{My Wonderwall} --> l'unico che avrebbe potuto salvarmi

di buffinkaxD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa degli Oasis ***
Capitolo 3: *** Il più figo della band ***
Capitolo 4: *** Dipende dal livello alcolico ***
Capitolo 5: *** Semplicemente Liam ***
Capitolo 6: *** Per la prima volta ***
Capitolo 7: *** Perchè Noel è una bomba ***
Capitolo 8: *** Wonderwall ***
Capitolo 9: *** Peggio della batteria (perchè queste fottute emozioni?) ***
Capitolo 10: *** What the fuck brother! ***
Capitolo 11: *** Solo questioni personali ***
Capitolo 12: *** Come un chiodo fisso ***
Capitolo 13: *** Più o meno come Willy Wonka ***
Capitolo 14: *** Fottutamente pazzo di te ***
Capitolo 15: *** E adesso.. scivola via (Slide Away) ***
Capitolo 16: *** Il modo giusto x dirsi addio ***
Capitolo 17: *** Un nuovo inizio lontano da te ***
Capitolo 18: *** 5 years later (ancora nei casini) ***
Capitolo 19: *** Like a drug ***
Capitolo 20: *** Perchè io.. ti amo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


{Prologo.


Era maleducato, incivile, volgare e aveva un assurdo taglio di capelli. Mi piaceva da impazzire; più di ogni altro ragazzo che in diciotto anni aveva cercato di appiopparmi mia madre. Solo il suo nome aveva qualcosa di vagamente “nobile”: William. Ma lui nascondeva anche quello facendosi chiamare semplicemente Liam. E questo mi piaceva ancora di più. Bastavo io, con la mia carnagione chiara, gli occhi verdi e i capelli ramati per sembrare una bambola di porcellana,  tutto ciò che tentavo di nascondere con il mio look da mezza hippie. Ma lui aveva trovato in me tutta l’assurdità che io avevo trovato in lui e questo era bastato per sconvolgere completamente le nostre vite. Lui era diventato il mio muro delle meraviglie e io ero quella che avrebbe potuto salvarlo …




"Maybe.. I don't really wanna know, how
the garden grows cos I just wanna fly.."

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Capitolo 2
*** Tutta colpa degli Oasis ***


La pioggia cadeva su Londra ormai da diverse ore, bagnando ogni persona, ogni cosa, compresi i miei lunghi capelli mossi. Merda. Con i miei jeans a sigaretta e le all star verdi correvo per le vie della città cercando di ripararmi sotto tutto ciò che trovavo senza grandi risultati. Mia madre mi aveva ricordato di portarmi l’ombrello almeno trecento volte, dopo avermi assillato per ore sul fatto che avrei dovuto vestirmi in modo più “civile” (come l’aveva definito lei) per partecipare a una conferenza; ma come al solito non l’avevo ascoltata. Ero in ritardo, in super ritardo. Perché mai avevo accettato di partecipare a una conferenza in cui si parlava di economia? Cosa ne sapevo io di economia? Io che stavo per iscrivermi al corso di lettere moderne  e non desideravo altro che scrivere … forse sarebbe stata la volta buona per scrivere un articolo o forse sarei rimasta semplicemente fregata. Continuai a correre finché non vidi l’enorme palazzo dove si sarebbe tenuta la conferenza. Mi fermai di colpo mentre un’enorme limousine si fermava esattamente di fronte a me. Ottimo tempismo. Una delle cose che avevo imparato vivendo a londra era che le limousine erano solitamente accompagnate da una folla di persone urlanti e infatti era esattamente così. Feci qualche passo verso il palazzo cercando di passare attraverso la folla mentre la gente mi spingeva e urlava, continuava ad urlare. Quando arrivai davanti alla porta d’ingresso qualcuno mi prese per il braccio, fermandomi.
“Mi lasci andare!” urlai all’uomo alto due metri che mi guardava male.
“Non può entrare”
“Come non posso entrare?! Devo partecipare a una conferenza!”
“Non oggi, oggi ci sono gli Oasis”
“Gli Oasis? Ok mi sta dicendo che non posso entrare perché gli OASIS sono qui?”
“Esattamente”
“Io non mi muovo” dissi con uno sguardo di sfida.
“Allora la dovrò far muovere io”
Nell’istante in cui quell’uomo fece per prendermi in braccio io indietreggiai velocemente e poi corsi finchè non scivolai cadendo per terra. Sentii i miei vestiti bagnarsi e la pioggia cadermi addosso pesantemente poi una voce che chiedeva “Chi diavolo è?”. Poi fu tutto nero e sprofondai nel silenzio.
 

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Capitolo 3
*** Il più figo della band ***


Quando aprii gli occhi avevo la schiena dolorante e i vestiti ancora fradici. Ero coricata, su un divano e sentivo delle voci vicino a me. Mi sedetti sul divano portandomi una mano alla testa. Avevo fatto un bel volo. Addio conferenza, addio articolo … chissà cosa avrebbero pensato di me adesso. Ed era tutta colpa degli Oasis, se la mia migliore amica Sarah fosse stata nei miei panni probabilmente sarebbe svenuta all’idea di conoscerli visto che non faceva altro che parlare di loro, mentre io invece avevo un umore nero e solo voglia di tornare a casa mia.
La porta della stanza si aprì all’improvviso e un ragazzo sui venticinque anni con un lungo cappotto nero e un taglio di capelli alla Beatles entrò nella stanza.
Stava fumando una sigaretta e mi guardava in modo strano.
“Non è il massimo cercare di ucciderti per conoscermi” disse ispirando una boccata di fumo.
“Stai scherzando?” gli dissi, incavolata.
Sulle sue labbra si formò un sorriso ironico che mi fece arrabbiare ancora di più.
“Devo andare” dissi alzandomi all’improvviso.
Lui si mosse altrettanto velocemente mettendosi tra me e la porta. Mi ritrovai a tre centimetri dalla sua faccia. Sapeva di fumo.
“Sono stronzo, ma non così tanto da farti passare in mezzo a una folla di duecento persone”
“Sulla prima parte siamo d’accordo”
Mi allontanai da lui riappoggiando la mia borsa sul divano. Avevo sempre pensato che Liam Gallagher, nonostante tutto quello che veniva detto su di lui e su suo fratello, fosse un tipo abbastanza a posto, invece mi sbagliavo. Sembrava un attira-guai professionista e io non volevo essere coinvolta.
“In un modo o nell’altro devo tornare a casa” dissi incrociando le braccia.
“Ti ci porto io”
“No grazie, vado da sola”
“Hai paura che vedendoti in giro con il tipo più figo della band ti assalgano i paparazzi?”
“Può succedere?” chiesi fingendomi sorpresa.
Riuscii a strappargli un sorriso per la seconda volta in neanche dieci minuti. Sui giornali non sorrideva mai.
Fu in quel momento che entrò nella stanza suo fratello, Noel, indossava un paio di jeans e un giubbotto di pelle. Aveva un sacco di capelli spettinati che gli coprivano la fronte e un paio di occhiali da sole. Era decisamente più bello Liam.
“E questa hippie dove l’hai trovata?” chiese al fratello lanciandomi un’occhiata.
Io, di rimando, lo fulminai con lo sguardo.
“Si, è un piacere anche per me” dissi tendendogli la mano.
Intanto Liam osservava la scena sogghignando mentre la sigaretta stava finendo lentamente.
Noel mi strinse la mano.
“Devo andarmene” ripetei per la seconda volta.
“Si, forse è meglio; cazzo Liam è da due ore che ti aspettiamo per il sound check! E poi ti trovo qui a fumare davanti a una bella ragazza?”
“Si, vado” dissi avvicinandomi alla porta.
“No” Liam parlò all’improvviso.
Mi voltai a guardarlo e lui fece lo stesso.
“Sai chi siamo noi?”
“Oasis, la band del momento, siete ovunque solo chi non vive su questo pianeta non sa chi siete, io potrei essere una di quelli” dissi come se fossi stata interrogata.
“Hai mai sentito suonare gli Oasis?” riprese Liam.
“Certo che ci ha sentiti …” disse Noel.
“Allora?” continuò Liam.
“Ho di meglio da fare che seguire tutte le band che vanno di moda”
Noel mi guardò sorpreso, e Liam rimase impassibile.
“Siamo la band migliore del mondo, non la band che va di moda” disse Liam.
“E chi lo dice?”
“Io”
Uscimmo tutti e tre dalla stanza e seguii i fratelli Gallagher su per le scale fino alla stanza del sound check per uno strano motivo che non mi era ben chiaro doveva piacermi la loro musica. O almeno, Liam voleva che fosse così.
Noel entrò per primo, poi Liam e poi io.
“Rifatti le orecchie piccola” mi disse sorpassandomi.
Quando entrarono nella camera insonorizzata e io rimasi fuori con il tecnico Liam mi guardò con un sorriso di sfida che io ricambiai, mi feci prestare una cuffia dal tecnico del suono e rivolgendomi a lui dissi:
“Avete un batterista?”
“Certo che abbiamo un batterista”
“Bene, perché il più figo della band è sempre il batterista” gli risposi facendogli l’occhiolino.
Liam rimase senza parole e notai Noel che, voltandosi verso di lui gli chiedeva: “Ma dove diavolo l’hai trovata questa?!”

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Capitolo 4
*** Dipende dal livello alcolico ***


Quando uscii da quello stramaledetto palazzo erano ormai le sette di sera, non pioveva più e le strade erano ancora tutte bagnate. I miei vestiti si erano asciugati e i miei capelli si erano gonfiati formando dei grossi boccoli, nel complesso sembravo una scappata di casa.
Liam camminava di fianco a me con addosso quel cappotto nero che gli arrivava alle caviglie, gli occhiali da sole e la sigaretta in mano. Era frustrante.
Stranamente stava in silenzio e sembrava osservarmi da sotto quelle lenti scure, dopo che avevo dovuto ammettere che in effetti come musica la loro non era niente male sembrava avermi dato una tregua. Anche Noel sembrava essersi rilassato e inspiegabilmente aveva cercato di prendere il posto di Liam per scortarmi a casa, ma qualche risposta data nel modo giusto dal fratello gli aveva permesso di mandarlo al diavolo e andarsene come una furia.
“Cosa vai a fare a casa?” mi chiese all’improvviso Liam sfiorandomi il braccio con il gomito.
Adesso che era di fianco a me notavo quanto fosse più alto, doveva arrivare al metro e ottantacinque.
“Devo finire di studiare …” dissi senza pensarci.
Probabilmente appena entrata in casa mi sarei messa il pigiama e coricata sul divano con un libro in mano, oppure avrei guardato il mio profilo di face book annoiata. Ma quella dello studio era una risposta ormai abituale che mi permetteva di non dare troppe spiegazioni.
“Vieni con me”
Mi voltai verso quel ragazzo che continuava a fumare come un turco e non era capace di guardarmi in faccia e rimasi a osservarlo.
“Non posso”
“Non farai un cazzo a casa, probabilmente occuperai il tuo fottuto tempo libero a sfogliare riviste o navigare sul web”
“E invece di fare quello che voglio e rilassarmi a casa mia dovrei uscire con Liam Gallagher?”
“Chi non vorrebbe uscire con me?”
“Chiunque ti conosca fidati”
Continuai a camminare finché il palazzo non fu abbastanza vicino da poter liquidare il mio accompagnatore.
“Sono arrivata. Scusa. Addio”
Feci per voltarmi e camminare il più veloce possibile verso casa, ma lui mi prese la mano.
“Cazzo pensavo che l’avessi capito che fosse un invito a fare un giro! Ti devo scrivere una lettera?”
Sorrisi al fatto che era stato costretto ad esplicitare la sua richiesta. Poi gli mollai la mano.
“Pensavo che al frontman più figo della band migliore del mondo non interessasse uscire con la prima ragazza incontrata”
“Vieni o no?”
“Conciata così?” dissi indicando la mia persona dalla testa ai piedi.
“Sei abbastanza strana da starmi di fianco, andiamo”
SI voltò all’improvviso e riprese a camminare, quando presi il suo passo mi porse una sigaretta come se fossimo già grandi amici.
“No grazie” dissi allontanando la sua mano.
“Una fottuta birra l’accetti?”
“Dipende dal livello alcolico” dissi sorridendo.
Vidi che alzò gli occhi al cielo e si rinfilò le sigarette nel cappotto. Poi si fermò sul ciglio della strada e chiamò un taxi parcheggiato li vicino.
Aprì la portiera e salì sul veicolo giallo mentre io lo seguivo a ruota.
“Che galanteria …” dissi sedendomi vicino al finestrino il più lontano da lui.
Lui non mi rispose ma si rivolse al taxista dicendogli di andare vicino al Tamigi, mentre io rimanevo in silenzio e osservavo il paesaggio scorrere fuori dal finestrino.
Proprio mentre sembrava che entrambi avessimo le teste altrove la radio della macchina esplose in una delle poche canzoni che non avrei voluto sentire: Supersonic.
“No, ti prego …” dissi mettendomi una mano sulla fronte.
Liam mi guardava soddisfatto, come se non avesse aspettato altro.
Passammo l’intero viaggio con quel sottofondo a ricordarmi ogni istante che ero seduta vicino a Liam Gallagher e che non avevo mai conosciuto una persona più presuntuosa. Quando il taxi si fermò e io scesi, il Tamigi era di fronte a noi e il buio stava ormai invadendo Londra come un mantello spesso che abbracciava ogni cosa.
Entrammo in un pub-ristorante che non avevo mai frequentato e ci sedemmo nel tavolino più appartato e nascosto alla gente.
Forse avevo sbagliato tutto. Forse ero in pericolo. Mia madre sarebbe morta se lo avesse saputo. Eppure ogni particella di me non voleva altro che essere li, in quel momento, con quella persona.
 

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Capitolo 5
*** Semplicemente Liam ***


Capitolo 4.
 
Diletta.
 
“Come ti senti?”
Mi stavo guardando intorno da qualche minuto. Seduta in quel locale sconosciuto, di sera, con Liam Gallagher mi sentivo un po’ a disagio.
“Come vuoi che mi senta? Bene, ovviamente”
“Sembra che tu stia per vomitare da un momento all’altro, e non hai bevuto neanche un sorso di questa fottutissima birra”
“Paga per te che ne hai già bevute tre! Sto benissimo” risposi continuando a guardarmi intorno.
Da quando eravamo entrati erano già venuti due o tre camerieri a servirci, tutti estremamente gentili, sorridenti e mielosi. Con Liam naturalmente. Che nervoso.
“Sei a disagio?”
Pff. Che presuntuoso.
“Se fossi a cena con John Lennon, Mick Jagger o Elvis Presley sarei a disagio”
“Non ti arrendi piccola? La musica dei Gallagher entrerà nella storia e non resterà niente delle nostre fottute interviste, dichiarazioni o azioni. Ma la musica … sarà per sempre”
“Qual è la tua canzone preferita?”
“Nessuna in particolare, ogni volta è come se la canzone fosse nuova è una scoperta continua. E’ puro rock’n’roll. E poi c’è quel cazzo di genietto di mio fratello che fa la sua parte scrivendo le parole”
“Beh non per rovinarti i sogni … ma è grazie al genietto di tuo fratello che avete questo successo”
“Punti di vista, io mi accontento di essere quello figo mentre lui sgobba senza motivo”
“Pensi di arrivare a cinquant’anni continuando così?”
“Probabile …”
Mi alzai di scatto da quella maledetta sedia di legno, presi la mia borsa e mi avviai verso l’uscita. L’aria londinese mi investì completamente facendomi venire i brividi. Sperai con tutta me stessa che non mi seguisse. Era solo una stupida rock star, pensava solo a se stesso e se non avessi smesso subito di frequentarlo sarebbe stato sempre peggio.
Passò qualche istante finchè non lo vidi di fianco a me.
“Adesso potrei dirti tutte quelle fottute storie sulla mia infanzia difficile, il rapporto con mio fratello ecc. ma a cosa cazzo serve continuare a parlare di qualcosa che non è andato secondo le aspettative?”
“A rendermi partecipe della tua vita”
“La mia vita è adesso”
“D’accordo …” dissi tendendo la mano verso di lui.
Lui mi guardò in modo strano, sorpreso.
“Cosa significa?”
“Hai detto che la tua vita è adesso … vediamo come hai intenzione di viverla: il cellulare”
“Cosa cazzo centra adesso il mio cellulare?”
“Tranquillo non ho intenzione di prenderlo e scappare”
Si infilò una mano in tasca e mi porse velocemente il suo blackberry nero ultimo modello.
Non ero esattamente sicura di saper usarlo ma o adesso o mai più.
“Se la tua vita è ora, penso che ORA non sei una rock star, ma semplicemente Liam e se sei semplicemente Liam io posso avere il tuo numero di telefono e tu il mio”
Gli restituii il black berry su cui avevo scritto il mio numero e il mio nome.
“Non ti ho chiesto come ti chiami” disse tornando a guardarmi.
“Lo so, e io non te l’ho detto se tu sei così irraggiungibile perché non può essere così anche per me? Ma se, come dici tu, la vita è adesso … piacere sono Diletta”
Mi strinse la mano continuando a guardarmi in modo strano. Sostenni quello sguardo così profondo e pieno di emozioni contrastanti che non riuscivo a cogliere.
“Piacere, Liam”
Fu in quel preciso momento che mi resi conto chi era veramente Liam Gallagher, cosa si nascondeva dietro alle parolacce, agli occhiali da sole e a quell’ atteggiamento spocchioso. Lui era Liam, semplicemente Liam.
E Liam mi piaceva ogni secondo di più.

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Capitolo 6
*** Per la prima volta ***


Liam's Pov.

 
Se n’era andata. Merda. L’unica volta che uscivo con una ragazza lei se ne andava … non conosceva gli Oasis, lei non aveva dei miei poster appesi in camera e probabilmente non aveva neanche mai desiderato  venire a un nostro concerto. Come faceva a essere così assurdamente diversa?
Qualche ora prima avevo visto come l’aveva guardata quello stronzetto di Noel,con quel suo sguardo da ebete che cercava inutilmente di nascondere. Fanculo a lui.
Per uno strano motivo quella ragazza vestita da hippy mi aveva incuriosito e non riuscivo ad accettare che se ne andasse, dovevo conoscerla. Aveva avuto il coraggio di insinuare che come band non eravamo poi così forti. Aveva le palle. Era la prima ragazza che non mi annoiava neanche un istante, la prima con cui sentivo valeva la pena provarci.
Mi aveva preso il cellulare con il mio consenso e si era segnata il mio numero di cellulare dandomi il suo.
“Piacere, Diletta” mi aveva detto stringendomi la mano.
E mi ero presentato anche io, per la prima volta dopo tanto tempo avevo detto il mio nome a una persona. Mi ero dimenticato quella fottuta sensazione di normalità, e per un istante la mia mente tornò a Manchester, a me e Noel che ci incrociavamo per casa e ci tiravamo le chitarre, a quando lui aveva deciso di andare in cerca di fortuna abbandonandomi in quel posto di merda con nostra madre e Paul. Negli occhi di quella ragazza notai la semplicità della sua vita quotidiana, senza rimorsi, senza rabbia, ma vidi anche la tristezza che regnava dentro di me e in quell’istante mi resi conto che volevo stare con lei, che la musica non era l’unica cosa che poteva farmi stare bene, così come la droga.
“Non darò questo numero a nessuno, te lo giuro … fidati di me, Liam” disse Diletta guardandomi negli occhi.
“Mi fido” risposi senza rendermene conto.
Lei riprese a camminare, ma questa volta più lentamente io la seguii e le misi un braccio intorno alle spalle. Fanculo a Noel.
Non era colpa mia se ero quello figo.
Con la coda dell’occhio osservai Diletta mentre i suoi occhi scorrevano lontani, lungo il Tamigi, su tutta Londra. Senza che me ne accorgessi mi stava portando verso casa sua, dove eravamo stati qualche ora prima.
Abitava in un palazzo vecchio e dall’aspetto antico, assomigliava a quello in cui avevo trascorso l’infanzia, a Manchester quando la musica non aveva ancora preso il controllo della mia schifosa vita. Ma lei si meritava molto di più di quel posto, il problema era che non se ne rendeva ancora conto.
Una donna anziana uscì dal portone principale nell’istante in cui arrivammo noi.
“Buonasera signora Kingstone” disse Diletta sorridendole.
La vecchietta decrepita mi osservò per un lungo istante con sguardo minaccioso poi tornò a guardarla dolcemente.
“E’ tardi cara per andare in giro con questi … ragazzi moderni”
“Non si preoccupi, Liam stava per andarsene”
Ah si? Pensai sorpreso.
“Sarà meglio per te cara” disse la vecchia avviandosi lungo la via.
Mi voltai a guardare Diletta, aveva i capelli mossi dopo esserseli bagnati con la pioggia, la matita nera le delineava gli occhi verdi e il suo sguardo mi inchiodava dov’ero.
“Penso … che possiamo essere ottimi amici” disse con un sorriso sulle labbra.
Ah si? Quella ragazza mi sorprendeva ogni secondo di più.
“Certo … amici. Finché non ti innamorerai di me”
Mi fece una linguaccia e cercò di tirarmi un pugno: la fermai prima.
“Hei Gallagher … io non sono una tua fan, non sverrò per una canzone cantata al chiaro di luna, un autografo,  o dei biglietti gratis al tuo concerto. Mi aspetto molto di più”
“L’ho capito. E sono pronto. Cazzo, ti ho aspettata per troppi anni, non rovinerò tutto”le risposi tenendola a pochi centimetri da me.
Con un gesto veloce si avvicinò ulteriormente e appoggiò le sue labbra morbide sulla mia guancia con un bacio veloce.
Assaporai il suo profumo per un istante. Era meglio di qualsiasi droga. Era dolce, fresco e tremendamente attraente.
“Buonanotte Liam”
La guardai mentre si chiudeva il portone alle spalle e accendeva la luce nell’antiporta. Poi mi voltai con una sigaretta tra le mani mentre il fumo saliva verso l’alto. Il cellulare vibrò nella mia tasca riportandomi alla realtà londinese. Quando vidi il mittente del messaggio, Noel, sorrisi tra me.
“Dove cavolo sei finito?! Ti voglio pronto per il concerto cazzo, smettila di sbavare dietro alla ragazza sembra abbastanza intelligente da decidere da sola. Ti aspetto”
Risi di mio fratello. Risi di quella serata. Mentre il fumo saliva e mi circondava. Noel invaghito di Diletta … Questa era bella.
Pensavo si fosse rassegnato al fatto di essermi secondo con le donne e invece, il povero, vecchio Noel era ancora capace di prendersi una sbandata per una ragazza. Ma questa volta l’avevo presa anche io, e gli Oasis, e Noel, potevano andare a farsi fottere … non avrei mollato. Non l’avrei mollata.

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Capitolo 7
*** Perchè Noel è una bomba ***



Diletta’s Pov.


 
La mia migliore amica Sarah bussò alla porta di casa mia alle 7.30 di mattina facendo suonare il campanello per qualche minuto. Ero distrutta. Con le occhiaie e le gambe doloranti per la camminata del giorno prima ma soprattutto non riuscivo a smettere di pensare a Liam.
Forse per il fatto che la mia mente era concentrata su altre cose, mi ero completamente dimenticata di Sarah, e del fatto che le avevo dato appuntamento a casa mia quella mattina.
“Buongior … oh merda Dile, sembra che sei caduta dal letto!”disse entrando in casa mia sorridente.
“Più o meno …” dissi chiudendo la porta.
Per fortuna ero in casa da sola, i miei genitori erano già a lavoro e io avevo la casa tutta per me. Sarah si accomodò sul divano appoggiando il plico di fogli che aveva tra le mani sul tavolino e accendendo la tele; io andai a fare un caffè.
“Allora … come è andata la conferenza?” mi chiese mentre faceva zapping su canali di musica.
“Oh … è stata rimandata, forse è stato meglio così in effetti”
“Beh ce ne saranno delle altre, vedrai che riuscirai a scrivere l’articolo che vuoi scrivere da tempo!” disse Sarah sorridendomi.
“Grazie per il sostegno” le risposi.
Quando il caffè fu pronto lo versai in due tazzine e lo portai in salotto. Sarah continuava con lo zapping distratta finché non apparve un video e una canzone che mi fecero andare di traverso il caffè.
“Ommiodiooo, il nuovo singolo degli Oasis!” strillò Sarah emozionata.
Lei era una di quelle fan sfegatate-psicopatiche, lei si che aveva la camera piena di poster, tanti cd e guardava tutto ciò che riguardava gli Oasis.
“Non pensi che sia bellissimo?” mi chiese mentre ero immersa nei miei pensieri.
“Beh si, in effetti è un bel singolo e anche il video non è male …”
“Ma no idiota!” disse ridendo “io intendo Noel”.
In quel momento mi scottai tutto il palato trangugiando più caffè del dovuto.
“Ti piace Noel Gallagher? Ma non è Liam il più figo?” dissi sorpresa.
Lei si voltò verso di me e mi guardò in modo strano.
“Come fai a sapere chi è Liam, e che è considerato il più figo se non li hai mai ascoltati?”
“Oh beh … ultimamente sono ovunque, basta accendere la tele!” tergiversai bevendo un altro sorso.
“Ah …” disse poco convinta “beh si comunque Liam è figo ma Noel … Noel è una bomba, e scrive dei testi magici, magari avere una canzone scritta da lui …”
Mi sentivo uno schifo. Non andava bene. Come facevo a dire alla mia migliore amica che avevo conosciuto personalmente gli Oasis e passato la giornata con uno di loro? Come facevo a fidarmi nel dirle che avevo il numero di Liam quando avevo promesso a lui che non lo avrei fatto?! Oppure a confessarle che avevo stretto la mano al suo amato Noel??
Io, Diletta Wall ero decisamente nei casini.
“Oh santo cielo!!!! Guarda, dicono che questo weekend si esibiscono a Time Square!” urlò Sarah tornando a fissare lo schermo.
“Wow … è fantastico” risposi cercando di non far trapelare la mia agitazione.
“Dile”
“Si?”
“Questo weekend è il mio compleanno …” disse sbattendo i suoi grandi occhi scuri.
“Oh si me lo ricordo ma … no, no, no! Non se ne parla!” dissi appoggiando la tazzina.
“Ma è un’occasione fantastica! E da sola non ci andrei mai, ti prego … “
Sarah aveva sempre avuto una capacità persuasiva decisamente elevata, e io ero sempre stata troppo debole nei suoi confronti ma in fin dei conti lei c’era sempre stata per me.
“Non conosco neanche una canzone, sembrerei una pirla” cercai di difendermi.
“Oh non ti preoccupare sarà un piacere ascoltarle per la prima volta dal vivo e poi noi andiamo la più per vederli che non ascoltarli!” disse strizzandomi l’occhio.
Restai qualche istante in silenzio. In quell’istante presi in considerazione l’idea di trasferirmi in un altro paese e cambiare identità. Alla fine, però finii con il dire un semplice “Ok ..”
Ero nella merda. Stavo mentendo alla mia amica, stavo per andare contro i miei principi e farmi vedere da Liam a un suo concerto.
Mi sedetti accanto a Sarah e presi tra le mani i fogli delle università che aveva portato. Fin dalle medie avevamo deciso che avremmo fatto insieme quella scelta importante, e da qualche settimana ci davamo appuntamento ogni venerdì mattina per guardare opuscoli, discutere di opportunità e decidere che università frequentare a settembre.
Nella mia mente, però, non sapevo ancora quale fosse la mia strada e prendere tra le mani quelle carte mi procurava una certa agitazione, una nostalgia e una paura che non riuscivo a combattere. Sarah invece era piuttosto decisa sarebbe andata  a Princeton, diceva che sentiva che doveva andare li come aveva fatto sua madre,  morta quando lei era ancora piccola.
Anche il pensiero che Sarah andasse in America mi intristiva, ma non gliel’avevo mai detto, non potevo permettere che cambiasse idea per colpa di un’amica nostalgica come me.
“Allora … tu? Mi sembra che io ho già una direzione, più o meno delineata, ma tu Dile? Cosa vuoi fare finito il liceo?”
Guardai l’opuscolo di Cambridge che avevo tra le mani, poi la mia amica. Nella mia mente c’era solo nero, non riuscivo a pensare, non riuscivo a controllare le mie emozioni.
“Io … non lo so. Non so ancora cosa devo fare Sarah di fronte a me vedo solo un punto di domanda”
Mi alzai dal divano lasciando cadere gli opuscoli. Sentivo gli occhi bruciare, e la voglia di abbandonare tutto.
Cosa vuoi fare tu? In quel momento avrei solo voluto rispondere: urlare vaffanculo nei campi, come avevo scritto nell’angolo “lavoro” sulle mie informazioni del profilo face book. Mi sentivo persa e sentivo che non avevo più tempo.
Il mio cellulare squillò all’improvviso impedendomi di esplodere in un pianto infinito. Era appoggiato al tavolo della cucina così mi diressi a vedere chi fosse.
Liam.
Lanciai uno sguardo a Sarah che mi stava ancora guardando preoccupata per me. Per un istante il mio cuore si fermò, come se il ragazzo più bello della scuola mi avesse chiesto di uscire, o il mio adorato cugino fosse venuto a trovarmi dall’Italia dopo tanto tempo.
“Non rispondi?” mi chiese la mia amica alludendo al cellulare tra le mie mani che continuava a suonare.
Feci un lungo respiro. Il mio cuore riprese il suo battito regolare. Dopodiché spensi il telefono e non risposi alla chiamata di Liam Gallagher.
Ero un’idiota, adesso ne avevo la certezza.
“Chi era?” chiese Sarah mentre tornavo vicino a lei.
“William” le risposi senza pensarci.
“Lo conosco?”
“No”
Ripresi a sfogliare gli opuscoli come se non fosse successo niente.

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Capitolo 8
*** Wonderwall ***


La mia migliore amica mi stringeva il braccio talmente forte da fermarmi la circolazione mentre, in mezzo ad una folla di gente, cercavamo di entrare al concerto degli Oasis. Non avevo mai visto Time Square così affollata, non avevo mai visto gente così fuori di testa.
E io, in mezzo a tutte quelle persone urlanti ed esaltate, mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Era domenica e da venerdì Liam mi aveva già chiamata altre due volte, ma ormai mi vergognavo troppo a rispondere così avevo lasciato perdere. Idiota.
Quel giorno avevo dato ampio spazio alla mia creatività nel vestirmi con i miei shorts di jeans strappati e una canottiera gialla fluorescente, avevo indossato un orecchino con una piuma fucsia e raccolto i miei lunghi capelli in una coda bassa lasciandoli ricadere morbidi lungo la schiena. In quei giorni a Londra faceva decisamente caldo, più caldo del solito, senza un alito di vento si sfioravano i trentadue gradi e io non reggevo il caldo.
E quel giorno faceva decisamente caldo, il cielo era terso, la città piena di gente. La mia amata Londra nuvolosa e fresca sembrava avermi abbandonata anche lei.
“Su con la vita Dile, siamo a un passo così dalla figaggine più assoluta!” disse Sarah spingendo quelli di fianco a se per far procedere la fila.
“Evviva!” le risposi senza troppa convinzione.
Lei mi sorrise poi frugò tra le tasche dei jeans ed estrasse due cartellini verdi.
“Anche se è il mio compleanno faccio io un regalo a te, guarda qui?! Due pass per il backstage! Sento che oggi conoscerò i Gallagher e tu con me!”
Restai senza parole, osservavo i cartellini e Sarah, Sarah e i cartellini. Ero nel panico e senza parole. Proprio mentre avevo deciso di dire qualcosa Sarah mi sfilò il biglietto dalle mani e lo porse al tipo all’entrata che ci fece passare oltre le transenne.
“Allora? Solo io sono esaltata?!” mi chiese Sarah.
“Ehm, non dovevi … cioè, ecco io non li conosco, potrei fare una figuraccia!”
“Mavva!!! Vedrai, gli Oasis non ti deluderanno”
Sarah mi prese per mano e mi trascinò a un metro dal palco in mezzo a tante altre ragazze urlanti che mi facevano saltare i nervi. Sul palco c’erano già tutti gli strumenti pronti con il logo della band e le luci intermittenti erano già in funzione a illuminare tutta la folla.
Avevo la nausea, volevo solo scappare e ci provai anche ma appena mi voltai verso l’uscita (che peraltro non vedevo), fui assalita da un senso di claustrofobia visto che ero circondata da più o meno cinquecento persone.
“Inizia! Eccoli, sono sul palco!! Ommiodio … potrei morire” mi urlò Sarah nelle orecchie mentre partiva la musica ad un volume sovrumano.
“Anch’io …” sussurrai.
Quando volsi gli occhi al palco e vidi Noel e Liam suonare restai immobile. Una ragazza di fianco a me che indossava una maglietta degli oasis, le scarpe degli oasis e aveva addirittura un tatuaggio degli oasis (mica normale) continuava a urlare e saltare e ancora urlare e mi mandava fuori di testa.
Ma quando guardai Liam il mio cuore si fermò per la seconda volta in quella settimana. Non riuscivo a respirare, non riuscivo a fare niente. Mi sudavano le mani e avrei tanto voluto spegnere quel casino, riuscivo a sentire solo la musica e lui.
Come facevo a provare quelle sensazioni se quando avevo passato la serata con lui mi aveva fatto saltare i nervi? Se lo avevo considerato un presuntuoso ragazzo viziato e maleducato dall’istante in cui lo avevo incontrato?
Lui intanto cantava con le braccia dietro la schiena e i capelli che gli ricadevano scompigliati sulla fronte, con quella voce un po’ nasale che non avevo mai sentito su nessuno. E io non avevo risposto neanche a una chiamata …
Mi voltai verso Sarah e … non c’era più. Non era più di fianco a me.
Guardai le persone che avevo intorno ma non riuscii a vedere Sarah finché non notai una mano alzata sotto al palco con un anello rosa fluorescente. Eccola.
Spintonai un po’ di gente e finalmente la raggiunsi, eravamo davvero sotto al palco, in prima fila.
“Cosa fai?” le urlai.
“Mi scateno! Questa è supersonic! Salta!!”
“Cosa … ?!”
Non riuscii a finire la domanda che le luci furono puntate su di noi e tutti ci guardarono, Liam mi guardò, continuando a cantare.
“Diletta, c’è mtv che ci riprende.. salta!” mi urlò Sarah scuotendo la testa.
Non avevo scelta. Inizia a ballare, se così si può chiamare saltare sul posto scuotendo la testa e muovendo ritmicamente il braccio. Poi all’improvviso qualcuno mi prese in braccio, un ragazzo probabilmente, e in men che non si dica mi ritrovai mani sconosciute a trascinarmi su tutta la folla mentre io urlavo di mettermi giù.
Stavo facendo surfing sulla folla. Io. A un concerto degli Oasis. Dopo aver sbattuto il telefono in faccia a Liam. Cose che capitano tutti i giorni ….
Visto che nessuno ascoltava le mie richieste di mettermi giù chiusi gli occhi e cominciai … a non pensare, a divertirmi. Notai Sarah che si sbracciava, sorrideva e mi faceva l’occhiolino finché tutte quelle mani sconosciute mi depositarono sul palco.
Ero di fianco a Liam e lui si comportava come se niente fosse, come se non mi conoscesse mentre io lo guardavo interdetta.
“Our Kid, Our Kid, Our Kid!!!” urlava la folla.
Intanto Noel aveva cominciato a suonare Wonderwall, l’unica loro canzone di cui ricordavo il titolo. La chitarra di Noel, con quella dolce melodia suonava di fianco a me mentre lui mi faceva l’occhiolino.
Ma la folla non smetteva con quell’ Our Kid. Cosa voleva dire? Chi era Our Kid?
Liam mi si avvicinò inchiodandomi con quel suo sguardo magnetico dal quale non riuscivo a riprendermi, poi in men che non si dica mi abbracciò davanti a tutti continuando a cantare mentre le persone ci guardavano sbalordite.
La chitarra di Noel mi picchiava in testa e non capivo più niente riuscivo a pensare solo a Liam e a quel momento. Non mi aveva mai abbracciata. E sapevo che lo stava facendo solo per incitazione del pubblico ma non mi interessava, il punto era che lo stava facendo e io ero felice, felice come non la ero mai stata in vita mia.
E fu così finchè la canzone non terminò e il mondo tornò all’ordine, le cose tornarono chiare e la consapevolezza che probabilmente Liam mi odiava mi investì con tutta la sua potenza.
“Che fortuna Dile, probabilmente dovrei essere gelosa e invece sono solo felice per te” disse Sarah abbracciandomi quando tornai vicino a lei.
“Mi, mi dispiace doveva essere la tua giornata ma tutte quelle mani mi hanno sollevata e poi …”
“Non ti preoccupare! E non dimenticarti che abbiamo ancora questi” disse sventolandomi davanti i pass per il backstage “vieni, andiamo”
“Dove?”
“A presentarci ai fratelli Gallagher!”
Poi si allontanò in mezzo alla folla e io fui costretta a seguirla.

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Capitolo 9
*** Peggio della batteria (perchè queste fottute emozioni?) ***



Liam’s Pov


 
Forse avevo esagerato con la birra. Probabilmente era così perché se solitamente non sopportavo Noel quel giorno avrei tanto desiderato incenerirlo. Ma non potevo, cazzo non potevo. Time Square era li per vedermi, tutte quelle gnocche con il mio nome scritto da tutte le parti non aspettavano altro che dedicassi loro una canzone o firmassi un autografo. Era la routine ormai.
Ma per uno strano motivo, quel giorno non riuscivo a sentirmi il più figo della band, non riuscivo a sentire la musica come al solito; la mia testa pensava solo a lei, Diletta.
L’avevo chiamata tre volte, come un cretino, e lei non aveva risposto. Cosa cazzo aveva di sbagliato quella ragazza? Pensavo avesse capito che mi piaceva.
Noel aveva notato la mia frustrazione e probabilmente il motivo del mio comportamento e, da fottuto stronzo qual’ era, mi aveva massacrato con le prove. Merda. Lo odiavo, o almeno avrei tanto voluto farlo.
Salii sul palco alzando le mani in segno di saluto verso il pubblico, le ragazze erano veramente stupende  con tutti quei cartelloni, quell’adrenalina in corpo e quell’emozione. Per loro ero ancora figo e dannato come sempre. Perfetto, ecco a cos’era servito il mio comportamento in tutti quegli anni. Noel attaccò con l’assolo di chitarra e la musica invase tutto, con una potenza incredibile che mi riportò alla realtà e mi fece capire che io ero ancora il leader della band più amata del pianeta, cazzo.
Il concerto partì alla grande e decisi che Diletta era stata solo un momento di smarrimento dovuto probabilmente all’alcol … non sarebbe più successo niente.
Il mio sguardo vagava tra la folla senza essere attirato da qualcosa di particolare, cantavo e basta come sempre, ero li solo per me.
Fin quando una ragazza fu sollevata dalla folla mentre urlava parole che non riuscivo a capire. Era già successo altre volte che qualche fanatica aveva fatto cose del genere, ma quella ragazza … quella ragazza aveva qualcosa di stranamente familiare. Quei capelli ramati, quella carnagione chiara … continuavo a cantare ma la osservavo senza fare in modo che gli altri se ne accorgessero.
Poi la vidi bene in faccia, e qualcosa dentro di me scattò. Distolsi lo sguardo da lei come se non farlo mi avesse potuto uccidere.
Con la coda dell’occhio vidi che anche lei mi stava guardando, ma io continuai lo spettacolo come se niente fosse. L’alcol che avevo in corpo mi faceva battere forte il cuore ma non ero sicuro al cento per cento che fosse davvero quella la causa.
Diletta al concerto degli Oasis. Aveva il coraggio di venire di fronte a me dopo avermi evitato per giorni. Fanculo a lei. Se sperava che mi sciogliessi ai suoi piedi come un fottuto damerino innamorato si sbagliava di grosso.
Eppure vederla li … era come se uno dei miei più profondi desideri si fosse realizzato ed io non potessi contenere la felicità. Questo mi faceva incazzare ancora di più, era come se quella ragazza riuscisse a manipolarmi, a rendermi la persona che non ero ormai da tempo.
Cominciai a camminare per il palco battendo il tamburello tra le mani a ritmo di musica. Anche Noel si era accorto di lei e non le staccava gli occhi di dosso … stronzo.
Alcune mani sconosciute che ormai le avevano toccato il culo svariate volte la depositarono sul palco proprio nell’istante in cui avevamo cominciato con Wonderwall, una delle poche canzoni del nostro repertorio che riusciva a farmi venire la nausea per l’immenso numero di volte che l’avevamo suonata e poi perché l’aveva scritta Noel e aveva avuto un fottuto successo.
Voleva giocare? Allora avrei giocato. Le lanciai un’occhiata e sorrisi. Sul suo volto vidi solo panico. Le sue guance chiare avvamparono di vergogna e i suoi occhi si piantarono su di me in cerca di salvezza.
Poi la folla cominciò ad incitarmi. Sentivo che non avevo alternativa se non quella di recitare, e allo stesso tempo sentivo che non desideravo altro.
Mi avvicinai a lei cantando e la abbracciai. Poi iniziò il nostro ballo che agli occhi di tutti era visto come il momento indimenticabile di una fan sfegatata, ma nessuno sapeva che Diletta era tutto fuorché nostra fan, che probabilmente mirava solo a conquistare uno dei due fratelli Gallagher.
Quando fu tra le mie braccia, però, tutta la rabbia che volevo provare, tutte le cose che desideravo dirle sparirono.
Annusai il suo profumo dolcissimo sul collo e sentii la sua vita stretta e fragile tra le mie mani. I suoi capelli lunghi erano morbidi e profumati, le sue mani sulle mie spalle erano leggerissime e il suo respiro fresco, ma il suo cuore … il suo cuore era peggio della batteria, pensai  seriamente che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro.
Ma perché? Perché cazzo tutta quell’emozione se non mi aveva più neanche cercato?
Sciolsi l’abbraccio nell’istante in cui Noel suonò l’ultimo assordante accordo di Wonderwall di fianco a noi. Moriva di gelosia il mio fratellone. Cazzi suoi.
Feci un inchino al pubblico e sfiorai qualche mano tra le prime file poi mi allontanai dal palco e tornai nel backstage lasciando Diletta sul palco.
Volevo solo andar via, chiudermi in un pub e non vedere più nessuno. Volevo picchiare qualcuno, magari creare uno scandalo da prima pagina e mandare Noel su tutte le furie. Volevo sfogare la mia rabbia e convincermi che non ero innamorato, che di Diletta non me ne fregava un cazzo.
Bevvi un sorso di birra mentre Bonehead mi batteva una mano sulla spalla come alla fine di ogni concerto. Poi arrivò Noel, con quel suo sorriso irritante e provocatorio.
“Sicuramente era qui per il batterista, è il più figo no?” mi disse bevendo a sua volta la birra e ridendo.
“Di certo non era qui per te” gli risposi.
“Se fosse stata qui per te ti avrebbe avvertito, o almeno ti avrebbe risposto …”
“Stronzate. Ho altro a cui pensare, il backstage ricordi? Mi rifarò con le fan che incontreremo adesso … naturalmente non avrai speranze”
“Vedremo”
Mi diressi nel mio camerino seguito da una sfilza di fotografi e dalla manager, non mi interessava niente di quello che era successo, niente.
Due giorni ancora e poi saremmo partiti per New York. E questa giornata sarebbe rimasta solo una merda di ricordo che ben presto avrei dimenticato.





BUFFINKAxD: Ciao a tutti! Scusate per il ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma con il caldo passa anche la voglia di stare al computer!
Spero comunque di non deludervi e vi ringrazio per tutte le recensioni, a presto! xD

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Capitolo 10
*** What the fuck brother! ***



 
Diletta’s Pov


 
Sarah si muoveva velocemente tra le persone, zigzagando tra la folla per poi svoltare bruscamente e salire le scale che portavano al backstage. Io non ero pronta. Non ero psicologicamente e fisicamente pronta a rivedere Liam faccia a faccia, e nemmeno Noel che ultimamente sembrava guardarmi in modo … strano. E la cosa peggiore era che Sarah non ne sapeva niente, per lei io non li avevo mai visti, mai ascoltati, mai adorati.
E in effetti era sempre stato così almeno finchè non mi ero imbattuta in Liam.
Mi fermai all’improvviso dietro di Sarah che voltandosi mi disse:
“Ci siamo, ci siamo!! Dici che se lo bacio sulla guancia è esagerato? Non vorrei …. E poi … si insomma loro, e io …”
“Hey tranquilla, sarà perfetto, come lo hai sempre immaginato” le strinsi il braccio e le sorrisi.
Mi sentivo veramente stupida, stupida e infantile. E solo adesso mi rendevo conto di quanto Sarah adorasse gli Oasis, in un modo che probabilmente non avrei mai compreso.
“Prego …” ci disse un uomo in smoking invitandoci a camminare lungo il corridoio del backstage.
Mi tremavano le gambe, e avevo la nausea. Camminavo solo per Sarah, perché glielo dovevo, ma non mi rendevo veramente conto di quello che stavo facendo.
In fondo al corridoio c’era un camerino e la porta era spalancata. Prima di entrare feci un lungo respiro e poi … entrai, dietro a Sarah.
Più che un camerino sembrava una stanza di un hotel, ampia, spaziosa, arredata semplicemente con un divano, due sedie, una scrivania, un armadio e un ampio specchio.
“Ciao …” disse Sarah ai fratelli Gallagher con un filo di voce.
Liam era seduto sul divano e la guardava scazzato al massimo mentre Noel era in piedi e si avvicinò a lei stringendole la mano. Come facevano a essere fratelli quei due?
Quando anche io strinsi la mano a Noel mostrandomi ad entrambi, lui mi guardò accigliato e sorpreso mentre Liam restò in silenzio, osservandomi, senza sapere cosa dire.
“Io sono Diletta” dissi stringendo la mano a Noel.
Lui continuò a sorridermi senza capire.
“Fantastico concerto, io sono molto felice di incontrarvi” disse Sarah avvicinandosi a Liam che la baciò sulla guancia.
Le sue guance divennero rosse, non avevo mai visto Sarah arrossire, non era il tipo, ed ero felice per lei, eppure … guardare Liam che la baciava mi faceva torcere lo stomaco come se … come se fossi gelosa della mia migliore amica. Assurdo.
“E te … sei felice di vedermi?” mi chiese Liam avvicinandosi.
“Io … certo che sono felice di vederti” dissi quasi in un sussurro.
Restò qualche istante di fronte a me poi mi voltò le spalle e tornò a Sarah.
“Vorremo chiedervi un autografo” disse la mia amica porgendo un pennarello indelebile a Liam e Noel.
“Diletta che vuole un nostro fottuto autografo? Questa mi è nuova!” disse Noel scoppiando a ridere.
Sarah si voltò a guardarmi e io le feci una smorfia di sorpresa come a farle capire che non sapevo di cosa Noel stesse parlando.
“Si Noel, vorrei un vostro autografo” dissi decisa.
“Dove?” si intromise Liam stuzzicandomi.
“Sulle scarpe” dissi alzando il mio piede sulla scrivania mostranodogli le all star bianche.
“Io sulla maglia” disse Sarah avvicinandosi a Noel.
Liam poggiò una mano sulla mia caviglia scoperta provocandomi un brivido inaspettato che mi fece girare la testa.
Poi si chinò a scrivere la dedica per poi restituirmi il pennarello. Diedi uno sguardo alla scarpa e riuscii a leggere la dedica:
 
“Troppo figo per essere una persona normale”
Liam Gallagher
 
Alzai lo sguardo su quel ragazzo e mi resi conto di essere innamorata di lui più di quanto immaginassi. E si era firmato Liam Gallagher … lui per me era di nuovo Liam Gallagher, e non più semplicemente Liam.
Sarah mi chiamò dall’altra parte della stanza:
“Dobbiamo andare!”
“Si, ok” dissi senza troppo entusiasmo.
“Hei Diletta … però potevi anche dirlo al mio fratellino che venivi stasera, non si sarebbe preoccupato inutilmente!” mi disse Noel dando una pacca sulle spalle a Liam.
Oh no. Speravo di riuscire a evitare tutto ciò.
“Ehm, io avrei risposto ma …”
Lanciai un’occhiata a Sarah che mi guardava sorpresa.
“Dirlo a Liam??” mi chiese.
“Sarah, io …”
“Vi siete già incontrati?”
La fissavo terrorizzata, bloccata. Non riuscivo più a parlare.
“Si ma solo una fottuta volta, non ha significato niente vero Diletta?” disse Liam rivolgendosi a me.
Lo ignorai. Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, i piedi incapaci di muoversi, la stanza girare.
“Non sapevo come dirtelo …” cercai di giustificarmi con Sarah.
Lei continuava a guardarmi ma la sua espressione non era più felice e spensierata come prima. Era seria e triste.
“Grazie per il compleanno, per le bugie, per tutto …” disse uscendo dalla porta.
“No Sarah, aspetta !” cercai di fermarla ma lei era già corsa giù dalle scale disperdendosi tra la folla.
Sentivo alcune lacrime calde bagnarmi il viso e una stretta allo stomaco che mi toglieva il respiro.
“Dobbiamo andare” disse Liam oltrepassandomi.
Riuscii a muovere qualche passo verso di lui e ad afferrarlo per il braccio.
“Scusa, lo so che non ti ho risposto ma io …”
“Non mi toccare” disse scostando il braccio dalla mia mano.
“Mi piaci” dissi in un sussurro.
“Smettila di dire queste fottute bugie Diletta, non ci sarà mai niente”
Si allontanò velocemente con la sua camminata stramba, riconoscibile tra mille, e mi lasciò li a fissare il punto in cui era sparito. Mi sentivo stranamente vuota, e sbagliata. Cosa cazzo ero andata a fare io a un concerto degli Oasis?
Perché ero arrivata a mentire a Sarah? Perché mi sentivo come se qualcuno avesse frantumato il mio cuore in mille pezzi?
Qualcuno mi toccò le spalle e tornai alla realtà.
“Mio fratello è uno stronzo”
Non mi ero accorta che Noel era ancora li. Mi sentivo stupida a piangere davanti a lui, una completa idiota.
“Devo tornare a casa” dissi muovendo qualche passo e passandomi una mano sugli occhi.
“Ti porto io” mi disse Noel.
Mi fermai di colpo e mi voltai a fissarlo. Forse avevo in testa un cartello con su scritto “fratelli Gallagher eccomi qua?”
Nonostante considerassi inadeguato accettare l’offerta di Noel con ogni fibra del mio corpo, mi resi conto che non ero psicologicamente in grado di tornare a casa. Feci un cenno d’assenso e lo seguii per un’uscita secondaria dove fotografi e fan non erano inclusi.
Salii su una macchina probabilmente molto costosa (che non riuscivo a distinguere al buio) e chiusi la portiera mentre Noel si metteva al volante.
Poi rimasi in silenzio a guardare scorrere il mondo fuori dal finestrino, la radio a palla con una melodia che divenne subito conosciuta.
Allungai velocemente una mano e la spensi. Sentii Noel sghignazzare nell’oscurità ma non mi voltai. Poi disse:
“E’ così fottutamente ovvio che sono io il figo della situazione …”
Mi voltai a guardarlo, ma il suo viso era dritto a guardare la strada.
Restai qualche istante a guardarlo poi dissi:
“Hai ragione … e tuo fratello è un vero coglione”
Si voltò anche lui a guardarmi e capii che Noel Gallagher si era infatuato di me.
Ma nonostante tutto il mio cuore continuava a dire Liam, Liam, Liam.
“Grazie per il passaggio” dissi quando si fermò di fronte al mio palazzo.
“E’ stato un piacere”
“Non è colpa di Liam … è colpa mia” dissi in un sussurro.
“Mio fratello pensa solo a se stesso … non ti merita”
Sorrisi. Molto probabilmente aveva ragione, ma tanto non l’avrei più rivisto.
“Quando partite?” chiesi a Noel.
“Tra due giorni”
“Addio Noel. E’ stato bello conoscerti ma … non sperare che io diventi vostra fan”
Rise. La risata di Noel era strana, improbabile, sincera.
“Mi hai già sorpreso abbastanza stasera” disse.
“Lo so, ho sorpreso anche me stessa”
“Ciao Diletta” mi diede un bacio e poi mi sorrise.
“Ciao fottuto Gallagher”
Scesi dall’auto e nella notte scura lo sentii ridere e ripartire a tutta velocità.

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Capitolo 11
*** Solo questioni personali ***




Quando mi svegliai una luce forte e fastidiosa entrava dalla finestra illuminando il mio letto senza permettermi di tenere gli occhi aperti. Erano ancora gonfi per il pianto della sera prima e mi bruciavano. Per un istante ripensai a Noel, alla sua risata. Liam era prevedibile, con quella sua aria scocciata, l’idea del “figo pazzesco” stampata nella mente e il suo atteggiamento menefreghista; ma Noel …  Noel era un enigma che non ero riuscita a risolvere.
Affondai la testa nel cuscino e cercai di scacciare quei pensieri sui fratelli Gallagher, ormai erano un capitolo chiuso, un brutto equivoco, una parentesi che aveva alterato la mia quotidianità. Ora dovevo riprendere in mano la mia vita, dovevo scegliere l’Università entro la fine del mese, andare a scuola e concentrarmi, dovevo pensare a scrivere quell’articolo che mi avrebbe dato punti in più; avevo programmato tutto ciò molto tempo prima ma poi, a causa degli eventi, avevo lasciato da parte l’idea del mio futuro. E poi c’era Sarah, la mia migliore amica da sempre, la mia sicurezza …
Non ero ancora pronta ad affrontarla, avrei aspettato un po’, sapevo che entrambe avevamo bisogno di un po’ di tempo.
Mi alzai dal letto ancora assonnata, presi un caffè e diedi uno sguardo alle locandine delle università, feci un po’ di zapping in televisione e poi mi preparai per uscire. La giornata passò velocemente, in quegli ultimi giorni avevo lasciato da parte diverse cose e persone, adesso dovevo recuperare.
Erano circa le otto di sera quando, seduta in cucina a cenare diedi uno sguardo al giornale di musica che solitamente mi portava Sarah. Quel giorno lei non si era fatta sentire, così me l’ero comprato da sola. Non che mi interessasse più di tanto, ma dovevo sapere che le cose sarebbero tornate come prima e in un certo senso quel giornale mi aiutava. Lo sfogliai velocemente dando uno sguardo ai titoli degli articoli più importanti: rolling stones, madonna, un articolo sulla gloria dei beatles tutto regolare.. almeno così pensavo finché una articolo in particolare non attirò la mia attenzione.
A caratteri cubitali vi era scritto:
“Noel e Liam Gallgher: è giunta la fine degli Oasis?”
Sotto c’era un lungo articolo in cui si parlava del magnifico concerto tenutosi a Time Square e di come, poche ore dopo, Liam avesse annunciato:
 
 Noel vuole avere il controllo di tutto. Non è così cazzo! Lui non è gli Oasis, e gli Oasis vivono anche senza di lui.
 
Continuai a leggere l’articolo, fino alla fine, dove veniva riportata anche la dichiarazione di Noel:
 
Liam mi fa impazzire, è un bastardo. Non sa lavorare professionalmente, e tutto per delle questioni personali ..non è Michael Jackon, cazzo, ma lui non l’ha ancora capito.
 
Questioni personali. Cosa intendeva Noel con “questioni personali”? Mi si chiuse lo stomaco e smisi di mangiare. Per uno strano motivo sentivo che quella questione personale ero io, prima che andassi al concerto, prima di litigare con Liam, prima che Noel mi mostrasse il suo interesse non avevano mai fatto dichiarazioni simili.
Presi il cellulare sul ripiano della cucina e guardai i numeri in rubrica, mi fermai su “Liam”. Dovevo parlare con lui. Appoggiai la mano sul tasto ma qualcosa dentro di me mi fermò. Non potevo. E il giorno dopo sarebbero partiti …
Liam Gallagher poteva anche odiarmi, dimenticarmi e fare finta che non esistessi ma non poteva assolutamente abbandonare gli Oasis per colpa mia.
E pensare che se avessi letto quell’articolo qualche mese prima probabilmente ne avrei riso prendendoli in giro come facevo con tutte le altre rockstar che si mettevano al centro dell’attenzione. Assurdo.
Mi sentivo male. Mi vestii velocemente e uscii di casa, il giorno seguente dovevo presentare il mio articolo all’assemblea d’istituto ma non avrei mai potuto concentrarmi mentre il mio cuore batteva così velocemente e la mia vita sembrava non essere più la stessa. Camminai per le vie di Londra finché non raggiunsi il palazzo in cui abitava Sarah, dovetti fingermi un’altra persona per fare in modo che uscisse. Mi fulminò con lo sguardo per poi dirmi:
“Cosa ci fai qui?”
“Voglio parlare con la mia migliore amica” le risposi continuando a guardarla.
“Mi hai mentito, potevi mentirmi su tutto Dile ma non su questo, e tu l’hai fatto”
Aveva ragione. L’avevo fatto, l’avevo ferita e mi sentivo malissimo.
“Non so cosa mi ha preso, a me non sono ma piaciuti gli Oasis, non ho mai voluto vederli ma poi ho incontrato Liam e … scusa Sarah, credimi ti avrei detto tutto ma sapevo che avresti sofferto”
“Perché sei qui?”
“Per questo” le dissi porgendole il giornale aperto sulla pagina dell’articolo.
Lo prese in mano, sorpresa.
“Ti sei presa il giornale da sola?” mi chiese.
“Non voglio smettere di fare le cose con te”
Restò a guardarmi qualche istante, poi tornò all’articolo.
“L’ho letto anche io” disse.
“Io … penso sia colpa mia”
Restammo in silenzio. Avevo paura che se ne andasse da un momento all’altro. Ma non lo fece.
“Devi fare qualcosa” mi rispose semplicemente.
“Mi sento impotente Sarah, non mi ascolterà mai, Liam è troppo arrabbiato”
“No, lui è Liam …. E gli piaci, gli piaci da matti, gli piaci come io sogno da sempre, gli piaci più di se stesso”
Ero senza parole. Ancora una volta Sarah mi aveva fatto capire quanto mi voleva bene. E io non me lo meritavo.
“Sarah …”
Si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio. Era passato solo un giorno e già senza di lei mi sentivo malissimo.
“Stasera resto con te, dobbiamo finire di scegliere l’università”
“No no no no! Tu devi evitare che la band più figa del pianeta si sciolga!”
Risi.
“No, io devo restare con la mia migliore amica. Ai fratelli Gallagher penserò domani”
“Sicura?”
“Al 100% il mio cuore sa cosa fare”
La presi per il braccio e insieme entrammo in casa sua.
“Sarah?”
“Si?”
“Penso che abbiano litigato per me, Noel mi ha accompagnata a casa e.. si, mi guardava in modo strano”
Non avrei voluto dirglielo ma dovevo, non le avrei più detto bugie, mai più.
“Lo penso anche io” rispose lei.
“Ma a me non piace Noel, cioè è simpatico e tutto però …”
“Però è mio, e poi ho sempre letto che gli piacciono le more!” mi rispose lei.
Scoppiammo a ridere. Ero felice, per un secondo mi sentii leggera e libera.
Qualcosa dentro di me si stava sbloccando, sentivo di stare facendo la cosa giusta, sentivo che gli Oasis sarebbero rimasti insieme. Perché? Non lo sapevo neanche io.
Mi chiusi la porta alle spalle e per quella sera lasciai i problemi lontani da me.

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Capitolo 12
*** Come un chiodo fisso ***



 
Liam’s Pov
 

Coricato sul divano in hotel fumavo una sigaretta nella penombra della stanza. La sveglia segnava le 5 del mattino. Era stata una fottuta notte in bianco e adesso non desideravo altro che andarmene da quel posto. Noel era sparito da qualche parte dopo che avevamo litigato e non lo avevo più visto, peggio per lui. Quel bastardo ci provava spudoratamente con Diletta nonostante sapesse quanto quella ragazza mi mandasse fuori di testa. Era venuta al concerto, cosa cazzo ci faceva al concerto? E poi nel backstage … per un istante avrei tanto voluto prenderla e baciarla ma qualcosa dentro di me mi aveva detto che sarebbe stata una cazzata.
E allora perché pensavo ancora a lei?
Scorsi la rubrica del telefono fino al suo nome e lo fissai qualche istante. Poi lentamente, cliccai elimina. Era l’unico modo, l’unico modo per togliermela dalla testa, l’unico modo per salvarmi.
Continuai a fumare ripensando a quei giorni a Londra a come era entrata nella mia vita rendendomi così … confuso.
Perfino Bonehead se ne era accorto, proprio lui che tra tutti era quello meno partecipe ai problemi personali degli altri, così tremendamente concentrato sulla musica, mi aveva chiesto cosa cazzo mi prendesse. Non lo sapevo. Forse l’unico modo che avevo per mettere fine a quella situazione era sposarmi con una top model, mandare in estasi la stampa e andarmene da Londra. Ma anche quell’idea non mi allettava.
Era come se la mia mente fosse fissa su Diletta e io non riuscissi a fare niente per dimenticarla. Come un chiodo fisso, fottutamente estenuante.
Qualcuno bussò alla porta dell’hotel. Chi cazzo bussava alla mia porta alle 5 del mattino?
Mi alzai barcollando e andai ad aprire. Restai qualche istante a fissare la ragazza di fronte a me, la stessa che diverse ore prima mi aveva baciato nel backstage. Non ricordavo il suo nome, ricordavo solo che era con LEI.
“Sai che ore sono?” le chiesi scocciato.
“Si ma se non fosse importante non mi sognerei mai di disturbarti”
Cosa poteva esserci di così importante?
E poi … come cavolo aveva fatto a sapere in che stanza ero??
“Cosa ci fai qui?”
“Devo parlarti, si tratta di Diletta”
Alzai lo sguardo su di lei, incuriosito e poi sorrisi. Ogni volta che cercavo di mettere la parola fine a questa storia ecco che lei rientrava nella mia vita.
Le feci cenno di entrare, poi mi chiusi la porta alle spalle. Quando mi voltai accendendo la luce vidi gli occhi di quella ragazza illuminati, sembrava come … emozionata.
“Scusa, io … ecco sogno di conoscerti da sempre” balbettò guardandosi intorno mentre mi risedevo sul divano.
“Come puoi vedere sono molto più figo dal vivo” le dissi riprendendo a fumare.
Lei sorrise. Ecco la mia tipica fan sfegatata, personalmente non mi faceva ne caldo ne freddo cioè, non sarei mai riuscito a capire l’amore platonico che certe ragazze avevano per i loro miti e questo mi rendeva nervoso. Solo Diletta era riuscita completamente a smontarmi, lei non mi guardava come se potesse svenire da un momento all’altro, non voleva un mio autografo, non impazziva per la mia musica, lei era solo Diletta, non una fan.
Tornai alla ragazza.
“Cosa sei venuta a dirmi?”
“Non devi essere arrabbiato con Diletta, tu le piaci, come non le è mai piaciuto nessuno”
“Ho visto” risposi con una risata sarcastica.
“Non ti ha risposto per colpa mia, sapeva quanti io fossi pazza degli Oasis, di quanto desiderassi conoscervi e non voleva farmi rimanere male”
“Ammirevole”
Rimase qualche istante a guardarmi, sembrava decisa a convincermi ma io non riuscivo a credere a una mia fan che si presentava alla mia porta alle 5 del mattino.
“E’ venuta al concerto perché ce l’ho portata io, non se lo sarebbe mai sognata. Ha lasciato da parte l’articolo che sogna di scrivere da sempre per uscire con te, ha smesso di guardare le università e manca meno di un mese per fare la scelta. Le piaci davvero”
Continuavo a fumare ma all’improvviso mi sentii meno forte, meno deciso. E così Diletta stava lasciando da parte il suo futuro per me.
“Oggi partiamo, ritornerà tutto come se non ci fossimo mai incontrati”
“Lo pensi davvero?”
Annuii.
“Fossi in te non ne sarei così sicura, ho letto qualche riga che ha scritto ultimamente e non mi sembra neanche più lei”
“Qualche riga?”
“Una lettera Liam, ti ha scritto una lettera, ma sapeva che se te l’avesse inviata l’avresti buttata senza neanche leggerla.”
“Molto probabile”
“Beh Diletta non ha mai scritto una lettera, ha sempre odiato queste cose sdolcinate eppure per te l’ha scritta, io le darei un’occhiata”
Appoggiò un foglio piegato a metà sul tavolino di fronte a me, poi mi porse la mano.
“E’ stato un piacere conoscerti”
“Come hai fatto a sapere in che stanza ero?”
Si mise a ridere.
“IO so tutto, sono tua fan da quando avete iniziato, sono mica Diletta!”
Le strinsi la mano.
“Una così non la trovi più” disse.
Poi uscì dalla mia stanza dando un’ultima occhiata in giro, e chiudendosi la porta alle spalle.
Finii la mia sigaretta nel silenzio più assoluto poi mi alzai e presi in mano quel foglio bianco e lo lessi. Non sapevo perché lo facevo, mi sembrava tanto una scena di quei fottuti film romantici che non avevo mai guardato.
Una lettera. Se Diletta non l’aveva mai scritta prima d’ora, io non ne avevo mai letta una.
Mi sedetti sul divano e cominciai a leggere.
 
 
“Ciao Liam,
non ho mai scritto una lettera ma iniziarla con “caro” mi sembra una cosa assurda.
Non so neanche  perché la scrivo visto che non la leggerai mai, forse la scrivo per me,
per dire tutto quello che non posso dirti personalmente.

So di averti offeso, e che ci sei rimasto male perché non ti ho risposto al cellulare e
so che non mi darai una seconda possibilità, ma neanche per me è così facile.
Fino a ieri non sapevo neanche chi fossi, prendevo in giro tutte le rock star
con le mie amiche e non mi sognavo neanche di andare a un concerto e poi sono
uscita con te e qualcosa è cambiato. Tu sei così diverso dagli altri, così diverso da me.
Non riesci a fare un discorso senza dire fottuto, fumi, bevi, parli di tuo fratello come
di un conoscente, canti con le mani dietro la schiena e quando mi guardi è come se tutto
il resto non contasse. Quando ti guardo negli occhi vedo tutto ciò che vuoi nascondere al
mondo, e non so bene cosa sia perché non ho mai digitato Liam Gallagher su
google per documentarmi.

L’altra sera Noel mi ha dato un passaggio, io gli piaccio. Ma io continuo a pensare a te,
ho dovuto perfino cancellare il tuo numero per cercare di smetterla ma non ha funzionato.

Io non mi terrò informata su di te con internet, non leggerò articoli su di te e non verrò ai
tuoi concerti, non sono quel tipo di persona. Sento che se tu domani parti non ci vedremo
più e tornerà tutto alla normalità ma, per uno strano motivo, io non voglio. La mia vita
è troppo confusa per affrontarla da sola, per far finta che non sia successo niente.
Quest’anno mi diplomo. E dopo? Il vuoto totale.
E’fottutamente triste tutto ciò (come diresti tu).

Tu invece, non devi preoccuparti del tuo futuro, è come se fosse già scritto. Il mio
no o almeno era così fino a qualche giorno fa, da
quando ti ho conosciuto sento qualcosa dentro di me che mi dice stai con lui.

Ma non so se è quello che vorresti anche tu. Adesso sono stufa di scrivere questa
cosa assurda, sono così le lettere allora? Così vere, così fluide, così tremendamente
piene di verità e sentimenti? Mi fanno schifo, chissà dove finirà questa.

Ciao Liam, ti penso sempre.
                                                                       
                                                                                                Diletta

 
Finii di leggere la lettera e mi sentii uno stupido. Cazzo come si poteva essere così fottutamente sinceri con un tipo che ti aveva trattato così male senza neanche un chiarimento?
Lei poteva. Non l’avrei più trovata una così, lo sapevo anche io.
Tornai sul divano con le mani dietro la testa e i piedi alzati. Quel giorno sarei partito. Ma non prima di averla rivista.

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Capitolo 13
*** Più o meno come Willy Wonka ***


Capitolo 13.
 
Diletta’s Pov
 

 
Driiiiiiin. Suonava il campanello, continuava a suonare. Mi misi un cuscino sulla testa nel tentativo di non sentire quel rumore fastidioso ma non funzionò.
“Sarah …. Vai tu, è casa tua” dissi cercando di svegliarla con la mano.
“Ho sonno … vai tu” mi rispose girandosi dall’altra parte.
Mi alzai di malavoglia e scesi le scale con addosso il mio pigiama rosa. Poi aprii la porta.
Chi poteva prevedere che di fronte a me alle sette del mattino ci sarebbe stato Liam Gallagher? Io no.
Lo guardai qualche istante. Indossava un cappello blu alquanto eccentrico, degli occhiali rotondi alla John Lennon e una giacca anch’essa blu. Nel complesso mi ricordava Willy Wonka in “La fabbrica di cioccolato”, questo mi fece sorridere.
Restai qualche secondo a guardarlo, paralizzata, senza sapere cosa dire, mi sentivo strana.. felice.
Alla fine parlai ma non fu un grande inizio.
“Ciao” dissi semplicemente.
“Buongiorno” continuava a guardarmi con le mani nella tasca della giacca e uno strano sorriso sulle labbra.
“Cosa.. si, insomma, come mai sei qui?” gli chiesi.
“Avevo voglia di vederti”
Ecco, lui era sempre così tranquillo, così normale, spontaneo, che mi lasciava ogni volta basita. Si presentava alla mia porta come se niente fosse, come se i giorni prima non fosse successo niente.
“Anche io” gli dissi senza pensarci.
Sentii le mie guance avvampare e avrei tanto voluto poter sparire, volatilizzarmi per la vergogna.
“Passi la giornata con me?”
Lo guardai sorpresa.
“Ma tu non devi partire?”
“Stasera, oggi faccio quello che voglio”
Sorvolai sull’ultima parte e sorrisi.
“Mi devo cambiare”
“Oh è uguale, quel pigiama rosa è fottutamente sexy e il portinaio qui fuori mi ha scambiato per un capo stazione quindi in teoria saremmo una coppia fottutamente fica”
Scoppiai a ridere.
“Mi cambio e arrivo”
Liam si portò una mano alla fronte e la alzò come si fa il saluto militare, poi mi guardò mentre salivo le scale.
Entrai in camera di Sarah a tutta velocità, non mi ero mai sentita così felice, elettrizzata, impaziente.
“Svegliati, merda Sarah, svegliati!” le urlai strattonandola.
“Che c’è!!!” mi urlò incavolata per averla svegliata in quel modo.
“C’è Liam alla porta Gallagher!”
“Cosa.. Hai bevuto?”
“Ma va! C’è Liam Gallagher alla porta!”
“Oh merda!”
Sarah saltò giù dal letto a tutta velocità e si affacciò alla finestra per constatare che le avessi detto la verità.
“Oh mio dio, c’è Liam Gallagher sotto casa mia..”
Corsi verso di lei e la abbracciai forte.
“Non so cosa gli abbia preso, ma.. vuole passare la giornata con me!”
“E cosa fai ancora qui impalata?! Muoviti vestiti!” mi disse lei spingendomi verso il bagno.
“Non ho dei vestiti di ricambio, ieri sera non pensavo che mi sarei fermata a dormire.. hei a proposito lui come fa a sapere dove abiti?”
“Bella domanda.. o ti ha seguita, o non saprei proprio!”
Rimasi perplessa per  la sua risposta  ma non ci feci tanto caso, avevo altro a cui pensare.
“Tieni metti questa, sopra i jeans a sigaretta” mi disse Sarah lanciandomi una sua maglietta.
Era bianca, larga e lasciava una spalla scoperta davanti aveva la scritta “I love men” con la n cancellata.
Scoppiai a ridere. “Io mi amo” dissi ad alta voce.
Anche Sarah scoppiò a ridere, poi tornò alla finestra per osservare il suo sogno diventato realtà.
Mi vestii il più veloce possibile, mi truccai con un filo di matita e un po’ di mascara e poi presi la mia borsa. Quando mi voltai verso di lei aveva tra le mani una macchina fotografica e la puntava verso la finestra.
“Non sei normale..” dissi.
“Ssssh è la prova che non mi sono immaginata tutto!” disse facendomi la linguaccia.
“Ci vediamo stasera” dissi a Sarah emozionata.
“Certo! Voglio sapere tutto, buona giornata!”
“Ciao!”
Corsi giù dalle scale a tutta velocità e quando aprii la porta volai praticamente in braccio a Liam.
“Scusa” dissi alzandomi impacciata.
Lui sorrise.
“Non è così male”
Mi sistemai la borsa a tracolla e chiusi la porta dietro di me.
“Dove andiamo?” gli dissi.
“Dove vuoi”
“Io, non saprei..”
“Dove saresti andata stamattina se non fossi passato a prenderti?”
“Beh probabilmente.. sul London Eye” dissi lanciandogli un’occhiata per guardare la sua reazione.
“Cioè tu mi stai dicendo che solitamente ti svegli e pensi ad andare sul London Eye?”
“Perché no?” dissi continuando a camminare al suo fianco.
Rimase qualche istante in silenzio.
“Ok, andiamo”
Rimasi sorpresa. Liam Gallagher sul London Eye, non ce lo vedevo per niente. Nemmeno io ci andavo spesso, c’ero andata solo una o due volte tanto per provare.
Continuammo a camminare in silenzio mi sentivo un po’ imbarazzata e il mio stomaco era sottosopra inoltre continuavo a pensare a  tutto quello che era successo.
“Senti, sono stata un’idiota a non risponderti ma era per Sarah, non volevo farla stare male”
“L’ho capito, ma adesso non ci pensiamo”
Mi fermai un istante in mezzo alla strada e lui si voltò a guardarmi.
“Perché Liam Gallagher sta facendo tutto questo?”
“Perché gli va”
“Non fa una piega..” sussurrai riprendendo a camminare.
Prendemmo un taxi che ci portò direttamente davanti alla ruota panoramica, a quell’ora del mattino non c’era tanta fila ed erano soprattutto turisti.
Quando ci mettemmo in fila dietro agli altri restammo in silenzio. Sentivo il suo sguardo su di me, e avrei tanto voluto guardarlo negli occhi ma avevo paura che se lo avessi fatto non sarei più riuscita a togliere lo sguardo.
“Da quant’è che non fai una fila?”
“Ah, non ricordo.. ma anche ora se mi togliessi il cappello eccetera mi farebbero passare subito avanti”
“Non farlo” dissi velocemente.
Lui sorrise.
“Il successo ti rende nervosa.. non devi, è fottutamente appagante essere apprezzati”
“Apprezzati si, ma essere inseguiti da una marea di persone che non desiderano altro che toccarti e parlarti non penso”
Non mi rispose.
Ad un tratto una ragazza sui venti anni si avvicinò a noi con un sorriso immenso stampato sulle labbra.
“Ciao.. posso, posso avere un autografo?” chiese porgendo un blocco a Liam.
“Certo”
Le firmò il blocco e l’abbracciò. Lei se ne andò sempre con quel sorriso sulla faccia, era strano. Ero abituata a Sarah, ma lei era la mia migliore amica, mentre vedere una sconosciuta reagire così mi fece sentire.. sbagliata.
“Forse, è meglio lasciar perdere..” dissi a Liam cercando di uscire dalla fila.
“No, resta” disse prendendomi la mano.
Per la prima volta dopo tanto tempo lo fissai negli occhi, erano chiari, limpidi, sinceri e non chiedevano altro che essere guardati.
“Perché?” chiesi con un filo di voce.
“Per me” disse Liam.
La fila procedeva lentamente mentre, di fianco a lui, sentivo il suo respiro su di me, la sua mano ancora nella mia.
“Sono dieci euro a testa” disse il bigliettaio.
“Pago io per me” dissi tirando fuori il portafoglio.
“Scordatelo” ribatté Liam “tenga il resto”
Ci sedemmo su quella gigantesca giostra, uno di fianco all’altra, eravamo stretti e ci toccavamo ma non importava. Mi sentivo felice, protetta, lui era li con me, per me.
Quando la ruota cominciò a muoversi ebbi un sussulto, andava lentamente ma il mio stomaco era sottosopra e non sapevo bene quale fosse la vera causa. Mi voltai a guardarlo e lui fece lo stesso.
Forse era davvero il momento più perfetto di tutta la mia vita o forse ero io che volevo fosse così.

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Capitolo 14
*** Fottutamente pazzo di te ***


Capitolo 14.
 
Liam’s Pov.

 
Ero sul London Eye io, Liam Gallagher, ero sul London Eye. Se Noel lo avesse saputo mi avrebbe preso in giro a vita. Osservai Diletta, era così dannatamente bella che quasi non riuscivo a trattenermi dal baciarla. Ormai eravamo giunti sulla cima della ruota, si vedeva tutta Londra,poi all’improvviso l’enorme giostra si fermò.
Diletta mi strinse forte la mano e affondò la testa nel mio petto chiudendo gli occhi. Era la sensazione più bella di tutta la mia vita. La abbracciai completamente senza darle il tempo di dire qualcosa.
“Cazzo…  non vieni mai sul London Eye dico bene?”
“Ho una paura terribile dell’altezza” sussurrò lei.
Sorrisi, mi aveva fregato. Adesso Noel avrebbe potuto vederci tranquillamente.
“Diletta.. e se restassimo qui per sempre?” le chiesi.
“Basta che non mi lasci..”
“Guardami.”
Alzò lentamente lo sguardo su di me. Sentivo il suo profumo che mi mandava in estasi e non riuscivo a non guardarla, era davvero peggio di una droga. Cazzo mi aveva stregato come non mi era mai successo. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza e sentivo il suo respiro sulla mia bocca.
“Chi è il più figo della band?” le chiesi restando serio.
“Il batterista, rimane  decisamente il batterista”
Sorrise appena e poi appoggiò le sue labbra sulle mie. Ricambiai il suo bacio, come desideravo fare dall’istante in cui l’avevo conosciuta. Non capivo più dov’ero, non me ne fotteva più di niente, solo di lei.
“E’ servita una scazzottata con Noel per arrivare a questo.. ne è valsa fottutamente la pena”
La baciai ancora una volta, più dolcemente.
“Allora quello che dicono i giornali è vero?” mi chiese preoccupata.
“Quello che scrivono i giornali non è mai la verità”
“Quindi  gli Oasis non si scioglieranno?”
“E così ti importa degli Oasis?” le chiesi, stuzzicandola.
 “Liam.. non fare cazzate per me, non te lo permetto”
“Mi fai impazzire” le dissi continuando a stringerla.
“Giurami che non litigherai mai più con Noel per colpa mia.. giuramelo”
Era davvero così importante per lei che non dessi un pugno a Noel?
“Te lo giuro” dissi di malavoglia.
Lei mi lanciò un’ occhiata poi mi diede un bacio. Non riuscivo a deluderla ancora.
“Ti interessa così tanto di Noel?” le chiesi.
“Mi interessa di entrambi”
Riflettei su quella risposta mentre la ruota ricominciava la discesa al suolo e lei mi teneva stretto a se.
 


 
Diletta’s Pov
 
Ci eravamo baciati. Lo avevo baciato. Aveva un sapore strano che ricordava vagamente la sigaretta fumata probabilmente prima di suonare il mio campanello, mi piaceva.
E poi mi abbracciava, mi abbracciava come se non potesse fare altro.
“E’ servita una scazzottata con Noel per arrivare a questo.. ne è valsa fottutamente la pena” disse ad un certo punto.
Lo guardai preoccupata. E così avevano realmente litigato per me..
“Allora quello che dicono i giornali è vero?” gli chiesi.
“Quello che scrivono i giornali non è mai la verità”
“Quindi  gli Oasis non si scioglieranno?”
 Sorrise, continuando a guardarmi negli occhi.
Quegli occhi azzurri e profondi mi facevano sciogliere.
“E così ti importa degli Oasis?” chiese sarcastico.
“Liam.. non fare cazzate per me, non te lo permetto” gli dissi tornando alla realtà.
Per un istante pensai a Noel a due sere  prima quando mi aveva accompagnata a casa, a quel bacio veloce che mi aveva dato sulla guancia e al modo in cui non mi aveva fatta sentire sola. Non si meritava un pugno da Liam, non si meritava di dover litigare con suo fratello per me.
“Mi fai impazzire” sussurrò Liam al mio orecchio.
Un brivido improvviso mi corse lungo la schiena mentre lui avvicinava la sua bocca al mio orecchio.
“Giurami che non litigherai mai più con Noel per colpa mia.. giuramelo” riuscii a sussurrare.
Lo vidi aggrottare la fronte, poi tornò a guardarmi.
“Te lo giuro” disse facendomi notare quanto tutto ciò gli pesasse.
Eppure era disposto a farlo, per me.
“Ti interessa così tanto di Noel?” mi chiese all’improvviso.
Aveva un tono leggermente malinconico e arrabbiato come se lo avessi deluso. Provai a farmi la stessa domanda.. mi importava realmente di Noel? Si.
E non capivo neanche io perché, il mio cuore batteva all’impazzata ogni istante in cui Liam mi toccava o si avvicinava a me eppure ogni volta che pensavo a Noel ero.. felice.
“Mi interessa di entrambi” risposi dopo un po’.
Vidi il suo sguardo staccarsi dal mio e volgersi verso Londra mentre la giostra cominciava a scendere lentamente. Io restai immobile con la faccia dentro alla sua giacca, ad assaporare il suo profumo. Sapevo che quella risposta lo aveva deluso, e anche io ne ero sorpresa ma il pensiero che Noel avesse fatto a botte per me mi rendeva triste e avrei tanto desiderato rivederlo, non sapevo nemmeno io perché.
Quel momento era estremamente perfetto e io ero innamorata di Liam eppure una parte di me, forse la più idiota, la più nascosta, desiderava rivedere Noel e abbracciarlo.
Scendemmo dal London Eye tenendoci per mano.
“Mi sono fatto fregare da te” disse all’improvviso Liam bloccandomi le braccia dietro la schiena e abbracciandomi.
“Può darsi mister “sono il più figo della band” ” dissi ridendo.
“Ah Diletta.. questa te la concedo ma solo perché sono giorni che desidero baciarti” disse appoggiando le sue labbra sulle mie.
Era così tremendamente dolce che avrei potuto sciogliermi da un momento all’altro.
“Sapevo che c’era altro dietro alla tua facciata da duro” sussurrai al suo orecchio.
“Cazzo.. mi hai scoperto!” disse appoggiando la sua fronte alla mia.
Sorrisi. Non riuscivo a smettere di sorridere.
“Perché hai picchiato Noel?” gli chiesi dopo un po’.
Si scostò lentamente e fece qualche passo lasciandomi la mano.
“Liam..”
“E’ un fottuto idiota, si è preso una sbandata per te e quando ho saputo che ti aveva accompagnata a casa io avrei voluto mandare tutto a puttane, ma non potevo, così mi sono accontentato di prendermela con la sua faccia”
Lo guardai. Evidentemente era più grave di quanto pensassi. Tornò vicino a me e mi strinse forte.
“Provi qualcosa per mio fratello?”
“Mi ha solo accompagnata a casa, ero sconvolta..”
“Diletta, per favore dimmi la verità”
“Io non lo so insomma, penso di no però non mi va che vi siate picchiati per colpa mia”
Riprendemmo a camminare, Liam mi avvolgeva le spalle con un braccio mentre teneva l’altra mano nella tasca della giacca.
“Sei arrabbiato con me?”
Sorrise.
“No, non ci riesco”
“Con Noel?”
“Sempre”
Tipica risposta alla Liam Gallagher, pensai.
Continuammo a camminare finchè non ci ritrovammo di fronte all’hotel in cui, da quanto mi aveva detto Sarah, alloggiavano.
“Cosa facciamo qua?” chiesi a Liam confusa.
“Devo andare a fare una commissione, raggiungi gli altri.. camera 312”
Ero davvero confusa. Come mai mi mollava li? E poi.. cosa doveva fare?
“Hei sono fottutamente perso di te, tornerò prima che il bastardo possa anche solo toccarti” disse baciandomi dolcemente.
“A dopo..” dissi staccandomi da lui.
Mi fece un cenno e si allontanò attraversando la strada con la sua camminata stramba. Per un secondo mi sfiorò l’idea che quella sera doveva partire e che, probabilmente, ci saremmo lasciati. Mi mancò il respiro e mi venne l’impulso di rincorrerlo ma non lo feci; restai semplicemente a fissare un punto indefinito sulla strada. Poi mi voltai e, a passi incerti, entrai in quello sfarzoso hotel alla ricerca della camera 312.
 







Angolo Autrice: Ciaoooo! Dunque in questo capitolo finalmente la svolta tra Liam e Diletta! E Noel? Non potevo lasciarlo da parte... nel prossimo capitoli ci sarà decisamente del bello con i nostri 3 protagonisti. Partiranno i Gallagher senza Diletta? E lei è innamorata solo di Liam? Lo saprete nella prossima puntata (o, più probabilmente, nel prossimo capitolo!) a presto! xD

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Capitolo 15
*** E adesso.. scivola via (Slide Away) ***


  

“Slide away - and give it all you've got
My today - fell in from the top
I dream of you - and all the things you say
I wonder where you are now?”
 

 
Diletta’s Pov
 
 
Non avevo mai visto un hotel così immenso e sfarzoso, i corridoi erano lunghi e larghi, l’arredamento costoso e c’era personale a tua disposizione ovunque. Mi sentii sbagliata in quel luogo, cosa ci facevo li? Salii al terzo piano con l’ascensore, a caso, non sapevo bene dove stessi andando ma rimanere ferma nella hall non mi sembrava una grande idea.
Quando uscii dall’ascensore mi ritrovai nel mezzo di un immenso corridoio che procedeva verso destra e verso sinistra per poi svoltare da entrambe le parti. O cazzo.. pensai. Feci qualche passo verso destra leggendo i numeri sulle porte delle stanze ma della 312 neanche l’ombra. Poi mi fermai improvvisamente e decisi di uscire da quel posto e tornare indietro. Non appena mi voltai una voce, alle mie spalle, mi fece bloccare.
“Diletta?”
Noel Gallagher, a qualche metro da me, mi osservava con un’espressione sorpresa e un sorriso sulle labbra. Portava un paio di occhiali da sole e una sigaretta tra le dita (ma allora era un vizio di famiglia?).
“Ciao Noel” dissi andandogli incontro.
Mi avvicinai a lui e, senza pensarci, lo abbracciai.
Lui mi avvolse con le sue braccia per diversi secondi finché non mi staccai dalla sua presa.
 Mi era inspiegabilmente mancato.
“Cosa ci fai qui?” mi chiese buttando la sigaretta in un cestino li vicino.
“Ero con Liam, ma è dovuto andare.. sinceramente non so dove diavolo sia andato ma ha detto di aspettarlo qui” dissi scostandomi i capelli dalla faccia.
“Allora vieni con me” disse porgendomi la mano.
Gliela strinsi e lo seguii lungo quel corridoio immenso che ci fece arrivare a una stanza con una grande porta in legno.
“Prego..” disse facendomi entrare.
Rimasi a bocca aperta entrando nella suite di Noel. Dire che era immensa era dire poco, c’era un enorme letto matrimoniale al centro della stanza, due ampie finestre, un piccolo frigo-bar, e poi gli effetti personali di Noel, compresa la sua chitarra, sparsi in giro.
“E’.. wow, è una vera ficata” riuscii a dire mentre mi sorpassava diretto verso il letto.
“Ne ho avute delle migliori” disse facendomi l’occhiolino.
Cominciai a ridere. Era incredibile come il grande The Chief (come Sarah lo chiamava) riuscisse a farmi sentire spensierata, leggera, positiva.
“Cosa facevi con Liam? Non si è ancora arreso?” disse facendomi segno di sedermi di fianco a lui.
“So che avete litigato.. per me” dissi guardandolo negli occhi.
Anche lui mi guardò, senza distogliere lo sguardo, restò a fissarmi. Eravamo irrimediabilmente vicini e sentivo un’attrazione che non pensavo di provare nei suoi confronti.
“Lui litigava, io mi difendevo. E’ solo un fottuto bastardo..”
Sembrava triste, come se non riuscisse a dirmi tutta la verità, come se avesse paura della mia reazione..
Appoggiai la mia mano sulla sua e gliela strinsi.
“Grazie..” sussurrai appoggiando la testa sulla sua spalla.
Restò qualche istante in silenzio, poi chiese:
“Per cosa?”
“Per essere qui con me” dissi.
Ed era la verità. Lui c’era adesso che Liam era andato chissà dove, e c’era stato quando mi ero sentita così sola e stupida, al concerto.
Restammo in quella posizione qualche minuto, in silenzio. Lui mi aveva messo un braccio intorno alle spalle e io avevo la testa sulla sua spalla. Mi sentivo tranquilla, mi sentivo me stessa.
“Non so come cazzo faccia a piacerti mio fratello” disse all’improvviso .
Mi voltai a guardarlo, sorpresa.
“Dice sul serio The Chief?” chiesi imitando la sua voce.
Si mise a ridere e mi fece tacere mettendomi la mano sulla bocca. Scoppiai a ridere anche io e alla fine crollammo sfiniti sul letto.
“Dove sei stata tutto questo fottuto tempo?” mi disse accarezzandomi una guancia.
Chiusi gli occhi, e una malinconia improvvisa mi assalì attanagliandomi lo stomaco.
Mi sedetti sul letto mentre una lacrima scendeva dagli occhi bagnandomi il viso.
“Cosa c’è?” chiese Noel tornando ad abbracciarmi.
“Stasera partite..” dissi tornando a guardarlo, il suo viso era pericolosamente vicino al mio.
“Vieni con noi” disse semplicemente.
Sorrisi.
“Io non centro niente con gli Oasis, non servo alla band”
“Ma io ho un fottuto bisogno di tenerti vicina”
Appoggiò le sue labbra sulle mie senza che avessi il tempo di far niente e mi baciò, con una leggera pressione e poi dolcemente. Le lacrime continuavano a scendermi dagli occhi e mi sentivo stupida ma dentro di me qualcosa mi diceva che anche io avevo un assurdo bisogno di Noel.
Mi alzai dal letto allontanandomi da lui e asciugandomi il viso con le mani.
“Non posso.. io, non posso..” adesso le lacrime scendevano velocemente e gli occhi mi bruciavano, non volevo che Noel mi vedesse così quindi uscii dalla camera e mi misi a correre fino all’ascensore  e poi fuori dall’hotel.
Deboli gocce di pioggia avevano cominciato a scendere su Londra e io singhiozzavo, non riuscivo a smettere. Non sapevo più cosa volevo, non riuscivo ad abituarmi all’idea che entrambi se ne andassero.. mi sentivo irrimediabilmente sola.
La pioggia mi bagnava i capelli, i vestiti, la borsa ma non mi importava mi sentivo solo terribilmente sola, avevo bisogno che Liam mi stringesse, che mi tenesse vicino a se. Ma non sapevo dov’era..
Mi sedetti su una panchina a Covent Garden mentre le persone mi passavano davanti come se niente fosse. Solo il mio mondo sembrava essersi fermato.
Il cellulare mi vibrò nella tasca dei jeans. Era Liam.
Allora non era vero che aveva cancellato il mio numero.. lessi il messaggio.
 
“Dove cazzo sei sparita? Ti sto cercando per tutta Londra.. non riesco a cancellarti Diletta”
 
Spensi il cellulare e restai a fissare un punto indefinito sulla strada. Neanche io riuscivo a cancellarlo.. Mi alzai dalla panchina e ripercorsi di nuovo la stessa strada finché non mi ritrovai di fronte all’hotel. Liam era appoggiato al muro vicino alla porta e fissava i passanti senza concentrarsi su qualcuno in particolare.
Quando mi vide si avvicinò a me mentre, tra le lacrime, lo stringevo forte come se fosse l’unico che avrebbe potuto salvarmi.
 


 
Liam’s Pov
 
Appoggiato al muro, fuori dall’hotel continuavo a pensare a lei. Quando ero tornato non c’era più, gli altri non l’avevano vista e perfino Noel non mi aveva rivolto la parola. Non poteva essersene andata..
Alzai lo sguardo e la vidi di fronte a me, sotto la pioggia, fradicia dalla testa ai piedi tremava. Le andai incontro e la strinsi forte.
“Cosa è successo?” le chiesi portandola al riparo.
Lei non mi rispose. Continuava a stringermi forte, e io sentivo tutto quel calore che non avevo mai avuto da nessuno in vita mia, mi sentivo fottutamente vivo e importante per qualcuno. La condussi nella mia camera e restammo abbracciati per un po’, finché non si calmò.
“Fatti una doccia o ti prendi un raffreddore” le dissi accarezzandole il viso.
“Non ho dei vestiti..” disse.
Sembrava un pulcino bagnato e indifeso; sorrisi.
“Userai i miei, oppure puoi stare senza..” dissi provocandola.
“Certo, contaci..” mi rispose alzandosi dal divano.
Per un attimo pensai a lei senza vestiti.. WOW.
“Smettila!” mi urlò all’improvviso.
“Di fare cosa?”
“Di pensare a me in quel modo” mi rispose ridendo.
Cazzo l’amavo, l’amavo più del dovuto, più del limite che mi era permesso.
Entrò in bagno mentre io restai sul divano a fumare una sigaretta sentendo l’acqua della doccia scorrere pesantemente nella stanza accanto.
Quando uscì aveva addosso una mia maglietta che le arrivava a metà coscia e i suoi lunghi capelli ramati le ricadevano mossi e umidi lungo la schiena.
“Sei straordinariamente perfetta..” le dissi restando a guardarla.
“Non ho ancora capito per cosa..” disse lei avvicinandosi alla finestra.
“A cosa ti riferisci?”
“Per cosa sono perfetta?”
“Per me” le sussurrai in un orecchio cingendole la vita con le mie braccia.
Lei chiuse gli occhi, per un secondo, e si lasciò semplicemente coccolare come se non desiderasse altro da sempre.
“Perché eri così sconvolta prima?” le chiesi.
Si allontanò da me, sembrava triste.
“Io e Noel ci siamo baciati”
Restai in silenzio. Quel bastardo l’aveva baciata. Ma perché lei lo aveva baciato?
“Ti piace mio fratello?” dissi cercando di mantenere la calma.
“No, ho capito che mi piaci tu..” disse in un sussurro.
Tornai a guardarla. Lo stava scaricando per me, stava scegliendo me. La rabbia che c’era dentro di me e che mi spingeva a riempire Noel di botte si placò improvvisamente come se lei fosse più forte di tutto il resto, come se quello che provavo per lei bastasse.
Si avvicinò a me e mi baciò intensamente, stringendomi forte a se come se potessi scappare.
Hahahah piccola Diletta non capiva che ormai non riuscivo più a rinunciare a lei.
“Dobbiamo dirci addio Our Kid” sussurrò staccandosi di qualche centimetro dal mio viso.
“Gli addii se li danno i tizi di quei fottuti film romantici, non noi” dissi dandole un altro bacio.
“Allora il nostro sarà unarrivederci..”
Perché mi voleva dire addio? Perché non potevo essere fottutamente ricco, figo, famoso e felice?
“Non verrai con me?” le chiesi.
“No”
“Perché?”
Sorrise.
“Non sarò io la causa del declino degli Oasis.. e voi avete ancora molti singoli da scrivere, molti tour d fare e molte ragazze da frequentare”
“Oh cazzo così giovane e fottutamente saggia”
La sentii ridere. Era bello sentirla ridere, era come assistere a un goal del Manchester City ogni volta.
“Devo andare” disse.
La strinsi a me un’ultima volta, non sapevo cos’avrei fatto una volta che si fosse chiusa quella dannata porta alle spalle ma il solo pensiero mi faceva impazzire.
“Ti dedicherò una canzone, sarà la figata dell’anno” dissi.
Lei si staccò da me e mi guardò chinando la testa da un lato.
“Hey Our Kid, potrebbe funzionare con una vostra fan.. ma io mi aspetto molto di più”
Prese la borsa che aveva appoggiato sul divano facendomi una linguaccia e si avviò alla porta.
“E’ stato tutto fottutamente perfetto.. arrivederci Liam”
Feci un inchino e poi sussurrai: “Arrivederci Diletta”
Ma lei era già scomparsa oltre quella porta, con la mia maglietta addosso, il mio sapore sulle labbra e il mio cuore tra le mani.
Le mie valigie mi guardavano dall’altra parte della stanza come se non aspettassero altro che le prendessi e sparissi da quel posto ma io non volevo cazzo, per una volta non volevo andarmene.
Restai a fumare una sigaretta nel buio di quella stanza immensa, nel mio cellulare c’era ancora il suo nome, nel mio naso il suo profumo, nel mio cuore i suoi abbracci.
Ed ero fottutamente impotente di fronte a tutto ciò. Lanciai un’occhiata alla sua lettera nascosta sotto un cd su un comodino, quella era l’unica prova che mi legava a lei..
La presi tra le mani, la piegai lentamente e la buttai nel cestino.. quel giorno passato con lei contava più di mille parole.


Angolo Autrice: Buonaseraaaa Mad fer it! Ecco il capitolo dei capitoli, penso quello più atteso da quelle seguono questa fan fiction! Si giunge alla fine di questa storia (prevedo ancora 1o 2 capitoli) spero di NON avervi deluse! Beh che dire.. vi lascio alla lettura e aspetto di sapere cosa ne pensate!
P.S consiglio di leggere il capitolo ascoltando la canzone "Slide Away", mi ha ispirata! xD cheers!

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Capitolo 16
*** Il modo giusto x dirsi addio ***


"So dont go away, say what you say 
Say that you'll stay, forever and a day 
In the time of my life 
Cos I need more time, 
yes I need more time just to make things right" 


 

Diletta’s Pov
 
“Arrivederci Diletta..” mi aveva detto Liam e si era inchinato.
Our Kid.. mi aveva cambiato la vita senza che me ne rendessi conto. Mi aveva lasciata andare, perché sapeva che era giusto così, perché forse anche io, in un modo del tutto strano, avevo cambiato la sua di vita.
Mi chiusi la porta alle spalle e dovetti impegnarmi più del dovuto per non riaprirla e correre da lui. Una lacrima mi bagnò il viso.. Arrivederci.. Ci saremmo rivisti? Beh, prima o poi l’avrei scoperto; in fondo era solo il 1998, io avevo diciotto anni e Liam ventisei.. ne avevamo ancora di tempo.
Camminai lungo quel corridoio immenso e silenzioso che quel giorno avevo già percorso diverse volte, ma alla fine non presi l’ascensore, e mi fermai davanti all’ultima porta in fondo al corridoio quella di The Chief. Non sapevo cosa ci facevo li ma una parte di me sapeva che dovevo vederlo, che anche lui mi aveva cambiata a modo suo. Restai qualche istante con una mano su quella fredda porta di legno, poi mi decisi a bussare.
Silenzio. Finalmente sentii qualcuno avvicinarsi e la voce chiara di Noel dire:
“Tanto non ti apro bastardo”
Restai immobile. Lo stavo facendo soffrire così tanto?
“Sono io Noel.. sono Diletta” dissi con quel poco di voce che mi rimaneva.
Passò qualche istante e poi finalmente mi aprì.
“Sei venuta a scaricarmi definitivamente?” mi chiese poco distante da me.
Era vestito, pronto per partire. Sentivo odore di birra.. probabilmente veniva dalla sua bocca. Nei suoi occhi notavo un’ombra di tristezza, di delusione..
“Volevo solo salutarti prima di partire” dissi.
Notai la sua espressione cambiare, sembrava sorpreso. Mi guardò negli occhi, immobilizzandomi.
“E così non vieni con noi?”
“Te l’ho detto che non sarei venuta..”
“Pensavo che quel fottuto bastardo ti avrebbe portata a costo di mandare tutto a puttane..” disse passandosi una mano nei capelli.
“Ci ha provato..” gli risposi sorridendo.
“Vuoi entrare?” mi chiese scostandosi.
“No, grazie. Ho già fatto abbastanza casino è meglio che me ne vada..”
La sua espressione tornò triste.
“Per quello che è successo prima..”
“E’ tutto ok” risposi.
“Tu ami Liam” sembrava una domanda ma in realtà era un’affermazione, un’affermazione che gli fece aggrottare la fronte e che corrispondeva alla verità.
Non risposi ma notai come quel silenzio lo stesse distruggendo.
“Cosa succede adesso?” chiese.
“Succede che torna tutto come prima.. voi partirete e probabilmente vi vedrò su uno di quei giornali scandalistici o in televisione, ti consiglio di evitare quei programmi pomeridiani per pensionati fanno sempre domande inadeguate”
Si mise a ridere.
“Cercherò di ricordarlo, cazzo se proprio dovrò andare in tv sceglierò il programma più figo del pianeta!”
“All’altezza degli Oasis”
“All’altezza di un fottuto genio come me!”
Scoppiai a ridere.
“Scusami.. per essermene andata, per averti fatto litigare con Liam.. per tutto”
“Oh Diletta tu non immagini neanche quanto hai fatto per me.. sono anche riuscito a scrivere una canzone”
“Spero che non parli di una tipa che si chiama Sally o di una certa Elsa.. ommiodio dimmi che non mi hai chiamata qualcosa tipo Jane o Kate!”
Continuava a ridere.
“Niente di tutto questo..”
“Perfetto.. allora sarà sicuramente un altro successo”
“La vuoi sentire?”
“No!” dissi a voce forse troppo alta “ saprò qual è al momento giusto”
“Ah sei proprio strana piccola Diletta.. forse è per questo che non riesco a non pensarti”
Lo fissai, in silenzio. Eravamo sulla porta della sua stanza, poco distanti e sembrava che quell’istante si prolungasse all’infinito. Perché era così difficile separarmi da lui?
Qualcuno si mosse in fondo al corridoio. Un ragazzo dall’aria stanca e spazientita fece capolino da dietro l’angolo urlando:
“Dai cazzo Noel muoviti, quello stronzo dell’autista rompe le palle e Liam sta per uccidere il facchino!”
“Non rompere il cazzo Bonehead arrivo!” gli rispose Noel.
Il ragazzo in fondo al corridoio sparì spazientito e mi sfuggì una risata.
“Ti conviene andare o rimarrai a piedi con il cadavere di un facchino di cui doverti sbarazzare”
“Non partiranno di certo senza la fonte del loro successo e per il facchino.. beh saprei a chi dare la colpa!”
Mi sarebbe mancato The Chief, le risate con lui, la sua vicinanza, la sua protezione..
Mi lasciai andare un’ultima volta e lo abbracciai, forte, affondando la testa tra il suo collo e la spalla, tenendo gli occhi chiusi.
“Sei la cosa più bella che mi sia successa da tempo” disse The Chief senza lasciarmi.
“Noel..”
“Si?”
“Mi mancherai”
Lo sentii sorridere e stringermi leggermente più forte. Non avrei mai dimenticato il suo abbraccio, così come non avrei mai dimenticato i baci e il tempo passato con Liam.
“Sparisci, prima che non ti lasci più andare” disse staccandosi da me.
Avevo gli occhi lucidi, ancora, ma mi sentivo stranamente bene, felice. Stavo facendo la cosa giusta.
Mi allontanai velocemente da lui, camminando lungo quell’ampio e lungo corridoio, voltandomi prima di girare l’angolo. Mi sorrise mentre trascinava le sue valige fino all’ascensore e poi scomparve.
Se ne stavano davvero andando. Definitivamente.
Corsi giù dalle scale  e vidi il gruppo riunito nella hall. Bonehead era in piedi e parlava con un altro ragazzo, probabilmente Guigsy,  Liam era seduto scomposto su un’ampia poltrona e fumava una sigaretta, in silenzio, nascondendo i suoi bellissimi occhi sotto un paio di occhiali da sole (erano le nove di sera), mentre Tony sull’altra poltrona aveva gli occhi fissi su una ragazza della reception e Noel era vicino al bancone a pagare il conto.
Noel e Liam non se ne rendevano conto ma in fondo erano molto simili e io ero legata a tutti e due. Aspettai che si alzassero tutti per uscire e poi entrai anche io nella hall, pensavo che non mi avrebbero vista, in fondo stavano salendo sulla limousine, invece Liam si girò all’ultimo momento, restò qualche istante a guardarmi poi mi fece un cenno e sorrise. Io corsi contro di lui e gli diedi un ultimo, dolce e intenso bacio mentre lui, con le mani sulla mia schiena mi avvolgeva completamente.
“Ti amo Liam” riuscii a sussurrargli nell’orecchio.
Non l’avevo mai detto a nessuno. Non avevo mai provato niente di simile per nessuno.
“Sono fottutamente innamorato di te piccola” mi rispose lui.
Lo strinsi forte. Oltre la sua spalla vidi Noel che, vicino alla limousine mi guardava con uno sguardo pieno di tristezza e rabbia.
“Ciao” dissi a Liam.
“Perché te ne vuoi andare da me?”
“Perchè sei troppo importante”
Sorrise.
Poi si staccò da me e salì velocemente sulla limousine, al fianco di Bonehead mentra l’autista partiva a tutta velcoità.
“La posso aiutare signorina?” mi chiese un cameriere avvicinandosi.
“No, me ne sto andando. Grazie” riuscii a biascicare.
Mossi qualche passo verso la porta e quando fui fuori la fredda aria londinese mi invase dalla testa ai piedi, i passanti camminavano velocemente e le macchine sfrecciavano lungo la strada. Era la solita vecchia Londra di sempre, solo io mi sentivo diversa, solo io la vedevo in un altro modo.
Mi strinsi le braccia al petto per riscaldarmi un po’ e mi diressi verso casa. Ora, sapevo esattamente cosa dovevo fare.
 
 

 
Liam’s Pov

 
Seduto di fianco a Bonehead osservavo Londra scorrere fuori dal finestrino man mano che ci allontanavamo dall’hotel. Quel bacio era stato così intenso che per un secondo avevo pensato di prenderla e portarla con me. Poi pensai a Noel, a come probabilmente ci aveva guardati, al fatto che lui stesso l’aveva baciata.. L’aveva baciata. Bastardo.
“Spegni quella cosa, sembri una ciminiera” disse Bonehead togliendomi la sigaretta di mano.
“Ma che cazzo..!” provai a protestare ma ormai l’aveva spenta.
La macchina si fermò all’improvviso. Eravamo in viaggio da soli dieci minuti, perché cazzo si fermava?
“Abbiamo qualche fottuta tappa prima dell’aeroporto?” chiesi a Bonehead.
Lui scosse la testa, confuso.
Aprii la portiera e scesi. Eravamo fermi in un assurdo e squallido parcheggio di un autogrill, sull’autostrada che portava all’aeroporto.
Anche The Chief  era fuori dalla macchina, appoggiato alla sua portiera fumava una sigaretta in tutta tranquillità.
“Perché siamo fermi?” gli chiesi incavolato.
“Volevo fumare in santa pace”
“Stai scherzando?”
“Cazzo, ti sembro uno che scherza?”
Lo guardai sentendo la rabbia montare dentro di me.
“Perché l’hai lasciata andare?” mi chiese improvvisamente.
“Non ho avuto scelta”
Noel sorrise nell’oscurità aspirando un’ultima boccata di fumo.
“Sei un vero bastardo.. ti avevo detto di non toccarla” gli dissi.
Lui si girò verso di me e mi piantò un pugno in pieno viso procurandomi un dolore lancinante all’occhio, rompendomi gli occhiali.
“Questo è per averla fatta soffrire, per averla baciata” disse semplicemente risalendo sulla macchina.
Era davvero un bastardo. Lui l’amava. Esattamente come me.
Diedi un pugno sul tetto della macchina e rientrai nell’abitacolo al fianco di Bonehead che, quando mi vide, scosse la testa.
“Si riparte!” disse all’autista.
La macchina si reinserì sull’autostrada mentre inveivo contro mio fratello con ogni fibra del mio corpo.
 

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Capitolo 17
*** Un nuovo inizio lontano da te ***



 Diletta’s Pov

 
“E ora un applauso ai diplomati dell’anno 1998!”
Alzai lo sguardo verso Sarah seduta diverse file davanti a me e le sorrisi. Ce l’avevamo fatta. Il liceo era finito. Sul palco il preside si stava preparando a consegnare i diplomi.
Erano passati ormai due mesi da quando i Gallagher se ne erano andati ma non passava giorno in cui non pensassi a Liam, ai suoi baci.. Anche quel giorno avrei voluto fosse li con me e invece probabilmente era da qualche parte per il mondo a cantare, a fare quello che gli riusciva meglio, quello per cui era nato.
A Sarah non dissi mai del bacio tra me e Noel, quello fu un segreto che custodii nel profondo di me stessa così come l’amicizia strana e pericolosa che mi legava in qualche modo a The Chief.
Feci scorrere il mio sguardo sui miei compagni. Tutti i miei amici con su le toghe e i cappelli, tutti pronti a salutarsi, a ricominciare altrove la loro vita. Anche io mi sentivo pronta, io, Diletta, sempre piena di dubbi, di paure.. adesso sapevo che ce la potevo fare.
Sarah sarebbe andata a Princeton, ma ormai lo sapeva già da molto tempo era lei che non lo ammetteva.. per colpa mia, per paura di farmi pressione.
Io non sapevo ancora esattamente cosa mi avrebbe riservato il futuro ma sapevo che la scrittura era il mio modo di essere.. perfetta.
“Sei perfetta per me..” aveva detto Liam.
Sorrisi, era la cosa più dolce che qualcuno mi avesse mai detto e non me lo sarei mai aspettato da “sono mister figo”Gallagher.
Nonostante tutto era successo due mesi prima, sarei partita quella sera stessa, per l’Italia, e avrei frequentato la facoltà di giornalismo a Milano.
Diverse volte, in quei giorni, avevo cercato ovunque la lettera che due mesi prima avevo scritto per Liam ma non la trovai, forse l’avevo buttata, forse era stato meglio così.
“Diletta Wall!” annunciò il preside mentre dal pubblico si levavano diversi applausi.
Mi alzai dalla sedia e salii sul palco stringendo tra le mani quel pezzo di carta che decretava la fine di quel periodo della mia vita. Mi voltai verso il pubblico e sorrisi ai miei genitori, a Sarah e ai miei compagni di classe. E’ strano come l’ansia di aspettare l’arrivo di un giorno o di un momento particolare ti impedisca di vedere le cose per come stanno realmente, in fondo era solo un nuovo inizio.. per tutti.
 
“Allacciare le cinture di sicurezza, l’aereo sta per decollare” annunciò l’hostess mentre mi dimenavo sull’aereo con la mia cintura difettosa. Merda.
Non avevo mai particolarmente amato viaggiare in aereo ma sapevo che dovevo sforzarmi e che il viaggio sarebbe durato poco. Almeno ero seduta vicino al finestrino pensai.
Avevo ancora gli occhi rossi dopo aver dovuto salutare i miei genitori e Sarah, allontanarmi dalla mia migliore amica era stato più difficile del previsto, più di quanto immaginassi. Allacciai quella maledetta cintura e appoggiai la testa allo schienale chiudendo gli occhi, stanca. Mi addormentai quasi subito evitando di restare tutto il tempo a pensare come mi sarei dovuta comportare nel caso fossimo precipitati, il che, fu molto positivo. Quando aprii gli occhi ero in Italia. Trascinai le mie valige per la città fino all’appartamento che avevo affittato nel centro di Milano con un’altra ragazza di cui non sapevo ancora il nome.
Entrai in quella mia nuova “casa” sudata, stanca e irritata per aver dovuto trascinare libri e valige per tutta la giornata. Notai dei libri appoggiati al comodino dell’ampio salotto e la porta di una delle due camere aperta. La mia coinquilina era già arrivata.
Presi un lungo respiro e mi avvicinai alla stanza con la porta aperta per presentarmi.
Una ragazza minuta, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri mi guardò seduta sul letto.
“Ciao..” le dissi facendole un cenno con la mano.
Lei saltò giù dal letto e corse verso di me abbracciandomi.
“Ciao! Io sono Emma, la tua nuova coinquilina”
Restai immobile. Non mi aspettavo un benvenuto così caloroso, non ero abituata a tutto ciò.
“Io sono Diletta” le risposi porgendole la mano che lei strinse prontamente.
“Appena arrivata?” mi chiese guardandomi curiosa.
“Già” dissi io.
“Fidati, sarà fantastico vivere qui!”
Le sorrisi. Quella ragazza era veramente un’esplosione di energia.
“Cosa stavi facendo?” le chiesi.
“Oh stavo svuotando le valige e leggendo l’opuscolo dell’università, mi sono permessa di prendere questa stanza”
“Non c’è problema” le risposi “adesso è meglio che vada a sistemarmi anche io”
Feci per uscire dalla stanza quando la mia nuova compagna d’appartamento piantò un urlo tanto acuto che dovetti portarmi le mani alle orecchie.
“Che c’è?!” le chiesi preoccupata fermandomi sulla porta.
“Le.. le tue scarpe..”
“Cosa?” le chiesi confusa.
“Le.. le tue scarpe sono firmate da Liam Gallagher???”
Guardai un secondo le mie vecchie all star bianche, poi tornai a guardare Emma.
“Si.. si me le ha firmate Liam Gallagher” dissi senza particolare entusiasmo.
Da un po’ non pronunciavo il suo nome ad alta voce, da un po’ qualcuno non mi faceva pensare a lui. Provai una fitta di tristezza ricordando tutto ciò che era successo, come se si fosse riaperta una voragine,ma Emma non sembrò accorgersene impegnata com’era a fissare le mie scarpe.
“Tu l’hai conosciuto?! Com’è? Omiodio io conosco tutte le canzoni degli Oasis e sono.. WOW, si insomma prima o poi spero di poter andare a un loro concerto, avevo comprato una loro maglietta autografata su e-bay ma l’ho dimenticata a casa e..”
Ci risiamo! Pensai abbattuta. Ero andata via da Londra, dalla mia famiglia dalla mia vita e da tutto ciò che mi faceva ricordare i Gallagher per poi arrivare a Milano con una compagna di appartamento che era pazza di loro esattamente come, o forse anche di più, di Sarah. Forse era destino che io non mi dimenticassi di Liam..
“Posso vederle?” mi chiese all’improvviso Emma indicando le mie scarpe.
Mi portai una mano ai piedi e sfilai entrambe le all star, poi gliele porsi.
“Tienile quanto vuoi, io vado a riposare”
Lasciai quella strana ragazza seduta sul suo letto ad ammirare adorante  le mie vecchie scarpe come se fossero fatte d’oro, e mi chiusi dentro alla stanza accanto alla sua, alla mia nuova camera.
Coricata sul letto chiusi gli occhi e mi preparai ad affrontare quel nuovo inizio mentre una densa lacrima salata mi bagnava il viso.
 

 
Liam’s Pov
 
Coricato sul letto, nella mia camera d’hotel, aprii un occhio ancora assonnato. Di fianco a me una ragazza mezza nuda dormiva profondamente respirando regolarmente. La guardai per un secondo, non ricordavo neanche il suo fottuto nome, ma era così volgare ed estranea che decisi di svegliarla subito.
“Svegliati” le dissi muovendola non troppo delicatamente.
Lei per tutta risposta aprì gli occhi, mi lanciò un’occhiata sexy e sussurrò:
“Ancora due minuti..”
“No. Adesso” le dissi lanciandole il suo miniabito che era ancora sul pavimento.
“Bastardo” mormorò alzandosi controvoglia mentre si vestiva.
Non la guardai mentre usciva dalla porta sbattendo la porta dietro di se. Mi diressi verso il bagno, chiusi la porta e mi fermai davanti allo specchio.
Ricordi confusi riguardo la sera precedente mi tornarono alla mente, i baci di quella ragazza, le sue mani sul mio corpo, nel mio letto.. Scacciai quei pensieri senza troppa difficoltà, era solo una tra le tante.
Guardai il mio riflesso nello specchio, la barba che cominciava a crescermi, i capelli spettinati, quegli occhi azzurri che facevano impazzire tutte le pupe.. ero straordinariamente figo anche così. Ma sentivo che mi mancava qualcosa, che mi mancava lei.
Sarebbe mai passata quella assurda sensazione di vuoto? Quella fottuta voglia di tornare da lei e non lasciarla più allontanare da me?
Affondai la testa sotto il rubinetto mentre l’acqua gelata mi scorreva addosso, sperando che fosse così.
 
Eravamo in studio di registrazione da quasi mezz’ora e di Noel neanche l’ombra.
Bonehead e Guigsy strimpellavano qualcosa, Tony ascoltava una strana canzone di un fottuto gruppo scozzese e io li osservavo seduto sul mio sgabello sorseggiando una Guinness.
Odiavo quei momenti morti, mi facevano pensare a lei. Erano passati ormai tre mesi da quando ci eravamo salutati eppure Diletta Wall era costantemente nella mia testa.
Con The Chief non ci eravamo parlati per un bel po’ dopo quella scena nel parcheggio dell’autogrill e io avevo cercato di non pensare a lei passando le mie notti con qualche bionda da urlo trovata nei vari hotel. Ma non aveva funzionato cazzo. Ogni mattina, al mio risveglio, quando alcol e droga smettevano di fare effetto, desideravo soltanto poterla rivedere, riabbracciare, toccarla di nuovo. Era un po’ come cercare di cancellare qualcosa di indelebile.
“Vacci piano Liam, stasera abbiamo il concerto” mi urlò Bonehead dall’altra parte della stanza riferendosi alla mia quinta birra.
“Non rompere il cazzo” biascicai senza troppo entusiasmo.
La porta dello studio si aprì improvvisamente e Noel entrò con la sua chitarra in mano, i vestiti stropicciati e i capelli spettinati.
Probabilmente aveva passato la notte in bianco. Bene, almeno non ero l’unico a stare da cani.
“Dove cazzo sei stato?” gli chiesi appoggiando la birra.
“A salvarci il culo” rispose lui prendendo posizione davanti al microfono.
Suonò velocemente qualche accordo, poi iniziò con la melodia definitiva sotto l’ascolto attento di tutti gli altri. Le prime strofe non erano niente male ma quando fu vicino al ritornello capii il vero significato di quella canzone:

 
“…So whats the matter with you? 
Sing me something new ... Don't you know 
The cold and wind and rain don't know 
They only seem to come and go, away. 

Stand By Me -- Nobody knows the way it's gonna be 
Stand By Me -- Nobody knows the way it's gonna be 
Stand By Me -- Nobody knows the way it's gonna be 
Stand By Me -- Nobody knows Nobody knows the way it's gonna be…” 

 
L’aveva scritta per Diletta.. per la mia Diletta; ed era fottutamente bella.
“Cazzo Noel abbiamo tra le mani un nuovo successo!” disse Guigsy dando un pugno sulla sedia.
“Lo so” rispose semplicemente lui appoggiando gli spartiti sul tavolo e riprendendo a suonare.
Tutto ciò che avevo tentato di dimenticare mi ritornò in mente, tutti i baci, gli abbracci, il suo profumo così intenso.. fu come rivivere tutto in un secondo. Mi alzai improvvisamente e uscii dallo studio a grandi passi senza ascoltare Bonehead che mi ordinava di tornare da loro e senza vedere il sorriso dipinto sulla faccia di The Chief mentre mi sputava in faccia tutto ciò che mi ero lasciato sfuggire.
Qualcosa dentro di me bruciava, andava a fuoco e mi faceva male, troppo male. Entrai in un pub, mi sedetti al bancone e affondai la mia tristezza nell’alcol con la speranza di alleviare tutto quel dolore. Odiavo Diletta per essere così fottutamente innamorato di lei, odiavo me stesso per essermelo permesso; non sapevo dove lei fosse ma per la prima volta nella mia vita sapevo di avere trovato qualcuno per cui valeva veramente la pena combattere. Mi alzai barcollando dal bancone e uscii per le vie di Stoccolma senza prestare attenzione a tutti i bastardi che mi guardavano in modo strano.
Era giunto il momento di ricominciare.. e avrei ricominciato con quella canzone, con la sua canzone.


Angolo autrice: Allora ciao a tutte mad fer it! E siamo così giunte al penultimo capitolo della storia,
so che non è particolarmente rilevante ma ho dovuto spiegare che strada hanno preso i nostri protagonisti
dopo essersi separati.
Prevedo più eventi nell'ultimo di capitolo.. è davvero dura scrivere ultimamente ma siamo agli sgoccioli quindi
non vi faccio soffrire nell'attesa di sapere come andrà a finire! Che dire... a quanto pare la separazione di
Liam e Diletta non ha portato nulla di buono! E Liam sta affogando il suo dolore con i mezzi più semplici e 
a lui conosciuti.. vedremo come finirà! Alla prossima spero nelle vostre recensioni per qualche idea che renda
il finale speciale cheers *.*

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Capitolo 18
*** 5 years later (ancora nei casini) ***


 
Diletta’s Pov

Il taxi sfrecciava a tutta velocità per le vie di Londra quel sabato sera alle 22.30. Fuori l’aria era gelida, entrava nelle ossa e ti raffreddava tutto il corpo. Quell’anno Novembre era più freddo del solito e io l’adoravo.
Dopo 5 anni in Italia a studiare, visitare il paese e vivere con una pazza scatenata quale si era rivelata Emma, finalmente ero tornata nella mia vecchia e amata Londra. Ora, però, avevo cinque anni in più, mi ero liberata di quegli assurdi capelli ramati che avevo sempre odiato tingendoli di biondo e stavo andando ad una festa che probabilmente avrei odiato con un perfetto sconosciuto, tutto per merito di Sarah.
Anche lei a Princeton non se l’era passata male, aveva lasciato da parte per un po’ il suo amore per gli Oasis per dedicarsi completamente al suo nuovo fidanzato Jake e ora cercava di farmi accoppiare con un tipo abbastanza ricco e affascinante che aveva conosciuto attraverso il suo ragazzo.
“Non mi serve un fidanzato!” le avevo detto quando ero andata a casa sua a trovarla.
“Tutte balle Dile.. cinque anni in Italia non ti hanno cambiata e io so che tu hai bisogno di qualcuno accanto”
Ok, pensai, forse non aveva tutti i torti e, in Italia, ero uscita con diversi ragazzi ma era sempre finita male, come se non fossero mai abbastanza. Cosa potevo desiderare più di un italiano sexy e di buona famiglia che mi accoglieva a braccia aperte? Non lo sapevo nemmeno io.
Fatto sta che, come ogni volta, Sarah era riuscita a combinarmi un appuntamento con un certo Donovan (che schifo di nome era Donovan?!) e ora mi ritrovavo su un misero taxi appiccicata a lui che mi continuava a fissare.
“Una festa?!” avevo quasi urlato a Sarah quando mi aveva detto il luogo dell’appuntamento al buio che mi aveva organizzato.
“Si, una F E S T A. Ecco vedi, non sai neanche più cos’è una festa! Fidati, mi ringrazierai”
Avevo incenerito Sarah con uno sguardo glaciale mentre lei saltellava per la sua stanza rispondendo agli sms di Jake, facendomi saltare i nervi.
“Io odio le feste, io non sono capace di andare a una festa Sarah!”
Era scoppiata a ridere.
“Con il mio aiuto sarai capace”
“Ma perché cazzo mi vuoi fare andare proprio a una festa!?”
“Oh non te l’ho detto, Donovan è straricco e con straricco intendo proprio ricco sfondato, naviga nell’oro! Suo padre è un pezzo grosso nel campo televisivo e spesso organizza feste con star, personaggi famosi ecc.. qui a Londra! Quando Jake me ne ha parlato ho colto la palla al balzo dicendogli di parlare a Donovan di te”
“Tu cosa???” la fissavo senza parole, senza sapere se ridere o piangere dalla disperazione.
“MI ringrazierai piccola.. non sai quanto ti invidio!”
“Ti lascio il mio posto volentieri!”
Aveva sorriso, facendo una linguaccia.
“No, adesso tocca a te. Io ne approfitterò per stare con il mio ho un corpo perfetto -Jake”
Adoravo vedere la mia amica così felice, ma allo stesso tempo soffrivo al pensiero di me che andavo a una festa (che odiavo) con un perfetto sconosciuto (di cui odiavo il nome).
“Non ho niente da mettermi” avevo obiettato in preda alla disperazione.
Ma come se niente fosse Sarah si era avvicinata al suo armadio e ne aveva tirato fuori un pezzo di stoffa nero quasi invisibile che inizialmente avevo scambiato per un top.
“Tieni, con questo sarai una bomba”
Avevo fissato il mini-abito a bocca aperta poi rivolgendomi a lei avevo detto:
“Ti lascio sola cinque anni e mi diventi una pervertita?”
Lei era scoppiata a ridere, con quella risata che mi era così tanto mancata.
“Dile.. guarda che cinque anni è un sacco di tempo!”
E aveva ragione. Io stessa, quei cinque anni trascorsi in Italia, ero cambiata, ero cresciuta,ero diventata me stessa.
“Non sono cambiata abbastanza per essere pronta a questo” le avevo detto indicando il vestito.
Lei mi aveva guardata, perplessa, con sguardo interrogativo, poi mi aveva spinta in bagno.
“Fai in fretta che voglio vedere come ti sta!” mi aveva poi urlato.
Avevo faticato un po’ ma finalmente ero riuscita ad infilarmi quel coso come se fosse una cosa abituale e ad uscire per farmi vedere da Sarah.
“Ok riesco a dire solo una parola.. WOW. E sono una ragazza.. pensa te l’effetto che avrà su Donovan!”
Già. Donovan. Me ne ero scordata.
Mi diedi un’occhiata nello specchio dietro l’armadio e ciò che vidi mi lasciò senza parole: quella nello specchio era una ragazza sconosciuta alta, ma non troppo, con dei lunghi capelli biondi (non esageratamente chiari), gli occhi verdi e un vestito nero che esaltava le forme del suo corpo e la sua pelle chiara. Quella era la nuova me, era il mio nuovo inizio.
Rimaneva comunque il fatto che, a mio parere, quel vestito era davvero troppo corto.
“Smettila con questi discorsi, sembri mia nonna! Dile, o adesso o mai più” mi aveva detto Sarah seduta sul suo letto.
E così avevo preso un lungo respiro, mi ero messa un filo di mascara, un paio di tacchi bianchi in tinta con la pochette e avevo aspettato l’arrivo di Donovan sotto casa di Sarah.
“Me la pagherai..” le avevo sussurrato prima di uscire fingendomi offesa. Per tutta risposta lei era scoppiata a ridere dicendomi:
“Sisi.. pensa a tornare a casa te..”
Donovan si era presentato con una rosa rossa tra le mani e un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia come un damerino. Io avevo accennato un debole sorriso, mal riuscito, ed ero salita sul taxi prima che potesse dirmi qualsiasi cosa che non fosse “ciao”.
Per tutto il viaggio rimasi incollata alla portiera alla mia destra, con il vapore dell’aria esterna gelata che appannava il finestrino confondendo i contorni delle cose.
Ogni tanto lanciai qualche occhiata a Donovan e ogni volta lo vidi con gli occhi fissi su di me, in silenzio.
Non che fosse brutto, intendiamoci.. era decisamente alto e imponente, se così si può dire, aveva una fronte alta, dei capelli mori corti e degli occhi scuri un po’ inquietanti ma non era il mio tipo, me ne ero accorta subito.
“E così hai ventitré anni..” disse all’improvviso.
“Già..”
“Interessi particolari?”
Mi sembrava un discorso tanto stupido e banale che decisi comunque di assecondarlo solo per sciogliere quel silenzio opprimente.
“Scrivo, sono una giornalista, viaggio per scrivere e.. adoro Sarah”
Lui mi guardò in modo strano, restando qualche secondo in silenzio.
“Guardi la tv?” mi chiese all’improvviso.
Che cazzo di domanda era … ?
“Non tanto.. non ho molto tempo”
“Ah..”
Silenzio. La serata stava già andando male, e non era ancora iniziata!
“Sei una bomba stasera Diletta” disse appoggiando la sua mano sulla mia.
Lo guardai, forse lo fulminai con lo sguardo, ma decisi di non ritrarre la mano immediatamente per paura di offenderlo.
Risposi semplicemente con un debole sorriso per poi tornare a fissare le figure indistinte oltre il finestrino.
Il taxi si fermò una decina di minuti dopo, davanti a una villa pazzesca nella periferia di Londra, era molto più grande di qualsiasi edificio avessi mai visto. Quando scesi dall’auto una folata di vento gelido mi fece rabbrividire, mentre Donovan mi cingeva la vita con un braccio. Posai lo sguardo sulla sua mano appoggiata al mio fianco e poi su di lui.
“Ti spiace?” mi chiese impassibile.
“No.. fa niente” risposi confusa.
In realtà mi dispiaceva, e molto. Ma ormai ero in ballo e dovevo ballare.
Entrammo nell’atrio di quella villa e ci immergemmo nella massa di persone che erano già arrivate. Donne, uomini, ragazzi, ragazze, tutti straordinariamente affascinanti, strani, ricchi e famosi. Mi venne la nausea..
Cosa ci facevo io li?
“Quello la è Brad Pitt?!” chiesi a Donovan mentre mi accompagnava in un’altra stanza.
“Probabile.. “ rispose lui “papà ha la mania di fare le cose in grande”
Porca miseria, ora si che mi sentivo uno schifo. Cosa cazzo ci facevo io li?!
Diedi un’occhiata ai cocktail sistemati in soggiorno e nelle altre stanze, c’erano cibi mai visti, bibite mai assaggiate.. era come essere intrappolati in un altro mondo.
“Vieni.. ti presento ai miei amici” mi sussurrò Donovan in un orecchio procurandomi un certo fastidio.
“Ragazzi lei è Diletta, Diletta questi sono Eric, Tom, Christopher e Damon”
Sorrisi impacciata a quei quattro ragazzi vestiti elegantemente che probabilmente erano già alla terza birra e si limitavano a ridere e fissarmi il corpo come se fossi l’unico e appetitoso dolce rimasto sul pianeta.
“Donovan.. dove l’hai trovata questa bella gnocca?” chiese uno di loro  accarezzandomi la guancia.
Per tutta risposta Donovan mi avvicinò a se e, senza il minimo preavviso, mi mise una mano sul sedere.
Mi scostai subito, arrabbiata, frustrata, per essere dove non volevo essere, con un idiota doc in mezzo a quattro deficienti.
“Ho bisogno d’aria” dissi allontanandomi da loro e avviandomi verso la veranda.
“Hei piccola si gela la fuori!” sentii qualcuno urlarmi dietro, ma non mi voltai, continuai a camminare finché quel vento gelido non colpì interamente schiarendomi le idee.
La veranda era praticamente desolata ma io stavo bene nonostante avessi la pelle d’oca e i tacchi cominciassero a farmi dolere i piedi; di sicuro non sarei tornata da Donovan e quei suoi amici trogloditi.
Mi sedetti sul muretto che delimitava il giardino e cominciai a fumare una sigaretta, in solitudine. Da poco avevo cominciato a fumare, non mi piaceva particolarmente, ma almeno mi impediva di pensare.
Qualcuno uscì sulla veranda, dietro di me. Sentii la porta schiudersi e qualcuno camminare ma non mi voltai.
“Scusa.. hai da accendere?” mi chiese una voce maschile.
Mi sembrava di averla già sentita, ma non ci feci troppo caso.
“Si” risposi senza voltarmi.
Infilai una mano nella borsa alla ricerca dell’accendino e quando lo ebbi tra le mani mi voltai per porgerlo allo sconosciuto che me le aveva chiesto.
Rimasi senza parole quando capii perché quella voce mi era sembrata familiare.
“Noel?!” dissi sorpresa.
Lui restò qualche istante a guardarmi e, come tutti i ragazzi quella sera, mi osservò dalla testa ai piedi, interessato, poi tornò al mio viso.
Sorrise.
“Diletta.. cazzo, sei Diletta”
Saltai giù dal muretto e corsi ad abbracciarlo tenendo la sigaretta in equilibrio tra le dita.
Non appena gli fui vicino, capii che mi era mancato, mi era mancato tanto.
Mi staccai da lui e tornai a guardarlo: ciglia folte, naso pronunciato, capelli castani.. lui era sempre Noel con qualche anno in più e un certo fascino da rock star.
“Noel!!” sbraitai all’improvviso.
“Che c’è?!” chiese lui.
“Smettila i guardarmi così!” scoppiai a ridere.
E anche lui fece lo stesso.
“E’ impossibile non guardarti sei.. cazzo sei bellissima” mi disse.
“Grazie..”
Quella sera avevo ricevuto diversi complimenti ma quello di The Chief fu l’unico in grado di farmi arrossire, l’unico che mi fece piacere ricevere.
“Tu che fumi?” disse all’improvviso sedendosi sul muretto dov’ero io poco prima.
“Si.. ma è uno schifo, lo faccio solo perché mi aiuta a non pensare”
“Ci credo.. cazzo non hai proprio gusto in fatto di sigarette, prova queste” disse porgendomi le sue.
Aspirai qualche boccata e poi cominciai a tossire.
“Merda che schifo.. se vuoi uccidermi fai pure!” dissi con gli occhi brucianti.
“Ah piccola Diletta.. non sei diversa dall’ultima volta che ci siamo visti, cioè il corpo è.. wow. Ma tu.. tu sei sempre tu”
Gli tirai un pugno senza metterci la minima forza e lui tornò a ridere.
“E poi adesso sono bionda.. questo cambia tutto!” replicai sorridendo.
“Proprio tutto..” mi rispose riprendendo a fumare.
“Cosa hai fatto in tutto questo tempo?” mi chiese interessato.
“Sono stata in Italia, a studiare..”
Lo vidi sbuffare.
“Allora sei diventata una sapientona professionista!”
“La smetti?!”
“Di far cosa?” chiese lui sorpreso.
“Di sfottermi!”
Restammo qualche istante così, in silenzio; e mi piaceva, mi piaceva stare lì con un amico, a parlare, a fumare senza pensare al resto.
Ma non resistetti tanto prima di fargli la fatidica domanda:
“E Liam?” chiesi senza guardarlo.
Lo sentii sghignazzare.
“Mi stavo chiedendo quanto ci avresti messo prima di nominarlo”
“Sono prevedibile” risposi arrossendo.
“Our KId è in giro per la villa con la sua nuova ragazza..” disse senza mezzi termini.
“Ah …”
Che stupida. Certo che aveva una ragazza in fondo erano passati cinque anni, cosa mi aspettavo?!
Eppure era li anche lui, in quella casa, da qualche parte, forse ci saremmo visti.. e allora? Cosa avrei fatto?
Non lo sapevo, il mio cuore si era assopito al sentimento che mi provocava la vicinanza con Liam Gallagher dopo cinque anni di distanza e ora non mi restava altro che aspettare e vedere.
“E tu?” mi chiese all’improvviso Noel riportandomi alla realtà.
“Io cosa?”
“Cosa ci fai qui! Insomma tu a una festa di questo genere..”
“Ok Gallagher adesso mi sto incazzando seriamente, cosa vuoi dire?!” dissi alzandomi e avvicinandomi a lui minacciosa.
Per tutta risposta mi fermò le braccia e mi sorrise di nuovo.
“Io sono qua con un tipo..”
“Un tipo”
“Si, un tipo”
“E chi è?”
Restai qualche istante in silenzio poi mi arresi e, piena di vergogna, gli risposi.
“Donovan Wales”
The Chief scoppiò a ridere, lasciando la presa su di me, facendomi arrossire di vergogna e innervosire terribilmente.
“Oh cazzo, Donovan Wales.. tu e Donovan”
“No! Io e Donovan niente! E’ Sarah che mi ha incastrata e così sono finita qui con quel troglodito e i suoi amici”
“E lui dov’è?”
“L’ho lasciato dentro e sono scappata fuori non appena ha cominciato ad allungare le mani”
The Chief smise di ridere. Sembrava infastidito.
“Ti ha toccata?”
“Ci ha provato! Non gliel’ho permesso..”
Un’ondata d’aria gelida mi pervase il corpo e io rabbrividii.
“Rientriamo” disse The Chief  avvicinandosi a me.
“A un patto”
“Dimmi”
“Non lasciarmi sola”
Mi cinse le spalle con un braccio e così ci dirigemmo all’interno della villa.
Non appena entrammo Donovan, dall’altra pare della stanza, mi lanciò un lungo sguardo inquisitore fulminando Noel con lo sguardo per poi procedere verso di noi a grandi passi.
Ottimo pensai, ero tornata a Londra da neanche due giorni e già mi mettevo nei casini.. davvero ottimo Diletta.
Presi un lungo respiro e mi preparai ad affrontare il mio cavaliere.


Angolo Autrice: Buon pomeriggio mad fer it!!! Dunque mi scuso per questo capitolo stranamente lungo e
ricco di eventi quando avevo promesso di postare l'ultimo capitolo, il definitivo. Il personaggio di Donovan è puramente inventato,
Diletta nel capitolo definisce Noel un "amico" ma noi tutti sappiamo che è qualcosa di più e Liam... beh Liam deve ancora rivedere
la sua piccola Diletta..
Spero non vi dia fastidio che abbia allungato ulteriormente la fan fic e mi aspetto le recensioni e le eventuali critiche per sapere
cosa ne pensate! Cheers *-*

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Capitolo 19
*** Like a drug ***



Diletta’s Pov

 
“Sei sparita” disse Donovan quando fu davanti a me e Noel.
“Ero in veranda” risposi senza troppo entusiasmo.
“E non eri sola a quanto pare..” rispose lanciando un’occhiataccia a Noel.
“E’ un piacere anche per me Donovan” disse The Chief lasciando il povero ragazzo senza parole, io dovetti trattenermi dal ridere.
“Già..” rispose Donovan senza troppa convinzione.
“Balliamo?” mi chiese poi all’improvviso.
Rimasi in silenzio. Ballare? Con Donovan? No! Però dovevo farlo, per Sarah, per non farle fare figuracce con Jake a causa del mio comportamento.
“Magari un ballo..” sussurrai.
Mi staccai da Noel, evidentemente infastidito, a malincuore mentre Donovan mi trascinava in mezzo alla pista sulle note di una melodia lenta.
Con la coda dell’occhio notai come The Chief non mi togliesse gli occhi di dosso e come nemmeno le altre persone nella stanza non riuscissero  a non guardarmi. Mi sentii in imbarazzo.
Intanto Donovan mi stringeva addosso a se, senza la minima dolcezza cercando di muovere qualche passo elegantemente con scarsi risultati.
“Vieni a casa con me dopo?” mi disse in un orecchio mentre la sala intera non ci toglieva gli occhi di dosso.
“Non penso sia una bella idea.. io devo tornare a casa” gli risposi.
“Dai.. facciamo un giro e poi ti posto a casa io.”
“Ne parliamo dopo”
“D’accordo”
Diedi  uno sguardo alle persone nella sala ma The Chief sembrava sparito. Mi sentii delusa, e sola con quel troglodito pervertito; almeno finché il mio sguardo non individuò la persona in quella stanza in grado di azzerare ogni mio senso, di bloccarmi il cuore e staccare la spina del mio cervello. Liam.
In piedi, davanti a tutti mi guardava dalla testa ai piedi e sembrava osservare le mosse di Donovan, mentre una ragazza decisamente bella e attraente continuava a baciarlo e toccarlo.
Distolsi lo sguardo non appena mi accorsi che stava per guardarmi negli occhi ma ormai non avevo scampo: i battiti del mio cuore stavano accelerando e la voglia di correre da lui si faceva via, via sempre più forte. Per un secondo mi sembrò di non essere cambiata minimamente, come se non fossero passati cinque anni, io non mi fossi laureata e fosse tutto come un tempo ma non era così.
Cercai di respirare, ma per un istante mi dimenticai come si faceva.
“Hey sembri accaldata.. sono io a farti questo effetto?” mi disse Donovan.
Rabbrividii nel sentire quelle parole.
“No, è tutto ok” risposi.
Ma non era vero. Niente era ok. Non sarei mai dovuta andare a quella festa. La musica terminò e Donovan, avvicinandosi a me, mi stampò un bacio sulle labbra in mezzo a tutta la sala. Avrei voluto picchiarlo, avrei voluto gridargli che era un brutto deficiente ma non feci niente di tutto ciò, semplicemente restai in silenzio lasciandomi guidare  verso l’ingresso.
“Sono stufo di stare qui.. andiamo?”
“Dai.. restiamo ancora un po’ e poi volevo salutare Noel”
“Lo saluterai un’altra volta Gallagher.. adesso ho voglia di stare un po’ da solo con te”
Ma io no, io non voglio. Mi mancò il respiro, mi sentii in trappola.
“Preferisco rimanere qui se non ti dispiace” cercai di dire nel modo più dolce e suadente di cui fossi capace.
“Si, mi dispiace, chissà cosa penserà la tua amica dopo che le avrò detto quanto sei stata scortese e maleducata..”
“Non penso possa funzionare tra di noi”
“Funzionerà!”
Mi prese per il braccio e cominciò a tirarmi verso l’uscita senza neanche darmi il tempo di prendere il cappotto.
“Donovan lasciami” dissi con voce ferma.
Ma lui sembrava non sentirmi e continuò a strattonarmi per il corridoio.
“Ho detto: lasciami! Non ci vengo con te!”
Si voltò improvvisamente e mi fulminò con lo sguardo:
“E invece tu vieni”
Mi prese in braccio mentre mi dimenavo ma nessuno poteva sentirmi perché ormai erano tutti a ballare diverse stanze dietro di noi. Ero nel panico.
“Brutto stronzo mettimi giù!” gli urlai contro, ma ormai stava aprendo la porta..
All’improvviso, però, qualcuno dietro di noi parlò facendo bloccare Donovan.
“Non hai sentito cosa ti ha detto bastardo? Mettila giù”
Liam ci guardava con le mani nelle tasche dello smoking, i capelli lunghi che gli coprivano la fronte e quell’atteggiamento così sicuro e strafottente che per troppo tempo mi era mancato. Era da solo.
“Ecco l’altro Gallagher.. ma cos’hai la scorta?” mi chiese Donovan rimettendomi per terra.
Subito cercai di avvicinarmi a Liam ma lui mi bloccò di nuovo il braccio.
“Non così in fretta piccola!”
 “Mollami, cosa vuoi da me?” gli dissi con voce ferma.
“Un appuntamento, quello per cui ti ho portata qui”
“Ma io non voglio.. non ti voglio più vedere!”
“Non toccarla mai più” disse Liam avvicinandosi a Donovan, poi mi prese per mano e mi allontanò da lui cingendomi la vita con una mano.
Sentii Donovan sghignazzare.
“E chi mi fermerà? Tu?” chiese in tono canzonatorio.
Prima che Liam potesse rispondere The Chief apparve di fianco a noi dicendo:
“Anche io”
“Ma bravi i fratellini adesso siete pappa e ciccia?”
Sentii il corpo di Liam sussultare in preda alla rabbia mentre The Chief non smetteva di fissare Donovan, calmo ma minaccioso.
“Non devi neanche permetterti di guardarla..” disse The Chief.
Donovan non gli prestò molta attenzione ma, rivolto verso Liam disse:
“Cos’è Gallagher, la tua puttana di turno? L’altra dove l’hai lasciata?”
Non ebbi tempo di replicare che Liam si voltò improvvisamente dando un fragoroso e doloroso pugno in faccia a Donovan.
“Bastardo!” gridò lui portandosi una mano alla faccia.
Poi si scagliò anche lui su Liam con una forza e una rabbia che mi lasciarono senza parole mentre Our Kid andò a sbattere contro la porta per poi tornare ad abbattersi su Donovan che era evidentemente più alto e grosso di lui e gli fece di nuovo male. Noel cercò di tenerlo fermo mentre Liam lo riempiva di pugni e io, completamente immobilizzata, osservavo la scena senza riuscire a far niente.
Qualcuno corse a fermarli mentre stavano per disfare l’ingresso della villa e poi Donovan sparì oltre la porta senza dire una parola.
Osservai Liam che si alzò barcollando. Mi avvicinai a lui mentre tutti ci guardavano preoccupati.
Sanguinava, aveva la faccia graffiata e sanguinante e a guardarlo mi vennero le lacrime agli occhi. The Chief invece aveva un occhio nero e i vestiti disordinati e mi guardava con la stessa espressione piena di tristezza che gli avevo visto solo una volta cinque anni prima. Era colpa mia se erano conciato così.
“Usciamo..” mi disse Our Kid cingendomi la vita.
“Grazie” sussurrai a Noel passandogli davanti.
Lui mi fece un cenno, poi si allontanò lungo il corridoio.
Raggiungemmo la veranda, deserta, e ci sedemmo sulla panchina che guardava il giardino.
“Stai bene?” mi chiese Our Kid guardandomi con quegli occhi neri e il naso sanguinante.
“No.. tu stai bene?!” gli risposi quasi in preda al panico.
Sorrise.
“Ci vuole molto di più per farmi star male che un bastardo del genere”
Le lacrime cominciarono a uscirmi dal viso a fiotti senza che io riuscissi a fermarle. Mi strinsi a Liam, come se non riuscissi a respirare, a stare in piedi senza di lui.
“E’ tutta colpa mia” sussurrai in preda ai singhiozzi.
“Volevo dirti una cosa..”
“Cosa?”
“Ce l’hai fatta.. sei fottutamente perfetta stasera”
Lo strinsi forte a me lasciandomi scappare un sorriso.
“Stai sanguinando” sussurrai asciugandogli il naso con un fazzoletto.
Mi ero dimenticata quanto i suoi occhi fossero azzurri e profondi, quanto il suo profumo intenso e i suoi capelli morbidi. In cinque anni mi ero illusa di poterlo dimenticare ma probabilmente non ci sarei mai riuscita.
“Non ti conviene starmi così vicina piccola.. potrei non riuscirmi a controllare” disse a pochi centimetri dal mio viso.
“Sei qui con una ragazza.. non devi tornare da lei?” sussurrai con tutta la forza che mi era rimasta.
Per tutta risposta lui mi abbracciò completamente, le sue mani percorsero la mia schiena in carezze delicate e bollenti contemporaneamente che non mi permisero più di pensare.
“Sei gelosa?”
“Può essere..” risposi mordendomi le labbra.
“E’ da cinque fottuti anni che ti aspetto.. questa volta non ti lascio più scappare”
“Non voglio più scappare” sussurrai.
Il suo viso cambiò espressione e io capii che desiderava la stessa cosa che desideravo io, si avvicinò alla mia bocca e mi baciò appassionatamente continuando ad abbracciarmi.
Mi mancava il respiro e dovetti staccarmi da lui solo per continuare a respirare, e per rivedere quegli occhi che mi facevano impazzire.
“Ti amo piccola.. cazzo, sei come una droga”
Sorrisi.
E poi lo abbracciai, annusai il suo profumo affondando la testa tra il collo e la spalla.
“Dovevo ucciderlo quello stronzo”
“Se continuavate ancora un po’ lui uccideva te..” risposi ridendo.
“Vuoi fare la lotta con me?”
“Tanto vinco io..”
Per tutta risposta mi sollevò dalla panchina e mi appoggiò al muretto.
“Non mi sfidare piccola”
Lo avvolsi in un abbraccio e ripresi a baciarlo. Finalmente ero felice.
 

 

 
Liam’s Pov
 
Seduto sul divano nel soggiorno della villa osservai tutta quella gente che mi passava davanti mentre Ally non si staccava dal mio viso.
Tutti fottuti idioti, ecco cosa sembravano. E poi quel Donovan, il figlio del proprietario che viveva godendo del successo del padre, a quanto pare dicevano fosse arrivato al party con una sventola da fare girare la testa. Possibile?!
“Hey rilassati.. cosa ti prende stasera?” mi bisbigliò Ally all’orecchio continuando a baciarmi.
“Un cazzo, sono stufo, usciamo”
Mi alzai dal divano tirandola con me. Ero stufo, stufo di quel posto, di quella gente falsa e noiosa..
Noel probabilmente era da qualche parte a vantarsi delle sue canzoni, oppure a contrattare per un nuovo disco.. patetico. Mio fratello aveva solo un unico grande problema, oltre al fatto di essere oscurato dalla mia accecante bellezza: non era capace di divertirsi, era un dato di fatto.
“Si gela qua fuori..” piagnucolò Ally quando fummo in veranda.
Le lanciai un’occhiata senza darle risposta e mi misi in bocca una sigaretta.
“Io resto qui” dissi.
“Io rientro.. sei proprio strano stasera”
Non l’ascoltai mentre si allontanava da me. Fumai quella sigaretta in santa pace, al freddo, e non mi dispiacque affatto, poi decisi di rientrare alla ricerca della mia bambola.
La sala era più affollata ora che avevano messo su un po’ di musica.
Tutti guardavano una coppia che stava ballando un lento al centro della pista così diedi un’ occhiata. Riconobbi subito quel rimbecillito di Donovan, poi passai alla sua ragazza.
Quel corpo, quel portamento.. restai senza parole per la prima volta nella mia vita: quello schianto di cui tutti parlavano era Diletta, la mia piccola Diletta.
“Balliamo?” mi chiese Ally baciandomi.
“No” dissi semplicemente senza allontanarla.
Notai lo sguardo di Diletta su di me, il modo in cui era arrossita.. Il mio cuore fece una capriola, ero fottutamente pazzo di lei nonostante il tempo, nonostante tutte le ragazze che potevo avere capii che l’unica che volevo era lei.
La musica finì e quell’imbranato di Donovan la trascinò in corridoio. Qualcosa dentro di me scattò, come una rabbia, una furia che non desiderava altro che spaccare la faccia a quel damerino.
“Devo andare” dissi staccandomi da Ally.
Seguii i due piccioncini senza farmi vedere.
“Brutto stronzo mettimi giù!” sentii Diletta urlare.
La stava trascinando con lui di peso. Bastardo.
“Non hai sentito cosa ti ha detto bastardo? Mettila giù” dissi con tutta la calma che mi rimaneva.
Lei mi guardò, mi invase con quegli occhioni verdi dai quali non mi sarei più voluto allontanare, sembrava felice di vedrmi e allo stesso tempo.. triste.
“Ecco l’altro Gallagher.. ma cos’hai la scorta?” le chiese Donovan.
Non capii a cosa si riferiva ma evidentemente The Chief aveva già parlato con lei..
Diletta cercò di fare qualche passo verso di me ma lui l’afferrò per il braccio.
“Non così in fretta piccola!”
 “Mollami, cosa vuoi da me?” gli disse lei con voce ferma.
“Un appuntamento, quello per cui ti ho portata qui”
“Ma io non voglio.. non ti voglio più vedere!”
“Non toccarla mai più” dissi io togliendola dalle grinfie di Donovan e cingendole la vita.
Cazzo quanto mi era mancato toccarla! E poi quella sera, vestita così o per meglio dire, così poco vestita, mi mandava fuori di testa.
Lo sentii sghignazzare.
“E chi mi fermerà? Tu?”mi  chiese in tono canzonatorio.
Prima che potessi rispondere The Chief apparve di fianco a noi dicendo:
“Anche io”
“Ma bravi i fratellini adesso siete pappa e ciccia?”
Cosa cazzo ci faceva lui li?
 “Non devi neanche permetterti di guardarla..” disse The Chief.
E neanche lui doveva permettersi, pensai in preda alla rabbia.
Donovan non gli prestò molta attenzione ma, rivolto verso di me disse:
“Cos’è Gallagher, la tua puttana di turno? L’altra dove l’hai lasciata?”
Mi voltai improvvisamente invaso dalla rabbia che lui l’avesse toccata, baciata e insultata in quel modo, dandogli un fragoroso e doloroso pugno in faccia.
“Bastardo!” gridò lui portandosi una mano alla faccia.
Poi si scagliò su di me facendomi sbattere contro la porta, ma io mi rialzai e lo riempii di pugni finchè non mi fecero male le mani. Noel cercò di tenerlo fermo mentre lo riempivo di pugni e Diletta era paralizzata con uno sguardo di terrore a guardare la scena. Era la prima volta che mio fratello si schierava con me e lo faceva solo per lei.. il che mi fece arrabbiare ancora di più. Notai come la guardava, come se fosse sua proprietà, come se non sapesse che l’amavo. Diverse persone corsero a separarci, mi sistemai senza degnare nessuno di uno sguardo; avevamo praticamente distrutto l’ingresso ma non me ne fregava niente.
“Usciamo..” dissi cingendole la vita.
“Grazie”la sentii sussurrare a Noel quando gli fu davanti.
Lui le fece un cenno, poi si allontanò lungo il corridoio. Come faceva a preoccuparsi sempre degli altri? Come poteva essere così fottutamente buona e sexy?
Raggiungemmo la veranda, deserta, e ci sedemmo sulla panchina che guardava il giardino.
“Stai bene?” le chiesi osservando i suoi occhi innocenti pieni di panico.
“No.. tu stai bene?!” disse quasi urlando.
Era incredibile.. ogni volta pensava prima agli altri che a se stessa.
“Ci vuole molto di più per farmi star male che un bastardo del genere”
“Cosa ci facevi con lui?” le chiesi curioso.
“Cercavo di rifarmi una vita” mi rispose.
Scoppiai a ridere.
“Beh la prossima volta scegli qualcosa di meglio..”
I suoi occhi si riempirono di lacrime finché non scoppiò a piangere e si strinse a me, come non aveva mai fatto. Era ancora più bella con il trucco che le colava e gli occhi rossi. La strinsi forte.
 “E’ tutta colpa mia” sussurrò in preda ai singhiozzi.
“Volevo dirti una cosa..”
“Cosa?”
“Ce l’hai fatta.. sei fottutamente perfetta stasera”
La sentii sorridere in modo spontaneo e felice come una bambina, mi era fottutamente mancata.
“Stai sanguinando” sussurrò tamponandomi il naso con un fazzoletto.
Mi fissava negli occhi, e io ricambiavo il suo sguardo.. sembrava stranamente pensierosa.
 “Non ti conviene starmi così vicina piccola.. potrei non riuscirmi a controllare” dissi avvicinandomi ulteriormente al suo viso.
Mi ero dimenticato l’effetto che il suo profumo aveva su di me, e le sue labbra morbide, dolci che coincidevano perfettamente con le mie. Per un istante pensai di non riuscire a restarle così vicino ancora per molto, poi l’idea di averla lontana da me un’altra volta mi impedì di fare qualsiasi cosa.
“Sei qui con una ragazza.. non devi tornare da lei?”mi sussurrò preoccupata.
Allora non mi ero sbagliato.. mi stava veramente guardando quando ballava..
La avvolsi con le mie braccia e cominciai ad accarezzarla la schiena, scoperta per metà. Mi stava mandando fuori di testa.
“Sei gelosa?” le chiesi con un sorriso, per provocarla.
“Può essere..” rispose mordendosi le labbra.
“E’ da cinque fottuti anni che ti aspetto.. questa volta non ti lascio più scappare” le sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Non voglio più scappare” mi rispose.
Era quello che desideravo sentirmi dire dall’istante in cui l’avevo conosciuta, mi aggrappai a lei e la strinsi forte poi la baciai come sognavo di fare da sempre, come solo lei sapeva fare..
Si staccò all’improvviso ma senza allontanarsi da me, era buffa tutta rossa in faccia e accaldata, ma anche io mi sentivo così.
“Ti amo piccola.. cazzo, sei come una droga” riuscii a dirle.
Sorrise, poi mi abbracciò affondando la testa tra il mio collo e la spalla.
“Dovevo ucciderlo quello stronzo” dissi a voce alta.
“Se continuavate ancora un po’ lui uccideva te..” mi rispose ridendo.
“Vuoi fare la lotta con me?” la provocai.
“Tanto vinco io..”
La sollevai dalla panchina e la appoggiai al muretto.
“Non mi sfidare piccola”
Per tutta risposta lei riprese a baciarmi tenendomi attaccato a se e io, desiderai che non si fermasse mai.
 
 
 

Angolo autrice: Buonasera mad fer it! Dunque questo capitolo è abbastanza importante.. devo ammettere che non mi convince completamente per questo vorrei sapere cosa ne pensate comunque siamo vicini alla fine. Spero di non avervi deluse, a presto! Cheers *.*

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Capitolo 20
*** Perchè io.. ti amo ***



Diletta’s Pov
 

Ero davanti a casa mentre Liam continuava a stringermi in un abbraccio dolce e caldo.
“Cosa succede adesso?” gli chiesi immergendomi nei suoi profondi occhi azzurri e desiderando di restare a guardarlo per sempre.
“Succede che non ti liberi più di me” disse baciandomi sulle labbra.
Mi girava la testa. Non ero più in grado di pensare, di fare qualsiasi cosa.
“Stai con me stanotte” dissi.
Ma non era una domanda e lui non disse niente. Salimmo nel mio appartamento mentre lui non mi mollava neanche un secondo, desiderai con tutta me stessa che la signora Kingstone fosse già a letto.
Accesi la luce nell’ingresso e lanciai un’occhiata per la stanza: era un vero disastro. Our Kid si staccò per la prima volta da me dopo lo scontro con Donovan e si mise a camminare per la stanza divertito.
“Ma guarda che stanza disordinata.. fottutamente rock!”
Lo guardai tenendo le braccia incrociate.
“Ma taci Gallagher!”
Presi un cuscino dal divano e glielo tirai addosso, lui però si abbassò velocemente e il risultato fu la mia amata lampada da studio frantumata sul pavimento.
“Che mira..” disse lui buttandosi sul divano.
“No … guarda cosa hai fatto! C’è gente che le lampade le usa per studiare!” dissi fingendomi disperata.
Lui si mise a ridere.
“Te ne ricompro cento decisamente migliori di quella se vuoi”
“Questa non la passi liscia” gli dissi buttandomi sopra di lui con aria truce.
In men che non si dica mi ritrovai coricata sopra di lui con le mani bloccate e il mio viso a pochi centimetri dal suo.
“Sentiamo piccola, cosa mi fai?”
Mi avvicinai a lui ulteriormente finché le nostre labbra non si sfiorarono.
“Oh Liam è molto semplice.. tu dormi sul divano!”
Con una mossa veloce mi alzai da lui togliendomi il cappotto.
“Scherzi?” disse Our Kid.
“Mai stata più seria..”
Lo vidi alzare gli occhi al cielo per poi tornare a guardarmi. Quel vestito mi faceva saltare i nervi, non vedevo l’ora di ridarlo a Sarah e non vederlo mai più, ma Liam non sembrava pensarla allo stesso modo e infatti non mi toglieva gli occhi di dosso.
“Dove vai?” mi chiese Our Kid mentre stavo per entrare in camera.
“A cambiarmi” gli dissi.
“Ti posso aiutare..”
“Posso farcela da sola”
Mi chiusi la porta alle spalle e restai qualche istante in silenzio. Liam era li nell’altra stanza, lui era li per me. Mi tolsi velocemente il vestito, mi risciacquai la faccia e poi optai per indossare i soliti pantaloni della tuta con la t shirt azzurra. Mi guardai nello specchio: ero sempre io.
Sentii la porta dietro di me aprirsi e Liam entrare in camera mia, mi raggiunse e mi cinse la vita da dietro stringendomi in un abbraccio per poi appoggiare le labbra sul mio collo.
“Non dovevi aspettarmi di la?” gli chiesi divertita.
“Devo fare tante cose.. ma alla fine non le faccio mai!”
Mi voltai e lui iniziò a baciarmi sulla bocca per poi attirarmi a se fino sul letto.
“Non scherzavo quando dicevo che dormi sul divano” sussurrai continuando a stringerlo.
“Non scherzavo quando dicevo che non ti liberi più di me”
Riprese a baciarmi e io mi arresi all’evidenza, al fatto che ormai non riuscivo più a resistere a Liam Gallagher, non potevo più resistergli e non volevo.
Quella notte mi dimenticai chi ero e chi era lui, eravamo semplicemente noi mentre lo stringevo a me.
Quando mi svegliai, la mattina seguente, qualcuno mi stava toccando la schiena disegnando cerchi leggeri che mi facevano venire la pelle d’oca. A pancia in giù mi voltai verso Liam che, continuando ad accarezzarmi mi sorrise.
“Buongiorno..” sussurrai.
Come risposta lui mi diede un bacio. Era tutto vero.
“Baciami ancora una volta” gli chiesi.
Si avvicinò di nuovo a me e mi baciò dolcemente attaccandosi alle mie labbra, inspirando il mio profumo.
“Potrei abituarmi” sussurrai.
“Anche io” rispose lui.
“Stasera avete un concerto?” gli chiesi.
“Si, probabilmente Noel sarà incazzato nero perché non sono ancora a fare le prove”
Mi portai una mano alla faccia. The Chief. Mi ero scordata di lui, del modo in cui mi aveva guardata quando la sera prima mi ero allontanata con Liam..
“Cosa c’è?”
“Niente, ma.. presto ripartirete no?”
“Si. Ma questa volta tu verrai con me” disse Our Kid continuando ad accarezzarmi.
“Sono stata 5 anni in Italia. Sono una giornalista”
Liam mi guardò in modo strano, poi scoppiò a ridere.
“Sapevo che prima o poi saresti finita sulla via oscura..”
Risi anche io.
“Non scrivo sulle storie d’amore delle rock star da strapazzo, no problem..”
“Oh.. e io che pensavo di dare l’ennesimo scandalo!”
Appoggiai la testa al suo petto nudo e lo abbracciai.
“Sono un disastro..” sussurrai.
“Per me sei perfetta piccola Diletta”
Alzai lo sguardo e le sue labbra incontrarono la mia fronte.
“Penso di non riuscire a stare senza di te”
“E’ stata la notte più bella della mia vita” mi rispose Our Kid.
Era così tremendamente dolce e bello che per un istante mi chiesi se fosse davvero Liam Gallagher quello di fianco a me.
“Devi andare a provare” sussurrai senza staccarmi da lui.
“E chi lo dice?”
“Noel..”
“Noel, Noel, Noel.. non lo conosco” mi rispose riprendendo a baciarmi.
Restammo così ancora per un po’ poi mi decisi a fare la persona seria e di malavoglia mi portai fuori dal letto mentre Liam continuava a guardarmi con le braccia dietro la testa.
“Ce l’ho fatta..” disse sorridendo.
“A fare cosa?” gli chiesi vestendomi.
“A farti innamorare di me”
Sorrisi.
“Ce l’ho fatta anche io”
“A fare cosa?!” rispose lui.
“A riportarti da me”
 
 
“Liam.. non penso sia una buona idea!” dissi mentre correvamo lungo il corridoio dello studio di registrazione.
“Io penso di si”
Tenendomi per mano mi trascinava per quell’immenso edificio verso la sala prove in cui gli Oasis e, probabilmente, un Noel incazzatissimo ci aspettavano. Quando mi ero alzata dal letto Liam aveva insistito che andassi con lui, che facessi a vedere a tutti che ormai stavamo insieme. Avevo accettato con lo stomaco sottosopra e un certo timore, di cosa, non lo sapevo bene neanche io.
La porta dello studio si aprì automaticamente quando io e Our Kid vi fummo davanti.
Dentro Tony e Guigsy si stavano lanciando una palla da rugby da una parte all’altra della stanza mentre The Chief strimpellava una melodia alla chitarra.
 
“…So whats the matter with you? 
Sing me something new ... Don't you know 
The cold and wind and rain don't know 
They only seem to come and go, away. 

Stand By Me -- Nobody knows the way it's gonna be 
Stand By Me -- Nobody knows the way it's gonna be 
Stand By Me -- Nobody knows the way it's gonna be 
Stand By Me -- Nobody knows Nobody knows the way it's gonna be…” 

 
Quelle parole. Non avevo mai sentito quella canzone ma fu come se la conoscessi da sempre.
Alzai gli occhi per guardare The Chief che stava cantando e nell’istante in cui qullo sguardò incontrò il mio capii tutto.
“Ho scritto anche una canzone.. la vuoi sentire?”
“No! Al momento giusto la riconoscerò”
Eccola. La canzone che Noel aveva scritto per me. Era bellissima. Sentii Liam stringermi la mano mentre, rapita, non staccavo gli occhi da Noel, dalla sua chitarra.
Quando finì gli altri si misero ad applaudire e The Chief appoggiò la chitarra ma dentro di me la canzone continuava a suonare..
Our Kid si avvicinò al mio viso e mi stampò un dolce baciò sulle labbra che mi fece venire i brividi. Succedeva sempre così quando mi era così vicino.
“Oh oh oh!” urlò Guigsy applaudendo.
Mi scostai, imbarazzata. Non ero pronta ma in fondo.. si è mai pronti a certe cose?
“Hey Liam lasciala respirare che sta andando a fuoco” continuò Tony sorridendomi.
Our Kid scoppiò a ridere e si avviò verso il microfono.
Lanciai un’occhiata a The Chief che evitava accuratamente il mio sguardo.
“Posso parlarti un secondo?” gli chiesi avvicinandomi a lui.
Notai lo sguardo di Liam su di me, ma sapeva bene anche lui che dovevo parlargli nonostante gli desse fastidio.
“Dobbiamo provare adesso” mi rispose The Chief bevendo un sorso d’acqua.
“Allora aspetto” risposi.
Lui alzò gli occhi su di me. Nel suo sguardo lessi quella tristezza, la stessa di cinque anni prima, la stessa della sera prima.
“Andiamo” disse avviandosi verso la porta.
Lo seguii in silenzio ma quando fui sulla porta mi voltai e dissi ciò che non avevo mai osato dire ad alta voce.
“Tanto perché sia chiaro a tutti: io e Liam stiamo insieme”
Bonehead mi guardò scocciato, Guigsy e Tony fecero l’occhiolino ad Our Kid che mi guardava sorridendo. Quando mi voltai Noel era diversi passi davanti a me ma sapevo benissimo che aveva sentito tutto.
Si sedette su una poltrona a due posti nel corridoio e fissò la moquette scura del pavimento.
“E’ bellissima la canzone” gli dissi sedendomi di fianco a lui.
“Non sei costretta a dirlo” disse voltandosi verso di me.
“Lo so, ma lo penso davvero”
Mi sorrise.
“Non mi devi spiegare niente Diletta” mi disse all’improvviso.
“Voglio esserti amica” risposi.
Lo sentii ridere.
“Sono innamorato di te da cinque fottuti anni”
Temevo che prima o poi me lo avrebbe detto e quando lo fece capii che non potevo continuare a farlo soffrire.
“Non so cosa fare..” dissi appoggianod la testa allo schienale della poltrona.
“Lo so io” rispose The Chief alzandosi e porgendomi la mano.
Lo guardai, confusa. Poi l’afferrai fino a ritrovarmi vicino a lui.
“Tu ami Liam, e cazzo fino ad ora è stato uno spasso vederlo così quando stavi con me ma ora mi sono accorto che soffri anche te e non ne vale la pena”
Lo abbracciai mentre deboli e salate lacrime mi scendevano dagli occhi.
“Non è un comportamento alla Noel Gallagher” sussurrai al suo orecchio.
Mi guardò sorridendo.
“Stand by me, nobody knows.. the way it’s gonna be”
“Vengo in tournéé con voi?” gli chiesi ridendo.
“Se riesci a convivere con me Tony , Guigsy, Bonehead e soprattutto Our Kid allora.. fai pure!”
Sorrisi e insieme ripercorremmo il corridoio verso  la sala prove. Era così che ci si sentiva quando le cose andavano esattamente come speravi? Non ne ero convinta ma mi piaceva, e se in futuro le cose sarebbero potute cambiare l’avrei visto per troppo tempo avevo rinunciato a vivere veramente, a fare ciò che volevo.
Sorrisi a Noel prima di rientrare nella stanza poi mi avvicinai a Liam e gli cinsi il collo con le mie braccia baciandolo sulle labbra.
“Ti amo” sussurrai davanti allo sguardo attento degli altri.
Lo sentii sorridere mentre le nostre labbra si sfioravano.
“Anche io” mi rispose.
Ed era vero. William Gallagher mi aveva sconvolto la vita e io avevo fatto lo stesso con la sua.


Angolo Autrice: Buonaseraaa mad fer it! Finalmente (o forte sfortunatamente? non saprei) siamo giunti all'ultimo capitolo.. Spero vi sia piaciuto, ve lo immaginavate così? Comunque sia sto scrivendo un'altra fan fic sugli Oasis se vi interessa passate nel mio account! Buona lettura e grazie mille per tutte le recensioni ricevute!!

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