S.A.S.C.O.: II Guerra Magica

di Chanel483
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un giorno come tanti ***
Capitolo 3: *** Il venerdì sera ***
Capitolo 4: *** Cicatrici indelebili ***
Capitolo 5: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 6: *** Nuove strategie ***
Capitolo 7: *** Guarigione ***
Capitolo 8: *** "Si chiama essere completamente rincoglioniti, Hermione Granger! " ***
Capitolo 9: *** Vecchi nemici ***
Capitolo 10: *** Maybe ***
Capitolo 11: *** Rivalutazione ***
Capitolo 12: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 13: *** Le ragazze di Durmstrang ***
Capitolo 14: *** Tutto ciò che potrebbe essere una famiglia ***
Capitolo 15: *** Due ragazze per Ronald ***
Capitolo 16: *** L'ora della verità ***
Capitolo 17: *** Contrattacco ***
Capitolo 18: *** Questo non sarà un addio ***
Capitolo 19: *** La battaglia finale pt. I ***
Capitolo 20: *** La battaglia finale pt. II ***
Capitolo 21: *** -Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



S.A.S.C.O.: II Guerra magica

-Prologo
Era una serata come le altre nella Sala Comune di Grifondoro, il fuoco scoppiettava nel camino e i più piccoli si erano già ritirati nei dormitori, mentre quelli rimasti si dividevano tra compiti e partite di scacchi o sparaschiocco. 
Il rumore di uno schianto aveva fatto scendere un silenzio di tomba su tutta la sala, sostituito, dopo pochi secondi, da urla e scoppi. Subito, chi il “coraggio grifondoro” lo teneva ben nascosto, corse a rifugiarsi da qualche parte, mentre i più coraggiosi – o incoscienti, a differenza dei punti di vista – uscivano in corridoio con le bacchette alla mano. Ovviamente, tra questi, Harry, Hermione, Ron e buona parte degli altri studenti del sesto anno.
Per diversi istanti nessuno aveva capito nulla, ma poco dopo, un’orda di uomini incappucciati si era riversata nel corridoio, scagliando maledizioni ed anatemi.<< Mangiamorte! >> aveva urlato qualcuno, facendo sfoggio di un inimmaginabile intuito.
Senza aspettare un istante, Harry aveva stretto la mano di Hermione ed afferrato Ron per un braccio:<< Dobbiamo trovare Silente e i professori >> aveva detto iniziando a correre a perdifiato.
Una decina di grifondoro – tra cui Neville e Ginny – li avevano seguiti, utilizzando tutti gli incantesimi a loro conoscenza per cercare di tenere lontano i mangiamorte.
Mentre correvano in quell’inferno di anatemi e fiamme, Hermione aveva visto il corpicino magro di Colin Canon riverso a terra, gli occhi sbarrati e la macchina fotografica ancora appesa al collo. Al suo fianco Dennis, il fratellino, cercava di scuoterlo.
Non ci aveva pensato su nemmeno un istante, aveva lasciato la mano di Harry e aveva iniziato a correre verso i due grifondoro:<< Dennis! Cosa ci fai qui!? Devi scappare! >> aveva urlato, cercando di staccarlo dal corpo del fratello.
Il ragazzino tremava dalla testa ai piedi ed aveva gli occhi colmi di lacrime:<< Ma… ma Colin deve… d-deve venire con me >> aveva balbettato con voce rotta dal pianto.
La ragazza lo aveva preso per le spalle, allontanandolo dal fratello per cui ormai non c’era più nulla da fare:<< Dennis, devi muoverti. Devi scappare! >> gli aveva ordinato, spingendolo verso un gruppo di studenti che correva verso i piani inferiori. Dopo un'ultima occhiata disperata al cadavere di Colin, il ragazzino si era deciso a scappare.
Lo aveva osservato allontanarsi insieme agli altri e, una volta sicura che non sarebbe rimasto indietro, aveva iniziato a guardarsi intorno in cerca di Harry, Ron e gli altri grifondoro. Non aveva fatto in tempo a muovere un passo che una mano le aveva afferrato con forza un polso mentre un’altra le aveva coperto la bocca, soffocando l’urlo che le era nato spontaneo.
Si era sentita trascinare da braccia forti e violente, finché non si era ritrovata sbattuta contro il muro di quella che, fino a quel pomeriggio, era stata la sua aula preferita, l’aula di trasfigurazione. Davanti a lei, due uomini vestiti in nero ghignavano tra loro, con i volti nascosti dai cappucci.
Uno dei due le si era avvicinato, afferrandola per i capelli per poterla vedere in volto:<< Ma questa è la Granger! >> aveva esclamato euforico:<< Guarda un po’ Malfoy, l’amica di Potter! >>.
L’altro si era avvicinato piano:<< Ti avevo detto di non chiamarmi per nome, deficiente! >> aveva esclamato prima di levarsi il cappuccio con una scrollata di spalle. I capelli biondissimi e fini gli erano ricaduti sulle spalle mentre con una mano guantata si sfilava la maschera argentata che celava i lineamenti del viso di Draco Malfoy.
L’altro mangiamorte sembrava non averlo nemmeno sentito, aveva preso Hermione per il mento, iniziando a scrutarla da vicino:<< Ma che bel visino hanno le mezzosangue al giorno d’oggi! >> aveva esclamato.
Senza esitazione lei gli aveva sputato dritto in faccia:<< Mi fai schifo! >> aveva urlato.
L’uomo le aveva conficcato le unghie nelle guance mentre con l’altra mano si levava cappuccio e maschera:<< Ma continuate ad avere un carattere di merda >> aveva commentato piano, con voce divertita.
Hermione aveva cercato di dargli una ginocchiata nell’inguine, ma era riuscita solo a prendergli una coscia:<< Stammi lontano! >> aveva detto continuando a dimenarsi.
L’uomo aveva sollevato una mano e l’aveva schiaffeggiata tanto forte da farle battere la testa contro il muro alle sue spalle e spaccarle il labbro:<< Ora farai quello che ti dico io, puttana! >> le aveva urlato contro, con tono ben diverso rispetto a quello che le aveva riservato poco prima.
La riccia gemeva per il dolore, mentre sentiva in bocca un sapore ferroso e con una mano si teneva la nuca, da cui sgorgava un fiotto di sangue.
Alle spalle dell’uomo che l’aveva colpita, Draco Malfoy se ne stava in silenzio, appoggiato ad un banco con le braccia incrociate, senza che i lineamenti affilati del viso lasciassero trasparire alcuna emozione.
Senza ascoltare i suoi lamenti, l’uomo le si era gettato addosso, tenendola ferma con il suo peso mentre iniziava a scostarle la gonna della divisa:<< Ora sta' zitta. Vedrai che ci divertiremo >> aveva accostato il viso al suo e adesso Hermione poteva vedere bene la sua faccia; la faccia di un uomo sui cinquant’anni con i capelli castani ormai striati di grigio, gli occhi scuri come la notte e la bocca, curvata in un ghigno inquietante, piena di denti giallognoli e storti.
Aveva urlato, mentre lui le sfilava le calze e le mutande, poi si era alzato appena per puntarle contro la bacchetta:<< Silencio >> aveva ordinato e gli urli le erano morti in gola.
Il mangiamorte si era abbassato i pantaloni e si era sistemato meglio tra le sua cosce, per poi iniziare a spingere, mentre lei perdeva ogni forza e si lasciava andare contro il muro. Un dolore tutto nuovo l’aveva colta all’improvviso, un dolore completamente diverso da quello alla nuca o alla guancia.
Aveva alzato lo sguardo e tutto ciò che aveva trovato erano stati gli occhi grigi di Draco Malfoy, che la fissavano inespressivi. Non l’avevano mai lasciata finché, pochi minuti dopo, l’uomo non si era staccato da lei, con un ghigno compiaciuto sulle labbra.
Aveva sentito qualcosa gocciolarle dal collo all’incavo del seno e solo in quel momento si era accorta che stava piangendo.
<< Ti ammazzerei ora, ma penso che se Potter riuscisse a vedere la sua bella amica in questo stato uscirebbe di testa... >>  aveva commentato il mangiamorte, guardandola soddisfatto. Le aveva quasi dato le spalle, poi ci aveva ripensato:<< Penso che ti lascerò un ricordino… >> aveva aggiunto estraendo la bacchetta. 
Gliel’aveva puntata all’altezza del cuore e una luce azzurra era scaturita dalla punta, lasciando un taglio profondo che andava dalla clavicola sinistra al seno destro. Poi aveva riso e, dopo aver annullato con un colpo di bacchetta il Silencio, le aveva definitivamente dato le spalle, per seguire Malfoy che aveva già abbandonato la stanza.
Accasciata a terra, ormai senza forze, Hermione aveva chiuso gli occhi. Il sangue le bagnava la nuca, il collo, le labbra, il petto e le cosce. Aveva riaperto gli occhi, osservando le gocce cremisi che bagnavano il pavimento tra le sue gambe, che non stavano a segnare solo la perdita della sua verginità, ma anche della sua innocenza, della sua infanzia.
Senza un vero motivo il suo pensiero era volato a Ginny, a Luna, a Lavanda e a tutte le sue compagne, che ancora non avevano subito ciò che era appena successo a lei. Ma quel uomo avrebbe potuto benissimo violentare qualcun'altra, magari proprio una delle sue amiche...
Non avrebbe mai saputo dove aveva trovato le forze ma, con le ginocchia tremanti, si era messa in piedi, aveva alzato la bacchetta e, proprio mentre il mangiamorte si voltava a lanciarle un’ultima occhiata, aveva pronunciato la maledizione:<< Avada Kedavra! >>.
 
 Si svegliò di colpo, urlando a squarciagola. Era madida di sudore e la testa le doleva. Si mise a sedere di scatto ed accese la luce, con il respiro affannato e gli occhi sgranati.
Sentì un lamento al suo fianco e qualcuno che si rigirava tra le coperte:<< Ehi, tutto bene? >> borbottò una voce maschile impastata dal sonno.
Hermione si voltò, per osservare l’uomo sdraiato nel suo letto:<< Vattene >> ordinò.
Il ragazzo – ancora troppo assonnato per collegare – sbatté le palpebre:<< Come? >> chiese con uno sbadiglio.
<< Vattene! >> ripeté lei, urlandogli in faccia.
Il tizio spalancò gli occhi, gettandosi giù dal letto:<< I-io… ma come? Perché non potrei… >>.
<< Ho detto di andartene! >>.
<< Sì, ok, me ne vado! Magari ti lascio il mio numero e… >>.
Hermione si mise in piedi, lasciando che il lenzuolo le scivolasse di dosso e mostrasse il suo corpo quasi del tutto nudo, se non per un paio di slip:<< Fuori da casa mia! >> ordinò:<< Adesso! >>.
In tempo record il ragazzo recuperò i suoi vestiti e, in mutande sul pianerottolo del condominio, si fece sbattere la porta in faccia.
La riccia rimase qualche istante a fissare la porta bianca del suo appartamento, poi, lentamente, si trascinò fino al divano nel salotto e si lasciò cadere lì, affondando il viso nel cuscino. Strinse forte gli occhi, finché non vide mille luci colorate e la testa iniziò a dolerle maggiormente.
Si passò una mano sul viso e fischiò piano. Un istante dopo una civetta beige volò nel salotto, appollaiandosi sulla testiera del divano:<< Harry >> sussurrò Hermione e il volatile, senza indugiare, scomparì su per la cappa del camino.
Non ci volle molto, meno di quindici minuti dopo un repentino spostamento d’aria annunciò alla ragazza che qualcuno si era materializzato in casa sua. Non sollevò nemmeno la testa quando sentì qualcuno sedersi nello spazio lasciato libero dal suo corpo sul divano e posarle una mano sulla schiena nuda.
<< Hermione >> la chiamò piano Harry.
Lei non rispose, ma affondò maggiormente il viso nel cuscino. Lo sentì sospirare ed alzarsi. Tornò pochi istanti dopo, per posarle sulle spalle una coperta leggera:<< Prenderai l’influenza se continui a girare per casa mezza nuda con questo tempo >> la rimproverò dolcemente, accarezzandole i capelli.
Rimasero qualche minuto in silenzio finché Hermione non si mise a sedere, con la coperta stretta intorno alle spalle:<< Ho avuto un incubo >> annunciò con voce roca, fissando un angolo del tappeto che ricopriva buona parte del pavimento del salotto.
Harry le passò un braccio intorno alle spalle e se la strinse al petto:<< Il solito? >> domandò.
<< Il solito >> convenne lei.
<< Me… me lo vuoi raccontare? >>.
<< No. >>.
Il moro alzò gli occhi al cielo:<< Forse te l’ho già detto… >> iniziò.
<< Una volta o due… >> commentò lei sarcastica.
<< … ma sono sicuro che ti farebbe bene parlarne con qualcuno. >> continuò lui, come se non l’avesse sentita:<< Non per forza con me, magari con Ron o Kara o… >>.
Hermione non lo lasciò finire di parlare:<< No, Harry. Non ho bisogno di nessuno >> disse sicura, scostandosi un po’ dall’abbraccio.
Il ragazzo aumentò la stretta, riportandola alla posizione precedente:<< Lo so, lo so. Penso solo che non sia normale che dopo… quanti sono? Quasi quattro anni? Tu continui ad avere incubi su quella notte… e soprattutto non capisco perché tu non voglia dirmi nulla, insomma, ci siamo sempre raccontati tutto… >>.
La riccia si mise in piedi, sciogliendo del tutto la stretta di Harry che, un po’ triste, lasciò ricadere il braccio al suo fianco:<< Va tutto bene.  Grazie di essere venuto e… scusa l’ora >> disse:<< ora puoi andare >>.
Lui aprì la bocca, pronto a ribattere ma, dopo averle lanciato un’occhiata, capì che qualsiasi cosa sarebbe stata inutile:<< Ok, ci vediamo domani all’accademia allora >> la salutò.
Lei annuì:<< Usa pure il camino, sei stanco e non è il caso che ti smaterializzi >>.
Il ragazzo annuì, avvicinandosi al camino e prendendo una manciata di polvere volante:<< Buonanotte, Hermione >> disse prima di sparire tra il fuoco verde.
<< Buonanotte, Harry >> rispose lei, quando ormai dell’amico non restava che una manciata di cenere.
 
Deliri di una pazza:
Ce l'avete fatta? Siete veramente arrivati a leggere fin qui? Beh, vi faccio i miei più vivi complimenti! Non so se io ci sarei riuscita.
Allora, su questa nuova storia ci sono un po' di cose da dire quindi andiamo con ordine:

- Pubblicarla è una pazzia, specie se si considera quanto questa ff sarà impegnativa e che ne sto già pubblicando un'altra che non è per nulla leggera.
- Se avete "avuto l'onore" di leggere il prologo il merito è solo di elys che mi fa un po' da beta e corregge le cazzate che scrivo (Te l'ho già detto che mi stai salvando la vita? :D)
- L'attacco ad Hogwarts avviene mentre il nostro trio frequenta il sesto anno e tutti gli avvenimenti dei primi cinque libri - morti comprese - sono rispettati.
-Ne uscirà una storia bella lunga - tenendo anche conto delle mie quasi inesistenti capacità di sintesi - ed in alcuni punti potrebbe diventare veramente violenta o comunque pesante, in caso ne riparleromo più avanti.
-Per quanto riguarda gli aggiornamenti prevedo di pubblicare circa ogni due settimane ed i capitoli saranno ben più lunghi del prologo (i primi sei sono già praticamente pronti, quindi non preoccupatevi, non c'è il rischio che vi abbandoni!)

Ok, penso di aver finito.
Per il resto, non potete far altro che aspettare e leggere!
Mi farebbe davvero tanto piacere ricevere qualche recensione con i vostri pareri - positivi o negativi che siano - quindi non fate i tirchi e battete due paroline su quelle vostre belle tastiere!
A presto, un bacio,
Chanel

PS: Per i poveri sfigati che come me domani (rettifico: OGGI!) ricominciano la scuola: Che la fortuna possa sempre essere a vostro favore (chi ha letto Hunger Games capirà ù.ù)

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Capitolo 2
*** Un giorno come tanti ***


-Un giorno come tanti
Fu svegliata da un rumore fastidioso e, con un colpo di bacchetta, spense la sveglia. Con indosso solo degli slip e la coperta in cui la notte prima l’aveva avvolta Harry, andò a prepararsi un bel caffè forte, molto forte, l'unica cosa che potesse svegliarla alle sei del mattino.
Mentre ancora beveva il caffè – bollente, a contatto con la lingua – iniziò ad infilarsi un paio di comodi pantaloni arancioni tra le decine che aveva nell'armadio e una canottiera nera. Lasciò la tazza nel lavandino e, dopo aver preso il borsone e controllato che la foto che raffigurava lei, Harry e Ron al quinto anno fosse al suo posto, si smaterializzò.
Ricomparve nel mezzo di un enorme campo, al centro del quale si trovava un imponente edificio grigio chiaro. Senza indugiare oltre si incamminò verso l'entrata dove, seduto dietro una scrivania, l'aspettava Jefferson:<< Buongiorno, signorina Granger. Bacchetta e tesserino di riconoscimento >> disse l'uomo dai capelli brizzolati, tendendo una mano alla riccia.
Hermione scosse la testa:<< Sono quattro anni che mi conosci Jeff. Potremmo smetterla con queste formalità? >> domandò porgendogli comunque la tessera e la bacchetta.
L'uomo osservò la tessera, poi posò la bacchetta su una specie di bilancia ronzante:<< È la procedura signorina. E comunque, chi mi dice che lei non possa non essere lei? >> chiese in un giro di parole:<< Mostrandomi la sua bacchetta mi garantisce di non essere un impostore >>.
La ragazza afferrò le sue cose:<< Oppure potrei comunque essere un impostore ed aver ucciso e legato Hermione Granger dopo averle rubato bacchetta e tesserino >> commentò allontanandosi per il corridoio.
<< Buona giornata anche a lei, Hermione >> rispose il vecchio, scuotendo la testa.
La ragazza entrò nell’edificio e, cercando di incrociare meno persone possibile, si diresse verso gli spogliatoi della palestra. Entrata in quello femminile vi trovò una ragazza dal fisico sottile, con gli occhi scuri ed i capelli biondi stretti in una treccia:<< Buongiorno Hermione! >> la salutò questa con aria raggiante.
Lei lasciò cadere il borsone su una delle panche:<< Ciao Astrea >> rispose, iniziando a legarsi i capelli in una coda di cavallo.
<< Come stai, Hermione? Ieri sera sei tornata subito a casa? >> le domandò la bionda, cercando qualcosa nel suo borsone lilla.
Hermione si strinse nelle spalle:<< Più o meno… >>.
<< Oh, io ero stanchissima! Alla fine, tra una cosa e l’altra, sono tornata a casa che era quasi mezzanotte! Ho fatto appena in tempo a farmi una doccia, prima di crollare sul divano >>.
La riccia ripensò alla notte prima, al ragazzo che aveva incontrato al Ministero della Magia nel pomeriggio e che l’aveva invitata a mangiare qualcosa, al fatto che, dopo aver cenato insieme, lei lo avesse invitato nel suo appartamento e alle ore che avevano trascorso insieme, sul suo comodo letto matrimoniale, prima che lei lo sbattesse fuori di casa. Per qualche istante si sentì in colpa e considerò l’ipotesi di cercarlo e chiedergli scusa, poi si ricordò che l’Hermione che chiedeva il perdono delle persone era morta e sepolta da anni.
Chiuse con uno strattone la cerniera del borsone dopo aver recuperato le sue armi e guardò Astrea:<< Andiamo? >> le chiese.
Le due lasciarono lo spogliatoio e percorsero nuovamente il corridoio grigio, dirette in palestra. Qui ad aspettarle c'erano già Nathan ed altri quattro ragazzi con indosso i suoi stessi pantaloni arancioni ed una T-shirt nera.
<< Hermione, Astrea >> salutò il professore, allontanandosi dal muro al quale era appoggiato:<< Vi informo che avete due minuti di ritardo, sono le sei e trentadue: per voi due giri di campo in più >>.
Le ragazze sbuffarono, ma senza aspettare altre spiegazioni uscirono insieme agli altri quattro nel parco ed iniziarono a correre.
<< Che ne hai fatto dell’Hermione precisa e puntuale dei tempi della scuola? >> le domandò Ron, affiancandola.
Lei alzò gli occhi al cielo:<< Sono troppo stanca per essere puntuale >> gli rispose guardandolo storto.
<< Si vede, hai delle occhiaie che fanno paura! >> esclamò il rosso.
<< Grazie Ron, tu si che sai come far colpo su una strega! >> lo riprese un po’ scocciata, lanciandogli un’occhiataccia, mentre lui arrossiva vistosamente in zona orecchie. Harry, che correva con loro, non aprì bocca ma lanciò un’occhiata tanto intensa ad Hermione da costringerla ad abbassare lo sguardo.
Quando i ragazzi ebbero finito gli abituali dieci giri, aspettarono riprendendo fiato che anche Astrea ed Hermione avessero finito con quelli aggiuntivi, poi si recarono insieme in palestra:<< Bene ragazzi. Prima di iniziare con i bastoni facciamo un altro po' di riscaldamento. Harry, Ron e William settanta addominali e cinquanta flessioni. Astrea e Daniel, voi due continuate con la simulazione dell'altro giorno. E tu Hermione... >>.
La ragazza lo interruppe:<< Io prendo il sacco >>.
L'uomo annuì:<< Bene, quindici minuti, poi iniziamo >>.
I ragazzi si sparpagliarono per la palestra e, mentre Daniel ed Astrea iniziavano con la simulazione di uno scontro a mani nude, Hermione si avvicinò al sacco da box che calava dal soffitto in un angolo della palestra. Estrasse da una tasca due bende bianche e, dopo essersi fasciata le mani, iniziò a colpire il punching-ball.
La rilassava prendere a pugni qualcosa, si concentrava solo sull'oscillare del sacco e sui suoi muscoli, mentre i suoi pensieri erano liberi di andare a briglia sciolta, senza che qualcuno potesse capire le emozione che provava.
Da quella notte erano passati ormai quasi quattro anni e della loro amata Hogwarts non rimanevano altro che ceneri e macerie. Nello scontro erano morti a centinai tra studenti, professori e personale, ed anche i pochi sopravvissuti portavano su di loro ferite fisiche e psicologiche inguaribili.
Per l'intero Mondo Magico, la caduta della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, era stato un duro colpo e, sommato anche al continuo incrementarsi del potere di Lord Voldemort, aveva creato un perenne stato di terrore, nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che aveva vissuto durante la prima guerra magica.
E qui era entrata in gioco la S.A.S.C.O.: Squadra di Auror Specializzati Contro l'Oscuro.
Quando, durante il quarto anno di Hermione e gli altri, Harry e Silente avevano annunciato il ritorno di Voldemort, l'allora Ministro della Magia non aveva preso affatto sul serio la cosa. Al contrario, però, un gruppo di persone più attente, aveva iniziato a ricollegare segni che il Ministero aveva ignorato, arrivando alla conclusione che affidare la sicurezza nazionale ai soli auror era quantomeno azzardato. Così un ex-auror ormai in pensione, Douglas Wheeler, aveva riunito un gruppo di persone ben assortito - tra cui buona parte dei membri dell'Ordine della Fenice - ed aveva fatto loro la sua proposta: riunire in una squadra tutti coloro che si sarebbero distinti per le loro capacità sul campo di battaglia, supportati dai migliori team di medimaghi e ricercatori del mondo.
Quasi sei anni dopo - dopo la caduta di Hogwarts e la morte di Silente - la S.A.S.C.O. rimaneva l'unica cosa a dividere Voldemort dalla conquista dell'intero Mondo Magico.
In quegli anni il numero di persone che ne faceva parte era notevolmente aumentato, passando dalle poche decine del gruppo iniziale alle diverse centinaia che la componevano adesso.
Harry, Hermione e Ron erano stati reclutati meno di un mese dopo la caduta di Hogwarts, insieme a Luna che però lavorava nella sezione di ricerche, ed Hermione poteva vantare di essere la prima donna a far parte dei guerrieri della S.A.S.C.O.
<< Bene ragazzi, venite qui >> ordinò Nathan, battendo una volta le mani. A malincuore, Hermione lasciò il sacco e si avvicinò al professore insieme agli altri:<< Bene. Direi che vi siete riscaldati abbastanza. Ora prendete i bastoni e allenatevi a coppie. William con Astrea, Harry con Hermione e Ron con Daniel >>.
Hermione prese il suo bastone e si avvicinò ad Harry con aria scocciata; non sopportava granché i bastoni, lei era specializzata con le spade.
<< Non sapevo che fossi diventata così aggressiva >> commentò il moro scagliando il primo colpo, che fu prontamente schivato dalla compagna.
Lei lo guardò storto:<< Di che stai parlando? >> domandò.
Lui alzò gli occhi al cielo, come se fosse ovvio:<< Del sacco da box. Ti guardavo e ci mancavo poco che lo facessi cadere dal soffitto >>.
Hermione partì al contrattacco, con una raffica di colpi:<< Cielo, Harry! Stai diventando paranoico! >> esclamò mentre lui parava e colpiva a sua volta.
Harry la guardò malissimo:<< Mi vedo la tua civetta arrivare a casa mia alle tre di notte, mi smaterializzo da te e ti trovo nuda e tremante, raggomitolata sul divano dopo un incubo, stamattina per poco non stacchi il sacco dal soffitto e se ti faccio notare che forse potrebbe esserci qualcosa che non va mi sento dare del paranoico!? >> chiese infastidito, continuando a fendere l'aria con forti colpi che Hermione schivava e saltava con destrezza.
La ragazza approfittò di un attimo di esitazione del moro per far roteare il bastone e centrarlo alla spalla:<< Tu non hai mai incubi, eh!? >> chiese infastidita:<< La prossima volta mi guarderò bene dal chiamarti! >>.
<< Sai che non volevo dire questo >> esclamò scocciato.
Hermione alzò gli occhi al cielo e senza una parola gli si avvicinò con il bastone alzato; all'ultimo momento però, invece di colpirlo, puntò il bastone a terra e lo usò come perno per dare ad Harry un calcio a piedi uniti in pieno petto. Preso di sprovvista, il moro cadde a terra, lasciandosi scivolare di mano l'arma. La riccia sollevò il bastone e glielo puntò alla gola:<< Atterrato >> annunciò.
Nathan li raggiunse:<< Ottima prova, Hermione >> si congratulò:<< il tuo problema Harry è che come al solito sei troppo prevedibile e sembri credere che anche gli altri lo siano... >>.
Hermione, approfittando della ramanzina che si stava beccando Harry, si defilò in silenzio. Andò a sedersi su una delle panchine ed osservò gli altri suoi compagni che combattevano tra loro.
Ron, poco lontano, stava avendo la meglio su Daniel. Quest’ultimo era un ragazzo di ventidue anni, era alto, con le spalle larghe ed i capelli scuri. Aveva attirato l'attenzione degli auror specializzati - così amavano definirsi quelli della S.A.S.C.O. - dopo aver ucciso da solo i mangiamorte che gli avevano fatto fuori la famiglia. Aveva una forza formidabile ed era molto abile con le armi, anche se la sua tecnica era fin troppo avventata. Hermione era stata lieta di scoprire, un paio di mesi prima, che Daniel metteva la stessa passione e forza sia sul campo di battaglia che sotto le lenzuola.
A pochi metri da loro invece Astrea stava avendo non poche difficoltà con i fendenti di Willian. Astrea era entrata a far parte della S.A.S.C.O. circa due anni prima; era diventata famosa dopo aver salvato il suo intero villaggio da un attacco di mangiamorte. Era una ragazza ed una strega formidabile, intelligente e bravissima con la bacchetta, solo non aveva la forza né la determinazione necessaria per resistere ad un corpo a corpo. William invece aveva ventiquattro anni, era biondo e non particolarmente alto; era entrato nella squadra dopo aver sventato – praticamente da solo – l'attacco di sei mangiamorte ad un bar di Diagon Alley cinque anni prima.
La S.A.S.C.O. era organizzata in squadre da dieci componenti tra cui un medimago ed una spia. Astrea e William erano insieme nella Squadra Fox, mentre la squadra di Harry, Ron ed Hermione era composta da loro tre più Kara - una bravissima infermiera con cui Hermione aveva legato quasi subito - Tonks - che lavorava nella sezione di spionaggio - Daniel, Angelina Johnson, Remus, Charlie e Bill: loro erano la Squadra della Fenice.
Prima Astrea, poi Daniel, persero la loro arma e si trovarono il bastone dell'avversario puntato contro. Nathan fece un paio di appunti ai due ed annunciò che la lezione era finita.
Avevano quindici minuti prima della lezione di incantesimi, così Hermione ne approfittò per passare qualche istante sotto una doccia calda.
Uscì avvolta in un asciugamano bianco ed andò a recuperare i suoi abiti. Arrivata davanti al suo borsone però si dovette fermare perché, appoggiato alla parete con le braccia incrociate ed un sorriso strafottente in volto, c'era Daniel.
<< Hermione... >> la salutò con voce suadente, staccandosi dal muro per avvicinarsi di qualche passo.
La ragazza sollevò un sopracciglio:<< Daniel, >> rispose un po' stupita:<< che ci fai nello spogliatoio delle femminucce? >> domandò.
<< Ero passato a salutarti >>.
<< Ottimo. Nathan sarebbe felicissimo sapendo che ti prendi certi permessi finite le sue ore... >>.
Il ragazzo, scocciato da quegli inutili convenevoli, le si avvicinò ulteriormente, tanto da costringerla ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi:<< Ok. Smettiamola di girarci intorno. Sai cosa voglio. >> per sottolineare il concetto, le posò le mani sui fianchi.
<< Non ora, Daniel >> gli rispose lei, svincolandosi dalla sua presa.
Lui sbuffò:<< E perché? >> domandò decisamente infastidito:<< Sai che ci divertiamo insieme noi due... >> aggiunse con un ghigno ammiccante, allungando una mano ad accarezzarle un braccio.
La riccia si scostò in fretta:<< Non mi toccare. >> sibilò guardandolo male. Lui si ritrasse e lei prese un lungo respiro:<< Ho detto di no, Daniel. Non oggi. >>.
Senza aggiungere nulla diede le spalle al ragazzo e lasciò cadere l'asciugamano, per poi indossare la biancheria e la divisa.
In tutto questo lui rimase alle sue spalle, a guardarla a braccia incrociate:<< Dai, andiamo >> lo spronò lei, spalancando la porta. Prima di poter uscire però andò a sbattere contro il petto di qualcuno:<< Ma che cazzo...? >>.
Alzò lo sguardo e si trovò faccia a faccia con Ron:<< Stai attenta a dove vai >> le disse gentilmente lui, facendosi da parte per farla passare. Poi si accorse che dietro di lei Daniel usciva dallo spogliatoio femminile:<< Ehi, Daniel >> chiamò con voce più cupa del solito:<< che ci facevi lì? Sei diventato cieco oppure hai qualche problema con... ecco... la tua sessualità? >> nonostante la battuta il volto del rosso era decisamente turbato.
Il viso dell'altro, invece, si illuminò di un sorriso di scherno:<< Assolutamente no, Weasley. >> rispose con aria divertita:<< Stavo solo parlando con Hermione di… cose divertenti, vero Hermione? >> domandò lanciandole un'occhiata maliziosa che la riccia non accolse.
Lei scosse la testa e, borbottando qualcosa che somigliava a “uomini”, diede le spalle ai compagni:<< Muovete il culo maschioni, >> disse con tono di scherno:<< abbiamo una lezione di incantesimi e se arriviamo in ritardo Remus ci spella vivi >>.
Ron osservò ancora qualche istante Daniel, squadrandolo dall'altro in basso, poi seguì la mora verso l'aula di incantesimi. Non gli piaceva per nulla l'idea che quel cretino potesse fare il cascamorto con la sua Hermione. Purtroppo però, non aveva il diritto di dire nulla riguardo alle relazioni dell'amica. E questo lo faceva uscire di testa.
<< Siete in ritardo >> salutò l'insegnante, quando i ragazzi entrarono nell'aula.
<< Buongiorno anche a te, Remus >> salutò Hermione, accomodandosi accanto ad Harry su una delle panche disposte lungo le pareti.
Lupin scoccò un'occhiata di rimprovero alla riccia, ma un istante dopo le sorrise. L'ex professore di Difesa contro le Arti Oscure non era cambiato molto in quegli ultimi anni. I suoi capelli erano più brizzolati che mai e gli occhi erano segnati da profonde occhiaie; i vestiti però – probabilmente grazie al contributo di Andromeda, la madre di Tonks – avevano un aspetto più curato del solito.
<< Bene, >> esordì l'uomo, arrotolandosi le maniche della camicia fino ai gomiti:<< oggi ci alleneremo con due incantesimi che tecnicamente a vent'anni non dovreste conoscere >> disse scoccando un'occhiata sarcastica al trio:<< sono l'Ardemonio e il Torreo* >>.
La mano di Hermione fremette intorno alla bacchetta e i suoi occhi si illuminarono di impazienza:<< Ma l'Ardemonio non è proibito? >> domandò Astrea.
Remus annuì:<< Anche il Torreo, tecnicamente. Ma sono sicuro che nessuno dei seguaci di Voldemort sia troppo preoccupato all'idea di utilizzare una maledizione proibita. Dobbiamo batterci come minimo ad armi pari >> spiegò senza scomporsi minimamente.
La ragazza annuì, un po' abbattuta. Nonostante tutto il tempo passato ad allenarsi, l'idea di uccidere qualcuno le faceva ancora venire i brividi.
<< Allora, >> continuò il professore:<< i due incantesimi sono completamente diversi tra di loro, ma il risultato è praticamente lo stesso. >> nel mezzo della stanza comparve una sorta di grossa teca di vetro, all'interno della quale c'era un manichino; l'aula dove studiavano incantesimi era molto simile alla Stanza delle Necessità di Hogwarts: bastava esprimere una richiesta ed essa la avverava:<< Iniziamo con l'Ardemonio. È un incantesimo veramente complesso; per prima cosa bisogna essere al pieno delle forze per evocarlo, poiché richiede molta energia, ma soprattutto bisogna assicurarsi di essere in grado di controllarlo in ogni momento, poiché sfugge facilmente al controllo del mago. È un incantesimo non verbale; basta pensare appunto “Ardemonio” e compiere questo movimento con il braccio >> spiegò facendo mezzo giro con l'avambraccio.
Tutti iniziarono a fremere sulla panca, osservando il professore che, dopo aver fissato con intensità la teca, ripeté il medesimo movimento con il braccio. Al centro di essa si formò una flebile fiammella rosso intenso, che meno di un istante dopo divampò occupandola tutta. Il fuoco prese a turbinare su se stesso, spingendo contro le pareti di vetro, cercando di avere più spazio. Dopo una ventina di secondi le lingue di fuoco assunsero la forma di una mandria impazzita; le fauci di un leone, la lingua biforcuta di una serpe...
Poi, in uno schiocco il fuoco scomparve, lasciando la teca vuota: del manichino non c'era più traccia. I ragazzi trattennero rumorosamente il fiato, mentre Lupin si lasciava cadere a terra, la fronte medida di sudore:<< Professore! >> chiamò Astrea, scattando in piedi preoccupata.
L'uomo si puntellò sulle braccia e scosse con forza la testa, cercando di schiarirsi le idee:<< Tutto a posto Astrea. Non c'è bisogno di preoccuparsi. Appunto, come vi ha detto, questo incantesimo assorbe molta energia; è consigliabile utilizzarlo solo se con voi c'è qualcuno che possa aiutarvi >>.
Fece scorrere lo sguardo sui ragazzi che lo fissavano entusiasti:<< Chi vuole provare? >> chiese sorridendo.
William scattò in piedi con un sorriso strafottente dipinto in volto:<< Faccio io >> disse rigirandosi un lunga bacchetta di legno scuro tra le dita.
Remus gli cedette il posto dietro la teca, nella quale ricomparve un manichino identico a quello che la occupava prima:<< Concentrazione William. Concentrati sul fuoco e ripeti ciò che ho fatto io, ricorda: non ti distrarre >>.
William serrò la presa sulla bacchetta e chiuse un attimo gli occhi, poi, dopo aver fatto roteare l'avambraccio, li spalancò. Dalla sua bacchetta scaturirono fiamme rosse, che andarono a finire nella teca di vetro, dove c'era un nuovo manichino, che in pochi istanti venne incenerito. Il fuoco continuò a mulinare impazzito, trasfigurandosi in fiere dalle lunghe zanne e gli artigli ricurvi. Intanto William pareva in difficoltà; la fronte era imperlata di sudore e non sembrava per nulla saldo sulle gambe, al contrario, tremava.
<< Bloccalo, William >> ordinò il professor Lupin.
<< Ci sto provando! >> disse il biondo tra i denti, stringendo la bacchetta con entrambe le mani:<< Ma non si ferma! >> aveva la mascella così contratta che i denti stridevano tra di loro ad ogni respiro. Il ragazzo iniziò a barcollare e dovette afferrare la bacchetta con entrambe le mani, mentre le gambe parevano non reggerlo più in piedi:<< Remus! Fa qualcosa! >> urlò crollando in ginocchio.
L'uomo arrivò alle spalle del ragazzo e puntò la bacchetta contro la sua, strinse le palpebre e quando le riaprì un fascio di luce azzurra collegava le due bacchette. Un istante dopo il fuoco si placò, fino a spegnersi del tutto.
William si lasciò andare, cadde supino sul pavimento ed allargò le braccia, respirando affannosamente:<< Will! >> chiamò Astrea, scattando in piedi ed avvicinandosi al ragazzo. Gli si inginocchiò di fianco, posandogli una mano sulla fronte imperlata di sudore:<< Will >> ripeté:<< come ti senti? >>.
Il biondo aprì appena un occhio e le rivolse un sorriso stanco ma divertito:<< Ora che ci sei tu molto meglio >> rispose.
La ragazza arrossì e gli diede uno schiaffo sulla spalla:<< Sciocco >> disse, senza riuscire a nascondere un sorriso sollevato.
Remus si avvicinò ai due:<< Bene ragazzi, abbiamo una lezione da continuare. >> gli ricordò:<< William, fai un salto in infermeria. Hermione, perché non lo porti tu? >> chiese.
Hermione si mise in piedi:<< Perché non Astrea? >> domandò con curiosità, avvicinandosi comunque al compagno.
Il professore le lanciò un'occhiata di rimprovero:<< Perché te lo dico io >> rispose con durezza.
La riccia lo guardò storto, ma comunque annuì:<< Andiamo Will >> disse posandosi un suo braccio attorno alle spalle.
Lo trascinò fuori dall'aula, verso l'infermeria. Lui le si buttò quasi addosso, circondandole con un braccio la vita e con uno le spalle:<< Ho quasi l'impressione che tu stia approfittando della situazione >> commentò lei, portandolo giù per una rampa di scale.
William ghignò ed abbassò la mano che lei si era portata sulle spalle fino a sfiorarle un seno:<< Come se ci fosse anche solo la possibilità che tu me lo concedessi... >> commentò, anche se sembrava divertito.
<< Tu e Daniel siete uguali! Anzi, tutti voi uomini siete uguali! >> borbottò Hermione tra sé, prima di aprire la porta dell'infermeria con uno spintone:<< Kara! >> chiamò.
Da dietro una tendina verde chiaro comparve una ragazza sui ventisette anni. Indossava un vestito bianco da infermiera, che faceva un bel contrasto con la pelle caffellatte ed aveva i capelli castano dorato legati in uno stretto chignon:<< Sì, Hermione? >> chiese rivolgendole un sorriso, poi notò il ragazzo che si appoggiava a lei:<< Cosa serve al nostro Willy? >> domandò avvicinandosi ai due sorridendo.
La riccia lo portò fino ad un letto, dove lo fecero sdraiare:<< Io consiglierei una pozione rivitalizzante >> spiegò:<< ed anche una sana scopata >> aggiunse dopo averci pensato su un paio di secondi.
Kara scoppiò a ridere, cercando qualcosa in un armadietto a muro:<< Per la scopata non posso farci nulla >> disse tornando verso di loro, con una bottiglia in mano:<< ma se ti accontenti del rivitalizzante... >>.
William fece una risatina e bevve la pozione dal bicchiere che l'infermiera gli tendeva:<< Grazie >> disse sdraiandosi sul lettino.
<< Come vanno le cose ai piani alti? >> chiese la ragazza, risistemando la pozione e gettando il bicchiere di plastica:<< qualche novità su quello che è successo ieri? >>.
Hermione si strinse nelle spalle, appoggiandosi con la schiena ad una delle pareti:<< Per ora non ne sappiamo nulla >> rispose:<< c'è una riunione domani mattina. I ragazzi stanno facendo qualche ricerca, oggi pomeriggio devo fermarmi per aiutarli >> aggiunse alzando gli occhi al cielo, palesemente scocciata.
Kara le rivolse uno sguardo stupito:<< Ed oggi come si fa per la nostra serata del venerdì? >> domandò.
La riccia le rivolse un sorriso ammiccante:<< A quella non rinuncio per nulla al mondo. >> le rispose:<< Ma gli altri infermieri dove sono finiti? >>.
L’infermiera si strinse nelle spalle:<< Sono con il gruppo di ricerca. Stanno studiando qualcosa per una pozione che annulli o almeno riduca gli effetti dell’Imperius o qualcosa di simile. A dire il vero io non ci ho capito moltissimo, so solo che mi hanno mollata qui da sola. >> spiegò alzando gli occhi al cielo, per poi lanciare un occhiata al “moribondo”:<< E tu che fai? >> gli domandò.
William mugugnò:<< Io posso starmene un po' qui a dormire? >> la pregò ad occhi chiusi.
Kara gli passò un panno freddo sulla fronte, detergendogli il sudore:<< Va bene, ma giusto un'oretta >> gli concesse.
Hermione sbuffò, stiracchiandosi:<< Non immagini neanche quanto pagherei per un'oretta di sonno >> commentò facendosi scrocchiare il collo.
<< Per ora tornatene a lezione >> le consigliò:<< non voglio che Remus dia la colpa a me >> così le diede una manata su un fianco e la spinse verso l'uscita:<< ci vediamo stasera alle nove a casa tua. Buona giornata tesoro! >> la salutò prima di chiuderle la porta in faccia.
 
*****
 
Dopo un’ora in palestra, due con Remus e due di pozioni con la professoressa Susan Scamander, Harry, Ron, Hermione, Daniel ed Astrea erano seduti al tavolo della mensa.
<< Perché William non ci ha ancora raggiunti? >> domandò Astrea, addentando una carota cruda.
<< Se la starà spassando con qualche crocerossina >> commentò Daniel ridacchiando, beccandosi un’occhiataccia dalle due ragazze.
Hermione rivolse alla compagna un'occhiata eloquente:<< Kara gli ho dato una pozione rivitalizzante e gli ha detto di rimanere un po' a riposarsi. >> spiegò inforchettando una foglia d'insalata:<< Ma... perché ti interessa? >>.
Le guance della ragazza si scaldarono tanto da diventare completamente rosse, provocando le risate dei quattro ragazzi:<< No... niente... niente di che... è solo che... si, insomma... è un mio compagno e... cioè, voi non siete preoccupati? >>.
<< No >> rispose Harry.
<< Pur nulla >> convenne Daniel.
<< Come sopra >> rincarò Ron.
Hermione sollevò un sopracciglio in un gesto eloquente, prima di tornare a concentrarsi sulla sua insalata. Anche Astrea abbassò lo sguardo, concentratissima sul suo pranzo. I ragazzi cominciarono a lamentarsi degli allenamenti e dell'assurda quantità di impegni che avevano tutti; dopo un attimo, anche la bionda si unì alla conversazione. La riccia invece si estraniò da ciò che la circondava, iniziando a pensare alla ricerca che l'aspettava per quel pomeriggio.
I suo pensieri vennero bloccati da un braccio che le stringeva la vita:<< E tu Hermione? >> le domandò Daniel, tirandosela più vicino:<< Cosa fai questa sera? >>.
Lo sguardo che le rivolgeva era decisamente indecente, troppo malizioso per non alludere a qualcos'altro:<< Mi dispiace, dovresti saperlo che il venerdì è la serata con Kara >> gli rispose levandosi bruscamente la sua mano di dosso, per poi tornare a sedersi dov'era prima.
<< Beh, potresti invitare anche lei >> propose Harry, con un sorriso innocente.
Hermione gli lanciò un'occhiata da far accapponare la pelle:<< No, Harry. Non posso invitare anche Kara >> rispose con tono eloquente.
<< E perché no? >> domandò ingenuamente Ron:<< Uscite da sole tutti i venerdì sera, sai che noia? Per una volta potresti portarla a divertirsi con noi invece che annoiarsi tutta la sera in un bar... >>.
Per poco Hermione non gli sputò in faccia l'acqua che stava bevendo.
Sfortunatamente, anche Astrea decise di dire la sua:<< Hai proprio ragione Ron. Non è un po' noioso passare le serate in un bar? E poi cosa fate di tanto divertente? Mi avete portato con voi una volta e aspettare che... >> la riccia le tappò la bocca con una mano.
<< Non ti sei divertita perché non ti piacciano le stesse cose che piacciano a me e a Kara >> le disse in fretta, guardandola di sottecchi.
La bionda allontanò la mano della compagna e cercò di riprendere il discorso:<< Ma i ragazzi che... >>.
Hermione diede – inavvertitamente è ovvio – uno scossone al tavolo, facendo cadere tutte le bottigliette d'acqua ed anche il vassoio di Harry:<< Scusate! >> esclamò prima di tuffarsi sotto il tavolo per raccogliere le cose.
Mentre recuperava le bottiglie, le si parò davanti il viso del suo migliore amico, accucciatosi a sua volta sotto il tavolo:<< Ma che fai? >> le chiese.
<< Raccolgo ciò che ho fatto cadere >> rispose asciutta la ragazza, senza incrociare le iridi color smeraldo dell'amico.
Lui le rivolse un'occhiata di rimprovero:<< Non fare la stupida. Mi riferisco al tuo comportamento di poco fa >> spiegò prima di zittirsi in attesa di una risposta.
Lei sollevò un sopracciglio:<< Non so di cosa tu stia parlando >> annunciò.
<< Ti conosco troppo bene Hermione. Cosa stai nascondendo? >>.
<< Nulla. >> con un bel sorriso tornò a sedersi al tavolo, tenendo tra le mani le bottigliette d'acqua:<< Scusate. >> ripeté con un bel sorriso:<< Allora, cosa si fa nel pomeriggio? Io aiuto i ragazzi nelle ricerche e salto lezione quindi... >>.
Daniel la interruppe:<< Quindi oggi niente simulazione? >> le domandò spalancando la bocca.
Lei gli rivolse un sorrisetto compiaciuto:<< Appunto. Loraine mi ha detto che i ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li aiuti con le ricerche per domani mattina e poiché io sono una delle più intelligenti qui dentro... >>.
<< Se è per questo anche una delle più modeste >> commentò Ron, riemergendo dal suo piatto stracolmo di pollo e patate.
Hermione gli rivolse un'occhiataccia:<< Non voglio offendere nessuno, ma puoi dire che qualcuno delle persone sedute a questo tavolo è più intelligente di me? >>.
Il rosso la fissò per qualche secondo aprendo e richiudendo la bocca senza però dire nulla. Infine bofonchiò qualcosa che somigliava molto ad un “perché alla fine ha sempre ragione lei?” ed addentò con forza un cosciotto di pollo.
La ragazza, soddisfatta, tornò a concentrarsi sulla sua insalata.
Finito di mangiare i ragazzi si salutarono; Hermione si avviò verso la sala dove si tenevano le riunioni del gruppo di ricerca, mentre gli altri – insieme a William che li aveva appena raggiunti – uscirono in cortile dove li aspettava il professor Taregan, che probabilmente aveva già preparato il campo per la simulazione.
<< Buongiorno Hermione! >> la salutò una donna sui trent’anni, con splendidi occhi castani nascosti da un paio di spesse lenti:<< Passato bene la mattinata? >>.
Lei prese posto accanto a Kathleen e le sorrise a sua volta:<< Non troppo stancante. >> rispose:<< Tu? Trovato qualcosa di interessante? >>.
La donna le porse una pergamena su cui era stata riportata una minuziosissima riproduzione dell'Europa, su cui spiccavano, cerchiati in giallo, i maggiori centri magici:<< Credo che stiano seguendo un specie di mappa immaginaria >> spiegò prima di sfiorare la pergamena con la bacchetta:<< prima Hogwarts ed Hogsmeade, >> continuò, mentre il punto dove una volta era situata la scuola di magia si illuminava:<< poi Tinwhort, >> ed anche il punto che un tempo ospitava il villaggio parve diventare incandescente:<< neanche sei mesi dopo Chaudron sui Pirenei e poco dopo anche Beauxbatons, >> due luci si accesero nella Francia:<< in seguito la scuola di Arcania in Italia e il villaggio Zauberer in Germania. >> aspettò che anche un punto a nord della Germania si illuminasse e prese un bel respiro, prima di proseguire:<< Fino ad arrivare al villaggio di Czarnikot** un mese fa, in Polonia. Vedi che c'è una specie di linea che dall'Inghilterra percorre tutto l'Europa? Sembrerebbe quasi che pian piano stia allargando il suo raggio d‘azione… >>.
Hermione annuì, sfiorando con una mano la pergamena:<< Hai ragione. Non ci avevamo mai pensato, ma gli attacchi potrebbero non essere casuali, geograficamente parlando... >>.
<< Appunto >> continuò Kathleen:<< osservando questa mappa si potrebbe presupporre che il prossimo attacco sia... >>.
La donna fu interrotta:<< Buongiorno signore! >> la voce festante di Caspian arrivò in biblioteca prima del ragazzo:<< Come state? >> domandò prima di poggiare sul tavolo un smisurata pila di libri.
La donna gli rivolse un'occhiataccia:<< Stavo giusto spiegando ad Hermione ciò che abbiamo ipotizzato ieri e... >>.
Un altro ragazzo irruppe nella stanza correndo; i capelli neri erano disordinatissimi e la camicia sbucava per metà fuori dai pantaloni:<< Sono in ritardo? >> domandò lasciando cadere una valigetta sul tavolo.
Kathleen alzò gli occhi al cielo:<< No Jo, mancano ancora Chris e Lola. >> Joseph tirò un sospiro di sollievo e si sedette:<< Comunque, stavo spiegando ad Hermione che supponiamo... >>.
Fu interrotta per l'ennesima volta; due ragazzi entrarono per mano nella biblioteca, entrambi con il fiatone:<< Scusate! >> esclamò lei, una bellissima ragazza dai capelli scuri, le forme pronunciate e la pelle olivastra.
Christopher invece prese tranquillamente posto al tavolo:<< Ci siamo persi qualcosa? >> chiese passandosi una mano tra i capelli chiarissimi.
Kathleen sbuffò e si morse un labbro:<< Sì. Se vi sedete e fate silenzio finisco di spiegare ad Hermione ciò che abbiamo detto ieri >> disse infine, rivolgendo uno sguardo omicida ad ognuno dei suoi colleghi.
Tutti ammutolirono ed iniziarono a guardarsi intorno con aria innocente. La donna, soddisfatta, prese un bel respiro e, con un sorriso, continuò la spiegazione:<< Ti dicevo che c'è il rischio che il prossimo bersaglio sia... >>.
Questa volta fu la stessa Hermione ad interromperla:<< La scuola di magia rumena... Pàlcaharci, se non sbaglio >>.
Senza preavviso tutti i ragazzi della squadra di ricerca spalancarono gli occhi, senza essere in grado di proferire parola. L'unica che riuscì a parlare fu Lola:<< Perché non ci abbiamo pensato prima!? >> si chiese, battendosi una mano sulla fronte.
<< Come scusa? >> fece la riccia.
A parlare fu Kathleen che sembrava essersi ripresa tutta d'un tratto; sfogliava freneticamente un grosso libro e sembrava cercare qualcosa di molto importante:<< Siamo dei deficienti! Ma è ovvio! Pàlcaharci, come abbiamo fatto a non pensarci? Siamo proprio dei cretini... >>.
Vedendo che la donna non sembrava intenzionata a rispondere, prese parola Jonathan:<< Non avevamo preso in considerazione Pàlcaharci >> spiegò:<< avevamo pensato che sarebbe passato subito a Bozhevilnavidma, la scuola di magia ucraina. Ma in effetti hai ragione; nonostante non sia una scuola molto grande, le probabilità che la risparmino sono millesimali >>.
Hermione non disse più nulla, mentre gli altri cominciava a confrontare pergamene e mappe, libri e documenti:<< Hermione, inizieresti a leggere il libro su Pàlcaharci? Dovrebbe essere nelle sezione della libreria dedicata a scuole e villaggi magici >>.
La ragazza annuì ed uscì della sala per andare verso la biblioteca. Adorava la biblioteca dell’accademia; era, se possibile, quasi più grande di quella di Hogwarts e, cosa ancora più fantastica, nessun reparto le era proibito: poteva leggere per quanto voleva di qualsiasi cosa.
Senza bisogno di chiedere indicazioni si avvicinò alla sezione dove erano raccolti i libri sui luoghi magici di tutto il mondo ed iniziò a scorrere con il dito i nomi messi in ordine alfabetico. Trovò quello che cercava e si mise a leggerlo accoccolata su uno dei divanetti vicino alla finestra.
Non alzò gli occhi dalle pagine per almeno un paio d'ore; finché non sentì una mano gentile posarsi sulla sua spalla. Alzò lo sguardo e si trovò davanti il viso un po' affaticato ma comunque sereno di Ron:<< Ciao >> la salutò il ragazzo, prendendo posto accanto a lei.
Hermione gli sorrise, mettendosi seduta meglio per fargli più spazio:<< Ehi Ron. Tutto bene l'allenamento? >> domandò.
Lui annuì, passandosi una mano tra i capelli bagnati; doveva aver appena finito la doccia:<< Sì, tutto come al solito. Ma non ti sei persa niente, Taregan ci ha messo sotto oggi >> spiegò con aria spossata.
La riccia gli rivolse un sorriso, tornando a sfiorare con lo sguardo le pagine del suo libro:<< Quindi hai finito per oggi? >> domandò.
Lui annuì:<< Io sì, ma ho l'impressione che tu ne abbia ancora per un po'. Sicura di farcela? Da quanto è che non ti fai una bella dormita? >>.
Hermione gli rivolse uno sguardo divertito:<< Almeno due anni, mammina >> rispose con una mezza risata.
<< Dico sul serio >> fece Ron, rivolgendole uno sguardo di rimprovero.
Lei si strinse nelle spalle:<< A dire il vero non lo so. Ma non è un problema, anzi... voglio solo rendermi utile >>.
<< Questo lo so benissimo >> commentò il rosso, con tono un po' esasperato:<< ma, come al solito, cerchi di strafare e sicuramente tutte quelle pozioni rivitalizzanti che butti giù non ti fanno bene. >> aggiunse:<< Se ti conosco bene non ti fermerai finché un giorno non avrai un crollo e ti ricovereranno al SanMungo >>.
Hermione inarcò un sopracciglio:<< Tu si che sai essere positivo, Ronald >>.
<< Cerco solo di essere realistico e farti aprire gli occhi >>.
<< Grazie ma so badare benissimo a me stessa >>.
Rimasero a squadrarsi per qualche secondo in silenzio. Nessuno dei due era veramente offeso o arrabbiato – quei piccoli litigi erano all'ordine del giorno praticamente da quando si conoscevano – ma entrambi erano troppo orgogliosi per far finta di niente.
Alla fine Ron si arrese e si scrollò di dosso quell'aria seria e responsabile:<< Allora sei sicura che stasera tu e Kara non vogliate uscire con noi? >> domandò.
Hermione scosse la testa, felice di poter far finta di niente e rivolgergli un sorriso:<< No, grazie. Il venerdì sera è sacro per noi. Non sono ammessi terzi incomodi >> spiegò.
<< Fingerò di non essere offeso >>.
Lei gli diede un colpetto sulla spalla, per poi sorridergli:<< Vai a casa, Ronald. Per un giorno che finisci prima… dovresti godertelo! >>.
Il rosso si strinse nelle spalle:<< Mi dispiaceva lasciarti qui da sola >> spiegò.
<< E Harry? >>.
<< Ti pare? Quando ha anche solo due minuti liberi quello corre a farsi mia sorella! Bleah! Che schifo! >>.
Hermione gli diede un coppino, guardandolo scandalizzata:<< Ronald! >> lo riprese:<< Non fare il coglione. Sai benissimo che Harry a Ginny tiene veramente e… >>.
Il ragazzo la interruppe:<< Sì, lo so, lo so >> disse con aria arresa:<< lei ama lui e lui ama lei, entrambi ne hanno passate tante e meritano un po’ di felicità e blablabla. Permetti però che l’idea del mio migliore amico che si scopa mia sorella mi faccia un po’ senso? >>.
Lei scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi:<< Sei un bambino Ronald! >> esclamò divertita.
Lo sguardo del ragazzo cambiò di colpo. I suoi bellissimi occhi azzurri si incupirono e lui fece un sorriso un po’ triste:<< Sì, lo so che per te è così >> disse piano.
Hermione sentì il cuore stringersi.
Dopo la battaglia ad Hogwarts non c’era stato nulla di semplice per nessuno dei sopravvissuti ed ognuno aveva reagito a modo suo: chi chiudendosi in sé stesso, chi lasciandosi andare e parlandone, chi buttandosi nel bere e chi come lei… Ron invece aveva fatto forse la migliore delle cose: una volta iniziata la sua carriera nella S.A.S.C.O., aveva buttato tutte le sue energie nell’allenamento fisico, con il risultato che ora, a vent’anni, era probabilmente nella lista dei maghi più belli di tutta l’Inghilterra; ogni volta che la Gazzetta del Profeta citava il suo nome, questo era accostato ad aggettivi come “bellissimo”, “affascinante”, “prestante” e via dicendo cosa che, ovviamente, aiutava non di poco l'autostima del diretto interessato che, negli ultimi anni, era decisamente cresciuta. E, ovviamente, Hermione ne era ancora follemente attratta.
Tutto però era cambiato da quando, al loro sesto anno ad Hogwarts, un paio di settimane prima della battaglia, lei aveva pianto perché lui si era messo con Lavanda Brown. Nulla di ciò che era successo in seguito però, era riuscito a cancellare del tutto i sentimenti che Hermione provava nel profondo del cuore. Solo che quella che un tempo era stata la fiammella di una flebile speranza, ora, con la situazione attuale, non poteva essere che un terribile ingombro, che lei cercava di ignorare con tutte le sue forze.
Con il tempo, dopo la violenza subita, Hermione aveva avuto bisogno di scendere a patti con se stessa, per non impazzire del tutto. Le regole erano semplici: nessuno la doveva toccare – scattava al minimo tocco di chiunque non fosse Harry – se non quando e come voleva lei, poteva andare a letto con quanti uomini volesse ma mai a nessuno avrebbe potuto permettere di entrarle nel cuore. Il fatto che, quando aveva deciso quanto sopracitato, il suo cuore fosse già occupato dal rosso che ora le stava davanti, non sembrava essere stato considerato.
<< Beh, allora io vado >> le disse sfiorandole appena una mano. Il gesto fece irrigidire appena la ragazza e Ron, un po’ imbarazzato, tolse subito la mano e le rivolse un sorriso di scuse:<< ci vediamo domani alla riunione >>.
Lei prese un bel respiro; per quanto non sopportasse di essere toccata, si era almeno imposta di smetterla di urlare contro alle persone a cui voleva bene:<< Sì, ci vediamo domani Ron >>.

 
*L'Ardemonio, come ben sapete, è un incantesimo dei libri di Harry Potter, mentre il Terreo è di mia invenzione. Il nome deriva dal latino e tra i suoi significati (ne ha davvero troppi D: ) c'è anche "congelare", più avanti ne spiegherò gli effetti.
** Allora, tutti i nomi di scuole e villaggi (esclusi ovviamente Hogwarts, Beuxbatons e Hogsmeade) sono di mia invezione ma, se si considera che le uniche lingue che conosco sono francese e tedesco e per il resto mi sono fatta aiutare dal caro Google Translate, molto probabilmente sono delle grandi boiate. Per lo più sono cose come "gatto nero", "calderono", "mago" ecc tradotte nelle diverse lingue. Nel caso qualcuno dei lettori conoscesse lingue come rumeno, polacco ecc lo prego di non effendersi per gli obrobri che sicuramente ho scritto.

Buondì :D
E ce l'abbiamo fatta a pubblicare anche il primo capitolo! (Tranquilli, ne ho altri sei già pronti, per un po' siete a posto).
So che non siamo ancora entrati nel vivo della storia e mi dispiace, ma ho dovuto sfruttare questo capitolo per introdurre i nuovi personaggi e spiegare ciò che è successo in questi quattro anni. Vi assicuro però che già il prossimo capitolo sarà molto più dinamico.
Colgo l'occasione per invitarvi a mettere mi piace alla mia paginetta di facebook, dove potete trovare notizie, avvisi e scleri della sottoscritta: Chanel483 EFP
Con questo vi lascio e ci vediamo con il secondo capitolo tra circa due settima
Un bacio a tutti
Chanel
PS: Mi rendo conto che i personaggi siano un pochino OOC, ma mi sto impegnando per giustificare qualsiasi loro comportamento, quindi se qualcosa vi sembra assurdo o immotivato siete pregati di farmelo notare(: Anche se avete domande ecc, fatevi avanti e non siate timidi
PPS: Anche questa volta reputo necessario mandare un enorme GRAZIE ed un bacione a Elys!

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Capitolo 3
*** Il venerdì sera ***


 
-Il venerdì sera
Kara, puntualissima come sempre, suonò al suo campanello alle nove spaccate. Per una questione di sicurezza, nessuno tranne lei ed Harry poteva materializzarsi o smaterializzarsi nel suo appartamento a Diagon Alley.
Hermione andò ad aprire e si trovò davanti l’infermiera che, tolti i vestiti di servizio, aveva indossato un paio di attillatissimi pantaloni in pelle nera di drago ed un top argentato:<< Ho esagerato? >> le chiese osservandosi i sandali argento, dal tacco vertiginoso.
La riccia si strinse nelle spalle:<< Tu esageri sempre quando si tratta di vestiti >> commentò divertita infilando un paio di decolté nere a tacco alto, che facevano la loro bella figura insieme ai jeans scuri a sigaretta e la maglia rossa senza spalline.
Kara alzò gli occhi – truccati alla perfezione – al cielo:<< Allora, ci muoviamo o aspettiamo ancora un po’? >> chiese fingendosi scocciata.
Hermione recuperò borsa e giacca di pelle:<< Andiamo, andiamo! >> esclamò uscendo dall’appartamento. Con un colpo di bacchetta bloccò la serratura e seguì l’amica giù per le scale.
<< Dove andiamo stasera? >> le chiese mentre si facevano strada tra le vie abbastanza affollate della città. Molti dei negozi di Diagon Alley avevano chiuso ma, nonostante tutto quello che stava accadendo, la gente aveva voglia di vivere e si sforzava all’inverosimile per superare la paura e continuare a passare le loro giornate il più normalmente possibile.
La mora si strinse nelle spalle:<< Potremmo andare in quel locale babbano che… >>.
Hermione non la lasciò nemmeno finire:<< L’ultima volta che mi hai convinta a venire con te in un locale babbano mi è toccato cancellare la memoria a due poveri ragazzi ed una barista >> le ricordò scettica.
Kara alzò gli occhi al cielo:<< Quante storie! >> esclamò:<< Avevo solo fatto accidentalmente levitare una bottiglia di champagne! >> si difese.
<< Appunto! >> commentò l’altra.
<< Ok, ok. Nessun locale babbano. >> si arrese l’infermiera:<< Perché non andiamo alla Vedova Nera allora? >> propose.
La ragazza aggrottò le sopracciglia:<< Ma è a Nocturn Alley! >> si lamentò.
L’altra le rivolse un’occhiata maliziosa:<< Appunto >> disse passandosi la lingua sul labbro superiore:<< sai quanto sono… disponibili, i ragazzi che girano da quelle parti… >>.
<< Sì, lo so >> rispose Hermione:<< è solo che… senti, stasera ho voglia di qualcosa di tranquillo, ok? Niente cose a tre o masochisti che mi legano ai letti… >> spiegò con uno sguardo un po’ infastidito.
Kara la guardò male:<< È successo solo una volta e mi pare di averti già chiesto scusa >> sottolineò.
<< Sì, certo >> convenne la ragazza:<< se non fosse che sui miei polsi ci sono ancora i segni delle manette! >>.
La mora borbottò qualcosa di indistinto che fece ridere Hermione, ma alla fine cedette.
Circa una mezzora dopo si ritrovarono sedute al bancone di un pub tranquillo, a chiacchierare con una musica allegra di sottofondo:<< … e alla fine l’ho dovuto pietrificare! >> stava raccontando Kara, mentre Hermione tratteneva a stento le risate.
<< Non ci credo! >>.
<< Giuro! Sembrava avere più tentacoli della Piovra Gigante! >> esclamò:<< Fosse stato un bel ragazzo! O almeno avesse avuto meno dell’età di mio nonno… >>.
Ormai la riccia era piegata in due dal ridere ed anche l’altra ragazza si stava divertendo un sacco. Bevve l’ultimo sorso di acquaviola ed osservò la bottiglia ormai vuota:<< Dobbiamo brindare a questo… intraprendente nonnetto! >> esclamò.
Kara annuì:<< Assolutamente! Barista… ehi, barista! Due whisky incendiari; io e la mia amica dobbiamo brindare! >>.
Il ragazzo al bancone le fece un sorriso e si voltò a prendere i bicchieri, mentre una voce alle loro spalle le fece voltare:<< E a cosa brindano due così belle ragazze? >>.
Alle loro spalle erano appena apparsi due ragazzi dai capelli biondo cenere e gli occhi turchesi, alti e con muscoli assolutamente invidiabili; per lo più erano identici, gemelli, quasi sicuramente. Kara li radiografò sollevando le sopracciglia, con espressione compiaciuta:<< Stavamo per brindare alle nostre future conquiste >> rispose con aria ammiccante, accavallando le gambe.
L’altro ragazzo le si avvicinò, con un mezzo sorriso sulle labbra:<< Ah sì? >> domandò:<< Interessante… piacere, io sono Damien e lui è mio fratello gemello Justin >> si presentò, tendendole una mano.
<< Gemelli >> sussurrò compiaciuta la ragazza, accarezzando quasi quella parola.
Dopo le dovute presentazioni i ragazzi si sedettero con loro e brindarono tutti e quattro insieme. Prima al “intraprendente nonnetto”, poi alle nuove conquiste, poi alle belle ragazze, poi ai gemelli e via dicendo, finché non persero il conto dei brindisi e si ritrovarono tutti a ridere senza un vero e proprio motivo.
Ad un certo punto uno dei due – non che avesse molta importanza chi – posò una mano sulla spalla di Hermione ed iniziò a baciarle il collo. La ragazza strinse forte i pugni e chiuse gli occhi, trattenendo a stento l’istinto di allontanarlo.
Non toccarmi!
Strillò in automatico qualcosa nella sua mente. Si impose di stare calma e, con un movimento veloce, spostò le labbra del ragazzo dal suo collo alla sua bocca, iniziando a baciarlo con passione:<< Andiamo a casa mia? >> le sussurrò il biondo in un orecchio, pochi istanti dopo. Hermione annuì, passandogli le mani tra i capelli e la lingua sulle labbra.
Il ragazzo si sporse un po’, per lanciare un’occhiata al fratello che aveva già arpionato i fianchi di Kara e sembrava intento ad esplorarle le tonsille:<< Damien, andiamo a casa? >> gli chiese con un’occhiata più che eloquente.
<< Andiamo a casa? >> domandò lui a Kara che annuì tutta sorridente ed anche un po’ annebbiata dall’alcol.
I ragazzi pagarono il bere e tutti e quattro insieme uscirono per strada ed iniziarono a seguire uno dei gemelli per le strade di Diagon Alley.
Senza imbarazzo uno dei due strinse Hermione per i fianchi e la baciò profondamente, mentre la sua mano scendeva forse un po’ più in basso del dovuto:<< No ma… aspetta >> biascicò Hermione, quando si staccarono:<< tu non stavi baciando Kara, prima, nel pub? >> domandò stordita.
Lui si strinse nelle spalle e non rispose, riprendendo a camminare ancora abbracciato a lei. Anche la ragazza fece finta di nulla, se non dava fastidio a lui…
Si fermarono davanti ad una villetta bifamiliare ed uno dei due iniziò a trafficare con la serratura del cancello.
Dalla parte opposta della strada c’era un bar abbastanza piccolo, ma dall’aria carina, dal quale proprio in quel momento stava uscendo un gruppo di ragazzi. Erano quattro ragazzi e due ragazze, i ragazzi erano veramente attraenti, uno in particolare aveva dei bellissimi capelli rossi ed era…
Ron!?
<< Hermione! >> chiamò qualcuno.
Di colpo la ragazza sbiancò, non riuscendo a credere ai proprio occhi. Davanti a lei c’era proprio Ron, insieme ad Harry, Daniel, William, Astrea e Juny – l’infermiera della squadra di Astrea e William.
<< Ehi, sono i ragazzi! >> esclamò Kara, troppo ubriaca per ricordare che no, quella non era assolutamente una buona cosa.
<< Ah giusto, c’è anche Kara! Ciao! >> esclamò quella che Hermione riconobbe come la voce di Daniel:<< Che ci fate qui tutte sole, ragazze? >>.
<< A dire il vero non siamo sole >> rispose Kara:<< noi stavamo… >>.
La riccia la interruppe prima che potesse dire qualcosa che avrebbe rovinato tutto:<< Io ti stavo accompagnando a casa di questi due ragazzi >> disse levandosi di dosso il braccio di uno dei due gemelli:<< per poi tornare a casa >>.
<< No, veramente… >> fece per correggerla l’altra, ma Hermione le mollò un calcio nello stinco, costringendola a piegarsi e stare zitta.
<< E loro chi sono? >> chiese Ron, con tono indagatorio.
<< Amici di Kara >> rispose in fretta la ragazza:<< beh, sono contenta di averti accompagnata fin qui ma ora devo scappare >> aggiunse rivolta all’infermiera:<< ci vediamo domani alla riunione e voi… beh… ciao… ehm… ciao ragazzi! >> disse prima di voltare le spalle ai gemelli ed andare, come se niente fosse, in quella che sperava fosse la direzione di casa sua.
<< Ma dove vai? >> le chiese Harry, affiancandola.
<< Ehm… a casa come ho detto? >> fece la ragazza stupita.
Il moro si lanciò un’occhiata alle spalle, osservando i due che ora, senza farsi tanti problemi, entravano in casa con Kara. Poi tornò a guardare Hermione che non sembrava esattamente salda sulle gambe:<< Ti accompagno >> si propose con tono un po’ troppo fermo perché lei potesse dirgli di no.
Velocemente Harry salutò gli altri e si incamminò con la riccia verso casa, prendendola a braccetto:<< Che avete fatto stasera? >> chiese vedendola camminare un po’ traballante.
<< Abbiamo brindato >> rispose prontamente lei.
<< A cosa? >>.
<< A un sacco di cose! Ai nonnetti, ai gemelli, alle nuove conquiste, alla figa… >>.
Il moro alzò gli occhi al cielo, svoltando verso la via del condominio di Hermione:<< Dovresti davvero smetterla… >> commentò quasi tra sé.
<< Io invece sono convinta che non ci sia nulla di male >> ribatté l’altra.
Harry le lanciò un’occhiataccia:<< E allora perché non vuoi che Ron lo sappia? >> chiese alzando un sopracciglio.
Hermione parve in difficoltà, arrossi leggermente e si morse un labbro, pensando ad una risposta sensata:<< Ho bevuto troppo per rispondere a domande così complesse >> si arrese alla fine:<< richiedimelo domani >> aggiunse.
Harry alzò gli occhi al cielo e, con un colpo di bacchetta, aprì la porta dell’appartamento dell’amica:<< Serve una mano per qualcosa? >> domandò.
Lei scosse la testa:<< No. Sto benissimo così. Dormirò qui >> annunciò prima di farsi cadere di faccia sul divano.
Il ragazzo sbuffò sonoramente e la prese in braccio, portandola verso la camera da letto:<< A volte mi sento davvero un babysitter >> commentò mentre le sfilava le scarpe e la giacca:<< Dormi bene, Hermione >> la salutò, dopo averle posato addosso una coperta.
Lei annuì e borbottò qualcosa, dopo però sollevò appena la testa:<< Harry >> chiamò.
<< Sì? >>.
<< Grazie >>.
Il ragazzo sorrise:<< Non c’è di che >>.
 
*****
 
Le riunioni della S.A.S.C.O. erano famose per essere abbastanza… turbolente.
Douglas Wheeler – il “capo” – Nathan – che era a capo dei guerrieri – Tonks, Loraine Hopkins – direttrici rispettivamente della sezione di spionaggio e di ricerca – e Hugo Holmes – a capo dei medimaghi – presiedevano la riunione. In più c’erano tutti i professori – Remus, Taregan, Susan… - e chi si era particolarmente distinto tra i componenti della sua squadra, tra questi ovviamente Harry, Ron ed Hermione.
<< Andiamo con ordine >> ordinò Wheeler, notando che, come al solito, tutti volevano parlare ma nessuno era disposto a stare a sentire:<< Loraine, che hanno trovato i tuoi ragazzi? >>.
Tutti intorno al tavolo fecero silenzio ed una donna dall’aria severa si mise in piedi, subito seguita da Kathleen che, con un movimento della bacchetta, fece comparire una grande superficie bianca alle sue spalle:<< Giusto l’altro giorno, studiando la dinamica e soprattutto i luoghi degli attacchi che hanno seguito quello ad Hogwarts, >> qui non poté evitarsi un sospiro nostalgico:<< siamo giunti ad una conclusione >> spiegò mentre Kathleen faceva comparire la stessa mappa che aveva mostrato ad Hermione il giorno prima, su cui subito si illuminarono in giallo i maggiori centri magici.
<< Ricapitolando >> disse Kathleen:<< i luoghi attaccati sono stati: Hogwarts ed Hogsmeade, Tinwhort, Chaudron, Beauxbatons, Arcania, Zauberer e Czarnikot >> elencò mentre i punti nominati diventavano rossi sulla mappa.
<< È una specie di linea >> commentò piano Nathan, tra lo sgomento generale.
Loraine annuì:<< Esattamente quello che abbiamo pensato. Ora, seguendo questa linea i prossimi obbiettivi potrebbero essere le scuole di Pàlcaharci in Romania o di Bozhevilnavidma in Ucraina >> disse sicura.
<< Ora, c’è un problema >> proseguì Kathleen:<< noi avevamo subito pensato a Bozhevilnavidma, ma Hermione ha sottolineato che Pàlcaharci è più vicina a Zauberer, nonostante sia più piccola >>.
<< Voldemort attaccherebbe sicuramente Bozhevilnavidma. Se il suo scopo è quello di… bloccare la società magica, per così dire, ha molto più senso attaccare una scuola più grande >> commentò Susan, la professoressa di pozioni.
<< Vero >> rispose Kathleen:<< ma Chaudron non è un villaggio particolarmente grande, eppure è stato attaccato prima di Beauxbatons >>.
Tutti annuirono, assimilando tutto ciò che erano appena venuti a sapere:<< Quindi? Che si fa? >> domandò Remus.
Kathleen e Loraine si scambiarono uno sguardo complice, poi quest’ultima propose:<< Dovremmo mettere una delle nostre squadre ed un gruppo di auror semplici a sorvegliare una delle due scuole >>.
<< Non possiamo sorvegliarle entrambe? >> domandò Hugo Holmes.
Loraine scosse la testa:<< Non possiamo permetterci di mandare contemporaneamente due squadre in missione e dimezzare gli uomini vorrebbe dire non dare sicurezza a nessuna delle due >>.
<< E come decidiamo a quale dare la priorità? >> chiese Nathan, con tono scettico.
Tutti si voltarono verso Wheeler, consapevoli che l’ultima parola spettava a lui:<< Votiamo >> annunciò l’uomo. Tutti annuirono e lui si voltò verso Nathan, che sedeva alla sua sinistra:<< Nathan? >> gli domandò.
<< Io dico Pàlcaharci >> rispose.
<< Hugo? >>.
<< Bozhevilnavidma >>.
<< Loraine? >>.
<< Pàlcaharci >>.
<< Ninfadora? >>.
<< Pàlcaharci >> rispose la donna dopo un attimo di esitazione, cercando di nascondere quanto le desse fastidio essere chiamata per nome.
Wheeler batté le mani, soddisfatto:<< Quindi è deciso: Pàlcaharci. >> annunciò:<< Per sicurezza manderemo una ventina di auror semplici a Bozhevilnavidma, in modo che, in caso ci fossero problemi, possano informarci >>.

Né Hugo né Susan sembravano particolarmente soddisfatti – e con loro un altro paio di persone – ma la S.A.S.C.O. era un gruppo democratico, quindi lo accettarono.
Una quindicina di minuti dopo la riunione fu sciolta e la Squadra Argento inviata in Romania.
Harry, Ron ed Hermione uscirono dalla sala riunioni, per dirigersi verso la palestra dove, dieci minuti dopo, sarebbe iniziata la lezione di Nathan:<< Hermione >> chiamò qualcuno, prima che i tre potessero allontanarsi. La ragazza si voltò, trovandosi davanti Loraine Hopkins:<< volevo ringraziarti >> le disse la donna:<< il tuo aiuto è sempre fondamentale per i miei ragazzi. Ad essere sincera continuo a pensare che sia un vero peccato che tu abbia declinato la mia offerta… >>.
La ragazza annuì:<< È sempre un piacere rendermi utile. E per quanto riguarda la sezione di ricerca, sapere di poter contare sempre su di me, ma il mio posto è sul campo di battaglia >> rispose mantenendo un tono rispettoso ma deciso.
Loriane le rivolse un cenno del capo:<< Ti lascio andare a lezione, allora >> disse prima di congedarsi.
Voltatasi per raggiungere la palestra, Hermione si accorse – non senza stupore – che Harry e Ron erano rimasti ad aspettarla:<< Beh!? >> fece notando che nessuno dei due sembrava intenzionato a smettere di fissarla.
<< Sembra che tutti ti vogliano >> commentò il rosso, con un’espressione strana.
L’altro annuì:<< Ormai hai scelto. Dovrebbe farsene una ragione >>.
La riccia alzò gli occhi al cielo:<< Lei e Nathan non si sono mai piaciuti; non le va mai troppo a genio quando qualcuno “sceglie” lui >>.
Ai suoi tempi, dopo la caduta della scuola, quando avevano convocato i ragazzi per offrirgli un posto nella S.A.S.C.O., Wheeler aveva detto ad Hermione che, se avesse superato l’addestramento, lei sarebbe stata la prima donna tra i guerrieri, ma l’aveva anche avvertita che non sarebbe stato per nulla facile e che, se preferiva, Loraine Hopkins sarebbe stata più che lieta di prenderla nella sezione di ricerca. La ragazza aveva declinato l’offerta, pronta a spaccarsi il culo per combattere insieme ad i suoi amici ed avere la tanto agognata vendetta.
<< Non le è mai andato a genio che la studentessa migliore di Hogwarts abbia scelto di sporcarsi le mani sul campo di battaglia piuttosto che nascondersi dietro un libro polveroso, come d’altronde fa lei >> la corresse Harry.
Lei gli lanciò un’occhiataccia:<< Non c’è nulla di male nel non lanciarsi in prima linea con la bacchetta sguainata >> lo riprese mentre iniziava ad incamminarsi verso la palestra:<< non tutti siamo uguali >>.
<< Io credo che sia gelosa >> se ne uscì Ron.
Gli altri due sbatterono le palpebre:<< In che senso? >> domandò Hermione perplessa.
<< Nel senso che tu sei un po’ quello che lei avrebbe voluto essere. Avanti Hermione, sei una donna intelligentissima e forte, riesci a risolvere qualsiasi problema grazie al tuo intuito e non hai alcun problema a prendere a cazzotti qualcuno, in più sei bellissima e nessuno osa metterti i piedi in testa. Quale donna non vorrebbe essere come te? >>.
La riccia si bloccò di colpo, voltandosi per guardare il ragazzo con la mascella che sfiorava il pavimento. Sul viso di Ron non c’era la minima traccia di imbarazzo, quasi non si fosse accorto di averle appena riversato addosso una decina di complimenti tutti insieme. Certo, negli ultimi anni aveva perso molta della timidezza che lo caratterizzava ai tempi della scuola, ma così era davvero troppo anche per lui:<< Fai sul serio? >> gli chiese stupita.
<< Assolutamente >> rispose lui.
Hermione scosse la testa e riprese a camminare, mentre tra loro cadeva un silenzio imbarazzato di cui solo il rosso sembrava non rendersi conto.
<< Ehm… allora… >> fece Harry, alla ricerca di qualcosa da dire:<< oggi coltelli >>.
<< Sì >> gli rispose Ron:<< speriamo solo che questa volta Astrea non rischi di uccidere nessuno… >>.
<< Non ti preoccupare, peggio dell’altro giorno con i la sciabola non potrà andare, per poco William non si giocava una mano… >> lo tranquillizzò il moro, scoppiando a ridere seguito a ruota dall’altro.
<< Non siete divertenti >> li riprese Hermione con tono gelido:<< Astrea si impegna il doppio di voi. Solo per questo dovreste stimarla >>.
<< Suvvia, Hermione! Fatti due risate! >> disse Ron, dandole una pacca sulla spalla:<< Ognuno di noi ha qualche… lacuna, diciamo. Guarda te, che non riesci a sollevarti a più di due metri da terra con una scopa; o Harry, che ha l’agilità e la grazia di Grop… >>.
<< E invece tu? >> chiese lei, con un sopracciglio inarcato.
Lui le rivolse un’occhiata ammiccante, passandosi una mano tra i capelli:<< Io sono un caso a parte >> rispose. La riccia alzò gli occhi al cielo, velocizzando il passo; quando si comportava così, le sembrava davvero di tornare indietro di degli anni, a quando Ron gonfiava il petto ed iniziava a vantarsi senza ritegno per una parata fortunata durante una delle sue amate partite di quidditch; l'unica differenza era che, volendo, ora avrebbe avuto un sacco di cose reali per cui vantarsi.
Senza commentare entrò in palestra, dove trovò William, Astrea e Daniel:<< Ehi bellissima >> la salutò quest’ultimo, facendole alzare nuovamente gli occhi al cielo:<< come è andata la riunione? >>.
<< Tutto bene >> rispose stringendosi nelle spalle:<< la Hopkins ci ha messi al corrente di alcune recenti scoperte e alla fine Wheelen ha deciso di mandare una squadra dei nostri ed un gruppo di auror semplici a Pàlcaharci >>.
<< Che squadra? >> si interessò Astrea.
<< La Squadra Argento >>.
William batté un piede per terra:<< Che palle! >> esclamò:<< Dicono tanto che serve che ci alleniamo, poi però noi stiamo qui a spaccarci la schiena dalla mattina alla sera ed in missione non ci mandano mai! >>.
<< Pazienta Will >> gli disse Astrea:<< sono sicura che se non hanno mandato noi è perché ritengono che la Squadra Argento sia più idonea e sicuramente hanno le loro ragioni >>.
Il ragazzo stava per rispondere, ma l’ingresso di Nathan in palestra mise fine alla conversazione:<< Muovete il culo >> esclamò il maestre, senza troppi preamboli:<< dieci giri di riscaldamento e poi prendete i coltelli! >>.
 
*****
 
Erano quasi le nove quando finalmente Hermione si trascinò fuori dall’accademia, con gli occhi socchiusi e il borsone che sfregava a terra. Si passò una mano sul viso sudaticcio, godendosi l’aria fresca della sera che le soffiava sulla pelle accaldata.
Doveva svegliarsi, o rischiava di spezzarsi durante la smaterializzazione.
Mentre sognava il letto su cui si sarebbe gettata appena arrivata a casa, sentì dei passi alle sue spalle e non ci mise che una manciata di secondi per riconoscerne il proprietario:<< Ehi, Hermione >> la chiamò Ron:<< perché non fai un salto alla Tana? Mangi qualcosa con noi e poi ti riaccompagno a casa… >>.
La ragazza scosse la testa, rivolgendogli un sorriso:<< Scusa Ron, ma stasera sono veramente stanchissima, magari la prossima volta… >>.
Lui la guardò male:<< Sarà il quindicesimo “la prossima volta” che mi rifili in meno di un mese. Si può sapere che hai? Se non ti fa piacere venire a casa mia basta… >>.
La riccia scosse in fretta la testa, alzando le mani:<< Assolutamente no, Ron! Sai quanto adori casa tua e la tua famiglia, solo che… è un periodo un po’ così, vedrai che presto tornerà tutto come sempre… >>.
Il rosso dubitava seriamente che sarebbe mai tornato “tutto come sempre”, ma evitò di dirlo:<< Allora facciamo così: stasera ti lascio libera di tornartene a casa tua, ma domani è domenica, a pranzo esigo la tua presenza alla Tana. Se non ci sarai la prenderò come un’offesa personale… >>.
<< Ma io… >> cercò di ribattere lei.
<< Niente ma. Mamma sarebbe felicissima di vederti e Ginny continua a chiedermi di te. Ci manchi Hermione, vorremmo solo passare un po’ più di tempo con te… >>.
A quelle parole la ragazza proprio non seppe come rispondere, così scrollo le spalle:<< E va bene. Sono a casa tua per mezzogiorno >> si arrese.
Ron le rivolse un sorrisone che – nonostante l’espressione infantile – lo fece risultare esageratamente attraente:<< Bene! >> esclamò e, senza pensarci, fece per abbracciarla.
Quasi inconsciamente Hermione fece un passo indietro, incrociando le braccia al petto:<< Ronald… >> disse in tono quasi lamentoso, distogliendo lo sguardo da lui per fissarlo su un punto imprecisato del prato.
Lui sbatté un paio di volte le palpebre senza capire, poi annuì piano e fece un passo indietro, lasciandosi cadere la braccia lungo i fianchi:<< Giusto, scusa >> disse piano, prima di rivolgerle un altro sorriso un po’ triste:<< allora a domani >> si congedò prima di fare un giro su se stesso e scomparire.
La ragazza rimase a fissare il punto dove pochi istanti prima c’era il rosso e si passò le mani sul viso, stringendo forte gli occhi.
Quanto avrebbe voluto riuscire anche solo a sfiorarlo, quanto avrebbe voluto scoprire la sensazione di quelle forti braccia strette intorno a lei, delle sue labbra sulle …
Scosse con forza la testa e prese un bel respiro.
Era Ron, solo e semplicemente Ron.

Eccomi con il nuovo capitolo, puntualissima :D
Per andare con ordine, inizierei parlando delle persone: in questo capitolo si sono aggiunti un paio di nuovo personaggi e, sommati a quelli vecchi, so che sono veramente tanti (lo capisco da quanto sono difficili da gestire ._.) e mi dispiace se sono un po' incasinati, se qualcosa non si capisce ditemi pure e vi spiego (:
Per quanto riugarda il rapporto Ron/Hermione non si fanno molti passi avanti, ma vedrete che presto inizierà tutto a... come dire... precipitare!
In questo capitolo si vede Hermione sotto un'altro punto di vista, si vede ciò che fa quando esce con Kara e soprattutto si chiarisce un po' (spero) il suo contorto rapporto con l'altro sesso.

Sono un po' preoccupata per quanto riguarda il prossimo capitolo: Hermione andrà alla Tana e lì comparirà per la prima volta Ginny e succederanno un po' di casini... spero in bene!

Quiiiindi, ci vediamo tra un paio di settimane con il prossimo capitolo *me terrorizzata* che si intitolerà "Cicatrici indelebili" (come dice mio padre:"Chi vuole intendere intenda, chi no in camper" ._.)
Un bacio,
Chanel

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Capitolo 4
*** Cicatrici indelebili ***


 
-Cicatrici indelebili
Erano le dodici meno sette ed Hermione, a pochi passi dall’ingresso del giardino della Tana, si domandava come Ron e gli altri avrebbero potuto interpretare i suoi minuti di anticipo. Era lì già da un quarto d’ora, ad abbarbicarsi sulla questione “anticipo”, ma non aveva ottenuto nulla, se non un forte mal di testa.
Alla fine si arrese e, sbuffando, entrò nel giardino con – ebbene sì! – quattro minuti di anticipo.
Fece appena in tempo a fare una decina di passi, che la porta della Tana si spalancò e Molly Weasley le corse incontro un po’ impacciata:<< Hermione, cara! >> esclamò stringendola forte, rischiando quasi di fare morire soffocato uno dei migliori guerrieri della S.A.S.C.O.. La ragazza prese un lungo respiro, imponendosi di non allontanarsi; poteva ritrarsi da chiunque, ma non da Molly, le avrebbe spezzato il cuore:<< Ti vedo un po’ deperita … >> aggiunse la donna quando l’ebbe lasciata andare:<< ma ogni tanto mangi qualcosa oppure vivi di caffè? >> chiese ripromettendosi di imbottirla come un tacchino il giorno prima di Natale.
La riccia preferì non rispondere, ma le rivolse un sorriso:<< Sono contenta di vederla, signora Weasley >> disse.
Molly sembrava commossa, fece un sospiro e si portò una mano agli occhi, probabilmente pronta a dire qualcosa. La porta di casa però si spalancò di nuovo ed un’altra rossa corse fuori, strillando il nome di Hermione.
<< Cielo se mi sei mancata! >> esclamò Ginny quando le fu vicino, aprendo le braccia in un’implicita richiesta.
L'altra prese un respiro profondo e si avvicinò alla ragazza quel tanto che bastava per stringerle un istante le spalle ed allontanarsi:<< Anche tu, Ginny >> le rispose con un sorriso. Non era facile come pensava all’inizio, aveva scoperto con il tempo che il suo “bisogno di spazio” poteva far rimanere male molte più persone di quante si sarebbe mai immaginata, così, in occasioni come quella, cercava di trattenersi ed essere quantomeno gentile.
<< Non ci vediamo da una vita! Ho così tante cose da raccontarti! >> le disse eccitata la rossa.
Ginevra Weasley, in quei quattro anni, non era molto cambiata dalla ragazzina del quinto anno che Hermione ricordava. Si era un po’ alzata, ma i lunghi capelli rossi e setosi erano rimasti gli stessi, come gli occhi castani che – nonostante tutto – continuavano a trasmettere dolcezza e serenità. L’unica cosa che deturpava la bellezza di quella ragazza, era una terribile cicatrice, che le tagliava in verticale la metà sinistra del viso.
La riccia le sorrise:<< Ora sono qui, no? Puoi raccontarmi tutto quello che vuoi >>.
Tra tutti loro, quella veramente forte era Ginny, Hermione lo aveva sempre sostenuto. Durante la battaglia ad Hogwarts aveva aiutato molto Harry, Ron e gli altri a trovare una via di fuga ma, proprio mentre lanciava una fattura contro un mangiamorte, un altro le si era lanciato addosso con la bacchetta infoderata ma un coltello avvelenato in mano. Harry aveva impastoiato l’uomo e lei se l’era cavata con un paio di notti al SanMungo, ma la cicatrice che le aveva lasciato non se ne sarebbe mai andata. Quanto glielo avevano detto, lei aveva sorriso e si era voltata verso Fred e George che, di fianco a lei, la guardavano con apprensione:<< Insomma, dov'è il mio uncino? >> aveva domandato osservando i due con serietà; ricevendo in risposta uno sguardo confuso, aveva alzato gli occhi al cielo:<< Insomma ragazzi! La cicatrice, l'uncino... come i pirati! >> aveva esclamato, davvero delusa dal fatto che i due non avessero capito la battuta.
La Tana invece, in quegli anni, era rimasta immutata. Vista dall’esterno sembrava una torre sbilenca ed un po’ cadente. Per chiunque vi entrasse però, era quasi impossibile non notare l’atmosfera di famigliarità e amore che aleggiava in tutta la casa. Era quanto di più opposto potesse esistere, se confrontato all’appartamento di Hermione, ma lei non aveva mai smesso di adorarla.
Entrò in casa e per un paio di minuti fu stordita da tutti quei “Hermione quanto tempo!” e “finalmente ti fai vedere!”, ed alla fine si ritrovò seduta in salotto insieme ad Harry, Ginny, Fred, George, Percy e Charlie, mentre i signori Weasley finivano di preparare la cena e Ron – le avevano detto – si faceva una doccia.
<< Adesso che sei diventata invincibile, ti senti troppo importante per passare a salutarci? >> le chiese Fred, guardandola divertito.
<< Ma Fred! Sai che la nostra Hermione è tanto impegnata! >> lo riprese George, ghignando divertito.
La diretta interessata alzò gli occhi al cielo, tentando di mascherare un sorriso:<< Chissà poi perché non corra da voi ogni volta che ho cinque minuti liberi … >> chiese sarcasticamente.
Uno dei gemelli si portò una mano al cuore:<< Così mi ferisci, Hermione >> disse teatralmente, fingendo di essere stato realmente colpito.
<< E pensare che Fred ha addirittura dato buca ad Angelina per vederti >> aggiunse l’altro sbattendo le palpebre, come se volesse trattenere le lacrime.
La ragazza sbuffò, ormai arresa all’idea che probabilmente avrebbero continuato così per tutto il giorno. Stava per rispondere, quando sentì dei passi sulle scale e la porta del salotto aprirsi:<< Harry, hai visto la mia maglietta blu? Non la trovo e tra poco arriva Hermione … >> disse Ron mentre, con indosso solo uno striminzito asciugamano che riusciva si e no a coprirgli il ventre, con un altro si frizionava i capelli.
<< Ehm, Ron >> chiamò Harry:<< guarda che Hermione è già arrivata >> lo informò.
Il rosso si immobilizzò di colpo, con l’asciugamano a coprigli il viso arrossato. Ginny, i gemelli e Charlie trattenevano a stento le risate, mentre Hermione si sforzava di non spalancare la bocca e fissare il corpo dell’amico:<< Oh >> fu tutto ciò che quest’ultimo riuscì a dire.
Lei prese un bel respiro e si impose di rimanere impassibile:<< Beh, ciao Ron >> salutò imponendosi di non abbassare lo sguardo verso i bellissimi e scolpiti addominali che …
Basta. Sangue freddo.
Lentamente il ragazzo si scoprì il viso:<< Ehm … ciao >> disse esitante.
Non riuscirono più a trattenersi; simultaneamente Charlie, Ginny ed i gemelli scoppiarono a ridere fragorosamente. Ron fissava intensamente Hermione che a sua volta fissava Ron, mentre Harry fissava entrambi con sguardo scettico.
Molly scelse proprio quel momento per entrare in salotto:<< Ginny, verresti di là a … Ronald! Svergognato! Cosa ci fai conciato a quel modo con Hermione in casa!? >> sbraitò mentre le sue guance prendevano un preoccupante colore rossiccio.
<< M-mamma! >> tentò Ron, coprendosi il petto con l’asciugamano con cui prima si stava asciugando i capelli:<< I-io non sapevo che Hermione … pensavo che arrivasse più tardi >>.
La donna lo fulminò con uno sguardo:<< Questo perché sei un fannullone! Non è possibile che ti svegli alle dodici di mattina! Se solo fossi un po’ più responsabile … >>. A quel punto anche Harry ed Hermione si scambiarono un’occhiata divertita e si permisero una risatina.
Cinque minuti dopo Ron era stata mandato in camera a – testuali parole – indossare qualcosa che somigliasse più a dei vestiti che ad un tovagliolo. Ginny ed Harry invece erano andati ad apparecchiare la tavola. Hermione si offrì di aiutarli ma, quando rifiutarono la sua offerta, si ritrovò, senza quasi volerlo, davanti alla porta della stanza che condividevano Harry e Ron.
Bussò piano ed il rosso andò ad aprirle, questa volta ancora con i capelli bagnati ma – fortunatamente – completamente vestito:<< Ehi, stallone >> lo prese in giro la ragazza.
Lui si grattò la nuca e le rivolse un mezzo sorriso:<< Ok, non era esattamente così che immaginavo questa bella rimpatriata >> disse un po’ imbarazzato.
<< Oh, a me non ha dato affatto fastidio >> si lasciò sfuggire Hermione, appena prima di riuscire a chiudersi la bocca:<< ok, non avrei dovuto >> commentò un istante dopo, più insicura di come si sentisse da quasi quattro anni a quella parte.
Il ragazzo si lasciò scappare un risata un po’ imbarazzata:<< Ma no, non c’è problema >> disse fingendosi indifferente.
Lei annuì, passandosi una mano tra i capelli. Era suo amico da una decina di anni e, come già detto, i sentimenti che aveva provato per lui ai tempi della scuola erano ben seppelliti sotto strati e strati di semplice affetto fraterno. Gli voleva bene come ne voleva ad Harry.
Però da Harry ti lasci toccare e, nonostante sia un bel ragazzo, non ti sei mai sentita attratta da lui.
Certo, perché Harry sta con Ginny!
La risposta che si diede non la convinse più di tanto ma, in ogni caso, scosse forte la testa cercando di tornare in sé:<< Ok, a dire il vero non so nemmeno perché sono qui >> ammise a bassa voce, spostando lo sguardo dal viso del rosso ai poster di quidditch appesi alle pareti. Non riuscì a trattenere un sorriso: grandi e grossi com’erano, nel cuore restavano due bambini.
<< Forse semplicemente non vuoi ammetterlo >> ipotizzò il ragazzo, fissandosi la punta delle scarpe.
Hermione sgranò gli occhi:<< Come scusa? >>.
Lui aprì e chiuse la bocca un paio di volte, domandandosi da dove gli fossero uscite quelle parole:<< N-no … niente >> balbettò iniziando a dondolare sui talloni.
Si guardarono ancora qualche secondo, entrambi troppo imbarazzati per parlare:<< Beh allora … forse sarebbe il caso di scendere, i tuoi ci staranno aspettando >>, propose lei.
<< Sì, andiamo >> rispose Ron, sorridendole.
 
*****
 
Molly quel giorno aveva veramente superato se stessa, la tavola era imbandita come per il cenone di Natale e aveva cucinato almeno cinque diversi tipi di dolci. Si alzarono da tavola che erano quasi le due e, con le pance ben piene, si trascinarono verso il salotto.
<< Non mangio così tanto dal Natale dello scorso anno >> disse Hermione, con le mani poggiate sulla pancia.
Charlie, seduto accanto a lei sul divano, le diede un pugno amichevole sulla spalla:<< Vedi? Dovresti venire a trovarci più spesso! >>.
<< Come se io e te non ci vedessimo tutti i giorni al lavoro … >>.
<< Sì, certo, io e te però non ci vediamo da qualcosa come un mese e mezzo >> si intromise Ginny.
<< Ma non è vero! L’altro pomeriggio, quando sei venuta a prendere Harry all’accademia ci siamo ben incontrate >> protestò la riccia, cercando di non far vedere quanto in realtà si sentisse in colpa.
La rossa la guardò malissimo, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia sotto il seno:<< Non prendermi in giro, Hermione. Ci siamo viste per circa due minuti; tu mi hai salutata e poi sei corsa ad una lezione di non so bene cosa >> la corresse decisamente infastidita.
L’altra si morse un labbro, senza voler ammettere quanto ci stesse male:<< Lo sai che sono sempre di corsa … >> tentò.
Ginny però non voleva ascoltarla, anzi, sembrava davvero, davvero infastidita:<< Non voglio sapere quale problema tu abbia, se non me lo vuoi dire, però potresti anche evitare di fare così … insomma, lo sai che le altre ragazze … >> di colpo i suoi occhi castani si erano velati di lacrime e le parole le erano morte sulle labbra.
Non c’era da girarci intorno, Ginny era l’unica del quinto, del quarto e del terzo anno di Grifondoro ad essere sopravvissuta all’attacco ad Hogwarts. Tutti i suoi compagni erano morti, ormai non le rimaneva nessuno se non i fratelli, Harry, Luna ed Hermione.
Hermione sentì una stretta al cuore, non avrebbe mai immaginato di poter procurare tanto male ed una persona a cui teneva tanto. Fece per allungare una mano nella sua direzione, ma lei scosse la testa e sparì su per le scale.
Un silenzio di tomba cadde sul salotto. Nessuno sapeva cosa dire e tutti tenevano lo sguardo basso.
Un paio di minuti dopo Harry si decise ad alzarsi:<< Vado a vedere come sta >> annunciò andando verso le scale.
<< Harry >> lo chiamò Hermione:<< mi dispiace … tanto >>.
Il ragazzo annuì e, senza una parola, si avviò verso la camera di Ginny.
Passò qualche altro istante in cui nessuno si azzardò a dire nulla. Poi, la ragazza si alzò:<< Forse è meglio che vada >> disse piano, recuperano velocemente giacca e borsa:<< grazie mille signora Weasley, è stato un pranzo … fantastico >> poi corse fuori da quella casa.
Come prevedibile Ron la seguì:<< Aspetta! >> la chiamò dalla porta di casa, quando lei ormai era a metà del giardino. Si fermò ma continuò a dargli le spalle, nella speranza di nascondere gli occhi lucidi:<< Non è colpa tua >> la rassicurò quando le fu affianco:<< sai, Ginny si sente un po’ sola, infondo ha solo … >>.
Hermione si voltò di scatto, stringendo forte e pugni mostrandogli gli occhi lucidi:<< Non cercare di scusarmi. Sono stata un mostro >>.
Il rosso scosse la testa:<< No, non è vero. Tu … >>.
<< Io non faccio altro che far star male le persone che mi circondano! >> disse urlandogli quasi contro:<< Voglio bene a Ginny, non si meritava affatto che la trattassi così … ho un problema con le persone, va bene? Non sono più in grado di … dimostrare affetto, ecco >>.
Il cielo sopra di loro si copriva lentamente di nuvole scure, mentre gli occhi di Ron passavano dal suo solito azzurro ad un blu cupo:<< Sciocchezze. Io ti conosco, so come sei >>.
Hermione si strinse le braccia, quasi volesse abbracciarsi da sola:<< Tu conoscevi l’Hermione Granger sedicenne che frequentava Hogwarts. Non sono più quella persona >>.
Il ragazzo prese un bel sospiro e le si avvicinò, mettendole le mani sulle spalle, lei non ebbe nemmeno la forza per scostarsi:<< Io non credo. So che, nonostante tutto, rimani sempre la mia Hermione >>.
Scosse la testa:<< No, Ron. Non sono più una bella persona >>.
Lui aumentò un po’ la stretta:<< Sei la persona migliore che conosca >> sussurrò prima di posare le labbra su quelle di lei, mentre un pioggerellina sottile iniziava a scendere tutt’intorno a loro.
Hermione chiuse gli occhi e si dimenticò addirittura che avrebbe dovuto essere infastidita per il contatto non richiesto. Si sollevò sulle punte dei piedi e per un istante ricambiò il bacio, gli mise le mani sulle braccia e si strinse a lui come un naufrago ad un salvagente, come se potesse salvarla dalla tempesta.
Poi, d’un tratto, tornò con i piedi per terra: si ricordò chi era lei e chi era lui, dove si trovavano e perché non poteva fare ciò che stavano facendo. Spinse leggermente sul suo petto e lo allontanò. Lui la guardò per qualche istante, con le labbra dischiuse ed il viso leggermente bagnato dalla pioggia:<< Scusa, non posso >> sussurrò lei, facendo un passo indietro:<< io non … non posso >>.
Gli diede le spalle e si mise a correre verso il confine del giardino, per poi smaterializzarsi appena fuori di lì.
Ron rimase immobile, a fissarle la schiena mentre scappava da lui, da Ginny, dal loro bacio e dal suo passato. Si passò una mano sul viso e tra i capelli, mentre sulle labbra aveva ancora il suo sapore.
 
*****

Era stata una cazzata. Una grande, grossa, enorme cazzata.
Non avrebbe dovuto lasciarsi convincere, non avrebbe dovuto accettare l’invito alla Tana, non avrebbe dovuto seguire Ron in camera sua né far star male Ginny e, soprattutto, non avrebbe dovuto lasciarsi baciare né baciare Ron.
La pioggia sbatteva contro i vetri e lei era troppo stanca ed abbattuta anche solo per prendere la bacchetta e lanciare un incantesimo contro le finestre.
Erano quasi le cinque di mattina, in poco più di un’ora sarebbe suonata la sveglia, ma il suo cervello non voleva darle tregua, non voleva lasciarla dormire. Si rigirò per un bel po’ nel letto, senza riuscire a mettere a tacere la sua coscienza.
Cosa le era passato per la testa di ricambiare il bacio!? Avrebbe benissimo potuto allontanarlo con la scusa del “non voglio essere toccata” e la cosa sarebbe finita lì. Perché lei a Ron voleva solo un gran bene, nulla di più.
Sei la persona migliore che conosca”
Nessuno le aveva detto nulla del genere. Le avevano detto che era intelligente, che era forte, che era preparata, addirittura che era bella, ma mai nessuno …
Si mollò un ceffone e strinse forte gli occhi.
Non. Ci. Devi. Pensare.
Prese il cuscino e lo usò per coprirsi la testa. Quanto era stupida? Lei non poteva …
Il rumore della sveglia la fece sobbalzare e, voltandosi verso la finestra, si rese conto che era quasi l’alba. Sbatté la nuca contro la testiera del letto e si mise in piedi. Un’altra bella giornata stava per cominciare!
Oh, sì!

*****

Le lezioni della mattina sembravano non finire mai e, solo quando la professoressa Scamander li lasciò andare, Hermione tirò un sospiro di sollievo. Non ne poteva più.
Quella mattina, già preoccupata per come avrebbe dovuto comportarsi con Harry e Ron, si era presentata in accademia tesa come una corda di violino per scoprire, come prevedibile, che i due non volevano rivolgerle parola. Per tutta l'ora di incantesimi non l'avevano degnata nemmeno di uno sguardo, così come durante le due di teoria della magia, e Ron si era addirittura fatto cambiare compagno quando, alla penultima ora, Nathan li aveva messi insieme per un esercizio con le spade, per poi tornare ad ignorarla per tutta l'ora di pozioni.
Astrea, vedendola sola, aveva ben pensato di “tenerle compagnia”, blaterando incessantemente su sciocchezze di cui ad Hermione non fregava proprio nulla, con l'unico risultato di peggiorare ulteriormente il suo umore già nero.
Daniel, approfittando dello stato d'animo della ragazza, non aveva fatto altro che insistere per la solita cosa ed alla fine... lei aveva ceduto.
Non capiva bene perché lo avesse fatto, forse aveva solo bisogno di distrarsi, forse era solo stanca di combattere continuamente con il ragazzo o, più probabilmente, aveva solo bisogno di qualcuno che le stesse vicino, qualcuno che la facesse sentire bene, qualcuno che la facesse sentire amata.
Ora, nuda, appoggiata di schiena alle mattonelle gelate di una doccia negli spogliatoi maschili, osservava il compagno che indossava i pantaloni arancioni e la maglia nera:<< Hermione, dovresti sbrigarti. Abbiamo già perso metà della pausa pranzo. >> la avvisò. Lei non cambiò nemmeno posizione, continuò a fissare il ragazzo, senza espressione, con le braccia intrecciate dietro la schiena:<< Va … tutto bene? >> le domandò Daniel. Lei annuì piano, borbottando un assenso e lui si strinse nelle spalle:<< Va bene, io vado a mangiare perché sto davvero morendo di fame >> e, senza aggiungere una parola, se ne andò dallo spogliatoio.
Appena si fu chiuso la porta alle spalle, la ragazza accese l’acqua calda e si lasciò scivolare a sedere, stringendosi le gambe con le braccia e nascondendo il viso tra le ginocchia. Non si permise di piangere, ma non trovò la forza di rimettersi in piedi.
La trovò, nelle stessa identica posizione, una ventina di minuti dopo Harry.
Non disse una parola. Le si avvicinò, spense l’acqua e la prese in braccio, mettendole un braccio dietro la schiena e l’altro sotto le ginocchia. La mise a sedere su di una delle panchine e l’avvolse con il suo asciugamano.
<< Sono vuota, Harry >> sussurrò la ragazza, mentre lui le asciugava i capelli con un incantesimo. Il moro non rispose, ma rimase ad ascoltarla:<< è per questo che non so voler bene, perché voler bene vuol dire donare qualcosa di sé agli altri e … e io non ho più niente >>.
Il moro finì con calma di sistemarle i capelli, poi recuperò i suoi vestiti sparsi per lo spogliatoio e glieli fece indossare. Solo quando fu pronta, le mise le mani sulle spalle:<< Ti sei molto più di quanto immagini >> disse serio, fissandola negli occhi.
Lei si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo, ma d’un tratto, le sembrò che facesse meno freddo.

Ragazzi scusate tanto ma non ho tempo!
Tra dieci minuti ho le prove di uno spettacolo e mi devo ancora vestire, ma non volevo lasciarvi senza capitolo!
Quando avrò tempo lo commenterò.
Grazie mille a tutti e recensite numerosi(:
Un bacio
Chanel

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Capitolo 5
*** Sensi di colpa ***


 
-Sensi di colpa
Dopo quella specie di bacio con Ron, ad Hermione sembrava che tutto fosse cambiato. Il giorno dopo aveva fatto sesso con Daniel e si era accorta che, ogni volta che lo faceva con qualcuno, si sentiva sempre più vuota, sempre più… spenta.
In quei quattro anni non aveva fatto altro che cercare affetto nel sesso, riducendosi al pari di una qualsiasi puttana. Però se ne era accorta solo ora, e si sentiva completamente persa.
Avrebbe tanto voluto parlarne con qualcuno, ma non sapeva cosa fare. Non aveva amiche femmine con cui avrebbe potuto confidarsi: Ginny continuava ad essere arrabbiata con lei, molto probabilmente Astrea era ancora convinta che i bambini nascessero sotto i cavoli e Kara non avrebbe mai capito ciò che ora provava. Avrebbe anche potuto tentare di dire qualcosa ad Harry, ma lui non le aveva mai chiesto nulla, quindi avrebbe dovuto raccontargli qualcosa come quattro anni di silenzi e bugie, e lui non se lo meritava.
Prese la bacchetta e con un Gratta e netta fece sparire le briciole del panino che aveva mangiato per cena.
Quel giorno avevano finito presto e lei ne aveva approfittato per passare un paio d’ore tranquilla. Tornata a casa si era concessa il bagno più lungo della sua vita, si era data una spuntata ai capelli ed aveva addirittura cercato di sistemare un po’ le mani che, a causa del lavoro, erano ricoperte di calli e cicatrici. Poi si era preparata un enorme panino e lo aveva mangiato con calma, insieme ad un bicchierone di succo di zucca.
Andò in salotto e, con un incantesimo, accese il fuoco nel camino. Si sdraiò sul divano con un libro in mano e dopo poco perse del tutto la cognizione del tempo, persa completamente in ciò che stava leggendo.
D’un tratto, dalla finestra, entrò una specie di nuvola argentea che velocemente andò a formare l’immagine diafana di un procione:<< Bozhevilnavidma è stata attaccata. Nessun sopravvissuto. Riunione tra dieci minuti >> pronunciò l’animale, con la voce profonda di Douglas Wheeler.
Senza nemmeno collegare del tutto cosa volessero dire quelle parole, Hermione scattò in piedi e, indossando la prima cosa che si trovò sotto mano, si smaterializzò all’accademia. Una volta lì, vide un’altra decina di persone che si materializzavano accanto a lei e tutte avevano la stessa espressione ansiosa.
Scorse Remus ad una decina di metri da lei e gli corse incontro:<< Remus, cosa…? >>.
Lui scosse la testa e fece per stringerle le spalle, ma lei si ritrasse:<< Sta' calma, Hermione. Uno degli auror del gruppo che abbiamo mandato a Bozhevilnavidma è tornato dicendo che c’è stato un attacco… non so altro >> spiegò con calma.
La ragazza iniziò a scuotere freneticamente la testa:<< No, non può… >>.
Vedendola così, Remus prese a spingerla verso la porta dove, per una volta, non c’era Jeff a controllare l’identità di quelli che entravano:<< Stai tranquilla, adesso Douglas ci spiegherà tutto >> tentò di rassicurarla, mentre raggiungevano la sala delle riunioni.
Intorno al lungo tavolo erano già riuniti Wheeler, Nathan, Loraine Hopkins, Tonks, Taregan e Hugo Holmes.
Lupin prese posto accanto alla moglie, che aveva i capelli grigio topo ed un’espressione tiratissima:<< Dov’è Ted? >> gli domandò subito la donna, afferrandolo per la manica della giacca.
<< Non ti preoccupare >> le rispose lui, accarezzandole un braccio per calmarla:<< l’ho portato da tua madre e lei ha detto che lo terrà finché non sarà tutto a posto. È al sicuro con lei >>.
Tonks prese un sospiro di sollievo e si lasciò andare contro lo schienale della sedia:<< Grazie, Tosca >> sussurrò piano, mentre i capelli cambiavano colore per diventare di un bel viola prugna.
Intanto Hermione si era seduta lontano dagli altri, mentre la stanza si riempiva velocemente e si diffondeva un basso mormorio preoccupato. In meno di un paio di minuti, arrivò Harry con i capelli scompigliati ed indosso i pantaloni della tuta.
<< Hermione! >> chiamò il ragazzo, non appena la vide.
Lei sollevò lo sguardo quel tanto che bastava per guardare Harry negli occhi, nascosti dalle spesse lenti. Era strano guardare Harry con indosso gli occhiali; una volta entrato nel S.A.S.C.O. aveva scoperto in poco tempo che tenere gli occhiali in combattimento era a dir poco impossibile, quindi Hugo gli aveva insegnato – o meglio, aveva insegnato a Ginny – un incantesimo da fare tutte le mattine, che riusciva a perfezionare la vista per sedici ore. Da allora Harry aveva fatto l’incantesimo praticamente tutti i giorni e vederlo così, non poteva non riportare Hermione ai tempi di Hogwarts, a quando una O di Trasfigurazione le sembrava un problema insormontabile.
<< Tutto bene? >> le chiese il moro, vedendo che lei non sembrava intenzionata a parlare. Scosse la testa e si strinse nelle spalle, mentre nella stanza entrava anche Ron e prendeva posto tra Harry e Nathan.
Pochi istanti dopo – quando tutte le sedie intorno al tavolo furono occupate – Wheeler si alzò in piedi:<< Allora >> esordì dopo aver preso un lungo respiro:<< come già sapete, i mangiamorte hanno attaccato ma, al contrario di quanto pensavamo, il bersaglio non è stato Palchàri, bensì Bozhevilnavidma. Del gruppo di auror semplici che avevamo mandato là, uno solo è riuscito a salvarsi e venirci ad avvisare. Ora l’uomo è in buone condizioni e i nostri dottori se ne stanno prendendo cura, ma è arrivato troppo tardi. La scuola di Bozhevilnavidma è caduta >>.
Quando l’uomo tacque, nessuno osò parlare per diversi minuti, finché Nathan non si azzardò a domandare:<< Sopravvissuti? >> lo sguardo che Wheeler gli rivolse, fu più che esauriente.
Hermione non ce la fece. Non attese un secondo di più e, con le lacrime agli occhi, si alzò e lasciò la stanza.
 
*****
 
Non avevano permesso a nessuno di lasciare la stanza per la successiva mezzora di riunione.
Non che ci fosse molto da dire, ad essere sinceri, più che altro era stato un lugubre conteggio dei morti e la stesura di una tabella di marcia per gli interrogatori ai pochi sopravvissuti.
Quando Wheeler sciolse la riunione, tutti se ne andarono, sollevati di poter tornare a casa loro, almeno per qualche ora. Ron mandò un più che frustrato Harry a casa, dopo avergli assicurato che avrebbe cercato Hermione. Fece un giro per l’accademia senza trovarla, così decise di uscire in giardino per smaterializzarsi vicino a casa sua ma, prima di girare su se stesso, scorse una figura che si muoveva sotto la pioggia.
Si avvicinò per capire di chi si trattasse e, quando si accorse che era Hermione, le corse incontro sotto il temporale. La ragazza indossava un paio di pantaloni del pigiama, una canottiera ed un golf di lana blu, che a causa della pioggia le si erano completamente appiccicati al corpo, come anche i capelli:<< Cosa cazzo ci fai qui? >> le domandò Ron, fermando la sua corsa e poggiandole le mani sulle spalle.
<< Mi alleno >> rispose la ragazza, cercando di scostarlo per poter ricominciare.
Il rosso strinse la presa – cosa che non avrebbe mai fatto in una situazione normale:<< È mezzanotte passata, piove e fa un freddo cane. Non puoi aspettare domani mattina? >> le domandò.
La riccia scosse la testa, facendo sfuggire una miriade di gocce d'acqua rimaste intrappolate tra i suoi ricci:<< No. Se mi fermo... >> non terminò la frase, ma con uno strattone si staccò dalla sua presa e ricominciò a correre.
Poiché non trovava altre soluzioni e non era intenzionato a lasciarla lì da sola, la seguì:<< Sbaglio o dovresti essere a casa a dormire? >> le domandò affiancandola.
Prima di rispondere Hermione dovette togliersi i capelli che le si erano appiccicati al viso:<< Non riuscirei comunque a dormire >> si giustificò.
Ron la prese per un polso, obbligandola a fermarsi:<< Smettila di darti la colpa di qualsiasi cosa accada qui >> le disse fissandola negli occhi, umidi di pioggia o forse di lacrime.
Lei distolse lo sguardo, voltando il viso:<< Lasciami Ronald, mi stai facendo male... e non voglio che mi tocchi >>.
Al contrario il ragazzo strinse la presa e, con uno strattone, l'avvicinò a sé:<< No >> disse:<< ti ho lasciato andare troppe volte, Hermione, non intendo rifare lo stesso errore >> le disse cercando di incontrare il suo sguardo che vagava senza sosta, incapace di fermarsi su di lui.
<< Sto bene così, non ho bisogno di nulla >> spiegò lei, cercando, con uno strattone, di fargli mollare la presa.
<< E invece non è vero! >> urlò Ron, perdendo tutta la pazienza che si era ripromesso di mantenere:<< Tu sei una persona, cazzo! Devi smetterla di tenerti tutto dentro! Nessuno di noi ti giudicherebbe se piangessi o fossi triste... sappiamo che sei forte, ma questo non vuol dire che tu non debba provare alcuna emozione. Ti sei nascosta per così tanto tempo dietro alla maschera dell'eroina di pietra, che non sai nemmeno tu dove sia finita la vera Hermione! >> ora alle gocce di pioggia si erano aggiunte grosse lacrime a rigarle il viso, le rotolavano giù dagli occhi, sulle guance ed il collo, per poi infilarsi nell'incavo tra i seni:<< Ma io so che è ancora lì da qualche parte, >> continuò lui, poggiandole una mano sulla spalla:<< so che da qualche parte c'è ancora la saccente undicenne che conosceva a memoria Storia di Hogwarts ed accettava di farmi copiare i compiti solo se la pregavo in ginocchio >>.
Hermione smise di lottare e lui la lasciò andare.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo, bagnati zuppi e con le braccia abbandonate sui fianchi. Poi, senza preavviso, lei si lasciò andare in avanti, finendo tra le sue braccia ed abbracciandolo con forza per la vita:<< Stringimi >> pregò:<< non lasciarmi andare >>.
Lui fece come gli era stato detto, le passò le braccia attorno al collo e se la tenne stretta al petto:<< Va tutto bene. >> le sussurrò abbassandosi per darle un bacio sulla fronte; si ritrasse subito:<< Ma tu scotti! >> esclamò.
La riccia si stinse nelle spalle, facendosi ancora più vicina a lui:<< Ora sto bene >> disse poggiandogli il capo sul petto e chiudendo gli occhi.
Ron le poggiò le mani sulle spalle e la tirò indietro:<< No che non stai bene >> la contraddisse:<< tu ti sei presa la febbre! Ti devo portare a casa >>.
Lei cercò di tornargli vicina:<< Ma ora mi sento così bene... >>.
Il rosso non la ascoltò. Trascinandola per un braccio si allontanò dall’accademia, per arrivare dove la smaterializzazione era possibile. Tenendola stretta e visualizzando bene nella mente una porta di legno scuro, girò su se stesso.
Ricomparve nella viuzza di Diagon Alley, dove si trovava il condominio di Hermione. Sempre trascinandola, arrivò davanti alla porta di casa sua. La esortò a pronunciare un Alohomora e, quando lei lo fece, entrarono in casa senza dire una parola.
La ragazza si lasciò cadere sul divano, bagnando il tessuto che lo rivestiva, e chiuse gli occhi:<< Ti devi togliere quei vestiti bagnati di dosso >> le disse Ron, andandole vicino.
Lei mugugnò qualcosa e si voltò dalla parte opposta:<< Non ne ho voglia >> borbottò.
<< Ma non puoi tenerli addosso! Starai peggio >>.
Lei si stiracchiò, tenendo gli occhi chiusi:<< Toglimeli tu >> borbottò.
Ron, rosso di imbarazzo, le si avvicinò:<< Quando domani mattina te ne renderai conto ti incazzerai con me >> borbottò facendo gli ultimi passi verso il divano.
Le sfilò – non senza difficoltà – prima il golf poi i pantaloni e la canottiera, lasciandole addosso un semplice completo intimo nero:<< Dove sono i pigiami? >> le chiese cercando di puntare lo sguardo su qualsiasi cosa non fosse lei.
<< Nell'armadio in camera >> rispose Hermione, mentre un brivido la scuoteva dalla testa ai piedi.
Ron annuì ma, prima di andare verso la camera da letto, estrasse la bacchetta e la puntò verso il camino, nel quale iniziò subito a scoppiettare un bel fuoco.
Ricomparve in salotto qualche minuto dopo, stringendo tra le mani una camicia da notte bianca e piena di volant. Aiutò Hermione ad indossarla, poi l’avvolse in una coperta e, puntandosi addosso la bacchetta, asciugò alla bell’e meglio i suoi abiti, per poi sedersi sul divano insieme a lei, che gli mise le gambe in grembo.
<< Detesto questa camicia da notte >> borbottò la ragazza, dopo qualche minuto di silenzio, con la testa appoggiata al bracciolo del divano e gli occhi chiusi:<< me l’ha regalata mia madre per il mio compleanno dello scorso anno, lei sostiene che io non sia abbastanza femminile, non come lei, almeno >>.
Ron iniziò ad accarezzarle una gamba, coperta dalla stoffa della coperta:<< Meglio delle altre… >> commentò piano, cercando di scomporsi il meno possibile.
<< Sono quasi tutti regali di Kara >> fu tutto ciò che poté dire lei in sua difesa, ripensando ai completi di pizzo e raso che riempivano i cassetti del suo armadio.
Lui scosse la testa e decise di non commentare:<< Non c’è problema, non sei obbligata a spiegarmi nulla >> disse:<< solo mi piacerebbe che tu… che tu volessi parlarmene, ecco >> aggiunse un po’ in imbarazzo.
Lei non rispose e, in pochi minuti, cadde nel mondo dei sogni.
 
*****
 
Harry bussò piano alla porta. In una situazione normale sarebbe tornato a casa sua, a Grimmaul Place, ma, dopo essere scappato dalla Tana insieme a Ron, ad un orario improbabile, sapeva che Ginny lo avrebbe affatturato se non fosse tornato a darle spiegazioni.
Come previsto, nonostante l’ora tarda, nemmeno tre secondi dopo qualcuno aprì la porta di appena un paio di centimetri:<< Harry! Grazie a... >> esclamò la ragazza, senza però lasciarlo entrare, prima di interrompersi cercando un po' di contegno:<< no, giusto... ok… la domanda… qual è il nome completo del gufo di Ron? >> domandò.
<< Leotordo >> le rispose Harry, prima che lei aprisse del tutto la porta per gettargli le braccia al collo, con un sospiro di sollievo.
<< Mi hai spaventato così tanto! >> sussurrò ad un centimetro dal suo orecchio.
Lui le cinse la vita e la strinse forte a sé:<< Non ti preoccupare, ora sono qui. >> lei annuì piano e si staccò dall’abbraccio, portandolo dentro casa e sigillando poi la porta:<< Come mai quella domanda? >> le chiese lui incuriosito, quando si furono seduti al tavolo della cucina.
<< L’avevo promesso a mamma >> rispose lei alzando le spalle, mentre con un incantesimo metteva a bollire l’acqua per il tè:<< ha detto che avrei potuto rimanere alzata ad aspettarti a patto che prima di lasciarti entrare avessi controllato che fossi tu >>.
Harry annuì, serio:<< Tu madre ha ragione, Ginny. So che può sembrare una stupidata quella delle domande, ma non hai idea di quanti casi di… >>.
Ginny, notando che il ragazzo iniziava a scaldarsi, andò a posargli le mani sulle spalle e gli diede un bacio sulla mascella:<< Tranquillo, Harry. Sai che sto attenta >>.
Il moro, un po’ più tranquillo, aspettò che la ragazza portasse al tavolo due tazze di tè fumante, prima di raccontarle per filo e per segno ciò che era accaduto quella sera. Le spiegò della decisione di dare la priorità alla sorveglianza di Palchàri, dell’attacco a Bozhevilnavidma, della reazione di Hermione e delle decisioni che i capi avevano preso in merito. Ginny ascoltò tutto con attenzione, stringendogli una mano nella speranza di infondergli un po’ di coraggio.
<< Quindi Ron è con Hermione? >> gli domandò quando ebbe finito di raccontare.
Harry annuì:<< Sì, forse dovrei andare a vedere come stanno… >>.
La rossa scosse la testa, baciandogli il dorso della mano:<< Sai che non sono per nulla gelosa di Hermione - nonostante sia fortemente convinta che il vostro rapporto non sia normale - ma penso che per una sera Ron possa cavarsela da solo >>.
<< Ma lo sai che lei… >> cercò di ribattere Harry.
<< … non si fida di nessuno che non sia tu. >> proseguì Ginny, con un mezzo sorriso:<< Lo so Harry, ed è proprio per questo che non mi sono mai lamentata. Anche tu però hai il diritto di stare un po’ tranquillo. >> vedendo che non sembrava convinto, gli strinse più forte la mano:<< Facciamo così: sai che se dovesse aver bisogno di te ti manderebbe un gufo, quindi andrai da lei solo se fosse lei a cercarti, in caso contrario la vedrai domani mattina >> propose.
Con un piccolo sospiro, il ragazzo si arrese:<< Va bene amore, come vuoi tu >>.
Lei, soddisfatta, si alzò in piedi e con un colpo di bacchetta lavò tazze e pentolino e li ripose al loro posto:<< Ora però andiamo a letto, non penso che domani le lezioni siano sospese solo per quest’inaspettata riunione >> disse con un sorriso.
<< No, infatti >> le rispose Harry, prima di prenderla per mano e seguirla nella sua stanza.
 
*****
 
Erano quasi le sei del mattino ed Hermione, sveglia da diversi minuti, fissava con aria corrucciata il ragazzo steso accanto a lei nel suo letto.
C’erano almeno un paio di cose che non tornavano, perché era fermamente convinta di essersi addormentata sul divano e con la febbre, mentre ora era in camera sua e si sentiva benissimo, fisicamente parlando. Invece, il fatto che nel suo letto ci fosse un uomo - ma non un uomo qualsiasi: Ron! - con cui la sera prima non aveva fatto assolutamente nulla, non aiutava il suo stato psicologico. Per di più, indossava quell’odiosa camicia da notte che le aveva regalato sua madre.
Quella sarebbe stata una pessima giornata.
Ron borbottò qualcosa nel sonno e si rigirò tra le lenzuola, facendo alzare gli occhi al cielo ad Hermione. Lo fissò ancora un po’ e dovette ammettere a se stessa che risvegliarsi la mattina con qualcuno nel proprio letto non era poi così terribile. Insomma, fino ad allora aveva cercato di cacciare i suoi amanti il prima possibile ma, ad essere sincera, la presenza del rosso non la disturbava più di tanto.
La sveglia suonò proprio in quel momento e la riccia la zittì con un colpo di bacchetta:<< Cinque minuti e mi alzo, Harry >> biascicò il rosso, nascondendo la testa sotto il cuscino.
Hermione lo osservò, con un sopracciglio inarcato:<< Penso di avere troppo tette per somigliare ad Harry >> commentò.
Ron si immobilizzò e, per un paio di secondi, parve quasi smettere di respirare. Lentamente, sollevò la testa e socchiuse gli occhi:<< Hermione? >> domandò.
<< Perspicace >>.
Lentamente, il ragazzo si mise seduto ed appoggiò la schiena alla testiera del letto, mentre i ricordi della sera prima gli tornavano in mente:<< Beh… sei arrabbiata? >> chiese, insicuro, dopo un paio di minuti, senza aver capito bene come lei avesse preso ciò che era successo.
Hermione si alzò dal letto:<< C’è una sola cosa che mi ha fatto arrabbiare >> spiegò allargando le braccia:<< che tu mi abbia costretta a dormire con indosso questa… questo coso! >>.
Ron scoppiò in una fragorosa risata, decisamente sollevato:<< Credevo che ti saresti arrabbiata perché ti avevo spogliato, altro che… >>.
<< Come se fossi il primo ragazzo a vedermi mezza nuda >> commentò lei, alzando gli occhi al cielo mentre spalancava le ante dell’armadio alla ricerca della tuta.
Di colpo il rosso si rabbuiò e rimase a fissarla in silenzio qualche secondo:<< Ce ne sono stati molti? >> si decise a chiedere infine, con una domanda decisamente masochistica.
<< Molti cosa? >>.
<< Molti ragazzi che ti hanno vista mezza nuda… >>.
Hermione si fermò di colpo, voltandosi per guardare il ragazzo con la bocca leggermente spalancata ed in mano i vestiti della divisa:<< Non penso che tu voglia saperlo davvero >> disse infine, con aria quasi arresa.
<< No, forse hai ragione. >> ammise lui, grattandosi la testa:<< Però una cosa sono sicuro di volerla sapere: com’è cominciata? >>.
<< Io… >> sussurrò la ragazza, iniziando a sfregarsi le mani, agitata. Nessuno le aveva mai chiesto esplicitamente cosa fosse successo durante quella notte - se non gli auror che avevano prestato i primi soccorsi alla scuola a cui, per altro, non aveva risposto - e sentirselo domandare così direttamente, la fece sentire quasi male:<< E tu che ne sai dei ragazzi che frequento? >> chiese a sua volta, passando sulla difensiva.
Ron provò a non essere offensivo, ma non ci riuscì granché:<< Non è proprio facile far finta di nulla quando metà accademia parla delle tue… prestazioni sessuali >> disse.
<< Ah >>.
<< Ok… scusa, non era quello che… >>.
La riccia lo interruppe:<< Non ti preoccupare, Ron. Ho capito benissimo. Ora va a casa a prepararti, ci vediamo all’accademia >> disse prima di chiudersi in bagno.
Ron osservò per qualche secondo la porta oltre la quale era scomparsa, per poi lasciarsi cadere a peso morto sul letto, con un sonoro sbuffo.

Ehm... *cof-cof*
Anche questo capitolo mi spaventa un po'... insomma, la mia Hermione è una donna tutto d'un pezzo, miseriaccia! Non dovrebbe lasciarsi andare così! E invece si dimostra anche lei un essere umano con dei sentimenti, delle paure ecc. E chi meglio del nostro Ron può fare da principe azzurro della situazione? :D
Non cantate vittoria troppo presto però, miei cari lettori, perché il lieto fine è ancora molto, mooooolto lontano. Ricardatevi che stiamo sempre parlando di Hermione e Ron, dopotutto.

Come avete letto Voldemort ha "vinto" anche questa volta ed i suoi attacchi non si fermeranno certo qui. Anzi, aspettatevi un po' di azione in più a partire dai prossimi capitoli.

Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia e soprattutto a chi recensisce. I love u. 
Ci si vede tra un paio di settimane con il prossimo capitolo!

Baci,
Chanel

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Capitolo 6
*** Nuove strategie ***


 
-Nuove strategie
La caduta di Bozhevilnavidma aveva causato non poco scompiglio, considerando che ora quasi tutte le scuole di magia e stregoneria dell’Europa erano cadute.
La comunità magica era gettata nello sconforto ed in molti iniziavano a dubitare seriamente del lavoro del Ministero e della S.A.S.C.O.. I titoli dei giornali insinuavano calugne sugli auror e si vociferava sulle elezioni di un nuovo ministro.
<< Ehi! Io non sono un’arrampicatrice sociale! >> strillò quasi Hermione, osservando con odio la sua copia della Gazzetta del Profeta.
<< Esattamente come io non sono un fallito che sfoga le sue frustrazioni sui suoi sottoposti. >> cercò di consolarla Natan, posandole una mano sulla spalla; lei si scostò bruscamente:<< Nulla di ciò che c’è scritto è vero. Stanno solo cercando qualcosa a cui aggrapparsi >>.
<< Va bene! >> concesse la ragazza con uno sbuffo:<< Permetti però che mi dia fastidio? >>.
<< Io continuo a pensare che dovremmo fare qualcosa… >> commentò Astrea, rimescolando con la forchetta i fagioli che aveva nel piatto, senza alcuna intenzione di mangiarli.
William, che al contrario aveva la bocca piena di carne e pane, sbuffò sonoramente - sputacchiando un po’ del suo pranzo sul tavolo:<< E smettetela di preoccuparvi! Non ditemi che ve ne frega davvero di quello che una giornalista da quattro soldi scrive su di voi! >>.
<< Sì, se questa giornalista scrive per la Gazzetta del Profeta e mi da della puttana! >>.
<< Calmati, Hermione… >>.
<< Non mi calmo per un cazzo, Harry! Ti ricordi della storia del Torneo Tre Maghi, al quarto anno? Ecco, siamo da capo! >>.
<< Sono d’accordo con Hermione! Dovremmo fare qualcosa >> intervenne Angelina, spalleggiando la compagna.
Il moro alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, spostando il piatto da cui fino ad un paio di minuti prima stava mangiando: gli era passata la fame. Intorno al loro tavolo si erano riunite una ventina di persone, tutte intente a parlare dell’ultimo articolo che la Gazzetta del Profeta aveva dedicato alla S.A.S.C.O., il titolo era: Auror Specializzati, per meriti o raggiri? Il resto si può benissimo immaginare.
<< Beh, io comunque non ci sto >> disse infastidita Juny, l’infermiera della squadra di William e Astrea:<< un conto è dubitare delle capacità del Ministero di tener testa a Voi-Sapete-Chi, un altro è insultarci personalmente giusto per metterci in cattiva luce! >>.
<< Il Cavillo non farebbe mai una cosa del genere, papà scrive solo articoli su fatti che ha accertato personalmente e, comunque, mai per il solo scopo di offendere qualcuno >> commentò Luna serafica, saltando fuori in quel momento da chissà dove.
<< Dovremmo lamentarci >> propose un ragazzo della squadra di ricerca, ignorandola.
<< Sì, certo, e con chi? >> chiese Daniel, scettico.
<< Potremmo inviare delle lettere di protesta alla Gazzetta >> propose Lola, che sedeva tranquillamente in braccio a Christopher.
Ron sbuffò, alzando gli occhi al cielo:<< Come se ci fosse la minima possibilità di essere ascoltati >> commentò acido.
<< Allora vediamo, che proponi tu? >> gli domandò la ragazza, infastidita dal suo tono di voce.
Il rosso incrociò le braccia e si mise più comodo sulla sedia:<< Propongo di non fare proprio nulla >> disse:<< continuiamo il nostro lavoro e facciamo come se niente fosse. Dimostriamogli che siamo superiori alle loro stupidaggini >>.
Ovviamente, la proposta non venne nemmeno presa in considerazione e, in meno di due secondi, la discussione riprese anche più accesa di prima. Tutti si zittirono solo quando, una quindicina di minuti dopo, la Hopkins entrò in mensa, decretando la pausa finita ed ordinando a tutti di tornare al proprio lavoro.
Tra sbuffi e lamenti, tutti si alzarono e lasciarono velocemente la mensa, per andare a fare… beh, qualsiasi cosa dovessero fare.
Angelina ed Hermione rimasero un po’ indietro, continuando a borbottare infastidite su ciò che era successo:<< … Ron è uno stupido, è veramente convinto che non facendo nulla si dimenticheranno presto di questo articolo! >> commentò la riccia, alzando gli occhi al cielo con aria esasperata.
<< Sono d’accordo, dobbiamo trovare un modo per fargli cambiare idea >> convenne l’altra.
<< Certo, ma quale? >>.
<< Beh, per prima cosa dopo questa storia a mio parere dobbiamo impegnarci il doppio nel nostro lavoro, per non dargli una scusa per darci contro >> disse Angelina, riflettendo.
Hermione annuì:<< Questo è ovvio. La comunità si affida praticamente solo a noi, non possiamo sbagliare ancora >>.
La ragazza sospirò, rigirarsi tra le mani una delle tante treccine in cui erano stretti i suoi capelli scuri:<< Se solo penso a quante persone hanno perso la vita… >> sussurrò con un sospiro affranto:<< e la cosa peggiore è che noi avremmo potuto evitarlo! >>.
<< Lo so, >> rispose l’altra, mordendosi un labbro:<< ora però dobbiamo andare avanti ed imparare dai nostri errori >>.
La mora sospirò di nuovo e si strinse nelle spalle:<< Hai ragione, Hermione, come sempre. Ti lascio andare, ho un’ora con Remus e sai come fa quando si arrabbia… >>.
<< Certo! Io corro a pozioni, ci vediamo in giro >>.
Percorse velocemente i corridoi dell’accademia diretta all’aula della professoressa Scamander che - come poté constatare una volta entrata - era purtroppo in orario come al solito:<< Buongiorno signorina Granger, grazie di averci concesso l’onore della sua presenza qui oggi >> la salutò questa, sollevando il volto dal pesante tomo che stava consultando.
<< Mi scusi, professoressa è che io… >> un’occhiata della donna la fece desistere dal proseguire:<< io mi vado a sedere che forse è meglio, capito >>.
Susan, la professoressa, attese che anche Hermione avesse preso posto per riprendere a spiegare:<< Come stavo dicendo prima di essere maleducatamente interrotta, oggi ci eserciteremo con una pozione abbastanza semplice ma molto utile: la Bombarda. Come le vostre menti geniali avranno intuito, la Bombarda ha gli stessi effetti dell’omonimo incantesimo, ma come ovvio è più rapida: ci si impiega decisamente meno tempo a lanciare una fiala che ad effettuare un incantesimo ed in più si ha il vantaggio di avere le mani libere nell’attesa che la Bombarda faccia il suo effetto. Quindi non perdiamo altro tempo, a pagina duecentoventisette avete ricetta ed ingredienti. Buon lavoro >>.
Hermione, precisa e volenterosa come sempre, si fiondò all’armadio dove tenevano le scorte e prese ciò che le serviva per poi tornare al suo banco e disporre ordinatamente tutti gli ingredienti sul tavolo, nell’ordine in cui dovevano essere messi nella pozione. Prima ancora che gli altri potessero pensare a cosa fare, lei si era già messa a mescolare.
La divertiva preparare le pozioni, si sentiva tornare indietro nel tempo, a quando era una semplice studentessa di Hogwarts e il test di trasfigurazione sembrava un problema insormontabile. Ora invece la McGranitt era morta e lei aveva praticamente smesso di praticare incantesimi di trasfigurazione, sostituendoli con Maledizioni Senza Perdono e simili.
Scosse la testa e si concentrò sulla polvere di corno di Erumpent che stava versando nel suo calderone:<< Ehi, Hermione, mi presti la tua lama? Io non trovo più la mia… >> domandò la voce ben nota di Ron, alle sue spalle. Senza aspettare una risposta il ragazzo allungò la mano e prese il coltello, facendo però cadere una boccetta che riversò il suo contenuto sulla superficie del tavolo.
<< Ronald! >> si lamentò Hermione.
<< Oh, scusa! >> esclamò velocemente il rosso, lasciando andare il coltello per raccogliere la bottiglia e poggiarla in verticale:<< Ecco! >>.
La riccia strinse i pugni e lo guardò male:<< Non era quello il suo posto >> sibilò.
Ron aggrottò le sopracciglia e la guardò come se fosse impazzita:<< Come scusa? >> chiese.
<< La bottiglia non andava lì. >> gli spiegò:<< Contiene veleno di Acramantula e va versata nella pozione dopo le foglie di belladonna >> aggiunse osservando gli ingredienti allineati in disordine mentre un tic iniziava a farle pulsare il sopracciglio destro.
Il rosso spostò lo sguardo da lei al tavolo, decisamente stupito dalla sua reazione:<< Ehm... scusa... ma proprio non vedo dove stia il problema >> ammise grattandosi la nuca.
Hermione chiuse gli occhi e serrò i pugni, cercando la calma che, purtroppo, non riuscì a trovare:<< Il problema, Ronald, è che gli ingredienti devono essere in ordine in modo che io non mi possa confondere, ok!? Li avevo allineati perfettamente e poi salti fuori tu che, come se niente fosse, ti permetti di fare tutto 'sto casino! >> gli urlò quasi in faccia, a pochi centimetri dal suo naso.
Scioccato ed anche un po' spaventato, il ragazzo indietreggiò di un paio di passi, portando avanti le mani:<< Scusa io non... >>.
<< Non me ne faccio nulla delle tue scuse! Ormai la cazzata l'hai fatta! >>.
Fortunatamente, prima che volasse qualche fattura, intervenne la professoressa Scamander:<< Ehi, che succede qui? >> chiese la donna, spostando lo sguardo tra i due in attesa di una spiegazione.
Ron fissava Hermione ancora stupito, continuando a non capire cosa esattamente avesse fatto di male:<< Mi scusi, professoressa. >> rispose la ragazza, dopo aver preso un bel respiro:<< È solo che oggi sono un po'... nervosa >>.
<< Lo vedo. >> commentò la donna, lanciandole un'occhiata per nulla accondiscendente:<< Forse è il caso che faccia un salto in infermeria, signorina Granger. Si faccia dare qualcosa che la tranquillizzi e poi torni qui. Non permetto reazioni del genere nella mia classe >>.
<< Sì, professoressa >> rispose la riccia che, senza aggiungere una parola, se ne andò dalla classe.
Senza nemmeno arrivare in infermeria, spalancò la porta del primo bagno che si trovò davanti e, arrivata al water, vomitò tutto ciò che aveva mangiato quel giorno e la sera prima.
Quando ebbe finito si lasciò cadere a terra ed appoggiò la schiena alla porta di legno, tenendosi la testa tra le mani. La mente affollata delle immagini di quella notte.
Morte, sangue, violenza, distruzione...
Tutto ciò che ricordava di quella notte era nero, come i mantelli dei mangiamorte, rosso, come il sangue, o grigio, come gli occhi di Draco Malfoy.
Si afferrò i capelli con le mani e tirò forte, fin quasi farsi venire le lacrime agli occhi.
Aveva cercato Malfoy in lungo e in largo, desiderando di vedere la vita lasciare quegli occhi dannati per mano sua, ma non lo aveva mai trovato. Non era morto nella battaglia di Hogwarts, come suo padre, né si trovava a Malfoy Manor insieme alla madre, troppo debole – o forse troppo intelligente - per prendere attivamente parte alle battaglie dei mangiamorte.
Finalmente si decise a rimettersi in piedi, si trascinò fino al lavandino e si sciacquò la bocca dell'acido che sentiva in gola, per poi spruzzarsi un po' d'acqua anche in faccia.
Doveva smetterla di vivere con il fantasma di quella notte. Doveva smetterla di lasciare che quei ricordi condizionassero ogni suo gesto.
 
*****
 
Non aveva avuto il coraggio di tornare alla lezione di pozioni e probabilmente non avrebbe avuto il coraggio di guardare Ron negli occhi per un paio di giorni, dopo la scenata che gli aveva fatto.
Per non rimanere proprio con le mani in mano però, si era rintanata nell'enorme biblioteca dell'accademia, a leggere qualche libro di incantesimi, giusto per fingere di essere comunque occupata in qualcosa di utile.
Era chiusa in quella stanza da quasi un'ora, quando dei passi lievi e ritmati interruppero la quiete perfetta che regnava nell'angolo che stava occupando lei. Sollevò gli occhi castani dalle pagine ingiallite, per trovarsi davanti il viso esageratamente sorridente di Luna Lovegood:<< Ciao >> salutò la bionda, giocherellando con la collana di strani fiori arancioni che portava al collo.
<< Oh, ciao Luna >> la salutò Hermione, che ormai non si stupiva più dei modi di fare... originali dell'amica.
<< Come mai tutta sola? >> le chiese lei, sedendosi a sua volta sul divanetto:<< Hai di nuovo dato di matto durante una lezione? >>.
La riccia strabuzzò gli occhi, in dubbio se essere offesa o divertita, considerando che nessuno si rivolgeva mai a lei in quei termini, i più per paura di farla infuriare e qualcuno anche per non ferire i suoi sentimenti. Optò comunque per il divertito:<< Che intuito Luna, come hai fatto ad indovinare? >> domandò con un ghigno.
La bionda si strinse nelle spalle, ricambiando con un sorrisone:<< Ormai lo so che quando hai il muso e stai sulle tue vuol dire che sei incavolata nera. Con chi hai litigato? Con Daniel? No, più probabile con Ron. Anche lui prima mi sembrava un po' scocciato >>.
<< Ci hai preso in in pieno! >> esclamò Hermione, trattenendo una risata:<< Ma non ti preoccupare, le solite sciocchezze. Tempo di domani e mi sarà già passata >>.
Luna annuì, sbattendo le lunghe ciglia sugli occhioni color ghiaccio:<< Lo spero proprio >> disse con voce forse fin troppo vivace:<< tu e Ron siete proprio una bella coppia e dovete capire che, nonostante i continui litigi ci tenete molto l'uno all'altro >>.
Un dubbio attraversò la mente della ragazza:<< Luna, tu lo sai che io e Ron non stiamo insieme, vero? >>.
<< Certo che lo so >> rispose l'altra in totale serenità:<< ma tutti qui dentro si sono accorti dell'attrazione che c'è tra voi due e nemmeno voi potete negarla >>.
A quel punto Hermione strabuzzò gli occhi, domandandosi come fosse possibile che quella ragazza parlasse di un argomento così delicato nelle stesso modo in cui avrebbe parlato del tempo o di cosa cucinare la sera:<< S-scusa? >> chiese stupita.
<< Non far finta di non capire Hermione, mi hai capita benissimo >>.
La riccia sbatté le palpebre e le due si fissarono negli occhi per un paio di secondi, poi Luna saltò in piedi, lisciandosi i pantaloni verde-acqua infilati negli stivali alti marroni:<< Beh, io devo proprio scappare! >> esclamò:<< È stato un piacere chiacchierare con te, Hermione. Dovremmo farlo più spesso! Ciao! >> e se ne andò come era arrivata, lasciando Hermione stupita e decisamente confusa.
La ragazza si guardò intorno ancora stordita dalla conversazione con Luna e dal suo singolare modo di fare, quando qualcosa nella sua tasca iniziò a lampeggiare e scaldarsi. Velocemente estrasse la bacchetta e, preoccupata, constatò che la punta si era illuminata di arancione.
Senza esitazione agitò la bacchetta e appellò il suo borsone che in meno di una decina di secondi le fu davanti. In tempo record recuperò il cinturone e vi agganciò qualche coltello, due spade ed un bastone – opportunamente rimpiccioliti – prima di fiondarsi fuori dalla biblioteca e raggiungere l'ingresso dell'accademia, mentre con una mano si legava i capelli e con l'altra incantava i suoi indumenti perché potessero in parte farle da scudo.
Per i corridoio incontrò un paio di ragazzi che, come lei, si affrettavano verso l'uscita e, una volta arrivata all'ingresso, trovò un gruppo di almeno quaranta persone tra cui Taregan che fissava l'orologio da polso, sussurrando qualcosa a bassissima voce.
Individuò Harry e Ron e gli si affiancò, insieme ad Angelina, Charlie, Remus e Bill. Lei e Ron si scambiarono un sguardo d'intesa, a significare che il piccolo litigio di un paio di ore prima non aveva nessuna importanza.
<< Bene >> annunciò Taregan sollevando lo sguardo dall'orologio:<< Diagon Alley, la Gringott. Un gruppo di sessanta, massimo settanta mangiamorte e undici dissennatori. Attacco iniziato sette minuti e mezzo fa. In dieci minuti ci raggiungeranno anche gli infermieri. Smaterializzatevi, portate in salvo i civili e non vogliamo prigionieri. >> lapidario come al solito, si lanciò un'occhiata intorno e, girando su se stesso, si smaterializzò, subito seguito dagli altri.
Ricomparvero nella via principale di Diagon Alley, ai piedi della scalinata della Gringott che, come annunciato, era sotto attacco.
Hermione si lanciò un'occhiata intorno e studiò gli avversari, mentre i componenti della sua squadra sguainavano armi e bacchette:<< Non sono mangiamorte esperti. >> annunciò sicura:<< Per lo più giovani reclute alla loro prima missione. Al massimo una decina di mangiamorte esperti. Stanno cercando qualcosa, devono aver avuto l'ordine di non distruggere la Gringott ma infiltrarvisi >>.
Tutti annuirono:<< Bene, allora buona fortuna ragazzi >> esclamò Angelina, prima di gettarsi nella mischia lanciando uno schiantesimo contro ad un incappucciato.
Hermione sorrise e si fece avanti a sua volta, seguita da Harry, Ron e gli altri.
Nel mentre gli incappucciati si stavano accorgendo di non essere più soli e spostavano lentamente l'attenzione dalla Gringott ai guerrieri della S.A.S.C.O.. La riccia sollevò la bacchetta e, con un movimento fluido del braccio, immobilizzò e legò insieme due mangiamorte, per poi voltarsi velocemente a parare un Sectumsempra lanciato da chissà chi.
Rilanciò indietro l'incantesimo ed estrasse velocemente le due spade, pronta a fronteggiare un uomo particolarmente corpulento che le si avvicinava brandendo una mazza ferrata. Schivò con facilità un paio di colpi, per poi lanciarsi in avanti e tagliare di netto la gola dell'uomo.
Soddisfatta si guardò intorno e vide ciò che avrebbe sperato di non vedere mai: una lampo di luce verde si stava dirigendo velocemente verso Ron che, a pochi metri di distanza, combatteva da solo contro tre incappucciati. Non ci pensò nemmeno per un secondo; si lanciò in avanti ed estrasse la bacchetta:<< Protego Horribilis! >> urlò creando uno scudo tra la maledizione ed il rosso.
La schianto con l'Avada Kedavra fu terribile. Si era già trovata a farsi scudo da Maledizioni Senza Perdono, ma mai aveva dovuto proteggere qualcun altro da anatemi tanto potenti. L'impatto con lo scudo creò un piccola esplosione che fece voltare Ron, che fino a quel momento del tutto inconsapevole della situazione.
Approfittandosi della distrazione del rosso, uno dei mangiamorte lo colpì alla testa con l'elsa della sua spada, facendogli perdere i sensi.
Hermione, ancora un po' stordita dall'impatto dei due incantesimi, osservò la scena impotente. Vedendo Ron riverso a terra però, si fece forza e si alzò in piedi. Estrasse un coltello dalla cintura e lo lanciò, con precisione magistrale, verso l'uomo che aveva lanciato l'Avada Kedavra, colpendolo dritto in mezzo agli occhi. Poi, brandendo la bacchetta, si lanciò verso i tre contro cui poco prima combatteva Ron. Neutralizzò il primo con uno schiantesimo ben assestato, per poi concentrarsi sugli altri due che le diedero filo da torcere, bombardandola di incantesimi che lei, anche se con un po' di difficoltà, parò e schivò alla perfezione. Alla fine lanciò un potente Bombarda Maxima che li fece saltare in aria e poi ricadere a terra svenuti. Accertatasi che nessuno dei tre era più in grado di reagire, corse a controllare in che condizioni fosse Ron.
Il rosso era riverso a terra, gli occhi chiusi ed un rivolo di sangue che gli scendeva dalla tempia fino al mento. Gli poggio due dita sul collo e, con sollievo, constatò che il suo cuore batteva ancora. Facendo un lungo sospiro sollevò lo sguardo per guardarsi intorno e vide che i mangiamorte ancora in piedi erano davvero pochi e chi ancora stava combattendo era sul punto di soccombere agli incantesimi dei suoi compagni.
Molto più tranquilla si portò in grembo la testa di Ron e gli puntò contro la bacchetta:<< Ferula >> ordinò facendo comparire delle strette bende attorno alla sua fronte:<< Innerva >> aggiunse facendogli riprendere i sensi.
Il rosso sbatté un paio di volte le palpebre, prima di riuscire a mettere a fuoco il volto di Hermione:<< Ehi... >> salutò con un sorriso un po' sgrembo, mentre la testa gli girava e sentiva un leggero senso di nausea.
La ragazza gli sorrise, di uno dei sorrisi più sinceri che le avesse visto in viso negli ultimi quattro anni:<< Ehi >> rispose lei, con voce un po' rotta:<< mi hai fatto preoccupare >> aggiunse.
<< Come è andata la battaglia? >> chiese Ron, cercando di trovare l'equilibrio per rimettersi in piedi ma senza risultati.
Hermione si lanciò un'altra occhiata intorno:<< Non ti preoccupare, come avevo detto non erano mangiamorte esperti, c'è voluto poco per farli cedere. Stanno facendo prigionieri gli ultimi sopravvissuti proprio ora, ormai siamo fuori pericolo >>.
Ron annuì palesemente sollevato e le lasciò ricadere la testa in grembo:<< Bene, allora posso dormire >> commentò tra sé, chiudendo gli occhi.
Proprio in quel momento, Hermione si accorse della figura di Harry che gli correva incontro:<< Ron, Hermione! >> chiamò:<< State bene? >>.
Il moro sembrava star bene; la tuta era decisamente sgualcita e riportava un brutto taglio sulla spalla destra, ma per il resto era tutto a posto:<< Benissimo. Ron si è preso una botta in testa ma l'ho già medicato, io sono solo un po' affaticata >> spiegò.
Harry annuì tirando un sospiro di sollievo. Si lasciò sfuggire un sorrisino guardando i suoi amici, per poi aggrottare le sopracciglia, notando che il capo di lui era appoggiato sulle cosce di lei che aveva le mani tra i suoi capelli:<< Ehm... Hermione >> fece piano, grattandosi la nuca:<< sbaglio o tu e Ron vi state... si insomma... toccando? >> domandò stupito.
La ragazza sbatté le palpebre, osservando ciò che stava facendo quasi come se non se ne fosse accorta. Una volta resasi conto della situazione, scattò all'indietro, rischiando di far sbattere la testa al rosso che, per protesta, iniziò a imprecare borbottando.

'Sera ragazzi
non avete idea di quanto mi senta in colpa per questo ritardo, ma ho avuto problemi di salute e sono stata ricoverata per quasi un mese in ospedale per delle analisi (non vi preoccupate, non è nulla di grave) e là le possibilità e la voglia di scrivere non erano molte... in ogni caso eccomi tornata! :D

So che il capitolo non è uno dei migliori, ma prometto che mi farò perdonare con i prossimi.
Guardate il lato positivo, il rapporto tra Ron ed Hermione sembra aver fatto un minuscolo passo avanti ed è anche entrata in scena Luna (ammore!).

Ci vediamo con il prossimo capitolo e prometto che sarò puntuale!
Un bacio,
Chanel

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Capitolo 7
*** Guarigione ***


-Guarigione
Ginevra Weasley era abituata, ormai da quasi quattro anni, a passare ore, notti, giorni e addirittura settimane, ad aspettare che le persone più importanti della sua vita tornassero a casa, possibilmente tutte intere.
In quei quattro anni, era diventata quasi un'esperta di ferite e traumi, tanto che pensava, una volta finita la guerra, di riprendere a studiare, magari proprio come medimaga o infermiera.
Tutta questa esperienza però, non poteva cancellare del tutto lo spavento che si prendeva ogni qualvolta dall'accademia qualcuno le mandava un gufo per avvisarla che Bill, Harry, Ron, Charlie, Fleur o Hermione erano finiti in infermeria dopo uno vero e proprio scontro o un allenamento particolarmente realistico.
Proprio per questo, in quel momento, la rossa si stava smaterializzando nel giardino dell'accademia con indosso un paio di pantaloni marroni sgualciti ed un pesante golf rosa polvere. Senza perdere tempo si avviò verso la porta d'entrata, dove un uomo abbastanza in là con gli anni le rivolse un sorriso gioviale:<< Buongiorno signorina Weasley, come sta oggi? >> domandò mentre la ragazza gli tendeva la bacchetta.
<< Starò meglio quando mi sarò accertata che siano tutti interi... >> borbottò dondolandosi nervosamente sui tacchi, mentre Jeff posizionava la sua bacchetta su una specie di bilancia ronzante.
<< Non si preoccupi >> la rassicurò l'uomo:<< i suoi amici hanno la pellaccia dura >>. Ginny gli rivolse un mezzo sorriso e lui prese una manciata di polvere lilla e gliela lanciò addosso, facendola starnutire:<< Mi scusi signorina, è la procedura >>.
Lo rossa si strofinò il naso e sbatté le palpebre:<< Non si preoccupi, ormai ci sono abituata. Arrivederci >>.
<< Arrivederci, signorina Weasley >>.
Dopo aver recuperato la bacchetta ed essersi scrollata di dosso la polvere che serviva per controllare la possibile presenza di incantesimi di camuffamento, entrò nell'accademia e, con passo sicuro, si incamminò verso l'infermeria.
Come prevedibile, la porta era chiusa e davanti ad essa si erano radunate una decina di persone. Con un po' di sorpresa, riconobbe suo fratello Fred:<< Ehi Fred... >> lo chiamò, poggiandogli una mano sul braccio.
Il ragazzo sollevò lo sguardo, per incrociare le iridi color cioccolato della sorella e rivolgerle un sorriso un po' tirato:<< Ehi Ginny >> la salutò accarezzandole i capelli:<< come mai anche tu da queste parti? >>.
<< Ormai dovresti sapere che quando quei pazzi si rompono qualcosa tocca a me rimettere insieme i pezzi. >> rispose lei, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa:<< E tu? >>.
Fred si strinse nelle spalle ed affondò le mani nelle tasche dei pantaloni:<< A quanto pare Angelina si è rotta una gamba. Non è nulla di grave, ma non si fidano a lasciarla andare a casa da sola; Kara è venuta a dirmi di non preoccuparmi, tra pochi minuti dovrebbe uscire >>.
Ginny annuì sollevata:<< E gli altri? Bill, Harry, Ron... >>.
<< Stanno tutti bene. >> spiegò il ragazzo, lanciando un'occhiata verso la porta dell'infermeria:<< Ron deve aver battuto la testa o qualcosa di simile, ma a parte questo e qualche graffio stanno tutti bene >>.
La rossa tirò un sospiro di sollievo e si poggiò al muro alle sue spalle, mentre i battiti del suo cuore si stabilizzavano del tutto.
Proprio in quel momento la porta dell'infermeria si spalancò, lasciando uscire un gruppo di una ventina di ragazzi dall'aspetto un po' ammaccato ma comunque tutti interi. Tra questi Harry Potter che, una volta vista la fidanzata, le corse incontro e la baciò con forza, sollevandola addirittura di qualche centimetro da terra.
<< Stai bene! >> gli sussurrò lei in un orecchio, stringendoselo al petto.
Harry ridacchiò contro l'incavo del suo collo:<< Come al solito >> rispose tirandosi leggermente indietro:<< guarda, solo un graffietto >> aggiunse indicandosi la spalla dove la maglia nera era stracciata e metteva in mostra una cicatrice rosata.
Ginny la sfiorò con le dita, poi alzò gli occhi al cielo:<< Mai una volta che mi torni a casa come eri uscito >> si lamentò.
Il moro alzò gli occhi al cielo e, continuando ad abbracciare la ragazza, spostò lo sguardo su Fred che osservava l'infermeria con aria preoccupata:<< Ehi Fred, tutto ok? >> chiese.
Il rosso annuì, senza guardarlo:<< Mi chiedevo solo... >>.
<< Non ti preoccupare, Angelina è con Kara. >> disse l'altro intuendo cosa tormentasse il ragazzo:<< Non le è successo nulla di grave, le hanno spezzato una gamba con un incantesimo ma è già a posto, ora Kara le sta sistemando un paio di escoriazioni ma tra dieci minuti sarà come nuova, c'è solo il rischio che per un paio di giorni abbia un po' male a camminare... >>.
Fred – che in quei pochi minuti si era già immaginato chissà cosa – tirò un sospiro di sollievo:<< Grazie Merlino! >> esclamò. Poi, pensandoci un po' su, scoppiò a ridere:<< Questo vorrà dire che a George toccherà occuparsi del negozio da solo per un po'... insomma, non vorrete certo che lasci la mia povera Angie a casa tutta sola... >>.
Ginny alzò gli occhi al cielo:<< Angelina vive con i suoi genitori >> gli ricordò:<< e poi mica le hanno tagliato una gamba! Ha bisogno solo di un po' di riposo... >>.
<< Sì, certo, ma questo George non lo sa... >> le disse il fratello, facendole l'occhiolino.
Prima che qualcuno potesse ribattere, la porta si aprì di nuovo e questa volta ne uscirono Bill, Charlie ed Hermione, assieme ad un'altra decina di auror.
La rossa, sorridente, si sciolse dall'abbraccio del fidanzato e corse a stringere i fratelli:<< Oh, ragazzi! Mi avete fatto stare così in pensiero! Ma dov'è Ron? >>.
<< Ha battuto la testa, Kara sta finendo di visitarlo per controllare che sia tutto a posto >> rispose Hermione, lanciando un'occhiata significativa a Ginny.
Quest'ultima si voltò verso di lei e, sollevando un sopracciglio, la squadrò da capo a piedi, incrociando le braccia sotto il seno. Evidentemente non si era dimenticata del piccolo scontro avvenuto pochi giorni prima alla Tana:<< E tu? Come stai? >> le chiese, con fare inquisitorio.
La riccia si strinse nelle spalle ed allungò le braccia:<< Ho un po' esagerato con un Bombarda Maxima >> spiegò indicando i minuscoli tagli che le percorrevano interamente le braccia e il collo.
La rossa si avvicinò un po' e sfiorò appena quelle piccole ferite:<< Fanno male? >> domandò.
Hermione scosse la testa:<< Sono solo graffi >>.
Ginny annuì tra sé poi e, dopo qualche secondo di riflessione, le rivolse un mezzo sorriso:<< Bene. Sono contenta che tu non ti sia fatta nulla di grave >> disse.
Ok, poteva andare meglio, ma era pur sempre un inizio...
<< E Remus? >> domandò Fred, senza comunque togliere gli occhi dall'entrata dell'infermeria.
<< Quel vecchio lupo si è beccato qualcosa – credo una pozione >> spiegò Charlie:<< e ha praticamente preso fuoco. Aveva metà faccia sfigurata ma Kara e un medimago gliel'hanno messa a posto, ora sta riposando >>.
<< Per fortuna! >> esclamò Ginny che inizialmente si era preoccupata.
<< Infatti, ti immagini che sfiga se oltre le cicatrici si fosse ritrovato anche le ustioni? >> domandò Bill.
Fred sollevò un sopracciglio:<< Poi detto da uno che di cicatrici in faccia se ne intende... >> commentò con un ghigno divertito.
I ragazzi scoppiarono a ridere, lasciando che gli ultimi rimasugli di tensione li abbandonassero. Ginny prese un bel respiro e sorrise: stavano tutti bene. Sì, certo, un po' stanchi ed ammaccati ma sani e salvi. Passò un braccio attorno alla vita di Harry e gli poggiò la testa sulla spalla:<< Prima o poi mi farete prendere un infarto >> disse sotto voce, facendo scoppiare nuovamente a ridere il fidanzato.
La porta si aprì di nuovo e ne uscì Ron con la testa fasciata, insieme ad un uomo di mezza età con un braccio legato al collo. I due si scambiarono un cenno con il capo, poi il rosso raggiunse il gruppo:<< Ehila! >> esclamò:<< Che si dice, ragazzi? >>.
<< Ginny si stava lamentando perché sperava che questa volta qualcuno ci rimanesse secco >> rispose Charlie, beccandosi uno scappellotto da parte della sorella.
Il più giovane dei fratelli scoppiò a ridere e circondò con un braccio le spalle della ragazza:<< E invece anche questa volta ti è andata male... siamo tutti interi... più o meno! >> si corresse indicando la benda che gli fasciava i capelli rossi.
La giovane sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, andando a mettersi al fianco di Fred:<< Siete degli sciocchi! Voi ci scherzate tanto su mentre io, Fred, la mamma e gli altri siamo qui preoccupatissimi per quello che... >>.
Un urletto – che sembrava comunque il canto di un usignolo – interruppe la rossa. Quella che era probabilmente la più bella ragazza ad aver mai messo piede nell'accademia, si fece largo tra la gente davanti all'infermeria, ignorando bellamente i tanti sguardi di apprezzamento di ogni esponente di sesso maschile - e non solo – presente lì intorno, si gettò tra le braccia del fidanzato:<< Oh Bill! >> esclamò nascondendo il viso nel suo petto.
Il ragazzo, dopo aver fulminato con lo sguardo chiunque avesse osato anche solo guardare Fleur per più di due secondi, le posò un bacio tra i setosi capelli dorati:<< Non preoccuparti amore, va tutto bene >> la rassicurò.
<< Mon amour, sono stota così spavontata! >> esclamò lei strofinando il viso contro la sua maglia.
Bill, ignorando volutamente le occhiate ammiccanti dei fratelli, la strinse maggiormente a sé:<< Te l'ho detto, non mi sono fatto nulla, solo qualche graffio >>.
<< Lo sapovo, lo sapovo che dovevo restar avec toi! >> si rimproverò, facendo qualche passo indietro:<< Non dovovo andare in missìon quando sapovo che la situasìon ici era così bruttà! Fammi vedere i groffi >>.
Il rosso, alzando gli occhi al cielo, si sporse in avanti per mostrarle qualche cicatrice che gli ricopriva il collo:<< Si aggiungono solo a quelle che avevo prima >> commentò con un sorriso.
Fleur scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi:<< Quel mostro! Sarò felice solo il jorno in cui sarà mor! >> esclamò carezzando il volto del fidanzato.
<< Calma Fleur, la vendetta non porta da nessuna parte >> cercò di tranquillizzarla Remus, comparso in quel momento con metà faccia ricoperta da uno strano unguento arancione che odorava di fieno.
La ragazza lo guardò male:<< Come puoi protondere chi io sto calma quando il mon amour torna a casa tutto... gratujiatò! >> gli rispose, sventolandogli un dito sotto il naso.
L'uomo, astutamente, fece un passo indietro e sollevò le mani in segno di resa:<< Mai mettersi contro una donna preoccupata per i propri cari. >> disse più a se stesso che agli altri:<< Hai ragione, Fleur, ma non ti devi preoccupare, Bill ha la pellaccia dura >>.
<< Sûrement! >> esclamò lei, tornando ad allacciarsi al fianco del rosso con aria possessiva:<< Bill è il meilleur di touti! >>.
Inutile è parlare dei commenti che seguirono questa battuta.
Una decina di minuti dopo anche Angelina uscì dall'infermeria con la gamba bendata per tutta la lunghezza dalla caviglia alla coscia e due stampelle di quelle che si mettono sotto le ascelle a sorreggerla.
Pian piano tutti lasciarono l'edificio, vogliosi di tornare a casa e godersi un po' di tranquillità prima dell'indomani, quando avrebbero dovuto tornare all'Accademia per i soliti allenamenti.
Harry, Ron, Hermione e Ginny furono gli ultimi ad andarsene; mentre percorrevano i corridoi che li avrebbero portati all'esterno, il rosso si affiancò ed Hermione:<< Ehi >> disse avvicinandosi.
<< Ehi... >> rispose lei un po' stranita, mentre Harry e Ginny rallentavano il passo per lasciargli un po' di privacy.
<< Volevo... parlare un po' di ciò che è successo ieri ed oggi >> spiegò Ron, dopo essersi schiarito la gola.
La riccia sbatté le palpebre, un po' stupida dal fatto che lui – forse per la prima volta in tutta la sua vita – volesse prendere in mano la situazione:<< Ehm... certo >> rispose seguendolo nel giardino, dove le ultime luci del tramonto lasciavano il posto al buio della notte.
Il ragazzo, forse un po' imbarazzato, si mise a smuovere un sasso con la punta della scarpa:<< Posso sapere cosa ho fatto di così male questa mattina a casa tua? Cioè, ovviamente so di non essermene uscito con un commento proprio... delicato, ma non pensavo che la tua reazione potesse essere così esagerata! >>.
Hermione distolse lo sguardo e prese un lungo respiro; la sua massima ambizione per quella serata non era di parlare con lui dei suoi sentimenti:<< Ascoltami Ronald, cancelliamo questi due giorni, ok? >> propose.
Lui scosse la testa:<< Non questa volta, Hermione. Non puoi pretendere che quando per la prima volta dopo anni riesco ad aprire uno spiraglio in quella specie di muro che sei diventata e tu pretendi che mi tiri indietro proprio ora? >> chiese.
<< Perché non c'è niente da dire >> rispose la ragazza incrociando le braccia con aria decisamente infastidita.
Ron scosse la testa, quasi divertito dalla testardaggine dell'amica:<< Ascoltami, se non vuoi dirmelo è ok, ma non puoi davvero pretendere di sostenere che sia tutto normale, che tu non abbia nessun problema; sei troppo intelligente per farlo >>.
Hermione lo fissò per qualche secondo, indietreggiando involontariamente di appena un passo:<< Ti ho detto che non c'è nulla, soprattutto non c'è nulla che ti riguardi >> rispose assottigliando lo sguardo, con voce più dura.
<< No, certo che no! >> disse il rosso, perdendo completamente quel po' di serena ironia con cui aveva affrontato il discorso fino a quel momento:<< Tutti gli indizi mi dicono che probabilmente ti porti a letto ogni uomo che incontri – escluso me e spero Harry – ed io dovrei credere che non c'è nulla di anormale in questo! >>.
In quell'istante parve che tutto si fosse congelato. La mora sgranò gli occhi e rimase a fissare l'amico come inebetita, non riusciva a credere che lo avesse fatto di nuovo.
Due volte in una giornata: sta diventando un'abitudine, cazzo!
<< Oh cazzo... >> esclamò il ragazzo, appena resosi conto di ciò che aveva detto:<< io non... davvero non... non ho pensato a quello che dicevo... sai che... io non... ovvio che... non credo... insomma, tu sei... cioè non... >>.
Hermione rimase a fissarlo per qualche secondo, le mani sui fianchi e gli occhi ridotti a due fessure. Se non fosse stata infuriata, si sarebbe divertita a vederlo incespicare così con le parole:<< Con chi o quanto scopo non sono fatti tuoi. >> sottolineò senza scomporsi:<< Per quanto te ne dovrebbe fregare, io potrei anche farmi fottere da un ippogrifo >> aggiunse senza negare nulla di ciò che lui aveva detto anche perché... insomma, non aveva esattamente tutti i torti.
Lui, allibito da ciò che si era lasciato scappare e dalla crudezza con cui lei gli aveva risposto, non riuscì ad articolare nulla di meglio che un patetico:<< Lo so ma io... >>.
La ragazza gli lanciò uno sguardo glaciale, zittendolo subito:<< Lascia perdere Ronald, sappiamo bene entrambi che non sei mai stato bravo con le parole. Sta' zitto che fai più bella figura >> e senza aggiungere nulla, fece un paio di passi indietro e si smaterializzò.

'Sera ragazzi :D
Capitolo più corto del solito e non particolarmente movimentato (e pubblicato in ritardo per di più... sono proprio una merda!) ma si può dire che è in preparazione al prossimo che sarà abbastanza... rivelatorio (?).

Mi dispiace tantissimissimo che Hermione e Ron continuino a fare (moooolti) passi indietro, ma sono pur sempre Ron ed Hermione, non vi sarete certo aspettati che bastassero un paio di parole gentili per fare mettere insieme 'sti due, no? 
Quindi abbiate solo un po' di pazienza, vi prometto che (prima o poi) avrete un bel "happy ending" (:

Colgo anche l'occasione per augurarvi un buon Natale (ok, so di essere in ritardo), un buon Capodanno, una buona Epifania, una buona Pasqua... ok, forse sto esagerando ._. Comunque avete capito il concetto, buone feste :DDD

E... niente, ci vediamo al prossimo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate anche solo con una recensioncina piccola piccola piccola

Un bacio, Chanel

 

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Capitolo 8
*** "Si chiama essere completamente rincoglioniti, Hermione Granger! " ***


Prima che iniziate a leggere, devo farvi una comunicazione di servizio: Ho qualche problemino per quanto riguarda i rating, nel senso che non li so valutare; in questo capitolo c'è una scena un po' forte, diciamo che più che arancione è tipo un color salmone scuro (?), forse un NC17... comunque, tralasciando la mia ignoranza, non è una scena a luci rosse, ma non vorrei rischiare di turbare qualcuno, quindi ci metterò un segno arancione all'inizio e alla fine, in modo che volendo possiate saltarla, in ogni caso non è fondamentale alla trama (:
La smetto di rompere le palle! Enjoy it ;)

- "Si chiama essere completamente rincoglioniti, Hermione Granger!"
Harry – come Ron, Bill e Charlie – se ne stava seduto al tavolo della cucina della Tana con lo sguardo basso, a subirsi la ramanzina della signora Weasley.
<< … nessuna notizia! Nemmeno un gufo! >> stava urlando la donna.
Senza farsi vedere però, sorrideva tra sé e sé, con la mano intrecciata a quella di Ginny, seduta accanto a lui.
<< Voi volete proprio farmi morire! M-o-r-t-a! Morta volete vedermi! Non è possibile che tutte le volte... >> stava continuando Molly, agitando con aria minacciosa un pesante mestolo da cucina sotto i loro nasi.
Dal punto di vista di Ginny, la scena era abbastanza ironica. Vedere tre uomini ben piazzati, con il fisico scolpito da anni di addestramento ed indosso i vestiti ancora chiazzati di sangue e terra, messi a tacere da una donnetta bassa e grassoccia non era una scena che si vedeva tutti i giorni, a meno che non si frequentasse la Tana.
La strigliata andò avanti altri dieci minuti buoni finché la signora Weasley non li mandò a – testuali parole – fare qualcosa di utile prima che lei riuscisse laddove i mangiamorte avevano fallito. A quelle parole i fratelli Weasley e Harry se la diedero a gambe, lasciando Molly da sola in cucina da dove sapevano, non sarebbe uscita per diverse ore.
Rintanati in salotto, lontani dal suo mestolo e dalle imprecazioni che la donna gli stava ancora lanciando contro, i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo; nonostante non avesse mai alzato le mani su uno dei suoi figli, Molly Weasley da arrabbiata faceva più paura di una femmina di Ungaro Spinato a cui hanno sottratto le uova.
<< Harry... c'è un problema >> sussurrò Ron serissimo, guardando l'amico che stava giusto per prendere posto sul divano.
<< Che tipo di problema? >> gli chiese il moro, sbuffando appena mentre diceva addio ai tanti agognati cinque minuti di tranquillità.
Il ragazzo si dondolò un attimo sui talloni, lanciando un'occhiata ai fratelli:<< Io non... >> iniziò.
<< Cos'è? Adesso hai dei segreti con noi, fratellino? >> gli domandò Bill, lanciandogli un ghigno divertito subito seguito da Charlie.
Ron gli rivolse un'occhiataccia e tornò a parlare con Harry, ignorando completamente i due e la sorella:<< Ho nuovamente litigato con Hermione. Cioè, non abbiamo proprio litigato è solo che... sì, insomma... diciamo che stavamo parlando e lei mi ha fatto arrabbiare e io l'ho accusata di... essere una ragazza un po'... facile... di nuovo >> ammise con le guance rosse d'imbarazzo.
Harry alzò gli occhi al cielo e scosse la testa:<< Non posso credere che... >> ma la sua risposta fu interrotta sul nascere da un forte tonfo che, voltandosi, scoprì essere stato causato da Charlie che era praticamente ruzzolato giù dalla sua poltrona.
<< Ehm... tutto bene, Charlie? >> gli domandò Ginny, vedendo che si tirava in piedi con il volto cereo.
Il rosso scosse la testa:<< Io credo... >> iniziò, prima di fermarsi per prendere un lungo respiro:<< credo di dovervi dire una cosa >>.
Tutti trattennero il fiato escluso Bill che si coprì il volto con le mani.
 
*****
 
   Hermione, senza farsi vedere, agitò la bacchetta per aprire la serratura della porta di casa sua e diede una spinta all'uomo che era con lei perché entrasse nell'appartamento.
Era un babbano e lei non avrebbe mai lasciato che un babbano che non conosceva entrasse in casa sua, ma quella era... una notte speciale, per così dire.
Dopo aver parlato con Ron, non aveva neanche rimesso piede a casa, si era direttamente infilata nel bagno di uno squallido pub babbano per trasfigurare i pantaloni arancioni in una gonna corta, accentuare la scollatura della canottiera e lavarsi di dosso i residui di sangue, per poi andare al bancone ed ordinare un bicchiere di brandy, con le braccia ricoperte di piccole cicatrici e lividi non guariti del tutto a chiazzarle l'intero corpo.
Il bar si trovava alla periferia di Londra e, considerando lo stato pietoso in cui erano ridotti i tavoli e le facce della gente che lo frequentava, non doveva avere una buona reputazione. In quel momento però non le interessava assolutamente nulla dell'ambiente: era lì per ben altro.
Pochi minuti dopo un ragazzo sulla trentina le si era avvicinato e le aveva poggiato una mano sulla coscia, ma lei lo aveva cacciato quando, presentandosi, aveva detto di chiamarsi Rolland.
Alla fine aveva trovato un uomo con più del doppio dei suoi anni, un osceno puzzo di alcool addosso e la fede al dito, e se lo era portato a casa, senza voler sapere il suo nome.
Non gli diede il tempo di guardarsi intorno; lo prese per la giacca e se lo trascinò dietro fino alla sua camera da letto.
L'uomo era di qualche centimetro più alto di lei ed aveva un po' di pancia da birra, senza contare il principio di calvizie. Senza bisogno di fargli mezza domanda poteva immaginarsi la storia della sua intera vita: a vent'anni, pieno di sogni e di speranze, aveva incontrato una ragazza bellissima di cui si era follemente innamorato ed aveva subito sposato, i figli erano arrivati presto, troppo presto, e lui era stato costretto ad accantonare i suoi sogni, poi i bambini erano cresciuti e lui era diventato troppo vecchio per rimettersi in pista e cercare un nuovo lavoro o ricominciare a studiare; così ora, a cinquant'anni suonati, si ritrovava con una donna per la quale aveva perso l'interesse, dei figli che avevano circa l'età di Hermione ed erano partiti per inseguire i loro di sogni, ed un vuoto nel petto che poteva colmare solo con una bella bottiglia di liquore o una scopata. Per mezzo secondo ebbe pena per lui, poi però si ricordò che la pena era un sentimento che poteva provare la vecchia Hermione – quella debole ed indifesa – non lei.
Si tolse la giacca, afferrò l'uomo per la cravatta e, con un movimento veloce, lo girò con la schiena rivolta al letto, per poi spingerlo a sdraiarvisi sopra e salirci a cavalcioni. Senza neanche lasciargli il tempo di respirare, si avvento sulla sua cintura e sulla chiusura dei pantaloni.
<< Siamo impazienti... >> ghignò l'uomo con la voce distorta dall'alcool, iniziando a vagare con le mani sulle sue cosce.
A quel gesto lei gli schiaffeggiò le mani e gli rivolse uno sguardo di fuoco, costringendolo a rimanere fermo. Riprese ad armeggiare finché non riuscì ad aprirgli i pantaloni ed abbassarli, insieme alle mutande, fino alle ginocchia. Senza nemmeno alzarsi, si diede una spinta con il bacino e si spostò gli slip quel tanto che bastava, senza neanche slacciarsi la gonna.
Chiuse un istante gli occhi - dopo aver preso un bel respiro -, si posizionò meglio sull'uomo che, del tutto ignaro di ciò che stava accadendo nella mente e nel cuore della ragazza, era già eccitato e diede una spinta.
Si lasciò sfuggire un gemito che sembrava più un ringhio e cominciò a muoversi, nonostante facesse male a lei per prima, sempre più velocemente. Sotto di lei, l'uomo prese a respirare affannosamente e gemere, mentre le sue spinte si facevano man mano più profonde e rapide.
Lanciò un urlo frustrato: voleva fargli male, voleva far soffrire quell'inutile ometto come stava soffrendo lei, o forse voleva solo far male a se stessa.
Afferrò le sue mani - che avevano ricominciato a vagare sui suoi fianchi - e le bloccò, conficcandogli le unghie nei polsi.
In quel momento lui parve accorgersi che qualcosa non andava, perché smise di gemere ed iniziò a guardarla in faccia:<< Tutto b...? >> tentò di chiedere, ma lei non glielo permise, iniziando a spingere con un ritmo forsennato, tanto forte e veloce da far male ad entrambi.
Hermione lo vide spalancare gli occhi e stringere il lenzuolo del letto tra le mani, ma non si fermò. Continuò ad urlare ad ogni spinta, stringedo i suoi polsi tra le mani e mordendosi le labbra a sangue.
Alla fine si staccò velocemente da lui e rimase a fissarlo.
Era immobile, sdraiato sul suo letto con i piedi che penzolavano dal materasso, i pantaloni ancora abbassati, gli occhi sgranati ed i polsi segnati da tante piccole mezzelune rosse.
<< Vattene >> ordinò indicandogli la porta della stanza.
Lui sgranò gli occhi:<< Ma cosa...? >>.
<< Ho detto di andartene! >> ripeté Hermione, afferrandolo per la camicia e tirandolo in piedi.
<< Tu sei matta! >> esclamò l'uomo, riallacciandosi comunque i pantaloni prima di lasciare l'appartamento traballando un po'.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, la ragazza estrasse la bacchetta e, urlando, fece esplodere metà dei mobili che aveva in camera.
Continuò a lanciare incantesimi a vanvera, colpendo un comodino, la testiera del letto, un vaso e... la fotografia di lei, Ron ed Harry, che campeggiava sopra la cassettiera.
Lanciò a terra la bacchetta e corse a riprendere ciò che restava della foto: il vetro si era rotto in mille pezzi, la cornice spaccata e l'immagine braciata in un angolo. Nonostante lo stato in cui era ridotta, il suo viso, quello di Harry e quello di Ron a quindici anni continuavano a sorridere e fare boccacce.
Con il cuore il gola se la strinse al petto e, in silenzio, si mise a piangere.   
 
*****
 
<< Tu hai fatto cosa!? >> domandò Ron urlando, senza strangolare il fratello solo perché Harry e Bill lo tenevano saldamente per le braccia.
<< Eravamo entrambi sconvolti ed ubriachi >> cercò di difendersi Bill:<< Hogwarts era stata da poco distrutta, gli allenamenti della S.A.S.C.O. stavano uccidendo tutti e due e lei... >>.
<< Lei aveva sedici anni porca troia! Schifosissimo maiale che non sei altro! >> gli urlò contro il rosso, mettendo in seria difficoltà i due che cercavano di tenerlo fermo.
L'altro pensò, astutamente, di mettere un altro paio di metri di distanza tra se stesso ed il fratello:<< Tecnicamente ne aveva diciassette e mezzo... >> dopo aver visto l'occhiata che lui gli rivolse, decise di cambiare tattica:<< senti, so di aver sbagliato e che... insomma, non è stata per niente una buona idea ma lei... anzi no, noi... ne avevamo così bisogno... >>.
Ron la smise di lottare contro Bill ed Harry e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, scuotendo la testa:<< Hermione non avrebbe mai... >> iniziò.
<< Hermione avrebbe eccome >> lo corresse Harry, lasciando sorpresi tutti i presenti.
<< C-come scusa? >> domandò Ginny, rimasta in silenzio per tutta la durata del bisticcio fino a quel momento.
Il moro si passò una mano tra i capelli, indeciso se raccontare o no la verità:<< Io... hai presente quando la notte mi manda a chiamare il suo gufo ed io corro da lei? >> domandò alla fidanzata, arrendendosi con un profondo sospiro.
<< Sì, certo, >> rispose lei sorridendo appena, come a voler sottolineare per l'ennesima volta che la cosa non le dava assolutamente fastidio:<< per gli incubi >> aggiunse.
Harry scosse piano la testa, abbassando lo sguardo:<< Non è mai stato solo per gli incubi... >>.
<< Harry, non dire sciocchezze, certo che... >>.
<< No Ron, è vero, Hermione ha spesso gli incubi, ma non è questo il vero problema... >>.
Ginny gli si avvicinò e gli prese il viso tra le mani:<< Di cosa stai parlando, Harry? >> gli chiese guardandolo negli occhi.
Lui prese un bel respiro e, confortato dalle iridi castane della ragazza, si decise a raccontare tutto quel poco che sapeva:<< Ok, sedetevi che forse è meglio, soprattutto tu, Ron, non vorrei dover usare un Innerva >>.
 
*****
 
<< Mamma, mamma! Guadda il disegno, quetto sono io >> esclamò Ted, indicando una specie di macchia rosa con due occhi neri ed i capelli verdi, disegnata sul foglio che aveva in mano:<< quetta ei tu >> aggiunse spostando il dito paffuto verso sinistra dove stava una macchia un po' più grande con qualche striscia viola in testa, collegata alla prima da una linea color carne che stava ad indicare due braccia:<< e quetto è papà >> terminò tornando verso la destra della macchia-Ted dove stava una terza macchia ricoperta di linee scure e con i capelli marroni e grigi.
Tonks non poté non sorridere la figlio, che gongolava tutto soddisfatto per la sua opera d'arte:<< Ma è stupendo! >> esclamò scompigliandogli i capelli arancioni:<< Le cicatrici di papà sono proprio realistiche... >> aggiunse osservandole.
Il bambini fece un sorrisino furbo:<< Lo so che non ono così tante >> ammise:<< ma voglio fagli un cherzo! >>.
La donna annuì e si portò il figlio in grembo, mettendo da parte il libro che stava leggendo:<< Che biricchino! >> disse trasfigurando il proprio naso in modo che sembrasse quello di un topolino.
Ted scoppiò a ridere e, stringendo gli occhi, la imitò.
Continuarono a fare gli scemi per un po', senza smettere di ridere ed imitarsi, finché il piccolo non sbadigliò sonoramente.
<< Forse è ora di andare a nanna >> commentò Tonks, lasciando che lui le si appallottolasse in grembo ed appoggiasse la testa sul suo seno.
<< Non ho... sonno. >> si lamentò Ted, sbadigliando nuovamente:<< E poi voglio appettare papà >>.
A quelle parole il viso della ragazza cambiò di colpo. Gli occhi castani si riempirono di tristezza e le labbra le tremarono appena, mentre il cuore accelerava di un po'. Nonostante questo si costrinse a rivolgere al figlio un leggero sorriso:<< Questa notte papà non torna a casa >> gli spiegò costringendo la sua voce a non tremare:<< arriverà domani mattina >>.
<< Ma io non volio fae la nanna sensa papà >> si lamentò lui, lasciandosi sfuggire un altro sbadiglio.
Ninfadora, intenerita, gli fece una carezza sui capelli e se lo sistemò meglio in braccio, allungandosi per prendere una coperta appoggiata sulla testiera del divano e coprire entrambi:<< Cosa ne dici se invece adesso ci mettiamo qui a dormire e quando arriva ci facciamo svegliare da papà? >> prepose.
Ted parve rifletterci intensamente per qualche secondo, ma alla fine annuì con un sorriso stanco:<< Va bene mamma! >> disse prima di chiudere gli occhi e nascondere il viso nell'incavo del collo della madre.
Lei prese un lungo respiro ed iniziò ad accarezzargli piano i capelli arancioni, osservando il cielo fuori dalla finestra dove, stagliata contro il nero della notte, brillava la luna piena.
 
*****
 
La sveglia suonò come ogni mattina alle sei, causando le imprecazioni particolarmente colorite dell'unica abitante di quel piccolo appartamento di Diagon Alley.
La ragazza spense quel maledetto aggeggio infernale e si mise a sedere, stiracchiandosi tra uno sbadiglio e l'altro. Guardandosi intorno si rese conto di essere andata a letto vestita – più o meno – e che la camera era un completo disastro; cocci di vetro e ceramica sparsi per il pavimento, mobili scheggiati, ante dell'armadio spalancate... la cosa singolare fu che, nemmeno per un istante, si domandò come mai la camera fosse in quello stato, al contrario, nonostante si fosse appena alzata era del tutto consapevole di ciò che era accaduto la sera prima.
Si alzò dal letto e, dopo essersi tolta i vestiti mentre camminava, si chiuse nella doccia per lavarsi velocemente e poi asciugarsi con un colpo di bacchetta. Recuperò un completo intimo semplice, nero, e la divisa nera/arancione della S.A.S.C.O. per poi correre in cucina e bere il caffè mentre con una mano cercava di allacciarsi i pantaloni.
Quando si smaterializzò nel prato che circondava l'accademia – con il mantello allacciato male ed il borsone stretto in mano – era più che consapevole di essere, come al solito, in ritardo. Passò velocemente il controllo di Jeff e corse verso la lezione di incantesimi, legandosi i capelli, terribilmente impacciata per colpa del borsone.
Spalancò la porta dell'aula pronta a ricevere il solito cazziatone da Lupin, ma rimase sorpresa. In classe c'era un silenzio di tomba quasi allarmante. La stanza era molto più piccola del solito, somigliava più ad uno studio che ad una sala per allenarsi con gli incantesimi, il professore se ne stava, con gli occhi cerchiati di viola ed un aria ancora più trasandata del solito, chino a compilare qualche scartoffia e con lui non c'era nessun altro.
Sentendo la porta aprirsi, Remus sollevò la testa ed incrociò lo sguardo di Hermione:<< In ritardo come al solito... >> commentò con un sorriso stanco, prima di tornare a scrivere.
La ragazza fece un paio di passi nell'aula, un po' intimorita:<< Tutto bene, Remus? >> gli chiese.
L'uomo si strinse nelle spalle, senza sollevare lo sguardo:<< Ieri Luna Piena >> disse solo.
Hermione spalancò gli occhi:<< Ma come... insomma, ieri c'è stato l'attacco e sei stato ferito, non è possibile che... >> esclamò sbigottita, lasciando cadere al borsone ed avvicinandosi alla scrivania.
Lupin lasciò la piuma per guardarla ed allungò una mano, cercando di tranquillizzarla:<< Non ti preoccupare, ora sto bene. Diciamo solo che tra la battaglia e la Luna Piena questa è stata proprio una nottataccia >> spiegò cercando di sdrammatizzare.
La ragazza gli appoggiò una mano sulla spalla e la strinse:<< L'importante è che adesso sia tutto a posto. Sei un uomo forte Remus, davvero >>.
<< Non mi lusingare così, faccio solo ciò che posso >>.
Si sorrisero e rimasero qualche secondo in silenzio, mentre lui la guardava con un espressione paterna e lei guardava lui con aria ammirata.
<< E i ragazzi? Dove lì hai mandati? >> domandò Hermione dopo poco, rompendo quel attimo di sentimentalismo.
Il professore si strinse nelle spalle:<< Astrea è a casa con almeno cinque o sei costole fratturate, William si è preso un giorno di permesso per “starle vicino” - come se qui non si fossero resi conto tutti che c'è qualcosa tra i due... - e Ron – con la testa bendata e tutto il resto – non aveva proprio l'aspetto di uno pronto ad esercitarsi; così ho pensato di dare a lui, Harry, Daniel e ovviamente te, un'ora libera >> spiegò.
La ragazza si guardo un attimo intorno, incrociando le braccia:<< Ma... insomma, è proprio necessario che io mi prenda questa ora libera? >>.
<< In che senso? >>.
<< Nel senso che... beh, preferirei allenarmi >> ammise Hermione.
Remus le rivolse un mezzo sorriso:<< Diligente e volenterosa come al solito, eh? Come dice sempre la madre di Tonks: “l'ippogrifo perde le piume ma non il vizio”... va bene allora, preparati per una... lezione privata, per così dire >>.
La riccia non se lo fece ripetere due volte: sistemò l'attrezzatura in fondo all'aula, si legò i capelli e, con la bacchetta in mano, si piazzò al centro della stanza.
Il professor Lupin decise che Hermione padroneggiava bene l'Ardemonio, quindi passarono al Torreo. Come spiegò diligentemente Hermione, il Torreo era un incantesimo molto antico, praticato da centinai di anni dai maghi oscuri; deriva dal latino e significava asciugare, ardere ma anche seccare o inaridire dal freddo; per lanciarlo bisognava roteare la mano di mezzo giro verso l'esterno e pronunciare la parola “Teoreo” puntando al cuore dell'avversario, che, in una trentina di secondi, inizieva a seccare e congelarsi, pompando sempre meno sangue al corpo, fino a lasciarlo completamente gelato e disidratato, causandone la morte in pochi minuti.
Si allenarono insieme per tutta l'ora, fino a cadere a terra stremati e privi di forze a causa della potenza dell'incantesimo:<< Gra... zie >> sussurrò la ragazza, senza quasi riuscire a parlare a causa del respiro pesante.
Lupin fece un sorriso stanco:<< Non c'è di che, >> disse con gli occhi socchiusi:<< ora però penso sia meglio che tu vada a farti una doccia e ti riprenda un attimo prima della tua prossima lezione che inizierà tra... dodici minuti >> le consigliò lanciando un'occhiata all'orologio che aveva al polso.
Hermione annuì, lentamente, si rimise in piedi. Stiracchiò i muscoli delle braccia e si voltò verso il professore:<< Tu e Ninfadora siete fortunati >> sussurrò prima di aprire la porta.
<< In che senso? >>.
<< Non importa >> e, senza dare spiegazioni, lasciò l'aula.
 
*****
 
Ginny avanzò a passo di carica verso l'accademia, guardando dritta davanti a sé con sguardo truce, fino ad arrivare davanti a Jeff.
<< Buongiorno, signorina Weasley. >> salutò l'uomo, gentile come sempre:<< Come sta oggi? >>.
<< Di fretta >> rispose lei sbrigativa, tendendogli la bacchetta.
Capendo che non tirava una bell'aria, l'uomo prese velocemente la bacchetta e la posò su un aggeggio ronzante, per poi lanciare contro la rossa una manciata di polvere:<< Può andare, buona giornata signorina Weasley >> si affrettò ad augurare, non appena la polvere ebbe rivelato che non c'era nessun incantesimo.
Ginny non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver salutato, si lanciò oltre l'entrata dell'accademia. Erano appena passate le nove, quindi Hermione avrebbe dovuto essere, insieme a Ron, Harry e gli altri, alla lezione di storia.
Percorse i corridoi in fretta, senza bisogno di chiedere informazioni né fermarsi a salutare nessuno, fino a trovarsi davanti ad una porta identica alle altre, con scritto sopra a lettere dorate “Storia della Magia”. La spalancò senza esitazione.
Tutti i presenti – Harry, Hermione, Ron, Daniel, Caspian quello del Gruppo di Ricerca ed una donna sui trentanni che Ginny non conosceva – si voltarono a guardarla.
Lei ignorò tutti e si piazzò davanti ad Hermione:
<< Sei andata a letto con mio fratello ed io non ne sapevo nulla! >> le sbraitò quasi in faccia, stringendo forte i pugni.
Quella semplice frase ebbe il potere di scatenare l'inferno nella, solitamente tranquilla e silenziosa, aula di storia.
La professoressa Grey, indignata, si alzò in piedi:<< Signorina, come si permette di irrompere così nella mia classe e disturbare una lezione sui... >> iniziò a rimproverarla, senza essere ascoltata da nessuno.
Harry e Ron si lanciarono un'occhiata di intesa e, velocemente, si pararono tre le due ragazze, cercando di farle mantenere la calma.
Prima che Hermione potesse risponderle – o anche solo superare lo shock – Daniel si avvicinò al gruppetto con aria offesa:<< Ti sei fatta anche Ron!? >> domandò guardandola male:<< Perché non me lo hai detto!? >>.
<< Come sarebbe “anche Ron”? >> chiese Caspian, raggiungendoli a sua volta:<< E venuta a letto anche con te? >> aggiunse guardando Daniel.
Ginny, stupita ed un po' infastidita dalla reazione che aveva scatenato, tornò a guardare la riccia:<< Allora!? >> la spronò.
Hermione dovette sbattere un paio di volte le palpebre per tornare in sé:<< Io non sono mai andata a letto con Ron >> rispose mentre gli sguardi di tutti i presenti – professoressa compresa – si fissavano su di lei.
<< Sai benissimo che sto parlando di Charlie! >>.
Harry e Ron si diedero contemporaneamente una manata in faccia, mentre gli altri due rimanevano a bocca aperta ed Hermione scattava in piedi:<< Non sono fatti tuoi! >> esclamò quest'ultima a pochi centimetri dal viso della rossa.
<< Hai scopato con quello dei draghi!? >> chiese Caspian.
<< Certo che sono fatti miei! >> rispose Ginny ignorando il ragazzo:<< Lui è mio fratello e tu sei... sei una delle poche amiche che mi sono rimaste e... potevi parlarmene! Potevi dirmi che avevi bisogno di qualcuno... >>.
Quelle ultime parole fecero scattare Hermione:<< Io non ho bisogno di nessuno! >> urlò fuori di sé:<< E sì, mi sono fottuta Charlie, Daniel, Caspian, Jonathan, William, il segretario del Ministro l'altra settimana, un babbano sposato di cui non so neanche il nome e un'altra montagna di uomini! Ma questi non sono cazzi tuoi, né di nessun altro! >>.
Ron fece un passo indietro con gli occhi sgranati. Sapeva che la situazione era grave, ma non immaginava che fosse arrivata a quel punto:<< Hermione ma... >> provò a bisbigliare, subito interrotto dalla sorella.
<< E tutto questo come si chiama, se non “aver bisogno di qualcuno”, eh? >> domandò.
<< Non si chiama in nessun modo! Semplicemente mi piace scopare, è un male!? >>.
<< Si chiama essere completamente rincoglioniti, Hermione Granger! >>.
La riccia, infuriata nera, portò una mano alla bacchetta ma, prima che potesse fare qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentita, la porta dell'aula si spalancò di nuovo, lasciando entrare un Remus Lupin ancora più stanco e tirato di qualche ora prima.
L'uomo si fermò per prendere un bel respiro e si guardò intorno, cercando di analizzare la scena:<< Mi dispiace interrompervi... >> esordì:<< ma... Hermione, hanno catturato Draco Malfoy >>.

Bene bene, eccoci qui! 
Siete sopravvissuti al pezzo un po' più spinto? xD Spero di sì!
Escluso questo il capitolo mi sembra decisamente più movimentato e ricco di quello precedente, ma sopratutto Harry, Ron e Ginny iniziano a capire qualcosina di ciò che sta accadendo ad Hermione, e questo mi sembra molto importante(:

Per quanto riguarda il prossimo capitolo, come potete immaginare, ci sarà l'atteso (?) incontro tra Hermione e Draco, che avranno modo di parlare, urlarsi contro e non solo! (Non vi preoccupare, Ron ed Hermione 4eVeR!) 

Ci vediamo tra un paio di settimane, un grazie infinito a tutti, soprattutto ai pochi che ancora recensiscono e a elys che mi aiuta tantissimo (:

Chanel

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Capitolo 9
*** Vecchi nemici ***


-Vecchi nemici
Hermione si fermò con una mano poggiata al legno della porta, inspirando profondamente.
Non ci era mai riuscita molto bene, ma in quel momento allontanare dalla sua mente il grigio di quelle iridi le era completamente impossibile.
Strinse i pugni e mise una mano sulla maniglia laccata in oro, non le sembrava vero, ma aveva atteso quel momento per anni, non poteva certo rinunciare adesso.
Si fece coraggio ed aprì la porta.
Si ritrovò in una piccola stanza dalle pareti bianche e spoglie, l'unico arredamento era costituito da un tavolo in legno scuro e due sedie coordinate, poste ai due estremi del tavolo. Su quella più lontana dalla porta era seduto Draco Malfoy, con i polsi magicamente legati ed un grosso livido violaceo sullo zigomo sinistro.
I due si scrutarono in silenzio per qualche secondo e Draco capì subito chi aveva davanti e che, con ogni probabilità, era decisamente fottuto.
<< Malfoy >> salutò Hermione con voce glaciale, facendo un paio di passi verso di lui per poi prendere posto sulla sedia libera.
<< Granger >> rispose lui osservandola attentamente, cercando di valutare la situazione.
Lei si prese un secondo per osservarlo negli occhi, gli stessi occhi grigi che aveva fissato per un tempo indefinito quella notte di quattro anni prima. Quegli stessi occhi che la tormentavano praticamente tutte le notti, nei suoi incubi. Quegli stessi occhi che, tante volte, aveva anelato di vedere soffrire e spegnersi, possibilmente per mano sua.
Scosse piano la testa per allontanare quei pensieri e concentrarsi sul suo compito:<< Ti abbiamo cercato per tanto tempo, Malfoy >> esordì mettendosi più comoda sulla sedia.
<< Che devo dire? Sono bravo a nascondermi >> rispose il ragazzo stringendosi nella spalle, cercando – con successo – di nascondere l'ansia che gli attanagliava le viscere dietro l'aria strafottente che lo aveva sempre contraddistinto, fin dai tempi della scuola.
Hermione strinse i pugni, imponendosi di non allungare la mano per impugnare la bacchetta:<< Sono seria, Malfoy. Molto probabilmente entro qualche giorno sarai cibo per vermicoli. Io non farei tanto lo spiritoso fossi in te >>.
Draco si strinse nelle spalle, con aria disinteressata:<< Il mio destino è quello in ogni caso, no? >> commentò pratico.
Il ragionamento non faceva un piega ma, come ovvio, lei non gliel'avrebbe mai data vinta:<< Potrei renderti questi ultimi giorni di vita veramente... spiacevoli. Dipende tutto da come ti comporti... >> minacciò.
Il ragazzo declutì rumosamente, messo decisamente in soggezione dal modo di fare di quell'assurda ragazza, mentre la sbruffoneria lo abbandonava per un momento. Ovviamente però, cercò di non darlo a vedere:<< Da quando sei diventata così crudele, eh Granger? >> la punzecchiò.
A quelle parole lei scattò in piedi, diede un pugno alla superficie piana del tavolo ed estrasse la bacchetta, per puntarla alla giugolare del mangiamorte:<< Da quella notte quando tu sei rimasto a guardarmi mentre quel porco mi stuprava, brutto pezzo di merda! >> gli sputò a due centimetri dal viso, riversando su di lui tutta la rabbia repressa che le era corsa per le vene in quegli anni.
Draco non poté trattenersi dal ritrarsi, andando così a sbattere contro il muro alle sue spalle e trovandosi intrappolato tra esso e la auror, che aveva un'aria decisamente pericolosa. I suoi occhi incontrarono quelli di lei, brucianti di rabbia e disprezzo, determinati come erano sempre stati e forse anche di più. Non seppe cosa risponderle, troppo intimorito da quello sguardo e forse sentendosi anche un po' colpevole.
Si limitò e voltare la testa per non guardarla.
Hermione prese un respiro per calmarsi e si scostò da lui, con un sorriso sadico appena accennato, rinfoderando la bacchetta:<< Sei solo un povero vigliacco, Malfoy; non ti meriteresti nemmeno tutta questa attenzione. >> disse, con voce decisamente in contrasto con quella che aveva usato poco prima. Poi fece per allontanarsi, ma ci ripensò.
Aggirò il tavolo e gli si avvicinò, chinandosi su di lui finché le sue labbra non gli sfiorarono l'orecchio ed i suoi capelli biondissimi non le solleticarono una guancia:<< Quando sarà il momento, ti prometto che sarò io a mettere fino alla tua patetica vita. E lo farò lentamente, godendo di ogni tuo gemito >> sussurò lentamente prima di dargli le spalle e lasciare la stanza.
 
*****
 
Douglas Wheeler intrecciò le dita callose sul tavolo, prendendo un bel respiro. La situazione si era fatta più difficile di quanto pensasse.
<< Dovremmo ucciderlo. >> decretò Lorain Hopkins, con voce fredda e irremovibile:<< Loro farebbero lo stesso con uno di noi >>.
Tonks le rivolse uno sguardo scioccato:<< Ma è solo un ragazzo! >> protestò.
<< Non è solo un ragazzo, Ninfadora. È un mangiamorte, un assassassino come tutti gli altri >> la corresse Nathan, guardandola un po' dispiaciuto ma arresso a quell'idea che, effettivamente, quella era la realtà.
La donna gli lanciò un occhiataccia:<< Ha vent'anni. >> gli ricordò:<< Ha l'età di Harry e Ron >>.
Tutti si zittirono davanti a quell'innegabile verità. Malfoy aveva vent'anni ed era un mangiamorte, probabilmente assassino e che, se avesse potuto, avrebbe imprigionato e torturato nei peggiori dei modi tutti loro.
Wheeler diede un colpo di tosse e prese la parola, sapendo che, purtoppo, quelle decisioni non spettavano ad altri che a lui:<< Non credo che sia giusto decidere della vita o della morte di un ragazzo così giovane a tavolino. Se lo uccidessimo a sangue freddo, senza un giusto processo o almeno delle prove inconfutabili, ci ridurremmo al livello di coloro che sosteniamo di combattere >> spiegò, dopo averci riflettutto attentamente.
Tonks annuì soddisfatta:<< Quello che volevo dire io >> commentò.
Lorian sbuffò ed incrociò le braccia al petto:<< E quindi cosa credi di fare? >> domandò a Douglas:<< Dove lo lasceremo finché non avremo deciso cosa sia giusto farne di lui? >>.
<< Lo terremo qui in accademia. >> rispose lui:<< Non lo manderò ad Azkaban prima del processo – né dopo, se mi è possibile, considerando come si è ridotto quel posto – quindi rimarrà qui e verrà sottoposto ad interrogatori giornalieri. La signorina Granger mi sembrava ben disposta ad accuparsene... >>.
Gli altri si lanciarono delle occhiate dubbiose, sentendo quell'ultima frase.
<< Sei sicuro che sia una buona idea? >> domandò Lupin, scambiandosi uno sguardo significativo con la moglie.
<< E perché non dovrebbe esserlo? >> chiese Wheeler.
Nathan prese la parola:<< Lo sappiamo tutti che Hermione è una strega fantastica, che è bravissima a combattere sia con la bacchetta che con le armi che corpo a corpo ma... insomma, è una ragazza molto fragile, molto più di quanto possa sembrare >>.
<< Sciocchezze. >> intervenne la Hopkins:<< Questo è puro maschilismo, Nathan. Il fatto di essere una femmina non rende necessariamente Hermione debole! >> protestò.
Il maestro non riuscì ad evitarsi di alzare gli occhi al cielo, ma fu Tonks a rispondere per lui:<< Nessuno di noi insinuerebbe mai nulla del tipo – tant'è che sia lei che la signorina Astrea sono entrate nella squadra dei guerriri senza alcuna discriminazione – ma tu non conoscevi Hermione prima dellla caduta di Hogwarts, ti assicuro che era una persona... una ragazzina del tutto diversa >>.
L'altra scosse la testa con fermezza:<< Certe esperienze ti rendono solo più forte >> disse sicura, incronciando le braccia al petto come per voler mettere fine alla discussione.
<< Tu non hai mai veramente vissuto la guerra, Loraine. >> intervenne Annabeth Grey, rimasta in silenzio fino a quel momento:<< Non sai cosa significa >>.
<< Perché, tu sì!? >>.
Wheeler decise che quello era il momento giusto per intervenire, prima che la situazione degenerasse:<< Basta! >> esclamò battendo una mano sul tavolo:<< Smettetela di comportarvi come bambini. In questo momento della psiche di Hermione mi importa ben poco. Mi sembra la persona adatta per questo compito; è intelligente, forte, allenata e abbastanza scaltra da non farsi ingannare, sono sicuro che saprà benissimo tener testa a Malfoy. Pertanto, si occuperà lei dell'intera faccenda. Considerando come ha reagito quando ti ho mandato a dirle che poteva vedere il prigioniero, Remus, penso di farle solo un favore >> terminò con un tono di voce irremovibile.
<< Sicuramente Hermione la pensa così... >> sussurrò appena Lupin, scuotendo la testa.
 
*****
 
Hermione, saltando dalla gioia – metaforicamente parlando, ovviamente non l'avrebbe mai fatto per davvero – spalancò la porta dell'infermeria. Nella stanza c'erano cinque tra dottori ed infermieri e due soli pazienti ad occupare i letti bianchi, entrambi addormentati.
<< Dove posso trovare Kara? >> domandò la ragazza, guardandosi intorno.
Una degli infermieri le rivolse un'occhiataccia indicando con il mento i ragazzi che dormivano, prima di risponderle:<< È in laboratorio, sta lavorando ad una pozione >> spiegò a bassa voce, senza smettere di guardarla male.
Lei ringraziò e velocemente lasciò la stanza per entrare in una poco lontano. Il laboratorio di pozioni era un ampia sala con una parete occupata da un'imponente libreria ed una da un armadio con ogni tipo di ingrediente possibile ed immaginabile, mentre il restante spazio era cosparso di banchi sommersi di pentoloni e bilance.
E Kara era lì, girata di spalle rispetto alla porta e con indosso un paio di pantaloni rossi a sigaretta sotto al camice bianco. Senza far rumore Hermione le si avvicinò, lanciando appena un'occhiata agli altri due occupanti dell'aula in segno di saluto:<< Ho una bella notizia! >> esclamò ad alta voce, a pochi centimetri dal suo orecchio, facendola sobbalzare; per poco il barattolo che aveva in mano non le cadde nel pentolone.
<< Mi hai fatto prendere un colpo! >> la rimproverò lei voltandosi, con il petto che si alzava ed abbassava velocemente:<< Per poco non mi giocavo tre giorni di lavoro a causa tua! >> aggiunse indicando con un cenno stizzito del mento il pentolone nel quale ribolliva intensamente una pozione arancione.
<< Cosa sarebbe? >> domandò la riccia ignorando il rimprovero.
Kara si strinse nelle spalle e ricominciò a mescolare, aggiungendo qualche foglia di quella che sembrava belladonna:<< Stiamo cercando di fare qualche esperimento per una pozione che rigeneri le ferite interne, ma ho paura che siamo in alto mare... >> , regolò il fuoco e le lanciò un'occhiata:<< allora? Qual'è questa bella notizia? >>.
Hermione le rivolse un sorrisetto e si fece spazio sul tavolo per sedersi accanto al pentolone:<< Hanno preso Draco Malfoy >> annunciò accavallando le gambe.
Gli occhi dell'altra brillarono:<< Quel bel bocconcino di Draco Malfoy? >> domandò disinteressandosi completamente alla pozione.
<< No. >> rispose Hermione alzando gli occhi al cielo con aria esasperata:<< Quello stronzo di un mangiamorte che non mi ha lasciato pace per qualcosa come sei anni di scuola! >>.
<< Oh sì, quello... >> commentò Kara, sventolando la mano come a voler minimizzare la cosa.
L'altra non si fece minimamente abbattere dal poco entusiasmo dell'amica:<< Ed indovina un po'? >> le chiese senza lasciarle il tempo di rispondere:<< Wheeler ha affidato a me il compito di tenerlo d'occhio! >>.
<< Wow. >> commentò lei senza un briciolo di entusiasmo:<< E perché questo dovrebbe essere una grande notizia? >>.
Hermione, arresa, balzò giù dal tavolo e sollevò le mani:<< Ok, lasciamo stare. Sappi solo che stasera si esce a festeggiare >>.
A quelle parole la ragazza parve risvegliarsi, abbandonò il mestolo nel calderone e si girò verso l'amica, tutta sorridente:<< Davvero? Anche se è mercoledì? >> domandò con un sorriso che andava da orecchio a orecchio:<< Oh sì! Che bello così ti faccio vedere il vestito di pizzo che ho comprato domenica! Pensavo che potremmo andare... >>.
La riccia le sorrise, interrompendola:<< Scegli tu il posto, basta che mi possa vestire elegante e il bere sia buono >> e, detto questo, lasciò il laboratorio, non prima di sentire le parole dell'amica.
<< Non ti preoccupare, conta su di me! >>.
 
*****
 
Ron sbuffò per l'ennesima volta.
Non era possibile che, arrivato a vent'anni, con un lavoro importante come il suo, sua madre gli ordinasse ancora di sistemarsi la stanza. Insomma, avrebbe dovuto avere come minimo una domestica – di elfi domestici ovviamente non se ne parlava neanche!
L'unica cosa che lo consolava un po' era che Harry non stava messo molto meglio di lui. Poiché viveva praticamente lì – se si escludevano le rare volte in cui passava la notte a Grimmauld Place – Molly aveva ritenuto opportuno mettere anche lui al lavoro. Così ora Harry e Ron – alti più di un metro e ottanta, con il fisico temprato da anni di allenamento e le mani ricoperte di calli e cicatrici – si ritrovavano a spazzare per terra e fare la polvere in camera di quest'ultimo. Ovviamente, senza l'uso della magia.
<< Però non sono d'accordo >> commentò Ron mentre Harry per poco non si faceva cadere addosso un'intera libreria tentando di pulire gli scaffali.
<< Con cosa? >> gli domandò l'altro.
<< Come con cosa!? >> chiese il rosso quasi offeso:<< Con questa storia di Hermione e Malfoy... insomma, lei ci teneva troppo, fin da... fin dall'inizio. Deve avere qualche conto in sospeso con lui o qualcosa del genere... >>.
Harry sorrise tra sé:<< Ti devo ricordare il cazzoto del terzo anno? >>.
<< Un gran bel cazzotto! >> commentò Ron mettendosi a ridere:<< Ma adesso è diverso. C'è qualcosa di... malato nella sua ossessione per lui >>.
Il moro si sistemò gli occhiali sul naso e sospirò. Si sentiva di aver tradito la fiducia di Hermione già una volta quando, solo il giorno prima, aveva raccontato ai Weasley dei suo problema – se così poteva chiamarlo – e parlando con Ron di cose così personali, gli sembrava quasi di farlo un'altra volta. Ma d'altronde loro erano amici, era loro diritto sapere come stavano le cose e fare tutto il possibile per aiutarla, no? La domanda giusta però era un'altra: lei voleva farsi aiutare? E purtroppo Harry conosceva la risposta.
<< Non ti preoccupare, >> disse accanendosi su una macchia nera che si ostinava a non voler lasciare il piano della scrivania:<< Hermione è forte, se la saprà cavare >>.
Ron si chinò sotto il letto per passare la scopa anche lì:<< Fino a qualche giorno fa avrei detto lo stesso, >> rispose:<< ma adesso comincio a dubitarne >>.
Harry non poté dargli torto.
 
*****
 
Nonostante avesse negato la cosa per praticamente tutta la sua vita, Hermione, sotto molti punti di vista, era esattamente come tutte le altre ragazze. C'erano ben poche cose che riuscivano a farla star meglio di un bagno caldo, un po' di trucco ed un bel vestito.
E così, alle nove di sera di quello stesso mercoledì, se ne stava davanti allo specchio per darsi un'ultima occhiata; i capelli ricci e ribelli erano raccolti in una coda alta, gli occhi truccati di grigio e le labbra di rosso, indossava un corto vestito in raso viola scuro ed in paio di scarpe alte nere. Sorrise al suo riflesso, cancellando una minuscola sbavatura di mascara sotto l'occhio sinistro.
In quel momento suonò il campanello e, dopo che Hermione ebbe aperto, nell'appartamente entrò Kara, più bella che mai, con indosso un vestito in pizzo bianco, aderente, cortissimo e con le maniche a tre quarti che faceva risaltare la sua pelle scura, ai piedi portava un paio di decoltè rosse dal vertiginoso tacco a spillo e i capelli castano dorato erano fermati sul lato destro del viso con un vistoso fermaglio di diamanti.
<< Tesoro mio, sei uno schianto! >> annunciò la nuova venuta, prendendo l'amica per le spalle ed osservandola attentamente:<< Messa così sembri quasi una ragazza! >>.
Hermione la scacciò con una leggera spinta, sbuffando:<< Ah-ah ma quanto sei simpatica! Allora vogliamo andare o stiamo qui a prendere muffa? >>.
<< Andiamo, andiamo! >>.
La riccia recuperò una giacca di pelle e, mentre la indossava, osservò la collega che aveva a coprirla semplicemente il tessuto di pizzo dell'abito:<< Ma... non hai una giacca? >> le domandò quasi divertita.
Kara scosse la testa mentre insieme lasciavano l'appartamento:<< Assolutamente no, rovinerebbe questa gran figata di vestito! >>.
<< Sai che siamo a novembre, è notte e probabilmente morirai congelata prima di mettere piedi dentro il bar, vero? >>.
L'unica cosa risposta che ricevette fu:<< È sexy. >>.
Come promesso Hermione lasciò decidere a Kara in quale bar andare e, una quindicina di munuti dopo – dopo aver attraversato strade e vicoli praticamente deserti – si ritrovarono davanti all'entrata di un pub alla periferia di Diagon Alley. L'interno era ampio, con tavoli e sedie di legno dall'aspetto rustico; al centro della sala c'era una piccola pista da ballo e una decina di ragazzi occupava già i posti a sedere.
Le due si sedettero ad uno dei tavoli vicino alla pista ed iniziarono subito a bere, mentre Hermione raccontava qualche annedoto su Draco Malfoy ai tempi di Hogwarts – primo tra tutti l'epico cazzotto che gli aveva dato al terzo anno. Kara se la rideva come una matta e intanto il livello di Whisky nella bottiglia che si stavano spartendo diminuiva velocemente.
Mezzora e diversi bicchierini dopo, le ragazze si ritrovarono in mezzo alla pista a ballare un vecchio singolo delle Sorelle Stravagarie, scuotendo la testa e ondeggiando leggermente con poco equilibrio. Le immagini presero a sbiadirsi ed il mondo sembrò rallentare, mentre l'alcool iniziava a fare il suo effetto sulla testa di Hermione, lasciandola a dondolare a ritmo di musica con un sorriso ebete stampato in viso.
D'un tratto, non seppe bene nemmeno lei quando, si accorse che il numero di persone in pista era decisamente aumentato e che Kara non era più con lei, al contrario, si ritrovò a ballare con due ragazzi di qualche anno in più, che le si strusciavano addosso e la palpeggiavano. Qualcosa in una parte remota del suo cervello le disse che avrebbe dovuto essere infastidita da quel contatto nel richiesto, ma scoppiò a ridere e scosse la testa, gettando indietro i capelli ed appoggiandosi al ragazzo alle sue spalle, che subito prese a baciarle il collo. Aveva un odore forte, di cologna e sudore, che le penetrava nelle narici e la stordiva maggiormente, sommato alla musica forte e all'effetto dell'alcool.
Il ragazzo che le stava davanti invece, approfittando della situazione, l'afferrò per le cosce e le divaricò leggermente le gambe, per poi strusciarsi contro di lei, che – senza quasi accorgersene – si lasciò sfuggire un mezzo gemito.
Una luce abbagliante la colpì in pieno viso e, pochi secondi dopo, stava barcollando – pericolosamente in precario equilibrio sui tacchi – verso quello che scoprì essere il bagno del locale, trascinata dai due maghi.
Vide distrattamente uno dei due estrarre la bacchetta e bloccare la porta con un Colloportus, mentre l'altro l'afferrava per i fianchi e la faceva sedere sul lavandino, iniziando ad accarezzarle lascivamente le cosce. Qualcosa, nella minuscola parte della mente di Hermione non completamente vittima dell'acool, le disse che quella non era una buona idea ma, lasciandosi sfuggire l'ennesima risatina, ricacciò indietro quell'avvertimento e si avventò sul collo del ragazzo mentre l'altro – appena comparso al loro fianco – allungava le mani per slacciarle l'abito di raso.
Ciò che successe dopo parve abbastanza confuso, qualcuno le tolse di dosso il vestito, le scarpe e l'intimo, si sentì sbattere per terra e uno dei due le salì sopra, mentre l'altro le baciava il collo e il petto. Lei rideva e gemeva completamente in preda all'euforia, facendo vagare le mani sui corpi dei due. Finchè d'un tratto, il tizio sopra di lei si slacciò la cintura dei pantaloni e si fece spazio tra le sue cosce.
<< Ron... >> si sentì gemere la ragazza, prima di sgranare gli occhi e ritrarsi.
Il moro che aveva sopra le rivolse un sorriso colmo di eccitazione:<< A dire il vero il mio nome Samuel, ma se preferisci chiamarmi Ron... >> le disse cercando di afferrarla per i fianchi e riavvicinarla.
Lei scosse la testa e allontanò anche l'altro – intento a dilettarsi con il suo seno – cercando di rimettersi in piedi, nonostante i giramenti di testa.
I due scattarono in piedi e le andarono incontro con sguardi confusi, ma lei scosse la testa e si voltò per cercare il suo abito, che era abbandonato in una macchia d'acqua sul pavimento; lo indossò senza preoccuparsi della biancheria intima, prese in mano le scarpe e corse fuori dal bagno, dopo aver sbloccato la porta con la bacchetta che teneva nascosta in una tasca interna della gonna.
Kara ballava ancora sulla pista insieme agli altri e non si accorse minimamente di lei, mentre Hermione indossava velocemente le scarpe, correva fuori dal locale e girava su se stessa per smaterializzarsi.
Ricomparve davanti ad uno sgangerato recinto in legno, che circondava un ampio giardino poco curato, al centro del quale svettava un'alta abitazione sbilenca, che sembrava star su proprio per magia.
Poggiò la mano sul cancello e questo si aprì lentamente, lasciandola entrare nella Tana. Da dopo la caduta di Hogwarts, la casa era protetta da un Incanto Fidelius, il cui custode era lo stesso signor Weasley, ma ovviamente Hermione era a conoscenza della sua ubicazione, quindi poté procedere senza alcun problema fino alla porta che, fortunatamente, era solo bloccata da un semplice Colloportus che, nonostante l'annebbiamento dovuto a ciò che aveva bevuto, riuscì a rompere con facilità grazie ad un altro Alohomora.
L'interno della Tana era buio e silenzioso, il rumore dei suoi tacchi sul legno un po' rovinato del pavimento rimbombava per la casa, ma non parve disturbare nessuno. Salì le scale, scoppiando a ridere da sola quando mancò un gradino e per poco non ruzzolò a terra, e si trascinò fino alla porta della camera di Ronald.
Sopprimendo un'altra risatina la spalancò e rimase qualche istante immobile a fissare il rosso, che dormiva beatamente nel suo letto da una piazza e mezza un po' sbilenco, illuminato solo dalla fievole luce che filtrava dalla finestra. Poi si decise a fare un paio di passi verso di lui e sedersi sul bordo del letto, iniziando ad accarezzargli i capelli, la fronte, il naso, le guance, le labbra...
Ron borbottò appena e lei si chinò a baciarlo.
Il ragazzo spalancò gli occhi e, colto di sorpresa, afferrò Hermione per le spalle e l'allontanò da sé:<< Ma che caz...!? >> borbottò con voce impastata dal sonno.
<< Sssh. >> lo interruppe lei posandogli il dito indice sulle labbra e chinandosi per baciargli il naso:<< Sono solo io, lasciami fare >> e, senza aspettare che lui le rispondesse, gli salì sopra a cavalcioni e tornò ad avventarsi sulle sue labbra.
Per qualche secondo Ron non poté non ricambiare il bacio, ma presto si riscosse e – con tutta la forza di volontà che aveva in corpo – l'allontanò nuovamente da sé:<< Tu sei ubriaca >> commentò assaporando l'inconfodibile sapore che aveva la sua bocca.
Hermione rise ed iniziò a baciargli il collo:<< Possibile. >> rispose tra un bacio e l'altro:<< Ma ti voglio >> e così dicendo gli sfilò la maglia del pigiama.
Il ragazzo dovette stringere con forza i pugni quando la vide dare un colpo di reni, mettersi in ginocchia su di lui e togliersi il vestito, rimanendo completamente nuda.
Calmati Ron, è solo Hermione.
Ma, purtroppo, non esattamente tutto il suo corpo sembrava pensarla così. Sentendo la sua eccitazione, la riccia si mise a ridere ed iniziò a tracciare una scia di baci che partiva dalla sua mascella e scendeva sempre di più.
Il rosso era completamente nel panico. Hermione era ubriaca e fragile, lasciarla continuare avrebbe voluto dire approfittarsi di lei – per non parlare del fatto che con ogni probabilità la mattina successiva lo avrebbe affatturato – ma d'altra parte lui non stava facendo proprio nulla, era lei che voleva... si insomma... fare ciò che stava facendo.
Intanto la ragazza era arrivata a baciargli l'ombelico ed indugiava con la lingua sulla pelle sensibile di quella zona. Ron si lasciò sfuggire un gemito e lei andò ancora più in basso, fino a fermarsi sul suo ventre.
In quel momento il ragazzo si morse a sangue le labbra e, insultandosi in tutti i modi che conosceva, allungò le mani verso di lei:<< Hermione non... >> ma solo in quel momento si rese conto che la ragazza non era sul punto di fare ciò che lui pensava avrebbe fatto, al contrario, gli si era accasciata contro e... si era addormentata.
Per poco Ron non scoppiò a ridere, realizzando l'assurdità della situazione.
Poi si ricordò di quel piccolo ed insignificante particolare che era Hermione ancora nuda stesa sopra di lui.
Alzò gli occhi al cielo.
Si alzò lentamente e, dopo aver coperto la ragazza con una coperta arancione, si avviò verso il bagno con l'intento di farsi una doccia molto lunga e molto fredda.


Hola chicos!
Come state? Io un po' sommersa di verifiche/test/interrogazioni e simili ma ci sono! E quindi eccomi qui con il nuovo capitolo, un pochino in ritardo ma comunque sono fiera di non avervi fatto aspettare un'eternità xD

Non ritengo questo un dei capitoli migliori, ma spero comunque di non aver fatto un lavoro proprio così pessimo.
La situazione con Draco inizia un poco a delinearsi e si capisce andrà avanti e si evolverà nei prossimi capitoli, mentre per quanto riguarda Ron ed Hermione ci sono dei passi avanti, non tanto perché lei era sul punto di fargli un p****** (Ahahahhahah oddio autocensurarsi è una gioia che non avevo mai provato prima!) quanto perché, come potete immaginare, dopo ciò che (non) ha fatto, non potrà rimandare le spiegazioni che deve a Ron ancora a lungo.

Quindi non vi anticipo altro, ci vediamo tra un paio di settimane con il prossimo capitolo, dove vi prometto le diverse situazioni inizieranno un po' a sbrogliarsi.

Per ora un bacio,
Chanel

PS: Un enorme grazie ovviamente va a chi mi recensisce e a elys che mi aiuta sempre! I love u <3

 

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Capitolo 10
*** Maybe ***


 
-Maybe
La prima cosa di cui si rese conto, il mattino successivo, fu un insopportabile mal di testa.
Solo successivamente si rese conto di non essere stata svegliata dalla sua sveglia, ma dalla luce che filtrava dalle persiane aperte.
Strano.
Portò un braccio a coprirsi gli occhi e, anche solo a quel minimo movimento, il mal di testa aumentò, per non parlare della nausa e della gran sete che iniziava piano piano a sentire.
Una possibilità sensata era quella che fosse sabato e lei, dopo essere uscita la notte precedente, non dovesse andare al lavoro quel giorno, quindi la sveglia non fosse inserita.
Mugugnò e si mosse leggermente, poggiandosi una mano sulla pancia che scoprì essere... nuda.
Strano.
Sbadigliò, cercando di ricordarsi cosa avesse fatto la notte precedente, ma nella sua mente c'era il vuoto più totale.
Muovendosi ancora si rese velocemente conto che non si era solo dimentica la maglietta, ma indosso non aveva proprio niente, ma niente niente!
Molto strano.
Quindi le opzioni erano solamente due: o si era portata qualcuno a casa e dopo l'amplesso si era dimenticata di rivestirsi, oppure si era addormentata a casa del suddetto qualcuno, ma entrambe le possibilità erano molto poco da lei.
Sfruttando il tanto declamato coraggio grifondoro, si arrischiò a socchiudere appena un occhio, constatando di non trovarsi nella sua camera, - a meno che durante la notte qualcuno non si fosse messo a dipingere il soffito e le pareti di un bell'arancione acceso.
Decisamente molto strano.
Con calma, fece leva sui gomiti e si mise a sedere, facendo scivolare verso il basso la coperta infeltrita – anch'essa arancione – che la riparava dal freddo mattutino.
Sbatté le palpebre, ritrovandosi in una camera da letto che non era assolutamente la sua, ma le era comunque familiare. Le ricordava un tempo andato, la sua adolescenza...
Si guardò intorno ancora un po' stordita e riconobbe il legno rovinato del pavimento, la scrivania ricoperta di pezzi di pergamena e pile di giornali sportivi, il manico di scopa poggiato da parte alla porta d'entrata, la libreria occupata solo da libri sul quidditch, le tende arancioni della finestra e... Ron che occupava una brandina posta al centro della stanza!
Senza riuscire a trattenersi, lanciò un urlo.
Spaventato dal rumore improvviso, il rosso scattò a sedere guardandosi intorno con aria addormentata:<< Che c'è!? >> chiese preoccupato, con voce impastata dal sonno.
Hermione continuò a strillare.
Ron si voltò verso di lei e la fissò sgranando gli occhi.
Hermione, colta di sorpresa, afferrò la vecchia coperta e la usò per coprirsi il seno, cacciando uno strillo ancora più forte.
Resosi conto della situazione, Ron afferrò il suo cuscino e lo usò per coprirsi gli occhi, mentre Hermione gli lanciava contro la prima cosa che si era trovata sotto mano – una scarpa nera tacco dodici - che procurò un bel bernoccolo al ragazzo.
<< Porco!!! >>.
Ci vollero un'altra trentina di secondi prima che almeno uno dei due occupanti della stanza si rendesse pienamente conto della situazione ma quando Ron lo fece, scattò in piedi e tappò la bocca di Hermione, prima che Molly Weasley la sentisse e decidesse di intervenire in suo soccorso, accusando suo figlio di aver tentato di deflorare quella pura e casta ragazza.
La riccia, dal canto suo, ci mise qualche secondo in più per smettere di borbottare dietro la mano dell'amico. Continuava a lanciargli occhiate fulminanti e stringersi convulsamente la coperta al petto, esattamente come avrebbe fatto a quindici anni.
<< Ora tolgo la mano, >> la informò Ron parlando lentamente, come se avesse a che fare con una psicopatica:<< ma tu la smetti di urlare, ok? >>.
Hermione, anche se restia, annuì e il rosso si allontanò.
Prendendo un bel respiro per calmarsi, la ragazza si guardò intorno cercando, come suo solito, di analizzare la situazione: Ron – che aveva probabilmente dormito sulla brandina che Harry aveva occupato tante notti in passato – indossava il pigiama e aveva i capelli leggermente umidi, come se li avesse lavati appena prima di coricarsi; lei invece dormiva nel letto del suddetto rosso, nuda come mamma l'aveva fatta e avvolta in una coperta, mentre il suo vestito e le sue scarpe – o almeno quella che non aveva lanciato in testa a Ron – giacevano ai piedi del letto; di mutande e reggiseno nemmeno l'ombra.
<< Ok, che è successo ieri? >> domandò arresa, voltandosi finalmente a guardare l'amico.
Ron si dondolò leggermente sui talloni, senza sapere se fosse o no il caso di raccontarle la verità:<< Diciamo che... insomma, sei venuta qui dopo essere... andata a bere, credo >> spiegò velocemente un po' a disagio.
<< E...? >> chiese lei.
Le orecchie e le guance del ragazzo iniziavano a prendere una tonalità molto simile a quella dei suoi capelli, cosa che, in un'altra situazione, sarebbe stata molto divertente se si considerava la sua età e la sua stazza:<< Beh, mi sei più o meno saltata addosso >> ammise.
Hermione quasi sbiancò. C'era la possibilità che fosse andata a letto con Ron. C'era la possibilità che fosse andata a letto con Ron, uno dei suoi migliori amici. C'era la possibilità che fosse andata a letto con Ron, uno dei suoi migliori amici e, per di più, che non se ne ricordasse nemmeno!
Doveva saperne di più:<< Noi abbiamo...? >>.
<< Oh no, no! >> rispose velocemente il rosso:<< Tu ti sei addormentata mentre stavi per farmi un... beh, io ti avrei comunque fermata, sia chiaro! Sono... non sono certo tipo che si approfitta di una ragazza... insomma, ubriaca, soprattutto se quella sei tu! Non che non mi piacerebbe... cioè, certo che no! Ma se tu... beh, con te da sobria potrei anche pensarci... ma... non farei di certo... >>.
La riccia annuì lentamente, sciogliendo la coda ormai quasi del tutto disfatta in cui aveva legato i capelli la sera precedente. Le parole sconnesse dell'amico le scivolavano addosso, mentre i ricordi, decisamente confusi, di ciò che era successo le tornavano lentamente alla memoria, lasciandola quasi senza fiato.
<< Oh Godric... >> sussurrò non appena si rese veramente conto di ciò che aveva fatto – o non fatto?
<< È esattamente quello che ho pensato io quando ti ho vista! >> commentò Ron, cercando di smetterla di balbettare.
Hermione scosse la testa, senza prendersi nemmeno la briga di spiegargli che quell'invocazione non si riferiva a ciò che lui le stava dicendo, ma a quello che si era ricordata. Guardandosi intorno – mentre l'altro continuava a borbottare tra sé – si rese conto che tutto ciò che rimaneva dei suoi vestiti era un abito umido e sgualcito ed una scarpa che aveva perso la compagna.
Sollevò lo sguardo per incrociare quello di Ron, che subito si zittì:<< Ti prego, dimmi che il giovedì i tuoi genitori dormono fino a tardi! >>.
 
Il giovedì i genitori di Ronald non dormivano fino a tardi.
Così, venti minuti dopo, Hermione – impossibilitata a smaterializzarsi direttamente dalla camera del ragazzo, a causa degli incantesimi di protezione – se ne stava seduta al tavolo della cucina della Tana senza biancheria intima e con indosso una delle tute di Ron – che le stava decisamente larga – mentre Molly Weasley le metteva fagioli e uova strapazzate nel piatto, continuando a lanciarle occhiate ammiccanti che mai avrebbe pensato fosse in grado di rivolgere. Dalla parte opposta del tavolo, Ron mangiava le sue uova con le guance arrossate e uno sguardo immotivatamente colpevole, mentre Arthur leggeva il giornale, chiaccherando amorevolmente con la moglie.
<< Allora Hermione, a cosa dobbiamo questa inaspettata, ma piacevole, visita? >> domandò quest'ultima, prendendo posto a tavola con una tazza di caffé in mano.
La riccia cercò lo sguardo di Ron, ma il vigliacco preferì continuare a fissare le salsiccie nel suo piatto piuttosto che venire in suo aiuto:<< Oh... beh... io... >> tentò osservando alternativamente mamma e papà Weasley:<< io avevo... ehm... >>.
Molly le sorrise mentre agguantava un biscotto, probabilmente per incoraggiarla a rispondere:<< Avanti Hermione, che sarà mai? >>.
La ragazza fece per balbettare qualcos'altro ma, in uno slancio di galanteria, Ron fu più veloce:<< L'hanno derubata! >> annunciò di colpo, lasciando tutti di stucco, la diretta interessata per prima.
<< Davvero? >> chiese il signor Weasley, sollevando lo sguardo dal giornale nel quale era immerso fino a pochi secondi prima.
<< Già Ronald, davvero? >> rincarò Hermione, guardandolo malissimo.
Il ragazzo annuì, passandosi una mano tra i capelli per cercare di nascondere le orecchie che erano già diventate di un rosso acceso:<< Sì, ieri. Ieri sera. No, ieri notte. Mentre dormiva. Le hanno portato via tutto >> spiegò inventandosi di sana pianta ogni singola parola.
<< Eh già... >> commentò Hermione alzando gli occhi al cielo senza farsi vedere, mentre i signori Weasley la sommergevano di raccomandazioni, frasi preoccupate ed inviti a fermarsi quella sera a cena... e magari anche a dormire... per i prossimi cinquant'anni!
Infondo Molly Weasley non aveva mai fatto mistero di quale donna avrebbe voluto vedere un giorno affianco al suo figlio maschio più giovane.
Sfortunatamente era già abbastanza tardi e, pochi minuti dopo, Ron ed Hermione furono “costretti” a smaterializzarsi in accademia.
La mattina proseguì tranquilla, come tutte le altre, si potrebbe dire che non ci fu nulla di anomalo, se non fosse stato per la mancanza di Astrea e William, i vestiti che indossava Hermione – che poi erano quelli di Ron – e una strana aria che aleggiava tra Hermione e Ron, portandoli ad essere esageratamente – e, apparentemente, immotivatamente – gentili l'un con l'altra, senza però quasi rivolgersi la parola o incrociare lo sguardo per più di pochi secondi.
Così all'ora di pranzo, finite le lezioni del mattino, il rosso – dopo aver aperto elegantemente la porta ad Hermione – andò a sedersi con i compagni, mentre lei prendeva posto ad un tavolo un po' più piccolo insieme a Roxanne ed una preoccupatissima Kara.
<< Dove sei finita ieri sera!? >> domandò quest'ultima, non appena Hermione si fu seduta al suo tavolo:<< Mi sono presa un tale spavento quando mi sono accorta che non c'eri più... >>.
Lei alzò gli occhi al cielo, inforchettando una patata al forno:<< Ieri sera eri troppo ubriaca anche solo per accorgerti di chi ti circondava >> la contraddisse iniziando a mangiare, mentre Angelina sghignazzava cercando di non farsi vedere.
Le guance di Kara si imporporarono appena e lei iniziò ad ingoiare velocemente un paio di forchettate della sua insalata, probabilmente per prendere tempo prima di rispondere:<< N-non è vero... >> tentò di difendersi:<< cioè, ok che ero ubriaca ma mi sono accorta... quasi subito che non c'eri più! >> aggiunse offesa.
<< Sì, sì... certo >> commentò Hermione, tornando a concentrarsi sul suo pranzo.
Le tre andarono avanti a mangiare e chiacchierare tranquillamente per diversi minuti, finché non videro avvicinarsi al loro tavolo Lorain Hopkins:<< Kara, Angelina >> salutò la donna, prima di concentrare la sua attenzione sulla riccia:<< Hermione, potresti seguirmi un istante? Dove informarti di una cosa... >>.
Hermione spostò lo sguardo da lei alle due compagne, per poi stringersi nelle spalle:<< Parli pure liberamente. Sono sicura che qualsiasi cosa debba dire a me, possa farlo anche davanti ad Angelina e Kara >>.
Lorain arricciò appena il naso in segno di disapprovazione, ma comunque si decise a parlare:<< Sei esonerata dalle lezioni di oggi pomeriggio, Hermione. Ne abbiamo parlato attentamente e abbiamo deciso che la soluzione migliore è che sia tu ad occuparti del caso Malfoy. Quindi, da oggi stesso, sarai impegnata per almeno un'ora al giorno in sessioni di interrogatorio, finché non avremo deciso cosa farne del prigioniero. Vai nell'ufficio di Wheeler appena hai finito di mangiare, ti darà la cartella di Malfoy, le domande che devi fargli e ciò che vogliamo sapere. Tutto chiaro? >>.
Hermione annuì:<< Cristallino >> rispose cercando di mascherare il sorriso soddisfatto che le si stava disegnando in viso, mentre la mente viaggiava velocemente tra il presente, i ricordi passati e i piani per il futuro.
Sì, sarebbe stato divertente.

*****
 
Draco si lasciò andare all'indietro, sbattendo la testa contro il muro. Era lì da soli due giorni ma si sentiva già impazzire.
Non c'era nulla da fare, assolutamente nulla. Lo avevano spostato – due auror armati, la sera prima, lo avevano preso a forza e trascinato, bendato, per un paio di minuti – ed ora si trovava in una stanza diversa da quella del giorno prima, ma altrettanto asettica e spoglia, con l'unica differenza che questa aveva una branda e delle coperte.
Altri due auror erano venuti a svegliarlo presto, poco dopo l'alba, per consegnargli un vassoio con del caffè, un uovo strapazzato e due fette di pane con burro e marmellata e circa un'ora prima erano tornati con un'altro vassoio con acqua, pane, patate al forno e una fetta di torta salata. Per il resto, non vedeva nessuno da quando la Granger, il pomeriggio precedente, era andata a “fargli visita”.
Proprio in quel momento la porta – sigillata da incantesimi e lucchetti – venne spalancata e fece il suo ingresso, appunto, Hermione Granger, con indosso pantaloni arancioni e T-shirt nera – entrambi troppo grandi per essere i suoi – ed in mano la bacchetta.
<< Un'ora, Granger. Non un minuto di più >> pronunciò una delle due guardie che controllavano il prigioniero, sporgendosi appena verso l'interno della stanza.
Lei lo guardò male:<< Non ho bisogno che tu mi ripeta gli ordini, Morris. >> disse prima di sbattersi la porta alle spalle.
Vedendola entrare, Draco aveva cercato di darsi un minimo di contegno. Si era messo più dritto a sedere sulla brandina e aveva cercato di appiattire un po' i capelli che, sporchi, sparavano in ogni direzione; non voleva che lei vedesse in che condizioni fosse:<< Granger >> la salutò, distaccato.
<< Malfoy >> rispose lei con lo stesso tono, prendendo posto al tavolo al centro della stanza e facendogli segno di imitarla.
Anche Draco si mise a sedere, così si ritrovarono come il giorno prima, seduti rigidi e sospettosi, divisi solo da un tavolo.
<< Allora, come è andato il soggiorno finora? >> lo punzecchiò Hermione, senza riuscire a stare zitta e, soprattutto, consapevole di avere la bacchetta dalla parte del manico, in tutti i sensi.
Il biondo le lanciò un'occhiataccia:<< Non male >> si limitò a sibilare tra i denti.
La ragazza sorrise sadica, gioendo al minimo turbamento che vedeva passare in quelle iridi argentee:<< Ne sono lieta. C'è la possibilità che oggi tu sia più... disposto a fare una chiacchierata? >>.
Malfoy la guardò circospetto per un paio di secondi, ma alle fine si arrese e scosse le spalle:<< Cosa vuoi sapere? >> domandò.
Hermione – dopo aver avuto un momento di profondo gaudio interiore – gli rivolse un sorrisetto e riprese a parlare:<< Quanti siete? >>.
<< In che senso? >>.
<< Quanti mangiamorte ci sono in tutto. >>.
<< Non ne ho idea >>.
<< Come sarebbe “non ne ho idea”? >>.
<< Sarebbe che non ne ho idea >>.
Hermione dovette prendere un bel respiro e, inconsciamente, strinse con forza le dita attorno alla bacchetta:<< Non prendermi in giro >> intimò.
<< Non ti sto prendendo in giro! >> esclamò Draco, subito sulla difensiva:<< Non so assolutamente nulla di ciò che riguarda i seguaci dell'Oscuro Signore... non so nulla in generale >>.
<< Bugiardo! >>.
<< No. Sono... in questo ultimo periodo sono stato... lontano da Lui >> tentò di spiegare il ragazzo che sembrava decisamente imbarazzato.
Senza riuscire a trattenersi, Hermione fece strisciare la sedia sul pavimento e, appoggiando i palmi delle mani sul tavolo, si mise in piedi:<< Stai mentendo. So benissimo che sei un mangiamorte e quelli come te non... >>.
<< Ascoltami Granger! >> esclamò Draco, perdendo la pazienza:<< So che può sembrare assurdo e... beh, sono praticamente quattro anni che non prendo parte ai piani dell'Oscuro Signore, più o meno dalla notte in cui abbiamo distrutto Hogwarts... >>.
<< Sta' zitto! Se devi dire tutte queste cazzate stai zitto! >> urlò Hermione, battendo un pugno sul tavolo.
Anche Malfoy si mise in piedi:<< Sono serio! Dopo quella notte... non puoi davvero pensare che sia stato facile per me... insomma... >> si bloccò e istintivamente indietreggiò un po' sulla sedia, quasi non avesse il coraggio di proseguire:<< io... avevo paura, ok? Non sapevo... come fare né da che parte avrei dovuto schierarmi. Non ho mai particolarmente tenuto ad Hogwarts ma è stata comunque la mia scuola e poi vedere quello che... quello che ti hanno fatto... rimanere lì senza... >>.
<< Basta! >> strillò Hermione e, senza quasi accorgersene, agitò la bacchetta:<< Stupeficium! >>.
L'incantesimo, anormale per quanto era potente, centrò Draco in pieno petto e lui, a causa dell'impatto, fu scagliato all'indietro ed andò a sbattere con la nuca contro il muro, per poi ricadere a terra privo di sensi e con un rivolo di sangue che gli scendeva per il collo fino a macchiargli la camicia bianca già rovinata.
La ragazza spalancò la bocca e lasciò cadere la bacchetta. Non poteva averlo fatto, non lei, lei non perdeva la pazienza, lei sapeva gestire la tensione, lei... lei aveva appena schiantato Draco Malfoy senza un vero motivo!
Ok, doveva ragionare con calma: di regola non avrebbe potuto curarlo lei, al contrario, avrebbe dovuto chiamare un infermiere e far sistemare a lui il tutto; ma poi sarebbe andata nei casini? No, non importava: lei era Hermione Granger e, quando possibile, rispettava le regole.
Cercando di concentrarsi, raccolse la bacchetta, evocò il suo Patronus – una lontra ergentea che l'accolse allegramente tra piroette e capriole – e la spedì a chiamare Kara: se c'era una persona che poteva aiutarla in quell'assurda situazione era sicuramente lei.
L'infermiera entrò – dopo aver battibeccato un po' con le guardie che non volevano lasciarla passare – nella stanzetta pochi minuti dopo:<< Ti prego, dimmi che non lo hai ucciso! >> esordì quando vide il corpo di Draco riverso sul pavimento.
Hermione alzò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia al petto:<< Certo che no! >> esclamò in risposta:<< Abbiamo avuto delle... piccolissime divergenze di opinione e io mi sono fatta prendere un pochino la mano >> spiegò sbrigativa, mentre Kara la osservava con un sopracciglio alzato e l'aria di chi la sapeva lunga.
<< Va bene! >> disse quest'ultima alzando le mani in segno di resa:<< Non voglio saperne niente, basta che tu mi dica come lo hai ridotto così >>.
La riccia sbuffò, ma si affrettò a rispondere:<< L'ho solo colpito con uno Schiantesimo. Il livido sullo zigomo lo aveva già da ieri, mentre perde sangue perché svenendo è andato a sbattere contro il muro >>.
Kara annuì e si avvicinò al ragazzo, impugnò la bacchetta – che teneva incastrata nella cintura della gonna – e con un Ferula gli fasciò il tagliò sulla nuca per poi farlo rinvenire con un Innerva.
Draco si guardò intorno qualche istante sbattendo le palpebre, nel tentativo di mettere a fuoco la stanza dove si trovava e i ricordi confusi che gli affollavano la mente, finché finalmente non si ricordò del velocissimo litigio con la Granger e di come lei avesse subito perso la pazienza.
<< Sai che dovrò metterlo a verbale, vero? >> domandò Kara guardando l'amica, una volta allontanatasi dal prigioniere.
Hermione annuì con aria assente:<< Certo che lo so >>.
L'infermiera si morse le labbra e si voltò verso Draco, che se ne stava ancora per metà sdraiato a terra:<< Devi mettere qualcosa su quel livido. >> lo informò:<< Dammi solo qualche minuto, vado a prendere un unguento in infermeria poi ti medico sia quello che il taglio che hai sulla nuca >> aggiunse.
Il biondo annuì, cercando di capire chi fosse quella ragazza che indossava un camice sopra ad una cortissima gonna verde. Kara, tranquillamente, si avviò verso la porta ma, un attimo prima di uscire, si voltò ed incrociò gli occhi con quelli grigi di Malfoy:<< Comunque, il mio nome è Kara e sono l'infermiera della Squadra della Fenice >> lo informò.
<< Perché non gli racconti anche quali sono i nostri piani per combattere Voldemort? >> la rimproverò Hermione, lanciandole un'occhiataccia.
La ragazza si lasciò sfuggire una risatina e sorrise a Draco che, istintivamente le rispose:<< Io sono Draco, Draco Malfoy >> prima che lei si chiudesse la porta alle spalle.
Rimasti da soli il silenzio si fece pressante tra Draco ed Hermione, e la tensione era così palpabile che la si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Si guardarono per un po' intorno, incapaci di incrociare lo sguardo, finchè la ragazza non fece un paio di passi indietro, in direzione della porta.
<< Beh, penso che per oggi sia abbastanza. Vedi di farti curare da Kara, io torno domani per... continuare con l'interrogatorio >>.
Il biondo annuì senza rispondere ed Hermione fece per lasciare, sollevata, la stanza; ma prima che potesse chiudersi la porta alle spalle, Draco la richiamò:<< Hai bisogno di parlarne con qualcuno >> disse.
La riccia non ebbe bisogno di chiedergli di cosa stesse parlando né come avesse intuito che non lo aveva mai detto a nessuno. Semplicemente sentì un brivido ghiacciato su per la schiena ed ebbe l'impressione di essere sul punto di svenire ma, stoica come suo solito, lo guardò con fermezza:<< Non sono affari tuoi, Malfoy >> disse, prima di sbattersi la porta alle spalle.

'Seeera :D
Allora, devo ammettere che questo capitolo mi ha mandato in crisi non poco! Non ero sicura di come far reagire Hermione e, soprattutto, volevo far trovare un modo per far incontrare Draco e Kara (eheheheh) e... beh, questo è quello che mi è uscito!

Forse il modo in cui reagisce Hermione alla scoperta di aver passato la notte con Ron è un pochino esagerato, ma ho cercato di sottolineare il fatto che non avere tutto sotto controllo la mandi in pratica un po' fuori di testa. Non so se avete notato ma anche la fissazione di Hermione per non essere toccata sta un po' migliorando - tipo che ha smesso di ammazzare chiunque la sfiori per sbaglio.
Per quanto riguarda Draco, non posso dirvi se ciò che ha detto è vero oppure no, ma vi prometto che molto - molto, molto - presto saprete un po' di più su ciò che gli è successo in questi quattro anni.

Ultima cosa poi la smetto di rompere: mi fa molto piacere avere tanti lettori e tante persone che seguono la storia, ma ho davvero, davvero bisogno di sapere il vostro parere. Non voglio elemosinare recensioni, ma con praticamente duecento visualizzazioni a capitolo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia (:

Infine un grazie infinito a tutti, in particolare a Calidolly che non ha ancora perso le speranze e continua a recensire questa fanfiction e ad elys che continua ad aiutarmi senza mai lamentarsi <3

Un bacio,
Chanel

PS: Vi ricordo la mia pagina di facebook, per chi avesse domande o fosse anche solo interessato ad avere qualche anticipazione sulla storia: Chanel483 EFP ;)

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Capitolo 11
*** Rivalutazione ***


Se me lo permettete, vorrei fare una piccola premessa e cercherò di essere rapida:

Per prima cosa mi scuso tantissimo per il ritardo, ma negli ultimi giorni sono stata strapresa tra scuola e spettacoli di teatro, in più il primo marzo(sì, lo stesso giorno di Ron**) era il mio compleanno e mi hanno praticamente sommersa di chiamate, inviti ad uscire ed imbarazzanti pranzi di famiglia. Escluso questo vi prometto che cercherò di non essere più in ritardo!

Il capitolo che segue è veramente delicato, specie l'ultima parte ed ho paura di aver fatto un boiata assurda scrivendolo come l'ho scritto ._. Bah, mi direte voi!

Grazie dell'attenzione e buona lettura, vi aspetto a fine capitolo ;)

PS: Per chi, dopo aver letto, sentisse il bisogno di scagliarmi contro qualche Maledizione Senza Perdono, vorrei ricordarvi che sono illegali ed il Ministero della Magia lo verrebbe a sapere.


-Rivalutazione
Da quello che le aveva detto la Hopkins, aveva l'intero pomeriggio libero, quindi volendo Hermione avrebbe potuto tornare a casa e passare qualche ora immersa in acqua calda e tanta schiuma, a leggere un libro strappalacrime. Peccato che, dopo aver parlato con Malfoy, la sua mente non volesse saperne di svuotarsi dai pensieri orribili che l'affollavano e, per la prima volta da tantissimo tempo, l'idea di tornare nel suo appartamento – silenzioso e vuoto – non l'allettava per niente, anzi, le metteva quasi tristezza.
Così si era ritrovata nella sua tanto adorata biblioteca dell'accademia a fare qualche ricerca – inutile, poiché già conosceva tutto sull'argomento – sul Torreo.
Senza che se ne accorgesse, le ore passarono velocemente, mentre i libri riuscivano ad allontanarla per un po' dai brutti pensieri e dai ricordi di quella notte.
Poi però, quando il sole fuori dalla finestra era quasi alla fine del suo raggio, qualcuno richiamò la sua attenzione.
Ron, entrato in punta di piedi in biblioteca e direttosi velocemente dove sapeva con certezza che l'avrebbe trovata, le posò una mano su un braccio, distogliendo così la sua attenzione dal pesante tomo che aveva sulle ginocchia:<< Ehi >> la solutò sorridendole calorosamente, non appena i loro sguardi si incrociarono.
<< Ehi >> rispose Hermione, ricambiando il sorriso con dolcezza, un po' stranita dopo le ore passate con lo sguardo posato sulle pagine ingiallite di quei libri.
Ron, osservandola, si accorse dopo poco che la sua mano era – praticamente per la prima volta dopo anni – a contatto con il corpo di Hermione, direttamente con la pelle nuda del suo braccio. Abbassò lo sguardo e lo stesso fece Hermione ma, al contrario di quanto entrambi avrebbero pensato, non si ritrasse; il braccio ebbe solo un leggerissimo fremito, per poi tornare immobile e rilassato sotto il tocco caldo e delicato del rosso.
Ron ci mise qualche secondo per cancellare il sorriso ebete che gli si era stampato in viso, se non fosse stato l'uomo adulto e virile che era, molto probabilmente si sarebbe messo a piangere per la contentezza:<< Tutto a posto? >> le chiese poi, prendendo posto accanto a lei sul divanetto.
La ragazza si strinse nelle spalle, felice di poter constatare che l'imbarazzo che c'era stato tra di loro quella mattina, sembrava essere del tutto scomparso:<< Sì, solo un po' strana. Sai... oggi a pranzo la Hopkins è venuta a dirmi che mi occuperò io di Malfoy >>.
Ron annuì:<< Lo so. Ce lo hanno spiegato quando abbiamo chiesto perché tu non ci fossi a lezione. Beh, guarda il lato positivo: ti perdi qualche ora di allenamento! >>.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso:<< Beh sì, direi che è un buon compromesso... >>.
Anche lui sorrise:<< No, seriamente... come ti senti? Parlare con Malfoy ti ha fatto... non so... uno strano effetto? >>.
Lei si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo per fissarlo sulle file di libri che la circondavano:<< Era... molto tempo che non lo vedevo >> iniziò a spiegare lentamente, come se avesse paura che Ron non capisse o di non riuscire ad esprimersi bene:<< è ovvio che mi abbia fatto uno strano effetto. E poi... ti ricordi com'era ad... a scuola, no? Girava per i corridoi con quell'aria trionfa e sdegnosa, come se fosse intoccabile... come se nessuno di noi fosse degno anche solo di pulirgli il manico di scopa... >>.
Il ragazzo, istintivamente, strinse i pugni sulle ginocchia:<< Oh sì, me lo ricordo bene... >> commentò a bassa voce.
Hermione annuì guardandolo, ma proseguì senza fare commenti:<< Beh, ora è lì... in una stanza qualunque come un qualsiasi altro prigioniero... ha i vestiti sporchi ed un livido in faccia... non lo so, c'è qualcosa di sbagliato... >>.
<< E poi lo hai schiantato... >> la interruppe Ron, fissandola intensamente negli occhi castani, pronto a captare una sua qualunque reazione. Per un attimo prese in considerazione l'ipotesi di dirle che lui riteneva più che giusto ciò che era successo a Malfoy – Merlino, allora esisteva ancora una giustizia su questo mondo! - che ovviamente se lo meritava, ma sapeva che quel discorso sarebbe sfociato sicuramente in un litigio, quindi optò per ometterlo.
La riccia si impose di non mostrarsi stupita o arrabbiata o... in qualsiasi altro modo. Si limitò a sollevare un sopracciglio ed accavallare le gambe:<< E chi te lo avrebbe detto? >> domandò senza confermare né negare.
Il rosso notò, dai suoi piccoli movimenti, che era sulla difensiva, così cercò di fingersi disinteressato:<< Kara, >> rispose scrollando le spalle:<< sembrava un po' preoccupata per te >> aggiunse.
Hermione sbuffò e, con un colpo di reni, saltò su dal divanetto con il libro in mano, per poi dirigersi verso la sezione di incantesimi:<< Kara si sente solo in colpa perché ieri sera era troppo ubriaca e... occupata per rendersi conto che me ne sono andata >> spiegò sussurrando, per non disturbare il gruppetto di ragazzi della Squadra di Ricerca che occupava un tavolo lì vicino.
<< E allora perché non mi dici perché hai schiantato Malfoy? >>.
<< Come puoi essere sicuro che io lo abbia fatto? >>.
Ron alzò gli occhi al cielo e la guardò malissimo:<< Ti conosco da quando eri alta quanto una mia gamba e avevi l'appadecchio, hai... >>.
<< Apparecchio >> lo corresse istintivamente lei.
<< Vabbè, quello che è! Comunque, non pensare di darmela a bere, tu stai cercando di cambiare discorso >> terminò sicuro.
Hermione sbuffò, mentre posava il libro che aveva letto fino a poco prima al suo posto:<< Non c'è proprio nulla da dire... gli ho fatto un paio di domande e lui mi ha risposto in modo evasivo e... beh, l'ho schiantato! >>.
<< Ah... >> commentò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo, combattuto tra l'essere divertito o arreso:<< … beh, sono convinto che l'Hermione con l'appasecchio questo non lo avrebbe mai fatto... >>.
Senza nemmeno perdere tempo a correggerlo, la riccia si fece d'un tratto seria:<< Ci sono molto cose che quell'Hermione non avrebbe mai fatto... >> sussurrò quasi tra sé, per poi cambiare subito discorso:<< comunque, l'invito a cena di tua madre per questa sera è ancora valido? Dici che vorrà controllare a casa mia? Perché sai, in mancanza di ladri mi toccherà far evanescere tutto l'arredamento... >>.
 
*****
 
E così quella sera Hermione andò a cenare alla Tana e ci tornò anche il giorno dopo e quello dopo ancora e quello ancora dopo. La mattina si allenava e faceva lezione insieme agli altri mentre al pomeriggio era impegnata con gli interrogatori – sempre più lunghi, inconcludenti e stressanti – con Malfoy, ma la sera, dopo tanto tempo, poteva rifugiarsi, anche se solo per qualche ora, nell'unico posto a cui pensava veramente come a “casa”, dove Molly la viziava e coccolava come sempre, come se fosse veramente figlia sua.
A pensarci, le era quasi venuta voglia di passare una giornata in compagnia dei suoi genitori, in quella casetta poco lontana da Londra che l'aveva vista crescere, dove non metteva più piede da quasi un anno...
Scosse la testa e cercò di tornare a concentrarsi sul ragazzo che le stava davanti. Erano lì da quasi quattro ore e non era riuscita a cavare un ragno dal buco.
<< Non è possibile che tu non ne sappia niente, Malfoy! >>.
<< Te l'ho già detto Granger, sono quattro anni che sono completamente fuori dai giochi... >>.
Hermione, frustrata, si passò una mano tra i capelli, cercando di scansarsi quei dannatissimi ricci dal viso:<< Non puoi essere all'oscuro di tutto. >> sottolineò per quella che doveva essere circa la quattrocentesima volta in meno di una settimana:<< Lo sai, vero, che se non porto qualcosa ai miei capi ti sottoporranno al Veritaserum? >>.
<< E sarebbe anche ora! >> esclamò Draco, alzando le mani al cielo:<< Magari tu la smetteresti di perdere tempo ed io verrei lasciato in pace! >>.
La riccia si alzò in piedi e fece per rispondergli malamente, ma la porta della stanza venne velocemente aperta. I due si voltarono all'unisono per vedere Kara che, sulla soglia, aveva tolto il camice da infermiera ed indossava un aderente vestito in jersey color prugna, che riusciva a malapena a coprirle metà coscia.
<< Oh, >> commentò stupita l'infermiera, facendo un passo oltre la porta:<< pensavo avessi già finito... >>.
Hermione alzò gli occhi al cielo ed indicò il prigioniero con un cenno vago della mano:<< Stiamo... cercando di raggiungere un compromesso, diciamo... >>.
Kara spostò lo sguardo avanti e indietro fra i due, finché non decise di non dare troppo peso alla cosa e si fece avanti frugando nella borsa di pelle nera che portava sulla spalla:<< Ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere distrarti con qualcosa... >> disse allungando al biondo una coppia della Gazzetta del Profeta di quel giorno:<< passo domani mattina con la colazione, se hai bisogno di qualcosa non farti problemi a chiedere >>.
Draco prese il giornale e lo appoggiò sul tavolo, rivolgendole un mezzo sorriso:<< Grazie >> le disse:<< sei veramente molto gentile ma no, per ora non ho bisogno di nulla >>.
La ragazza sorrise apertamente, facendo scintillare i denti bianchissimi in contrasto con la carnagione scura:<< Figurati. A domani allora, >> poi si voltò verso Hermione e le fece ciao ciao con la mano:<< e io e te ci dobbiamo organizzare per venerdì tesoro, ne parliamo poi, un bacio! >> e scomparve dalla stanza, veloce come era arrivata.
<< Ehm... frizzante è un buon aggettivo? >> domandò Draco una volta che se ne fu andata, dopo qualche secondo di silenzio.
La riccia sbuffò esasperata, ma nonostante questo aveva un'espressione affettuosa dipinta in viso:<< Frizzante è troppo poco, Malfoy. Se avrai la sfortuna di conoscerla bene capirai... diciamo che qualsiasi aggettivo è troppo poco per lei! >>.
Il biondo si lasciò sfuggire una risatina, per poi rendersi conto che non era né il luogo né tantomeno il momento adatto per ridere, così si schiarì la voce e riprese il filo del discorso da dove Kara li aveva interrotti:<< Comunque, come ti stavo dicento, non aspetto altro che il Veritaserum, così una volta per tutte capirete che non ho più nulla a che fare con l'Oscuro Signore >>.
Hermione, forse per la prima volta da anni, si arrese. Sbuffò e si lasciò andare contro la sedia, strofinandosi il viso con le mani:<< Va bene. >> esalò infine, scuotendo la testa con forza:<< Allora... allora raccontami cosa è successo in questi ultimi anni >>.
Malfoy sbiancò visibilmente ed iniziò a torcersi le dita, palesemente in ansia:<< Io... cosa? >> domandò con la voce più acuta del normale.
<< Hai capito benissimo. Voglio sapere cosa hai fatto dalla caduta di Hogwarts ad adesso >>.
<< Ok. >> acconsentì il ragazzo dopo qualche secondo di silenzio, inghiottendo una grande quantità di saliva:<< Però preparati, la storia è lunga... >>.
<< Abbiamo tutto il tempo che serve >>.
 
La guardava negli occhi, senza il coraggio di abbassare lo sguardo a guardare cosa l'altro mangiamorte stesse facendo. In quell'esatto momento, desiderò di essere sordo, di non sentire i flebili lamenti di lei ed i gemiti di lui. Ma non poteva far trapelare nulla dei suoi sentimenti, doveva mostrarsi impassibile, doveva comportarsi come se ciò che aveva sotto gli occhi fosse normale, come tutto ciò se fosse giusto.
Una lacrima, una sola, cedette alla forza di gravità e segnò un percorso umido, che andava dall'iride castana della ragazza, al mento pallido e tremante. Gli si irrigidirono appena i muscoli della schiena ma, apparentemente, rimase impassibile, nonostante la sua mente gli urlasse di fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Il mangiamorte venne con un ultimo gemito, che pareva più un grugnito, e si staccò da lei, soddisfatto e ghignante:<<Ti ammazzerei ora, ma penso che se Potter riuscisse a vedere la sua bella amica in questo stato, uscirebbe di testa... >> disse, godendo palesemente delle lacrime che ormai le inondavano il viso.
Draco, incapace di guardare oltre, distolse lo sguardo e fece un passo indietro. L'uomo si voltò e, per un folle istante di speranza, il ragazzo fu convinto che stesse lasciando la stanza. Ma non fu così, lui si girò nuovamente e, andandole vicino, sibilò:<< Penso che ti lascerò un ricordino... >>.
Malfoy, con un senso di nausea infondo alla gola, diede le spalle alla scena e lasciò la stanza, per poi appoggiarsi con la schiena al muro accanto alla porta.
Una mezzosangue, è solo una sporca mezzosangue.
Si ripeteva nella mente, come se pensare quelle parole, potesse renderle vere, come se pensandoci potesse davvero credere che la Granger se lo meritasse, che non ci fosse nulla di sbagliato in tutto quello che era successo.
Aspettò meno di mezzo minuto, per poi vedere un lampo di luce verde che inondava la stanza accanto a lui ed il corridoio.
Con il cuore in gola, rientò in quella che, fino a poche ore prima, era stata l'aula di trasigurazione e lì, si immobilizzò ad occhi sgranati. Hermione, tremante, con il volto stravolto dal pianto e sanguinante, osservava con la bacchetta ancora alzata il corpo esanime del mangiamorte che l'aveva appena violentata.
Non dissero una parola, non c'erano parole da dire in una circostanza simile. Semplicemente, si guardarono un'altra volta negli occhi, castani, umidi ed arrossati quelli di lei, cerulei ed agghiacciati quelli di lui.
Poi, sempre in silenzio, Draco si scostò dalla porta e le fece cenno di andarse ed Hermione – forse per la prima volta in tutto la sua vita – fece ciò che le aveva detto senza protestare.
Malfoy chiuse gli occhi, le gambe ora tremavano anche a lui e, per non crollare a terra, dovette poggiarsi allo stipide della porta.
Nel corridoio aleggiavano le urla degli studenti di Hogwarts, di quelli che fino a quella mattina erano stati i suoi compagni, che lo avesse voluto a meno. La temperatura si stava alzando, probabilmente buona parte della scuola aveva preso fuoco e, altrettanto probabilmente, nell'incendio erano già state spente diverse vite.
Fece un lungo respiro e si trascinò verso le finestre che davano sul cortile interno della scuola. Lo spettacolo che gli si parò davanti agli occhi, lo lasciò allibito. Decine di corpi erano riversi a terra, indistintamente, mangiamorte, studenti e membri dell'Ordine, sembravano tutti così uguali... tutti egualmente impotenti davanti alla Nera Signora.
Chiuse gli occhi e, con un fremito, si smaterializzò.
 
Hermione, con le labbra morse a sangue, distolse finalmente lo sguardo da Malfoy che sembrava decisamente affaticato dal racconto. Sbatté un attimo gli occhi – per controllare che non si fossero inumiditi – e lasciò cadere lo sguardo sull'orologio.
<< È tardi >> annunciò balzando in piedi, non desiderava altro che lasciare quella maledettissima stanza, correre lontano da Malfoy, dai ricordi e... da se stessa.
Draco non disse nulla, continuò a fissare una macchia sulla parete bianca con un enorme groppo in gola, che gli dava quasi l'impressione di non riuscire nemmeno a respirare.
<< A-aspetta >> la richiamò un istante prima che lei si chiudesse la porta alle spalle.
Hermione prese un lungo respiro e, facendosi forza, tornò a guardarlo:<< Cosa vuoi? >> domandò bruscamente, con il corpo ancora voltato in direzione del corridoio.
<< Parlane. Devi parlarne con qualcuno >>.

*****
 
La casa, lentamente, comparve davanti a lei e si confuse facilmente con il paesaggio, come se fosse sempre stata lì. Gli abitanti di Grimmauld Place avevano ormai accettato quella stranezza che era la mancanza dell'appartamente numero dodici tra l'undici e il tredici e allo stesso modo Hermione si era abituata a vedere la casa comparire praticamente dal nulla.
Sì, starsene lì a rimuginare su quelle sciocchezze era tutta una scusa per prendere tempo.
Aveva dovuto farsi forza per arrivare fin lì ed ora non aveva nessuna intenzione di mettere un piede davanti all'altro per salire i gradini e parlare con Harry.
È perché non mi va di fare ciò che Malfoy mi ha detto di fare...
È perché hai paura.
Sbuffò e, impettita, percorse i gradini che la separavano dalla porta d'entrata e la spalancò. Grimmauld Place era molto cambiata negli ultimi anni, Harry si era impegnato davvero molto per renderla accogliente per lui e forse anche per Ginny, in un futuro. Gli assurdi incantesimi di protezione erano spariti – fatta eccezione per l'Incanto Fidelius e qualche altra barriera magica per allontanare babbani e mangiamorte – e le stanze era state ripulite da cima a fondo.
<< Chi è? >> domandò Harry ad alta voce, l'urlo sembrava provenire dal salottino accanto alla cucina.
<< Sono io! >> rispose Hermione, avanzando per il corridoio dopo aver lanciato un'occhiata al punto in cui tempo prima c'era l'urlante ritratto della mamma di Sirius che l'aveva offesa in tutti i modi peggiori ogni volta che aveva messo piede in quella casa.
<< Oh, ciao Hermione! >>.
La ragazza si domandò distrattamente come potesse Harry vivere tranquillo in una casa dove la gente non faceva altro che entrare ed uscire nemmeno fosse un albergo. Nonostante ci vivesse lui infatti, Grimmauld Place continuava ad essere il punto di riferimento per i membri dell'Ordine che erano spesso lì per mangiare, per una qualche riunione o, addirittura, per dormire.
Entrò nel salottino e trovò il moro abbandonato su di una poltrona blu dallo schienale alto, con gli occhiali di traverso ed un giornale aperto sulle gambe. Le sorrise stancamente, sopprimendo uno sbadiglio:<< Tutto bene? >>.
<< Sì, certo, tu? >> domandò Hermione, iniziando a dondolarsi agitata sui talloni.
Harry annuì:<< Sono un po' stanco ma... >> si bloccò quando finalmente riuscì a metterla bene a fuoco e, in meno di un secondo, capì che era agitata, molto agitata:<< Sicura di star bene? >> allungò una mano per sfiorare la sua ma lei si ritrasse di scatto ed il ragazzo, nemmeno troppo deluso, ripoggiò il braccio sul bracciolo della poltrona.
<< Sì, cioè... noi... io >> scosse la testa, lasciando che i ricci castani le rimbalzassero sul viso, e prese un lungo respiro, cercando di rimettere in ordine i pensieri:<< Io ti devo raccontare una cosa. >> annunciò infine:<< Una cosa importante che ti devo dire da tanto tempo >>.
<< Ehm... ok... >> il moro si mise più dritto sulla poltrona ed aggiustò gli occhiali che teneva sul naso:<< Dimmi pure >> aggiunse cercando di incrociare lo sguardo dell'amica, che però vagava per la stanza facendo ben attenzione a non incontrare i suoi occhi.
Ora o mai più.
Si disse Hermione, prima di buttar tutto fuori d'un fiato:<< Sonostataviolentata >>.
La stanza e probabilmente l'intera villa, crollarono nel silenzio più gelido e tombale che entrambi avessero mai sentito, ancora peggiore di quello dei giorni che avevano seguito la caduta di Hogwarts, peggiore di quello della prima notte che la civetta di Hermione era andata a bussare alla finestra di Harry.
<< Come scusa? >> sussurrò il ragazzo, diversi minuti dopo.
Lei abbassò lo sguardo sulle sue dita intrecciate, non aveva affatto preso in considerazione l'ipotesi di doverlo ripetere due volte:<< Sono stata violentata >> disse in tono monocorde, scandendo lentamente ogni parola.
Senza una parola Harry si sfilò gli occhiali e si premette gli occhi con le dita, era sul punto di mettersi a piangere. Sapeva che c'era qualcosa sotto ma mai, mai, avrebbe pensato che potesse trattarsi di qualcosa di simile:<< Quando? >> domandò semplicemente, senza sollevare lo sguardo.
<< Io non credo che... >>.
<< Ti ho chiesto quando. >>.
<< La notte della... della caduta di Hogwarts >>.
<< Chi è stato? >>.
<< Harry, veramente non mi sembra una buona... >>.
<< Porca puttana troia, Hermione! Ti ho chiesto chi è stato! >>.
<< Un mangiamorte. Non so chi fosse ma... l'ho ucciso. Con le mie mani >>.
Altri minuti di silenzio, che li videro entrambi incapaci di dire alcunché. Non c'erano parole giuste per commentare quello che lei gli aveva detto, non c'erano nemmeno parole sbagliate. Non c'erano parole e basta.
Prima che uno dei due fosse in grado di fare qualcosa, la stanza fu illuminata da due luci dello stesso color arancione, che si accesero contemporaneamente. Per la prima volta da quando era entrata nella stanza, i loro occhi si incrociarono e quelli smeraldini di Harry le parvero quasi umidi.
Lui fece per dire qualcosa ma lei scosse la testa zittendolo:<< Non ora, è sicuramente un'emergenza >> e con un paio di veloci incantesimi trasfigurò i jeans ed il maglioncino che indossava nella divisa della S.A.S.C.O., appellò il cinturone con le sue armi e si smaterializzò all'accademia senza aggiungere una parola.
*cof-cof*
Ciao a tutti... inizierei ricordandovi il P.S. della premessa... niente Maledizioni Senza Perdono!

Allora... ricapitolando:
Draco sembra essersi del tutto allontanato dai mangiamorte ed Hermione ha rivelato il suo segreto ad Harry che non l'ha presa proprio benissimo - ma d'altronde come poteva prenderla?. 
In questo capitolo Ron non è molto presente a livello fisico, ma penso che si capisca benissimo che i nostri piccioncini (?) stanno facendo veramente passi da gigante e anche nel prossimo capitolo avranno modo... di confrontarsi...
Per quanto riguarda la "chiamata" invece che ne dite? Cosa pensate sia successo?

Ringrazio come al solito tutti voi che mi seguite e in modo particolare chi perde un paio di minuti del proprio tempo per lasciarmi una recensione!
Ci vediamo con il prossimo capitolo tra un paio di settimane, un bacio

Chanel

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Capitolo 12
*** L'inizio della fine ***


-L'inizio della fine
Ron sollevò di scatto la testa dal cuscino:<< Sonosveglio! >> biascicò con voce impastata, sbattendo con forza gli occhi, convinto di essersi svegliato di nuovo tardi.
Quella volta però, ad illuminare la sua stanza a giorno, non era il sole mattutino, ma una luce aranciata proveniente dalla punta della sua bacchetta né il rumore che gli arrivava alle orecchie era quello di una sveglia.
Una sola parola gli passò per la mente, facendolo scattare in piedi:
Emergenza.
Si avvicinò all'armadio e, dopo essersi strappato di dosso pantaloni e maglietta del pigiama, indossò la divisa della S.A.S.C.O. – questa volta con anche la pesante giacca nera – e si legò in vita il cinturone con tutte le armi.
In meno di due minuti – non prima di aver lasciato un breve biglietto alla sua famiglia che l'avvisava dell'inaspettata chiamata – il rosso si materializzò nel prato che circondava l'accademia.
Rimase decisamente sorpreso quando – una volta che tutto si fu rimesso a fuoco – si rese conto che più di un centinaio di persone sembravano essersi riverse in quello spiazzo verde e ne comparivano sempre di più, spuntavano qua e là per il prato, come funghi.
Ron non aveva mai visto la S.A.S.C.O. al completo, conosceva approssimativamente i numeri, ma non aveva mai avuto l'occasione di realizzare quanti realmente fossero e, d'altronde, lo stesso valeva per le schiere di mangiamorte.
Scosse la testa per rimuovere quegli inconcludenti pensieri e, il più rapidamente possibile, entrò in modalità “auror specializzato”. Dopo essersi lanciato un paio di occhiate intorno, individuò il punto dove si trovava Remus e lo raggiunse, per poi scoprire che insieme a lui c'erano già Daniel, Harry, Angelina, Bill ed Hermione.
<< Alla buon ora! >> commentò quest'ultima vedendolo arrivare, non prima di avergli rivolto un'occhiataccia.
Ron, che a dire il vero pensava che in quel momento le cose con Hermione fossero a posto, decise di ignorarla bellamente e si voltò verso il loro insegnante:<< Che succede? >> domandò.
Remus si lanciò un'occhiata attorno e vide che anche Charlie li stava raggiungendo:<< Un attimo... >> esordì con voce tesissima. Quando anche l'ultimo componente fu arrivato – senza che Hermione aprisse bocca per commentare, questa volta – l'uomo si chinò appena in avanti e cominciò a snocciolare frasi rapide e sintetiche, per fornire agli altri qualche spiegazione:<< Hanno attaccato Durmstrang. L'attacco ha avuto inizio pochi minuti fa. Avevamo ancora un paio di squadre a tenere d'occhio la situazione e loro ci hanno avvisati subito... se ci muoviamo in fretta... >>.
Prima che potesse finire di parlare, la voce di Taregan irruppe in tutto il prato, costringendo ognuno di loro a voltarsi verso il punto in cui se ne stava l'insegnante, con la bacchetta puntata alla gola:<< Durmstrang è stata attaccata. >> esordì l'uomo senza tanti giri di parole:<< L'attacco è iniziato dodici... tredici minuti fa. Supponiamo siano circa duecento mangiamorte, ma potrebbero arrivare rinforzi. Ricordate che il nostro obbiettivo principale è quello di portare in salvo gli studenti ed il personale. Smaterializzatevi al mio tre nel bosco appena fuori le barriere protettive della scuola. Buona fortuna a tutti >>.
Ron lanciò un'occhiata un po' tesa ai membri della sua squadra che, con aria impassibile, osservavano Taregan, pronti all'azione:<< Uno... >>.
Il suo sguardo si scontrò con quello castano di Hermione che, abbandonata l'acidità che gli aveva riservato pochi minuti prima, gli rivolse un sorriso un po' preoccupato:<< … due... >>.
Ron, senza pensarci due volte, allungò la mano in direzione della ragazza che, dopo un istante di esitazione, la afferrò saldamente:<< … tre. >>.
E i due si smaterializzarono insieme.
 
La smeterializzazione durò più del solito a causa della lunga distanza che furono costretti a coprire. Con un lieve senso di nausea, Hermione si ritrovò catapultata su un terreno arido e ghiacciato, sotto un cielo freddo e grigio, circondata da alberi. Alzò lo sguardo e l'orrore che si trovò davanti agli occhi le impedì per qualche secondo di parlare: il castello che ospitava la scuola di Durmstrang si stagliava a diversi metri di distanza contro un paesaggio innevato, dagli alberi spogli frustati dal vento ed il terreno ricoperto di ghiaccio e brina; la neve però, invece di essere bianca ed immacolata, era chiazzata di sangue e bruciature, diversi punti del castello erano in fiamme e già da lì poteva scorgere i primi corpi riversi a terra.
Istintivamente, lasciò la mano di Ron ed impugnò la bacchetta. Ci mise un paio di secondi per tornare in sé e riuscire a guardarsi attentamente intorno per valutare oggettivamente la situazione, ma alla fine si mise a parlare:<< Questi fanno sul serio. >> annunciò mentre anche gli altri si armavano velocemente ed insieme uscivano dal bosco per raggiungere il limitare degli incantesimi che impedivano la smaterializzazione:<< Devono avere abbattuto la nostra linea di difesa diversi minuti fa. La torre nord, i sotterranei e buona parte del primo piano hanno preso fuoco. Con ogni probabilità, per scappare dal fuoco, sono tutti andati verso la zona sud del secondo o del terzo piano. Non sono qui per un motivo preciso, vogliono solo distruggere la scuola quindi non si faranno remore >>.
Remus annuì, guardandosi intorno:<< Mi raccomando, ricordate che la nostra priorità sono i civili >>.
La prima a partire alla carica fu come sempre Angelina che, dopo aver fatto l'occhiolino ai compagni, si mise a correre:<< Buona fortuna! >> strillò.
Senza fermarsi ad aspettare gli altri, anche Hermione si mise a correre verso l'entrata della scuola, dove un folto gruppo di mangiamorte si era già riunito, probabilmente vedendoli materializzarsi. Guardando bene notò che già un paio di scontri erano iniziati e che anche lì i corpi iniziavano a coprire la terra.
Dopo aver schiantato un mangiamorte ed averne colpito un altro con un colpo di spada, riuscì a farsi strada oltre la porta d'entrata, per ritrovarsi in quello che, fino a meno di un'ora prima, era stato l'enorme ed austero atrio di Durmstrang. Lì però dovette bloccare il suo incedere poiché gli incappucciati erano astutamente disposti per bloccare ogni possibile strada.
Un po' spazientita, si mise davanti ad una delle scalinate che portavano ai piani superiori e, impugnata meglio la bacchetta, cominciò a combattere, mentre l'ingresso si riempiva sempre più di guerrieri della S.A.S.C.O. e... morti.
Pochi minuto dopo, si sentì chiamare:<< Hermione! >>.
La ragazza si voltò di scatto, rischiando così di essere colpita in pieno da una maledizione che riuscì a schivare per miracolo:<< Che succede, Harry? >> domandò osservando il ragazzo che combatteva con un mangiamorte a pochi metri di distanza.
<< Io e te dobbiamo finire un discorso! >> le ricordò lui, infilzando l'uomo con la sua stessa spada.
Con un incantesimo Hermione immobilizzò un incappucciato che le stava correndo incontro, mentre con l'altra mano estraeva un bastone e lo utilizzava per parare il colpo di un'altro di loro che la stava attaccando a mani nude:<< Quale... discorso? >> chiese con il fiatone.
<< Quello che hai iniziato prima che ci chiamassero, voglio sapere come è successo >>.
La riccia dovette chinarsi per schivare un'altra maledizione e, una volta di nuovo in piedi, scagliò un coltello che andò a centrare la donna che aveva cercato di colpirla proprio in mezzo agli occhi:<< Ti pare il momento? >>.
Harry, impegnato in un duello di spade, riuscì appena a lanciarle un'occhiata:<< Non capisco quale sia il problema >> commentò disarmando il suo avversario con un abile movimento del polso.
Hermione alzò gli occhi al cielo, recuperando la bacchetta e scagliando uno Stupeficium:<< Non so se lo hai notato, ma sono un tantino occupata... >>.
Dopo aver fatto svenire il mangiamorte con un colpo ben mirato alla testa, anche il ragazzo estrasse la bacchetta e, dopo assersi posizionato alle spalle di lei, iniziò a lanciare incantesimi a tutti i nemici che riusciva a mirare:<< Sì, lo so, ma poiché entro pochi minuti potremmo essere morti entrambi, mi sembra sensato parlarne ora... >>.
<< Non fare il melodrammatico, Harry >> rispose la ragazza, mentre con un Protego alzava uno schudo per proteggersi da un Sectumsempra.
<< Non sto facendo il melodrammatico >> si lamentò Harry, lanciando un coltello nella spalla di un mangiamorte che aveva scorto dare del filo da torcere ad Angelina:<< cerco solo di essere realistico e vorrei... >>.
Prima che potesse finire di parlare, Hermione si rese conto che, proprio davanti a lei, tra la schiera di incappucciati, si era aperto un passaggio. Non ci pensò due volte:<< Protego Horribilis >> esclamò per poi mettersi a correre, protetta dello scudo, verso le scale dietro di loro.
Dovette lanciare un paio di incantesimi ma, fortunatamente, superò i mangiamorte illesa e riuscì a percorrere la rampa di scale senza dare troppo nell'occhio.
Il primo piano sembrava del tutto deserto, anche se la puzza di bruciato ed il fumo che provenivano dalla sua sinistra erano una chiara prova del fatto che i mangiamorte fossero già passati di lì. Senza perdere tempo, svoltò a destra con la bacchetta impugnata.
Non era difficile muoversi per Durmstrang, considerando che era un castello di forma quadrata, costruito su quattro piani più i sotterranei ed aveva quattro grandi torri. A rigor di logica, se l'incendio si era principalmente sviluppato nella zona nord, gli occupanti della scuola si erano spostati dalla parte opposta, con ogni probabilità ai piani alti, considerando soprattutto che sotterranei e primo piano erano a loro volta inagibili.
Seguendo quel ragionamento si mise a salire le scale di corsa, costretta a coprirsi in alcuni punti bocca e naso con un lembo della giacca, poiché il fumo le rendeva impossibile respirare. Nonostante i corridoio fossero del tutto deserti, non si arrischiava a chiamare nessuno, preoccupata che qualcuno la scoprisse.
Quella precauzione purtroppo fu inutile poiché, una manciata di minuti dopo, si ritrovò accerchiata da cinque uomini che camminavano per i corridoi dando fuoco a tende, banchi e porte; probabilmente avevano preferito quel compito al fulcro della battaglia.
Mantenendo il suo solito sangue freddo, mise al tappeto i primi due con un Elettro molto potente ed un Petrificus Totalus. Gli altri tre, vista la situazione, le si avventarono addosso insieme, cercando di disarmarla. Rapidamente la ragazza sfilò un lungo coltello dalla cintura e lo conficcò nello stomaco di uno dei tre che subito stramazzò al suolo con l'arma che svettava dall'addome. Il secondo riuscì appena a graffiarle la guancia con un incantesimo che si sentì urlare contro:<< Dolohoferio >> e si ritrovò – apparentemente illeso – a contorcersi a terra, a causa delle ferite interne che l'incantesimo gli aveva procurato.
Rimasti solo in due, Hermione e l'ultimo dei mangiamorte rimasero a squadrarsi per qualche secondo, finché l'uomo non scoppiò a ridere:<< Ma tu sei la mezzosangue Granger! >> esclamò.
La riccia, ormai impassibile a quell'offesa, rispose con un verso sprezzante:<< È carino che tu conosca il nome di colei che fra poco diventerà la tua assassina >> commentò.
<< Ti prego, non farmi ridere! >> rispose lui, sghignazzando:<< Una ragazzina di sì e no vent'anni che pretende di combattere il suo nemico con un Petrificus Totalus non può neanche pulirmi la bacchetta! >>.
<< Intanto il tuo compare è fuori gioco grazie al mio Petrificus >>.
L'uomo rise più forte:<< Sciocca, quello è un inetto. Ora tu avrai a che fare con me! >> e detto questo le puntò rapidamente contro la bacchetta:<< Crucio! >>.
Colta di sorpresa, la giovane non riuscì a reagire in nessun modo e l'incantesimo la centrò in pieno petto. Il suo corpo fu trafitto da mille spilli roventi e lei si ritrovò a terra, a rantolare in cerca dell'aria che in quel momento non sembrava arrivarle ai polmoni. Quando il dolore si fermò, un'eternità dopo a parere di Hermione, tutto ciò che sentì fu la risata dell'uomo che ora la sovrastava:<< Dov'è finita la tua aria spavalda da sciocca grifondoro? >> la sbeffeggiò, ripetendo la maledizione senza perdono.
La seconda volta fu un po' meno dolorosa, probabilmente perché psicologicamente era pronta a quell'attacco. Però quando anche quell'ondata di dolore finì e riaprì gli occhi, vide tutto che girava.
Il mangiamorte, che ora si era inginocchiato al suo fianco, sollevò la bacchetta e la agitò a mezzaria, ripetendo la Cruciatus altre tre volte, finché Hermione non fu sul punto di perdere i sensi.
Alla fine tornò ad agitare la bacchetta, sussurrando un incantesimo che avrebbe fatto sicuramente tremare la riccia, se solo in quel momento fosse stata in grado di avere una qualsiasi reazione:<< Griffendo >>.
Una palla bianca, dall'aspetto innoquo di una normalissima palla di neve, comparve a pochi centimetri dalla bacchetta, sospesa all'altezza della pancia di Hermione:<< Sai cos'è? >> le domandò l'uomo, ma lei non rispose:<< È un incantesimo molto divertente, questa innocente pallina, posata sul tuo bel visino, potrebbe corroderne ogni tessuto >> spiegò comunque.
E fu con orrore che la giovane, pochi istanti dopo, osservò il sorriso sadico dell'uomo mentre muoveva la mano e lasciava che la palla si posasse poco sopra al suo ombelico, corrodendo prima il tessuto della giacca, poi quello della felpa e della maglia e subito dopo i primi strati di pelle.
Nonostante sapesse di dover trovare in fretta una soluzione, Hermione non fu in grado di trattenersi dall'urlare e si mise a strillare con tutte le forze che aveva, mentre sentiva la palla affondare sempre più nella sua carne.
Senza smettere di strillare, recuperando le poche forze che il suo corpo spezzato dal dolore possedeva, riafferrò saldamente la bacchetta che aveva quasi lasciato andare sul pavimento e la punto verso l'uomo, consapevole che quella era senza ombra di dubbio la sua ultima possibilità di salvezza:<< Torreo! >> riuscì a strillare.
Istantaneamente il mangiamorte si lasciò cadere all'indietro e lei – ferendosi le mani – si levò di dosso quella specie di palla. Incapace di osservare i danni prodotti dall'incantesimo, si limitò ad evocare una benda con mano e voce tremanti.
Gli incantesimi subiti l'avevano parecchio spossata e le gambe non sembravano voler collaborare ma, in ogni caso, con il corpo dolorante praticamente ovunque, si trascinò contro il muro e si tirò in piedi. Si concesse solo qualche secondo per rimanere ad osservare l'uomo che rinsecchiva a vista d'occhio, poi rinfoderò la bacchetta ed iniziò a trascinarsi per il corridoio, in cerca degli studenti e del personale della scuola.
Ritrovò un gruppetto di loro pochi minuti dopo – quando ormai a causa del dolore le sembrava di aver perso ogni sensibilità alla parte inferiore del busto – rintanato in una grande aula, che cercava di nascondersi sotto i banchi.
Si trattava di una quindicina di studenti ed un insegnante decisamente giovane e dall'aria spaurita che, quando la vide, scambiandola per una mangiamorte, si mise ad urlare più forte di tutti i suoi studenti messi insieme.
<< Tranquilli, sono della S.A.S.C.O. >> li rassicurò con voce un po' incrinata Hermione:<< Sono qui per mettervi in salvo >> aggiunse resistendo all'irrefrenabile impulso di portare una mano alla pancia, per paura di peggiorare la situazione. Lo stordimento ed il dolore dovuti dalle Cruciatus si stavano lentamente dissipando, ma la ferita sembrava essere anche più grave di quanto immaginasse all'inizio.
Per diversi secondi nessuno si mosse, tutti troppo scioccati o spaventati per fare anche un solo passo, finché un ragazzino sui tredici anni non si mise in piedi e le si avvicinò lentamente:<< Tu sei... sei Hermione Granger? >> chiese con la voce rotta e – nonostante cercasse palesemente di nasconderlo – le mani tremanti.
Lei annuì, cercando di essere il più calma e misurata possibile:<< Sì, sono io. >> rispose tendendogli la mano:<< Sono qui per aiutarvi >>.
Il ragazzo ebbe solo un ultimo attimo di esitazione prima di fare qualche passo verso di lei ed accettare l'invito, stringendole la mano:<< Il primo piano, i sotterranei e l'ala nord sono inagibili: l'ala nord ha preso fuoco ed i mangiamorte hanno accupato i piani bassi >> la informò un altro ragazzo un po' più grande, mentre anche gli altri la raggiungevano.
<< Lo so. >> rispose Hermione, mentre velocemente faceva scorrere lo sguardo su tutti i presenti: erano un professore e tredici studenti di cui nove maschi e quattro ragazze, cinque di loro non dovevano avere più di tredici anni:<< Dobbiamo trovare una via di fuga alternativa, qualcuno ha qualche idea? >>.
Tutti – il professore per primo – scossero la testa, tranne una ragazza dai capelli biondi e gli occhi color ghiaccio, che sembrava essere la più grande:<< Ci sarebbe una... una specie di passaggio segreto qui vicino. È sotto la rampa di scale vicino all'aula di incantesimi, io e Slavik ci... beh, porta fino al bosco intorno alla scuola, oltre alle barriere protettive >>.
<< Come ti chiami? >>.
<< Masha >>.
Il professore rivolse un'occhiataccia alla ragazza ma sembrava troppo terrorizzato anche solo per riprenderla. Hermione invece annuì, ignorando bellamente l'uomo:<< Ottimo Masha, ci porterai lì. >> si lanciò un'altra occhiata intorno:<< Io e te >> disse indicamendo la bionda:<< apriremo il gruppo, mentre lei e voi due >> aggiunse spostando lo sguardo verso l'insegnante e due studenti che sembravano un po' più grandi degli altri:<< lo chiuderete. Voglio tutti con le bacchette in mano e che nessuno emetta un fiato, in caso di attacco vi farete tutti da parte >> ordinò guardandoli negli occhi uno ad uno.
<< Ma tu sei ferita! >> protestò una delle ragazze, rendendosene conto solo in quel momento, per poi fare un passo nella sua direzione.
La riccia abbassò lo sguardo, notando con orrore che le fasce che si era legata attorno alla pancia erano impregnate di sangue. Rialzò subito la testa e fece cenno alla studentessa di fermarsi:<< Non è nulla di grave. Il mio compito è quello di portarvi in salvo >>.
Lo disse con tono talmente fermo che nessuno ebbe il coraggio di ribattere.
Prima che potesse dare l'ordine di muoversi però, il ragazzo che prima le aveva stretto la mano prese la parola:<< E con lei come facciamo? >> domandò indicando un punto alle sue spalle.
Hermione non se ne era resa conto fino a quel momento ma, seduta per terra con la schiena poggiata al muro, se ne stava una bambina dai lunghi capelli castani legati in due trecce scompigliate ed indosso solamente un pigiama giallo, al contrario di tutti gli altri che, se non erano del tutto vestiti, indossavano almeno il mantello rosso della divisa.
La riccia le si avvicinò e si chinò quanto la ferita le permetteva:<< Che cosa ti succede? >> le domandò.
Lei nascose il viso tra le mani e si lasciò sfuggire un singhiozzo:<< La caviglia >> disse:<< mi fa male >>.
Hermione abbasò lo sguardo sulla sua gamba e sollevò appena la stoffa dei pantaloni del pigiama, per scoprire al di sotto una caviglia gonfia e violacea:<< Come hai fatto? >>.
<< Mentre scappavo sono... sono caduta dalle scale e l'ho stortata >>.
<< Riesci a camminarci? >>.
La bambina scosse la testa e si lasciò sfuggire un altro singhiozzo.
<< Propabilmente è rotta >> spiegò per poi puntarvi contro la bacchetta:<< Ferula >> esclamò prima che delle bende bianche andassero a fasciare il punto leso:<< Non ti preoccupare, io non so aggiustarla bene ma abbiamo degli ottimi medimaghi che ti metteranno a posto prima che tu riesca a dire “pluffa” >>.
Lei annuì e, lasciandosi aiutare, si mise in piedi squittendo ogni singola volta che muoveva appena il piede:<< Ma cosa stai facendo? >> domandò il professore ad Hermione, senza smettere di tremare e lagnarsi:<< Se la portiamo con noi ci... ci rallenterà! >>.
L'auror si voltò verso l'uomo e lo guardò con tutto il disgusto che era in grado di provare. Lasciò che la bambina si appoggiasse a Masha e, con la bacchetta ancora in mano, gli si avvicinò:<< Se lasceremo indietro qualcuno >> sibilò puntandogli contro l'arma:<< quello sarai tu. Una sottospecie di insegnante che invece di proteggere i suoi allievi se ne sta rintanato in un angolino a piangere come il più vigliacco dei conigli. Ti consiglio vivamente di non aprire più quella tua boccaccia e di eseguire i miei ordini se non vuoi vedertela con me >>.
Detto ciò, senza degnarlo di un'altra occhiata, tornò dalla bambina:<< Mettimela in spalla >> disse alla bionda.
<< Ma sei ferita e... >> cercò di ribattere lei.
<< Ho detto di mettermela in spalla >> ripeté Hermione, con tono basso ma fermo.
Meno di un minuto dopo iniziarono a percorrere silenziosamente i corridoi, che fortunatamente sembravano deserti. Masha indicò la strada che portava al passaggio segreto e lo raggiunsero in pochissimi minuti.
Il tunnel era nascosto da un grande dipinto raffigurante un mago ed una strega del XII secolo e fortunatamente l'aria al suo interno non sembrava inquinata dal fumo, nonostante quella dei corridoi si fosse fatta ormai quasi irrespirabile.
Procedettero per diversi minuti in quel tunnel sullo scosceso pavimento di terra e, finalmente, dopo quelle che parvero a tutti ore, trovarono una botola in legno ed una scala poco stabile che salirono uno ad uno.
Hermione rimase per ultima, tenendo la bambina ancora in spalla. Tutto il corpo le doleva terribilmente e le sembrava di aver perso la sensibilità dall'ombelico in giù, tanto era il dolore che le provocava la ferita. Nonostante questo si sporse in modo che qualcuno potesse prendere la bambina e farla salire, per poi arrampicarsi a sua volta all'esterno.
Il cielo era terso di nuvole e trapunto di stelle, come in una qualsiasi notte di fine novembre, ma verso l'orizzonte iniziavano a spuntare le prime luci dell'alba. Qualche fiocco di neve volava in aria, per poi posarsi sul terreno ghiacciato, già del tutto innevato.
<< Ora dove si va? >> chiese un ragazzo.
Hermione cercò di ricollegarsi, ma il dolore era tale da impedirle di pensare con chiarezza:<< Io... io credo... ora dove ci troviamo? Dovremmo raggiungere gli altri membri della S.A.S.C.O. e... >>.
<< Ma tu stai male! >> la interruppe la ragazza bionda, facendo un paio di passi nella sua direzione:<< Stai perdendo moltissimo sangue e si vede che sei senza forze. Dovresti fermarti a riposare e lasciare che... >>.
<< Mi fermerò a riposare quando sarete al sicuro. Ora... in marcia, dobbiamo avvicinarci il più possibile all'entrata principale della scuola... i miei compagni sono lì >> e detto questo si trascinò nuovamente verso la ragazzina, combattendo contro il dolore e lo stordimento.
<< S-sicura d-di... di farcela? >> le chiese lei, tremando tantissimo nel tessuto leggero del pigiamino giallo.
La ragazza annuì e, senza una parola, si sfilò la giacca termica nera che indossava sopra ai pantaloni arancioni, rimanendo con indosso solo una felpa e la canottiera:<< Prendi questa o... congelerai >> disse tendendogliela.
La moretta scosse la testa:<< Sei... sei... sei matta? I-io non p-posso... mor-morirai di f-freddo... >> protestò battendo i denti.
Hermione gliela fece indossare a forza e con un rapido gesto della bacchetta si rifece la fasciatura:<< Muoviamoci >> ordinò dopo assersi fatta aiutare a mettersi in spalla la bambina che ora aveva smesso di tremare e si stringeva nella sua giacca.
Raggiungere il punto in cui gli auror si erano accampati fu anche più difficile che attraversare il tunnel; la neve, che in alcuni punti era alta fin sopra al ginocchio, impediva alcuni movimenti e li rallentava notevolmente, per non parlare del fatto che Hermione riuscisse a malapena a stare in piedi ma si rifiutasse fermamente di lasciarsi aiutare.
I medimaghi della S.A.S.C.O. avevano allestito, come erano soliti fare, due tende arancioni attorno alle quali, lo si poteva vedere già a distanza, era riunito un numeroso gruppo di persone. Quando le videro, gli studenti, anche se stanchi ed infreddoliti, iniziarono a metterci il doppio dell'impegno mentre Hermione, ormai allo stremo, rimase leggermente indietro.
<< Lasciami qui, mi verranno a prendere >> le sussurrò in un orecchio la ragazzina che aveva ancora in spalla.
<< Zitta, siamo quasi arrivate >> la rimproverò Hermione, mettendola subito a tacere.
In effetti non ci misero molto; arrivarono davanti ad una delle tende in una manciata di minuti, quando tutto ciò che la ragazza riusciva a vedere davanti a sé era un groviglio confuso di colori e ombre; ma nonostante questo declinò malamente tutte le offerte di chiunque si proponesse di darle una mano a portare la bambina.
La lasciò cadere su quello che parve un letto e poi cercò di guardarsi intorno alla ricerca di un viso conosciuto. Per almeno un minuto non riconobbe nessuno, ma poi la faccia stanca e struccata di Kara le si parò davanti:<< Hermione! >> esclamò la ragazza, prendendo l'amica per le spalle.
Lei se la scrollò di dosso ed indicò la bambina che giaceva su quella che in realtà era una brandina:<< Si è rotta una gamba... no, una caviglia... lei è... si chiama... >>.
<< Nadiya >> prese la parola lei, reprimendo un gemito:<< mi chiamo Nadiya >>.
<< Sì, Nadiya... >> sussurrò Hermione, prima di essere colpita da un capogiro più forte di quelli precedenti ed essere inghiottita dal buio.



Hi guys :D
Per prima cosa devo ammettere di essere felicissima per le cinque recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo, non ne ricevevo così tante da un sacco di tempo e questa cosa mi ha reso davvero contenta quindi... grazie mille di cuore.

Devo fare un paio di appunti tecnici:
-Durmstrang è una scuola un po' avvolta nel mistero e né nei libri né in altri materiale fornitoci da J.K. Rowling si sa molto su di essa quindi ho un po' dovuto inventare.
Ho fatto anche un po' di casino perché in uno dei capitoli precedenti mi sembra di aver detto che si trova in Bulgaria mentre in internet si nominano i paesi scandinavi, in particolare la Svezia e la Norvegia; in più i nomi che ho scritto in questo capitolo sono russi quindi... olè! Che bel miscuglio di paesi!
Un cosa che vi ricordo è che le divise di Durmstrang sono rosse e, nonostante ciò che si vede nel film, la scuola non è unicamente maschile (che odio quando cambiano le cose...)
-Per quanto riguarda l'incantesimo Griffendo, che il mangiamorte usa contro Hermione, mi sono un po' informata ma non sono sicura che corroda anche la pelle, credo di sì ma se qualcuno fosse sicuro del contrario mi faccia sapere!
-Il Torreo è l'incantesimo inventato da me che qualche capitolo fa Remus ha insegnato ad Hermione

Per quanto riguarda il resto mi dispiace non si facciano passi avanti né sul fronte Draco Malfoy né su quello Ron/Hermione (nonostante una miniscenetta mi sia sentita in dovere di dedicargliela anche qui) ma mi sembrava il momento di un po' d'azione!
Altra cosa, tenete d'occhio la piccola Nadiya perché, come penso avrete intuito, potrebbe diventare un personaggio abbastanza importante....

Spero di non aver dimenticato nulla e che questo capitolo vi piaccia (personalmente, lo reputo migliore dei precedenti ma spetta a voi giudicare!).
Lasciatemi il vostro parere, se ne avete voglia(:

Grazie a tutti, un bacio
Chanel

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Capitolo 13
*** Le ragazze di Durmstrang ***


 
-Le ragazze di Durmstrang
Riprendere coscienza fu lento, difficile e doloroso.
Hermione si sentiva stordita, probabilmente anche a causa delle pozioni antidolorifiche, e per diversi minuti ebbe seriamente paura di aver perso le gambe, poiché non sentiva assolutamente nulla dalla vita in giù.
Quando finalmente riuscì a riaprire gli occhi, tutto ciò che vide fu una luce accecante e le sembrò di essere immersa nel bianco.
<< Hermione... >> era solo un sussurro flebile, proveniente dalla sua destra, ma riconobbe subito la voce. Voltò lentamente il viso e, a pochi centimetri di distanza dai suoi, trovò gli occhi azzurri di Ron che le sorridevano dolci:<< Ben svegliata. >> la salutò lui. Istintivamente, Hermione fece per mettersi seduta, ma il rosso la prese per le spalle e la ricacciò giù, contro i cuscini:<< Non ci provare nemmeno, devi stare assolutamente immobile per un po' di tempo >>.
La riccia sbuffò appena ed alzò gli occhi al cielo, prima di mettere per bene a fuoco il viso dell'amico e rendersi conto che aveva nuovamente la testa fasciata:<< Che ti sei fatto? >> domandò con voce gracchiante.
Ron si portò una mano tra i capelli, sfiorando la benda bianca:<< Mi hanno colpito con qualcosa, probabilmente l'elsa di una spada... ma non ti preoccupare, è solo una brutta botta >> spiegò sorridendole.
Hermione si lasciò sfuggire una risatina, non senza sentire male un po' ovunque:<< Ci credo che sei così scemo! A furia di prender botte in testa... >>.
<< Ma come ti permetti!? >> esclamò il ragazzo, allontanandosi un po' dal suo letto ed incrociando le braccia al petto, fingendosi offeso.
La ragazza scosse la testa divertita e finalmente spostò lo sguardo per guardarsi intorno. Come immaginato si trovava nell'infermeria della S.A.S.C.O., che però era molto più grande di come l'avesse mai vista; probabilmente erano stati costretti ad allargarla per poter ospitare i molti feriti. I medici e gli infermieri correvano avanti e indietro tra un letto e l'altro, facendo ondeggiare il tessuto bianco o arancione dei loro camici. Notò anche che molti dei letti non erano occupati da suoi colleghi ma da studenti o professori di Durmstang che per lo più avevano riportato delle brutte scottature; gli auror invece avevano subito come al solito ferite di ogni genere.
<< Come stanno gli altri? >> domandò la ragazza, tornando a guardare Ron.
Lui si fece di colpo più serio:<< Angelina non avrebbe dovuto sforzare così tanto la gamba... sembra che abbia molto peggiorato la situazione ma non credo ci sia il rischio che la perda. Harry come al solito ha la pellaccia dura, solo qualche graffio e un bel po' di lividi e anche un'ustione alla schiena. Charlie ha un brutto taglio su un braccio ma nulla di irreversibile. Remus è un po' intossicato dal fumo ma c'è Tonks a prendersi cura di lui, sono sicuro che si riprenderà anche prima del previsto. Daniel e Bill sono un po' scossi ma stanno bene, a parte qualche ematoma. In definitiva, sei tu quella ridotta peggio! >>.
Hermione gli rivolse un verso offeso:<< Divertente... >> commentò:<< Astrea e William invece? Li hai visti o ci hai parlato? >>.
<< Astrea sì >> rispose il ragazzo:<< aveva una brutta ustione su un braccio ma è soddisfatissima perché è riuscita a salvare da sola un gruppetto di una decina di studenti e... >>.
Prima che potesse finire, Hermione scattò a sedere:<< Nadiya! >> esclamò di colpo, stupendosi per un secondo di ricordare con così tanta facilità quel nome, prima di strillare a causa del dolore alla pancia che l'aveva colpita inaspettatamente.
Ron, rimproverandola malamente, la fece sdraiare di nuovo e fece cenno ad un'infermiera di avvicinarsi. Quella li raggiunse e, dopo aver fatto ingurgitare ad Hermione una pozione verdastra, se ne andò promettendo di mandare Kara a controllarla appena possibile.
Appena si fu allontanata, la ragazza afferrò Ron per la maglia e se lo tirò più vicino:<< Dov'è lei? >> gli domandò.
<< Lei chi? >> chiese il rosso, decisamente confuso.
<< La bambina! Quella che ho portato in spalla... >>.
<< Ah, sì... quella che non ha voluto andarsene... >>.
<< In che senso non ha voluto andarsene? >>.
Ron le prese una mano e la strinse tra le sue, cercando di infonderle un po' della calma di cui sembrava del tutto priva in quel momento:<< Sta bene, Hermione. Se ho capito bene aveva una caviglia rotta e gliel'hanno aggiustata in due minuti. Solo che quando le hanno detto che avrebbe dovuto andare insieme agli altri studenti ha risposto... non lo so, si è arrabbiata molto e ha chiesto di aspettare qui che tu ti svegliassi >>.
Hermione sgranò gli occhi, sforzandosi per non scendere dal letto ed andarla a cercare:<< E adesso dov'è? >> si volle informare.
<< Non lo so esattamente >> le rispose il ragazzo:<< credo che l'abbiano messa a dormire da qualche parte qui in accademia. È rimasta un paio di ore qui immobile accanto al tuo letto, ma l'infermeria non ci sembrava il posto adatto per una ragazzina di quell'età... >>.
<< E da quant'è che sono qui? >>.
<< Qui da non più di sei ore. Ma sono quasi le otto di sera ed hai perso coscienza questa mattina all'alba >>.
Hermione annuì, dopo aver fatto un rapido calcolo, e tornò ad interessarsi di Nadiya:<< La bambina vi ha... ha detto qualcosa riguardo ai suoi genitori o a dove potrebbe andare quando sarà tutto a posto? >> domandò.
Ron scosse la testa, stringendosi nelle spalle:<< Non ha voluto raccontare nulla a nessuno. Io stesso le ho chiesto come si chiamassero i suoi genitori ma non mi ha detto nulla. Voleva solo aspettare che tu ti svegliassi >>.
Lei prese un respiro profondo, allontanò lo sguardo dall'amico e guardò nel letto affianco al suo, dove un uomo di mezza età osservava con sguardo vitreo il punto in cui la sua gamba destra terminava: una manciata di centimetri sotto al ginocchio:<< Voglio vederla. >> sussurrò senza voltarsi:<< Voglio parlare con Nadiya >>.
Dopo un istante di esitazione, il ragazzo annuì:<< Certamente >> le promise:<< ma prima devi rimetterti un po' in sesto >>.
<< Perché, cosa ho che non va? Sono solo un po' dolorante... >>.
Ron non le rispose, al contrario abbassò lo sguardo senza una parola. Hermione, dopo un attimo di esitazione, si mise a guardare nella sua stessa direzione ed incontrò il tessuto bianco del lenzuolo che le copriva il busto. Lo guardò un pochino stranita, finché non le tornò in mente esattamente tutto ciò che era successo quella mattina o meglio, la notte prima. Senza nemmeno pensarci si liberò in meno di mezzo secondo del lenzuolo e del camice che qualcuno le aveva messo addosso, mollando inavvertitamente anche una gomitata sul naso a Ron, che aveva cercato di fermarla.
Sotto al camice non aveva null'altro che un paio di slip neri e delle spesse bende strettamente legate attorno alla vita. Fregandosene della sua quasi totale nudità, si mise a levarsi le garze di dosso, tirando e strappando con forza, ignorando il dolore che si faceva sempre più forte.
Dottori ed infermieri si resero conto troppo tardi di ciò che stava succedendo e, quando arrivarono al letto di Hermione, Ron era già riuscito a prenderla per i polsi, non prima che lei riuscisse a vedere in che condizioni era.
Da quando era entrata a far parte della S.A.S.C.O., Hermione era letteralmente ricoperta di cicatrici, tra le quali svettavano quella che aveva appena sotto al collo dalla notte della caduta di Hogwarts e quella che le deturpava la parte bassa della schiena, una linea bianca e frastagliata lunga qualche centimetro. Ma nulla avrebbe potuto prepararla a ciò che vide.
La ferita, appena sopra all'ombelico, era cicatrizzata e non perdeva più una goccia di sangue né presentava una qualche crosta, ma tutta la zona che andava da sotto il seno al ventre, sembrava uno strano collage di tipi diversi di pelle che, da normali e pallidi verso l'esterno, diventavano sempre più rossi, raggrinziti e lucidi al centro.
Nonostante sentisse la presenza di Ron al suo fianco, Hermione non riusciva ad alzare lo sguardo dalla sua pancia. Probabilmente perse la cognizione di ciò che la circondava per un paio di secondi, poiché d'un tratto si ritrovò a fissare nuovamente il tessuto bianco di un lenzuolo.
Sollevò lo sguardo ed incontrò le iridi blu del compagno. Dopo essersi lanciata un'occhiata confusa intorno – ed aver notato che gli infermieri che erano accorsi per fermarla erano scomparsi – tornò a guardare in basso, rendendosi conto che era stato proprio Ron a coprirla con il lenzuolo ed ora lo reggeva poggiandole una mano ad un seno.
<< Oh, scusa... >> esclamò Ron, dopo aver seguito la traiettoria del suo sguardo ed aver levato di colpo la mano, facendo così cadere il lenzuolo e mettendo di nuovo il mostra il petto della ragazza.
Lei quasi non ci fece caso, era così scioccata da quello che aveva appena visto, da non riuscire a capire ciò che le accadeva intorno. Sollevò nuovamente gli occhi, alla disperata ricerca di quelli di Ron che però, imbarazzato, si era voltato dalla parte opposta.
Prima che uno dei due potesse dire qualcosa, arrivò Kara che, con i capelli castano chiaro sparati in ogni direzione ed il viso più stanco e struccato di come l'avessero mai vista, si accostò al letto:<< Perché sei nuda? >> domandò alla ragazza, ponendo frettolosamente la domanda con disinteresse, quasi fosse una cosa abituale.
Hermione si voltò a guardarla con gli occhi sgranati e sperduti, come avrebbe fatto una bambina piccola strappata alle braccia della madre:<< Io non... >>.
Kara non era famosa per il suo tatto né per la sua perspicacia, ma vedendo così l'amica anche lei riuscì a capire che c'era qualcosa che seriamente non andava e, osservando le condizioni in cui si trovava, intuì velocemente cosa doveva essere successo:<< Hermione... >> sussurrò sedendosi sul letto ed usando il lenzuolo per coprirla:<< non ti devi preoccupare... troveremo un modo per... farla scomparire o... nasconderla >>.
La riccia cominciò a scuotere freneticamente la testa e si allontanò dalla ragazza, stringendosi con forza il lenzuolo al petto e nascondendovi dentro il viso. Istintivamente Ron – ignorando l'imbarazzo che lo aveva colpito poco prima – le si avvicinò e le circondò le spalle con un braccio, lasciandole appoggiare il viso al suo petto.
Per una volta Hermione si lasciò abbracciare senza nessuna protesta, mentre con un orecchio solo ascoltava le rassicurazioni di Kara che le prometteva di sistemare tutto in breve tempo e con l'altra il battito accellerato del cuore di Ron. La lasciò parlare per qualche minuto ma alla fine, senza nemmeno pensare se avesse finito o no, sussurrò solo poche parole, che andarono a scontrarsi con il petto di Ron.
<< Voglio vedere Nadiya >>.

*****
 
Masha non riusciva a chiudere occhio. Starsene lì, in mezzo a decine e decine di altri studenti, la mandava nel panico più totale. Nell'enorme stanzone dove gli auror li avevano mandati a riposarsi, gli unici rumori che si sentivano erano sospiri tremuli e singhiozzi. Per non parlare del fatto che, nonostante ora sua sorella Dobrava dormisse accoccolata tra le sue braccia, non aveva idea di dove potesse essere Slavik, il suo ragazzo.
Ci aveva messo un po' di tempo per rimettere in ordine nella sua testa gli avvenimenti della notte precedente, ma stare sdraiata a guardare per ore il soffitto l'aveva decisamente aiutata.
Ricordava di essersi svegliata nel suo dormitorio quando la mezza era passata da un pezzo, i suoi compagni sembravano impazziti ed una ragazza del suo anno la scuoteva con forza cercando di convincerla ad alzarsi. Aveva capito solo una cosa: la scuola stava andando a fuoco.
In meno di cinque minuti stava correndo giù per le scale con indosso i pantaloni del pigiama, un paio di scarpe da tennis, un maglione pesante ed il mantello della divisa. Dobrava l'aspettava ai piedi delle scale del dormitorio ed era terrorizzata, andava avanti e indietro continuando a guardare fuori dalle finestre e facendo domande a raffica a chiunque si trovasse davanti; quando l'aveva vista le era corsa incontro e le si era avvinghiata addosso come se non volesse più lasciarla. E se fosse stato per lei, nemmeno Masha avrebbe più lasciato la sorellina. Purtroppo però, pochi minuti dopo, mentre cercavano di raggiungere l'uscita insieme, era stata costretta a lasciarla da sola per difendere entrambe da un gruppo di mangiamorte e, una volta tornata indietro, non l'aveva più trovata.
Era proprio per quello che ora, mentre Dobrava dormiva con il capo poggiato al suo seno, Masha avrebbe voluto poter tirare un sospiro di sollievo, ma non vedeva Slavik dalla sera prima e... beh, aveva paura. Più di quanta ne avesse avuto la notte precedente mentre scappava o quando la sua bacchetta aveva incrociato quella di un mangiamorte dallo sguardo sadico e crudele che aveva cercato di lanciarle contro una Cruciatus.
Proprio mentre ripensava a quei momenti, la porta venne aperta e uno spicchio di luce accecante illuminò la camerata. L'ombra di un uomo alto e ben piazzato si aggirò per un po' tra le brandine e, dopo assersi sforzata un po' per metterlo a fuoco, Masha riuscì a riconoscere i pantaloni arancioni dei membri della S.A.S.C.O..
Senza pensarci un attimo, sgusciò via dall'abbraccio della sorella e si mise in piedi.
<< Dove vai? >> borbottò con voce assonnata Dobrava, senza nemmeno aprire gli occhi, probabilmente svegliata dal repentino movimento.
<< Sssh. Torno subito >> sussurrò Masha prima di posare un bacio sulla fronte della ragazzina e farsi strada tra le brandine disseminate senza alcun ordine per la stanza.
Quando lo raggiunse, l'auror era chino a parlare a bassa voce con la bambina che si era rotta la caviglia e lei aveva aiutato a portare in salvo. Gli picchiettò con due dita sulla spalla e lui si voltò con calma ma sguardo vigile, come solo una persona abituata ad essere costantemente all'erta sapeva fare:<< Ciao, sei uno degli auror della S.A.S.C.O.? >> gli domandò dopo aver rivolto un sorriso alla bambina che si doveva essere appena svegliata.
Il ragazzo annuì, passandosi una mano tra i capelli rossi:<< Piacere, sono Ronald Weasley. >> si presentò porgendole la mano:<< Posso aiutarti in qualche modo? >>.
Masha annuì:<< Io sono Masha e vorrei parlare con... con un tuo superiore >> spiegò dopo avergliela stretta, cercando di sembrare il più adulta e decisa possibile.
Ron la squadrò dalla testa ai piedi, con sguardo dubbioso:<< Sono sicuro che per qualsiasi cosa ti serva tu possa anche dirla a me... >>.
<< Voglio entrare a far parte della S.A.S.C.O. >> lo interruppe la bionda.
Il ragazzo rimase un istante interdetto, ma si riprese velocemente:<< Vieni con me, dammi solo un secondo >>.
Nel frattempo la bambina si era messa in piedi e aveva rindossato la giacca nera che si era tolta per dormire, quindi Ron le poggiò una mano sulla spalla e, facendo cenno a Masha di seguirli, lasciò l'aula di incantesimi che, in quella particolare occasione, era stata adibita a dormitorio.
In giro per l'accademia regnava il caos più assoluto. Nonostante la situazione si fosse un po' calmata rispetto a qualche ora prima, i componenti della S.A.S.C.O. non facevano altro che correre avanti e indietro tra un ala e l'altra dell'edificio, portando con sé pozioni, bende, lettere e documenti. Quelli che non erano occupati ad aiutare in infermeria o contattare genitori e parenti dei ragazzi salvati, si davano da fare con gli interrogatori, cercando di raccogliere ogni minimo indizio per ricostruire al meglio ciò che era successo.
Arrivati davanti all'infermeria, Ron fu costretto a prendere un bel respiro prima di aprire la porta. I feriti non gli erano mai piaciuti, in particolare se erano persone che conosceva. Prima di far entrare le due, si lanciò un'occhiata intorno per controllare che non ci fosse nulla di troppo spaventoso e, appena ne fu sicuro, si avviò a passo spedito verso Hermione.
La riccia se ne stava lì, con la schiena poggiata a due cuscini e il camice nuovamente indosso, a fissare il vuoto davanti a sé, senza dire una parola né compiere un movimento. I tre si schierarono silenziosamente alla destra del letto e rimasero immobili per qualche secondo, nella speranza che la ragazza si accorgesse da sola di loro.
Vedendo che non sembrava averli notati, Ron si schiarì la gola e le poggiò una mano sul braccio:<< Hermione, noi siamo... >> tentò di dire, ma si dovette interrompere dopo pochi istanti, vedendo l'amica scattare in ginocchio appena le loro pelli si furono sfiorate.
Ovviamente il brusco movimento le fece lanciare un urlo a causa del dolore che le procurò la ferita e fu costretta a farsi aiutare per rimettersi sdraiata.
Dopo la breve parentesi, quando Hermione ebbe smesso di tremare a causa del male, si decise a spostare lo sguardo verso le persone che ora si trovavano accanto al suo letto:<< Nadiya... >> sussurrò osservando la bambina che se ne stava un paio di passi indietro rispetto a Ron ed alla ragazza bionda che quella notte li aveva guidati verso una via di fuga.
<< Sì, te l'ho portata. Come mi avevi chiesto >> le rispose il rosso, facendosi un po' da parte in modo che lei potesse andare più vicina al letto.
Nadiya si avvicinò, scostandosi malamente dal viso le trecce ormai quasi disfatte, senza il coraggio di alzare lo sguardo e cercare quello di Hermione:<< Ciao... >> salutò.
<< Ciao >> rispose la ragazza cercando, senza farsi male, di mettersi a sedere un po' più comoda, accettando anche il braccio che Ron le porse prontamente per aiutarla. Dopo un istante di silenzio, spostò lo sguardo verso la bionda che se ne stava lì, con ancora indosso i pantaloni del pigiama, a guardarsi intorno un po' intimorita:<< Stai bene...? >> le domandò, non riuscendo proprio a ricordare il suo nome.
<< Masha. >> le rispose la bionda:<< E sì, sto bene, non mi sono fatta nemmeno un graffio... vedo che c'è... c'è gente a cui è andata peggio... >>.
<< Se stai bene, che cosa ci fai qui? >> chiese ancora Hermione, ignorando volutamente l'ultima frase della ragazza.
Masha parve un po' in imbarazzo ed iniziò a torcersi le dita, distogliendo lo sguardo dalla sua interlocutrice:<< Io vorrei... avrei solo bisogno di parlare con un... vostro superiore >> ripeté a disagio.
<< Spero per te che non sia per ciò che penso... >> commentò la mora, sgranando leggermente gli occhi.
Prima che la bionda riuscisse a rispondere, Ron si mise tra le due:<< Lasciala fare, Hermione. >> disse:<< Si vede che non è una bambina, sono convinto che sia abbastanza matura per decidere per se stessa >>.
Lei sbuffò alzando gli occhi al cielo e sì limitò a liquidare il ragazzo con un cenno della mano:<< Allora andate a cercare Taregan, sai che è lui ad occuparsi di queste cose. Io e Nadiya abbiamo un paio di cose da dirci... in privato >>.
Cogliendo l'antifona i due salutarono velocemente e lasciarono l'infermeria – sollevati di potersi allontanare da tutto quel dolore che sembrava quasi impregnare l'aria – lasciando le due da sole.
Nadiya rimase in piedi a guardarsi intorno mangiucchiandosi le unghie, Hermione la guardò per un po' e, dopo qualche secondo, recuperò la bacchetta dal tavolino accanto al suo letto e la sventolò, facendo comparire dal nulla una sedia di legno dall'aspetto non troppo scomodo.
Fece cenno alla bambina di sedersi e lei subito obbedì:<< La mia insegnate di trasfigurazione le faceva comparire con tanto di braccioli ed imbottitura rosso/oro >> commentò quasi tra sé, con una vena di malinconia nella voce: Minerva McGranitt non poteva più materializzare niente con i colori di Grifondoro, Minerva McGranitt non poteva materializzare niente punto.
Finalmente Nadiya alzò lo sguardo verso di lei e, avvicinandosi un po' di più con la sedia al letto, parlò:<< Grazie >> disse semplicemente, poggiando una mano sul lenzuolo candido.
<< Non c'è di che, è il mio lavoro >>.
<< Non è vero. Avresti potuto lasciarmi lì o farmi portare da qualcun altro. Il tuo compito era salvare il più persone possibile non... non rischiare la vita... per me. Nessuno aveva mai fatto niente di simile per me >>.
<< Spero proprio che non ce ne sia mai stato bisogno e che non ce ne sarà mai più in futuro >>.
<< Sì, infatti... >>.
Hermione le rivolse un sorriso sincero, a cui lei rispose stentatamente:<< Allora Nadiya, quanti anni hai? Mi sembri un po' piccola per andare già a scuola... >>.
<< Sì, infatti. >> rispose la bambina, agitandosi sulla sedia un po' a disagio:<< Ho nove anni, inizierò la scuola tra due anni... o meglio, avrei dovuto iniziarla tra due anni... >>.
<< E allora cosa ci facevi a Durmstrang? >> domandò senza capire, accorgendosi troppo tardi che quelle domande stavano avendo uno strano effetto sulla bambina.
<< Io non... la mia mamma era... è... l'insegnante di pozioni a Durmstrang, vivevo lì con lei >> rispose con gli occhi che si riempivano lentamente di lacrime, doveva essere sicuramente successo qualcosa, probabilmente la sera prima.
Che lugubri scherzi sono spesso in grado di fare i tempi verbali, la ragazza lo sapeva bene.
Hermione insistette, nonostante avrebbe tantissimo voluto lasciar perdere solo per non farla piangere:<< E adesso dov'è la tua mamma, Nadiya? >> domandò.
Lei, mordendosi il labbro inferiore, cercò nuovamente di sistemare le due trecce ormai quasi del tutto disfatte:<< Io non... non lo so. Ieri notte, quando hanno attaccato la scuola io... mamma mi ha svegliato e mi ha detto... mi ha fatto scappare ma lei è rimasta indietro e io non... non l'ho più vista >> spiegò brevemente, con voce rotta.
<< E il tuo papà? >>.
<< Io non ho un papà >>.
Hermione prese un lungo respiro e si passò le mani tra i capelli, sbuffando piano. Cosa diavolo doveva fare con quella bambina:<< Non hai uno zio o... dei nonni che possano prendersi cura di te? >>.
Nadiya scosse la testa, asciugandosi furtivamente quell'unica lacrima che le aveva rigato una guancia:<< C'è mia sorella... si chiama Viloriya. Ha finito la scuola l'anno scorso ma non... non abbiamo più sue notizie da un po' >>.
La riccia aggrottò le sopracciglia:<< Cosa vuol dire che “non ne avete più notizie da un po'”? >> domandò.
<< Che prima ci scriveva ma ora ha smesso >> spiegò la bambina, tirando su con il naso:<< Viloriya è... un po' strana. No, non strana... lei è... una... una повстанческий*... >> disse.
<< Una cosa, scusa? >> domandò Hermione, pensando di aver capito male.
<< Non so come si dice in inglese. >> ammise Nadiya:<< Una persona che... che va contro le regole >>.
<< Una ribelle? >> la ragazzina annuì. Hermione, dopo averci pensato un attimo, si rese conto di aver dimenticato una delle domande più importanti:<< Ehi, aspetta un attimo. Ma come fai a parlare così bene l'inglese? >> domandò.
<< A Durmstrang tutti lo parlano un po'. >> spiegò la bambina, palesemente sollevata di aver cambiato argomento:<< Ma io lo conosco bene perché la mia mamma è inglese. Si è trasferita quando ha conosciuto mio padre >>.
La ragazza annuì, pronta a porre l'ennesima domanda, ma l'arrivo di Kara la interruppe:<< Hermione, devi bere questa. >> annunciò porgendole un calice contenete una strana pozione azzurro brillante:<< Ti farà dormire per un po' ma quando ti sveglierai starai molto meglio. Ne approfitto anche per rifarti la medicazione, se tutto è a posto domani ti lascio tornare a casa >>.
Hermione, anche se un po' infastidita, annuì ed allungò una mano per prendere il calice:<< Mi fai un favore? >> domandò all'infermiera.
<< Certamente >> rispose l'altra.
<< Riporteresti Nadiya dove ci sono gli altri ragazzi? >> le chiese, indicando la bambina che se ne stava ancora seduta accanto al suo letto:<< Per quanto la riguarda non preoccupatevi per mandarla a casa, quando mi sveglierò ci penserò io >>.
Kara annuì e si avvicinò alla bambina tendendole la mano:<< Tanto piacere, io sono Kara, Nadiya >>.
Lei annuì:<< Ti ho già vista, mi hai messo a posto la caviglia questa mattina >>.
<< Oh certo! >> esclamò l'infermiera, rivolgendole un sorriso genuino ma molto stanco:<< Scusami, oggi ho medicato talmente tante ferite che... >> scosse la testa, come per voler allontanare un brutto pensiero e si voltò a guardare Hermione:<< Tu bevi la tua pozione, domani mattina sistemeremo tutto >> e si ovviò verso la porta con Nadiya per mano che, prima di andarsene si voltò per salutare Hermione.
La ragazza bevve la pozione tutta d'un sorso e si lasciò cadere tra i guanciali pensando che sì, qualche ora di sonno le avrebbe fatto sicuramente bene.


*Non so una parola di russo e mi sono pienamente affidata a Google Traslate, se qualcuno parlasse il russo e si rendesse conto che ho scritto una boiata colossale, sarebbe pregato di farmelo sapere. Grazie ;)

Buongiorno ragazzi :D

Allora, cosa ve ne pare del nuovo capitolo? So che non è molto movimentato e non succede granché, ma volevo prendermi un attimino di stacco per spiegare bene ciò che era successe nel capitolo precedente e non rendere il tutto troppo pensante, quindi per adesso va così, ma prometto che mi rifarò presto.

Nadiya, sinceramente la trovo adorabile (sì, ok, l'ho inventata io... ma non tutti i miei personaggi mi stanno simpatici!) e come vi avevo annunciato, assumerà un ruolo abbastanza importante.
Qualcuno di voi ha qualche idea e/o intuizione? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e soprattutto cosa pensate possa accadere o cosa vorreste che accadesse per quando riguarda Nadiya(: Mi piace molto sentire il vostro parere, nonostante le cose siano già decise.

Ho anche deciso che è il momento di farvi un paio di spoiler per quanto riguarda i prossimi capitoli ù.ù
Giusto ieri sera ho parlato con elys (come farei senza di te?) del rapporto Ron/Hermione, perché avevo un'idea carina su come... smuoverli un po', ma personalmente avrei aspettato ancora un paio di capitoli mentre lei mi ha detto che è ora che i due piccioncini si diano una mossa, quindi... nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle!

Per quanto riguarda Draco Malfoy e soprattutto la guerra in generale, accantonerò per un attimino la cosa perché prima di avvicinarmi al finale, voglio sistemare le cose tra i due scemi sovracitati. E poi ci sono un'altro paio di coppie da sistemare... ma tutto a tempo debito!

Penso di non aver altro da aggiungere e spero di non aver dimenticato nulla. Se c'è qualcosa che non è chiaro fate pure domande.

Spero di ricevere un po' di recensione, siete spietatamente sinceri, sapete che non mi offendo (:

A presto, un bacio

Chanel

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Capitolo 14
*** Tutto ciò che potrebbe essere una famiglia ***


 
-Tutto ciò che potrebbe essere una famiglia
Il secondo risveglio, per Hermione, fu decisamente meno traumatico del primo.
Quella volta aveva bene in mente dove si trovasse e perché fosse lì e, soprattutto, non sentiva quasi nessun dolore.
Lentamente aprì gli occhi e si mise a sedere, lasciandosi sfuggire un lungo sbadiglio. Si muoveva decisamente bene e l'unico fastidio era la pelle che tirava leggermente appena sopra l'ombelico. Probabilmente era merito degli antidolorifici, ma in quel momento l’unica cosa che contava era non sentire più tutto quel male.
Solo quando finalmente si decise a lanciarsi un'occhiata attorno, si rese conto che la sedia accanto al suo letto era occupata da un ragazzo dai capelli corvini, che dormiva con il viso accanto ai suoi fianchi, sprofondato nel materasso del suo letto.
Le venne da sorridere, vedendo l'espressione innocente che aveva in viso Harry mentre dormiva, sembrava essere ringiovanito di colpo, sembrava essere tornato a quando avevano dodici anni e, nonostante tutti i problemi che avevano già allora, sulle spalle non gli gravava il futuro dell'intera comunità magica.
Gli sfiorò i capelli con le punte delle dita e lui proferì un grugnito infastidito, prima di girare prontamente il viso dalla parte opposta. Hermione si lasciò sfuggire una risatina e subito rimase stupita da quel suono, che ultimamente aveva sentito uscire dalle sue labbra davvero di rado.
Harry, lentamente, alzò la testa, probabilmente dopo aver udito a sua volta la risata, e dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di mettere a fuoco l'amica:<< Hermione... >> biascicò, prima di portarsi la mano davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio.
<< Buongiorno >> rispose lei, allungando una mano per sistemargli gli occhiali, poggiati in precario equilibrio sulla punta del naso.
<< Come ti senti? >> le domandò il ragazzo, cercando di riprendersi dal pisolino.
Hermione sorrise leggermente, allungando le braccia e scoprendo con piacere di non provare più quasi alcun dolore:<< Molto meglio, grazie. Gli altri come stanno? >>.
<< Quasi tutti bene, la gamba di Angelina non da grandi segni di miglioramento ma dovrebbe riprendersi nei prossimi giorni mentre gli altri non hanno ferite gravi >> riassunse velocemente il moro, prima di scuotere la testa con forza per scacciare i rimasugli del sonno.
<< E Ron? >> domandò ancora la riccia cercando di non sembrare troppo interessata:<< Era con me poco prima che mi addormentassi… sta bene? >>.
<< Sì, si sta facendo risistemare la fasciatura alla testa. >> spiegò Harry:<< Sembrava un po’ stanco però, credo che tornerà subito a casa dopo >>.
<< È da Kara? >>.
<< No, da Juny, l’amica di Astrea… l’infermiera della Squadra Fox >>.
<< Ah, capisco. Quindi adesso che si fa? >>.
Harry ricambiò il sorriso, stiracchiandosi prima di alzarsi in piedi:<< Si chiama Kara, sperando che possano rimandarti subito a casa >>.
 
*****
 
I controlli furono abbastanza lenti e noiosi, anche perché l'infermeria era colma di persone in condizioni ben più gravi delle sue, quindi fu costretta ad aspettare diversi minuti prima di sottoporsi ed una lunga e stressante visita.
Emerse che i suoi organi interni non avevano subito nessun danno e, escludendo quella all'addome, le altre ferite riportate erano piccole e, grazie alle pozioni, si sarebbero cicatrizzate in massimo un paio di giorni.
Per quanto riguardava lo squarcio che aveva appena sopra l'ombelico, era tutta un'altra storia.
Era comunque riuscita a convincere i dottori a lasciarla andare a casa, promettendo che due volte al giorno si sarebbe cambiata la medicazione e non si sarebbe sottoposta a nessun tipo di sforzo. Dieci giorni dopo avrebbe dovuto recarsi ad un controllo.
Lasciò l'infermeria della S.A.S.C.O. nel pomeriggio del giorno successivo all'attacco, costretta a reggersi ad Harry, poiché le sue gambe non sembravano particolarmente intenzionate ad aiutarla a stare in piedi.
Ron non si era fatto vedere.
<< Sicura che sia una buona idea tornare a casa da sola in queste condizioni? >> le domandò il ragazzo, mentre la reggeva in piedi stringendole un braccio attorno alla vita.
Lei, sistemando meglio il braccio con cui gli circondava le spalle, si morse le labbra:<< È tutto a posto. >> rispose, cercando di mascherare il dolore che camminare le provocava adesso che le pozioni antidolorifiche avevano perso il loro effetto:<< Dobbiamo passare un attimo a recuperare una persona, poi posso tornare a casa >>.
Harry le lanciò uno sguardo confuso, senza capire a cosa si riferisse:<< Di chi parli? >> le domandò.
<< Di Nadiya >>.
<< E chi è? >>.
Hermione prese un lungo respiro, fermandosi ad un bivio tra i corridoi:<< Nadiya, la ragazzina che ho salvato a Durmstrang, quella che ho portato in spalla fino al accampamento dei medimaghi... >> spiegò con il fiato un po' corto a causa dello sforzo che le era servito per arrivare fin lì.
<< Ah sì. Ron me ne ha parlato... >> commentò Harry, senza comunque capire:<< ha detto che quelli che si sono occupati di rimandare a casa gli studenti di Durmstrang hanno avuto qualche problema con lei perché... credo che i suoi genitori siano morti >>.
<< Sì, lo so. >> annuì lei, guardandolo dritto negli occhi:<< Ed è proprio per questo che voglio andare a prenderla  >> spiegò con sguardo serio.
Harry, senza riuscire a trattenersi, strabuzzò gli occhi, mentre si faceva una vaga idea di ciò che potesse avere in mente l'amica:<< E cosa vorresti fare, se posso saperlo? >> le domandò preoccupato.
<< La porto a casa con me >> rispose Hermione, senza la più piccola traccia di esitazione nella voce.
Il ragazzo scoppiò immediatamente in una fragorosa risata che si spense pochi istanti dopo, in seguito ad una delle peggiori occhiatacce che Hermione avesse mai lanciato in tutta la sua vita:<< Dici sul serio? >> domandò allora Harry, incredulo.
<< Certo che dico sul serio! >> rispose lei offesissima, domandandosi se fosse il caso di tentare laddove Voldemort in persona aveva fallito.
Il moro però, che non sembrava aver colto appieno fino a che punto l'amica fosse arrabbiata per la sua reazione, decise di insistere:<< Davvero? Tu? Una bambina? Hermione, non voglio sembrare offensivo ma... insomma, una bambina è un impegno e... >>.
Arrabbiata, Hermione si allontanò dall'amico ed appoggiò la schiena al muro – poiché comunque non aveva la forza per rimanere in piedi da sola – guardandolo con l'aria di chi avrebbe volentieri sfoderato la bacchetta:<< Cosa vorresti insinuare!? >> domandò interrompendolo:<< Non credi che io sia in grado di prendermi cura di un'altra persona, eh? Beh, ti proverò che sono perfettamente in grado di farlo e andrò a prendere Nadiya con o senza di te >> e, detto questo, fece per raggiungere da sola l'aula di incantesimi, dove Ron le aveva detto che avevano lasciato gli ormai exstudenti di Durmstrang.
<< Ok, ok. >> esclamò Harry, accorrendo alle sue spalle per aiutarla a sorreggersi:<< Scusa, non volevo offenderti. Ti accompagnerò da questa bambina ma... beh, sappi che non la ritengo per niente una buona idea >>.
Hermione annuì senza scomporsi né mostrarsi particolarmente contenta dell'aiuto del ragazzo, semplicemente si lasciò trascinare in silenzio verso l'aula del professor Lupin.
Il fatto che quell'aula fosse stata costruita per adattarsi a qualsiasi desiderio dei suoi occupanti, si era reso veramente utile in quel frangente. Nei giorni successivi all’attacco, la stanza si era prontamente modificata per diventare una camerata, una mensa, una biblioteca o addirittura un bagno con annesse docce. In quel momento ricordava molto le sale comuni di Hogwarts; dei divanetti erano disseminati per tutta la stanza e vi erano librerie, mazzi di carte, giornali e addirittura un caminetto acceso.
Alcuni dei ragazzi erano già stati affidati alle loro famiglie, ma la maggior parte – chi perché doveva ancora sottoporsi a qualche controllo medico, chi per qualche problema nel rintracciare i famigliari – era ancora all'accademia.
Quando Hermione ed Harry entrarono – lei con un braccio attorno alle spalle di lui, che la stringeva per la vita – furono subito raggiunti da diversi studenti che iniziarono a salutarli e riempirli di domande. Ci vollero un paio di minuti per calmare gli animi, ma alla fine i due riuscirono a farsi strada fino alla poltrona sulla quale Nadiya sedeva da sola con un libro aperto sulle ginocchia.
<< Ciao Nadiya >> la salutò Hermione quando furono abbastanza vicini.
La bambina fece un orecchia al libro come segnalibro e lo richiuse, rivolgendo un sorriso ad Hermione ed Harry, nonostante non conoscesse quest'ultimo:<< Ciao Hermione, stai meglio? >> le domandò con aria serena.
Lei annuì, accostandosi alla poltrona, trattenendo stoicamente una smorfia di dolore:<< Molto meglio, grazie. Tu invece? >>.
Nadiya, accennando un sorriso timido, afferrò il tessuto dei pantaloni della tuta che indossava e lo sollevò, in modo da mettere in mostra la pelle pallida della gamba:<< Come nuova, non è più neanche un po’ gonfia >>.
Hermione sorrise apertamente, come non faceva da tempo, e si appoggiò allo schienale della poltrona:<< Ne sono contenta. Ora, hai qualche impegno per oggi pomeriggio? >>.
La ragazzina si guardò intorno senza capire:<< Io non… >> sussurrò, troppo stupita dalla domanda senza senso per rispondere :<< qui non c’è molto da fare… >> aggiunse dopo qualche istante di silenzio.
<< Infatti >> commentò tra sé la riccia, mentre alle loro spalle Harry si lasciava sfuggire una risatina:<< allora penso proprio che tu debba venire con me… >>.
<< Cosa? >> domandò Nadiya, sgranando gli occhi all’inverosimile davanti a quella frase:<< Venire con te? >> ripeté.
Hermione annuì:<< Già, prendi le tue cose, andiamo appena sei pronta >>.
 
*****
 
Harry, frustrato, rimise piede alla Tana dopo diversi giorni passati lontano.
Per un istante non riuscì ad evitarsi di sorridere, rendendosi conto per l’ennesima volta che quella costruzione caotica e traballante era l’unico posto dove si sentisse realmente a casa. Purtroppo la sensazione durò molto poco e, un attimo dopo, si ritrovò a rimuginare per la centesima volta su ciò che era successo giusto quel pomeriggio.
Nonostante ci avesse provato in tutti i modi possibili ed immaginabili – proponendo anche ad Hermione un centinaio di alternative migliori – non era riuscito a farla desistere dal suo intento e, cocciuta come sempre, si era portata Nadiya a casa.
Non riusciva nemmeno ad immaginare come qualcuno nelle condizioni di Hermione, soprattutto ora che era anche ferita, potesse prendersi cura di una bambina che da poco aveva perso tutto ciò che restava della sua famiglia.
Una cosa era certa: non ne sarebbe uscito nulla di buono.
Con questi pensieri si chiuse la porta d’entrata alle spalle e venne letteralmente travolto da un tornado dai capelli rossi e la pelle pallida ricoperta di minuscole efelidi.
<< Harry! >> strillò Ginny direttamente contro il suo timpano, mentre gli allacciava le gambe attorno ai fianchi:<< Non vedevo l’ora che tornassi a casa! >> aggiunse.
Il povero Harry, nel disperato tentativo di non crollare e contemporaneamente non perdere l’udito, si poggiò contro la superficie di legno alle sue spalle e scostò leggermente il viso, cercando gli occhi color cioccolato della sua ragazza:<< Sono contento di essere tornato >> sussurrò sorridendole amorevolmente.
La rossa ricambiò e si avventò sulle sue labbra, dandogli un bacio che lo fece barcollare peggio di quando gli era piombata addosso senza preavviso.
Ad interrompere il “saluto” dei due, fu George che, richiamato probabilmente dai rumori, diede un colpo di tosse appoggiato allo stipite della porta del salotto:<< Harry, che bello rivederti >> esclamò con forse eccessivo entusiasmo.
Fred arrivò in meno di due secondi e, osservando la posizione dei due – Ginny aveva ancora le gambe strette attorno ai fianchi di Harry – e l’espressione del gemello, rivolse ai piccioncini uno sguardo ammiccante:<< Avevamo proprio paura che questa volta ti avessero fatto fuori Harry, ma… >>.
<< … a quanto pare non è così >> terminò per lui George.
Istantaneamente Ginny rimise i piedi a terra e si allontanò dal fidanzato di almeno mezzo metro:<< Ma non avete mai nulla da fare voi due? >> domandò ai fratelli:<< Tipo… che ne so, un negozio da gestire, delle ragazze da incontrare… delle vite vostre da vivere… >>.
I due si guardarono per un istante, per poi stringersi nelle spalle contemporaneamente:<< Nah! >> esclamarono in coro.
<< Rovinare la tua è più divertente! >> aggiunse George.
<< Un ottimo passatempo, davvero! >> terminò Fred.
Ginny batté un piede per terra e diede le spalle ai tre, facendo un verso frustrato:<< Per Godric! Non vi sopporto! >> esclamò prima di lasciare a lunghe falcate l’ingresso e salire le scale che portavano alle camere.
I gemelli presero a congratularsi reciprocamente per l’ottima performance e tornarono a rifugiarsi in salotto, dove probabilmente ripresero a fare ciò che stavano facendo prima di interrompersi.
Harry, trattenendosi dallo scoppiare a ridere nonostante fosse stato lui quello “preso di mira”, entrò in cucina dove Molly Weasley era, come suo solito, intenta a rimescolare con l’utilizzo della magia le tre pentole poggiate suoi fornelli:<< Buongiorno, signora Weasley >> salutò il ragazzo, prendendo posto al tavolo.
<< Oh, Harry caro! >> esclamò la donna, voltandosi nella sua direzione:<< Nemmeno ti avevo sentito entrare… beh, rimani qui con noi qualche giorno, vero? Non puoi dirmi di no, caro: oggi ho preparato i panini alle noci! Aggiungo un posto in più per la cena >>.
Lui, consapevole che non si poteva ignorare un invito a cena della mamma di Ron e Ginny, annuì:<< Grazie tante, signora Weasley >>.
<< Non c’è niente da ringraziare, Harry caro. >> disse Molly mentre con la bacchetta indirizzava un piatto ad occupare il decimo posto a tavola:<< Dovresti sapere che sei sempre il benvenuto qui alla Tana >>.
Prima che il ragazzo potesse rispondere, il rumore della porta d’ingresso che si apriva lo interruppe:<< Buongiorno a tutti! >> sentirono salutare dalla voce, esageratamente allegra, di Ron.
<< Ti sembra questa l’ora di tornare, Ronald? >> domandò la madre, staccando un istante lo sguardo dalle sue pentole per lanciare un’occhiataccia alla porta che dava sul corridoio:<< Tra pochi minuti sarà pronta la cena e… >>.
<< Ti prego mamma, non fare scenate! >> la interruppe Ron, percorrendo velocemente in corridoio:<< Abbiamo ospiti… >> aggiunse arrivato allo stipite della porta, prima di voltarsi indietro ed allungare una mano verso qualcuno.
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, l’ospite di Ron si fece avanti e lo affiancò, mettendo piede nelle cucina:<< Buongiorno signora Weasley, Harry >> salutò.
Molly sgranò gli occhi e guardò il più piccolo dei suoi figli maschi con amore, orgoglio e forse anche un pizzico di commozione:<< Ronnie, perché non ci presenti? >> domandò avvicinandosi ai due a braccia aperte.
Il moro spostò lo sguardo dall’ospite al suo migliore amico con gli occhi fuori dalle orbite:<< Ron, è fantastico ma… Hermione ti farà il culo, lo sai vero? >> fu il suo unico commento.
 
*****
 
Hermione sbuffò sonoramente e si rigirò nel letto.
La fastidiosa luce del sole la colpiva in pieno viso, rendendole impossibile continuare a dormire. Lanciò un’occhiata alla sveglia poggiata sul suo comodino ed apprese che non erano neanche le nove del mattino.
E pensare che si era ripromessa di approfittare di quei giorni per recuperare un po’ di ore di sonno arretrate…
Con un gesto stizzito si liberò delle lenzuola ed afferrò la stampella, non prima di averle lanciato un’occhiata di puro odio. Detestava utilizzare quello stupido arnese per muoversi, ma i medici l’avevano obbligata a non fare nessuno sforzo quindi, a meno che non volesse rimanere rinchiusa in infermeria per almeno un paio di settimane, doveva adeguarsi.
Si trascinò fino alla sala e lanciò un’occhiata alle coperte che giacevano abbandonate su uno dei braccioli del divano che, in quegli ultimi giorni, era stato per lo più utilizzato come letto.
Entrò anche in cucina ma non vi trovò nessuno, così bussò alla porta del bagno:<< Nadiya, sei lì dentro? >> domandò ad alta voce.
<< Sì, sono qui >> rispose la ragazzina prima di lasciarsi sfuggire un enorme starnuto.
Hermione aspettò qualche secondo, poi Nadiya uscì dal bagno. Indossava ancora il “pigiama” – la camicia di Hermione regalatale da sua madre, che era di almeno cinque taglie più grande – ed aveva il naso rosso ed i capelli un po’ umidi.
<< Ma stai bene? >> le domandò la riccia, soppesandola con sguardo critico.
Nadiya annuì, tirando su con il naso:<< Tutto a posto, >> rispose:<< solo un po’ di raffreddore >> aggiunse dopo un attimo, cercando di trattenere uno starnuto.
Convinta che ci fosse qualcosa che non andava, Hermione allungò una mano a sfiorarle le punte dei capelli castani che trovò, come immaginava, umidi:<< Perché i tuoi capelli non sono asciutti? >> domandò.
Le guance della bambina si fecero di colpo rosse e lei distolse lo sguardo:<< Ieri dopo il bagno non me li sono asciugata >> spiegò in un sussurro.
<< E perché mai? >> chiese stupita la ragazza.
Nadiya parve ancora più imbarazzata ma si costrinse a rispondere:<< Io non… non ho la bacchetta quindi non posso usare nessun incantesimo per asciugarli e… tu… tu dormivi già quando sono uscita dal bagno, avevi preso la medicina… sono lunghi e con l’asciugamano non riuscivo… >>.
Hermione si stupì un poco rendendosi conto che le suo parole erano vere; a causa delle pozioni che le avevano somministrato per far guarire le ferite, veniva continuamente colpita da una forte sonnolenza e la sera prima, alle nove, era nel mondo dei sogni già da un pezzo, non ci aveva nemmeno pensato che Nadiya potesse avere bisogno di lei.
<< Oh… >> sussurrò sbattendo le palpebre.
<< Già… >>.
Dopo un istante di esitazione, Hermione si strinse nelle spalle:<< Beh, vediamo di riparare >> commentò prima di trascinarsi fino alla sua camera da letto dove aveva lasciato la bacchetta con la quale poco dopo asciugò i capelli della bambina.
Passò l’ora successiva a leggere un libro seduta sul tappeto davanti al camino, mentre Nadiya scriveva chissà cosa su un pezzo di pergamena al tavolo della cucina.
Alle dieci e quindici in punto, nemmeno avesse avuto un orologio incorporato,  Harry comparve tra le fiamme verdi del camino, con i capelli scompigliati ed i vestiti quasi del tutto ricoperti di cenere.
<< Buongiorno ragazze >> salutò sorridente, cercando di ripulirsi senza imbrattare il salotto.
<< Harry… >> ricambiò Hermione, senza alzare lo sguardo.
<< Buongiorno a te, Harry! >> disse invece Nadiya, con la sua voce trillante che proveniva dalla cucina.
Harry, dopo essersi lanciato una veloce occhiata intorno ed aver costatato che la casa era ancora in piedi – il che era già un bel traguardo –, prese posto sul divano, osservando l’amica nella speranza che lei lo ricambiasse:<< Allora, come va? >> domandò qualche secondo dopo, quando fu sicuro che lei non avrebbe alzato lo sguardo dal suo libro.
<< Tutto bene >> borbottò Hermione con gli occhi fissi sulle pagine ingiallite del suo libro, che parlava della storia dei maghi spagnoli.
Il ragazzo, convinto giustamente di non essere visto, si permise di alzare leggermente gli occhi al cielo:<< E le ferite? Vanno meglio? >> insistette comunque, continuando a sperare in un minimo di reazione.
La riccia si strinse nelle spalle:<< Odio quella dannatissima stampella >> si limitò a rispondere.
Harry, arreso, si alzò dal divano e, lasciando Hermione da sola, entrò in cucina dove trovò Nadiya seduta al tavolo da pranzo, intenta a scrivere quella che sembrava una lettera:<< E tu come stai, bellissima? >> le domandò scompigliandole amorevolmente i capelli mori che le ricadevano in onde disordinate sulle spalle sottili.
<< Io bene grazie, tu? >> disse lei, guardandolo con un sorriso sincero che il ragazzo subito ricambiò spontaneamente.
<< Anche io bene, grazie. >> rispose lui, prendendo posto accanto a lei che si lasciò sfuggire uno starnuto:<< Non ti sarai presa il raffreddore, vero? >>.
<< Non è niente di grave, ho preso solo un po’ freddo >> si limitò a rispondere Nadiya, stringendosi nelle spalle e tornando a dedicarsi alla sua lettera.
Harry le lanciò un’occhiata un po’ preoccupata, ma decise di far finta di nulla per non peggiorare la situazione:<< Hai già fatto colazione? >> le chiese quindi, ostentando un tono di voce allegro.
Lei scosse la testa:<< No, da sola non so neanche scaldarmi un tè >>.
<< Ed Hermione non cucina? >>.
Nadiya si strinse nelle spalle e senza una parola tornò a dedicarsi alla sua lettera senza una parola.
Il ragazzo, deciso più che mai a non fare polemica, si mise in piedi senza aprire bocca e si avvicinò al frigorifero per aprirlo. Dietro alla porta di alluminio, trovò la desolazione più totale; non c’era nulla se non del latte dal colore preoccupante, un pezzo di formaggio avvolto da un foglio di alluminio, una fetta di pizza avanzata, dell’acqua e dei pomodori un po’ troppo maturi. Senza farsi prendere dallo sconforto Harry richiuse il frigorifero e si mise a frugare in tutte le antine ed i cassetti, con il risultato di riuscire a mettere insieme due scatolette di tonno, dei biscotti stantii, qualche fetta di pane per i toast, un pacco di pasta e delle erbe per le tisane.
Si voltò verso Nadiya che lo guardava a sua volta dal tavolo con uno sguardo un po’ dispiaciuto come se volesse scusarsi per le poche cose presenti in casa:<< Tu hai mangiato gli scorsi giorni, vero? >> le domandò Harry, avvicinandosi lentamente.
La bambina sgranò leggermente gli occhi, decisamente stupita da quella strana domanda, ed annuì con foga:<< Assolutamente. >> rispose subito:<< Solo che Hermione non… non tiene molte cose da mangiare in casa. Ieri sera tipo abbiamo mangiato la pizza, ha detto che è andata a prenderla in un negozio babbano non tanto lontano… >>.
Il moro annuì lentamente, portando automaticamente una mano al naso per sistemarsi gli occhiali che, grazie al solito incantesimo, quel giorno non indossava:<< Io… lasciami parlare un attimo con Hermione. >> sussurrò un po’ indeciso:<< Vedo se… magari ti porto a mangiare in un bel posto, non ti farebbe male un pasto completo >>.
Nadiya annuì e, rivolgendogli un sorrisino un po’ timido, chinò nuovamente la testa sul suo foglio.
Harry, dopo aver preso un bel respiro, torno in salotto dove Hermione non si era mossa di un millimetro:<< Hermione >> la chiamò mettendosi a sedere sul divano alle sue spalle:<< possiamo parlare un attimo? >>.
Lei, scostandosi dalle spalle i capelli con un gesto stizzito – e rivelando così una sottile cicatrice sulla spalla –, chiuse con forza il libro che stava leggendo e si voltò verso di lui:<< Cosa c’è, Harry? >> domandò palesemente infastidita.
Il ragazzo si concentrò molto più del solito per scegliere le parole da rivolgerle, anche se alla fine se ne uscì con un misero:<< Sono preoccupato per Nadiya. >>.
<< E perché mai? >>.
Harry alzò gli occhi al cielo:<< Ha perso sua madre pochi giorni fa e non ne ha mai parlato con nessuno. Se ne sta quasi sempre in un angolo da sola a scrivere, leggere o disegnare, senza cercare la minima interazione. Per di più deve aver preso il raffreddore ed è da cinque giorni, da quando è qui, che la vedo girare per casa con indosso una tua camicia da notte tutto il giorno. Mi ha anche detto che tu non cucini e che lei non ne è in grado. Cosa le hai dato da mangiare in questi giorni? Mi sembra già abbastanza magra e provata… non è proprio il caso di… >>.
Prima che potesse finire di parlare Hermione, punta nel vivo, scattò in piedi – senza nemmeno ricordarsi di aiutarsi con la stampella – rivolgendogli uno sguardo di fuoco:<< E con questo che cosa vorresti insinuare? >> domandò.
Harry, mandando bellamente a puttane tutti i suoi propositi, si mise in piedi a sua volta:<< Non insinuo niente. Ti sto solo facendo notare che è palese che tu non sia in grado di prenderti cura di qualcuno, di una bambina soprattutto. Nadiya avrebbe bisogno di una casa accogliente in cui vivere, di giocare, di mangiare regolarmente, di indossare abiti puliti e di avere qualcuno che la segua in tutto e faccia le cose che lei non è in grado di fare. Per Godric, non ha neanche la bacchetta! Come pensi che possa cavarsela se tu non le stai dietro? >>.
Hermione, prontissima a ribattere, gli puntò un dito al petto ed aprì la bocca prima di rendersi conto che… beh, non aveva nessuna argomentazione a sostegno di ciò che voleva dire. In parte Harry aveva ragione, quelle erano le cose di cui Nadiya ed una qualsiasi altra bambina della sua età avevano bisogno e lei non era pienamente in grado di offrirgliele. Una punta di nostalgia la colpì quando realizzò che probabilmente un tempo – anni prima – ne sarebbe stata in grado.
Sollevò gli occhi spaesati verso Harry senza più sapere cosa dire e lui, molto probabilmente, capì quali pensieri le affollavano la mente, perché sorrise dolcemente ed allungò una mano fino a sfiorarle una spalla:<< Non ti preoccupare, troveremo una soluzione >>.
La ragazza scosse la testa, sbattendo le palpebre con forza:<< Io non voglio che la portino via… io… io sto bene con lei qui… >> ammise in un sussurro, prima di appoggiare il viso contro la spalla dell’amico, per nascondere la vergogna che provava in quel momento, a pronunciare quelle parole.
Scioccato – come capitava tutte le poche volte che lei si mostrava debole – le posò una mano tra i capelli e la strinse a sé, senza sapere cosa altro fare:<< Non ti preoccupare. >> sussurrò posandole un bacio sulla fronte:<< Vedrai che riusciremo a superare anche questa. Insieme ce l’abbiamo sempre fatta e ce la faremo sempre >>.
 
*****
 
 
Effettivamente Harry ci mise un po’ per convincere Hermione a seguirlo – mentre Nadiya, al contrario, sentendo la parola “uscire” era corsa a vestirsi senza fare altre domande – ma alla fine ce l’aveva fatta e aveva portato entrambe fuori di casa.
Avendo paura di materializzarsi insieme alla bambina che, molto probabilmente, non lo aveva mai fatto, decise di utilizzare il camino e, quando le due furono pronte, recuperò una manciata di polvere volante e strinse entrambe mentre pronunciava chiaramente:<< Tana! >>.
Grazie alla velocità dello spostamento, Hermione non ebbe nemmeno tempo né modo di lamentarsi.
Riapparvero pochi secondi dopo nel camino del salotto della Tana e, prima che qualcuno potesse dire qualcosa, si ritrovarono davanti il viso sorridente di Ginny, che aveva abbandonato sul divano la rivista che stava leggendo per andarli a salutare:<< Ciao Harry >> esclamò posando un leggero bacio sulle labbra del fidanzato, prima di voltarsi verso Hermione e la ragazzina sconosciuta che era con loro:<< Ciao Hermione >>.
<< Ciao Ginny >>.
La rossa annuì lentamente per poi chinarsi un poco in modo da arrivare alla stessa altezza della bambina, che ora si teneva un paio di passi indietro rispetto agli altri, un po’ nascosta dietro la gamba di Hermione:<< E tu saresti? >> le chiese sorridendole, sperando di risultare ospitale e almeno un po’ simpatica.
<< Mi chiamo Nadiya. >> rispose lei, con un leggero accento russo a sottolineare le parole pronunciate dalla sua vocina alta:<< Sono una… vengo da Durmstrang >>.
Ginny allargò il sorriso, in realtà sapeva tutto di lei ma le sembrava di metterla maggiormente a suo agio lasciando che fosse lei a decidere cosa far sapere di sé e cosa no:<< Io sono Ginevra, Ginevra Weasley. Ma chiamami pure Ginny >> si presentò tendendole una mano che lei subito strinse con gioia, contenta probabilmente di vedere un viso nuovo dopo tanti giorni di praticamente totale reclusione.
<< Che è, Ginny? >> domandò Molly Weasley dalla cucina, probabilmente aveva sentito le voci dei ragazzi.
<< Sono arrivati Harry ed Hermione, mamma! E abbiamo anche una nuova ospite! >> rispose, costretta ad alzare il tono di voce per farsi sentire.
In meno di due secondi Molly si presentò in salotto, con i capelli rossi un po’ scoloriti legati in una crocchia sulla nuca ed indosso un grembiule bianco macchiato di sugo:<< Harry, caro! >> esclamò prima di andare a stampare due baci sulle guance del ragazzo:<< E Hermione, tesoro! Quanto tempo che non ti vedo! Come stai, cara? È una mia impressione o sei sempre più deperita? Ma te lo danno da mangiare? Non è che ti alleni troppo? Ah, non ti preoccupare, ci penso io! E le ferite invece? Mi hanno raccontato! Che tragedia! Stai meglio adesso? >> domandò a raffica, sforzandosi all’inverosimile per non stritolare anche lei in uno dei suoi soliti abbracci. Poi, di colpo, la sua attenzione fu attirata da Nadiya che la osservava interessata, con gli occhi un po’ sgranati:<< E tu invece chi sei, piccina? >> le domandò la matrona, facendo un paio di passi nella sua direzione.
La bambina, per nulla intimorita dall’espansività della signora, al contrario, quasi incantata dai suoi modi di fare, le si avvicinò tendendo la manina:<< Mi chiamo Nadiya >> disse.
Molly le spostò la mano e se la portò al petto, stringendola in uno dei suoi famosi abbracci:<< È un piacere conoscerti! >> esclamò.
Lei, nonostante lo stupore iniziare, strinse la donna a sua volta, beandosi di quel contatto umano che per giorni le era precluso.
Dopo aver lasciato Nadiya, la donna si voltò verso la figlia:<< Ginny, vai ad aggiungere tre posti a tavola ed avvisa i tuoi fratelli che abbiamo ospiti >>.
<< Questa è la casa di Ronald, vero? >> domandò Nadiya, guardando Hermione che subito annuì:<< Dov’è? Posso andare a salutarlo? Voglio dirgli grazie per essere stato tanto gentile con me mentre tu non stavi bene… >>.
<< È in giardino >> rispose Molly, fermandosi sulla porta del salotto prima di andare in cucina:<< Harry la accompagni tu, per favore? >> aggiunse guardando il ragazzo con un sorriso.
Harry fece per annuire ma Hermione prese la parola prima di lui:<< Ci penso io, una boccata d’aria non potrà farmi certo male >> disse facendo cenno alla bambina di seguirla.
<< Hermione, non credo che… >> cercò di bloccarla Harry.
<< Oh, smettila di preoccuparti. >> lo interruppe lei:<< Ho la mia fidata stampella con me, non mi accadrà nulla di male! >> esclamò con fare sarcastico e lasciò la sala, seguita da Nadiya, prima che qualcuno potesse fermarla.
Harry lanciò un’occhiata preoccupata alla sua ragazza, che subito corse a circondargli la vita con un braccio:<< La vedo male, molto male >> commentò lui.
Ginny lo strinse un po’ più forte:<< Ron si merita di essere felice, non poteva certo aspettarla a vita. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che lei ha dato segni di interessamento? E poi… beh, lo sarebbe venuta a saperlo comunque, in un modo o nell’altro… >>.
Aiutandosi con la stampella, Hermione uscì dalla Tana con Nadiya da parte, che osservava tutto con aria stupita, quasi non fosse mai stata in una casa di maghi, un po’ come aveva fatto la stessa Hermione la prima volta che aveva messo piede lì dentro.
Uscirono in giardino ed Hermione si avviò sicura verso l’acero che c’era accanto allo sgabuzzino, consapevole che quello era il posto preferito di Ron in tutta la casa. Nonostante il periodo dell’anno, quel giorno il cielo era terso di nuvole ed un pallido sole riscaldava appena l’area quasi invernale, era ovvio che il ragazzo avesse approfittato di quella bella giornata per stare un po’ all’aria aperta.
Procedendo, Hermione vide il lembo un po’ liso di una coperta a fantasia scozzese spuntare dal tronco del suddetto acero e, facendo un cenno a Nadiya, si avvicinò con un sorriso che difficilmente le si vedeva a illuminarle le labbra.
Sorriso che si spense esattamente sette secondi dopo quando, girando l’albero, si trovò davanti una scena tutt’altro che simpatica.
Ron era sì sdraiato sulla coperta ma insieme a lui – o meglio, sotto di lui – c’era una ragazza dai lunghi capelli biondi – che successivamente scoprì essere Juny, una delle infermiere della S.A.S.C.O. – intenta nella minuziosa esplorazione della sua trachea.
Hermione si mise prontamente davanti a Nadiya per coprirle la visuale e tossicchiò rumorosamente.
I due si staccarono e, mentre Juny arrossiva vistosamente, Ron scattò in piedi:<< Hermione io… >> balbettò:<< posso spiegare… >>.
Hermione sapeva che prima o poi sarebbe arrivato lo sconforto, la tristezza e forse anche lo smarrimento, ma in quel momento tutto ciò che provava era rabbia, tanta, tanta rabbia.
La parte più sadica di lei gioì nella sua testa: purtroppo per Ron, negli ultimi anni la riccia aveva imparato incantesimi decisamente peggiori dell’Oppugno.


Buonasera(notte) a tutti ragazzi :D
Scusate ma stasera non ho molto tempo e sto anche morendo di sonno quindi giusto due appunti veloci.

Juny è già comparsa nella storia nei primi capitoli, è l'infermiera della Squadra Fox, quella di Astrea e William, e l'abbiamo vista uscire in sabato sera insieme a Ron, Harry e gli altri.

Per quella che credo sia la prima volta in tutta la mia vita il titolo di questo capitolo mi convince davvero poco, quindi boh... si accettano proposte(?).

Se avete domande, dubbi, suggerimenti fatemi sapere, io intanto vi prometto che i piccioncini troveranno un modo per uscire da questa situazione e vi ringrazio tanto tanto tanto per continuare a leggere e recensire.

I <3 U

A prestissimo, un bacio
Chanel

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Capitolo 15
*** Due ragazze per Ronald ***


 
-Due ragazze per Ronald
Ron sussultò appena, quando il panno imbevuto di pozione disinfettante entrò a contatto con il taglio che aveva sulla guancia.
<< Scusa. >> sussurrò Juny, prima di ricominciare a sfregare con più delicatezza:<< È proprio un bel taglio, se avesse voluto avrebbe potuto lasciarti una cicatrice profonda e indelebile. Fortunatamente in un paio di giorni non avrai più neanche un segno >>.
Il rosso sbuffò, alzando gli occhi al cielo:<< Ma che grande consolazione… >> borbottò:<< e poi tu non dovresti consolarmi invece che lodare le doti di Hermione? >> chiese, guardandola di traverso.
La ragazza sorrise, senza smettere di fare ciò che stava facendo:<< Non fare la lagna, Ronald Weasley, non perderai la guancia né rimarrai invalido a vita. Nonostante tutto, devi ammettere anche tu che Hermione è una strega straordinaria >>.
<< Sé… >> commentò il ragazzo, un po’ infastidito, rimanendo poi in silenzio mentre lei finiva di medicarlo.
Ron trovava ancora strano passare tutto quel tempo con Juny, considerando che fino a pochi giorni prima la vedeva a malapena come un’amica, poco più che una conoscente. Erano usciti qualche sera in compagnia insieme ai membri più giovani della S.A.S.C.O., ma non avevano mai avuto l’occasione per passare del tempo da soli o avere una vera e propria conversazione.
La prima occasione si era presentata quando – circa una settimana prima – si erano ritrovati nell’infermeria dell’accademia, dopo l’attacco a Durmstrang. Ron aveva bisogno di cambiare la medicazione alla testa e Kara era impegnata, così ci aveva pensato Juny. Dopo dieci minuti passati insieme, la ragazza gli aveva chiesto di uscire un sera a bere qualcosa e la sera dopo erano andati insieme in un locale di Diagon Alley. Due giorni dopo l’aveva portata a pranzo alla Tana. Solo quella mattina, lei aveva ammesso di avere una cotta per lui da molto tempo.
Charlie, proprio la sera prima, gli aveva chiesto, cercando di essere il meno invadente possibile, se non gli sembrasse di aver affrettato un pochino le cose: “E perché mai?” aveva chiesto Ron, perplesso: “La conosco da un sacco di tempo…”.
Peccato che Hermione non l’avesse presa esattamente nel migliore dei modi…
Ma d’altronde lui cosa ci poteva fare? Cioè, alla fine tra di loro c’erano stati forse due baci – se si contavano uno per uno quelli che si erano dati nella sua camera da letto anche di più – e una delle due volte Hermione era ubriaca fradicia e gli era praticamente saltata addosso senza alcun motivo. Non si poteva certo dire che avessero una storia!
E con Juny allora? Si poteva dire che loro due avessero una storia? Sicuramente a lui lei piaceva, era una ragazza simpatica, carina, dolce e gentile. Non era certo la donna dei suoi sogni, ma stavano bene quando erano insieme e infondo non era quello l’importante? Cosa importava che lei non fosse abbastanza intelligente o combattiva o forte o scontrosa o riccia… cosa importava che lei non fosse abbastanza uguale ad Hermione?
Spostò gli occhi azzurri e li puntò sul suo viso, che controllava il lavoro appena terminato a pochi centimetri di distanza dalla sua pelle:<< Ecco fatto, >> annunciò lei, scostandosi una ciocca di capelli lisci e biondi dal viso:<< entro domani sarai come nuovo >>.
<< Grazie mille >> le rispose Ron, prima di prenderle il viso tra le mani e unire le loro labbra in un bacio veloce.
Juny si tirò appena indietro e gli sorrise mordendosi il labbro inferiore:<< Quindi adesso che cosa farai con Hermione? >> gli domandò, allungando due dita a sfiorare la medicazione che gli copriva la guancia.
Il rosso si strinse nelle spalle e, quasi senza rendersene conto, distolse lo sguardo dal suo:<< Non lo so >> ammise:<< io ed Hermione non stavamo insieme né avevamo mai parlato di qualcosa di simile, quindi… non ne ho idea, però dovrei parlarle… >>.
La bionda annuì, nonostante sentendo quelle parole sul suo viso si fosse dipinto uno sguardo dispiaciuto:<< Hai ragione, dovete parlare >> concordò.
Ron le sorrise:<< Sei una ragazza gelosa? >> volle informarsi, ostentando un’aria divertita.
Lei lo imitò e si allontanò di qualche passo, facendogli una linguaccia:<< Per niente, Ronnie. >> rispose, utilizzando quell’imbarazzante soprannome con cui la signora Weasley continuava a chiamarlo:<< Tu invece? >>.
Il ragazzo si alzò e con un movimento rapido l’afferrò per la vita, iniziando a farle il solletico:<< Ti ho detto che non devi chiamarmi così, altrimenti… >> la minacciò, prima di scoppiare a ridere insieme a lei, che si dimenava tra le sue mani.
 
*****
 
Hermione si dovette bloccare di nuovo ed attendere che le sue mani smettessero di tremare, prima di ricominciare a sistemare le poche cose di Nadiya nel borsone che aveva appoggiato sul letto.
<< Ne sei sicura? >> domandò la bambina per l’ennesima volta, osservandola dalla parte opposta del letto, su cui era seduta a gambe incrociate.
La ragazza annuì, piegando con cura la sua camicia da notte bianca, quella che in quei giorni aveva utilizzato Nadiya:<< Assolutamente sì >> rispose.
<< Ma noi ci vedremo ancora, vero? >> insistette l’altra, osservandola attentamente, con gli occhi anche un po’ lucidi:<< Perché io non voglio non vederti più… >> aggiunse in un sussurro appena udibile.
Hermione sollevò gli occhi di scatto e la osservò attentamente, senza riuscire per diversi secondi a trovare le parole giuste. Non era mai stata brava con le parole, non quando si parlava di emozioni e sentimenti e, a livello emotivo, quella ragazzina la frastornava non poco, rendendo la situazione ancora più critica:<< Non ho mai detto che non ci saremmo più viste. >> sottolineò, cercando di parlare lentamente e con calma:<< Se lo vorrai, verrò a trovarti ogni giorno >>.
Nadiya sgranò gli occhi scuri, adesso colmi di aspettative:<< Davvero? >> chiese contenta:<< Me lo prometti? >>.
Da quanto tempo era che Hermione non faceva una promessa? Non se lo ricordava neanche lei. Probabilmente tanto, troppo. In ogni caso, annuì e le tese la mano:<< Lo prometto >>.
La ragazzina gliela strinse con forza, rivolgendole un grande sorriso:<< Grazie >> sussurrò.
Anche l’altra sorrise, ma un istante dopo tornò a concentrarsi sul borsone:<< Adesso sta tranquilla un attimo che devo finire qui! >>.
Cercò di aggiungere al bagaglio un paio di cose sue che anche la bambina potesse usare, come  un maglioncino di pesante lana verde acqua ed un paio di libri che pensava potessero interessarle.
<< Bene, è tutto pronto! >> annunciò qualche minuto dopo, prima di chiudere la cerniera, senza usare la magia per paura che poi lei non sarebbe riuscita ad aprirlo.
Nadiya annuì, con sguardo estremamente serio per essere una ragazzina della sua età:<< Posso chiederti un favore? >> domandò.
<< Certamente >>.
<< Tu le… le sai fare le trecce? La mia mamma me le faceva tutte le mattine… >>.
Sì, Hermione sapeva fare le trecce, ma poche volte le era capitato di farle a qualcun altro e sicuramente mai negli ultimi quattro anni. Guardò la bambina ed ebbe un istante di esitazione, per la prima volta non dovuto dall’idea del contatto, ma dalla paura di poterla deludere.
<< Non sono sicura di essere brava >> ammise.
<< Non importa. >> rispose Nadiya, stringendosi nelle spalle:<< Basta che me le fai… >>.
E a quel punto la riccia non seppe dire di no.
Recuperò una spazzola dal bagno e, facendo sedere la bambina sul letto e sistemandosi alle sue spalle, le divise i capelli con una riga nel mezzo e le fece due trecce alla francese che le ricadevano sulle spalle.
<< Grazie! >> esclamò contenta la bambina, prima ancora di essersi vista allo specchio.
<< Ma figurati >>.
Era tanto che Hermione non faceva qualcosa per qualcuno, per il semplice gusto di vederlo contento, ed era davvero una bella sensazione. E fu proprio questo, il sorriso riconoscente di lei, a convincerla che portarla alla Tana era la scelta giusta, forse la più dolorosa e difficile, ma sicuramente quella migliore per Nadiya:<< Andiamo >> disse semplicemente, caricandosi il borsone in spalla.
 
*****
 
Dopo un paio di settimane dall’attacco a Durmstrang, si poteva dire che alla S.A.S.C.O. tutto era nuovamente nella norma.
Una manciata di studenti erano ancora accampati in accademia, ma erano stati spostati dall’aula di incantesimi in un luogo più consono. L’infermeria si stava svuotando velocemente e anche i feriti gravi si stavano riprendendo. Per lo più le lezioni avevano ricominciato regolarmente e nessuno si faceva scandalizzare da qualche nuova cicatrice.
Masha aveva iniziato, da pochissimi giorni, a seguire i corsi insieme ad un gruppo di matricole. Era stato un po’ difficile convincere tutti che una ragazza così giovane potesse diventare un auror – a livello di età era, dopo Harry, Ron ed Hermione, la più giovane mai reclutata – ma alla fine la sua forza di volontà aveva convinto i capi a darle una possibilità. Ora alloggiava con Dobrova, la sua sorellina, in accademia, in attesa di trovare un alloggio migliore.
Hermione era tornata il prima possibile a frequentare le lezioni e, nonostante fosse costretta a stare attenta ai movimenti e dovesse spalmarsi una volta al un giorno un unguento – che teoricamente avrebbe dovuto far sparire la cicatrice – non si tirava indietro durante gli allenamenti né voleva le venissero fatti dei favoritismi. Come promesso a Nadiya, ogni sera, uscita dall’accademia, andava a cenare alla Tana.
Ron continuava a frequentare Juny e non parlare con Hermione, nonostante lei fosse tutte le sere a casa sua. Sapeva che, dopo l’incantesimo che lei gli aveva lanciato contro trovandolo appartato con Juny, avrebbe dovuto parlarle, ma si era davvero stancato di fare sempre il primo e il secondo e anche il terzo passo; era proprio ora che Hermione si decidesse.
C’era però una questione importante che riguardava l’intera S.A.S.C.O. – e forse addirittura l’intera comunità magica – ma era rimasta in sospeso tutto quel tempo; questa questione aveva un nome e un cognome: si chiamava Draco Malfoy.
<< È giunto il tuo momento! >> annunciò Hermione esattamente diciassette giorni dopo l’attacco a Durmstrang, irrompendo nella cella di Draco.
Peccato che il suddetto non fosse né da solo né in atteggiamenti consoni ad un prigioniero. Dal canto suo Kara – in ginocchio davanti a lui – sembrava più che contenta di tenergli compagnia.
Sentendola entrare, i due scattarono in piedi e si allontanarono di almeno un paio di metri:<< Hermione! >> strillò la ragazza mentre lui si riallacciava i pantaloni, entrambi rossissimi in viso.
La riccia alzò uno mano, prima che uno dei due potesse dire qualsiasi cosa:<< Facciamo che ora esco e riproviamo l’entrata >> disse prima di lasciare la stanza.
Contò fino a tre, poi bussò alla porta che pochi istanti prima si era chiusa alle spalle:<< A-avanti… >> balbettò la voce incerta ed imbarazzata di Draco Malfoy.
Hermione entrò e li trovò completamente vestiti, l’uno seduto sul suo letto e l’altra su una delle sedie:<< Decisamente molto meglio. >> commentò tra sé:<< Kara, >> aggiunse dopo un istante:<< potresti per favore lasciarci soli? >>.
<< Certamente! >> esclamò lei, prima di scattare in piedi e dirigersi a lunghi passi verso la porta.
<< E sottolineerei >> disse Hermione un istante dopo, bloccandola appena prima che potesse aprire la porta:<< che tutto ciò non è per nulla professionale da parte tua e se fosse entrato qualcun altro, saresti stata in grossi guai >>.
Kara annuì freneticamente e lasciò la stanza, biascicando qualcosa di incomprensibile.
<< Da che pulpito! >> commentò Draco, appena se ne fu andata:<< Kara mi ha raccontato dei vostri venerdì sera… >> aggiunse in risposta all’occhiata interrogativa di Hermione.
Lei alzò gli occhi al cielo:<< Togliendo che non sono fatti tuoi, io non ho mai fatto un bocc… >>.
<< Granger, come sei volgare! >> la interruppe il biondo, ghignando.
Hermione lo guardò male e sbuffò:<< Guarda che è una cosa seria! >> lo riprese:<< Se fosse entrato… che so, Hugo Holmes, il capo dell’Infermeria, sarebbe stata licenziata su due piedi! >>.
Malfoy si strinse nelle spalle, alzandosi dal letto per prendere posto al tavolo:<< Questo non toglie che sei la solita guastafeste di sempre… >>.
La ragazza scoppiò quasi a ridere: se anche solo qualche mese prima le avessero detto che si sarebbe ritrovata a chiacchierare amabilmente con Draco Malfoy, per lo più di temi sessuali, probabilmente non ci avrebbe creduto o peggio, avrebbe affatturato chiunque avesse insinuato quella stupidaggine.
<< Oh, basta Malfoy! >> esclamò Hermione, fingendosi infastidita:<< Sono venuta qui per parlarti di una cosa seria >>.
<< E allora parla! >>.
<< Le questioni burocratiche sono andate un po’ per le lunghe, anche perché abbiamo avuto un inconveniente, per così dire… >>.
<< Lo so >> la interruppe Draco:<< Kara mi ha detto dell’attacco a Durmstrang… >>.
Hermione si mollò una manata in faccia e si lasciò cadere sulla sedia davanti a lui:<< Non ci credo… >> sussurrò tra sé:<< quella ragazza è una tale rincretinita! Le basta vedere un bel ragazzo che… e non ti montare la testa, non ti considero affatto un bel ragazzo >> aggiunse lanciandogli un’occhiata.
Il biondo alzò gli occhi al cielo:<< Ovviamente… >> commentò tra sé.
La riccia cercò di riscuotersi dai suoi pensieri e tornare in sé:<< In ogni caso, Kara non avrebbe dovuto parlarne con te. >> riprese in tono più professionale:<< Comunque non ha importanza, sono sicura che tu non abbia nulla da nascondere e anche se non tutti la pensano così, la tua occasione per convincerli si presenterà presto: tra tre giorni sarai interrogato sotto Veritaserum davanti all’intero Wizengamot >>.
Draco annuì, sinceramente sollevato dalla notizia:<< Era anche ora! >> esclamò, senza però riuscire a nascondere un mezzo sorriso:<< Questo vorrà dire che, una volta che avranno appurato che non sono un pericoloso assassino, potrò andarmene? >> domandò.
<< Non ne sono sicura. >> ammise Hermione:<< La tua scarcerazione dipende da mille fattori diversi ma, se ti può aiutare, posso assicurarti che, se risulti innocente, farò di tutto per farti liberare >> promise.
Il ragazzo, riconoscente, cercò il suo sguardo:<< Grazie >> sussurrò piano, quasi si vergognasse di pronunciare quelle sei lettere.
La ragazza gli sorrise, alzandosi in piedi:<< Non c’è nessun problema. Ora devo scappare, mi aspettano per cena. Comunque, in caso avessi domande o volessi sapere qualcosa, noi ci vediamo domani >>.
Draco annuì:<< Va bene. Buona serata, Hermione >>.
Lei si voltò, giunta davanti alla porta:<< Buona serata anche a te >>.
Hermione si maledisse mentre infilava la giacca nera e attraversava i corridoi quasi del tutto deserti dell’accademia in tutta fretta; era come al solito in ritardo e, molto probabilmente, Nadiya l’aspettava da diversi minuti.
Uscì nel giardino dopo aver rivolto un frettoloso saluto a Jeff che, dalla portineria, l’aveva guardata accigliato, e si materializzò appena fuori dai confini della Tana, come aveva fatto tutte le sere da più di una settimana a quella parte.
Aprì il cancelletto e percorse velocemente il tratto di giardino che la divideva dalla casa, rendendosi conto solo in quel momento di indossare ancora gli abiti rovinati e sudati della divisa che aveva addosso da quella mattina; i giorni prima aveva avuto per lo meno la decenza di cambiarsi…
Decise che faceva prima a far finta di niente e bussò alla porta:<< Sono Hermione >> avvisò sentendo dei passi all’interno della casa.
La porta venne spalancata un attimo dopo da Nadiya che, vedendola, le rivolse un sorrisone:<< Hermione! >> esclamò felice, evitando di abbracciarla solo perché aveva velocemente imparato che non era molto per il contatto fisico.
La riccia si chinò appena:<< Ciao, Nadiya >> le rispose, sforzandosi non poco per allungare una mano e posarle una veloce carezza sui capelli.
<< No, Nadiya! >> esclamò Arthur, raggiungendo di corsa il corridoio:<< Ti ho già detto che non devi aprire la porta senza fare la domanda… >> le ricordò, senza la minima traccia di rimprovero nella voce.
<< Ma era Hermione… >> disse la bambina in sua difesa.
Il signor Weasley scosse comunque la testa:<< Non importa, la domanda va fatta in ogni caso. Ne va della nostra sicurezza. >>.
<< Ok, Arthur >> rispose lei, tenendo lo sguardo basso.
L’uomo le accarezzo la testa:<< Non ti preoccupare, ricordatene la prossima volta >>.
Nadiya subito alzò la testa e prese ad annuire sorridendo. Poi si voltò verso Hermione:<< Vieni a vedere cosa mi ha insegnato oggi Molly! >> esclamò correndo verso la cucina, senza neanche dare il tempo alla ragazza di togliersi la giacca e seguirla.
Quando, mezzo minuto dopo, Hermione entrò in cucina, trovò la bambina in ginocchio su una sedia del tavolo, a sventolare tutta soddisfatta due ferri a cui era attaccato un lavoro a maglia non ancora terminato:<< Molly dice che sono brava >> spiegò lei:<< e che tra un paio di giorni la sciarpa sarà finita. È un regalo per te! >>.
La riccia sorrise un po’ commossa e si avvicinò per guardare meglio il lavoro:<< Sì, è un talento naturale! >> commentò Molly, senza staccare lo sguardo dalle pentole.
Ginny, che nel frattempo stava apparecchiando tavola, posò un bacio sulla fronte di Nadiya:<< E non è brava solo in quello >> disse ad Hermione:<< dovresti vederla lavorare in giardino e nell’orto, io nemmeno con la magia riuscirei ad essere così brava! >>.
Prima che la riccia potesse commentare, nella cucina entrò Ron, che però non era da solo, al contrario, teneva Juny per mano:<< Ciao a tutti! >> salutò appena, prima che il suo sguardo si posasse qualche secondo su Hermione, senza che nessuno dei due dicesse una parola:<< Mamma, è un problema se Juny rimane a cena? >> chiese qualche istante dopo, voltandosi.
<< Per me assolutamente no, Ronnie. >> rispose prima di rivolgere un sorriso alla bionda:<< Sei sempre la benvenuta, cara >>.
Juny sorrise riconoscente, ma automaticamente il suo sguardo si posò su Hermione, che aveva ricominciato a chiacchierare con Nadiya come se niente fosse:<< Hermione… >> chiamò la ragazza un po’ insicura, ignorando Ron che le aveva stretto una mano, cercando di farla stare zitta:<< per te va bene, vero? >> domandò.
La riccia sollevò lo sguardo e lo fissò su di lei, non mostrava la minima traccia di odio o simpatia, era semplicemente impassibile:<< Assolutamente sì, Juny. >> rispose:<< Non pensavo nemmeno di fermarmi >>.
<< Come no? >> chiese la bambina, subito allarmata.
<< Stasera ho un impegno. >> le spiegò Hermione:<< Ma domani prometto che mi fermerò di più >>.
<< Ah, va bene… >> commentò Nadiya, nonostante fosse palese che ci stava male.
Hermione le accarezzò appena una spalla, cercando di consolarla. Escludendo il fatto che non si sarebbe comunque fermata a cenare insieme ai piccioncini, quella sera aveva veramente un appuntamento a cui non voleva mancare.
 
*****
 
Hermione si guardò per l’ennesima volta allo specchio a figura intera, con sguardo critico.
Aveva deciso di indossare un abito corto ed aderente, di un bel rosso scuro che metteva decisamente in risalto le sue forme. Ci aveva abbinato un paio di alti tacchi neri, una giacca dello stesso colore dal taglio maschile ed una pochette anch’essa nera.
Lo scopo era quello di sembrare “elegante ma sensuale” anche se non era proprio sicura di esserci riuscita. In ogni caso era già tardi e se non si fosse sbrigata sarebbe arrivata in ritardo all’appuntamento.
Si fermò velocemente i capelli in un mezzo raccolto con qualche forcina e si passò un secondo strato di rossetto rosso, per poi smaterializzarsi.
Ricomparve in una vialetto accanto ad una grande strada, illuminata dalle luci di decine di vetrine, negozi, bar e ristoranti. Il posto era palesemente babbano, ma sembrava il centro di una città abbastanza grande. La ragazza dovette fare solo pochi passi prima che un uomo in giacca e cravatta le andasse incontro.
<< Sei meravigliosa >> si complimentò lui, chinandosi per baciarle il palmo della mano.
<< Grazie. >> rispose Hermione rivolgendogli un veloce sorriso, prima di ricominciare a guardarsi intorno:<< Però continuo a non capire perché tu mi abbia dovuta portare qui… insomma, la Londra babbana non era abbastanza lontana? >>.
L’uomo scosse la testa mentre la prendeva sotto braccio e cominciava a camminare con lei affianco:<< Mi scuso tantissimo per il luogo ma ho delle conoscenze anche nella Londra babbana, non ho voluto rischiare >>.
La ragazza si lasciò sfuggire un sorrisino, mentre lui la conduceva verso una strada secondaria:<< Paura che tua moglie possa scoprirci? >> gli domandò divertita.
<< Non è lei che temo, ma i giornalisti >> spiegò lui con pazienza.
<< Mi vedo già i titoli. >> commentò tra sé Hermione, sollevando un sopracciglio:<< Ma non ti preoccupare Albert, con me il tuo matrimonio è al sicuro, così come la tua immagine >>.
Lui le rivolse un sorriso un po’ sgrembo, mentre si avvicinava all’entrata di un ristorante che sembrava molto elegante, anche se era un po’ nascosto:<< Grazie Hermione, apprezzo la tua comprensione >>.
<< Figurati, >> gli rispose lei, entrando nel ristorante e godendo dell’aria calda che veniva a contatto con le sua pelle infreddolita:<< per qualcuno con un lavoro importante come il tuo al Ministero deve essere davvero dura… sempre sotto al centro dell’attenzione, senza un po’ di privacy… >>.
<< Oh, tu si che mi capisci! >> esclamò Albert, prima di avvicinarsi ad un cameriere:<< Ho prenotato un tavolo per due, a nome Styson >> disse.
<< Oh certo, >> rispose il ragazzo:<< se volete seguirmi… >>.
Lì portò ad un piccolo tavolo rotondo, ricoperto da una tovaglia color crema, con una rosa al centro. Sì, sarebbe stato un posto molto carino, se il loro tavolo non si fosse trovato nel punto più isolato del ristorante, lontano dalle finestre e dietro un separé.
Hermione prese posto a sedere senza fare commenti, anche se la cosa le aveva dato parecchio fastidio. Un conto era andare lontani dalla città, un altro era doversi nascondere fino a quel punto solo per una cena.
Ordinarono da bere e da mangiare ed attesero di essere serviti chiacchierando del più e del meno e sorseggiando un ottimo vino rosso.
Nonostante tutto, ad Hermione piaceva l’idea di essere un po’ “coccolata” da qualcuno. Anche se aveva avuto molti uomini, le era capitato veramente di rado di essere portata fuori a cena in un ristorante di lusso come quello.
Il vino era veramente buono e il cibo, dopo che glielo ebbero portato, si rivelò ottimo e probabilmente molto costoso, anche se ad Hermione importava ben poco poiché non sarebbe stata certo lei a pagare.
<< Presenzierai anche tu all’interrogatorio di Draco Malfoy? >> buttò lì la ragazza con finta noncuranza, mentre inforchettava un pezzo di pesce spada.
Albert annuì, bevendo l’ennesimo sorso di vino:<< Certamente. Non penso ci sarà l’intero Wizengamot ma tutti vogliono partecipare! Ho paura che possano arrivare a picchiarsi per un posto in prima fila! >> rispose sghignazzando, con l’aria di uno non proprio del tutto sobrio.
Hermione annuì tra sé, masticando il pesce per prendere tempo, mentre nella sua mente pensava a quale potesse essere il modo migliore per dire ciò a cui stava pensando senza sembrare sospetta anche se, con ogni probabilità, l’uomo ci aveva dato troppo dentro con il vino per insospettirsi:<< E quale pensi possa essere il verdetto? >>.
Lui si strinse nelle spalle:<< Sinceramente non lo so. >> ammise parlando a bocca piena e schifando non poco la ragazza:<< Ma beh… è Draco Malfoy insomma, non ti aspetterai che tutti lo giudichino oggettivamente dopo tutto ciò che hanno fatto lui e la sua famiglia… >>.
La riccia, dopo aver preso un bel respiro, allungò una mano per prendere quella di lui sul tavolo e si passò la lingua sulle labbra.
A mali estremi…
<< Beh, personalmente penso che non ne sappia davvero nulla dei mangiamorte. Ho avuto modo di parlarci ed è innocente >> spiegò, creando con il pollice cerchi immaginari sul dorso della sua mano.
<< Ne sei… >>.
<< Ne sono sicurissima >> sussurrò Hermione, sorridendo.
Albert tentennò:<< Ma non sarebbe molto… come dire… giusto… >>.
La riccia, alzando interiormente gli occhi al cielo, allungò un piede sotto il tavolo e lo sfregò contro la sua gamba, mentre si sporgeva in avanti con il busto:<< Potresti fare un’eccezione. Se ti dico queste cose è perché ne sono sicura. E io sono Hermione Granger, no? Ho sempre ragione >>.
L’uomo inghiottì rumorosamente un po’ di saliva ed annuì:<< Sì, hai assolutamente ragione tu. Vedrò di parlarne anche con gli altri… >>.
La ragazza sorrise tra sé e tornò al suo posto soddisfatta.
Finirono di mangiare – Albert, senza alcun motivo apparente, si ingozzò rapidamente – e, dopo che lui ebbe pagato, lasciarono il ristorante.
<< Ho un appartamentino qui vicino, >> la informò subito l’uomo:<< cinque minuti a piedi. Se ti va potremmo… >>.
Hermione annuì, stringendosi nella giacca per combattere il freddo della sera:<< Assolutamente >>.
Si incamminarono per le strade secondarie di quella città, senza quasi dirsi una parola, per poi ritrovarsi davanti ad un grande condominio con almeno una decina di piani.
<< È qui >> la informò Albert, cercando le chiavi in tasca.
La condusse all’interno dell’edificio e poi in ascensore, scesero al quinto piano ed entrarono in un bell’appartamento spazioso, dall’arredamento moderno e palesemente babbano.
<< Bevi qualcosa? >> le chiese l’uomo, dopo essersi tolto la giacca ed aver preso anche la sua, dirigendosi verso quella che doveva essere la cucina.
Hermione annuì:<< Sì, grazie. Prima posso usare un istante il bagno? >>.
 << Certo, >> le rispose lui:<< è la seconda porta a destra del corridoio >>.
Hermione seguì le indicazioni e si ritrovò in un bagno luminoso e dai colori chiari. Andò al lavabo e si sciacquò il viso, attenta a non rovinare il trucco. Alzò la testa e si guardò allo specchio. Quella sera c’era qualcosa che non andava, non si sentiva la stessa Hermione di sempre, non si sentiva disinibita e leggera come succedeva di solito quando usciva con un uomo.
Scosse la testa, cercando di allontanare quelle idee assurde dalla sua mente.
Tornò in salotto, dove trovò Albert ad attenderla con in mano due bicchieri di spumante, gliene porse uno e si affrettò a brindare:<< A te e a questa bella serata >>.
La ragazza annuì e bevve tutto d’un fiato. Non fece in tempo a posare il bicchiere sul tavolino che si ritrovò seduta sul divano, con le mani di Albert sui fianchi e la sua bocca sulla sua.
Hermione ricambiò il bacio, senza però riuscire ad essere tranquilla o naturale. C’era qualcosa che non andava, qualcosa che la faceva sentire fuori posto e non c’entrava nulla con il fatto che Albert fosse sposato o che quello fosse solo un rapporto occasionale.
Mentre lui la faceva sdraiare e si metteva sopra di lei, Hermione si ritrovò a chiedersi se anche Ron facesse così con Juny, se anche Ron avrebbe fatto così con lei.
Spalancò gli occhi per quel pensiero, proprio mentre Albert le sollevava il vestito.
<< No! >> urlò.
<< Cosa…? >> domandò lui, colto del tutto alla sprovvista.
Non sapeva cos’era, forse la colpa era della cicatrice, o forse del nome di Ron che continuava a girarle per la testa:<< Non posso  >> sussurrò quasi tra sé, scattando in piedi e risistemandosi il vestito.
Senza ascoltare la voce di Albert che la richiamava indietro e chiedeva spiegazioni, agguantò la giacca e lasciò l’appartamento.
Scese le scale a piedi, senza lasciarsi intralciare dai tacchi altri e, una volta in strada, si mise a correre.
Corse per qualche minuto senza capire nulla, per poi rendersi conto che praticamente non sapeva dov’era né dove andare. Voleva tornare a casa e, come al solito, l’unico posto che riusciva a collegare a quella parola era la Tana.
Non aveva neanche idea di che ora fosse, ma le sembrava di non avere altre possibilità. Così si smaterializzo e ricomparve esattamente dove si era materializzata poche ore prima per andare a trovare Nadiya.
Percorse il giardino ed arrivata alla porta d’entrata la trovò fortunatamente aperta. La luce del salotto era accesa e quindi andò lì, dove trovò Harry e Ginny seduti sul divano, abbracciati.
Non doveva avere una faccia troppo normale perché, quando la vide, Harry si staccò dalla sua ragazza e fece un paio di passi nella sua direzione:<< Hermione, tutto bene? >> le domandò, con un po’ di preoccupazione nella voce.
Lei annuì:<< Sì, io… sto… sapete dov’è Ron? >>.
I due si lanciarono un’occhiata che non lei comprese, ma dopo un secondo Ginny le rispose:<< È in camera sua ed è da solo. >> la informò:<< Ma, Hermione, >> aggiunse un attimo dopo:<< sta’ attenta a quello che fai, mio fratello non è un giocattolo… >>.
Hermione non perse nemmeno tempo a rispondere. Si limitò a salire di corsa le scale che conducevano alle camere ed infilarsi in quella di Ron.
Il ragazzo se ne stava sdraiato sul suo letto con un braccio dietro la testa e l’altra mano a sfogliare la rivista di quidditch che aveva sulle gambe. Sentendo la porta aprirsi, si voltò per vedere chi fosse entrato e strabuzzò gli occhi all’inverosimile:<< Hermione… >> sussurrò, quasi fosse una domanda.
Lei fece un passo in avanti un po’ spaesata, chiedendosi d’un tratto cosa diavolo le fosse saltato in mente per farla arrivare lì:<< Sì, io… avevo… avevo bisogno di una faccia amica >>.
Ron avvertiva un leggero senso di deja vu. L’ultima volta che Hermione era entrata in camera sua ad un orario improbabile, con indosso un vestito da sera, gli era praticamente saltata indosso. Questa volta però non sembrava ubriaca né intenzionata a fare chissà che quindi, ignorando il fatto che non si parlassero da giorni, si alzò in piedi e le andò vicino:<< Hermione, è tutto a posto? >> le chiese.
La ragazza si strinse nelle spalle, guardandolo con sguardo vuoto:<< Io credo… credo di sì. Ma… penso di avere un problema con gli uomini… >> ammise.
Un istante dopo si stava maledicendo in ogni modo possibile ed immaginabile, domandandosi da dove diavolo avesse tirato fuori quella confessione. Se avesse potuto, si sarebbe sotterrata.
Il rosso scosse la testa, leggermente divertito da quell’affermazione:<< Non puoi avere dei problemi con gli uomini. Tu sei… sei intelligente e coraggiosa e… Hermione tu sei… sei bellissima >>.
Quell’unica frase ebbe la forza di cancellare tutto l’imbarazzo che Hermione aveva provato pochi istanti prima. Puntò lo sguardo negli occhi dell’altro e trattenne a stento una risata per niente divertita:<< Davvero? >> domandò con tono sarcastico:<< Io? Bellissima? Ti prego, dimmi che stai scherzando! Forse devi farti insegnare da Harry quell’incantesimo per la vista… >>.
Ron la guardò male e fece un passo in avanti:<< Non sto scherzando, lo penso davvero >> sottolineò, domandandosi perché diavolo quella ragazza non poteva accettare un complimento come facevano tutte le altre, senza fare tutti questi problemi.
Questa volta Hermione scoppiò veramente a ridere, una risata decisamente amara e sarcastica, ma comunque sincera:<< Ti prego, non prendermi in giro! Basta guardare i miei capelli crespi, le mie mani ricoperte di calli o gli occhi di un banale color merda… per non parlare poi delle cicatrici… sai, non sono esattamente sexy… >>.
Il rosso scosse la testa, infastidito ed arreso in egual misura dal suo modo di fare:<< Sei proprio una cretina. Saresti tu ad aver bisogno di degli occhiali >>.
Sentendosi offesa, la ragazza fece un passo avanti con aria di sfida:<< Ah sì!? >> domandò puntandogli un dito al petto, abbandonando l’aria leggermente divertita che aveva ostentato fino a pochi istanti prima:<< Ed è per  questo che te la fai con quella biondina dagli occhi verdi e il culo a mandolino, vero? >> chiese.
Le orecchie di Ron presero istantaneamente fuoco e lui si domandò furtivamente se esistesse un incantesimo in grado di farlo inghiottire dal pavimento sotto ai suoi piedi:<< Questo non c’entra nulla… tutti gli uomini che… che… >>.
Hermione sbuffò:<< Stai parlando di tutto gli uomini con cui sono stata? >> domandò inarcando un sopracciglio ed incrociando le braccia:<< Non sono certo venuti a letto con me perché sono bella; lo hanno fatto perché sono disponibile e penso di poter dire, senza peccare di superbia, di saperci abbastanza fare. Conosco uomini – e non solo – che andrebbero a letto pure con Voldemort, se avesse un buco… >>.
<< Hermione, smettila! Stai diventando volgare! >> la riprese Ron, che si sentiva spiazzato ogni volta che lei parlava in certi termini.
<< Ah sì!? >> domandò lei, facendo un passo in avanti con aria di sfida:<< Adesso sto diventando volgare, vero!? Perché tu pensi di poter dirmi certe cosa senza che io abbia un minimo di reazione! >>.
<< Mi sembrava di averti fatto solo un complimento per tirarti su! >>.
<< Un complimento! >> esclamò lei mettendosi quasi ad urlare per poi fare un altro paio di passi nella sua direzione, fino ad arrivare a meno di una cinquantina di centimetri di distanza da lui:<< Guarda… >> sussurrò, appena prima di sfilarsi la giacca nera e scendere con le mani fino al lembo del vestito rosso.
Con un movimento rapido se le levò di dosso, rimanendo con un completo intimo di pizzo viola. Prima che lui potesse soffermarsi a guardarla, lei gli diede le spalle e con una mano si sollevò i capelli, mostrandogli una cicatrice lineale e sottile che le attraversava la spalla ed un’altra più in basso, lunga ed irregolare, che percorreva tutta la parte bassa della schiena, per poi continuare oltre al bordo della brasiliana che indossava.
Si voltò nuovamente e gli mostrò le braccia, ricoperte quasi per intero di minuscole cicatrici bianche. Poi si indicò lo sterno, seguendo con l’indice il percorso dell’ennesimo segno che partiva dalla clavicola sinistra e terminava appena prima della stoffa del reggiseno, sul seno destro.
Hermione cercò gli occhi di Ron, ma lui la fissava senza muovere un muscolo, le iridi azzurre palesemente turbate. Imperterrita scese con la mano a sfiorarsi la pancia, dove svettava – sulla pelle quasi diafana – lo sfregio che si era procurata pochi giorni prima.
<< Sono bellissima… >> sussurrò quasi tra sé, scendendo con le mani verso le cosce ed indicandosi i segni che le ricoprivano le gambe.
Ron non si lasciò sfuggire un solo fiato per diversi minuti, continuando a far vagare lo sguardo su tutte quelle cicatrici che le deturpavano la pelle, rendendola una specie di mosaico di dolore e sofferenza.
<< Come… come te le sei fatte? >> domandò infine il ragazzo.
Hermione si strinse nelle spalle:<< Quasi tutte in battaglia. >> rispose prima di girare su se stessa:<< Queste no però… diciamo che dopo queste ho deciso che uomini e fruste insieme non mi piacciono per nulla >> aggiunse indicando due linee chiare e regolari che le segnavano una natica.
Il rosso sapeva benissimo che quando diceva certe cose lo faceva con l’unico scopo di ferirlo ma, come al solito, ci rimase comunque male:<< Non sei divertente >> si limitò a risponderle.
<< Invece sì. >> lo contraddisse lei. Tornò dritta davanti a lui ed allungò i polsi:<< Queste invece erano manette >> spiegò:<< e non sono stata rapita da nessuno >>.
<< Vuoi farmela pagare per averti fatto un complimento? >> chiese Ron, arrabbiato:<< Per tanto così facevi prima a non venire. >> aggiunse prima di chinarsi a terra e raccogliere la sua giacca nera per poi lanciargliela addosso:<< Pensavo fossi venuta qui per… scusarti o quantomeno per parlare, ma se non è così… avanti, dimmi qual è il vero motivo per cui sei venuta qui a quest’ora. E non inventare balle, sono davvero stufo delle tue storie. Se non hai niente da dire invece puoi anche andartene >>.
Hermione fece un passo indietro, ferita da quelle parole. Ron non le aveva mai risposto, non si era mai arrabbiato per nulla, aveva sempre accettato il suo assurdo ed altalenante modo di fare mentre adesso… adesso la aggrediva così. E lei non sapeva come reagire.
I pensieri che le giravano per la mente erano tanti e confusi, si accavallavano l’uno sull’altro senza darle tregua. Non sapeva cosa rispondere né cosa pensare, era rimasta più che spiazzata e non trovava nulla di sensato da dire. Sapeva che in parte lui aveva ragione, che avrebbero davvero dovuto parlare, ma questo non l’aiutava a fare ordine nella sua testa.
Così rimase diversi secondi senza dire nulla, per poi optare, forse per la prima volta negli ultimi anni, per la verità:<< Un giorno mi hai chiesto come tutta questa storia fosse cominciata. >> sussurrò:<< Io non ti ho mai risposto ma… la notte della battaglia di Hogwarts, quando mi sono allontanata da voi per aiutare Dennis Canon… un mangiamorte mi ha stuprato. E io l’ho ucciso. >>.

'Sera a tutti :D
Per prima  cosa scusate se ci ho messo un po' più di tempo del solito, ma stavo aspettando che elys leggesse il capitolo, purtroppo non lo ha fatto, io non volevo farvi aspettare altro tempo è l'ho comunque pubblicato, ma il fatto che non lo abbia ancora visto nessuno mi mette un po' ansia.

Ebbene sì, Hermione ha sganciato la bomba. Come la prenderà Ron? Harry verrà tirato in mezzo? Si accettano scommesse.
Chiedo venia per quell'obrobrio di scena tra Draco e Kara ma proprio non sono riuscita a non metterla. So che è... boh, non so neanche come descriverla! Perdonatemi comunque.
Per quanto riguarda Nadiya invece? Non penso che molti di voi si aspettassero il suo "trasferimento", ma ho pensato che fosse la scelta migliore e, in parte, anche un piccolo passo verso il riscatto per Hermione.

Ho davvero poco tempo quindi sarò sintetica, però ci tengo tanto tanto a farvi una domanda. Io non sono il tipo di scrittore che "elemosina" recensioni, ma con circa 200 visite a capitolo, 46 persone che l'hanno messa tra le storie seguite e 10 tra le preferite, perché questa povera fanfiction riceve solo due recensioni a capitolo? Cioè, proprio non me ne capacito! Se c'è qualcosa che non vi piace vi prego di farmelo sapere, mi aiutereste davvero molto.

Escluso questo ringrazio tantissimo le due personcine che continuano a recensire ed anche voi lettori muti anche se, ripeto, mi piacerebbe sapere il vostro parere(:
Ci si becca (yooo!) al prossimo capitolo, un bacio
Chanel

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Capitolo 16
*** L'ora della verità ***


 
-L’ora della verità
Hermione fu svegliata dal rumore di dei colpi contro il legno della porta e da una vocina delicata, dal leggero accento slavo:<< Ron, la tua mamma ha detto di venire a chiamarti. La colazione è pronta! >>.
Appena si rese conto del significato di quelle parole, la ragazza scattò a sedere e si guardò intorno, accorgendosi subito di trovarsi nella camera di Ron, più precisamente nel suo letto dove, tra l’altro, giaceva anche lui, del tutto addormentato.
<< Ron… >> lo chiamò, scuotendolo rudemente per una spalla.
Il rosso si svegliò di colpo, spalancò gli occhi e si guardò intorno per un po’, con sguardo assonnato. Ci mise qualche secondo a mettere a fuoco Hermione e, quando la vide le sorrise istintivamente, per poi, rendendosi conto che non era proprio del tutto normale che loro due dormissero insieme, scattare rapidamente a sedere:<< Hermione!? >> chiese quasi urlando.
<< Sssh! Non vorrai che ci sentano! >> lo rimproverò lei, mollandogli una sberla sul petto che, solo in quel momento, si rese conto essere nudo. Inutile dire che ritrasse immediatamente la mano.
Lui annuì e prese un bel respiro, prima di guardarsi intorno, probabilmente cercando di valutare la situazione:<< Siamo nei casini… >> sussurrò dopo un istante.
Hermione annuì freneticamente:<< Certo che potevamo anche pensarci ieri sera… >> commentò, rimproverando se stessa per prima.
<< E cosa dovevo fare? >> domandò il rosso, un po’ infastidito da quell’affermazione:<< Rimandarti a casa nello stato in cui eri? >>.
La riccia incassò quella frase senza battere ciglio, pienamente consapevole che ciò che lui stava dicendo era vero:<< Non che tu fossi messo molto meglio… ok, scusa. Forse hai ragione. >> si arrese:<< Ma cosa facciamo? Non posso smaterializzarmi e se tua madre o i tuoi fratelli mi vedono e capiscono che ho dormito qui… oh cielo, non voglio neanche pensare al casino che uscirebbe con Juny… >>.
Ron alzò una mano:<< A Juny ci penserò dopo. Ora sta’ zitta un istante, per una volta, dobbiamo ragionare >> disse un po’ scorbutico, facendole comunque chiudere la bocca.
Bene, la situazione era abbastanza discutibile, ma sicuramente poteva essere sistemata. Erano sdraiati nello stesso letto, quindi a rigor di logica ci avevano dormito insieme; però non era qualcosa di troppo sconvolgente poiché – aveva controllato – lui indossava i pantaloni del pigiama e lei era avvolta in una delle sue magliette extra large. Quindi anche se qualcuno li avesse scoperti in quell’esatto momento, non avrebbe pensato male… non troppo, almeno.
Ora, non poteva certo far fuggire Hermione dalla finestra… sarebbe stato davvero patetico.
Si passò una mano sugli occhi e alla fine scattò in piedi. Andò a recuperare una maglietta dall’armadio e, dopo averla indossata, tornò verso il letto, allungando una mano:<< Andiamo >> si limitò a dire.
Hermione, basita, spostò lo sguardo dalla sua mano al suo volto, per poi abbassarlo e salire di nuovo:<< Andiamo… dove? >> domandò frustrata, senza capire cosa avesse in mente.
<< A fare colazione >> si limitò a rispondere lui, afferrandola per il polso e costringendola ad alzarsi e seguirlo.
La ragazza, che non indossava esattamente la mise più adatta per presentarsi a colazione in una casa che non fosse la sua, insieme ad un ragazzo, per di più, cercò di avanzare qualche protesta che fu bellamente ignorata dal rosso, che continuò a trascinarla imperterrito per il corridoio e poi giù per le scale.
L’entrata in cucina dei due fu abbastanza comica. Era palese che tutti – nessuno escluso – avrebbero voluto lasciare la propria mandibola libera di schiantarsi sul pavimento ma per rispetto – o forse per le occhiate che mamma Weasley stava lanciando a tutti, brandendo minacciosamente un mestolo – cercavano di trattenersi.
Certo era che vedere Ron ed Hermione – quest’ultima anche abbastanza svestita – entrare in cucina, praticamente per mano, all’ora di colazione, non poteva lasciare nessuno indifferente.
La prima a riprendersi dallo stupore generale fu Nadiya, che corse subito verso la ragazza:<< Hermione! >> esclamò sorridente, piazzandosi davanti a lei con un sorrisone stampato in faccia:<< Che bello che sei qui! Sei rimasta a dormire? Ma non eri andata ad un appuntamento? >>.
La riccia si guardò intorno un po’ a disagio; ovviamente, così piccola, Nadiya non poteva avvertire la discutibilità della situazione, ma proprio per questo la metteva ancora più in ansia:<< Sì ma io… io sono tornata presto e sono venuta qui per… per stare un po’ insieme a te. Solo che tu… tu dormivi già quando sono arrivata e non ti volevo svegliare… >> inventò di sana pianta, cercando un po’ di supporto nello sguardo di Ron.
<< Sì, infatti. >> confermò il ragazzo:<< E allora le ho detto che se voleva poteva rimanere qui a dormire e vederti questa mattina >> aggiunse.
Dalle espressioni dipinte sulle facce degli adulti – che andavano dal malizioso all’orripilato – si capiva benissimo che nessuno di loro si era bevuto quella versione alternativa della faccenda, ma Nadiya sembrava convinta della veridicità delle sue parole e tanto le bastava.
Hermione prese posto al tavolo insieme alla famiglia Weasley ed Harry, cominciando a mangiare la colazione come se nulla fosse. Ginny non faceva altro che lanciare occhiatacce sia a lei che al fratello, ma non si permise di aprire bocca, mentre gli altri finsero che fosse tutto nella norma.
Molly però, di tanto in tanto, spostava lo sguardo tra il figlio minore e la riccia – che sembravano troppo imbarazzi anche solo per incrociare gli sguardi.
Per natura, mamma Weasley, era sempre stata un persona curiosa e l’idea che succedesse qualcosa di strano sotto il suo tetto, ad uno dei suoi figli, senza che lei ne fosse messa al corrente, la disturbava non poco.
Certo, da sempre Hermione era la nuora dei suoi sogni; fantasticava sul matrimonio tra lei e Ron da quando l’aveva conosciuta alla stazione di King Cross, alla fine del primo anno di scuola del figlio. D’altra parte però, era palese che, da quando erano entrambi entrati a far parte della S.A.S.C.O., Hermione fosse cambiata molto, probabilmente a causa delle brutte esperienze che aveva vissuto. E poi c’era Juny! Era una ragazza così dolce e beneducata, a modo e gentile; tutti pregi che Molly riteneva fondamentali per una fanciulla.
Eppure… eppure non era Hermione e lei, come mamma, doveva ammettere che, nonostante con Juny le cose sarebbero state molto più facili, non era lei che suo figlio voleva.
Con sguardo un po’ malinconico, servì ad Hermione delle uova strapazzate, domandandosi cosa diavolo nascondesse quella massa informe di ricci che aveva in testa, quali pensieri, esperienze e timori si celassero dietro quelle iridi castane.
<< È tutto ottimo signora Weasley, come sempre >> si complimentò Hermione, dopo aver bevuto l’ultimo sorso di caffè. Si voltò verso Ron che, seduto accanto a lei, si stava ancora ingozzando di frittelle:<< Se hai finito, dovremmo andare a cambiarci. È già tardi… >> lo informò.
Il ragazzo biascicò qualcosa con la bocca piena e lei alzò gli occhi al cielo, senza aver capito una sola parola:<< Vieni con me, Hermione. >> le disse Harry, alzandosi in piedi:<< Ti do una mia divisa e la rimpicciolisci, così non devi andare a casa tua a prendere i vestiti >> propose, ignorando l’occhiataccia – apparentemente immotivata – che Ginny gli lanciò.
<< Va bene >> acconsentì Hermione, mettendosi in piedi, non prima di aver lanciato a Ron ed alla sua bocca piena uno sguardo un po’ esasperato.
Seguì Harry su per le scale della Tana, fino alla stanza che un tempo era stata di Fred e George e dove ora c’erano un letto ed un armadio contenente qualche suo vestito; i signori Weasley erano felicissimi che il ragazzo stesse con la loro bambina ed erano più che disponibili ad ospitarlo in casa loro, ma erano stati irremovibili: di dormire insieme prima del matrimonio e, soprattutto, sotto il loro tetto, non se ne parlava. Il fatto che Harry sgattaiolasse in camera di Ginny ogni sera che lui si trovava lì, poi, era un’altra storia.
Il moro frugò un po’ nell’armadio e recuperò un paio di pantaloni arancioni ed una maglietta nera, lasciando poi che Hermione li rimpicciolisse con la magia. Si girò mentre lei si cambiava – più per educazione che perché ci fosse qualcosa che non avesse già visto – e si vestì a sua volta.
Quando furono pronti, la ragazza fece per lasciare la stanza con un “grazie” appena accennato, ma Harrry la bloccò, afferrandola delicatamente per un braccio:<< Allora? Si può sapere cosa è successo ieri sera? >>.
Gli occhi scuri di Hermione incontrarono i suoi e lui poté leggervi dentro tutta l’indecisione del mondo. La ragazza ci pensò un attimo, mordendosi il labbro inferiore senza neanche accorgersene, mentre con la mente ripercorreva gli avvenimenti della sera precedente.
 
<< Un giorno mi hai chiesto come tutta questa storia fosse cominciata. >> aveva sussurrato:<< Io non ti ho mai risposto ma… la notte della battaglia di Hogwarts, quando mi sono allontanata da voi per aiutare Dennis Canon… un mangiamorte mi ha stuprato. E io l’ho ucciso. >>.
Il silenzio attorno a loro si era fatto così intenso da diventare palpabile.
Hermione avrebbe potuto giurare di aver visto gli ingranaggi del cervello di Ronald mettersi al lavoro per capire le sue parole. Arrivare ad una conclusione era stato abbastanza faticoso per lui, ma alla fine il rosso aveva sollevato lo sguardo, per piantarlo negli occhi castani della riccia e, in quel preciso momento, era stato chiaro ad entrambi che aveva capito tutto e che non si poteva più tornare indietro.
Nessuno dei due sembrava avere nulla da dire, o meglio, le parole erano talmente tante da non riuscire ad essere messe in ordine ed organizzate in frasi di senso compiuto.
<< Stuprata… >> aveva sussurrato Ronald tra sé, quasi come se quella parola non avesse alcun significato o come se volesse dagliene uno, senza spostare lo sguardo.
Hermione era rimasta diversi secondi a guardarlo, senza dire nulla. Alla fine, si era limitata ad annuire lentamente.
Anche il rosso aveva annuito, probabilmente prendendo coscienza del significato di quell’assenso:<< C-come… come è successo? >> aveva chiesto.
Hermione non voleva rispondere, anzi, avrebbe tanto voluto potersi lasciar crollare in un angolino buio e rimanere lì, senza più dire una parola per sempre; ma sapeva che, a quel punto, gli doveva una spiegazione, così aveva risposto:<< Ero rimasta indietro perché c’era Dennis, Dennis Canon, che cercava di aiutare suo fratello, solo che… Colin era morto. Così mi sono fermata per mandarlo via e mi hanno presa. Non riuscivo a vederli in faccia ma erano due e mi stavano trascinando in una stanza vuota. Era… era l’aula di trasfigurazione. Non so bene cosa volessero farmi ma quando hanno capito chi ero loro… >> raccontare si stava rivelando molto più difficile di quanto avesse mai pensato, non avendo mai creduto di raccontare quella storia a qualcuno, non si era mai preparata un discorso ed in quel momento non sapeva come spiegarsi, non riusciva a riordinare gli avvenimenti né a trovare le parole più giuste con cui esprimersi.
<< Vai avanti… >> l’aveva incitata, in un sussurro, Ron, il cui viso non aveva cambiato espressione da quando lei aveva iniziato a raccontare.
Hermione aveva scosso la testa:<< Non credo che sia una buona idea che… >>.
<< Vai avanti >> l’aveva interrotta lui, questa volta con voce più ferma.
Lei aveva preso un respiro profondo, pronta a proseguire, se quello era ciò che lui voleva:<< … penso che volessero fare una specie di… non so… come un dispetto ad Harry, non volevano uccidermi perché sapevano che Harry sarebbe stato più male se mi avesse vista ridotta com’ero, quando quell’uomo aveva finito con me… >>.
Ron l’aveva interrotta nuovamente:<< Hai… hai detto che erano in due. E l’altro uomo? Cosa stava facendo? >>. Aveva aspettato qualche secondo e, vedendo che lei non rispondeva, aveva ripetuto la domanda con più veemenza:<< Hermione, cosa faceva l’altro uomo? >>.
Hermione non voleva dirglielo. Non voleva dirgli nulla di ciò che era successo quella notte, ma sapeva benissimo di non potersi tirare indietro, non più:<< L’altro uomo era rimasto in disparte… >> aveva risposto, in un sussurro:<< … non si è neanche avvicinato mentre quello mi… mi violentava. Alla fine è stato lui a lasciarmi scappare per tornare da voi. Lui è… è Draco Malfoy >>.
Successivamente le erano occorsi diversi minuti per calmare la furia di Ron, che aveva evitato di urlare e prendere a pugni i muri solo per non rischiare di svegliare gli altri occupanti della Tana. Questo però non gli aveva impedito di afferrare la ragazza per i polsi ed inveire rudemente contro il giovane Malfoy.
Hermione non si era minimamente scomposta, non lo aveva allontanato ne aveva cercato in alcun modo di difendere Draco. Sapeva che la sua spiegazione era stata confusa e grossolana ma, molto probabilmente, nemmeno rispiegando tutto da capo, sarebbe riuscita a non farlo sembrare profondamente nel torto. Infondo Draco Malfoy aveva assistito impassibile al suo stupro, quali scusanti potevano esserci per un comportamento simile?
<< Io lo ammazzo… >> aveva sussurrato per l’ennesima volta Ron, a pochi centimetri dal suo viso.
Hermione non aveva idea di come calmarlo, così gli aveva poggiato una mano sul braccio, cercando di nascondere una smorfia causata dal dolore che le procurava la sua stretta:<< Ora è tutto a posto, >> aveva detto:<< è tutto passato >>.
Il rosso, senza allentare minimamente la presa, l’aveva attirata a sé, per stringerla forte in un abbraccio colmo di rabbia:<< No, non è passato proprio un cazzo >> aveva sussurrato al suo orecchio.
 
Hermione scosse la testa e si ritrasse velocemente dalla presa dell’amico, mentre cercava di non farsi sopraffare dalle emozioni:<< Non è successo niente, Harry >> sussurrò, prima di lasciare la stanza quasi di corsa.
 
*****
 
Alla S.A.S.C.O. era stata indetta una riunione speciale per parlare del “caso Malfoy” e del processo che si sarebbe tenuto due giorni dopo.
A parere di Hermione, non aveva alcun senso parlarne prima del processo, poiché ognuno aveva la sua idea in merito e nessuno sembrava disposto a cambiarla.
Così litigavano inutilmente da minuti e minuti, parlandosi sopra l’uno con l’altro, nella speranza di far prevalere la propria voce su quella degli altri. L’unica ad astenersi dal commentare era appunto Hermione che, seduta come suo solito tra Harry e Ron, fissava chi li circondava a braccia incrociate, senza pronunciare una sola parola.
Wheeler cercava, come d’abitudine, di calmare gli animi, nonostante l’argomento fosse decisamente scottante ed interessasse tutti in egual modo; fu addirittura costretto a consigliare a Taregan di farsi un “giro per prendere una boccata d’aria”, quando questo si alzò in piedi mollando un pugno contro la superficie del tavolo ed iniziò ad inveire a gran voce contro i Malfoy, senza curarsi particolarmente del linguaggio.
Come prevedibile, dopo ciò che aveva scoperto la sera prima, Ron era tra i maggiori sostenitori della fazione “anti-Malfoy” e difendeva la sua idea ignorando bellamente chiunque avesse un parere contrastante.
La riunione di per sé fu decisamente infruttuosa e, alla fine, tutti uscirono dalla sala davvero molto scocciati.
Ron, in particolare, se ne andò senza rivolgere la parola a nessuno, diretto verso la sala mensa, dove sapeva Juny lo stava aspettando.
Non sapeva come avrebbe fatto a comportarsi in modo normale con lei, dopo ciò che era successo con Hermione la notte precedente. Ovviamente era felice che si fosse finalmente decisa ad aprirsi con lui, ma dall’altra sapeva che quelle rivelazioni avrebbero irrimediabilmente cambiato il loro rapporto per sempre, se in bene o in male, doveva ancora scoprirlo.
Quando oltrepassò la soglia della mensa, vide subito Juny che, seduta ad attenderlo ad un tavolo poco distante dall’entrata, sventolava una mano nella sua direzione.
Dovette fare un respiro profondo ed imporsi di mettere un piede davanti all’altro per raggiungerla. Sapeva che voltarsi e scappare non sarebbe proprio passato inosservato in una stanza già gremita di gente, ma la voglia di farlo era davvero tanta. Nonostante questo, si fece strada tra i tavoli occupati ed arrivò a Juny, che subito balzò in piedi per circondargli il collo con le braccia e lasciargli un bacio sulle labbra.
<< Ciao tesoro >> gli sussurrò all’orecchio, stringendolo a sé.
Ron si ritrovò a deglutire rumorosamente, lasciando le braccia distese lungo i fianchi, senza riuscire ad abbracciarla a sua volta:<< Ehm… ciao >> sussurrò, insicuro.
Captando che doveva essere successo qualcosa, la ragazza gli si allontanò leggermente, continuando a circondargli il collo con le mani:<< Ehi, che c’è che non va? >> domandò.
Il rosso si strinse nelle spalle e scosse la testa:<< Ma no, è tutto a posto… >>.
<< La riunione? È andata bene? >>.
<< Più o meno, non abbiamo esattamente tutti la stessa opinione ma… insomma, alla fine dobbiamo aspettare il risultato dell’interrogatorio, no? >>.
Juny annuì, con espressione seria, e tornò a sedersi al tavolo che occupava poco prima, trascinando Ron con sé e facendolo sedere davanti a lei, in modo da poter intrecciare le loro mani sul tavolo:<< Allora se non è per la riunione, mi vuoi dire cosa è successo? >> insistette.
Il ragazzo sbuffò leggermente, costringendosi a non alzare gli occhi al cielo:<< Juny, va tutto bene, davvero. >> cercò di tranquillizzarla:<< Te lo direi se ci fosse qualcosa che non va >>.
Lei lo scrutò attentamente per diversi istanti, poi un luccichio di comprensione si accese nei sui occhi chiari e le fece fare un sospiro:<< Hai parlato con Hermione, vero? >> domandò, sicura di non sbagliarsi.
<< E tu come fai a saperlo? >> chiese Ron, strabuzzando gli occhi.
Nonostante il malcontento, Juny si lasciò sfuggire una risatina:<< Sì vede quando con il tuo umore c’entra lei. >> spiegò, distogliendo lo sguardo dal suo per fissarlo sul pavimento:<< I tuoi… i tuoi occhi sono diversi quando pensi a lei… >> il dispiacere nella voce era palese.
Il rosso avrebbe tanto voluto negare, ma sapeva che sarebbe stata una bugia:<< Mi dispiace >> si limito a sussurrare, non sapendo bene cosa dire.
Lei scosse la testa e si dipinse in viso un sorriso un po’ forzato:<< Non importa. >> disse con voce esageratamente accesa:<< Sono stata io a dirti di parlare con lei e sarei contenta se vuoi riusciste a… sistemare le cose, insomma… non voglio essere la causa dei vostri litigi però… perché non mi vuoi raccontare cosa è successo con lei? Se fai così e non mi dici niente mi fai preoccupare… non voglio che abbiamo dei segreti tra di noi >>.
Ron si morse con forza l’interno del labbro inferiore. Non poteva certo raccontarle la verità…
 
Si era fatto raccontare praticamente a forza ciò che era successo la notte dell’attacco a Hogwarts, la notte in cui era stata stuprata. Certamente avrebbe potuto utilizzare un metodo più ortodosso, ma sapeva che nient’altro avrebbe funzionato e lui voleva infinitamente che lei gli parlasse, che gli raccontasse...
Solo che poi se ne era uscita con quella storia di Malfoy e quello lo aveva mandato veramente fuori di testa. Ora si spiegavano tante cose: il motivo per cui lei avesse sempre mostrato una particolare attenzione per qualsiasi cosa lo riguardasse, il motivo per cui non aveva permesso a nessun altro di interrogarlo o semplicemente avvicinarlo… tutto era chiaro.
Non sapeva bene come, ma si era ritrovato ad abbracciarla, mentre lei cercava di consolarlo nonostante fosse palese che dovesse essere il contrario; avrebbe dovuto essere lui a consolare lei, non certo l’opposto.
Lei era rimasta impassibile, lo aveva stretto con forza, accarezzandogli la schiena. Lui invece, che in realtà avrebbe voluto urlare e spaccare tutto ciò che gli capitava, si era ritrovato a piangere come un bambino di due anni e, cosa peggiore, senza nessun motivo.
Aveva pianto talmente tanto da ritrovarsi accasciato a terra, con il viso rigato di lacrime, affondato tra i ricci di Hermione, che non aveva smesso un attimo di cullarlo ed accarezzarlo, come se fosse veramente un bambino bisognoso di affetto.
Nessuno dei due sapeva bene come né perché – anzi, forse il perché lo conoscevano…  – ma ad un certo punto Hermione aveva cominciato a sfiorare il viso di Ron per asciugare le lacrime che lo solcavano. Poi le labbra avevano preso il posto delle mani e, dopo avergli ricoperto il viso di baci leggeri, si erano posate sulle sue.
Era stato un bacio strano, nonostante tutto, non c’era stato nulla di erotico e eccitante, era come se dovesse semplicemente essere così, come se nessuno potesse mettere in dubbio quanto quel bacio fosse giusto.
Non avevano fatto nient’altro, Ron si era sfilato la maglietta, lasciando che lei la indossasse, e si erano addormentati, poco dopo, sdraiati abbracciati nel letto di Ron.
 
<< Ehi Ronnie? Sto parlando con te… >> cercò di riportarlo al presente Juny, sventolandogli una mano davanti agli occhi.
Il rosso sbatté le palpebre, accorgendosi solo in quel momento di essere rimasto decisamente troppo tempo con lo sguardo fisso nel vuoto:<< Ah sì, scusa. Dicevi? >> domandò, riscuotendosi dai ricordi della sera prima.
La ragazza sgranò gli occhi, fissandolo stranita:<< Non ti arrabbi perché ti chiamo “Ronnie”? Wow, deve essere successo qualcosa di veramente grave… >>.
<< Ma no, non è niente, davvero… >>.
Contro ogni possibile previsione, Juny gli lanciò un’occhiata decisamente infastidita e si alzò in piedi, con le braccia incrociate e uno sguardo arrabbiato in viso, nonostante non sembrasse possibile per lei, aveva perso la pazienza:<< Bene. >> esclamò:<< Se non mi vuoi parlare non vedo il motivo di rimanere qui a vederti fare scena muta. Ti consiglio però di pensarci un po’ su: te l’ho detto, non mi piacciono i segreti >> e, così dicendo, lasciò la stanza senza aggiungere una parola.
Ron, seduto al tavolo con lo sguardo nuovamente perso nel vuoto, nonostante avrebbe tanto voluto trovare un modo per risolvere la situazione, per non far soffrire Juny, non prese nemmeno in considerazione l’ipotesi di alzarsi e seguirla.
 
*****
 
Hermione, per la tredicesima volta negli ultimi cinque minuti, si sistemò la gonna a tubino del tailleur blu della divisa delle occasioni ufficiali, sbuffando.
<< Come mai così agitata? >> le domandò Draco, con tono divertito, alle sue spalle.
La riccia, impossibilitata a voltarsi e lanciargli un’occhiataccia come avrebbe voluto, si limitò ad alzare gli occhi al cielo:<< Gli abiti formali mi mettono ansia, ok? >> gli rispose, sbrigativa.
Lui si lasciò sfuggire una risatina:<< Gli abiti formali? Stai indossando un semplice tailleur, non un abito da tappeto rosso… >>.
<< Adesso sai anche cos’è un red carpet? Non avrei mai detto fossi così interessato alle usanze babbane! >> lo canzonò Hermione, cercando di recuperare il vantaggio che lui aveva perso fin troppo spesso durante le loro conversazioni.
Draco schioccò la lingua e scosse la testa, fingendosi disperato:<< Sempre a sottovalutarmi! >> si lamentò:<< Io, in ogni caso, mi sento molto più a mio agio rispetto ai giorni scorsi invece! >>.
<< Ma quanto ti ci vuole? Sei vestito? >>.
<< Ora sì >>.
Sentendo la risposta, la ragazza si voltò, trovandosi davanti “il prigioniero” con indosso un completo scuro ed i capelli, finalmente puliti ed in ordine, perfettamente pettinati all’indietro:<< Non ti sembrerà vero, ma hai finalmente un aspetto umano! >>.
<< Penso di essere molto più che “umano” >> sottolineò il ragazzo, con sguardo ammiccante.
<< La doccia aiuta >>.
Draco alzò gli occhi al cielo, sbuffando con la sua solita aria da principino viziato:<< Mai che mi faccia un complimento… >>.
Hermione lo guardò male:<< Non sei qui per ricevere complimenti. Sei mio prigioniero. >> gli ricordò, incrociando le braccia al petto:<< E ora andiamo, con ogni probabilità l’intero Ministero ci starà aspettando… >>.
Il ragazzo alzò le mani, come a voler dimostrare la sua innocenza:<< Ehi, io sono pronto. Sei tu che ti sei messa a puntualizzare! >>.
<< Muoviti. >>.
Come d’obbligo, appena usciti dalla stanza, Hermione gli legò le mani con un incantesimo e lo guidò per i corridoio della S.A.S.C.O., puntandogli la bacchetta alla schiena. Draco sbuffò, ma non fece nessun commento e si limitò a seguire le indicazioni.
Arrivati al pian terreno, nell’atrio d’entrata dell’accademia, trovarono ad attenderli Harry ed altri due auror.
<< E voi cosa ci fate qui? >> domandò Hermione, squadrando l’amico e gli altri due dalla testa ai piedi.
I tre le si avvicinarono, indossavano tutti la divisa delle “cerimonie ufficiali” – quella blu con giacca e pantaloni – e stringevano la bacchetta in mano:<< Siamo la vostra scorta >> le rispose Harry.
Lei gli rivolse un’occhiataccia, avvicinandosi maggiormente a Draco:<< Posso farcela benissimo da sola >> disse.
Il ragazzo si strinse nelle spalle:<< Ordini dall’alto >> spiegò in sua discolpa.
Hermione sbuffò, reprimendo l’istinto di battere i piedi a terra:<< Va bene! >> esclamò:<< Però muoviamoci, se arriviamo in ritardo spiegherai tu al Wizengamot che è colpa degli “ordini dall’alto” >> aggiunse scimiottandolo, prima di dirigersi a passo spedito verso l’uscita.
Draco, accostatosi ai tre che lo spingevano verso la porta, si voltò verso Harry:<< Ma è sempre così… sclerata? >> domandò.
Il moro, trovandosi – contro ogni probabilità – per la prima volta in accordo con lui, scosse la testa con aria disperata:<< No, oggi è particolarmente gentile rispetto al solito >>.


Eccomi qui :D
Chiedo perdono per il leggero (?) ritardo nell'aggiornare - soprattutto considerando come ho terminato il capitolo precedente - ma alcuni pezzi di questo capitolo sono stati davvero molto difficili da scrivere e lì ho messi giù almeno quattro o cinque volte prima di trovare una versione che mi soddisfacesse. 
Insomma, descrivere le reazioni dei diversi personaggi non è sempre facile!

Passando al contenuto del capitolo, spero non sia troppo scontato o noioso. Come capitolo è abbastanza introspettivo e c'è davvero poca azione, ma vi prometto che mi rifarò presto.
Cosa ne pensate invece della reazione di Ron? Mi piacerebbe sapere il vostro parere, sperando di non avervi delusi...

Colgo l'occasione per farmi un pochino di pubblicità (so che non lo faccio mai ma... insomma, magari qualcuno è interessato...):
Ho da poco iniziato a pubblicare la mia prima long su The Hunger Games che si chiama Born to be winners e parla, in sintesi, dei settantaquattresimi Hunger Games dal punto di vista di Clove. So che come idea non è chissà quanto originale ma mi farebbe piacere se andaste a darle un'occhiata (:

Escluso questo penso di aver finito. Ringrazio come sempre chi legge, recensisce, preferisce (?), ricorda (?) o segue (?).
Un bacio, ci vediamo presto con il prossimo capitolo
Chanel

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Capitolo 17
*** Contrattacco ***


Buongiorno ragazzi :D
...
...
...
Ok, avete assolutamente ragione e vi chiedo umilmente perdono, non aggiorno da quasi un mese!
Mi merito tutti i pomodori, gli ortaggi vari e le Maledizioni Senza Perdono che volete lanciarmi contro ma questo è stata un mese pesantissimo, tra la fine della scuola e i mille spettacoli di fine corso non ho avuto neanche un attimo per mettermi a scrivere.
Ora comunque sono qui con il nuovo capitolo e spero vi piacerà, noi ci vediamo in fondo ;)

Buona lettura e... perdonatemiii!

 
-Contrattacco
<< Draco, ora inizierà il processo e tu sarai da solo, certo io sarò presente nell’aula ma… >>.
<< Non dirlo così, sembra quasi che ti dispiaccia davvero! >>.
<< Sono seria, Malfoy! Non puoi prendere questa cosa come un gioco, ne va della… >>.
Il biondo portò le mani avanti, alzando gli occhi al cielo:<< Stavo scherzando! >> esclamò sbuffando:<< Dovresti rilassarti un po’, sei più agitata di me… >>.
<< Certo che sono più agitata di te! >> rispose Hermione, agitando le braccia:<< Io sono una persona responsabile e capisco cosa questo processo potrebbe comportare >>.
<< Va bene, va bene. Hai ragione tu. >> ammise il ragazzo:<< Stavo solo cercando di sciogliere la tensione… >>.
<< Beh, evidentemente non funziona. >> ribatté freddamente Hermione:<< Ora, vedi di comportarti da persona seria per un po’, non voglio che vada tutto a puttane. Sii sincero e vedrai che… >>.
Draco non riuscì a trattenersi dal commentare:<< Non che con il Veritaserum possa dire chissà quale balla… >> l’occhiataccia che lei gli lanciò lo convinse a chiudere la bocca:<< ok, scusa, serietà. Continua. >>.
<< Sì, dicevo che se sarai sincero andrà tutto bene. Non ti prometto che verrai completamente assolto ma… insomma, se dimostri di essere innocente si risolverà tutto, davvero >>.
In quel momento un auror messo a guardia del tribunale, spalancò la pesante porta che si trovava in fondo al corridoio:<< Il signor Malfoy può entrare >> annunciò.
Il ragazzo annuì e, con sguardo serio, fece un paio di passi all’interno della stanza. Hermione fece per seguirlo ma venne prontamente bloccata dall’auror:<< Mi dispiace signorina Granger, ma mi è stato espressamente chiesto di far entrare il signor Malfoy da solo >> disse, allungando un braccio in modo da impedirle di passare.
Lei spalancò gli occhi e guardò incredula l’uomo, mentre la figura di Draco si allontanava sempre di più:<< Impossibile! >> esclamò:<< Mi era stato detto che avrei potuto accompagnarlo ed assistere all’intero processo! >> si lamentò, tentando di aggirarlo.
Lui scosse fermamente la testa e si mosse per tenerla lontana dalla stanza:<< Allora deve esserci stato un cambio di idea o qualcosa di simile. In ogni caso, lei non può entrare >>.
Hermione sbuffò ma fece comunque un paio di passi indietro, sapeva bene che sclerare ed utilizzare la magia o la forza, come in realtà avrebbe voluto, non avrebbe risolto proprio nulla.
Si mise in disparte ed appoggiò la schiena al muro incrociando le braccia, mentre l’auror tornava dentro chiudendosi la porta alle spalle:<< Stronzo… >> borbottò a mezza voce, nonostante fosse pienamente consapevole del fatto che la colpa non potesse essere attribuita a quel singolo individuo.
Dopo aver imprecato per diversi minuti contro quell’auror, il Wizengamot, il ministro in persona, l’intero Ministero, Godric, Tosca, Salazar, Priscilla, Morgana e Merlino, decise di far materializzare una sedia proprio davanti alla maledetta porta e si sedette lì, decisa a non muoversi di un solo millimetro finché Draco non ne fosse uscito.
Il processo fu più lungo del previsto, tanto che due ore dopo, quando Harry andò a controllare la situazione, trovò Hermione appostata davanti alla porta d’entrata del tribunale, appollaiata su una sedia che stonava abbastanza con l’ambiente circostante:<< Hermione? >> chiese.
La ragazza sbatté appena le palpebre e sollevò lo sguardo verso l’amico, continuando però a mantenere uno sguardo truce e le braccia incrociate sotto al seno:<< Harry. >> rispose.
<< Tutto bene? >>.
<< Una favola. >>.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Aspetto che Malfoy abbia finito. >>.
<< Non ti hanno lasciata entrare? >>.
<< No. >>.
Harry si dondolò sui talloni, cercando di trovare un modo per rendere più rilassata quella conversazione che, senza un motivo apparente, risultava davvero… tesa:<< Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare o da bere? >>.
<< No. >>.
<< Sicura che sia una buona idea aspettare qui? >>.
<< Sì. >>.
A quel punto il moro si arrese:<< Come vuoi. >> sospirò stringendosi nelle spalle:<< Mi chiami tu se hai bisogno di qualcosa? >>.
<< Certo. >>.
<< Perfetto, allora ci vediamo dopo… >>.
<< Sì, ciao. >>.
Harry si allontanò dall’amica – indeciso se essere frustrato oppure divertito dal suo modo di fare – convinto di una cosa: non avrebbe mai capito le donne e, in particolare, non avrebbe mai capito Hermione Granger e se non ci riusciva lui, dubitava fortemente che qualcun altro potesse farcela.
 
*****
 
Luna voltò distrattamente la pagina fragile e sottile del grosso tomo che aveva davanti agli occhi.
Loraine Hopkins aveva messo tutti al lavoro. Ogni singolo membro del Gruppo di Ricerca era impegnato nel cercare il possibile quartier generale di Voldemort: “Se non possiamo prevedere le loro mosse, attaccheremo prima noi!” aveva esclamato la donna il giorno prima, mentre spiegava la sua idea agli altri.
Ovviamente era una buona strategia, a parere di Luna, anche se sicuramente non avrebbe trovato nulla in Luoghi Magici della Gran Bretagna, il libro che stava sfogliando in quel momento.
In una situazione come quella sarebbe sicuramente tornata utile Hermione, era lei quella brava in queste cose: lei che sapeva distinguere i dettagli insignificanti da quelli importanti, per poi analizzare la situazione sotto ogni punto di vista e giungere alla conclusione più logica e probabile.
Anche perché, come le diceva sempre la sua mamma: “Molto spesso la soluzione è sotto il nostro naso, solo che non siamo troppo indaffarati per vederla”, ed Hermione non si sarebbe mai lasciata sfuggire nulla da sotto il naso…
Sotto il naso…
La bionda scattò in piedi, con un enorme sorriso ad illuminarle il viso:<< Ho trovato! >> esclamò, richiamando l’attenzione di tutti gli altri occupanti della biblioteca, che si voltarono stupiti nella sua direzione.
Prima che qualcuno potesse fermarla o farle qualche domanda, Luna trotterellò felice fuori dalla stanza, diretta all’ufficio di Loraine Hopkins.
 
*****
 
Quando finalmente quella maledettissima porta si aprì, era passato talmente tanto tempo che Hermione aveva smesso di tenere il conto.
Vedendo uscire le prime persone, si mise in piedi e fece scomparire la sedia con un rapido incantesimo. Tra la folla intravide Albert e si girò prontamente dalla parte opposta, nella speranza che lui non la riconoscesse; dopo essere fuggita da casa sua senza uno straccio di motivazione, non aveva risposto nemmeno ad una delle decine di lettere che lui le aveva mandato e non le sembrava proprio il caso di rincontrarlo in quel momento.
Draco uscì per ultimo, scortato da due auror grossi ognuno il doppio di lui. Era palesemente provato dalle ore di interrogatorio, i segni della stanchezza sul suo volto erano palesi e, se non fosse bastato, teneva la giacca in mano, la camicia spiegazzata era slacciata per metà e la cravatta gli penzolava su di una spalla.
Subito Hermione gli si avvicinò e vedendola, i due che lo tenevano per i gomiti, lo lasciarono andare:<< Potete riportarlo alla sede della S.A.S.C.O. >> annunciò l’auror che prima l’aveva chiusa fuori dal tribunale.
<< E la sentenza? >> chiese la ragazza, mentre lasciava che Draco le si appoggiasse contro poiché non sembrava troppo stabile sulle gambe.
<< Manderemo una lettera ufficiale al vostro capo >> le rispose l’uomo, prima di fare un leggero cenno con il capo e tornare da dove era venuto:<< Arrivederci, signorina Granger. Malfoy >>.
Aspettarono che i due se ne andassero, poi Hermione afferrò il ragazzo per le spalle e lo guardò in faccia, cercando di incrociare il suo sguardo:<< Allora? Come è andata? >> gli chiese, riuscendo ben poco a nascondere l’ansia.
Malfoy scosse la testa e si strinse nelle spalle, senza accennare minimamente ad alzare gli occhi dal pavimento:<< Ne so quanto te >> rispose.
<< Sei ancora sotto l’effetto del Veritaserum? >>.
<< L’effetto dovrebbe passare tra massimo un’ora, per adesso penso che continuerò a dire qualsiasi cosa mi passi per la testa ancora per un po’. A proposito, quel tailleur ti sta malissimo Granger, però hai un bel culo >>.
<< Grazie >>.
<< Quando vuoi. Hai anche due bocce da… >>.
<< Ho capito il concetto, Malfoy. Ora sta’ zitto e muovi il culo. Ci aspettano in accademia >>.
Draco scoppiò a ridere da solo ma Hermione non lo calcolò, semplicemente se lo trascinò dietro verso l’ascensore e poi su fino all’atrio del Ministero dove, come si aspettava, trovarono Harry e gli altri due auror della S.A.S.C.O..
Vedendola arrivare, il moro fece una corsetta nella sua direzione:<< Allora è tutto a posto? >>.
Lei scosse leggermente la testa:<< Ancora non lo sappiamo, dicono che informeranno dell’esito Wheeler. Per intanto ti consiglio di non rivolgere neanche la parola a questo qui. È ancora sotto l’effetto del Veritaserum e spara stronzate >>.
Senza aggiungere altro i ragazzi si avviarono verso i camini, per potersi smaterializzare e tornare in accademia.
 
*****
 
Ronald ingoiò, con aria disperata, l’ennesimo biscotto e sospirò teatralmente. Ginny, piazzata con le mani sui fianchi davanti al forno, gli lanciò un’occhiataccia e sbuffò.
<< Allora, mi vuoi dire cosa succede? >> domandò la ragazza, sfornando quella che doveva essere la decima teglia di biscotti della giornata.
Ron sollevò lo sguardo verso la sorella minore e scosse tristemente la testa, stringendosi nelle spalle:<< Non capiresti >> sospirò, allungando nuovamente la mano ed afferrando un biscotto di quelli appena sfornati e infilandoselo in bocca, scottandosi la lingua.
Ginny, arrabbiata, gli allontanò le teglie e lo minacciò, sventolandogli la mano infilata nel guanto da forno sotto il naso:<< Se non la smetti immediatamente di mangiare i miei biscotti, giuro che la prossima cosa a finire nel forno sarai tu, Ronald Weasley! Poi lo spieghi tu a mamma perché non sono riuscita a farne abbastanza >>.
Lui annuì ed abbassò la testa con aria colpevole:<< Scusa… >> borbottò incrociando le braccia sul tavolo per poi affondarci la testa.
La ragazza si voltò nella sua direzione e prese a soppesare la situazione, le opzioni erano due: avrebbe potuto lasciarlo lì a struggersi per chissà quale motivo oppure fargli da consulente sentimentale. Personalmente avrebbe decisamente preferito continuare con i suoi biscotti ed ignorarlo, ma prevedeva un mal di testa lancinante entro poco se lui avesse continuato ancora per tanto con sbuffi, sospiri e borbottii vari.
Così agitò la bacchetta in un gesto stizzito, incantando il forno in modo che le cose al suo interno non si bruciassero, e andò a sedersi al tavolo, di fronte al fratello:<< Parla >> esordì.
<< Scusa? >> domandò Ron, alzando la testa stupito, convinto di non aver capito bene.
Fu la volta di Ginny di sbuffare:<< Parla, dimmi cosa c’è che non va. Non ti reggo così fino a stasera, quindi sputa il rospo >>.
Lui, di reazione, si strinse nelle spalle e scosse la testa:<< Non c’è nulla che non va >> borbottò.
La rossa avrebbe voluto davvero tanto prenderlo per le spalle e scuoterlo con forza, cercando di farlo rinsavire; si stava comportando come un bambino piccolo e, nonostante non fosse mai spiccato per la sua maturità, quello non era un comportamento normale:<< Sì, certo, e io sono Celestina Warbeck. Ti prego Ron, non trattarmi come se fossi una scema! >>.
<< Ok, forse c’è qualcosa che non va… >> ammise il ragazzo, dopo diversi secondi di silenzio ed un paio di sbuffi.
<< Juny? >> domandò Ginny a bruciapelo, prima di aggiungere:<< O Hermione? >>.
Ron sollevò di scattò gli occhi e li fissò nei suoi, mentre le sue orecchie si arrossavano rapidamente:<< N-non… io… >> borbottò per qualche secondo, cercando quasi di difendersi:<< Entrambe >> ammise infine, con un lungo sospiro.
La ragazza annuì, con aria diplomatica. C’erano stati diversi problemi con Hermione nell’ultimo periodo, ma voleva essere il più oggettiva possibile ed aiutare davvero il fratello, così mise da parte i suoi rancori e tentò un sorriso, nella speranza di metterlo un po’ a suo agio:<< Immaginavo. Vuoi parlarne? >> chiese.
Lui si passò una mano tra i capelli, frustrato. Non sapeva come avrebbe potuto Ginny aiutarlo con questa cosa, ma sentiva di doverne parlare con qualcuno e non c’erano molte persone che potevano aiutarlo:<< È complicato >> ammise dopo diversi secondi.
 << Spiegati meglio… >>.
Le parole uscirono da sole dalla sua bocca, senza che dovesse neanche sforzarsi di pensarle, come se fossero state sempre lì ed avessero solo aspettato il momento giusto per sbucare fuori:<< Juny è la ragazza perfetta: è simpatica, dolce, gentile… insomma, sto davvero benissimo con lei e penso che potremmo costruire un rapporto bellissimo, con il tempo, e soprattutto con lei sarebbe tutto molto più… >> tentennò, alla ricerca dell’aggettivo più adatto.
<< Semplice? >> gli venne in soccorso Ginny.
<< Sì, semplice… >> annuì lui:<< solo che… insomma, Juny non è Hermione >> terminò come se quell’affermazione chiarisse tutto e, in effetti, sua sorella capì immediatamente ciò che intendeva.
<< Già, >> rispose infatti:<< non è Hermione. E vuoi sentire una notiziona? Nessuna è Hermione, non troverai mai nessuna come lei, nel bene e nel male >>.
Ron le lanciò un’occhiata confusa:<< E con questo cosa vorresti dire? >> domandò anche un po’ seccato.
Ginny sospirò, alzando gli occhi al cielo, ciò che stava per dire le costava parecchio:<< Voglio dire che per quanto tu possa provarci, per quanto tu possa autoconvincerti… se è lei che vuoi, nessuna potrà mai rimpiazzarla >>.
<< E allora cosa dovrei fare? >>.
<< Non lo so Ron! Tutto ciò che posso dirti è che la scelta più facile non è sempre la migliore: guarda me, pensi che stare con “il Prescelto” sia semplice? Avrei potuto avere altri ragazzi meno problematici e invece ho scelto lui e non me ne sono mai pentita. Sai qual è l’unica cosa che devi fare? Devi seguire il tuo cuore >>.
A quel punto il ragazzo sollevò lo sguardo, forse ancora più confuso di prima:<< Quindi? Come faccio? >> domandò.
Ginny gli rivolse un sorriso furbo e si mise in piedi, mentre con la bacchetta sfornava l’ultima teglia di biscotti:<< Oh, questo devi scoprirlo tu! >> rispose, prima di sparire oltre la soglia della cucina.
 
*****
 
Appena materializzatosi nel giardino dell’accademia, Ron prese a percorrere il prato di corsa, dirigendosi il più velocemente possibile all’entrata:<< Ronald! >> lo salutò Jeff, vedendolo fermarsi davanti a lui:<< Non dovresti essere a casa a riposarti? >> chiese:<< Sbaglio o per oggi le lezioni sono sospese? >>.
Il rosso gli allungò velocemente la bacchetta ed il tesserino, agitando la mano in un gesto sbrigativo:<< Niente allenamento per oggi, sono qui per… motivi personali >> spiegò.
L’uomo gli restituì le sue cose, dopo averle controllate, e strizzò un occhio nella sua direzione:<< Buona fortuna allora >> augurò.
<< Grazie, ne avrò bisogno! >> rispose Ron, mentre correva all’interno dell’accademia.
Stranamente, considerando che quel giorno le lezioni erano state sospese a causa del processo Malfoy e del fatto che buona parte degli auror fossero impegnati in non sapeva bene quale ricerca, nel corridoio c’era molto più movimento del solito. Effettivamente non vedeva tutta quella gente in giro per l’accademia da dopo l’attacco a Durmstrang.
Scosse la testa e cercò di allontanare dalla sua mente quei pensieri: era lì per un motivo ben preciso.
Si guardò un po’ intorno, domandandosi dove potesse essere Hermione, finché non incrociò lo sguardo di Tonks, che cercava qualcosa o qualcuno nel corridoio, con aria preoccupata:<< Tonks! >> la chiamò, sventolando la mano.
<< Oh, Ron! >> salutò lei, avvicinandosi.
Il rosso aspettò che fosse abbastanza vicino per sentirlo, poi iniziò a parlare:<< Sono qui per… >>.
Ninfadora però non lo lasciò finire:<< È arrivato anche a te il gufo? >> domandò, un po’ preoccupata:<< A me è arrivato mentre ero a casa con Ted solo che… beh, Remus non era con me e adesso non lo vedo da nessuna parte… >>.
<< Scusa ma… di cosa stai parlando? >> chiese Ron che, apparentemente, doveva essersi perso qualcosa di importante.
Lei sbatté le palpebre e lo guardò stupita:<< Come, non sei qui per il gufo? Non ti hanno scritto che c’era una riunione speciale per… >> vedendolo spaesato, si interruppe e subito gli spiegò la situazione:<< hanno mandato un messaggio quasi a tutti per informarli di una riunione speciale che si terrà tra tipo dieci minuti. Da me è arrivato appena un paio di minuti fa, quindi ormai dovrebbe essere arrivato anche alla Tana… >>.
Ron annuì, pensando che probabilmente il gufo era arrivato a destinazione poco prima, quando lui si era già smaterializzato lì in accademia. Osservando meglio Tonks si accorse di quanto fosse palese che fosse appena uscita velocemente di casa: indossava un paio di stivaletti neri, dentro i quali erano infilati dei comodi pantaloni verde acido, sopra ai quali portava una canotta viola ed una giacca di pelle nera; non che solitamente la ragazza stesse molto più attenta al suo abbigliamento, ma in quel momento sembrava proprio che si fosse buttata addosso le prime cose che aveva trovato.
<< E Remus? >> domandò allora il ragazzo, ignorando quei pensieri.
Tonks si strinse nelle spalle, nonostante la sua palese preoccupazione:<< Per logica dovrebbe essere anche lui qui ma… beh, non l’ho ancora trovato >>.
<< Mentre…? >>.
<< Teddy? È da mia mamma. Tranquillo, è più che al sicuro >>.
Proprio in quel momento dalla folla emerse Remus, che si avvicinò alla moglie con passo sicuro e le circondò la vita con un braccio:<< Ehi. >> salutò, posandole un bacio tra i capelli che ora erano cortissimi e biondo platino:<< Ron, tutto a posto? >>.
Il ragazzo annuì:<< Sì, ma cos’è questa storia della lettera? >>.
L’insegnante si strinse nelle spalle e scosse la testa:<< Non ne so nulla ma ho dei presentimenti. Una buona metà della Squadra di Spionaggio è stata mandata in ricognizione e tutta la Squadra di Ricerca più qualche supplemento ha passato due giorni a fare una ricerca segretissima. Penso abbiano scoperto qualcosa di importante e vogliano discutere della nostra prossima mossa… >>.
La ragazza annuì, stringendosi più vicina al marito:<< Immaginavo, ultimamente hanno mandato un sacco dei miei in missione, per lo più in ricognizione. Mi hanno parlato di una possibile base >> spiegò.
<< Tutti coloro che hanno ricevuto la lettera devono recarsi nella sala riunioni, adesso! >> ordinò perentoria Loraine Hopkins, comparsa in quel momento nel corridoio, mettendo fine alla conversazione.
Velocemente tutti si diressero verso la stanza che veniva utilizzata per le riunioni e si stiparono intorno al massiccio tavolo ovale; erano in numero decisamente maggiore al solito e a quanti la sala fosse abituata ad ospitare, così molti furono costretti a rimanere in piedi e stringersi nello spazio dietro le sedie.
Ron, stranito, si mise in piedi alle spalle di Tonks, che aveva preso posto accanto a Wheeler insieme agli altri dirigenti; non aveva mai visto tutta quella gente partecipare ad una riunione, solitamente si incontravano solo i capi e gli insegnanti e, in rare occasioni, venivano chiamati anche gli auror che si erano maggiormente distinti.
Un paio di secondi dopo fecero il loro ingresso, insieme, Harry ed Hermione che presero subito posto in un angolo della stanza, senza nemmeno notarlo. Lei aveva uno sguardo strano, mentre lui sembrava molto serio.
<< Ora, sperando che ci siate tutti, >> esordì Wheeler, lanciandosi un’occhiata intorno che fece zittire all’istante tutti i presenti:<< posso comunicarvi il motivo per cui vi ho chiamati qui. Dopo numerose ricerche, grazie all’aiuto dei componenti della Squadra di Ricerca e di quella di Spionaggio, e in particolare la signorina Luna Lovegood, abbiamo scoperto dove si trova il covo di Lord Voldemort >>.
Come prevedibile, nella sala si scatenò il caos. Le reazioni furono tra le più svariate e, ovviamente, ci vollero diversi minuti per placare gli animi. Nonostante i continui richiami da parte dei capi, un mormorio concitato si diffondeva nell’aria, unito a sospiri e borbottii preoccupati.
Wheeler non lasciò troppo tempo ai suoi uomini per discutere:<< Domani mattina, alle prime luci dell’alba, attaccheremo casa Riddle, a Little Hangleton. >> annunciò infatti, lapidario, un paio di minuti dopo, sovrastando i vari mormorii:<< Non si accettano obiezioni >>.


Eccoci :D Che ve ne pare?
So che non è il capitolo migliore di sempre ma, come ho detto, non ho avuto chissà quanto tempo per sistemarlo e non volevo farvi attendere oltre.

Però ho un paio di novità abbastanza interessanti:
Avremo ancora un capitolo di calma, poi si entrerà nel vivo dell'azione e ci sarà l'epica battaglia finale, che ovviamente non può mancare in una storia come questa.
Stiamo anche giungendo alla fine della scuola, prevedo, oltre questo, tre capitolo ed un epilogo ma non si sa mai che io possa cambiare idea all'ultimo momento e aggiungere o tagliare dei pezzi quindi... si vedrà!
A tutti voi che state ancora facendo il tifo per Ron ed Hermione nonostante tutto vi assicuro che nel prossimo capitolo (finalmente posso pubblicarlo, l'ho iniziato a scrivere mesi fa e non vedevo l'ora di arrivare a questo punto!) ci saranno degli ENORMI passi avanti.

Spero di non aver dimenticato di dirvi nulla e che il capitolo vi piaccia.
Ci vediamo tra un paio di settimane con il prossimo (prometto che sarò puntuale!) un bacio a tutti
Chanel

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Capitolo 18
*** Questo non sarà un addio ***


 
-Questo non sarà un addio
La notizia, come prevedibile, non era stata accolta con troppo entusiasmo dalle truppe della S.A.S.C.O., i cui componenti si erano per lo più dimostrati scettici e, nonostante i penosi tentativi di nasconderlo, decisamente terrorizzati.
Anche chi si era sempre detto impaziente di entrare veramente nel vivo dell’azione, come ad esempio Daniel, ora pareva meno entusiasta alla prospettiva di trovarsi faccia a faccia con i peggiori mangiamorte o, addirittura, con Voldemort stesso.
Altri invece, Charlie e Remus primi tra tutti, non desideravano altro che poter mettere fine a quella guerra che si trascinava da troppo tempo e l’idea che il tutto potesse terminare l’indomani, li riempiva di gioia e trepidazione; nonostante l’ansia gli attanagliasse innegabilmente lo stomaco, la prospettiva di un futuro migliore e libero dall’orrore della guerra prevaleva su qualsiasi timore.
Harry Potter invece, una volta metabolizzata la notizia, si era chiuso in un silenzio di tomba. Non aveva proferito parola fino al termine della riunione e, una volta lasciata la stanza, si era smaterializzato senza aprire bocca. Era ricomparso alla Tana, dove era stato accolto da una Molly leggermente preoccupata.
<< Oh Harry, caro! >> aveva esclamato la donna, vedendolo varcare la soglia di casa:<< Mi sai dire cosa è successo? Prima Ron stava parlando con Ginny ma è andato via di corsa, solo che appena se ne è andato è arrivato un gufo dalla S.A.S.C.O. e io… cioè, non volevo leggerlo, però… insomma… oh, non import! La lettera diceva che c’era una riunione importante e lui… è diverso tempo che non torna a casa… >>.
Harry sollevò lo sguardo su mamma Weasley e sorrise quasi tra sé vedendola preoccupata come al solito per la salute dei suoi figli. Una vocina nella sua testa gli domandò se quella sarebbe stata l’ultima volta che la vedeva e se mai avrebbe mangiato ancora i suoi ottimi pasti o cacciato quei fastidiosi gnomi dal suo giardino.
Istintivamente il ragazzo abbracciò Molly e la strinse forte, cercando di imprimere in quel gesto tutto l’affetto e la gratitudine che provava nei suoi confronti. La donna, nonostante lo stupore iniziale, ricambiò la stretta. Quando si separarono Harry la fissò negli occhi, nella speranza che potesse comprendere il suo muto ringraziamento:“Lei è stata come e più di una madre per me, non dimenticherò mai ciò che ha fatto”.
<< Harry, ma cosa…? >> chiese la signora Weasley, che iniziava ad essere un po’ preoccupata dal suo comportamento.
<< Non si preoccupi per Ron, la riunione è terminata da poco e lui sta bene, sono sicuro che tornerà a casa presto e le spiegherà tutto. >> rispose il ragazzo con voce tranquilla, nonostante dentro di sé provasse una miriade di sentimenti contrastanti:<< Ora, sa dov’è Ginny? >>.
<< È in salotto con Nadiya. Ma, Harry… >>.
Prima che potesse finire di parlare però, il moro aveva già lasciato la cucina diretto in sala, dove trovò la sua ragazza seduta sul tappeto davanti al divano, intenta a disegnare qualcosa insieme ad una bambina minuta dai lunghi capelli scuri legati in una treccia mezza disfatta.
<< Harry! >> esclamò la ragazza, appena resasi conto della sua presenta, scattando in piedi per andare a circondargli il collo con le braccia e stampargli un rapido bacio sulle labbra:<< Vieni a disegnare con noi? >> gli domandò indicando Nadiya – che ora sventolava una mano nella sua direzione – ed i fogli e i pastelli sparsi sul tappeto.
Harry scosse la testa e le diede un altro bacio, sorridendo dolcemente:<< No Ginny, purtroppo non ho tempo per fermarmi. Sono passato solo a salutare, domani sarà una giornata… impegnativa >> spiegò brevemente, mentre faceva volare lo sguardo avanti e indietro sul viso della rossa, cercando di imprimersi nella mente ogni suo lineamento, ogni sua lentiggine, ogni sua imperfezione.
<< Perché, che succede domani? >> domandò lei, accigliandosi leggermente.
Il moro si strinse nelle spalle, facendole una carezza sulla guancia:<< Nulla di preoccupante, però ho bisogno di riposarmi, quindi per stasera torno a casa >>.
Ginny, nonostante non fosse del tutto convinta delle sue parole, annuì, ripromettendosi di chiedere spiegazioni al fratello appena fosse rincasato:<< Ok, allora ci vediamo domani sera >> lo salutò, baciandolo nuovamente.
Una fitta dolorosa trafisse lo stomaco di Harry che, per nasconderlo, afferrò la fidanzata per la nuca e la tenne vicina, approfondendo il bacio. Quando, qualche secondo dopo, si staccarono, Ginny lanciò un’occhiata a Nadiya per controllare che non ci fosse rimasta male, ma la bambina era concentrata sui suoi disegni:<< Ti amo >> fu tutto ciò che si sentì dire.
<< Ti amo anch’io >> rispose lei, un po’ frastornata dall’assurdo comportamento di Harry.
Il ragazzo annuì e, dopo aver salutato Nadiya, lasciò anche la Tana in silenzio, diretto dall’unica persona che voleva vedere in quel momento.
 
Hermione se ne stava rannicchiata al centro del suo letto, con le braccia strette attorno alle gambe ed il viso affondato nelle ginocchia, quando l’inconfondibile suono di una materializzazione ruppe il perfetto silenzio che regnava nel suo appartamento.
Non alzò neanche la testa poiché un istante dopo riconobbe il passo fermo di Harry.
Il ragazzo si diresse sicuro verso la camera e senza la minima esitazione si portò sul letto alle spalle di Hermione e, dopo aver allargato le gambe, le circondò la vita con le braccia e seppellì il viso tra i suoi ricci.
Rimasero così, immobili, per un tempo che parve infinito, cullati dal suono dei loro respiri che, lentamente, si sincronizzarono l’uno all’altro, proprio come i battiti dei loro cuori.
Quando si separarono, il Sole era tramontato da molto tempo e un cielo sereno, trapunto di stelle, era tutto ciò che si vedeva altre il vetro della finestra di quella stanza.
Harry sciolse la stretta e si mise a sedere sul bordo del letto osservando l’amica che, a sorpresa, girò il viso verso di lui e gli posò un bacio sulla fronte, leggero come un fiocco di neve che si posa a terra, ma altrettanto importante:<< E questo che significa? >> domandò Harry, per nulla infastidito dal gesto ma  desideroso di conoscerne il motivo.
<< Grazie >> rispose semplicemente Hermione.
Il ragazzo le sorrise dolcemente, posandole una mano sulla guancia:<< Non c’è bisogno di ringraziarmi, Hermione. Sei la mia migliore amica e… avrei solo voluto poter fare di più >>.
La ragazza scosse la testa con un sorriso gentile dipinto in viso, un sorriso sereno e rilassato che nessuno le aveva visto per molto, moltissimo tempo:<< Non avresti potuto fare di più Harry: tu mi hai salvato la vita. Hai tenuto insieme tutti i pezzi di me anche quando nessuno pensava che ne valesse la pena, mi hai tenuto ancorata a terra quando mi sentivo come un naufrago in balia della tempesta e mi hai sempre aiutato a stare in piedi, anche quando ero io la prima ad essere convinta che sarei caduta. Io non sarei nulla senza di te, Harry. Se tu non ci fossi stato io… non esisterebbe più nulla di me >>.
Harry rimase diversi secondi a fissarla a bocca spalancata, senza saper bene cosa dire. Alla fine optò per abbracciarla, consapevole che a volte un gesto potesse essere più significativo di mille parole.
<< Ho telefonato ai miei genitori. >> sussurrò Hermione, all’orecchio dell’amico:<< Volevo… mi sembrava giusto salutarli nel caso che domani… >>
Il ragazzo la strinse più forte e prese ad accarezzarle la schiena:<< Sssh… non pensarci nemmeno. Domani andrà tutto bene e non ci succederà nulla di male, uccideremo Voldemort e torneremo a casa da vincitori, liberi da tutta questa merda e con la possibilità di costruirci un futuro >>.
<< Hai ragione >> sussurrò lei in risposta, dopo aver preso un respiro:<< Mi fido di te, andrà tutto bene e si sistemerà tutto >>.
 
*****
 
Osservai attentamente il viso delicato di Teddy. Le palpebre erano abbassate, la bocca socchiusa e la pelle chiara, tranne che sulle gote, dove si arrossava leggermente.
Remus gli fece una carezza leggera sui capelli che in quel momento erano azzurri come il cielo in una giornata soleggiata. La sua mano, callosa  e ricoperta di cicatrici, stridette quasi a contatto con quella morbida del bambino.
Più lo guardava e più si stupiva di come qualcosa di così meraviglioso potesse essere nato da quello che, fondamentalmente, era un errore. Sapeva che sposare Ninfadora  era ingiusto ed egoistico, lo aveva sempre saputo, ma lo aveva fatto comunque, perché forse era sbagliato, ma sicuramente era l’errore più bello della sua vita.
Anche mettere al mondo un bambino in una situazione del genere era egoistico, nessuno di loro poteva permettergli un futuro sereno e lo sapevano benissimo. Lo sapeva anche Ninfadora, nonostante continuasse a negarlo.
E proprio mentre rimuginava su questo, una mano piccola e delicata si posò sulla sua, accarezzandogliela insieme ai capelli del piccolo.
<< Vieni a letto, Remus >> gli sussurrò Tonks ad un orecchio.
Uomo sorrise, senza nessuna allegria in viso:<< Rimarrei ore ed ore a guardarlo >> sussurrò quasi tra sé e sé.
La donna annuì, prima di poggiare la testa sulla sua spalla:<< Anche io, è così bello. >> disse facendogli una carezza sulla guancia:<< Ora però dobbiamo davvero andare, domani mattina… domani mattina ci dobbiamo alzare presto >>.
Lupin annuì, si chinò appena per posare un bacio sulla fronte del figlio e lasciò la cameretta, subito seguito dalla moglie. Arrivati in camera si rannicchiarono sotto le coperte e si abbracciarono con forza. Rimasero così diversi secondi, in silenzio, finché Remus non prese la parola:<< Dora io… >>.
La ragazza si voltò verso di lui e gli mise un dito sulle labbra, per impedirgli di parlare:<< Non dire stupidate, non farlo sembrare un addio >> ordinò quasi, intuendo cosa lui potesse volerle dire.
<< Non voglio farlo. >> la rassicurò Remus:<< Ma voglio chiederti scusa, davvero, ne sento proprio il bisogno. Se non ci fossimo conosciuti e sposati tu avresti vissuto la tua gioventù come qualsiasi altra ragazza della tua età e non avresti… >>.
Tonks, cocciuta come suo solito, lo zittì nuovamente, coprendogli il viso con entrambe le mani e tenendogli la bocca chiusa a forza:<< Basta stronzate! >> esclamò mentre i suoi capelli si tingevano di arancione:<< Non scambierei uno solo dei miei giorni con te e Teddy per mille da frivola ragazzina felice senza pensieri. Ti amo Remus e questo non sarebbe cambiato neanche se tu non mi avessi sposata, neanche se tu non mi avessi voluta. Ho paura per Teddy, ho davvero tanta paura per lui perché è così piccolo e… indifeso. Forse non avremmo dovuto, non meritava di nascere in una situazione simile, siamo stati egoisti, avremmo dovuto aspettare, avremmo dovuto… ma non possiamo cambiare il passato, possiamo solo cercare di dargli un futuro migliore. Se domani… se dovessi morire voglio solo che mio figlio sappia che ho lottato con tutte le mie forze per donargli un futuro libero da questa guerra, che ho versato fino all’ultima goccia del mio sangue per le persone che amo, per lui e per mio marito, perché preferisco che voi due possiate vedere la libertà senza di me, piuttosto che continuare a vivere in un mondo che vi fa soffrire >>.
E a quel punto, per il resto della notte, in quella camera non si sentì più una sola frase di senso compiuto. Le parole furono velocemente sostituite da sospiri, sussurri e gemiti, perché in realtà non c’era più nulla da dire.
Remus e Ninfadora, quella notte, si amarono come non avevano mai fatto, consapevoli che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta.
 
*****
 
La ragazza continuò a fissare intensamente le fiamme che bruciavano nel camino del salotto del suo appartamento.
Era immobile e non apriva bocca da quando Harry se ne era andato, lasciandola da sola. Nella sua mente però, nonostante l’apparente calma, una voce urlava a squarciagola le mille cose che avrebbe dovuto e voluto fare prima dell’alba, prima di andare in battaglia.
Vai a salutare Nadiya.
Fai pace con Ginny.
Ringrazia Molly e Arthur e Remus.
Vai di persona dai tuoi genitori.
Bacia Ron.
Ma non ce la faceva. Non riusciva a muovere un solo muscolo né tantomeno ad aprire bocca, non riusciva a fare nulla se non rimanersene immobile a fissare le fiamme.
In quegli ultimi anni, anche prima di entrare a far parte della S.A.S.C.O., aveva affrontato mille pericoli diversi e non si era mai tirata indietro né era mai stata bloccata dalla paura. Ma adesso… adesso tutta la consapevolezza che prima non aveva provato le stava piombando addosso e pesava come un macigno. Ora vedeva in faccia la morte, sapeva che avrebbe potuto non esserci un domani, che avrebbe potuto finire tutto la mattina successiva.
E allora ne sarebbe valsa la pena? Che senso avrebbe avuto tutto quel dolore? Il suo, quello di Harry, quello di Ron… che senso avrebbe avuto cercare di scappare così disperatamente da sé stessa, se poi tutto fosse finito così, fissando quel camino sporco, in un appartamento triste e vuoto, lontana da tutti coloro a cui voleva bene?
 E solo in quel momento, sentendo la morte e la solitudine così vicine, Hermione capì. Capì che tutto ciò che aveva fatto negli ultimi anni non aveva senso, capì che tutto quelle sciocchezze erano solo un modo per zittire la sua mente, un modo per annullarsi, per annullare se stessa. Peccato solo che non fosse possibile, non sarebbe certo bastato scopare con dieci sconosciuti per farle dimenticare il suo nome, né con venti per eliminare dalla sua mente quello di Ron, né con trenta per cancellare ciò che era accaduto quella notte.
Tutto ciò che poteva fare era andare avanti ed essere forte, sopravvivere a se stessa e a ciò che le era successo, prendere in mano la sua vita e ricominciare a respirare, ricominciare a vivere.
Scattò in piedi e solo in quel momento si rese conto di una lacrima solitaria che le rigava la guancia. La spazzò via velocemente e corse ad infilarsi la giacca di pelle. Non le importava come fosse conciata né chi avrebbe incontrato, aveva una meta e nessuno l’avrebbe fermata.
Corse a spalancare la porta di casa e, senza quasi rendersene conto, andò a scontrarsi con il petto di qualcuno. Sollevò lo sguardo e, con grande sorpresa, incontrò le iridi blu di Ron. Il ragazzo, altrettanto stupito, le mise le mani sulle spalle e la spinse dentro casa – lei non prese neanche in considerazione l’ipotesi di ritrarsi a quel tocco, come invece avrebbe fatto istintivamente solo una manciata di giorni prima.
<< Ti devo parlare >> annunciarono in sincrono.
Hermione sollevò una mano:<< Prima io! >> urlò quasi:<< Ti amo e non penso che cambierò idea, nemmeno se domani dovessi morire davvero >> annunciò sicura, parlando velocemente, senza nemmeno respirare.
Anche Ron aprì bocca, pronto a replicare, ma quando – un paio di secondi dopo – colse il significato di quelle parole, se ne rimase davanti a lei a bocca spalancata, con la faccia più da imbecille che avesse mai fatto in tutta la vita:<< Come scusa? >> biascicò.
<< Ho detto che ti amo >> ribatté la ragazza con voce dura, incrociando le braccia al petto e guardandolo male, quasi volesse accusarlo.
Il rosso aprì e chiuse un paio di volte la bocca al pari di un pesce, per poi fare la domanda più intelligente del millennio:<< E me lo dici adesso? >>.
Hermione, decisamente offesa, sgranò gli occhi e spalancò la bocca, lanciandogli uno sguardo di fuoco:<< Beh non… non era mai il momento giusto e poi… avevo bisogno di riflettere >>.
Ron, senza riuscire a trattenersi, le rivolse un sorriso dolce:<< Allora sono contento che tu ci abbia riflettuto >>.
<< E questo cosa significa? >>.
Le orecchio del ragazzo assunsero immediatamente una sfumatura rossastra, così come le sue guance:<< Che io… insomma… io… pensavo fosse sottinteso… >> balbettò, decisamente in imbarazzo.
Lei aggrottò le sopracciglia, cercando di capire cosa volesse dire; d’un tratto le sembrava di trovarsi nuovamente davanti al timido quattordicenne che, stretto in quell’imbarazzante vestito vecchio di almeno cinquant’anni, cercava di sgridarla per essere andata al Ballo del Ceppo con Viktor Krum:<< No, non lo è per niente >> ammise.
<< Il tuo… i tuoi sentimenti sono ricambiati >> cercò di spiegarle il rosso dopo un attimo di silenzio, un po’ insicuro.
Hermione sgranò gli occhi, convinta di non aver capito bene:<< Vorresti dire che sei innamorato di me? >> domandò incredula.
Ron annuì, con le orecchie che si facevano sempre più scure:<< Sì… >>.
A quel punto una strana rabbia si impossessò della riccia, che si ritrovò a puntargli un dito contro il petto, con le guance arrossate e le sopracciglia aggrottate:<< Ah, quindi sarei io quella che “te lo dice adesso!?” >> lo accusò.
<< Ma io pensavo che… che tu non fossi pronta… >> balbettò il ragazzo in sua difesa.
Lei alzò gli occhi al cielo e agitò una mano:<< Ammetti invece che non hai mai avuto le palle di farti avanti e hai dovuto aspettare di essere ad un passo dalla morte per dichiararti >>.
Ron rimase diversi secondi a pensare a quelle parole che, tra l’altro, erano decisamente vere. Una parte di lui avrebbe voluto sottolineare il fatto che valeva lo stesso per lei, ma sapeva che non ne valeva affatto la pena. Così alla fine si strinse nelle spalle, mentre con tutte le sue forze cercava di mettere da parte l’imbarazzo:<< Ok, hai ragione. >> ammise:<< Ma… insomma, litigare non ha senso. Io amo te e tu ami me, c’è l’incombente rischio di morire domani e abbiamo una sola notte certa davanti a noi, quindi penso sia decisamente il caso di approfittarne >>.
La riccia scosse fermamente la testa, impedendogli di continuare a parlare:<< No Ron, non possiamo. Ho appena capito che tutto il mio… cercare amore nel sesso è sbagliato e se adesso lo facessi con te ho paura che sarebbe come metterti allo stesso livello degli uomini che ho avuto prima e di loro non me ne fregava proprio niente. Quindi no Ron, non possiamo. >>.
Lui sgranò gli occhi all’inverosimile e si avvicinò di un paio di passi, un po’ frastornato:<< Sei seria? >> domandò.
<< Per niente! >> rispose Hermione appena prima di annullare la distanza tra i loro corpi e gettarsi sulle sue labbra.
Ron ebbe bisogno di appena un paio di secondi per rendersi conto della situazione, poi si avventò su di lei con una nuova foga.
La sollevò per i fianchi e lasciò che lei gli stringesse le gambe attorno alla vita, mentre tra le loro lingue si giocava un’ardua battaglia. Fece un paio di passi in avanti ed il peso della ragazza lo sbilanciò, facendoli cadere entrambi sul divano, lei sotto e lui sopra. Questo non li fece minimamente desistere, anzi, le maglie di entrambi finirono velocemente sul pavimento e le loro mani presero a vagare freneticamente sulla pelle appena scoperta.
<< A-aspetta. >> sussurrò Hermione, facendo leggermente leva con le mani sul suo petto. Lui si ritrasse subito, un po’ confuso, e scrutò nelle sue iridi alla ricerca di una spiegazione:<< Juny? >> domandò lei.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, quasi divertito dalla domanda inopportuna:<< L’ho mollata proprio questo pomeriggio. Non voglio nessuna che non sia tu. È stata Ginny a farmelo capire >> disse.
<< Ginny? >>.
<< Dobbiamo parlare di questo proprio adesso? >> le domandò Ron, un istante prima di abbassare le labbra a baciarle il collo.
Si misero in piedi senza smettere un attimo di baciarsi e nel tragitto tra la sala e la camera da letto scomparve anche un altro strato ti vestiti. Una volta arrivati davanti al letto, il rosso scalciò velocemente le scarpe e si lanciò di schiena sul materasso, la ragazza gli si piazzò subito sopra e tornò ad appropriarsi delle sue labbra. In pochi minuti il poco che rimaneva dei loro vestiti finì da qualche parte sul pavimento ed Hermione si ritrovò a gemere a causa dei baci che il ragazzo le stava lasciando sul collo e sul seno.
<< Ehi aspetta, >> sussurrò Ron, allontanandosi leggermente da lei:<< devo fare qualche incantesimo…? >>.
La riccia dovette mordersi le labbra per rispondere con voce più o meno normale:<< Non ti preoccupare, sono a posto… non voglio certo rimanere incinta… >>.
Ron annuì e fece per tornare alla sua pelle, ma a pochi millimetri di distanza si immobilizzò:<< Aspetta un attimo, non vuoi rimanere incinta in questo momento o non vuoi rimanere incinta in generale? >> domandò.
<< Ron, ma che cazzo…? >>.
<< No perché io li vorrei avere dei bambini, tanti bambini… tre di sicuro, magari anche quattro o cinque… sì certo, dopo la guerra, ma li vorrei avere >>.
Hermione sgranò gli occhi e gli afferrò il viso tra le mani:<< Seriamente Ron, sono nuda a cavalcioni su di te e tu stai a pensare ai figli che vorresti avere in un ipotetico futuro? Hai qualcosa che non va ragazzo mio… >>.
<< Ma io… >>.
<< Sta’ zitto >>.
E a quel punto la ragazza calò con le labbra sul suo petto e tutto ciò che uscì dalla bocca di Ron da quel momento in poi furono gemiti e urla, e il nome di lei.


...
...
...
Ok... ciao ragazzi!
Voi non avete la più pallida idea di quanto io sia terrorizzata all'idea di postare questo capitolo. L'ho riletto almeno trenta volte ed ogni volta ho cambiato o riscritto qualcosa e neanche adesso mi soddisfa pienamente a dire il vero.
Ed è per questo che analizzerò scena per scena il capitolo:

Iniziamo con Harry. A dire il vero elys (la ragazza che legge il capitolo e mi da qualche consiglio prima che pubblichi, la quale ringrazio tantissimo) ha "criticato" questa parte perché a suo parere1 ho insistito per tutta la storia dicendo che Harry ed Hermione sono solo amici, mentre ora sembrano due amanti. Ero sinceramente tentata di cambiare tutto ma ho lasciato perdere perché tengo veramente a questa storia e penso che descriva bene ciò che c'è tra i due nella mia fanfiction: l'affetto che provano l'uno per l'altra va sicuramente oltre la normale amicizia, senza però includere nulla di sessuale, penso di poter dire che è una specie di amore platonico e spero di aver reso almeno un pochino questa idea.
Premetto che capirete il motivo per cui Harry non ha passato la notte con Ginny nel prossimo capitolo.
In ogni caso boh... è compito vostro giudicare xD

Per quanto riguarda Remus e Tonks devo ammettere che questi due sono un po' il mio tallonme d'Achille. Li adoro come coppia e la loro dolcezza mi scioglie il cuore (non immaginate neanche le lacrime che ho versato per la loro morte) quindi non ho potuto evitare di scrivere una scenetta unicamente su di loro prima della fine della storia.

E poi arriviamo a Ron ed Hermione... già... giuro che non so cosa dire! Sono sicura che molti di voi aspettassero questo momento da tanto ed ho paurissima di deludervi.
Posso solo dire che non potevo renderla una cosa estremamente romantica o seria perché loro non sono così (non nella mia ff) e che spero vivamente abbiete apprezzato.

Credo di non avere altro da dire (lettori:"Finalmente!") se non che molto probabilmente alla fine mancano due capitolo e l'epilogo.
Alla prossima, grazie per aver letto.
Chanel

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Capitolo 19
*** La battaglia finale pt. I ***


 
-La battaglia finale
Una luce fastidiosa lo svegliò decisamente troppo presto. Harry non aveva idea di che ore fossero. Tutto ciò che sapeva era che aveva dormito decisamente troppo poco.
Si costrinse ad aprire gli occhi e per qualche istante la luce del Sole gli rese impossibile mettere a fuoco ciò che lo circondava. Quando si fu abbituato alla luce, sollevò la bacchetta e la posizionò al centro della sua fronte, biascicando una formula complessa che nel giro di pochi secondi corresse tutti i difetti della sua vista, permettendogli di vedere perfettamente.
Non appena si rese conto di cosa avesse intorno – e ciò che questo implicava – desiderò ardentemente di non aver mai fatto l’incantesimo.
Non sembrava essersi mosso di un millimetro durante il sonno. Se ne stava lì, raggomitolato nella stessa identica posizione in cui si era addormentato, con la testa poggiata alla lapide di marmo chiaro.
Mise entrambe le mani a terra, sfiorando così l’erba umida di rugiada e delle lacrime che aveva versato quella notte. I nomi di Lily e James Potter sembravano volersi prendere gioco di lui, impassibili, incisi nella pietra.
Era arrabbiato, nonostante non volesse ammetterlo neanche a se stesso, provava una profonda rabbia nei confronti dei suoi genitori.
Come doveva essere starsene tre metri sotto terra ad osservare il proprio unico figlio rischiare la vita, per portare a termine la guerra che loro avevano cominciato? Più facile, sicuramente, che starsene là sopra a combattere.
Ma ancora più forte della rabbia, per Harry, era la mancanza. Avrebbe detto che aveva nostalgia dei suoi genitori, ma come si può avere nostalgia di qualcosa che non è mai stato con noi? Come si può avere nostalgia di quelli che sono solo ricordi confusi, ombre e sogni?
Eppure in quel momento, tutto ciò che Harry desiderava era avere con sé i suoi genitori, avrebbe voluto farsi stringere da sua madre ed ascoltare suo padre mentre gli diceva che sarebbe andato tutto bene, che ce l’avrebbe fatta.
Ma non c’era nessuno che potesse parlargli, non c’era nessuno in quel cimitero, sotto quella lapide, nessuno se non due corpi vuoti e privi di vita, che non avrebbero potuto confortarlo più di quanto potesse fare la loro assenza. Ma nonostante questa cruda consapevolezza, Harry aveva voluto andare lì quella notte, come aveva fatto solo due volte prima di allora. Voleva sentirsi vicino a loro, vicino come non ricordava di essergli mai stato.
Il rumore di dei passi lo distrasse dai suoi pensieri e, voltandosi velocemente, vide una vecchina arrancare sul percorso di ghiaia alle sue spalle. Con un sospiro di sollievo, lasciò andare la bacchetta che aveva stretto automaticamente e si mise in piedi, spazzolandosi i pantaloni con le mani.
L’anziana signora si accorse solo in quel momento della sua presenza e sbatté con forza gli occhi dietro le spesse lenti degli occhiali da vista:<< Che strano… >> biascicò quasi tra sé, con quella strana cadenza che solo le persone anziane che hanno perso diversi denti hanno:<< … non incontro mai gente a quest’ora del mattino… >> aggiunse.
Harry si strinse nelle spalle e le rispose cortesemente:<< Ero passato per fare un saluto >>.
Lei gli rivolse un sorriso sdentato, stringendosi al petto il mazzo di primule che teneva tra le mani rugose:<< Hai fatto bene ragazzo, a volte tornare dai vecchi cari aiuta >> commentò, iniziando a trascinarsi verso una tomba poco lontana da quella dei coniugi Potter.
Incuriosito, il moro la seguì:<< E lei perché è qui così presto? >> domandò, osservando il cielo doveva essere da poco passata l’alba.
<< Per lui >> rispose semplicemente la vecchia, allungando un dito ossuto per indicare la lapide rovinata dal tempo davanti alla quale si trovava.
Harry si chinò leggermente in avanti e lesse il nome e le date che vi erano incise: Charles Wilson, 1911 – 1963:<< Chi era? >> le chiese.
Lei sorrise tra sé, mentre sistemava il mazzo di fiori sulla tomba:<< Ero mio marito ragazzo, ci siamo sposati quando avevo diciannove anni e siamo rimasti insieme per trenta, poi una brutta malattia me lo ha portato via >>.
<< Mi dispiace… >>.
<< Non dispiacerti, è successo tanti anni fa >>.
Harry non capiva, se l’uomo era morto così tanto tempo prima e, come evidente, lei non ne soffriva più, perché era lì? Non fu in grado di trattenersi:<< Allora perché è venuta a portargli i fiori? >>.
<< Perché è tutto ciò che mi è rimasto >>.
Rimasero in silenzio qualche minuto, mentre la donna si chinava, nonostante la fatica, a sistemare la tomba:<< Tu invece che mi dici, ragazzo? Chi sei venuto a trovare? >>.
<< I miei… genitori >> spiegò il ragazzo con un sospiro, mentre spostava istintivamente lo sguardo verso la tomba dei coniugi Potter.
<< E cosa gli è successo? >> continuò lei, mentre con una mano spazzava delle foglie secche.
Harry si strinse nelle spalle e scosse la testa:<< Sono morti >>  spiegò semplicemente, consapevole che non avrebbe mai potuto raccontare la reale causa della loro morte.
La donna, un po’ a fatica, si mise in piedi ed andò vicino al ragazzo, con una mano tesa che poi poggiò all’altezza del suo cuore:<< Finché li ricordi loro sono vivi, sono vivi qui dentro >> disse.
 
*****
 
La sveglia suonò prima del solito quella mattina, ma Hermione non venne colta alla sprovvista, al contrario era sveglia da diverso tempo, non aveva dormito che un paio d’ore quella notte.
Si voltò sul fianco per osservare il ragazzo accanto a lei. Era strano, quella di svegliarsi con un uomo accanto era una sensazione a cui non era abituata.
Posò una mano sulla sua spalla e lo scosse leggermente, avrebbe voluto lasciarlo dormire ancora un po’, ma proprio non poteva:<< Ron, svegliati >> sussurrò ad un paio di centimetri dal suo orecchio.
<< No… ti prego… a-ancora cinque minuti… >> borbottò il rosso con uno sbadiglio, mentre si rannicchiava maggiormente su se stesso.
<< Beh, almeno questa volta non mi hai chiamata “Harry”… >> commentò Hermione tra sé, prima di riprendere a scuoterlo con maggiore forza:<< Ron, ti devi alzare adesso >> disse a voce più alta.
Il ragazzo parve ritornare un po’ in sé, sbatté le palpebre e in pochi secondi mise a fuoco il viso della ragazza davanti a lui:<< Hermione? >> domandò stupito.
Lei sorrise leggermente, in una qualsiasi altra occasione gli avrebbe risposto con sarcasmo, ma quella mattina proprio non riusciva a trattarlo male:<< In persona. Ci dobbiamo alzare >> gli spiegò con gentilezza.
Ron si guardò intorno per qualche istante senza dire una parola, studiando l’ambiente che lo circondava:<< Allora è successo davvero… >> sussurrò a se stesso, lasciando che le immagini della sera precedente gli inondassero la mente.
<< A quanto pare… >> commentò lei mentre afferrava il lenzuolo e si copriva il seno, accorgendosi solo in quel momento di essere nuda.
<< Già… >> il rosso sorrise, un sorriso soddisfatto e quasi incredulo, il sorriso che solo una persona che ha aspettato qualcosa per anni ed anni sa fare:<< ci abbiamo messo un po’ ma… insomma, direi che ne è valsa la pena >>.
Hermione gli lanciò uno sguardo divertito e non poté evitarsi di sorridere a sua volta:<< Sì, direi proprio di sì >>.
Entrambi rimasero in silenzio per qualche istante, persi nei loro pensieri, mentre i ricordi della sera prima si fondevano alle aspettative per la battaglia che sarebbe iniziata di lì a poche ore.
<< Hermione, >> chiamò dopo poco Ron, con voce decisamente troppo solenne per la situazione in cui si trovavano:<< so che non è il momento giusto e che non ho un anello né nulla di simile ma… beh, ti voglio sposare. Quando questa guerra sarà finita ti chiederò di sposarmi e tu mi dirai di sì. Con ogni probabilità verremo qui a vivere per qualche mese, ma poi ci compreremo una casa più grande, magari una villetta con anche il giardino e la porta rossa >>.
La riccia lo guardò ad occhi sgranati, come se fosse impazzito:<< Ron, ma cosa…? Non dire sciocchezze, ti prego… >>.
<< Non mi vuoi sposare? >>.
<< Ron, io… >>.
<< Sì o no? >>.
<< Non lo so Ron! >>.
<< Non è difficile, vorresti passare la tua vita con me oppure no? >>.
Non era così facile, non quanto pensava lui. Non era facile mettere da parte praticamente tutto quello che era successo negli ultimi quattro anni ed andare a dissotterrare un sentimento nascosto a forza per tanto, troppo tempo. Infondo non prendeva in considerazione l'ipotesi di un futuro con qualcuno dai tempi della scuola...
Dire una bugia sarebbe stato sicuramente più facile in quel momento, ma non voleva assolutamente prenderlo in giro, così optò per la sincerità:<< Non lo so. Una parte di me vorrebbe poter mettere tutto da parte e stare con te… >>.
<< Non è quello che ti ho chiesto. >> la interruppe lui, con un sorriso tranquillo in viso che lei non riusciva proprio a capire:<< Non voglio che tu cambi ciò che sei e non pretendo di cancellare gli ultimi anni, voglio solo sapere se tu, adesso, pensi di voler passare il resto della tua vita con me >>.
<< Io… credo di sì >> ammise Hermione, molto meno sicura di quanto si sentiva da molto tempo.
Il sorriso sul volto di Ron si allargò a dismisura:<< E allora andrà tutto bene, si sistemerà tutto, te lo prometto >> e, per suggellare quella promessa, si chinò in avanti e posò le sue labbra su quelle di lei, che subito gli gettò le braccia intorno al collo e ricambiò il bacio.
 
*****
 
Remus controllò che il cinturone con indossava fosse allacciato bene ed indossò un paio di guanti di pelle di drago.
<< Sei sicuro di voler venire con noi? >> gli domandò Charlie, mentre si allacciava gli scarponi al suo fianco:<< È molto tempo che non lo fai… >>.
L’uomo scosse la testa:<< Ricordo ancora come si fa. E poi se non fossi venuto io si sarebbe sicuramente fatta avanti Ninfadora e preferisco pensarla il più al sicuro possibile >>.
Proprio in quel momento, quasi l’avesse chiamata, la donna comparve nella stanza, facendosi spazio tra gli auror mezzi nudi che finivano di prepararsi. Indossava solo metà della divisa – sopra ai pantaloni arancioni infatti, portava una maglietta larga verde acceso ed una giacca di pelle piena di borchie – i suoi capelli erano fucsia e tra le mani stringeva un manico di scopa di ultima generazione.
<< Tonks, questi sono gli… >>.
<< Sì lo so Charlie, sono gli spogliatoi maschili. Devo solo dire una cosa a Remus: Teddy è da mia madre, sta bene e lei lo terrà finché non torneremo >>.
Remus annuì senza fare commenti, nonostante avesse in mente un paio di cose da dire, e spostò lo sguardo sulla scopa che la moglie aveva appena appoggiato contro la parete alle sue spalle:<< E quella a cosa ti serve? >> le domandò.
Lei le lanciò un’occhiata veloce, per poi stringersi nelle spalle, tranquilla:<< Hanno detto che serve qualcuno che attacchi in volo, qualcuno che aiuti voi con i draghi quindi… insomma ero un ottima cacciatrice ad Hogwarts! >> spiegò facendogli l’occhiolino:<< Ora però devo andare a cambiarmi, ci vediamo dopo! >> e recuperando la sua scopa sparì veloce come era arrivata.
Lupin rimase diversi secondi immobile, a fissare il punto dove pochi istanti prima si trovava sua moglie:<< Al sicuro eh? >> lo prese in giro Charlie, lasciandosi sfuggire una risatina:<< Tonks non sarebbe al sicuro neanche legata ad una sedia in una stanza imbottita! >>.
L’uomo lanciò un’occhiataccia al compagno:<< Non sei affatto d’aiuto, sai? >> gli chiese.
Weasley si mise a ridere e sistemò due lunghi coltelli, dall’aria davvero pericolosa,  nel cinturone che portava in vita:<< Vado a controllare che i cuccioli siano a posto. Ci vediamo tra quindici minuti nel cortile? >>.
Remus ridacchiò per il nomignolo che il ragazzo aveva affibbiato ai suoi draghi ed annuì, tornando a sistemare le sue cose, mentre il rosso lasciava la stanza.
<< Remus! >> si sentì chiamare un paio di secondi dopo e voltandosi si ritrovò davanti Harry Potter, con indosso gli  stessi abiti stropicciati che portava il giorno prima, i capelli impazziti e gli occhiali storti:<< Hai visto Ron ed Hermione? >>.
Lui scosse la testa:<< No, non lì ho visti. Ma Harry, tu ti devi preparare, tra circa mezzora dovremmo partire >> lo informò.
Il moro annuì, mentre però continuava a scrutare le persone nello spogliatoio:<< Sì sì, adesso mi cambio. Vorrei solo sapere dove sono per… >>.
<< Harry, non ti preoccupare, li vedrai di sicuro. Saremo come sempre divisi in squadre, quindi mal che vada li troveremo in giardino >> gli spiegò, poggiandogli le mani sulle spalle e cercando di mantenere un tono di voce rilassato.
A quel punto Harry parve visibilmente tranquillizzarsi e si voltò verso l’uomo:<< Hai ragione, ora mi devo cambiare, Ron ed Hermione li vedrò dopo >>.
E così dicendo appellò con la bacchetta una divisa.
Remus gli lanciò uno sguardo un po’ triste, osservandolo mentre indossava i suoi abiti con sguardo perso nel vuoto.
Tra tutti loro Harry era sicuramente quello messo maggiormente sotto pressione, quello che avrebbe perso di più se quel giorno non fosse andato tutto bene, ma soprattutto era su di lui che pesavano tutte le loro aspettative e le loro speranze.
<< Vado a vedere se qualcuno ha bisogno di me, ci vediamo più tardi in giardino, Harry >> e così dicendo Lupin lasciò lo spogliatoio.
Farò tutto il possibile per proteggerlo Ramoso, te lo prometto.
 
*****
 
Astrea si sfilò la camicetta lilla, rivelando un reggiseno bianco ricoperto di piccoli fiorellini rossi ed allungò una mano per recuperare una canottiera nera dal suo borsone. Accanto a lei Angelina stava indossando i pantaloni arancioni della divisa e, dall’altro lato della panca, Masha legava i capelli in una coda alta, rivelando la pelle diafana della nuca.
Dall’altra parte dello spogliatoio se ne stavano Hermione, Anne e Caroline – le uniche altre due donne a far parte della squadra dei guerrieri della S.A.S.C.O. – che si preparavano a loro volta.
Il silenzio regnava sovrano e nessuna di loro si azzardava ad aprire bocca, nemmeno Masha, che in quel momento se ne stava già pronta, appoggiata contro il muro con le braccia incrociate.
Terminarono velocemente di vestirsi ed iniziarono a sistemare le armi nel cinturone. Hermione, tra le altre cose, vi infilò anche qualche boccetta di varie pozioni, non sapeva cosa sarebbe potuto tornarle utile, quindi meglio essere preparati.
Una volta pronta, si voltò ad osservare le altre che, nonostante avessero palesemente finito di prepararsi, si attardavano a ricontrollare le loro cose:<< Dobbiamo andare in giardino >> le ricordò, rompendo il perfetto silenzio che si era creato.
Tutte si voltarono verso di lei con sguardi preoccupati. Dopo un istante, Astrea annuì e si strinse meglio il cinturone in vita:<< Hai ragione, non ha senso stare qui a perdere tempo >> sussurrò a voce bassissima.
Masha si staccò della parete a cui era appoggiata e fece un paio di passi verso il centro della stanza:<< Tu sai cosa dovrò fare? >> domandò ad Hermione:<< Non ho nemmeno finito l’addestramento, ma mi hanno chiesto di partecipare e io non voglio certo tirarmi indietro, solo che… >>.
La riccia sollevò una mano, mentre faceva cenno a tutte di seguirla fuori dallo spogliatoio:<< Non ti faranno certo combattere se non sei pronta, ma più auror abbiamo meglio è. Con ogni probabilità rimarrai a difendere le tende per i soccorsi o a dare una mano agli infermieri >>.
Rassicurata dalla sue parole, la bulgara annuì e continuò a camminare per il corridoio, decisamente più rilassata. Voleva davvero aiutare, ma non si sentiva affatto pronta per prendere parte ad una vera e propria battaglia.
Il giardino dell’accademia si rivelò essersi trasformato in un’indistinta macchia di arancione e nero, gli auror che si trovavano lì erano diverse centinaia ma, ad una prima occhiata, Hermione non sarebbe stata in grado di stimare un numero più preciso. Osservando meglio notò che, anche se in parte minore, erano accorsi anche degli auror semplici, probabilmente più per fare numero che perché Wheeler o qualcun altro fosse intenzionato a farli combattere davvero.
Sollevando appena lo sguardo, le ragazze rimasero meravigliate e anche un po’ intimorite da ciò che si trovarono davanti: una quindicina di maestosi draghi si libravano nell’aria proprio sopra le loro teste, sbattendo lentamente le robuste ali per rimanere sospesi.
<< Sono bellissimi. >> sussurrò Masha, una volta ripresasi dallo stupore iniziale:<< Non avevo mai visto un drago dal vivo >>.
<< Nemmeno io… >> le rispose Astrea, con lo sguardo ancora puntato verso il cielo.
Hermione, controvoglia, tornò a guardare le persone che aveva davanti a sé:<< Dobbiamo andare. >> ricordò alle compagne:<< Dobbiamo trovare le nostre squadre, tra poco dovremmo smeterializzarci… >>.
Prima ancora che riuscisse a terminare la frase, un tornado di capelli  biondi le si gettò addosso, rischiando quasi di farla cadere:<< Ti voglio bene, Hermione! >> ululò Astrea, con le braccia strette intorno al suo collo ed il viso affondato tra i suoi capelli.
La riccia, leggermente infastidita da quel contatto indesiderato ma incapace di allontanarsi bruscamente, diede un paio di rapide pacche sulla schiena dell’altra, nella speranza che capisse e si staccasse di sua spontanea volontà. Peccato che lei di lasciarla andare non sembrasse volerne proprio sapere.
<< Anche io… anche io te ne… voglio, Astrea >> tentò allora Hermione.
La bionda si allontanò appena, tirando su con il naso:<< So che queste cose ti danno fastidio, ma avevo bisogno di dirtelo prima che… beh… non volevo avere conti in sospeso, capisci? E a proposito di questo devo fare una cosa: devo dire a Will che voglio bene anche a lui >> e detto questo, nel giro di cinque secondi, sparì tra la folla.
Anche le altre ragazze si dispersero alla ricerca della loro squadra ed Hermione ed Angelina rimasero da sole:<< Hai idea di dove siano gli altri? >> domandò quest’ultima, vagando con lo sguardo tra la folla alla ricerca dei loro compagni.
La riccia individuò dei capelli rossi ed allungò una mano per indicarli:<< Quello è sicuramente Ron oppure Bill... o Charlie... >>.
Li raggiunsero lentamente, facendosi largo tra le decine di persone che affollavano il giardino. D’un tratto, mentre camminavano, la più grande tirò leggermente l’altra per il gomito:<< Hai fatto tutto ciò che dovevi fare, vero? >> le domandò, probabilmente molto più seria di come Hermione l’avesse mai vista.
<< In che senso? >>.
Angelina sbuffò, alzando gli occhi al cielo:<< Non devi lasciare nulla in sospeso! Insomma, stasera potremmo essere morti tutti, quindi è meglio non avere rimpianti, no? >>.
Capendo in un istante a cosa si riferisse, la ragazza annuì e si lasciò anche sfuggire un minuscolo sorriso:<< Certo, è tutto a posto >> le rispose.
Lei le rivolse un sorriso ammiccante:<< Quindi presto potremmo diventare cognate? >>.
Hermione fece un verso scocciato e, borbottando qualcosa di incomprensibile, se ne andò.
Gli altri componenti della squadra – comprese Tonks e Kara che non appena vide l’amica si mise a frignare e lamentarsi per la sua probabile morte imminente – erano radunati ed in attesa di ricevere ordini, tutti tranne Charlie e Remus.
<< Dove sono gli altri? >> domandò Angelina alla moglie di quest’ultimo, che se ne stava tranquillamente appoggiata ad un manico di scopa, i capelli ricci e biondo platino, quasi bianchi.
Senza rispondere Tonks sollevò un dito ad indicare il cielo e istintivamente le due si misero ad osservare i draghi che sorvolavano in un continuo moto circolare il giardino. Erano magnifici, ognuno diverso dall’altro in forma, colore e dimensione, ma altrettanto meraviglioso.
<< Anche Remus? >> chiese Hermione.
Lei si strinse nelle spalle, cercando di dissimulare la preoccupazione:<< Sostiene di ricordare ancora come si fa >> si limitò a rispondere, prima di tornare a guardare in alto.
Il giardino si riempiva sempre di più, gli auror spuntavano ovunque, si confondevano gli uni con gli altri alla ricerca della propria squadra e poi si fermavano, scambiandosi gli stessi sguardi ansiosi.
Ron si avvicinò ad Hermione e le afferrò una mano:<< Ricordati ciò che ti ho detto questa mattina >> le sussurrò all’orecchio.
La riccia annuì ed alzando lo sguardo si trovò davanti Harry e Daniel, il secondo sbuffò sonoramente, ma il primo le rivolse un enorme sorriso che voleva chiaramente dire “Ben fatto, era ora”.
In quel momento Bill abbassò lo sguardo per osservare l’orologio che aveva al polso:<< Un minuto da adesso ragazzi. >> li avvisò:<< Tra un minuto ci dobbiamo smaterializzare >>.
Per una volta avevano già un piano, sapevano dove si sarebbero dovuti materializzare, dove sarebbero state allestite le tende per i soccorsi e come dovevano procedere durante la battaglia.
Lentamente le voci che animavano la nutrita folla si spensero, lasciandoli immersi in un silenzio quasi assoluto. Tutti sapevano che mancava un solo minuto, tutti sapevano che adesso non potevano più tornare indietro.
I secondi passavano inesorabili a ritmo con i battiti dei loro cuori impazziti.
Senza aprire bocca Bill allungò una mano e gli altri, uno ad uno, sovrapposero le loro alla sua, pronti a smaterializzarsi tutti insieme. Un istante dopo il rosso annuì e loro scomparvero nel nulla con un sonoro schiocco.
 
*****
 
Le protezioni magiche imposte alla villa impedivano a chiunque di materializzarsi a meno di dieci metri dal confine del giardino, così gli auror erano stati costretti ad apparire in un bosco lì vicino, anche per evitare di essere scoperti.
Il piano, studiato in ogni minimo dettaglio il giorno precedente, prevedeva che per prima cosa le barriere magiche fossero abbattute e questo compito era stato affidato ai maghi più esperti ed abili con gli incantesimi.
Tra questi le uniche donne, come prevedibile, erano Hermione e Astrea. Il gruppo scelto accerchiò la villa e gli incantesimi scaturirono dalle loro bacchette contemporaneamente, per poi infrangersi contro la barriera protettiva.
Hermione aumentò la presa sulla sua arma e strinse con forza i denti; si stava rivelando ancora più faticoso del previsto. Aumentò la potenza dell’incantesimo, mentre anche i suoi compagni facevano lo stesso. Astrea, a pochi metri da lei, stava utilizzando talmente tanta magia che i capelli le si erano visibilmente increspati.
La cosa durò più del previsto, la protezione era anche più forte di quanto avessero immaginato, ma alla fine riuscirono a creare un varco.
<< Gli altri devono iniziare ad entrare, noi possiamo stare qui e continuare a scalfirla >> consigliò Astrea, passandosi la manica della giacca sulla fronte bagnata di sudore.
Hermione annuì:<< Guadagneremmo tempo… >> commentò tra sé, prima di sollevare una mano e fare un rapido movimento con il polso, nella speranza che gli altri la stessero guardando.
Proprio in quel momento accadde ciò che speravano non sarebbe mai successo: un suono assordante ruppe la relativa quiete che regnava attorno alla villa. Qualcuno aveva dato l’allarme.
Al diavolo!
La riccia sollevò in aria la bacchetta e, incurante che qualcuno potesse vederla poiché ormai li avevano scoperti, lanciò delle scintille azzurre verso il cielo: il segnale che potevano iniziare l’attacco.
Nel frattempo la barriera si indeboliva ogni secondo di più, messa a dura prova dai loro incantesimi. I primi auror si fecero avanti e, con armi e bacchette in mano, attraversarono l’imponente cancello in ferro battuto, precedentemente abbattuto da qualcuno.
<< Io posso andare? >> chiese Hermione ad Astrea, che non aveva smesso un attimo di colpire la barriera.
<< Certo, >> rispose la bionda:<< faccio io per due >>.
E senza farselo ripetere la ragazza fermò il flusso del suo incantesimo e si mise a correre verso il giardino della grande villa. Nel frattempo anche i mangiamorte si stavano riversando all’esterno e prendevano a combattere senza la minima esitazione.
La prima cosa che la ragazza avrebbe voluto fare sarebbe stata cercare Harry e Ron tra la folla, ma prima ancora che potesse guardarsi intorno si ritrovò a dover affrontare un incappucciato.
Agitò in aria la bacchetta per produrre uno scudo che la proteggesse dalla Maledizione Senza Perdono che l’uomo le aveva lanciato e ricambiò con uno Stupeficium che lo centrò in pieno petto, facendolo crollare a terra. Si voltò per guardarsi intorno, ma fu costretta a compiere una dolorosa torsione per schivare il coltello che qualcuno le aveva lanciato contro. Tornata in posizione eretta estrasse una spada dal cinturone, dopo averla velocemente ingrandita, prese a menare fendenti a destra e sinistra, cercando di farsi strada tra la folla e trovare Harry e Ron.
Loro tre avevano un compito e soprattutto lei non era in grado di combattere bene se non sapeva esattamente dove si trovavano gli altri due.
D’un tratto – un istante dopo aver trafitto lo stomaco di un mangiamorte con la sua spada – si rese conto del corpo di un ragazzo riverso a terra. Tutto ciò che la circondava perse colore, il mondo divenne bianco e nero se non per i capelli dell’auror che brillavano, rossi, sul prato.


Ciao ragazzi (:
Sì lo so, ho un ritardo spaventoso e vi avevo detto che sarei stata più regolare ma ultimamente io e l'ispirazione viaggiamo proprio su due binari diversi.

I'm sorry :'(

Escluso questo so che il titolo del capitolo manca decisamente di originalità ma non si può scrivere una storia simile senza chiamare uno degli ultimi capitoli "La battaglia finale", spero solo che il contenuto del capitolo sia un po' più originale(:

Purtroppo sono un po' di fretta quindi non ho tempo di commentare con voi le varie scene ma mi auguro comunque che vi sia piaciuto e che abbiate voglia di lasciarmi una recensione.

A presto con il penultimo capitolo, un bacio
Chanel

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Capitolo 20
*** La battaglia finale pt. II ***


-La Battaglia Finale pt II
Poggiò la mano contro la superficie fredda del vetro e le lunghe unghie laccate di nero stridettero leggermente a quel contatto.
Nel giardino della villa si stava tenendo uno degli scontri più sanguinari che il Mondo Magico avesse visto negli ultimi cento anni e lei, che si considerava così potente da poter stravolgere l’intera situazione, non ne stava prendendo parte. Ma erano gli ordini del suo padrone e, nonostante desiderasse con tutta se stessa essere là fuori a combattere, Bellatrix non sarebbe mai andata contro il suo volere.
La porta alle sue spalle si spalancò e la donna si voltò di scatto, pronta ad inginocchiarsi ai piedi dell’Oscuro Signore non appena lui avesse varcato la soglia ma, al contrario, si trovò davanti Severus Piton stretto in un lungo mantello nero, i capelli unticci che ricadevano ai lati del viso slavato come due luride tende.
Bellatrix lo guardò sprezzante e sì lasciò volutamente sfuggire uno sbuffo. Quello sporco doppiogiochista era l’unica cosa che la divideva dall’essere la favorita del suo Signore, lo odiavo con tutte le sue forze.
<< Che ci fai qui, Severus? >> domandò rivolgendogli lo stesso sguardo che avrebbe riservato ad uno scarafaggio:<< Troppo coniglio per combattere? >> aggiunse prima di scoppiare a ridere per la sua stessa insinuazione, una risata malata, folle quando la luce nei suoi occhi.
L’uomo scosse la testa, segretamente divertito da quel malsano fervore che accompagnava Bellatrix in qualsiasi cosa facesse:<< Ed ovviamente non hai neanche preso in considerazione l’ipotesi che io sia qui per il tuo stesso motivo, vero Bellatrix? >>.
La logica di quelle parole fece infuriare la mangiamorte oltre ogni limite, odiava essere nel torto e nessuno avrebbe dovuto permettersi di rivolgersi a lei in quel modo. Mentre lei arrossiva vistosamente per la rabbia, Piton prese tranquillamente posto sulla poltrona rivestita di velluto blu notte e dall’alto schienale che troneggiava davanti al camino che occupava quasi per intero una delle pareti della stanza.
<< L’Oscuro Signore avrà sicuramente in mente un piano per noi due >> commentò Severus, senza scomporsi minimamente.
Al contrario, Bellatrix sembrava sul punto di perdere le staffe:<< Non ho mai messo in dubbio gli scopi o i piani del Signore Oscuro! >> ribatté con voce immotivatamente alta, mentre stringeva con forza le mani a pugno.
Proprio in quel momento, nemmeno lo avessero invocato, Lord Voldemort fece il suo ingresso nella stanza, etereo e silenzioso come solo un fantasma avrebbe potuto essere. Non appena si rese conto della sua presenza, Bellatrix si prostrò ai suoi piedi strisciandogli vicino fino ad arrivare a baciargli la veste, mentre Severus si alzava dalla poltrona e faceva una piccola riverenza con il capo.
Era quasi comica la differenza tra i suoi due più fedeli servitori, osservò tra sé e sé l’ei fu Tom Riddle, guardandoli attentamente mentre lo salutavano. Tanto era glaciale, calcolatore e astuto l’uno, tanto era vulcanica, folle e sconsiderata l’altra. Entrambi però sapevano rivelarsi utili e, proprio per questo, lui li aveva scelti per una missione speciale.
<< Alzati Bellatrix. >> ordinò dopo aver rivolto un cenno di assenso a Piton:<< È ora che anche voi facciate la vostra parte… >>.
 
*****
 
Hermione non voleva crederci. Non era vero, non poteva esserlo.
Non è lui.
Per poco non si lasciò sfuggire l’arma di mano, mentre tutto ciò che la circondava sembrò bloccarsi, insieme al suo cuore.
Dovette fare diversi passi avanti prima di rendersi conto che sì, l’auror dai capelli rossi sdraiato a terra era proprio Ron.
Si mise a correre con quanto fiato avesse in gola, incurante della battaglia che la circondava, per poi gettarsi praticamente a terra accanto a lui ed afferrargli il viso tra le mani:<< Ron!? Ron, mi senti!? >> gli strillò praticamente contro, mentre lo scuoteva.
Per un paio di secondi il ragazzo non diede alcun segno di vita poi, tossendo un paio di volte, si mise a sedere. Sembrava sul punto di svenire ad aveva il fiato corto, ma era vivo. Il suo cuore batteva ancora.
Hermione rimase immobile per alcuni secondi, gli occhi fissi in quelli azzurri di Ron, che si guardavano intorno allucinati:<< Sono vivo? >> chiese stupidamente lui, iniziando a toccarsi il petto come a voler controllare che tutto fosse al suo posto.
<< Sei uno stupido! >> gli urlò contro la ragazza, riprendendo a scuoterlo con violenza:<< Mi hai fatto prendere un infarto, deficiente! >>.
Il rosso sbatté le palpebre, cercando di realizzare per quale strano motivo lei potesse comportarsi così e, alla fine, giunse ad una molto personale conclusione:<< Oh ma questo vuol dire che ti preoccupi per me? >>.
Lo scappellotto che gli arrivò in piena nuca era quantomeno inevitabile.
Prima che uno dei due potesse chiedere o fornire una spiegazione, uno scoppio ad un paio di metri da loro li costrinse a scattare in piedi.
Erano nel mezzo di una battaglia, nonostante per qualche secondo fossero esistiti solo loro, il mondo circostante continuava, aspro e crudele come pochi istanti prima.
<< Ricordami di affatturarti, quando tutto questo sarà finito >> sibilò tra i denti Hermione, trascinandosi dietro il ragazzo che sembrava ancora un po’ instabile sulle gambe.
Pienamente consapevole che fosse il momento meno opportuno, Ron si lasciò sfuggire una risata:<< Dio, quanto ti amo! >> esclamò contro ogni logica, facendo incespicare la riccia e rischiando che si beccasse una maledizione in pieno petto.
Hermione si abbassò all’ultimo per schivare l’incantesimo e lanciò un Bombarda nella direzione da cui proveniva il fascio di luce:<< E ti pare questo il momento giusto per dirmelo?! >> strillò isterica.
<< Ehi, non è mica la prima volta che te lo dico! >> si difese il rosso, mentre sfoderava una spada per attaccare il mangiamorte che gli si stava lanciando contro.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente. Era il momento meno adatto ma, se avesse potuto, lo avrebbe riempito di calci e pugni, oppure lo avrebbe baciato:<< Muoviti, dobbiamo trovare Harry >> si limitò a dire.
Quando Ron si fu liberato del suo avversario, i due si spostarono in un punto più tranquillo dell’enorme parco che circondava la villa e presero a guardarsi intorno alla ricerca del moro, ovviamente ciò che dovevano fare non poteva essere fatto senza Harry, era lui il Prescelto, lui ad essere destinato ad uccidere Voldemort. O morire nel tentativo.
Non ci volle troppo per individuarlo tra la folla. Gli occhi di Hermione sembravano come calamitati della sua figura e, nell’arco di qualche secondo, intravide una massa di capelli neri e spettinati – facilmente confondibili con il mare di nero che inondava il giardino – e, senza la minima esitazione, prese a correre nella sua direzione con un Ron un po’ stupito alle calcagna.
Harry se la stava vedendo abbastanza brutta. Probabilmente Voldemort aveva dato l’ordine di non ucciderlo ma di catturarlo o qualcosa di simile, perché si era ritrovato a battersi con diversi mangiamorte allo stesso tempo, senza che però nessuno di loro gli scagliasse contro nemmeno un Avada.
Quando Hermione fu a pochi metri di distanza si rese conto che l’amico era letteralmente accerchiato da incappucciati e, a causa dell’evidente differenza numerica più che dell’incapacità di Harry a difendersi, stava per cedere sotto i loro incantesimi.
Prese un bel respiro e, sfruttando tutta l’agilità e la velocità che possedeva, si fece rapidamente largo tra quegli uomini. Prima ancora che qualcuno di loro potesse rendersene conto, era al centro del cerchi, accanto ad Harry:<< Abbassati! >> gli ordinò mentre puntava la bacchetta verso il cielo muovendo il braccio in un movimento circolare.
La bacchetta sprigionò un’ondata di energie che fece crepitare l’aria attorno a loro e scagliò a gambe all’aria chiunque si trovasse a meno di tre metri di distanza.
Il moro sbatté le palpebre, incredulo:<< Wow >> fu tutto ciò che riuscì a sussurrare.
<< Mi piacciono gli ingressi teatrali >> si limitò a dire lei, prima di afferrarlo per il braccio e trascinarselo dietro fino al punto dove si trovava Ron.
<< Beh… grande >> commentò il rosso, non appena furono a portata d’orecchio.
Hermione si strinse nelle spalle:<< Erano mesi che volevo provare questo incantesimo. E ora muoviamoci, dobbiamo seguire il piano >>.
Gli altri due annuirono, tornando subito concentrati ed attenti. A suon di maledizioni e fendenti, si fecero strada fino all’ingresso della villa dal quale non facevano altro che uscire mangiamorte.
<< Come entriamo? >> domandò Ron, nascosto insieme agli altri accanto alla rampa di scale in marmo bianco che portava all’ingresso.
Ovviamente i due ragazzi si voltarono verso Hermione che sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, mentre comunque il suo cervello ragionava già per trovare una soluzione:<< Facciamo il giro della casa. >> propose:<< Non possiamo certamente suonare il campanello ed aspettare che ci aprano e di sicuro c’è un ingresso secondario >>.
Senza tentennare neanche un istante, si misero a percorrere il perimetro della casa in cerca di un punto d’accesso. Nessuno li disturbò, erano tutti così concentrati nei loro scontri da non badare neanche ai tre ragazzi. Non trovarono nessuna entrata secondaria ma una portafinestra che sembrava quasi chiedere di essere distrutta.
Dopo aver fatto un incantesimo di silenzio, Hermione scagliò una delle boccette di Bombarda che teneva nel cinturone contro il vetro che subito cadde in frantumi senza produrre alcun rumore. Sorridendo soddisfatta, la ragazza si fece strada all’interno della casa, subito seguita dai due compagni.
All’interno della villa regnava un silenzio di tomba. Strano, considerando che da lì erano uscite decine e decine di mangiamorte, teoricamente avrebbero dovuto sentire quantomeno il rumore di passi. Ignorando la brutta sensazione che provava, Hermione riparò la portafinestra con un incantesimo e:<< Meglio non lasciare tracce >> spiegò in risposta all’occhiata interrogativa di Harry.
Si trovavano in un salottino non troppo grande, dall’arredamento semplice ed essenziale, l’esatto opposto di quello che ci si potrebbe aspettare dalla casa di Lord Voldemort. Lasciarono velocemente la stanza per addentrarsi, il più silenziosamente possibile, nella villa.
Era tetra e silenziosa, in netto contrasto con la sala di poco prima. I larghi corridoio sembravano estendersi all’infinito, dando l’impressione che la villa fosse molto più grande di come risultasse dall’esterno.
<< Credi sia un incantesimo? >> domandò Harry in un sussurro, all’orecchio dell’amica.
Lei si strinse nelle spalle, senza smettere di lanciarsi occhiate attorno per analizzare l’ambiente che la circondava:<< Probabile. Dobbiamo stare attenti, non ho idea degli incantesimi o delle trappole che potremmo trovare >>.
Iniziarono a perlustrare il corridoio e le stanze che vi si affacciavano, provarono ad aprirle ma le trovarono tutte chiuse a chiave o bloccate da un incantesimo che non erano in grado di riconoscere o spezzare. Per tutto il tempo non incontrarono nessuno.
<< Non è normale. >> commentò Ron, procedendo per il corridoio che non sembrava essere affatto intenzionato a finire, lo sguardo vigile e la bacchetta stretta in mano:<< Siamo in un covo di mangiamorte. Non dovrebbero esserci… beh… dei mangiamorte? >> domandò ovvio.
Hermione alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso:<< Perspicace, Ronald >> commentò.
Harry si lasciò sfuggire una risatina, divertito e felice nel vederli battibeccare come un tempo:<< E allora che si fa? >> chiese, cercando di richiamare l’attenzione dei due.
La ragazza si bloccò per lanciarsi un’occhiata intorno, stavano girando a vuoto e questo, oltre ad essere decisamente improduttivo, era una grande perdita di tempo:<< Proviamo a salire al piano superiore, >> propose:<< teoricamente le camere e gli alloggi personali sono lì… >>.
Il moro annuì:<< C’erano della scale poco più indietro, potremmo usare quelle… >>.
Senza bisogno di aggiungere nulla, i tre tornarono sui loro possi e salirono la rampa di scale in marmo bianco cui si trovarono davanti. Il secondo piano era pressoché simile a quello inferiore, un lungo corridoio di estendeva per metri sia a destra che a sinistra e tutto ciò che si scorgevano erano decine e decine di porte in legno massiccio.
<< Questo posto mi inquieta >> commentò Ron in un sussurro, come preoccupato di rompere il silenzio irreale che impregnava quel luogo.
Hermione alzò gli occhi al cielo e, stringendo maggiormente la bacchetta, si trascinò i dietro i due per il corridoio.
Provarono ad aprire le porte ma, come era successo poco prima, le trovarono bloccate.
<< Non è possibile! Andremo avanti così all’infinito?! >> si lamentò il rosso, scuotendo con forza l’ennesima porta.
Inaspettatamente, quella si spalancò.
La riccia sollevò un sopracciglio e lanciò al ragazzo un’occhiata eloquente:<< Apparente no… >> gli rispose, nascondendo un sorrisetto divertito.
Ron sorrise e contemporaneamente alzò gli occhi al cielo. Entrarono tutti e tre nella stanza, un po’ timorosi ma senza alcuna esitazione. Prima ancora che potessero guardarsi intorno, tutto divenne nero.
 
*****
 
Inizialmente pensò di trovarsi nel suo letto e di non aver sentito la sveglia quella mattina, ma rapidamente si rese conto di non essere esattamente sdraiata sul suo comodo materasso.
Hermione aprì faticosamente gli occhi e ci mise diversi secondi per mettere a fuoco ciò che la circondava. Realizzò di essere seduta su una sedia di legno, con polsi e caviglie bloccati da spesse corde, in un’angusta stanzetta spoglia ed umida. Cercò di tirare le corde per liberarsi, ma più lei si muoveva più queste si stringevano, così si arrese dopo poco.
Aveva bisogno della sua bacchetta.
Proprio mentre si guardava intorno per cercare di trovare qualcosa di appuntito con cui provare a recidere i lacci, la porta della stanza si spalancò, lasciando entrare l’ultima persona che Hermione si sarebbe immaginata di trovarsi davanti.
<< Bellatrix! >> esclamò la ragazza stupita, cercando di mettersi il più dritta possibile.
La donna ghignò, un sorriso malato le distorse i lineamenti duri del viso ed i suoi occhi si illuminarono di sadica follia:<< Hermione Granger, che piacere è per me averti qui! >> sibilò sarcastica, prima di lasciarsi sfuggire una risata stridula e acuta, che ricordava il rumore delle unghie contro una lavagna.
Hermione, già emotivamente provata da ciò che era successo nelle ore successive, si trattenne a stento dall’urlarle contro:<< Cosa vuoi da me!? >> le domandò a denti stretti, stringendo dolorosamente i pugni nel tentativo di trattenersi.
Udendo la domanda, Bellatrix rise ancora più rumorosamente:<< Semplice, voglio divertirmi un po’ con te mentre il Signore Oscuro fa a pezzi il tuo amichetto! >>.
<< NO! >> l’urlo uscì dalla bocca di Hermione senza che lei se ne accorgesse e gli occhi le si riempirono di lacrime. Era lì per quello, aveva passato gli ultimi dieci anni della sua vita al fianco di Harry per proteggerlo ed aiutarlo e adesso, ora che davvero aveva bisogno di lei, non poteva fare nulla per lui.
La mangiamorte sorrise ancora, godendo come sempre del dolore altrui, ma questa volta aveva un’espressione diversa in viso, sembrava quasi concentrata:<< Ma tranquilla mezzosangue, ce n’è anche per te! >> e, detto questo, agitò la bacchetta e le funi che la tenevano legata si dissolsero nel nulla.
L’auror non se lo fece ripetere due volte, non appena fu libera scattò in piedi massaggiandosi i polsi, aspettando che Bellatrix le desse la sua bacchetta per poter iniziare a duellare. Quest’ultima però, ben lungi dall’essere onesta o rispettosa delle regole, le scaglio subito contro una Cruciatus.
Hermione non avrebbe urlato. Non era una ragazzina terrorizzata, ma un auror specializzato ed era in grado di resistere ad una maledizione simile, era allenata per farlo. La forza dell’incantesimo la costrinse a terra, mentre decine di spilli sembravano volerle rodere la carne, ma non un suono lasciò le sue labbra.
L’altra si incupì e, non soddisfatta del risultato, colpì la ragazza ancora e ancora, finché Hermione, con i polmoni svuotati, fu costretta a rantolare in cerca d’aria. Si sentiva tirare e bruciare, le sembrava di essere sciolta nell’acido e poi rimessa insieme solo per ricominciare a liquefarsi, come in circolo infinito, sembrava che quella tortura non dovesse più aver fine.
Finalmente realizzata, la donna rise con forza e, interrompendo l’ultimo Crucio, si avvicinò alla ragazza e si chinò verso di lei:<< Sei stata un fastidioso sassolino nella scarpa per troppo tempo. Non potevamo accettare di farci mettere i bastoni tra le ruote da una lurida mezzosangue. >> si rimise in piedi, alzando il mento con fierezza e tornando a puntare la bacchetta contro il corpo dilaniato di Hermione:<< Addio. Sectumsempra! >>.
Bellatrix faceva bene il suo lavoro, pensò incoerentemente la ragazza, mentre le ferite le squarciavano la pelle ed il suo “sangue sporco” si riversava su quel lurido e freddo pavimento. Se avesse potuto scegliere, avrebbe desiderato una morte più rapida e un po’ meno patetica, magari qualcosa di leggermente teatrale. Sicuramente non avrebbe voluto morire da sola, incapace di difendersi, in quella umida stanzetta.
Man mano che il sangue la abbandonava, sembrava portarsi via goccia dopo goccia la sua energia e la voglia di combattere. Infondo, nonostante non fosse come voleva, che senso aveva ribellarsi alla morte? Era molto più facile starsene lì ad occhi chiusi ed aspettare che qualcuno venisse a prenderla e la portasse in un posto migliore, un posto tranquillo.
<< Avada Kedavra! >>.
Quelle due parole le giunsero alle orecchie da molto, molto lontano. Sembravano provenire dall’altra parte di un vetro o… da un sogno. Riusciva a capire cosa quell’incantesimo significasse e si domandò anche se magari la maledizione fosse per lei, forse Bellatrix si era stancata e aveva deciso di farla finita in fretta. Ma infondo a lei cosa importava? Stava così bene lì dov’era…
Pian piano il nero che offuscava la sua vista fu sostituito da un velo bianco che presto divenne quasi accecante, tanto che Hermione desiderò con tutte le sue forze di sentire ancora le braccia ed avere la forza per portare una mano davanti agli occhi.
In lontananza prese a delinearsi una figura che inizialmente sembrava solo una macchia scura ma, man mano che si avvicinava, prese le sembianze della professoressa McGranitt.
Minerva McGranitt non era cambiata di una virgola, i capelli ormai grigi erano severamente legati nella solita crocchia e gli occhialetti da vista stavano in perfetto equilibrio sulla punta del suo naso appuntito.
Hermione cercò di aprire la bocca per salutare quella che era sempre stata la sua professoressa preferita ma si rese conto di non esserne in grado. In realtà non sapeva neanche più dove fosse la sua bocca, come d’altronde il resto del suo corpo.
Minerva scosse la testa e sollevò una mano, quasi a volerle accarezzare una guancia:<< Non è ancora giunto il tuo momento >> sussurrò piano, con un tono di voce dolce che la ragazza non ricordava di averle mai sentito.
L’ormai ex-professoressa sorrise e tutto tornò di colpo nero.
 
******
 
Non c’era battito. Non respirava. E lui faceva davvero schifo con gli incantesimi di guarigione.
Era in grado di bendare un taglio sulla mano con un Ferula, ma come avrebbe fatto a far ripartire un cuore che non batteva? Aveva ragione lei, come sempre, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione quando con Remus avevano affrontato quei particolare incantesimi.
Si chinò in avanti e poggiò la fronte contro quella di Hermione, mentre le lacrime gli rigavano il viso fino alla punta del suo naso appuntito, per poi cadere sul volto di lei.
<< Non mi puoi lasciare… >> sussurrò con le labbra premute sulla sua pelle:<< non mi puoi lasciare, Hermione… >>.
Aveva fatto tutto ciò che poteva per risanare le sue ferite, ma non sapeva quanti altri danni le avesse procurato Bellatrix. Si sentiva così inutile, inginocchiato acconto al suo corpo, immersi entrambi in una pozza di sangue, senza essere in grado di aiutarla.
Si spostò sulle sue labbra e la baciò dolcemente:<< Ti amo, Hermione. Non puoi andartene… >>.
Fu come se un fremito la attraversasse dalla testa ai piedi, face un verso orribile a metà tra un lamento ed un colpo di tosse e, sbarrando gli occhi, riprese a respirare.
<< Hermione! >> strillò quasi Ron, tirandosela al petto e stringendola con forza.
La ragazza tossì:<< Ron, ti prego… così mi soffochi >> sussurrò al suo orecchio, cercando di allontanarlo leggermente in modo da poter riprendere fiato.
Il rosso si staccò senza smettere di tenerla per la spalle, come se ci fosse il rischio che lasciandola andare lei scomparisse:<< Scusami… >> disse tirando su con il naso, mentre le labbra si distendevano in un sorriso sincero.
Hermione ricambiò il sorriso e finì per lasciarsi scivolare in avanti ed appoggiarsi al petto del ragazzo:<< Sono così stanca… >> sussurrò senza forze, chiudendo gli occhi.
Ron rientrò subito nel panico:<< Cosa? No, Hermione! Tieni gli occhi aperti io… no… cioè, hai perso molto sangue e… prendi il mio! >> esclamò facendo la prima cosa che gli venne in mente, ovvero scoprire il polso ed avvicinarlo al suo viso.
La riccia si lasciò sfuggire una risatina sottile e scosse piano la testa:<< Non sono mica un vampiro, Ron. >> lo riprese bonariamente:<< Ma se cerchi nel mio cinturone dovrebbe esserci della Pozione Rimpolpasangue… >>.
Dandosi dello stupido, il ragazzo prese a frugare tra le decine di boccette che Hermione aveva nel cinturone finché non trovò quella che cercava. La avvicinò alle sue labbra e gliela fece lentamente bere.
Ci volle qualche minuto perché Hermione si riprendesse e guarisse le ferite che Ron non era riuscito a medicare, ma un quarto d’ora – ed un paio di pozioni rivitalizzanti – dopo era praticamente come nuova, se si escludono una manciata di nuove cicatrici e vestiti e capelli macchiati di sangue secco.
Quando ebbe finito si alzò in piedi trascinandosi dietro Ron e solo in quel momento si rese conto del cadavere che giaceva contro la parete opposta.
<< L’hai… >>.
Il ragazzo annuì:<< Sì, l’ho uccisa io. Stava per… >>.
Hermione annuì, interrompendolo:<< Sì, ho sentito la maledizione mentre… pensavo fosse per… ma tu come hai fatto a trovarmi? Cioè, dove sei stato? >>.
<< In realtà è successa una cosa molto strana. >> ammise Ron, grattandosi la nuca:<< Mi sono risvegliato in una stanzetta molto simile a questa e con me c’era… beh, Piton. Ma non era morto anche lui durante l’attacco ad Hogwarts? >>.
La ragazza ci pensò su qualche istante:<< Tecnicamente lo hanno dichiarato disperso. Insomma, nessuno ha mai ritrovato il corpo ma non era certo l’unico a mancare all’appello… >>.
<< In ogni caso era lì. >> riprese il rosso:<< E stranamente mi ha… insomma, aiutato… credo. Mi ha lasciato andare, mi ha detto di correre ad aiutare Harry. >>.
<< E tu, brutto stupido, hai cercato prima me, vero?! >>.
<< Ehi, è questo il tuo modo di ringraziarmi per averti salvato la vita? >>.
<< No, è questo… >>.
Sussurrò prima di alzarsi sulle punte dei piedi e posare le sua labbra su quelle del ragazzo. Fu un bacio lento ma intenso, che trasmetteva tutte le emozioni che la scuotevano in quel momento. Pochi istanti dopo però si allontanò:<< E ora, andiamo a cercare Harry >> esclamò prima di trascinarsi Ron fuori dalla stanza.
Probabilmente si trovavano nei sotterranei della villa, le pareti erano macchiate di muffa e l’aria impregnata di umidità e lì sotto non si aveva l’impressione che i corridoi continuassero all’infinito come invece accadeva ai piani superiori.
<< Come facciamo a trovare Harry? >> chiese Ron.
Hermione ci pensò su qualche istante:<< Beh… tu come hai fatto a trovare me? >>.
<< La risata di quella pazza probabilmente si sentiva anche in Cina… >>.
<< Effettivamente… >> commentò la riccia tra sé:<< allora potremmo… posso provare con un incantesimo, aspetta un attimo >> fece per prendere la bacchetta dall’apposita tasca nel suo cinturone ma la trovò irrimediabilmente vuota.
Ron le sorrise:<< Cercavi questa? >> domandò sventolandole la sua bacchetta sotto il naso.
Gli occhi di Hermione si riempirono di gioia e lei l’afferrò al volo:<< Come ha fatto a trovarla? >>.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, mentre gliela passava:<< L’aveva in mano Bellatrix. Appena l’ho disarmata mi sono reso conto che si trattava della tua e quindi l’ho tenuta da parte. >> poi, si rabbuiò di colpo:<< Immagino stesse usando quella per torturarti… probabilmente lo trovava molto divertente >>.
Hermione gli poggiò una mano sul braccio, cercando di tranquillizzarlo:<< Sapevamo quando fosse pazza ed ora è morta, non ci causerà più alcun problema >>.
Detto questo, puntò la bacchetta dritta davanti a sé e, con un incantesimo non-verbale, fece comparire una sottile linea argentea che, tecnicamente, avrebbe dovuto condurla da Harry.
Ron osservò ammirato il risultato dell’incantesimo:<< E questo da dove spunta fuori? >> domandò interessato.
<< Lo sai, mi piace leggere >> si limitò a rispondergli lei, iniziando a seguire il percorso indicatole dalla magia.
Vennero condotti davanti ad una porta identica alle altre, non troppo lontana da quella dietro la quale si era risvegliata Hermione.
<< Qui dentro? >> chiese Ron scettico, osservando l’anonima porta:<< se Voldemort ha preso Harry, non credo proprio si limiterà a qualcosa di così poco spettacolare… >> commentò guardandosi intorno.
La ragazza dovette dargli ragione, ma non c’era possibilità che il suo incantesimo avesse fallito, doveva esserci un’altra spiegazione:<< Entriamo a controllare >>.
Spalancarono la porta con le bacchette strette in mano, pronti a difendersi da decine di mangiamorte e invece, rimasero a bocca aperta. L’enorme stanza che si trovarono davanti non somigliava affatto al resto dei sotterranei, sembrava un’imitazione della camera dei segreti, con le mattonelle verde scurissimo e tutti quegli archi che davano su bui corridoio rotondi.
Ron ed Hermione però non ebbero il tempo di osservare l’ambiente che li circondava perché, pochi istanti dopo, si resero conto dei due corpi riversi a terra. Uno apparteneva a Voldemort e l’altro, contro ogni logica, ad Harry.
Senza la minima esitazione, Hermione corse verso l’amico e si lasciò cadere al suo fianco, determinata a capire cosa era successo e a trovare un modo per aiutarlo. Consapevole di non saperne nulla di medicina – come aveva dimostrato pochi minuti prima – Ron invece si prese un paio di secondi per osservare il corpo di Voldemort che, oltre ad essere palesemente morto, era anche in uno strano stato di decomposizione, come se fosse lì da diversi giorni invece che da qualche minuto.
Scuotendo la testa e decidendo di rimandare le supposizioni a momenti più consoni, il rosso si avvicinò agli altri due auror, rivolgendo un’occhiata interrogativa ad Hermione.
<< È solo svenuto. >> gli spiegò lei, sollevata come non mai:<< Ha diversi lividi e tagli ma nulla di grave, non sembrano esserci gravi lesioni interne >> aggiunse indicando i segni che deturpavano la pelle chiara del viso e delle braccia.
Hermione si prese un istante per ricambiare il sorriso che Ron le stava rivolgendo. Non aveva ancora realizzato che tutto ciò significava che era finita.
Voldemort era morto. Loro erano vivi. Avevano vinto.
Puntò la sua bacchetta verso Harry:<< Innerva! >> pronunciò e, un attimo dopo, il moro scattò a sedere prendendo un lungo respiro.
Harry si guardò intorno con aria spaesata giusto per un paio di secondi poi, resosi conto che non c’erano minacce imminenti attorno a loro e che lì accanto aveva i suoi due migliori amici, tornò a sdraiarsi per terra e chiuse gli occhi, in viso un’espressione rilassata per la prima volta dopo tanto tempo.
<< Ragazzi, non sono mai stato così contento di vedervi >> sussurrò piano, facendo scoppiare a ridere gli altri due.


Wow.
Ok, mi sento quasi emozionata all'idea di aggiornare questa storia dopo così tanto tempo. Quanto è passato? Qualcosa come quattro mesi?
Beh, ci tengo a precisare un paio di cose. Io ci tengo tantissimo alla S.A.S.C.O., nonostante come è andata a finire, è una delle storie che sento più mia tra quelle che ho scritto e pubblicato fin ora e mi dispiace tantissimo di aver fatto tutto questo casino con gli aggiornamenti. Non voglio tediarvi con la mia vita privata, sappiate solo che in quattro mesi mi è capitata una serie di disastri che sembrava infinita - tra cui due ricoveri in ospedale ed il pc completamente morto dal quale si sono cancellati tutti i file, bozze di questo capitolo incluse - che ha irrimediabilmente rallento la produzione di questo capitolo.

In ogni caso sono qui.

A questo punto non so neanche se ho il "diritto" di sperare in qualche lettore fiducioso che sta aspettando l'aggiornamento, considerando che già con gli ultimi capitoli avevo decisamente rallentato il ritmo.
In ogni caso, anche se non dovesse leggerlo nessuno, il pubblico quest'ultimo capitolo e presto arriverà anche l'epilogo, perché io deteste non portare a termine le cose.

Una volta finita questa fanfiction, ricomincerò con
Born to be winners e non sperate di liberarmi di me tanto presto perché ho un sacco di idee in mente che prima o poi finiranno sicuramente per essere pubblicate su questo benedetto sito.

In conclusione, un enorme grazie a chi leggerà il capitolo e ci rivediamo tra poco (prometto che questa volta sarò rapida) con l'epilogo.
Un bacio enorme,
Chanel

PS: Per chi fosse interessato e non l'avesse ancora vista,
qui trovate la mia pagina Facebook e qui il mio profilo ;)

 

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Capitolo 21
*** -Epilogo ***


Epilogo
 
Colui-Che-Non-DOVEVA-Essere-Nominato è morto. Torna la pace?
Dopo quasi tre mesi di distanza dall’ufficiale sconfitta di Lord Voldemort, non si ha ancora alcuna dichiarazione speciale da parte degli auror della S.A.S.C.O. né tantomeno da chi lo ha ucciso, Harry Potter, che sembra aver deciso di prendersi una breve (o forse non tanto) pausa ed essere scomparso da sotto i riflettori.
È proprio a causa della sua scomparsa che possiamo solo ipotizzare ciò che è successo…
 
<< La smetti di leggere quelle scemate? >> domandò Harry con un sorriso, strappando il giornale di mano alla sua fidanzata.
Ginny sbuffò, incrociando le braccia al petto e rivolgendogli un’occhiataccia:<< Tanto perché tu lo sappia, sono costretta a leggere “quelle scemate” poiché tu hai deciso di non parlarmi! >> si lamentò con voce infantile, mimando le virgolette con le dita.
Il moro, lasciandosi sfuggire una risata, si fece spazio sul divano accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio, per poi attirarla a sé:<< Ti ho già spiegato amore mio, che non voglio avere segreti con te, ma ciò che è successo in quella stanza tra me e Voldemort rimarrà tra noi due. E questo è quanto. >> per sottolineare il concetto, si avvicinò a lei e le stampò un bacio sulle labbra corrucciate.
La ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo:<< E va bene… >>.
Lui recuperò il giornale che aveva appena lasciato sul tavolino davanti al divano e, dopo aver girato un paio di pagine, lo porse nuovamente a Ginny:<< Perché non leggi quest’articolo invece? >> le domandò appena prima di alzarsi in piedi e lasciare la stanza.
 
Il Party della Libertà
Così i più importanti personaggi del Ministero della Magia ed in generale del Mondo Magico hanno rinominato la festa che si terrà questa sera in onore degli eroi della Seconda Guerra Magica e, più in generale, della vittoria contro il regime di Lord Voldemort e, appunto, della ritrovata libertà.
Tra i nomi di spicco, nella lista degli invitati, troviamo Douglas Wheeler, l’ormai ex-auror a capo della S.A.S.C.O., i Ministri della Magia di diversi paesi e, ovviamente, Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley, ormai meglio noti come il Trio delle Meraviglie.
Per quanto riguarda la location fonti certe dicono che…
 
Ginny, ormai rimasta da sola nella stanza, sorrise tra sé, ripiegò il giornale e lo posò sul tavolino davanti a lei. Non aveva proprio altro tempo da perdere, se non voleva far arrivare in ritardo Harry, doveva proprio andare a prepararsi.
 
*****
 
Hermione guardò per l’ennesima volta il suo riflesso nello specchio e sfregò le mani sul tessuto della gonna del vestito che indossava come per eliminare pieghe inesistenti.
<< Continuo a non essere convinta >> sussurrò quasi tra sé, osservandosi con il capo leggermente inclinato e lo sguardo critico.
Alle sue spalle, Kara sbuffò mentre si sistemava il rossetto rosso specchiandosi in uno specchietto argentato:<< Stai diventando ripetitiva, ragazza mia. Sappiamo entrambe che non ci capisci nulla di vestiti, quindi vedi di ascoltare me: sei perfetta. >>.
L’altra si strinse nelle spalle, infilandosi un’altra forcina nei capelli per fissare meglio l’intricata pettinatura di ricci:<< Se lo dici tu… >>.
 
*****
 
Erano circa le nove di sera quando Fred e George Weasley, eleganti come non erano mai stati dai tempi del Ballo del Ceppo, varcarono il cancello dell’enorme villa che avrebbe ospitato il “Party della Libertà” insieme alle loro accompagnatrici.
<< Per le mutande di Merlino! >> esclamò George.
<< Si sono dati da fare! >> aggiunse Fred, osservando l’enorme giardino ornato di lucine e fiori magici, per il quale svolazzavano decine e decine di fate dei più svariati colori.
Angelina lanciò un’occhiataccia al suo accompagnatore ed al fratello:<< Vedete di comportavi bene voi due >> li ammonì con tono severo.
Sfoggiando l’espressione più angelica che avesse in repertorio, Fred strinse maggiormente il braccio della sua ragazza:<< Avanti tesoro, lo sai che sono sempre bravissimo! >> disse prima di scoppiare a ridere da solo, subito seguito dal gemello.
Masha, stretta al braccio di George, guardò male il ragazzo:<< Sì, e gli gnomi volano! >> disse alzando gli occhi al cielo.
L’altro assottigliò la sguardo:<< Come sei acida! Ma fai colazione con latte e limone, ragazzina? >>.
Le guance della bionda si tinsero di rosso ed i suoi occhi color ghiaccio si alzarono al cielo:<< Non chiamarmi “ragazzina” >> sibilò quasi, mentre George si mordeva le labbra per non scoppiare a ridere.
<< Ok, russa! >> fece tranquillamente il ragazzo, iniziando a percorrere l’enorme giardino diretto all’ingresso della villa.
Gli altri tre lo seguirono, ma Masha non sembrava troppo entusiasta neanche del nuovo nomignolo:<< Non sei divertente >> commentò camminando per il parco.
Fred, cogliendo al volo l’occasione, si voltò per rivolgerle uno sguardo ammiccante:<< No è vero, lo sono. E ti piaccio anche, se no non usciresti con il mio gemello >>.
Lei divenne completamente rossa e si zittì, mentre gli altri tre scoppiavano a ridere.
Anche l’interno della villa era splendidamente arredato, tavoli da buffet erano disposti ovunque, una grande pista da ballo troneggiava al centro della villa, decine di camerieri camminavano tra gli invitati offrendo bevande o spuntini e per aria fluttuavano decine e decine di candele, in memoria della Sala Grande di Hogwarts.
<< Sono bellissime >> sussurrò Masha indicandole, una volta entrata nella villa.
George, con gli occhi lucidi come tutti gli ex studenti di Hogwarts presenti, le sorrise mestamente:<< Era così nella mia vecchia scuola, >> le spiegò:<< era così tutti i giorni >>.
Rimasero a guardare quelle candele ancora per qualche secondo con un velo di nostalgia a coprirgli gli occhi. Poi, avvicinandosi maggiormente tra di loro come per farsi forza, procedettero all’interno della villa.
Gli invitati erano davvero tantissimi e pessimamente assortiti. Oltre a chiunque avesse preso parte alla prima o alla seconda guerra magica, erano presenti uomini politici, celebrità di vario genere ed un numero spropositato di giornalisti.
<< Interessante… >> commentò Angelina sarcastica, indicando agli altri tre una ragazza avvenente stretta in un succinto abitino rosso che rideva sguaiatamente aggrappata al braccio di un settantenne membro del Wizengamot.
Fred storse la bocca ed alzò gli occhi al cielo:<< Se penso che abbiamo salvato il mondo per lasciarlo in mano a gente così… >>
<< In realtà tu non hai fatto proprio niente per salvare il mondo… >> sottolineò la ragazza, sollevando le sopracciglia.
<< Questo, tesoro mio, è un dettaglio insignificante >>
Proprio in quel momento, tra la folla davanti a loro, scorsero Ron, Harry e Ginny al braccio di quest’ultimo. La rossa indossava un elegante abito blu notte, lungo e senza spalline che le stava veramente bene, mentre gli altri due erano in alta uniforme. I quattro li raggiunsero sorridenti.
<< Che è successo Ron? Ti sei perso l’accompagnatrice? >> domandò George con un ghigno, dopo che tutti si furono salutati.
Il fratello gli lanciò un’occhiataccia, senza però riuscire a nascondere del tutto il fastidio che provava, probabilmente  anche lui si era posto una domanda simile:<< Sta arrivando, mi ha detto che ci saremmo visti direttamente qui >>.
<< Mmm interessante… >> commentò Fred, in viso dipinta la stessa espressione del gemello:<< Non è che ha trovato qualcosa di più interessante da fare? >> insinuò.
Prima che Ron – fattosi di colpo rosso in viso – potesse rispondere, Ginny agitò una mano per zittire i fratelli:<< Smettetela di fare gli sciocchi, non siete affatto divertenti! >>.
<< È per il vestito. >> spiegò qualcuno apparso in quel momento alle loro spalle. Si voltarono di scatto, un po’ preoccupati, e si trovarono davanti Kara stretta in un abito nero, lungo fino ai piedi ma semitrasparente:<< Quei simpaticoni della S.A.S.C.O. hanno richiesto che tutti gli auror indossassero l’alta uniforme per questa sera >> spiegò indicando il completo bianco che indossavano sia Harry che Ron:<< ma nessuno si è mai preoccupato di disegnare una divisa al femminile poiché quando è nata la squadra non c’erano donne, così… beh si sono limitati a dire di vestirsi di bianco e vietare quel colore agli altri invitati >>.
<< E qual è il problema? >> domandò Angelina:<< Hanno detto la stessa cosa a me e non capisco quale sia il problema… >> commentò indicando il tubino bianco che indossava.
<< Idem >> si intromise Masha, che era avvolta da un lungo abito bianco senza spalline, con la gonna formata da decine di sottili veli sovrapposti.
La ragazza si limitò ad alzare gli occhi al cielo e ravvivarsi i capelli che teneva sciolti sulle spalle:<< Sapete come è fatta Hermione. Lei… a lei piace rendere tutto più difficile… >> poi, prima di poter aggiungere qualcosa, parve fissarsi su un punto preciso della stanza e, dopo aver esitato un paio di secondi, si sistemò meglio l’abito e mise su un sorriso ammiccante:<< Scusatemi un istante… >> disse prima di scivolare tra gli invitati fino a raggiungere un ragazzo dai capelli biondi e la mascella squadrata.
Angelina sbuffò scuotendo la testa:<< Non è possibile, non cambierà mai… >> sussurrò.
Prima che qualcun altro potesse dire qualcosa però, un’altra ragazza richiamò la loro attenzione. Hermione aveva varcato proprio in quel momento il portone principale della villa e si guardava attorno con circospezione, non esattamente a suo agio. Indossava un lungo abito a campana in raso bianco con un profondo scollo sulla schiena ed un ricamo a fiori sul fianco. Gli occhi erano truccati di oro e nero ed i ricci scuri raccolti in un intricata pettinatura impreziosita con fili argentei e perle.
“Sembra una sposa” fu tutto ciò a cui Ron riuscì a pensare per diversi secondi, mentre la guardava. Rendendosi conto però che i suoi occhi non erano affatto gli unici ad essersi posati sulla figura della ragazza, decise di andare velocemente a recuperarla, prima che qualcuno potesse avvicinarla in un qualsiasi modo.
<< Beh? Che c’è da guardare? >> domandò Hermione, lanciandosi un’occhiataccia intorno, cercando palesemente di nascondere  il disagio che provava con l’acidità.
Il rosso si accostò al suo orecchio:<< Sei bellissima >> sussurrò sfiorandoglielo con le labbra.
La riccia si dovette fare forza per non arrossire, una sensazione strana, che in realtà non provava da diverso tempo:<< Sì vabbè, muoviamoci! >> esclamò sbrigativa, afferrando il gomito del ragazzo e cercando di andarsene dall’ingresso il più in fretta possibile.
La villa era maestosa e la serata prometteva bene, se si ignorava l’ostentato sfarzo che impregnava ogni cosa o persona lì dentro.
Hermione, Harry, i Weasley e le loro accompagnatici non riuscirono a non ridere quando Ron, abbandonando momentaneamente il braccio della sua ragazza, si eclissò per raggiungere il tavolo del buffet.
<< Non mi inviti a ballare? >> chiese poco dopo Ginny ad Harry, un attimo prima di trascinarlo verso la pista da ballo che troneggiava al centro della sala principale, senza neanche attendere una risposta.
In poco tempo Hermione – la cui vecchia passione per la cultura aveva ben presto preso il sopravvento – si ritrovò con un bicchiere di champagne stretto in mano a chiacchierare con il Ministro della Magia ed un paio di politici di come riportare il loro mondo al vecchio splendore e, inaspettatamente, della ricostruzione di Hogwarts.
<< Ci aspettiamo di essere in grado di rimettere in funzione la scuola entro il prossimo settembre >> le spiegò il Ministro, sorridendole soddisfatto.
Sembrava impossibile, davvero impossibile, ma le cose stavano andando lentamente al loro posto, con calma, un pezzo per volta, tutto sarebbe stato come avrebbe dovuto sempre essere. Ed Hermione ebbe la conferma di ciò quando, diversi minuti dopo, uno dei camerieri andò a sbatterle inavvertitamente contro.
<< Oh, mi scusi! >> esclamò il ragazzo, assicurandosi che nessuno dei bicchieri di champagne che stava portando sul vassoio d'argento si fosse rovesciato.
Hermione, una volta resasi conto di cosa le fosse andato addosso, sorrise gentilmente:<< Non si preoccupi, non… >> e, in quel momento, si rese conto di chi effettivamente fosse il cameriere:<< Non ci credo, sei tu! >> esclamò incredula, prima di scoppiare a ridere senza alcun contegno.
Draco Malfoy, riconoscendo la ragazza solo in quel momento, arrossì come probabilmente non aveva mai fatto in tutta la sua vita e si passò due dita guantate nel colletto del completo nero che indossava come gli altri camerieri:<< Granger… >> sussurrò quasi, senza riuscire a trovare alcun modo per terminare la frase.
Hermione, cercando di trattenersi un minimo, prese un respiro profondo e tornò a guardare il ragazzo il più seria possibile:<< Direi che sei – siamo riusciti a tenere il tuo culo purosangue fuori da Azkaban… >>.
Draco sbuffò, non senza provare a dissimulare l’imbarazzo ma con pessimi risultati:<< Sì Granger, in compenso mi sono guadagnato qualcosa come cinque anni di “lavori socialmente utili”. >> spiegò mimando le virgolette con una sola mano, poiché l’altra era impegnata con il vassoio:<< Ergo quelli del Ministero possono chiamarmi quando vogliono per qualsiasi cosa li aggradi. È una soluzione così da babbani… >> commentò infine, con un’espressione schifata.
La riccia scosse la testa arresa e optò per cambiare argomento:<< In ogni caso, devi guardare il lato positivo Malfoy: il completo da cameriere ti dona! >>.
Lui le rivolse un’occhiataccia e fece una smorfia:<< Sì, anche tu non stai male travestita da bomboniera… >>.
Proprio in quel momento, prima che i due iniziassero ad affatturarsi a vicenda, fece la sua comparsa Ron con in mano un piattino di ceramica da cui strabordavano tartine e stuzzichini vari:<< Sono arrivati i miei Hermione >> l’avvisò porgendole il braccio e limitandosi a lanciare a Malfoy un'occhiata astiosa, che venne prontamente ricambiata. Hermione e Draco si scambiarono un ultimo sguardo quasi sorridente, prima che lei venisse trascinata via dal rosso.
Arthur e Molly, con ogni probabilità, non erano così eleganti dal giorno del loro matrimonio. Il primo indossava un completo di un bel marrone, abbinato ad una camicia beige ed i capelli leggermente brizzolati erano pettinati con cura all’indietro, mentre la seconda portava un lungo abito verde petrolio ed uno scialle in tinta, ai piedi un paio di stivaletti neri dal tacco basso ed un fermaglio di brillanti a bloccare la complessa pettinatura che aveva in testa. Accanto a loro, con i capelli raccolti in due trecce e l’abitino lilla più grazioso che Hermione avesse mai visto, se ne stava Nadiya.
Non appena vide la riccia, la bambina corse ad abbracciarla quasi non la vedesse da mesi, nonostante in realtà fossero rimaste divise solo per poche ore.
<< Sei bellissima! >> le disse Nadiya, gli occhi lucidi per l’entusiasmo e le labbra tirate in un sorriso sincero.
Hermione le accarezzò dolcemente i capelli, scuotendo la testa:<< No, tu lo sei >>.
Il sorriso dell’altra si allargò ulteriormente:<< Ti piace il mio vestito? Lo ha scelto Ginny, dice che il lilla mi sta bene >>.
<< Ti sta benissimo >>.
E così anche Nadiya ed i signori Weasley si unirono ai festeggiamenti. La bambina si ritrovò a ballare e volteggiare per la pista da ballo guidata da Harry, Ron e addirittura Hermione e Ginny, non la smetteva un attimo di ridere e nessuno ricordava di averla mai vista così felice.
I minuti passavano, decine di bottiglie di vino e spumante vennero stappate e decine di canzoni suonate dall’orchestra che si trovava in un angolo vicino alla pista da ballo. Tutti applaudirono quando il Ministro della Magia tagliò la prima fetta dell’enorme torta cucinata per l’occasione e tutti ne mangiarono una porzione, prima di ricominciare a ballare.
In un momento particolarmente solenne, una medaglia venne consegnata a tutti coloro che avevano combattuto durante la Seconda Guerra Magica e, neanche a dirlo, Harry, Ron ed Hermione erano in prima fila per ricevere il loro riconoscimento, gli ultimi due mano nella mano.
La mezzanotte era passata da un pezzo quando gli ospiti iniziarono a lasciare la villa, un po’ meno stabili sulle gambe di quando erano arrivati, e proprio in quel momento Ron prese la mano di Hermione – che stava ballando con Bill – e la trascinò all’aperto, su di un balcone deserto che dava sull’immenso giardino.
<< Hai una promessa da rispettare >> fece notare Ron alla riccia, mentre lei andava ad appoggiarsi alla balaustra.
<< Ah sì? >>.
<< Già, >> le rispose lui avvicinandosi:<< mi avevi detto che, una volta finita la guerra, se fossimo entrambi sopravvissuti, avresti fatto una cosa >>.
Hermione sgranò leggermente gli occhi sinceramente stupita, il suo brillante cervello lavorava alla ricerca della fantomatica promessa ma proprio non le veniva in mente nulla:<< Ron, davvero, non so di cosa tu stia parlando… >>.
Lui le andò ancora più vicino, finché non gli bastò allungare appena le mani per poter stringere le sue:<< Mi hai promesso che mi avresti sposato, Hermione >>.
Per diversi secondi nessuno dei due disse nulla, la prima era troppo sconvolta per parlare ed il secondo semplicemente in attesa. Lei non gli aveva promesso niente, insomma, aveva accennato alla possibilità di sposarsi in un lontano futuro ma non pensava che lui parlasse seriamente, non così tanto almeno. E poi era stata una di quelle conversazioni post-sesso! Quelle non contano!
<< Ron, io… io non… non è finito nulla… insomma, dobbiamo ancora catturare moltissimi mangiamorte e capire che fine ha fatto Piton e convincere quel coglione di Harry  a spiegarci cosa è successo con Voldemort e… >>.
Il rosso, vedendo che la riccia sembrava davvero sull’orlo di una crisi isterica, le mise le mani sulle spalle:<< Ok, calma. >> le disse con voce rassicurante:<< Non ti sto obbligando a sposarmi domani, Hermione. Semplicemente volevo… ricordarti quello che mi hai detto. Per il resto, possiamo procedere con tutta la calma che serve adesso che abbiamo tutto il tempo che vogliamo. >>.
<< Cosa intendi? In che senso “procedere con calma”? >>.
<< Intendo fare un passo alla volta. Potremmo iniziare ad uscire seriamente insieme – intendo un appuntamento vero con le rose e tutto il resto – e poi potremmo andare a vivere insieme >>.
Nonostante quanto si aspettasse, la proposta del ragazzo non la spaventò affatto, anzi, si sentì quasi emozionata all’idea di convivere con l’uomo di cui – ormai ne era sicura – era innamorata. Forse era davvero giunto il momento, forse era davvero tempo di voltare pagina ed andare avanti con la sua vita, abbandonando il dolore ed i tormenti che l’avevano afflitta in quegli ultimi anni. Forse poteva davvero essere felice. Forse poteva esserlo con lui.
<< Vorresti davvero andare a vivere con… me? >> domandò incredula, circondandogli il collo con le braccia.
Ron annuì, mentre le sue orecchie arrossivano leggermente:<< Certo che lo voglio, non desidero altro da… da anni. In realtà ci sarebbe un… un posto dove potremmo andare >>.
<< Davvero? >>.
<< Sì. È una casa non troppo lontana dalla Tana. L’ho presa un paio di anni fa ma ci sono dei lavori da fare e non ho avuto tempo di sistemarla, ma ha un grande potenziale. E poi c’è una stanza in più >>.
Quell’ultima affermazione riaccese l’ansia in Hermione, che si ritrovò quasi a sudare freddo:<< P-per cosa? >> domandò preoccupata.
Ron scoppiò a ridere, davanti all’evidente terrore della ragazza:<< Hermione, ti prego! Non stavo parlando… oh cielo, non ti sto chiedendo un figlio! Stavo pensando a Nadiya, potremmo organizzarci in modo che si trasferisca con noi >>.
L’ansia si dissipò nuovamente ed Hermione si commosse quasi fino alle lacrime:<< Dici sul serio? >> gli chiese.
Lui le sorrise, avvicinando le loro fronti:<< Certo che dico sul serio >>.
Una lacrima traditrice sfuggì al suo controllo ed Hermione si ritrovò a prendere il viso di Ron tra le mani:<< Ti amo >>.
<< Ti amo anche io >>.
E a quel punto non importava più quanto orribile fosse stata la loro vita né quanti o quali sbagli avevano fatto in passato o avrebbero fatto in futuro. Semplicemente sapevano che c’erano l’uno per l’altro e ci sarebbero sempre stati, qualsiasi cosa fosse successa.
 
Fine.

 
Il 9 settembre 2012, con i capelli di un colore diverso, quasi due anni in meno e molta confusione in testa su come scrivere una storia ben strutturata (non che su questo piano sia cambiato molto) pubblicavo il prologo di S.A.S.C.O.: II Guerra Magica.

Non scriverò nulla di straziante su quanto io sia legata a questa storia e a voi, miei cari lettori, perché mi sembra ovvio che, dopo più di un anno, è difficile mettere la parola fine.
D'altra parte però sono sollevata, perché nonostante tutti i casini che mi sono successi in questi mesi, le indecisioni, la paura di essere costretta a lasciare questa fanfiction incompiuta, ce l'ho fatta, bene o male che sia, ho portato a termine questa storia e non potrei essere più felice, perché ci tengo davvero, davvero tanto.

Vorrei ringraziare singolarmente tutti coloro che hanno letto e recensito la mia storia ma so che, se elencassi i vostri nomi, dimenticherei di certo qualcuno e non me lo perdonerei. Quindi un GRAZIE ENORME a tutti che hanno perso qualche minuto del loro tempo per leggere la mia storia o lasciare una recensione, se non fosse stato per voi, non ci sarebbe mai stato un epilogo.

Per quanto riguarda i miei progetti futuri devo ragionarci ancora un po', ma ho un paio di idee in mente e no, non vi libererete di me tanto in fretta.

Grazie ancora, un bacio,

Franci alias Chanel

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