Luce Nera

di Cheshire_Blue_Cat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'anima sola in mezzo al deserto ***
Capitolo 2: *** Di nuovo sola ***
Capitolo 3: *** La Chimera ***
Capitolo 4: *** Eco del caos ***
Capitolo 5: *** Shibusen ***
Capitolo 6: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 7: *** Shine ***
Capitolo 8: *** Eredità di Follia ***
Capitolo 9: *** Avviso ***
Capitolo 10: *** Cadere nell'abisso ***
Capitolo 11: *** Romeo e Giulietta ***
Capitolo 12: *** Per battere la Follia ci vuole altra Follia ***
Capitolo 13: *** Meritato riposo... Oppure no?! ***
Capitolo 14: *** Back for Good ***
Capitolo 15: *** Il Tocco della Follia ***
Capitolo 16: *** Tutto è stato costruito per cadere a pezzi ***



Capitolo 1
*** Un'anima sola in mezzo al deserto ***


Un’anima sola in mezzo al deserto

 
Voglio smettere di respirare, ora…
C’è troppo silenzio e troppo buio, è insopportabile.
Non ricordo… dove sono? Mi ero addormentata, ma non c’era così buio… e non ero neanche sola. Quanto tempo sarà passato?
Dove sono Kaim e Meru? L’ultima volta erano sulla mia cintura, ora è vuota…
Non c’è nessuno.
Ashura dove sei? Mi stai facendo paura… avanti, salta fuori…
Non sento la sua anima… Non sento quella di nessuno…
Dove sono? Nessun luogo al mondo può essere così vuoto…
Voglio uscire!
 

 
- Soul! Alzati, finiremo per arrivare in ritardo! - urlò Maka spalancando la porta della stanza con una padella in mano tenuta a mo’ di arma.
- Tanto siamo sempre in ritardo! - le urlò di rimando lui cercando di strisciare giù dal letto e raggiungere la cucina per fare colazione
Erano passati a malapena due mesi da quando avevano combattuto contro il Kishin e la vita di tutti aveva ripreso a scorrere normalmente.
Le solite alzatacce per arrivare a scuola puntualmente in ritardo;
Le solite lezione tenute da quel pazzo sadico di Stain;
Le litigate con Maka che finivano sempre con il solito MAKA-CHOP;
Insomma, il tutto era abbastanza noioso, monotono e uguale a se stesso, pensava Soul mentre s’incamminava insieme a Maka verso la Shibusen con la sua lenta camminata da figo.
- Ti muovi? - gli urlò la sua Maister tornando indietro di quei tre metri di cui l’aveva distanziato e afferrandolo per il colletto per poi trascinarlo verso scuola di corsa.
Erano quasi arrivati che lei si fermò di colpo guardandosi intorno spaesata, a Soul bastò solo un’occhiata per capire che quello non era per niente un comportamento da Maka oltre ad aver captato quella piccola distorsione nell’onda della sua anima.
- Maka? Non eri tu quella che correva dicendo che siamo in ritardo? - chiese prendendola per una spalla e dandole un piccolo scossone.
Lei si girò fissando un punto lontano nel deserto che circondava Death City: - Un’anima… - mormorò, così piano che sembrò parlare tra se e se, un’improvvisa ondata di gelo l’aveva avvolta anche se leggera e non riusciva a capirne la posizione.
- Cosa? Maka, che hai? - le chiese ancora l’arma, stavolta con un po’ più di preoccupazione nella voce.
Lei scosse la testa liberandosi di quel gelo da dosso: - Niente. - mentì: - Avanti andiamo. - disse con un tono che non ammetteva repliche e salì la scalinata della Shibusen quasi a passo di marcia.
Rimase taciturna per tutte le lezioni, persa nei suoi pensieri tentando di scrollarsi il ricordo di quel freddo che aveva all’improvviso avvolto la sua anima.
- Maka, tutto bene? - chiese Tsubaki sedutale affianco.
Maka sospirò: - Non lo so Tsubaki… è strano, sento come se una scheggia di ghiaccio mi si fosse appena piantata nel petto. -
L’arma in un primo momento sembrò non capire: - Ne hai parlato con Soul? - le sembrava la cosa più logica da fare.
Lei scosse la testa, Tsubaki sembrò sul punto di ribattere.
- Maka e Tsubaki, vi conviene fare silenzio se non volete rischiare di essere vivisezionate. - le minacciò Stain mettendo in bella mostra il bisturi che teneva nel camice.
A Tsubaki venne la pelle d’oca: - Certo prof, faremo silenzio. - balbettò mentre Maka non disse niente: - Sarà meglio parlarne dopo le lezioni. - le sussurrò dopo poco.
 
Appena Stain uscì finalmente dalla classe, Tsubaki se avvicinò a Soul insieme e Black*Star: - Maka sembra avere qualcosa che non và. - gli disse girandosi poi a guardare l’amica, che se ne stava ancora seduta e con un’ombra sul viso.
La falce annuì: - Lo so, si comporta così da stamattina. È strana. -
- Che vuoi dire con questo? - chiese Kid avvicinandosi avendo sentito solo le ultime parole. Liz e Patty lo seguivano un passo più indietro.
- Si può sapere che state dicendo? State parlando solo di Maka e non di chi veramente dovete parlare ossia di ME! - urlò Black*Star immischiandosi quasi violentemente nella conversazione con l’unico risultato che la sua arma per poco non gli bucò la testa con un shruiken; e se Tsubaki diventava violenta in quel modo significa che era veramente preoccupata.
La ragazza stava per avvicinarsi a Maka che Stain  rientrò in classe: - Soul e Maka nella Camera della Morte. - disse solo.
Maka si alzò come un automa non curandosi di Tsubaki e uscì dalla classe sotto lo sguardo stupito di tutti, Soul si affrettò a raggiungere la sua Maestra e le si mise affianco senza fiatare fino a che il silenzio di lei non divenne insostenibile: - Vuoi dirmi cosa è successo stamattina? - le chiese esasperato.
Maka gli rispose con uno sbuffo e finalmente parlò: - Veramente non hai sentito niente? -
Soul ci pensò un po’ su: - Intendi la distorsione dell’onda della tua anima, ho sentito un improvviso freddo poi nient’altro. -
- Non solo… - sospirò lei mentre passavano sotto la moltitudine di ghigliottine che portavano alla Camera di Lord Shinigami: - Tu non puoi aver sentito quella fredda presenza, ma c’era un’anima lì, un’anima incredibilmente sola e affranta. -
- Sicura fosse un’anima? In ogni caso sarebbe meglio parlarne con Shinigami… - fece Soul pensieroso.
Lei annuì.
- Soul, Maka. Come va? - chiese Shinigami salutandoli con la gigantesca mano, spostò lo sguardo verso Maka: - Stein mi ha detto di averti vista molto assente, qualcosa non va piccola Maka? -
Lei abbassò ancora di più la testa: - Ho percepito un’anima, era sola, ma non ho capito dove fosse. -
- Mmm… un’anima dici? Sicura non fosse un uovo di Kishin? Ashura è stato sconfitto, ma dubito che anche la follia se ne sia andata. -
Maka scosse la testa: - No, era un’anima umana. -
- Molto bene perché data la tua capacità di percepire le anime ti volevo mandare a cercare quest’anima! -
- Cosa? - chiese Maka stranita: - Ma se non so neanche dove sia! -
- A Ovest di Death City, in mezzo al deserto. Sta a te capire in che punto, ma confido nelle tue capacità. -
Maka stava per congedarsi che Shinigami la bloccò: - Potete consideratela una missione extra, quindi impegnatevi. -
Appena i due uscirono Shinigami incrociò le braccia pensoso, anche lui aveva percepito quella strana anima che, per quanto si sforzasse, non riusciva a definire altro che familiare.
Sperava solo che Maka e Soul la trovassero.
 
- Allora Maka? Andiamo? - chiese Soul seguendola nei corridoi della scuola, dove incontrarono Black*Star e Tsubaki, Kid se n’era già andato.
- Allora? - chiese l’arma di Black*Star.
Siccome Maka non rispondeva, Soul si fece avanti: - Shinigami ci ha affidato una missione. -
Mentre Tsubaki annuiva Black*Star si fece avanti e lo prese per il colletto: - Ehi Soul! Hai intenzione di rubarmi la scena? -
Soul ghignò nel suo solito modo guardando l’amico.
- Black*Star. - mormorò Maka.
Tutti si voltarono verso di lei, che fino ad ora non aveva detto una parola: - MAKA-CHOP!!! - prima che Black*Star potesse rendersene conto un pesantissimo volume di settemila pagine gli si sfondò sul cranio.
- È tornata la Maka di sempre. - sorrise Tsubaki prendendo Black*Star per un braccio prima che potesse vendicarsi su di lei.
- Bene, allora andiamo. - disse Soul affiancando la propria Maestra mentre uscivano dalla scuola tra le minacce di Black*Star ancora mezzo riverso a terra.
Presero la moto di Soul e si diressero dove aveva detto loro Shinigami, a poco meno di un chilometro Maka cominciò a sentire qualcosa: - Soul fermati! - gli urlò in prossimità si uno scheletro sbiancato dal sole, sembrava un grosso lupo.
Che strano… pensò Maka avvicinandosi: Non mi risulta che nel Nevada ci siano lupi così grandi…
Ripensandoci non era neanche un lupo dato che aveva la schiena irta di spine e sulla testa delle corna attribuibili ad un toro.
- Cos’è? - chiese Soul scendendo anche lui dalla moto, diede un lieve calcio al teschio, che si crepò con un sinistro “crack”, Maka non gli disse niente: - Sicura sia qui? -
Maka rabbrividì nonostante la brezza arida che soffiava, annuì e fece qualche passo.
- Ma non c’è niente. - le fece notare Soul.
- Non sopra idiota! Credo dovremo guardare sotto! -
Soul sbuffò e si inginocchiò insieme a lei nella sabbia rovente, accidenti, non riusciva a toccare per terra che per qualche secondo che diventava subito troppo calda.
- Ahi! - gridò Maka facendo un salto dopo il tentativo di scavare a mani nude: - Soul, trasformati in falce. - gli ordinò massaggiandosi la mano leggermente bruciata.
Lui obbedì: - Ma se qui non c’è nessuno! - sbraitò prima che lei lo mettesse con la lama sulla sabbia: - Maka, no, scordatelo. - gridò ancora quando capì cosa voleva fare: - Non ho nessuna intenzione di essere la tua pala! -
Lei lo ritirò su: - Allora fallo tu a mani nude. - lo provocò.
La falce sbuffò: - È bello riaverti tra di noi. - disse sarcastico mentre Maka infilava la lama per terra e scostava la sabbia.
Arrivata ad una certa profondità Maka si bloccò e sembrò cadere nello stato vegetativo di quella mattina.
- Maka? - la chiamò Soul.
No, non stava impazzendo, sentiva delle voci, una voce che cantava, era tanto struggente da farle venire le lacrime agli occhi.
 
It has been so long since we have talked
I hope that things are still the same
Hoping they will never change… *
 
“Maka?” pensò rapita dal suono di quella parola, aprì gli occhi e il buio attorno a lei sembrò danzare.
Sentiva dei rumori provenire da sopra di lei; buffo, pensava, le sembrava di essersi svegliata dopo un lungo perché qualcuno aveva acceso la luce.
“Ashura?” pensò speranzosa.
Non sapeva da quanto tempo se ne stava lì sotto, o lì sopra, senza sentire neanche uno scricchiolio.
Quella voce però arrivava da sopra, alzò la testa non riuscendo altro che una volta nera.
“Uh… la voce di prima…”
- Soul! Aspetta! Non puoi spaccare tutto! -
“Che? Spaccare cosa?”
- Stai zitta Maka, se qui sotto c’è un’anima voglio subito sapere di cosa si tratta e non aspetterò i tuoi comodi. -
“Un’anima?” nell’oscurità si strinse le gambe al petto, quel senso di tepore che l’aveva avvolta fino ad allora stava lentamente svanendo e questo la spaventava non poco.
Una lama di luce filtrò oltre la sua coperta seguita dallo stridere di una lama, poi un’altra, e un’altra alcora.
Cercò di schermarsi la faccia, ma ugualmente quel bagliore le ferì gli occhi costringendola a rannicchiarsi su se stessa a cercare il suo amato e rassicurante buio.
- Maka! Maka! Guarda! -
La voce era vicinissima, si voltò sfidando la luce e socchiuse le palpebre, si ritrovò ad un soffio dal naso la punta di quella che sembrava una falce, spostò lo sguardo più in su trovando l’origine dell’arma, ossia un ragazzo il cui braccio destro era trasformato in falce, i capelli candidi e gli occhi rosso sangue che la guardava a bocca aperta.
“Un’arma!” raggelò appena lo capì e cercò a tentoni quei familiari pezzi di ferro che solitamente le pendevano dalla cintura. La trovò vuota.
Cercò disperatamente di indietreggiare quando vide comparire affianco al ragazzo anche una ragazza con due codini biondi e dei grandi occhi verdi, certo aveva la faccia più rassicurante dell’altro, ma ugualmente tremò.
Li guardò entrambi cercando ancora con le mani qualcosa sul terreno di quella che si era rivelata una piccola cella di al massimo due metri per uno.
Resasi conto delle reali dimensioni del luogo in cui era stata per quel tempo indeterminato, cominciò ad ansimare, aveva sempre sofferto di una tremenda claustrofobia e la paura aumentava sempre di più non trovando ciò che cercava.
- Tu chi saresti? -
La voce della ragazza. Troppo vicina.
Si voltò di scatto schiacciando la schiena contro il muro.
Lei portò le mani in avanti: - Non vogliamo farti niente, solo… che ci fai qui tutta sola? -
- Chi siete voi? - disse in un mormorio estremamente flebile.
Maka le sorrise: - Io sono Maka, maestra della falce e lui è Soul, la mia arma. - le disse gentilmente.
Lei annuì: - Dove siamo? -
Soul sbuffò: - Se non lo sai tu. - le rispose poco accomodante facendole abbassare il capo all’istante
Maka gli tirò una gomitata per farlo star zitto: - Non badare a Soul, lui è un po’ così. Piuttosto, tu dov’eri? -
- N-non lo so… ero con Ashura poi mi sono addormentata… - balbettò.
-Ashura? - fece Maka stranita.
- Ashura… - ripeté: - Mio fratello. -
Maka e Soul guardarono prima lei poi si guardarono, non era possibile, Ashura era morto.
- Ma… - riprese la ragazza sfondando il silenzio che si era creato: - Dove sono Kaim e Meru? - chiese dandosi l’ennesima occhiata intorno.
- E chi sono? - chiese Soul.
- Le mie armi… Erano qui con me quando mi sono addormentata… -
Maka le sorrise tentando di mascherare l’inquietudine che si sentiva addosso: - Senti, quanti anni hai? -
- Tredici. - rispose subito lei.
Maka ammutolì, più guardava quella strana ragazza più si convinceva che quello non poteva essere il fisico di una tredicenne, minimo doveva avere vent’anni: la superava di una spanna buona, il corpo era slanciato e magro, i fianchi sinuosi, era pallidissima mentre i capelli, lunghi fino alle spalle erano una cascata d’inchiostro e le cadevano disordinatamente sulla fronte in una trascurata frangetta, gli occhi, molto più accesi di quelli di Soul, rosso carminio e, per un certo verso, poteva ricordare il Kishin…
Anzi, gli somigliava parecchio e quel piccolo neo che aveva in mezzo alla fronte poteva sembrare il terzo occhio di Ashura.
Addosso aveva solo una specie di tunica fatta di bende incrostate di sabbia e che lasciva ampie porzioni di pelle candida in vista.
Maka visionò velocemente la sua anima, era lei che aveva sentito quella mattina e facendoci più attenzione poteva notare due gigantesche voragini in quell’anima.
- Eri tu che cantavi? - chiese cautamente Maka con ancora gli occhi lucidi.
La ragazza in tutta risposta arrossì.
 
In neanche mezz’ora furono sulla scalinata della Shibusen, Maka teneva per mano la ragazza che spaventata procedeva curandosi di procedere nascosta dalla sua schiena.
Shinigami li attendeva in cima alle scale.
Fecero i gradini a tre a tre facendo incespicare più volte la ragazza del deserto: - Sommo Shinigami, eccola! È lei l’anima sola in mezzo al deserto! - ansimò Maka dopo la lunga corsa.
Lei fissò incuriosita la maschera di Shinigami, per un qualche motivo cominciò a tremare, si sentiva nuda.
Kaim e Meru non c’erano per proteggerla e non c’era neanche Ashura.
Shinigami le si avvicinò: - Come ti chiami bambina? - le chiese cercando di sembrare gentile.
- S-Shine… Mi chiamo Shine… - mormorò lei.
 
SPAZIO ME
*salta fuori da un’angolino e saluta con la mano*
La prima cosa da dire è ciao a tutti i cari lettori che hanno prestato attenzione a questo mio misero tentativo di fere una “storia” su Soul Eater.
“misero tentativo” perché è la prima volta che provo a fare una storia su questo manga/anime dato che fino ad ora mi sono limitata a scrivere solo due One-Shot su Soul Eater e non aveva ancora inserito un personaggio di mia fabbricazione.
Spero che come inizio stuzzichi la curiosità quindi, chi ha voglia recensisca e giudichi questo mio vaneggio delle 22.51 ^.^
Prefisso anche che, siccome io ho visto solo l’anime (si , lo so… faccio schifo T.T anche se a grandi linee so cosa cambia dall’anime al manga) quindi mi baserò solo su quello riguardo i personaggi e il loro comportamento ecc… ecc… perciò… niente Gopher, niente Noah e Justin e Giriko rimangono lì dove sono ossia “eterni rivali che non si decidono a dare mai il colpo decisivo”
Bene, credo di aver detto tutto, un’enorme grazie a chi seguirò la storia :D
 
Lirin97
 
P.s. se ho fatto qualche errore di battitura vi prego di farmelo sapere così correggo ^.^

 
*=No Secrets-I’ll remember you

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Capitolo 2
*** Di nuovo sola ***


 
Di nuovo sola.
 
Trovare quella ragazza era l’ultima cosa che Shinigami si aspettava, l’aura tanto potente che percepiva al limite di Death City era lei, si chiedeva come aveva fatto ad accorgersene solo dopo tanto tempo.
- Lei è Shinigami, giusto? Ashura mi ha parlato di lei. - disse Shine guardandogli attentamente la maschera: - Me lo immaginavo diverso. -
Shinigami si riscosse dai suoi contorti pensieri: - La maschera l’ho cambiata parecchio tempo fa. - disse agitando la mano con noncuranza mentre un grosso gocciolone gli compariva sulla tempia, ci mise però un secondo a recuperare la sua mise seria: - Ashura? - chiese.
Lei annuì: - Ora ricordo! - disse battendo le mani: - Gli Otto Grandi Guerrieri, lei è QUEL Shinigami? - chiese.
Lui annuì: - Tu come lo sai? È successo tutto molto tempo fa. -
- Anche Ashura ne fa parte, no? Mi parla spesso e non fa che ripetermi che non mi devo avvicinare a lei… però, non mi sembra cattivo… - continuò scrutandolo come incuriosita.
Shinigami sembrò capire il tutto solo con quella frase e se la sua maschera avesse potuto esprimere stupore l’avrebbe fatto in quel momento, si voltò di spalle: - Maka e Soul, vi affido la ragazza. Portatela domani alla Shibusen. - disse prima di scomparire oltre la porta della scuola.
I due rimasero abbastanza sconcertati da quel comportamento, Maka andò verso Shine, che ancora fissava incuriosita la facciata della scuola: - Conosci Shinigami? - le chiese cauta.
La ragazza annuì anche se poco convinta: - Si, l’ho visto parecchie volte insieme ad Ashura. -
Maka sospirò, Shine non aveva la più pallida idea di dove fosse e di cosa era successo, e come avrebbe potuto? I suoi ricordi più recenti appartenevano a quel pomeriggio.
- Avanti vieni. - le porse la mano: - Starai a casa con me e Soul stasera così magari ti togli la sabbia da dosso e ti trovo qualcosa da mettere. -
Shine le sorrise accettando di seguirla, mentre percorrevano le vie di Death City non smetteva di guardarsi intorno attratta da tutto quello che per lei sembrava nuovo per niente a disagio con quelle poche bende addosso, si distanziò di qualche passo da Maka e Soul precedendoli per curiosare in giro.
- Ehi Soul. - bisbigliò Maka.
- Mh? -
- Shinigami sembrava molto turbato da quella ragazza, tu che ne pensi? -
Lui ci pensò un attimo: - Shine ha detto di essere la sorella di Ashura, di aver dormito e che le sue armi sono scomparse… - disse facendo sintesi: - Non saprei, ma non sembra un Kishin. -
Maka annuì: - Neanche a me. - ebbe come un sussulto: - Soul, quando eravamo nel deserto l’hai sentita cantare? -
L’arma la fissò con un sopracciglio alzato: - Cantare? Io non ho sentito niente. -
- Bhe, io si… era qualcosa di terribilmente triste. E poi ha parlato delle sue armi, dove pensi che siano? -
Soul sbuffò con impazienza: - Io lo devo sapere? Tutto quello che sappiamo su di Shine è che era rinchiusa in una cella sotto il deserto e che il Kishin è suo fratello. -
- È vero. - sospirò lei prima di raggiungere Shine per prenderle la mano e guidarla fino a casa.
Appena aprirono la porta Blair saltò loro addosso: - Soul! Maka! Non ne potevo più di stare sola! Meno male che siete tornati! - miagolò la gatta-strega.
Shine, appena la vide, si nascose dietro Maka.
- Tranquilla, lei è la gatta Blair, vive con noi. - cercò di tranquillizzarla la maestra, anche se solo dopo qualche minuto Shine si decise ad avvicinarsi facendo un timido saluto con la mano.
Blair rispose allo stesso modo: - È una tua amica? - chiese poi rivolta a Maka.
- L’abbiamo trovata nel deserto. - rispose Soul.
- Ow… - La gatta abbassò le orecchie: - Povera cara, devi essere molto stanca. -
Shine arrossì, non era abituata a ricevere tutte quelle attenzioni e ciò la metteva a disagio, Maka dovette accorgersene perché si parò tra lei e Blair: - A questo punto… ehm… avresti qualcosa da prestarle? Non credo che i miei vestiti le stiano. -
Blair annuì e si avviò verso l’armadio che condivideva con Maka saltellando e mentre lei trafficava con gli abiti, Shine venne trascinata nel bagno.
- Questo è per te e appena hai finito chiamami che metto fuori uso Soul e vediamo se Blair ha trovato qualcosa. - le disse Maka porgendole un asciugamano bianco e un ampio sorriso.
Shine restò qualche minuto ferma con l’asciugamano tra le braccia prima di decidere che era il caso di spogliarsi lasciando le sue bende per terra.
Si era anche dimenticata di chiedere a Maka come doveva fare e non aveva la più pallida idea di come si accendesse una doccia quindi andò ad intuito e provò a ruotare uno dei rubinetti.
Per sua fortuna l’aveva azzeccata anche se l’acqua era ghiacciata, ci mise quasi dieci minuti a levarsi tutta la sabbia di dosso e a frizionarsi i capelli, quando ebbe finito si avvolse alla bel e meglio nell’asciugamano: - Maka? - chiamò.
Sentì qualche rumore provenire dall’altra stanza, tipo Soul che si lamentava e “MAKA-CHOP!”, poi Maka aprì la porta.
- Cosa…? - cominciò a chiedere vedendo Soul riverso nel divano con sulla testa l’incavo di quello che poteva sembrare un libro.
- Dorme. - le rispose evasiva Maka prima di tirarla dentro quella che doveva essere la sua stanza e chiudere a chiave.
Subito le furono passati due quantomeno strani indumenti: - Ehm… cosa è? - chiese.
Maka si girò a guardarla, era in mutande e osservava con occhio critico il reggiseno taglia terza(ovviamente di Blair) che le aveva messo in mano, non seppe perché, ma le venne da ridere.
- Perché ridi? -
- Niente… - le andò vicino: - Devi metterlo così. - le spiegò facendole infilare le spalline e chiudendole il gancio.
Era pallidissima e anche piuttosto magra, ma manteneva sempre un certo fascino, se l’avesse vista Soul sarebbe morto dissanguato.
Shine si guardò brevemente nello specchio dell’anta dell’armadio: - E a che serve? -
- Credimi, i ragazzi sono molto sconsiderati. - affermò passandole poi una maglietta enorme, che avrebbe potuto benissimo usare per dormire.
Le arrivava all’incirca sopra le ginocchia ma poteva andare: - Stai parlando della tua arma? - chiese riferendosi all’ultima frase.
- Non parlo solo di Soul… In generale. - sviò lei senza evitare di arrossire un po’.
Shine si grattò una guancia: - Oh capisco! Lui ti piace, per questo sei arrossita… -
- Ma che dici?! - strillò Maka chiudendo di scatto l’armadio, non prima di averne tirato fuori una maglietta larga arancione e un paio di pantaloncino che le aveva dato Blair: - Puoi dormire qui, domattina devi venire con noi alla Shibusen. -
Lei annuì: - Grazie Maka. - le disse quando proprio era sulla porta, dopo che Maka se ne fu andata calò un certo silenzio.
Cautamente salì sul letto e appoggiò la schiena sul muro abbracciandosi le ginocchia: Maka è tanto gentile con me… e pensare che non mi conosce neanche… ma… che starà mai succedendo? Ora che ci penso non ricordo niente…si strinse nelle spalle: Proverò a chiedere domani…
Ripose i vestiti che Maka le aveva dato ai piedi del letto e tentò di prendere sonno.
 
Appena lasciò Shine trovò Soul seduto sul divano che si massaggiava la testa, si impose di passare dritta ignorandolo: - Si comporta come una bambina. - quelle poche parole però la inchiodarono sul posto.
- È abbastanza strana, secondo te che ci vuol fare Shinigami? - chiese l’arma.
- Vedremo, comunque adesso Shine non sa neanche dove si trova o perlomeno quanti anni abbia quindi non creda la definirà pericolosa. - gli rispose senza voltarsi, ripensava a quello che le aveva detto Shine, se le piaceva Soul e non poteva far a meno di arrossire: - Potresti stare sul divano stanotte? - chiese.
- Va bene. -
 
Stranamente quella mattina arrivarono a scuola in orario, Shine seguiva Maka per i corridoi della scuola verso la classe Crescent Moon, si sentiva un tantino fuori posto, lei abituata solo alla presenza delle sue armi, lì invece ovunque si girava c’erano ragazzi più o meno grandi di lei.
Maka la fece sedere affianco e lei poi la trascinò verso una ragazza con una lunga coda nera, alta e avvolta in una vestito bianco.
- Tsubaki? -
La ragazza si voltò sorridendo: - Ciao Maka, oggi stai meglio? - chiese premurosa.
- Mai stata male, ero solo che percepivo un’anima e non capivo chi fosse. - spiegò tirando poi Shine in avanti: - Era lei la misteriosa anima ed era intrappolata nel deserto. -
Tsubaki ne sembrò stupita prima di sorridere e porgere la mano alla nuova arrivata: - Molto piacere, sono Tsubaki. -
Shine le strinse timidamente la mano: - Shine. - disse solo, stava ritirando la mano che qualcuno gliela riprese stringendogliela con forza.
- Io sono il grande Black*Star! Mi devi conoscere prima che ti faccia fuori! Nessuno può rubarmi la scena, tantomeno tu! - le urlò un ragazzo con degli strani capelli azzurri prima di scoppiare a ridere mentre lei arrossiva vistosamente indietreggiando di un passo.
Un secondo dopo quello là si ritrovò con la testa sfondata da un gigantesco volume: - Black*Star! Si può sapere che fai? È il suo primo giorno, lasciala in pace! -
- Si può sapere perché fate tanto baccano? -
Shine sobbalzò: Shinigami?… pensò mettendosi di riflesso sulla difensiva anche se disarmata sapeva di non poter fare niente. La presenza era praticamente uguale, ma era solo un ragazzo vestito di nero.
Lo accompagnavano due ragazze bionde, lui salutò cortesemente Maka e Black*Star poi fissò Shine: - Chi è? -
- Shine, è nuova. - rispose prontamente Maka, facendo le dovute presentazioni tra i quattro.
Mentre Shine rispondeva a monosillabi alle domande di Liz, Maka si affiancò a Tsubaki: - Dov’è Crona? - chiese.
- Non lo so, dev’essere in ritardo. -
Maka fece spallucce e tirò fuori Shine da tutte quelle attenzioni: - Dobbiamo andare, Shingami voleva vederla. - spiegò agli altri lasciando Soul indietro.
Mentre camminavano Shine sembrava agitata e si tormentava le mani: - Senti Maka… mi conosci si e no da un giorno e già mi tiri fuori dai guai di continuo… - affermò la mora.
- Mi sembra ovvio, ti vedo in difficoltà in mezzo a troppe persone. -
Shine annuì: - Mi sento soffocare quando ci sono troppe persone o sono in uno spazio stretto. -
Maka la guardò comprensiva: - Claustrofobia. - disse.
- Ecco… - cominciò Shine tenendo un volume di voce bassissimo: - Ti dispiace non parlarne con nessuno? -
- Non dirò niente, promesso. -
Chiusero la discussione che stavano attraversando il corridoio di ghigliottine, Shine si teneva d’istinto mezzo nascosta dietro Maka, non era mai stata brava a percepire le anime altrui, ma in quella stanza ne sentiva decisamente troppe.
Ingoiò un nodo che aveva in gola quando Maka si fermò e fu costretta a mettersi lì affianco.
- Tranquilla. - si sentì sussurrare da Maka, un po’ si calmò, ma quella sensazione di disagio alla bocca dello stomaco permaneva, cercò di concentrarsi solo su Shinigami.
- Molto bene piccola Shine immagino di doverti spiegare un po’ di cose dato che ti sei svegliata solo ieri. - cominciò Shinigami.
Shine annuì: - Potrei sapere perché tanto pubblico? - domandò con voce flebile.
Il dio della Morte agitò la mano: - Oh niente. Sono le mie armi e volevo un loro parere riguardo la faccenda e lui è il Dottor Stein. - disse indicando una tipo, a parere di Shine, parecchio bizzarro, con i vestiti rattoppato e un chiodo infilato nella testa.
In più aveva uno sguardo agghiacciante, cosa che fece rabbrividire la ragazza che dovette imporsi con tutte le proprie forze di stare immobile e ascoltare Shinigami.
- Credo che tu sia stata “ibernata” per più di ottocento anni quindi non puoi sapere che Ashura è diventato un Kishin… -
- Cos’è un Kishin? - lo interruppe subito lei.
- Un essere che dà ascolto solo alla propria follia e con essa agisce… -
Shine tremava, aveva davvero un brutto presentimento, anche Maka era rigida come un pezzo di legno.
- … stava mettendo in serio pericolo questo mondo quindi la Shibusen, come organizzazione in protezione della pace, è stata costretta ad eliminarlo. -
Shine fu sorda per qualche secondo, le orecchie le fischiavano, gli occhi le pizzicavano ma si costrinse a ricacciare giù qualsiasi debolezza: - L’avete ucciso? - chiese spirando tra i denti.
Non le arrivò risposta: - Shinigami, voglio sapere dove sono le mie armi, qualcuno me le ha tolte mentre dormivo. -
- Ti chiedo solo il nome delle tue armi. - disse Shinigami.
- Kaim e Meru, qualcosa mi dice che sai dove si trovano. -
Shinigami sospirò: - Firenze. -
A Shine bastò quello, si voltò e uscì lasciando da sola Maka, Shinigami aveva la faccia bassa e sembrava pensieroso.
- Come faceva a saperlo? - chiese Maka dopo alcuni minuti di silenzio rotti solo dall’eco insistente degli auricolari di Justin.
Shinigami sospirò: - Chi ha ibernato Shine evidentemente voleva prenderle le armi, che non sono state sotterrate, io le ho trovate per caso e le ho nascoste prima che finissero in mani sbagliate; ho saputo solo ora a chi appartengono. Non avevo mai visto armi come quelle, credo che l’unica in grado di maneggiarle sia Shine. -
Maka scosse la testa, non le interessava sapere quello, vedere Shine tanto aggressiva l’aveva fatta rabbrividire. Di lei aveva capito che era taciturna e estremamente timida, questo le bastava a capire che quello non era un comportamento da lei: - Cosa intende fare ora? Lei non sa neanche dove deve andare. -
Shinigami non rispose, Maka intanto rimase immobile battendo impazientemente un piede a terra.
- Justin. - chiamò Shinigami. Il biondo intanto continuava a muovere la testa a tempo di musica.
Shinigami sospirò: - Stain potresti farmi da interprete? Justin non mi può leggere le labbra se ho la maschera. -
- Va bene. - Stain si avvicinò a Justin e lo chiamò tirandolo per una manica.
- Vorrei che seguisse la piccola Shine dato che l’Europa è il tuo territorio. -
Stain ripeté cercando di scandire bene le parole, Justin annui: - CERTO SOMMO SHINIGAMI!!! - urlò avendo la musica altissima.
- Puoi andare. - disse Stain.
- Intende riportarla qua? - chiese Maka dopo che Justin fu uscito e le sue orecchie riacquistarono la capacità di sentire.
- Vorrei saperne di più su di lei. -
 
Non si era mai sentita sola come in quel momento, se Ashura era morto che avrebbe fatto?
Bastardi… pensò stringendo i denti, si sentiva esattamente come quando era rinchiusa nel deserto, vedeva tante anime passare, ma nessuno sentiva la sua, poi si era addormentata.
Scosse la testa: Ma che dico? Non sono mai stata brava a percepire le anime… Ashura non faceva che ripeterglielo.
Si morse il labbro, non doveva pensarci. Scese la scalinata della scuola e corse fino a casa di Maka, forse c’era Blair: - Blair! - chiamò da sotto la finestra cercando di sorridere.
La gatta comparve sopra un tetto dopo un po’: - Shine! Perché già di ritorno? Dove sono Soul e Maka? - miagolò scendendo a terra e trasformandosi.
- Tu sai come arrivare a Firenze? Shinigami mi ha detto che le mie armi sono lì. - chiese.
Blair ci pensò un po’ su poi fece spallucce: - Devi attraversare il mare, non so come fare, ma io per viaggiare usavo questa. - rispose porgendole una zucca.
Shine se la rigirò tra le mani scettica.
- La devi lanciare e la controlla con l’onda dell’anima. - spiegò Blair prendendogliela e tirandola in alto. La zucca divenne gigantesca e fluttuava in aria.
- Tranquilla Blair, con Maka e Soul ho già parlato. - mentì.
La gatta fece un saluto con la mano: - Spero troverai le tue armi, buon viaggio! Miah! - fece per poi tornare un gatto e salire su un altro tetto.
Stava per salire sulla zucca che sentì chiaramente dei passi ben distinti avvicinarsi e… andavano a ritmo di musica?
Si fermò un secondo ad ascoltare e proprio quando si convinse che non era niente da dietro l’angolo spuntò un ragazzo biondo, con la musica sparata a tutto volume nelle cuffiette e vestito da prete.
Shine rimane un po’ disorientata: Non era l’arma di Shinigami? si chiese riuscendo a sedersi a gambe incrociate sulla zucca.
- Che ci fai qui? - chiese.
Niente.
- Ehi? - scese dalla zucca: - C’è nessuno in casa? - fece avvicinandosi finché non lo ebbe davanti, in effetti aveva la musica accesa e Shine cominciava a scocciarsi: - Ci senti? -
Niente.
Shine sbuffò e gli strappò gli auricolari tanto velocemente che lui non fece in tempo a reagire: - Ora mi spieghi che ci fai qui? - disse scandendo bene.
Justin sobbalzò e finalmente sembrò guardarla, non disse niente e con un gesto secco si riprese le cuffie: - Vengo con te. - disse prima di tapparsi di nuovo le orecchie.
Shine sbuffò e si costrinse ad ignorarlo, risalì sulla zucca, aspettò qualche secondo, e fece partire lo strano veicolo. Era abbastanza facile, come essere in risonanza con la propria arma, sospirò.
Era piuttosto veloce, si disse che per trovare le proprie armi le sarebbe bastato percepirne le anime quindi si limitò a volare dritto.
Firenze… Oh! Ecco il mare… si sporse un po’ per vedere la distesa azzurra mentre una venetta cominciava a pulsarle sulla tempia: Certo che questo qui poteva risparmiarselo… si tappò le orecchie: Dio, quant’è fastidioso! E non sta nemmeno parlando! si voltò a guardarlo con sguardo assassino.
Lui fissava distrattamente il cielo e di tanto in tanto cambiava canzone con quell’affare appeso al collo che Shine avrebbe volentieri distrutto.
- Posso almeno sapere come ti chiami? - chiese spazientita, fu sul punto di buttarlo giù quando non ottenne risposta. Stava giusto per farlo…
- Justin Law. -
Shine sospirò, non avrebbe dovuto alzarsi, ma comunque le dava fastidio: Chissà quanto ci vorrà…
Forse lo avrebbe mollato per strada, ora la priorità era di trovare Kaim e Meru, avrebbe saputo sopportare la presenza di uno della Shibusen.
Per ora…
 
SPAZIO ME
Eccomi con il secondo capitolo!!! *me felice*
Ci ho messo un sacco a scriverlo, anche perché è ricominciata la scuola e devo ancora superare lo shock O.O
Quindi… potrei anche non aggiornare per un po’ di tempo(come se non lo avessi fatto anche adesso XD)… insomma, quando posso aggiornerò.
Grazie, grazie, grazie a chi mi ha recensito(Little Shinigami, BlackDeerling e angel_94_) e chi mi recensirà ;)
Spero il cap piaccia perché, sinceramente, non sapevo che scrivere!!! D:
Vabbè… ora evaporo T.T
 
CANZONI ASCOLTATE MENTRE SCRIVEVO: 3oh3-don’t trust me, Eddie Vedder-setting forth, 30 second to mars-the kill.                                                                                  
 
P.s. Si, lo so… ascolto musica strana XD

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Capitolo 3
*** La Chimera ***


La Chimera
 
Maka tornò in classe a testa bassa, gli altri stavano ancora chiacchierando, era arrivato anche Crona.
Soul fu il primo ad accorgersi della sua presenza: - Dov’è Shine? - il suo sorriso però si spense non appena vide l’espressione della propria maister. Si sentì raggelare.
- Che è successo? - chiese serio.
Ne seguì la spiegazione di quel che era successo nella Camera della Morte e alla fuga di Shine.
- Tornerà. Non sa neanche dove andare. - cercò di rassicurarlaposandole una mano sulla spalla.
Maka sussultò per il contatto, ma scosse la testa: - Il Sommo Shinigami ha mandato Justin con lei così che ritrovi le proprie armi. -
- E allora? -
- Quando ha saputo della morte del Kishin l’onda della sua anima è cambiata all’improvviso però non era un uovo di Kishin e neanche un’anima malvagia… - si strinse le mani al petto: - Non credo di aver mai visto tanta angoscia. - mormorò.
 
Non mi sono persa… cercò di convincersi osservando morbosamente l’orizzonte, venti minuti che non vedeva che blu: Avanti concentrati… l’onda dell’anima di Kaim e Meru… una rossa e l’altra grigia… si disse mettendosi le dita sulle tempie.
Non poteva concentrarsi con quel fastidioso ronzio in sottofondo, poteva essere l’arma di uno Shinigami, poteva essere anche  più grande di lei, ma quando avrebbe recuperato le armi gli avrebbe fatto passare le pene dell’inferno.
- Stai sbagliando strada. -
Allora se le cerca! al limite di sopportazione afferrò Justin per il bavero e gli strappò di malagrazia l’mp3 di dosso: - Mi spieghi come faccio a concentrarmi e a seguire la strada se tu mi disturbi?! - gli urlò facendo fermare la zucca e alzandosi.
- Posso riaverlo? - fece lui calmissimo indicando il lettore musicale che Shine teneva per le cuffie facendolo penzolare nel vuoto.
- No, finché non si vede terra. - si impuntò la ragazza.
Justin sollevò un sopracciglio indicando un punto dietro di lei, Shine inclinò la testa non capendo al volo; quando si girò però ebbe davvero l’impulso di prenderlo a pugni. Quel dannato prete glielo faceva apposta!
Sulla linea dell’orizzonte si stendeva una piccola striscia scura di terra, ma non per quello era disposta a ridargli quel suo aggeggio infernale così presto.
Si risedette ai comandi dandogli le spalle e tenendosi l’mp3: - Non lo riavrai così facilmente. - ringhiò infilandolo nella tasca dei pantaloncini che le aveva prestato Blair.
Tentò di concentrarsi sulla sua salvezza da quel viaggio che dall’orizzonte si avvicinava.
- Ti chiami Shine, giusto? - chiese Justin.
Lei fece un rigido segno di assenso: - Ti sei ricordato come si parla ora che ti ho preso questo? - chiese sarcastica sventolandogli davanti il suo lettore.
Il biondo sospirò: - Ti propongo un accordo: tu mi ridai l’mp3 e io ti cedo una cuffietta. -
Shine annuì cauta infilandosi una cuffietta nell’orecchio e porgendo il resto a Justin, l’unica pecca stava nel fatto che gli dovesse stare vicina. Sospirò, tanto ormai erano quasi arrivati.
A pensarci: Quando stavo con Ashura non esisteva niente del genere… ragionò rigirandosi quell’aggeggio che l’aveva fatta dannare per tutto il viaggio; eppure quell’ “mp3” non le era del tutto sconosciuto, lo seppe per certo quando prese a frugarlo alla ricerca di una canzone che conoscesse.
Strano… non ne aveva mai preso uno in mano, ma sapeva come funzionava.
Chi viaggiava ne aveva spesso uno e di viandanti nel deserto ne passavano parecchi, li aveva… come dire… sentiti?
No, era sicura che la parola giusta non fosse quella.
Dopo aver controllato l’ennesima cartella di musica pesantemente heavy metal sbuffò, non riusciva a trovare qualcosa che l’aggradasse o di cui conosceva almeno le parole.
Mmm… e questa? si chiese osservando il titolo: Aerosmith-I don’t wanna miss a thing. Perché le suonava familiare?
Senza chiedere il consenso di Justin cambiò canzone, lui subito la guardò storcendo il naso per poi sbuffare, lasciando correre.
Shine sorrise, a quanto pare aveva dormito sotto il deserto, ma quella canzone l’aveva sentita da sopra la sua testa. Chissà chi era…
Senza accorgersene cominciò a mimare con le labbra le parole della canzone finché, sommessamente, cominciò a cantare, non curandosi della presenza alla sua destra.
 
… I don’t wanna close my eyes
I don’t want to fall asleep
‘Cause I’d miss you baby
And i don’t wanna miss a thing
‘Cause even when i dream of you
The sweetest dream will never do
I’d still miss you baby
And I don’t wanna miss a thing… *
 
La voce le morì in gola solo quando cominciò a sentirsi osservata, le salì un brivido ghiacciato su per tutta la spina dorsale e si voltò ritrovandosi gli occhi azzurri di Justin davanti.
Arrossì di botto, tentando in qualsiasi modo possibile di recuperare la sua mise seria: Oh, accidenti a me… pensò stizzita voltando la testa dall’altro lato. Era stato più forte di lei, era l’abitudine: da piccola, se voleva ascoltare una canzone, doveva cantare.
- Perché ti sei fermata? -
Perché mi vergogno!!! urlò una vocina nella sua testa mentre dalle labbra non le uscì altro che un imbarazzato rantolio che somigliava molto a “siamo arrivati”.
Fece fermare così bruscamente quell’inusuale mezzo di trasporto che per poco non caddero entrambi.
Shine balzò giù incespicando per qualche passo per colpa delle gambe intorpidite cominciando a guardarsi intorno, erano atterrati su una spiaggia deserta, il mare piatto come uno specchio e si cominciava a sentire freddo.
O almeno, lei sentiva freddo. Justin invece sembrava impassibile e sempre non curandosi di lei aveva iniziato ad avviarsi.
Shine decise che per ora gli sarebbe andata dietro, solo fino a quando non avesse percepito le anime di Kaim e Meru.
Camminarono per un bel po’ finché all’orizzonte  non si cominciò a scorgere il profilo di una città.
 
- Avanti Maka, non pensarci. - la consolò Tsubaki.
Quel pomeriggio avevano deciso di uscire, non che avessero qualcosa da fare, i ragazzi, Patty e Liz erano andati a giocare a basket ed erano rimaste solo lei e Maka a girovagare senza una meta.
Era scura in volto da quella mattina e parlava poco.
- Non vale la pena preoccuparsi per lei, fino a prova contraria poteva anche essere un Kishin. - ma era come se parlasse da sola.
Maka si degnò di risponderle solo dopo qualche minuto in cui rimasero in silenzio: - Non lo è. - rispose brusca.
Pensava all’onda dell’anima di Shine, a come era cambiata e… a come era cambiata la propria. Così, di colpo, senza una spiegazione logica.
Poteva essere tutto, ma quella ragazza di certo non era un Kishin, una strega, un’arma… e aveva seri dubbi anche che fosse umana…
Tutto d’un tratto ebbe come l’illuminazione, sollevò la testa e fissò il vuoto per qualche secondo prima di fare dietrofront e cominciare a correre.
- Maka! Ma dove vai? - le urlò dietro Tsubaki rinunciando quasi subito al tentativo di seguirla.
- Torno subito, devo solo controllare una cosa! -
Corse fino a casa, trovandola vuota, Blair era sicuramente a zonzo a fare strage di cuori, e andò dritta in bagno; l’ultima volta che aveva visto Shine con le bende indosso era lì.
Non fece neanche fatica a ripescarle, ci mise un po’ di più per trovare quella che la ragazza teneva attorno al collo.
Aveva un ricordo abbastanza falsato di ciò che aveva percepito, come… Eccolo! fu scossa da un brivido da capo a piedi; sulla stoffa irrigidita dalla sabbia c’era un piccolo insetto e non era tutto, quell’affare aveva un’onda dell’anima tutta sua.
Troppo poco tempo per stabilire che anima fosse che quell’affare si mosse, sembrò scrutarla e la bocca gli si stirò in un sinistro sorriso, accompagnato da una risatina. Umano. Ma folle.
Poi tutto ciò che aveva in mano le si sgretolò tra le dita divenendo solo un mucchietto di sabbia.
Di scatto si alzò in piedi trattenendo il fiato.
Era inquietante.
Cos’era?
Ebbe l’urgenza impellente di allontanarsi da lì, ma i piedi le divennero due pezzi di piombo.
 
Ovunque si girasse c’erano persone che andavano per la propria strada, troppo caotico per i suoi gusti e se non stava attenta rischiava di perdersi; anche se stare dietro a Justin era una parola, camminava spedito e non si curava minimamente di lei, preso com’era dalla musica che gli rimbombava nelle orecchie.
Doveva quasi correre per seguirlo, fortuna che era abbastanza riconoscibile.
Si sentiva chiusa tra tutta quelle persone e la sua claustrofobia non aiutava.
Si fermò in mezzo ad una piazza gremita di gente, Shine si aggrappò alla sua manica per riprendere fiato: - Non ci sta inseguendo nessuno, sai? Devi proprio correre? - ansimò.
- Senti niente? -
Ah, giusto…  tutto quello che gli diceva finiva al vento.
Shine sbuffò e si guardò un po’ intorno. Si, in effetti qualcosa la sentiva: - Da quella parte. - gli indicò una strada sulla sinistra e, questa volta, si attaccò al suo braccio mentre imboccavano la strada, così che non rischiasse di perdersi.
Contando che stavolta era Justin a dover seguire lei.
Non badò neanche alla strada che stava facendo, seguiva un’impalpabile scia come un segugio che segue una pista.
Prima destra, poi sinistra, di nuovo sinistra… e sbucarono in una via che non aveva niente di diverso dalle altre.
Shine si fermò all’improvviso osservando la facciata dell’edificio più grande, quello a destra, non aveva niente di speciale, solo due bandiere poco sopra la porta: - Lì dentro c’è qualcosa. Che posto è? - affermò togliendo nello stesso momento gli auricolari a Justin.
Lui sobbalzò e si guardò intorno spaesato prima di visualizzare dove si trovavano: - Museo archeologico… - mormorò quasi a se stesso, probabilmente leggendo la targa a lato della porta più che per rispondere a Shine.
- Bene, entriamo. - sospirò la ragazza facendo spallucce e tirandosi dietro Justin per l’mp3: - Non ti mollerò le cuffiette finché non saremo usciti. - gli spiegò sentendolo incespicare.
Wow… fu la prima cosa che riuscì a pensare appena entrata, ma non era entusiasta, più scettica: Che senso far vedere qualcosa di tanto vecchio? si chiedeva vagando tra gli scaffali dove erano esposti vasi antichi, statue antiche, dipinti antichi, … era tutto così vecchio e impolverato che le sembrava di essere tornata a sonnecchiare sotto la sabbia.
Era tutto così stantio e c’era così tanta polvere da poter imbottire un cuscino, vedeva le altre persone presenti là dentro fissare quei fossili in un silenzio quasi religioso.
Storse appena il naso e tornò a seguire la scia tirandosi dietro il prete, si fermò davanti ad una scultura parecchio insolita: raffigurava una specie di leone con la criniera ispida e il dorso arcuato, una seconda testa di capra e che per coda aveva un serpente sibilante.
La targhetta ai piedi della fiera di bronzo diceva: “Chimera di Arezzo”
Inclinò la testa, le suonava familiare: Kaim… Meru… Kaimeru… i nomi delle sue armi somigliavano a “Chimera”.
Abbastanza insolito… esclamò chinandosi ad esaminare la base e il sotto della scultura.
La traccia che l’aveva portata fin lì terminava nella bocca del leone, titubante allungò la mano e fece per infilarla tra le fauci.
- Ehi ragazzina, non devi toccare. -
Sobbalzò, a parlare era stato un uomo con un cartellino appeso al collo.
D’istinto arrossì, non seppe se per l’imbarazzo o per il nervoso, ma lasciò correre: - C’è un posto dove possiamo nasconderci e aspettare che se ne vadano tutti? - chiese a Justin quando il tipo se ne fu andato.
Lui sgranò gli occhi: - Ma sei matta? Se ci scoprono siamo nei guai. -
- Sei noioso. Vuol dire che faremo in modo che non ci scoprano. - affermò Shine con sufficienza, impedendogli di replicare perché ricominciò a tirarselo dietro alla ricerca del nascondiglio. Lo trovò dentro uno stanzino dove in teoria c’era scritto “ privato” e dove c’era un marasma di scope, stracci e candeggina.
Vi ci si infilò tra le proteste sottovoce di Justin e richiuse la porta.
Dentro quasi non arrivava luce e stare appoggiati contro il muro era abbastanza scomodo.
- Bhe? Quanto credi che dovremmo aspettare? - chiese subito Shine.
- Dovresti saperlo tu, l’idea è stata tua. -
Sembrava così tanto un’accusa che Shine fu tentata di tirargli un calcio, ma si trattenne per evitare di fare rumore: - No che non lo so, ma intanto che facciamo? Giochiamo a “vero o falso”? - sbraitò facendo sarcasmo sull’ultima frase.
- Perché no? -
- Dì un po’, lo fai senza accorgertene o è così tanto per provocarmi? - spirò Shine tra i denti.
- Se ti faccio arrabbiare scusa tanto. - ridacchiò Justin: - Dai avanti, giochiamo? -
La ragazza sospirò: - Sei irritante. -
- Falso. - rispose subito lui.
Lei gli schiacciò il piede di proposito: - Vero. - lo contraddisse.
Chissà quanto tempo passarono ad elencare i rispettivi difetti e a tentare di sfottersi, ad un certo punto la poca luce proveniente da fuori si spense del tutto.
Shine sussulto e si mise in ascolto. Niente, silenzio.
- Possiamo uscire. - mimò con la bocca per non rompere quel silenzio, aprì piano la porta e sbirciò fuori.
Non c’era più nessuno e le luci allampananti che illuminavano le stanze a giorno erano tutte spente, sopravviveva solo la luce soffusa che rischiarava le vetrine.
Con cautela ripresero i propri passi e tornarono dalla Chimera, Shine rimase ad osservarla a lungo prima di avvicinare una mano agli spuntoni dei denti e infilarla dentro la scultura.
Le si accapponò la pelle quando un ragnetto le risalì il braccio e decise di lanciarsi dalla sua spalla, frugò ancora con la mano, scostando una ragnatela finché non tastò il freddo del metallo che non aveva niente a che fare con il bronzo.
Tremò sentendo improvvisamente l’anima ricominciare a palpitare vigorosa, un po’ impacciata dalla fretta tentò di ritirare la mano dove teneva stretto un artiglio di metallo rosso con striature gialle.
Quasi le venne da piangere ritrovadosi l’arma di nuovo in mano, senza pensarci tornò a cercare dentro la Chimera, dovette infilare tutto il braccio per riuscire a recuperare l’altro pezzo, uno spuntone.
Le sue armi, il suo cuore, finalmente riusciva di nuovo a stringersele al petto: - Avanti andiamo. - mormorò incamminandosi verso l’uscita e lasciando Justin indietro
Non chiedeva altro adesso che rivederle, le sue armi.
Fece gli ultimi metri quasi correndo, la porta principale era ancora aperta e il custode dormiva pesantemente seduto su una sedia.
Appena fuori si infilò l’artiglio di ferro sulla sinistra e lo spuntone sulla destra, le stavano perfettamente, adattandosi alla forma delle sue mani, le sentiva palpitare, vivere.
Senza accorgersene aveva cominciato a piangere, intanto Justin la stava raggiungendo a grandi passi e, seppur l’avesse mollato, non si era ancora rimesso gli auricolari.
- Non capisco… Sto piangendo anche se non mi sono fatta male… - singhiozzò appena si fu avvicinato abbastanza da sentirla parlare sottovoce.
- Sei felice? -
- Così felice che potrei morire. - gli rispose stringendo i denti.
- Allora va bene così. -
Shine non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, non l’avrebbe mai detto a voce alta, ma gli doveva un favore enorme, così, non sapendo che altro fare, lo abbracciò premendo il viso sulla sua veste.
Justin rimase paralizzato per qualche secondo prima di riuscire a muovere un braccio per stringerle le spalle.
- Ehi! Giù le mani dalla bimba! - ringhiò una voce prima che potesse anche solo sfiorarla.
Non gli bastò il tempo per capire chi avesse parlato che si ritrovò davanti un ragazzo con una disordinata zazzera rossa e gli occhi azzurri, la cosa più strana era che tra i capelli si scorgevano due orecchie leonine e dai pantaloni scoloriti spuntava una lunga coda, che però non era una coda, era un serpente che sibilava come un ossesso sputacchiando veleno.
Anche Shine rimase abbastanza interdetta facendo per riflesso un salto indietro prima di guardarsi la mano sinistra, dove era misteriosamente scomparso l’artiglio di ferro.
- Ma… Kaim?! -
Il ragazzo si girò, gli occhi gli si illuminarono all’istante e senza pensarci lasciò perdere Justin per andare ad abbracciare Shine: - Ehi ehi sorellina! Pensavo che saremo invecchiati dentro quella statua di bronzo. -
A momenti Kaim la stritolava, ma doveva ammettere che i suoi abbracci da orso le erano mancati.
- Kaim ti prego, contieniti… stai abbracciando pure me! - sbraitò qualcuno prima che l’attenzione si catalizzasse sullo spuntone ancora in mano a Shine e che sembrava avere un’aria morto contrariata.
Un secondo dopo al posto dell’arma, davanti a Shine c’era un altro ragazzo intento a spolverarsi i pantaloni con nonchalance, gli occhi erano dello stesso colore di quelli di Kaim, ma i capelli erano tendenti al grigio-blu, tra le ciocche disordinate spuntavano due piccoli corni e sul mento si scorgeva una barbetta sfatta.
- Potresti avvisare prima di abbracciarmi la prossima volta? - fece abbastanza scocciato.
- Figurati se ti abbraccio. - ribatté Kaim incrociando le braccia.
-Aehm… ragazzi? - cercò di bloccarli Shine prima che iniziassero una discussione senza fine: - Sono così felice di vedervi. - sopirò scompigliando i capelli ad entrambi.
- Guarda un po’ come sei diventata graziosa, sei cresciuta? - ridacchiò Meru rimettendosi apposto, per così dire, i capelli.
Shine arrossì: - E voi due dovreste mettervi una maglietta, potreste cavare un occhio a qualcuno. -
Kiam e Meru si fissarono, entrambi a petto nudo e coperti di polvere.
- Wow! Hai un aspetto orribile! -
- Ha parlato… -
Shine intanto cercava di strisciare verso Justin, rimasto impietrito davanti a quell’inaspettata apparizione: - Di solito sono molto peggio, non preoccuparti. - gli sussurrò.
- Il primo ti ha chiamato “sorellina”, siete… ? -
Shine agitò le mani in segno di diniego: - Oh no, non fanno altro che darmi nomignoli… Loro due sono fratelli. - gli spiegò imbarazzata.
- Shine. - la chiamò Meru avvicinandosi e guardando male Justin: - È un’arma. - disse solo, prima che il fratello arrivasse a spalleggiarlo: - Non dirmi che ci hai rimpiazzato con questo! -
Shine sorrise mentre un grosso gocciolone le scivolava sulla tempia: - Mi ha aiutato a ritrovarvi, è un amico. - puntualizzò prima che Kaim gli aprisse la gola: - In realtà è molto più complicato di così… -
Porse le mani ad entrambi: - Avanti, tornate armi. -
I due obbedirono sbuffando e, anche da pezzi di metallo, non la finivano più di parlare.
Justin era tornato ad eclissarsi in compagnia delle sue cuffiette e a non parlarle così, mentre Kaim e Meru erano occupati a discutere, Shine gli si avvicinò: - Grazie. -  mormorò schioccandogli un bacio sulla guancia.
Lui si tolse immediatamente le cuffiette guardandola sorpreso allontanarsi per andare a far cessare la lite tra le due armi mentre un colorito roseo gli colorava il viso.
 
- Maka! Dov’eri finita? - le urlò Soul andandole incontro, era sparita da un bel po’ e si era preoccupato.
- Oh niente, avevo dimenticato una cosa a casa… - mormorò tirando la bocca in un sorriso forzato.
Soul alzò un sopracciglio, ma lasciò correre: - Dai avanti, torniamo dagli altri. -
Maka annuì e lo affiancò senza obbiettare, non faceva che rimuginare su quel che aveva visto, quel sorriso inquietante, il fatto di non sapere cosa fosse, la tormentava.
L’unica possibilità era che l’anima di Shine le avesse nascosto quella di un essere così piccolo.
Neanche la notte riuscì a darsi pace e dormì agitata, con il risultato che l’indomani, per andare fino a scuola, Soul dovette trascinarsela dietro.
Erano appena arrivati in cima alla scalinata che qualcosa molto somigliante ad un’enorme zucca di halloween piombò giù dal cielo
- Blair? - pensò inizialmente Maka avvicinandosi, rimase di sasso quando quella che vide scendere a terra fu Shine e, a seguire, Justin.
- Shine! - esclamò sorpresa.
La mora fece istantaneamente un passo indietro e lasciò che Justin le si allontanasse, mentre impugnava le ritrovate armi: - Fate venire qui Shinigami. - ordinò facendo stridere l’artiglio contro lo spuntone.
Non aveva certo dimenticato che Ashura era morto per colpa della Shibusen, voleva solo delle risposte e soprattutto voleva sapere perché si trovava lì.
Forse era un’intuizione, ma Shinigami sapeva qualcosa e non avrebbe esitato ad usare le armi per farlo parlare.
Maka vide l’anima di Shine cambiare istantaneamente, divenne un turbine di grigio e rosso, aggressivo ed enorme.
 
* = Aerosmith-I don’t wanna miss a thing
 
SPAZIO ME
Ehilà, sono tornata dopo una lunga assenza ;D lo so, lo so… sono letteralmente scomparsa, ma la scuola mi ha messo i bastoni tra le ruote e il mio tempo è un incastro tra progetti di grafica, tavole di chiaroscuro e bozzetti di modellato… quindi non avevo neanche un buco per mettermi al pc a scrivere D:
*si schiarisce la gola* a parte quello spero che il capitolo non sia uscito poi così male e voi che seguite la storia, recensite!!! XD
Ho bisogno di un po’ di motivazione!!!

Lol, sotterriamo il breve sclero e ditemi che ne pensate.
Bye bye
 
CANZONI ASCOLTATE PER SCRIVERE: Genesis-Jesus he knows me, The Cab- Angel with a shotgun, Aerosmith-I don’t wanna miss a thing

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Capitolo 4
*** Eco del caos ***


Eco del caos
 
… - Ashura cosa è successo? - singhiozzò la bambina, le braccia sottili e candide attraversate da dei tagli ampi dal gomito fino al polso.
Il fratello se la stringeva al petto allontanandola dalle sue armi, Kaim e Meru giacevano per terra in una pozza di sangue.
L’aveva guardata dritto negli occhi prendendola per le spalle: - Non devi più usare l’Eco dell’Anima. - l’ammonì: - Mai più, non devi più combattere. -
Lei gli si era aggrappata come fosse la sua ancora di salvezza: - Io volevo solo essere forte come te… - pigolò.
Ashura strinse i denti: - No, io sono debole; Tu diventerai una Maestra d’Armi più brava di me anche senza usare l’Eco dell’Anima. - cercò di consolarla tirando la bocca nel sorriso più convincente che sapesse fare.
Shine alzò la testa asciugandosi le lacrime e sorridendo cauta.
 
Shine ghignò appena vide il Dio della Morte comparire sulla porta della Shibusen, fece stridere ancora le armi in una chiara provocazione: - Shinigami, voglio combattere contro di te e contro una delle tue armi. - proclamò a gran voce la ragazza. Tremava.
- E perché mai? - fece Shinigami.
Shine dovette stringere i denti: - Considerala una piccola vendetta in attesa di quella vera, non posso dimenticare quello che avete fatto ad Ashura. Ma non ti ucciderò, prima ho bisogno di risposte. - ringhiò mettendosi in posizione d’attacco: - Vorrei che Justin sia la tua arma. -
Shinigami assentì: - Parole grosse per una ragazzina, capisco però che voglia mettere in chiaro la tua forza, poi avrai le tue risposte. - fece segno a Justin di avvicinarsi.
L’arma dopotutto se l’aspettava, dopo aver fatto girare le scatole a Shine in quel modo era più che lecito che lei gliele volesse suonare. Gli venne quasi da ridere, non ci poteva credere, l’aveva pensato davvero! Shine… che le suona a lui? Una falce della morte?
Evidentemente la ragazzina non riusciva a capire in che guaio si era cacciata.
Si trasformò in un’arma direttamente nelle mani di Shinigami, una grossa lama di ghigliottina da cui pendeva una catena e che, da una parte del taglio, poteva essere impugnata tramite una rudimentale guardia di legno.
In vista di quel duello, si era radunata attorno ai due sfidanti tutta la Shibusen, Maka sembrava l’unica a non voler vedere Shinigami combattere, temeva per Shine e si sentiva terribilmente in colpa: la ragazza pensava che Shinigami avesse ucciso Ashura, invece era stata lei.
Kid non faceva altro che sparare improperi a caso mettendosi le mani nei capelli a causa della sacrilega asimmetria delle armi della ragazza dai capelli neri mentre Black*Star sbraitava come un ossesso, trattenuto da Tsubaki, perché l’attenzione era catalizzata su Shine.
Soul sembrava l’unico che come lei osservava la scena con un misto di preoccupazione e nervosismo.
Shine partì all’attacco con due balzi, velocissima, portando in avanti lo spuntone e lasciandolo stridere contro la ghigliottina mentre già caricava il secondo fendente con l’artiglio, così rapidamente che Shinigami lo evito per un soffio. Armi e Maetri spettatori ammutolirono. Persino Kid e Black*Star stettero zitti.
- Forse non sei inesperta come credevo. - constatò il dio riprendendo le distanze di sicurezza.
Shine ghignò e colpì con Kaim, incastrandolo contro Justin e strattonando, cercando di disarmare l’avversario.
Shinigami strinse la presa e con un colpo allontanò Shine, che strisciò sulle scarpe per qualche metro tenendo le armi incrociate davanti al viso.
Lei ridacchiò scrollando le spalle, quasi stesse giocando, puntò Meru in basso dandogli due scossoni e il corno di ferro si allungò fino a strisciare per terra. Cambiò tattica, usando Kaim come scudo e Meru come spada menando rapidi fendenti, precisi al millimetro che andavano a tagliare pezzo per pezzo la veste nera di Shinigami, che teneva le difensive.
Quando si rese conto che la ragazza era più forte di quanto sembrava si decise a contrattaccare mirando all’altezza del fianco, Shine schivò con disinvoltura scivolando dietro Shinigami e tentando subito di colpirlo con l’artiglio.
Il colpo fu schivato e, mentre Shine riprendeva fiato, Shinigami non si fece scrupoli ad attaccarla.
- Eco dell’anima! -
Shine non vi badò più di tanto e riprese posizione incrociando le lame sopra la testa per bloccare la ghigliottina che le stava cadendo addosso, dall’impatto si sprigionò una pioggia di scintille. Si liberò di Justin e di quell’Eco dell’anima con una facilità impressionante.
- Molto brava. - si complimentò Shinigami recuperando Justin, con l’orgoglio a pezzi per aver mancato un colpo così semplice.
Lei fece ancora sfrigolare le proprie armi portandole ai lati del corpo e piegandosi sulle ginocchia, faceva sempre così prima di un attacco: - Ci proviamo anche noi? -
Kaim e Meru ebbero ovviamente da ribattere: - Smettila di sfregarci come fossimo bastoncini per accendere il fuoco! - si lamentò il primo.
- Sei nervoso, concentrati. - lo sgridò il fratello.
- Nervoso io?! Tsè. - ribatté con stizza.
Shine li sbatté l’uno contro l’altro per attirarne l’attenzione: - Allora? Ve la sentite? -
- Avanti, che aspetti? Facciamolo a pezzi! -
Meru evidentemente non era dello stesso avviso: - Aspetta Shine, non riusciamo a reggere l’Eco dell’anima e nemmeno tu, finirai per farti male. -
- Ma se tu te la senti… - continuò Kaim.
Shine annuì: - Non intendevo QUEL Eco dell’anima. - affermò per poi lasciare che le armi le scivolassero dalle mani e riprendessero la forma umana. L’unico contrattacco che conoscesse per eguagliare l’Eco dell’Anima.
- Ti stai arrendendo? -
Shine non rispose mentre tutta la Shibusen sembrava trattenere il fiato: - Eco del caos! - urlò liberando l’onda della propria anima e lasciando che avvolgesse Kaim e Meru in un turbine.
I due ragazzi ora non c’erano più, al loro posto c’erano due bestie, una capra dal pelo bluastro con due enormi corna dall’aria molto appuntita e un leone con la pelliccia rosso fuoco e gli artigli sfoderati che sembravano fatti di ferro bollente, le code di entrambi erano serpi.
Senza attendere ordini il leone saltò addosso a Shinigami schiacciandolo a terra mentre la capra teneva le corna puntate su Justin tornato umano. Gli avversari opposero una resistenza minima, in parte perché quella non era una vera battaglia, ma soprattutto erano incapacitata ad agire per la sorpresa.
Shine sembrava concentrata, ad occhi chiusi e la fronte aggrottata, sembrò servirle uno sforzo sovrumano per richiamare le bestie e disperdere tutto il potere accumulato.
La battaglia era finita con un inaspettato vincitore.
Shine scivolò a terra sdraiandosi a pancia in su per riprendere fiato, Kaim e Meru non erano ancora tornati umani, si avvicinarono alla Maestra e il primo le si sdraiò contro posandole la testa in grembo mentre l’altro le sollevava delicatamente la schiena e le faceva da appoggio.
Ti prego, canta… spirò Kaim, sembrava sofferente, Meru lo dava meno a vedere.
Shine carezzò la testa del leone, era sempre stato così, lei cantava e le anime tempestose di Kaim e Meru si placavano lasciandoli liberi di tornare ad essere umani.
Aveva impiegato mesi a mettere a punto quella tecnica e ancora aveva dei problemi, sembrava che le due armi fossero dominate da un istinto quasi selvaggio durante la battaglia, lei semplicemente lo liberava con l’Eco del Caos.
Quella tecnica era il cosiddetto colpo di grazia, non aveva ancora trovato chi riuscisse a rialzarsi dopo che l’aveva usata, per questo ci metteva tutte le proprie energie finendo per perdere il controllo delle due bestie, che sfogavano tutta la loro aggressività in quegli istanti.
Sospirò, cercando di cavare la voce fuori dalla gola nonostante avesse il fiatone:
 
… Just because everything’s changing
Doesn’t mean it’s never
Been this way before
 
All you can do is try to know
Who your friends are
As you head off to the war…
 
Maka rabbrividì aggrappandosi alla felpa di Soul: - Ora la senti? - chiese.
L’arma era rimasta letteralmente a bocca aperta, annuì senza emettere sillaba e il suo braccio andò istintivamente a stringere la vita sottile di Maka.
E non erano gli unici a definire quel canto più che divino, vedere Kid lasciar perdere qualcosa di asimmetrico non era roba da tutti i giorni e nemmeno Justin che si levava gli auricolari di sua spontanea volontà.
L’incantesimo si ruppe quando Black*Star riuscì a levarsi la mano di Tsubaki che gli serrava il polso e andò dritto davanti a Shine: - Ehi! Senti un po’, un Big come me non è second… - non riuscì a finire la frase che la suddetta lo perforò con uno sguardo di ghiaccio; fortuna che prima di dargli una carrellata di botte per averla interrotta Shinigami le posò una delle gigantesche mani sulla spalla: - Sei stata brava, neanche il mio migliore studente ti darebbe filo da torcere. -
Shine sorrise debolmente, lo guardò intensamente non riuscendo a spiccicar parola per l’affanno.
- Ora avrai le tue risposte. - la rassicurò.
Lei sembrò riprendere le forze e cercò di mettersi in piedi, anche se un po’ barcollante, ma ricadde immediatamente.
Kaim e Meru erano quasi addormentati, Shine era letteralmente crollata sulla schiena di Kaim e alla fine si arrese a rimanere lì.
- Non so chi ti abbia confinato nel deserto, ne cosa ti abbia tenuto in vita per più di 800 anni. Per me la tua esistenza era un mistero fino a pochi giorni fa e francamente di te so poco e niente… - cominciò Shinigami.
Shine abbandonò con quella frase tutta la speranza di far luce su quel che le fosse successo, abbassò la testa: - Ma… - rialzò subito il capo sentendo quella piccola parola.
- … posso dirti qualcosa sulle tue armi. -
Shine annuì: - Qualcosa che già non so? - chiese.
- Forse. Non ho mai visto armi simili, ma ne ho sentito parlare. Si diceva fossero un artefatto demoniaco di Eibon “riuscito male”. -
La ragazza si sforzò nuovamente di rialzarsi: - Eibon? -
- Uno stregone dalla brillante intelligenza, creò degli artefatti molto potenti mirati a migliorare l’umanità, ma la maggior parte delle volte gli artefatti furono usati per l’esatto contrario. -
Le si accapponò la pelle sentendosi una voce alle spalle, si voltò di scatto riuscendo a malapena a tenersi in piedi, prima che cadesse Kid la tenne per le spalle: - Padre, credi davvero che le sue armi siano… cioè… artefatti demoniaci? - chiese rivolgendosi a Shinigami.
- Padre? - biascicò Shine interrogativa, Kid non le diede molta importanza e continuò a fissare il Dio della Morte.
- Al di là di questo, temo che quelle armi siano molto pericolose. -
Fu l’ultima frase che Shine udì distintamente prima di piombare in un sonno senza sogni accasciandosi sulla spalla di Kid.
 
 
Maka fu sicura che il suo cuore saltò un battito vedendo Shine svenire, se ne sentiva come responsabile, si avvicinò a Kid guardando il volto di Shine, poi spostò l’attenzione su Shinigami: - Forse è il caso che vi dica una cosa… - mormorò tormentandosi le mani, gli studenti che si erano assiepati per vedere il combattimento si stavano cominciando ad incamminare verso le rispettive classi.
- Shine era coperta di semplici bende quando l’abbiamo portata a Death City… - cominciò: - Ieri sera qualcosa mi ha spinto a tornare a casa di corsa, ho trovato le bende di Shine, sentivo una debole anima in mezzo. -
- L’hai vista? - la incalzò Shinigami.
Maka annuì: - Non so cosa fosse, sembrava un piccolo insetto nero… Prima di dissolversi mi ha guardato e la bocca gli si è stirata in un sorriso… - spiegò tremante, la voce le usciva a scatti e sembrava terribilmente spaventata.
Shinigami soppesò la frase per qualche minuto prima di guardare Shine e mugugnare pensieroso: - Hai bisogno di riposare anche tu. - asserì: - Potrebbe essere l’opera di una strega… Cosa hai sentito di preciso? -
Maka scosse la testa un paio di volte e si picchiettò nervosamente l’indice sul collo ingoiando un nodo: - … Follia… - rispose solo, convinta che quella fosse la parola che descriveva meglio quella scossa che aveva sentito.
Ci fu silenzio collettivo prima che Shinigami agitasse la mano per alleggerire il discorso: - Adesso è meglio che torniate in classe, portate Shine in infermeria. -
Dopodichè voltò loro le spalle, solo quando si furono allontanati si concesse un sospiro stanco.
Non poteva dire agli studenti che non sapeva cosa fare, avevano visto tutti di cosa era capace quella ragazza, era terribilmente forte e in quel periodo, pochi mesi dopo la caduta dell’Arachnofobia e del Kishin, troppo potere veniva associato inevitabilmente a Follia.
Insomma, lui era Lord Shinigami, un Dio della Morte, DOVEVA sapere cosa fare.
 
- Shine… perché non dormi ancora? - chiese con voce impastata, l’aveva sentita troppe volte rigirarsi nel letto.
- Puoi accendere la luce? - pigolò la bambina, la camera fu rischiarata dalla tenue luce di una candela, rivelando il suo profilo tremante avvolto nelle coperte.
- Di che hai paura? -
- Del buio… -
Lui sorrise: - Vedilo come una coperta. - provò a suggerirle mentre si avvicinava.
Shine ci pensò su: - Potrebbe essere… resti qui finché non mi addormento? - supplicò.
Ovviamente non poté resistere a qual sorrisetto, Ashura sospirò arreso e si sedette per terra con la schiena poggiata al muro.
Neanche cinque minuti ed entrambi crollarono addormentati…
 
Qualcosa di pesante sul viso le impose di socchiudere gli occhi, quella non era la sua stanza, strinse tra le dita il lenzuolo, sfiorandosi una guancia con l’altra mano trovandola umida.
Cercò di levarsi quella patina di lacrime pesanti come il piombo che l’avevano svegliata da quel piacevole ricordo. Ma ormai, l’aveva già dimenticato.
Fu un sollievo trovare Kaim nel letto a sinistra e Meru in quello a destra, fece vagare lo sguardo in quella stanza con le pareti di un bianco abbacinante e che odoravano di disinfettante in maniera fastidiosa, sorrise vedendo Justin addormentato sulla sedia di fronte al letto dov’era stesa.
Subito dopo dalla porta entrò una ragazza nera di pelle, con i capelli ricci e il volto semicelato da delle bende, vestita con un camice bianco. Posò dei fogli sul tavolo poi la guardò: - Ben svegliata, come stai? -
Shine annuì: - Sto bene. - rantolò: - Ma come stanno Kaim e Meru? E dove sono? -
- Niente di grave, avevate solo bisogno di riposare. Maka vi ha portato in infermeria che eravate svenuti. A proposito, io sono Nygus. - disse sorridendole solo con gli occhi, l’unica parte visibile della faccia.
- Shine. - si presentò lei: - Sta male anche lui? - chiese poi, fissando Justin stranita.
Nygus scosse la testa gentile: - Sembrava preoccupato, è rimasto qui aspettando che ti svegliassi. -
Shine si tirò su a sedere e guardò il ragazzo, non aveva spento la musica neppure in quel momento, teneva le braccia incrociate e aveva la fronte leggermente aggrottata. Lo trovò buffo, si mise una mano davanti alla bocca per nascondere un risolino.
L’altra le si avvicinò: - Sai, Justin non si cura spesso di quel che gli succede intorno, devi piacergli parecchio. -
Shine arrossì: - Invece non mi sopporta… - riuscì a ribattere prima che la porta dell’infermeria si spalancasse e nella stanza entrasse  Maka tutta trafelata, Soul la raggiunse qualche secondo dopo con il suo solito lento passo strascicato, c’era anche Shinigami con lei.
- Shine! Stai bene? -
La ragazza annuì: - Tranquilla Maka, non ho niente… -
- Te l’avevo detto di non preoccuparti. - replicò la sua arma per poi rivolgere a Shine un sorriso sghembo: - Certo che combatti proprio ad un altro livello. -
Shine arrossì: - E… cosa vuoi da me Shinigami? Mi sembra che non abbiamo nient’altro da dirci. -
Era successo di nuovo, sembrava così impacciata e timida, l’onda della sua anima era cambiata con quella semplice frase, diventando incostante e fredda come il ghiaccio.
- Ascolta Shine, tra le tue bende ho trovato un piccolo insetto in corrispondenza del collo. Ricordi niente? - disse Maka tutto d’un fiato.
Lei scosse la testa e si portò istintivamente una mano sulla nuca: - Solo un pizzicorio. -
Maka guardò Shinigami, lui annuì: - Potrebbe essere quello che ti ha tenuto in vita per tanto tempo e probabilmente a rallentato il tuo processo di crescita, non so come. -
Shine fece spallucce: - Bene, e adesso? -
Shinigami recuperò subito il suo tono gioviale: - Adesso… esigo che tu ti rivolga a me chiamandomi “Sommo Shinigami”. -
- Cosa?! E Perché di grazia?! - sbraitò Shine per niente d’accordo.
- Perché tu e le tue armi frequenterete le lezioni qui alla Shibusen. -
La faccia della ragazza sbiancò di colpo, poi divenne paonazza: - Non ne ho nessuna intenzione! Scordatelo! -
Era incredibile che con tutto quel chiasso Justin riuscisse a dormire, oppure faceva finta fin dal principio.
- Ma cos’è tutto sto’ casino…? Shine abbassa il volume… - bofonchiò Kaim sotterrando la testa sotto il cuscino.
Maka non poté fare a meno di ridacchiare dando di gomito a Soul: - Credo che andrete d’accordo. -
Lui fece gli occhi al cielo senza negare che quella scena fosse alquanto divertente.
- Appunto, cos’hai da sbraitare tanto… ? - fece Meru.
Shine tenne a freno l’impulso di tirarli tutti e due giù dal letto prendendoli per la coda: - Scusate tanto voi due, ma ci vogliono mandare alla Shibusen. -
- E allora? - chiesero in coro.
Lei sospirò, erano un caso perso: - In ogni caso la mia risposta è rigorosamente NO. - si impuntò.
- Ho visto come combatti e fatichi a controllarti, prendila come un’esercitazione. Diventerai più forte, ti conviene. - le fece notare Shinigami: - Non nego poi che potremmo riuscire a capire qualcosa in più su di te. -
Shine fu costretta a pensarci su, un’organizzazione così non le andava per niente a genio, era vero che non riusciva a controllarsi: - No. - rispose ancora.
- Non sei nelle condizioni di rifiutare, tieni a mente che questo mondo non funziona come quello di 800 anni fa. - disse Shinigami leggermente spazientito.
Era vero anche quello, Shine si mordicchiò le labbra nervosa e non rispose e Shinigami la prese come un “chi tace acconsente”: - Bene. - decretò - Ti affido a Justin. -
Il prete aprì di scatto gli occhi, Shine quindi capì che aveva ascoltato tutta la discussione, e rischiò seriamente di cadere dalla sedia: - Che cosa?! - strepitò con Shine gli faceva l’eco.
 
* = Regina Spektor-The Call
 
SPAZIO ME
Ehi! *schiva un forcone* eccomi di nuovo in ritardo *evita coltelli, frecce, falci e un frullatore(???)*
Fatemi riprendere fiato! D:
Fiù… grazie…
Ok, questa volta non ho scuse per il mio fantomatico ritardo oltre la mia inequivocabile incapacità, ma Justin è un personaggio abbastanza difficile da trattare… e l’ultima parte l’avrò scritta almeno quattro volte prima che mi soddisfasse.
Questa faccenda del “nuovo arrivo alla Shibusen” e abbastanza fatta e rifatta, ma vabbè.
Spero non mi uccidiate dopo questo capitolo e spero che arriviate indenni fin qui  >:D
 
Ringrazio le anime pie che recensiscono questo mio obbrobrio u.u
Grazie davvero, più giudicano quel che scrivo più sono motivata ad andare avanti, thanks
 
CANZONI ASCOLTATE MENTRE SCRIVEVO: Resonance(l’opening di Soul Eater :D), Regina Spektor-The Call, Goo Goo Dolls-Can’t let it go
 
Bye Bye

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Capitolo 5
*** Shibusen ***


Shibusen
 
- Maka… ma è proprio necessario? - chiese Shine supplicando che la risposta fosse negativa.
Non ne poteva più, appena aveva messo piede fuori dall’infermeria la biondina l’aveva afferrata per un polso insieme a Tsubaki, Liz e Patty per trascinarle nei negozi d’abbigliamento di Death City alla ricerca di qualcosa di carino per Shine che potesse usare per andare a scuola.
Secondo la suddetta la cosa stava “leggermente” degenerando dato che era circa la trentesima volta che usciva dal camerino di un negozio con indosso l’ennesimo completino.
Purtroppo non c’era verso di distogliere Liz e Tsubaki dal farle da stiliste personali: - Certo che si, e poi in questo periodo ci sono i saldi, tanto vale approfittarne. -
Shine le guardò spaesata cercando aiuto negli occhi verdi di Maka mimando con le labbra un “Che cavolo sono i saldi?!”
Maka si alzò dal divanetto di fronte al camerino, dove Patty si era beatamente addormentata, per sistemarle meglio la maglietta: - Quando ci sono i saldi i vestiti costano meno del solito. -
- Va bene. - asserì la mora ancora poco convinta, per fortuna le lasciarono un attimo di respiro per ammirare il risultato: una maglietta nera con un lupo che campeggiava nel mezzo, pantaloncini in jeans e un paio di converse verdi.
Shine si fece piccola piccola sotto lo sguardo delle ragazze, ancora di più quando un gruppetto di ragazzi che non aveva mai visto passarono davanti alla vetrina facendole un fischio di approvazione.
Avrebbe voluto sprofondare.
- Vuol dire che sei carina. - le spiegò materna Tsubaki cercando di farla sentire meno in imbarazzo.
- Grazie per l’aiuto. - mormorò mettendo le punte dei piedi verso l’interno: - Ora posiamo andare? - chiese speranzosa.
Liz si picchiettò l’indice sul mento prima di annuire convinta: - Dì un po’, vuoi essere più bella di me? -
Shine arrossì e fece un passo verso la porta prima che Liz la tirasse indietro per un braccio e le mettesse in testa un cerchietto dello stesso colore delle scarpe; la guardò per un po’: - Prendiamo anche questo oltre alla gonnellina azzurra, quella decina di magliette, questo completo, quelle All-Star a pois e questo. - disse sicura la maggiore delle Thompson sventolando una bustina con della biancheria per Shine.
Lei divenne paonazza e riprese a respirare veramente solo dopo che furono uscite dal negozio: Dovrebbero inserirlo come sport lo shopping… sospirò togliendo di mano a Maka la busta e incamminandosi già verso la Shibusen, dove sarebbe rimasta fino a futuro ordine con Kaim, Meru e Justin; le venne da storcere il naso al solo pensarci. Almeno non aveva ancora visto dov’è che doveva vivere, così poteva sperare in qualcosa di buono…
Era troppo bello andare ora, non fece neanche un passo che Liz la bloccò di nuovo tirandola per la maglia, per altro nuova, verso la direzione opposta: - Dove credi di svignartela? Non abbiamo ancora finito. -
Shine sbuffò e per curiosità guardò il conto del negozio, non che capisse molto di quello che era scritto sullo scontrino, ma tanti zeri le suggeriva una cifra esorbitate: - Aehm… potrei sapere perché vi date tanta pena per me? -
- Così ti ambienterai meglio, avrai pur bisogno di qualcuno che ti aiuti. - le fece notare Tsubaki: - Tu non sapresti neanche da dove cominciare. - sorrise gentile.
- E poi essere le armi di uno Shinigami ha i suoi vantaggi, posso spendere tutto quello che voglio. - aggiunse Liz
Shine sorrise timida: - Ora potrei sapere… dove stiamo andando??? -
- A casa di Kid, hai bisogno di qualche altro ritocchetto. -
Quella risposta la fece impallidire, un po’ perché non sapeva dove stava andando, un po’ perché temeva i fantomatici ritocchetti di Liz.
Si fermarono davanti ad una villa colossale con la maschera di Shinigami affissa sulla porta d’ingresso, il cortile era enorme e curato perfettamente e c’era anche una fontanella con i pesci rossi. Dentro se possibile era ancora più grande, ordinatissima e perfettamente simmetrica.
Appena entrarono trovarono Kid spiaggiato sul divano con la tv accesa: - Strano, avrei pensato che fossi a disperarti davanti a qualche quadro storto. Da quando hai cominciato a guardare normalmente la tv? -
- Mm mm. - annuì Kid senza darle il minimo di attenzione.
Liz sollevò un sopracciglio: - Bene. - decretò - credo che non avrai niente da obbiettare se adesso ti buttiamo fuori di casa. -
- Mm m… cos…? Aspetta! - sbraitò inutilmente quando Liz lo tirò giù dal divano e lo lasciò in giardino: - Elizabeth Thompson! Fammi rientrare immediatamente! - urlò da dietro la porta chiusa.
- Scordatelo. - disse Liz inflessibile cominciando a salire le scale e spingendo di sopra anche le altre.
- Liz… ti prego, quel film dura un’ora e otto minuti, devo finirlo di vedere tutto… - piagnucolò Kid.
- Finirai dopo. - gli urlò lei in cime alle scale, ma già sentiva i piagnistei del suo Maestro. Sospirò e prese Patty per una spalla: - Ti prego Patty, vai a controllare che non si suicidi nella fontana. -
- Contaci sorellina, agli ordini. - fece la gemella uscendo di corsa e rischiando di rompere il naso a Kid aprendo la porta: - Kiiiiid! Perché invece di disperarti non conti i pesciolini della fontana? -
- Patty lo so benissimo che sono otto, ora fammi entrare please, please… - supplicò quasi strisciando per terra.
Lei però non volle sentire storie e lo trascinò verso la fontana per il colletto, lui sospirò arreso e  si concentrò sui pesciolini: - Uno, due, tre, quattro, cinque, sei,
sette, otto… - si bloccò guardando con odio un pesce rosso piccolino: - … N-nove!!!??? - strillò mettendosi le mani nel capelli e collassando definitivamente con la testa dentro la fontana. Patty pensò bene di rotolarsi in terra dalle risate invece di aiutarlo.
Intanto Maka e Tsubaki si erano messe a spazzolare i capelli a Shine che stringeva i denti per tutti quei nodi che dovevano districarle.
- Avanti, abbiamo quasi finito. - le parlava rassicurante Maka.
- Non credo che questo sia necessario. - mugolò Shine.
Ci volle una vita a pettinarle i capelli e a lavarglieli per bene, dato che la doccia fredda che s’era fatta lei qualche giorno prima non era bastata. Anche asciugarli non fu uno scherzo.
- Uff… avete finito? - biascicò alla fine Shine mentre Liz si destreggiava con la piastra e le ultime ciocche di capelli.
- Fatto! - esclamò la bionda soddisfatta del risultato: - Vai a vederti. - le consigliò indicandole lo specchio dell’armadio.
Shine vi si avvicinò quasi timorosa rimanendo di sasso davanti al riflesso, quella non poteva essere lei! Non era così bella…
Arrossì senza motivo stringendosi l’orlo della maglietta con una mano e passandosi l’altra tra i capelli piacevolmente morbidi. Non erano crespi come al solito e le ciocche color latte sembravano fatte apposta sui capelli corvini; la frangetta era disordinata come al solito, ma quasi le piaceva di più così.
- Spero che ora abbiate finito di torturarmi… - balbettò commossa.
- Per tua fortuna si, ti riaccompagno alla Shibusen. Ormai è sera. - si offrì Maka.
- E sarà anche il caso di far rientrare Kid. - sospirò Liz.
Appena aprirono la porta d’ingresso si presentò loro davanti l’insolita scena di Kid, ovviamente preso da una delle sue nevrosi, con i capelli fradici e Patty che cercava di convincerlo che non si fossero spostati di mezzo millimetro.
- Perché fa così? - si azzardò a chiedere Shine.
Liz sospirò: - Kid, puoi tornare a vederti il film! - lo avvisò.
Lui strisciò letteralmente verso il salotto piagnucolando qualcosa di molto simile a un “… uccidete quel pesce rosso…” (Nda me: Fuggi Goldy!!! D:)
- D’accordo… ci vediamo domani in classe… - le salutò prima di chiudere.
Tsubaki svoltò quasi subito in un’altra strada per tornarsene a casa propria lasciando sole Maka e Shine.
- Vi ringrazio tanto per essere tanto gentili con me… - cominciò incerta la moretta stringendo la busta con i suoi abiti: - È che non so come comportarmi in questi casi… - ammise.
Maka quasi scoppiò a ridere: - Sai, somigli tanto a Crona. -
- Crona? -
- Ah giusto, non vi siete ancora visti! - si ricordò la bionda battendosi una mano sulla fronte: - Domani te lo faccio conoscere. -
Il suo sorriso era così sincero che anche Shine sorrise: - Non sapevo che Kid fosse così simpatico, ma davvero è il figlio di Shinigami? - chiese all’improvviso.
Maka annuì: - Spero ti troverai bene. Ti aspetto domani in classe. - disse quando si fermarono infondo alla scalinata che portava alla Shibusen.
- Ehm… per trovare la classe… ? - chiese Shine col piede sul primo gradino.
- Classe Crescent Moon, fatti accompagnare da Justin oppure ti vado incontro io. - rispose alzando la mano in segno di saluto.
Shine imitò il gesto e salì le scale: Kaim e Meru dovrebbero già essere in stanza… e io come faccio ad arrivarci? si chiese rabbrividendo.
Socchiuse il portone principale e strisciò dentro ritrovandosi nell’atrio buio e deserto: Ok… non facciamoci prendere dal panico, prima o poi troverò la mia stanza… mosse un passo per poi bloccarsi captando una presenza alla sua sinistra.
Quando sentì una presa sulla mano fu tentata di urlare, per sua fortuna era solo Justin; l’aveva capito dal fastidioso ronzio degli auricolari.
- Dì un po’, volevi farmi prendere un colpo? - ringhiò lei.
Ovviamente non ottenne risposta, Justin si limitò a tirarla per un braccio su per una scale e infondo ad un corridoio. Imbarazzante da ammettere per una che aveva vissuto nella più completa oscurità per quasi un secolo, ma non vedeva granché al buio…
- Che fine hanno fatto Kaim e Meru? - bisbigliò.
In tutta risposta Justin spalancò una porta da cui filtrava una tenue luce di lampada, dentro c’erano Kaim e Meru, ognuno in un letto singolo, che dormivano come sassi.
Senza dire una parola Justin illuminò col display dell’mp3 il numero affisso sulla porta della stanza: 3.
Shine annuì e fece per entrare che lui la tirò indietro e richiuse la porta.
- Che c’è ora? - soffiò lei avendo seriamente perso la pazienza, si lasciò trascinare fino ad un’altra stanza dove finalmente poté entrare.
Era certo più spaziosa dell’altra e il letto era ad una piazza e mezzo, stava per levarsi la maglietta che sentì lo schioccò della porta che si chiudeva. Si immobilizzò con la maglia sollevata fin sotto il seno girandosi verso Justin che evidentemente non si era ancora reso conto della situazione; finché non si voltò anche lui…
Shine gli tirò uno di quei cazzotti che, se avesse avuto figli, anche loro avrebbero avuto il segno della manata sulla guancia: - Potevi dirmelo prima che entravi pure tu! - strillò rimettendosi giù la maglietta.
- Pensavo l’avessi capito che devo dormire qui… - mugugnò Justin riprendendosi dalla botta.
Shine avvampò: - Allora credo che dovrai cominciare a familiarizzare con quella. - disse indicandogli la poltrona affianco all’ingresso.
Justin cercò di ribattere.
- Scordatelo. - ringhiò Shine immaginando già la richiesta: - E poi non sembrava darti troppo fastidio dormire su una poltrona quando ero in infermeria.
Chiarite le postazioni Shine si rinchiuse nel bagno adiacente alla stanza mentre Justin tentava di trovare una posizione comoda per dormire su quella poltrona.
 
La mattina dopo fu un risveglio da incubo, perché si era svegliata in ritardo e in più perché Kaim e Meru la mattina presto erano terribilmente indisponenti; Per sua fortuna per il fatto che non avessero maglietta ci doveva aver pensato Liz, dato che dentro la sua busta trovò due felpe, rossa e grigia, che non ricordava di aver visto al negozio. I due gemelli erano sistemati.
Doveva ricordarsi di erigere un monumento per quella ragazza.
Ovviamente se ne fregò altamente di Justin, che poteva aiutarla a trovare a classe, e scese la prima scalinata che trovò tirandosi dietro le due armi.
Per il resto si limitò ad andare dove andavano gli altri studenti che affollavano l’atrio, per sua fortuna quando stava per perdersi definitivamente incrociò Black*Star e Tsubaki.
- Buongiorno Shine. - la salutò cordiale l’arma.
- Buongiorno, sai dov’è la Crescent Moon? - chiese l’altra con il fiatone, diede una rapida occhiata a Black*Star che stranamente era rimasto in silenzio, a quanto pare non gli stava troppo simpatica la nuova arrivata.
- Continua ad andare verso la fine del corridoio, la classe è sulla destra. -
Shine annuì.
- Avanti, andiamo Tsubaki. - parlò freddo il celeste superando la nuova: - E per la cronaca tu non potrai mai essere brava come il sottoscritto, te lo farò provare sulla tua pelle. - la minacciò.
Shine ghignò, si tenevano le spalle quindi non vide la sua espressione soddisfatta: - Quando sei pronto fammi un fischio. - lo provocò poi ognuno procedette verso la propria strada come da un tacito accordo.
- Calda accoglienza. - commentò Meru.
Shine non vi badò e finalmente arrivarono alla classe, sporse la testa dentro timorosa, fece un passo avanti scorgendo Maka e Soul: - Mak…! - cominciò a chiamare prima che una figura dall’aura abbastanza inquietante e con indosso un camice bianco tutto rattoppato non le si parò davanti: - Bene bene, tu devi essere Shine… Hai un’anima interessante, mi piacerebbe tanto vivisezionarti… - gli occhiali mandarono un riflesso sinistro, che fece venire il latte alle ginocchia alla povera ragazza.
- Aehm… Professor Stein? - chiamò Maka, salvando Shine dal diventare una cavia da laboratorio: - Dovrebbe essere la nuova studentessa. -
Shine sforzò un sorriso davanti allo sguardo indagatore del prof: - Le tue armi? - le chiese, lei in tutta risposta indicò Kaim e Meru alla sue spalle.
- Molto bene, potete andarvi a sedere nell’ultimo banco. -
La ragazza sospirò di sollievo prendendo posto e tentando di prestare attenzione a quel che dicesse Stein.
… Un’anima forte risiede in un corpo forte e in una mente forte… forse quella frase, che sembrava tanto una litania, fu l’unica cosa che riuscì a memorizzare.
Dopo il suono della campanella si accasciò letteralmente sul banco accorgendosi solo dopo un po’ di Maka che le si stava avvicinando in compagnia di uno strano ragazzo: - Com’è andato il primo giorno di scuola? - chiese la biondina.
- Non male… -
Maka annuì sorridendo: - Volevo presentarti Crona. -
Shine alzò subito il viso osservando il ragazzino smilzo di fianco a Maka, con i capelli rosa, gli occhi azzurri e vestito con una semplice tunica nera: - Piacere, sono Shine. - si presentò un po’ impacciata.
- C-ciao… -
Maka diede una lieve gomitata al ragazzo: - Avanti Crona, non essere timido… -
Lui abbassò la testa arrossendo: - Mi dispiace, ma mi imbarazza parlare con una ragazza così carina… -
Shine divenne viola:È la prima volta che me lo dicono… che imbarazzo… - Grazie… - riuscì a biascicare in risposta, accennò un timido sorriso: - Sembri piuttosto simpatico… spero diventeremo amici… -
- Benone! - esclamò Maka per chiudere il discorso: - Devi venire con me e Soul ora, ti spiego come funziona in questa scuola. -
Shine a quel punto si alzò e andò dietro ai due, dando prima di uscire una rapida occhiata a Kaim e Meru, impegnati a chiacchierare vivacemente con alcune ragazze, sorrise: quei due ci avevano mezzo poco ad ambientarsi.
 
Anche andare a scuola dovrebbero inserirlo come sport… tornò in camera quasi strisciando e si lanciò direttamente sul letto restando a pancia in giù a ragionare su quel che le aveva spiegato Maka: Devo farmi assegnare una missione…
La tranquillità purtroppo durò troppo poco, questione di venti minuti che Kaim e Meru quasi sfondarono la porta per entrare, o almeno… Kaim sfondò la porta…
- Shiiiiiiiiiiiiiiine!!! Vieni con noi? Andiamo a fare un giro in città! - urlò il rosso prima che un cuscino gli sfondasse il cranio.
Meru scosse la testa esasperato avvicinandosi cauto alla ragazza: - Shine, stai bene? -
Lei annuì: - Sono solo stanca. -
- D’accordo, riposati… - le concesse Meru: - Anche se ti confesso che mi stai facendo preoccupare, dormi con quella strana arma? -
Shine ridacchiò: - Rilassati, l’ho confinato nella poltrona. -
- Ah… ok… spero per lui che non ti sfiori o dovrà vedersela con me… -
- Meru! - lo rimproverò lei.
Lui alzò le mani in segno di resa: - Vabene, vabene vado… non è colpa mia se attiri così tanto l’attenzione… -
Kaim intanto stava per rompere uno stipite della porta a forza di sbatterci con impazienza il piede contro: - Avanti Meru andiamo, andiamo Meru, muoviti! - continuava a ripetere sapendo di dargli fastidio.
Cosa che gli riuscì benissimo: - La vuoi piantare di scassarmi i co… !!! - per loro fortuna il resto della parola si perse al di là della porta quando Meru raggiunse l’altro e sbatté la porta, incavolato coma una iena. Per loro fortuna perché Shine non aveva nessuna voglia di rincorrerli con un oggetto pesante in mano per tutto il casino che stavano facendo, era molto più comodo restare sdraiati e ad occhi chiusi.
Quando la porta si riaprì, più gentilmente di prima, fu tentata di lanciare alla cieca anche l’altro cuscino, ma optò per un molto più pratico: - Cosa c’è ancora? -
- Per caso sono già entrato e non me lo ricordo? -
Shine mugugnò contrariata, forse avrebbe preferito Kaim e Meru di nuovo, mettersi a discutere con Justin adesso non era proprio il caso.
Lui però andò a sedersi sul bordo del letto senza un preciso motivo, stava arrotolando le cuffiette attorno all’mp3 per poi metterlo in tasca.
La ragazza sospirò per mantenere la calma: - Vuoi che ti butti giù con un calcio o alzi il culo da solo? - scandì.
Justin si alzò senza obbiettare e fece per andare verso la poltrona che Shine gli tese una mano: - Justin… aspetta… torna a sederti qui. -
D’accordo, era un po’ nervosa e aveva accidentalmente sbagliato la sequenza di parole che voleva dirgli.
Lui obbedì.
- Cosa pensi che io sia? - gli chiese a bruciapelo dopo qualche attimo di silenzio.
- Shine. - rispose semplicemente dopo averci pensato un po’.
Lei rimase un po’ disorientata dalla risposta: - Quindi non pensi che io sia un demonio, un nemico, un… Kishin… o quant’altro? - provò a chiedere pensando che non avesse capito la domanda.
- Se mi daranno un motivo per chiamarti Kishin io ti chiamerò Kishin, ma per ora tu sei solamente Shine. -
- Ah, grazie… ragionevole come risposta… - fece lei sarcastica non sapendo in che altro modo ribattere, ma era già un inizio che non avesse pregiudizi solo perché era la sorella di Ashura: - Mi ero sbagliata sul tuo conto, non sei poi così male. - ammise alla fine.
Justin accennò un sorriso prima che lei lo fulminasse con un’occhiata: - Ciò non toglie che tu sia irritante quanto della sabbia negli occhi e rompipalle all’ennesima potenza. - decretò.
Il prete alzò un sopracciglio: - Mi sta bene. -
- Cos’è? Una specie di accordo? -
- Fa’ un po’ come vuoi… -
Shine accennò un risolino: - Meru ti avrebbe già fatto a pezzi se ti avesse visto così vicino a me. -
- Mi sembra di capire che non gli sto simpatico… -
La mora sospirò rannicchiandosi di più sopra il lenzuolo: - È solo iperprotettivo… quei due avvolte mi fanno impazzire: uno esageratamente responsabile mentre l’altro si butterebbe da un dirupo per accorgersi solo a metà caduta che non sa volare… -
Justin incrociò le braccia: - Quindi, per la gioia del tuo amico che non sa volare, devo dirti che hai una missione per domani in Repubblica Ceca. -
Shine sgranò gli occhi alzandosi di scatto: - Cosa?! E chi cavolo lo sa dov’è questa tizia ceca?! -
Purtroppo Shine era in quel mondo da troppo poco tempo per apprezzare la scena di Justin piegato in due dalle risate, cosa che non succedeva molto spesso: - Che hai da ridere? - ringhiò voltandogli le spalle indispettita: - Tu per caso lo sai? -
- Si, dato che ti devo accompagnare. Ordini del Sommo Shinigami. -
Shine avvampò, possibile che quello dovesse avere sempre la battuta pronta?
- Te l’hanno spiegata la faccenda delle missioni o devo farlo io? -
- Certo che la so: nelle missioni si devono recuperare le uova di Kishin, ossia le anime divenute malvagie, che servono per potenziare le armi. Quando un’arma ingurgita 99 anime malvagie più l’anima di una strega diventa una Falce della Morte; l’arma di Shinigami. - ripeté lei come un automa poi gonfiò le guance in una smorfia guardandolo storto: - Come te… - aggiunse.
Justin annuì: - Ce l’hai ancora quello strano mezzo di trasporto a forma di zucca? -
Annuì tirando fuori la zucca dalla tasca, non sapeva ancora come ci fosse entrata… doveva dire che pensava di restituirla a Blair, ma ora ci aveva ripensato; poteva tornarle utile.
- Allora possiamo partire domattina. -
Shine riappoggiò la testa sul cuscino girandosi dalla parte opposta a Justin: - Puoi raccontarmi cos’è successo ad Ashura? - chiese poi.
Justin sospirò stancamente, se doveva raccontarle quella storia allora sarebbe invecchiato lì: - D’accordo… - bofonchiò alla fine.
 
- Kaim! Parla più piano, magari sta dormendo ed è meglio non disturbarla… - sussurrò Meru un attimo prima che il fratello cercasse di buttare giù la porta.
Kaim spostò la mano dalla maniglia e lo guardò ghignando: - Ma certo, è meglio non controllare se Shine è da sola nel letto. Magari sta dormendo abbracciata a quel prete e tu non lo sai. - lo provocò sghignazzando.
Meru divenne di un colorito molto simile ai capelli del fratello e di slancio spalancò la porta catapultandosi dentro.
Trovò Justin e Shine addormentati agli antipodi dello stesso materasso: - Che scemi… - commentò distogliendo lo sguardo.
- Il prete, scemo? - ridacchiò Kaim, compiacendosi di aver avuto un minimo di ragione.
Meru sorrise: - No… che si siano addormentati vestiti. - poi spinse Kaim fuori dalla stanza e richiuse la porta.
- Ti comporti come se fossi suo padre. - gli fece notare Kaim. 
- Allora tu sei la mamma chioccia. - lo prese in giro Meru. Da lì iniziarono una serie di improperi a non finire tra i due.

SPAZIO ME
Buonsalve a tutti! :D Per una volta ci ho messo meno del solito ad aggiornare, per il semplice fatto che questo capitolo fa cagare… non succede niente di nuovo e l’ho scritto tutto stasera… chiamiamolo pure un capitolo di “assestamento”…
Sto cominciando a rendermi conto quanto Shine mi somiglia, principalmente per il comportamento(anch’io mi stanco subito di girellare per i negozi a meno che non siano fumetterie :3, ma anche d’aspetto non scherza dato che ormai le mie ciocche blu sono diventate bianche… D:
Magari il mio primo giorno di scuola fosse stato così roseo, io ero arrivata con un sole che spaccava le pietre alle 8.30 di mattina, in corridoio mi tolgo gli occhiali da sole, mi tolgo le cuffiette, mi guardo intorno e mi chiedo: - Dove cazzo è la mia classe??? -
… D’accordo, le ultime sette righe non potevano interessare a nessuno u.u
Quindi passo e chiudo, spero recensirete il mio “capitolo(cagata) di assestamento”, se volete scusarmi vado ad autocommiserarmi nell’angolo di camera mia *si comporta come Kid quando vede qualcosa di asimmetrico*…
 
SOUNDTRACK: Cartoons-Witch Doctor, Pink-Bridge of Light
 
Bye Bye

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Capitolo 6
*** L'inizio della fine ***


L'inizio della fine

Prima di lasciarla partire Shinigami insistette per farla visitare da Stein, Shine acconsentì contro voglia.
Era apposto. Niente di che, salvo tutte le volte che quel pazzo del Dottore non scambiò il bisturi per lo stereoscopio…
Le dissero che forse l”ibernazione” nel deserto aveva rallentato il suo processo di crescita: doveva avere all’incirca 21 anni ora. Poi furono liberi di partire alla ricerca di uno strano uovo di Kishin in Repubblica Ceca. “Strano” perché, non erano ancora usciti da Death City e già sentiva puzza di guai.
 
Sudava freddo: - Shine… - chiamò quasi ringhiando.
- Siiiii? - sibilò lei lanciandogli un’eloquente occhiata assassina. Come sempre aveva ragione, ecco i guai.
- Ti avevo detto di avanzare con cautela. - le rammendò posizionando le braccia davanti al viso da cui scattarono fuori repentinamente due lame di ghigliottina.
Lei sbuffò infastidita: - Non ho fatto niente, questi “cosi” erano già qui. - ribatté indicando col mento gli esseri con un’inquietante maschera da clown che li avevano accerchiati e non erano certo loro che stavano cercando per quella missione.
Forse un tempo erano normalissimi umani, ma adesso quell’espressione di gesso raccapricciante era la loro faccia dato che la maschera si muoveva come se fosse di carne. Erano armati fino ai denti: chi di pugnale, chi di mitragliatrice, chi di balestra, … insomma, un intero assortimento di armi.
Shine digrignò i denti: prima missione… pessima entrata… - Coprimi. - ordinò a Justin un secondo prima di scattare in avanti con Kaim e Meru in pugno roteando Meru come una spada e tagliando in due un clown; quello si dissolse lasciando posto solo ad una piccola anima pulsante a mezz’aria.
Sfrerrò il secondo affondo con Kaim, eliminando un altro nemico, procedette spedita, sbaragliando quei cosi uno dopo l’altro e alternando le due armi nella sequenza di attacchi: tutti perfetti e micidiali.
Anche Justin si era deciso a passare all’azione, con la sua solita compostezza, colpiva le maschere una dopo l’altra, l’ultima che gli rimase la afferrò per il bavero e le tranciò di netto la testa con un unico gesto deciso del braccio.
Shine in quel momento si distrasse a fissarlo, non l’aveva mai visto così… freddo. Sembrava provarci gusto a mozzare la testa a quelle creature, uno spietato assassino…

Cos’è tutto sto’ casino? si chiese, si era inoltrato controvoglia nella foresta per vedere cosa fosse. Arrivato ad un certo punto però dovette indietreggiare dietro il tronco di un albero. Digrignò i denti alla vista del prete, gli altri tre non li conosceva, ma la ragazza avrebbe voluto volentieri conoscerla.
Si arrampicò sull’albero e rimase ad osservare con attenzione prima lei poi il “prete casinaro”, di certo lui era il primo da far fuori per potersi avvicinare…

- Shine abbassati! - urlò Kaim riassumendo le sembianze umane e parandosi di fronte alla propria maestra. Shine vide tutta la scena scorrere a rallentatore mentre scivolava a terra.
Nell’esatto istante l’anima di Kaim si incrinò poi sembrò ardere di fuoco puro, la sua coda di serpente sibilò e Kaim parò il colpo indirizzato alla ragazza direttamente con il braccio… trasformatosi nella zampa possente di un leone.
Dall’impatto perse qualche goccia di sangue, ma chiunque fosse il tizio che l’aveva attaccato si dissolse ed era l’ultimo.
Meru raggiunse subito il fratello impegnato ad osservarsi il braccio sanguinante: - Avete visto? - mormorò temendo che fosse stata un’allucinazione.
- E questa? Quando l’hai imparato? - biascicò Shine con ancora la gola secca per lo spavento.
Kaim fece spallucce: - Da dodici secondi. Non credevo neanche che una cosa del genere fosse possibile. - parlò concitato: - Io… - appiattì le orecchie leonine tra i capelli: - … volevo proteggerti… - ammise impacciato, dato che non aveva mai mostrato veramente interesse per qualcun altro che non fosse se stesso e anche con quello era abbastanza scarso.
Velocemente Kaim e Meru si spartirono le anime di Kishin.
- Shine! - la richiamò Justin: - Dobbiamo and… - si bloccò quando un singolo applaudire si aggiunse alle sue parole. Divenne pallidissimo all’istante, Shine all’inizio non capì.
- Molto bravi, complimenti. - disse una voce biascicata e dalla cadenza strana.
Shine fece d’istinto due salti indietro crollando in ginocchio tenendosi la testa, quell’anima era completamente folle e sentiva la follia protendersi verso di lei come un filo. Doveva starne lontana.
- Oh scusa bambina, ti ho spaventata? - chiese il nuovo arrivato con cattiveria.
Shine cercava anche di non guardarlo, la sua sola vista minacciava di farla impazzire; sembrava umano, vestito con un logoro smoking viola e i capelli verde acido impiastricciati; Aveva il volto truccato di bianco, gli occhi cerchiati di nero brillavano di malsani pensieri e la bocca rosso sangue era piegata in un sorriso sadico e ad accentuarlo ai lati della bocca si dipartivano due cicatrici che sembravano il prolungamento del sorriso. Nonostante tutto li guardava con sufficienza e con quella che ad un primo avviso sarebbe parsa… curiosità? Oppure rifletteva su come squartarli meglio. Aveva una sorta di tic nervoso e si passava di continuo la lingua rumorosamente sulle labbra.
Shine aveva preso a respirare a fatica, Kaim e Meru le erano ai fianchi guardando quel pazzo in modo truce. Justin si era fatto avanti fronteggiando l’avversario che, non ci voleva molto a capirlo, dentro al petto aveva un uovo di Kishin.
Lo strano individuo tirò fuori dalla manica una carta da gioco, un joker, e se la rigirò tra le mani: - Credo che voi abbiate qualcosa che a me serve. - disse con naturalezza, nessuno si mosse, Joker indicò con l’angolo della carta Shine e ghignò spostandosi da un lato.
Justin lo seguì con lo sguardo, un passo in avanti di troppo e scattò come una molla fendendo nient’altro che l’aria, si fermò disorientato prima che una coltellata lo colpisse ad un fianco e il freddo dell’acciaio gli rimanesse conficcato nella carne.
- Molto gentile. - ridacchiò Joker alle sue spalle andando incontro a Shine tremante come una foglia. Dalla manica stavolta tirò fuori un coltello, colpì Kaim e Meru lasciando loro il tempo solo di tendere i muscoli per attaccarlo.
Shine non poteva fare altro che fissarlo con gli occhi sgranati, tremò violentemente quando le appoggiò una mano sulla guancia chinandosi alla sua altezza: - Sei veramente graziosa per covare dentro di te tanta follia… voglio la tua anima. - rise infilandole il coltello in bocca e tagliuzzandole lentamente il lato della bocca, Shine era immobilizzata e piangeva mentre il sangue cominciava a colarle sul mento.
- Sai come mi sono fatto queste cicatrici? - chiese Joker ghignando.
Shine tremò: no, non voleva saperlo… ma non poteva parlare con il coltello infilato in bocca.
Credo che sia il caso di intervenire…
Joker si premurò di asciugarle le lacrime: - No, non piangere. è una cosa buona quello che sto per farti. - rigirò con cattiveria il coltello nella ferita: - Per me. - precisò ridendo.
Stava per aprirle la faccia ma riuscì a tagliarla solo di qualche millimetro prima che la sua testa si separasse dal collo con uno schizzo di sangue, eppure continuava a ridere.
Shine rimase paralizzata alla comparsa del ragazzo, dall’aria non troppo rassicurante, davanti a lei.
Lui prese la testa di Joker per i capelli facendo una smorfia: - Che schifezza… - commentò prima che quello che all’apparenza sembrava un insetto non zampettò fino alla sua mano inguantata, saltasse giù e si dirigesse verso Shine.
La ragazza si allontanò strisciando, era qualcosa di piccolo ma la terrorizzava, come l’altra volta a campeggiare nella sua testa c’era quell’inquietante sorriso; riuscì a smuoversi solo quando quel coso non finì sotto la suola delle scarpe di quel ragazzo.
Si alzò e corse verso Justin, che sembrava quello messo peggio, Kaim e Meru se l’erano cavata con dei brutti tagli, ma si stavano già rialzando.
Si inginocchiò affianco a lui e gli prese il viso tra le mani dandogli qualche colpetto: - Justin? - gli diede un colpo un po’ più forte e lui socchiuse le palpebre, le si strinse un nodo in gola a vederlo così: - Guardami. - gli ordinò: - Devi restare sveglio. -
- Fossi in te non mi darei tanta pena. -
Shine trasalì e d’istinto scattò in piedi caricando il pugno, il suo interlocutore non si mosse di un millimetro contando che gli aveva appena spaccato il labbro, si limitò a scostarle la mano.
- Cosa vuoi? - ringhiò lei.
- Sapere cosa succede. - rispose chinandosi alla sua altezza e mettendo di nuovo una mano tra di loro e adesso lei poté notare che su di essa di attorcigliava la catena tagliente di una motosega: - Sono Giriko, e tu bella bimba? -
Shine respinse la mano con uno schiaffo, tagliandosi: - Sparisci. -
Giriko alzò le mani in segno di resa: - E io che pensavo di aiutarti… - si rammaricò con un ghigno.
Shine alzò lo sguardo da Justin: - Asp…! Cosa?! P-perché?! - balbettò sconcertata.
Lui si adombrò di colpo: - Sta succedendo qualcosa di strano, ultimamente girano molte più uova di Kishin e la gente impazzisce… poi siete arrivati voi… e quel tizio cercava te… -
- Stai dicendo che è colpa mia? -
- Può darsi che si, può darsi che no. Ma ora mi sembri la classica fanciulla in pericolo… e io ti ho salvato… quindi… - le si avvicinò pericolosamente.
- Allontanati bastardo… - biascicò Justin tirandogli un calcio allo stinco.
Giriko cadde a terra tenendosi la gamba: - Tu, stronzo d’un prete. Io ti uccido! - ringhiò.
Shine si mise in mezzo appena in tempo: - Fermi! Vi sembra il momento? - urlò quasi in lacrime, chiarito quello si chinò di nuovo verso Justin scostandogli la veste e esaminando la ferita.
Giriko si sedette lì affianco ad osservare la scena a metà fra il compiaciuto e il preoccupato mentre Kaim e Meru avevano trovato la forza per mettersi in mezzo tra lui e Shine, voltata di spalle.
Lei era in preda al panico, non riusciva a ragionare con lucidità, l’unica cosa che le venne in mente da fare fu strappare la veste a Justin fino alla vita per ricavarci delle bende d’emergenza con cui fasciargli il fianco.
Lui sussultava ogni volta che la stoffa lo sfiorava sulla carne viva, le afferrò un polso: - Shine… devi chiamare Shinigami… 42-42-564 su un vetro… - ansimò aggrappandosi a lei come fosse la sua ancora di salvezza.
Shine si guardò intorno disorientata prima di agguantare Kaim, farlo trasformare in un arma, la superficie era abbastanza lucida: - Che devo fare? -
- Credo tu debba scrivermi sopra… - ipotizzò Meru.
Lei alitò sulla lama creando una patina di condensa e scrisse velocemente i numeri che le aveva detto Justin, aspettò quasi cinque minuti, ma non successe niente. A quel punto lui le mollò la manica crollando a terra dolorante e sull’orlo di cadere in semicoscienza.
Giriko sghignazzò: - Il tuo caro Shinigami ti ha abbandonato… se non ti uccide questa ferita, ti uccido io. - decretò alzandosi e facendo per andarsene.
- Aspetta! Non dovevi aiutarci? -
Giriko si voltò: - Non fareste neanche in tempo ad entrare al villaggio, vi ucciderebbero. La Shibusen non è vista di buon occhio da queste parti… dopo che ha liberato Arachne. - ghignò nonostante quel grammo d’incertezza che gli baluginò negli occhi.
- Che cazzo dici? - biascicò Justin ad occhi chiusi: - Sei stato tu a liberare Arachne… -
Giriko, nel gesto di voltarsi per ridere in faccia al prete un ultima volta, incrociò gli occhi supplicanti di Shine; fu come una secchiata d’acqua ghiacciata, sentì qualcosa smuoversi all’interno della propria anima, mandò giù un groppo: - C’è una caverna abbandonata poco più a ovest da qui… - disse solo andandole incontro come un ariete scostandola da Justin e prendendolo di peso.
Quando arrivarono alla caverna lo abbandonò malamente per terra e se ne andò: - Tornerò domani. - li avvisò.
Shine aveva ancora il fiato corto e con le ultime forze residue trascinò il biondo in fondo alla caverna e lo stese su una roccia piatta non permettendo alle due armi di avvicinarsi.
- Kaim. Meru. Dovete tornare alla Shibusen, subito. Dite a Shinigami che Justin è gravemente ferito, non resisterà a lungo, di venire a prenderci. - ordinò loro.
Meru fece subito un passo avanti pestando un piede e digrignando i denti, sfidando la sua natura che gli imponeva di restare calmo: - E lasciarti qui da sola e disarmata? Scordatelo. -
- Sono d’accordo. O tutti o nessuno. - annuì Kaim.
Shine lanciò loro la zucca della gatta Blair come se non li avesse sentiti: - Non saremo abbastanza veloci. -
I due gemelli si agitarono nervosi soppesando la situazione.
- Justin muore se voi non vi sbrigate! - urlò sull’orlo della disperazione.
Meru trasalì: - Andiamo. - annuì tirando Kaim per la manica: - Stai attenta. - la ammonì.
Shine sospirò lasciandosi cadere sfinita lungo la parete, affianco a Justin; respirava debolmente ed era cadaverico: - Che stai facendo? - mormorò così pieno che Shine ci mise qualche secondo ad interpretare la frase.
- Cerco di salvarti il culo. - rispose sforzandosi di sorridere anche se le uscì una sorta di smorfia per via del taglio sul lato della bocca.
- Che è successo? -
- Un uovo di Kishin, ti ha pugnalato alle spalle. Non… non ti ho ancora tolto il coltello dal fianco… -
Justin sussultò e sembrò fare uno sforzo enorme per alzare il braccio e portarselo al fianco per cercare a tentoni l’elsa dell’arma. Shine gli scostò gentilmente la mano: - No. L’emorragia si è bloccata, se lo togli ora… - non finì la frase.
- Se non lo tolgo ora andrà ancora peggio. - affermò deciso stringendo le dita attorno al coltello però era troppo debole per riuscire a tirarlo fuori.
- Lascia. Faccio io. - si offrì Shine tremante avvicinandosi, però ogni volta che faceva forza per estrarlo lui si contorceva. Respirò per farsi coraggio e fece il tutto più rapidamente possibile: gli si mise sopra cavalcioni per tenerlo fermo e, afferrato l’elsa con entrambe le mani, tirò fuori il coltello con uno strappo. Dopo non sentì altro che l’urlo di dolore di Justin che le strinse d’istinto le mani sulle gambe facendole terribilmente male.
La ferita aveva ricominciato a vomitare sangue facendo un lago rosso nella caverna, Shine, con le mani tremanti, cercò di rifasciarla più stretta che poté, quel tanto che bastasse per impedire a Justin di soffocare.
Ci vollero più di dieci minuti perché tornasse a respirare normalmente, Shine non osò muoversi di mezzo millimetro guardandolo con apprensione.
- Shine… -
Lei sussultò: - Dimmi, va tutto bene? -
Come se andasse bene! Aveva appena perso tanto sangue da riempire una vasca da bagno! Ma cercò di sorriderle: - Perché ti dai tanta pena per me? -
- Cosa vorresti dire? Che dovrei lasciarti morire? -
Lui sorrise ancora: - Sai… nel deserto hai sentito una canzone… - cominciò senza avere un minimo di coerenza con la frase precedente.
Shine si sporse leggermente in avanti, sapeva benissimo a che canzone si riferisse, quella per arrivare fino a Firenze*.
- La sentisti poco prima di svegliarti… -
Annuì mordendosi un labbro: Dove vuole arrivare?
- Ero io che l’ascoltavo. Andavo alla Shibusen per prendere parte alla battaglia contro il Kishin. -
Il cuore di Shine saltò un battito, ma non parlò.
- L’mp3 è nella tasca destra dei pantaloni… - biascicò ancora con sulle labbra quell’odioso sorriso di chi sta per morire.
Shine annuì, lo prese e strotolò gli auricolari; uno per ognuno.
Lasciò che Justin scegliesse la canzone, quella volta non cantò, pianse e basta.
Si chinò in avanti fino a poggiare la fronte su quella di Justin: - Ti prego… - supplicò: - Non morire. -
Per sua fortuna riprese a parlare: - È stato un sollievo sapere che non abbiamo 800 anni di differenza… -
- Perché? - si sentì poggiare una mano dietro il collo e rabbrividì.
- Sarebbe stato strano fare questo. - detto quello la spinse in avanti facendo congiungere le loro labbra. Ormai la caverna era completamente al buio e da fuori filtrava mesto il chiarore della luna.
Shine fu come attraversata da una colata di azoto liquido: Cos’è questo? si chiese stranita non avendo mai visto ne provato qualcosa di simile, ma era… piacevole.
Ci mise qualche interminabile secondo per aprire la bocca decidendo di ricambiare quel contatto avventato e timido allo stesso tempo lasciando che le esplorasse la bocca da cima a fondo con la lingua.
Dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per staccarsi: - Che stai facendo? - soffiò tormentandosi le mani; aveva ancora il fiatone e le labbra lucide.
Justin girò la testa da un lato evitando accuratamente di guardarla negli occhi, anche se il rossore che aveva sul viso era lieve, ma lo si notò subito dato che contrastava terribilmente con il viso cadaverico. Sentiva la testa pulsare e il sangue che pompava velocemente nelle vene, per uno come lui era qualcosa di tremendo; Era sempre stato così composto e freddo, a momenti neanche parlava, poi arriva quella ragazza… ed aveva perso il suo appiglio al terreno precipitando nel vuoto.
Ora come ora non riusciva a guardarla in faccia, non sapeva ancora se ringraziarla per quello o fargliene una colpa.
- Se Shinigami verrà a prenderci arriverà in meno di 24 ore. - cambiò argomento lei scivolando per terra affianco a lui, dalla parte del fianco buono, e stringendoglisi contro.
Justin rabbrividì per l’improvvisa mancanza di Shine sopra di se, la tirò più vicina per la vita tentando di riscaldarsi. Fu un miracolo se riuscì ad addormentarsi.
Shine in compenso dormì agitata, svegliandosi ogni due ore con l’inquietudine che lui fosse morto.
Il gorno sorse con struggevole lentezza, Shine non osò allontanarsi dal fianco di Justin per un solo secondo sperando con ogni briciola della sua anima che Kaim e Meru avessero fatto in fretta e che i soccorsi sarebbero arrivati in fretta.
Stette tutta la mattina a osservare l’entrata della caverna, nella vana speranza di intravedere Giriko: Non verrà… decretò alla fine con un sospiro strozzato: Che mi aspettavo? Si vede lontano un miglio che quello vuole Justin morto e sepolto… si strinse le ginocchia al petto facendo finta di non pensarci mentre il pomeriggio passava e lei controllava di continuo le bende di Justin.
Lui insisteva a sorriderle, per dire “Va tutto bene.”, e avvolte Shine ci credeva pure, annuiva distratta asciugandosi di tanto in tanto gli occhi col bordo della maglia ormai logora; Justin non perse neanche l’occasione per strapparle via qualche altro bacio, anche per cercare di far sembrare più vere le sue rassicurazioni.
Fu solo sulla tarda sera, quando Shine aveva ormai perso ogni speranza e Justin dormiva, che sentì movimento all’esterno. Scattò immediatamente in piedi, vibrando per un’improvvisa rabbia e per l’intorpidimento lasciato dalle ore che era rimasta seduta sulla nuda terra, serrando i pugni chiusi davanti al viso.
Appena vide la prima sagoma stagliarsi all’entrata della grotta scattò in avanti e caricò il pugno che fu bloccato prontamente. Prese a divincolarsi come una furia finché non sentì la voce familiare di… - Maka! - urlò con le lacrime agli occhi sfogando abbracciata all’amica tutta la tensione accumulata in una notte.
Con lei c’era Soul; Kaim e Meru, che le si catapultarono addosso disperati chiedendole come stava; E… Giriko?
Gli attimi che seguirono li percepì abbastanza confusamente: Riuscirono a caricare Justin sulla zucca di Blair e ci salirono sopra, Soul, Kaim e Meru presero le sembianze di armi per occupare meno spazio e fare meno peso, ma nonostante quello procedevano a rilento.
Shine mise a fuoco solo dopo un po’ che affianco a lei stava Giriko: - Che ci fai qui? - biascicò sforzandosi di tenere gli occhi semichiusi.
- La biondina mi ha detto di salire. - Shine lo guardò interrogativa, lui sbuffò e le mostrò la suola della scarpa: - Per questo. - precisò facendole vedere l’insetto spiaccicato sotto il suo piede.
Rabbrividì, l’insetto che era uscito da dietro la testa di Joker e che evidentemente aveva visto anche Maka nelle sue bende.
Restò semicosciente per tutto il viaggio, per controllare che Justin stesse bene, e arrivarono miracolosamente alle prime luci dell’alba, ma già la Shibusen era un via vai di persone: Strano… le lezioni non iniziano alle 8.30? si chiese Shine ancora più confusa.
Quando si avvicinarono a terra però poté scorgere un uovo di Kishin volteggiare di fronte al portone d’ingesso e sicuramente era quello l’artefice di tanta confusione, il terreno era leggermente macchiato di sangue quindi doveva esserci stata una battaglia.
Guardò Maka in cerca di risposte, lei però teneva lo sguardo fisso sull’anima rossa mordicchiandosi l’interno della guancia: - Non era mai successo che un’anima malvagia si avvicinasse così tanto alla Shibusen… - spiegò fredda.
- Che sta succedendo? - biascicò.
Sentì Soul digrignare i denti: - Non si sa. -
Shine scese a terra zoppicando mentre Kaim e Meru trascinarono giù Justin insieme a Giriko.
Si avvicinò subito Shinigami, sembrava preoccupato: - Che è successo? - chiese indicando il biondo.
- Ci hanno attaccato in gruppo, uno era molto forte e ha ferito Justin. - spiegò fredda.
- E aveva questo dietro al collo. - aggiunse Giriko facendo vedere a Shinigami la suola.
Shinigami si rabbuiò di colpo facendo loro segno di portare subito Justin in infermeria.
Appena Maka e Soul lo allontanarono da lei, Shine sentì il cuore fermarsi e il sangue gelare nelle vene. C’era… qualcosa.
- Shine? - la scosse Meru.
Lei non rispose, afferrò il ragazzo facendolo trasformare in arma e si buttò verso Maka e Soul: - NO! - urlò menando un fendente verso l’alto.
Ne seguì un tonfo e un orrido essere cadde scompostamente a terra, ma si rialzò subito con un sinistro acciottolio, come se fosse… una marionetta.
Un secondo dopo furono circondati da un altro centinaio di esseri identici, tutti neri, con lunghi artigli ricurvi e gli occhi fiammeggianti. Armi e Maestri tentarono subito di respingerli, ma non passò nemmeno mezzo minuto che tre di loro caddero a terra feriti.
Solo uno di quei demoni si distingueva, era il più grosso e aveva altri due arti che spuntavano dalla schiena.
Shine raggelò, poteva distinguere l’insetto nero che stava arpionato alla fronte dell’ultimo, quello si leccò le unghie puntando i suoi occhi rossi sulla ragazza.
Si avvicinava fendendo l’aria con i lunghi artigli e scaraventando via chiunque gli stesse a portata: - È te che voglio. - ringhiò raucamente tentando di colpirla.
Shine saltò di lato, le sue armi che le facevano da scudo.  Quel che vide: È colpa mia… pensò nel più completo silenzio mentale mentre spostava lo sguardo disperata non vedendo altro che sangue che colava a fiotti, Soul e Maka  che combattevano circondati dalle marionette e Justin riverso a terra con un artiglio nero a pochi centimetri dalla gola.
In lacrime impugnò Kaim e Meru, senza esitazione; Meru capì immediatamente cosa volesse fare: - Shine! No! - urlò terrorizzato.
Lei chiuse gli occhi: - Eco dell’Anima! - da lì non poté più sentire ne Kaim ne Meru. Le loro anime entrarono in risonanza come un’esplosione, tutto il fragore della battaglia fu sovrastato da un boato.
Gli occhi di Shine divennero completamente bianchi mentre l’impugnatura di entrambe le armi le si conficcava nella carne succhiandole via il sangue.
Si sprigionò una luce accecante, tutto fu fermo per qualche secondo poi con un ruggito tremendo un’enorme bestia si scagliò contro la marionetta  più grande azzannandole un braccio e staccandoglielo di netto, saltò e distrusse con una sola artigliata una trentina di fantocci.
L’intera scuola non osò attaccare alcun nemico, per paura di interferire con quell’animale che sembrava essere stato partorito direttamente dall’inferno.
La rappresentazione fisica della Chimera: il corpo da leone avvolto dalle fiamme con una seconda testa di capra, una serpe come coda e la schiena crestata.
Staccata la testa alla marionetta più grande iniziò a ringhiare verso Maka, la prima che aveva inquadrato; sembrava non distinguere più la differenza tra nemici e amici. Sul peggio però sembrò placarsi e così com’era arrivata, nella luce svanì lasciando al suo posto due armi abbandonate a terra in una pozza di sangue e la figura pallida di Shine con le braccia attraversate da lunghi tagli concentrici.
Tutti avevano visto… Justin aveva visto… cos’era capace di fare: stava per uccidere Maka, una sua amica.
Shine si sforzò di rimanere in piedi, nonostante le ferite e il sangue perso quello che più la distrusse erano gli occhi di Justin in quel momento.
- Shine… - si sentì chiamare. Maka le si stava avvicinando.
Lei scosse energicamente la testa non riuscendo a parlare, guardo Kaim, Meru, poi Shinigami e poi Justin…
Si voltò e corse via più veloce che poté.
“… non devi più usare l’Eco dell’Anima. Mai più…”
Capiva bene adesso, il senso di quelle parole.
Riuscì ad attraversare il tratto più corto del deserto che la separava da una foresta scura. Lasciando una scia di sangue lungo la sabbia.
La testa le pulsava, sentiva una voce che non conosceva che ripeteva come un ritornello: … Allora neanche tu sei così forte da respingere la follia… impazzirai… e ucciderai senza rendertene conto…
 
Hihihi!
Neanche la ragazza era forte come sembrava, avrebbe manipolato anche lei, ma sarebbe stato diverso… Sarebbe stata più forte dell’ultimo Kishin, frutto delle sue stesse manipolazioni.
… Più forte è lo spirito più divertente sarà portarlo alla follia. Hihihi!
Sarebbe stata la sua arma di follia e Shinigami sarebbe morto**.
 
SPAZIO ME
Dopo secoli immemori riesco ad aggiornare u.u mi vergogno dei miei continui ritardi… facciamo così, aggiornerò una volta al mese, se non mi faccio viva per più tempo vuol dire che Justin s’è stufato di me è mi ha fatto fuori senza troppi complimenti @.@
Ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo, ma credo che mi soddisfi… solo, il cattivo si chiama Joker… che fantasia! Il cattivo di Batman… -.-
Sono stata abbastanza cruenta nel descrivere in queste nove pagine (O.O), spero di non essere sfumata sul rating rosso… se si, segnalatemelo.
È inutile, è stato più forte di me, ho fatto la scena nella caverna tale quale alle “Cronache del Mondo Emerso”, tralasciando la scena di sesso ^_^ mi sembrava ancora troppo presto… *lettori e una certa Vampire_Frog alzano i forconi*
Anche se questa volta potrei postare forse domani… eheheh! Non un altro capitolo… *la prendono in testa con una sedia(???)* … Uhg… forse posto domani un disegno di Shine e uno di Kaim e Meru.
Ringrazio ovviamente chi mi recensirà ^_^ ora mi eclisso.
P.s. io so che Justin ha più o meno 25 anni quindi ho scelto l’età di Shine di conseguenza.
 
SOUNDTRACK: Linkin Park-Castle of glass, Pink-Try, Miley Cyrus-Who owns my heart

 
*=Per chi non si ricorda era “I Don’t Wanna Miss a Thing” degli Aereosmith u.u
**=Stavo per tagliarmi le vene per scrivere quella frase D: perché invece di “morto” volevo scrivere “soccombere” ma purtroppo di soccombere non esistono alcuni tempi verbali e “soccomberà” o “soccombuto(???)* non suonavano bene.
 
Bene, ora mi nascondo sul serio :D
 
Quest’immagine mi ha ispirato troppo, non potevo non metterla XD: Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 7
*** Shine ***


Ehilà a tutti quelli che seguono questa mia storia :D 
Arriviamo al dunque... u.u in un momento di noia acuta ho avuto l'illuminazione per disegnare Shine... Non badate a quanto il foglio sia stropicciato ma i miei compagni non hanno il senso di delicatezza quando guardano i disegni altrui u.u e se qualcuno se lo chiedesse la "B" in fondo al foglio è la mia firma ;) B come Bianca XD bye bye
A voi le critiche XD 


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Capitolo 8
*** Eredità di Follia ***



Eredità di Follia
 
- Sommo Shinigami! Ci sono dei feriti! -
Si sentì prendere di peso: Fermi… ma che fate? Lasciatemi qui… stava così bene abbandonato a terra, stava per addormentarsi, perché svegliarlo adesso?
Voglio morire… era sicuro di tenere gli occhi semichiusi, ma non vedeva altro che sagome confuse.
In tutto quel trambusto, tra sangue e urla strazianti, gli auricolari gli erano scivolati. Poteva sentirla, la Follia. La gente si domandava perché portava perennemente le cuffiette e si estraniava dal mondo esterno… per quello che vedeva confusamente là lo faceva, il mondo è pregno di follia fino al midollo. Non voleva ne doveva sentirla o ne sarebbe diventato succube.
Dov’è Shine? vederla in quello stato bestiale, che faceva a brandelli un corpo dopo l’altro, l’aveva fatto definitivamente collassare: Quella era lei? quel demonio ricoperto di sangue, dagli occhi folli… la disperazione che vi aveva letto dentro era la porta per un baratro senza fondo.
Lei… un Kishin…gli occhi rimasero vuoti ma trovò la forza per stirare la bocca in un sorriso, quanto meno macabro in quel momento; aveva ceduto ad un’anima malvagia… lui… che aveva sempre combattuto per esorcizzarle: Mi sono innamorato di un Kishin… gli occhi gli si chiusero del tutto con quella consapevolezza. Non trovò altra parola per descrivere quel che pensava…
 
… Ho ceduto per davvero…
 
Le era capitato così poche volte di avere la mente totalmente sgombra che quando le succedeva ne aveva paura. Quel buio che sentiva nella testa, era straziante.
Ovunque passasse a terra si formava una chiazza rossa, il colore della pazzia, che le scivolava lungo le braccia e tra le dita.
Più correva più le sembrava di non aver messo abbastanza distanza tra lei e la Shibusen, incespicava troppe volte, sentiva delle presenze dietro di se, si voltava ma non vedeva mai nessuno.
Tratteneva il respiro e ad ogni passo le sembrava di svenire; non sapeva dove stava andando, seguiva solo la scia impalpabile di un’anima. Una piccola luce in tutto quel vuoto, debole quanto una fiammella che arranca nella cera, con dentro la stessa disperazione che si sentiva in fondo allo stomaco.
Fece un salto oltre un albero, la foresta era finita, lì c’erano solo pietre affilate su un terreno sterile e freddo. Si fermò ad osservare, soffrendo della musica che creava il suo respiro affannato.
Ovunque guardasse vedeva terra e pietra spaccate, segni enormi di esplosioni e di artigli, macchie annerite di… sangue rappreso. Quel luogo odorava di morte, e di sconfitta.
Si arrampicò sul cumulo di macerie più alto, stringeva i denti, le rocce affilate si colorarono nuovamente di rosso. Arrivò in cima e si sedette a gambe incrociate aprendosi parecchi tagli sulle ginocchia.
Era strano, come se quel posto reclamasse il suo sangue, ovunque si appoggiasse le pietre la ferivano.
Senza preavviso una potente scossa la fece piegare in due, la testa le esplodeva, se la premeva tra le mani pregando di avere sollievo. I pensieri tremavano e cadevano uno ad uno lasciandole il nulla spezzato solo da due buchi bianchi. C’era un fastidioso ronzio in sottofondo.
Luce… pensò, prima di rendersi conto che quella non era l’uscita; sotto le due spaccature se ne allungò una terza, una mezzaluna rovesciata e seghettata. Un sorriso.
Indietreggiò ma non si allontanò neanche d’un passo mentre quell’espressione raccapricciante le si avvicinava sghignazzando, il ronzio era aumentato d’intensità e ora riusciva ad afferrare delle parole, sempre più forti, sempre più forsennate: … Allora neanche tu sei così forte da respingere la follia… impazzirai… e ucciderai senza rendertene conto…Ucciderai… IMPAZZIRAI!
- BASTA! - strillò accasciandosi a terra.
Tutto, i suoi pensieri, le macerie immobili, furono spazzate da un vento freddo e la voce ritornò muta.
Sgranò gli occhi, quello che vedeva davanti a se non poteva essere vero; in catene, appeso al vuoto, avvolto nella sua stessa pelle e col volto sofferente stava Ashura, suo fratello. La sua anima.
Shine! Che ci fai qui!? la guardò con autentica angoscia tentando di sporgersi verso di lei, ma bloccato dalle catene: Và via! Subito!
Lei lo guardava quasi terrorizzata: - Ashura… - spirò: - Tu… sei morto… - si riscosse: - Perché sei in catene? -
Lei ti sta inseguendo, devi scappare via… ripeté ignorandola.
- “Lei” chi? -
La Follia, sta cercando di manipolarti come ha fatto con me…
Shine s’irrigidì: - Non mi hai ancora risposto. -
La mia anima è incatenata al luogo in cui sono morto, Lei la tiene prigioniera…
Respirava con affanno, aveva quasi paura di quel che gli stava per chiedere: - Ashura, tu sai cosa è successo. Dimmelo. - ordinò disperatamente.
L’anima sorrise mestamente chiudendo gli occhi per un attimo: È bello essere chiamati di nuovo per nome… sospirò sollevato poi la fissò freddo: Non è successo niente,  sono un Kishin e l’orrore mi appartiene…
L’espressione di Shine s’indurì: - La verità. - scandì.
Furono interminabili gli istanti in qui lui roteò incerto gli occhi da una parte all’altra e si mordicchiò nervosamente l’interno della guancia: La Follias’impossessa delle anime deboli, l’umanità ne è completamente avvolta, e adesso vuole te… e… mi dispiace… perché è colpa mia…
- La Follia và distrutta. - decretò Shine: - Ma che c’entri tu? -
L’occhiata nostalgica che le rivolse il fratello la fece ammutolire: Sono stato io a concederle la tua anima Shine… sorrise inclinando la testa da un lato: Ero troppo codardo e volevo più forza… la mia anima da sola non bastava a pagare un riscatto tanto grande…
Shine sentì il viso bagnarsi, però strinse i denti: - Come…? - chiese solo.
Kaim e Meru… li ha forgiati Lei… trasmettono Follia direttamente al Maestro d’Armi e io li ho dati a te…in poche parole le ho concesso un altro burattino…
Shine rischiò di strozzarsi con la propria saliva, strinse i pugni abbassando lo sguardo: - Non è vero… vuoi dirmi che loro due in realtà… -
No! Non è colpa loro. Lei… incanala la follia in  te attraverso le tue armi… ha manipolato anche loro in modo che non ricordassero niente…  si morse il labbro a sangue, la sua voce divenne improvvisamente raschiante, le pupille si dilatavano e si restringevano in maniera del tutto anormale: … ho capito tardi che stavo impazzendo e che dopo sarebbe toccato a te, per questo… ti ho seppellito nel deserto, avresti smaltito la follia e poi ti saresti svegliata. Non ho messo Kaim e Meru con te perché volevo distruggerli, però non ho fatto in tempo… il tono di voce divenne quasi stridente, aveva abbassato il viso celandolo tra i capelli, si passò la lingua sulle labbra: È arrivato Shinigami. Non è stato molto gentile con me… sghignazzò puntandole addosso degli occhi rosso porpora pericolosamente brillanti: Mi ha spellato vivo e mi ha sigillato nella mia stessa pelle…
Fu spaventata dal repentino cambiamento di Ashura. Shine pensava che delle spiegazioni sarebbero bastate a liberarla da alcuni fantasmi, si sbagliava; mai avrebbe pensato di rincontrare Ashura anche se ci aveva sempre sperato. Chi se l’aspettava che sarebbe stato proprio lui a farle franare la terra sotto i piedi… ora era diverso: Kaim… Meru… Ashura…
Si strinse la testa: Era tutta una recita… questa era la conclusione: - In poche parole mi hai abbandonata a me stessa… - non era una domanda.
Ashura strattonò le catene nel vano tentativo di avvicinarsi, uno solo dei suoi occhi era tornato alla normalità, rosso ma opaco: Se fossi rimasto avrei ucciso pure te…
- Non l’avresti mai fatto. -
Si invec… la bocca di Ashura si serrò di colpo, chiusa da una mano rinsecchita e nera che gli premeva gli artigli ai lati del viso.
Shine si pietrificò, lo sguardo spaventato di suo fratello che le urlava con tutte le sue forze di scappare, riuscì a sbloccarla. Scivolò di schiena sulle pietre strappandosi di netto la maglietta poco sotto i seni e aprendosi un taglio. Si voltò, suo fratello era scomparso, al suo posto c’era solo una piccola anima, metà purpurea mentre dell’altra si intravedeva solo qualche lieve chiazza cerulea che veniva pian piano soffocata da una melma nera, che scivolava sull’anima come un veleno.
Suo fratello, ridotto ad una marionetta, non poteva sopportarlo.
Sbatté un piede per terra ringhiando, in un impeto di rabbia afferrò l’anima, stavolta le rocce non si azzardarono a tagliarla, e si mise a strappare via quella melma imbrattandosi mezzo braccio e non riuscendo a fare granché; il nero si ricreava direttamente dall’anima.
Frustrata sbatté l’anima a terra, quella rimbalzò e tornò a fluttuare, Shine la riprese e prese a rigirarsela tra le mani pensosa.
Una cosa che aveva imparato era: mai divorare anime umane che non erano presenti sulla lista di Shinigami; questo valeva per le Armi.
I Maestri non potevano assimilare delle anime, a loro non servivano ed era così che si diventava Kishin. Strinse l’anima di Ashura tra le dita: A me SERVE l’anima di mio fratello…e con la mano che tremava si accostò la piccola anima tra le labbra. La melma ci si tuffò come se non aspettasse altro imbrattandole la bocca e facendole salire un conato di vomito, subito lo ricacciò indietro spingendosi l’anima in gola.
Sentì quasi immediatamente una strana sensazione al petto, come se il cuore le venisse strappato.
Crollò in ginocchio vomitando melma nera, i suoi occhi lampeggiarono e sentì il mezzo della fronte pulsare, in corrispondenza di quel neo tanto fastidioso che riusciva a nascondere con i capelli.
Si tastò la fronte trovando dei segni, come cicatrici sottilissime che andavano a disegnare qualcosa.
Si alzò traballante e riprese a camminare senza meta.
Niente aveva pi importanza … ormai…
Ormai non sapeva neanche più chi era, quella rivelazione… si arpionò il petto con una mano, strattonando, nel vano gesto di strapparsi il cuore; alzò il viso verso l’alto, il sole cocente che spietatamente rideva di lei… chi aveva detto che solo la notte poteva fare paura? Se avesse trovato chi l’aveva detto lo avrebbe ucciso, evidentemente non aveva mai annaspato come stava facendo lei in mezzo a tutta quella fastidiosa luce.
 
- Lasciatemi cretini! Devo andare a cercare Shine! - strepitò Kaim divincolandosi come un disperato, lo tenevano in quattro. Soul, Kid, Black*Star e Giriko.
Meru si limitava a stare seduto in terra a gambe incrociate, gli occhi vacui a fissare il fratello che perdeva sangue a fiotti a forza di agitarsi.
Con molta fatica riuscì ad alzarsi e, miracolosamente, ad imporre silenzio soltanto avvicinandosi a Kaim: - Se la vai a cercare adesso scapperà ancora. -
Il rosso ringhiò: - Come puoi lasciarla da sola?! -
Un lampo di rabbia passò negli occhi grigi di Meru: - È spaventata, non si lascerà avvicinare da nessuno. - si mise stancamente una mano tra i capelli: - Non avrebbe dovuto usare l’Eco dell’Anima… -
Soul mollò la presa affrontando Meru a viso aperto: - Sai cosa penso? - lo sfidò con prepotenza: - Che la colpa sia vostra, avete un’anima strana e avete attirato qua un sacco di uova di Kishin. - affermò sfrontatamente.
- Soul, non ti sembra di esagerare? - domandò Maka flebilmente, era ancora scossa per quel che era appena accaduto.
- No Maka, stavano per ucciderti! - la guardò quasi disperato e lei ammutolì, le indicò i due gemelli: - Ora guarda, osserva le loro anime. Sono curioso di vedere cosa troverai. - ringhiò.
- Soul ha ragione, sta succedendo qualcosa di molto strano… quella ragazzina mi sta rubando tutta la scena e deve ancora farsi pestare dall’illustre sottoscritto. - affermò Black*Star, in un imbranato tentativo di convincere anche Maka; fortunatamente non continuò i suoi discorsi da megalomane perché Tsubaki lo bloccò in tempo.
Meru s’irrigidì tirandosi affianco Kaim e alzando il mento sfacciatamente, guardando i presenti con aria di sfida invitando Maka a guardare loro l’anima.
In qualche modo sapeva che avrebbe trovato qualcosa che non andava, in ogni caso non avevano altra scelta che addossare a loro la colpa.
Maka li guardò con attenzione, spostando repentina lo sguardo da l’uno all’altro, fu scossa da un improvviso tremore e diventò pallida come un fantasma: - Niente… - ansimò pianissimo: - Non c’è! -
Meru la guardava ancora, forse con divertimento adesso, l’espressione indurita, quasi severa. Era assurdo quanto quei due sembrassero uguali con la stessa espressione in viso.
- Non può essere Maka, guarda bene. - la spronò Soul.
Si, effettivamente i corpi dei due ragazzi non erano totalmente vuoti. Era come un bagliore, che pulsava debolmente.
Sforzando gli occhi all’inverosimile riuscì a scorgere due anime evanescenti, c’era qualcosa di strano però… entrambe si vedevano solo per metà, l’altra sembrava tagliata.
- Le nostre anime reagiscono solo in presenza di Shine. È strano… - Kaim spezzò il silenzio che si era venuto a creare quasi cautamente, cosa abbastanza strana per lui.
Maka annuì distratta, guardava ancora, cercando di capire cosa fosse la massa nera che copriva metà delle loro anime; non erano tagliate…
- Temo però che dovremo rimandare l’argomento a più tardi. Dovremo dare una mano. - fece notare Kid indicando loro il campo di battaglia.
Soul annuì cauto guardando torvo i due gemelli, non gliela contavano giusta.
La maggior parte dei Maestri e delle Armi erano a terra feriti e il più grave aveva un braccio mezzo aperto; poi c’era Justin… l’avevano portato in infermeria, Nygus gli stava ricucendo le ferite, ma aveva perso troppo sangue.
In poche parole: la situazione era grave. Contando poi che nessuno sapeva spiegarsi quell’improvviso attacco e o se ce ne sarebbe stato un altro.
Quella giornata fu un autentico incubo.
 
Stava male, voleva vomitare…
La luce ferisce, brilla nonostante lei fosse avvolta dalle tenebre; le definisce, le concretizza, rendendole ancora più angoscianti.
Col sole l’ombra non scompare, si fonde con lei, l’avvolge e la tormenta.
La gola è secca: Brucia… arrancando sotto il sole, cadde in ginocchio ansimando pesantemente, sfinita; il respiro le raschiava la gola; le braccia le dolevano, per le ferite ancora aperte e per la stanchezza.
Quel tratto di deserto che la separava da Death City pareva infinito eppure, quando stava scappando l’aveva attraversato in pochi minuti. Adesso, da quanto camminava? Minuti? Ore? Quanto?
Il cuore le batteva forsennato nel petto, ad ogni battito sembrava volerle sfondare le costole. Sentiva dolore, tanto dolore. Un milione di spilli che la perforavano, le bastava solo pensare: tutto quel sangue, Justin, Ashura, Kaim e Meru…
Tutto quanto le stava scivolando tra le dita, come quella sabbia cocente.
Tutto quel sangue… era stata lei.
Justin… l’aveva guardata uccidere.
Ashura… l’aveva abbandonata.
Kaim… Meru… artefatti di follia, la stessa che la stava facendo impazzire.
Che devo fare? doveva uccidere la Follia. Come?
Era solo un veleno, che strisciava nella mente delle persone; ma quella mano che aveva impedito ad Ashura di parlare le suggeriva il contrario.
In sostanza: cos’era la follia?
Ognuno poteva dire ciò che voleva, per lei era solo sangue.
Un passo dopo l’altro mentre il sole calava, separando la sua ombra da lei e proiettandola più indietro.
Al limite di Death City, la luna sghignazzava e il suo ghigno era coperto di sangue, lo fece quasi senza pensarci: entrò in città a testa bassa, non guardando in faccia nessuno. Fino alla scalinata della Shibusen. Per la strada le sembrò di scorgere Blair ma non alzò lo sguardo neanche allora.
A metà, percepì un’anima sulla cima, come un fulmine a ciel sereno. Proseguì facendo finta di nulla quando passò affianco a Giriko.
- Ehi! -
Si bloccò non degnandolo di un’occhiata.
- Cosa combatti? - le chiese mesto, senza tradire alcun interesse.
Lei strinse i pugni, la sua espressione non doveva essergli sfuggita: - Me stessa. - rispose infine: - Perché sei qui? -
- Chi cede alla follia non fa una buona fine: il Kishin, Arachne, Medusa, … adesso sono tre metri sottoterra. -
- Conosco la storia, ma non capisco allora perché hai liberato quella strega e perché menti a riguardo. - lo guardò con la coda dell’occhio: - Non mi hai ancora risposto. -
Giriko fece un segno di stizza: - L’unico dovere che ho avuto era verso Arachne, lei combatteva per il Kishin. Hanno comunque perso tutti e Shinigami non si fida abbastanza di me. -
- Non vedo perché debba… Quindi stai dalla parte del vincitore. - Shine storse il naso: - Vile. - commentò.
Giriko fece un ghigno molto simile ad un sorriso e le appoggiò una mano tra i capelli corvini: - Venti minuti. Poi non mi farò scrupoli a dire che sei qui, dubito che Shinigami ti lascerà andare. - le concesse.
- Dieci minuti e Kaim e Meru si accorgeranno della mia presenza. - sbuffò continuando verso la scuola e scivolando oltre il portone.
- Sai, mi stai simpatica. Non farti uccidere. - le parlò dietro. Shine scosse la testa: È senza speranze…
Di notte solitamente non c’era nessuno, ma non quella volta.
C’era ancora abbastanza movimento per i corridoi, sarebbe stato abbastanza problematico quindi arrivare in infermeria.
Si nascose sotto le scale in attesa del da farsi; se non ricordava male in infermeria c’era una sola finestra al livello del terreno. Poteva controllare da lì.
Uscì di corsa e andò a controllare. La piccola stanza adibita ad infermeria era diventata un vero e proprio ospedale da campo. E soprattutto la stanza era affollatissima, le sembrò di scorgere Nygus indaffaratissima che correva da una parte all’altra.
Qui non c’è… si arrese.
L’altra possibilità era la loro stanza, aveva troppo poco tempo, si arrampicò direttamente su per il muro per arrivare alla finestra; bastò una spallata per aprirla e fu dentro. Anche se cadde malamente sul pavimento dopo aver visto il proprio riflesso sul vetro: al posto del neo sulla fronte aveva una sorta di tatuaggio, un occhio aperto e rosso: Ashura… pensò sconvolta. Aveva anche il lato della bocca ancora coperto da sangue rappreso.
C’era tanto silenzio, sembrava proprio come l’aveva lasciata. Sul letto scorse la figura di Justin, coperto fino al petto, con la testa abbandonata sul cuscino, i capelli scompigliati e una flebo attaccata al braccio.
Appena Shine gli si avvicinò socchiuse gli occhi, più vacui del solito e schiuse le labbra screpolate per rantolare il nome della ragazza.
Lei non rispose, indecisa se restare o andarsene. Sospirò e andò a sedersi sul bordo del letto, a terra c’era ancora la sua busta con gli abiti nuovi che le aveva regalato Liz: - Mi dispiace, che tu mi abbia visto in quel modo. - mormorò affranta, gli prese una mano posandosela in grembo e accarezzandone il dorso con la punta delle dita: - Dimmi, com’erano i miei occhi? -
Gli occhi di Justin tremolarono: - Di chi prova gusto nell’uccidere. - disse con la massima schiettezza.
La voce di Shine s’incrinò e gli strinse la mano: - Questo è un motivo più che valido per chiamarmi Kishin. -
- Non lo sei. -
Shine si morse il labbro: - Come fai a dirlo? -
Justin sforzò un sorriso: - Non saresti tornata indietro altrimenti. -
Lei respirò a fondo: Per poco… per qualche minuto… ci devo credere… è così… - Mi piacerebbe sapere il perché di una cosa… - cominciò balbettando: - La missione dove sei rimasto ferito… - arrossì.
Justin si fece subito attento, ma lei non continuò, lo guardò di sottecchi con insistenza.
Ricevette in risposta solo uno sguardo interrogativo.
- Bhe… in quella caverna… quando ti ho levato il coltello dal fianco, tu avevi cominciato a delirare… sai che dici un sacco di cazzate quando deliri? - si sforzò di scherzare tentando di sdrammatizzare anche se un’inquietudine si faceva largo nella sua testa.
Però Justin non sembrava cambiare espressione, Shine non poté fare altro che interpretare quegli occhi come un “Dimentica tutto, non era niente, deliravo e ho sbagliato…”
Shine si mosse, a disagio, gli posò brevemente le labbra sulla fronte e si appollaiò sulla finestra: - Ti sbagli, IO SO di essere un Kishin. Ho ingoiato l’anima di Ashura. - disse dura poi scese giù.
Justin rimase disorientato, senza riuscire a fermarla. E a pensarci: Cos’era successo? ricordava solo tanto dolore, una pioggia di puntini rossi che gli danzavano davanti agli occhi, freddo, poi caldo… e un pensiero: “Ho ceduto per davvero…”
 
Doveva asciugarsi gli occhi ogni tre passi per poter vedere dove andava: Perché piango?! Le ferite non fanno più male, sento solo una morsa alla gola… e un fastidioso rimestarsi infondo allo stomaco.
Forse si sarebbe consumata le labbra a forza di passarci sopra la punta della lingua e delle dita nel vano tentativo di rievocare quella scena che le si era incisa a fuoco tra i pensieri, nel dubbio di essersela solo sognata.
Justin non si era smosso di mezzo millimetro quando gliel’aveva accennata e la cosa la rendeva incredibilmente triste.
- Shine. -
Sobbalzò alzando lo sguardo: - Shinigami. - rispose chinando impercettibilmente la testa. Affianco a lui c’erano Maka, Soul e Giriko mentre dall’altra Kaim e Meru.
Doveva avere un aspetto orribile contando come la guardarono.
Maka aveva percepito la sua anima, anche se abbastanza falsata da quella di Ashura, e aveva subito avvertito Shinigami di aver percepito l’anima di un Kishin; inutile dire che era rimasta abbastanza stupita di trovarsi davanti Shine. Impugnava Soul, ma aveva lasciato l’arma non appena l’aveva vista.
- Maka riprendi l’arma. - l’ammonì Shine.
- E perché mai? - intervenne Shinigami facendo fare qualche passo indietro alla biondina: - Mi sembri abbastanza sconvolta dopo la tua prima missione. Che è successo? -
- Niente. - mentì stringendo i pugni, non aveva voglia di riassumere, alzò la testa recitando lo sguardo più spavaldo che sapesse fare: - Mi sembra abbastanza infame da parte vostra uccidermi in questo modo, almeno trovatemi da soli, senza che io vi venga incontro. - gli occhi le lampeggiarono.
Kaim si sporse in avanti, ma fu bloccato dal fratello prima che potesse correre incontro a Shine.
Cosa facciamo Soul? Maka non riusciva a capire, l’anima di Shine era diversa e quelle dei due gemelli avevano cominciato a palpitare vigorosamente e la melma che le ricopriva a ribollire; anche l’anima di Shine ne era avvolta adesso.
Tranquilla Maka, ci penserà Shinigami… cercò di tranquillizzarla Soul.
Shine stirò la bocca dal lato della ferita e si scostò i capelli dalla fronte mostrando il terzo occhio: - Ho ingoiato l’anima di Ashura… - gongolò con un’espressione raccapricciante: - Lui mi ha detto che devo distruggere la Follia che si sta impossessando di me. - ridacchiò strascicando tutte le parole e accarezzandosi le ferite sulle braccia.
Shinigami guardò Maka e lei annuì: quella che vedeva doveva essere per forza l’anima di Ashura; in simbiosi con quella di Shine.
Meru fece un passo in avanti: - Shine… calmati, qualunque cosa sia la risolveremo. - balbettò.
Lei lo fissò con sguardo di ghiaccio: - Non ti avvicinare. - ringhiò.
Meru si fermò ma Kaim fece lui un passo avanti per ripicca mentre Shine ne faceva uno indietro: - Vi ha forgiati la Follia per far impazzire me come ha fatto con Ashura. -
I due gemelli si bloccarono guardandola stralunati.
Maka picchiettò nervosamente la punta della falce per terra: - Sommo Shinigami, perché non interviene? -
- Sta faticando per mantenere un controllo su di se, se mi avvicinassi non so come reagirebbe l’anima di Ashura. -
Shine respirò a fondo coprendosi l’occhio destro con la mano: - Shinigami, la Follia ha preso corpo, si è accumulata negli animi deboli degli umani e sta dilagando. Io e Shine siamo solo le sue prime cavie. - parlò con voce maschile.
L’espressione sulla maschera di Shinigami divenne seria: - Guarda guarda chi è riapparso dall’oltretomba, Kishin Ashura… a cosa devo…? -
- Piantala di scherzare. -  ridacchiò Ashura: - Dico sul serio e non pensare che sia stato io a convincere Shine di ingoiare la mia anima. Io volevo proteggerla. -
- Quindi? Cosa proponi? -
L’occhio di Shine roteò annoiato: - Trovare la Follia e distruggerla. Non scomparirà totalmente, ma ci vorrà molto tempo perché si accumuli di nuovo come adesso. - spiegò serafico.
Giriko fin’ora era rimasto ad osservare il corpo di Shine che si muoveva a scatti febbrili, avanzò di un passo con le mani nelle tasche: - Ehi Kishin! - abbaiò con poco tatto: - Hai divorato l’anima di Arachne vero? -
- Si. - sibilò Ashura, e Shine si leccò le labbra.
Giriko ghignò: - Quella strega si è rivelata una vera delusione, aspettare 800 anni per liberarla… non ne è valsa la pena. - parlò con tanto veleno nella voce quasi parlasse con la diretta interessata. Alzò le spalle con noncuranza: - Anche questa causa sembra impossibile, come quella per uccidere il Kishin eppure… il Kishin ora è morto… quindi… credo che vi appoggerò. - decretò guardando poi Shinigami.
- Come vuoi. - sospirò il Dio poi si grattò la testa pensoso e assunse un’espressione affranta: - Non mi stupirei se a questo punto le Death Schyte si licenziassero dato che sono appena tornate a casa e io devo riconvocarle… - fece un segno a Maka: - Riferisci a Sid di convocare le Death Schyte per una questione molto importante. -
Maka annuì diligente e corse dentro la scuola insieme a Soul.
- Soul che hai? Sei così silenzioso… - notò Maka quando furono in corridoio.
Soul voltò la testa: - Penso a cosa sarebbe successo se tu non avessi sentito l’anima di Shine dispersa nel deserto… -
 
SPAZIO ME
Bene bene bene, salve salve salve! Ecco qua il mio tanto sudato capitolo!
Finalmente riesco a concluderlo, fiù.
Spero che l’attesa non sia stata troppo snervante *lettori alzano torce e forconi*
Ok O.O ritiro quello che ho detto…
Che dire, spero che chi mi segue continui a seguirmi e, accidenti, dateci sotto con le recensioni!!! :D I pareri di altri sono molto importanti per me. Grazie a chi recensirà, ovviamente u.u
 
 SOUNDTRACKS: Aereosmith-Dream On, Green Day-Boulevard of Broken Dreams, 30 second to Mars-This is War.
 
E a fine capitolo  posto il, credo, tanto atteso(Se se -.-) disegno di Kaim e Meru :D
Hope you like it!

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E anche un immagine di Meru, l'ho fatta qualche tempo fa e mi ha ispirato la parte dove Soul e Meru stanno per azzuffarsi :3

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P.S. ho capito una cosa... MAI postare un disegno subito dopo un'altro capitolo, perché altrimenti quel povero capitolo lo snobberanno tutti T.T povero il mio sesto capitolo senza neanche una recensione... Bhe... :3
Bye Bye

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Capitolo 9
*** Avviso ***


Messaggino veloce veloce del primo giorno dell'anno 2013: il mio pc ha deciso di suicidarsi poco dopo che ho pubblicato l'ultima volta... -.-" è letteralmente morto... Quindi non ho più il mio fido computer su cui scrivere e su cui per altro c'è anche il capitolo che avrei dovuto pubblicare non ancora finito, quindi sono disperata e sto sfiorando la crisi!!! D: Il tecnico mi ha detto che dovrebbe essere riparato *spera con tutto il cuore* dopo la befana... Io incrocio le dita... Mentre chi legge può pure alzare i festoni e sparare i petardi :'D non potrò più tormentare nessuno per un po' con questa storia senza capo ne coda ;) In ogni caso buon anno a tutti!!! Spero che il 2013 non sia cominciato male come il mio.... Ossia con un bicchiere di champagne rovesciato in testa >3< per opera di mio padrino! Bye Bye <3

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Capitolo 10
*** Cadere nell'abisso ***


SPAZIO ME XD
Ehi ehi! Eccomi di ritorno! Il pc è tornato in vita e io sono di nuovo qui a rompere le scatole!!!! XD yheeee!
Scusate l’assenza u.u
… … …
OKAY! Lo ammetto! T.T soo una scansafatiche! Pubblico il capitolo solo adesso perché prima non ne avevo voglia! In realtà il pc era funzionante già da qualche settimana fa!!!

Ora lapidatemi… ehm…
 
SOUNDTRACKS: Adele-Skyfall, Nightwish-Nemo, Linkin Park-In the end
 
In compenso eccovi un disegno ispirato al capitolo… Hope you like it(si spera… -.-)

 
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Cadere nell’abisso
 

Non poteva credere a quelle parole, scosse la testa: - No! Non può farlo! - sbraitò con la voce tremolante afferrando sia Kaim sia Meru per un polso e tirandoseli dietro.
Shinigami però era inflessibile: - Mi dispiace, ma non potrai usare le tue armi per un po’. - le aveva detto così dopo che lei, con un aiuto da parte di Ashura, aveva spiegato la situazione  riguardo la Follia e i suoi artefatti.
Dopo quella decisione avrebbe voluto spazzarli via tutti: Ashura, Shinigami e le Death Schyte, che si erano precipitate alla Shibusen poco dopo la convocazione.
Con un solo Eco dell’Anima… ribadì stringendo i pugni per non scattare seduta stante. Forse l’unica cosa che le impedì di reagire furono proprio i due gemelli, Meru le appoggiò una mano sulla testa in una sofferta carezza: - È per te, non preoccuparti… - le si avvicinò anche Kaim: - Andrà tutto bene, poi tornerà tutto come prima. - aggiunse. Dalla loro voce si capiva che erano rimasti sconvolti nel sapere che era colpa loro se Shine stava male.
Lei aveva abbassato la testa arresa e si era lasciata sfuggire un solo singhiozzo: - Mi dispiace ragazzi… - Ashura e Shine parlarono assieme: - Tornerò a riprendervi. - aggiunse solo lei.
Shinigami aveva detto che li avrebbe tenuti in una cella nei sotterranei della scuola per un po’ e le aveva assolutamente vietato di vederli.
La caccia alla Follia era già cominciata e Shine non poté prenderne parte; già molti Maestri d’Armi erano partiti agli angoli del mondo insieme alle Death Schyte alla ricerca dell’ubicazione della Follia, persino Giriko.
Quindi Shine si ritrovò completamente sola, a parte per Justin, che era l’unico a tenerle compagnia e con cui poteva parlare… e che riusciva, almeno parzialmente, a salvarla dai suoi incubi e da se stessa.
Anche Ashura sembrava averla abbandonata, non le aveva più parlato, solo una notte aveva fatto notare la sua presenza, quando Justin era ancora in semicoscienza l’aveva lasciata solo con un freddo e triste “buonanotte” poi più niente; Se si sforzava adesso riusciva ad avvertire solo un lieve prurito sull’anima e allora sospirava di sollievo sapendo che suo fratello era ancora lì.
 
... Era immotivata, ma aveva paura di guardarsi allo specchio di notte, paura di quello che avrebbe visto nel riflesso. Questo da sempre, appena calava il buio lei si seppelliva sotto le coperte, possibilmente abbracciata al fratello.
Anche se, mentre si passava una vecchia spazzola tra i capelli, davanti ad uno specchio e nella penombra, non sembrava turbata.
Canticchiava una vecchia filastrocca che conosceva, schiudendo appena le labbra pettinandosi lentamente i capelli, sorrideva: - London Bridge is falling dawn, falling dawn, falling dawn. London Bridge is falling dawn my fear lady… - posò la spazzola e avvicinò il viso allo specchio, stirò ancora di più il sorriso.
La poca luce mancò di colpo, quando tornò il riflesso sullo specchio sorrideva ancora anche se lei si era allontanata.
Il riflesso ripeté il verso della canzoncina che aveva cantato lei e rise, gli occhi baluginarono di rosso e sulla fronte si spalancò il terzo occhio, la pupilla era stretta e roteava impazzita sul bianco della sclera. Mancò ancora la luce e nuovamente tornò.
Il riflesso ora rideva sguaiatamente, le braccia, entrambe con le armi, incrociate all’altezza del ventre, gli occhi erano celati da una benda dove vi erano raffigurati tre occhi e l’intero corpo era coperto di sangue nero.
Non aveva paura. Anche lei dall’altra parte dello specchio sorrise abbandonando la testa da un lato e scoprendosi la fronte con la mano improvvisamente sporca.
- Vieni da me… - la invitò il riflesso porgendole la mano da cui colava densamente il liquido scuro.
Lei si sporse verso lo specchio e ci appiccicò la faccia, si sentiva spingere la testa da dietro e non le fu permesso sottrarsi…
 
Si alzò dal letto con uno scatto con il cuore che rimbombava sotto lo sterno, mettendosi in posizione d’attacco nel bel mezzo della sua stanza buia, salvo la porzione di pavimento sotto la finestra senza tende.
A momenti rischiava di strozzarsi con il suo stesso respiro, sussultò, e si raggomitolò sul pavimento ghiacciato tenendosi la testa; stringeva i denti mentre tra i pensieri un diavoletto arrancava muovendosi come ubriaco mentre canticchiava quella dannata filastrocca.
Prima che il terzo occhi le cominciasse a pulsare si sentì una mano sopra la spalla e si voltò: - Justin… non dovresti alzarti, non ti sei ancora ripreso del tutto… - balbettò tirandosi su, sapendo benissimo che tirava fuori quella frase ogni volta che la sorprendeva in quella condizione anche se ormai non aveva più senso.
- Potrei dirti la stessa cosa. -
Shine sospirò.
- Fatichi ad addormentarti? - chiese lui.
Annuì e tornò sotto le coperte senza dire altro girandosi verso il bordo, dopo poco il respiro leggero di Justin tornò a farle da sottofondo. Si era quantomeno abituata a dormire con lui, nello stesso letto; dopo una settimana a litigare per stabilire quale fosse il confine invalicabile tra lo spazio di uno e lo spazio dell’altra. Più che altro faticava ad abituarsi all’incubo che la svegliava tutte le notti da quando aveva ingoiato l’anima di Ashura, era sempre lo stesso.
- Tu pensi troppo. -
Sobbalzò voltandosi di scatto e trovandosi il biondino a pochi centimetri di distanza, spalancò la bocca ma non urlò.
- Spaventata? -
- Pensavo stessi dormendo. - Shine lo guardò assassina poi fissò con insistenza la famosa “linea di confine” che Justin aveva deliberatamente oltrepassato.
Lui però non accennò a riguadagnare le distanze: - Un altro incubo? - chiese cauto.
La ragazza si rigirò indispettita tirandosi la coperta fin sopra l’orecchio: - No, è sempre lo stesso. - mugugnò lapidaria;
Rimase in attesa rigida come un pezzo di legno prima che Justin allungasse una mano sul suo fianco e se l’avvicinasse per stringerla in un abbraccio.
Come da copione Shine cercò di divincolarsi debolmente per poi cedere e permettergli quel contatto. Si era abituata anche a quello, soprattutto perché era l’unico rimedio contro il suo sonno agitato; si concesse un sospiro di sollievo e si accucciò contro il petto di Justin per cercare di dormire. Neanche si ricordava come fosse successo tutto quello… da quando si lasciava toccare tanto facilmente?
Al contrario di quanto pensasse Shine, Justin non si addormentava subito; avrebbe passato ore ad osservare il corpo addormentato affianco al suo. Era certamente bella, un angioletto addormentato su una nuvola, e a lui era permesso di sfiorarla: le sporadiche volte che si faceva coraggio e allungava le dita su una delle guance morbide o spostava le mani dai suoi fianchi.
Per il resto non osava neanche guardarla… di certo non avrebbe mai pensato che si sarebbe creata una situazione simile; il fatto che lui non avesse potuto prender parte alla missione che Shinigami aveva assegnato a tutte le Death Schyte per quella ferita al fianco contribuiva. Anche se ormai non gli era rimasta che un’ancora fastidiosa cicatrice.
Già… la Follia… ogni giorno gli sembrava di dimenticarsene, attorno a lui e Shine si era creata come una sorta di cappa di vetro in cui nessuno poteva entrare e che ormai avrebbe voluto rompere.
Sapeva benissimo quanto Shine fosse instabile in quel momento, a parer suo la cosa peggiore che poteva fare Shinigami era toglierle le armi, ma come contestare la sua decisione? Era più che ovvio che nessuno sapeva più cosa fare.
Stavano cercando la Follia, ma niente escludeva che, anche ora, non li stesse soltanto prendendo uno ad uno, a partire dal dubbio di tutti: cosa fare…
Dover stare bloccati a letto era abbastanza frustrante.
Sospirò, non avrebbe mai preso sonno se continuava a logorarsi con quell’infinità di pensieri; Shine mugugnò qualcosa nel sonno quando la strinse di più.
Chissà per quanto potremo continuare così…
… poco… relativamente poco…
 
- Uff… siamo arrivati? -
Maka strinse l’impugnatura della sua falce; decisamente, non lo sopportava più! Sarà stata la ventesima volta che lo sentiva dire la stessa frase. Aveva appena trovato qualcuno più irritante di Soul…
Aggiornò mentalmente la lista delle persone più rompiscatole che conoscesse: Giriko adesso campeggiava al primo posto.
Cercò di convincersi del fatto che non avesse importanza, avevano una missione ben più importante delle sue faccende personali: trovare la Follia.
Con chi svolgeva la missione era irrilevante.
L’unica cosa di cui poteva rallegrarsi era il fatto che suo padre fosse rimasto con Shinigami, altrimenti sarebbe stata doppiamente fottuta. In primo luogo Giriko stava minacciando di risvegliare i suoi istinti più violenti, se fosse stato presente anche suo padre insieme al Dr.Stein, che fortunatamente era solo e si stava fumando la sua sacrosanta sigaretta in pace, avrebbe potuto aprire un portale per l’inferno con una sola falciata e buttarceli dentro.
 - Maka, rilassati. Stein ha raccomandato tutti gli studenti di non lasciarsi andare ad emozioni forti, con la Follia a piede libero… -cercò di calmarla Soul.
Maka respirò a fondo resasi improvvisamente conto di star trattenendo il fiato: - Scusa, sono nervosa. Da quel che ho capito la Follia adesso… è una persona?
Non chiamarla “persona”… -Soul rabbrividì: - Non c’è niente di umano in quel che abbiamo davanti… -
Nelle vicinanze doveva esserci una cascata e anche parecchio alta visto che il fragore dell’acqua copriva quasi le loro voci.
Maka annuì, Shinigami aveva parlato chiaro, se vedevano qualcosa di strano dovevano immediatamente tornare indietro. In ogni caso si sentiva terribilmente nervosa, l’unica presenza “rassicurante” era Stein, il che era tutto dire dato gli effetti che aveva avuto su di lui la Follia l’ultima volta.
Kid e Black*Star erano finiti tutti e due in gruppi diversi; Kid con Crona; Black*Star con Kirikou; Lei invece era con Giriko… e stavano arrancando tra le varie foreste dell’America del Sud seguiti da Stein.
Ox forse era stato il più fortunato dato che faceva squadra con Kim.
Cosa aveva in mente Shinigami proprio non l’aveva capito…
Maka sospirò, si sarebbe dovuta accontentare.
Stein si tolse la sigaretta dalla bocca accelerando il passo e precedendoli: - Ragazzi vi conviene stare attenti, se non siamo certi di incontrare la Follia in persona non escludo la presenza di qualche uovo di Kishin nei paraggi. - li avvisò.
- Certo prof. - annuì Maka avanzando con più circospezione.
Giriko invece si bloccò sul posto incrociando le braccia: - Ehi, razza d’imbecille! Non trattarmi come quei tappi dei tuoi studenti… - ghignò e appoggiò con forza il palmo sulla testa di Maka, dai suoi trenta centimetri in più di altezza: - Ho detto di volervi appoggiare, non che avrei preso ordini. - sbuffò infastidito.
- Ehi! - si lamentò Maka agitando la falce nella sua direzione: - Non mi toccare! -
Giriko alzò le mani in segno di resa: - Sennò che fai nanetta? - ghignò abbassandosi appositamente alla sua altezza.
Maka stava per ribattere che Stein chiese loro silenzio con una voce che tradiva fretta. Soul tornò nella sua forma umana e si avvicinò silenzioso al professore dopo qualche minuto di assoluto silenzio: - Che succede? - sussurrò spostando le pupille da una parte all’altra del campo visivo.
Non gli fu permesso di dire altro che Maka cadde in ginocchio e iniziò a tremare, l’arma le si fece subito affianco scuotendola per la spalla: - Maka! Maka! Che hai?! - chiese spaventato.
Lei spinse via la sua mano con uno schiaffo: - Non ti avvicinare… - soffiò, lo guardò in modo strano alzandosi in piedi di scatto: - Vattene via! Io non sono come te! - urlò, non sembrava parlare con lui, non sembrava parlare con nessuno di loro. Ma era terrorizzata.
Soul strinse i pugni e prima che potesse avvicinarsi alla propria Maister, Stein lo bloccò, avvertì immediatamente un brivido passargli lungo la schiena, la mano di Stein sulla sua spalla tremava: - Sta avendo un’allucinazione. -
- Allora muoviamoci, dobbiamo portarla via di qui. - decretò la falce prendendo a forza la ragazza e trascinandola via seguito da Stein e Giriko.
La motosega, mentre si allontanava, provò l’impellente impulso di voltarsi indietro: oltre all’oscurità gettata sul terreno dalle fronde tra di esse scorse due bagliori rossastri, ma di certo non si fermò per vedere cosa fossero perché una morsa di terrore mai provato gli attanagliò le viscere spingendolo a correre più veloce.
Qualunque cosa fosse capì che anche Maka l’aveva vista.
 
… - Hai visto anche tu Kirikou? -
- Si, c’era qualcosa che si muoveva lì… -
- Fermi ragazzi, non sappiamo cos…! - cercò di avvisarli inutilmente Sid.

- Black*Star!!! - non fece in tempo a vedere altro che quello schizzo di sangue…
 
… - Crona… va tutto bene? -
Tremava: - S…si sto…to… be…bene… - il tempo di dirlo che gli occhi gli si rovesciarono e dalla bocca gli uscirono delle stille di sangue. Cadde a terra.
- Crona! - …
 
… Era strano che non avesse notato niente finché qualcosa non l’aveva colpita in pieno viso e l’aveva fatta cadere schiacciandole una gamba. Nulla era mai sfuggito ai suoi occhi.
Ox e Kim, senza di lei, si erano sentiti immediatamente persi…
 
Sempre lo stesso incubo… sempre lo stesso…
 
Quando arrivarono alla Shibusen vi trovarono già tutti gli altri, sembrava che si fossero ritrovati lì tutti quanti come da un tacito accordo.
Black*Star era ferito malamente ad un braccio e al petto e Kirikou si appoggiava a lui tenendosi solo su una gamba, l’altra sembrava rotta. Con loro era andato Sid che li seguiva poco più indietro seguito da Nygus; mentre Kid portava Crona, svenuto, sulle spalle. Ox e Kim invece erano occupati a sorreggere Azuza, la Death Schyte incaricata ad andare con loro: aveva le lenti degli occhiali scheggiate e non riusciva a tenersi in piedi per colpa di una gamba che continuava a cederle.
Quando arrivò lì, Maka aveva il fiatone, si avvicinò a Black*Star: - Che vi è successo? - chiese.
Lui si tirò la sciarpa sulla bocca: - Un uovo di Kishin, ci ha teso un agguato. - rispose piatto: - Ed è riuscito a rompere una gamba a Kirikou. -
Maka si voltò verso Kid, lui indicò Crona: - Gli ho chiesto se stava bene, mi ha risposto di si, ma poi ha cominciato a perdere sangue dalla bocca ed è caduto a terra. Non dà segni di vita da quando l’ho preso in spalla… - spiegò smuovendo appena il corpo inerte di Crona per farlo scendere e lasciarlo alle cure di Marie.
L’unico commento di Ox invece fu solo un piatto: - È stato troppo veloce… - sussurrò aggiustandosi gli occhiali: - Non abbiamo potuto vederlo. -
Maka aveva continuato ad annuire: - Io invece, credo di non saperlo… cosa è successo. -
- Vado a chiamare il Sommo Shinigami. - li avvisò Soul, aveva sentito abbastanza. Non’appena varcò la soglia della Shibusen cominciò a correre, dritto verso la Camera della Morte.
 
Shine stava affacciata alla finestra osservando stranita la scena: Possibile che siano già tornati? si chiese osservando poi Soul precipitarsi oltre il portone d’ingresso. Inclinò la testa, ora non era neanche il tramonto, solitamente le varie squadre tornavano minimo subito dopo che il sole era calato.
Tutto questo da ben due settimane… e non si era ancora trovata neanche una minima traccia di follia, da quel che sapeva.
- Cosa guardi? - chiese Justin a tradimento mollando sul letto il grosso tomo che si era messo a leggere.
Shine non rispose subito, appoggiò le dita sul vetro e si concesse di osservare solo qualche altro secondo: - Ce la fai a venire di sotto? Sta succedendo qualcosa… - mormorò.
Non aveva ancora finito la frase che lui era già balzato in piedi: - Smettila di trattarmi come se stessi ancora male. - mugugnò scocciato afferrando l’altra sua veste(ne aveva un intero arsenale u.u), dato che la prima era finita a pezzettini, e si catapultò nel bagno.
Shine si appoggiò alla porta e vi bussò due volte: - Sicuro di esserti ripreso? - chiese con apprensione.
- Ne ho le scatole piene di stare rintanato a letto. - rispose serafico.
Lei non trattenne un sorriso sentendo dall’altra parte della porta Justin che armeggiava con i pantaloni cercando di metterseli, impacciato dalla fretta. Dopotutto era da parecchio che quasi viveva in simbiosi con la maglietta e i pantaloni del pigiama.
Uscì dal bagno che ancora si stava abbottonando la sua veste da prete: - Avanti, muoviamoci. - disse già sulla porta.
Shine lo seguì giù per le scale mentre scendevano gli scalini due a due fino ad arrivare fuori, l’atmosfera non era delle migliori. Era agitata, vedeva raramente gli altri maestri d’armi, ma ora, pur vedendoli feriti, quel che le strinse il cuore fu il vederli ognuno con la propria arma.
Strinse i pugni sentendosi disorientata a non percepire il freddo del metallo, rabbrividì però incontrando la mano di Justin, si voltò arrossendo e ritraendosi; Nel gesto vide arrivare Shinigami alle loro spalle e allora cercò di scacciare tutti i pensieri che si era fatti strada nella sua testa per rivolgergli la sua completa attenzione.
 
- Si, ma allora tutti noi abbiamo visto la Follia? - domandò cauto il figlio di Shinigami.
- E in poche parole siamo al punto di partenza. - aggiunse Black*Star digrignando i denti.
La Folliaera ovunque e da nessuna parte, un punto preciso non c’era o forse si? La verità era che da qualunque posto in cui si trovasse li stava osservando, contemplando come lentamente impazzivano.
Shine, più cercava di trovare il filo logico di quel discorso più lo perdeva: Eppure dev’esserci una soluzione… ne era quasi totalmente certa: Un momento… - Maka è stata l’unica ad avere un’allucinazione. - tutti si voltarono verso di lei, Shine dovette deglutire a vuoto parecchie volte per continuare a parlare: - Credo che potrebbe essere una pista da dover seguire. Dov’eravate di preciso? - chiese rivolgendosi a Stein.
- In America del Sud, nel Venezuela, nei pressi di una cascata molto alta a giudicare dal rumore. -
Shinigami bloccò in anticipo il resto del ragionamento di Shine: - La tua è una buona idea, ma comunque la Follia è imprevedibile e potrebbe averci ingannato. - le fece notare.
- No. Io la Follia la sento, è parte di me. Non può ingannarmi. - affermò con sicurezza.
- Stai dicendo che vuoi andare personalmente a cercare la Follia? - interpretò il Dio.
- Ma… Shine! Da sola? - chiese Maka stupita.
Gli altri rimasero in silenzio salvo Black*Star e la sua breve considerazione: - Te ne do atto ragazza: hai coraggio; ma questo si chiama suicidio. -
- Ha ragione. - lo appoggiò Kid.
Shinigami annuì: - Sei disarmata e come saprai non posso restituirti le tue armi, peggiorerei la situazione. - le ricordò.
- Cosa ne puoi sapere. - sibilò lei tra i denti ma il Dio della Morte non sembrò farci caso, guardò brevemente Justin con la cada dell’occhio e lo afferrò per un braccio: - Justin sarà la mia arma. -
Il prete si irrigidì immediatamente e guardò Shine contrariato, ma lei non accennava a mollare la presa: - Si è completamente ripreso, non c’è pericolo. - disse colmando i dubbi dei presenti e, senza preavviso, sollevò a Justin veste e maglietta scoprendo il petto immacolato e il fianco solcato dalla cicatrice traslucida, ferita completamente rimarginata.
Justin, leggermente rosso in viso, si riabbassò con stizza i vestiti fulminando Shine con un’occhiataccia, stava per ribattere quella proposta di Shine, abbastanza azzardata.
- Tu sei d’accordo Justin? - gli chiese Shinigami inchiodandolo sul posto. Lui rispose con un gesto affermativo della testa quasi senza accorgersene.
- Molto bene, approvo questa tua proposta Shine. Partirete domattina e voglio che chi oggi non è rimasto ferito vi segua da vicino. - si voltò guardando con particolare attenzione gli interessati i quali annuirono.
- Bene. - decretò Shine assottigliando lo sguardo: - Non troppo vicino. - precisò.
La notte calò come un velo.
- Justin… perché hai accettato di venire con me? - chiese non riuscendo a prendere sonno.
Lui le dava le spalle, ma sapeva benissimo che non dormiva: troppo rigido: - Ho il compito di proteggerti. - rispose atono: - Anche se la tua decisione è stata abbastanza affrettata, non sai ancora se sarai in grado di maneggiarmi come arma. -
Shine non rispose. Sospirò, odiava quelle situazioni di tensione che andavano a crearsi quando parlavano, cosa inevitabile dato che dormivano nello stesso fottutissimo letto.
Decise su due piedi che adesso avrebbe dormito; rapidamente si alzò sui gomiti e inaspettatamente si chinò su Justin per dargli un leggerissimo bacio a fior di labbra, poi gli diede la schiena. Si sentiva gelare mentre la faccia le andava a fuoco.
Nessuno dei due si mosse nel lasso di tempo che impiegarono per addormentarsi e Justin non osò sfiorarla neanche con un dito, nemmeno accidentalmente.
Shine non dormì granché la notte, rimase seduta a gambe incrociate sul letto a riflettere mentre Justin affianco a lei dormiva agitato.
Vide sorgere l’alba e, mentre il sole ancora si levava, si svestì con lentezza, senza neanche curarsi che Justin avrebbe potuto svegliarsi e vederla: si mise addosso la maglietta larga che le aveva dato Maka e i pantaloncini di Blair infilandoci dentro la sua zucca.
Teneva le spalle al letto quindi non poté accorgersi di quell’occhio socchiuso che la osservava; Justin la stava guardando, osservava il suo profilo femminile bagnato a poco a poco dalla luce ancora pallida del sole indeciso se farle presente di essere sveglio o no.
Aspettò che Shine fosse completamente vestita prima di rigirarsi nel letto e tirarsi su: - Già sveglia? - chiese stropicciandosi gli occhi e facendo la voce assonnata.
- Scusa, ti ho svegliato. -
Justin sospirò alzandosi dal letto: - Ancora sicura di quello cosa stai per fare? - le chiese sperando che la risposta fosse negativa.
- Cosa stiamo per fare. - lo corresse lei.
- Capito. - si arrese il biondo infilandosi in bagno per vestirsi e uscendone pochi minuti dopo: - Però prima vorrei portarti a vedere le tue armi. - disse con noncuranza afferrando mp3 e auricolari dal comodino e mettendoseli.
Gli occhi di Shine brillarono: - Davvero? Anche se Shinigami me l’ha proibito? -
- Ti farà sentire più tranquilla? -
Lei annuì aprendosi in un sorriso: - Grazie. -
Justin allora le afferrò la mano e la condusse fino ai sotterranei della Shibusen, dove non era mai stata. Shine quasi trattenne il fiato per tutta la discesa, fin quando si fermarono davanti ad una porta in ferro chiusa. La ragazza sussultò mentre Justin aprì la porta che emise un lugubre e basso cigolio, ebbe quasi paura di guardare dentro la stanza, che sembrava più una cella.  Le si strinse il cuore a guardare le figure dormienti di Kaim e Meru, illuminati dal fioco bagliore che filtrava dalla finestra a sbarre; erano strasformati entrambi in animali, quindi quello che lei vedeva erano un ariete e un leone che dormivano raggomitolati l’uno contro l’altro; probabile che la causa della trasformazione fosse l’ansia che provava Shine senza le armi e quindi le loro anime avevano reagito.
Justin le posò una mano sulla spalla: - Dobbiamo andare. - le sussurrò all’orecchio, Shine annuì per niente presente a se stessa continuando a guardare i due gemelli e si lasciò guidare dalla mano di Justin stretta alla sua fino a varcare la porta d’ingresso. Lì si concesse una sorta di sospiro di sollievo.
Lanciò in aria la zucca della gatta Blair e vi salirono sopra. La sferzata di vento che la investì la costrinse a chiudere gli occhi e le rubò qualche lacrima: se per il vento o per la tristezza che le stringeva il cuore non sapeva dirlo.
Non badò al paesaggio che le scorreva sotto, teneva lo sguardo fisso sul sole nascente, un disco infuocato che lentamente andava ad incendiarle gli occhi meravigliosamente rossi conferendogli una sfumatura arancione.
 - Ho l’impressione che stia per succedere qualcosa di orribile. -
Shine si voltò verso Justin: - Anche tu la senti: la Follia. - rabbrividì.
Justin rimase qualche secondo incantato a guardare il riflesso aranciato degli occhi della ragazza, lanciò una breve occhiata di sotto verso la distesa di alberi: - Per favore, promettimi che ne uscirai viva. -  mormorò avvicinandosi.
Shine rabbrividì: - E tu lo stesso. - Justin… pensò mentre le loro labbra si congiungevano in un breve e casto bacio.
Scesero a terra tra la fitta vegetazione, in sottofondo si udiva il basso scrosciare d’acqua: - Dovremo esserci quasi. - constatò Justin con la voce più smorta del solito.
Shine annuì assente e lentamente s’incamminarono cercando di seguire quel rumore che pian piano si faceva sempre più forte finché non si ritrovarono in cima ad una colossale cascata, a giudicare dal rumore.
Shine si bloccò sul posto scossa da un brivido mentre Justin si sporgeva di poco dal bordo di quel baratro da dove l’acqua si tuffava, gli tese una mano provando un pauroso senso di vertigine da parte sua.
- Salto Angel, la cascata più alta del mondo. - la riconobbe subito lui.
Shine tirò un sospirò di sollievo vedendolo allontanarsi dal bordo del precipizio: - Dev’essere questo il posto anche se Maka e gli altri l’anno visto da giù da quel che ho capito. - si guardò intorno, oltre ad alberi e cespugli il posto sembrava esageratamente desolato: - Non c’è troppa calma? - chiese assottigliando lo sguardo.
Justin fece spallucce: - Senti niente? -
Scosse la testa: - Ma è meglio controllare un po’. -
Perlustrarono tutto il bordo del precipizio e vicinanze senza trovare nulla che potesse ricordare anche solo lontanamente la Follia.
- Forse abbiamo sbagliato posto. - ipotizzò sporgendosi un’altra volta, dalla parte destra della cascata: - Stai attento. - fece lei assalita di nuovo dalle vertigini.
Fu in quel momento che Shine avvertì una forte scossa all’anima e percepì Ashura: Shine! Andate via da qui, ora! le prese il panico, fu solo una frazione di secondo che vide un lampo nero appollaiarsi sul vuoto pochi metri dietro Justin.
Sembrava un demonietto nero descritto da impalpabili volute nere, lo stesso che aveva visto nei suoi sogni:- Ha ragione, dovresti stare attento. - disse con voce stridula.
Justin si voltò di scatto perdendo l’equilibrio e tendendo verso il vuoto, Shine lo afferrò per un pelo riportandolo coi piedi per terra; Justin cadde in ginocchio ansimando per lo spavento.
- Chi sei. - ringhiò Shine.
L’essere roteò piano le pupille come a dire “non lo so” poi sogghignò: - Tu chi pensi che sia? -
Shine lo guardò stranita, non riusciva a capire: Ashura, è questa la Follia?
- Pensi che io sia la Follia. - ghignò e chinò il capo prendendola in giro: - Ashura, da quanto tempo non ti vedevo con un corpo. -
Shine aprì e chiuse la bocca un paio di volte: Legge… nei miei… pensieri… no… altrimenti non avrebbe fatto a capire che davanti a lui si trovasse anche Ashura.
- Sei confusa… lo siete tutti e due… - sibilò scrutandoli con attenzione: - E hai paura… -
Shine fece un passo indietro, andando inconsciamente verso il baratro: Ashura… chiamò ancora non ottenendo risposta. Suo fratello si era chiuso a riccio di nuovo, completamente terrorizzato.
- Tuo fratello non ti aiuterà, sai, è un gran codardo… - le si avvicinò sfiorandola con una voluta nera: - … il Kishin più codardo che abbia mai visto. -
Shine sgranò gli occhi spaventatissima: - Cosa sei?! - ripeté ora terrorizzata.
- Tutto… niente… la tua mente e quella di chiunque… la paura… la vergogna… e il sangue nero… - elencò continuando a sorriderle in modo sinistro.
Shine boccheggiò: - Tu… -
Il demonietto ghignò: - Leggo… -
- La mia… -
- Anima… - e la indicò con una delle sita ossute e sottili: - Si, leggo la tua anima. -
Non capiva più niente, troppo soprafatta anche solo per reagire, con il respiro corto e il battito del cuore impazzito; Justin parò una mano davanti a lei facendo scattare la ghigliottina nel gesto di proteggerla.
- Che vuoi fare? - sghignazzò continuando ad avvicinarsi, per rigirarsi intorno al dito uno dei fili degli auricolari di Justin. Lui menò un rapido fendente nella sua direzione, tranciò la sostanza nera in due ma il demone continuava a ridere e poco dopo si ricompose tirando il dito togliendogli un auricolare: - Nessuno è immune alla Follia. - decretò.
Shine ringhiò e impugnò immediatamente Justin come arma fendendo il demone, lui rideva e sembrava trovare più divertente il fatto che lei si accanisse così tanto riducendolo ad un mucchio sparso di fumo nero.
Ansimò la ragazza stringendo con fatica la ghigliottina, sentiva lampi correrle per tutto il corpo a partire dalla punta delle dita e la pelle a contatto con l’arma fumava come se fosse ricoperta d’acido; la massa di fumo si agitò brevemente e poi tornò a comporre il demonietto: No… spirò: - Justin… la Follia… l’abbiamo davanti…- le tremarono le ginocchia nel pensarlo. Vide il riflesso traslucido di Justin comparire sulla lama: - Calmati, dobbiamo distruggerla. - gli tremava la voce, era nervoso, spaventato, … tutte emozioni che non gli aveva mai visto.
Il demone non cercò neanche di attaccarla vedendola così debole, le si avvicinò sedendosi affianco alla sua testa e chinandosi per parlarle all’orecchio mentre lei tremava.
Il demone però si scontrò contro il braccio di Justin tornato umano, però si riavvicinò girando attorno al prete e prendendo tra le mani impalpabili il viso tremante di Shine completamente bloccata: - Provi dei sentimenti per questo bel gioiello? - chiese prendendole il viso tra le mani. Anche Justin ora tremava.
- Peccato che lei sia già mia proprietà. - ghignò passandole la lingua nera e appuntita sulla guancia.
Justin a quel punto scattò attaccandolo con furia ignorando il fatto che non gli facesse alcun danno: - Non la toccare. - ringhiò.
Il demone si sfregò il mento stranamente confuso: - Oh… te ne sei innamorato, ma pensi che sia un Kishin… - gli si avvicinò sibilando all’orecchio: - Non puoi proteggerla da me, sono il legittimo proprietario della sua anima e posso farne ciò che voglio. - ghignò prendendo Shine alla sprovvista di spalle, sembrava in trance e non reagiva.
- Shine! - chiamò Justin correndole incontro mentre il demonietto la spingeva verso il baratro. Lei sembrò tornare improvvisamente presente a se stessa sentendosi chiamare: - Justin… - mormorò prima che il demone la spingesse giù.
Urlò riuscendo ad aggrapparsi per un pelo ad una sporgenza, Justin si precipitò sul bordo: - Shine! - cercò di afferrarle la mano ma la Follia si mise tra di loro: - Sai, la Follia si insinua nella mente umana quando la speranza… - grattò lievemente la roccia dov’era appesa Shine: - … MUORE.  -
Shine iniziò a scivolare, Justin non arrivava a prenderla, il demone la seguì scendere piano piano: - Anche tu sei innamorata! - finse di stupirsi: - Di lui… - indicò Justin: -
 Anche se non credo che tu sappia il vero significato di quel sentimento che ti ostini a chiamare in quel modo… - ridacchiò: - Peccato, lui pensa che tu sia un Kishin. - a quel punto Shine perse la presa e cadde nel vuoto con un grido.
 
- SHINE!!! -
 

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Capitolo 11
*** Romeo e Giulietta ***


SPAZIO ME XD
Buonsalve a tutti! Ho finito questo capitolo alla velocità della luce contando che l’ho iniziato qualche giorno fa :D tutto merito del 6 in matematica u.u mi sento Dio dopo la mia prima sufficienza nella suddetta materia, che ci devo fare… il prof mi odia -.-
Vi lascio al capitolo e mi scrosto dalla tastiera che è meglio…
Dal titolo potrebbe sembrare una cosa felice… vi sbagliate *voce cavernosa* O.O
Armatevi di antidepressivi… XD
 
SOUNDTRACKS: Three days grace-Animal i have become, Imagine Dragons-Bleeding Out, Good Charlotte-Victims of Love
 
^_^ ringrazio quelli che recensiranno e… avrei una domanda: quanti di voi prestano attenzione alle canzoni che scrivo qui sopra^? *troll* vorrei proprio saperlo :)

Hope you like it, posto anche due disegni. Commentateeeee!!! :D


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Romeo e Giulietta
 
No…l’unica cosa che riuscì a pensare dopo che vide Shine cadere.
- Cos’hai intenzione di fare adesso “Romeo”? - ridacchiò il demonietto sedendosi sulla sua spalla con noncuranza.
Non aveva intenzione di rispondergli, si avvicinò al bordo e si tese sul vuoto , la creatura sembrò disorientata da quella reazione e gli tese la mano: - Ehi! Che stai facendo? Lei è già bella che morta, non vorrai illuderti di poterla riportare indietro. -
I suoi pensieri correvano veloci e più pensava più si sporgeva verso il vuoto: Cosa fece Romeo per salvare la sua Giulietta? si chiese soprappensiero: Ah, giusto… morirono entrambi… - Va al Diavolo. - gli augurò il prete a denti stetti prima di buttarsi nel vuoto, precipitò abbastanza veloce da riuscire a raggiungere la ragazza e afferrarla; la strinse a se coprendole la testa e aspettando l’impatto col terreno che tardava ad arrivare.
Sentì un brivido e subito dopo tutta l’aria che aveva nei polmoni venirgli strappata con violenza, si ritrovò appeso scompostamente sui rami di un albero.
Ancora intontito cercò a tentoni Shine che doveva essergli scivolata dalle braccia per l’impatto; la trovò riversa ai piedi del tronco seguendo la corteccia lacerata lasciata dalla sua caduta.
Non riusciva a vederle il viso dato che i capelli neri come la pece le contornava lo testa in un intricato ricamo Anche se non ricordava li avesse così lunghi…
Un nodo gli strinse la gola, si precipitò giù dalle fronde forse slogandosi una caviglia, poco gl’importava, e corse verso la ragazza chiamandola e smuovendola appena, fece per scoprirle il viso che le due dita incontrarono qualcosa di caldo e viscido.
Ritirò la mano.
Sangue…
Nero come la pece…
Che si mischiava ai capelli di Shine e che le colava denso sulla guancia fino a formare una pozza sul terreno.
Le tastò un polso non sentendo la vena pulsare: Il polso non si sente mai… sforzò un sorriso nel tentativo di rassicurarsi.
Si chinò su di lei pregando tutte le divinità che conoscesse, persino il Demonio… che fosse salva. Nessun suono.
Sentì chiaramente qualcosa incrinarsi sotto lo sterno e la rabbia montare, raggiunse la parete di roccia che lo separava dalla cima, guardò in alto e vide la Follia.
La sentiva: stava ridendo. La sentiva nonostante fosse lontanissima, come un’eco nella testa.
Sbatté con violenza le ghigliottine sulla pietra: - Cosa le hai fatto bastardo! - urlò verso l’alto con tutto il fiato che aveva in gola, fino a scorticarsela.
Il demonietto ghignò e scomparve lasciandolo a crogiolarsi nella sua disperazione,diede un altro colpo con la ghigliottina e respirò pesantemente, per un attimo fu tentato di uccidersi, come i due innamorati di quel romanzo, ma era solo una storia: C’è ancora tempo… avanti… devo trovare gli altri, dovrebbero essere nelle vicinanze…
- Avanti non puoi morire adesso… - spirò tra i denti caricandosi il corpo inerme di Shine in spalla e inoltrandosi alla cieca nella foresta, cercando d’ignorare il dolore alla caviglia.
Ci dev’essere per forza qualcuno…
 
Ma dimmi te se mi devo sorbire la parlantina di questa qui… Giriko sbuffò, a suo avviso Marie era insopportabile anche se compensava con il fisico… la pecca era che non poteva toccarla neanche con un dito dato che aveva già minacciato di sfondargli la testa…  e poi, avranno sbagliato strada almeno una ventina di volte e, invece che sulla cima della cascata, deve stavano Shine e Justin, erano finiti esattamente dalla parte opposta, dove la massa d’acqua toccava terra con un rombo.
Quando Marie smise di parlare ringraziò il cielo per poi spostare lo sguardo verso dove la donna stava correndo prima di maledirlo di nuovo.
Corse anche lui afferrando il prete prima che si rovinasse la faccia collassando a terra… anche se lo avrebbe volentieri lasciato andare.
Il peggio era Shine, non dava segni di vita, neanche dopo che Marie usò la sua Onda Guaritrice per rimetterla in sesto; funzionò, anche se lievemente, solo su Justin, per eliminare eventuale Follia a cui era stato esposto, e questo gli restituì la capacità di parlare.
- Dobbiamo tornare subito alla Shibusen. - annaspò, come se fosse appena uscito da una lunga apnea.
 
London Bridge is falling dawn, falling dawn, falling dawn. London Bridge is falling dawn my fear lady…
In quel momento cadde a terra, in mezzo a quella che sembrava una viscida melma nera: Sangue… realizzò provando l’impulso a vomitare.
Cercava di riemergere, ma sembrava che più annaspasse più andasse a fondo.
Improvvisamente la corrente la trascinò verso il basso, qualcosa l’afferrò mentre cadeva provocandole un doloroso strappo al braccio, la massa di sangue le si rovesciò addosso come una cascata lasciandola sporca e affannata.
Piano aprì gli occhi e alzò la testa incrociando degli occhi rossi… quegli occhi rossi: - Ashura! - spirò sgranando gli occhi.
Lui sorrise, le teneva il polso e aveva il viso contratto per lo sforzo: - Non potevo lasciarti cadere. -
Shine dondolò nel vuoto, sorrise a sua volta facendo forza sulla sua mano per issarsi su. Ashura cercò di aiutarla, me era troppo. Sentivano come una forza che li ostacolava e che tirava Shine verso il basso come a reclamarla.
Le cedette il braccio e tornò giù avvertendo un altro strappo alla spalla, Ashura perse di poco la presa sul suo polso ma non la lasciò andare.
Shine strinse i denti: - Sei venuto a prendermi, non sei un codardo… - disse contenta cercando di smentire le parole della Follia, che ora le ronzavano nella testa; riprovò a salire ancora, ancora, ancora e ancora senza riuscirci scivolando sempre di più dalle mani di Ashura finche non rimasero a tenersi quasi solo per le dita.
- Ashura… -
Anime. Le loro anime…
 
Tenendo lo sguardo basso, non aveva ancora detto una sola parola e nessuno se l’era sentita di rompere il suo silenzio: Solo un sogno, un orribile incubo… continuava a ripetersi.
La zucca di Blair volava a bassa quota e lentamente per permettere agli altri di stare al passo, sopra stava lui con Shine, se la teneva stretta sperando di scorgere qualche movimento nel viso quando la guardava. Qualunque cosa… ti prego…
Maledisse gli dei per avercela tanto con quella ragazza, che non aveva alcuna colpa al di fuori dall’essere una preda della Follia. Kishin, non Kishin che fosse… non voleva vederla morire.
Era del tutto estraneo a quel sentimento cieco che gli si stava accumulando sotto lo sterno, ma capiva solo che era nei confronti di Shine.
Il demonietto aveva detto che si era “innamorato”, sinceramente non aveva mai provato niente del genere.
Dimenticò velocemente quelle parole, troppo preoccupato per Shine per curarsene: - Ti prego, svegliati. - mormorò posando la fronte su quella della ragazza.
Gli altri restavano in religioso silenzio camminando affianco alla zucca: Soul, Maka, Stein, Marie, Giriko, Ox, Kim e Kid con le rispettive Weapon. Persino Patty faceva silenzio.
- Credi che si riprenderà? - chiese pianissimo Maka chinandosi verso Soul.
Lui avrebbe tanto voluto risponderle di si, per levarle quella maledetta tristezza che le impregnava la voce: - Non lo so. -
- Sai, credo che Justin si sia innamorato di lei… - mormorò.
Soul annuì mesto facendo intendere che lo sospettava anche lui.
- Sapete… - Giriko s’immischiò nella conversazione avendoli sentiti: - Personalmente spero che la ragazza si salvi… - Maka lo guardò storto per questo improvviso interessamento: - Non vedo come potrei sopportare Justin depresso… -
- Penso che stia succedendo qualcosa di terribile… - aggiunse Kid voltandosi verso di loro.
- Ti appoggio Shinigami, non si era vista una tale carica di Follia da quando tuo padre non combatté contro il Kishin… - si avvicinò Ox lasciando Kim finalmente da sola e libera di scambiare qualche parola in privato con Jacqueline.
Per il resto procedettero in silenzio e nel frattempo iniziò a cadere una leggera pioggerellina, poco prima che passassero il confine tra Messico e Arizona per poi dirigersi verso il Nevada.
La stagione delle piogge era appena iniziata, quella pioggia sembrò accogliere i precedenti avvenimenti come una colonna sonora, enfatizzando ancora di più l’umore cupo che li avvolgeva in quel momento.
Furono costretti tutti a calarsi il cappuccio, Justin invece rimase al bagnato lasciando che la pioggia gli inumidisse i capelli e gli scivolasse sul viso preoccupandosi solo di coprire Shine. Una goccia dispettosa gli scivolò sul mento e cadde sul viso di Shine colandole sull’occhio come una lacrima solitaria.
Fottuto cielo piantala di farla piangere… pensò fissando il volto smorto di Shine, appoggiata sulla sue gambe incrociate.
 
… - Non ti lascio. - promise lui a denti stretti.
- Che sta succedendo? - urlò lei faticando a tenersi.
Ashura non rispose e provò un’ultima volta a issarla su e due dolorose lacrime gli sfuggirono dagli angoli degli occhi: - Shine… - chiamò con affanno: - Distruggi la Follia… - le raccomandò: - Cerca di non farti sopraffare, usala a tuo vantaggio. - aggiunse.
Lei lo guardava continuando ad annuire, si mordeva le labbra a sangue cercando di mantenere la presa. Una sola lacrima le rigò la guancia.
Ashura le sorrise, una vera e propria pugnalata al cuore: - Se la distruggi sarai salva. -
- E tu? - domandò ovviamente lei dimenticandosi che ormai, suo fratello era solo un’anima.
- Ho il mio prezzo da pagare. - chiuse gli occhi, li riaprì. Quel sorriso, di nuovo, un’altra stilettata al petto.
- Shine… sii felice… - mormorò.
 
Appena arrivati alla Shibusen Shine fu portata in infermeria e Nygus le fasciò le ferite riportate nella caduta, soprattutto quella alla testa.
Justin era seduto sulla sedia di fronte al lettino irrigidendosi ogni volta che l’altra arma toccava le ferite di Shine, come se a sentire dolore fosse lui stesso.
- Come si è fatta questi tagli? - chiese Nygus fasciandole l’ultimo.
- Cadendo. - rispose piatto rabbrividendo dal freddo dato che i capelli gli gocciolavano ancora.
Nygus mise apposto bende e disinfettante e si fermò sulla porta: - Puoi rimanere fino a sera, ma so che Shinigami ti stava cercando. - lo avvisò.
Justin fece un verso d’assenso: - Dove sono gli altri? ricordo che c’erano alcuni feriti dall’altra spedizione… - considerò bloccandola sull’uscio.
- Shinigami li ha rimandati a casa, io ho fatto tutto il possibile, hanno solo bisogno di riprendersi. -
- Grazie… - rispose atono, senza averla davvero ascoltata parlare.
Negus rientrò posandogli una mano sulla spalla facendolo sobbalzare: - Ti vedo preoccupato, qualcosa non va? - chiese gentile: - Se è per lei non temere, ha un’anima molto forte. Si rimetterà in fretta. -
Justin sforzò un sorriso e la lasciò uscire dalla stanza, appena fu solo si avvicinò a Shine chinandosi sulle ginocchia rimanendo appoggiato al lettino. Si accese la musica e lasciò che il mondo di fuori scomparisse pian piano.
 
…If this life isn’t hard enough
It ain’t no nevermind
You got me by your side
And anytime you want
We can catch a train and find a better place
‘Cause we won’t have nothin’ or no one keeping gettin’ us down
Maybe you and I could pack our bags and hit the sky
 
Then fly away from here anywhere
I don’t care
We’ll just fly away from here
Our hopes and dreams are out there somewhere
Won’t let time pass us by we’ll just fly
 
Didn’t you see your blue sky now
You could have a better ride now
Open your eyes ‘cause no one here can better or stop us
They can try but we won’t let them
No way…
 
Lei sembrava dormire, di un sonno più simile all’oblio: Sembra una bambina…e come tale gli risvegliava un istinto di protezione. Allungò una mano e gliela posò tra i capelli morbidi affondandoci le dita, ebbe un fremito incontrando la garza che le fasciava la testa e lasciò la mano immobile. Sforzò un sorriso: - Giulietta… - la chiamò.
Che paragone assurdo…
- Justin. -
La canzone che ascoltava rifletteva in modo impressionante i suoi pensieri, sospirò: Avremmo potuto davvero farci le valigie e andare via… aspetta: Da quando c’è un “Noi”?
- Justin? -
Una mano si posò sulla sua spalla e lo riscosse dai suoi pensieri confusi, si voltò e vide Spirit: - Shinigami vuole il rapporto della missione. - gli disse solo.
Justin annuì e, con grande fatica, si alzò per uscire dall’infermeria con passo strascicato.
- Ti vedo interessato alla ragazza… - notò Spirit spostando lo sguardo su Shine: - E non ti biasimo, è… graziosa. Dovresti smetterla di essere così distaccato, potresti perderla prima di dirglielo. -
Justin si fermò, mai una volta che lo lasciassero in pace: Proprio Spirit me lo viene a dire…: - Che ne può sapere un donnaiolo come te, che si porta le ragazze a letto la prima sera? - commentò acido, mandando al diavolo le buone maniere.
Spirit rimase abbastanza stupito da quella risposta, sopratutto perché era stato proprio Justin a dire quelle parole. Ammise che proprio da lui non se lo sarebbe aspettato e lo guardò andarsene senza dire una parola.
Si passò stancamente la mano sul viso: Perché proprio adesso? pensò abbattuto raggiungendo la Camera della Morte.
- Ciao Justin, allora? Come è andata? Non bene a quanto vedo… - lo salutò Shinigami, ma perse immediatamente il suo tono gioviale vedendo l’espressione letteralmente distrutta della sua Death Schyte: - Che è successo? -
 
Gli occhi schivi si spalancarono nel buio della cella, le orecchie si rizzarono, in ascolto, mentre la coda col muso da serpente frustava nervosa l’aria sibilando e i muscoli possenti sotto la pelliccia cremisi guizzavano.
Arricciò il labbro mostrando i denti in un ringhio svegliando il gemello ancora addormentato.
L’ariete scattò in piedi raschiando gli zoccoli a terra e puntandogli contro le corna acuminate.
Il leone lo guardava come qualunque predatore farebbe con la propria preda: le pupille dilatate, il muso contratto e le mandibole che schioccavano. Senza preavviso lo attaccò, tirando una zampata alle agili zampe e ringhiando quando lo mancò, ad ammonimento.
L’ariete stridette gli zoccoli per terra e lo caricò incornandolo sul fianco, il leone ruggì e si contorse azzannandolo sulla schiena.
L’animale si agitò sgroppando e scalciando tentando di liberarsi e colpendo il leone sul muso; indietreggiò disorientato per poi avventarsi nuovamente sull’altro ad artigli sguainati e ricominciare quella danza mortale.
 
Lei non capiva. Guardandolo negli occhi capì di non averlo mai visto piangere veramente osservando quelle due perle che gli solcavano le guance pallide e poi caderle silenziose sulla fronte.
- Addio Shine. -
Il peso di quelle parole le si schiantò addosso come piombo, sentì solo una sferzata di vento e si ritrovò con i piedi posati su qualcosa di solido: - Ashura… - riuscì a dire flebilmente. Sorrise voltandosi, aspettandosi di trovarlo alle proprie spalle: - Ashur… -
Non c’era.
Col cuore che le rimbombava nel petto si gettò sul bordo del baratro e lo vide, ormai troppo lontano per poterlo afferrare: le lacrime che gli sfuggivano dagli occhi incredibilmente sereni, la mano tesa verso di lei in un’ultima carezza e i capelli scompigliati.
- ASHURAAAAAAAAA!!! - e non poté far altro che guardarlo cadere.
Una risata. Quella risata. La Follia.
- Esci fuori bastardo! - urlò in lacrime, stringendo i pugni e si ricordò di essere disarmata, ma continuò a girarsi intorno nel tentativo di scorgere ili demonietto nero: - Kaim! Meru! - chiamò. Le servivano loro due se voleva combattere.
Un riflesso vermiglio in mezzo al buio.
- Ragazzi… - chiamò più flebilmente, avvicinandosi.
Pian piano quel riflesso si definì, rivelandosi essere il muso di un leone, sfregiato da vari tagli; affianco a lui avanzava un po’ zoppicante un ariete, le abbassò le corna contro non’appena la vide. Avanzò, ma il leone con un sobbalzò, lo bloccò ruggendogli contro infastidito e artigliando l’aria a monito di non avvicinarsi.
L’ariete sbatté gli zoccoli per terra e attaccò il leone senza remore facendolo lievemente indietreggiare.
Shine indietreggiava spaventata: - Ragazzi… basta litigare… non vi sembra un po’ eccessivo? - chiese flebile.
Il leone si voltò verso di lei rizzando la criniera mostrando i denti e le saltò addosso con un balzo.
 
Quando gli fu permesso di tornare in stanza non si preoccupò neanche di accendere le luci, si buttò direttamente sul letto.
Dopo quella discussione con Shinigami non voleva altro che dormire, anche se quando cadde addormentato fu subito preda di incubi, immagini contorte e confuse che si intrecciavano e si spezzavano senza logica. Facevano un chiasso infernale: urla, pianti, grida, fuoco ed esplosioni.
Gli sembrava di sciogliersi nell’acido, bruciava e sentiva la coscienza strisciare dolorosamente via.
Basta…pregò tappandosi le orecchie, ignaro che lo stesso sogno agitava Shine sul lettino dell’infermeria.
Dolore…
Tanto dolore…
Sotto lo sterno e infondo all’anima, che sembrava contorcersi preda del fuoco.
Si strinse il viso sentendosi smembrare… e cadde dal letto, col fiato corto guardava fisso davanti a se, a qualche millimetro dal pavimento. Si sfiorò la faccia, qualcosa di viscido gli scivolò sulla guancia e sobbalzò.
Si alzò traballante e passò davanti allo specchio che rifletté la sua espressione sconvolta, riappoggiò la mano sul viso. Niente, non era niente…
Sorrise, avendo la conferma che fosse solo un incubo che già si era dimenticato, fece per andarsene, ma non’appena si voltò con la coda dell’occhio scorse un lampo baluginare nello specchio.
Si rivoltò di scatto. Di nuovo niente: Dev’essere stata un’impressione… si rassicurò stancamente. Nuovamente si toccò la guancia, come di riflesso.
Sgranò gli occhi trovandola bagnata, e viscida… spostò lentamente le pupille tremolanti verso lo specchio e incontro la propria immagine.
Fece un salto indietro e scrollò la mano sporca. Alcune gocce purpuree s’infransero sullo specchio. Fissò il riflesso, non si era mosso, era rimasto ad osservarlo.
Si guardò la mano, quello era sangue, anche se era così scuro da sembrare quasi nero.
Il sangue nero.
Il sangue della Follia.
Lo stesso che scorreva nelle vene di Shine come una promessa di morte.
Si sentì mancare, si appoggiò allo specchio per non cadere strisciando con le dita sporche le gocce di sangue che vi si erano infrante sopra.
Il suo riflesso lo fissava spietato, senza mutare quell’espressione indifferente, chiuse gli occhi e abbandonò la testa sullo specchio facendo combaciare il viso su quello del riflesso.
 
Buio. Aprendo gli occhi non notò nessuna differenza dal suo sogno.
Si strappò le bende di dosso e il sangue ricominciò a scorrere lungo la pelle, si alzò a sedere rimirandosi per qualche minuto le braccia graffiate e su cui andavano a formarsi fiori neri di sangue, disegni che non avevano nessun significato ma che in quel momento trovò bellissimi.
Il sangue colò e tagliò in due le cicatrici dell’ultima volta che aveva usato l’Eco dell’Anima. Fregi translucidi che si rese conto di non aver mai notato, che le attraversavano gli avambracci come una condanna.
Il suo corpo, la sua anima, la sua stessa pazzia… appartenevano alla Follia.
Lentamente si alzò lasciando dietro di se le proprie impronte dipinte col sangue, era scalza e i vestiti le pendevano dal corpo stracciati. Le poche bende che le rimanevano addosso, sul petto e sulle ginocchia, restavano attaccate per merito del sangue che gliele faceva aderire addosso come una seconda pelle.
Si diresse verso i sotterranei della Shibusen, scese le scale un gradino alla volta, come se non avesse alcuna fretta. Arrivò davanti a quella stanza, dal cui interno provenivano versi striduli inumani e si udiva quasi lo strappo della carne che si lacerava.
Sulla porta sbatté qualcosa, Shine continuò ad avvicinarsi, la spalancò e le due bestie si fermarono prima di attaccarsi di nuovo. Affannate, ferite, le si avvicinarono, mostrò loro le braccia sanguinanti e lasciò che gliele annusassero e che leccassero via qualche goccia.
Si chinò sulle ginocchia e fece scorrere verso l’alto le mani sul petto degli animali mentre ansimavano pesantemente dilatando le pupille e le narici. Arrivò al collo e strinse.
Con gli occhi sgranati e le pupille strette, intenta ad osservarli, strinse finché non sentì uscire delle loro bocche quell’ultima stilla d’aria.
Per un attimo fu luce, una luce tetra e smorta, e si rialzò impugnando le sue armi. Sapeva dove andare, tornò nel corridoio, diretta fuori.
- Shine… -
Si voltò: Maka… era rimasta per vedere come stava Crona. Riuscì a riconoscerla grazie ad un lieve bagliore di coscienza, ma durò poco.
Come se niente fosse varcò il portone e raggiunse la scalinata.
- Shine. - la richiamò Maka prima di notare le armi sulle mani della ragazza, le si chiuse la gola: - Shin…! - incespicò all’indietro: - Shinig…! - cadde, si rialzò correndo verso la Camera della Morte: - SHINIGAMI! SOMMO SHINIGAMI! -
 
Si fermò in cima alla scalinata, dove di solito se ne stava seduto Giriko e lì attese.
- Mia bella bambina, mio adorabile demone… - canticchiò una voce gracchiante alle sue spalle, non si voltò e fu il demonietto a volteggiarle davanti al viso e prenderle il mento tra due dita: - … piccola macchina di morte. Ti sei arresa? Tuo fratello è morto, ma non disperare. La Follia riempirà il tuo vuoto e allora sarai mia. - continuò a cantilenare mentre Shine lo guardava atona.
Senza preavviso la lama di una ghigliottina trapassò il demonietto che le accarezzava ancora il viso e andò a piantarsi con violenza sulla spalla di Shine aprendo un profondo taglio.
Il demone ghignò, scomparve e si ricompose poco lontano accavallando le gambe nel vuoto,appoggiandovi sopra il gomito e inclinando la testa sul pugno chiuso.
Shine osservò la ghigliottina piantata sulla propria spalla, con l’interesse che riserva un bambino ad un nuovo giocattolo, spostò lo sguardo lungo il braccio possessore dell’arma e risalì fino al viso.
I loro occhi s’incontrarono senza emettere neanche una scintilla, freddi come il ghiaccio e assolutamente inespressivi.
Il demonietto batté le mani contento e svolazzò sulla spalla della ragazza, Justin ritrasse la ghigliottina con uno strappo e indietreggiò.
Il demone ghignò chinandosi sull’orecchio della ragazza: - Che brava, mi hai portato un’altra anima e poi, proprio lui… - le prese la testa e le fece guardare Justin dritto negli occhi: - Guarda cos’hai fatto… -
Shine per un attimo sembrò tornare in se, la sua anima arrancò nel sangue nero prendendo un respiro e urlò; lei però emise solo un respiro smorzato, inclinò la testa e si passò la mano sulla spalla, rabbrividì incrociando la pelle lacerata, ma non per il dolore, sembrava proprio non aspettarsi di trovare un taglio là.
Si voltò curiosa verso la ferita e vi intinse due dita, senza fare alcuna smorfia poi osservò la mano e inclinò la testa dal lato opposto: - Il mio sangue… - fissò Justin: - … è nero. -
Il demonietto ghignò ancora: - Avanti, combatti. Il divertimento della morte sta proprio in questo; vedere due anime dannate che lottano per rimanere in vita… - accavallò di nuovo le gambe: - Anche se stavolta, non ce ne sarà per nessuno. - aggiunse a voce più bassa.
Un, due, tre respiri e metallo che cozza contro metallo.
Strinse i denti facendo forza sulle armi e facendolo vacillare, rapida caricò il colpo con l’artiglio mirando alla testa.
Conficcò l’arma, anche se di poco, sulla sua guancia e la ritirò subito dopo.
Lui non le diede quasi il tempo per estrarre l’artiglio, partì in avanti bloccandole entrambe le braccia con una mano e le aprì un taglio dalla spalla destra al fianco sinistro.
Le stava praticamente a qualche centimetro dal viso, quasi si rubavano l’aria: - Eco del Caos. - parlò lei.
L’onda d’urto che andò a crearsi scaraventò Justin qualche metro più in là, Shine si resse a malapena sulle ginocchia, ma sembrò preoccuparsi molto di più di levarsi la maglietta stracciata e lasciarsi le misere bende che le fasciavano strette il petto che un po’ pendevano lasciando le ferite all’aria.
Ai suoi fianchi avanzavano le due belve della Chimera, in un attimo furono addosso a Justin che le respinse non con poche difficoltà.
Kaim tornò all’attaccò e lo atterrò cercando di azzannargli la faccia ignorando la ghigliottina con cui Justin cercava di tenerlo lontano e che gli premeva esattamente sulla gola.
- Ora basta! Shine! Justin! -
Kaim ringhiò e tornò a posizionarsi al fianco di Shine per poi puntare la propria attenzione, assieme al fratello verso Shinigami.
Shine guardò il Dio della Morte e Maka poco dietro di lui con curiosità, come se non li avesse mai visti.
Fu un attimo, lei voltò la testa e la ghigliottina di Justin tornò a piantarsi nella sua spalla, più a fondo stavolta. Si guardò la spalla, Justin emise un respiro strozzato, Shine spostò lo sguardo in basso, dove la sua mano impugnava Meru tornato arma, all’altezza del ventre di Justin, la sua arma ci si conficcava quasi fino all’elsa e lo trapassava senza pietà.
Justin spalancò gli occhi e stirò la bocca in un sorriso, non c’era niente di folle in quelle labbra da cui fuoriusciva una stilla di sangue rosso, era lo stesso sorriso che le rivolgeva quando erano insieme. Lasciò la ghigliottina su di lei e con la mano le accarezzò i capelli.
Shine rimase immobile. Non capiva, non ne era in grado, ma l’espressione del suo avversario la incuriosiva. Per guardargli meglio gli occhi si sporse in avanti e fece accidentalmente combaciare le loro labbra, non sembrò curarsene così come fece Justin.
Maka sospirò di sollievo: - Sono tornati normali. - spirò sollevata.
Il demonietto ghignò e Shinigami sembrò indurire l’espressione della propria maschera: - No. -

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Capitolo 12
*** Per battere la Follia ci vuole altra Follia ***


Per battere la Follia ci vuole altra Follia

 
 
 

“… la follia è come la gravità:
basta una piccola spinta…”
 
E cominci a navigarci in mezzo.
-Joker-

 
 
 
L’atmosfera era stagnante, Shine non si muoveva, troppo impegnata ad osservare l’espressione di Justin che, lentamente si stava accartocciando sempre più su se stesso scivolando verso il basso.
Il demonietto tornò a sussurrarle all’orecchio: - Avanti, cosa aspetti? Uccidilo. - la spronò con impazienza, lei però non obbedì: - Non capisco. - biascicò.
- Non c’è niente da capire stupida ragazza! Lo devi solo uccidere,è questo che devi fare! - la assalì pestando i piedi come un bambino capriccioso.
Shine fece spallucce ed estrasse la lama portandola indietro per caricare il colpo di grazia.
Attaccò trattenendo il respiro e lo spuntone cozzò contro altro metallo facendola traballare.
- Ora basta. - decretò Shinigami sollevando la terra la sua falce e parandosi di fronte a Justin, era una fortuna che Spirit fosse rimasto altrimenti sarebbe stato anche lui disarmato; davanti a quella ragazza, vacillava, un pezzo della sua maschera si crepò conferendogli un’espressione abbastanza raccapricciante.
Non aveva paura di lei, aveva combattuto e sigillato suo fratello, l’avrebbe fatto di nuovo; ma c’era qualcosa di diverso, non poteva fingere di non vedere: l’aura nera che emanava quel corpo era impressionante, la sua anima era grande, nera e pulsante.
L’anima più terribile che avesse mai visto, peggiore di quella di Ashura o della strega Medusa… o di Arachne.
Si agitava convulsa come se contenesse qualcosa di vivo e che volesse uscire, mandando bagliori talvolta, sembrava sottile come carta e di tanto in tanto vi sporgeva quello che poteva essere definito il muso ringhiante di una belva, che vi annaspava dentro cercando la via di fuga.
Kaim tornò ad arpionarle l’altro polso, Shine stette immobile: - I-io non so c-cosa fa-are… - balbettò tenendo lo sguardo fisso su Shinigami.
Il demonietto roteò gli occhi e le prese il viso facendole fissare il Dio della Morte stringendole le guance: - Lo vedi? -
Annuì.
- Questo posto sarà la sua tomba… è superfluo che ti dica cosa devi fare vero? - le soffiò direttamente dentro l’orecchio: - Avanti, fagli vedere di cosa è capace la Follia, scatenati pure e fa scorrere tutto il sangue che vuoi. -
Shine ansimò: - Tutto quello che voglio? - guardò verso di lui: - Ma poi non sarà un male? - spostò lo sguardo dall’altra parte: - Ma si può uccidere un Dio? - guardò in alto: - Si può ferire? -
Il demonietto le si avvicinò, stanco: - Basta con queste domande. - ordinò rendendo la propria mano intangibile e infilandola nella testa di Shine.
Lei spalancò la bocca, gemendo: - Non pensare, uccidi e basta. -
Sentì per un attimo come se il cuore le fosse fatto esplodere dall’interno e stille guizzanti di sangue le risalirono dalla bocca, poi il vuoto.
Gli occhi le si sbiancarono totalmente lasciando solo un punto rosso al loro centro, serrò le armi e scattò in avanti talmente velocemente che a malapena Shinigami la vide.
Il fendente era largo e per schermarsi con la falce la ferì ad un braccio, cercava di non ferirla, ma Shine si sporgeva sempre più avanti quando lo vedeva in difensiva ferendosi quasi da sola ma non sembrava accusare alcun tipo di dolore, più sangue sgorgava dalle sue ferite più lei diventava veloce, precisa e forte; un autentico burattino in mano ad un manovratore dispettoso che la mandava contro l’avversario a viso aperto senza preoccuparsi e che si arrabbiava per il tempo che ci metteva a vincere.
Shine caricò il colpo che andò a sfregiare un bordo della maschera di Shinigami, penetrò affondo incontrando quel viso che nessuno ha mai visto; ritirò l’arma e guardò il sangue denso che la impregnava: - Ah, ma allora sanguini… - si stupì.
Ghignò e ternò all’attacco cozzando più volte contro Spirit, ma trovando strada facile oltre la veste di Shinigami.
Non aveva mai visto il sangue di un Dio, ora che osservava, non era poi così diverso da quello umano: rosso, denso e sporco. Shinigami non poteva essere tanto diverso, bastava guardare Death the Kid, che si differenziava dai comuni ragazzi solo per le linee di Sanzu sui capelli.
L’assalì la curiosità, voleva sapere cosa c’era dietro quella maschera… così immutabile che avvolte si domandava se sotto ci fossero davvero carne e sangue. Ora sapeva che dietro c’era sangue, ora che la maschera si stava crepando, era come se Shinigami le stesse mostrando la propria debolezza, che persino lui di fronte a lei, di fronte alla Follia tanto pura, vacillava.
- Eco del Caos. - non l’aveva mai fatto due volte di seguito e seppure il suo corpo tremasse le due armi eseguirono gli ordini, trasformandosi e gettandosi addosso al Dio della Morte.
Shinigami roteò la falce colpendo l’ariete col piatto della lama e inchiodando il leone a terra tenendogli premuto sul ventre l’impugnatura mentre quello strepitava ringhiando e facendo schioccare le mandibole. Era forte e doveva appoggiarsi completamente alla Death Schyte per tenerlo bloccato così che lasciò via facile all’ariete che gl’incornò prontamente la schiena.
Shinigami perse la presa e il leone sgusciò via saltandogli sopra e atterrandolo completamente.
- Sommo Shinigami! - urlò Spirit allarmato riprendendo le proprie sembianze umane e parandosi davanti al proprio Maister con le braccia e la schiena che erano una selva di lame. Colpì entrambi gli animali riguadagnando le distanze di sicurezza: - Shinigami-sama, tutto apposto? - ansimò col fiato corto.
Maka assisteva impotente alla scena sinceramente preoccupata e stupita da quell’azione imprudente, suo padre guardò dietro di se con la coda dell’occhio per un solo istante, quello bastò per far scattare il leone mentre l’ariete tornava in mano a Shine.
- Papà! -
Il demonietto esultò: - Avanti! Fa vedere quel sangue! - la esortò assaporando lentamente la lama che penetrava sotto la clavicola di Spirit, troppo lento nel parare il colpo. Poteva quasi vederla, la lama che si faceva strada verso un’arteria vitale.
Shine però perse l’equilibrio e l’arma fu spinta via, rimase seduta a terra qualche secondo, realizzando la scena: - Shine, ora basta. -
Il demonietto pestò ancora i piedi: - No, no, NO! Dovresti essere morto stecchito! - rivolse un’occhiata di sdegno verso Shine e le svolazzò sulla spalla: - Stupida ragazza, è vivo. - le sferrò uno schiaffo chiudendole il viso in una mano: - Perché respira ancora?! - indicando il prete. Shine non reagì.
Justin si reggeva miracolosamente in piedi anche se gli tremavano le gambe, la mano con cui aveva spinto via l’arma di Shine sanguinava e la teneva davanti al viso a celare il respiro affannoso. Tutta la parte inferiore della veste, dal ventre in giù era chiazzata da una lunga scia di sangue che gocciolava per terra, le ghigliottine erano sfoderate e su di una era ben visibile il sangue nero di Shine. Ansimava e sudava freddo, tenendo la testa bassa. Era incredibilmente debole.
La ragazza inclinò la testa non capendo ma avvertendo un lieve tremito quando sentì pronunciare il proprio nome, richiamò con un gesto incurante il leone che, obbediente, tornò sulla sua mano.
- Avanti… che aspetti? Rimedia quel che non hai fatto… - suggerì il demonietto a denti stretti, scocciato per quell’ennesimo cambio di avversario.
Stavolta però lei non si mosse, inclinò la testa dall’altra parte, fece a rilento il gesto di colpire sulla destra, muovendo solo il braccio.
Justin si spostò da quella parte faticosamente e si schermò con le ghigliottine sanguinanti, fece altrettanto quando Shine si spostò sulla sinistra, seguendo sempre i suoi movimenti.
Lei lo squadrò perplessa ma non attaccò.
- Shine… - ansimò provato.
Il demonietto si stufò di quella situazione: - Avanti attaccalo. - ordinò e Shine rimase ferma.
Fece un passo verso di lei: - …devi… -
- Avanti! Attaccalo! -
- …fermarti… -
-Muoviti, è un ordine! - sbraitò il demone.
Lei era come assente a se stessa, cercava la propria coscienza: - Shine… - si sentì chiamare ancora; conosceva quel nome ma faticava a ricondurlo a se, sangue nero e anima combattevano dentro di lei e il sangue nero la ferì. Annaspò piagandosi in due in preda agli spasmi, vomitò un grumo di sangue e alzò lo sguardo, le sue iridi vermiglie si vedevano a tratti e in quei brevi istanti lei vide lucidamente.
La Follia, cercava di rigettarla fuori.
Tutto fu fermo per qualche istante, il demonietto le volò davanti scuotendole la testa: - Andava tutto così bene! - si lagnò: - Non puoi combattere la Follia stupida! -
Lei ansimò e gli afferrò la testa con una mano: - Sta zitto. - ringhiò riuscendo inaspettatamente a toccarlo e spingerlo via.
Spirit si voltò verso la scena mentre aiutava Shinigami a rialzarsi: - Che succede? - chiese vedendo Shine in ginocchio di fronte a Justin sanguinante.
- Sta avendo un rigetto. - mormorò a fatica il Dio.
Shine sputò un altro coagulo di sangue e fissò Justin dritto negli occhi, si tenne la testa dolorante e urlò di dolore.
Il demonietto osò riavvicinarsi solo quando la vide così distrutta: - Avanti puttanella, alzati. - le prese la testa e la sollevò come fosse aria.
Shine si alzò tremante, rimase sulle gambe per qualche secondo, fece un passo e cadde raggomitolandosi per terra: - No! - urlò.
Justin continuava a guardarla incapace di fare qualcosa.
Sta per cedere… ridacchiò il demone: - Avanti uccidilo! - urlò e Shine si alzò con uno scatto e le lacrime agli occhi: - Eco dell’Anima! - la sua anima esplose ingigantendosi e si fuse rapidamente con quella delle due armi dando vita alla Chimera che ruggente si lanciò verso Justin con gli occhi rossi colmi di lacrime e le zanne snudate.
Lui indietreggiò di un solo passò e contrattaccò quasi d’istinto, incrociò le ghigliottine e, nella frazione di secondo che impiegò la bestia a balzare recitò una velocissima preghiera, la sua anima reagì immediatamente e attaccò: - Law Abiding Silver Gun! - saltò sopra la Chimera e fendette con entrambe le ghigliottine.
Il colpo andò a schiantarsi sul terreno aprendo un fosso dritto e profondo cinque palmi, la Chimera sgusciò via dalla traiettoria con agilità e rapida saltò verso Justin atterrandolo con una zampa, schiacciandolo contro terra e togliendogli pian piano l’aria dai polmoni: - Shine… - spirò con l’ultima stilla d’aria sputando sangue.
La bestia rilassò di poco il ghigno continuando però ad ansimare.
- È quasi fatta, finiscilo. - ridacchiò il demonietto andandole davanti al muso.
Shine sollevò lentamente il capo puntando gli occhi sanguinei contro di lui, allentò la presa su Justin e ringhiò verso il cielo per il dolore che le vorticava attorno al terzo occhio. Era da lì che veniva la sua confusione, tanta da far male.
Se lo graffiò con gli artigli agitandosi convulsamente in preda al dolore più puro e, al limite di sopportazione, balzò verso il demonietto artigliandolo e tranciandolo nettamente in tre parti.
Quello rimase a guardarla stralunato con gli occhi morti e lentamente si dissolse: - Tu… - sibilò
Shine continuò però a rantolare sofferente ruggendo e sibilando; il sangue le scivolava sul muso dall’occhio in mezzo alla fronte, perdeva le forze tenendosi sulle zampe sempre più precariamente finché non cominciò a piegarsi e cadde di peso senza più riuscire a muoversi.
Con l’anima allo stremo si accasciò a terra, un debole bagliore e tornò normale, distesa a terra in una pozza di sangue insieme alle sue armi.
Con l’ultimo grammo di coscienza pensò che quella scena aveva un non so ché di familiare, ricordò soltanto che non avrebbe dovuto chiudere gli occhi.
 
Un sogno… sfocato e lontano… tutto quel che era stato non c’era più, sciolto nell’acido dei ricordi.
Quella piano sconfinata e bagnata dal sole le dava un senso di quiete, vi si crogiolò a lungo beandosi del calore che la carezzava; Ashura non era mai morto, giocava ancora con lei e sorrideva; era felice, poi era arrivato Shinigami.
La luce calò di poco.
Il suo brusco risveglio; Soul e Maka; Justin e quella sua espressione criptica;
Il panorama diveniva sempre più grigio e freddo. Si strinse nelle spalle.
La Follia; il sangue nero e quella lotta contro qualcosa di intangibile che aveva fatto scoppiare l’inferno…
E dov’era l’inferno?
Nella sua testa…
Fu assalita nuovamente dal caldo con violenza, tutta la luce scomparve ma il caldo no.
Quel calore…
Il sangue nero che le impregnava l’anima si ritirò strisciante, come spaventato lasciandola libera di splendere.
Era quella la “pace”?
 
Quando la portarono in infermeria sanguinante insieme alle sue armi aveva il sorriso sulle labbra.
Justin si era sforzato di rimanere cosciente, ma poi non aveva fatto a meno di addormentarsi pesantemente in braccio a Sid, non si svegliò nemmeno quando Nygus iniziò ad armeggiare con le sue ferite e ci infilò l’ago; così come Shine.
Kaim e Meru ripresero gradualmente le loro sembianze umane, anche loro sembravano placidamente addormentati.
Nygus terminò di medicare le ferite dei quattro e andò verso Spirit per tamponargli la ferita alla spalla col disinfettante, la Death Schyte s’irrigidì, guardò dritto davanti a se: - Sono…? - azzardò indicando i ragazzi col mento.
- È incredibile… ma stanno bene. Non riesco a capire come abbiano fatto a sopravvivere ad una dose così concentrata di Follia. - sorrise, o almeno, Spirit non vide le sue labbra incurvarsi, ma il sorriso s’intuiva dagli occhi: - Ormai hanno un abbonamento permanente con l’infermeria. -
Spirit sospirò di sollievo e scosse la testa incredulo: - Hanno distrutto la Follia… è incredibile. - guardò brevemente l’arma: - Per ora è Shinigami che mi preoccupa. -
Nygus annuì assente finendo di fasciargli la spalla poi si alzò e fece per andare: - Io non ci proverei signor Spirit. - lo ammonì bonariamente l’infermiera quando la Death Schyte allungò una mano verso i suoi fianchi che ondeggiavano sinuosi. Spirit rabbrividì e mascherò il gesto della mano facendo finta di grattarsi la testa e con una risatina nervosa. Sulla porta c’era Sid insieme a Maka, che lo squadrò con una smorfia e gli occhi lucidi; si fissarono in silenzio poi la ragazza singhiozzò e si gettò tra le braccia del padre: - Papà! Papà! Non osare mai più farmi uno scherzo simile! - strillò tirandogli uno schiaffo.
Spirit era sotto shock: sua figlia che gli si gettava tra le braccia? Ma in che mondo era finito?
 
Maka…aveva i genitori…
Invece lei non sapeva neanche che faccia avessero, non ne aveva alcun ricordo e Ashura non gliene aveva mai parlato, non ne sapeva niente; avvolte pensava che fosse stata partorita direttamente dal sangue nero.
Non voleva che Maka odiasse i suoi genitori, aveva visto come trattava suo padre e non voleva, non riusciva a capacitarsene.
Di nuovo quel calore e stavolta la costrinse a socchiudere gli occhi: - M…maka… - disse al volume di un normale respiro.
Riuscì a vederla confusamente davanti a se, tra le braccia del padre, sorrise; quello era ciò che doveva succedere.
- Si è svegliata! -
Chiuse gli occhi: troppo rumore.
- Shine… -
Quello era il suo nome, socchiuse gli occhi e si ritrovò davanti Nygus che la fissava con una punta di apprensione: - Stai bene cara? -
Annuì e guardò con un sorriso Spirit e Maka:È… proprio così che dev’essere… - Cosa è successo? Ricordo solo che non riuscivo a respirare… -
La dottoressa le posò gentilmente una mano sulla spalla, quella buona: - Ce l’avete fatta. Avete distrutto la Follia. -
Spalancò la bocca, indecisa se sorridere o scoppiare a piangere, non fece niente e si girò dall’altra parte e questo freddò il suo entusiasmo: - Come sta? - chiese timorosa guardando Justin.
- Tutto bene. Anche le tue armi adesso sono apposto, qualche settimana e potrete uscire da qui.
Shine si allargò in un largo sorriso e faticosamente si alzò a sedere: - Maka, tu hai visto? -
Lei annuì: - La Follia non si è risparmiata niente, è stato terribile… - iniziò a raccontare, guardandosi bene dal dirle che avesse ferito Shinigami e che avesse contagiato anche Justin col sangue nero.
- Davvero? Come ha fatto la Follia a morire? Voglio dire, non potevamo neanche toccarla… -
Maka tergiversò un bel po’, trovando un modo per non dirle che combatteva contro Justin, a quello ci avrebbe pensato dopo: - Avevi perso il controllo e stavi avendo una sorta di crisi di rigetto, hai usato l’Eco dell’Anima e non riuscivi più a trattenerti… - Shine l’ascoltava a bocca spalancata, come un bambino farebbe con una storia che la madre gli racconta prima di andare a letto: - … poi per un istante ti sei fermata e il demonietto della Follia ti si è avvicinato pensando di averti in pugno… - le sorrideva mentre raccontava.
- E poi? - chiese Shine curiosissima.
- … poi l’hai guardato e l’hai diviso in tre parti con un’unghiata. - nel dirlo fece il gesto dell’artiglio con la mano.
Shine ridacchiò: - Non ho fatto male a nessuno? -
- Non che fossi padrona delle tue azioni, hai solo ferito papà mentre cercava di proteggere Shinigami. - Shine fece una smorfia: - Niente di che, un taglio superficiale. - si affettò ad aggiungere il diretto interessato.
Shine tornò a sorridere e ancora si sentì quella sensazione di calore.
Justin si svegliò il giorno dopo, un po’ frastornato e stupendosi lui stesso di quel grosso buco che lo trapassava da parte a parte sul ventre. Kaim e Meru si svegliarono nello stesso modo di tutte le mattine, come se niente fosse successo.
Le saltarono letteralmente addosso quando la videro sul lettino, contenti di vedere che stava bene, un po’meno per Justin… la sua presenza proprio non andava giù ai due gemelli.
Le lezioni alla Shibusen ripresero normalmente e quasi ogni giorno i suoi amici della classe Crescent Moon venivano a farle visita, anche se Black*Star quasi non fu pugnalato alle spalle da Nygus per essersela presa a morte con Shine per avergli rubato la scena e per aver cercato di tenderle un agguato direttamente sul lettino dell’infermeria. Coraggiosamente sventato da Tsubaki e il suo shuriken, con la collaborazione di Maka e il suo pesantissimo dizionario di greco(???).
Strano a dirsi, ma andò anche Crona a farle un saluto, o perlomeno, ce lo trascinò Maka. Fu allora che Shine vide per la prima volta Ragnarock, ammise che non se lo sarebbe mai aspettata, Kaim e Meru saltarono sul lampadario appena videro comparire il piccoletto dalla schiena di Crona.
Era da tempo che Shine non si sentiva così felice e non rideva così tanto neanche insieme ad Ashura; si toccò il petto, un punto centrale dove sotto stava l’anima sentendola calda e candida, completa come se Ashura ci fosse ancora steso sopra anche se in cuor suo sapeva che non era così.
Justin invece non ne poteva più, si premeva il cuscino sulla faccia ogni volta che nella piccola stanza entrava qualcuno o che i gemelli facevano troppo casino, ma specialmente e senza alcun dubbio, volle davvero soffocarsi col cuscino quando vide entrare dalla porta niente meno che quel vandalo di Giriko.
Shine lo guardò come fosse una specie di apparizione, era leggermente arrossito e cercava di guardare tutto con noncuranza: - Come stai? - le chiese.
- Bene. - rispose con circostanza guardandolo stralunata mentre prendeva una sedia a caso e si sedeva affianco a lei e mai avrebbe pensato di intavolare un intero discorso con un tipo tanto bisbetico e con seri problemi a gestire la propria rabbia e capì ben presto il doppio fine di quel comportamento; ossia far innervosire quella povera anima pia lì affianco, alias Justin. Fissava Giriko come se volesse incenerirlo finché non si decise ad alzarsi un po’ zoppicante per arrivargli alle spalle e dargli due colpetti: - Ti dispiacerebbe lasciarla in pace? -
Giriko ridacchiò: - Si, mi dispiace. Perché, c’è qualcosa che non va “padre”? - lo prese in giro senza neanche voltarsi.
Shine sorrise, le era mancata anche l’ordinaria amministrazione, anche se le sfuggiva il vero motivo della visita di Giriko.
A Justin tremò il sopracciglio e, quasi per abitudine, fece spuntare una ghigliottina dal braccio e gliela appoggiò alla gola. A quel punto la motosega fu costretta a voltarsi per poi scoppiare a ridere in faccia al suo aguzzino, in pigiama, con delle occhiaie abbastanza accentuate e con i capelli tanto incasinati da sembrare il nido uscito male di qualche passero.
Giroko alzò le mani facendo finta di arrendersi: - Ho per caso peccato di qualcosa “padre”? - ridacchiò.
Justin inarcò ancora di più le sopracciglia sottili: - SI! - esclamò esasperato: - Di avermi sempre scassato i CO… !!! -
- JUSTIN!- strillò Shine imbarazzata coprendogli l’ultima parola, mentre le sue armi scoppiavano irrimediabilmente a ridere.
 
Eh si… era davvero un bel quadretto…
 
SPAZIO ME XD
1! 2! 3! 4! Tanti auguri! A me che ho finito il capitolooooooo! E per qualche giorno fa che era il mio compleanno >u< volevo appunto pubblicare per il 14 ma non avevo ancora finito.
E con questo il demonietto esce di scena :D

… Voi…
CREDETE che sia finita!
Muahahah! Col cavolo che mi scrosto adesso!
Aspettatevi tante risate, un gatto straordinariamente emotivo e un Justin che ha ancora meno coerenza con l’abito che indossa(“l’abito non fa il monaco” nel vero senso della parola)
1000 grazie a chi mi ha seguita fin qui e a chi mi recensisce c:

Grazie n°1
Grazie n°2
Grazie n°3
Grazie n°4
Grazie n°5
Grazie n°6
Grazie n°7
Grazie n°8
Grazie n°9
Grazie n°10
Grazie n°11
Grazie n°12
Grazie n°13
Grazie n°14
Grazie n°15
Grazie n°16…
 
Ok, vi ho seccato abbastanza, faccio una chiusura netta. CIACK!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eh eh eh…stavo scherzano *la rincorrono coi forconi*
Aaaaaaaaah! Fermi! Era solo per le soundtracks!
 
SOUNDTRACKS: Infected Mushroom-Becoming Insane, Metallica-Nothing else Matter, Self-Stay Home.
 
Stavolta niente disegno… ero molto impegnata con dei progetti di pittura ^_^”
Mi rifaccio alla prossima
Bye bye

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Capitolo 13
*** Meritato riposo... Oppure no?! ***


Meritato riposo… oppure no?!
 
Li fecero uscire dall’infermeria esattamente tre settimane dopo, con qualche altro paio di cicatrici da aggiungere alla collezione, Kaim e Meru corsero subito in camera a sistemare, dopo le varie minacce di morte particolarmente violenta di Shine.
- Appena tornati e già ci mette in riga. - sbuffò Kaim salendo le scale: - Ma chi si crede di essere quella… ? -
Shine si puntò le mani sui fianchi: - Ti sento Kaim, cosa stavi dicendo? - il ragazzo sobbalzò e il fratello si affrettò a tirarlo su per i gradini: - Ehm, niente… non vedevamo l’ora di riordinare la stanza! - urlò Meru ben cosciente di quanto fosse terribile Shine da arrabbiata. Non tanto quando combatteva, ma quando era normale alle volte sembrava anche più terrificante.
Shine si spiattellò una mano sulla faccia: - Tu guarda che soggetti… - mormorò sorridendo.
Alla fine era tornato tutto alla normalità se non meglio.
Si voltò, Justin sorrideva ed evitò deliberatamente il suo sguardo, la guardò di sottecchi dondolandosi sui talloni e allargando ancora di più il sorriso. Shine inclinò la testa confusa, poi Justin scoppiò a ridere.
- Perché ridi? - fece lei stranita.
Justin non ci badò più di tanto, l’abbracciò di slancio e le fece fare una giravolta tenendola per i fianchi: - Ce l’abbiamo fatta! - esultò quando lei ritoccò terra.
Anche Shine rise stavolta, quasi con le lacrime agli occhi e gli saltò al collo: - E tu hai mantenuto la promessa! - si staccarono entrambi rossi in viso e a sguardo basso.
- E tu lo stesso. - aggiunse Justin imbarazzato.
Shine ridacchiò storcendo il naso: - Hai bisogno di una doccia. - gli fece notare allontanandosi su per le scale.
Justin roteò gli occhi: - Oh andiamo! Non puzzo così tanto! - le parlò dietro e, giusto per essere sicuro, si annusò la manica della veste: - Bhe… forse una doccia non guasterebbe… - rivalutò seguendo la ragazza di sopra.
Era piacevole tornare alla quotidianità anche se, pensò Shine, quando mai l’aveva vista la “quotidianità”? Da quando si era risvegliata dal suo lungo sonno non aveva visto altro che un ininterrotto susseguirsi di sangue e battaglie; per questo la situazione le sembrava un po’ aliena e faticava a capacitarsene.
Era come se il suo corpo si rifiutasse di accettare di dover fermarsi un attimo, ancora inebriato dall’adrenalina della battaglia.
Si buttò nel letto di slancio: Bhe…non è poi tanto male avere un po’ di tempo per stare tranquilli… constatò raggomitolandosi sui cuscini e chiudendo gli occhi mentre cominciava a sentire lo scroscio dell’acqua provenire dal bagno.
Si rigirò varie volte tra le coperte, persa nel fiume dei ricordi, da quando si era svegliata fino a quel momento… la Follia era sempre stata presente, ma ora era libera, giusto? Tra se e se sorrise e rise: era tutto finito! Niente sangue, niente morte e niente più incubi allucinanti!
Si portò una mano alla fronte: - Non ci posso credere… - mormorò.
In quel momento sentì la porta del bagno aprirsi e si voltò di scatto non potendo fare a meno di inarcare un sopracciglio: - Ti sembra il modo di presentarsi ad una ragazza? - chiese scettica squadrando Justin da capo a piedi quando comparve sulla porta del bagno accompagnato da una nuvola di vapore, con solo un asciugamano legato in vita, ancora bagnato e coi capelli gocciolanti.
Lui vece un gesto d’indifferenza con la mano dirigendosi verso l’armadio e spalancando le ante: - Ho dimenticato i vestiti. - si giustificò.
Shine si sedette al centro del letto a gambe incrociate, seguendolo con lo sguardo: - Sai, è in momenti come questi che vorrei avere uno di quei… - fece il gesto di scattare una foto non sapendo in che altro modo chiamarlo e riproducendo il “CLICK” con uno schiocco della lingua.
- Fotocamera? - interpretò Justin.
Lei annuì con un sorriso furbetto e storse il naso alla vista dell’ennesima veste da prete che Justin aveva pescato dall’armadio e che si stava portando in bagno: - Ancora quella? - chiese.
Justin inizialmente inclinò la testa non capendo poi seguì lo sguardo inceneritore diretto alla sua veste, guardò in alto con innocenza e fece spallucce a far intendere che non era un problema suo.
Fu quando le voltò le spalle che Shine poté vedere l’enorme cicatrice che gli bucava la schiena all’altezza dei fianchi: - Sono stata io? - domandò atona, bloccandolo sul posto.
Justin la guardò con la coda dell’occhio, cercando qualche pensiero nella sua espressione spenta, annuì quasi con fatica e Shine sussultò: - Non è niente. - fece con noncuranza.
- Mi dispiace… - balbettò Shine, si prese la testa tra le mani: - I-io… s-cus-a… non… - parlò a tratti, sul punto di scoppiare in lacrime.
Justin le fu affianco in un attimo: - Ssh ssh ssh… - cercò di zittirla appoggiandole un dito sulle labbra: - È tutto ok, d’accordo? - si chinò per schioccarle un bacio sulla fronte facendole ingoiare il successivo singhiozzo: - È tornato tutto apposto. Non sei contenta? -
Shine annuì cauta e di slancio lo abbracciò stringendoselo addosso, un attimo e persero l’equilibrio finendo distesi sul letto; Justin sopra e Shine sotto.
Nel primo momento nessuno dei due parve far caso alla situazione in cui si trovavano poi Shine avvampò mentre Justin, per niente preoccupato, prese ad accarezzarle i capelli puntellandosi sul materasso con un gomito.
Lei si strinse nelle spalle, sottostando a quelle carezze e non oppose la minima resistenza quando si chinò a baciarla a fior di labbra per un tempo che non seppe calcolare.
Tornò presente a se stessa solo quando avvertì la sensazione, del tutto estranea, di un bacio sul collo; sgranò gli occhi e con un calcio spinse Justin sul pavimento.
Lui si rialzò immediatamente, agitatissimo: - Che c’è? - chiese sottovoce.
- Niente. - rispose Shine rossa in viso, con lo stesso tono di voce.
- E allora perché parliamo sottovoce? -
Si fissarono in silenzio per minuto interi poi Shine accennò un sorriso aggiustandosi i capelli dietro l’orecchio, non era un gesto che faceva spesso, lo fece più per l’agitazione: - Dì un po’… cosa pensavi di fare? - domandò alzando di poco la voce.
Justin avvampò e prese le difensive: - Niente, solo quello. - si tormentò le mani: - Pensavo… scusa… - balbettò indietreggiando: - C’era bisogno di buttarmi giù così? - si accigliò per mascherare tutto quell’imbarazzo crescente.
Shine saltò a sedere guardando come se non avesse capito: - Ah… ok… sono io che… bhe… il calcio era un po’ eccessivo. - constatò e Justin annuì.
- Su, avanti. - Shine si spostò tutti i capelli da una parte lasciando scoperta tutta una parte del collo e a Justin prese il panico.
Il cervello gli lavorava a rilento e ci mise un bel po’ a capire cosa intendesse con quel gesto così dannatamente ingenuo; le si avvicinò e posò lievemente le labbra sul collo candido di Shine, la sua reazione fu solo un fremito e un timido sorriso; Justin invece fu assalito da una potente scossa d’adrenalina, repressa per quel contatto, poi scappò verso il bagno e ci si richiuse dentro.
Si sciolse letteralmente contro la porta quando fu dentro, col cuore che batteva a mille e le guance arrossate: Ma che mi è preso?  si chiese stranito passandosi una mano tra i capelli e cominciando a fare avanti e indietro sul tappetino del bagno.
L’agitazione stava cominciando a diventargli insostenibile, l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu chiudersi nuovamente in doccia e restare per un lungo lasso di tempo sotto il getto ghiacciato.
Si era persino dimenticato di avere l’asciugamano legato in vita e i vestiti puliti sottobraccio, quando se ne accorse era già tutto fradicio e realizzò di dover tornare nella stanza dove c’era Shine: Merda…
 
Shine rimase qualche minuto a dondolarsi sul letto con un’espressione abbastanza confusa ed infantile, facendo vagare lo sguardo da una parte all’altra della stanza, poi andò saltellando verso l’armadio e prese a frugare tra i vestiti di Justin; si era sempre chiesta se quel ragazzo avesse qualcosa di diverso dalle solite vesti bianche e nere.
Bhe… ora stava per scoprirlo.
È inutile… si arrese dopo aver fatto scorrere tutti gli appendiabiti, spostò l’ultimo e finalmente scorse qualcosa che non era ne bianco ne nero: Uh? E questo? si tuffò letteralmente dentro l’armadio per riuscire a pescare un paio di jeans scoloriti e strappati. Li guardò brevemente poi li lanciò sul letto e tornò a farsi strada scoprendo sul fondo una pila di vestiti che di certo Justin non aveva mai usato in sua presenza.
Si sedette sul letto a rovistare tra magliette varie e jeans vecchi forse di mille anni: - Oh mio Dio… ma no… - ridacchiò pescando una maglia arancione a maniche corte con una croce bianca rovesciata al centro, scoppiò a ridere come una matta al solo immaginarsi Justin con quella indosso.
- Shine! - sentì urlare dal bagno, si avvicinò alla porta: - Dica. - lo prese in giro tenendo sempre lo sguardo fisso sul letto e non potendo fare a meno di sghignazzare.
- Mi passeresti una di quelle vesti che detesti tanto dall’armadio? - chiese con un sospiro rassegnato.
Shine si morse il labbro per non ridacchiare: - Certo… - ghignò agguantando la maglia con la croce e un paio di jeans, non aveva nessuna intenzione di dargli i suoi soliti e noiosi vestiti.
Si fermò sulla porta e improvvisamente sentì un brivido coprendosi gli occhi con la mano: - Justin… ti prego, dimmi che non devo mettere mano anche tra la tua biancheria… -
Silenzio: - … -
Shine avvampò spalancando la porta e spingendogli i vestiti dentro: - Fanculo! - e si appoggiò alla porta per ascoltare la reazione di Justin che non tardò ad arrivare: - Ma che cazz…? Shine! -
- Scegli: o ti vesti con quelli o esci nudo a prenderti i vestiti. - ridacchiò lei.
La porta del bagno si spalancò e per un attimo Shine pensò che Justin avesse scelto la seconda opzione poi scoppiò a ridere per come era vestito.
- Ah ah ah… che ridere… - le vece il verso dirigendosi a grandi falcate verso l’armadio.
La ragazza cercò di bloccarlo afferrandolo per una spalla mentre si piagava in due dal ridere: - Ti prego! Non cambiarti, stai ok… - ridacchiò mordendosi il labbro inferiore.
Purtroppo per lui fu costretto ad accettare di starsene buono buono con quei vestiti, non poteva dire di no a Shine che gli faceva gli occhi dolci; il peggio era che, ora che lei aveva scoperto questa sua debolezza, sarebbe stata capace estorcergli qualsiasi cosa.
 
Già… ma che bella serata… sarcasticamente parlando, o quasi…
 
Pessima idea… aveva pensato quando Shine glielo aveva proposto, neanche il tempo di obbiettare che si era ritrovato davanti alla “modesta” residenza di Lord Shinigami per una festa organizzata quella sera da Death the Kid per la sconfitta della Follia.
E nemmeno allora Shine gli aveva permesso di cambiarsi: gli aveva detto che non doveva essere “formale”. Parola che aveva imparato quando glielo aveva detto Liz quando l’aveva invitata e aveva detto che ci sarebbero stati tutti: Death Schyte comprese. E casinisti anche… avrebbe aggiunto Justin scrutando Kaim e Meru.
Inoltre Shine aveva omesso la presenza dei suoi amati auricolari, quindi, appena entrò nella casa, fece un rapidissimo giro di saluti e si stravaccò sul divano mentre Shine chiacchierava allegramente con le amiche.
L’aveva ritenuta una fantastica opzione, se non fosse che il divano era già occupato da un’unica persona.
- Potresti farti un po’ più in là? - chiese con forzata gentilezza.
Quello si allontanò la bottiglia che stava trangugiando dalle labbra e lo scrutò: - Ma…? Ehi “padre”! Dov’è finita la tua veste da uomo di Chiesa casto e puro? - scherzò Giriko sedendosi normalmente e posando la bottiglia di alcolico ormai vuota sul tavolo.
- E tu non hai perso l’ironismo a quanto vedo… - osservò lasciandosi cadere sul divano.
- Porca puttana, è una festa! Dovresti divertirti. - urlò scrutando la sua espressione seria come se venisse da un altro pianeta e Justin poté constatare che era già un po’ brillo dal rossore che aveva sulle guance.
Aveva perso un attimo di vista Shine, Kaim e Meru invece avevano deliberatamente sfidato Black*Star a chi riusciva a mangiare di più ed erano impegnati a saccheggiare il tavolo delle vivande, quindi si concesse di dare completa attenzione all’altro: - Perché, tu ti diverti? - chiese annoiato.
Giriko scosse la testa arreso, come adire che era un caso perso: - Ti insegno una cosa. - solo per quello Justin inarcò un sopracciglio: - Vedi qui intorno? - chiese prendendolo per una spalla: - Cercati una ragazza e vacci a parlare. -
Justin lo fissò disorientato e diede un rapido sguardo alla sala non sapendo dove andare a guardare e cominciando a chiedersi dove fosse finita Shine.
Giriko rise: - Povero idiota… - e Justin lo fulminò con un’occhiataccia, l’altro invece gli sventolò davanti un bicchiere: - Ti verso dell’acqua santa? -
Sbuffò accigliato, l’aveva detto che era una pessima idea: - Qualunque cosa andrà bene… - mugugnò.
Giriko ridacchiò e gli versò nel bicchiere l’alcolico più forte presente sul tavolo del rinfresco, il biondo stava appunto bevendo che fu costretto a risputare tutto fuori e prestare tutta la sua attenzione alla figura che Maka, Tsubaki, Liz e Patty avevano letteralmente trascinato in sala.
Rossa in viso e un po’ impacciata Shine fece qualche passo fuori dalla porta dell’andito presa sottobraccio da Liz e Patty.
Evidentemente alle ragazze non era andato giù che si fosse presentata ad una festa con i suoi soliti jeans e maglietta.
Quando entrò in sala stavolta aveva indosso una gonnella azzurra e svolazzante che arrivava a malapena sopra le ginocchia, una monospalla oltremare con uno scollo da dare le vertigini e delle ballerine bianche. E… porca miseria… le gambe erano completamente scoperte.
Justin sgranò gli occhi e rimase a guardarla con un’espressione da fessacchiotto sbavandole dietro come un cane, Giriko intercettò subito il suo sguardo e, prima che potesse farlo lui, si alzò: - Bhe, tu fa quel che ti pare. Io la ragazza da abbordare l’ho trovata. - si atteggiò.
Justin si risvegliò da pensieri non esattamente casti e, senza pensarci, fece lo sgambetto a Giriko e lo superò raggiungendo Shine con una carrellata di insulti alle spalle.
Sul momento non aveva pensato cosa avrebbe potuto dirle per non sembrare banale, quando le andò davanti avvampò sorridendo come un’idiota. Shine abbassò lo sguardo arrossendo più di quanto non fosse già.
- Sei molto bella… - riuscì a balbettare Justin dopo aver deglutito parecchie volte a vuoto, sotto lo sguardo ambiguamente indagatore delle sue compagne di classe.
- Grazie… - mormorò Shine tormentandosi le mani.
Quando si parla di coerenza… in quel momento partì un lento: Sicuramente opera di Maka… immaginò Shine vedendo la diretta interessata dietro lo stereo che la salutò ammiccando e afferrò Soul per trascinarlo sulla pista da ballo.
- Ti va di ballare? -
Riportò immediatamente l’attenzione su Justin, guardandolo un po’ intimidita: - Io non so… -
- Non è complicato… - mormorò prendendole le mani per posarsele sulle spalle e cingendole i fianchi: - Tu seguimi. - nel dirlo la sollevò facendole fare un piccolo volteggio.
Oh accidenti… e tutto quel coraggio dove l’aveva cavato fuori? Di certo non stette fermo a pensarci.
Shine gli sorrise non’appena ritoccò terra e, un passo dopo l’altro, le sembrò di essere catapultata in tutt’altra dimensione; non esisteva nient’altro, l’unica persona degna di nota in quel momento era Justin e, per una volta, riuscirono a guardarsi intensamente negli occhi senza badare a tutte le persone che avevano intorno.
La musica non le era mai sembrata così bella, quando terminò ansimò un paio di volte come uscita da una lunga apnea e, prima che potesse allontanarsi, Justin l’attirò a se baciandola con una dolcezza disarmante.
Quando si staccarono ogni ragazzo o ragazza, Death Schyte o professore che fosse li stava osservando.
- Hai capito il prete… - ammiccò Giriko facendo sprofondare ancora di più Justin nell’imbarazzo; come se non bastasse tutti gli invitati ridacchiarono, tra i commenti degli studenti e i vari “awwww…” delle ragazze.
Justin si allontanò gentilmente da Shine dirigendosi verso Giriko con il principale intento di strozzarlo mentre si malediceva, non aveva minimamente pensato a cosa stava facendo e cominciava a pentirsene, anzi no, non era quello… era… non ne aveva idea!
- Te l’avevo detto io. - si vantò appena lo raggiunse e questo sventò tutti gli intenti omicidi del biondo che ricadde pesantemente sul divano: - Passami il bicchiere. - gli ordinò rivolgendogli un sorriso. Come poteva arrabbiarsi con qualcuno adesso? Aveva appena ballato con Shine!
E, mentre Justin si bevevo qualunque cosa Giriko gli versasse nel bicchiere, Shine era stata letteralmente sequestrata dalle compagne di classe.
- Allora state insieme? - chiese Kim storcendo il naso.
- Ma… con Justin? - smentì Jacqueline che si rifiutava veramente di crederci.
- Bhe… non lo so… - cercò di rispondere Shine arrossendo e seguendo a spezzettoni la valanga di domande.
- Io dico di si. - cinguettò Maka: - Quante a favore? - aggiunse Patty alzando la mano, tutte la imitarono e alla fine anche Jacqueline, un po’ titubante, sollevò il braccio.
- Ma avete già …? - azzardò a chiedere Liz facendo dei gesti più che eloquenti con le mani, Shine avvampò e scosse vigorosamente la testa.
- Liz! Ti sembrano cose da chiedere? - la sgridò Tsubaki dandole una gomitata mentre l’altra ridacchiava.
- Ma dai, poi il ragazzo non è proprio il tipo… - constatò poi la bionda: - Non è vero? - chiese inquisitoria chinandosi su Shine.
Purtroppo non le fu concesso di rispondere perché le si scaraventò un autentico uragano umano: - SHINE!!! TUTTO BENE?! - urlò Kaim scuotendola per le spalle mentre il gemello si portava stancamente due dita tra le sopracciglia, il rosso le strinse la testa tra le braccia scompigliandola tutta: - La mia piccola Shine… - si staccò sollevandosi minacciosamente le maniche della felpa: - Quel bastardo ha OSATO toccarti, ora lo faccio nero. - ringhiò e d’impulso trasformò le mani in artigli di leone.
Meru lo tenne per la coda mentre si divincolava e lanciava improperi a destra e a manca: - Oh, Kaim… stai calmo… - poi si rivolse a Shine: - Tutto ok? -
Lei annuì: - Cerca di sedare questa bestia inferocita. - ridacchiò sapendo quanto Kaim fosse geloso di lei e quanto amasse comportarsi da fratello maggiore iperprotettivo.
Meru sorrise: - No problema, uno o due bicchieri e sarà K.O. - le fece un gesto canzonatorio con la mano mentre trascinava via Kaim: - Fidarsi e bene, non fidarsi è meglio… pensaci. - citò sempre sorridendo.
Shine arrossì ancora di più guardandosi intorno e incrociando immancabilmente Justin, istintivamente sorrise mentre lui la salutava ammiccando alzando il bicchiere.
-Ehi Shine! -
Si girò ritrovandosi davanti il padrone di casa, elegantemente e simmetricamente vestito, con le due armi ai fianchi: - Kid. - fece leggermente sorpresa, poi sorrise: - Bella festa. Mi chiedevo perché Shinigami non sia venuto… -
- Ha detto che doveva sbrigare alcune questioni importanti a scuola… - rispose il ragazzo in nero sbrigativo: - Posso chiederti un favore? - chiese poi.
- Certo. - alle spalle di Kid spuntarono Kaim e Meru con dei sorrisi da far accapponare la pelle e da ciò si poteva dedurre che centrassero qualcosa.
Per esperienza, sapeva che qualunque cosa proponessero i due gemelli per lei era in qualche modo qualcosa che la imbarazzava.
- Ti andrebbe di cantare? -
Ecco… lo sapeva… sgranò gli occhi: - Ma… davanti a tutti? -
- Oh, non preoccuparti, sei brava e io e la mia sorellona saremo le coriste. - il sorriso che le rivolse Patty era così sincero che Shine non poté non annuire.
E fu così che si ritrovò davanti ad uno schermo gigante col karaoke e un microfono in mano assieme alle sorelle Thompson.
- Devi solo seguire le parole sullo schermo e cantare con questo. - spiegò sinteticamente Liz battendo due colpi sul microfono e accendendo la TV. Fece scorrere rapidamente le canzoni e puntò il dito su quella che la ispirò di più: Nickelback-When we stand together.
Partì la musica, Shine era ancora indecisa se stare lì zitta o girare i tacchi e andarsene, senza che potesse controllarlo però cominciò a battere il tempo della canzone con il piede, era quasi un riflesso involontario; sorrise e al diavolo tutto il resto.
Le fu impossibile persino restare ferma:
 
One more depending on a prayer
And we all look away
People pretending everywhere
It’s just another day
 
There’s bullets flying through the air
And they still carry on
We watch it happen over there
And then just turn it off
 
(Hey Hey Hey Hey Hey)
We must stand together
(Hey Hey Hey Hey Hey)
There’s no getting even
(Hey Hey Hey Hey Hey)
Hand in hand forever
(Hey Hey Hey Hey Hey)
That’s when we all win
 

 
Quando fu di nuovo silenzio fu accolta da un fragoroso applauso e arrossì, tornando la timida Shine di sempre. Alla fine si mise a ridere, era stato divertente.
Forse a fine serata non ce n’era uno che fosse lucido, persino Justin; completamente ubriaco a ridere come un idiota insieme a Giriko che sparava battute cretine mangiandosi si e no quattro parole su cinque della frase.
Peccato che le freddure, per qualche oscuro motivo, riusciva a dirle senza masticarsi la lingua… e Shine, forse quella che non aveva mandato il cervello del tutto a puttane, provò l’istinto di suicidarsi a sentirle, soprattutto l’ultima… pessima.
- Ehi Justin! - chiamò Giriko spostandogli la mano dove teneva appoggiata la testa.
- Mmm? - mugugnò l’altro, sul punto di addormentarsi.
- Cosa fa un prete su un Harley Davidson? -
Justin lo fissò stranito per interi minuti poi scosse la testa, Giriko si morse il labbro per non scoppiare a ridere, da solo, mentre gli rispondeva: - La messa in moto! -
*Ba-Dum Tsss*
Seppure ci fosse da congelarsi Justin scoppiò a ridere come un imbecille e si asciugò le lacrime che gli si erano formate agli angoli degli occhi dopo vari minuti ridacchiando ancora: - Dì un po’… ma ti vengono così o te le pensi la sera? - strascicò per poi riprendere a ridere.
Ok… da quel poco che sapeva sull’argomento, aveva capito che esistevano diversi tipi di sbronza: c’era quella soporifera che ti mandava letteralmente K.O. come nel caso di Kaim; quella dell’ “espressione ebete” e Giriko e Meru ne erano due ottimi esponenti; Justin invece aveva quella che ti rendeva un perfetto idiota sincero in modo imbarazzante, nel suo caso l’esatto contrario di com’era di solito. Ora non faceva che ridere, sparare cazzate e rivelare cose che molto probabilmente non avrebbe mai detto da sobrio. Shine forse era l’unica che lo stava a sentire, gli altri non sembravano farci molto caso, forse perché ogni cosa che sparava riguardava lei.
Shine pensò bene di andare a tappargli la bocca prima che la cosa degenerasse: - Justin, non credi sia il caso di andare a casa? -
Lui strinse gli occhi cercando di metterla a fuoco e avendo realizzato il senso della frase annuì un paio di volte e lasciò ricadere la testa sul divano: - Te l’ho mai detto che hai delle tette fantastiche? - domandò con poco riguardo e riuscendo a guardarla anche seriamente.
A sentirlo Giriko sembrò risvegliarsi dalla sua apatia e batté divertito una pacca sulla spalla di Justin, neanche fossero amici da sempre: - Condivido. -
Shine avvampò, un po’ per rabbia e un po’(molto) per l’imbarazzo, schiaffeggiandoli entrambi: - Bene. - decretò spazientita avendoli lasciati tutte e ancora più storditi di quanto già non fossero: - Direi che a questo punto urge che tu ed io ce ne torniamo alla Shibusen. - affermò afferrando il prete per un braccio e facendolo poggiare sulle proprie spalle.
L’alcol non aveva un effetto così catastrofico su Kid dato che era uno Shinigami, gli chiese gentilmente se potesse badare a Kaim e Meru, in quel momento addormentati, che li avrebbe ripresi la mattina dopo: - Io vado a casa, questo idiota non ce la fa più. - si scusò strattonando Justin per ricordargli che doveva restare in piedi.
Aveva ancora addosso i vestiti che le avevano prestato Liz e Patty, ma decise che ci avrebbe pensato in un altro momento.
Fu la nottata più faticosa di tutta la sua vita, fare le scale per arrivare alla Shibusen… e poi quelle per arrivare in stanza!!! … fu un incubo… dovette letteralmente trascinare quel peso morto che era Justin per gli ultimi gradini e poi c’era pure un’altra complicazione: Justin chiudeva sempre la porta a chiave prima di uscire…
Un’impresa fu trovare le chiavi nelle tasche dell’idiota ubriaco, l’altra fu centrare la serratura per aprire.
Quando la porta di schiuse si catapultò dentro, sbattendo un milione di volte contro spigoli e mobili che le sembravano comparsi così all’improvviso.
Da quando in qua ci sono così tanti mobili?! pensò esasperata riuscendo finalmente ad arrivare/sbattere sul letto e caderci sopra insieme a tutta la zavorra che si e no pesava almeno una cinquantina di chili.
Non fece neanche in tempo a pensare mezza sillaba che già era addormentata.

Ah… la testa… fu la prima cosa in grado di pensare.
Dovevano essere le sei di mattina e c’era un silenzio tombale, la sera appena passata era vuoto totale, i suoi ricordi finivano dal momento in cui aveva sentito Shine cantare.
Si svegliò di soprassalto: - Shi…! - e un violento capogiro lo costrinse a rimettersi giù, si voltò trovando la suddetta addormentata profondamente vicino a lui con la maglietta completamente deformata che le scendeva sotto il gomito lasciandole tutto il reggiseno scoperto.
Justin rimase a fissarla con il cerchietto di loading stampato in faccia prima di elaborare cosa avrebbe dovuto fare: rimetterle su la maglietta e girarsi. Semplice, no?
Connessione al server fallita…
Le si avvicinò infilandole la mano sotto la maglietta e risalendo su. Shine mugugnò infastidita un “ancora cinque minuti” e gli voltò le spalle non cosciente del fatto di avergli concesso anche più spazio.
La piccola parte razionale che gli era rimasta in testa in quel momento si stava tappando gli occhi continuando ad urlare “Vade Retro” all’altra parte, che incurante sbavocchiava palpando da sotto la stoffa le grazie di Shine.
Forse la sbornia non gli era ancora passata del tutto…
Quando Shine s’irrigidì fu sicuro di essersi appena congelato: - Buongiorno… - Justin tirò un sospiro di sollievo, forse non si era ancora accorta della reale situazione e si sarebbe potuto salvare: - Ora vorrei sapere cosa ci fanno le tue mani sotto la mia maglietta… - cinguettò come se non fosse per niente arrabbiata.
- Ehm… mi sono svegliato così. - snocciolò lì per lì, mentendo spudoratamente ed esibendo il sorriso più innocente che sapesse fare.
Shine era ancora troppo addormentata per indagare oltre e, come se niente fosse, si girò verso di lui cercando di riprendere a dormire.
Justin avvampò mettendosi le mani in tasca alla velocità della luce, rimase immobile qualche secondo poi la smosse: - Ehi Shine… ecco… cosa è successo ieri sera? -
Lei spalancò immediatamente gli occhi ramati guardandolo un po’ storto: - Non ti ricordi niente? Bhe… vorrei vedere, eri ubriaco fradicio… - ragionò poi, lo fissò: - Ridevi un sacco e… - Justin si sporse guardandola ansioso: - E ti sei sputtanato clamorosamente. -
Fu sicuro di sentire un disastro nucleare aver luogo nella sua testa, misto a qualche incidente aereo e una scimmia che batteva i piatti: - CHE COSA?! -
Abbassò di qualche ottava la voce: - Cosa ho detto? -
- Bhe… hai ammesso pubblicamente che ti piaccio, che ti piace il mio davanzale, … - Justin sbiancò letteralmente: - … e che quella sera dentro la doccia di sei mast… -
- BASTA! - strillò il ragazzo, aveva mal di testa dall’imbarazzo. Seriamente, era possibile?
- Davvero? - chiese all’improvviso Shine.
Rifletté accuratamente sul risponderle, come se ci fosse molto da pensare, masticandosi la lingua per il nervoso poi fece un movimento impercettibile in segno d’assenso. Non capì esattamente la reazione di Shine: prima sbiancò, poi si colorò di un rosso accesso e infine gli rivolse un risolino furbetto: - Pensavo che fossi totalmente insensibile ai piani inferiori. -
Justin le rivolse le spalle di scatto: - Sono umano, sai? - fece sarcastico.
Shine trattenne una risata, vederlo così in difficoltà era divertente e, con l’intento di farlo innervosire ancora, si avvicinò schiacciandogli il seno contro la schiena e soffiandogli sul collo: - Ma davvero… -
Incassò il colpo: - Piantala. - respirò un paio di volte a vuoto nel tentativo di calmarsi: Shine, ti prego… allontanati! supplicò mentalmente pregando che lei riuscisse a sentirlo. Da quando la sua normale quotidianità era stata stravolta in quel modo? Giusto, da quando Shine era saltata fuori dal suo letargo e gliela avevano affidata: Si, ma questo non vuol dire che devo per forza… ehm… sentirmi attratto da lei?
- Cosa c’è da agitarsi tanto? - ancora il suo fiato sul collo e un brivido che gli serpeggiava sulla schiena; senza che lei se lo aspettasse, di scatto la inchiodò al materasso per i polsi.
Shine rimase a fissarlo con gli occhi sgranati e il cuore che batteva tanto veloce che a momenti si scorgeva attraverso la pelle: - Justin? - pigolò sentendosi improvvisamente fiacca chiedendogli col solo sguardo cosa stesse facendo.
- Fa silenzio. - le soffiò all’orecchio. Non le diede neanche il tempo di prendere un respiro, le tappò la bocca con la propria e Shine fu costretta a chiudere gli occhi.
Non osarono staccarsi finché il bisogno d’aria non divenne insopportabile e anche allora si concessero solo un misero respiro per poi tornare a cercarsi quasi con urgenza.
Justin la tenne sempre bloccata, come se temesse che, se l’avesse lasciata anche solo un attimo, sarebbe potuta sparire; le infilò le mani sotto la maglietta stringendo la carne bianca. Shine perse un battito, ma non si sottrasse. Afferrò Justin per i capelli e con uno scatto lo capovolse mentre continuavano a baciarsi.
In quel momento non pensava a niente, aveva la testa completamente sgombra e lo stomaco aggrovigliato. Per poco non caddero sul pavimento, ma poco importava.
Lentamente, Justin scese con le mani fino ai fianchi accarezzando ogni centimetro di pelle, tremava, e le abbassò la gonna infilando poi i palmi sotto la biancheria virando pericolosamente sul davanti.
Si sporse per cercare di nuovo le sue labbra e in quel momento Shine si ritrasse irrigidendosi di botto.
Rimasero a fissarsi per gli attimi successivi, lei tremolava leggermente, d’improvviso, si sciolse dall’abbraccio e si alzò dal letto dirigendosi verso il bagno dopo aver pescato a caso dal cassetto un paio di vestiti.
Justin era completamente bloccato, solo quando la porta si chiuse, si tirò a sedere, ancora allucinato, dandosi uno schiaffo per risvegliarsi da quel torpore.
Aveva sognato? No, era tutto vero…
Dalle labbra gli scivolò fuori un gemito frustrato: CHE IDOTA! si lasciò ricadere sul materasso girandosi a pancia in giù e schiacciando la faccia sul cuscino sperando di soffocarsi.
Si maledisse per esser stato così impulsivo, per non aver pensato che forse lei non voleva e quant’altro… ora ci avrebbe fatto la figura del pervertito.
Sentì la porta riaprirsi: - Sto uscendo, vado a fare due passi. - lo informò lei atona, non attese neanche risposta: uscì direttamente.
Ecco, lo sapeva… l’aveva offesa davvero…
Cercò invano la sua tipica calma glaciale, voleva riaddormentarsi, cambiò posizione nel letto almeno un milione di volte, ma aveva la testa troppo affollata di pensieri.
Alla fine riuscì ad addormentarsi, agitato, in una posizione improponibile, ma ci riuscì: si risvegliò qualche ora dopo, col sole alto e la camera sempre vuota.
Shine probabilmente era a lezione a quell’ora nonostante la stanchezza dal giorno prima.
Per quanto gli riguardava se ne sarebbe stato seppellito nel letto, neanche fosse stato in punto di morte, per l’intera giornata, ma capì che forse non era il caso di farsi trovare ancora lì quando Shine sarebbe ritornata in camera.
Con gran fatica strisciò fuori dal letto e andò a spalancare la finestra.
 
- Soooooul! Maaaaka! - miagolò ancora saltellando sul tetto della Shibusen alla ricerca dei due ragazzi, la sera prima non erano tornati a casa ed era preoccupata.
Forse dovrei entrare e cercarli dentro, le lezioni saranno quasi finite… ragionò scrutando dal bordo del tetto le varie finestre, scegliendo a caso quella da cui entrare, nonché l’unica aperta.
Per sua immensa sfortuna la suddetta finestra si richiuse quando si stava incamminando, sbuffò, ma ormai era a metà strada e raggiunse i vetri chiusi.
Sbirciò dentro: Ma non è la camera di Shine e Justin? spostò lo sguardo più in là: Cavolo! Ci dev’essere stata una guerra su quel letto! ridacchiò e scrutò ancora nei dintorni, sembrava non esserci nessuno.
Si accingeva a fare un piccolo incantesimo alla serratura per aprire che le comparve Justin davanti, ma non sembrava averla notata dato che guardava da tutt’altra parte e, sempre senza guardare, riaprì la finestra.
E l’incantesimo di Blair finì inevitabilmente dentro la stanza, facendo secco Justin sul pavimento.
Blair saltò subito dentro riacquistando le sue sembianze umane: - Oh mio Dio! - strillò tenendosi le orecchie feline: - Tutto bene? - miagolò in direzione del prete, in tutta risposta il suo corpo si smaterializzò con un sonoro “puf” lasciando in terra solo i vestiti.
La gatta impallidì: - Ehm… signor prete? - sollevò un lembo della maglietta e trattenne il fiato.
 
- SHINE!!!-
Si bloccò al secondo gradino della scala, alzando un sopracciglio: - Blair? - si chiese ad alta voce e riprese a salire frettolosamente le scale.
Incontro la gatta davanti alla porta di camera sua che saltellava, sbracciandosi per chiamarla.
- Ciao Blair. - la salutò lei con un sorriso.
L’altra tornò tranquilla di botto: - Ciao cara. - poi le strinse le guance tra le mani avvicinandosi pericolosamente per guardarla negli occhi: - Shine! Devi venire subito. -
La mora la guardò stranita e si lasciò trascinare dentro la stanza che, stranamente, era aperta.
- Sai… è una storia abbastanza buffa… - cominciò la gatta con un risolino forzato, Shine annuì guardandola storto: - Vedi… cercavo Soul e Maka… -
- Shinigami li ha mandati a casa a riposarsi dopo la festa di ieri perché stasera hanno una missione extracurricolare. - rispose subito Shine colmando i suoi dubbi.
- Oh, grazie. - miagolò Blair: - Ma devi assolutamente vedere questo. - le indicò i vestiti di Justin sotto la finestra.
Shine inarcò ancora di più il sopracciglio: - Cosa? - chiese accigliata adesso.
- Cercavo di entrare dalla finestra e mentre provavo ad aprirla con la mia magia… - breve pausa e Shine fu certa che quella fosse la prima volta che vedeva Blair in imbarazzo: - Ho beccato il tuo fidanzato! - urlò.
Lei ci mise un po’ a realizzare la frase poi scosse la testa per liberarsi da pensieri confusi: - Asp… aspetta un attimo! Non è il mio… - sgranò gli occhi rendendosi effettivamente conto di quel che le avevano appena detto: - Tu hai fatto cosa?! -
- È stato un incidente. - si difese Blair abbassando le orecchie e le indicò la maglia di Justin, che si muoveva leggermente.
Shine si chinò e gettò via la maglietta, quel che le comparve davanti sfidava tutte le teorie che le erano balenate in testa: - Justin? - domandò.
Quel che adesso stava seduto scompostamente sul pavimento non era altro che un gatto col pelo mielato e soffice, talmente disordinato da farlo sembrare una nuvoletta di zucchero filato, inoltre due ciuffi mefistofelici gli si arricciavano sulla punta delle orecchie. Sul muso aveva un’espressione sconvolta fin troppo umana, mentre la fissava con gli occhi azzurri sgranati all’inverosimile. Emise un miagolio insolitamente lungo,quasi volesse parlare. Si bloccò storcendo il naso e riprovò ma uscivano sempre miagolii.
- Oh santo Shinigami! Justin, sei un gatto! -
Il suddetto micio rimase a bocca spalancata che quasi sfiorava il pavimento, Blair zampettava quatta quatta verso la porta che Shine si voltò verso di lei incenerendola con lo sguardo: - BLAIR!!! -
- Miah! - si appoggiò alla maniglia della porta: - Non preoccuparti, troverò un incantesimo che lo faccia tornare normale… ma dovremo aspettare un po’. -
- Blair! Aspetta! - urlò Shine ma la gatta era già scomparsa nel corridoio, sospirò sentendosi quasi staccare le braccia dalle spalle e si voltò verso Justin.
Gli si avvicinò e notò che aveva gli occhioni lucidi, la fissò un attimo.
- Oh no nonononono. - scongiurò lei mettendo le mani in avanti.
Palla di Pelo tirò su col naso e per un attimo Shine credette di averla scampata, poi il gatto scoppiò a piangere.
- No… - gemette Shine tappandosi gli occhi: - Justin, su avanti, non piangere. - si lamentò tirando un sorriso e prendendo in braccio lo sventurato.
Lo appoggiò sul comodino: - Facciamo il punto della situazione. - propose sperando che quello fosse il primo e ultimo attacco di disperazione, Justin singhiozzò ancora e si tenne due grossi lacrimoni: - Bene… - mormorò Shine: - Allora… innanzitutto sei un gatto e… nononononono! -
Troppo tardi… era di nuovo scoppiato a piangere come una fontana, in modo veramente poco felino.
- Sacrosanto Dio! Ma dovevi diventare così emotivo proprio adesso???!!! -
 
SPAZIO ME
Buonsalve a tutti! XD
Finalmente riesco a concludere il capitolo, yheeee!
Direi che mi sono divertita parecchio a scriverlo, soprattutto l’ultima parte *troll*
Che ci devo fare, mi diverte tormentare il povero Justin ^w^
So che alcune persone mi uccideranno per la scena a letto… *fa le valigie per partire a Molto Molto Lontano* *folla inferocita la blocca e la lega*
HELP
 
SOUNDTRACKS: Nickelback-When we stand together, Green Day-Oh love!, Take That-Shine :3
 
In compenso ho fatto una carrellata di disegni su questo capitolo, hope you like it :3
E li posto tutti qui sotto(solo i 3 usciti meglio) ;D



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Questo invece ci ho messo una vita ad inchiostrarlo =3= "fa venire il diabete" CIT. Mia amica ;)


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Questo è il migliore ;) perdonate il foglio di quaderno(in teoria era il mio foglio degli esercizi di matematica u.u) ma quando faccio un disegno non riesco più a rifarlo e non mi piace ricalcarlo quindi beccatevi l'originale XD


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Bene, ho finito di annoiare voi poveri lettori ^_^ a voi le recensioni(su su, avanti... -.-) e al prossimo capitolo(si spera)

Bye Bye
P.s. so che è stramaledettamente lungo .-. non è stata colpa mia! D: il mio pc è la calamita più potente che esista!

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Capitolo 14
*** Back for Good ***



Back for Good

Fu un miracolo se riuscì a sgattaiolare oltre la porta per precipitarsi in classe, dopo aver passato una notte in bianco e riuscendo a lasciare Justin addormentato raggomitolato sul cuscino.
Avrebbe dovuto trovare una soluzione, la sera prima aveva anche fatto presente il problema al Sommo Shinigami e non ne aveva lo stesso cavato un ragno dal buco.
Non aveva trovato nessuno che la aiutassero dato che Maka, Soul, Black*Star e Tsubaki erano in missione e Kid non era venuto a scuola… chissà perché… probabilmente stava ancora mettendo simmetricamente apposto il casino che tutti loro avevano lasciato in casa sua; Quei disgraziati di Kaim e Meru invece, si erano sganasciati dalle risate e Kaim stava quasi per soffocarsi tanto rideva.
Molto d’aiuto… sospirò massaggiandosi la fronte tesa, rivolgendo un’occhiataccia ai due gemelli seduti affianco.
Quando si accorsero che li fissava si voltarono e dovettero coprirsi la bocca per non ridere nel bel mezzo della lezione del Dottor Stein. Cosa poco furba contando che, l’ultima volta che stavano facendo casino, uno dei bisturi del professore si era conficcato poco sopra la testa di Kaim.
Idioti -.-“ …
 
Le rimaneva, forse, solo un’altra opzione e a Justin non sarebbe andata giù affatto.
 
- Giriko… - ripeté spazientita battendo nervosamente il piede sul pavimento mentre la motosega si contorceva dal ridere sulla poltrona.
Forse aveva sbagliato i calcoli pensando che Giriko avrebbe potuto comportarsi diversamente da Kaim e Meru.
Lo osservava a pochi metri di distanza con un sopracciglio alzato e le braccia conserte; Justin era nella sua identica posizione, il che era tutto dire dato che era un gatto.
- Hai finito? -
Giriko si asciugò le lacrime ingoiando un paio di volte la risata e tentando di alzarsi, ma appena incrociò lo sguardo ridicolmente severo di Justin si piegò di nuovo in due appoggiandosi alla poltrona: - No no… non ce la posso fare! -
- Andiamo Giriko, fa la persona matura! - sbuffò tirandolo per la camicia e ottenendo il misero risultato di ricadere sulla poltrona insieme a lui scoppiando a ridere pure lei.
Se avesse potuto Justin avrebbe sfiorato una colorazione vermiglia dato che stava per esplodere tanto era nervoso.
Giriko aveva smesso miracolosamente di ridere e, quando Shine tentò di alzarsi, la ritirò giù. A quel punto Justin saltò in piedi rizzando il pelo soffiando e mostrando i denti.
- Ti da’ fastidio? - lo provocò l’altro mentre Shine si contorceva per liberarsi dalla stretta.
Ammettiamolo, Justin pretendeva troppo ad essere preso sul serio con quelle sembianze; Guardarlo troppo avrebbe potuto far venire il diabete…
In ogni caso Griko stava tirando troppo la manica e Shine si alzò prima che potesse allungare troppo le mani e Justin prendesse fuoco spontaneamente.
Andò a sedersi ai piedi del letto e incrociò le braccia pensosa: - Quindi non hai nessuna opzione passabile e sei inutile quanto gli altri… - sintetizzò guardando scettica il ragazzo.
- Devo dire che non ho mai visto una mutazione del genere… - rispose stravaccandosi sulla poltrona e accavallando le scarpe su un bracciolo: - La sua anima è intatta? -
Shine si voltò a guardare Justin, che si immobilizzò di colpo, improvvisamente a disagio;
- Non ci vedo niente di strano… - mormorò Shine cercando di nascondere la pelle d’oca che le era venuta alle braccia.
Nei confronti di Justin si era sempre mostrata cauta; Non gli aveva mai guardato l’anima se non di striscio alcune sporadiche volte e di certo non se l’aspettava così grande, il che era anche evidenziato in quel momento date le sue attuali dimensioni.
- Qui micio micio. - lo prese in giro Giriko tendendogli la mano come si fa coi gatti e Shine si riscosse dalla sua osservazione fissandolo con un sopracciglio inarcato per poi passare a Justin temendo che gli saltasse addosso facendo ricorso a quegli artigli che si ritrovava. Per fortuna si limitò a piegare le orecchie indietro e soffiare come una caffettiera in ebollizione poi gattonò verso Shine e si raggomitolò sulle sue ginocchia.
Giriko ridacchiò andandogli vicino e tirandogli un orecchio per farlo innervosire: - Allora micetto? Cos’avevi intenzione di fare? - lo provocò.
Justin ringhiò.
- Sai… non mi sembra il caso d’infierire… - gli fece notare la ragazza. Fece in tempo a dirlo che la bestiola che teneva in grembo saltasse in piedi e tirasse inaspettatamente dalle zampe anteriori due ghigliottine.
Giriko fece un salto indietro per la sorpresa e Shne capì che probabilmente era il momento di buttarlo fuori.
Si alzò battendo le mani: - Bene. - Justin fece un salto sul letto: - Credo che tu adesso debba uscire. - disse spingendo delicatamente Giriko verso la porta.
- Perché? - chiese lui col doppiofine di far infastidire ancora il gatto biondo.
Lei roteò gli occhi: - Ehm… devo farmi un bagno… - improvvisò: - Non puoi restare. - disse ferma.
Giriko ci mise un attimo a realizzare la scena e stirò le labbra in un ghigno poco raccomandabile: - Magari invece potrei restare… - suggerì sporgendosi pericolosamente verso di lei.
Shine sbiancò poi arrossì di colpo: - Meglio di no… - balbettò guardando Justin con la coda dell’occhio, che li fissava stralunato con gli occhi azzurri sgranati all’inverosimile.
- Miahw… -
Strano a dirsi, ma quel miagolio l’aiutò ad uscire da quella situazione imbarazzante: - Scusa Giriko, ma non puoi proprio… - decretò per l’ultima volta schioccandogli un bacio sulla barba sfatta delle guance e spingendolo fuori dalla porta che, un secondo dopo, era chiusa a chiave.
Ancora rossa in viso s’incamminò a grandi falcate verso il bagno che un miagolio di Justin la bloccò: - Che c’è? - chiese quasi irritata da quegli occhioni che la scrutavano indagatori: - Se credi che io sia interessata a lui hai preso un gigantesco granchio. - mormorò imbarazzata.
- Miah? -
Sbuffò: - Ovvio che l’ha fatto perché gli piace farti innervosire… - poi ci pensò un po’, storcendo il naso e la bocca: - Prendetemi pure per matta se parlo con un gatto… - si disse: - Il bello è che ti capisco pure… - pescò della biancheria dal cassetto e si ficcò in bagno, quasi avesse paura che in qualche modo Giriko scoprisse che gli aveva mentito, senza preoccuparsi di chiudere la porta.
Justin rimase seduto sul pavimento, domandandosi se valesse la pena entrare da quella porta lasciata così indiscretamente aperta. Da dentro si sentiva già lo scroscio dell’acqua.
Oh andiamo… non può mandarmi via: sono adorabile… guardò innocentemente in alto come a chiedere scusa a qualcuno e trotterellò dietro a Shine.
Un po’ timoroso zampettò sul legno del pavimento tenendo rigorosamente gli occhi rivolti verso il basso e inizio ad arrampicarsi sul mobile del bagno, sfortunatamente per lui era una frana e quando arrivò al terzo cassetto inciampò e rimase appeso facendo anche un gran rumore.
Shine si voltò: - Justin? - lo guardò farsi in quattro per tentare di salire. Intenerita lo prese e lo appoggiò in cima al mobile.
Lui s’irrigidì, quando si voltò verso Shine, avrebbe voluto morire e rimase immobile, facendo finta di essere un’animale impagliato, incapace di chiudere gli occhi o di distogliere lo sguardo.
Ok, non era psicologicamente pronto a quella vista ma si maledisse per essere diventato un gatto proprio in un momento simile.
Shine si era spogliata davanti a lui come se niente fosse ed era entrata in vasca da bagno. Fece un passo e rovinò sul pavimento a zampe all’aria; si avvicinò tenendosi sulle zampe posteriori per stare appoggiato al bordo della vasca ad osservare l’acqua torbida per il calore: - Miah! - soffiò quando uno schizzo gli inumidì il naso e si ritrasse.
- Vuoi fare il bagno con me? - chiese Shine allungano una mano fuori dall’acqua e gocciolandogli sopra la testa. Justin si sedette sulle zampe posteriori nel tentativo di toccarle le dita con la punta del naso.
Ridacchiò e, prendendolo per la collottola lo sollevò e se lo adagiò affianco alle gambe. Lui annaspò un po’, infradiciandosi tutto, trovando appiglio sul ginocchio di Shine, che sporgeva dall’acqua.
I gatti odiano l’acqua, giusto? E lui era un gatto, giusto? Bhe, non che gli dispiacesse così tanto stare in una vasca piena d’acqua fradicio come un pulcino, soprattutto se insieme ad una ragazza nuda intenta ad insaponarsi.
Qualsiasi gesto lei facesse restava a guardarla, persino quando uscì per avvolgersi attorno un asciugamano intorno rimase lì con gli occhi rivolti verso l’alto anche se cercava ancora di nascondersi nel bordo vasca; il che era abbastanza comico dato che gli occhi e le orecchie erano ben visibili.
Fu meno piacevole quando Shine, vestita, lo tirò fuori dall’acqua e tentò di asciugarlo: - Mi dispiace, ma non puoi bagnare tutta la stanza. - si giustificò lei per cercare di zittire i suoi miagolii di protesta.
Quando lo lasciò andare Justin starnutì un paio di volte e si scrollò l’acqua restante di dosso, per un secondo sembrò essere in pace col mondo poi il pelo gli si gonfiò con un sonoro “puf” facendolo assomigliare ad un batuffolo di cotone. Un batuffolo di cotone molto disordinato e molto allucinato.
Gli bastò girarsi di poco per vedere la propria immagine riflessa sullo specchio: - Oh mio Dio... Justin, sei adorabile… - ridacchiò Shine coprendosi la bocca.
Evidentemente lui non era molto d’accordo a giudicare da un singhiozzo e, prima che potesse allagare il bagno con uno dei suoi pianti disperati, prese subito le difensive e gli promise di sistemarlo.
Mai l’avesse detto…
Ci mise tutta la serata e ne uscì tanto distrutta da collassare direttamente a letto, Justin si era già addormentato lì affianco; quando si stese anche lei socchiuse un occhio e le si trascinò affianco cominciando a fare le fusa.
Shine sorrise furba: - Fai le fusa? - lui rispose con uno scatto seccato della coda: - Sai che questa te la rinfaccerò a vita, vero? -
La mattina dopo avrebbe trovato Blair e le avrebbe fatto il pelo e il contropelo! Era così carino da far venire il diabete, ma… davvero, non lo sopportava più: rivoleva Justin umano; quello che si vestiva sempre uguale, che la superava di una spanna di altezza e che parlava troppo da ubriaco.
Così la mattina seguente se lo portò dietro alle lezioni tenendoselo sulla spalla neanche fosse un pappagallino, intenzionata, dopo esser sopravvissuta alla lezione di Stein, a setacciare tutta Death City se necessario per trovare quella gatta vagabonda che si era divertita ad entrare dalla loro finestra.
Justin, da parte sua, cercava di essere il più indifferente possibile mentre passavano nei corridoi, incenerendo con un’occhiataccia chiunque osasse fissarlo per più di cinque secondi. Ovviamente non gli riusciva benissimo darsi un tono.
Appena arrivarono in classe sfrecciò sotto la sedia di Shine con le orecchie ritte ad osservare le scarpe di tutte le persone che stavano lì a parlare con lei.
Fece capolino con la testa solo quando ci fu silenzio, si guardò un attimo intorno: Sono tutti seduti… notò per poi rabbrividire: E cos’è quest’inquietante presenza? gli si rizzò il pelo a vedere Stein che lo guardava con sincero interesse scientifico e con un sinistro scintillio sulle lenti degli occhiali.
Silenziosamente, tentò di scomparire nuovamente sotto il banco, un secondo dopo Shine gli allungò un bigliettino: Tutto apposto? chiedeva; la vide tornare indietro sulla panca per guardare di sotto.
Quando finirà? chiedeva la sua espressione e si limitò a scuotere lentamente la testa.
Alla fine delle lezioni Justin era collassato sotto il banco ed era rimasto fermo così tanto tempo che gli sembrava strano camminare, così che si arrampicò istantaneamente sulla spalla di Shine; lei parlottava con Maka e Soul, che avevano accettato di accompagnarla a cercare Blair insieme a Kaim e Meru.
Quei due non la smettevano di rompere le palle a Justin, ad occhi chiusi con le orecchie appiccicate in testa per far capire che non gradiva.
- Maka, dove và di solito Blair? - chiese Shine.
Lei ci pensò un po’ poi fece una sottospecie di smorfia, ma non rispose; ci pensò Soul, con la solita sufficienza: - Non lavora nel Cabaret Club dove và quel porco del tuo vecchio? - ghignò.
- Maka… CHOP!!! -
Shine fece un salto indietro per poi vedere la falce con la testa sfondata: - Direi che cominciamo da lì… - mormorò camminando avanti.
Maka ripose l’arma/libro e la seguì non prima di aver rivolto un sorriso a Soul, talmente improvviso da disorientarlo: - Che hai da ridere? Certo che sei proprio sadica… -
Lei si mise una mano davanti alla bocca: - Non è niente. - ridacchiò saltellando.
Perché era così felice? Non ne aveva idea.
Sembrava quasi che Shine influisse sul suo stato d’animo, aveva un ottimo presentimento.
Nel locale non c’era quasi nessuno a quell’ora, la ragazza che venne loro incontro  si chiamava Arisa: - Non siete un po’ troppo giovani per venire qui? - chiese dolce appena li vide.
Maka s’irrigidì, guardandosi intorno nella speranza di NON scorgere suo padre.
- Cercavamo Blair. -
- Blair? Oggi non l’ho vista… - Arisa si portò un dito alle labbra pensosa poi il suo sguardo cadde su Maka: - Oh! Ma tu non sei la figlia di Death Schyte? - batté la mani: - Quando veniva qui parlava spesso di te, sono sicura che sei tu. -
Maka si riscosse: - Veniva? - sottolineò accigliata. Forse il verbo al passato era l’unica nota stonata che aveva colto in quella frase.
- È da parecchio che non lo vedo da queste parti, l’ultima volta ha parlato con Blair, sembrava molto su di giri; ha salutato e se n’è andato. - sintetizzò la donna facendo spallucce.
- Grazie. - s’inchinò Shine tirando Maka fuori di lì, sembrava troppo assente.
- Tutto ok? - chiese una volta fuori. La risposta fu un segno d’assenso un po’ stentato.
Continuarono la ricerca per tutta la città non trovando Blair in nessun tetto, locale, strada o piazza.
- Ma dove si sarà cacciata?! - sbraitò Shine furente, risalendo la scalinata della Shibusen dopo aver girato tutta Death City. Forse era l’unica con ancora con un briciolo di forza nelle gambe, gli altri erano tutti sfiancati.
- Sono così distrutto che non mi ricordo più cosa stavamo cercando… - si lamentò Kaim mentre il gemello gli si appoggiava alle spalle.
-Non ti lamentare. - ringhiò Shine scocciata, Justin scese a terra a misurare lo spazio davanti a Shine ad ampie falcate poi si sedette abbassando la testa: - Ti ho promesso che oggi saresti tornato umano e sono ancora intenzionata a farlo. - gli ricordò per poi lanciare n’occhiata preoccupata al tramonto.
In quel momento si udì il portone della scuola chiudersi e un attimo dopo li raggiunse la voce di Giriko: - Ehi! Che ci fate qui? -
Shine si voltò e sorrise: - Posso farti la stessa domanda. - gli fece notare accogliendo Justin tra le braccia.
Giriko si grattala nuca: - Bhe… ero stufo di dormire in quella squallida locanda in periferia, anche perché ho finito i soldi… quindi ho chiesto a Shinigami di stare qui. -
Shine sollevò un sopracciglio: - Quindi? -
- Stanotte dormirò in un vero letto. - ghignò trionfante, lanciò una rapida occhiata a Justin: - Oh, tu sei ancora un gatto… .potremmo dividere il letto. - propose a Shine.
Justin s’irrigidì così come Kaim e Meru.
- Dorme Justin dall’altra parte. - rispose semplicemente Shine.
Giriko schioccò la lingua irritato mentre quel gatto spelacchiato gli mostrava dispettosamente un ghignò felino ridacchiando. Aveva una mezza intenzione di restituirgli il favore della sera prima.
Shine lo teneva esattamente all’altezza del petto: Nessuno sa cosa sto pensando… NESSUNO… ragionò ridacchiando buttandosi sul seno morbido della ragazza: Tette!
Vide chiaramente Giriko irrigidirsi, assottigliò lo sguardo: Ti brucia che preferisca me…si rivoltò a pancia in su miagolando. Forse non si era mai divertito tanto a fare il bastardo, ora capiva perché Giriko continuava a farlo…
- Justin, ma che hai? - rise Shine vedendolo comportarsi in quel modo strano.
- Perché fa così? - chiese Maka avvicinandosi come anche i due gemelli, incuriosita.
Shine fece spallucce.
Soul rimase seduto ad osservarli con un mezzo sorriso, neanche un altro secondo che vide qualcosa salire le scale: - Soul-kuuuun! - l’attenzione di tutti fu richiamata dall’altra parte e un attimo dopo la falce si ritrovò la testa schiacciata contro il seno prominente di Blair.
Era ovvio che nessuno di loro si aspettava di vederla comparire proprio lì dopo una giornata passata a cercarla.
- BLAIR. - ringhiò Shine.
La gatta impallidì lasciando respirare il povero Soul che, perdendo sangue a fiotti, rischiò di svenire: - Perché quell’espressione assassina? Non ti sta bene… - mormorò tentando di rabbonirla.
Justin rabbrividì: Shine arrabbiata poteva diventare un autentico boia e lui era proprio tra le sue braccia.
Infatti fu preso rudemente da sotto le zampe e sbattuto in faccia a Blair: - Allora? La soluzione? - chiese Shine digrignando i denti.
Davanti alla gatta accennò un sorrisino preoccupato e la salutò muovendo la zampina: - Bhe, non riesce neanche a parlare? - azzardò a chiedere Blair salutando il diretto interessato allo stesso modo.
Justin si dimenò nella stretta di Shine: - Ehi! Potresti ritirare gli artigli? Mi fai male! - sbraitò dando inaspettatamente voce ai suoi pensieri. Quando si parla di tempismo…
Shine lo lasciò cadere a terra di botto e il micio si ritrovò con tutti che lo fissavano, inizialmente non ne capì il perché.
- Ha parlato? - chiese Giriko.
- Hai parlato! - urlò Shine stupita.
Justin inclinò la testa: - Ho parlato? -
Shine lo tirò di nuovo su: - Da quanto è che hai facoltà di parola?! Prima miagolavi e basta! O.O - doveva ammettere che era parecchio sollevata di risentire la sua voce.
Justin si agitò a disagio, prendendo quelle parole quasi come un’accusa: - Non lo so! La voce mi è uscita adesso! -
 - Blair che hai fatto? -
Lei ridacchiò: - Ero venuta qui per dirtelo appunto; Ho trovato la soluzione! Un semplice incantesimo… - miagolò contenta puntando l’indice verso Justin, in braccio a Shine: - Pumpumpikin pumpumpink… -
Justin rizzò le orecchie terrorizzato: - Asp… Blair, Aspetta! -
ZUM!
Un raggio di luce accecò momentaneamente i presente e fece vacillare Shine, quando scemò la ragazza realizzò di avere in braccio nientemeno che Justin, umano… e in mutande.
Si guardarono con lo stesso sopracciglio sollevato, come a dire: che cazzo ci fai qui tu?
Poi a Shine tremarono le ginocchia che, dopo lo shock iniziale si erano rese conto di reggere un peso più grande del normale, e rovinò a terra insieme a Justin.
Mentre i due si riprendevano Blair scoppiò in una risata cristallina: - Sai, non pensavo ti fossero rimaste le mutande! - ridacchiò: - Speravo di vedere per intero. - confessò osservando divertita il viso di Justin, che raggiungeva tonalità di rosso umanamente irraggiungibili.
- Tu… - ringhiò il prete intenzionato ad alzarsi da terra e fargliela pagare, ma si accorse che era incastrato con le gambe di Shine.
Blair rise ancora e ormai anche gli altri stavano cominciando a trovare divertente la scena, ma cercavano di dissimulare mettendosi una mano davanti alla bocca.
- Tu, razza di gatta pervertita! Aspetta che ti trovi! - inveì ancora il biondo mentre la stregatta prendeva il volo su una delle sue zucche salutandoli con la mano: - Ah Shine… la zucca che ti ho dato… puoi tenerla. - sghignazzò davanti all’espressione imbarazzata di lei: - Potrebbe servirvi per la luna di miele! -
Shine avvampò: - Per l’ultima volta… NON STIAMO INSIEME! -
- Immagino che questa storia rimarrà tra di noi… - mormorò Justin: - VERO? - ringhiò guardando torvo gli altri.
Per certo, furono sicuri di non aver mai visto quell’ombra omicida sul volto del prete, quindi, spaventati, si misero immediatamente sull’attenti annuendo energicamente neanche fossero dei bravi soldatini.
- Non posso garantirtelo. - ghignò subito Giriko, per il semplice fatto che lo vedeva di spalle; appena Justin si voltò e con lui una minacciosa ombra nera, sbiancò di colpo e andò in fila con gli altri ad annuire, con tanto di saluto militare.
Shine era ancora rossa in viso, ma scoppiò in una risata liberatoria buttandosi addosso a Justin per schioccargli un bacio sulla guancia: - Bentornato tra noi rompiscatole! - rise: - Ora credo che dovremmo salire in camera e prenderti qualcosa da mettere. - considerò.
Lo aiutò ad alzarsi e, saluti fatti, andarono verso la scuola mentre Maka e Soul tornavano a casa.
- Carina la coda! - urlò Giriko da dietro.
Justin fu passato dalla punta dei piedi fino alla punta del suo capello più lungo da un brivido gelido, buttando una mano indietro per constatare la presenza della coda; Giriko e i gemelli scoppiarono a ridere battendosi il pugno neanche si fossero conosciuti da sempre.
- Và a farti fottere. -
Anche Shine ridacchiò e, tirandolo per il braccio per impedirgli di fare strage, andò su per le scale insieme alle due buki mentre Giriko andava ai piani inferiori, dove dormiva anche Crona.
Come sempre, dopo le giornate troppo intense, non le fu facile cercare di dormire: Beato lui… si è addormentato appena toccato il cuscino… pensò accigliata guardando il prete.
Ora occupava parecchio spazio in più ed era tornata lei la più piccoletta, non che le dispiacesse; gli si avvicinò raggomitolandosi contro di lui, sussultò e capì di averlo svegliato, ma fece finta di niente.
- Qualcosa non va? - biascicò mezzo addormentato.
- Niente… -
Gli sfuggì una risata leggera: - E allora perché ti sei messa così? -
Shine s’imbronciò: - Devo ricordarti che quand’eri un gatto ti ho sempre lasciato dormire così? -
- Certo, come vuoi… -
Shine nascose il viso con un pugno chiuso e respirò pesantemente, fingendo di dormire già; si sentiva il suo sguardo addosso.
- Posso farti una domanda? -
- Mmmpf… l’hai appena fatta… -
- Pensi di essere divertente? - chiese Justin sbirciando da sotto la mano che lei teneva sul viso per vederla; gliela spostò impedendole di nascondersi di nuovo intrappolandola tra petto e braccia. Shine prese a divincolarsi per scherzo, giusto per non dargliela vinta.
- Perché mi hai fermato l’altra volta? -
Shine si bloccò arrossendo colpevole, ma facendo la finta tonta.
Anche Justin sembrava in difficoltà: -Bhe… dopo… la festa, quando siamo tornati a casa. La mattina… -
Shine lo guardava sempre, con gli occhi sgranati adesso: non gli avrebbe risposto se continuava ad essere gentile.
Erano troppo vicini, gli bastò sporgersi per far combaciare le labbra su quelle di Shine e lei mollò la presa sui suoi avambracci. Lentamente scivolò sul fianco e le salì sopra senza mai interrompere il contatto.
- Justin… - mormorò lei neanche fosse un ammonimento, spaventata e stupita allo stesso tempo.
Quando lui si sporse di nuovo per cercare la sua bocca Shine voltò il viso e si sottrasse, tremava.
- Che c’è? -
- Ho paura… - ammise lei senza riuscire ancora a guardarlo in faccia.
- Di me? - chiese subito Justin allarmato, temendo di aver fatto un altro passo falso, tirò un sospiro di sollievo quando lei scosse la testa. Si abbassò, avvicinandosi tanto da sentire il cuore di Shine battere forsennato contro il proprio petto, invitandola a parlare con un semplice cenno del capo.
Shine prese nervosamente a passargli le dita tra i capelli tirandolo verso di se incerta, lo baciò una volta: - Non te ne andrai come ha fatto Ashura, vero? -
Justin la guardò perplesso e si avvicinò, ma Shine lo bloccò ad un soffio dal proprio viso.
- Cosa? - chiese stranito: - Non vive dentro di te? - rabbrividì al solo pensiero che il Kishin potesse vedere tutto quel che faceva Shine, inclusi quegli attimi.
Lei scosse la testa: - È morto. Nel momento in cui io mi sono svegliata dopo la caduta, è caduto al posto mio… - rivelò: - Ho paura… di restare sola. -
- Mai. - mormorò lui, Shine si riscosse: - Non lo farò mai, perché dovrei rinunciare a te? - aggiunse a voce più alta: - Non ti lascio sola. - promise.
Shine annuì, mandando giù qualche lacrima d’emozione e lo strinse a se, impedendogli di guardarla: - Ti amo. - soffiò a qualche millimetro dal suo orecchio.
Justin ebbe un fremito, fu difficile ammetterlo a se stesso, ma aveva aspettato quelle parole da tanto tempo. Prese il viso di Shine tra le mani e la baciò con forza, lei rimase rigida solo per qualche instante prima di assecondarlo.
Senza pensarci Justin infilò le mani sotto la maglietta di Shine sfilandogliela dalla testa facendo scorrere le dita lungo i fianchi per levarle anche la biancheria che si bloccò.
Lei riaprì piano un occhio e fissò la sguardo nel suo, intento ad osservarle quell’arabesco di tagli che le ricopriva la pelle candida; tutte cicatrici translucide, visibili tramite il chiarore della finestra.
Gliele sfiorò una per una e ogni volta era un brivido: - Smettila… - ordinò debolmente Shine tornando a ritrarsi e coprendosi i seni con un braccio: - Mi dà fastidio che tu le veda… - spiegò poco dopo.
Justin rimase fermo e zitto, finché Shine non gli levò la maglietta e la gettò a terra; istintivamente fu tentato di nascondersi, quel che temeva è che lei vedesse di nuovo la sua, di cicatrice.
Ma era fredda… e calma, così come lo era lui. Era come se stessero facendo pace con i propri errori in quel momento.
Fu strano, guardarsi in quello stato. Erano tutti graffiati, ognuno con un intrico di cicatrici sulla pelle, ognuna segno di uno sbaglio di cui si vergognavano e di cui si sentivano maledettamente responsabili.
Shine fece scivolare il braccio dal petto, mostrando anche il graffio che le attraversava lo sterno.
Justin si chinò a baciarla sull’incavo del collo e attraversò la pelle sottile dello sterno con un dito: - Sai di aver combattuto contro di me per questa? -
- Non mi importa… - spirò lei: - Almeno per ora lascia tutto il resto fuori da questa stanza. - per credere alle sue stesse parole si aggrappò a Justin con tutta la forza che aveva.
L’unica cosa che sentiva era il tocco leggero di Justin che, finalmente, poteva toccarla come aveva sempre desiderato. Aveva il fiato corto e la pelle nuda ricoperta di brividi.
I loro vestiti finirono morbidamente adagiati sul pavimento mentre loro si rotolavano tra le lenzuola sfatte e umide, avvinghiati come se avessero paura di perdersi.
Tra gli ansimi, le disse di amarla, che non sarebbe mai stata sola perché le apparteneva. Ora lo sapevano entrambi.
Shine sorrideva, con due lacrime che le premevano tra le ciglia. Per una volta poteva dire di essere veramente felice, si sentiva completa come mai si era sentita in vita sua.
Sollevò una mano, sicura di poter sfiorare il cielo con un dito, incontrando  però la guancia sudata di Justin. Lui sorrise prendendole la mano e intersecano le dita alle sue.
Tutto d’un tratto quel cielo si fece più vicino; Shine serrò i fianchi tendendo la schiena e conficcando le unghie nelle scapole del ragazzo lasciandosi sfuggire un gemito soffocato.
Justin capitolò poco dopo accasciandosi su di lei a peso morto, Shine posò una mano tra i suoi capelli in un’incerta carezza.
Allora… è questo l’“amore”… fu il suo ultimo pensiero lucido.
Poi arrivò a chiamarla il sonno, senza accorgersene si risvegliò nella luce delle 11 di mattina, avvolta in un piacevole tepore. Le bastò girarsi per ritrovarsi direttamente tra le braccia di Justin, che socchiuse stancamente un occhio e mugugnò un buongiorno prima di baciarla a fior di labbra.
- Ma che ore sono…? - farfugliò Shine stropicciandosi gli occhi prima di notare l’orario sull’orologio a parete: - Merda! È tardissimo, io dovrei essere in classe! - strillò svegliandosi di botto e tentando di alzarsi. Purtroppo per lei un paio di braccia la afferrarono per i fianchi e la ritirarono giù prima che potesse mettere piede fuori dalla coperta.
- Justin! Ma che fai?! Sono in ritardo. - scalpitò non ottenendo granché risultato.
- Scordatelo, tu non ti muovi da qui stamattina. - fu la sua serafica risposta prima di tirarla contro il proprio petto.
Shine alla fine sorrise, forse un giorno di assenza se lo sarebbe potuto prendere dopotutto: - Almeno lasciami fare una doccia… - sospirò ottenendo un consenso.
Si alzò avvertendo un vago fastidio tra le gambe, cercò di non farci caso e soprattutto cercò di non voltarsi, sapendo perfettamente che Justin le stesse guardando il culo.
Quando lei si rinchiuse in bagno, lui rimase comodamente sdraiato a letto con le mani sotto la nuca a sorridere come un idiota. Non sapeva ancora se essere felice o sentirsi in colpa; per ora, non gli importava.
Si alzò ed entrò in bagno senza bussare, il risultato fu un manrovescio piuttosto inaspettato.
- Esci subito. - ordinò la ragazza, in vasca di spalle alla porta.
- Invece credo che mi farò un bagno… - fece lui come se non l’avesse sentita e infilandosi in vasca dietro di lei.
Shine sobbalzò: - Alla faccia del voto di castità… (-.-) - commentò poco dopo, sentendoselo alle spalle.
- Ti devo deludere, Shinigami-sama non mi ha mai chiesto niente del genere. -
- Ma non sei un prete? - chiese lei sempre più imbarazzata.
- Sono una Death Schyte e venero il Sommo Shinigami, diciamo che del prete porto solo la divisa. -
Shine inclinò la testa all’indietro per vedere il suo sorrisino che di casto aveva poco e niente; gli restituì il sorriso e posò cautamente la schiena sul suo petto tenendo rigorosamente le ginocchia tirate al petto.
- Cos’hai da nascondere? Tanto ieri notte ti ho potuta vedere per bene. - ridacchiò facendola avvampare.
- Non credevo sarei arrivata a dirlo… ma sei più pervertito di Giriko. - sbuffò lei.
Justin scoppiò in una risata cristallina tirandole una ciocca di capelli per farle piegare la testa all’indietro per arrivare a lambirle le labbra: - Non mi sembra che lui sia così gentile da lavarti i capelli. - rise versandosi lo shampoo in mano e portandola alla testa della ragazza.
Lei sbuffò divertita prima di sobbalzare sentendo la mano di Justin scivolare sulla spalla e poi sul seno insieme ad una scia di schiuma. Lo guardò con la coda dell’occhio prima di voltarsi di scatto, bagnando mezzo pavimento, ma ritrovandosi tra le sue braccia e con la bocca incollata alla sua.
Ma che bella giornata… sorrise Justin continuando a far scendere le mani lungo il fisico di Shine.
 
Lo specchio della Camera della Morte si infranse in mille pezzi.
- Che bastardi… - ringhiò nel buio, quella zoccoletta aveva ammazzato uno dei suoi più validi collaboratori, lo stesso che aveva usato per portare alla Follia Soul Eater Evans.
Ora però avrebbe avuto il vantaggio della sorpresa, la sorella dell’ultimo Kishin pensava di aver eliminato definitivamente la Follia dalla propria anima… il suo sorriso si allargò nuovamente: - Festeggia pure… - le concesse: - Finché puoi. -
Poteva vederla, si fingeva candida e salva dal sangue nero, facendosi fottere da quella Death Schyte incapace.
L’illusione era il principio della Follia dopotutto…
Attaccarla ora non avrebbe sarebbe stato divertente, avrebbe riorganizzato le forze finché non avrebbe ritenuto che lei fosse pronta per essere rotta in mille pezzi come quello stesso specchio. Voleva gustarsela: - Ho ragione? Shinigami… -
 
 
SPAZIO ME XD
Ho finito il capitolo! Ce l’ho fatta! *parte “We Are the Champion”*
È stata una faticaccia… innanzitutto perché mi sono ammalata per ben due settimane *sigh… sob…* nel senso che sono stata a letto tutto il tempo neanche fossi un morto *the Waking Death O.O* in più, mi anno regalato un pc nuovo quindi,  ci ho messo un culo di tempo ad installare ehm ehm *si schiarisce rumorosamente la gola* piratare Office ^-^”
Cooooomunque, ogni volta che scrivo una storia mi blocco sempre alle solite calimero… ossia, le scene a letto… perché: o le faccio incredibilmente spinte o incredibilmente squallide O.O non ho una via di mezzo… stavolta mi è andata bene e ho superato lo scoglio invece di arenarmi completamente quindi… evviva! Sono sicurissima che finirò la storia! *pioggia di coriandoli*
Vi ho annoiato abbastanza, perdonatemi, pensavate fosse finita .-. invece NO! Starò qui a rodervi il fegato ancora per… si e no, altri 3 o 4 capitoli :D yeeeeee!
 
Tanti saluti, grazie a chi recensisce(siete fantastici :D) e a chi segue la storia “silenziosamente”
 
Bye Bye
 
 
Non ho nessun disegno coerente al capitolo, in compenso, frugando tra i miei albun strapieni ho trovato questo di molto molto molto molto molto molto (aiutatemi a dire MOLTO) tempo fa.
 

SOUNDTRACKS: Take That-Back for Good, Pink-blow me(one last kiss), Jhon Legend-Tonight, Wiz Kalifa-Roll up
Hope you like it O3O



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Capitolo 15
*** Il Tocco della Follia ***


Il Tocco della Follia

 

La follia è una condizione umana.

In noi la follia esiste ed è presente

come lo è la ragione.

 

Forse era da settimane che non aveva incubi, svegliarsi la mattina con quell’inquietudine improvvisamente le era ridiventato estraneo.

Non era uno dei soliti: aveva sognato il tocco della Follia. Era strano persino da pensare, ma non aveva idea di come definirlo altrimenti. Aveva proprio sentito la sensazione a pelle di quel viscido tocco. Rabbrividì allungando una mano alla sua destra, l’assalì il panico quando trovò il posto vuoto. Si alzò a sedere di scatto scorgendo Justin poco più in là intento a fare le valigie. Decise volutamente di non dirgli di quel sogno.

Rabbrividì di nuovo e si lasciò cadere sul letto sfatto: - Che fai? -

- Ah! Buongiorno. - sorrise lui, più allegro del solito.

Shine sollevò un sopracciglio e lo fissò ad occhi socchiusi finché non si decise a risponderle, dopo aver chiuso la cerniera dell’ultima borsa.

- Faccio le valigie. - disse come se fosse ovvio.

Shine zompò in piedi in un attimo: - Come “fai le valigie”? Te ne stai ANDANDO?! - chiese agitata, calcando sull’ultima parola.

- Si, dopotutto sono la Death Schyte responsabile dell’Europa e ora che la Follia è stata debellata posso pure tornarmene a casa. - rispose calmo senza neanche guardarla; quindi non poté notare il rossore che andava accumularsi sulle guance di Shine.

Quando sollevò il capo lei non perse tempo e gli assestò un violentissimo pugno sul petto, quell’incubo l’aveva resa piuttosto sensibile quindi scoppiò a piangere: - Vuoi dire che mi lasci SOLA? - piagnucolò disperata.

Lui le passò indolente una delle valigie e la sorpassò: - Razza di bastardo… - si asciugò gli occhi e nel farlo lesse la targhetta sulla valigia, c’era scritto “Shine”: - Un momento… Justin! -

Nessuna risposta.

Il non risponderle proprio quella volta gli costò veramente caro. Un secondo dopo gli arrivò la valigia direttamente in testa dal primo binario.

Shine lo sovrastava con un’espressione bieca, guardò le sue labbra muoversi mentre parlava, sollevò un sopracciglio portandosi una mano all’orecchio per far intendere che non sentiva: - Eh? -

Shine gli strappò piuttosto violentemente gli auricolari e lo scosse tenendolo per il bavero: - Tu, brutto impiastro. Che diavolo vuol dire?! - ringhiò indicando la valigia di fianco alla sua testa.

Lui sorrise innocentemente: - Che vieni con me sciocchina (:3) -

Shine lo mollò di botto: - Oh… - avvampò: - Non l’avevo capito… -

- Figurati… adoro la violenza di prima mattina… - rispose lui sarcastico: - Ma che ti è preso così di punto in bianco? -

- Perché? -

- Mi hai colpito in testa… con una valigia! Sai quanto fa dannatamente male?! - le fece notare; ancora accusava il colpo.

Lei arrossì ancora di più.

- Dì un po’, cos’hai? - chiese lui squadrandola da capo a piedi.

- È da ieri che… bhe… Tsubaki dice che passerà in meno di una settimana… non mi era mai successo... - ammise imbarazzata: - Scusa, ma non so più di che umore sono, cambia ogni minuto! -

- Ooh… (O.O) - si buttò ai suoi piedi: - SIA RINGRAZIATO IL CIELO! - urlò tirando un sospiro di sollievo.

Shine lo guardò storto: - Qualcosa non va? -

- Al contrario! - tentò di riprendere fiato, ormai non ci sperava più e si stava già preparando al peggio: - Non sono ancora pronto per veder gironzolare per casa un “Piccolo Me”. -

Shine sbiancò di colpo: - Che cosa?! -

- Credimi, la tua situazione è un buon segno. - aggiunse Justin allungandole una carezza sulla testa.

Lei rabbrividì al contatto: - NON MI TOCCARE!!! - strillò isterica torcendogli il polso.

Justin vide le stelle, sentendo la propria mano staccarsi allegramente dal braccio: - Forse è meglio se svegli le tue armi e dici loro che dobbiamo partire… -

- Non possono venire. Shinigami ha detto che li avrebbe addestrati personalmente; che ne io ne loro siamo pronti a lavorare insieme. - fece un gesto di stizza.

- Allora siamo solo io e te? - chiese retorico.

- Si, e sai che vuol dire? - fece Shine sfoderando un sorriso dolcissimo.

Justin sorrise a sua volta, immaginando chissà che cosa, prima che Shine gli si avvicinasse e con un gesto secco gli mollasse la propria valigia(che di certo non era leggera) in mano: - Che mi porti le valigie. -

- Ma come?! -

 

- Non è giusto che Shine vado in Europa con quel prete da quattro soldi mentre noi due ce ne stiamo qui a sfacchinare! - sbraitò Kaim mentre attraversavano il corridoio per arrivare alla Camera della Morte.

- Chissà cosa ha spinto Shinigami a volerci addestrare di persona… - cambiò argomento il gemello prima che Kaim prendesse fuoco spontaneamente pensando a Shine e Justin DA SOLI chissà dove.

- Chi lo sa, ultimamente questa scuola mi sembra strana… - fece dei gesti incomprensibili: -Sai, è tutto troppo calmo. -

Meru rise, anche se ne uscì come una risatina isterica: - Sei tu che sei troppo abituato al casino. - cercò di sdrammatizzare.

Di botto gli era venuta un’inquietudine, perché l’aveva avuta anche lui quella sensazione.

C’era sempre troppa calma, il viavai degli studenti non era più così frenetico, le missioni erano di botto diminuite, ma quello era prevedibile dato che Shine aveva eliminato la Follia, eppure era quasi irreale.

Shinigami non si faceva vedere da dopo la battaglia contro Shine, neanche per sbaglio.

Qualche giorno prima ne avevano parlato con Kid che aveva detto loro che suo padre aveva vissuto alla scuola per parecchio tempo, per tenere a bada Ashura sigillato nei sotterranei della Shibusen, ma dopo la sua distruzione per un breve periodo aveva provato a tornare a casa e ora di colpo aveva ripreso a stanziare nella Camera della Morte.

Anche lui gli aveva fatto qualche domanda e il Dio della Morte aveva liquidato l’argomento dando la colpa al fatto che ci aveva fatto l’abitudine a stare in quella stanza.

Meru si infilò stizzito le mani in tasca per impedirsi di tormentarsele, non sapeva davvero cosa aspettarsi e un po’ la cosa lo intimoriva.

Erano quasi arrivati che si udì il suono di uno specchio andare in frantumi, Meru s’irrigidì di colpo mentre Kaim corse in avanti: - Sommo Shinigami! - urlò prima di vedere il Dio chino sui frantumi del suo specchio: - Che è successo? -

Shinigami sembrò sobbalzare, come se non si aspettasse di vederli lì: - Tutto apposto ragazzi, questo vecchio specchio non ha retto una chiamata. È da secoli che non lo cambio e credo sia venuta l’ora. - ridacchiò piuttosto forzatamente e questo non sfuggì a Meru che assottigliò lo sguardo sospettoso: - Perché ci ha convocati? -

- Bhe si, lo sappiamo perché, ma… cosa intende fare? - si affrettò ad aggiungere Kaim.

Shinigami riprese il suo solito tono: - Bhe, m’incuriosite tanto e vorrei capire come funzionano due armi singolari come voi. Vorrei addestrarvi. Non vi sembrerà, ma il vostro modo di combattere pesa tantissimo su Shine, avete notato? -

Meru ammutolì: - Noi… no. Abbiamo sempre fatto così. -

- Appunto. Non ve ne sarete accorti, ma sprigionando troppo potere, come fate rischiate di gravare troppo sulla piccola Shine che, per autodifesa, chiede aiuto alla Follia che ha dentro di se un po’ troppo spesso. -

I due gemelli abbassarono la testa: - La ascoltiamo. -

 

- Shine ha detto che starà per un po’ in Europa. - spiegò Maka quando le chiesero della moretta.

- Oh, perché? - chiese Patty.

- Mi sembra ovvio, per starsene col suo fidanzato. - ridacchiò Liz.

- Perché? Ha il fidanzato? - chiese ancora la più piccola.

- Patty, mi sembra ovvio. Shine sta insieme alla Death Schyte. -

- Tu dici? - chiese Maka mentre Patty saltellava da una parte all’altra cantando una di quelle sciocche canzoncine sugli innamorati.

- Più che sicura. Andiamo, si vede lontano un miglio. -

Maka rise lanciando un’occhiata a Soul e vide Kid avvicinarsi, di umore più tetro del solito: - Qualcosa non va? -

Il giovane Shinigami si riscosse: - No, niente di particolare. - sorrise un po’ forzato: - È solo che… non trovate che sia un po’ strano ora che non c’è più la Follia? -

- Una fregatura vorrai dire! Ora come cavolo faccio a mettermi in mostra? - sbraitò Black*Star.

- Su su, Black*Star non dire così… - cercò di ammansirlo Tsubaki.

- In effetti ai ragione. - disse Soul togliendo le scarpe dal banco: - Forse non siamo più abituati a non fare niente. - ghignò in direzione di Maka: - Bhe, secchiona? Ora sai cosa si prova a starsene con le mani in mano come faccio di solito io. Non è fantastico? - sospirò stravaccandosi nuovamente sul banco neanche fosse il divano di casa sua.

- MAKA… CHOP!!! -

- Dimenticavo… - mugugnò Soul massaggiandosi la testa e ripromettendosi di pensarci due volte, la prossima volta che la offendeva o almeno di essere ad almeno un miglio di distanza.

Era finita la caccia alla Follia, ma di certo le abitudini non cambiavano affatto.

 

- Ha capito quello che ti chiedo di fare no? - gli afferrò la maschera, sapendo benissimo quanto lo spaventasse toglierla, ormai non lo faceva neanche per dormire: - Questa maschera cadrà e con lei tu. Non vuoi far vedere alla tua scuola il tuo volto? - la smosse un poco, disincastrandola dalla solita posizione e facendola scivolare.

L’uomo fu subito a terra coprendosi la faccia: - N-no… ti prego… -

 

Inghilterra, poche miglia a Nord da Lancaster, poco sotto i Monti del Cumberland. 5.47 p.m.

- Shine! Invece di startene fuori potresti anche darmi una mano! - urlò Justin sotto il portone.

- Scordatelo! È la prima volta che vedo la… come l’ha chiamata? - chiese lei fermandosi di botto.

Lui si passò stancamente una mano sul viso: - Neve, si chiama neve… e io odio la neve, detesto il freddo… - neanche a dirlo che un mucchio di neve gli si schiantò sulla faccia.

- Allora perché vivi qui? - chiese lei pulendosi le mani già piene di geloni.

- Perché… - ringhiò il prete spolverandosi lo strato di ghiaccio dalla faccia: - Sono la Death Schyte responsabile dell’Europa… - aggiunse facendo un lungo sospiro: - E da qualunque parte io vada fa sempre un freddo boia! - si lamentò esasperato. Shine ridacchiò: - Allora c’è un motivo particolare del perché “proprio qui”. - insinuò dando un’occhiata all’edificio in cui Justin si era sistemato in tutti quegli anni.

Era una vecchia chiesa gotica abbandonata chissà da quanto e uno dei pinnacoli che cingevano l’entrata era crollato mentre le vetrate più alte erano mezzo distrutte, ma il pian terreno sembrava in buone condizioni.

Erano in mezzo al nulla, se non fosse stato per la zucca di Blair probabilmente sarebbero morti assiderati prima di arrivarci. Almeno dentro la chiesa Justin si era preso la briga di installare il riscaldamento.

- Perché così isolato? - chiese ancora.

- Ti basti sapere che il villaggio qui intorno è crollato tempo fa. Sarà sotto la neve da qualche parte. - rispose da dentro.

- Quanto tempo? - si avvicinò all’entrata portando dentro una ventata di nevischio.

- Bho… 17… 20 anni fa? - disse piuttosto incerto facendo spallucce: - Ma non hai freddo? - chiese dopo averla vista e provando un brivido da parte sua.

Indossava una maglietta a maniche lunghe leggerissima color lavanda, un paio di jeans pieni di spifferi e le immancabili All-Star verde pistacchio.

Scosse la testa entrando dentro insieme all’ultima valigia e permettendogli finalmente di chiudere il portone.

Shine sorrise guardandosi intorno: - Sembra una casa dei fantasmi. -

- Ti piace? -

Annuì correndo ad esplorare il piano terreno: l’entrata conduceva ad un’ampia pianta a tre navate con i soffitti interminabili, di cui una completamente ingombra di macerie.

Da una porta a destra si accedeva alla sagrestia, altrettanto grande, che Justin aveva trasformato in un salotto; la tv era un po’ attempata, certo, ma era spazioso e con un camino abbastanza grande. Le scale per il piano di sopra erano ben nascoste da un divano e da un tavolo.

Era adiacente ad una stanza adibita a cucina e le altre due porte conducevano una al bagno e l’altra ad una camera da letto. Incuriosita, Shine entrò proprio lì, andando a ficcare il naso un po’ ovunque e non poté fare a meno di notare che di letto ce n’era uno e per di più piccolo.

Tornò indietro e andò verso le scale che prima aveva visto solo di sfuggita appoggiando il piede sul primo gradino che gemette sotto il suo peso e, più cercava di appoggiarvisi cautamente più faceva rumore.

- Non salire di sopra. - l’ammonì Justin, comparendole dietro.

- Kya! - sobbalzò lei facendo un salto indietro e cadendogli addosso. Fecero un frastuono terribile sui pavimenti scricchiolanti della chiesa: - Eh eh… scusa… perché no? - azzardò lei sorridendo innocentemente.

- Perché è pieno di polvere e ci sarà un casino da far spavento. - spiegò lui serafico tentando di rialzarsi.

- Invece di buttarmi giù la “casa” potresti andare a prendere la legna per il fuoco da fuori? - chiese gentile.

Lei annuì uscendo fuori senza obbiettare: era da quando erano arrivati lì che le era saltato all’occhio. Justin era straordinariamente freddo e di certo non era perché fuori c’erano si e no 7° sotto zero.

Non le era sfuggito neanche quel sospiro fin troppo triste che aveva rivolto al portone quando si era ritrovato davanti per aprirlo.

Rientrò tenendo tre grossi ceppi tra le braccia e li scaricò direttamente nel camino poi si sedette sul divano.

Justin doveva essere in cucina a giudicare dall’odore che cominciava ad aleggiare e agli improperi rivolti ai fornelli che non ne volevano sapere di accendersi.

- Mi dispiace, ma non posso fare di meglio dato che in dispensa abbondano solo i ragni. - annunciò il ragazzo comparendo dalla cucina con due piatti di riso in bianco. Ne porse uno a Shine direttamente sul divano e posò l’altro sul tavolo, lei lo seguì con gli occhi verso la camera; ne uscì con due coperte dall’aria molto pesante e le gettò sul divano.

Accese la tv e si sedette accanto a lei a mangiare: - Fai sempre così? - chiese lei divertita mentre lo guardava raggomitolarsi nella sua coperta.

- Quasi sempre. Non è male e la televisione tiene compagnia. -

Una violenta ventata gelida fece tremare le vetrate e il portone: - Stanotte ci sarà una bufera di neve. - predette lui tirandosi la coperta fino al collo.

- Una curiosità: dove dormo io? - chiese lei posando il piatto sul tavolo.

 

Quella ragazza...

Più ci pensava più gli ricordava Ashura, ora più che mai.

L'ultima volta la Follia l'aveva ingannato con un semplice specchio, stavolta non glielo avrebbe lasciato fare; infatti lo ruppe con un pugno ancora prima di riuscire a vedere la propria immagine riflessa.

Il vetro s'infranse con un verso stridulo, come se dentro ci fosse qualcosa di vivo. Ghignò scrollando la mano: quella ragazza coi capelli neri, aveva un'estrema voglia di dissezionarla. Pezzo dopo pezzo, senza anestesia.

Già ci godeva delle sue grida di dolore, ma prima... aveva bisogno di liberarsi di chi l'aveva bloccato l'ultima volta.

La Morte era fatta per distruggere, aveva sempre trovato patetiche il fatto che Shinigami cercasse con tutte le sue forze di ostacolare la distruzione.

 

- Crona! Brutto stupido! Dove credi di andare? -

- Fai silenzio Ragnarok. -

Si appoggiò al muro di quella via deserta.

Non usciva mai da solo, solitamente era sempre insieme a Maka e gli altri.

Sentì rumore di passi poco distante, si sporse e vide una ragazza bionda: sembrava Maka, se solo si fosse sciolta i codini.

Arrossì dimenticandosi di colpo come si parlasse con una ragazza; se la mattina dopo avrebbe incontrato Maka, Tsubaki, Liz o Patty a scuola non avrebbe saputo neanche salutarle.

Odiava trovarsi in difficoltà.

Strinse il pugno richiamando la Spada Magica: - Crona, che diavolo fai? - sibilò l'arma.

- Voglio vedere se la sua anima assomiglia a quella di Maka... - mormorò stringendo l'elsa. Uscì fuori dal cono di oscurità che c'era in quel vicolo tenendosi il braccio come non era solito fare da parecchio tempo e la ragazza si bloccò vedendolo.

Gli si avvicinò: - Che ci fai qui di notte? - sorrise per sembrare rassicurante.

Crona abbassò la testa e, senza neanche lasciarle il tempo di urlare, menò un ampio fendente con la spada.

L'anima si librò a mezz'aria lattescente. Il ragazzo la prese tra le mani: era calda e pura, certo, ma non assomigliava affatto a quella di Maka.

Gli faceva schifo.

- Crona? Posso mangiarmela? - chiese Ragnarok tirando fuori la lingua

- No. - rispose fermo avvicinandosi l'anima alle labbra.

Gli venne da sorridere, non ricordava che le anime fossero così piacevoli da ingoiare anche perché era sempre Ragnarok a mangiarsele.

 

Sapeva che Shinigami rimaneva anche la notte alla Shibusen.

Nonostante questo era il buio più totale, ma ormai conosceva a memoria quel corridoio e ogni singola ghigliottina che pendeva dall'alto. Mentre camminava le contava.

Chissà com'era poi il Dio della Morte sotto quella maschera. Ci avrebbe potuto fare un trofeo con la sua faccia... ammesso che ce l'avesse.

Si vedeva chiaramente il baluginio dello specchio della stanza, di quei pochi frammenti rimasti attaccati e qualcos'altro che ci si rifletteva.

Vide quella maschera riflettersi.

Tirò fuori il bisturi mirando come si fa nel tiro a freccette e lo lanciò. Forse fece il grande errore di lasciarsi scappare una risatina prima di colpire il bersaglio.

Shinigami scivolò di lato e la lama andò a conficcarsi sul vetro, aprendo un altro intrico di fessure. Si voltò e poté vederlo chiaramente: impugnava due armi.

Ghignò lasciandosi atterrare e puntare l'artiglio alla gola e bucare il ventre dallo spuntone: - Stein. - ringhiò Shinigami serrando la mandibola da sotto la maschera.

Stein scoppiò a ridere sporcandogli la maschera bianca di sangue: - Shinigami... - fece di rimando: - Sospettavo che neanche tu resistessi. - gli sputò in faccia: - La Follia è troppo bella... - gongolò.

Si picchiettò il centro della fronte con un dito: - E ha il nome di quella ragazza. -

Entrambi sapevano benissimo a chi si riferisse: lei col viso angelico e l'anima di un demonio.

 

Si svegliò di colpo: qualcosa non andava.

Strinse delle lenzuola fredde, non erano le sue. Era in un letto singolo da sola, ce la doveva aver portata Justin dopo che si era addormentata sul divano.

Che brutta sensazione... si strinse nelle spalle rabbrividendo. Una ventata fece tremare le finestre e scatto in piedi tesa. La stanza s'illuminò solo un secondo, un lampo passò su tutta la parete di fronte e non proveniva da fuori.

Ancora quella carezza gelida.

 

 

SPAZIO ME XD

Buongiorno anime ;D

Manco da un pezzo, accidenti...

Capitemi: è finita la scuola, sono in ansia per gli esiti, due giorni fa la festa di fine anno e ho passato due giorni sveglia. O.O

Della serie che, quando sono tornata a casa mi hanno chiesto: - Hai dormito? - e io: - Dormire? Qual'è il significato di questa parola sconosciuta? O.O -

Il tutto detto con una faccia allucinata.

Bhe... ho finito di dire scempiaggini :D

Ancora poco e finisco la storia *LIKE A BOSS*

 

SOUNDTRACKS: Imagine Dragons-It's Time, Maroon 5-Daylight, Rihanna-Disturbia.

 

 

Bye Bye e, già che ci sono, buone vacanze! :D

*incrocia le dita* fa che non mi rimandino in matematica *facile.it facile.it facile.it*

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Capitolo 16
*** Tutto è stato costruito per cadere a pezzi ***


 

Tutto è stato costruito per cadere a pezzi


 

- Regola numero uno della via dell'assassino. Confondersi nelle tenebre... celare il respiro... attendere che l'obbiettivo abbassi la guardia. -

Strinse la kusarigama.

Tsubaki fu colta da un brivido, da quando in qua Black*Star era così freddo? Talmente tanto da passarle il gelo attraverso il metallo dell'arma e tramite il legame che c'era tra le loro anime.

Stava prendendo la lezione pratica forse un po' troppo sul serio. Certo, un po' le faceva piacere che uno come Black*Star prendesse seriamente una qualsiasi lezione, ma percepiva qualcosa di strano.

Nel senso... era normale che non avesse ancora esaltato il suo essere così “BIG”? ecc... ecc...

- Regola numero due della via dell'assassino. Sintonizzarsi con l'obbiettivo e dedurre i suoi pensieri e le sue azioni.

- Black*Star... - mormorò sperando che stesse bene.

L'assassino strinse ancora di più la presa sull'impugnatura e Tsubaki boccheggiò, le stava facendo male! Ma sembrava non curarsene.

Era stato il prof Sid ad organizzare quella lezione incentrata su un combattimento tutti contro tutti. Niente squadre o gruppi.

Li aveva portati in una foresta e dovevano eliminarsi combattendo uno contro uno, chi perdeva era fuori, finché non rimaneva l'ultimo. Come in una specie di survival.

Black*Star aveva esultato come suo solito dicendo che in quel modo avrebbe potuto far vedere a tutti quanto fosse vicino ad un Dio.

Avevano già eliminato Ox e Kirikou, il prossimo a cui avevano puntato era Kid.

Già dopo il primo eliminato aveva notato una stranezza nel comportamento del proprio Maister.

- Peccato non ci sia Shine... vi eravate promessi una sfida. - sussurrò così, tanto per rompere il silenzio, senza curarsi del loro agguato di cui stranamente non aveva ancora visto l'obbiettivo.

- Regola numero tre della via dell'assassino. Abbattere l'obbiettivo prima che si accorga di voi. - fece un profondo respiro invece di piombare giù urlando come suo solito, appena percepibile.

L'aveva visto così solo poche altre volte.

Scorse nel suo occhio il bagliore della stella bianca, tremò ancora tirandosi indietro senza però riuscire a sfuggire alla presa di Black*Star che calò la lama sul suo obbiettivo.

Solo allora poté vederlo.

- BLACK*STAR! - strillò prima che la lama s'imporporasse.

Che diavolo stava facendo?

 

 

Passare la nottata sveglia non servì a granché. Quel luogo era inquietante, con la bufera che agitava le finestre ancora di più.

Alla fine, poco prima dell'alba, si decise ad alzarsi in punta di piedi e andare nell'altra stanza.

 

Non aveva visto torce e di certo non voleva accendere la luce.

Frugò tutti i cassetti della cucina prima di trovare una scatola di fiammiferi con cui accese la vecchia lampada che aveva trovato appoggiata sul comodino.

Si incamminò scalza verso il salone tenendo la luce della candela in basso, per non disturbare, verso la scala per il piano di sopra; se doveva restare sveglia almeno non sarebbe rimasta a girarsi i pollici tutta la notte e voleva placare la propria curiosità.

Che motivo aveva Justin di nasconderle quel che c'era di sopra dopotutto? Se c'erano solo cianfrusaglie allora perché non salire?

Diede un'occhiata a Justin: dormiva profondamente quindi fece un respiro profondo e provò a salire il primo gradino che, appena poggiò qualche grammo di peso, cigolò facendo un casino della madonna.

S'immobilizzò voltandosi immediatamente indietro, ma non sembrava aver svegliato il ragazzo.

Un altro gradino e esplose un catastrofe nucleare.

Un altro e ci fu uno scontro frontale tra due auto.

Terzo gradino, disastro aereo.

Quanto diavolo fanno casino ste' scale???!!! si chiese esasperata che era già a metà, non capiva davvero come Justin facesse a dormire ancora.

Ultimo gradino e successe l'inevitabile: inciampò e la lampada le sfuggì di mano. Si lanciò immediatamente a terra afferrando la lampada per un pelo a qualche centimetro da terra e arrestando la propria caduta per miracolo, facendo forza sull'altra mano e sulla punta delle ginocchia.

Tirò un sospiro di sollievo e si voltò ancora: Justin si era semplicemente girato dall'altra parte mugugnando qualcosa.

Ovviamente anche la porta fece un casino assurdo prima di aprirsi per permetterle di scivolare dentro.

I vetri di una finestra erano rotti quindi entravano di continuo spifferi freddi e nevischio.

Shine si strinse nelle spalle e posò la lampada su un vecchio baule piuttosto in alto, alla larga dal vento.

Sembrava più una soffitta. Composta da un unico ambiente coperto direttamente dal tetto spiovente.

C'era polvere ovunque e chissà da quanto una scopa non vedeva quel pavimento. Faceva concorrenza a quelle, per lei, cianfrusaglie antiche che aveva visto al museo quando era andata a cercare Kaim e Meru.

Camminando di qua e di là la patina di polvere le ricoprì tutta la pianta dei piedi: cerano bauli in legno mangiati dalle termiti, libri sventrati con le pagine strappate o senza copertina, soprammobili di cui ormai non si indovinava più neanche la forma sotto la polvere, una cassa con dei vestiti bucati e logori mangiati dalle tarme e, in un angolo, un cavallino a dondolo con una zampa spezzata e con affianco una piccola cassa.

Si avvicinò a quello, incuriosita, e, con una debole pressione della mano, lo fece dondolare quel poco ancora che poteva. Sul collo aveva una lettera incisa in modo impreciso e un po' graffiata e non si capiva quale fosse.

Si chiese che diavolo ci facesse lì.

Non curandosi della polvere si inginocchiò lì affianco e inizio a rovistare nella cassa, la girò: Jus... le altre lettere, scritte a matita, erano cancellate.

Dentro c'erano una piccola croce di legno, un libricino logoro rilegato in cuoio, vari vestiti che ormai al solo tocco si sbriciolavano e molte foto tenute in delle buste per lettere.

Aprì il taccuino e iniziò a sfogliarlo: non che ci fosse molto scritto, più che altro c'erano disegni pasticciati con le matite colorate. I classici disegnini di un bambino, fatti confusamente sul foglio e qualche lettera scarabocchiata confusamente e con mano un po' incerta.

Lo mise da parte e prese a sfogliare le foto: alcune erano in bianco e nero, altre si erano completamente rovinate, diventando semplici macchie confuse sulla pellicola.

Per quel che riusciva a capirci, non sembravano raccontare quel luogo, c'era lo stesso la neve, ma in un villaggio da quel che vedeva.

La maggior parte delle persone nelle foto non le aveva mai viste, ma erano tutte

vestite come Justin, con un rosario appeso al collo.

Arrivò ad una dove un vecchio prete che sorrideva insieme ad un bambino con un maglioncino a rombi. Era scolorita quindi non poté afferrare granché.

Passò a quella dopo, questa era a colori: il bambino era biondo e con due enormi occhi azzurri; sorrideva e gli mancava un dente davanti.

Fece una smorfia, chiedendosi quante altre foto ci fossero e continuò.

La maggior parte ritraeva il biondino e sembrava sempre più grande; sarà, ma più lo guardava più si insospettiva.

In una doveva avere si e no nove anni con un livido su un ginocchio e uno sulla guancia. Doveva essere appena caduto dalla bici cantando la stessa abbandonata poco più in là, ma sorrideva comunque, il dente che gli mancava stavolta era un altro e portava una maglietta bianca sporca di terra con un'enorme J stampata sopra.

Strabuzzò gli occhi.

Le opzioni erano due: o Justin aveva un figlio(???) che gli somigliava come una goccia d'acqua e il cui nome iniziava per J o quello era proprio lui!

Si mise una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere.

Fece un altro rapido giro, non trovando altro di interessante, ma frugando dentro un baule trovò un vecchio peluche: un gattino bianco con un occhio scucito e un campanello appeso al collo. Era carino così se lo portò giù, senza pensare che forse non era una buona idea.

Scese le scale tre a tre e corse verso la stanza dove aveva dormito.

Tanto ormai stava per sorgere l'alba, non aveva senso dormire così decise di tornare nel salone tenendo sempre il gatto per un a zampa: - Justiiin... - mormorò intenzionata a svegliarlo, giusto perché si annoiava.

Si avvicinò al divano: - Justin. - chiamò un po' più forte. Alla fine prese lo slanciò e gli atterrò addosso.

Inutile dire che il poveretto si prese un gran bello spavento: - Ma che ti viene in mente? - si lamentò vedendo che era lei.

- Mi annoio... mi prepari la colazione? - chiese sistemandogli il peluche in grembo per giocarci lei.

- No. - rispose assonnato girandosi di lato.

- Eddai. - insistette ancora schiaffandogli il gatto sulla faccia.

Justin si rigirò: - Che diavolo di ore sono? - si stropicciò gli occhi e sembrò notare il pupazzo che lei teneva tra le braccia.

- Quello dove l'hai preso? - chiese indicandolo.

- Dalla soffitta. - rispose tranquillamente lei.

- Dammelo! - intimò allungando un braccio per prenderlo e lei glielo allontanò ridendo: - Avanti, non fare la bambina. - ma non sembrava per niente propensa.

Fu costretto ad alzarsi per sperare di prenderlo, sfortunatamente cadde di faccia dal divano portandosi dietro tutta la coperta.

Lei rimase seduta a gambe incrociate tenendovi il peluche in mezzo: - Perché non volevi farmi salire? C'è un sacco di roba interessante lì sopra. -

Justin la guardò storto: - Hai per caso la facoltà di teletrasportarti? - chiese, lei scosse la testa: - E allora come hai fatto a salire quelle scale senza svegliarmi!? - lo chiese più a se stesso che a Shine.

- Oh, è stato facile. Dormi per dormire: - fece spallucce: - Ora mi dici che è successo a questo posto? -

Justin risalì sul divano facendo un gesto disinteressato: - C'è stato un incendio. Ora ridammi quel gatto! - lei glielo allontanò ancora.

- Era casa tua? - chiese guardandolo un po' colpevole.

- Che importanza ha? Tanto tutti quanti sono morti. -

Shine smise di allontanarsi e finalmente gli porse il giocattolo: - Mi dispiace. Era tuo? -

Justin lo prese e annuì: - Non avevo nessuna intenzione di nascondertelo, cercavo il momento giusto per liberarmi dal peso. - ammise imbarazzato: - Non so bene cosa tu abbia potuto trovare di sopra... -

Lei incrociò le braccia ghignando come chi la sapeva lunga: - Non preoccuparti, ho visto tutto. C'era anche una foto dov'eri nudo. -

- COOOOOSA?! -

- Scherzavo. - disse subito lei con un sorriso largo da un orecchio all'altro: - credo che non avrò più niente da chiederti. - ridacchiò: - Senti... tu mi trovi carina? - chiese a bruciapelo.

Justin per poco non scoppiò a ridere: - Certo mostriciattola. - la prese per i fianchi e la ribaltò baciandola sulle labbra.

- Un secondo. - chiese lei staccandosi: - Il divano non è un po' scomodo? -

- Ne dubito se ci ho dormito così profondamente. -

Shine rise: - Allora non ti lamentare se poi mi addormento. - lo provocò.

Il ragazzo ricambiò il ghigno infilando le mani sotto il suo pigiama e abbassandole la biancheria: - Non sfidarmi. - la canzonò.

 

 

Furono Kid e Soul ad afferrarlo per le braccia prima che sferrasse un secondo

fendente. Tsubaki aveva urlato quando aveva potuto vedere.

Adesso Sid si teneva la spalla ferita, Neigus cercava di medicargli la ferita, ma lui non voleva sapere di distendersi e guardava severamente Blck*Star che scalpitava come un ossesso.

- Non mi toccate. - ringhiò liberandosi dei due che lo tenevano con uno scossone, si avvicinò al professore: - Tsubaki. Katana Demoniaca mode. - ordinò.

Lei scosse la testa.

L'assassino digrignò ancora i denti e serrò un pugno.

- Black*Star che cazzo fai?! - gli urlò Soul.

Lui sembrò tornare in se solo il tempo di una frase, dura e cruda, fredda come il ghiaccio, affilata come una lama: - Arriva il momento in cui l'allievo supera il maestro. Io supererò Dio e chi sta così in alto, non ha bisogno di maestri. -

Caricò il pugno, dove sfrigolava l'onda della sua anima, Sid lo guardava sempre, con un ammonimento nello sguardo e partì un proiettile.

Bucò Black*Star esattamente nel centro del petto e lo fece cadere privo di sensi sputando un grumo di sangue.

Death the Kid impugnava una sola delle sue pistole, gli tremavano le mani e gli sfuggì l'impugnatura. Patty tornò umana: - Kid? - lo chiamò vedendolo assente.

Non le rispose nemmeno, si avvicinò a Black*Star insieme a Soul e lo rivoltò a pancia in su: - Che ti è successo Black*Star... - mormorò.

Seppur le sue armi sparassero solo onde dell'anima un colpo così sarebbe stato letale per chiunque. Respirava ancora però.

Tsubaki scoppiò a piangere cadendo di fianco al Maister, diede uno spintone a Kid: - Che diavolo ti è venuto in mente? - gli urlò. Tutti gli altri le si stavano facendo intorno per vedere in che condizioni fossero sia Black*Star che il prof Sid.

Kid si fece da parte, si sentì battere una pacca leggera sulla spalla, era Soul e quello era un modo per dire che, se non lo avesse colpito lui, l'avrebbe fatto lui con conseguenze ben peggiori.

Voleva spiegazioni. Quel che era successo non era normale.

 

 

- Che sta succedendo Crona? Hai sentito che Black*Star ha ferito il professore? -

Il ragazzo si dondolava sul letto della sua stanza con le ginocchia piegate, guardando distrattamente fuori dalla finestra. Alla domanda si fermò: - Ragnarok... non fare l'idiota, c'eravamo pure noi là. - gli fece notare.

- A chi hai dato dell'idiota?! - strillò l'arma uscendo fuori dalla sua schiena e schiacciandogli la testa tra le mani.

Crona scalpitò: - Smettila! Mi fai male! -

- Ho fame, vammi a prendere da magiare. - ordinò la Spada Magica infilandogli un dito nel naso.

- Ahia! - si lamentò Crona: - Non lo so se c'è qualcosa di sopra! - piagnucolò.

Ragnarok ridacchiò passandogli la lingua dal mento fino alla tempia, Crona fremette facendo una smorfia: - Parlavo di anime. Gu gu gu. - sghignazzò.

Crona si alzò dal letto: - D'accordo... - la sua voce era smorta.

 

 

Non ricordava neanche uno volta che suo padre l'avesse messo in castigo, forse perché non era mai stato realmente presente.

Quindi non si preoccupava più di tanto ad aggirarsi in piena notte alla Shibusen, aveva intenzione di trovare delle risposte a quel che stava succedendo.

Era iniziato tutto di botto, da quando Shine era partita in Europa. Da allora c'era sempre stata una certa tensione nell'aria e poi, le sue armi gemelle, Kaim e Meru, dopo neanche una settimana non le aveva più viste in giro. Erano spariti tutti e due.

Poco prima era andato a controllare le loro stanze e le aveva trovate vuote, quello era un motivo più che valido per insospettirsi.

Era entrato di soppiatto nei sotterranei, non aveva trovato niente oltre alla statua distrutta nella camera del Kishin.

C'erano ancora i segni della precedente battaglia, le catene spezzate, le strisciate di sangue nero e il pavimento scheggiato.

Si diede una spiegazione più che logica al fatto che quel luogo non fosse andato distrutto: il suo onorevole padre doveva essersene dimenticato.

- Kid... andiamo via... questo posto mette i brividi. - mormorò Liz.

- Hai paura dei fantasmi sorellona? -

- Kyaaaa! Quali fantasmi?! - strillò la maggiore.

Il ragazzo diede un violento scossone ad entrambe: - Sssssh! Fate silenzio voi due! Adesso ce ne andiamo. - disse irritato.

- Grazie Kid... -

- Kyahahahah! -

- Va bene, va bene. Ora zitte. -

Risalì le scale e si fermò di fronte alla porta d'ingresso: - Niente... non ho trovato assolutamente niente. - digrignò i denti scocciato.

- Forse perché non c'è niente da trovare. - ipotizzò Liz impaziente di andarsene.

Lui rimase pensieroso.

- Ehi Kid, non abbiamo ancora controllato nella Camera della Morta. - gli fece notare Patty.

Il ragazzo sgranò gli occhi e s'incamminò lentamente in quella direzione.

- Kid... Aspetta, ci dev'essere tuo padre là! - piagnucolò Liz.

- E allora? -

Continuò ad avanzare, il corridoio di ghigliottine era totalmente oscurato e nella penombra riusciva a vedere davvero poco: - Kiiiiid... - pigolò la maggiore come se gli stesse chiedendo di tornare indietro.

- Ssssh. - continuò ad avanzare, si fermò agli ultimi due pilastri che reggevano l'ultima ghigliottina e si nascose lì: Shinigami era lì e gli era parso di sentirlo parlare con qualcuno.

Vide il baluginio dello specchio infranto e una figura evanescente di fronte a suo padre. Gli sembrò che si voltasse verso di lui perché smise improvvisamente di bisbigliare.

Prese un grosso respiro e trattenne il fiato cercando di farsi il più piccolo possibile per essere nascosto dalla colonna. Si morse a sangue la lingua, quel silenzio era assordante, ad amplificarlo vi era il buio.

Rabbrividì voltando lentamente la pupilla verso destra, nella penombra c'era la maschera ancora scheggiata di Shinigami, ad un soffio dal suo viso, con quello strano bagliore cremisi che gli aveva visto veramente pochissime volte, e spalancò la bocca emettendo un singulto strozzato per la mancanza d'aria.

Poi il buio, più fitto di quello della stanza.

Riprese i sensi dentro una cella. Si buttò subito sulla porta tempestandola di pugni: - Padre! - urlò.

La porta non riportò che qualche bozzo mentre le sue nocche sanguinavano e facevano male da morire. Non ottenne risposta.

Per la prima volta si guardò alle spalle, con il respiro corto, rendendosi improvvisamente conto che ci potesse essere qualcun'altro. Per sua fortuna... o sfortuna... era solo.

C'era solo una piccola grata che faceva angolo con il soffitto da cui non entrava che un debole fascio di luce. Forse era l'alba.

Sapeva che c'era effettivamente qualcosa che non andava.

Fissò il muro di fronte, altro brivido: Perché mai...? iniziò a chiedersi avvicinandosi alle catene che pendevano dalla parete. Al livello del terreno c'erano due ceppi di pietra che portavano i vecchi sigilli di Shinigami.

Sentì scricchiolare sotto i piedi, indietreggiò: quello era sangue rappreso.

Andò indietro ancora sbattendo la schiena contro la porta: - Liz! Patty! - urlò ancora picchiando ancora contro la porta.

Ci scivolò sopra nascondendo il viso: - Qualcuno... - disse più debolmente.

- Death the Kid? - chiese una voce. Proveniva dalla grata, da cui improvvisamente si proiettava un'ombra.

Il ragazzo corse immediatamente all'angolo dove si apriva quella piccola finestra agitando le braccia verso l'alto: - Tirami fuori! - pregò.

Vide far capolino dalla grata il viso di Giriko che si portò l'indice alle labbra per dirgli di non urlare: - Chi ti ha messo qui? -mormorò.

Kid si aggrappò letteralmente al muro sgranando gli occhi verso la luce: - Sembra assurdo, ma potrebbe essere stato Shinigami. Sta succedendo qualcosa... la Follia... -

Giriko aggrottò le sopracciglia sfregandosi il mento: - Non è morta. - completò annuendo: - Lo so, si sente a naso. Sapevo che stava succedendo qualcosa... - si inginocchiò di fianco alla grata: - Devo avvertire qualcuno. -

Kid saltellò ancora verso la luce: - Fammi uscire. - ripeté.

Giriko scosse la testa: - Se esci ora, ci sogniamo il fattore sorpresa. - rispose brusco.

Il ragazzo abbassò la testa scivolando di nuovo contro la parete, sapendo che lui avesse ragione: - Va a chiamare Maka e Soul. -

La motosega annuì: - Cerca di resistere, non devi pensare a niente, questa stanza è tappezzata di Follia dal pavimento al fottuto soffitto. -

Kid si voltò sentendolo alzarsi: - Sei davvero con noi? - chiese un po' scettico.

Lo vide scrollare le spalle e muovere le labbra in un impercettibile e titubante “si” poi se ne andò.

Lui gattonò per ritornare alla porta, stringendosi le ginocchia: Non pensare a niente... si disse deciso.

 

 

Chissà perché poi, quell'improvviso scatto di gentilezza nei loro confronti: Ma anche no... si disse. L'unica cosa che voleva era vincere, detestava perdere e se fosse successo anche quella volta sarebbe stata la terza: la prima era stata con Justin, quella non era una parità, quel prete da due soldi riusciva sempre a prenderlo in contropiede; la secondo era con Arachnofobia, aveva accolto la causa di Arachne e lei era morta divorata dalla stessa Follia che bramava.

A ricordare le sue sconfitte gli venne un pessimo umore, non tanto per la storia di Arachnofobia, quanto per Justin, lui era ancora vivo.

Il problema adesso però stava nel semplice fatto che non aveva la più pallida idea di dove abitassero quei due che stava cercando. Si fermò in mezzo alla strada deserta: - Ehilà! - urlò senza curarsi del fatto che forse stavano tutti dormendo. E infatti...

- Che hai da urlare tanto? Hai idea di che ore sono? -

Quella voce gli era familiare, si voltò verso il davanzale dalla quale arrivava la lamentela: - Blair! - mai stato più felice di incontrare un gatto.

Lei sbadigliò stirando la schiena: - Oh! Tu sei l'amico di Shine e Justin. - scese dal davanzale andando ad appollaiarsi su un muretto: - Ciaaaao. - miagolò.

- Ehm, bene... dove abitano la ragazzina con i codini e la sua arma? - chiese senza preamboli, si era anche già dimenticato i nomi.

Lei si trasformò in umana dondolando le gambe nel vuoto: - Vuoi dire Soul e Maka? -

Giriko fece un gesto di stizza: - Si si... quel che è... allora, sai dove sono? -

La gatta ridacchiò indicandogli un condominio all'angolo della seconda svolta a destra da dove erano adesso: - Prima vuoi giocare con me? - miagolò agitando la coda.

Giriko le aveva già voltato le spalle: - No. - rispose secco allontanandosi. Si diede mentalmente dell'idiota, era cambiato così tanto da rifiutare un invito così esplicito di una bella donna? Forse doveva piantarla di pensare a quella ragazza, tanto adesso era lontana miglia da lì.

Andò nella casa che gli era stata indicata e lì si ritrovò con un'altra incognita: qual'era il campanello?

Ah, non aveva tempo!

Aprì la porta con una spallata ed entrò. Blair gli aveva indicato l'ultimo piano quindi, a rigor di logica, doveva essere quello l'appartamento.

Si lanciò su per le scale, dato che non c'era l'ascensore, saltando i gradini tre a tre fino ad arrivare in cima, lesse distrattamente il cartellino sulla porta e ne afferrò solo un cognome: Albarn.

Si, era quello. Se non ricordava male.

Si fiondò a bussare delicatamente come un'elefante che cerca di ballare sulle punte finché non venne Maka in pigiama ad aprirgli.

Lo squadrò da capo a piedi poi fece per richiudere che lui mise il piede in mezzo: - Ferma! -

- Maka... devi metterti a spostare i divani proprio adesso? - si lamentò Soul uscendo dalla sua stanza stropicciandosi gli occhi.

- È stato il figlio di Shinigami a dirmi di chiamare voi. - cercò di spiegare Giriko e la ragazza riaprì la porta liberando il suo povero piede.

- È successo qualcosa? -

Annuì e prese due respiri per riprendersi dalle scale: - La Follia non è morta. E Shinigami a quanto pare ha chiuso suo figlio in una cella, alla scuola. - disse tutto d'un fiato.

- Soul, vestiti! - ordinò Maka dalla porta.

Uscirono fuori dal condominio di corsa: - Soul, tu vai ad avvertire Black*Star e Tsubaki. Io vado da Kid a vedere la situazione. -

L'arma annuì prendendo la direzione opposta a loro che invece andarono dritti alla Shibusen.

Maka però si fermò dopo poco, restando in ascolto.

- Ehi ragazzina! Muoviti. - le ordinò burbero Giriko prima che anche lui incominciasse a sentire un altro rumore di passi.

- Sapete... il mio sangue è nero... -

Maka rabbrividì voltandosi in direzione della voce sgranando gli occhi: - Crona! - cacciò un urlo strozzato, impugnava la Spada Demoniaca e l'attaccò senza esitare mentre lei era paralizzata sul posto.

Giriko la scansò con una gomitata buttandola a terra e avvolse la catena della motosega attorno alla lama bloccandola. Con la coda dell'occhio la vide ancora ferma in mezzo alla strada: - Avanti, muoviti! Guarda nella grata sulla destra, è a livello terra. - ringhiò assestando un pugno in pieno viso al suo avversario. Riuscì ad allontanarlo, lo riprese per il bavero e gli diede una testata.

Dopo quello Crona si accartocciò a terra come una bambola e la sua spada scivolò qualche metro più in là.

Giriko si spolverò i guanti e si chinò di fianco a lui sollevandogli la testa per i capelli. Gli bastò guardarlo qualche secondo per capire che fosse vittima della Follia, Crona gli sorrise sputandogli in un occhio un grumo di sangue. L'altro lo mollò subito pulendosi la faccia: - Piccolo bastardo... - lo vide allungarsi verso la sua spada: - No! Non ci provare! - ringhiò spingendola via con il piede.

Lo riafferrò assestandogli una ginocchiata al ventre e gli colpì la nuca col gomito: - Ecco. Questo dovrebbe bastare per metterti fuori uso. - ansimò scrollando le spalle. Si era rammollito se una cosa del genere riusciva ad affaticarlo così.

Stava per andarsene mollandolo lì che uno scricchiolio lo costrinse a voltarsi di nuovo, digrignò i denti. Crona si stava rialzando, gli usciva sangue dal naso, ma sfoggiava un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

- Guarda che ti ammazzo. - minacciò Giriko.

 

 

Era da interi minuti che scampanellava al citofono di casa di quei due e ancora nessuna risposta.

Si era stufato di rimanere là fuori quindi trasformò il braccio in falce e lo incassò nella serratura e la porta si spalancò dato che la questione sembrava piuttosto urgente.

- Black*Star! - urlò prima di darsi un potente schiaffo mentale, dimenticava che quello là aveva il sonno pesante quanto una pila di mattoni di cemento armato: - Tsubaki! - chiamò stavolta.

Lei comparve da dietro un angolo, vestita di tutto punto, facendogli segno di avvicinarsi. La vedeva preoccupata e, non appena si avvicinò notò che portava i segni della katana demoniaca, respirava a rantoli ed era molto pallida, tanto da tremare.

- Tsubaki, ma che... ? - non finì la frase che lei gli afferrò un polso e lo trascinò verso una stanza.

Socchiuse silenziosamente la porta e lo invitò a guardare dentro, Soul si sentiva sempre più irrequieto, ma sbirciò.

La stanza era nella penombra dato che le pareti scorrevoli erano totalmente aperte, intravide Black*Star seduto a gambe incrociate sul materasso.

Aprì la bocca per parlare e fece un passò per entrare che Tsubaki gli tappò la bocca riportandolo indietro e gli indicò tutta l'area intorno a Black*Star.

Soul dovette aguzzare la vista per riuscire a vedere quella selva di ombre che strisciava su tutta la stanza. Le stesse ombre che evocava con la katana demoniaca.

Gli mancò il fiato.

 

 

- Ma guarda te che mi tocca fare... - ringhiò a denti stretti sistemandosi meglio la zavorra sopra la spalla.

Era arrivato alla conclusione che, se non se lo fosse portato dietro per stordirlo ogni volta che apriva un occhio sarebbe rimasto in quel vicolo tutta la notte e poi, una arrivato alla scuola, l'avrebbe mollato alla biondina.

Si era pensato un'altra cosa da fare, di gran lunga più utile.

Maka aveva trovato la grata, ora stava parlando con Kid. Gli scaricò il ragazzino affianco: - Ehi, badaci tu. Non devi lasciarlo svegliare, intesi? -

Lei lo fissò storto: - Che è successo? -

- Se si sveglia vi ammazza. Dagli un colpo in testa ogni volta che si muove. - disse con una semplicità disarmante mimando il colpo con il gomito.

La ragazza rimase a bocca aperta: - Perché? Tu dove te ne vai? -

- Sai dirmi se esiste un elenco telefonico... magari dove ci sono i numeri delle Death Scythe? -

Maka s'illuminò: - Ho capito. Devi cercare la segreteria, sulla parete di sinistra. -

Giriko annuì e si precipitò dentro l'edificio, non fu una passeggiata come si aspettava dato che non vedeva un palmo dal naso. Non c'era una sola lampada accesa.

Alla quinta volta che entrava in una stanza a caso accendendo le luci azzeccò, si mise a rovistare tra scartoffie varie e fogli di dubbia utilità finché: - Merda, ma dove cazzo lo tengono? - ringhiò arreso, avendo messo sottosopra quasi tutto l'ufficio.

Si abbandonò su una sedia e guardò l'orologio: Le 4.23 del mattino... pensò affranto che a quell'ora sarebbe potuto essere a dormire.

Per puro caso gli comparve sotto gli occhi un mazzo di fogli pinzati appeso ad un chiodo: - Vuoi vedere che... - lo strappò dal muro con poco garbo e prese a sfogliarlo: - Tombola! - ecco il numero che cercava.

Provò a chiamare e il telefono squillò a vuoto: - Avanti figlio di puttana, rispondi! - ringhiò sbattendo la cornetta sul telefono per chiudere la chiamata e ritentò.

 

 

Lanciò contro il telefono tutte le bestemmie che conosceva la seconda volta che squillò: - Cristo! Ma chi è a quest'ora? - si chiese allungandosi verso la cornetta che saltellava allegramente producendo quell'orribile suoneria.

- Rispondi... - mugugnò la ragazza accoccolata al suo fianco nascondendosi quanto più possibile sotto la coperta.

Quando afferrò la cornetta pregò con tutto se stesso che dall'altro capo avessero già riattaccato: - Pronto? -

- Alla buon'ora! Hai idea di quanto sono stato spiaggiato qui davanti al telefono?! -

Purtroppo per lui riconobbe la voce: - Giriko? - chiese.

- No, sono la tua cara nonnina. - rispose con vocetta stridula: - Alza il culo da qualunque superficie lo tieni appoggiato e vieni qui! -

- Qui dove? -

Sentì Giriko perdere ovviamente le staffe dall'altra parte: - Death City, Nevada, U.S.A.! - urlò: - Devo darti anche le coordinate geografiche? -

Si allontanò la cornetta dall'orecchio tanto urlava l'altro: - Mi spieghi che sta succedendo? -

Ne seguì una velocissima spiegazione, costellata ovviamente di insulti, minacce di morte e quant'altro; tutto a suo carico.

- Senti, non me ne frega un cazzo di quello che stavi facendo... - sbraitò: - Potevi anche star facendo sesso, non me ne frega. Ora alzi il culo e arrivi qui. - aggiunse per fargli capire meglio il concetto.

- Hai azzeccato. Se mi lasci il tempo di rivestirmi... - sentì qualcosa cadere dall'altro capo della cornetta.

- Muoviti. - ringhiò Giriko.

Suo malgrado fu costretto a svegliare Shine e ad alzarsi dal divano: - Dobbiamo tornare a Death City. - le spiegò rapidamente.

- Motivo? - chiese lei con voce impastata.

- Non ho capito bene, ma c'è qualcosa che non va con Shinigami a quanto pare. -

Shine si vestì in un lampo mentre Justin ancora litigava con la cerniera dei pantaloni: - Da' qua. - sbuffò abbottonandogli i pantaloni con ben poca grazia: - Andiamo? - chiese saltellando sul posto per il nervosismo.

Chiusero la porta d'ingresso e salirono sulla zucca di Blair. Guidava Shine e sembrava piuttosto agitata: - Qualche problema? - chiese Justin apprensivo.

- Può darsi... questa faccenda puzza di bruciato. - ammise: - Se centra Shinigami centrano anche Kaim e Meru. - affermò.

- Secondo te ne hanno combinata una delle loro? -

Shine scosse la testa: - Ti chiedo di essere la mia arma se succederà qualcosa. - gli porse la mano e lui gliela strinse.

Forse già lo sapeva che sarebbe accaduto qualcosa, ma probabilmente non immaginava la portata di ciò che sarebbe successo.

Il mondo avrebbe cominciato a franarle sotto i piedi.

Ancora.

Tutto, persino lei stessa... è fatto per cadere a pezzi, milioni di vetri scheggiati.

Ti prego, non di nuovo...

Stava così bene adesso.

 

 

SPAZIO ME

Finalmente! Ce l'ho fatta! Finito il capitolo e ho già scritto come finirà la storia quindi sono a cavallo! Yey!

Come sempre mi scuso per il fantomatico ritardo... Come tutti voi sapete sono una ritardataria cronica (Nda: Tutti CHI? Mitomane!)

Ringrazio ovviamente chi mi recensisce, chi ha messo la storia tra le seguite, tra i preferiti e tra le ricordate :D

E alla domada: hai qualche motivo per aver aggiornato così tardi? Rispondo: assolutamente NO! :D ma quando c'è caldo tendo a starmene tutto il giorno buttata a letto o in spiaggia o sul divano o dentro la doccia o... ci siamo capiti :)

Questa storia è agli sgoccioli e sarebbe la prima long che finisco, se la finisco *saltella*

Un grande saluto da Lirin_

 

SOUNDTRAKS(anche se non ve ne può fregar de meno, ma non importa u.u): Nickelback-How You Remind Me, Avril Lavigne-Girlfriend, Breacking Benjamin-Dance with a Devil.

 

Bye Bye

 

P.s. Non potete capire quanto caldo c'è qui! Argh!
P.p.s. E mi rendo conto che questo capitolo è una specie di Iliade, sono ben 12 pagine!!! Molto più del solito...

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