L'ultima sigaretta

di Gelidha Oleron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Premetto: Sanji e Zoro sono tra i miei personaggi preferiti, ma al cuoco ho sempre preferito lo spadaccino xD

In effetti, ho sempre pensato che Sanji (a differenza dell'altro, magari) non riuscisse ad avere una relazione "seria" con una donna a causa del fatto che si riducesse a tanti cuoricini davanti a lei. Però stavolta ho voluto metterlo alla prova (o mettermi alla prova, scrivendo di lui): infatti ho ambientato questa storia molti anni dopo che Rufy sarà diventato re dei pirati, quando tutti i membri della ciurma avranno ormai raggiunto i propri sogni e avranno preso strade diverse. In questo modo, sarà obbligatoria una maturazione dei personaggi e vedremo se Sanji avrà finalmente imparato a non farsi troppo prendere dall'emozione di fronte ad una ragazza (non me ne vogliano le sue fans, sappiate che lo adoro anch'io! xD)

Comunque ho cercato di mantenere intatti i caratteri di tutti i personaggi (compreso quello di Sanji), sono solo più "cresciuti", ma magari più avanti aggiungerò la nota OOC. Enjoy!
P.S. Ovviamente il titolo della storia è un palese riferimento a "La coscienza di Zeno".

Nell'introduzione, come avrete intuito, è Sanji a parlare, anche se il tutto è narrato da Nami: per ora soltanto un capitolo è dal punto di vista del cuoco (e lo leggerete più avanti). Ero scettica ad inserire come intro una frase di Sanji perchè, come ho già scritto, parla in prima persona soltanto una volta. Tuttavia, mi sembravano proprio le parole adatte a rappresentare l'intento della fic :)

 

"Promettimi che questa è l'ultima!" feci con tono rabbioso, avvertendo il fumo arrivare nella mia direzione.
"Ma certo, tesoro! Ho finito di lavare i piatti" annunciò trionfante il biondo, uscendo dalla cucina e gettando la sigaretta "Esco a fare due passi in riva al mare, cara" mi cinse la vita con un braccio mentre pulivo il bancone, facendomi barcollare e quasi cadere.
"Sanji!" lo rimproverai, ma senza riuscire a negargli un sorriso.
"Mi tieni compagnia?" mi sussurrò all'orecchio.
"Arrivo non appena finisco qui" risposi, lanciando un'occhiataccia annoiata al bancone sporco di birra.
"Posso farlo io, se vuoi" si offrì volontario.
"Hai già lavorato troppo per oggi" gli concessi, insolitamente magnanima "Ci penso io"
"Allora ti aspetto fuori" mi fece un occhiolino, per poi sparire oltre le vetrate che delimitavano l'ambiente.
Sospirai. Tre anni che eravamo sposati e mai un giorno in cui mi fossero mancate le sue galanterie.
Sanji era un brav'uomo: si preoccupava per me più di quanto facessi io stessa e mi riservava sempre le attenzioni più premurose del mondo.
Il giorno del nostro matrimonio, Nojiko mi disse che ero una donna fortunata ad averlo accanto. Ricordo ancora le sue parole "All'inizio può sembrare uno scellerato, ma se lo conosci bene scopri che ha un gran cuore. E adesso quel cuore ti appartiene, sorellina!"
E chissà che non mi fosse sempre appartenuto...
Volsi lo sguardo in direzione di mio marito, che aveva tanto insistito per comprare questo ristorante in riva al mare con le porte trasparenti, dove ci eravamo immediatamente trasferiti dopo che Rufy aveva deciso di andare a vivere ad Amazon Lily con Hancock.
Sanji adesso parlava in riva al mare con una ragazza. Mi sforzai per cercare di metterla bene a fuoco, magari si trattava soltanto di una nostra cliente e non c'era ragione di preoccuparsi.
Proprio mentre strizzavo gli occhi, dall'entrata di destra si udì una voce familiare "Hey! Quel cuocastro balordo ti fa pulire la cucina tutta sola?"
Mi girai indispettita, stavo per rispondere "Siamo spiacenti, ma il ristorante è chiuso" con un tono particolarmente acido, ma dalla mia bocca uscirono tutt'altre parole "Zoro!" mi aprii in un largo sorriso "Che sorpresa! Che ci fai qui?"
Lo spadaccino ricambiò il sorriso e si accomodò al bancone "Passavo da queste parti e ho pensato di venire a salutarvi"
Lo abbracciai forte, facendolo quasi cadere dallo sgabello "E' un piacere vederti! Sai che puoi venire a trovarci quando vuoi!"
Un po' imbarazzato, il ragazzo dai capelli verdi sciolse l'abbraccio e disse "Certo che lo so. Ma non sempre mi trovo nei paraggi"
"Che posti frequenti ultimamente?" gli chiesi, appoggiando il gomito sul bancone e la mano a sorreggermi la testa.
"Beh, diciamo che vado dove mi va di andare. Se capito in un posto per caso e mi piace, non vedo perchè non dovrei restarci per un po'..." esitò, poi chiese "Hai del sakè, per caso?"
"Non gratuito, mi spiace" sfoderai un sorriso a trentadue denti.
Alzò gli occhi al cielo "E va bene, ti pagherò con quei pochi spiccioli che mi sono rimasti!" poi scosse la testa "Non sei cambiata, Nami!"
Non potei fare a meno di ridere "Hai già visto Sanji?" domandai, mentre ero di spalle a versargli il sakè.
"Veramente no" rispose "Ma non è quel tipo in spiaggia che sta parlando con quella donna?"
Indicò fuori dal ristorante e io annuii "Sì. E' proprio lui"
"Ah" si sorprese il mio interlocutore "Vedo che non è cambiato nemmeno lui..."

"Ecco il tuo sakè" battei con forza il bicchiere sul legno, tanto che Zoro scrutò a fondo il mio sguardo basso.
"Vuoi che vada a chiamarlo?" chiese gentilmente "Ci metto un attimo, lo sai"
"Lascia stare" minimizzai "Vado io"
Uscii dal locale in fretta e furia e, sotto lo sguardo dello spadaccino, raggiunsi i due che stavano parlando sulla spiaggia.
"Buonasera" m'intromisi.
"Eccoti, tesoro!" mi cinse le spalle Sanji "Ricordi Miss Valentina della Baroque Works? Adesso fa la modella!"
"Ciao!" sorrise la biondina "In effetti posso farlo perchè riesco ad ingrassare e dimagrire a mio piacimento"
Simulai cordialità e mi finsi interessata "Cosa ti porta da queste parti, Miss Biondina?"
"Sono qui per un servizio fotografico sulle meravigliose spiagge di quest'isola!" rispose entusiasmata "Mi hanno scelta proprio per la mia particolare dote!"
"Capisci, Nami?" il più estasiato era, ovviamente, mio marito "Ha mangiato un frutto del mare che può farla aumentare o diminuire di peso nel giro di un secondo!"
"Posso darvi una dimostrazione, se volete" propose eccitata la ragazza.
"Non abbiamo tempo, grazie" afferrai Sanji per un orecchio "E' venuto a farci visita un caro amico e dobbiamo proprio scappare"
"Ahi!" si lamentò il cuoco "Un caro amico?" volse lo sguardo verso le vetrate del ristorante "Non dirmi che..." Zoro lo stava salutando con il bicchiere "Stupido spadaccino!"
"Beh" tirai ancora il suo orecchio, strappandogli un altro "Ahia!" ma non me ne curai "Allora noi andiamo, Miss Modellina. Ciao ciao!"
"Ciao, a presto! Sono stata molto felice di rivedervi!" ci salutò con il suo ombrellino giallo.
"Anche noi, dolce Miss!" ci tenne a farle sapere il biondo, il quale si beccò un pugno in testa.

Ultimamente, Sanji mi dava parecchi grattacapi con le altre donne. Non che non me ne avesse mai dati, tutt'altro: conoscevo benissimo il suo lato da "principe azzurro caduto dal cielo", ma negli ultimi tempi la cosa s'era fatta più acuta: a volte usciva di sera tardi dicendo di aver finito le sigarette, un altro giorno si metteva a conversare ore intere con le nostre clienti (finquando non andavo a ripescarlo con dei modi estremamente minacciosi), altre volte ancora incontrava Miss Bellina e ci stava a parlare al chiaro di luna.

Insomma, lasciava pensare. No?

Lo trascinai per l'orecchio all'interno del ristorante accompagnata da una sonora risata di Zoro "Hey, cuoco! Non hai ancora imparato la lezione, vedo..."

"Sta' zitto, marimo!" gli rispose con un'espressione corrucciatissima.

Finalmente lo lasciai andare e incrociai le braccia con aria offesa.

"Oh, andiamo!" Sanji alzò gli occhi al cielo "Ma che ho fatto?"

"Mi sa che non la passerai liscia, sopracciglio a ricciolo..." commentò lo spadaccino, versandosi ancora del sakè.

"Qualcuno ha chiesto il tuo parere?!" gli rispose a tono l'altro.

"Non prendertela con Zoro, lui non c'entra niente!" lo rimproverai "Era passato qui soltanto per salutarci! Bell'accoglienza, che gli hai fatto!"

"Nami, ti assicuro che stai dando di matto!" il biondo allargò le braccia con fare teatrale "Ho solo parlato con una vecchia amica, tutto qui..."

"Nemica!" lo corressi immediatamente.

"Ragazzi, se volete vi lascio so..." cercò di squagliarsela Zoro.

"NO" rispondemmo all'unisono.

"Ti prego, Zoro" cercai di non farlo sentire di troppo "Non è niente. Resta"

Sanji sospirò e si accese una sigaretta "Già. Non è niente"

"Ancora fumi?!" lo rimbeccai "Avevi promesso che avresti smesso!"

Sbuffò "Questa è l'ultima"

Gli puntai il dito contro "Ci conto"

"Allora, ragazzi" incalzò Zoro "A parte le sciocchezze del cuoco, come ve la passate?"

Sanji lo fulminò con lo sguardo "Attento a come parli"

"Beh, sai, gli affari non vanno tanto bene negli ultimi mesi..." sospirai "Il numero dei clienti è sempre minore e abbiamo un sacco di spese"

"Dobbiamo procurarci il cibo migliore" aggiunse Sanji.

"Wow, e io che ero venuto qui per chiedere un prestito..."

"UN COSA?!" urlai improvvisamente e sentii il calore salirmi sul viso "Ho sentito bene? Hai pronunciato proprio quella parola?"

"Hai una bella faccia tosta, marimo!"

"Beh, sapete, ho parecchi debiti e non mangio da due giorni, quindi..."

"Non mangi da due giorni?" gli facemmo eco io e mio marito.

"Santo cielo, Sanji, preparagli subito qualcosa!" dissi "Perchè non l'hai detto prima, Zoro?"

"Non volevo disturbare" si giustificò, mentre il cuoco correva in cucina.

"Sei proprio uno zuccone! Come se a chiedermi dei soldi non mi avessi già disturbata abbastanza!" sbuffai.

"Odio chiedere favori, lo sai. Ma ce ne sarebbe un altro..."

Feci un respiro profondo e cercai di mantenere la calma "E quale sarebbe?" ma il mio tono lasciava trapelare tutto il mio nervosismo.

"Eventualmente..." replicò con voce impassibile "Potrei restare da voi per qualche giorno?"

"Ogni volta che vieni a trovarci resti con noi per qualche giorno" sgranai gli occhi "Cosa ci sarebbe stavolta di diverso?"

"Che magari i giorni potrebbero diventare settimane..."

"COSA?!"

"Ecco a te, testa d'alga!" Sanji gli pose un piatto abbondante di pasta davanti agli occhi "Ringrazia Nami per questo"

"Certo, sì! Grazie" fece lo spadaccino già a bocca piena.

Sanji si avvicinò a me e io appoggiai la testa sulla sua spalla sinistra "Avremo un ospite per un po', Sanji..." mormorai, mentre entrambi osservavamo la voracità con cui il nostro amico ingurgitava quel piatto di pasta.

"L'importante è che non faccia lo stronzo" sorrise il biondo.

Sorrisi anch'io, vedendo che Zoro era così concentrato sul cibo da non rispondere nemmeno alla provocazione.

Sarebbero stati giorni molto duri...per lui. ©

 

 

 

 

 


Un'altra fan fiction in grassetto (chiedo umilmente scusa se a qualcuno può dar fastidio, ma io sono una fanatica del grassetto!), narrata dal punto di vista di Nami (tutti sanno quanto mi piaccia scrivere in prima persona!), con l'immancabile nota Lemon. L’ispirazione mi è venuta guardando quest’immagine:
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Tra un po' comincerà scuola, quindi non credo di poter aggiornare 'ossessivamente' come mio solito, ma più di rado.
Vi avrò già scartabellato le palle con le mie note, quindi meglio che vada.
Se ci siete, battete un colpo ;)

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


"Ho appena detto a Zoro che in questi giorni dovrà darmi una mano al ristorante, se vuole vedere qualche berry" informai mio marito, mentre si lavava i denti nel bagno adiacente alla nostra camera da letto.

"Ben fatto" concordò, dopo essersi sciacquato la bocca.

Mi liberai dai vestiti in quattro e quattr'otto e indossai una camicia da notte di seta bianca che Sanji mi aveva regalato per il nostro anniversario. Mi sdraiai sul letto circolare e lo attesi con impazienza.

Non appena entrò, un sorriso compiaciuto gli si stampò sul volto "Tu vuoi farmi morire"

Mi scoprii le gambe con fare seducente "Sei davvero bello in mutande"

Per tutta risposta, si fiondò sul letto con una velocità inaudita "Questo non dovevi dirlo!"

Scoppiai a ridere "Piantala, Sanji! Mi fai il solletico!"

"Come? Non ho sentito!"

"Smettila!" cercai disperatamente di trattenere le risate, le quali però venivano fuori con estrema facilità "Zoro potrebbe sentirci!"

"E allora? Che senta, quell'idiota di uno spadaccino!" mi baciò sul collo in modo tanto suadente da farmi gemitare "Hai sentito questo, marimo?"

"Non fare lo stronzo, San..." ecco che arrivò la sua lingua tra le mie labbra e le mie parole furono inghiottite da un bacio che non lasciava scampo.

Intanto, le sue mani andarono a scoprire ancor di più le mie gambe già mezze nude e risalirono su per il mio corpo caldo.

"Ti amo" sussurrai ad occhi socchiusi, mentre affondavo le dita nei suoi capelli biondi.

"Ti amo anch'io" rispose immediatamente, cercando di nuovo le mie labbra.

Gli tolsi quei boxer neri che stringevano le sue parti intime e le lasciai libere "Nami..."

Alzai un sopracciglio con fare malizioso "Zoro si starà annoiando. Che aspetti a farmi tua?"

In un istante fu tra le mie gambe "Ascolta questo, testa d'alga!"

Non potei trattenere una risata "Conoscendo gli standard di Zoro, a quest'ora starà già dormen...aah...Sanji..."

"Basta parlare di lui" mi baciò "Dimmi che mi ami"

"Ti amo..." mormorai ad occhi chiusi "Ti amo..." ansimai ancora, mentre il biondo mi procurava visioni paradisiache.

Mi addormentai tra le sue braccia in men che non si dica. Furono sogni tranquilli, destati ogni tanto da una mano tra i capelli.

Quando mi svegliai, erano già le nove del mattino e il ristorante era in piena attività.

Milioni di volte avevo detto a mio marito di svegliarmi in orario, ma lui si ostinava a lasciarmi dormire "tutto il tempo che il mio bel corpo desiderava".

Mi vestii e feci per scendere al piano di sotto, quando fui bloccata da un forte russio che proveniva dalla stanza in cui dormiva Zoro.

"Eh no, eh! Aveva promesso di aiutarmi!" pensai stizzita "Non avrà mica intenzione di starsene qui a poltrire?"

Aprii la porta istintivamente, senza pensare alle eventuali conseguenze: infatti, lo spadaccino dormiva beatamente nudo nel letto, coperto unicamente da un esile lenzuolo bianco.

"OH, MIO DIO! ZORO!" urlai, coprendomi gli occhi con una mano.

"Eh?" fece assonnato "E' già mattina?"

"Cristo, copriti!" lo rimproverai esasperata "E datti una mossa a scendere, che mi servi!"

Sbadigliò, poi disse "E va bene, arrivo!"

"Sei sempre il solito!" imprecai, chiudendo la porta. Un "Ma che ho fatto?" riecheggiò dalla stanza.

Ma che ho fatto? Ma che ho fatto? Ma che ho fatto?

Ero stanca di sentirmi ripetere sempre quella stessa frase. Erano anni ormai che me la sputava in faccia chiunque.

Scesi le scale che portavano al ristorante e notai con piacere che avevamo già qualche cliente.

"Buongiorno, amore" s'illuminò Sanji appena mi vide.

"Ciao, Sanji" sorrisi. Non riuscivo proprio a chiamarlo "amore", "tesoro", "pasticcino" o altre schifezze simili. Tutto ciò perchè ero abituata a vederlo come un compagno d'avventure, un ragazzo della ciurma che aveva una tremenda cotta per me.

E per almeno un milione di altre ragazze...

Prendere sul serio le intenzioni di Sanji infatti era stato, a suo tempo, piuttosto imbarazzante: avevo dovuto imparare a considerarlo mio marito, ad amarlo per ciò che era e a stargli accanto ancor di più di quanto gli stessi durante gli anni con Rufy e gli altri.

Ed ora eccoci qui: a gestire un ristorante tutto nostro e a vivere in una grande casa a pianta circolare proprio sopra di esso!

Chi l'avrebbe mai detto, che alla fine avrei sposato quel ragazzo fuori di testa che al nostro primo incontro mi porse una rosa?

"Buongiorno" finalmente lo spadaccino comparve al piano inferiore.

"Era ora" lo salutai acida "Al tavolo quattro vorrebbero ordinare"

Storse il naso "Da quando vivi con quell'imbecille ti svegli ancora più nervosa, la mattina?"

"Hey, guarda che ti ho sentito!" Sanji si avvicinò a lui e lo minacciò con un tono che metteva i brividi "Se osi ancora rivolgerti in quel modo a mia moglie, sappi che ti prendo a calci in culo!"

"Zoro" richiamai la sua attenzione prima che potesse replicare e generare l'ennesima lite "Tavolo quattro"

"Sì" rivolse uno sguardo glaciale al cuoco "Meglio che vada"

 

 

 

Nel pomeriggio, arrivò un cliente losco che mi squadrò da capo a piedi, per poi chiedermi "C'è qualcosa su questo menù che sia sexy come te, bambolona?"

Aveva un paio di baffetti neri che gli si arricciarono non appena pronunciò quelle parole che, secondo lui, avrebbero dovuto colpirmi.

Non feci neanche in tempo a posizionare il braccio per l'imminente ceffone, che Zoro rivolse all'uomo uno sguardo minaccioso e Sanji fu subito al mio fianco "Cos'ha detto a mia moglie, scusi?"

"Sua moglie?" l'uomo, impaurito, sgranò gli occhi "Io credevo che..."

"Ascolta, pidocchio" lo afferrò per la giacca grigia e tutti i presenti si voltarono a guardarli allibiti.

"Sanji, non è necessario" cercai di minimizzare.

Ma figuriamoci...

"Sparisci immediatamente dalla mia vista, se non vuoi che ti prenda a calci davanti a tutti!" lo scaraventò sul tavolo, provocando un notevole rumore.

Il signorotto con i baffi si alzò velocemente e, nel giro di un secondo, scappò dal locale senza voltarsi indietro.

Ci fu un momento di imbarazzante silenzio, in cui tutte le persone sedute ai tavoli osservarono il violento proprietario accendersi una sigaretta. Nemmeno io e Zoro fiatammo, finquando non afferrai mio marito per il bavero e lo trascinai in cucina "Continuate a mangiare, signori" mi sforzavo di sorridere "Non è niente, mio marito è un po' impulsivo"

Zoro scosse la testa "Un po' fanatico..."

"Ma insomma!" chiusi con violenza la porta della cucina alle mie spalle "Ti ha dato di volta il cervello?!"

"Cara, quell'uomo ti stava importunando!" rispose con ovvietà, scrollando le spalle "Dovevo intervenire!"

"Sì, ma era qui per MANGIARE! E ci avrebbe anche PAGATI! E lo sai quanto ne abbiamo bisogno, nell'ultimo periodo!"

Fece un tiro, poi disse "Non le voglio le canaglie, nel mio ristorante"

"Innanzitutto, è il NOSTRO ristorante" mi scaldai "E poi canaglia o no, significa comunque SOLDI!" ringhiai "Cristo, smettila di fumare!" gli strappai quella dannata sigaretta dalle labbra e la gettai a terra, calpestandola ripetutamente.

Sanji sgranò gli occhi "Dolce Nami, non..."

Ignorai completamente le sue lamentele e continuai imperterrita con la ramanzina "Uno dei motivi per cui non circolano molti soldi, è proprio il tuo stupido vizio!" gli rinfacciai spudoratamente "Quand'è che deciderai di togliertelo, eh?"

Sanji protese una mano verso il mio volto "Tesoro, questo non c'entra. Io cercavo solo di proteggerti" il suo tono era più sincero che mai "Se qualcuno dovesse farti del male o infastidirti in qualunque modo, giuro che non me lo perdonerei"

Indietreggiai "Posso pensarci benissimo da sola! E sai che non è la prima volta che cacci qualche cliente dal ristorante a causa della tua ossessiva gelosia!"

Ecco, stava per pronunciare le ultime parole famose "Ma che ho fatto?"

"Dio!" digrignai i denti e strinsi gli occhi e, approfittando di questo momento, Sanji riuscì a stringermi in un caldo abbraccio, cogliendomi di sorpresa.

"Sono solo colpevole d'amarti troppo, mia cara" disse in un sibilo "Che io sia maledetto in quest'istante, se non fosse così"

"Ma Sanji, io non credo che..."

"Shh..." stoppò ogni mio tentativo di protesta e premette leggermente le sue labbra sulle mie "Ti amo"

Sospirai. Lo odiavo quando riusciva a passarla liscia così.

"Ti amo anch'io" risposi, privata ormai di tutta la mia forza di controbattere.

Fummo interrotti da uno spadaccino particolarmente spazientito, che entrò in cucina senza nemmeno curarsi di bussare "Scusate, piccioncini..."

Ci voltammo verso di lui, allarmati "Zoro!"

"...i clienti cominciano a lamentarsi per la lentezza del servizio" ci informò.

Sanji mi baciò sulla fronte e sciolse l'abbraccio "Il cuoco sta arrivando!"

"Vengo anch'io" mi precipitai "E tu, Zoro, muovi il culo!"

"Lo sto muovendo anche più di te, nel caso non te ne fossi accorta!" ribattè offeso.

Soffocai un risolino: Zoro in versione cameriere era davvero uno spettacolo inedito.

L'ultima volta che l'avevamo visto, era stato qualche mese fa: io e Sanji avevamo deciso di passare a trovare Usopp e Kaya a Shirop e ci avevamo trovato anche lui. All'epoca usciva con una ragazza di nome Amelia, la quale però non ci pensò due volte a mollarlo per la sua scarsa stabilità economica e sociale.

In effetti, Zoro era l'unico tra noi che non avesse ancora trovato compagnia amorosa e probabilmente la cosa gli pesava. Ma, stando a ciò che affermava egli stesso, non aveva bisogno di un rapporto fisso per essere felice: "Datemi le mie spade e un nemico da sconfiggere e mi renderete l'uomo più felice della terra".

"Un uomo libero", così amava definirsi. Ma in cuor nostro, tutti noi sapevamo che in fondo gli mancava qualcosa...

 

 

 

La giornata lavorativa sembrò durare un'eternità e a fine serata ci ritrovammo io, Sanji e Zoro stanchi morti accasciati sui divanetti dell'angolo the.

"Ecco il tuo stipendio" consegnai i soldi allo spadaccino.

"Che cosa?!" li fissò incredulo "Cinque berry? E questo me lo chiami stipendio?"

"Vedi di non lamentarti, dopotutto sei qui solo da un giorno!" ribattei con tono feroce.

"Quindi domani mi pagherai di più?"

"Certo" sfoderai un sorriso furbo "Se pulisci il bagno ti do sei berry"

Scosse la testa "Ma tu sei tutta matta!"

"Hey, spadaccino" Sanji fece un tiro di sigaretta "Non far imbestialire la mia Nami, altrimenti sono guai"

Sospirai "Beh, io vado a lavare i piatti" feci per alzarmi, ma fui trattenuta "Resta pure, mia cara. Ci penso io"

Ma poco dopo, data l'enorme quantità di stoviglie da lavare, decidemmo di dargli una mano anche io e Zoro, dopodichè io mi dedicai al bancone e il ragazzo dai capelli verdi salì al piano di sopra a dormire affermando che "era stato un primo giorno di lavoro molto duro per lui".

Mi passai una mano tra i capelli sudati e vidi che si era fatta mezzanotte.

Improvvisamente, avvertii alle mie spalle delle mani che mi cinsero la vita e delle labbra sul lobo destro che mi fecero sussultare.

Lasciai cadere a terra lo straccio e chiusi gli occhi "Sanji..." reclinai la testa all'indietro e lasciai che mi baciasse appasionatamente.

"Devo andare a comprare le sigarette" m'informò con voce suadente "Ti trovo qui, quando torno?" la sua mano sinistra andò a finire tra i miei capelli, mentre la destra iniziò ad accarezzarmi un seno.

Fui io a baciarlo "Torna presto"

"Certo" promise "Indossa quel vestito rosso che mi piace tanto" ©

 

 

 

 

Eccomi qui con il secondo capitolo! Ho il pessimo (o vantaggioso) vizio di aggiornare soltanto quando con la scrittura mi trovo come minimo due capitoli avanti.

Sperando che anche questo vi sia piaciuto, vi saluto! ;)

 

 

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


Riempii per la quarta volta il bicchiere di sakè e lo mandai giù in un solo sorso.

Sbuffai. Mi sentii ridicola e mi ripromisi di salire a letto di lì a poco. Non potevo crederci: avevo indossato il suo vestito preferito, avevo preparato da bere e avevo atteso il suo ritorno fino ad allora. Erano ormai le due del mattino e Sanji non si decideva a tornare.

Me l'avrebbe pagata. Oh sì, che me l'avrebbe pagata! Far aspettare così la propria moglie...inconcepibile.

Ero in preda a questi pensieri carichi di rabbia, quando Zoro comparve ai piedi delle scale "Nami?!" fece con tono assonnato.

"Ciao, Zoro" lo salutai debolmente, girandomi appena.

Si avvicinò lentamente, sbadigliando "Come mai ancora sveglia? Sanji russa troppo?"

"Fino a prova contraria, siete sempre stati tu e Rufy quelli che russavano!" gli risposi a tono "E poi Sanji non è ancora tornato..."

Si grattò il capo e si sedette sul divanetto dell'angolo the accanto a me "Perchè, è uscito?"

Abbassai lo sguardo "Sì, a mezzanotte ha detto che andava a comprare le sigarette..." lo guardai meglio "Ma...hai ancora i vestiti di oggi pomeriggio?"

Osservò i suoi abiti con fare perplesso "Devo essermi addormentato prima di...non importa" sbadigliò di nuovo, poi chiese "Non ti è passato per la mente che possa essere successo qualcosa al tuo adorato maritino?"

Scossi la testa "Figuriamoci! Sai che se la sa cavare benissimo!"

"Certo, come no" soffocò un ghigno, dopo che lo ebbi fulminato con lo sguardo.

"E poi..." aggiunsi amareggiata "Non è la prima volta che succede"

"Ah, ma allora è un vizio!" sorrise beffardo, poi riflettè per un istante, ancora annebbiato dal sonno, e propose "Beh, va' a cercarlo, no?"

Ma prima che potessi replicare, aggiunse "Mi paghi, se vado io?"

Alzai gli occhi al cielo "Per l'amor del cielo, NO! L'isola è grandissima, ti perderesti al primo incrocio!"

Feci per versarmi dell'altro sakè, ma la sua mano bloccò prontamente il mio braccio "Quest'è un'abitudine che hai preso da quando sei sposata con quell'idiota?"

Digrignai i denti "Nessuna abitudine, piantala!" cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma evidentemente le forze mi avevano già abbandonata da un pezzo, galleggianti nel sakè nel mio corpo.

"Le altre volte..." azzardò lo spadaccino, afferrando la bottiglia che bramavo e portandosela alla bocca "Che spiegazioni ti ha dato?" fece un sorso.

Incrociai le braccia e sbuffai, facendo svolazzare una ciocca rossa proprio davanti ai miei occhi "Che mi preoccupo troppo" esitai, poi dissi "E che se qualche volta rincasa tardi, è solo perchè vuole prolungare l'attesa che ci separa e rendere il nostro incontro memorabile" afferrai Zoro per la maglietta "Non è la cosa più ridicola che tu abbia mai sentito?! AVANTI, NON LO E'?"

Lo spadaccino cercò di trattenersi, ma dopo poco scoppiò a ridere senza ritegno "E ancora ti ostini a starci insieme? Io non posso ancora credere che tu l'abbia sposato!"

"Argh, Zoro, smettila! Non ti ci mettere anche tu!"

"Scommetto che a letto è una vera pippa!" rise ancora, posando la bottiglia ormai vuota sul tavolino.

"Non lo è!" lo difesi a spada tratta, arrabbiandomi "Anche se..." lasciai che la stoffa del vestito rosso mi scoprisse le gambe adagiate sul divanetto "Probabilmente il mio corpo non è un buon motivo per farlo affrettare" trattenni a stento l'indignazione che si percepiva nella mia voce.

Zoro osservò pericolosamente le mie gambe, mentre la mia mente vagava: certo, l'alcool doveva avermi resa incauta...ma come potevo farla pagare a mio marito se non in questo modo?

In un istante, architettai un piano che l'avrebbe mandato fuori di testa: e se fossi andata a letto con colui che Sanji non smetteva mai di sbeffeggiare e con cui non rifiutava mai di litigare? Come avrebbe reagito se avessi fatto sesso con l'uomo che adesso mi sedeva accanto e ammirava le mie grazie in modo tanto rischioso?

L'avrebbe presa male se mi fossi spogliata di fronte al nostro amico spadaccino e gli avessi lasciato fare ciò che più gli piaceva?

Di certo l'avrebbe fatto imbestialire...

La cosa durò pochi secondi, dopodichè mi voltai verso Zoro con uno sguardo del tutto differente da quello che avevo avuto fino ad allora. Probabilmente se ne accorse, infatti deglutì.

"Oh, Zoro" mi avvicinai e gli posai una mano sul volto, lasciando che i miei occhi quasi socchiusi penetrassero a fondo nel suo. Sentii chiaramente che rabbrividì.

"Ci siamo stati tutti molto male quando abbiamo visto che avevi perso l'occhio sinistro" attraversai con la punta dell'indice la sua cicatrice "Avremmo voluto essere con te, ti avremmo dato conforto..."

"Non ne ho mai avuto bisogno in vita mia" affermò con tono fermo e deciso, ma anche leggermente confuso "Adesso sono lo spadaccino migliore del mondo. E quello è stato soltanto il prezzo più alto da pag..." s'interruppe di colpo, sentendo le mie labbra baciargli la pelle brutalmente ricucita.

Era quello un gesto che volevo fare da molto tempo: perchè, in fin dei conti, ciò che gli avevo detto era la pura verità: durante i due anni in cui tutti avevamo migliorato le nostre capacità, ci eravamo sforzati a più non posso e avevamo superato i nostri limiti, non l'avevamo fatto solo per Rufy, ma per tutti quanti.

Alcuni, come Zoro e Franky, avevano sacrificato la loro stessa pelle (beh, nel caso di Franky buona parte del metallo di cui era fatto), quindi il minimo che potevamo fare era essergli eternamente grati.

E quel bacio esprimeva tutta la mia riconoscenza...

"Nami..." cercò di parlare lo spadaccino, mentre con le labbra tracciavo il segno che gli ricopriva l'occhio sinistro dall'alto in basso "Io credo che..."

"Zoro..." sussurrai il suo nome come mai l'avevo sussurrato prima, accarezzandogli la guancia destra e avvertendo la lieve presenza di un'ispida barba.

Feci avvicinare impercettibilmente le mie labbra alle sue, ma a quel gesto si ritrasse immediatamente e si sforzò per mantenere gli occhi aperti "Io credo che tu abbia bevuto un po' troppo" riuscì finalmente a dire.

L'osservai intensamente: aveva cominciato a sudare freddo e il suo respiro si era fatto affannoso.

In fin dei conti, non era tanto stronzo come sosteneva Sanji: Zoro teneva a noi, eravamo suoi amici e non mi avrebbe mai permesso di tradire mio marito. Assecondare le avances ubriache di una vecchia compagna, poi...figuriamoci!

Forse ero stata troppo precipitosa...

Ma nel momento esatto in cui formulai questi pensieri, si sporse verso me e mi baciò prima che potessi opporre resistenza.

Cosa gli aveva fatto cambiare idea?

Mi colse di sorpresa, ma non mi lasciai intimidire e feci scivolare le mani tra i suoi capelli verdi, mentre la mia lingua invitava la sua ad una danza frenetica senza precedenti. Le dita di Zoro si spostarono sulle mie gambe, mentre scoprivo quanto fosse piacevole baciarlo.

Perchè non l'avevamo mai fatto prima? Dopotutto era un bel ragazzo, ed ero bella anch'io. Perchè perderci queste sensazioni?

Forse era il sakè a farmi porre certi quesiti alle due del mattino...

Quel bacio, come tutte le cose belle, terminò e mi ritrovai con la fronte contro la sua a fare profondi respiri colpevoli.

Probabilmente, lo spadaccino pensava che fosse finita lì: un bacio proibito, peccaminoso, rubato ad una cara compagna, nonchè moglie di un vecchio amico. La cosa faceva già abbastanza scandalo messa in questo modo, Sanji sarebbe sicuramente andato su tutte le furie.

Avrei potuto alzarmi da quel maledetto divano e dire semplicemente "E' stata una lunga giornata, meglio andare a riposare", oppure lui avrebbe potuto congedarsi con un banalissimo "Si è fatto tardi, salgo a dormire"...

Le cose stavano precipitando con una velocità spaventosamente inaudita, eppure entrambi restammo immobili a sentire l'uno il respiro dell'altra, senza dare il minimo segno di resa. Finquando, completamente inebriata dall'atmosfera intima che si era creata, feci scivolare le bretelle del mio vestito rosso e lasciai che scoprisse il mio petto roseo.

Zoro osservò intensamente i miei prosperosi seni, così tanto che mi parve già di sentire le sue mani addosso. Dopo un istante che parve interminabile, finalmente si decise a sfiorarli e lo baciai, lo baciai ancora fino a stancarmene...

L'estasi raggiunse l'apice quando le sue labbra si fecero strada lungo il mio collo. Non avrei mai pensato che il mio vecchio amico Zoro fosse capace di tali maestrie, e la cosa mi mandò su di giri: lo strinsi forte a me e lasciai che diventasse tutt'uno col mio corpo.

Dimentica Sanji che tarda, dimentica le sigarette, dimentica il resto del mondo e ubriacati soltanto della pelle di Zoro, delle sue labbra morbide, delle sue spalle possenti che si piegano su di te, delle sue nudità bramate dal tuo inconscio con tanto ardore.

"Zoro..." ansimai, ma lo spadaccino non parlava, impegnato com'era a donarmi piacere.

Solitamente, Sanji scandiva le sue prestazioni con una frase romantica o un semplice "Ti amo" gettato qua e là, a volte mi chiedeva persino di ripetere cose che avrebbe voluto sentirsi dire nelle sue fantasie più perverse ("Dimmi che stai per svenire!" oppure "E' vero che sono l'amante migliore del mondo?").

Ancora dovevo capire se si trattasse di scarsa autostima o sfrenato egocentrismo...

Zoro era completamente diverso: non diceva una parola, e dimostrava tutta la sua forza e la consistenza dei suoi muscoli facendo sì che il suo corpo si modellasse sensualmente con il mio. Potevo percepire la sua potenza, lo spessore delle sue braccia, l'imponenza dei suoi addominali, e mi sentii invasa da un desiderio non indifferente, come mai lo ero stata prima di allora.

Attraversai con le labbra la lunga cicatrice che recava sul petto, dopodichè mi accoccolai contro di esso: era straorinariamente caldo.

Chiusi gli occhi e lasciai che il terribile cerchio alla testa che mi assaliva si addolcisse.

Tra le braccia di Zoro, non mi resi conto del tempo che passò e mi risvegliai sudata, affannata, accorgendomi improvvisamente di essere rimasta sola sul divano.

Ma dov'era finito? Probabilmente era salito a dormire, forse aveva pensato che dopotutto Sanji sarebbe potuto tornare da un momento all'altro...

"Un momento" pensai "Che ore sono?" i miei occhi scattarono immediatamente all'orologio che, con mio grandissimo stupore, segnava le otto del mattino. ©

 

 

 

 

Ecco la svolta della storia! S’intuiva che c’era di mezzo un tradimento, no? :)

Tra le tante cose che mi sono sempre chiesta su One Piece, c’è anche questa (lo ammetto! xD): come saranno a letto Zoro e Sanji? Loro due che sono così diversi, che non riescono mai ad evitare discussioni, avranno due stili completamente differenti anche nell’approccio con una donna?

Il mio scopo era proprio quello d’immaginare come potevano rivelarsi in questa circostanza e confrontare le loro azioni :)

E adesso la parola passa a voi: chi preferireste? xD

Io tutti e due sarei più orientata verso lo spadaccino, ma anche il cuoco non mi dispiace!

Alla prossima! ;)

 

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


"Buongiorno, amore" Sanji mi venne incontro con un vassoio ricco di croissants e cappuccino fumante, con tanto di rosa rossa come decorazione.

Lo guardai come se provenisse da un altro pianeta, mentre la sua voce rimbombava nelle mie orecchie. Intanto, i raggi del sole filtrati dalla vetrata del locale, mi fecero stringere gli occhi stanchi.

"Sanji..." mormorai confusa "Ho fatto un sogno pazzesco"

"Davvero? C'ero anch'io?" adagiò la colazione sul tavolino e si accomodò a sinistra del divano sul quale mi trovavo.

"No..." feci distratta, intontita da un tremendo fischiar d'orecchie "Zoro..."

"Eh?" mi guardò senza comprendere, mentre tentavo di alzarmi "Zoro è ancora a letto, perchè?" fece con leggera confusione.

Nell'istante stesso in cui i miei piedi toccarono il pavimento, le vertigini massacrarono la mia testa pesante e realizzai che non era stato un sogno: mi tornò in mente il ritardo di mio marito, le labbra morbide e inaspettatamente afrodisiache dello spadaccino, il piacere silenzioso e proibito del tradimento.

Notai la bottiglia vuota sul tavolo...

"Santo cielo" mi portai una mano sulla fronte che mi bruciava.

"Hai bisogno d'aiuto, tesoro?" Sanji mi aiutò a sedermi nuovamente "Che c'è, piccola? Non ti senti bene?"

Cercai di riordinare le idee per un momento, ma risultavano vaghe, sbiadite, lontane. Mai presa una sbronza del genere, accidenti...

La mano di Sanji che mi accarezzò il volto mi fece ridestare "Hey, va tutto bene?"

Lo guardai intensamente, come se mi aspettassi che dicesse qualcosa. Indossava una camicia viola leggermente sbottonata che lasciava intravedere il suo petto bianco, e i suoi occhi preoccupati erano visibili a malapena dietro quegli occhiali da sole arancioni.

Anche lui si aspettava che io dicessi qualcosa "Nami, cosa...?"

"TU!" divenni tutt'a un tratto scontrosa "Si può sapere che diavolo hai fatto stanotte?!"

Assunse improvvisamente un'espressione agitata "Posso spiegarti tutto, se..."

"Ti ho aspettato per tutto il tempo! Non hai la minima considerazione di tua moglie, ti ostini a fare promesse che poi non sei in grado di mantenere!" gli urlai addosso con foga.

"Piccola, mi dispiace tanto, io vorrei..."

"NON CHIAMARMI 'PICCOLA'!" m'infervorai "Sei un bugiardo, NON RIVOLGERMI MAI PIU' LA PAROLA!"

Mi strinse le mani "Mi lasci parlare, per favore?" il suo sguardo implorava una pietà che i miei nervi non erano in grado di concedergli.

"Con quale coraggio vieni a chiedermi di ascoltarti..." digrignai i denti "Dopo che mi hai fatto trascorrere una notte insonne?!"

Menzogne su menzogne, le nostre. Chi dei due avrebbe mentito meglio?

"Lo so, tesoro, hai ragione" riprese, sfiorandomi le dita dolcemente "Ma cerca di capire, ho incontrato dei vecchi amici che mi hanno offerto un bicchierino..."

"CAPIRE! Questa sì che è bella!" scoppiai in una risata nervosa e carica di rabbia "Avresti potuto dire 'Scusatemi tanto, vecchi amici, ho una moglie che mi aspetta e non vorrei farla penare COME SEMPRE'!"

"Nami..." si tolse gli occhiali e m'inchiodò con lo sguardo "Cosa vuoi che ti dica, sono uno stronzo. Ma io ti giuro..." e qui si portò una mia mano sulla guancia e la baciò, chiudendo gli occhi "Ti giuro, amore mio, che mai più ti farò passare momenti del genere"

Un paraculo, mio marito. Un bugiardo che sapeva mentire spudoratamente e sapeva sempre trovare le parole adatte per cercare di farsi perdonare. Sembrava quasi che avesse appreso quest'arte da qualche impeccabile maestro, invece no: erano tutte doti maledettamente innate.

Alzai un sopracciglio "Hai perso credibilità, ormai..."

"No, no" ci tenne a precisare continuamente "No, no, no! Non dire questo, ti prego" adesso era la sua mano a sfiorare il mio viso. I suoi occhi dispiaciuti incrociarono i miei furiosi e sospirò "Io ho bisogno di te" sussurrò impercettibilmente "Ti amo. Non posso perderti a causa delle mie cazzate"

"Ah!" alzai gli occhi al cielo "Lo stai facendo nel modo giusto, Sanji, bravo! Se non vuoi perdere una donna, falla esasperare!" feci per alzarmi, ma la testa mi girò nuovamente e poi il biondo non me lo permise "Vedo che avevi preparato da bere, e il vestito che adoro..." sorrise tristemente, senza smettere di tenermi per mano "Ti ho trovata nuda stamattina e ti ho coperta con questo lenzuolo. Volevi che te lo mettessi io, quell'abito che ti sta tanto bene?"

Mi voltai a sinistra e riconobbi il vestito rosso adagiato accanto al mio corpo. Sgranai gli occhi.

"Io..." balbettai, cercando di ricostruire l'accaduto della sera precedente. La bottiglia vuota di sakè, a quanto pareva, non sembrò turbarlo più di tanto.

"Vedi, è proprio di questo che parlo" si portò le mie dita alla bocca "Ho ancora bisogno che tu ti faccia bella per me, che tu mi sorprenda con le tue fantasie che mi fanno impazzire..." l'ombra di un sorriso gli increspò le labbra "Perdonami, Nami. Non posso vivere senza di te"

Lo fissai incredula, con le orecchie che non la smettevano di torturarmi "Sanji, io..."

Prima che potessi replicare, mi strinse in un caldo abbraccio e mi ritrovai ad annusare il suo petto profumato e a ricordarmi di quell'odore familiare che sapeva di noi.

Oh, Sanji-kun...

Chiusi gli occhi. Maledetto cerchio alla testa che non mi faceva ragionare.

Avvertii le sue labbra tra i miei capelli "Ti prometto, tesoro, che ti renderò felice in tutti i modi che mi saranno possibili"

Immagini veloci cominciarono a scorrere nella mia mente, mentre stringevo gli occhi e cercavo di non pensarci. Ma ogni volta, era sempre più difficile credere a mio marito. Gli anni trascorsi insieme sulla Going Merry e sulla Thousand Sunny, mi avevano aiutata a conoscere fin troppo bene la sua poco affidabile indole cavalleresca.

Uno sbadiglio improvviso m'impedì di proseguire con il mio filo di pensiero.

"Dovresti riposare, cara" carezzevole, la sua voce ai miei timpani "Ti ho rubato il sonno, stanotte. Adesso qui me ne occupo io" fu l'ultima, dolce frase che udii prima di addormentarmi tra le sue braccia.

 

 

 

 

 

 

Quando mi svegliai, erano ormai le undici e mi ritrovai distesa sul nostro letto circolare. Feci una doccia calda, asciugai i miei lunghi capelli rossi, mi vestii e scesi al ristorante. L'affluenza mi sorprese: quattro persone stavano entrando, due uscendo, e i tavoli erano quasi tutti occupati.

Mi lasciai sfuggire un "Wow!" eccitato.

"...arrivo, che diamine! Oh...ciao, Nami" Zoro mi si parò davanti: i piatti sporchi che reggeva erano pericolosamente in bilico tra le sue mani incerte.

Ci fissammo per un interminabile ed imbarazzante momento. Indossava una maglietta bianca aderente che faceva risaltare i suoi muscoli, i suoi soliti pantaloni verdi e l'immancabile panciera.

Chissà se i suoi ricordi della sera precedente erano annebbiati quanto i miei...

Tante le cose che avrei voluto chiedergli, tante le immagini che affiorarono alla mia mente guardando il suo volto. Scossi la testa.

"Lascia" gli dissi, afferrando i piatti che si sforzava di non far cadere "Faccio io"

Mi lasciò fare senza opporre resistenza, continuava a guardarmi, ma io facevo in modo da evitare abilmente il suo sguardo.

"Nami, tesoro!" riecheggiò la voce di Sanji alle nostre spalle "Ben svegliata, amore!" mi porse una rosa rossa e mi baciò con passione davanti al nostro amico.

"Sanji!" lo rimproverai, passandomi un dito sulle labbra violentate.

"Che hai da guardare, spadaccino?" lo rimbeccò prontamente "Fila a prendere ordinazioni, su!"

"Hey, biondino!" si scaldò l'altro "Guarda che l'unica persona dalla quale abbia mai preso ordini si chiama Monkey D. Rufy!"

"Bene, adesso Rufy non c'è e si dà il caso che io sia il proprietario di questo posto" lo guardò in cagnesco "Come la mettiamo?"

Alzai gli occhi al cielo, mentre Zoro digrignava i denti "SIAMO i proprietari di questo posto, Sanji! Devi essere meno duro con Zoro!" ribattei, mentre lo spadaccino si allontanava scuotendo la testa "E' qui per lavorare e si sta dando da fare!"

Si accese una sigaretta "Già...ma è più forte di me, proprio non riesco ad evitarlo"

Afferrai quella maledetta sigaretta e la spezzai "Ci sono troppe cose che non riesci ad evitare"

"Ma che ho fatto?" allargò le braccia e sgranò gli occhi.

Scossi la testa anch'io e mi allontanai, decisa a preoccuparmi soltanto dei clienti.

Sanji mi afferrò per un braccio e mi costrinse a guardarlo negli occhi "Non ce l'avrai ancora con me per ieri sera, spero..." mormorò con aria affranta.

Scaltra, mi liberai dalla sua presa "Pensavi davvero che non ci sarebbero state conseguenze?" alzai un sopracciglio e lo fissai con rabbia "Ti avverto, Sanji: sono qui ad aspettare che tu faccia un passo falso. UNO SOLO" affermai con tono minaccioso.

Sembrò spaventato "Piccola, ma io..."

"ARGH, ti ho già detto mille volte di non chiamarmi in quel modo! Possibile che debba ripetertelo?!" 

Eravamo in quest'animata discussione, quando si avvicinò Zoro "I clienti del tavolo due vorrebbero complimentarsi con il cuoco" pronunciò queste parole con sdegnosa indifferenza. Poi fissò Sanji "Pensi di andarci a parlare, cuoco da strapazzo?"

"Certo! Ci vado subito, ottuso marimo!" fu l'acida risposta del biondo.

Sospirai. Quella sì che sarebbe stata una giornata difficile.  ©  

 

 

 

 

 

 In questo capitolo Sanji appare come un ‘paraculo che sa mentire spudoratamente’ (come lo definisce la stessa Nami). L’ho sempre visto, in verità, come un intenditore di belle ragazze con dei problemi ad essere sincero con loro. E chi di noi, almeno una volta, non si è lasciata ingannare dalle parole pentite di un ragazzo? Sarò anche vittima degli stereotipi ma, dove vivo io, un Don Giovanni è anche un bugiardo.  Il tutto, però, mescolato ad una buona dose di ‘dolcezza per farsi perdonare’.

Ovviamente le cose si chiariranno presto ;)

Alla prossima!

 

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


"Hey, tesoro!” mi chiamò Sanji "Guarda chi è venuto a trovarci!"

Mi voltai nella sua direzione e vidi che accanto a lui c'erano Bibi e Koza che mi salutavano.

Sbarrai gli occhi per la sorpresa "Ragazzi! Come state?" sorrisi e mi avvicinai "Che ci fate qui?"

"Hey!" anche Zoro si aprì in un largo sorriso "Come ve la passate?"

"Ciao, Nami! Zoro, ci sei anche tu! Che piacere rivedervi!" Bibi era bellissima nel suo vestito blu cobalto che s'intonava perfettamente ai suoi lunghi capelli azzurri, e mio marito non mancò di farglielo notare, facendola arrossire lievemente.

"Non riuscivo più a tenerla" confessò Koza "Voleva a tutti i costi farvi conoscere Iside"

"Siamo ancora molto dispiaciuti per la nostra assenza al vostro matrimonio, ma Iside aveva bisogno di..." Bibi s'interruppe di colpo, accorgendosi delle nostre facce sconvolte.

"Chi è Iside?" ripetemmo all'unisono.

Koza scoppiò a ridere "Sapevo che non l'avreste notato"

Solo in quel momento, infatti, ci rendemmo conto che la nostra amica aveva un passeggino accanto a .

"NO!" Sanji parve incredulo "Non dirmi che..."

Bibi sorrise e prese in braccio la bambina con fare materno "Vi presento nostra figlia!"

Assieme a noi, anche tutti i clienti del ristorante si voltarono a guardarla: era davvero una bambina bellissima. I suoi capelli erano ocra come quelli di suo padre, ma aveva gli occhi di un intenso colore scuro che ricordavano proprio quelli della principessa di Alabasta.

A Sanji cadde la sigaretta dalla bocca, mentre Zoro indietreggiò di qualche passo.

"Bibi..." balbettai io "E'...è meravigliosa..."

"Meravigliosa" ripetè Iside, mentre i suoi genitori ridevano di gusto.

Zoro sembrava spaventato "COSA? Già parla? Quanti anni ha?"

Bibi accarezzò i capelli di sua figlia "Ne ha appena compiuti cinque"

La domanda mi sorse spontanea "Non è un po' grande per il passeggino?"

La ragazza sospirò, ma prima che potesse rispondere, ci pensò Iside a replicare "Più comodo"

"Già, abbiamo una pigrona qui" concordò sua madre "Chissà da chi ha preso" lanciò un'occhiata divertita a suo marito.

"Hey!" ribattè Koza "La pigrizia l'ha ereditata da tuo padre, non guardare me!"

"Certo, certo" alzò gli occhi al cielo Bibi, facendoci l'occhiolino "Erano altri tempi, quelli in cui guidava eserciti rivoltosi" ci sussurrò confidenzialmente.

"Capisco" ridacchiai, intendendo perfettamente ciò che volesse dire la mia amica.

"Accomodatevi" li invitò Sanji "Vi preparo il nostro tavolo migliore"

"Ho fame" Iside cominciò ad agitarsi tra le braccia di sua madre.

"Tranquilla, tesoro" la consolò la principessa "Sanji è un cuoco davvero in gamba, vedrai!"

"Ma certo, piccolina" riprese il biondo "Cosa ti piacerebbe mangiare?"

"Mmm..." la sua espressione si fece pensierosa, poi disse "Pollo!"

Non potei fare a meno di sorridere di fronte a tanta tenerezza "E pollo sia!"

"Vado subito in cucina" annunciò il cuoco, ma poi si rivolse a Zoro, il quale stava ancora osservando sconcertato la figlia dei nostri amici "Che c'è, non hai mai visto una bambina?"

Lo spadaccino si voltò imbarazzato, mentre i nostri ospiti prendevano posto "Certo che sì, razza d'idiota!"

"E allora perchè la stai guardando come se fosse un grizzly incavolato?" lo sfidò l'altro.

Zoro s'indispettì e divenne rosso dalla vergogna "Guarda che sei tu quello che guarderebbe un grizzly in quel modo, io non mi spavento di fronte a niente!"

"Certo, come no..."

Koza scoppiò a ridere "Tranquillo, Zoro, anch'io all'inizio ero terrorizzato all'idea di diventare padre"

Rise anche Bibi, mentre Iside se ne stava inaspettatamente tranquilla seduta accanto a lei "Quando gli dissi che ero incinta, controllò il calendario per assicurarsi che non fosse il primo di aprile!"*

Koza si portò una mano sulla fronte "Già, non mi sono mai piaciuti i bambini" si rivolse allo spadaccino, che lo stava guardando con diffidenza "Anzi, a dirla tutta mi facevano una paura sconfinata! Proprio come a te, Zoro"

"Non ho mai detto di aver paura di quella cosa!" digrignò i denti il ragazzo dai capelli verdi.

"Io no cosa! Papà Koza!"

Tutti scoppiammo nuovamente a ridere, mentre Zoro si congedava con un "Beh, meglio che vada ad occuparmi degli altri tavoli" con espressione poco convinta.

Sanji filò in cucina e io mi concessi qualche minuto di sane chiacchiere con la mia amica che non vedevo da tempo.

"Allora" mi sedetti alla sua destra "Come vanno le cose ad Alabasta?"

"Molto bene, grazie" rispose Bibi.

"...quando non dobbiamo rincorrere la piccola per tutto il regno" aggiunse Koza.

Guardai di nuovo Iside "Sei proprio una birichina, allora?"

Mi mostrò soddisfatta i primi dentini e nascose il volto tra le mani "No!"

Sorrisi "Come sta tuo padre?" chiesi a Bibi.

"Si gode i suoi pomeriggi da nonno insieme con Igaram, Chaka e Pell. Giocano sempre con la piccola e a volte mi fanno disperare!"

"Anche Karl le è molto affezionato" intervenne il ragazzo.

"E Toto invece come sta, Koza?"

"Mio padre viene a trovarci spesso a palazzo, anche se non vuole saperne di lasciare la sua Yuba" scosse la testa.

Mi ricordai di quanto Toto fosse legato alla sua oasi "Già, immagino..."

"Quando verrete a trovarci?" s'illuminò la ragazza "Sarei molto felice di ospitarvi ad Alubarna, lo sapete"

"Mi piacerebbe molto!" risposi eccitata "Però, sai, dobbiamo occuparci del ristorante...ci siamo già concessi una piccola visita a Shirop qualche mese fa"

Bibi sembrò riflettere per qualche istante, poi chiese "Tu e Sanji quando pensate di mettere su famiglia?"

Sgranai gli occhi "Intendi...un bambino?"

"Bambino!" ripetè Iside.

"Bibi!" la rimproverò suo marito "Magari non ne hanno semplicemente voglia, dai..."

Feci una risata nervosa "A dire il vero non ci abbiamo mai lontanamente pensato"

La principessa sorrise dolcemente "Non è mai troppo tardi"

Osservai intensamente la sua bambina, mentre giocava a fare a pezzi i tovaglioli e si divertiva ad attirare l'attenzione di suo padre.

"Brava, tesoro" le accarezzava i capelli Koza.

Era cresciuto molto, il capo dei rivoltosi: quando guidava l'esercito ad Alabasta, era soltanto un ragazzino ribelle con tanta voglia di spaccare qualunque cosa gli capitasse a tiro. Adesso appariva diverso, maturo, era ormai un genitore.

Sanji avrebbe saputo esserne ugualmente all'altezza?

Proprio in quel momento, sbucò dalla cucina e servì le sue prelibatezze "Pollo in arrivo!" annunciò trionfante.

Iside battè le mani entusiasta "Ho fame!"

"Beh" mi alzai "Mentre voi pranzate, io vado ad occuparmi degli altri clienti"

"Buon appetito!" venne via anche Sanji.

Presi le ordinazioni di tre tavoli, mentre Zoro portava il conto ad altri clienti. Poi mi passai una mano tra i capelli, affaticata, e mi posizionai dietro al bancone, appoggiandoci un gomito sopra e sorreggendomi il capo con la mano.

Da lì, potevo avere una perfetta visuale di tutto il ristorante. Il mio sguardo fu catturato ancora una volta dalla famigliola di Alabasta: Sanji era accanto a loro adesso, e faceva volteggiare la piccola Iside stando ben attento a non farla inciampare. Sorrisi e inclinai leggermente la testa.

"Si muove con molta grazia, signorina!" si complimentò il biondo.

"Anche lei, signore!" fece di rimando la bambina.

Mio marito si voltò verso di me e scosse la testa divertito. Fu in quell'istante, in quello sguardo dolce che ci scambiammo spontaneamente, che realizzammo che forse era giunto anche per noi il momento di avere un bambino tutto nostro. Lo lessi negli occhi di Sanji, e lui nei miei.

Iside non smetteva di volteggiare, e lui di farla danzare tra le sue braccia protettive. Chissà, magari non sarebbe stato tanto male come padre...

Una cosa era certa: ci sapeva fare con le bambine almeno quanto ci sapeva fare con le donne mature!

Ma se si fosse trattato di un maschietto? A quel punto come si sarebbe comportato? Sarebbe fuggito spaventato e impallidito, stile Zoro?

Scacciai quei pensieri affrettati dalla testa e feci perdere il mio sguardo nella gonna di Iside che girava nell'aria e nel tenero bacio scambiato da Bibi e Koza che faceva da sfondo. 

 

 

 

 

Bruciava, bruciava dentro me il senso di colpa e non dava segno di volersi acquietare.

Voglia di vuotare il sacco, di sputare il rospo senza girarci troppo intorno.

Da un lato, perchè ci tenevo che sapesse che non me n'ero stata con le mani in mano mentre lui era via; dall'altro, perchè dopo esserci scambiati quello sguardo complice, gli dovevo la verità.

E la verità arrivò dopo l'orario di chiusura, quando eravamo saliti tutti e tre nelle nostre camere da letto. Zoro si era nuovamente lamentato per il misero salario, ma né io né Sanji gli avevamo dato retta. 

Per tutta la giornata, io e lo spadaccino non ci eravamo quasi parlati: a stento qualche "Vai a servire al tavolo tre" oppure "La signora ci vuole il formaggio sopra oppure no?" cercando con tutte le nostre forze di evitare il contatto visivo. 

Bibi e Koza se n'erano andati presto, dicendo che avevano altri amici da andare a salutare. Era stato bello rivederli, anche se per poco...

"Carina la bambina, eh?" Sanji si allentò la cravatta, entrando in camera da letto "Assomiglia terribilmente a sua madre"

"Sì" concordai io, già in camicia da notte "E tu l'hai notato immediatamente, vero?"

Scrollò le spalle "Era evidente" fece un tiro di sigaretta.

Mi alzai dal letto "Quando la smetterai con questa robaccia?!"

"Questa è l'ultima"

"Ma davvero?" alzai gli occhi al cielo "Anche quella di ieri era l'ultima, così come quella del giorno prima! A me non piace essere presa per il culo, sai?"

Si tolse la giacca "Andiamo, tesoro" si avvicinò e mi cinse le spalle "Ci sto lavorando, lo sai"

Tossii "Mi stai fumando addosso"

"Scusami" fece qualche passo indietro.

"Non te lo dico solo per i soldi" continuai imperterrita "E' anche una questione di salute!"

"Amore mio, non devi preoccuparti per me" sorrise dolcemente "Le tue premure mi lusingano, ma..."

"Chi porterà avanti il ristorante se a te dovesse succedere qualcosa?" lo interruppi bruscamente e con aria cinica.

Restò interdetto per qualche istante, apparentemente deluso dalle mie parole "Nami, ce la sto mettendo tutta" finalmente si decise a gettare la sigaretta "E ti prometto che ce la farò. Per te questo ed altro" fece scivolare delicatamente le dita sul mio volto e mi baciò.

Restammo l'uno a un centimetro dalle labbra dell'altra per un momento, poi il peso che gravava su di me cominciò a farsi sentire "Sanji..." incalzai.

"Sì?" fece lui in un sussurro.

Sospirai e strinsi gli occhi: le parole erano macigni nel mio cuore.

"Devo...devo dirti una cosa..." 

Mi guardava negli occhi, adesso: uno sguardo dolce, accondiscendente, innamorato. Peccato che non sarebbe durato a lungo...

"Dimmi tutto, mia cara"

"Vedi, io..." il mio sguardo divenne improvvisamente implorante.

Se ne accorse "C'è qualcosa che non va?" 

Deglutii. Potevo farcela.

"Io e Zoro..." mormorai con un filo di voce.

"Tu e Zoro cosa?" fece con un sorriso, senza l'ombra di un sospetto.

Crudele, a distruggere quel sorriso amabile. Cinica e senza pietà, a spezzare la fiducia e la benevolenza di un uomo innamorato.

"Tu non tornavi...e io mi sentivo sola e ridicola, così..." gli strinsi le mani e dei grandi lucciconi si fecero spazio nei miei occhi.

La sua espressione si fece attenta, ma non disse una parola.

"...beh, abbiamo alzato un po' il gomito e..." le sue iridi scure s'infuocarono "...abbiamo fatto sesso©

 

 

 

 

*Non credo che in Giappone sappiano cos’è il pesce d’aprile, però la battuta mi piaceva un sacco (uccidetemi xD) e quindi ho voluto lasciarla.

 

E’ sempre un piacere inserire gli amici di Alabasta in qualche capitolo! Prima o poi scriverò una storia interamente su di loro. La prima parte sfiora il fluff, non amo molto quel genere ma era inevitabile.

Ho avuto dei continui ripensamenti sul nome della bambina, volevo chiamarla Titi come la madre di Bibi (se anch’io sono fissata, in modo estremamente scontato, col chiamare i bambini con i nomi delle persone importanti per i genitori? ASSOLUTAMENTE Sì). Poi mi sono ricordata che c’era una dea egiziana della maternità e ho deciso di chiamarla Iside.

Mi sono divertita ad immaginare un Koza divenuto pigro dopo la guerra civile, ma in realtà non credo proprio che potrebbe accadere (insomma, lui è uno tosto!)

Vi devo confessare che anch’io, come Zoro, sono a dir poco terrorizzata dai bambini xD Ebbene sì, non ne vado fiera ma è così: ho continuamente paura di fargli del male toccandoli o di farli cadere prendendoli in braccio (ok, forse sono meno grave dello spadaccino).

Per quanto riguarda Sanji, invece, ho sempre pensato che ci sapesse fare di brutto: mi sono ricordata del quarto film (quello in cui c’è quel figo di Shryer Bascudo!), dove Sanji instaura un bel rapporto con la bambina protagonista, mentre Zoro la colpisce addirittura con la spada. Sanji dimostra di saperci fare con i bambini anche in qualche altro special di cui ora mi sfugge il nome…mentre Zoro, come si è visto a Water Seven, appare piuttosto seccato dalla loro presenza e anche abbastanza impacciato.

Un’altra differenza tra i due da mettere a confronto, insomma. 

Nell’ultima parte, poi, Nami confessa finalmente di essere andata a letto con Zoro: prossimamente su questi schermi la reazione di Sanji! xD

Stay tuned!***

 

 

 

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


Zoro stava preparando i bagagli, quando Sanji entrò come una furia nella stanza "TU!"

"Sanji, no!" cercai di fermarlo, ma si scrollò le mie mani dalle braccia in un batter d'occhio.

"Sanji, ascolta..." lo sguardo dello spadaccino era agitato, come se avesse fretta di dare spiegazioni.

Ma il cuoco gli piombò addosso senza sentir ragioni "SEI UN LURIDO MERDOSO!" lo scaraventò a terra senza che avesse il tempo di prendere le sue spade.

"SANJI!" tentai di bloccare la sua ira, ma non ci fu verso.

"Non è come sembra..." cercò di giustificarsi l'altro, mentre il biondo raccoglieva il suo bagaglio e glielo lanciava dalla finestra.

"E' anche colpa mia, Sanji!" m'intromisi ancora "Ti prego, non fargli del male!"

Ma nel giro di un secondo, Zoro aveva afferrato le sue spade e gliele aveva puntate contro "Ascolta quello che ho da dirti, dannazione!"

Ma gli occhi di mio marito erano fuoco puro e non sembravano volersi perdere in discorsi diplomatici "Giuro che se non ti mando all'altro mondo stavolta, smetto di fare il cuoco, traditore d'un marimo!"

Zoro ringhiò "Staremo a vedere" furono le sue ultime parole, dopodichè si fiondarono fuori dalla stanza ignorandomi completamente.

Mi voltai sgranando gli occhi e feci le scale in fretta e furia "Sanji! Zoro!" ma quando arrivai al ristorante, entrambi erano fuori a guardarsi in cagnesco.

Mi strinsi addosso la camicia da notte e uscii anch'io, immergendo i piedi nella sabbia. La spiaggia era deserta alle undici e mezza di sera.

"Collier..."

"Santoryu..."

"NO!" urlai inorridita, vedendo che non si sarebbero risparmiati.

In un istante, Sanji fu su Zoro e Zoro fu su Sanji "Shot!"

"Oni Giri!"

"Ti distruggo, spadaccino!"

"Io non ne sarei così sicuro!"

"VI PREGO!" urlai ancora, con la voce rotta dal pianto "FERMATEVI!" corsi tra loro e allargai le braccia "DOVETE SMETTERLA!"

Ma in un momento, mi ritrovai coinvolta in un attacco di Zoro che mi scaraventò lontano da loro.

"COME HAI OSATO COLPIRE NAMI?!" riecheggiò la voce alterata di Sanji.

Annaspai tra i granelli di sabbia "Perchè?" tossii tra le lacrime.

"E' una cosa tra me e te, cuoco da strapazzo, oppure no?" Zoro rafforzò l'impugnatura delle spade.

"Avresti potuto farle del male!" lo rimproverò ancora il biondo, ricominciando a calciarlo "NON LA DOVRESTI SFIORARE NEMMENO CON UN DITO!"

"Non è certo colpa mia se sei un marito poco presente!" gli rammentò il ragazzo dai capelli verdi, il quale pure non si decideva a smettere di colpirlo con i suoi fendenti.

"SANJI! ZORO!" mi rialzai a fatica "Perchè siamo arrivati a tutto questo?" mi portai le mani sul volto e lo graffiai senza pietà, correndo di nuovo nella loro direzione e cercando disperatamente di farli smettere.

"NAMI, NO!" quello di mio marito fu un rimprovero protettivo, fatto per precauzione, ma bastarono pochi secondi di distrazione per far sì che lo spadaccino lo ferisse al braccio destro.

Il sangue prese a sgorgare, mentre Sanji si premette la mano sinistra sul profondo taglio. Io mi portai le mani alla bocca e Zoro indietreggiò, sbarrando gli occhi.

Nessuno ebbe il coraggio di parlare. Io corsi accanto a mio marito, cingendogli il braccio e cercando di fermare manualmente la fuoriuscita di sangue "Sanji..." mormorai tra i singhiozzi "E' colpa mia..."

Mi sentii responsabile per le conseguenze di quello che era stato, tra tutti i battibecchi, il loro litigio più feroce. Lo spicchio di luna che risplendeva alto in cielo, non aveva mai visto tanta violenza sulla tranquilla spiaggia dell'All Blue, la sabbia di quella pacifica isola si era mai tinta di rosso sangue.

Zoro rinfoderò le sue spade e raccolse il suo bagaglio sporco di sabbia.

"Come hai potuto..." lo bloccarono le parole di Sanji "Sai quanto lei significhi per me..."

Affondai i miei occhi umidi nella sua camicia e feci diventare ancora più forte la stretta al suo braccio.

"E' stato tutto un enorme sbaglio" Zoro si caricò il bagaglio sulle spalle "Pertanto..."

"Ti ho sempre considerato sciocco, ignorante, presuntuoso..." continuò il biondo, senza degnarsi di lasciarlo replicare "...MA CATTIVO MAI..."

Erano ferite, quelle parole. Non sapevano più di rabbia, avevano perso tutto il colore della furia disumana che avevano prima.

Adesso apparivano vuote, scarne e sanguinanti.

Lo spadaccino non disse nulla, ma nella sua espressione si percepivano il senso di colpa e la mortificazione. Stesse cose che, probabilmente, dovevano essere ancor più evidenti sul mio viso. 

"Vattene" sibilò Sanji con un tono che metteva i brividi "E non farti vedere mai più"

 

 

 

 

 

Mi armai di medicazioni e garze e cercai di arrestare il sangue che continuava a perdere Sanji. La manica destra della sua camicia blu era ormai diventata porpora. 

Si sedette su un divano e si premette la mano sulla fronte, stringendo gli occhi con aria stanca.

"Non è niente" minimizzò non appena cominciai a disinfettare il taglio.

"Sta' zitto" lo rimproverai ancora tra le lacrime, mentre realizzavo di essere la stupida causa di quella stupida ferita.

La mia vendetta non esisteva. Ero una perdente, una moglie crudele che non si era fatta scrupoli a farla pagare al proprio marito ritardatario in modo orribile e meschino.

Il biondo mi guardò, poi improvvisamente chiese "Nami, perchè piangi?"

Digrignai i denti dalla rabbia e, pazientemente, continuai a fasciargli il braccio. 

Non avevo giustificazioni...

Ma lui insistette "Nami-san?"

Scoppiai: affondai il volto nel sangue della sua camicia e contribuii a bagnarla ancor di più con le mie lacrime "Mi dispiace...mi dispiace così tanto..."

"Hey" il suo tono sembrò sorpreso, quando mi accarezzò i capelli "Non ce l'ho mica con te...dopotutto, non ho avuto una condotta eccellente negli ultimi tempi..." mi prese il volto e fece in modo che lo guardassi negli occhi "Tu adesso sei qui con me. Ed è tutto ciò che conta"

I miei occhi lucidi mi facevano vedere a malapena le sue sopracciglia a ricciolo "Ma...Sanji..."

Non potevo permettere che la sua amicizia con Zoro si frantumasse così facilmente: vederli combattere era stato davvero straziante. Perchè, in fin dei conti, tutti noi sapevamo che dietro i loro interminabili bisticci c'era un profondo affetto, un affetto che non doveva essere intaccato in alcun modo da me.

Sanji mi baciò la fronte "Io ti amo" sussurrò solennemente "Dimmi che mi ami anche tu e giuro che mi renderai l'uomo più felice della terra"

Mi sfiorò il volto con le dita, asciugando il pianto inarrestabile. 

Incredibile, quanto riuscisse ad essere comprensivo. Doveva amarmi proprio tanto, se aveva deciso di metterci immediatamente una pietra sopra. 

In quell'istante, capii che mi stava offrendo il suo cuore, un dono che non avrei in alcun modo potuto rifiutare: mai più si sarebbe parlato di Zoro, mai più si sarebbe fatto accenno all'accaduto, mai più si sarebbero tollerate simili sciocchezze.

Sorrisi tra le lacrime: avrei voluto che si fosse arrabbiato, che mi avesse fatta sentire in colpa e me l'avesse fatta pagare, ma mio marito non era proprio capace di simili azioni. Anche se qualche volta mi faceva perdere la testa, restava pur sempre il mio Sanji-kun.

"Ma certo che ti amo" sussurrai sulle sue labbra.  ©

 

Capitolo breve ma intenso! xD  Qui la commedia diventa un tantino più seria, c’è una nota di drammaticità che si percepisce più che altro dal personaggio di Nami.

Piccole cose che vorrei farvi notare: quando Sanji entra in camera di Zoro, lo spadaccino sta già facendo i bagagli, perché probabilmente aveva già pensato al fatto che le sue azioni fossero imperdonabili e voleva ‘togliere il disturbo’.

Poi vi devo confessare che non sono un’esperta degli attacchi dei due, quindi ne ho preso giusto qualcuno per dare l’idea di un po’ d’azione ^^” please, forgive me!

Si era già capito che si trattasse dell’All Blue, immagino…sarà anche una scelta scontata, ma mi piaceva l’idea che abitassero lì e la cosa verrà anche ripresa in qualche capitolo più avanti :)

Un’altra cosa da sottolineare è che Sanji non se la prende nemmeno una volta  con Nami (probabilmente l’avrete notato, ma volevo comunque metterlo in evidenza xD).

Spero perdonerete innanzitutto la brevità del capitolo, ma anche l’eccessiva presenza di virgole…la mia prof d’italiano mi dice che ne faccio abuso, anche se ho cercato di spiegarle che alcune volte le metto per dare un’intonazione diversa della frase (es: “disse Nami sconcertata”, io preferisco scrivere “disse Nami, sconcertata”.  E’ vero che l’intonazione così è più bella? Ok, assecondatemi. Dopo quattro ore di studio il mio cervello è fuso).

 

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Erano ormai le undici di sera quando tornai al ristorante, dopo aver passato la giornata in beauty-farm: un modesto regalo da parte di Sanji che, se non altro, mi aiutò a rilassarmi un po'. 

Ma il cammino mi aveva fatta sudare, quindi decisi che una sana doccia era proprio quello che mi ci voleva.

"Tu non sali?" chiesi a mio marito, ancora intento a riordinare le sedie.

"Ti raggiungo tra un attimo" rispose indaffarato.

Scrollai le spalle e mi avviai al piano superiore "D'accordo"

La doccia mi fece così bene, che chiusi gli occhi e lasciai che l'acqua mi scorresse addosso senza preoccuparmi del tempo che passava.

Quando mi avvolsi nell'asciugamano ed entrai in camera da letto, ciò che trovai sul mio cuscino fu sorprendente: un bellissimo vestito rosso con allegata una nota. 

 

 

Il principe ti aspetta in spiaggia a mezzanotte in punto. 

Recuperiamo da dove abbiamo lasciato, no?

Ti amo.

Sanji

 

 

Scossi la testa: mio marito era tutto matto! Chissà cos'aveva intenzione di fare...

Controllai l'orologio e non attesi oltre: a mezzanotte ero già nel mio vestito e avevo raccolto i capelli in un alto chignon. Truccai le labbra con un filo di rossetto e corsi al piano inferiore.

Feci le scale, attraversai il ristorante e uscii all'esterno con l'animo in tumulto: non avevo idea di cosa mi aspettasse ma, conoscendo Sanji, doveva essere sicuramente qualcosa di speciale. 

A pensarci bene, le sue sorprese si rivelavano sempre magnifiche: per chiedermi di sposarlo mi fece trovare un anello in un'ostrica, mentre eravamo a cena fuori; quando festeggiammo il nostro primo anniversario mi bendò gli occhi per tutto il tragitto, fino ad arrivare ad un fantastico motoscafo noleggiato apposta per noi; senza contare che mi aveva tenuta tra le sue braccia vestita da sposa con fare cavalleresco all'isola Spirale e a Thriller Bark, escluso il giorno del nostro matrimonio.

Non appena arrivai in spiaggia, dovetti portarmi le mani alla bocca per la sorpresa: tutt'intorno era illuminato da fiaccole e davanti a me spiccava un tavolino circolare con due sedie e una candela al centro di esso.

"Hey! Sei in anticipo!" Sanji corse trafelato dal ristorante. Indossava il suo solito completo nero con camicia blu, impeccabile ed elegante.

Gli rivolsi un gran sorriso "Perdonami, ma ero curiosa di scoprire cosa ti fossi inventato!"

Mi squadrò da capo a piedi "Sei bellissima" si complimentò estasiato.

Gli feci una linguaccia "E sono anche affamata"

"Prego, signorina, si accomodi" mi fece prendere posto a tavola, mentre scopriva i piatti di fronte a noi "Dato che l'ora di cena è ormai passata, ho pensato di deliziare il suo palato con un dessert: torta di mandarini!"

"Wow!" ammirai eccitata la fetta di torta arancione nel mio piatto "Grazie, Sanji! Sembra davvero buona!"

Si sedette di fronte a me e, dopo che gli ebbi augurato "Buon appetito", mangiò con me il favoloso dolce che aveva cucinato.

Lo assaporai a fondo: il pan di spagna profumava d'arancia e c'era un retrogusto al mandarino che faceva venire voglia di fare bis. Sanji era sempre molto professionale in cucina, mai una volta in cui una sua pietanza non fosse assolutamente eccellente.

"E' buonissima" mi complimentai, allungando la mano sul tavolo e stringendo la sua.

Il biondo sembrò divertito da quel groviglio di dita "Tu sei buonissima" le baciò.

Mi voltai verso il mare e vidi che c'era la luna piena "Guarda!" mi alzai e andai ad ammirarla meglio "E' proprio perfetta per una serata come questa!"

Sanji era poco dietro di me "E' vero"

"E' veramente..." fui interrotta dalle sue labbra umide che scivolavano sul mio orecchio destro.

Chiusi gli occhi. Quando si metteva d'impegno, il cuoco sapeva essere davvero sexy.

Mi abbandonai tra le sue braccia e lasciai che una sensazione di morbidezza e piacere scendesse lungo il mio collo, mentre con le mani faceva pressione sulla stoffa del mio vestito e mi cingeva i fianchi. 

Aprii lentamente gli occhi: non stavo sognando, la luna era ancora di fronte a me e delle leggere increspature turbavano la tranquillità del mare.

Sanji mi sciolse i capelli e me li spostò da un lato, continuando a baciare la mia pelle scoperta. Non potei fare a meno di sospirare e affondare le mani nei suoi soffici capelli biondi.

"Cos'è quello?" chiese improvvisamente, con aria suadente.

Guardai verso la baia a sinistra "Sembra..."

"Cosa?" non fermò la sua orda di baci sul collo e faticai per trovare la risposta "...sono fuochi d'artificio"

"Davvero?"

Non gliene fregava niente dei fuochi d'artificio in lontananza: il cuoco stava soltanto testando la mia capacità di restare lucida durante la sua seduzione (oppure quanto quest'ultima fosse efficace). Stando alle mie risposte poco chiare, evidentemente non avevo superato il test.

Ma non m'importava. Gli posai una mano sul volto e, finalmente, lo baciai.

L'essenza di mandarino che aveva usato per la torta si sprigionò sulla mia lingua e leccai il piacere che ci legava chiudendo gli occhi.

 

 

 

 

Non mi accorsi precisamente di quando entrammo. Semplicemente, un tonfo sul tavolo più lungo del ristorante e tanto affanno.

"Sanji..." il mio sussurro era carico di desiderio.

"Ti amo" confermò prontamente, liberandomi dal vestito rosso che tanto adorava.

Il locale era illuminato soltanto dalla luce della luna e dalle fiaccole all'esterno e sembrava immacolato, fino a che non contaminammo il suo silenzio con i nostri respiri affamati. Afferrai la sua cravatta e lo tirai nuovamente sulle mie labbra, mentre con l'altra mano pensavo a denudare il suo petto. 

Il bacio di Sanji era del tutto diverso da quello di Zoro: meno selvaggio, meno frenetico, ma più melenso e delicato.

Incrociai le gambe dietro la sua schiena e lo spinsi sul mio corpo disteso, facendo sì che le sue dita s'insinuassero nella mia intimità "Oh, Sanji-kun..." gemetti, stringendo i suoi capelli biondi in modo tanto forte da poterli quasi strappare.

Sfiorai lentamente il suo petto, dopodichè presi a baciarlo, mentre le sue braccia mi cingevano con fare esperto. 

Era bianca e candida, la pelle di Sanji, e aveva un buon sapore. Feci in modo che la mia lingua se ne saziasse, dopo che aveva esplorato la carnagione scura di Zoro e aveva assaggiato la profondità delle sue cicatrici.

Il corpo del cuoco non era afflitto da nessun segno, non vantava muscoli possenti, eppure mi leccai le labbra quando fu completamente nudo.

"Nami-san..." mi baciò sulla fronte con una dolcezza che soltanto lui riusciva a tirar fuori "Lo vuoi?" mi guardò intensamente negli occhi e intesi all'istante ciò che volesse dire.

Provai una strana sensazione, un qualcosa di tremendamente forte ma anche di straordinariamente bello.

"Tanto, amore mio" risposi, mentre riprese a baciarmi sul collo e cercò di nascondere la felicità che l'aveva pervaso dopo avermi sentita pronunciare le ultime due parole.

Lo accolsi dentro me con una decisione e una consapevolezza che non avevo mai avuto prima di allora.

"Sanji..." sussurrai in preda al piacere, graffiandogli la schiena bianca e liscia "Sanji...Sanji, SANJI!"

Sanji: cinque lettere e un nome che mi sembrò così sublime che solo a pronunciarlo mi sentii mancare.

"Il mio nome è più bello quando esce dalle tue labbra" mormorò lui di rimando, senza smettere di baciarmi avidamente.

Gemetti ancora, stavolta ficcando le unghie nel suo braccio e rischiando di farlo sanguinare "Ti amo, Sanji"

"Ti amo anch'io"

 

 

 

 

"Sei tu...sei tu..."

Aprii gli occhi sorridendo, mentre Sanji mi accarezzava una guancia. Difficile cercare di dormire dopo una notte come quella.

"Sei tu il mio All Blue" mi passò un dito sulle labbra e lo guardai a fondo negli occhi: erano dolci e sinceri.

"Il mio sogno...sei tu"

Non riuscii a distogliere lo sguardo da quel volto che mi aveva resa tanto felice.

Gli strinsi la mano "Per sempre, Sanji-kun©

 

 

 

NOTA BENISSIMO: l’autrice non è proprio una di quelle persone che si definirebbero “romantiche” (infatti la frase sull’All Blue mi ha fatta quasi vomitare), ma Sanji sì…quindi mi sono limitata ad attenermi al carattere del personaggio.

Dovevo un po’ salvargli la reputazione, dopo averlo reso cornuto e anche alquanto bastardo xD E come esaltare le sue doti, se non con l’arte culinaria? Visto che io non me ne intendo per niente (non so fare nemmeno un uovo fritto) ho inserito soltanto un semplice dessert, evitando di descrivere tutte le portate per filo e per segno.

Sono scoppiata a ridere quando ho scritto “…soffici capelli biondi”, ho pensato ai capelli di un cherubino xD

In questo capitolo emergono altri confronti con Zoro, nel modo di baciare e nell’approccio sessuale in generale (non pensate che lo spadaccino sia uscito di scena, eh!).

I prossimi due capitoli saranno gli ultimi, uno dal punto di vista di Sanji e uno dal punto di vista di Zoro ;)

 ¡Hasta la vista!

 

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


"Soltanto un pacchetto di sigarette?"

"Sì, per favore"

"Sono tre berry e cinquanta"

Le monete gettate sul bancone produssero un fastidioso rumore metallico.

Il cassiere le contò scrupolosamente, dopodichè simulò un sorriso cordiale "Grazie, arrivederci"

"Buonasera" 

Probabilmente sarei stato infastidito dal suo atteggiamento sospettoso e attaccato al denaro, se non avessi trascorso gli ultimi tre anni della mia vita a gestire un ristorante con Nami. Ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.

Non ci pensai due volte ad inaugurare quel pacchetto: tirai fuori l'accendino e lo avvicinai alla sigaretta già tra le mie labbra smaniose, il filtro si accese e feci il primo di una lunga serie di tiri. 

Presi a camminare tra le stradine strette e affollate dell'isola dei miei sogni, perdendomi nei loro profumi e assaporando la loro essenza. Quel posto era tranquillo, pacifico, e ormai ci conoscevano quasi tutti.

D'altra parte, era anche un luogo strategico per acquistare cibo: ce n'era davvero per tutti i gusti ed assolutamente di ottima qualità.

Trasferirci nell'All Blue era stata un'idea di Nami: dopo averle chiesto se intendeva andare ad abitare a Coconut Village, mi aveva risposto che questa terra era il mio sogno e che, per quanto tenesse a Nojiko e a Genzo, ormai si era abituata a vivere lontana da loro, io invece non avrei potuto stare lontano da ciò che avevo sempre sognato.

Non faceva una piega. E i suoi occhi erano dannatamente belli, mentre lo diceva.

Nami-san...tu che mi hai strappato il cuore e l'hai fatto a pezzi...come avrei potuto dirti di no?

"Quanto, i mandarini?"

"Sei berry al chilo"

Ne afferrai uno e lo annusai: mi ricordò terribilmente il sapore delle labbra della mia adorata.

"Due chili, per favore"

Nami ne sarebbe stata entusiasta.

Controllai l'orologio e vidi che segnava le otto: avevo tempo almeno fino alle undici, prima che Nami tornasse dalla beauty-farm.

Accesi un'altra sigaretta e decisi di avviarmi comunque sulla strada del ritorno, quando una musica lenta e gradevole m'ipnotizzò, costringendomi a voltarmi a sinistra con estrema lentezza e acuto interesse.

"Non cascarci di nuovo, Sanji" mi dissi. Ero già stato imperdonabile l'ultima volta e mi era costato una tremenda incazzatura di mia moglie e un bel paio di corna.

Meritatissime, probabilmente. Ma non per questo lecite.

"Le danzatrici del ventre", questo il titolo dello spettacolo che si sarebbe tenuto quella sera, la cui musica mi fece pensare che fosse già cominciato.

Accesi la terza sigaretta e mi fermai all'entrata del locale, meditabondo. E se avessi dato solo un'occhiata?

Insomma, una sbirciatina veloce, frettolosa, per poi andarmene subito...

Sbuffai e scossi la testa. Mi rendevo sempre più conto di essere incorreggibile senza speranze.

Guardai la busta piena di mandarini e mi ricordarono che mia moglie mi aveva dato un ultimatum, dopo il quale non sarebbe stata più tanto clemente.

Mi ero già voltato di spalle e stavo per fare il primo passo, quando una voce annunciò "E adesso fate un caloroso applauso a Kamala, la miglior danzatrice del ventre di tutto il mondo!"

"COSA?" mi bloccai, lasciando cadere a terra la sigaretta "...DI TUTTO IL MONDO?"

Come attirato da quella melodia afrodisiaca, corsi all'interno del locale come una furia "Questa non posso proprio perdermela!" mi ripetei più volte, come per mettere a tacere il mio senso di colpa.

Le luci rosse erano soffuse e nell'aria aleggiava un incantevole profumo orientale. Mi feci spazio tra la folla maschile e presi posto in una poltrona in quinta fila. 

I tamburi rullarono, dopodichè una dea avanzò sul palco vestita con un abito verde velato che mi ricordò quelli che erano soliti indossare gli abitanti di Alabasta. Accesi un'altra sigaretta e cominciai a mangiarla con gli occhi.

La parte inferiore del suo volto era coperta da un velo che rendeva i suoi occhi scuri ancor più intensi, e attorno alla vita portava una serie di monetine scampanellanti che mettevano in risalto i suoi fianchi formosi.

"Avanti, spogliati!"

"Facci vedere, Kamala!"

Svariate urla eccitate iniziarono a levarsi dai presenti.

"State zitti, peni mosci!" avrei voluto urlargli "Mi state facendo perdere la concentrazione!"

Ma proprio in quell'istante, Kamala cominciò a danzare su una musica dal ritmo lento e suadente.

"Sì, così, tesoro!"

"Sei la migliore, Kamala!"

Dovetti trattenermi alla poltrona per restare agganciato alla realtà: man mano che la danza andava avanti, Kamala mi trasportava in luoghi esotici e lontani, che probabilmente esistevano soltanto nella mia immaginazione.

Feci un profondo tiro e mi allentai la cravatta, ormai divenuta troppo stretta. Il ritmo divenne incalzante, mentre la ballerina scuoteva i fianchi e faceva ricadere i suoi lunghi capelli corvini prima da un lato e poi da un altro.

I miei battiti accelerarono spaventosamente: il cuore a momenti mi schizzava fuori dal petto, era come se si stesse ribellando contro la sua prigione toracica, urlava che non ne poteva più di stare intrappolato lì dentro e voleva uscire fuori, sprigionando tutta la sua passione.

Improvvisamente, un boato attraversò il pubblico: Kamala si era denudata il petto, portandosi via anche il velo che le copriva parte del viso.

"Cristo santo..." mi lasciai sfuggire e, con mani tremanti, presi subito ad accendere un'altra sigaretta.

Le sue labbra erano scarlatte e sembravano sussurrare "Vieni, vieni da noi. Mordici", i suoi capezzoli erano delicati boccioli che non aspettavano altro che esperte mani maschili per essere adulati.

La virilità cominciò a farsi sentire e mi ritrovai a fare lunghe inspirazioni di fumo grigio, mentre Kamala si spogliava della sua stessa pelle e si faceva protagonista delle nostre fantasie più colorite.

La donna si voltò di spalle e, prima di uscire di scena, ci rivolse uno sguardo sensuale e conquistatore. I suoi occhi erano sesso, parevano fuochi ardenti nei meandri della perversione più estrema.

Ma non appena sparì dal palco, le lamentele non tardarono ad arrivare "Ancora, Kamala!"

"Torna indietro!"

"Mostrati ancora!"

Feci profondi respiri affannosi, abbassando lo sguardo. Quello che avevo appena fatto non era giustificabile. 

Persi completamente la cognizione del tempo in cui restai lì dentro, la cosa certa era che adesso la mia mano destra era appoggiata sulla mia gamba, pericolosamente vicina al piacere.

Mi ridestai e raccolsi la busta di mandarini, correndo fuori dal locale e sentendo le urla di quegli uomini su di giri sempre più lontane.

Una volta fuori, mi ressi sulle ginocchia e respirai a fondo. 

"Non cambierai mai, ragazzino!" la voce di Zeff che popolava buona parte dei miei ricordi, non tardò ad affacciarsi alla mia memoria "Ma tu guarda! Le gengive gli puzzano ancora di latte e già vuole pensare alle donne!"

Quella volta mi aveva beccato a spiare la signora Meis, la moglie di uno dei cuochi che, spesso e volentieri, veniva a fare visita a suo marito. Mi era costato violenti scappellotti e diversi calci, ma tutto sommato ci avevo guadagnato la meravigliosa visione di due seni rosei e due glutei perfetti.

Era la prima volta che ammiravo il corpo femminile: ne ero rimasto incantato. 

La signora Meis e suo marito avevano fatto cadere un paio di pentole nella dispensa e mi ero avvicinato per controllare, ma invece li avevo beccati a darci dentro come conigli. Le forchette che reggevo mi caddero a terra senza scampo e sbirciai dal buco della fessura quella che fu la sveltina che mi fece innamorare perdutamente delle donne.

Il modo in cui si eccitava quella donna, cristo, era veramente capace di farti perdere la ragione: apriva impercettibilmente la bocca, socchiudeva gli occhi e ansimava il nome del suo uomo con il tono più sexy del mondo.

Scossi la testa. Zeff era proprio uno stupido vecchio.

Si erano fatte le dieci e mezza. Sospirai e, fumando la settima sigaretta, mi decisi finalmente a tornare a casa.

Il tragitto fu tormentato, pensieroso, quasi colpevole. Mi sentivo un pezzo di merda per aver ceduto di nuovo alle mie debolezze (delle quali, dopotutto, non riuscivo proprio a fare a meno), e non facevo altro che pensare a Nami che andava a letto con Zoro.

Insomma...la cosa mi aveva alquanto sconvolto, se non quasi distrutto psicologicamente.

Non mi era mai piaciuto molto lo spadaccino, ma non avrei mai pensato che sarebbe stato capace di farsi mia moglie, nonchè sua vecchia compagna d'avventura.

Non l'avrei perdonato mai. MAI.

E cos'erano le mie scappatelle al locale a luci rosse, in confronto? Sudavo, fremevo, mi eccitavo. Ma non tradivo.

Gli anni mi avevano insegnato a mentire, è vero, e forse era questo ciò che non andava giù a Nami: le mie continue promesse non mantenute, come quella di smettere di fumare.

Ero arrivato alla nona sigaretta, quando raggiunsi il ristorante buio e sistemai i mandarini nella dispensa.

Mi sedetti sul freddo bancone e accesi una sigaretta. L'ULTIMA SIGRETTA.

Inspirai a pieni polmoni il fumo e assaporai a fondo la nicotina.
"Che strano" pensai, rigirandomela tra le mani "E' soltanto un po' di carta mista a tabacco, eppur mi fotte..." feci un altro tiro profondo.
La prima volta che quel vecchiaccio di Zeff me ne fece provare una, avevo solo quindici anni. Tossii pesantemente, mentre il bastardo se la rideva "Certe cose non sono proprio fatte per i mocciosi". Quanti ricordi, in quell'ultima sigaretta...mi sembrò di risentirle sulle mie labbra tutte quante, una ad una...
Ma quella sera, avevo preso una decisione: l'avrei fatto per l'unica donna che abbia mai amato e, stando a quanto diceva lei, anche per la mia stessa pelle.
Gettai la cicca in un posacenere, schiacciandola ripetutamente e pensando che fosse il corpo di quello spadaccino merdoso.

Non c’erano parole per descrivere quello che aveva fatto…

Il mio cuore ne era uscito lacerato, martoriato, ma anche colmo di rabbia e dispiacere. Avevo incassato il colpo ma, nonostante la ferita indelebile, avevo deciso che sarei andato avanti senza più curarmi di voltarmi indietro a guardare il volto di quel lurido traditore.

La mia vita necessitava una svolta: se non ora, quando?

Pensa, Sanji, pensa.

Dovevo pur farmi perdonare in qualche modo. Se non altro, per convincere più me stesso che Nami che non ero poi tanto male come marito.

Perchè mia moglie meritava un uomo meraviglioso, capace di farla sorridere e di farla stare bene tutti i giorni della sua vita, un uomo che non le avrebbe fatto mancare niente, disposto ad amarla nella buona e nella cattiva sorte, che era più o meno quello che ci avevano fatto giurare il giorno del nostro matrimonio.

Ricordavo quella mattina come se fosse ieri: Nami era bellissima nel suo vestito bianco, i suoi capelli erano alzati in una raffinata acconciatura che la faceva assomigliare ad una divinità.

"Attento a non fare stronzate" mi aveva ammonito Franky "La tua bambola è davvero super, ma cerca di trattenerti almeno fino a quando sarà terminato il ricevimento"

Avevo lasciato uscire il fumo dalla bocca "Non c'è pericolo, amico. Sai che il mio secondo nome è autocontrollo"

Eravamo scoppiati a ridere entrambi, anche se un istante dopo il cyborg aveva tirato fuori un fazzoletto di seta e si era soffiato pesantemente il naso, inevitabilmente bagnato dalle lacrime che avevano cominciato a rigargli il volto.

Erano le dieci e cinquantacinque e Nami sarebbe tornata a momenti. Finalmente, mi alzai e salii al piano di sopra veloce come un fulmine.

Dovevo farlo...

Entrai in camera da letto e presi a rovistare tra le mie mutande, trovando pacchetti di sigarette clandestini gettati qua e là. 

"Che testa di cazzo" pensai.

Li raccolsi tutti e scesi nuovamente al ristorante, dove afferrai un cestino e li lasciai cadere all'interno, pensando che mi stavo disfacendo di un pezzo della mia vita. Non avevo mai lontanamente pensato che un giorno avrei potuto smettere. 

Tra l'altro, conoscevo un paio di persone che l'avevano fatto e che avevano deciso di seguire un percorso graduale per evitare il crudo impatto. 

MA NON IO. Ero abituato a risolvere le cose in modo drastico e veloce, e in fondo al Baratie me l'avevano sempre detto tutti, che avevo un caratteraccio. La verità è che non piaci a nessuno quando hai diciannove o ventisette anni e sei più testardo di un toro inferocito.

Se ce l'avrei fatta? Senza alcun dubbio.

Sentivo che c'era una forza misteriosa a motivarmi, che la mia ferrea volontà sarebbe stata capace di spaccare le pietre. 

IO ero l'uomo per Nami, colui che l'avrebbe resa felice con tutte le sue forze e che le sarebbe stato accanto fino alla fine dei suoi giorni, IO ero quell'uomo che Nami tanto meritava, quell'essere perfetto e comprensivo che non l'avrebbe fatta stare male nemmeno un secondo. 

O almeno m'impegnavo ad esserlo per il resto della nostra vita insieme.

Non avrei permesso a nessuno di portarmi via la donna che amavo, che si trattasse di uno stupido spadaccino o di una ancor più stupida sigaretta. E questo è quanto. ©

 

 

 

 

Capitolo dal punto di vista di Sanji e mio preferito della storia :)

Il prezzo delle sigarette e dei mandarini è molto orientativo, non saprei proprio quanto potrebbero costare queste due cose in berry!

Qui si apre una piccola questione: c’è chi trova che il cuoco non farebbe mai una cosa del genere a Nami e potrebbe non gradire la rivelazione di questo capitolo, e chi (come me) invece pensa che davanti ad un locale di spogliarelliste probabilmente non saprebbe resistere. Opinioni, ma io continuo a pensare che Sanji ha la faccia di un habitué dei locali a luci rosse xD

Mentre scrivevo, avevo “Siddharta” aperto sulla scrivania, quindi il nome della danzatrice del ventre l’ho preso da lì: dava un tocco orientale alla personalità della donna. Anche il cognome Meis l’ho preso da un libro, ”Il fu Mattia Pascal”, che ho letto poco tempo fa. Vi starete chiedendo: ma questa cretina frega sempre i nomi dei suoi personaggi da altre opere? No, non sempre. Quasi sempre.

E così Sanji si decise a smettere di fumare…Nami rappresenta un buon motivo per farlo, non credete? Come ho già scritto nel primo capitolo, il titolo “L’ultima sigaretta” si riferisce ad un brano che ho letto de “La Coscienza di Zeno” che s’intitolava proprio così (eccola, l’indole che si lascia ispirare dai classici…) in cui questo personaggio diceva sempre di voler smettere di fumare, ma non era mai abbastanza convinto per farlo. Inutile dire che mi ha fatto pensare immediatamente al nostro cuoco!

Comunque spero sia evidente la differenza tra la narrazione di Nami e quella di Sanji, che è un po’ la croce di chi scrive in prima persona.

Alla prossima (e ultima)!

 

 

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


Cinque anni erano passati. Venti stagioni si erano susseguite inesorabilmente, portando con vecchi ricordi e sospiri di un senso di colpa messo a tacere per troppo tempo. 

In quella fatidica mattina di maggio, mi stavo recando nel luogo che mi aveva reso traditore e pugnalatore.

Dopo vari tentativi da parte della navigatrice, infatti, era finalmente riuscita a stipulare un accordo con il cuoco: sarei potuto andarli a trovare periodicamente e, se proprio io e lui non ci fossimo rivolti la parola, almeno potevo starmene in compagnia della mia vecchia amica.

Erano stati anni duri, in cui il rancore non aveva smesso di trapanare i nostri cuori.

Ovviamente i nostri amici non ne sapevano niente, si meravigliavano soltanto della strana espressione che assumeva ognuno di noi quando gli veniva pronunciato il nome dell'altro. L'ennesima litigata, avevano pensato. Ma quando si accorsero che anche Nami era coinvolta, capirono che forse c'era sotto qualcosa di più grosso.

Nessuno di noi fu disposto a parlarne. E la cosa fu celata sotto strati di dimenticanza e ferite che si andavano rimarginando.

Ero riluttante all'idea di tornare nell'All Blue soltanto per rivedere la donna con cui avevo peccato e ricevere sguardi assassini da parte di suo marito, ma dopo tanta insistenza da parte di Nami e da parte dei nostri compagni (i quali, pur non sapendo nulla di preciso, stavano facendo di tutto per farci riappacificare), mi vidi costretto ad accettare l'invito.

L'atmosfera mi sembrò estremamente fredda e imbarazzante, ma anche forzatamente cordiale e amichevole.

Non appena arrivai, Sanji mi squadrò da capo a piedi con uno sguardo corrucciatissimo. Probabilmente, se non fosse stato per amor di sua moglie, non mi avrebbe mai accettato in quel posto.

Nami mi accolse con gli occhi lucidi "Ciao, Zoro...quanto tempo è passato..."

Avevamo rotto il ghiaccio parlando di ciò che avevo fatto negli ultimi anni, dei posti in cui ero stato e delle persone che avevo incontrato. Fortunatamente, qualche ora dopo arrivarono anche gli altri.

"Ciao, ragazzi!" ci salutò calorosamente Chopper, il quale era cresciuto a vista d'occhio dall'ultima volta che l'avevo visto.

"Buongiorno, piccola!" Nami accarezzò i capelli corvini alla bambina di Robin e Franky.

"Da quanto tempo non organizzavamo una rimpatriata così?" Franky si asciugò le lacrime.

"Mi scoppia il cuore! Anche se...beh, io il cuore non ce l'ho!"

Scossi la testa "Non sei cambiato per niente, Brook"

Che quell'incontro fosse stato fissato intenzionalmente nell'All Blue, era un presagio che non mi abbandonò per tutta la giornata. Ma la cosa che mi sconvolse più di tutte fu senza dubbio la prole nuova di zecca che si aggirava per il ristorante: Bellemere e Zeff, così avevano chiamato i loro due bambini.

"Su, Belle, vieni ad aiutarmi in cucina" le rivolse un gran sorriso suo padre.

"Arrivo, papà!"

La guardai sbalordito: incredibile quanto assomigliasse a Nami

Anche l'altro non era da meno: se non fosse stato per quelle orrende sopracciglia a ricciolo, si sarebbe detto che fosse la versione maschile della navigatrice.

Storsi il naso. Chissà, magari quel cuoco da strapazzo non se la sarebbe cavata tanto male come genitore...o almeno, fu questo il pensiero che mi sfiorò la mente mentre giocava con sua figlia e le diceva quali ingredienti doveva passargli.

Che la sua condotta da "bravo maritino" l'avesse reso realmente tale? Non m'interessava saperlo, in qualsiasi caso.

Nami invece era una giovane madre bella e vivace, le gravidanze non avevano lasciato alcun segno sul suo corpo perfetto. La osservai a lungo, mentre diceva ai bambini di stare attenti a giocare sulla spiaggia e rimproverava Rufy per aver "sfornato dei mostriciattoli che mangiavano e distruggevano qualunque cosa".

Non potei trattenere un lieve sorriso, che divenne anche il suo non appena mi vide uscire e avvicinarmi al mare.

Non avevamo più parlato di quella fatidica notte sul divanetto del ristorante, non ci eravamo detti quanto fossimo dispiaciuti, né avevamo provveduto a chiarire le cose.

Ma il suo sorriso furbo mi fece capire che, forse, non sarebbe stato affatto necessario. ©

 

 

 

 

Adoro la scrittura, perché con una sola parola permette di sconvolgere tutti i fatti: l’aggettivo “furbo” all’ultimo rigo può essere inteso in diversi modi: a voi la scelta. 

All’autrice piace pensare che dietro quel sorriso si nasconda qualcos’altro, una sorta di invito…ma, ovviamente, potete anche fare finta di non averlo letto e immaginare le cose diversamente.

Oppure chissà, magari sta semplicemente a significare che la navigatrice è pronta a dimenticare l’accaduto di cinque anni prima e tornare ad essere amica di Zoro.

 

Sanji comincia a cedere al perdono: accogliere Zoro nell’All Blue è già stato un passo verso la pace, non trovate? Insomma, le cose tra loro sono sul punto di risolversi.

 

Infine, per quanto riguarda i nomi dei figli di Nami e Sanji…beh, ve l’avevo detto che avevo delle idee piuttosto scontate a riguardo, no? Scontate ed irremovibili, direi xD

Nella prima stesura di questo capitolo, si scopriva che il primogenito di Nami era in realtà figlio dello spadaccino: mi sembrava troppo un’americanata di finale, quindi ho deciso di cambiarlo.

 

Quindi ecco qua: finale a libera interpretazione ed estremamente breve! Sperando che non vi abbia deluso troppo, vi saluto e vi ringrazio ;)

 

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