Alban

di AliDOro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alban Elved ***
Capitolo 2: *** Alban Arthuan ***



Capitolo 1
*** Alban Elved ***


Eccomi con una  nuova  storia, nell’attesa di risistemare come  meglio possibile il prossimo capitolo di “Ancora”. Sinceramente non avrei mai pensato che  un singolo capitolo mi portasse via così  tanto tempo, ma rintracciare informazioni attendibili e decenti si sta rivelando un impresa.

Ci tendo a ringraziare chi ha letto, seguito, recensito e/o messo “di botanica e  magia” tra preferiti, seguite e da ricordare. Grazie  ancora.

Ci saranno come  al solito degli errori orribili.. devo decidermi a rapire qualcuno e costringerlo a farmi da beta….

Vi lascio dunque ad Alban e vi aspetto a fine capitolo per le precisazioni.

Ovviamente  i personaggi non sono miei ma della  BBC , maledizione, e  scrivo questa fic solo per puro piacere personale.

ALBAN

 

Ch1 Alban Elved

 

Nell’aria si sentiva l’odore del grano e dei frutti della vite e del melo.  Li druidi delle tribù umane preparavo i mandala per festeggiare  la notte di Alban Elved e gli abitanti dei villaggi li decoravano con parti del raccolto.

La magia vibrava nell’aria a richiamare “la luce dell’acqua”, Albad Elved, per rendere grazie per il raccolto ed assicurarsi che le preghiere accompagnassero il dio sole morente nel suo riposo fino all’anno seguente, per assicurarsi la giusta protezione nel prepararsi al lungo inverno per salutare , per salutare l’arrivo delle divinità femminili.

Mabon  si acconciava  i lunghi capelli neri, che  lucenti le scendevano in morbidi boccoli sulla schiena decorandoli con spighe di grano, foglie secche, grappoli d’uva, spicchi di mela e bacche specchiandosi nel ruscello . Il profumo dell’inizio dell’autunno che emanava era quasi inebriante, sapeva di nebbia e terra umida, di foglie secche e frutta matura e cominciava a sentirsi il leggero odore dei fuochi aromatizzati di Samhain.

Il corpo sinuoso era nascosto dal vestito dai toni caldi, il giallo dotato delle foglie i caldi colori della terra i leggeri verdi e l’oro delle spighe.

Quando lei si girò a guardarlo sorridendo, lui non poté fare altro che trattenere il respiro. Gli occhi  verde foglia di lei ricambiarono lo sguardo ilari e maliziosi incitandolo a complimentarsi con lei.

“Sei splendida  Elved” gli sorrise lui con tono cerico di profonda ammirazione. Lei sorrise e subito scherzosamente s’imbronciò.

“Merlin” sospirò quasi affranta “lo sai che non mi piacciono i nomi che mi rifilano gli umani ne  tanto meno quello da ‘messaggera’. Perché semplicemente non mi chiami con il mio nome? Non è difficile chiamarmi ‘Morgana’!”

“Ti chiamo così tutti i giorni, almeno nel giorno della tua festa dovresti utilizzare il nome ufficiale e quello che ti è stato assegnato dagli umani.”

Morgana  gonfiò appena le guance e si spostò dal corso d’acqua poi gli si avvicinò ancheggiando leggermente e sogghignando malefica. Gli sollevò leggermente il  mento con un dito e gli si avvicinò tanto da poggiare quasi le labbra sulle sue.

“Hai ragione” sussurrò lasciando che i loro respiri si mescolassero. “Vorrà dire che  in onore di tutto questo  comincerò a chiamarti Alban Arthuan”.

Merlin sgranò gli occhi sbiancando mentre lei si allontanava saltellando tra muschio e radici ghignando malefica.

“No, no, no, no e poi no!” piagnucolò Merlin, “è già abbastanza  imbarazzante averlo come nome, morirò di vergogna se continuerai a ripeterlo!”

Morgana rise sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio “e perché? Caro il mio ‘luce di Arthur’?”

Merlin la  guardò esasperato, sospirando. “Ti sei risposta da sola quando hai pronunciato il mio nome”.

 Avanzò cauto  verso di lei per non inciampare nelle radici degli alberi.

“Conosci Arthur” riprese “lui ha preso il mio nome come un invito a nozze e quando è nei paraggi mi tratta come  il suo schiavo, soprattutto se gli si ricorda come  mi chiamo. Grazie agli dei è un asino e ogni tanto mi fa  la gentilezza di dimenticarsene”.

Il sole cominciò a tramontare e i cori degli esseri umani s’innalzarono nella foresta.

Morgana  alzò lo sguardo al cielo e chiusi gli occhi rimase qualche attimo in ascolto, poi riportò la sua attenzione su Merlin. “lo sai che è il suo modo per dimostrarti che ti ama, è testardo, sono ere che continua pensando che sia un mezzo più che efficace.”

Merlin sorrise abbassando lo sguardo e massaggiandosi nervosamente il collo, poi riportò l’attenzione sull’Alban “Certe volte vorrei solo che mi amasse di meno, allora.”

Morgana ridacchiò divertita e al ‘ora vai’ dell’amico lei si dileguò  lasciando dietro di sé  solo una scia del suo profumo.

 

 

 

 

 

 

Angolino delle informazioni.

 Intanto ci tengo a specificare che  saranno 4 capitoli di lunghezza varia e soprattutto Arthur X Merlin, in secondo luogo saranno presenti solo 4 personaggi di Merlin come  base, anche  se possibili guest star  potrebbero comparire  ogni tanto ma  solo per ruoli marginali.

Ed ora buttiamoci sullo specifico. Il primo capitolo è palesemente un prologo per mostrarvi in quale “universo alternativo” siamo finiti.

In questa mia fic i cari personaggi principali sono umanizzazioni delle festività legate al sole. Tali festività sono equinozi e solstizi.

I celti li chiamavano albans (luci).le  quattro festività sono :

-          Alban Eiler (equinozio di primavera) con data il 21 marzo, letteralmente “luce della terra”;

-          Alban Heruin (solstizio d’estate) con data 21 giugno, letteralmente “ luce della  spiaggia”;

-          Alban Elven (equinozio d’autunno) con data 21 settembre, letteralmente “luce dell’acqua”;

-          Alban Arthuan (solstizio d’inverno) con data 21 dicembre, letteralmente “luce di Artù” meglio conosciuto come  Yule.

Si dice che Re Artù fosse nato proprio il 21 dicembre e che  dal nome  della festa derivi il suo nome.

Visto che  il capitolo è dedicato a Elven vi darò un paio di notizie  in merito.  Alven Elven o Mabon o Harvesthome è la sesta  che  sancisce  la fine  del raccolto sanciva  il declino del dio sole e  l’arrivo della dea luna insieme a Samhain sancisce l’inizio del periodo di preparazione all’inverno. Elven si festeggiava creando un cerchio di spighe di grano decorato con bacche  e frutti come  offerta agli dei il capo dei druidi ci si sedeva in mezzo  e assieme ai membri del villaggio innalzavo preghiere di ringraziamento agli dei e richieste di aiuto nella preparazione all’inverno.

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Capitolo 2
*** Alban Arthuan ***


Ebbene, no non sono morta... felici???? no scommetto che non ve ne importava molto... =(, ma eccoci comuqnue qui.. a scrivere capitoli di fic anziché capitoli di tesi =(.

alle solite il calìpitolo non è betato.. ho fatto del mio meglio ma, diamine, trovare un beta è diventato impossibile... D=


CH 2 :ALBAN ARTHUAN


La foresta era silenziosa e spoglia. I rami nudi degli alberi salivano a graffiare il cielo carico di neve. La nebbia saliva lenta mentre la luce spariva velocemente lasciando avanzare la notte, l’odore di neve e di freddo impregnava l’intera valle.

Gli umani si preparavano a celebrare il giorno più corto dell’anno. Poteva sentirli aggirarsi per i villaggi affaccendati, preparare i ceppi da bruciare in onore della dea, i druidi preparare le pire rituali con cui avrebbero illuminato la notte più buia dell’anno, le madri preparare dolci e i bambini agitarsi e discutere tra loro su cosa riceveranno in dono.

Presto gli anziani avrebbero spento i fuochi e tutti assieme avrebbero atteso in silenzio e nel buio più totale che il Druido accendesse il primo fuoco sacro da cui tutti avrebbero riacceso i focolai in segno di buon auspicio.

Merlin si specchiò nel ruscello. I corti capelli neri e la corona di foglie secche, rami di brionia e brionia bianca e bacche di sorbo erano coperti di brina e fiocchi di neve, nel palco di corna di cervo s’intrecciavano nastri bianchi edera e vischio. La veste grigia, coperta di brina e ghiaccio gli arrivava ai piedi, lasciandone scoperte solo le punte. I fianchi erano circondati da una cintura di rami d’agrifoglio e di bacche di fusaggine, semi di rosa, sorbo rosso. Il mantello bianco dagli alamari d’argento terminava in brina e nebbia che si spargevano, impalpabili, sul terreno.

Merlin si allontanò dal corso d’acqua per tornare al cerchio di pietre. Il sole stava per tramontare e lui avrebbe preso il posto di Morgana sul trono delle stagioni.

Il trono delle stagioni era un vecchio seggio di pietra eroso dal tempo e dall’usura, era situato nell’esatto centro del cerchio di pietre. Da li reggevano e gestivano il clima nei mesi di cui erano detentori, ascoltavano le preghiere degli umani e le richieste della terra per poi riferire quanto necessario alla dea madre.

Al calare del sole Morgana, terminato il suo compito, si sarebbe alzata dal trono e all’accendersi dei fuochi di Yule vi si sarebbe seduto lui.

Entrò silenzioso nel cerchio di pietre con il suo strascico di nebbia, brina e freddo. Arthur, Alban Heruin, lo guardava dalla parte opposta del cerchio poco dietro Morgana e fermò gentilmente Gwen, Alban Eiler, che ancora gli parlava, indicandole Merlino con un cenno. Gwen voltò lo sguardo su di lui e si illuminò di un radioso sorriso. Merlin le rispose con un leggero stendersi delle labbra prima di tornare a fissare Morgana e il trono delle stagioni.

Alban Elved appariva altera e autorevole sul trono nonostante le foglie e le bacche fossero cadute da tempo dai suo capelli lasciandovi soltanto tralci d’uva secchi ed i gambi delle spighe di grano, il vestito appariva sgualcito e rovinato, piume di corvi e altri uccelli adornavano il suo grembo ed ai sui piedi, tra il muschio i fungi crescevano rigogliosi. Alzò lo sguardo su di lui non appena varcò il cerchio di pietre, lo sguardo carico di aspettativa, orgoglio e una vaga luce di solievo.

Sedere sul trono delle stagioni era tutto fuorchè una passeggiata. Era impossibile riposare troppo impeganti a tessere reti di nuvole o maglie di sole, ascoltare le richieste umane e cercare di esaudirle in accordo con i bisogni della terra.

Il primo fuoco sacro venne acceso, Merlin lo sentì. Il calore si diffondeva nel suo petto e piano dilagava, quel calore avrebbe tenuto vivo, tramite lui, la maggior parte degli animali e delle piante che erano caduti in letargo e che con l'arrivo della primavera si sarebbero svegliati.

Li avrebbe sentiti agitarsi nel suo grembo con l'arrivo dei primi caldi fino a venire al mondo per la festa di Alban Eiler. Arthur spesso lo prendeva in giro dandogli della donna, perchè solo una donna può portare in grembo i figli, lui gli dava dell'idiota colpendolo, ma sapeva che in fin dei conti non aveva tutti i torti, effettivamente lui poteva definirsi “madre”.

Merlin avanzò lento e solenne, coprendo il prato di brina e nebbia, fino a posizionarsi davanti a Morgana. S'abbassò su di lei prendendole le mani tra le proprie e baciandole piano la fronte, poi l'aiutò ad alzarsi.

Morgana gli sorrise chinando piano il capo e s'avviò fuori dal cerchio dove Arthur e Gwen si sarebbero presi cura di lei.

Quando l'ultimo dei fuochi fu acceso Merlin si sedette sul trono delle stagioni. La radura si coprì di bianco e scintillante gelo e presto cominciò a nevicare. Merlin chiuse gli occhi e si concentrò sul suo lavoro.

Passò Yule e passarono le festività. Il mondo dormiva sotto il suo manto di ghiaccio e neve, ma spesso entiva Arthur aggirarsi attotrno al cerchio di pietre. Lo faceva ogni anno, era il suo modo di tenergli compagnia. Ogni tanto il capobranco di qualche specie animale veniva a fargli visita, poggiando il muso sulle sue gambe, arrampicandoglisi in grembo o volandogli sulle spalle o sui palchi di corna esprimendo la loro richiesta. In quei casi Arthur non rimaneva mai e lui, composto e austero sul trono, faceva in modo di esaudire le loro richieste.

Quell'anno la dea madre aveva richiesto un inverno particolarmente rigido ed il numero di perdite per ogni specie era stato piuttosto elevato. Merlin era sfinito già un mese prima dell'arrivo della stagione di Gwen, con l'inverno così rigido il numero di richieste era davvero alto, ed ora, a meno che non ci fossero suppliche da esaudire o prendere inconsiderazione, si lasciata scivolare scompostamente sul trono, cercando di recuperare le forze. Il palco di corna di cervo pendeva vagamente scomposto verso sinistra e molti nastri bianchi si erano staccati lasciando scivolare verso terra i rami d'edera, la corona e la cintura avevano perso molte bacche molte mangiate dagli uccelli, altre cadute a terra dovev via via neve e ghiaccio andavano sciogliendosi.

Merlin sentiva Arthur camminare con evidente apprensione attornno al cerchio di pietre. La velocità dei passi era aumentata ed era concentrata di fronte a lui e non più su tutto il perimetri del cerchio. Avrebbe voluto consolarlo, Merlin, e dirgli che andava tutto bene era solo stanco ma quando erano sul trono non potevano nè parare né aprire gli occhi per non deconcentrarsi troppo.

Altri quindici giorni passarono prima che cominciasse a sentire le nuove vite aitarsi nel grembo dell'inverno, pronte per venire al mondo. Sorrise dolcemente e sentì Arthur smettere di camminare.

La festa di Alban Eiler era finamente arrivata, sentiva gli umani cominciare i preparativi per la festa e Merlin si permise di aprire gli occhi. La sua veste era sgualcita, la neve era quasi del tutto sciolta, non ne rimanevano che piccoli mucchietti accanto ai suoi piedi. Il mantello era sporco in più punti e della corona e della cintura non rimanevano che rami intrecciati tanto spogli da sembrare nidi d'uccello. Tra l'altro era quasi certo che una coppia di usignoli avesse fatto il nido sul palco di corna di destra perchè lo sentiva vagamente più pesante e spesso li aveva sentiti cantare li, avrebbe dovuto trovar loro un posto più adeguato. Sbadigliò vistosamente e , quando riaprì gli occhi, al di là del cerchio di petre Gwen, nel suo abito più bello, lo guardava sorridendo e Merlin si concesse un sospiro di solievo.



Informazioni inutili da parte della sottoscritta... si il mettere Merlin come “Luce di Arthur” e Arthur come “luce della spiaggia” volutamente in quanto il nome Merlin deriva dal nome di un falco, che è appunto merlino, e dal nome gallese Myrddin che vuole dire “fortezza del mare” ma può essere tradotto, secondo alcuni persino me “sirena”. La mia scelta è quindi è un voluto e consapevole scambio di nomi per renderli ancora più sottilmente legati... come se non lo fossero abbastanza =)... o forse non è mai abbastanza.. chissà... dipende dai punti di vista

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