Non ti abituerai mai a me.

di Eristena_Merisi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Macciao patati e patate che state iniziando a leggere questa mia stramberia =)

I commenti sono molto graditi ^^

Dedico questa mia storia a Gabriel, il mio amore.
Buona lettura dolci anime =]
 
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Tutto iniziò da quel commento sotto quella canzone, quella che oggi è diventata la nostra canzone.
Da un semplice commento è partita una richiesta d’amicizia su uno stupido social network . Da semplici ore passate a conversare su quel social network sono partire ore ed ore al telefono. E pensare che da quelle ore al telefono, ora mi ritrovo con solo le mutande che mi facesti comprare, a cavalcioni sopra di te mentre mi guardi eccitato, mi vien da ridere.
 
 
Era un sabato sera quando annoiata dalla televisione accesi il pc per sentire un po’ di musica. La dubstep. Genere che avevo scoperto da poco  e che mi aveva subito preso. Certo che in gusti di musica faccio proprio ridere. Son capace di passare da una sveglia con Fuel dei Metallica a un’ora di lettura con una sonata di Mozart ad una sera passata in disco ad urlare a dj Ma Dog che mi fa l’occhiolino dalla consolle mentre monta su Meccane , la mia traccia Hardcore preferita . 

Il mio occhio fu rapito da un titolo che non avevo mai visto, “Best Dubstep Ever, whatcha say” non potevano trovare parole migliori per fare incuriosire qualcuno ma chissà se le valeva veramente.

B’è devo proprio dire che mi ha rapito, la base degli Imogen Heap  già perfetta di suo era più che meravigliosa.
Tra i commenti trovai quello di un ragazzo, uno tra i quarantacinque che avevano commentato, uno a caso che definiva il pezzo “orgasmico”.

Erano soltanto le ventitré di un qualsiasi sabato sera ed io ancora non avevo sonno.

Ci scambiammo un po’ di osservazioni sul pezzo nulla di ché, finchè non partì la richiesta d’amicizia su facebook.

Che dire era proprio un bel ragazzo. Occhi color pece e capelli sparati all’insù mori come un tizzo di carbone.
Entrambi all’ultimo anno di liceo,  un Istituto Alberghiero lui Scientifico.
Entrambi con la passione per la Dubstep, la musica che ci fa muovere incondizionatamente anche con il corpo ormai non ce la fa più neanche a camminare.

Parlammo fino alle sette del mattino e l’unica cosa che ci fece spegnere il computer era il non dover dare spiegazioni ai nostri genitori che si sarebbero alzati presto.

Parlammo di tutto, dalla scuola ai problemi in casa e così il giorno dopo e quello dopo ancora fino a che non ci scambiammo il numero di telefono perché volevi urlarmi contro mentre ridevamo come scemi per il tuo cinque a matematica preso perché invece di studiare avevi passato cinque giorni e cinque notti a parlare con me.

Una settimana dopo attivammo le promozioni per parlare gratis, sai te la Vodafone quanti soldi ci avrà fatto con noi!
Dopo un mese ci cercavamo ancora chiamandoci “amore” e scherzando a telefono prendendoci in giro perché tu non avevi ancora trovato ragazza mentre io ti raccontavo le mie serate bollenti.

Eppure mi sembrava così strano che un bel ragazzo come te con quegli addominali scolpiti e gli occhi capaci di far sprofondare monti non avesse mai avuto una ragazza.

Io a Roma la città trasgressiva dove la scopamica è d’obbligo e uno sguardo basta per abbordare un ragazzo e tu a Reggio Calabria, dove le ragazze se la tengono stretta neanche ce l’avessero d’oro.
Avevamo una voglia matta di vederci e passare un po’ di tempo insieme ma c’erano quelle dannate 12 ore di treno e quegl’esami alle porte che facevano perdere quasi le speranze…

Conversazioni provocatorie su possibili fantasie di cui eravamo sicuri che non si sarebbero mai avverate fanno scattare un desiderio senza sentimento ma che bruciava come fuoco.

“Indovina dove vado oggi? :D”
“fammi indovinare.. in palestra -.-“
“Yehaaa non sai quanto si divertono le mie compagne di classe a toccarmi gli addominali :DD”
“E quindi quando ci incontreremo( perché prima o poi ci DOBBIAMO incontrare U.u) io chi dovrei abbracciare spupazzare e coccolare, un coso tutti muscoli?? D:”
“Siiii :D”
“no -.-“
“Eddai tanto son morbidosi se non faccio forza XD”
“Allora shi :3 Mi ti spupazzo tutto :3”
“ D: Maniaca sessuale! Ahahah”
“ Siii! Ti violentooo!”
“ No io mi metto la cintura di castità ù.ù”
“Rompo tutto io u.u Andò scappi pe Roma che se non la conosci ti perdi muhahahah”
“Così mi metti paura D:”
“Mica ti voglio far male io, anzi ;)”
“ Ahahah lo so”
“Tanto mi sa che Claudio non ti può ospitare quindi dovrai dormire a casa mia”
“Noo vado a comprare la cintura di castità torno subito”
“ahahah non avrai paura di quello che potrei farti vero?”
“invece si XD”
“Nella camera ho un letto a soppalco 170x210 mi aiuti a smontarlo?”
“Ok, ma dici sul serio?”
“Non scherzo mica u.u”
“Mhh..tu vali 12 ore di treno?Massì certo :P”
“Sta a vedè io che ti combino, te la faccio fare io palestra U.u”
“Ehh? Spero che tu parli di aiutarti a portare la spesa D:”
“Si certo.. la spesa”
“Le trazioni al parlo allora.. aspetta, ce l’avete un parco là? XD”
“Ai voglia a te di parchi qui, ma io parlavo di flessioni veramente”
“Ahahha con quelle son bravissimo u.u”
“Dai io ti insegno un altro tipo di flessioni”
“Come vuoi :P”
“ma guarda te, la ragazza che fa scuola al ragazzo LooooL”
“Ahahhahah, già XD”
“Ora devo andare..in palestra LOL”
“ Vai vai io preferisco altri ‘esercizi fisici’ a dopoo :P”
 
E così passarono mesi e mesi, la nostra amicizia diventava sempre più salda e le scherzose conversazioni a sfondo erotico sempre più frequenti.
Gli esami passarono ed era il momento di trovare un lavoro. Provai a trovare qualcosa nei dintorni ma senza risultato così inviai il mio curriculum vitae all’ufficio collocamento.
Durante una delle nostre videochiamate in cui te ti diverti a mostrarmi gli addominali e io a prenderti in giro il telefono squillò…
“Hotel ‘De la Ville’ di Reggio Calabria ci è capitato il suo curriculum in mano”
Non mi sono servite altre informazioni, non me lo sarei fatto ripetere due volte..
Accetto!”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Macciao anime =)
Come promesso dopo tempo publico il continuo di questa mia storia. Scusate per il ritardo ma coem sapete è un lavoretto a quattro mani e deve passare sotto quattro occhi. Vi ringrazio tutti quanti per i vostri commenti, e ringrazio anche chi l'ha solo letta.
Spero che questo capitolo vi piaccia, e magari fatemelo anche sapere.
Un bacio a tutti.
Buona lettura <3


Oddio che stanchezza, dodici ore di treno mi hanno ucciso.
Dove sarà mai quel coglione? Scendo dal treno e mi guardo intorno. Vedo una vecchietta gasata perché ha fatto due metri in meno di venti minuti avvicinarmisi.Meglio scansarmi che qua son pericolose pure le vecchietteMeglio scansarmi che qua son pericolose pure le vecchiette. Alla mia destra c’è un gruppo di ragazzi ma nessuno di quelli mi pare lui. Guarda te se mi tocca andarlo a cercare in posti sconosciuti, ecco ora mi perdo, mi rapiscono e ciao ciao mondo è stato bello conoscerti…
Mentre girovago per la stazione continuando a farmi paranoie mentali all’improvviso sento due mani calde che mi si posano sugl’occhi. Ok non sapevo se ridere come una scema o se piangere. Il ragazzo che da un anno e una manicciata di mesi sento più di mia madre è dietro di me. Calma e sangue freddo, saltagli addosso ma non ucciderlo.
-         E chi sarà mai – cerco di sottrarmi dal contatto con le sue mani non vorrei che scoppiassi a piangere come una deficiente facendo una figura di merda ma lui le tiene premute deciso a tenermi girata.
-         Non so prova a indovinare -  La sua voce è ancora più bella dal vivo. Madò non ci posso ancora credere, ma che minchia aspetto ad abbracciarlo? La voglia di perdermi in quegl’occhi scuri è più forte della mia cretinaggine infantile.
-         Si vabbè non facciamo i ragazzini… ammoooree!- mi giro di scatto e mi ritrovo ad abbracciare un petto palestrato ma confortevole. Cavolo perché son tutti così alti? TwT . E perché ha dovuto fare tutta quella palestra? Però ha ragione non sono poi così d’impiccio tutti quei muscoli.
Lo stringo forte a me, ancora non ci posso credere mi sembra uno di quei sogni impossibili che quando si realizzano non sembra vero e invece è proprio lui quello che mi stringe forte, son proprio i suoi capelli quelli che mi solleticano il collo.
-         Gnaaao-  lo stringo ancora più forte come fosse un addio perché quel contatto mi riempie di felicità. E’ proprio vero che l’amicizia non ha chilometri. Mentre mi stringe un fianco con una mano sento le lacrime pungermi gli occhi.
 
Non posso piangere, non devo… Non tanto per la figura perché mi conosce come le mutande che porto , ma perché minchia ci ho messo un’ora per truccarmi con quel cavolo di specchietto sul treno! Ok forse è per la figuraccia che ci farei. Decido di staccarmi un attimo per poter riparare l’irreparabile. Evitando in tutti i modi il suo sguardo che mi tenta a farmi girare lo prendo per mano e come una ragazzina lo trascino urlando:
-         -Insomma non mi fai visitare la città?- cammino come se avessi il diavolo alle calcagna mentre con una mano cerco di asciugarmi le lacrime senza farmi vedere da lui. Ad una certa sento che mi rigira ed è li che saluto orgoglio e tutti i complessi che mi stavo facendo. Incontro quel’occhi color pece che mi portano a sprofondare. Quegl’occhi così scuri che sembrano pozze di petrolio pronto a colare da un momento all’altro, eppure io ci vedo delle sfumature. Ci rivedo tutte quelle scenate in web e le risate divise da un computer e una connessione internet. Ci rivedo le notti passate in bianco a chattare di una possibile storia di letto tra noi due, ci rivedo i pomeriggi a telefono passati a sparare cazzate. Quegl’occhi mi hanno pietrificata, hanno paralizzato ogni mio singolo muscolo ma non sono riusciti a fermare le mie copiose lacrime di felicità e quel sorriso che pian piano si stava allargando sul mio viso.
 
Lo abbraccio di nuovo questa volta buttandomici addosso e mi accorgo solo dopo di essere sospesa per l’aria; il mio viso è accanto al suo orecchio ad infradiciare la sua maglietta blu con quelle gocce salate che sanno di gioia.
 
Gli sussurro il bene che gli voglio e dopo quest’altro abbraccio gli lascio un bacio sulla guancia per poi scostarmi da lui.
 
-         No dico, mi sa che qualcuno è felice di vedermi- mi dice, con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.
-         -Niente affatto io son qui per lavorare bello mio, anzi ti stavo giusto chiedendo di accompagnarmi all’hotel- e con uno sguardo sostenuto lo fisso mentre il più caldo dei sorrisi mi da il benvenuto.
Sono nel sud Italia, la terra del sole eppure nessun raggio solare sarebbe riuscito a scaldarmi più del suo sorriso.
 
-         Dai andiamo a mangiare qualcosa che dodici ore son tante –  mentre ci allontaniamo dal treno sento la voce degli altoparlanti che segnala la partenza e rifletto un secondo.. Dov’è la mia borsa di quattro chili? Dove sono le sette valigie che avevo con me?
 
-         Dio! Fortuna che la testa ce l’ho attaccata al collo- Corro come una scema verso le porte del treno che stanno per chiudersi e mi sbrigo a legare la mia kefiah ai sensori per evitare che le porte si chiudano.  Vado al mio posto e incomincio a trainarmi le valigie tirando giù tutti i santi che mi vengono in mente. Mentre guardo istericamente le tre valigie che non so come far scendere dal treno vedo Anthony che mi fissa ridendo sotto i baffi.
-         Ma ti sei portata dietro casa? Dai ti do una mano io – Lo vedo avvinarsi alla valigia nera dove ho messo le cose più pesanti e fare una faccia buffissima mentre cerca di alzarla per metterla vicino alle altre.
-         Ma che minchia ci porti, un cadavere? No dico, nonno lo potevi pure lasciare nella tomba senza che te lo portavi una foto bastava!- Gli rispondo con una faccia che non lascia commenti, gli strappo la valigia dalle mani e senza mostrare la fatica enorme che sto facendo la incastro sotto il braccio mentre prendo le altre tre valigie con dentro i vestiti.
-         Caro mio te l’ho detto che a me non serve fare palestra per farmi muscoli!-  Gli passo accanto con una delle mie espressioni più soddisfatte e scendo dalla carrozza aspettando che mi segua con il resto dei bagagli. Poso tutto dopo la striscia gialla e sciolgo la kefiah mentre Anthony porta i bagagli rimanenti vicino i miei e li guarda con un aspetto tra lo sbigottito e l’inebetito.
-         Cos’è quella faccia? – Sapevo benissimo cosa stava pensando, come se non lo conoscessi..
-         Non vedo l’ora di arrivare in albergo per vedere cosa hai qui dentro.-
 
Gli sorrido e mi lascio guidare da lui verso l’uscita della stazione mentre chiacchieriamo sulle dodici noiosissime ore di viaggio e scherziamo sulla vecchietta che si faceva figa per lo sprint di prima.
 
Ad un certo punto mi ricordo che sono a Reggio Calabria, cioè kilometri e kilometri di casa, mi ricordo di avere una famiglia, degli amici e che il mio cellulare è offline. Mi fermo un attimo, estraggo il telefono dalla borsa e metto la suoneria, neanche il tempo d rimetterlo a posto che incomincia a squillare.
-         Si ci stiamo per arrivare all’albergo – Sussurro tra me e me mentre premo per rispondere. E’ mia madre. Neanche la faccio iniziare che attacco a rispondere  alle probabili e sicure domande che mi sta per fare.
-         Si mamma son arrivata, si mamma Anthony è qui vicino a me, si stiamo per andare a mangiare, no non è stato troppo pesante il viaggio, si ti richiamerò stasera e ogni due giorni per dirti se son ancora viva logico se non ti chiamo non ti devi preoccupare perché mi son dimenticata che ho una vita a Roma, no non ho ancora visto le chiamate perse che mi hai fatto, si domani mi presenterò seriamente, no non combinerò casini, ciao ti voglio bene – la sento ridere a telefono ed attaccare.  Quanto son lunghe le mie chiacchierate a telefono con mia madre.
-         Era tua madre?- Lo sguardo sbalordito di Anthony diventa ancora più buffo e sto quasi per scoppiargli a ridere in faccia quando il telefono squilla ancora, mi ci giocherei il culo che è lei. Sorrido al mio bel moro e gli passo il telefono e prima di rispondere legge il quadrante facendosi ad un tratto tutto serio.
 
-         Ti giuro che è viva e che non ha segni di lotta- Scoppio a ridere come una scema mentre ripenso alle parole di Francesca, la mia migliore amica:
 
“ Allora tu sappi che sul treno lei potrebbe, A) far preoccupare quelli che son vicini a lei se sta leggendo un libro perché ora ride come una matta, dopo due pagine scoppia a piangere dopo quattro sta sbroccando con il protagonista.
 
B) Fare a botte con qualcuno  che vuole dormire perché sta cantando a squarciagola con l’ipod alle orecchie.
 
C) Farsi cacciare o prendersi una multa perché l’hanno trovata a fumare nei bagni del treno.
 
D) Ah dimenticato, se non la vedi scendere subito corri a svegliarla perché sta russando in modo allucinante spaccando i vetri che intanto avrà imbrattato con i vostri nomi e la data di quando arriva.”
 
Lo sento ridere  a telefono e fare battute sul fatto che mi son commossa appena l’ho visto, dopo essersi salutati mi ripassa il telefono e le dico di avvertire tutti che son arrivata perché avrei immediatamente il telefono in offline e di chiamare sul numero di Anthony per le emergenze.
 
Sospiro e finalmente butto il telefono nella borsa riprendendo i bagagli e convincendomi che non mi son portata troppa roba e che non sto trascinando circa 54 chili.
 
-         Allora qua vicino c’è una tavola calda, ci fermiamo lì che ne dici? –
Annuisco e gli sorrido mentre i morsi della fame si incominciano a far sentire alla parola “tavola calda”
 
Ci sediamo ai tavolini fuori per non dare troppo fastidio con i bagagli e aspettiamo che la cameriera venga a prendere le ordinazioni.
 
-         Che cosa mi consiglia il mio amore? – Intreccio le dita sotto il mento e mi appoggio con i gomiti al tavolino guardandolo mentre prende il menù.
-         Allora, a qualsiasi ragazza consiglierei l’insalata ai gamberi che qui è buonissima con dei grissini ma conoscendoti ti dico che qui il polpettone, i peperoni , la bistecca e tutti i dolci son buoni quindi facciamo che ordino io per tutti e due e diciamo alla cameriera che devono venire altre due persone così non si spaventa a sapere che tutta quella roba la devi mangiare te – Scoppiamo entrambi a ridere e vediamo la cameriera che di fretta si avvicina con il taccuino e la penna.
 
Ordiniamo il menu di quattro camionisti e aspettiamo che arrivi  il cibo. Continuo a guardarlo  in quegl’occhi scuri. Non mi sembra vero..
 
-         Sai pensavo che sarei stata impacciata a parlarti perché infondo non ci siamo mai visti ma mi sembra di essere al bar vicino casa mia con l’amico con cui esco tutti i giorni. Mi fa strano – Abbasso lo sguardo e aspetto una sua risposta mentre giocherello con il mezzo cuore che ho con Francesca.
-         A dirla tutta anche io ho la sensazione di stare con la mai compagna di banco che ho avuto per 7 anni .. Sai,solito non mi affeziono così tanto.- Mi sorride anche lui e mi vien voglia di prendergli quelle guance e riempirgliele di baci ma il mio sguardo viene attirato da un gruppo di ragazzi che camminano per strada.
 
Si gira a guardare nella mia stessa direzione e mentre osserva anche lui quella comitiva mi chiede:
-         Allora? Come ti sembra la città? E’ così diversa da Roma? – Si rigira per guardarmi negl’occhi.
-         Bhè Roma è Roma. Non vedo nessun ragazzo che balla in mezzo alla strada con i-pod alle orecchie. La cameriera è stata così gentile ed educata da noi avrebbe detto “ao a belli che ve prendete da magnà?”. Nessun gruppo che si prende a schiaffi ne ragazze dai capelli tricolori che vanno in giro con croci appese al collo e una scarpa di un colore e una di un altro. Mi sembra tutto così tranquillo – Sospiro, già mi manca la mia euforica e ed estroversa Roma.
 
La cameriera ci porta quello che abbiamo ordinato e dopo aver mangiato e pagato ci incamminiamo verso l’hotel.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Salve anime =)
Ringrazio chi ha recensito gli scorsi capitoli con tutti il mio cuore ^^
Ringrazio anche chi ha solamente letto ^^
Ed infine ringrazio chi mi segue sia qui che nelle altre storie.. GRAZIE!
Vi auguro una buona lettura



E’ enorme e non oso immaginare dentro quanto sia spettacolare.
 
-         Ti devi dare da fare qui dentro e scordati di spararti una cresta e metterti un rossetto nero per servire ai tavoli-  Anthony mi affianca mentre facciamo la fila alla reception cercando con un piede di non far cadere la mia valigia rossa.
-         Io sul lavoro sono una persona seria che ti credi, non crederai ai tuoi occhi vedendomi in divisa.- Faccio un sorriso sostenuto e mi faccio avanti quando vedo il signor Taurani, il proprietario dell’hotel farsi avanti per darmi il benvenuto.
 
-         E così lei è la signorina Eristena Merisi? Benvenuta nell’hotel “De la Ville” potrà chiedere tutte le informazioni alle ragazze nel back office. – Era un uomo sulla quarantina, stempiato e con occhiali dalla montatura delicata, sembrava u tipo in gamba.
 
-         La ringrazio di cuore Signor Taurani le premetto che non si pentirà di avermi assunto- Gli sparo uno dei miei sorrisi più professionali e gli offro la mano.
 
-         Oh chiamami pure Giuseppe, quell’appellativo mi fa sentire vecchio, la tua stanza è la 103 eccoti la chiave, per i bagagli si faccia aiutare da uno degli addetti- Mi strinse la mano e mi offrì le chiavi.
 
-         Grazie ancora Signor Ta… Giuseppe – Abbassai lo sguardo imbarazzata e lui mi sorrise di rincuoro – Mi avvicino ad Anthony che mi sta aspettando vicino agli ascensori e intanto do un’occhiata in torno a me. E’ tutto impeccabile e la professionalità degli addetti non è da meno. Chiamo uno dei facchini che ci accompagna davanti alla mia stanza e infilo la chiave.
 
-         Bella la vita ad abitare in un albergo di lusso per tre mesi con uno stipendio di duemilatrecento euro e un giorno libero a settimana, due sere, e due mattine. Vorrei proprio sapere che cavolo hai scritto nel curriculum. -  In effetti aveva ragione, trovare lavoro di questi tempi era un’impresa non facile ma con i contatti giusti si poteva avere tutto.
 
-         Conoscenze caro mio, semplici conoscenze.- apro la porta e mi trovo davanti un letto matrimoniale con candide lenzuola bianche, un arredamento delicato ma pieno di particolari e un armadio in cui son certa non ci sarebbero centrati tutti i miei vestiti.
 
-         Ah però – Mi aiuta a portare le valigie dentro e lo vedo che si ferma sulla porta.
 
-         Che fai non entri? Hai qualcosa da fare nel pomeriggio? – Mi sarebbe dispiaciuto doverci salutare di già volevo passare il più tempo possibile con lui e il lavoro mi avrebbe portato via già molto tempo.
 
-         No, no ti ripeto che ho avvertito famiglia e amici che per tre mesi sarei stato semi raggiungibile – Rido della sua battuta e mi butto sul letto dopo che lui ha richiuso la porta. E’ così confortevole che mi addormenterei all’istante. Lui rimane in piedi un po’ impacciato mentre con lo sguardo studia l’arredamento.
 
-         Che fai lì in piedi come un salame? – Mi alzo e di colpo lo prendo per mano e lo spingo verso il letto buttandomici sopra. Rimane un attimo scioccato e assume un’aria buffissima che mi fa ridere.
 
-         Ti ho spaventato? – e mi metto ancora più comoda sul suo petto mentre sistemo le gambe ai lati delle sue.
 
-         Mi ha semplicemente preso di sprovvista – mi mette una mano sulla schiena e mi sorride. Quel sorriso che riesce a far fermare le stelle che invidiose vorrebbero assomigliare a lui.
 
Come se fosse Alessio il mio migliore amico con cui passo le intere giornate gli do un leggero bacio a stampo e mi accoccolo sulla sua spalla e lo sento irrigidirsi sotto di me. 
Alzo un attimo lo sguardo e lo trovo a fissarmi con aria interrogativa e un’espressione tra il confuso e l’inebetito.
 
-         Ho detto qualcosa che non va?- Sinceramente non ricordo di aver detto qualcosa di sbagliato o che abbia potuto turbare. Strabuzza un attimo gli occhi.
-         Tu mi hai appena baciato!- alza di poco il volume della voce e scoppio a ridere come una scema sopra di lui.
-         E tu per un bacio a stampo ti stupisci così tanto ? Continuo a sbellicarmi dalle risate mentre lui si riprende dallo shock.
-         Ci dovrò far l’abitudine – chiude gli occhi appoggiandosi bene con la testa al letto mentre sorride pacato.  Credo che non si abituerà mai a me e al mio comportamento. Son troppo diversi qui giù, a volte mi sembra di stare in un paese lontano kilometri e kilometri dall’Italia e invece è solamente il sud di questa penisola a forma di stivale.
 
Mentre continuo a perdermi in paragoni tra le nostre città mi ricordo che ho sette valigie da disfare e di colpo mi tiro in piedi per guardare l’armadio e pensare da dove poter cominciare.
 
-         O mio dio me se ciancicano i vestiti se rimangono nell’armadio!- Strillo come una scema mentre apro la valigia rossa e butto tutti vestiti a terra incominciando a sistemarli pian piano.
-         Ma ti sei portata tutto l’armadio? Cazzo ma lo sai che qui ci rimani tre mesi e non tre anni?- Lo vedo alzarsi e prendere in mano i vestiti che di solito uso per andare a ballare e guardarli come se fossero roba venuta da marte.
-         E ho aperto solo una valigia! – Pian piano finiamo di sistemare anche le altre valigie con scarpe, magliette, gonne, pantaloncini e accessori vari. Nel frattempo chiacchieriamo del più e del meno e facendoci le migliori risate con battute riguardo ai calori molto sgargianti del mio vestiario completamente nero. Ci risistemiamo sul letto e lo abbraccio mentre con una mano controllo i messaggi senza rispondere a nessuno.
-         Minchia si son fatte le cinque e mezza! – Guardo l’orologio anche io e sgrano gli occhi, devo ancora farmi una doccia e tra meno di mezz’ora devo stare giù in sala.
 
Do un bacio frettoloso a Anthony sulla guancia e mi levo la maglietta con i pantaloni per buttarla vicino alla finestra mentre mi dirigo in bagno. Apro l’acqua e nel frattempo vado  a vedere se Anthony è ancora di là. Apro la porta e lo vedo prendere le sue cose prima di andarsene.
-         Stasera dopo il turno ti chiamo per sapere come è andata che ne dici? – Si gira e sgrana gli occhi girandosi.
-         Ma non ti metti nulla a dosso?- Mi guardo e non vedo nulla di strano.
-         Ho mutande e reggiseno mica son nuda, non mi vergogno di te sei come un fratello – Annuisce e si gira un po’ rosso in viso.
 
-         Stasera se non sei stanca passo con il computer così ci sentiamo un po’ di sana musica, che ne dici?-  Mi sarei potuta connettere anche un po’ su facebook giusto per scrivere che ero arrivata..
 
-         Ok ma tu considera che stacco verso le due di notte te non hai sonno a quell’ora?- Lo vedo pensarci un attimo ma subito dopo mi risponde.
 
-         Nha tanto sei tu quella che domani deve andare a servire le colazioni io dormo.- Ride divertito e gli rispondo con una linguaccia, mi giro e entro in bagno salutando con la mano e quando entro nella vasca sento la sua risata spegnersi con il tonfo della porta.
 
Un bel bagno ci vuole proprio per distendere i nervi. Esco velocemente e mi metto la divisa consegnata due settimane prima dall’albergo. Una fonata veloce ai capelli e un filo di matita con un rossetto rosso scuso. Pronta per la prima serata di lavoro!
 
Chiudo a chiave la mia stanza e mi getto nell’ascensore vedendo l’orario, non dico di essere in ritardo ma mi piace arrivare un po’ prima. Mentre scendo mi specchio per darmi un’ultima controllata, mi sembro apposto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Macciao anime :3
Come sempre vi ringrazio infinitamente per continuare a seguirmi, non credo continuerei a pubblicare senza il vostro sostegno.
Un ringraziamento speciale alle person che hanno recensito e anche a chi ha messo la mia storia tra i preferiti seguti etc etc...
Ringrazio anche chi legge soltanto e magari apprezza questa mia storia ^^
Vi lascio al capitolo :*


Le porte si aprono e mi direziono verso la sala. Non c’è ancora nessuno per mia sfortuna così cerco il signor Taurani.
Busso al back office e lo trovo affacciato alla finestra a fumarsi una sigaretta, mi sorride e mi invita ad entrare.
 
-         Come siamo carine in divisa – Mi sembra lo sguardo del mio povero nonno quando mettevo la gonna che la nonna mi aveva regalato al natale dei miei sei anni.
-         La ringrazio, mi piacerebbe iniziare subito ma sa dirmi più o meno a chi mi posso rivolgere riguardo al servizio di sala?-
-         Oh cara fai come se fosse un qualsiasi ristorante, comportati naturalmente mi sembri una ragazza abbastanza seria. Per qualsiasi cosa puoi chiedere a Paolo il nostro maitre. E’ giovane ma è un tipo in gamba- Mi fa l’occhiolino e esco salutandolo cordialmente.

Certo che qui è proprio un bel posto, non c’è nessuna cosa che non sia al suo posto. L’arredamento è interamente di legno con qualche dettaglio di moderno per non cadere troppo sul classico.
 
Rientro in sala e trovo un ragazzo sulla ventina che corre per i rang urlando come un pazzo. Dalla divisa deve essere il maitre… incominciamo bene. Si ferma un attimo e ne approfitto per presentarmi.
 
-         Salve sono Eristena Merisi, sono arrivata qui oggi. Il signor Taurani mi ha detto di parlare con lei- Sfodero uno dei miei sorrisi fenomenali e lo vedo che mi guardo arrabbiato. Oddio che ho detto ora?
-         Punto primo, se me dai der lei te sbatto alla plonge e nun te faccio uscì finchè tutti i pianti non so pulite. Punto secondo o so chi sei, sei a tipa de Roma e già è un punto a favore. Punto terzo io me chiamo Paolo, punto quarto sbrighete devi incomincià a apparecchià che qua è un casino stanno tutti in ritardo- Wow, il maitre con un accento romanaccio da farmi invidia.
-         Me sbrigo subito damme er tempo da trovà a panadora - gli faccio l’occhiolino e mi risponde con un sorriso correndo verso la cucina.
-         Ah dimenticato! E’ pregata di parlare in perfetto italiano con i clienti-  E secondo te son deficiente io?

Guardo la sala in cerca della panadora e la trovo vicino alla porta della cucina. Mi prendo due tovaglie e due coprimacchia e le poggio sopra al tavolo a me più vicino. Sento delle voci venire dalla porta d’ingresso e do un occhiata per vedere chi arriva. Tre ragazzi e due ragazze in divisa con il fiatone che guardano isterici la sala e incominciano a  borbottare tra loro attirano l’attenzione di paolo che è appena uscito dalla cucina.

-         E’ forse questa l’ora di presentarsi sul posto di lavoro? E’ forse questo il modo di allacciarsi una cravatta Taglioni? E lei signorina Ischi dove vuole andare con quelle calse?- L’accento con un attimo è sparito e la sua espressione è diventata dura e il rimprovero ha subito i suoi effetti i ragazzi sono traumatizzati.
-         Andatevi subito a sistemare nel bagno di servizio o vi faccio cacciare uno ad uno a cacci dal principale!- Credo che le sue urla siano arrivate fino a Roma, con un attimo i cinque sono scappati in bagno impauriti e nella sala regna il silenzio.
-         Stage estivi?- Era quella la domanda che mi era sorta spontanea, quel ragazzi non avevano più si sedici anni e dall’espressione mi ricordavano tanto me al mio primo stage in un ristorante.
-         Si però no, sono dei cretini ecco cosa sono! E’ il loro secondo giorno di lavoro e non sanno neanche come si sterilizza un piatto! Guai a te se gli dici come si piega una singola tovaglia si devono beccare tutti i peggiori rimproveri! L’alberghiero di Reggio ci aveva garantito la massima serietà e invece ci ha mandato cinque scansa fatiche!-
A stento trattengo una risata, il volto di Paolo è diventato di un rosso paonazzo che fa pendant con le tovaglie. Lo vedo strizzare un attimo  gli occhi e guardarmi stanco.

-         Non mi dire niente, ho letto il tuo Curriculum e mi fido a cena questa sera abbiamo solamente duecentosette coperti, tu ti occuperai del rang in fondo alla sala, non mi fido a mandarli con i piatti a spasso che questi mi combinano un casino. Sterilizza le posate per i coperti il menù è scritto sul cartellone appena entri regolati con le posate.- Mi guarda in cerca di un consenso e non tardo a darglielo annuendo con la testa. Con me può star tranquillo duecentosette persone non sono niente per me so cavarmela alla grande.
-         Brava pampina – Mi sta forse sfottendo? Lo guardo con una faccia tra l’interrogativo e l’offeso e mi dirigo verso i tavoli per iniziare la mice en place.
-         Mi stai forse prendendo per il culo?- Alla fine gli sbotto in faccia visto che lo vedo fissarmi il sedere mentre mi piego per piegare gli angoli del mollettone sono alla tovaglia.
-         Non sai quanto mi piacerebbe- lo sento borbottare ridendo mentre sparisce dalla sala.
Ok. Incominciamo bene, almeno sto simpatica al maitre.
 
Per tutta la serata continuiamo a scambiarci sguardi di compiacimento e battute sui cinque apprendisti che sembrano profughi vestiti da pinguini.
Dopo aver rimesso tutto in ordine chiacchieriamo un po’ e ce ne andiamo ognuno per le proprie stanze. La serata è stata tranquilla, non mi aspettavo andasse così bene.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Scusate per il ritardo >.< Ultimamente sono successi così tanti impicci che manco me li ricordo tutti xD
Coomunque tornando alla storia ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita che sono stati veramente dolci :3
Buona Lettura! :D


Salgo in camera e getto le scarpe con il tacco ai bordi del letto. Minchia ci son stata solo due ore e questa camera già è un bordello.
Solo le due di notte e domani mi devo svegliare alle sei del mattino per preparare le colazioni. Forse dovrei andare a dorm.. ok chiamo Anthony . Sorrido mentre prendo il cellulare e gli mando un messaggio.
Mi tolgo la divisa e la ripongo nell’armadio, vado in bagno per sciacquarmi la faccia e mentre apro la finestra per fumarmi una gialla sento il telefono dell’hotel squillare e corro per rispondere.
-Si?-
- Scusi del disturbo c’è qui un ragazzo che dice di chiamarsi Anthony che vuole a tutti i costi salire nella sua camera, lo ha invitato lei?-  Ci mancava solo che facessero storie…
- Stia tranquillo, il ragazzo ha la mia delega di entrare nella mi stanza quando vuole, grazie della chiamata e buona serata –
Mi accendo la sigaretta e aspetto che entri Anthony mentre scelgo cosa mettermi per dormire.
-         Se non mi apri come minchia faccio ad entrare?- Lo sento sussurrare alla porta per non svegliare chi “normalmente” a quest’ora sta dormendo.  Poggio una t-shirt lunga fino al ginocchio sul letto e vado ad aprire.
-         Ma possibile che stai sempre in mutande!- Lo vedo spalancare gli occhi ed entrare in stanza con una borsa a tracolla.
-          
-         Beh se è per questo anche te le porti-  gli rispondo divertita mentre prendo il mio caro  portacenere a forma di croce che comprai con Alessio due estati fa.
-         Si ma io ho la decenza di mettermici qualcosa sopra- borbotta mentre apre la borsa e tira fuori il suo pc.
-         Non dirmi che ti dispiace però- Mi metto con una gamba appoggiata sulla sedia e l’altra ben tesa scoprendo pian piano la maglietta fino a mostrargli il mio bel sederino sodo coperto da culottes nere mentre lo guardo maliziosamente.
Il suo sguardo “stranamente” si abbassa dal mio viso al mio fondoschiena e mentre inclina la testa interessato do un colpo di tosse distogliendolo dai suoi affari.
-         A quanto pare non ti lamenti più- rido divertita dalla sua espressione inebetita e mi butto a pancia in giù sul letto vicino a lui.
-         Non è colpa mia se hai un culo che canta da solo- e detto questo mi dà una pacca sul sedere facendomi saltare da letto-
-         Hey piano che Francesca è gelosa- ridiamo insieme mentre entra su face per avvisare tutti che son sana e salva.
 
In questi anni ha conosciuto tutti i miei amici e ormai è diventato uno di noi anche se è distante kilometri e kilometri. Anthony è Anthony lo dicono tutti. Questo ragazzo mi ha rapito il cuore, è l’amico che tutti vorrebbero.  Mi stupisco ancora del mio comportamento verso di lui. Il fatto che con lui non provo vergogna o imbarazzo anche se in teoria l’ho visto di persona stamattina per la prima volta.
 
-         Che c’è ti sei addormentata?-  Sento Skrillex che sta riempiendo la stanza con la Dubstep, speriamo che la stanza sia veramente insonorizzata. Mi rigiro per vederlo il volto.
-         Nah mi ero un attimo persa nei miei pensieri- Lo fisso in quegl’occhi marroni e mi sento a casa. Quello sguardo che mi rilassa e mi sfoglia scrutando al mio interno come se fossi un libro.
Gli sorrido e mi accoccolo a lui guardando lo schermo del pc, cazzo sono già le 2 e mezza e io alle 6 devo svegliarmi.
-Che ne dici di un caffè e dei cornetti?-  Se proprio dovevo dormire poco un caffè è d’obbligo.
 
-         A quest’ora dove lo vai cercando un caffè?- Lo guardo con un’espressione scontata e lo vedo colpirsi in viso come per darsi dello stupido.
Sposto il pc dalle sue gambe e lo poggio ai piedi del letto. Mi  allungo verso il telefono della camera mettendo il sedere sotto il mento di Anthony e allungandomi per selezionare il numero del servizio in camera.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ciao anime!
Mi scuso per il ritardo ma spero che questo capitolo un po' più lungo e un pò' hot plachi i vostri istinti omicida :D
Per chi volesse aggiungermi su facebook io son qui 
Stena Merisi.
Vi auguro buona lettura e ricordo che sono più che gradite le recensioni! Baci!

P.S Vorrei ricordare che ho scritto una storia su una persona che per me è molto importante, si chiama " Il Fratello Che Non Ho Mai Avuto" e sarei più che felice se qualcuno la leggesse e mi facesse sapere come è. Finito da dirvi questo vi lascio al capitolo ^O^






-         Buonasera, stanza 103 avrei bisogno di due caffè con dei cornetti ripieni di nutella è possibile?- Mentre aspetto la risposta muovo i fianchi facendo avvicinare Anthony al mio sedere chissà che cosa…
-         Ahi!- Quel bastardo mi ha morso una chiappa!-
-         Si la ringrazio dica allo chef ai piani di lasciare tutto fuori la stanza buon lavoro-
 
Parlo a denti stretti trattenendo tutti gli insulti che conosco. Riattacco velocemente mancando una o due volta la cornetta e quando finalmente ci sono riuscita cerco di girarmi per mordergli a mia volta ma appena mi giro mi blocca i polsi.
-         E no, che cosa vorresti fare?-  Lo vedo aprirsi pian piano in un sorriso sadico che mi fa arrabbiare ancora di più.
-         Mi hai morso una chiappa cane bastardo!- Cerco di liberarmi ma la sua presa è troppo forte. Proprio palestra doveva fare, l’uncinetto non gli andava bene?
-         Ah io sarei il cane bastardo! Sei tu che ti diverti a fare la micia furastica – Ride mentre cerca in tutti i modi di allontanare i miei dentini dal suo collo. Non ci sta neanche mettendo la forza eppure non riesco a liberarmi. Mi spinge all’indietro mettendosi sopra di me.
-         Tanto non la passi liscia – Ringhio a denti stretti mentre cerco di tirargli delle ginocchiate a fianchi per farlo vacillare. Ad una certa mi blocca entrambi i polsi con una mano e incomincia a farmi il solletico.
-         No oddio così muoio!- Attacco a ridere come una scema mentre mi contorco presa dagli spasmi delle risa.
-         Stai diventando rossa come un peperone- Lo trova divertente eh? Io non riesco neanche a parlare per quanto sto ridendo e lui lo trova divertente! Che faccia tosta!
-         Non respiro!- Riesco a dire tra un colpo di tosse e l’altra.  Nota che veramente ci manca poco al collasso e smette di farmi il solletico ma allentando di poco la presa.
 
 
-         Oddio mio..- sospiro mentre sto ancora riprendendo fiato. La canzone finisce e così si gira per vedere lo schermo del computer. Sfrutto quel momento per liberarmi e prendere il cuscino iniziando una guerra che già so come finirà sfortunatamente.
-         Ah ma allora non ti è bastata la lezione!- Prende a sua volta un cuscino e inizia a colpirmi anche lui. Ridiamo come matti sembriamo due bambini.  A forza di indietreggiare sento che sto per cadere dal letto da un momento all’altro .
-         Tanto vai per terra- Mi guarda mentre cerca in tutti i modi di colpirmi dritta per dritta. Devio le prime cuscinate ma le ultime due mi fanno perdere l’equilibrio e così cerco in tutti i modi di aggrapparmi a lui per non cadere ma finiamo entrambi per terra come salami. Continuiamo a ridere mentre vediamo le piume dei cuscini che volano per la stanza.
 
-         Minchia abbiamo rotto un cuscino!- Si tappa la bocca per il danno e io mi giro per guardarlo mentre riprendo fiato.
-         Sono qui da poche ore e già abbiamo smontato la stanza – Ridemmo entrambi e tra le risa sentimmo un rumore sospetto, Fece segno di fare silenzio e mentre già mi stavo allarmando con il cuore a mille scoprimmo che erano i cornetti con il caffè che erano arrivati.
 
-         Poorca zozza che svarione – Rilasciai l’aria che stavo trattenendo e cercai di tirarmi su spostando il braccio di Anthony che mi sovrastava la vita.
 
-         Non me pare che te alzi da qua tu –  Gli tiro un’occhiataccia e cerco di alzarmi di nuovo quando con un movimento impercettibile lo trovo sopra di me accanto al letto che incomincia a spingere il materasso.
 
-         Non ci provare lurido infame!- cerco di attutire il peso mettendo le braccia intorno al corpo ma il tonfo mi stordisce comunque. Avevo chiesto io i materassi rinforzati e ora me ne stavo pentendo.
 
Mentre rotolo di lato sotto il materasso per cercare di uscirne sento la porta che si apre e che si chiude accompagnate dal suono delle rotelle del geridon che rimbombano nel pavimento.
 
-         Se fai la brava ti do una mano e se prometti di non aggredirmi di nuovo valutando anche che sai come andrebbe a finire – Parlava calmo mentre io in silenzio aspettavo che mi levasse quel coso da dosso.
-         Lo sai cosa sembri ora? – parlava trattenendo una risata da lacrime agli occhi mentre mi tirava da sotto quel coso posando il cabaret sopra al materasso in terra. Presi la mia tazzina e con l’altra mano afferrai un cornetto ripieno di nutella e mentre masticavo il primo boccone gli risposi:
-Cosa sembro?-  Lo vidi sfregarsi le mani e muoverle come se dovesse parare una tigre con il cinquanta per cento delle probabilità che sta per saltagli sopra. Lo guardo male e si affretta a rispondere:
- Un cagnolino con le orecchie abbassate dopo che è stato sgridato e maltrattato dal suo padrone scoppia in una risata fragorosa riuscendo a stento a mantenersi seduto e sento improvvisamente  un prurito alle mani. Se le mani mi prudono devo stare attenta a non saltargli sopra e ricoprirlo di schiaffi.
Serro i denti e bevo un sorso di caffè bollente. Il bruciore alla gola e in petto mi distrae un poco e continuo a divorare il mio cornetto.
Lui continua a ridere e mentre sto per afferrare il secondo cornetto lui incomincia a sorseggiare il suo caffè.
Vedo i suoi addominali attraverso la camicia bianca contrarsi ogni volta che si avvicina con la bocca al cornetto per morderlo. Certo che ha un fisico che ha uno spettacolo. Quando poi si incomincia a leccare le labbra per pulirsi li briciole che gli sono rimaste appiccicate uno strano languore parte dal mio stomaco.
 
Il sonno mi fa fare brutti pensieri a quest’ora …
 
-         Non è meglio se ti togli la camicia? Sai, è bianca e tu stai mangiando la nute… - Non faccio in tempo a finire le frase che un pezzo di cornetto gli cade proprio davanti sporcandogli la camicia candida.
-         Porca merda – Soffoca una serie di imprecazioni e si pulisce le mano con l’ultimo tovagliolo per poi togliersi la camicia.
 
Solo quando sento un suo colpo di tosse mi accorgo che mi ero bloccata con gli occhi sui suoi addominali   trattenendo il fiato. Distolgo lo sguardo e cerco il telefono  di Anthony per mandare un messaggio a Francesca.
 
-         Amò dovevi vedè che faccia, sembrava che volessi mangiarmi – A quanto pare se ne era accorto.
-         Stai zitto tutta colpa del tuo fisicaccio da lanciatore di coriandoli – Sblocco immediatamente il telefono e lui mi guarda storto.
-         A si non ti piace? Un minuti fa sembravi meno sicura – mi lancia un occhiata maliziosa e poi continua a parlare – e poi? Il codice del mio telefono quando lo ha trovato signorina? Ha qualcosa da ridire in sua discolpa?-
Gli lancio un’occhiata da capitan ovvio e parlo atteggiandomi come se fossi Sherlock Holmes che ha risolto il caso.
-         Le ricordo che la password del suo contatto di facebook, quella di youtube e qualsiasi altro impiccio a cui lei si sia iscritto è la mia data di nascita come ogni mio contatto ha la sua – Lo vedo pensarci e azzittirsi tutto ad un botto rincominciando a mangiare il suo cornetto.
Inizio a scrivere il messaggio ma ogni tanto lo sguardo mi cade su quel petto perfettamente scolpito che continua a contrarsi.
 
All’improvviso la nutella cola sul suo petto e le mie mani si velocizzano inviando il messaggio.
-         Madò son peggio dei ragazzini! E ora dove minchia mi pulisco – Mentre lui si guarda intorno io poso il telefono accanto a me e mi avvicino  gattonando sul letto languidamente.
 
Alza lo sguardo verso di me non capendo le mie intensioni e improvvisamente ci ritroviamo faccia a faccia.
 
-         Ci penso io tu sta tranquillo – Con uno sguardo tutte fiamme lo guardo mentre abbasso la testa verso il suo petto.
 
Lui ha capito le mie intensioni e il sguardo corre frenetico dai miei occhi alle mie labbra che si avvicinano sempre di più alla nutella.
Quando sono abbastanza vicina alzo di poco il mento permettendogli di guardare bene ogni mio movimento e di guardarlo a mia volta in volto.
Voglio proprio vedere che espressione fa.
Tiro in fuori la lingua maliziosamente e incomincio a leccare la cioccolata delicatamente ma con forza. Lui da subito si lascia scappare un sospiro e si appoggia meglio con le mani al materasso. Non so per quale motivo lo sto facendo, se per gioco o per fantasia ma volevo vedere come impazziva piano piano.
Tirò di poco la testa verso l’alto quando leccai nel senso opposto finendo di pulire tutta la nutella dal suo petto.
Il respiro gli si era accelerato tutto insieme facendo diventare i miei movimenti ancora più decisi.
Gli posai una mano su un fianco e sfregai i miei capelli sul suo collo quando richiusi le labbra sulla carne cocente ricevendo in cambio un gemito trattenuto con sforzo e una sua mano che si insinuava piano nei miei capelli.
Volevo proprio vedere fin dove mi avrebbe fatto spingere.
Mi spostai mettendo le ginocchia ai lati del suo bacino e scontrando la mia spalla con la sua mentre con la mano destra aperta gli accarezzavo la schiena liscia e sensibile al tocco.
La sua pelle sapeva di Pino Silvestre. Il suo bagnoschiuma preferito.
Spostai la lingua poco più in la avvinandomi al capezzolo e leccando più incertamente. Lo sentii afferrare dolcemente i miei capelli e lasciai la testa quasi penzoloni cercando di fargli capire che doveva gestire lui i miei movimenti. Agli uomini piace un casino comandare e a me piace far credere loro che stiano comandando.
Mi spinse piano la testa più in su verso il suo collo che leccai avidamente mordendolo piano. Sfregai il naso al suo orecchio e una sua mano scese verso il mio bacino ad accarezzare un fianco.
Mi sentii invogliata dai movimenti della sua mano che mi esplorava la pelle sotto la maglietta e abbassai il bacino verso il suo spingendolo in avanti e ritrovandomi a cavalcioni su di lui.
Lo vedi strizzare gli occhi  scuotere impercettibilmente la testa come se non credesse a quello che stava accadendo.
Divertita dalla situazione provai a muovere un po’ le anche sfregandomi sui suoi jeans come una gattina.
Sentii il suo corpo sotto di me andare ancora di più in fiamme e anche io cominciavo a sentire un certo calore che non era dovuto alla stagione estiva.
Ad ogni mio morso era un gemito soffocato di Anthony che mi invogliava a strusciare il mio bacino al suo.
All’improvviso una sua mano afferrò il mio sedere stringendolo mentre l’altra vagava tremolante sulla mia schiena.
 Quel contatto fece scoppiare un incendio in me che mi spinse a cercare le sue labbra furiosamente. Lui da prima fu tumido. Io cercavo in tutti i modi di schiudere le sue labbra cercando la sua lingua avidamente come un naufrago nel mare  desidera la terra ferma.
Bramavo la terra ferma e pure stavo annegando pian piano nel mare della lussuria.
Quando le nostre lingua si incontrarono si cercarono subito per ricorrersi. Mi allontanai un attimo per tracciare il contorno delle sue labbra e leccarle succiandole piano facendomi indietro con la testa.
La stretta sul mio sedere divenne più forte quando gli morsi il labbro inferiore e un gemito gli sfuggì.
La sua erezione stretta nei pantaloni mi sfregava l’intimo facendomi venir voglia di spogliarlo all’istante.
Che cosa stavamo facendo? Mi bloccai per un attimo sulle sue labbra per pensare un attimo lucidamente ma alla fine mandai al diavolo qualsiasi futura paranoia. Io non stavo con nessuno lui non era mai stava con nessuna a chi facevamo del male? Forse a noi…
Incominciai a tracciare una scia di baci umidi sulla spalla per poi risalire sul collo mentre con una mano scendevo ai lati del suo petto per portarla sopra alla sua.
Gli feci capire che desideravo accompagnasse i miei movimenti col bacino e con un attimo mi ritrovai guidata di lui a spingere mentre ogni tanto alzava anche lui i fianchi facendo scontrare il nostro intimo.
Stavo letteralmente impazzendo e sarebbe finita presto male …
Mentre mi baciava il collo improvvisamente lo squillo del suo telefono ci fece saltare entrambi.
-         Chi cazzo rompe a quest’ora del mattino!- Lo sentii strillare sotto di me e cercare di afferrare il telefono con me sopra.
Guardai il telefono e vidi il nome strappandoglielo dalle mani.
 
-         Tu eri l’ultima persona che doveva rompere le palle in questo momento!- 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciau ^^
Ringrazio veramente di cuore tutti voi che continuate a seguire questa mia scemenza ^^
Ringrazio chi ha messo la storia nei preferiti nei seguiti e nelle ricordate e soprattutto chi continua  a recensire.
Mi scuso come sempre per il ritardo nel postare ma ultimamente è tutto un casino continuo!
Dopo di queste chiacchiere inutili vi lascio finalmente alla lettura.
Al prossimo capitolo anime!


-         Tu eri l’ultima persona che doveva rompere le palle in questo momento!-   
Eh ma aspettavo anni per picchiarlo violentemente, e presto sarebbe arrivato il momento!
-         Amowe ho forse interrotto qualcosa? Ti sento un fiatone!- Rise di gusto dicendo la frase con tono malizioso.  Anthony in tanto con aria stranita si era messo a sedere con me ancora sopra seduta a cavalcioni e mi guardava con aria interrogativa.
-         E se ti dicessi di si? Si può sapere che cazzo vuoi alle 3 del mattino?-
Sento il telefono sparirmi da sotto le mani e guardo Anthony che scoglionato guarda il display per vedere chi è lo scassa minchia.
-         Porco Zio tu non potevi chiamà in momento migliore! Questa me la pa.. –  Gli ristrappo il telefono di mano e incomincio ad urlare come una pazza tantè che Anthony allontana di poco la testa per non rompersi un timpano.
-         Alaimo Silvio se non ha un fottuto motivo valido per chiamare dimmelo che appena ti vedè ti strappo i cojoni e te li faccio ingoiare!- credo che la mia minaccia sia servita a qualcosa perché tutt’ad un tratto ha smesso di ridere e la voce si è calmata.
 
-         Sta calma ho chiamato solo per dirti che Francesca ti saluta e che ti manda la boccetta di profumo che avevi chiesto, tra due ore prendo il treno e scendo giù avverti Antonio… - Il suo tono di voce era docile come un agnellino. Ma ad un tratto collego quello che ha appena detto…
 
-         Tu essere immondo, mi stai dicendo che sei a Roma???-  Cazzo allora doveva prendere una cosa molto più importante di una boccetta di profumo…
 
-         Si te l’ho detto scendo con il treno tra due ore sto aspettando con mio cugino a Termini. – Ad un tratto si fece confuso e aveva anche le sue ragioni.
 
-         Chiama Francesca fatti venire a prendere e fatti portare a casa mia, le chiavi ce le ha lei del garage, la mia bambina ha il pieno muovi il culo e portala giù poi il biglietto del treno telo ripago io!- Cazzo potevo avere la mia bambina qui giù. Già stavo soffrendo ad averla lontana ma presto sarebbe tornata nelle mie mani… 
 
Vidi Anthony aprire di poco la bocca e sussurrare senza voce la parola “pandorina”. Aveva già capito tutto e gli occhi gli incominciarono a luccicare.
 
-         Cioè tu mi stai chiedendo non solo di entrare nel tuo Pandoro ma anche di portarlo giù – Silvio si stava emozionando. Mi aveva sentito parlare così tante volte della mia pandorina che oramai la conosceva.
-         Sbrigate chiama quella deficiente e corri a prende la macchina! Se me la graffi non me ne fotte un cazzo ma guai a te se ti fai fermare dalla pula! – Se aprivano il cofano ero fritta. Non era vistosa per niente era una semplice panda grigia di quelle vecchie piena di graffi e tutta zozza di fango. Ma aprivi il cofano e ti veniva da piangere…
-         Lo regge il minimo quella macchina? – La sua voce era spaventata. Gli avevo detto tutte le modifiche che le avevo fatto e sapeva che non poteva scherzarci.
-         Tu vai tranquillo, attento quando freni che ti inchioda tutte e quattro le ruote, allacciati la cintura di sicurezza e cerca sotto il sedile quell’altra che se ti imbuchi in qualche stradina sterrata di do il permesso di divertirtici. Sbrigati!- E riattaccai così senza dirgli nient’altro e senza sentire altre domande. L’idea di averla sotto le mie mani in questi mesi mi stava mandando il cervello in ebollizione *_*
- Mi spieghi perché non te ne fotte mai un cazzo di quando ti scocciano qualcosa nella macchina? Io mi incazzerei come una belva-  Anthony mi aveva abbracciata e ci eravamo stesi di nuovo vicini ma stavolta distesi entrambi sul letto.
-         Perché mi diverto un casino a rimetterla a posto – Gli sorrisi e lui mi diede un bacio sul naso.
-         La mia meccanica – Disse con voce ironicamente dolce scompigliandomi i capelli.
Ridemmo e all’improvviso “Hasta Que Salga El Sol” di Don Omar ci interruppe…
 
-         Cazzo la sveglia!- Erano già le quattro del mattino! Poooorca pupazza dovevo sbrigarmi a farmi una doccia e scendere alle cucine.
-         Di già?- Anthony mi lasciò per alzarsi a  guardare l’ora mentre io mi precipitai in bagno lanciando per l’aria la maglietta prima di entrare in bagno.
Apro l’acqua della doccia e la faccio scorrere mentre cerco nel cassetto della biancheria un reggiseno e un paio di boxer neri. Prendo il mio completo preferito con ricamature verde acido fosforescente e la scritta sul sedere “Dont Touch My Tralala”.
Mentre mi insapono lo sento strillare dalla camera:
-         Quasi quasi dormo qui, non ho mai dormito alla cinesina!- Rido ripensando al materasso per terra e i cuscini rotti.
-         Tesoro ma non vieni a insaponarmi la schiena?- Lo provoco mentre mi sciacquo lo sciampo.
-         Mammina non te le ha fatte le manine? – Esco dalla doccia e dopo essermi asciugata mi metto il completo uscendo dal bagno.
-         Dove sono finiti gli uomini di una volta che avrebbero urlato “si tesoro arrivo”! E ti avrebbero baciata con forza incastrandoti nell’angolo della doccia? – Rido mentre mi asciugo di fretta un asciugamano i capelli mostrandogli il mio bel fondoschiena .
 
Lo vidi che guardava assorto la scritta mentre mi rispondeva.
 
-         Ma guarda te! Uno cerca di fare il gentil’uomo e ti criticano pure! ‘Ste donne d’oggi!- Ride mentre mi si avvicina e mi cinge i fianchi.
Sorrido e poso l’asciugamano. Volto la testa in alto per dargli un bacio all’angolo della bocca.
-         Per me se dormi qua non c’è nessun problema anzi, mi piacerebbe essere la cameriera che tra poche ore ti troverà in mutande nel mio letto. – Rido come una scema mentre incomincio a mettermi la divisa di sala.
-         Tzè che te pare! Gli ridò una ventina d’anni di salute a quella povera donna! -  Si siede sul letto e incomincia a giocare con il mio telefono.
-         Non per dirti niente ma sono le 4 e 40 se non vuoi far tardi devi truccarti e pettinarti in 20 minuti credi di farcela? – Ih mamma sono di nuovo di prescia!
-         No che non ce la faccio intelligentone  mentre mi trucco vedi che puoi fare per i capelli sbrigate damme na mano! –
Finisco di mettermi la divisa di corsa stando attenta a non sgarare le calse e mi precipito in bagno seguita da Anthony.
Mi metto davanti allo specchio ad armeggiare con cipria matita e mascara mentre lui con phon e piastra mi sistema i capelli.
-         Ce l’abbiamo fatta? – Mi mette dritta con la schiena e mi esamina per vedere se sono in ordine.
-         Direi di si – Mi dà una pacca sul sedere e mi direziona fuori dal bagno.
 
Mentre mi metto telefono e  sigarette nella tasca interna della giacca lo vedo togliersi i pantaloni in modo da dormire più comodo.
 
Certo che se Silvio non ci avesse interrotto…
 
-         Cara signorina Merisi la informo che sono le 5 e che lei dovrebbe essere già nelle cucine e la informo anche che la potrebbe smettere di spogliarmi con gli occhi visto che son già quasi nudo – Ridi della mia espressione arrabbiata e mi fa gli occhioni mentre io sbatto la porta.
Perché devo avere sempre quei fottuti 5 minuti di ritardo.. perchèèèè! Entro di corsa nell’ascensore e incomincio a riflettere.
Sono le cinque del mattino e non ho dormito questa notte dopo uno stancante servizio di 135 persone ed ora devo andare di a fare di nuovo la mice en place e servire altrettante persone… bello.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ciao anime! Questa volta ho pubblicato con meno ritardo visto? :D Ho fatto la brava micia :3
Ringrazio tutti voi che continuate a seguirmi e leggere questa mia storia, siete veramente importanti per me.
Ripeto che per chi volesse aggiugermi su face mi chiamo : 
Stena Merisi. 
Vi chiedo solamente di specificare chi siete perchè altrimenti non posso riconoscervi xD
Detto questo vi lascio alla lettura. Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii <3

Cosa che non centra niente: Stasera mi trincio come il tabacco ç_ç


Sono le dieci del mattino e ancora ci sono cojoni appena alzati che si svegliano pretendendo di fare colazione. Ma la gente è cieca che non legge i cartelli con scritto che la cucina chiude alle nove e mezza? C’è io boh.

Ho un’ora libera, menomale, un altro minuto a combattere con i ragazzini dello stage e divento esaurita. Quasi quasi vado a vedere il mio amore che sta combinando.

Apro la porta della mia stanza e me lo ritrovo in boxer spaparacchiato  sul materasso con le gambe leggermente divaricate e la fronte imperlata di sudore.

Non sembra siano entrate le cameriere … devono aver aperto la porta e averla richiusa velocemente. Sorrido ad immaginarmi la scena e chiudo la porta alle mie spalle.

Mi sbottono la camicia per il caldo ed apro la finestra. Mi accendo una mia amata Davidoff e posiziono il portacenere vicino al materasso in terra.

Prima di allungarmi, mi fermo ad ammirare il petto perfettamente scolpito di Anthony e flash di questa notte mi riempiono la testa.

Mi stendo vicino a lui, e mentre faccio una tirata non troppo lunga, incomincio a disegnare con il dito sul suo petto.

Aveva un sonno tranquillo, rilassato. Il petto si alzata e si abbassava piano mentre un sorriso pacato gli addolciva il volto. Sembrava quasi un bambino.

Ad un tratto, mi ritrovai con il naso vicino al suo collo ad annusare il suo odore.  Una voglia di mordicchiargli la pelle tenera si fece largo in me ma non lo feci per paura di svegliarlo e così gli lasciai un leggero bacio sotto il mento.

Fece un sospiro più profondo e inclinò di poco la testa verso di me. Non si era svegliato per fortuna. Approfittai di quel momento di incoscienza per ammirare di nuovo il suo corpo perfetto.

Scesi con gli occhi dal suo ombelico ai suoi boxer e soffocai una risata quando vidi la sua prominente erezione che sgargiava sui boxer grigi.

E’ proprio vero cari maschietti, c’è sempre qualcuno che si alza prima di voi la mattina…
Gli poso leggermente la mano aperta sulla parte sinistra del petto per sentire i battiti calmi del suo cuore e sorrido.

La sua bocca si schiude di poco invitando le mie labbra a saggiare le sue.
Mi accorgo appena in tempo che il mio viso si stava avvicinando al suo e lo ritraggo velocemente.
Che cosa stavo facendo? Perché tutti quei comportamenti sdolcinati? Nah abbracci su abbracci, un bacetto ogni tanto, anche una bella scopata ci starebbe tutta ma tutto questo mi sembra esagerato. Eristena riprenditi per Dio!

Mentre mi giro per continuare a fumare la mia sigaretta sento un sussurro vicino al mio orecchio e una braccio cercare di stringermi.

-         Buongiorno micia – La voce arrochita dal sonno e gli occhi socchiusi per la luce gli fanno assumere un’aria indifesa e dolce.
 
-         Buongiorno amore- mi faccio stringere da lui mentre spengo la sigaretta e allontano il portacenere per evitare di fare ulteriori casini.
 
Rilascio un sospiro di tranquillità e mi stringo di più a lui. Il suo corpo è caldo e ogni tanto sento un brivido per l’aria fresca che entra dalla finestra.
 
-         Dormito bene?- Alzo il mento per guardarlo negli occhi e lo ritrovo sorridente ad accarezzare i miei capelli. E’ così dannatamente bello…
-         Beh faceva un po’ caldo ma tutto so … - Lo squillo del suo cellulare ci interrompe di nuovo. Mi ci gioco il culo che è Silvio.

Anthony sta per alzarsi per cercare il telefono ma lo faccio stendere di nuovo sorridendogli.  Prendo il telefono e senza guardare il display rispondo.

-         Dove hai parcheggiato la mia bambina? – Lo sento rilasciare un sospiro lento e un silenzio sussegue la nostra conversazione.
-         Sei morto? – Mi stava facendo preoccupare … non è che … oddio pandorina!
-         Dimmi che sta bene! – Ancora silenzio …
-         Ho detto al carr’attrezzi di farla lasciare un attimo qui davanti all’albergo nel caso la vorresti salutare … un saluto veloce la dobbiamo portare allo sfascio – E poi riattaccò. Così .

Subito gli occhi mi si impregnarono di lacrime. Non poteva essere. La mia bambina era immortale! Io e Simone l’avevamo distrutta un miliardo di volte eppure l’avevamo sempre aggiustata con le nostre manine e migliorata di volta in volta.

Ci avevo speso più di venticinque mila euro e l’avevo pagata intorno ai trecento perché oramai non camminava più…

La guidavo da quando ero piccina anche se non come ora ...
-         No io lo uccido – Sussurro mentre mi alzo velocemente e esco dalla camera lasciando Anthony senza spiegazioni. Corro come una scema per le scale asciugandomi con la manica le lacrime che continuano a scendere.

-         Dove vai, che è successo! – Anthony corre dietro di me mentre cerca di riabbottonarsi di corsa i pantaloni.
Esco dall’ingresso secondario che mi porta direttamente davanti al parcheggio e mi ritrovo Silvio davanti.
 
-         Io ti ammazzo!- Gli salto addosso cercando di strangolarlo ma all’improvviso mi ritrovo su una sua spalla bloccata a tirare caldi sul suo metto mentre mi porta nel parcheggio.
 
Gli mordo la schiena e lo sento trattenere il respiro e irrigidirsi.
-         Sta un po’ ferma!- La sua voce è irritata ma ha anche qualche sfumatura di ilarità.
Mi ha distrutto la macchina e ha anche voglia di scherzare! L’unica cosa che vedevo dalla sua schiena era il suolo e le sue scarpe.

Sento dietro di me Anthony trattenere a stento una risata. Che cosa sta succedendo? Poesse che a nessuno frega un emerito cazzo della MIA macchina?
Silvio incomincia a camminare e prima di scendermi mi dà una pacca sul sedere e lì divento ancora più furiosa.

Appena mi rimette giù cerco di tiragli uno schiaffo quando sento il petto nudo di Anthony a contatto con la mia schiena e le sue mani che bloccano le mie. Mi rigira verso la mia destra ed è li che il mio cuore perde un battito…

La mia bellissima Pandorina come l’ho lasciata parcheggiata alla perfezione che mi guarda con un’aria pucciosissima e mi urla di stuprarla.
-         Amore mio!- Anthony mi lascia le mani ridendo insieme a Silvio e io mi getto sul suo cofano sporco di fango. Mi tranquillizzo quando la carrozzeria rovente mi brucia la pancia e mi costringe a ritrarmi.
Sfilo dalle mani di Silvio le chiavi che continua a ridere come uno scemo e la apro sedendomi alla guida.
 
Infilo le chiavi e l’accendo sentendomi subito coccolata dal rumore del motore. Do un’occhiata al quadrante e la rispengo.  
Esco lasciando lo sportello aperto e mi dirigo davanti a Silvio.

-         Questo è per lo svarione!- E gli tiro uno schiaffo così forte che mi brucia la mano.
-         Questo è per la chiamata di stamattina! – E gli un calcio allo stinco che lo fa piegare leggermente.
-         E questo è per te .. – Lo vedo cercare di proteggersi alla ben e meglio ma io lo abbraccio con tutta la forza che posso avere.
-         Ciao amowe! – Mi tira su facendomi volteggiare come una principessa e sento la risata di Anthony farci da accompagnamento.
Silvio ed io ci eravamo già incontrati a Roma vari mesi prima. Lui doveva operarsi al Bambin Gesù e così ne avevamo approfittato per vederci.
Era il miglior amico di Anthony fin da quando erano piccoli e ci eravamo conosciuti grazie a lui.
Mi mette giù e incomincia a guardare prima me e poi Anthony.

-         Tu sei scalza e mezza nuda – All’improvviso mi guardo addosso e mi accorgo di essere uscita dalla stanza così di prescia di essermi scordata di aver la camicia completamente sbottonata. Mi richiudo velocemente i bottoni e faccio la vaga.
-         E tu sei a petto nudo con la cerniera dei pantaloni mezza aperta, ho forse Ri-nterrotto qualcosa? -  Ci guarda con un sopracciglio alzato calcando sul RI.
Guardo Anthony incominciando a ridere e lui guarda me ridendo a sua volta.
-         Anche se fosse? –  si tira su la cerniera dei pantaloni e guarda Silvio ridendo sotto ai baffi.
-         Ah beh la informo che il signorino non è per niente pratico – Silvio mi guarda incominciando a ridere e appoggiandosi alla Pandorina.
 
Anthony si mette un attimo a disagio.  Ne avevamo parlato molte volte a riguardo. Lui non era mai stato con nessuna ragazza e se non erro quello di ieri era anche il suo primo bacio.
 
Guardo Silvio che gioca con la cintura di sicurezza e lo fulmino con lo sguardo.
-         Stanotte mi è sembrato abbastanza pratico – Anthony come se avesse avuto una botta di energia mi stringe leggermente dandomi un bacio sulla testa. Io mi rigiro e gli do un bacio sulle labbra lasciandolo un attimo inebetito. Mi stacco da lui e mi avvicino a Silvio che ci guarda allucinato. Mi sa tanto che aveva capito altre cose ma infondo è quello che gli volevo far credere.

-         Sbrigati a scendere dalla macchina o ti lego sul cofano mentre la porto io – Conoscendo la mia guida si sbriga a smontare e io entro per levare le chiavi.
 
Vedo l’orario sul cruscotto e subito mi si fa notte… Tra venti minuti dovevo preparare la sala per il pranzo. Merda!
 
Chiudo velocemente le chiavi e le lancio ad Anthony. Lui le afferra al volo e mi guarda di sbieco mentre corro verso l’hotel.
 
Dovevo cambiarmi la divisa e darmi una rinfrescata. Perché sempre quei cazzo di 5 minuti di ritardooooooo!
 
Mentre mi spoglio sento la voce di Silvio che urla:
-         SI può? – Entra Anthony e si avvicina alla finestra per chiuderla.
-         Avanti!-  Rispondo di corsa mentre getto per terra le calse ormai da buttare per terra.
Quando entra spalanca  gli occhi e si blocca.
-         Cristo ma non ti vesti!-  Sbuffo mentre nell’armadio cerco velocemente un’altra camicia e un altro paio di calse. Risponde Anthony a posto mio:
-         No lascia perdere l’ho vista più volte in mutande e reggiseno da quando son qui che vestita – Prende il telecomando del condizionatore e lo accende per rinfrescare la camera.
-         Allora Vabbè – Silvio si accomoda sulla sedia mentre Anthony si riveste e io corro in bagno per togliermi il trucco colato e darmi una sistemata.

Li sento chiacchierare dal bagno ma son troppo presa dallo specchio per far caso a quello che si stanno dicendo.
Quando esco Anthony è sulla porta con la camicia bianca sporca di nutella e Silvio è già fuori che aspetta per salutarmi.

-         Questa sera ce l’ho libera che ne dite di andare in qualche pub?-
Un po’ di svago dal lavoro ci voleva proprio.
-         A che ora stacchi? – Silvio studiava la mia divisa mentre mi faceva la domanda.
-         Sono la bellezza di … boh due giorni che sto in piedi credo e mi piacerebbe farmi qualche oretta di sonno se non vi dispiace. Porta la macchina a casa e tieni – Sfilo venti euro dal portafoglio che ho sul comodino e li porgo ad Anthony.
-         Metti benzina tu che io non ho tempo. Alle sedici mi butto sopra al letto, facciamo che alle venti ci incontriamo qui sotto , pizza birra e poi si va a ballare che ne dite? –
-         Tu sei da sposare – Silvio mi si avvicina dandomi un bacio sulla guancia notando che mi stavo già avvicinando alla porta per chiuderla. Mi diceva sempre la solita frase quando parlavo di birra.

-         Da su sono in un maledetto ritardo ci sentiamo stasera, chiamatemi un’oretta prima che sennò me svejo cor cazzo – Chiudo dietro di me la porta e controllo velocemente se ho tutto in tasca. Perfetto non manca niente.
Do un bacio veloce a entrambi sulla guancia e mi getto nell’ascensore.
 
Mentre i piani scendono mi ritrovo a pensare. Certo che l’ascensore ispira le discolpe personali eh! Ero lontana kilometri da casa con due persone che si può dire ho visto oggi per la prima volta. E mi sento a casa …
 
Le porte si aprono e esco di corsa lasciando lì i miei pensieri. Mi stampo un bel sorriso professionale e mi avvio nell’office di sala.
 
Sterilizzazione delle posate… e via con il tango. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ciao piccole stelle :)
Avevo promesso che avrei pubblicato un capitolo sulla mia pandorina ma... ho dovuto spezzare il capitolo perchè diventava pesante. Quiindi eccoa  voi la preparazione a quello successivo spero che vi piaccia :D Ho pubblicato anche un'altra o-s se volete andate a darci un'occhiaat e magari lasciate anche un commentino :3
Baci e buona lettura!

Cosa che non centra niente: fà troppo caldo ç_ç




-         Altri cinque minuti – Ma misà che è il telefono quello che sta squillando…

Mi accorgo che sto parlando al mio cellulare e che nessuno sta cercando di strapparmi dal mio letto e allungo una mano per afferrarlo.
E’ Anthony. Sorrido e riattacco per richiamarlo. Dopo pochi squilli mi risponde.

-         No ma saranno 10 minuti buoni che cerco di chiamarti? – Rido e do qualche colpo di tosse.
-         Che ore sono? – Intanto cerco il pacchetto di sigarette buttato sotto al letto e ne accendo una incominciando a tossire.

-         Sono le diciannove e venti, sbrigati che devo andare  a prendere Silvio e non so se ci arrivo con quella macchina che per mettere benzina me so visto perso! E poi.. è mai possibile che nemmanco apri gli occhi che già stai con la sigaretta in bocca?- Con tono di rimprovero incomincia a sgridarmi e a mettermi fretta.
-         Finisco la sigaretta mi faccio una doccia e mi preparo dai su, venite alla porta se ci metto troppo.-

Ci salutiamo e riattacco. Mi metto a pancia in su e incomincio a fare dei cerchietti con il fumo … è una cosa che mi rilassa molto.

Spengo la sigaretta e incomincio l’opera.

Prima cosa, musica. Metto Will Be One dei Datura e mentre canto incomincio a farmi una doccia veloce.

Certo che quelle orette di sonno mi hanno fatta rinascere, mi sembrava che non dormivo da una vita!
Incomincio a sfregarmi i capelli con l’asciugamano e finisco da vestirmi e truccarmi.
 
Opto per leggins di pelle nera stracciati  più che mai, un bel corpetto gotico con nastrini di raso e una decolté chiusa con un ciondolo sul tacco destro a  forma di teschio. Quelle scarpe me le regalò Francesca al mio diciassettesimo compleanno e credo di non averla mai ringraziata abbastanza.

Matita pesantemente nera intorno agli occhi e  rossetto così rosso da sembrare sangue vivo.
Per i capelli opto per una cresta alta che fa sfoggiare le ciocche blu che nascondo quando li piastro.

Una controllatina allo specchio e sono perfetta.

Mentre metto tutto l’occorrente nella borsa sento come se qualcuno stesse per spallarmi la porta e qualcuno urlare:
-         Carabinieri apra la porta! – Mi sembrava una voce familiare ma non erano ne Silvio ne Anthony. E che cazzo vogliono ora da me i carabinieri? Mentre mi agito un po’ vado di corsa ad aprire la porta.

Mi ritrovo davanti Paolo il Maitre con dietro Silvio ed Anthony che ridono come scemi.
-         Ma vaffanculo! – Gli sbatto la porta in faccia, prendo la borsa, un ultimo tocco ai capelli e poi esco chiudendo a chiave. Paolo mi guarda come stranito mentre Anthony si avvicina per baciarmi una guancia. Io gli faccio l’occhiolino e gli do un pizzicotto in segno di affetto.
 
Un fischio di approvazione parte da Silvio e attacco a ridere.
-         No ma dimmelo prima che ti conci così per uscire! Devo essere preparato psicologicamente!- Con i tacchi ero alta come lui, se non qualcosa di più. Mi avvicino a lui e incomincio a  giragli attorno.
-         Tsè qua mica micio bau bau è, se tocca da annà a ballà una bisogna che se scincia mpochetto -  Mi rimetto vicino a Anthony e guardo Paolo con espressione interrogativa come per chiedergli cosa volesse.
-         Beh io ero venuto a chiederti se ti andava di uscire stasera ma a quanto pare sei già impegnata- Lo vedo guardare male i miei due amici e mi fa saltare alquanto i nervi.
 
Sto per risponderli male ma Silvio mi precede:
-         Stasera è prenotata ma a me non dà fastidio se vieni anche te possiamo andare a mangiare al ristornate di tuo cugino.- stavano parlando come se si conoscessero da una vita…
-         Scusa ma vi conoscete? – Li guardai con aria interrogativa e si girarono verso di me. Fu Paolo a parlare:
-         Beh sono un po’ di mesi che non lo vedo ma prima eravamo grandi amici – Silvio gli dà un pugno scherzoso su una spalla e incominciano a fare i ragazini.
-         Per me non c’è nessun problema a patto che si stia ai miei ordini –
 
Sento Anthony che incomincia a ridere e mi invita a parlare conoscendo già le mie parole.
 
-         1) si va con la mia macchina e il primo che si azzarda a dire qualcosa sulla macchina, la mia guida, o la musica lo ammazzo.
          2) questa è la mia prima sera che esco e quindi non voglio andare a mangiare ad un ristorante, una pizza tonda .. ok forse due a testa e una cassa di birra vanno più che bene. Se si va a ballare ci si và dopo le due perché prima ci sono tutti bimbi minchia pronti a chiedermi quando posso essere “PaxXàRèlLà” – Imito voce e atteggiamenti di una truzza nell’ultima parola e incomincio a urlare il punto numero tre per fermare Paolo che stava per dire qualcosa.
 
-    E un punto numero 3! Il primo che caccia il portafoglio stasera gli stacco le mani a morsi!-
 Sento Silvio che sta per protestare ma lo fulmino subito con gli occhi e lo vedo spazientirsi:
-         Va bene , va bene lascio perdere i miei orgogli.-
-         Ecco bravo – Gli faccio l’occhiolino e  do un’occhiata veloce a Anthony che sorride pacato delle mie parole come se si fosse già immaginato tutto il discorso mentre lo dicevo nella sta testa.
 
Do un’occhiata a Paolo che mi guarda come se fossi una pazza per poi dire:
-         Tu stai bruciata però Vabbè… almeno la sai portare la macchina? –
Appena finisce di fare la domanda Anthony strabuzza gli occhi  e mi si avvicina come per bloccare il salto di una tigre che sta per attaccare e mi sussurra di star calma mentre stringo i pugni e trattengo il respiro. Silvio intanto rotola per terra dalle risate e Paolo mi guarda con aria di sfida.
 
Rilascio i pugni guardo un attimo Anthony e poi mi giro verso Silvio con uno sguardo sadico:
-         C’è un posto qui vicino dove posso guidare “tranquillamente” ?- Appena scandisco l’ultima parola Anthony si pietrifica e Silvio smette di ridere.
-         Beh… 20 minuti per arrivarci… e poi… no dai non stasera… lascia perdere non conosce come guidi… - Erano forse preoccupati per Paolo?
-         Che c’è ti serve forse una strada particolare? Magari con nessuno che passi così non rischi di fare figuracce? –
 
Mi giro lo fisso per qualche secondo e poi allungo la mano verso Anthony che mi capisce al volo e mi poggia le chiavi della macchina. Mentre guardo ancora Paolo con aria ignorante  mi rivolgo a Silvio.
-         Amowe chiama la pizzeria tra mezz’ora mangiamo e subito dopo vi porto a fare un giretto con la macchina.
Sorrido teneramente pensando a come si sarebbe goduto la digestione nella mia macchina. Ok era morto.
-         Tu sei pazza – Anthony si tira uno schiaffo in fronte e incomincia a scuotere la testa. Impugno le chiavi e  incomincio a scendere le scale aspettando che mi seguano. Paolo non aveva capito nulla ma questo era l’importante… tra poco avrebbe rimpianto di aver voluto sapere come guido.

Prima di iniziare la seconda rampa mi giro e guardo Silvio.
-         Allora? Quanto ce vò a chiamà na pizzeria? –

Anthony mi affianca e mi sussurra mentre scendiamo le parole preoccupato:
- Vacci piano è un figlio di papà – Sorrido beatamente e lo guardo continuando a  scendere i gradini:
- Tutti siamo figli di papà ma in pochi siamo figli di mignotta – Lo sento ridere e cingermi le spalle con un braccio baciandomi la fronte:

- La mia Eristena –  Sorrido del suo tono dolce e incomincio a pregustarmi la serata.

Ci sarà da divertirsi questa notte ragazzi…

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 
Okey lo ammetto avevo messo da parte la storia ç_ç
Ma l’importante è che sono qui ora vero? *si copre il volto con un braccio rannicchiandosi e sbirciando ogni tanto per vedere e è ancora viva*
Non uccidetemi vi preeegoo T.T
Spero che questo capitolo vi piaccia amorini :3
Se vi va passate a leggere le ultime cose che ho scritto!
Un bacio e buona lettura :*

 
Capitolo 10
 
Bene, erano le venti e dieci di una bellissima serata estiva.

Scendo le scale accompagnata da Anthony, Silvio e Paolo e apro con un colpo secco la porta beccandomi occhiatacce da tutta la gente nella home.

Cazzo loro. Se avevano qualcosa da ridire lo facessero, che incazzata come sono mi porto in macchina pure loro, a costo di attaccarli uno a uno sulla cappotta con la corda che ho sotto al sedile.

Mi affretto ad andare verso la mia bambina mentre faccio suonare le chiavi della macchina.
Anthony nel frattempo, mi stringe le spalle cercando di calmarmi inutilmente. Non mi trova di buon’aria stasera.

Nel parcheggio passo tutte le auto, Audi, Mercedes, e anche il Lamborghini con il Porche Carrera del proprietario snobbandandole tutte.

Arrivo davanti alla mia Pandorina e prima di aprirla le sorrido avvicinandomi con il mento alla cappotta.

- Stanotte ci dobbiamo far riconoscere bella mia, vedi di fare la puttana – Le sussurro sulla cappotta come ogni volta che decido di tirarla un po’ e poi la apro spalancando il mio sedile.

Mi giro verso di Paolo e lo guardo con aria di sfida:
- Allora? Non sali più? – Incrocio le braccia e mi appoggio al cofano con aria arrogante. Paolo mi scoppia a ridere in faccia e tra le risa farfuglia qualcosa:
-Vorresti mettermi paura con una Panda che tra poco neanche cammina?-

Non fa in tempo a finire la frase che lo prendo per la camicia e lo faccio avvicinare al cofano spingendogli la testa su di esso e premendo a rischio di ammaccarmi anche la carrozzeria.

- Vedi questa fottutissima Panda? E’ una Fire 1100 a iniezione. – Gli faccio sbattere la testa sul cofano facendolo gemere dal dolore e gli blocco il braccio destro dietro alla schiena facendogli anche abbastanza male.

- Io stessa, donna che stai sfottendo da almeno un quarto d’ora gli ho svuotato il catalizzatore, ho regolato la fase di scoppio a 0 gradi e ci ho adattato un corpo farfallato di una 750 –

Aumento la pressa sul cofano e mentre quel verme geme di dolore sento Anthony premermi una mano sulla schiena in segno di fermarmi.

Si becca una mia occhiataccia e Silvio scoppia a ridere, prima di continuare il mio discorso gli faccio dare un’altra testata e mi avvicino al suo orecchio in modo che riesca a sentire meglio.

- Le bobine elettroniche tesoro mio, sono quelle di un 1800, e le candele amoruccio mio sono all’iridium e me ne fotte un cazzo che il Lamborghini del paparino ce le ha al platino perché i pistoni se l’è fumati lui mica io!-

Cerca di divincolarsi ma gli blocco le gambe tra le mie cosce e stringo di più la presa ai suoi capelli facendogli baciare di nuovo il cofano.

- Ho cambiato il filtro dell’aria ce ne ho messo uno a potenza, sempre io te lo ricordo, la mezza cartuccia che non vale un cazzo! Ho alzato bielle e testata di 3 centimetri e ho richiuso con pasta di rame. Ho modificato la rettifica e ho accorciato le valvole. IO, brutta testa di cazzo!-

Silvio dietro di me stava rotolando ormai e Anthony si era rassegnato appoggiandosi anche lui al cofano schivando ogni tanto il mio braccio che sbatteva la testa di paolo sul cofano.

- La frizione, caro amico mio, è a stella! Ed è la stessa che monta paparino sul Lambo! Ho montato un cambio 1300, e senti che sciccheria, le sospensioni solo delle kayabha shock a gas. Per molle monto delle 19 per la rigidità e per non far soffocare la macchina al finale della marmitta, ci porto uno bello scarico Racing. E’ bello mio? –

Sotto la mia morsa implorava come un ragazzino ma se se la voleva vedere con me doveva perire ancora per un po’.

- E siccome sei anche becatino, non ti sei accorto ne delle gomme 165/70-13 ne dei distanziali che hanno allargato la mmachina!- Silvio a sentire la mia pronuncia della “m” scoppia a ridere come uno scemo. Quando mi arrabbio la mia “m” pesante, segno del mio dialetto esce fuori.

- E per finire solo l’arma della polizia, posso ringraziare per l’idea di mmettere dei piattelli da 19. Che je dici che anche si nun se vede che tenno la mmaaghina rialzata, se sente quando a stireno pe lla via –

Quando l’accento si fa pesane è meglio che mi allontano altrimenti fa una brutta finaccia .Finisco col fargli prendere un’ultima testata e lo lascio scivolare per terra vedendolo annaspare e toccarsi la testa.

- Ora se ci vuoi ancora salire, ti dico che hai 220 non vola solo perché è piombata.-
Lo vedo rialzarsi e sbruffare come un toro prima di avvicinarsi impettito a me. Prima che possa fare qualche mossa azzardata, mi lancio verso di lui ma Anthony e Silvio mi trattengono-

Cerco di liberarmi in tutti i modi ma anche con tutti i miei sforzi non ci riesco.

- Si nnunte sbrighi a saline n’mmaghina tecci jigo sulla cappotta!- Mi sbrascigo e mi lagno ottenendo solo risa da Silvio e minacce da Anthony che alla fine mi si mette davanti e dice a Paolo:
- Facciamo che questa sera la passi in camera con la tv che ne dici?-

Vedo Paolo sudato sputare per terra e girare i tacchi mentre loro ancora mi tengono stretta come una tigre pronta a sbranare una sua preda.

Ho l’affanno come se avessi corso miglia e miglia e sento il fuoco pungermi in gola.
Se ora metto mani su Pandorina la brucio, è sempre stato il mio sfogo quando ero da sola.

- Calmati, ripigliati un attimo così tu non vai da nessuna parte.-
Anthony mi accarezza delicatamente in capelli ma la rabbia che ho in corpo è veramente troppa.

Basta con questi stereotipi del cazzo che la donna al volante è imbranata! Io vengo dalla scuola di Collin McCrae, dalle derapate di Ken Block! Chi cazzo si pensa di avere davanti quel figlio di papà del cazzo?

Mi do una calmata, almeno esteriormente per lasciarmi andare da Silvio che continua a tenermi e mi do una sgrullata  e mi asciugo il sudore con un lembo del top fregandomi del fatto che mi son scoperta fino al petto.

Guardo lo sportello aperto e la voglia di sedermi a volante mi fa valvolare il cervello.

Mi giro verso di loro e con uno sguardo maniaco, incomincio a scandire gli ordini:
-Tu- indicando Silvio – sbrigati a salire alla mia destra che ho bisogno di un cazzo di navigatore, e tu –indicando Anthony – Mettiti dietro, e il primo che fiata son panacche.
Non serve altro, è bastato sentire il tono della mia voce e incontrare il mio sguardo per capire che quegl’ordini, andavano solo che rispettati.

Salgono in macchina e prima di salire io per ultima accarezzai il cofano dopo poco prima la testa di Paolo stava facendo amicizia con la carrozzeria.

Se prima volevo divertirmi ora volevo proprio scoparci con quella macchina.

Pandorina sta per sgommare, cambiate strada … ve lo consiglio caldamente.
 

Allora? Che ne pensate del capitolo? Io dico che Paolo mi sta altamente sulla minchiaaaa .. aspettate un attimo … io non ce l’ho D:
E’ uguale, mi sta sulle ovaie u.u
Lasciate una recensione se vi va, e grazie a tutti coloro che hanno letto fino a qui. Un bacio!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Aspetto che entrino tutti e due in macchina e poi sorrido sadicamente andando ad aprire il porta bagagli.

Di certo non potevo guidare con quelle scarpe con il tacco, e scalza non mi trovavo molto a mio agio.

Una fortuna che avevo sempre le mie amate Ken Block Shoes a portata di mano .

Le allacciai fin sopra gettando i tacchi e chiudendo di fretta.

Entrai in macchina e chiusi la portiera sotto i sguardi attenti dei miei compari.

Tirai giù il mio finestrino e accesi una sigaretta guardandoli uno per uno.

- Avete fame? – Guardai l’orologio su quadrante e supposi che l’ora di mangiare era bella che passata.

- Beh in effetti … qui vicino c’è una pizzeria possiamo andarci a piedi così non spendi neanche i soldi della benzina, non credi sia meglio?-

Anthony conosceva molto bene come amavo sfogarmi quando avevo i nervi a mille e stava cercando in tutti i modi di non farmi accendere quel quadrante.
Non lo ascoltai e rifeci la stessa domanda a Silvio che mi rispose:

- Sto morendo dalla fame anche io, dai andiamo a questa pizzeria – Per un attimo brontolò anche il mio di stomaco ma avevo altri programmi per la testa, così ispirai un’altra boccata dalla sigaretta e mi misi comoda sul sedile guardando lo sterzo.

- Beh a me non me ne fotte un cazzo se avete fame, ora vi allacciate le cinture e state zitti e buoni, tranne te!- indicai Silvio che si spaventò un attimo indietreggiando verso il finestrino e annuì- sai fare il navigatore?-

Aspettai con ansia la sua risposta, tamburellando le dita sullo sterzo, consapevole del fatto che non conoscevo una minima curva di quel posto.

- Beh intendi tipo “tra 200 metri svolta  a sinistra?- Lo guardai con uno dei miei migliori sguardi da seria killer e sentii una risata partire da Anthony.

- Se me le dai tu le indicazioni mi sa che prima che finisci di parlare ci ritroviamo per qualche fosso ..amò? – Guardai dallo specchietto Anthony che alzò la testa in segno che mi stava ascoltando.

- Ho finito 34 volte il campionato con la Ford Puma in Collin McRae 4, mi ci chiudevo a sentire il navigatore, non lontano da qui, ghiaia fine per il 12 %, il resto è asfalto ruvido, le tue ruote vanno bene penso, la strada la so a memoria solo che ci sono vari tornanti e parecchie terze.-

Sono cresciuta derapando per le strade di Rocca Massima dove tornanti e seconde devono essere le cose elementari per non suicidarti giù per qualche dirupo.

Diedi un altro tiro alla sigaretta e la buttai fuori dal finestrino e guardai Silvio ad occhi bassi.
- Fai salire Tony davanti e tu mettiti dietro e allacciati le cinture e guai a te se le togli-
In meno di un secondo già era sceso e stava facendo salire Anthony per mettersi dietro.

Si sistemarono sui sedili e guardai la cinture se erano bel allacciate.

Mi fidavo ciecamente della mia guida ma gli imprevisti per la strada potevano sbucare in qualsiasi momento, e in più la via mi era sconosciuta.

Alzo il sedere dal mio sedile sotto i loro sguardi e caccio da sotto, una cintura da rally. Senza dire una parola l’allaccio al sedile di Anthony e tirando vedo se è ben salda. Spingo sul freno per vedere se funziona bene e gliel’allaccio io personalmente.

- Tu non ti metti la cintura?-  Anthony mi guardava preoccupato come una mamma che rimprovera il figlio che esce senza giubbotto in pieno inverno.

- Porto i leggins la cintura non me serve- Dopo questa battuta squallida, regolo gli specchietti e alzo il sedile come piace a me.

Non sono un mostro d’altezza anzi, parlandoci chiaro sono una tappa ma nella mia macchina mi piace fare l’ignorante.
Mi metto ben dritta sul sedile guadagnando vari punti in eleganza.

Poggio la mano sulle chiavi e mi guardo Anthony che mi fissa tra l’eccitato e l’impaurito.
- Mi metti paura sai? – Sorrido seraficamente e giro la chiave ingranando la prima. Intono a me ci sono solo poche macchine sul fondo del parcheggio dei dipendenti e così decido di fargli provare il primo brio proprio qui dentro.

- Tenetevi forte – Sento Silvio incominciare ad agitarsi dietro ed Anthony e sistemarsi comodo allisciando le cinture.

Mentre sgaso per sentire i giri del motore fare impazzire le mie cellule accendo lo stereo mettendo il cd delle colonne sonore di Fast and Furious.

Cazzo dovevo driftare, mica andare a comprare il latte.

Continuo ad accelerare non tenendo nessuna marcia sotto e il rumore mi incomincia a riempire la testa. Mi manda su di giri  ed è proprio quello che voglio ottenere.

- Non fiatate e non chiedetemi nulla, l’unica voce che voglio sentire è quella del navigatore- Metto play e mentre sta partendo la soundtrack ti Tokyo Drift ingrano la marcia e accelero come una matta spostandomi al centro del piazzale.

E’ tutta una questione di precisione sui tempi e di attenzione. Metto come sottofondo nella mia testa la musica e mi drogo nel sentire i giri del motore.
Mi posiziono al centro esatto lontano dalle macchine e scalo velocemente ingranando la prima e tirando il freno a mano e girando lo sterzo tutto a sinistra. Sento la macchina che incomincia a ballare impegnandosi in un volteggio nel suo testacoda. Accelero come una matta e rido mentre sento Silvio didietro agitarsi.
Vedo tutta la polvere alzarsi intorno a me e quando sto per perdere la visuale chiamo Anthony che si affretta a guidarmi.

-Quando esci dal parcheggio siamo in pieno centro ed è trafficato. Ti porto io ad un posto dove divertirti ora fai la brava bambina.-

Esco dal mio testacoda dosandomi con l’acceleratore e impugnando lo sterzo con una sola mano, metto la seconda dirigendomi verso l’uscita.
Anthony a differenza di Silvio che borbotta di dietro sembra più tranquillo, azzarderei a dire divertito.

- Lo sai che ci sono le telecamere in tutta la città? – Silvio incomincia a farmi la lista delle petizioni da pagare per tutte le bravate che potrebbe fare una matta come me.
Non lo ascolto neanche e mi intrufolo nel traffico con Anthony vicino che guarda divertito le vetrine e le strade che brulicano di gente.

Accarezzo lo sterzo come una gatta che si struscia alla gamba del suo padrone. E’ un gesto che mi ha sempre fatto sentire meglio.
Mentre svicoliamo per la città a passo d’uomo per via del traffico guido con il ginocchio sinistro appoggiando sullo sterzo solo l’indice della mano destra.

- Non si guida più con le mano?- Silvio stava cominciando a snervarmi così approfitto del traffico che ha fermato la macchina per girarmi verso i sedili di dietro e guardarlo brutto.

- Scendi?- Gli chiedo con un sorriso innocente mentre gioco distrattamente con i capelli di Anthony.

Si gira a guardare fuori dal finestrino e si rilassa dicendo a bassa voce:
- Fai come vuoi, basta che non ti becchi una multa, qui di pattuglie ce ne sono tante.- Ottenuta la risposta che volevo mi rigiro e mi rimetto comoda.
Il traffico si allenta uscendo dal corso e giriamo in una strada secondaria dove si procede scorrevolmente.

Nemmanco me l’avessi tirata, appena fatti trecento metri mi ritrovo una paletta davanti all’auto che mi obbliga a fermarmi.
Mhm.. senza cintura, senza mani sullo sterzo … la macchina è modificata… okkey sono quasi quasi fottuta.

Sento Anthony sussurrarmi:
- Guai in vista-
Scendo dalla macchina con la mia espressione migliore da bimba innocente e saluto gli agenti. Non avranno più di trent’anni, posso giostrarmela bene la situazione. In più sono anche carini, uno biondo con occhi azzurri e l’altro moro con la carnagione olivastra.

- Signorina lo sa che lei è momentaneamente da ritiro della patente?-
Li guardo con occhi da cerbiatta appoggiandomi una mano sul petto e una sul cofano.

- Oddio agenti dovete scusarmi ma sentirmi così stretta in petto mi da le palpitazioni e.. e.. e.. – Guardo il mio corpetto e allento di poco i lacci scoprendo la scollatura. Vedo Anthony girarsi dall’altra parte con un sorriso che preannuncia una risata stampato in viso. Ha capito cosa volevo fare.

Gli agenti intanto mi squadrano come se fossi carne da taglio e io mi fingo scioccata.
- Signorina questa non è una buona scusa! – Il secondo agente , con dei fogli in mano mi si avvicina anche lui guardandomi assai bene.

- Eh sapete, mi hanno tamponato da poco e quindi mi agito subito nella macchina, ho preso la patente da poco , sento ancora il colpo della frusta tormentarmi, mi mi.. mi.. spavento facilmente io non pensavo che.. che… - 

Cerco di farmi uscire le lacrime e le sento subito pungermi agli occhi.
Okkey sono un’attrice nata.
- Si tranquillizzi, non siamo qui per spaventarla – Il primo dei due mi si avvicina sorridendo inebetito e mi appoggia una mano sulla spalla come conforto. Non so quale Dio mi stava fermando dall’impulso di scansarlo.

Annuisco guardandolo come una lepre che se ne sta in mezzo alla strada accecata dai fari di una macchina.

- Controlliamo i documenti – L’altro si era posizionata davanti alla macchina per controllare l’assicurazione.

- Certo, ecco li cerco subito – Con fare teatrale appoggio un ginocchio sul mio sedile sporgendomi verso il cruscotto dando ai due amici in divisa, una bella visione dei mio fondoschiena fasciato in pelle nera.

Mentre cerco i documenti, e sculetto leggermente come una pantera, sento Anthony sforzarsi disumanamente per non scoppiare a ridere e Silvio che mi sussurra:
- Questi invece della multa mesà che te vogliono fa la revisione, ma non alla macchina, giocatela bene.-

- Ecco qui!- Metto fuori la gamba e restando semi piegata gli porgo i documenti dovendomi schiarire la voce per riportare i loro sguardi intenti ad osservare non di certo i fogli che avevo in mano.

- Patente e libretto – Il biondo incomincia a controllare che sia tutto in regola mentre l’altro continua a divorarmi con gli occhi.  Mi sembrava quasi di sentire il criceto che muoveva la rotellina nel suo cervello.

Si accese tutt’ad un tratto come se avesse scoperto che la lampadina di neuroni non era ancora fulminata.

- Mi dispiace ma dobbiamo perquisirla – La mia maschera da bambolina cadde per un attimo ma la raccolsi subito.

- Oddio non sono una malvivente!-  E certo, perché tu becchi una ragazza con un bel culo che guida senza cintura, e la cosa più logica è pensare che sia armata o che nasconda qualcosa.
Vedo Silvio battersi il palmo della mano sulla fronte e scuotere la testa sconsolato dalla stupidità maschile.

- E’ una prassi mi dispiace – Mi accompagna davanti al mio cofano e mi fa appoggiare entrambe le mano sul cofano mentre con un piede mi fa divaricare  le gambe. Che mi tocca fare!
- Si rilassi – Ma chi se agita! Sono disposta pure  a darti il numero di telefono,  se mi apri il cofano mi passo la gioventù in gatta buia!

Guardo Anthony davanti a me con uno sguardo malizioso e lui ammicca sfilandosi le cinture e scendendo dall’auto.

- Buonasera, voi siete? – Finalmente si sono accorti che non c’ero solo io nella macchina! Il biondo chiede loro i documenti mentre il moro incomincia  a palparmi le spalle andando subito sul mio seno, per poi scendere sui fianchi, controllare per bene che non ci sia qualcosa di strano sulle mie chiappe e sulle mie cosce. Si perché logicamente con i leggins attillati potrei nasconderci un Uzi e sotto al corpetto potrebbe esserci una Browning .. ma logicamente però.
Ripete la “prassi” dai polpacci in su soffermandosi “giustamente” sulle parti che potrebbero nascondere qualcosa quali culo e tette … ma giustamente però.

- Hey guarda che son geloso, sono il ragazzo- Anthony lo guarda un po’ malamente mentre mi palpa il seno, e il moro di scansa fissandolo sconcertato.

- Sono apposto agente?-  Interrompo lo sguardo omicida di Anthony e riportando l’attenzione dell’agente su di me. Mi rigiro appoggiandomi come una pin up al cofano con sedere, e guardandolo ancora con quell’espressione innocente.

- Si si , tutto in regola potete andare. – Li salutiamo cordialmente ringraziandoli e sculettando mi rimetto in macchina mentre mi consigliano di allacciare le cinture e guidare con prudenza.
Metto in moto, mi allaccio la cintura e svolto la curva salutandoli con la mano e sorridendogli caldamente.

Appena svolto al curva scoppiamo tutti e tre a ridere.

- Sei la mejo!- Silvio mi mette una mano sulla spalla e sono costretta a fermarmi sul ciglio della strada perché non riesco a tenere gli occhi aperti per il gran ridere.
Anthony si piegava in avanti con il fiato corto mentre rideva con le lacrime agl’occhi.

- Sembravi una brava ragazza appena uscita da un forte trauma, volevo fare il video ti giuro!- Sghignazzava senza ritegno coprendosi gli occhi con un braccio.
Appena ci fummo ripresi, mi accesi una sigaretta e abbassai il finestrino per portare una mano di fuori mentre guidavo piano.

Anthony mi aveva portato in una strada quasi deserta preannunciando che tra poche curve ci sarebbe stata una ex pista da rally, che cosa potevo desiderare di più?
- Da qui in poi ci sono sette kilometri da pura adrenalina- Mi aveva fatto svoltare in un cancello aperto al buio con la strada quasi dissestata.

- Cambio programma, ve state tutti zitti, prima mi faccio la strada pian pianino e me la guardo da sola poi si mette la musica e si stringe il culo che a rivenire all’indietro si fa la via di traverso-
Spiegai loro quello che volevo intendere e incominciai a camminare calma , non superando i trenta, con i finestrini tutti abbassati a studiare per bene ogni curva e ogni rettilineo. Nella macchina regnava il silenzio, a parte la musica dello stereo.

Vidi la fine della strada, terminare con una piazzola , a non più di 100 metri di distanza, così spinsi l’acceleratore a manetta e appena entrai nella piazzola in quarta, scalo bruscamente e inchiodo prima di schiantarmi sul muro di roccia. La mia intenzione non è non ammazzarmi, ma direi più semplicemente …  girare la macchina direi.

Sento Silvio urlare di dietro, che stiamo per ammazzarci e Anthony stringere lo sportello come a volersi ancorare.

Giro tutto lo sterzo verso destra e rilascio bruscamente la frizione schiacciando il gas. Sento il bloccaggio immediato delle ruote dovuto alla grande differenza di velocità tra il treno e i giri del motore. Sento Pandorina incominciare a sculettare mentre perde l’aderenza posteriore e si gira in derapata alzando la polvere sottostante.
In una frazione di secondo mentre doso acceleratore e freno giocando di tacco e punta, giro la macchina di 180°, fermandola con il freno a meno.
La perfezione mi avrebbe fatto un baffo.
Partono risate isteriche dai miei compari e Anthony si allunga quando più gli permette la cinta schioccandomi un bacio sulla guancia e scompigliandomi di poco i capelli.

- Tenetevi forte – Incomincia  a sgasare stando ferma , senza marcia mentre vedo la polvere salire più alta della macchina a farmi da scenario.
La via l’avevo studiata e assimilata in me centimetri dopo centimetro mentre fingevo di guardarla distrattamente. Ora era arrivato il momento che lei studiasse me e cercasse di non prendere fuoco mentre la bruciavo.
 

Ma ciao! Si son stata cattiva ad aggiornare così tardi, ma ogni volta che pubblico per me è un momento speciale e non me la sentivo di farlo prima.
Come al solito vi ho lasciato con la suspense in gola e l’odio per le mie manine che tagliano i capitoli nei momenti sempre meno opportuni xD
Ringrazio animatamente WING che è la mia fan numero 1!
Grazie mille tesoro, senza di te non avrei avuto lo sprint per continuare veramente a scrivere.
Ringrazio di cuore anche Pako che è sempre così ansioso di leggere il continuo di questa stramba storia.
Ed infine ringrazio tutti voi, che siete arrivati fin qui, un bacio a chi recensirà e uno a chi silenziosamente sta per chiudere questa storia avendola apprezzata ugualmente.
Grazie di cuore <3
 

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