guardati dentro

di Zarolina__M__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si voltò verso il figlio che la guardava con sgomento. Riprese il cammino. “ Naran corri a casa e di a tuo padre di tirare fuori la culla; abbiamo un ospite speciale”. Il piccolo corse , superando la ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** Si voltò verso il figlio che la guardava con sgomento. Riprese il cammino. “ Naran corri a casa e di a tuo padre di tirare fuori la culla; abbiamo un ospite speciale”. Il piccolo corse , superando la ***


PROLOGO

Naran corse fino al pozzo per impedire alla madre di poter tirar su l' acqua prima di lui. Fece scivolare la corda robusta attraverso la carrucola. Nelle profondità del pozzo si udì un tonfo; il bambino seppe che il secchio si stava riempendo. Fece per tirare a se la corda ma era troppo pesaste per lui e lo lasciò senza fiato. Lasciò la corda e fece una smorfia di disappunto, allora s'arrampicò alla corda come avrebbe fatto salendo sullo sgabello. Nell'aria si diffuse un lieve gemito, Naran non gli badò troppo, impegnato com'era nel sollevare il secchio. Con fatica salì ancora un po' sulla corda ruvida. Qualcosa lo punse alla mano e con un gridolino Naran si lasciò cadere a terra.

Un' altro gemito rimbalzò tra le pareti delle case lì intorno; incuriosito s'alzò da terra e corse in torno al pozzo. A metà della sua corsa si dovette fermare poiché fagotto gli bloccava la strada. Si dondolava da una parte all'altra. In quel momento arrivo una donna che si chinò sul fagotto e lo prese con fare materno. Ella guardò all'interno del fagotto, da esso provenne un gridolino di protesta. Naran guardava quella scena con immenso stupore sorpreso che la madre potesse raccogliere qualcosa con così naturalezza. Ella, nel frattempo guardava la piccola creatura che le stava tra le braccia. Aveva grandi occhi neri e profondi , come pozzi di cui non si vede il fondo; la bocca disegnava una smorfia di disappunto. La donna sorrise nel vedere la piccola cercare di divincolarsi dal suo abbraccio. Si voltò verso il figlio che la guardava con sgomento. Riprese il cammino. “ Naran corri a casa e di a tuo padre di tirare fuori la culla; abbiamo un ospite speciale”. Il piccolo corse , superando la madre. Da quel momento la vita di Naran prese una piega diversa.

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Capitolo 2
*** 1 ***


                                                                                                                                                      1

-nome?

- non lo conosci?, dovresti

il ragazzo ripeté la domanda -nome?

-Aniram

-età?

- la mamma non ti ha detto che non si chiede l' età a una signorina?!

- se non rispondi passo ad un altro e tu sei fuori

- va bene; età? 18

-perché vuoi diventare un soldato

- per salvarmi

il ragazzo dietro al tavolo delle iscrizioni la guardò con curiosità

- dammi una spiegazione logica del perché una 18enne dovrebbe fare il soldato per “salvarsi”

-e tu dimmi cosa ci fa un soldato di terzo grado dietro il banco delle iscrizioni

-non sono fatti tuoi

-bene, allora non domandarmi perché sono qui

-non posso far entrare una donna nell'esercito

-e perché mai?! sai benissimo che sono molto più brava di molti soldati già entrati

-non puoi punto e basta. Adesso lascia spazio a chi ha una vera possibilità di entrare

Aniram abbassò lo sguardo a terra. Ogni volta era uguale all'altra. Tutti la respingevano, la guardavano male, erano scettici quando gli diceva che era brava con la spada, che aveva un dono naturale. Aveva provato in tutte le basi ma non era stata accettata. Tornò a casa con la tesa bassa, guardandosi le scarpe che sollevavano la polvere delle strade. Quando arrivò di fronte

alla porta di casa non entrò subito. Sua madre le avrebbe ripetuto ciò che che le diceva da tempo “ nessuno ti accetterà mai, rassegnati. Ma lei continuava a provare e riprovare. Prima o poi qualcuno avrebbe riconosciuto la sua bravura. Stava arrivando suo fratello. Lo sentiva dai passi lunghi e leggeri. Le si fermò accanto. -Non ti hanno preso,vero?

La sua voce era calda e comprensiva. Quella scena si era ripetuta molte volte.

-Vero

-Dai entriamo dobbiamo prepararci per la caccia

-E se...Se la smettessi?. Se iniziassi a comportarmi come dice tua madre

-Non lo vuoi capire vero? E anche tua madre, come io sono tuo fratello e questa e anche casa tua potremmo anche non essere fratelli di sangue,ma sono diciott'anni che fai parte della nostra famiglia. e adesso andiamo a caccia o quest'inverno niente carne!!.

Sorrise. Naran riusciva a farla sorridere, sempre.

 

Incoccò la freccia. Difronte a lei un magnifico cervo brucava l'erba della foresta. Si trovavano li dall'alba e ormai il sole era alto nel cielo. Mirò all'animale. Lasciò la freccia. Un suono secco trapassò l' aria. L' animale si accasciò a terra. Aniram uscì dal suo nascondiglio, estrasse il coltello dallo stivale e si avvicino cauta all'animale. Si assicurò che fosse morto e lo caricò su una piccola carriola. Nel frattempo Naran aveva catturato una decina di conigli e qualche lepre. La ragazza tornò al “campo” dove avevano piazzato le tende, e acceso un falò. Anche se si trovavano in pieno giorno, l' autunno sulle montagne Oita era particolarmente freddo. Aniram iniziò scuoiare il cervo, ne tagliò alcune fette per la cena e depose il resto nella carriola. Naran la osservava, felice di poter stare da solo con sua sorella.

-Allora- esordì -hai intenzione di andare in un altro banco di iscrizioni per sentirti dire di no, un altra volta?-

-Perché non dovrei?-

-No, non dovresti continuare a sperarci. Sai già come ti risponderanno e non capisco perché ti ostini a provarci; nessuno prenderà in considerazione una ragazza come te.-

-Grazie per la fiducia che mi dai....-

-Non è in te che non ho fiducia, è negli altri.-

-Comunque sia non ho intenzione di rinchiudermi in una casa a passare tutto il giorno a cucire solo perché un ragazzino mi ha detto che non posso entrare nell'esercito. Io ci entrerò, dovessi digiunare quattro giorni e battermi con dei mercenari; io c'è la farò.-

Nel campo ormai calava la sera e i due fratelli dovettero prendere i mantelli dalle loro borse e ravvivare il fuoco per evitare che brividi freddi gli attraversassero la schiena. Scese un silenzio pieno di parole.

Aniram guardò il fratello. Guardò i suoi capelli neri che gli ricadevano ribelli sugli occhi celesti come il cielo primaverile. Guardò il ragazzo che l' aveva trattata come la moneta più preziosa, che l' aveva accolta nella sua famiglia quando lei era stata rifiutata.

Naran guardò la sorella. Guardò i suoi capelli rossi come le fiamme e i suoi occhi verdi come le foglie d' estate. Guardo la ragazza che per tutti quegli anni era stata la sua sorellina, il suo tesoro più grande.

I due giovani si guardavano a vicenda, scrutandosi negli occhi, ricordando i momenti d'infanzia.

-Ce la farà- pensò -Ce la farà anche solo per urlarmelo in faccia, per dirmi che lei può tutto-

-Ce la farò fratellino, ce la farò per dimostrarti quanto valgo-.

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Gli animi si surriscalderanno ...... e qualcuno dirà qualcosa di troppo... ma vabbè gli errori si fanno non vi dico altro se no non mi fermo più ahahahahahahahahahah. coooooomunque scusate il ritardo ma il PC ha fatto le bizze e non mi faceva entrare. Scusate, inoltre, gli eventuali errori ma ero di fretta, grazie per le recensioni, soprattutto a Manu__See che mi da della scimmia. Buona lettura xoxoxoxoxoxo

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                                                                  3

-Dai tesoro mettiti il vestito azzurro, ti sta così bene

-Ma mamma posso tranquillamente mettermi la divisa nera; che bisogno c'è di infilarsi una macchina da tortura celeste, quando posso stare comoda??

-Perché non stai andando a tagliare legna

-E anche perché così magari attiri qualcuno- si intromise Naran

Aniram lo fulminò con lo sguardo.

-Sai,ho qualche amico....

-Naran,se non la smetti giuro che….

Qualcuno busso alla porta

-Vado io. Cara ti prego mettiti il vestito,da brava

Aniram guardò l'abito steso sul letto. Aveva un corpetto rigido rivestito di raso, a segnare la vita una fascia del medesimo tessuto ma lilla. La gonna, ampia, era decorata con un velo bianco ricamato con filo d'oro. Era il vestito più prezioso che possedevano. Dal piano di sotto, la ragazza sentì Ella aprire la porta. Silenzio. Un urlo soffocato, seguito da un tonfo, rimbombò sulle pareti di legno della cucina , giungendo ad Aniram quando ormai si era spento.

-Madre!

 

La ragazza si sporse dal soppalco che si affacciava sull'ingresso. Ciò che vide la lasciò senza fiato. A terra.

Difronte alla porta spalancata.

Ella era accasciata esangue sul pavimento macchiato di sangue.

 

 

.

 

 

Aniram guardava l'orizzonte con occhi rossi dal pianto. Sua madre aveva espirato per l'ultima volta da poche ore. Mia madre è morta e io non ho saputo impedirlo. Il senso di colpa le attanagliava il cuore. Se avessi aperto io, a quest'ora Ella sarebbe viva. Nella testa, l'immagine della donna che lentamente moriva sotto i suoi occhi e quelli del fratello. Aveva ancora le mani imbrattate di sangue.

Una mano calda posata sulla spalla la fece riscuotere. Naran le si mise affianco.

-Ho appena inviato la lettera a nostro padre; arriverà qui a giorni.

-Giusto

-Senti Aniram so che bè...ecco... forse non è il momento giusto per parlarne; però dovresti trovare un lavoro. Ti potrebbe sembrare cinico sentirmi dire così però ne abbiamo bisogno.- non lasciò ad Aniram neanche il tempo di ribattere che subito ripartì. - io lavorerò nelle campagne vicine; tra poco tempo ci sarà la stagione del raccolto e molti contadini avranno bisogno di aiuto. Sarebbe meglio se tu cominciassi da domani

La ragazza rimase a bocca aperta. Non avrebbe mai pensato di sentire il fratello parlare in quel modo; soprattutto in quel momento. Non lo aveva mai visto così serio. Non lo aveva mai visto così vuoto. Sembrava quasi che avesse preso i suoi sentimenti e li avesse buttati nelle fogne. Anche la sua voce era spenta; Aniram si aspettava di sentire angoscia nel suo tono, paura, tristezza o anche rimorso ma, aveva una voce monotona; come se avesse già fatto quel discorso un centinaio si volte. E poi il discorso sul trovare lavoro l' aveva stupita più di quanto non lo fosse già. Il suo sogno non era quello di vendere stoffe al marcato del sabato, o passare porta a porta per vendere acqua; il suo sogno era quello di entrare in un esercito, di combattere. Adesso però il suo desiderio era anche un altro. Voleva vendetta. Non avrebbe lasciato l'assassino di sua madre libero. Lo avrebbe trovato e ucciso; lo sentiva necessario come respirare

Mentre si guardava dentro, Aniram contava senza vedere le stelle in cielo che rischiaravano il buio che era ormai calato fitto. Mi stai chiedendo di cominciare domani?!?

  • Senti Aniram non credere di essere l' unica sconvolta qui chiaro?! Non era neanche la tua vera madre

quelle parole la colpirono come uno schiaffo. Non pensava certamente l'unica a essere sconvolta.

  • non penso questo solo che..- non ebbe il tempo di finire di pronunciare quelle parole con voce flebile che Naran la interruppe con foga.

  • Ti abbiamo tenuta con noi solo perché mamma non voleva abbandonarti, ma se fosse stato per mio padre son saresti viva probabilmente.

Ora Naran urlava. E Aniram si sentiva vuota.

 

 

Prese i pochi vestiti che aveva. Prese il suo pugnale. Prese il suo arco. E mise tutto nella borsa che di solito usava suo fratello. La luna quella notte era più numerosa del solito. Era grande in cielo, illuminava la stradina scoscesa che si inoltrava nel bosco poco distante da casa della ragazza.

Aniram era convinta a non tornare più, di trovare vendetta. Era convinta che nulla poteva fermarla, di essere forte di essere.

Era convinta.

Scese lentamente le scale su cui tante volte era caduta. Attraversò la cucina in cui tante volte aveva visto Ella preparare il pane per la domenica. Quando fu alla porta si voltò per vedere quella che per tanto tempo era stata casa sua. Appoggiato al parapetto del soppalco, Naran la guardava con occhi stanchi.

-se devi andartene fallo in fretta

chiuse gli occhi sperando che, dopo averli aperti, potesse trovare ancora Aniram all'ingresso, con la borsa in mano. Sperava che la sorella avesse preso solo un brutto colpo, sapeva, che era forte. Ma sapeva anche che per quelle parole dette la sera prima si sentiva un mostro.

Quando riapri gli occhi,però, vide la porta spalancata che si affacciava sulla notte più nera.

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