Avventure nel pianeta dei sette regni.

di LeoLovesGaga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Non voglio diventare quella che tutti si aspettano! (Akira - Regno della magia) ***
Capitolo 2: *** Capitolo II – Ora, finalmente, posso fare giustizia! ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - È ora di mettere la parola fine. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Un altro difficile compito per Kratos. (Kratos - Regno della spada) ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Io, nel regno della magia?! ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - Chi si aspettava di finire così?! ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII - L'inizio di tutto. (Martina - Regno dell'Ade) ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII - Amore impossibile. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Non voglio diventare quella che tutti si aspettano! (Akira - Regno della magia) ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Akira, la sacerdotessa delle ombre – Regno della magia.

Capitolo I – Non voglio diventare quella che tutti si aspettano!

 
Ciao, Sono Akira.  Forse voi non avete mai sentito parlare di me. Come posso descrivermi? Ah, diciamo che ho dei capelli sul blu notte. Ho gli occhi azzurri, il viso molto pallido nonostante la mai età. Sono abbastanza magra. Ho già degli ammiratori, ma per ora, i ragazzi non fanno per me. Sono eccessivamente permalosa, ma in fondo ho un carattere dolce, con le persone che se lo meritano. Vivo in un pianeta magico oltre la luna. Mio padre e mia madre sono i sovrani del regno della magia, uno dei sette regni del pianeta della luna. Il luogo in cui vivo è, ovviamente, quello della magia. Io sono la primogenita. Ovvero erede al trono. Nella città in cui vivo, ci sono molte accademie della specializzazione magica. Prima di tutto c’è la scuola preparatoria di base. Per apprendere le principali tecniche magiche. Poi vi sono due distinti rami. La maga del bene e la strega dell’occulto. Per intraprendere la via dell’ombra, oltre al consenso del re, bisogna fare un giuramento e usare la potente magia nera, per difendere il bene e la giustizia. Poi da qui vi sono diversi corsi per raggiungere livelli superiori. Nella famiglia reale, da generazione, vige la legge che la primogenita diventa principessa della pace (Specializzazione della maga del bene). Infatti, mia madre l’è. Mio padre, anche lui un ex maghetto del bene, ora è un mago di spada. Esperto nei combattimenti quanto esperto nell’usare magie. Nel regno ci sono pochissime streghe dell’occulto, e le poche, visto che erano discriminate ingiustamente, si sono ribellate. Il re non avrebbe mai permesso a una stupida strega di distruggere il suo regno. E la condannò alla tortura eterna, al regno di Pain. Pain è l’unico mago demoniaco, al servizio del re. Tortura i nemici reali per un abbondante compenso e una vita piena di agi. Dicevamo, ormai ho quattordici anni, e devo fare la mia scelta, che tutti credono sia la maga del bene. Io non voglio! La magia della luce è debole, e soprattutto difensiva. Se voglio avere un po’ di potere, dovrei diventare un’esperta elementare. Meglio diventare una strega dell’occulto che ha una forza distruttiva nettamente maggiore. Quando venne il grande giorno, tutti rimasero a bocca aperta. “Strega dell’occulto”, dissi un attimo prima che la magia nera entrasse nel mio corpo. Dopo pochi minuti, ero come trasformata. Sentivo la magia oscura nelle mie vene. Mio padre appena mi vide, notò uno strano simbolo al collo. “E’ il simbolo di Eluna, uccidetela!”, appena pronunciate queste parole, i soldati reali si avventarono contro di me, sfoderando le loro migliori magie. Il simbolo di Eluna è un simbolo demoniaco. Eluna è la dea del male e della luna, e appare soltanto a chi ha le carte in regola per diventare Sacerdotessa delle ombre. Questa specializzazione è proibita in tutto in regno perché eccessivamente potente e distruttiva, infatti, quando si diventa sacerdotessa delle ombre, ci si trasforma nella reincarnazione terrena della dea dei demoni Eluna. Anche se non avevo completato la trasformazione, avevo già dei poteri sovrannaturali. Ero principessa delle ombre. Il rango inferiore alla sacerdotessa. “Shadow bats!” Dissi, con voce piena di rabbia. Ecco apparire dei pipistrelli d’ombra che si avventarono sulle guardie, entrando nei loro corpi. I soldati si trasformarono in un esercito di non-morti, tutti al mio servizio. “Per oggi basta così”. Sentendo le mie parole, gli scheletri tornarono nelle profondità dell’Ade. Erano tutti scioccati. Nemmeno l’esercito reale sapeva tenermi testa. E quando sarai diventata, più potente sarebbe stato impossibile battermi, anche per il re. E il sovrano lo sapeva bene. Ero sua figlia, ma credendo di salvare l’umanità mi chiuse in prigione. Credeva davvero di potermi fermare così. “Sciocchi... ” Dissi, prima di ordinare ai miei soldati non-morti di uccidere le guardie che mi stavano controllando. “La notte è la mia veste, l’oscurità la mia forza, e la luna il mio potere”. Dissi prima di sparire nell’ombra mentre il villaggio intorno al castello bruciava.

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Capitolo 2
*** Capitolo II – Ora, finalmente, posso fare giustizia! ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Akira, la sacerdotessa delle ombre – Regno della magia.

 
Capitolo II – Ora, finalmente, posso fare giustizia!
 
Scappata dalla città, mi rifugiai nella palude delle ombre. Luogo molto noto per la presenza di oscure leggende. Si narra della presenza del santuario lunare, luogo leggendario, eretto in onore di Eluna, dove si dice viva la Sacerdotessa delle ombre. “Lei è l’unica che può completare la mia trasformazione…e… una volta che sarò forte, distruggerò questo regno, pieno di malvagità e corruzione!”. Infatti, da quando il simbolo di Eluna aveva incrociato gli occhi del re, il sovrano era diventato schivo, e malvagio, stessa cosa la sua sovrana e tutti i suoi abitanti. Il re nel vedere il grande potere che egli stesso aveva tanto desiderato a un’altra, che sia o no sua figlia, fece oscurare il suo cuore. Il potere di Eluna, era molto distruttivo. Il potere di creare ombre e scagliarle contro l’avversario, e il controllo totale della magia oscura, era questa la forza, tanto ricercata dal re. La palude delle ombre, situata al confine tra il regno della magia e il regno della fama, era un luogo inesplorato. Per quanto, era sotto il dominio del regno magico, il confinante lo condizionava. Le acque erano dense e nere, si pensa che sia proprio questa, la fama. Un liquido nero, che ti attrae a esso. Sfuggirne è difficile, impossibile se si assaggia anche una sua goccia. Saltavo da un ramo a un altro, degli oscuri alberi della palude, evitando il contatto con il terreno, soprattutto con quel liquido. Si dice che consumi le persone fino a distruggerle del tutto. A me, questo, ora, non importava. Dovevo trovare il santuario, a ogni costo! Non so come, ma mi persi svariate volte là dentro. Era come un labirinto. Poi, dopo ore di cammino, vidi una strana pietra non lontano da me. Su ella vi era scritto:
 
“La divina notte,
dentro la morte risorta,
farà giustizia.”
 
Il significato di queste parole, mi restava sconosciuto. La divina notte? Chi mai poteva mai essere? Be, non potevo concedere altro tempo a quella lapide, ma, ne ero certa, era una profezia. Impresso bene nella memoria quelle parole, e mi rimisi alla ricerca del santuario. Quando finalmente visi un raggio di luna, che all’orizzonte baciava la terra, mi avviai verso quel punto, per arrivare finalmente, al santuario lunare. Lunghi capelli blu notte e occhi come il ghiaccio. Furono l’unica cosa che vidi, prima di sentirmi le spalle pesanti. Svenni. Al risveglio, mi trovai davanti Hakai, la leggendaria sacerdotessa delle ombre. “E tu, saresti la prescelta? Così debole da essere colpita alle spalle?” Affermò lei, con tono severo. “La mia trasformazione non è stata completata.” Dissi tutto di un fiato. “Ah, bene allora, come mio dovere, sarai mia allieva. L’allenamento sarà durissimo e intenso, ma durerà, giusto cinque minuti, se ci metti tanto” Disse, con aria serissima. Domani mattina ti aspetterò qui fuori, non tardare. Ne approfittai per riposare. La mattina dopo, infatti, la prova che avrei dovuto superare non sarebbe stata uguale a tutte le altre. “Qui” Disse solo Hakai. Sotto di me solo un’enorme voragine oscura e profonda. “Cerca di arrivare fino in fondo, e risalire. Viva.” Detto ciò, mi diete una spinta, e cascai dentro la terribile voragine, mentre il vento, mi muoveva i capelli e mi toccava. “COS'È QUELLO?!” Esclamai sconcertata, prima di essere risucchiata da un vortice di ombre. Non so cosa successe lì. Sentivo solo un grande potere, e un grande dolore entrare in me, senza sosta. Durò due minuti. Poi il vortice sparì. Senti un urlo di dolore. Era la voce di Hakai, che ormai era morta. Perché? Be, mi sembra ovvio, ora la nuova sacerdotessa delle ombre sono IO.

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Capitolo 3
*** Capitolo III - È ora di mettere la parola fine. ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Akira, la sacerdotessa delle ombre – Regno della magia.
 
Capitolo III – È ora di mettere la parola fine!


Uscita dal vortice, sentivo una grande forza in me. Il mio sangue ribolliva nelle mie vene. Appena uscì dalla voragine infernale, passai sopra, calpestando, il corpo di Hakai, l'ex sacerdotessa. E prendendo l’amuleto della luna. Esso, era tramandato da sacerdotessa a sacerdotessa, essendo il simbolo di Eluna, unico oggetto che amplificava ulteriormente i poteri della serva di Eluna. Mi precipitai verso il castello, desiderosa di far giustizia, più andavo avanti, più notavo che il mio potere, distruggeva ogni cosa intorno a me. Che cosa stava succedendo? Sapevo di ottenere un potere sovrannaturale, ma perché sto distruggendo le cose intorno a me? Mentre riflettevo, correvo, sempre più vicina al castello. Che io non sia la giustizia? Che io stia lottando per il male? Queste domande mi rimbombavano nella testa, sempre più forti. Il male e il bene, stavano lottando dentro il mio cuore, e spesso sentivo male al petto. Arrivai davanti al castello, l’esercito era pronto per combattere, il re era al comando e la regina si stava esercitando per eventuali incantesimi di guarigione alle truppe reali. Mentre il mio sguardo si perdeva tra i soldati, riconobbi il mio migliore amico, Aku. Lui era un arciere formidabile, il migliore del pianeta, aveva tecniche invidiate, dai i migliori elfi arcieri del pianeta. Impugno una freccia di sole, e la scaglio contro di me. In teoria, avrei dovuto evitarla ma mi prese in pieno, trafiggendomi il cuore. La parte malvagia prese il sopravvento. Fu un istante. Dietro di lui si materializzò un’ombra che lo uccise, sporcando il puro e candido vessillo reale di rosso. Mentre ridevo sadicamente, la mia parte buona prese il sopravvento, la freccia, ora, faceva più male. Non potevo più resistere. Caddi a terra morta. Quando aprì gli occhi, mi trovai in una strana stanza, che poi scoprì fosse il centro della luna stessa. “Mia cara…” Disse una figura femminile alle mie spalle. Mi girai. Era lei, era Eluna. La dea della luna e della malvagità. “È il momento di far avverare quella profezia.” Indietreggiai. Di colpo la dea entrò nel mio corpo, sicura di vincere contro la mia personalità. Passavano i minuti e ancora non mi riusciva a controllare come voleva. Dentro di me, la mia parte buona, la stava fronteggiando, e infine la vinse. Ci fu una fusione tra me e la dea, creando una nuova Divinità, Akira la dea della luna. I miei capelli si raccolsero in una lunga treccia laterale, e divennero di un colore viola acceso. L’amuleto si trasformò in un’ascia magica che racchiudeva il potere della luna stessa. Sul regno erano passati diversi minuti, e le truppe pensavano di avermi sconfitta, e stavano già per festeggiare, quando, un vento maligno incominciò a soffiare, e un grande vortice di anime mi teletrasportò davanti al re. “C-Cosa?!” riuscì a esclamare il re. “Ora sono Akira, la nuova dea della luna. Metterò fine a tutto questo.” Dette queste parole, mi alzai in volo, e salita abbastanza in alto da avere una visione totale del regno, incomincia a richiamare gli spiriti di ogni dove, per chiedergli la loro forza. Dopo molti minuti, riuscì finalmente ad ottenere abbastanza energia. Il mio potere si alimentava con le anime del mondo dell’oltretomba, detto regno dell’Ade, grandi devoti alla dea. “Addio.” Affermai solo, con voce lieve, mentre alzai le mani al cielo, creando con le anime stesse, una gigantesca sfera di energia oscura. Una volta pronta, tesi una mano, ancora più in alto, abbassando l'altra e da gigantesca che era la resi minuscola, e con forza la lanciai verso il castello. Ci vollero pochi istanti. Appena la mini sfera toccò terrà, esplose in una gigantesca sfera di energia negativa, che in pochi secondi, spazzò via ogni cosa. Del regno della magia, ormai, non rimane che una grande landa desertica, senza vita. Completata la sua missione, Akira raggiunse la sua nuova dimora nel centro della luna, consapevole del suo nuovo incarico: governare l’universo.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV - Un altro difficile compito per Kratos. (Kratos - Regno della spada) ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Kratos, lo spadaccino leggendario – Regno della spada.

Capitolo VI – Un altro difficile compito per Kratos.

Salve, sono Kratos, il principe del regno della spada. Il regno dove vivo è famoso in tutto il pianeta per la bravura dei suoi spadaccini e per la loro estrema abilità. Qui da me, come in tutti i regni del pianeta, ci sono specializzazioni. A quattordici anni è possibile scegliere se diventare Spadaccino o Cavaliere magico. E poi a sua volta ci sono altre diverse strade. Per quando riguarda me, ho sedici anni, e sono diventato Spadaccino da un bel pezzo. Non ho mai provato interesse per le creature magiche, e per questo, disprezzo il regno della magia, a fianco. Proprio questa mattina, mia madre, mi ha affidato un incarico molto importante, il che non è cosa strana Mi affidano una missione quasi tutti i giorni, e non tutte sono una passeggiata. Devo liberare il Bosco delle lame, a ovest del castello, dal temutissimo Leone Lepida. Esso è famoso in tutto il regno e dintorni, per avere unghie affilate più delle migliori lame del regno. In più, la sua pelliccia è tanto leggera, quando resistente. Si pensa sia fatta di ferro puro. Non credo a queste stupide leggende popolane. Monto sul mio cavallo alato, e spiccando il volo, mi preparo alla battaglia. Ci vogliono ben tre ore di viaggio prima di raggiungere la foresta delle lame, quindi ne approfitto per pensare a come uccidere il mostro. Una pelliccia resistente come il ferro. Significa che con la mia lama potrò solo tenerlo lontano, sicuramente, non ucciderlo. Però, ora che ci penso... mi ricordo che, quando ieri ero andato dal fabbro… proprio in quell’istante, in cui ero distratto e immerso nei miei pensieri, ecco che, il mio fedele destriero atterra, davanti a una grotta molto profonda e di cui non si vede la fine. Scendo dal cavallo. Faccio qualche passo per poi fermarmi. Mi tremano le gambe. Per quanto io sia valoroso, ho paura. Chi non ha paura davanti a qualcosa che ha ucciso migliaia di persone? Io sono il principe, non posso permettermelo. Deglutisco. Faccio un altro passo, e infine con decisione e un po’ di coraggio in più mi addentro nella caverna. Ancora pochi passi dentro di essa, e notai che è molto buio e sarebbe impossibile combattere, e sarei morto di certo. Senza fare rumore, e con passi lenti, mi spingo fuori dalla grotta, e preso un sassolino, lo lancio con tutta la mia forza verso l’entrata. Il sasso fa molto fracasso, e sento un rumore sospetto. Improvvisamente, ecco dei passi, sempre più vicini. Ed ecco uscire dalla grotta il leggendario leone lepida. Mi precipito su di lui velocemente, estraendo la mai spada. Salto e carico tutta la mia energia in un colpo dritto sulla testa. Non riesco nemmeno a portare la spada dietro le spalle, che il leone, con estrema velocità, salta per evitare il colpo. Ero troppo lento. Capito questo, mi precipitai su di lui, attacandolo con colpi veloci, e riuscendolo a prendere ogni volta, ma questo non cambiava la situazione. Non gli facevano assolutamente nulla. La mia unica fortuna è che lo tenevano occupato. Poi l’idea di prima riaffiorò nella mia mente. Il fabbro per fare una lama, scioglie il ferro con il fuoco! Presi immediatamente un ramoscello, e utilizzai una delle pochissime magie essenziali che conosco per accenderlo. Mentre con la spada tenevo occupato il leone, con l’altra mano avvicinavo sempre più il fuoco al suo volto. La lotta durò tre giorni interi, senza mai fermasi, ma alla fine, del leone non restava che del ferro fuso. Finito il combattimento, ero stanchissimo, ma approfittai del ferro ancora caldo, per forgiare con il corpo invincibile del leone, una potente armatura, che mi avrebbe fatto molto comodo. Finito quell’operazione, crollai dal sonno, e mi svegliai solo un mese dopo. Incredibile! La magia che tanto odio mi ha salvato la vita!
 

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Capitolo 5
*** Capitolo V - Io, nel regno della magia?! ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Kratos, lo spadaccino leggendario – Regno della spada.

Capitolo II – Io, nel regno della magia?!

Il destino è molto spiritoso a volte. Infatti, dopo avermi ripreso dalla lunga lotta con il temutissimo leone, e dopo essere tornato al castello, mia madre mi rifilò subito un altro incarico. “Ho sentito che il regno della magia è misteriosamente scomparso.” Disse la regina. “Non vi è più presente forma di vita, vai e cerca di capire cosa è successo.” Mi ordinò mia madre. Ero sconvolto. Dovevo andare in quel regno, che tanto odiavo, per scoprire cosa era successo? Se era distrutto tanto meglio. Il re e i suoi sudditi morti, non poteva andare meglio. Disubbidire a mia madre mi avrebbe fatto cacciare dal regno, e quindi fui obbligato ad andare. Sarei partito il giorno dopo all’alba ma poiché il sole splendeva, mi decisi di fare un girò in città. Feci un bel giro intorno alla cittadina, ben protetta dalle mura del castello. Stavo per andare dal fabbro per vedere se aveva qualche nuova arma, quando sentii la sua conversazione con un cliente. “Sai cosa si dice in giro?” Chiese, con voce fioca il fabbro, non accorgendosi della mai presenza. “Nel regno della magia, è apparso un dio. Si parla del leggendario di Odin, signore dei fulmini e degli spadaccini. La sua lama, Zangestu, è la migliore che si possa forgiare, taglia ogni cosa materiale e immateriale, e possiede il potere divino del tuono.”. Mi avvicinai al fabbro. Lui si accorse di me, e come se niente fosse, mi disse: ”Buongiorno, in caso posso esserle utile. Principe?” Chinando la testa in segno di rispetto.
“Dov’è?”
“Dov’è cosa?” Disse lui.
“Zangetsu.”
“Principe, io…”
“Dimmelo, ora!”
Non poteva sottrarsi a un mio ordine.
“Nel regno della magia, al vecchio santuario della luna. Non so altro lo giuro!”.
Corsi verso il castello, e montai subito a cavallo. Destinazione: Regno della magia. Avevo sentito parlare del santuario della luna, e riuscì ad arrivarci senza problemi, sorvolando la palude dal liquido nero. Appena atterrai, mi apparse una figura femminile. “Che cosa cerchi?” Chiese lei. “Zangestu.” Risposi io. “L’avrai, ma solo se supererai una prova.” Detto questo, mi condusse in delle zone della palude, dove, c’era un grande stagno di quello strano liquido nero. “Questo liquido, è l’essenza della fama. Prodotto dal regno della fama che qui vicino confina con questo regno ormai distrutto. Immergiti in esso e avrai la tua prova” affermò lei. Senza paura, mi lancia in quello strano stagno nero pece, e improvvisamente mi trovai in un grande e complesso labirinto. Non so come lo stagno conducesse a quel luogo, so solo che c’ero. E dovevo trovare l’uscita. “Grrrr... ” Sentii alle mie spalle. Mi girai, e vidi un cerbero. Grande cane, con tre teste. Questo era diverso da come lo ricordavo. Era tutto d’oro, e molto più grande. Una delle sue teste era normale, come avrebbe dovuto essere. La seconda, era rovinata e aveva l’aria stanca. La terza, infine, era consumata del tutto.
“Solo chi domina la fama,
esce dal labirinto del potere.”
Il cerbero, con aria feroce, cominciò ad attaccarmi la forza dei suoi attacchi era incredibile. Riusciva a rompere anche i muri del labirinto, che però ritornavano solidi dopo poco. Nemmeno il leone, sarebbe riuscito a sfondare un muro così resistente. Essendo un grande mostro, sfuggire dai suoi attacchi era semplice. Sembrava semplice. Con il tempo riuscii sempre di meno a evitarli, e sempre con più lentezza, come se mi stesse consumando dentro. Poi mi venne l’idea. Saltai e infilzai la mia spada nella testa principale. Il cerbero a quel segno, per non fare in modo che io amplificassi il dolore, era pronto a fare ciò che gli ordinavo, e cavalcandolo, distrussi i muri che mi ostacolavano dall’uscita di quello strano labirinto. Appena varcai la soglia dell’uscita, mi risvegliai davanti allo stagno, con quella ragazza che mi guardava. “incredibile” disse solo e mi accompagnò alla sala del dio Odin. La stanza era fatta, incredibile ma vero, di nuvole nere che ogni tanto lanciavano una saetta, che prontamente evitavo. Arrivato al centro della stanza, la statua gigantesca di Odin, con un’enorme lama tra le sue mani sembrava guardarmi minacciosa. Mi arrampicai fino a lassù, e mi chiesi come potessi trasportarla. Appena la toccai, la spada diventò piccola abbastanza da adattarsi perfettamente alle mie mani. “Ei, non mi hai ancora detto come ti chiami!” Urlai, alla ragazza che se ne stava andando. “Akira, mi chiamo Akira.” Affermò con voce fredda. “Che cosa è successo a questo posto?!” Chiesi, impaziente. “Punizione divina” rispose, prima di svanire nel nulla.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI - Chi si aspettava di finire così?! ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Kratos, lo spadaccino leggendario – Regno della spada.


Capitolo VI – Chi si aspettava di finire così?


Ora che avevo Zangestu, mi sembrava di essere invincibile. Ogni cosa materiale o immateriale che sia, era tagliato dalla mia lama. Mi esercitai parecchio nella strada per tornare a casa, pensando che con questa spada, il regno avrebbe conquistato ogni paese, ed io, sarei diventato il re di un glorioso impero. Ormai non mancava molto da casa, e procedevo con passo lento, senza pensieri. Poi incominciare a vedere fiamme, là dove c’era il castello. Non mi sbagliavo. Un esercito nemico ci stava attaccando, e il mio popolo stava avendo la peggio. Allora, grazie all’aiuto prezioso del mio destriero mi lanciai nella battaglia. Appena arrivai davanti alle porte distrutte delle città, riconobbi gli artefici di tutto questo: I non-morti. Essi erano anime demoniache, malvagie troppo anche per l’Ade e, per questo, erano messe a sorvegliarlo. E, infatti, il regno dell’Ade e affianco al nostro e a quanto pare, l’idea di espansione non era solo mia. Incominciai, grazie a Zangestu a distruggere i primi non-morti, ma il peggio doveva ancora venire. Loro, infatti, sono custodi anche di un’altra zona maledetta: Il tartaro. In quella voragine, che si pone vicino al regno della magia, e più precisamente, vicino al santuario lunare, qualcuno aveva assorbito le anime oscure che proteggevano l’ingresso della porta senza fine. La porta ora era libera, e i non-morti potevano evocare i più malvagi mostri mai incontrati dal pianeta. Alcuni con cento mila mani, alcuni con teste di drago ma il peggio doveva ancora venire. Nel tartato era rinchiuso uno dei tre signori infernali. Ora vi spiego meglio. Ai tempi dell’origine, vi erano tre titani che lottarono per la caduta dell’universo: Caos, Yami e Kuro. Yami è stato ucciso da Odin in persona, e invece la dea Eluna ha rinchiuso Yami e Caos, (il più potente) nel tartaro e oggi, Yami è stato liberato. Ora, la mia può sembrare un’impresa folle, ma devo farcela. Mi gettai contro il gigante titano, mentre lui con estrema agilità tirò un pugno, che io evitai, saltando sulla sua mano ma, sorpresa! Nella sua mano c’era una sfera oscura, che esplose, colpendomi in pieno. L’esplosione durò diversi minuti, sui dieci. E ogni secondo, l’esplosione era sempre più forte. Nessuno sopravviveva, di solito. Ma io, fui fortunato, e con i vestiti strappati e la faccia insanguinata, mi alzai e guardai il suo volto. Metà di esso non aveva più la pelle, e si scorgeva il teschio, mentre un bulbo oculare penzolava sulla sua faccia. “Finalmente, arriva la mia vendetta è stato proprio per colpa tua, se mio padre è morto!” Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Lui mi guardò per un secondo, si ricordò, e si mise a ridere. Lo fissa freddamente, saltai sul suo braccio e correndo arrivai davanti alla sua faccia, feci un salto, caricai la spada dietro alla schiena, per il più potente dei miei attacchi. “Thunder shoot” Urlai, mentre stavo per portare avanti la spada per colpirlo in faccia, mille fulmini unirono alla mia spada, per darle più potenza. “MUORI!” Urlai con tutto il fiato che mi rimaneva in corpo. Il colpo fu talmente devastante, da non solo uccidere Yami, ma da distruggere buona parte dei non-morti e a farli fuggire impauriti. Ormai, del mio popolo non rimanevo che io, ma purtroppo, ero debole, forse qualcosa di rotto, ma la cosa sicura era una sola: Non mi rimaneva che qualche minuto prima di morire. Il colpo di Yami, per quanto per lui banale, aveva un potere incredibile, e anche se in ritardo, fece effetto. Mentre, Odin, scendeva dalle nuvole per riprendersi quello che era suo, chiusi gli occhi, per sempre. Odin, vedendomi morto, prese una nuvola e mi ci mise sopra. Da quel giorno il mio corpo è su una nuvola alta, che sta lentamente girando tutto l’universo, senza meta.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII - L'inizio di tutto. (Martina - Regno dell'Ade) ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Martina, the princess die – Regno dell’Ade.

Capitolo VII – L’inizio di tutto.


Salve, mi chiamo Martina. Sono la principessa del regno dell’Ade, principessa dei non-morti. Ho diciotto anni, e sono una negromante, maga che evoca creature e spiriti dall’oltretomba. Sono sulla torre della nostra necropoli, aspettando impaziente l’esercito reale. Infatti, erano partiti da un pezzo per il regno della spada, e li attendevo. Avevo un brutto presentimento. Il nostro esercito va spesso in battaglia contro piccoli centri abitati, e non so ancora perché, ma una volta uccisi degli innocenti, gli staccano il cuore, e li portano al re, mio padre. Quest’ultimo, non si degna di rispondermi a cosa gli servano. È sempre stato un grande mistero. È da quando sono piccina che va avanti questo massacro. Ormai, stava per sorgere il sole, periodo in cui noi non-morti andiamo nell’oltretomba per rifugiarci dalla dannosa luce solare. Vi è un solo portale che, in tutto il regno, conduce negli inferi. Ormai, sarebbe sorto a momenti. “Vieni spirito dannato, libera i tuoi peccati, e con essi oscura il sole!” Alle mie parole, un vortice oscuro si aprì al terreno, e una povera anima dannata, purificò i suoi peccati e li usò per eseguire il mio ordine, e poi ormai beata, se ne andò nei Campi esili. Il mio potere consisteva in questo, ovviamente potevo fare molti incantesimi più forti, e potevo evocare demoni infernali. Ogni magia che facevo aveva bisogno del peccato di un’anima sporca dell’inferno. Ed essa, andava nei campi esili. Finalmente, dopo un’ora buona, pochi soldati tornarono al castello con la sacca strapiena di cuori ancora pulsanti. Quello che successe dopo non lo ricordo. Non molto dopo mi svegliai sul mio letto, e mio padre mi disse che ero solo svenuta alla vista dei cuori insanguinati. Possibile? Non capisco, succede ogni volta, non resisto alla tentazione di vedere i cuori rossi e pulsanti e svengo. Saranno davvero i cuori umani a farmi svenire? Inutile stare lì a pensare. In effetti, io sono diversa dai normali non-morti. Essi sono scheletri maledetti con un’anima malvagia al loro, interno, io sono come uno zombie. Ho la pelle, pallida poiché sono un cadavere. Il mio cuore non batte, però ho anche i miei bellissimi capelli corvini. Che sia questo? Che sia questa mia piccola diversità a farmi svenire davanti a quei cuori? Non lo so, e non credo avrò mai risposta. Eppure ogni tanto, mi capita di sentire il battito lieve del mio cuore, lento, anzi lentissimo. Sarà solo la mia immaginazione io, sono morta. Eppure ero così sicura…di sentire il battito. “Martina muoviti!” Urlò mio padre, al suo richiamo non lo feci aspettare. Scesi le scalinate che portano alla porta dell’inferno. Il re, la aprì. Entrai, insieme a tutti i sudditi. Nell’Ade, vi governava un dio ovvero Ade stesso, ma non avevamo il permesso di vederlo. Si narra che abbia il leggendario tridente della morte, capace di strappare l’anima a chiunque per poi essere assorbita dal proprietario dell’arma. E fu tra le onde di morti che vidi lui, quel sorriso, quelle ferite. Era uno spadaccino ne ero sicura. Per quel giorno il mio cuore batté come mai.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII - Amore impossibile. ***


Avventure nel pianeta dei sette regni.

Martina, the princess die – Regno dell’Ade.

Capitolo VIII – Amore impossibile.

 

Perché? Perché il mio cuore batteva così forte alla vista dell'ombra di quello spadaccino? Perché? Ma la domanda più grande è perché il mio cuore batte? Appena l'ho visto, il mio cuore ha incominciato a battere velocemente, eppure ho sempre pensato di essere morta, come può il mio cuore battere? Mille domande rimbombano nella mia testa, mentre siedo vicino all'ombra di quel ragazzo.
''Come ti chiami?'' Dico, arrossendo.
''Come mai ti interessa così tanto?'' risponde lui, con un sorriso beffardo.
''Beh, insomma, io...''
''Ti va di fare una passeggiata?''
''…''
''Certo, non è molto allettante passeggiare in un posto del genere...''
''No, va benissimo, andiamo!''
Mi alzo e mi avvicino a lui, sorridendo. Anche lui si avvicina, prendendomi la mano. Arrossisco. Il cuore batte velocemente.
“A-Andiamo.'' Riesco solo a dire mentre ci incamminiamo in quel regno di tenebra perenne. Camminiamo in silenzio, stringendoci la mano. Divento sempre più rossa, esaltando la mia carnagione pallida. Senza nemmeno rendercene conto, incominciamo a parlare e scherzare. Un'ora, due ore, tre ore. Il tempo vola.
“Senti, insomma... Ci conosciamo poco, è vero, però provo qualcosa di indescrivibile per te. Mi piaci moltissimo.'' Dice dolcemente, mentre io divento ancora più rossa, dimostrando di ricambiare i suoi sentimenti.
Quell'attimo di felicità però svanisce presto. Quando mio padre, ci scopre. Nota immediatamente il mio rossore, sente il battito del mio cuore. Mi separa da lui, senza motivo. Dicendo che non devo più vederlo. Dice che mi sta facendo del male. Eppure solo con lui sto davvero bene. Però non c'è risposta che tenga, e decide di chiudermi in camera, chiusa a chiave. Perché non posso frequentarlo? Le mille domande che mi rimbombavano nella testa già da ore diventano milioni. Piango. Come posso provare sentimenti se sono morta? Continuo a domandarmi a non finire. I miei dubbi ricoprono il mio essere. Sento arrivare mio padre, ma non per me. Infatti sta chiacchierando con il suo consigliere, mi avvicino alla porta. Appoggio l'orecchio e ascolto.
“Non deve innamorarsi. Lei non è morta del tutto...” Afferma addolorato mio padre.
“Cosa intende dire, maestà?” Chiede curioso il consigliere.
“Lei vive. Innamorandosi il suo cuore batte più forte, accorciandogli notevolmente la vita. A cosa pensi che servano i cuori che i miei soldati portano dalla guerra?”
“Beh, se muore potrà comunque vederla. La sua anima andrà negli inferi! Sarà come se fosse viva.”
“Lei non ha un'anima, perché lei è un'anima. Un'anima che può vivere.”
Ora so tutto. Tante domande nella mia testa hanno una risposta, ora. Mio padre non vuole farmi vedere il mio amore per non farmi morire. Lo fa per il mio bene! In effetti come dargli torto? Sarebbe meglio non vedere la persona che amo, per vivere. Però preferisco vivere un giorno da innamorata, che cento senza conoscere l'amore. Ormai so quello che devo fare. Nessuno mi fermerà, andrò da lui!

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