I hope you came true.

di wonderwall_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sorpresa. ***
Capitolo 2: *** Three Tickets. ***



Capitolo 1
*** La sorpresa. ***


I hope you came true.

Chapter 1: The surprise.

 

Ero nella mia stanza, o meglio, sul mio letto con un paio di mega-cuffie nelle orecchie collegate al mio i-Pad. Stavo ascoltando 11:11 di Austin. In realtà avevo selezionato "casuale" ed è capitata proprio quella canzone...su 2.543 brani. La frase che più mi piace di quella canzone, è..."I hope you came true". Ce l'avevo sempre nella mente...ogni volta che pensavo a lui, ogni volta che lo guardavo dietro uno schermo, ogni giorno a scuola...ogni istante della giornata. Come anche "I will never say never, I will fight. I will fight to forever." del brano Never say Never di Justin. O addirittura "I see you with him, slow dancin'. Tearin' me apart, 'cause you don't see. Whenever you kiss him, I'm breakin'...Oh I wish that was me." di I Wish degli One Direction.
Ero stanchissima, erano le 21:52 ed ero appena tornata a casa, dopo una giornata pienissima. Non bastava andare a scuola e rimanere fino alle cinque, dopo mi sono dovuta anche sottoporre a ben quattro ore di danza. Però infondo, quello era il mio sogno...e se è vero che per i propri sogni bisogna lottare e a volte anche soffrire...io sono disposta a tutto pur di realizzarlo. Almeno quel sogno mi faceva sentire viva, mi dava la forza di sperare. Mentre, poter incontrare Austin...ecco, quel sogno rientrava nella categoria "irrealizzabili". Se poi, un giorno, per assurdo che sia, potrei avere una possibilità...beh, sarebbe come poter toccare il cielo con le mani. Ma per ora posso solo sognare, e credere in quelli che fanno parte della categoria "possibilmente realizzabili" tra cui quello di diventare un'etoile, insomma una PRIMA BALLERINA. A distaccarmi da questi pensieri ci pensa mia madre, bussando alla porta.
-Entra. - dico urlando.
Appena la porta si apre, entra mia madre con una faccia seria.
La vedo muovere le labbra, ma l'unico suono che riesco a sentire è la voce del mio idolo.
-Cosa stai dicendo? 
Di nuovo le sue labbra, coperte da un rossetto rosa cipria, riprendono a muoversi.
-Cooooooome?! - urlo.
La vedo avvicinarsi minacciosa. Frastornata, senza neanche capire cosa stesse succedendo, realizzo che le mie adorate mega-cuffie, mi erano state tolte dalle orecchie, solo nel momento in cui non sento più quella voce. Si, quella del mio idolo.
-Senti signorina, ti ho già avvisato che se continui ad ascoltare la musica a tutto volume, diventerai sorda. E siccome io non voglio rovinarti l'adolescenza, ti consiglio di abbassare quel volume, altrimenti non rivedrai mai più quelle cuffie! - mi dice, con le mani sui fianchi.
-Ma che...sorda?! Dai, mamma. Non vorrai mica togliermi una cosa che tu stessa mi hai comprato? 
-Tu non COSTRINGERMI. - mi risponde, sottolineando il suono di quell'ultima parola pronunciata.
Le sorrido con occhi dolci. So che non resiste a quel sorriso.
-Allora...perchè eri venuta?
-Volevo dirti che tuo padre ha chiamato per dire che stasera tornerà più tardi...
-E quindi?
-E quindi...ha detto che il motivo è per sbrigare alcune faccende lasciate in sospeso.
-E...quindi? - le rispondo stufa.
-E quindi...ha detto che stasera deve parlarci.
-E quindi?
-Senti, sono stufa di questo "e quindi?" ! Se mi dessi il tempo di parlare, potrei anche dirlo tutto d'una botta.
-Spara.
-Ha detto che deve dirci due cose...
Apro la bocca per emettere un suono, ma mi blocca con un segno della sua enorme mano.
Ammutolisco. 
-"Una è abbastanza brutta...ma la conseguenza di quest'ultima è grandiosa." Queste sono le parole di tuo padre.
-Devo preoccuparmi?
-Non ne ho idea. Fa' come vuoi. Dopo queste parole, ha staccato. Quindi...non so cosa pensare. - mi dice, restituendomi quell'oggetto così caro, pagato ben 80£, ed uscendo dalla mia camera con un'espressione imperscrutabile.

Two hours later...

Sono le 23:59. Mi sveglio, stiracchiandomi. 
-Mamma... - la chiamo, ancora piena di sonno.
Dopo due secondi è in camera mia. 
-Dimmi, tesoro.
-Mi dispiace se mi sono addormentata...papà doveva dirci quella cosa e io sono crollata. A te l'ha detta, vero?
Sorride in modo squallido.
-Che c'è?
-C'è che tuo padre non mi ha detto un bel niente!
-E come mai?
-Non è ancora venuto! E lo sto chiamando, ma non mi risponde. Ha la segreteria!
-Ma...è mezzanotte.
-Lo so. Perciò sono preoccupata. - risponde agitata.
-Dai, non fare così.
Esce dalla mia camera, lasciandomi sola fra i miei pensieri. 
E se gli fosse successo qualcosa? E se avesse fatto qualche incidente? E se...no, basta. Non ce la facevo più. 
Mi alzo dal letto e corro in cucina. Apro il frigorifero, prendendo un bicchiere d'acqua fresca. Ero zuppa di sudore, ma nel frattempo avevo freddo. Strano, vero?
Dopo aver bevuto quel bicchiere tutto d'un sorso, prendo il telefono a muro e comincio a comporre il numero del distributore in cui lavorava mio padre.
Tu...tu...tu...
Quel suono che mi faceva battere il cuore per la preoccupazione.
-Hello?
-Papà!
-Uhm...
-Papà, dai...so che sei tu!
-Per fortuna, non sono ancora padre...chi sei tu? - mi risponde la voce di un ragazzo, parlando in inglese.
Meno male che frequentavo un corso di inglese, e che ero brava in quella lingua.
-No, aspetta. Chi sei, TU? Questo è il numero del distributore di mio padre...
Stacca il telefono. Cosa vuol dire?
-Chiara...perchè ora parli in inglese? - mi rivolge la parola mia madre, con una faccia tutt'altro che stupita.
-Perchè...com'è possibile? Il numero non era sbagliato.
-Cos'è successo? - mi dice, avvicinandosi.
-Ho chiamato al distributore di papà e...
-E...?
-E mi ha risposto un tizio che parlava in inglese. 
-Avrai sbagliato numero. 
-No! Guarda. - le dico, mostrandole il display del telefono su cui c'era registrata l'ultima chiamata.
-Uhm... - dice strofinandosi il mento con una mano, in segno di riflessione.
-E' strano, vero?
-Molto strano.

Eleven hours later...

Sono le 11:11. 
Chiara, esprimi un desiderio, sù.
Allora, vediamo...desidero solo che mio padre torni a casa sano e salvo.
Din-Don.
Oh mio Dio! Era lui? 
Mia madre stava ancora dormendo. Vado ad aprire io.
Mi avvicino alla porta e guardo nell'occhiello.
Io...io non ringrazierò mai abbastanza il mio idolo!
Apro subito la porta.
-Papààààààààààààààààààààààààà! - urlo, saltandogli addosso.
Mentre eravamo abbracciati, qualcosa scivola dalla tasca dei pantaloni di mio padre.
Mi stacco. Guardo per terra. Poi guardo lui. 
Mi abbasso per prendere quella cosa, quando...
-No, tesoro... - mi dice precendomi nel prenderlo, con un sorriso agitato sulle labbra.
-Cos'è?
-Dov'è la mamma?
-Dimmi cos'è!
Senza rispondermi, corre nella loro camera da letto.
Lo seguo.
-Angela...tesoro, sono io. - dice mio padre cercando di svegliare mia madre.
-Uhm...
Dopo un po' si alza di scatto dal letto.
-Oh...oh mio Dio! Carlo...sei tornato finalmente... - gli dice, abbracciandolo.
-Già.
-Cos'hai fatto tutto questo tempo? Cos'è successo? Stai bene? - la solita mamma paranoica.
-Si si, sto alla grande. Chiaraaaaaa. - mi chiama.
-Arrivo.
Mia madre si alza, e io mi siedo.
-Meglio parlare in cucina. - ci dice mia madre.
-Tanto non c'è niente da dire. Devo solo DARE qualcosa. - dice mio padre.
-Okay... - rispondo non convinta io.
Arrivati in cucina, mio padre mette le mani nelle tasche.
-Accidenti...
-Cosa c'è?
-Non li trovo...
-Ma cosa?
-Aspetta!
Sbuffo. 
Mio padre si avvicina al suo borsone da lavoro...e dopo due secondi, ha tre foglietti in mano.
Li guarda bene, poi...
-Questo a te. - dice, porgendone uno in mano alla mamma.
-Quest altro a me. - dice, tenendoselo stretto nella mano.
-E per concludere...questo a te. 

 
End of chapter one...To be continued <3





 

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Capitolo 2
*** Three Tickets. ***


I hope you came true.

Chapter 2: Three Tickets.
 

Oh...mio Dio! Non...non riuscivo a credere ai miei stessi occhi. Mi era appena stato messo in mano un biglietto. Un biglietto per andare in America! No, no, no, no, non potevo crederci! 
-Papà...
-Ma quanto ti sarà costato?
-Ragazze...Angela, io per come ti ho detto a telefono, avrei dovuto dirti prima la brutta notizia, e poi la bella conseguenza dell'altra. Beh, ho invertito. Vi ho detto prima la bella. La brutta è...
-La brutta è...? - dice mia madre agitata.
-Che ho perso il lavoro a causa di un coglione che mi ha accusato ingiustamente di aver incendiato il posto di lavoro, quando è stato stesso lui a farlo...
-E...il tuo capo ti ha licenziato? dico.
-Chi non mi licenzierebbe sapendo una cosa del genere?!
-E quindi...andiamo in America per far sì che tu trova un altro lavoro, giusto? - dico sempre io.
-Si e..
-E quindi...ci trasferiremo lì? - mi si illumina la lampadina.
-Si...mi dispiace per le tue amiche e tutte le persone care che lascerai qui, ma non possiamo fare altrettanto. Se io non lavoro, non ce la faremo a pagarti la scuola, la danza e il corso d'inglese. Quindi, ho pensato che non avresti voluto rinunciare a nessuna di queste cose...o mi sbaglio?
-No, papà. Non ti sbagli! Ma tu hai fatto tutto questo per me? - mi scende una lacrima.
-Beh, in un certo senso sì.
Lo abbraccio.
-Bastava dirlo. Avrei potuto rinunciare a...
-Alla danza? Non credo proprio che ne avresti avuto il coraggio dopo ben...quanti anni?
-10.
-Ecco...o avresti rinunciato al Trinity College? Ma neanche per sogno. Sei al settimo livello quest'anno, e non ti saresti azzardata a pensare una cosa del genere...Cosa rimane? Oh, la scuola. Tralasciando il fatto che noi non te l'avremmo permesso, perchè devi diplomarti e LAUREARTI, ricordatelo. Tu diventerai una persona importante, non farai la fine dei tuoi genitori; io su un distributore di benzina, e per di più licenziato, e tua madre su uno studio commerciale a fare la segretaria, per ricevere un misero stipendio. E poi tu non abbandoneresti mai la scuola, riflettici. Tu adori studiare, e vuoi diventare un qualcuno. Sei la prima della classe, quella che tutti invidiano per le sue capacità e non abbandoneresti mai la scuola solo al primo anno di liceo scientifico!
-Hai ragione...ma sei sicuro che ce la farai lì, a pagarmi tutto?
-Certo, piccola.
-Grazie papà. - dico, abbracciandolo. - E anche a te, mamma. - dico, avvicinandomi a mia madre, per abbracciare anche lei.

One day later...

Sono appena sveglia. Comincio a pensare quel viaggio e a fantasticare su quel che sarebbe potuto succedere...e se Dio mi desse una possibilità? Lui solo sà quanto amo quel ragazzo, e quanto vorrei poterlo sfiorare anche solo per un secondo. Lui solo sà quanto la sua voce, mi dà la forza di andare avanti, quando mi sento da schifo. Lui solo sà, che quel ragazzo mi ha completamente cambiata...da quando lo conosco, non so il motivo, ma...sono diventata una persona migliore. Sarà per il suo sorriso sempre stampato sulle labbra che mi rende felice, sarà per la sua personalità che mi ha colpito subito dal primo momento...ma mi ha insegnato che vivere non significa far passare le ore e divertirsi, ma significa ben altro. Vivere significa AMARE la propria vita, ogni giorno sempre più. Significa imparare pian piano tutti i valori che ci fanno sentire bene. E quest'ultimi li ho scoperti solo grazie a lui. Vivere significa vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, perchè la vita è un dono prezioso, e sprecarla significherebbe essere un irriconoscente. Dio ce l'ha donato e noi la sprechiamo? No no, non si fa così. Per quanto mi riguarda, da oggi vivrò la mia vita appieno, senza tralasciare neanche un dettaglio. 


 
End of chapter two...To be continued <3

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