anche il cuore vuole la sua parte

di Mirel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la grande battaglia ***
Capitolo 2: *** contdown ***
Capitolo 3: *** good vs bad ***
Capitolo 4: *** Il sole prima o poi, tornerà a splendere... ***



Capitolo 1
*** la grande battaglia ***



siate clementi...è la mia prima FF! Recensite.

CAP. 1



Epoca Sengoku, tardo pomeriggio.

Il gruppo, formato da Inu Yasha, Kagome, Sango, Miroku, Kohaku e Shippo, stava attraversando lentamente la valle per raggiungere il piccolo villaggio di Shinbiosi, ai piedi del monte Hakurei. Nessuno parlava, forse perché nessuno aveva molto da dire: la grande battaglia si avvicinava inesorabilmente e tutti, malgrado cercassero di non darlo a vedere, avevano paura. Tra poche ore avrebbero raggiunto il centro del monte, dove risiedeva Naraku.

In cielo le nuvole nere coprivano il sole e minacciavano pioggia, come se fossero un presagio di ciò che stava per succedere; gli abitanti del villaggio erano fuggiti e, i pochi che erano rimasti, si chiudevano nelle proprie abitazioni guardando con sospetto chiunque passasse di lì.

Kagome fissò la sagoma dell’Hakurei che le si stagliava davanti -è più inquietante della prima volta..- sussurrò con titubanza, rompendo improvvisamente quel silenzio, carico di tensione e paura che durava da quando erano partiti. Inu Yasha la guardò per un secondo -se Naraku tenta di spaventarci sta sprecando il suo tempo!- ma, malgrado la sua beffardagine, anche il mezzo-demone faticava a non pensare alla resa dei conti. Shippo era l’unico che non aveva problemi a mostrare la sua paura, cercando di trovare conforto nelle parole di Inu Yasha e sperando nella bontà divina.

Sango intanto fissava il fratello, Kohaku, sapendo che avrebbe dovuto dirgli addio in ogni caso, sia se Naraku lo avesse ucciso, sia se avessero dovuto ricomporre interamente la sfera, togliendo il pezzo che si trovava nella sua spalla.

Anche Miroku era sovrapensiero. Nelle ultime ore non aveva neanche provato a palpare Sango, malgrado la sua fama di monaco libertino; i suoi occhi fissavano l’orizzonte, imperturbabili, anche se a volte, per qualche secondo, si spostavano sulla sua mano destra, quella con il foro del vento.

Arrivarono al villaggio, camminando per le strade desolate e polverose, diretti alla capanna di Jasenko, il capo-villaggio. Quest’ultimo gli avrebbe dato ospitalità per la notte seguente in modo che il gruppo sarebbe potuto partire alle prime luci dell’alba.

Giunti alla porta furono accolti da un ragazzetto, figlio del capo-villaggio, che li fece accomodare nelle proprie stanze e promise loro che presto sarebbe stata servita la cena.

-Il monte Hakurei è protetto da una barriera molto potente, ma riesco a sentire l’aura demoniaca di Naraku…- commentò Miroku -sta diventando sempre più forte, domani sarà una battaglia difficile…- ribadì Sango.

Inu Yasha sbuffò poggiando la mano su Tessaiga -vi proteggerò io, quel demone cadrà sotto i colpi della mia spada!-; quell’affermazione risollevò leggermente il morale al gruppo, anche se nessuno la prese seriamente.

Shippo iniziò a giocare svogliatamente con Kirara, mentre Sango uscì dalla stanza e si sedette sotto il porticato, con la schiena poggiata ad un pilastro.

Dopo qualche minuto Miroku la seguì, chiudendosi la porta scorrevole alle spalle e sedendosi accanto a lei in silenzio.

La luna davanti ai loro occhi faceva fatica a farsi largo tra le nubi nere, mentre una brezza leggera scompigliava i capelli della ragazza, facendola rabbrividire.

Sango ebbe un fremito vedendo il monaco accanto a lei e le sue guance assunsero un colore rossastro, sempre presente quando si trovava con Miroku.

L’uomo avvicinò la mano sinistra alla ragazza, stringendole le mani per riscaldarla -sei gelata…come fai a rimanere qui fuori con questo freddo?-

-mi piace qui e poi…forse sarà l’ultima occasione per vedere questo cielo…-

-non essere così negativa! Avremmo pure una possibilità, seppur piccola-

Sango alzò lo sguardo verso il monaco, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso -credo che…- iniziò, ma le parole le morirono in gola.

Miroku sorrise, avvicinandosi sempre di più al volto della ragazza, che si stava facendo sempre più rosso, mentre il corpo sembrava non voler rispondere ai suoi comandi.

La porta dietro di loro si aprì di colpo e Kagome uscì, ignara di ciò che aveva appena interrotto -hey ragazzi!- disse sorridendo, avvicinandosi ai due -Jasenko vuole vederci a cena e…- si interruppe, rendendosi conto solo in quel momento della situazione: Sango aveva la schiena schiacciata contro la colonna di legno alla quale inizialmente si era solo appoggiata; Miroku invece teneva le mani della ragazza ed il suo viso era vicinissimo a quello di lei.

-Oh, sc…scusate…non volevo…- iniziò a balbettare, interrotta da un gesto dell’uomo -non ti preoccupare, divina Kagome. Il dovere ci chiama-. Detto ciò il monaco si alzò, facendo risuonare i cerchi dorati attaccati al suo bastone; rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.

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Capitolo 2
*** contdown ***


CAP. 2 (finalmente...)

Anche la cena non fu il massimo dell'allegria ed il perenne silenzio che regnava era rotto solamente dalla melliflua voce del capo villaggio, intento a raccontare le disgrazie che il suo popolo aveva dovuto affrontare; ma quelle "disgrazie" -pensarono gli ospiti- non erano nulla in confronto a ciò che loro avevano dovuto combattere.

-Io vado a dormire...- informò Sango, alzandosi dalla tavola e ringraziando per il pasto
-vengo anche io- la seguì Kagome, non notando il volto sconsolato di Miroku che, malgrado la situazione, avrebbe di certo voluto passare un pò di tempo da solo con la sua amata.

L'alba del giorno seguente penetrò nella stanza, una luce fastidiosa che coronava malamente quel giorno aspettato e temuto. Il gruppo si mise in viaggio di buon mattino, ma il bel tempo non durò come sperato e, come se fosse un avvertimento, all'orizzonte apparirono grosse nubi nere.
Quando gli occhi di Kagome, che si trovava davanti a tutti, incrociarono l'entrata del monte Hakurei il suo corpo ebbe un fremito, come se la paura improvvisamente le bloccasse il respiro e qualunque funzione motoria; subito il suo pensiero andò alla famiglia, al nonno e, in modo particolare, al fratellino, con la paura che in pochi attimi non li avrebbe più rivisti. Inu Yasha arrivò al suo fianco e, presale la mano, le sussurrò all'orecchio -non ti preoccupare, ci sono io a proteggerti-. In una situazione normale quel gesto le sarebbe sembrato un altro esempio della sbruffoneria del mezzo demone, ma quella volta le sue parole erano risuonate sincere, quasi dolci.
L'entrata del monte non era altro che un insidioso condotto scavato nella roccia che conduceva nel cuore dell'Hakurei, da Naraku.
Inu Yasha e Miroku davanti, seguiti da Sango, Kagome, Kirara, Kohaku e Shippo, procedevano in silenzio tra le pareti spigolose, a passi svelti come se volessero arrivare il prima possibile alla meta. Sembrava quasi che la battaglia con Naraku fosse un dente da togliere, prima inizi, meno dura la sofferenza.
L'entrara della grotta ormai era lontana e non si vedeva più, mentre i massi e le pareti appuntite apparivano ai loro occhi come sfocate, merito della potente barriera che Naraku aveva preparato. Grazie però al potere spirituale di Kagome e Miroku il gruppo procedeva quasi speditamente.

Miroku si avvicinò silenziosamente a Sango, che camminava con lo sguardo fisso sul terreno davanti a lei; le prese la mano con naturalezza, lanciandole un semplice sguardo fugace per poi spostare i suoi occhi verso il tunnel, mentre la ragazza, malgrado continuasse a tenere lo sguardo basso, arrossiva leggermente.
-ci siamo- esclamò Inu Yasha senza nessuna euforia...davanti a loro si stagliava imponente l'antro del monte Hakurei.


INTERVENTO DELL'AUTRICE: Allora, innanzitutto scusatemi se continuo solo ora questa fanfiction, ma tra i vari impegni ed il pc che faceva i capricci non ho avuto molto tempo. Grazie per tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, ve ne sono grata e sono STRAFELICE per i complimenti che mi avete fatto. Recensite! M.

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Capitolo 3
*** good vs bad ***


Ok, stranamente scriverò una breve introduzione al capitolo prima di postarlo (ma non vi preoccupate, non rivelerò nulla della storia!). Avrei voluto terminare la fanfic al terzo capitolo, ma purtroppo per una cosa o per l'altra la storia si è allungata e, quindi, ho deciso di postare qualche pezzo in più. Purtroppo però domani per me inizieranno le "vacanze forzate", lontane da internet e pc, quindi non so quando potrò proseguire...ASPETTATE FIDUCIOSI/E!! Un "grazie" a tutti quelli che hanno commentato fino ad adesso e a chi commenterà in futuro.


CAP.3


-E' ancora più inquietante da qui, l'Hakurei...- commentò Shippo rabbrividendo ed indietreggiando spaventato, davanti all'imponente vista che aveva davanti.
Le pareti di roccia che contornavano lo stretto cunicolo si allargavano in un'ampia apertura che mostrava il "cuore" del monte. Le pareti assumevano all'interno un insolito colore rossastro che si spegneva e tornava grigio verso il soffitto, alto circa tre metri.

Inu Yasha fece il primo passo all'interno di quello che sarebbe diventato poco dopo un campo di battaglia, stringendo la mano intorno alla Tessaiga e inarcando l'angolo destro della bocca come segno di disprezzo

-Naraku è vicino, sento il suo odore!- disse il mezzo demone per spiegare la sua espressione schifata.

-complimenti Inu Yasha- una voce roca risuonò per tutto il luogo, vibrando nell'aria e mettendo in guardia più di quanto già lo fossero i presenti

-vedo che la tua perspicacia non è cambiata, malgrado la difficile situazione che, come sapete, dovrete affrontare...- continuò -sei pronto a morire?-

Un boato esplose di colpo costringendo tutti a portarsi le mani sulle orecchie mentre davanti a loro apparve Naraku, in carne ed ossa, indossando un kimono maschile nero, con un obi* (*Obi=l'equivalente giapponese della fusciacca o della cintura) intorno alla vita, Waraji* (*sandali di corda usati spesso dai monaci) ai piedi e brandendo una katana con la destra.

-Forse però ho sbagliato domanda...- sussurrò il demone avvicinandosi sempre di più al gruppo mentre si passava la spada dalla mano sinistra alla destra agilmente -forse avrei dovuto chiederti perchè vuoi già morire?-

-non saremo noi a morire, Naraku!- gli urlò contro Inu Yasha digrignando i denti

-bene, se ne sei così sicuro...- non finì neanche la frase che si fiondò contro il mezzo demone urlando -allora facciamola finita!-

Nessuno ebbe il tempo di rimanere stupito dalla reazione impulsiva del demone con cui si dovevano scontrare, famoso per la sua "calma" e, mentre Inu Yasha si parava dal colpo di spada con cui il nemico l'aveva attaccato, gli altri si prepararono a correre in suo aiuto.

-Statene fuori voi!- gli urlò Naraku creando intorno allo scontro una potente barriera per impedire qualunque tipo di "fastidio".

-e adesso come facciamo?- domandò Kagome preoccupata per le sorti di Inu Yasha.
Non ebbero tempo di pensarci su troppo perchè centinaia di demoni apparvero da ogni lato del monte, circondandoli minacciosamente; prima che Miroku potesse utilizzare il vortice del vento, però, tra i demoni apparvero anche le Saimyoushou
-maestro, non potete usare il vortice o finirete avvelenato!- lo avvertì Sango indicandogli le api assassine e mettendosi davanti a lui, come per proteggerlo.

Così, mentre Inu Yasha si scontrava duramente con il suo acerrimo nemico di sempre, Sango, Kagome, Kirara, Miroku e Shippo si trovarono a doversi scontrare con le "guardie del corpo" di Naraku, in una battaglia senza esclusioni di colpi.

Quando i demoni attaccarono improvvisamente, il gruppo cercò di difendersi in tutti i modi: Sango, su Kirara, cercava di allontanare i più vicini con l'Hiraikotsu mentre Miroku lanciava i propri amuleti di carta che disintegravano l'avversario al semplice contatto. Kagome nel frattempo aveva imbracciato l'arco di legno che, con ogni freccia, purificava un'ampia zona dell'immensa grotta, che però era subito riempita nuovamente da losche figure ed ombre.

Anche Shippo, nel suo piccolo, si dava da fare con il "fuoco fatuo" che, però, la maggior parte delle volte finiva per non bruciare nessuno.

Improvvisamente Kirara fu colpita e cadde a terra insieme a Sango, quest'ultima urtando dolorosamente la parete rocciosa e ferendosi alla spalla destra.

-SANGO!- urlò Miroku avvicinandosi a lei e cercando di aiutarla a rialzarsi con una mano, mentre con l'altra continuava a tenere lontani i demoni

-Sango, stai bene?- si sincerò il monaco mentre anche Kagome si avvicinava per coprire loro le spalle con le sue frecce.

Il sangue colava a fiotti dalla spalla della ragazza mentre prendendo la mano di Miroku si rialzava lentamente
-è meno terribile di quanto sembri- gli sussurrò per rassicurarlo, nascondendo in modo vistosamente finto il dolore.
Anche Kohaku a quel punto li aveva raggiunti, preoccupato per le condizioni della sorella -stai bene?- domandò spaventato
-Attenti!- urlò Kagome gettando via l'arco, poichè ormai aveva finito le frecce, e buttandosi a terra.

Miroku e Sango ebbero solo il tempo di girarsi per vedere un violento spirito maligno che li colpì in pieno, facendoli volare lontano e facendo perfere loro i sensi.

Mentre un ghigno maligno appariva sul volto di Naraku, Inu Yasha si voltò di colpo sentendo l'urlo della ragazza -KAGOME!!- urlò vedendola a terra, anche lei svenuta.


Eccomi qui, alla fine di un altro capitolo. Grazie ancora a tutti quelli che hanno recensito e che recensiranno! Un bacio a tutti!

Recensitee!!!
Mirel

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Capitolo 4
*** Il sole prima o poi, tornerà a splendere... ***


Chiedere venia non basterebbe di certo a perdonare la mia assenza, prolungatasi veramente troppo. Lascio direttamente spazio al nuovo capitolo ^^


-KAGOME!- l'urlo del mezzo demone risuonò potente nella grotta, mentre con una crescente rabbia fissava il corpo senza sensi della ragazza. Rabbia che, di certo, non era rivolta a lei.
-Inu Yasha, Inu Yasha... mi stupisco. Vorresti essere un demone completo e ti perdi in questi sentimenti da...umani?- la voce melliflua alle sue spalle costrinse Inu Yasha a voltarsi verso il suo avversario. Naraku era a pochi passi da lui, altezzoso e con una certa aria di superbia rispetto agli altri presenti. Lo si vedeva in particolare in come aveva pronunciato quell'ultima parola, "umani", quasi schifato.
Il silenzio che seguì le parole del demone, durò solo qualche attimo. Con un impeto di rabbia, mista a dolore, Inu Yasha si scagliò con forza contro il suo nemico, urlandogli contro maledizioni ed imprecazioni. Lo voleva morto, voleva ucciderlo per quanto aveva fatto alla sua Kagome.

Nel frattempo i demoni si erano ritirati dal combattimento, probabilmente credendo morti i loro avversari.
Il corpo di Kohaku ebbe invece un fremito, mentre lentamente riapriva gli occhi. Aveva una piccola ferita sul volto e si sentiva frastornato, ma quello non era di certo il momento per lamentarsi. A stento si alzò da terra, avvicinandosi ai corpi inermi di Sango e Miroku, che giacevano l'uno accanto all'altro. Scosse con forza il monaco, afferrandolo per le spalle in modo da farlo risvegliare. La sua azione ebbe successo, e così la ripeté sia per la sorella, sia per Kagome. Shippo intanto sembrava essersi dileguato.

-Tutto bene?- Miroku fissava preoccupato Sango, mentre la aiutava a rialzarsi. Lei non gli rispose, ma il suo sguardo diceva che non andava "tutto bene". La loro situazione era pessima, e di certo non sarebbe passato molto tempo prima che i demoni ricominciassero ad attaccarli, o spontaneamente o dietro l'ordine di Naraku.
L'attenzione di Kagome era invece rivolta al combattimento che si stava svolgendo a pochi metri da loro. Né Inu Yasha né il demone si erano ancora accorti che gli altri si erano "risvegliati", forse presi dalla foga della battaglia.
Sebbene Inu Yasha si batteva al massimo delle proprie forze, Naraku sembrava prevedere tutte le sue mosse e parava ogni suo colpo con una certa bravura. Il volto del demone, scuro ed impenetrabile, non cedeva allo sforzo e rimaneva impassibile.

-Dobbiamo fare qualcosa!- disse Kagome, in preda al panico, verso i compagni
-No, divina Kagome- le rispose lento il giovane monaco -questa è la sua battaglia, non possiamo intrometterci.-
La ragazza però non era convinta. Voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa, per aiutare la persona che amava. Si, che amava. Perché malgrado tutti i litigi, e le incomprensioni, quella situazione le aveva fatto comprendere cosa provava veramente per quell'idiota.
Idiota perché non si è mai accorto di nulla, o comunque non ha mai fatto un passo in sua direzione.

Mentre tutti seguivano con attenzione la battaglia, Kohaku si era ritirato in disparte con la scusa di cercare Shippo.
La sua meta era però tutt'altra. Sapeva perfettamente come distruggere Naraku una volta per tutte, lo stesso modo che lo avrebbe riscattato dalla strage che aveva compiuto anni prima, in cui era morto anche suo padre. Li aveva uccisi lui e, anche se sapeva che era fuori di senno e sotto il controllo di un altro, non si dava pace.
Si portò dalla parte opposta della caverna, la mano destra stretta sul manico della sua arma (la Kusarigama, in italiano "piccola falce" o "falcetto").
Kykio lo aveva preparato all'atto che ora avrebbe dovuto compiere, ma il suo pensiero andò per qualche attimo alla sorella, Sango, che aveva fatto di tutto per lui.

Non poteva negare di non aver paura.

-Hey, Naraku!- la voce del bambino risuonò forte per la caverna, attirando l'attenzione ed il silenzio da parte dei presenti. Sango ebbe un sussulto, forse intuendo ciò che il fratello voleva fare.
-sembra che tu voglia il frammento della sfera che si trova nel mio collo, così da poter arrivare al culmine del tuo potere...-
Naraku, sentendo queste parole, si voltò interamente verso il giovane, con un ghigno malefico sul volto. Pareva che la cosa lo interessasse particolarmente.
-bene...sai che ti dico? Eccoti il pezzo della tua sfera!- urlò quindi Kohaku, sollevando poi con forza il suo falcetto e piantandolo nel proprio collo. Un colpo secco, mentre lui cadeva ormai inerme sul freddo terreno, con gli occhi sbarrati.
-NOOO!- urlò Sango, cominciando a correre straziata dal dolore verso il corpo esanime del fratello, mentre le lacrime le scendevano copiose sul viso.
-sciocco umano...- commentò invece Naraku, senza smettere di avere quella classica aria da superiore.
Aprì la mano davanti a sé, ed il piccolo frammento di sfera fluttuò fino a questa, nella quale poi venne inglobato.

La sfera, dentro di lui, era dunque completa.
-Ed ora, credo che dovrò uccidervi tutti.- Una macabra risata risuonò tra le pareti della grotta. Paura.

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