-She's facking perfect to me.

di whatevergirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Migliore amica, sei la parte migliore di me. ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. Vincent. ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo. Ylenia. ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo. The beginning. ***



Capitolo 1
*** Prologo. Migliore amica, sei la parte migliore di me. ***


-Prologo. Migliore amica, sei la parte migliore di me.
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“Non sono mai capace di dire che alcuni sogni sono impossibili da realizzare.”
Paulo Coelho


Tante ragazze o ragazzi sognano di incontrare il proprio idolo.
Sì, e ora non dirmi che non hai un idolo, perché MI RIFIUTO DI CREDERTI.
 
Ci sarà SEMPRE quella canzone che ti fa riportare alla mente ricordi vividi, o emozioni provate …
Ci sarà SEMPRE quel cantante che ti fa emozionare con la sua voce …
E se non l’hai ancora trovato, bhe, cerca meglio. Il mondo è PIENO di possibili idoli, e tu non hai che l’imbarazzo della scelta.
 
Il mio sogno era di incontrarli. I miei idoli.
 
Ma poi arrivò lei.
Lei, che mi ha riempito tante giornate, serate, e che non lascerò mai, perché ogni sua singola parola fa nascere l’emozione più forte che abbia mai provato dentro di me.
Ha uno strano potere, il potere più bello che abbia mai visto: quello di rendermi felice.
Perché non ho bisogno di ascoltare la sua voce per sapere che mi è vicina;
Non ho bisogno di regali per sapere che mi ricorda;
Non ho bisogno di parole su parole per sapere che C’E’.
Il mio cuore può tenerle caldo quando ha freddo;
può proteggerla dal mondo pieno di cattiveria e egoismo;
e può donarle tutto l’amore di cui ha bisogno.
Vorrei esserle vicino, così vicino da stringerla forte, senza lasciarla andare per la sola convinzione che tutto quello che ci unisce è quello che ci distingue.
È la mia vita. La mia migliore amica è la parte migliore di me.
Perché mi ostino a chiamarla ‘perfetta’?
Perché è perfetta per ME. Non deve esserlo per te, ma per ME.
E, anche se non lo dico spesso, ho un senso di possessione dentro che prende il sopravvento in me, a volte.
È … davvero la cosa più bella che mi sia capitata.
Sono dell’idea che l’amore, quello tra uomo e donna, non potrà MAI battere la VERA, SINCERA e PURA amicizia fra due persone.
Perché l’amore cambia …
Ma l’amicizia ti fa scoprire parti di te che avevi nascoste pure a te stesso.
 
Sapete qual è il mio sogno più grande ora…?

Incontrarla.


Note della scrittrice (per dire..)
Eccomi qui. Parto dal presupposto che non pretendo niente, assolutamente niente.
L’ho scritto per la persona più importante della mai vita.
E non cerco approvazione, complimenti o altro …
 
La storia andrà avanti. E tengo a precisare che le vicende sono inventate …
Ma lei esiste. Io esisto. Il mio amore per lei esiste.
Perdonatimi gli errori. Non sono perfetta. E non desidero esserlo.
Sarei onorata di ricevere una vostra recensione.
Grazie, alla prossima,

IEchelon106 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo. Vincent. ***


-Capitolo primo. Vincent.


“Se cerchiamo qualcosa, anche quel qualcosa è in cerca di noi.”
Paulo Coelho


Quando hai diciotto anni, tutto ti dovrebbe sembrare perfetto, possibile, realizzabile …
E invece, sono qui con ancora il tormento del desiderio.
Desiderio di incontrarla.
 
La conosco da quando avevo quattordici anni.
L’unica cosa grande in me era la distanza. La distanza che mi separa tuttora da lei.
 
Mi sono innamorata di lei tramite un computer.
 
Ora vi chiederete: ma innamorata in senso che ci vuole fare sesso(?)
Ebbene no. Se per voi l’amore è solo quello e dire ‘ti amo’; bhe, siete fuori strada.
 
Io amo la mia migliore amica, proprio come posso amare un ragazzo.
Amo le persone che mi amano. Meritano il mio amore solo per il fatto che provano ad amarmi ed ha accettarmi.
Ora, invece, vi chiederete: ma perché la chiami migliore amica(?) manco l’hai mai incontrata!
E tu non hai mai incontrato il mio cuore. Quello che prova quando lei mi scrive non lo saprai MAI.
 
Con tutti questi “vi chiederete” non voglio sembrare una che pretende di leggervi nella mente.
Provo solo ad intuire le vostre reazioni. Ed è difficile, sappiatelo.
 
Ho avuto tanto dalla vita. Come mi è stato tolto tanto.
Ma senza lei non sono completa.
Vorrei solo prendere un treno e scappare per raggiungerla.
Perché il mio posto è la, vicino a lei.
 
Presente, 17 Settembre 2015.
“Isabella, svegliati!” sentii urlarmi nelle orecchie e vidi una mano grande sventolarmi davanti al volto.
Vincent. Era sempre lui che mi riportava alla realtà.
Mi aveva salvata. Non intendo ora, riportandomi ad un’espressione ben poco importante, ma in passato …
Ricordo quando ci siamo conosciuti …
 
Anni prima, 7 Gennaio 2013
Tutto intorno a me era cambiato.
Vedevo tutto sfuocato, tutta colpa delle lacrime che non cessavano di rigarmi il volto.
Non ero una che si impiastricciava il viso con trucchi o roba simile. Non avrei mai avuto il problema del trucco sbavato.
Non avevo nessuno a cui appoggiarmi. Eppure tutto quello che mi serviva era comprensione.
Perché quella dei miei compagni non la volevo. Non era comprensione quella, era solo pietà. E ne avevo abbastanza di pietà.
Correndo fuori dall’aula mi ero infilata nella prima porta che incontrai sul mio cammino, non curante di ciò che ci poteva essere scritto.
Perciò mi ritrovato a piangere nel bagno maschile, incapace di trattenere il mio bisogno di rintanarmi in un angolo sotto i lavandini ma abbastanza nascosta per quanto era possibile.
Sembra squallido, ma non riuscivo più ad affrontare il mondo la fuori.
Cinque ore mi erano bastate, trattenere i rimorsi e il dolore non era un’opzione praticabile.
Non mi curai della puzza soffocante, del freddo del pavimento e del muro sul quale ero raggomitolata o del gocciolio del rubinetto sopra la mia testa che accompagnavano i miei singhiozzi.
Non pensai a niente.
Finchè non sentii una mano calda sopra la mia spalla. Mi spaventai, perché anche se avevo un felpone pesante, riuscivo a sentire che era calda e rassicurante. Sobbalzai.
“Ehi, ehi, non volevo spaventarti … Cosa è successo?” disse la voce calda dello sconosciuto.
Lo esaminai.
Aveva un cappello di lana marrone da cui sbucavano capelli rossicci e due occhi blu come il mare in burrasca. Aveva lentigini sul naso, un naso perfetto. Aveva un sorriso dolce, anche se portava l’apparecchio.
Alle mie amiche non sarebbe mai piaciuto un ragazzo così. Lo sapevo, perché loro volevano la perfezione.
Non lo avevo mai visto prima. Ho forse ero troppo impegnata per accorgermi che la bellezza non è perfezione. È uno stupido preconcetto sbagliato.
Mi resi conto che mi aveva fatta distrarre, ora le lacrime non erano accompagnate da singhiozzi, ma da un timido sorriso che affiorava sulle mie labbra.
“Ecco, ti senti meglio … ?” disse, con la voce più dolce e calda che avessi mai sentito.
“Sì, direi di sì .. ti ringrazio.” dissi, con voce tremante. Ma sapevo che appena se ne sarebbe andato, il fiume in piene sarebbe ricominciato.
Niente aveva un senso.
“Ti va di parlarne … ? Questa è una scuola grande, ma a volte ci si può sentire soli … bhe, non lo sei. Qualsiasi cosa ti sia capitata.” Disse, guardandomi negli occhi.
Nessuno mi aveva mai guardata così.
Non dovevo essere di certo lo spettacolo migliore. Già immaginavo cosa mi sarei ritrovata davanti se mi fossi guardata allo specchio: occhi rossi, labro inferiore tormentato dai miei denti senza sosta e una strana voglia di rompere lo specchio.
Non ero mai stata la più bella. No. Non lo volevo essere. Ne volevo credere di esserlo.
“Io … non … penso … di … farcela …” dissi. E ricominciai a piangere. Non riuscivo a trattenermi.
Sentii le sue braccia stringermi forte e venne a rifugiarsi con me sotto il lavandino.
Mi rifugiai nelle sue braccia. Era più grande di me, lo sentivo.
Non ho ancora una spiegazione per quel suo gesto. Non ci conoscevamo, ma lui probabilmente ha sentito che ero bisognosa di aiuto e che ero la persona più triste ed infelice al mondo in quel momento.
Non so quanto tempo passammo stretti in quell’abbraccio, ma quando le lacrime finirono, lo sentii rovistarsi nella tasca dei jeans ed estrarne un fazzoletto di stoffa.
“Tieni, asciuga le lacrime. Ti andrebbe di andare a prendere una cioccolata calda?” disse, porgendomi il fazzoletto.
“Va bene, ti … ti ringrazio.” dissi, asciugandomi il viso.
 
Fuori si gelava. Possibile che in questa stupida città ogni sacrosanta estate faccia un caldo che ti toglie il respiro e ogni inverno faccia un freddo da raggelarti le ossa!?!?  Snervante.
Mi strinsi nel mio cappotto.
“Conosco un bar carino non molto lontano.” disse, abbassando il cappello di lana che portava.
Solo in futuro avrei scoperto che era una sua caratteristica. Non se ne separava mai.
“Sai, devo ringraziarti per quello che …” iniziai a dire dopo un po’ che eravamo in cammino, ma venni interrotta da lui.
“Ehi, ti ho visto in difficoltà, tutto qui. Non c’è bisogno i ringraziarmi.” disse, convinto.
“Cosa sei, un cavaliere che salva una povera damigella in difficoltà?” dissi, incapace di trattenermi.
Entrammo nel locale. Era accogliente, con un enorme camino che riscaldava tutta la stanza. Era semideserto, perciò quando ci sedemmo ad un tavolo, la cameriera arrivò prontamente per prendere le ordinazioni.
 “Comunque sono dell’idea che molti al tuo posto avrebbero visto e fatto finta di non vedere. Probabilmente ora sarei ancora su quel pavimento.” dissi, intenta a fissare un punto indistinto dietro alle sue spalle.
La cameriera arrivò con le ordinazioni e ci lasciò di nuovo soli.
“Comunque, piacere, Vincent. E tu come ti chiami, madamigella bisognosa di aiuto?” disse, porgendomi la mano e cercando decisamente di farmi sorridere.
Lo accontentai. Ma ne uscì solo un leggero sorriso.
“Isabella. E grazie ancora, mio salvatore.” Dissi, stringendogli la mano. Era calda al tatto.
“Dopo averti salvato, penso di meritarmi delle spiegazioni ...” disse.
“Hai ragione. È un po’ da sfigati farsi trovare in lacrime .. nel baglio dei maschi, per giunta …” dissi, concentrata sul mio dito che ora disegnava i contorni della tazza color celeste che avevo davanti.
“Bhe, originale come posto, dire …” disse.
Riuscì a strapparmi un sorriso a fior di labbra.
“Bhe, diciamo che ho perso un pezzo di me ... Mio” feci un respiro profondo. Senza un motivo logico, proseguii. “ … Mio padre è morto in un incidente stradale due settimane fa. Io … stavo tornando a casa da scuola ed ero felice, perché iniziavano le vacanze di natale. Chi non è felice per l’inizio delle vacanze? Sinceramene, mi è caduto il mondo addosso. All’inizio facevo finta di non capire, non VOLEVO capire. Da allora ho adottato una maschera di indifferenza. Non piangevo, non mangiavo, parlavo il necessario … non dormivo. Mi ripetevo che era tutta colpa mia … mi sono svegliata in ritardo, stavo per perdere l’autobus e l’unica cosa che gli ho detto è stato un misero ‘ciao’. Non credo di potermelo perdonare. No. Mai. E sai perché è dovuto uscire in macchina? PER PORTARMI UNA PRESENTAZIONE CHE AVEVO FATTO! SI’, MI SONO SCORDATA QUELLA CAVOLO DI CHIAVETTA SULLA SCRIVANI PER LA FRETTA DI NON PERDERE L’AUTOBUS! E ora … ora sento mia madre piangere di notte … so che piange quando sono a scuola. E … la professoressa non ha neanche chiesto le presentazioni. Mi sento uno schifo ora … Mi manca. Mi manca troppo. Perché ti accorgi che una persona era importante solo quando la perdi per sempre (?)” Mi fermai. Non riuscivo a proseguire. Ero sull’orlo delle lacrime.
Perché mai mi ero confidata con lui!?
Lo conoscevo da così poco tempo …
Avevo bisogno di aiuto. La mia mente lo sapeva, ma il cuore non lo voleva accettare. No, perché significava essere deboli. E non lo volevo essere. Ma era quello che ero. Una debole.   
Vedevo qualcosa in lui che mi faceva affiorare dal mare di dolore che avevo dentro.
E non volevo perdere questa occasione. No. Non lo avrei fatto.
“Ehi … Mi dispiace. Anche io ho vissuto un’esperienza simile qualche anno fa. Mio nonno se n’è andato … So che non può essere paragonato alla perdita di un genitore, ma è pur sempre una perdita …” disse, stringendomi la mano che aveva disegnato il bordo della tazza per una miriade di volte.
“Io … Voglio essere sincera con te. Non so perché ti ho raccontato tutto questo, non so cosa sto cercando da te o da questa vita, ma … Spero di essere migliore d’ora in poi.” dissi, abbassando gli occhi sul tavolo all’ultima frase.
“Isabella, tu sei già migliore. Anche se non ti conoscevo prima di tutto questo, so per certo che sei la ragazza migliore che io abbia mai conosciuto.” disse, stringendomi la mano ancora più forte.
 
Presente, 17 Settembre 2015.
Da allora non lo lasciai.
La sua presenza migliorava il mio stato d’animo e portava il mio cuore a volergli un grande bene.
Gli raccontavo tutto. Era più grande di me di tre anni e sapeva il fatto suo, ormai.
Sapeva come andava il mondo.
Conosceva tutto di me. Dalla cosa più imbarazzante alla più dolorosa.

 

Voglio con tutto il cuore che anche lei potesse conoscermi tanto affondo …

Note della scrittrice (per dire) …
La storia è inventata.
è un possibile futuro …
non avevo e non ho intenzione di offendere nessuno.
Grazie di essere venuto fin qui.
Sarei onorata di avere una vostra recensione.
E critiche e i suggerimenti sono ben graditi ed accetti.
Alla prossima;
IEchelon106

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo. Ylenia. ***


-Capitolo secondo. Ylenia.
 

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18 Settembre 2015. 

“SENTI, PERCHE’ MI DEVI RENDERE LA VITA DIFFICILE!? VOGLIO SOLO ANDARE A NAPOLI, MICA IN AUTRALIA! NAPOLI E’ UNA CITTA’ STUPENDA, E NON PUOI IMPEDIRMI NIENTE! HO DICIOTTO ANNI, SONO VACCINATA E POI CI VADO CON VINCE! TI FIDI DI LUI! E’ COME UN SECONDO FIGLIO, CASPITA! DIO, PERCHE’ SEI COSì … COSì … OTTUSA!?!?” strillai, incapace di trattenere tutto quello che mi ribolliva dentro. Afferrai la mia borsa e uscii. Non avevo intenzione di sentire altro. Non poteva impedirmi di realizzare il mio più grande sogno, no.
NON NE AVEVA IL DIRITTO. PUNTO.
Andai in camera mia, sedendomi sul davanzale della grande e ampia finestra che dava sul panorama spettacolare. Si vedevano le due torri, il centro di tutta quella città, conosciuta solo per quelle stupide due torri. Se si toglievano quelle, rimaneva … Rimaneva la gente ottusa e cieca che ci vive.

“ Coz if I wanted to go                                                                             “ Perché se avessi voluto andarmene
I woulda gone by now but                                                                        ora sarei già andato via ma
I really need you near me                                                                        ho veramente bisogno di te al mio fianco
To keep my mind off the edge                                                                 Per tenere la mia mente a galla
If I wanted to leave                                                                                   se avessi voluto lasciarti
I woulda left by now                                                                                Ora ti avrei già lasciata
But you’re the only one that knows me                                                  Ma tu sei l'unica che mi conosce
Better than I know my self. ”                                                                   Meglio di quanto io conosca me stesso. “


Ma dovevo andare avanti, come se nulla fosse, anche quando tutto quello che desideri, quello che sei realmente, è vicino a una persona kilometri distante da te.
Se tutto andasse come vorresti, la vita si rivelerebbe piatta, senza colori. Solo nero e bianco, senza nessuna tonalità di grigio. E, per quanto mi riguarda, non riuscirei a sopravvivere senza i problemi. Perché, seppur duri e incomprensibili, sono parte della tua storia. E come tale, vanno superati. Ma non cancellati. Così facendo, non si saprebbe perché si è arrivati dove siamo ora.
Porsi un obbiettivo. Milioni di obbiettivi. Sempre. Tenerli sempre a mente. Siamo noi che dobbiamo realizzarli, non chi ti sta accanto. Se hai voluto con tutto te stesso una determinata cosa, anche se ci rinunci, ci sarà il rimorso a tenerti compagnia. Non ci hai provato. Ma il fallimento è meno doloroso del rimorso. Non saprai mai come avrebbe potuto essere se ci avessi provato.
Il tempo non ha prezzo. Se lo desideri davvero, puoi aspettare anni. Devi avere la convinzione di potercela fare e di ottenerlo. Ne vale la pena.
Ero sola. Ma il mio cuore ha saputo scegliere la cosa giusta. Volerle bene. Volere il suo bene. Desiderare la sua felicità. E tutto questo mi ha distratta, distratta da tutto quello che mi circondava. Perché per gli altri sono sola, per me ho l’universo.
Tutto quello di qui ho bisogno sei tu.
Quando il tempo passa e non te ne accorgi … è tutta colpa dei pensieri che invadono la tua mente …
“Ehi, Vince.” dissi al telefono.
“Tesoro. Allora, ancora niente? Sai vero che vango li e ti rapisco?” chiese, speranzoso.   
“Oh, ti prego, vieni SUBITO qui. Saresti la mia salvezza. Anzi, lo sei. Dove sei? Ho bisogno di un tuo abraccio …” dissi, rassegnata e speranzosa allo stesso tempo.
“Dammi due minuti e sono da te.” disse.
E non scherzava, perché lo faceva sempre: avevo bisogno di lui e due minuti dopo era davanti alla mia finestra pronto ad abbracciarmi. Perché anche se non mi parlava era l’unico che cercava di capirmi.
Avevo bisogno di un amico. Ero quella confusa. Quella che, inconsciamente, giocava con i suoi sentimenti. Non avrei voluto. Dovevo chiarire, perché lui era perfetto. Fin troppo. Ma io … Io provavo un sentimento forte, davvero forte per lui. Era un ragazzo d’oro. Ero io quella sbagliata. Per questo mi ostinavo nel volerlo accanto. Sapeva come farmi stare bene. Sempre.
Tante volte ho pensato di lasciarlo. Far finta che non l’abbia mai conosciuto. Per non ferirlo più. Per non dover rispondere più a domande come: “oh, che carini che siete! Da quanto state insieme?” perché lo faceva soffrire sentire le mie risposte decise e negative.

Nella mente di Vincent.
Isabella. Era la mia migliore amica. Era tutto quello che si poteva chiedere: spiritosa, rideva alle tue battute anche quando erano squallide, due occhi verdi come i prati in primavera, morbida come un batuffolo di cotone e … e … perfetta. Anche quando piangeva era perfetta.
Io … Mi sono innamorato di lei, si. Non si vede? Alle volte mi stupisco come non si veda lontano un kilometro o si fiuti nell’aria … mi sa che lo sono sempre stato, ma la mia mente non riusciva a capirlo. Perché lei? Perché mi completa il mio essere sbadato. Mi fa sentire giusto. Per lei. Per tutto. Per tutti.

Nella mente di Isabella.
Non volevo nessuno. Nessuno voleva me. Ero diversa, lo sapevo. Se perdi o fai qualcosa di sbagliato, diventi nessuno per tutti automaticamente. E se ci aggiungi la pigrizia che mi invade, ecco che ti ritrovi una tipa ‘associale’. Ma è proprio quando si è associali che si hanno i veri amici. Perché quelli che hai saranno pochi, ma fantastici.  

Note della scrittrice (per dire) …
La canzone  è di Adam Lambert - Better Than I Know Myself.
Adoro quel ragazzo, è il mio idolo.
Perdonatemi tutti gli errori che probabilmente ho fatto…(?)
So di aver ritardato un ‘tantino’…
Chiedo umilmente perdono.
Metterò subito anche il prossimo capitolo …
Per cercare di rimediare …
Uno ci prova. HAHAHAHHAH :’D
Sarei onorata di ricevere una vostra recensione..:’D
Alla prossima;
IEchelon106

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo. The beginning. ***


-Capitolo terzo. The beginning. (L’inizio.)
 

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21 Marzo 2016.
Col naso all’insù tentavo di leggere quando il treno doveva arrivare, ma senza risultati.
Le linee erano fin troppo vicine, per i miei gusti.
Perciò lascai fare a Vincent, che sembrava non avere problemi.
Tutti hanno i loro problemi.
Amavo la fotografia. Se avevo scelto la scuola che frequentavo, era perché ti preparava anche a questo.
“Vince, quanto ci mette ad arrivare?” dissi, impaziente, sapendo che probabilmente non sarei riuscita a resistere più di cinque minuti. Ero impaziente, anche perché mia madre a quest’ora mi starà già cercando.
Strinsi intensamente il biglietto che avevo in mano e pensai altrettanto intensamente hai biglietti che avevo nello zaino.
C’erano voluti parecchi soldi, ma per lei, avrei comprato il mondo.
Speravo solo di fargli una bella sorpresa. 
Dopo 2 ore di viaggio…
Tutto era pronto. Io ero pronta.
Avevo progettato tutto.
Quello sarebbe stato il mio giorno. Il NOSTRO giorno.
I suoi genitori mi avevano dato il permesso per portarla insieme a me e i miei amici al concerto dei sui idoli, i One Direction. Saremo andati a Verona, all’arena. Era lì che si teneva il concerto. E caso vuole che il concerto fosse proprio il giorno del suo compleanno, il 26 Marzo. Ammetto che ho dovuto sorbirmi tutte le lamentele e insulti che lanciava contro i suoi genitori e le loro scuse per non lasciarla andare, ma ero SICURA che ne sarebbe valsa la pena.
Speravo solo che non mi avrebbe ucciso…
 
Certo, gli One Direction non facevano proprio per me … ma erano i suoi idoli, li avrei rispettati fino alla morte. Li avrei difesi. Ma sempre oggettivamente.
Se la rendevano felice, doveva esserci un motivo. Avevano tutta la mia stima. Io non sarei mai riuscita a farmi voler bene come loro sanno fare…
Dopo un’ora…
“Isa … Isa svegliati!” sentii urlarmi nell’orecchio.
Sara. Irritante e adorabile allo stesso tempo. Un concentrato di … tutto.
“Siamo arrivati … ?” dissi, con la voce roca dal sonno.
“Sì, tesoro. Dai su, prendi tutto e andiamo. Ci sarà da divertirci …” disse, con un sorrisone stampato in faccia.
Presi le mie cose e la seguii.
Mezz’ora dopo…
“Dovremo essere vicini, eh …” disse Sara, controllando la mappa.
Mi dispiaceva sempre creare disagi hai miei amici. Li pregavo sempre di non prendere taxi o macchine … da quando mio padre se n’è andato, non me la sento di viaggiare su qualsiasi cosa abbia quattro ruote e si chiami ‘automobile’. Sapevo di essere ridicola, erano passati cinque anni, ma loro non me lo facevano pesare, mai. Gli sarei stata per sempre grata per questo.
“Eccolo!” dissero Vincent e Sara all’unisono.
L’albergo non distava molto da casa sua.
Erano le quattro del pomeriggio … Ci saremo fatti una doccia e saremo andati a trovarla …
 
Dovevo essere pronta. Lo dovevo per lei.

Note della scrittrice (per dire) …
Intrigante, eh…(?)
AHAHAHAH SE ISA, CONVINTA!-.-‘

Nei prossimi capitoli ce ne saranno di cose da dire…c:
Se siete gentili – e io lo so che voi lo sieete! – lasciate una recensione, piccina picciò!..:’D
Alla prossima;
IEchelon106

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