Sacrifice

di Kosmos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come closer ***
Capitolo 2: *** Not Important ***



Capitolo 1
*** Come closer ***


I Capitolo: Come Closer.

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Scusa per tutto, non ho mai avuto bisogno di un'amica come adesso,
scusa ti ho abbandonata, scusa..


Aprelevka (Russia) 11 Maggio.

-Ehi Jul, sono arrivate le pizze! Chiama Lena e dille di darsi una mossa, dobbiamo finire il progetto, dopo cena- Trillò Aleksandra dal piano di sotto, rivolta all'amica, intenta a ripassare il contorni di una rosa. Ella lasciò andare la matita sulla scrivania, e si stiracchiò, prima di alzarsi dalla sedia girevole. Quella sera faceva freddo fuori, e in strada non c'era quasi nessuno, quindi Julia e Lena avevano deciso di riunirsi  al calduccio, a casa della loro migliore amica, per terminare un progetto scolastico in corso da circa una settimana. Ma la rossa non era ancora arrivata e Aleksandra stava cominciando a spazientirsi, prendendosela con la povera Julia che doveva interrompere il lavoro, circa ogni quarto d'ora. -L'ho chiamata cinque minuti fa, e ha detto che era bloccata nel traffico a causa della neve!- Esclamò ad alta voce per farsi sentire dal piano di sopra. Nello stesso momento in cui ebbe terminato la frase, sentì il suono acuto del campanello e il cane abbaiare di risposta. -Porca puttana, Lena ci hai messo una vita! Vuoi farmi morire di fame?!- La rossa fu investita dalle urla isteriche di Aleksandra, dovute ai morsi della fame. Quindi, le posò una mano sulla testa e con assoluta pacatezza, mormorò:-Sono qui ora, quindi tu e il tuo stomaco potete smettere di brontolare, mh?- Sorrise picchiettandole piano sulla testa e la superò, togliendosi il piumino rosa per poi appenderlo all'attaccapanni, mentre Aleksandra borbottava qualcosa d'incomprensibile, raggiungendo la cucina, seguita dal piccolo Nelson, il chiwawa che i suoi le avevano regalato per il suo diciassettesimo compleanno. -Len! Sei arrivata, vieni a vedere come sta venendo il disegno- Lena alzò la testa e sorrise, vedendo Julia saltellare eccitata, in cima alle scale. Quindi la raggiunse e la strinse in un abbraccio soffocante. Era sempre stato così, tra di loro, non potevano fare a meno di abbracciarsi, accarezzarsi o tenersi per mano, erano proprio come una coppia di fidanzatini. Ciò provocava loro dei piccoli screzi da parte dei compagni di scuola, ma ciò non le toccava più di tanto. Julia  aveva sempre risposto alle prese in giro, perchè Lena odiava sentirsi presa di mira, ma quando entrambe ebbero capito che era inutile arrabbiarsi con persone di basso livello come quelle che le sfottevano, iniziarono ad alzare le spalle e a fare finta di nulla, continuando a comportarsi come sempre. Lena si sedette alla scrivania ed esaminò il disegno, rappresentante delle edere che si rampicavano su un grattacielo, illuminato da un sole esageratamente grande che assumeva la forma di una rosa. -Che ne pensi? Fa schifo?- Mormorò la moretta preoccupata dal silenzio dell'amica -No anzi è fantastico! Sei davvero brava, non avrei saputo farlo meglio- Rispose Lena con sincerità. Aveva sempre ammirato Julia per il suo carattere forte, per il suo talento e per i suoi modi di fare e non c'era davvero nulla che avrebbe cambiato in lei, a volte aveva anche pensato di voler essere come lei, di riuscire a guardare in faccia le persone, anche quelle che la spaventavano, e riuscire a dire loro ciò che pensava. Ma ogni volta si limitava a rimanere nel suo bozzolo e rifugiarsi tra le braccia di Julia, quando aveva bisogno di aiuto. Altre  volte quando la guardava negli occhi sentiva una sensazione che non poteva spiegare a parole, era un misto di timore e attrazione, come in quel momento, sentiva la gola secca e lo stomaco sottosopra, proprio ciò che accade quando si ha una cotta per qualcuno. Ma quindi questo significava che aveva una cotta per la sua migliore amica?
-No sono ridicola!- Pensò battendo le palpebre e distogliendo lo sguardo, tornando a guardare il disegno -Ehi, io scendo a mangiare, va bene?- Mormorò Julia, stampandole un bacio sulla guancia, prima di uscire dalla stanza e raggiungere Aleksandra in cucina. Lena prese un bel respiro e socchiuse gli occhi -Va tutto bene, devo calmarmi, va tutto bene- Lanciò un'ultima occhiata al progetto e uscì dalla stanza  e corse giù dalle scale per poi dirigersi in cucina e sedersi insieme alle altre due, intente a divorare le loro pizze. Ma quella domanda continuava a rimbombarle nella testa:-Perchè mi sento così, quando i miei occhi incontrano i suoi? Perchè sento di avere costantemente bisogno, di un contatto fisico con lei?- In quel momento, i suoi occhi incontrarono quelli chiari e puri di Julia, che le rivolse un sorriso affettuoso e lei non poté fare a meno di arrossire, pensando a come avrebbe reagito la mora, se avesse saputo a cosa stava pensando in quel momento. –Ehi Lena, torna sul pianeta terra, stai ungendo il tavolo, mia madre mi ammazza!- La voce di Aleksandra la risvegliò dai suoi pensieri e lasciò cadere la fetta di pizza nel cartone –Scusa, non ho molta fame, ci mettiamo a lavoro?-  Chiese alzandosi dalla sedia velocemente, come se stesse cercando di scappare da qualcosa. Julia alzò le spalle e si alzò per  aiutarla a sparecchiare, mentre Aleksandra la guardava come se fosse un’aliena  -Hai tutta questa voglia di lavorare?- Le  chiese inarcando le sopracciglia –Beh? Non ci trovo nulla di male, voglio solo che sia perfetto. Sono una studentessa ambiziosa io.- Annuì la rossa con grande convinzione. L’amica per tutta risposta, si sfilò il solito elastico dal polso e raccolse i lunghi capelli castani in una coda, per poi prenderla per mano e trascinarla in salotto –Io dico che dovresti rilassarti, miss Einstein.- Mormorò, lasciandole la mano per accendere lo stereo  a tutto volume. Julia si sporse dalla cucina guardandole –Ehi! Non inizierete mica la festa senza di me!- Lasciò le posate nel lavabo e prese tre birre dal frigorifero, raggiungendole subito dopo.  –Vedi, tu sì che mi capisci al volo, piccola- Ghignò Aleksandra strappandole una birra dalle mani, poi estrasse l’accendino dalla tasca della tuta da ginnastica e aprì la bottiglia con facilità, Lena nel frattempo era seduta in un angolo del divano immersa nei suoi pensieri e fu Julia a farla rinsavire, quando fece dondolare la bottiglia di birra, davanti ai suoi occhi verdi e persi, battè le palpebre e prese la birra, bevendone subito un sorso. Julia si allontanò nuovamente da lei per avvicinarsi ad Aleksandra e iniziare a cantare a squarciagola, ridere, scherzare e saltare insieme a lei. Lena bevve un altro sorso mentre le osservava con un piccolo sorriso –Fa caldo qui dentro, credo che tu abbia alzato troppo la temperatura del riscaldamento!- Esclamò Julia ad alta voce per sovrastare la musica  e subito dopo si spogliò della maglia. Un altro sorso di birra, mentre la osservava e sentiva di non riuscire a frenare le sue emozioni. Julia le si avvicinò con la birra tra le mani continuando a cantare e le prese la mano. Un altro sorso di birra giù per la gola fino ad arrivare allo stomaco. Seguito da un altro e da un altro ancora. –Avvicinati- Pensò Lena mentre si mordeva il labbro inferiore –Ti prego, avvicinati- Strinse la sua mano e la tirò a se, la mora atterrò sul divano di pelle nera, proprio accanto a lei, che si girò e la fissò negli occhi, si perse nei suoi occhi, si perse così tanto da ritrovarsi a pochissimi centimetri dal suo viso –Sei bellissima..- Le parole le scivolarono di bocca senza preavviso, e si sentì come se non fosse stata la sua bocca a pronunciarle, si sentiva strana, sentiva una strana scarica di adrenalina, che la spingeva ad osare sempre di più, fino a trovarsi con le labbra premute ripetutamente contro quelle di Julia, che non la respingeva e che con sua grande sorpresa la assecondava –Devo essere pazza, e lei deve essere ubriaca- Furono le ultime parole che le vorticarono in testa, prima della nebbia che calò completamente sulla sua mente. Le loro lingue si muovevano all’unisono in una danza proibita e passionale al sapore di luppolo. Ogni parte dei loro corpi era immersa in quel bacio, immersa in quel piacevole torpore dovuto all’alcool e a quel bacio inaspettato per entrambe. Julia fu la prima a staccarsi dalle labbra dell’altra che intanto supplicava un altro bacio e tentava di riavvicinarsi a lei. –Ehi, Len..no! Len..basta così, okay?- Mormorò la mora, prendendola per un braccio e trascinandola nella stanza di Aleksandra, che intanto giaceva ai piedi del divano completamente ubriaca.

 

«Ho perso la testa,ho perso la testa.


Ho bisogno di lei,ho bisogno di lei.»

Fine primo capitolo

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Capitolo 2
*** Not Important ***


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Il materassino gonfiabile, scricchiolò per l'ennesima volta sotto il suo peso , costringendo Julia ad aprire gli occhi. Avevano gonfiato i due materassini, subito dopo il ritorno dei genitori di Aleksandra, e benchè quest'ultima fosse completamente andata a causa dell'alcool, lei e Lena erano riuscite a convincere i suoi genitori, che aveva bevuto soltanto una birra allungata con della gazzosa. Lasciò scorrere lo sguardo nel buio, per alcuni secondi, poi si spostò su un fianco, rivolta verso la sagoma di una Lena profondamente addormentata, e rimase ad ascoltare il suo respiro regolare. Si ritrovò a sorridere appena mentre le accarezzava i capelli, scostandoli dal suo viso rilassato. Non riusciva a smettere di pensare a ciò che era accaduto poche ore prima, si sentiva spaventata e allo stesso tempo eccitata, era completamente succube di un vortice di emozioni che le provocava una tale confusione da farle dolere la testa. Continuava a chiedersi se fosse stato l'effetto dell'alcool a donare a Lena quell'audacia e quel coraggio che non erano tipici di lei. Forse si trattava invece di qualcosa di più serio, si trattava di un sintomo, un segnale, di un qualche tipo di sentimento che lei non riusciva ad afferrare, non in quel momento. Era attrazione fisica? Affetto incondizionato? Ammirazione? Oppure era amore? Aleksandra grugnì nel sonno facendola sobbalzare, scostando quindi, velocemente la mano dal viso di Lena, come un ladro che, sentendo la sirena della polizia, lascia andare il suo bottino. Colpevole. Era così che doveva sentirsi? 

-Mh..Jul? Sei sveglia?- Mormorò Lena assonnata, tastando il materassino in cerca del corpo della mora. -Sì, sono sveglia- Mormorò quest'ultima di rimando e accostò lentamente il corpo al suo, la rossa fece scorrere le dita lungo il braccio dell'altra, fino ad arrivare al suo viso e le sfiorò il labbro inferiore con i polpastrelli. Julia sentì un pizzico di eccitazione solleticarle il basso ventre e cercò inutilmente di scacciare quella sensazione, non poteva negarlo aveva voglia di prenderle il viso e baciarla. Davvero la sua migliore amica le provocava un simile impulso?

-Cosa sta succedendo?-Pensò allarmata -Ho fatto qualcosa di male?- Sussurrò Lena. Ecco, si era tradita con lo sguardo, ma Lena non poteva vederla al buio, quindi aveva pensato ad alta voce? -No, figurati, va tutto bene- Mentì -Mi piacciono le tue labbra- Mormorò subito dopo Lena, con un filo di voce, come se parlasse tra se e se, quindi seguì il contorno delle labbra dell'altra con un dito e, quando quest'ultima le baciò il polpastrello, lei sussultò e sorrise poi avvicinò nuovamente il viso al suo e Julia, sentendo il suo respiro solleticarle le labbra, non potè fare a meno di premerle contro quelle di lei. La rossa chiuse gli occhi e lasciò scorrere la mano tra i capelli corti di Julia, stringendone alcune ciocche corvine tra le dita, mentre le baciava più volte le labbra. Le loro lingue si scontrarono ancora, ma stavolta più intensamente, le loro bocche erano quasi fameliche, come se entrambe non avessero desiderato altro che questo e i loro corpi erano intrecciati tra loro, come se fossero i due unici pezzi dello stesso puzzle. I vari schiocchi provocati dalle loro bocche e dalle loro lingue, rimbombavano nel silenzio della piccola stanza da letto della loro amica, che dormiva profondamente senza accorgersi di quel che stava accadendo. 
-Ti amo.-

I loro baci vennero interrotti solo da queste due parole, sussurrate con dolcezza e innocenza, dalle labbra di Lena. Julia perse un battito e socchiuse gli occhi, valutando attentamente le parole da dire, ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu:-Ne sei sicura?- A quella domanda, Lena rispose senza esitazione:-Sì, ti amo-


×××


La madre di Aleksandra spalancò la porta della stanza e con voce melodiosa mormorò:-Ragazze, è ora di alzarsi! La scuola vi attende- Aleksandra grugnì:-Allora può continuare ad attendere- E nascose nuovamente il viso tra le coperte. Lena al contrario, si alzò immediatamente e si spogliò del pigiama, per indossare i vestiti del giorno precedente poi si avvicinò al letto di Aleksandra e le tolse la coperta di dosso, per incitarla ad alzarsi, ma quest'ultima non volle saperne e rimase impassibile, rannicchiata su se stessa -Topolino, c'è la cioccolata calda con panna e i biscotti per colazione- Mormorò sua madre attirando immediatamente l'attenzione della ragazza, che spalancò gli occhi e si alzò finalmente, dal letto e si vestì in tutta fretta. L'unica che era ancora profondamente addormentata, o quasi, era Julia. Quindi Lena si avvicinò al materassino e si sedette sul bordo, accarezzandole il viso per svegliarla dolcemente, infatti la mora aprì gli occhi e sorrise sorniona -Buongiorno- Mormorò la rossa, accarezzandole i capelli -‘Giorno- fu la risposta di Julia, seguita da uno sbadiglio e da un'occhiata all'ora indicata sul display del cellulare, quindi si alzò a sedere e, con un'andatura sbilenca, si mosse verso la sedia su cui erano disordinatamente posate le sue cose. Si sfilò la maglia e i pantaloni, del pesante pigiama di plaid, e percepì immediatamente lo sguardo di Lena su di lei, si voltò appena e la osservò con un sorriso dopodiché indossò la divisa scolastica e uscì dalla stanza, seguita da Lena. A guidarle fino alla cucina fu il profumo di cioccolata calda e biscotti appena sfornati, si sedettero sugli sgabelli e Julia avvicinò la propria tazza, addolcendo ulteriormente la cioccolata con due bustine di zucchero. -Ehi, ragazze, cos'è successo ieri sera? Non ricordo assolutamente nulla, a parte il fatto che ad un certo punto ho iniziato a vedere Dylan Dog dappertutto, seduto sul divano, sdraiato sul pavimento...- Bisbigliò mentre faceva guizzare gli occhi da una parte all'altra della cucina, controllando che sua madre fosse abbastanza lontana da non sentire ciò che stava dicendo. Julia per tutta risposta scoppiò a ridere, ricevendo subito dopo, un calcio da parte dell'amica -Ahi! Non è successo nulla d'importante, sta' tranquilla.- Lena si sentì inspiegabilmente ferita da quella frase, o forse una motivazione c'era ed era che se per Julia ciò che era successo era di poca importanza, per lei invece, era importante eccome. Era per questo quindi, che la notte precedente, quando lei le aveva confessato i suoi sentimenti, la mora si era limitata a sorriderle e ad augurarle la buonanotte, coricandosi subito dopo e lasciandola sola con le sue domande e i suoi "perché"? Sì, probabilmente era stata troppo precipitosa e di conseguenza l'aveva spaventata. Ma allora perché le era sembrata così coinvolta, in quei baci e in quelle strette così appassionate? Non poteva di certo essersi immaginata una cosa così concreta, come quella che aveva provato. -Len, dobbiamo andare, altrimenti faremo tardi- Mormorò Julia, facendole notare così che la sua tazza era ancora piena e che la sua mano stava ancora girando il cucchiaino nel cioccolato ormai quasi freddo. Quindi si affrettò ad avvicinare la tazza alle labbra, bevendo tutto d'un fiato e procurandosi così, dei deliziosi baffi di cioccolato che Julia si offrì di pulire, avvicinando le dita al suo viso, ma la sua mano venne bruscamente scansata da quella di Lena che la fulminò con lo sguardo -Lascia stare, a quanto pare, non è nulla d'importante- Sentenziò, apprestandosi a pulirsi il labbro superiore, con la manica della maglietta. Ovviamente nessuno all'interno della stanza poteva aver capito il senso di quella frase, nessuno tranne Julia, che invece l'aveva capito perfettamente e si era sentita immediatamente attanagliata dal senso di colpa. Non aveva avuto intenzione di ferirla con la risposta che aveva dato ad Aleksandra, aveva solo cercato la risposta più efficace per nasconderle i particolari della sera precedente. 
Il viaggio in macchina, fu snervante per entrambe, nessuna delle due osava guardare l'altra, nemmeno di sfuggita, l'una si sentiva troppo offesa, ferita nell'orgoglio e l'altra si sentiva tremendamente colpevole. La tensione veniva spezzata soltanto dalle domande della signora Rachminova riguardo alla scuola, ai famigliari e qualcosa anche riguardo ai bagni pubblici e ai semafori troppo lenti. Aleksandra al contrario, non era affatto di aiuto, dal momento che le uniche frasi che riusciva a biascicare erano riferite a Dylan Dog, oltretutto spezzate assiduamente da lunghi grugniti, mentre la sua testa penzolava tra il sedile e il freno a mano. -Grazie del passaggio, signora- Mormorò cortesemente Lena, scendendo dall'automobile e issandosi lo zaino in spalla. Aveva intenzione di non rivolgere la parola a Julia per l'intera giornata, ma non sapeva se ci sarebbe riuscita.

«È troppo tardi, non c'è niente da recuperare. Guardi altrove per limitare il danno

 

Fine secondo capitolo.

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