedendo?» Lo vide sorridere e schioccare appena la lingua sotto il palato.
«Ancora non l’hai capito?» Più che una domanda, un’affermazione a cui Chris non poté che dare ragione. No, non aveva decisamente capito.
Poi un rumore secco di nocche che picchiavano sulla porta e Chris si sentì in dovere di ringraziare Dio quando riuscì a sfuggire allo sguardo allarmante di Tom per catapultarsi ad aprire.
«La vostra cena, signore.»
Sorrise al viso lentigginoso del giovane che spinse poi il carrello cigolante all’interno.
«Grazie mille!» Mai avrebbe pensato di dare una mancia con più convinzione come in quel momento. Infilò qualche banconota nella pallida mano dell’inserviente e chiuse la porta. Doveva decisamente cambiare registro.
«Fame?» Si pentì immediatamente di quella domanda, non appena vide il ghigno inquietante dipingersi sul viso dell’inglese.
«Non immagini quanto.»


- - -


Controllo totale. Appagante ed inebriante, controllo totale.
Loki si sentì pervadere tutto il corpo da un annebbiante calore. Quel calore dato dalla consapevolezza di essere i soli a condurre il gioco. E di mero gioco, si trattava.
Chris, Thor, di chiunque fosse il viso a cui apparteneva l’espressione imbarazzata ad assolutamente impossibilitata a replicare, per il dio degli inganni, non aveva minimamente importanza. L’unica cosa che davvero contava in quel momento era che si era sentito nuovamente il degno regista della situazione. Tutto era finalmente nelle sue mani, sebbene fosse ben consapevole che quel “tutto” si limitava al magro controllo emozionale dell’individuo più o meno accreditato che aveva davanti.
Era sempre stato così, e così sarebbe sempre stato.
Lui era l’artefice del suo destino. Ogni singolo gesto, l’azione più semplice che aveva intrapreso, aveva un ferreo quanto accurato studio alle spalle. Non erano mai esistiti piano improvvisati. Ogni avvenimento era accaduto perché era stato lui a volerlo, nei modi e con i mezzi che più gli erano confacenti. Almeno finché non era giunto sulla Terra, finché quei miseri umani non si erano ostinati a mettergli i bastoni fra le ruote, finché quel maledetto Thor non si era ancora una volta prodigato per oscurarlo con la sua immeritata grandezza. Ma l’immagine dei viso palesemente a disagio del biondo, pareva alleviare un po’ il macigno dell’amara sconfitta che pesava sulle spalle dei nefasto dio.
Spostò di poco lo sguardo sul carrello d’acciaio appena arrivato, catturando immediatamente la figura slanciata di una bottiglia di vino.
Ho intenzione di farti ubriacare
Sorrise divertito.
«Allora, non offri da bere al tuo ospite?»
Sì, era decisamente una buona idea.












<<<>>>












[1]. Cleveland è la città che ha ospitato parte delle riprese de "The Avengers". [Chris si riferisce alla serata narrata nel paragrafo precedente]



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Ed ecco un altro aggiornamento. Spero abbiate gradito.
Uno spruzzo di Chris/Loki dovevo inserirlo, ne andava della mia salute mentale XD
Sebbene il nostro caro Tom abbia fatto solo una breve comparsa in questo capitolo, non temete, nei prossimi avrà lo spazio che si merita.

˜ Riuscirà Chris a non andare completamente fuori di testa?
˜ Quale sarà il perfido piano di Loki? (beh questa è scontata)
˜ Ma cosa più importante, quante di voi vorranno uccidermi per aver fatto rimettere la maglia a Chris?

Le risposte come sempre nel prossimo capitolo!
Un saluto ed ancora una volta, Grazie di cuore per il sostegno ^^
kiss kiss Chiara


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ciak 4. [Io credevo fossi tu!] ***


4

Loki: The Bright World




Ciak 4. "Io credevo fossi tu"



Combattere l’imbarazzo, l’agitazione o qualunque altra sensazione di disagio con l’aiuto dell’alcol, era un’usanza praticata non solo su Asgard. Anche sulla Terra se ne faceva largo uso, come Loki poté appurare quando Chris in poco tempo, svuotò completamente la bottiglia di vino.
Con un tonfo il vetro ormai vuoto si poggiò sul legno del tavolo attorno a cui se ne stavano seduti il biondo ed il suo commensale.
Gli occhi del dio catturarono il sospiro che sfuggì dalle labbra di Chris, quando mandò giù l’ultimo sorso di vino bianco. Si limitò a trattenere un sorriso, mentre si portava alla bocca un piccolo pezzo di carne. Il cibo midgardiano non era male, dopotutto, ed era anche riuscito a domare il fastidioso brontolio che gli aveva attanagliato lo stomaco. Chris dal suo canto, aveva preferito riservare le sue attenzioni alla sola bottiglia.
«Questo vino è qualcosa di... di ottimo!» Occhi leggermente lucidi, sorriso esageratamente largo, tono di voce troppo alto, parole scandite in maniera imbarazzante.
Per Loki non c’era immagine migliore che gli potesse coprire la vista. La condizione in cui versava l’altro, decisamente alticcia, per non dire di totale ebbrezza, lo rendeva estremamente soddisfatto.
Si pulì elegantemente le labbra con il tovagliolo di stoffa, e si poggiò con i gomiti sul tavolo, facendo combaciare le dita delle mani sotto il suo mento.
«Chris?» Aspettò qualche attimo, per dare il tempo alle sinapsi del biondo di mettersi a lavoro nonostante i fumi dell’alcol, e quando gli occhi ora quasi più azzurri di Chris si posarono sul suo viso, si concesse di continuare. «Volevo farti qualche domanda. Sono certo che dato il tuo attuale stato mentale mi risponderai più liberamente, sarai per così dire, più “docile”.» Sorrise pago enfatizzando l’ultima parola, compiacendosi di come si stava svolgendo il suo piano. Forse dentro di lui, gli parve di portare una vittoria anche sul suo odiato fratellastro, perché da quel che ricordava, era raro vedere il potente Thor cadere sotto l'eccesso di qualche bevuta. Ma quando stava per continuare, le parole che uscirono dalle labbra del biondo lo obbligarono al silenzio.
«Mi sei mancato.» Il sorriso si spense lentamente lasciando spazio ad un’espressione di semplice diffidenza. «Mi è mancato passare del tempo con te, Tom.» Quel nome lo riportò in sé.
«Ascoltami, Chris-» Ma la voce dell’altro lo interruppe nuovamente.

«Sei sempre stato tu la persona che sapeva cosa dire, cosa fare... In qualunque momento. Tu... Tu sai sempre come tirarmi su e come aiutarmi, ed io non sono capace neanche di...» Gli occhi di Chris si abbassarono sul bicchiere vuoto che stringeva fra le dita. «Sono un pessimo amico.» Ed un sorriso triste gli piegò le labbra.
Per un solo istante Loki provò un sentimento diverso per quell’uomo davanti. Non odio o disprezzo, qualcosa di più simile al sentimento che aveva spesso provato per se stesso. Quella miscela di dolore e compassione che si tingeva di una velenosa e repellente autocommiserazione. Ed arrivava ad odiarsi per questo. Ma fu solo per un misero ed insignificante attimo, la durata della discesa di un granello di sabbia nella clessidra.

Non avrebbe mai potuto provare sentimenti diversi per Thor, o per chiunque avesse i suoi occhi. Il suo odio non avrebbe lasciato posto ad altro. Mai. Mai più.
Suo fratello era morto nella menzogna di Odino, era morto molto prima. Quando a quindici anni aveva provato per la prima volta gelosia nei suoi confronti. Quando per la prima volta aveva desiderato essere figlio unico.
«Non so chi tu sia. Non mi interessa neanche saperlo!» Il dio assottigliò gli occhi sull’espressione incerta dipinta sul volto dell’altro.
«Tom, che stai…» Non gli permise di continuare.
«Io non sono Tom!» Quasi urlò scattando in piedi e sbattendo entrambe le mani sul tavolo.
Dannato sciocco... Non seppe a chi fosse diretto quel pensiero, se all’idiota seduto davanti a lui o, molto più probabilmente, a se stesso. Stava bellamente mandando alle ortiche il suo piano, neanche fosse il più impreparato degli scolari. Ma ormai il danno era fatto.
«Io sono Loki.» Tanto valeva togliersi di dosso quel fastidioso nome con cui continuavano a rivolgersi a lui.
Si aspettava la sua faccia confusa, il suo bofonchiare incerto, anche uno scatto d’ira, ma il dio degli inganni rimase completamente impreparato dalla risata che proruppe dalla gola del biondo.
«Loki… Certo, sei Loki!» Lo vide portarsi una mano all’altezza dello stomaco mentre l’altra sbatteva sul tavolo.
«E-e questo che significa, stupido idiota?» Quasi si vergognò del tono stridulo che aveva assunto la sua voce e poté sentire il sangue irrorargli le guance. Sfacciato! Insulso sfacciato! Come osava scoppiargli a ridere in faccia con tale impudenza? Il suo castigo sarebbe stato senza uguali.
«Oh mio dio, forse sono ubriaco, ma tu mi fai sempre ammazzare dalle risate!» Le parole di Chris erano intervallate ad incontrollate risa, mentre si alzava dal tavolo, «Allora se tu sei Loki, io sono Thor, giusto?» Si asciugò una lacrima con l’indice e si schiarì la voce con un colpo di tosse. Nel mentre, le labbra del moro si schiudevano appena senza lasciar uscire alcun suono. Era completamente esterrefatto. «Allora, fratello mio, ti è piaciuta la cena?» Le risa tornarono a riempire l’aria mentre il biondo si accasciava sulle sue stesse ginocchia per poi capitolare sgraziatamente a terra. «Mi sento male!» bofonchiò ancora in preda ad un’ incontrollata ilarità, di certo esasperata da tutto l’alcol che aveva in circolo.
Loki scosse la testa inconsciamente davanti a quella abominevole visione.
Si stava bellamente beffando di lui. Un inetto ed ignobile uomo che aveva già di per sé la colpa di portare sul viso i lineamenti del maledetto dio del tuono, osava infierirgli una tale offesa?! Lui, indegno persino di baciare il suolo su cui camminava!?
Mai in vita sua il dio provò una rabbia più cieca. Neanche di fronte a quello sfrontato di Stark, neanche dopo la sua sconfitta.

Strinse forte i pugni finché le nocche non sbiancarono. L’avrebbe ucciso. Oh, sì che l’avrebbe fatto. Avrebbe afferrato con entrambe le mani quel suo grosso collo e l’avrebbe stretto forte finché non gli fossero esplose le orbite, e poi avrebbe dato in pasto ai corvi la polvere delle sue ossa...
No. Si stava facendo nuovamente guidare dalle sue emozioni. Era un errore che non poteva commettere. Doveva rimanere lucido, solo così avrebbe potuto attuare una strategia efficacie. Cercò di regolare il suo respiro e quando ci riuscì sciolse le dita dolenti. Nel frattempo Chris era divenuto silenzioso e Loki gli si avvicinò di qualche passo. Magari aveva riacquistato il senno -sebbene fosse sprovvisto di un cervello degno di quel nome, da quello che aveva potuto appurare negli ultimi minuti- ed ora era pronto a confessargli tutto, a metterlo al corrente di quella follia in cui era stato catapultato. Avrebbe finalmente scoperto il nome dell’autore di quella fastidiosa illusione.
«Chris?» Ma quando si chinò su di lui per poco non fu posseduto nuovamente dalla rabbia furente di poco prima. Quel maledetto si era bellamente addormentato. «Grande, grosso ed inutile» sospirò rialzandosi.
L’aveva fatto bere per farlo parlare, non certo per essere preso per i fondelli, né tanto meno per ritrovarsi un armadio di muscoli addormentato sul pavimento.
Con la punta del piede gli scosse una gamba senza però ottenere risultati soddisfacenti.

Rimase silente a guardare il suo viso. Rilassato e sereno. Libero da demoni, libero da catene ed inquietudini. Era questo che trapelava dalla sua muta espressione. Anche Thor, quando dormiva, aveva la medesima espressione.
Flesse un ginocchio per chinarsi appena su quel corpo assopito.
«Chi sei, Chris Hemsworth?» Le parole si udirono appena nella stanza mentre il dio continuava a guardare quel viso. I suoi occhi azzurri celati dietro le palpebre. Il suo respiro profondo che odorava inevitabilmente di alcol.
Avrebbe potuto ucciderlo e nessuno glielo avrebbe impedito. Non gli servivano poteri o magie. Gli bastava afferrare il coltello sul tavolo e puntarlo alla sua gola, o poteva affondare la lama nel suo petto e spaccare a metà quel cuore. Avrebbe potuto allagare l’intera stanza con il suo sangue e restare a fissare la sua opera pago. Ma tutto ciò che fece, fu allungare appena le dita verso quel viso, verso la barba incolta che lo copriva.
Un riflesso sbiadito di ricordi passati lo avvolse. Memorie perse nel tempo, che credeva ormai perdute e dissipate fra il dolore, fra le lacrime che aveva versato e quelle che gli erano rimaste celate nel cuore, nella sua anima nera. Giunse ad un soffio dallo sfiorarlo, ma si ritrasse. Le dita tornarono a chiudersi in un pugno e i denti ad affondare nel suo labbro.
Abbiamo giocato insieme, abbiamo combattuto insieme... Non ricordi nulla di questo?
Ricordo un’ombra. Una vita all’ombra della tua grandezza
Ma il viso di quell’uomo non apparteneva a Thor. Il suo animo non gli apparteneva. Il dio del tuono gli si era sempre rivolto in una certa maniera. Anche quando gli aveva sospirato parole gentili, a sua detta ricolme di sincero affetto, Loki non aveva mai avvertito quella vena che aveva attraversato prima le parole di Chris. Quella vena che invece aveva sempre avvolto le sue di parole. Il senso pungente di inferiorità.
Non ho mai bramato il trono, volevo solo essere tuo pari
Lui l’aveva tramutata in odio, Chris sembrava invece averla elevata a pura ed inspiegabile devozione.
Mi sei mancato
Sapeva non erano parole dirette a lui, eppure in quel momento Loki aveva sperato lo fossero. Aveva sperato che quegli occhi azzurri appartenessero al figlio di Odino, aveva sperato di potergli credere, e quella debolezza gli bruciava forte nel petto, nel suo cuore gelido per nascita.
Chiunque fosse questo Tom, aveva di certo un forte ascendente su Chris e si chiese se la cosa fosse ricambiata.
Fissò fuori dalla finestra il cielo divenuto nero come la pece, oscuro come quello dei mondi che aveva visitato nel suo esilio, dove non vi era sole a scaldarlo, non c’era acqua a lavare via la sua rabbia né il suo dolore. La notte che governava la sua anima ormai da troppo tempo, di cui era divenuto suddito. Il fu temuto dio, sarebbe stato per sempre suo servo?

«Ohi.» La voce impastata del biondo lo strappò via dai suoi pensieri e lo riportò con gli occhi sul suo viso, su quello sguardo di ghiaccio tornato ora a specchiarsi nelle sue iridi. «Volevi darmi un bacio?»
Non riuscì a non sorridere a quelle parole provando quasi delusione per se stesso, per quella sua infantile debolezza.
Un attimo prima era pronto ad ucciderlo ed ora quasi provava simpatia per quel ragazzone biondo disteso a terra.
Che stregoneria lo stava mai guidando alla demenza?

«Sei decisamente ubriaco» sentenziò con un sospiro senza perdere il sorriso. L’altro ridacchiò dandogli palesemente ragione.
«Tu, avresti dovuto essere ubriaco, non io!» Eh già. Peccato però che Loki lo avesse avvertito di non metterlo al corrente delle sue intenzioni. Ma anche avesse taciuto, non ci sarebbe stato modo di portare a compimento quello sgangherato proposito.
Con evidente fatica il biondo si mise a sedere sul pavimento mentre si massaggiava una tempia
«Ehi Tom?» Loki lo guardò silente ispezionare la stanza disorientato. «Perché sono sul pavimento?»
Perché sei un grosso scimmione ubriaco” pensò malignamente, ma si limitò ad alzarsi silente e dirigersi verso il tavolo negandogli ogni altra risposta.
«Mi dai una mano ad alzarmi? Ehi, Tom!» No, quello non lo avrebbe mai fatto. Si versò dell’acqua e buttò giù un sorso ignorando i successivi borbotti del biondo che goffamente si mise in piedi.
Dato che si era risvegliato poteva provare a torcergli qualcosa, ma il residuo di quelle inopportune emozioni provate poco prima, ancora gli annebbiava i pensieri.
«Grazie comunque!» Sorrise alla sua sarcastica uscita sospirando un debole “Prego”.
D’un tratto qualcuno bussò alla porta e Loki portò lo sguardo al legno marrone.
«Avanti, apri» comandò al biondo, conscio che gli avrebbe obbedito senza obbiettare. Non aveva né la capacità, né la lucidità per farlo. Lo seguì con lo sguardo incamminarsi barcollante bevendo ancora un po’ d’acqua.
La porta si aprì, e sebbene il dio non potesse vedere chi ci fosse sulla soglia, l’espressione sul viso del biondo gli suggerì la risposta che subito dopo fu confermata dalla voce che udì.
«Buonasera!» Sorrise soddisfatto poggiando il bicchiere pieno per metà sul tavolo. Di lì a poco avrebbe finalmente avuto modo di conoscere l’altro giocatore di quella bizzarra partita.
«T-Tom?»


---


Per una buona mezz’ora, Tom se ne era stato sdraiato sul letto a pancia in giù, facendo stancamente zapping fra i vari canali norvegesi. Si sentiva in qualche maniera in difetto nel non conoscere una sola parola di quella lingua, sia per il rispetto verso un paese tanto straordinario ed accogliente qual era, sia perché almeno avrebbe trovato meno avvilente quel suo continuare infantilmente a cambiare canale. Con uno sbuffo spense la tivù perdendosi poi con lo sguardo al vetro della finestra.
Non aveva ancora cenato benché avesse un certo appetito, ma forse in cuor suo stava aspettando la chiamata di Chris affinché potesse unirsi a lui. Non poté fare a meno di far lampeggiare nella sua testa il sorriso divertito di Kat.
Ah, le donne ed il loro ineguagliabile sesto senso.

Si tirò su e si infilò le scarpe. Aveva aspettato educatamente per un tempo ragionevole, eppure non era stato richiamato. Un pensiero cattivo lo invase: magari l’amico dell’australiano non gli aveva riferito la sua chiamata.
«Ma che vai a pensare!» si rimproverò passandosi una mano fra i capelli. Avrebbe solamente fatto un salto da Chris per salutarlo e nel caso non avesse ancora cenato, gli avrebbe proposto di unirsi a lui. Chiaro, lineare e soprattutto di immediata attuazione.
Il suo proposito non avrebbe di certo avuto complicazioni, eppure dovette ricredersi quando, attraversato il breve corridoio che divideva le loro stanze, si trovò davanti al viso dell’amico.
«Buonasera!» Non ricevette risposta ma solo lo sguardo lucido su di un viso accaldato.
«T-Tom?» E quella voce… Tipica di un Hemsworth che aveva alzato il gomito, e lui lo aveva visto molte volte per non riconoscerlo. Era un po’ che non si vedevano e Tom avrebbe voluto potergli dire “ti trovo bene”, ma sarebbe stata una bugia. Chris era strano. Non perché brillo, ma perché continuava a guardarlo stralunato senza proferire parola, come avesse appena visto un fantasma.
«Posso entrare?» Neanche stavolta gli fu data risposta. Magari era accaduto qualcosa di spiacevole. Assottigliò lo sguardo e gli poggiò una mano sulla spalla .«Ohi Chris, va tutto bene?» Lo vide inghiottire e scuotere la testa.
«No, io… Decisamente no.» Rimase interdetto per qualche attimo. Che poteva essere successo? Riguardava Elsa, o peggio India? Lo sguardo del biondo si spostò su un punto all’interno della stanza e Tom si affacciò appena per seguirlo, e quando vide cosa, o per meglio dire "chi" stava fissando Chris con aria scossa, si ritrovò a boccheggiare anche lui sconcertato: davanti ai suoi occhi un uomo che avrebbe potuto essere la sua copia esatta, se ne stava poggiato al tavolo con le braccia incrociate a propinargli un sorriso ambiguo.
«Chi è?» sospirò in direzione del biondo senza perdere di vista lo strano personaggio, con una condivisibile agitazione crescente allo stomaco.
«Io credevo fossi tu!» Il cuore di Tom accelerò di colpo e si trovò a guardare stranito il compagno.
«Che vuol dire “credevo fossi tu?”» Il viso di Chris era una maschera di shock. «Chris?» lo chiamò senza avere risposta.
Lo vide barcollare verso il letto bofonchiando uno stentato “devo sedermi”. Quella situazione non prometteva nulla di buono. Rimase fermo sulla soglia qualche interminabile attimo, saettando con gli occhi dall’immagine dell’ambiguo figuro al centro della stanza a quella dell’amico seduto sul letto con lo sguardo perso al pavimento. Era decisamente in pessime condizioni.
Non diede per nulla ascolto alla voce nella sua testa che gli stava urlando che c’era chiaramente qualcosa di bizzarro in tutta quella situazione, ma seguì l’istinto che mosse le sue gambe verso il biondo. Si inginocchiò davanti a lui poggiandogli una mano fra i capelli chiari che gli ricadevano ai lati del viso celandolo al suo sguardo.

«Come ti senti?» Chris alzò appena gli occhi su di lui e Tom gli sorrise. Rimasero a guardarsi per qualche attimo.
«Ehi Tom, sei proprio tu...» Avvertì le dita del biondo sfiorargli lieve una guancia ed un dolce sorriso, quasi grato, piegargli le labbra.
«Che scena carina… Ma decisamente stucchevole per i miei gusti.» Quelle parole gli fecero gelare il sangue nelle vene.
É sotto la doccia 
Quella voce così simile alla sua...
Si mise in piedi e lo scrutò con diffidenza.

«Così tu saresti Tom?» L’uomo fece qualche passo verso di lui e l’inglese avvertì il desiderio poco virile di indietreggiare. Ma non lo fece, magari sperando che una maggiore vicinanza potesse togliergli qualsiasi folle pensiero. «Beh, non posso negare che esiste una lieve somiglianza fra i nostri lineamenti.»
Lieve somiglianza? Era davvero un mero eufemismo chiamarla così, sarebbe stato più corretto affermare che erano due gocce d’acqua, sebbene l’altro non aveva il pizzetto ed i suoi capelli erano neri come la pece…

Un brivido sinistro gli percorse la spina dorsale ed ebbe timore di porre la domanda più doverosa in quel momento, perché la risposta che avrebbe potuto ricevere sarebbe stata una pura follia.
«Tu chi sei?» L’uomo assottigliò lo sguardo facendo altri lenti passi, finchè non gli fu così vicino che Tom poté vedere il suo riflesso negli occhi dell’altro, quegli occhi che parevano i propri.
«Uh, io credo tu sappia bene chi sono. Giusto, Tom?» Avrebbe voluto allungare una mano per vedere se era tangibile o solo un’illusione nella sua testa. Anche se in quei giorni si sentiva strano, non credeva di poter incorrere nella più stramba delle pazzie.
«Tu sei… Loki?» Una domanda ed un’affermazione. Una folle sentenza che vide conferma nel sorriso sghembo dell’altro.
«Perspicace,» gli occhi chiari del moro si posarono sul viso di Chris «Molto più del tuo buon amico».
Loki? Quello di fronte a lui avrebbe dovuto essere Loki?
Non aveva nessun senso, mai avrebbe potuto averne alcuno.

«Chris, se è uno scherzo è quanto mai inquietante!» Ma l’australiano lo fissò dal basso senza proferire parola. «Perché è uno scherzo, giusto?» Cercò una conferma che non arrivò.
Si ritrovò così a buttare giù un nodo alla gola mentre la sua bocca era completamente asciutta. Il cuore gli pompava forte e sentiva martellarlo nelle orecchie.

«È ora di accettare la sconfitta.» La voce dell’ambiguo personaggio riecheggiò nuovamente nella stanza. «Potete dire al vostro mandante, chiunque egli sia, che Loki non si lascia ingannare da nessuno.»
Ma che diamine andava farneticando? Era di certo un folle. Assolutamente! Era un fan psicolabile che vista la sua somiglianza con Tom, si era convinto di essere “Loki”. Doveva essere così. Nel peggiore dei casi avrebbe potuto essere anche pericoloso...
Chris era evidentemente scosso ed il suo stato di ebbrezza non aiutava. Toccava all'inglese gestire la situazione al meglio, prima di riuscire a chiamare la sicurezza.

«Va bene, ora ci sediamo e ne parliamo.» Ma l’australiano non parve dello stesso avviso.
«Di cosa vuoi parlare, Tom? Questo qui è... è solo uno fuori di testa!» La sua voce sebbene impastata era alquanto sicura.
«Fuori di testa? Non mi ritenevi fuori di testa quando un momento fa stavi cenando in mia compagnia decantando tutto il tuo affetto per me!» A quella beffarda replica Chris scattò in piedi fissandolo torvo. «Ah giusto, credevi fossi lui...»
Tom fu costretto ad afferrare l’amico per un braccio per impedirgli di avventarsi contro l’altro. Così rischiavano solo di passare dalla parte del torto.

«Calmati ora. Siamo fra persone civili, cerchiamo di comportarci come tali.» Fece fatica a tenere testa alle sue resistenze, ma parve riuscire nel suo intendo. Chris si calmò e lui lasciò andare il suo braccio.
Ora si trovavano in un perfetto triangolo, uno di fronte agli altri, ma nessuno parve voler prendere le redini della situazione. La porta era ancora aperta e Tom gli gettò uno sguardo. Magari potevano chiamare qualcuno...
«Avanti, chiama chi vuoi, non temo alcuno dei vostri "alleati".» Pareva avergli letto nel pensiero. I suoi occhi lo colpivano con tutta la sicurezza che vi brillava, con tutta l’arroganza e la sfida che avevano sempre brillato negli occhi del suo Loki. Chiunque fosse quell’uomo, Tom non poteva negare che recitasse perfettamente quel ruolo. Come lui, se non addirittura meglio.
«Ehi tu, ascoltami adesso. Prendi quella porta e sparisci, prima che ti butti fuori a calci!» La strategia di Chris era indubbiamente la più sbagliata, ma l’inglese sapeva bene quanto fosse difficilmente gestibile l’amico quando era sotto l’effetto dell’alcol. Se non diveniva teneramente affettuoso, diventava un attaccabrighe peggio della sua controparte scenica.
«Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare, stolto ubriacone!»
«U-ubriacone? Ripetilo se ne hai il coraggio!» Andava di male in peggio.
«Calmati Chris!» Ma l’australiano non pareva volergli dare ascolto. Se ne stava a guardare torvo il presunto Loki, mentre quest’ultimo ghignava divertito.
«Credi di spaventarmi? Ho visto mosche avere uno spirito combattivo dieci volte il tuo.» Tom pensò che forse l’idea di chiamare la sicurezza era la più sensata, ma non per loro, ma per quel poveraccio che se continuava a stuzzicare Chris avrebbe di certo passato un brutto quarto d’ora.
«Ehi, ascoltami!» Si piantò davanti all’amico afferrandolo per le spalle. «Sei poco lucido e potresti fare qualcosa di cui ti pentiresti. Ok? Calmati ora e vedrai che riusciremo a risolvere tutto. Fidati di me.» I suoi occhi azzurri lo fissavano silenti. Era sicuro che Chris lo avrebbe ascoltato, anche se era brillo, fra di loro era sempre stato così. Avevano sempre avuto una fortissima intesa e soprattutto, una profonda fiducia l’uno nell’altro.
«Tom, questo qui è uno squilibrato» lo sentì sospirare piano come non volesse essere udito dall’altro e l’inglese annuì appena. Sì, forse aveva ragione, forse era solo un mitomane, lui stesso aveva varato quell’ipotesi eppure… Eppure c’era qualcosa di troppo strano.
Dannazione, quell’uomo era perfettamente uguale a lui!
Non c’era un solo dettaglio di quel viso che non gli appartenesse e la sua voce… Come potevano essere così simili? Così uguali?

«So che è una follia Chris, ma io… io gli credo.»
«Cosa?» Il biondo lo guardava sconvolto. «Andiamo Tom, sarò anche ubriaco, ma tu sei completamente pazzo se gli credi!»
«Ha ragione.» La voce dell'uomo obbligò l’inglese a voltarsi verso di lui. «Sei un pazzo se credi alle mie parole, perché…»
«Perché sei incapace di essere sincero.» Completò la sua frase vedendolo frenarsi poi dall’aggiungere altro. Ricordava quella battuta, ricordava quella scena che tanto aveva amato girare. Quella che era la scena di un film[1].
Era il suo lavoro, la sua vita essere un attore, amava i personaggi che interpretava e alle volte li aveva sentiti talmente tanto da avere l’impressione che fossero reali. Ma come poteva credere che uno di loro avesse preso forma in carne ed ossa? Come poteva credere ad una tale follia?

«Se sei chi dici di essere, allora perché sei qui?» Si stava incamminando per un sentiero pericoloso. Avrebbe potuto perdere brandelli di razionalità e magari anche di dignità andando dietro alle parole di quell’uomo, ma non poteva non farlo. Se quella era una follia o meno, l’avrebbe dovuto appurare di persona.












<<<>>>












[1]. La scena in questione è la famosa scena tagliata presente nel DVD di "Thor". [Per chi assurdamente non l'avesse mai vista può trovarla qui -> X ]



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
E finalmente abbiamo scoperto le carte.
Su Chris ubriaco dovevo scriverci qualcosa da quando ho visto “Biancaneve e il Cacciatore”, perciò anche se è venuta fuori una boiata, spero vogliate perdonarmi u///u.
˜ I nostri amati attori crederanno alle parole del piccolo cervo?
˜ Riuscirà Tom a gestire la situazione?
˜ E Loki, sarà defenestrato da Chris ad un’altra delle sue battute?

Come sempre, vi rinnovo l’appuntamento al prossimo capitolo.
Grazie ancora a tutti ed in particolare a ninfetta perchè mi regala sempre un suo gentile commento ^^
Kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ciak 5. [Dimmi che è uno scherzo] ***


5

Loki: The Bright World




Ciak 5. "Dimmi che è uno scherzo"



«Se sei chi dici di essere, allora perché sei qui?»
Quando aveva incontrato Chris lo aveva confuso con il suo odiato fratellastro. Più volte era caduto in quell’inganno, riuscendo solo dopo ad accorgersi di quel raggiro. Perché sebbene diversi, quegli occhi azzurri erano tremendamente simili. Ma ora che si trovava davanti a Tom, all’uomo che aveva i suoi lineamenti, che per una qualche ragione possedeva anche la sua stessa voce, Loki avvertì di avere di fronte un uomo totalmente diverso da lui. Non c’era nulla che li accumunasse. Non c’era niente oltre al blando aspetto fisico, sebbene i suoi capelli fossero chiari come la leggera barba che gli ricopriva il mento. La luce che brillava in quegli occhi era opposta alla sua, la gentilezza che aveva visto guidare i suoi gesti era sincera e non mendace come quella del dio. In quelle iridi chiare era facile leggere, talmente facile che ebbe timore che il tutto non fosse un’illusione.
«Io sono chi dico di essere e non chiederlo più, ne va della tua vita. Ma il perché sono qui è un mistero anche per me. Speravo foste voi a dirmelo.» Il viso di Tom tradì la sua incapacità di rispondere a quel quesito indiretto e Loki sposò lo sguardo altrove. «Capisco.»
Qualsiasi cosa sarebbe accaduta di lì a poco si sarebbe trovato in una situazione che non aveva più alcuna delineata spiegazione. Forse Odino non c’entrava nulla, forse si trovava su di un mondo ancora più diverso dalla Terra, magari in un universo lontano di cui aveva letto in vecchi libri dalla copertina polverosa. Nel peggiore dei casi, un universo di cui ignorava le leggi che vi governavano.
«Loki?» Alzò lo sguardo quando il suo nome venne pronunciato da Tom trovandosi davanti al suo viso gentile. Di una gentilezza che pareva spaventarlo ed acquietarlo allo stesso tempo. «Come sei arrivato qui?»
«Che pianeta è questo?» Cancellò quella domanda con la propria.
«La Terra… Midgard, se preferisci.» La risposta parve rabbuiare ancora di più il suo animo.
«Io non ci sto capendo niente!» La voce esasperata di Chris risuonò vaga nelle orecchie del dio mentre il biondo si lasciava cadere sulla branda. Avesse avuto meno pensieri gli avrebbe soffiato una qualche battuta sarcastica sul suo essere troppo stupido ed ubriaco per capire, e si sarebbe inebriato della reazione di rabbia che sicuramente avrebbe visto comparire su quel viso così familiare. Poi con un tonfo la porta si chiuse e Loki vide che fu Tom ad averla accompagnata.
«Forse è meglio sederci e parlare con calma, se ti va.» Diplomatico ed abile con le parole, forse qualcosa in comune l’avevano anche loro due. Lo vide accomodarsi su una sedia e lo imitò. Sul tavolo ancora sostava qualche pietanza ormai fredda. Chris intanto se ne stava sdraiato sul letto con una gamba che penzolava fuori dalla branda ed era abbastanza chiaro che si fosse addormentato. Nuovamente, avrebbe aggiunto Loki.
«Il tuo amico ha una pessima resistenza nel reggere l’alcol.» Tom sorrise alle sue parole.
«Solitamente lo regge bene.» Il dio annuì indicandogli la bottiglia di vino vuota ed il suo bicchiere colmo solo d’acqua.
«Ah, capisco.» La sua risata era cristallina. Così diversa dalla propria. Sembrava essere a suo agio con lui, sembrava non avere più alcuna difesa alzata. Imprudente, pensò il dio, davvero imprudente a mostrarsi così aperto agli occhi del dio degli inganni. Se sapeva chi fosse, avrebbe come minimo dovuto fare attenzione a non mostrarsi così trasparente. Così dannatamente sincero.
«Tu chi sei in realtà e perché sul tuo viso vedo riflessa la mia immagine?» La sua domanda non spense il sorriso su quelle labbra.
«Ti confesso che mi sento un po’ sciocco a risponderti... Ma questa non vuole essere un’ offesa, ci mancherebbe, solo che...» Lo vide abbassare lo sguardo iniziando a passarsi le dita dietro al collo pallido. Era in chiaro imbarazzo e la cosa provocò in Loki un misto di fastidio e curiosità, ma aspettò che continuasse senza proferire parola. «Io mi chiamo Tom Hiddleston e sono un attore.» Rise ancora impacciato e il dio lo scrutò meglio.
Un attore...
«Continua» gli intimò con un gesto della mano scatenando un’altra breve risata nell’uomo.
«Con piacere, ma prima vorrei sapere come sei arrivato qui. Mi sembra corretto che anche tu risponda alle mie domande, No?» Loki sorrise della sua ingenuità.
«Ti sembro un tipo corretto?» Si sporse appena sul tavolo per avvicinarsi di più al suo interlocutore. «Allora, Tom Hiddleston?»
«Onestamente... » fece una pausa «Io credo che Loki sia la persona più scorretta che possa esistere,» beh almeno era sincero «Ma anche la più sola.» Si bloccò per un attimo a quell’affermazione fissandolo negli occhi, poi si ritrasse nuovamente per poggiarsi contro lo schienale. Osava dunque quell’umano pretendere di conoscerlo? Di capirlo? Pretendere di essere in condizione di emettere giudizi sulla sua divina persona?
Ghignò per mascherare la reale sensazione che provava. Quella sensazione di essere terribilmente allo scoperto.
«Sola... Cosa te lo fa credere? Soltanto perché non mi circondo di una banda di eccentrici personaggi come quelli che sulla Terra chiamate Vendicatori?» La sua solitudine, quantunque fosse mai esistita, non era certo affar suo.
«Si può essere soli anche in mezzo a mille persone, se si è soli nel cuore.» Quelle parole gli provocarono un fastidio epidermico. Quel Tom stava iniziando decisamente a dargli su i nervi con le sue patetiche considerazioni non richieste, e la sua espressione era anche peggio. Quasi volesse a tutti i costi essere gentile, quasi volesse essergli amico. «Scusami, non volevo essere invadente.» Ed ora cercava anche di fare l’educato.
Forse il suo comportamento era una maschera. Loki non avrebbe potuto credere alla sincerità di quelle parole.
«Mi sono svegliato in un campo poco distante da qui,» iniziò ricatturando l’attenzione del terrestre «Non so né perché, né come ci sia finito. Ma qualche attimo dopo degli inutili umani hanno iniziato a chiamarmi “Tom” e mi hanno condotto in un luogo... Quella che voi chiamate roulotte.» Non sapeva effettivamente perché si stesse prendendo la briga di metterlo al corrente di ciò. Ma forse solo così avrebbe potuto trovare la chiave per risolvere quel dilemma. «E poi ho incontrato... lui.» Gli occhi del dio si posarono sul corpo addormentato del biondo per poi ritornare a specchiarsi nelle iridi di Tom. L’espressione che vi vide era cambiata, sembrava -anzi era- decisamente più scura.
«Chris ti ha scambiato per me...» Sentì sospirargli debolmente, quasi fosse rivolto più a se stesso quel pensiero che a lui. Trovò subito conferma della sua impressione.
«Cos’è? Sei deluso che non abbia capito la differenza fra di noi? In effetti è talmente netta che mi chiedo quanto forte sia il vostro legame.» Lo aveva colpito nel segno e il fatto che fosse vistosamente arrossito spostando lo sguardo lontano dai suoi occhi, gli provocava una sottile soddisfazione. Sebbene il viso che vedeva tingersi di rosso fosse lo stesso che aveva lui, non provò alcuna difficoltà nel volerlo ferire. Anzi, voleva ferirlo ancora. «Abbiamo trascorso un bel pomeriggio...» Sorrise nuovamente, quasi volesse fargli pagare la sua insolenza di prima, volesse punirlo per aver tentato -ed essere riuscito- di leggere così affondo nel suo cuore frantumato.


- - -


Come aveva potuto trascorrere un intero pomeriggio con lui e non accorgersi che si trattava di una persona completamente diversa? Se a prima vista potevano essere uguali, a Tom era bastata una sola parola per capire che l’animo di quell’uomo era completamente diverso dal suo. Erano due opposti, due binari paralleli, eppure Chris non pareva essersene minimamente accorto.
Io credevo fossi tu!”
Poteva essere un inganno. In fondo quello lì era Loki, giusto? Se era tanto folle nel credere a quella verità, cosa gli impediva di varare anche quell’ipotesi? Anche se in quel momento Tom non poté non considerassi un vero stupido nel continuare su quella strada. Ma non aveva più alcun dubbio: gli occhi che in quel momento lo stavano guardando malignamente divertiti, erano gli occhi di Loki. Se era così, allora lui poteva riuscire a capire cosa gli passasse nella testa. Non era difficile, Loki lo conosceva tremendamente bene.
Cominciò a pensare che quindi c’era qualcosa che non tornava: perché mai il dio degli inganni avrebbe dovuto seguire silente un semplice umano? Perché era andato in albergo con Chris senza... Ma certo!!
«Anche tu l’hai scambiato per qualcun altro... Credevi che fosse Thor. Non è così?» L
l’espressione che gli si dipinse sul viso gli diede conferma del suo ragionamento, ed in effetti non poteva dargli poi molto torto. A differenza di lui e Loki, Chris e Thor erano molto più simili. La cosa non poté che riportarlo col pensiero al fatto che Chris non aveva notato la differenza fra lui e l’altro.

«Credevo fosse un inganno. Anzi, sono certo che lo sia.» Furono le parole dello pseudo-dio.
Magari era davvero impazzito se continuava a dargli corda, però solo se avesse saputo tutto, Tom avrebbe potuto decidere se continuate a credergli o meno.
«Prima di svegliarti qui, dov’eri?» Non ricevette immediata risposta. Loki se ne stava lì a fissarlo con un’espressione impassibile sul viso. Solo dopo qualche attimo lo vide sorridere appena mentre afferrava un bicchiere d’acqua.
«Mi stavano gentilmente scortando a “casa”.»
Thor che riporta ad Asgard Loki dopo aver recuperato il tesseract. Ovvio, la scena finale de ‘The Avengers’. Ma la cosa era decisamente poco plausibile. Chiunque avrebbe potuto inventarsi quella storia. Che quell’uomo non fosse nient’altro che un mitomane? Certo, molto preparato, ma pur sempre un mitomane.
«Non credo che tu non sappia perché sono qui. Sembri conoscermi bene... ed anche lui.»
Ma che stava facendo? Come poteva essere vera una follia del genere? Loki non esisteva. Era solo un personaggio fittizio, e ancor prima un mito nordico. Non c’era nessun altra verità. Eppure...
«Io... beh, non è molto semplice da spiegare.» Si prese qualche attimo decidendo come avrebbe potuto porre la situazione, pensando a che reazione avrebbe potuto avere l’altro. «Cosa mi risponderesti, se ti dicessi che io, sono Loki?» Come previsto lo vide ghignare.
«Ti risponderei che è un’ambizione presuntuosa. Ammirevole, ma ovviamente fuori dalla tua portata. Senza offesa.» Già. Era incredibile come avesse perfettamente indovinato la sua risposta. In fondo era ovvio, lui e Loki erano la stessa persona. Ed era proprio quello il punto focale del discorso. Come era possibile? «Così vuoi farmi credere che tu sei Loki?» Scosse la testa con un sorriso.
«No, io interpreto Loki.» Sapeva che il dio avrebbe immediatamente compreso il concetto. E così fu.
«Certo. Un attore terrestre che recita il ruolo di un dio. Avrebbe un senso.» Loki si alzò dal tavolo e prese a camminare lentamente. L’inglese lo seguì con lo sguardo tenendo ancora una punta di diffidenza nella testa. «Se tu sei me... Lui,» lo vide fermarsi davanti al letto su cui se ne stava placidamente disteso Chris. «Lui dovrebbe essere il mio “amato” fratello. Giusto?» Si voltò nuovamente a guardarlo con un’espressione sorridente sul viso. Ma quel ghigno nascondeva altro e questo Tom lo sapeva fin troppo bene.
«Lo so che non mi credi.» l’inglese si alzò e lo raggiunse piano .
«Oh, ma io ti credo, o meglio, ti crederei se fosse la verità.» Con pochi passi i due furono nuovamente l’uno di fronte all’altro. Sul viso di Loki un sorriso studiato, su quello di Tom un’espressione seria.
«Ma è la verità» affermò pacato l’attore. Era logico che il dio non gli credesse, Loki era diffidente e doppiogiochista per natura. Non era leale né sincero, e di certo non si aspettava che gli altri lo fossero con lui. Aveva avuto troppo tempo e interesse per approcciarsi con il suo personaggio per non sapere quelle cose, e il fatto che il moro si stesse comportando come Tom avrebbe creduto che si comportasse, non faceva che aumentare quella realtà disturbante. Lui era davvero Loki.
«Supponiamo che io voglia credere alle tue parole,» iniziò il dio «Supponiamo che questa sia la Terra. Quanto tempo è passato di preciso dalla mia ultima “visita”?» E questa come gliela spiegava? Non c’era modo di porre il discorso in maniera meno diretta, quindi pensò che l’unica fosse dirgli tutto per filo e per segno. Che succedesse pure ciò che doveva succedere, non c’era più niente che potesse davvero sorprenderlo.



- - -


Quando Chris aprì gli occhi si sentì come se qualcuno gli avesse ballato in testa per ore. Un’emicrania allucinante gli martellava nelle tempie e lo stomaco non era di certo in condizioni migliori. Si passò una mano sulla fronte umida di sudore senza trovare la forza di alzarsi. Benché si sentisse ferocemente intontito, non ci voleva poi molto per capire che era in un pieno dopo sbronza.
«Merda» borbottò contro il cuscino. Ma quanto aveva bevuto? Non si ricordava molto...
Ah sì, Tom. Era a cena con Tom, poi si era addormentato ed aveva fatto un sogno folle: c’erano due Tom, ma uno di loro era... moro?
Gli costava uno sforzo enorme riconnettere i pensieri, perché in quel momento l’unico suo bisogno era quello di mettere la testa sotto il getto freddo dell’acqua.
«Ben svegliato!» Cercò a fatica le labbra che avevano pronunciato quelle parole ritrovandosi seduto ai piedi del letto un sorridente Hiddleston.
«Tom... Dannazione, perché mi hai fatto bere?» brontolò nascondendo il viso sotto una mano. Come fosse poi colpa dell’inglese se aveva esagerato. Solitamente non lo faceva, soprattutto durante una tranquilla cena, ma non ricordava molto bene il perché avesse deciso di alzare il gomito, né perché il "premuroso" collega non glielo avesse impedito. C’era solo una strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco e che non faceva che peggiorare la sua nausea.
«Ehi, guarda che io non c'entro nulla!» Sentì i suoi passi avvicinarsi e spostò di poco le dita per guardare il suo viso. «Avanti, bevi.» Nella mano stringeva un bicchiere con del liquido verde.
«Che cos’è?» Afferrò il vetro tirandosi un po’ su con la schiena per potersi sedere. Quel movimento aumentò repentinamente il suo mal di testa.
«Solo un digestivo.» Lo mandò giù tutto ad un sorso senza nascondere una smorfia disgustata.
«Bleah... è terribile» borbottò ridando all’inglese il bicchiere vuoto e vedendolo sorride. Chiuse nuovamente gli occhi infastidito dalla luce del lampadario acceso nella stanza. «Che ore sono? Non dovrebbe essere mattina?»
«Sono le 3 e mezza di notte.» Aprì un solo occhio verso il viso dell’amico che lo guardava con un’espressione dolce ma palesemente stanca.
Avrebbe voluto dormire ancora, ma sapeva che questo avrebbe solo peggiorato la sua condizione. Era meglio alzarsi e cercare di riprendersi. Miracolosamente si ricordò che la mattina non avrebbero girato, quindi poteva sempre riposare qualche ora. Doveva rimettersi alla svelta, altrimenti Alan gli avrebbe fatto una tremenda lavata di capo. Non potevano certo ritardare le riprese per colpa sua e della sua pessima resistenza al vino norvegese.

«Ho fatto un sogno.» Sorrise. «C’eri tu e un altro uguale a te che diceva di essere Loki!» Ridacchiò appena, giusto quel tanto che la sua emicrania gli permetteva, ma sul volto dell'amico non comparve alcun sorriso, anzi la sua espressione era alquanto seria. «Tom?» Lo vide sospirare abbassando lo sguardo per qualche attimo prima di riportare alla sua vista i suoi occhi cangianti.
«Chris... Non era un sogno.» Hemsworth lo fissò ancora più intontito, ma quando l’amico gli indicò il divanetto sul fondo della stanza, per poco non gli venne da imprecare. Disteso bellamente addormentato c’era un individuo dai folti capelli corvini. Qualche flash riprese a lampeggiare nella mente stordita dell’australiano. Le sue parole, quel pomeriggio strano, i due Tom... Loki!
«Dimmi che è uno scherzo» supplicò ricadendo sul cuscino, ma le parole che uscirono dalle labbra dell’inglese lasciavano poco adito a dubbi.
«Purtroppo no.» Gli si sedette accanto «Puoi anche non crederci, ma quello lì è proprio Loki.»


Ancora non credeva alle parole di Tom mentre si asciugava i capelli con un asciugamano. Aveva dovuto letteralmente infilare la testa sotto il rubinetto. Il 90% era per colpa della sbornia, ma il restante 10 era per le parole assurde che l’inglese gli stava sussurrando con tono pacato, quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
«Avresti dovuto chiamare la sicurezza e liberarti di lui!» sentenziò uscendo dal bagno mentre si legava alla meglio i capelli umidi.
«Shhh! Abbassa la voce!» lo rimproverò il collega. Ah ecco, adesso doveva anche stare attento a non svegliare quel pazzo sul divano?! Gli gettò una rapida occhiata. Sembrava dormine appagato. Che follia!
Scosse la testa avvicinandosi al tavolo seguito dall’inglese.

«Ha chiamato Elsa poco fa. Le ho detto che stavi dormendo.» Gli occhi di Chris gli porsero una domanda che non aveva bisogno di parole e alla quale Tom rispose con un sorriso. «No, non le ho detto che avevi bevuto come una spugna in compagnia di un losco figuro.»
«Ah ah, che simpatico!» borbottò sarcastico facendo sorridere ulteriormente l’amico. Si rigirò il cellulare fra le mani pensieroso. Quella storia era folle. In camera sua, sul suo divano, c’era appisolato niente poco di meno che Loki? E lui per giunta aveva trascorso il pomeriggio in sua compagnia senza rendersene conto? Istintivamente guardò verso di Tom che nel frattempo si era seduto sul letto mezzo disfatto. Era stanco, di certo non aveva dormito. Lo vide passarsi una mano sugli occhi.
«Tom?» lo chiamò facendogli alzare lo sguardo chiaro su di lui. «Sono quasi le 4 di mattina e tu non hai dormito per niente. Giusto?» sibilò come un premuroso richiamo sedendosi accanto a lui.
«Non avevo molto sonno,» sospirò l'inglese «Dovevo metabolizzare il tutto e poi... » Sul suo viso spuntò un sorriso divertito. «Temevo che se ti fossi svegliato prima di me l’avresti gettato dal balcone!» Chris ridacchiò annuendo.
«Molto probabile» ammise, ma di certo non aveva voglia di passare la vita in gallera per causa sua. «Comunque sono ancora dell’idea che sia un pazzo... E lo sei anche tu.» Nel mentre Tom si era sfilato le scarpe e si era allungato al lato destro del letto. Chris si adagiò sul fianco opposto piegando un braccio dietro alla testa.
«Non lo so Chris... Abbiamo parlato, e tanto, e lui... lui è Loki. Non posso sbagliarmi!» L’australiano fissò i suoi occhi carichi di fiducia. Tom aveva sempre troppa fiducia negli altri. In tutti, anche in chi non avrebbe dovuto. Nonostante avesse trascorso un pomeriggio con quel tipo e avesse notato le sue stranezze, non era convito fosse Loki. Andiamo era un’assurdità! Eppure se Tom si fidava non poteva che farlo anche lui, sebbene quella storia non avesse un briciolo di logica.
«Aveva il tuo profumo.» Sospirò fissando un punto indefinito del soffitto. «I suoi occhi, la sua voce... Credevo davvero fossi tu.» Lo guardò nuovamente e vide l’inglese sorridere. Si sentiva dannatamente in colpa per essere caduto in quello sbaglio.
«Non devi scusarti.» Come ogni volta gli leggeva nel pensiero. Si ritrovò comunque a sospirare imbarazzato. Come aveva potuto confonderli? Anche se la testa ancora gli scoppiava, iniziava a ricordare quel folle pomeriggio e le sue le assurdità. Ricordava la luce insolita che aveva brillato nei suoi occhi, i suoi discorsi allusivi. Così diversi dal modo gentile e schietto con cui era solito parlare con Tom. Ricordava quel senso di disagio che lo aveva invaso.
«Lui credeva che tu fossi Thor!» Gli sentì sospirare ed annuì. Se n’era accorto alla fine, benché fosse ubriaco in modo imbarazzante. Più volte in quel pomeriggio l’aveva chiamato con il nome del dio nordico, e adesso aveva un senso.
«Allora è normale che mi odi.» Gli venne da sorridere ripensando al loro breve diverbio di qualche ora prima: “stolto ubriacone”. Era l’offesa più strana che avesse mai ricevuto.
«Io invece credo che tu gli piaccia» ghignò Tom dandogli un leggero pugno su una coscia e facendo sorridere ulteriormente l’amico.
«Cosa?» Gli occhi chiari dell’inglese tradivano un evidente divertimento.
«Davvero! É quello che mi è parso di capire,» cercò di essere convincente «Ha parlato tanto di te. Certo non bene, anzi malissimo, ma se leggi fra le righe...» Si ritrovarono a ridere entrambi e Chris fu grato all’inguaribile ottimismo del collega, alla sua capacità di rasserenarlo anche nel momento peggiore. Risero di gusto, finché le loro risate non sfumarono piano in un lento silenzio.

Chris ripensò a ciò che Tom gli aveva detto in bagno, al fatto che avesse raccontato a Loki del loro lavoro, dei film, della loro vita. Il dio, a detta dell’amico, non era rimasto molto scosso, anzi, l’aveva presa abbastanza bene. Di certo nel suo mondo era più plausibile una follia come quella. L’aveva presa talmente bene che si era perfino appisolato. Assurdo!
Erano loro che invece dovevano fare i conti con la realtà e scinderla dalla fantasia, dalla pazzia pura. Era Chris che faceva fatica ad accettare quella verità. Tom sembrava crederci davvero, ma lui era diverso. Lui era un sognatore, era un artista nel vero senso della parola. Tom viveva sospeso fra la vita e l’arte, le mescolava e rimescolava con facilità, quasi fossero un'unica materia. Era questo che a Chris piaceva di Tom, il suo essere speciale nel senso più puro del termine. Non esisteva nessun’altro come lui. Se fosse mai esistito, sarebbe stato solo in un universo parallelo. Forse quel pensiero affettuoso e un po’ sdolcinato che aveva sempre custodito nel cuore, non era poi così lontano dalla realtà.

«Che facciamo quando si sveglia?» Chris fissò ancora il corpo immobile del dio alzarsi ed abbassarsi lentamente, in modo regolare. Sembrava davvero profondamente addormentato, quasi avesse bramato dormire per anni, «Non possiamo tenerlo qui!» Cosa avrebbero pensato se in giro fossero iniziati a girare due Tom Hiddleston? A parte il caos, era anche pericoloso. In fin dei conti se quello lì era chi diceva di essere, non si potevano fidare poi molto. «Dobbiamo pensare bene a cosa...» Ma quando si voltò verso il collega lo trovò con gli occhi chiusi placidamente assopito. «Tom?» Solo per scrupolo sospirò appena il suo nome, e quando non ricevette risposta, sorrise tornando a guardare il soffitto.
Ok, stavolta sarebbe toccato a lui vegliarlo per il resto di quella breve notte. Avrebbe smaltito la sbornia e tenuto sott’occhio anche quel bizzarro dio, almeno sarebbe stato certo che non avrebbe fatto danni. Ne avrebbe inoltre approfittato per chiamare Elsa, ed era già pronto a ricevere qualche battuta divertita sul perché Tom fosse nella sua stanza a quell'ora di notte. Una donna che si diverte a fare allusioni sul suo uomo e il suo amico intimo, non era facile da trovava, e Christopher Thomas Hemsworth[1] aveva avuto la fortuna/sfortuna di sposarne addirittura una...

Ma benché avesse buoni propositi, Chris non riuscì a mantenerne alcuno. Perché quando spense la luce per permettere a Tom di riposare meglio, finì con l’addormentarsi anche lui, con la testa poggiata sulla spalla del collega ed il braccio a cingergli la sottile vita.












<<<>>>












[1]. Christopher Thomas Hemsworth è il nome completo di Chris. [Lui odia essere chiamato così e gli unici che lo fanno sono i suoi genitori]



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
E con questo capitolo ho dato sfogo alla mia anima da Hiddlesworther W
Ho fatto i salti mortali per poterlo pubblicare il prima possibile e mi auguro abbiate gradito. Da parte mia è stato molto piacevole scriverlo ed è di certo uno dei miei preferiti ^^
Il prossimo arriverà a breve. In totale la storia dovrebbe essere formata da 11 capitoli, ossia da 10 ciak. Sto già abbozzando i prossimi, e spero di poter aggiornare con una cadenza più regolare, magari settimanalmente. Ci proverò~
Bene, ora vi lascio rinnovandovi i ringraziamenti sperando come sempre di avervi regalato una buona lettura *w*
Alla prossima
Kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ciak 6. [Credo valga la pena dargli uno sguardo] ***


6

Loki: The Bright World




Ciak 6. "Credo valga la pena dargli uno sguardo"



Era mattina inoltrata quando Loki si svegliò. Aprì lentamente gli occhi ritrovandosi avvolto nella luce del giorno. Il divanetto di pelle bianco su cui aveva dormito, era stato inaspettatamente comodo, perché al dio parve di aver riposato per interi giorni. Si passò leggermente le dita fra i capelli e si mise a sedere. La stanza era silenziosa. Girò con gli occhi per controllare meglio, ma niente. Non sembrava esserci nessuno. Si alzò sgranchiendosi la schiena e puntò gli occhi sul letto disfatto: non c’era anima viva. Sul tavolo due tazze vuote e qualche biscotto su di un vassoio d’argento.
Dove erano finiti quei due umani?
Sbatté le palpebre un paio di volte chiedendosi quale malsana idea gli era balenata nella mente per fargli credere alle parole di quel tizio. Possibile fosse stato così sciocco? Lui, il maestro degli inganni?
Non finì il suo pensiero che dalla porta entrò proprio la persona che stava già maledicendo.
«Ti sei svegliato!» Sul viso un sorriso gentile che il dio pensò bene di non ricambiare «Immagino che tu abbia fame. Ti ordino la colazione.» Lo seguì silente con gli occhi mentre parlava al telefono accanto al letto.
Non credeva pienamente al discorso che gli aveva fatto ieri: quella era la Terra, ma non la Terra che conosceva lui. In quella Terra, gli aveva riferito Tom, lui e Chris erano due attori che interpretavano il suo ruolo e quello dell’odioso dio del tuono, in qualcosa chiamato film. In quel mondo non esisteva magia né tecnologie evolute come quelle che aveva conosciuto lui, e purtroppo su quel punto non poteva che credergli. Da quando si era risvegliato non aveva potuto praticare alcuna arte illusoria, ed il suo corpo si era indebolito, quasi fosse quello di un misero umano. Non esistevano razze aliene diverse da quella dei terrestri, e tutto ciò che si conosceva su Asgard erano leggende, miti e... fumetti? Sì, qualcosa di simile. E poi c’erano loro ed i loro film. Narravano della loro vita, della sua vita. Del suo piano di conquisa della Terra, della sua lotta contro i terrestri, anche della suo passato su Asgard. Non era sicuro di quelle parole, ma Hiddleston gli aveva detto che poteva mostrarglielo. Che non c’era alcun inganno, che lui, era sincero.
Un universo alternativo, parallelo. Ne aveva sentito parlare. Si ricordava di aver letto qualcosa di simile nella biblioteca del palazzo, quando era ancora un ragazzino. Erano libri proibiti che Odino non voleva venissero letti. Ma Loki non aveva mai amato troppo le restrizioni. I divieti esistevano per essere infranti, o quanto meno aggirati, e lui era molto abile soprattutto nella seconda.
«Hai dormito bene?» Quella domanda lo portò via dai suoi pensieri.
«Abbastanza.» Non sapeva neanche come, ma quel Tom riusciva a metterlo stranamente a suo agio. Quasi non gli fosse necessario mantenersi in allerta, quasi si potesse davvero fidare di lui. Sul suo viso che rifletteva il proprio, poteva leggere una gentilezza sincera, una gentilezza di animo quasi troppo pura per appartenere ad un umano. Gli uomini erano da sempre esseri egoisti e meschini, che cercavano inutilmente di sopravvivere l’uno a scapito dell’altro, compiendo azioni riprovevoli solo per raggiungere un utopistico fine. Non aveva perciò mai capito fino in fondo perché Thor li avesse così a cuore, ma forse era solo colpa del suo inguaribile e patetico sentimentalismo.
«Chris è andato a correre qualche ora fa... Per smaltire la sbronza di ieri.» A quelle parole gli venne da sorridere.
«Dovrà correre parecchio» affermò beffardo. In effetti si era divertito a farlo ubriacare, sebbene gli avesse fatto saltare i nervi un paio di volte ed a fine serata era anche diventato piuttosto aggressivo. Ma in fin dei conti, poteva reputare divertente anche quello.
«Il dopo sbronza non è mai piacevole.»
«Tu ne sai qualcosa?» ghignò all’espressione sul viso di Tom. Eh già, era così semplice captare ciò che provava, che a Loki pareva quasi troppo facile. Lo vide annuire imbarazzato ma non aggiungere altro. Cercò di immaginarselo ubriaco, senza freni. Sarebbe rimasto così gentile o avrebbe mostrato la sua vera natura? Poteva sempre provare a...
«So che stai pensando e... no: non riuscirai a mettermi ko come hai fatto con Chris.» Touché. Come aveva avvertito la sera prima, Tom riusciva facilmente a percepire le sue intenzioni allo stesso modo di come il dio carpiva i suoi stati d’animo. L’aveva trovato sorprendete la prima volta, poi fastidioso, infine, quasi confortante. Per la prima volta, forse, avrebbe avuto modo di parlare con qualcuno che lo capisse almeno un po’. Ma non troppo, questo non glielo poteva permettere. La faccenda era ancora avvolta nel mistero e, prima che tutto non fosse palesato, Loki avrebbe fatto attenzione a calibrare al millesimo ogni suo gesto.

Il cameriere arrivò con il vassoio e Loki si accomodò al tavolo per poter mangiare. Brioche, biscotti, frutta di vario genere, ma la sua attenzione fu attirata dalla tazza con il liquido scuro. L’afferrò e la portò al naso per sentirne l’odore.
«È caffè.» Alzò lo sguardo su Tom che sedeva di fronte a lui mangiando un biscotto. «Ti piacerà, fidati!» Guardò ancora la tazza e ne bevve un sorso.
«È amaro.» Fece una leggera smorfia passandosi la lingua sulle labbra.
«Lo so.» Ne bevve un altro sorso. Gli piaceva[1]. Un’altra stoccata a suo favore. Avrebbe dovuto mettersi d‘impegno o quell’umano l’avrebbe battuto in quel gioco, anche se tutto sommato sarebbe stato come vincere contro se stesso. Perché sì, ormai era chiaro, quel Tom non gli somigliava solo fisicamente. A prima vista l’aveva sentito diverso, opposto, estraneo, ma poi aveva capito che c’era qualcosa che li legava. Che quell’essere opposti era molto più forte dell’essere simili. Il suo riflesso, il suo doppio, l’immagine speculare del suo animo. Tom era ciò che avrebbe potuto essere, ciò che forse poteva essere. Ma la sua gentilezza andava sotto braccio con la fragilità e la debolezza che inevitabilmente l’accompagnavano. L’essere forti voleva dire essere freddi, lontani dalla più piccola emozione. Cedere ad essa era come mettersi sotto la linea di tiro, e Loki non era disposto a farlo.
«Voglio vederli» affermò poggiando la tazza sul legno, «Voglio che tu me li mostri.» Non serviva aggiungere altro. Tom annuì con un’ espressione seria in viso che pareva quasi stonare con quello sguardo “buono”.
«Va bene, ma forse avrai voglia di rinfrescarti o cambiarti.» In effetti portava quei vestiti dal giorno prima e di certo non aveva un bell’aspetto. «Quei vestiti sono di Chris, giusto?» Vero. Aveva quasi dimenticato che ciò che indossava l’aveva preso dalla roulotte di Chris, ed il fatto che l’attore l’avesse notato era motivo di divertimento per il dio.
«Buon occhio o gelosia?» chiese ghignando e l’altro ridacchiò appena, ma in quella breve risata c’era una vena d’imbarazzo che non gli fu facile nascondere.
«Buon occhio: gli ho regalato io quella camicia, e quei pantaloni... beh, non sono proprio della tua taglia!» Riusciva sempre a cavarsela. Buon per lui, ma Loki avrebbe trovato il modo di metterlo alle strette. Oh, sì che l’avrebbe fatto.


- - -


Quando tornò in albergo Chris si sentì immensamente meglio. Un po’ d’esercizio era ciò di cui il suo corpo aveva bisogno, e di certo anche la sua mente gliene sarebbe stata grata. L’aria fresca del mattino norvegese gli permise di ragionare meglio, di valutare le parole di Tom. E sebbene non fosse ancora riuscito a trovare una spiegazione logica a ciò che gli stava accadendo, non poteva che dare ragione all’amico: quel tipo poteva solo essere Loki. Ed ora con la mente serena, riusciva a guardare a ciò che era accaduto ieri con la giusta freddezza. Non sapeva se fosse caduto o meno in una follia, magari a furia di dare e prendere mazzate in Thor&co. aveva malmesso qualche funzione celebrale, ma non è che la cosa cambiasse poi di molto i fatti. L’unica cosa che gli restava da fare era trovare una soluzione prima del pomeriggio, prima di tornare a lavorare, perché l’idea di lasciare quel tipo da solo con Tom per tutto quel tempo, non è che lo facesse stare poi molto tranquillo. Era già stato difficile uscire quella mattina, ma si era lasciato convincere: “Non preoccuparti e vai pure a correre. Sta dormendo”, ed aveva deciso di fidarsi -come sempre- delle parole di Tom.
Salì le scale e si diresse in camera.
«Tom?» Era certo che l’avrebbe trovato lì, ma così non fu. «Tom?» Non ricevette risposta.
Lo sapeva, era stata una pessima idea andarsene!
Si catapultò ad aprire la porta del bagno ma non ci trovò nessuno. Il letto era stato messo in ordine ed il tavolo pulito. Dove si erano cacciati quei due? Afferrò immediatamente il cellulare e lo chiamò.
Uno, due, quattro, sette squilli. Niente.
«Risponde la segreteria telef- » Chiuse la chiamata e riprovò nuovamente. Maledizione, perché non si era lasciato dire il suo numero di camera? Mica poteva bussare a tutti? Ma certo, poteva chiedere alla reception. Attaccò il cellulare e si gettò al telefono della camera.
«Stanza numero 65, signore.» Mise giù e si catapultò alla porta.
Di certo il suo bussare si era sentito per tutto l’albergo per quanta foga aveva messo nel picchiare le nocche sul legno.
«Tom, sono io. Apri!» Niente. «Tom, apri!» Stava valutando l’idea di buttarla giù quando, all’ennesimo colpo e all’ennesimo “Tom!!!” ringhiato contro, la porta si aprì. Ma il sorriso che accolse Chris non era quello del suo buon amico.
«Quanta fretta!» Era pronto a scaraventarlo giù per la tromba delle scale, se nonché alle sue spalle sbucò il viso dell’inglese.
«Chris, sei tornato?» E Chris poté tirare un sospiro di sollievo. Stava bene. Però, dannazione, perché ci aveva messo tanto ad aprire? Fece qualche passo nella stanza cercando di evitare quanto più possibile lo sguardo inquietante di Loki. Sì, doveva ammetterlo, quel tipo lo metteva immensamente a disagio, ed era più che certo che il dio lo sapeva, perché poteva sentire perfettamente puntati fra le sue scapole i suoi occhi beffardi.
«Tutto ok?» chiese per avere una conferma. Tom annuì.
«Sì. Ho dato a Loki dei vestiti.» Il biondo annuì a sua volta senza però spostare lo sguardo sul sopraccitato Loki, ma ci pensò quest’ultimo a obbligarlo a farlo.
«Sai, i tuoi mi andavano larghi. Mentre quelli di Tom... sono perfetti per me.» Inghiottì quando il dio si accostò all’amico appoggiandogli leggermente una mano sulla spalla. E benché il gioco ottico fosse sorprendente, a Chris non andava molto a genio che si prendesse tante libertà. Gelosia? Macché... Solo che non si fidava di lui. Per nulla.

Dopo aver appurato che Tom ed il suo doppio avevano trascorso una placida mattinata fra caffè e guardaroba, Chris si permise di allontanarsi per tornare in camera. Fece una doccia veloce e si vestì senza badare troppo a ciò che indossava. Chiuse la porta e si recò passo spedito nuovamente verso la camera di Tom, ma nel corridoio incrociò il viso di Kat.
«Chris!»
«Kat! Ciao!» Era più che certo che la sua voce aveva avuto un tono decisamente troppo alto, ma la collega non parve farci troppo caso. Si salutarono e lei gli fece qualche domanda generale. “A casa? Tutto ok. Tua figlia? Benone. Stanco? Sì. Colazione? Già fatta.”
«Andavi da Tom?» E fu a quella domanda che l’australiano si ritrovò a boccheggiare per qualche istante.
«Ehm... Sì» ammise poi passandosi una mano sul viso. «Gli dovevo chiedere di una scena!» Che pessimo bugiardo! Per fortuna Loki non era presente perché di certo l’avrebbe punzecchiato per bene per quella sua orrenda interpretazione.
«Allora vengo con te, anche io gli devo chiedere qualcosa.» Il suo cuore prese a galoppare più forte. Non poteva permetterglielo.
«Ah sì? E cosa?» Cercò di guadagnare tempo annuendo falsamente alle parole dell’amica che, ovviamente, non stava ascoltando. Nella sua testa solo veloci ragionamenti su come uscire da quella situazione senza fare troppi danni.
«... alla fine non sono sicura di come finirebbe, capisci?... Chris? Mi stai ascoltando?»
« Mh?... Oh, sì, certo. Hai ragione. Assolutamente!» Fece un largo sorriso chiedendosi se l’avesse bevuta, ma non è che ci sperasse poi molto.
«Ho capito... passerò da Tom un'altra volta.» Sentì la sua piccola mano battergli sulla spalla un paio di volte ed un sorriso malizioso piegarle le labbra. «Ci vediamo più tardi sul set. Salutami il signor Hiddlesworth!» Ormai si era abituato alle battute su lui e l’inglese da parte del cast che non sprecava neanche più tempo a ribattere.
«Sì, perfetto. Ci vediamo!» La seguì con lo sguardo finché non vide la sua chioma castana sparire dietro le scale. Per poco non gli era venuto un infarto.


- - -


«Che ti è successo? Hai una faccia!» Tom aggrottò le sopracciglia nell’aprire la porta al compagno, notando che aveva davvero una pessima cera.
«Lascia stare» sospirò il biondo entrando nella stanza.
Aveva deciso di far visionare a Loki i film che lo riguardavano così come gli era stato chiesto dal dio, ma Tom non era sicuro fosse una buona idea. “Devi credermi. Te li posso mostrare” gli aveva sospirato nel discorso la sera prima, quando Loki aveva insinuato mentisse. Ma come avrebbe reagito a quella visione? Non bene, forse malissimo. Tom ne era più che convinto. Soprattutto in “Thor”. Loki aveva mostrato le sue debolezze, il suo dolore, la fragilità che aveva guidato poi i suoi gesti malvagi contro il fratello. Alla vista di quelle immagini era più che certo che avrebbe avuto una pessima reazione. Si era pentito di avergli detto quelle parole quando a colazione il dio lo aveva sollecitato a mostrargli quei filmati. Aveva cercato di guadagnare tempo ma, come previsto, non era stato poi molto utile.
«Dov’è?» Alla domanda di Chris indicò la porta chiusa del bagno. «Oh... Quando natura chiama neanche un dio può resistere!» Sorrise alla battuta dell’australiano assestandogli una manata sulla schiena. «Come ne usciamo fuori?» Eh già. Bella domanda.
Sospirò avvicinandosi al televisore. «Non ne ho la più pallida idea » ammise armeggiando con il lettore blu-ray.
«Che stai facendo?» Il biondo fece qualche passo verso di lui con un’espressione incuriosita dipinta sul viso,
«Loki vuole vedere i film» sospirò mentre Chris si inginocchiava accanto a lui spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Di certo nella fretta si era dimenticato di legarli.
«Perdonami, ma come mai te li porti in valigia?» Tom si sentì arrossire e sorrise imbarazzato.
«Mah, non c’è un motivo preciso.» Ed era la verità. Non sapeva neanche perché, ma quando stava facendo la valigia li aveva infilati d’istinto.
«Sei un megalomane, Tom Hiddleston!» ridacchiò Hemsworth, al che l’inglese lo guardò assottigliando gli occhi.
«Senti chi parla?! Tu hai messo il martello di Thor in una vetrinetta al centro del soggiorno!» Chris rise più forte.
«Sì, ma io non me lo porto dietro.»
«Se fosse più piccolo lo faresti!»
«Se fosse più piccolo, non sarebbe il martello di Thor.» Senza rendersene conto avevano sviato la discussione su un campo minato da doppi sensi più o meno velati, e Tom si ritrovò a scuotere la testa arrendevole, mentre l’australiano lo illuminava con il suo ampio, vittorioso ed assolutamente irresistibile sorriso.
«Ad ogni modo,» sospirò Chris cambiando tono «Credo sia una pessima idea.» Sapeva a cosa si riferiva e non poteva che dargli ragione.

«Lo so,» fra le mani stringeva la custodia di "Thor", «La prenderà male» sospirò ancora guardando l’australiano negli occhi. Chris alzò appena le sopracciglia scuotendo la testa,
«Lo sai cosa ne penso di questa storia. Credo che se vedesse quei film sarebbe solo peggio.»
«Gli ho detto che glieli avrei mostrati...»
«Tom, tu dovresti sapere meglio di me come funziona la sua testa, o meglio, come non funziona.» Annuì a quelle parole abbassando lo sguardo sulla moquette rosa. Certo che lo sapeva. Sapeva cosa voleva dire essere Loki, cosa comportava a livello emotivo. Le caotiche emozioni, i sentimenti contrastanti. Conosceva bene Loki e per questo era un personaggio che amava. Ma ora che se l’era ritrovato davanti, non sapeva bene come comportarsi. Quello non era semplicemente Loki il dio degli inganni, era il suo Loki. Era lui, era la parte tormentata e più scura del suo cuore, che portava in scena ogni volta che indossava i suoi panni. Era la parte folle, cattiva, perversa, che ognuno di noi aveva dentro di sé. Per questo sapeva che vedere quei film sarebbe stato devastante per lui, ma non poteva negargli la sua sincerità. Tom, non poteva davvero farlo.
«Ci penserò io dopo.» Ma il viso di Chris tradì i suoi dubbi.
«Io devo essere sul set per le 15.00, ma se vuoi chiamo Alan e-»
«Non azzardarti!» lo bloccò sapendo cosa avrebbe detto e non glielo avrebbe permesso. «Non ti devi creare problemi. Questa situazione posso gestirla da solo.» Gli sorrise vedendolo annuire poco convinto. Onestamente non era certo di poterlo fare, ma doveva tentare.
La porta del bagno si aprì ed Loki fece il suo ingresso nella stanza.
«Ho interrotto qualcosa?» alitò vagò e Tom sorrise tirandosi su. Si chiese se avesse sentito qualcosa, ma dalla sua espressione si rispose di no.
«Ho trovato i film.» Il dio guardò le sue mani ed il suo viso si fece serio. Non era certo un buon segno. Accanto a sé, Tom percepì lo sguardo interrogatorio di Chris: “Sei sicuro?”, “Sì, lo sono.” gli rispose incrociando i suoi occhi. Loki fece qualche passo verso di loro ed allungò la mano per afferrare il disco da quella dell’inglese, ma prima che le sue dita potessero sfiorarlo, Tom lo ritrasse.
«Prometti che starai calmo e che non combinerai casini. Qualsiasi cosa tu veda. Promettilo!» Ma il viso del dio era un ghignò beffardo.
«Lo prometto» sospirò portandosi una mano sul petto e chinando leggermente la testa da un lato.
«Mente.» E le parole di Chris, sapeva, erano la verità. Gli occhi del dio e dell’australiano si incrociarono per qualche attimo e poi fu Loki a distogliere lo sguardo per primo, riportandolo su Tom.
«Voglio vedere quei film. Adesso!» Era un ordine e coma tale era suonato alle sue orecchie.
Decise che non aveva alcun senso continuare a contorcersi il cervello per ipotizzare la possibile reazione che avrebbe avuto la divinità a quella visione. Doveva solo mostrarglieli ed attendere ciò che ne sarebbe scaturito.


Era stato in totale silenzio. Durante le quasi due ore di “Thor”, Loki non aveva detto mezza parola.
Più volte Tom e Chris si erano guardati interrogandosi su cosa stesse pensando il dio, ed il biondo in quelle occasioni aveva risposto con un'alzata di spalle, decidendo di sedersi su una poltrona poco distante dal divano dove si erano invece accomodati Tom e il moro. Di tanto in tanto sul viso del dio si era disegnato un sorriso sottile, cattivo, e solitamente era durante le scene in cui il dio del tuono faceva la sua magra figura da “umano”. Altre volte, un’ombra scura gli era calata sugli occhi, e Tom aveva notato le sue dita stringersi in un pugno. Quali scene gli avessero provocato quella epidermica reazione, erano di facile intuizione. Poi ci furono i titoli di coda ed i loro nomi che apparivano scritti in grande sullo schermo. Almeno che non stesse contenendo la sua ira, il dio non pareva particolarmente scosso dalla visione, a parte i piccoli cenni che Tom aveva colto.

«Allora?» l’inglese provò a riprendere la parola atrocemente spentasi durante la visione. Gli occhi di Loki però non volevano abbandonare lo schermo. Come se aspettasse qualcosa, e Tom non capì il perché finché non apparve anche la scena nascosta. Il ritorno di Loki. Era come se lui sapesse che ci sarebbe stata. D’istinto guardò verso di Chris che aveva sul viso un’espressione decisamente pensierosa.
Credo valga la pena dargli uno sguardo
Ma in fondo, non si doveva stupire più di tanto, stavano pur sempre parlando di Loki.
«Accurata.» Fu la prima parola che uscì dalle sue labbra increspate in un serafico sorriso «Una rappresentazione decisamente accurata.» E gli occhi di Loki furono sul viso di Tom «Sei stato bravo. Mi hai reso giustizia.» Cos’era, un complimento? L’inglese non riuscì a definirlo ché il dio si alzò dal divano «Anche la tua è stata un’egregia interpretazione,» ora era a Chris che si stava rivolgendo «Ma in fondo voi due non siete poi così diversi.» Ma sul volto dell’australiano non pareva esserci nulla che potesse essere scambiata con gratitudine, più che altro era un piglio di indifferenza. Come se anche lui come il collega, stesse valutando quale significato dare alle sue parole.
«È tutto qui? Ce n’è un altro, giusto?» A quella domanda gli occhi di Tom si abbassarono sulla copertina di plastica su cui facevano capolino i Vendicatori nella loro migliore posa.
«Oh, sì ce n’è un altro,» rispose Chris con un tono vagamente sarcastico «Ma non credo ti piacerà molto» aggiunse sorridendo, ma Loki non parve per nulla volersi sottrarre a quella sfida.
«Beh... Se mi concedete la citazione: credo valga la pena dargli uno sguardo.»









<<<>>>












[1]. E’ risaputo che Tom sia un amante dei dolci, quindi mi sembrava carina l’idea che invece a Loki piacessero le cose amare.



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Ed è ora che Loki si aggiorni sulle uscite cinematografiche dell’ultimo anno ù_ù
Stupidaggini a parte, eccovi un altro capitoletto. Piaciuto? Spero di sì.
Per la cronaca, ho eletto Kat rappresentate ufficiale dell’esercito Hiddlesworther, ma in futuro ci sarà l’incursione di altri personaggi dall’animo fangirloso.
Perché? Perché sì! La cosa mi garba e quindi ce la infilo volentieri. ^___^ *si unisce a Chris e sparge doppi sensi un po’ ovunque*

Che altro dire. La stesura della storia è in dirittura d’arrivo ed ho già pronti altri capitoli. Saranno postati ogni martedì, salvo imprevisti ^^
Ringrazio ancora tutti voi che seguite questa storia. Mi rendete molto felice ed orgogliosa, perché è la prima volta dopo tanto tempo, che trovo così appassionante scrivere una fic.
¡Gracias a todos!
kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ciak 7. [Una bella cornice che non contiene nulla] ***


7

Loki: The Bright World




Ciak 7. "Una bella cornice che non contiene nulla"



Sullo schermo era appena apparso Tony Stark in tutto il suo metallico splendore, quando il cellulare di Chris iniziò a squillare. L’australiano si alzò allontanandosi di qualche metro per rispondere senza essere disturbato dal sonoro del film. Era Derek, l’assistente della regia.
«Vieni subito, ci sono dei cambiamenti
«Al momento sono impegnato.»
«Cerca di liberarti Chris, qua è successo un casino! Prima vieni, meglio è!» Quando riagganciò, un sospiro abbandonò le sue labbra in contemporanea ad una pesante inquietudine che iniziò a diffondersi in tutto il suo corpo. Ed ora che era successo?
«Tom,» aspettò che l’amico lo guardasse e gli fece cenno con la mano di avvicinarsi «Devo andare. Derek dice che ci sono dei problemi. Immagino sia qualche altra trovata dell’ultim’ora.» L’inglese annuì.
«Ok, vai pure. Sto io con lui.» Ma tutto ciò che Chris riuscì a dire fu un sonoro e secco “No”.
«Non mi va che tu... che lui,» si prese una pausa scuotendo la testa «Insomma, non mi piace per niente quel tipo!» Sì, era decisamente preoccupato. Si fidava di Tom e sapeva che era prudente ed assolutamente capace di difendersi da solo, però non riusciva a mandare via quella brutta sensazione.
«Chris, tranquillizzati. Guardalo: è innocuo.» Gli occhi chiari dell’australiano si posarono sul viso di Loki che pareva intento a borbottare qualcosa a denti stretti, molto probabilmente contro il povero Robert che stava ancora sbeffeggiando l’estinto Coulson. Beh, tutto sommato, non era pericoloso come appariva dal copione, anche se molto probabilmente anche quella era una potenziale recita.
«Comunque, se dovesse-»
«Non temere, se dovesse fare qualche stramberia, gli rifilo un pugno e lo mollo alla prima stazione di polizia!» Tom sorrise e Chris si sentì leggermente più sollevato. In fondo se c’era qualcuno che sapesse davvero come comportarsi con Loki, questo era certamente Tom. Non gli negò però un altro paio di raccomandazioni fra cui la più importante: qualsiasi cosa dica, non gli credere!
«Allora vado.» Fece fatica a chiudersi la porta alle spalle, ma non poteva fare altrimenti. Doveva solo fidarsi.


- - -


Quando Chris sparì dietro la porta, Tom tornò a sedersi sul divano.
«Molto cortese da parte sua andarsene senza salutare.» I suoi occhi si posarono sulle labbra di Loki, mentre il dio non pareva intenzionato a spostare lo sguardo dallo schermo.
«Aveva da fare e poi non voleva disturbarti mentre guardavi il film» giustificò l’amico, e in quel momento il sorriso serafico del dio gli si impresse negli occhi.
«Ottimo attore, pessimo bugiardo. Paradosso interessante, non trovi?» Tom si sentì avvampare a scosse la testa ridacchiando.
«No, non credo. Un attore non mente quando recita.» Il film continuava a scorrere, ma Loki parve più interessato a quel discorso, perché fissò con un ghigno il viso accaldato dell’inglese ignorando completamente lo schermo.
«Un uomo che finge di essere un altro uomo. Un uomo che finge una vita che non gli appartiene. Questo non è ingannare?»
«Un attore che recita, non è una inganno. È... è arte» sospirò l’inglese e Loki annuì ridacchiando.
«Anche mentire è un’arte.»
«Non è la stessa cosa.» Gli occhi del dio gli chiesero di continuare, o meglio, di articolare quel pensiero che di certo trovava singolare, e Tom decise di accontentarlo. «Quando io recito, le persone sanno che sto recitando. Non sto mentendo in quel momento, sto solo portando sulla scena un’altra realtà.»
«Ma tu vuoi far credere a chi ti guarda che sei sincero, che quella realtà è vera. Giusto?» Si sentì a disagio sotto quello sguardo, ma soprattutto sotto quell’accusa così poco velata «Beh, non è così. Ciò che fai, ciò che provi, non viene da te. Non ti appartiene,» rimase silente a quelle parole fissando gli occhi dell’altro «Anche se piangi, non sono tue quelle lacrime,» l’indice del dio puntò verso lo schermo ma i suoi occhi non lasciarono il viso dell’inglese «La tua rabbia, il tuo dolore... » sorrise appena «È solo una farsa.» Tom si ritrovò con un nodo alla gola e forse capì solo in quel momento, che la visione di quei film non era stata per niente indifferente al dio, anzi. «Ora dimmi, Tom Hiddleston, cosa ci rende diversi?» L’attore provò ad articolare una frase, un pensiero, ma tutto ciò che riuscì a fare fu solo fissare silente i suoi occhi riuscendo a leggerci dentro il profondo dolore che vi annegava. «Te lo dico io: niente.»
«Ti sbagli!» Tentò a fatica di riprendere la parola mentre nella stanza risuonava il volume alto del film «Recitare è la forma più alta di sincerità. Ti metti a nudo sotto gli occhi di tutti. Le emozioni che provo quando recito, le sento davvero. Non sono menzogne!» Una risata sarcastica abbandonò le labbra di Loki e Tom si sentì piccolo piccolo sotto il suo sguardo. Gli stava aprendo il suo cuore e sapeva che il dio non avrebbe fatto altro che calpestarlo senza pietà. Perché solo così avrebbe potuto tenerlo lontano, avrebbe potuto far tacere quella verità: lui aveva solo paura. Loki, il suo Loki, per Tom era come un bambino tradito che invece di affrontare il dolore aveva fatto sì che quello stesso dolore gli saturasse il cuore. Che facesse marcire ogni forma d’affetto, d’amore, e lo trasformasse in un essere capace solo di odiare e ferire. Solo causando dolore agli altri si sentiva meno solo nel proprio. Se solo fosse stato capace di aprire anche lui il suo cuore. Se solo fosse stato capace di essere sincero almeno con se stesso.
«Smetti di mentire» sospirò quasi come fosse una preghiera, ma di tutta risposta lo sentì ridere più forte.
«Io mento perché sono fatto così,» Loki si alzò dando le spalle allo schermo «Questo, sono io! E tu cosa sei?» Si chinò appena su di lui avvicinando ancora di più il suo viso, la sua espressione beffarda «Sei un uomo che mente sotto compenso. Che percepisce denaro per fingere emozioni che non gli appartengono! Sei il più vile di tutti e lo sai! Indossi un maschera fasulla per celare la tua vera anima. Non c’è nulla di più abominevole di vivere contro la propria natura. E tu, Tom Hiddleston, sei l’essere più abominevole che esista su questo squallido pianeta!» Attaccare per difendersi. Tom conosceva il modo di fare di Loki, eppure le sue parole lo turbarono, lo ferirono. I suoi occhi folli, le sue labbra increspate in un feroce ghigno.
Aveva voluto fargli del male, e benché fosse conscio che le parole che aveva detto erano false, c’era riuscito. Sentiva il cuore battere forte contro la sua gabbia toracica e un lieve tremore attraversargli il corpo. Aveva solo voglia di alzarsi da quel divano ed andarsene dalla stanza. Ma se l’avesse fatto gli avrebbe dato conferma che aveva ragione, e non era così. Prese un respiro e lo guardò dritto in quelle iridi infuocate di rabbia, di odio, di sofferenza mai affrontata.

«È facile ferire le persone e ti riesce bene. Vuoi tenerle lontane, lasciare che ti odino invece che amarti,» lo vide reggere il suo sguardo ma arretrare appena di qualche centimetro «Perché tu hai solo paura di essere amato.»
«Se fossi in te, starei attento a scegliere con cura le prossime parole. Non vorrei essere costretto a mostrati quanto realmente posso ferire qualcuno» gli intimò scurendosi, e sebbene quella minaccia suonasse tutt’altro che infondata, Tom capì che stava facendo breccia nelle sue difese. Poteva metterlo davanti a quella realtà e forse solo allora, ci sarebbe stata una speranza anche per lui, anche per il dio delle menzogne.
«Hai paura di essere amato, perché potresti scoprire... che anche tu, ne sei capace.»
Loki sorrise.
«Amore: una bella cornice che non contiene nulla. La tua ingenuità mi atterrisce» ghignò ancora sollevandosi e dandogli le spalle «Ciò che guida l’uomo è la ricerca ostinata di qualcuno d’amare. Di qualcuno che lo ami. Voi umani sprecate un’intera vita in tale patetica ricerca, dimenticando che non c’è modo di ribaltare l’unica grande legge del vostro universo.» La sua voce si fece più bassa, quasi fosse divenuta un sussurro.
«E quale sarebbe?» Lo sentì ridere di quella domanda prima di voltarsi e mostrarsi ancora ai suoi occhi con un’espressione sprezzante sul viso,
«Siete soli. Nella nascita come nella morte. Ma preferite nascondervi da tale realtà affannandovi a trovare qualcuno con cui condividere un viaggio dall’esito già stabilito.» Gli occhi di Loki parevano tradire un certo divertimento nel rammentargli ciò che di natura già sapeva.
«È vero, siamo soli al mondo, ma amare è ciò che rende questo viaggio degno di essere vissuto.» Le sue parole provocarono un sorriso beffardo nel dio che scosse poi la testa con fare quasi rassegnato.
«È inutile. Voi umani siete così accecati dall’amore da non vedere altro. La morte, sarà la vostra ultima beffa.»
Doveva dargli ragione: era inutile. Continuare quel discorso non avrebbe portato a nulla. Era come girare in tondo. I suoi muri di diffidenza erano alti ed impenetrabili, e Tom si chiese se ci fosse mai stato modo per abbatterli. Per sgretolare la catena che teneva legata intorno al cuore. Per liberarlo dalle paure che avevano tramutato il suo dolore in pura follia. Come poteva lui, riuscire a vincere contro un astio così radicato, nato e cresciuto in anni e secoli di ombra?! L’ombra di cui Loki era stato vittima. Quell’ombra che gli aveva condizionato la vita, che lo aveva portato a compiere gesti sconsiderati. Quell’ombra di inferiorità che lo aveva fatto sentire un indegno. Indegno dell’amore della sua famiglia, dell’amore di suo padre. Dell’amore di Thor. Indegno di essere amato da chiunque. Alla fine Loki aveva finito con il non amarsi lui stesso. Tom conosceva le pieghe più oscure della sua anima, della sua sofferenza, e per questo voleva riuscire ad avvicinarlo. Gli sarebbe stato possibile? Sarebbe riuscito a toccare il suo cuore freddo? Chissà se ostinandosi a tentare, ne avrebbe ricavato qualcosa.



- - -


Chris balzò con lo sguardo da un occhio all’altro di Derek con un’espressione incerta sul viso.
«Fammi capire: ci hanno tolto i permessi per girare?» L’uomo annuì sfogliando delle carte che poi poggiò su un tavolo.
«Proprio così.» Prese a camminare e Chris gli andò dietro. Era giunto in fretta sul set per sapere cosa avessero da dirgli di così urgente da non poter aspettare le riprese delle pomeriggio. Aveva anche rischiato di investire qualche pedone, perché mentre guidava continuava a chiedersi che stessero facendo Tom e quell’altro pazzoide. Poi una volta giunto sul terreno di ripresa, Derek gli aveva lanciato quella patate bollente.
Il sole era accecante e si maledì di non essersi portato dietro gli occhiali da sole. Per non parlare della sua sbronza della sera prima che non era sparita del tutto, lasciandogli la fastidiosa eco di un'emicrania per nulla piacevole. Strinse gli occhi per proteggersi come meglio poteva dal bagliore del sole, mentre qualche passo avanti, Derek stava parlando a telefono con qualcuno.
«Ciao Chris!»
«Ohi, ciao Zach[1]» salutò il collega che se ne stava seduto su una sedia sotto l’ombra di un tendone, intento a torturarsi i capelli biondi «Hai saputo: permessi bloccati e riprese posticipate a data da destinarsi.» L’australiano annuì. Già, proprio una bella fregatura. Questo voleva dire far slittare i suoi prossimi impegni lavorativi a chissà quando. «Così mi toccherà rifare la tinta» borbottò Zach facendolo sorridere. Nel mentre tutto il set era un via vai di gente che cercava di fare qualunque cosa fosse utile.
«Si sa per quale motivo?» chiese sedendosi sulla sedia accanto a quella del collega. Il biondo scosse le spalle.
«Mah, onestamente non c’ho capito molto. È qualcosa che riguarda un tempio o roba simile in questa zona,» indicò un punto indefinito verso un bosco verde «Sembra che ci sia stato un errore quando sono stati richiesti i permessi, perché non si può girare a meno di non so quanto da quella zona. È una specie di area protetta.» Chris annuì. I soliti problemi burocratici, e di certo non ci sarebbe stato momento peggiore per farli venir fuori. Nella sua testa c’era ancora un totale caos per ciò che era successo il giorno prima, che faceva fatica a stare dietro le parole di Zach, ma quando gli sentì pronunciare un nome si voltò a guardarlo.
«Allora? È arrivato?»
Annuì passandosi una mano sugli occhi.
«Sì, ieri. Ma è ancora in hotel.»
Quando una risata beffarda uscì fuori dalle labbra incorniciate dal pizzetto del collega, gli chiese cosa ci fosse di così divertente.

«No, nulla. Solo che mi avevano detto: “se vuoi sapere qualcosa di Tom, chiedi a Chris, e se vuoi sapere di Chris, chiedi a Tom”» ghignò con un enorme sorriso, al che il biondo sospirò chiudendo appena le palpebre.
«Non sarebbe più semplice chiedere a me di me e a lui di lui?» La mano di Zach si poggiò sulla sua spalla obbligandolo a riaprire gli occhi.
«Ma così è più divertente» gli sospirò ridacchiando prima di andare via. Chris lo seguì con lo sguardo scuotendo la testa e pensando che prima o poi l’avrebbe fatta pagare a tutti quegli impiccioni pettegoli. Ma se doveva fare un nome, di certo era quello di Kat. Avrebbe scommesso qualunque cifra che quella pazza non aveva perso tempo per “istruire” anche i nuovi arrivati. Ad ogni modo non cambiava molto. Essere senza permessi e impossibilitati a girare gli esterni, voleva dire cambiare completamente la tabella di marcia. Probabilmente Alan avrebbe scelto di girare prima le scene in studio, che erano state programmate invece successivamente. Era l’unica soluzione per non perdere troppo tempo. La data di uscita del film era già stata decisa, non potevano fare altro che rispettarla. Probabilmente era la maledizione della Fase2, che dopo aver colpito Robert, ora si stava accanendo contro di loro[2]. Avrebbe dovuto chiamare anche Tom. Di certo Alan non l’aveva convocato credendo che non fosse ancora atterrato. Prese il cellulare deciso a metterlo al corrente dei cambiamenti, e così ne avrebbe approfittato per controllare che fosse tutto ok.
«Tom è arrivato?» Alzò lo sguardo a quella voce trovandosi di fronte il sorriso di Jaimie[3].
«Vi siete messi d’accordo?» ghignò alzandosi per salutarla.
«Non dovrei dirtelo, ma Kat ha convinto tutti a chiederti di Tom non appena ti avrebbero visto. Perciò tu fai finta di niente e stai al gioco» gli sussurrò all’orecchio.
«Ovviamente» sospirò Chris.
«Ovviamente» gli fece eco lei. Beh, almeno aveva modo di smorzare l’agitazione che aveva accumulato durante le ultime ore. Chissà che ne avrebbero pensato gli altri se avessero saputo l’assurdità che aveva avvolto lui e l’inglese...
«Hanno detto che è un tempio molto antico,» iniziò la collega «Hanno mandato un gruppo di esperti perché Alan voleva sapere come fosse stato possibile un simile malinteso.» In effetti era assurdo. In fondo la pre-produzione era iniziata mesi prima. Come potevano aver commesso un tale errore?
Intanto da lontano, un affannato Eric stava raggiungendo i due attori che erano al riparo dalla calura grazie al tendone bianco sotto cui erano seduti.
«Niente da fare,» affannò l’uomo passandosi un fazzoletto di stoffa sulla fronte «Siamo fermi almeno per qualche settimana.» Chris sospirò seguito a ruota dalla collega.
«Che si fa?» chiese la mora ed Eric scosse la testa tentando ancora di riprendere fiato.
«Nulla. Per adesso potete anche tornare in albergo, perché quei noiosi bacchettoni ne avranno ancora per un po’.» Indicò un gruppo di uomini che stava discutendo animatamente con Alan ed altri operatori. Erano di sicuro gli esperti di cui aveva parlato Jaimie. Beh, non potevano davvero fare molto, quindi Chris pensò che tornare in albergo fosse l’unica soluzione. Doveva anche chiamare sua moglie, visto che era dal giorno prima che non la sentiva, ma avrebbe dovuto aspettare che da lei fosse un orario accettabile. Di certo non gli andava di svegliarla né di svegliare India nel cuore della notte. Controllò l’orologio quando sentì il saluto di Jaimie. Lanciò un ultimo sguardo al gruppetto in cui un agitato regista pareva essere sul punto di prendere a pugni quei poveri uomini, e si decise ad andare verso la macchina.
«Scusa Chris, sai se Tom è arrivato?» Per fortuna aveva un buon autocontrollo altrimenti non ci avrebbe impiegato molto a dare una testata a chiunque avesse pronunciato quelle parole. Fu anche aiutato dal fatto che era stata Kimberly, la coiffeur della troupe, a porgergli quella domanda. Oltre ad essere una donna sulla sessantina, per cui “intoccabile” nel senso letterale del termine, aveva dalla sua anche una buona dose di simpatia californiana che Chris adorava, per cui le si poteva perdonare praticamente tutto.
«Sì, è in albergo» le rispose abbassando necessariamente lo sguardo sulla sua statura di 152 cm. La donna si sistemò gli occhiali da vista da cui spiccavano le lunghe ciglia ricche di rimmel ed eye-liner, che contrastavano con il platino dei suoi capelli corti.
«Bene. Cortesemente dovresti dirgli di farsi vivo quanto prima. Sono certa che vada ancora in giro con i suoi riccioli biondi» sospirò rassegnata facendo un gesto a spirale con l’indice. Chris ridacchiò annuendo. Eh sì, Tom odiava tingersi i capelli, anche se per professionalità ed educazione non lo diceva apertamente. Ma soprattutto odiava svegliarsi la mattina con le macchie di tinta sul cuscino. Un inglese preciso ed impeccabile, come quelli che si vedevano solo nelle sitcom anni 80.
«Ed ha anche il pizzetto» le sussurrò con fare confidenziale. Lei si passò una mano sulla fronte sospirando uno scenico “Oh My!” in perfetto stile californiano.
«Allora David mi stava pretendo in giro dicendomi che ieri era qui sul set» sospirò la donna a se stessa. Chris alzò le spalle non potendo non sentirsi ancora un po’ stupido per l’atroce scambio di persona che aveva commesso il giorno prima. Una gaffe peggiore di quella degli addetti ai lavori del film.
«Quel ragazzo... Se non fosse così carino l’avrei già preso a sculacciate!» L’australiano non trattenne una risata che contagiò anche la donna. Questa doveva dirgliela appena tornava in albergo!
«Beh, potresti farlo lo stesso, magari non gli dispiace» aggiunse ancora divertito.
«Guarda figliolo, secondo me preferirebbe che fossi tu a sculacciarlo. Io lo preferirei!» rise ancora la donna strizzandogli l'occhio. Ok, questa se l’era cercata. Il biondo ridacchiò appena sentendosi leggermente avvampare, ma non sapeva dire bene quale delle due allusioni ne fosse la causa. Ad ogni modo, avrebbe fatto meglio a tornare sul serio in hotel.
«Sta tranquilla Kimberly, appena lo vedo te lo mando.»
«Ci conto allora!» Salutò la donna e qualche altro membro del cast, deciso a prendere la via per la sua auto, quando Zach lo fermò con un sorriso divertito dipinto sul viso.

«Ohi Chris, ho scoperto una cosa buffa,» per fortuna c’era ancora chi si divertita nonostante tutto «Sai il tempio qua vicino?» Annuì sorridendo a sua volta e sperando che non fosse qualche altra battutaccia perché, va bene stare al gioco, ma iniziavano a diventare “leggermente” imbarazzanti. «Indovina un po’ a chi era intitolato?» Avrebbe voluto continuare a sorridere, ma quando Zach pronunciò quel nome, non poté fare altro che imprecare mentalmente: «Al tuo caro amico Loki
Forse era un caso o forse no, ma una cosa era certa: aveva appena trovato il primo tassello di quell’assurdo puzzle.









<<<>>>












[1]. Zach, ossia Zachary Levi, è una delle new entry del cast. Sarà Fandral, ecco perché la tinta bionda ed il pizzetto. [Anche se avevo deciso di non spoilerarmi troppo, questa notizia mi è finita sotto il naso lo stesso]

[2]. La Fase2 è l’insieme dei film composto da “Iron man 3”, “Thor: The Dark World” e “Captain America: The Winter Soldier” e si concluderà con “The Avengers 2” nel 2015. Sul set di Iron man 3, Robert Downey Jr. è stato vittima di un piccolo incidente che ha fatto ritardare le riprese.

[3]. Jaimie Alexander è l’attrice che impersona la splendida Lady Sif.



___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Questo capitolo mi aveva creato qualche dubbio, dovuto al forte dualismo dei sentimenti espressi: da una parte il confronto intenso fra Tom e Loki e dall’altra il cazzeggio del cast a spese del povero Chris. Non sapevo se metterli insieme avrebbe giovato o meno ad entrambi, ma alla fine mi sono decisa a pubblicarlo ugualmente. In fondo la vita stessa è fatta di emozioni contrastanti che sono alle volte obbligate a convivere insieme. No?
E dopo questa perla di saggezza non richiesta, torno alla storia, sperando sia stato di vostro gradimento anche questo aggiornamento.
Abbiamo (forse) scoperto qualcosa in più sull’ arrivo di Loki ed avrete quindi capito il perché ho dovuto trasferire le riprese in quel di Oslo. Ad ogni modo la spiegazione che ne verrà potrebbe essere un pochino fantasiosa, ma mi affido al vostro buon cuore che di certo mi perdonerà qualche invenzione assurda e probabilmente campata in aria, figlia di una totale ignoranza in materia di mitologia e cultura norrena >///>
A mia difesa vi assicuro che ho fatto il possibile per rendere quanto più credibile la cosa.

Ultima news: siccome ho praticamente completato la storia ed ho pronti già altri capitoli, il prossimo aggiornamento sarà questo venerdì. Non vedo perché farvi aspettare.
Avanti, ora dite che sono cattiva! è_é

kiss kiss Chiara


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ciak 8. [Neanche tu credi sia una coincidenza] ***


8

Loki: The Bright World




Ciak 8.  "Neanche tu credi sia una coincidenza"



Dopo il loro breve confronto, Tom era piombato in un altalenante silenzio, mentre il dio pareva essere il più loquace dei due. Aveva ripreso la visione del film e di tanto in tanto elargiva qualche giudizio più o meno positivo, mentre l’inglese aveva tentato invano di riprendere un qualche discorso decente. Ma le parole di Loki ancora riecheggiavano nella sua testa, così ogni frase elaborata dal suo cervello, pareva la più sbagliata. Non voleva continuare sulla strada di prima, perché aveva visto che non portava a niente. Loki non si poteva prendere di petto. Era troppo furbo, era troppo preparato ad essere attaccato sul fronte per farsi trovare scoperto. Avrebbe dovuto, come si usava nel gergo calcistico, lavorarlo sulle fasce. Con astuzia, ma senza che lui se ne accorgesse. Sapeva che era un’impresa ardua, forse impossibile, perché aggirare il dio degli inganni non era cosa da tutti. Ma in fondo, con un po’ di superbia, si poteva dire a tutti gli effetti anche lui un po’ dio degli inganni.
«Qual è il nome dell’umano che lo interpreta?» A quella domanda riportò lo sguardo sullo schermo, in quanto era rimasto a fissare un punto indefinito della tenda arancione, perso nelle sue riflessioni.
«Ehm... Robert. Si chiama Robert Downey Jr, ed è un ottimo attore» sospirò con un sorriso e Loki annuì tornando a guardare lo schermo con interesse.
«Deve esserlo per poter impersonare un essere epidermicamente fastidioso come Stark» sentenziò facendo sorridere l’inglese. Chissà, forse si sarebbe stupito di quanto Robert e Tony si assomigliassero. Scindere l’uno dall’altro era ormai quasi impossibile.
«Se mi permetti, neanche interpretare Loki è semplice» si concesse di fargli notare, e trovò nello sguardo del moro un misto di sorpresa e lusinga, come se quella frase fosse stata un complimento. In verità lo era. Un personaggio difficile da interpretare per via delle mille sfaccettature caratteriali e psicologiche era una sfida sia impegnativa che appagante. E Loki era di certo una bella sfida.
«Spero che tu non mi stia chiedendo altri complimenti. Sarebbe pretenzioso oltre che decisamente irritante.» Sorrise a quella velenosa frecciatina alzando entrambe le mani in segno di resa.
«Non oserei mai» sospirò beffardo e il dio parve gradire quel suo sarcasmo.
«Allora fa silenzio!» Ma quell’ordine suonava davvero troppo blando, che Tom si convinse che la sua nuova strategia avrebbe potuto dare dei frutti. La verità non poteva funzionare con Loki, ma il sarcasmo sì. Perché come aveva detto Thomas Carlyle:  Il sarcasmo è il linguaggio del diavolo.

Nei minuti che ne seguirono, Tom avvertì l’aria pesante di prima svanire totalmente. Loki sembrava sinceramente rilassato, per quanto la cosa fosse paradossale, e lui aveva riacquistato una buona fiducia nei suoi mezzi.
«Mi avevi detto che non esisteva una simile tecnologia su questa Terra,» sussurrò il dio riferendosi alla portaerei dello S.H.I.E.L.D. «Devo desumere che tu mi abbia mentito?» Sembrava felice di quella constatazione, ma l’inglese sapeva come spegnere quel breve scintillio di rivalsa.
«Infatti non esiste. È solo un effetto speciale creato al computer. Se vuoi, dopo ti mostro alcuni filmati che lo provano.» Il dio non sembrava convinto del tutto di quella risposta, ma assentì ritornando con gli occhi sullo schermo. «Ti va qualcosa da mangiare?» Quella domanda stupì Loki che tornò a guardarlo con un ghigno incuriosito.
«Perché mai? Abbiamo fatto colazione qualche ora fa.»
«Certo, ma vedi, solitamente quando si guarda un film, si stuzzica qualcosa. Dei popcorn di solito, o dei biscotti. Io ad esempio preferisco i biscotti» sorrise e ritrovò riscontro nel sorriso, benché appena accennato, del suo divino ospite.
«Come preferisci, allora. Vorrà dire che mi atterrò ai vostri usi.»
«Perfetto! Aspetta qui, torno subito.» Si alzò dal divano dirigendosi verso il frigobar e qualche minuto dopo era di ritorno con una busta di piccoli wafer al cioccolato e due bibite analcoliche. «Serviti pure» sorrise ancora aprendo la busta. Loki parve tenersi un po’ sulle sue e si limitò ad avvicinare il viso verso la busta scrutandone il contenuto. «Avanti!» lo spronò ancora trattenendosi dal sorridere più apertamente, convinto che il dio avrebbe potuto mal interpretare quel suo gesto.
Lentamente Loki infilò una mano nel cartoccio tirando fuori il piccolo quadrotto croccante. Tom lo imitò, ma addentò velocemente il biscottino aspettando che stavolta fosse Loki a seguirlo. Così fu, sebbene dall’espressione sul suo viso, l’inglese non riuscì a capire se fosse o meno di suo gradimento.

Più tardi avrebbe optato per la prima, visto che Loki avrebbe affondato la mano nella busta più e più volte.  


- - -


«Non capisco, perché ti interessa?» Alla domanda dubbiosa di Eric, Chris cercò di essere convincente nella risposta.
«Ma niente. Era solo curiosità,» sospirò vago «Comunque, sarebbe possibile?»
«Certo. È un sito aperto al pubblico, quindi si può visitare senza problemi,» perfetto. Era quello che voleva sapere «Anche se ovviamente visto il casino attuale, le visite sono state temporaneamente vietate.» Ma quella precisazione gli fece svanire il poco ottimismo che aveva appena acquistato.
Quando aveva saputo da Zach del tempio dedicato a Loki, aveva pensato bene di chiedere se fosse possibile o meno visitarlo. Ovviamente non sperava di trovarci la risposta a tutti i problemi, ma di certo era un punto di partenza. Ma ora la frase di Eric gli stava smontando tutti i piani.
«Sai Chris, non ti facevo un fanatico di mitologia. A parte questo, intendo» sorrise l’uomo facendo un gesto con la mano per indicare il set.
«Ma infatti non lo sono. Ho solo trovato curiosa la coincidenza. Ecco tutto.» A quella risposta Eric sorrise in modo divertito.
«Non è che per caso ci sei rimasto male perché non era intitolato a Thor?»
«Beccato!» Affermò con un ghigno di falsa colpa che fece ulteriormente ridere l’uomo. Buttarla sullo scherzo non era una cattiva idea, si ritrovò a pensare.
Si prese qualche altro minuto di chiacchiere e salutò Eric ed il resto della troupe. Si diresse quindi alla macchina deciso più che mai a tornare in albergo per parlarne con Tom, ed anche se la cosa non lo tranquillizzava per nulla, sapeva che ne avrebbe dovuto parlare anche con Loki. Forse sarebbe stato l’unico a poterne sapere qualcosa in merito. In fondo quel tempio era intitolato a lui, no?    
Era appena salito in macchina quando il cellulare squillò: era sua moglie.
«Pronto tesoro, già sveglia?»
«Avrei preferito non esserlo, ma tua figlia non ne voleva sapere di dormire,» rise mettendo in moto l’auto «Tutto bene con le riprese?»
«Non direi proprio. Ci hanno bloccato i permessi per girare gli esterni.» Le raccontò del fastidioso equivoco ed anche della bizzarra coincidenza del tempio e del Dio a cui era dedicato.
«Sono certa che Tom non vedrà l’ora di andarci! Su alcune cose è più bambino di te, il che è tutto dire
«Sì, anche io ti amo» sospirò sarcastico e la sentì ridere di gusto. Di certo però non le poteva dare torto. Tom aveva un animo infantile che però per qualche ragione combaciava perfettamente con il suo lato da colto dandy. Sebbene con tutto il caos di Loki, probabilmente l’inglese non avrebbe avuto il tempo di twittare una foto del tempio con tanto di espressione eccitata a seguito.
«A proposito, Chris,» conosceva quel tono ed era già preparato al peggio.
«Dimmi tesoro.» E quella leggera risata ne era la prova. E poi qualcuno aveva insinuato che la conoscesse troppo poco per sposarla così in fretta...
«Tom ti ha detto che ieri ho chiamato?»
«Certo che me l’ha detto, MA, prima che tu possa sospirarmi qualche ambigua frase col tuo sensuale accento spagnolo, ti dico subito che sto guidando e sono senza auricolare,» la sentì ridere più forte e sorrise a sua volta intento a voltare per prendere la strada principale «Quindi, per quanto mi piacerebbe restare qui a sentire le tue teorie oscene e perverse su di me e Tom, devo attaccare, prima che un biondo vigile norvegese mi faccia la multa.» La risata di Elsa gli alleggerì il cuore e per qualche istante quasi dimenticò la faccenda di Loki, delle riprese e anche un po’ l’emicrania post sbronza che gli picchiava sulla testa.
«Va bene, va bene,» poté sentire anche qualche vagito della piccola «Allora io ritorno a dormire sperando che India faccia lo stesso.»
«Dalle un bacio da parte mia.»
«Già fatto. Ti chiamo più tardi, ok?... Oppure disturberei il vostro pisolino pomeridiano?» E Chris ormai sapeva che non avrebbe mollato la presa così facilmente.
«Sto per attaccare» sospirò con finta noia.
«Dimmi un po’, anche a lui porti la colazione a letto?»
«Elsa, sto per attaccare davvero!» Ma si trattenne dal ridere mantenendo un tono di forzato rigore.
«Lo sapevo che quello che dicevano sul web era tutto vero. Chiederò il divorzio, Chris.»
«Mi togli un peso, tesoro. Non sapevo come dirtelo, sai?!»
«Così potrete fare coming out!»    
«Grazie per il supporto...»
«Di nulla, basta che mi passi gli alimenti.» E le loro risate si unirono in una sola.


Quando arrivò in albergo, Chris salì velocemente le scale dirigendosi a passo spedito verso la stanza di Tom. Picchiò con le nocche sul legno ed attese che qualcuno gli venisse ad aprire. Ma come fosse un déjà vu, così non avvenne. Bussò ancora, ma nessuno si degnò di aprirgli. Si grattò appena una tempia e poggiò l’orecchio contro il legno della porta. Poteva udire distintamente il vociare ad alto volume della tivù. Quasi sicuramente quei due non l’avevano sentito per niente bussare ed erano ancora stravaccati sul divano -e conoscendo Tom- a mangiare porcherie dolci. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e scrisse veloce un sms: “metti giù i biscotti e viene ad aprire”.
E dopo una decina di secondi la porta si aprì.
«Sono wafer» precisò Tom stringendo un quadrotto fra le dita. Chris ghignò.
«Prima o poi diventerai grasso come una ba-» ma prima che potesse fare qualsiasi similitudine, l’inglese gli aveva già infilato il dolce in bocca obbligandolo al silenzio.
«Abbiamo appena finto di vedere il film» gli comunicò mentre chiudeva la porta. Il biondo annui masticando quel poco che rimaneva del wafer. Meglio, così avrebbero potuto parlare in pace.
Quando rientrò nella stanza il dio lo accolse con un gentile sorriso che lo fece rabbrividire.
«Ben tornato.» Non prometteva nulla di buono.
Buttò un occhio al tavolino davanti al divano: c’erano svariate bibite vuote ed una busta enorme di wafer di certo mezza vuota. Più in là, qualche cartoccio di caramelle, un mezzo croissant morso solo in parte e due tazze di caffè vuote. Ma che diamine avevano combinato quei due, un picnic ad alto contenuto glicemico?!
«Vi siete divertiti?» Non era una vera domanda, più una costatazione che Chris sospirò alzando un sopracciglio. Tom sorrise dandogliene la conferma mentre sul divano Loki si limitò ad una leggera alzata di spalle.
«Abbiamo solo reso onore agli usi locali.»
«Infatti!» Confermò nuovamente Tom scambiandosi uno sguardo con il dio.
Quella situazione era strana. Quei due andavano d’accordo. Molto d’accordo. Troppo. Chris avvertì distintamente un formicolio sinistro allo stomaco, non certo dovuto al wafer appena ingurgitato, ma a qualcosa che si obbligò accuratamente a non definire, altrimenti avrebbe dovuto usare il termine gelosia.
«Cos' era successo alla fine? Che volevano dal set?» Fu grato all’inglese di quella domanda, almeno aveva potuto spostare la lancetta del suo cervello dalla posizione “uccidi Loki” a “spiega l’accaduto e spera che si riesca a trovare una soluzione”.
«Sostanzialmente ci hanno bloccato i permessi per girare all’esterno, ma non è questa la questione.» Tom sbatté le palpebre scuotendo la testa visivamente confuso.
«Cosa? E perché?» Il biondo si poggiò con entrambe le mani sullo schienale del divano e raccontò del tempio sito nella zona, che non concedeva alla troupe di effettuare le riprese. Raccontò anche degli esperti che stavano discutendo con Alan e di come le riprese fossero state posticipate.
«Ad ogni modo questo è un problema secondario.» Ed era matematico che Hiddleston, da bravo attore preciso, puntuale e inglesamente professionale,  ci tenesse a sottolineare che non era per niente un problema secondario.
«Si dovrà cambiare l’intero ordine delle riprese. Alan sarà di certo furioso e tutta la troupe dovrà fare i salti mortali per rispettare la scadenza!» Si passò una mano sugli occhi sospirando sonoramente.
«Capisco che stai pensando Tom, ma ascoltami perché c’è dell’altro» riacquistò la sua attenzione mentre Loki continuava ad ascoltare senza sembrare particolarmente interessato alla cosa, e probabilmente non lo era per davvero. In fondo cosa poteva importargliene a lui delle loro riprese e dei loro “patetici” problemi da umani? Chris si chiese se fosse il caso di mettere a conoscenza anche lui di quella notizia. Chi gli assicurava che non avrebbe usato la cosa a suo favore? Fondamentalmente il dio non aveva grande interesse a tornarsene da dove era venuto, in quanto se così fosse stato, sarebbe stato costretto a vedersela con la giustizia asgardiana, e l’australiano era certo che Loki non fosse per nulla felice dell’idea.  
«Avanti Chris, continua!» Lo incalzò Tom accortosi di quella prolungata pausa.
Che fare? Durante il viaggio aveva deciso di raccontarlo anche a Loki, ma ora quei dubbi gli bloccavano letteralmente le parole in gola. Avrebbe potuto prendere l’amico da parte e dirglielo in segreto, ma quasi sicuramente questo avrebbe indispettito il dio. L’aveva trovato rilassato e quasi “normale” al suo rientro, e non aveva per nulla voglia di subirsi ancora una volta le sue isterie da primadonna. Decise quindi di affidarsi alla buona sorte ed essere sincero con entrambi.
«Il tempio in questione,» si prese giusto una piccola pausa per auto convincersi che quella era la scelta migliore  «È intitolato a lui.» Con un gesto indicò il moro che contrasse le labbra in una smorfia divertita apparentemente per niente sorpreso.
«A Loki?» chiese conferma Tom, e lui annuì. «Certo. Questa potrebbe essere una spiegazione» sussurrò serio l’inglese guardando un punto indefinito sul pavimento, e Chris era certo che stesse pensando a cosa fare.
«Mi spiace deludervi, ma la cosa è del tutto irrilevante.» La voce beffarda di Loki obbligò entrambi a dargli attenzione.
«Che vuol dire?» chiese Tom, e l’altro sorrise alzandosi dal divano.
«Un misero tempio terrestre, anche se in mio onore, non ha alcun potere magico. Né tanto meno possiede la forza sufficiente a creare un portale multidimensionale. Sono solo pietre.» Quella rivelazione non era di certo utile. Chris strinse lo sguardo scrutando l’espressione sul suo viso alla ricerca di qualcosa che gli potesse dare conferma della verità di quelle parole.
«Come fai ad esserne sicuro?» chiese ancora Tom aggrottando le sopracciglia.
«Dimentichi che sono una maestro di magia. Certe nozioni sono basilari.»
Perfetto! Ora Chris si sentiva immensamente stupido oltre che tristemente rassegnato. Ma la casualità della cosa era troppo bizzarra. Andiamo, prima un dio immaginario piombava nel loro mondo e subito dopo si scopriva che nella zona dove era apparso c’era un tempio a lui intitolato?! Coincidenza?

«Scusa, ma se tu non sei venuto qui di tua iniziativa, vuol dire che c’è stato qualcuno che ti ci ha condotto. Non credi?» gli fece osservare e Loki alzò le spalle con finta innocenza facendo saltare ulteriormente i nervi del povero australiano.
«Non ne ho idea» gli sentì sospirare ancora con un irritante sorriso.
«Chris ha ragione,» per fortuna Tom pareva dalla sua parte «Magari qualcuno ha fatto qualcosa... Un incantesimo, un rito o qualcosa di simile. Un tempio non è magico, ma serve per fare magie, giusto?» Loki parve sorridere di quelle che probabilmente alle sue orecchie erano delle assurdità.
«Sbagli. Un tempio non è un luogo di magia. È semplicemente un luogo di culto.»
Chris dovette fare un profondo respiro per non cedere alla tentazione di aggredirlo fisicamente.
«Allora cosa consiglia di fare il nostro grande esperto?» si limitò a chiedere pacato. Anche Tom fissò il dio probabilmente attendendo che avesse un’ idea migliore da suggerire.  
Loki si prese qualche attimo di silenzio in cui continuò a guardare i due umani con un'espressione indecifrabile. Poi si sciolse in un esile sorriso.
«Se andassimo in quel tempio perderemmo solo del tempo.»
«Beh, non mi pare che tu abbia altri impegni, sbaglio?» sbottò ironico l’australiano «Dimmi Tom, avevate deciso di andare a fare shopping questo pomeriggio?» Ma Hiddleston non parve in vena di fare del sarcasmo. Scosse la testa ignorando ogni possibile risposta e preferì rivolgersi a Loki  e chiedergli se avesse qualche idea da proporre.
«Neanche tu credi sia una coincidenza. Ammettilo.» Ormai nessuno dei presenti lo credeva, questo era abbastanza chiaro. Loki parve soppesare la cosa guardando i due con la fronte appena corrucciata. Poi scosse la testa sospirando. "Sconfitto", pensò quasi soddisfatto Chris.  
«Potrei dargli uno sguardo. Ma sono certo che non sarà di alcuna utilità» asserì infine, e l’australiano si sentì leggermente rincuorato. Almeno avevano fatto un passo 
avanti.


- - -


Dopo aver convinto a fatica Loki a dare “uno sguardo” al famigerato tempio, Tom dovette impegnare tutto se stesso in un’impresa che, fosse stato possibile, pareva ancora più ardua della precedente.
«Ho detto di no!» Sentenziò il dio intransigente e l’inglese sospirò appena. Chris dal canto suo aveva preferito trafilarsi sul divano e lasciare alle cure dell’amico lo strambo ospite ed i suoi capricci da Diva.
«Loki, cerca di capire: non puoi andartene in giro così» sospirò ancora stringendo il berretto in una mano.
«Nel caso ti fosse sfuggito il concetto, te lo ripeto: no!»
E Tom per la centesima volta, si affidò ad un lungo sospiro per mantenere il controllo. Era in momenti come quello che era grado per aver frequentare il corso di yoga.
«Per favore, è solo per evitare altri casini.» Il dio incrociò le braccia con fare di sfida fissandolo con le sue iridi chiare ma infuocate.
«Faresti meglio a rinunciare. Non potete obbligarmi ad indossarlo!» E dal divano salì un lieve risolino che non sfuggì né a Tom né all’altro.
«Oh, sì che potremmo farlo! E se continui a fare il ragazzino, non ci lascerai altra scelta» affermò sornione Chris.
«Non esisterà mondo in cui indosserò un copricapo ridicolo come quello!»
«Disse l’uomo che andava in giro con due corna sulla testa!» Ma la risposta di Chris non parve per niente gradita al dio, e Tom se ne accorse. Ovviamente non era stata la battuta in sé, quanto il  ricordo che di certo aveva fatto nascere nel cuore di Loki. I suoi occhi diventarono due lame che, ne avessero avuto la forza, avrebbero tranciato di netto il collo dell’australiano. Forse anche Chris dovette accorgersene, perché Tom lo vide serrare le labbra ed inghiottire probabilmente un nodo di senso di colpa. Perché lui era fatto così. Anche se esteriormente mostrava una facciata strafottente e spavalda, era la persona più buona che conoscesse. Di certo si era reso conto che le sue parole, se non avevano ferito Loki, ci erano andate vicino. «Ok, se non vuoi metterlo, fa niente» affermò l’australiano alzandosi dal divano e passandosi le dita fra i capelli, in palese imbarazzo «Vorrà dire che se lo metterà Tom. Vero?»
E ancora una volta l’inglese si ritrovò a sorridere del buon cuore del suo amico e anche della capacità tutta sua, di metterlo in mezzo senza che lui riuscisse a tirarsene fuori.
«Va bene» sospirò infilandosi il cappello «E adesso, si va tutti al tempio?»










 <<<>>>










___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Sì, lo ammetto, la bustona di wafer è una dedica a me stessa. Perché sono solita divorarla ogni volta che guardo un film ù_ù (In mancanza di patatine, ovvio!) Soprattutto la sera, insieme ad un bicchiere di latte... Okokokok non interessa a nessuno, lo so. Parentesi personale chiusa!

Ci stiamo avvicinando alla verità ed alla conclusione della storia, per la cronaca siamo a -4 capitoli dalla fine. E la risposta alla domanda che sta lampeggiando adesso nelle vostre teste è: sì, li ho già abbozzati
scritti tutti ù_ù  *risata malvagia*
Questo è un aggiornamento fondamentalmente di transizione, per questo mi è parso giusto postarlo prima del previsto. Il prossimo come di consueto, vi aspetterà martedì.
Un grazie a tutti voi che mi seguite. Siete in tanti e la cosa mi riempie di gioia!
Un bacio particolare però va alla mia piccola ninfetta alias Ninfy, per la dedizione con cui lascia sempre un gentile e fangirloso commento [che poi non capisco come, finisce per trasformarsi in un dibattito dagli altissimi contenuti(?)].
^w^

  

kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ciak 9. [Io sono Tom Hiddleston!] ***


9

Loki: The Bright World




Ciak 9.  "Io sono Tom Hiddleston!"



«Se qualcuno te lo chiede, tu sei Luka, la mia controfigura.» Tom chiuse la porta per poi sistemarsi la visiera verde sulla testa. Nella speranza che nessuno li fermasse, avevano deciso di recarsi al tempio ad ora di pranzo. Molto probabilmente tutti -troupe, cast e magari anche qualche fan- sarebbero stati occupati a mangiare, e loro avrebbero avuto meno grattacapi per la testa, fra cui gli eventuali: “Ehi Tom, come mai non ci avevi detto che avevi un fratello gemello?”, che non sarebbero di certo stati d’aiuto. Proprio per quella eventualità, l’idea della controfigura era la più azzeccata.
Scesero le scale e si diressero a passo spedito verso l’auto di Chris. Loki non obiettò più del necessario, a parte un doveroso “Non osare più chiamarmi Luka!” quando ridacchiando l’australiano lo aveva beffeggiato qualche gradino prima della hall.

Salirono infine in auto: Chris alla guida, Tom accanto. Sul sedile posteriore, un taciturno Loki.
«Coma facciamo ad entrare se hanno chiuso l’accesso alle visite?»
«Stai tranquillo, troveremo un modo» gli sorrise Chris. Ma nonostante la sicurezza di quelle parole, l’inglese non aveva un granché di fiducia. Non potevano di certo scavalcare qualche transenna come niente fosse o peggio, evitare le guardie imbucandosi come dei ladri!
Bloccò la cintura di sicurezza a si controllò nuovamente il berretto aprendo lo specchio frontale. Non riuscì a non incrociare lo sguardo di Loki.
«Tutto ok?» Lo vide piegare le labbra in un sorriso tirato, per poi volgere lo sguardo al finestrino non appena l’australiano ebbe messo in moto. Provò a capire cosa gli passasse per la testa, ma l’unica cosa che avvertì, era che Loki non aveva alcuna voglia di andare in quel tempio. Quale fosse la ragione, se la considerasse una perdita di tempo o se fosse a causa dei continui punzecchiamenti fra lui e Chris, non sapeva ben dirlo. In qualche maniera, forse ingenua, credeva che al dio dispiacesse seriamente tornarsene a casa. Che poi, come aveva sempre affermato cinicamente, non la considerava tale. Almeno, non più. Ma Tom sapeva, era una delle sue tante bugie.
«Eric mi ha spiegato dov’è questo tempio, ma siccome conosco malissimo la zona, ci toccherà girare un po’ per trovarlo.» Un risolino si udì alle loro spalle.
«Sei incredibilmente utile, Hemsworth. La vostra intera umanità dovrebbe essere grata per la tua esistenza.»
«Fa' silenzio lì dietro... » Tom sperò che stavolta l’australiano non cadesse nella provocazione ma «...Luka.» Ecco, come non detto.
Ripartirono a scambiarsi affettuosi convenevoli e, sebbene alle volte si toccavano punte di tangibile nervosismo, Tom non poteva non capire che quello era il modo di Chris per mettere a suo agio il dio. Sì, era un controsenso, ma probabilmente il biondo conosceva il dio tanto quanto lui. E più volte aveva affermato che Loki era un personaggio che gli piaceva. Anche se dopo quel loro bizzarro incontro, era sicuro che avrebbe fatto molta più fatica a ripetere quelle parole.  

Giunsero infine sul set ed ormai c’era soltanto la sicurezza e qualche operaio che stava smantellando le impalcature. Chris parcheggiò sotto l’ombra di una quercia ed abbassò il finestrino.
«Eric ha detto che era per di qua,» iniziò a cercare con lo sguardo «Dovrebbe esserci un sentiero attraverso il bosco che conduce a questo benedetto tempio.» Ma in quella zona non pareva esserci nulla. Solo prati verdi a perdita d’occhio e piccoli boschetti in lontananza. Mica potevano setacciarli tutti?!
Intanto decisero di scendere dall’auto. Il rumore del doppio bip del telecomando seguì lo sbattere delle portiere. Da qualche parte dovevano cominciare, e quel sole cocente del mezzogiorno era davvero un bel monito per muoversi alla svelta.
«Loki, tu dove ti sei -diciamo così- “svegliato”?» Tom pensò che potevano partire da lì, sebbene fosse chiaro che il dio era totalmente contrario a qualsiasi azione collaborativa. Si limitò a scrutare annoiato per qualche minuto la landa e poi allungò una mano.
«È per di là. Ricordo le montagne ad ovest.» Non era lontano, ma non potendo più continuare con l’auto, voleva comunque dire fare un po’ di salutare moto.
Si incamminarono verso il boschetto indicato da Loki, constatando che la loro idea di andare a quell’ora era stata azzeccata. Non incontrarono anima viva, e quei pochi che lavoravano, avevano tutta l’aria di essere troppo occupati a maledire il sole rovente per preoccuparsi di tre innocui turisti a passeggio.
Mentre si avvicinavano ai primi faggi del bosco, notarono un largo sentiero sterrato che si stilava a serpentina fra i tronchi degli alberi. Doveva essere il sentiero di cui aveva sentito Chris; forse erano sulla buona strada.
Le ombre create dagli alti rami erano una benedizione, sebbene l’umidità tipica della zona non gli permettesse di apprezzarle al meglio. Passo dopo passo, un odore fresco di sottobosco andava crescendo, unito al cantare degli uccelli nascosti fra le ragnatele formate dai fronde. Il sole filtrava psichedelico fra le miriadi di foglie, colpendo di tanto in tanto, come una saetta accecante, gli occhi dei tre.
«Avrei dovuto portarmi gli occhiali!» lamentò Chris all’ennesimo colpo di sole coprendosi lo sguardo con una mano.
«Avresti dovuto portarti una mappa invece, ed anche una bussola» ridacchiò l’inglese ricevendo in risposta un ghignò assecondante.
«Dici? E magari una guida alpina!» Tom annuì ridacchiando.
«Per fortuna Loki ci ha salvato da un lungo giro a vuoto. Giusto?» Ma il dio non parve voler entrare in quella conversazione, continuando a camminare avanti a loro con passo spedito senza emettere alcun suono. Tom sospirò appena sentendo in qualche modo di fallire sempre più nel suo obiettivo di avvicinarlo. Nel mentre Chris si avvicinò al suo orecchio con un’espressione decisamente sinistra.
«Che ne dici se lo abbandoniamo qui, in mezzo al bosco?» gli sussurrò. Era sempre il solito... Gli diede una gomitata in un fianco per ammonirlo, cercando di trattenersi dal ridere, grato che il dio desse loro le spalle. «Sono sicuro che da Asgard nessuno ne denuncerebbe la scomparsa.»
«Piantala Chris!» gli sussurrò attento a non farsi udire dall’altro. Ma come gli saltava in mente di mettersi a fare battute in quel momento? E poi diceva che era lui il bambino dei due?!
«Andiamo, Tom: lo leghiamo ad un tronco e ce ne torniamo in albergo.» Si portò una mano a coprirsi le labbra lanciandogli uno sguardo truce. Non gli andava di prendere quella situazione alla leggera, benché gli fosse impossibile restare indifferente al humour dell’australiano. Il fatto poi che Chris avesse ritrovato il buon’umore, lo rendeva felice. Aveva trascorso di certo una giornata intensa il giorno prima, per non parlare della sua sbronza e del casino sul set. Che in tutta quella situazione ci fosse ancora spazio per farsi due risate, era solo una cosa positiva. Anche se erano a spese del povero Loki.
«Se ti sentisse, te la farebbe pagare» lo mise in guardia. L’australiano fece roteare gli occhi con un ghigno e riprese a camminare qualche passo davanti a lui.
«Allora, maestro di magia, siamo sulla buona strada?» Tom scosse la testa. Se continuava così, prima o poi Chris sarebbe giunto ad un punto di non ritorno con Loki. E quando questo sarebbe accaduto, non avrebbe voluto essere nei suoi panni.


- - -


Non sapeva come, ma stava lentamente ritrovando il buon umore. Sarà stato merito dell’aria aperta, del profumo di libertà che tanto gli ricordava i giorni lontani da adolescente selvaggio nella sua assolata Australia, o solo la speranza di trovare una risposta utile a risolvere quell’ingarbugliato mistero, ma Chris si sentiva decisamente meglio. Alzò lo sguardo appena per mirare attraverso la rete di rami ricolmi di piccole foglie, non riuscendo a non sorridere. Alle volte si dimenticava di quanto fosse necessario staccare la spina. Dalla città, dagli impegni lavorativi, da tutta quella macchina infernale chiamata Hollywood. Che ti catturava con le sue luci, per poi trascinarti in un caotico giro di giostra a cui era facile abituarsi ma era difficile gestire. E lui ce la metteva tutta per non andare fuori di testa. Grazie ad Elsa, alla sua famiglia. Grazie a Tom. I suoi pilastri, i suoi cardini fissi sul terreno, che gli permettevano di sollevarsi ma senza rischiare di volare troppo in alto. Hollywood ed il successo erano un pericoloso gioco affascinante di cui si poteva però rimanere vittime. Si perse nei sui pensieri, nello spettacolo della natura che era il mosaico di luci ed ombre fra le fronde, e così si ritrovò a sbattere contro la testa corvina del dio che si era fermato di colpo rischiando anche di finire faccia a terra.
«Attento!» E l’avviso di Tom arrivò troppo tardi.
Il biondo si tastò il mento che aveva urtato contro quella testaccia dura di un dio, mentre quest’ultimo si voltò fissandolo torvo.
«Sei così stupido da non vedere neanche dove vai?» abbaiò passandosi una mano sulla nuca.
«Sei tu che ti sei fermato di colpo!» ribatté l’australiano sorpassandolo di qualche passo «Cos’è, ti sei spaventato alla vista di una cimice?!» lo sbeffeggiò. Il moro piegò le labbra in un sorriso serrato assottigliando lo sguardo. Di certo aveva già pronta una bella risposta acida delle sue. Non che Chris potesse negare di averlo stuzzicato eccessivamente in quell’ultima ora. Ma era l’unico modo che conoscesse per rivolgersi a lui senza sentirsi un completo idiota in una situazione ancora più idiota. E poi Loki non pareva per niente infastidivo, anzi. Lui ci sguazzava benissimo nelle frasi a doppio taglio, tanto fiero della sua silver tongue.
«Se fossi in te, terrei a freno quella lingua» sospirò avvicinandosi a lui «Non vorrei essere costretto a tapparti la bocca,» ed era pericolosamente vicino al suo viso «In un modo... o nell’altro.» E Chris si ritrovò ad inghiottire vedendolo andare avanti di qualche metro, non prima di averlo fulminato con un’occhiata inquietante. Si voltò a guardare Tom che lo osservava anche lui con uno strano piglio. Un misto fra “Te l’avevo detto” e “Non è che ti sia dispiaciuto poi molto che ti fosse così vicino”che fece inghiottire nuovamente il povero attore. Ad ogni modo, anche l’inglese lo sorpassò affiancando il dio, e Chris riuscì solo a fare un lungo sospiro guardando indietro il sentiero appena percorso. Chissà, scappare a gambe levate da quella situazione sarebbe stata un’idea troppo vigliacca? Era comunque un piano da conservare, magari sotto la didascalia “SOS”.
«È lì. » Si voltò alle parole di Loki. Lui e l’inglese si erano nuovamente fermati e guardavano qualcosa davanti a loro.
«Il tempio?» chiese raggiungendoli. Tom annuì indicandogli un cartello ingrigito attaccato su di un perno di legno di poco più di un metro e mezzo. Su di esso una scritta in norvegese di cui l’australiano capì una sola parola che gli fece storcere il naso.
«Tempio pagano risalente al IX secolo,» iniziò a leggere Loki «Eretto in onore di Loki, Dio delle malefatte» sorrise con evidente soddisfazione «Mi sento lusingato.» E Chris era quasi certo che più che il tempio in sé, ciò che lo lusingava fosse quel titolo così inquietante.    
Dopo il cartello, il sentiero continuava in una repentina discesa, al termine della quale si poteva vedere l’ingresso di quella che pareva una grotta.
«Sai il norvegese?» chiese ingenuamente stupito Chris. Il dio lo guardò con sprezzo senza pronunciare una parola «Ah, dimenticavo: sei un dio» sospirò sarcastico vedendolo iniziare a scendere per il sentiero. Avesse avuto quindi anni in meno, gli avrebbe dato volentieri una spinta alle spalle, ma solo per farlo arrivare prima.
«Chris,» lo chiamò Tom indicandogli il cartello «C’è la traduzione» gli fece notare, e il biondo si sentì avvampare mentre scorreva con gli occhi sulle piccole righe scritte in inglese sulla parte più bassa del avviso.
«Che figlio di... » non riuscì a trattenersi e Tom rise assestandogli una pacca sulla spalla.
«È il dio delle malefatte, no? Fa solo il suo lavoro» sospirò sornione scendendo anche lui per la discesa. Chris rimase qualche secondo fermo a scuotere la testa per cacciare via la voglia di avventarsi contro di lui, anzi contro di loro. Perché Loki era quello che era, ma che Tom gli continuasse a dare corda era alquanto snervante. Anzi, decisamente irritante!
Percorsa la breve discesa, i tre giunsero finalmente davanti all’ingresso, ma prima che potessero fare un’ulteriore passo, una voce spuntò alla loro destra. Da come era vestito -divisa blu con cartellino plastificato attaccato sulla taschino della camicia- Chris, ipotizzò fosse una guardia di sorveglianza. Era un giovane sulla ventina, con il viso liscio e il fisico magro, quasi gracile. Gli si avvicinò continuando a parlare, probabilmente intimando loro di non poter entrare, ma siccome parlava la lingua locale, non riuscirono a capire praticamente niente.
«Siamo turisti. Volevamo solo dare uno sguardo» chiarì Tom e la guardia capì che erano stranieri.
«Mi spiace, ma non si può. Sono state vietate tutte le visite» spiegò in uno zoppicante inglese.
«Lo sappiamo, solo che-» le parole di Tom furono interrotte.
«Sai con chi stai parlando, guardiano?» Loki si era avvicinato a passo deciso verso il ragazzo e gli si era piantato davanti con un'espressione intimidatoria sul viso, al che l’inglese si passò una mano sulla fronte sollevando appena il berretto, consapevole forse di quale fosse la sua intenzione.
«Signore, chiunque le-»
«Io sono Tom Hiddleston!» asserì tronfio «Dovresti conoscermi.» Il giovane rimase impassibile per qualche attimo per poi sgranare gli occhi iniziando a boccheggiare visibilmente agitato.
«Sì, certo!  Io... oddio, che vergogna! Come ho fatto a non riconoscerti!?» Loki parve soddisfatto di quelle parole mentre da dietro Chris scuoteva la testa decisamente incredulo. Un po’ rivide nel giovane, se stesso la mattina precedente, quando lo aveva scarrozzato per mezza Oslo convinto che si trattasse di Tom...  
«E tu sei Thor!» Alzò una mano per salutarlo, ormai abituato ad essere identificato con il nome del suo ruolo più famoso. Di certo poi il suo cognome impronunciabile non aiutava nell’essere chiamato correttamente.
Ad ogni modo l’idea parve funzionare. Chris ebbe il compito di spiegare alla guardia, che scoprirono chiamarsi Huber, il perché erano lì. “Ricerche per le riprese” gli fu suggerito da Tom, che in quel momento era diventato Luka, la controfigura di LokiHiddleston. Il giovane guardiano gli concesse così di entrare nel tempio senza obiezioni ed, anzi, gli fece dono di un piccolo depliant che illustrava le informazioni più importanti del tempio (ma alla fine si rivelò più utile come ventaglio per combattere l'afa). Loro lo ringraziarono promettendogli un pass per il set super blindato e una foto autografata di Natalie Portman.


- - -


Non era un vero tempio. Non come quello che Tom aveva immaginato. Forse si era fatto trasportare dal suo amore per Roma, ma ovviamente non c’erano colonnati di marmo, né statue finemente lavorate. Dopo l’ingresso, si continuava per qualche decina di metri in un corridoio di pietra illuminato da luci artificiali, per poi sbucare in quella che pareva a tutti gli effetti una grotta a cielo aperto.
«Che vi avevo detto? Solo pietre» sospirò Loki e lui non poteva che dargli ragione. Non c’era nulla che potesse caratterizzare il luogo come un tempio, solo un rudimentale altare di roccia e qualche masso dalla forma irregolare su cui c’erano varie iscrizioni. Dall’alto, fra la spaccature delle rocce, si riusciva a vedere una parte del cielo ed alcune fronde delle piante più alte. Era una sala circolare dalle pareti di roccia naturale, che non era possibile calpestare in quanto delineata da transenne e cartelli di divieto. Ma ciò che avrebbe fermato un cittadino educato e rispettoso, non poteva di certo trattenere un dio nordico dal carattere esuberante. Così, senza troppi problemi, Loki alzò un nastro rosso e scese i pochi gradini di pietra che lo portava al livello più basso in cui c’era il suddetto altare.
«Che dici? Andiamo anche noi?» gli chiese Chris. Era quasi certo che Huber non gli sarebbe andato dietro, e non sembrava esserci alcun sistema di video sorveglianza, o se c’era, lui non riusciva a vederlo «Al massimo ci arrestano» sospirò ancora l’australiano sorpassando la transenna.
«Abbiamo fatto trenta... » Ed anche Tom era al di là della recinzione.
Si guardò in giro, ma non vide nulla che potesse tornare utile alle loro ricerche. Non c’era niente che potesse rispondere alla loro domanda: perché Loki era lì?
«Aveva ragione... È stata una perdita di tempo» mormorò ancora Chris gironzolando con le mani nelle tasche e la chiara voglia di tornarsene in albergo palesemente disegnata sul viso. Tom sospirò appena alzandosi il berretto per avere una visuale maggiore. Pietre, sassi, ed altre pietre. «Beh, dio delle malefatte, un tempio degno del tuo nome» ridacchiò ancora l’australiano, ma Loki non si curò di rendergli risposta, assorto com’era a fissare uno dei grossi massi al lato dell’altare.
«Riesci a leggerli?» gli chiese Tom. Non rispose ma il suo sguardo era sottile. Forse qualcosa avevano trovato. Anche Chris si avvicinò a loro ed aspettarono silenti che Loki dicesse qualcosa.
«È un insieme di riti, scritti in una lingua antica,» sfiorò con le dita affusolate la matassa di linee ondulate «Ce ne sono diversi. Alcuni sono cerimoniali per fare sacrifici, altri-» si fermò con l’indice su un simbolo e i suoi occhi parvero brillare «Skuggsjá» sospirò poi con un filo di voce. Tom e Chris si guardarono negli occhi.
«Che vuol dire?» chiese cauto l’inglese, attento a non interrompere la riflessione del dio. Loki si voltò a guardarlo per qualche attimo, ma non rispose. Si incamminò poi verso l’altare allungando una mano al centro.
«C’è una fessura» constatò. Al centro della roccia piana, c’era infatti un taglio orizzontale di circa venti centimetri e profondo poco più di una decina. Tom capì che quel vuoto non era di certo casuale.
«Puoi cortesemente spiegare anche a noi di che diamine stai parlando?» brontolò Chris ricevendo dal dio un’occhiata altera.
«Certamente,» sorrise «Se riesci a seguirmi.» Fece qualche passo nuovamente verso la pietra «Questo rituale è molto antico, talmente antico che neppure io ne conoscevo le formule. La sua esistenza è tramandata come una leggenda. Fa parte di quei rituali che noi chiamiamo ancestrali Sorrise appena «Forse neanche il grande AllFather saprebbe celebrarlo...» La sua voce fu attraversata da un leggero brivido di piacere che non sfuggì a Tom.
«È questo rituale che ti ha condotto qui?» Loki annuì.
«Con ogni probabilità sì.» Lo guardò negli occhi con un ghigno ambiguo e Tom si chiese se fosse il caso di cominciare a preoccuparsi sul serio.
«Se posso permettermi,» si intromise Chris «Chi ha celebrato questo rituale? Insomma, non si è di certo attivato da solo!» La domanda era condivisibile, anzi, Tom stesso se lo stava chiedendo. Ma chi poteva essere in grado di celebrare un rito di cui perfino Loki non era capace?
«Hemsworth, allora non sei così stupido come credevo?!» ironizzò il dio.
«Vuoi che ti sacrifichi su quell’altare? No, perché basta chiedere!» Loki ghignò più forte, per nulla intimorito da quella minaccia che di certo sapeva non poter essere mai messa in pratica.
«Loki,» Tom aveva però una forte inquietudine. Non riusciva a togliersi di dosso quella strana sensazione «La parola di prima,» lo guardò negli occhi «Che significa?» E lo sguardo del dio parve essere soddisfatto di quella domanda. Sembrava soddisfatto che Tom avesse compreso che era tutta lì la questione. Quella parola era l’origine e la fine. Era la spiegazione che stavano cercando.
«Skuggsjá, è una parola norrena.» Loki fece qualche passo verso di lui e quando gli fu di fronte gli sfilò lentamente il berretto dalla testa. Tom lo lasciò fare sentendo il cuore accelerare per quella verità che presto avrebbe scoperto «Cosa vedi, Tom Hiddleston?» chiese il dio con tono serio. L’inglese balzò con lo sguardo da un occhio all’altro del moro.
«Vedo me stesso» rispose riuscendo a leggere la sottigliezza di quella domanda. Loki sorrise annuendo.
«Esattamente. Allora, cosa ne deduci? Cosa vuol dire Skuggsjá, secondo te?» Il suo cuore perse un battito e si trovò a sgranare gli occhi. Aveva capito.
«Specchio! Significa specchio









 <<<>>>










___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
E forse siamo giunti alla verità!
Skuggsjá è davvero una parola norrena e significa proprio specchio. Mi sono documentata, perciò potete fidarvi XD

In questo capitolo ci sono due omaggi e riguardano i due nomi:
Luka è un omaggio a Luka Crosszeria, personaggio del manga UraBoku che stradoro, e l’altro è Huber, richiamo all’esilarante poliziotto interpretato da Aldo di AldoGiovanni&Giacomo nei loro sketch della tv svizzera.
Non chiedetemi perché, non chiedetemi per come. Mi sono venuti di getto.

Beh, spero abbiate gradito anche quest’altro aggiornamento.
Appuntamento a venerdì!
kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ciak 10. [Io potrei farlo, Padre?] ***


10

Loki: The Bright World




Ciak 10.  "Io potrei farlo, Padre?"



Chris guardò in silenzio Tom e Loki parlare.
Specchio. Quella parola voleva dire specchio.
Avvertì un formicolio attraversargli il corpo. Erano praticamente arrivati alla verità. Qualcuno aveva fatto qualcosa di “magico” affinché Loki, ossia un riflesso di Tom, giungesse nel loro mondo. Assurdo, folle, eppure dannatamente reale. Si ritrovò ad abbassare lo sguardo. Per qualche motivo iniziava a sentirsi a disagio. Era Loki... No, era il suo rapporto con Tom. Era quell’unione predestinata che lo teneva fuori dal loro raggio e lo faceva sentire quasi un estraneo. Lui con Tom aveva un'alchimia speciale, un'intesa unica, eppure non poteva competere con ciò che lo legava a Loki. Ruotò con lo sguardo all’altare e vide qualcosa alla base. Non l’aveva notata prima. Fece qualche passo e si inginocchiò per prenderla. Poteva ancora sentirli parlare.

«Ehi!» attirò la loro attenzione «Ho trovato questa!» Era una foto, anzi ciò che ne restava. Era una fotografia bruciata per metà, ma si potevano ancora intravedere le persone ritratte.
«Cos’è?» Tom la prese dalle sue mani e si trovò ad aggrottate la fronte «Ma... Sono io» sospirò. Chris sollevò lo sguardo su Loki che si era accostato all’inglese non riuscendo a fissarlo con meno astio. Infantile, inopportuno astio. «Dove l’hai trovata?» «Era qui a terra» rispose «Chi è la ragazza?»
Nella foto, accanto a Tom, si poteva vedere una ragazza bionda che l’australiano non conosceva. L’inglese si prese qualche attimo per pensare e poi annuì.
«Ma sì! È la ragazza dell’aeroporto. Ieri mattina mi ha chiesto un autografo e una foto...» Scosse appena la testa «Vuoi dire che è stata lei?» Le sue parole tradivano un certo scetticismo che Chris condivideva. Sembrava una semplice ragazza. Avrà avuto meno di vent’anni e non aveva per niente l’aria né l’aspetto di qualcuno che pratica magie. Poi, le apparenze potevano sempre ingannare, questo non lo dimenticava.
Nel mentre, Loki aveva sfilato la foto dalle mani dell’attore e le aveva dato uno sguardo vago. Aveva poi gironzolato per l’altare e sembrava stesse cercando qualcosa.

«No. Non è lei» asserì stringendo fra le dita qualcosa che a Chris parve una piccola viola «È solo un semplice incantesimo d’amore. Ovviamente senza effetto» sospirò lasciando cadere il fiore a terra.
«Spiegati!» Dal viso di Tom trapelava una certa preoccupazione.
«Un oggetto della persona che si vuole legare -in questo caso un ritratto-, violette raccolte al primo cambio di luna, un quarzo, acqua di fonte, qualche altro elemento ed un fuoco accesso con legna di vite per bruciare il tutto» spiegò Loki «Un blando ed inutile incantesimo terrestre d’amore.» Fece una leggera risata «Non credevo che ci fosse ancora qualcuno che li praticasse» ghignò derisorio.
Chris fece un lungo sospiro passandosi una mano sugli occhi. Allora se quella ragazza non c’entrava nulla, erano di nuovo al punto di partenza?
«Ci deve essere un nesso! Non può essere un'altra coincidenza!» Tom era nervoso. Comprensibilmente nervoso. Stringeva fra le dita quella mezza foto e sembrava sperare che Loki potesse rispondere a quella domanda in modo esauriente.
«No. Non è una coincidenza,» e forse poteva farlo «Quella ragazza non c'entra nulla, ma questo ritratto sì. E' grazie ad esso che è stato attivato il rito.» Loki aveva assunto un tono serio. Troppo serio. Un tono che fece rabbrividire Chris.
«Basta con i giochi di parole!» Era stanco di tutto quel tergiversare «Parla chiaro, ed anche alla svelta!»
Il dio sapeva che stava succedendo e Chris voleva che si decidesse a mettere anche loro a conoscenza di ciò. Quella situazione era ormai insostenibile. Non sopportava di vedere Tom in quello stato, che se ne stava lì a fissare la foto con lo sguardo perso.
«Non darmi ordini, Hemsworth!» sbottò Loki ostile, con tono deciso. Chris era già pronto a mettere in pratica le sue minacce se non che intervenne Tom a fermarlo con le sue parole.
«Per favore, Loki. Spiegaci che sta succedendo.» Era calmo, ma quella frase cortese suonava più come una preghiera. Chris si sentì stringere il petto ed avrebbe voluto afferrare il dio per le spalle e sbatterlo contro la roccia obbligandolo con la forza a parlare, ma lo sguardo con cui Tom lo stava fissando, piegò più facilmente la volontà di Loki. Almeno così parve, perché iniziò a spiegare senza altre pause ciò che sapeva su quel rito. Era antico, molto antico, ed in pratica serviva ad attivare un portale dimensionale. Come quello che aveva usato lui per giungere sulla Terra quando era stato poi fermato dai Vendicatori, ma più potente. In grado di mettete in comunione non solo pianeti, ma universi distanti fra loro.
«Universi paralleli» terminò.  Un silenzio calò nella sala rocciosa. Chris cercava di metabolizzare quelle parole ed anche Tom pareva fare lo stesso. Non che la cosa fosse poi molto difficile. In pratica era l'unica spiegazione plausibile, benché altamente assurda, che potevano sperare di trovare.
«Una specie di Stargate» sospirò incerto l'australiano e Tom annuì con altrettanto piglio.
«Stargate? Cosa sarebbe?» La domanda di Loki era comprensibile, ma non avevano il tempo per fargli visionare un altro film[1] .
«Nulla» rispose alla svelta Chris raggiungendo con poche falcate l'amico. «Ehi, tutto bene?» Tom assentì con un sorriso forzato. Evidentemente non era così «Abbiamo quasi risolto l'enigma,» gli sussurrò all'orecchio «Fra un po' ce lo togliamo dalla scatole.» L'inglese sorrise più sincero stavolta e Chris gli strizzò un occhio con fare cameratesco. Che la situazione fosse surreale era un dato di fatto, soprattutto per Tom, e Chris sapeva che sebbene fosse stato molto lucido e ponderato fino a  quel momento, quella storia lo stava facendo crollare. Per qualche ragione Tom si obbligava sempre a nascondere le sue paure ed i suoi timori affinché gli altri fossero sereni. Affinché trovassero in lui un appoggio. E c'era sempre riuscito. Chris sapeva di poter contare sempre sull'inglese, ma voleva che anche Tom ogni tanto si appoggiasse a lui. Le sue spalle in fondo erano allenate per sorreggere più di un peso.
«Puoi ripeterlo?» Loki sorrise enigmatico alla sua domanda.
«Certo. Qui c'è scritto tutto ciò di cui ho bisogno» ammise sfiorando ancora una volta la pietra ricoperta di strani simboli. Potevano fidarsi? Avrebbe davvero riattivato quel portale e se ne sarebbe tornato buono buono nel suo mondo? Chris onestamente, non lo credeva.
«Chris,» si voltò per guardare Tom che lo aveva chiamato a bassa voce. Loki intanto era ancora rapito dalla formula scritta sul masso verticale «Credi che lo farà?» gli palesò i suoi stessei dubbi ed il biondo non seppe cosa rispondere.
«Dobbiamo fidarci» riuscì solo a sospirare sommessamente.


- - -


«Ehi, voi!» Tom si voltò verso la voce appena tuonata nel tempio. Era Huber, con un'espressione per niente contenta sul volto «Vi ho detto che potevate entrare, ma non potete stare al di là delle transenne!» Gli si avvicinò inforcando una torcia come fosse una manganello «Uscite immediatamente!» ordinò. Tom e Chris si guardarono mentre Loki non parve mostrare troppa attenzione al giovane.
«Sparisci» alitò vago senza spostare gli occhi dalle sue formule.
«Huber, scusaci. Volevamo solo fare qualche fotografia da vicino» giustificò Tom sperando di mettere freno al suo evidente disappunto.
«Mi spiace Luka, ma dovete andare adesso. Non è per me, ma se il mio superiore viene a sapere che vi ho fatto entrare qui senza permesso, rischio il lavoro.» Già, non era giusto mettere in mezzo a quel casino anche quel ragazzo gentile. Nel mentre, Chris si era accostato a Loki e sembrava essere intento a convincerlo ad andarsene. Tom non riusciva a sentire cosa si stessero dicendo perché preferì uscire dalla transenna ed avvicinarsi al guardiano per calmarlo ulteriormente.
«Ce ne andiamo subito. Perdonaci ancora.» Il giovane annuì senza nascondere un certo imbarazzo. Di certo gli era costato molto alzare la voce con loro, ma dopotutto era il suo lavoro e di questo Hiddleston non gli dava nessuna colpa. Tanto ormai sapevano ciò di cui avevano bisogno.
«Eccoci! Scusa amico» esordì Chris scavalcando la transenna seguito da Loki, che ovviamente pensò bene di non rivolgere nessuno sguardo, tantomeno una parola, al povero custode.  
Seguirono silenti Huber, finché non uscirono fuori dalla grotta e si ritrovarono davanti al sentiero.
«Tranquillo per quel pass! Te lo faremo avere.» Sorrise Tom una volta all'esterno, pensando che forse il giovane si sarebbe sentito in difetto nel chiederglielo ancora. Lo vide sorridere felice e scusarsi a sua volta per ciò che era stato costretto a fare. Proprio un bravo ragazzo, pensò l'inglese.
Si incamminarono per raggiungere l'auto, stavolta con un passo decisamente più incalzante. Non tanto per la voglia di tornare in albergo e sfuggire a quella calura, quanto per lo stare dietro a Loki che sembrava avere un cane alle calcagna per come camminava svelto.
«Dannato umano!» borbottava, e Tom si ritrovò a sospirare. Come avrebbero fatto adesso a ripetere il rituale? Che poi Loki non era stato neanche molto chiaro nello spiegargli come sarebbe accaduto.
«Ho fatto delle foto.» Si voltò verso di Chris.
«Ah sì?»
«Per forza! Quello non voleva sentire ragioni di venire via» spiegò «Almeno così può fare il bravo e studiarsi le sue formule senza farci rischiare una denuncia!» Gli venne naturale sorridere e vide l'australiano ricambiare. Forse era accaduto mentre lui parlava con Huber.
Beh, tutto sommato quando quella storia sarebbe finita, benché avesse rischiato qualche infarto in vari momenti, Tom era sicuro che un po' gli sarebbe anche dispiaciuto. Incontrare Loki, quella specie di avventura con Chris, interpretare la sua stessa controfigura con tanto di nome falso... In fin dei conti, era qualcosa che avrebbe ricordato con una certa nostalgia.


Arrivato in albergo, Loki si ostinò a continuare con il suo atteggiamento di austero silenzio che aveva tenuto per tutto il tragitto. Dal loro canto Tom e Chris non potevano fare molto per obbligarlo a parlare.
L'inglese scaricò le foto che l'amico aveva scattato sul suo pc, in quanto Hemsworth, benché avesse moglie e figlia a miglia di distanza, preferiva parlare con loro al cellulare anziché fare una video chiamata tramite Skype. Più volte Tom glielo aveva suggerito, ma di tutta risposta l'altro se ne era uscito con un ironico: “Non sono un tipo tecnologico come te, Mr. Tweet.
Una volta giunto in camera, Tom si era subito messo a lavoro, conscio che era l'unico modo per permettere al dio di uscire fuori da quel suo silenzio forzato.

«Ecco fatto» sospirò mentre sullo schermo apparivano le varie foto che Chris, per forza di causa maggiore, aveva scattato di fretta. Ma non erano venute male, anzi, si vedevano bene. Ora tutto stava a verificare se sarebbero bastate a Loki. «Ti possono essere d'aiuto?» gli aveva chiesto. Il moro aveva guardato lo schermo limitandosi a chiedere come poteva passare da un'immagine all'altra, e quando lui glielo aveva mostrato, aveva sospirato un freddo “Ora lasciatemi solo”.
«Come vuoi. Se ti serve qualcosa, oppu-»
«Non ho bisogno di nulla» terminò ancora il dio rivolgendo tutta la sua attenzione al pc. Tom guardò verso Chris che gli fece con il capo cenno di seguirlo.
«Andiamo a farci una birra, qua si andrà per le lunghe» suggerì il biondo incamminandosi verso la porta.
«Non credo sia una buona idea. Devo ricordati che ieri ti sei scolato un'intera bottiglia di vino, con pessime conseguenze tra l'altro?» lo richiamò con un sorriso ricevendo in risposta una specie di grugnito poco convinto. Prima di uscire, lanciò un ultimo sguardo al dio che pareva completamente assorto dal suo lavoro. Poi chiuse la porta.
«Andiamo a pranzo?» guardò gli occhi azzurri di Chris annuendo. In fondo era da quando era arrivato che aveva sperato di mangiare in sua compagnia. A dire il vero voleva solo trascorrere del tempo con lui a parlare del più e del meno. Come sempre. Come amava fare.
«Offri tu, Thor
«Ovviamente, Luka.»


- - -


«Padre, è possibile?», la voce infantile di Thor...
«Certo. Ma non esistono esseri capaci di celebrare un tale rito. Non più, almeno», il sorriso gentile di Odino...
«Io potrei farlo, Padre?», una carezza sui capelli neri...
«Solo se diventerai un bravo mago, Loki», un altro sorriso...
«Allora lo diventerò! Te lo prometto, Padre! Diventerò il più grande maestro di magia di tutta Asgard!»,
Una promessa che era stata mantenuta.

Loki sospirò appena sentendo un calore impossessarsi della sua gola. Poi del suo viso, fino a giungere agli occhi. Li sentì bruciare, forte. Avrebbe voluto accecarsi in quel momento per impedire a quelle lacrime di scendere. Avrebbe voluto affondare i denti nel suo labbro, per non farlo tremare così vilmente. Avrebbe voluto rialzare la testa, e non tenerla nascosta fra le braccia, piegato come un inetto su quella scrivania. Ma i ricordi gli avevano riaffollato la mente.
I giorni da fanciullo, quelli trascorsi fra sogni e promesse. Quei giorni in cui aveva sentito di appartenere ad una famiglia.
Lontani, persi. Spariti dal suo cuore.
Tirò su col naso passandosi il dorso della mano su una guancia. Poi sull'altra e respirò a fondo per riacquistare un degno controllo di sé.

Ormai era qualche ora che Tom e Chris erano usciti, e lui aveva avuto tutto il tempo per poter studiare le formule e capirle. Perché aveva capito.
Il rituale ancestrale per millenni creduto solo leggenda, adesso lui sapeva realizzarlo. Avrebbe potuto aprire una porta verso un altro universo, verso altri mille universi diversi. Avrebbe potuto viaggiare indisturbato attraverso mondi che neanche Odino stesso avrebbe mai potuto immaginare. Mondi più grandi della Terra, magari più luminosi perfino di Asgard. Mondi che sarebbero caduti sotto il suo controllo e si sarebbero piegati alla sua volontà. Completamente alla mercé dei suoi più abietti desideri. Avrebbe dovuto sorridere, ridere di gusto al pensiero di quelle innumerevoli conquiste, eppure non riusciva a cacciare via quella sensazione. Quella sensazione che gli aveva attanagliato lo stomaco ed appesantito le spalle al punto da farlo piegare ricurvo su se stesso. Perché nel suo cuore sapeva che non aveva importanza. Che per quanti mondi avesse conquistato, per quante formule arcane avesse imparato, non sarebbe mai stato in grado di competere con lui. Di essere suo pari. Agli occhi di Odino, sarebbe sempre stato il figlio di quel mostro di Laufey, e Thor sarebbe sempre stato il figlio degno. Degno di regnare, degno del rispetto e dell'ammirazione di Asgard, degno dell'amore del Padre degli Dèi.
Si odiò per come si sentiva. Si odiò per come stava affrontando la cosa. Si odiò, come si era odiato per tanti anni. Come forse, ancora si odiava.
Lo schermo si spense e Loki passò appena il dito sulla piastra liscia per farlo riaccendere. Fissò un'ultima volta una foto che ritraeva la roccia e poi abbassò il coperchio quadrato.
Ormai sapeva come eseguire il rito. Nulla aveva più importanza. Il più potente dei rituali era nelle sue mani e lui avrebbe solo dovuto sfruttarlo al meglio. Non poteva permette ai suoi sciocchi sentimenti di distrarlo da ciò. Non avrebbe permesso ad Odino, né a Thor di portarlo lontano dai suoi obiettivi.
Si tirò su con le spalle asciugandosi per l'ultima volta gli occhi e si alzò. Non aveva bisogno di quei due umani. Non ne aveva più bisogno. Perché restarli lì, allora? Perché non tornare al tempio e mettere subito in pratica il nuovo insegnamento appena acquisito? Perché dentro di sé, Loki non aveva alcuna voglia di andare via da quel mondo?
«È un pianeta inutile!» abbaiò nella solitudine della stanza, forse per convincersene meglio. Quegli umani erano inutili. Ma nella sua mente si dipinse il sorriso gentile di Tom. Nelle sue orecchie riudì la risata allegra di Chris. Scosse la testa per cacciarle via. No, non avrebbe lasciato altro spazio alle sue emozioni. Perché avrebbe dovuto? Tom non era altro che qualcuno che aveva la sua fisicità. Nient'altro. E Chris... Chris era un essere irritante già di per sé, e ciò non bastasse possedeva anche gli occhi ed il sorriso di Thor. Non avrebbe dovuto provare simpatia per loro. Non poteva perdonarsi di averlo già fatto. Perché l'empatia che aveva con Tom lo rasserenava, lo faceva sentire compreso per la prima volta. E con Chris poteva avere un rapporto che non aveva minimamente pensato di poter avere con Thor, troppo marchiato da quella nauseante inferiorità che la sola vista dell'asgardiano gli faceva ribollire nel corpo. Poteva sentirsi suo pari.
Si avvicinò alla finestra e scostò la tenta. Il sole era alto e sentiva scaldargli la pelle anche attraverso il vetro. Quel mondo era inutile. Quegli umani erano inutili. Eppure non desiderava altro che poter rimanere ancora lì.
Un rumore alla porta lo fece voltare.
«Te l'avevo detto come sarebbe andata a finire.» Tom entrò ridacchiando.
«Almeno c'ho provato.» E Chris gli andò dietro.
Loki li sentì ridere ancora, prima di chiudere la porta e voltarsi verso di lui. Gli occhi gli caddero su una busta che Tom stringeva fra le mani.

«Ti abbiamo portato il pranzo!» Gli sorrise e Loki si odiò ancora di più per quella sensazione piacevole che gli aveva attraversato il corpo.
«Non è un pranzo divino, ma fattelo bastare» alitò Chris scatenando un ghigno sul  suo viso.
«Grazie.» Ed i due lo guardarono con un piglio strano. Incredulo, avrebbe detto Loki. Fece qualche passo per afferrare la busta dalle mani dell'attore.
«Non c'è di che.» E rispose appena al suo nuovo sorriso. Si diresse verso il letto e si sedette aprendo poi la busta. Aveva uno strano odore e sembrava essere niente di diverso da un panino. Ma aveva imparato che non poteva giudicare nulla prima di averla provata, e da quando era lì, non era rimasto deluso da alcun cibo. Lo tirò fuori e gli diede un morso. Non era male, ma tutto sommato aveva mangiato meglio la sera prima a cena. Quando rialzò lo sguardo non riuscì a trattenersi dal ghignare per le espressioni dipinte sui visi dei due umani.
«È buono, grazie ancora» sospirò sapendo di stranirli ulteriormente. Sì, era vero, non aveva un carattere facile. D'altronde non aveva mai fatto nulla per comportarsi in maniera diversa nei confronti degli altri. Ma fino ad allora non aveva incontrato molta gente per cui valesse la pena anche solo tentare.
«Di' un po', hai bevuto per caso?» Vide Tom assettare uno schiaffo sul petto di Chris «Era solo una domanda» si giustificò il biondo.
«Hai fatto progressi con il rito?» La domanda di Hiddleston lo costrinse e mandare giù il boccone con una certa amarezza, riportandogli alla mente i pensieri avuti poco prima. Si pulì appena le labbra riponendo il panino sul cartoccio bianco.
«Sì» affermò sbattendo le mani fra di essere per ripulirle dalle briciole. Poi si alzò sforzandosi di assumere un atteggiamento consono al suo rango, al suo personaggio «Posso eseguire il rito».
Sì, poteva farlo. Non necessitava di molto, solo di un paio di comunissimi oggetti facilmente reperibili. Poteva riaprire il portare ed andare dove volesse senza voltarsi indietro. Ciò che Loki non aveva ancora capito -o meglio deciso- era se andarsene, era davvero quello che desiderava.









<<<>>>












[1]. Stargate è un famoso film del 1994 che parla di un portale capace di unire mondi diversi. Ne sono state tratte anche diverse serie televisive. [Lo so che lo sapevate, ma ho inserito la nota per sicurezza ^^']




___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Siamo ormai in dirittura d'arrivo: -2 alla fine!
Come al solito (ormai sono diventata ripetitiva, lo so) ringrazio tutti voi che mi seguite e che apprezzate la storia! Mi rendere orgogliosa di ciò che ho scritto, benché ci sia moooolto poco di cui essere orgogliosa in quest'accozzaglia di folli situazioni ù///ù
Ho amato particolarmente trattate Loki in questo capitolo e spero di non essere andata OOC. Se così fosse stato chiedo perdono e sono pronta a subire qualsiasi tipo di punizione corporea >.
L'undicesimo e penultimo capitolo vi aspetterà Martedì!
Tenete duro!!!!!  ^W^
Kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Ciak 11. [Voi umani siete così...] ***


11

Loki: The Bright World




Ciak 11.  "Voi umani siete così..."



Loki aveva detto che avrebbe praticato il rito il giorno seguente. Tutto ciò di cui aveva bisogno era uno specchio, una vasca di ceramica con dell'acqua ed un pugnale. Ovviamente non avrebbero mai avuto modo di procurarsene uno, perché quelli che avevano sul set erano per l'appunto scenici.
«Una lama qualsiasi andrà bene. L'importante è che sia affilata.» Tom e Chris si erano scambiato uno sguardo.
«Ok, fregheremo un coltello dal ristorante» aveva proposto Chris facendo sorridere l'inglese. Era un'idea quanto mai discutibile, non tanto perché politicamente scorretta, ma soprattutto perché è risaputo che i coltelli dei ristoranti sono le uniche cose a non tagliare neanche il burro!
«Delle forbici andranno meglio» intervenne ricevendo un'occhiata dubbiosa da parte del collega «Andiamo, saremmo capaci di trovare un paio di forbici in tutta Oslo?! Al massimo le chiederemo alla troupe... a  Kimberly, ad esempio.»
«A proposito, Tom,» Chris aveva uno strano ghigno divertito sul viso «Ti vuole!» E quelle parole sapeva cosa significavano: 45 minuti di inferno con la puzza nel naso e il pizzicore sulla testa. Annuì trattenendosi dal sospirare, o avrebbe rischiato di assomigliare ad uno scolaro che non ha voglia di andare a scuola. Ma l'amico parve cogliere comunque quel blando malessere «Coraggio! Sai come si dice: via il dente, via il dolore!» Ed ovviamente avrebbe anche dovuto radersi.
Quei due giorni erano stati più intensi di quanto potesse prevedere. Erano successe tante di quelle cose che Tom si era quasi dimenticato che si trovava in Norvegia per lavorare. Non aveva neanche ancora incontrato il cast né Alan. Si stava comportando in modo davvero poco professionale e non era né giusto né accettabile da un attore come lui.
«Allora io vado a cercare qualcuno della troupe. Devo anche parlare con Alan.» Vide Chris cambiare espressione. Ovviamente sarebbe dovuto restare con Loki, non potendo portarselo dietro né tanto meno sarebbe stato carino lasciarlo da solo. Sapeva che l'amico era a disagio con il dio, ma confidava che magari una volta soli, avrebbero avuto modo di trovare un punto d'incontro. Al massimo si sarebbero presi ad insulti finché non fosse rientrato. «Cerco di fare il prima possibile.» E si avviò vero la porta. Loki se ne stava poggiato spalle alla vetrata e lo fissava quasi con lo stesso piglio di Chris, che invece era seduto sul letto e si stava martoriando un angolo della bocca. Faceva sempre così quando era nervoso. Tom si ritrovò a sorridere «Cercate solo di non litigare,» sospirò ironico «Non troppo, almeno.» Ma non ricette risposta. Solo il biondo si limitò ad alzare una mano per poi lasciarsi andare spalle al letto. Il dio lo guardava semplicemente senza dire nulla. Tom sorrise un'ultima volta e prese la porta. Avrebbe dovuto parlare con il regista e spiegare perché non si era ancora fatto vivo. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Avrebbe dovuto mentire. Non era per niente bravo in quello, ma sperò che la vicinanza con Loki l'avesse quanto meno temprato un po'.


- - -


Nella stanza era calato il più pesante dei silenzi. Si poteva udire perfino il ronzare di una mosca che stava svolazzando sulla carta vuota, che poche ore prima conteneva un hamburger. Chris fissava il soffitto apparentemente apatico, lanciando di tanto in tanto uno sguardo verso Loki. Il dio era rimasto immobile da quando Tom era uscito, fissando la porta come se aspettasse di vederlo rientrare da un momento all'altro, e la cosa irritò ed intenerì allo stesso tempo l'australiano. In fondo quello che avrebbe avuto il diritto di sentirsi a disagio, era proprio Loki. Era solo su un mondo che non conosceva, su di un universo che non gli apparteneva. Ma forse se ci pensava bene, era sempre stato solo. Anche ad Asgard.
«Ehi!» lo chiamò e i suoi occhi familiari lo fissarono «Vieni qui.» Ed era certo che quel testone di un dio avrebbe completamente travisato le sue parole.
«Ti ringrazio per l'invito, ma non sono solito giacere in compagnia di altri uomini... A differenza vostra.» Ah, santa pazienza! Si obbligò a non ribattere. Doveva farlo per Tom. Se si fosse accapigliato con Loki, di certo l'inglese avrebbe preso le sue parti. Non ci teneva per niente a trovarselo contro. Era dolce e gentile quasi sempre, ma quando si incazzava, Tom Hiddleston faceva paura come pochi!
«Andiamo, non dire stupidaggini! Voglio solo parlare» spiegò cercando di essere quanto più calmo possibile. Non parve funzionare. Loki se ne stava lì a propinargli un ghigno diffidente senza scollarsi dal muro. Decise allora di usare la sua vecchia tattica: «Se preferisci posso trascinarti qui con la forza». Scelta azzeccata.
Dopo qualche attimo di pausa, il dio si mosse e si avvicinò a letto senza però sedersi. Rimase immobile a guardarlo con le braccia incrociate sul petto. Ok, era disposto a parlare, forse il problema era il letto. Magari lo metteva a disagio. Anzi, era normale che lo mettesse a disagio, la cosa strana era che non metteva a disagio Chris. Forse perché quando lo guardava non poteva non rivedere un po' di Tom in quegli occhi. Ma ovviamente il dio aveva poco o niente -a parte l'estetica- da spartire con l'inglese. Si sollevò quindi mettendosi a sedere, pronto ad alzarsi, ma a differenza di quanto previsto, se lo ritrovò seduto accanto.

«Parla pure» sospirò il moro con un sorriso sghembo. Chris si schiarì la voce, ma di fatto non sapeva cosa dire. Cioè, voleva parlare, questo sì, ma non in modo così “forzato”. Voleva solo chiacchierare apertamente, ma con Loki sembrava impossibile. Il dio non pareva conoscere il significato della parola spontaneità. Fece un lungo sospiro chiudendo per un attimo gli occhi.
«Ascolta, io...» Lo guardò nuovamente sperando che in qualche maniera gli venisse in contro, ma lui continuava a fissarlo senza cambiare espressione, quasi gli stesse facendo un favore. A quel puntò sbottò senza pensarci troppo: «Potresti smetterla di essere così ingessato?» Ecco, l'aveva detto. Loki ridacchiò appena scuotendo la testa.
«Ingessato? Non capisco.»
«Lo stai facendo ancora» sospirò esausto e Loki abbassò per qualche attimo gli occhi prima di tornare a guardarlo con il suo solito ghigno inquietante.
«Facendo cosa, Hemsworth?» Giocava. Come sempre, voleva solo giocare e dimostrare di essere l'unico a poter vincere su quel campo. Ed era così. Chris non poteva competere con il suo ferreo autocontrollo, non poteva certo essere in grado di ponderare ogni parola, ogni gesto nella stessa maniera del dio. Non era così calcolatore. Non lo sarebbe mai stato.
«Senti, lo so cosa pensi,» decise quindi di parlare il più chiaramente possibile «Ma ti sbagli.» Basta giochi, basta battute. Basta fingere. «Qui nessuno vuole farti del male. Siamo tutti dalla stessa parte,» sembrava lo stesse ascoltando sul serio e Chris sorrise appena «Smettila di stare sulla difensiva, ok? Rilassati. Sei fra amici.» E gli poggiò appena una mano sulla spalla. Ma quel gesto spezzò la lieve apertura del dio, che sfuggì dal suo tocco alzandosi di scatto.
«Noi non siamo amici» asserì «Io non ho amici.»
«La cosa non mi sorprende, visto il caratteraccio che ti ritrovi» sospirò alzandosi a sua volta e fronteggiandolo con lo sguardo più comprensivo di cui era capace. «Ma questo non vuol dire che tu non ne possa avere. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno accanto. Di un amico, di un compagno, di un fratello...» vide Loki inghiottire appena «Nessuno è nato per essere solo. Neanche un dio con un pessimo carattere come il tuo.» Era pronto a qualche battuta velenosa, a qualche beffarda replica cinica, ma Loki rimase silente e con le labbra serrata in una linea vuota. Non sorrideva più con sprezzo. Non ghignava, non fingeva più alcuna maschera.
«Voi umani siete così...»
«Patetici?» gli suggerì ma lui scosse la testa.
«Sentimentali.» E stavolta il suo sorriso sembrava sincero. Sembrava quasi quello di Tom, e di conseguenza quello di Chris fu ampio e luminoso. «Ti odio, Hemsworth.» Ridacchiò a quel tono quasi infantile, provando a poggiargli ancora una volta una mano sulla spalla.
«La cosa è reciproca.» Ma stavolta Loki non fuggì.


- - -


Non sapeva neanche come, ma si era lasciato convincere. Cosa gli fosse passato nella mente quando si era steso su quelle lenzuola, Loki ancora non lo sapeva. Così come non sapeva perché si trovasse completamente a suo agio nello stare seduto sul letto accanto a Chris mentre questi continuava a parlare di cose che francamente al dio, non avrebbero dovuto interessare. Della sua vita, del suo lavoro, della sua famiglia. Quegli occhi azzurri che tanto gli avevano ricordato quelli di Thor, pian piano sembravano appartenere a qualcun altro. Perché Loki se ne stava rendendo conto: si era sbagliato. Chris e Thor erano molto diversi. Il dio del tuono era sempre stato avventato ed arrogante. Chris sembrava possedere una certa timidezza ed una buona dose di autocontrollo, che onestamente non avrebbe sospettato. L'ingenuità sconcertante dell'asgardiano era opposta alla sottile malizia ed al beffardo sarcasmo che Hemsworth aveva più volte sfoggiato. Thor splendeva nella sua grandezza regale, Chris brillava di una luce diversa, una luce che non pareva metterlo in ombra, bensì sembrava essere capace di avvolgere anche lui. Uguali, perfettamente uguali, eppure indubbiamente diversi. Così come lo erano lui e Tom. In qualche maniera parevano completarsi.
La disarmante gentilezza di Tom, sapeva riequilibrare la sua ambiguità cinica. L'umiltà di Chris speculava la superbia di Thor.
Quel rito era davvero portentoso, solo adesso iniziava a comprenderlo a pieno. La cerimonia ancestrale che poteva mettere in comunicazione due universi, ma che non erano semplicemente diversi, erano due universi paralleli. Due universi che si specchiavano fra di loro.
«A cosa pensi?» Si voltò a guardarlo. Il sorriso di Chris era tremendamente contagioso.
«Pensavo che sei decisamente logorroico, Hemsworth»  sospirò chiudendo gli occhi e lasciandosi cadere spalle al letto.

«Bugiardo!» Sorrise divertito.
«Grazie!» E Chris rise a sua volta.
«Guarda che non era un complimento!» precisò. Stava per ribattere quando si sentì colpire in pieno volto. Si alzò di scatto trovandosi sulle gambe un cuscino. Infantile! Umano saccente ed infantile!
«Non avresti dovuto» lo minacciò con poca convinzione stringendo fra le dita la stoffa della federa. Chris si alzò dal letto, ed afferrato anche l'altro guanciale, lo colpì nuovamente ridacchiando ancora una volta. «Non essere ridicolo, Hemsworth! Non mi abbasserò a fare questi gioch-» Ed un nuovo cuscino, stavolta quello del divano, colpì il viso di Loki. Il dio respirò a fondo. Avrebbe dovuto essere irritato, sconcertato, allibito. Avrebbe dovuto sentirsi oltraggiato ed indispettito da quell'immaturo gesto. Ma l'unica cosa che riusciva a fare, era sforzassi di non ridere. Era avvolto da uno strano tempore che pareva dimenticato. Di cui faticava quasi a ricordare il nome.
«Avanti, Loki. Non essere così ingessato!» Era la prima volta che Chris lo aveva chiamato per nome da quando aveva saputo chi fosse in realtà. Lo guardò ed il suo sorriso gli si impresse negli occhi aumentando quel tepore immemore, che da secoli non aveva più avvertito «Cos'è, non avrai per caso paura di-» stavolta fu il biondo ad essere obbligato al silenzio quando Loki gli scagliò con precisione il cuscino in pieno viso.
«Che questo ti serva da monito, Chris
E mentre si rimetteva a sedere ignorando gli ulteriori incoraggiamenti dell'altro affinché si decidesse a scendere in campo in un'infantile guerra di cuscini -cosa che ovviamente non avrebbe fatto, essendosi limitato a quell'isolato gesto-, Loki ricordò il nome di quella calda sensazione. Era un parola piccola, breve, ma che pareva possedere la forza di un intero cosmo. Che tanto gli era stata lontana dalla pelle, che ora gli pareva quasi impossibile potesse riprovare: pace.



- - -


Tom salì lentamente le scale dell'hotel passandosi appena le dita sul viso liscio. Svoltò poi l'angolo per giungere nel corridoio della sua camera. Se ancora non era stata chiamata la vigilanza, probabilmente Chris e Loki non si erano aggrediti reciprocamente. Magari il suo piano per farli avvicinare,  aveva avuto successo. Fece un lungo respiro ed infilò le chiavi nella serratura. Sapeva quale sarebbe stata la loro reazione alla sua vista, soprattutto quella di Chris, ma non aveva avuto scelta.
Una volta raggiunto Alan al ristorante, e chiarito il perché e il per come della sua momentanea irreperibilità –che non aveva neanche necessitato di troppe bugie-, Tom aveva dovuto fare i conti con Kimberly, che lo aveva letteralmente trascinato con lei per metterlo “in ordine”. Un po' di tinta, due extensions, via la barba et voilà: ecco a voi il dio Loki. Peccato solo che in quel folle contesto, fosse solo motivo di ulteriore confusione. Spinse la maniglia ed aprì la porta.
«Ehilà, c'è nessuno?» scherzò quando non vide anima viva. Pensò fossero usciti, ma la tenda che si muoveva, gli fece intuire che la portafinestra del terrazzo era aperta. Infatti poco dopo aver chiuso la porta, Chris sbucò dal balcone.
«Ehi, Tom sei...» fece un breve sospiro «... Tornato.» Già, lo sapeva che avrebbe fatto quella faccia. Fece una leggera smorfia di dispiacere imbronciando le labbra per fargli capire che non aveva avuto scelta ed il biondo scosse la testa arrendevole poggiandosi le mani sui fianchi «Non poteva capitare in un momento migliore.» Alle spalle dell'australiano spuntò anche Loki.
«Capitare cosa?» Ma non gli servì risposta quando incrociò i suoi occhi. Sembrava sorpreso. Benché mascherasse bene le sue emozioni -no che si aspettasse di meno dal dio degli inganni- era facile intuire che la vista di Tom con il suo nuovo look, che li rendeva praticamente due gocce d'acqua, avesse quanto meno sbigottito Loki. Certo, l'aveva visto nei film, ma ovviamente dal vivo faceva un altro effetto. Lui poteva capirlo benissimo.
«Sorprendete, vero?» ridacchiò indicandosi i folti capelli neri. Loki lo guardò ancora qualche attimo, poi sorpassò Chris e gli si avvicinò. Una volta di fronte allungò appena una mano per sfiorare le ciocche nere. Poi fece scivolare l'indice sulla sua mascella glabra, provocando anche un certo brivido nel suo corpo. Era sorpreso da quella confidenza e di istinto si trovò a guardare oltre le spalle del dio il volto di Chris.
«Sì, davvero sorprendente» sospirò Loki facendo riportare gli occhi di Tom sul suo viso. Poi fece un passo indietro per guardare meglio quel cambiamento e lui si sentì quasi in imbarazzo ad essere osservato con tanto interesse dal dio. Sì, era un attore pronto a mettersi a nudo sotto qualunque macchina da presa -anche nel senso letterale della parola- ma lo sguardo regale di Loki sapeva mettere decisamente in soggezione.
«Beh, Tom, tempismo perfetto» alitò ironico Chris raggiungendoli.
«Guarda che sei stato tu a dirmi di Kimberly» puntualizzò con un sorriso mentre Loki ghignò palesemente divertito.
«Ora come farai a distinguerci, Hemsworth? Già prima non è che te la sia cavata molto bene...» Chris sorrise a sua volta.
«Se ti facessi un occhio nero, risolverei il problema. Non credi?»
«Nessuno ti vieta di tentare.»
«Nessuno mi vieta di riuscirci.»
«Lo credi davvero?».
«Lo credo davvero.» Loki sorrise. Chris sorrise.
Gli occhi dell'inglese balzarono da un viso all'altro. Non poteva negarlo, quello scambio di frecciatine aveva un suono diverso. Sembrava quasi che fossero... amici? Tom, non ne era sicuro. Era una parola grossa, troppo grossa. Ma forse neanche troppo lontana dalla realtà. Si ritrovò a sorridere imbarazzato.
«Perdonatemi se vi interrompo, ma prima che me ne dimentichi,» si infilò una mano nella tasca posteriore dei pantaloni «Ti ho portato questo.» E tirò fuori un taglierino che allungò verso Loki. Il dio lo prese e lo osservò con cura.

«Andrà benissimo» sospirò. Ancora non gli avevano chiesto a che servisse, a dire il vero non gli avevano chiesto praticamente nulla riguardo a quel rito.
«Ogni rito ha bisogno di una chiave di attivazione» iniziò il dio quasi captando i suoi pensieri «Il tuo ritratto ha-»
«Foto» lo corresse Chris beccandosi un'occhiataccia da parte del dio «È una foto non un ritratto.» Anche Tom lo fulminò per quell'inopportuna puntualizzazione «Ok, ho afferrato: sto zitto» si auto ammonì infine alzando le mani. Così Loki continuò,
«La tua foto, ha attivato il rito. Non sono certo del come, ma credo sia dovuto ad una semplice quanto vana coincidenza.» Tom sbatté le palpebre un paio di volte.
«Coincidenza?»
«Esatto. Quando la giovane donna ha celebrato quella sottospecie di incantesimo, si devono essere attivate involontariamente delle formule. In fondo gli elementi necessari per il rito erano simili. La tua immagine nella foto è stata però la chiave di attivazione.»
«E quindi come si riattiva?» chiese l'australiano e Loki sorrise fiero.
«Semplicemente tramite il nostro sangue.» Tom aveva immaginato fosse qualcosa di simile, anche se doveva ammettere che era una cosa che lo agitava un po'.
«Non basta un'altra foto?» E Chris doveva essere dello stesso avviso.
«No. La foto ha attivato il rito in maniera casuale. Diciamo che poteva arrivare chiunque. Anche un altro riflesso di un altro universo parallelo.»
«Che vuoi dire?» Loki sorrise ancora alla domanda dell'australiano.
«Se ci ragionate un po' non è difficile da capire. Basta prendere in considerazione un semplice assioma geometrico: per un punto passano infinite rette, mentre per due punti distinti, passa una ed una sola retta. È chiaro così?»
Quel chiarimento gli fece venire un brivido lungo la spina dorsale. Non ci aveva ancora pensato, ma non esisteva un solo universo. Anche la scienza lo teorizzava. Esistevano miriadi di universi paralleli e quindi le possibilità erano a dir poco infinite. Avrebbe potuto incontrare perfino un altro dei suoi personaggi... Ancora un'altra parte di sé. La cosa non poteva negare, fosse decisamente inquietante.
«Quindi per essere sicuri di riaprire il portale giusto, dobbiamo combinare il nostro sangue» sospirò sommessamente come un ragionamento a voce alta.
«Il tuo sangue sarà il perno di questo universo, che legato al mio, aprirà una strada univoca» asserì infine il dio.
Chris era silenzioso e Tom lo vide guardare verso di lui. Sembrava preoccupato e non poteva negare che condividesse quel suo pensiero. Solo una cosa non gli era chiara.
«E perché domani?» Non che avesse fretta di salutare il dio, anzi, solo che non capiva il perché di quella scelta, e Loki doveva essere proprio di buon umore perché decise di rispondere anche a quella domanda con insospettata calma.
«Su questo pianeta non ho poteri, per cui necessito di una fonte di energia forte che sorregga il rito. In questo caso sarà la stella più vicina alla Terra.» Fece una breve pausa «Quando il sole sarà alto nel cielo ed i suoi raggi arriveranno a colpire l'interno del tempio, solo in quel momento avrò abbastanza forza energetica per aprire il portale.»
«E se non dovessi riuscirci?» Aveva temuto di porre quel quesito, preoccupato che Loki potesse travisare la sua intenzione. Ma i suoi occhi lo sollevarono da ogni dubbio, così come il dolce sorriso che gli rivolse.
«Non esiste margine d'errore. Fidati.» Gli annuì grato per quella sicurezza. Non aveva nulla da temere. Poteva fidarsi davvero di lui, quegli occhi adesso brillavano di una luce diversa.
«Dì un po', servirà molto sangue?» La domanda che porse Chris però lo agitò appena. Non aveva considerato ancora quella parte del rito. Non che avesse paura di un po' di sangue, però era meglio sapere a cosa sarebbe andato in contro. Loki ghignò in maniera preoccupante, però poi scosse la testa.
«Basteranno poche gocce.» E sebbene l'avesse sospirata come una noiosa delucidazione, alle orecchie di Tom risuonò più come un'affettuosa rassicurazione.


Quel pomeriggio, dato che non si potevano far vedere in giro a causa della loro eccessiva somiglianza, Tom e Loki rimasero in camera. Chris invece era andato a parlare con Natalie per avere il famigerato autografo per Hubert, ma si erano fatte le 17 circa ed ancora non era tornato. Non che i due mori  ci avessero fatto poi molto caso, assorti com'erano a chiacchierare affacciati al balcone del più e del meno. A dire il vero era Tom a chiacchierare, mentre Loki lo ascoltava senza interromperlo. Quasi fosse cullato dalla serenità delle sue parole. Ogni tanto diceva la sua e Tom sorrideva oppure lo guardava rapito.
Parlarono di tutto e di niente. Della vita e della morte. Parlarono ancora d'amore e del suo essere assolutamente sopravalutato, a detta del dio. Parlarono di cosa vuol dire essere soli. Di cosa vuol dire odiare.
«Perché lo odi tanto?» gli aveva chiesto con un sospiro. Loki appoggiato alla balaustra non aveva spostato lo sguardo dall'orizzonte. Si era lasciato accarezzare i capelli dal lieve vento, aveva lasciato che i bagliori del sole, ormai prossimo al tramonto, gli scaldassero il viso.
«È l'unico sentimento che riesco a provare» aveva risposto «È l'unico sentimento che posso concedermi.» Tom aveva guardato il suo profilo e poi aveva diretto gli occhi nella stessa direzione del dio.
«Cedere ai sentimenti non è sempre un male.» Sapeva però che l'altro non era dello stesso avviso.
«I sentimenti rendono deboli. Il distacco è la chiave per il controllo.»
«Ma non si può controllare tutto, Loki. Non puoi controllare il tuo cuore.» Il dio lo aveva guardato ancora, con un'espressione che Tom definì compassionevole. Quasi la stessa di quella mattina.
«Ti stupiresti di sapere che invece si può. In fondo è ciò che fai anche tu.» Quella frase lo colpì in pieno. Sapeva a cosa si riferisse, ma non credeva fosse così evidente. Avrebbe potuto tentare di dirgli che non sapeva di cosa stesse parlando, ma Loki avrebbe capito subito che stava mentendo. Un bugiardo riconosce sempre una bugia. Si limitò ad abbassare lo sguardo con un sorriso triste. «Ma non temere, non sei l'unico. Anche lui tenta di placare il suo... cuore» enfatizzò quella parola con un sorriso e Tom non riuscì ad afferrare cosa volesse dire. Forse aveva paura di farlo, perché fosse stato così, avrebbe dovuto ammettere ciò che provava. Ciò che aveva sempre provato.
«Io non...» mugugnò insicuro e sentì Loki ridere scuotendo la testa.
«Umani... Vi piace tanto parlare d'amore, ma poi non siete in grado di riconoscerlo.» Era strano come parlare con lui fosse piacevole. Com'era diverso il dio in quel momento. Nei suoi occhi che riflettevano i propri, Tom riusciva a leggere una profonda serenità. Nuova, acerba. Quasi stesse pian piano sciogliendo la sua anima. Forse si sbagliava, forse era sono deviato per via di quelle parole, ma sperava tanto fosse così.

Quando Chris tornò, era ormai sera. Fra le braccia portava due cartoni fumanti di pizza. “Ci ho fatto mettete un po' di tutto” aveva sospirato poggiandole sul tavolo. Tom sapeva era un'attenzione per Loki e cercò di superare il piccolo brivido di gelosia che lo attraversò.
«Ultima notte sulla terra. Devi festeggiare!» Aveva ridacchiato alzando in alto la lattina di birra. Chris aveva alzato il suo bicchiere di cola -obbligato a stare lontano dall'alcol da entrambi- e Loki aveva solo fatto un piccolo cenno del capo.
«Festeggiamo la partenza di un forestiero» aveva sospirato tristemente fingendo un sorriso. Chris aveva cozzato il suo bicchiere contro quello del dio sorridendo dolcemente.
«No. Festeggiamo l'incontro con un amico.» Tom vide brillare qualcosa nel fondo cristallino degli occhi di Loki. Non volle dargli un nome.
Non era più tempo di teorizzare ed analizzare. Erano solo tre uomini simili e diversi. Tre uomini che avevano faticato a capirsi e comprendersi, ma che alla fine ci erano riusciti. Erano semplicemente tre amici che brindavano insieme. Chiacchierando come tali e provando tristezza nel cuore all'idea che presto, si sarebbero separati
.









<<<>>>
















___________________________________________________

Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri e mi scuso se è stato “faticoso” da leggere. Ma era il penultimo e si dovevano chiarire un sacco di cose. Il resto delle vostre domande, fra cui il gettonato “chi cavolo ha eseguito il rito?”, troverà risposta nell'ultimo aggiornamento. 
Che altro aggiungere. Mi preparo a mettere la parola fine a questa avventura che mi ha regalato molto. È stato piacevole e appagante scrivere questa storia. Mi ha dato tanto a livello personale, perché ho ritrovato tutto l'amore di un tempo nel far nascere e portare avanti una long. Non credevo quando ho iniziato di poterla terminare. Ma ce l'ho fatta ^^
Sono solita fare i ringraziamenti generali nel penultimo e non nel finale, in cui non ci saranno note (e lo so che per questo state già festeggiando u_u').
Lascerò spazio ai personaggi ed alle loro ultime avventure, sperando che come è stato piacevole per me scrivere, lo sia stato in parte anche per voi leggere.

Perdonate se ho virato Loki su un leggero OOC, ma ci tenevo a regalare alla storia un finale sereno, ed anche se sono (ahimè) convinta che nella sua realtà Loki non riuscirà mai a trovare la sua serenità per via dei mille mostri interiori che si porta dentro, ho voluto donargliela comunque nella mia fic.
Sentimentale? Sìììì, na cifra XDD
Ed ora partiamo:


Grazie a chi ha letto, apprezzato, preferito, ricordato e seguito la storia. Grazie a chi ha lasciato un commento. Grazie per i sorrisi che mi avete regalato e per le risate che non ho saputo trattenere alla lettura di adorabili folli recensioni! 
Grazie a Tom Hiddleston e Chris Hemsworth, che con il loro splendido rapporto hanno fatto nascere in me l'ispirazione per scrivere questa ed altre storie. Grazie a Loki, per il suo essere un adorabile dio esuberante, pieno di paure e complessi che tanto ce lo fanno amare e tanto ce lo fanno odiare.
Grazie alla musa alla quale non so dare nome, che ha guidato la mia mano nello scrivere. Che mi ha ispirato nel bel mezzo della notte. Per strada, sul FrecciArgento da Roma a Venezia, in cui ho scritto grazie a quaderno e penna come ai vecchi tempi e poi si sono dannata per riportare tutto al pc!
Grazie a tutti e grazie anche a me stessa, che ha portato avanti un obiettivo senza perdersi per strada.

E con questo auto ringraziamento in terza persona, sono pronta per la psicanalisi XD
Scusate la prolissità delle note, ma dovevo farlo.
Ci becchiamo nell'ultimo capitolo, sperando che qualcuno sia riuscito ad arrivare a quest'ultima parola ^^
kiss kiss Chiara.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ciak 12. [Fa' buon viaggio] ***


12 (FINALE)

Loki: The Bright World




Ciak 12.  "Fa' buon viaggio"



Quando Loki si svegliò, non era ancora sorto il sole. L’aurora era lontana dall’apparire in cielo, e il dio puntò lo sguardo alla piccola falce bianca che brillava in alto. Nella stanza si udiva il respiro di Tom e Chris. Il loro respiro profondo.
Aveva preferito ancora il divano, e di certo avrebbe preferito restare solo almeno quell’ultima notte, ma Tom non era stato dello stesso avviso. Chris poi aveva deciso di conseguenza.
Fece lenti passi. Morbidi, impossibili da udire, e fu di fronte al letto. Poteva vedere ancora una volta, come quella prima notte, i due dormire uno accanto all’altro. Con le teste quasi a sfiorarsi. Con i capelli neri che sparivano fra le ciocche bionde, o forse era il contrario. Ma per lui era sempre stato così, per poterla pensare diversamente. Quando da fanciullo si ritrovava Thor nel letto che parlava e rideva, e poi parlava ancora, era lui a sparire nell’aura dorata dell’altro. E Thor parlava e rideva fino ad addormentarsi, mentre Loki attendeva che l’allora fratello, cadesse nel mondo dei sogni, per poter chiudere le palpebre a sua volta. Perché non gli aveva mai dato opportunità di vederlo assopito. Vederlo nudo e senza difese. E all’alba, era lui a scivolare fuori dalle lenzuola damascate, prima che quegli occhi azzurri potessero abbagliarlo e ferirlo ancora. Con tutto il loro amore così inopportuno. Così indesiderato, che in qualche modo rendeva il suo odio ancora più difficile da sopportare. Poi tornava la notte e tornava Thor nel suo letto.
Non credi sia sconveniente, adesso?” gli aveva sospirato quando ormai i loro corpi da uomini si erano ritrovati sotto le stesse lenzuola. Ma il dio del tuono aveva sorriso e gli aveva sfiorato appena una guancia con il dorso dell’indice, senza dire nulla. Si era poi sdraiato ed aveva iniziato a parlare come niente fosse accaduto. Come se le sue parole non avessero minimamente sfiorato le sue orecchie. Come sempre. E Loki l’aveva odiato di più. Più di prima. Più di quanto non ne fosse realmente capace.
Per quanto avesse desiderato fuggire via da quei ricordi, da quel passato colmo di bugie dette ad ascoltate, sapeva che non gli era stato possibile sfuggire da se stesso. Dal suo odio, dalla sua gelosia, dall’invidia covata per un'intera vita divina. Era stato impossibile sfuggire da Thor e dal suo soffocante amore che Loki aveva sempre voluto avvelenare. Voleva che sparisse, che si tramutasse anch’esso in odio. Voleva guardare quegli occhi di ghiaccio e leggerci dentro ciò che giaceva in fondo ai suoi.
Hai paura di essere amato, perché potresti scoprire  che anche tu, ne sei capace
Al rimembrare quelle parole gli venne da sorridere. Sorrideva dell’ingenuità di quell’uomo che gli somigliava. Sorrideva di quella verità che in fondo aveva sempre saputo, che aveva perfino accettato. Ma ciò che Tom non sapeva, era che c’era stato un tempo lontano, in cui anche Loki aveva amato. Aveva amato così tanto da sentirsi incapace di poter amare ancora. Aveva amato Asgard, aveva amato suo Padre e sua Madre. Aveva amato Thor. Di un amore forse più grande di quello che provava il dio del tuono per lui. Talmente grande da essersi ritorto contro se stesso, saturandosi fino a trasformarsi in altro. Una labile linea sottile che aveva da sempre diviso l’amore dall’odio, la stima dalla gelosia, il tormento dalla passione. Quella linea che aveva perso i suoi contorni netti. Si era sfumata, forse era svanita ed aveva fatto collassare quei sentimenti contrastanti nel suo cuore. L’aveva fatto collassare sotto quel peso di inferiorità e di bisogno di essere suo pari, che forse Loki si era perso dentro se stesso.
Era strano come ora vederla così fosse semplice. Chissà se l’avesse fatto prima, ci sarebbe ancora qualche umano in vita. Non che la cosa lo facesse sentire in colpa. Loki non era capace di provare rimorso. Non più, oramai.
Udì un leggero brontolio abbandonare la labbra di Tom e i capelli neri perdersi di più in quelli dorati di Chris. Un’ istantanea di ciò che per lui fu, che forse, non sarebbe più stato.
Tornò al divano, tornò al suo sonno. Per la prima volta dopo tanto tempo, sognò.
Sognò un sorriso gioviale, sognò di due fanciulli che giacevano nello stesso letto. Sognò di dita ambrate che intrecciavano una pallida mano. Sognò di capelli biondi che si perdevano in fili corvini.


- - -


Se avesse avuto un po’ più di cinismo, Chris si sarebbe chiesto come mai tutte le commissioni e il facchinaggio toccassero a lui. Ma preferì rispondersi solo che era a causa della sua abitudine di noleggiare auto, e di quella di Tom di non guidare ad di fuori della sua adorata Inghilterra. Hiddleston aveva tanti pregi e capacità, ma la guida a sinistra non era una di queste.
Quindi, dopo essere stato letteralmente buttato giù dal letto da un petulante dio affinché si catapultasse a recuperare il suo preziosissimo abito, era stato costretto a recarsi sul set che era ancora l’alba. E fu solo per un colpo di fortuna che ci fosse qualcuno.
Riuscito ad avere il vestito senza che nessuno facesse troppe domande, si era infilato in auto sbadigliando sonoramente mentre ritornava in albergo.

«Non potevi prenderlo dopo?» bofonchiò allungando a Loki  la sacca nera. Il moro l’afferrò senza prestargli troppa attenzione e si diresse verso il bagno.
«Avremmo perso tempo» rispose Tom per lui ed il biondo sollevò appena le sopracciglia con fare sarcastico. Certo, molto meglio delegare un pover’uomo appena sveglio e senza neanche dargli il tempo di fare colazione o di farsi una doccia!
Un altro sbadiglio si levò nell’aria e Chris si stiracchiò ancora con le braccia.
«Ho dormito malissimo» bofonchiò facendo schioccare le ossa del collo.
«Colpa mia?» sorrise Tom e lui scosse la testa.
«Tranquillo, non hai russato stanotte.» Tom sgranò gli occhi con aria sconcertata.
«Io non russo!» asserì quasi offeso, facendolo ghignare divertito.
«E come fai a saperlo?»
«Nessuno me l’ha mai detto.» Chris rise più forte.
«Beh, te lo dico io.» Non era vero per niente. Ma era divertente vederlo reagire così esageratamente per una cosa così insignificante come il russare. E poi diceva di non essere pignolo e precisino...
«Che bugiardo! Non è vero, altrimenti me l’avresti detto prima» brontolò ancora Hiddleston dandogli una spinta su un braccio.
«Senti, non te la devi prendere, può capitare. Non è un dramma» sospirò comprensivo beccandosi un’altra spinta «Troverai una donna che ti ami anche con questo difetto.»
«Grazie, ma non ne ho bisogno.»
«Perché hai già me?» gli strizzò l’occhio sornione.
«No, perché non russo!» Sorrise più forte, mentre Tom continuava a fare l’offeso, non riuscendo però ad impedire alle sue labbra di piegarsi all’insù.
La porta del bagno si aprì e Loki fece il suo ingresso in tutto il suo divino splendore.
Stava davvero per finire. Quella bizzarra avventura stava per avere una fine. Avrebbe voluto sentirsi sollevato, eppure Chris non poté non provare una vena di tristezza. Ma ovviamente si sarebbe morso la lingua prima di farlo sapere a quel presuntuoso dio norreno!


- - -


«Dobbiamo incamminarci. Attenderemo al tempio che il sole raggiunga il suo picco» esordì Loki senza mostrare alcuna incertezza. Tom lo seguì con lo sguardo andare verso lo zaino in cui c’era tutto il necessario. Avevano anche messo a punto un piano per evitare imprevisti: Chris avrebbe avuto il compito di distrarre Huber grazie all’autografo ed al pass che gli avevano promesso, mentre lui e Loki si sarebbero infiltrati nel tempio per eseguire il rito.
Quando la sera prima il dio aveva illustrato la strategia, Chris non era stato molto d’accordo. L’inglese poteva capire cosa provasse. In fondo non è che sapessero bene cosa sarebbe accaduto, e giustamente l’amico non si sentiva a suo agio a restare fuori all’oscuro di tutto. Ma alla fine aveva dovuto sottostare. Non c’erano poi molte alternative.
«Controlla che non manchi nulla» raccomandò Chris mentre prendeva le chiavi della macchina che aveva poggiato poco prima sul tavolo. Beh, ormai erano pronti ad andare. Avrebbero atteso il momento esatto e poi...
«Aspetta!» Non aveva frenato la sua lingua. Loki lo aveva guardato così come Chris.
«Che c’è?» Inghiottì alla domanda del collega. Non sapeva, ma non era ancora pronto. Non perché avesse paura del rito, ma forse perché non era pronto a dirgli addio. Non così.
«Non abbiamo fatto colazione» sorrise.
Era la cosa più sciocca da dire e da fare, eppure vide il dio sorridergli appena e Chris sospirare. Quella manciata di giorni era stata così intensa che gli parve si fossero trattate di settimane. Di mesi, di anni. Piacevoli, anni.

«Croissant alla crema e caffè macchiato?» Annuì al biondo che si precipitò al telefono della camera. Un'ultima colazione per dirsi addio, o forse solo arrivederci.
«Per me un caffè... amaro.» Vide Chris guardare dubbioso il dio per poi sorridere annuendo. Normalità. Adesso, non suonava per niente fuori luogo.
«Ok, perfetto.»
Sarà stato davvero uno sciocco sentimentale, forse Loki aveva ragione quando diceva che gli umani sono deboli e vittime delle loro stesse emozioni, eppure non poté che essere felice per quel breve lasso di tempo in più che gli era stato regalato.
Quando la colazione arrivò, si sedettero tutti attorno al tavolo. Mentre addentava una ciambella zuccherata, Chris si lamentò del suo essere oramai delegato a ruolo di factotum, lui lo avvisò che per ciò che aveva osato insinuare quella mattina avrebbe dovuto fare il factotum ancora per un po’ prima di essere perdonato. Loki aveva sorriso parlando poco e bevendo elegantemente il suo caffè. Con una punta di zucchero.

Dopo il breve ed ormai battuto tratto di strada, arrivarono davanti al tempio. Il sole iniziava a diventare rovente e Loki sospirò che ormai era giunto il momento. Come previsto non c’era nessuno, a parte Huber che gironzolava per l’entrata giocherellando con la sua torcia. Avrebbero dovuto sbrigarsi. Si nascosero dietro qualche tronco d’albero per non farsi vedere. Solo Chris sarebbe sceso verso il custode per allontanarlo dall’entrata.
«Allora vado.» Gli occhi dell’australiano si posarono sul viso di Tom e lui annuì. Eppure Chris non fece un passo. Guardò a terra poi di nuovo Huber. Poi di nuovo a terra.
«Beh, io...» Tom sapeva cosa stava pensando. Avrebbe dovuto salutare Loki, per sempre, e forse non sapeva bene come fare. In quei pochi giorni il loro rapporto era mutato, ma Tom sapeva che non erano arrivati al punto da dirsi addio con troppo trasporto. Chris forse, Loki non di certo. E di fatto, ci pensò quest’ultimo a togliere l’amico dall’incomodo.  
«Muoviti, Hemsworth! Smettila di perdere tempo!» aveva comandato e Chris lo aveva guardato qualche attimo per poi scendere verso valle senza dire nulla, se non un roco “Fare attenzione”.
Beh, non c’era che dire: Loki sapeva davvero come tenere lontana la gente.
«Voleva solo salutarti» gli sospirò senza spostare lo sguardo dalla figura di Chris che andava incontro ad Huber.
«Lo so» fu la breve replica del dio. Anche i suoi occhi erano fissi sull’australiano e lui capì che non poteva pretendere troppo. In fondo aveva già fatto un bel cambiamento da quando si erano incontrati «Se Hemsworth fallisce, dovremmo eliminare la guardia.» Oppure no.
«Non pensarlo neanche!» gli aveva intimato, ma il sorriso sul suo viso gli suggerì che forse stava solo scherzando. Ma benché ingannevoli, Tom sapeva che le parole di Loki non andavano mai prese sottogamba. Aspettarono qualche altro minuto, finché non videro Chris ed Huber sparire dietro una manciata d’alberi. L’australiano gli lanciò uno sguardo per poi seguire il custode. Il depistaggio aveva funzionato.
«Andiamo!» E con veloci falcate erano di nuovo nel tempio.
Il sole era alto e ormai i suoi raggi avevano quasi illuminato l’intero altare. Loki aveva avuto ragione.
Tom sentì il cuore battere sempre più forte. Paura, eccitazione, curiosità. Anche una punta di dispiacere. Vide le mani del dio armeggiare con gli oggetti che avevano portato. Versare sapienti l’acqua nella piccola conca.
«Loki!» Sapeva che non era né il tempo né il momento dei discorsi d’addio, ma non potevano separarsi così freddamente. Non se lo sarebbe perdonato. Gli occhi del dio lo guardarono «Volevo dirti che è stato bello conoscerti... Di persona intendo,» si sentiva come un ragazzino al termine del primo appuntamento e la cosa gli provocò un misto di imbarazzo e riso nervoso «E che io... Niente. Tutto qui. Volevo che lo sapessi.» Decise di chiuderla lì. Di certo non poteva andare là ed abbracciarlo -benché ne sentisse il desiderio-, né tanto meno si aspettava una replica da parte del dio.
«Grazie per l’informazione» sospirò sarcastico Loki facendolo sorridere ancora più imbarazzato. Quasi sicuramente ai suoi occhi adesso appariva proprio come un classico terrestre sentimentale degno dei migliori cliché. Si ritrovò ad abbassare gli occhi al pavimento di pietra per nascondere il rossore sulle sue guancie, ma quando risollevò lo sguardo incontrò il viso del dio a pochi centimetri dal suo.
«Anche per me è stato interessante conoscerti, Tom Hiddleston.» Era più di quanto si aspettasse, e forse per questo si ritrovò ad avvolgergli le braccia al collo. Ovviamente lo sentì irrigidirsi e non osare neanche muovere un muscolo. Un abbraccio decisamente insolito, ma conosceva la difficoltà del dio nell’approcciarsi agli altri, soprattutto tramite contatto fisico, e quindi si ritrasse senza troppe pretese. «Questo è stato decisamente eccessivo» gli sentì sospirare mentre andava via. Eppure Tom poté giurare di aver visto un leggero rossore tingergli le gote.
Loki ritornò sull’altare e gli fece segno di avvicinarsi. Era tutto pronto, potevano iniziare.
«Ehi!» Ma quella voce li fermò nuovamente. Era Chris che correva verso di loro con il fiatone «Ho lasciato Huber sul set... L’ho affidato a Kat» balbettò fra gli affanni. Le mani sulle ginocchia flesse e qualche capello sfuggito fuori dalla coda. Il set era a qualche kilometro, il che voleva dire che l’australiano si era fatto una corsa estrema per poter raggiungere il tempio prima... Prima che Loki se ne andasse. Tom scosse la testa con una certa nota stonata nella gola. Non credeva che Chris ci tenesse tanto, e di certo non lo credeva neanche Loki, perché se ne stava lì sull’altare a guardarlo con un’espressione interrogativa sul viso.
«Questo non era nel piano» appurò.
«Al diavolo il piano» ruggì il biondo ritrovando il fiato e la posizione eretta «Non pensavi che ti lasciassi andare così?! Senza neanche darti un pugno?!» Loki tornò verso di loro sorridendo beffardo.
«Accomodati pure» lo sfidò tenendo le mani incrociate dietro la schiena. Tom li guardò e si decise a fare qualche passo indietro per lasciare anche a loro il tempo di salutarsi, anche se nel loro discutibile modo. Chris strinse le dita della mano destra ed avvicinò lentamente il pugno verso il viso del dio che rimase immobile. Lo toccò poi lievemente al mento.
«Fa’ buon viaggio.» Si sorrisero per qualche attimo e poi Loki riprese posto sull’altare.

Il sole era ormai al centro del tempio ed illuminava l’altare nel suo complesso. Nella fessura al centro fu sistemato lo specchio e davanti la vasca con l’acqua.
«Dammi la mano.» Tom gli allungò la sinistra e Loki praticò un piccolo taglio sul palmo. Si ritrovò a stringere i denti, benché non fosse profondo, la lama aveva comunque bruciato nel lacerargli la pelle. Anche Loki si tagliò un palmo senza però accusare apparentemente nulla «Pronto?» Annuì nonostante non lo fosse realmente, ed il dio chiuse gli occhi iniziando a recitare una strana cantilena. La sua mano si strinse su quella di Tom e il loro sangue si unì, lasciando che qualche goccia cadesse nella conca d’acqua.
Chris era a qualche metro e l’inglese avvertiva il suo sguardo preoccupato. Avrebbe voluto voltarsi ma non riusciva a muoversi. La voce di Loki pareva affondare nelle sue orecchie e rimbombarli nella testa come gli fosse urlata a squarciagola, sebbene fosse conscio che il dio stesse sospirando le formule sommessamente. I suoi muscoli erano tesi e il suo corpo stava diventando più caldo. Iniziò ad avere davvero paura. Il sole diveniva sempre più abbagliante e sentiva il desiderio di chiudere gli occhi, ma prima di abbassare le palpebre guardò ancora il viso di Loki. Gli parve di vederlo sorridere. Forse era stata solo la sua impressione, perché dopo non vide più nulla. Non sentì più nulla. Attorno a lui solo il vuoto ed il silenzio più assoluto.



- - -



Si guardò attorno. Le pareti, il soffitto, le colonne. L’odore. Riconosceva quel luogo.
«Ben tornato.» Si voltò a quelle parole incrociando lo sguardo dell’uomo che le aveva pronunciate. Osservò poi appena la mano, vedendo il taglio richiudersi velocemente. Non riuscì a non sorridere. Aveva di nuovo i suoi poteri.
«C’eri tu dietro?» chiese rivoltò all’uomo che sedeva più in alto di lui. Non gli rispose, ma Loki capì che era così, che le sue prime impressioni erano state corrette «Il grande AllFather» sospirò ancora con beffa.
Sul trono, Odino sedeva con un’espressione grave. Saggia, ma più stanca di come Loki ricordasse.
«Ora sei a casa, figlio mio.» Inghiottì a quelle parole nascondendosi dietro ad un sorriso mellifluo.
«Non è casa mia. Non lo è mai stata, Padre.» Odino annuiva e il dio degli inganni sapeva di ferirlo con quel suo tono. «Perché mi hai gettato in quel mondo lontano?» Ma in quel momento desiderava solo risposte.
«Volevo che tu vedessi.»
«Cosa? Un mondo che schernisce la mia vita tramite volgari commedie?» Veleno. Sentiva la sua gola produrre veleno e le sue parole diventare dardi pronti a colpire. Ma il padre degli dèi lo guardava senza lasciarsi toccare. Lo guardava con aria comprensiva. Odiosamente, fastidiosamente paterna.
«No, Loki. Volevo che tu vedessi un’altra parte di te.» Non capiva. Non aveva senso. Sbatté le palpebre corrucciando la fronte.
«Tom Hiddleston?» sbottò incredulo. Un’altra parte di lui? Ma che significava? Tom non era un’altra parte di Loki, Tom era un altro.
«Sì, ragazzo. Quel mondo rappresenta una parte di questo mondo, come questo rappresenta una sua parte. Tutti gli universi paralleli non sono altro che frammenti dell’infinito. Particelle della stessa materia. Il loro equilibrio è ciò che sorregge l’intera esistenza.» Capiva cosa volessero dire quelle parole. Erano i suoi stessi pensieri. Quando aveva riflettuto sulle diversità e le affinità fra lui e Tom, fra Chris e...
Si ritrovò a guardarsi attorno. Era ad Asgard, nel palazzo reale, al cospetto di Odino. E allora lui dov’era?
«Thor non è qui.» Si voltò verso il trono sentendosi indispettito dalla facilità con cui era stato carpito il suo pensiero.
«Non mi interessa dove sia tuo figlio. Non mi interessa nulla che lo riguardi!» abbaiò falsamente, mentre dentro di sé quella domanda pareva urlare. Ma non aveva tempo né ragione per ascoltarla. Voleva solo conoscere la verità su quegli ultimi giorni. Sul perché di quel viaggio. «Come hai fatto a celebrare il rito?» chiese ritrovando un certo decoro. Odino non rispose, ma alla sua destra da dietro una tenta sbucò una giovane donna. Lunghi capelli biondi, armatura dorata ed un viso che Loki aveva già visto.
Che sciocco! Si era lasciato ingannare così facilmente.
La giovane sulla foto, quella giovane che aveva creduto una stupida ragazzina terrestre, era in realtà tutt’altro. E lui era stato così ingenuo da non accorgersene.
«Una Valchiria[1]» sospirò più a se stesso che ad altri. La donna rimase silente rispondendo allo sguardo truce del dio con un’espressione fredda.
«Volevo che tu vedessi oltre il tuo odio, Loki.» La voce dell’uomo era accorata e tale arrivava alle orecchie del giovane dio. Vedere oltre l’odio...

Perché lo odi tanto? 
È l’unico sentimento che riesco a provare... l’unico che posso concedermi

Perché ora gli tornavano alla memoria le parole di Tom? Perché ora provava desiderio di ritornare in quell’assurdo mondo? Perché voleva sfuggire dalla voce paterna di Odino?
«Io non posso andare oltre l’inganno che ho subito» sibilò «Non posso andare oltre tutti quegli anni in cui sono stato cullato dalla menzogna. Cresciuto nell’illusione di un destino che non mi è mai appartenuto!» Sentiva il suo cuore grondare lacrime benché i suoi occhi fossero completamente asciutti. Al contrario, l’unico visibile di Odino, era lucido.
«Perché ti ostini, Loki? Perché non vuoi vedere la verità? Perché continui a farti del male in questo modo? Noi ti amiamo e tu sei nostro figlio,» Odino era in piedi «Non c’è menzogna nel nostro amore. Non ce n'è mai stata.»
«TACI!» L’imponente palazzo parve tremare sotto quell’urlo che riecheggiò nella sala vuota. Non voleva sentire oltre, non voleva udire altro. Non voleva sentire parlare d’amore.

...Hai solo paura di essere amato
Ricordi recenti gli affollarono la mente.

...Amare è ciò che rende questo viaggio degno di essere vissuto

Chiuse gli occhi stringendosi la testa fra le mani. Voleva che smettessero. Che tutte quelle sciocchezza che era stato costretto a udire per giorni, cessassero di avvelenargli la mente.
«Chiediti perché sei qui, Loki. Chiediti perché sei tornato ad Asgard, se non è più casa tua.» Pochi passi ovattati, che Loki non riusciva realmente ad udire. «Chieditelo senza temere la risposta.»

Tutti abbiamo bisogno di qualcuno accanto... Nessuno è nato per essere solo

Ma era difficile. Perché dentro di sé aveva voglia di sentire quelle parole. Aveva voglia di crederci.
Patetico! Patetico! Patetico! Era l’unico aggettivo che riusciva a darsi.
Dov'era finito il sottile ingannatore? Che fine aveva fatto l’astuto stratega che aveva progettato la disfatta di Thor ed era quasi riuscito a portarla a termine? Dove si era perso l’audace dio delle menzogne sempre pronto ad avere l' ultima parola ed ammaliare e circuire qualsiasi creatura con la sua parlantina? Come poteva farsi giocare così da dei miseri umani? Come poteva cedere così ai suoi stupidi sentimenti?
I sentimenti rendono deboli...
Si guardò ancora le mani e le scoprì tremanti, così come si accorse di avere il viso bagnato.
«Figlio mio.» Odino gli era di fronte, con le lacrime a rigargli il volto segnato dai secoli. 
«P-Padre...» Si trovò stretto fra quelle braccia come un tempo.
Non sapeva perché, non si spiegava ancora nulla di cosa fosse accaduto. Se fosse realmente accaduto o fosse solo frutto di una ben congeniata illusione. L’unica cosa che sapeva reale, era il calore di quell’abbraccio. Si ritrovò in ginocchio a stringersi a quel vecchio uomo che tanto aveva sentito come traditore. Che tanto aveva odiato e che lo aveva condannato ad una vita di bugie. Non era capace di perdonare, Loki, non sapeva cosa fosse il rimpianto né il rimorso per le atrocità commesse. Non chiedeva perdono né lo concedeva. Ma tutto questo non aveva importanza.

«Figlio mio.» In quell’abbraccio tremante, si sentiva patetico ed ignobile. Nel versare lacrime senza sapersi fermare, si sentiva debole e vile.
«Padre.» Nel sibilare quel nome, si sentiva sconfitto.
Ma non aveva importanza. Perché nel restare lì, tremando in lacrime fra le braccia di suo padre, si sentiva finalmente a casa.



- - -



Tom”... udiva una voce lontana... “Tom”... la conosceva, la conosceva bene... “Tom, svegliati”... era la voce di Chris... “Ehi, Tom, svegliati. Ti prego”... lentamente aprì le palpebre.
«Tom, grazie a Dio!» Ci mise un po’ per abituarsi alla luce, ma pian piano iniziava a mettere a fuoco l’immagine che aveva di fronte. Un viso. Due occhi tremendamente azzurri, due labbra socchiuse in una smorfia preoccupata.
«Chris...» riuscì a malapena a sospirare.
«Come ti senti?» Non sapeva cosa rispondere, perché a dirla tutta non si sentiva. Lentamente prese coscienza del suo corpo e si accorse di trovarsi a terra, fra le braccia dell’amico.
«Dove siamo?» Non riusciva però ancora a parlare senza faticare.
«Siamo al tempio... Ti ricordi? Loki, il rito...» Loki... Iniziò a ricordare. Certo, il rito! Il tempio di Loki! Il portale!
«Dov’è?»
«Se n’è andato.» Fissò i suoi occhi. Tristi, dolci, belli. «È stato un flash: una luce forte e mi sono ritrovato a terra.... Mi sono svegliato poco fa e tu eri ancora svenuto e lui... Loki non c’era più.» Con cura Chris riuscì a farlo sedere senza smettere di sorreggerlo con le sue braccia.
«Grazie» gli sorrise e il biondo sorrise a sua volta.
«Mi hai spaventato» gli sussurrò con tono liberatorio passandogli una mano sul viso. A quel tocco si ritrovò a sorridere più dolcemente. Chris e la sua inguaribile apprensione. Quasi lo credesse un fuscello in balia del vento. Benché lo superasse di età di un paio di anni e gli fosse in difetto solo di pochi centimetri, Chris alle volte lo trattava come fosse qualcosa di delicato. L’aveva sempre creduto un innato istinto fraterno. In fondo lui ed i suoi fratelli erano così legati che era inevitabile che fosse così anche con gli amici più intimi. Ma chissà perché, mentre si specchiava nei suoi occhi, mentre si sentiva avvicinare al suo corpo per tirarsi in piedi, nella sua testa risuonavano le parole di Loki: “Non sei l’unico. Anche lui tenta di placare il suo cuore”.
«Dovresti disinfettarla.» Non si era neanche accorto della mano ferita se non fosse stato Chris a farglielo notare. Si strinse di più al suo fianco, mentre l’australiano gli avvolgeva un braccio attorno alla vita legandosi il suo sulle spalle «Ti porto in ospedale.»
«Chris, è solo un taglietto.»
«Non credo ci vogliano dei punti, ma è sempre meglio essere prudenti.»
«Non sanguina neanche...»
«Questo caldo poi non aiuta. Dobbiamo trovare dell’acqua.»
«Chris...»
«Sarà anche il caso di avvisare la troupe. »
«Chris!»
«Ed anche-» Gli afferrò la nuca e premette le labbra sulle sue.
Fu istintivo, inconscio. Tremendamente naturale.
Quando si allontanò, Chris aveva gli occhi sbarrati e le guance in fiamme e se il suo petto non lo ingannava, il suo cuore stava galoppando decisamente troppo forte. Ma poteva sbagliarsi, forse si confondeva con il suo.
Incontrare Loki era stato decisamente bizzarro, assurdo, a tratti inquietante. Ma gli aveva anche regalato tanto. Aveva imparato a conoscerlo meglio ed a conoscersi meglio. E se fosse stato un bene o no, questo Tom non poteva ancora saperlo.
«Perdonami Chris, ma non avevo altro modo per zittirti.»
«Ah...» Per qualche attimo la sua espressione fu confusa, ma subito ritrovò il sorriso «Allora è per questo che sei così logorroico? Vuoi che ti zittisca a furia di baci?!» Rise divertito.
«Finalmente ci sei arrivato, Hemsworth» sospirò lanciandogli un’occhiata ironica. Presero a camminare per uscire dal tempio e sebbene Tom sentì di essersi ripreso, continuò a sorreggersi al compagno.
«Hai delle labbra morbide, per essere un uomo.» Tom alzò un sopracciglio imbarazzato.
«Oh, grazie.» Poi gli rivolse un sorriso «Anche le tue sono molto piacevoli, a parte la barba che pizzica un po'...» Risero entrambi.
Forse solo adesso capiva che ciò che li legava non era semplice amicizia. Loki aveva insinuato fosse... amore. Ma non era neanche quello. Era qualcosa di diverso. Di più forte. Di più universale. Qualcosa che non si poteva definire con una parola. Qualcosa che aveva un nome che solo il battito del loro cuore sapeva pronunciare.
«Se lo sapesse Elsa, sarebbe un dramma.»
«Pensi che ti lascerebbe?» Chris sospirò ghignando.
«No. È questo il dramma: penso che farebbe il tifo per noi».













<<<












[1]. Le Valchirie sono divinità che servono Odino ed il loro compito è di accompagnare coloro che ne sono degni nel Valhalla. [Non so se nel fumetto esista qualcosa di simile in quanto conosco solo il movieverse, ma comunque la mia Valchiria serve Odino in modo diverso.]







The End





kiss kiss Chiara

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1252154