You are my perfect combination.

di Nori Namow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Maybe It's just a coincidence. ***
Capitolo 3: *** 2. I feel this stupid love for you. ***
Capitolo 4: *** 3. I wanted to see your reaction ***
Capitolo 5: *** 4. Some things you cannot see ***
Capitolo 6: *** 5. It was a real nightmare, but I don't care. ***
Capitolo 7: *** 6. Sounds like fun ***
Capitolo 8: *** 7. It's time to understand ***
Capitolo 9: *** 8. Ok, I'm screwed ***
Capitolo 10: *** 9. Yes, It's a good idea. ***
Capitolo 11: *** 10. Don't look. OMG Why did you look? ***
Capitolo 12: *** 11. You are so perfect. ***
Capitolo 13: *** 12. Yeah! We are fucked with love. ***
Capitolo 14: *** 13. This is for you, honey. ***
Capitolo 15: *** 14. I'm so happy for... She's mine! ***
Capitolo 16: *** 15. Harry will kill me for this. ***
Capitolo 17: *** 16. Look to love ***
Capitolo 18: *** 17. I will go against the whole world, for you. ***
Capitolo 19: *** 18. You're perfect to me. ***
Capitolo 20: *** 19. It's past. But It's still here. ***
Capitolo 21: *** 20. I'm afraid. ***
Capitolo 22: *** 21. She's all for me. ***
Capitolo 23: *** 22. Like fire and ice. ***
Capitolo 24: *** 23. Ruined my life. ***
Capitolo 25: *** 24. And I saw the hell in his eyes. ***
Capitolo 26: *** 25. When all is lost and all is gone. ***
Capitolo 27: *** 26. See my dreams all die. ***
Capitolo 28: *** 27. Hidden mask. ***
Capitolo 29: *** 28. The way I feel ***
Capitolo 30: *** 29. You are all I need. ***
Capitolo 31: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




-KATHERINE
 
Mi poggiai contro il muro di mattoni rossi, distrutta. Ero appena uscita da scuola, e non avevo voglia di tornare a casa. Non ancora, almeno. Tanto avrei trovato i miei che litigavano, e volevo risparmiarmi lo spettacolo. Presi una sigaretta che mi aveva dato Joseph e l' accesi. Chiusi gli occhi mentre aspiravo, il fumo mi rilassava tanto. Avevo diciotto anni ormai, potevo comprarmele da sola, le sigarette, ma il fatto era che non volevo ammettere che avevo preso il vizio. Tentavo di convincermi in tutti i modi che era solo una sigaretta fumata per noia. I miei denti fortunatamente erano ancora bianchi, ma sapevo che presto sarebbero diventati più gialli. Che schifo. Cominciai a guardare la mia ciocca di capelli biondo ramato, torturando il boccolo. Perchè mia madre mi ha dato i capelli ricci e rossi? Che tortura. Misi le cuffie alle orecchie e avviai la riproduzione casuale. La prima che il mio iPod scelse, fu la mia preferita. Canticchiavo piano il ritornello, consapevole che quella canzone mi rispecchiava completamente.
 
Sparkling angel
I believed
You were my saviour
In my time of need. 
 
Blinded by faith 
I couldn’t hear 
All the whispers 
The warnings so clear 
 
 Mentre stavo per fare un altro tiro, un minuto dopo, sentii le dita di qualcuno che mi picchiettavano la spalla sinistra con educazione. "La pace non mi appartiene, eh??" pensai. Nervosa, mi costrinsi ad aprire gli occhi e a togliere le cuffie. Di fronte a me c' era un ragazzo alto un pò più di me, magro ma muscoloso, capelli ricci castani e occhi di un verde chiaro. Il ragazzo sorrideva ingenuamente, poi mi salutò con un cenno della mano.
«Chi sei?» riuscii a chiedere. Era così... Bello.
«Non dovresti fumare, sai? Sei giovane, e non ti serve a nulla. Se volevi sembrare più carina, non ci sei riuscita. Sei più bella quando sorridi senza sigarette in mano.» mi disse timidamente, guardandomi negli occhi. Abbassò lo sguardo , fissandosi le converse bianche, in attesa, probabilmente, che lo mandassi a fanculo. Io non sapevo cosa dire. Ce ne erano stati vecchietti che mi guardavano con una sigaretta in mano e scuotevano la testa. Ma loro erano..  vecchi. Lui doveva avere la mia età, perchè stava facendo il moralista con me? 
E mi aveva detto che ero bella! Che dolce. 
Che falso.
 Io non mi sono mai vista bella. Si, sono alta e magra, ma ho i capelli biondo ramato di un riccio che più riccio non si può che arrivano quasi al fondoschiena, lentiggini (rosse, naturalmente) che sembravano brufoli sulla mia pelle fin troppo chiara. Per non parlare dei miei bruttissimi occhi, i soliti stupidi occhi azzurri. Il solito stupido naso a patatina. Le solite stupide labbra sottili. Cioè, non mi sono mai piaciuta. Non ho tette e, anche se i ragazzi affermano il contrario, non ho culo. Non ho forme, insomma. Come fa qualcuno a trovarmi minimamente carina? Quel ragazzo mi incuriosiva sempre di più.
«Non lo faccio per sembrare più carina, non lo sono mai stata. Fumo perchè mi tranquillizza.»
Non sapevo neanche perchè mi stavo giustificando con lui. Era uno sconosciuto qualunque.
«TI ho vista spesso. La sigaretta non ti dona. Beh.. allora ciao.» stava quasi per andarsene, quando gli bloccai il braccio. Non so perchè lo feci, non sono la tipa che da confidenza agli sconosciuti, anche se tremendamente belli. Ma lui aveva un non so cosa che mi attraeva, come una bambina che aveva ritrovato l' oggetto che più ama dopo tanto tempo.
«Scusami, ma non mi hai detto il tuo nome.»
«Non era mia intenzione dirtelo.» mi disse sorridendo, con semplicità. Mi guardò di nuovo negli occhi, e ne fui rapita come una stupida. Se ne andò, lasciandomi là come una scema, probabilmente consapevole che sarei rimasta poggiata a quel muro a chiedermi quale potesse essere il suo nome. Improvvisamente, l' odore che la sigaretta emanava mi diede fastidio, così la gettai a terra. Mi avviai tranquilla verso casa, riattivando la riproduzione casuale all' iPod. La seconda canzone che partì sembrava che, in qualche modo, me l' avesse dedicata quel ragazzo misterioso. 
 
Right now I’m looking at you and I can’t believe
You don’t know
You don’t know you’re beautiful
Oh oh
But that’s what makes you beautiful
So c-come on
You got it wrong
To prove I’m right I put it in a song
I don’t why
You’re being shy
And turn away when I look into your eyes
 
Stupidamente mi chiesi se, in fondo, fosse davvero così.








Nzà nzà nzà nzàààà (?)
Eccomi con questa FF a dir poco vomitevole, oh yeah! Nessuno mi caga, lo so,
ma io me ne infischio e scrivo lo stesso haha.
All' inizio sta specie di cacca doveva essere una OneShot, però poi ho notato che ho scritto un pò troppo e mi sono detta,
"vaffammocc", mo vedo di svilupparla e addio.
Recensite, datemi consigli, vi prego. Questa è la mia Katherine (una specie)  asdfghjkl oppure lkjhgfdsa (ci siamo capiti, insomma. C:) (Katherine Pierce haha la amo)
Il nostro Harry è un tipetto misterioso C: ma poi sarà più simpatico, vedrete.
Per ora ci saranno massimo due punti di vista, quello di Katherine e quello del "ragazzo misterioso"
che poi è misterioso solo per lei hahaha RECENSITE, VI PREGO.

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Capitolo 2
*** 1. Maybe It's just a coincidence. ***




-KATHERINE

 
Due settimane dopo, nessuna notizia del ragazzo misterioso e, mi odiai per questo, nessuna sigaretta.
Un blocco mentale, credo.
Neanche una sigaretta da quell' ultima. Nemmeno un tiro.
E aveva ragione, mi sentivo un pò meglio. Fisicamente parlando. In quei giorni, quando uscivo da scuola, compravo delle caramelle gommose, mi poggiavo al solito muro, e le mangiavo per passare il tempo.  
Probabilmente lui verrà e mi dirà che le caramelle gommose portano le carie, dissi tra me e me ridendo.
Mi sentii picchiettare la spalla, e stranamente, il cuore mi saltò in gola. Mi girai di scatto, cercando gli occhi verdi. E li trovai, anche se non erano i suoi.
«Hey Katherine!» mi disse Grace, salutandomi.
«Ma guarda chi c'è! Grace Styles. Come stai?»
«Male, naturalmente. Oggi vieni a darmi ripetizioni di chimica e biologia, vero? Vero?!?»
«Certo, dimmi l' ora così mi organizzo con i miei compiti schifosi.»
«Bene, vieni dalle quattro alle otto. Lo so che quattro ore sono tante, ti do cinquanta sterline, giuro. Poi io dalle due alle quattro ho lezioni di Hip Hop, quindi forse farò cinque minuti di ritardo. Lo sai come è fatto Will.» mi disse con le mani congiunte in preghiera.
 Adoravo Grace, era una ragazzina di sedici anni bionda e con gli occhi verdi, sempre gentile con tutti. Occhi verdi, come quelli del tipo misterioso. Frequentava il mio stesso corso di Hip Hop, anche se in orari e giorni diversi.  Le davo ripetizioni da pochi giorni a causa dei suoi problemi con la chimica e la biologia, dove i miei voti erano a dir poco ottimi. Ero stata da lei circa un' ora al giorno, mai quattro ore.
«Ok Grè, ma non fare troppo tardi. Al massimo prendi Will a calci e, mentre si rotola, scappi.» Le dissi ridendo, immaginando la scena.
«Grazie Kath, sei un amore dolce.» Mi diede un bacio sulla guancia, prese una caramella gommosa dal mio pacchetto e scappò. Come tutti i giorni, misi le cuffie nelle orecchie e avviai la riproduzione casuale.
Chiusi gli occhi per alcuni secondi, rilassandomi, quando qualcuno mi picchiettò alla spalla.
'Perchè le mie spalle vengono prese per cose da toccare??' pensai. Aprii gli occhi, e, come due settimane prima, mi ritrovai il ragazzo misterioso davanti che mi sorrideva con le mani in tasca. 
«Ciao.»
«Cosa ho che non va?» mi sorpresi a chiedere. Perchè mi interessava la sua opinione?
«Non hai nulla che non va. Proprio nulla.» rispose, sorpreso dalla mia domanda.
«E cosa vorresti, allora? Non sto fumando, i miei polmoni sono fuori pericolo. Grazie, mio Angelo custode.» dissi sarcastica. Lui, in tutta risposta, scoppiò a ridere. Una risata fantastica.
«Vorrei solo una caramella.» disse con un sorrisetto sulle labbra che faceva impazzire. Si avvicinò piano a me, guardandomi negli occhi.
 Poi, dal sacchetto delle caramelle, ne pescò una rossa, la mia preferita. 
L' ultima. Stronzo.
 Poi se la mise in bocca, guardandomi divertito. Eravamo a poco più di venti centimetri di distanza, ma sentivo il suo profumo come se fossimo incollati in un bacio appassionato.Gli guardai le labbra, avrei voluto toccarle con il mio indice. Sembravano così morbide. Ingoiò la caramella, evidentemente soddisfatto.
«Quelle rosse sono le più buone, vero? Beh, grazie. Ciao.» mi sorrise prendendomi in giro e, come l' ultima volta, se ne andò.
Non mi azzardai nemmeno a chiedergli di nuovo il nome. Se non voleva dirmelo, era evidente che non gli piacevo. 

Mi truccai e mi sistemai velocemente. Indossai una canotta azzurra e degli short bianchi. Alle quattro in punto, ero di fronte casa Styles. Alle quattro in punto, il mio cellulare vibrò.
«Kath, scusa scusa scusa scusa.» mi disse urlando come un' isterica Grace dall' altra parte del telefono.
«Cosa c'è?» chiesi allarmata. Lei non era mai isterica, mai. Solo qualche volta.
«Will ha detto che devo fermarmi un quarto d'ora in più o non mi fa fare il saggio. Stronzo» disse infuriata.
«Ma io sono sotto casa tua! E fuori fa abbastanza caldo.»
«Oh, ma non preoccuparti. Dentro c'è il mio bellissimo brò. Bussa e digli che devi aspettarmi dentro.»
«Va bene. Dì a Will da parte mia che è un pirla.» dissi ridendo.
«Puoi contarci!» urlò, chiudendo la chiamata un istante dopo. 
Mi avvicinai al portone bianco della bellissima villetta. Aveva un giardino grazioso, i fiori erano profumati e bellissimi. Suonai il campanello e attesi.
Dopo un minuto, la porta si aprì, ma non vidi nessuno. Come nei film horror, pensai. Non feci in tempo a mettere un piede e chiedere il permesso di entrare che sentii una voce che avrei riconociuto fra mille.






E vabbè, ho capito che la storia vi fa schifo, ma io
la pubblico lo stesso solo per il gusto di farlo, sperando che continuando a leggere
magari vi piace. Recensite, uffa è.é
Cooomunque, tàdàààà. Ha trovato il "ragazzo misterioso"
Questa è la nostra Grace :3 
trallallà

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Capitolo 3
*** 2. I feel this stupid love for you. ***







-KATHERINE
«Grace, quante volte devo dirti di portare le chiavi?» disse svogliatamente il ragazzo misterioso che mi aveva fregato la mia caramella.
Il 'Brò' di Grace era lui? Che meravigliosa coincidenza.
Era talmente convinto che a bussare fosse stata la sorella, che non si era nemmeno girato a guardarmi. Stava salendo svogliatamente le scale, tornando probabilmente in camera sua. 
«Ciao.» dissi timidamente. Ora mi vede e mi caccia di casa, pensai.
Il ragazzo si bloccò e si girò velocemente verso di me, e quando mi vide, rimase sotto shock.
«Oh.. Tu... Pensavo.. Grace.... Tu che ci fai qui?» chiese tra la paura e la sorpresa.
«Sono venuta a chiederti i soldi per la caramella che mi hai fregato stamattina» dissi ridendo. Che battuta di merda, decisamente. Scoppiai a ridere, poi diventai di colpo seria. 
«Sono qui per dare ripetizioni a Grace. Mi ha detto che arriverà tra un quarto d'ora, e mi ha chiesto di bussare perchè c'era suo fratello in casa.»
«Va bene, vieni.» disse semplicemente, come se fossi l' ultima persona al mondo che avesse voluto vedere.
Lo seguii, osservandolo da dietro. Bel fondoschiena, pensai. Sorrisi senza accorgermene, fin quando lui svoltò bruscamente a destra, nella sua camera.
Quella di Grace era di fronte, la porta bianca socchiusa che lasciava intravvedere i poster dei cantanti.
La camera del ragazzo era di un blu pastello, mentre le lenzuola del letto erano blu notte. Di fronte al letto, c'era una scrivania con un pc portatile nero e molti, moltissimi libri scolastici.
Un secchione, sentenzai ridendo. Lui prese una sedia che si trovava alla sinistra della porta e la posizionò affianco alla sua.
«Siediti qui.»
Mi diressi timidamente alla sedia e mi sedetti. Il battito del cuore accelerò in un modo spaventoso. Lui, nel frattempo, si mise a leggere un libro di biologia, ignorandomi completamente. Che stronzo. 
«Comunque io sono Katherine, piacere.»
«Piacere mio.» disse senza togliere gli occhi dal libro.
«Tu non ti presenti?» chiesi, quasi annoiata, ma curiosa. Era parecchio strano. Forse si drogava. Anche se dubitavo che uno che mi dicesse di non fumare, si drogasse. Forse quel giorno era fatto.
«Non ne vedo la necessità. Stai solo aspettando mia sorella.» E guardami negli occhi, maledizione!
«Beh, ma visto che mi hai fatto la paternale sul fumo, mi hai fregato la mia ultima caramella e do ripetizioni a tua sorella, sarebbe educazione, non necessario.» Sottolineai l' ultima parola, nervosa. Che pezzo di merda. Lui distolse lo sguardo dal libro per fissare il muro.
«Se ci tieni tanto domani ti compro un pacco di caramelle, così la smetti.» disse annoiato e infastidito.
«Non me ne importa delle caramelle, ti ho solo chiesto di presentarti con educazione. Riproviamo. Piacere, io sono Katherine.» gli dissi porgendogli la mano.
«Piacere, io sono il ragazzo che ti ha chiesto di smettere di fumare e che ti ha rubato l' ultima caramella.» mi rispose stringendola. Il tocco della sua mano mi provocò dei brividi inaspettati, anche se il bastardo non mi aveva detto il suo nome.
«Stronzo.» dissi a mezza voce. Ero convinta che non mi avesse sentito, ma dal sorrisetto che gli comparve mentre continuava a leggere, capii che forse l' avevo detto un pò troppo forte.
«Se ti piace tanto studiare, perchè non dai tu ripetizioni a tua sorella?»
«Ci ho provato, ma lei ha detto che uso termini troppo da secchione. Non ci ha capito nulla, così ha deciso di chiedere a 'una ragazza bellissima che fa Hip Hop con lei'.» disse dicendo l' ultima frase con una voce stridula, cercando di imitare Grace. Scoppiai a ridere, nonostante volessi fare l' offesa.
«Cosa stai leggendo?»
«La genetica: geni recessivi e geni dominanti.» disse indicando il titolo enorme sulla pagina.
«Oh, è il mio argomento preferito!» dissi entusiasta. Non lo feci per flirtare,davvero. Amavo la genetica. In particolare quell' argomento.
«Anche il mio. Mi piace il fatto che sia una coincidenza a decidere come devi essere. Il fatto che avresti potuto essere in un modo e invece sei in un altro.» disse senza distogliere lo sguardo dalle pagine, ma con gli occhi che brillavano dall' emozione.
Tu, pensai, sei una coincidenza magnifica. La combinazione di geni perfetta.
«Tu, per esempio.» disse all' improvviso.
«I... Io?» Cosa voleva dirmi? Era un modo carino per dirmi che ero brutta? Beh, grazie tante.
«Tu hai i capelli rossi, i tuoi genitori?»
«Ehm, no, nessuno dei due. Aspetta.» Presi il cellulare, mi ricordai di una foto che avevo fatto al mare un anno fa. Usai lo zoom per fargli vedere bene i visi.
«Vedi, i tuoi genitori hanno entrambi i capelli scuri, mentre i tuoi sono rossi. Il gene per i capelli rossi è recessivo, quindi vuol dire che c'era solo una possibilità su quattro che tu nascessi con i capelli rossi. Ciò ti rende speciale, in qualche modo, perchè hai scelto l' opzione meno probabile, se così si può dire. Inoltre i tuoi capelli sono ricci» disse toccandomi un boccolo. Arrossii, mio malgrado, rapita dalle sue parole.
«Il gene dei capelli ricci è recessivo, mentre i tuoi genitori hanno i capelli lisci. Un' altra possibilita su quattro, e il destino ha scelto la meno probabile. Questo ti rende doppiamente speciale.» Sorrise appena. Che bel sorriso che aveva.
«I tuoi occhi, sono blu come il mare, mentre i tuoi genitori hanno gli occhi scuri. Ancora una volta, una possibilità su quattro. Triplicemente speciale.» Aveva detto che i miei occhi erano blu come il mare?? Se fossi stata una tipa smielata, probabilmente mi sarei sciolta come gelato al sole.
«Le tue lentiggini.» disse toccando delicatamente le mie lentiggini sul naso.
«Un gene dominante. I tuoi hanno entrambi le lentiggini. Per una volta il destino ha scelto qualcosa di meno probabile, forse perchè le lentiggini ti rendono più sbarazzina.» aggiunse sfoderando un sorriso a trentadue denti. Voglio abbracciarlo, pensai come una bambina.
«Tu sei speciale. La tua combinazione genetica potrebbe vincere l' Oscar.» disse ridendo appena.
Arrossii violentemente, e quando capii dallo sguardo che mi rivolse, che se ne era accorto, arrossii ancora di più.
Lui tornò tranquillamente sui suoi libri e, non volendolo disturbare, mi misi a frugare nella mia borsa, dove c'erano i libri per Grace.
«Tu non vieni alla mia scuola?» chiesi all' improvviso. Fortuna che non dovevo disturbarlo, pensai scocciata. Ma avevo voglia di parlare con lui. Il ragazzo misterioso scosse piano la testa.
«E a quale scuola vai?» Un pò troppo curiosa? Sì, forse.
Lui fece finta di non sentirmi, così capii che era giunto il momento di smetterla. Osservai il ripiano sopra la sua scrivania e notai un album di disegni. 
«Che bello! Sai disegnare? Posso vederli?» dissi prendendo l' album. Lui andò nel panico, prendendomi l' album dalle mani e mettendolo frettolosamente nell' armadio dall' altro lato della stanza.
«No. Sono solo degli schizzi. È inutile che tu li veda.» disse nervoso. Fanculo. Non dico che deve saltarmi addosso, ma almeno essere gentile con me. Oh, Dio. Forse è..
«Sei gay?» chiesi come una scema. Era una domanda. Solo una domanda. Lui mi guardò sbigottito, non si aspettava una domanda del genere.
«No. Perchè dovrei?»
«Non lo so. Non sei gentile con me. Forse credi che io voglia qualcosa da te che tu..»
«Solo perchè non sono gentile con te non vuol dire che a me non piacciono le ragazze» disse con la voce alterata.
«Va bene, scusa. Non ti disturbo più, giuro.»
«Grazie.»
Minchia se mi odiava. Mi misi a frugare di nuovo nella borsa, rassegnata. Trovai delle cartaccie, e un foglio di Joseph con sopra scritto "Chioma di fuoco, sarai mia un giorno!" con affianco una faccina che faceva la linguaccia. Alzai gli occhi al cielo e strappai il foglio. Joseph, sempre con la fissa del sesso. Che schifo. Una volta mi disse che mi immaginò a letto con lui. Disse che i miei capelli lo eccitavano. Che schifo di nuovo.
«Dove posso trovare un cestino?» chiesi mostrando i fogli da buttare. Lui mi indicò un cestino dietro la porta, guardandomi negli occhi per un istante. Mi diressi svogliatamente nel punto indicato, buttai i fogli e quando mi girai per ritornare alla sedia, me lo ritrovai a pochi centimetri da me. Spaventata, gli posai una mano sul petto, e avvertii che il suo battito era irregolare. Si allontanò appena, come se il mio tocco gli desse fastidio.
«Ti... Ti andrebbe di ascoltare una canzone? A me piace molto, e vorrei che l' ascoltassi anche tu.» Arrossì appena, porgendomi una cuffia. La infilai all' orecchio destro, e l' altra la mise lui. Scelse una traccia dal suo iPod, e mi guardò negli occhi mentre la canzone iniziava. La conoscevo benissimo, era la mia preferita, ma rimasi comunque in ascolto, dedicandogliela tutta. Mi sentivo serena accanto a lui, anche se ciò che io sentivo non era reciproco. Everything dei Lifehouse raccontava in pieno ciò che, in quel momento, avrei voluto dirgli. Mi stavo innamorando di un ragazzo che non mi voleva. Che stupida. Un ragazzo della quale non sapevo nemmeno il nome.

 
Find me here
Speak to me
I want to feel you
I need to hear you
You are the light
That's leading me
To the place where I find peace again.
 
You are the strength, that keeps me walking.
You are the hope, that keeps me trusting.
You are the light to my soul.
You are my purpose...you're everything.
 
 
La canzone durava circa sei minuti, e per tutto il tempo non facemmo altro che ascoltarla. Arrivato all' ultima nota musicale, lui fece per prendermi la cuffia, ma rimase fermo, come se mi stesse toccando la guancia. Rimasi immobile, studiando ciò che faceva. Mi guardò negli occhi, la mano ancora poggiata sulla mia guancia, come se mi stesse accarezzando. Si avvicino impercettibilmente, ma forse aveva solo spostato il peso da un piede all' altro. Il suo viso si avvicinò piano al mio. Eravamo a cinque centimetri di distanza. Chiuse piano gli occhi, avvicinandosi ancora.
 
«Katherine Price, ce l' ho faaaaaaaaaaatta!!!» urlò Grace chiudendo la porta, salendo le scale di corsa.
Entrambi sobbalzammo dalla paura, come ridestandoci da una trance. Mi tolse la cuffia dall' orecchio nel momento in cui Grace entrò nella stanza del fratello.
«Bene e ora studiamo la schifosa chim... Cosa stavate facendo?» chiese con un sorriso a trentadue denti, notando che eravamo ancora vicini.
«Niente, le ho fatto ascoltare una canzone mentre ti aspettava, che vuoi?» rispose lui accigliato. Tornò al suo posto, posando lo sguardo sui libri, il viso rosso come un pomodoro.
«Certo, va beeene. Vieni Kath.» Mi disse con un sorrisetto strano, prendendomi per la mano e conducendomi verso la sua camera.
Mi girai di scatto per salutarlo e ringraziarlo, e notai appena in tempo che distoglieva lo sguardo da me per poggiarlo sui libri. Mi guardava il culo? Pervertito.
«Ciao e grazie.» Dissi con un sorriso. Lui, invece, non mi rispose. Poi dicono che siamo noi donne quelle complicate.
Grace mi trascinò in camera sua, totalmente diversa da quella del fratello. Mobili bianchi e pareti rosa pastello. Poster di cantanti praticamente ovunque e specchi dove non c'erano poster. Mi guardò negli occhi con lo stesso sorrisetto strano mostrato poco prima.  
«Ti piace Harry?» chiese punzecchiandomi con l' indice sulla fronte, come se stesse suonando un campanello.
«Chi è Harry?» chiesi spaventata.
«Come chi è? Mio fratello, no?»
«Ah, quindi si chiama Harry?» Harry... Harry Styles. Suonava bene.
«Ti sei fatta una canna per caso?» domandò ridendo.
«No, affatto. È che lui si è letteralmente rifiutato di dirmi il suo nome.»
Grace scoppiò a ridere, mantenendosi a me per evitare di cadere.
«Davvero? Accidenti. Lui fa così solo con chi non conosce o con chi... Niente dai cominciamo.» strillò, ridendo tra una parola e l' altra. Mi guardò ancora una volta, e io non capii cosa stesse tentando di dirmi. Presi i libri, mi armai di tutta la pazienza, e cominciai a parlare della Molarità.
 
 


-HARRY
Cercai di continuare a studiare, ma non ero affatto concentrato. Il suo profumo mi aveva letteralmente scosso. Mi alzai, dirigendomi all' armadio e prendendo l' album dei disegni. Se lei l' avesse visto avrebbe iniziato ad urlare come una pazza. Lo poggiai delicatamente sulla scrivania, e cominciai a guardarli.
Il primo la ritraeva sui gradini della scuola di danza, quattro anni prima. La massa di capelli ricci e rossi fu la prima cosa a colpirmi quel giorno.
Ricordai che ero andato a prendere mia sorella alla sua prima lezione di Hip Hop,  e la vidi.
Mi fermai, in modo che lei non potesse vedermi, e ne studiai ogni dettaglio. Ogni ciocca di capelli, il blu intenso dei suoi occhi, ogni lentiggine che aveva sul viso. E più la osservavo, più me ne innamoravo.
 E più mi innamoravo, più mi spaventavo.
Sapevo che non era normale innamorarsi di qualcuno senza neanche sapere il suo nome. Eppure accadde.
Il secondo disegno la ritraeva un anno dopo, sorridente mentre accarezzava un cane su quelle stesse scale. Il terzo, invece, l' avevo fatto due settimane fa, quando per la prima volta le avevo rivolto la parola. La sua massa inconfondibile di capelli poggiati contro il muro di mattoni, gli occhi chiusi e la sigaretta in mano. Quanto era cambiata in quattro anni.
Era diventata sempre più bella, e sempre più insicura. Come un fiore che disprezza la sua bellezza. Che stupida, che era. Non si piaceva, gliela leggevo l' insicurezza.
Presi una penna e annotai sotto una citazione che amavo, che la rispecchiava in pieno. 

 
Lei aveva questo modo particolare di guardare negli occhi. Non era né timida né sexy, era perfetta.— Charles Bukowski

E Katherine era perfetta. Lo era davvero.
 Nella mia mente non riuscivo a vedere nient altro che i suoi occhi che mi scrutano mentre le accarezzo la guancia. 
 Sono stato solo un idiota. Era chiaro che a lei piaceva quel Joseph. L' avevo vista ridere con lui, scherzarci. Presi un foglio pulito e una matita, pronto a disegnarla, ad amarla inutilmente. 
 
 
Due ore dopo, non riuscii a rimanere chiuso in camera. Non ora che sapevo che era lei la ragazza che dava ripetizioni a Grace. Volevo vederla, l' avrei voluta con me per sempre.







Macciaaaaaooo, questo è il zecontho capittollo. Ok, la smetto.
Grazie per le 3 recensioni al primo capitolo. All' inizio la storia è un pò fiacca, lo ammetto.
E sto capitolo è pure una cacca di gatto. Però io ho già preso appunti (?) e ho praticamente scritto
tuuuutta l' ff. L' epilogo vi piacerà tantissimo, vedrete. 
Vi preego, datemi il vostro supporto, recensite, seguitemi su twittah ùù (@hypnoticdust)
Bai Bai °°
P.S. nel prossimo capitolo apparirà un figone della madonna.
Ah, e Joseph è Joe Jonas, giusto per capirci #lol

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Capitolo 4
*** 3. I wanted to see your reaction ***






-KATHERINE
«Ti prego, concedimi una paaaaaausa.» disse Grace a faccia in giù, distrutta da tutti i numeri e le cose da imparare.
«Va bene.» dissi ridendo alla sua reazione. Mi alzai, decisa ad andare in bagno per darmi una rinfrescata. La giornata era abbastanza afosa ed eravamo state tutto il tempo per terra. Aprii la porta, 
e trovai Harry con il pugno alzato, pronto a bussare, e lo sguardo che, quando incontrò il mio, era terrorizzato.
«Ehm... Io... Vi andrebb..... Faccio delle crepes alla nutella, ne volete?» chiese così velocemente che lo capii a stento. Gli sorrisi, sperando che tornasse ad avere un colorito che non fosse rosso pomodoro.
«Certo. Tu, Grace?» chiesi voltandomi verso di lei.
«Arrivo, andate a preparare gli ingredienti.» rispose lei esausta, la faccia ancora sepolta nel cuscino.
Seguii Harry in cucina, cominciammo a prendere gli ingredienti. Nessuno dei due parlava, naturalmente. Notai che, ogni volta che lo urtavo o sfioravo per sbaglio, arrossiva. 
Forse gli fa solo caldo, pensai. Odiavo i silenzi forzati, mi mettevano in imbarazzo. 
«Come mai ti sto antipatica?» buttai lì. Volevo davvero sapere perchè non gli andavo a genio, anche se speravo dicesse il contrario.
«Cosa?!» chiese lui, a disagio.
«Ti ho chiesto perchè non ti vado a genio. Puoi dirmelo, non mi offenderò, giuro.»
«Tu non sei antipatica. Perchè me lo chiedi?»
«Tanto per cominciare, non mi dici il tuo nome. Poi, non vuoi sentirmi parlare. Non vuoi che ti faccia domande e se te le faccio non vuoi rispodermi. Non mi rivolgi molto la parola, non vuoi che tocchi le tue cos...» 
Non feci in tempo a finire la frase, che mi poggiò un dito sulle labbra, costringendomi a stare zitta. Sorrise timidamente, e capii che avrei potuto passare l' esistenza a nutrirmi di quel sorriso.
«Non mi stai antipatica. Affatto.» Tolse il dito, tornando a mescolare gli ingredienti.
«Però continui a non spiegarmi il perchè del tuo comportamento.» continuai decisa.
«Non ti ho detto il mio nome perchè volevo osservare la tua reazione. Non è che non voglio sentirti parlare, è che dovevo studiare per un compito importante. Per quanto riguarda l' album, non c'era niente di speciale.»
«Osservare la mia reazione.» ripetei Sul serio?!? Voleva solo osservare la mia reazione?!
«Si, e direi che dallo 'Stronzo' di prima, sei una ragazza senza peli sulla lingua.» scoppiò a ridere, trovando difficoltà a mescolare gli ingredienti.  Il campanello suonò, e Harry andò ad aprire, lasciandomi in cucina a mescolare l' impasto.
«Hey, Hazza! Devo aver dimenticato i cd qui ieri, ridammeli, ne ho assoluto bisogno.» disse al voce di un ragazzo.
«Entra, vado a prenderteli.»
«Ok ti aspetto in cu... Wow Hazza, chi è questa chioma infuocata?» disse elettrizzato, puntandomi il dito.
«Oh, una ragazza che da ripetizioni a Grace.» urlò dal piano superiore Harry.
«È solo una ragazza che da ripetizioni o voi due...» chiese rivolto a me.
«Oh, no tra noi non c'è nulla.»
Era bello. Aveva capelli lisci castani, occhi azzurri e vivaci, e un sorriso mozzafiato. Si avvicinò a me, tendendomi la mano.
«Piacere, sono Louis. Ma tu puoi chiamarmi 'Amore della mia vita'.» disse facendomi l' occhiolino. Scoppiai a ridere quasi involontariamente. Beh, almeno era divertente. E si era presentato subito.
«Piacere, io sono Katherine. Ma tu puoi chiamarmi Kath.» gli strinsi la mano, e lui mi tirò a sè in un abbraccio. Era molto... amichevole.
«Lo sai che hai dei capelli strabelli? » disse tirandomi una ciocca di capelli.
«Oh, grazie.» risposi arrossendo.
«Se vieni altre volte qui credo che dimenticherò i miei cd più spesso.»
Harry tornò in cucina con dei cd in mano e, per un solo istante, guardò l' amico con odio quando lo vide che flirtava con me. No, mi dissi, non è geloso. Lui geloso di me? Ma dai.
«Eccoli, ora puoi andare Lou.» disse porgendoglieli.
«Grazie Hazza. Ora vado a casa, credo di essermi eccitato. Non so se hai notato, ma nella tua cucina c'è una ragazza che... oh, sei bellissima, figliola!» disse facendo la voce in falsetto, abbracciandomi. 
Scoppiai a ridere. Maschi, sempre i soliti pervertiti. Harry lo condusse alla porta quasi a forza, e mentre lo spingeva fuori, Louis cercava di parlarmi.
«Hey tesoruccio, sabato hai da fare? Se vuoi ti lasc... Cazzo Harry, quello mi serve!» disse mantenendosi i genitali dopo che Harry gli aveva mollato un pugno in quel punto.
«Ciao, Louis!» disse secco Harry, cacciandolo fuori.  Nel frattempo, io ridevo a crepapelle, incapace di qualsiasi azione.
«E smettila di ridere tu, quello è solo un pervertito!» disse ridendo, trasportato dalla mia risata. Mente ridevo, inciampai nel tappeto, riuscendomi a mantenere per il rotto della cuffia alla mano di Harry, 
che mi sollevò senza problemi. In quel momento, Grace arrivò in cucina, e io ed Harry arrossimmo. Ci lasciammo velocemente le mani, mentre Grace ci guardava e sorrideva.
«Mi piacete insieme, voi due. Ora, perdonami Harry, ma il tuo tentativo di conquistarla è andato in fumo quando hai detto che volevi preparare le crepes. 
Sappiamo entrambi che non le sai fare. Toglietevi di torno, le faccio io.» disse con nonchalance, 
mentre Harry arrossiva ancora una volta, pizzicandole il fianco per farla pentire delle parole dette. Mi sedetti a capo tavola e Harry al posto dopo il mio. 
Anche se facevo finta di messaggiare, notavo che mi osservava con la coda dell' occhio, e un pò ne fui contenta. 
Il telefono di Harry squillò, e dalla faccia che fece alla vista del nome che lo stava chiamando, non era qualcuno che fosse felice di sentire.
«Che vuoi, Lou?» mise il vivavoce, probabilmente per coinvolgere anche me.
«Hazza, ma che ti prende? Voglio il numero di Katherine, adesso! Ma dico, sei gay? Hai visto che razza di bomba sexy che è? Ma gli occhi dove li hai, sotto i piedi per caso? Io non ti capisco. 
Se avessi avuto due minuti da solo con lei ci avrei fatto sesso senza pensarci due volte. Dio, tu sei un caso disperato!» urlò senza ritegno, frettolosamente.
Scoppiammo a ridere tutti e tre, mentre Louis diceva «Cosa ridi? Che succede?». Quando finalmente, non le lacrime agli occhi Harry gli disse che era in vivavoce, Louis chiuse la chiamata mentre diceva che si sarebbe vendicato. 
Nel frattempo, Harry rideva talmente forte che si sporse verso di me, rischiando di cadere. Era vicino, troppo vicino. Rimasi immobile, incapace di muovere una cellula. Quando lui aprì gli occhi, erano a pochi centimetri dai miei. 
Rimase spiazzato, quasi chiedendosi come cacchio era riuscito ad avvicinarsi così tanto a me senza accorgersene. Smise di ridere, poi si allontanò. Grace ci servì delle fantastiche crepes alla Nutella, perfette sia di sapore che di aspetto. 
 
Dieci minuti dopo, tornammo ai nostri affari.
 
Harry si rinchiuse in camera sua salutandomi con un veloce 'ciao'. Grace mi intimò di preparare i prossimi argomenti mentre metteva a posto piatti e posate. 
Mi buttai sul suo letto e notai il Blackberry. Come un fulmine, lo presi, cercai nella rubrica il numero di Harry e lo salvai sul mio cellulare. 
Non era da me, ma ultimamente non mi riconoscevo più. Quel ragazzo mi mandava in tilt, letteralmente. Posai il cellulare di Grace sul letto, preparando i prossimi argomenti da ripetere.
 
 
 
 
-HARRY
Quella maledetta aliena che mi ritrovavo come sorella mi aveva fatto fare una figuraccia con Katherine. 
Per non parlare di Louis, il solito 'troppo amichevole' imbecille. Salutai velocemente Katherine e chiusi la porta della mia camera, poggiandomi alla porta. 
Avvertivo uno strano dolore alle parti basse. Ci posai lo sguardo per un attimo. 
Cazzo. Stupidi ormoni impazziti. 
Presi un asciugamano e dei vestiti puliti. Avrei fatto una doccia per scacciare i pensieri letteralmente poco puri che avevo avuto su di lei. 
Corsi in bagno e, dopo essermi spogliato, ascoltai il getto d'acqua come fosse musica.
 
 
-KATHERINE
«Oi Grace, vado un attimo in bagno, torno subito. Tu leggi il capitolo tre e quattro» le dissi mostrandole le pagine imbrattate di evidenziatore.
Aprii la porta, notando che quella della camera di Harry era chiusa. Mi diressi verso il bagno che era la porta alla fine di quel piccolo corridoio. Il cellulare vibrò, avvisandomi di un messaggio. Joseph.
 
Chioma di fuoco, domani devi farti interrogare a matematica. Non mi va di studiarla e tu puoi salvarmi. Sei l' amica migliore del mondo. Ti amo.
 
Sorrisi, e gli risposi con un semplice 'Ok, stronzetto. Mi devi un favore'. Schiacciai il pulsante 'invio', e urtai qualcosa. O meglio, qualcuno. 
Harry era di fronte a me, con un asciugamano in vita e uno che gli copriva la testa mentre asciugava con foga i capelli.
«Grace, ma cacchio guarda do..» quando notò che ero io, rimase pietrificato. Come me, del resto. 
Non riuscivo a distogiere lo sguardo dai suoi pettorali, lo squadravo da capo a piedi come una stupida, consapevole che se ne sarebbe accorto. Lui mi mise l' indice all' angolo delle labbra, ridendo.
«Hey, stai sbavando.» mi disse facendo l' occhiolino. Un modo stupido per dirmi 'smettila di guardarmi come se volessi stuprarmi' ? Che simpatico.
«Ehm... Scusa... Cioè, non pensavo ci fosse qualcuno... Scusa, torno... dopo... Bei muscoli!» dissi farneticando. Entrai in bagno e chiusi la porta a chiave, come in cerca d' aria. 
Bei muscoli. Gli avevo detto che aveva dei bei muscoli? 
«Oh cazzo.» sussurrai appena.
«Dovrei prendere i miei vestiti, ma se proprio non vuoi uscire dal bagno posso vestirmi lì.» disse bussando a ripetizione e ridendo.
'Io non lo capisco. Prima non mi calcola e ora fa l' idiota', notai nervosamente. Raccolsi i suoi vestiti, aprii la porta e glieli gettai addosso, richiudendomi in bagno prima che riuscisse a dirmi 'Grazie'.
 Mi poggiai al lavandino, guardandomi allo specchio. Respiravo affannosamente, il cuore stava per bucarmi la gabbia toracica. Le gambe erano diventate più instabili di un budino. 
Chiusi gli occhi, respirando affannosamente. 
Uscii di lì solo dieci minuti dopo, sperando di non trovarlo. Fortunatamente, la sua porta era ben chiusa. 






Oh yeah, eccoci qui con il terzo capitolo! Grazie per le recensioni, per le visite, per i complimenti,
mi commuovete *-*
ciancio alle bande (?) Spero che questo capitolo sia minimamente più cjkervbejkvb.
C'è Louis -sonotroppofigoperessereiltuovicinodicasa- Tomlinson!
Recensite perchè vi amo quando lo fate. Tanto ♥
Beccatevì sto infarto *-,*




 

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Capitolo 5
*** 4. Some things you cannot see ***







-KATHERINE
La serata passò in fretta, e quando stavo per uscire dalla porta, salutando Grace, mi bloccò.
«Aspetta» mi disse semplicemente. Si sporse in modo da vedere la porta della camera del fratello.
«Hey Bròòò. Accompagni tu Katherine, vero?» Harry aprì di scatto la porta, come se ci si fosse tuffato sopra.
«Se lei vuole, va bene.»
«Oh, per me è uguale, voglio dire... non è proprio..» non feci in tempo a finire la frase, balbettando,  che lui aveva già le chiavi della macchina in mano.
«Andiamo?» mi chiese giocherellandoci. "Se non la smette di sorridere gli strappo i vestiti e non risponderò più di me!" pensai senza alcun pudore.
 Annuii, dirigendomi verso l' Audi bianca parcheggiata nell' enorme garage. Con le braccia conserte, entrai in auto, e Harry accese la radio su una stazione di musica Pop. 
Riconobbi immediatamente la canzone: Don't hold your breath, Nicole Scherzinger. La amavo, in particolare perchè Will mi aveva detto che l' avrei ballata al saggio, da sola. 
Ripassai nella mia mente la coreografia, e distrattamente cercai la manopola del volume per alzarlo un pò. 
Nello stesso momento, Harry portò la sua mano per fare la stessa cosa, e le nostre mani si incontrarono. 
Per un istante, i brividi rischiarono di frantumarmi la schiena, tanto erano forti. Ritirai la mano, balbettando un debole scusa. Lui alzò il volume, restando in ascolto.
«Quindi tu fai Hip Hop con Grace?» chiese curioso, rompendo il silenzio.
«Beh, sì e no. Ci incontriamo solo ad una lezione su quattro. Will ha diviso i gruppi a seconda dell' età.»
«Capisco. E da quanto tempo ci vai?»
«Non vedo la necessità di rivelarti certi dettagli.» dissi scettica, prendendolo un pò in giro. Sì, mi bruciava ancora il fatto che fosse stato così misterioso. 
Lui scoppiò a ridere mentre cambiava marcia. Aveva un sorriso mozzafiato.
«Colpito e affondato.» disse continuando a sorridere. Rimase in silezio per qualche secondo.
«Da quando ha iniziato ad insegnare, ovvero quattro anni. Lo conosco da quando siamo bambini, quindi sono una sua fan accanita.» conclusi ridendo, ricordando Will che, quattro anni prima, mi disse che avrebbe aperto una scuola di danza. 
Ritornò il silenzio, non sapendo più cosa dire.
«Non sarà geloso il tuo ragazzo, sapendo che sei in macchina con me?» chiede distratto, con il tono che si usa quando si chiede l' ora.
«Non ho il ragazzo, perchè me lo chiedi?» 
«Sicura? Eppure, con quel Joseph sembri andare molto d' accordo.» disse con una punta di... gelosia? No, non è gelosia. Non lo è sicuramente.
«Joseph è solo un amico. Un amico che a volte si spinge oltre per prendermi in giro, ma è un amico.» affermai sorridendo. Joseph era un dongiovanni, e mi sfotteva dicendo che voleva che fossi una delle sue conquiste. 
«In che senso?» mi chiese, bloccando il filo dei miei pensieri.
«È un pò come Louis. È un amico, ma non gli dispiacerebbe una sveltina, ecco.» annuii ridendo per l' esempio perfettamente riuscito. Harry scoppiò a ridere, fermandosi vicino al mio vialetto.
Come faceva a sapere dove abitavo?
«Prima che tu mi prenda per uno stalker, so dove abiti perchè una volta ho accompagnato Grace qui. Due settimane fa.» affermò guardandomi divertito, di fronte alla mia faccia sconvolta.
Lo salutai velocemente, scendendo dalla macchina e dirigendomi a casa. Lui ricambiò il saluto e per un secondo mi sembrò di vederlo mentre mi osservava.
 
-HARRY
Mentre tornavo a casa, non riuscivo a smettere di sorridere. Non era fidanzata, non stava con quel Joseph! 
Dal modo in cui mi guardava, sembrava proprio che le piacessi. Sorrisi tra me e me, sapendo che lei avrebbe fatto il primo passo. 
Era timida, la conoscevo anche se lei non lo sapeva. L' unico modo per superare la sua timidezza, era fare il primo passo. 
Doveva capire che l' amore è più forte di tutto, più forte dell' orgoglio. Vibrò il cellulare, e notai con stupore che il numero non appariva. Una chiamata anonima. 
Risposi stralunato, odiavo gli scherzi telefonici.  Attesi una risata, qualcosa, ma non sentii nulla. Solo un respiro affannato. 
Vaffanculo. 
Chiusi la chiamata, maledicendo quell' imbecille che mi aveva fatto quello stupido scherzo.
 
 
-KATHERINE
Appena entrai in casa, mi precipitai velocemente in camera, salutando i miei che si scambiavano effusioni sul divano come due stupidi adolescenti. 
Cristo! I miei erano davvero strani. Prima litigano e dicono di volere il divorzio, poi si baciano all' improvviso, facendo pace come se nulla fosse. 
Mi buttai sul letto, e presi il cellulare. Impostai le chiamate facendo in modo che il mio numero non comparisse, e chiamai Harry. 
Non era da me, fare la stalker, ma volevo sentire la sua voce. Volevo sentirla in quel momento, e in tutti i momenti della mia vita.
«Pronto?!» chiese nervoso. Il mio battito accelerò, il respiro divenne forzato e affannoso. Pochi secondi, e lui riattaccò senza preamboli. 
Misi il pigiama, preparai lo zaino, e mi addormentai poco dopo, sperando che anche lui, anche solo per un secondo, avesse pensato a me.
 
 
Harry si avvicinò a me sorridendo come sempre, mi prese la testa fra le mani e mi baciò teneramente.
Poi i baci diventarono più passionali, e in un attimo mi strappò la maglia, facendola a pezzi.
«Ti amo.» sussurrò mentre mi baciava. Mi sorrise, e poi lo sentii. Un rumore sordo, acuto. Vidi tutto nero, e poi più nulla.
 
Spensi la sveglia scaraventandola a terra. Vaffanculo, pensai, riferendomi al sogno che avevo fatto pochi secondi prima. Sembrava così... reale. Così tremendamente reale. 
Mi alzai svogliatamente, e dopo una doccia, misi una canotta verde chiaro e dei pantaloni bianchi, accompagnati dalle mie fedelissime Converse bianche. 
«Scuola di merda.» sospirai, mentre mi avviavo all' edificio dei miei incubi, con lo zaino pesante quanto il Titanic.
«Amore mio, dimmi che ti farai interrogare in matematica.» mi disse una voce fin troppo familiare, abbracciandomi da dietro.
«Sì, Joseph. Ma smettila di chiamarmi così.» lo rimbeccai colpendolo in fronte.
«Non è mica colpa mia se ti amo.» rispose spingendomi. Che bambino che era, a volte.
«Fottiti, dirò alla Gilbert di interrogarti.»
«No, ti prego!» si scusò, mettendosi in ginocchio.
Scoppiai a ridere, lo presi per un orecchio e lo trascinai in classe.
«Muoviti, coglioncello!»
 
Dopo cinque, estenuanti ore passate a prendere appunti e a subirmi Joseph, uscii dall' edificio orribile chiamato 'scuola'. 
Comprai il solito pacchetto di caramelle gommose e misi le cuffie nelle orecchie.
«Hey, Katherine! Aspettami!» disse una voce che conoscevo fin troppo bene. Manuel, un secchione brutto e antipatico che mi faceva la corte. L' avevo rifiutato centinaia di volte, ma lui insisteva.
Gli dissi che ero fidanzata, ma evidentemente aveva capito il trucco.
«Hey, Manuel! Ciaaaao.» dissi con scarso entusiasmo. Lui si fermò, cercando di riprendersi dopo la corsa fatta per raggiungermi.
«Ti... andrebbe.... di uscire con me stasera?» Insistente il ragazzo.
«Manuel, ti ho già detto che io ho il ragazzo. Anche se non ci vediamo spesso. Anzi, dovrebbe venire proprio tra poco» aggiunsi con un falso sorriso a trentadue denti. 
Mi girai intorno, sperando di trovare qualcuno che conoscessi di sesso maschile. Anche Joseph, se fosse stato necessario. Poi la vidi, la mia ancora di salvezza.
«Eccolo lì! Ciao, Manuel.» dissi correndo verso lui. Gli presi la mano e gli sussurrai «Zitto e tienimi il gioco. Fingiti il mio ragazzo.»
«Ciao, Katherine!» disse lui sorridendo divertito.
«Ciao, Louis!» lo salutai con lo stesso entusiasmo.
Louis si girò verso di me, prendendomi la testa fra le mani e poggiò le sue labbra sulle mie. Avrei tanto desiderato prenderlo a calci, ma la mia copertura sarebbe saltata, e non potevo permettermelo.
«Vieni, ho la macchina qui dietro.» annunciò staccandosi e prendendomi per mano.
«Grazie, ti devo un favore.»
«Sì, mi farò venire in mente qualcosa.» scherzò spingendomi appena.
Gli indicai la strada di casa, lo ringraziai con un bacio sulla guancia, sapendo che lui non mi avrebbe respinto come il suo amichetto. 
«Senti Louis.. Harry è sempre così... lunatico?» chiesi all' improvviso.
«Ha solo problemi a relazionarsi con le persone. Ma se sai come prenderlo, è una persona fantastica.» annuì guardandomi con quello strano sorriso che mi aveva rivolto Grace il giorno prima. 
Gli sorrisi, chiusi la portiera della macchina e tornai a casa. Non appena aprii la porta, una piccola massa di capelli rossi e ricci mi corse incontro, abbracciandomi.
«Katheriiine!» urlò lei, abbracciandomi come fa un Koala con il proprio albero.
«Caroline, piccolina, ciao!»
La mia bellissima cuginetta, che sembrava una me in miniatura, veniva a trovarmi raramente a causa della distanza. Ma ogni volta che veniva a trovarmi, era per me una gioia infinita. 
Caroline Price era la bambina più dolce dell' Universo, aveva sei anni, ma era perspicace e intelligente. Osservai i suoi occhi azzurri, le lentiggini, e mi venne in mente quello che Harry mi aveva detto il giorno prima, 
affermando che io ero triplicamente speciale. Baciai mia cugina sulla fronte e la portai in camera con me, salutando i miei e gli zii che erano in cucina a conversare. Notai che mia zia si teneva il pancione. 
Ricordai che appena seppe di essere nuovamente incinta, scoppiò a piangere dalla felicità. Avrei desiderato essere felice anche io come lei, un giorno.
Chiusi la porta della mia camera con il calcio e posai Caroline a terra.
«Hey, ora faccio una chiamata, ma tu non devi parlare, promesso?» le chiesi avvicinandomi a lei e guardandola con sguardo di miele.
«Promesso!» urlò lei entusiasta, come sempre.
Presi il cellulare e composi il numero di Harry, che durante la notte avevo avuto modo di imparare a memoria. Attesi, e al terzo squillo, la sua bellissima voce mi riecheggiò nelle orecchie. 
Il respiro diventò irregolare, e questa volta, invece di riattaccare subito, lui rimase in attesa. Ascoltai il suo respiro, che riusciva in qualche modo a tranquillizzarmi. 
Lo immaginai steso sul letto, a chiedersi chi mai potesse essere colui che lo chiama ad orari stupidi e non spiccica una parola. 
Sentii Grace che lo chiamava, probabilmente era appena tornata da scuola.
«Con chi parli?» la sentii urlare curiosa.
«Non ne ho idea.» rispose lui, chiudendo la chiamata.
Sorrisi tra me e me, poi corsi da Caroline e l' abbracciai come si abbracciano i peluches. Cominciai a credere di avere seri problemi mentali. Il cellulare vibrò, mostrandomi una chiamata di Grace.
«Hey, Gre!» la salutai felicemente, scompigliando i capelli di Caroline.
«Ciaaaao rossa! Oggi vieni da me? Avrei bisogno di... ripetizioni di storia.» disse, come illuminata. Qualcosa, nel suo tono di voce, mi fece capire che non voleva ripetizioni. Inoltre lei a storia aveva buoni voti. 
Risi, e decisi di stare al suo gioco. Almeno avrei rivisto Harry.
«Va bene. Dimmi l' ora, Styles.»
«Zuccona, io e te oggi abbiamo lezioni di Hip Hop. Alle ore 18.00 torni a casa tua e alle 18.30 vieni da me.»
Cazzo. Avevo dimenticato la lezione con Will. Dannazione. Salutai velocemente Grace, correndo a cercare la tuta e le scarpe da ginnastica.
Scelsi il pantalone blu con i cavallo basso e la maglietta bianca con la scritta 'KEEP CALM AND KISS ME'.
 Poi, tornai con Caroline al piano inferiore, passando il tempo con la famiglia fino alle 16.00 . Corsi in camera, mi vestii e mi preparai per una divertente, ma estenuante lezione di Hip Hop. Will ci faceva fare il culo, mai un attimo di tregua.
 
«Chioma rossa! Oggi ti faccio un regalo. Ti insegno la coreografia di Anywhere in the world. Quella di Katy B, hai presente? La ricciolona rossa come te.» mi fece presente scoppiando a ridere. 
Il mio cazzo di nome però è Katherine, perchè mi chiamano tutti chioma rossa?
Due minuti dopo, entrò Grace tutta sorridente, accompagnata dalle altre ragazze del mio corso. E, dietro di lei, Harry.
Indossava una maglietta a maniche corte nera e un jeans scuro. Era temendamente bello. Il cuore perse un battito, forse due, e poi lui mi guardò, incastrando i suoi occhi verdi nei miei. 
Mi sorrise e mi salutò con un debole cenno. Solo che, invece di andare via, si sedette sulla sedia, avanti allo specchio che occupava una parete della palestra. 
'Cazzo, dimmi che non rimani a guardare, ti prego!' pensai. Sbaglierò tutti i passi, maledizione!
«Oggi Harry rimane a guardare la lezione!» urlò Grace a Will con un sorrisone stampato in faccia.
Che bello.
Will annuì contento, mentre io rimanevo imbambolata a guardare Harry, senza preoccuparmi che se ne sarebbero accorti tutti. Sentii qualcuno che mi tirava i capelli. 
Strafottutissimo Will, pensai girandomi.
 Lui mi sorrise, accese lo stereo e cominciò a spiegarci i passi. L' ora successiva la impiegammo a ripassare Like a G6 (feat. Cataracs & Dev), How low remix,  Blind (Jason Derulo) e  Tear da roof. 
Le mie coreografie preferite, senza ombra di dubbio. Ci mettevo una passione sconfinata nella danza, la amavo. Amavo vedere il mio corpo non perfetto muoversi in sincronia con gli altri.
 Harry mi osservava, mordendosi il labbro di tanto in tanto e sorridendomi. Voleva mettermi in imbarazzo e ci riuscì. 
Cercai di concentrarmi sui passi, e, con uno sforzo incredibile, non ne sbagliai nemmeno uno. 
Harry, nel frattempo, mi guardava con un misto di ammirazione e divertimento. Ricambiavo i suoi sguardi, cercando di fargli capire che io non ero solo una secchiona rompiscatole, ma ero anche questo.
Una ragazza che ama ballare, che vive per l' Hip Hop, ma che è anche insicura, debole. Una ragazza che non si piace, ma che ama vedere il suo riflesso allo specchio mentre balla. 
«Bravissima, chioma rossa. Oggi sei stata più brava del solito. Chissà perchè...» aggiunse vago, facendo un piccolo cenno del capo verso Harry. 
Gli piantai un pugno nello stomaco, salutandolo amichevolmente e uscendo con Grace e Harry che rideva divertito.
«Fra trenta minuti a casa mia.» sussurrò lei al mio orecchio. Le feci l' occhiolino e mi diressi a passo svelto verso casa.





Occheeei, voi volete farmi morire, vero? *-*
Grazie per tutte le vostre recensioni! Mi fate venire voglia di scrivere sempre di più.
Fa piacere sapere che apprezzate la storia :3
Non smettete di recensire, e grazie alle
sette persone che la seguono,
alle quattro che l' hanno inserita tra le preferite,
e alla persona che l' ha messa tra le ricordate
Mi rendete felicissima. ♥

Ecco a voiii il nostro Will! C:

 
E questa è la 'coreografia' http://www.youtube.com/watch?v=rM7Lg9vvg08

Ah, e vi amerei tantissimo se leggeste la nuova FF che sto iniziando **

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Capitolo 6
*** 5. It was a real nightmare, but I don't care. ***







-KATHERINE
Dopo una doccia, uno shampoo e, incredibile, un pò di trucco, mi diressi verso casa Styles. Avevo perfino messo la matita e il mascara per ingrandire un pò gli occhi, nonostante fossero già enormi. 
No, non era da me truccarmi. Per nulla. A mala pena mettevo il burrocacao e un pò di profumo! 
Odiavo mettere quintali di fondotinta, anche se avrei dovuto, vista la quantità abnorme di lentiggini.
Ma non avevo brufoli, quindi fanculo il trucco. 
 
 
Arrivata al portone bianco, bussai incerta, sperando che Harry venisse ad aprirmi.
Una chioma bionda mi salutò felicemente con un bacio sulla guancia non appena mi riconobbe.
«Katherine! Stavo giusto per chiamarti! Ho risolto quel problema di storia. Ma visto che ti trovi qui.. rimani, vero? Dai, ci divertiamo un pò.» disse prendendomi per mano e trascinandomi dentro.
«Bruttoni, salutate chioma rossa!» urlò quando arrivò nell' enorme salone, dove c'erano due persone sedute su un tappeto intente a giocare a Need for Speed Run. Amavo quel gioco.
Lo amavo perchè vincevo sempre. Stracciavo Joseph come una pezza vecchia.
Harry si girò verso di me, salutandomi appena, per poi tornare a concentrarsi sul videogame.
Il ragazzo affianco a lui, invece, mise in pausa il gioco e corse ad abbracciarmi.
Louis, il ragazzo troppo estroverso, sentenziai ridendo.
«La mia fidanzata!» urlò stritolandomi in un abbraccio senza fine. Sentii la mancanza di ossigeno, e lui mi lasciò andare.
Nello stesso momento in cui disse quelle parole, Harry lo fulminò con lo sguardo, fingendo di essere troppo occupato a guardare il tasti del joystick.
Grace, invece, posò lo sguardo da me a Louis, interrogativa.
«La tua fidanzata?» chiese allarmata.
«Sì! Ci siamo anche baciati, non è vero, Miss Tomlinson?» trillò facendomi l' occhiolino e dandomi una gomitata leggera al fianco per cercare conferma.
Nel frattempo, Harry si era alzato ed era andato in cucina, sbattendo un pò troppo forte il frigo per prendersi da bere.
Grace continuava a guardarmi  terrorizzata. Attesi che Harry tornasse per spiegare le cose come stavano.
«Innanzitutto, Louis, non sono la tua ragazza. Ti ho solo chiesto di fingerti il mio fidanzato perchè c'è un certo Manuel che insiste per uscire con me. Inoltre, sei stato tu a baciarmi, e non si ripeterà più.» aggiunsi facendogli la linguaccia.
Lui scoppiò a ridere poggiandosi a Grace, che arrossì impercettibilmente. Harry tirò un sospiro di sollievo e tornò a concentrarsi sul televisore.
 Prese un cuscino e lo tirò addosso a Louis per ottenere la sua attenzione.
«Muoviti, idiota!»
In tutta risposta, Louis prese il cuscino e glielo buttò in faccia, ottenendo come vendetta un cazzotto nei genitali.
«Fanculo, Harry.» disse con la voce spezzata dal dolore.
Scoppiammo tutti a ridere, mentre io e Grace ci sedemmo sul divano, di fronte alla TV.
«A cosa state giocando?» chiesi fingendomi un' inesperta.
«Need for Speed Run. Sai, gare di macchine.» rispose Louis con un gesto della mano che voleva dire 'non sono cose per ragazze'.
Decisi di prendere in mano la situazione, giusto per divertirmi un pò.
«Facciamo una scommessa.» dissi prendendo il joystick di Louis e sedendomi accanto a Harry.
«Io e te facciamo una gara. Se perdi, devi baciare Louis a stampo. Se perdo io...»
«Baci Louis a stampo!» Esultò Louis.
«No. Se perdi fai cento flessioni e risponderai con sincerità a tutte le domande che ti porrò.» concluse Harry con un sorriso.
«Ci sto, cazzo.» dissi contenta, porgendogli la mano per stringere il patto. Harry la strinse guardandomi negli occhi. Povero illuso, era così convinto di vincere.
 È la convinzione che ti fotte, Harry. E io sono la convinzione, cazzo. Ok, lasciando stare il doppio senso orribile, non avrei perso.
Harry selezionò l' auto migliore del videogame, e io presi quella che mi aveva sempre assicurato la vittoria contro Joe. Cominciammo a gareggiare, fingendomi in difficoltà solo per osservare il ghigno beffardo di Harry. 
Chissà che razza di domande avrebbe voluto farmi. Mancavano due minuti alla fine della gara e lui era in netto vantaggio. Cominciai a fare sul serio. 
Smisi di fingere di dimenticare come si accelerasse e smisi di sbattere contro i muri. Ero diventata meglio di Fast and Furious. 
Lo sorpassai in pochi istanti, stampandomi sul viso il ghigno beffardo che aveva lui prima, mentre Harry, spaventato, passava lo sguardo da me alla TV, incapace di rassegnarsi al fatto che stesse perdendo miseramente. 
Louis e Grace facevano il tifo per me. Superai l' ultima curva a tutta velocità e passai il traguardo, vincendo.
Guardai Harry e gli sorrisi, mentre la sua mascella era arrivata al pavimento. 
Gli puntai un dito contro e rabbrividì.
«Hai perso. Ora devi baciare Louis.» Louis si nascose dietro Grace, sperando che avessi pietà di loro e non li costringessi.
Assottigliai lo sguardo, incastrandolo con quello di Harry.
«Bacialo.» sputai sperando di spaventarlo. Lui mi sorrise, raccogliendo la sfida. Si alzò, si avvicinò a Louis.
Gli prese la testa fra le mani, chiuse gli occhi e lo baciò per un istante, allontanandolo schifato subito dopo mentre io e Grace rotolavamo a terra dalle risate.
«Non è valido. Mi hai fatto credere di vincere e ho abbassato la guardia. Voglio la rivincita.»
Sembrava un bambino, tanto era contento. Accettai la sfida.
Perse altre tre volte. Tentò perfino di spingermi per distrarmi, ottenendo l' esatto contrario.
Quando mi girai a guardare Louis, lui scappò e si chiuse in bagno, urlandoci che 'col cacchio che si sarebbe fatto baciare di nuovo da Harry'.
«Vuoi un' altra rivincita?» chiesi a Harry, stuzzicandolo. Lui alzò le mani, sconfitto.
«No, grazie. Mi sono già sputtanato abbastanza per oggi.»
Passammo il pomeriggio a ridere, a scherzare, a prenderci in giro. Poi a Grace venne la brillante idea di giocare a 'obbligo o verità'. Odiavo quel gioco.
«Bene, ora è il mio turno. La mia domanda è: quante volte avete fatto sesso e a che età avete avuto la prima volta?» chiese tutta eccitata, aspettando le nostre risposte che non volevano arrivare. 
Louis si schiarì la gola, cominciando a parlare.
«La mia prima volta l' ho avuta a quindici anni con una ragazza di diciotto. E da allora non mi sono fermato più, ecco.» disse sorridendo imbarazzato. Grace mormorò un debole 'squallido' e puntò o suoi occhioni verdi su Harry.
«Sedici anni con Helen, la mia ex ragazza. Poi qualche rapporto occasionale, non sono un pervertito come Louis.» finì ridendo mentre guardava l' amico.
Immaginare Harry con un' altra mentre facevano sesso, mi diede un fastidio inaudito. Sapere che lui aveva detto a questa Helen ti amo, mi fece venire una rabbia che non sapevo di possedere. 
I tre mi guardarono, consapevoli che era arrivato il mio turno.
«La mia prima volta l' ho avuta con il mio ex ragazzo, Chris. Avevo quindici anni.» annuii appena, mentre la mascella di Grace cascava sul pavimento.
«Oh cazzo, quello sfigato? Quel tipaccio drogato mi vieniva dietro, però gli ho detto di no circa un migliaio di volte. Dio, la tua vagina non è implosa dopo quell' esperienza traumatica?» urlò, con gli occhi fuori dalle orbite.
«Grè. Innanzitutto, avevo solo quindici pulciosi anni. Chris era gentile e per niente brutto, l' ho lasciato proprio per.. beh tu lo sai. Ora è diventato uno psicopatico, ma prima non lo era. No, la mia vagina non è implosa. E ora è il tuo turno.» aggiunsi puntandole il dito contro. Lei mi guardò supplichevole, sperando che la risparmiassi. Giammai. Doveva sputare il rospo.
«Ok, ma Harry, forse è meglio se ti copri le orecchie.» disse con un sorrisetto imbarazzato verso Harry. Lui alzò le sopracciglia e strinse i pugni, preoccupato.
«Ok, la mia prima volta l' ho avuta tre mesi fa. 
Con un ragazzo di ventitrè anni. 
L' abbiamo fatto sul tuo letto, Harry.»
Harry strabuzzò gli occhi, poi si mise una mano sulla bocca come se stesse per vomitare. Andò in iperventilazione, mentre Louis lo teneva fermo e gli sventolava un giornale in faccia per fargli prendere aria.
«Che schifo... Sul mio letto... Oh mio Dio devo vomitare. Cioè questo coso di ventitrè anni...» Non riuscì più a parlare, si limitò a respirare a fondo per calmarsi.
Io guardai Grace che osservava il fratello preoccupata. Scoppiai a ridere, trascinando con la mia risata contagiosa, Louis.
«Harry, ma ci pensi che dopo che l' avevano fatto in quel letto, tu ci hai dormito tranquillo?» ripeteva occhioni blu ridendo a crepapelle, all' amico che sbiancava sempre di più.
 
Un miliardo di risate dopo, alle venti e trenta, dovevo assolutamente tornare a casa.
Presi il cellulare che avevo lasciato sul tavolino e vidi Harry avvicinarsi a me con le chiavi dell' auto in mano.
«Dai, ti accompagno io.» disse con un sorrisetto che faceva venire pensieri poco casti.
Entrai nell' auto dopo aver salutato Grace e Louis e sperai che non ci fosse uno di quei silenzi imbarazzanti.
Per i primi due minuti lui non parlò, quindi, riconoscendo due persone su una panchina intente a pomiciare di brutto, gli chiesi di fermare un attimo l' auto.
«Hey, Joseph bastardone!» urlai abbassando il finestrino, incontrando gli occhi scuri del mio amico Joe.
Joe, o Joseph, era un figo assurdo,  il mio migliore amico dalle elementari. Amavo la nostra amicizia perchè era sempre stata solo amicizia. Mai una vera attrazione fisica, mai fraintendimenti, solo cazzate e prese in giro. 
Era bello, certo, ma non provavo nulla per lui. E lui per me. Joe era il classico playboy che se ne passava una a notte, ma  era una persona simpaticissima. 
La sua ultima conquista, Monique, era una ragazzina dell' età di Grace, con un seno prosperoso, capelli neri e occhi castani. Nonostante la sua giovane età, aveva scopato più lei che tutta Londra messa insieme. 
Joe mi disse che voleva solo divertirsi, tanto anche lei da lui voleva la stessissima cosa.
Joe mi salutò con un cenno della mano, staccandosi appena da Monique che aveva la sua mano destra poggiata sull' inquine di Joe. Che troia, pensai esasperata.
«Come stai, chioma rossa?»
«Bene, idiota. Ci si vede domani a scuola, allora.» gli urlai divertita.
Notai che Monique aveva una minigonna che alzò appena senza pudore mentre guardava Harry, ammiccando.
Eh no, mignotta, lui è mio! riuscii a pensare in quel momento.
Joe se ne accorse, e attirò Monique a sè, baciandole il collo. Mi liquidò con un 'certo certo, a domani chioma rossa'. Scoppiai a ridere e ripartimmo.
«Quella Monique... Molto pura e casta, da quando ho potuto vedere.» disse Harry osservando la strada, sorridendo.
«Sì, se una ragazza che ha fatto sesso cinque volte in un giorno con cinque persone diverse per te è casta, sì, lo è. Ti piace, scommetto.» aggiunsi con una punta di gelosia.
«No, quelle come lei non fanno per me. Me lo metterebbero fuori uso.» disse scoppiando a ridere insieme a me.
«Senti, prima stavate parlando di un certo Chris.. Cosa è successo? Ti va di parlarne?» chiese titubante osservandomi con la coda dell' occhio.
Non era traumatico per me. Non più. Chris era acqua passata.
«Figurati, non mi importa più nulla di lui. Era il classico ragazzo che ha cominciato a sbandare, ecco. E stava facendo sbandare anche me. Siamo stati insieme un anno circa. Solo che cominciò a frequentare brutte compagnie.
Cominciò a fare uso di droghe, alcol. Fumava canne, in particolare. Il classico idiota che ti rifila le pasticche in discoteca, ecco. Io ero la sua ragazza e, beh, coinvolse anche me.»
«Coinvolse anche te? In che senso?» domandò curioso. Notai che strinse la presa sul volante.
«Lui fumava canne, e mi invitava a fumarle. E io mi fidavo di lui, inoltre ero ingenua. Il sabato sera lo passavamo buttati in mezzo alla strada con i suoi amici a bere vodka e a fumare. Cominciai anche a prendere delle pasticche per dimagrire.
In quel periodo mi vedevo in sovrappeso, ma dovevo mangiare perchè altrimenti non sarei riuscita a sopportare le lezioni di Hip Hop. Una sera, mentre stavo tornando a casa ed ero fatta di brutto, stavo per buttarmi sotto ad una macchina. Lui frenò appena in tempo, e quando mi riconobbe mi diede uno schiaffo in faccia. Era Will.» conclusi sorridendo appena a quel ricordo. I ricordi di quel periodo erano confusi, ma quel ceffone lo sentii bene.
«Mi disse che se non la smettevo avrebbe detto tutto ai miei e non mi avrebbe dato più lezioni.» conclusi. Solo uno sprazzo di quel periodo mi feriva.
«La mia prima volta l' ho avuta uno di quei sabati. Avevo bevuto due bottiglie di vodka e fumato due canne. Ricordo solo quel fastidioso odore di fumo. In poche parole, la mia prima volta è stata una merda.» Non disse più nulla, e nemmeno io.
 
Arrivati al viale di casa mia, feci per scendere salutandolo con un 'Ciao', quando mi attirò a se prendendomi per un braccio, dandomi un bacio sulla guancia.
Durò un secondo, ma durante quel secondo il mio cuore si fermò e un esercito di pterodattili mi invase lo stomaco bucandone le pareti senza pietà.
Harry mi sorrise e io scesi dall' auto con il volto in fiamme.
Arrivata a casa, mi buttai sul letto in stato comatoso fino alla mezzanotte. Saltai la cena, naturalmente.
Lo facevo sempre quando i miei non c'erano. 
Non facevo altro che pensare a quell' innocente bacio sulla guancia, a quell' saluto che per lui non significava niente, ma che per me era tutto. 
Ripensai agli pterodattili ingrati che mi avevano invaso lo stomaco in quei pochi istanti. Se mi concentravo, riuscivo ancora a sentirne qualcuno svolazzare allegramente.
 
Presi il cellulare e composi il numero di Harry. Attesi che rispondesse, in ansia.
Rispose al secondo squillo, quasi come se mi stesse aspettando.



Oh yeah! Eccoci con il quinto capitolo, ragassuole!
Allora, vi piace, eh? èwé spero di si, anche se credo di no.
Voglio dire, recensite poco çç ma vi amo lo stesso e le poche recensioni che ricevo solo bellissime, grazie!
Scusate se non aggiorno subito, ma io vorrei prima raggiungere minimo quattro recensioni, giusto per vedere se la storia piace! C:
Se vi piace, recensite, così mi spingete a continuarla *-*
Ecco il nostro Chris! (sarà importante ad un certo punto ù.ù) clicca qui!
Vi invito a leggere la mia nuova ff 'The werewolf and the vampire' e le altre mie oneshot :3





 

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Capitolo 7
*** 6. Sounds like fun ***







-HARRY
Mentre tornavo a casa, non riuscivo a non pensare al bacio, anche se sulla guancia, dato a Katherine.
Ma come cazzo mi era venuto in mente? Cosa avevo nella testaccia in quel momento?!
Un secondo prima lei stava per aprire la portiera, e quello dopo l' avevo attirata a me salutandola in quel modo.
A mala pena le rivolgevo la parola! Perchè l' avevo fatto?
Sentivo che la mia maschera non avrebbe tenuto a lungo. Grace l' aveva fatto apposta ad invitarla, l' avevo capito.
Starle vicino, mi faceva sentire bene. Mi faceva sentire migliore. Come se per tutto questo tempo non avessi fatto nient altro che cercarla. E l' amavo, cazzo se l' amavo. Ma non sarei mai riuscito a dirglierlo.
Non dopo che Louis -sonounfottutoamicodimerda- Tomlinson l' aveva baciata, anche se per scherzo.
Avrei voluto spaccargli la tv in faccia quando, tutto contento, aveva confessato che si erano baciati.
In quel momento ero riuscito solo a pensare 'Bastardo, Katherine è mia!'. 
E io non ero tipo da definire le persone 'mie' come se fossero oggetti. Ma Katherine per me non era un oggetto, era il maledetto ossigeno, e già mi mancava da morire. 
Quando aveva confessato la sua prima volta con quel Chris, mi erano venuti i brividi. Solo a pensare che lui, quel coglione drogato, avesse avuto il suo gracile e magro corpo sotto il suo, la rabbia saliva a dismisura.
Arrivato a casa, mi buttai sul letto. Poi mi venne in mente la confessione di Grace. Mi tolsi schifato, immaginando mia sorella che si rotolava nuda con un idiota nudo. 
Presi l' album dei disegni, temperai la matita e la poggiai sul foglio pulito. Ricordai lei, tutta concentrata sulla gara con il joystick in mano. Era riuscita a prendermi in giro alla grande. Chusi gli occhi, riportando in vita la scena.
Cominciai a disegnarla, non potendo fare altro.
 
Era mezzanotte, e il mio disegno era quasi finito. Ci mettevo sempre tanto tempo, volevo che ogni dettaglio fosse preciso, volevo che fosse bellissima anche in quei disegni. 
Stavo aggiungendo le lentiggini, quando il cellulare squillò.
Ormai ero abituato a ricevere quelle chiamate anonime, ma non me ne preoccupavo. Non erano insistenti, erano come.. bisognose. Come se la persona avesse un disperato bisogno di sentirmi. 
Risposi, sapendo che la persona in questione non avrebbe proferito parola. Poggiai il cellulare vicino al foglio, e continuai a disegnare la ragazza che amavo.

 
 
-KATHERINE
Sentii il silenzio. Poi dei rumori, come se stesse raschiando su qualche superficie. Sembrava... una matita. Stava disegnando? Chissà cosa, poi. Per un istante pensai 'magari sta disegnando me'. 
Povera illusa. Mi facevo castelli in aria a non finire. Perchè avrebbe dovuto disegnare me? Non gli piacevo neanche.
Era solo gentile, tutto qui. Chiusi gli occhi, rilassata da quel suono soave. Mi addormentai poco dopo, sprofondando in un sonno da coma.
 
 
Harry prese Joe per il colletto della camicia e gli diede un pugno in faccia. Dal labbro di Joseph uscì un quantitativo di sangue impressionante. Aveva l' occhio nero e gonfio. Harry gli diede un altro pugno, gettandolo a terra.
«Lei è mia, pezzo di merda, hai capito? È MIA.» gli urò mentre gli sferrava un calcio.
Poi si accorse di me, si girò. Ma non era lo stesso Harry, era diverso. Aveva gli occhi neri e i canini appuntiti.
Si diresse velocemente verso di me. Mi prese per i polsi, costringendomi a guardarlo.
«Tu sei mia, solo mia.» Poi mi baciò il collo, ma sentii una fitta, come se mi stesse strappando la pelle. Avvertii un rivolo di sangue scorrere giù. 
Poi lo sentii ancora una volta. Quel rumore sordo e trillante. Non vidi più nulla.

 
Mi alzai di scatto, urlando 'NO!'. Mia madre si precipitò in stanza, i capelli in disordine. Spensi la sveglia, le mani mi tremavano.
«Kath, che succede?» chiese preoccupata.
«Nooo. Devo andare a scuola anche oggi. Noo.» cercai di distrarla, fingendomi scema. Lei sbuffò e andò in cucina. Mi ributtai sul letto come un sacco di patate. 
Che sogno brutto. Mio Dio. Harry vampiro. Che assurdità. 
Il mio cervello durante la notte diventava più idiota del solito. Mi alzai, mi preparai in fretta e andai a scuola, incrociando Joe che mi raccontò della notte passata con quella puttanella di Monique.
Maschi. Basta che ce l' hai e che respiri. 
 
Tornata a casa senza nessun incontro spiacevole, mi ritrovai due pesti attaccati alle mie gambe.
«Ciao Niall, ciao Liam!» urlai contenta vedendo i miei due nipotini.
Mi precipitai in cucina, trovando mia sorella Sasha e suo marito Zayn. Corsi ad abbracciarli, mi erano mancati tantissimo. Non li vedevo da sei mesi in quanto abitavano a Phoenix da sei anni.
Sasha aveva i capelli neri e mossi e due occhioni azzurri, simili ai miei. Aveva venticinque anni, ed era sposata con Zayn da sei. Amore a prima vista, mi raccontava sempre lei.
Suo marito, un figo assurdo, aveva la pelle ambrata, occhi scuri e capelli che si ostinava a tenere su con quantitativi spropositati di lacca e gel. Avevano la stessa età, e si amavano ogni giorni di più.
Il frutto del loro amore erano Niall e Liam, due bimbetti di tre e quattro anni. Niall aveva i capelli biondo scuro e gli occhi di sua madre, Liam somigliava molto più al padre, con gli occhi color cioccolato e i capelli castani.
Ero sempre felicissima di vederli, mi rendevano la giornata migliore. Il rapporto con mia sorella era sempre stato stupendo. Ci raccontavamo tutto, e ci capivamo al volo.
Dal sorrisetto che avevo, pensando a Harry, intuii che Sasha aveva capito che avevo un bel ragazzo sexy per la testa.
 
Andai in camera e sentii l' esigenza di chiamarlo. Harry rispose al primo squillo, facendomi sobbalzare.
«Senti, chiunque tu sia. Ora parli e mi dici perchè mi chiami!» disse esasperato.
Forse gli stavo dando un pò troppo fastidio? Sì, sicuramente.
Ma io avevo bisogno di sentirlo, di ascoltare quella voce che mi teneva sveglia la notte, che mi occupava i sogni.
«Mi spieghi il divertimento? Cosa credi, che cominci a sclerare per telefono perchè non rispondi?» continuò imperterrito.
«Mi fai venire i nervi, tipo o tipa, mi fai davvero incazzare. Ti piace spendere soldi in chiamate inutili, visto che io a malapena dico 'Pronto'. Però tu continui, tutti i cazzo di giorni. Mi sono stancato. Dimmi cosa vuoi da me e smettila.»
Poi sentii un' altra voce che riconobbi come quella di Louis.
«Muoviti Hazza! Non ho tanto tempo per aspettarti. Muovi quel culo sexy e andiamo.» strillò occhioni azzurri.
Mi misi una mano davanti alla bocca per trattenere le risate. Louis aveva ragione, Harry aveva un lato B proprio sexy. Anche se capelli ,occhi, bocca, muscoli... beh, non c'era niente di nonsexy in lui, ecco.
Chiuse la chiamata e tornai di sotto a parlare con la mia famiglia che solo in quei momenti mi sembrava completa.
«Katherine, come sta il tuo ragazzo? Come si chiamava... Chris?» chiese allegramente Zayn. Era bellissimo, ma pensava che tutti gli amori fossero belli come il suo. Calò il silenzio nella cucina di casa Price.
Sapevo che i miei genitori volevano farmi quella domanda da tre anni, come tutti, del resto.
«Zayn, non sto con Chris da tre anni. Che razza di domande fai?» chiesi ridendo, dando una pacca sul petto a Zayn. I miei genitori tirarono un sospiro di sollievo che non mi sfuggì. Sarah mi abbracciò dicendomi che le ero mancata, ma sapevo che lo faceva perchè era felice per me.
A volte rivedevo Chris, buttato per strada con il suo alcol e le sue canne. Non mi riconosceva nemmeno più, tanto era fatto. E a me andava bene così.
 
Verso le ore 18.00 il cellulare vibrò. Grace.
«Grace?» risposi un pò preoccupata.
«Kath. Vieni a casa. È urgente.» disse con la voce tremante.
«Dieci minuti e sono da te.»  riattaccai, poi salutai gli altri e mi precipitai a casa sua.



Occhei, questo è un capitolo di passaggio gne gne ù.ù
un pò bruttino, forse di più, ma serviva LOL
Tadàààà, Zayn è il cognato e Liam e Niall sono i nipotini hahah :3 molto sweet.
Combineranno qualche gaffe, lo ammetto ù.ù
Non sono teneVi? **
ComunGue, recensite. Cioè io VI AMO CACCHIO.
Ho messo il capitolo ieri e già ha ricevuto sei recensioni ** quanto posso amarvi? Tantissimo. ♥

Toh, ricreatevi con questa ;3

E vi ricordo l' altra mia FF *_*

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Capitolo 8
*** 7. It's time to understand ***





 


-KATHERINE
«E tu, Grace Styles, mi hai chiamata perchè un cazzo di vaso si è rotto?!» chiesi infuriata alla biondina che raccoglieva i cocci di un vaso con la tranquillità di un bradipo.
«È il merdosissimo vaso preferito di mia madre, e se scopre che l' ho rotto per fare una capriola, mi farà mangiare tutti i pezzi, poi me li farà cagare e me li farà mangiare di nuovo!» urlò disperata sbattendo un piede a terra.
«E va bene. Dammi il Superattack, vediamo se riusciamo ad aggiustarlo.» allungai la mano, in attesa che mi porgesse la colla più odiosa, ma utile del mondo.
«Ehm... È finita. Dobbiamo andare a comprarla.» rispose tenendo lo sguardo basso. Poi corse a prendere i soldi, mise le scarpe e mi trascinò al negozio a pochi passi da casa sua.
«Ti rendi conto che la tua maglia rigorosamente bianca lascia poco spazio all' immaginazione, visto che hai un reggiseno leopardato?» le ricordai indicando la sua maglietta.
Lei sbarrò gli occhi, osservò l' eccessiva trasparenza e poi fece spallucce.
Comprò il Superattack e io preparai psicologicamente le mie dita, che a breve si sarebbero incollate tra loro nel tentativo di incollare i cocci del vaso.
Durante il tragitto ci imbattemmo nei tre esseri che avrei desiderato vedere. O meglio, due esseri.
Louis e Harry camminavano dall' altra parte della strada e ci salutarono, riconoscendoci. Di fronte a me e alla sorella di Sexy Styles, c'era quel rompicazzo di Manuel.
Oh Dio, ancora lui!
Louis, riconoscendo il tipo, prese per un braccio Harry e attraversò velocemente la strada, correndo ad abbracciarmi. Mi prese la testa fra le mani e mi diede un bacio a stampo, questa volta però aggiunsi un bel morso al suo labbro inferiore.
L' avevo avvertito. Gli avevo detto che non sarebbe più dovuto succedere. Si allontanò, massaggiandosi il labbro inferiore e guardandomi con gli occhi da cucciolo.
Manuel salutò velocemente e accelerò il passo. Harry, invece, era chiaramente arrabbiato.
Forse aveva di meglio da fare con l' amico e sono arrivata io ad interromperli, pensai.
Quando Manuel svoltò l' angolo, Louis, sempre massaggiandosi il labbro, fece finta di piangere poggiandosi a Grace. Notai che per un istante si soffermò a guardarle il seno. Che pervertito.
«Perchè mi hai morso? Io ti salvo da quel tipo e tu mi mordi. Sei aggressiva.» piagnucolò. Poi scoppiò a ridere, abbracciandomi.
«Ma io ti perdono perchè hai i capelli rossi che sono belli.» sussurrò al mio orecchio tirandomi i capelli.
«Cosa cazzo ci fate qui?»
Fu Harry a parlare, ed era decisamente di malumore. Grace gli mostrò la confezione plastificata del Superattack.
«Ho rotto il vaso preferito di mamma. Dobbiamo ripararlo.»
Harry alzò gli occhi al cielo, infastidito. Strinse i pugni e guardò la sorella in cagnesco.
«Perchè fai sempre stronzate, Grace? Come minchia speri di risolvere adesso, eh? Lei se ne accorgerà, e lo sai. Sei sempre la solita.» urlò con rabbia.
Io e Louis rimanemmo di stucco, non aspettandoci mai quella reazione da parte del riccio. Grace lo guardava tranquilla negli occhi, intuendo che c'era qualcosa che lo infastidiva.
Lui le strappò la colla dalle mani e si diresse verso casa sua a grandi passi, senza aspettarci.
Ci guardammo tutti e tre, poi, con un' alzata di spalle, lo seguimmo in casa.
Una volta arrivati nella casa degli Styles, Grace, Louis ed io ci mettemmo a lavoro per riparare il vaso, mentre Harry guardava la tv con la fronte corrugata, sbuffando perchè non trovava nulla di buono.
Dopo mezz ora passata a ricorstruire quel vaso, che era davvero bello, in realtà, ci sedemmo tutti sul divano, esausti. Louis si divertiva a provocare Harry, passandomi un braccio attorno e avvolgendomi come se fosse una coperta e baciandomi la guancia.
Io non facevo altro che scoppiare a ridere in quanto gli occhi di Louis sprizzavano felicità da tutti i pori, e sembrava un bambino che aveva ricevuto il regalo più bello a Natale.
Dopo avermi abbracciata, passava ad accarezzare Harry utilizzando comportamenti tipicamente femminili, ricevendo dei sonori ceffoni dall' amico che lo allontanava, infastidito.
«Dai, Harry! Ti prometto che sarai il testimone al mio matrimonio, ok?» disse tutto contento al riccio.
Harry buttò il telecomando a terra e si chiuse nella sua stanza tutto il pomeriggio. Davvero non riuscivo a capire il perchè di quel comportamento. Sapevo che non era gelosia nei miei confronti.
Voglio dire, se ti piace una persona non fai tanto il sostenuto, no? Anche se il giorno prima mi aveva salutata con quel bacio e io gli avevo praticamente spifferato la parte della mia vita che odiavo di più.
Alle 20:30 me ne andai, e Harry non si degnò nemmeno di uscire e dirmi 'ciao'.
Maledetto bastardo.
 


-HARRY
Erano le  otto e mezza circa, quando sentii il portone chiudersi. Se ne era andata, e mi dispiaceva tanto non essere sceso a salutarla.
Ma sapevo che, se fossi sceso e avessi visto Louis, non avrei più risposto delle mie azioni.
Che testa di merda che è a volte! Prima la bacia davanti a me, anche se lei si è vendicata, e l' ho amata ancora di più in quel momento. Poi l' abbraccia, la corteggia e mi stuzzica dicendomi che avrei fatto il testimone al matrimonio!
Non gli avevo detto nulla di quello che provavo per Katherine ma, cazzo, sembrava palese che lei mi piacesse e non poco.
Sbuffai, cercando inutilmente di concentrarmi sulla matematica, quando qualcuno aprì la porta senza nemmeno bussare.
Voltai la testa di scatto, notando il sorriso beffardo di Louis. Stava per dirmi qualcosa ,e quello sguardo lasciava intendere che avrebbe anche avuto ragione.
«Ti piace moltissimo.» affermò. Non era una domanda. Minchia, aveva capito.
Sbuffai, cercando di concentrarmi sul libro, anche se sapevo che non sarebbe servito a far andare via Louis.
«Di cosa stai parlando?» chiesi indifferente, sperando di sviarlo dal suo nuovo pensiero. Venne a sedersi vicino a me e mi pizzicò le guancie come se fossi un bambino.
«Il mio Hazza è innamorato di Katherine!» cantilenò, rischiando di staccarmi la pelle. Tolsi bruscamente la sua mano dalla mia faccia e lo guardai in cagnesco.
«Fottiti, Louis. Fottiti. Lo so che ti piace, quindi scopatela senza ritegno, non me ne fotte un cazzo!» sibilai a occhi stretti.
La risposta di Louis fu una risata isterica. Non aveva abboccato.
«Harry, non è da te dire tutte queste parolacce. Inoltre, hai gli occhi lucidi, segno che ti frega eccome. E, giusto per chiarirci, quello che ho fatto oggi l' ho fatto solo perchè mi divertivo a vederti geloso.» disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Come se qualche pensierino non l' avesse fatto, quel maniaco. Ok, anche io li avevo fatti, ma io sono io.
«Senti, Louis. Esci dalla mia camera, ok? Se mi piacesse, te lo direi, non credi?»
Si alzò e si avviò alla porta. Poi si girò e mi guardò serio.
«No, Harry. Perchè se una persona ti piace troppo, non lo diresti a nessuno. Neanche al tuo migliore amico.» 
Chiuse la porta e uscì, lasciandomi in balia di quei pensieri. In fondo, aveva ragione.


 
-KATHERINE
«Devo raccontarti un segreto.» mi disse Louis nell' orecchio. Lo guardai interrogativa, aspettando che continuasse.
«Harry in realtà è fidanzato. Con me.» disse con gli occhi chiusi.
Boccheggiai, non poteva essere vero. Mi aveva chiaramente detto di non essere gay.
Louis mi guardò con gli occhi lucidi, poi cacciò un coltello affilato da dietro la schiena.
«Io lo amo, ma tu lo farai tornare etero. Quindi devi morire.» disse con semplicità.
Lo alzò sopra la testa, e mentre stava per trafiggermi, il solito rumore sordo e trillante mi colpì in pieno.
 
 
Cercai a tastoni la sveglia, ma sentivo solo due paia di manine che mi tiravano i capelli. Aprii gli occhi, trovando quelli color nocciola di Liam e quelli azzuri di Niall. Istintivamente, li abbracciai, scompigliando i loro capelli.
Quei sogni strani mi stavano facendo rimbambire di brutto. Forse avrei dovuto chiamare uno psicologo.
«Chi è Louis?» chiese Liam con un sorriso. Bene, avevo anche parlato nel sonno?
«Nessuno. Un personaggio di un film horror, quelli che odiamo tanto.» dissi guardandolo con occhi spaventati, sperando che smettesse di fare domande. Se iniziava, non la smetteva più.
Annuì e uscì dalla mia camera con Niall al seguito. Mi preparai ad un' altra estenuante giornata scolastica. Ringraziando il Cielo, era venerdì.
 
«Hai presente Monique?» chiese Joe ad un tratto, mentre uscivamo da scuola.
«Sì, eccome.» dissi fredda, ricordando la sera in cui per poco non si spogliava davanti a Harry.
«Sai, credo che mi piacerebbe divertirmi ancora un pò con lei. Voglio dire, lei è la mia amica di letto, adesso.» esclamò contento, mentre la mia mascella arrivava al centro della Terra.
Lui lo notò e mi pizzicò le guancie.
«Hey, potevi diventarlo tu, ma tu sei seria e sei la mia chioma rossa. Non ti tradirei mai.» concluse facendomi l' occhiolino.
Risi tra me e me, avviandomi a comprare il mio pacchetto di caramelle gommose e salutando il mio amico. Quando uscii con la mia fonte di energia in mano, vidi Manuel che parlava con due ragazzi.
E quei due ragazzi erano Louis ed Harry. Louis, troppo impegnato a parlare con Manuel di chissà cosa, non mi notò. Harry, invece, mi sorrise, mostrando le sue fossette provocanti. Sorrisi di rimando, aprendo il pacchetto di caramelle.
Attraversai la strada e Louis mi notò, correndomi incontro per un abbraccio. Lo lasciai fare in quanto Manuel ci osservava circospetto.
Per la terza volta, Louis stava per poggiare le sue labbra sulle mie.  Rimasi immobile, fin quando Harry non si buttò letterlamente addosso urlando «Caramelle!» e prendendone una dal pacchetto che avevo in mano.
Louis gli sorrise, il classico sorriso che si fa quando vorresti dire 'ecco, avevo ragione io.' Non capendo cosa diamine stesse succedendo, cominciai a mangiare le mie caramelle, ringraziando nella mia mente Harry, con tutto il cuore.
Manuel si alzò gli occhiali sul naso e guardò Harry.
«A proposito, se Louis è il ragazzo di Katherine, tu chi sei?» chiese con gli occhi stretti, rivolgendosi a Harry.
Che razza di domande fai?  È normale che ti risponda 'sono un amico di Louis.'
«Sono l' amante segreto di Katherine. Ops..» disse con un sorriso rivolto a Louis. «Ora non è più segreto. Non ti da fastidio, vero?»
Arrossii di fronte a quella risposta inaspettata e Manuel  per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Louis, stranamente, rimase impassibile, ridendo appena con l' amico.
«Mi stai dicendo che ti rotoli tra le lenzuola con la mia fidanzata?» chiese fingendosi allarmato e portandosi la mano sul cuore con un gesto teatrale.
«Sì, e ha anche detto che sono più bravo io.» rispose Harry facendogli la linguaccia e dandogli uno schiaffo in fronte. Poi mi fece l' occhiolino, e in quel momento l' esercito di pterodattili nel mio stomaco tornarono alla carica,
distruggendone le pareti. 
«Non è vero, amore, diglielo che io sono più dotato!» trillò Louis pestando i piedi a terra. Manuel evaporò in un istante, convinto che la situazione stesse degenerando. Quando svoltò l' angolo, io, riccio e occhi blu, scoppiammo a ridere come non mai. 
Mi accompagnarono a casa, Louis alla mia sinistra e Harry alla mia destra. Il primo non faceva altro che parlare senza sosta, il secondo si limitava a fottermi le caramelle.
Arrivata al vialetto di casa mia, mi salutarono entrambi con un bacio sulla guancia, contemporaneamente. Avvampai dall' improvvisa sfrontataggine di Harry. Quel ragazzo era bello, ma strano in un modo a dir poco incredibile.
 
«Niall, amore di zia, ridammi le chiavi di casa! Devo andare a Hip Hop!» urlai al ragazzino che si divertiva a correre per la casa con le mie chiavi in mano. Mia sorella e Zayn se la ridevano, mentre io tentavo disperata di recuperarle.
Con uno scatto, riuscii finalmente a raggiungere la piccola peste, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia e uscendo. Ero in anticipo di quindici minuti, così mi sedetti sulle scale, in attesa che la lezione del gruppo di Grace finisse.
In realtà, aspettavo di scorgere la chioma riccia e gli occhioni verdi di Harry. Sorrisi come un' ebete al solo pensiero.
Presi il cellulare e commisi un altro atto di stalker, aspettando che rispondesse.




ythogifjvdks Ok, dopo aver visto che recensite ben volentieri, non potevo non aggiornare *-*
Cioè, ma io vi amo davvero tanto! ♥ Siete dolcissime, le vostre recensioni sono sempre belle da leggere XD
Beene, questo capitolo è un pò una caccola, ma il prossimo sarà più bello, promesso! u.u
Come sempre, vi ringrazio per tutto, senza di voi non la continuerei questa storia C:
Vi lascio con questa gif da erntjekvrbjktgemk e il banner per l' altra mia storiaa **


 

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Capitolo 9
*** 8. Ok, I'm screwed ***



 




-HARRY
Sì, quindici minuti di anticipo per recuperare Grace erano un pò troppi, ma volevo vedere Katherine. Mi ero seduto su una poltroncina all' interno della palestra, sperando che lei aprisse la porta e cominciasse a sistemare le sue cose.
Sentii il cellulare vibrare, e notai che era quel numero privato. Uscii, pronto a rispondere e a minacciare la denuncia. Mi ero decisamente stancato. Quando risposi con un debole 'pronto' fu allora che la vidi.
Katherine, seduta sulle scale e di spalle, che raddrizzava la schiena al suono di una voce al cellulare, ma senza azzardarsi a parlare.
Sorrisi, facendomi venire un' idea e andandomi a nascondere nel bagno.

 
-KATHERINE
Rispose rotto di palle, come tutte le volte. Istintivamente, raddrizzai la schiena, come se mi avesse fatto prendere la scossa. Attesi che cominciasse a parlare, o che semplicemente rimanesse in ascolto. 
«Dai, dimmi chi sei.» disse Harry con voce sensuale. Aspetta, voce sensuale? E se fossi stato un uomo? Ok, forse è pazzo. Chiusi gli occhi e mi morsi il labbro, aspettando che continuasse a parlare.
«Tanto ho capito chi sei.» continuò divertito, con quel tono di voce che mi stava facendo impazzire. 
Voleva che parlassi, così mi avrebbe smascherata. Giammai, Katherine non cede così facilmente. Non mi scoprirà mai! Sorrisi, immaginandolo a torturarsi le mani a casa sua perchè non sapeva come farmi parlare.
Mi alzai in piedi, scorgendo qualcuno dall' altro lato della strada, pronta a riattaccare se fosse stato Harry. Mentre cercavo di capire chi fosse, sentii la sua voce vicina all' orecchio.
Ma non solo a quello sinistro, dove avevo il cellulare poggiato. Anche a quello destro, chiara e forte, e sentii un respiro caldo sul collo.
«Non sapevo fossi una pazza maniaca.» sussurrò divertito. I brividi mi spezzarono la spina dorsale e gli pterodattili probabilmente avevano sfondato il ventre e se ne erano scappati dalla vergogna.
Mi girai, e lo trovai di fronte, con un sorriso che metteva in risalto le sue fossette, e il telefono ancora all' orecchio.
Il mio cuore perse qualche battito e per un secondo pensai che sarei morta d' infarto.
Cazzo, mi ha scoperta!
 
Boccheggiavo, sperando che fosse uno dei miei sogni strani. Mi pizzicai il braccio una, due volte, e mi feci male. Realtà di merda!
Ok, questo episodio l' avrei dovuto scrivere su twitter ne #lemiepiùgrandifiguredimerda .
Lui, intanto, mi scrutava con un sorrisetto divertito, mentre rimetteva il cellulare in tasca. Cosa avrei potuto dirgli? Cosa mi sarei inventata? Non era una cosa normale chiamare le persone in quel modo.
Feci un profondo respiro, sperando di non svenire e fare un' ulteriore figura di merda. I suoi occhi mi mettevano in imbarazzo, costringendomi a posare lo sguardo sulle mie scarpe.
«Non è come sembra.» dissi soltanto, cercando di risultare indifferente.
Scese uno scalino, ed era vicinissimo a me. Troppo vicino. Scesi uno scalino, e lui fece lo stesso, continuando a sorridere. 
«Volevo osservare la tua reazione.» sussurrai, ricordando quello che mi aveva detto lui per giutificare il fatto che si fosse rifiutato di dirmi il suo nome.
Scoppiò a ridere, incapace di trattenersi. Bene, ora mi prendeva pure in giro. Tentai di svignarmela, ma lui mi bloccò dolcemente, costringendomi a guardarlo.
«Ok, me lo sono meritato.» disse alzando le mani, in segno di resa. Sorrisi appena, incapace di spiegarmi come fosse possibile che una figura del genere non mi avesse ancora uccisa.
«Dai, dimmi chi sei.» lo imitai con lo stesso tono di voce sensuale usato da lui poco prima, per spezzare quel momento imbarazzante. In tutta risposta, Harry mi fece la linguaccia. Che bambini che eravamo, a volte.
«Ti ho vista quando sono uscito dalla palestra e volevo sfotterti un pò.» si giustifico, prendendomi una ciocca di capelli, posizionandola sopra il labbro superiore per farla somigliare a dei baffi. Corrugai la fronte, stizzita, e lui mi diece un bacio sulla guancia.
Arrossii, in attesa di una frase che mi avrebbe costretta a nascondermi in casa, per sempre.
«Ti andrebbe di uscire con me, stasera?» chiese continuando ad osservare la ciocca-baffo.
Aspetta, cosa? Mi stava davvero invitando ad uscire?
«Ci hai provato, Styles. Non ci casco.»
«Non ti sto prendendo in giro.» confermò guardandomi negli occhi. Oh, Dio. Era serio. Non ero mentalmente pronta ad un' uscita con lui. Anzi, lo ero eccome, cazzo!
«Va bene. A che ora?» chiesi titubante.
«Passo da te alle 20:30.» sorrise, poi mi diede un altro bacio sulla guancia, prima di avviarsi verso la macchina. Il suo profumo mi invase, facendomi andare in una specie di overdose. La musica all' interno della palestra si era fermata, e Grace uscì a grandi passi, felice come una bambina.
«Ciao, Kath! Stasera non possiamo uscire, ho delle cose urgenti da fare con mio padre.» urlò stritolandomi in un grande abbraccio. Io ero incapace di intendere e di volere. Sentivo che tra qualche minuto sarebbe spuntato Harry urlandomi che ero su PUNK'D e che col cazzo che sarebbe uscito con me.
Però non arrivò. Prima di cominciare a ballare, posando le mie cose sulle sedie della palestra, mandai un messaggio a Harry. 
 
Volevo solo osservare la tua reazione, sul serio.
Katherine
 
La risposta arrivò fulminea. Però, era pure veloce a scrivere i messaggi!
 
E questa sera anche io voglio osservare un paio di reazioni. ;)
 
Bene, si sarebbe anche vendicato. Sbuffai, senza però riuscire a togliermi un sorrisetto ebete dalla faccia. Will attaccò con 'Anywhere in the world' e cominciai a scatenarmi.
 
Alle 19:30, Will fermò la musica, mandandoci tutti a casa e raccomandandoci di dare il meglio in vista del saggio di fine anno. Prima che riuscissi ad uscire di corsa per andare a prepararmi, Will chiuse la porta e si poggiò contro, guardandomi con uno sguardo indagatore.
Poi si avvicinò piano a me, abbracciandomi. Era strano, di solito Will non era mai così affettuoso. Era il solito tipo da 'ti picchio perchè ti voglio bene'. Sciolse l' abbraccio e mi guardò negli occhi, serio.
«Finalmente smetterai di essere zitella!» urlò con un sorriro sornione e saltellando. 
«Ok, cosa ti sei fumato?» chiesi indispettita.
«Sei stata due ore e mezzo con un sorrisone ebete in faccia. Scommetto che Harry ti ha invitata ad uscire. Quindi, ringraziando Dio, smetterai di essere una zitellona.» continuò, prendendomi in giro.
Bene, quindi si notava molto che mi piacesse. Perfetto!
Cominciai a fare il solletico a Will per vendicarmi, conoscendo il suo punto debole: i fianchi. Scoppiò a ridere e si buttò a terra, rischiando l' infarto per le troppe risate. Mi bloccò i polsi, si rialzò.
«Ho un buon presentimento, su quel ragazzo. Smettila di fare la marmocchia timida e buttati, per una volta.» trillò tirandomi delle ciocche di capelli.
Prima o poi mi raderò a zero, se non la smettono di giocare con i miei capelli!
Uscii dalla porta, riuscendo appena a sentire Will urlare «Metti una minigonna e dei tacchi a spillo!»
Che perfetto idiota.



Olèèè, finalmente Harry si è deciso ad invitarla ad uscire, e che cacchio ù.ù
Haha, ebbene sì, è stata scoperta alla grande #lol
Da qui le cose diventeranno meno noiose :3 siete contente?
Naturalmente ringrazio tutte le ragazze che reguono, recensiscono e amano questa storia.
Siete ciò che mi fa dire 'ora scrivo un pò l' ff' **
Toh, godetevi queste gif, e ricordate di passare a leggere l' altra mia ff èwé 'The werewolf and the vampire'


 

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Capitolo 10
*** 9. Yes, It's a good idea. ***







-KATHERINE
Stavo cercando qualcosa da mettere mentre avevo adosso l' accappatoio e un asciugamano in testa, quando sentii la porta della mia camera sbattere. Mi girai di scatto, trovando Sasha poggiata sulla porta che mi guardava con un sorrisone impressionante.
«Raccontami. Tutto. Adesso.» scandì con enfasi.
«Raccontarti cosa?»
«Di questo ragazzo. Avanti, Kath. Sei la mia sorellina, ti conosco bene tanto quanto la trama di The Vampire Diaries. Quindi, vedi di sputare il rospo.» disse sedendosi sul letto e battendo le mani come una bambina.
Sasha e i suoi paragoni assurdi. L' adoravo, era pur sempre mia sorella. Ma lei credeva nel vero amore perchè aveva conosciuto Zayn a tredici anni, si erano fidanzati a sedici, a diciannove si erano sposati. 
«Non c'è nessun ragazzo.» mentii, nonostante sapessi che il mio sorrisetto ebete non era affatto sparito dalla mia faccia.
«Oh cacchio! La mia sorellina ha trovato l' uomo della sua vita!» trillò stendendosi sul letto e abbracciandomi.
«Vedi, Sasha. Non tutti gli amori sono eterni. Mica è come quello tuo e di Zayn! Il vostro litigio più grave è stato su quale animale fosse più dolce tra il panda e il koala! Non è detto che capiti anche a me.» puntualizzai.
«Senti, il vero amore è nel sangue dei Price. Guarda mamma e papà, guarda me e Zayn. Guarda zio Conor! Non ci sperava più e boom! Arriva zia Claire e nasce Caroline! Tu hai solo preso una svista con quel Chris.» aggiunse con un gesto della mano. Sbuffai. Perchè doveva sempre ricordarmi dell' esistenza di Chris?
Mi arresi, consapevole che comunque Harry avrebbe bussato a casa mia, Sasha si sarebbe catapultata giù per le scale e avrebbe fatto la sua conoscenza.
«E va bene. È Harry Styles, fratello di Grace Styles, la mia amica.» cominciai, raccontandole tutto, del primo, strano incontro, a me che mi ero data allo stalker, a lui che mi aveva scoperta alla grande, a Louis che si divertiva a stuzzicarlo, alle volte in cui Harry era stato.. geloso? Tutto, le dissi tutto, e ad ogni parola, gli occhi di Sasha diventarono, se possibile, più grandi e luminosi, e per un attimo temetti che prendessero la forma di un cuore.
«Oh, che carini! Certo, lo stalker rende tutto meno romantico, ma è sempre una cosa così.. particolare!» si alzò con il suo solito entusiasmo che io, a quanto pare, avevo ereditato in parte, e andò verso la sua valigia.
Nel frattempo asciugai i capelli, e quando tornai nella mia camera, l' infarto mi mancò per un soffio. 
Sasha aveva preso dei suoi vestitini, corredati a scarpe con il tacco, e mi stava trascinando sul letto per vestirmi.
«Potresti mettere questo, che è molto elegante!» trillò passandomi un vestitino senza bretelle.
«Oppure questo qui, è un pò più scoperto, ma mette in risalto la tua eccessiva magrezza. A proposito, dove ti porta?»
«Non lo so. Non me l' ha detto. E no, non indosserò mai un vestitino. Voglio andare più sul casual.» sbuffai andando a prendere degli shorts e un maglietta. Lei mi fermò, guardandomi con sguardo truce.
 
Dopo vari 'questo sì, ti sta bene' e 'no, togliti dai piedi', mi guardai allo specchio, felice.
Indossavo un jeans strettissimo scuro, con una maglia semplicemente nera a bretelle. Sopra, avevo messo un coprispalle a mezze maniche, azzurro. Come accessori, avevo optato per una collana che arrivava al seno con un gufo tenero come ciondolo. Le scarpe, erano fortunatamente Converse azzurre. Sorrisi e guardai l' ora. Mancava poco più di mezz ora, e lui sarebbe arrivato. Feci un respiro profondo, cercando di calmarmi.
Feci per uscire e andare a guardare la tv per ingannare l' attesa, quando Sasha mi ritrascinò dentro, prendendo la scatola degli orrori: i trucchi.
Mi mise la matita per ingrandire i miei enormi occhioni azzurri, poi passò alla cipria, coprendo un pò le lentiggini e rendendo la mia carnagione leggermente più normale. Mise un ombretto grigio sulle palpebre, passandomi un pò di lucidalabbra e spruzzandomi il profumo. Poi passò ai capelli, inserendo un fiocchetto nero che serviva solo ad aggiungere un dettaglio, più che a tenere a bada i miei capelli.
«Ora sì che sei perfetta!» urlò abbracciandomi, ma stando bene attenta a non rovinarmi il trucco. Risi e la strinsi forte a me. Quanto amavo mia sorella!
Sentimmo il campanello suonare, e ci guardammo negli occhi per un istante.

 
-HARRY
Ok, l' avevo invitata. Ci ero riuscito. Oh, Dio, l' avevo davvero invitata? E lei aveva detto di sì? Ok, respira.
Grace notò il mio sorriso a trentadue denti che non riuscivo a nascondere, e me lo fece notare.
«Hai un sorrisone, Brò! Dimmi, Katherine ha deciso di posare le sue bellissime e sottili labbra sulle tue?» mi chiese sbattendo più volte le palpebre e posando le mani sulle guancie.
«Smettila, non sono affari tuoi.» dissi sempre con quel sorriso. 
Quindi era lei che mi faceva quelle chiamate, era lei che sentiva quel disperato bisogno di chiamarmi, anche senza sentire alcun rumore. Sentivo che sarei potuto morire di felicità.
 
Optai per una maglietta bianca con lo stemma di Superman e un jeans stretto, insieme ad una cintura borchiata e le Adidas bianche.
Alle 20:20 ero pronto. Il mio cuore accelerò i battiti in modo impressionante, così chiusi gli occhi per cercare di calmarmi.
Presi le chiavi della macchina e partii, sperando di non morire per strada a causa dell' emozione.
 
Suonai il campanello e aspettai che gli occhi azzurri e i capelli rossi di Katherine mi apparissero davanti, dedicandomi un sorriso.
Quando la porta si aprì, dovetti guardare in basso per vederlo. Un bambino con i capelli castani e gli occhi color caramello. Non sapevo avesse un fratellino. O era suo figlio? Oh cazzo, forse era rimasta incinta di Chris. Anche se non le somiglia molto..
«Ciao, io sono Liam. Tu chi sei?» chiese il bambino, evidentemente incuriosito. Deglutii rumorosamente.
«Sono Harry, sto cercan...»
«Harry? Come Harry Potter?» domandò fulmineo il bambino. Gli sorrisi, era davvero carino e simpaticissimo.
«Sì, come Harry Potter. C'è Katherine?» chiesi di fretta prima che potesse interrompermi.
Liam si voltò verso l' interno della casa, cercando qualcuno, probabilmente lei.
«Mammaaa! C'è il fidanzato di zia Katherine, si chiama Harry Potter! Lo faccio entrare?» urlò rivolto con lo sguardo alle scale.
Quindi era sua zia? Doveva essere la zia più dolce del mondo. Ma.. cazzo, le ha detto che sono il suo ragazzo? Oh, Dio. Ora mi suicido. Forse se riuscissi a trovare un coltello in cucina prima che scenda..
Vidi un altro bambino affiancarsi a Liam, con gli occhi azzurri che somigliavano tanto a quelli di Katherine. Mi salutò con la manina, e ricambiai con un sorriso.
Poi la vidi. Una chioma di capelli rossi saltare quattro scalini per raggiungermi con un sorriso a trentadue denti.
«Mamma, il fidanzato di zia sa fare le magie! Ora gli dico di portarmi altro cioccolato!» urlò Liam ad una donna che doveva essere la sorella di Katherine, a giudicare dalla somiglianza dei lineamenti.
Katherine sbarrò gli occhi, poi mi prese per mano e chiuse di fretta la porta.
«Scusali, sono grandi fan di Harry Potter, e fraintendono troppo.» disse arrossendo.
Mentre ci dirigevamo alla macchina, portai un mio braccio sulle sue spalle, dandole un bacio sulla guancia.
 
-KATHERINE
Grazie, nipotino ingrato! Ora hai spifferato davanti a lui che è il mio ragazzo, quando non è vero! Ora penserà che io mi sia fatta i castelli in aria, che bello!
Mentre, camminando fianco a fianco, ci dirigevamo alla sua Audi bianca, mi cinse le spalle con un braccio, regalandomi un bacio sulla guancia. Arrossii lievemente, sperando che non se ne accorgesse.
Ultimamente arrossivo troppo spesso. Di solito io non arrossivo, o meglio, non c'erano le occasioni per arrossire. Ma Harry aveva scombussolato tutto, nella mia vita, anche se era presente pochissimo. Iniziando dai miei sogni da pazzoide, al fatto che praticamente me ne stavo innamorando senza sapere nè come, nè quando, nè perchè. Sapevo solo che, se avessi avuto la possibilità di esprimere un desiderio, avrei chiesto di averlo con me per sempre.
«Allora.. dove andiamo?» chiesi evitando il suo sguardo e evitando ulteriori pterodattili nello stomaco.
«Guardami negli occhi e te lo dico.» sussurrò divertito. Ma che simpatico che sei, sul serio.
«Stai guidando, non voglio morire.»
«Accosterò.» disse per poi accostare l' auto. Respirai profondamente, girandomi e perdendomi in quegli occhi verdi. Sorrise, avvicinandosi a me.
«Al cinema.» sussurrò al mio orecchio. Venni scossa da una varietà di brividi, che, paragonati alla scala di un terremoto, sarebbe stata di Magnitudo 50.
Nella nostra cittadina, il Sindaco aveva preso l' abitudine di trasmettere, un Sabato del mese, un film già trasmesso. E il film di quella sera era..
«PARANORMAL ACTIVITY?» urlai terrorizzata. Odiavo i film horror, ero una cagasotto, ecco. La prima volta che vidi quel film perchè 'non faceva paura', andai a dormire con mamma e papà, fottendomene del fatto che stessero dormendo abbracciati. Mi misi tra mia madre e mio padre, così il demone avrebbe preso uno o l' altro, risparmiandomi.
«Sì, perchè? Non ti piace?» chiese divertito dalla mia faccia.
«No, figurati. Sono coraggiosa io.» dissi con scarso entusiasmo.
«Se ti fa paura un film del genere, dovresti vedere 'La terza madre' oppure 'L' Esorcista'.»
«Tanto per precisare. I film horror che tu hai nominato non fanno paura, fanno venire il voltastomaco. Paranormal Activity fa sembrare la trama una cosa realmente accaduta, e posso giurare di aver visto cose in casa mia spostarsi da sole!» urlai tutto d' un fiato, ancora terrorizzata all' idea di vedere quel film.
Harry scoppiò a ridere, pizzicandomi delicatamente la guancia.
«Se hai paura, puoi sempre stringerti a me.» mi fece l' occhiolino.
Non era poi una brutta idea, quella del film.



Vestito di Katherine: 
http://i.imgur.com/WywFU.jpg 
Awww macciao belli! Grazie per le recensioni, io vi amo! *-*
Hehe sì, forse sto allungando troppo il brodo, ma ne varrà la pena, vedrete ù.ù
Purtroppo ultimamente ho da fare a scuola perchè il 16 partirò per l' Inghilterra e ci starò 3 settimane *_*
Ciancio alle bande, recensite e leggete l' altra mia ff èwé

 

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Capitolo 11
*** 10. Don't look. OMG Why did you look? ***









-KATHERINE
Non appena entrammo nel cinema, Harry corse a pagare i biglietti per entrambi. Io, anticipando la sua prossima mossa, andai a comprare popcorn e Thè alla pesca. La Coca Cola gonfiava lo stomaco e mi avrebbe fatta sembrare una donna incinta, e volevo evitare di sembrare una donna incinta. Arrivati all' entrata della sala, cominciai a rallentare. L' idea di rivedere quel film mi faceva venire voglia di piangere. Ma ero con Harry, quindi avrei guardato Harry. Solo ed esclusivamente Harry. Quando lui capì che non ero decisa a muovermi, mi sorrise e mi prese per mano, trascinandomi dentro.
Ci accomodammo su due poltroncine che regalavano una buona visuale dello schermo. Il cinema si sava riempendo, e lo stomaco si era chiuso.
«Perchè mi hai invitata ad uscire?» chiesi ad un tratto al riccio, che arrossì alla mia domanda. Si schiarì la voce.
«Perchè mi andava di uscire con te.» rispose, evitando il mio sguardo indagatore. Le luci si affievolirono, il film stava per iniziare e io deglutii rumorosamente, pregando in silenzio che la pellicola si rompesse.
Partì un trailer, quello di Ribelle: The Brave. Sentii Harry ridere accanto a me, poi capii. Spostava lo sguardo da me alla protagonista, che aveva lunghi capelli rossi e ricci, proprio come i miei. E aveva anche gli occhi azzurri, simili ai miei. Si avvicinò a me, sussurrandomi all' orecchio e cercando di non ridere.
«Non sapevo avessi fatto un cartone animato. Devo dire che sei bella anche lì.»
Non sapendo cosa rispondere, gli lanciai un popcorn in faccia, facendolo sobbalzare. Sorrisi soddisfatta, mentre gliene lanciavo un altro, che si incastrò fra i suoi capelli. Lo tolse, poi passò all' attacco, lanciandomi altri popcorn. Scoppiai a ridere, e una donna seduta alla sedia avanti alla nostra si girò per zittirci.
«È colpa sua.» mi incolpò Harry, indicandomi con un dito e fingendosi dispiaciuto. Quando la donna si girò, Harry mi fece la linguaccia.
Sobbalzai, quando notai che il film era iniziato.
 
Trentacinque minuti dopo, mi limitavo a lanciare un popcorn di tanto in tanto verso Harry, senza degnarmi di assaggiarne uno. Oh Dio, e se anche io mentre dormivo ero stata molestata da un demone? Non avrei dormito quella notte, per niente. Harry capì che ero praticamente impaurita e mi attirò a sè, abbracciandomi.
«Guarda il lato positivo, forse il demone è pure carino.» sussurrò al mio orecchio.
«Sì, però poi uccide il ragazzo di lei impossessandosi del suo corpo. Lo lancia contro la telecamera e si avvia a passi pesanti verso di essa, sorridendo come una cogliona e con i denti sporchi di sangue. E poi sbatte la testa contro la telecamera. Oh cazzo, io non ci riesco.» dissi tutto d'un fiato e serrando gli occhi.
Harry rise piano, dandomi un bacio sulla guancia. Poi un altro. Poi si spostò leggermente verso le labbra. Cominciai ad andare in iperventilazione, mentre ogni pterodattilo sbatteva ferocemente le ali.
Sentii il battito del cuore accelerare immediatamente, e se fossi stata in piedi, le mie gambe avrebbero sicuramente ceduto. Non badavo più al film, nè alla paura. Mi nutrivo solo di quei baci semplici, che mano a mano si dirigevano verso le labbra. Io non accennavo a muovermi in quanto non ricordavo più come si facesse. Il mio cervello era andato in tilt, ero in stato vegetativo. Quando arrivò all' agolo delle labbra, le luci si accesero, accecandoci per un attimo. Sullo schermo lessi l' enorme scritta che annunciava l' intervallo. Guardai Harry, che avevo lo sguardo di uno che si era svegliato da  un sogno che sembrava troppo reale.
«Ehm.. Faccio un attimo una chiamata, torno subito.» disse sorridendo appena e uscendo a grandi passi dalla sala, urtando gli altri.

 
-HARRY
Composi frettolosamente il numero di Louis e aspettai che rispondesse. Quando lo fece, sentii la musica forte. Era in discoteca, appurai.
«Cosa c'è, Hazza?» chiese urlando per superare il frastuono.
«Ok, te lo dico in poche parole. Ho invitato Katherine ad uscire, siamo al cinema. Ma c'è un problema.» sussurrai sperando che lei non uscisse da lì.
«E cioè?» chiese lui, annoiato.
«Stavo per baciarla. Cioè, non è che io non voglia, anzi. È solo che.. E se lei non vuole? Se mi rifiuta?» domandai con un tono di voce un pò isterico.
«Ma vaffanculo, Hazza. Sei cieco più... più di un cieco!» urlò arrabbiato. Poi mi attaccò il telefono in faccia.
«Co.. cosa? Oh, non ci posso credere.  È un idiota questo ragazzo, un completo idiota.»
Tirai un profondo respiro. Forse dovevo rischiare, o forse no. 
Meglio non rischiare, pensai annuendo vigorosamente e ritornando da lei.

 
-KATHERINE
Quando notai che le luci si stavano abbassando, e Harry non era accanto a me, considerai l' idea di andarmene urlando. Stava per avvicinarsi La scena, e io da sola sarei morta dalla paura.
I film horror non mi erano mai piaciuti, alcuni facevano paura, altri facevano schifo. Non facevano per me, io ero fatta più per i film sentimentali, strappalacrime, d' avventura. Insomma, tutti tranne gli horror.
Il mio problema era che mi facevo film mentali durante la notte, immaginando che quei mostri esistessero, e si trovassero in camera mia. Ogni minimo rumore era per me un demone che voleva uccidermi.
Quando vidi Harry con la coda dell' occhio, tirai un sospiro di sollievo. Si sedette vicino a me, regalandomi un sorriso appena accennato. Le luci si abbassarono del tutto e il film ricominciò da dove era stato interrotto.
Lo osservai circospetta, era diventato strano.. come se fosse impaurito da me. Minuti prima era affettuoso, e ora era distaccato, evitava il mio sguardo. Sarei impazzita prima o poi pur di capirlo, lo sapevo.
Presi il mio Thè alla pesca, pronta a bere, quando avvertii Harry avvicinarsi e togliermi la bibita dalle mani. La poggiò accanto al suo sedile, poi ritornò a me.
 Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, i miei occhi azzurri che si fondevano con il verde dei suoi.
Sul suo viso apparve un sorriso malizioso mentre diminuiva la distanza tra le nostre labbra. Arrivati a circa un centimetro di distanza, prese la mia testa fra le mani e poggiò le sue labbra sulle mie. Sentii le gambe tremare, lo stomaco in subbuglio. Il bacio fu dolce, semplice, ma bastò a farmi andare in iperventilazione. Schiudi la bocca, e la sua lingua cercò dolcemente la mia, invitandola alle danze.
«Ehm ehm...» sentimmo una donna tossire in stile Dolores Umbridge. Ci voltammo di scatto, arrossendo. Harry, ancora una volta, puntò il dito verso di me.
«È colpa sua.»
Gli diedi uno schiaffo amichevole sulla nuca e sperai che la mia faccia fosse tornata ad un colorito normale. La donna ci squadrò, poi tornò a concentrarsi sul film.
Harry prese una manciata di popcorn e me li buttò addosso, ridendo appena pur di non farsi beccare nuovamente dalla donna che sedeva avanti a noi. Mi vendicai tirandogli i capelli e costringendolo a mordersi il labbro per non urlare di dolore.
 
Riconobbi subito quella parte del film: era La scena. Mi mossi agitata sulla mia poltroncina, pronta a fuggire. Harry se ne accorse, perchè si avvicinò al mio orecchio.
«Siediti in baccio a me.» disse con un sorriso timido.
La ragazza si mise in piedi davanti al letto e rimase immobile.
Deglutii rumorosamente, e senza pensarci due volte passai dalla mia poltroncina alle gambe di Harry, che erano fortunatamente molto comode.
Lui mi abbracciò cingendomi i fianchi, e mi sentii subito meglio. Ero seduta con il corpo rivolto verso il lato destro, così avrei potuto scegliere se guardare il film o Harry.
La ragazza si avviò con passo lento e pesante fuori dalla stanza.
Tremai leggermente e senza pensarci mi strinsi ad Harry, seppellendo il mio viso nell' incavo della sua spalla.
«Con questa chioma però non vedo nulla.» sussurrò ridendo lui mentre mi spostava una ciocca di capelli.
La ragazza cominciò ad urlare, facendo svegliare il ragazzo. Lui si precipitò da lei, e urlò anche lui.
Mi decisi a guardare, dovevo essere coraggiosa, dovevo. Aprii un occhio per poter osservare la scena.
Le urla del ragazzo cessarono e, pochi secondi dopo, il suo corpo venne scaraventato contro la telecamera.
Mugugnai, era più forte di me avere paura. Ero una maledetta fifona, ecco cosa ero. Harry mi lasciò un bacio fra i capelli, attirandomi ancora di più a sè.
La ragazza si avviò verso la telecamera con quel passo pesante, lento, disumano. Aveva la camicia da notte sporca di sangue. Si mise di fronte alla telecamera, poi guardò verso l' obiettivo. Sorrise, un sorriso demoniaco. I denti sporchi di sangue, una risata malefica, poi sbattè la testa contro essa, e il film finì.
Ero agitatissima, terrorizzata, chiunque l' avrebbe capito. Harry mi diede dei baci sulla guancia, ma io non riuscivo a reagire. Ero ancora impaurita, manco fosse stata una storia vera della quale io ero la protagonista.
Deglutii rumorosamente, poi le luci si riaccesero. La donna mi guardò preoccupata.
«Cara, stai bene?» chiese toccandomi la guancia. Sorrisi debolmente, sperando di non svenire.
«S...Sì, tutto bene.»
Respirai profondamente, cercando di calmarmi.
«Non è successo per davvero. Non è successo per davvero. Non è successo per davvero. È tutto finto. Deve esserlo. Quale idiota rimane a casa sua se sa che c'è un demone pronto ad ucciderlo? Non è successo mai nulla di simile. Non esiste. Non esiste.» mi ripetevo con voce robotica e con gli occhi chiusi, cercando di convincermi, inutilmente.
«Magari il demone in realtà era un folletto dispettoso e la ragazza era pazza, tutto qui. Magari aveva scoperto che il ragazzo l' aveva tradita e l' ha ucciso.» urlai presa dal panico.
Harry era preoccupato, così mi prese la testa fra le mani, dandomi un bacio a fior di labbra. Sorrise, e le paure, così come erano venute, sparirono.
Solo in quel momento mi resi davvero conto che mi aveva baciata. Lui aveva baciato me.
Arrossi violentemente, poi mi alzai di scatto, saltellando sul posto. Mi avrebbe presa per una schizofrenica, ne ero sicura.
«Non lasciarmi sola neanche un minuto. Se dovrai andare in bagno dovrò venire con te, ok?» chiesi con gli occhi sbarrati. No, non scherzavo sul fatto del bagno. Avevo troppa paura in quel momento.
L' ultima scena mi rimbalzava nella mente e le ombre delle ultime persone che uscivano mi facevano venire in mente quel demone che non aveva volto. Era invisibile, ma a me faceva comunque paura.
Harry sorrise, prendendomi per mano e conducendomi fuori. Arrivati nell' Audi bianca, picchiettò con l' indice sullo sterzo, tenendo lo sguardo basso.
«Mi dispiace, non sapevo avessi il terrore dei film horror.» disse dispiaciuto.
«Oh, non potevi saperlo. Voglio dire, sembro un pò più coraggiosa, e dovrei eserlo, ma non lo sono. Comunque a me piace, solo che ho praticamente la fantasia che lavora troppo.» dissi agitata e stringendogli la mano. Non volevo che si sentisse in colpa. Lui continuava a tenere lo sguardo fisso sulle sue gambe, così istintivamente mi avvicinai e lo abbracciai.
«Credo che questa notte dormirò abbracciata al crocifisso, ma almeno non avrò gli incubi, visto che c' era un ragazzo dagli occhi verdi che mi sfotteva con un cartone animato.» sussurrai divertita, sperando di tirargli su il morale. Lui mi guardò, poi sorrise. Accese la macchina e guidò fino ad un parco poco distante dal cinema.
Quando scesi, mi prese per mano e mi portò sulle altalene. Sobbalzai quando una lucertola, spaventata, corse nel suo nascondiglio. Harry scoppiò a ridere, e gli feci uno sgambetto.


Ok, questo capitolo è luungo, ma vabbè, spero vi piaccia *-*
Sì, io ho avuto paura di quel film, e ora sfottetemi èwè
Ecco un' immagine per sdrammatizzare haha e una gif faaaiga.
Ciemmequ, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. A me, sinceramente non tanto çç
Leggete l' altra mia ff, mannagg çç vi amo tutte, siete così dolci e gentili!


 

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Capitolo 12
*** 11. You are so perfect. ***








-KATHERINE
Mi portò sull' altalena, come due bambini ci divertivamo a lanciarci l' uno verso l' altro, scontrandoci. Non ridevo così da... beh, ridevo così solo quando c'era anche lui.
Mi faceva stare bene, mi faceva sentire amata, perfetta. Come poteva un ragazzo che conoscevo appena farmi un effetto così devastante? Un pò avevo paura, perchè quando qualcosa ti rende troppo felice, se poi scompare, scompari un pò anche tu. E io avevo paura, paura che da un momento all' altro mi fossi svegliata e Harry in realtà era stato solo frutto della mia fantasia e del mio cervello addormentato. Non esistono le persone giuste, esistono solo le persone. Persone che poi diventano giuste, che combaciano perfettamente con te. E io mi sentivo così, in compagnia di Harry: completa, tranquilla, felice. 
Era vero, sapevamo poco e niente l' uno dell' altro, ma ogni sfumatura di noi che scoprivamo, non faceva altro che convincerci ancora di più che stavamo diventando le persone giuste.
Harry si lanciò verso di me, prendendo la rincorsa. Allacciò le sue gambe alle mie, trascindandomi con sè.
L' altalena, l' avrei amata anche a novantanove anni.
«Harry, posso farti una domanda?» chiesi esitando appena. Era una curiosità, e volevo sapere. Lui annuì, gli occhi che emanavano luce propria tanto erano belli.
«Perchè ieri te ne sei andato in camera tua tutto arrabbiato?» lo sguardo fisso per terra, temevo una sua risposta.
Rise appena, trascinando lui e l' altalena dietro di me per abbracciarmi.
«Ero geloso.» disse semplicemente, scrollando appena le spalle.
«Davvero?» domandai con un sorriso che si faceva spazio nella mia faccia.
«Non dirmi che non te ne sei mai accorta. Se all' inizio ero un pò... scontroso era perchè non sapevo come comportarmi.»
«Ma non erano le ragazze quelle difficili da capire?» scoppiai a ridere mentre gli pizzicavo le guancie come facevo con Liam e Niall.
«Infatti lo siete. Tanto lo so che ti piace Louis.» concluse fingendosi offeso e allontanandosi. Girò su se stesso, poi si lasciò andare. L' altalena lo scaraventò qua e là e io scoppiai a ridere.
«Non mi piace Louis.» affermai. Era un modo diverso per dire 'mi piaci tu, maledetto bastardo idiota'.
Sorrise, il sorriso più bello mai visto. Tipo che se esistesse una graduatoria del sorriso più bello, lui vincerebbe di sicuro.
«Fra pochi giorni ci sarà il saggio.» disse sorridente verso di me.
«Sì, Will ci farà faticare parecchio. Ci tiene che il saggio sia impeccabile, e lo pretende specialmente da me. Sono una specie di.. prima ballerina, se così si può dire.» sorrisi, Will aveva sempre avuto una fiducia cieca in me.
«E come mai della tua età hai solo Joe, come amico?» domandò, una punta di gelosia nella sua voce.
Scoppiai a ridere, in effetti era una storia buffa, quella.
«Avevo due amiche, prima. Eravamo un gruppo unito, compreso Joe. Solo che quelle due si sono infatuate di Joe, e hanno litigato. Hanno messo in mezzo anche me perchè pensavano che volessi lui tutto per me. Ma non funziona così, tra noi due. Noi siamo solo amici, e anche se lui ha fascino e sa come comportarsi, lo conosco troppo bene per innamorarmene, capisci? Dopo troppo tempo una persona riesci a vederla solo come un amico. E Joe per me è questo, un buon amico. Non ho amiche femmine della mia età perchè dovrebbero conoscere Joe. E se conoscono Joe, inevitabilmente se ne innamorano. » 
Harry rise, tirando un sospiro di sollievo. Si alzò, poi mi prese per mano costringendomi ad alzarmi e mi attirò a sè. Mi prese la testa fra le mani, dandomi dei baci a fior di labbra. Ancora non ero abituata a quei baci, e ogni volta che le sue labbra sfioravano le mie, mi sentivo mancare.
Mi prese per mano, cominciando a camminare.
 


 
-HARRY
Mi sentivo uno stupido. Mi sentivo un maledetto, fottutissimo stupido. Quindi era così che ci si sentiva, ad essere innamorati? Stupidi, ma felici?
La presi per mano, cominciando a camminare. La sue dita allacciate alle mie mi regalavano felicità. Lei mi faceva sentire bene con un sorriso, uno sguardo distratto. Sarei stato capace di amarla come lei avrebbe meritato?
La sentii irrigidirsi improvvisamente, si fermò di scatto, gli occhi vuoti. Sentimmo delle voci di ragazzi in lontananza, ridevano e urlavano come stupidi. Due secondi dopo, quattro ragazzi vestiti in stile punk barcollarono verso una panchina. Uno di quei ragazzi aveva capelli e occhi scuri, e in una mano teneva una bottiglia di grappa, nell' altra qualcosa di fumante che, capii, non era una sigaretta.
«Vieni, sbrigati.» le sussurrai trascinandola dall' altra parte. Ritornammo in macchina, lei sembrava essersi svuotata di ogni emozione.
«Era Chris, quello con la bottiglia in mano, vero?» le chiesi timidamente, sperando che non scoppiasse a piangere. Non l' avrei sopportato.
Lei annuì, poi cominciò a ridere tristemente.
«Non mi ricinosce nemmeno più, tanto è fatto, hai visto? Meglio così, non sopporterei nemmeno la sua presenza. È solo che ogni volta che mi capita di vederlo, mi irrigidisco, come se avessi paura che mi salutasse. Perchè davvero io non voglio averci più nulla a che fare, con quel maledetto figlio di put..» all' ultima frase alzò notevolmente il tono della voce, arrabbiata. Prima che potesse terminare la serie di complimenti, le tappai la bocca con la mano, sorridendole.
«Non ti preoccupare, Merida.» le dissi scoppiando a ridere. Mi diede una debole spinta scoppiando a ridere insieme a me.
«Oh no! Ora, dopo chioma rossa, mi chiameranno come la protagonista di 'The Brave'? Voglio dire, Merida è un bel nome, e poi ha i capelli rossi, gli occhi azzurri, anche se non ha le lentiggini. E credo che potrebbe essere una brava ballerina di Hip Hop visto che è agile. Pensandoci, potrei mettere Merida come secondo nome, oppure comprarmi un gatto rosso e con gli occhi azzurri e chiamarlo Merida. Ma se poi è maschio che fa..» cominciò a parlare a velocità supersonica, così pensai che baciandola avrebbe interrotto quel filo di pensieri che a quanto pare, non aveva fine.
Sorrise imbarazzata, e capii che non avrei mai fatto a meno di quel sorriso.
«Ok, facciamo domande a random. Qual è il tuo motto?» dissi illuminato. Lei scoppiò a ridere, eccitata come una bambina.
«Vediamo... Le apparenze non ingannano mai!» urlò agitandosi sul sedile. «Il tuo?»
«Il mio è stare alla larga dalle ragazze con i capelli rossi. Comincio a credere che tu sia pericolosa.» risi dopo che mi fece la linguaccia, offesa.
«Non ti offendere, sono io che dovrei farlo, sai? Hai detto che le apparenze non ingannano mai. Quindi, se all' apparenza io ero uno stronzo, vuol dire che lo sono?»
«Dopo quello che hai detto sulle ragazze con i capelli rossi, sì.» si voltò dall' altra parte, evitando il mio sguardo. Le tirai delicatamente una ciocca di capelli, per farla voltare verso di me.
Quando lo fece, i suoi occhi azzuri mi abbagliarono.
«E va bene. Le apparenze ingannano, qualche volta. Per esempio, io all' apparenza sembro una ragazza che ama film horror.»
«Se vuoi possiamo vedere Paranormal Activity due e tre, Orphan.» le proposi con un sorriso a trentadue denti. Se possibile, Katherine sbiancò ancora di più.
Era incredibile come la timidezza fosse evaporata all' improvviso, quella sera. Eravamo come due gemelli che si capivano al volo, con uno sguardo, con un cenno del capo.
Per prenderla in giro, continuavo a giocherellare con una ciocca di capelli, sorridendole di tanto in tanto. Era rilassante osservare come, allungando un boccolo, questo poi tornasse alla sua forma originaria. Sembrava che avesse in testa tante molle rosse.
«Anche tu hai i capelli ricci. Perchè non torturi i tuoi di capelli?» domandò ridendo, probabilmente divertita dopo aver appurato che giocare con i suoi capelli mi divertiva molto.
«I miei capelli non sono ricci come i tuoi, però. Sicura di non essere stata adottata? Magari sei figlia di qualche alieno.» feci la faccia più seria che potevo fare in quel momento, ottenendo come risultato una bellissima ragazza che rideva a crepapelle.
«Da piccola tentai di tingermi i capelli di nero con un pennarello. Poi cercai in tutti i modi di renderli lisci, ma non ci riuscii. Così presi una forbice, e quando stavo per tagliarli, arrivò mia sorella che cominciò ad urlare. Il fatto era che tutti mi facevano i complimenti per i capelli che avevo. Insomma, non sono nemmeno arancioni, sono qualcosa del tipo rosso fragola! Guardali!» urlò prendendo i capelli e osservandomi con sguardo rassegnato.
«Sei perfetta, smettila di odiarti. » le sussurrai attirandola a me e perdendomi in quella massa di capelli rossi che profumava di cocco.



Oh, ecco l' altro capitolo. AllooVa, vi piace? Io boh, non so nemmeno io C:
Ho cercato di essere un pò meno romantica, ecco.
Insomma, purtroppo non potrò più aggiornare così spesso perchè ho da fare a scuola
e per il viaggio a Canterbury di tre settimane *-*
Recensite, perchè vi amo quando lo fate ♥
Leggete l' altra ff e le oneshot se vi va *-*


 

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Capitolo 13
*** 12. Yeah! We are fucked with love. ***







-HARRY
Quando tornai a casa, non riuscii a nascondere il sorriso. Era stata la sera più bella della mia vita, e Katherine era una persona meravigliosa, come avevo sempre sospettato. Quando aprii la porta della mia camera, sentii qualcuno aggrapparsi al mio collo. Spaventato mi voltai, scorgendo gli occhioni verdi di Grace che mi scrutavano con una curiosità innata.
«Ciao Harry, cosa hai fatto stasera?» chiese sorridendo. Lei non mi chiedeva mai cosa facessi il venerdì sera. Non era da lei. Dallo sguardo che mi rivolse, capii dove voleva andare a parare.
«Non ti dirò nulla, e ora sciò, via dalla mia camera.» cominciai a spingerla fuori dalla stanza, mentre lei si dimenava per ottenere qualche succulente dettaglio.
«Tanto il tuo sorrisone idiota ed ebete... Idiobete, fa capire cosa è successo! E non puoi sfuggirmi per sempre, Harold!» urlò mentre bussava ripetutamente alla porta chiusa a chiave.
Risi, poi presi l' album e chiusi gli occhi, la matita poggiata sul foglio. Ricordai il suo viso illuminato appena dal lampione, quando era sull' altalena. Aprii gli occhi, poi cominciai a disegnare.


 
-KATHERINE
Quando mi misi sotto le coperte, mi venne in mente il film. Rabbrividii leggermente, poi presi il cellulare e senza indugi andai a rintanarmi nella stanza dove dormivano Sasha e Zayn. Li trovai abbracciati, la testa di lei poggiata contro il petto nudo di lui. Alzai appena il lenzuolo per controllare che non fosse nudo, poi mi buttai a peso morto sul letto, riuscendo ad intrufolarmi fra i due. Sarei morta di caldo, ma almeno il demone non avrebbe preso me. Zayn mi abbracciò, probabilmente pensando che fossi sua moglie, ma non lo disturbai, per evitare urla nel mezzo della notte. Allacciai le mie gambe a quelle di mia sorella, poi mi arrivò un messaggio.
 
Ciao Kath! Dimmi, ti sei divertita stasera?
 
Risi piano, Grace che mi chiedeva alle due di notte se mi ero divertita, poteva voler dire solo una cosa: aveva capito qualcosa. Scrissi velocemente una risposta.
 
Molto, e tu? ;)
 
Rispose immediatamente, probabilmente incollata con la faccia allo schermo del cellulare, in attesa di una mia risposta.
 
Siete due bastardi, tu e Harold. Tanto svuoterete il sacco, maledetti! Notte, Katherine.
 
Portai una mano alla bocca per non scoppiare a ridere. Quindi aveva chiesto informazioni anche a Harry? Scossi piano la testa, mandando un messaggio a Harold.
 
Harold, tua sorella manda messaggi minacciosi. Ora non so se avere paura del demone di Paranormal Activity o di lei. ;)
 
Chiusi gli occhi, addormentandomi con il cellulare in mano, e un sorriso sulle labbra.
 
 
A svegliarmi, fu l' urlo di un ragazzo con il ciuffo alto quanto un grattacielo. Lo sentii alzarsi di scatto, chiedendomi come cacchio fossi riuscita a materializzarmi al posto di mia sorella. Poi scrollò piano Sasha, svegliandola.
«Orsacchiotto, Apetta del mio cuore? Perchè stavo abbracciando tua sorella invece che te?» chiese con una vocina da innamorato fastidioso. Ringraziando Buddha, Allah e gli Dei, Harry non sembrava quel tipo. Dolce, ma non così esageratamente dolce. E a me andava bene, benissimo. Aprii piani gli occhi, incontrando quelli assonnati di Sasha.
«Ah, niente Cucciolo, probabilmente ha visto un film dell' orrore.»
Quanto mi capisce bene mia sorella. Perchè se ne è andata a vivere a Phoenix?!?
Mi alzai piano, stropicciando gli occhi, e quando gli aprii, vidi nero per circa dieci secondi. Poi mi ricordai del cellulare e del fatto che ci avevo dormito tenendolo vicino alla faccia. Controllai lo schermo: quattro suoi messaggi.
 
-Secondo me dovresti avere paura di Grace e della sua curiosità. Ci ha provato anche con me. C;
 
-Anzi, credo che un demone vivesse in casa nostra, ma quando è nata Grace se ne è scappato piangendo.
 
-Dimmi che non ti ha rapita, io ti voglio troppo bene per perderti! :(
 
-Buongiorno, Merida! ♥
 
Mi soffermai a guardare il penultimo messaggio, mentre un sorriso si faceva spazio sulle mie labbra. Ricordai immediatamente la sera prima, quando, dopo avermi accompagnata fino alla porta, si era affacciato dentro per controllare che non ci fosse nessuno. Poi mi aveva preso la testa fra le mani, dandomi un sonoro bacio a stampo. Poi il bacio divenne più dolce e pensai che sarei svenuta, inebriata dal suo profumo che sapeva di menta piperita.
«Orsacchiotto, è una mia impressione, o Katherine sembra una drogata con gli occhi a forma di cuore?» scoppiò a ridere, poi mi diede una pacca sulla fronte per svegliarmi.
Massaggiai il punto colpito mugugnando, poi gli lanciai il cuscino in faccia.
«Non ho gli occhi a forma di cuore, smettetela!» trillai sbattendo i pugni sul letto come una bambina. Feci la linguaccia ad entrambi, che ridevano di gusto, poi andai a svegliare Liam e Niall per poi passare a mamma e papà.
La mattinata trascorse tranquilla, accompagnata da risate, da 'Katherine ha gli occhi a forma di cuore', da Sasha che mi mandava sguardi indagatori, dai messaggi di Harry che erano dolci, a volte insensati, come ad esempio quello con lettere a caso.
Probabilmente era Grace che voleva fregargli il telefono, e per sbaglio hanno premuto quei tasti e mandato il messaggio, pensai.
Dopo pranzo, mia madre mi mostrò una maglietta che avrei dovuto indossare al saggio. Era bianca, larga, a maniche corte, e aveva la faccia di un gatto stampata sopra. Gli occhioni, che erano gialli, occupavano la parte del seno, mentre il muso era sul ventre. L' abbracciai, poi corsi ad indossarla.
L' avrei indossata quel pomeriggio alle prove. Mentre ero intenta ad osservarmi allo specchio, il cellulare squillò.
«Will?» dissi allarmata. Di solito lui non chiamava mai prima delle prove.
«Katherine, oggi niente prove. Ho la febbre a 39.5 e devo stare a letto, o siamo fottuti.» disse con la voce raffreddata.
«Will, tu non puoi farmi questo! Dobbiamo provare, o siamo fottuti tutti!» dico a denti stretti, cercando di nascondere l' ansia.
«Senti, ho già chiamato le altre. Alcune vanno a provare a casa di Alice.»
Sbuffo, poi lo liquido con un «Va bene, pensa a guarire adesso.».
Ricevo dieci messaggi, tutti insieme. Sono degli avvisi di chiamata di Grace. Il cellulare torna a squillare.
«Grace?»
«Will è malato e noi siamo fregate!» urla dall' altro capo del telefono, preoccupata quanto me.
«Sì, lo so Grace, ma cosa possiamo fare?» chiesi rassegnata al fatto che avrei passato quel pomeriggio a poltrire.
«Tu. Vieni a casa mia e proviamo insieme, ok? E non rifiutare. Muoviti. Harry! aiutami a spost...» urlò al fratello, poi riappese. Guardai sconvolta il cellulare, poi corsi in camera e presi le Vans che utilizzavo per ballare.
Sembravo un pò idiota con quella maglietta, ma non mi importava. Avrei rivisto Harry, e al solo pensiero il cuore accelerò i battiti. Misi dei pantacollant  neri che fasciavano le gambe e partii verso casa Styles, maledicendo Will e la sua salute praticamente inesistente. Il cellulare vibrò: un nuovo messaggio di Harry.
 
Cioè ma secondo te è normale che Grace mi sta facendo spostare tutti i mobili da solo perchè non le ho voluto dire niente di ieri? Sbrigati, quando arrivi la chiudo nello sgabuzzino e stiamo insieme. ♥

Scoppiai a ridere in mezzo alla strada, mentre un vecchietto mi squadrava credendo che fossi pazza.


Ok, ora, prima di insultarmi, voglio dirvi che è un capitolo di passaggio e più.. divertente? LOL
Mi sto preparando mentalmente a parlare di romanticismo e cose così ecco U.U
Il prossimo capitolo sarà divertente anche lui, ma u pò più.. sweet? LOL
Cosa ne pensate di uno Zayn smielato da fare schifo? hahaha ♥
Leggete l' altra mia ff e mi fate contenta? **
Qui sotto c'è la maglia di Kath e una gif da sbavo, yeah! ♥


 

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Capitolo 14
*** 13. This is for you, honey. ***








-KATHERINE
Bussai alla porta bianca di casa Styles e attesi che qualcuno venisse ad aprirmi. Quando riconobbi i capelli ricci e scuri di Harry, il mio cuore perse un battito. Gli pterodattili si feceso sentire, sbattendo violentemente le loro ali. Cercai di avvicinarmi a lui, quando vidi Grace spuntare alle sue spalle e guardarmi con lo sguardo di una pazza. Harry mi fece l' occhiolino, poi si mise su un lato per permettermi di entrare.
Il soggiorno era diverso. Dove prima c'era l' enorme tv con il divano e i due sofà color panna, ora c'era solo un enorme spazio. Le uniche cose rimaste al loro posto erano la televisione e lo stereo.
Arrossii quando, notando che Grace era girata, Harry mi diede un veloce bacio a stampo, sorridendo felice. Ricambiai il sorriso, poi mi concentrai sulla bionda.
«Vado a prendere i cd, che sono in camera mia, ok?» disse soppesando le parole e scandendole, come se non potessi capirla. Annuii piano, poi lei sparì al piano di sopra.
Harry mi prese per mano, per poi abbracciarmi e dandomi dei baci a fior di labbra. Le mie guancie diventarono rosso fuoco, ancora dovevo ammettere che stava succedendo per davvero a me. A me, la ragazza che aveva un' enorme cotta per il fratello della sua amica.
Si avvicinò al mio orecchio, mentre con una mano stringeva la mia, facendo allacciare le dita.
«Mi sei mancata.»
Mi guardò negli occhi, fondendo i nostri sguardi. Annullai la distanza fra le nostre labbra, schiudendole appena, mentre la sua lingua si faceva spazio nella mia bocca, conducendo il gioco. Posò una mano dietro la mia schiena per far combaciare ancora di più i nostri corpi, fin quando, spaventanti, non ci allontanammo di scatto, mentre una Grace euforica saltava da una direzione all' altra, urlando.
«Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!» cantilenò indicando me e Harry che, imbarazzati, abbassammo lo sguardo. Quando smise di impazzire, ci guardò seria come non mai. Poggiò le mani sulle nostre spalle, guardandoci.
«Avete la mia benedizione.» disse fiera come se fosse stata una regina che aveva reso noi due cavalieri.
Harry la prese in braccio, mentre lei si dimenava spaventata. La portò in un piccolo sgabuzzino, la spinse dentro e chiuse a chiave, il tutto con un sorriso sulle labbra e lo sguardo malizioso. Grace, intanto, sbatteva violentemente i pugni contro la porta, urlando e minacciando il fratello. Scoppiammo a ridere, poi Harry si fiondò ad abbracciarmi, felice.
«Non ci posso credere, Harold! Quando torna mamma glielo dico che mi hai chiusa nello sgabuzzino! Apri subito, SUBITO!» urlò incazzata come non mai. La immaginai con il fumo che usciva dalle orecchie, e risi istintivamente quando le labbra di Harry si poggiarono delicate sulle mie.
«Katherine! Fra due giorni abbiamo un saggio!» urlò disperata, e mi ridestai. Dovevamo ripassare, perchè io avevo l' ansia, e mi sarebbe venuto il panico da palcoscenico. Presi le guancie di Harry fra indice e pollice, poi cominciai a strizzarle, sorridendo. Lui fece una smorfia di dolore.
«Ha ragione. Dai, apri la porta.» sussurrai fra una risata e l' altra.
«Scordatelo.» sussurrò a occhi stretti.
Sporsi il labbro superiore, cercando di essere il più dolce possibile, e cedette. Aprì la porta con un gesto secco, facendo la linguaccia a Grace e ricevendo un calcio negli stinchi da parte della biondina. Lei prese per mano, e mise il primo cd nel grande stereo.
«Partiremo da This is love di Will.i.am, poi passeremo a Bad Romance dei Cipmunks.»  cominciò, ma venne presto interrotta da una risata di Harry.
«Cipmunks?» si tenne la pancia per le risate. A quanto pare anche lui conosceva i tre scoiattoli canterini.
«Sì, e per tua informazione, Katherine sarà Alvin e indosserà la sua felpa. Quindi zitto. A proposito Kath, la tua maglia è assurdamente fighissima.» disse poi rivolgendosi a me.
La ringraziai con un sorriso, mentre Harry rideva, si asciugava le lacrime e si soffermava troppo a guardare gli occhi del gatto sulla mia maglietta.
«Stavamo dicendo... Poi passeremo a Vegas Girl..»
«NO!» urlai spaventata. Non è che odiassi la canzone, anzi. Era che la coreografia era un pò.. spinta? Del tipo che io dovevo strusciarmi contro Will. Grace arrossì e mi diede ragione, senza spiegare il perchè a Harry che ci guardava interrogativo.
«Salteremo She doesn't mind , Turn me on e Starship. Dio, Will e le sue coreografie porno!» disse con le mani alzate in segno di resa.
«Porno?!? Cosa intendi dire con porno?!» chiese allarmato Harry, osservando prima me, poi Grace. La sorella posò una mano sulla sua spalla, guardandolo con sguardo impietosito.
«Quante cose che non sai, Harry. Ma le vedrai al saggio.» aggiunse poi con un sorriso a trentadue denti.
Harry si sedetto sull' enorme tappeto, con la schiena poggiato al mobile della tv. Quando Grace lo fulminò con uno sguardo, alzò le sopracciglia.
«Che vuoi? Non posso guardare la mia ragazza ballare?» le chiese con un sorriso che andava da un orecchio all' altro.
Avvampai a quelle parole, al contrario di Grace, che sbuffò disperata «Cristo, quanto sei vomitevolmente romantico.» sbuffò, mentre la prima canzone partiva e io e lei ci mettevamo in posizione.
 
Qualcuno bussò ripetutamente alla porta, così Grace fermò la musica, andando ad aprire. Un Louis sorridente fece capolino, correndo ad abbracciarmi non appena mi vide.
«Ma guarda chi c'è! La mia ragazza!» urlò allargando le braccia per stritolarmi. Prima che riuscisse a sfiorarmi, Harry lo prese per i capelli, allontanandolo.
«Hazza, che acciminchia fai?» urlò aggiustandosi il ciuffo sparato da un lato.
«Non è la tua ragazza, è la mia ragazza. E se non vuoi essere castrato, ti conviene smetterla di fare il cazzone.» sussurrò dolcemente, accarezzandolo. Louis deglutì, poi lo abbracciò felice.
Io. Io ero la ragazza di Harry Styles. Sentii un groppo alla gola, lo stomaco vuoto. Per un attimo, pensai di essere in un sogno crudele.
Il problema era che oramai di quegli occhi verdi e di quei capelli ricci non potevo più fare a meno. Sentivo uno strano vuoto, quando la sua risata o la sua voce non mi riempivano le orecchie. E io avevo paura che tutto sparisse da un momento all' altro, lasciandomi vuota e persa. Sapevo che una delusione causata da quel ragazzo mi avrebbe portata alla rovina, ma dovevo smetterla di essere così pessimista. In fondo Sasha aveva ragione, l' amore vero era nel sangue dei Price.
 
«Louis? Devi accompagnarmi da una mia amica, adesso!» Grace strattonò il ragazzo mentre osservava il cellulare. Quando lui cercò di protestare, lei lo fulminò con lo sguardo, costringendolo ad arrendersi.
Corsero fuori, e in casa rimanemmo solo io e Harry. Mi prese per mano, cominciando a salire le scale.
«Vieni, voglio farti vedere una cosa.» disse con un sorriso timido. No, lui non era un maniaco, quindi doveva essere qualcosa di importante.
Arrivati in camera sua, notai che nulla era cambiato. Sempre il solito ordine, i soliti libri disposti sulla scrivania. Si allungò per prendere l' album di disegni, quello che, il primo giorno in cui lo vidi, mi impedì di guardarlo con un pò di nervosismo nel tono di voce. Fece un colpo di tosse, per attirare la mia attenzione.
«Promettimi che, quando li vedrai, non ti arrabbierai e cercherai di farmi spiegare.» cominciò guardandomi negli occhi con sguardo serio. Annuii sorridendo, non mi sarei mai arrabbiata con lui, perchè era impossibile odiare un ragazzo come Harry.
Fece un profondo respiro, poi chiuse gli occhi. Quando aprì l' album, rimasi a bocca aperta, abbagliata da ciò che mi si presentava davanti. 
Un mio ritratto troneggiava sul grande foglio. Il ritratto più bello e realistico realizzato a matita che qualcuno potesse mai disegnare.



SCIAO BELE!
Allora, ditemi, questo capitolo quanto fa schifo da 10 a 100? Io scommetto 1000.
ç_ç mbè, almeno Kath ha scoperto di questi disegni, secondo voi come reagirà? ù_ù
Fatemelo sapere in una recensione, vi amo quando lo fate **
Grazie a tutte,davvero. Grazie a quelle che leggono silenziosamente,
a quelle che recensiscono, io davvero non so cosa farei senza di voi!

 

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Capitolo 15
*** 14. I'm so happy for... She's mine! ***










-KATHERINE
Rimasi a bocca spalancata per qualche secondo, finchè Harry non mi scrollò leggermente.
«Kath, stai bene?» sussurrò preoccupato.
Mi voltai verso di lui, piantando i miei occhi blu nei suoi, come imbambolata. Poi sorrisi, allacciando le mie braccia al suo collo e sommergendolo con la mia foresta di capelli.
«Oh mio Dio, Harry! Ma sono bellissimi!» urlai dandogli un sonoro bacio sulle labbra. Tornai ai disegni, erano così realistici tanto che potevano sembrare foto in bianco e nero. Il primo, non era recente. 
Osservai meglio i dettagli, i vestiti, il mio viso. E capii che quel primo disegno mi ritraeva quattro anni prima, sulle scale della palestra.
Una delle mie prime lezioni di Hip Hop.
Ma come era possibile che lui mi conoscesse già da così tanto tempo?
«Harry, da quanto tempo mi conosci?» chiesi titubante, guardandolo con la coda dell' occhio. Lui deglutì rumorosamente, non sapendo cosa dire.
«Quattro anni.» disse solamente. Spostò il peso da un piede all' altro, in imbarazzo.
«E perchè non mi hai mai rivolto la parola, in quattro anni?» domandai allora, desiderosa di conoscere le sue motivazioni.
«Avevo solo quattordici anni la prima volta in cui ti ho vista, ed ero molto timido. Le rare volte in cui rischiavo di incontrarti cambiavo strada perchè non avrei mai saputo cosa dirti. Inoltre stavi sempre con Joe e quindi...» lasciò la frase in sospeso, turturandosi le mani.
Davvero credeva che fossi arrabbiata? Che dolce.
Osservai gli altri disegni, uno più bello dell' altro, e in tutti, c'ero io. Mi soffermai a guardare una citazione di Charles Bukowski che aveva appuntato sotto ad uno dei ritratti. Sorrisi, la frase era bellissima e lui l' aveva dedicata a me. 
«Quindi io ti piaccio da quattro anni.» asserii con la faccia più seria che potevo fare. Annuì debolmente, schiarendosi la voce.
«Voglio essere sincero, quindi, visto che praticamente ci siamo baciati solo ieri e io già ti definisco la mia ragazza, volevo che sapessi il perchè, ecco.» mi guardò con lo sguardo colpevole, e non riuscii più a trattenermi.
Gli saltai in braccio, felice come non mai, dandogli dei baci sulla guancia e sulle labbra. Per l' improvvisa dimostrazione d' affetto, indietreggiò spaventato, per poi urlare di dolore.
Scesi, e vidi che si teneva il fianco che aveva bellamente sbattuto contro lo spigolo della scrivania. Si sedette sulla sedia, inspirando e espirando forte.
Scoppiai a ridere, sedendomi in braccio a lui e abbracciandolo, mentre cercava di non urlare per il dolore.
 
 
 
«Oh mio Dio, sono agitatissima.» mi disse Grace stritolandomi il braccio. Era il giorno del saggio, fortunatamente Will si era ripreso alla perfezione. 
Eravamo nella grande palestra, intente a provare i costumi e a fare un' ultima prova prima delle 21.00 . Inutile dire che eravamo tutte su di giri, con le palpitazioni, sperando che quella sera, sarebbe andato tutto bene.
Ma la cosa che più mi rendeva nervosa, in quel momento, erano i due ragazzi seduti sugli spalti, intenti ad osservarci.
Salutai Louis e Harry con un cenno della mano, poi li raggiunsi, con Grace al seguito. Quando i due ragazzi notarono me e la biondina, non esitarono a venirci incontro. O meglio, Harry allargò le braccia per accogliermi in un caloroso abbraccio, mentre Louis lo spingeva di lato per poter abbracciarmi per primo. Intuendo le sue intenzioni, Harry gli fece uno sgambetto, facendolo rotolare per quattro scalini, sotto lo sguardo terrorizzato mio e di Grace, che corse ad aiutarlo. Nel frattempo, Harry mi strinse a sè, fiondandosi sulle mie labbra. Sentimmo dei gemiti di dolore, e osservammo Louis per terra, che si teneva un ginocchio. Scoppiammo a ridere, fin quando si rialzò a fatica e  si poggiò a Grace per tornare a sedersi.  Solo che prima leccò una guancia di Harry. Disgustoso.
«Che schifo, Louis!» lo sgridò Harry, pulendosi schifato con una manica della maglia.
«Stavi per uccidermi, lo sai, vero?» gli puntò un dito contro, accusandolo. Poi si rivolse dolcemente a Grace «Tu invece mi vuoi bene, tanto tanto, vero Grì?» le prese la mano, guardandola con occhi dolci e il labbro inferiore esposto per fare tenerezza.
Lei rise, le sue guancie si colorarono appena di rosso. «Certo, Lulù.» si sedette accanto a lui, abbracciandolo e dandogli pacche sulle spalle, comprensiva.
Vedemmo qualcuno sbracciarsi per attirare la nostra attenzione dal palco.
«Dobbiamo andare, quello è 'Will il preoccupato isterico'» dissi ad Harry, indicando il ragazzo che correva da una parte all' altra per rendere l' organizzazione perfetta e senza nessun imprevisto.
Harry mi diede un bacio sulle labbra, facendo schiudere le mie. La sua lingua cercò la mia, impaziente di condurre i giochi. In quei giorni mi ero sentita felice, finalmente abbastanza per qualcuno.
Riuscivo a sorridere semplicemente guardando i suoi occhi e osservando le fossette che gli si formavano sul viso quando sorrideva. Sentivo le farfalle, o meglio, gli pterodattili nello stomaco non appena mi azzardavo a pensare a lui, ovvero tutti i santissimi secondi. Non era una dipendenza, era semplicemente felicità pura, e io volevo essere felice, con lui.
Perchè per la prima volta, non pensavo 'tanto finirà presto, lo so', ma mi dicevo 'io me ne sto innamorando sul serio, e voglio vivere ogni momento'. Cominciavo a credere che lui stesse diventando davvero la persona giusta, in quanto non sapevo dare un' altra spiegazione alla serenità che mi invadeva il cuore quando sentivo la sua voce, la sua risata.
Mi staccai a fatica da lui, mentre continuava a lasciarmi baci a fior di labbra.
«Devo andare.» dissi con un sorrisetto dispiaciuto, dandogli un ultimo bacio. Mi voltai verso Grace, notanto che aveva le braccia conserte, infastidita, mentre Louis continuava ad abbracciarla con la testa poggiata sulla sua spalla, come se stesse dormendo.
«Harold, il tuo fidanzato non si stacca.» sbottò.
Harry rise, poi tolse le braccia di Louis dalle spalle di Grace e ci salutò un' ultima volta prima di vederci scomparire nelle grinfie di 'Will il perfettino'
 
«Will, calmati cacchio!» scrollai per le spalle il ragazzo che, agitatissimo, guardava l' enorme folla seduta sugli spalti. Dovevano esserci settecento persone, minimo.
C'era anche la tv locale, pronta a riprendere l' evento e a trasmetterlo in diretta. Le ragazze erano tutte vestite in modo simile, mentre le uniche che si distinguevano eravamo io, Will, e Grace.
Io indossavo un reggiseno in fascia elastica, sportivo, arancione shocking, con sopra una maglietta bianca e larga che lasciava scoperta la pancia. Sotto indossavo un pantacollant nero che arrivava al ginocchio. Al polso, avevo un bracciale borchiato, simile alla cinta.
Grace invece aveva una canotta bianca, con sopra un gilet di stoffa nera, sbottonato. Sotto, un pantalone con il cavallo basso, grigio scuro, che arrivava al ginocchio.
Espirai profondamente, cercando di calmarmi. WIll si torturava le mani, mentre ripeteva a tutte le ultime istruzioni.
Quando sentimmo le prime note di As long as you love me, entrammo in scena con delle mosse di Breakdance, mandando il pubblico in visibilio.
 
Inutile dire che, quando ballammo Vegas girl, potei notare la bocca di Harry spalancarsi per lo stupore.
Inutile dire che, quando ballammo She doesn't mind, le bocche di Harry e Louis, si spalancanno per il doppio stupore. 
Inutile dire che probabilmente Turn me on ha tolto dieci anni di vita ad Harry, dopo aver visto WIll che praticamente doveva abbracciarmi in modo poco casto.
Inutile dire che Starships deve aver fatto piangere Harry e Louis, dopo che la 'piccola Grace' si era strusciata contro Will, come da coreografia.
Il fatto era che io e Grace conoscevamo Will, e sapevamo anche che era un tipo abbastanza timido.
Quel tipo di coreografie le avremmo fatte solo noi, perchè con le altre si sentiva in imbarazzo.
Quella che divertì di più il pubblico, fu Bad Romance dei Cipmunks. Quando videro me che entravo con una felpona rossa, con una A gialla stampata sopra, e Grace con una felpa blu e gli occhiali, accompagnate da Will che indossava un cappello e una felpa verdi, partirono gli applausi e le risate.
Vidi i miei genitori, come sempre con gli occhi lucidi, e Sasha con Zayn e i marmocchi, che non la smettevano di dimenarsi dalle braccia del padre per raggiungermi.
Una volta lo fecero, salirono sul palco nel bel mezzo dell' evento, costringendomi ad interrompere la mia parte per riportarli giù. Che tesori.
 
Quando il sipario calò, scendemmo dal palco, tremanti e super eccitate. Grace mi abbracciò forte, cominciando a piangere per l' emozione. Poi fu il turno di Will, che non esitò a stritolarmi.
«Siamo i migliori, chioma rossa! Sei stata bravissima.» urlò, rischiando di fracassarmi un timpano. Pochi istanti dopo, la tenda del camerino si aprì, rivelando due figure con un sorriso a trentadue denti, il quale sparì in un attimo.



-HARRY
Nonostante io e Louis fossimo letteralmente rimasti di cacca in alcune situazioni, tipo quella dove la mia adorata sorellina ballava con Will manco fosse una prostituta, oppure quando in Vegas Girl, Katherine doveva abbassarsi con movimenti molto sexy, ero felice per lei.
Stavo per alzarmi per andare a picchiare a sangue l' idiota che, guardandola, aveva esclamatoa gran voce 'minchia che ti farei!', solo che Louis mi aveva riportato al mio posto. Stronzo. Anzi, stronzi. Solo io posso vedere Katherine fare la sexy, ok?
Ero incredibilmente geloso, immaginarla nelle braccia di qualcun altro mi rendeva nervoso, suscettibile, vuoto.
Mi avviai verso i camerini, volevo assaporare le sue labbra, abbracciarla, congratularmi con lei per il successo di quell' evento.
«Se Katherine si arrabbia, ti spezza con un passo di Breakdance» disse Louis, ridendo.
Risi insieme a lui, poi scostai la tenda che dava ai camerini. Mi si gelò il sangue, e sentii il sorriso sparire così come era comparso, quando vidi Will che stritolava Katherine, La mia Katherine, in un abbraccio senza fine.
Lei se ne accorse, e si staccò subito, in imbarazzo. Scacciai i pensieri omicidi verso il ragazzo, e mi fiondai da lei, baciandola dolcemente.
Poi guardai quel Will con sguardo poco amichevole.
«Hey, siamo solo amici. Calmati, ok?» disse sorridendo lui, cercando di essere simpatico.
Muori, bastardo.
«Harry?» mi chiamò Katherine, scuotendomi leggermente.
«Sono calmissimo.» dissi con una punta di disprezzo nella voce, squadrandolo.
«E per la cronaca, lei era single quando le ho insegnato quelle coreografie, quindi non...» continuò, ma io ero stanco delle sue ridicole scuse.
«Va bene.» lo fermai prima che potesse inventarsene un' altra. Salutò velocemente Katherine con un bacio sulla guancia, proprio per farmi un dispetto, poi se ne andò dalle altre ragazze.
Strinsi gli occhi, pregando che morisse all' istante, o almeno che gli venisse un infarto. Strinsi la presa su Kath, come se avessi paura che da un momento all' altro potesse staccarsi.
«Mamma, papà!» urlò lei con un sorriso bellissimo verso due figure che mi guardavano, incerto. Imbarazzato, lasciai subito la presa, mentre lei correva ad abbracciare i genitori.
Subito dopo, entrarono due bambini, i suoi nipoti, che abbracciarono la zia. Liam, quello con gli occhi scuri, mi corse incontro felice.
«Mamma, c'è il fidanzato di zia Katherine!» urlò attaccandosi ad una mia gamba. Sorrisi timidamente, scompigliandogli i capelli. I genitori mi guardarono interrogativi, quella che doveva essere sua sorella fece un sorriso a trentadue denti, e quello che doveva essere il padre dei bambini, Zayn, mi fece l' occhiolino.
L' altro bambino, Niall, si attaccò all' altra gamba, rischiando di farmi perdere l' equilibrio.
«Harry Potter!» urlò, divertendosi a vedermi visibilmente a disagio. Katherine li prese in braccio con poca difficoltà, scusandosi per la loro 'intraprendenza'.
Un' altra bambina si fiondò nelle braccia di Katherine, gli occhi blu, i capelli ricci e rossi. Quella doveva essere la piccola Caroline, sentenziai.
'La me in miniatura' l' aveva definita lei, e in effetti aveva ragione. Salutai tutti con un cenno, poi andai a cercare Grace.
Sbarrai gli occhi quando vidi Louis che l' abbracciava forte e le dava numerosi baci sulla guancia.
Corsi verso di lui, allontanandolo con dei morsi al collo, ridendo.



SCIAO BELA.
Allora, thithemhi, questo capitolo è o non è una puppù?
Volevo andare più sul divertente hehe.
Louis che ruzzola per le scale, non lo avete amato? ♥
Io zì, thantho. Ok, come sempre vi ringrazio per le recensioni, siete fantastighe ♥
Purtroppo non so se riuscirò ad aggiornare entro domenica çç
LUNEDI PARTO E STO VIA PER TRE SETTIMANE. VADO A CANTERBURY, VACANZA STUDIO.
Quindi niente portatile, niente aggiornamento çç
Ecco perchè questo capitolo è più lungo, hehe ♥
Spero che non vi dimenticherete di questa ff quando tornerò èwé ♥
Qui sotto ci sono i link di due coreografie, e poi una gif da krvtnjkerntkrjn
http://www.youtube.com/watch?v=r6Rhvjte1Iw http://www.youtube.com/watch?v=YdfoecbaLps

 

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Capitolo 16
*** 15. Harry will kill me for this. ***





 

 

-KATHERINE
Sentii qualcuno tirarmi per la manica della maglietta, così mi girai. Harry era di fronte a me, sorridente, mettendo le sue bellissime fossette in mostra, e aveva le chiavi dell' auto in mano.
«Ciao Kath!» vidi i suoi occhi verdi illuminarsi, poi annullò la distanza fra le nostre labbra, baciandomi dolcemente.
«Ehm ehm..» sentii una voce femminile e fastidiosa. Mi staccai a malincuore da Harry, per osservare la faccia da adultera che apparteneva a Monique.
Aveva una gomma da masticare in bocca, e ruminava come un cammello facendo qualche palloncino. Rigirava una ciocca di capelli fra le mani, e osservava maliziosamente Harry, senza alcuna vergogna.
«Cosa vuoi, Monique?» le domandai con una calma che non sapevo di possedere.
La verità era che avrei desiderato strapparle i capelli, uno ad uno.
Ma non volevo che Harry si spaventasse.
«Sono venuta qui per parlarti del mio ragazzo.» disse tranquilla, come se le interessasse poco. Non staccava gli occhi da Harry, e la cosa cominciava a darmi fin troppo fastidio.
«Parleremo del tuo ragazzo, quando smetterai di guardare il mio.» sorrisi ingenuamente, e Monique ritornò a concentrarsi su di me.
«Siete molto amici, tu e Joe?» era arrabbiata, e gelosa. Sorrisi, stringendo la mano di Harry per non fiondarmi su di lei e picchiarla.
«Siamo migliori amici da tanto tempo. E tu non riuscirai a separarci.»
La ragazza si avvicinò ad Harry, aggiustandogli il colletto della camicia. Lui la guardava stranito, cercando di capire cosa stesse combinando. Gli sorrise, mostrando i denti perfetti, ma appena ingialliti a causa del fumo. Poi, passò la lingua fra i denti, sorridendo maliziosamente.
Harry allontanò la sua mano prima che io potessi sbranarla. Che sfacciata, ma tu guarda!
«Ti stanno bene le camicie, Harry.» poi si rivolse a me, lanciandomi uno sguardo freddo e pieno di odio.
«Joe è mio, quindi ti conviene mollarlo un pò. Se prima potevate darvi dolci baci sulla guancia e abbracciarvi, ora non potete più. Siamo gelosi di ciò che ci appartiene, vero, Harry?»
Lui non rispose, troppo impegnato a guardarla male. Harry, ti sposerò!
«Addio, Monique.» dissi fredda, poi trascinai Harry con me, lontano da quell' arpia. Mandai un messaggio a Joe, incazzatissima.
 
Quella baldracca di Monique dice di essere la tua ragazza e mi ha tipo minacciata. Ma scherziamo? Daglielo di più.
 
In pochi secondi, arrivò una risposta.
 
PUFF. Sono single. 
 
Harry lesse la risposta di Joe, e scoppiò a ridere. Mi abbracciò, affondando la testa nella massa di capelli rossi che mi ritrovavo. Inspirò lentamente, stringendomi sempre più forte.
«Mi piace vederti gelosa, lo sai?» sussurrò al mio orecchio, provocandomi dei brividi.
«Vogliamo parlare del saggio?» lo punzecchiai, ricordando gli sguardi assassini che rivolse al mio amico, quando mi abbracciò.
«Dettagli.» fece la linguaccia, poi mi aprì la portiera della sua auto, invitandomi ad entrare.
Ma prima che riuscissi ad infilare un piede all' interno dell' auto, mi prese per i fianchi, baciandomi con foga e mordendomi il labbro.
«Dio, quanto mi piaci.» esultò, divertito come un bambino. Arrossii violentemente, entrando in macchina.
 
 
Passai il resto della giornata a studiare. Bella cosa, già.
Harry si divertiva a stuzzicarmi con chiamate di pochi secondi, giusto per farmi odiare lo studio ancora di più.
Che divertente, davvero. Ma era così terribilmente dolce.
Guardai l' orario sul display del cellulare: le nove e trenta di sera. Sbuffai sonoramente, finalmente avevo finito di studiare.
Mi buttai sul letto a peso morto, pregando di addormentarmi, anche se vestita e truccata. Sentii il cellulare vibrare, e lessi il messaggio che, stranamente, Louis mi aveva inviato.
 
Ho bisogno di parlarti. Ed è urgente. Ti ricordo che mi devi un favore. Fra mezz ora vicino casa tua. Non una parola con Harry, ti prego.
 
Già, gli dovevo davvero un favore. Ma quel messaggio era così misterioso, carico di tensione. Sbuffai, consapevole che davvero non avrei potuto dire nulla ad Harry.
Presi i primi vestiti che mi capitarono sotto mano e indossai le Converse, uscendo di casa con chiavi e cellulare, urlando un debole 'torno subito' ai miei.
 
Mi aspettava poggiato al muro, con lo sguardo basso e pensieroso. Non era il Louis sempre sorridente e imbranato. Era un Louis diverso, più serio.
Quando mi vide, sorrise debolmente, facendomi cenno di seguirlo. Ci sedemmo su una panchina appartata, pochi metri dopo.
Cominciò a muovere la gamba, nervoso, e non osò guardarmi negli occhi, neanche una volta. Cominciavo a credere che forse, andare a quella specie di incontro segreto, non era stata l' idea migliore del mondo.
«Stai bene, Louis?» mi decisi a chiedere, cauta. Lui si prese la testa fra le mani, e poi si degnò di guardarmi negli occhi.
Erano un pò lucidi, brutto segno.
«Sto di merda, Kath. E sento che Harry mi ucciderà, se sapesse quello che sto per dirti.» deglutì rumorosamente, e mi sentii mancare.
Cosa voleva dire con quella frase? Cosa stava cercando di dirmi?
Improvvisamente, prese le mie mani fra le sue, guardandomi con sguardo supplichevole. Io volevo fuggire, urlargli che, qualunque cosa volesse dirmi, io non volevo ascoltarla.
A me piaceva molto Harry, non Louis. Sì, era bellissimo, simpaticissimo, ma non c'era attrazione nei suoi confronti.
«Sono innamorato pazzo.» disse ad occhi chiusi, probabilmente desiderando di sprofondare.
Sbarrai gli occhi e la mascella per poco non si staccò dallo stupore. Respirai profondamente, dovevo pensare a qualcosa da dirgli, senza ferirlo.
Mi abbracciò all' improvviso, tenendomi stretta.  Poggiò la testa sulla mia spalla, mugugnando.
«E lei mi vede solo come un cazzutissimo fratello!» strillò, staccandosi e accasciandosi sulla panchina, a braccia conserte.
Un momento, cosa?
«Louis, spiegati meglio. Io non ci sto capendo nulla.» dissi infine, con tutta la sincerità del mondo. Louis mi guardò serio, poi prese il respiro.
«Sono innamorato di Grace. E lei mi vede solo come un fratello. Ma tu devi aiutarmi, ti prego Kath! Non ce la faccio più a vivere così. Ricordi quando ho dimenticato i cd, quel giorno? L' avevo fatto apposta, solo per poterla vedere. Mi piace da tantissimo tempo, ma naturalmente io per lei non sono niente di più che l' amico del fratello. E Harry, naturalmente, deve stare sempre in mezzo alle scatole. Ma ora ci sei tu, e voglio che mi aiuti a capire se le piaccio, o no.» disse tutto d'un fiato, e per poco non risciò di morire, tanto era poco l' ossigeno che aveva assorbito.
Risi per scaricare la tensione. Quindi non era innamorato di me, ma di Grace.
«E così Louis il playboy è innamorato della piccola Grace Styles.» affermai, ancora incapace di crederci. Lui aveva il broncio, e annuì convinto.
«Volevo farla ingelosire, ma a quanto pare a lei non importa un fico secco se io mi faccio una ragazza, o suo fratello. Lo sai cosa significa amare una persona, voler abbracciarla, baciarla, ma puoi limitarti solo a brevi sorrisi? Lo sai?» si stava innervosendo un pò, ma potevo capirlo.
«Secondo me le piaci.» dissi con un sorriso a trentadue denti, per fargli capire che non scherzavo.
Certo, non ne ero sicura, ma c'erano volte in cui Grace si soffermava più del dovuto a guardare Louis.
«Io credo che per lei sia un pò la stessa cosa. Magari lei pensa che tu la veda solo come la sorellina del suo migliore amico. Niente di più.» alzai le spalle, e lui sbuffò sonoramente.
«Io credo che lei mi veda come un fratello.» insistette.
«Ha già un cacchio di fratello, non gliene serve un altro.» gli diedi uno schiaffo dietro la nuca. Molto insistente il ragazzo.
Vidi gli occhi di Louis illuminarsi, un sorriso sincero farsi spazio sul suo volto.
«Indovina chi è il genio più geniale?»
Qualcosa non mi convince, pensai immediatamente.



SCIAO BELE.
Sono tornata, e ho finalmente aggiornato, yeppaaa!
Ed è iniziato di nuovo TVD, YEPPAAAAAA.
E dopo mi guardo la puntata, e nel frattempo scriverò, quindi amatemi ù.ù
Allora, questo capitolo è un pò una cacca, anche se c'è Louis :3
Hehe, volevate un triagolo amoroso? E INVECE NO. 
Anche perchè non saprei scegliere fra Harry e Louis, quindi ù.ù
Ma vi lascio con una bella foto :3 
Aggiornerò al più presto, pVomesso **
Tanto love,
Eleonora ♥


 

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Capitolo 17
*** 16. Look to love ***










-KATHERINE.
«Louis, la tua idea fa schifo, ne sei consapevole?» scrollai il ragazzo per le spalle, chiedendomi cosa avesse al posto del cervello.
«Non è così male, dai!» si giustificò.
Inarcai le sopracciglia, incredula. Sbuffai, accasciandomi sulla panchina. La sua idea era davvero orrenda.
«Mi hai chiesto di aiutarti a chiudere Harry in camera sua, di chiuderti con Grace nella sua camera, e hai chiesto a me di fare il palo!» urlai esasperata.
In tutta risposta, Louis rise, pizzicandomi la guancia con forza. Sembrava mia nonna, che mi stritolava le guance.
«Va bene, allora potresti chiuderti in camera con Harry e…» cominciò a dire, ma lo fermai con un sonoro schiaffo dietro la nuca.
Lo guardai, mi stava supplicando con gli occhi di aiutarlo, e non potevo dirgli di no. Gli dovevo un favore, in fondo.
«E va bene. Domani passerò la giornata da Harry, tu vieni, invita Grace, la trascini fuori, e non farti sgamare.» gli puntai il dito contro, minacciosa.
Vidi un sorriso a trentadue denti farsi spazio, gli occhi che brillavano al chiaro di luna, tanto era felice. Si alzò di scatto dalla panchina, trascinandomi in un abbraccio stritola-persone. Mi ringraziò, poi se ne andò saltellando.
 
 
Bussai cauta a casa Styles, ma nessuno venne ad aprirmi. Non sapevo se riprovare a bussare, o semplicemente chiamare Harry.
Sentii qualcuno abbracciarmi da dietro, il respiro caldo vicino al collo, e i brividi non mancarono. Così come non mancarono i famosi pterodattili.
«Ehm ehm…» sussultai quando sentii qualcuno schiarirsi la voce. Mi girai, e vidi Grace che squadrava me ed Harry.
Arrossii visibilmente, per poi staccarmi a malincuore dal fratello, che nel frattempo rideva di gusto e faceva la linguaccia alla sorella.
 
 
 
-HARRY.
La presi per mano, trascinandola in camera mia.
Mi era mancata, terribilmente.
Era incredibile come fosse riuscita a diventare una specie di droga, in così poco tempo.
Mi erano bastati pochi sguardi, poche parole, per farmi innamorare di lei.
Rise, accorgendosi che la fissavo sovrappensiero.
Le feci la linguaccia, scherzando, e lei prese la mia lingua fra indice e pollice, tirandola verso il basso.
Per poco non soffocai, ma sarei stato disposto a soffocare altre mille volte, pur di ascoltare quella bellissima risata.
L’ abbracciai forte, respirando il suo profumo.
Aveva una massa di capelli spaventosa, ma era questo che la rendeva ancora più bella di quanto non fosse già.
«Mi sei mancata moltissimo.» sussurrai al suo orecchio facendola rabbrividire. Incastrai i miei occhi nei suoi, perdendomi in quelle pozze di mare cristallino.
Le diedi un bacio a fior di labbra, per poi approfondirlo subito dopo.
Persi il controllo per un istante, stringendola a me un po’ più forte del dovuto e del casto. Ma non ci fece troppo caso, anche se notai che le sue guance si colorarono leggermente di rosso. Era bellissima anche quando arrossiva.
Se solo ripensavo a quella mattina, quando, dopo un impeto di coraggio, le rivolsi la parola per la prima volta, mi tremavano le gambe.
E la scarica di brividi che mi pervase quando mi prese per un braccio, costringendomi a voltarmi.
Per non parlare della sorpresa quando me la ritrovai in casa mia, convinto che fosse Grace.
Era piombata nella mia vita, e io l’ avevo accolta a braccia aperte.
Sentii il rumore della porta d’ ingresso sbattere, e mi staccai leggermente dalle sue labbra, indispettito.
«Chi è uscito?» domandai retorico, avviandomi verso la porta della mia camera per verificare.
Sentii Katherine abbracciarmi da dietro, trascinandomi di nuovo dentro.
«Dai, rimani qui. Cosa te ne importa?» vidi che era un po’ a disagio, considerando il sorriso timido che mi rivolse.
Forse mi nasconde qualc…
Non riuscii più a pensare, quando avvertii le sue labbra sulle mie, ancora una volta.
Era un piccolo infarto, ogni volta.
 
 
 
-GRACE.
Avvertii la presenza di qualcuno, dietro la porta.
Mi accovacciai con l’ orecchio poggiato contro di essa, aspettando che la persona si decidesse a suonare il campanello.
Invece, bussò appena, come se avesse paura che qualcuno lo sentisse.
Aprii di scatto, sperando di spaventare l’ orribile individuo che mi si presentava davanti.
E quando vidi che quell’ individuo era Louis Tomlinson, fu come se il mio cuore perse otto, nove battiti. Era più bello del solito, quel giorno, e mi imposi mentalmente di odiarlo. Perché io per lui ero solo ‘la sorellina di Hazza’. Non aveva capito che ero cresciuta, che stavo diventando una donna, e che avevo una cotta abominevole per lui.
«Ciao Tommo, Harold è di sopra. Con Katherine. Non vorrei che tu rimanessi sconvolto da quello che potresti trovare, ma…» scoppiò a ridere, e mi poggiò una mano sulla bocca, mentre con l’ altra mi manteneva la testa. Tendevo sempre a parlare troppo quando ero sola con lui.
«Senti, non sono qui per Harry. Cioè, sì. Sono… Harry non...» biascicò, e io alzai un sopracciglio, cercando di tradurre la frase senza senso che aveva pronunciato.
«Non è che potresti venire un attimo con me?» sussurrò torturandosi le mani, e osservandomi con quegli occhi azzurri che facevano impressione, tanto erano belli.
«Va bene, avviso un attimo Harry.» presi le chiavi e il cellulare, e quando cercai di avviarmi verso le scale per poter avvisare mio fratello, Louis mi bloccò per il polso.
«Avanti, davvero ti lascerebbe venire, se sapesse che sei sola con me?» domandò con un sorrisetto sghembo.
Ricambiai, poi uscii di casa, senza preoccuparmi di non far sbattere la porta.
 
Camminammo per alcuni minuti senza rivolgerci uno sguardo, una parola. Era strano, quell’ imbarazzo.
A dire il vero, era strano lui, che era diventato muto.
Louis è quello che parla troppo, non troppo poco. È quello capace di offendere persino un sasso per la forma che ha, non è quello che si ostina a guardare il pavimento, senza degnarmi di una spiegazione. Persi la pazienza, e lo scrollai, facendolo voltare verso di me.
«Cosa succede, Louis?» domandai un po’ in imbarazzo.
Accadde tutto all’ improvviso.
Vidi Louis avvicinarsi ancora di più a me, per poi poggiarmi con poca delicatezza, devo dire, sul muro di una casa abbandonata.
Prese il mio viso fra le mani, annullando la distanza fra le nostre labbra.
Mi pizzicai il braccio, pregando che quello non fosse un sogno, e quando avvertii il dolore, sorrisi sulle sue labbra.
La sua lingua cercò freneticamente la mia, come se si stessero cercando da troppo tempo.
Poggiai una mano dietro la sua nuca, accarezzandogli i capelli, mentre lui faceva lo stesso con me.
Io, Grace Styles, stavo davvero baciando Louis Tomlinson, e avrei voluto che quel momento non si fermasse più.
Si staccò dopo qualche minuto, prendendo fiato.
«Devo per forza darti una spiegazione, o ti basta questo?» chiese con un sorrisetto malizioso.
Risi, per poi cercare di nuovo le sue labbra.
 
 
 
-KATHERINE.
Da circa cinque minuti, non facevo che stringere fra pollice e indice le guance di Harry. Avevano un nonsocosa di rilassante, specialmente osservando le fossette che si formavano quando sorrideva.
Lui se ne stava lì, seduto ad osservarmi mentre io sembravo tutto, tranne che una persona sana di mente.
Ma d’altronde, dovevo tenere occupato il riccio, in quanto Louis doveva risolvere i suoi problemi di cuore.
Sperai che non si fosse lasciato accecare dall’ orgoglio, e che avesse detto nel modo più chiaro e semplice possibile, che Grace Styles non era affatto solo ‘la sorella del suo migliore amico’. Strinsi per l’ ennesima volta la guancia di Harry, quando lo sentii ridere sommessamente.
Lo guardai curiosa, e mi diede un bacio a fior di labbra che mi provocò dei brividi potentissimi.
«Te l’ hanno mai detto che sei bellissima?» sussurrò a pochi millimetri dalle mie labbra.
Sogghignai, per poi azzerare la distanza, ancora una volta. Harry era una persona dolcissima, e mi piaceva anche per quello.
In realtà, mi piaceva tutto, di lui.
«Qualcuno me l’ ha detto perché mi vuole troppo bene per dirmi la verità.» dissi quando mi staccai, a malincuore, per riprendere fiato.
Harry alzò un sopracciglio e sporse il labbro inferiore, imbronciato. Risi dopo quella reazione, sembrava tanto il gatto con gli stivali in Shreck 2.
«Io ti dirò sempre la verità. Infatti, ora voglio dirti che sei bellissima, ma che proprio non vuoi accorgertene.»
Sorrisi involontariamente, per poi accucciarmi su di lui, inspirando il suo profumo e desiderando che il tempo si fermasse.
 
 
Circa tre ore di coccole dopo, Grace tornò a casa. Io ed Harry stavamo giocando a tressette sul letto, quando la sua testolina bionda fece capolino nella stanza.
«Ciao brò. Ciao fidanzata di brò. Siete così dolci, insieme. Ve l’ hanno mai detto?» sussurrò con sguardo sognante. Aveva gli occhi che brillavano, segno che con Louis era andata bene. Le feci l’ occhiolino, attenta a non farmi scoprire da Harry, che guardava la sorella un po’ stranito.
Lei se ne andò canticchiando in camera sua, e sentii lui picchiettarmi la spalla.
Lo guardai incuriosita, e notai che aveva gli occhi un po’ sbarrati a causa dello stupore.
«Grace è strana. Ha lo sguardo da innamorata.»
«Nah, è solo di buon umore. E poi come fai a sapere che quello è lo sguardo dell’ innamorato?» chiesi poi, con un ghigno soddisfatto sul volto.
«Perché è lo stesso sguardo che ho io.»
Si morse il labbro inferiore per non ridere di fronte alla mia faccia diventata color mattone.




SCIAO BELE, CHIEDO PERDONO.
Già, sono passati dieci giorni dall' ultimo capitolo, e mi dispiace tantissimo çç
Solo che la scuola è una cacca, ed è difficile aggiornare due ff.
Inoltre, ho troppo da fare, e mi dispiace tanto non aggiornare così spesso çç
AlloVa, cosa ne pensate del capitolo? Orrendo, vero? Sì.
Mbè, finalmente Grace e Louis.. hehe :3
Diciamo che sono pucci pucci quei due, mi piacciono tanto.
E Louis mica è come Harreh, eh no. Lui va dritto al solo, yep!
Boh, ora vi lascio con una bella gif :3 alla prossima, love!


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Capitolo 18
*** 17. I will go against the whole world, for you. ***









-KATHERINE.
Davvero non sapevo cosa dire, sapevo solo che anche io avevo quello sguardo, quando c’era lui.
Ma in quel momento la timidezza prese il sopravvento, facendomi solo sorridere e prendere Harry per mano, trascinandolo al piano di sotto.
Grace si era chiusa in camera sua, probabilmente a sorridere e a ripensare a ciò che era successo con Louis.
A proposito di Louis…
Le mandai un messaggio, chiedendole cosa era successo a riguardo, poi presi il barattolo di nutella e un cucchiaio, andando a sedermi con Harry sul divano, e cominciando a fare zapping. Arrivammo ad un canale musicale, e gli intimai, con il cucchiaio in mano, di non cambiare canale, ottenendo la sua sonora risata che mi riempiva il cuore.
Ricevetti una risposta da Grace, e cercai di non sembrare troppo frettolosa o curiosa, per non destare sospetti.
 
Mi ha baciata. Gli piaccio e mi ha baciata sbattendomi contro un muro. E mi ha detto che se l’ ha fatto è perché tu gli hai dato coraggio.
Sappi che ti amo.

Non una parola con Harreh.
 
Sorrisi, leggendo il modo in cui aveva chiamato suo fratello, poi mi voltai verso di lui, steso sul divano, intento ad osservare me e non il video musicale di ‘How to love’.
«Chi è? Will?» domandò con un sorriso malizioso, inclinando appena la testa.
Non risposi, mi limitai ad affondare il cucchiaio nel barattolo di Nutella, per poi spalmare il nettare degli dei sulla faccia del mio ragazzo.
Scoppiai a ridere, osservando la sua faccia che si riempiva di stupore ogni secondo di più, sporca, ma sempre bella. In pochi istanti, si gettò su di me, o meglio, fu come se gettasse la sua faccia sulla mia, sporcandomi i capelli e il viso di Nutella.
«Questo non dovevi farlo, proprio no!» urlò prendendo il barattolo e il cucchiaio, pronto a vendicarsi. Strillai, cominciando a correre intorno al divano, mentre lui mi seguiva, imperterrito. Ridevo a crepapelle, specialmente mentre osservavo il suo viso, ancora sporco di Nutella.
Stanco di correre intorno al divano, lo scavalcò con una mossa abile, acchiappandomi per il passante del pantalone, che grazie a qualche miracolo, non si ruppe.
Mi attirò a sé, per poi mordermi affettuosamente il labbro inferiore e sorridendomi con gli occhi.
«Devo lavare la faccia, sembro una che è caduta nel fango.» dissi fra le risate, staccandomi a malincuore da lui. Andammo in bagno, e cominciai a lavare la faccia, togliendo quel poco di trucco messo, che mise in risalto le mie orribili lentiggini. Sbuffai di fronte alla mia immagine allo specchio, e Harry lo notò.
Mi diede un bacio sulla guancia, nei punti dove le lentiggini erano più numerose. Poi mi prese il braccio, portandomi verso la doccia. Capii subito le sue intenzioni, infatti cominciai a dimenarmi come se non ci fosse un domani, mentre lui rideva a crepapelle.
Prese il manico della doccia, puntandomelo contro.
«Ti prego Harry, non farlo. Sii gentile, farò tutto quello che vuoi!» implorai, cercando di allontanare quell’ aggeggio che a breve mi avrebbe riempita d’ acqua.
«Tutto, tutto, tutto quello che voglio?» domandò con il labbruccio.
«Tutto tutto.»
«Allora dammi un bacio.»
«Per quello non c’è bisogno di minacciare, Styles.» dissi per poi prendergli il viso fra le mani, baciandolo con dolcezza.
Distratto dal momento, lasciò che prendessi il manico della doccia. Glielo puntai contro e aprii il rubinetto a tutta forza.
Tentò di chiuderlo, ma avendo puntato il getto in faccia, era un po’ difficile riuscire ad orientarsi; infatti, si limitava a muovere le mani alla cieca.
Chiusi il rubinetto, poi uscii di corsa dal bagno, chiudendomi la porta alle spalle. Mi rifugiai in camera di Grace, che mi guardò spaventata.
«Qualunque cosa ti chieda, io non sono qui.» sussurrai prima di nascondermi dietro la porta, dove, anche se avesse aperto, non sarebbe riuscito a vedermi.
Pochi secondi dopo, Harry fece il suo ingresso in camera, bagnato fradicio, ma divertito dalla situazione. La mascella di Grace per poco non toccò il pavimento, tanta era la sorpresa nel trovare il suo brò come se avesse fatto la doccia con i vestiti.
«Lo so che la rossa è qui. Dimmi dov è, e non ti accadrà nulla di male.» disse cercando di rimanere serio.
«Che fai, minacci?» rispose lei a tono, facendogli la linguaccia.
«E poi non è qui, altrimenti te lo direi.»
«Va bene, se lo dici tu… Ma dimmi, sorellina, cos è quello sguardo ebete? Hai trovato uno sfigato capace di sopportarti?» la prese in giro, girando il coltello nella piaga.
Grace arrossì, portandosi le ginocchia al petto, mentre Harry si sedette sul letto, accanto a lei. Mi spostai in modo che non riuscisse più a vedermi.
«No, voglio dire… No.» esitò, forse desiderava dirgli qualcosa, ma le mancava il coraggio. O forse non sapeva che scusa trovare, dato che mi aveva intimato di non dire nulla al riccio.
«Sappi che farò le condoglianze a quel poverino. Anzi, approverò la tua relazione, potrà essere anche un barbone.»  esitò, poi sentii che diventò serio.
«L’ importante è che non sia Louis.»
Se il mio cuore perse un battito, a quell’ affermazione, non osavo immaginare quello di Grace, in quel momento.
«Lo…Lo…Louis? Perché proprio lui? Spiegati.» la voce le tremava, era ferita.
«Non mi piace il modo in cui ti guarda. Lo conosco, è un mio amico, e lasciati dire che in discoteca non se ne fa una sola. Insomma, è un play boy, e non voglio che tu ci rimanga male. Ti sto solo dicendo di non lasciarti abbindolare dalle sue parole, sa essere molto convincente.»
No, in quel momento Harry aveva torto, parlando di Louis.
Io avevo visto il modo in cui la guardava, io avevo sentito le sue parole. Grace gli piaceva davvero tanto, l’ avevo capito.
Ora capivo perché lui si era rifiutato di parlarne con Harry, sapeva che non gli avrebbe mai creduto.
«Non ti preoccupare per me, grazie.» rispose Grace con tono glaciale.
Lei era estremamente dolce, come il fratello, ed era sensibilissima. Pertanto, se veniva ferita, cercava di costruire un muro di ghiaccio attorno a lei, per far sembrare che le cose andassero bene. Harry uscì dalla camera, e io rimasi incollata contro il muro a fissare Grace, che sembrava voler scoppiare a piangere.
La porta si riaprì di scatto, e poi si richiuse. Harry era di fronte a me, e sorrideva beffardo. Delle goccioline d’ acqua scendevano dai suoi capelli, rendendolo estremamente sexy. Mi prese per il polso, trascinandomi in camera sua e prendendo un asciugamano, per asciugare un po’ i capelli.
«Sapevi che ero lì, vero?» domandai una volta seduta sul letto, osservandolo attentamente.
«Sì, ti ho vista dal riflesso dello specchio.»
«Perché hai detto quelle cose a Grace?» chiesi allora, in cerca di una spiegazione.
«Perché Louis, ultimamente, veniva un po’ troppo spesso. Perché dava più attenzioni del solito a Grace, e perché una volta l’ ho sorpreso a guardarla dalla mia camera, mentre lei studiava nella sua camera. Era distratto, e feci finta di non accorgermene. Però, nonostante questo strano interesse per lei, non si faceva avanti, anzi, cominciava ad avere uno strano interesse per te. Grace è una di quelle innamorate dell’ amore, e Louis ha fascino. In poche parole, può farla innamorare di lui e sfruttarla a suo piacimento.» concluse sedendosi accanto a me.
«Ma forse le piace davvero, e non glielo dimostra perché sa che tu la pensi così.» cercai di convincerlo, abbracciandolo nonostante avesse la maglietta fradicia.
«Forse, ma non riesco ad immaginarli insieme. Mi vengono i brividi, sul serio.» rise, per poi ricambiare calorosamente l’ abbraccio. Strinse un po’ più del solito, e notai che non riuscivo più a muovere le braccia, intrappolate nella sua presa.
Ops.
«Ora avrò la mia vendetta.» disse con tono seducente, ma allo stesso tempo malvagio, mentre si fiondava sul mio collo, mordendolo.
 
Toccai di nuovo i quattro segni violacei sul mio collo, incredula.
Quattro succhiotti.
In soli venti secondi, era riuscito a farmi quattro succhiotti.
Ero nel bagno, vicino allo specchio, intenta ad ispezionare il collo, mentre Harry mi osservava, evidentemente soddisfatto.
«Se i miei li vedono, mi fanno fuori!» piagnucolai indicando le quattro macchie sul mio collo. Harry rise, facendomi l’ occhiolino, mentre si leccava le labbra. Se voleva farmi impazzire, ci stava riuscendo, diamine.
 
 
 
-GRACE.
Asciugai una lacrima sfuggita al mio controllo, arrabbiata.
Non riuscivo a credere alle parole di Harry. Sapevo che Louis era un play boy, ma il modo in cui mi aveva baciata, il rossore sulle sue guance, mi facevano capire che non era il ragazzo sicuro di sé. Louis era anche timido, un po’ insicuro, e mi piaceva da matti. E Harry non sarebbe riuscito a rovinare quel momento.
Sentii qualcuno picchiettare insistentemente alla finestra del balcone della mia camera, e quando mi girai, notai un paio di occhi azzurri e un sorriso mozzafiato scrutarmi oltre il vetro.
Sorrisi, e mi precipitai ad aprire, accogliendo Louis fra le mie braccia.
«Ricordami di non scavalcare mai più casa tua per entrare dal balcone.» disse vicino al mio oreccho.
«Fai silenzio, o Harry ci sente.» sussurrai divertita, per poi affondare il mio viso nell’ incavo del suo collo.
Mi strinse forte a sé, facendomi dimenticare tutto e rendendomi la persona più felice e completa del pianeta.
Non mi chiese nulla sul mio stato emotivo, aveva già capito tutto, senza la necessità di spiegazioni. Si limitò a sorridermi, dandomi un altro bacio che scatenò un uragano di emozioni. Essere innamorati è una sensazione bellissima, senza ombra di dubbio.
Sentimmo un rumore vicinissimo, e Louis si gettò sotto il letto in pochi istanti. Katherine ed Harry fecero capolino nella stanza, sorridendomi.
Notai che Katherine aveva quattro succhiotti sul collo, e alzai gli occhi al cielo, intuendo chi fosse il mezzo vampiro che le aveva fatto il collo a pois.
«Io torno a casa Grace, ci sentiamo.» venne ad abbracciarmi, poi mi sussurrò nell’ orecchio, facendo in modo che Harold non sentisse.
«Poi parliamo anche di tu sai cosa.»
Si allontanò, e prima di chiudermi la porta alle spalle, riuscii solo a sentire Harry dirmi:
«Io l’ accompagno, torno fra poco.»
Sorrisi, quando, una volta chiuso il portone di casa, Louis uscì fuori dal suo nascondiglio con i capelli ancora più arruffati di prima.
«Però, siamo stati davvero fortunati. Senti Grace, io dovrei parlarti…» cominciò mentre si torturava le mani.
Odiavo quella frase, lasciava sempre intendere che qualcosa proprio non andava. Ripensai alle parole di mio fratello, possibile che avesse ragione?
Louis mi prese per mano, costringendomi a sedermi sul letto insieme a lui. Non proferii parola, volevo solo che dicesse in fretta tutto quello che, probabilmente, mi avrebbe solo fatto del male.
«Grace tu mi piaci tanto, ok? Non c’è bisogno di ripeterlo all’ infinito. Il problema è che Harry mi ammazza, capisci?» prese le mie mani fra le sue, guardandomi intensamente negli occhi. Annuii, pronta al peggio.
«Il fatto è che non me ne fotte niente, per ora. Voglio che tu sia la mia ragazza, solo che devi capirmi se non ti salto addosso di fronte ad Harry.»
Un sorriso ebete si formò sul mio viso, ascoltando quelle parole.
Voglio che tu sia la mia ragazza.
Mi gettai fra le sue braccia, scoppiando a ridere come una pazza. Quando mi staccai, annuii vigorosamente.
«Non ti preoccupare, Louis. Nemmeno io voglio che Harry sappia di noi, almeno per ora. Certo, forse si arrabbierà un po’, ma gli passerà.»
Louis sorrise, e automaticamente risi anche io. Annullò nuovamente le distanze, e in quell’ istante capii che per lui sarei andata contro il mondo intero.







SCIAO BELE.
Ok, mi odio perchè prima riuscivo ad aggiornare una volta ogni due giorni, e adesso invece a mala pena una volta a settimana çç
Vi amo perchè avete pazienza, con me, sempre.
Vi amo perchè accettate questi piccoli scleri, perchè io scrivo altre mille ff, invece di aggiornare queste.
È che sono a momenti, io xD A volte ho voglia di scrivere qualcosa di depry, altre volte no.
Alloooora, il capitolo è un pò na puppù, ma perdonatemi C:
Mi perdonate, vero? Vero.
Vi amo, ecco una gif seccccsi per voi.
Con ammoooVe,

@hypnoticdust

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Capitolo 19
*** 18. You're perfect to me. ***




Due settimane dopo…

 
 
-KATHERINE.
«Se vuoi chiamo Sasha, non mi va di lasciarti sola, sperduta…» sussurrò mia madre, quasi sull’ orlo delle lacrime.
«Mamma, ho praticamente diciotto anni, tu e papà state andando in Francia per tre giorni in gita scolastica, non in guerra!» le feci notare con un sopracciglio alzato.
«Lo so, è che la preside ci ha costretti, altrimenti non sarei mai partita, insomma…» mi abbracciò forte, e mi sentii mancare.
Mancare il respiro.
Mi stava soffocando, dannazione!
«Mamma mi stai uccidendo…» riuscii a tossire, e lei mi lasciò.
«Bene, allora… I soldi sono nel cassetto della cucina, le chiavi anche. La dispensa è piena, e …» cominciò a farmi tutte le rassicurazioni possibili ed immaginabili, mentre chiudeva la sua valigia, pronta a partire. Poi fu il turno di mio padre, che non esitava a fare il possessivo.
«E mi raccomando: niente feste, niente ragazzi, niente alcool, niente fumo. Fai la brava e, per l’ amor del Cielo, non avere paura del buio.» lo abbracciai velocemente, liquidandoli con un sorrisone e una mano alzata a mo’ di saluto. Quando chiusero la porta, tirai un sospiro di sollievo.
Per tre giorni, il mondo sarà mio.
Composi velocemente un numero familiare sul cellulare, aspettando una risposta.
«Kath?» rispose dopo pochi squilli, e mi buttai sul divano, compiaciuta.
«I miei sono andati in Francia. Ma non voglio stare sola. Che ne dici di venire a dormire qui, stasera? Ah, puoi portare anche Louis, se ti va.» dissi maliziosamente.
«E naturalmente verrà anche Harold, che troverà Louis e lo ucciderà.»
«Grace, smettila di essere paranoica. Prima o poi glielo dovrete dire. » puntualizzai alla bionda, che sbuffò sonoramente, rattristandosi.
«Ultimamente, ogni volta che Louis viene a casa, lo guarda come se volesse ucciderlo. Come se avesse capito tutto, lo stronzo. Capisci?!»
«Hey, è il mio ragazzo. E il mio adorabile ragazzo deve solo capire che con te, Louis è una persona migliore.»
«Va bene, come non detto. Ci vediamo ad Hip Hop?»
«Ovviamente!»
Chiusi la chiamata, osservando pensierosa lo schermo, per un po'. Dio, se adoravo il venerdì pomeriggio.
 
«Ciao splendore!» avvertii qualcuno cingermi i fianchi, abbracciandomi da dietro, e quella voce mi fece sussultare.
Mi voltai velocemente, e un Harry più bello che mai mi sorrise per poi trascinarmi in un bacio mozzafiato. Non ci curammo affatto di Grace che stava lì a guardarci schifata, ma del resto si sa, quando sei innamorata non guardi molto cosa succede attorno a te.
«Che giorno è oggi?» sussurrò fra un bacio ed un altro, facendomi ridere.
«Oggi è un mese di tortura. Wow, davvero sto con te da un mese?» mi finsi incredula, e lui mi fece la linguaccia, pronto a baciarmi nuovamente.
«Hazza, fai schifo. Se volevo guardarmi un porno rimanevo a casa mia!» trillò una voce familiare a pochi metri da noi.
Chissà per quale motivo Louis Tomlinson era venuto? Mistero.
«Io non dicevo niente quando ficcavi la lingua in gola a Sandy.» Harry fece un sorriso sornione, mentre Louis arrossiva appena, in quanto Grace lo stava uccidendo con lo sguardo. Sapevo dove voleva arrivare Harry, ma non ci sarebbe riuscito. Grace era più forte di quanto pensava.
Lo avrebbe ucciso in silenzio, lontano dagli occhi indiscreti.
«Che ci fai qui, Tommo?» domandò qualche minuto dopo, sempre con quel sorriso perfetto stampato in faccia.
«Mi annoiavo e volevo disturbarti. » scrollò le spalle, per poi gelarsi sul posto.
Un ragazzo biondo e con occhi azzurri si era fermato con la sua moto davanti a noi, salutando Grace con la mano. Lei gli corse incontro felice, più per far ingelosire Louis.
«Paul! Da quanto tempo!» si abbracciarono stretti, e potei vedere la mascella di Louis irrigidirsi.
«La mia biondina! Accidenti, sei diventata ancora più bella!» osservò lui, facendola allontanare quel tanto che bastava per osservarla meglio.
«Hazza! Ciao anche a te!» scese e ripose il casco nello scomparto della moto, per poi dirigersi verso Harry, che lo salutò con una pacca sulla spalla.
«Hey, Paul! Cosa ci fai qui?»
«Sono venuto a salutare Will, un vecchio amico…» poi si soffermò su di me, e rimase imbambolato per dieci secondi circa.
Cominciava a mettermi a disagio, visto che praticamente era come se avesse avuto il colpo di fulmine.
«Calma i bollenti spiriti Paul, lei è mia.» Harry rise, dando un leggero schiaffo sulla faccia a Paul, che sembrò ridestarsi.
Si presentò porgendomi la mano, e la strinsi mentre le mie guance si coloravano di rosso.
«Dobbiamo andare, Kath. È tardi.» Grace mi prese per mano, salutando con un bacio sulla guancia il fratello e Paul, e con uno sguardo assassino Louis, che ci rimase un po' male.
«Dai, Grè, è stato tanto tempo fa. Non arrabbiarti.» le sussurrai vicino alle scale. Lei sbuffò irata, per poi voltarsi nuovamente verso i tre.
«Che ne dite di guardare la lezione?» finse un sorriso, ma potrei giurarlo, gli occhi di Louis brillavano.
 
 
«Non sono venuta qui, per poi dormire da sola, chiaro?!» trillò Grace verso Harry, che aveva fatto persino gli occhi dolci, per convincerla.
Eravamo io, Harry, Grace e Louis, a casa mia. E dopo aver visto TED, e dopo essere morti dalle risate, era il momento della ‘nanna’.
Solo che Harry voleva dormire con me, ma lui non voleva che sua sorella dormisse con Louis. Molto interessante, insomma.
«Tu con Louis non ci dormi!» tuonò Harry con la sua voce sexy, fantastica, meravi… con la sua voce.
«Fate come se non fossi a un metro da voi, eh.» Louis aveva la testa bassa, ed era di malumore.
«No amore, non preoccuparti. Io ti tradisco con lei, ma amo te, lo sai?» scherzò Harry, dandogli un pugno sulla spalla.
«Ti amo anche io, Styles.» rispose, e per un istante i suoi occhi saettarono su Grace.
«Harry Styles, vero amore?» chiese conferma il riccio, mentre Louis annuiva piano, sempre con lo sguardo basso. Grace ringhiò qualcosa di incomprensibile, ma che sicuramente non era qualcosa di carino, e si buttò sul mio letto, infilandosi sotto le coperte.
«Dai sorellina, prometto che sarò il tuo schiavetto per una settimana!» Harry si mise in ginocchio, pregandola. Lei sbuffò sonoramente, uscendo furiosa dalle coperte.
Si mise in piedi, guardando me, Harry e Louis come fossimo alieni. Poi prese occhi blu per mano, trascinandolo nella camera degli ospiti.
«Vieni, Louis. Non vorrai sentire rumori molesti stanotte, no?» domandò retorica, per poi chiudersi la porta alle spalle.
Harry le corse dietro, aprendo la porta.
«Che vuoi ancora?» Grace si stava arrabbiando sul serio, lo percepivo nell’ aria come fosse puzza di bruciato. Ma fu Louis a scoppiare come una pentola a pressione.
«Cazzo Harry, non la tocco! Smettila di seguirci manco fossi un maniaco pervertito!» gli tremavano leggermente le mani, e Harry lo guardò in cagnesco per un attimo.
«Calmiamoci, ok?» intervenni, prima che la situazione degenerasse.
«E va bene. Ma non osare tradirmi, amore.» gli fece l’ occhiolino, per poi chiudere la porta.
Harry, perché sei così stupido?
 
Mi tuffai letteralmente nel letto, senza curarmi del fatto che potevo sembrare un delfino schizofrenico.
Harry si accomodò con molta più delicatezza accanto a me, e mi abbracciò come fa un koala con il proprio albero.
Terribilmente dolce, ecco cosa era lui.
«Devo darti una cosa.» sussurrò dopo un po' di tempo al mio orecchio, facendomi rabbrividire ancora una volta. Si alzò di scatto, dirigendosi verso i suoi jeans poggiati sulla mia sedia. Accesi la luce del comodino per distinguere meglio i suoi lineamenti perfetti, e per poco non mi venne in infarto.
«Harry?» lo chiamai, cauta.
«Mmh?»
«Perché sei in boxer?» indicai il suo ‘pigiama’ e lui rise sommessamente, ritornando a letto con una scatolina in mano. Poi me ne ricordai.
Anche io gli avevo fatto un regalo per il mesiversario. Mi alzai frettolosamente, cercando il pacchettino nella borsa che, neanche a farlo apposta, era uguale al suo.
Quando tornai sul letto con la scatolina fra le mani, mi diede un bacio a fior di labbra, per poi approfondirlo con mio grande piacere.
Era passato un mese, da quell’ uscita al cinema. Trenta giorni di fidanzamento, e mai un litigio. Nulla, nemmeno un battibecco, e la cosa mi faceva altamente piacere.
«Aprilo prima tu.» sussurrò per poi porgermi la scatolina, che scartai con curiosità, assomigliando molto ai bambini il giorno di Natale.
Non appena ne vidi il contenuto scoppiai a ridere, rovesciandomi all’ indietro.
Lui sembrava triste, deluso da quella reazione, ma non potevo far altro che ridere, davvero.
«Lo sapevo che non ti piaceva. Dio, che cogl…» lo zittii con un bacio a stampo, per poi sorridergli felice.
«Harry, è fantastico. Solo che… Ti ho fatto lo stesso regalo.» mi morsi il labbro inferiore per non ridere nuovamente, e vidi Harry scartare il suo regalo.
Quando vide il braccialetto di caucciu nero, con dei piccoli ciondoli di note musicali, scoppiò a ridere insieme a me.
Era lo stesso, identico regalo. Incredibile.
«Beh, almeno abbiamo gusti molto simili.» disse per poi allacciarmi il bracciale al polso. Io lo aiutai a mettere il suo, visto che ci trafficava da minuti, ormai, con scarsi risultati.
Quando spensi la luce, mi accucciai al suo petto, assomigliando ad una bambina che strizza il suo orsetto di peluche.
«Ti amo.» lo sentii sussurrare vicino alle mie labbra, per poi baciarmi dolcemente. Sentii gli pterodattili volare come impazziti, le gambe diventare di gelatina, e un caldo che mi faceva venire voglia di una doccia ghiacciata.
Regnava il silenzio, e il respiro mi si era bloccato in gola. Dì qualcosa di sensato, avanti!
«Ce l’ hai con me?» biascicai, e lo sentii ridere sommessamente.
Che geniaccio Kath, davvero!
«No, stavo parlando con Louis.» mi prese in giro, mentre gli davo un leggero pugno al petto, stringendomi ancora di più a lui.
«Ti amo anche io.» sussurrai quando il mio corpo tornò in uno stato equilibrato. La sua presa intorno alla mia vita si strinse, e sapevo che nulla avrebbe potuto rovinare quel momento così perfetto.
 
 
 
-GRACE.
«Sei arrabbiata?»
Erano dieci minuti che tenevo gli occhi serrati manco avessero la colla. Volevo dormire, dormire, dormire. Ma naturalmente Louis ficcolinguaingola Tomlinson doveva svegliarmi con quel tono dolce. Dio se l' odiavo, in quel momento.
«Che ti importa? Tanto poi vai a consolarti da Sandy.» sbuffai spazientita quando mi diede un bacio sulla spalla. Si era attaccato a me come una cozza, non che mi dispiacesse, anzi.
«È successo un anno fa, Grace. E poi guarda da che pulpito viene la predica. Dimmi, siete molto amici tu e Paul?» wow, era una punta di gelosia, quella che ascoltavo nella sua voce?
«Siamo amici d’ infanzia.» feci la vaga, per farlo ingelosire ancora di più.
Come previsto, cominciò a solleticarmi i fianchi, facendomi contorcere per non ridere sguaiatamente, e svegliare i due piccioncini.
«Togliti, Tomlinson!» lo minacciai, mentre mi bloccava i polsi e mettendosi su di me, per baciarmi liberamente.
Non mi sarei mai stancata di quei baci, sul serio.
Lasciò la presa sui polsi, per poggiarmi una mano sul viso e l’ altra  sul materasso, per non pesarmi troppo, mentre il bacio diventava più profondo.
«Ringrazia il fato, il destino, Dio, insomma chi diavolo vuoi, che c’è tuo fratello dall’ altro lato.» sussurrò maliziosamente a pochi millimetri dalle mie labbra.
«Altrimenti?»
«Altrimenti questo adorabile pigiama con il pinguino sarebbe arrivato dall’ altra parte della stanza.»
Annullai le distanze, abbracciandolo forte e baciandolo con dolcezza. Speravo solo che quel momento durasse per sempre.




SCIAO BELE.
Yeeee, ce l' ho fatta ad aggiornare, siete happy? :3
Allor, come va la vita? A me una cacca.
Cioè, ho scoperto che alcune directioners sono pazze maniache schizofreniche °-°
Ma che cazz. Io non urlerei mai, sul serio.
Al massimo svengo una decina di volte, ma non faccio la pazza. E che cazz.
Ma vabè, alloooVa, ho fatto passare un pò di tempo, tutto rose e fiori... Per ora hehe *_*
Ma vaaabè, ora vado a scrivere l' altra ff che pubblicherò piano piano quando The werewolf and the vampire' arriverà al termine.
Ciao, belle! E grazie per le recensioni, siete meravigliose!
ODDIO STA GIF HAHAHAHAH

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Capitolo 20
*** 19. It's past. But It's still here. ***



 








-KATHERINE.
La mattina dopo, fu un miagolio al di fuori della finestra, a svegliarmi.
Aprii piano gli occhi, chiudendoli subito dopo a causa del fastidio che mi provocavano i raggi del sole.
Con molta lentezza, mi sciolsi dall’ abbraccio di Harry, che dormiva beato, senza aver la minima intenzione di svegliarsi.
Stropicciai gli occhi con la mano per poi affacciarmi dalla finestra, tenuta aperta per tutta la notte. L’ aria era abbastanza mite, fortunatamente.
Alcuni uccellini cinguettavano sull’ albero accanto a casa mia, e notai una piccola macchia bianca che si muoveva spaesata.
Quando capii cosa era, indossai le scarpette e corsi nella camera degli ospiti, senza far rumore.
Mi intenerii, osservano la scena che avevo davanti. Grace e Louis dormivano abbracciati, lei era completamente avvolta dalle sue braccia, e poggiava la testa sotto il suo mento. Erano davvero teneri, e ripensai alla sera prima, al bracciale che portavo al polso, ai sentimenti che mi ero decisa a svelare.
Svegliai piano Grace, scrollandola appena. Sussultò quando mi vide, svegliando anche Louis, che si staccò da lei in un nanosecondo.
«Calmi, non sono Harry.» risi, per poi fare l’ occhiolino. Con un cenno della mano feci capire che dovevano seguirmi, e poi cercai di svegliare Harry con un bacio a stampo.
Quando aprì gli occhi e mi vide, mi trascinò sul letto, abbracciandomi in stile koala.
«Oh, fa sempre così quando ha voglia di dormire.» spiegò Grace, per poi avvicinarsi.
«Per svegliarlo, devi fare così.» sorrise malefica, e cominciò a fare il solletico al fratello, che sciolse l’ abbraccio e si dimenava, ridendo come un pazzo. Udimmo di nuovo quel miagolio disperato provenire da fuori, e li trascinai con me, anche se Harry era un po' sonnambulo.
Camminava, ma dormiva ancora.
Ci avvicinammo con cautela all’ albero, e fu lì che lo vidi.
Un gattino bianco, con il pelo lungo, che poteva avere al massimo due mesi. La cosa che lo rendeva bello, erano i suoi occhi, di due colori diversi.
«Oh mio Dio, e tu che ci fai qui, piccolino?» sussurrai allungando una mano per poterlo accarezzare. Il gattino era spaventato, ma si lasciò prendere in braccio. Era un po' sporco, infreddolito, e sicuramente affamato. Lo portammo dentro, e decisi che quella palla di pelo sarebbe rimasta con me.
 
«È femmina.» sentenziò Louis osservando il gattino, mentre questo lo guardava incuriosito.
«Sicuro?» domandai corrugando la fronte.
«Sì. Mio padre è un veterinario, le so queste cose. È una femminuccia.» Louis sorrise al gattino come se fosse un vecchio amico, e gli fece un grattino dietro all’ orecchio, mentre l’ animale faceva teneramente le fusa.
«Come lo chiamiamo?» chiese Grace con gli occhi che prendevano la forma di un cuore.
«Non saprei… Minou? Come la gattina degli Aristogatti.» proposi, e tutti acconsentirono, cominciando a chiamarla da ogni parte del salotto, come se capisse o fosse un cane, pronto a correre verso il proprio padrone al primo cenno.
Cercammo di lavarlo per toglierli il fango dalle zampe e dal resto del corpo, e anche se all’ inizio Minou protestò, si lasciò rilassare dall’ acqua calda che le riscaldava il corpicino infreddolito. Le diedi del latte e dei biscotti, che sembrò gradire.
Quando tornai in cucina per preparare la nostra colazione, sentii qualcuno cingermi i fianchi, attirandomi verso il suo petto.
«E a me? Niente coccole?» sussurrò Harry al mio orecchio, e mi voltai immediatamente, incontrando i suoi occhi e quel sorriso che, ormai ne ero certo, mi aveva rubato il cuore. Gli diedi un bacio a fior di labbra, per poi cercarle di nuovo, approfondendolo.
Quando ci staccammo, trovammo Grace che coccolava Minou, e Louis che fingeva conati di vomito.
Da che pulpito veniva la predica, poi.
 
 
Presi le chiavi di casa, mettendole nella giacca e poi mi chiusi la porta alle spalle.
Stavo andando a casa di Harry, voleva portarmi in un posto carino, ed io avevo acconsentito con il sorriso. Mi ero assicurata che Minou stesse al caldo, e, soprattutto, che non combinasse guai, e mi ero chiusa in bagno, facendo una doccia e aggiustando quella matassa infinita di capelli rossi che mi ritrovavo.
Poi, dopo aver indossato degli shorts di jeans con sotto dei pantacollant neri, e una maglia con su la scritta ‘YOLO’, mi ero dileguata.
Ed ero entrata in modalità ‘sorriso ebete durante tutto il tragitto ’, naturalmente.
Tutta colpa del riccio, che mi aveva resa un concentrato di zuccheri. Ma lui era terribilmente perfetto.
E io l’ amavo, non me ne importava nulla se per gli altri sembrassi una povera cogliona.
La verità era che erano tutte terribilmente invidiose, quelle streghe. Ogni riferimento a Monique è puramente voluto casuale, naturalmente.
Osservai lo schermo del mio cellulare, continuando a camminare, quando sbattei contro qualcuno, distratto quanto me.
Alzai lo sguardo, e fu come se un lampo mi attraversasse la testa.
Non mi riconobbe subito, era ubriaco e probabilmente fatto. Mi osservò riducendo gli occhi a due fessure.
Desideravo solo scomparire, diventare una nube di fumo. Perché la sua presenza mi incuteva timore e ribrezzo.
Avvertii quel familiare odore di alcool e fumo, il tipico mix che lui adorava.
Ricordavo le sue sudicie mani sulle mie, quando avevo quindici anni. Ricordai le canne che mi faceva fumare, mentre, come due fattoni, ridevamo e barcollavamo, per poi buttarci sul primo marciapiede, rendendoci ridicoli e scarti della società, agli occhi della gente.
Chris, con quegli occhi scuri come la notte, e quei capelli neri e disordinati, mi scrutava ancora, come se si stesse chiedendo perché lo osservassi.
Cercai di divincolarmi, togliendo delicatamente le sue mani poggiate sulle mie spalle, volevo solo correre via.
Mi sbagliavo, quando dicevo che lui era un capitolo chiuso. Lo era stato, finché non mi si parava di fronte, ed ecco che i brutti ricordi riaffioravano.
«Aspetta… Katherine?» domandò con un tono di voce roco e basso. Chissà quanto aveva bevuto, quell’ idiota, per riconoscermi solo in quel momento.
Non dissi nulla, mi limitai ad accelerare il passo, mentre il cuore batteva furioso nel petto.
 
 
Quando Harry aprì la porta, capii dal suo sguardo che stavo da schifo. Mi fece entrare dentro, accarezzandomi la guancia con il pollice, pensieroso.
«Hey, cosa è successo? Hai una faccia sconvolta.» sussurrò dolcemente, per poi farmi accomodare sul divano.
«N... Niente. È che ho visto Chris, per strada. Ci siamo scontrati e…» presi un profondo respiro, era come se mi stesse venendo una crisi isterica.
L’ espressione di Harry si indurì, e il suo lato super protettivo uscì fuori. Dio, quanto lo amavo.
«Che ti ha fatto? Ti ha fatto del male? Hai qualche livido? Ha provato a baciarti? Voleva farti fumare o…?» lo bloccai sorridendo e mettendogli una mano davanti alla bocca.
Fortuna che sapeva come farmi ritornare il buonumore. Lo abbracciai forte, respirando il suo profumo che mi mandava in pappa il cervello.
«No… Nulla. A mala pena mi ha riconosciuta. Però… I brutti ricordi e il mio passato mi seguono a ruota.» sospirai tristemente, mentre lui mi accarezzava i capelli.
«E Grace?» chiesi dopo un po', notando che la biondina non era in casa. Era meglio cambiare argomento. Chris era un capitolo chiuso. Chiusissimo.
«È uscita con un’ amica e dorme da lei, stasera.» sbaglio, o avevo colto un non so cosa di malizioso, in quella frase?
Anche se, pensandoci, ero più che sicura che l’ amica di Grace avesse occhi azzurri, capelli castani, e si chiamasse Louis. Ma sono dettagli.
«Vuoi dormire qui, stasera? Tanto i tuoi non ci sono, e mia madre non si preoccuperà più di tanto.» propose vago, e poi rise beffardo, lasciarmi un bacio fra i capelli e invitandomi ad alzarmi da quel divano fin troppo comodo.
«Dove andiamo?» chiesi curiosa una volta entrata in auto.
Mi diede un bacio a stampo, per poi osservarmi con quegli occhi bellissimi, di un verde brillante.
«A guardare Paranormal Activity 2. Ti piace?» sorrise, mettendo in mostra le sue fossette, mentre io strabuzzavo gli occhi ogni secondo che passava.
Harry scoppiò a ridere, gettando la testa all’ indietro.
«Scherzavo. Ti porto in un posto che adoro, ma è una sorpresa.» fece l’ occhiolino, e poi mise in moto l’ auto, mentre io lasciavo che il paesaggio scorresse sotto i miei occhi.
 
 
-HARRY.
Ero felice che in quel momento stesse meglio. Quando era entrata in casa, e avevo notato la faccia sconvolta, manco avesse visto un fantasma, avevo perso un battito.
Quel Chris l’ avrebbe pagata cara, prima o poi. Nessuno turba in quel modo la mia Katherine. Nessuno, cazzo.
Ad ogni modo, volevo festeggiare come si deve il nostro primo mese insieme, e avevo deciso di portarla in un posto dove ero solito andare, quando desideravo la solitudine, e un bel panorama. La portai nella mia scuola, che però possedeva una terrazza grandissima.
Ero riuscito a corrompere Stan, il bidello, e mi aveva fatto una copia delle chiavi. In fondo sono un bravo ragazzo, sì.
La costrinsi a chiudere gli occhi, mentre prendevo dal cofano il borsone che avevo preparato per la serata.
La condussi in quel posto che io definivo magico, dandole indicazioni ogni tanto su probabili scalini che rischiavano di farla inciampare.
Quando le dissi che poteva aprire gli occhi, i suoi occhi brillarono di felicità e di sorpresa.
Da quel terrazzo, si vedeva un panorama magnifico. Le luci dei lampioni e delle auto creavano un contrasto magnifico con le stelle nel cielo che quella sera, fortunatamente, si vedevano benissimo.
L’ abbracciai forte, facendo aderire la sua schiena al mio petto, e aspirai quell’ odore di fragola che associavo ai suoi capelli.
Lei era semplicemente stupenda, e io l’ amavo più di me stesso.
Era incredibile, la forte attrazione fisica e l’ imbarazzo che si erano creati sin dal primo istante.
Ed era ugualmente incredibile, che lei fosse la mia ragazza da trentuno giorni.
Osservai l’ ora, guardando l’ orologio che avevo al polso: le 21:30. Sorrisi, e poi sciolsi a malincuore l’ abbraccio, cominciando a cacciare fuori dal borsone che mi ero portato dietro le coperte.
Ah, e c’era anche la ‘cena’. Haribo e Marshmallow, con sei lattine di Thè alla pesca, che a lei piacevano tanto.
Risi divertito, quando vidi le sue labbra curvarsi in un sorriso meraviglioso, alla vista di quello che dovrebbe essere ‘cibo.’
«Hey! Tu non mi guardi mai così! Devo pensare che ami le caramelle più di quanto ami me?» la beffeggiai, mentre mi dava uno schiaffo sul braccio, fingendosi offesa.
«Ti sbagli! Amo di più Minou.» mi fece la linguaccia, per poi lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.
Stesi le coperte a terra e l’ invitai a sedersi accanto a me. Si girò nell’ indice una ciocca di capelli, segno che era impaziente di avere qualcosa.
«E va bene» mi arresi alla fine «apri gli orsetti gommosi. Sei una golosona.» le presi la guancia fra pollice e indice, strizzandola.
Cominciammo a mangiare, mentre di tanto in tanto, ovvero sempre, la guardavo mentre lei osservava il cielo, incantata.
Lo sapevo, in fondo, che l’ immagine di quel sudicio verme era ancora lì, e così tentai di distrarla.
«Helen.» dissi soltanto, non sapendo nemmeno cosa aggiungere. Lei mi guardò incuriosita, mangiando un altro orsetto rosso.
«Helen chi? La tua ex?»
«Sì. Sai, lei mi piaceva molto. È per questo se all’ inizio ero un po'… stronzetto con te, ecco. Diciamo che il modo in cui ci siamo lasciati, non era uno dei migliori.» storsi le labbra, infastidito da quei ricordi.
«Ti piaceva molto?» domandò ingenuamente, e con un po' di gelosia. L’ amavo ancora di più, quando faceva la gelosa.
«Beh, sì. Abbastanza, direi.» mi schiarii la voce, improvvisamente non volevo più raccontare quell’ avvenimento.
Non è che non mi fidassi di lei, era solo che… Era complicato, da spiegare.
«Perché vi siete lasciati?» domandò allora, e non potei più nascondermi. Presi un profondo respiro.
«Si era innamorata del suo migliore amico, e mi ha lasciato.» annuii, per farle capire che le cose erano andate così, ma non mi importava nulla, in quel momento.
Volevo farle capire che gli ex, anche se sono un capitolo del passato, possono influenzare il nostro presente.
Volevo che capisse che sapevo come si era sentita, quando aveva rivisto quel Chris. Mi abbracciò forte, dandomi un bacio sul collo, e rabbrividii.
«Si vede che questa Helen ora starà mangiando chili di gelato, guardando ‘Dear John’, e starà pensando a te. Magari si sta maledicendo per essere stata così stupida.» scoppiammo a ridere entrambi, e non potei far altro che attirarla a me, baciandola con trasporto.
 
Era mezzanotte, e entrai in casa con Kath, immersi nel buio. Cercai a tentoni l’ interruttore della luce, e quando il lampadario si illuminò, rendendo visibili i dettagli della stanza, urlammo. Mia madre era in piedi, e ci guardava con un sorriso che io trovavo inquietante.
Era tipo la Dolores Umbridge versione alta e magra. Sembrava dolcissima, ma sapevo che stava tramando qualcosa.
«Oh, ciao Harry!» mi diede un bacio sulla guancia, per poi abbracciare Kath come se fossero amiche da tempo. Lei arrossì, visibilmente imbarazzata.
«Io vado a dormire. Ah, Harry…» aggiunse sottovoce, avvicinandosi al mio orecchio. Ti prego, non…
«Le precauzioni sono nel tuo cassetto. Il primo a destra, capito?» sussurrò non troppo a bassa voce, per poi salutare nuovamente Kath e sparire in camera sua.
Come non detto. Mia madre non era come Dolores Umbridge, era peggio.
Katherine rise, portando una mano sulla bocca per non farsi sentire da lei, e io la condussi in camera mia, ridendo sommessamente.
«Anne è simpaticissima.» affermò una volta seduta sul letto, riferendosi a mia madre.
«Certo, come no.» esclamai ironicamente, per poi verificare che nel cassetto a destra ci foss…
Preservativi.
Grazie, donna che mi ha messo al mondo.
Sbuffai infastidito, e sentii Katherine avvicinarsi. Prima che riuscissi a chiudere il cassetto, mi bloccò per il polso, per poi accasciarsi a terra dalle risate. Risi anche io, lanciandole sul viso un asciugamano, per poi osservarla sparire dietro la porta del bagno.
Io andai a quello del piano inferiore, avevo bisogno di una doccia rinfrescante, ero sicuramente in overdose di zuccheri.
 
La stanza era immersa nel buio, e mi avvicinai con passo felino al letto, cercando di non svegliarla. Quando mi infilai sotto le coperte, l’ abbracciai in modalità koala, sorridendo come un ebete a quel contatto. Notai che non stava dormendo, ma riuscivo a vedere il suo sorriso illuminato dai raggi lunari.
Mi prese il viso fra le mani, cominciando a baciarmi dolcemente. Il bacio diventò subito più passionale, e le accarezzai la schiena, visibilmente eccitato.
Era devastante, l’ effetto che aveva su di me quella ragazza.
Ed era tanto devastante quanto meraviglioso.
Prima di fare l’ amore con lei, le sussurrai cento volte 'ti amo', perché non doveva dimenticarlo mai, quanto era importante per me.




SCIAO BELEEE.
Ce l' ho fatta ad aggiornare, contente? :') Io sì, tantissimo. mpf.
Oh, finalmente Kath gliel ha data xD
QUesta è una FF gialla, quindi niente cose maniache èwé
e poi io ho vergogna a scriverle certe cose, oh.
Sono vergine. E ho diciassette anni. Ma non mi interessa più di tanto C:
Mbè, voglio finirla di parlare, e voglio fare un pò di pubblicità ad una persona che scrive benissimo e merita molte più recensioni *-*
Jump then fall. - TooLateForU
Nothing's fine. I'm torn. - Ravenclaw_
Penfriends - Ruth Spencer

Ah, e volevo dirmi che forse cambierò nick, qui su efp :3
Sono indecisa tra:

tears burning
Hurricane venus

peppermint
bittertruth
CONSIGLIATEMI.
Qui di seguito, ecco Minou *-*

 

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Capitolo 21
*** 20. I'm afraid. ***












-KATHERINE.
Qualcuno mi toccò delicatamente la spalla nuda, così aprii gli occhi impastati dal sonno. Li stropicciai con una mano, prima di scorgere la figura minuta di Grace che stava facendo uno sforzo enorme per non guardarmi schifata.
Beh, in effetti ero nuda, e l’ unica cosa che mi copriva era il lenzuolo bianco della letto di Harry.
Sorrisi dolcemente, ripensando alla notte d’ amore appena trascorsa, ma venni interrotta da uno schiaffetto delicato di Grace.
«Che c’è?» sussurrai a bassa voce per non svegliare il riccio, che dormiva beatamente abbracciato a me.
«Vestiti, che schifo. Devo parlarti.» sibilò, per poi uscire a grandi passi dalla stanza. Osservai la sveglia sul comodino, che segnava le dieci e trenta.
Sbuffai, per poi raccogliere il reggiseno e le mutandine che avevo nella borsa. Acchiappai l’ accappatoio e i vestiti, per poi correre nella doccia.
Quando ne uscii, con i capelli ancora umidi e che cominciavano ad arricciarsi, Grace mi trascinò in camera sua, chiudendola subito dopo.
«Oh mio Dio. Ditemi che avete usato precauzioni, vi prego.» trillò con le mani fra i capelli. Risi sommessamente, rassicurandola.
«Certo che sì, cara. Tua madre ieri sera ci ha gentilmente detto dove si trovavano i preservativi.» le feci l’ occhiolino, per poi accomodarmi sul suo letto.
«Piuttosto tu… Come si chiamava la tua amica, quella con la quale sei uscita ieri sera?» domandai vaga, attorcigliando un boccolo attorno al mio indice.
«Smettila. Sai che era Louis» sussurrò a bassissima voce il suo nome, tanto che dovetti sforzarmi per udirlo in maniera quantomeno decente.
Scoppiai a ridere, per poi scompigliarle i capelli, perfettamente tenuti al loro posto con un fermaglio a forma di farfalla.
«Allora, cosa dovevi dirmi?» le chiesi, facendole spazio per permetterle di sedersi accanto a me.
«Ecco… Io e Louis vorremmo dire ad Harry della nostra relazione. Cioè, a breve sarà un mese, e non voglio tenerlo ancora nascosto. Lui è pur sempre mio fratello, e il suo migliore amico.» si torturò le mani, evitando il mio sguardo. La rassicurai, abbracciandola.
«Non ti preoccupare, se non vorrà ragionare, ci penserò io. Ora ho il coltello dalla parte del manico.» sghignazzai, riferendomi al fatto che ‘tu non dai ragione a Katherine? E Katherine non te la da.’
E funzionava, diamine.
Nei film funzionava sempre, almeno.
Grace scoppiò a ridere, per poi prendere il suo cellulare e mandando un messaggio a Louis, probabilmente.
Mi alzai, trascinandola con me in cucina per preparare la colazione a tutti, compresa Anne. Sperai solo di non aver destato sospetti per quanto riguardava la notte.
Sghignazzai, mentre mettevo i toast nel tostapane e facevo una spremuta d’ arancia. Grace, nel frattempo, canticchiava un motivetto che doveva essere ‘Where have you been’, prendeva la marmellata di ciliegie dal frigorifero, e si apprestava a preparare la tavola.
Where have you been…?
«Oggi abbiamo la lezione di Hip Hop, non è vero?» trillai verso Grace, che mi guardò indifferente.
«Sì, è per il concorso che ha Will fra qualche settimana. Se vince, a noi va un premio in denaro, e a lui un bel contratto che lo porterà a lavorare a New York.» spiegò lei, con tutta la calma del mondo. Poggiai una mano sul cuore, sospirando. Fortuna che non me ne ero dimenticata, o Will mi avrebbe scuoiata viva.
Infatti, Will si era iscritto a questo concorso molto importante, e aveva chiesto a me e Grace di aiutarlo. Era una specie di gara: la squadra migliore vinceva due premi in denaro e un contratto, che poi andava equamente diviso con la squadra. Quindi, vincendo, io e Grace avremmo vinto duecento sterline, e Will questo contratto alla quale aspirava da un anno a quella parte.
E noi l’ avremmo aiutato a vincere. Perché Will era bravissimo e meritava quel contratto più di chiunque altro.
«Hey, ma sei idiota o cosa?» urlò Grace verso qualcuno. Mi voltai, distolta dai miei pensieri, e vidi Harry sghignazzare, mentre la sorella si massaggiava il braccio, sulla quale c’era il segno di un morso. Lei gli diede un calcio negli stinchi, per poi sedersi composta.
Harry era vestito, con i capelli a posto, pronto per uscire.
«Dopo colazione usciamo?» domandò dolcemente, mentre mi stampava un bacio sulle labbra. Sentii un odore di bruciato, e strillai.
«I toast, dannazione!» borbottai alla vista del pancarrè fin troppo tostato. Su quattro, se ne erano salvati tre. Beh, buona percentuale.
«Buongiorno ragazzi!» trillò una voce femminile, che subito associai a quella di Anne. Anne era una donna adorabile, molto spontanea, nonostante la sera prima aveva reso le mie guance rosso fiamma, a causa dell’ imbarazzo.
La salutai timidamente, mentre mi apprestavo a prendere il mio posto accanto ad Harry, cominciando a mangiare lentamente.
«Grace, ti sei divertita da Ruth, ieri sera?» chiese dolcemente alla figlia, che annuì titubante. Ruth, ceeerto...
«Sai, avevo la tua età quando incontrai tuo padre.» continuò Anne, facendo la vaga. Che se ne fosse accorta? Grace tossicchiò, continuando a mettere la marmellata sul toast.
«Lo sai vero, che se ti fidanzi, non devi avere paura di dirmelo?» aggiunse lei, senza smettere di sorridere alla figlia.
«Oh, il problema non saresti tu, ma Harry.» Grace regalò un sorriso falso al fratello, che ricambiò con una linguaccia.
«L’ importante è che non sia Louis.» sbottò lui, provocando la sorella. Conoscevo abbastanza Harry da capire che lui intuiva qualcosa, ma voleva che fosse lei a confessare.
«Ah, ma chi? Louis Tomlinson? È un ragazzo davvero gentile, sarebbe perfetto per te, Grè. Pensa che l’ altro giorno mi ha aiutata a portare le buste della spesa in auto.»
Anne fece l’ occhiolino alla figlia, che sorrise impercettibilmente, e sorrisi anche io, dando una leggera gomitata ad Harry per prenderlo in giro.
«E comunque se Harold ti infastidirà per quanto riguarda i ragazzi, chiedi aiuto a me! » esclamò infine la donna, per poi scompigliare i capelli del figlio e andare di sopra.
Qualcuno bussò alla porta, e Grace andò ad aprire quasi correndo.
«Salve, famiglia Styles!» urlò una voce fin troppo familiare, entrando in cucina con tanto di croissant e cappuccini di Starbucks.
«Il mio ragazzo!» trillò Harry, correndo ad abbracciare Louis, e lasciando me sola, mentre osservavo incantata i croissant. Mi sentivo una zitella, in quel momento.
Louis si sedette accanto a me, prendendo ad addentare un croissant e osservando Grace di tanto in tanto.
Non doveva essere facile per loro, i fan della sincerità assoluta, dover tenere nascosta una cosa tanto potente come l’ amore.
«Dopo usciamo?» domandò Louis, mentre mi scompigliava i capelli, già pazzi di natura. Sbuffai, cercando di aggiustarli, e annuimmo tutti insieme contemporaneamente.
 
Eravamo sull’ altalena, io ed Harry, mentre Grace e Louis parlavano con un loro amico in comune.
Harry osservava i due, corrugando la fronte di tanto in tanto, mentre torturava la mia mano, stretta nella sua.
«Secondo te sono troppo geloso di mia sorella?» chiese ad un tratto, con la testa ancora persa nei pensieri. Mi avvicinai di più a lui, baciandogli la guancia per rassicurarlo.
«Sì.» ridacchiai, trascinando anche lui in una risata malinconica.
«È che le voglio bene, e non vorrei che stesse male per Louis, capisci?»
«Grace è sensibile, ma forte. Prova a fidarti di lei e della sua capacità di rendere le persone migliori.» sussurrai, per poi abbracciarlo, perdendomi in quegli occhi verdi.
«E se si suicidasse per amore?» fece una smorfia, non ci credeva neanche lui alla cretinata appena detta. Scossi la testa sorridendo, per poi cercare le sue labbra, che non esitarono ad incollarsi con le mie. Era sempre una bella sensazione.
«Se si suicidasse per amore, sarebbe solo per tormentare le nostre vite sotto forma di fantasma.» scoppiammo a ridere, immaginando Grace che attraversava i muri e parlava in continuazione di quanto fosse figo spiare gli altri, senza che nessuno la vedesse.
 
 
Sbattei le palpebre, mentre la sveglia fastidiosa continuava a suonare con l’ intento di rovinarmi la giornata.
La spensi con un pugno secco , per poi precipitarmi in bagno, pronta a vestirmi e a passare un’ altra giornata infernale a scuola.
Erano passati tre giorni, da quando i miei erano tornati da quella gita scolastica, e ora erano al piano di sotto, muovendosi di fretta a causa del piccolo ritardo.
Sbuffai sotto il getto d’ acqua. Ero esausta, stanchissima. Quel pomeriggio sarei dovuta andare in palestra con Grace e Will, il concorso si avvicinava e non potevo permettermi di perdere nemmeno un ripasso. Inoltre, stavamo imparando una coreografia complicatissima ed impegnativa di One more night, DNA, Beauty and a Beat, Welcome to Ibiza.
E dovevo dare il massimo, accidenti.
Il cellulare vibrò, e lessi il contenuto del messaggio appena arrivato:
 
-Ricorda, oggi alle 18.30 in palestra. Non devi mancare per nulla al mondo. Will xx
 
Già, e come dimenticare le tre estenuanti ore che mi aspettavano?
 
 
«Harry?» risposi al telefono, mentre cercavo la tuta da indossare. Se non mi sbrigavo, avrei fatto tardi e Will sarebbe scoppiato in un pianto isterico.
Osservai la sveglia, erano le 18.15. Sbarrai gli occhi, per poi fare le cose il più in fretta possibile.
«Kath!» esclamò lui, e potei giurare che stesse sorridendo, dall’ altro lato del telefono.
«Senti… Ti andrebbe di uscire con me, stasera? A cena.» propose lui, aspettando una mia risposta. Risposta che non voleva arrivare, tanto mi faceva schifo.
«Harry… Ho lezione di Hip Hop fra quindici minuti, e finiremo tardissimo, mi dispiace» mi morsi il labbro inferiore, sperando che non reagisse male a quel rifiuto.
Non mi piaceva dover disdire un appuntamento con lui, ma gli avevo spiegato la causa, e speravo che capisse.
«Bene. Hip Hop. Naturalmente.» sbottò acido, per poi chiudermi il telefono in faccia.
Osservai lo schermo del cellulare, triste. E poi diedi un calcio al letto, uscendo di corsa da quella casa.
 
«Rilassa il faccino, chioma rossa.» mi rimproverò Will, notando che quella faccia infastidita proprio non voleva andare via. Sbuffai, e poi mi sedetti a terra.
Quella sera, l’ ultima cosa che volevo fare era ballare. Avevo litigato con Harry per colpa di quello stupido concorso.
«Hey. Dobbiamo allenarci, o perderemo.» continuò lui, urtando ancora la mia limitatissima pazienza.
Mi rialzai, e riaccese lo stereo, facendo partire Welcome to Ibiza da dove l’ aveva interrotta. Ma la mia mente vagava a quelle tre parole dette da Harry, prima che mi chiudesse il telefono in faccia.
«Che cazzo Kath, stai ballando da schifo! Anzi, non stai ballando, è diverso.» trillò Will esasperato. A quanto pare non era l’ unico nervosetto.
«Già la mia vita sentimentale è uno schifo, poi ti ci metti tu a contribuire alla mia mini depressione.» urlò lui, quasi sull’ orlo del pianto.
Grace si precipitò da lui, dandogli delle pacche sulle spalle. La seguii a ruota, scusandomi.
«Scusa, è che ho litigato con Harry.» confessai, e i loro occhi saettarono su di me, comprensivi.
«E va bene. Direi che per oggi la finiamo qui. Ci vediamo domani?» chiese titubante, quasi come se temesse che lo sgozzassi a causa della sua richiesta.
Annuii con un sorriso, poi salutai velocemente Grace e uscii da quella palestra.
 
Camminavo a passo svelto, quando vidi un’ auto bianca percorrere la mia stessa strada. Osservai la persona alla guida: Harry.
Quel piccolo orgoglio che abitava in me, fece in modo che continuassi a camminare con le braccia conserte, fingendo di non volergli parlare.
«Kath.» disse Harry, abbassando il finestrino, cercando il mio sguardo. Continuai a camminare, imperterrita.
«Kath, entra in macchina.» disse nuovamente, questa volta con un sorrisetto sghembo. Accelerai il passo, infuriata più che mai.
L’ auto accelerò appena, poi Harry tirò il freno a mano e scese, parandosi davanti a me. Mi spostai verso destra per passare, e lui fece lo stesso, bloccandomi.
Mi spostai verso sinistra, e lui mi imitò. Destra, sinistra, destra.
«Fottiti.» bofonchiai infastidita di fronte a quel suo sorrisetto divertito. Cosa aveva da sorridere come un pirla?
Lo superai, spostandolo violentemente di lato, arrivando quasi vicina al cancello di casa mia.
L’ auto dei miei non c’era. Perfetto, così avrei sfogato la mia rabbia con gelato e film strappalacrime.
Qualcuno mi prese per il polso, costringendomi a girarmi. Harry mi cinse la schiena con un braccio, mentre con l’ altra mano mi prendeva il viso, baciandomi dolcemente.
Tentai inutilmente di districarmi da quella presa, ma era così piacevole. Mi diede dei baci a stampo, facendomi ridere a causa della sua faccia buffa.
«Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa.» sussurrò, mentre entrambi scoppiavamo a ridere.
Lo abbracciai forte, aspirando a fondo il suo profumo. Non riuscivo a fare a meno di lui, era troppo importante. E niente ci avrebbe separato.
Gli pizzicai un capezzolo, facendolo gemere di dolore.
«Non chiudermi mai più il telefono in faccia.» lo rimproverai, per poi entrare nella sua auto. L’ avevo perdonato già, ma volevo fare la preziosa.
Lo invitai ad entrare in casa, e ci accomodammo sul divano. Come previsto, i miei erano ‘ad una cena di lavoro ’ e ‘sarebbero tornati tardi’, perciò ‘ mangia il cibo rimasto nel microonde’.
«Mi dispiace per oggi, davvero.» disse nuovamente Harry, abbracciandomi forte. Ricambiai la stretta, per poi lasciargli un bacio a stampo.
«È che con Will hai una sintonia che a volte mi spaventa.» confessò facendo un smorfia. Risi, per poi accoccolarmi al suo fianco, stanchissima.
«Non devi preoccuparti di Will. Lui è il mio fratellone, niente di più.» lo rassicurai.
«E così i tuoi non ci sono.» disse vagamente, accarezzandomi il braccio. Gli occhi, dapprima chiusi, in quell’ istante erano aperti e attenti.
«No.» risposi soltanto, mentre sorrideva malizioso.
«Conosco un buon modo per fare pace.» disse ridendo, prima di baciarmi con passione, mentre la sua maglietta era già sul pavimento.
 



SCIAO BELE.
Ed ecco che finalmente ho aggiornato c:
Siete happy? HAHA io sì, finalmente ho trovato il tempo.
È che mi sono gasata troppo con delle nuove long che ho in mente e con gli ultimi capitoli di The werewolf and the vampire.
Inoltre, ho pubblicato nuove OS, e vorrei che le leggeste ♥
MA, prima di tutto, vorrei invitarvi a passare dalla mia nuova long, tema sovrannaturale c;

E POI, vi chiedo di passare da lei, che è gnrtjkhgnjk ♥
Nothing's fine. I'm torn. - Ravenclaw_

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Capitolo 22
*** 21. She's all for me. ***








 

-GRACE.
Gli tirai l’ ennesimo schiaffo in faccia, e cominciò a strillare come una bambina.
«Ma amore, mi ha solo salutato!» si lamentò, massaggiandosi una guancia.
BOOM. Altro schiaffo.
«Solo salutato, dici? Perché tu una puttanella che si lecca le labbra, ti fa l’ occhiolino e ti dice ‘ciao Lou’ in modo sexy lo chiami solo salutare?» urlai, per poi alzare di nuovo la mano, pronta a dargli un altro schiaffo.
Il bello era che il signorino occhi blu le aveva pure sorriso innocentemente, come se una troietta che ti saluta in quel modo fosse normale.
Louis mi bloccò il polso, poggiandomi poco delicatamente contro il muro. Fortuna che in quel momento Harry non fosse in casa, o mi avrebbe aiutata ad ucciderlo.
«Io amo te, non quella cretina, ok? Quindi smettila di fare la gelosa e, cosa più importante, smettila di schiaffeggiarmi, mi hai ucciso mezza faccia.» rise divertito, mentre la mia rabbia aumentava a dismisura. Prima che riuscissi ad insultarlo nuovamente, le sue labbra si erano poggiate delicatamente sulle mie, e ogni buon proposito andò a farsi benedire. Lui lo sapeva che in quel modo mi calmava, e giocava tutte le carte.
Gli gettai le braccia al collo, attirandolo ancora di più a me.
Dovevamo essere cauti, perché a breve sarebbero arrivati Kath ed Harry, e non era quello il modo migliore per dire ‘Hey, sto con il tuo migliore amico!’, quindi mi staccai a malincuore.
«Lou, hai presente quando ti ho detto che avremmo fatto l’ amore stasera?» gli ricordai con sorriso timido e dolce. Lui annuì, capendo male.
«Ecco… SCORDATELO» urlai, dirigendomi a grandi passi in camera mia.
 
«Grè?» mi chiamò dall’ altro lato della porta, per la settordicesima volta. Non risposi, troppo occupata a guardarmi le unghie mangiucchiate.
«Grace.» insisté, picchiettando con le nocche.
«Ti amo.» disse con tono lamentoso, continuando a bussare, imperterrito. Sbuffai sonoramente, e poggiai la mano sulla maniglia, indecisa se aprirgli o no.
«Ti amo tanto.» continuò più dolcemente, e mi morsi il labbro inferiore.
«Grace, ma sei morta?» ed ecco che doveva fare lo stupido. Ringhiai, e tornai sul letto a gambe e braccia incrociate. Avevo la fronte corrucciata, e quell’ espressione proprio non voleva sparire dal mio viso. Sentii dei rumori, qualche lamento, ed ecco che Louis bussava al mio balcone, sporgendo il labbro inferiore per impietosirmi.
«Grace, aprimi.» chiese poggiando la fronte sul vetro, e mi voltai dall’ altra parte. Non avrebbe vinto.
«Grace?! Sta venendo Harry, aprimi!» sussurrò in preda al panico, e corsi ad aprirgli la porta finestra, facendolo entrare in fretta.
Rise, e mi prese la testa fra le mani, sorridendo sornione. Aspetta…
«Piccola bugia.» sussurrò, prima di fiondarsi nuovamente sulle mie labbra.
C’era poco da fare, non riuscivo a tenergli il broncio per più di cinque minuti.
 
 
-KATHERINE.
Era una giornata calda, fortunatamente. Perfetta per passarla con il tuo ragazzo e gli amici. Perfetta per…
BOOM, un palloncino pieno d’acqua mi esplode in piena faccia.
Come stavo dicendo, perfetta per i gavettoni. Osservai con gli occhi spalancati un Harry malefico che rideva, notando il modo in cui mi aveva sorpresa.
Ero quasi completamente bagnata, ma avrei avuto la mia vendetta.
Lui era asciutto, insieme a Grace e Louis che fingevano di evitarsi per non destare sospetti.
Presi la pompa dell’ acqua che Anne utilizzava per il giardinaggio, e l’ aprii con tutta la forza possibile, puntando ai gioielli di famiglia di Harry.
Questo tentò inutilmente di scappare, perché Louis lo tenne fermo, e il mio colpo andò a segno.
«Harry, ma non ti vergogni? Ti sei fatto pipì sotto.» lo beffeggiai, indicandolo e ridendo come una stupida.
Lui rise più di me, mettendo in risalto quelle fossette stupende, e mi lanciò un altro palloncino d’ acqua, che si schiantò contro il mio seno –inesistente- e mi bagnò ulteriormente. E così iniziò la guerra, con me e Grace da una parte, armate di palloncini e pompa, e Harry e Louis dall’ altra, che si difendevano con secchi d’ acqua e palloncini. Io e Grace ci scambiammo uno sguardo d’ intesa, e ci piombammo sul riccio che tentava di fuggire, urlando, lasciatemelo dire, come una checca.
«Vieni qui, pisciasotto!» lo chiamò Grace, lanciandogli un palloncino che lo colpì dietro la schiena.
Louis rise, e in cambio ricevette tre palloncini, lanciati rispettivamente da me, da Harry e dalla sua ragazza.
Quando riaprì gli occhi, corse da Grace, abbracciandola da dietro per non permetterle di fuggire. Aprì la pompa d’ acqua, bagnando da capo a piedi l’ unica che era riuscita a rimanere in modo presentabile. Harry rideva a crepapelle, tenendosi la pancia e rotolandosi per terra.
Voltai nuovamente lo sguardo verso i due, che ridevano come pazzi. Erano una coppia bellissima, senza ombra di dubbio.
Per Harry doveva sembrare una cosa normale, quell’ affiatamento fra i due, perché non batteva ciglio, si limitava a ridere e a lanciare qualche palloncino d’ acqua.
Fu solo quando Louis spinse leggermente Grace verso la parete della casa, sorridendole malizioso e adocchiando le labbra, che si insospettì.
Andò verso Louis con la scusa del solletico, ma nel frattempo l’ allontanò un po' dalla sorella, che continuava a guardare il ragazzo con quello sguardo d’ intesa.
«Lou, mollala. Sono geloso.» tentò di giustificarsi lui, e io lo allontanai gettandogli addosso due litri d’ acqua.
Stava per vendicarsi, ma venne bloccato dalle parole di Grace, che lo chiamò.
«Harry ecco, io dovrei dirti una cosa.» cominciò lei, torturandosi le mani. Louis le stava accanto, e la guardava comprensivo; Harry, invece, sorrideva.
«Non so come dirtelo.» continuò lei, e quindi decise di dimostrarlo.
Prese Louis per il colletto della polo a righe blu e bianche che indossava, e lo baciò con trasporto sotto gli occhi allibiti del fratello, la quale mascella rischiò di toccare terra.
 
«Quindi voi state insieme.» cercò conferma per l’ ennesima volta Harry, osservando i due che, come colpevoli di omicidio, gli sedevano di fronte con sguardo basso.
«Sì» ribadì Grace, cercando un mio aiuto.
«E non avete fatto…»
«No. » fu Louis questa volta a rispondere, guardando l’ amico negli occhi per fargli capire che era la verità.
«E tu ce la fai? Voglio dire, a te piace cambiarne una ogni notte.» gli ricordò il riccio con le sopracciglia alzate.
«Non mi importa. Lei mi piace molto e non è una cotta. Quando sarà pronta, io ci sarò.» puntualizzò lui, prendendo timidamente la mano di Grace.
Harry sembrò riflettere sulle parole dell’ amico, e dovette credergli, perché Louis era davvero il ritratto della sincerità, in quel momento.
«Lo sai che ti ucciderò se la vedrò incazzata, triste o semplicemente giù di morale a causa tua, vero?» gli domandò con un sorriso a trentadue denti.
«Non preoccuparti, ci penserà già lei. E poi non lo farei mai.» assicurò lui, battendo il pugno con Harry.





SCIAO BELEE
Ed ecco che finalmente aggiorno hahaha c:
scusate se ci metto sempre tanto, è che mi faccio trasportare dalle altre e mi dimentico di scrivere xD
mlmlmlml finalmente Grace e Louis gliel hanno detto oh, era ora ù_ù
In fondo l' ha presa bene, dai.
Vi aspettavate una guerra? Beh, non in questo caso haha.
Lo so che la storia sembra tutta pucci pucci, ma presto cambierà, fidatevi.
Io sono così, mica sono tuta rose e fiori eh, devo sempre deprimervi un pò hahaha.
Ma vabè, vi invito a leggere la mia nuova long (tema sovrannaturale) c: e leggete anche le mie os, maledette çç ♥

 

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Capitolo 23
*** 22. Like fire and ice. ***

















Il giorno dopo…
 
-HARRY.
Ok, non doveva essere così complicato da capire e da accettare, no?
Grace. Louis. Bacio. Insieme.
Niente di più facile, no?
Grace, la mia sorellina di sedici anni, ha baciato il mio migliore amico, Louis, di diciannove anni. Niente di sbagliato, giusto?
 
 
«Quindi voi state insieme.» cercai conferma per l’ ennesima volta, osservando i due, incredulo.
«Sì» ribadì Grace, puntando per un attimo il suo sguardo su Katherine. Che lo sapesse anche lei? Probabile.
Ma la domanda che riempiva la mia testa, era un’ altra; l’ immagine di Grace e Louis che… beh, avete capito.
«E non avete fatto…»
«No. » rispose Louis, guardandomi negli occhi. Sembrava sincero.

«E tu ce la fai? Voglio dire, a te piace cambiarne una ogni notte.» gli ricordai con le sopracciglia alzate. Si divertiva molto con le storie occasionali. Non sembrava tipo da storie serie.
«Non mi importa. Lei mi piace molto e non è una cotta. Quando sarà pronta, io ci sarò.» puntualizzò lui, prendendo timidamente la mano di Grace.
Dovevo ammettere che non sembrava malintenzionato. Sospirai rassegnato. Non potevo costringere mia sorella a rimanere zitella a vita.
«Lo sai che ti ucciderò se la vedrò incazzata, triste o semplicemente giù di morale a causa tua, vero?» gli ricordai con un sorriso a trentadue denti. Sapeva che l’ avrei fatto davvero.
«Non preoccuparti, ci penserà già lei. E poi non lo farei mai.» assicurò lui, battendomi il pugno.

 
 
«Hazza, smettila di guardarmi così.» borbottò Louis addentando una patatina.
«Così come?» chiesi ingenuamente, sbattendo più volte le palpebre per sembrare più dolce. Se l’ avessi ucciso in quel momento, avrei potuto trovare un alibi valido.
«Così come se volessi sgozzarmi, regalare la testa a mia madre e bruciare i resti.» ribatté, osservandomi di sbieco.
«Beh, tu stai con mia sorella.» gli ricordai un po' acido, mentre guardavo per l’ ennesima volta l’ orologio. Erano le diciotto, e fra poco più di mezz ora, Kath e Grace sarebbero tornate.
«Non è un motivo valido per desiderare la mia morte.»
«Sì che lo è.»
Sbuffò sonoramente, poggiando il pacco di patatine accanto a sé e guardandomi con occhi di fuoco. «Stammi a sentire, Haz. Per me Grace è diversa, ok? Non è una di quelle da una botta e via. Lei mi piace da tanto tempo e io sono innamorato di lei. Pertanto, sei pregato di accettarlo.» la voce gli si spezzò, probabilmente pensava che l’ avrei ucciso per davvero, dopo quelle parole pronunciate con tanto coraggio.
Immediatamente la mia mente fu popolata dal sorriso di Kath, quei capelli rosso fuoco e quegli occhi blu ghiaccio.
Lei era così, lunatica, dolce, speciale. Era fuoco e ghiaccio nello stesso momento, caldo e freddo, dolce e amaro. Era perfetta.
E io me ne ero innamorato come se fosse stato sempre scritto, come se il destino avesse deciso  sin dalla nascita, di farci incontrare. Io l’ amavo, e mi chiedevo se per Louis fosse la stessa cosa con Grace.
Lei era schietta, diretta, senza paura, ma sapeva anche essere timida. Osservai Louis, studiandolo. Lui era un tipo vivace, sorridente, sempre di buon umore. Un Peter Pan, insomma.
E Peter aveva sempre bisogno della sua Wendy, no?
Gli diedi uno schiaffo dietro alla nuca.
 
 
 
 
-KATHERINE.
Sbuffai per la duecento cinquantottesima volta, con la testa poggiata sulla mano destra. Ripetere storia in uno dei pochi giorni liberi dalle lezioni di Hip Hop, e a casa del proprio ragazzo, non era l’ ideale di pomeriggio perfetto. Ma quella baldracca di Mrs. Cook aveva chiaramente detto ‘Price, o domani ti fai interrogare, o sarai costretta a frequentare le lezioni pomeridiane per il recupero’.
E io non volevo passare altro tempo in quella scuola, anche perché mancava il tempo materiale, dannazione.
Per questo ero a casa di Harry, con quel libro pieno di parole, date da ricordate e fatti della quale non mi importava l’ esistenza.
Sfogliai distrattamente le pagine che mi mancavano da studiare: dieci. Dannazione.
«Che fai?» chiese ingenuamente una voce roca, che mi mise i brividi.
«Cerco un alibi per quando la polizia verrà a interrogarmi sull’ omicidio della professoressa di storia.» risposi acidamente, sfogliando con troppa enfasi una pagina, che rischiò di strapparsi.
Harry accanto a me, rise divertito. Certo, lui era un secchione maledetto, mica come me, che a storia ero impedita.
«Dovresti rilassarti un po'.» sussurrò maliziosamente al mio orecchio, e spostò i capelli dalla mia spalla, cominciando a lasciare baci umidi sul collo.
Pensa alla storia, Katherine. Pensa alla noiosissima storia.
Harry stuzzicò con l’ indice la bretella del mio reggiseno, facendomi rabbrividire nuovamente. Rise maliziosamente a quella mia reazione che gli piaceva tanto provocare.
«Harry?» lo chiamai debolmente, cercando di concentrarmi sulla storia.
«Mmh?»
«No. Devo studiare.» dissi cercando di risultare convincente.
«Dai, studi dopo.» cercò di dissuadermi, accennando a chiudere il libro con la mano libera.
«Tu vuoi solo farmi commettere peccato di fornicazione!» ribattei alzando la voce di un’ ottava. Non poteva farmi questo.
Accidenti ai suoi occhi verdi.
La mano utilizzata per chiudere il libro scivolò sul mio fianco, alzando leggermente la maglietta.
«Bugia. Io voglio solo ripetere anatomia.» mi diede un leggero morso sul collo e sussultai.
Rise sommessamente, e a quel punto la storia andò a farsi benedire. Mi voltai di scatto, prendendo il suo viso fra le mani e baciandolo con passione.
 
 

 Il giorno dopo...
-GRACE.
«Dobbiamo festeggiare, Tomlinson. Sono due giorni che stiamo insieme dopo averlo detto ad Harry, e siamo entrambi vivi e vegeti!» esultai sbattendo il mio bicchiere di Starbucks contro il suo, che sorrise felice. Era importante, per me, mettere le cose in chiaro con tutti.
E mio fratello doveva aver capito che, o l’ accettava, o l’ accettavo con un' accetta.
E aveva fatto la scelta più giusta, bravo il mio Harold.
«Ora, il prossimo passo è non farti scoprire chi sia il mio amante.» beffeggiai il moro, che immediatamente spostò il suo sguardo dal mio seno, ai miei occhi.
Sapevo qual era il suo problema, l’ aveva detto anche Harreh.
 
«E tu ce la fai? Voglio dire, a te piace cambiarne una ogni notte.»
 
Povero Tomlinson, era in astinenza. A quel pensiero, risi tra me e me.
 
«Ah, sì? E chi è il tuo amante?» chiese maliziosamente, bloccandomi per un braccio. Mi morsi il labbro inferiore per non ridere, e sputai fuori il primo nome che mi venne in mente.
«Will.» gli feci la linguaccia, e continuai a camminare, lasciando la sua mano che tentava di intrecciare le dita alla mia.
«Davvero? Va bene, allora suppongo che non ti dispiaccia se vado a chiedere il numero a quella tipa lì.» indicò una bionda poco lontana, che si attorcigliava una ciocca liscia di capelli biondi e rideva come un’ oca starnazzante. Feci una smorfia disgustata, che lo stronzo accanto a me notò, scoppiando a ridere.
«Non c’è niente da ridere.» lo avvisai, fulminandolo.
«Quella è Jessie, me la sono fatta un paio di volte, l’ anno scorso.» annunciò con nonchalance, come se fosse normale parlare delle troiette portate a letto con la propria fidanzata che aveva tendenze a diventare psicopatica.
«Ah, sì? Scommetto che è brava.» sputai acida, indecisa se buttargli in faccia o no il mio frappuccino.
«Sì, tantissimo. Adora usare la bo…»
«Non voglio saperlo!» urlai, dandogli un pugno sul braccio e andando via. Lui continuò a ridere, tenendosi la pancia, e lo guardai con odio, che in fondo non avevo. In fondo.
«Lo dirò ad Harry.» dissi per poi osservare l’ orologio: le dieci e trenta del mattino.
Risi, pensando a Kath ed Harry a scuola, mentre io ero in giro con Lou. Forse, meglio la scuola.
«No, ti prego!» trillò quest ultimo, correndo ad abbracciarmi. Nonostante tentasse di rimanere serio, rideva ancora sommessamente. Gli tirai una gomitata nelle costole, e gemette.
«Vai da Jessie a farti fare dei lavoretti, visto che la tua ragazza è frigida e non te la da!» sbottai, divincolandomi dalla sua presa.
«Dai, Grace, lo sai che scherzo e ti amo! Voglio dire, me la sono davvero fatta Jessie, ma è stupida e non sa neanche cosa sia la castità!»
Gli feci uno strizza-capezzolo, e urlò come una checca. Dio, quanto lo amavo. Ma sapeva che non doveva provocarmi.
«Per punizione, ti farò aspettare un altro mese, prima di tu-sai-cosa.» risi malignamente, e lo vidi sbiancare per un attimo.
«Dovrai fare affidamento su Federica-la-mano-amica.» continuai, mentre lui prendeva il colore della panna del mio frappuccino. Sbuffò, e mi diede un bacio delicato sulle labbra.
Il cellulare squillò, e risposi immediatamente.
«Kath?»
«Grace, sono fottuta.» disse con un tono disperato.
«Cosa è successo?» chiesi allarmata. Perché mi chiamava a quell’ora?
«Non ho studiato storia, e fra meno di un’ ora mi interroga.» disse tutto d’ un fiato. Aspetta un attimo…
«Katherine Price, ma tu ieri non hai studiato con Harry tutto il giorno?» la rimproverai. Louis, accanto a me, scoppiò a ridere.
«Beh, ecco. Io ci ho provato ma…» non ebbe bisogno di continuare. Alzai gli occhi al cielo, e poggiai il mio sguardo su Louis, che si bloccò all’ istante.
«Ora capisco perché Harry e Louis sono amici. Pervertiti!» urlai indicando il moro, che rabbrividì. Poi feci la ramanzina a Kath, dicendole che si lasciava trasportare, che doveva essere più frigida eccetera. Doveva seguire il mio esempio, insomma.
Chiusi la chiamata, e continuai a camminare con Louis al mio fianco.
«Comunque ti avviso. Da oggi in poi, tu non rimarrai più sola con Will.» annuì per convincersi della sua malsana idea, e per la prima volta mi chiesi se quel ragazzo avesse sbattuto la testa su qualche spigolo, da piccolo.









SCIAO BELEEE.
Wow, stavolta mi sento uno schifo, lo sapete? Non aggiorno da tantissimo e mi dispiace da impazzire çç
Ma è che, nonostante la storia abbia i suoi appunti, non ho l' ispirazione per scriverla, capite?
Mi sento una cacca. E capirò se mi insulterete in greco e latino çç
Vi prego di perdonarmi per questa cagata, ma davvero non avevo ispirazione ♥
E boh, spero continuerete a seguire sia questa, che l' altra storia c:

Ah, e ho cominciato a scrivere una mini long (3 capitoli soltanto) Su Jacob e Renesmee, di Breaking Dawn c: (clicca sulla gif)

E passate da lei, dalla sua mini long bellissima *-* Six degrees of separation. 


Alla prossima, bedde!

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Capitolo 24
*** 23. Ruined my life. ***










-KATHERINE.
Circa due settimane dopo, avevamo fatto quel concorso di Hip Hop. In tutto, eravamo dieci squadre in gara, delle quali sei erano deboli.
Eravamo fra i più forti, e dovevamo dare il meglio di noi per vincere. Dovevamo scegliere un nome per la nostra squadra, e guardando Harry, seduto sugli spalti per assistere, mi venne in mente un nome che sarebbe stato perfetto, in qualunque caso.
«Perfect Combination.» dissi a Will e Grace, che stavano spremendo le meningi per trovare un nome decente, alla quale non avevamo ancora pensato.
Sorrisero e annuirono, poi diedero il nome ai giudici, che ci invitarono a cambiarci nei camerini.
Eravamo agitati, fin troppo. Per un attimo, temetti che ci avrebbero spazzati via al primo giro.
Ma eravamo determinati a vincere, a mostrare la nostra forza e la nostra passione. Il ballo era parte di me, del mio DNA.
E quando, dopo un minuto di suspense, i giudici ci proclamarono vincitori, scoppiammo a piangere dalla gioia.
Will vinse il contratto con una scuola di danza, a New York. Sarebbe partito fra un mese e mezzo, più o meno. Nonostante ci fosse ancora tempo, già cominciavo a sentirne la mancanza.
«Come faremo senza di te, Will?» aveva trillato Grace, abbracciandolo stretto. Lui si stava commuovendo, gli occhi erano lucidi.
«Non vi preoccupate, qualcun altro prenderà il mio posto nella scuola. Non vi abbandonerò, vi chiamerò sempre, promesso.» sussurrò lui, con un abbraccio di gruppo.
«Siamo la combinazione perfetta, ragazzi. Lo saremo sempre.» disse Grace, e sorrise amabilmente.
 


«Louis, che fai?» chiesi con un tono di voce appena udibile al moro, che aveva la lingua fra i denti, segno che si stava concentrando.
Harry si era addormentato sul divano quella sera, ed era troppo stanco anche per guardare un film.
Louis mi zittì, e poi tolse il tappo al pennarello indelebile, cominciando a ridere. Capii ciò che voleva fare, e misi una mano sulla bocca trattenendo le risate.
Con una delicatezza e una calma insostenibile, cominciò a fare disegni (alcuni anche fin troppo sconci) sul viso di Harry, che si muoveva nel sonno, ma che non si svegliava.
Dopo qualche minuto il capolavoro di Louis giunse al termine, e osservai il viso del mio ragazzo, che adesso sembrava una tela per dipingere.
Louis gli aveva disegnato i baffi, il mono sopracciglio, gli occhiali, e qualche organo maschile sulla fronte e sulle guance.
«Quando si sveglierà, sarà meglio per te che non ti trovi qui.» sibilò Grace, trattenendo una risata. Louis si morse il labbro inferiore, e si gettò a peso morto su di lei come fa un gatto impazzito con il proprio gomitolo. Cominciò a farle il solletico, e le dava dei baci dolci di tanto in tanto. Tutto il trambusto che avevano causato, svegliò Harry.
«Fate schifo, smettetela.» disse con la voce impastata, e richiuse gli occhi, abbandonandosi fra le braccia di Morfeo.
 


Decisi di non svegliarlo, e di tornare a casa a piedi. Nonostante fosse tardi, non avevo proprio paura di arrivare a casa da sola.
I lampioni erano buoni, illuminavano abbastanza la strada, e cercai di calmare tutte le mie cellule che mi incitavano a correre. Misi le cuffie nelle orecchie, giusto per non avere il completo silenzio in testa, e scelsi la mia Playlist preferita, quella piena di canzoni della quale conoscevo le coreografie. Camminai così per qualche minuto, con lo sguardo basso, le mani in tasca, e la musica che mi faceva compagnia.
Qualcuno mi tolse una cuffia dalle orecchie, per poi picchiettarmi sulla spalla.
Mi voltai, curiosa di scoprire chi mi stesse cercando alle nove e trenta di sera. Il sangue mi si gelò nelle vene, e per un attimo il cuore smise di battere.
«Katherine Price, non saluti più?» domandò con quella voce bassa e suadente, ma che al tempo stesso portava a galla una marea di ricordi. Non risposi, dimenticai perfino come si respirava.
«Guarda che non mordo mica, eh.» puntualizzò con un ghigno beffardo. Mi trattenni dal fuggire a gambe levate.
«Non mi interessa, Chris. Non ho tempo per parlare con te.» ribattei acida, per poi districarmi dalla sua debole presa e ricominciando a camminare.
Senza alcun permesso, cominciò a camminare accanto a me, con le mani in tasca. Stranamente, quella sera sembrava… sobrio.
«Senti, scusa per l’ altra volta. Ero un po' fatto e non ti avevo riconosciuta subito.». Io rimasi in silenzio, desiderai solo che sparisse.
«Non è che mi dimentichi facilmente di te, Ther. Io ti ho amata davvero.» rabbrividii, quando mi chiamò con quel nomignolo stupido che solo lui aveva avuto la malsana idea di darmi.
Ma la cosa che odiavo di più, era il fatto che credesse davvero alle stupidaggini che diceva. Lui non mi aveva mai amata, mai.
«Ther, che c’è, il tuo nuovo ragazzo ti ha strappato la lingua? Oppure ve la siete scambiata, e ora devi abituarti?» rise sguaiatamente di quella battuta stupida, e persi le staffe.
«Vaffanculo Chris, vaffanculo! Non voglio vederti, sentirti, parlarti. Non voglio respirare lo stesso ossigeno, la stessa aria, capito? Devo già sopportare il fatto che viviamo sullo stesso pianeta. E quello che faccio con il mio ‘nuovo ragazzo’ non sono affaracci tuoi.» ringhiai, dandogli una spinta. Lui indietreggiò, ma continuò ad osservarmi.
Quei fottutissimi occhi scuri riuscivano ancora a farmi tremare. Ma non di piacere, questo era certo.
«Ther, fra noi potrebbe ancora funzionare. Lo sai.» puntualizzò maliziosamente.
«Smettila di chiamarmi Ther.» lo rimproverai, per poi accelerare il passo. Ma lui non demordeva, era sempre accanto a me.
«E va bene, Ther. Sappi solo che quando hai bisogno di un aiuto, o di qualcosa con la quale sballarti, io ci sono sempre per te.»
Prima che riuscissi a raggiungere casa mia, mi attirò a sé, abbracciandomi con possessione. Cercai di divincolarmi, con scarso successo.
«Sei pur sempre la mia riccia preferita. Lo sei sempre stata.» sussurrò al mio orecchio, e poi mi diede un bacio sul collo. Lo spinsi violentemente, e gli diedi uno schiaffo in faccia. La sua reazione fu una risata, e poi se ne andò, lasciandomi da sola, in balia dei ricordi.
 

«Katherine?» sobbalzai, quando la voce di mio padre mi giunse alle orecchie, appena entrata nel buio totale della mia casa. Mi portai una mano sul cuore e lo guardai, per poi sorridere.
«Hey, papà.» lo salutai, poi andai verso il frigorifero. Avevo bisogno di cibo di riprendermi.  Perché stare accanto a Chris era sempre così… traumatico?
«Katherine, io ti voglio bene, ok? Ma voglio che tu ti fidi di me.» cominciò a dire, e prestai più attenzione alle sue parole.
Non voleva darmi semplicemente la buonanotte, questo era certo.
«Ho visto che stavi con Chris, fuori.» affermò abbassando lo sguardo. «Non mi piace il fatto che lo frequenti.» continuò poi.
«Papà, io non lo frequento. L’ ho solo trovato per strada, era sobrio e abbiamo parlato civilmente.» lo rassicurai con una pacca sulla spalla. Non volevo che ricordasse quel periodo della mia vita. Non meritava di nuovo quella sofferenza.
«Lo spero per te. Non lo perdonerò mai per quello che ti ha fatto.» mi abbracciò, poi andò a guardare la tv, avvisandomi che la mamma era a letto, con qualche linea di febbre.
Gli sorrisi, ma dentro stavo morendo. L’ immagine di lui che rullava le canne da fumare, l’ alcool, le pasticche. In quel momento le odiai, ma ricordai che pochi giorni dopo, uscita da quella brutta situazione, ne sentii la mancanza. Mi sentivo una drogata, a quel tempo.
 


«Chiudi gli occhi, ho detto.» mi ordinò Harry, mentre inseriva la marcia. Obbedii, serrando gli occhi con una smorfia da bambina capricciosa.
«Dove andiamo?» insistei, cercando di aprire almeno un occhio.
«Non sbirciare!» mi rimproverò, e scoppiò a ridere. Sbuffai sonoramente e mi arresi, lasciando che la curiosità mi divorasse.

Mi aveva portata in un ristorantino molto carino e accogliente, e mi trattenni dal saltellare come una marmocchia. Mi prese per mano, informando il cameriere del nostro arrivo. Quest ultimo ci indicò un tavolo abbastanza appartato, e ci sedemmo uno di fronte all’ altra.
Harry poggiò i gomiti sul tavolo, e la testa sul palmo della mano, e mi sorrise, fissandomi con quegli occhioni verdi. Mio malgrado, arrossii lievemente.
«Ti amo.» disse dopo qualche secondo di silenzio, facendomi sorridere.
«Ti amo anche io.» risposi sognante, e poi arrivò il cameriere, che ci diede i Menù, invitandosi a scegliere cosa prendere.
Avevo lo stomaco chiuso, stranamente, e ordinai solo un’ insalata e una macedonia di frutta. Harry studiò i miei movimenti per qualche secondo, poi ordinò le stesse cose.
«Cosa ti succede? Sei strana.» corrugò la fronte, e mi morsi il labbro inferiore. Se gli avessi detto di Chris, lo avrebbe ucciso a forza di calci.
E l’ultima cosa che volevo, era che Harry affogasse nel mio passato, come facevo io. Lui non lo meritava.
«Nulla, sono solo un po' triste per Will. Sai, partirà a breve.» mentii, e sembrò abboccare.
«Beh, era un tuo amico.»
«Sì.»
«E ti mancherà molto.»
«Esatto.»
«E mi tradisci con lui.»
«Natural… Aspetta, cosa? No!» farfugliai, presa in contropiede. Come poteva pensare una cosa del genere? Lo vidi ridere, la tensione creatasi poco prima si sciolse.
«Lo so, terribile donna dai capelli rossi.» sussurrò misteriosamente, per poi allungarsi verso di me e baciandomi dolcemente.
 


«Kath. Qualunque cosa accada, sappi che io sarò sempre con te, va bene? Non ti abbandonerò mai.» disse tenendomi la mano, dopo aver parcheggiato
l’ auto accanto a casa mia.
Gli sorrisi e mi sporsi verso di lui, circondandogli il collo con le mie braccia. Mi cinse la schiena, disegnando ghirigori immaginari su di essa.
«Mai, mai?» domandai con dolcezza, e mi diede un bacio sulla guancia.
«Mai. È una promessa.»
 


-HARRY.
Salutai i miei compagni di classe, poi gettai la tracolla sui sedili posteriori e entrai in auto, mettendo in moto. Come quasi ogni giorni, andai a prendere Katherine. Osservando l’ orologio, notai che era ancora presto, e sarebbe uscita fra qualche minuto. Scesi dall’ auto e mi poggiai contro la portiera chiusa, aspettandola.
«Harry Styles, giusto?» mi voltai verso la voce femminile che mi aveva chiamato, e notai subito che il suo viso era familiare.
Cerca di fare mente locale, chiedendomi dove avessi già visto quella ragazza, ma proprio il mio cervello non voleva collaborare.
«Sono Monique, ti ricordi di me? L’ ex ragazza di Joe, l’ amico di Katherine.» enfatizzò sulla parola ‘ex’, come se dovesse importarmene qualcosa.
Però ricordai chi era; la troietta che, mentre pomiciava bellamente su una panchina, cercava di attirare la mia attenzione. Patetica. La salutai cordialmente, chiedendomi cosa volesse da me.
«Senti, mi stavo chiedendo… Avrei bisogno di ripetizioni, e proprio non so a chi chiedere. Non è che tu potresti darmi una mano?» il tono con la quale me lo disse, lasciava intendere che ripetere era l’ ultima cosa che voleva fare.
«Quanti anni hai?» chiesi ridendo di quel suo comportarsi da donna vissuta.
«Sedici, ma sono brava, fidati.» fece l’ occhiolino, e alzai gli occhi al cielo.
«Ok Monique, sparisci dalla mia vista.» le sorrisi e voltai la testa dall’ altro lato, cercando Katherine con lo sguardo.
La puttanella sbuffò, e toccò il mio amico, laggiù. Le scansai immediatamente la mano, infuriato.
«Vattene via, va bene? Non voglio avere niente a che fare con te!» urlai, ma non scalfii quella sua maschera prepotente.
«Quando hai voglia, chiamami.» detto questo, mise nella tasca del mio pantalone un biglietto, probabilmente con il suo numero sopra, e se ne andò sculettando.





SCIAO BELEEE.


Ed ecco una gif del nostro Chris, che torna alla riscossa, e del dolce Harreh blblblblblbl
Monique la troia, ma ciao hahahaha. E Katherine, che ha ammesso a se stessa che,
dopo aver lasciato Chris, aveva voglia di farsi una canna? Mbè, si drogava e non poco,
anche se di droghe leggere ù.ù ♥ Manca poco al grande BOOM.
Allora, come sempre mi scuso per il ritardo, non insultatemi pleeease hahahahaha
Boh, ho messo un pò di azione in questo capitolo, perché l' ff sta diventando noiosa,
e sta facendo abbottare i coglioni addirittura a me HAHAHAHAHAHA
Ciancio alle bande, mi è piaciuto il fatto che il gruppo si chiamasse 'Perfect Combination'? BLBLBLBLBL
Bene, cosa devo dirvi? Ah, sì.
Leggete le mie OS, seguite la mia nuova FF bla bla bla, e passate dalla mia dolce @BollHaz
che scrive meglio di me e merita tanto. ♥ 
Six degrees of separation.                                                              Nothing’s fine. I’m torn.
Al prossimo capitolo!
With love,
@watermelonway

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Capitolo 25
*** 24. And I saw the hell in his eyes. ***











Mancavano pochi giorni agli esami, e finalmente avrei preso quel diploma.
Avrei lasciato quella scuola di pazzi, e la mia vita sarebbe stata nelle mie mani. Non sapevo cosa avrei fatto dopo il diploma, né lo sapevo tutt’ ora.
Osservando la data sul calendario, sorrisi automaticamente. Entro pochi giorni avrei festeggiato i tre mesi con Harry.
Erano giorni che spremevo le meningi per trovare un regalo adatto che non sembrasse troppo scontato.
Volevo che si ricordasse di me, volevo che quel regalo fosse speciale. Presi il cellulare e composi il numero di mia sorella.
«Pronto?» rispose con voce assonnata, impastata dal sonno.
«Sasha, giuro che non ricordavo che…»
«Qui a Phoenix sono le sei del mattino, dannazione!» strillò infuriata, ma poi sospirò. Aspettai qualche secondo, sperando che si calmasse.
«Ok, cosa c’è?» chiese infastidita. Sorrisi.
«Senti, dovrei fare a Harry il regalo per i nostri tre mesi insieme. Ma non ho la più pallida idea di cosa regalargli.» spiegai, e pregai che non mi sbattesse il telefono in faccia.
«E tu mi hai chiamato per questo.» sibilò a denti stretti. Deglutii rumorosamente.
«E va bene, accidenti. Che ne so, potresti regalargli un profumo, o un braccialetto. Oppure una collana con una frase incisa sopra.» elencò, e sembrò improvvisamente più sveglia.
Mi illuminai, e l’ idea mi colpì la testa come una pallonata.
«Ma sì, certo! Grazie Sasha, ti adoro. Salutami Zayn e Niall, e Liam!» trillai, poi chiusi la chiamata senza troppi indugi.
Infilai le Vans, controllai che i capelli fossero in buono stato e acchiappai il portafoglio e il cellulare.
Stavo ancora controllando di aver preso tutto l’ occorrente, quando aprii la porta di casa e sbattei contro qualcuno.
Alzai di scatto lo sguardo, e sospirai di sollievo.
In quelle ultime settimane, avevo visto Chris più spesso di quanto pensassi, e la cosa mi dava sui nervi. Tuttavia, ogni volta che Harry si trovava accanto a me, quel piccolo problema diventava ancora più insignificante. Avevo bisogno di Harry per stare bene.
«Will, cosa ci fai qui?» chiesi cominciando a camminare. Lui mi corse dietro, camminando accanto a me. Sorrisi amaramente, pensando al fatto che fra pochi giorni sarebbe partito per New York.
«Katherine, io dovrei parlarti.» il tono con la quale me lo disse, mi mise sull’ attenti. Lo guardai in volto, e sembrò triste.
«Cosa c’è, non vuoi più partire?» domandai in un sussurro, e sperai che annuisse. Sapevo di essere egoista, ma Will era troppo importante, e sapere che non l’ avrei rivisto per un bel po' di tempo, faceva un male cane.
«No, no. È una cosa della quale, sinceramente, mi vergogno anche di parlarne.» fece una smorfia, e aspettò una mia reazione.
Alzai le sopracciglia, e mi chiesi cosa passasse in quella testaccia.
«Sputa il rospo. Ti ascolto.»
Respirò profondamente. «Prima di andarmene, c’è una cosa che voglio fare. Ecco, ti ricordi di Jessica, la mia ex? Bene, quella stronza mi ha fatto stare di merda, se ricordi bene.»
Jessica, sì, la ricordavo bene. Era stata la ragazza di Will l’ anno prima, e lui ne era perdutamente innamorato.
E quando dico perdutamente, intendo dire che senza di lei, Will era un vegetale.
Quando lui le confidò che il mondo della danza sarebbe stato il suo futuro, Jessica lo lasciò senza indugi, facendolo soffrire.
Durante le lezioni di Hip Hop a volte scoppiava a piangere, e aveva persino pensato di abbandonare tutto. Se non fosse stato per il supporto morale mio e della mia famiglia, a quest ora sarebbe a lavorare chissà dove, annoiato e scorbutico con tutti. Will amava la danza, era la sua passione più sfrenata.
Annuii con un cenno del capo, invitandolo a continuare.
«Voglio vendicarmi, Katherine. Voglio vendetta per tutte le cattiverie che mi ha detto. Mi ha dato del fallito, del barbone che non avrebbe mai fatto strada perché ‘saltellava’. E ora ho un contratto a New York, e diventerò famoso, e anche ricco. Voglio solo sbatterle in faccia il mio successo e andarmene a testa alta.»
Sorrise trionfante, e ricambiai. Sapevo quanto poteva essere importante per lui essere fiero di ciò che era.
«Cosa hai in mente?» domandai curiosa, e lo vidi arrossire appena. Non mi convinceva affatto.
«Beh, lei lavora in un ristorantino qui vicino. Non dobbiamo far altro che andare a cena insieme, e poi me la vedo io.» un sorriso furbo gli spuntò sul volto, e poi ebbi un’ idea.
«Certo! Così mi aiuti a comprare il regalo per Harry! Sai, fra pochi giorni sono tre mesi…» confessai arrossendo appena. Lui mi scompigliò i capelli, felice per me.
«Mi dispiace partire, lo sai? Ma da una parte non vedo l’ ora di visitare New York. Capisci? La Grande Mela!» trillò eccitato. Risi, dandogli una pacca sulla spalla.
«Bene Kath, ci vediamo alle 19.30 . Sii puntuale, voglio smerdare alla grande quella maledetta stupida!»
Scoppiai a ridere, trovando la sua faccia alquanto buffa, poi rientrai in casa.
 
«Katherine, tesoro.» risposi al cellulare e la voce di Harry mi raggiunse le orecchie. I battiti accelerarono.
«Hey Harreh!»
Dannazione, dove avevo messo il portafoglio? Ah, eccolo.
Osservai l’ orologio, e notai che fra due minuti esatti, Will avrebbe bussato alla mia porta.
«Ti va se ci vediamo dopo?» domandò Harry. Senza neanche vederlo, sapevo che stava sorridendo.
Mi morsi violentemente il labbro inferiore. Odiavo mentirgli.
«Ecco… Ho un po' di febbre e ci sono i miei questa sera. Mi dispiace.» mentii, fingendo qualche colpo di tosse.
Dovevo assolutamente fargli quel regalo, o non avrei più avuto il tempo.
«Uffa. Va bene, sicura che non vuoi che venga anche io?» domandò apprensivo, e sorrisi istintivamente.
«No, grazie. Sei adorabile.»
Il campanello squillò, e aprii la porta facendo segno a Will di attendere.
« Ora devo andare, ho sonno e credo che andrò a dormire. Ti amo.» sussurrai, e Will finse un conato di vomito.
Alzai il dito medio nella sua direzione.
«Ti amo anche io. ‘Notte»
Chiusi la chiamata, poi uscii di casa con Will al seguito. Mi accomodai sul sedile anteriore e attesi che mettesse in moto.
«Dove devo portarti?» chiese cominciando a sfrecciare per la strada. Sorrisi ingenuamente, e poi gli indicai la strada.
 

«Stronza. Ci siamo persi due volte, ti rendi conto?! Due volte!» strillò Will in preda ad una crisi isterica. Risi, e entrai nella gioielleria, avvicinandomi a passo svelto verso la ragazza.
«Salve, posso esserle d’ aiuto?» chiese con un sorriso educato. Ricambiai, per poi ripensare alla conversazione con mia sorella.
«Vorrei fare un regalo. Ecco, una collana magari. Sul ciondolo dovrebbe esserci incisa una frase.» spiegai brevemente, e la ragazza annuì, sparendo per qualche minuto.
Quando tornò, aprì un pezzo di stoffa, sulla quale c’erano una moltitudine di collane con incisioni.
«Ci sarebbe questa, molto carina. L’ incisione recita ‘Io ci sarò’. È abbastanza richiesta, ultimamente.» affermò, e rimasi abbagliata dalla bellezza di quel gioiello.
Aveva il filo di caucciù, e il ciondolo era un cerchio. Al centro, spiccava l’ incisione con una calligrafia fine ed elegante.
Io ci sarò.
Era perfetta, era esattamente ciò che io gli dicevo, ciò che pensavo. Ci sarei stata finché lui avrebbe voluto.
Sorrisi raggiante, e le chiesi di fare un pacco regalo.
 

«Bene, eccoci qui.» esclamò Will, aprendo la porta del ristorante. Beh, non era niente male, un posto davvero molto carino.
Per un attimo, mi sentii in colpa nei confronti di Harry, ma sapevo che se gli avessi spiegato tutto, avrebbe riso come un idiota fino a notte fonda.
«Eccola lì, la baldracca.» sibilò a denti stretti, perforando con lo sguardo Jessica. Jessica Cox aveva i capelli corti e neri, e aveva degli occhi verdi, simili a quelli di Harry.
Solo che quelli di Jessica erano spenti, senza luce, colpa di una vita monotona e infelice.
Il cameriere ci fece accomodare al nostro tavolo, che affacciava sulla grande vetrina del ristorante, poi mandò Jessica per darci i menù e prendere la nostra ordinazione.
Quando la ragazza ci vide, sbiancò e si bloccò sul posto, come se avesse appena visto un fantasma.
«Ti stavo dicendo, Katherine, del mio contratto a New York. Mi pagheranno molto bene, inoltre conoscerò moltissime persone che potranno aiutarmi a diventare famoso.» Will cominciò un discorso mai iniziato, solo per far sentire a Jessica quell’ amara verità.
Fece finta di non ascoltarci, e ci porse i Menù, aspettando che ordinassimo.
«Sì, è davvero un opportunità importante. Ballare nei video musicali, nei programmi. Deve essere una cosa bella.» gli tenni il gioco, sorridendo sghemba.
«E pensare che c’era chi non credeva in me…» aggiunse lui vago. Porse il menù alla ragazza che tremava di rabbia, e ordinò della pasta e una bistecca.
Quando sparì nelle cucine, gli battei il cinque con la mano aperta, ridendo.
«Ma hai visto che faccia rabbiosa? Dio, sembrava volesse strapparsi i capelli!» scoppiai a ridere, sbattendo la mano sul tavolo.
Alcuni si girarono, e io arrossii per l’ immane figuraccia. Però continuavo a ridere.
«Così impara quella maledetta. Comunque, per quanto riguarda il corso di Hip Hop…» Will diventò improvvisamente triste, e il mio sorriso si spense.
«Forse arriverà un mio amico, o forse no. Io non lo so, spero che voi potrete continuare a ballare, perché siete bravissime.» Mi prese le mani fra le sue, e vidi che aveva gli occhi lucidi.
«Desidero con tutto il cuore quel contratto, ma odio il fatto che dovrò abbandonare te, Grace, tutti gli altri. Voi mi avete convinto a non rinunciare ai miei sogni, a continuare a ballare. È grazie a te e a Grace se fra pochi giorni io partirò per New York, e non finirò mai di ringraziarvi.»
Gli sorrisi, e lo abbracciai forte. Lui mi aveva insegnato a ballare, a vivere. Era il mio migliore amico, il fratello che non avevo mai avuto.
«Mi mancherai Will. Non dimenticarlo mai.» sussurrai, stringendolo ancora più forte.
«Kath…»
«Sì?»
«Devi farmi un ultimo favore.» lo guardai con la fronte corrugata, e annuii distratta.
«Non urlare.»
Will si avvicinò al mio viso e poggiò le labbra sulle mie, come se stesse toccando una qualsiasi superficie che non fossero le mie labbra.
Non era neanche un bacio, e lottavo contro me stessa per non allontanarlo, quando vidi Jessica sbattere poco delicatamente i piatti sul nostro tavolo.
Si allontanò in fretta, e solo allora Will si staccò, facendo smorfie di disgusto. Si pulì le labbra con il tovagliolo.
«Che schifo. È come baciare mia sorella.» borbottò. «Comunque grazie, ora quella stronza ha capito di avermi perso per sempre.» sorrise soddisfatto, e poi si piombò sul suo piatto, mangiando come se stesse digiuno da anni.
Scossi la testa, di certo non mi sarei suicidata per ciò che aveva fatto. Ma mi sarei vendicata, senza dubbio.
Infatti, gli assestai un calcio sullo stinco con tutta la forza che avevo in corpo. Scoppiai a ridere, ma smisi subito.
Smisi quando vidi ciò che mi fece gelare il sangue nelle vene, e per poco non svenni.
Due occhi verdi e intrisi di rabbia, mi guardavano dall’ altro lato del vetro. 







SCIAO BELE. SBEEEEM.
Ed ecco che si complicano le cose. 
Ma mica poco hahahaha.
Vabbè, avete dovuto aspettare 23 capitoli, ma finalmente il momento è arrivato.
c: Cosa pensate che succederà? hìhìhìhìhìhìhìhì.
Mi dispiace per non aver scritto di Grace e Lou, forse nel prossimo capitolo ci saranno, non lo sooooo.
E boh, spero non mi abbandonerete, continuate a recensire eh ù__ù
Non ho niente da dire, boh. NON LO SOO, NON LO SOOOOOOO.

Ah, vi piace il nuovo banner? Non vi dico lo sclero per trovare la foto di quella cazzona. Boh. HAHAHAHAHA

Six degrees of separation. Nothing’s fine. I’m torn. <- leggetele, bitches. ♥
Ciao ciao c:

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Capitolo 26
*** 25. When all is lost and all is gone. ***










 

tunnel vision, body’s freezing
Anxious moments, don’t stop breathing
Uninvited black intrusions
Taking over all confusion
Boiling panic growing stronger
I am falling, common pitfalls
Drifting off and I keep sinking
Going crazy, who will save me?
Release me- Nemesea

Ok, lo so che rompo. Ma sul serio, vi consiglio di ascoltare questa canzone a ripetizione.
Rende il tutto più... boh... più vero.

click here for the song.






-KATHERINE
«Harry» sussurrai a mezza voce, per poi precipitarmi fuori dal ristorante.
«Katherine, ma dove vai?» chiese Will, ma ero troppo frastornata per rispondere, e sentivo un groppo in gola che bloccava ogni sillaba.
No, non poteva essere vero.
Uscii, e l’ aria fredda mi invase da capo a piedi, facendomi rabbrividire violentemente. Ma sapevo che quei brividi non era dovuti solo alla bassa temperatura.
Harry camminava a passo svelto, con i pugni serrati, e non si voltò quando lo chiamai una, due, tre volte.
Gli corsi incontro, e gli misi una mano sulla spalla. Si voltò improvvisamente, scostandola, e notai che i suoi occhi erano lucidi e arrossati.
«Cosa cazzo vuoi, Katherine?» urlò, e potei notare la sua voce tremare. I miei occhi cominciarono ad inumidirsi .
«Harry, non…» tentai di sussurrare, ma lui mi interruppe. Era arrabbiato, e non potevo biasimarlo.
«Cosa stai per dirmi, Katherine? Che ‘non è come sembra’? Perché a me sembrava proprio che tu e Will vi stavate baciando allegramente, mentre io ero addirittura preoccupato per te perché avevi la febbre!» sbraitò, passando una mano fra i capelli, esasperato.
Volevo parlare, urlare. Ma le parole mi erano morte in gola, e sapevo che non aveva finito di urlarmi contro. Il mondo mi cadde addosso.
«Ero uscito per comprare il fottutissimo regalo dei nostri tre mesi di merda, e a quanto pare di corna, quando vedo una ragazza dai capelli rossi che limona con… Cristo, non riesco a credere di essere stato così coglione!» ringhiò dando un pugno al muro che si trovava accanto a lui. La prima lacrima fuoriuscì dai suoi occhi, accompagnata dalle mie.
«Harry, lascia che ti spieghi!» strillai impotente davanti a ciò che stava succedendo.
Stava cadendo tutto a pezzi.
«L’ hai detto anche tu, Katherine! Le apparenze non ingannano mai, te lo ricordi? Te la ricordi quella maledetta sera?»
Sì, la ricordavo eccome. La serata più bella della mia vita, nonostante avessimo guardato un film horror. Ma ero insieme a lui, ero felice.
Perché si stava sgretolando tutto, adesso?
«Sì, ma poi ho detto che qualche volta le apparenze ingannano. E questa è una di quelle volte.» avevo perso il controllo, e le lacrime scorrevano senza sosta.
Distolsi lo sguardo, in quanto i suoi occhi mi facevano sentire colpevole di qualcosa che non avevo fatto.
«Non voglio rivederti mai più. Né voglio ascoltare le tue patetiche scuse.» affermò, per poi voltarsi e accelerare il passo.
Sentii le forze mancarmi e caddi in ginocchio, cominciando a piangere.
Era andato tutto in frantumi.
 
 


-HARRY.
L’ immagine di Katherine mentre baciava quel lurido pezzo di merda, mi affollarono la mente senza lasciarmi scampo.
Lasciai che le lacrime scorressero furiose, mentre guidavo verso casa. Sperai addirittura che le lacrime mi appannassero la vista in modo tale da farmi avere un incidente e morire all’ istante. Lo sapevo, che fra quei due c’era qualcosa.
L’ avevo capito quando quel giorno, al saggio, lui l’ aveva abbracciata con troppo trasporto.
Si conoscevano da anni, quindi perché fra loro non sarebbe potuto nascere nulla? Chissà da quanto tempo mi mentivano.
Passai disperatamente una mano fra i capelli, mentre le lacrime scorrevano furiosamente, quando il mio sguardo si poggiò sul peluche nella grande busta rossa, sul posto del passeggero.
Era un grande gatto rosso e aveva gli occhi azzurri. Al collo, ci avevo fatto incidere ‘alla mia dolce Merida’, sulla medaglietta del collare.
Appena l’ avevo visto mi ero ricordato di quando, in macchina, blaterava sul comprare un gatto rosso e dagli occhi azzurri che voleva chiamare Merida, come la protagonista di ‘The brave’.
Parcheggiai frettolosamente, e entrai in casa sbattendo la porta; sapevo che mia madre non era in casa.
Immediatamente, però, vidi Grace e Louis alzarsi spaventati, per poi venirmi incontro.
«Hazza, che è successo?» chiese Lou, poggiandomi una mano sulla spalla. Non avevo bisogno di lui, non ora. Ora avevo bisogno di solitudine, di sfogo.
«Che cazzo è successo, Harold?» domandò nervosamente Grace, con la sua solita finezza.
«È successo che Katherine si sbatte Will da chissà quanto tempo! E io stasera li ho visti mentre si baciavano!» ringhiai, trattenendomi dall’ urlare come un ossesso.
Dovevo controllarmi. Dovevo calmarmi.
Grace sembrò rimanere spiazzata da quell’ affermazione, tanto che guardò Louis con sguardo di supplica, e raccolsero i propri cappotti, uscendo fuori.
Diedi un calcio ad una sedia della cucina, e sentii lacrime calde uscire dai miei occhi che avevano visto il proprio mondo cadere a pezzi.
Era troppo desiderare la felicità? Perché doveva tutto autodistruggersi?
Salii al piano superiore, entrando in camera mia. Come un faro abbagliante, venni accecato dai ricordi in quella stanza.
Lo sgomento quando capii che lei dava ripetizioni a Grace, il panico quando stava per vedere i disegni che la ritraevano.
I disegni…
Andai frettolosamente verso la scrivania, ed eccolo lì, l’ album. Lo aprii, e immediatamente piansi più forte, come se mi stesse uccidendo una seconda volta.
Li presi fra le mani, uno ad uno, e li strappai senza pietà, mentre la rabbia, invece di diminuire, aumentava.
Li feci a pezzettini piccoli come coriandoli, mentre mettevo a soqquadro la mia camera, intrisa di ricordi.
Sembrava ci fosse passato un tornado, e in effetti mi sentivo in quel modo: distrutto, ma distruttivo.
Perché il mio cuore si rifiutava di crederci, ma la testa non riusciva a non vedere ciò che era palese. Mi aveva mentito, aveva finto di essere malata solo per stare con lui. Era triste perché lui sarebbe partito, e voleva passare gli ultimi giorni in sua compagnia.
Non mi aveva mai amato.
Ed era stata così brava a nasconderlo, a mentirmi.
Sbattei violentemente un pugno sulla scrivania, e notai un foglietto di carta stropicciato, a terra. Lo presi, pronto a rompere pure quello, quando ricordai cosa era.
Con mani tremanti e le lacrime che solleticavano il volto, composi di fretta il numero. Mi schiarii la voce.
«Pronto?»
«Monique, sono Harry. Senti, hai ancora bisogno di ripetizioni?»
Anche se non potevo vederla, potei giurare che stesse sorridendo vittoriosa.
 
 



-KATHERINE.
«Grace, è successo un casino. Per favore, richiamami.» supplicai con il telefono all’ orecchio, mentre rispondeva la segreteria telefonica.
Avevo detto a Will di andarsene, perché dovevo chiarire con lui. Ma la realtà era che mi sentivo in colpa, e non ci avrei parlato.
Le sue parole mi avevano ferita come lame affilate, e il mondo sembrò rovesciarsi su di me, schiacciandomi sotto il suo enorme peso.
Inoltre, Grace e Louis non rispondevano, evitandomi accuratamente. Dal tempo che era passato dal litigio, e dalla rottura, sapevo che potevano aver appreso la notizia.
E Harry aveva dato la sua versione, contorta e completamente sbagliata.
Camminavo a passo lento e a sguardo basso, pronta a tornare a casa e a piangermi addosso.
La cosa che mi uccideva, era che lui non mi aveva creduto. Si era limitato a trarre conclusioni affrettate e a lasciarmi senza preamboli.
Provai a chiamare Joe, ma rispose la segreteria.
Ero completamente sola.
 



-GRACE.
«Grè, forse dovresti parlare.» suggerì Louis, accarezzandomi la schiena.
Guardavo un punto imprecisato, tentando di elaborare le nuove informazioni. Will e Katherine. Katherine e Will. Impossibile, eppure era vero.
«Non ho mai visto mio fratello così.» sibilai, ricordando Harry in lacrime e infuriato. Lo conoscevo abbastanza da capire che stava malissimo e non poco. Sapevo che stava combinando qualcosa di grosso a casa, ma in quel momento era meglio non pensarci.
«Ma.. Ma forse ha capito male. Devi vedere cosa ha da dire Katherine, non puoi basarti su una sola versione della storia.» mi rimproverò, baciandomi sulla guancia.
«Harry sta troppo male, è arrabbiatissimo. Mi impedirebbe in qualunque caso di vederla, per ora.» ribattei stancamente.
Perché era tutto così difficile? Avevo solo sedici anni, maledizione!
«Grace...»
«Promettimelo.» lo fermai, parlando con voce roca. Lui sembrò rimanere stupefatto.
«Prometterti cosa?»
«Che tu non mi tradirai mai. E se lo farai correrai a dirmelo. Promettimelo.» ripetei, chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime.
Katherine, la dolce Katherine. Come era possibile? Come aveva potuto?
«Te lo prometto.» disse Louis, per poi prendermi il viso fra le mani e baciandomi dolcemente. Quel bacio fu l’ unica cosa positiva di quella sera, perché poi vedemmo l’ irreparabile, a qualche metro da noi.
«Katherine.» sussurrai incredula, pur sapendo che da quella distanza lei non poteva sentirmi.
 
 
 
 
-KATHERINE.
Asciugai con rabbia una lacrima calda, e calpestai il suolo con più forza. Alla tristezza si stava sostituendo la rabbia, la voglia di vendetta.
Era tutto innamorato, e poi? Al primo malinteso mi scarica addosso insulti e colpe?
La verità era che voleva scaricarmi da tempo, ne ero sicura. E appena ha trovato l’ occasione, l’ ha colta al volo.
Entrai nel parco, e calciai furiosamente un sassolino. «Che vita di merda.» sibilai. Sarei tornata a casa e mi sarei abbuffata di gelato, ne ero sicura.
Poi avrei aspettato qualche giorno, e sarei tornata da Harry a sbattergli in faccia le mie teorie su lui che aveva un’ amante.
«Ther?» mi sentii chiamare con quel maledetto soprannome che mi solleticò i ricordi. Mi voltai di scatto, e vidi Chris a terra, con la schiena contro il tronco di un albero.
Era solo, e accanto a sé giacevano un pacco di sigarette e una bottiglia di vodka, mezza vuota.
Fra le sue mani, stringeva una canna fumante.
«Ciao Chris.» lo salutai con tono glaciale, posando il mio sguardo per troppo tempo sul suo bottino. Lo vidi sorridere sghembo.
«Tieni, ne ho un’ altra.» disse, riferendosi alla canna. Me la porse e io la presi titubante. Feci un tiro, aspirando a pieni polmoni.
Non essendo più abituata al fumo, sentii la testa girarmi leggermente, e mi sentii meglio.
«Perché piangi?» chiese inclinando la testa di lato, osservando i miei occhi arrossati e lucidi, illuminati dalla luce del lampione.
«Non sono affari tuoi.» sbottai, senza però tutta la rabbia che provavo nei suoi confronti.
«Alla fine rimaniamo tutti soli, Ther. Alla fine, ti rimango solo io.» sussurrò, e l’ ultima lacrima cadde a terra. Sembrò quasi che fece rumore ,il tonfo.
Era vero, alla fine ero rimasta sola. Alla fine, c’era sempre lui, con il suo sballo, ad aspettarmi dietro l’ angolo.
Mi sedetti accanto a lui e mi sembrò di tornare ai vecchi tempi, quando quello era il nostro unico divertimento.
Mi porse la bottiglia di vodka, e cominciai a bere.
«Il passato si ripete, vero Ther?» domandò retoricamente lui, dandomi un bacio sulla guancia. Pian piano, scese al collo.
Probabilmente quella non era solo una normale canna, forse c’era dell’ altro dentro. Perché non avevo più la forza di combattere, di dire di no.
Volevo solo sopravvivere, lasciare che i giorni passassero.
Will se ne sarebbe andato.
Joe sarebbe andato via, in vacanza.
Grace e Louis mi evitavano.
Harry. Harry mi odiava a morte.
Feci un altro tiro.
«È solo che il presente fa sempre più schifo.» confessai amaramente. Chris rise, e stranamente la sua risata con mi diede tanto fastidio come le altre volte.
«Ther, nessuno può separarci. Tu sei la mia combinazione perfetta.»






SCIAO BELEEEEE.
Scommetto che ora mi odiate e volete uccidermi, vero?
Eh, lo so.
Però vi dico una cosa. Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, anche se è comunque orrendo HAHAHA.
Boh, sono fatta per scrivere cose depry, vero? blblblbl
Comuuuunque, io l' avevo detto tempo fa che Chris sarebbe stato importante c:
Ed ecco il perché. Katherine torna da lui, e mica è finita qua hahahaha
Oddio, il prossimo capitolo vi farà suicidare le ovaie dalla depressione.
Ma tralasciando, spero di non avervi deluse ghftjmnhgbfdvs.
Recensite, ditemi cosa ne pensate blblbl.
Ve amo. E buon anno!

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Capitolo 27
*** 26. See my dreams all die. ***


 



 

Oh, you can't hear me cry
See my dreams all die
From where you're standing
On your own.
It's so quiet here
And I feel so cold
This house no longer
Feels like home.

Oh, when you told me you'd leave
I felt like I couldn't breathe
My aching body fell to the floor
Then I called you at home
You said that you weren't alone
I should've known better

Now it hurts much more.


Ben Cocks- So Cold.

Vi consiglio di ascoltarla come sottofondo c:

 





Un mese dopo…
 
 
-KATHERINE.
Durante la notte immaginavo Harry che scoppiava a ridere, chiedendosi come avesse fatto a fraintendere, a capire così male quella situazione.
Mi chiedeva scusa e mi abbracciava, dicendomi che andava tutto bene.
Poi mi svegliavo e lui non c’era, ed ecco che il mio incubo tornava a perseguitarmi.
Avevo perso l’ appetito, mangiavo pochissimo e una volta al giorno. Mi stancavo subito, le forze venivano meno.
Will era partito, Grace e Louis non mi rivolgevano più la parola. Ma sapevo perché non lo facevano, e infondo mi andava bene così.
Non sono mai stata forte. Cadevo in trappole stupide e assurde.
Erano passati trentadue giorni da quella maledetta sera, e io mi sentivo sempre più abbandonata a me stessa, al mio destino. I miei genitori erano spesso fuori per lavoro, fra gite scolastiche, P.O.N, riunioni. Mi lasciavano sola, fingevano che andasse tutto bene.
Il colorito della mia pelle era diventato ancora più pallido, ed ero riuscita a perdere quattro kili. Era come se la mia anima si fosse staccata dal corpo, vagando da sola.
Harry mi mancava tantissimo, ma stavo così male perché lui non mi aveva dato la possibilità di spiegarmi, di chiedergli scusa. Aveva frainteso tutto e non si era fidato di me, lasciandosi ingannare dalle apparenze. Stavo male perché gli unici amici che avevano, credevano che fossi una stronza bugiarda.
Non uscivo più perché avevo paura dei loro occhi vuoti, avevo paura di essere trattata come una sconosciuta. Non sarei riuscita a sopportarlo.
Cercai di distrarmi, ubriacandomi in discoteca e fumando sigarette e canne per rincoglionirmi. Il tutto in compagnia di Chris, naturalmente.
Il fumo e l’ alcool mi distraevano dai ricordi.
Ma si sa, quando dimentichi per pochi minuti qualcosa che ti fa stare male, questa poi torna più forte di prima.
Ricominciai persino a fumare sigarette, una dopo l’ altra. Arrivai a fumare più di quindici sigarette al giorno, beandomi dello stordimento e dei giramenti di testa che provocava. Non conoscevo più la mia risata, quella luce negli occhi quando ero felice. Non conoscevo più nulla di me.
Ero diventata la persona che odiavo, che lui odiava.
Non facevo che ripensare alle sue parole e a volte mi immaginavo mentre gli rispondevo per le rime.
Mi facevo del male, e ciò accadeva perché speravo che Harry mi guardasse per potergli dire: “Guarda. Guarda cosa sono diventata per colpa tua.”.
Volevo vendetta, in un certo senso, perché sapevo che non saremmo più tornati insieme ed era inutile combattere per qualcosa che non esisteva più.
Volevo che si pentisse del male che mi aveva fatto, anche se me lo ero fatto io stessa. Non mi rimaneva nient altro.
Lo amavo, ma volevo dargli dei motivi per odiarmi. Volevo dimostrargli che ero andata avanti, anche se nel peggiore dei modi.
Chris era tutto ciò che mi rimaneva, purtroppo.
La verità era che avevo paura di lui, di ciò che combinava. Ma avevo paura di rimanere ancora più sola, così mi abituai alla sua fastidiosa presenza accanto a me.
 
 
Il cellulare vibrò, e guardai stancamente il nome sul display. Will.
Feci un ultimo tiro alla sigaretta e risposi, cercando di sembrare una persona felice e di buon umore.
«Hey, Will!» esclamai con tutta la poca convinzione che mi rimaneva.
«Ciao Katherine! Dio mio, oggi ho incontrato una tipa. Ha un sedere che… Ma io non dovrei parlare di queste cose con te. Comunque…» cominciò a raccontare tutte le novità, sprizzando gioia da tutti i pori. Mi parlò del lavoro che procedeva bene, dei nuovi amici, dei fantastici ballerini.
Ero felice per lui, e in certo senso lo invidiavo. Avrei dato tutto pur di andarmene via, senza rimanere intrappolata fra i ricordi.
Ero riuscita a diplomarmi con un punteggio di 88/100, ma non avevo pensato ad un’ Università. A un bel niente, a dire il vero.
«Sono felicissima, Will. Beh, adesso devo andare. Ci sentiamo, ok?» tentai di trattenere le lacrime, e sperai che la voce non risultò spezzata.
«Oh, certo! Bene, allora ci sentiamo. Hey, salutami Harry, Grace. Tutti, insomma. Mi mancate.» trillò, per poi chiudere la chiamata.
A sentire quel nome non riuscii più a trattenermi e scoppiai in lacrime.
Avevo detto a Will di aver fatto pace con Harry, altrimenti non sarebbe partito. L’ ultima cosa che volevo era che rinunciasse al suo successo per una lite fra adolescenti. Che poi per me era molto di più.
«Chi era, il tuo amico saltellante?» una voce fastidiosa mi ronzò attorno all’ orecchio sinistro. Chiusi gli occhi, pregando che sparisse.
«Fanculo Chris. Almeno lui non è un fallito come te.» ribattei, voltandomi completamente verso di lui.
Chris alzò gli occhi al cielo, per poi gettarsi comodamente sul mio letto. Prese il mio portatile per poi poggiarselo sulle gambe, cominciando a navigare fra i social network.
«Oh, ma fai come se fossi a casa tua.» sibilai arrabbiata.
«Hey, hai presente Monique, quella troietta della tua scuola?» chiese osservando con attenzione il pc.
Presi il bicchiere con la vodka all’ interno o lo portai alle labbra, annuendo. Deglutii rumorosamente. «Cosa ha combinato?»
«Credo se la faccia con quel tipo lì.. Il tuo ex. Gli fa i cuori su twitter.» mi informò, scoppiando a ridere.
«Che troia.» esclamò divertito, ma io non ci trovavo nulla di divertente. Strinsi con forza il bicchiere, e si spezzò fra le mie mani. Probabilmente erano graffiate e sanguinanti, ma non mi importava.
Monique ed Harry.
«Quel bastardo.» sussurrai, mentre Chris controllava che le mani fossero a posto. La rabbia aumentava dismisura, e ebbi la tentazione di gettare il pc dalla finestra.
«Mi ha lasciata per stare con lei.» dirlo ad alta voce, fu più doloroso che limitarsi a pensarlo. Sbattei un pugno sulla scrivania, furente, e poi presi a calci la sedia.
Chris mi bloccò, alzandomi da terra. Mi gettò sul letto e mi ordinò di stare zitta.
«Quella troia. Io le strappo i capelli. La uccido di mazzate, dannazione!» urlai mentre le lacrime continuavano a scorrere.
«Ther, hai bisogno di rilassarti.» Chris ammiccò nella mia direzione, per poi tirare fuori dal suo pacchetto di sigarette una canna. Me la porse e io la presi senza indugi.
Maledetti bastardi.
 
 
«Vai a cagare tu e la camminata. Voglio sedermi.» sbottai un po' brilla verso Chris, per poi accomodarmi su una panchina posta al lato della strada.
Chris alzò gli occhi al cielo, per poi sedersi accanto a me. Prese le mie gambe e le poggiò sulle sue, accarezzandole. Era un tocco fastidioso, ma non lo evitai. Aprii piano gli occhi, erano arrossati e avevano perso quella luce azzurrina. Ora erano più color del ghiaccio, più grigi.
All’ inizio pensai che fosse un’ allucinazione. Poi pregai con tutta me stessa che lo fosse.
Perché se quella era la realtà, allora faceva tremendamente schifo.
Nel momento esatto in cui incontrai un paio di occhi color smeraldo che mi fissavano con rancore, sentii il cuore scoppiare. Harry aveva i pugni stretti, le nocche erano diventate bianche.
Accanto a lui, riconobbi Monique. Erano dall’ altro lato della strada e lei stava osservando con attenzione la vetrina, mentre il riccio era impegnato a farmi la radiografia.
«Il mondo è piccolo.» borbottò Chris, per poi fare un gesto inaspettato. Alzò la mano, salutando con un sorriso sulle labbra, Harry. Strabuzzai gli occhi, ma lui non sembrò scomporsi, né tantomeno Harry, che si limitò ad ucciderlo con lo sguardo.
«Prima ti lascia e poi fa il gelosone? Oh, che tenero.» esclamò Chris, per poi cingermi il collo con un braccio. Mi attirò verso sé, dandomi un sonoro bacio sulla guancia.
«Smettila di fare il cazzone.» lo rimproverai pizzicandogli il fianco. «Andiamocene, adesso.» sibilai, alzandomi in piedi.
Non riuscii a muovere un passo, perché vidi Monique dirigersi sorridente verso la nostra panchina, con Harry al seguito che guardava il suo cellulare.
«Oh, ciao Katherine.» mi salutò lei, sorridendo soddisfatta. Mi limitai a guardarla, senza neanche ricambiare il saluto. Lo sguardo di Monique si posò su Chris, e fece una smorfia disgustata. Harry alzò lo sguardo, cercando di incrociare i miei occhi.
«Vedo che sei tornata nei vecchi giri.» constatò Monique, ridendo beffarda.
Maledetta schifosa.
«Beh, vedo che tu invece sei sempre nello stesso giro. La prostituzione.» ribattei io. Chris scoppiò a ridere e si alzò in piedi. Fece la linguaccia a Monique e mi prese per mano.
Barcollai appena, ma riuscii a tenere un passo regolare e dritto. Avevo visto abbastanza per quel giorno.
 
 
 
I came here tonight to get you out of my mind,
I’m gonna take what I find. (uh oh, yeah)
So open the box, don’t need no key I’m unlocked.
And I won’t tell you to stop. (uh oh, yeah)

 
Improvvisai dei passi per un’ eventuale coreografia, osservandomi al grande specchio della palestra. Will mi aveva lasciato le chiavi, e a volte ci ero andata semplicemente per rimanere sola, estraniata dal mondo. I crampi allo stomaco stavano aumentando, ma non importava. Sarebbe passato. Tutto passava, prima o poi.
Feci una giravolta, ma mi fermai immediatamente, in quanto barcollavo e la testa girava troppo forte.
Spensi lo stereo con un gesto secco, arrabbiato. Raccolsi la sedia accanto allo specchio, quella dove lui si era seduto, una volta.
Presi le sigarette dal mio pacchetto e ne accesi una, fregandomene dell’ avviso che lo vietava. Chiusi gli occhi, abbandonandomi alla sensazione dei polmoni che bruciavano a contatto con la nicotina. Non mi accorsi nemmeno della presenza, oltre alla mia, in quella palestra.
«Katherine.» fu poco più di un sussurro, ma potei sentirlo comunque. Quella voce roca mi solleticò i ricordi e aprii di scatto gli occhi, trovandolo sull’ uscio della porta, mentre mi guardava. Rimasi immobile, gelata sul posto e tentai di cacciare indietro le lacrime.
«Lo so che non vuoi vedermi ma…» iniziò, torturandosi le mani.
«Appunto, quindi smamma.» mentii spudoratamente, facendo un altro tiro. Vedevo il modo in cui fulminava con lo sguardo la sigaretta.
«Voglio solo che mi ascolti.» tentò nuovamente, e a quel punto la rabbia trattenuta dentro straripò come un fiume in piena.
«Tu non mi hai ascoltata, Harry. E ora pretendi che lo faccia? Non mi importa un cazzo di quello che vuoi dirmi, va bene? Tienitelo per te!» urlai alzandomi in piedi e avvicinandomi a lui.
Avevo voglia di abbracciarlo, di stringerlo forte a me senza lasciarlo più andare. Ma ero ferita, mezza ubriaca e nervosa.
L’ immagine di Monique e lui mi balenò in testa.
«E torna a sbatterti Monique, perché è quello che hai sempre voluto, vero? Volevi solo una prostituta che si lasciasse legare al letto. Non è vero, Harry?» sbraitai dandogli un pugno sul petto che sembrò non scalfirlo.
«Kath fra me e Monique…»
La mia mano partì velocemente, schiaffeggiandogli il viso. Un sonoro schiocco, il quale suono si propagò all’ interno della stanza producendo l’ eco.
«Me ne sbatto di ciò che vuoi dirmi.» sibilai a occhi stretti, per poi prendere tutta la mia roba e uscendo fuori.
«Quello è un drogato, Katherine. Stai diventando peggio di lui.» mi urlò dietro, accelerando il passo per raggiungermi.
«Sì è vero, ci siamo lasciati. Ma ciò non vuol dire che io voglia vederti in mezzo alla strada mentre il tuo amichetto mi saluta soddisfatto. Non voglio sentire la notizia che una diciottenne è andata in overdose, ok?» sibilò Harry, stringendomi il polso. Poi lo osservò, corrugando la fronte. Passò ad osservare il mio viso, il mio corpo.
«Sei anche dimagrita. Cosa ti salta in mente, Katherine?»
«Non sono affari tuoi.» ringhiai, strattonando il mio polso dalla sua presa.
Prima di andarmene, spensi il mozzicone della sigaretta sul paraurti della sua auto.




SCIAO BELEEEE.
I'M ALIIIIIVE. Chi se lo aspettava, eh?
No, non parlo del capitolo, ma del fatto che ho aggiornato hahaha.
Scusate, ma non sono stata a casa, eh ù_ù
E dopodomani si torna a scuola, RENDIAMOCENE CONTO.
OMG sono depressa, ecco perché i miei capitoli sono depressi :(
Allora, ho fatto diventare Kath una drogata, contente? HAHAHA
Eh, nel prossimo capitolo ci sarà qualcuno che non vediamo da un po' *fischietta*
MONIQUE BRUTTA TROIA.
Boh, fra circa.. uhm... tre o quattro capitoli forse, questa storia è finita.
MA DON'T WORRY, PERCHÈ NE HO ALTRE DA SVILUPPARE YEEEEE.
sfdgthyjgrhtjnbdr oh, ciao. ♥

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Capitolo 28
*** 27. Hidden mask. ***








-GRACE.
«Lou, dove mi hai nascosto la maglietta azzurra?» domandai al ragazzo che leggeva un libro steso sul mio letto, mentre io rovistavo nell’ armadio alla ricerca dell‘ indumento.
«L’ ho nascosta.» rispose semplicemente, senza staccare gli occhi da ‘Fallen’. Alzai un sopracciglio, confusa.
«Come, scusa?»
«Era troppo scollata, così l’ ho nascosta.» spiegò sorridendo. Si alzò, mettendo il segnalibro fra le pagine appena lette e venne ad abbracciarmi.
«Tu non sei normale.» constatai, per poi dargli un bacio a fior di labbra.
Ma la mia mente vagava da un’ altra parte. Da una persona, in particolare, e Louis se ne accorse attento com’ era.
«Grè, è passato un mese. Magari adesso potresti…» tentò di parlare, ma lo interruppi subito. Era un argomento della quale non amavo discutere.
«Hai sentito che ha detto Harry, no? Hai sentito cosa sta combinando. Mi ha vietato di parlarle e io non posso fare di testa mia. Harry è testardo, tu lo conosci meglio di me. E poi lei non vuole più vedermi.» gli ricordai, abbassando lo sguardo.
«Chris ti ha detto che non vuole più vederti. È stato quel porco schifoso, e ci scommetto i miei bellissimi capelli e i miei occhi favolosi, che è una cazzata. Lui vuole Katherine tutta per sé, e la sta allontanando da noi.» disse scrollandomi appena per le spalle. Lo abbracciai, per poi affondare la testa nell’ incavo del suo collo.
Mi mancava quella ragazza con i capelli rossi e tremendamente ricci. Mi mancava la mia migliore amica, e sapere che lei mi odiava mi rendeva ancora più triste.
Ma come potevo darle torto? Lei mi aveva cercata, e io accuratamente evitata, i primi due giorni. Poi avevo provato a parlarle, ma quel Chris aveva risposto, con un sorriso maligno, che ormai Ther non voleva neanche più vedermi da lontano. I giorni passavano, e io non la vidi più, se non quei pochi secondi a scuola, durante il cambio dell’ ora.
E una volta finito l’ anno scolastico, ero riuscita a vederla solo un paio di volte. Harry pochi giorni prima era tornato a casa fumante di rabbia, cominciando a sbraitare. Borbottava sul fatto che Katherine aveva preso una brutta strada, che non voleva certo questo per lei.
«Io me lo ricordo, Lou. Quando Kath passò quel periodo di merda. Tu passavi tranquillo nella tua auto, e la vedevi assieme a quei coglioni, senza sensi, gli occhi arrossati, delirante. Io non voglio che le succeda di nuovo.» sussurrai, mentre sentivo le lacrime scorrere liberamente.
«Troveremo il modo di parlarle, vedrai.» tentò di tranquillizzarmi lui, accarezzandomi la schiena. Mi staccai bruscamente, perché era inutile darmi false speranze.
«Merda Louis, proprio non capisci? Quel bastardo di Chris si fa di cocaina, porca vacca. Se Katherine la prova è finita, capito? Finita.» strillai, sbattendo la porta della mia camera.
Era come se le gambe si muovessero da sole, come se non avessi più il controllo del mio corpo. L’ ansia mi stava divorando, e io desiderai prendere per i capelli Kath e trascinarla a casa mia. Ma non potevo, perché c’era sempre quella lì in casa, a disturbare me.
Ed eccola lì, la troietta del secolo, mentre si affacciava dalla porta della camera di mio fratello con aria annoiata perché lui non glielo dava.
«Perché strilli, Grace?» chiese con voce dolce, ma assolutamente falsa. Era anche colpa sua, se Kath cadeva di più nel baratro.
«Non mi sembra che siano stracaz…» non riuscii a terminare la mia splendida frase, che Louis mi tappò la bocca, costringendomi a ritornare in camera. Mi divincolai dalla sua presa.
«Mio fratello è un idiota, Katherine è un idiota, io sono un idiota. Siamo tutti idioti!» ringhiai con le lacrime agli occhi, sconfitta.
«Andrà tutto bene.» sussurrò soltanto Louis, baciandomi dolcemente. Lo sapevo che in fondo, non ci credeva nemmeno lui alle sue parole.
 



-HARRY.
 
«E torna a sbatterti Monique, perché è quello che hai sempre voluto, vero? Volevi solo una prostituta che si lasciasse legare al letto. Non è vero, Harry?» 
 
No. Io non volevo lei. Io volevo solo vendicarmi perché tu mi avevi mentito, Katherine.
Osservai la ragazza che si attorcigliava una ciocca di capelli al dito, mentre accavallava le gambe e si mordeva il labbro inferiore, illudendosi così di riuscire a provocarmi. Neanche un bacio, né una carezza. E nonostante volesse che le “ripetizioni” diventassero ben altro, io non avevo mai ceduto.
Non aveva i capelli rossi. Non erano ricci. E gli occhi, non erano come i suoi.
Lei non era Katherine, e ciò bastava per non farmela desiderare, neanche un po’.
Pensavo che lei sarebbe stata bene, libera di vivere la sua relazione alla luce del sole, senza dover più nascondere nulla. Eppure dopo quella sera, Will non l’ avevo più rivisto. Ero convinto che lei volesse andare a New York con lui, intraprendendo una carriera da ballerina, brava com’ era.
E invece era rimasta lì, in compagnia di quel maledetto idiota, cafone, imbecille. Perché? Perché era ritornata da lui? Perché stava facendo questo a se stessa e a tutte le persone che l’ amavano? Perché io l’ amavo ancora, dannazione. E sentirmi dire da lei che l’ avevo lasciata per Monique era peggio di un calcio nelle palle.
«Harry, andiamo a fare un giro?» chiese Monique accarezzandomi maliziosamente un braccio. Lo tolsi immediatamente dal bracciolo della sedia, guardandola di sbieco.
«Va bene, poi ti riaccompagno a casa.»
 
 


-KATHERINE.
«Minchia come sei moscia Ther. Cosa succede?» la voce fastidiosa di Chris giunse alle orecchie un po’ ovattata a causa delle cuffie.
Erano un buon modo, per stare in sua compagnia senza il desiderio costante di fuggire via. Però poi passava nella Playlist una canzone che mi ricordava lui, e a quel punto ero costretta a reprimere l’ impulso di pestare sotto ai piedi l’ iPod. Feci l’ ultimo tiro alla sigaretta, per poi gettare il mozzicone a terra. Lo schiacciai con il piede, impedendo al fumo di propagarsi ulteriormente nell’ aria.
Vuoi davvero sapere cosa succede? Succede che sono stanca di sopravvivere, di stare sola, di combattere. Succede che per me è diventato uno sforzo enorme pure respirare e mi manca.
Mi mancano le sue fossette, quegli occhi verdi e luccicanti. Mi manca la sua risata inconfondibile e le battute stupide, quelle che era solito fare in mia compagnia. Mi mancano le sue mani sul mio viso, le sue labbra che cercavano le mie con premura e attenzione.
Mi manca la sua voce roca, che mi sussurrava parole smielate, ma della quale non potevo fare a meno. Mi odiavo perché in fondo lo amavo ancora, e
l’ idea che stesse con quella stronza di Monique mi faceva credere che forse quella sbagliata ero io.
«Smettila di chiederlo, Chris. Va tutto bene» lo rimbeccai indifferente, troppo occupata ad osservare la punta delle scarpe.
Eravamo gettati su quella panchina da quanto tempo? Tre, quattro ore, forse?
E il bello era che io non desideravo tornare a casa, né tantomeno rimanere lì. Mi sentivo fuori luogo, oppressa, di troppo. Era come se non esistesse più un luogo adatto a me.
Inoltre, lo scontro ravvicinato con Styles mi aveva scombussolata parecchio. Avevo quasi dimenticato che effetto mi facesse la sua vicinanza.
Sentii un braccio sottile cingermi le spalle con prepotenza, ma lo scansai con rabbia.
«E dai, neanche un bacio?» domandò con la lingua fra i denti e un sorriso malizioso. Non era il suo stesso sorriso, non c’era la sua scintilla negli occhi.
«Basta, devo andare a casa. Scusa Chris.» lo liquidai, alzandomi di scatto dalla panchina pronta a rifugiarmi fra le mura casalinghe.
Ma come accadeva da qualche giorno a quella parte, non appena mi alzai la testa girò vorticosamente, annebbiandomi la vista. Per qualche secondo vidi tutto nero, e poi tornò alla normalità.
«Sicura di stare bene? Fra poco non ti reggi neanche in piedi.» fece notare Chris, schioccando la lingua sotto al palato.
Alzai gli occhi al cielo e me ne andai.
 


Trattenni le lacrime, cancellando con rabbia quella canzone dal mio iPod. Sapevo che sarebbe servito a ben poco, perché la melodia mi affollava la testa come per dispetto. Potevo ascoltare di tutto tranne Everything, dei Lifehouse. Quella canzone aveva un testo tremendamente adatto alla mia situazione, e il momento in cui lui me la fece ascoltare balzava tra i ricordi.
«Fanculo a te, a quella troia della tua ragazza. Fanculo tutti.» sibilai con le braccia conserte, gettandomi sul divano.
Neanche il tempo di chiudere gli occhi, che qualcuno cominciò a suonare il campanello a ritmo di una musica a me sconosciuta.
Corrugai la fronte, chiedendomi chi potesse essere. Sbuffai, prendendo in considerazione che forse Chris non aveva capito che l’ avrei ucciso a colpi di schiaffi se non avesse smesso di starmi sempre fra i piedi. Mi alzai a malincuore, aprendo di scatto la porta.
E rimasi paralizzata, cercando di nascondere le lacrime.
«Joe?» strillai, trovandomi di fronte il ragazzo che sorrideva felice, ma un po' rattristato dalla mia espressione. Mi feci da parte, invitandolo ad entrare e cercando qualcosa di sensato da dire.
Joe era stato in vacanza durante tutto quel tempo, e non ero riuscita né a vederlo, né a sentirlo. Mi era mancato molto, ma lui era l’ ultimo dei miei problemi. Si accomodò sul divano, e notai che quel silenzio era anomalo, da parte sua.
«Se avessi saputo… non avrei mai spento quel fottuto cellulare per un intero mese.» disse abbracciandomi forte, mentre io ricambiavo la stretta con affanno.
«Sono una testa di minchia, chioma rossa. Scusa.» continuò mentre mi accarezzava i capelli. Cercai di sorridere, con scarso successo.
Joe mi diede un bacio sulla fronte, per poi odorare i miei capelli.
«Aspetta un attimo. Questo è odore di tabacco e… di marijuana? Katherine, cosa cazzo combini?» esclamò sbalordito, mentre io abbassavo lo sguardo, colpevole.
«Frequenti di nuovo Chris, non è vero?» domandò ancora, più arrabbiato di prima. Sapevo che Chris portava guai, che mi stava allontanando da tutti.
«Cristo. Manco per un mese e succede di tutto. Ho visto che Monique sbava dietro Harry, e perciò avevo intuito che fra voi fosse finita. Ma non pensavo per questo motivo.»
Mi morsi violentemente il labbro inferiore, pregando che le lacrime rimanessero all’ interno del condotto lacrimale.
«Non ci siamo lasciati a causa di Chris.» balbettai a bassa voce, distrutta.
«Bene. Sembri un cadavere, lo sai? Forse è perché esci poco.» affermò, prendendomi per mano. Poi andò al piano di sopra, in camera mia.
Joe conosceva la mia casa perfino meglio di me.
Mi fece sedere sul letto, mentre rovistava nel mio armadio alla ricerca di qualcosa. Sussultai, quando prese quel pacchetto, rimettendolo al suo posto un attimo dopo. Istintivamente portai la mano sul collo, dove quel ciondolo sembrava prendere fuoco al contatto con la pelle.
Doveva essere suo, ma lo tenevo io, perché ormai per lui non avrebbe avuto più alcun significato.
«Metti questi. Truccati, e usciamo. Hai bisogno di gente normale e possibilmente che non ti stordisca con l’ erba.» borbottò, lanciandomi la maglia con il viso del gatto stampato sopra.
Feci un sorriso forzato, ricordando l’ occasione in cui la indossai. Poi rassegnata dallo sguardo di Joe, andai a cambiarmi.
 


«Fammi vedere se ho capito. Insomma, la morale di questa favola tragica è… che siete due coglioni?» chiese Joe ingranando la marcia. Era teso e nervoso, ma come potevo biasimarlo?
«Sì.» borbottai semplicemente, osservando il panorama fuori dal finestrino. Aveva insistito per ascoltare come erano andati realmente i fatti, e si era arrabbiato ancora di più.
«Katherine, quando io ho mollato Monique, non sono andato a fare compagnia ai fattoni. Me ne sono andato in vacanza cambiando ragazza ogni sera.» mi fece notare con un sorrisetto furbo.
«Tu sembri… Bella Swan, accidenti. Depressa esattamente come lei.» sibilò poi, parcheggiando l’ auto. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, e stava guardando qualcosa di interessante con la fronte corrugata. Neanche il tempo di osservare ciò che lui era impegnato a vedere, che parlò.
«Guarda chi si vede… la dolce Monique con il dolce Harry.»





SCIAO BELEEE.
Ho aggiornato prima del previsto. UAU.
Ora pretendo che voi mi amiate, ok? Ok.
HAHAHAHAHAH Allora, questo capitolo fa scendere un po' le palle, non è vero?
Ed ecco spiegato perché Grè e Lou non le parlano. Colpa di quella medda di Chris èwé
Maaa è tornato Joe, gente, e tutto adnrà per il meglio (ma anche no hahahahaha)
Il prossimo capitolo sarà un po' buuuuum, ma non troppo.
Oh, passate dalla mia friendy che sta scrivendo una ff faiga. (È al prologo, ma fidatevi, la trama è fantastica lol)
Cliccate sul banner figo perché è animato che ho fatto io, e andrete alla storia C:
Ah, e i capitoli per finire questa storia ssaranno minimo 5 DDD: #nonodiatemi


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Capitolo 29
*** 28. The way I feel ***



 



Now I know it is time to move on
And I know that I should forget you now
But I can't change, no
The way I feel about you


The Way I feel- Nemesea






-HARRY.
«Harry, mi aggiusteresti il cappuccio della felpa? Credo si sia rovesciato.» ripeté Monique per la seconda volta, addolcendo ancora di più il tono.
Odiavo essere lì, accanto a quella vetrina di un negozio di elettronica. E odiavo stare con lei.
Ero stanco di tutti i suoi tentativi di conquistarmi, di tutte le sue parole su quanto Katherine non meritasse uno come me. Lei non sapeva nulla di Kath, e le sue parole affilate non facevano altro che urtare ulteriormente il mio sistema nervoso. Sbuffai, poi feci come mi aveva chiesto. Il suo sguardo malvagio si posò un attimo su qualcosa dietro di me, e mi soffermai ad a osservare i suoi occhi, colmi d’ odio e di bastardaggine. Decisi di voltarmi anche io, incuriosito da ciò che poteva causarle quella reazione.
Il mio cuore perse un battito.
 
 

-KATHERINE
Sapevo di dover andare avanti. Sapevo che dovevo dimenticare Harry, perché ormai lui non era più mio. Ma tutte queste consapevolezze non cambiavano il modo in cui mi sentivo ogni volta che lo incrociavo per strada. Intravidi la chioma di Monique, e sentii una morsa allo stomaco.
Gelosia? Probabile.
«Tienimi il gioco se non vuoi che ti affetti le palle.» borbottai a Joe, scendendo dall’ auto. Lo sguardo di quella sgualdrina non osava staccarsi della mia figura, e immediatamente sentii un sorriso soddisfatto dipingersi sul mio volto. Lei mi temeva, aveva paura che glielo portassi via, povera stupida.
Con Joe accanto a me, mi avvicinai a passo lento verso la coppietta. Harry faceva passare lo sguardo da me a Joe, chiedendosi cosa mi passasse per la testa. C’ era sempre stata una cosa che avrei voluto dire a Monique, e sapevo che quella era l’ occasione adatta.
«Oh, ciao Monique!» la salutai con un sorriso falso tanto quanto un telefono giocattolo. La rabbia e la tensione erano palpabili. Per un attimo la maschera da strafottente della ragazza calò, probabilmente spaventata da quella mia sfacciataggine. Avevo smesso di nascondermi e evitare, ora desideravo la mia vendetta.
«Katherine Price… dov’è il tuo fidanzatino?» chiese con voce nasale lei, ricomponendosi e cercando in tutti i modi di sembrare sicura agli occhi di Harry.
«Non preoccuparti cara, non è il mio ragazzo. Quindi se vuoi fargli qualche pompino accetterà di sicuro.» le feci l’ occhiolino per beffeggiarla ancora di più e la vidi arrossire di rabbia.
«Per tua informazione, Price, non ho nessun interesse per quel drogato del cacchio, è chiaro?» strillò perforandomi un timpano.
Joe mi rifilava gomitate, invitandomi a calmarmi per non provocarla ancora. Evidentemente Monique era molto suscettibile, e ciò giocava a mio favore.
«Sicura, Monique? Eppure io ho sempre pensato il contrario. Joe…» mi voltai verso il ragazzo che trasalì appena sentendo il suo nome.
«Sbaglio, o Monique l’ anno scorso fu espulsa perché venne colta con le mani nel “sacco”? O dovrei dire nelle “mutande di un ragazzo”?» sorrisi, il primo sorriso che compariva dopo troppo tempo. Sentivo i muscoli facciali quasi bruciare soddisfatti. Era da tempo che desideravo sputtanare quella sgualdrina, ed eccola lì, la mia occasione.
Con tanto di testimone oculare.
Harry strabuzzò gli occhi, osservando di sbieco la ragazza.
«Cosa? Dice sul serio?» chiese infatti, nascondendo un sorrisetto.
Harry, la tua ragazza è una troia di dimensioni apocalittiche, e tu ridi? Oh, contento tu.

«No… Non… Forse… Era il mio ragazzo, ok? » sbraitò infine stringendo le mani a pugno. Le nocche le diventarono bianche per la tensione, e tremò di rabbia.
«Da quanto mi risulta, e Joe, correggimi se sbaglio, il tipo alla quale stavi facendo una sega in aula non era il tuo ragazzo. Era il fratello del tuo ragazzo. Cosa c’è, Monique, a furia di scopare ti sei rincitrullita?» sghignazzai, fiera di me stessa. Monique deglutì a fatica, arrossendo vistosamente.
«Vuoi fare a botte, Price? Non ti conviene, specialmente adesso che giochi a fare l’ anoressica. O magari fai la bulimica, l’ autolesionista. Cosa sei disposta a fare pur di attirare l’ attenzione, schifosa bastarda!» urlò istericamente lei. Ebbi la tentazione di saltarle addosso e porre fine alla sua vita, infatti partii con un gancio destro che Joe bloccò immediatamente, tirandomi indietro.
«Katherine, andiamocene.» ordinò Joe, attirandomi verso la strada per tornare in auto. Ma non avrei mollato, non così. Non avrebbe vinto ancora.
«Meglio di te che fai la bambola gonfiabile ogni sera in una casa diversa, di sicuro.» ribattei infatti, fulminandola con lo sguardo. Lei aprì leggermente la bocca, sorpresa.
«E chiudi la bocca, perché il pene di Harry non arriva fino a lì.» cantilenai ancora, alzando le sopracciglia. Questa volta, tutti e tre strabuzzarono gli occhi, intimoriti da quel mio repentino cambiamento di umore.
«Perché, hai avuto modo di constatarlo, Price?» urlò con voce stridula lei, trattenuta da Harry per non lanciarsi su di me. Lasciala andare Harry, lascia che le strappi quei capelli pieni di doppie punte che si ritrova.
«Ovviamente Monique. Che c’è, sei gelosa perché a me l’ ha dato e a te no?» feci il labbruccio, fingendomi dispiaciuta per lei.
«Oppure, guardando la tua vagina sfondata, gli si è afflosciato?» trillai poi, colta da un lampo di genio. Lei ringhiò come se fosse posseduta dal diavolo, e tentò nuovamente di lanciarsi contro di me. Quella stronzaggine non mi apparteneva, era di Chris. E mi piaceva renderla mia, usarla contro quella sgualdrina.
«Hey, io sono qui!» fece notare Harry con un’ espressione sconvolta. Joe tratteneva le risate, potevo sentire il modo in cui si mordeva il labbro inferiore per non scoppiare a riderle in faccia.
«Ma forse te l’ ha dato già, perché no. Ti avviso Monique, Harry ha la mano lunga, tende a palpare un po’ troppo.» poi poggiai una mano davanti alla bocca, come se quello che avevo detto non dovesse uscire dalla mia bocca. Harry strabuzzò gli occhi, interdetto.
«Ma che cazz?»
«Beh, a te non c’è niente da palpare, visto che non hai le tette.» mi fece notare con disprezzo Monique, squadrando la mia seconda. Un altro lampo di genio, un altro po’ di reputazione rovinata per lei.
«Ma almeno le mie tette non sono state palpate dal professore di matematica per avere un aumento del voto.» le ricordai con ovvietà. Si morse violentemente il labbro inferiore, senza avere il coraggio di contraddirmi. Non avrei avuto pietà per lei, mi aveva rubato la cosa più importante della mia vita, e perciò doveva pagare.
«Che c’è Monique, il gatto ti ha mangiato la lingua? Oppure sei così abituata a gemere come una cagna in calore, e hai scordato come si parla?» chiesi con tono falsamente dispiaciuto.
Lei si districò dalla presa di Harry e si avventò contro di me. Con un balzo riuscii ad evitare di finire fra le sue grinfie, e scoppiai a ridere di fronte a tanta goffaggine. Harry colto dal panico, la prese per le spalle per poi costringerla a stare ferma.
«Andiamo via, adesso.» le disse con tono freddo, guardandomi con indifferenza. Avevo perso tutto, non mi rimaneva più nulla se non la vendetta.
«Kath è stato divertente, ma adesso basta.» sussurrò Joe al mio orecchio, accarezzandomi una spalla. Oh, era stato divertente, ma non abbastanza.
«Vai a fanculo e schiatta assieme al tuo amico drogato!» continuò la sgualdrina, imperterrita. Non aveva capito che quella guerra l’ avrei vinta io. Sorrisi, pensando alla risposta adatta.
«Almeno lui non ha perso la verginità a dodici anni.» puntualizzai squadrandola dall’ alto verso il basso. Lei corrugò la fronte, confusa.
«Cosa c’entra questo con la droga?» chiese infatti, sghignazzando. Mi morsi il labbro inferiore, pronta a sganciare la bomba.
«Sai, mi chiedevo se in quella caverna che hai al posto della vagina riuscissi a nascondere dell’ hashish. Scommetto che ce ne va un bel po’.» osservai con finto stupore, mentre la rabbia le pulsava fino alla punta del capelli.
«Katherine, smettila.»
Fu poco più di un sussurro, e mi chiesi se fosse diretto davvero a me. Gli occhi smeraldini di Harry mi osservavano supplichevoli, pregandomi di lasciarli in pace, una volta per tutte.
Immediatamente, quasi tutte le cattiverie che avevo pensato di rifilare alla sgualdrina, svanirono. Me ne rimase solo una, che non esitai a sbraitarle contro, nonostante i miei occhi fossero incollati a quelli di Harry, che da troppo tempo non mi guardavano con amore.
«Com’è che si dice, Monique? Il cuore batte forte, ma tu non scherzi.»
Poi mi voltai con Joe accanto, scomparendo nel primo pub che vendesse alcolici.
 


Scossi piano la testa, contrariata da ciò che i miei occhi stavano osservando. C’erano Chris e Lika, così si faceva chiamare lei. Aveva capelli rossi e lunghi, mentre gli occhi erano di un color miele intenso. Quando Chris mi aveva parlato di lei, l’ aveva descritta come una cocainomane che aveva sfiorato il collasso un paio di volte, ma se l’ era sempre cavata.
Ero contraria al fatto che stesse in nostra compagnia, ma non potevo obbligarla ad andare via. Era così giovane, non sfiorava nemmeno i vent’ anni.
«Vuoi provare?» chiese maliziosa, mostrandomi la siringa e il laccio emostatico. Scossi la testa, senza proferire parola. La cocaina nel suo corpo stava già facendo effetto, ma notavo che c’era qualcosa di anormale in lei. Chiudeva spesso le palpebre, come se fosse sul punto di addormentarsi. Respirava a fatica e molte volte tremava incontrollata.
Finché la situazione precipitò, gelandomi sul posto.
Chris le tenne la testa mentre vomitava sangue, e nel frattempo continuava a tremare senza alcun controllo. Aveva il respiro affannoso.
Lui mi guardò con sguardo spaventato, e rabbrividii. Mi alzai da terra e raccolsi le chiavi dell’ auto. Poi chiamai immediatamente Joe, spiegandogli la situazione mentre le parole di Chris arrivavano ovattate.
«È andata in overdose.»
 
 



-HARRY.
Quella situazione era diventata insostenibile. Quegli occhi blu, dio quanto mi erano mancati. Erano i suoi, eppure lo sguardo, la scintilla che possedevano non erano più gli stessi.
Non era più la mia Katherine, e io la rivolevo indietro. Volevo che tornasse ad essere mia, volevo rimediare al mio madornale errore.
La –quasi- rissa con Monique del giorno prima mi aveva fatto capire che ero ancora perdutamente innamorato di lei, ed ero disposto a perdonarle qualsiasi cosa.
L’ importante era che tornasse con me e non mi lasciasse mai più. Perché senza lei io non ero nulla, se non un corpo che camminava.
«Dove vai?» chiese Grace mentre io caricavo in macchina quel regalo, e mi apprestavo ad accendere il motore. Doveva averlo, volevo che sapesse che per me lei non è mai stata uno sbaglio.
«A riprendermi la mia ragazza.» scandii bene ogni lettera perché potesse capire. Prima di mettere la retromarcia e dirigermi verso casa di Katherine, notai Grace sorridere raggiante.
Sarebbe andato tutto bene. Doveva.
 


Parcheggiai frettolosamente nel vialetto dei Price e mi precipitai a bussare alla porta. Nel frattempo, torturavo le mani e sbuffavo ogni due secondi, nervoso. Quando ad aprirmi invece di Katherine, fu Joe, capii che qualcosa non andava.
«Joe, dov’è lei?» chiesi freddamente, mentre escludevo ogni pensiero negativo sui due che avevano una storia. No, lei mi aveva sempre detto che Joe era un amico.
Solo un amico.
«Non ti ha cornificato con Will, sappilo.» disse freddamente, guardandomi negli occhi. A quel punto, capii che diceva la verità, e che io ero stato un emerito idiota per essermi lasciato avvolgere dall’ orgoglio e dalla gelosia. Gli sorrisi riconoscente, cercando la sua chioma rossa e inconfondibile oltre le sue spalle.
«Non è qui, è in ospedale.» confessò poco dopo, lasciandomi di stucco. Sentii le parole morirmi in gola e le lacrime salire velocemente agli occhi.
Era in ospedale.
Ospedale.
Un brutto presentimento si impossessò del mio stomaco e il cuore accelerò i battiti, straziato.
Corsi verso l’ auto e misi in moto, sfrecciando via verso l’ ospedale.
Joe disse qualcos altro, ma non lo ascoltai.





SCIAO BELEEE.
Allora, parto con lo scusarmi, ci ho messo molto ad aggiornare DD:
Spero vi piaccia. in caso contrario siete libere di insultarmi.
Poi, ho amato la parte del litigio hahaha alcune frasi me le ha suggerite sun c:
Grazie Sun, sei sempre stupenda blblblblbl
A proposito, questa fregna sta scrivendo delle storie che sono the end of the world.
Ma siccome non vuole che le faccio pubbly, non la faccio... ehm ehm..
leo rugens su efp, cercatela.) *fischietta*
boh, un altro capitolo, l' epilogo e questa storia è finita.
Contenteeeee? SI CHE LO SIETE, AMMETTETELO PUERCO BUE.
Boh, perché vi rompo? HAHAHA 
alla prossima c:

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Capitolo 30
*** 29. You are all I need. ***




Vi consiglio come sottofondo la canzone
Everything - Lifehouse






-HARRY.
Ingranai la terza con rabbia, accelerando subito dopo. L’ ospedale. Dovevo arrivare in ospedale perché Katherine era lì.
Avevo un terribile presentimento, un macigno sul petto che non si decideva a svanire, come se qualcosa stesse tentando di avvisarmi che ciò che avrei trovato fra quelle pareti bianche, non mi sarebbe affatto piaciuto. Forse era dovuto al fatto che non aveva una bella cera in quel periodo, o forse perché frequentava quel tipo del tutto inaffidabile.
L’ aveva trascinata nel suo circolo vizioso, e la cosa più terribile era che io non sapevo cosa ci fosse per davvero.
Potevano limitarsi alle canne, all’ alcol. Oppure potevano osare di più; cocaina, eroina, hashish. Solo nominare quelle droghe pesanti, capaci di procurare la morte, mi faceva venire brividi di terrore e le lacrime agli occhi.
Ripensai a quegli occhi blu che mi avevano rapito da molto tempo, alle sue lentiggini. Come in un film, passarono velocemente tutte le scene, i momenti vissuti con lei. E mi sentii tremendamente male ricordando l’ ultima sera.
Lei che mi implorava di ascoltarla e io, orgoglioso e stupido com’ ero, me ne andavo via.
I disegni strappati, che però avevo provato a ridisegnare senza successo. Katherine aveva portato con sé tutta la mia voglia di vivere.
Forse qualcuno avrebbe detto che ero esagerato, o addirittura stupido. Eppure era così, era quello in modo in cui mi sentivo.
Io non ero perfetto, affatto. E quella sera avevo solo un pensiero fisso in testa: “Se io non sono perfetto, perché lei non potrebbe desiderare lui?”
Diedi un’ occhiata alla strada, stranamente libera a quell’ ora e agguantai il cellulare. Due chiamate di Monique, che ignorai.
Composi frettolosamente il numero, attento a non sbagliare destinatario.
«Harry?» la sua voce era preoccupata, o forse esaltata. Ero troppo nervoso per accorgermene.
«Grace, sto andando in ospedale, Katherine è lì. Non so cosa le è successo, ti farò sapere dopo.»
Non le diedi il tempo di rispondere che le chiusi bellamente il telefono in faccia. Non dovevo parlare, non doveva uscire alcun suono dalla mia bocca o avrei perso il controllo e mi sarei trovato a maledirmi al centro della strada.
Volevo che mi perdonasse, mi sarei inginocchiato, amputato un braccio, una gamba. Le avrei permesso di prendermi a calci nelle palle, di insultarmi in tutti i modi possibili. Sarei andato in giro vestito da donna, da infermiera sexy, pur di sapere che lei a me ci teneva ancora. Almeno un po’.
Vidi a qualche centinaio di metri di distanza il grande edificio bianco che urlava ‘morte’ da tutte le parti e respirai profondamente quando entrai nel grande parcheggio. Poi presi la busta con il peluche e scesi dall’ auto dopo aver parcheggiato alla bell’ e meglio.
 
 

Feci vagare lo sguardo in ogni direzione, cercando qualche infermiere che avrebbe potuto aiutarmi. E la vidi, una signora sui cinquant’ anni dal viso dolce e con il camice azzurro, mentre leggeva delle cartelle mediche con la fronte corrugata. Mi avvicinai titubante, stringendo la presa sui manici della busta che conteneva il regalo.
Tossii per attirare la sua attenzione, e quando si voltò verso di me con un sorriso cordiale, per poi togliere gli occhiali e focalizzare l’ attenzione su di me, non seppi cosa dirle.
«Ehm… Stavo cercando una ragazza che credo sia ricoverata qui… Ha i capelli rossi, e ricci.» mi morsi il labbro inferiore, aspettando che mi mandasse a quel paese, ritornando poi ai propri affari.
«Come si chiama la paziente, signor…?»
«Styles. Mi chiamo Harry Styles, signora.» borbottai abbassando lo sguardo. «Comunque lei si chiama Katherine Price.» le dissi poi, mentre attendevo che guardasse la sua cartella clinica.
«Poche ore fa è stata ricoverata una ragazza qui, ma non hanno detto il suo nome. Non la conoscevano e l’ hanno trovata sul ciglio della strada mentre era scossa da tremori. È andata in overdose.» disse con tono professionale, osservando una cartella in particolare.
Rabbrividii alla parola ‘overdose’ e attesi che la donna finisse di raccontare. Sapevo che non era tutto.
«Dalla descrizione che mi ha fornito, direi che è proprio lei. Aveva dei bei capelli rossi.» sorrise tristemente, e il mondo mi cadde addosso come una valanga di neve.
Non poteva essere vero. Non doveva.
Immaginare Katherine stesa in un lettino d’ ospedale priva di coscienza, la cocaina in eccesso che le aveva causato tutto ciò.
Come aveva potuto Kath, la mia Kath arrivare al punto di assumere quel tipo di droga?
Mi sentii tremendamente in colpa, perché sapevo che era stata tutta colpa mia e della mia stupidaggine. Era colpa mia perché, se quella sera avessi cercato di perdonarla adesso sarebbe ancora con me, magari eravamo spaparanzati sul mio divano a guardare qualche film stupido dove ci perdevamo metà della trama, troppo impegnati a baciarci.
La donna mi poggiò una mano sulla spalla, poi svanì in un lungo corridoio, cercando probabilmente la stanza di Katherine o un dottore.
Ero indeciso se avvisare Grace, ma ciò che desideravo in quel momento era stare solo con lei, accarezzarle il viso pallido e offendermi in tutti i modi, chiedendole di perdonarmi. L’ avrei aiutata in tutti i modi, le avrei ridato l’ affetto e l’ amore che le avevo negato in quel mese. Le avrei parlato dei miei progetti futuri, dove speravo ci fosse lei. Vidi l’ infermiera dirigersi nuovamente verso di me, con una cartellina in mano e lo sguardo basso. Quando si avvicinò, aveva gli occhi leggermente lucidi.
«Io non so come dirglierlo, signor Styles.» balbettò a bassa voce, mordendosi il labbro inferiore. Puntò il suo sguardo nel mio e prese un profondo respiro. Io sentivo il macigno nello stomaco aumentare di dimensioni, come ad uccidermi.
«Purtroppo la ragazza ha avuto un arresto cardiaco, circa un’ ora fa. Non ce l’ ha fatta, mi dispiace.»  disse soltanto, sospirando. Poi si scusò nuovamente e ritornò alla sua postazione di lavoro, dove l’ attendeva un medico. 
E le parole infine, mi colpirono come una fucilata.
Non ce l’ ha fatta.
Non ce l’ ha fatta.
Katherine non ce l’ha fatta.
E iniziai a piangere accasciandomi contro il muro, per poi finire a terra.
 



 
-KATHERINE.
«Voglio solo che tu te ne vada, adesso.» scandii bene quelle parole, sperando che il ragazzo mi sentisse. Boccheggiò incredulo e con gli occhi gonfi di lacrime, abbassando poi lo sguardo colpevole.
«Ther, non è stata colpa nostra.» cercò di giustificarsi, provando ad accarezzarmi un braccio. Lo evitai senza pentimento, guardandolo con sguardo rabbioso.
«Vattene. Adesso. Trova un passaggio, vai a piedi, ruba un’ auto. Non mi importa come te ne vai, ma devi andartene.» sibilai a denti stretti, bloccando sul nascere ogni suo tentativo di persuasione.
«Non è colpa nostra.» ripeté nuovamente, e sentii la rabbia salire.
«Non… Non è colpa nostra, Chris?» sussurrai a bassa voce, incredula. «Sei tu che l’ hai invitata, tu che te la ridevi mentre lei si sparava in vena della cocaina. Se ti fossi fatto i cazzi tuoi, a quest ora Lika non sarebbe morta!» gli diedi un pugno sul petto, facendolo gemere di dolore.
Quella ragazza era morta e a lui non sembrava interessare minimamente. Arrivati in ospedale avevamo detto che era stata trovata sul ciglio della strada in preda alle convulsioni. Se avessero capito che la conoscevamo, avremmo passato guai grossi.
«Cosa ne sapevo io Ther, non pensavo che schiattasse proprio oggi, porca puttana.» ringhiò passandosi una mano fra i capelli, nervoso.
«Vattene a fanculo, non voglio rivederti mai più.» sussurrai, pronta ad eliminarlo dalla mia vita, per sempre.
«Rimarrai sola. Sono tutto ciò che ti rimane.» borbottò invece di andarsene, sbattendomi in faccia la cruda realtà. Ma non mi importava più.
Preferivo stare sola, piangere da sola, farmi del male da sola. Non avrei più accettato il fatto che quel dolore me lo provocasse lui.
Voltai lo sguardo dall’ altra parte, evitando il contatto visivo con lui che mi procurava solo ribrezzo. Preferivo suicidarmi, piuttosto che passare un altro minuto in sua compagnia. E poco importava se Harry avrebbe continuato ad odiarmi, se Grace e Louis avessero fatto finta di non conoscermi.
Sentivo la collana, la sua collana, chiamarmi a gran voce, come a volermi consolare. Era tutto ciò che mi bastava, in quel momento. Chris respirò profondamente, poi prese una sigaretta dal suo pacchetto e uscì dalla sala d’ attesa, scomparendo per sempre dalla mia vita.
 


Spostai i capelli da un lato, e non sapevo se tornare a casa o rimanere ancora un po’ lì, anche come gesto di rispetto per Lika. Stavo per entrare nel corridoio numero 32, quando mi giunse alle orecchie un pianto disperato, strozzato.
Come una falena attratta dalla fiamma, mi avvicinai cauta alla fonte di quel suono straziante.
E lì lo vidi, un ragazzo dai capelli ricci, castani. Un ragazzo che piangeva disperato accasciato contro il muro, seduto a terra.
Accanto a lui, una grande busta con probabilmente un regalo dentro. Il ragazzo passò una mano fra i capelli, lasciando scoperto il viso per qualche istante. Occhi verdi come smeraldi. Occhi lucidi e contornati dal pianto.
Chiuse nuovamente gli occhi, e io mi avvicinai con passo silenzioso, incredula da ciò che i miei occhi stavano vedendo. Gli poggiai una mano sulla spalla, chiedendomi perché fosse lì, perché stesse piangendo così disperatamente. Era così distruttivo vederlo in quello stato.
Lui non alzò gli occhi per controllare chi stesse invadendo la sua privacy, come se l’ ultima cosa che gli importasse era sapere chi lo stesse scuotendo con dolcezza quasi disumana. E sussurrai, sussurrai talmente piano che mi stupii quando i suoi occhi incontrarono i miei, allettati da quelle sillabe.
«Harry?»
 



 
-HARRY.
«Harry?»
Fu come se una ventata d’ aria gelida mi invadesse nel pieno dell’ estate. Strano, impagabile, impossibile.
Eppure la voce, quella voce, era indubbiamente la sua. E se fosse stata un’ allucinazione, se quel sussurro non l’ avessi realmente sentito? Trattenni il respiro, indeciso se alzare o no lo sguardo e incontrare il nulla.
Chiusi per un attimo gli occhi, poi tolsi le mani dal viso, cercando qualcosa, qualunque cosa avesse detto il mio nome.
Ed eccoli lì, capelli rosso fragola impressionantemente ricci. Le lentiggini sul naso e sulle guance, le labbra sottili appena socchiuse, come distratte e sconvolte da ciò che vedevano. E infine occhi, occhi blu come il mare del Polo Nord, freddi da impazzire e belli da togliere il fiato.
Quegli occhi, i suoi occhi.
Sbattei più volte le palpebre, indeciso se urlare dallo spavento o piangere ancora di più.
«Hey, cosa è successo?»  sussurrò tristemente, sedendosi subito dopo accanto a me.
Forse sembrai uno stupido, o probabilmente lo ero davvero, ma non riuscii ad evitare quel gesto quasi infantile.
Le toccai le guance con l’ indice, quasi come se mi aspettassi che passasse oltre, come se lei fosse davvero un fantasma.
Quella donna ha detto che è morta.
«Tu… Tu sei qui.» balbettai, sentendo altre lacrime che salivano su, prepotenti. Lei sorrise appena, arrossendo a quel contatto che le mancava.
Dio, era mancato tantissimo anche a me.
«Una ragazza è andata in overdose e l’ abbiamo portata qui. Non ce l’ ha fatta.» continuò poi, mordendosi ferocemente il labbro inferiore.
Ora i conti tornavano, più o meno.
Quindi lei non era morta, era ancora con me, viva più che mai.
«Perché piangi?» domandò cautamente lei inclinando la testa da un lato, curiosa. Invece di risponderle, l’ attirai verso me, abbracciandola forte come se quella fosse l’ ultima occasione per farlo. L’ abbracciai e piansi silenziosamente fra le sue braccia, aspirando quel profumo che faceva parte della mia essenza e che avevo perso da un po’.
Ogni tanto il mio corpo veniva scosso dai singhiozzi, e lei si limitava a stringermi ancora più forte, accarezzandomi dolcemente la schiena.
Ma c’erano cose che dovevo dirle, cose che doveva sapere. Non avrei più aspettato, mai più. Sciolsi piano l’ abbraccio, affogando nel blu dei suoi occhi che sembravano aver ripreso la loro scintilla.
« Tutto ciò che ti ho detto quella sera dimenticalo, ti prego. Sono un idiota, ero un idiota e probabilmente lo sarò sempre. I nostri tre mesi non erano una stronzata, perché io ti amavo davvero Katherine, e lo faccio tutt’ora. Non ho mai smesso di farlo e anche se probabilmente mi manderai al diavolo perché sono un cazzone, e me lo merito, voglio che tu sappia che con quella sgualdrina di Monique non è successo nulla, perché io amavo te.» dissi frettolosamente, asciugando una lacrima con la manica della giacca.
«Guardavo te, guardavo Will e mi chiedevo ‘cosa ho io che lui non potrebbe darle?’. Lui potrà renderla felice, lui è capace di portarmela via con un solo sguardo, con un solo sorriso. Perché diciamocelo Katherine, cosa ho io che lui non potrebbe darti? Nulla, ecco cosa. Lui se vuole può darti molto di più, e io pensavo che tu volessi andare a New York con lui e ti ho facilitato il compito. Ma sono un coglione perché non ho pensato al fatto che poi io sarei rimasto solo, anche se saperti felice mi sarebbe bastato, per un po’. » la vidi scuotere leggermente la testa, mentre sorrideva imbarazzata.
Il cuore mi scoppiò di gioia.
«E quella sera ero andato a comprare il regalo per i nostri tre mesi, e anche se poi ho distrutto tutti i disegni, il regalo l’ ho tenuto. E quando stasera Joe mi ha detto che eri in ospedale io temevo il peggio. Poi l’ infermiera mi ha detto che una ragazza dai capelli rossi è morta di overdose e ho fatto due più due. Cristo, pensavo fossi morta e se fosse stato vero, io… io…» il mio respiro era irregolare, avevo troppe cose da dire e le stavo dicendo tutte insieme, come se ci fosse un timer che una volta arrivato a zero, mi avrebbe portato via la mia unica ragione di esistere.
«E io ti amo e non voglio lasciarti mai più.» aggiunsi poi, scrutando con attenzioni le reazioni sul suo volto. Lei alzò il braccio sinistro, mostrandomi un bracciale (che probabilmente era una collana attorcigliata al polso) e un ciondolo. Un ciondolo rotondo con un’ incisione sopra. ‘Io ci sarò.’
«Quel pomeriggio, quando ti ho detto di essere malata, l’ avevo fatto perché dovevo comprarti questo. Per poi aiutare Will con il suo strambo piano che ti racconterò un’ altra volta. Avevi promesso che ci saresti stato, e invece tu non c’eri più.» abbassò il braccio sconfitta, e osservò la punta delle sue scarpe.
«Pensavo di… non essere abbastanza per te. Abbastanza bravo a ballare, abbastanza carino, abbastanza coccoloso.»
«Smettila idiota.» mi ammonì lei, incrociando le gambe come un indiano, senza però staccare lo sguardo dal pavimento.
«Ti amo.»
«Lo so.»
«E sono un idiota. Sai anche questo?»
«So anche questo.»
«E tu non mi ami più?»
Alzò piano lo sguardo, incollandomi nuovamente con i suoi occhi gelidi, che brillavano di luce propria. Temevo una sua risposta, un suo rifiuto.
Cosa avrei fatto se lei mi avesse risposto con un ‘no’?
«Io ti amo. Ma se mi lasci di nuovo o fai il coglione, giuro che ti strappo i testicoli.» borbottò seria più che mai.
La vidi sorridere, ma poi fui troppo occupato a baciarla dolcemente per accorgermi di ciò che stesse accadendo intorno a me.
Poteva finire anche il mondo, ma niente mi avrebbe costretto a lasciarla di nuovo.
Il mio puzzle era completo.





SCIAO BELEEEE (piange disperatamente)
Ed ecco l' ultimo capitolo prima dell' epilogo.
Bho, spero vi sia piaciuto il modo in cui sono andate le cose.
Tutto così happy, poi depry e ora di nuovo happy c:
l' epilogo vi farà pisciare, sappiatelo HAHAHAHAHAHAHAHAHA
Bho, è stato un piacere per me scrivere questa storia, e 
i ringrazio dalla prima all' ultima per aver letto, amato, odiato 
questa sottospecie di storia (la prima che scrivevo :O  )
Ho molte idee ancora da sviluppare, quindi non vi libererete di me.
Ho altre OS, un' altra storia in corso e presto ne inizierò un' altra,
quindi attente ai miei avvisi, blblblblblblbl.
Passiamo alla pubblicità HAHAHAHA Vi consiglio di leggere queste storie, le amo.
E FATELO, DANNAZIONEEEEE ♥

Skyscraper (harry è un fantasma)
Stop for a minute and smile (molto commovente blbl)
Never try to out stubborn with a cat (la mia suuuuun c':)
Shoes laces (su Ed c:)
Secrets (questa è fdrgfthgynbf, quindi leggetela bitches.)

Ma siccome non sono un fottuto cartellone pubblicitario, allora vi consiglio di spiare fra le mie storie seguite.
E boh, ci vediamo all' epilogo con tutti i piagnistei HAHAHAHAHAHA
Ciao.


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Capitolo 31
*** Epilogo. ***







 

Otto anni dopo…
 


-KATHERINE.
Sistemai una ciocca di capelli sfuggita al controllo della pettinatura e l’ adagiai dietro l’ orecchio. Osservai il mio riflesso allo specchio, cercando qualche imperfezione nel mio abbigliamento. Indossavo un vestito lungo con l’ orlo che arrivava poco sopra in ginocchio. Le spalline si poggiavano dolcemente sulle mie spalle e i tacchi bianchi si abbinavano perfettamente alla pochette dello stesso colore. I capelli erano raccolti in una coda alta, mentre due ciocche di capelli –che dovevano essere lisce, ma già stavano riprendendo la loro abituale forma- accarezzavano dolcemente il viso. Il trucco era qualcosa di leggero, della cipria per coprire le lentiggini, ombretto per mettere in risalto il colore dei miei occhi e una matita nera che li contornava, rendendoli più grandi.
Sentii un rumore secco proveniente dal piano inferiore mentre infilavo gli orecchini ai lobi.
«Harry?» chiamai, vedendolo arrivare pochi istanti dopo con il sorriso stampato sulle labbra mentre abbottonava la camicia bianca.
«Sei pronta?» chiese lasciandomi un bacio dolce e delicato sulla guancia, per poi soffermarsi ad osservare il mio ventre.
«Smettila, mi fai sentire grassa.» lo ripresi senza però nascondere un sorriso imbarazzato e allo stesso tempo soddisfatto. Lui mi diede un altro bacio.
«Non sei grassa. Sei solo incinta.» mi ricordò con un ghigno beffardo, come a vantarsi del fatto che a quella situazione avesse contribuito anche lui.
Spruzzai il profumo sui polsi e sul vestito, per poi incamminarmi al piano inferiore, assomigliando a qualche animale esotico e stupido.
«Hey, se non te la senti possiamo anche rimanere a casa, lo sai.»
«Siamo i testimoni. Dobbiamo andare.» specificai appoggiandomi per un breve momento a lui. Sembravo una vecchietta.
«Lo prendi tu Nate?» domandai al riccio, mentre il bambino di un anno e mezzo correva attorno al divano come se qualche strano mostro lo stesse rincorrendo.
Nate Styles, capelli ricci e castani, occhi blu come il mare. Non male come combinazione genetica, tenendo conto dei genitori che ha.
Harry prese in braccio il bambino per poi chiudersi la porta dietro le spalle. Entrammo in macchina –io assomigliando sempre a qualche strano animale esotico e nettamente stupido-.
Ero incinta di otto mesi e tre settimane circa, e anche se avrei potuto evitare di uscire di casa quel giorno, sapevo bene che non potevo evitarlo data la situazione. Nate insisté per sedersi in braccio a me, perciò lo accolsi fra le mie braccia senza protestare. Cominciavo ad agitarmi per l’ evento che mi aveva portata ad indossare dei tacchi, e sapevo che lo era anche Harry, nonostante non lo desse a vedere.
A volte mi capitava di guardare Harry, il suo cambiamento fisico in quei otto anni, i traguardi raggiunti. La barba che spuntava due giorni sì e uno no, le fossette che però non si azzardavano a sparire, comparendo ogni qualvolta lui sorridesse. Mi capitava di ricordare quella sera in ospedale, quando lo trovai in lacrime e lo perdonai.
Non ci eravamo più lasciati da quel giorno, nonostante ci fosse chi dubitasse della nostra relazione.
Non dimenticherò mai quando, compiuti i ventitré anni, mi aveva chiesto di sposarlo. Il matrimonio perfetto, la casa, la vita insieme a lui.
Non mi pentivo di nulla.
Non avevo abbandonato la danza, tranne quando ero in dolce attesa. Insegnavo hip hop sempre lì, nella vecchia palestra che frequentavo con Will, solo che questa volta ero io l’ insegnante e amavo il mio lavoro. Will invece aveva una bambina di cinque anni che aveva chiamato Katherine perché aveva i capelli rossi, simili ai miei. Alla fine anche lui aveva trovato l' amore. Harry invece si era laureato e insegnava arte nella sua vecchia scuola.
Era un continuo annegare nei ricordi, eppure era una sensazione piacevole.
«Non sei emozionato per oggi?» domandai con un sorrisetto beffardo, sapendo bene che la sua emozione era alle stelle. Lui scosse il capo ma tentò inutilmente di nascondere un sorrisetto timido e dolce. Poi si voltò verso me e Nate approfittando del semaforo rosso. Gli scompigliò i capelli, mentre il bambino rideva felice.
«Mio figlio è fighissimo.» esclamò per poi ripartire verso la nostra meta: la chiesa.
 
 
Quando arrivammo, gli invitati erano ancora fuori dall’ imponente edificio parlottando fra loro, tutti nei loro vestiti eleganti.
Intravvedemmo una figura che si agitava, guardando l’ orologio ogni cinque secondi e scrutando i volti fra la folla. Quando ci individuò, si trattenne dal correre verso di noi.
«Harry, tua sorella non mi risponde al cellulare. Capisco che alla sposa piace far aspettare, ma io credo che sia fuggita con il postino…» cominciò a blaterare Louis, in preda ad una crisi isterica. Harry lo guardò con la fronte corrugata, quasi impaurito dalla reazione dell’ amico.
«O forse con l’ idraulico. O con il vicino di casa. Lo sapevo io che quel…»
«Louis, stai zitto.» lo riprese Harry sorridendo divertito. Già, Louis e Grace convivevano da due anni e avevano deciso di sposarsi.
Non dimenticherò mai la reazione di Grace quando Louis le chiese di sposarlo. Corse a casa nostra rischiando di tamponare un’ auto, pur di arrivare il prima possibile.
Si precipitò a casa nostra urlando felice che si sarebbe sposata. L’ abbracciai, così come fece Harry.
Mezz’ora dopo, mentre stavamo ancora parlando Louis ci chiamò terrorizzato, affermando che la fidanzata era uscita di casa senza neanche dargli una risposta. Il ragazzo aveva creduto che lei non volesse sposarlo e se ne fosse andata.
“Ops, ho dimenticato di digli che lo sposavo…” si difese allora Grace, scoppiando a ridere.
Una situazione diversa dalle altre, insomma.
«Sta arrivando, sta arrivando!» strillò Louis scorgendo l’ orlo del vestito bianco di Grace, che si sentiva intrappolata in quel grande indumento principesco.
 
 
La cerimonia fu stupenda, con tanto di lacrimuccia da parte degli invitati.
Ok, piansi anche io come una bambina, ma era dovuto al fatto che ero incinta.
In quel momento Harry stava seduto accanto al me al sontuoso tavolo del ristorante all’ aperto. La giornata era perfetta, il cielo privo di nuvole e
un’ atmosfera perfetta che niente sarebbe riuscito a spezzare. Osservai in lontananza la mia famiglia: Zayn, Sasha. I giovani Niall e Liam e Caroline che diventava sempre più bella.
Arrossiva spesso guardando uno dei camerieri, notai con divertimento. Grace e Louis erano su di giri, trillando ringraziamenti da tutte le parti. Era impressionante come la ragazza si muovesse all’ interno di quella campana fatta di stoffa. Era più agile di una scimmietta.
«Dov’è il mio nipotino? Dov’è il mio Nate?» trillò nella nostra direzione per poi prendere in braccio il bambino e portarlo in giro come se fosse un trofeo. Sentii un dolore familiare alla pancia; Lucinda mi aveva dato un calcio senza troppe cerimonie. Mi accarezzai il punto colpito con la massima dolcezza e Harry lo notò, ponendo tutta la sua attenzione su di me.
«Come va? Sei stanca?» chiese lasciandomi un bacio dolce sulle labbra mentre poggiava la sua mano sulla mia.
Per Harry, Katherine-incinta significava un’ invalida, credo. Era sempre così premuroso durante quel periodo.
In realtà lo era sempre, ma questi erano dettagli.
«Sto benissimo. Mai stata meglio.» mentii un po’, in quanto avvertivo un dolore strano alla pancia. Forse la bambina stava ancora calciando.
 
 
Mezz’ora dopo, la situazione precipitò. I dolori aumentarono a dismisura e avvertii qualcosa di bagnato fra le mie gambe.
Guardai terrorizzata il mio vestito impregnato di qualcosa, e con sguardo vitreo chiamai lentamente Harry che non si era accorto di nulla.
Anche Louis e Grace impegnati a parlare con degli amici avevano notato uno strano silenzio. Si avvicinarono piano, chiedendomi cosa fosse successo.
«Mi.. Mi… Mi si sono rotte le acque.» sussurrai nel panico, mentre nella sala calava il silenzio.
La prima contrazione. Urlai di dolore.
«Oh mio Dio, la mia nipotina nascerà oggi! Festeggeremo insieme questo giorno!» strillò Grace saltando come una bambina in preda agli spasmi, mentre Louis chiamava di corsa un’ autombulanza. E Harry?
Harry era diventato stranamente pallido, e sapevo già cosa stesse per accadere.
Andai nuovamente nel panico, mentre una seconda contrazione mi colpiva.
«No, ti prego Harry. Harry? NO. No, per favore…»
Troppo tardi.
Harry svenne, come quando partorii Nate.
Era stranamente sensibile in quel campo.
 
 
Alla fine mia sorella aveva ragione. Il vero amore è nel sangue dei Price. Io avevo trovato Harry, avevo capito che lui era speciale dal primo momento in cui i suoi occhi incontrarono i miei. Lo avevo capito persino mentre litigavo con Monique, mentre ero in compagnia di Chris.
Lui c’era comunque e ci sarebbe stato, sempre.
O quasi.
Quando dovevo partorire sveniva e perciò non c’era.








SCIAO BELEEEEEE
*piange disperata*
il pc mi si è rotto, perciò scusate per questo epilogo di medda.
Del resto, spero di avervi fatte divertire almeno un po', dai.
Si ride, si piange, si ama, si mangia, si dorme, si bestemmia.
Si fanno tante cose.
Boh, questa è stata la mia prima storia, quindi non nego che ci sono un po' affezionata.
Se volete continuare a seguirmi, sappiate che c'è un' altra storia in corso,
più le tante oneshot #lollino.
E boh, non so davvero cosa dire.
Grazie a tutte voi per aver seguito questa storia, per averla recensita,
per aver sopportato i miei scleri, le cretinate che facevo accadere a sti due poveri cristi.
Grazie a Sun, che mi sopporta tutti i giorni e non mi ha ancora mandata a quel paese.
So che lo farai, ma ti amerò lo stesso esfdrgthyj
A Harry Styles, che domani compie 19 anni mentre io devo aspettare Settembre per i 18 èwé
BASTADDDO.
Boh, vi amo tutte. ♥


With love,
@harryspatronus.

 


 



p.s. defrgthy ho chiamato la figlia che sta per arrivare Lucinda, come la protagonista di Fallen, che si chiama appunto Lucinda Price mlmlmlml
tenerello harry che sviene. HAHAHAHAHAHAHAHAHA

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