Loki: The Bright World di kiara_star (/viewuser.php?uid=58219)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilota ***
Capitolo 2: *** Ciak 1. [Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi] ***
Capitolo 3: *** Ciak 2. [Se vuoi giocare a questo gioco, va bene] ***
Capitolo 4: *** Ciak 3. [Non si dicono le bugie, Chris...] ***
Capitolo 5: *** Ciak 4. [Io credevo fossi tu!] ***
Capitolo 6: *** Ciak 5. [Dimmi che è uno scherzo] ***
Capitolo 7: *** Ciak 6. [Credo valga la pena dargli uno sguardo] ***
Capitolo 8: *** Ciak 7. [Una bella cornice che non contiene nulla] ***
Capitolo 9: *** Ciak 8. [Neanche tu credi sia una coincidenza] ***
Capitolo 10: *** Ciak 9. [Io sono Tom Hiddleston!] ***
Capitolo 11: *** Ciak 10. [Io potrei farlo, Padre?] ***
Capitolo 12: *** Ciak 11. [Voi umani siete così...] ***
Capitolo 13: *** Ciak 12. [Fa' buon viaggio] ***
Capitolo 1 *** Pilota ***
Thor dark world
Premessa: Questa
storia è un crossover scontato: il mondo reale che incontra
il mondo della finzione.
Fandoms: Attori|Cast The
Avengers; Film|Thor
Personaggi: Tom
Hiddleston, Chris Hemsworth, Loki
Note:
1.Per mie ragioni
personali (odio spoilerarmi i film un anno prima
che escano) non conosco molti dettagli di Thor 2, per cui a
parte il titolo e il nome del registra (Alan Taylor, per la cronaca),
tutto ciò che ne seguirà sarà frutto
della mia fantasia.
2. Le riprese si
stanno effettuando a Londra, ma per motivi di trama le ho magicamente
trasferire in Norvegia. Terra patria dei nostri due Dèi.
3. Ci
sarà del buon caro bromance ambiguo fra
i nostri due attori (Hiddlesworth
è sempre cosa buona e giusta) e qualche accenno slashoso
Chris/Loki e Tom/Loki.
4. Questo
è un capitolo pilota.
Se avrà successo e sarà gradito, si
trasformerà in una long-fic vera e propria, altrimenti
resterà una one-shot altamente contorta.
5. Ignorare
la nota 4.
Disclaimer:
Gli avvenimenti narrati in questa storia sono pura invenzione. Mr.
Hiddleston e Mr. Hemsworth non mi appartengono, né hanno mai
fatto o detto nulla di quanto riportato. Scritta senza scopo di lucro,
se non per allietare le mie
vostre fantasie fangirlose.
Buona
lettura
kiss kiss
Chiara
-------------------------------
Loki:
The Bright World [1]
Nel
momento esatto in cui
aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo
diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere
più il bavaglio meccanico né le mani legate.
Davanti a lui un paesaggio verde, una distesa piana di erba color
pastello e chiazze viola di fiori di campo. Un piccolo
bosco alla sua destra e
delle montagne rocciose in lontananza.
Si
mise in piedi alzando gli
occhi al cielo e dovette coprirsi con una mano per non essere accecato
dal bagliore del sole.
Il
tesseract non
c’era. Thor, non c’era.
Cercò
di non perdere la calma, benché l’idea che
quell’essere
avesse deciso di strapparlo alle cure del suo
nemico giurato per annegarlo nelle proprie, stesse prendendo
decisamente piede nella sua mente.
In fondo quelle minacce le ricordava
bene.
"Non esisteranno regni, o lune
deserte... né crepacci dove lui non verrà a
trovarti..."
Osservò
per
qualche altro istante il luogo in cui si trovava: la vegetazione
rigogliosa, il calore del sole che sentiva sulla pelle, i suoni
ovattati della fauna. Quel posto odorava di vita. Non era un artifizio
del suo oscuro mandante, era ben più reale. Si
guardò
ancora attorno convincendosi sempre più di quanto quel luogo
fosse familiare, fastidiosamente familiare. Era di certo su Midgard.
Forse quell’idiota di Thor aveva completamente fallito nel
suo
intento di riportarlo vittorioso al cospetto del grande
AllFather, e lui era rimasto su quell’insulso pianeta, ma in
un luogo
che
era molto diverso da New York.
Non riuscì a non sorridere. La fortuna questa volta era
decisamente dalla sua parte.
Il sorriso sulle sue labbra però durò poco,
giusto il
tempo necessario per rendersi conto di non riuscire a praticare alcuna
magia. Si guardò le mani incerto.
«Che succede?» sospirò piano riprovando
un
incantesimo
di trasporto. Ma nulla, le sue dita parevano solo frustare inutilmente
l’aria.
Una voce lo raggiunse alle orecchie e si voltò rapido per
ritrovarsi davanti quello che era senza ombra di dubbio un midgardiano.
«Si può sapere che ci fai qui?»
Aggrottò le
sopracciglia a quel tono così impertinente. Si
riguardò
la mano e la puntò contro l’umano, ma senza
riuscire a
ricavare nulla neanche quella volta. Quell’insulsa creatura
era
ancora in vita. «Tom che diavolo stai combinando qui? Ti devo
ricordare che
oggi non
hai scene?!»
Le parole che continuavano a venirgli rivolte
risultarono ancora una volta assurde alle regali orecchie del dio.
«TU, essere inferiore, come osi rivolgerti a me in una
così
insolente maniera?!» ringhiò stringendo un pugno.
Di
tutta risposta il piccolo umano, alto poco più di un metro e
sessanta, con chiari problemi di linea e di calvizie, scosse la testa
passandogli una mano davanti agli occhi, come per controllare che le
sue orbite oculari fossero funzionanti.
«Hiddleston, tutto bene? Sono Eric, il fonico, ti
ricordi?...
tsk... sempre in vena di scherzi tu.»
Il mancato re
assottigliò le iridi verdi per scrutare meglio quel
terrestre
che continuava a proferire parole che non avevano per lui alcun senso.
Ma gli furono concessi solo pochi attimi prima che un altro
umano, più alto e più giovane, venisse loro
incontro.
«Eric che stai facendo qui?! Alan ti vuole vedere... Oh Tom,
oggi devi
girare anche tu?» Il discorso che ne seguì dopo
fu
affrontato solo dai due uomini e Loki ne approfittò per
riprovare a farli evaporare come meritavano, vista la loro natura di
esseri inferiori.
Una, due, tre, quattro.
Niente.
Ormai stanco di tutti i tentativi falliti che stava collezionando
miseramente, pensò fosse meglio adottare una tattica
diversa.
Il padre degli dèi aveva di certo un ruolo in tutto
ciò.
Magari era già stato ad Asgard ed aveva ricevuto la sua
punizione
divina. Con
ogni probabilità quello stolto di Thor aveva
convinto il grande All-Father a relegarlo in quel luogo per
cercare di far appello alla sua umanità, e sperare in una
redenzione autoguidata. Stupido
asgardiano sentimentale.
Rialzò lo sguardo al cielo assolato appena prima di sentire
una mano cingergli il polso,
«Andiamo, togliti il costume Tom... Non dirò ad
Alan che
sei
qui, sai già che si infurierebbe.»
Rimase
esterrefatto da
quel inappropriato gesto, ma non fece nulla per porvi rimedio. Avrebbe
dovuto prima conoscere tutti i tasselli del gioco di Odino, per poter
elaborare il piano più consono da mettete in atto.
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si
sentì rivolgere domande a cui non poté che dare
risposte
vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
«Tom, hai già fatto la tinta?! Meglio
così,
Kimberly avrà un lavoro in meno domani.»
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo
Tom,
l’altro qualche volta aveva usato anche il nome Hiddleston.
Di tanto in tanto non riusciva a non buttare un occhio alle sue mani.
Senza i suoi poteri era ignobilmente alla mercé di quel
mondo
che tanto aveva bramato, che tanto ora odiava.
Continuarono a camminare per i campi finché Loki non scorse
un
gruppo indefinito di altri umani che armeggiavano attorno a delle
apparecchiature elettroniche. Sembravano luci artificiali e pannelli
che riflettevano il chiarore del sole.
«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque
puoi usare
quella di Chris.»
Guardò l’uomo basso e
tondo
decidendo di seguirlo nuovamente. Qualsiasi cosa stesse succedendo, non
era di certo
da prendere sottogamba.
Il
luogo in cui
era stato condotto appariva esteriormente come una grossa scatola di
metallo con le
ruote, ma al suo interno aveva le fattezze di una tipica casa
terrestre. Piccola e decisamente troppo calda.
«Togliti
il
costume, così lo riporto a Ester.» Queste furono
le ultime parole che l’umano di nome Eric gli rivolse prima
di sparire dietro la porta e lasciarlo in completa solitudine.
Costume...
Gettò
uno sguardo in giro. C’era un letto, un divano e quella che
sembrava una cucina, molto
diversa da quella di Stark si
fermò a riflettere. Su una parete, una porta dava al bagno e
di fronte ad essa un lungo specchio verticale nel quale
fissò la sua immagine.
I suoi
vestiti
venivano chiamati costume, lui stesso veniva chiamato con un nome
diverso.
Sorrise
maligno
al suo riflesso iniziando a scogliere i nodi che legavano le sue vesti.
Non
aveva più
poteri, questo era vero, ma in compenso non aveva neanche
più un
nome macchiato a seguirlo, non aveva più sul volto
l’immagine di colui che aveva invaso e quasi distrutto la
Terra.
Qualunque
piano
avesse ingegnato il padre degli dèi, per ora, stava solo
giocando a suo favore.
I suoi
abiti
furono poggiati con cura sulla pelle marrone del divano e il dio si
guardò attorno per vedere se c’era altro che
potesse indossare. Un armadio aperto in cui scorse abiti midgardiani
attirò la sua attenzione. Prese dei pantaloni
ritenendoli decisamente grandi per lui, ma si accorse presto che tutti
gli
abiti in quella cabina erano troppo larghi per la sua esile massa.
Scelse quelli che avrebbero avvolto al meglio le sue divine membra e li
indossò silente. Un paio di pantaloni neri ed una camicia
color avorio di cui dovette arrotolare le maniche, andarono a
sostituire le
sue solite vesti.
Ritornò
davanti al suo riflesso senza effettivamente guardarlo. La sua mente
vagò al giorno precedente, alla sua sconfitta e alla
vittoria
di quel gruppo di disadattati che si facevano chiamare in maniera tanto
altisonante. Tornò con il pensiero a quell’idiota
che continuava a definirlo un fratello.
“Nostro
padre....”
“Tuo,
padre”
Scosse
la testa e
sistemò meglio la manica sinistra. In quel attimo
udì dei suoni provenire dall’esterno e
puntò gli occhi alla porta. Fu costretto a sgranarli quando
la figura alta di Thor si affacciò da essa.
«Ohi
sei qui?! Allora Eric non mi stava prendendo in giro!»
Sentì
la rabbia montargli nelle fredde vene di fronte a quel sorriso. Al tono
assolutamente inappropriato delle sue parole.
«Dovevo
immaginarlo che saresti riapparso in fretta»
ringhiò scontrandosi con lo sguardo confuso
dell’altro.
«In
fretta?... Beh,
abbiamo
finito di girare poco fa.» Lo vide fare un gesto con la mano
ed avviarsi verso la cucina.
Il dio
lo
seguì con lo sguardo tenendosi a debita distanza.
A che razza di
gioco stava giocando quello stolto?
L'osservò
afferrare una bottiglia d’acqua e bere
avidamente prima di riposarla sul tavolo.
«Sono
stravolto...» Dopo quella mezza frase, per lo più
sospirata
pigramente, il biondo si lasciò scivolare sul divano.
Loki
rimase a
guardarlo in calcolato silenzio. I suoi capelli lunghi gli ricadevano
stancamente sul collo, la barba appena incolta copriva il suo
viso, che
avrebbe facilmente definito stanco. Solo in quel momento
però notò i suoi abiti.
Non
aveva la
solita armatura regale, quella che indossava quando lo aveva incatenato
e imbavagliato per riportarlo a casa,
ma
solo la parte inferiore di essa. Il suo torso era
coperto da una bianca maglia midgardiana senza maniche.
«Ehi,
tutto bene?» Rialzò gli occhi sul suo viso senza
nascondere
una smorfia infastidita.
«Secondo
te?» ribeccò aprendo le braccia con fare scenico.
L’altro gli rivolse nuovamente uno sguardo confuso prima che
il rumore delle nocche che sbattevano sulla porta risuonasse nella
stanza.
«Chris,
Alan
dice che domani non si gira prima del pomeriggio.» Sulla
soglia, un umano che Loki aveva intravisto nel gruppo quando era stato
condotto lì. Il colore della sua pelle era lo stesso di
Heimdall e i capelli erano coperti da un copricapo di tela con
una
visiera bianca. Riguardò Thor che continuava a comunicare
con l’uomo come se capisse di cosa stesse parlando. «Ah
Tom, ciao, non ti
avevo visto!» Ora era a lui che si stava rivolgendo con un
enorme
sorriso bianco stampato in faccia.
Dopo qualche attimo di torpore, Loki alzò la mano
scuotendola impercettibilmente, non senza un
velo di dubbio. Non sapeva se fosse la mossa giusta da
fare, si
limitò solo a quella singola azione che parve allargare
ulteriormente lo già strabordante sorriso
dell’altro.
Durante tutta la breve durata del loro discorso decise di rimanere in
silenzio ed ascoltare. Non riuscì a capire molto di
ciò
che dicevano, sentendo solo ripetere qualcosa come scene e girare. Le stesse
parole che ormai sentiva in continuazione dacché era giunto
lì.
I suoi ricordi prima di risvegliarsi in quella verde landa si fermavano
alla figura di Thor di fronte a lui, alla sua mano che stringeva il
tesseract, ai visi odiosi del resto di quella banda di
pseudo-vendicatori.
Poi il lampo e più nulla. Neanche il suo corpo pareva
soffrire
del tipico indolenzimento del viaggio. Quasi si fosse ridestato da un
semplice sonno ristoratore.
«Mi sembra l’idea migliore.» Fu
l’ultima
frase che
udì dalla voce profonda del principe asgardiano prima che
lui e
l’umano si salutassero. Quando la porta della roulotte si
chiuse
riportò lo sguardo alla nuca bionda.
«Adesso spiegami che sta succedendo!» Interrupe con
quell’ordine il suo mutismo, sentendosi decisamente
innervosire
dal sorriso insensato che Thor continuava a propinargli.
«Niente di che: Alan ha deciso di modificare alcune scene
all’ultimo minuto... Ma tranquillo, le tue sono rimaste
uguali.
Mio caro pignolo» lo sentì ridacchiare prima di
risedersi
sulla pelle marrone.
Pignolo? Caro? MIO?
«Ehi,
quella non è la mia camicia?»
Si
guardò d’istinto addosso per poi portare uno
sguardo
sconcertato all’altro. Cosa mai gli poteva importare di
quello
sciocco indumento terrestre?!
«E
con questo?» Scosse la testa con fare ovvio e vide
l’altro
fare lo stesso ma con un certo divertimento.
«Oh
nulla,
accomodati pure... Prenditi la mia roulette, la mia camicia, se vuoi ti
lascio anche la macchina. Contento?» La risata cristallina
così familiare e così lontana nella memoria,
riecheggiò nell’ambiente costringendo Loki ad un
nuovo silenzio.
C’era
qualcosa di diverso in Thor. Benché il suo viso e la sua
voce fossero le stesse, emanava un’ energia di tutt'altra
natura. Meno
regale, meno intimidatoria e quasi assurdamente, amichevole. Ma di
quell’amicizia non obbligata dal suo ruolo, dalla sua ottusa
convinzione di ritenerlo ancora un fratello, ma un qualcosa di
più semplice, di più umano.
«Che
fai
lì impalato?! Vieni a sederti!» Guardò
per qualche istante quelle iridi azzurre che brillavano di una luce
così
diversa da come ricordava e decise di seguire quell'implicito comando.
Scostò le sue vesti e si accomodò accanto a lui,
tenendo una dovuta distanza affinché i loro corpi nemici non
si sfiorassero. «Non
sapevo che
saresti arrivato oggi, ti aspettavamo domani...Comunque tanto meglio,
stasera andiamo a cena insieme. Ti va?» Quel sorriso gentile
si scontrava con la sua espressione fredda. Le sue parole continuavano
a non avere senso. Si obbligò a
tirare su le labbra per comodità, annuendo falsamente
motivato alla richiesta.
Quello stupido gioco di
Odino, avrebbe presto visto la sua fine.
Mentre
osservava
il suo viso, non riuscì a non rivivere nella sua testa
ancora
una volta gli eventi del giorno precedente. La loro battaglia, il
suo continuo e ostinato tentativo di riportarlo sulla retta via.
"È troppo
tardi per fermarlo"
"No, possiamo farlo... Insieme"
Magari
non era
accaduto il giorno prima, magari erano passate diverse lune, interi
anni... magari quel
Thor, non era neanche più lo stesso.
Nel
mentre delle
sue fantasiose riflessioni, l’altro aveva iniziato a
rigirarsi
fra le mani un oggetto che Loki aveva già visto. Era un
cellulare, ricordava che glielo aveva mostrato Barton.
Studiò
l’asgardiano che guardava preso il piccolo arnese terrestre,
tenendo la fronte corrucciata. Era l’espressione che usava
quando
stava soppesando qualcosa. Si ritrovò a sorridere amaro,
nell'
appurare quanto bene lo conoscesse e quanto invece l'altro,
così
poco sapesse dell’uomo che continuava a definire fratello.
Qualcuno
bussò nuovamente alla porta e il biondo si
apprestò a riaprire. Era ancora l’uomo basso di
prima, Eric.
«Sono
passato a
prendere il costume di Tom» sentenziò prima di
entrare e raccogliere le vesti del dio. Loki lo guardò fare
con un certo disappunto che scoprì non essere sfuggito al
principe asgardiano.
«Ehi,
stai
tranquillo, non te lo rovinano!» Rimase silente alla sua
risata mentre anche l’altro umano ridacchiava uscendo dalla
porta.
«Allora
ci
vediamo domani. Buona sera Chris... Tom.» Fece un gesto prima
che la porta fosse richiusa. In quel attimo Loki ritornò
alla conversazione avuta da Thor con l’umano di colore e a
quel nome che anche lui aveva pronunciato.
«Chris...»
sospirò appena ma vide il biondo voltarsi
a guardarlo.
«Dimmi.» Sbatté le palpebre qualche
attimo e
scosse
prontamente la testa con un sorriso prima che l’uomo di
fronte a
lui potesse farsi qualche domanda indubbiamente pericolosa.
«Nulla!» Si alzò dal divano andando
verso
la
cucina e
prese un bicchiere dove versò dell’acqua, facendo
cura ad
usare una bottiglia che non fosse stata contaminata dalla sua saliva.
Mandò giù un sorso di liquido sentendosi subito
rinfrancato dall’umida consistenza che gli scendeva in gola.
«Oggi sei proprio strano...» Rischiò di
mandarsi
di
traverso l’acqua a quelle parole. Posò poi il
bicchiere
sul ripiano e gli rivolse uno sguardo truce.
«Io? Lo strano sarei io?» Si puntò un
indice contro il
petto
rimanendo impassibile davanti al sorriso amichevole
dell’altro.
«Ho capito, hai avuto una giornata storta.» Il biondo si
alzò e
gli si avvicinò lesto. Un brivido corse lungo la spina
dorsale
di Loki quando il possente braccio di colui che avrebbe dovuto essere
Thor, gli cinse caldamente le spalle. «Siccome domattina non
giriamo, stasera possiamo anche
prendercela
comoda. Giusto Tom?»
Riuscì solo a scuotere il capo allibito.
«Come desideri... Chris.»
Benché la situazione non fosse delle più limpide,
Loki
pensò che era sempre stato un tipo scaltro e acuto, quindi
non
c’era gioco illusorio che Odino potesse attuare sperando di
uscirne da vincitore.
Era lui il dio degli inganni dopotutto, ed essere ingannato da
qualcun'altro, non rientrava decisamente nella sua natura.
[1]. barbaro tentativo di
omaggiare il titolo del sequel, Thor: The
Dark World
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Capitolo 2 *** Ciak 1. [Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi] ***
1
Loki:
The Bright World
Ciak
1. "Mr.
Hiddleston, non l’aspettavamo oggi"
Era
già a quota venti, ed era atterrato da meno di un’
ora.
Tom, sorrise alla ragazza di fronte a lui mentre
si accingeva a regalarle il suo ventesimo autografo della mattinata. La
giovane ammiratrice gli porse imbarazzata una lunga serie di
complimenti mentre si contorceva agitata le dita delle mani. I lunghi
capelli biondi le ricadevano perfettamente lisci ai lati del viso e lei
pareva
volersi nascondere dietro di loro, per non mostrargli la sua
assolutamente incontrollabile emozione. L’attore la
ringraziò con gentilezza, come era d’abitudine,
come era sua natura fare, e le lasciò anche il tempo per
fare una foto assieme.
Tutta la popolarità che lo aveva
avvolto in quell’ultimo anno lo faceva sentire quasi un
bambino. Stare fra la gente lo rendeva felice, e spesse volte i suoi
colleghi gli avevano chiesto se non fosse solo una ben
congeniata scena,
tutta quella sua ostentata gentilezza. Assolutamente no.
Lui amava i suoi fans tanto, se non
più, di quanto questi ultimi amassero lui.
Nel suo cuore, in modo ben poco modesto forse,
sentiva di esserselo meritato tutto quel profondo affetto. Il suo
lavoro lo faceva con passione, e se la gente riusciva a percepirlo, per
lui era di certo la soddisfazione più grande.
Fossero opere di Shakespeare o megaproduzioni
hollywoodiane, non faceva differenza. In ogni battuta che recitava, sul
teatro o dietro la telecamera, Tom Hiddleston ci metteva sé
stesso, ed il calore delle persone era il guadagno che
più lo arricchiva. Oh, beh, onestà per
onestà,
aveva arricchito notevolmente anche il suo conto in banca, ma
ciò non cambiava il fondamento. Aveva lavorato per piccole
produzioni sempre con gioia e serietà, se avesse dovuto
rifarlo, non si sarebbe assolutamente tirato indietro. Se quella dorata
popolarità lo avesse lasciato da un momento
all’altro, lui non avrebbe di certo avuto rimpianti.
Regalò un ultimo saluto alla ragazza,
prima che
quest’ultima sparisse nel gruppo di persone che affollavano
l’aeroporto di Gardermoen[1].
Afferrò il trolley blu e si avviò verso
l’uscita.
Non si sorprese di non trovare alcuna macchina ad attenderlo.
Sarebbe dovuto arrivare il giorno seguente, ma di certo la crew del
film non poteva stare dietro ai suoi ripensamenti dell’ultimo
minuto. Quindi pensò bene di non avvisare nessuno, in fondo
non
ci sarebbe stata alcuna differenza se fosse atterrato quel giorno o il
successivo. Prima di lunedì, non aveva alcuna scena da
girare.
Prese un taxi e si fece portare al suo Hotel.
Durante il tragitto rimase silente nel mirare lo spettacolo della
città norvegese. Aveva sempre amato l’atmosfera
che si
respirava nel nord Europa, da quando poi si era ritrovato ad avere a
che fare con i suoi miti e leggende, più o meno fantasiose,
non
riusciva a non provare un profondo fascino per quelle terre.
Erano
quasi le undici. Avrebbe avuto il tempo di una doccia prima di andare a
pranzo, e non vedeva l’ora di poter assaporare il cibo tipico
del
posto.
Si passò distrattamente le dita sul mento, per accarezzare
la
leggera barba che lo ricopriva, ben consapevole che sarebbe stato
l’ultimo giorno per poterlo fare. Presto i suoi capelli
sarebbero
tornati temporaneamente neri, e il viso liscio come il suo ruolo
richiedeva.
Per i prossimi mesi, avrebbe rinfilato di nuovo
gli abiti divini del caro vecchio amico
Loki.
- - -
Che Tom quel giorno fosse strano, Chris lo aveva avvertito
subito, da quando era entrato nella sua roulotte e lui gli si era
rivolto in modo così insolito. Che poi si fosse presentato
sul
set il giorno sbagliato, era la cosa più assurda di tutte.
Tom era un professionista, e una dimenticanza del genere da lui, era
del tutto inaspettata.
Si lanciò uno sguardo alle spalle per
vedere il moro che gli andava dietro silente, con lo sguardo fisso che
pareva poter trafiggere un muro di cemento.
Lo conosceva abbastanza per sapere che era molto
riservato, fin troppo, e che quindi forzarlo a parlare di
ciò che lo impensieriva era di certo la mossa più
sbagliata. Tutto sommato però, non poteva restare
indifferente a quel suo inusuale comportamento.
Arrivato alla macchina, aprì la
portiera sorridendogli.
«Andiamo a farci un giro, ti
va?»
Per la centesima volta da quel pomeriggio, Tom gli rispose brevemente
con un freddo monosillabo. L'australiano
sospirò appena e
salì in
auto sforzandosi di sorridere ancora.
Trascorsi pochi minuti
di
assordante silenzio, Chris pensò di spezzarlo con una
domanda
vaga: «Anche tu alloggi al Losby[2],
giusto?»
Se non fosse stato per il bene che provava per lui,
avrebbe
volentieri aperto la portiera e gettato Tom per la strada con
un calcio a quell’ennesima espressione acida che gli
sentì sospirare come risposta.
«Alloggiare?... Sì,
credo... Chris.» Il perché poi continuasse ad
enfatizzare il suo
nome in quel modo, era la cosa che più di tutte lo
innervosiva.
Si infilò gli occhiali da sole ed
accese la radio. A quell’odioso scambio di parole, sarebbe
stato meglio il silenzio. Ma siccome Tom era incapace di essere
silenzioso, o almeno di solito era così, l’unica
risorsa che restava all’attore australiano era limitare al
minimo le loro conversazioni, magari proprio con l’aiuto di
una canzone suonata a tutto volume. Almeno finché
non fossero giunti in albergo. Dopo qualche bicchiere di vino,
probabilmente Tom si sarebbe addolcito e magari, gli avrebbe anche
svelato il misterioso segreto che celava dietro quei suoi modi tanto
insoliti.
La sua tattica parve funzionare per soli dieci
minuti, prima che l’inspiegabile acidità che aveva
infettato Hiddleston, tornasse ad inquinare l’abitacolo.
«Qualunque sia il tuo piano, sappi che
non
funzionerà.»
Guardò il suo viso
attraverso le lenti nere masticando stancamente una gomma alla menta.
«Scusa?» chieste abbassando
poco il
volume della musica. Tom di tutta risposta si limitò a
sorridere serafico sbattendo le palpebre un paio di volte, prima di
tornare con gli occhi sulla strada. «No
Tom, davvero, non ti ho
sentito»
mentì sperando che magari quella volta l’attore si
degnasse di rivolgersi a lui con un minimo di cortesia.
«Oh, hai capito benissimo!»
Purtroppo
non ottenne nulla di tutto ciò.
Le iridi chiare dell’amico lo
colpirono ancora, e Chris sperò seriamente che avesse preso
una qualche botta in testa, altrimenti non ci sarebbe stata spiegazione
plausibile per quel suo assurdo comportamento.
Tornò con gli occhi sul volante e
rialzò la musica.
Di tanto in tanto gli gettava qualche occhiata,
e di tanto in tanto, poteva sentire il suo sguardo pungere sul suo
profilo. Prese a masticare sempre più nervosamente la gomma,
mentre si apprestava a svoltare nella strada principale.
«Merda» ringhiò
ritrovandosi intrappolato in quello che aveva tutta l’aria di
essere un dannatissimo ingorgo. «Abbiamo
beccato il rientro»
sospirò poi guardando l’orologio
d’acciaio
al polso. L’orario era quello della chiusura degli uffici,
non c’era da sorprendersi di tutto quel caos.
Pensò che forse Alan aveva ragione quando gli aveva
sconsigliato di noleggiare un auto. Ma Chris mal sopportava gli
autisti. Amava essere indipendente ed inoltre, la sua insospettata
timidezza, gli impediva di chiedere a qualcuno di portarlo in giro a
far stupide
compere, come ad esempio, fermarsi ad un bar per prendere le sue gomme
da masticare preferite. Andiamo,
era
imbarazzante oltre che virilmente avvilente. Neanche i mezzi pubblici
facevano per lui. Non che lo infastidisse essere preso di mira dai
fans, anzi, solo che l’ultima volta, sulla metro, era stato
ignobilmente palpato per tutta la durata del tragitto, e che la
metà di quelli che lo aveva fatto erano uomini, non aiutava
di certo.
«Ci toccherà rimane un
po’
qui.» Si rivolse a Tom con fare gentile.
«Che peccato, speravo di liberarmi di
te in
fretta.» Forse era una battuta, eppure Hemsworth non
l’avvertì in quel modo. Il sorriso
dell’attore inglese contrastava fin troppo con la
serietà del suo sguardo.
Che
diavolo gli era successo
nell’ultimo periodo?
Va bene che non si erano visti né
sentiti per qualche mese, però non credeva che Tom potesse
cambiare così in breve tempo. Ma magari
c’era qualche questione personale di cui non era a
conoscenza, probabilmente si trattava di una donna o chissà
che altro.
Decise di fare lo gnorri anche quella volta e si
limitò a sollevare gli occhiali poggiandoli sui capelli
biondi. Si accasciò stancamente spalle al sedile potendo
avvertire perfettamente gli occhi di Tom su di sé.
«Mi spieghi che hai oggi?»
La sua
lingua però non seguì i consigli di prudenza del
suo cervello. Voltò di poco il capo per trovarsi faccia a
faccia con l’uomo seduto accanto.
«Io? Nulla.» Lo vide
voltasi quel
tanto che bastava per poggiare appena la guancia sinistra sul sedile.
«Non ti credo»
affermò
serio, specchiandosi nei suoi occhi chiari. L’altro
sorrise e ridacchiò appena.
«Vuol dire che hai imparato la
lezione...» Chris poté avvertire perfettamente la
vena di tristezza che
aveva attraversato quelle parole.
Forse aveva fatto qualcosa di
sbagliato nei suoi confronti, ma
cosa?
Di certo il comportamento di Tom
era il risultato di una sua mancanza. L’inglese era un tipo
fin troppo gentile, anzi, molte volte era stato lo stesso Chris a
dirgli di usare un po’ più di malizia nella vita,
altrimenti qualcuno ne avrebbe potuto approfittare. Ma Hiddleston gli
rispondeva che lui era fatto così, che pur volendo, non
poteva cambiare né fingere di essere un altro.
«Senti
Tom,
lo so che ultimamente sono stato
poco presente,» iniziò guardandolo dritto «con
India e tutto il resto, ma tu
puoi
sempre contare su di me... Lo sai, io ci sarò sempre
per te!» Il viso di Tom non pareva tradire alcuna emozione.
Chris si passò appena la lingua sulle labbra come per
trovare le parole giuste. «Se per
caso ho fatto qualcosa che ti
ha ferito
o... Non so... Qualunque cosa ti abbia fatto, non volevo. E ti
chiedo scusa.» Accennò ad un sorriso che
però l’attore inglese non ricambiò,
restando a fissarlo silente, neanche fosse una statua di marmo. I suoi
occhi brillavano di una luce opaca, il suo respiro calmo era appena
tradito dal leggero alzarsi delle
magre spalle.
«Questa frase l'ho già
sentita una
volta, e ricordo bene come andò a finire.» Chris
aggrottò le sopracciglia senza capire, mentre Tom riprese a
parlare, «Non sei mai stato troppo
abile con le
parole,
ma scusarti...
Oh, ti riesce immensamente bene.» Questa volta la sua
voce vibrò appena, come fosse sorretta da una sottile...
rabbia?
Chris non riuscì a capirne la natura
né la sua ragione, ché un clacson alle sue
spalle lo obbligò a rimettersi alla guida.
La musica risuonava bassa nell’auto e
non c’era nessun altro suono a farle compagnia se non il
meccanico rumore delle marce che si intervallavano, ed il tintinnio dei
bracciali di Chris che urtavano fra da loro.
Un’aria pesante scese fra i due e
Hemsworth non riusciva a trovare una sola parola per spezzare quel
soffocante silenzio. Ormai era palese che c’era una forte
inquietudine che affliggeva Tom, e lui non si sarebbe dato di certo
pace finché non fosse riuscito a scoprirne la causa.
- - -
Per qualche breve attimo, Loki aveva
sperato che Thor
celasse nuovamente il suo sguardo dietro quelle lenti scure. Ma fu solo
un piccolo ed insignificante attimo. Il dio non poteva permettere che
gli occhi dell’altro lo destabilizzassero. Lo aveva
già fatto un tempo, e ciò che ne aveva ricavato
era stata una sofferenza indicibile.
Ma ormai erano memorie lontane. Tante erano le
albe che si erano succedute da allora, tanti i tramonti che avevano
segnato il suo esilio. Lontano da quel trono, da quella casa, che gli
spettava di diritto.
Si fece forza con il silenzio che li avvolgeva,
regalandosi la soddisfazione di leggere il nervosismo che attraversava
il corpo dell’ odiato compagno di viaggio. Poteva sentire le
sue dita stritolare la pelle del volante, i suoi denti tranciare
più e più volte quella specie di caramella che
continuava a rigirarsi in bocca. Le sopracciglia aggrottate che
rendevano il suo sguardo una lama azzurra.
Si concesse un sorriso, Loki, mentre voltava il
capo al vetro che lo separava dell’esterno, riuscendo a
intravedere debolmente il suo riflesso.
Il suo nuovo soggiorno su Midgard, sarebbe stato
di certo diverso dall’ultimo. Non perché era senza
poteri, non perché Odino o chi per lui, aveva messo in scena
quella patetica commedia, ma perché dentro sentiva che
qualcosa in lui era cambiato. Non la sua rabbia, però. Non
la sua sete di vendetta.
Nel mentre dei suoi pensieri, udì un
rumore nuovo che non apparteneva alla musica che risuonava
nell’auto. Si voltò appena per intravedere il
profilo di Thor.
«Ohi amore... Sì, ho finito
adesso.» Stava parlando al cellulare. Lo vide abbassare
appena
il
volume della musica con un‘espressione fastidiosamente
felice sul viso.
Amore...
Glielo aveva sentito
pronunciare perfettamente.
Era
quella mortale? Quella donna che era la
causa della sua penosa fragilità?
Assottigliò lo sguardo mentre
fissava il sorriso dipingersi sul viso del biondo. Avrebbe voluto
cancellarlo all’istante. Avrebbe voluto affondare le dita
nella sua carne e strapparglielo con forza, senza esitazioni. Quel
sorriso lo feriva ancora, e per questo si sentiva dannatamente debole.
Non doveva permetterglielo più.
Il suo sorriso mentiva.
Sempre.
Paradossalmente, il sorriso di Thor era più mendace
dei suoi inganni divini.
Le parole che sentiva uscire dalle sue labbra
non le udiva realmente. Era lontano da quell’auto, Loki, era
perso nel suo dolore e nella sua rabbia. Era tornato ad Asgard, al
giorno della sua incoronazione, del suo tradimento. Alla
scoperta della
sua vera natura, a quella verità che gli era stata negata,
che lo aveva reso sempre un figlio di seconda categoria.
Mentre guardava quei capelli biondi chiusi in
una coda, non poté che pensare che era la cosa di lui che
ricordava meglio, perché gli era sempre stato un passo
indietro. Dietro le sue battaglie, dietro le sue vittorie. Relegato ad
essere solo la controparte della sua luce dorata, la sua eterna ombra.
«No, ti chiamo io. Se lo fai tu come
minimo mi
telefoni alle 3 di notte. Il fuso orario, tesoro, non
dimenticarlo!»
La sua risata risuonò nell’abitacolo e Loki
sentì il bisogno di fuggire da lì, di infrangere
quel vetro con una mano e buttarsi fuori dall’auto in corsa.
Si sarebbe volentieri ricoperto di tagli e lividi, se questo avesse
significato non dover più vedere né udire quella
sua opprimente risata. Ma la rabbia aveva la stessa forza di una corda
di diamanti, gli teneva bloccate mani e piedi, lo rendeva incapace
della più semplice azione. Perché solo il dolore
può farti impazzire o paralizzare all’istante. Lui
tristemente, poteva dire di averle provare entrambe sulla sua stessa
pelle.
«Elsa ti saluta.» Lo
guardò apatico per poi girare la testa
dall’altra parte, alle luci della città, al vetro,
a quel pianto asciutto che poteva vedere risplendere nel suo blando
riflesso.
Nessuno poteva capire ciò che
provava, ciò che aveva provato per secoli.
Asgard, Midgard, l’intero universo.
In nessun luogo esisteva un essere in grado di
comprendere ciò che sentiva, di intravedere anche solo per
un istante, le mille pene che teneva conficcate come spilli nel suo
cuore immortale. I sentimenti che lo avevano portato a compiere quelle
azioni, quegli stessi sentimenti che erano divenuti una feroce arma a
doppio taglio.
Nessuno
poteva davvero capire chi fosse Loki.
Di questo, ne era assolutamente certo.
- - -
Quando arrivò al Losby Gods, Tom rimase incantato
dal
paesaggio etereo in cui era immerso l’hotel. Prati verdi che
parevano creati con il pennello, l’azzurro splendente dei
laghi,
il canto allegro e rilassante degli uccelli che svolazzavano sugli
alberi vicini. Quel nome che sovrastava la struttura, era decisamente
indicato.
Gli venne naturale sorridere con il naso all’insù,
mentre
il taxista gli porgeva le valigie. Prontamente un ragazzo gli si
presentò di fronte occupandosi celermente di portare
all’interno i suoi bagagli.
«Mr. Hiddleston, non l’aspettavamo oggi. Comunque
la sua
camera
è già pronta. È un onore ed un piacere
averla
nostro ospite!» Si sentì un po’ in colpa
per il
suo cambio
di programma. Aveva temuto che l’albergo non fosse preparato,
come gli era concesso di essere, ed in quel caso sarebbe stato davvero
un duro colpo per il suo buon senso ed il rispetto che provava per chi
faceva impeccabile il suo lavoro.
«Grazie e scusate l’improvvisata.» Ci
tenne
comunque a
scusarsi, in fondo non era stato molto professionale presentarsi
così senza preavviso. Non aveva ancora avvertito nessuno del
suo
arrivo, ma di certo nell’albergo avrebbe beccato qualcuno, se
non
della truppe, di sicuro del cast. Molto probabilmente anche Chris era
lì.
Salì in camera e quando il ragazzo che gli aveva portato le
valige uscì dalla porta, ne approfittò per
infilarsi
sotto la doccia. Mentre il getto d’acqua lo rigenerava, gli
venne
alla mente di non aver ancora riacceso il cellulare da quando era
atterrato. Ma onestamente, non aveva voglia di abbandonare quella
deliziosa quiete che pareva innaffiare il posto, l'albergo, Oslo in
generale.
Era pur vero però, che doveva comunicare a qualcuno del suo
arrivo, ma in quel periodo sentiva la necessità di un
po’
di solitudine. Ne avvertiva proprio un bisogno fisico. Quei giorni
prima delle riprese, sarebbero stati di certo un’ottima
opportunità per acquistarne un po’. Non conosceva
il
perché di quella necessità, sostanzialmente, non
ne
cercava neanche uno.
Chiuse l’acqua e si coprì con un accappatoio. Si
frizionò i capelli mossi mentre chiamava il servizio in
camera;
il suo stomaco stava già brontolando.
«Buon appetito signore.»
Quel piatto era delizioso. La carne cotta a puntino e la salsa speziata
una vera goduria. Mangiò appagato ogni portata con la sua
tanto
invidiata grazia, nonostante indossasse ancora il bianco accappatoio.
All’ultimo sorso di vino, si decise a riaccendere il
telefono.
Come calcolato, c’era un'infinita lista di sms
più o meno
importanti, ed un altrettanto infinita lista di messaggi lasciati in
segreteria. Poco professionalmente ignorò tutto, dedicandosi
giusto il tempo di un tweet[3]
su quanto la solitudine
fosse, alle volte, la più dolce delle compagnie.
Lasciò poi il cellulare sul tavolo della camera.
Avrebbe dovuto rivestirsi, avrebbe dovuto radersi, avrebbe dovuto
chiamare la truppe e dir loro del suo arrivo. Avrebbe dovuto fare tante
altre cose, ma la stanchezza del viaggio, benché breve,
stava
iniziando a farsi sentire. Organizzò mentalmente
ciò che
gli restava da fare mentre buttava uno sguardo al bel panorama che
copriva la vista dal balcone della sua suite.
Primo passo: una bella dormita. Non capiva il perché, ma
aveva
una forte sonnolenza da quella mattina. Magari aveva dormito poco i
giorni indietro, ma non era quella la vera ragione. Fece giusto in
tempo a poggiarsi sul morbido letto, che le palpebre gli si chiusero
sfinite.
Quando si svegliò era ormai pomeriggio inoltrato.
L’orario della sveglia segnava le 17.09. L'ora del tè.
Si ritrovò a sorridere del suo essere sostanzialmente un
inguaribile inglese, mentre con uno sbadiglio si sollevava dalle
lenzuola.
«Avanti Tom, forza e coraggio» si
autoincitò
dirigendosi in bagno.
In breve riuscì a spuntare tutti i “To do”
segnati sulla sua agenda mentale, tranne uno: al suo pizzetto, ancora
non riusciva a dire addio. L’avrebbe fatto
l’indomani.
Decise di approfittare della rilassante atmosfera preserale, per fare
una passeggiata fra i verdi prati che attorniavano l’hotel.
Sarebbe stato un peccato non approfittarne. Visto poi che aveva dormito
come un sasso per ore, anche i suoi muscoli gliene sarebbero stati
grati.
Scese alla reception ma prima di uscire, una curiosità gli
attraversò la mente.
«Mi perdoni, posso sapere in quale camera alloggia Mr.
Hemsworth?» Molto probabilmente Chris stava ancora lavorando,
ma aveva
intenzione di "disturbarlo" al suo rientro.
La risposta del receptionist lo fece sorridere.
«Camera 63, signore.»
«La ringrazio.»
Una volta uscito all’aria
aperta
si
sentì subito rinfrancato. Infilò gli occhiali da
sole per
affrontare il bagliore caldo del tramonto, e prese a
giocherellare sorridente con la chiave della sua camera. Sul piccolo
cerchio di plastica, brillava il numero 65.
[1]. L'Aeroporto di Oslo-Gardermoen è
il principale aeroporto norvegese.
[2]. L'Hotel Losby Gods esiste
realmente e si trova a 20 minuti da Oslo. [Purtroppo non ci sono stata
di persona, ma ho trovato qualche info e me ne sono innamorata. Mi
è piaciuta l’idea di far alloggiare i nostri in
questo splendido posto e così, detto fatto ^^]
[3]. Per chi non lo
sapesse, Tom è un tweettomane
incallito.
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Grazie per aver
gradito la storia,
onestamente non ci speravo molto. Come sempre, autostima sottozero...
Ma purtroppo anche io come Loki soffro di un insano senso di
inferiorità che mi porta a mettere sempre in dubbio
ciò
che scrivo. Magari un giorno andremo insieme in analisi...
Sbarellamenti a parte, grazie a chi ha inserito la storia fra le
seguite,
preferite e ricordate. Un Grazie
speciale alle amiche che hanno
anche avuto la gentilezza di lasciare un commento. Sono felice di
sapere che la mia idea bacata alla fine non era poi così
bacata... o sì?
Mi auguro che il metodo scelto per la narrazione non sia disturbante:
so che cambio spesso soggettiva del racconto, però ho
tentato di
mantenere comunque la narrazione fluida. Se doveste
riscontrare qualche difficoltà, ditemelo.
Al massimo limiterò ogni capitolo ad un singolo punto di
vista.
Mi rimetto al vostro giudizio ^^
Piccolo
avviso:il
prossimo aggiornamento non sarà molto celere. Vado fuori
città per un po’ e non mi sarà
possibile
aggiornare. Vi chiedo scusa per questo, ma vi prometto che appena posso
lo pubblico. La storia è appena iniziata e quindi
c’è ancora tanta strada da fare, ma le idee che ho
in
testa sono già ben delineate ed il prossimo capitolo
è
già stato abbozzato.
Spero di non deludere nessuno ^^
Kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 3 *** Ciak 2. [Se vuoi giocare a questo gioco, va bene] ***
2
Loki:
The Bright World
Ciak
2. "Se
vuoi giocare a questo gioco, va bene"
Durante
il viaggio in macchina attraverso il verde dei paesaggi norvegesi,
Chris non disse più nulla. Il suo silenzio si fuse con
quello
del compagno alla sua destra. Non c’era più
neanche la
musica a risuonare nell’abitacolo, perché
quest’ultimo l’aveva spenta senza sospirare una
parola.
Chris dal canto suo non aveva più alcuna voglia di
ritrovarsi
intrappolato in inconcludenti conversazioni come quelle di poco prima,
e Tom... beh, lui pareva essere con la testa da tutt’altra
parte.
Per
dieci interminabili minuti, tutto ciò che si
udì
nell’auto fu il respiro del biondo ed il continuo cozzare dei
suoi bracciali d’acciaio.
Poi,
poco prima di giungere a destinazione, Chris fu il primo a spezzare il
soffocante atono clima.
«Ho
intenzione di
farti ubriacare.» Il moro si voltò appena
con
un’espressione incuriosita dipinta sul viso.
«Le
tue perverse intenzioni non mi spaventano, sappilo!» Fu la
volta dell’australiano di sorridere beffardo.
«Non
farti strane
idee… Voglio solo che sputi il rospo.»
Imboccò poi
un viale immerso nella vegetazione, da cui si intravedeva la sagoma del
Losby. «Con
un po’ di alcol in circolo, sarai di certo più
loquace» ghignò ancora.
«Beh,
come al solito le
tue strategie mancano di furbizia. Per riuscire nel tuo intento non
avresti dovuto mettermi a conoscenza del tuo piano.» La
smorfia
divertita sul volto del moro si specchiò negli occhi azzurri
di
Chris. «Il
tuo è il
solito eccesso di sicurezza, o semplice
stupidità?» Il
sorriso del biondo non si spense neanche dopo quelle
frecciatine. «Io
opterei decisamente
per la seconda.»
Ok, Tom stava diventando una bella gatta da
pelare, ma Chris non si sarebbe potuto definire un vero amico
se
si fosse tirato indietro davanti al suo strano malumore.
«Vedremo...»
si
limitò ad alitare vago, parcheggiando davanti
all’entrata.
Il suo viso non accennava a perdere il sorriso da poco ritrovato,
mentre gli occhi del compagno di bordo parevano intenti ad analizzare e
decifrare anche il più piccolo movimento delle sue
espressioni
facciali.
Tom
era importante per lui, era una persona davvero speciale...
Dal primo istante i cui si erano guardati e poi parlati, Chris aveva
capito che poteva avere con quell’uomo un legame particolare.
Come non ne aveva mai avuti. Un legame di forte complicità,
di
immediatezza di pensiero. Si erano sempre capiti al volo, con un
semplice sguardo, con un mezzo sorriso. Non importava la durata del
tempo trascorso fra i loro vari incontri, perché solitamente
con
un solo sguardo, riuscivano tutte le volte
a riacquistare la
loro tanto invidiata intesa. Per cui Chris non poteva accettare che
quella
stessa persona, ora si stesse comportando in maniera tanto assurda. Si
stesse comportando in maniera tanto assurda, nei suoi confronti.
Avrebbe
fatto qualcosa, anche la più azzardata se fosse stato
necessario. Tom non poteva certo scappare
da lui.
Prima
di scendere dall’auto gli regalò un largo sorriso
alzando appena le sopracciglia.
«Non
scendi?» gli chiese poi.
- - -
Loki
fissò quel
suo sorriso con una voglia incontrollabile di afferrargli la nuca e
sbatterlo con violenza con la faccia sul volante.
Magari poteva farlo sul
serio...Una, due, tre... dieci volte...
«Non
scendi?»
Si
ritrovò la portiera aperta e la faccia di un terrestre che
lo
guardava gentile. Al “prego” sospirato
dall’essere
inferiore, il dio mise un piede fuori dall’abitacolo,
chiedendosi
perché non avesse ancora relegato almeno uno di quegli
insulsi
midgardiani nei meandri più angusti
dell’oltretomba.
Luogo che per altro, spettava loro di diritto.
Sceso
dall’auto si
ritrovò davanti all’enorme struttura di legno. Gli
diede
un’occhiata rapida prima che la voce del biondo ritornasse ad
urtargli i timpani.
«Grazie.»
Lo vide
porgere le chiavi della macchina al ragazzo di prima, ed affiancarlo
tenendo ostinatamente sulla labbra quel fastidioso sorriso. «Ceniamo
al ristorante o
in camera?» Non lo degnò di una risposta. Si
avviò
passo spedito verso le scale di marmo che davano
all’ingresso. «Allora
in camera.» Velocizzò il passo, ma
avvertì Thor accostarlo
rapidamente per poi piantarsi sicuro di fronte a lui, arrestandogli
così la breve corsa. «Camera
mia o camera tua?»
«Piantala
adesso!» Con un gesto secco lo scostò e riprese
la
fuga, ma fece
solo pochi passi. Non sapeva dove si trovava, non sapeva dove andare,
non sapeva che razza di malsana intenzione guidasse le parole e le
azioni di Thor. Non sapeva perché era ancora una volta in
esilio...
«Ehi!»
Se lo
ritrovò nuovamente davanti. Il tono della sua voce
però
era cambiato. Non ironico e beffardo come prima, ma era tornato
profondo e serio, come lo ricordava così dannatamente bene. «Scusami.»
Sentì la sua mano poggiarsi lieve sulla spalla e quegli
occhi
penetranti come uno zaffiro guardarlo con una nauseante tenerezza. «Ora
andiamo in camera.
Ti calmi, ti fai una doccia e ti rilassi un po’.
Ok?»
No.
Non era per niente ok, non c’era una sola cosa che fosse ok,
come
quello stupido idiota continuava a ripetere. Non ci sarebbe stato
più un singolo tassello nella sua vita che sarebbe stato OK!
Perché faceva
tanta fatica a farselo entrare in quella sua testa ottusa?!
«Dimentichi
troppo in fretta, fratello...
Non accetto la tua amicizia, tanto meno il tuo aiuto!» Gli
spostò la mano e si avviò verso
l’uscita.
«Tom!»
Sentì la sua voce alle spalle ma non fermò i suoi
passi.
Uscì dalla porta e prese a scendere le scale. Un bosco, un
lago,
una grotta, le fiamme della dannazione. Sarebbe andato ovunque pur di
non restare un altro singolo secondo lì. Con lui.
«Adesso
basta!» Loki si ritrovò nuovamente nella sua
morsa.
La mano stretta
attorno al suo braccio e il suo sguardo a trafiggerlo. «Che
ti sta succedendo? Ti prego, dimmelo!» Anche
l’altro
arto fu intrappolato fra le sue dita. «Non
puoi comportarti
così ed aspettarti che io ti lasci andare via.» Il
dio
rimase silente di fronte alla rabbia che leggeva nelle sue iridi.
Rabbia o dolore?
Thor era l’unico che era sempre stato capace di fonderle in
un unico patetico sentimento.
«Che
significava
quella
frase di prima? Che significa che non accetti la mia
amicizia?»
Ma non ci furono ancora risposte a quelle domande che si persero nella
quiete del tramonto. Il sole spariva lento nella volta, sfumando il suo
arancio con il viola del cielo. Un debole vento prese a soffiare
scompigliando appena le nere ciocche del dio.
«Significa
quello che ho
detto» sospirò poi con un sorriso spento a
piegargli gli
angoli della bocca. Vide il biondo sbattere le palpebre e socchiudere
le labbra pronunciando un sordo vocabolo.
«Cosa?...»
Solo
la seconda volta la sua voce si udì appena. Loki lo guardava
con
un ghigno che avrebbe voluto essere divertito. Ma in realtà,
era
solo una smorfia di sofferenza accuratamente celata. «Smettila
di comportarti come quello psicopatico di Loki!» Ma a quella
frase sussultò appena.
Psicopatico?
Le sue
braccia furono libere, e Thor scosse poco la testa prima di dargli le
spalle.
«Non
so che ti stia
prendendo Tom, e se non hai voglia di dirmelo.... Ok, è solo
una
tua scelta.» Il suo sguardo gli fu di nuovo addosso. «Se
ti fa stare
meglio, insultami e fai il pazzo quanto vuoi. Ma non chiedermi di non
esserti amico, perché io...»
«Che diavolo
stai farneticando, Thor?» Con uno scatto d’ira
il dio spezzò il discorso dell’altro. «Non
capisci che quello
che sta facendo il pazzo sei tu? Sei tu che non vuoi vedere. Sei tu che
hai gli occhi completamente coperti dalle tue infantili illusioni! Sei
tu
l’unico che crede ancora in una speranza
inesistente!» Il
biondo lo guardò per qualche secondo in silenzio. Il corpo
di
Loki era attraversato da impercettibili tremori mentre i suoi occhi
erano divenuti lucidi.
Dannato! Dannato Thor ed il suo
insulso sentimentalismo!
«Se
vuoi giocare a
questo gioco, va bene.» Con pochi passi il dio vide
l’altro
raggiungerlo e guardarlo con una luce diversa. Da quando si era
risvegliato su Midgard, era la prima volta che gliela vedeva.
Non
poté impedire ad un brivido di attraversargli la schiena.
Era
ritornato quello di prima. «Ascoltami
bene:
qualunque sia la follia che ti sta pervadendo il corpo o la mente, non
ha importanza. Ora tu vieni in camera con me, ti metti seduto e parli.
Altrimenti, ti prendo a pugni finché non rinsavisci. Ti
è
chiaro il concetto, Loki?»
Il moro corrucciò la
fronte
saettando con lo sguardo da un occhio all’altro
dell’asgardiano, mal trattenendo un sorriso.
«Credi
di intimidirmi?» Inghiottì quando il viso di Thor
fu pericolosamente vicino al suo.
«Tu
che dici?» Avesse avuto meno amor proprio, di certo Loki gli
avrebbe tirato una
testata ed avrebbe iniziato a correre con tutte le sue forze verso il
bosco di pini che aveva adocchiato a nord. Ma per sua fortuna, o
sfortuna, dipendeva dai punti di vista, non era così.
Vergogna.
Provò
una forte e
bruciante vergogna per se stesso, mentre lo seguiva silente, mentre
andava dietro i suoi passi con le labbra serrate e lo sguardo
ridotto ad una lama. Non aveva neanche badato agli umani che
continuavano a rivolgersi a lui usando quel ridicolo nome.
Avesse
almeno avuto i suoi poteri, di certo gliela avrebbe fatta pagare.
Eccome, se gliel’avrebbe fatta pagare.
Ma non
li aveva. Non aveva né la sua magia da dio, né
le capacità intrinseche della sua maledetta natura.
Non aveva nulla per contrastarlo, se non il suo odio.
Quando
furono giunti
davanti ad una porta con la scritta 63 scolpita in oro, Loki
provò il desiderio di gettarsi giù per le scale e
pregare
la morte di coglierlo in fretta. Chissà se quella volta
l'avrebbe ascoltato...
«Entra!»
A
quell’ordine, ritornò con gli occhi sul viso del
biondo, e
dopo pochi passi la porta si chiuse alle sue spalle.
- - -
Non
aveva avuto
l’impressione sbagliata: quel posto era di quanto
più
vicino ci potesse essere al Paradiso, anche se nel suo caso, sarebbe
stato più indicato usare il termine "Valhalla". Mentre
passeggiava per i sentieri che tagliavano i verdi prati, Tom si
sentì come se l’intera landa fosse sospesa nello
spazio.
Tutto era attutito, ogni singolo suono era perfettamente in armonia con
il resto, i colori della natura si sfumavano in totale sincronia, come
fosse una sensuale danza angelica. Non poté che
sentirsi appagato
mentre ritornava in albergo. Quella passeggiata era stata quasi un’esperienza.
Certo sarebbe stato meglio tenere per sé quelle
considerazioni.
Tutti sapevano che era un tipo alquanto riflessivo, ma se avesse
riferito ciò che gli era passato nella mente, ad esempio a
Chris... beh, poteva già sentire la sua risata mentre gli
dava
del "fanatico shakespeariano". Sorrise a quel pensiero salendo le scale
dell’hotel.
«Mr.
Thomas
Hiddleston, qual buon vento!» Si fermò a quella
voce
familiare, ritrovandosi davanti il viso di Kat[1].
«Miss
Dennings, lieto di
rivederla!» La ragazza accennò ad un inchino per
poi
ridacchiare seguita dall’inglese.
«Allora
è
vero quello che si dice in giro?!» Si scambiarono un bacio
sulla
guancia mentre rientravano in albergo.
«Perché,
che si dice?» Alla domanda di Tom, la ragazza non nascose
una
risata divertita.
«Che
il perfetto
Tom Hiddleston si è presentato sul set nel giorno sbagliato,
con
tanto di costume asgardiano indosso!» Si portò una
mano a
coprire la fragorosa risata mentre l’inglese corrucciava la
fronte con un sorriso di circostanza. Non aveva davvero capito se fosse
uno scherzo a altro, e l’attrice parve aver colto quel
dubbio.
Fermò il suo eccesso d’ilarità
continuando a
guardarlo divertita. «Dico
davvero! Mi ha
mandato un messaggio Barbara. Dice che c’è una
voce che
correva su di te che gironzolavi "Lokeggiando" per i verdi prati
norvegesi.» Accompagnò la spiegazione con un
movimento
della mano che fece sorridere Tom. Va bene che sul set bisognava
spezzare lo stress, ma che avessero già iniziato a
inventarsi
storie nei primi giorni di ripresa, era preoccupante.
«Neanche
tu hai
girato
oggi?» Cambiò registro seguendola fino
alla
reception. Lei gli spiegò che avrebbe iniziato solo il
giorno
dopo.
«Domani
pomeriggio...
Alan ha cambiato qualche scena, quindi è tutto
slittato»
sospirò stringendo gli occhi con fare annoiato. Tom rise
annuendo. Il loro nuovo regista era un tipo abbastanza, come dire,
imprevedibile. Lavorare con lui sarebbe stato interessante.
«Hai
già cenato, Kat? Vuoi unirti a me?» chiese
cortese, ma lei scosse la testa ridacchiando.
«Ti
ringrazio, ma ho
già un impegno.» Fece tintinnare nella mano le
chiavi che
il receptionist le aveva appena allungato, facendo intuire che la sua
serata sarebbe stata alquanto movimentata.
«Oh,
capisco» sorrise ancora l’inglese.
«Sono
certa che Chris
sarà più che felice di farti
compagnia...» Il ghigno
compiaciuto che
le comparve sul viso fece sospirare l’attore.
«Se
lo vuoi sapere, non
ci siamo neanche salutati. Sono atterrato solo stamattina... Sei la
prima persona del cast che incontro.» La sua avrebbe voluto
essere una
specie di dichiarazione ufficiale per mettere a tacere qualsiasi
allusione più o meno velata che la collega avesse ancora
intensione di lasciar trapelare dalle sue parole. Kat finse
un’espressione di stupore portandosi scenica una mano al
petto.
«Quale
onore!» Si sciolse poi in una limpida risata mentre si
dirigevano verso le scale. «Quindi
la storia di te
che sbagli giorno sul set è falsa?»
Più
che una
domanda un’affermazione. Tom sorrise ancora alzando di poco
le
spalle.
«Te
l’ho detto,
sono arrivato solo stamattina.» Kat emise un lungo
sospiro che
lasciava intendere una più o meno sincera delusione.
«Che
peccato... Sarebbe stato bello scoprire che anche Mr. Perfezione
può sbagliare.»
«Smettila, Kat.» Un
leggero rossore tinse le guance dell’attore che sorrise
imbarazzato. Lui non si considerava certo perfetto, anzi. Era solo un
tipo professionale e gentile, se poi la maggior parte della gente
trovava queste caratteristiche tanto rare da rasentare la perfezione,
era un’altra questione.
«Come
vuoi» cantilenò lei alla seconda rampa.
Quando
Kat arrivò
alla sua camera, i due si salutarono, ma mentre Tom le
augurò
un’appagante serata, lei ne approfittò per
chiedergli di
salutare Chris anche da parte sua.
«Come
fai a sapere che
lo vedrò stasera? Magari lo vedrai prima di me.»
Purtroppo
però era fin troppo facile leggere nei suoi occhi chiari. A
differenza della sua controparte scenica, lui non era per niente
portato a mentire, e l’espressione sul viso della collega lo
faceva intuire apertamente. «Buona
serata, Kat.» Decise di tagliare lì il discorso,
prima di ritrovarsi
intrappolato in qualche domanda o frase ambigua che la Dennings
era capace di tirare fuori in ogni circostanza.
«Buona
serata anche a voi!»
Come non detto. Si ritrovò a sorridere sconfitto salendo
la sua ultima scalinata. Accidenti, avrebbe dovuto imparare un
po’ da Loki a non farsi sempre raggirare in modo
così
imbarazzante.
Imbucò
il
corridoio e si fermò davanti alla porta con il numero 63. La
stanza di Chris.
Chissà se
aveva già cenato...
Era sul
punto di bussare quando si ritrovò a chiedersi se
l’amico
fosse già tornato in camera. In fondo non erano neanche le 7
di
sera, o magari, se era rientrato, aveva voglia di rilassarsi un
po’.
Si
morse appena un angolo della bocca, indeciso sul da farsi.
- - -
Era
ormai una buona mezz'ora che Loki se ne stava seduto sul letto con lo
sguardo del biondo a troneggiare su di lui.
Non
aveva detto una sola
parola, a parte qualche blando insulto diretto a Thor e velatamente ad
Odino, che era certo Heimdall sarebbe subito corso a riferire al
vecchio All-Father.
«Avanti
Tom, smettila!» Sorrise alla sua espressione. Era arrivato al
limite della
sopportazione, presto sarebbe di certo scoppiato.
Ah Thor... come era
divertente prenderlo in giro.
«Se
credi che
l’averti seguito senza obiettare sia stata una dichiarazione
di
resa, ti sbagli.» Il sorriso sul viso del moro si fece
più
largo. Accavallò una gamba sull’altra incrociando
le
braccia sul petto. «Mi
sono soltanto mosso
a pietà davanti alla tua evidente limitatezza di
argomentazioni
verbali.» La verità era che aveva temuto che la
collera
del dio del tuono si scagliasse contro di lui con la stessa foga delle
saette che per sua natura divina padroneggiava. Ma se lo chiamavano il
dio degli inganni, un motivo c’era. Anche se era certo che
continuando a provocarlo in quel modo, non ne avrebbe ricavato nulla di
buono. Ma al contrario di ciò che Loki aveva previsto, Thor
non
si era avventato saturo di collera contro qualche oggetto per
scaraventarlo a terra, o più precisamente contro di lui, ma
era
rimasto li a mal nascondere un sorriso.
«Cosa
c’è
di così divertente? Hai perso quel poco di senno che ancora
ti
accompagnava?» Ma l’espressione cupa del moro si
scontrò con quella insopportabilmente divertita del biondo.
Quest’ultimo si passò stancamente poi una mano sul
viso,
sedendosi accanto a lui.
Gli
occhi del dio si
specchiarono nelle iridi cristalline dell’altro per qualche
secondo di silente attesa. Provò a capire cosa gli passasse
per
quella testa dura.
«Tom,
se hai finito di
fare l’isterico, io andrei a farmi una doccia.»
Loki
sentì la sua mano schiaffeggiargli un paio di volte la
coscia,
prima che Thor si alzasse e si dirigesse silente verso una porta in
legno che, a quanto aveva intuito dalle sue parole, doveva dare nel
bagno.
Si
ritrovò a scuotere la testa incredulo.
Che
razza di piano
contorto e folle aveva ingegnato Odino? Quale era la sua speranza? Che
impazzisse? Che perdendo del tutto il senno forse lui sarebbe riuscito
a manipolarlo per fargli credere alle sue bugie su quanto lo amasse?
Era questo lo squilibrato piano del padre degli dèi?
Loki
non avrebbe
più creduto alle sue menzogne, né a quelle di
Thor,
né a nessun’altra voce che avesse avuto la pretesa
di parlargli
di Asgard come della sua casa. Lui non ne aveva più una. La
sua
dimora era il caos, la sola casa che conoscesse era la solitudine della
sua anima lacerata. Mai più colonne dorate, solo rocce
lunari di
grigio odio.
Ricordava
bene il suo
sguardo mentre cadeva nel vuoto. La sua delusione. In fondo, al potente
AllFather, non sarebbe costato nulla allungare una mano ed afferrarlo.
Ed invece aveva lasciato che si perdesse.
Si
alzò dal letto
guardando la porta. Poteva uscire, poteva andarsene da lì
senza
problemi. Ed allora che cosa aspettava a farlo? Il
rumore dello scosciare dell’acqua prese a risuonare nella
stanza
e gli occhi del dio si posarono sul pavimento. Per la prima volta in
tutta la sua vita, non sapeva cosa fare. Non aveva nessuna strategia,
non riusciva ad elaborarne alcuna.
Era
giunta la sua fine?
L’oscuro mandante che gli aveva consegnato il potente
scettro,
forse gli era già vicino. Forse Odino aveva stretto un
accordo
con lui e...
La
musica che aveva udito
nel pomeriggio riecheggiò nella stanza spezzando il corso
dei
suoi pensieri, e d’istinto guardò verso il piccolo
cellulare che Thor aveva poggiato sul tavolo,.
Se
fosse stata ancora
quella mortale, avrebbe avuto l’occasione per assaporare
almeno
una piccola dose della sua tanto agognata vendetta. Si diresse a passo
spedito e lo afferrò. Poteva leggere qualcosa sullo schermo.
Un
nome, un nome che gli suonava dannatamente familiare. Sapeva come
usarlo, così premette il tasto verde.
«Ehi Chris!»
La
voce che udì dall’altra parte gli
provocò un
brivido insolito lungo la spina dorsale. «Chris, mi senti?»
Riconosceva quella sensazione. L’aveva provata la prima volta
quando era riuscito a realizzare la sua prima vera illusione. Un
sorriso maligno gli piegò le labbra.
«Chris
è sotto la doccia.» Il silenzio rispose
dall’altra parte.
Forse
aveva trovato il
modo di risolvere tutta quella situazione. Quell’insensato
gioco,
da chiunque fosse diretto, sarebbe presto giunto al termine.
«Oh... Va bene, lo
chiamerò più tardi.» Si
trattenne dal ridere
soddisfatto, mentre pian piano gli parve di aver trovato il bandolo
della matassa.
«Come
preferisci... Tom».
[1]. Kat Dennings
è l’attrice che interpreta Darcy in Thor. [A
detta di Kenneth Branagh (regista del film), Kat assomiglia molto
caratterialmente al personaggio di Darcy. È simpatica ed
ironica, quindi mi sono ispirata proprio a Darcy per
caratterizzarla]
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Salve mie prodi
lettori!
Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, ma fortunatamente sono riuscita
ad aggiornare prima del previsto. Spero la cosa vi faccia
piacere.
Ringrazio nuovamente chiunque abbia apprezzato la storia e mi auguro
che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Spero anche
che il cambio di format per i dialoghi non sia stato
“antipatico”, ma mi sono convertita da poco alle
caporali e
quindi ho pensavo fosse bene rieditare l’intera storia.
Ma questi lati tecnici non interessano a nessuno, quindi ritorno alla
storia.
Come avrete capito, c’è stata una svolta,
perché
pare che il nostro caro Loki abbia intuito qualcosa...
˜Sarà
sulla strada giusta?
˜Chris
capirà finalmente che
l’uomo
nella sua stanza non è il suo adorato compagno di merende?
˜E
soprattutto, riuscirà il
piccolo Tom a trovare qualcuno con cui cenare?
Le risposte a tutte queste domande nel prossimo capitolo.
Vi aspetto ^_^
kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 4 *** Ciak 3. [Non si dicono le bugie, Chris...] ***
3
Loki:
The Bright World
Ciak
3. "Non si dicono le bugie, Chris..."
Tom
rimase ad osservare lo schermo del cellulare per qualche istante,
finché non si oscurò.
Aveva pensato che invece di
piombargli in camera senza preavviso, avrebbe potuto semplicemente
telefonare a Chris e chiedergli se era libero. Magari potevano cenare
insieme, ed invece...
Quella breve telefonata lo aveva destabilizzato. Il suo cervello gli
mandò qualche input su una possibile stupida gelosia, ma
subito
quell’insensata idea fu scartata. Non erano state le sue
parole,
era stata la sua voce, molto -forse troppo- paurosamente simile alla
sua. Il suo accento, la sua intonazione. Solo un po’
più
bassa.
«Che
sciocchezza!» Si ritrovò a scuotere la testa con
un sorriso. Cosa c’era di male se qualcuno aveva una voce
simile
alla sua? In fin dei conti, non era l’unico inglese al mondo!
Eppure, proprio non riusciva a togliersi dalla pelle quella strana
sensazione. Chi era la persona che
aveva
risposto al cellulare di Chris? Un amico,
probabilmente. Un amico, di cui Tom, ignorava l’esistenza.
Cercò di non badare alla morsa che gli aveva attanagliato lo
stomaco. La sua non era assolutamente gelosia. Chris era libero di
avere tutti gli amici che voleva, lui poteva solo esserne felice.
Si
avvicinò al frigo bar ed afferrò una bibita color
arancio. La scritta sull’etichetta era in norvegese, ma non
si
curò più di tanto di chiedersi se fosse o meno
alcolica.
Mandò giù un sorso generoso e si accorse che non
lo era,
ed avrebbe aggiunto, purtroppo. Si passò poi sospirando le
dita
fra i capelli mossi e guardò verso la porta della sua
camera.
“È sotto la
doccia”
Avrebbe
dovuto aspettare, il suo amico gli avrebbe riferito che lui
l’aveva chiamato e probabilmente sarebbe stato proprio Chris
a
contattarlo. Sì, non c’era alcun motivo di stare
in ansia.
Si sforzò di sorridere, sebbene dentro, aveva davvero uno
strano
presentimento.
- - -
Il letto era
comodo. La vista, accettabile. L’ambiente
discretamente accogliente.
Loki girò lentamente per la stanza
prendendo di tanto in tanto qualche oggetto fra le mani. Lo esaminava e
poi lo riponeva al suo posto. Sul viso un ghigno soddisfatto, mentre
udiva il rumore dell’acqua continuare a risuonare nell'aria.
Ormai era chiaro.
Il piano di Odino, era
davvero chiaro.
Aveva i suoi
lineamenti, la sua voce, perfino il suo stesso odore. Ma
quell’uomo biondo, non era per nulla Thor. Forse quella non
era
neanche Midgard. Era tutta un’illusione. Una blanda ed
insulsa
illusione. Si risentì solo di non essersene accorto prima.
Come
dio dell’inganno era stato fin troppo sciocco a credere a
ciò che vedevano i suoi occhi. L’ingannatore aveva
rischiato di cadere in un inganno altrui. Quale irritante
paradosso. Ma
ora che le carte erano in tavola, toccava a lui fare la prossima mossa.
Si
rigirò fra le sottili dita un piccolo foglio di carta.
C’erano scritte poche parole, un cortese paragrafo di qualche
riga in cui si augurava un “sereno
soggiorno”a: «Mr.
Chris Hemsworth» sospirò ridacchiando per
poi far scivolare il foglio sul legno del tavolo. Così era
questo il suo nome completo.
Chris Hemsworth,
l’uomo che aveva sul viso l’immagine del
suo odiato fratellastro Thor. Simili, molto simili, alcuni avrebbero
detto uguali. Ma non Loki. Ora, non più.
In quel momento capì il perché
delle sue sensazioni.
Il
perché lo aveva seguito silente, il perché si era
limitato a qualche sporadica frase invece di annegarlo in un mare di
ingiurie. Il perché non lo avesse ancora aggredito
fisicamente.
Il perché non fosse ancora uscito da quella stanza.
Semplicemente, non era Thor.
Il rumore
dell’acqua si spense e il dio puntò lo sguardo
verso la porta, pronto a giocare la sua, di partita.
«Chris!»
Gli sorrise amabilmente quando lo vide entrare
nella stanza. Era in accappatoio e teneva un asciugamano nella mano,
con
cui raccoglieva le gocce d’acqua che gli cadevano dai capelli.
«Tom...
ti senti meglio?» Loki annuì a quella domanda
allargando il sorriso.
«Sì,
decisamente meglio.» Lo vide sorridere a sua volta con una
luce serena negli occhi.
Come
aveva potuto confonderlo con Thor?
Lo
seguì con lo sguardo andare verso l’armadio e
tirar fuori qualche indumento.
Doveva ammettere
che però quella volta, l’AllFather ci si
era messo d’impegno. Un'illusione quasi perfetta,
che
avrebbe ammirato, se non fosse stata creata per raggirare lui.
«Mi ha
cercato qualcuno? Mi è parso di sentire il suono
del telefono.» Loki fu costretto ad ingoiare una risata
divertita. Quanto avrebbe voluto dire la verità almeno per
una
volta, ma non poteva giocarsi la sua strategia in modo così
sciocco.
«No,
Chris. Non ha chiamato nessuno.» Il biondo lo
guardò per qualche attimo per poi scuotere la
testa ridacchiando.
«Sono
contento che sei ritornato te stesso... Mi hai spaventato prima, lo
sai?»
Spaventato?
Non aveva idea di
quanto potesse davvero spaventarlo. Loki però
doveva ammettere che faceva ancora fatica ad identificare giustamente
la figura che aveva davanti. Bastava che gli si rivolgesse, o solo lo
guardasse, che il risentimento che provava per Thor venisse fuori dal
suo cuore come una cascata di lava.
«Perdonami...
non volevo causarti pensieri.»
«Ma
figurati,
l’importante è che stai bene.» Chris gli
si
avvicinò poggiandogli una mano sul collo
pallido. Il suo tocco caldo come quello del suo nemico giurato,
provocò in Loki un leggero fremito. Sentiva di voler
sfuggire
via, ma non poteva farlo. Doveva continuare il suo inganno. Chris
doveva credere che lui fosse Tom, chiunque egli fosse.
«Grazie.»
Dirlo gli risultò più difficile
del previsto. Lo stomaco gli bruciò furente come avesse
appena
ingoiato del fuoco, e lo sguardo gentile dell’altro non gli
era
di aiuto. Benché si sforzasse, non riusciva ancora ad
eliminare
del tutto l’immagine dell’asgardiano ogni volta lo
guardava. «Dovrai
vestirti... Io quindi...» Avrebbe dovuto
dire “vado via”,
ma si rese conto di non sapere bene dove
sarebbe andato. Per fortuna Chris gli risolse il problema, o sarebbe
meglio dire, gliene creò uno maggiore.
«Come
se fosse la prima volta!» Ed un attimo dopo il suo
corpo nudo ed ancora umido, era sotto gli occhi chiari di Loki. Dopo un
attimo di incertezza, il dio distolse subito lo sguardo piantandolo
sulla parete della stanza, sentendo l’altro ridacchiare.
Maledetto spudorato!
Neanche Thor aveva mai osato essere tanto
sfrontato. Ed il dio del tuono era un tipo decisamente a corto di buone
maniere, questo Loki l’aveva sempre potuto appurare.
Lo
sentì armeggiare con qualcosa e girò di poco lo
sguardo per portarlo sulla sua schiena. Almeno si era degnato di
infilarsi le braghe e sembrava essere intento a chiudere una cintura.
La sua schiena era maledettamente identica alla sua...
Scosse appena il
capo per mandare via quel pensiero. Quello non era
Thor. Doveva costringere la sua mente ad accettarlo, per quanto fosse
visivamente difficile farlo. Confonderlo, era ciò che voleva
il suo maldestro ingannatore.
«Hai
già ordinato?» Rimase silente a quelle parole.
Ordinato cosa?
Si
limitò a scuotere la testa con fare innocente. Parve la
mossa
migliore. Chris si tirò indietro i capelli ancora bagnati e
si
diresse verso il telefono poggiato sul comodino accanto al letto. Sui
pettorali definiti ancora sostava qualche goccia d’acqua.
Alzò
la cornetta e iniziò a parlare con qualcuno. Loki
capì che stava ordinando la cena.
Giusto, ordinare la cena.
Da quando era su Midgard aveva iniziando a
perdere colpi. Ad ogni modo, non aveva per nulla voglia di mangiare.
Lui era un dio, sfamarsi non gli era necessario. Lo pensò,
se ne
convinse, ma un secondo prima che Chris riattaccasse il telefono,
sentì il suo stomaco contorcersi. Come era possibile?
Notò che l’altro non se ne era accorto e si
sentì
sollevato. Il suono sgraziato delle sue interiora sarebbe di certo
stato motivo di ilarità nel biondo. Non ci teneva a
regalargli
quella soddisfazione. Anche se ormai era appurato che non fosse Thor,
scorgere su quel viso una qualsiasi espressione di derisione, non
rientrava comunque nei suoi desideri.
«Non mi
hai ancora detto in quale camera sei.» Sollevò le
labbra a
quella domanda indiretta. Stavolta non si sarebbe fatto prendere alla
sprovvista
«Perché?
Vuoi già liberarti di me?» Lo
vide sorridere a sua volta, ma in un modo diverso. Se avesse voluto
usare un aggettivo
preciso, sarebbe stato “ambiguo”. Onestamente non
se lo
aspettava, ma sì, quello era un sorriso decisamente ambiguo.
E
Loki era troppo acuto per non coglierlo.
«Dovrei?»
Sospirò il biondo infilandosi una maglia bianca.
Quel gioco lo
stava intrigando. Avvertì chiaramente che fra Chris e questo
fantomatico
Tom, c’era un rapporto particolare. Non riuscì a
definirlo
in modo specifico, però quello sguardo nascondeva
più di
quello che voleva mostrare.
Non che a lui potesse interessare più di tanto, aveva ben
altre
preoccupazioni decisamente più importanti a cui badare. Ma
in
quegli occhi azzurri, vedeva qualcosa che non aveva mai attraversato le
iridi del dio del tuono. Almeno, non quando guardavano verso di lui.
«Questo
dipende da te, Chris.» Fece qualche passo verso
di lui e si fermò, aspettando che fosse l’altro a
coprire
il resto della distanza che li separava.
Così fu.
Si
ritrovò sotto quello sguardo per lui nuovo, e rimase silente
in attesa della sua replica.
«Hai
intenzione di mandarmi di nuovo in confusione?»
Loki ghignò passandosi appena la punta della lingua fra le
labbra.
«Credo
che tu sia già abbastanza confuso di tuo.»
Anche l’altro sorrise mentre una ciocca di capelli biondi gli
ricadeva sul viso. Il dio vide alcune gocce scivolare via e bagnare la
stoffa bianca sulle sue spalle. «Dovresti
asciugarli o
sarai costretto a cambiarti di nuovo.» Gli indicò
le
macchie d’acqua sulla maglia, ma il
biondo continuò a guardarlo senza cambiare espressione, con
un
sorriso sottile a piegargli le labbra e quella luce immutata negli
occhi.
Loki pensò che quel Chris si stava incamminando su un
terreno che si sarebbe rivelato per lui decisamente ostico. La sua
lingua
d’argento era conosciuta in tutte e nove i
regni. Non
c’era nessuno che potesse circuire la gente come faceva lui,
e
nessuno che potesse sperare di batterlo in un gioco di
ambiguità.
Gli parve
già di sentire sotto al palato il sapore della
vittoria, quando vide un attimo dopo la maglia di Chris cadere sul
pavimento ed il suo possente torace tornare nuovamente sotto i suoi
occhi.
«Problema
risolto!» sorrise divertito.
Grosso errore il
suo. Neanche quello
sciocco di Thor ne avrebbe commesso uno tanto
grossolano.
- - -
Se
c’era una cosa chiara in tutta quella caotica situazione era
una: Tom aveva deciso di farlo ammattire. Fu il pensiero che
attraversò la mente di Chris dopo il loro allusivo scambio
di
battute.
«Dovresti
asciugarli o sarai costretto a cambiarti di
nuovo.»
Prima faceva l’acido, poi il pazzo isterico.
Ed
ora? Voleva davvero fargli credere che non ci fosse sotto qualcosa? Di
solito Tom non si comportava così. Solo una volta era
accaduto
che si fosse lasciato andare più del dovuto e che fosse
diventato leggermente “insolito”. Era accaduto
durante le
riprese de The Avengers.
Dopo una lunga giornata di lavoro, tutto il
cast aveva deciso di regalarsi una serata di svago, con tanto di
permesso da parte di Joss. Si erano recati in un locale riservato e
qualche drink dopo, Chris si era ritrovato con Robert e Jeremy che gli
ridacchiavano su come l’inglese ci stesse spudoratamente
provando
con lui, incurante del resto del cast più o meno sobrio.
“Non dire
assurdità, Rob” gli aveva risposto
lui. Ma
poi si era dovuto ricredere, quando con un tono carico di malizia,
Hiddleston gli aveva sospirato all’orecchio che quella sera
non
sarebbe voluto andare a letto da solo. Il giorno dopo il colorito del
suo viso aveva attraversato tutte le tonalità del rosso e
del
viola, mentre si scusava per come si era comportato la sera prima.
Perché ovviamente Jeremy si era preso la briga di informare
l’inglese delle sue malcelate avance fatte sotto gli occhi di
tutti. Era poco abituato all’alcol, si era giustificato con
il
suo accento da perfetto dandy. Chris scoprì solo allora quel
suo
nuovo lato, che lo rendeva teneramente più umano.
Ma almeno che
quel giorno Tom non avesse preso qualche droga, non si
spiegava quel suo insolito comportamento. Doveva tentare in tutti i
modi di scoprire la verità.
Azzardo
più, azzardo meno. Con ogni probabilità,
sarebbero finiti a riderci sopra.
Si
sfilò la maglia e la gettò a terra con fare
divertito
sentendo i suoi capelli appiccicarsi umidi sulle spalle.
«Problema
risolto!» Le labbra di Tom si
incresparono in
un sorriso che Chris gli restituì, ma subito dopo,
si
sentì avvolgere da una strana inquietudine. Si sarebbe
aspettato
di tutto: una risata fragorosa, una spinta sul petto con annesso
“rimettiti la
maglia, Maciste”, anche un’espressione
esasperata, perché Tom lo sapeva che, in fin dei conti, era
un
grosso ragazzino australiano.
Era pronto a
tutto, ma non a quello. Non a quella luce che gli vide
brillare negli occhi, non a quello sguardo carico di sfida e malizia.
Chris, non era preparato a quella reazione. E per la prima volta da
quando lo conosceva, l’australiano di fronte
all’amico, si
sentì incredibilmente e ridicolmente a disagio.
Non gli era mai
successo, Tom non l’aveva mai messo a disagio, neanche
quella
notte a Cleveland[1], con tutte le
imbarazzanti avance che un ubriaco
Hiddleston gli aveva rivolto. Se c’era una cosa che Chris
capì, era che gli occhi in cui stava riversando
inspiegabilmente
imbarazzato il suo azzurro, potevano appartenere a chiunque,
fuorché a Tom.
La sua mente
ripescò nei ricordi delle riprese dei loro film, le scene
girate fra Thor e Loki...
«Il
cameriere sarà qui a momenti.»
Cancellò il discorso di prima. Raccolse la maglia e la
indossò allontanandosi in direzione del tavolo.
Avvertì
gli occhi di Tom sulla sua schiena mentre cercava di concentrarsi
fingendo di fare una qualsiasi cosa con il cellulare che aveva
afferrato dal tavolo.
«Chris,
va tutto bene?» Il tono di voce
dell’inglese provocò un leggero brivido nel suo
corpo. La sua voce era risuonata estremamente
inquietante. Alzò lo sguardo verso di lui annuendo con un
sorriso costretto.
Sembrava
divertito, divertito in modo decisamente preoccupante. Non era
da lui. Il sorriso di Tom era sempre stato limpido e sincero.
«Mi
sono solo ricordato
che devo chiamare Elsa.»
Portò il cellulare all’orecchio facendo partire la
chiamata. Era una buona mossa, almeno così avrebbe avuto il
tempo di metabolizzare il tutto. Peccato che dall’altra
parte,
rispose il servizio del suo operatore, che gli ricordava l'ammontare
del suo credito telefonico. Era andato totalmente nel pallone
che
aveva perfino
sbagliato numero. «È
occupato» mentì per evitare una figura peggiore.
Il viso di Tom era una maschera di compiacimento,
come se il vederlo in evidente difficoltà gli provocasse una
sottile -anzi ben poco sottile- soddisfazione. Chris si
ritrovò
a sorridere forzatamente, mentre l’inglese gli si avvicinava
lento. Le mani incrociate sul petto, ed i capelli neri perfettamente
tirati indietro che si muovevano debolmente ad ogni falcata.
«Ti
vedo in difficoltà, ma non riesco a capire il
perché...» Il sorriso che sfoggiava
però,
permise a
Chris di intuire che quella era decisamente una menzogna. Il motivo, lo
conosceva benissimo.
“Perché ti stai
comportando in maniera assurda ” avrebbe voluto
urlargli scuotendolo per le spalle.
«Non
dire sciocchezze! Sono solo stanco.» Però
si ritrovò ad indietreggiare appena, finendo con le gambe
contro
il legno del tavolo, quando Hiddleston gli fu praticamente troppo
vicino.
«Non si
dicono le bugie, Chris... Non te l’ha insegnato
nessuno?» sospirò scuotendo piano la testa.
Ok, era
arrivato decisamente ad un punto di non ritorno. Doveva affrontarlo di
petto. Tom era palesemente in condizioni
preoccupanti. Non lo credeva capace, ma per un solo istante
l’australiano si chiese se non fosse davvero sotto
l’effetto di qualche sostanza.
«Tom,
che ti sta succedendo?» Lo vide sorridere e schioccare
appena la lingua sotto il palato.
«Ancora
non l’hai capito?» Più che una
domanda, un’affermazione a cui Chris non poté che
dare
ragione. No, non aveva decisamente capito.
Poi un rumore
secco di nocche che picchiavano sulla porta e Chris si
sentì in dovere di ringraziare Dio quando riuscì
a
sfuggire allo sguardo allarmante di Tom per catapultarsi ad aprire.
«La
vostra cena, signore.»
Sorrise al viso lentigginoso del
giovane che spinse poi il carrello cigolante all’interno.
«Grazie
mille!» Mai avrebbe pensato di dare una mancia con
più convinzione come in quel momento. Infilò
qualche
banconota nella pallida mano dell’inserviente e chiuse la
porta.
Doveva decisamente cambiare registro.
«Fame?»
Si pentì immediatamente di quella domanda,
non appena vide il ghigno inquietante dipingersi sul viso
dell’inglese.
«Non
immagini quanto.»
- - -
Controllo totale.
Appagante ed inebriante, controllo totale.
Loki si
sentì pervadere tutto il corpo da un annebbiante calore.
Quel calore dato dalla consapevolezza di essere i soli a condurre il
gioco. E di mero gioco, si trattava.
Chris, Thor, di
chiunque fosse il viso a cui apparteneva
l’espressione imbarazzata ad assolutamente impossibilitata a
replicare, per il dio degli inganni, non aveva minimamente importanza.
L’unica cosa che davvero contava in quel momento era che si
era
sentito nuovamente il degno regista della situazione. Tutto era
finalmente nelle sue mani, sebbene fosse ben consapevole che quel
“tutto” si limitava al magro controllo emozionale
dell’individuo più o meno accreditato che aveva
davanti.
Era
sempre stato così, e così sarebbe sempre stato.
Lui era
l’artefice del suo destino. Ogni singolo gesto,
l’azione più semplice che aveva intrapreso, aveva
un ferreo
quanto accurato studio alle spalle. Non erano mai esistiti piano
improvvisati. Ogni avvenimento era accaduto perché era stato
lui
a volerlo, nei modi e con i mezzi che più gli erano
confacenti.
Almeno finché non era giunto sulla Terra, finché
quei
miseri umani non si erano ostinati a mettergli i bastoni fra le ruote,
finché quel maledetto Thor non si era ancora una volta
prodigato
per oscurarlo con la sua immeritata grandezza. Ma l’immagine
dei
viso palesemente a disagio del biondo, pareva alleviare un
po’ il
macigno dell’amara sconfitta che pesava sulle spalle dei
nefasto
dio.
Spostò
di poco lo sguardo sul carrello d’acciaio appena
arrivato, catturando immediatamente la figura slanciata di una
bottiglia di vino.
“Ho intenzione di
farti ubriacare”
Sorrise
divertito.
«Allora,
non offri da bere al tuo ospite?»
Sì,
era decisamente una buona idea.
[1]. Cleveland
è la città che ha ospitato parte delle
riprese de "The Avengers". [Chris
si riferisce alla serata narrata nel
paragrafo precedente]
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Ed ecco un altro
aggiornamento. Spero abbiate gradito.
Uno spruzzo di Chris/Loki dovevo inserirlo, ne andava della mia salute
mentale XD
Sebbene il nostro caro Tom abbia fatto solo una breve comparsa in
questo capitolo, non temete, nei prossimi avrà lo spazio che
si merita.
˜
Riuscirà Chris a non andare completamente fuori di testa?
˜
Quale sarà il perfido piano di Loki? (beh questa
è scontata)
˜
Ma cosa più importante, quante di voi vorranno uccidermi per
aver fatto rimettere la maglia a Chris?
Le risposte come sempre nel prossimo capitolo!
Un saluto ed ancora una volta, Grazie di cuore per il sostegno ^^
kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 5 *** Ciak 4. [Io credevo fossi tu!] ***
4
Loki:
The Bright World
Ciak
4. "Io credevo fossi tu"
Combattere
l’imbarazzo, l’agitazione o qualunque altra
sensazione di
disagio con l’aiuto dell’alcol, era
un’usanza
praticata non solo su Asgard. Anche sulla Terra se ne faceva largo uso,
come Loki poté appurare quando Chris in poco tempo,
svuotò completamente la bottiglia di vino.
Con un
tonfo il vetro
ormai vuoto si poggiò sul legno del tavolo attorno a cui se
ne
stavano seduti il biondo ed il suo commensale.
Gli
occhi del dio
catturarono il sospiro che sfuggì dalle labbra di Chris,
quando
mandò giù l’ultimo sorso di vino
bianco. Si
limitò a trattenere un sorriso, mentre si portava alla bocca
un
piccolo pezzo di carne. Il cibo midgardiano non era male, dopotutto, ed
era anche riuscito a domare il fastidioso brontolio che gli aveva
attanagliato lo stomaco. Chris dal suo canto, aveva preferito riservare
le sue attenzioni alla sola bottiglia.
«Questo
vino
è qualcosa di... di ottimo!» Occhi leggermente
lucidi,
sorriso esageratamente largo, tono di voce troppo alto, parole scandite
in maniera imbarazzante.
Per
Loki non c’era
immagine migliore che gli potesse coprire la vista. La condizione in
cui versava l’altro, decisamente alticcia, per non dire di
totale
ebbrezza, lo rendeva estremamente soddisfatto.
Si
pulì
elegantemente le labbra con il tovagliolo di stoffa, e si
poggiò
con i gomiti sul tavolo, facendo combaciare le dita delle mani sotto il
suo mento.
«Chris?»
Aspettò qualche attimo, per dare il tempo alle sinapsi del
biondo di mettersi a lavoro nonostante i fumi dell’alcol, e
quando gli occhi ora quasi più azzurri di Chris si posarono
sul
suo viso, si concesse di continuare. «Volevo
farti
qualche domanda. Sono certo che dato il tuo attuale stato mentale mi
risponderai più liberamente, sarai per così
dire, più “docile”.» Sorrise
pago
enfatizzando
l’ultima parola, compiacendosi di come si stava svolgendo il
suo
piano. Forse dentro di lui, gli parve di portare una vittoria anche sul
suo odiato fratellastro, perché da quel che ricordava, era
raro
vedere il potente Thor cadere sotto l'eccesso di qualche bevuta. Ma
quando stava per continuare, le parole che
uscirono dalle labbra del biondo lo obbligarono al silenzio.
«Mi
sei mancato.» Il sorriso si spense lentamente lasciando
spazio
ad un’espressione di semplice diffidenza. «Mi
è
mancato passare del tempo con te, Tom.» Quel nome lo
riportò in sé.
«Ascoltami,
Chris-» Ma la voce
dell’altro lo interruppe nuovamente.
«Sei
sempre stato
tu la persona che sapeva cosa dire, cosa fare... In qualunque momento.
Tu... Tu sai sempre come tirarmi su e come aiutarmi, ed io non
sono
capace neanche di...» Gli occhi di Chris si
abbassarono sul
bicchiere vuoto che stringeva fra le dita. «Sono
un pessimo
amico.» Ed un sorriso triste gli piegò le labbra.
Per
un solo
istante Loki provò un sentimento diverso per
quell’uomo
davanti. Non odio o disprezzo, qualcosa di più simile al
sentimento che aveva spesso provato per se stesso. Quella
miscela di dolore e compassione che si tingeva di una velenosa e
repellente autocommiserazione. Ed arrivava ad odiarsi per questo. Ma fu
solo per un misero ed insignificante attimo, la durata della discesa di
un granello di sabbia nella clessidra.
Non
avrebbe mai potuto
provare sentimenti diversi per Thor, o per chiunque avesse i suoi
occhi. Il suo odio non avrebbe lasciato posto ad altro. Mai. Mai
più.
Suo
fratello era morto
nella menzogna di Odino, era morto molto prima. Quando a quindici anni
aveva provato per la prima volta gelosia nei suoi confronti. Quando per
la prima volta aveva desiderato essere figlio unico.
«Non
so chi tu sia.
Non mi interessa neanche saperlo!» Il dio
assottigliò gli
occhi sull’espressione incerta dipinta sul volto
dell’altro.
«Tom,
che stai…» Non gli permise di continuare.
«Io
non sono Tom!» Quasi urlò scattando in
piedi e sbattendo entrambe le mani sul tavolo.
Dannato
sciocco... Non seppe a chi fosse diretto quel pensiero, se
all’idiota seduto davanti a lui o, molto più
probabilmente, a se stesso. Stava bellamente mandando alle
ortiche il suo piano, neanche fosse il più impreparato degli
scolari. Ma ormai il danno era fatto.
«Io
sono Loki.» Tanto valeva togliersi di dosso quel fastidioso
nome con cui continuavano a rivolgersi a lui.
Si
aspettava la sua
faccia confusa, il suo bofonchiare incerto, anche uno scatto
d’ira, ma il dio degli inganni rimase completamente
impreparato
dalla risata che proruppe dalla gola del biondo.
«Loki…
Certo, sei Loki!» Lo vide portarsi una mano
all’altezza
dello stomaco mentre l’altra sbatteva sul tavolo.
«E-e
questo che significa, stupido idiota?» Quasi si
vergognò
del tono stridulo che aveva assunto la sua voce e poté
sentire
il sangue irrorargli le guance. Sfacciato!
Insulso sfacciato! Come
osava scoppiargli a ridere in faccia con tale impudenza? Il suo castigo
sarebbe stato senza uguali.
«Oh
mio dio, forse
sono ubriaco, ma tu mi fai sempre ammazzare dalle
risate!» Le parole di Chris erano intervallate ad
incontrollate
risa, mentre si alzava dal tavolo, «Allora se tu
sei Loki, io sono Thor, giusto?» Si asciugò una
lacrima
con l’indice e si schiarì la voce con un colpo di
tosse.
Nel mentre, le labbra del moro si schiudevano appena senza lasciar
uscire alcun suono. Era completamente esterrefatto. «Allora,
fratello
mio, ti è piaciuta la cena?» Le risa tornarono a
riempire
l’aria mentre il biondo si accasciava sulle sue stesse
ginocchia
per poi capitolare sgraziatamente a terra. «Mi
sento
male!» bofonchiò ancora in preda ad un’
incontrollata
ilarità, di certo esasperata da tutto l’alcol che
aveva in
circolo.
Loki
scosse la testa inconsciamente davanti a quella abominevole visione.
Si
stava bellamente
beffando di lui. Un inetto ed ignobile uomo che aveva già di
per
sé la colpa di portare sul viso i lineamenti del maledetto
dio
del tuono, osava infierirgli una tale offesa?! Lui, indegno persino di
baciare il suolo su cui camminava!?
Mai in vita sua il dio provò
una rabbia più cieca. Neanche di fronte a quello sfrontato
di
Stark, neanche dopo la sua sconfitta.
Strinse
forte i pugni
finché le nocche non sbiancarono.
L’avrebbe
ucciso. Oh,
sì che l’avrebbe fatto. Avrebbe afferrato con
entrambe le
mani quel suo grosso collo e l’avrebbe stretto forte
finché non gli fossero esplose le orbite, e poi avrebbe dato
in
pasto ai corvi la polvere delle sue ossa...
No. Si stava
facendo
nuovamente guidare dalle sue emozioni. Era un errore che non poteva
commettere. Doveva rimanere lucido, solo così avrebbe potuto
attuare una strategia efficacie. Cercò di regolare il suo
respiro e quando ci riuscì sciolse le dita dolenti. Nel
frattempo Chris era divenuto silenzioso e Loki gli si
avvicinò
di qualche passo. Magari aveva riacquistato il senno -sebbene
fosse sprovvisto di un cervello degno di quel nome, da quello che aveva
potuto appurare negli ultimi minuti- ed ora era pronto a confessargli
tutto, a metterlo al corrente di quella follia in cui era stato
catapultato. Avrebbe finalmente scoperto il nome dell’autore
di
quella fastidiosa illusione.
«Chris?»
Ma
quando si chinò su di lui per poco non fu posseduto
nuovamente
dalla rabbia furente di poco prima. Quel maledetto si era bellamente
addormentato. «Grande,
grosso ed
inutile» sospirò rialzandosi.
L’aveva
fatto bere per
farlo parlare, non certo per essere preso per i fondelli, né
tanto meno per ritrovarsi un armadio di muscoli addormentato sul
pavimento.
Con la punta del piede gli scosse una gamba senza
però ottenere risultati soddisfacenti.
Rimase
silente a guardare
il suo viso. Rilassato e sereno. Libero da demoni, libero da catene ed
inquietudini. Era questo che trapelava dalla sua muta espressione.
Anche Thor, quando
dormiva, aveva la medesima espressione.
Flesse
un ginocchio per chinarsi appena su quel corpo assopito.
«Chi
sei, Chris
Hemsworth?» Le parole si udirono appena nella stanza mentre
il
dio
continuava a guardare quel viso. I suoi occhi azzurri celati dietro le
palpebre. Il suo respiro profondo che odorava inevitabilmente di alcol.
Avrebbe
potuto ucciderlo
e nessuno glielo avrebbe impedito. Non gli servivano poteri o magie.
Gli bastava afferrare il coltello sul tavolo e puntarlo alla sua gola,
o poteva affondare la lama nel suo petto e spaccare a metà
quel
cuore. Avrebbe potuto allagare l’intera stanza con il suo
sangue
e restare a fissare la sua opera pago. Ma tutto ciò che
fece, fu
allungare appena le dita verso quel viso, verso la barba incolta che lo
copriva.
Un
riflesso sbiadito di
ricordi passati lo avvolse. Memorie perse nel tempo, che credeva ormai
perdute e dissipate fra il dolore, fra le lacrime che aveva versato e
quelle che gli erano rimaste celate nel cuore, nella sua anima nera.
Giunse ad un soffio dallo sfiorarlo, ma si ritrasse. Le dita tornarono
a chiudersi in un pugno e i denti ad affondare nel suo labbro.
“Abbiamo giocato insieme, abbiamo
combattuto insieme... Non ricordi nulla di questo? ”
“Ricordo un’ombra. Una
vita all’ombra della tua grandezza ”
Ma il viso di
quell’uomo non apparteneva a Thor. Il suo animo non gli
apparteneva. Il dio del tuono gli si era sempre rivolto in una certa
maniera. Anche quando gli aveva sospirato parole gentili, a sua detta
ricolme di sincero affetto, Loki non aveva mai avvertito quella vena
che aveva attraversato prima le parole di Chris. Quella vena che invece
aveva sempre avvolto le sue di parole. Il senso pungente di
inferiorità.
“Non ho mai bramato
il trono, volevo solo essere tuo pari”
Lui
l’aveva
tramutata in odio, Chris sembrava invece averla elevata a pura ed
inspiegabile devozione.
“Mi sei mancato”
Sapeva
non erano parole
dirette a lui, eppure in quel momento Loki aveva sperato lo fossero.
Aveva sperato che quegli occhi azzurri appartenessero al figlio di
Odino, aveva sperato di potergli credere, e quella debolezza gli
bruciava forte nel petto, nel suo cuore gelido per nascita.
Chiunque
fosse questo Tom, aveva di certo un forte ascendente su Chris e si chiese se la cosa
fosse ricambiata.
Fissò fuori dalla finestra il cielo divenuto
nero come la pece, oscuro come quello dei mondi che aveva visitato nel
suo esilio, dove non vi era sole a scaldarlo, non c’era acqua
a
lavare via la sua rabbia né il suo dolore. La notte che
governava la sua anima ormai da troppo tempo, di cui era divenuto
suddito. Il fu temuto dio, sarebbe stato per sempre suo servo?
«Ohi.»
La voce
impastata del biondo lo strappò via dai suoi pensieri e lo
riportò con gli occhi sul suo viso, su quello sguardo di
ghiaccio tornato ora a specchiarsi nelle sue iridi. «Volevi
darmi un
bacio?»
Non riuscì a non sorridere a quelle parole
provando quasi delusione per se stesso, per quella sua
infantile
debolezza. Un
attimo prima era pronto ad ucciderlo ed ora quasi provava simpatia per
quel ragazzone biondo disteso a terra.
Che
stregoneria lo stava mai guidando alla demenza?
«Sei
decisamente
ubriaco» sentenziò con un sospiro senza perdere il
sorriso. L’altro ridacchiò dandogli palesemente
ragione.
«Tu,
avresti dovuto
essere ubriaco, non io!» Eh già. Peccato
però che
Loki lo avesse avvertito di non metterlo al corrente delle sue
intenzioni. Ma
anche avesse taciuto, non ci sarebbe stato modo di portare a compimento
quello sgangherato proposito.
Con
evidente fatica il biondo si mise a sedere sul pavimento mentre si
massaggiava una tempia
«Ehi
Tom?» Loki lo guardò silente ispezionare la stanza
disorientato. «Perché
sono sul pavimento?»
“Perché
sei
un grosso scimmione ubriaco” pensò
malignamente, ma
si limitò ad alzarsi silente e dirigersi verso il tavolo
negandogli ogni altra risposta.
«Mi
dai una mano ad
alzarmi? Ehi, Tom!» No, quello non lo avrebbe mai fatto. Si
versò dell’acqua e buttò giù
un sorso
ignorando i successivi borbotti del biondo che goffamente si mise in
piedi.
Dato
che si era
risvegliato poteva provare a torcergli qualcosa, ma il residuo di
quelle inopportune emozioni provate poco prima, ancora gli annebbiava i
pensieri.
«Grazie
comunque!» Sorrise alla sua sarcastica uscita sospirando un
debole “Prego”.
D’un
tratto qualcuno bussò alla porta e Loki portò lo
sguardo al legno marrone.
«Avanti,
apri» comandò al biondo, conscio che gli avrebbe
obbedito
senza obbiettare. Non aveva né la
capacità,
né
la lucidità per farlo. Lo seguì con lo sguardo
incamminarsi barcollante bevendo ancora un po’
d’acqua.
La
porta si aprì,
e sebbene il dio non potesse vedere chi ci fosse sulla soglia,
l’espressione sul viso del biondo gli suggerì la
risposta
che subito dopo fu confermata dalla voce che udì.
«Buonasera!»
Sorrise soddisfatto poggiando il bicchiere pieno per metà
sul
tavolo. Di lì a poco avrebbe finalmente avuto modo di
conoscere
l’altro giocatore di quella bizzarra partita.
«T-Tom?»
---
Per
una buona
mezz’ora, Tom se ne era stato sdraiato sul letto a pancia in
giù, facendo stancamente zapping fra i vari canali
norvegesi. Si
sentiva in qualche maniera in difetto nel non conoscere una sola parola
di quella lingua, sia per il rispetto verso un paese tanto
straordinario ed accogliente qual era, sia perché almeno
avrebbe
trovato meno avvilente quel suo continuare infantilmente a cambiare
canale. Con uno sbuffo spense la tivù perdendosi poi con lo
sguardo al vetro della finestra.
Non
aveva ancora cenato
benché avesse un certo appetito, ma forse in cuor suo stava
aspettando la chiamata di Chris affinché potesse unirsi a
lui.
Non poté fare a meno di far lampeggiare nella sua testa il
sorriso divertito di Kat.
Ah,
le donne ed il loro ineguagliabile sesto
senso.
Si
tirò su e si
infilò le scarpe. Aveva aspettato educatamente per un tempo
ragionevole, eppure non era stato richiamato. Un pensiero cattivo lo
invase: magari l’amico dell’australiano non gli
aveva
riferito la sua chiamata.
«Ma
che vai a
pensare!» si rimproverò passandosi una mano fra i
capelli.
Avrebbe solamente fatto un salto da Chris per salutarlo e nel caso non
avesse ancora cenato, gli avrebbe proposto di unirsi a lui. Chiaro,
lineare e soprattutto di immediata attuazione.
Il suo
proposito non
avrebbe di certo avuto complicazioni, eppure dovette ricredersi quando,
attraversato il breve corridoio che divideva le loro stanze, si
trovò davanti al viso dell’amico.
«Buonasera!»
Non ricevette risposta ma solo lo sguardo lucido su di un viso
accaldato.
«T-Tom?»
E
quella voce… Tipica di un Hemsworth che aveva alzato il
gomito, e
lui lo aveva visto molte volte per non riconoscerlo. Era un
po’
che non si vedevano e Tom avrebbe voluto potergli dire “ti
trovo
bene”, ma sarebbe stata una bugia. Chris era strano. Non
perché brillo, ma perché continuava a guardarlo
stralunato senza proferire parola, come avesse appena visto un fantasma.
«Posso
entrare?» Neanche stavolta gli fu data risposta. Magari era
accaduto qualcosa di spiacevole. Assottigliò lo sguardo e
gli
poggiò una mano sulla spalla .«Ohi
Chris, va tutto bene?» Lo vide inghiottire e scuotere la
testa.
«No,
io…
Decisamente no.» Rimase interdetto per qualche attimo. Che
poteva
essere successo? Riguardava Elsa, o peggio India? Lo sguardo del biondo
si spostò su un punto all’interno della stanza e
Tom si
affacciò appena per seguirlo, e quando vide cosa,
o per meglio dire
"chi" stava fissando Chris con aria scossa, si ritrovò a
boccheggiare anche lui sconcertato: davanti ai suoi occhi un uomo che
avrebbe potuto essere la sua copia esatta, se ne stava poggiato al
tavolo con le braccia incrociate a propinargli un sorriso ambiguo.
«Chi
è?» sospirò in direzione del biondo
senza perdere
di vista lo strano personaggio, con una
condivisibile agitazione
crescente allo stomaco.
«Io
credevo fossi tu!» Il cuore di Tom accelerò di
colpo e si trovò a guardare stranito il compagno.
«Che
vuol dire
“credevo fossi tu?”» Il viso di Chris era
una
maschera di shock. «Chris?» lo
chiamò senza avere
risposta.
Lo vide barcollare verso il letto bofonchiando uno stentato
“devo sedermi”.
Quella situazione non prometteva nulla di
buono. Rimase fermo sulla soglia qualche interminabile attimo,
saettando con gli occhi dall’immagine dell’ambiguo
figuro
al centro della stanza a quella dell’amico seduto sul letto
con
lo sguardo perso al pavimento. Era decisamente in pessime condizioni.
Non diede per nulla ascolto alla voce nella sua testa che gli stava
urlando che c’era chiaramente qualcosa di bizzarro in tutta
quella situazione, ma seguì l’istinto che mosse le
sue
gambe verso il biondo. Si inginocchiò davanti a lui
poggiandogli
una mano fra i capelli chiari che gli ricadevano ai lati del viso
celandolo al suo sguardo.
«Come
ti
senti?» Chris alzò appena gli occhi su di lui e
Tom gli
sorrise. Rimasero a guardarsi per qualche attimo.
«Ehi
Tom, sei
proprio tu...» Avvertì le dita del biondo
sfiorargli lieve
una guancia ed un dolce sorriso, quasi grato, piegargli le labbra.
«Che
scena
carina… Ma decisamente stucchevole per i miei
gusti.»
Quelle parole gli fecero gelare il sangue nelle vene.
“É sotto la
doccia”
Quella
voce
così simile alla sua...
Si
mise in piedi e lo scrutò con diffidenza.
«Così
tu
saresti Tom?» L’uomo fece qualche passo verso di
lui
e
l’inglese avvertì il desiderio poco virile di
indietreggiare. Ma non lo fece, magari sperando che una maggiore
vicinanza potesse togliergli qualsiasi folle pensiero. «Beh,
non posso
negare che esiste una lieve somiglianza fra i nostri
lineamenti.»
Lieve somiglianza? Era davvero un mero eufemismo chiamarla
così,
sarebbe stato più corretto affermare che erano due gocce
d’acqua, sebbene l’altro non aveva il pizzetto ed i
suoi
capelli erano neri come la pece…
Un
brivido sinistro gli
percorse la spina dorsale ed ebbe timore di porre la domanda
più
doverosa in quel momento, perché la risposta che avrebbe
potuto
ricevere sarebbe stata una pura follia.
«Tu
chi sei?»
L’uomo assottigliò lo sguardo facendo altri lenti
passi,
finchè non gli fu così vicino che Tom
poté vedere
il suo riflesso negli occhi dell’altro, quegli occhi che
parevano
i propri.
«Uh,
io credo tu
sappia bene chi sono. Giusto, Tom?» Avrebbe voluto allungare
una
mano per vedere se era tangibile o solo un’illusione nella
sua
testa. Anche se in quei giorni si sentiva strano, non credeva di poter
incorrere nella più stramba delle pazzie.
«Tu
sei…
Loki?» Una domanda ed un’affermazione. Una folle
sentenza
che vide conferma nel sorriso sghembo dell’altro.
«Perspicace,»
gli occhi chiari del moro si posarono sul viso di Chris
«Molto
più del tuo buon amico».
Loki?
Quello di fronte a lui avrebbe dovuto essere Loki?
Non aveva nessun
senso, mai avrebbe potuto averne alcuno.
«Chris,
se è
uno scherzo è quanto mai inquietante!» Ma
l’australiano lo fissò dal basso senza proferire
parola. «Perché
è uno scherzo, giusto?» Cercò una
conferma che non arrivò.
Si ritrovò
così a buttare
giù un nodo alla gola mentre la sua bocca era completamente
asciutta. Il cuore gli pompava forte e sentiva martellarlo nelle
orecchie.
«È
ora di
accettare la sconfitta.» La voce dell’ambiguo
personaggio
riecheggiò nuovamente nella stanza. «Potete dire
al
vostro
mandante, chiunque egli sia, che Loki non si lascia ingannare da
nessuno.»
Ma che diamine andava
farneticando? Era di certo un folle. Assolutamente! Era un
fan
psicolabile che vista la sua somiglianza con Tom, si era convinto di
essere “Loki”. Doveva essere
così. Nel peggiore dei casi
avrebbe potuto essere anche pericoloso...
Chris era evidentemente scosso
ed il suo stato di ebbrezza non aiutava. Toccava all'inglese gestire la
situazione al meglio, prima di riuscire a chiamare la sicurezza.
«Va
bene, ora ci sediamo e ne parliamo.» Ma
l’australiano non parve dello stesso avviso.
«Di
cosa vuoi
parlare, Tom? Questo qui è... è solo uno fuori di
testa!»
La sua
voce sebbene impastata era alquanto sicura.
«Fuori
di testa?
Non mi ritenevi fuori di testa quando un momento fa stavi cenando in
mia compagnia decantando tutto il tuo affetto per me!» A
quella
beffarda replica Chris scattò in piedi fissandolo torvo. «Ah giusto,
credevi
fossi lui...»
Tom fu costretto ad afferrare l’amico per un
braccio per impedirgli di avventarsi contro l’altro.
Così
rischiavano solo di passare dalla parte del torto.
«Calmati
ora. Siamo
fra persone civili, cerchiamo di comportarci come tali.» Fece
fatica a tenere testa alle sue resistenze, ma parve riuscire nel suo
intendo. Chris si calmò e lui lasciò andare il
suo
braccio.
Ora si
trovavano in un
perfetto triangolo, uno di fronte agli altri, ma nessuno parve voler
prendere le redini della situazione. La porta era ancora aperta e Tom
gli gettò uno sguardo. Magari potevano chiamare qualcuno...
«Avanti,
chiama chi
vuoi, non temo alcuno dei vostri "alleati".» Pareva avergli letto
nel pensiero. I suoi occhi lo colpivano con tutta la sicurezza che vi
brillava, con tutta l’arroganza e la sfida che avevano sempre
brillato negli occhi del suo
Loki. Chiunque fosse quell’uomo, Tom
non poteva negare che recitasse perfettamente quel ruolo. Come lui, se
non addirittura meglio.
«Ehi
tu, ascoltami
adesso. Prendi quella porta e sparisci, prima che ti butti fuori a
calci!» La strategia di Chris era indubbiamente la
più
sbagliata, ma l’inglese sapeva bene quanto fosse
difficilmente
gestibile l’amico quando era sotto l’effetto
dell’alcol. Se non diveniva teneramente affettuoso, diventava
un
attaccabrighe peggio della sua controparte scenica.
«Non
ho bisogno che tu mi dica cosa fare, stolto ubriacone!»
«U-ubriacone?
Ripetilo se ne hai il coraggio!» Andava di male in peggio.
«Calmati
Chris!» Ma l’australiano non pareva volergli dare
ascolto.
Se ne stava a guardare torvo il presunto Loki, mentre
quest’ultimo ghignava divertito.
«Credi
di
spaventarmi? Ho visto mosche avere uno spirito combattivo dieci volte
il tuo.» Tom pensò che forse l’idea di
chiamare la
sicurezza era la più sensata, ma non per loro, ma per quel
poveraccio che se continuava a stuzzicare Chris avrebbe di certo
passato un brutto quarto d’ora.
«Ehi,
ascoltami!» Si piantò davanti all’amico
afferrandolo per le spalle. «Sei poco lucido e potresti fare
qualcosa di cui ti pentiresti.
Ok? Calmati ora e vedrai che riusciremo a risolvere tutto. Fidati di
me.» I suoi occhi azzurri lo fissavano silenti. Era sicuro
che
Chris lo avrebbe ascoltato, anche se era brillo, fra di loro era sempre
stato così. Avevano sempre avuto una fortissima intesa e
soprattutto, una profonda fiducia l’uno nell’altro.
«Tom,
questo qui
è uno squilibrato» lo sentì sospirare
piano come non
volesse essere udito dall’altro e l’inglese
annuì
appena. Sì, forse aveva ragione, forse era solo un mitomane,
lui
stesso aveva varato quell’ipotesi eppure… Eppure
c’era qualcosa di troppo strano.
Dannazione, quell’uomo era
perfettamente uguale a lui! Non c’era un solo
dettaglio di quel
viso che non gli appartenesse e la sua voce… Come potevano
essere così simili? Così uguali?
«So
che è una follia Chris, ma io… io gli
credo.»
«Cosa?» Il biondo lo guardava
sconvolto. «Andiamo Tom,
sarò anche ubriaco, ma tu sei completamente pazzo se gli
credi!»
«Ha
ragione.» La voce dell'uomo obbligò
l’inglese a voltarsi verso di lui. «Sei
un pazzo se credi alle mie parole,
perché…»
«Perché
sei
incapace di essere sincero.» Completò la sua frase
vedendolo frenarsi poi dall’aggiungere altro. Ricordava
quella battuta, ricordava quella scena
che tanto aveva amato girare.
Quella che era la scena di un film[1].
Era il suo lavoro, la sua vita
essere un attore, amava i personaggi che interpretava e alle volte li
aveva sentiti talmente tanto da avere l’impressione che
fossero
reali. Ma come poteva credere che uno di loro avesse preso forma in
carne ed ossa? Come poteva credere ad una tale follia?
«Se
sei chi dici di
essere, allora perché sei qui?» Si stava
incamminando per
un sentiero pericoloso. Avrebbe potuto perdere brandelli di
razionalità e magari anche di dignità andando
dietro alle
parole di quell’uomo, ma non poteva non farlo. Se quella era
una
follia o meno, l’avrebbe dovuto appurare di persona.
[1]. La scena in questione
è la famosa scena tagliata presente nel DVD di
"Thor". [Per chi
assurdamente non l'avesse mai vista può trovarla
qui
-> X ]
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
E finalmente abbiamo
scoperto le carte.
Su Chris ubriaco dovevo scriverci qualcosa da quando ho visto
“Biancaneve e
il Cacciatore”, perciò anche se
è venuta fuori una boiata, spero vogliate perdonarmi u///u.
˜
I nostri amati attori crederanno alle parole del piccolo cervo?
˜
Riuscirà Tom a gestire la situazione?
˜
E Loki, sarà defenestrato da Chris ad un’altra
delle sue battute?
Come sempre, vi rinnovo l’appuntamento al prossimo capitolo.
Grazie ancora a tutti ed in particolare a ninfetta
perchè
mi regala sempre un suo gentile commento ^^
Kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 6 *** Ciak 5. [Dimmi che è uno scherzo] ***
5
Loki:
The Bright World
Ciak
5. "Dimmi che è
uno scherzo"
«Se
sei chi dici di
essere, allora perché sei qui?»
Quando
aveva incontrato Chris lo aveva confuso con il suo odiato fratellastro.
Più volte era caduto in quell’inganno, riuscendo
solo dopo
ad accorgersi di quel raggiro. Perché sebbene diversi,
quegli
occhi azzurri erano tremendamente simili. Ma ora che si trovava davanti
a Tom, all’uomo che aveva i suoi lineamenti, che per una
qualche
ragione possedeva anche la sua stessa voce, Loki avvertì di
avere di fronte un uomo totalmente diverso da lui. Non c’era
nulla che li accumunasse. Non c’era niente oltre al blando
aspetto fisico, sebbene i suoi capelli fossero chiari come la leggera
barba che gli ricopriva il mento. La luce che brillava in quegli occhi
era opposta alla sua, la gentilezza che aveva visto guidare i suoi
gesti era sincera e non mendace come quella del dio. In quelle iridi
chiare era facile leggere, talmente facile che ebbe timore che
il tutto non fosse un’illusione.
«Io
sono chi dico
di essere e non chiederlo più, ne va della tua vita. Ma il
perché sono qui è un mistero anche per me.
Speravo foste
voi a dirmelo.» Il viso di Tom tradì la sua
incapacità di rispondere a quel quesito indiretto e Loki
sposò lo sguardo altrove. «Capisco.»
Qualsiasi
cosa sarebbe
accaduta di lì a poco si sarebbe trovato in una situazione
che
non aveva più alcuna delineata spiegazione. Forse Odino non
c’entrava nulla, forse si trovava su di un mondo ancora
più diverso dalla Terra, magari in un universo lontano di
cui
aveva letto in vecchi libri dalla copertina polverosa. Nel peggiore dei
casi, un universo di cui ignorava le leggi che vi governavano.
«Loki?»
Alzò lo sguardo quando il suo nome venne pronunciato da Tom
trovandosi davanti al suo viso gentile. Di una gentilezza che pareva
spaventarlo ed acquietarlo allo stesso tempo. «Come sei
arrivato
qui?»
«Che
pianeta è questo?» Cancellò quella
domanda con la propria.
«La
Terra… Midgard, se preferisci.» La risposta parve
rabbuiare ancora di più il suo animo.
«Io
non ci sto
capendo niente!» La voce esasperata di Chris
risuonò vaga
nelle orecchie del dio mentre il biondo si lasciava cadere sulla
branda. Avesse avuto meno pensieri gli avrebbe soffiato una qualche
battuta sarcastica sul suo essere troppo stupido ed ubriaco per capire,
e si sarebbe inebriato della reazione di rabbia che sicuramente avrebbe
visto comparire su quel viso così familiare. Poi con un
tonfo la
porta si chiuse e Loki vide che fu Tom ad averla accompagnata.
«Forse
è
meglio sederci e parlare con calma, se ti va.» Diplomatico ed
abile con le parole, forse qualcosa in comune l’avevano anche
loro due. Lo vide accomodarsi su una sedia e lo imitò. Sul
tavolo ancora sostava qualche pietanza ormai fredda. Chris intanto se
ne stava sdraiato sul letto con una gamba che penzolava fuori dalla
branda ed era abbastanza chiaro che si fosse addormentato. Nuovamente,
avrebbe aggiunto Loki.
«Il
tuo amico ha una pessima resistenza nel reggere
l’alcol.» Tom sorrise alle sue parole.
«Solitamente lo regge bene.» Il dio
annuì
indicandogli la bottiglia di vino vuota ed il suo bicchiere colmo solo
d’acqua.
«Ah, capisco.» La sua risata era cristallina.
Così
diversa dalla propria. Sembrava essere a suo agio con lui, sembrava non
avere più alcuna difesa alzata. Imprudente,
pensò il dio, davvero imprudente a mostrarsi così
aperto
agli occhi del dio degli inganni. Se sapeva chi fosse, avrebbe come
minimo dovuto fare attenzione a non mostrarsi così
trasparente.
Così dannatamente sincero.
«Tu chi sei in
realtà e perché sul tuo viso vedo riflessa la mia
immagine?» La sua domanda non spense il sorriso su quelle
labbra.
«Ti
confesso che mi
sento un po’ sciocco a risponderti... Ma questa non vuole
essere
un’ offesa, ci mancherebbe, solo che...» Lo vide
abbassare
lo sguardo iniziando a passarsi le dita dietro al collo pallido. Era in
chiaro imbarazzo e la cosa provocò in Loki un misto di
fastidio
e curiosità, ma aspettò che continuasse senza
proferire
parola. «Io mi chiamo Tom Hiddleston e sono un
attore.» Rise
ancora impacciato e il dio lo scrutò meglio.
Un attore...
«Continua» gli intimò con un gesto della
mano scatenando un’altra breve risata nell’uomo.
«Con piacere, ma prima vorrei sapere come sei arrivato qui.
Mi
sembra corretto che anche tu risponda alle mie domande, No?»
Loki sorrise della sua ingenuità.
«Ti sembro un tipo corretto?» Si sporse appena sul
tavolo
per avvicinarsi di più al suo interlocutore.
«Allora, Tom
Hiddleston?»
«Onestamente... » fece una pausa «Io
credo che Loki
sia la persona più scorretta che possa esistere,»
beh
almeno era sincero «Ma anche la più
sola.» Si
bloccò per un attimo a quell’affermazione
fissandolo negli
occhi, poi si ritrasse nuovamente per poggiarsi contro lo schienale.
Osava dunque quell’umano pretendere di conoscerlo? Di
capirlo?
Pretendere di essere in condizione di emettere giudizi sulla sua divina
persona?
Ghignò per mascherare la reale sensazione che provava.
Quella sensazione di essere terribilmente allo scoperto.
«Sola...
Cosa te lo fa
credere? Soltanto perché non mi circondo di una banda di
eccentrici personaggi come quelli che sulla Terra chiamate
Vendicatori?» La sua solitudine, quantunque fosse mai
esistita,
non era
certo
affar suo.
«Si può essere soli anche in mezzo a mille
persone, se si
è soli nel cuore.» Quelle parole gli provocarono
un
fastidio epidermico. Quel Tom stava iniziando decisamente a dargli su i
nervi con le sue patetiche considerazioni non richieste, e la sua
espressione era anche peggio. Quasi volesse a tutti i costi essere
gentile, quasi volesse essergli amico. «Scusami, non volevo
essere
invadente.» Ed ora cercava anche di fare l’educato.
Forse il suo comportamento era una maschera. Loki non avrebbe potuto
credere alla sincerità di quelle parole.
«Mi sono svegliato in un campo poco distante da
qui,»
iniziò ricatturando l’attenzione del terrestre
«Non
so né perché, né come ci sia finito.
Ma qualche
attimo dopo degli inutili umani hanno iniziato a chiamarmi
“Tom” e mi hanno condotto in un luogo... Quella che
voi
chiamate roulotte.» Non sapeva effettivamente
perché si
stesse prendendo la briga di metterlo al corrente di ciò. Ma
forse solo così avrebbe potuto trovare la chiave per
risolvere
quel dilemma. «E poi ho incontrato... lui.» Gli
occhi
del dio
si posarono sul corpo addormentato del biondo per poi ritornare a
specchiarsi nelle iridi di Tom. L’espressione che vi vide era
cambiata, sembrava -anzi era- decisamente più scura.
«Chris ti ha scambiato per me...» Sentì
sospirargli
debolmente, quasi fosse rivolto più a se stesso
quel
pensiero che a lui. Trovò subito conferma della sua
impressione.
«Cos’è? Sei deluso che non abbia capito
la
differenza fra di noi? In effetti è talmente netta che mi
chiedo
quanto forte sia il vostro legame.» Lo aveva colpito nel
segno
e
il fatto che fosse vistosamente arrossito spostando lo sguardo lontano
dai suoi occhi, gli provocava una sottile soddisfazione. Sebbene il
viso
che vedeva tingersi di rosso fosse lo stesso che aveva lui, non
provò alcuna difficoltà nel volerlo ferire. Anzi,
voleva
ferirlo ancora. «Abbiamo trascorso un bel
pomeriggio...»
Sorrise nuovamente, quasi volesse fargli pagare la sua insolenza di
prima, volesse punirlo
per aver tentato -ed essere riuscito- di leggere
così
affondo nel suo cuore frantumato.
- - -
Come
aveva potuto
trascorrere un intero pomeriggio con lui e non accorgersi che si
trattava di una persona completamente diversa? Se a prima vista
potevano
essere uguali, a Tom era bastata una sola parola per capire che
l’animo di quell’uomo era completamente diverso dal
suo.
Erano due opposti, due binari paralleli, eppure Chris non pareva
essersene minimamente accorto.
“Io credevo fossi tu!”
Poteva
essere un inganno.
In fondo quello lì era Loki, giusto? Se era tanto folle nel
credere a
quella verità, cosa gli impediva di varare anche
quell’ipotesi? Anche se in quel momento Tom non
poté non
considerassi un vero stupido nel continuare su quella strada. Ma non
aveva più alcun dubbio: gli occhi che in quel momento lo
stavano
guardando malignamente divertiti, erano gli occhi di Loki. Se era
così, allora lui poteva riuscire a capire cosa gli passasse
nella testa. Non era difficile, Loki
lo conosceva tremendamente bene.
Cominciò
a pensare
che quindi c’era qualcosa che non tornava:
perché
mai il dio degli inganni avrebbe dovuto seguire silente un semplice
umano? Perché era andato in albergo con Chris senza... Ma
certo!!
«Anche
tu
l’hai scambiato per qualcun altro... Credevi che fosse Thor.
Non
è così?» L
l’espressione che
gli si dipinse
sul viso gli diede conferma del suo ragionamento, ed in effetti non
poteva dargli poi molto torto. A differenza di lui e Loki, Chris
e Thor erano molto più simili. La cosa non poté
che riportarlo col pensiero al fatto che Chris non aveva notato la
differenza fra lui e l’altro.
«Credevo
fosse un inganno. Anzi, sono certo che lo sia.» Furono
le parole dello pseudo-dio.
Magari
era davvero
impazzito se continuava a dargli corda, però solo se avesse
saputo tutto, Tom avrebbe potuto decidere se continuate a credergli o
meno.
«Prima
di
svegliarti qui, dov’eri?» Non ricevette immediata
risposta. Loki se ne stava lì a fissarlo con
un’espressione impassibile sul viso. Solo dopo qualche attimo
lo
vide sorridere appena mentre afferrava un bicchiere d’acqua.
«Mi
stavano gentilmente
scortando a “casa”.»
Thor
che riporta ad
Asgard Loki dopo aver recuperato il tesseract. Ovvio, la scena finale
de ‘The Avengers’. Ma la cosa era decisamente poco
plausibile. Chiunque avrebbe potuto inventarsi quella storia. Che
quell’uomo non fosse nient’altro che un mitomane?
Certo,
molto preparato, ma pur sempre un mitomane.
«Non
credo che tu non sappia perché sono qui. Sembri conoscermi
bene... ed anche lui.»
Ma che
stava facendo?
Come poteva essere vera una follia del genere? Loki non esisteva.
Era
solo un personaggio fittizio, e ancor prima un mito nordico. Non
c’era nessun altra verità. Eppure...
«Io...
beh, non
è molto semplice da spiegare.» Si prese qualche
attimo
decidendo come avrebbe potuto porre la situazione, pensando a che
reazione avrebbe potuto avere l’altro. «Cosa mi
risponderesti, se ti dicessi che io,
sono Loki?» Come previsto lo vide ghignare.
«Ti risponderei che è un’ambizione
presuntuosa.
Ammirevole, ma ovviamente fuori dalla tua portata. Senza
offesa.»
Già. Era incredibile come avesse perfettamente indovinato la
sua
risposta. In fondo era ovvio, lui e Loki erano la stessa persona. Ed
era proprio quello il punto focale del discorso. Come era possibile? «Così
vuoi farmi credere che tu sei Loki?» Scosse la testa con un
sorriso.
«No, io interpreto Loki.» Sapeva che il dio avrebbe
immediatamente compreso il concetto. E così fu.
«Certo. Un attore terrestre che recita il ruolo di un dio.
Avrebbe un senso.» Loki si alzò dal tavolo e prese
a
camminare lentamente. L’inglese lo seguì con lo
sguardo
tenendo ancora una punta di diffidenza nella testa. «Se tu
sei
me... Lui,» lo vide fermarsi davanti al letto su cui se ne
stava
placidamente disteso Chris. «Lui dovrebbe essere il mio
“amato” fratello. Giusto?» Si
voltò
nuovamente a guardarlo con un’espressione sorridente sul
viso. Ma
quel ghigno nascondeva altro e questo Tom lo sapeva fin troppo bene.
«Lo so che non mi credi.» l’inglese si
alzò e lo raggiunse piano .
«Oh, ma io ti credo, o meglio, ti crederei se fosse la
verità.» Con pochi passi i due furono nuovamente
l’uno di fronte all’altro. Sul viso di Loki un
sorriso
studiato, su quello di Tom un’espressione seria.
«Ma è la verità»
affermò pacato
l’attore. Era logico che il dio non gli credesse, Loki era
diffidente e doppiogiochista per natura. Non era leale né
sincero, e di certo non si aspettava che gli altri lo fossero con lui.
Aveva avuto troppo tempo e interesse per approcciarsi con il suo
personaggio per non sapere quelle cose, e il fatto che il moro si
stesse comportando come Tom avrebbe creduto che si comportasse, non
faceva che aumentare quella realtà disturbante. Lui era
davvero
Loki.
«Supponiamo che io voglia credere alle tue parole,»
iniziò il dio «Supponiamo che questa sia la Terra.
Quanto
tempo è passato di preciso dalla mia ultima
“visita”?» E questa come gliela
spiegava? Non
c’era modo di porre il discorso in maniera meno diretta,
quindi
pensò che l’unica fosse dirgli tutto per filo e
per segno.
Che succedesse pure ciò che doveva succedere, non
c’era
più niente che potesse davvero sorprenderlo.
- - -
Quando
Chris aprì
gli occhi si sentì come se qualcuno gli avesse ballato in
testa
per ore. Un’emicrania allucinante gli martellava nelle tempie
e
lo stomaco non era di certo in condizioni migliori. Si passò
una
mano sulla fronte umida di sudore senza trovare la forza di alzarsi.
Benché si sentisse ferocemente intontito, non ci voleva poi
molto per capire che era in un pieno dopo sbronza.
«Merda»
borbottò contro il cuscino. Ma quanto aveva bevuto? Non si
ricordava molto...
Ah sì, Tom.
Era a
cena con Tom, poi si era addormentato ed aveva fatto un sogno folle:
c’erano due Tom, ma uno di loro era... moro?
Gli
costava uno sforzo enorme riconnettere i pensieri, perché in
quel momento l’unico suo
bisogno era quello di mettere la testa sotto il getto freddo
dell’acqua.
«Ben
svegliato!» Cercò a fatica le labbra che avevano
pronunciato quelle parole ritrovandosi seduto ai piedi del letto un
sorridente Hiddleston.
«Tom...
Dannazione, perché mi hai fatto bere?»
brontolò
nascondendo il viso sotto una mano. Come fosse poi colpa
dell’inglese se aveva esagerato. Solitamente non lo faceva,
soprattutto durante una tranquilla cena, ma non ricordava molto bene il
perché avesse deciso di alzare il gomito, né
perché
il "premuroso" collega non glielo avesse impedito. C’era solo
una
strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco e che non faceva che
peggiorare la sua nausea.
«Ehi,
guarda che io non c'entro nulla!» Sentì i suoi
passi avvicinarsi e
spostò di poco le dita per guardare il suo viso.
«Avanti,
bevi.» Nella mano stringeva un bicchiere con del liquido
verde.
«Che
cos’è?» Afferrò il vetro
tirandosi un
po’ su con la schiena per potersi sedere. Quel movimento
aumentò repentinamente il suo mal di testa.
«Solo
un digestivo.» Lo mandò giù tutto ad un
sorso senza nascondere una smorfia disgustata.
«Bleah...
è
terribile» borbottò ridando all’inglese
il bicchiere
vuoto e vedendolo sorride. Chiuse nuovamente gli occhi infastidito
dalla luce del lampadario acceso nella stanza. «Che ore sono?
Non
dovrebbe essere mattina?»
«Sono
le 3 e mezza
di notte.» Aprì un solo occhio verso il viso
dell’amico che lo guardava con un’espressione dolce
ma
palesemente stanca.
Avrebbe voluto dormire ancora, ma sapeva che questo
avrebbe solo peggiorato la sua condizione. Era meglio alzarsi e cercare
di riprendersi. Miracolosamente si ricordò che la mattina
non
avrebbero girato, quindi poteva sempre riposare qualche ora. Doveva
rimettersi alla svelta, altrimenti Alan gli avrebbe fatto una tremenda
lavata di capo. Non potevano certo ritardare le riprese per colpa sua e
della sua pessima resistenza al vino norvegese.
«Ho
fatto un
sogno.» Sorrise. «C’eri tu e un
altro uguale a te che
diceva di essere Loki!» Ridacchiò appena, giusto
quel tanto
che la sua emicrania gli permetteva, ma sul volto dell'amico non
comparve alcun sorriso, anzi la sua espressione era alquanto seria.
«Tom?» Lo vide sospirare abbassando lo sguardo per
qualche
attimo prima di riportare alla sua vista i suoi occhi cangianti.
«Chris...
Non era
un sogno.» Hemsworth lo fissò ancora
più
intontito,
ma quando l’amico gli indicò il divanetto sul
fondo della
stanza, per poco non gli venne da imprecare. Disteso bellamente
addormentato c’era un individuo dai folti capelli corvini.
Qualche flash riprese a lampeggiare nella mente stordita
dell’australiano. Le sue parole, quel pomeriggio strano, i
due
Tom... Loki!
«Dimmi
che è
uno scherzo» supplicò ricadendo sul cuscino, ma le
parole
che uscirono dalle labbra dell’inglese lasciavano poco adito
a
dubbi.
«Purtroppo
no.» Gli si sedette accanto «Puoi anche
non
crederci, ma
quello lì è proprio Loki.»
Ancora
non credeva alle
parole di Tom mentre si asciugava i capelli con un asciugamano. Aveva
dovuto letteralmente infilare la testa sotto il rubinetto. Il 90% era
per colpa della sbornia, ma il restante 10 era per le parole assurde
che l’inglese gli stava sussurrando con tono pacato, quasi
fosse
la cosa più naturale del mondo.
«Avresti
dovuto
chiamare la sicurezza e liberarti di lui!»
sentenziò
uscendo dal bagno mentre si legava alla meglio i capelli umidi.
«Shhh!
Abbassa la
voce!» lo rimproverò il collega. Ah ecco, adesso
doveva
anche stare attento a non svegliare quel pazzo sul divano?! Gli
gettò una rapida occhiata. Sembrava dormine appagato. Che follia!
Scosse la
testa avvicinandosi al tavolo seguito
dall’inglese.
«Ha
chiamato Elsa
poco fa. Le ho detto che stavi dormendo.» Gli occhi di Chris
gli
porsero una domanda che non aveva bisogno di parole e alla quale Tom
rispose con un sorriso. «No, non le ho detto che
avevi bevuto come
una spugna in compagnia di un losco figuro.»
«Ah
ah,
che simpatico!» borbottò sarcastico facendo
sorridere
ulteriormente l’amico. Si rigirò il cellulare fra
le mani
pensieroso. Quella storia era folle. In camera sua, sul suo divano,
c’era appisolato niente poco di meno che Loki? E lui per
giunta
aveva trascorso il pomeriggio in sua compagnia senza rendersene conto?
Istintivamente guardò verso di Tom che nel frattempo si era
seduto sul letto mezzo disfatto. Era stanco, di certo non aveva
dormito. Lo vide passarsi una mano sugli occhi.
«Tom?»
lo chiamò facendogli alzare lo sguardo chiaro su di lui.
«Sono quasi le 4 di mattina e tu non hai dormito per niente.
Giusto?» sibilò come un premuroso richiamo
sedendosi accanto a lui.
«Non
avevo molto
sonno,» sospirò l'inglese «Dovevo
metabolizzare il tutto e
poi... » Sul suo viso spuntò un sorriso
divertito. «Temevo che se ti fossi svegliato prima di me
l’avresti gettato dal balcone!» Chris
ridacchiò
annuendo.
«Molto
probabile» ammise, ma di certo non aveva voglia di passare la
vita in gallera per causa sua. «Comunque sono ancora
dell’idea che
sia un pazzo... E lo sei anche tu.» Nel mentre Tom si era
sfilato le scarpe e si era
allungato al lato destro del letto. Chris si adagiò sul
fianco
opposto piegando un braccio dietro alla testa.
«Non
lo so Chris... Abbiamo parlato, e tanto, e lui... lui è
Loki. Non posso
sbagliarmi!» L’australiano fissò i suoi
occhi carichi
di fiducia. Tom aveva sempre troppa fiducia negli altri. In tutti,
anche in chi non avrebbe dovuto. Nonostante avesse trascorso un
pomeriggio con
quel tipo e avesse notato le sue stranezze, non era convito
fosse Loki. Andiamo era
un’assurdità! Eppure se Tom si
fidava non poteva che farlo anche lui, sebbene quella storia non avesse
un briciolo di logica.
«Aveva
il tuo
profumo.» Sospirò fissando un punto indefinito del
soffitto.
«I suoi occhi, la sua voce... Credevo davvero fossi
tu.» Lo
guardò nuovamente e vide l’inglese sorridere. Si
sentiva dannatamente in colpa per essere caduto in quello sbaglio.
«Non
devi
scusarti.» Come ogni volta gli leggeva nel pensiero. Si
ritrovò comunque a sospirare imbarazzato. Come aveva potuto
confonderli? Anche se la testa ancora gli scoppiava, iniziava a
ricordare quel folle pomeriggio e le sue le assurdità.
Ricordava
la luce insolita che aveva brillato nei suoi occhi, i suoi discorsi
allusivi. Così diversi dal modo gentile e schietto con cui
era
solito parlare con Tom. Ricordava quel senso di disagio che lo aveva
invaso.
«Lui credeva che tu fossi Thor!» Gli
sentì sospirare ed
annuì. Se n’era accorto alla fine,
benché fosse
ubriaco in modo imbarazzante. Più volte in quel pomeriggio
l’aveva chiamato con il nome del dio nordico, e adesso aveva
un
senso.
«Allora è normale che mi odi.» Gli venne
da sorridere
ripensando al loro breve diverbio di qualche ora prima: “stolto ubriacone”.
Era l’offesa più strana che avesse mai ricevuto.
«Io invece credo che tu gli piaccia»
ghignò Tom
dandogli un leggero pugno su una coscia e facendo sorridere
ulteriormente l’amico.
«Cosa?» Gli occhi chiari dell’inglese
tradivano un evidente divertimento.
«Davvero! É quello che mi è parso di
capire,»
cercò di essere convincente «Ha parlato tanto di
te. Certo
non bene, anzi malissimo,
ma se leggi fra le righe...» Si
ritrovarono a ridere entrambi e Chris fu grato
all’inguaribile
ottimismo del collega, alla sua capacità di rasserenarlo
anche
nel momento peggiore. Risero di gusto, finché le loro risate
non
sfumarono piano in un lento silenzio.
Chris ripensò a ciò che Tom gli aveva detto in
bagno, al
fatto che avesse raccontato a Loki del loro lavoro, dei film, della
loro vita. Il dio, a detta dell’amico, non era rimasto molto
scosso, anzi, l’aveva presa abbastanza bene. Di certo nel suo
mondo era più plausibile una follia come quella.
L’aveva
presa talmente bene che si era perfino appisolato. Assurdo!
Erano loro che invece dovevano fare i conti con la realtà e
scinderla dalla fantasia, dalla pazzia pura. Era Chris che faceva
fatica ad accettare quella verità. Tom sembrava crederci
davvero, ma lui era diverso. Lui era un sognatore, era un artista
nel vero senso della parola. Tom viveva sospeso fra la vita e
l’arte, le mescolava e rimescolava con facilità,
quasi
fossero un'unica materia. Era questo che a Chris piaceva di Tom, il suo
essere speciale nel senso più puro del termine. Non esisteva
nessun’altro come lui. Se fosse mai esistito, sarebbe stato
solo
in un universo parallelo. Forse quel pensiero affettuoso e un
po’
sdolcinato che aveva sempre custodito nel cuore, non era poi
così lontano dalla realtà.
«Che
facciamo
quando si sveglia?» Chris fissò ancora il corpo
immobile
del dio alzarsi ed abbassarsi lentamente, in modo regolare. Sembrava
davvero profondamente addormentato, quasi avesse bramato dormire per
anni, «Non possiamo tenerlo qui!» Cosa
avrebbero
pensato se in giro fossero iniziati a girare due Tom Hiddleston? A
parte il caos, era anche pericoloso. In fin dei conti se quello
lì era chi diceva di essere, non si potevano fidare poi
molto.
«Dobbiamo pensare bene a cosa...» Ma quando si
voltò
verso il collega lo trovò con gli occhi chiusi placidamente
assopito. «Tom?» Solo per scrupolo
sospirò appena il
suo nome, e quando non ricevette risposta, sorrise tornando a guardare
il
soffitto.
Ok,
stavolta sarebbe toccato a lui vegliarlo per il resto di
quella breve notte. Avrebbe
smaltito la sbornia e tenuto sott’occhio anche quel bizzarro
dio,
almeno sarebbe stato certo che non avrebbe fatto danni. Ne avrebbe
inoltre approfittato per chiamare Elsa, ed era già pronto a
ricevere qualche battuta divertita sul perché Tom fosse
nella
sua stanza a quell'ora di notte. Una donna che si diverte a fare
allusioni sul suo uomo e il suo amico intimo, non era
facile da trovava,
e Christopher Thomas Hemsworth[1] aveva avuto la
fortuna/sfortuna di sposarne addirittura una...
Ma
benché avesse
buoni propositi, Chris non riuscì a mantenerne alcuno.
Perché quando spense la luce per permettere a Tom di
riposare
meglio, finì con l’addormentarsi anche lui, con la
testa
poggiata sulla spalla del collega ed il braccio a cingergli la sottile
vita.
[1]. Christopher Thomas Hemsworth
è il nome completo di Chris. [Lui odia essere chiamato
così e gli unici che lo fanno sono i suoi genitori]
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
E con questo capitolo ho dato
sfogo alla mia anima da Hiddlesworther
❤W❤
Ho fatto
i salti mortali per poterlo pubblicare il prima possibile e mi auguro
abbiate gradito. Da parte mia è stato molto piacevole
scriverlo ed è di certo uno dei miei preferiti ^^
Il prossimo arriverà a breve. In totale la storia dovrebbe
essere formata da 11 capitoli, ossia da 10 ciak. Sto già
abbozzando i prossimi, e spero di poter aggiornare con una cadenza
più regolare, magari settimanalmente. Ci proverò~
Bene, ora vi lascio rinnovandovi i ringraziamenti sperando come sempre
di avervi regalato una buona lettura *w*
Alla prossima
Kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 7 *** Ciak 6. [Credo valga la pena dargli uno sguardo] ***
6
Loki:
The Bright World
Ciak
6. "Credo valga la pena dargli uno
sguardo"
Era
mattina inoltrata quando Loki si svegliò. Aprì
lentamente
gli occhi ritrovandosi avvolto nella luce del giorno. Il divanetto di
pelle bianco su cui aveva dormito, era stato inaspettatamente
comodo, perché al dio parve di aver riposato per interi
giorni.
Si passò leggermente le dita fra i capelli e si mise a
sedere.
La stanza era silenziosa. Girò con gli occhi per controllare
meglio, ma niente. Non sembrava esserci nessuno. Si alzò
sgranchiendosi la schiena e puntò gli occhi sul letto
disfatto:
non c’era anima viva. Sul tavolo due tazze vuote e qualche
biscotto su di un vassoio d’argento.
Dove erano finiti quei
due umani?
Sbatté
le palpebre
un paio di volte chiedendosi quale malsana idea gli era balenata nella
mente per fargli credere alle parole di quel tizio. Possibile fosse
stato così sciocco? Lui, il maestro degli inganni?
Non
finì il suo pensiero che dalla porta entrò
proprio la persona che stava già maledicendo.
«Ti
sei
svegliato!» Sul viso un sorriso gentile che il dio
pensò
bene di non ricambiare «Immagino che tu abbia fame. Ti ordino
la
colazione.» Lo seguì silente con gli occhi mentre
parlava
al telefono accanto al letto.
Non
credeva pienamente al
discorso che gli aveva fatto ieri: quella era la Terra, ma non la Terra
che conosceva lui. In quella Terra, gli aveva riferito Tom, lui e Chris
erano due attori che interpretavano il suo ruolo e quello
dell’odioso dio del tuono, in qualcosa chiamato film.
In quel mondo non esisteva magia né tecnologie evolute come
quelle che aveva conosciuto lui, e purtroppo su quel punto non poteva
che credergli. Da quando si era risvegliato non aveva potuto praticare
alcuna arte illusoria, ed il suo corpo si era indebolito, quasi fosse
quello di un misero umano. Non esistevano razze aliene diverse da
quella dei terrestri, e tutto ciò che si conosceva su Asgard
erano leggende, miti e... fumetti? Sì,
qualcosa di simile.
E poi c’erano loro ed i loro film. Narravano della loro vita,
della sua vita. Del suo piano di conquisa della Terra, della sua lotta
contro i terrestri, anche della suo passato su Asgard. Non era sicuro
di quelle parole, ma Hiddleston gli aveva detto che poteva
mostrarglielo. Che non c’era alcun inganno, che lui, era
sincero.
Un
universo alternativo,
parallelo. Ne aveva sentito parlare. Si ricordava di aver letto
qualcosa di simile nella biblioteca del palazzo, quando era ancora un
ragazzino. Erano libri proibiti che Odino non voleva venissero
letti. Ma Loki non aveva mai amato troppo le restrizioni. I divieti
esistevano per essere infranti, o quanto meno aggirati, e lui era molto
abile soprattutto nella seconda.
«Hai
dormito bene?» Quella domanda lo portò via dai
suoi pensieri.
«Abbastanza.»
Non sapeva neanche come, ma quel Tom riusciva a metterlo stranamente a
suo agio. Quasi non gli fosse necessario mantenersi in allerta, quasi
si potesse davvero fidare di lui. Sul suo viso che rifletteva il
proprio, poteva leggere una gentilezza sincera, una gentilezza di animo
quasi troppo pura per appartenere ad un umano. Gli uomini erano
da sempre esseri egoisti e meschini, che cercavano inutilmente di
sopravvivere l’uno a scapito dell’altro, compiendo
azioni
riprovevoli solo per raggiungere un utopistico fine. Non aveva
perciò mai capito fino in fondo perché Thor li
avesse
così a cuore, ma forse era solo colpa del suo inguaribile e
patetico sentimentalismo.
«Chris
è
andato a correre qualche ora fa... Per smaltire la sbronza di
ieri.» A quelle parole gli venne da sorridere.
«Dovrà
correre parecchio» affermò beffardo.
In effetti si era divertito a farlo ubriacare, sebbene gli avesse fatto
saltare i nervi un paio di volte ed a fine serata era anche diventato
piuttosto aggressivo. Ma in fin dei conti, poteva reputare divertente
anche quello.
«Il
dopo sbronza non è mai piacevole.»
«Tu
ne sai
qualcosa?» ghignò all’espressione sul
viso di Tom.
Eh già, era così semplice captare ciò
che provava,
che a Loki pareva quasi troppo facile. Lo vide annuire imbarazzato ma
non aggiungere altro. Cercò di immaginarselo ubriaco, senza
freni. Sarebbe rimasto così gentile o avrebbe mostrato la
sua vera
natura? Poteva sempre provare a...
«So
che stai pensando e... no: non riuscirai a mettermi ko come hai fatto
con Chris.» Touché.
Come aveva avvertito la sera prima, Tom riusciva facilmente a percepire
le sue intenzioni allo stesso modo di come il dio carpiva i suoi stati
d’animo. L’aveva trovato sorprendete la prima
volta, poi
fastidioso, infine, quasi confortante. Per la prima volta, forse,
avrebbe avuto modo di parlare con qualcuno che lo capisse almeno un
po’. Ma non troppo, questo non glielo poteva permettere. La
faccenda era ancora avvolta nel mistero e, prima che tutto non fosse
palesato, Loki avrebbe fatto attenzione a calibrare al millesimo ogni
suo gesto.
Il
cameriere
arrivò con il vassoio e Loki si accomodò al
tavolo per
poter mangiare. Brioche, biscotti, frutta di vario genere, ma la sua
attenzione fu attirata dalla tazza con il liquido scuro.
L’afferrò e la portò al naso per
sentirne
l’odore.
«È
caffè.» Alzò lo sguardo su Tom che
sedeva di fronte
a lui mangiando un biscotto. «Ti piacerà,
fidati!»
Guardò ancora la tazza e ne bevve un sorso.
«È
amaro.» Fece una leggera smorfia passandosi la
lingua sulle
labbra.
«Lo
so.» Ne bevve un altro sorso. Gli piaceva[1].
Un’altra stoccata a suo favore. Avrebbe dovuto mettersi
d‘impegno o quell’umano l’avrebbe battuto
in quel
gioco, anche se tutto sommato sarebbe stato come vincere contro se
stesso. Perché sì, ormai era chiaro, quel Tom non
gli
somigliava solo fisicamente. A prima vista l’aveva sentito
diverso, opposto, estraneo, ma poi aveva capito che c’era
qualcosa che li legava. Che quell’essere opposti era molto
più forte dell’essere simili. Il suo riflesso, il
suo
doppio, l’immagine speculare del suo animo. Tom era
ciò
che avrebbe potuto essere, ciò che forse poteva essere. Ma
la
sua gentilezza andava sotto braccio con la fragilità e la
debolezza che inevitabilmente l’accompagnavano.
L’essere
forti voleva dire essere freddi, lontani dalla più piccola
emozione. Cedere ad essa era come mettersi sotto la linea di tiro, e
Loki non era disposto a farlo.
«Voglio
vederli» affermò poggiando la tazza sul legno,
«Voglio che tu me li mostri.» Non serviva
aggiungere
altro.
Tom annuì con un’ espressione seria in viso che
pareva
quasi stonare con quello sguardo “buono”.
«Va
bene, ma forse
avrai voglia di rinfrescarti o cambiarti.» In effetti portava
quei
vestiti dal giorno prima e di certo non aveva un
bell’aspetto.
«Quei vestiti
sono
di Chris, giusto?» Vero. Aveva quasi dimenticato che
ciò
che indossava l’aveva preso dalla roulotte di Chris, ed il
fatto
che l’attore l’avesse notato era motivo di
divertimento per
il dio.
«Buon
occhio o
gelosia?» chiese ghignando e l’altro
ridacchiò
appena, ma in quella breve risata c’era una vena
d’imbarazzo che non gli fu facile nascondere.
«Buon
occhio: gli
ho regalato io quella camicia, e quei pantaloni... beh, non sono
proprio della tua taglia!» Riusciva sempre a
cavarsela. Buon
per lui, ma Loki avrebbe trovato il modo di metterlo alle strette. Oh,
sì che l’avrebbe fatto.
- - -
Quando
tornò in
albergo Chris si sentì immensamente meglio. Un po’
d’esercizio era ciò di cui il suo corpo aveva
bisogno, e
di certo anche la sua mente gliene sarebbe stata grata.
L’aria
fresca del mattino norvegese gli permise di ragionare meglio, di
valutare le parole di Tom. E sebbene non fosse ancora riuscito a
trovare una spiegazione logica a ciò che gli stava
accadendo,
non poteva che dare ragione all’amico: quel tipo poteva solo
essere Loki. Ed ora con la mente serena, riusciva a guardare a
ciò che era accaduto ieri con la giusta freddezza. Non
sapeva se
fosse caduto o meno in una follia, magari a furia di dare e prendere
mazzate in Thor&co.
aveva malmesso qualche funzione celebrale, ma non è che la
cosa
cambiasse poi di molto i fatti. L’unica cosa che gli restava
da
fare era trovare una soluzione prima del pomeriggio, prima di tornare a
lavorare, perché l’idea di lasciare quel tipo da
solo con
Tom per tutto quel tempo, non è che lo facesse stare poi
molto
tranquillo. Era già stato difficile uscire quella mattina,
ma si
era lasciato convincere: “Non
preoccuparti e vai pure a correre. Sta dormendo”,
ed aveva deciso di fidarsi -come sempre- delle parole di Tom.
Salì
le scale e si diresse in camera.
«Tom?»
Era
certo che l’avrebbe trovato lì, ma così
non fu.
«Tom?» Non ricevette risposta.
Lo
sapeva, era stata una pessima idea andarsene!
Si
catapultò ad
aprire la porta del bagno ma non ci trovò nessuno. Il letto
era
stato messo in ordine ed il tavolo pulito. Dove si erano cacciati quei
due? Afferrò immediatamente il cellulare e lo
chiamò.
Uno,
due, quattro, sette squilli. Niente.
«Risponde la segreteria telef-
» Chiuse la chiamata e riprovò nuovamente.
Maledizione,
perché non si era lasciato dire il suo numero di camera?
Mica
poteva bussare a tutti? Ma
certo, poteva chiedere alla reception. Attaccò
il cellulare e si gettò al telefono della camera.
«Stanza numero 65, signore.»
Mise giù e si catapultò alla porta.
Di
certo il suo bussare si era sentito per tutto l’albergo per
quanta foga aveva messo nel picchiare le nocche sul legno.
«Tom,
sono io. Apri!» Niente. «Tom, apri!»
Stava valutando
l’idea
di buttarla giù quando, all’ennesimo colpo e
all’ennesimo “Tom!!!”
ringhiato contro, la porta si aprì. Ma il sorriso che
accolse Chris non era quello del suo buon amico.
«Quanta
fretta!» Era pronto a scaraventarlo giù per la
tromba
delle scale, se nonché alle sue spalle sbucò il
viso
dell’inglese.
«Chris,
sei
tornato?» E Chris poté tirare un sospiro di
sollievo.
Stava bene. Però, dannazione, perché ci aveva
messo tanto
ad aprire? Fece qualche passo nella stanza cercando di evitare quanto
più possibile lo sguardo inquietante di Loki. Sì,
doveva
ammetterlo, quel tipo lo metteva immensamente a disagio, ed era
più che certo che il dio lo sapeva, perché poteva
sentire
perfettamente puntati fra le sue scapole i suoi occhi beffardi.
«Tutto
ok?» chiese per avere una conferma.
Tom annuì.
«Sì.
Ho dato
a Loki dei vestiti.» Il biondo annuì a sua volta
senza
però spostare lo sguardo sul sopraccitato Loki, ma ci
pensò quest’ultimo a obbligarlo a farlo.
«Sai,
i tuoi mi
andavano larghi. Mentre quelli di Tom... sono perfetti per
me.»
Inghiottì quando il dio si accostò
all’amico
appoggiandogli leggermente una mano sulla spalla. E benché
il gioco
ottico fosse sorprendente, a Chris non andava molto a genio che si
prendesse tante libertà. Gelosia? Macché...
Solo che non si fidava di lui. Per nulla.
Dopo
aver appurato che
Tom ed il suo doppio avevano trascorso una placida mattinata fra
caffè e guardaroba, Chris si permise di allontanarsi per
tornare
in camera. Fece una doccia veloce e si vestì senza badare
troppo
a ciò che indossava. Chiuse la porta e si recò
passo
spedito nuovamente verso la camera di Tom, ma nel corridoio
incrociò il viso di Kat.
«Chris!»
«Kat!
Ciao!» Era più che certo che la sua voce aveva
avuto un tono
decisamente troppo alto, ma la collega non parve farci troppo caso. Si
salutarono e lei gli fece qualche domanda generale. “A casa? Tutto ok. Tua figlia?
Benone. Stanco? Sì. Colazione? Già fatta.”
«Andavi
da Tom?» E fu a quella domanda che l’australiano
si ritrovò a boccheggiare per qualche istante.
«Ehm...
Sì» ammise poi passandosi una mano sul viso.
«Gli
dovevo
chiedere di una scena!» Che pessimo bugiardo! Per fortuna
Loki
non
era presente perché di certo l’avrebbe
punzecchiato per
bene per quella sua orrenda interpretazione.
«Allora
vengo con
te, anche io gli devo chiedere qualcosa.» Il suo cuore
prese a galoppare più forte. Non
poteva
permetterglielo.
«Ah
sì? E
cosa?» Cercò di guadagnare tempo annuendo
falsamente alle
parole dell’amica che, ovviamente, non stava ascoltando.
Nella
sua testa solo veloci ragionamenti su come uscire da quella situazione
senza fare troppi danni.
«...
alla fine non sono sicura di come finirebbe, capisci?... Chris? Mi stai
ascoltando?»
«
Mh?... Oh,
sì, certo. Hai ragione. Assolutamente!» Fece un
largo
sorriso chiedendosi se l’avesse bevuta, ma non è
che ci
sperasse poi molto.
«Ho
capito...
passerò da Tom un'altra volta.» Sentì
la sua piccola mano
battergli sulla spalla un paio di volte ed un sorriso malizioso
piegarle le labbra. «Ci
vediamo più tardi sul set. Salutami il signor Hiddlesworth!»
Ormai si era abituato alle battute su lui e
l’inglese da
parte del cast che non sprecava neanche più tempo a
ribattere.
«Sì,
perfetto. Ci vediamo!» La seguì con lo sguardo
finché non vide la sua chioma castana sparire dietro le
scale.
Per poco non gli era venuto un infarto.
- - -
«Che
ti è
successo? Hai una faccia!» Tom aggrottò le
sopracciglia
nell’aprire la porta al compagno, notando che aveva davvero
una
pessima cera.
«Lascia
stare» sospirò il biondo entrando nella stanza.
Aveva
deciso di far
visionare a Loki i film che lo riguardavano così come gli
era
stato chiesto dal dio, ma Tom non era sicuro fosse una buona idea.
“Devi
credermi. Te li posso mostrare”
gli aveva sospirato nel discorso la sera prima, quando Loki aveva
insinuato mentisse. Ma come avrebbe reagito a quella visione? Non bene,
forse malissimo. Tom ne era più che convinto. Soprattutto in
“Thor”. Loki aveva mostrato le sue debolezze, il
suo
dolore, la fragilità che aveva guidato poi i suoi gesti
malvagi
contro il fratello. Alla vista di quelle immagini era più
che
certo che avrebbe avuto una pessima reazione. Si era pentito di avergli
detto quelle parole quando a colazione il dio lo aveva sollecitato a
mostrargli quei filmati. Aveva cercato di guadagnare tempo ma, come
previsto, non era stato poi molto utile.
«Dov’è?»
Alla domanda di Chris indicò
la porta
chiusa del bagno. «Oh... Quando natura chiama neanche un dio
può
resistere!» Sorrise alla battuta dell’australiano
assestandogli una manata sulla schiena. «Come ne usciamo
fuori?» Eh già. Bella domanda.
Sospirò
avvicinandosi al televisore. «Non ne ho la
più
pallida idea » ammise armeggiando con il lettore blu-ray.
«Che
stai facendo?» Il biondo fece qualche passo verso di lui con
un’espressione incuriosita dipinta sul viso,
«Loki
vuole vedere
i film» sospirò mentre Chris si inginocchiava
accanto a
lui spostandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Di
certo nella fretta si era dimenticato di legarli.
«Perdonami,
ma come mai te li porti in valigia?» Tom si sentì
arrossire e sorrise imbarazzato.
«Mah, non c’è un motivo
preciso.» Ed era la
verità. Non sapeva neanche perché, ma quando
stava
facendo la valigia li aveva infilati d’istinto.
«Sei un megalomane, Tom Hiddleston!»
ridacchiò
Hemsworth, al che l’inglese lo guardò
assottigliando gli
occhi.
«Senti chi parla?! Tu hai messo il martello di Thor in una
vetrinetta al centro del soggiorno!» Chris rise
più forte.
«Sì, ma io non me lo porto dietro.»
«Se fosse più piccolo lo faresti!»
«Se fosse più piccolo, non sarebbe il martello
di Thor.» Senza rendersene conto avevano sviato la
discussione su
un campo minato da doppi sensi più o meno velati, e Tom si
ritrovò a scuotere la testa arrendevole, mentre
l’australiano lo illuminava con il suo ampio, vittorioso ed
assolutamente irresistibile sorriso.
«Ad ogni modo,» sospirò Chris cambiando
tono
«Credo sia una pessima idea.» Sapeva a cosa si
riferiva e
non poteva che dargli ragione.
«Lo
so,»
fra le mani stringeva la custodia di "Thor", «La
prenderà
male» sospirò ancora guardando
l’australiano negli
occhi. Chris alzò appena le sopracciglia scuotendo la testa,
«Lo
sai cosa ne penso di questa storia. Credo che se vedesse quei film
sarebbe solo peggio.»
«Gli
ho detto che glieli avrei mostrati...»
«Tom,
tu dovresti
sapere meglio di me come funziona la sua testa, o meglio, come non
funziona.» Annuì a
quelle parole abbassando lo sguardo sulla moquette rosa. Certo che lo
sapeva. Sapeva cosa voleva dire essere Loki, cosa comportava a livello
emotivo. Le caotiche emozioni, i sentimenti contrastanti. Conosceva
bene Loki e per questo era un personaggio
che amava. Ma ora che se l’era ritrovato davanti, non sapeva
bene
come comportarsi. Quello non era semplicemente Loki il dio degli
inganni, era il suo
Loki. Era
lui, era la parte tormentata e più scura del suo cuore, che
portava in scena ogni volta che indossava i suoi panni. Era la parte
folle, cattiva, perversa, che ognuno di noi aveva dentro di
sé.
Per questo sapeva che vedere quei film sarebbe stato devastante per
lui, ma non poteva negargli la sua sincerità. Tom, non
poteva
davvero farlo.
«Ci
penserò io dopo.» Ma il viso di Chris
tradì i suoi dubbi.
«Io
devo essere sul set per le 15.00, ma se vuoi chiamo Alan e-»
«Non
azzardarti!» lo bloccò sapendo cosa avrebbe detto
e
non
glielo avrebbe permesso. «Non ti devi creare problemi. Questa
situazione posso gestirla da solo.» Gli sorrise vedendolo
annuire
poco convinto. Onestamente non era certo di poterlo fare, ma doveva
tentare.
La
porta del bagno si aprì ed Loki fece il suo ingresso nella
stanza.
«Ho
interrotto
qualcosa?» alitò vagò e Tom sorrise
tirandosi su.
Si chiese se avesse sentito qualcosa, ma dalla sua espressione si
rispose di no.
«Ho
trovato i
film.» Il dio guardò le sue mani ed il suo viso si
fece
serio. Non era certo un buon segno. Accanto a sé, Tom
percepì lo sguardo interrogatorio di Chris: “Sei sicuro?”,
“Sì,
lo sono.”
gli rispose incrociando i suoi occhi. Loki fece qualche passo verso di
loro ed allungò la mano per afferrare il disco da quella
dell’inglese, ma prima che le sue dita potessero sfiorarlo,
Tom
lo ritrasse.
«Prometti
che
starai calmo e che non combinerai casini. Qualsiasi cosa tu veda.
Promettilo!» Ma il viso del dio era un ghignò
beffardo.
«Lo
prometto» sospirò portandosi una mano sul petto e
chinando leggermente la testa da un lato.
«Mente.»
E le
parole di Chris, sapeva, erano la verità. Gli occhi del dio
e
dell’australiano si incrociarono per qualche attimo e poi fu
Loki
a distogliere lo sguardo per primo, riportandolo su Tom.
«Voglio
vedere quei film. Adesso!» Era un ordine e coma tale
era
suonato alle sue orecchie.
Decise
che non aveva
alcun senso continuare a contorcersi il cervello per ipotizzare la
possibile reazione che avrebbe avuto la divinità a quella
visione. Doveva solo mostrarglieli ed attendere ciò che ne
sarebbe scaturito.
Era
stato in totale silenzio. Durante le quasi due ore di “Thor”,
Loki non aveva detto mezza parola.
Più volte Tom e Chris si erano guardati interrogandosi su
cosa
stesse pensando il dio, ed il biondo in quelle occasioni aveva risposto
con un'alzata di spalle, decidendo di sedersi su una poltrona poco
distante dal divano dove si erano invece accomodati Tom e il moro. Di
tanto in tanto sul viso del dio si era disegnato un sorriso sottile,
cattivo, e solitamente era durante le scene in cui il dio del tuono
faceva la sua magra figura da “umano”. Altre volte,
un’ombra scura gli era calata sugli occhi, e Tom aveva notato
le
sue dita stringersi in un pugno. Quali scene gli avessero provocato
quella epidermica reazione, erano di facile intuizione. Poi ci furono i
titoli di coda ed i loro nomi che apparivano scritti in grande sullo
schermo. Almeno che non stesse contenendo la sua ira, il dio non pareva
particolarmente scosso dalla visione, a parte i piccoli cenni che Tom
aveva colto.
«Allora?»
l’inglese provò a riprendere la parola atrocemente
spentasi durante la visione. Gli occhi di Loki però non
volevano
abbandonare lo schermo. Come se aspettasse qualcosa, e Tom non
capì il perché finché non apparve
anche la scena
nascosta. Il ritorno di Loki. Era come se lui sapesse che ci sarebbe
stata. D’istinto guardò verso di Chris che aveva
sul
viso un’espressione decisamente pensierosa.
“Credo valga la pena dargli uno
sguardo”
Ma in
fondo, non si doveva stupire più di tanto, stavano pur
sempre parlando di Loki.
«Accurata.»
Fu
la prima parola che uscì dalle sue labbra increspate in un
serafico
sorriso «Una rappresentazione decisamente
accurata.»
E gli
occhi di Loki furono sul viso di Tom «Sei stato bravo. Mi hai
reso giustizia.» Cos’era, un complimento?
L’inglese
non riuscì a definirlo ché il dio si
alzò dal
divano «Anche la tua è stata un’egregia
interpretazione,» ora era a Chris che si stava rivolgendo
«Ma in fondo voi due non siete poi così
diversi.» Ma
sul volto dell’australiano non pareva esserci nulla che
potesse
essere scambiata con gratitudine, più che altro era un
piglio di
indifferenza. Come se anche lui come il collega, stesse valutando quale
significato dare alle sue parole.
«È tutto qui? Ce n’è un
altro, giusto?»
A quella domanda gli occhi di Tom si abbassarono sulla copertina di
plastica su cui facevano capolino i Vendicatori nella
loro migliore posa.
«Oh, sì ce n’è un
altro,» rispose Chris
con un tono vagamente sarcastico «Ma non credo ti
piacerà molto» aggiunse sorridendo, ma Loki non
parve per nulla
volersi sottrarre a quella sfida.
«Beh... Se mi concedete la citazione: credo valga la pena
dargli uno sguardo.»
[1]. E’ risaputo che Tom sia un amante
dei dolci, quindi mi sembrava carina l’idea che invece a Loki
piacessero le cose amare.
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Ed è ora
che Loki si aggiorni sulle uscite cinematografiche
dell’ultimo anno ù_ù
Stupidaggini a parte, eccovi un altro capitoletto. Piaciuto? Spero di
sì.
Per la cronaca, ho eletto Kat rappresentate ufficiale
dell’esercito Hiddlesworther, ma in futuro ci sarà
l’incursione di altri personaggi dall’animo
fangirloso.
Perché? Perché
sì!
La cosa mi garba e quindi ce la infilo volentieri. ^___^
*si unisce a
Chris e sparge doppi sensi un po’ ovunque*
Che altro dire. La stesura della storia è in dirittura
d’arrivo ed ho già pronti altri capitoli. Saranno
postati
ogni martedì, salvo imprevisti ^^
Ringrazio ancora tutti voi che seguite questa storia. Mi rendete molto
felice ed orgogliosa, perché è la prima volta
dopo tanto
tempo, che trovo così appassionante scrivere una fic.
¡Gracias a todos!
kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 8 *** Ciak 7. [Una bella cornice che non contiene nulla] ***
7
Loki:
The Bright World
Ciak
7. "Una bella
cornice che non contiene nulla"
Sullo
schermo era appena apparso Tony Stark in tutto il suo metallico
splendore, quando il cellulare di Chris iniziò a squillare.
L’australiano si alzò allontanandosi di qualche
metro per
rispondere senza essere disturbato dal sonoro del film. Era Derek,
l’assistente della regia.
«Vieni subito, ci sono dei
cambiamenti.»
«Al
momento sono impegnato.»
«Cerca di liberarti Chris, qua
è successo un casino! Prima vieni, meglio è!»
Quando riagganciò, un sospiro
abbandonò le sue
labbra in contemporanea ad una pesante inquietudine che
iniziò a
diffondersi in tutto il suo corpo. Ed ora che era successo?
«Tom,»
aspettò che l’amico lo guardasse e gli fece cenno
con la
mano di avvicinarsi «Devo andare. Derek dice che ci sono dei
problemi. Immagino sia qualche altra trovata
dell’ultim’ora.» L’inglese
annuì.
«Ok,
vai pure. Sto io
con lui.» Ma tutto ciò che Chris riuscì a dire
fu un
sonoro e secco “No”.
«Non mi
va che tu... che
lui,» si prese una pausa scuotendo la testa
«Insomma, non mi
piace per niente quel tipo!» Sì, era decisamente
preoccupato. Si fidava di Tom e sapeva che era prudente ed
assolutamente capace di difendersi da solo, però
non
riusciva a mandare via quella brutta sensazione.
«Chris,
tranquillizzati.
Guardalo: è innocuo.» Gli occhi chiari
dell’australiano si posarono sul viso di Loki che pareva
intento
a borbottare qualcosa a denti stretti, molto probabilmente contro il
povero Robert che stava ancora sbeffeggiando l’estinto Coulson.
Beh, tutto sommato, non era pericoloso come appariva dal copione, anche
se molto probabilmente anche quella era una potenziale recita.
«Comunque,
se dovesse-»
«Non
temere, se dovesse
fare qualche stramberia, gli rifilo un pugno e lo mollo alla prima
stazione di polizia!» Tom sorrise e Chris si sentì
leggermente più sollevato. In fondo se c’era
qualcuno che
sapesse davvero come comportarsi con Loki, questo era certamente Tom.
Non gli negò però un altro paio di
raccomandazioni fra
cui la più importante: qualsiasi
cosa dica, non gli credere!
«Allora
vado.» Fece fatica a chiudersi la porta alle spalle, ma non
poteva fare altrimenti. Doveva solo fidarsi.
- - -
Quando Chris
sparì dietro la porta, Tom tornò a sedersi sul
divano.
«Molto
cortese da parte
sua andarsene senza salutare.» I suoi occhi si posarono sulle
labbra di Loki, mentre il dio non pareva intenzionato a spostare lo
sguardo dallo schermo.
«Aveva
da fare e poi non
voleva disturbarti mentre guardavi il film»
giustificò
l’amico, e in quel momento il sorriso serafico del dio gli si
impresse negli occhi.
«Ottimo
attore, pessimo
bugiardo. Paradosso interessante, non trovi?» Tom si
sentì
avvampare a scosse la testa ridacchiando.
«No,
non credo. Un
attore non mente quando recita.» Il film continuava a
scorrere,
ma
Loki parve più interessato a quel discorso,
perché
fissò con un ghigno il viso accaldato dell’inglese
ignorando completamente lo schermo.
«Un
uomo che finge di
essere un altro uomo. Un uomo che finge una vita che non gli
appartiene. Questo non è ingannare?»
«Un
attore che
recita, non è una inganno. È... è
arte»
sospirò l’inglese e Loki annuì
ridacchiando.
«Anche
mentire è un’arte.»
«Non
è la stessa
cosa.» Gli occhi del dio gli chiesero di continuare, o
meglio,
di
articolare quel pensiero che di certo trovava singolare, e Tom decise
di accontentarlo. «Quando
io recito, le
persone sanno che sto recitando. Non sto mentendo in quel momento, sto
solo portando sulla scena un’altra
realtà.»
«Ma tu
vuoi far credere
a chi ti guarda che sei sincero, che quella realtà
è
vera. Giusto?» Si sentì a disagio sotto quello
sguardo, ma
soprattutto sotto quell’accusa così poco velata
«Beh, non è così. Ciò che
fai, ciò
che provi, non viene da te. Non ti appartiene,» rimase
silente
a
quelle parole fissando gli occhi dell’altro «Anche
se
piangi, non sono tue quelle lacrime,» l’indice del
dio
puntò verso lo schermo ma i suoi occhi non lasciarono il
viso
dell’inglese «La tua rabbia, il tuo dolore...
»
sorrise appena «È solo una farsa.» Tom
si
ritrovò con un nodo alla gola e forse capì solo
in quel
momento, che la visione di quei film non era stata per niente
indifferente al dio, anzi. «Ora
dimmi, Tom
Hiddleston, cosa ci rende diversi?» L’attore
provò
ad articolare una frase, un pensiero, ma tutto ciò che
riuscì a fare fu solo fissare silente i suoi occhi riuscendo
a
leggerci dentro il profondo dolore che vi annegava. «Te lo
dico
io: niente.»
«Ti
sbagli!»
Tentò a fatica di riprendere la parola mentre nella stanza
risuonava il volume alto del film «Recitare è la
forma
più alta di sincerità. Ti metti a nudo sotto gli
occhi di
tutti. Le emozioni che provo quando recito, le sento davvero. Non sono
menzogne!» Una risata sarcastica abbandonò le
labbra di
Loki e Tom si sentì piccolo piccolo sotto il suo sguardo.
Gli
stava aprendo il suo cuore e sapeva che il dio non avrebbe fatto altro
che calpestarlo senza pietà. Perché solo
così
avrebbe potuto tenerlo lontano, avrebbe potuto far tacere quella
verità: lui aveva solo paura. Loki, il suo Loki, per Tom era
come un bambino tradito che invece di affrontare il dolore aveva fatto
sì che quello stesso dolore gli saturasse il cuore. Che
facesse
marcire ogni forma d’affetto, d’amore, e lo
trasformasse in
un essere capace solo di odiare e ferire. Solo causando
dolore agli altri si sentiva meno solo nel proprio. Se solo fosse stato
capace di aprire anche lui il suo cuore. Se solo fosse stato capace di
essere sincero almeno con se stesso.
«Smetti
di
mentire» sospirò quasi come fosse una preghiera,
ma di
tutta risposta lo sentì ridere più forte.
«Io
mento perché
sono fatto così,» Loki si alzò dando le
spalle allo
schermo «Questo, sono io! E tu cosa sei?» Si
chinò
appena su di lui avvicinando ancora di più il suo viso, la
sua
espressione beffarda «Sei un uomo che mente sotto compenso.
Che
percepisce denaro per fingere emozioni che non gli appartengono! Sei il
più vile di tutti e lo sai! Indossi un maschera fasulla per
celare la tua vera anima. Non c’è nulla di
più
abominevole di vivere contro la propria natura. E tu, Tom Hiddleston,
sei l’essere più abominevole che esista su questo
squallido pianeta!» Attaccare per difendersi. Tom conosceva
il
modo di fare di Loki, eppure le sue parole lo turbarono, lo ferirono. I
suoi occhi folli, le sue labbra increspate in un feroce ghigno.
Aveva
voluto fargli del male, e benché fosse conscio che le parole
che
aveva detto erano false, c’era riuscito. Sentiva il cuore
battere
forte contro la sua gabbia toracica e un lieve tremore attraversargli
il corpo. Aveva solo voglia di alzarsi da quel divano ed andarsene
dalla stanza. Ma se l’avesse fatto gli avrebbe dato conferma
che
aveva ragione, e non era così. Prese un respiro e lo
guardò dritto in quelle iridi infuocate di rabbia, di odio,
di
sofferenza mai affrontata.
«È
facile ferire
le persone e ti riesce bene. Vuoi tenerle lontane, lasciare che ti
odino invece che amarti,» lo vide reggere il suo sguardo ma
arretrare appena di qualche centimetro «Perché tu
hai solo
paura di essere amato.»
«Se
fossi in te, starei
attento a scegliere con cura le prossime parole. Non vorrei essere
costretto a mostrati quanto realmente posso ferire qualcuno»
gli
intimò scurendosi, e sebbene quella minaccia suonasse
tutt’altro che infondata, Tom capì che stava
facendo
breccia nelle sue difese. Poteva metterlo davanti a quella
realtà e forse solo allora, ci sarebbe stata una speranza
anche
per lui, anche per il dio delle menzogne.
«Hai
paura di essere amato, perché potresti scoprire... che anche
tu, ne sei capace.»
Loki sorrise.
«Amore: una bella
cornice che non contiene nulla. La tua ingenuità mi
atterrisce» ghignò ancora sollevandosi e dandogli
le
spalle «Ciò che guida l’uomo
è la ricerca
ostinata di qualcuno d’amare. Di qualcuno che lo ami. Voi
umani
sprecate un’intera vita in tale patetica ricerca,
dimenticando
che non c’è modo di ribaltare l’unica
grande legge
del vostro universo.» La sua voce si fece più
bassa, quasi
fosse divenuta un sussurro.
«E
quale sarebbe?» Lo sentì ridere di quella domanda
prima di
voltarsi e
mostrarsi ancora ai suoi occhi con un’espressione sprezzante
sul
viso,
«Siete
soli. Nella
nascita come nella morte. Ma preferite nascondervi da tale
realtà affannandovi a trovare qualcuno con cui condividere
un
viaggio dall’esito già stabilito.» Gli
occhi di Loki
parevano tradire un certo divertimento nel rammentargli ciò
che
di natura già sapeva.
«È
vero, siamo
soli al mondo, ma amare è ciò che rende questo
viaggio
degno di essere vissuto.» Le sue parole provocarono un
sorriso
beffardo nel dio che scosse poi la testa con fare quasi rassegnato.
«È
inutile. Voi
umani siete così accecati dall’amore da non vedere
altro.
La morte, sarà la vostra ultima beffa.»
Doveva
dargli
ragione: era inutile. Continuare quel discorso non avrebbe portato a
nulla. Era come girare in tondo. I suoi muri di diffidenza erano alti
ed
impenetrabili, e Tom si chiese se ci fosse mai stato modo per
abbatterli. Per sgretolare la catena che teneva legata intorno al
cuore. Per liberarlo dalle paure che avevano tramutato il suo dolore in
pura follia. Come poteva lui, riuscire a vincere contro un astio
così radicato, nato e cresciuto in anni e secoli di ombra?!
L’ombra di cui Loki era stato vittima. Quell’ombra
che gli
aveva condizionato la vita, che lo aveva portato a compiere gesti
sconsiderati. Quell’ombra di inferiorità che lo
aveva
fatto sentire un indegno. Indegno dell’amore della sua
famiglia,
dell’amore di suo padre. Dell’amore di Thor.
Indegno di
essere amato da chiunque. Alla fine Loki aveva finito con il non amarsi
lui stesso. Tom conosceva le pieghe più oscure della sua
anima,
della sua sofferenza, e per questo voleva riuscire ad avvicinarlo. Gli
sarebbe stato possibile? Sarebbe riuscito a toccare il suo cuore
freddo? Chissà se ostinandosi a tentare, ne avrebbe ricavato
qualcosa.
- - -
Chris
balzò con lo sguardo da un occhio all’altro di
Derek con un’espressione incerta sul viso.
«Fammi
capire: ci hanno
tolto i permessi per girare?» L’uomo
annuì
sfogliando delle carte che poi poggiò su un tavolo.
«Proprio
così.» Prese a camminare e Chris gli
andò dietro.
Era giunto in fretta sul set per sapere cosa avessero da dirgli di
così urgente da non poter aspettare le riprese delle
pomeriggio.
Aveva anche rischiato di investire qualche pedone, perché
mentre guidava continuava a chiedersi che stessero facendo Tom e
quell’altro pazzoide. Poi una volta giunto sul terreno di
ripresa, Derek gli aveva lanciato quella patate bollente.
Il sole era
accecante e si
maledì di non essersi portato dietro gli occhiali da sole.
Per
non parlare della sua sbronza della sera prima che non era sparita del
tutto, lasciandogli la fastidiosa eco di un'emicrania per nulla
piacevole. Strinse gli occhi per proteggersi come meglio poteva dal
bagliore del sole, mentre qualche passo avanti, Derek stava
parlando a telefono con
qualcuno.
«Ciao
Chris!»
«Ohi,
ciao Zach[1]»
salutò il collega che se ne stava seduto su una sedia sotto
l’ombra di un tendone, intento a torturarsi i capelli biondi
«Hai saputo: permessi bloccati e riprese posticipate a data
da
destinarsi.» L’australiano annuì.
Già,
proprio una bella fregatura. Questo voleva dire far slittare i suoi
prossimi impegni lavorativi a chissà quando. «Così
mi
toccherà rifare la tinta» borbottò Zach
facendolo
sorridere. Nel mentre tutto il set era un via vai di gente che cercava
di fare qualunque cosa fosse utile.
«Si sa
per quale motivo?» chiese sedendosi sulla sedia
accanto a
quella del collega. Il biondo scosse le spalle.
«Mah,
onestamente non
c’ho capito molto. È qualcosa che riguarda un
tempio o
roba simile in questa zona,» indicò un punto
indefinito
verso un bosco verde «Sembra che ci sia stato un errore
quando
sono stati richiesti i permessi, perché non si
può girare
a meno di non so quanto da quella zona. È una specie di area
protetta.» Chris annuì. I soliti problemi
burocratici, e di
certo non ci sarebbe stato momento peggiore per farli venir fuori.
Nella sua testa c’era ancora un totale caos per
ciò che
era successo il giorno prima, che faceva fatica a stare dietro le
parole di Zach, ma quando gli sentì pronunciare un nome si
voltò a guardarlo.
«Allora?
È arrivato?»
Annuì passandosi una mano
sugli occhi. «Sì,
ieri. Ma
è ancora in hotel.»
Quando una risata beffarda
uscì
fuori dalle labbra incorniciate dal pizzetto del collega, gli chiese
cosa ci fosse di così divertente.
«No,
nulla. Solo che mi
avevano detto: “se
vuoi sapere qualcosa di Tom, chiedi a Chris, e se
vuoi sapere di Chris, chiedi a Tom”»
ghignò con un
enorme sorriso, al che il biondo sospirò chiudendo appena le
palpebre.
«Non
sarebbe più
semplice chiedere a me di me e a lui di lui?» La mano di
Zach si
poggiò sulla sua spalla obbligandolo a riaprire gli occhi.
«Ma
così è
più divertente» gli sospirò
ridacchiando prima di
andare via. Chris lo seguì con lo sguardo scuotendo la testa
e
pensando che prima o poi l’avrebbe fatta pagare a tutti
quegli
impiccioni pettegoli. Ma se doveva fare un nome, di certo era quello di
Kat. Avrebbe scommesso qualunque cifra che quella pazza non aveva perso
tempo per “istruire” anche i nuovi arrivati. Ad
ogni modo
non cambiava molto. Essere senza permessi e impossibilitati a girare
gli esterni, voleva dire cambiare completamente la tabella di marcia.
Probabilmente Alan avrebbe scelto di girare prima le scene in studio,
che erano state programmate invece successivamente. Era
l’unica
soluzione per non perdere troppo tempo. La data di uscita del film era
già stata decisa, non potevano fare altro che rispettarla.
Probabilmente era la maledizione della Fase2, che dopo
aver colpito Robert, ora si stava accanendo contro di loro[2].
Avrebbe dovuto chiamare anche Tom. Di certo Alan non l’aveva
convocato credendo che non fosse ancora atterrato. Prese il
cellulare deciso a metterlo al corrente dei cambiamenti, e
così
ne avrebbe approfittato per controllare che fosse tutto ok.
«Tom
è arrivato?» Alzò lo sguardo a quella
voce trovandosi di fronte il sorriso di Jaimie[3].
«Vi
siete messi d’accordo?» ghignò
alzandosi per salutarla.
«Non
dovrei dirtelo, ma
Kat ha convinto tutti a chiederti di Tom non appena ti avrebbero visto.
Perciò tu fai finta di niente e stai al gioco» gli
sussurrò all’orecchio.
«Ovviamente»
sospirò Chris.
«Ovviamente»
gli
fece eco lei. Beh, almeno aveva modo di smorzare l’agitazione
che
aveva accumulato durante le ultime ore. Chissà che ne
avrebbero
pensato gli altri se avessero saputo l’assurdità
che aveva
avvolto lui e l’inglese...
«Hanno
detto che
è un tempio molto antico,» iniziò la
collega
«Hanno mandato un gruppo di esperti perché Alan
voleva
sapere come fosse stato possibile un simile malinteso.» In
effetti
era assurdo. In fondo la pre-produzione era iniziata mesi prima. Come
potevano aver commesso un tale errore?
Intanto da
lontano, un
affannato Eric stava raggiungendo i due attori che erano al riparo
dalla calura grazie al tendone bianco sotto cui erano seduti.
«Niente
da fare,»
affannò l’uomo passandosi un fazzoletto di stoffa
sulla
fronte «Siamo fermi almeno per qualche settimana.»
Chris
sospirò seguito a ruota dalla collega.
«Che si
fa?» chiese la mora ed Eric scosse la testa tentando ancora
di riprendere fiato.
«Nulla.
Per adesso
potete anche tornare in albergo, perché quei noiosi
bacchettoni
ne avranno ancora per un po’.» Indicò un
gruppo di
uomini che stava discutendo animatamente con Alan ed altri operatori.
Erano di sicuro gli esperti di cui aveva parlato Jaimie. Beh, non
potevano davvero fare molto, quindi Chris pensò che tornare
in
albergo fosse l’unica soluzione. Doveva anche chiamare sua
moglie,
visto che era dal giorno prima che non la sentiva, ma avrebbe dovuto
aspettare che da lei fosse un orario accettabile. Di certo non gli
andava di svegliarla né di svegliare India nel cuore della
notte. Controllò l’orologio quando
sentì il saluto
di Jaimie. Lanciò un ultimo sguardo al gruppetto in cui un
agitato regista pareva essere sul punto di prendere a pugni quei poveri
uomini, e si decise ad andare verso la macchina.
«Scusa
Chris, sai se Tom
è arrivato?» Per fortuna aveva un buon
autocontrollo
altrimenti non ci avrebbe impiegato molto a dare una testata a chiunque
avesse pronunciato quelle parole. Fu anche aiutato dal fatto che era
stata Kimberly, la coiffeur della troupe, a porgergli quella domanda.
Oltre ad essere una donna sulla sessantina, per cui
“intoccabile” nel senso letterale del termine,
aveva dalla
sua anche una buona dose di simpatia californiana che Chris adorava,
per cui le si poteva perdonare praticamente tutto.
«Sì,
è in
albergo» le rispose abbassando necessariamente lo sguardo
sulla
sua statura di 152 cm. La donna si sistemò gli
occhiali da vista da cui spiccavano le lunghe ciglia ricche di rimmel
ed
eye-liner, che contrastavano con il platino dei suoi capelli corti.
«Bene.
Cortesemente
dovresti dirgli di farsi vivo quanto prima. Sono certa che vada ancora
in giro con i suoi riccioli biondi» sospirò
rassegnata
facendo un gesto a spirale con l’indice. Chris
ridacchiò
annuendo. Eh sì, Tom odiava tingersi i capelli, anche se per
professionalità ed educazione non lo diceva apertamente. Ma
soprattutto odiava svegliarsi la mattina con le macchie di tinta sul
cuscino. Un inglese preciso ed impeccabile, come quelli che si
vedevano
solo nelle sitcom anni 80.
«Ed ha
anche il
pizzetto» le sussurrò con fare
confidenziale. Lei
si passò una mano sulla fronte sospirando uno
scenico “Oh My!”
in perfetto stile californiano.
«Allora David mi stava pretendo in giro dicendomi che ieri
era
qui sul set» sospirò la donna a se stessa. Chris
alzò le
spalle non potendo non sentirsi ancora un po’ stupido per
l’atroce scambio di persona che aveva commesso il giorno
prima. Una
gaffe peggiore di quella degli addetti ai lavori del film. «Quel
ragazzo... Se non
fosse così carino l’avrei già preso a
sculacciate!» L’australiano non trattenne una
risata
che
contagiò anche la donna. Questa doveva dirgliela appena
tornava
in albergo!
«Beh,
potresti farlo lo stesso, magari non gli dispiace» aggiunse
ancora divertito.
«Guarda
figliolo, secondo
me preferirebbe che fossi tu a sculacciarlo. Io lo
preferirei!»
rise ancora la donna strizzandogli l'occhio. Ok, questa se l’era
cercata.
Il biondo ridacchiò appena sentendosi leggermente avvampare,
ma
non sapeva dire bene quale delle due allusioni ne
fosse la
causa. Ad ogni modo, avrebbe fatto meglio a
tornare sul serio in hotel.
«Sta tranquilla Kimberly, appena lo vedo te lo
mando.»
«Ci conto allora!» Salutò la donna e
qualche altro membro del
cast, deciso a prendere la via per la sua auto, quando Zach lo
fermò con un sorriso divertito dipinto sul viso.
«Ohi
Chris, ho scoperto
una cosa buffa,» per fortuna c’era ancora chi si
divertita
nonostante tutto «Sai il tempio qua vicino?»
Annuì
sorridendo a sua volta e sperando che non fosse qualche altra
battutaccia perché, va bene stare al gioco, ma iniziavano a
diventare “leggermente” imbarazzanti.
«Indovina un
po’ a chi era intitolato?» Avrebbe voluto
continuare a
sorridere, ma quando Zach pronunciò quel nome, non
poté
fare altro che imprecare mentalmente: «Al tuo caro amico
Loki.»
Forse era un caso
o forse no, ma una cosa era certa: aveva appena trovato il primo
tassello di quell’assurdo puzzle.
[1]. Zach, ossia Zachary Levi,
è una delle new entry del cast. Sarà Fandral, ecco
perché la tinta
bionda ed il pizzetto. [Anche
se avevo deciso di non spoilerarmi troppo,
questa notizia mi è finita sotto il naso lo stesso]
[2].
La Fase2
è l’insieme dei film composto da “Iron man 3”,
“Thor: The
Dark
World” e “Captain America: The Winter
Soldier” e si concluderà con
“The
Avengers 2” nel 2015. Sul set di Iron man 3, Robert
Downey Jr. è stato
vittima di un piccolo incidente che ha fatto ritardare le
riprese.
[3]. Jaimie Alexander
è l’attrice che impersona la splendida Lady Sif.
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Questo capitolo mi aveva
creato
qualche dubbio, dovuto al forte dualismo dei sentimenti espressi: da
una parte il confronto intenso fra Tom e Loki e dall’altra il
cazzeggio del cast a spese del povero Chris. Non sapevo se metterli
insieme avrebbe giovato o meno ad entrambi, ma alla fine mi sono decisa
a pubblicarlo ugualmente. In fondo la vita stessa è fatta di
emozioni contrastanti che sono alle volte obbligate a convivere
insieme. No?
E dopo questa perla di saggezza non richiesta, torno alla storia,
sperando sia stato di vostro gradimento anche questo aggiornamento.
Abbiamo (forse) scoperto qualcosa in più sull’
arrivo di
Loki ed avrete quindi capito il perché ho dovuto trasferire
le
riprese in quel di Oslo. Ad ogni modo la spiegazione che ne
verrà potrebbe essere un pochino fantasiosa, ma mi affido al
vostro buon cuore che di certo mi perdonerà qualche
invenzione
assurda e probabilmente campata in aria, figlia di una totale ignoranza
in materia di mitologia e cultura norrena >///>
A mia
difesa vi assicuro che ho fatto il possibile per rendere quanto
più credibile la cosa.
Ultima
news:
siccome ho praticamente completato la storia ed ho pronti
già
altri capitoli, il prossimo aggiornamento sarà questo
venerdì. Non vedo perché farvi aspettare.
Avanti, ora dite che sono cattiva! è_é
kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 9 *** Ciak 8. [Neanche tu credi sia una coincidenza] ***
8
Loki:
The Bright World
Ciak
8. "Neanche tu credi sia una
coincidenza"
Dopo
il loro breve confronto, Tom era piombato in un altalenante silenzio,
mentre il dio pareva essere il più loquace dei due. Aveva
ripreso la visione del film e di tanto in tanto elargiva qualche
giudizio più o meno positivo, mentre l’inglese
aveva
tentato invano di riprendere un qualche discorso decente. Ma le parole
di Loki ancora riecheggiavano nella sua testa, così ogni
frase
elaborata dal suo cervello, pareva la più sbagliata. Non
voleva
continuare sulla strada di prima, perché aveva visto che non
portava a niente. Loki non si poteva prendere di petto. Era troppo
furbo, era troppo preparato ad essere attaccato sul fronte per farsi
trovare scoperto. Avrebbe dovuto, come si usava nel gergo calcistico,
lavorarlo sulle fasce. Con astuzia, ma senza che lui se ne accorgesse.
Sapeva che era un’impresa ardua, forse impossibile,
perché
aggirare il dio degli inganni non era cosa da tutti. Ma in fondo, con
un
po’ di superbia, si poteva dire a tutti gli effetti anche lui
un
po’ dio degli inganni.
«Qual
è il
nome dell’umano che lo interpreta?» A quella
domanda
riportò lo sguardo sullo schermo, in quanto era rimasto a
fissare
un punto indefinito della tenda arancione, perso nelle sue riflessioni.
«Ehm...
Robert. Si
chiama Robert Downey Jr, ed è un ottimo attore»
sospirò con un sorriso e Loki annuì tornando a
guardare
lo schermo con interesse.
«Deve
esserlo per poter impersonare un essere epidermicamente
fastidioso come Stark» sentenziò facendo sorridere
l’inglese. Chissà, forse si sarebbe stupito di
quanto
Robert e Tony si assomigliassero. Scindere l’uno
dall’altro
era ormai quasi impossibile.
«Se
mi permetti,
neanche interpretare Loki è semplice» si concesse
di
fargli notare, e trovò nello sguardo del moro un misto di
sorpresa e lusinga, come se quella frase fosse stata un complimento. In
verità lo era. Un personaggio difficile da
interpretare per via delle mille sfaccettature caratteriali e
psicologiche era una sfida sia impegnativa che appagante. E Loki era di
certo una bella sfida.
«Spero che
tu
non mi stia chiedendo altri complimenti. Sarebbe pretenzioso oltre che
decisamente irritante.» Sorrise a quella velenosa
frecciatina alzando entrambe le mani in segno di resa.
«Non
oserei mai» sospirò beffardo e il dio parve
gradire quel suo sarcasmo.
«Allora
fa
silenzio!» Ma quell’ordine suonava davvero troppo
blando, che
Tom si convinse che la sua nuova strategia avrebbe potuto dare dei
frutti. La verità non poteva funzionare con Loki, ma il
sarcasmo
sì. Perché come aveva detto Thomas
Carlyle: Il
sarcasmo è il linguaggio del diavolo.
Nei
minuti che ne
seguirono, Tom avvertì l’aria pesante di prima
svanire
totalmente. Loki sembrava sinceramente rilassato, per quanto la cosa
fosse paradossale, e lui aveva riacquistato una buona fiducia nei suoi
mezzi.
«Mi
avevi detto che
non esisteva una simile tecnologia su questa Terra,»
sussurrò il dio riferendosi alla portaerei dello
S.H.I.E.L.D.
«Devo desumere che tu mi abbia mentito?» Sembrava
felice
di quella constatazione, ma l’inglese sapeva come spegnere
quel
breve scintillio di rivalsa.
«Infatti
non
esiste. È solo un effetto speciale creato al computer. Se
vuoi,
dopo ti mostro alcuni filmati che lo provano.» Il dio non
sembrava
convinto del tutto di quella risposta, ma assentì ritornando
con
gli occhi sullo schermo. «Ti va qualcosa
da
mangiare?» Quella domanda stupì Loki che
tornò a
guardarlo con un ghigno incuriosito.
«Perché
mai? Abbiamo fatto colazione qualche ora fa.»
«Certo,
ma vedi,
solitamente quando si guarda un film, si stuzzica qualcosa. Dei popcorn
di solito, o dei biscotti. Io ad esempio preferisco i
biscotti»
sorrise e ritrovò riscontro nel sorriso, benché
appena
accennato, del suo divino ospite.
«Come
preferisci, allora. Vorrà dire che mi atterrò ai
vostri usi.»
«Perfetto!
Aspetta
qui, torno subito.» Si alzò dal divano dirigendosi
verso il frigobar e qualche minuto dopo era di ritorno con una busta di
piccoli wafer al cioccolato e due bibite analcoliche. «Serviti
pure» sorrise ancora aprendo la busta. Loki parve tenersi un
po’ sulle sue e si limitò ad avvicinare il viso
verso la
busta scrutandone il contenuto. «Avanti!»
lo
spronò ancora trattenendosi dal sorridere più
apertamente, convinto che il dio avrebbe potuto mal interpretare quel
suo gesto.
Lentamente Loki infilò una mano nel cartoccio tirando
fuori il piccolo quadrotto croccante. Tom lo imitò, ma
addentò velocemente il biscottino aspettando che stavolta
fosse
Loki a seguirlo. Così fu, sebbene dall’espressione
sul suo
viso, l’inglese non riuscì a capire se fosse o
meno di suo
gradimento.
Più
tardi avrebbe
optato per la prima, visto che Loki avrebbe affondato la mano
nella busta più e più volte.
- - -
«Non
capisco,
perché ti interessa?» Alla domanda dubbiosa di
Eric,
Chris cercò di essere convincente nella risposta.
«Ma
niente. Era solo curiosità,» sospirò
vago «Comunque, sarebbe possibile?»
«Certo.
È un
sito aperto al pubblico, quindi si può visitare senza
problemi,» perfetto. Era quello che voleva sapere
«Anche se
ovviamente visto il casino attuale, le visite sono state
temporaneamente vietate.» Ma quella precisazione gli fece
svanire
il poco ottimismo che aveva appena acquistato.
Quando
aveva saputo da
Zach del tempio dedicato a Loki, aveva pensato bene di chiedere se
fosse possibile o meno visitarlo. Ovviamente non sperava di trovarci la
risposta a tutti i problemi, ma di certo era un punto di partenza. Ma
ora la frase di Eric gli stava smontando tutti i piani.
«Sai
Chris, non ti
facevo un fanatico di mitologia. A parte questo,
intendo» sorrise
l’uomo facendo un gesto con la mano per indicare il set.
«Ma
infatti non lo
sono. Ho solo trovato curiosa la coincidenza. Ecco tutto.» A
quella risposta Eric sorrise in modo divertito.
«Non
è che per caso ci sei rimasto male perché non era
intitolato a Thor?»
«Beccato!»
Affermò con un ghigno di falsa colpa che fece ulteriormente
ridere l’uomo. Buttarla
sullo scherzo non era una cattiva idea, si
ritrovò a pensare.
Si
prese qualche altro
minuto di chiacchiere e salutò Eric ed il resto della
troupe. Si
diresse quindi alla macchina deciso più che mai a tornare in
albergo per parlarne con Tom, ed anche se la cosa non lo
tranquillizzava per nulla, sapeva che ne avrebbe dovuto parlare anche
con Loki. Forse sarebbe stato l’unico a poterne sapere
qualcosa
in merito. In fondo quel tempio era intitolato a lui,
no?
Era
appena salito in macchina quando il cellulare squillò: era
sua moglie.
«Pronto
tesoro, già sveglia?»
«Avrei preferito non esserlo, ma
tua figlia non ne voleva sapere di dormire,»
rise mettendo in moto l’auto «Tutto bene con le riprese?»
«Non
direi proprio.
Ci hanno bloccato i permessi per girare gli esterni.» Le
raccontò del fastidioso equivoco ed anche della bizzarra
coincidenza del tempio e del Dio a cui era dedicato.
«Sono
certa che Tom non vedrà l’ora di andarci! Su
alcune cose
è più bambino di te, il che è tutto
dire.»
«Sì,
anche
io ti amo» sospirò sarcastico e la
sentì ridere di
gusto. Di certo però non le poteva dare torto. Tom aveva un
animo infantile che però per qualche ragione combaciava
perfettamente con il suo lato da colto dandy. Sebbene con tutto il caos
di Loki, probabilmente l’inglese non avrebbe avuto il tempo
di
twittare una foto del tempio con tanto di espressione eccitata a
seguito.
«A proposito, Chris,»
conosceva quel tono ed era già preparato al peggio.
«Dimmi
tesoro.» E quella leggera risata ne era la prova. E poi
qualcuno
aveva insinuato che la conoscesse troppo poco per sposarla
così
in fretta...
«Tom ti ha detto che ieri ho
chiamato?»
«Certo
che me
l’ha detto, MA, prima che tu possa sospirarmi qualche ambigua
frase col tuo sensuale accento spagnolo, ti dico subito che sto
guidando e sono senza auricolare,» la sentì ridere
più forte e sorrise a sua volta intento a voltare per
prendere
la strada principale «Quindi, per quanto mi piacerebbe
restare qui
a sentire le tue teorie oscene e perverse su di me e Tom, devo
attaccare,
prima che un biondo vigile norvegese mi faccia la multa.» La
risata di Elsa gli alleggerì il cuore e per qualche istante
quasi dimenticò la faccenda di Loki, delle riprese e anche
un
po’ l’emicrania post sbronza che gli picchiava
sulla testa.
«Va bene, va bene,»
poté sentire anche qualche vagito della piccola «Allora io ritorno a dormire
sperando che India faccia lo stesso.»
«Dalle
un bacio da parte mia.»
«Già fatto. Ti chiamo
più tardi, ok?... Oppure disturberei il vostro pisolino
pomeridiano?» E Chris ormai sapeva che non
avrebbe mollato la presa così facilmente.
«Sto
per attaccare» sospirò con finta noia.
«Dimmi un po’, anche a
lui porti la colazione a letto?»
«Elsa,
sto per attaccare davvero!» Ma si trattenne dal ridere
mantenendo un tono di forzato rigore.
«Lo sapevo che quello che
dicevano sul web era tutto vero. Chiederò il divorzio,
Chris.»
«Mi
togli un peso, tesoro. Non sapevo come dirtelo, sai?!»
«Così potrete fare
coming out!»
«Grazie
per il supporto...»
«Di nulla, basta che mi passi gli
alimenti.» E le loro risate si unirono in una
sola.
Quando
arrivò in
albergo, Chris salì velocemente le scale dirigendosi a passo
spedito verso la stanza di Tom. Picchiò con le nocche sul
legno
ed attese che qualcuno gli venisse ad aprire. Ma come fosse un
déjà
vu, così non avvenne. Bussò ancora,
ma
nessuno si degnò di aprirgli. Si grattò appena
una tempia
e poggiò l’orecchio contro il legno della porta.
Poteva
udire distintamente il vociare ad alto volume della tivù.
Quasi
sicuramente quei due non l’avevano sentito per niente bussare
ed
erano ancora stravaccati sul divano -e conoscendo Tom- a mangiare
porcherie dolci. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e
scrisse
veloce un sms: “metti
giù i biscotti e viene ad aprire”.
E dopo
una decina di secondi la porta si aprì.
«Sono
wafer» precisò Tom stringendo un quadrotto fra le
dita. Chris ghignò.
«Prima
o poi
diventerai grasso come una ba-» ma prima che potesse fare
qualsiasi similitudine, l’inglese gli aveva già
infilato
il dolce in bocca obbligandolo al silenzio.
«Abbiamo
appena
finto di vedere il film» gli comunicò mentre
chiudeva la
porta. Il biondo annui masticando quel poco che rimaneva del wafer.
Meglio, così avrebbero potuto parlare in pace.
Quando
rientrò nella stanza il dio lo accolse con un gentile
sorriso che lo fece rabbrividire.
«Ben
tornato.» Non prometteva nulla di buono.
Buttò
un occhio al
tavolino davanti al divano: c’erano svariate bibite vuote ed
una
busta enorme di wafer di certo mezza vuota. Più in
là, qualche
cartoccio di caramelle, un mezzo croissant morso solo in parte e due
tazze di caffè vuote. Ma che diamine avevano combinato quei
due,
un picnic ad alto contenuto glicemico?!
«Vi
siete
divertiti?» Non era una vera domanda, più una
costatazione che Chris sospirò alzando un sopracciglio. Tom
sorrise dandogliene la conferma mentre sul divano Loki si
limitò
ad una leggera alzata di spalle.
«Abbiamo
solo reso onore agli usi locali.»
«Infatti!»
Confermò nuovamente Tom scambiandosi uno sguardo con il dio.
Quella
situazione era strana. Quei due andavano d’accordo. Molto
d’accordo. Troppo.
Chris avvertì distintamente un formicolio sinistro allo
stomaco,
non certo dovuto al wafer appena ingurgitato, ma a qualcosa che si
obbligò accuratamente a non definire, altrimenti avrebbe
dovuto
usare il termine gelosia.
«Cos'
era successo
alla fine? Che volevano dal set?» Fu grato
all’inglese di
quella domanda, almeno aveva potuto spostare la lancetta del suo
cervello dalla posizione “uccidi Loki” a
“spiega
l’accaduto e spera che si riesca a trovare una
soluzione”.
«Sostanzialmente
ci
hanno bloccato i permessi per girare all’esterno, ma non
è
questa la questione.» Tom sbatté le palpebre
scuotendo la
testa visivamente confuso.
«Cosa?
E
perché?» Il biondo si poggiò con
entrambe le mani
sullo schienale del divano e raccontò del tempio sito nella
zona, che non concedeva alla troupe di effettuare le riprese.
Raccontò anche degli esperti che stavano discutendo con Alan
e
di come le riprese fossero state posticipate.
«Ad
ogni modo
questo è un problema secondario.» Ed era
matematico che Hiddleston, da bravo attore preciso, puntuale e
inglesamente
professionale, ci tenesse a sottolineare che non era
per niente un problema secondario.
«Si
dovrà
cambiare l’intero ordine delle riprese. Alan sarà
di certo
furioso e tutta la troupe dovrà fare i salti mortali per
rispettare la scadenza!» Si passò una mano sugli
occhi
sospirando sonoramente.
«Capisco
che stai
pensando Tom, ma ascoltami perché c’è
dell’altro» riacquistò la sua attenzione
mentre Loki
continuava ad ascoltare senza sembrare particolarmente interessato alla
cosa, e probabilmente non lo era per davvero. In fondo cosa poteva
importargliene a lui delle loro riprese e dei loro
“patetici” problemi da umani? Chris si
chiese se
fosse il caso di mettere a conoscenza anche lui di quella notizia. Chi
gli assicurava che non avrebbe usato la cosa a suo favore?
Fondamentalmente il dio non aveva grande interesse a tornarsene da dove
era venuto, in quanto se così fosse stato, sarebbe stato
costretto a vedersela con la giustizia asgardiana, e
l’australiano era certo che Loki non fosse per nulla felice
dell’idea.
«Avanti
Chris, continua!» Lo incalzò Tom accortosi di
quella prolungata pausa.
Che fare?
Durante il viaggio aveva deciso di raccontarlo anche a Loki, ma ora
quei dubbi gli bloccavano letteralmente le parole in gola. Avrebbe
potuto prendere l’amico da parte e dirglielo in segreto, ma
quasi
sicuramente questo avrebbe indispettito il dio. L’aveva
trovato
rilassato e quasi “normale” al suo rientro, e non
aveva per
nulla voglia di subirsi ancora una volta le sue isterie da primadonna.
Decise quindi di affidarsi alla buona sorte ed essere sincero con
entrambi.
«Il
tempio in
questione,» si prese giusto una piccola pausa per auto
convincersi
che quella era la scelta migliore «È
intitolato a
lui.» Con un gesto indicò il moro che contrasse le
labbra
in una smorfia divertita apparentemente per niente sorpreso.
«A
Loki?»
chiese conferma Tom, e lui annuì. «Certo. Questa
potrebbe essere una spiegazione» sussurrò serio
l’inglese guardando un punto indefinito sul pavimento, e
Chris
era certo che stesse pensando a cosa fare.
«Mi
spiace
deludervi, ma la cosa è del tutto irrilevante.» La
voce
beffarda di Loki obbligò entrambi a dargli attenzione.
«Che
vuol dire?» chiese Tom, e l’altro sorrise alzandosi
dal divano.
«Un
misero tempio
terrestre, anche se in mio onore, non ha alcun potere magico.
Né
tanto meno possiede la forza sufficiente a creare un portale
multidimensionale. Sono solo pietre.» Quella rivelazione non
era
di certo utile. Chris strinse lo sguardo scrutando
l’espressione
sul suo viso alla ricerca di qualcosa che gli potesse dare conferma
della verità di quelle parole.
«Come
fai ad esserne sicuro?» chiese ancora Tom aggrottando le
sopracciglia.
«Dimentichi
che
sono una maestro di magia. Certe nozioni sono basilari.»
Perfetto!
Ora Chris si sentiva immensamente stupido oltre che tristemente
rassegnato. Ma la casualità della cosa era troppo bizzarra.
Andiamo,
prima un dio immaginario piombava nel loro mondo e subito dopo
si scopriva che nella zona dove era apparso c’era un tempio a
lui
intitolato?! Coincidenza?
«Scusa,
ma se tu
non sei venuto qui di tua iniziativa, vuol dire che
c’è
stato qualcuno che ti ci ha condotto. Non credi?» gli fece
osservare e Loki alzò le spalle con finta innocenza facendo
saltare ulteriormente i nervi del povero australiano.
«Non
ne ho idea» gli sentì sospirare ancora con un
irritante sorriso.
«Chris
ha
ragione,» per fortuna Tom pareva dalla sua parte
«Magari
qualcuno ha fatto qualcosa... Un incantesimo, un rito o qualcosa di
simile. Un tempio non è magico, ma serve per fare magie,
giusto?» Loki parve sorridere di quelle che probabilmente
alle
sue
orecchie erano delle assurdità.
«Sbagli.
Un tempio non è un luogo di magia. È
semplicemente un luogo di culto.»
Chris
dovette fare un profondo respiro per non cedere alla tentazione di
aggredirlo fisicamente.
«Allora
cosa
consiglia di fare il nostro grande esperto?» si
limitò a
chiedere pacato. Anche Tom fissò il dio probabilmente
attendendo
che avesse un’ idea migliore da suggerire.
Loki
si prese qualche
attimo di silenzio in cui continuò a guardare i due umani
con
un'espressione indecifrabile. Poi si sciolse in un esile sorriso.
«Se
andassimo in quel tempio perderemmo solo del tempo.»
«Beh,
non mi pare
che tu abbia altri impegni, sbaglio?» sbottò
ironico
l’australiano «Dimmi Tom, avevate deciso
di andare a
fare shopping questo pomeriggio?» Ma Hiddleston non parve in
vena di fare del sarcasmo. Scosse la testa ignorando ogni possibile
risposta e preferì rivolgersi a Loki e chiedergli
se
avesse qualche idea da proporre.
«Neanche
tu credi
sia una coincidenza. Ammettilo.» Ormai nessuno dei presenti
lo
credeva, questo era abbastanza chiaro. Loki parve soppesare la cosa
guardando i due con la fronte appena corrucciata. Poi scosse la testa
sospirando. "Sconfitto",
pensò quasi soddisfatto Chris.
«Potrei dargli uno sguardo. Ma sono certo che non
sarà di
alcuna utilità» asserì infine,
e l’australiano si sentì leggermente
rincuorato. Almeno
avevano fatto un passo avanti.
- - -
Dopo aver convinto a fatica Loki a dare “uno
sguardo” al
famigerato tempio, Tom dovette impegnare tutto se stesso in
un’impresa che, fosse stato possibile, pareva ancora
più
ardua della precedente.
«Ho detto di no!» Sentenziò il dio
intransigente e
l’inglese sospirò appena. Chris dal canto suo
aveva
preferito trafilarsi sul divano e lasciare alle cure
dell’amico
lo strambo ospite ed i suoi capricci da Diva.
«Loki, cerca di capire: non puoi andartene in giro
così» sospirò
ancora stringendo il
berretto in una mano.
«Nel caso ti fosse sfuggito il concetto, te lo ripeto:
no!»
E Tom per la centesima volta, si affidò ad un lungo sospiro
per
mantenere il controllo. Era in momenti come quello che era grado per
aver frequentare il corso di yoga.
«Per favore, è solo per evitare altri
casini.» Il dio
incrociò le braccia con fare di sfida fissandolo con le sue
iridi chiare ma infuocate.
«Faresti meglio a rinunciare. Non potete obbligarmi ad
indossarlo!» E dal divano salì un lieve risolino
che non
sfuggì né a Tom né all’altro.
«Oh, sì che potremmo farlo! E se continui a fare
il ragazzino,
non ci lascerai altra scelta» affermò sornione
Chris.
«Non esisterà mondo in cui indosserò un
copricapo ridicolo come quello!»
«Disse l’uomo che andava in giro con due corna
sulla
testa!» Ma la risposta di Chris non parve per niente
gradita al
dio, e Tom se ne accorse. Ovviamente non era stata la battuta in
sé, quanto il ricordo che di certo aveva fatto
nascere nel
cuore di Loki. I suoi occhi diventarono due lame che, ne avessero avuto
la forza, avrebbero tranciato di netto il collo
dell’australiano.
Forse anche Chris dovette accorgersene, perché Tom lo vide
serrare le labbra ed inghiottire probabilmente un nodo di senso di
colpa. Perché lui era fatto così. Anche se
esteriormente
mostrava una facciata strafottente e spavalda, era la persona
più buona che conoscesse. Di certo si era reso conto che le
sue
parole, se non avevano ferito Loki, ci erano andate vicino.
«Ok, se non vuoi metterlo, fa niente»
affermò
l’australiano alzandosi dal divano e passandosi le dita fra i
capelli, in palese imbarazzo «Vorrà dire che se lo
metterà Tom. Vero?»
E ancora una volta l’inglese si
ritrovò a sorridere del buon cuore del suo amico e anche
della
capacità tutta sua, di metterlo in mezzo senza che lui
riuscisse
a tirarsene fuori.
«Va bene» sospirò infilandosi
il cappello «E adesso, si va tutti al tempio?»
<<<>>>
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Sì, lo
ammetto, la bustona
di wafer è una dedica a me stessa. Perché sono
solita
divorarla ogni volta che guardo un film ù_ù (In
mancanza
di patatine, ovvio!) Soprattutto la sera, insieme ad un bicchiere di
latte... Okokokok non interessa a nessuno, lo so. Parentesi personale
chiusa!
Ci stiamo avvicinando alla verità ed alla conclusione della
storia, per la cronaca siamo a -4 capitoli dalla fine. E la risposta
alla domanda che sta lampeggiando adesso nelle vostre teste
è:
sì, li ho già abbozzati
scritti tutti
ù_ù *risata malvagia*
Questo è un aggiornamento fondamentalmente di transizione,
per
questo mi è parso giusto postarlo prima del previsto. Il
prossimo come di consueto, vi aspetterà martedì.
Un grazie a tutti voi che mi seguite. Siete in tanti e la cosa mi
riempie di gioia!
Un bacio
particolare però va alla mia piccola ninfetta alias Ninfy,
per la
dedizione con cui lascia sempre un gentile e fangirloso commento [che
poi non capisco come, finisce per trasformarsi in un dibattito dagli altissimi
contenuti(?)]. ^w^
❤ ❤
kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 10 *** Ciak 9. [Io sono Tom Hiddleston!] ***
9
Loki:
The Bright World
Ciak
9. "Io sono Tom Hiddleston!"
«Se
qualcuno te lo chiede, tu sei Luka, la mia controfigura.» Tom
chiuse la porta per poi sistemarsi la visiera verde sulla testa. Nella
speranza che nessuno li fermasse, avevano deciso di recarsi al tempio
ad ora di pranzo. Molto probabilmente tutti -troupe, cast e magari
anche qualche fan- sarebbero stati occupati a mangiare, e loro
avrebbero avuto meno grattacapi per la testa, fra cui gli eventuali:
“Ehi Tom, come
mai non ci avevi detto che avevi un fratello gemello?”,
che non sarebbero di certo stati d’aiuto. Proprio per quella
eventualità, l’idea della controfigura era la
più
azzeccata.
Scesero le scale e si diressero a passo spedito verso
l’auto di Chris. Loki non obiettò più
del
necessario, a parte un doveroso “Non osare più
chiamarmi
Luka!” quando ridacchiando l’australiano lo aveva
beffeggiato qualche gradino prima della hall.
Salirono
infine in auto: Chris alla guida, Tom accanto. Sul sedile posteriore,
un taciturno Loki.
«Coma
facciamo ad entrare se hanno chiuso l’accesso alle
visite?»
«Stai
tranquillo,
troveremo un modo» gli sorrise Chris. Ma nonostante la
sicurezza
di quelle parole, l’inglese non aveva un granché
di
fiducia. Non potevano di certo scavalcare qualche transenna come niente
fosse o peggio, evitare le guardie imbucandosi come dei ladri!
Bloccò
la cintura
di sicurezza a si controllò nuovamente il berretto aprendo
lo
specchio frontale. Non riuscì a non incrociare lo sguardo di
Loki.
«Tutto
ok?» Lo vide piegare le labbra in un sorriso tirato, per poi
volgere lo
sguardo al finestrino non appena l’australiano ebbe messo in
moto. Provò a capire cosa gli passasse per la testa, ma
l’unica cosa che avvertì, era che Loki non aveva
alcuna
voglia di andare in quel tempio. Quale fosse la ragione, se la
considerasse una perdita di tempo o se fosse a causa dei continui
punzecchiamenti fra lui e Chris, non sapeva ben dirlo. In qualche
maniera, forse ingenua, credeva che al dio dispiacesse seriamente
tornarsene a casa. Che poi, come aveva sempre affermato cinicamente,
non la considerava tale. Almeno, non più. Ma Tom sapeva, era una
delle sue tante bugie.
«Eric
mi ha
spiegato dov’è questo tempio, ma siccome conosco
malissimo
la zona, ci toccherà girare un po’ per
trovarlo.» Un
risolino si udì alle loro spalle.
«Sei
incredibilmente utile, Hemsworth. La vostra intera
umanità
dovrebbe essere grata per la tua esistenza.»
«Fa'
silenzio
lì dietro... » Tom sperò che stavolta
l’australiano non cadesse nella provocazione ma
«...Luka.» Ecco, come non detto.
Ripartirono
a scambiarsi affettuosi
convenevoli e, sebbene alle volte si toccavano punte di tangibile
nervosismo, Tom non poteva non capire che quello era il modo di
Chris per mettere a suo agio il dio. Sì, era un controsenso,
ma
probabilmente il biondo conosceva il dio tanto quanto lui. E
più
volte aveva affermato che Loki era un personaggio che gli piaceva.
Anche se dopo quel loro bizzarro incontro, era sicuro che
avrebbe
fatto molta più fatica a ripetere quelle parole.
Giunsero
infine sul set ed
ormai c’era soltanto la sicurezza e qualche operaio che stava
smantellando le impalcature. Chris parcheggiò sotto
l’ombra di una quercia ed abbassò il finestrino.
«Eric
ha detto che
era per di qua,» iniziò a cercare con lo sguardo
«Dovrebbe esserci un sentiero attraverso il bosco che conduce
a
questo benedetto tempio.» Ma in quella zona non pareva
esserci
nulla. Solo prati verdi a perdita d’occhio e piccoli
boschetti in
lontananza. Mica potevano setacciarli tutti?!
Intanto
decisero di scendere dall’auto. Il rumore del doppio bip
del telecomando seguì lo sbattere delle portiere. Da qualche
parte dovevano cominciare, e quel sole cocente del mezzogiorno era
davvero un bel monito per muoversi alla svelta.
«Loki,
tu dove ti
sei -diciamo così-
“svegliato”?» Tom
pensò che potevano partire da lì, sebbene fosse
chiaro
che il dio era totalmente contrario a qualsiasi azione collaborativa.
Si limitò a scrutare annoiato per qualche minuto la landa e
poi
allungò una mano.
«È
per di
là. Ricordo le montagne ad ovest.» Non era
lontano, ma non
potendo più continuare con l’auto, voleva comunque
dire
fare un po’ di salutare moto.
Si
incamminarono verso il
boschetto indicato da Loki, constatando che la loro idea di andare a
quell’ora era stata azzeccata. Non incontrarono anima viva, e
quei pochi che lavoravano, avevano tutta l’aria di essere
troppo
occupati a maledire il sole rovente per preoccuparsi di tre innocui
turisti a passeggio.
Mentre
si avvicinavano ai
primi faggi del bosco, notarono un largo sentiero sterrato che si
stilava a serpentina fra i tronchi degli alberi. Doveva essere il
sentiero di cui aveva sentito Chris; forse erano sulla buona strada.
Le
ombre create dagli
alti rami erano una benedizione, sebbene l’umidità
tipica
della zona non gli permettesse di apprezzarle al meglio. Passo dopo
passo, un odore fresco di sottobosco andava crescendo, unito al cantare
degli uccelli nascosti fra le ragnatele formate dai fronde. Il sole
filtrava psichedelico fra le miriadi di foglie, colpendo di tanto in
tanto, come una saetta accecante, gli occhi dei tre.
«Avrei
dovuto
portarmi gli occhiali!» lamentò Chris
all’ennesimo
colpo di sole coprendosi lo sguardo con una mano.
«Avresti
dovuto
portarti una mappa invece, ed anche una bussola»
ridacchiò
l’inglese ricevendo in risposta un ghignò
assecondante.
«Dici?
E magari una guida alpina!» Tom annuì ridacchiando.
«Per
fortuna Loki
ci ha salvato da un lungo giro a vuoto. Giusto?» Ma il dio
non
parve voler entrare in quella conversazione, continuando
a camminare avanti a loro con passo spedito senza emettere
alcun
suono.
Tom sospirò appena sentendo in qualche modo di fallire
sempre
più nel suo obiettivo di avvicinarlo. Nel mentre Chris si
avvicinò al suo orecchio con un’espressione
decisamente
sinistra.
«Che
ne dici se lo abbandoniamo qui, in mezzo al bosco?» gli
sussurrò. Era
sempre il solito...
Gli diede una gomitata in un fianco per ammonirlo, cercando di
trattenersi dal ridere, grato che il dio desse loro le spalle.
«Sono sicuro che da Asgard nessuno ne denuncerebbe la
scomparsa.»
«Piantala
Chris!» gli sussurrò attento a non farsi udire
dall’altro.
Ma come gli saltava in mente di mettersi a fare battute in quel
momento? E poi diceva che era lui il bambino dei due?!
«Andiamo,
Tom: lo
leghiamo ad un tronco e ce ne torniamo in albergo.» Si
portò una mano a coprirsi le labbra lanciandogli uno sguardo
truce. Non gli andava di prendere quella situazione alla leggera,
benché gli fosse impossibile restare indifferente al humour
dell’australiano. Il fatto poi che Chris avesse ritrovato il
buon’umore, lo rendeva felice. Aveva trascorso di certo una
giornata intensa il giorno prima, per non parlare della sua sbronza e
del casino sul set. Che in tutta quella situazione ci fosse ancora
spazio per farsi due risate, era solo una cosa positiva. Anche se erano
a spese del povero Loki.
«Se
ti sentisse, te
la farebbe pagare» lo mise in guardia.
L’australiano fece
roteare gli occhi con un ghigno e riprese a camminare qualche passo
davanti a lui.
«Allora,
maestro di magia,
siamo sulla buona strada?» Tom scosse la testa. Se continuava
così, prima o poi Chris sarebbe giunto ad un punto di non
ritorno con Loki. E quando questo sarebbe accaduto, non avrebbe voluto
essere nei suoi panni.
- - -
Non
sapeva come, ma stava
lentamente ritrovando il buon umore. Sarà stato merito
dell’aria aperta, del profumo di libertà che tanto
gli
ricordava i giorni lontani da adolescente selvaggio nella sua assolata
Australia, o solo la speranza di trovare una risposta utile a risolvere
quell’ingarbugliato mistero, ma Chris si sentiva decisamente
meglio. Alzò lo sguardo appena per mirare attraverso la rete
di
rami ricolmi di piccole foglie, non riuscendo a non sorridere. Alle
volte si dimenticava di quanto fosse necessario staccare la spina.
Dalla città, dagli impegni lavorativi, da tutta
quella
macchina infernale chiamata Hollywood. Che ti catturava con le sue
luci,
per poi trascinarti in un caotico giro di giostra a cui era facile
abituarsi ma era difficile gestire. E lui ce la metteva tutta per non
andare fuori di testa. Grazie ad Elsa, alla sua famiglia. Grazie a Tom.
I suoi pilastri, i suoi cardini fissi sul terreno, che gli permettevano
di sollevarsi ma senza rischiare di volare troppo in alto. Hollywood ed
il successo erano un pericoloso gioco affascinante di cui si poteva
però rimanere vittime. Si perse nei sui pensieri, nello
spettacolo della natura che era il mosaico di luci ed ombre fra le
fronde, e così si ritrovò a sbattere contro la
testa
corvina del dio che si era fermato di colpo rischiando anche di finire
faccia a terra.
«Attento!»
E l’avviso di Tom arrivò troppo tardi.
Il
biondo si tastò
il mento che aveva urtato contro quella testaccia dura di un dio,
mentre quest’ultimo si voltò fissandolo torvo.
«Sei
così stupido da non vedere neanche dove vai?»
abbaiò passandosi una mano sulla nuca.
«Sei
tu che ti sei
fermato di colpo!» ribatté l’australiano
sorpassandolo di qualche passo «Cos’è,
ti sei
spaventato alla vista di una cimice?!» lo
sbeffeggiò. Il
moro piegò le labbra in un sorriso serrato assottigliando lo
sguardo. Di certo aveva già pronta una bella risposta acida
delle sue. Non che Chris potesse negare di averlo stuzzicato
eccessivamente in quell’ultima ora. Ma era l’unico
modo che
conoscesse per rivolgersi a lui senza sentirsi un completo idiota in
una situazione ancora più idiota. E poi Loki non pareva per
niente infastidivo, anzi. Lui ci sguazzava benissimo nelle frasi a
doppio taglio, tanto fiero della sua silver tongue.
«Se
fossi in te,
terrei a freno quella lingua» sospirò
avvicinandosi a lui
«Non vorrei essere costretto a tapparti la bocca,»
ed era
pericolosamente vicino al suo viso «In un modo... o
nell’altro.» E Chris si ritrovò ad
inghiottire
vedendolo andare avanti di qualche metro, non prima di averlo fulminato
con un’occhiata inquietante. Si voltò a guardare
Tom che
lo osservava anche lui con uno strano piglio. Un misto fra “Te
l’avevo detto” e “Non è che ti sia
dispiaciuto
poi molto che ti fosse così vicino”che
fece inghiottire
nuovamente il povero attore. Ad ogni modo, anche l’inglese lo
sorpassò affiancando il dio, e Chris riuscì solo
a fare
un lungo sospiro guardando indietro il sentiero appena percorso.
Chissà, scappare a gambe levate da quella situazione sarebbe
stata un’idea troppo vigliacca? Era comunque un piano da
conservare, magari sotto la didascalia “SOS”.
«È
lì.
» Si voltò alle parole di Loki. Lui e
l’inglese si
erano nuovamente fermati e guardavano qualcosa davanti a loro.
«Il
tempio?»
chiese raggiungendoli. Tom annuì indicandogli un cartello
ingrigito attaccato su di un perno di legno di poco più di
un
metro e mezzo. Su di esso una scritta in norvegese di cui
l’australiano capì una sola parola che gli fece
storcere
il naso.
«Tempio pagano risalente al IX
secolo,» iniziò a leggere Loki
«Eretto in
onore di Loki, Dio delle malefatte»
sorrise con evidente soddisfazione «Mi sento
lusingato.» E
Chris era quasi certo che più che il tempio in
sé,
ciò che lo lusingava fosse quel titolo così
inquietante.
Dopo
il cartello, il
sentiero continuava in una repentina discesa, al termine della quale si
poteva vedere l’ingresso di quella che pareva una grotta.
«Sai
il norvegese?» chiese ingenuamente stupito Chris. Il
dio lo
guardò con sprezzo senza pronunciare una parola
«Ah,
dimenticavo: sei un dio» sospirò sarcastico
vedendolo
iniziare a scendere per il sentiero. Avesse avuto quindi anni in meno,
gli avrebbe dato volentieri una spinta alle spalle, ma solo per farlo
arrivare prima.
«Chris,»
lo
chiamò Tom indicandogli il cartello
«C’è la
traduzione» gli fece notare, e il biondo si sentì
avvampare
mentre scorreva con gli occhi sulle piccole righe scritte in inglese
sulla parte più bassa del avviso.
«Che
figlio di... » non riuscì a trattenersi e Tom rise
assestandogli una pacca sulla spalla.
«È
il dio
delle malefatte, no? Fa solo il suo lavoro»
sospirò
sornione scendendo anche lui per la discesa. Chris rimase qualche
secondo fermo a scuotere la testa per cacciare via la voglia di
avventarsi contro di lui, anzi contro di loro. Perché Loki
era
quello che era, ma che Tom gli continuasse a dare corda era
alquanto snervante. Anzi, decisamente irritante!
Percorsa
la breve
discesa, i tre giunsero finalmente davanti all’ingresso, ma
prima
che potessero fare un’ulteriore passo, una voce
spuntò
alla loro destra. Da come era vestito -divisa blu con cartellino
plastificato attaccato sulla taschino della camicia- Chris,
ipotizzò fosse una guardia di sorveglianza. Era un giovane
sulla
ventina, con il viso liscio e il fisico magro, quasi gracile. Gli si
avvicinò continuando a parlare, probabilmente intimando loro
di
non poter entrare, ma siccome parlava la lingua locale, non
riuscirono a capire praticamente niente.
«Siamo
turisti. Volevamo solo dare uno sguardo» chiarì
Tom e la guardia capì che erano stranieri.
«Mi
spiace, ma non si può. Sono state vietate tutte le
visite» spiegò in uno zoppicante inglese.
«Lo
sappiamo, solo che-» le parole di Tom furono interrotte.
«Sai
con chi stai
parlando, guardiano?» Loki si era avvicinato a passo deciso
verso il ragazzo e gli si era piantato davanti con un'espressione
intimidatoria sul viso, al che l’inglese si passò
una mano
sulla fronte sollevando appena il berretto, consapevole forse di quale
fosse la sua intenzione.
«Signore,
chiunque le-»
«Io
sono Tom
Hiddleston!» asserì tronfio «Dovresti
conoscermi.» Il giovane rimase impassibile per qualche attimo
per
poi sgranare gli occhi iniziando a boccheggiare visibilmente agitato.
«Sì,
certo! Io... oddio, che vergogna! Come ho fatto a non
riconoscerti!?» Loki parve soddisfatto di quelle parole
mentre da
dietro Chris scuoteva la testa decisamente incredulo. Un po’
rivide nel giovane, se stesso la mattina precedente, quando lo aveva
scarrozzato per mezza Oslo convinto che si trattasse di Tom...
«E
tu sei Thor!»
Alzò una mano per salutarlo, ormai abituato ad essere
identificato con il nome del suo ruolo più famoso. Di certo
poi
il suo cognome impronunciabile non aiutava nell’essere
chiamato
correttamente.
Ad
ogni modo l’idea
parve funzionare. Chris ebbe il compito di spiegare alla guardia, che
scoprirono chiamarsi Huber, il perché erano lì.
“Ricerche per le riprese” gli fu suggerito da Tom,
che in
quel momento era diventato Luka, la controfigura di LokiHiddleston.
Il giovane guardiano gli concesse così di entrare nel tempio
senza obiezioni ed, anzi, gli fece dono di un piccolo depliant che
illustrava le informazioni più importanti del tempio (ma
alla
fine si rivelò più utile come ventaglio per
combattere
l'afa). Loro lo ringraziarono promettendogli un pass per il
set
super blindato e una foto autografata di Natalie Portman.
- - -
Non
era un vero tempio.
Non come quello che Tom aveva immaginato. Forse si era fatto
trasportare dal suo amore per Roma,
ma ovviamente non c’erano
colonnati di marmo, né statue finemente lavorate. Dopo
l’ingresso, si continuava per qualche decina di metri in un
corridoio di pietra illuminato da luci artificiali, per poi sbucare in
quella che pareva a tutti gli effetti una grotta a cielo aperto.
«Che
vi avevo
detto? Solo pietre» sospirò Loki e lui non
poteva che dargli ragione. Non c’era nulla che potesse
caratterizzare il luogo come un tempio, solo un rudimentale altare di
roccia e qualche masso dalla forma irregolare su cui c’erano
varie iscrizioni. Dall’alto, fra la spaccature delle rocce,
si
riusciva a vedere una parte del cielo ed alcune fronde delle piante
più alte. Era una sala circolare dalle pareti di roccia
naturale, che non era possibile calpestare in quanto delineata da
transenne e cartelli di divieto. Ma ciò che avrebbe fermato
un
cittadino educato e rispettoso, non poteva di certo trattenere un dio
nordico dal carattere esuberante. Così, senza troppi
problemi,
Loki alzò un nastro rosso e scese i pochi gradini di pietra
che
lo portava al livello più basso in cui c’era il
suddetto
altare.
«Che
dici? Andiamo
anche noi?» gli chiese Chris. Era quasi certo che Huber non
gli
sarebbe andato dietro, e non sembrava esserci alcun sistema di video
sorveglianza, o se c’era, lui non riusciva a vederlo
«Al
massimo ci arrestano» sospirò ancora
l’australiano
sorpassando la transenna.
«Abbiamo
fatto trenta... » Ed anche Tom era al di là della
recinzione.
Si
guardò in giro,
ma non vide nulla che potesse tornare utile alle loro ricerche. Non
c’era niente che potesse rispondere alla loro domanda:
perché Loki
era lì?
«Aveva
ragione...
È stata una perdita di tempo» mormorò
ancora Chris gironzolando con le
mani nelle tasche e la chiara voglia di tornarsene in albergo
palesemente disegnata sul viso. Tom sospirò appena alzandosi
il
berretto per avere una visuale maggiore. Pietre, sassi, ed altre
pietre.
«Beh, dio delle malefatte, un tempio degno del tuo
nome»
ridacchiò ancora l’australiano, ma Loki non si
curò
di rendergli risposta, assorto com’era a fissare uno dei
grossi
massi al lato dell’altare.
«Riesci
a leggerli?» gli chiese Tom. Non rispose ma il suo sguardo
era sottile.
Forse qualcosa avevano trovato. Anche Chris si avvicinò a
loro
ed aspettarono silenti che Loki dicesse qualcosa.
«È
un
insieme di riti, scritti in una lingua antica,»
sfiorò con
le dita affusolate la matassa di linee ondulate «Ce ne sono
diversi. Alcuni sono cerimoniali per fare sacrifici, altri-»
si
fermò con l’indice su un simbolo e i suoi occhi
parvero
brillare «Skuggsjá»
sospirò poi con un filo di voce. Tom e Chris si guardarono
negli occhi.
«Che
vuol dire?» chiese cauto l’inglese, attento a non
interrompere la
riflessione del dio. Loki si voltò a guardarlo per qualche
attimo, ma non rispose. Si incamminò poi verso
l’altare
allungando una mano al centro.
«C’è
una fessura» constatò. Al centro della roccia
piana,
c’era infatti un taglio orizzontale di circa venti centimetri
e
profondo poco più di una decina. Tom capì che
quel vuoto
non era di certo casuale.
«Puoi
cortesemente
spiegare anche a noi di che diamine stai parlando?»
brontolò Chris ricevendo dal dio un’occhiata
altera.
«Certamente,» sorrise
«Se riesci a seguirmi.» Fece qualche passo
nuovamente verso la pietra «Questo rituale è molto
antico,
talmente antico che neppure io ne conoscevo le formule. La sua
esistenza è tramandata come una leggenda. Fa parte di quei
rituali che noi chiamiamo ancestrali.» Sorrise
appena «Forse neanche il grande
AllFather saprebbe celebrarlo...» La sua voce fu attraversata
da un
leggero brivido di piacere che non sfuggì a Tom.
«È
questo rituale che ti ha condotto qui?» Loki annuì.
«Con
ogni
probabilità sì.» Lo guardò
negli occhi con
un ghigno ambiguo e Tom si chiese se fosse il caso di cominciare a
preoccuparsi sul serio.
«Se
posso
permettermi,» si intromise Chris «Chi ha celebrato
questo
rituale? Insomma, non si è di certo attivato da
solo!» La
domanda era condivisibile, anzi, Tom stesso se lo stava chiedendo. Ma
chi poteva essere in grado di celebrare un rito di cui perfino Loki non
era capace?
«Hemsworth,
allora non sei così stupido come credevo?!»
ironizzò il dio.
«Vuoi
che ti
sacrifichi su quell’altare? No, perché basta
chiedere!» Loki ghignò più forte, per
nulla
intimorito da
quella minaccia che di certo sapeva non poter essere mai messa in
pratica.
«Loki,»
Tom
aveva però una forte inquietudine. Non riusciva a togliersi
di
dosso quella strana sensazione «La parola di
prima,» lo
guardò negli occhi «Che significa?» E lo
sguardo
del dio parve essere soddisfatto di quella domanda. Sembrava
soddisfatto che
Tom avesse compreso che era tutta lì la questione. Quella
parola
era l’origine e la fine. Era la spiegazione che stavano
cercando.
«Skuggsjá,
è una parola norrena.» Loki fece qualche passo
verso di lui
e quando gli fu di fronte gli sfilò lentamente il berretto
dalla
testa. Tom lo lasciò fare sentendo il cuore accelerare per
quella verità che presto avrebbe scoperto «Cosa
vedi, Tom
Hiddleston?» chiese il dio con tono serio.
L’inglese
balzò con lo sguardo da un occhio all’altro del
moro.
«Vedo
me stesso» rispose riuscendo a leggere la sottigliezza di
quella domanda. Loki sorrise annuendo.
«Esattamente.
Allora, cosa ne deduci? Cosa vuol dire Skuggsjá,
secondo te?» Il suo cuore perse un battito e si
trovò a sgranare gli occhi. Aveva capito.
«Specchio!
Significa specchio!»
<<<>>>
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
E forse siamo giunti
alla verità!
Skuggsjá
è davvero una parola norrena e significa proprio specchio.
Mi sono documentata, perciò potete fidarvi XD
In questo capitolo ci sono due omaggi e riguardano i due nomi:
Luka
è un omaggio a Luka
Crosszeria, personaggio del manga UraBoku che
stradoro, e l’altro è Huber, richiamo
all’esilarante poliziotto interpretato da Aldo di AldoGiovanni&Giacomo
nei loro sketch della tv svizzera.
Non chiedetemi perché, non chiedetemi per come. Mi sono
venuti di getto.
Beh, spero abbiate gradito anche quest’altro aggiornamento.
Appuntamento a venerdì!
kiss kiss Chiara
|
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Capitolo 11 *** Ciak 10. [Io potrei farlo, Padre?] ***
10
Loki:
The Bright World
Ciak
10. "Io
potrei farlo, Padre?"
Chris
guardò in silenzio Tom e Loki parlare.
Specchio.
Quella parola
voleva dire specchio.
Avvertì un formicolio attraversargli il
corpo. Erano praticamente arrivati alla verità. Qualcuno
aveva
fatto qualcosa di “magico” affinché
Loki, ossia un
riflesso di Tom, giungesse nel loro mondo. Assurdo, folle, eppure
dannatamente reale. Si ritrovò ad abbassare lo sguardo. Per
qualche motivo iniziava a sentirsi a disagio. Era Loki... No, era il
suo rapporto con Tom. Era quell’unione predestinata che lo
teneva fuori dal loro raggio e lo faceva sentire quasi un
estraneo. Lui
con Tom aveva un'alchimia speciale, un'intesa unica, eppure
non poteva competere con ciò che lo legava a Loki.
Ruotò
con lo sguardo all’altare e vide qualcosa alla base. Non
l’aveva notata prima. Fece qualche passo e si
inginocchiò
per prenderla. Poteva ancora sentirli parlare.
«Ehi!»
attirò la loro attenzione «Ho trovato
questa!» Era
una foto, anzi ciò che ne restava. Era una fotografia
bruciata
per metà, ma si potevano ancora intravedere le persone
ritratte.
«Cos’è?»
Tom la prese dalle sue mani e si trovò ad aggrottate la
fronte «Ma... Sono io» sospirò. Chris
sollevò
lo sguardo su Loki che si era accostato all’inglese non
riuscendo
a fissarlo con meno astio. Infantile, inopportuno astio.
«Dove
l’hai trovata?» «Era qui a
terra» rispose «Chi è la
ragazza?»
Nella foto, accanto a Tom, si poteva vedere una ragazza bionda che
l’australiano non conosceva. L’inglese si prese
qualche
attimo per pensare e poi annuì.
«Ma sì! È la
ragazza dell’aeroporto. Ieri mattina mi ha chiesto un
autografo e
una foto...» Scosse appena la testa «Vuoi dire che
è
stata lei?» Le sue parole tradivano un certo scetticismo che
Chris condivideva. Sembrava una semplice ragazza. Avrà avuto
meno di vent’anni e non aveva per niente l’aria
né
l’aspetto di qualcuno che pratica magie. Poi, le apparenze
potevano sempre ingannare, questo non lo dimenticava.
Nel mentre, Loki
aveva sfilato la foto dalle mani dell’attore e le aveva dato
uno
sguardo vago. Aveva poi gironzolato per l’altare e sembrava
stesse cercando qualcosa.
«No.
Non è
lei» asserì stringendo fra le dita qualcosa che a
Chris
parve una piccola viola «È solo un semplice
incantesimo
d’amore. Ovviamente senza effetto»
sospirò lasciando
cadere il fiore a terra.
«Spiegati!»
Dal viso di Tom trapelava una certa preoccupazione.
«Un
oggetto della
persona che si vuole legare -in questo caso un ritratto-, violette
raccolte al primo cambio di luna, un quarzo, acqua di fonte, qualche
altro elemento ed un fuoco accesso con legna di vite per bruciare il
tutto» spiegò Loki «Un blando ed inutile
incantesimo
terrestre d’amore.» Fece una leggera risata
«Non
credevo che ci fosse ancora qualcuno che li praticasse»
ghignò derisorio.
Chris
fece un lungo
sospiro passandosi una mano sugli occhi. Allora se quella ragazza non
c’entrava nulla, erano di nuovo al punto di partenza?
«Ci
deve essere un
nesso! Non può essere un'altra coincidenza!» Tom
era nervoso. Comprensibilmente nervoso. Stringeva fra le dita quella
mezza foto e sembrava sperare che Loki potesse rispondere a quella
domanda in modo esauriente.
«No.
Non è una
coincidenza,» e forse poteva farlo «Quella ragazza
non
c'entra nulla, ma questo ritratto sì. E' grazie ad esso
che è stato attivato il rito.» Loki
aveva assunto un tono serio. Troppo serio. Un tono che fece
rabbrividire Chris.
«Basta
con i giochi
di parole!» Era stanco di tutto quel tergiversare
«Parla
chiaro, ed anche alla svelta!»
Il dio sapeva che stava
succedendo e Chris voleva che si decidesse a mettere anche loro a
conoscenza di ciò. Quella situazione era ormai
insostenibile.
Non sopportava di vedere Tom in quello stato, che se ne stava
lì a fissare la foto con lo sguardo perso. «Non darmi
ordini,
Hemsworth!» sbottò Loki ostile, con tono deciso.
Chris era
già pronto a mettere in pratica le sue minacce se
non che
intervenne Tom a fermarlo con le sue parole.
«Per
favore, Loki.
Spiegaci che sta succedendo.» Era calmo, ma quella frase
cortese
suonava più come una preghiera. Chris si sentì
stringere il
petto ed avrebbe voluto afferrare il dio per le spalle e sbatterlo
contro la roccia obbligandolo con la forza a parlare, ma lo sguardo con
cui Tom lo stava fissando, piegò più facilmente
la
volontà di Loki. Almeno così parve,
perché
iniziò a spiegare senza altre pause ciò che
sapeva su
quel rito. Era antico, molto antico, ed in pratica serviva ad
attivare un portale dimensionale. Come quello che aveva usato lui per
giungere sulla Terra quando era stato poi fermato dai Vendicatori, ma
più potente. In grado di mettete in comunione non solo
pianeti,
ma universi distanti fra loro.
«Universi
paralleli» terminò. Un silenzio
calò nella
sala rocciosa. Chris cercava di metabolizzare quelle parole ed anche
Tom pareva fare lo stesso. Non che la cosa fosse poi molto
difficile.
In pratica era l'unica spiegazione plausibile, benché
altamente assurda, che potevano sperare di trovare.
«Una
specie di Stargate» sospirò incerto l'australiano
e Tom annuì con altrettanto piglio.
«Stargate?
Cosa
sarebbe?» La domanda di Loki era comprensibile, ma non
avevano
il tempo per fargli visionare un altro film[1]
.
«Nulla»
rispose alla svelta Chris raggiungendo con poche falcate l'amico.
«Ehi, tutto bene?» Tom assentì con un
sorriso
forzato. Evidentemente non era così «Abbiamo quasi
risolto l'enigma,» gli sussurrò all'orecchio
«Fra un po' ce lo togliamo dalla scatole.»
L'inglese sorrise più sincero stavolta e Chris gli
strizzò un occhio con fare cameratesco. Che la situazione
fosse
surreale era un dato di fatto, soprattutto per Tom, e Chris sapeva che
sebbene fosse stato molto lucido e ponderato fino a quel
momento,
quella storia lo stava facendo crollare. Per qualche ragione Tom si
obbligava sempre a nascondere le sue paure ed i suoi timori
affinché gli altri fossero sereni. Affinché
trovassero in
lui un appoggio. E c'era sempre riuscito. Chris sapeva di poter
contare sempre sull'inglese, ma voleva che anche Tom ogni tanto si
appoggiasse a lui. Le sue spalle in fondo erano allenate per
sorreggere più di un peso.
«Puoi
ripeterlo?» Loki sorrise enigmatico alla sua domanda.
«Certo.
Qui
c'è scritto tutto ciò di cui ho
bisogno»
ammise sfiorando ancora una volta la pietra ricoperta di strani
simboli. Potevano fidarsi? Avrebbe davvero riattivato quel portale e se
ne sarebbe tornato buono buono nel suo mondo? Chris onestamente, non lo
credeva.
«Chris,»
si
voltò per guardare Tom che lo aveva chiamato a bassa voce.
Loki
intanto era ancora rapito dalla formula scritta sul masso verticale
«Credi che lo farà?» gli
palesò i suoi
stessei dubbi ed il biondo non seppe cosa rispondere.
«Dobbiamo
fidarci» riuscì solo a sospirare sommessamente.
- - -
«Ehi,
voi!» Tom si voltò verso la voce appena tuonata
nel
tempio. Era Huber, con un'espressione per niente contenta sul
volto «Vi ho detto che potevate entrare, ma non potete
stare al di là delle transenne!» Gli si
avvicinò
inforcando una torcia come fosse una manganello «Uscite
immediatamente!» ordinò. Tom e Chris si guardarono
mentre
Loki non parve mostrare troppa attenzione al giovane.
«Sparisci»
alitò vago senza spostare gli occhi dalle sue formule.
«Huber,
scusaci.
Volevamo solo fare qualche fotografia da vicino»
giustificò Tom sperando di mettere freno al suo evidente
disappunto.
«Mi
spiace Luka, ma
dovete andare adesso. Non è per me, ma se il mio superiore
viene
a sapere che vi ho fatto entrare qui senza permesso, rischio il
lavoro.» Già, non era giusto mettere in mezzo a
quel casino
anche quel ragazzo gentile. Nel mentre, Chris si era accostato a Loki e
sembrava essere intento a convincerlo ad andarsene. Tom non riusciva a
sentire cosa si stessero dicendo perché preferì
uscire
dalla transenna ed avvicinarsi al guardiano per calmarlo ulteriormente.
«Ce
ne andiamo
subito. Perdonaci ancora.» Il giovane annuì senza
nascondere un certo imbarazzo. Di certo gli era costato molto alzare la
voce con loro, ma dopotutto era il suo lavoro e di questo Hiddleston
non gli dava nessuna colpa. Tanto ormai sapevano ciò di cui
avevano bisogno.
«Eccoci!
Scusa
amico» esordì Chris scavalcando la transenna
seguito da
Loki, che ovviamente pensò bene di non rivolgere nessuno
sguardo, tantomeno una parola, al povero custode.
Seguirono
silenti Huber, finché non uscirono fuori dalla grotta e si
ritrovarono davanti al sentiero.
«Tranquillo
per
quel pass! Te lo faremo avere.» Sorrise Tom una volta
all'esterno,
pensando che forse il giovane si sarebbe sentito in difetto nel
chiederglielo ancora. Lo vide sorridere felice e scusarsi a sua volta
per ciò che era stato costretto a fare. Proprio un bravo
ragazzo, pensò l'inglese.
Si
incamminarono per raggiungere l'auto, stavolta con un passo
decisamente più
incalzante. Non tanto per la voglia di tornare in albergo e sfuggire a
quella calura, quanto per lo stare dietro a Loki che sembrava avere un
cane alle calcagna per come camminava svelto.
«Dannato
umano!» borbottava, e Tom si ritrovò a sospirare.
Come avrebbero
fatto adesso a ripetere il rituale? Che poi Loki non era stato neanche
molto chiaro nello spiegargli come sarebbe accaduto.
«Ho
fatto delle foto.» Si voltò verso di Chris.
«Ah
sì?»
«Per forza!
Quello
non voleva sentire ragioni di venire via» spiegò
«Almeno così può fare il bravo e
studiarsi le sue
formule senza farci rischiare una denuncia!» Gli venne
naturale
sorridere e vide l'australiano ricambiare. Forse era accaduto
mentre lui parlava con Huber.
Beh, tutto sommato quando quella storia
sarebbe finita, benché avesse rischiato qualche infarto in
vari
momenti, Tom era sicuro che un po' gli sarebbe anche dispiaciuto.
Incontrare Loki, quella specie di avventura con Chris, interpretare la
sua stessa controfigura con tanto di nome falso... In fin dei conti,
era qualcosa che avrebbe ricordato con una certa nostalgia.
Arrivato
in albergo, Loki
si ostinò a continuare con il suo atteggiamento di austero
silenzio che aveva tenuto per tutto il tragitto. Dal loro canto Tom e
Chris non potevano fare molto per obbligarlo a parlare.
L'inglese scaricò le foto che l'amico aveva scattato
sul suo pc, in quanto Hemsworth, benché avesse moglie e
figlia a
miglia di distanza, preferiva parlare con loro al cellulare
anziché fare una video chiamata tramite Skype.
Più volte
Tom glielo aveva suggerito, ma di tutta risposta l'altro se ne
era uscito con un ironico: “Non sono un tipo tecnologico come
te,
Mr. Tweet.”
Una volta giunto in camera, Tom si era subito messo a lavoro, conscio
che era l'unico modo per permettere al dio di uscire fuori da
quel suo silenzio forzato.
«Ecco
fatto» sospirò mentre sullo schermo apparivano le
varie foto che Chris,
per forza di causa maggiore, aveva scattato di fretta. Ma non erano
venute male, anzi, si vedevano bene. Ora tutto stava a verificare se
sarebbero bastate a Loki. «Ti possono
essere
d'aiuto?» gli aveva chiesto. Il moro aveva
guardato lo schermo limitandosi a chiedere come poteva passare da
un'immagine all'altra, e quando lui glielo aveva mostrato,
aveva sospirato un freddo “Ora lasciatemi solo”.
«Come
vuoi. Se ti serve qualcosa, oppu-»
«Non
ho bisogno di
nulla» terminò ancora il dio rivolgendo tutta la
sua
attenzione al pc. Tom guardò verso Chris che gli fece con il
capo cenno di seguirlo.
«Andiamo
a farci
una birra, qua si andrà per le lunghe»
suggerì il
biondo incamminandosi verso la porta.
«Non
credo sia una
buona idea. Devo ricordati che ieri ti sei scolato un'intera
bottiglia di vino, con pessime conseguenze tra l'altro?» lo
richiamò con un sorriso ricevendo in risposta una specie di
grugnito poco convinto. Prima di uscire, lanciò un ultimo
sguardo
al dio che pareva completamente assorto dal suo lavoro. Poi chiuse la
porta.
«Andiamo
a pranzo?» guardò gli occhi azzurri di Chris
annuendo. In fondo era
da quando era arrivato che aveva sperato di mangiare in sua compagnia.
A dire il vero voleva solo trascorrere del tempo con lui a parlare del
più e del meno. Come sempre. Come amava fare.
«Offri
tu, Thor?»
«Ovviamente, Luka.»
- - -
«Padre,
è possibile?», la voce infantile di
Thor...
«Certo.
Ma non esistono esseri capaci di celebrare un tale rito. Non
più, almeno», il sorriso gentile di Odino...
«Io
potrei farlo, Padre?», una carezza sui capelli neri...
«Solo
se diventerai un bravo mago, Loki», un altro sorriso...
«Allora
lo diventerò! Te lo prometto, Padre! Diventerò il
più grande maestro di magia di tutta Asgard!»,
Una promessa
che era stata mantenuta.
Loki
sospirò
appena sentendo un calore impossessarsi della sua gola. Poi del suo
viso, fino a giungere agli occhi. Li sentì bruciare, forte.
Avrebbe voluto accecarsi in quel momento per impedire a quelle lacrime
di scendere. Avrebbe voluto affondare i denti nel suo labbro, per non
farlo tremare così vilmente. Avrebbe voluto rialzare la
testa, e
non tenerla nascosta fra le braccia, piegato come un inetto su quella
scrivania. Ma i ricordi gli avevano riaffollato la mente.
I giorni da
fanciullo, quelli trascorsi fra sogni e promesse. Quei giorni in cui
aveva sentito di appartenere ad una famiglia.
Lontani, persi. Spariti
dal suo cuore.
Tirò su col naso passandosi il dorso della mano su una
guancia.
Poi sull'altra e respirò a fondo per riacquistare un degno
controllo di sé.
Ormai
era qualche ora che
Tom e Chris erano usciti, e lui aveva avuto tutto il tempo per
poter studiare le formule e capirle. Perché aveva capito.
Il
rituale ancestrale per
millenni creduto solo leggenda, adesso lui sapeva realizzarlo. Avrebbe
potuto aprire una porta verso un altro universo, verso altri mille
universi diversi. Avrebbe potuto viaggiare indisturbato attraverso
mondi che neanche Odino stesso avrebbe mai potuto immaginare. Mondi
più grandi della Terra, magari più luminosi
perfino di
Asgard. Mondi che sarebbero caduti sotto il suo controllo e si
sarebbero piegati alla sua volontà. Completamente alla
mercé dei suoi più abietti desideri. Avrebbe
dovuto
sorridere, ridere di gusto al pensiero di quelle innumerevoli
conquiste,
eppure non riusciva a cacciare via quella sensazione. Quella sensazione
che gli aveva attanagliato lo stomaco ed appesantito le spalle
al
punto da farlo piegare ricurvo su se stesso. Perché nel suo
cuore sapeva che non aveva importanza. Che per quanti mondi avesse
conquistato, per quante formule arcane avesse imparato, non sarebbe mai
stato in grado di competere con lui.
Di essere suo pari. Agli occhi di
Odino, sarebbe sempre stato il figlio di quel mostro di Laufey, e Thor
sarebbe sempre stato il figlio degno. Degno di regnare, degno del
rispetto e dell'ammirazione di Asgard, degno dell'amore del
Padre degli Dèi.
Si
odiò per come
si sentiva. Si odiò per come stava affrontando la cosa. Si
odiò, come si era odiato per tanti anni. Come forse, ancora
si
odiava.
Lo
schermo si spense e
Loki passò appena il dito sulla piastra liscia per farlo
riaccendere. Fissò un'ultima volta una foto che ritraeva
la roccia e poi abbassò il coperchio quadrato.
Ormai
sapeva come
eseguire il rito. Nulla aveva più importanza. Il
più
potente dei rituali era nelle sue mani e lui avrebbe solo dovuto
sfruttarlo al meglio. Non poteva permette ai suoi sciocchi sentimenti
di
distrarlo da ciò. Non avrebbe permesso ad Odino,
né a
Thor di portarlo lontano dai suoi obiettivi.
Si
tirò su con le
spalle asciugandosi per l'ultima volta gli occhi e si
alzò. Non aveva bisogno di quei due umani. Non ne aveva
più bisogno. Perché restarli lì,
allora?
Perché non tornare al tempio e mettere subito in pratica il
nuovo insegnamento appena acquisito? Perché dentro di
sé,
Loki non aveva alcuna voglia di andare via da quel mondo?
«È
un
pianeta inutile!» abbaiò nella solitudine della
stanza,
forse per convincersene meglio. Quegli umani erano inutili. Ma nella
sua
mente si dipinse il sorriso gentile di Tom. Nelle sue orecchie
riudì la risata allegra di Chris. Scosse la testa per
cacciarle
via. No,
non avrebbe lasciato altro spazio alle sue emozioni.
Perché avrebbe dovuto? Tom non era altro che qualcuno che
aveva
la sua fisicità. Nient'altro. E Chris... Chris era un essere
irritante
già di per sé, e ciò non bastasse
possedeva anche
gli occhi ed il sorriso di Thor. Non avrebbe dovuto provare simpatia
per loro. Non poteva perdonarsi di averlo già
fatto.
Perché l'empatia che aveva con Tom lo rasserenava, lo
faceva sentire compreso per la prima volta. E con Chris poteva avere un
rapporto che non aveva minimamente pensato di poter avere con Thor,
troppo marchiato da quella nauseante inferiorità che la sola
vista dell'asgardiano gli faceva ribollire nel corpo. Poteva
sentirsi suo pari.
Si
avvicinò alla
finestra e scostò la tenta. Il sole era alto e sentiva
scaldargli la pelle anche attraverso il vetro. Quel mondo era inutile.
Quegli umani erano inutili. Eppure non desiderava altro che poter
rimanere ancora lì.
Un
rumore alla porta lo fece voltare.
«Te
l'avevo detto come sarebbe andata a finire.» Tom
entrò ridacchiando.
«Almeno
c'ho
provato.» E Chris gli andò dietro.
Loki li sentì
ridere ancora, prima di chiudere la porta e voltarsi verso di lui. Gli
occhi gli caddero su una busta che Tom stringeva fra le mani.
«Ti
abbiamo portato
il pranzo!» Gli sorrise e Loki si odiò ancora di
più per quella sensazione piacevole che gli aveva
attraversato
il corpo.
«Non
è un pranzo divino,
ma fattelo bastare» alitò Chris scatenando un
ghigno sul suo viso.
«Grazie.»
Ed i
due lo guardarono con un piglio strano. Incredulo, avrebbe
detto Loki.
Fece qualche passo per afferrare la busta dalle mani dell'attore.
«Non
c'è di che.» E rispose appena al suo nuovo
sorriso.
Si diresse verso il letto e si sedette aprendo poi la busta. Aveva uno
strano odore e sembrava essere niente di diverso da un panino. Ma aveva
imparato che non poteva giudicare nulla prima di averla provata, e da
quando era lì, non era rimasto deluso da alcun cibo. Lo
tirò fuori e gli diede un morso. Non era male, ma tutto
sommato
aveva mangiato meglio la sera prima a cena. Quando rialzò lo
sguardo non riuscì a trattenersi dal ghignare per le
espressioni
dipinte sui visi dei due umani.
«È
buono,
grazie ancora» sospirò sapendo di stranirli
ulteriormente.
Sì, era vero, non aveva un carattere facile. D'altronde
non aveva mai fatto nulla per comportarsi in maniera diversa nei
confronti degli altri. Ma fino ad allora non aveva incontrato molta
gente per cui valesse la pena anche solo tentare.
«Di'
un
po', hai bevuto per caso?» Vide Tom assettare uno schiaffo
sul petto di Chris «Era solo una domanda» si
giustificò il biondo.
«Hai
fatto
progressi con il rito?» La domanda di Hiddleston lo
costrinse e mandare giù il boccone con una certa amarezza,
riportandogli alla mente i pensieri avuti poco prima. Si
pulì
appena le labbra riponendo il panino sul cartoccio bianco.
«Sì»
affermò sbattendo le mani fra di essere per ripulirle dalle
briciole. Poi si alzò sforzandosi di assumere un
atteggiamento
consono al suo rango, al suo personaggio
«Posso eseguire il
rito».
Sì,
poteva farlo.
Non necessitava di molto, solo di un paio di comunissimi oggetti
facilmente reperibili. Poteva riaprire il portare ed andare dove
volesse senza voltarsi indietro. Ciò che Loki non aveva
ancora
capito -o meglio deciso- era se andarsene, era davvero quello che
desiderava.
[1]. Stargate
è un famoso film del 1994 che parla di un portale capace di
unire mondi diversi. Ne sono state tratte anche diverse serie
televisive. [Lo so che
lo sapevate, ma ho inserito la nota per sicurezza ^^']
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Siamo ormai in
dirittura d'arrivo: -2 alla fine!
Come al solito (ormai sono diventata ripetitiva, lo so) ringrazio tutti
voi che mi seguite e che apprezzate la storia! Mi rendere orgogliosa di
ciò che ho scritto, benché ci sia moooolto poco
di cui
essere orgogliosa in quest'accozzaglia di folli situazioni
ù///ù
Ho amato particolarmente trattate Loki in questo capitolo e spero di
non essere andata OOC. Se così fosse stato chiedo perdono e
sono
pronta a subire qualsiasi tipo di punizione corporea >.
L'undicesimo e penultimo capitolo vi aspetterà
Martedì!
Tenete duro!!!!! ^W^
Kiss kiss Chiara
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Capitolo 12 *** Ciak 11. [Voi umani siete così...] ***
11
Loki:
The Bright World
Ciak
11. "Voi umani siete
così..."
Loki
aveva detto che avrebbe praticato il rito il giorno seguente. Tutto
ciò di cui aveva bisogno era uno specchio, una vasca di
ceramica
con dell'acqua ed un pugnale. Ovviamente non avrebbero mai avuto
modo di procurarsene uno, perché quelli che avevano sul set
erano per l'appunto scenici.
«Una
lama qualsiasi
andrà bene. L'importante è che sia
affilata.»
Tom e Chris si erano scambiato uno sguardo.
«Ok,
fregheremo un
coltello dal ristorante» aveva proposto Chris facendo
sorridere
l'inglese. Era un'idea quanto mai discutibile, non tanto
perché politicamente scorretta, ma soprattutto
perché
è risaputo che i coltelli dei ristoranti sono le uniche cose
a
non tagliare neanche il burro!
«Delle
forbici
andranno meglio» intervenne ricevendo un'occhiata dubbiosa
da parte del collega «Andiamo, saremmo capaci di trovare un
paio
di forbici in tutta Oslo?! Al massimo le chiederemo alla troupe...
a Kimberly, ad esempio.»
«A
proposito, Tom,» Chris aveva uno strano ghigno divertito sul
viso «Ti
vuole!» E quelle parole sapeva cosa significavano: 45 minuti
di
inferno con la puzza nel naso e il pizzicore sulla testa.
Annuì
trattenendosi dal sospirare, o avrebbe rischiato di assomigliare ad uno
scolaro che non ha voglia di andare a scuola. Ma l'amico parve
cogliere comunque quel blando malessere «Coraggio! Sai come
si
dice: via il dente, via il dolore!» Ed ovviamente avrebbe
anche
dovuto radersi.
Quei
due giorni erano
stati più intensi di quanto potesse prevedere. Erano
successe
tante di quelle cose che Tom si era quasi dimenticato che si trovava in
Norvegia per lavorare. Non aveva neanche ancora incontrato il cast
né Alan. Si stava comportando in modo davvero poco
professionale
e non era né giusto né accettabile da un attore
come lui.
«Allora
io vado a
cercare qualcuno della troupe. Devo anche parlare con Alan.»
Vide
Chris cambiare espressione. Ovviamente sarebbe dovuto restare con Loki,
non potendo portarselo dietro né tanto meno sarebbe stato
carino
lasciarlo da solo. Sapeva che l'amico era a disagio con il dio,
ma confidava che magari una volta soli, avrebbero avuto modo di trovare
un punto d'incontro. Al massimo si sarebbero presi ad insulti
finché non fosse rientrato. «Cerco di fare il
prima
possibile.» E si avviò vero la porta. Loki se ne
stava
poggiato spalle alla vetrata e lo fissava quasi con lo stesso piglio di
Chris, che invece era seduto sul letto e si stava martoriando un angolo
della bocca. Faceva
sempre così quando era nervoso.
Tom si ritrovò a sorridere «Cercate solo di non
litigare,» sospirò ironico «Non troppo,
almeno.» Ma non ricette risposta. Solo il biondo si
limitò
ad alzare una mano per poi lasciarsi andare spalle al letto. Il dio lo
guardava semplicemente senza dire nulla. Tom sorrise un'ultima
volta e prese la porta. Avrebbe dovuto parlare con il regista e
spiegare perché non si era ancora fatto vivo. Avrebbe dovuto
inventarsi qualcosa. Avrebbe dovuto mentire. Non era per niente bravo
in quello, ma sperò che la vicinanza con Loki l'avesse
quanto meno temprato un po'.
- - -
Nella
stanza era calato
il più pesante dei silenzi. Si poteva udire perfino il
ronzare
di una mosca che stava svolazzando sulla carta vuota, che poche ore
prima conteneva un hamburger. Chris fissava il soffitto apparentemente
apatico, lanciando di tanto in tanto uno sguardo verso Loki. Il dio era
rimasto immobile da quando Tom era uscito, fissando la porta come se
aspettasse di vederlo rientrare da un momento all'altro, e la
cosa irritò ed intenerì allo stesso tempo
l'australiano. In fondo quello che avrebbe avuto il diritto di
sentirsi a disagio, era proprio Loki. Era solo su un mondo che non
conosceva, su di un universo che non gli apparteneva. Ma forse se ci
pensava
bene, era sempre stato solo. Anche ad Asgard.
«Ehi!»
lo
chiamò e i suoi occhi familiari lo fissarono
«Vieni
qui.» Ed era certo che quel testone di un dio avrebbe
completamente travisato le sue parole.
«Ti
ringrazio per l'invito, ma non sono solito giacere in compagnia di
altri uomini... A differenza vostra.» Ah, santa pazienza!
Si obbligò a non ribattere. Doveva farlo per Tom. Se si
fosse
accapigliato con Loki, di certo l'inglese avrebbe preso le sue
parti. Non ci teneva per niente a trovarselo contro. Era dolce e
gentile quasi sempre, ma quando si incazzava, Tom Hiddleston faceva
paura come pochi!
«Andiamo,
non dire
stupidaggini! Voglio solo parlare» spiegò cercando
di
essere quanto più calmo possibile. Non parve funzionare.
Loki se
ne stava lì a propinargli un ghigno diffidente senza
scollarsi
dal muro. Decise allora di usare la sua vecchia tattica: «Se
preferisci posso trascinarti qui con la forza». Scelta
azzeccata.
Dopo qualche attimo di pausa, il dio si mosse e si avvicinò
a
letto senza però sedersi. Rimase immobile a guardarlo con le
braccia incrociate sul petto. Ok, era disposto a parlare, forse il
problema era il letto. Magari lo metteva a disagio. Anzi, era normale
che lo mettesse a disagio, la cosa strana era che non metteva a disagio
Chris. Forse perché quando lo guardava non poteva non
rivedere
un po' di Tom in quegli occhi. Ma ovviamente il dio aveva poco o
niente -a parte l'estetica- da spartire con l'inglese. Si
sollevò quindi mettendosi a sedere, pronto ad alzarsi, ma a
differenza di quanto previsto, se lo ritrovò seduto accanto.
«Parla
pure»
sospirò il moro con un sorriso sghembo. Chris si
schiarì la voce,
ma di fatto non sapeva cosa dire. Cioè, voleva parlare,
questo
sì, ma non in modo così
“forzato”. Voleva
solo chiacchierare apertamente, ma con Loki sembrava impossibile. Il
dio non pareva conoscere il significato della parola spontaneità.
Fece un lungo sospiro chiudendo per un attimo gli occhi.
«Ascolta,
io...» Lo guardò nuovamente sperando che in
qualche maniera gli
venisse in contro, ma lui continuava a fissarlo senza cambiare
espressione, quasi gli stesse facendo un favore. A quel
puntò sbottò senza pensarci troppo:
«Potresti smetterla di
essere così ingessato?» Ecco, l'aveva detto. Loki
ridacchiò appena scuotendo la testa.
«Ingessato?
Non capisco.»
«Lo
stai facendo
ancora» sospirò esausto e Loki abbassò
per qualche attimo
gli occhi prima di tornare a guardarlo con il suo solito ghigno
inquietante.
«Facendo
cosa,
Hemsworth?» Giocava. Come sempre, voleva solo giocare e
dimostrare di essere l'unico a poter vincere su quel campo. Ed
era così. Chris non poteva competere con il suo ferreo
autocontrollo, non poteva certo essere in grado di ponderare ogni
parola, ogni gesto nella stessa maniera del dio. Non era
così
calcolatore. Non lo sarebbe mai stato.
«Senti,
lo so cosa
pensi,» decise quindi di parlare il più
chiaramente
possibile «Ma ti sbagli.» Basta giochi, basta
battute.
Basta fingere. «Qui nessuno vuole farti del male. Siamo tutti
dalla stessa parte,» sembrava lo stesse ascoltando sul serio
e
Chris sorrise appena «Smettila di stare sulla difensiva, ok?
Rilassati. Sei fra amici.» E gli poggiò appena una
mano
sulla spalla. Ma quel gesto spezzò la lieve apertura del
dio,
che sfuggì dal suo tocco alzandosi di scatto.
«Noi
non siamo amici» asserì «Io non ho
amici.»
«La
cosa non mi
sorprende, visto il caratteraccio che ti ritrovi»
sospirò alzandosi a sua volta e fronteggiandolo con
lo sguardo più
comprensivo di cui era capace. «Ma questo non vuol dire che
tu non
ne possa avere. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno accanto. Di un amico,
di un compagno, di un fratello...»
vide Loki inghiottire appena «Nessuno è nato per
essere solo. Neanche un dio con un pessimo carattere come il
tuo.» Era pronto a qualche battuta velenosa, a qualche
beffarda
replica cinica, ma Loki rimase silente e con le labbra serrata in una
linea vuota. Non sorrideva più con sprezzo. Non ghignava,
non
fingeva più alcuna maschera.
«Voi
umani siete così...»
«Patetici?»
gli suggerì ma lui scosse la testa.
«Sentimentali.»
E stavolta il suo sorriso sembrava sincero. Sembrava quasi quello di
Tom, e di conseguenza quello di Chris fu ampio e luminoso.
«Ti
odio, Hemsworth.» Ridacchiò a quel tono quasi
infantile,
provando a poggiargli ancora una volta una mano sulla spalla.
«La
cosa è reciproca.» Ma stavolta Loki non
fuggì.
- - -
Non
sapeva neanche come,
ma si era lasciato convincere. Cosa gli fosse passato nella mente
quando si era steso su quelle lenzuola, Loki ancora non lo sapeva.
Così come non sapeva perché si trovasse
completamente a
suo agio nello stare seduto sul letto accanto a Chris mentre questi
continuava a parlare di cose che francamente al dio, non avrebbero
dovuto interessare. Della sua vita, del suo lavoro, della sua famiglia.
Quegli occhi azzurri che tanto gli avevano ricordato quelli di Thor,
pian piano sembravano appartenere a qualcun altro. Perché
Loki
se ne stava rendendo conto: si era sbagliato. Chris e Thor erano molto
diversi. Il dio del tuono era sempre stato avventato ed arrogante.
Chris sembrava possedere una certa timidezza ed una buona dose di
autocontrollo, che onestamente non avrebbe sospettato.
L'ingenuità sconcertante dell'asgardiano era opposta
alla sottile malizia ed al beffardo sarcasmo che Hemsworth aveva
più volte sfoggiato. Thor splendeva nella sua grandezza
regale,
Chris brillava di una luce diversa, una luce che non pareva metterlo in
ombra, bensì sembrava essere capace di avvolgere anche lui.
Uguali, perfettamente uguali, eppure indubbiamente diversi.
Così
come lo erano lui e Tom. In qualche maniera parevano completarsi.
La
disarmante gentilezza
di Tom, sapeva riequilibrare la sua ambiguità cinica.
L'umiltà di Chris speculava la superbia di Thor.
Quel
rito era davvero
portentoso, solo adesso iniziava a comprenderlo a pieno. La cerimonia
ancestrale che poteva mettere in comunicazione due universi, ma che non
erano semplicemente diversi, erano due universi paralleli. Due universi
che si specchiavano fra di loro.
«A
cosa pensi?» Si voltò a guardarlo. Il sorriso di
Chris era tremendamente contagioso.
«Pensavo che sei decisamente logorroico,
Hemsworth»
sospirò chiudendo gli occhi e lasciandosi cadere spalle al
letto.
«Bugiardo!»
Sorrise divertito.
«Grazie!»
E Chris rise a sua volta.
«Guarda che non
era
un complimento!» precisò. Stava per ribattere
quando si sentì
colpire in pieno volto. Si alzò di scatto trovandosi sulle
gambe
un cuscino. Infantile!
Umano saccente ed infantile!
«Non
avresti
dovuto» lo minacciò con poca convinzione
stringendo fra
le dita la stoffa della federa. Chris si alzò dal letto, ed
afferrato anche l'altro guanciale, lo colpì nuovamente
ridacchiando ancora una volta. «Non essere
ridicolo, Hemsworth! Non mi abbasserò a fare questi
gioch-» Ed un nuovo cuscino, stavolta quello del divano,
colpì il viso di Loki. Il dio respirò a fondo.
Avrebbe
dovuto essere irritato, sconcertato, allibito. Avrebbe dovuto sentirsi
oltraggiato ed indispettito da quell'immaturo gesto. Ma
l'unica cosa che riusciva a fare, era sforzassi di non ridere.
Era avvolto da uno strano tempore che pareva dimenticato. Di cui
faticava quasi a ricordare il nome.
«Avanti,
Loki. Non
essere così ingessato!» Era la prima volta che
Chris lo
aveva chiamato per nome da quando aveva saputo chi fosse in
realtà. Lo guardò ed il suo sorriso gli si
impresse negli
occhi aumentando quel tepore immemore, che da secoli non aveva
più avvertito «Cos'è, non avrai per
caso
paura di-» stavolta fu il biondo ad essere obbligato al
silenzio
quando Loki gli scagliò con precisione il cuscino in pieno
viso.
«Che
questo ti serva da monito, Chris.»
E mentre si rimetteva a sedere ignorando gli ulteriori incoraggiamenti
dell'altro affinché si decidesse a scendere in campo in
un'infantile guerra di cuscini -cosa che ovviamente non avrebbe fatto,
essendosi limitato a quell'isolato gesto-, Loki ricordò il
nome di quella calda sensazione. Era un parola piccola, breve, ma che
pareva possedere la forza di un intero cosmo. Che tanto gli era stata
lontana dalla pelle, che ora gli pareva quasi impossibile potesse
riprovare: pace.
- - -
Tom
salì
lentamente le scale dell'hotel passandosi appena le dita sul viso
liscio. Svoltò poi l'angolo per giungere nel corridoio
della sua camera. Se ancora non era stata chiamata la vigilanza,
probabilmente Chris e Loki non si erano aggrediti reciprocamente.
Magari il suo piano per farli avvicinare,
aveva avuto successo. Fece un lungo respiro ed infilò le
chiavi
nella serratura. Sapeva quale sarebbe stata la loro reazione alla sua
vista, soprattutto quella di Chris, ma non aveva avuto scelta.
Una
volta raggiunto Alan
al ristorante, e chiarito il perché e il per come della sua
momentanea irreperibilità –che non aveva neanche
necessitato di troppe bugie-, Tom aveva dovuto fare i conti con
Kimberly, che lo aveva letteralmente trascinato con lei per metterlo
“in ordine”. Un po' di tinta, due extensions, via
la
barba et
voilà: ecco a
voi il dio Loki. Peccato solo che in quel folle contesto, fosse solo
motivo di ulteriore confusione. Spinse la maniglia ed aprì
la
porta.
«Ehilà,
c'è nessuno?» scherzò quando non vide
anima
viva. Pensò fossero usciti, ma la tenda che si muoveva, gli
fece
intuire che la portafinestra del terrazzo era aperta. Infatti poco dopo
aver chiuso la porta, Chris sbucò dal balcone.
«Ehi,
Tom
sei...» fece un breve sospiro «...
Tornato.»
Già, lo sapeva che avrebbe fatto quella faccia. Fece una
leggera
smorfia di dispiacere imbronciando le labbra per fargli capire che non
aveva avuto scelta ed il biondo scosse la testa arrendevole poggiandosi
le mani sui fianchi «Non poteva capitare in un momento
migliore.» Alle spalle dell'australiano spuntò
anche
Loki.
«Capitare
cosa?» Ma non gli servì risposta quando
incrociò i suoi
occhi. Sembrava sorpreso. Benché mascherasse bene le sue
emozioni -no che si aspettasse di meno dal dio degli inganni- era
facile intuire che la vista di Tom con il suo nuovo look, che li
rendeva praticamente due gocce d'acqua, avesse quanto meno
sbigottito Loki. Certo, l'aveva visto nei film, ma ovviamente dal
vivo faceva un altro effetto. Lui poteva capirlo benissimo.
«Sorprendete,
vero?» ridacchiò indicandosi i folti capelli neri.
Loki lo
guardò ancora qualche attimo, poi sorpassò Chris
e gli si
avvicinò. Una volta di fronte allungò appena una
mano per sfiorare le ciocche nere. Poi fece scivolare l'indice
sulla sua mascella glabra, provocando anche un certo brivido nel suo
corpo.
Era sorpreso da quella confidenza e di istinto si trovò a
guardare oltre le spalle del dio il volto di Chris.
«Sì,
davvero
sorprendente» sospirò Loki facendo riportare gli
occhi
di Tom sul suo viso. Poi fece un passo indietro per guardare meglio
quel cambiamento e lui si sentì quasi in imbarazzo ad essere
osservato con tanto interesse dal dio. Sì, era un attore
pronto
a mettersi a nudo sotto qualunque macchina da presa -anche nel senso
letterale della parola- ma lo sguardo regale di Loki sapeva mettere
decisamente in soggezione.
«Beh,
Tom, tempismo perfetto» alitò ironico Chris
raggiungendoli.
«Guarda che sei stato tu a dirmi di Kimberly»
puntualizzò con un sorriso mentre Loki ghignò
palesemente
divertito.
«Ora come farai a distinguerci, Hemsworth? Già
prima non
è che te la sia cavata molto bene...»
Chris sorrise a
sua volta.
«Se ti facessi un occhio nero, risolverei il problema. Non
credi?»
«Nessuno ti vieta di tentare.»
«Nessuno mi vieta di riuscirci.»
«Lo credi davvero?».
«Lo credo davvero.» Loki sorrise. Chris sorrise.
Gli occhi dell'inglese balzarono da un viso all'altro. Non
poteva negarlo, quello scambio di frecciatine aveva un suono diverso.
Sembrava quasi che fossero... amici?
Tom, non ne era sicuro. Era una parola grossa, troppo grossa. Ma forse
neanche troppo lontana dalla realtà. Si ritrovò a
sorridere imbarazzato.
«Perdonatemi se vi interrompo, ma prima che me ne
dimentichi,» si infilò una mano nella tasca
posteriore dei
pantaloni «Ti ho portato questo.» E tirò
fuori un
taglierino che allungò verso Loki. Il dio lo prese e lo
osservò con cura.
«Andrà
benissimo» sospirò. Ancora non gli avevano chiesto
a che
servisse, a dire il vero non gli avevano chiesto praticamente nulla
riguardo a quel rito.
«Ogni
rito ha
bisogno di una chiave di attivazione» iniziò il
dio quasi
captando i suoi pensieri «Il tuo ritratto ha-»
«Foto»
lo
corresse Chris beccandosi un'occhiataccia da parte del dio
«È una foto non un ritratto.» Anche Tom
lo
fulminò per quell'inopportuna puntualizzazione
«Ok,
ho afferrato: sto zitto» si auto ammonì infine
alzando le
mani. Così
Loki continuò,
«La
tua foto,
ha attivato il rito. Non sono certo del come, ma credo sia dovuto ad
una semplice quanto vana coincidenza.» Tom sbatté
le
palpebre un paio di volte.
«Coincidenza?»
«Esatto.
Quando la
giovane donna ha celebrato quella sottospecie di incantesimo, si devono
essere attivate involontariamente delle formule. In fondo gli elementi
necessari per il rito erano simili. La tua immagine nella foto
è
stata però la chiave di attivazione.»
«E
quindi come si riattiva?» chiese l'australiano e Loki sorrise
fiero.
«Semplicemente
tramite il nostro sangue.» Tom aveva immaginato fosse
qualcosa di
simile, anche se doveva ammettere che era una cosa che lo agitava un
po'.
«Non basta un'altra foto?» E Chris doveva
essere dello stesso avviso.
«No. La foto ha attivato il rito in maniera casuale. Diciamo
che
poteva arrivare chiunque. Anche un altro riflesso di un altro universo
parallelo.»
«Che vuoi dire?» Loki sorrise ancora alla domanda
dell'australiano.
«Se ci ragionate un po' non è difficile da capire.
Basta prendere in considerazione un semplice assioma geometrico: per un
punto passano infinite rette, mentre per due punti distinti, passa una
ed una sola retta. È chiaro così?»
Quel chiarimento gli fece venire un brivido lungo la spina dorsale. Non
ci aveva ancora pensato, ma non esisteva un solo universo.
Anche
la scienza lo teorizzava. Esistevano miriadi di universi paralleli e
quindi le possibilità erano a dir poco infinite. Avrebbe
potuto
incontrare perfino un altro dei suoi personaggi... Ancora
un'altra parte di sé. La cosa non poteva negare, fosse
decisamente inquietante.
«Quindi per essere sicuri di riaprire il portale giusto,
dobbiamo
combinare il nostro sangue» sospirò sommessamente
come un
ragionamento a voce alta.
«Il tuo sangue sarà il perno di questo universo,
che
legato al mio, aprirà una strada univoca»
asserì
infine il dio.
Chris era silenzioso e Tom lo vide guardare verso di lui. Sembrava
preoccupato e non poteva negare che condividesse quel suo pensiero.
Solo una cosa non gli era chiara.
«E perché domani?» Non che avesse fretta
di salutare
il dio, anzi, solo che non capiva il perché di quella
scelta, e
Loki doveva essere proprio di buon umore perché decise di
rispondere anche a quella domanda con insospettata calma.
«Su questo pianeta non ho poteri, per cui necessito di una
fonte
di energia forte che sorregga il rito. In questo caso sarà
la
stella più vicina alla Terra.» Fece una breve
pausa
«Quando il sole sarà alto nel cielo ed i suoi
raggi
arriveranno a colpire l'interno del tempio, solo in quel momento
avrò abbastanza forza energetica per aprire il
portale.»
«E se non dovessi riuscirci?» Aveva temuto di porre
quel
quesito, preoccupato che Loki potesse travisare la sua intenzione. Ma i
suoi occhi lo sollevarono da ogni dubbio, così come il dolce
sorriso che gli rivolse.
«Non esiste margine d'errore. Fidati.» Gli
annuì grato per quella sicurezza. Non aveva nulla da temere.
Poteva fidarsi davvero di lui, quegli occhi adesso brillavano di una
luce diversa.
«Dì un po', servirà molto
sangue?» La
domanda che porse Chris però lo agitò appena. Non
aveva
considerato ancora quella parte del rito. Non che avesse paura di un
po' di sangue, però era meglio sapere a cosa sarebbe
andato in contro. Loki ghignò in maniera preoccupante,
però poi scosse la testa.
«Basteranno poche gocce.» E sebbene l'avesse
sospirata come una noiosa delucidazione, alle orecchie di Tom
risuonò più come un'affettuosa rassicurazione.
Quel
pomeriggio, dato che
non si potevano far vedere in giro a causa della loro eccessiva
somiglianza, Tom e Loki rimasero in camera. Chris invece era andato a
parlare con Natalie per avere il famigerato autografo per Hubert, ma si
erano fatte le 17 circa ed ancora non era tornato. Non che i due
mori ci avessero fatto poi molto caso, assorti com'erano a
chiacchierare affacciati al balcone del più e del meno. A
dire
il vero era Tom a chiacchierare, mentre Loki lo ascoltava senza
interromperlo. Quasi fosse cullato dalla serenità delle sue
parole. Ogni tanto diceva la sua e Tom sorrideva oppure lo guardava
rapito.
Parlarono
di tutto e di
niente. Della vita e della morte. Parlarono ancora d'amore e del
suo essere assolutamente sopravalutato, a detta del dio. Parlarono di
cosa vuol dire essere soli. Di cosa vuol dire odiare.
«Perché
lo
odi tanto?» gli aveva chiesto con un sospiro. Loki
appoggiato alla balaustra non aveva spostato lo sguardo
dall'orizzonte. Si era lasciato accarezzare i capelli dal lieve
vento, aveva lasciato che i bagliori del sole, ormai prossimo al
tramonto, gli scaldassero il viso.
«È
l'unico sentimento che riesco a provare» aveva risposto
«È l'unico sentimento che posso
concedermi.» Tom aveva guardato il suo profilo e poi
aveva
diretto gli occhi nella stessa direzione del dio.
«Cedere
ai sentimenti non è sempre un male.» Sapeva
però che l'altro non era dello stesso avviso.
«I
sentimenti rendono deboli. Il distacco è la chiave per il
controllo.»
«Ma
non si
può controllare tutto, Loki. Non puoi controllare il tuo
cuore.» Il dio lo aveva guardato ancora, con un'espressione
che Tom definì compassionevole. Quasi la stessa di quella
mattina.
«Ti
stupiresti di
sapere che invece si può. In fondo è
ciò che fai
anche tu.» Quella frase lo colpì in pieno. Sapeva
a cosa si
riferisse, ma non credeva fosse così evidente. Avrebbe
potuto
tentare di dirgli che non sapeva di cosa stesse parlando,
ma Loki
avrebbe capito subito che stava mentendo. Un bugiardo riconosce
sempre una bugia. Si limitò ad abbassare lo sguardo con un
sorriso triste. «Ma non temere, non sei l'unico. Anche lui
tenta di placare il suo... cuore»
enfatizzò quella parola con un sorriso e Tom non
riuscì
ad afferrare cosa volesse dire. Forse aveva paura di farlo,
perché fosse stato così, avrebbe dovuto ammettere
ciò che provava. Ciò che aveva sempre provato.
«Io
non...» mugugnò insicuro e sentì Loki
ridere scuotendo la testa.
«Umani...
Vi piace
tanto parlare d'amore, ma poi non siete in grado di
riconoscerlo.» Era strano come parlare con lui fosse
piacevole.
Com'era diverso il dio in quel momento. Nei suoi occhi che
riflettevano i propri, Tom riusciva a leggere una profonda
serenità.
Nuova, acerba. Quasi stesse pian piano sciogliendo la sua anima. Forse
si sbagliava, forse era sono deviato per via di quelle parole, ma
sperava tanto fosse così.
Quando
Chris tornò, era ormai sera. Fra le braccia portava due
cartoni fumanti di pizza. “Ci ho fatto mettete un
po' di tutto”
aveva sospirato poggiandole sul tavolo. Tom sapeva era
un'attenzione per Loki e cercò di superare il piccolo
brivido di gelosia che lo attraversò.
«Ultima
notte sulla
terra. Devi festeggiare!» Aveva ridacchiato alzando in alto
la lattina di birra. Chris aveva alzato il suo
bicchiere di cola -obbligato a stare lontano dall'alcol da
entrambi- e Loki aveva solo fatto un piccolo cenno del capo.
«Festeggiamo
la
partenza di un forestiero» aveva sospirato tristemente
fingendo
un sorriso. Chris aveva cozzato il suo bicchiere contro quello del dio
sorridendo dolcemente.
«No.
Festeggiamo
l'incontro con un amico.» Tom vide brillare qualcosa nel
fondo cristallino degli occhi di Loki. Non volle dargli un nome.
Non era più tempo di teorizzare ed analizzare. Erano solo
tre
uomini simili e diversi. Tre uomini che avevano faticato a capirsi e
comprendersi, ma che alla fine ci erano riusciti. Erano semplicemente
tre amici che brindavano insieme. Chiacchierando come tali e provando
tristezza nel cuore all'idea che presto, si sarebbero separati.
___________________________________________________
Note
saltabili dell'autrice indegna
di tale nome
Questo
capitolo è un po' più lungo degli altri e mi
scuso
se è stato “faticoso” da leggere. Ma era
il
penultimo e si dovevano chiarire un sacco di cose. Il resto delle
vostre domande, fra cui il gettonato “chi cavolo ha eseguito
il
rito?”, troverà risposta nell'ultimo
aggiornamento.
Che altro aggiungere. Mi preparo a mettere la parola fine a questa
avventura che mi ha regalato molto. È stato piacevole e
appagante scrivere questa storia. Mi ha dato tanto a livello personale,
perché ho ritrovato tutto l'amore di un tempo nel far
nascere e portare avanti una long. Non credevo quando ho iniziato di
poterla terminare. Ma ce l'ho fatta ^^
Sono solita fare i ringraziamenti generali nel penultimo e non nel
finale, in cui non ci saranno note (e lo so che per questo state
già festeggiando u_u').
Lascerò spazio ai personaggi ed alle loro ultime avventure,
sperando che come è stato piacevole per me scrivere, lo sia
stato in parte anche per voi leggere.
Perdonate se ho virato Loki su un leggero OOC, ma ci tenevo a regalare
alla storia un finale sereno, ed anche se sono (ahimè)
convinta
che nella sua realtà Loki non riuscirà mai a
trovare la
sua serenità per via dei mille mostri interiori
che si porta dentro, ho voluto donargliela comunque nella mia fic.
Sentimentale? Sìììì, na
cifra XDD
Ed ora partiamo:
Grazie a chi ha letto, apprezzato, preferito, ricordato e
seguito la
storia. Grazie a chi ha lasciato un commento. Grazie per i
sorrisi che
mi avete regalato e per le risate che non ho saputo trattenere alla
lettura di adorabili
folli recensioni!
Grazie a Tom Hiddleston e Chris Hemsworth, che con il loro splendido
rapporto hanno fatto nascere in me l'ispirazione per scrivere
questa ed altre storie. Grazie a Loki, per il suo essere un adorabile
dio esuberante, pieno di paure e complessi che tanto ce lo fanno amare
e tanto ce lo fanno odiare.
Grazie alla musa alla quale non so dare nome, che ha guidato la mia
mano nello scrivere. Che mi ha ispirato nel bel mezzo della notte. Per
strada, sul FrecciArgento
da
Roma a Venezia, in cui ho scritto grazie a quaderno e penna come ai
vecchi tempi e poi si sono dannata per riportare tutto al pc!
Grazie a tutti e grazie anche a me stessa, che ha portato avanti un
obiettivo senza perdersi per strada.
E con questo auto ringraziamento
in terza persona, sono pronta per la psicanalisi XD
Scusate la prolissità delle note, ma dovevo farlo.
Ci becchiamo nell'ultimo capitolo, sperando che qualcuno sia riuscito
ad arrivare a quest'ultima parola ^^
kiss kiss Chiara.
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Capitolo 13 *** Ciak 12. [Fa' buon viaggio] ***
12 (FINALE)
Loki:
The Bright World
Ciak
12. "Fa' buon viaggio"
Quando
Loki si svegliò, non era ancora sorto il sole.
L’aurora
era lontana dall’apparire in cielo, e il dio puntò
lo
sguardo alla piccola falce bianca che brillava in alto. Nella stanza
si udiva il respiro di Tom e Chris. Il loro respiro profondo.
Aveva preferito
ancora il
divano, e di certo avrebbe preferito restare solo almeno
quell’ultima notte, ma Tom non era stato dello stesso avviso.
Chris poi aveva deciso di conseguenza.
Fece lenti passi.
Morbidi,
impossibili da udire, e fu di fronte al letto. Poteva vedere ancora una
volta, come quella prima notte, i due dormire uno accanto
all’altro. Con le teste quasi a sfiorarsi. Con i capelli neri
che
sparivano fra le ciocche bionde, o forse era il contrario. Ma per lui
era sempre stato così, per poterla pensare diversamente.
Quando
da fanciullo si ritrovava Thor nel letto che parlava e rideva, e poi
parlava ancora, era lui a sparire nell’aura dorata
dell’altro. E Thor parlava e rideva fino ad addormentarsi,
mentre
Loki attendeva che l’allora fratello, cadesse nel mondo dei
sogni, per poter chiudere le palpebre a sua volta. Perché
non
gli aveva mai dato opportunità di vederlo assopito. Vederlo
nudo e senza difese. E all’alba, era lui a scivolare fuori
dalle
lenzuola damascate, prima che quegli occhi azzurri potessero
abbagliarlo e ferirlo ancora. Con tutto il loro amore così
inopportuno. Così indesiderato, che in qualche modo rendeva
il
suo odio ancora più difficile da sopportare. Poi tornava la
notte e tornava Thor nel suo letto.
“Non credi sia
sconveniente, adesso?” gli aveva sospirato
quando ormai i loro
corpi da uomini si erano ritrovati sotto le stesse lenzuola. Ma il dio
del tuono aveva sorriso e gli aveva sfiorato appena una guancia con il
dorso dell’indice, senza dire nulla. Si era poi sdraiato ed
aveva
iniziato a parlare come niente fosse accaduto. Come se le sue parole
non avessero minimamente sfiorato le sue orecchie. Come sempre. E Loki
l’aveva odiato di più. Più di prima.
Più di
quanto non ne fosse realmente capace.
Per quanto avesse
desiderato
fuggire via da quei ricordi, da quel passato colmo di bugie dette ad
ascoltate, sapeva che non gli era stato possibile sfuggire da se
stesso. Dal suo odio, dalla sua gelosia, dall’invidia covata
per
un'intera vita divina. Era stato impossibile sfuggire da Thor e dal
suo soffocante amore che Loki aveva sempre voluto avvelenare. Voleva
che sparisse, che si tramutasse anch’esso in odio. Voleva
guardare quegli occhi di ghiaccio e leggerci dentro ciò che
giaceva in fondo ai suoi.
“Hai paura di essere amato,
perché potresti scoprire che anche tu, ne sei
capace”
Al rimembrare
quelle parole
gli venne da sorridere. Sorrideva dell’ingenuità
di
quell’uomo che gli somigliava. Sorrideva di quella
verità
che in fondo aveva sempre saputo, che aveva perfino accettato. Ma
ciò che Tom non sapeva, era che c’era stato un
tempo
lontano, in cui anche Loki aveva amato. Aveva amato così
tanto
da sentirsi incapace di poter amare ancora. Aveva amato Asgard, aveva
amato suo Padre e sua Madre. Aveva amato Thor. Di un amore forse
più grande di quello che provava il dio del tuono per lui.
Talmente grande da essersi ritorto contro se stesso, saturandosi fino a
trasformarsi in altro. Una labile linea sottile che aveva da sempre
diviso l’amore dall’odio, la stima dalla gelosia,
il
tormento dalla passione. Quella linea che aveva perso i suoi contorni
netti. Si era
sfumata, forse era svanita ed aveva fatto collassare quei sentimenti
contrastanti nel suo cuore. L’aveva fatto collassare sotto
quel
peso di inferiorità e di bisogno di essere suo pari, che
forse
Loki si era perso dentro se stesso.
Era strano come
ora vederla
così fosse semplice. Chissà se l’avesse
fatto
prima, ci sarebbe ancora qualche umano in vita. Non che la cosa lo
facesse sentire in colpa. Loki non era capace di provare rimorso. Non
più, oramai.
Udì un
leggero
brontolio abbandonare la labbra di Tom e i capelli neri perdersi di
più in quelli dorati di Chris. Un’ istantanea di
ciò che per lui fu, che forse, non sarebbe più
stato.
Tornò
al divano, tornò al suo sonno. Per la prima volta dopo tanto
tempo, sognò.
Sognò
un sorriso
gioviale, sognò di due fanciulli che giacevano nello stesso
letto. Sognò di dita ambrate che intrecciavano una pallida
mano.
Sognò di capelli biondi che si perdevano in fili corvini.
- - -
Se avesse avuto
un po’
più di cinismo, Chris si sarebbe chiesto come mai tutte le
commissioni e il facchinaggio toccassero a lui. Ma preferì
rispondersi solo che era a causa della sua abitudine di noleggiare
auto,
e di quella di Tom di non guidare ad di fuori della sua adorata
Inghilterra. Hiddleston aveva tanti pregi e capacità, ma la
guida a sinistra non era una di queste.
Quindi, dopo
essere stato
letteralmente buttato giù dal letto da un petulante dio
affinché si catapultasse a recuperare il suo preziosissimo
abito, era stato costretto a recarsi sul set che era ancora
l’alba. E fu solo per un colpo di fortuna che ci fosse
qualcuno.
Riuscito ad
avere il vestito senza che nessuno facesse troppe domande, si era
infilato in auto sbadigliando sonoramente mentre ritornava in albergo.
«Non
potevi prenderlo
dopo?» bofonchiò allungando a Loki la
sacca nera.
Il moro l’afferrò senza prestargli troppa
attenzione e si
diresse verso il bagno.
«Avremmo
perso
tempo» rispose Tom per lui ed il biondo sollevò
appena le
sopracciglia con fare sarcastico. Certo, molto meglio delegare un
pover’uomo appena sveglio e senza neanche dargli il tempo di
fare
colazione o di farsi una doccia!
Un altro
sbadiglio si levò nell’aria e Chris si
stiracchiò ancora con le braccia.
«Ho
dormito malissimo» bofonchiò facendo schioccare le
ossa del collo.
«Colpa
mia?» sorrise Tom e lui scosse la testa.
«Tranquillo,
non hai russato stanotte.» Tom sgranò gli occhi
con aria sconcertata.
«Io non
russo!» asserì quasi offeso, facendolo ghignare
divertito.
«E come
fai a saperlo?»
«Nessuno
me l’ha mai detto.» Chris rise più forte.
«Beh,
te lo dico
io.» Non era vero per niente. Ma era divertente vederlo
reagire
così esageratamente per una cosa così
insignificante come
il russare. E poi diceva di non essere pignolo e precisino...
«Che
bugiardo! Non
è vero, altrimenti me l’avresti detto
prima»
brontolò ancora Hiddleston dandogli una spinta su un
braccio.
«Senti,
non te la
devi prendere, può capitare. Non è un
dramma»
sospirò comprensivo beccandosi un’altra
spinta
«Troverai una donna che ti ami anche con questo
difetto.»
«Grazie,
ma non ne ho bisogno.»
«Perché
hai già me?» gli strizzò
l’occhio sornione.
«No,
perché non
russo!» Sorrise più forte, mentre Tom continuava a
fare l’offeso, non riuscendo però ad impedire alle
sue
labbra di piegarsi all’insù.
La porta del
bagno si aprì e Loki fece il suo ingresso in tutto il suo
divino splendore.
Stava davvero per
finire.
Quella bizzarra avventura stava per avere una fine. Avrebbe voluto
sentirsi sollevato, eppure Chris non poté non provare una
vena
di tristezza. Ma ovviamente si sarebbe morso la lingua prima di farlo
sapere a quel presuntuoso dio norreno!
- - -
«Dobbiamo
incamminarci.
Attenderemo al tempio che il sole raggiunga il suo picco»
esordì Loki senza mostrare alcuna incertezza. Tom lo
seguì con lo sguardo andare verso lo zaino in cui
c’era
tutto il necessario. Avevano anche messo a punto un piano per evitare
imprevisti: Chris avrebbe avuto il compito di distrarre Huber grazie
all’autografo ed al pass che gli avevano promesso, mentre lui
e
Loki si sarebbero infiltrati nel tempio per eseguire il rito.
Quando la sera
prima il dio
aveva illustrato la strategia, Chris non era stato molto
d’accordo. L’inglese poteva capire cosa provasse.
In fondo
non è che sapessero bene cosa sarebbe accaduto, e
giustamente
l’amico non si sentiva a suo agio a restare fuori
all’oscuro di tutto. Ma alla fine aveva dovuto sottostare.
Non
c’erano poi molte alternative.
«Controlla
che non
manchi nulla» raccomandò Chris mentre prendeva le
chiavi
della macchina che aveva poggiato poco prima sul tavolo. Beh, ormai
erano pronti ad andare. Avrebbero atteso il momento esatto e poi...
«Aspetta!»
Non aveva frenato la sua lingua. Loki lo aveva guardato così
come Chris.
«Che
c’è?» Inghiottì alla domanda
del collega. Non sapeva, ma non
era ancora pronto. Non perché avesse paura del rito, ma
forse
perché non era pronto a dirgli addio. Non così.
«Non
abbiamo fatto
colazione» sorrise.
Era la cosa più sciocca da dire e da
fare, eppure vide il dio sorridergli appena e Chris sospirare. Quella
manciata di giorni era stata così intensa che gli parve si
fossero trattate di settimane. Di mesi, di anni. Piacevoli, anni.
«Croissant
alla crema e
caffè macchiato?» Annuì al biondo che
si
precipitò al telefono della camera. Un'ultima colazione
per dirsi addio, o forse solo arrivederci.
«Per me
un
caffè... amaro.» Vide Chris guardare dubbioso il
dio per
poi sorridere annuendo. Normalità.
Adesso, non suonava per
niente fuori luogo.
«Ok,
perfetto.»
Sarà
stato davvero uno
sciocco sentimentale, forse Loki aveva ragione quando diceva che gli
umani sono deboli e vittime delle loro stesse emozioni, eppure non
poté che essere felice per quel breve lasso di tempo in
più che gli era stato regalato.
Quando la
colazione
arrivò, si sedettero tutti attorno al tavolo. Mentre
addentava
una ciambella zuccherata, Chris si lamentò del suo essere
oramai
delegato a ruolo di factotum,
lui lo avvisò che per ciò
che aveva osato insinuare quella mattina avrebbe dovuto fare il
factotum ancora per un po’ prima di essere perdonato. Loki
aveva
sorriso parlando poco e bevendo elegantemente il suo caffè.
Con una punta di zucchero.
Dopo il breve ed
ormai battuto
tratto di strada, arrivarono davanti al tempio. Il sole iniziava a
diventare rovente e Loki sospirò che ormai era giunto il
momento. Come previsto non c’era nessuno, a parte Huber che
gironzolava per l’entrata giocherellando con la sua torcia.
Avrebbero dovuto sbrigarsi. Si nascosero dietro qualche tronco
d’albero per non farsi vedere. Solo Chris sarebbe sceso verso
il
custode per allontanarlo dall’entrata.
«Allora
vado.» Gli
occhi dell’australiano si posarono sul viso di Tom e lui
annuì. Eppure Chris non fece un passo. Guardò a
terra poi
di nuovo Huber. Poi di nuovo a terra.
«Beh,
io...» Tom
sapeva cosa stava pensando. Avrebbe dovuto salutare Loki, per sempre, e
forse non sapeva bene come fare. In quei pochi giorni il loro rapporto
era mutato, ma Tom sapeva che non erano arrivati al punto da dirsi
addio con troppo trasporto. Chris forse, Loki non di certo. E di fatto,
ci pensò quest’ultimo a togliere l’amico
dall’incomodo.
«Muoviti,
Hemsworth!
Smettila di perdere tempo!» aveva comandato e Chris lo aveva
guardato qualche attimo per poi scendere verso valle senza dire nulla,
se non un roco “Fare attenzione”.
Beh, non
c’era che dire: Loki sapeva davvero come tenere lontana la
gente.
«Voleva
solo salutarti»
gli sospirò senza spostare lo sguardo dalla figura di Chris
che
andava incontro ad Huber.
«Lo
so» fu la
breve replica del dio. Anche i suoi occhi erano fissi
sull’australiano e lui capì che non poteva
pretendere troppo. In fondo aveva già fatto un bel
cambiamento
da quando si erano incontrati «Se Hemsworth fallisce,
dovremmo
eliminare la guardia.» Oppure no.
«Non
pensarlo neanche!» gli aveva intimato, ma il sorriso sul suo
viso gli
suggerì che forse stava solo scherzando. Ma
benché
ingannevoli, Tom sapeva che le parole di Loki non andavano mai prese
sottogamba. Aspettarono qualche altro minuto, finché non
videro
Chris ed Huber sparire dietro una manciata d’alberi.
L’australiano gli lanciò uno sguardo per poi
seguire il
custode. Il depistaggio aveva funzionato.
«Andiamo!»
E con veloci falcate erano di nuovo nel tempio.
Il sole era alto
e ormai i suoi raggi avevano quasi illuminato l’intero
altare. Loki aveva avuto ragione.
Tom
sentì il cuore
battere sempre più forte. Paura, eccitazione,
curiosità.
Anche una punta di dispiacere. Vide le mani del dio armeggiare con gli
oggetti che avevano portato. Versare sapienti l’acqua nella
piccola conca.
«Loki!»
Sapeva che
non era né il tempo né il momento dei discorsi
d’addio, ma non potevano separarsi così
freddamente. Non
se lo sarebbe perdonato. Gli occhi del dio lo guardarono
«Volevo
dirti che è stato bello conoscerti... Di persona
intendo,»
si sentiva come un ragazzino al termine del primo appuntamento e la
cosa gli provocò un misto di imbarazzo e riso nervoso
«E
che io... Niente. Tutto qui. Volevo che lo sapessi.» Decise
di
chiuderla lì. Di certo non poteva andare là ed
abbracciarlo -benché ne sentisse il desiderio-,
né tanto
meno si aspettava una replica da parte del dio.
«Grazie
per
l’informazione» sospirò sarcastico Loki
facendolo
sorridere ancora più imbarazzato. Quasi sicuramente ai suoi
occhi adesso appariva proprio come un classico terrestre sentimentale
degno dei migliori cliché. Si ritrovò ad
abbassare gli
occhi al pavimento di pietra per nascondere il rossore sulle sue
guancie, ma quando risollevò lo sguardo incontrò
il viso
del dio a pochi centimetri dal suo.
«Anche
per me è
stato interessante conoscerti, Tom Hiddleston.» Era
più di
quanto si aspettasse, e forse per questo si ritrovò ad
avvolgergli le braccia al collo. Ovviamente lo sentì
irrigidirsi
e non osare neanche muovere un muscolo. Un abbraccio decisamente
insolito, ma conosceva la difficoltà del dio
nell’approcciarsi agli altri, soprattutto tramite contatto
fisico, e quindi si ritrasse senza troppe pretese. «Questo
è stato decisamente eccessivo» gli
sentì sospirare
mentre andava via. Eppure Tom poté giurare di aver visto un
leggero rossore tingergli le gote.
Loki
ritornò sull’altare e gli fece segno di
avvicinarsi. Era tutto pronto, potevano iniziare.
«Ehi!»
Ma quella
voce li fermò nuovamente. Era Chris che correva verso di
loro
con il fiatone «Ho lasciato Huber sul set... L’ho
affidato
a Kat» balbettò fra gli affanni. Le mani sulle
ginocchia
flesse e qualche capello sfuggito fuori dalla coda. Il set era a
qualche kilometro, il che voleva dire che l’australiano si
era
fatto una corsa estrema per poter raggiungere il tempio prima... Prima
che Loki se ne andasse. Tom scosse la testa con una certa nota stonata
nella gola. Non credeva che Chris ci tenesse tanto, e di certo non lo
credeva neanche Loki, perché se ne stava lì
sull’altare a guardarlo con un’espressione
interrogativa
sul viso.
«Questo
non era nel piano» appurò.
«Al
diavolo il
piano» ruggì il biondo ritrovando il fiato e la
posizione
eretta «Non pensavi che ti lasciassi andare così?!
Senza
neanche darti un pugno?!» Loki tornò verso di loro
sorridendo beffardo.
«Accomodati
pure»
lo sfidò tenendo le mani incrociate dietro la schiena. Tom
li
guardò e si decise a fare qualche passo indietro per
lasciare
anche a loro il tempo di salutarsi, anche se nel loro discutibile modo.
Chris strinse le dita della mano destra ed avvicinò
lentamente
il pugno verso il viso del dio che rimase immobile. Lo toccò
poi
lievemente al mento.
«Fa’
buon viaggio.» Si sorrisero per qualche attimo e poi Loki
riprese posto sull’altare.
Il sole era ormai
al centro
del tempio ed illuminava l’altare nel suo complesso. Nella
fessura al centro fu sistemato lo specchio e davanti la vasca con
l’acqua.
«Dammi
la mano.»
Tom gli allungò la sinistra e Loki praticò un
piccolo
taglio sul palmo. Si ritrovò a stringere i
denti, benché non fosse profondo, la lama aveva comunque
bruciato nel lacerargli la pelle. Anche Loki si tagliò un
palmo
senza però accusare apparentemente nulla
«Pronto?»
Annuì nonostante non lo fosse realmente, ed il
dio chiuse gli occhi iniziando a recitare una strana cantilena. La sua
mano si strinse su quella di Tom e il loro sangue si unì,
lasciando che qualche goccia cadesse nella conca d’acqua.
Chris era a
qualche metro e
l’inglese avvertiva il suo sguardo preoccupato. Avrebbe
voluto
voltarsi ma non riusciva a muoversi. La voce di Loki pareva affondare
nelle sue orecchie e rimbombarli nella testa come gli fosse urlata a
squarciagola, sebbene fosse conscio che il dio stesse sospirando
le formule sommessamente. I suoi muscoli erano tesi e il suo corpo
stava
diventando più caldo. Iniziò ad avere davvero
paura. Il
sole diveniva sempre più abbagliante e sentiva il desiderio
di
chiudere gli occhi, ma prima di abbassare le palpebre guardò
ancora il viso di Loki. Gli parve di vederlo sorridere. Forse era stata
solo la sua impressione, perché dopo non vide più
nulla.
Non sentì più nulla. Attorno a lui solo il vuoto
ed il
silenzio più assoluto.
- - -
Si
guardò attorno. Le pareti, il soffitto, le colonne.
L’odore. Riconosceva quel luogo.
«Ben
tornato.» Si
voltò a quelle parole incrociando lo sguardo
dell’uomo che
le aveva pronunciate. Osservò poi appena la mano, vedendo il
taglio richiudersi velocemente. Non riuscì a non sorridere.
Aveva di nuovo i suoi poteri.
«C’eri
tu dietro?» chiese rivoltò all’uomo che
sedeva più in
alto di lui. Non gli rispose, ma Loki capì che era
così,
che le sue prime impressioni erano state corrette «Il grande
AllFather» sospirò ancora con beffa.
Sul trono, Odino
sedeva con un’espressione grave. Saggia, ma più
stanca di come Loki ricordasse.
«Ora
sei a casa, figlio mio.» Inghiottì a quelle parole
nascondendosi dietro ad un sorriso mellifluo.
«Non
è casa mia.
Non lo è mai stata, Padre.»
Odino annuiva e il dio degli
inganni sapeva di ferirlo con quel suo tono.
«Perché mi
hai gettato in quel mondo lontano?» Ma in quel momento
desiderava solo risposte.
«Volevo
che tu vedessi.»
«Cosa?
Un mondo che
schernisce la mia vita tramite volgari commedie?» Veleno.
Sentiva la sua gola produrre veleno e le sue parole diventare dardi
pronti a colpire. Ma il padre degli dèi lo guardava senza
lasciarsi toccare. Lo guardava con aria comprensiva. Odiosamente,
fastidiosamente paterna.
«No,
Loki. Volevo che tu
vedessi un’altra parte di te.» Non capiva. Non
aveva senso.
Sbatté le palpebre corrucciando la fronte.
«Tom
Hiddleston?»
sbottò incredulo. Un’altra parte di lui? Ma che
significava? Tom non era un’altra parte di Loki, Tom era un
altro.
«Sì,
ragazzo.
Quel mondo rappresenta una parte di questo mondo, come questo
rappresenta una sua parte. Tutti gli universi paralleli non sono altro
che frammenti dell’infinito. Particelle della stessa materia.
Il
loro equilibrio è ciò che sorregge
l’intera
esistenza.» Capiva cosa volessero dire quelle parole. Erano i
suoi
stessi pensieri. Quando aveva riflettuto sulle diversità e
le
affinità fra lui e Tom, fra Chris e...
Si
ritrovò a guardarsi attorno. Era ad Asgard, nel palazzo
reale, al cospetto di Odino. E allora lui
dov’era?
«Thor
non è
qui.» Si voltò verso il trono sentendosi
indispettito dalla
facilità con cui era stato carpito il suo pensiero.
«Non mi
interessa dove
sia tuo
figlio. Non mi interessa nulla che lo riguardi!»
abbaiò falsamente, mentre dentro di sé quella
domanda
pareva urlare. Ma non aveva tempo né ragione per ascoltarla.
Voleva solo conoscere la verità su quegli ultimi giorni. Sul
perché di quel viaggio. «Come hai fatto a
celebrare il
rito?» chiese ritrovando un certo decoro. Odino non rispose,
ma
alla sua destra da dietro una tenta sbucò una giovane donna.
Lunghi capelli biondi, armatura dorata ed un viso che Loki aveva
già visto.
Che sciocco! Si era
lasciato ingannare così facilmente.
La giovane sulla
foto, quella
giovane che aveva creduto una stupida ragazzina terrestre, era in
realtà tutt’altro. E lui era stato così
ingenuo da
non accorgersene.
«Una
Valchiria[1]»
sospirò più a se stesso che ad altri. La donna
rimase
silente rispondendo allo sguardo truce del dio con
un’espressione
fredda.
«Volevo
che tu vedessi
oltre il tuo odio, Loki.» La voce dell’uomo era
accorata e
tale arrivava alle orecchie del giovane dio. Vedere oltre
l’odio...
“Perché lo odi
tanto? ”
“È
l’unico sentimento che riesco a provare... l’unico
che posso concedermi”
Perché
ora gli
tornavano alla memoria le parole di Tom? Perché ora provava
desiderio di ritornare in quell’assurdo mondo?
Perché
voleva sfuggire dalla voce paterna di Odino?
«Io non
posso andare
oltre l’inganno che ho subito» sibilò
«Non
posso andare oltre tutti quegli anni in cui sono stato cullato dalla
menzogna. Cresciuto nell’illusione di un destino che non mi
è mai appartenuto!» Sentiva il suo cuore grondare
lacrime
benché i suoi occhi fossero completamente asciutti. Al
contrario, l’unico visibile di Odino, era lucido.
«Perché
ti
ostini, Loki? Perché non vuoi vedere la verità?
Perché continui a farti del male in questo modo? Noi ti
amiamo e
tu sei nostro figlio,» Odino era in piedi «Non
c’è menzogna nel nostro amore. Non ce
n'è mai stata.»
«TACI!»
L’imponente palazzo parve tremare sotto quell’urlo
che
riecheggiò nella sala vuota. Non voleva sentire oltre, non
voleva udire altro. Non voleva sentire parlare d’amore.
“...Hai solo paura di
essere amato”
Ricordi recenti
gli affollarono la mente.
“...Amare è
ciò che rende questo viaggio degno di essere vissuto”
Chiuse gli occhi
stringendosi
la testa fra le mani. Voleva che smettessero. Che tutte quelle
sciocchezza che era stato costretto a udire per giorni, cessassero di
avvelenargli la mente.
«Chiediti perché sei qui, Loki. Chiediti
perché sei
tornato ad Asgard, se non è più casa
tua.» Pochi
passi ovattati, che Loki non riusciva realmente ad udire.
«Chieditelo senza temere la risposta.»
“Tutti abbiamo bisogno di
qualcuno accanto... Nessuno è nato per essere solo”
Ma era difficile.
Perché dentro di sé aveva voglia di sentire
quelle parole. Aveva voglia di crederci.
Patetico! Patetico! Patetico!
Era l’unico aggettivo che riusciva a darsi.
Dov'era finito il sottile ingannatore? Che fine aveva fatto
l’astuto stratega che
aveva progettato la disfatta di Thor ed era quasi riuscito a portarla a
termine? Dove si era perso l’audace dio delle menzogne sempre
pronto ad avere l' ultima parola ed ammaliare e circuire qualsiasi
creatura con la sua parlantina? Come poteva farsi giocare
così
da dei miseri umani? Come poteva cedere così ai suoi stupidi
sentimenti?
I sentimenti rendono
deboli...
Si
guardò ancora le mani e le scoprì tremanti,
così come si accorse di avere il viso bagnato.
«Figlio
mio.» Odino gli era di fronte, con le lacrime a rigargli il
volto segnato dai secoli.
«P-Padre...»
Si
trovò stretto fra quelle braccia come un tempo.
Non sapeva
perché, non si spiegava ancora nulla di cosa
fosse accaduto. Se fosse realmente accaduto o fosse solo
frutto di
una ben
congeniata illusione. L’unica cosa che sapeva reale, era il
calore
di quell’abbraccio. Si ritrovò in ginocchio a
stringersi a
quel vecchio uomo che tanto aveva sentito come traditore. Che tanto
aveva odiato e che lo aveva condannato ad una vita di bugie. Non
era capace di perdonare, Loki, non sapeva cosa fosse il rimpianto
né il rimorso per le atrocità commesse. Non
chiedeva
perdono né lo concedeva. Ma tutto questo non aveva
importanza.
«Figlio
mio.» In
quell’abbraccio tremante, si sentiva patetico ed ignobile.
Nel
versare lacrime senza sapersi fermare, si sentiva debole e vile.
«Padre.»
Nel sibilare quel nome, si sentiva sconfitto.
Ma non aveva
importanza.
Perché nel restare lì, tremando in lacrime fra le
braccia di
suo padre, si sentiva finalmente a casa.
- - -
“Tom”...
udiva
una voce lontana... “Tom”...
la conosceva, la conosceva
bene... “Tom,
svegliati”... era la voce di Chris...
“Ehi, Tom,
svegliati. Ti prego”... lentamente
aprì
le palpebre.
«Tom,
grazie a Dio!» Ci mise un po’ per abituarsi alla
luce, ma pian piano
iniziava a mettere a fuoco l’immagine che aveva di fronte. Un
viso. Due occhi tremendamente azzurri, due labbra socchiuse in una
smorfia preoccupata.
«Chris...»
riuscì a malapena a sospirare.
«Come
ti senti?» Non sapeva cosa rispondere, perché a
dirla tutta non si sentiva.
Lentamente prese coscienza del suo corpo e si accorse di trovarsi a
terra, fra le braccia dell’amico.
«Dove
siamo?» Non riusciva però ancora a parlare senza
faticare.
«Siamo
al tempio... Ti
ricordi? Loki, il rito...» Loki...
Iniziò a
ricordare. Certo, il rito! Il tempio di Loki! Il portale!
«Dov’è?»
«Se
n’è
andato.» Fissò i suoi occhi. Tristi, dolci, belli.
«È stato un flash: una luce forte e mi
sono ritrovato
a terra.... Mi sono svegliato poco fa e tu eri ancora svenuto e lui...
Loki non
c’era più.» Con cura Chris
riuscì a farlo sedere senza smettere di sorreggerlo con le
sue braccia.
«Grazie»
gli sorrise e il biondo sorrise a sua volta.
«Mi hai
spaventato» gli sussurrò con tono liberatorio
passandogli
una mano sul viso. A quel tocco si ritrovò a sorridere
più dolcemente. Chris e la sua inguaribile apprensione.
Quasi lo
credesse un fuscello in balia del vento. Benché lo superasse
di
età di un paio di anni e gli fosse in difetto solo di pochi
centimetri, Chris alle volte lo trattava come fosse qualcosa di
delicato. L’aveva sempre creduto un innato istinto fraterno.
In
fondo lui ed i suoi fratelli erano così legati che era
inevitabile che fosse così anche con gli amici
più
intimi. Ma chissà perché, mentre si specchiava
nei suoi
occhi, mentre si sentiva avvicinare al suo corpo per tirarsi in piedi,
nella sua testa risuonavano le parole di Loki: “Non sei
l’unico. Anche lui tenta di placare il suo cuore”.
«Dovresti
disinfettarla.» Non si era neanche accorto della mano ferita
se
non fosse stato Chris a farglielo notare. Si strinse di più
al
suo fianco, mentre l’australiano gli avvolgeva un braccio
attorno
alla vita legandosi il suo sulle spalle «Ti porto in
ospedale.»
«Chris, è solo un taglietto.»
«Non credo ci vogliano dei punti, ma è sempre
meglio essere prudenti.»
«Non sanguina neanche...»
«Questo caldo poi non aiuta. Dobbiamo trovare
dell’acqua.»
«Chris...»
«Sarà anche il caso di avvisare la troupe.
»
«Chris!»
«Ed anche-» Gli afferrò la nuca e
premette le labbra sulle sue.
Fu istintivo, inconscio. Tremendamente naturale.
Quando si allontanò, Chris aveva gli occhi sbarrati e le
guance
in fiamme e se il suo petto non lo ingannava, il suo cuore stava
galoppando decisamente troppo forte. Ma poteva sbagliarsi, forse si
confondeva con il suo.
Incontrare Loki era stato decisamente bizzarro, assurdo, a tratti
inquietante. Ma gli aveva anche regalato tanto. Aveva imparato a
conoscerlo meglio ed a conoscersi meglio. E se fosse stato un bene o
no, questo Tom non poteva ancora saperlo.
«Perdonami Chris, ma non avevo altro modo per
zittirti.»
«Ah...» Per qualche attimo la sua espressione fu
confusa,
ma subito ritrovò il sorriso «Allora è
per questo
che sei così logorroico? Vuoi che ti zittisca a furia di
baci?!» Rise divertito.
«Finalmente ci sei arrivato, Hemsworth»
sospirò lanciandogli un’occhiata ironica. Presero
a
camminare per uscire dal tempio e sebbene Tom sentì di
essersi
ripreso, continuò a sorreggersi al compagno.
«Hai delle labbra morbide, per essere un uomo.» Tom
alzò un sopracciglio imbarazzato.
«Oh, grazie.» Poi gli rivolse un sorriso
«Anche le tue
sono molto piacevoli, a parte la barba che pizzica un po'...»
Risero entrambi.
Forse solo adesso capiva che ciò che li legava non era
semplice
amicizia. Loki aveva insinuato fosse... amore. Ma non era neanche
quello. Era qualcosa di diverso. Di più forte. Di
più
universale. Qualcosa che non si poteva definire con una parola.
Qualcosa che aveva un nome che solo il battito del loro cuore sapeva
pronunciare.
«Se lo sapesse Elsa, sarebbe un dramma.»
«Pensi che ti lascerebbe?» Chris sospirò
ghignando.
«No. È questo il dramma: penso che
farebbe il tifo per noi».
[1]. Le Valchirie sono
divinità che servono Odino ed il loro
compito è di accompagnare coloro che ne sono degni
nel Valhalla.
[Non so se
nel fumetto esista qualcosa di simile in quanto conosco solo il
movieverse, ma comunque la mia
Valchiria serve Odino in modo diverso.]
The
End
kiss kiss Chiara
❤
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