Noli me tangere - For Alice's I am

di Memento_B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I'm addicted to you ***
Capitolo 3: *** Don't you know that you are toxic? ***
Capitolo 4: *** There's no escape ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Noli me tangere

For Alice’s I am

 

Prologo

Continuerò io a vivere in questo tristo mondo,

che di te privato non è meglio di una stalla?

(Antonio e Cleopatra, atto IV , scena XV – Shakespeare)

 

Quando una persona che ami ti abbandona per far posto nel suo cuore a qualcun altro credi di morire. Ti viene strappata l’anima, i respiri si strozzano in gola mentre affoghi in un mare di lacrime e dolore che straccia, fa a pezzi, dilania il tuo cuore.  Il tuo amore, ogni sentimento, ogni istante della tua vita ti viene derubato brutalmente, ti viene portato via e tu non sei altro che un vuoto involucro di carne, diventi una mera larva che nulla può contro il mondo, se non sottostare alle sue leggi, vessata da un’irrazionale angoscia generata da un ancor più irrazionale egoismo.

Se ami davvero quella persona, non dimenticherai mai più queste sensazione; sussulterai ogni volta che verrà pronunciato il suo nome, smetterai di respirare quando la incontrerai per caso, ti sentirai lacerato se ti guarderà o sarai sul punto di morire se addirittura ti rivolgerà la parola.

Il momento peggiore è quando ti rendi conto che la vita va avanti anche senza quella persona, ma sai che questo non rientra nelle tue capacità. Ogni giornata non ti sembrerà degna di essere vissuta senza il suo sorriso, riterrai di non avere più nessun motivo per alzarti al motivo, tutto perderà senso e cercherai di lasciarti andare. Proprio allora ti accorgerai che non potrai farlo, che nonostante tutto devi andare avanti per quanto possa far male, e allora diventi preda di un’agonia senza fine.

Allora, non ti resta altro che raccogliere i cocci di quel che eri e allontanarti da tutto e da tutti. Non ti resta che creare uno scudo in grado di respingere il dolore. Noli me tangere, ripeterai ogni volta che sentirai quella sensazione mista di malinconia e pura sofferenza avvicinarsi. Non mi toccare, non permetterai che quell’onda di sensazioni ti assalga di nuovo. Noli me tangere, for Alice’s I am. Cercherai di crearti una sorta di cupola sotto la quale vivere, una cupola fatta d’indifferenza e apatia.

Per quanto tu possa arrivare all’atarassia, non sarai mai immune dal fascino e dal dolore che quella persona porta con sé. Che tu lo voglia o no, sarai sempre pronto ad accogliere un suo ripensamento e spererai in ogni istante di rivederla fra le tue braccia.

 

Questo è quel che provo io, Lily Potter, ogni volta che guardo le foto del mio sesto anno ad Hogwarts. Questo è quel che provo quando i miei occhi si posano sul volto di Alice Paciock, che gentile mi sorride in ogni fotografia.

 

 

 

 

Note dell'Autrice: Il cognome da nubile di Alice, per quanto io abbia cercato in giro, non sono riuscita a trovarlo, così le ho assegnato quello fittizio di Miles. Il titolo è una revisione della celebre citazione “Noli me tangere, for Ceasar’s I am”. I titoli dai capitoli provengono dalla canzone “Toxic” di Yael Naim. E’ una mini-long, composta da tre capitoli più prologo ed epilogo. Verrà aggiornata ogni due giorni circa.

 

La storia è arrivata terza classificata al contest "Un amore dal mancato finale" di .Trick *____*

 

 

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Capitolo 2
*** I'm addicted to you ***


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Capitolo I

I’m addicted to you

 

Un weekend dell’ottobre 1976,

Hogwarts, dormitori femminili Grifondoro

 

Tutta Hogwarts impazziva al passaggio di Lily Evans. Nessun ragazzo poteva rimanere immune alla sua bellezza, nessuna ragazza non poteva ammettere il suo carisma e il suo fascino. Nell’ottobre 1976 aveva ormai sedici anni e frequentava il suo sesto anno ad Hogwarts, dopo aver sostenuto dei G.U.F.O. di tutto rispetto. Era forse la più bella Grifondoro del suo anno; alta e formosa, i suoi fluenti capelli rossi catturavano la luce delle torce e delle candele di Hogwarts, dandole un’aria ancora più affascinante di quel che la natura le aveva donato. Due preziosi occhi verdi erano incastonati sul suo viso e scrutavano vivaci i volti di tutti coloro che incrociava. Spesso le sue labbra erano aperte in un sorrisetto che aveva un qualcosa di orgoglioso e indomito. C’era chi sosteneva chi fosse una veela ma questa tesi faceva acqua da tutte le parti poiché molti sapevano che Lily era una Natababbana e, allo stesso tempo, altri ricordavano che le Veela sono generalmente bionde (o, almeno, così avevano sentito dire).

Era, però, il suo carattere autoritario a conquistare tutti, perfino quel James Potter che veniva continuamente respinto. Lily sapeva sempre qual era la cosa giusta da fare –o almeno così sembrava-, era sempre pronta a impartire ordini e non sopportava quei bulli del suo anno, ossia la combriccola di Potter e Black. Era sempre pronta a contrastarli, cosa che ben pochi a scuola avevano il coraggio di fare. Così come praticamente nessuna ragazza avrebbe mai pensato di rifiutare le avances di James Potter, sebbene lei lo facesse almeno tre volte al giorno. Aveva anche dei buoni voti, era un vero genio a Pozioni e non c’era professore che non fosse entusiasta di lei. Prefetta e famosa in tutta la scuola, sarebbe stata abbastanza perfetta da meritarsi l’odio di tutti; però c’era qualcosa in lei di straordinario: la sua sensibilità la rendeva così terribilmente umana e gentile che era impossibile odiarla. Era sempre pronta a consolare chiunque venisse preso di mira dai Malandrini, era sempre disposta a spendere una buona parola per tutti ed era così dolce che odiarla non sarebbe davvero stato possibile. Si poteva soltanto sottostare al suo carisma; ogni suo sorriso faceva sospirare qualche ragazzo, ogni suo passo, eseguito con quella sua andatura autoritaria, veniva preso a modello dalle più piccole, ogni sua parola suonava così giusta da essere quasi rivoluzionaria, e il fatto che nessuno l’avesse mai baciata aumentava il suo valore.

Diversa da lei in tutto era la sua migliore amica, Alice Miles. Era una ragazzina timida e famosa per la sua goffaggine, certamente diversa da quell’Alice Paciock che non troppi anni dopo sarebbe diventata una degli Auror più rispettati e pericolosi, tanto da diventare vittima della maledizione Cruciatus di Bellatrix Lestrange. Il più delle volte, nessuno faceva caso a lei, che del resto voleva passare inosservata. Bassina e leggermente in carne, non era esattamente bella. Il suo colorito era una via di mezzo fra il bianco e il giallognolo, fino a diventare quasi verdastro quando si ammalava. Gli occhi erano piccoli e neri, perennemente coperti da una massa di ricci indistinti neri, che le arrivavano fino a metà spalla. Ricci che coprivano anche il suo volto, infestato fino al quinto anno da una fiorente acne. Nonostante non avesse più quei problemi, adesso era troppo abituata a nascondere ogni suo pensiero dietro quella matassa di capelli per girare a testa alta. Viveva nell’ombra di Lily, facendo sempre quel che la ragazza desiderava.

Le due ragazze si erano conosciute la loro prima sera ad Hogwarts, subito dopo la cena di benvenuto. Entrambe Grifondoro, condividevano lo stesso dormitorio e, nonostante la diffidenza iniziale di Alice, Lily riuscì in poche settimane ad abbattere quel muro di timidezza, incuriosita dalla ragazza. Da allora diventarono inseparabili, dov’era Lily era anche Alice. Quel rapporto diventò più saldo nel corso del quinto anno, quando Severus Piton chiamò Lily schifosa mezzosangue. Lily non dimenticò mai quelle parole e, allo stesso tempo, cessò ogni contatto con il Serpeverde. Le rimase allora solo Alice, e trovò la sua compagnia ben più piacevole di quanto ricordasse.

Ben presto, i sentimenti di entrambe le ragazze mutarono, e quel cambiamento fu chiaro fin da subito ad entrambe. Ogni volta che i loro occhi s’incrociavano, entrambe trattenevano un respiro o diventavano imbarazzate quando le loro mani si sfioravano per caso. Eppure, nonostante la consapevolezza dell’amore dell’altra, nessuna delle due faceva il primo passo. Se per Lily fu relativamente facile accettare l’idea di essere innamorata di una femmina, se per lei fu una cosa quasi naturale, lo stesso non si poté dire per Alice, cresciuta con la convinzione che questo genere di rapporti fossero malati e da scoraggiare. Fu solo con una bella dose di lacrime e sospiri che accettò la cosa. Del resto, ogni volta che guardava Lily non poteva non cadere vittima della sua bellezza ed un sorriso le affiorava sulle labbra, spesso seguito da un sospiro.

La situazione di stallo, alquanto spiacevole in realtà, che si era venuta a creare fra le due ragazze trovò una svolta proprio un sabato mattina dell’ottobre 1976. Quel giorno, era concessa una visita ad Hogsmeade, la prima dell’anno, e Lily ci sarebbe ovviamente andata con Alice, ma per quel giorno avrebbe voluto fare le cose in grande.

 

<< Lily, sei sicura? Io non… >> tentò di protestare Alice, seppur senza convinzione. Già, la sua amica si era messa in testa che quella volta ad Hogsmeade l’avrebbe portata vestita, truccata e pettinata. Alice non era così convinta, e stringeva fra le braccia i suoi comodi pantaloni neri ed un maglioncino di cotone grigio, che avrebbe voluto indossare. Guardò Lily rovistare nel suo baule, alla ricerca di qualcosa di “decente” –almeno, così diceva- e non poté fare a meno di deglutire quando uscì un vestito rosso troppo corto per i suoi gusti poiché le arrivava appena al ginocchio, regalo di una zia per il suo compleanno passato.

<< E questo? Lo tenevi nascosto per il Principe Azzurro? >> la prese in giro Lily, mentre buttava sul letto di Alice il vestito e si rialzava.

<< Lily, senti io… Io non posso metterlo! >>

<< Perché no? Sono sicura che sarai bellissima. Ma prima ti devo sistemare i capelli >> con un occhiolino Lily invitò Alice a posare i vestiti che stringeva fra le braccia e a sedersi su una sedia che aveva preparato poco prima. Riluttante, la Miles eseguì, e subito Lily iniziò a passare una spazzola fra i ricci asciugati da poco della Grifondoro.

<< Hai dei capelli bellissimi, se solo li curassi un po’… >> sospirò Lily. Ma Alice non l’ascoltava, fissava l’immagine della Evans riflessa nello specchio e sussultava ogni volta che le sue soffici dita le accarezzavano i capelli. Era una delle sensazioni più belle che avesse mai provato e le permise perfino di fissarle le ciocche frontali, le stesse dietro le quali si era nascosta per anni, sul retro del capo con un suo fermaglio, scoprendo il suo viso.

<< Adesso non ci resta che dare un po’ di colore alla faccia >> Lily sembrava così entusiasta dall’idea di truccare Alice che non si rese conto del disagio in cui era la ragazza. L’idea di farsi accarezzare il volto da Lily, seppur tramite un pennellino sporco di polvere colorata, la metteva in imbarazzo. Deglutì quando lei iniziò a stenderle dell’ombretto sulla palpebra sinistra. Ad ogni tocco palpitava, e ora fu impossibile per Lily non accorgersene.

<< Alie, tutto bene? >> le chiese, con un filo di voce, scostando per un attimo il pennellino.

Quella voce così bassa e delicata furono fatali per Alice, che però si costrinse a mantenere un contegno. Annuì, non troppo convinta, e Lily riprese il suo lavoro.

Quando pochi minuti dopo ebbe finito con gli occhi, Lily tornò al suo comodino per riporre l’ombretto, ma subito le fu chiaro che doveva fare qualcosa. L’aria era diventata notevolmente pesante, qualcosa non andava e doveva dire qualsiasi cosa per distrarre l’amica. Ovviamente, scelse l’unico argomento sbagliato.

<< Comunque, quel Potter continua a chiedermi di uscire con lui >> commentò, sprezzante, mentre rapide le dita scavavano nel suo beauty case, alla ricerca di un rossetto adatto all’amica.

Quello fu un colpo quasi mortale per Alice, che non ne poteva più di sentir nominare Potter. Lo odiava, ne era tremendamente gelosa, fosse per lei l’avrebbe fatto espellere da Hogwarts. Era sempre così vicino a Lily, e lei temeva che l’amica un giorno o l’altro avrebbe ceduto. Non rispose, e quello fu sufficiente a Lily per capire che non poteva far più nulla. Tornò al suo lavoro, rossetto in mano.

Ma ora era difficile anche per lei continuare quel lavoro. All’improvviso, quando Alice le tese le labbra per farsi truccare, sentì una strana sensazione di attrazione, più forte che mai, un impulso al quale non si poteva resistere. E lei, ragazza estremamente riflessiva, per una volta seguì il suo impulso e posò le sue labbra su quelle di Alice, sfiorandole appena.

<< Lily… io… >> Alice riaprì immediatamente gli occhi, preoccupata, ma ogni sua protesta venne soffocata.

<< Sssh >> Lily si sedette sulle sue gambe, dimenticandosi all’improvviso di ogni cosa, e la baciò. Questa volta la baciò sul serio, un bacio carico di passione ed amore, che dopo qualche istante di timore trovò una risposta anche da parte dell’altra ragazza.

 

25 dicembre 1976

Casa di Alice, camera da letto

 

Dopo quel primo bacio, le cose fra le due ragazze erano andate decisamente bene. Dopo un primo attimo di imbarazzo erano seguiti infiniti baci e carezze. Tutto questo, però, faceva parte della vita segreta di Alice e Lily. In pubblico erano semplicemente amiche, in privato erano amanti. Mesi di complicità seguirono quel momento, fino a che Alice non invitò Lily a casa sua per le vacanze di Natale, dato che avrebbero avuto casa libera poiché i suoi genitori erano andati a trovare qualche parente in Francia.

Quella notte fra il 24 e il 25 dicembre fu la più bella per entrambe. Fu la prima notte in cui fecero l’amore, dopo una serie di intenzioni mai messe in pratica o di tentativi falliti per colpa della timidezza. Invece, quella sera successe tutto per caso, nessuno poté prevedere che quelle semplici e tenere carezze della buonanotte si sarebbero trasformate in qualcosa di più, che entrambe avrebbero sospirato sotto il tocco dell’altra, che avrebbero assaporato fino in fondo quella notte di Natale, concedendosi infine l’una all’altra.

La prima a svegliarsi fu Lily. Immediatamente cercò con lo sguardo l’altra e sorrise, innamorata, quando la vide. Subito allungò la mano destra per accarezzarle i capelli e le spalle nude, sfiorandola appena per non svegliarla. Nei suoi occhi, però, c’era dell’ombra, causata da pensieri diversi.

Ci volle poco ad Alice per svegliarsi, e subito le labbra delle due ragazze s’incontrarono in un veloce bacio del buongiorno, al quale seguì un silenzio piuttosto grave.

<< Alice… io… >> esordì quindi Lily, che ora fissava il soffitto. Si morse il labbro inferiore prima di andare avanti, non poteva credere di star per fare una cosa del genere. << Io sono stanca di dovermi nascondere >> disse infine, e subito dopo si sentì sollevata, come se si fosse liberata di un peso troppo grande per lei.

<< Voglio mostrarti al mondo, voglio presentarti come la mia ragazza, non più come una semplice amica. Non voglio più far finta che fra di noi non ci sia nulla. >>

Anche perché ormai qualcuno si era reso conto che quella fra le due ragazze era più che una semplice amicizia, più di una normale complicità fra sedicenni, e le battutine iniziavano a diffondersi. Lily avrebbe detto a tutti della sua relazione con Alice fin dal primo momento, ma lei non glielo aveva permesso. Aveva paura, e Lily lo poteva capire. Non era facile confessare al mondo di essere lesbica, o almeno di avere una relazione con un’altra donna. Eppure, Lily era sicura che con Alice al suo fianco avrebbe risolto anche quel problema; con la sua amata accanto sarebbe stata in grado di ignorare tutto e tutti, le importava solo di non perdere il suo amore. Dipendeva totalmente e perdutamente da lei e sapeva che per Alice era lo stesso, e per questo era stanca di aspettare. Le aveva dato del tempo per abituarsi alla cosa, ora toccava ad Alice rispondere.

Alice, dal canto suo, si limitò a deglutire e a rinchiudersi in una prigione di silenzio. Solo qualche minuto dopo trovò il coraggio di parlare. << Non possiamo. I miei genitori… tu non capisci! >> trattenne un singhiozzo e le lacrime, che premevano per uscire. Lei in realtà avrebbe voluto, ma i suoi genitori erano persone all’antica, non l’avrebbero mai permesso. Anzi, l'avrebbero ritirata da Hogwarts e rinchiusa da qualche parte, separandola così da Lily per sempre.

<< Non dico che dobbiamo dirlo in famiglia, ma… almeno Hogwarts. Sono stanca di poterti tenere per mano solo nei corridoi deserti, di poterti baciare solo nei bagni e nel buio della notte, di doverti trattare freddamente quando siamo in compagnia. Tu sei la mia ragazza e voglio che il mondo lo sappia. >>

<< Non posso. >>

Sul cuore di Lily si venne a creare una crepa, ed improvvisamente la ragazza si sentì non amata. Sapeva, però, che la sua era solo una sensazione e che avrebbe dovuto attendere ancora un po’ prima di dire a tutti la verità. O almeno così sperava.

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Capitolo 3
*** Don't you know that you are toxic? ***


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Capitolo II

Don’t you know that you are toxic?

 

11 marzo 1977

Hogwarts, corridoi

 

Dopo la mattina di Natale Lily non aveva più parlato di fare un coming out pubblico e Alice si era guardata bene dal ricordarle le sue parole. Avevano continuato con i loro incontri segreti, non facevano altro che cercare di ritagliarsi momenti di intimità nei momenti e nei luoghi più disperati, e così spogliatoi di Quidditch o angoli nascosti del parco diventavano i loro luoghi d’amore, luoghi in cui poter essere davvero loro stesse.

Eppure, quell’idillio di pochi mesi prima sembrava aver perso la magia che l’aveva caratterizzato; le voci a scuola circolavano sempre più numerose, e Lily dopo quel suo rifiuto di rendere pubblica la loro relazione era diventata più fredda, più distante, come se volesse allontanare Alice. In realtà, il suo era l’unico modo che aveva per non ferirsi, consapevole del fatto che Alice non avrebbe fatto coming out così presto come sperava, ed ovviamente il loro rapporto ne risentiva. Alice, invece, era inquieta. Sapeva che la loro era una felicità effimera e destinata a durare solo qualche mese, e che lei acconsentendo a baciarla quella prima volta aveva solo prolungato quell’agonia. Era consapevole che non avrebbe mai detto ad anima viva di avere una relazione con una donna, così come sapeva che Lily non avrebbe acconsentito a vivere per sempre in uno status di anonimato.

Il motivo del suo continuo rifiuto era tutt’altro che semplice. Se la ragione principale era il non voler deludere i genitori, non far scoprire loro la bisessualità della loro unica figlia, da qualche mese era entrato in gioco anche un altro fattore. Il suo nome era Frank Paciock.

Frank era un suo vicino di casa, frequentava il settimo anno ad Hogwarts ed erano amici fin da piccoli poiché i loro padri erano colleghi di lavoro. Era un ragazzo piuttosto popolare a scuola in quanto battitore della squadra di Quidditch di Grifondoro; non era particolarmente attraente, più che di bellezza era dotato di fascino. I capelli neri erano corti, quasi rasati, sebbene fino al terzo anno ostentava una lunga coda come da tradizione di famiglia, gli occhi erano neri come quelli di Alice, ma erano vispi, pronti ad indagare su tutto. Era un ragazzo piuttosto sveglio, non era facile imbrogliarlo e non ci si deve sorprendere se arrivò primo in graduatoria quando tentò il concorso per entrare negli Auror.

L’estate precedente, quando realizzò i suoi sentimenti per Lily, Alice era totalmente smarrita. Aveva bisogno di un sostegno per non crollare, per accettarsi com’era, ed ovviamente quel sostegno non poteva trovarlo nella sua famiglia né in nessun altro. Cominciò allora ad uscire con Frank ogni pomeriggio, sperando che quelle passeggiate pomeridiane la distraessero da Lily. Se non altro, i suoi genitori erano convinti che ci fosse del tenero fra lei e Frank e sperava disperatamente che fosse così.

Alla fine, Frank Paciock s’innamorò di lei, ma Alice non ricambiava i suoi sentimenti. Semplicemente, per lei esisteva ancora solo Lily. Ogni pomeriggio si era resa conto che per quanto Frank fosse una piacevole compagnia non sarebbe mai stato in grado di sostituire lei. Così, lui iniziò a corteggiarla apertamente, seppur nessuno a scuola sospettò nulla, e lei si riguardò bene dal parlarne con Lily poiché aveva ben capito che la ragazza corrispondeva i suoi sentimenti.

Alice però si rese conto che Frank aveva qualcosa che Lily non poteva darle: stabilità e sicurezza. Era consapevole che la storia con Lily presto o tardi sarebbe finita, giacché non c’era posto per due lesbiche come loro al mondo. Si ripeteva queste crudeli parole ogni sera prima di addormentarsi, nella speranza che le servissero per dimenticarsi Lily, ma non ci riusciva. Ogni volta che la baciava era terrorizzata dall’idea che qualcuno le scoprisse, raccontando a tutti quanto successo. Peggio, qualcuno avrebbe potuto insultarle o picchiarle e lei non poteva sopportare l’idea che Lily rischiasse costantemente per lei. Per quanto amasse profondamente Lily, sapeva che avrebbe dovuto porre fine a quella relazione il più presto possibile.

Non ci riusciva, però, perché Lily era tossica, era la sua droga e più cercava di separarsene più si perdeva in essa. Ormai non riusciva più ad immaginare la sua vita senza quella ragazzina dai capelli rossi, non riusciva ad immaginare un buongiorno più bello del suo sorriso, un suono più melodioso della sua risata. I

Prolungava quell’agonia, rendendo il loro rapporto un malato terminale in attesa della fine che però non arrivava mai. Proseguiva in quella direzione di dolore, consapevole di star ferendo non solo lei stessa, ma anche Lily, la persona che amava più al mondo, l’unica di cui le importasse veramente.

Le loro reazioni, in sostanza, non potevano essere più diverse. Lily era orgogliosa e fiera del suo amore, sapeva che non se ne sarebbe mai pentita, ma che avrebbe continuato a seguire l’istinto dettatole dal suo cuore, e che nessuno le avrebbe mai impedito di amare Alice Miles e che nella buona e nella cattiva sorte sarebbe stata sempre al fianco della sua ragazza, che lei vedeva che migliore di qualsiasi amante. L’avrebbe amata fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo battito di una vita mortale.

Alice, invece, trovava nel suo amore fonte di dolore e gioia allo stesso tempo; per lei il solo vedere Lily significava soffrire, perché sapeva che di lì a poco quella ragazza non sarebbe stata più sua. Lily le mostrava quotidianamente orgoglio e pazienza, ma non bastava. Non bastava perché Lily era una delle poche persona che l’avesse vista per quel che era realmente, che non si fosse fermata a quella coltre di capelli neri dietro la quale si nascondeva ed era l’unica persona che lei avesse mai amato. Un suo sorriso le procurava lo stesso dolore di uno schiaffo in pieno volto e, allo stesso tempo, la più grande gioia di sempre.

Da sempre, sapeva che Lily per lei ci sarebbe stata in qualsiasi momento, era da lei che andava a piangere per un brutto voto, da lei che trovava comprensione e amore, ma lei era un’amante indegna in quanto non aveva il coraggio di amarla, ed un amore privo di tali qualità non aveva senso d’esistere. Per quanto cercasse di allontanarsi da lei, sospirava ancora al rosso dei suoi capelli, dello stesso colore del suo sangue, e pronunciava il suo nome con estrema delicatezza, sapendo che in quello risiedeva la forza del suo cuore. Era un amore che non le dava tregue.

E per questo, infine, cedette alla stabilità e alla sicurezza che le prometteva Frank Paciock.

 

Tutto successe nel tardo pomeriggio dell’undici marzo, circa tre quarti d’ora prima di andare a cena. Frank aveva intercettato Alice dopo una lezione di Difesa contro le Arti Oscure e aveva fatto di tutto per separarla dal resto del gruppo, conducendola in corridoi meno frequentati con la scusa di parlarle di qualcosa di importante. Alice deglutì, consapevole di quel che sarebbe successo, ma non trovò scuse per andarsene. Così annuì e lo seguì, fino a che non raggiunsero un corridoio piuttosto isolato e, allo stesso tempo, piuttosto vicino alla Sala Grande. Era buio ed umido, l’unica fonte di luce erano le torce e l’assenza delle finestre lasciava ad intendere che probabilmente si trattava di uno dei corridoi dei sotterranei. Tutto questo ad Alice non interessava; cercava di non guardare Frank negli occhi, di evitare ogni contatto, ma lui non sembrava dello stesso parere e aveva deciso che non avrebbe lasciato andare Alice prima di averle confessato i suoi sentimenti.

<< Sai, Alie… Tu mi sei sempre stata molto simpatica. Voglio dire, ci conosciamo da bambini e mi è sempre piaciuto giocare con te. >>

Frank la fece arrestare vicino a un angolo, ponendola quasi con la schiena contro il muro. Sapeva che non era una cosa carina da fare, ma Alice in quel periodo era così sfuggente che temeva di vederla scappare da un momento all’altro, non poteva permettersi di prolungare quella sofferenza. Non era sicuro di piacere ad Alice e per questo si era preparato a ricevere un no, perfino insulti, ma non le avrebbe permesso una fuga. Aveva bisogno di avere una risposta e non avrebbe atteso oltre.

<< Ma da qualche tempo qualcosa fra noi è cambiato. Sai, credo che tu ormai l’abbia capito, ma ti vedo come più di un’amica. Ti trovo una ragazza fantastica, bella e simpatica, e vorrei sapere se per te fosse la stessa cosa. >>

Alice fissava il pavimento, immobilizzata. Non aveva il coraggio di guardare Frank né altro, si trovava con le spalle al muro –in tutti i sensi- e sapeva che da questo sarebbe cambiato molto. Una piccola bugia le avrebbe donato una vita meravigliosa, la verità le avrebbe portato soltanto dolore e solitudine. Del resto, sapeva bene che la sua storia con Lily sarebbe finita ben presto se non avesse avuto il coraggio di esporsi.

<< S…sì >> balbettò solo lei, e prima che potesse rendersene conto Frank la baciò. Fu un bacio così diverso da quelli di Lily, privo di emozioni e coinvolgimento, quasi meccanico. Non le piacque per niente, non sentiva alcun feeling con il ragazzo, ma si limitò a sorridergli timida.

<< Solo... Preferirei tenere la cosa nascosta, almeno fino all’estate. Sai, non vorrei che i miei genitori lo venissero a sapere da terzi. >>

O, per meglio dire, si era imbarcata in una situazione più dolorosa e difficile della precedente.

 

Notte fra l’11 e il 12 marzo 1977

Dormitori Grifondoro

 

Avvolta nel silenzio e nell’oscurità della notte, da dicembre Lily scivolava via dal suo letto per infilarsi in quello di Alice, donandosi così momenti d’intimità e amore protette dal segreto che la notte offriva loro, salvo poi ritornare nel suo letto appena il primo raggio solare s’infiltrava oltre le tende della stanza numero quindici del Dormitorio Femminile Grifondoro, illuminando l’ambiente con una tiepida luce rossastra.

Avevano da poco finito di amarsi e Alice si stava per addormentare fra le braccia di Lily che, con l’amore dipinto sul volto, le accarezzava lentamente i ricci neri, quegli stessi ricci che ogni mattina cercava di domare, cercando di cullare il suo sonno. Eppure avvertiva che qualcosa non andava. Quella sera sentiva Alice così lontana che le sembrava un’altra persona. In un primo momento aveva pensato che ci fosse stato qualche problema a casa ed attese la fine della cena, ma quando anche una volta tornate in dormitorio la ragazza non parlò, si rassegnò. Eppure ora non poteva farne a meno. Il volto della sua amata, illuminato appena da una fioca luce lunare che era riuscita ad oltrepassare le barriere delle tende delle finestre e di quelle del letto a baldacchino della giovane, le appariva così bello e sofferente che quella stessa visione di dolore le strappava via il cuore.

<< Alice, cos’hai? >> sussurrò appena all’orecchio della ragazza, parole che probabilmente sarebbero risultate impercettibili anche ad un mannaro.

Alice riaprì gli occhi, svegliandosi tutto in un colpo da quello stato di torpore nel quale era caduta qualche minuto prima, e puntò le sue iridi nere su quelle verdi dell’altra Grifondoro. Strinse le labbra, prima di rivelare quel che aveva pensato per tutta la cena.

<< Pensavo che potremmo fingere… una copertura. Potrei chiedere a qualcuno di fingersi il mio ragazzo o… potresti far finta di uscire con Potter. >>

Disse infine. Attese senza fiato la reazione della giovane, che non tardò ad arrivare. Alice sapeva di ferirla mortalmente con quelle parole, ma subito dopo aver baciato Frank si rese conto che non avrebbe mai e poi mai rinunciato a Lily, ma ora aveva anche un’altra persona con cui fare i conti. Sapeva che Lily non sarebbe mai uscita con Potter, così confidava in quella soluzione temporanea per trovare il coraggio di lasciare o Frank o Lily, di scegliere fra la convenienza e l’amore. Aveva sedici anni ormai e in quel periodo molte ragazze a vent’anni avevano già un marito ed un figlio, cosa dettata anche dalla precarietà ed effimerità della vita stessa, del continuo rischio imposto da Lord Voldemort. Lei, a sedici anni, non vedeva un suo futuro. Non con Lily, almeno, lei non glielo avrebbe mai garantito. Lily Evans era il suo veleno, e come tutti i veleni andava estirpato.

Lily si sciolse da quell’abbraccio e si stese diritta sul letto, gli occhi fissavano la parte superiore del letto a baldacchino, glaciali. Le labbra erano strette fra loro, non emetteva suono, non si muoveva. Passò diverso tempo prima di proferire parola, segno evidente che aveva cercato di calmarsi e non scoppiare ad urlare nel pieno della notte.

<< No. Posso accettare ancora per un po’ l’anonimato, ma non chiedermi di vederti fra le braccia di un ragazzo e di fingermi felice. >>

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Capitolo 4
*** There's no escape ***


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Capitolo III

There’s no escape

 

15 aprile 1977

Hogwarts, Lago

 

Per la prima volta da settembre, Alice e Lily si erano separate. Per Pasqua, che quell’anno cadeva il 10 aprile, Lily era tornata a casa, mentre Alice era rimasta a scuola.

Lontana da Frank e Lily, Alice aveva trovato il tempo ed il modo per riflettere. Quell’ultimo mese l’aveva passato costantemente divisa fra due fuochi; Lily era sempre più impaziente e scostante, dopo quella notte era diventata ancor più fredda con lei. Doveva anche tenere continuamente a bada Frank per impedirgli di baciarla o starle troppo vicino in luoghi pubblici o, peggio in Sala Comune.

Quel pomeriggio gli aveva però dovuto concedere due ore insieme, alla fine era pur sempre la sua fidanzata, più o meno. Così se ne stava seduta vicino alla riva del Lago Nero in sua compagnia, e a dire la verità ormai si era quasi del tutto abituata all’idea di averlo al suo fianco e lo trovava quasi piacevole sotto quel punto di vista. Lui le cingeva le spalle con un braccio, mentre lei si godeva il panorama e l’inizio della primavera in tranquillità, conscia del fatto che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni di pace prima dell’inizio del solito stress pre-esami. Lily, in realtà, aveva già iniziato a studiare e Alice aveva concesso a Frank quel pomeriggio solo perché sapeva l’amata rinchiusa in biblioteca.

Lui le accarezzava i capelli e il volto in una maniera che le ricordava Lily e ad ogni gesto Alice soffriva sempre più. Sentiva che la relazione con Lily era ormai arrivata alla fine, probabilmente si trattava di qualche giorno o, al più, un paio di settimane. Erano sempre più distanti, per quanto tentassero di auto ingannarsi nascondendo la cosa, mentre Alice si sentiva sempre più vicina a Frank. Probabilmente, provava quelle sensazioni perché si era imposta di comportarsi in quella maniera. Aveva deciso di darci un taglio con Lily, ma non riusciva a recidere del tutto, così si era lasciata andare in un allontanamento lento e doloroso, sebbene ormai fosse sempre più vicina all’apatia.

Mentiva a Lily, ma mentiva anche a Frank. Lui, poveretto, non sospettava minimamente che la sua fidanzata passasse ogni momento di solitudine a baciare Lily Evans, non poteva immaginare che ogni notte le due ragazze si lasciassero andare a carezze del tutto particolari. Alice continuava a dirgli che non voleva rendere la cosa pubblica per non far arrabbiare i genitori e lui ci credeva, aspettando impazientemente l’estate per andare a casa Miles per chiedere in maniera formale il permesso di uscire con Alice. Non vedeva l’ora che arrivasse quel momento, tant’è che continuava ad immaginarselo e a raccontarlo ad Alice.

<< … E allora io chiederò a tuo padre di uscire con te. Dici che avrà qualcosa da ridire? >>

<< No, non credo. Gli sei sempre piaciuto >> gli rispose Alice, sorridendogli paziente. Era ormai la decima volta che le ripeteva le stesse cose, ma rispondeva con immensa pazienza. Probabilmente era il suo prezzo da pagare per l’enorme quantità di bugie che gli diceva, quando lui con lei era del tutto onesto.

<< Davvero? >> i suoi occhi s’illuminarono, increduli. D’un tratto vedeva la cosa molto più facile.

<< Sì, solo che sai come sono. Non sopporterebbero mai di sapere che la loro figliola esce con un ragazzo senza permesso. >>

<< Certo, lo so. Ed è giusto così. Voglio anche rassicurarli che con te faccio sul serio, e… e che non ti toccherò prima del matrimonio. >>

L’idea di un eventuale matrimonio mise sottosopra Alice, che per un qualche secondo mostrò segni di disagio. Non aveva mai pensato a lei in veste della Signora Paciock; o meglio, immaginava che avrebbe potuto sposare Frank, ma non che l’avrebbe fatto sul serio. E fu proprio la parola matrimonio a ricordarle del guaio in cui si era cacciata, di quella trappola mortale creata da lei stessa, e che prima o poi sarebbe scattata. Per quanto ci avesse pensato, non era riuscita a trovare un modo per lasciare Lily senza fare del male alla ragazza, o a lei.

Non aveva, però, modo di pensarci, non in quel momento. Frank era un ragazzo terribilmente dolce, che non le faceva mai mancare niente e la trattava sempre con dolcezza. Nei suoi occhi lesse lo stesso amore che aveva visto negli occhi di Lily.

<< Sai che stai bene con questi capelli lisci? >>

Capelli lisci. Quelle parole arrivarono come un pugno nello stomaco, mentre lei lanciò uno sguardo alle ciocche lisce. Il merito era di una pozione che le aveva fatto proprio Lily, e la ragazza aveva perso un sacco di tempo a pettinarli e acconciarli. Di sicuro, non s’immaginava che un suo rivale avrebbe apprezzato la sua opera.

Non poté comunque rifletterci abbastanza, perché Frank le prese il viso fra le mani e iniziò a baciarla. Cercava di trasmettere tutto il suo amore in quel bacio ma quel che arrivava a destinazione era solo saliva priva di sentimento.

Dei passi si affrettarono sul selciato, calpestando foglie secche e ghiaia.

<< Diffindo. >>

Una voce secca, ferita ed orgogliosa. Gocce di sangue che copiose macchiavano il terreno. Un duello imminente.

 

15 aprile 1977

Dormitori Grifondoro

 

Lily camminava in cerchio nella sua camera nei Dormitori Grifondoro. La gente era a cena, quindi era totalmente sola e poteva elaborare quanto accaduto. Aveva quasi ucciso Frank Paciock. Si era guadagnata una punizione, scampando l’espulsione per un pelo. Tutta la scuola l’avrebbe saputo a breve. Sarebbe stata indicata come la lesbica pazza per sempre. Cosa più importante, aveva perso Alice.

Non sapeva cosa le aveva preso in quel momento, ma quando aveva visto che quell’essere aveva posato mani e labbra su Alice… non ci aveva più visto. E il fatto che lei lo lasciasse fare, che gli permettesse di parlargli di matrimonio, metteva bene in chiaro il suo essere consenziente.

Gli aveva quasi tranciato il polso sinistro con quel diffindo, nel tentativo di impedirgli di toccare Alice. E nonostante questo, Frank aveva avuto la forza di duellare con lei. Un duello finito tragicamente, quasi con la morte del ragazzo. Dopo un paio di colpi irrilevanti, l’aveva bagnato con un aguamenti, e poi gli aveva regalato delle scosse elettriche –potenziate dall’acqua- con il verdimillious. Probabilmente, doveva ringraziare il suo essere stata totalmente stravolta se l’incantesimo non aveva ucciso il ragazzo.

Tentato omicidio.

Non che lo volesse davvero, non era nemmeno sicura di sapere il nome del ragazzo. Non era una gran fan del quidditch e i giocatori le sembravano tutti così dannatamente uguali. Dopo quell’ultimo incantesimo aveva lanciato uno sguardo smarrito ad una Alice terrorizzata, ed era scappata.

Omissione di soccorso.

Probabilmente Alice, dopo aver portato Frank in infermeria, doveva aver mentito. Doveva aver parlato d’incantesimi più lievi, altrimenti non si spiegherebbe il perché di una semplice punizione e non di una espulsione. E anche Frank, nonostante tutto, doveva averle coperto le spalle. Comunque, ce n’era abbastanza per spedirla ad Azkaban o, in alternativa, in qualche prigione babbana.

Quel che è peggio è che non riusciva a definire i suoi sentimenti. Un misto di dolore e paura, non sapeva nemmeno lei analizzare razionalmente quel che aveva visto. Poi, la porta si aprì, ed Alice fece il suo ingresso.

<< Abbiamo… abbiamo chiesto di tenere il segreto su quanto successo. Cercheremo di non far sapere a nessuno dell’accaduto. >>

Fu tutto quel che Alice riuscì a dire, con voce bassa e lo sguardo puntato sul pavimento. Aveva fatto un ultimo dono d’amore, o almeno lei lo riteneva tale, cercando di migliorare la posizione di Lily. Lei era particolarmente brava negli incantesimi di memoria, e non le risultò difficile obliviare Frank. Per lui, aveva solo preso un paio di flipendo ed everte statim da Lily. Il taglio se l’era fatto cadendo ed aveva poi battuto la testa. Non ebbe però il coraggio di dirgli il perché, di confessare la sua relazione, così s’inventò che Lily era totalmente ossessionata da lei e che non poteva farci niente.

Lily la fissò, incredula. Delle sue parole le importò poco, ma appena vide la figura di Alice si sentì morire. Tutto il dolore, fino a quel momento soffocato dall’angoscia, esplose per poi manifestarsi in un pianto violento.

<< Sei una stronza, lo sai? >>

<< Sì. >>

<< Perché lo hai fatto? >>

<< I…io… >>

<< Per te è stato solo un gioco, vero? Ti sei presa gioco dei miei sentimenti, di me, hai fatto finta di amarmi e non ero altro che il tuo giochetto personale! >>

<< L… Lily, io… >>

<< Non voglio più vederti, Miles. >>

 

3 luglio 1977

Casa Evans, camera di Lily

 

Quei mesi dopo quel funesto pomeriggio non furono facili per Lily. Frank fu molto gentile e riservato e non raccontò a nessuno la passione di Lily per Alice, cosa che entrambe le Grifondoro apprezzarono molto. Ad ogni modo, per Lily si aprì comunque un tempo di solitudine e dolore. Non aveva più nessuno con cui parlare, nessuna persona a cui volesse davvero bene e, cosa più importante, aveva perso l’unica persona che avesse mai amato, almeno fino a quel momento.

Solo ora, una volta tornata a casa sua, il suo dolore trovava pace. Ad Hogwarts Alice era sempre sotto i suoi occhi; condividevano camera, lezioni e pasti, per lei era impossibile non vederla, ed ogni volta che questo succedeva sentiva mille lance trafiggerle il corpo.

Sentiva che soffriva anche lei, ma non riusciva a perdonarla per quel che le aveva fatto. La odiava, si era ripromessa di non parlarle più, eppure cercava ogni scusa per rivolgerle la parola. La guardava sempre, non poteva farne a meno, ed ogni volta che la vedeva camminare in corridoio con Frank doveva tenere a freno la bacchetta. Non chiese mai scusa a Frank, per quel che le riguardava la sua reazione era stata più che legittima poiché lui le aveva letteralmente rubato la ragazza.

Era morta per amore, si diceva. Non poteva immaginare che qualche anno dopo sarebbe davvero morta per amore. Lily era in grado di amare come nessuno aveva mai fatto, l’amore era la sua forza ed avrebbe fatto qualsiasi cosa, indistintamente. Ora, quel troppo amore l’aveva uccisa.

Sebbene fosse a pezzi, in pubblico tendeva a comportarsi come se non fosse mai successo nulla. Si fingeva la ragazza forte e risoluta di sempre, sebbene non avesse più certezze. Un estraneo non avrebbe mai immaginato la verità; continuava a studiare, prendendo anche ottimi voti, restava un modello da imitare per le ragazze ed una fidanzata da sognare per i ragazzi, ma la realtà è che era totalmente a pezzi.

Eppure, faceva di tutto per non dimostrarlo. Ogni mattina, prima di affrontare l’ennesima, monotona giornata, protetta dalle tende del suo letto a baldacchino faceva degli esercizi di autocontrollo. Respirava profondamente, cercando di rinchiudere il dolore che provava nella parte più profonda del suo cuore e portava la sua mente alla stasi. Si sforzava di pensare a cose semplici, almeno finché non avesse avuto compiti od altro a cui pensare, così da non tornare con la mente ad Alice, al suo bel volto, all’amor ferito che provava nei suoi confronti.  

Eppure, la tentazione di tornare fra le sue braccia, supplicandola di non abbandonarla era grande. Era solo grazie alla grande dose di autocontrollo che s’imponeva che di notte non continuava a scivolare nel letto della sua donna, ma si limitava a bagnare di lacrime calde e disperate il suo cuscino. Si sentiva impotente perché sapeva che non poteva farci niente; a tutto c’è rimedio, tranne che a un amore corrisposto. O per meglio dire, avrebbe potuto usare un filtro d’amore ma Lily non l’avrebbe mai fatto: preferiva avere il cuore infranto che essere illusa da un surrogato del vero amore. Sapeva che aveva perso Alice per sempre, che non sarebbe mai più stata sua, che quello era un amore perduto che non sarebbe tornato mai più.

Non sapeva nemmeno come descrivere il suo stato d’animo, probabilmente non c’erano parole per farlo. Lei, che aveva amato così tanto ed incondizionatamente, che fino all’ultimo istante della sua vita mortale avrebbe lottato per proteggere il vero amore, non era stata in grado di proteggersi da quel tradimento che le ha straziato cuore ed anima.

Adesso, una volta a casa, tutto sembrava andare per il meglio. Probabilmente due mesi lontana da Alice le avrebbero risanato almeno superficialmente le ferite procuratole dalla Grifondoro, sebbene sapesse che non l’avrebbe mai dimenticata del tutto. Dentro di sé si sentiva ancora proprietà di Alice, ed è per questo che cercava di allontanare la malinconia e il dolore fossilizzandosi sui bei ricordi che aveva, illudendosi che fossero ancora reali. In effetti, almeno nella sua testa lo erano. Per questo, non era raro vederla camminare con i pugni ben saldi, mentre a denti stretti mormorava qualche parola.

<< Noli me tangere… For Alice’s I am >>

Era il suo modo di ricordare Alice, di convincersi di essere ancora e per sempre sua, di non farsi toccare dal dolore.

Tutte queste erano speranze vane; se avesse continuato con l’illusione, a lungo andare sarebbe solo finita in un vortice di dolore che non avrebbe mai avuto fine, e che l’avrebbe portata alla perdizione.

 

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Untitled 1

Epilogo

 

1 settembre 1977

Stazione di Hogsmeade

 

Il settimo anno scolastico ad Hogwarts di Lily Evans stava per iniziare. Quest’anno era stata nominata Caposcuola e sarebbe stato un anno difficile per lei, eppure tutto quel che provava nei confronti della scuola era indifferenza. Dopo un lungo periodo di dolore, era caduta nel baratro dell’indifferenza, dal quale si esce alquanto difficilmente. Ormai, mangiava poco e parlava ancor meno, tant’è che da quando era partita da Londra non aveva rivolto nemmeno una parola ai suoi compagni di viaggio, nonostante i loro numerosi tentativi. Aveva passato ore a fissare il paesaggio fuori dal finestrino cercando di non pensare al momento in cui avrebbe rivisto Alice. Quel momento la terrorizzava, ma sapeva che a breve sarebbe arrivato.

Il dolore pareva essersi attenuato, ma lei aveva paura che sarebbe esploso di nuovo, probabilmente anche più devastante di prima, una volta che avrebbe rivisto Alice. Si sentiva ancora sua, sebbene avesse smesso con le illusioni. Aveva dovuto fare i conti con la realtà, rendendosi conto che Alice non l’avrebbe mai più baciata né guardata come prima. Aveva anche tutta l’intenzione di dimenticarla, ma i sensi di colpa s’impadronivano di lei appena osava pensare di sostituirla. Si era ripetuta troppe volte di appartenere ad Alice, e alla fine si era convinta di ciò.

Mentre muoveva qualche passo sulla banchina, in direzione del punto d’incontro per i più grandi, una mano maschile le si posò sulla spalla. Si voltò, e riconobbe ovviamente quell’odioso ragazzo che rispondeva al nome di James Potter.

<< Allora, Evans, quest’anno ci esci con me? >> le chiese, con il solito sorriso arrogante. Nonostante tutto, aveva sentito diverse voci su di lui durante gli ultimi mesi del sesto anno: pareva si fosse calmato.

<< … Perché no? >> rispose Lily, d’istinto. Probabilmente, si trattava dell’ultimo residuo d’istinto di sopravvivenza che l’aveva portata a rispondere in quella maniera. Non avrebbe mai immaginato che James Potter avrebbe sanato i dolori per l’infelice amore provato nei confronti di Alice Miles, anzi. Era però consapevole di dover dare una svolta a quella sua vita.

<< Davvero?! >> chiese lui, che la guardava ora con occhi spalancati per la meraviglia.

<< Sì, certo. >> rispose ancora lei, con un tono di voce piuttosto piatto, a cui però James non prestò attenzione. In quel momento, gli occhi verdi di Lily incrociarono il volto di Alice, che la fissava a pochi passi di distanza, ferita. Fu in quel momento che il dolore riemerse come un’ondata dolorosa che quasi le fece girare la testa. Chiuse gli occhi per sedare il senso di nausea che si era impossessato di lei.

No, si riprese, cercando di rimanere lucida. Noli me tangere, for James’ I am.

Queste erano le parole con cui si era tenuta stretta Alice per mesi; con le stesse parole, sperava di dimenticarla.

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