L'inevitabile

di Lily Juvenile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le Powerpuff Girls e i Rowdyruff Boys ***
Capitolo 2: *** When you look me in the eyes (prima parte) ***
Capitolo 3: *** When you look me in the eyes (seconda parte) ***
Capitolo 4: *** Un problema formato persona ***



Capitolo 1
*** Le Powerpuff Girls e i Rowdyruff Boys ***


                              L’inevitabile
 
 
                                    Capitolo 1
 
           Le Powerpuff Girls e i Rowdyruff Boys
 

La classe sedeva ai banchi mentre la professoressa fissava i ragazzi minacciosamente, durante la verifica.
Una ragazza dai capelli corvini tagliati a caschetto si sporgeva leggermente dal suo banco e fissava con i suoi vitrei occhi verde prato il foglio della sua compagna, che scriveva in fretta le soluzioni dei problemi matematici.
La compagna si lisciò i lunghi capelli rossi raccolti in una coda alta, dove, al posto dell’elastico, aveva usato per legarli un enorme fiocco rosa acceso.
-Molly, lo sai che non si può copiare!- sussurrò la rossa alla ragazza che la stava copiando.
-Eddai, Lolly, non se ne accorgerà nessuno. Fammi copiare alcuni esercizi che mi accontento del sei! E poi non vorrai mica che copi da Dolly, vero?- Molly indicò una ragazza bionda con i codini alla sua sinistra, che scarabocchiava sul compito frasi senza senso e assurdi disegnini di polipi violetti.
Dolly alzò i suoi grandi occhi azzurri, sorrise alle compagne e torno a disegnare.
Lolly alzò gli occhi al cielo.
-D’accordo.- sussurrò a Molly. La mora si specchiò nei bellissimi occhi rosa di Lolly e ghignò, poi tornò a scrivere.
Intanto Dolly, che aveva finito di scarabocchiare il compito, estrasse un astuccio color crema e cominciò a tirare fuori i suoi preziosissimi flaconi di smalto, per decidere quale colore si abbinava meglio a quello che indossava. La professoressa, intanto, si era messa a leggere il nuovo numero di Gossip Girl e si era addormentata. Gli studenti, approfittando di quell’occasione irripetibile, si divertivano a sparare pezzetti di carta con le cerbottane o facevano la guerra con i fogli di carta appallottolati, strappati dai libri di testo. Nonostante tutto la professoressa non si svegliava.
Dolly iniziò a mettere in ordine i suoi trenta flaconi di smalto, a partire dai colori forti, gli smalti ad acqua, i glitterati, quelli resistenti all’acqua e colori  fluo, tutto mettendoli in ordine alfabetico.
Dopo un quarto d’ora decise di mettere l’azzurro cielo glitter, che si intonava con la maglietta smanicata azzurra con i brillantini, la gonna jeans le zeppe blu jeans, i suoi preferiti. D’altronde lei adorava il blu.
Svitò il tappo e prese il pennellino. Lo immerse ma sul pennellino non c’era ombra di smalto azzurro cielo glitterato.
Dolly sgranò gli occhi, il suo smalto preferito era finito proprio quando ne aveva bisogno, d'altronde l’aveva messo e rimesso almeno tre volte al giorno quella settimana.
La bionda, contro voglia, optò per il celeste scuro glitter, simile al blu jeans delle scarpe.
Rimise dentro gli smalti e prese un altro astuccio, rosso questa volta, da dove estrasse il suo lucidalabbra preferito, al mirtillo, di colore azzurro.
Frugò dentro l’astuccio rosso, dove vi era la sua collezione di lip-gloss colorati.
Dolly prese il pennellino e si spalmò la sostanza vischiosa sulle labbra, sentendo il profumo del mirtillo. Rimise a posto l’astuccio e iniziò a osservare i suoi compagni di classe che facevano la guerra con palline di carta e cerbottane. L’unica non coinvolta era Lolly, che era impegnata nel compito di matematica, incurante della confusione.
Lo sguardo di Dolly si spostò su una ragazza mora che, in piedi su un banco, sparava con la cerbottana pezzetti di carta impregnati di saliva, che colpivano i ragazzi e le ragazze vicino.
“Che schifo” pensò, ma non aveva ancora terminato il pensiero che una pallina la colpì proprio in mezzo alla fronte.
L’urlo della ragazza fece ammutolire l’intera classe.
Lolly smise di scrivere e corse in aiuto dell’amica. La rossa prese un fazzoletto e lo strofinò sulla fronte di Dolly, che aveva iniziato a tremare e a lanciare urli isterici.
Un gruppo di ragazzi ridacchiava. Con loro si trovava anche Molly, l’artefice del lancio sulla fronte della bionda.
All’improvviso le cinture di Lolly, Dolly e Molly iniziarono a brillare e Dolly si dimenticò quasi del tutto della pallina di carta. Poi, senza che nessuno se ne accorgesse, sgattaiolarono fuori.
-Questa me la paghi.- sussurrò Dolly a Molly.
Sulla soglia Lolly fermò tutte.
-Cosa facciamo con lei?- Lolly indicò la prof. addormentata.
-Non preoccuparti.- disse Molly. –Nel suo caffè c’era del sonnifero. Dormirà più o meno per altre tre ore.- la mora fece l’occhiolino e le tre uscirono in fretta.
 

Brick sorvolava la città in silenzio. Il ragazzo volava sopra la città osservando gli uomini mortali nella loro routine. Intravide un bellissimo negozio sportivo e quella sembrava l’occasione ideale per un bel furto. Brick tornò indietro e vide che Boomer e Butch erano ancora seduti sul tetto di un palazzo, a deridere i mortali.
-Ragazzi, ho trovato un negozio sportivo, l’ideale per un furto. Ci state?-
I ragazzi ghignarono. Brick si scompigliò i folti capelli rosso fuoco e si mise il suo inseparabile cappellino rosso, con la visiera rivolta all’indietro.
Butch si scostò il ciuffo di capelli neri dal viso che gli ricopriva perennemente l’occhio destro, ma i capelli ritornarono al loro posto iniziale.
Il biondo si avvicinò a Brick.
-Dove si trova, Brick?-
-Proprio di fianco al centro commerciale, Boomer. Andiamo.-
I tre ragazzi si librarono in volo e si diressero verso il negozio di sport. Appena atterrati Boomer rivolse lo sguardo verso il vetro e lo sciolse con la vista laser, riducendo il vetro in una poltiglia incandescente.
Appena entrati, il commesso gridò e si nascose dietro la cassa.
Butch iniziò a esaminare il luogo: era un luogo enorme, i muri di piastrelle bianche erano decorati con dei mosaici che rappresentavano atleti che facevano sport a seconda del reparto in cui si trovavano.
Il soffitto era altissimo e pendevano enormi lucernari, che illuminavano il negozio.
Boomer e Brick si alzarono in volo e Butch li seguì. Intanto i clienti avevano cominciato a uscire e a gridare.
Butch si diresse verso il reparto football dove il muro era decorato con il mosaico di un giocatore di football che correva.
Butch spinse via i clienti e, sempre volando, iniziò a rovistare fra la cesta dei palloni, dopo di che rovistò fra gli appendiabiti e le divise.
Boomer era al reparto tennis dove il mosaico rappresentava il grande tennista Raphael Nadal intento a giocare una partita.
Il biondo prese una racchetta da tennis e si avvicinò al banco dove vendevano le palline da tennis. Boomer aprì le confezioni da sei e cominciò a tirare le palle ai clienti, che cercavano di proteggersi e di scappare. Quando tirò tutte le palline rovistò fra le magliette, lanciandole in aria o incenerendole con la vista laser.
Brick, invece, si era diretto nel reparto baseball e frugò fra le divise, poi prese le palline da baseball e, con le mazze di ferro, le tirava alla cieca, colpendo manichini e clienti.
I tre, poi, si ritrovarono nel reparto basket e lanciavano palle da basket dappertutto e, nel reparto pallavolo, si divertivano ad arrotolare alcuni bambini nelle reti. Stavano per dirigersi nel reparto corsa quando qualcuno entrò dalla porta.
-Fermi Rowdyruff Boys!
Erano tre ragazze: la prima aveva lunghissimi capelli rossi, raccolti in una coda alta con un enorme fiocco rosa e dei bellissimi occhi rosa che fissavano i ragazzi.
La seconda aveva la pelle lattea e due codini biondi le incorniciavano il viso. I suoi occhi azzurri riflettevano la luce dei lucernari.
La terza aveva i capelli corti a caschetto, neri come la pece, molto disordinati. I suoi occhi verdi fissavano minacciosi Brick, Boomer e Butch.
Tutte e tre le ragazze erano vestite uguali: indossavano un vestitino corto, un po’ sopra le ginocchia e una giacchetta corta, smanicata, con ricamato dietro un cuore. Alle mani avevano dei guanti neri, con le dita tagliate e le scarpe chiuse. Portavano degli orecchini a perla bianchi e, per finire, indossavano una cintura bianca con delle pietre rosa, azzurre e verdi, mentre al centro ce ne era una grossa con una P al centro.
Ognuna però aveva il suo colore, la rossa portava il completo rosa, la bionda lo portava azzurro e la mora verde.
-Ma guarda chi si rivede! Le Powerpuff Girls, Blossom, Bubbles e Buttercup!- disse Brick, con un ghigno sulla faccia.
-Sì, e siamo qui per fermarvi!- disse Blossom.
-Vedremo!- risposero in coro Brick, Boomer e Butch. Detto questo i tre uscirono volando e si dispersero in tre direzioni.
-Io seguo il Rosso, tu, Bubbles, il Blu e tu, Buttercup, il Verde.- disse Blossom.
Buttercup e Bubbles annuirono e si lanciarono all’inseguimento.
 
Lolly, Dolly e Molly poterono finalmente tornare a casa. Dopo due ore di lotta avevano smesso di essere Blossom, Bubbles e Buttercup, le Powerpuff Girls, e riposarsi.
Le ragazze si diressero verso la casa del Professor Utonium, dove Ken, suo figlio, le accolse.
Dopo un po’ il Professor Utonium andò da loro.
-Salve ragazze. Allora qual è il problema?-
-Sono i Rowdyruff Boys. Sono diventati più attivi e combinano guai praticamente ogni giorno.- iniziò Lolly. –E poi non abbiamo tempo per fare i compiti!-
-Ormai, per colpa di quei maledetti ragazzini, non posso più andare agli allenamenti di calcio!-
-E io devo allenarmi per entrare nelle cheerleader!-
-Capisco ragazze. Non preoccupatevi, ci penser…-
Le cinture delle ragazze brillarono ancora.
-Che succede?- chiese Ken.
Il Professor Utonium si diresse verso il suo computer e accese gli schermi dove poteva vedere cosa succedeva in città.
I Rowdyruff Boys erano ancora in azione.
-Non resisto.- sussurrò Dolly.
-Vedrete, prima o poi le cose andranno meglio.-
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Ciaooooo! Innanzi tutto questa è la mai prima fanfic su "Altro" quindi siate buoni.
Poi ci tengo a spiegarvi alcune cose:
-“Powerpuff Girls” e “Rowdyruff Boys” sono i nomi inglesi delle Superchicche e dei Supercocchi;
-“Blossom”, “Bubbles” e “Buttercup” sono i nomi inglesi di Lolly, Dolly e Molly, così come quelli dei Supercocchi sono i nomi inglesi di Lino, Dino Mino (lo so, che nomi orrendi);
-Ho usato i nomi inglesi per far avere a Lolly, Dolly e Molly un’identità segreta;
-Lolly (o Blossom) ha chiamato Brick, Boomer e Butch “il Rosso”, “il Blu” e “il Verde” perché le Powerpuff Girls (o PPG) non conoscono il vero nome dei Rowdyruff Boys (o RRB) per ragioni che scoprirete più avanti.
Non avete capito qualcos’altro? Ditemelo eh! Comunque vi avverto che metterò presto una fanfic su A Tutto Reality/Total Drama quindi se vi piaccio seguitemi e forse, ma non vi garantisco NIENTE, posterò qualcosa su Harry Potter, magari fra un po’ e vi terrò aggiornati sulle mie nuove fanfic, così se vi piaccio leggetemi, cioè leggete le mie storie.
Un’ultima cosa: non posterò il prossimo capitolo se non avrò almeno 3 recensioni, ok? 3, capito?
Bene, kiss kiss
                                                            Stella Rubia
 
  

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Capitolo 2
*** When you look me in the eyes (prima parte) ***


             L’inevitabile
                           
 
                                                                          Capitolo 1
 
                   When you look me in the eyes (prima parte)
 

Lolly se ne stava seduta nella biblioteca della scuola, china sui libri da più di due ore, per prepararsi all’importante interrogazione di storia.
All’improvviso sentì qualcuno parlare e sapeva già di chi trattasse:
Brick, un ragazzo irritante e fastidioso dai capelli rossi, come lo definiva Lolly, che nei momenti di noia girava per la scuola, infrangendo le regole scritte e non.
Negli ultimi tempi, aveva notato la ragazza, Brick si divertiva in biblioteca, mettendo in disordine i libri, facendo gare di corsa con la bibliotecaria e infrangendo spesso la regola del silenzio, con risate o urli.
“Vandalo” pensò la rossa.
Lolly era troppo occupata a studiare che non si accorse che Brick si era seduto proprio accanto a lei.
-Hey rossa, ti va un gelato?- chiese.
Com’era irritante.
-Se non l’hai notato, sto studiando.- rispose Lolly sbrigativa, senza neanche alzare gli occhi.
-Potresti almeno guardarmi quando ti parlo.-
-Non ne ho alcuna intenzione, ed ora ti chiedo di andartene, devo studiare.-
Brick la guardò perplesso.
-Non mi piacciono le bambole studiose, sono così noiose. Ma se vuoi posso darti un’altra chance, bambolina.-
A quel punto, Lolly si infuriò davvero. Alzò finalmente gli occhi rosa, sorprendendo Brick, che non aveva notato quell’insolito colore.
A dir la verità, anche Lolly restò sorpresa, notando le iridi rosse di Brick.
Per qualche minuto nessuno dei due parlò.
-Devo studiare, Brick.- sussurrò lei, ancora intenta a studiare quegli intensi occhi rossi.
-Posso sapere almeno come ti chiami?- domandò.
-Lolly.- rispose semplicemente.
Brick non se ne andò e Lolly non tornò sui libri. Fu Brick, però, a interrompere il loro contatto visivo.
Abbassò lo sguardo e se ne andò, senza dire una parola, seguito con lo sguardo da Lolly, mentre nella sua mente si imprimeva per sempre quegli occhi dal colore così innaturale.
 
 
 
 
Boomer camminava nel parco, masticando una gomma e giocherellando con una pallina da tennis. Il ragazzo la lanciò in aria cercando di colpirla con il piede. Questa, invece che rimbalzare in alto come aveva fatto le altre volte, schizzò lontano, in mezzo ai cespugli.
Corse incontro alla palla, ma dopo pochi minuti, un cagnolino bianco gli si parò davanti, reggendo la palla in bocca.
Boomer sorrise. Chissà di chi era quel cane.
Boomer prese la palla e la lanciò di nuovo. Il cagnolino bianco scattò e la corse a prendere. Aspettò un po’ e, quando il cane tornò, era in braccio ad una ragazza dai codini dorati.
La ragazza bionda posò a terra il cagnolino e si mise ad accarezzarlo, inginocchiata, senza guardare neanche Boomer.
Il cagnolino lasciò cadere la palla e Boomer la raccolse.
-Mi dispiace che il mio cane ti abbia disturbato.- disse con la sua dolce voce.
-Non preoccuparti…-
-Dolly.-
-Non preoccuparti, Dolly. Il tuo cane è molto affettuoso. E ben addestrato.-
Dolly sorrise, continuando a fissare il cane.
Boomer si mise in ginocchio, arrivando alla stessa altezza di Dolly, che alzò lo sguardo, incrociando quello di Boomer.
Per un attimo Dolly si immerse negli occhi di Boomer, in quel blu così innaturale per gli occhi, di una tonalità troppo scura ma allo stesso tempo troppo brillante per appartenere ad un essere umano.
Intanto Boomer iniziò a volare in quell’azzurro cielo degli occhi di Dolly, scrutando quelle iridi troppo azzurre, senza neanche una semplice striatura: semplicemente azzurro cielo.
Dolly si alzò, seguita da Boomer, senza però interrompere quel contatto.
-Allora grazie…ehm…-
-Boomer.-
-Grazie, Boomer.-
I due ragazzi si girarono all’unisono e iniziarono a camminare in due direzioni differenti, pensando che in quell’incontro non c’era niente di normale.
 
 
Molly correva lungo il campo da calcio, superando gli altri in velocità e in numero di giri di almeno il triplo. Si era sempre chiesta come mai, anche quando non indossava quel ridicolo vestitino verde da eroina, riuscisse a battere tutti in qualunque cosa richieda capacità fisiche.
Al sesto giro inciampò e rotolò a terra. Subito si alzò a cominciò a chiedersi su che cosa era inciampata.
Vide un ragazzo moro con un ciuffo nero davanti all’occhi destro, appoggiato al muro, con un piede più avanti rispetto all’altro. Ecco, era inciampata nel suo piede.
Molly notò che teneva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.
-Hey, sta’ attento!- gridò.
-Mi spiace, non ti avevo visto.- rispose lui, completamente calmo.
-Beh, se magari tenessi gli occhi, letteralmente, aperti non faresti inciampare la gente!-
Malgrado i rimproveri di Molly, il ragazzo continuava a tenere gli occhi chiusi.
-Beh, se tu fossi stata più attenta e avessi tenuto “gli occhi aperti” non saresti inciampata.- il ragazzo mimò con le dita le virgolette. –Comunque, sono Butch.-
-Chi te l’ha chiesto?!- Molly era sempre più irritata dal comportamento di Butch, così apparentemente calmo e tranquillo.
-Scusami, Molly, credo sia giusto che tu sappia il mio nome.-
-Come sai il mio nome?- domandò Molly, che da arrabbiata diventò sorpresa.
-Ti guardo spesso allenarti.- subito dopo aver pronunciato queste parole, Butch arrossì e sembrò pentirsi di quello che aveva appena detto.
-D-davvero?-
Butch aprì gli occhi di scatto, notando che anche Molly era arrossita.
Molly guardò quello strano ragazzo negli occhi per la prima volta. Riconobbe lo stesso colore degli aghi di pino, un verde scuro ed intenso, oltre natura, i suoi erano occhi taglienti, quasi come se potessero tagliare l’aria con un solo sguardo. E le sembrò incredibile perché per la prima volta aveva visto qualcosa di diverso, che andava al di fuori del solito colore verde delle persone normali.
Butch si chiese perché non aveva aperto prima gli occhi, per poter ammirare più a lungo quello sguardo carico di determinazione che solo Molly poteva avere.
Color verde prato, le sue iridi verdi riflettevano l’immagine di Butch, chiara come se si stesse specchiando nell’acqua.
-Devo tornare agli allenamenti.- disse con calma Molly.
Butch non disse niente, però annuì, voltandosi dall’altra parte, senza neanche salutare.
Molly non pensò al suo comportamento, perché aveva in testa solo quegli occhi, che, in una piccola parte di se, sperava di rivedere presto, molto presto.
 
 
 
Angolo Pazzoide
 
Dedicato a Dott_Gwen, “When you look me in the eyes” tradotto significa “Quando mi guardi negli occhi”, capitolo ispirato all’omonima canzone dei Jonas Brother.
In questo capitolo non succedono grandi cose, ma mi serviva comunque per far conoscere i nostri personaggi J
Nel prossimo ci sarà più azione, ma comunque non aspettatevi gran che nella seconda parte del capitolo.
Non mi aspetto tante recensioni visto che secondo me questo cap è un obbrobrio…ma mi fareste comunque un grosso favore se mi recensirete, anche con bandierine neutre o negative, che poi mi aiuteranno a capire dove sbaglio. Ringrazio anche chi ha recensito o anche solo letto il capitolo!
Al prossimo aggiornamento!
                                                         Stella Rubia 

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Capitolo 3
*** When you look me in the eyes (seconda parte) ***


                  L'inevitabile

                                                  Capitolo 2
 
                            When you look me in the eyes (seconda parte)

 


Lolly volava alto nel cielo, lasciando dietro di se una sottile scia rosa.
Come al solito toccava a lei il giro di pattuglia in città, mentre le altre due se ne stavano a casa, a rilassarsi.
Ma chi meglio di lei poteva svolgere il compito? Insomma, Molly avrebbe sicuramente perso la pazienza a svolgere un lavoro “così noioso”, come lo definiva, e Dolly si sarebbe persa in un bicchier d’acqua, fermandosi a giocare nei prati e a raccogliere fiorellini e margherite.
Lolly era sicuramente la più responsabile delle tre.
Stava sorvolando la zona centrale di Tokyo, quando alle sue spalle sentì un rumore metallico, come se qualcosa si spezzasse.
Volse lo sguardo in basso e, come di quei tempi succedeva spesso, vide i Rowdyruff Boys alla carica.
Ai piedi indossavano una specie di scarpe, no, non erano scarpe qualsiasi erano…
-…SCARPE A MOLLA! Presto, ragazze venite! Mi trovo in centro e…- ma Lolly non terminò mai la frase.
Un grosso macigno le volò addosso, una carcassa metallica, in origine una macchina.
Ci mancò poco che la colpisse alla schiena. Lolly virò di lato e riuscì a schivare un altro pezzo che veniva dall’alto.
“Ragazze…quando arrivate?”
 
 
Molly si era sempre chiesta come mai nessuno riusciva a riconoscerle, nonostante indossassero solamente un ridicolo completino colorato.
Lei era sempre Molly, ma allora come mai, quando diventava Buttercup, nessuno sembrava accorgersi che lei era...lei?
Se lo era sempre chiesta e si poneva questa domanda ogni qual volta si trasformava.
Si guardò allo specchio.
Sarà perché i suoi capelli si pettinano magicamente?
Sarà per le ridicole spille per capelli che le compaiono in testa?
Sarà per il lip-gloss che si spalma sulle sue labbra ogni volta che si trasforma?
O sarà per la gonna, che lei non si sognerebbe mai di indossare?
Difficile a dirsi, ma per lei rimaneva sempre Molly, con o senza gonna, lip-gloss o capelli pettinati.
Sembrava come se per gli umani la realtà fosse distorta, come se ci fosse qualcosa che, invece che far vedere agli occhi di tutti che loro erano Lolly, Dolly e Molly, facesse credere alla gente comune di aver visto tre biondine in gonnella, tipo quelle delle pubblicità, così perfette ed eroiche.
Molly dovette interrompere le sue riflessioni perché Dolly l’aveva chiamata.
-Molly, Lolly ha bisogno d’aiuto! Mi stava dicendo che i Rowdyruff Boys stavano combinando qualcosa, ma è caduta la linea all’improvviso. Dobbiamo aiutarla!-
Molly annuì decisa.
Le due amiche volarono in alto nel cielo e, in poco tempo, riuscirono a raggiungere Lolly, che stava ancora lottando per schivare le enormi carcasse di macchine.
-Ragazze!- gridò la rossa.
Le due la raggiunsero, schivando pezzi di metallo che avrebbero potuto ucciderle.
Molly, scaltra come sempre, fece una lunga virata e si nascose dietro un edificio, così velocemente che i Rowdyruff Boys non poterono notarla.
La mora volò sul tetto dell’edificio e si lanciò alla carica, scattante, lasciando dietro di sé una sottile striscia verde chiaro.
Piombò dal cielo ad una velocità sorprendente.
Afferrò Butch per le spalle e lo trascinò in aria.
-AAAAAAAHH!- gridò.
Gli altri due si voltarono stupiti, digrignando i denti.
-Non te la caverai così, Buttercup!- ruggì Butch. –Ti fermeremo e…-
Molly lo fece ciondolare nel vuoto, cosicché Butch si zittisse dalla paura.
-Beh, se non vuoi cadere ne vuoto, TACI!- ghignò lei.
Molly lo trascinò lontano, nella periferia di Tokyo.
-Che fai? Lasciami!-
-Zitto moccioso! È già tanto che non ti abbia già fatto cadere!-
La mora atterrò sull’asfalto rovinato.
Intravide una baracca abbandonata a qualche metro di distanza e ci trascinò dentro il Verde, che cercava di divincolarsi.
Poi bloccò l’entrata con una grata di ferro arrugginito.
-Ecco- disse soddisfatta Molly, pulendosi le mani. –Questo ti terrà calmo per un po’…-
Butch diede un forte calcio alla grata, che traballò.
-Tanto riuscirò a uscire, non crederti tanto furba.-
Molly fece per andarsene, ma il ragazzo la prese per il polso e la tirò a se.
Si ritrovarono molto vicini.
Molly studiò per un secondo quegli occhi dal colore così innaturale, solo per un secondo, poi si accorse che la presa del ragazzo si era allentata e si allontanò.
Solo un attimo però, un attimo solo, credette di aver già visto quel colore troppo vivo da qualche parte…
 
 
 
 
 
 
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Lolly non se la stava passando meglio.
Continuava a sbattere la testa contro gli edifici grazie a i colpi di Brick, che spesso la coglievano di sorpresa.
Un colpo.
Venne scaraventata contro la vetrata di un ufficio.
La forza del colpo era tale che quando il corpo della rossa venne scaraventato contro la vetrata, la infranse, cadendo sulla moquette color acquamarina dell’ufficio.
Gli impiegati dell’ufficio gridarono.
Brick stava sospeso per aria, osservando il corpo di Lolly per terra, inerme.
Ghignò.
Si avvicinò lentamente alla rossa, sempre sospeso.
A quel punto Lolly aprì piano gli occhi e si mosse lentamente, mettendosi seduta.
Si asciugò il sangue che colava dal taglio sulla fronte con una mano e si rimise in piedi a fatica.
Si alzò in volo e raggiunse il soffitto, sovrastando Brick si poco.
Anche lui volò in alto.
In un attimo si ritrovarono al lottare.
Lolly schivò un colpo del rosso, mentre lui incassava un pungo nello stomaco di lei.
Brick si riprese quasi subito e scattò di lato, sorprendendo la ragazza.
Brick la prese da dietro a la sbattè contro il muro dell’ufficio.
Il suo volto si piegò in un sorriso beffardo.
Si ritrovarono vicini, molto vicini.
A cinque centimetri dal naso, Lolly notò per la prima volta quanto fossero belli gli occhi di Brick, di quell’innaturale colore rosso fuoco.
Una strana sensazione la invase e si chiese dove le aveva viste, quelle splendide iridi.
Fu solo un attimo di distrazione, poi si liberò dalla presa e ricominciarono a lottare in volo.
 
 
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Dolly si era persa.
Non sapeva dov’era lei e non sapeva dov’era il suo avversario.
Si guardò intorno, posando lo sguardo sugli imponenti grattacieli della maestosa Tokyo.
Si librò in volo fece qualche capriola e si diresse verso il cielo, per avere una vista aerea della città.
No riconosceva nessun luogo, evidentemente si era allontanata troppo
Pensò alle sua amiche, Lolly e Molly e non poté fare a meno di chiedersi come se la stavano passando.
“Magari mi stanno cercando” pensò.
Atterrò sconsolata.
Dall’alto vide piombare una figura indistinta, andava troppo veloce.
Comunque di un visibile colore blu.
La figura si fermò a pochi metri da lei.
Era un ragazzo, i capelli biondi e gli occhi azzurri.
-Bubbles- disse Boomer. –Vattene finché ne sei in tempo.-
Fece una pausa e ghignò.
-O sarò costretto a cacciarti io.-
Dolly non ci pensò su un attimo e attaccò.
Sarà pur stata dolce, ma non le importava. Vedeva solo il suo avversario.
Si ritrovò a schivare colpi su colpi e a menare pugni, a scattare veloce di lato.
Dopo un po’ si accorse che erano in volo a una sorprendente altezza.
Dolly cominciava ad avere il respiro affannoso.
Iniziava a incassare colpi, ma notò che anche il suo avversario si stava indebolendo.
L’ossigeno cominciava a scarseggiare, vista l’enorme altezza.
Dolly scese in picchiata verso il basso.
-Hey!- gridò Boomer.
Era evidente che non se l’aspettava, ma si lanciò subito anche lui all’inseguimento.
La bionda aumentò la velocità.
Ad ogni secondo che passava si avvicinava sempre di più al terreno.
Atterrò in piedi, ma non riuscì a frenare in tempo.
Sentì un forte dolore alla caviglia e cadde a terra.
L’avversario, distratto dal rovinoso atterraggio, fece lo stesso errore e precipitò a terra, vicino a Dolly.
I due si guardarono.
La bionda notò come gli occhi di Boomer avessero la tonalità del suo colore di smalto preferito, solo più intenso, più gradevole, come immergersi nello spazio.
Fece solo in tempo a notarlo che chiuse gli occhi, svenuta.
 
 
 
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Angolo Autrice
 
Dopo tanto, rieccomi con il terzo capitolo!
Scusatemi tanto, prometto che la prossima volta aggiornerò prima ;)
Vi è piaciuto? Questo lo dedico a Whiteney Black, “fan di questa storia” (non so come definirla -_-).
Grazie!
Ho aggiunto le foto, scusate se non le ho messe anche negli altri capitoli, ma non sapevo come fare ^^”
Ad ogni modo, recensite come sempre :D
Lily
 
P.S. ho cercato, come mi ha consigliato Dott_Gwen, di spiegare come mai nessuno si accorge che le PPGZ sono Lolly, Dolly e Molly.
Questa è solo una riflessione di Molly, nel prossimo capitolo verrà spiegato meglio.
E ho ingrandito il testo perchè prima mi sembrava troppo piccolo!
  

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Capitolo 4
*** Un problema formato persona ***


Nota: allora, lo so che avrei dovuto spiegare come mai nessuno si accorge che sono loro, ma non ho proprio resistito a modificare tutto.
Nel prossimo (giuro solennemente) lo farò.
Ci vediamo in fondo!
                  
 
                                                                                             Capitolo 4
 
                           Un problema formato persona

 

 
 Lolly sedette al suo banco comodamente, aprendo lo zaino e sistemando i libri per la lezione.
Mentre stava per aprire il libro di storia per ripassare l’ultimo capitolo, qualcuno mise il palmo della mano sul libro, chiudendolo.
La rossa sollevò il capo, stupita da quell’azione così sgradevole.
Davanti a lei, stava una ragazza dal sorriso spezzante.
Aveva dei lunghi capelli rossi, legati con un fiocco rosso, frastagliato.
Portava un vestito rosa scuro, fucsia, corto e un braccialetto con i teschi.
Ai piedi, stivaletti neri le fasciavano i polpacci.
-Levati, secchiona.-
I suoi occhi, dall’innaturale colorazione cremisi, lampeggiarono.
-Senti, trovati un altro posto, perché questo è il mio.- Lolly cercò di stare calma, restando dov’era.
Aprì di nuovo il libro, ma la sconosciuta lo chiuse violentemente.
-Ti ho detto di spostarti.-
-No. Trovati un altro posto.- ripeté.
La ragazza batté il pungo e Lolly si alzò.
-Non so chi tu sia, ma è meglio che sparisci, e smettila di fare la bulletta, in questa scuola non c’è posto per voi.-
La ragazza punk ghignò.
-Mi chiamo Lola, ora lo sai. Sono nuova. E voglio questo posto.-
-Sono Lolly. La prima fila è fatta per gli studenti che eccellono nelle discipline scolastiche. A meno che tu non sia una di noi, ti consiglio di andare in ultima fila.-
Lolly, calma come sempre, si risedette.
Non le andava di perdere tempo con persone come quella Lola.
-Non ti conviene metterti contro di me, Lolly.- Lola sputò quel nome come se le facesse schifo.
-Altrimenti?- fece la rossa.
-Vedrai.- Lola ghignò e si scelse un posto in ultima fila.
Lolly fissò la nuova ragazza con inquietudine.
Era strana.
Molto strana.
Molly la raggiunse e le diede un piccolo colpetto sulla spalla per attirare la sua attenzione.
-Hey- disse, indicando Lola. –ti somiglia.-
-Già.-
Era proprio questo che inquietava tanto Lolly.
La somiglianza.
Lolly non aveva una sorella, solamente la sua sorellina Keiko.
Lola non la conosceva nemmeno.
Ma allora, perché si somigliavano tanto?
 
 
-Come sta Dolly?- chiese Lolly alla sua mora.
-Meglio. Dopo la brutta caduta dell’altra volta, il braccio è messo male. Credo gliel’abbiano ingessato.-
Lolly annuì.
-Così non potrò trasformarsi in Bubbles, però.-
-Già. Ma non è un problema: con il mio super-martello appiattirò ogni nemico!-
A Lolly sarebbe piaciuto tanto poter essere determinata come la sua amica.
Aveva troppe cose per la testa, soprattutto Lola.
Era curiosa di scoprire cosa avesse intenzione di farle.
-Vado agli allenamenti, Lolly. Ci vediamo dopo.-
Le due si salutarono e Molly corse al campo da calcio.
Era l’unica ragazza della squadra, ma questo non le impediva di essere la più forte.
Intravide Butch, seduto sulle scalinate, intento a guardare gli allenamenti.
Molly trovava strano i modo di comportarsi di quel ragazzo, ma (faticava ad ammetterlo solo nella sua testa) era un tipo affascinante.
Entrò nel suo personale spogliatoio, che il coach le aveva dato, visto che non poteva spogliarsi in presenza degli altri.
I suoi compagni di squadra stavano ben alla larga da quella stanza.
Temevano l’ira di Molly, se li avesse sorpresi a sbirciare.
Entrò, ma notò con sorpresa che ormai non era più solo suo.
C’era una ragazza che cercava un posto dove sistemare la sua borsa.
-Hey! Chi sei?- domandò la mora, seccata dalla presenza della nuova arrivata, che si voltò, rivelando la somiglianza sfacciata fra le due.
I suoi capelli corvini erano tagliati molto corti e tutti in disordine.
Indossava un vestitino nero smanicato e scollato, con una cintura verde con le borchie e un bracciale simile alla cintura.
Portava le calze a rete nere e dei lunghi stivali.
Sgranò gli occhi verdi quando vide Molly entrare dalla porta.
-Maddalena.- la ragazza le porse la mano.
Molly, confusa, la strinse.
-Sono Molly. Sei in squadra?-
Maddalena annuì.
-Mi sono iscritta oggi.-
-Ma non si può iscriversi a metà dell’anno!- esclamò Molly.
-Beh- disse con un sorriso. –hanno fatto un piccolo strappo alla regola.-
A Molly non piaceva quella situazione, la trovava strana.
-Vado a prendere una bottiglietta d’acqua al distributore. Ci vediamo in campo.-
Maddalena lanciò la moneta in aria e la riprese al volo, mentre usciva dalla porta.
Molly si cambiò in fretta.
Se il coach aveva preso in squadra Maddalena a metà dell’anno voleva dire che era piuttosto brava.
Molly aveva dovuto aspettare fino alla fine dell’anno per iscriversi, eppure era la più brava della squadra.
Aveva deciso: Maddalena, che anche se era stata gentile con lei, non le piaceva affatto.
C’erano state troppe cose strane quel giorno.
Prima la sosia di Lolly e ora la sua.
“Mi chiedo se anche Dolly incontrerà qualcuno che le somigli.”pensò.
Avrebbe dovuto avvertirla.
Non fece in tempo a prendere il cellulare, perché Maddalena sbucò dalla porta.
-Molly? L’allenamento sta iniziando.-
-Arrivo.-
Ci avrebbe pensato più tardi.
 
La bionda Dolly entrò nella sua boutique preferita.
Con il braccio ingessato si sentiva un po’ ridicola, ma cercava di ignorare quella sensazione.
Varcò la soglia, salutando la cassiera, e dirigendosi subito verso alcuni vestiti, disposti su uno scaffale al centro del negozio.
Dolly iniziò a curiosare fra gli abiti di marca.
Allungò la mano per prendere una T-shirt che aveva attirato la sua attenzione, ma quando l’afferrò, un’altra mano fece capolino dall’altra parte dello scaffale, e gliela strappò di mano.
Dolly, curiosa, fece il giro dello scaffale, trovando un’altra bionda, intenta a fissare la T-shirt, soddisfatta.
Dolly strabuzzò gli occhi, vedendo come la biondina le somigliasse molto.
I capelli dorati erano raccolti in lunghi codini leggermente ricci.
Indossava una maglietta azzurra, con le maniche corte.
Indossava una gonna corta nera  e delle zeppe sempre nere, molto carine.
-Ehm…scusami?-
La ragazza socchiuse gli occhi blu, guardandola male.
-Quella maglietta era mia. L’avevo presa dallo scaffale e…-
La ragazza fece un gesto con la mano, per dire a Dolly di stare zitta.
-Ora è mia, tesoro. Che ci vuoi fare?- ghignò.
-Ridammela! L’ho vista prima io!-
Scosse la testa.
-Beh, ma ce l’ho io in mano. La prossima volta ti conviene essere più svelta.-
Dolly non voleva perdere il controllo.
Era solo una maglietta, pensava.
Ma quella era proprio antipatica.
-Chi sei?- domandò Dolly arrabbiata.
-Mi chiamo Dee Dee. E tu?-
-Dolly.- ringhiò.
-Bene, Dolly. Impara che se vuoi veramente qualcosa devi essere svelta.-
Detto questo, posò la T-shirt sulla cassa, pagò con la carta di credito e se ne andò.
-Vuoi vedere qualcos’altro?- domandò una commessa, che aveva assistito alla scena.
Dolly scosse la testa e uscì senza dire una parola.
 
 
-Ti dico che era uguale a me!- gridò Molly verso il Professor Utonium.
-Già! Oggi nella boutique ho incontrato una ragazza che era uguale a me, solo con una pettinatura strana e molto snob!- fece eco Dolly, disperata per aver perso la T-shirt.
-È successo qualcosa di strano.- osservò Lolly. –Io ho una sola sorella, Keiko, Molly due fratelli e Dolly è figlia unica! Non abbiamo una gemella.-
-È chiaro che qui c’è qualcosa che non va.-
In quel momento, le cinture iniziarono a lampeggiare.
-Meglio andare. Ci occuperemo di quelle tre più tardi.- Lolly e le altre corsero fuori per trasformarsi e si librarono in volo per raggiungere il centro di Tokyo.
 
 
Le Powerpuff Girls potevano sentire le grida della gente da molto lontano.
Scesero in picchiata verso la piazza per vedere cosa succedeva, ma la polvere oscurava la vista.
Dopo che tutto il rumore cessò, emersero tre ragazze.
Erano uguali a loro.
Ma più cattive.
-Cosa abbiamo qui? Le Powerpuff Girls!-
-Chi siete?!- gridò la verde.
Quella dai capelli rossi ghignò.
-Io sono Blaze!- disse.
-Io sono Beauty!- le fece eco quella vestita di blu.
-E io sono Bright!- concluse la verde.
-E siamo le Powerpunk Girls!-
Blaze si pulì il vestito dalla polvere.
-Sono loro…-
-…e sono uguali a noi…-
-…e hanno i super-poteri…-

Le tre non riuscivano a crederci.
Sapevano che c’era qualcosa di strano.
A risvegliarle dai loro pensieri fu il grido di Bright, prima di attaccare.
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Ecco il quarto capitolo!
Bene, personalmente il capitolo non mi convince molto, ma spero che a voi comunque piaccia.
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo perché fa figo:
Whiteney Black (che mi ha fatto scoprire il bellissimo test “What Power Puff Girl Are You? XD)
Dott_Gwen
Maya_Moon
Kiky01
Poi, prima che me ne scordi, sto prendendo una decisione, che potrebbe cambiare radicalmente la storia.
Vorrei cambiare i nomi di Lolly, Dolly e Molly nei nomi originali, quelli in giapponese, perché mi sono resa conto che questi nomi sono piuttosto infantili.
Ma non ne sono ancora sicura, quindi se nel prossimo cappy vedrete dei nomi diversi…non spaventatevi.
Ma, come ripeto, non sono ancora sicura. Mi farebbe piacere un parere.
Ok, vi lascio, a presto ^^
Lily 


P.S. Vi metto le immagini delle Powerpunk Girls Z, così potrete capire meglio:
 
 
 
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