LITTLE BIT OF US

di jede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I WANT YOU ***
Capitolo 2: *** WAIT FOR THIS LOVE ***
Capitolo 3: *** THE FIRST DAY ***



Capitolo 1
*** I WANT YOU ***


I WANT YOU

 
 
Brittany non sopportava gli ospedali. Questo, ovviamente, Santana lo sapeva benissimo, ma non si era lasciata addolcire dal suo solito sguardo da cucciolo e l'aveva caricata a forza in auto.
Letteralmente.
Ora, la bionda, se ne stava seduta imbronciata dall'altra parte del corridoio, seduta sopra a quello che aveva tutta l'aria di un armadietto basso, su cui erano state posate alcune riviste e qualche foglietto di carta, di cui Santana non riusciva ad immagine neppur un motivo valido per cui usarli; In fondo, che ne se faceva una persona di un foglietto di carta al pronto soccorso?
Una domanda inutile e poco essenziale, ma almeno era un modo come un'altro per ignorare lo sguardo imbronciato della sua ragazza.
Uno sguardo, che sinceramente, non sarebbe riuscito a far addolcire neppure Kurt Hummel, e tutti sapevano che oggigiorno far addolcire quel ragazzo con la sua innaturale ed improvvisa voglia di maternità, era un gioco da ragazzi.
Innaturale, non perchè fosse gay, d'altronde anche lei era ormai una lesbica dichiarata, ma solo perchè sembrava assurdo a tutti che gli fosse spuntata questa voglia assurda di un bambino da un giorno all'altro, e di sicuro non poteva scordarselo Blaine.
Un sorrisetto fece varco sul suo volto, ripensando a quei due, ma si affrettò a nasconderlo prima che Brittany lo intercettasse: una cosa era ignorarla, un'altra era che arrivasse a pensare che la stava deridendo.
Una cosa impossibile.
Santana lanciò un'occhiata alla segreteria dove pochi minuti prima aveva lasciato i suoi dati, quelli della bionda e che in cambio li aveva dato un bigliettino: cioè, un bigliettino.
Con il numero, stampato su un'adorabile carta colorata. 
In un'altra occasione forse avrebbe ignorato questi dettagli, ma ormai aveva accettato la sua particolare agitazione ogni qualvolta che Brittany si feriva o aveva male da qualche parte, figuriamoci se non la notava proprio ora che solo un'ora prima, la bionda le piangeva su una spalla.
La vera tortura erano stati i minuti precedenti a quel pianto, quando da casa aveva dovuto mollare tutto quanto e precipitarsi alla sala prove dall'altra parte della città perchè un'Andy molto allarmato l'aveva chiamata avvisandola che la sua compagna aveva avuto un'incidente mente provavano. 
E poi, chi cavoli era questo Andy?! Santana ancora non se lo spiegava!
La preoccupazione e la paura che l'avevano accompagnata per tutto il viaggio in auto, erano aumentate davanti alla visione di una Brittany in lacrime, accucciata sul pavimento che si reggeva un piede messo un una posizione molto poco rassicurante; Ringraziava mentalmente quelle lezioni di teatro che aveva fatto poco dopo il diploma, in una piccola accademia di NY, perchè altrimenti non sarebbe mai riuscita a portare Brittany in auto senza farsi uscire qualche lacrima.
Era già visibilmente preoccupata la bionda, la  sua di preoccupazione non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
Fortunatamente aveva resistito e adesso si trovava seduta in una silenziosa e deserta sala d'attesa di un'ospedale, con una fidanzata che la guardava per storto, un foglietto di carta in mano ormai tutto stropicciato e la faccia ancora sconvolta per il poco sonno; Infatti, la mora, aveva passato le ultime quattro ore in aereo, di ritorno da una conferenza a Manhattan che l'aveva tenuta occupata per una settimana intera.
E quello, di certo, non era il bentornato che si aspettava.
-Sei stanca?-, il sussurro di Brittany la distrasse dai suoi viaggi mentali.
Santana si voltò verso di lei, sedendosi dritta sulla sedia scomoda e passandosi una mano sul volto, cercando di sorridere. -No, sto bene-.
Il labbro inferiore di Brittany non sembrava aver intenzione di ritirarsi, ma la mora vedeva che ormai la maschera di freddezza si stava pian piano sgretolando.
-Forse puoi prenderti un caffè-.
Santana ci pensò un momento, ma alla fine dovette ammettere che un caffè le era proprio necessario. Cosi si alzò, stiracchiandosi appena. -Tu vuoi qualcosa?-.
La bionda negò, distogliendo lo sguardo e ricominciò a dondolare i piedi: o almeno, sul piede destro, perchè quello sinistro non aveva ancora ripreso un'aspetto molto rassicurante; Con i pantaloncini corti e solo i calzetti, era facile notare l'esagerato gonfiore, il colore rossastro della pelle e l'evidente sporgenza dell'osso della caviglia.
Con uno schiocco di lingua, Santana si chiese che razza di mente aveva quella donna nella segreteria per farla aspettare ancora, come se non si notasse la probabilità di un'osso rotto.
Scosse la testa, dirigendosi con passo strisciato verso le macchinette poco distanti e tirando fuori dalla tasca una manciata di monete; Il rumore della macchinetta per un'attimo fece scivolare Santana verso il sonno, ma si riscosse al bip e si battè una mano sulla guancia, per non cedere proprio in quel momento, fissando l'orologio appeso al muro che segnava l'una passata di notte.
Dalle porte a verto scorrevoli non si vedeva altro che buio e qualche fanale di qualche auto passare ogni tanto.
Guardò alle sue spalle, dove Brittany continuava a guardarsi la caviglia con ogni tanto qualche smorfia di dolore; Con un sospiro arreso, Santana si avvicinò all'altra macchinetta, pronta a sventolare una bandiera bianca in direzione della compagna.
Fece ritorno alla loro postazione, ma non si sedette subito, anzi, si piazzò davanti alla bionda e con un sorrisetto le allungò sotto al suo sguardo curioso una barretta di Mars che fece subito accendere i suoi occhietti.
-Mangia qualcosa, okay?-, le sussurrò, facendosi piu vicina fino a posare la sua fronte contro quella dell'altra.
Brittany rilasciò un sospiro tremulo a quel contatto, ma non si allontanò; Allungò le braccia, passandole intorno al collo di Santana per non farla allontanare, e la fissò mentre gli occhi della mora pian piano si chiudevano, affaticati.
Fu difficile trattenere il sorriso che poi le invase il viso davanti a quella visione cosi fragile di Santana: usò le unghie per grattare la base del collo, uno dei suoi punti deboli, per aiutarla a rilassarsi.
Da una parte le dispiaceva che dovesse perdere ancora cosi tante ore di sonno, ma dall'altra sentiva che non ci sarebbe mai potuto essere nessun'altro al suo posto, vicino a lei, quando stava male, e non voleva nessun'altro.
Voleva solo Santana.
Le accarezzò una guancia, partendo dalla tempia e scendendo fino a sotto il mento, per poi ripetere l'operazione al contrario.
-Smettila-, mugolò Santana.
La mano si bloccò sulla sua guancia leggermente arrossata. -Ti dà fastidio?-, sussurrò dispiaciuta la bionda.
Una lieve risata fece capolinea dalla sua gola. -No, ma cosi non mi aiuti a rimanere sveglia e vigile, anzi...-.
-Mi dispiace-, borbottò la bionda.
Santana aprì appena gli occhi, lanciandole un'occhiata di rimporvero da sotto le ciglia lunghe. -Non dirlo neppure. Non dirlo mai-, le posò una mano sulla guancia ancora un pò umida dalle lacrime versate. -Io ci sono sempre per te-.
Brittany sorrise. -Lo so, ma sei cosi stanca Sanny-.
La mora annuì, arrendevole, stringendosi appena nelle spalle e tornando a chiudere gli occhi, facendole capire che il discorso per lei poteva anche chiudersi lì; Brittany sospirò, tornando ad accarezzarla ignorando il suo avvertimento, cercando di darle un pò di sollievo.
Passarono delle ore per Brittany, secondi per Santana, quando finalmente la voce assonnata dlela segretaria le richiamò, facendole poi segno di potersi recare nell'unica sala d'ambulatorio ancora aperta, e da cui stava uscendo una coppia.
Santana aiutò la bionda finchè quella non fù seduta e sistemata sopra al lettino bianco; Il medico di turno le lanciò un rapido sorriso prima di iniziare a scrivere qualcosa al computer e dargli le spalle.
Brittany strinse la mano a Santana, lanciandole uno sguardo di pura paura che rese la mora del tutto lucida e vigile, pronta ad ascoltare ogni piu piccola parola che il medico le avrebbe detto.
Quando vide che l'uomo non aveva intenzione di staccarsi da quella tastiera si schiarì la voce in un modo troppo alto e marco per risultare "normale", che però gli fece ottenere la sua attenzione; il medico le lanciò uno sguardo sorpreso e Santana gli fece un cenno diretto alla sua ragazza.
-Non è che potrebbe..?-.
Il medico sorrise, allontanandosi dallo schermo e scivolare con la sua sedia con le rotelline fino alla bionda e squardarla con sguardo serio e professionale; Dopo un'esame allungò una mano, tastando in modo impercettibile la pelle attorno alla caviglia e scuotere la testa.
-Com'è successo, signorina?-, domandò, sfilandosi il guanto e riprendendo il posto davanti al computer.
Brittany si schiarì la voce e Santana notò come i suoi occhi fossero  diventati piu lucidi quando il medico aveva inziato a toccargli la caviglia. -Stavo facendo delle prove per un balletto di un musical e-, la voce le si incrinò appena, facendo stringere in automatico lo stomaco e il cuore di Santana. -E durante una presa, Andy è scivolato, facendo cadere anche a me di riflesso-.
Ancy, ancora questo Andy, pensò acida la mora, sentendo il suo odio per quell'uomo senza volto aumentare di minuto in minuto.
-Un musical? Quale?-, gli sorrise il medico, in un chiaro tentativo di distrarla.
-Il remake di Cats-, borbottò la bionda.
Santana le si avvicinò, non resistendo oltre e se la strinse al petto, mentre quella faceva cadere qualche lacrima sulla sua felpa e le passò le dita tra i capelli, rassicurandola con pochi sussurri fiochi mentre alle loro spalle il medico continuava a scrivere a macchinetta lasciandole la loro privacy.
Santana posò le labbra sul capo della sua ragazza e cercò di scacciare il groppo che sentiva in gola abbastanza per permetterle di sussurrarle: -Va tutto bene, ci sono io, passa tutto poi-, e restando in ascolto dei suoi singhiozzi trattenuti che pian piano andavano a svanire.
 
 
Nulla, nulla come il loro appartamento poteva rassicurare Santana in quel momento.
Superata la soglia di casa, dopo un lento viaggio in ascensore, la mora aiutò Brittany a zoppicare fino al divano, dove vi si accoccolò stanca e completamente a pezzi; Santana la osservò per un secondo prima di allontanarsi e iniziare a compiere piccole azioni che ormai erano diventate abituali per lei: come chiudere la porta con due giri di chiave, appendere le chiavi e il cappotto e dirigersi in cucina per versarsi e versare alla bionda un bicchiere di quel-che-capitava.
Fece ritorno in sala con due bicchieri di succo di lampone, il preferito di Brittany, e sedersi a sua volta, finalmente, sul divano; Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando il suo corpo rigido e dolorante per la stanchezza si scontrò con i ciscini morbidi.
-Sono stanca-, borbottò Brittany allungandosi abbastanza per raggiungere la spalla di Santana e lasciarcisi cadere sopra con un sospiro; la mora le fece scivolare il braccio introno alle spalle, sistemandosela meglio addosso, senza neppure dovere aprire gli occhi e sorrise.
-Dobbiamo alzarci però-.
Brittany, dalla sua postazione mugolò infastidita.
Santana ridacchiò annuendo. -Dobbiamo toglierci i vestiti, metterci il pigiama, spegnere le luci, levare le mie valige dal letto, coprirci e dormire come si deve-, lanciò uno sguardo scocciato contro il lampadario del salotto. -Se dormiamo cosi sul divano staremo anche peggio domani mattina, Britt-.
La bionda non si fece corrompere e struscicò con aria stanca il naso contro la pelle tesa del collo di Santana, causandole una piccola scossa di solletico. 
Santana aprì del tutto gli occhi, scacciando la stanchezza e sospirando pesantemente, guardando la caviglia ingessata di Brittany: aveva ragione infatti, l'osso della caviglia si era spezzato in due punti, nulla di non curabile, ma abbastanza doloroso, che aveva portato a piangere la bionda per tutta l'operazione.
Fortunatamente con il nuovo lavoro, l'assicurazione era in grado di pagare tutte le spese, ma non era quello il problema...
La mora si spostò i capelli dal viso, sbuffando. -Non era cosi che me l'aspettavo-.
-Cosa?-, borbottò Brittany.
-Il mio ritorno-, spiegò. -Non che volevo i palloncini o una festa in mio onore, ma anche un semplice "bentornata" sarebbe stato meglio di tutto questo-.
La bionda si scostò, per guardare il viso della sua ragazza. -Cosa ti aspettavi?-, sorrise addolcendo i lineamenti.
Santana lasciò sfuggire l'ennesimo sospiro. -Avevo un piano, un'idea, ma mi sa che ormai è da buttare-.
-Cioè?-, Brittany corrucciò la fronte riconoscendo il tono serio che usava solitamente Santana quando aveva qualcosa di davvero importante da dire o fare.
-Io, ... Non era di certo programmato.. cioè, non che ti stia dando la colpa, tu non potevi... o non ti avevo-, balbettò con lo sguardo puntato al televisore.
Si dovette interromere quando la sua ragazza si scostò del tutto, afferrandole il viso tra le mani e bloccandola, puntandogli addosso i suoi occhi incredibilmente azzurri. La scrutò a lungo prima di piegare all'insù un'angolo delle labbra.
-Calma. Che cosa vuoi dirmi?-.
Santana spalancò la bocca, come per dire qualcosa ma all'ultimo qualcosa la bloccò, facendola scattare, spostando Brittany di dosso e alzandosi in mezzo alla sala; Camminò su e giù per il piccolo spazio permesso dall'appartamento, borbottando qualche frase ogni tanto fino a quando non si bloccò, come pietrificata, proprio al centro e con una calma snervante fece mezzo giro fino a ritrovarsi di fronte alla bionda.
Le mani si torturavano a vicenda e aveva la fronta aggrottata mentre osservava il viso di Brittany.
Dopodichè parlò.
-Okay, non era per nulla questo il modo in cui intendevo dirtelo, ma ormai sappiamo entrambe che tra di noi le cose non sono mai andate nella maniera piu normale e consona, quindi credo che anche per questa volta possiamo fare un'eccezione-, sorrise, avvicinandosi e sedendosi sul tavolino in legno che stava davanti al divano, ritrovandosi a pochi centrimetri di distanza dal viso della bionda.
-Io ti amo, Brittany, e credo che tu lo sappia, ormai; Ho messo in gioco la mia popolarità del liceo, le mie amicizie, i miei principi e tutti i punti fissi che avevo per poter stare con te. Ho perso alcune persone che amavo, ma ne ho anche incontrate di magnifiche restando al tuo fianco, ho sbagliato e ho rimediato sempre con te accanto.
-Ho passato un'anno lontana da te, passando ore incollata a skype e altrettante al volante per poter star pochi attimi con te, ho sentito la tua mancanza, a volte in una maniera cosi assurda e cosi intensa che non credevo di potercela fare un'ora in piu, ma alla fine c'è l'ho fatta. C'e l'abbiamo fatta, Brittany, distanti ma comunque vicine come sempre.
-Ti ho aspettata, ti ho seguita fin a New York, ho atteso e cercato a lungo con te un'appartamento da poter chiamare casa, nel quale condividere con te momenti ed emozioni che, sinceramente, non ne conoscevo neppure l'esistenza-, il sorriso le si allargò, mentre alcune lacrime le annebbiavano la vista.
Brittany invece aveva lasciato scorrere quelle poche goccioline che le rigavano il viso.
-Non avevo idea di poter essere cosi felice, di sentirmi cosi completa e al sicuro con te, non credevo minimamente di poter amare cosi tanto, e di sicuro non immaginavo di poter dare e riceve in questo modo incondizionato; ho creduto anche che io potevo essere la persona sbagliata per te, che non ti avrei potuta difendere e amare come invece volevo. 
-Perchè, tu Brittany, ti meriti tutto l'amore possibile, meriti la vita dei tuoi sogni e soprattutto, meriti una vita cosi piena e cosi felice che anche il piu piccolo dei momenti ti rimanga in mente-, passò una mano sulla sua guancia, prendendo fiato.
E poi sorrise in un modo tutto nuovo, un modo che Brittany non le aveva mai visto: come se fosse emozionata, timorosa e commossa tutto assieme.
-Quello che voglio dirti è che ho messo in gioco tutto, per te. Per noi, e che se potessi, sceglierei sempre e comunque te; Nel male, con gli spintoni e le prese in giro, e nel bene, con le tue carezze e i tuoi sorrisi; in salute e in malattia, anche aspettando per ore dentro ad un'ospedale; in ricchezza, con viaggi e regali improvvisi, e in povertà, con le bollette ammucchiate e i tagli nello shopping-, strinse le labbra infilando una mano nella tasca dei jeans e tirando fuori un piccolo cerchietto d'argento, mettendoglielo davanti al suoi sguardo sconvolto e pieno di lacrime. -Io sceglierei sempre te Brittany, e ho intenzione di vivere al tuo fianco ancora per molto, moltissimo tempo. Ma perchè questo si avveri, ti devo chiedere: mi vuoi sposare?-.
Il silenzio che calò subio dopo quelle tre paroline fece tremare la mano con cui Santana reggeva l'anello, ancora fermo, immobile, in attesa come la sua padrona.
La mora deglutì, vedendo che la bionda non accennava a battere ciglio cosi le posò una mano sulla sua spalla, facendola riscuotere subito; Brittany la guardò, scrutandole il viso e fece saettare lo sguardo da lei all'anello.
Prima di poter capirci qualcosa si ritrovò la bionda in braccio, che le stringeva il collo in una morsa cosi forte da farla quasi soffocare; Ovviamente, quando la bionda parlò fu altro che rischiò di far soffocare Santana.
-Si!-, sbottò Brittany. -Mille volte si-.
L'emozione: quella poteva davvero uccidere la mora se non fosse che aveva ben altro a cui pensare di una stupida morte improvvisa.
Si separò a forza dalla bionda e rimase semplicementa abbagliata dal sorriso che Brittany aveva indosso, che la portò sull'orlo del pianto piu liberatorio che avesse mai potuto vivere.
Ricambiò il sorriso, mentre la bionda sussurrava ad un centimetro dalla sue labbra: -Vivremmo felici e contente come nelle favole-.
E dopo di quello non poteva esserci piu nulla da dire, perchè l'unica cosa ovvia da fare, l'unica che avesse senso in quel momento era baciare Brittany cosi tanto da farsi per davvero mancare il respiro, ed a Santana non serviva altro per accontentare quel pensiero.



NdA ^^

Grazie di aver letto, questa storie era una dedica a mia sorella per il suo compleanno!
Se volete lasciarmi un commento, e dirmi che ne pensate, fate pure io leggerò con piacere tutto, complimenti e critiche! :)
Il prossimo capitolo lo posterò domani o stasera, dipende!
Un bacio Je <3

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Capitolo 2
*** WAIT FOR THIS LOVE ***


WAIT FOR THIS LOVE

 
 
"Mi manchi."
Santana lesse per la millessima volta quelle poche parole, stringendosi il cellulare al petto e sforzandosi davvero di non piangere; Sdraiata sul suo letto, nella sua camera del collage che divideva con una ragazza mezza fuori di testa che adorava in modo incondizionato tutto ciò che era metal, Santana tratteneva le lacrime.
Un braccio stava sotto alla sua testa, per reggerla e ogni tanto quello che stringeva il cellulare si alzava per farle rileggere il messaggio che alcune ore prima Brittany le aveva inviato.
Si morse il labbro inferiore provando a ripercorrere tutto quello che era successo dalla sua partenza: ovviamente d'erano stati i pianti, le promesse e le varie frase lasciate scivolare fuori dalla bocca troppo velocemente e troppo scioccamente, mentre il treno arrivava al binario pronto ad accogliere Santana.
La prima settimana era stata la piu dura e la mora aveva mollato per due volte di seguito l'università per dirigersi da Brittany anche per poter passare con lei poche ore, prima di rimettersi in viaggio; Il mese poi era finito e le due pensavano di potercela davvero fare, usando skype, cellulare e twitter, ma si sa che non tutto va sempre come lo si immagina.
Lo studio, i nuovi corsi, le nuove amicizie l'avevano bloccata per piu di un week end, che solitamente passava con la bionda e tra chiamate veloci nei momenti piu impossibili, corse in auto e pile su pile di libri e appunti erano passati altri due mesi sotto ai loro occhi.
Il quarto e quinto mese si potevano definire "la calma prima della tempesta" e un motivo c'era: le chiamate erano diminutie senza che nessuna delle due ragazze se ne accorgesse, i messaggi si erano ridotti a semplici frasi di circostanza come la "buonanotte" e qualche "come va"; le visite dal college al McKinley erano state tutte cancellate e in due mesi si videro solo sette volte tramite skype.
Non fu la vera e proprio separazione a far venire le lacrime agli occhi adesso a Santana, ma il modo in cui accadde: come se le cose si fossero svolta sotto al loro naso, il filo che le legava era stato tagliato e lei non si era accorta assolutamente di nulla per tutto il tempo. Per due mesi non aveva visto. E questo faceva male.
Dal sesto mese si iniziavano a vedere già le prime crepe ad occhio nudo ed entrambe pian piano si iniziavano a domandare che diavolo stava accadendo al loro rapporto; Ma fu dall'inizio del settimo che le cose precipitarono del tutto, con una rapidità e una durezza incredibilmente straziante per qualcune cuore messo sotto pressione.
Brittany le aveva fatto visita, approfittando della mancanza dei suoi genitori a Lima, si era infilata nel primo treno diretto al collage di Santana e in men che non si dica era davanti alla soglia della sua camera con il sorriso piu smagliante e brillante che le avesse mai visto indosso.
Ovviamente, ci si aspettavano baci, abbracci e carezze veloce, dettate dalla gioia e la mancanza di quel contatto cosi desiderato, ma qualcosa dentro Santana non era scattato al momento giusto e aveva boccheggiato, in completo silenzio per poi borbottare: -Ho lezione-.
Cosi aveva convinto Brittany ad aspettarla nella sua stanza per un paio di ore, il giusto necessario che le serviva per seguire le lezioni che desiderava; Impredibilmente però il professore le chiese un colloquio privato dove le illustrò un fantastico depliant con dei corsi estivi che le avrebbero fatto ottenere un mucchio di crediti per l'anno successivo e anche lì due ore volarono.
Prima di rendersene conto erano le due e lo stomaco le si stringeva in una morsa cosi dolorosa da obbligarla a fermarsi al primo chiosco che incontrò e prendersi un hot dog e una razione maxi di patatine. 
Destino volle che proprio in quel momento, proprio in quel posto, passò un suo compagno di corso che riconobbe il depliant che le aveva dato il professore e che aveva dato anche a lui: cosi tra una parola e l'altra le domandò di dividere le patatine mentre discutevano sulle possibilità anche future di assicurarsi un posto fisso in quel posto, che  prometteva piu che bene.
Non se ne accorse neppure.
Non si accorse del tempo.
Non si accorse dei minuti che scorrevano potandisi via altre patatine e altre chiacchiere.
Non si rese neppure conto che aveva iniziato a piovere.
Ma solo all'ennesimo rimbombo del campanile a poca distanza le fece scattare quella molla nel cervello che la spinse a buttare un'occhio all'orologio del cellulare; quello che vide le spezzò il fiato in gola.
7 Messaggi
12 Chiamate Perse
Tutti da uno stesso destinatario: Brittany. Chiuse le piccole icone, decisa a leggere dopo i messaggi e quando vide l'ora fu altro a spezzarsi dentro di lei, qualcosa che stavolta non riconobbe: 17.50.
Non ricordava neppure come si era liberata di quel ragazzo o come avesse fatto a correre per quelli che sembravo chilometri sotto alla pioggia; Di come le mani le tremavano quando aveva afferrato le mani, nella disperata operazione di infilare le chiavi nella toppa.
E non si ricordava neppure cos'aveva provato quando aveva trovato la stanza deserta; un sospiro, quello se lo ricordava: aveva ricordato di essersi lasciata sfuggire un sospiro, mentre delle goccie d'acqua le scivolavano dai capelli fino ai vestiti zuppi.
Poi sapeva che era entrata Zoe, la sua compagna, vestita come al solito con abiti scuri e che l'aveva squadrata come se fosse una malata di mente; Le aveva poi detto di un messaggio, appeso sulla bacheca fuori dalla porta, che una certa Brittany le aveva lasciato.
Il messaggio? Erano state solo poche parole, che le avevano strappato anche l'ultimo dei suoi respiri.
Non hai piu tempo per la tua vecchia vita, lo capisco. B.
 
Da quel momento i loro contatti si erano azzerati completamente. 
Santana non l'aveva cercata e Brittany non l'aveva cercata.
Ognuno con la sua vita.
E poi quel messaggio, due mesi dopo, a pochi giorni da un'esame, trovato durante una festa, letto velocemente e rimasto là bloccato sullo schermo del suo i-phone, da ormai piu di ventiquattro ore.
La mora, ancora sdraiata sul suo letto non sapeva cosa risponderle; ogni volta che scriveva qualcosa le sembrava cosi banale e stupido che finiva per cancellare sempre tutto e ritrovarsi punto a capo, ma sapeva, maledizione, lei sapeva che doveva scriverle qualcosa.
Per farle capire come si sentiva dispiaciuta per quel giorno, per domandarle come avessero fatto a separarsi cosi tanto senza accorgersene, implorarla di ascoltare le sue preghiere di perdono, sussurrarle piu e piu volte quanto la sua assenza poteva farla sentire sempre piu vuota.
Voleva trovare quelle parole che solitamente usavano i poeti e gli scrittori per far capire quanto l'amava con una sola frase, ma la sua mente non le dava nulla; Non un'ancora, non un'appiglio e non una soluzione a quell'enigma.
Con un sospiro di sconfitta Santana si tirò su, poggiando i gomiti sulle ginocchia e la testa affondata nel palmo della sua mano; Le serviva un modo, le serviva una soluzione.
Tutto le sembrava sbagliato: quel messaggio, le idee nella sua testa, la sua presenza in quella stanza e la mancanza di Brittany; Era semplicemente sbagliato, ma solo ora se ne rendeva conto.
Prima di capirlo, aveva già composto il numero che conosceva a memoria e aveva portato il telefono all'orecchio.
L'attensa fu snervante.
Santana guardava il letto posto davanti al suo, e non riusciva a vederlo; Non sentiva i rumori che rimbombavano fuori dalla porta, non percepiva la pioggia che batteva sul vetro della finestra.
Sentiva solo quel suono prodotto dall'attesa di una risposta.
-Pronto?-.
Santana si ritrovò a trattenere il fiato, risentendo la sau voce dopo cosi tanto tempo. -Ciao-.
Silenzio dall'altra parte. Un sospiro. -Ciao-.
La mora buttò la testa all'indietro sentendo tutta la mancanza scivolarle addosso, libera dalle silenziose catene che l'avevano trattenuta fino a quel momento, impedendole di affrontare il vero dolore della mancanza delle bionda. La mancanza di Brittany.
-Mi manchi anche tu-, sussurrò, chiudendo gli occhi, sentendo quelle deboli parole racchiudere tutto ciò che provava.
E le sembravano le piu giuste.



NdA

Capitolo pesantuccio, ma premetto che è l'unico che ho scritto (per ora) con un tono simile!! Il prossimo sarà molo piu leggero e dolce, prometto!!
:) Se volete lasciarmi un commento, grazie ^^
Un bacio Je )


 

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Capitolo 3
*** THE FIRST DAY ***


THE FIRST DAY


 
 
 
C'era la calma piu assoluta in camera, quando con aria pigra e ancora mezza addormentata Santana si stropicciò un'occhio, liberando il braccio dalla morsa delle braccia di Brittany strette intorno al suo busto.
Un sonoro sbadiglio risuonò nella camera da letto delle due quando, con aria combrattuta, la mora lanciò un'occhitata al suo fianco dove una Brittany ancora del tutto addormentata, continuava a dormire ignara del suo sguardo; Santana piu volte aveva dovuto combattere con la bionda per riuscirsi a liberare e strisciare fuori dal letto senza svegliarla, ma quella volta sembrava aver davvero intenzione di non farla alzare.
Infatti, piu di considerare la bionda al suo fianco, si poteva benissimo dire che le era sopra: un braccio intorno alla vita, la mano dell'altro braccio aggrapata alla stoffa della semplice canottiera con cui dormiva, una gamba intrecciata alla sua, l'altra completamente sopra le sue, che le impediva ogni movimento e la testa incastrata nell'incavo tra la sua spalla e il collo.
Santana, in quella posizione, aveva davvero poche, ma poche possibilità di liberarsi senza svegliarla.
Con uno sbuffo contrariato lanciò un'occhiata alla sveglia, tanto per farsi un'idea di che ore potessero essere; Ma appena gli occhi incontrarono la scritta verde acceso del piccolo oggetto infernale, una scossa le fece alzare di scatto la testa dal cuscino.
7:45.
-Oddio-, sussurrò, con una lieve nota di panico nella voce. -Oddio, no, oddio, oddio-.
Continuò a borbottare, scossa, mentre con tutte le attenzioni possibili liberava le gambe da quell'intreccio e scostava Brittany in modo forse troppo frettoloso per risultare amorevole; Si alzò, ma i borbottii moltiplicati con l'improvviso cambiamento di calore fecero svegliare Brittany che si rigirò nel letto, corrucciata.
-Sanny, che succede?-, chiese assonnata.
La mora afferrò le pantofole da sotto il letto, infilandosele veloce. -Succede, Brittany, che è tardi. E' tardissimo, maledizione!!-.
La bionda strizzò un sorrisetto. -Non ti preoccupare, oggi è domenica-.
Santana sospirò, allungandosi sul letto per schioccare un bacio sulle labbra alla bionda e passarle una mano sulla frante. -Brittany, tesoro, oggi è lunedì-, le sussurrò tenera.
La bionda aggrottò la fronte, sporgendo in fuori il labbro inferiore. -Non sono mai stata brava con le date-.
Santana annuì, ridacchiando e afferrando la vestaglia.
-Ma che ti cambia?-, continuò Brittany. -Le mie prove iniziano questo pomeriggio e tu non dovrai tornare sul set prima di venerdì-.
Roteando gli occhi, l'ex cheerlader scioccò un'occhiata di rimprovero alla bionda. -Giusto, ma non stai, per caso, dimenticato un compondente di questa famigliola?-.
Brittany aggrottò la fronte, ancora non del tutto sveglia. -Valerie?-.
La mora sorrise. -Esattamente: Valerie-.
 
 
Santana schiuse la porta della cameretta della piccola, sopra cui lei e la sua mamma si erano divertite a dipingere con i colori a tempera un paesaggio di campagna, con un'alta torre da cui scendeva un filo giallo, che dovrebbe essere una treccia di capelli e sullo sfondo si vedeva quello che poteva essere un cavallo stilizzato con sopra un cavaliere. O principe.
La luce del corridoio era l'unica cosa che riusciva a farle vedere i contorni degli oggetti ed era anche l'unico modo per scorgere il letto, sopra al quale si vedeva un batuffolo di lenzuola con le paperette, intrecciate su quella che poteva essere Valerie Pierce-Lopez.
Si avvicinò fino ad accucciarsi al suo fianco e scostare con calma le coperte fino a scorgerne la testolina bionda, quasi del tutto immersa nel cuscino; Le carezzò i capelli.
-Tesoro, è ora di alzarsi-.
La piccola mugolò dal suo cantuccio. -No, mami-.
Santana sorrise. -Su, forza-, le scostò le coperte, cercando di persuaderla a mollare il cuscino con poche e mirate carezze. -Non vuoi i pancakes, oggi?-.
La piccola annuì, senza mollare. -A letto-.
-No, piccola, si mangia a tavola, lo sai-.
-Nooo-, si lamentò, mettendosi a pancia in su, lasciata mezza scoperta dal suo pigiamino con le nuvolette e gli arcobaleni, stirando le braccia sopra alla testolina e incarcando tutto il corpo.
Santana ne approfittò per tirarsela su, prendendola in braccio e sistemandosela meglio contro il petto, mentre la piccola le si accucciava addosso alla ricerca di calore; Se la cullò sul petto per un minuto prima di lasciare la camera e dirigersi in cucina.
Valerie strofinò il nasino contro il suo collo, una cosa che aveva visto fare a Brittany e che ora compiava molto spesso; Soprattutto quando voleva far addolcire Santana dopo una marachella.
-Mami-, borbottò, senza un vero significato, solo una vaga preghiera.
Santana le posò un bacio sulla testolina arruffata prima di farla sedere sulla sedia con il suo personale rialzo, per arrivare al piano; La mora iniziò a tirare fuori tutto il necessario per la colazione, mentre Valerie si guardava attorno, ancora confusa dal risveglio, e si stropicciò un'occhietto, alla ricerca di qualcosa.
-Mamma?-, borbottò.
-Adesso arriva, amore-, le sorrise. -Perchè non vai a chiamarla?-.
Valerie la osservò corrucciata per un minuto, come nell'analisi di un'azione particolarmente complicata, prima di annuire veloce e sgusciare giu dalla sedia e dirigersi trotterellando verso la loro camera; Santana la guardò finchè non fu fuori dalla sua portata e poi riprese a concentrarsi sulla colazione.
La piccola rallentò, quando fu arrivata e si alzò sulla punta dei piedi per afferrare la maiglia e scostare la porta abbastanza per scivolare all'interno; Scorse subito la figura della sua mamma, accoccolata sotto alle coperte, addormentata e un sorriso le sbucò sulle labbra.
Con una piccola ricorsa saltò sul bordo del letto, facendo leva con le braccia per salire su; la piccola operazione la lasciò con il fiatone, ma non si fermò: gattonando arrivò fino al cuscino dove Brittany dormicchiava e le si sedette a cavalcioni sulla sua pancia, posando le mani sulle sue guancie.
Le scuotè appena il capo, vedendo che non reagiva al suo tocco.
-Mamma!!-., sbottò.
Brittany aprì gli occhi, scrutando la piccola figura che le stava sopra e sorridendo. -Buongiorno, amore-.
La piccola ridacchiò a quel nomignolo. -Colatione!-.
-Non ci sta già pensando mami?-.
Valerie annuì. -'ndiamo Mamma!!-, sbottò, alzandosi in piedi e tirando Brittany per una mano, cercando di tirarla su di peso. Una cosa pressochè impossibile, viste le sue piccole dimensioni.
Brittany ridacchiò, per nulla intenzionata a dargliela vinta e restando distesa, ad osservare i movimenti della bambina; La guardò, finchè anche lei capì che la mamma non aveva intenzione di alzarsi e aggrottò la fronte, affilando lo sguardo e guardandola male. Sembrava un vero sguardo di sfida.
Brittany la osservò mentre si metteva tutta dritta, con le braccia lungo i fianchi, i pugnetti stretti, guardandola mentre gonfiava il petto, un presagio di urla, che non attesero di farsi sentire.
-Mammmiiiii!!-, strillò richiamando Santana. -La mamma non ti alza!!!-.
Dopodichè incrociò fiera le braccia, aspettando di vedere la reazione di Brittany; quest'ultima trattenna appena le risate e con un sorrisetto divertito afferrò la piccola sui fianchi iniziano a muovere le dita, facendola contorcere per il solletico.
-No!! Mamma, no!-, strillò ridendo e cercando di sfuggire alle mani della bionda, lanciando qualche gridolino d'aiuto.
-Che succede qui?-, dalla soglia Santana osservava la scena con un sorriso sulle labbra e un sopracciglio inarcato, mentre stringeva ancora la paletta per i puncakes in mano.
Valerie lanciò un gridolino prima di sfuggire alle grinfie della mamma e lanciarsi di corsa verso Santana; Ridendo le si aggrappò alle gambe, nascondendosi dietro e osservando Brittany di nascosto, senza perdere il sorriso.
Santana rise, puntando la paletta fintamente minacciosa verso Brittany. -Non toccare la mia bambina, sai?!-.
La bionda la imitò, scendendo finalmente dal letto e andandole incorntro; le passò le braccia intorno al collo e allungandosi fino a far combraciare le loro labbra.
-Hum, sai di pancakes-, borbottò quando si separarono.
Santana ridacchiò indicando con un cenno la cucina. -Dai, vai in bagno e poi raggiungici-.
Detto questo si voltò verso la piccola che la guardava dal basso con le guanciotte arrossate e un sorriso luminoso sul viso. -E tu corri a mangiare prima che la mamma ricominici a farti il solletico-.
Ridendo, la piccola si voltò di scatto, correndo veloce verso la cucina e sparire in pochi secondi dalla loro vista. 
Brittany ridacchiò. -E' tutta pazza-.
Santana le schioccò uno sguardo, sorridendo. -Ha preso tutto da te, lo sai?!.
 
 
Rallentò, quando i contorni dell'edificio si fecero piu vicini e parcheggiò vicino al ciglio della strada, lanciando uno sguardo all'orologio: 8.25.
Quasi mezz'ora di ritardo, cavoli! Si iniziava proprio bene, pensò.
Brittany al suo fianco si era finalmente ripresa dall'abbiocco che solo il sonno poteva darti, e ora si guardava attorno circospetta; Non era andata con Santana, la prima volta che aveva visitato l'asilo, per colpa del lavoro, ma le spiegazioni e i dettagli che le aveva fornito la ragazza, le avevano gia fatto avere un'idea in mente di come fosse questo posto, e di sicuro la realtà non deludeva le aspettative.
Il giardino enorme era recintato da una rete, c'era uno spazio completamente ricoperto di sabbia mentre dall'altro lato c'erano tutti i giochi possibili ed immaginabili, come altalente e scivoli, e sotto ad un gazzebo c'erano altre cose, come costruzioni e quelle che sembravano delle cucine in miniatora, lavatrici e ferri da stiro, da dove si trovavano ora.
L'edificio azzurro, poi, era enorme, con le vetrate sul davanti e vari disegni appesi dall'interno, che rendevano l'ambiente molto piu casalingo e confortevole; Brittany tirò fuori lo zainetto che avevano preparato per la piccola e Santana slegò Valerie da seggiolino, mentre quella si guardava attorno curiosa.
Se la caricò in braccio, prima di entrare dentro i cancelli e avvicinarsi alle vetrate: il cortile era deserto, forse per colpa di quelle nuvole scure che sembravano preannunciare pioggia imminente.
Brittany suonò il campanello e in un'attimo una donna non sopra i quaranta le venne ad aprire, sfoggiando un sorriso cordiale; A Santana ispirò subito fiducia, forse per i capelli cotonati, ma leggermente in disordine o per il grembule sporco di tintura, che la facevano sembrare una donna curata ma gentile, che non si preoccupava di un pò di sporco.
E aveva un bel sorriso rassicurante.
-Salve voi dovete essere i Lopez-, le allungò la mano.
Santana annuì. -Si, Pierce-Lopez, in realtà. Siamo sposate-, rispose stringendola e aspettando una reazione da parte sua.
La donna intercettò l'occhiata e sorrise, scuotendo la testa. -Oh, non vi preoccupate, abbiamo già alcuni casi di coppie dello stesso sesso, e non abbiamo alcun problema, nè ne abbiamo mai avuti tra i bambini-.
La mora alzò sorpresa un sopracciglio. -Davvero?-.
Annuì, lei, facendole segno di entrare e chiudendo la porta alle loro spalle.
-Bè, ovviamente alcuni bambini non capisco certe cose, ma noi pensiamo che per accettare bisogna conoscere e quindi ogni qualvolta che sorge qualche problema tendiamo sempre a farli capire e ragionare, nel modo piu semplice e giusto, cosi che non ci siamo disguidi-.
-Oh, bè allora...-, Santana scambiò uno sguardo con Brittany che sorrideva, ascoltando le parole della signora.
Donna, che si sbattè una mano sulla fronte. -Oh, che sciocca-, sorrise, -Non mi sono neppure presentata: io sono Claire McGallan-.
-Salve Claire-, sussurrò Brittany, seguita da un cenno da parte di Santana, che poi sorrise in direzione di Valerie che non sembrava intenzionata di staccare la testa dal suo collo.
-Questa invece è Valerie-.
Claire abbassò lo sguardo, sorridendo. -Ciao Valerie: lo sai che hai un nome stupendo? Anche mia sorella si chiama cosi-.
La piccola rafforzò la presa sul collo della mamma, senza aver intenzione di staccarsi. 
La donna annuì. -E' normale, all'inizio tutti i bambini sentono che si devono staccare dai genitori e non vogliono-, sorrise un'ultima volta. -Io sarò laggiù, vi lascio un pò da sole, okay?-.
Santana annuì, girandosi verso Brittany che aveva iniziato a lasciare dolci carezze sulla testolina di Valerie.
-Piccola, non ti va di conoscere tutti questi bambini?-.
Valerie scosse la testa. 
-Di cosa hai paura? Non hai sentito com'è gentile Claire?-.
Ancora un cenno di nego.
-Piccola, dai, alza la testa. Valerie...-, sussurrò Santana al suo orecchio e questo sembrò funzionare perchè si staccò abbastanza per far vedere alle due ragazze i suoi occhietti lucidi.
Brittany le si fece piu vicina, accarezzandole le guancie. -Amore, perchè piangi?-.
-Volete lasciarmi qui?-, borbottò lei.
-Si, ma solo per poco, poi torniamo a prenderti-.
Valerie scosse la testa. -Non tornate piu!-.
-Certo che torniamo-.
-No!-, sbottò tornando a rifugiarsi contro il suo collo, dove Santana sentì cadere le prime goccioline.
Santana sospirò. -Piccola, non potremmo mai lasciarti qui. Io e la mamma ti amiamo troppo, come potremmo farcela senza la nostra Valerie?-.
-E allora pecchè mi lasciate?-.
-Perchè ci sono tanti bambini qui con cui puoi giocare, e non hai visto quante cose belle fanno? C'è il pongo, le costruzioni... guarda c'è anche una casetta e una torre, proprio come quella di Raperonzolo-, le sorrise, indicandigli le cose appena elencate. -Non vuoi giocare alle principesse?-.
La piccola osservò imbronciata la torre, su cui alcune bambine stavano parlando e giocando con un set di piatti e bicchieri, e poi guardò Santana annuendo.
-Vai allora-, le sussurrò.
Non fece in tempo ad aggiungere altro che la piccola aveva afferrato la manica della maglietta di Brittany. -Con mamma-.
Santana scosse la testa, vedendo come Brittany cercava di trattenere le lacrime. -No, la mamma deve andare a fare la spesa-.
Valerie tornò ad imbonciarsi e il labbro inferiore le tremò; Santana raccolse tutte le sue forze per farla scendere e poi accucciarsi al suo fianco.
-Allora facciamo cosi, ti va di fare un patto, piccola?-.
La curiosità si fece largo nel visetto della piccola bionda al suo fianco.
-Allora adesso tu fai la brava e rimani qui a giocare, e tra un pò io e la mamma ti veniamo a prendere e andiamo tutte insieme al McDonnald's, quello dove c'è quella grande vasca con le palline colorate e il gelato con il cioccolato, ti va?-, le sorrise, sapendo benissimo che quello era un ricatto bello e buono.
Ma funzionò.
Il musetto imbronciato venne subito sostituito con un'espressione allegra e entusiasta; Un sorrisino le fece arricciare le labbra e le fece comparire due fossette agli angoli della bocca.
-Tì!!-, esclamò contenta.
Santana si alzò, raddrizzandosi giusto in tempo per vedere Claire tornare verso di loro.
-Allora? A cosa vuoi giocare, Valerie?-, si rivolse direttamente alla bambina.
La piccola, senza esitazioni allungò una mano verso la torre e Claire le sorrise, annuendo e lanciando un'ultimo sguardo alle due mamme, mentre si allontanava con la bambina.
Non fece che pochi passi prima che Valerie si girasse di scatto e corresse verso di loro per dargli un bacio a ciascuna; le lasciò cosi, a guardarla allontanarsi e solo allora Santana fece passare un braccio attorno alla vita della bionda, tirandosela contro.
Brittany tirò su con il naso. -Mi manca già-.
Santana le sorrise. -Sta crescendo, ma vedrai che starà bene-.
La bionda annuì, appoggiando la testa  sulla spalla della compagna, e Santana sospirò, seguendo con gli occhi la bambina e accarezzando i capelli della sua ragazza. Di sua moglie.
-La nostra piccola sta  diventando grande-, sussurrò.


Nda

Allora, inanzitutto ringrazio di cuore tutte quelle che hanno recensito: ringrazierò meglio una per una nei prossimi capitoli, e risponderò ad ogni commento, giuro!! ^^ 
Sono felice che piacciano queste piccole strielle, ho cercato di immaginare la vista al di fuori del liceo, in un futuro di Brittany e Santana, e le parole come sempre escono da sole senza censure!!
Il prissimo capitolo è in corso quindi non arriverà subito domani, ma dovrete aspettare un attimo (poco, ormai mancano solo i puntini sulle i)!! In confronto ad altre storie in corso di Brittana, questa è molto leggera, quindi la continuerò con questo animo: niente fretta e momenti dal dolce al -leggero- amaro, che non guastano mai!!
Lasciate sempre un commentino, se lo volete, io li leggo sempre con maggior affetto :)
Alla prossima
Je :)

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