Noli me tangere - For Alice's I am di Memento_B (/viewuser.php?uid=39474)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I'm addicted to you ***
Capitolo 3: *** Don't you know that you are toxic? ***
Capitolo 4: *** There's no escape ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
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Noli me tangere
For Alice’s
I am
Prologo
Continuerò io a vivere in questo tristo mondo,
che di te privato non è meglio di una stalla?
(Antonio e Cleopatra, atto IV , scena XV – Shakespeare)
Quando una persona che ami ti abbandona per far posto nel suo cuore a qualcun
altro credi di morire. Ti viene strappata l’anima, i respiri si strozzano in
gola mentre affoghi in un mare di lacrime e dolore che straccia, fa a pezzi,
dilania il tuo cuore. Il tuo amore,
ogni sentimento, ogni istante della tua vita ti viene derubato brutalmente, ti
viene portato via e tu non sei altro che un vuoto involucro di carne, diventi
una mera larva che nulla può contro il mondo, se non sottostare alle sue leggi,
vessata da un’irrazionale angoscia generata da un ancor più irrazionale egoismo.
Se ami davvero quella persona, non dimenticherai mai più queste sensazione;
sussulterai ogni volta che verrà pronunciato il suo nome, smetterai di respirare
quando la incontrerai per caso, ti sentirai lacerato se ti guarderà o sarai sul
punto di morire se addirittura ti rivolgerà la parola.
Il momento peggiore è quando ti rendi conto che la vita va avanti anche senza
quella persona, ma sai che questo non rientra nelle tue capacità. Ogni giornata
non ti sembrerà degna di essere vissuta senza il suo sorriso, riterrai di non
avere più nessun motivo per alzarti al motivo, tutto perderà senso e cercherai
di lasciarti andare. Proprio allora ti accorgerai che non potrai farlo, che
nonostante tutto devi andare avanti per quanto possa far male, e allora diventi
preda di un’agonia senza fine.
Allora, non ti resta altro che raccogliere i cocci di quel che eri e
allontanarti da tutto e da tutti. Non ti resta che creare uno scudo in grado di
respingere il dolore. Noli me tangere,
ripeterai ogni volta che sentirai quella sensazione mista di malinconia e pura
sofferenza avvicinarsi. Non mi toccare,
non permetterai che quell’onda di sensazioni ti assalga di nuovo.
Noli me tangere, for Alice’s I am.
Cercherai di crearti una sorta di cupola sotto la quale vivere, una cupola fatta
d’indifferenza e apatia.
Per quanto tu possa arrivare all’atarassia, non sarai mai immune dal fascino e
dal dolore che quella persona porta con sé. Che tu lo voglia o no, sarai sempre
pronto ad accogliere un suo ripensamento e spererai in ogni istante di rivederla
fra le tue braccia.
Questo è quel che provo io, Lily Potter, ogni volta che guardo le foto del mio
sesto anno ad Hogwarts. Questo è quel che provo quando i miei occhi si posano
sul volto di Alice Paciock, che gentile mi sorride in ogni fotografia.
Note dell'Autrice:
Il
cognome da nubile di Alice, per quanto io abbia cercato in giro, non sono
riuscita a trovarlo, così le ho assegnato quello fittizio di Miles. Il titolo è
una revisione della celebre citazione “Noli me tangere, for Ceasar’s I am”. I
titoli dai capitoli provengono dalla canzone “Toxic” di Yael Naim. E’ una
mini-long, composta da tre capitoli più prologo ed epilogo. Verrà aggiornata ogni due giorni circa.
La storia è arrivata terza classificata
al contest "Un amore dal mancato finale" di .Trick *____*
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Capitolo 2 *** I'm addicted to you ***
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Capitolo I
I’m addicted to you
Un
weekend dell’ottobre 1976,
Hogwarts, dormitori femminili Grifondoro
Tutta Hogwarts impazziva al passaggio di Lily Evans. Nessun ragazzo poteva
rimanere immune alla sua bellezza, nessuna ragazza non poteva ammettere il suo
carisma e il suo fascino. Nell’ottobre 1976 aveva ormai sedici anni e
frequentava il suo sesto anno ad Hogwarts, dopo aver sostenuto dei G.U.F.O. di
tutto rispetto. Era forse la più bella Grifondoro del suo anno; alta e formosa,
i suoi fluenti capelli rossi catturavano la luce delle torce e delle candele di
Hogwarts, dandole un’aria ancora più affascinante di quel che la natura le aveva
donato. Due preziosi occhi verdi erano incastonati sul suo viso e scrutavano
vivaci i volti di tutti coloro che incrociava. Spesso le sue labbra erano aperte
in un sorrisetto che aveva un qualcosa di orgoglioso e indomito. C’era chi
sosteneva chi fosse una veela ma questa tesi faceva acqua da tutte le parti
poiché molti sapevano che Lily era una Natababbana e, allo stesso tempo, altri
ricordavano che le Veela sono generalmente bionde (o, almeno, così avevano
sentito dire).
Era, però, il suo carattere autoritario a conquistare tutti, perfino quel James
Potter che veniva continuamente respinto. Lily sapeva sempre qual era la cosa
giusta da fare –o almeno così sembrava-, era sempre pronta a impartire ordini e
non sopportava quei bulli del suo anno, ossia la combriccola di Potter e Black.
Era sempre pronta a contrastarli, cosa che ben pochi a scuola avevano il
coraggio di fare. Così come praticamente nessuna ragazza avrebbe mai pensato di
rifiutare le avances di James Potter, sebbene lei lo facesse almeno tre volte al
giorno. Aveva anche dei buoni voti, era un vero genio a Pozioni e non c’era
professore che non fosse entusiasta di lei. Prefetta e famosa in tutta la
scuola, sarebbe stata abbastanza perfetta da meritarsi l’odio di tutti; però
c’era qualcosa in lei di straordinario: la sua sensibilità la rendeva così
terribilmente umana e gentile che era impossibile odiarla. Era sempre pronta a
consolare chiunque venisse preso di mira dai Malandrini, era sempre disposta a
spendere una buona parola per tutti ed era così dolce che odiarla non sarebbe
davvero stato possibile. Si poteva soltanto sottostare al suo carisma; ogni suo
sorriso faceva sospirare qualche ragazzo, ogni suo passo, eseguito con quella
sua andatura autoritaria, veniva preso a modello dalle più piccole, ogni sua
parola suonava così giusta da essere quasi rivoluzionaria, e il fatto che
nessuno l’avesse mai baciata aumentava il suo valore.
Diversa da lei in tutto era la sua migliore amica, Alice Miles. Era una
ragazzina timida e famosa per la sua goffaggine, certamente diversa da
quell’Alice Paciock che non troppi anni dopo sarebbe diventata una degli Auror
più rispettati e pericolosi, tanto da diventare vittima della maledizione
Cruciatus di Bellatrix Lestrange. Il più delle volte, nessuno faceva caso a lei,
che del resto voleva passare
inosservata. Bassina e leggermente in carne, non era esattamente
bella. Il suo colorito era una via di mezzo fra il bianco e il
giallognolo, fino a diventare quasi verdastro quando si ammalava. Gli occhi
erano piccoli e neri, perennemente coperti da una massa di ricci indistinti
neri, che le arrivavano fino a metà spalla. Ricci che coprivano anche il suo
volto, infestato fino al quinto anno da una fiorente acne. Nonostante non avesse
più quei problemi, adesso era troppo abituata a nascondere ogni suo pensiero
dietro quella matassa di capelli per girare a testa alta. Viveva nell’ombra di
Lily, facendo sempre quel che la ragazza desiderava.
Le due ragazze si erano conosciute la loro prima sera ad Hogwarts, subito dopo
la cena di benvenuto. Entrambe Grifondoro, condividevano lo stesso dormitorio e,
nonostante la diffidenza iniziale di Alice, Lily riuscì in poche settimane ad
abbattere quel muro di timidezza, incuriosita dalla ragazza. Da allora
diventarono inseparabili, dov’era Lily era anche Alice. Quel rapporto diventò
più saldo nel corso del quinto anno, quando Severus Piton chiamò Lily
schifosa mezzosangue. Lily non
dimenticò mai quelle parole e, allo stesso tempo, cessò ogni contatto con il
Serpeverde. Le rimase allora solo Alice, e trovò la sua compagnia ben più
piacevole di quanto ricordasse.
Ben presto, i sentimenti di entrambe le ragazze mutarono, e quel cambiamento fu
chiaro fin da subito ad entrambe. Ogni volta che i loro occhi s’incrociavano,
entrambe trattenevano un respiro o diventavano imbarazzate quando le loro mani
si sfioravano per caso. Eppure, nonostante la consapevolezza dell’amore
dell’altra, nessuna delle due faceva il primo passo. Se per Lily fu
relativamente facile accettare l’idea di essere
innamorata di una femmina,
se per lei fu una cosa quasi naturale, lo stesso non si poté dire per Alice,
cresciuta con la convinzione che questo genere di rapporti fossero malati e da
scoraggiare. Fu solo con una bella dose di lacrime e sospiri che accettò la
cosa. Del resto, ogni volta che guardava Lily non poteva non cadere vittima
della sua bellezza ed un sorriso le affiorava sulle labbra, spesso seguito da un
sospiro.
La situazione di stallo, alquanto spiacevole in realtà, che si era venuta a
creare fra le due ragazze trovò una svolta proprio un sabato mattina
dell’ottobre 1976. Quel giorno, era concessa una visita ad Hogsmeade, la prima
dell’anno, e Lily ci sarebbe ovviamente
andata con Alice, ma per quel giorno avrebbe voluto fare le cose in grande.
<< Lily, sei sicura? Io non… >> tentò di protestare Alice, seppur senza
convinzione. Già, la sua amica si era messa in testa che quella volta ad
Hogsmeade l’avrebbe portata vestita, truccata e pettinata. Alice non era così
convinta, e stringeva fra le braccia i suoi comodi pantaloni neri ed un
maglioncino di cotone grigio, che avrebbe voluto indossare. Guardò Lily
rovistare nel suo baule, alla ricerca di qualcosa di “decente” –almeno, così
diceva- e non poté fare a meno di deglutire quando uscì un vestito rosso troppo
corto per i suoi gusti poiché le arrivava appena al ginocchio, regalo di una zia
per il suo compleanno passato.
<< E questo? Lo tenevi nascosto per il Principe Azzurro? >> la prese in giro
Lily, mentre buttava sul letto di Alice il vestito e si rialzava.
<< Lily, senti io… Io non posso metterlo! >>
<< Perché no? Sono sicura che sarai bellissima. Ma prima ti devo sistemare i
capelli >> con un occhiolino Lily invitò Alice a posare i vestiti che stringeva
fra le braccia e a sedersi su una sedia che aveva preparato poco prima.
Riluttante, la Miles eseguì, e subito Lily iniziò a passare una spazzola fra i
ricci asciugati da poco della Grifondoro.
<< Hai dei capelli bellissimi, se solo li curassi un po’… >> sospirò Lily. Ma
Alice non l’ascoltava, fissava l’immagine della Evans riflessa nello specchio e
sussultava ogni volta che le sue soffici dita le accarezzavano i capelli. Era
una delle sensazioni più belle che avesse mai provato e le permise perfino di
fissarle le ciocche frontali, le stesse dietro le quali si era nascosta per
anni, sul retro del capo con un suo fermaglio, scoprendo il suo viso.
<< Adesso non ci resta che dare un po’ di colore alla faccia >> Lily sembrava
così entusiasta dall’idea di truccare Alice che non si rese conto del disagio in
cui era la ragazza. L’idea di farsi accarezzare il volto da Lily, seppur tramite
un pennellino sporco di polvere colorata, la metteva in imbarazzo. Deglutì
quando lei iniziò a stenderle dell’ombretto sulla palpebra sinistra. Ad ogni
tocco palpitava, e ora fu impossibile per Lily non accorgersene.
<< Alie, tutto bene? >> le chiese, con un filo di voce, scostando per un attimo
il pennellino.
Quella voce così bassa e delicata furono fatali per Alice, che però si costrinse
a mantenere un contegno. Annuì, non troppo convinta, e Lily riprese il suo
lavoro.
Quando pochi minuti dopo ebbe finito con gli occhi, Lily tornò al suo comodino
per riporre l’ombretto, ma subito le fu chiaro che doveva fare qualcosa. L’aria
era diventata notevolmente pesante, qualcosa non andava e doveva dire qualsiasi
cosa per distrarre l’amica. Ovviamente, scelse l’unico argomento sbagliato.
<< Comunque, quel Potter continua a chiedermi di uscire con lui >> commentò,
sprezzante, mentre rapide le dita scavavano nel suo beauty case, alla ricerca di
un rossetto adatto all’amica.
Quello fu un colpo quasi mortale per Alice, che non ne poteva più di sentir
nominare Potter. Lo odiava, ne era tremendamente gelosa, fosse per lei l’avrebbe
fatto espellere da Hogwarts. Era sempre così vicino a Lily, e lei temeva che
l’amica un giorno o l’altro avrebbe ceduto. Non rispose, e quello fu sufficiente
a Lily per capire che non poteva far più nulla. Tornò al suo lavoro, rossetto in
mano.
Ma ora era difficile anche per lei continuare quel lavoro. All’improvviso,
quando Alice le tese le labbra per farsi truccare, sentì una strana sensazione
di attrazione, più forte che mai, un impulso al quale non si poteva resistere. E
lei, ragazza estremamente riflessiva, per una volta seguì il suo impulso e posò
le sue labbra su quelle di Alice, sfiorandole appena.
<< Lily… io… >> Alice riaprì immediatamente gli occhi, preoccupata, ma ogni sua
protesta venne soffocata.
<< Sssh >> Lily si sedette sulle sue gambe, dimenticandosi all’improvviso di
ogni cosa, e la baciò. Questa volta la baciò sul serio, un bacio carico di
passione ed amore, che dopo qualche istante di timore trovò una risposta anche
da parte dell’altra ragazza.
25
dicembre 1976
Casa di Alice, camera da letto
Dopo quel primo bacio, le cose fra le due ragazze erano andate decisamente bene.
Dopo un primo attimo di imbarazzo erano seguiti infiniti baci e carezze. Tutto
questo, però, faceva parte della vita segreta di Alice e Lily. In pubblico erano
semplicemente amiche, in privato erano amanti. Mesi di complicità seguirono quel momento, fino a che Alice
non invitò Lily a casa sua per le vacanze di Natale, dato che avrebbero avuto
casa libera poiché i suoi genitori erano andati a trovare qualche parente in
Francia.
Quella notte fra il 24 e il 25 dicembre fu la più bella per entrambe. Fu la
prima notte in cui fecero l’amore,
dopo una serie di intenzioni mai messe in pratica o di tentativi falliti per
colpa della timidezza. Invece, quella sera successe tutto per caso, nessuno poté
prevedere che quelle semplici e tenere carezze della buonanotte si sarebbero
trasformate in qualcosa di più, che entrambe avrebbero sospirato sotto il tocco
dell’altra, che avrebbero assaporato fino in fondo quella notte di Natale,
concedendosi infine l’una all’altra.
La prima a svegliarsi fu Lily. Immediatamente cercò con lo sguardo l’altra e
sorrise, innamorata, quando la vide. Subito allungò la mano destra per
accarezzarle i capelli e le spalle nude, sfiorandola appena per non svegliarla.
Nei suoi occhi, però, c’era dell’ombra, causata da pensieri diversi.
Ci volle poco ad Alice per svegliarsi, e subito le labbra delle due ragazze
s’incontrarono in un veloce bacio del buongiorno, al quale seguì un silenzio
piuttosto grave.
<< Alice… io… >> esordì quindi Lily, che ora fissava il soffitto. Si morse il
labbro inferiore prima di andare avanti, non poteva credere di star per fare una
cosa del genere. << Io sono stanca di dovermi nascondere >> disse infine, e
subito dopo si sentì sollevata, come se si fosse liberata di un peso troppo
grande per lei.
<< Voglio mostrarti al mondo, voglio presentarti come la mia
ragazza, non più come una semplice amica. Non voglio più far finta
che fra di noi non ci sia nulla. >>
Anche perché ormai qualcuno si era reso conto che quella fra le due ragazze era
più che una semplice amicizia, più di una normale complicità fra sedicenni, e le
battutine iniziavano a diffondersi. Lily avrebbe detto a tutti della sua
relazione con Alice fin dal primo momento, ma lei non glielo aveva permesso.
Aveva paura, e Lily lo poteva capire.
Non era facile confessare al mondo di essere lesbica, o almeno di avere una
relazione con un’altra donna. Eppure, Lily era sicura che con Alice al suo
fianco avrebbe risolto anche quel problema; con la sua amata accanto sarebbe
stata in grado di ignorare tutto e tutti, le importava solo di non perdere il
suo amore. Dipendeva totalmente e perdutamente da lei e sapeva che per Alice era
lo stesso, e per questo era stanca di aspettare. Le aveva dato del tempo per
abituarsi alla cosa, ora toccava ad Alice rispondere.
Alice, dal canto suo, si limitò a deglutire e a rinchiudersi in una prigione di
silenzio. Solo qualche minuto dopo trovò il coraggio di parlare. << Non possiamo.
I miei genitori… tu non capisci! >> trattenne un singhiozzo e le lacrime, che
premevano per uscire. Lei in realtà avrebbe voluto, ma i suoi genitori erano
persone all’antica, non l’avrebbero mai permesso. Anzi, l'avrebbero ritirata da
Hogwarts e rinchiusa da qualche parte, separandola così da Lily per sempre.
<< Non dico che dobbiamo dirlo in famiglia, ma… almeno Hogwarts. Sono stanca di
poterti tenere per mano solo nei corridoi deserti, di poterti baciare solo nei
bagni e nel buio della notte, di doverti trattare freddamente quando siamo in
compagnia. Tu sei la mia ragazza e voglio che il mondo lo sappia. >>
<< Non posso. >>
Sul cuore di Lily si venne a creare una crepa, ed improvvisamente la ragazza si
sentì non amata. Sapeva, però, che la sua era solo una sensazione e che avrebbe
dovuto attendere ancora un po’ prima di dire a tutti la verità. O almeno così
sperava.
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Capitolo 3 *** Don't you know that you are toxic? ***
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Capitolo II
Don’t you
know that you are toxic?
11
marzo 1977
Hogwarts, corridoi
Dopo la mattina di Natale Lily non aveva più parlato di fare un coming out
pubblico e Alice si era guardata bene dal ricordarle le sue parole. Avevano
continuato con i loro incontri segreti, non facevano altro che cercare di
ritagliarsi momenti di intimità nei momenti e nei luoghi più disperati, e così
spogliatoi di Quidditch o angoli nascosti del parco diventavano i loro luoghi
d’amore, luoghi in cui poter essere davvero loro stesse.
Eppure, quell’idillio di pochi mesi prima sembrava aver perso la magia che
l’aveva caratterizzato; le voci a scuola circolavano sempre più numerose, e Lily
dopo quel suo rifiuto di rendere pubblica la loro relazione era diventata più
fredda, più distante, come se volesse allontanare Alice. In realtà, il suo era
l’unico modo che aveva per non ferirsi, consapevole del fatto che Alice non
avrebbe fatto coming out così presto come sperava, ed ovviamente il loro
rapporto ne risentiva. Alice, invece, era inquieta. Sapeva che la loro era una
felicità effimera e destinata a durare solo qualche mese, e che lei
acconsentendo a baciarla quella prima volta aveva solo prolungato quell’agonia.
Era consapevole che non avrebbe mai detto ad anima viva di avere una relazione
con una donna, così come sapeva che
Lily non avrebbe acconsentito a vivere per sempre in uno status di anonimato.
Il motivo del suo continuo rifiuto era tutt’altro che semplice. Se la ragione
principale era il non voler deludere i genitori, non far scoprire loro la
bisessualità della loro unica figlia, da qualche mese era entrato in gioco anche
un altro fattore. Il suo nome era Frank Paciock.
Frank era un suo vicino di casa, frequentava il settimo anno ad Hogwarts ed
erano amici fin da piccoli poiché i loro padri erano colleghi di lavoro. Era un
ragazzo piuttosto popolare a scuola in quanto battitore della squadra di
Quidditch di Grifondoro; non era particolarmente attraente, più che di bellezza
era dotato di fascino. I capelli neri erano corti, quasi rasati, sebbene fino al
terzo anno ostentava una lunga coda come da tradizione di famiglia, gli occhi
erano neri come quelli di Alice, ma erano vispi, pronti ad indagare su tutto.
Era un ragazzo piuttosto sveglio, non era facile imbrogliarlo e non ci si deve
sorprendere se arrivò primo in graduatoria quando tentò il concorso per entrare
negli Auror.
L’estate precedente, quando realizzò i suoi sentimenti per Lily, Alice era
totalmente smarrita. Aveva bisogno di un sostegno per non crollare, per
accettarsi com’era, ed ovviamente quel sostegno non poteva trovarlo nella sua
famiglia né in nessun altro. Cominciò allora ad uscire con Frank ogni
pomeriggio, sperando che quelle passeggiate pomeridiane la distraessero da Lily.
Se non altro, i suoi genitori erano convinti che ci fosse del tenero fra lei e
Frank e sperava disperatamente che fosse così.
Alla fine, Frank Paciock s’innamorò di lei, ma Alice non ricambiava i suoi
sentimenti. Semplicemente, per lei esisteva ancora solo Lily. Ogni pomeriggio si
era resa conto che per quanto Frank fosse una piacevole compagnia non sarebbe
mai stato in grado di sostituire lei.
Così, lui iniziò a corteggiarla apertamente, seppur nessuno a scuola sospettò
nulla, e lei si riguardò bene dal parlarne con Lily poiché aveva ben capito che
la ragazza corrispondeva i suoi sentimenti.
Alice però si rese conto che Frank aveva qualcosa che Lily non poteva darle:
stabilità e sicurezza. Era consapevole che la storia con Lily presto o tardi
sarebbe finita, giacché non c’era posto per due
lesbiche come loro al mondo. Si ripeteva queste crudeli parole ogni
sera prima di addormentarsi, nella speranza che le servissero per dimenticarsi
Lily, ma non ci riusciva. Ogni volta che la baciava era terrorizzata dall’idea
che qualcuno le scoprisse, raccontando a tutti quanto successo. Peggio, qualcuno
avrebbe potuto insultarle o picchiarle
e lei non poteva sopportare l’idea che Lily rischiasse costantemente per lei.
Per quanto amasse profondamente Lily, sapeva che avrebbe dovuto porre fine a
quella relazione il più presto possibile.
Non ci riusciva, però, perché Lily era
tossica, era la sua droga e più cercava di separarsene più si perdeva in
essa. Ormai non riusciva più ad immaginare la sua vita senza quella ragazzina
dai capelli rossi, non riusciva ad immaginare un buongiorno più bello del suo
sorriso, un suono più melodioso della sua risata. I
Prolungava quell’agonia, rendendo il loro rapporto un malato terminale in attesa
della fine che però non arrivava mai. Proseguiva in quella direzione di dolore,
consapevole di star ferendo non solo lei stessa, ma anche Lily, la persona che
amava più al mondo, l’unica di cui le importasse veramente.
Le loro reazioni, in sostanza, non potevano essere più diverse. Lily era
orgogliosa e fiera del suo amore, sapeva che non se ne sarebbe mai pentita, ma
che avrebbe continuato a seguire l’istinto dettatole dal suo cuore, e che
nessuno le avrebbe mai impedito di amare Alice Miles e che nella buona e nella
cattiva sorte sarebbe stata sempre al fianco della sua ragazza, che lei vedeva
che migliore di qualsiasi amante. L’avrebbe amata fino all’ultimo respiro, fino
all’ultimo battito di una vita mortale.
Alice, invece, trovava nel suo amore fonte di dolore e gioia allo stesso tempo;
per lei il solo vedere Lily significava soffrire, perché sapeva che di lì a poco
quella ragazza non sarebbe stata più sua. Lily le mostrava quotidianamente
orgoglio e pazienza, ma non bastava. Non bastava perché Lily era una delle poche
persona che l’avesse vista per quel che era realmente, che non si fosse fermata
a quella coltre di capelli neri dietro la quale si nascondeva ed era l’unica
persona che lei avesse mai amato. Un suo sorriso le procurava lo stesso dolore
di uno schiaffo in pieno volto e, allo stesso tempo, la più grande gioia di
sempre.
Da sempre, sapeva che Lily per lei ci sarebbe stata in qualsiasi momento, era da
lei che andava a piangere per un brutto voto, da lei che trovava comprensione e
amore, ma lei era un’amante indegna in quanto non aveva il
coraggio di amarla, ed un amore privo di tali qualità non aveva
senso d’esistere. Per quanto cercasse di allontanarsi da lei, sospirava ancora
al rosso dei suoi capelli, dello stesso colore del suo sangue, e pronunciava il
suo nome con estrema delicatezza, sapendo che in quello risiedeva la forza del
suo cuore. Era un amore che non le dava tregue.
E per questo, infine, cedette alla stabilità e alla sicurezza che le prometteva
Frank Paciock.
Tutto successe nel tardo pomeriggio dell’undici marzo, circa tre quarti d’ora
prima di andare a cena. Frank aveva intercettato Alice dopo una lezione di
Difesa contro le Arti Oscure e aveva fatto di tutto per separarla dal resto del
gruppo, conducendola in corridoi meno frequentati con la scusa di parlarle di
qualcosa di importante. Alice deglutì, consapevole di quel che sarebbe successo,
ma non trovò scuse per andarsene. Così annuì e lo seguì, fino a che non
raggiunsero un corridoio piuttosto isolato e, allo stesso tempo, piuttosto
vicino alla Sala Grande. Era buio ed umido, l’unica fonte di luce erano le torce
e l’assenza delle finestre lasciava ad intendere che probabilmente si trattava
di uno dei corridoi dei sotterranei. Tutto questo ad Alice non interessava;
cercava di non guardare Frank negli occhi, di evitare ogni contatto, ma lui non
sembrava dello stesso parere e aveva deciso che non avrebbe lasciato andare
Alice prima di averle confessato i suoi sentimenti.
<< Sai, Alie… Tu mi sei sempre stata molto simpatica. Voglio dire, ci conosciamo
da bambini e mi è sempre piaciuto giocare con te. >>
Frank la fece arrestare vicino a un angolo, ponendola quasi con la schiena
contro il muro. Sapeva che non era una cosa carina da fare, ma Alice in quel
periodo era così sfuggente che temeva di vederla scappare da un momento
all’altro, non poteva permettersi di prolungare quella sofferenza. Non era
sicuro di piacere ad Alice e per questo si era preparato a ricevere un no,
perfino insulti, ma non le avrebbe permesso una fuga. Aveva bisogno di avere una
risposta e non avrebbe atteso oltre.
<< Ma da qualche tempo qualcosa fra noi è cambiato. Sai, credo che tu ormai
l’abbia capito, ma ti vedo come più di un’amica. Ti trovo una ragazza
fantastica, bella e simpatica, e vorrei sapere se per te fosse la stessa cosa.
>>
Alice fissava il pavimento, immobilizzata. Non aveva il coraggio di guardare
Frank né altro, si trovava con le spalle al muro –in tutti i sensi- e sapeva che
da questo sarebbe cambiato molto. Una piccola bugia le avrebbe donato una vita
meravigliosa, la verità le avrebbe portato soltanto dolore e solitudine. Del
resto, sapeva bene che la sua storia con Lily sarebbe finita ben presto se non
avesse avuto il coraggio di esporsi.
<< S…sì >> balbettò solo lei, e prima che potesse rendersene conto Frank la
baciò. Fu un bacio così diverso da quelli di Lily, privo di emozioni e
coinvolgimento, quasi meccanico. Non le piacque per niente, non sentiva alcun
feeling con il ragazzo, ma si limitò a sorridergli timida.
<< Solo... Preferirei tenere la cosa nascosta, almeno fino all’estate. Sai, non
vorrei che i miei genitori lo venissero a sapere da terzi. >>
O, per meglio dire, si era imbarcata in una situazione più dolorosa e difficile
della precedente.
Notte fra l’11 e il 12 marzo 1977
Dormitori Grifondoro
Avvolta nel silenzio e nell’oscurità della notte, da dicembre Lily scivolava via
dal suo letto per infilarsi in quello di Alice, donandosi così momenti
d’intimità e amore protette dal segreto che la notte offriva loro, salvo poi
ritornare nel suo letto appena il primo raggio solare s’infiltrava oltre le
tende della stanza numero quindici del Dormitorio Femminile Grifondoro,
illuminando l’ambiente con una tiepida luce rossastra.
Avevano da poco finito di amarsi e Alice si stava per addormentare fra le
braccia di Lily che, con l’amore dipinto sul volto, le accarezzava lentamente i
ricci neri, quegli stessi ricci che ogni mattina cercava di domare, cercando di
cullare il suo sonno. Eppure avvertiva che qualcosa non andava. Quella sera
sentiva Alice così lontana che le sembrava un’altra persona. In un primo momento
aveva pensato che ci fosse stato qualche problema a casa ed attese la fine della
cena, ma quando anche una volta tornate in dormitorio la ragazza non parlò, si
rassegnò. Eppure ora non poteva farne a meno. Il volto della sua amata,
illuminato appena da una fioca luce lunare che era riuscita ad oltrepassare le
barriere delle tende delle finestre e di quelle del letto a baldacchino della
giovane, le appariva così bello e sofferente che quella stessa visione di dolore
le strappava via il cuore.
<< Alice, cos’hai? >> sussurrò appena all’orecchio della ragazza, parole che
probabilmente sarebbero risultate impercettibili anche ad un mannaro.
Alice riaprì gli occhi, svegliandosi tutto in un colpo da quello stato di
torpore nel quale era caduta qualche minuto prima, e puntò le sue iridi nere su
quelle verdi dell’altra Grifondoro. Strinse le labbra, prima di rivelare quel
che aveva pensato per tutta la cena.
<< Pensavo che potremmo fingere… una copertura. Potrei chiedere a qualcuno di
fingersi il mio ragazzo o… potresti far finta di uscire con Potter. >>
Disse infine. Attese senza fiato la reazione della giovane, che non tardò ad
arrivare. Alice sapeva di ferirla mortalmente con quelle parole, ma subito dopo
aver baciato Frank si rese conto che non avrebbe mai e poi mai rinunciato a
Lily, ma ora aveva anche un’altra persona con cui fare i conti. Sapeva che Lily
non sarebbe mai uscita con Potter, così confidava in quella soluzione temporanea
per trovare il coraggio di lasciare o Frank o Lily, di scegliere fra la
convenienza e l’amore. Aveva sedici anni ormai e in quel periodo molte ragazze a
vent’anni avevano già un marito ed un figlio, cosa dettata anche dalla
precarietà ed effimerità della vita stessa, del continuo rischio imposto da Lord
Voldemort. Lei, a sedici anni, non vedeva un suo futuro. Non con Lily, almeno,
lei non glielo avrebbe mai garantito. Lily Evans era il suo veleno, e come tutti
i veleni andava estirpato.
Lily si sciolse da quell’abbraccio e si stese diritta sul letto, gli occhi
fissavano la parte superiore del letto a baldacchino, glaciali. Le labbra erano
strette fra loro, non emetteva suono, non si muoveva. Passò diverso tempo prima
di proferire parola, segno evidente che aveva cercato di calmarsi e non
scoppiare ad urlare nel pieno della notte.
<< No. Posso accettare ancora per un po’ l’anonimato, ma non chiedermi di
vederti fra le braccia di un ragazzo e di fingermi felice. >>
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Capitolo 4 *** There's no escape ***
Untitled 1
Capitolo III
There’s no
escape
15
aprile 1977
Hogwarts, Lago
Per la prima volta da settembre, Alice e Lily si erano separate. Per Pasqua, che
quell’anno cadeva il 10 aprile, Lily era tornata a casa, mentre Alice era
rimasta a scuola.
Lontana da Frank e Lily, Alice aveva trovato il tempo ed il modo per riflettere.
Quell’ultimo mese l’aveva passato costantemente divisa fra due fuochi; Lily era
sempre più impaziente e scostante, dopo quella notte era diventata ancor più
fredda con lei. Doveva anche tenere continuamente a bada Frank per impedirgli di
baciarla o starle troppo vicino in luoghi pubblici o, peggio in Sala Comune.
Quel pomeriggio gli aveva però dovuto concedere due ore insieme, alla fine era
pur sempre la sua fidanzata, più o
meno. Così se ne stava seduta vicino alla riva del Lago Nero in sua compagnia, e
a dire la verità ormai si era quasi del tutto abituata all’idea di averlo al suo
fianco e lo trovava quasi piacevole
sotto quel punto di vista. Lui le cingeva le spalle con un braccio, mentre lei
si godeva il panorama e l’inizio della primavera in tranquillità, conscia del
fatto che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni di pace prima dell’inizio del
solito stress pre-esami. Lily, in realtà, aveva già iniziato a studiare e Alice
aveva concesso a Frank quel pomeriggio solo perché sapeva l’amata rinchiusa in
biblioteca.
Lui le accarezzava i capelli e il volto in una maniera che le ricordava Lily e
ad ogni gesto Alice soffriva sempre più. Sentiva che la relazione con Lily era
ormai arrivata alla fine, probabilmente si trattava di qualche giorno o, al più,
un paio di settimane. Erano sempre più distanti, per quanto tentassero di auto
ingannarsi nascondendo la cosa, mentre Alice si sentiva sempre più vicina a
Frank. Probabilmente, provava quelle sensazioni perché si era imposta di
comportarsi in quella maniera. Aveva deciso di darci un taglio con Lily, ma non
riusciva a recidere del tutto, così si era lasciata andare in un allontanamento
lento e doloroso, sebbene ormai fosse sempre più vicina all’apatia.
Mentiva a Lily, ma mentiva anche a Frank. Lui, poveretto, non sospettava
minimamente che la sua fidanzata passasse ogni momento di solitudine a baciare
Lily Evans, non poteva immaginare che ogni notte le due ragazze si lasciassero
andare a carezze del tutto particolari. Alice continuava a dirgli che non voleva
rendere la cosa pubblica per non far arrabbiare i genitori e lui ci credeva,
aspettando impazientemente l’estate per andare a casa Miles per chiedere in
maniera formale il permesso di uscire con Alice. Non vedeva l’ora che arrivasse
quel momento, tant’è che continuava ad immaginarselo e a raccontarlo ad Alice.
<< … E allora io chiederò a tuo padre di uscire con te. Dici che avrà qualcosa
da ridire? >>
<< No, non credo. Gli sei sempre piaciuto >> gli rispose Alice, sorridendogli
paziente. Era ormai la decima volta che le ripeteva le stesse cose, ma
rispondeva con immensa pazienza. Probabilmente era il suo prezzo da pagare per
l’enorme quantità di bugie che gli diceva, quando lui con lei era del tutto
onesto.
<< Davvero? >> i suoi occhi s’illuminarono, increduli. D’un tratto vedeva la
cosa molto più facile.
<< Sì, solo che sai come sono. Non sopporterebbero mai di sapere che la loro
figliola esce con un ragazzo senza permesso. >>
<< Certo, lo so. Ed è giusto così. Voglio anche rassicurarli che con te faccio
sul serio, e… e che non ti toccherò prima del matrimonio. >>
L’idea di un eventuale matrimonio mise sottosopra Alice, che per un qualche
secondo mostrò segni di disagio. Non aveva mai pensato a lei in veste della
Signora Paciock; o meglio, immaginava
che avrebbe potuto sposare Frank, ma non che l’avrebbe fatto sul serio. E fu
proprio la parola matrimonio a ricordarle del guaio in cui si era cacciata, di
quella trappola mortale creata da lei stessa, e che prima o poi sarebbe
scattata. Per quanto ci avesse pensato, non era riuscita a trovare un modo per
lasciare Lily senza fare del male alla ragazza, o a lei.
Non aveva, però, modo di pensarci, non in quel momento. Frank era un ragazzo
terribilmente dolce, che non le faceva mai mancare niente e la trattava sempre
con dolcezza. Nei suoi occhi lesse lo stesso amore che aveva visto negli occhi
di Lily.
<< Sai che stai bene con questi capelli lisci? >>
Capelli lisci. Quelle parole arrivarono come un pugno nello stomaco, mentre lei
lanciò uno sguardo alle ciocche lisce. Il merito era di una pozione che le aveva
fatto proprio Lily, e la ragazza aveva perso un sacco di tempo a pettinarli e
acconciarli. Di sicuro, non s’immaginava che un suo rivale avrebbe apprezzato la
sua opera.
Non poté comunque rifletterci abbastanza, perché Frank le prese il viso fra le
mani e iniziò a baciarla. Cercava di trasmettere tutto il suo amore in quel
bacio ma quel che arrivava a destinazione era solo saliva priva di sentimento.
Dei passi si affrettarono sul selciato, calpestando foglie secche e ghiaia.
<< Diffindo. >>
Una voce secca, ferita ed orgogliosa. Gocce di sangue che copiose macchiavano il
terreno. Un duello imminente.
15
aprile 1977
Dormitori Grifondoro
Lily camminava in cerchio nella sua camera nei Dormitori Grifondoro. La gente
era a cena, quindi era totalmente sola e poteva elaborare quanto accaduto. Aveva
quasi ucciso Frank Paciock. Si era guadagnata una punizione, scampando
l’espulsione per un pelo. Tutta la scuola l’avrebbe saputo a breve. Sarebbe
stata indicata come la lesbica pazza per sempre. Cosa più importante, aveva
perso Alice.
Non sapeva cosa le aveva preso in quel momento, ma quando aveva visto che
quell’essere aveva posato mani e labbra su Alice… non ci aveva più visto. E il
fatto che lei lo lasciasse fare, che gli permettesse di parlargli di matrimonio,
metteva bene in chiaro il suo essere consenziente.
Gli aveva quasi tranciato il polso sinistro con quel diffindo, nel tentativo di
impedirgli di toccare Alice. E nonostante questo, Frank aveva avuto la forza di
duellare con lei. Un duello finito tragicamente, quasi con la morte del ragazzo.
Dopo un paio di colpi irrilevanti, l’aveva bagnato con un aguamenti, e poi gli
aveva regalato delle scosse elettriche –potenziate dall’acqua- con il
verdimillious. Probabilmente, doveva ringraziare il suo essere stata totalmente
stravolta se l’incantesimo non aveva ucciso il ragazzo.
Tentato
omicidio.
Non che lo volesse davvero, non era nemmeno sicura di sapere il nome del
ragazzo. Non era una gran fan del quidditch e i giocatori le sembravano tutti
così dannatamente uguali. Dopo quell’ultimo incantesimo aveva lanciato uno
sguardo smarrito ad una Alice terrorizzata, ed era scappata.
Omissione di soccorso.
Probabilmente Alice, dopo aver portato Frank in infermeria, doveva aver mentito.
Doveva aver parlato d’incantesimi più lievi, altrimenti non si spiegherebbe il
perché di una semplice punizione e non di una espulsione. E anche Frank,
nonostante tutto, doveva averle coperto le spalle. Comunque, ce n’era abbastanza
per spedirla ad Azkaban o, in alternativa, in qualche prigione babbana.
Quel che è peggio è che non riusciva a definire i suoi sentimenti. Un misto di
dolore e paura, non sapeva nemmeno lei analizzare razionalmente quel che aveva
visto. Poi, la porta si aprì, ed Alice fece il suo ingresso.
<< Abbiamo… abbiamo chiesto di tenere il segreto su quanto successo. Cercheremo
di non far sapere a nessuno dell’accaduto. >>
Fu tutto quel che Alice riuscì a dire, con voce bassa e lo sguardo puntato sul
pavimento. Aveva fatto un ultimo dono d’amore, o almeno lei lo riteneva tale,
cercando di migliorare la posizione di Lily. Lei era particolarmente brava negli
incantesimi di memoria, e non le risultò difficile
obliviare Frank. Per lui, aveva solo preso un paio di flipendo ed
everte statim da Lily. Il taglio se l’era fatto cadendo ed aveva poi battuto la
testa. Non ebbe però il coraggio di dirgli il perché, di confessare la sua
relazione, così s’inventò che Lily era totalmente ossessionata da lei e che non
poteva farci niente.
Lily la fissò, incredula. Delle sue parole le importò poco, ma appena vide la
figura di Alice si sentì morire. Tutto il dolore, fino a quel momento soffocato
dall’angoscia, esplose per poi manifestarsi in un pianto violento.
<< Sei una stronza, lo sai? >>
<< Sì. >>
<< Perché lo hai fatto? >>
<< I…io… >>
<< Per te è stato solo un gioco, vero? Ti sei presa gioco dei miei sentimenti,
di me, hai fatto finta di amarmi e non ero altro che il tuo giochetto personale!
>>
<< L… Lily, io… >>
<< Non voglio più vederti, Miles. >>
3
luglio 1977
Casa Evans, camera di Lily
Quei mesi dopo quel funesto pomeriggio non furono facili per Lily. Frank fu
molto gentile e riservato e non raccontò a nessuno la passione di Lily per
Alice, cosa che entrambe le Grifondoro apprezzarono molto. Ad ogni modo, per
Lily si aprì comunque un tempo di solitudine e dolore. Non aveva più nessuno con
cui parlare, nessuna persona a cui volesse davvero bene e, cosa più importante,
aveva perso l’unica persona che avesse mai amato, almeno fino a quel momento.
Solo ora, una volta tornata a casa sua, il suo dolore trovava pace. Ad Hogwarts
Alice era sempre sotto i suoi occhi; condividevano camera, lezioni e pasti, per
lei era impossibile non vederla, ed ogni volta che questo succedeva sentiva
mille lance trafiggerle il corpo.
Sentiva che soffriva anche lei, ma non riusciva a perdonarla per quel che le
aveva fatto. La odiava, si era ripromessa di non parlarle più, eppure cercava
ogni scusa per rivolgerle la parola. La guardava sempre, non poteva farne a
meno, ed ogni volta che la vedeva camminare in corridoio con Frank doveva tenere
a freno la bacchetta. Non chiese mai scusa a Frank, per quel che le riguardava
la sua reazione era stata più che legittima poiché lui le aveva letteralmente
rubato la ragazza.
Era morta per amore, si diceva. Non poteva immaginare che qualche anno dopo
sarebbe davvero morta per amore. Lily
era in grado di amare come nessuno aveva mai fatto, l’amore era la sua forza ed
avrebbe fatto qualsiasi cosa, indistintamente. Ora, quel troppo amore l’aveva
uccisa.
Sebbene fosse a pezzi, in pubblico tendeva a comportarsi come se non fosse mai
successo nulla. Si fingeva la ragazza forte e risoluta di sempre, sebbene non
avesse più certezze. Un estraneo non avrebbe mai immaginato la verità;
continuava a studiare, prendendo anche ottimi voti, restava un modello da
imitare per le ragazze ed una fidanzata da sognare per i ragazzi, ma la realtà è
che era totalmente a pezzi.
Eppure, faceva di tutto per non dimostrarlo. Ogni mattina, prima di affrontare
l’ennesima, monotona giornata, protetta dalle tende del suo letto a baldacchino
faceva degli esercizi di autocontrollo. Respirava profondamente, cercando di
rinchiudere il dolore che provava nella parte più profonda del suo cuore e
portava la sua mente alla stasi. Si
sforzava di pensare a cose semplici, almeno finché non avesse avuto compiti od
altro a cui pensare, così da non tornare con la mente ad Alice, al suo bel volto,
all’amor ferito che provava nei suoi confronti.
Eppure, la tentazione di
tornare fra le sue braccia, supplicandola di non abbandonarla era grande. Era
solo grazie alla grande dose di autocontrollo che s’imponeva che di notte non
continuava a scivolare nel letto della sua donna, ma si limitava a bagnare di
lacrime calde e disperate il suo cuscino. Si sentiva impotente perché sapeva che
non poteva farci niente; a tutto c’è rimedio, tranne che a un amore corrisposto.
O per meglio dire, avrebbe potuto usare un filtro d’amore ma Lily non l’avrebbe
mai fatto: preferiva avere il cuore infranto che essere illusa da un surrogato
del vero amore. Sapeva che aveva perso Alice per sempre, che non sarebbe mai più
stata sua, che quello era un amore perduto che non sarebbe tornato mai più.
Non sapeva nemmeno come
descrivere il suo stato d’animo, probabilmente non c’erano parole per farlo.
Lei, che aveva amato così tanto ed incondizionatamente, che fino all’ultimo
istante della sua vita mortale avrebbe lottato per proteggere il vero amore, non
era stata in grado di proteggersi da quel tradimento che le ha straziato cuore
ed anima.
Adesso, una volta a casa,
tutto sembrava andare per il meglio. Probabilmente due mesi lontana da Alice le
avrebbero risanato almeno superficialmente le ferite procuratole dalla
Grifondoro, sebbene sapesse che non l’avrebbe mai dimenticata del tutto. Dentro
di sé si sentiva ancora proprietà di Alice, ed è per questo che cercava di
allontanare la malinconia e il dolore fossilizzandosi sui bei ricordi che aveva,
illudendosi che fossero ancora reali. In effetti, almeno nella sua testa lo
erano. Per questo, non era raro vederla camminare con i pugni ben saldi, mentre
a denti stretti mormorava qualche parola.
<<
Noli me tangere… For Alice’s I am >>
Era il suo modo di
ricordare Alice, di convincersi di essere ancora e per sempre sua, di non farsi
toccare dal dolore.
Tutte queste erano
speranze vane; se avesse continuato con l’illusione, a lungo andare sarebbe solo
finita in un vortice di dolore che non avrebbe mai avuto fine, e che l’avrebbe
portata alla perdizione.
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Capitolo 5 *** Epilogo ***
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Epilogo
1 settembre 1977
Stazione di Hogsmeade
Il settimo anno
scolastico ad Hogwarts di Lily Evans stava per iniziare. Quest’anno era stata
nominata Caposcuola e sarebbe stato un anno difficile per lei, eppure tutto quel
che provava nei confronti della scuola era indifferenza. Dopo un lungo periodo
di dolore, era caduta nel baratro dell’indifferenza, dal quale si esce alquanto
difficilmente. Ormai, mangiava poco e parlava ancor meno, tant’è che da quando
era partita da Londra non aveva rivolto nemmeno una parola ai suoi compagni di
viaggio, nonostante i loro numerosi tentativi. Aveva passato ore a fissare il
paesaggio fuori dal finestrino cercando di non pensare al momento in cui avrebbe
rivisto Alice. Quel momento la terrorizzava, ma sapeva che a breve sarebbe
arrivato.
Il dolore pareva essersi
attenuato, ma lei aveva paura che sarebbe esploso di nuovo, probabilmente anche
più devastante di prima, una volta che avrebbe rivisto Alice. Si sentiva ancora
sua, sebbene avesse smesso con le illusioni. Aveva dovuto fare i conti con la
realtà, rendendosi conto che Alice non l’avrebbe mai più baciata né guardata
come prima. Aveva anche tutta l’intenzione di dimenticarla, ma i sensi di colpa
s’impadronivano di lei appena osava pensare di sostituirla. Si era ripetuta
troppe volte di appartenere ad Alice, e alla fine si era convinta di ciò.
Mentre muoveva qualche
passo sulla banchina, in direzione del punto d’incontro per i più grandi, una
mano maschile le si posò sulla spalla. Si voltò, e riconobbe ovviamente
quell’odioso ragazzo che rispondeva al nome di James Potter.
<< Allora, Evans,
quest’anno ci esci con me? >> le chiese, con il solito sorriso arrogante.
Nonostante tutto, aveva sentito diverse voci su di lui durante gli ultimi mesi
del sesto anno: pareva si fosse calmato.
<< … Perché no? >>
rispose Lily, d’istinto. Probabilmente, si trattava dell’ultimo residuo
d’istinto di sopravvivenza che l’aveva portata a rispondere in quella maniera.
Non avrebbe mai immaginato che James Potter avrebbe sanato i dolori per
l’infelice amore provato nei confronti di Alice Miles, anzi. Era però
consapevole di dover dare una svolta a quella sua vita.
<< Davvero?! >> chiese
lui, che la guardava ora con occhi spalancati per la meraviglia.
<< Sì, certo. >> rispose
ancora lei, con un tono di voce piuttosto piatto, a cui però James non prestò
attenzione. In quel momento, gli occhi verdi di Lily incrociarono il volto di
Alice, che la fissava a pochi passi di distanza, ferita. Fu in quel momento che
il dolore riemerse come un’ondata dolorosa che quasi le fece girare la testa.
Chiuse gli occhi per sedare il senso di nausea che si era impossessato di lei.
No,
si riprese, cercando di rimanere lucida.
Noli me
tangere, for James’ I am.
Queste erano le parole
con cui si era tenuta stretta Alice per mesi; con le stesse parole, sperava di
dimenticarla.
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